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Full text of "Dizionario topografico della Sicilia, tr. ed annotato da G. Dimarzo"

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l 


t  • 


DELLA  SICILIA 


DELLA  SICILIA 


DI 


VITO  AMICO 


TRADOTTO  DAL  LATINO  ED  ANNOTATO 


DA 


GIOAGGHIIIO   DinARZO 


CHIERICO  DISTIKTO  DELU  BEAL  CAPPBUA  PAUTUA 


Volume  Primo 


PALERMO 

TIPOGRAFU  DI  PIETRO  HORVILLO 

Ì8SS 


jasy/. 


;  // 


IL  TRADUTTORE 


Encomiare  l'opera  che  io  presento 
per  chi  la  conobbe  superfluo  sarebbe  ; 
rammentarne  la  rarità  a  chi  indamo  a 
loDgo  la  ricercò  inutile  riescirebbe  de! 
pari.  Mercè  la  versione  che  meditai  e 
che  rendo  di  pubblica  ragione  non  se 
ne  accrescono  le  belle  doti,  ma  togliesi 
la  rarità  ed  appagansi  le  brame  dei  cul- 
tori delle  scienze  storico-economico-sta- 
tistiche. 

n  metodo  tenuto  dall'autore  in  ordi- 
nare il  lavoro  è  tutto  al  suo  tempo  ri- 
ferìbile; in  tre  Talli  erasi  allora  divisa 
la  Sicilia^  onde  di  queste  egli  forma  le 
tre  parti  del  suo  DizioDario  ;  ma  soggetta 
poscia  ad  ulteriori  mutazioni  sin  dai  prì- 
mordii  del  secol  nostro,  poiché  in  sette 
valli  partita,  oggi  province,  seguir  l'or- 
dine antico  nella  mia  versione  non  con- 
veniva ;  ad  evitare  perciò  sconcio  sì  fatto 
ebbi  cura  di  ridurre  in  una  sola  le  tre 
parti  riunendone  gli  alfabeti  ;  perchè  in- 
tanto possa  sapersi  a  qual  Valle  secondo 
l'ordine  dell'autore  una  voce  si  appar- 
tenga, notai  in  principio  di  ogni  articolo 
la  lettera  iniziale  della  valle  corrispon- 
dente (V.  N.)  (V.  M.)  (V.  D.). 

La  lacuna  di  quasi  un  secolo  inoltre 
che  apresi  dall'epoca  di  Amico  alla  no- 
stra, meno  interessante  farebbe  divenir 
qaest'  opera  cotanto  classica,  se  apposite 
note  non  ne  supplissero  in  qualche  modo 


il  vuoto.  Hi  sgomentai  in  sulle  prime 
alla  diflicoltà  dell'impresa;  nondimeno 
ripresi  coraggio,  lorchè  di  rinvenir  mi 
fu  dato  in  queste  pubbliche  nostre  Bi- 
blioteche opere  interessantissime  sul  sog- 
getto e  precisamente  delle  monografie 
che  sono  il  migliore  elemento  di  cui  mai 
avessi  potuto  avvalermi.  Nulla  si  è  da 
me  trascurato  ad  attingere  lo  scopo,  e 
se  non  m'avrò  la  ventura  di  riuscirvi, 
supplirà  r  indulgenza  dei  miei  lettori  che 
compatiranno^  io  spero,  alla  mia  età 
giovanile  ed  alle  deboli  mie  forze. 
V  Non  saprei  intanto  incominciar  la  stam- 
pa senza  sdebitarmi  verso  chi  più  da 
presso  mi  porse  un  ajuto  di  quella  gra- 
titudine che  mi  pesa  sul  cuore  non  pro- 
fessata ,  e  professata  mi  è  soavissima  ; 
io  devo  adunque  alla  solerte  Direzione 
Centrale  di  Statistica  per  la  Sicilia  tutto 
che  spetta  a  notizie  topografo-statistiche; 
per  tutto  che  poi  riguarda  notizie  catastali, 
al  sig.  D.  Vincenzo  Hortillaro  Marchese 
di  Villarena  per  ingegno  e  dottrina  pre- 
stantissimo ;  al  P.  Narbone  della  Compa- 
gnia di  Gesù  per  la  sua  Bibliografia  di 
Sicilia,  uomo  in  cui  la  profondità  delle 
conoscenze  non  è  scompagnata  dalla  ric- 
chezza della  erudizione;  ad  amici  cari 
per  ogni  verso  che  arricchirmi  di  neces- 
sarie cognizioni  premurosamente  cura- 
rono. 


j* 


VITA  DELL'AUTORE 


Fra'  nomi  illustri,  che  nel  testé  passato 
seeolo  hanno  onorato  la  Sicilia,  splende 
giostamente  con  chiara  luce  quello  di  Ami- 
co Abate  Cassinese  e  R.  Storiografo. 

In  Catania,  città  produttrice  in  ogni  tem- 
po di  felici  ingegni,  nacque  Vito  Maria  Ami- 
co il  di  IS  febbraio  1G97,  da  Vito  Amico, 
ed  Anna  Statella  di  famiglie  nobili  Catanesi. 
lodinato  naturalmente  alla  quiete  ed  al- 
r  applicazione^  malgrado  la  vivacità  del  suo 
spirito,  nel  1743  volle  vestir  l'abito  bcne- 
dellino  nel  patrio  monastero,  rinunziando 
per  sempre  agli  agi  ed  ai  lusinghieri  pia- 
ceri che  gli  offrivano  le  domestiche  como- 
diti. In  mezzo  alle  agitazioni  tumultuose 
die  accompagnano  la  prima  gioventù,  lo  svi- 
luppo delle  sue  facoltà  camminò  con  passo 
cosi  rapido  che  sotto  la  guida  stessa  della 
se?era  educazione  si  vide  aperta  innanzi  a 
se  una  carriera  brillante^  nella  quale  pro- 
|redi?a  coraggioso,  spinto  dalla  passione 
di  sapere  che  lo  tormentava,  dallo  zelo  in- 
iaiicabile  che  lo  animava  ed  ajutato  dal- 
faUirilà  della  sua  mente ,  dalla  lucidezza 
del  suo  talento  o  dalla  saggezza  della  sua 
indole.  Sono  questi  i  felici  augurii,  dei  qua- 
6  il  mondo  decide  sino  dalla  infanzia  della 
Doslra  esistenza  morale*  e  civile.  Sobrio , 
prudente,  severo  neir  adempimento  dei  suoi 
doveri,  dolce  nelle  sue  maniere,  egli  acqui- 
sii ogni  titolo  alla  stima  ed  all'amore  dei 
tuoi  monaci.  Non  aveva  che  33  anni,  allor- 
diè  venne  fatto  maestro  dei  novizi! ,  e  loro 
lettore  nelle  dottrine  filosofiche  e  teologi- 
che. Dopo  due  anni  gli  fu  addossato  insie* 
me  r  incarico  di  computista  della  congre* 


gazione  Cassinese  che  sostenne  per  un  bien- 
nio con  una  esattezza  e  con  una  religiosità 
straordinaria.  La  gloria  letteraria  che  di- 
viene passione  nelle  anime  belle,  il  deside- 
rio di  essere  utile  alla  ragione,  che  è  in- 
genito nel  cuore  delle  persone  di  genio  lo 
indussero  ad  essere  scrittore  in  mezzo  ad 
un  vortice  enorme  di  afihri  gravi,  nei  quali 
lo  tenevano  inviluppato  gl'impieghi  di  som- 
mo peso  che  sosteneva,  che  dovevano  in- 
ceppare il  suo  talento  ed  occuparlo  inte- 
ramente. Con  un  sistema  di  vita  tenacemen- 
te osservato ,  e  con  economizzare  sempre 
il  tempo,  come  Plinio,  egli  giunse  ali*  adem- 
pimento esatto  di  ogni  impresa,  alla  quale 
0  il  dovere  o  la  propria  inclinazione  Fave- 
vano  chiamato.  Non  dormiva  che  tre  o  quat- 
tr*  ore  al  giorno,  e  non  mangiava  che  una 
sola  volta  ed  assai  parcamente  ;  il  suo  pran- 
zo era  mischiato  a  frequenti  letture  ed  in- 
terrotto spesso  per  dover  notare  nel  regi- 
stro giornaliero  quanto  egli  trovava  di  utile 
e  di  confacente  ai  suoi  studii.  Essendo  in 
patria  le  sue  passeggiate  erano  per  le  falde 
deir  Etna^  raccogliendo  lave  ed  ogni  gene- 
re di  prodotti  di  quel  famoso  vulcano  ;  al- 
lorché era  al  suo  monastero  di  Hilitello  pe- 
regrinava per  quei  monti  calcarei,  onde  rac- 
cogliere conchiglie  fossili  ed  altre  spoglie 
deir antico  mare,  di  cui  ne  facea  anche  ri- 
messa ai  dotti  suoi  amici  d' Italia.  Le  sue 
villeggiature  èrano  in  luoghi  dove  pot^a  sca^ 
vando  ritrovare  vasi  greco-siculi,  medaglie, 
marmi  ed  altri  resti  di  antico  che  potessero 
illustrare  la  storia  siciliana  e  le  patrie  au- 
Ucbità. 


8 


Persuaso  che  ogni  generazione  di  dotti 
debba  proporsi  un  doppio  oggetto,  queilo 
cioè  di  rettificare  gli  errori  dei  secoli  an- 
tecedenti^ e  r  altro  di  aumentare  la  massa 
del  sapere  umano,  che  con  passo  or  pi& 
or  meno  celere  si  avanza  sempre,  egli  si 
applicò  con  profitto  ali* uno  e  all'altro. 

Il  Pirri  avea  fatta  una  Sicilia  Sacra  ma 
come  sono  tutte  le  opere  che  trattano  un 
argomento  la  prima  volta,  era  piena  di  la- 
cune e  d*  inesattezze  ;  il  Hongitore  e  T  Ab. 
Amico  supplirono  a  tutto;  quest*  ultimo  se- 
gnatamente vi  inserì  le  notizie  delle  abbazie 
benedittine,  e  cisterciesi. 

L'opera  cosi  completa  ricomparve  nel 
1733  per  le  stampe  di  Venezia  con  la  finta 
data  di  Palermo. 

La  storia  antica  di  Catania  al  pari  di  al- 
cune altre  città  siciliane  da  varj  scrittori  dei 
due  ultimi  secoli  era  stata  involta  in  credu- 
lità, ed  in  puerili  invenzioni  che  deturpano 
sovente  i  migliori  tratti  dei  nostri  annali. 

Amico  invitato  dall*  amore  della  patria  si 
diede  ad  illustrare  una  delle  più  belle  città 
dell'antica  e  della  moderna  Sicilia.  La  Ca- 
tania iUuètrata  in  quattro  grossi  volumi 
contiene  nei  primi  due  la  serie  cronologica 
dei  fatti  e  degli  avvenimenti  della  città,  nel 
terzo  le  Iscrizioni,  le  medaglie,  e  tutti  i  pre- 
giabili  monumenti  di  cui  va  essa  gloriosa, 
nel  quarto  la  biografia  degli  illustri  Cata- 
nesi  di  ogni  tempo.  Il  tutto  è  maneggiato 
con  critica  e  con  ogni  maniera  di  dottrina 
e  dà  a  vedere  1*  uomo  di  genio  che  si  di- 
stingue anche  nei  più  minuti  dettagli. 

Era  appena  compiuta  questa  laboriosa 
Impresa  che  egli  ne  prese  un'altra.  Man* 
cava  una  storia  ben  fatta  e  generale  del- 
l' isola;  il  iìimoso  Giovio  persuase  a  Roma 
n  nostro  Fazello  a  volerne  essere  il  Livio. 
Le  decadi  de  rebuè  riculié  comparvero 
nel  1558 ,  ma  imperfette  e  piene  di  cre- 
dulità del  tempo,  ancorché  una  delle  più 
belle  opere  che  siano  slate  fatte  in  Sicilia 
■ei  nostri  tempi.  Essa  ricomparve  arricchita 
di  annotazioni,  di  giunte  e  di  un  supplemen- 
to dal  1550  sino  al  1749  in  cui  fa  pubbli- 
cata in  tre  grandi  volumi,  e  là  cosi  grande 


onore  allo  studio  ed  ai  talenti  luminosi  del 
nostro  storico  che  la  rese  cosi  importante, 
che  r  invitto  Carlo  III  si  compiacque  ordi- 
nare che  uscisse  alla  luce  sotto  gli  augusti 
di  lui  auspicii. 

La  Sicilia,  oggetto  in  ogni  tempo  della  cu- 
riosità delle  persone  di  ogni  nazione,  man- 
cava di  un  libro  che  ne  indicasse  dettaglia- 
tamente tutti  i  luoghi  e  che  racchiudesse 
la  descrizione  di  tutti  gli  oggetti  interes- 
santi. Amico  fece  il  suo  Leocicon  SictUum 
Pan.  voi.  6  in  4,  1757  dove  con  sag- 
gia disposizione  quanto  in  Sicilia  è  degno 
di  vedersi  e  di  sapersi,  quanto  di  più  im- 
portante avvi  nella  nostra  storia  antica  e 
nello  stato  presente.  Fu  questo  Y  ultimo  suo 
lavoro  letterario. 

Aveva  una  brama  illimitata  di  sapere,  era 
infaticabile,  metteva  nelle  sue  occupazioni 
un  ardore  che  sapeva  comunicare  a  tutto 
ciò  che  lo  circondava.  Non  era  letterato  per 
pompa,  ma  per  sistema,  cosi  egli  consacrò 
sempre  tutti  i  suoi  averi  air  utile  delle 
scienze  e  dei  buoni  studii. 

L' uomo  di  lettere  era  per  questo  titolo 
suo  amico,  e  il  giovane  che  volea  istruirsi 
diveniva  suo  confidente  :  egli  incoraggiava 
tutti  con  dei  mezzi  reali,  e  fu  amante  sem- 
pre di  supplire  ai  torti  che  la  fortuna  fa 
spesso  al  talento  ed  al  vero  merito.  Sia 
dalla  più  tenera  età  avendo  avuta  affidata 
la  custodia  della  Biblioteca  del  suo  mona- 
stero non  lasciò  mai  di  arricchirla  di  nuove 
opere  acquistate  col  suo  danaro,  e  col  prez- 
zo delle  sue  stampe  in  iscambio.  È  sua  ope- 
ra il  Museo  che  esiste  a  fianco  di  queUa 
Biblioteca,  prezioso  per  molti  oggetti  e  cer* 
tamente  uno  dei  migliori  ornamenti  della 
Sicilia.  Egli  non  solo  vi  radunava  quanto 
trovava  di  bello  nella  natura  e  nelle  arti| 
ma  ne  illustrava  le  cose  più  interessanti. 
Si  ha  una  dotta  memoria  sua  inserita  negli 
OpuMCoH  di  autori  siciliani,  con  la  quale 
spiega  un  basso^rilievo  in  marmo  di  gran, 
valore,  che  il  P.  Scamalla  altro  illustre  he-* 
nedittino  Catanese  portò  da  Roma  e  cbo 
rappresenta  T  iniziazione  di  una  ragazza  ni 
sacri 


Gli  fu  creila  espressamente  ana  cattedra 
di  storia  civile  nella  patria  Università^  della 
coi  librerìa  essendo  slato  fatto  Custode  per- 
petuq,  non  solo  Tacerebbe  di  un* altra  delle 
pili  complete  chQ  fossero  a  Palermo,  ma 
destinò  per  compre  di  libri  tutto  T  onora- 
rio che  gli  era  stato  assegnato  come  Custo- 
de. Generosità  ammirabile  e  non  molto  co- 
mane. 

Era  di  un*  attività  straordinaria.  Sosteneva 
cariche  pesanti  del  suo  ordine,  studiava, 
pubblicava  opere,  manteneva  un  carteggio 
assai  grande  con  letterati  nazionali,  Italia- 
ni, Inglesi  e  di  altrove,  dai  quali  come  un 
oracolo  veniva  consultato  in  punti  di  storia 
siciliana.  Priore  per  23  anni  andò  reggendo 
varii  monasteri  per  risola,  e  non  fu  che 
al  declinare*  dell*  età  che  rinunziandovi  ebbe 
il  titolo  di  Abate  con  tutte  le  preeminenze, 
come  scorgesi  dal  breve  della  S.  Sede  ema- 
nato nel  1757. 

Caro  alle  persone  di  lettere  non  lo  fu 
meno  ai  grandi.  Carlo  IH  lo  fece  Regio 
Istoriografo  con  un  diploma  del  1751,  nel 
quale  quel  generoso  Re  fa  conoscere  i  sen- 
Gmenti  di  stima  e  di  riguardo  che  avea  per 
un  uomo  che  tanto  onorava  la  Sicilia.  Il 
viceré  Foglìani  giusto  e  stimatore  dei  talenti 
lo  ebbe  in  grande  amicizia,  ciò  che  gli  valse 
per  rendere  dei  servigi  sovente  assai  segna- 
lili alla  virtù,  al  merito  ed  alla  umanità. 
Fa  sodo  dell*  Accademia  di  Londra ,  di 


quasi  tutte  quelle  d*  Italia ,  e  delle  dotte 
società  della  nostra  Isola. 

Fu  compiacente  ed  obbligante  ali*  ecces- 
so. Il  suo  cuore  buono  non  si  abbassava 
mai  sino  alla  vendetta,  egli  disarmava  la 
calunnia  e  1*  invidia  con  la  beneflcenza.  Nel 
suo  volto  si  vedea  1*  uomo  dabbene ,  e  vi 
regnava  sempre  la  serenità  che  era  nel  suo 
cuore,  e  nel  suo  sguardo  vi  si  leggeva  il 
pensiero,  e  vi  brillava  il  genio  e  1*  intelli- 
genza. 

Il  di  5  dicembre  del  1762  fu  1*  ultimo  di 
una  cosi  bella  vita.  La  mestizia  fu  genera- 
le, ciascheduno  avea  una  ragione  per  rat- 
tristarsi. L*immortal  Principe  di  Biscari  Igna- 
zio gli  coniò  una  medaglia  col  motto  — 
Quem  nulla  acquateril  aetas  —  chiaro  ar- 
gomento che  fu  esso  segnato  dall*  amicizia 
in  lacrime.  Le  patrie  Muse  lo  piansero  as- 
sise meste  sulle  sponde  dell*  algoso  Ame- 
nano. Fra  gli  scritti  inediti  del  Can.  Coco 
si  legge  una  elegia  composta  per  cosi  lu- 
gubre circostanza  che  meslamente  comin- 
cia :  —  Hoc  luAitu,  hoc  cuUu,  serena  hae 
fronle  frequenterà  A  nome  della  comune 
patria  io  vengo  dopo  56  anni  a  renderò 
questo  debole  ma  giusto  tributo  di  elogio 
alla  memoria  del  mio  insigne  concittadino, 
in  quest*  opera  consacrata  alla  gloria  degli 
illustri  siciliani  estinti.  —  (Mcc.diBiog. 
di  OrtoLJ. 

Ab.  FIA1ICS8G0  Fehraea. 


DEDICA  DELL' AirrORE 


ALL'ECCELLENTISSIMO  SIGNORE 
GIOYANNI  FOGLLkNI 

DI  ABAGONA  . 

YICERÈ  m  SICILU 

COMANDANTE  IN  CAPO  DELLE  ARMI 

CAVALIERE  DELL'ORDINE  DI  S.  GENNARO 

OTTIMO  CONSIGLIERE  E  SEGRETARIO  DEL  RE 

IN  PACE  ED  IN  GUERRA 

YICE-BARONE  DI  PELLEGRINO  E  VAL  MOZZOLA 

MARCHESE  DI  RIVA,  CARMUNO  E  PONTE  D'ALVAROLA 

SIGNORE  DI  CASTELNUOVO  VIGOZZOLO  ec.  ec. 

COMMENDATORE  DELL'  ORDINE  COSTANTINIANO  DI  S.  GIORGIO 

D.  VITO  M.  AMICO  E  STATELU 

DELL'  ORDINE  DI  S.  BENEDETTO  DEI  CASSINESI 

IN  PERENNE  MONUMENTO  DI  SUA  VENERAZIONE 

CON  OGNI  RISPETTO 
OFFRE,  DICE,  CONSACRA. 


^ccditntwimù  Jfnncipt 


Non  a  te  questo  lavùro  dirigeei^  non 
degli  onùri  tuoi  compone  mUe  prime 
fogme  un  serto  ad  attirarsi  una  prò- 
iezUm  di  interesse.    Toccavi  appena 
queste  Sicule  spiagge,  e  la  tua  fama 
che  atea  di  ciascuno  l'attenzione  de- 
Ualo  per  averti  U  Serenissimo  ed  Au- 
gustissimo Carlo  Re  nostro  affidato  del 
suo  potere  primaria  cura  e  scelto  a 
porte  delle  fatiche  sue;  quella  fama  io 
dico  che  in  te  desideralo  sostegno  alle 
kllere  ed  aUe  arti  annunziava,  talmente 
a  tulli  si  fé'  nota  sul  fatto  da  risplendere 
in  certo  modo  ancor  fra  le  tenebre. 
E  mentre  con  sommo  piacere  nelle  pub- 
Uiche  filosofiche  assemblee  assiderti,  or 
a  questa  o  a  queUa  mostra  di  erudU 
lione  consentire,  plaudire,  ora  accet- 
ter  ti  ammirammo  con  viso  ilare  e  gio- 
eondo  fimi  di  Etnisca  o  Latina  Poesia, 
truol  opinione  in  noi  non  s'accrebbe 
ddla  tua  premura  verso  gli  ottimi  stu- 
iiifChi  sebbene  in  estensione  non  pari 
(A  vero ,  del  tuo  innato  amor  per  le 
Muse  e  dell'ingegno  in  favorire  le  bra- 
tue  dei  Letlerati  non  si  avvide  non  par- 
io?  Ed  io  ottimo  Principe  oserò  con 
freghiere  spronarti  o  con  richieste  a 
sorger  protettore  del  mio  comunque 
fiasi  lavoro?  Ti  nominerò  io  in  questo 
^  regaluzzo,  cui  spesso  e  spesso  con 
non  vulgare  indizio  di  um^inità  ebbi  ad 
esortarmi  a  pubblicarlo,  talché  non  solo 


voler  esseme  tu  proteggitore  mi  cotn- 
prendeva  nuL  neanco  se  tuo  lavoro  «de- 
gnarlo  ?  Poteva  a  ben  ragione  prendere 
opporlunissima  occasione  del  mio  prò- 
posilo  0  dalla  vetusta  gloria  di  una 
famosa  nobiltà  come  la  tua  propagine 
dei  Fogliani,  o  di  Sforza  o*di  Aragona 
che  per  le  parentele  coi  grandi  Prenci  di 
Italia  per  le  insegne  dei  Re  e  i  generosi 
titoli  per  le  cariche  supreme  di  Toga 
di  Spada  di  Bacolo,  per  vaste  signo- 
rie, 0  per  preclare  imprese  in  patria 
0  fuori  giganteggia,  o  dalla  indole  che 
migliore  nessun  altro  sorti,  quale  ma- 
nifestasti nella  patria  letteraria  pale- 
stra, e  che  di  coltivar  mai  sempre  non 
trascuri  in  isceltissimi  libri  che  con- 
gregasti con  somma  premura  quasi  gem- 
me preziose  a  principale  ornamento  di 
Mfosa  tua.  Non  immeritammte  daUe  so- 
stenute famose  legazioni  in  Europa , 
dal  giusto  regims  della  Repubblica, 
dall'uso  degli  affari,  daUa  brillante 
esperienza  nei  grandi  ed  ardui  trava- 
gli di  Corte,  da  una  morale  incorrotta, 
da  una  esimia  prudenza,  dalla  singoiar 
benignità,  che  contieni  in  cuore  ed  * 
esprimi,  cui  congiungi  una  soave  cor- 
tesia che  tutti  innamora,  perchè  ti  at- 
tiri l'ossequio,  e  la  comun  benevolenza, 
dalla  munifi^^enza  verso  i  tapini  e  gli 
umili,  in  te  i  Siciliani  riconoscono  la 
delizia  dell'universo,  della  umanità. 


14 

Potrei  di  motto  ancora  prolungarmi , 
e  coA  non  mancare  a  un  dovere^  com- 
piacere U  mio  genio  e  compararti  per 
ogni  verso  a  Mecenate  e  neWinfiammar 
le  voglie,  e  nel  comprimer  le  voci  dei 
linguardi  e  degli  Aristarchi;  mi  strap- 
perebbe  attor  di  mano  la  penna  queUa 
virtù  di  che  più  vai  bette,  la  modestia, 
dico  9  la  pacatezza  la  onesta  modera- 
zione; peccherei  allora  contro  gli  or- 


dini tuoi,  avendomi  di  già  comandato 
di  astenermi  dalle  lodi. 

Rimane  or  solo  che  tu  provveda  al 
mio  bene  atta  mia  industria,  talché  col 
tuo  nome  a  fronte  consegua  queU'onore 
U  mio  libro  di  che  manca  nel  vero. 
Vivi  a  lungo,  ed  a  noi,  ed  alla  Repub- 
blica dette  lettere. 

Da  Morreale  U  15  mano  1757. 


L'AUTORE  M  SUO  LETTORE 


Obbligato  dalla  mia  promessa  sciolgo  il 
debito.  Pubblicate  da  un  pezzo  le  consi- 
derazioni e  le  aggiunte  alle  Decadi  sulle 
cose  sicolc  di  Tommaso  Fazello  spesso 
ti  rimandai  al  mio  Dizionario  Topogra- 
fico di  Sicilia,  già  preparato  pei  torchi, 
atendo  io  stabilito  non  dover  andar  di- 
sonito  dalle  aggiunte  alla  seconda  De- 
cade, ed  in  poche  cose  mancando,  quali 
altronde  sperai  fra  breve  supplirvi  volli 
far  piccola  posa  per  completarlo  di  che 
volli  avvisarti  nella  prefazione  al  To- 
mo in  acciocché  fosse  comparso  più 
ricco  e  più  maestoso;  ivi  notai  bensì 
quanti  prima  di  me  mossero  a  descri- 
vere la  superflcie  della  Sicilia,  ma  solo 
registrando  nomi  e  distanze  di  territorii, 
eccettuatine  i  principali  ;  io  però  giudi- 
cai dovere  trattarne  più  in  copia.  Fa- 
idlo  assumendo  neUa  prima  deca  quel 
broro  medesimo  disse  dei  primarii  luo- 
^  soltanto,  toccando  di  volo  gli  altri; 
FArezio  poco  prima  del  Fazello  sotto 
rimperatore  Carlo  raccolse  poche  cose 
wl  rito  della  Sicilia;  accennando  il 
laorolico  alcuni  difetti  del  Fazello  tra- 
sc(tfse  rapidamente  l'isola  intera,  né  il 
Bonfiglio,  né  lo  straniero  Domenico  Nero 
nella  Corografia  deUa  Sicilia  si  allar- 
garon  di  più.  Gluverio  solo  si  prefisse 
di  descrivere  l'antica  Sicilia,  e  stimo  po- 
tere appena  spiegarsi  quanto  a  lui  debba 


l'isola  nostra;  né  tenue  parte  confesso 
dei  suoi  studii  essermi  stata  utile  nel- 
r  illustrare  le  antiche  terre.  Il  lavoro  di 
Antonio  Filoteo  di  Gastroleone ,  scritto 
quasi  nella  stessa  epoca  quando  il  Fa- 
zello pubblicò  i  suoi,  dove  descrive  at- 
tentamente la  Sicilia,  benché  degno  di 
venir  pubblicato,  si  rimane  ancor  nel- 
l'oscurità; nondimeno  misurane  la  vaglia, 
eome  se  da  un  unghia  un  leone,  dalla 
topografia  dell'Etna  stampata  in  latino. 
Ci  é  rammarico  esser  periti  i  libri  sulla 
Sicilia  di  Pietro  Ranzano,  più  importanti 
che  le  opere  dei  scrittori  sovraccennati, 
sebbene  alcuni  compresi  in  molti  tomi, 
che  riassumono  la  storia  universale  del 
mondo  si  conservino  nella  Biblioteca  di 
S.  Domenico  in  Palermo,  che  rifrustai 
non  senza  molto  piacere  nelle  ore  di 
ozio.  Custodisce  l' eruditissimo  Domenico 
Scavo  ben  noto  al  mondo  letterario  il 
manoscritto  autografo  sulla  Topografia  di 
Yal  di  Hazzara  di  Giacomo  Adria,  dove 
segnansi  le  terre  e  descrivesi  l' amenità 
dei  campi  ;  non  é  però  intero.  Giuseppe 
Hazzara  della  Compagnia  di  Gesù  nei 
suoi  annali  prescelse  da  tutto  il  regno 
la  provincia  indicata  dal  suo  stesso  co- 
gnome ,  di  qual  lavoro  m' avvidi  nella 
ricca  Biblioteca  del  Collegio  Palermita- 
no ;  ma  avendo  tutto  in  breve  compen- 
dio ridotto,  indice  di  nomi  anziché  de- 


^G 


scrizione  può  appellarsi.  Tre  libri  di 
Marco  Antonio  Marlines  sul  sUo  della 
Sicilia^  compiuti  in  tutto,  atti  alle  stampe 
mi  ebbi  comunicati  dal  sullodato  Scavo; 
stretto  imitator  del  Fazello  di  cui  anche 

• 

spesso  usurpa  le  frasi,  poco  tì  mise  del 
suo  ed  aggiungendo  i  rapporti  di  ciascun 
luogo  ai  punti  cardinali  a  mettervi  una 
aria  di  novità ,  invece  di  promontorii 
appella  tre  regioni  della  Sicilia,  il  Pe- 
lerò, il  Pachino  ed  il  Lilibeo.  Dai  scritti 
di  Camillo  Gamilliano  e  Giovanni  Yen- 
timiglia  descrisse  magnificamente  Gian- 
nandrea  Massa  della  Compagnia  di  Gesù 
le  spiagge  di  Sicilia,  ed  addossandosi 
una  immensa  fatica  si  propose,  spiegare 
tutto  che  leggi  nel  frontispizio  di  quc- 
st'  opera  ;  ma  non  raggiunse  il  suo  scopo 
con  ugualtà,  poiché  avendo  detto  pro- 
lissamente di  alcune  cose,  di  moltissime 
non  indicò  che  il  nome  solo  ;  ma  dimo- 
strano palesemente  i  miei  lavori  stessi 
qual  profitto  ho  cavato  dagli  sforzi  di  lui; 
né  usurpare  oserei  alcun  che  della  glo- 
ria di  un  tanto  autore,  che  sempre  per 
grande  me  l'ebbi ,  anzi  non  ricuso  di 
confessare  di  aver  seguito  le  sue  vesti- 
gia. Dirà  la  cosa  stessa  so  le  mie  prò* 


messe  vengon  compite;  poiché  f avrai 
di  ciascuna  città ,  o  terra ,  o  castello 
tanto  antichi  che  moderni  i  nomi  per 
dovunque  usati ,  V  origine ,  il  sito ,  {^ 
edifizii  j  le  doti ,  i  privilegii ,  le  magi- 
strature, il  numero  delle  case,  gli  au- 
menti, i  pia  celebri  fatti,  la  gloria  dei 
cittadini,  la  ricchezza  dei  campi,  le  si- 
gnorie, nel  che  altrove  indicai  essermi 
stati  di  ajuto  gli  scritti  dell*  eruditissimo 
Francesco  Emmanuele  Marchese  di  Yil- 
lalba,  e  ciò  che  al  sacro,  al  civile  e  al 
naturale  si  spetta,  e  ciò  che  ai  limiti 
del  Dizionario  sarà  di  raccoglier  conve- 
nevole ;  i  monasteri  dippiù,  le  torri ,  i 
monti,  i  boschi,  i  fonti,  i  fiumi,  le  pa- 
ludi, gli  stagni,  i  laghi,  i  ponti,  i  seni, 
i  lidi,  le  isole  adjacenti,  le  penisole,  gli 
scogli,  tutti  finalmente  i  luoghi  dell'Isola 
descritti,  illustrati,  accuratamente  indi- 
cato il  sito  e  come  innanzi  agli  occhi 
collocati.  Ma  disconviene  fermarti  qui  a 
lungo  sulla  soglia  ;  ten  vieni  all'  opera 
scevro  di  ogni  pregiudizio,  la  scorri  con 
giusto  e  prudente  animo,  memore  della 
povertà  del  mio  ingegno,  mentre  dall'ot- 
timo Dio  imploro  per  te  ogni  bene. 


DmOKABIO  TOPOGRMCÒ 

DELLA  SICILIA 


DELLA  SICILIA  IN  GENERALE 


%ì.—lkl  nome  delta  SieUia. 

Omero  il  pib  grande  e  rinomalo  appo  gli 
KriUori  pro&ni  appellava  la  Sicilia  conB- 
unle  all'Ilalia  itola  del  Sole  per  la  sua 
feeoDdilà,  terra  dei  Ciclopi  che  ne  furono 
I  primi  abitatori  (Odiss.  lib.  9  e  12).  Tri- 
«oeia  poi  e  Trinacria  la  dissero  i  Greci , 
Triquelra  i  Latini.  Polibio  sul  principio  del 
n  libro. — Dai  Sicani  ebbe  il  nome  di  Si- 
tonta  queir  isola,  detta  lYinacria.  —  Ac- 
nnna  Dfodoro  la  ragione  del  nome  lib.  5. 
-ruoto  dtdla  figura  ebbe  un  (empo  il 
wne  di  Trinacria;  e  più  eyidentemenle 
Konisio  d'AIicamasso  lib.  1.— iKcertwi 
Trinacria  dalla  figma  triangolare;  Plinio 
tib.  3,  cap.  5.  —  Dalla  celebrità  pria  di 
b&o  Sicilia,  Sicania  da  Tucidide,  da  molti 
Trinacria ,  e  Triquelra  dalla  forma  del 
fiimgolo;  Solino  dai  tre  promontori  cap.  ì. 
~d(ti  tatti  promontori  come  un  triangolo 
fgvrati;  Mela  al  a  dei  Greci  comparala 
lib.  2,  cap.  7. — Essa  ben  vasta,  nelle  tre 
punte  protendendosi,  viene  a  formare  il  A 
dn  Creci;  con  più  di  armonia  finalmente 
Slrabone  lib.  6.  Da  Trinacria  la  dice  Tri- 
nacrii,  ed  Ovidio  fast.  lib.  3. 

Terra  che  per  lr«  tcogll  al  mar  il  stendo 
Che  dalla  rorma  Trioacrt  ti  appella, 
e  Tietzes  Chiliad.  dalle  punte  disseta  Tri- 
noeride  e  pel  medesimo  oggetto  Trivertice 
lieofrone;  Orfeo  e  Pindaro  JHeuspide;  Hon- 
00  THcefala  e  TricoUe,  i  di  cui  versi  sono 
accennati  da  Cluverio;  ma  Slefano,  perchè 


presso  i  Greci  akpa  vale  promontorio  e  tre 
promontori  ha  l'isola,  Trinacria  la  dice,  U 
che  ben  anche  osservò  l' inlerpelre  di  Apol- 
lonio—  Timeo  Trinacria  disse  la  SicUia 
perchè  ridnta  da  tre  AKPA5;  ma  affer- 
mano gli  storici,  egli  soggiunge,  percM 
Trinaco  vi  esercitò  l' impero  suo  —  atte- 
stano Stefano  ed  Eustazio  ciò  non  essere 
stato  detto  dagli  storici,  ma  dalla  Sibilla. 

AUor  Trinacria  ai  nomò,  che  11  prode 

Trinaco,  a  quel  che  le  tempeiU  aflrena 

iDclUo  figlio,  di  cltUdl  e  merU 

Rendeila  bella 

Alcuni,  nota  il  sullodato  Eustazio,  dissero 
ma  insulsamente,  appellarsi  Trinacria  per* 
che  simile  ad  un  tridente,  il  che  riferisce 
anche  il  Cluverìo.  —  Altri  ancor  diconto 
IHnaeria  perchè  stmjte  ad  un  (ridente, 
lo  che  discorda  affatto  dall'  opinione  de- 
gli ioUichi,  poiché  la  non  sembra  di  tal 
figura.  Dai  popoli  Sicani,  o  dal  loro  Re  Si- 
cano,  0  sia  che  stranieri  siano  stati  e  ve- 
nuti daUa  vicina  Italia,  o  indigeni  siccome 
presso  gli  anUchi  si  dispula,  ebbesi  il  nome 
di  Sicania.  Già  udimmo  Polibio  e  Plinio  cui 
anche  si  accoppia  Dìodoro.  —  Dai  Sicani 
cultori  fu  detta  Sìconto,*  e  Dionisio  —  ma 
i  Sicoli  tragittarono  dall'Italia  nell'isola 
vicina  .  .  .  allora  vi  dominavano  i  Stco- 
ni,  che  Sicania  dal  proprio  nome  la  dis- 
sero; ed  Isidoro  lib,  14,  cap.  VI. — La  Si- 
cilia fu  nominala  Sicania  da  Sicanò  ti- 
ranno, e  poi  da  Siculo  fratello  di  Italo, 
Sicilia.  Dai  Sicoli  popoli  dunque,  come  già 
3 


18 


dissi  da  Dionisio,  fu  finalmente  detta  Sici- 
lia, il  che  aiTerma  Diodoro;  finalmente^  egli 
dice,  dai  Sicoli  che  qui  trariparono  dal- 
V  Italia  Sicilia  H  disse.  Quantunque  tali 
oose  vedansi  coriroborale  da  antichi  testi- 
monii,  non  mancano  scrittori  di  polso  a  de- 
durre altre  etimologie.  Bocharl  dei  primi 
sella  sua  Geografia  sacra  lìb.  1,  Can&am, 
dove  prova  essere  derivati  tutti  i  vocaboli 
si  di  Sicilia  che  delle  altre  terre  dal  lin- 
guaggio fenicio;  Escoly  scrive,  vale  preMo 
gli  Ebrei  Botrus,  come  Segai  pei  5tK,  o 
Segula,  il  di  cui  plurale  Segulcja  pare  Bo- 
tris,  per  la  qual  voce  è  verisimile  averla 
chiamato  Sicilia  ^  quasi  isola  dei  Botri, 
poiché  è  abbondantissima  in  vini.  Hauro- 
jico^  Sicilire,  disse^  vale  il  secare  dei  La- 
tini, forse  fu  detta  cosi  dai  Greci,  perchè 
oongiunta  un  tempo  al  continente,  da  cui 
poscia  0  per  tremuoto  o  per  impeto  del  ma- 
re fu  distaccata. 

Dalla  fico  finalmente  e  dairolio,  di  che 
risola  abbonda  fanno  alcuni  derivare  la  voce 
Sicilia,  poiché  presso  i  Greci  :n'KH,  vale- 
fico,  ed  EAMA  olio^  donde  Sicilia. 

L'isola  nostra  conservò  un  tal  nome; 
quantunque  qualche  volta  nei  bassi  tempi 
anche  se  l' applicò  il  regno  di  Napoli  come 
sotto  il  Ponteficato  di  Oemente  IV  nel  1265; 
tenendo  poi  la  sede  di  Roma  Gregorio  XI 
Giovanna  di  Napoli  regina  di  Sicilia,  e  Fe- 
derico che  ne  era  signore  in  sancir  la  pace 
trai  due  regni  vollerli  ambi  appellarli  Tri* 
fiocrte,  per  la  qual  cosa  disse  Martino  il 
regno  di  Napoli  non  di  sua  ragione,  Sicilia 
al  di  qua  dal  faro,  e  risola  cui  dominava 
Sicilia  al  di  là;  acquistati  Alfonso  final- 
mente ambìdue  i  regni,  si  proclamò  Re  deUe 
due  Sicilie  della  quale  cognominazione  usa- 
rono sinora  i  successori  di  lui;  del  che  s'in- 
trattiene ampiamente  il  prestantissimo  Hon- 
gitore  neir  apparato  alla  Biblioteca  Sicola. 

S  n.  —  Sito  e  figura  della  Sicilia. 

Mostrai  di  sopra  rassomigliare  la  Sicilia 
per  la  sua  forma  il  Greco  a  e  T  ineguale 


triangolo.  Essa  fra  V  Italia,  1*  Africa  e  la  Sar- 
degna sta  posta,  delle  quali  dalla  prima  da 
Nord  ed  Est  dista  per  un  angusto  stretto 
un  miglio  e  '/,  100  dall'Africa  Terso  Sud 
ed  Ovest,  230  vei^  Ovest  dalla  Sardegna. 
Ugual  distanza  stabiliscesi  da  Plinio,  cioè 
12  stadii,  dair  Italia,  che  erroneamente  To- 
cidide  trasporta  sino  a  venti.  Tolomeo  e  to 
stesso  Plinio  s'ingannano  nello  stabilire  la 
Sicilia  distante  180  miglia  dall'Africa,  piri- 
che in  realtà  dal  Lilibeo  promontorio  della 
nostra  Isola,  al  Mercurio  dell'Africa  ajq^eaa 
contansi  100  m.  Di  nuovo  Plinio  abbacinalo 
120  m.,  dice,  distar  dalla  Sardegna.  Le  tre 
punte  per  tanto  colle  quali  il  Pelerò,  il  Pi- 
chino,  il  Lilibeo  si  terminano,  celebre  re- 
sero la  Sicilia  negli  antichi  tempi,  che  ccndo 
di  lei  simbolo  imprimevansi  nelle  meda^e, 
rappresentate  da  tre  gambe,  qual  figura  voi- 
lesi  delta,  a  denotarle,  Trisceton^  tutto  il 
che  dall'interprete  d'Apollonio  Argowmt: 
lib.  4,  Tzetze  sopra  Alessand.  di  LicofraniSf 
Servio  èuir  Eneide  di  YirgiUoUh.  1,  Stn- 
bone  lib.  6,  Mela  lib.  2,  capo  7,  Solino 
cap.  11,  Plinio  lib.  3,  cap.  8,  Capella  lib.  6 
e  da  altri  moltissimi,  e  da  poeti  si  rimem- 
bra ;  dai  quali  tutti  basta  solo  recitar  le  pa- 
role dì  Strabene.  —  Dan  forma  all'isola 
tre  promontorii;  U  Pelar o,  che  cai  seni, 
oggi  coda  di  volpe,  e  colla  terra  dei  Reg* 
gini  si  comunica  per  una  stretta;  il  Po* 
chino,  che  volto  ad  oriente  è  bagnato  dal 
mare  Siculo,  guarda  il  Peloponnesa  e  la 
via  di  Creta;  è  il  terzo  il  Lilibeo  confi' 
nante  coli'  Àfrica  alla  quale  è  rivolto  verso 
Nord-Ovest.  Non  niego  aver  variato  di  pa- 
rere gli  scrittori  sul  sito  di  ciascun  pro- 
montorio, né  è  da  stare  allo  stesso  Stra- 
bene, cui  gran  rispetto  professar  dobbiamo, 
come  esattissimo;  e  Cluverio  che  avendo 
girato  diligentemente  l'isola  l'annotò,  ripro- 
vando le  carte  della  Sicilia  lineate  da  To- 
lomeo ora  s' appiglia  ad  un  autore  ora  ad 
un  altro,  ed  aiTerma  con  Dionisio  essere  il 
Lilibeo  rivolto  all'  Ovest,  il  Pachino  con  Mar- 
ziano e  Solino  a  Sud-Est  o  verso  Est  che 
piega  a  fiord,  il  Pelerò  verso  Nord-Est. 


19 


Iiianto  ai  fianchi  dell'isola,  il  selten- 
le  dal  Lilibeo  al  Peloro,  avanzandosi 
ochi  promontorii,  T  Orientale  tra  il  Pa- 
ed  il  Pelerò  non  lievemente  s*  interna 
il  Smeto,  che  sembrane  il  centro, 
di  là  si  dislingue  in  seni  e  punte; 
mie  stendesi  quasi  rettamente  tra  il  Pa- 
ed  11  Lilibeo,  eccetto  dove  o  con  uno 
altro  breve  promontorio  sporge  nel 
;  il  lato  orientale  sembra  come  la  base 
iangolo,  di  tutti  il  meno  esteso,  gli 
loe  i  più  lunghi  vengono  a  poco  a 
ooeopando  il  Tirreno  e  T  Africano  sin- 
resso  il  Lilibeo  si  riuniscono,  quale 
co  avaniandosi,  la  punta  del  triangolo 
eoe  aguzza  presenta  per  alcun  tratto 
ira  d*  un  arco  piano.  Viene  battuto  il 
ellentrionale  dal  mar  Tirreno  o  infe- 
r  orientale  dall*  Adriatico  e  dal  Jo- 
nar  superiore;  dall* Africano  il  me- 
ale ,  e  dove  tende  ad  occidente  dal 
che  fa  parte  dell*  inferiore  ;  il  mare 
(^risponde  al  lato  orientale  ed  austra- 
cesi  ben  anche  Siculo  dalle  Siculo 
;e  die  bagna;  finalmente  qui,  mi  viene 
Ile,  costituire  il  promontorio  australe 
ili  d' Europa  col  monte  Calpe  di  Spa- 
ì  eoi  capo  Tenere  oggi  Maino  del  Pe- 
■eso  ;  ed  è  perciò  che  io  sospetto  ap- 
ri capo  Paèèoro  o  Passalo  ^  poiché 
li  là  tragittarsi  nell*  altra  parte  del 
i>,  nell^Afrìca,  come  il  Pelerò  dalla  torre 
iiione  deve  risplendeva  un  faro,  sorti 
ro  il  nome,  ed  il  Lilibeo  venne  chia- 
capo  di  Marsala  per  la  vicina  città 
enea  così  detta. 

londo  poi  i  Geografi  che  climi  censi- 
0,  ione,  paralleli,  gradi  di  longitu- 
e  latitadine,  la  è  posta  la  prima  delle 
di  Europa  nella  zona  temperata  Aqui- 
»,  tra  il  tropico  del  Cancro  cioè,  ed 
■re  circolo  Artico  ;  nel  IV  clima  circa 
«Udo  IX  ed  XI,  fra  il  grado  XXXVI 
XVIlf  <B  latitudine;  non  convengono 
iaati,  staatechè  da  alcuni  si  stabilisce 
^Bontorie  australe  di  grado  XXXVI 
LXIV,  da  altri  di  grada  XXXVlmin.  XL; 


il  lido  settentrionale  di  XXXVHI,  XXV  min., 
corrispondendo  esattamente  alla  opinione 
di  tutti  i  moderni.  Riguardo  alla  longitudine 
vi  ha  tra  gli  scrittori  maggior  dissenzione, 
deducendosi  questa  dalla  linea  del  primo 
meridiano^  quale  collocano  alcuni  al  Pico 
di  Tenerife,  altri  air  isola  di  Ferro  una  del- 
le Canarie;  i  primi  cui  mancano  pur  tut- 
tavella  XLVI  minuti,  computano  Testenzio- 
ne  tra  il  grado  XXX  e  XXIII  e  gli  altri  tra  il 
grado  XXXVI  con  XXX  min*  ed  il  gra- 
do XXXIX  ;  io  seguo  il  di  costoro  calcolo, 
il  siciliano  A^^atino  Aidone  nella  sua  tavola 
della  Sicilia  va  coi  primi  ;  ti  guarda  dal  Fa- 
zello  intanto  che  servitesi  di  tavole  antiche 
erra  gravemente  circa  la  longitudine  e  la- 
titudine. 

S  III.  -  Difisione  della  SicUia  dalP  Italia. 

Antichi  scrillari  riferiscono ,  m' appro- 
prio le  parole  di  Diedero  al  cap.  5,  essere 
stala  la  Sicilia  congituUa  un  tempo  o<- 
V  Italia  ma  poi  per  la  seguente  cagione 
essersene  divisa;  laddove  un  angusto  conr 
tUiente  era  da  ambi  i  tali  battuto  dal  mnh 
re,  rotta  dai  fluiti  la  terra  occupò  l' acqua 
quel  mezzo  dal  che  quel  luogo  venne  deito 
Reggio ,  qual  nome  poi  ^  altribuiva  una 
città  sorta  molli  anni  dopo  quel  famoso 
avvenimento;  purtuttavelta  soggiunge  il  Fa- 
zello  con  altri  autori  esseme  stati  cagione 
i  veementi  tremuoti;  t*  hai  presso  il  Ciuve- 
rio  lib.  1 ,  cap.  1,  versi  di  poeti  si  Greci 
che  Latini  che  affermano^  essere  stata  hb 
tempo  la  Trinacria  parte  d*  Italia,  la  fùria  del 
mare,  e  le  scosse  della  terra  averne  mutalo 
il  sito  ed  essere  state  soverchiate  dalle  onde 
le  montagne;  nota  filosofi,  storici,  gramma- 
tici della  opinione  medesima,  e  finalmente 
espone  del  nostro  Fazello  le  ragioni,  che 
costa  non  esser  fandonie  ;  egli  però  ade* 
rendo  a  Mariano  Valguamera,  di  coi  arreca 
le  non  inferme  congetture  a  provare ,  la 
Sicilia  essere  stata  sin  dal  principio  isola 
ne  abbraccia  il  sistema ,  ed  a  ciò  racco- 
gUe  1  testimoBii  degli  aaUchi ,  aggìuigeii- 


20 


do  non  essere  stata  detta  Reg^o  la  citl& 
dalla  celebre  catastrofe,  ma  dal  promon- 
torio 6  miglia  distante  dal  sito,  di  quel  no- 
me, come  afTerma  il  sopraccennato  Diodoro 
prima  che  fosse  stata  quella  fabbricata.  Tan- 
to lo  avvallamento  esser  dovette,  quanto  com- 
parve la  longitudine  dello  stretto  da  Scil- 
la, cioè,  a  Leucopetra  o  capo  degli  Amori, 
ed  in  questo  spazio  sboccando  al  mare  da- 
gli anteriori  gioghi  degli  Appennini  molti 
fiumi,  non  inconsidcratamenle  può  credersi 
le  loro  sorgenti  e  di  quei  bensì,  che  scor- 
rono dalla  opposta  banda  di  Sicilia  non  es- 
sere stale  prima  di  tal  rivoluzione^  ma  le 
scosse  medesime  che  la  Sicilia  dalla  Italia 
divisero  averle  finalmente  aperto;  le  boc- 
che dunque  che  ora  si  hanno  i  fiumi  nello 
stretto,  provano  ad  evidenza  essere  stato  que- 
sto sin  dal  principio  ;  ma  questo  argomento 
del  Cluvcrio  che  il  Valguarnera  per  T  enor- 
me attuale  profondità  stima  ineluttabile,  al- 
tri facilmente  contraddicono,  stabilendo  un 
istimo  tra  la  Sicilia  e  V  Italia  dal  Pelerò  al- 
l'opposta  punta  di  Calabria.  Il  Kircher  del 
Mondo  sotter.  tom.  l,lib.  2,  cap.  16,  arre- 
cando esattissime  misure  dello  stretto^  vol- 
garmente faro,  al  promontorio  di  Scilla,  con- 
fessa aver  rinvenuto  un  tramite  di  scogli, 
a  un  tal  quale  ponte  nel  profondo  di  quello 
abisso  che  preso  aveva  ad  esplorare;  con 
che  non  osta  a  credere  lo  sboccar  dei  fiu- 
mi, la  Sicilia  essere  stata  un  tempo  unita 
ali*  Italia.  Credono  ciò  alcuni  doversi  attri- 
buire ad  una  poesia  di  Eschilo  :  non  voglio 
affermarlo  con  Diodoro  il  quale  scrive  :  Gli 
oniichi  ècriUori  di  favole  aiteéiano  essere 
stata  la  Sicilia  penisola  un  giorno  lib.  4. 
Esiodo  ed  Omero  precessero  di  4  secoli 
Eschilo,  e  descrissero  per  isola  la  Sicilia. 

S  lY.  —  Dimensione  della  Sicilia. 

Scrive  il  Fazello  costare  il  lato  setten- 
trionale della  Sicilia  di  281  m.,  di  193  il 
meridionale,  di  160  T orientale,  è  l'in- 
tiero circuito  del  lUtorale  di  634  ;  e  sog- 
giunge le  peculiari  distanze  di  ciascun  luo- 


go da  consultarsi  sul  principio  della  prima 
Decade.  Possidonio  fra  gli  antichi,  nota  21C 
dal  Pachino  al  Lilibeo,  donde  al  Pachìoo 
194,  e  140  al  Peloro  che  sommano  S50  m. 
Diodoro  sul  principio  del  lib.  6,  è  il  eà^ 
cuito  della  Sicilia,  scrive,  di  4360  tfodKi 
poiché  uno  dei  tre  lati  comprende  #7M 
sladii  dal  Pachino  al  Lilibeo,  dal  UMbeè 
al  Pachino  delle  terre  siracusane  #JM, 
stendendosi  il  rimanente  per  1160;  esaea- 
do  intanto  lo  stadio  un*  ottava  parte  di  i^ 
glie,  secondo  il  comune  parere,  123  passi, 
cioè,  sarà  secondo  Diodoro  il  circuito  dei- 
risola  545  miglia,  ed  afferma  Tucidide  pe^ 
corrersi  in  otto  giorni  di  navigazione  lib.  I, 
di  epoca  pib  recente  il  Haurolico  l' estende 
a  700  m.,  ed  assegna  le  distanze  dei  luo- 
ghi particolari  della  spiaggia  marittima  da 
ciascun  promontorio,  esattamente  corrispon- 
denti alle  indicate  dal  Fazello,  ma  afiénu 
le  dimensioni  del  circuito  terrestre  noni- 
vanzare  le  600  migUa.  Cluverio  finalmente, 
che  per  intero  un  anno  si  spaziò  a  jginr 
la  Sicilia,  propone  in  4  tavole  sentenze  di 
vani  autori,  notando  nelle  prime  le  distarne 
di  ciascun  lato,  e  nell*  ultima  1*  intero  d^ 
cuito  ;  le  dice  vere  e  genuine,  accuratamea- 
te  da  se  stesso  osservate,  e  conchiode,  es- 
ser di  tutta  r  isola  il  terrestre  circuito  di 
600  m.;  avverte  però  che  tragittando  di 
Messina  per  Palermo  ed  il  Lilibeo  sino  i 
Girgcnti,  esser  poco  meno  le  miglia  che  di 
Girgenti  al  Pachino  e  di  là  a  Messina.  E^ 
cene  la  IV  tavola  : 

Da  Diodoro  545  o  542  miglia. 

Da  Possidonio  550.  Da  Agrippa  618. 

Dal  Corografo  presso  Strabene  lib.  6, 888. 

Da  Tolomeo  586.  Da  Solino  375  o  400. 

Da  Isidoro  400.  Da  Arezio  616.  Da  Fa- 
zello 634. 

Indicai  altrove  nelle  note  al  Fazello  quale 
sia  stata  la  cagione  di  tante  diverse  opinio- 
ni. Deduccsi  intanto  esser  piò  lunga  che 
larga  la  Sicilia,  correr  dal  Peloro  al  Lili- 
beo di  circa  220  miglia  in  lunghezza,  e 
150  nella  costa  orientale  in  larghezza,  indi 
procedendo  verso  r  Ovest  ristringersi  un 


poco,  e  finalmente  al  Lilibeo  farsi  angoslis- 


§  Y.  —  Uberià  dMa  Sicilia. 

Attesta  Omero  nell*  Odissea  essere  si  uber- 
tosa la  Sicilia^  che  nei  suoi  campi  non  a- 
rati,  né  anco  seminati  produconsi  e  lo  bia- 
de, e  gli  orzi,  e  le  viti;  notammo  anzi  di 
sopra,  dirla  isola  del  Sole  per  la  fecondità. 
Di  ciò  che  produce,  testimonio  Solino^  o  per 
la  natura  del  terreno  o  per  F  industria  de- 
gli abitanti,  lo  che  ottimamente  si  giudica, 
tutto  è  ricchezza.  Nota  Plinio  lib.  23,  ca- 
pit.  15,  rendere  la  semenza  in  alcuni  campi 
agli  agricoltori  il  centuplo  di  frutto,  ne  lo 
Diega  Fazello  ;  con  più  di  verità  tuttavia  la 
più  ricca  messe  non  dà  in  qualche  luogo 
che  il  trentesimo,  o  poco  sopra  il  vcntesi- 
mo  ma  qualche  volta  è  avvenuto  avere  reso 
forzo  il  sessantesimo  dippib^  ed  ultima- 
mente, scrive  il  Maurolico,  potere  la  Sicilia 
contrastar  coli' Egitto  di  ogni  terra  feracissi- 
mo; e  Gluverio  molte  sentenze  degli  antichi 
esponendo  che  esaltano  la  fertilità  dell*  iso- 
la—come grande  la  bellezza,  esclama,  e 
la  iohibrilà  del  del  di  Sicilia  j  coA  in 
ipiel  molOj  celebre  la  fertililà  —  e  con- 
ehiade  —  e  per  lale  uberlà  di  terreno  fra 
Uade  delizie  crebbero  i  Siculi  da  passare 
tu  praterbio  la  Sicula  mensa.  —  Pietro 
Opmeer  finalmente  nella  Cron.  lib.  2, — 
41KWÌ  tu  nesmn*  altra  nazione  come  in 
fusta  beatissima  provincia  di  Europa, 
Mio  di  che  la  tita  abbisogna  piii  pre^ 
doso  producesi  ;  di  biade^  vino,  olio,  or- 
taggi, UnOj  vestii  bestiame,  cavalli,  e  di 
mtaUi,  oro,  argento,  bronzo,  ferro  quor 
kmque  siane  il  consumo  come  attesta  Pli- 
nio, in  niente  mancò,  e  sempre  gravida 
muiati  liquidi  e  biade  e  succhi  produs- 
se. Qui  al  certo  mi  credo  dovere  gli  EU- 
sii  eosiiiuirsi;  di  tali  specie  ciascuna,  don- 
de fabertà  risulta  della  Sicilia,  effusamente 
eoamera  il  Fazello  lib.  1,  decad.  1,  cap.  4, 
ad  io  nelle  note  al  medesimo  considerai 
esattamente,  anche  indicatine  i  luoghi,  don- 
de provengono.  Soggiungerò  qui  solamente 


alcun  encomii  di  antichi  scrittori  che  riguar- 
dano tale  fertilità.  Pindaro  dunque  ricca  in 
armenti  dice  la  Sicilia,  pingue  terreno  Eu- 
stazio  in  Omero,  ostello  di  Cerere  Ovidio^ 
fertile  terra  in  biade  soUxUa  la  prima 
dalV  aratro,  e  seminata  Isidoro.  Isola  sa- 
cra a  Cerere  ed  a  Bacco  Diodoro,  poiché 
Cerere  si  è  come  abbastanza  è  noto  la  Dea 
delle  messi  :  granojo  di  Roma  Strabene 
lib.  VI,  cui  consuona  H.  Tullio,  contro  Ver- 
ro— U  copioso  granajo  della  Repubblica, 
la  nutrice,  l'antico,  ricolmo  erario  della 
plebe  Romana. 

« 

$  \l.-^  Meraviglie  della  SieUia. 

Di  tanti  portenti  della  natura,  di  che  per 
beneficio  del  superno  Artefice  del  tutto,  va 
bella  a  preferenza  delle  altre  parti  deiror- 
be  e  risplende  la  notissima  nostra  Sicilia 
r  Etna  meritamente  occupa  i  primi  posti , 
che  forse  anzi  di  tutte  le  meraviglie  di  che 
risola  abbonda  è  l'origine  e  Tunica  ca- 
gione.—£  manifesta,  dice  Baccio  sulle 
'  Terme  lib.  7,  cap.  4,  la  natura  del  fuoco 
in  Sicilia,  fiamma,  vapore,  cambustione, 
fumo;  e  la  materia,  zolfo,  terra  grassa, 
cenere,  pumice,  bitume,  sale,  calcanto, 
varii  metalli;  ed  i  diversi  effetti  del  fuoco 
secondo  la  materia,  utilissime  stufe,  ac- 
que  calde ,  tiepide ,  fredde ,  e  non  in 
vene  soltanto  ma  in  fiumi  interi ,  laghi , 
fontiy  bagni;  di  si  numerosi  effetti  una  è 
la  sorgente,  una  la  causa  prima,  T  immensa 
forza  dell'Etna  cioè,  che  nei  profondi  ba- 
ratri per  tortuose  fornaci  ommque  diffìisa 
comunica  vapori  per  tutta  V  isola,  che  a 
seconda  del  calorico  che  contengono  j  0 
bollono  nelle  caverne  formando  delle  stu-. 
fCj  0  venendo  alle  acque  ed  alterandole 
formano  tanti  generi  di  bagni  quanti  in 
tutto  il  mondo  non  sono.  L'acqua  cineri- 
cia  dunque  dei  campi  di  Girgenti,  la  puz- 
zolente e  zolfurea  del  lago  Palicino,  la 
fredda,  0  bollente,  0  acida  non  lungi  da 
Paterno,  0  la  pietrificantesi  presso  Sciacca 
e  Girgenti ,  la  oleosa  0  bituminosa  delle 


22 


terre  di  Girgenti,  Pietra,  Bi?ona,  o  di  me- 
lestissimo  odore  a  Gela,  o  la  mentovula  da 
Salino  nuocevole  ai  serpenti,  ed  agli  uo- 
mini salubre  non  lungi  da  Pietra,  la  Buy- 
buta  di  nome  saracenico,  o  la  medicata  in 
più  luoghi,  riconoscono  1* Etna  a  loro  fonte 
che  r  intera  mole  della  Sicilia  del  suo  fuoco 
invade;  il  sale  che  sciogliesi  col  fuoco,  e 
crepita  con  l'acqua  in  Girgenti,  trasparente 
come  uno  specchio  in  Licata  ed  al  Pachi- 
no, yermigUo  presso  Centorbi  e  violetto  al 
Pelerò  è  a  dirsi  effetto  del  fuoco  di  Mon- 
gibello.  Passo  sotto  silenzio  ciò  che  super- 
stiziosamente gli  antichi  ascrivevano  a  pro- 
digio, fra*  quali  il  Fazello.  Del  fonte  di 
Diana  o  deir  Alesino  o  del  Gelose  rinver- 
rai a  suo  luogo  neir opera  le  descrizioni; 
e  solamente  soggiungo  in  tante  meraviglie, 
oltre  Tuso  comune  della  natura  abbondar 
la  Sicilia  di  copiose  ammirevoli  sostanze, 
come  una  volta  affermava  il  siracusano  Nin- 
fodoro  encomiato  da  Ateneo,  e  Polemone 
nel  trattato  dei  maratigltoH  fiumi  di  essa; 
testimonio  Hacrobio  nei  Saturnali.  Nei  bassi 
tempi  Vincenzo  Auria  raccolse  in  un  opu- 
scolo manoscritto,  che  conservasi  nella  Bi- 
blioteca del  Collegio  Palermitano  i  portenti 
della  Sicilia  ;  ed  ultimamente  il  eh.  Auto- 
nino Hongitore  intraprese  un  lavoro  ove 
raccolse  ed  ordinò,  checché  in  moltissime 
opere  erasi  pubblicato  sulle  meraviglie  di 
essa  ;  gioverà  in  fine  ripetere  le  parole  del 
Kircher  nella  prefazione  al  Mando  setter. 
opera  altrove  da  me  citata.  —  Venuto  nel 
1637  in  Sicilia,  trovami^  il  che  ardente- 
mente branuwa^  nel  tealro  d*una  natura 
che  ipiegari  in  maraviglioéa  varietà  di 
eoèCj  e  che  di  marafoiglioBO^  raro^  inso* 
Mo  e  da  destare  ammirazione  occorre  in 
tutto  il  GeocosmOj  qui,  come  in  Epitome 
con  una  certa  industria  di  sagace  natura 
trovai  raccolto.  In  tutti  gli  elementi  ci  ha 
un  che  nella  Sicilia  degno  di  attenzione , 
poiché  oltre  il  già  detto^  il  fuoco  dell*  Etna 
come  canta  il  Poeta  — serba  fede  aUe  nevi. 
Le  acque  tumultuanti  dello  stretto  di  Mes- 
sina superano  ogni  capacità;  non  poco  di 


particolare  si  hanno  le  imagini  aerie  (di  che 
a  suo  luogo)  sul  lido  di  Messina,  all'isoli 
delle  Correnti,  e  presso  i  Palici  nei  campi 
Henesi.  Peregrine  cose  e  proprietà^  né  al- 
trove osservate  ascondono  le  terre  dell'Iso- 
la, 0  sia  che  consideri  le  pietre  di  generi 
svariati  e  di  non  vulgare  eccellenza ,  o  le 
crete,  le  marghe,  i  fossili,  i  metalli,  ed  al- 
tro di  tal  genere  di  che  troverai  menzione 
in  Boccone ,  Cupani ,  ed  in  questo  Dizio* 
nario. 

$  yu.— Divisione  detta  SiciUa. 

In  Sicania  e  Sicilia  fd  risola  un  tempo 
divisa;  poiché  terra  dei  Ciclopi,  Iperia 
de*  Feaci ,  campo  dei  Lestrigoni  piuttosto 
dai  Poeti  che  dagli  Storici  si  disse.  Sica- 
nia dai  popoli  Sicani  ebbe  nome,  Sicilia 
dai  Sicoli;  le  parti  meridionali  e  setlen* 
trionali^  secondo  Tucidide  iib.  6,  ne  spet- 
tavano ai  primi,  occupato  dagli  altri  il  ri* 
manente  ;  Questi  con  grande  esercito^  dice 
lo  storico  greco,  passati  neW isola,  vinH 
i  Sicani  ca^ciaronli  nette  parti  di  mexzth 
giorno  ed  occidente,  e  disser  SiciUa  Pisa» 
la  che  prima  Sicania,  e  sui  luoghi  mi» 
gUori  sovraneggiarono  ...  ;  ed  ai  nostri 
giorni  ancora  le  parti  centrali,  e  le  sei- 
tentrionali  possiedono.  Scrive  Diodoro  »  i 
Sicani  un  di  abitanti  dell*  isola  intiera  mossi 
da  paura  del  fuoco  dell*  Etna  che  in  fari 
punti  prese  a  divampare ,  abbandonate  le 
parti  orientali  dell*  isola  aver  trasmignii 
nelle  occidentali ,  e  dopo  molte  età  sbo»» 
cati  dall*  Italia  i  Sicoli  avere  oecapato  k 
terre  abbandonate  dai  Sicani;  spinti  pei 
dalla  brama  di  sempreppià  acquistare  •» 
vendo  messi  a  sacco  i  campi  vicini,  esseni 
in  molte  guerre  coi  Sicani  travagliali,  sia^ 
che  sanciti  dei  patti  staUlironsi  i  confini, 
che  non  é  facil  cosa  poter  derivare  da^ 
scritti  degli  antichi  ;  e  volendo  indagar  fét 
congetture ,  costa  non  estendersi  al  di  là 
delle  sponde  australi  del  fiume  Salso  It 
territorio  dei  Sicani ,  poiché  Gela ,  o  in» 
tendasi  1*  attuale  Licata  o  Terranova  fu  città 


23 


dei  Siraeasani.  Inico  e  Camico  in  tempi  po- 
steriori città  principali  di  Còcalo  Re  dei 
Sicani ,  e  metropoli  dopo  Agrigento ,  sul 
lido  del  fiume  Ipsa  sedettero,  oggi  Belice 
presso  rimboccatura  dell^Agragante  o  Dra- 
go ;  e  falsamente  il  Fazello,  come  dicemmo 
nelle  nostre  note ,  colloca  Inico  presso  il 
Some  Inninio.  Piii  ingarbugliata  la  matas- 
sa do?e  a  settentrione  si  fu  stabilito  il  li- 
mite ai  Sicani;  afferma  Cluverio  lib.  1,  es- 
sere stale  occupate  dai  Sicoli  le  terre  ?erso 
Oriente,  e  dai  Sicani  le  altre  di  là  dai  fiumi 
delle  duelmere,  quindi  secondo  lui  nomava- 
si  Sicilia  la  parte  orientale ,  e  le  altre  Sica- 
oia;  e  lorchè,  come  credesi,  conquistarono  i 
Siculi  la  parte  meridionale  sino  ad  Agrigen- 
to, ride  restringersi  la  Sicania  d*  ivi  a  Paler- 
'  iDO  ;  finché  alla  caduta  dei  Sicani  final- 
mente r  isola  intera  s*  ebbe  il  nome  dai  Si- 
eoli;   pure  il  Valguarnera  altrove  enco- 
miato, aflérma  le  regioni  occidentali  essere 
state  sempre  abitate  dai  Sicani  :  abitano^ 
dice  Tucidide^  anche  «inora  %  Sicani  le 
farti  occidenkUi  della  Sicilia;  sebbene 
con  Oiodoro  alcuni  scrittori  la  sentono  al- 
trimenti. I  Greci  poscia  adducendo  delle 
eolooie  ed  i  Fenici  tennero  le  parti  marit- 
time rinculando  nel  centro  e  Siculi  e  Si- 
caoi;  ordinata  ed  aumentata  però  la  po- 
tenza di  Siracusa,  quantunque  alcune  città 
e  fra  le  prime  Trinacria  avrebbero  voluto 
lerlMire  intatta  la  propria  indipendenza,  pie- 
garono finalmente  le  cerrici  al  greco  vin- 
cilore«  I  Peni  allora  o  Cartaginesi  diflbn- 
deadosi  pei  lidi  occidentali  ed  australi  del- 
Tisola  vi  stabilirono  F  imperio  di  Cartagine, 
ebe  testimonio  Diodoro,  il  fiume  Lieo  oggi 
Platani  divideva  dal  Siracusano.  Traripan- 
do  immantinente  i  Romani  fu  in  tre  parti 
divisa,  parte  verso  Hord-Est  e  Sud  di  là  dal 
Sìflieto  ubbidiva  a  Cerone  Re  di  Siracusa 
siDo  al  fiume  Salso,  da  Agrigento  ad  Imera 
settentrionale  dominavano  i  Cartaginesi,  e 
la  rimanente  migliore  parte  sotto  V  Aquila 
di  Roma;  finché  scacciati  i  Cartaginesi  nella 
seconda  guerra  Punica  la  loro  regione  pie- 
gà  ai  Romani,  né  dopo  lungo  tempo  sva- 


riati danni  sofferti  la  potenza  Siracusana  a 
questi  si  sottomise:  in  due  province  sotto 
il  loro  governo,  sec4)ndo  alcuni,  venne  di- 
visa la  Sicilia,  la  Siracusana  e  la  Lilibetana, 
unica  provincia  Pretoria^  secondo  altri,  ed 
indi  Proconsolare  sotto  due  Questori  tutta- 
via. Sotto  grimperadori  greci  risedette  il 
comando  in  balìa  di  un  Patrizio  o  Strate- 
go ,  né  partizione  di  sorta  appare  dai  po- 
chi monumenti  che  rimangono.  All'epoca 
dei  Saraceni ,  come  bene  stabilisce  il  Fa- 
zello  in  tre  valli  venne  divisa  dette  di  Haz- 
zara,  Noto  e  Demone;  Normanni  e  Svevi  u- 
surparono  una  tale  divisione,  ma  derivo  da 
alcuni  monumenti  essere  stato  sotto  questi 
ultimi  stabilito  il  Magistrato  di  Giustizia  al 
di  qua  ed  oltre  il  Salso;  presso  i  Francesi 
ci  ebbero  due  Vicarii  del  Re  uno  al  di  qua 
uno  al  di  là  dal  fiume  medesimo,  quali  ri- 
masero sotto  il  dominio  degli  Aragonesi , 
poiché  trovai  recate  da  Pietro  di  Queralt 
le  vicende  di  Giacomo  oltre  il  fiume  Sai* 
so.  Poi  sullo  scorcio  del  secolo  xiv  la  valle 
Agrigentina  ed  Ennese  si  uni  alle  tre  enu- 
merate, cioè  alcuni  luoghi  presso  Agri- 
gento ed  Enna  dalle  antiche  valli  divisi , 
principalmente  air  età  di  Martino  in  una 
novella  si  congiunsero;  ma  dopo  pochi  anni 
ritornò  l'attuale  numero  di  tre  valli  gover- 
nate da  un  Viceré.  Chiese  Messina  la  isti- 
tuzione di  un  secondo  Viceré  che  1*  avesse 
governata,  e  cosi  venisse  bipartito  il  regi- 
me dell'isola,  ma  a  buon  dritto  oppostesi 
le  altre  genti  svanì  la  sua  richiesta  (1). 

(1)  Gomparre  intanto  per  decreto  di  Ferdinan- 
do! dato  in  Napoli  1*11  ottobre  1S17,  diyisa  l'Isola 
in  sette  Talli  il  1  gennaro  1S18;  Tenne  cosi  ugua- 
gliata alle  forme,  il  12  dicembre  1816,  stabilite  alle 
terre  di  Napoli;  Tennero  cosi  a  rimuoTersi  i  molti 
ostacoli  nascenti  dagli  usi  e  dalle  abitudini  feu- 
dali che  aTrebbero  paralizzato  la  nuoTa  ammini- 
strazione; soppresse  poi  per  Decreto  del  26  di- 
cembre 1824  le  tre  Talli  di  Trapani ,  Siracusa  e 
Girgenti  Tenne  nelle  quattro  ridotta  la  Sicilia,  di 
nuoTO  in  sette  nel  1825,  sinché  abolita  quella  di 
Girgenti  e  nuoTamente  poi  restituita,  acquistarono 
tutte  l'odierno  nome  di  proTince.  SuddiTidonsi 
queste  in  24  distretti,  Palermo  cioè  comprende 
quei  di  Palermo,  Termini,  Gefalù,  Gorleone  ;  Met- 


•  i   • 

■  i 


'/■ 


24 


i  vm.  —àbUanti  di  SidUa  e  loro  nwMro. 

-Hon  dubitarono  gli  antichi  dei  primi  abi- 
tatori della  Sicilia  poiché  quasi  tutti  seguen- 
do Omero  ne  introdussero  i  Ciclopi.  Ome^ 
TO ,  dice  Strabene ,  rieaca  àaUa  èiaria  i 
prineipii  della  sua  poesia^  poiché  e  narra 
onere  Eolo  sovraneggiaio  mUle  iiole  di 
Lipari ,  ed  aMtato  Ciclopi  e  Leètrigoni , 
gente  tnospilaley  i  luoghi  all'Etna  victnt, 
ed  il  territorio  di  Leonzio;  crede  egli, 
conformarsi  alle  storie,  ed  il  regno  di  Eolo 
neUe  isole  di  Lipari,  la  dimora  dei  Ciclopi 
Ticino  l'Etna,  e  Lestrigoni  presso  Leonzio. 
Scrive  bensì  Tucidide,  avere  i  Ciclopi  sul 
princìpio  abitato  la  Sicilia,  dei  quali  né  il 
genere,  né  il  donde  sieno  venuti,  ne  donde 
partiti  confessa  aver  potuto  indagare:  ne 
basti,  soggiunge,  ciò  che  dai  Poeti  se  ne 
disse,  0  che  di  loro  sente  da  per  se  stesso 
ciascuno.  I  poeti  i  primi,  è  pensiero  degli 
storici,  diedero  i  fatti  dei  tempi  antichi  ve- 
lati in  qualche  modo  di  favole,  come  è  fa- 
Tola  infatti  essere  stati  d*un  occhio  solo  i 
Ciclopi^   divorare  i  forestieri  accostantisi 
air  isola,  e  gli  altri  mortali,  sorpassare  in 
gigantesca  statura  :  or  io  di  costoro  dissi 
in  larga  copia  nelle  note  alla  2*  Decade  del 
Fazello,  e  considerai  al  lib.  1,  cap.  6  della 
prima  la  vera  misura  del  corpo  loro  e  de- 
gli altri  giganti.  Prova  Mariano  Yalguamera 
essere  stati  gli  Eolici  di  razza  greca,  o  Pe- 
lasgici  i  primi  abitatori  della  SiciUa;  ne 
dissente  però  Cluverio  che  crede  piuttosto 
i  Calcidesi  di  origine  greca  ;  tuttavolta  eru- 
ditamente dimostra  il  Yalguamera  esservi 
questi  ultimi  venute  in  colonie  per  dritto 
ripreso;  ed  io,  nelle  note  al  Fazello,  a  pro- 
var mi  sforzai  con  mille  congetture,  da  non 


•ina,  qaei  di  Messina,  Cattroreale,  PaUi,  Mistretta; 
Catania,  quei  di  Catania,  Caltagirone,  Nicosia,  Aci- 
Reale;  Girgenli,  quei  di  Girgenti,  Sciacca,  Bivo- 
na;  Noto,  quel  di  Noto,  Siracusa,  Modica;  Tra- 
pani ,  quei  di  Trapani,  Maaara,  Alcamo;  Cai- 
Uni'ssetta,  quei  di  Caltanissetti,  Piana,  Terrano- 
va ;  sotto  di  coi  comprendooil  eircondarii  e  co- 
muni. 


• 


poter  dirsi  di  pii  conveniente  tra  tanti 

nieni ,  essersi  dalla  Iberia ,  provincb 

FAsia,  dopo  le  primitive  divistani  nel 

pò  di  Sennaar  recati  nell* isolai  trai 

per  terra  T  Italia,  valicato  lo  stretto, 

navigli ,  avendone  imparato  1*  uso ,  8< 

rettamente  il  pelago.  Da  qui  la  comoi 

zione,  che  dopo  i  Ciclopi  sieno  da  £ 

fiume  d*  Iberia  venuti  popoli  in  Sicilii 

è  certo  avere  i  Sicani,  che  taU  dal  pi 

signore  appellaronsi ,  tratto  origine 

Iberi,  ed  esserne  stati  perciò  i  primi 

latori.  —  Filisto,  sono  parole  di  Dioc 

lib.  S,  nota  esser  venuti  i  Sicani,  d^ 

Sicano  fiume  della  Spagna  presen 

nome,  da  questa  regione  in  colon 

conquisto  della  Sicilia;  ma  Timeo  r 

guendo  l*  ignoranza  di  questo  scr 

prota  ad  evidenza  essere  stati  indi 

ma  non  credo  necessario  di  regis 

qui  le  molte  ragioni  che  adduce  a  e 

strare  la  loro  antichità;  e  lo  stesse 

cidide  che  va  con  Filisto,  avverte  tu 

essere  stati  i  Sicani  abitanti  dell*  isoli 

teriori  ai  Ciclopi,  anzi  indigeni.  IVarr 

tanto  Pausania  Sicani,  Siculi,  e  Frigi  i 

abitato  la  Sicilia  ;  essersi  mossi  i  Sicoli 

r Italia,  dal  fiume  Scamandro  i  Frigi 

Sicani  però  non  aggiunge  parola.  Or 

desi  nato  Terrore  perchè  la  Spagna  f 

tempo  al  pari  appellata  Iberia ,  Torse 

popoli  medesimi  della  Iberia  d*Asia,  < 

affermano;  nessun  fiume  altronde  nella 

gna  vien  detto  Sicanò,  da  cui  è  fama 

preso  nome  quei  popoli:  i  Sicani,  se 

do  Diodoro ,  dimoravano  nei  borghi 

avevano  fabbricate  le  abitazioni  sui  c< 

motivo  delle  scorrerie  dei  ladroni  ; 

eran  già  riuniti  sotto  1*  impero  d*un  ti 

no ,  ma  ciascuna  borgata  si  aveva  il  s 

quali  i  ladroni,  di  che  paventavano  i  l 

uì,  non  dimostra  lo  storico,  ma  forse  ( 

di  pirati,  perchè  ricusavano  i  Sicani  di 

bricare  nelle  spiagge.  Come  prese  1* 

però  ad  eruttare  sino  a  molti  luoghi  i 

me  desolanti,  e  venne  non  poco  spazi( 

grincendii  devastalo,  intimoriti  gli  a 


^'' 


^< 

tori  abNuidmCe  le  parti  (Aitali  delusola 
IrasBugrarono  alle  occidentali.  Molle  età 
trascorse ,  passate  colle  fainiglie  da  Italia 
i  Scoli  nella  Sicilia  occuparono  le  terre 
lasciate  dai  Sicani  ;  avevano  essi  tenuta 
quella  parte  d*  Italia  dove  poi  fu  Roma,  ed 
essenda  al  di  sotto  in  guerra  ai  Pelasgi  ed 
a|^  aborigeni ,  figli ,  spose ,  oro ,  argento 
seco  loro  recando,  cedettero  a  quelli  T  in- 
tera regione ,  ed  incamminatisi  pei  monti 
verso  il  mezzogiorno,  tutta  percorsa  la  bassa 
Italia  e  dofunque  scacciati ,  preparate  in 
fine  le  nari  al  passaggio  dello  stretto,  ed 
osservato  il  roa^  placido  allora,  sboccarono 
da  Italia  nell^feala  vicina  ;  eran  quivi  i  Si- 
cani  ;  grande  non  era  il  loro  numero  ri- 
guardo all'estensione  della  terra,  ed  i  molti 
campi  non  coltivati.  Qui  venuti  dunque  i 
Scoli  popolarono  in  prima  le  parti  orien- 
tali, le  altre  dappoi,  e  cangiato  nome  co- 
minciò r  isola  a  dirsi  Sicilia  ;  cosi  Dionisio 
d*Alicarnasso,  che  seguendo  Eilanico  e  Fi- 
lislo,  ne  assegna  il  tempo  prima  della  presa 
di  Troja;  ma  ArUioco  di  SìrootMa,  egli  sog- 
giunge, non  (iccennò  il  tempo  del  passag- 
gio;  Tucidide  dice  SicoU  gli  emigrati  che 
espusero  gU  Opici,  ma  molti  anni  dopo 
la  guerra  di  Troja;  pure  Cluverio  riprende 
di  errore  Tucidide,  e  con  Ellenico  e  Fili- 
8to,  prima  delF  espugnazione  di  Troja  sta- 
bilisce avere  avuto  luogo  in  Sicilia  le  co- 
lonie dei  Sicoli. 

Fiorendo  i  Sicani,  i  Cretesi  non  pochi  in 
numero ,  a  vendicare  la  morte  di  Minosse 
loro  tiranno,  irruppero  in  Sicilia,  e  soste- 
noli  dei  contrasti  si  diffusero  per  Y  isola , 
varie  terre  occupando.  Un  pugno  di  Tro- 
jan! condotti  da  Elimo  ed  Aceste  stabilironsi 
nei  luoghi  presso  Drepano  ed  il  promon- 
torio Lilibeo  al  fiume  Crimiso,  dove  a  caso 
scoperti  fortunatamente  altri  Trojani,  dopo 
r  eccidio  della  loro  città,  unitisi  fermarono 
quivi  insieme  stanza,  tutti  appellandosi  Eli- 
mi, dal  nome  di  colui,  in  cui ,  perchè  di 
regìa  progenie,  risiedeva  la  suprema  auto- 
rità. Dimostra  Tucidide  avere  abitato  cogli 
Elimi  in  Sicilia  i  Focosi^  poiché  compagni 


di  Enea.  Presso  Strabene  lib.  6,  alcuni  dei 
Tessali  vengono  bensì  collocati  in  Sicilia, 
come  nota  Cluverio;  ma  dicesi  finalmente 
esservi  venuli,  ultime  colonie,  i  Greci  negli 
anni ,  secondo  Tucidide ,  dopo  espugnata 
Troja  448  ;  KCalcidesi  scortati  da  Teocle, 
i  Megaresi,  i  Corinti  da  Arcbia,  i  Rodii,  i 
Cumani,  i  Samii,  ì  Jouli,  i  Morgeti,  i  Gni* 
dii  ed  altri.  Avendo  però  poco  prima  oc- 
cupato i  Fenici  le  parti  vicine  al  mare  e  le 
isolette  per  commerciare  coi  Sicoli ,  dopo 
la  venuta  dei  Greci ,  stabilitisi  in  Mozia , 
in  Solunto,  in  Panormo,  luoghi  confinanU 
cogli  Elimi,  vi  dimorarono  insieme.  La  guer- 
ra che  si  accese  tra  Greci  e  Fenìci,  fu  oc- 
casione ai  Cartaginesi  d' invader  la  Sicilia, 
che  se  coltivarono  o  devastarono  risola  non 
oscuramente  appare  dai  loro  fatti.  Invo- 
gliatisi i  Romani  dì  scacciameli,  nella  pri- 
ma guerra  che  dissero  Punica,  lì  limitarono 
ad  alcune  terre  intorno  al  Lilibeo,  costrin-^ 
serti  nella  seconda  ad  abbandonare  l'isola 
tutta.  Recando  allora  i  Romani  estese  loro 
colonie ,  proclamata  la  Sicilia  prima  pro- 
vincia fuori  d* Italia;  espugnata  finalmente 
Siracusa,  intera  la  sottomisero  id  dominio 
dell'Aquila,  e  di  nuove  colonie  sotto  Augu- 
sto la  vollero  accresciuta;  e  non  che  leg- 
giamo avervi  avuto  i  cavalieri  di  Roma  e 
feudi  e  servi  innumerevoli,  ma  le  proprie 
abitazioni  benanche  e  le  dimore.  AI^fiBO  lo 
impero  toccò  la  Sicilia  ai  Costantinc^^ta- 
ni,  ed  i  Greci  perciò  di  nuovo  in  gran  co- 
pia vi  si  sparsero,  poscia  espulsi  dai  Sa- 
raceni ;  durato  per  pochi  anni  1*  impero  dei 
Goti,  crebbe  nell'isola  il  potere  dei  primi, 
talché  pochissimi  degli  antichi  suoi  indigeni 
la  TÌde,  e  questi  dal  barbaro  giogo  oppressi; 
nuove  città  costrussero,  molte  ne  devasta- 
rono, confuso  ogni  cosa,  gli  antichi  nomi 
cancellati,  fu  veduta  vestir  la  SiciUa  forme 
novelle  ;  finché  dovunque  oppressi  dal  va- 
lor dei  Fformanni ,  i  vincitori  in  breve  di 
molto  aumentati,  estesamente  stabilendosi 
richiamarono  la  fede  di  Cristo.  Avere  al- 
lora occupate  i  Longobardi  alcune  terre  coi 

Normanni,  nel  dice  la  loro  lingua  ancor  su- 

4 


* 


26 


perslile,  ina  eonollt  inni  poco.  È  palese 
cke  risola  Al  dipoi  s^^gella  ai  Germani,  e 
BUOfafliente  ai  Loosobardi  di  Piacenxa,  ai 
Francesi,  agli  Aragoiiesi,  ai  Catalani,  a  prìn- 
cipi di  ciascuna  nanone;  né  GenoTesi,  Pi- 
sani, Lnccbesi,  fiorentini ,  indperendo  le 
(«erre  civili  d*  Italia,  de^slettero  in  gran  mi- 
sero ,  nel  tespo  medesiBo ,  di  emigrare 
In  Sicilia.  5el  secolo  xt  inalmenle  molle 
colonie  accorsero  dalla  Grecia  in  Impili  par^ 
licolari,  popolarono  contrade  che  in  breie 
crescìnle  in  paesi,  e  nome  e  linguaggio  e 
fili  sinora  conserrano.  Bel  resto  ciò  che  si 
appartiene  al  nomerò  degli  abitanti,  negar 
non  posso  esser  decaduto  dall*  antico,  poi- 
ché tanto  celebre  era  un  di  la  Sicilia,  cbe 
sul  fiorir  di  SìraciKsa  montala  ad  un  milione 
3  numi  ni  dei  soli  suoi  dtladini;  attestano 
gii  slorid  la  non  essere  slata  inferiore  ad 
AÈtmty  e  ben  sanno  gli  erodili  ^lale  la  po- 
pohiiMie  di  itene  a  quei  tempi  ;  portò  li 
fucfffn  in  Afrìcn  ai  Cartaginesi  mentre  ne 
un  assediala,  sola  resìstette  ai  lomani,  e 
per  occulta  infusione  dei  muri  cadde  in  loro 
potere.  Igrìgenlo,  secondo  Laenio  autore 
deik  vita  di  EuHpedode.  contava  800000  cil- 
tndinì:  è  bcii  cosa  a  ciascuno  poter  sapere 
a  numero  rimiufule  degli  isolani.  Quanto 
al  resta  ci  abbandonano  del  tulio  i 
menti  degli  antìcbi,  e  possiai 
al  pìh  a  numero  dei  Siciiiani  al  secolo  Xn, 
ai  lenno  fl  primo  registro;  nel  |umt« 

deUo  slesso  secolo  dunque,  ikerè  Gl^ 

la  3luia,  compularousi  i 
ta  ìSmU  case,  M8300  abilanli;  ueT 
no  ìSi^  sotto  Giovanni  Tega  govemanie  per 
Gwio  T  imperaiore  I€i969  case,  73tSM  a- 
bitMMi:  sotto  il  larcàesc  di  Kscaria  nel 
ISItt.  t»€0«S  case,  18^3S3  abitanti;  sotto 
iMf  inbimi  Golomm  nel  t583, 194^»  case, 
8IM44H  abttanlL  ne  motto  dopa  nel  t395  sot- 
to a  conte  di  Oiivnres  IÌ4033  case.  T30n« 

poi  l»l,  Cofiolanodl 
S  Palermo, 
fU»l  cdtadmiemMeravanà  messa,  IMSI 

peri  awetlire 


mai  eonfarsi  ^  abitanti  di  Palermo,  e  Hes^ 
Sina,  come  appresso.  Ifd  IC07,  Tieeri  fl 
Marchese  di  Tigiiena,  comparvero  nd  cen* 

so  amOO  case  ed  831»Uabitanli;in Palermo 
18S18  case,  10498»  abitanti;  e  nd  1613, 
Tìcere  fl  Duca  d*  Ossuna,  montarono  ^ìmh 
lani  ad  8S7699  ed  a  214104  le  case;  men- 
tre contenevano  18591  Palermo  con  111818 
cittadini,  e  Messina  coi  suoi  casali  914M 
case,  537717  anime;  la  somnm  perdi  di 
tutto  U  regno  fo  allora  di  279161  case, 
11072U  abilanU.  Sotto  FlUberto  Principo 
di  Savoja,  eccettuati  come  dissi  di  sopra 
Palermo  e  Messina,  contavansi  224949  caso, 
859221  abitanti;  nd  1636,  M34743  nume; 
un  sessennio  dopo  pd  censo  di  Giofunni 
di  Cabrerà  888062;  nd  1753,  222329  cnsa, 
873742  abitanti;  nd  1681  conlnin  nncke 
Messina  1011076  vile:  nd  1714  finnlmento 
268120  case,  983163  abitanti;  a  che  sono 
da  aggiungere  circa  11 1000  cittadini  Paler- 
mitani, e  40000  Ecdesiastid  di  lutto  fl  re- 
gno, cbe  non  comprendousi  dd  censo.  Una 
novissima  tavola  slitislica  della  Sidlia  si 
darà  Ira  breve,  cbe  con  gran  vigìlansa  ed 
accuralexaa  descriverà  per  alquanti  nnm  la 
duodecioM  età  dd  regno  ;  la  mostrerò  ndla 
prima  parte  dd  primo  loum  fitta  per  da- 
scuna  parrocchia;  quando  peri  sarà  esi- 
bita daU*aulorìtà  civile  m*ii^egneri  pre- 
sentarla ai  lettori  in  appendice  (1). 

^  lL.*^v€!MO,  iellCFe,  mrn  in  «Sicmm. 


lìrmailnlf  r  ilf^rsif—i  li  Hi 
le,  nulla  da  me  Skaiano  pud 
cbè  non  è  lecito  su  questo 
tingere  ad  alcuni  degti  antichi,  che 
partilo  o  per  invidia  o  per  diro 
ronlaminirono  pagine;  e  d 
dd  Faiello  che  narra  cose 


poi- 
ai- 

•  per 


S^ 


27 


dliani,  da  render  meritevoli  di  scusa  le  ca- 
lunnie oltramontane  ;  e  come  non  sarà  lecito 
il  frizzo  allo  straniero  se  il  nazionale  osò 
cotanto  censurare?  Ha  a  compire  il  propo- 
sito ,  come  nulla  vi  ha  di  piii  puro  e  di 
più  salubre  del  cielo  di  Sicilia,  cosi  a  po- 
chi i  Sidliam  cedono  in  Europa  per  altez- 
za d*  ingegno;  come  acuti  e  pronti  a  perce- 
pire Gcerone  contro  Yerr.  6,  ed  altrove, 
Giul.  Firmic.  Astronom.  lib.  1,  gli  commen- 
dano; oratori  di  natura  gli  appella  Apulejo, 
per  ispedile  idee  Silio  lib.  14,  per  sali  e 
e  fMsezie  gli  vanta;  T agevolezza  del  mot- 
teggiare Io  slesso  Tullio  ne  encomia,  dotta 
per  eceeUeoza  dùama  Siracusa  Tusc.  1,  5. 
Ci  è  prova  inoltre  il  frequentissimo  cullo  di 
■inerva  nella  Sicilia,  che  dagli  antichi  ve- 
aerayasi  Dea  della  Sapienza  ;  cel  provano 
gli  ossequi!  dei  Siculi  ad  Apollo  ed  alle 
lose  tributati,  non  che  loro  dovunque  tem- 
pii monete  dedicarono,  ma  vollero  anche 
molte  fontane  fossero  sacre  alle  nove  so- 
relle; e  Virgilio  celebra  la  Sicula  Musa  al- 
ludendo a  Teocrito^ 

Per  le  invenzioni  principalmente  i  Sici- 
Kaiii  conunendansi.  Cerere  nata  in  Sicilia 
A  manifestò  ad  insegnare  la  cultura  della 
terra,  la  semina  del  grano,  delle  biade  e  del 
necessario  alla  vita,  il  maneggiare  gli  stru- 
menti da  riUa,  dice,  aratro  ec.  ec.  ;  dettò 
l^gif  donde  si  disse  legifera,  intrecciò  co- 
rone  di  spiche,  mostrò  1*  uso  del  vino,  si 
ae([Qistò  etemo  T affetto  presso  gU  uomini.  I 
Cidopi  esercitarono  i  primi  Tarte  del  ferro^ 
e  fd)bricarono  delle  torri;  i  Siculi  Dionisia 
e  Senagora  costrussero  placidissime  barchet- 
te, r  uno  a  cinque  remi,  l' altro  a  sei  or- 
dioi;  Gorgia  Leontino  fu  il  padre  dell'arte 
sofistica,  ed  altri  ornamenti  aggiunse  aU*o- 
nxione.  Della  Bucolica  Poesia,  delle  Odi, 
dei  Cori,  degli  Epitalami,  degli  ornati  Sce- 
oiei,  dell'antica  e  nuova  commedia,  dei 
limi,  della  Tragedia,  delle  Maschere,  della 
Pilioodia,  del  metro  Anapesto,  Ibleo,  Epi- 
earmico,  e  di  altre  cose  che  alle  arti  liberali 
si  q>ettano  furono  i  Siculi,  inventori.  La  lin- 
gua Italiana  ebbe  culla  in  Sicilia  nella  corte 


deir  Imperator  Federico,  al  par  della  poe- 
sia. Fu  invenzione  del  Siracusano  Epicarmo 
il  0  ed  il  X  dei  Greci.  Quanto  non  deve 
ad  Archimede  in  fatto  di  macchine  l'arte 
militare?  quanto  a  Dionisio?  a  colui,  testi- 
monio Diodoro,  la  Calapulla,  ed  altra  sin- 
golarissima invenzione  il  Litobolo,  che  sca- 
glia sassi  di  tre  talenti ,  saette  di  dodici 
cubiti  sino  ad  uno  stadio;  taccio  dello  Spec- 
chio Ustorio,  delle  branchie  di  ferro,  e  di 
altri  strumenti  a  lui  attribuiti,  come  la  sfera 
di  vetro,  la  chiocciola  (  fra  noi  Pompa)  ed 
il  modo  di  discernere  la  quantità  di  ar- 
gento 0  di  metallo  in  qualunque  massa  con- 
sistente. La  Medicina  Empirica  e  Chirurgi- 
ca ,  la  Musica ,  la  Geometria ,  la  Gnomo- 
nica ,  la  Prospettiva ,  V  Astronomia  furono 
dai  Siciliani  accresciute,  illustrate,  ed  è  per- 
ciò che  non  è  lerra  da  poter  dirsi  piò  fe- 
conda d'ingegni  che  la  Sicilia.  Vieni  a  con- 
sultar Vincenzo  Auria ,  che  nelle  svariate 
invenzioni  trovò  materia  ad  esaltare  i  Si- 
ciliani, feconda  alla  composizione  di  un  li- 
bro intero,  da  bastare  a  sufficienza  lo  spi- 
golamento di  osservazioni  ed  aggiunte  ai 
medesimo  di  Antonino  Mongitore,  che  se 
nominar  volessi  alcuni  pochi  celebri  per 
fama  letteraria,  al  quali  ogni  straniero  al 
paragone  rimane  inferiore,  qual  gloria  in 
fatto  di  scienza  non  diffonderci  sull'isola 
nostra?  Dai  Fenici  e  i  Caldei,  e  poscia  dai 
Greci  prova  il  meritamente  sullodàto  Mon- 
gitore, nella  sua  Biblioteca,  essere  state  in- 
trodotte le  lettere  in  Sicilia;  perlochè  as- 
serì Cicerone  Divin.  lib.  5^  essere  stata  nei 
bassi  tempi  piena  della  dottrina  dei  Greci, 
e  più  per  la  venula  del  celeberrimo  Pi- 
tagora, e  di  Platone,  Eschine ^  AristippOi 
Senocrate,  e  finalmente  Porfirio  e  Plotino^ 
dei  quali  sappiamo  non  solo  esser  venufi 
a  visitarla,  ma  a  comuniciirsi  coi  Siculi 
bensì  in  letterarie  radunanze.  In  ogni  età 
vide  i  suoi  figli  versatissimi  in  ogni  genere 
di  scienze  i  nomi  dei  quali,  gli  scritti  à  ine- 
diti che  pubblicati  rinvengonsi  nella  Biblio- 
teca medesima,  cm'  fra  breve  comparirà  un 
supplimento^  lavoro  del  dottissimo  Franco- 


29 


y»  .?«m.  C/tt-TmoA  dei  pia  xHoslrì  io  k>- 

rrà  «^iti^mCi^tttem^  ««sa  deità  pensarsi  <Je- 
4tSbt  \fXktit.  deOe  arti  della 


5  -?:— ^ 


S  X« — ÀMiyM  m9§i^!n^zyme  désOa  S 

fi  <fti^  delb  ;i!*le  mi  leapo  in  Sidlia^ 
■MI  e&e  alle  altre  «aziofti  eofMme.  sa  pro- 
tra ed  Midtge^a.  the  ttm  enpO  riti  e  lani 
i^Hbàmadi  ai  3iiaii  della  soper- 
^  addr^la  la  Iobjp»  ordine  da  OIUtìo 
Caetaw  ba^ro^e.  Onero  ed  Euripide  dis- 
icf%  i  Ciekppf  diipre^giatori  della  diTiniià, 
wuk  Tbvìf  ed  AldiDO  de  Reb.  Sic.  lib.  3. 
tdeOaso  ÌBfaoto  ai  ere  eretto  soli'  Etna  0 
Cklope  FoliCnno  tu  tempio  a  Galatea  ad 
tuefuire  nbertà  di  pastore,  eopia  di  latte. 
Re»fi»o  ignora  presso  i  Sicoli  rantiehis- 
rimo  evito  dei  Palici ,  detU  Rami  indigeni 
da  Palemone,  o  figli  di  Adriano  da  Esiduo, 
o  di  Giof  e  da  Talia,  o  Etnei  sorti  daU*  0- 
ceaiio  e  figli  di  Voltano  da  Sileno.  Cerere 
e  Proserpina  nate  in  Enna  contrastano  coi 
Pilid  r  anticfaiti ,  il  primo  colto  dei  Sici- 
liani però  fu  tribolato  a  Cerere.  Enee  fi- 
glio <U  Bota  nato  da  Licasta  di  nobile  seme 
r  ascrisse  nel  coro  delle  Dee,  ed  impostole 
fl  nome  di  Venere  le?olle  im  delobro  a  po- 
chi ogoale  in  magnificenza,  di  coi  gli  onori 
ed  il  colto  descrìie  Nodoro  nei  sooi  scrit- 
ti. Celebra  lo  stesso  aotore  fl  profato  Ta- 
lore  di  Leocaspe  e  dei  ccmipagni  condot- 
tori dei  Sicani,  che  Ercole  uccise  ?enoto 
in  Sidlia,  ed  U  colto  dei  Siracusani  per 
Leocaspe  derirasi  da  monete  dove  reime 
impresso  per  riverenza  ed  onore.  CoUitiui 
dai  SiraaumU  U  lago  maggiore^  dice  Gae- 
lani«  pcicìiè  teneraiari  e$H  delta  Ninfa 
Areiuia,  celebre  per  fiore  di  pudiciziay  e 
per  la  fuga,  $ca$ìsa$$e  F amante  Alfeo^^^ 
essere  stata  ella  la  gloria  dei  fonti,  prosie- 
guc  il  medesimo,  dei  laghi,  dei  fiomi  e 
delle  palodi,  e  loro  Dira  attesiafasi;  e  fii 


perciù  che  I  SìnmsMi  rì^eOiroM  fl  In- 
me  Anapo.  la  iMie  Gaae,  ed  fl  Termeirile; 
ì  Se-eslaH  fl  rwpace  ed  fl  Tdmiaso;  ^ 
Agrigemliu  FAgragCBle;  a  Cri»  gli  AwNmd; 
l'An.  fl  Simelo,  riMiseM  •  AflMMM  i 
Caianesi:  fl  Faniagia  i  TraOea;  fl  lago  Per- 
gnsa  gli  Immesi,  e  gfl  IGm  fl  Ciimiso;  iki 
celebre  presso  ^  Ihki  fl  dctafcro  defla  Dim 
cbe  dicevano  Iblea,  saUa  qoale  scrivo  Pio- 
sania:  ebbe  Idraao  oa  tempio  soirElaae 
on  simolacro  colf  asta;  aoravi^ioso  però 
fa  U  collo  tribolalo  atta  Padicizia  dagU  A- 
grigentini.  bello  Fallare  eretto  ia  Siraeasa 
alU  Coacordia.  Calaaia  profase  onori  aDa 
Pietà,  ed  è  certo,  tempo,  slatoe,  monete, 
avere  ai  doe  fratelli  Amfiaopo  ed  Anapia 
consacrato,  cbe  iavotarono  I  genitori  dal  fo- 
rore  dell'Etna. 

E  se  vooi  comparisca  più  deUe  altre  aa- 
zioni  religiosa,  eccola  addetta  alla  Tenenh 
zione  di  5omi  Barbari,  Greci,  Romani;  e  0 
monte  Etna  non  solo  dedicò  a  Volcaoc, 
ma  on  celebre  tempio  in  soo  onore  vi  co- 
strosse,  altro  Orione  nel  Pelerò  a  Netta- 
no ,  testimooio  Diodoro ,  ^  Agrigentini  a 
giove  Atabirio,  aU*  OUmpico  1  Siracosanl, 
air  Etneo  i  Catanesi ,  i  Tindarilani  a  Me^ 
corio,  a  Minerva  Caldeca,  a  Gionone  lid- 
nia^  ad  Apolline  Libistino  i  Dafaiti  e  1  Té- 
meniti,  ed  a  Venere  celeste  molte  cittk  sol- 
levaron  delotoi;  pose  Galeo  im  ara  a  sao 
padre  Apolline  ;  istitoirono  aimoi  gioodii  e 
sacrifizii  ^  Agirli  in  onore  di  Geriono  a 
di  lolao  nipote  d* Ercole,  fl  quale  accettò 
Ara*  Sicoli  i  divini  onori  die  altrove  avea 
ricosato,  e  qoivi  eonsecrarsi  Rome  non  di- 
sdegnò. Fo  al  pari  di  on  Dio  celebrato  Ari- 
steo  daUa  coi  beneficenza  avevano  appreso 
gl'indigeni  la  coagolazione  del  latte,  ^ 
alveari,  e  la  coltivazione  degli  olivi;  fo 
compreso  fra'  Nomi  dai  Segeslani  Panlacide 
U  pia  bello  del  soo  tempo,  Bellona  onorata 
d'on  tempio  presso  Enna  dal  tiranno  Ce- 
rone, avoli  in  venerazione  i  Dioscori  in  Agri- 
gento ,  in  Catania ,  in  Tìndari ,  in  Siraco- 
sa,  in  molli  loogfai.  Quante  colonie  final- 
mente invasero  la  SidUa  tante  diverse  re- 


ligioni  Tennero  IntrodoUe.  Timoleone  di  Co- 
rinto istituì  in  Siracusa  il  eulto  della  fortu- 
na, i  Cretesi  in  Engio  delle  Di?e  madri, 
Oreste  Ticino  al  Pelerò  di  Diana  Fasccllìle, 
Ulisse  di  Ecuba  e  di  Ecate  al  Pachino,  i 
Calcidesi  Ticino  Nasse  di  Apolline  Archagc- 
ta^  Enea  in  Trapani  la  Tenerazione  della 
madre  Tenere  ;  questi  ed  altri  Numi,  ed  al- 
tri  culti  si  ebbe  la  Sicilia  dagli  stranieri, 
ed  essa  a  Ticenda  i  suoi  fra  loro  inlrodu- 
ee?a:  soi^ya  un  tempio  in  Arcadia  a  Ve- 
nere Ericina,  ed  i  Romani  consacraronle 
due  delubri  TOtiri;  misero  ambasciatori,  in 
crìtiche  circostanze  della  Repubblica,  in  En- 
na  a  rendersi  Cerere  propizia,  donde  il 
di  lei  antichissimo  culto  traeva  orìgine,  e 
poi  di  nuo?o  alcuni  dei  suoi  destinarono  a 
riparar  le  mine  presso  l'altare  di  Giove 
adi*  Etna.  Cartagine  emula  di  Roma  prese 
dalla  Sicilia  il  culto  di  Cerere  e  di  Proser- 
pma.  Ha  perchè  ricordar  si  fatte  ed  innu- 
merevoli altre  circostanze,  che  ai  profani 
siti,  ai  sacrifizii,  agli  oracoli,  ai  prestigli 
ed  indovinamenti  degli  antichi  si  apparten- 
gono, se  piii  opportunamente  ci  è  dato  di 
descrivere  il  culto  del  vero  Dio  e  della  fede 
di  Cristo,  con  fausti  primordii  promulgato 
con  raccolta  di  frutti  ricchissimi  esteso,  con 
solidissime  basi  stabilito? 

Ci  è  prova  della  particolar  provvidenza 
dell*  Etemo  a  prò  della  Sicilia  la  propaga- 
zione del  Vangelo  sin  dai  primi  esordii  di 
nostra  Religione,  pei  sudori  dei  santi  ed  ec- 
eeDenti  Marciano,  Berillo,  Libertino,  Filip- 
po, Bacchilo  ed  altri  discepoli  degli  Ape^  ' 
Itoli.  Non  solo  essere  stati  costoro  di  ab- 
bondantissima messe  raccoglitori,  ma  costi- 
totori  della  vera  Chiesa,  ci  attesta  il  san- 
gue dei  Martiri  nella  prima  persecuzione 
di  Nerone,  e  nelle  susseguenti  diffuso.  Non 
di  podd  è  parere  aver  goduto  la  Sicilia 
deDa  presenza  di  Pietro,  ed  aver  Siracusa, 
ttlestano  le  sacft  pagine,  intesa  la  voce  di 
Paolo.  Non  niego,  né  però  ardisco  asse- 
rire dovere  stabilirsi  dopo  TAntiochesc,  ma 
prima  delle  altre  del  mondo,  le  sedi  Ve- 
scovili di  Taormina  e  di  Siracusa ,  dalla 


quale,  attesta  il  sullodato  Gaelani ,  essere 
stato  prima  di  tutta  Sicilia  accolto  e  quivi 
eretto  al  vero  Dio  a  Cristo  il  primo  tem- 
pio ;  altri  però  attribuiscono  un  tale  onore 
a  Taormina ,  cui  voglio  sia  stato  destinato 
r  unico  Vescovo  Apostolico  Pancrazio^  lo  che 
r  eruditissimo  Francesco  Serio  convìnce  di 
falso;  ma  inconcusso  è  però  esser  fioriti 
sul  terzo  secolo  in  Sicilia  non  pochi  eccel- 
lenti Pontefici ,  talché  caduta  la  supersti- 
zione^ manifesto  il  culto  della  Cristiana  Re- 
ligione coi  loro  sudori  si  divulgasse,  ed  ac- 
cresciuto il  numero  dei  fedeli  neirobblio, 
crollasse  il  prestigio.  Esserci  stati  prima 
deir  accanila  persecuzione  di  Diocleziano- 
dei  pubblici  tempii,  dove  celebravasi  il  sa- 
crifizio incruento,  ci  atteslano  gli  Alti  di 
S.  Lucia  V.  e  H. ,  ma  piuttosto ,  come  io 
credo,  eran  pubblici  luoghi  dove  senza  ti- 
more alcuno  congregavansi  i  Cristiani,  poi- 
ché non  fu  concessa,  prima  dell'Imperato- 
re Costantino ,  facoltà  di  eriger  pubbliche 
Chiese  e  consacrarle.  Rilevasi  dair  Isagoge 
del  Gaetani ,  tutte  le  terre  di  Sicilia  mac- 
chiate da  gran  tempo  d*un  culto  infernale, 
essersi  al  vero  Dio  inchinate,  e  addette  ai 
Sacri  Riti  ;  ci  hanno  bensì  delle  congetture, 
colle  quali  disputasi  antichissimo  presso  i 
SiciUani  il  culto  verso  la  Madre  di  Dio , 
tempii  in  di  Lei  onore  eretti ,  ossequii  in 
qualunque  età.  Ma  tacer  qui  non  oso,  con 
tal  vivo  desiderio  aver  V  isola  intrapresa  la 
fede  dell*  Agnello  con  tanta  e  tale  costanza 
ritenuto,  che  né  partorì,  né  sviluppò  autori 
di  eresie,  il  che  a  sua  gran  laude  si  dica; 
nessun  di  noi  promosse  finora  novella  dot- 
trina colla  fede  discordante,  né  osò  alzare 
un  dito  contro  la  cattedra  di  Pietro,  maestra 
di  verità,  poiché  Porfirio,  che  dice  siculo 
S.  Agostino,  molti  volumi  scrisse  nel  Lili- 
beo  contro  la  Religione  Cattolica ,  ma  fti 
Tirio  di  nazione  :  Gregorio  Asberta,  Ponte- 
fice di  Siracusa,  che  eccitò  contro  S.  Igna- 
zio i  popoli  in  Oriente  fu  scellerato  é  vero 
e  di  pessima  vita ,  ma  da  nessuno  notasi 
macchiato  di  eresia,  il  che  prova  ad  evi- 
denza il  Gaelani.  Nulla  trasandarono  i  Si- 


30 


culi  a  scdcciare  alcuni  della  setta  di  Pela- 
gio sbarcali  in  Sicilia  a  predicarvi  dei  falsi 
donimi,  ed  altri  poscia,  e  le  spacciate  ere- 
sie respinsero.  Convocati  conciiii,  inviati  la 
Sicilia  vescovi  suoi  ai  Sinodi  Ecumenici, 
ogni  opera  apprestò  a  conservarsi  intatta 
nella  Divina  Religione,  ed  un  saldo  muro  per 
fede  ortodossa ,  per  le  Apostoliche  tradi- 
zioni oppose  in  ogni  età;  fu  sempre  un  so- 
lido refugio  al  pietosi  Cristiani ,  né  in  al- 
cuna sua  terra  s'infievolì  mai  lo  spirito  di 
tutelare  e  conservare  inconcussa  o  col  la- 
bro 0  coi  scritti  la  religione  della  Croce, 
e  propagarla  col  sangue  sin  dai  primordii 
della  Chiesa  ai  tempi  ulteriori.  Consultisi 
il  dotto  Gaetani  nell'Isagoge,  donde  que- 
ste cose  accozzammo. 

S  XI.  —  Governo  ecclesiastico  e  civile 

della  Sicilia. 

A  nessuno  fia  dubbio  essere  stati  impressi 
sulla  culla  della  fede,o  come  dicono  nei  tem- 
pi apostolici,  gli  esordii  della  sicula  Chiesa 
come  di  sopra  notai,  ed  in  quei  luoghi  e  città 
dove  sappiamo  aver  presieduto  gli  Apostoli 
viene  attribuita  dignità  patriarcale  ;  non  al- 
trimenti, dove  credonsi  da  essi  destinati  i 
pastori,  la  carica  Arcivescovile,  e  ciò  in  bassi 
tempi ,  lorchè  furore  stabiliti  dalla  Chiesa 
Arcivescovati  e  Metropoli.  Molti  Vescovi  apo- 
stolici enumerando  pertanto  la  Sicilia,  esser 
dovevan  Metropoli  Siracusa,  Catania,  Taor- 
mina, Palermo,  Messina,  Agrigento^  ma  gli 
angusti  confini  della  Provincia,  mi  credo, 
ciò  non  permisero;  nessuif^  Metropoli  fu 
dunque  in  Sicilia,  nessun  Primate,  ed  il 
Romano  Pontefice  conobbero  Patriarca  le 
Siculo  Chiese,  che  quando  1*  avesse  voluto 
r  occasione,  delegava  le  sue  veci  al  Vescovo 
ii  pia  antico,  come  afferma  il  Pirri.  Conta- 
vansi  oltre  le  enumerate  tvà  le  VescoviU, 
Leonzio,  Lilibeo,  Tindari,  Triocala,  Terme, 
Iccara,  Mile,  Cefalb,  alle  quali  alcuni  ag- 
giungevano Cronio,  Drepano  ed  Alesa  di  cui 
r  eruditissimo  Rocco  Pirri  lib.  2,  Not.  EccK 
Sic.  6  recentemente  Domenico  Scavo  che 


solo  ne  esclude  T  ultima.  Passala  risola  ai 
Greci  nella  partizione  dell'Impero,  d  mo- 
stra la  disposizione  dell'Imperatore  LtùDtf 
aver  subito  altre  forme  la  Chiesiastica  Po- 
lizia^ poiché  i  prelati  di  Siracusa,  Taormi- 
na, Catania,  diconsi  Metropolitani  ed  Arci* 
vescovi;  Vescovi  sufTraganei  del  Siraeusano 
sono,  testimonio  Alberto  Mirco,  qoei  di 
Taormina  ,  Messina  ,  Agrigento  ,  Palermo , 
Cronio,  Lilibeo,  Drepano,  Termini,  Cefalb^ 
Alesa,  Tindari  ed  anche  di  Lipari;  ma  un 
tale  statuto  di  Leone  venne  fuori  per  opera 
dei  scismatici,  e  provan  gli  argooienti  dd 
sullodato  Scavo  nessun  dritto  avere  afoia 
i  Patriarchi  di  Costantinopoli  sulle  Cbieie 
Siculo.  Si  sa  esser  mancati  tutti  i  Vescovi 
di  Sicilia  sotto  l'empio  giogo  dei  Saraceni 
fuorché  il  solo  di  Palermo  Nicodemo,  per^ 
ciocché  il  Conte  Ruggiero  lo  restituì  alla 
sede  nella  chiesiuola  di  S.  Ciriaco  pressa 
la  città,  evidente  indizio  che  neanco  in  quel* 
la  età  infelicissima  mancò  Palermo  di  Pastori. 
Il  medesimo  Ruggiero  volle  poscia  da  Urbi« 
no  II  Romano  Pontefice,  consacrati  i  Ve* 
scovi  di  Troina,  Agrigento,  Catania,  Sira- 
cusa, Mazzara  e  Malta  e  trasferita  in  Mea^ 
Sina  la  sede  di  Troina  dove  rimase  ;  Urbano 
poscia,  assunto  ad  Arcivescovo  quel  di  Pi* 
termo,  prescrissegli  soggetti  quei  di  Girgvn- 
ti,  Mazzara,  e  Malta,  né  lungo  tempo  dopo 
il  Monastero  di  Patti  e  di  Lipari  adomo  di 
dignità  vescovile  divenne  suOhigaDeo  di 
quel  di  Messina  che  acquistò  dritti  metro- 
politani. Patti  e  Lipari  si  ebbero  Vescovi  a 
se^  e  quello  |di  Cefalo  fd  dichiarato  per 
opera  del  Re  Ruggiero  il  terzo  Vescovo  sog* 
getto  al  bacolo  di  Messina.  L'anno  1119 
Guglielmo  II  costrusse  dalle  fondamenta  il 
monastero  di  S.  Maria  di  Morreale,  e  dopo 
sei  anni  impetrò  esserne  l' Abate  creato  Ve* 
scovo,  e  poco  di  poi  Ardvescovo,  a  cui  U 
decreto  di  Lucio  II  assegnò  sulfraganei  quel 
di  Catania  e  di  Siracusa,  dal  che  ambi  per- 
dettero il  paHio  di  che  erano  insigniti,  e 
decaddero  dalla  immediata  soggezione  alla 
Sede  Apostolica. 
Si  hanno  i  Vescovi  le  proprie  Diocesi  o 


31 


ParroccUe,  nelle  quali  e  qael  di  Palermo 
e  gli  altri  istituiscono  dei  Vicari! ,  e  quei 
di  Messina  e  di  Cefalà  Vicari!  e  Visitatori. 
La  cara  delle  anime  nelle  Diocesi  di  Pa- 
lermo, Messina,  Girgenti,  Hazzara  incombe 
agli  Arcipreti,  in  quella  di  Siracusa  i  Par- 
rochi  appellansi  Beneficiali ,  in  Catania  e 
Ceblù  Vicari!  e  Curati  poiché  il  solo  Ve- 
SCOTO  è  Parroco.  È  questo  V  ordine  attuale 
del  goferno  Ecclesiastico.  Diremo  in  ap- 
presso del  Trìbnnale  della  Regia  Monar- 
chia. 

È  questa  la  forma  del  goYcmo  civile  di 
tutta  risola:  un  Supremo  Regnante,  un  Vi- 
ceré comandante  delle  armi,  che  sostiene 
le  Tcd  del  Re,  presso  cui  risiede  la  som- 
ma di  tutti  gli  affari,  e  nella  di  cui  assenza 
per  Regio  decreto  emanato,  T  Arcivescovo  di 
Palermo  ascende  a  Presidente  del  Regno; 
il  Maestro  giusUziero  assunto  un  tempo  dal- 
le comarche,  oggi  il  di  lui  Luogotenente , 
Presidente  di  giustizia,  giureconsulto  suc- 
cede al  Viceré,  cui  assistono  tre  Consul- 
tori CriminaK  ed  altrettanti  Civili  col  Pa- 
trono del  Fisco;  un  Presidente  del  Real 
Patrimonio;  tre  Maestri  di  Ragione  togati 
giureconsulti,  ed  altrettanti  della  primaria 
nobiltà,  col  Patrono  del  Fisco  ed  il  Con- 
servatore soprintendono  al  Regio  Erario;  il 
Questore  generale  riscuote  le  somme  delle 
gabelle.  Filippo  II  formò  il  Tribunale  della 
Sacra  Regia  Coscienza,  di  un  Presidente  e 
tre  Consultori  cui  ammettonsi  ad  esame  le 
cause  di  appello.  Il  giureconsulto  Consi- 
gliere del  Viceré  scegliesi  dai  primi  agenti 
della  Regia  Camera,  che  ha  libero  ingresso 
a  ciascun  Tribunale,  e  il  Secrelario  di  lui 
che  esercita  gli  uffici!  di  Secretarìo  Regio, 
n  quarto  neir  ordine  é  il  Tribunale  della 
Begia  Monarchia  che  si  ha  un  Prefetto  di 
ceto  ecclesiastico;  si  attribuisce  agFInqui- 
sìlori  della  fede  il  poter  giudicare  delle 
cose  che  la  riguardano:  la  carica  di  Pro- 
tonotaro  stendesi  per  tutta  l'isola;  à  cura 
del  Protonotaro  della  Camera  Reginale  delle 
sole  città  che  ad  essa  si  spettano;  la  giu- 
risdizione del  Grande  Ammiraglio  eslen- 


desi  alle  cause  marittime;  il  Maestro  Por- 
ItUano  ha  cura  dei  Pubblici  Empori!  del 
Regno;  Y  Vditor  Generale  bada  a  decidere 
delle  questioni  dei  soldati;  il  Maestro  Se- 
creto supplisce  in  lutto  il  regno  le  parti  di 
Procuratore  Regio;  il  Percettore  riscuole  in 
ciascuna  valle  i  censi  che  si  spellano  al  Re; 
sommetle  al  suo  esame  il  Maestro  Giurato 
i  conti  delle  città  soggelte  al  Regio  Dema- 
nio. Istiluivansi  da  gran  tempo  per  tulta 
risola  sei  istruttori  della  milizia  indigena  ; 
i  capi  di  comarca  sono  tanti  quanle  le  città 
soggette  immediatamente  al  Re.  Intorno  al 
Magistrato  supremo  del  Regno  composto  di 
12  Par!  dirò  qui  Onnlmente  e  dei  pubblici 
Comizi!  pib  che  si  può  brevemenle.  I  Co- 
mizi! 0  le  radunanze  di  tulio  il  Regno  per 
grande  intervallo  di  tempo  convocati,  o  ce- 
lebransi  in  Palermo  o   altrove,    giusta  il 
volere  del  Re;  tre  Bracci,  cosi  li  appella- 
no ,  in  essi  risiedono  ;  V  Ecclesiastico  che 
costa  di  66  Magnati  dell*  ordine  sacro ,  Ar- 
civescovi cioè  ,  Vescovi ,  Abbati  e  Priori  ; 
il  Militare  di  58  Principi ,  27  Duchi ,  37 
I    Marchesi,  27  Conti,  un  Visconte^  79  Ba- 
roni; ed  il  Demaniale  dei  Magistrati  di  cia- 
scuna città  0  terra  legata  al  Regio  Dema- 
nio, 0  dei  Procuratori  43  di  numero.  Quattro 
Pari  corrispondono  a  ciascun  Braccio ,  ai 
quali  si  affida  la  cura  delle  cose  pubbli- 
che ,  12  perciò  di  numero  ;  i  Curatori  del 
Regno  diconsi   volgarmente  Deputati  :    di 
questi  é  il  primo  Presule  chi  é  a  capo  dei 
Comizi!;  il  secondo  il  Principe  di  Butera, 
il  terzo  il  Pretore  di  Palermo.  Vi  sono  al- 
tri signori,  che  non  me  lo  dimentichi,  quali 
non  ban  luogo  nei  Comizi!   poiché   sono 
120  i  Prìncipi  di  Sicilia,  82  i  Duchi,  124 
i  Marchesi ,  28  i  Conti ,  336  i  Baroni  o 
feudatarii  (1). 


(1)  Dall'epoca  dell*  Aalore  alla  nosira  non  poche 
e  nou  iosif^niflcanli  inalazioni  ha  sabìlo  il  gorerno 
cirile  deir isola,  non  ccceUualo  in  qualche  modo 
il  chiesiastico.  Sollo  il  regno  di  Ferdinando  1  nel 
1819,  cangiala  la  forma  delle  leggi,  renne  del  pari 
mulalo  r  aspetto  della  reggenza.  Nel  Re  risiede  la 
somma  degli  affari  di  tulio  il  regno,  presso  di  cui 


4' 


%% 


■  « 


•  1      ' 


32 

Nelle  peculiari  città  ^  villaggi  e  terre  Io 
Inquisitore  dei  delitti,  detto  Capitano,  i  Cu- 


in  Napoli  un  Minislro  per  gli  affari  di  Sicilia; 
risiede  però  in  Palermo  capitale  della  Sicilia  nn 
Luogotenente  Generale  con  nn  Slinislero  di  Stato 
composto  di  quattro  Direttori,  cioè  della  Flnanxa, 
dell'Interno,  di  Graxia  e  Giustizia,  di  Polizia. 

Dipendono  dalla  Finanza:  la  Gran  Corte  del  Con- 
ti; la  Tesoreria  generale ,  che  si  compone  d' on 
Controloro  generale  ,  nn  Tesoriere  generale,  ed 
ono  Scrirano  di  Razione  coi  rispettiri  Secretirii 
generali;  il  Gran  Libro  del  debito  pubbUco  di 
Sicilia  con  nn  Direttore  ed  nn  Secretario  genera- 
le ;  il  Banco  Regio  con  un  Direttore,  un  Consiglio 
di  Amministrazione  e  on  Secretarlo  generale; 
r  Amministrazione  dei  RegU  Lotti  ;  le  Direzioni 
Generali  dei  Dazi!  indiretti  e  dei  Rami  e  Dritti 
DiTersi  rispettlTamente  con  on  Direttore  ed  on 
Secretario  generale  ec.  ec. 

Dipendono  dall' Interno:  le  Intendenze  nelle  sette 
proTince,  che  hanno  on  Intendente  residente  nel 
capoluogo  deUa  proTincia ,  e  dei  Sottintendenti 
che  risiedono  nei  copolnoghi  di  distretto.  Presso 
le  stesse  Intendenze  ayti  on  Consiglio  cosi  detto 
d' Intendenza,  il  quale  giudica  delle  cause  del  Con- 
tenzioso amministratiro,  in  prima  istanza  se  sono 
affari  la  cui  competenza  finale  è  della  Gran  Corte 
dei  Conti,  in  seconda  se  la  prima  istanza  è  stata 
incoata  presso  l'autorità  comunale  ossia  il  Sinda- 
co; aTTi  pure  un  Consiglio  prorinciale  che  intende 
all'amministrazione  finanziera  della  proriucia; 
l'Istituto  d'Incoraggiamento,  che  si  compone  d'un 
Presidente,  un  yice-presidente  ed  nn  numero  di 
socii  ordinarli  ed  estraordinaril ,  il  di  cui  scopo 
è  quello  di  discutere  e  proporre  al  Real  Goyerno 
tutto  che  possa  migliorare  il  nostro  commercio, 
la  nostra  agricoltura,  le  nostre  Industrie  ;  la  Sta- 
tistica, con  un  Direttore  centrale  ed  un  Segreta- 
rio ;  il  tuo  scopo  è  quello  di  raccogliere  e  ridurre 
in  quadri  sinottici   tutte  le  notizie  relatlre  alla 
topografia,  alla  popolazione,  al  commercio,  alle 
professioni  arti  e  mestieri,  all'industria  agricola 
e  manifatturiera  ec.  ec.  L'Istituto  d'Incoraggia- 
mento e  la  Statistica  sono  uniformi  nel  loro  fine. 
La  pubblica  istruzione,  con  un  Presidente  ed  una 
Commessione  presso  di  se  residente  in  Palermo  ; 
le  Regie  UniTersHà  di  Palermo,  Messina,  Catania, 
i  pubblici  licei  e  le  scuole  di  ogni  sorta  ne  di- 
pendono. I  pubblici  stabilimenti  ;  abbiamo  in  Si- 
cilia un  numero  molto  grande  di  pubblici  stabi- 
limenti, diretti  taluni  alla  cura  degl'infermi,  ta- 
luni altri  al  mantenimento ,  all'  istruzione  della 
poterà  gente,  altri  al  soccorso  degli  agricoltori 
poTori,  ed  altri  finalmente  ad  opere  di  pietà  e 
religione;  la  direzione  ora  è  affidata  a  fidecom- 
missarii,  ora  a  sopraintendenli  e  deputati,  ora  a 
pubbUci  (ooziootrU  aecondo  la  Tolontà  dogi* isti- 


ratori  ossia  i  Giurati,  il  Sindaco,  i  Giadid, 
il  Fisco  formano  il  Magistrato  ;  ma  di  quo» 


tutori,  o  secondo  le  massime  amministratlTe:  i  pub- 
bUd  spettacoli,  che  sono  sotto  la  Tigilania  degli 
Intendenti,  Sottintendenti  ec.;  In  Palermo  la  par- 
ticolare fi  ha  una  Soprintendenza,  dipendente 
.  direttamente  dal  Goyerno.  Il  grande  Archivio  di- 
pendente da  un  Soprintendente  generale  »  e  gli 
Archiyii  provinciali  diretti  da  Archivarll  gene- 
rali sotto  la  giurisdizione  degli  Intenéenti;  queste 
officine  custodiscono  i  diplomi  e  gli  atti  governa- 
tivi  e  servono  alla  compilazione  dell'istoria  sazio* 
naie  ed  agli  interessi  dei  privati:  i  lavori  pub- 
blici ec.  ec. 

Dipendono  dal  Direttore  di  Grazia  e  Giustizia: 
la  Corte  suprema  di  Giustizia,  nella  cui  giurisdi- 
zione van  compresi  tutti  i  Tribunali,  tutte  le  Gran 
Corti, e  in  generale  tutto  l'ordine  giudiziario  della 
Sicilia  ;  è  composta  di  un  Presidente ,  un  vice- 
Presidente  »  otto  Consiglieri ,  due  Supplenti ,  u 
Regio  Procuratore  generale,  un  suo  Sostituto  col 
titolo  di  Avvocato  generale ,  di  un  Cancelliere  e 
un  vice-Cancelliere;  giudica  col  numero  di  nove 
votanti   neir  interesse  delle  leggi  a  ponderarne 
l'applicazione  nelle  anteriori  decisioni  che  an- 
nulla di  fatto  alle  volle.  Le  Gran  Corti  civili  che 
son  tre  in  Sicilia  ;  la  prima  in  Palermo  e  eom> 
prende  nella  sua  giurisdizione  le  province  di  99» 
lermo,  Girgenti,  Siracusa,  Trapani,  e  Caltanisaetta; 
la  seconda  in  Messina ,  la  terza  in  Catania  eoa 
giurisdizione  nella  sola  propria  provincia.  Quelli 
di  Palermo  ò  composta  di  un  Presidente,  un  vice- 
presidente, quattordici  Giudici,  due  Supplenti,  od 
Regio  Procuratore  generale,  un  suo  Sostituto,  ne 
Cancelliere  e  un  vice-Cancelliere  ;  è  divisa  in  dat 
camere;  le  di  Messina  e  Catania  sono  composte 
di  un  Presidente  ,  sette  Giudici ,  due  Supplenti, 
un  Regio  Procuratore  generale  e  on  Cancelliere; 
giudicano  soli' appello  delle  sentenze  degli  arbl* 
tri  e  dei  Tribunali  civili  e  di  commercio ,  e  la> 
tomo  a  vari  altri  articoli;  vi  sono  sette  i  votanti: 
Le  Gran  Corti  criminali;  ciascuna  proTlncia  ha 
la  sua  Gran  Corte  Criminale ,  composta  di  ■• 
Presidente ,  sei  Giudici ,   un  Regio  Procoralor 
generale  ed  un  Cancelliere;  giudica  in  prima  ed 
unica  istanza  tutte  le  cause  dei  delitti;  il  numera 
dei  votanti  è  di  sei ,  ed  in  ngualtà  di  voti  è  li* 
guita  l'opinione  f)ivorevoIe  all'imputato;  aleoae 
volte  ed  in  certi  casi  stabiliti  dalle  leggi  atta* 
mono  titolo  ed  attribuzioni  di  Gran  Corti  spe- 
ciali: il  Tribunale  di  commercio  residente  in  Pa- 
lermo, Messina  e  Trapani  composto  di  un  Presi- 
dente, quattro  Giudici ,  cinque  Supplenti  ed  «a 
Cancelliere,  giudica  le  cause  dipendenti  da  atti 
di  commercio  di  terra  e  di  mare:  1  Tribunali  ci- 
vili, che  risiedono  nella  capitale  di  ciascuna  pro- 
vincia, composti  di  on  Presidente,  tre  Giodlcl,  aa 


V    "^ 


ste  alcune  principali  si  hanno  la  forma  me- 
desima di  GoTerno ,  e  godono  dell'  onore 
del  Senato  e  di  altri  privilegi  come  a  suo 


Regio  Procuratore  e  un  GanceUiere;  quel  di  Pa- 
lermo però  di  un  Presidente,  un  Tice-Preildente, 
otto  Giudici ,  un  Regio  Procuratore ,  un  suo  So- 
stituto, un  Cancelliere,  e  un  Tice-Cancelliere  ;  le 
sentenze  rengon  pronunziate  da  tre  Totanti:  i  Giu- 
dici istruttori  che  risiedono  nel  capoluogo  di  cia- 
scun distretto  col  grado  di  Giudici  di  Tribunale 
ciTile  :  i  Giudici  di  circondario,  i  Conciliatori. 

Dipende  dal  Direttore  di  Grazia  e  Giustizia  il 
ramo  Ecclesiastico  per  l'amministrazione,  per  U 
parte  spirituale  però  direttamente  dal  Re  come 
Delegato   dal  Pontefice.    Cade   qui   a  proposilo 
dir  qualche  cosa  sul r  attuale  goTcrno  chiesiaslico 
della  Sicilia  prima  di  entrar  nella  materia  ammi- 
aìstratiTa,  si  per  seguire  l* ordine  dell'autore,  si 
per  non  trasandare  notizie  di  non  poca  impor- 
tanza. Sono  ArciTescoTati  attualmente  le  città  di 
Palermo,  Messina,  Morreale,  Siracusa  ;  sono  suf- 
l^ganei  all' Arci yescoro  di  Palermo  i  Yescori  di 
CeCalù,  Uazzara,  Trapani;  a  quello  di  Messina 
({Qei  di  Patti,  Lipari,  Nicosia;  a  quel  di  Morreale 
quel  di  Catania,  Girgenti,  Caltanissetta  ;  ed  all'Ar- 
ci?escoTO  di  Siracusa  finalmente  i  Yescoyi  di  Cal- 
tag irono.  Piazza,  Noto;  tutti  colle  loro  Diocesi  cui 
usegoano  Parrochi,  Curati,  Arcipreti.  Dei  Pre- 
lati con  autorità  Vescorile  ò  il  primo  il  Cappel- 
lano maggiore  del  Re  che  non  soggetto  a  Yesco- 
?i  od  Arcivescoyi  esercita  assoluta  giurisdizione 
fcscoyile  sui  siti,  sulle  case  reali,  sulle  truppe 
e  sai  comune  di  Calascibetta  ;  risiede  presso  il  Re 
in  Napoli  con  un  Yicario  generale  nei  Reali  do- 
minii  di  Sicilia  ;  poi  l'Archimandrita  di  Messina, 
FAbate  di  S.  Lucia. 

Ricnardo  ai  Tribunali  Ecclesiastici,  dipendenti 
ili  Ministro  di  Grazia  e  Giustizia  enumeransi  ;  le 
Corti  per  le  prime  cause  dei  Regolari  che  giudi- 
cano priyatiyamente  in  prima  istanza  le  quistioni 
ehe  insorgono  intra  Clautira  trai  regolari ,  ad 
eccezione  delle  cause  di  nullità  di  professione  mo- 
laslica;  compongonsi  dal  proprio  superiore  assi- 
itilo  da  quei  congiudici,  secondo  le  costituzioni 
^* ordine,  e  da  un  Assessore  giurisperito,  ai  ter- 
Bioi  del  Real  Dispaccio  del  26  febbraro  179S  ;  le 
Gran  Corti  yescoyili  che  riconoscono  nel  loro  foro 
tolte  le  cause  spirituali  e  chiesiastiche ,,  e  su  di 
Mie  dicono  sentenza  ;  Tengono  composte  dal  Ye- 
MOTo  e  dal  suo  Yicario  generale ,  da  un  Asses- 
sore ordinario  e  due  Assessori  aggiunti  giurispe- 
riti. Le  Gran  Corti  Yescoyili  o  Metropolitane  che 
conoscono  in  prima  istanza  nella  propria' diocesi 
latte  le  cause  ecclesiastiche,  sono  poi  Giudici  di 
appello  delle  sentenze  che  si  pronunziano  dai  Ye* 
«eoTi  loro  suflraganei  ;  compongonsi  al  modo  sud- 


•  \:  :  33 

luogo  apparirà  nell'opera.  Basii  aver  rac- 
colto queste  cognizioni  in  breve  compendio 
sulla  Sicilia  in  generale. 


detto  :  avverti  intanto  risedere  in  ogni  Corte  Ye- 
scoyile  o  ArcivescoTlle  un  Ayyocato  fiscale  ed  un 
Procuratore  fiscale  :  il  Tribunale  della  Crociata 
residente  in  Palermo  conosce  le  cause  relatiye 
agii  affari  che  interessano  il  cespite  della  CrociaU 
e  i  debitori,  e  i  distributori  delle  DoUe;  componesl 
del  Commissario  generale  della  Crociata  che  è  ap« 
punto  l'Arciyescovo  di  Palermo,  da  un  Assessore 
e  un  Avvocato  fiscale  :  il  Tribunale  deirAposto- 
lica  Legazia  e  Regia  Monarchia  composto  dal  solo 
suo  Giudice  Ecclesiastico  licenziato  nell'uno  e  l'al- 
tro dritto  e  cosUtuito  in  dignità  ecclesiastica;  ci 
ha  un  Avvocato  fiscale  ed  un  Procuratore  fiscale 
giusta  la  Prammatica  del  Yieerò  Marco  Antonio 
Colonna  del  1583.  É  questo  un  privilegio  magni* 
fico  concesso  da  Urbano  1!  al  Conte  Ruggiero  e 
suoi  legittimi  successori  per  Rolla  data  in  Saler- 
no il  5  luglio  1098,  confermalo  dagli  ulteriori  Pon- 
tefici, e  colla  concordia  tra  l'Imperatore  Carlo  YI 
e  Renedetto  XIII  nel  1728  ;  privilegio  che  Carlo  YI 
di  Rorbone  diceva  la  gioja  più  preziosa  della  tua 
Regal  Corona  come  da  un  suo  Diploma  del  25  lu- 
glio 1750  (Sicul,  tanet.  tom.  lY);  privilegio  final- 
mente (servomi  delle  espressioni  deU'eruditissimo 
signor  Gallo)  che  in  uno  congiunge  le  due  supre- 
me potestà,  la  spirituale  e  la  temporale,  per  cui 
il  Re  nostro  Monarca  mentre  con  una  mano  im- 
pugna lo  scettro,  colF  altra  qual  legato  de  latere 
della  Sede  Apostolica  sostiene  il  bacolo.  (Pragm, 
Sanct.  Ferd,  JJ ,  22  januarii  15ti  Cap,  tom.  1 , 
pag.  56).  Il  Giudice  Ecclesiastico  delegato  che  ne 
esercita  le  veci  conosce,  salve  alcune  eccezioni, 
tutte  le  materie  chiesiastiche  di  giurisdizione  sia 
contenziosa  sia  amministrativa  il  cui  giudizio  sa- 
rebbe privativamente  riserbato  alla  Sede  Aposto- 
lica (Andr,  Gailo  Addii,  ad  Eineceio), 

Ed  il  Tribunale  dell'Inquisizione?  Fu  per  sem- 
pre abolito  nel  1782.  Il  Yiceré  Caracctoli ,  ac- 
compagnalo dal  Ministero  e  da  una  forza  arma- 
ta, in  marzo  di  quell'anno  memorabile  per  cosi 
gran  fatto,  si  portò  al  palazzo  dell'Inquisizione  in 
Palermo,  ed  alzando  la  mano  a  nome  dell' uma- 
nità chiamò  alla  libertà  ed  alla  luce  del  giorno 
tante  vittime  miserabili  che  quasi  dimenticata  la 
avevano  in  quelle  fosse  oscure;  processi,  scrit- 
ture tutto  fu  dato  alle  fiamme.  I  Tribunali  che 
prima  della  venuta  della  Corte  in  Palermo,  in  al- 
cune sale  del  Regio  Palazzo,  poi  nelle  case  rispet- 
ti ye  dei  Presidenti,  come  per  Regal  permesso  ra- 
dunayansi,  sedettero  il  3  febbraro  1800  nel  palazzo 
dell'abolita  Inquisizione,  detto  dello  Steri,  e  di 
allora  una  iscrizione  del  P.  Angelini,  recata  dal 
Diblasi  ne  avvisò  tutte  le  vicende. 

5 


AB 


Lat.  Abaeaenum.  Sic.  Abace- 
na  (Y.  D.)  Città  mentovala  da  Diodoro,  Ste- 
fano, Sfida  e  FaTorìno  ;  fu  detta  Abaeaena 
da  Tolomeo,  e  ne  è  il  nome  della  gente 
Abaeenino.  Erroneamente  deduce  il  Fazello 
dal  lib.  20  di  Diodoro  esser  sorta  nei  cam- 
pi di  Siracusa  ;  essendo  stata  quivi  Bigeni 
dubita  alquanto  potere  aversi  come  un  re- 
siduo di  quell'antica  città;  ma  scrive  Dio- 
doro medesimo  nel  lib.  24  aver  Magone 
capo  dei  Peni  contro  i  Messinesi,  dopo  de- 
vastate le  loro  campagne  e  ritirato  l'eser- 
cito, stabiliti  presso  la  città  Àbacena  gli 
accampamenti;  era  questa  dunque  vicina 
a  Messina  lontanissima  da  Siracusa:  quivi 
narra  bensì  essere  stata  accordata  da  Dio- 
nisio tiranno  di  Siracusa  una  terra  della 
regione  Abacenina  ai  Mcssenii  che  abban* 
donarono  Zancla ,  dove  essi  fabbricarono 
Tindari;  e  Tindarì  fondata  nel  territorio 
Abaeenino  vicino  al  mare ,  sotto  Dionisio , 
sulla  spiaggia  meridionale  non  stette  di- 
scosta da  Messina  :  nel  i9^  lib.  finalmente 
afferma  la  città  di  Abacena  vicina  a  Mile, 
castello  dei  Messenii,  enumera  questi  e  gli 
iòocenmi  trai  primi  dei  Sicoli  che  si  uni- 
rono al  Cartaginese  Amilcare ,  ed  attesta 
lib.  20  negli   elogii  essere  Àbacenini  e 
Tindaritani  collegati  a  Cerone  tiranno,  ed 
aiere  Agatocle  grandemente  stimato  la  loro 
anùciiia.  Aderendo  al  Bonfiglio  il  Cluverio 
Bb.  2,  cap.  12  afferma  essere  stata  l'an- 
tica e  famosa  Abacena  di  sotto  un  monte 
scosceso,  dove  oggi  Tripi,  e  sotto  bensi  que- 
llo monte  nota  il  Fazello  lib.  9,  cap.  7  scot 
prìrsi  air  intorno  mura  di  grande  città,  e 
come  appare  vastissima  e  di  gran  circuito, 
na  sino  alle  fondamenta  ruinata,  pietre 
foadrate,  colonne  infrante,  archi  abbattuti, 
na  non  saper  quale  confessa  :  iOj  soggiun- 
ge il  Cluverio,  èono  a  bìwn  dritlo  per  co- 
loro che  opinano  esister  oggi  presso  Tri- 
pi  i  monumenli  di  Abacena,  persuaso  mag- 
(fiormente  daUe  autorità  di  IHodoro  e  di 
Tolomeo  f  poiché  collocala  costui  sulla 


AB 


bocca  del  fiume  Elicona,  oggi  d*  Oliveriy 
come  di  sopra  nel  lib.  i,  cap.  S. 

Cluverio  stesso  raccolse  da  Appiano,  avere 
Augusto  prima  che  circondato  avesse  Mes- 
sina, devastato  il  territorio  Abaeenino,  poi- 
chò  egli  scrisse  nella  Guer.  Civ.  lib.  3.  Mal* 
menò  dopo  ciò  la  terra  dei  Palestenij  e 
fattosi  a  lui  incontro  Lepido  ammassando 
frumento  y  entrambi  mossero  ad  assediar 
Messina.  Quali  dunque  i  Palesteni?  È  a 
correggere  questa  voce  di  Appiano  in  ibch 
cenini  come  evidentemente  lo  indica  il  filo 
medesimo  della  Storia  e  della  Corografia. 

Dice  Bochart  dedursi  il  nome  di  Abacena 
dalla  voce  Punica  Aboe  che  vale  elevare  ^ 
quale.consuona  a  maraviglia  coi  luoghi  emi- . 
nenti  dove  un  tempo  sorgeva  la  città.  Al- 
cuni tra  Messina  e  Taormina  stabilironla , 
altri  nel  territorio  Sollerio,  ma  slngannarono 
poicbò  ivi  un*  altra  ne  sorse  (1). 

Anale,  V.  Villabate. 

AMca.  Lat.  Rabica.  Sic.  Abica  (V.  M.) 
Casale  nel  territorio  di  Trapani,  altrimenti 
Labicay  che  nel  1320  apparlenevasi  di  drit- 
to a  Guglielmo  di  Linquido  ;  Giovannuccio 
suo  figliuolo  donoUa  a  Guameri  Ventimi* 
glia  con  una  conferma  di  Federico  II  nel 
1360,  del  che  nel  Capibrevio  e  nel  Censo 
di  Federico  II. 

AMao.  Lat.  Abisus.  Sic.  Abìsu  (Y.  N.) 
fiume  che  bagna  ad  oriente  il  territorio  di 
Noto ,  Eloro  un  tempo  appellato ,  Labiso 
da  Arezio^  oggi  anche  AteUaro  ed  in  sici- 
liano TeUaru;  precipita  nel  mar  Jonio  o 
Adriatico.  Erroneamente  Strabene  ed  altri 
degli  antichi  ferroan  la  sorgente  deirEloro 
al  promontorio  Pachino,  poiché  perenne  e 
copioso  sgorga  da  Gallo  ^  sotto  quel  colle 
cui  soprastà  Ceretano  quasi  a  3  miglia  da 
Palazzoio;  vi  si  uniscono  al  di  sotto  le  acque 
del  Chiape  e  dell* Ilice,  e  cadendo  poi  al 


(1)  OsserTansene  oggi  le  vestigia  negli  ubertosi 
contorni  del  comune  Montalbano ,  poco  distante 
da  Tripi. 


36 


AB 


basso  Ad  otto  miglia,  col  nome  di  Atellaro, 
accoglie  sotto  la  rocca  di  Renda  il  fiumi* 
cello  DilemUi  o  Atellimisi  che  sgorga  dalla 
ralle  dei  Ser?i  e  dal  territorio  Graropolo 
non  lungi  dalla  fortezza  di  CastellucciOy  e 
scorrendo  si  lascia  a  destra  un'antichissima 
piramide  orbiculare  di  pietre  quadrate  nel 
luogo  detto  SaccoUnOy  monumento,  come 
credono  alcuni,  di  una  Tittoria  riportata  dai 
Siracusani  contro  i  Cartaginesi  capitanati 
da  Cromie;  e  poco  dopo  sulla  fnn  mede- 
sima la  piccola  città  Saracenica  di  Yhode^ 
do ,  e  sul  vicino  colle  dello  stesso  nome 
molti  sepolcri;  a  sinistra  poi  in  luogo  al- 
quanto elevato  detto  Foye  molte  rovine  di 
antica  abitazione  ;  scorrendo  vieppiii  vien 
trapassato  sul  ponte  Bayhachemo  altrimenti 
Baghachemo  oggi  S.  Cosmano,  e  quasi  ad 
un  miglio  trasandato  il  primo,  sotto  nome 
di  AbisOj  con  sotterraneo  lenissimo  corso 
sbocca  nel  mare.  Di  esso  più  diCTusamente 
nella  voce  Eloro. 

Anita.  Lat.  Habita.  Sic.  Abita  (Y.  H.) 
Monastero  di  S.  Maria  dell*  ordine  di  S.  Be- 
nedetto ,  due  miglia  a  Nord  presso  Gibel- 
lina,  onorato  un  tempo  del  titolo  di  Abba- 
zia oggi  di  Priorato;  d* incerta  fondazione, 
appartenente  però  di  dritto  dì  vassallaggio 
al  signore  dì  Gibcllina.  L'istituzione  del 
Priore  sì  spetta  al  Vescovo  dì  Mazzara. 

Aiiolla.  Lat.  Abolla.  Sic.  Abulia  (Y.  N.) 
Antica  città  secondo  il  compilatore  di  Ste- 
fano sulle  cittàj  dai  Greci  ABOAAA;  ne  è 
Abolleo  il  nome  della  gente;  credesi  Avola 
da  Maurolico  per  1*  affinità  del  nome.  Nota 
Hobtein  esserne  memoria  presso  Goltz  nelle 
monete  dell* Iroperator  Vespasiano;  giusta 
gli  altri  scrittori  il  sito  ne  è  incerto;  Clu- 
verìo  anzi  sospetta  esseme  corrotto  il  no- 
me ,  leggoMij  dice,  di  silo  incerlo  queste 
città:  AboUa  Amatha  ...tna  perchè  presso 
Stefano  innumerevoli  sono  i  vocaboli  cor- 
rottij  anche  è  a  dubitar  di  questi. 

Aboraiiffla.  Lat.  Aborangius  aiU  Bo* 
rangius  (V.  N.)  Territorio  detto  dal  Fazello 


AB 


Aborancio  distante  otto  miglia  da  Agrigento, 
verso  Nord.  Vi  ha  una  miniera  di  sale  di 
natura  discordante  dagli  altri  poiché  dìscìo- 
gliesi  al  fpoco ,  indurisce  e  scroscia  nel* 
Tacqua;  Plinio  lib.  31,  cap.  7,  il  sale  A* 
grigentino  che  soffre  nelfuoco^  b(Uza  fuori 
dall'  acqua.  Solino  cap.  11,  se  al  fuoco 
congiungerai  il  sale  di  Girgenti  si  liquefa^ 
e  se  r  ooco^^erat  alV  acqua  stride  come  se 
bruci.  —  Oggi  soggiunge  il  Cluverio,  sono 
le  miniere  di  detto  sale  nel  territorio  Bo- 
rangio. 

AG 

AcarnaBla.  (V.  N.)  Terrìcciuola  un 
tempo  presso  Siracusa,  collocata  da  Fazello 
non  lungi  dal  tempio  dì  Giove  Olimpico , 
della  quale ,  scrive ,  nel  luogo  che  oggi 
dicono  Carrano  osservami  alcune  ruine; 
Corrano  detto  ora  dagli  abitanti  Pantano. 
Lorchò  nella  Verr.  3  Cicerone  nomina  i 
popoli  Acaresì  presso  Siracusa,  la  città  dei 
quali  Ortelio  e  Baudrand  dicono  Acara;  sti- 
mano alcuni  aver  quivi  Tullio  fatta  men- 
zione degli  abitanti  di  Acarnania;  ma  Ortelio 
numera  Acara  tra  le  città  dì  sito  incerto; 
Bonanno  però  nella  Strac.  Illustr.  e  Giove- 
rio  lib.  2,  cap.  8  alTermano  esserci  errore 
negli  esemplari  di  Tullio  e  doversi  in  quel 
luogo  comprendere  dei  popoli  Imacaresi, 
dei  quali  Plinio;  appigliarmi  intanto  a  que- 
sti non  posso,  poiché  Imacara  testimonio 
lo  stesso  Cluverio,  poco  distava  da  Siracusa 
come  dirò  a  suo  luogo;  Giov.  And.  Massa 
nella  Stc.  in  Prosp.  affermò  Acarnania  non 
lungi  da  Siracusa  poi  distrutta  dai  Goti. 

Acara«  Lat.  Aduara-^  Acarnania,  Ima* 
cara  o  Macara. 

Acate*  Lat.  Achates — Sic.  Agata  e  Gatta 
(T.  N.)  Fiume  detto  Birillo  da  Cluverio  e 
Massa,  di  cui  Siiìo  Italico. 

E  quei  che  Tlpsa  e  il  rumoroso  AUbl 
E  quei  che  bagna  lo  splendcnie  Acale. 

Enumerando  egli  i  popoli  che  soccorsero 
M.  Marcello  consolo  Romano  ali*  assedio  di 


37 


AC 

sa  li  accenna,  imitando  Virilio,  dal 
dei  fiumi  micini,  e  qui?i  intese  dir 
loro  che  occupavano  le  rive  dello 
lentissimo  Acato.  Di  questo  fiume 
nel  suo  Catalogo  dei  fiumi:  è  in 
I  V  Aeaie  dove  rùwenganH  dei  kh 
ieUo  étesso  nome  da  cui  formanH 
Rine,  e  Plinio  lib.  36,  cap.  19  par- 
di esse,  la  pietra  agata^  scrive,  fu  in 

0  pregio  ora  in  nessuno,  rinvenuta 
;  tri  Sicilia  presso  il  fiume  dello  steS" 
me,  ora  in  molti  luoghi;  e  Fazello 
I,  lib.  1,  cap.  4;  prima  la  Sicilia 
ine  V  agata  sulle  rive  del  fiume  Acate 
%  noi  sconosciuto;  altrove  poi  lib.  3, 
,  nota  delle  congetture  di  alcuni  che 
10  sia  il  fiume  Salso  o  di  Licata.  Sic- 
poi  in  Sicilia  in  molti  luoghi  occorre 
^  nome  Acate  non  è  facile  discernere 
e  fiume;  poiché  Cluverio  bilanciando 
gettare  colie  quali  crede  essere  Acate 
ilio  scrive:  nel  lato  settentrionale 
9ola  quantunque  non  piccoli  sieno  i 
pure  ìwn  ce  ne  ha  alcuna  memo- 
ressa  gli  scrittori;  tuttavia  benché 

1  r  Acate  di  splenderUi  e  luminosi 
ti,  nesmn  quivi  ne  rinvenni,  die  a 
driUo  e  meritamente  si  possa  aver 
ì  epiteto;  sul  lato  orientale  poi,  i 
mobili  fiumi  ritennero  presso  gli  au- 
\  nomi  antichi,  nel  lato  meridionale 
IO  ne  trovi  alcuno  non  rammentato, 
lo  due  tra  Ippari  e  Gela,  dei  quali 
nore  vicino  alla  seconda,  dicesi  vol- 
ente dagli  abitanti  Manumuzza,  il 
iore  frai  pili  nobili  di  acque  limpi- 
«e  e  giocondo  aspetto,  dicesi  Birillo, 
9  congetturai  dagl'indizii  degli  an- 
esser  V  Acate.  Con  Cluverio  HofTmann 
ella  corrottamente  Gagate;  Fazello 
è  suo  costume  descrive^  lib.  5,  ca- 
,  la  sorgente  e  il  corso  del  Dirillo  o 
come  vedremo  a  suo  luogo»  Bochart 
,  cap.  29  afferma  derivarsi   l'antico 

del  fiume  dalla  Toce  Punica  Acad 


AC 


per  le  macchie  di  quel  nome  che  contiene 
la  pietra.  Chiarandano  di  Piazza  finalmen- 
te, inCessendo  la  storia  del  territorio  suo, 
diffusamente  dimostra  non  esser  Y  AceUe 
degU  antichi  se  non  il  Buffarito  o  Gatta 
che  scaturisce  non  lungi  da  Piazza,  inaffia 
i  campi  di  Gatta  e  coir  Erico  scaricasi  nel* 
r  altro  di  S.  Paolo,  poiché  il  nome  di  Gatta 
si  bave  affinità  coir  Acate;  occorre  intanto 
la  pietra  Agata  dove  scorro  Gatta,  che  es- 
sendo di  basso  nome  e  letto,  né  di  splen- 
denti acque,  non  potè  esser  mentovato  da- 
gli antichi  scrittori  ;  e  se  é  vero  finalmente 
ritrovarsi  quivi  l'agata,  il  che  provar  non 
potei ,  dissi  di  sopra  trovarsi  tale  gemma 
in  molti  luoghi  di  Sicilia,  e  quindi  essere 
il  nome  ad  altri  comune. 

Accia.  (V.  H.)  Borgo  nel  territorio  dello 
stesso  nome  a  10  miglia  da  Palermo,  non 
discosto  dal  mare,  che  presentasi  ai  vian- 
danti da  Valdemona  a  Palermo  verso  Greco. 
Quivi  r  amenissimo  podere  di  Biagio  Spuc- 
ches  e  dei  suoi  eredi ,  che  sostenendo  in 
Sicilia  di  cariche  primarie  vi  congregò  della 
gente  e  costrussevi  la  Parrocchia  dedicata 
a  S.  Giuseppe:  presso  la  Parrocchia  me- 
desima la  suburbana  terra  del  Principe  di 
Valguarnera ,  non  che  quella  del  Duca  di 
Angiò  con  elegante  Casina  non  ancor  com- 
pita ed  altre  di  minor  vaglia. 

Accula  0  Aerina.  Lat.  AccUla  aut 
AcriHa  (V.  N.)  Città  distrutta,  di  cui  appo 
Stefano:  Acrilla  città  non  molto  dista  da 
Siracusa,  ne  è  AcriUeo  il  nome  della  gente. 
Credesi  da  Cluverio  dirsi  corrottamente  Ac- 
ciUa  nei  volgati  esemplari  di  Livio  lib.  H, 
poiché  afferma  Sigonio  appellarsi  Acrilla 
da  un  codice  antico.  Costa  dal  succennato 
Livio  essere  stata  la  sua  posizione  tra  Aera 
ed  Ibla;  è  un  colle  non  lungi  da  Palazzolo, 
da  ogni  parte  scosceso,  perloché  dicesi  Pel- 
legrino  e  volgarmente  del  Censo,  che  con- 
tiene molte  vestigia  di  una  città  distrutta, 
dove  opina  Pietro  Carrera  nel  Mss.  del  Diluc. 
Istor.,  essere  stata  Acrilla.  Sotto  nome  di 


38 


AC 


AeriUa  Strabone  e  Polibio,  e  dei  moderni 
Goltz  e  Maurolico  ricordarono  quella  città. 

Acello.  Lat.  Acellus.  Sic.  Aceddu(V.  H.) 
Castello,  un  tempo  presso  promontorio  Egi- 
tallo  da  Diodor.  lib.  24.  Glunio  sen  Tenne 
agli  accampamenti  nel  Lilìbeo;  nottempo  ob^ 
èolito  Elice  V  occupò ,  fortificò  l*  Egital- 
fo,  qìmle  oggi  appellano  AcellOy  lasHa" 
liti  8000  uomini  di  presidio;  ma  inteso 
Cartaio,  che  tratlenevasi  presso  £rtce,  il 
nemico,  quivi  fra  le  tenel>re  condusse  sulle 
nati  una  squadra  e  sconfitto  il  presidio 
«'  impossessò  di  Egilallo,  altri  uccise,  al- 
tri fugò  ad  Erice  :  3000  armali  da  allora 
in  poi  custodirono  il  castello;  da  tal  non 
iscarso  numero  di  presidiarii  stimo  essere 
stata  di  esteso  circuito  la  rocca  di  Àcello, 
della  quale  dippià  dove  diremo  del  pro- 
montorio Egitallo. 

Ad  Aqallea  od  Acl-Reale*  Lat.  Ads 
Aquilia.  Sic.  Jaci-Riali  (V.  D.)  comune- 
mente CuUa;  ed  Aci-Reale,  poiché  essendo 
uno ,  e  der  principali  municipii  della  città 
di  Aci,  alienati  gli  altri  e  concesse  le  Si- 
gnorie, rimase  sotto  il  Demanio  Regio  ed 
ottenne  il  34  posto  nei  pubblici  Comizii  tra 
le  altre  di  Regio  dritto.  Prese  nome  secondo 
il  Bonfiglio  ed  il  Maurolico  da  Aquiiio  con- 
sole Romano;  del  vocabolo  Aci  diremo  al- 
trove ;  costui  dice  Bonfiglio  fatta  la  guerra 
servile  elevò  un  castello  a  segnai  di  vitto- 
ria nel  luogo  appellato  Culla .  Il  borgo  pres- 
so Caianiay  scrive  Maurolico,  crede^t  detto 
AquUia  dal  vincitore  Aquiiio  che  vi  aveva 
stabUili  gli  accampamenti  ;  anzi  direi , 
avere  allora  concessa  Aquiiio  T  esenzione 
ai  soldati  emeriti,  che  in  quel  luogo  scel- 
tosi ad  abitare  stabilirono  una  colonia.  Se- 
bastiano Girelli  nota  neir^ci  Antico  una 
città  ristorata  da  Aquiiio,  in  prima  esisten- 
te, e  di  vero  ne  riconosce  gli  aumenti  de- 
gli ultimi  scorsi  secoli  verso  il  tempo  di 
Carlo  Imperatore,  poiché  quando  da  Aci 
cominciossi  a  tagliar  la  strada  da  Catania 
a  Messina,  poi  distrutta  dalle  enizioni  dei- 


AC 


r  Etna,  dove  da  doppio  commercio  freqaen- 
lavasi,  avvenne  essere  accresciuta  in  ampia 
città,  ed  esservi  tratta  ad  abitarla  la  gente 
dei  municipii  vicini.  La  pubblica  e  frequen- 
tata strada  di  Messina  volgeva  pei  più  oe- 
cidentali  borghi,  uno  dei  quali  dicesi  Via- 
grande,  dove  molti  aprivano  delle  ospite- 
voli  bettole,  oggi  conosciute  dalle  vestigia, 
a  comodo  dei  passeggieri.  Non  niego  avere 
Aci  avanzato  per  T innanzi  altre  città,  ed 
in  opportunità  di  sito,  ed  in  vantaggi  per 
la  vicinanza  dei  mare,  ed  in  vistosa  popo- 
lazione, ed  in  magniGccnza  negli  edifizii. 
Notano  avervi  tenute  le  sue  radunanze  un 
Magistrato  di  città,  cui  le  vicine  contrade 
appellavansi;  il  Municipio  di  S.  Filippo  però 
per  esserne  la  Chiesa  la  più  antica,  tì  aveva 
dei  dritti  parrocchiali. 

Occupa  Aci-Reale  a  Nord-Est  le  radid 
dell*  Etna  dove  bagnate  dal  mar  Jonio,  ed 
appoggiasi  ad  un  colle  sotto  il  medesimo 
tratto  di  ciclo,  non  disgiunto  dagli  altri  ci^ 
convicini;  air  elevato  sito  prepara  molto  de- 
clive scesa  insino  al  lido  una  scala  ad  ar- 
chi costrutta,  e  a  pietre  obblique,  di  spesa 
non  poca,  la  di  cui  parte  supcriore  bea 
fortificata  dicesi  volgarmente  Tocco  ^  1*  in- 
feriore poi  percossa  dal  mare  Scala  di  Aei; 
raccolgonvisi  le  navi  minori  di  carico,  né 
mancanvi  di  umili  casuccie  di  marinai,  di 
granai,  di  casino  di  està  a  delizia  dei  dir 
tadini,  ed  una  piccola  Chiesiuola  rurale. 
Sgorga  verso  destra  il  gran  fonte  delle  io- 
que  Grandi  che  attestano  gli  scrittori  es* 
sere  il  fiume  di  Aci,  ma  noterò  esserae 
dubbia  la  opinione  loro;  bevono  di  qua* 
st*  acqua  gli  abitanti ,  e  se  ne  servono  ad 
imbiancare  le  tele  di  lino,  alla  tessitura 
delle  quali  massimamente  si  danno,  eoa 
che  aprono  commercio  con  tutta  risola. 

Agevolmente  sopra  Tocco  sorge  la  dita 
nei  magnifici  ed  eleganti  edifizii  si  pubblid 
che  privali,  distinta,  nelle  piazze  ed  i  larghi 
come  in  appresso.  Alla  più  grande  Tia  bui* 
rittima  corrisponde  il  più  spazioso  largo  ri* 


39 


AG 


cinto  a  Nord  dal  tempio  principale  e  dal- 
l'ospedale, ad  Est  dair elegantissima  Chiesa 
di  S.  Pietro,  a  Sud  dei  palazzo  del  Magi- 
strato ed  altre  fabbriche,  e  Onalmente  d*un 
Monastero  di  monache  ad  Ovest;  a  questo 
per  ampia  via  inlermedìa  succede  un'  altra 
piazza  certo  di  circuito  minore  ma  ammi- 
rabilo  per  la  Chiesa  di  S.  Sebastiano.  Ad 
Est  nel  luogo  il  piti  basso  le  conserve  dei- 
r  annona  pubblica,  ed  a  Sud  presentasi  una 
diCBcile  scesa  ma  per  intervalli  allungata 
ed  acclive;  ivi  la  parte  migliore  della  città 
diiudesi  col  convento  dei  Carmelitani,  alla 
di  cui  piazza  metton  capo  le  vie  principali  e 
diritte.  Apresi  riropetto  la  Parrocchia  del- 
ritria  la  piazza  di  riscatto  ad  Ovest,  dove 
tutto  che  tende  al  sostentamento  della  vita, 
né  d' ivi  loutiino  è  V  ospizio  delle  Vergini 
povere.  Seguono  le  contrade  di  S.  Martino, 
Gesà  e  Maria,  S.  Giovanni ,  e  S.  Michele, 
eoa  dette  dalle  Chiese  che  ci  hanno.  Dove 
poi  elevasi  il  suolo ,  ne  sta  a  capo  d*  ogni 
parte  apparente  il  Convento  dei  Minori  Os- 
servanti e  giù  quel  dei  Padri  Predicatori, 
uà  Reclusorio  di  monache  e  la  Chiesa  Par- 
rocchiale di  S.  Giuseppe.  11  resto  della  cit- 
tà tende  verso  Nord  per  le  due  rette  vie 
maggiori  alla  porta  di  Messina  ed  alla  Chie- 
sa di  S.  Maria  sotto  titolo  della  Direzione; 
il  Convento  dei  Capuccini   soprastà    alla 
spiaggia  del  mare,  ed  occupano  la  non  an- 
gusta parte  d*£st  dopo  il  tempio  maggiore, 
^  ospizii  dei  Chierici  minori,  e  degli  as- 
sistenti ai  moribondi  ed  altre  case  private; 
sopra  Tocco  finalmente  donde  cominciam- 
no  la  nostra  descrizione,  la  Chiesa  Parroc- 
chiale delle  Anime  sante. 

Cosi  generalmente  percorsa  la  faccia  del- 
ia dttà  passiamo  a  dire  delle  singole  parti 
ao&  indegne  di  ricordanza.  La  precipua 
Gkiesa  parrocchiale  dunque  presenta  un  in- 
gresso ornato  con  maestria  di  bianche  co- 
loane  da  Genova  e  di  statue,  un  campa- 
nile, ed  un  elegante  prospetto  interno,  avvi 
nella  venerabile  Cappella  del  SS.  Sacra- 


AC 


mento  la  tomba  di  Ottavio  Branciforti  Ve- 
scovo di  Catania.  Presenta  il  coro,  dove  ne 
intende  sin  dal  16S0  ai  divini  ufficii  un  Col- 
legio di  Canonici^  l'altare  maggiore  dedi- 
cato alla  Madonna  Annunziata;  attirasi  bensi 
attenzione  la  cappella  di  S.  Venera  V.  e 
M.  Patrona  principale  della  città,  con  reli- 
quie, simulacro  ed  ampio  tesoro  ;  solenne 
festa  celebrano  gli  abitanti  con  pompa  e 
pietà  a  questa  Eroina  il  26  luglio,  con  ce- 
leberrime fiere  per  tutta  la  provincia.  Il 
prospetto  e  la  torre  della  Chiesa  di  S.  Pie- 
tro e  Paolo  leggiadramente  è  adorno  di 
doppio  ordine  di  colonne;  vi  si  amministra-'  * 
nò  i  sacramenti  ed  una  compagnia  di  laici 
ed  un  corpo  di  clero  vi  praticano  pompo- 
samente i  sacri  riti  nei  giorni  festivi;  non 
d*  inferiore  vaglia  è  il  tempio  di  S.  Seba- 
stiano, il  di  cui  prospetto,  la  cupola  oltre 
ogni  credenza  torreggiano;  vi  ha  bensì  una 
congrega  di  Chierici  destianti  alle  sacre  ceri- 
monie ed  alla  custodia  degli  arnesi  divini, 
ed  un  religioso  sotterraneo  ;  infiamma  i  cit- 
tadini una  pia  emulazione  per  le  due  Chiese 
e  la  loro  cultura,  e  nella  celebrazione  delie 
feste  in  gennaro  non  lieve  religioso  contrasto 
si  agita  per  tutti  gli  ordini.  Vi  hanno  già 
oltre  la  maggiore  quattro  Parrocchie:  S. 
Maria  dell*  Uria  nel  mezzo  della  città,  S.  Mi- 
chele verso  Nord-Ovest^  S.  Giuseppe  a  Sud- 
Ovest,  e  le  Anime  sante  ad  Est  sulla  sca- 
la; il  sobborgo  CaviMaris  volgarmente  quar-- 
tiere  verso  Sud  appresso  la  Chiesa  dei  Car- 
melitani, attaccato  ad  un  colle  che  soprastà 
alla  marina,  va  bello  della  Parrocchia,  sacra 
a  S.  Caterina;  V  antica  contrada  di  PkUania 
stcndentesi  ad  Ovest  per  circa  un  miglio 
computasi  come  parte  dì  Aci,  con  Parroc- 
chia dedicata  a  S.  Maria  di  Monte  Carme- 
lo, che  coltivasi  da  clero  proprio,  il  di  cui 
dritto  si  compete  agli  abitanti  perchè  han 
luogo  nel  Magistrato.  Alle  religiose  fami- 
glie precede  d'età  quella  dei  Carmelitani, 
la  cui  Chiesa,  giusta  Pirri,  fiori  un  tempo 
sotto  nome  di  S*  Maria  del  Rosario;  fu  detta 


M 


àC 


AC 


frati  Freikalori  sirfh 
a  stabìlìroBO  ìb 
M  iMp»  Ufi  iato  sMIo  i  tìMo  4fi  S.  Do- 
e  fte  ^asrtsem»  mpóficeaii  gii 

Teeeellewa  de^ 
— ìMfnIi  dal  dero  dì  Ad  selle 
wcre  kitefe.  Ero^  UUIo  0  suo  Pietro  la- 
laiiMi  a  eMlrnr  la  caia  pegii  assistesti 
m  mmìk^mdL  eoow  aadie  la  chiesa  di  S. 
Saria  delle  Grane.  Tommaso  di  Schiros 
dei  Ckierìd  miaori  regolari  medilo  ad- 
durre ia  Ad  wu  Cimìglia  di  suoi,  e  tàb- 
Wicala  usa  CUesa  a  S.  GioTaani  5epomii- 
reso,  per  la  fusa  di  sue  firtù  e  la  somma 
fieottdia  delle  aoo  liefi  aospìzii  all'opera 
che  speriamo  fra  brere  proaM»sa.  Slanoo 
Bel  centro  le  moniali  del  chiostro  di  S. 
Agaia  solfo  regola  Benedetlioa.  Eoumeransi 
più  di  38  chiese  filiali  tra  le  quali  risplende 
quella  della  SS.  Trinità;  da  poco  finalmente 
stabili  AnUmio  Russo  un  ritiro  per  le  ?er* 
gini  povere  e  fi  attaccò  nel  1660  un  ospe- 
dale per  gl'infermi.  Fuori,  Terso  Sud,  la 
Chiesa  del  SS.  Crocifisso  di  cui  ci  ha  un 
immagine  celebre  per  prodigii  ;  a  Rord  sul 
poggetto  un'altra  detta  del  Calvario,  ambe 
prinrìpalmente  frequentatissime  dai  fedeli 
sulla  feria  vi  ;  a  Ire  miglia  verso  if ord-Ofcst 
il  pozzo  di  S.  Venera,  o  fonie  di  acqua  sul- 
furea con  Chiesa  vicina,  e  camere  da  bagno, 
oggi  diroccate  ;  non  che  ad  egual  disianza 
a  ?lord-Ovest  la  casa  degli  Eremiti  di  S. 
Maria  di  Loreto  dove  venerasi  con  pecu* 
liar  divozione  l'immagine  della  Madonna. 
Sorge  nella  piazza  principale  la  casa  Pre- 
toria di  magnifica  fàbbrica^  dove  si  radu- 


frivale  case  di  dttadmi 
botteghe  di  artigia- 
Ad  1  ultima  dita 
delle  prioie.  È  nello 
al  Tescovo  di  Catank 
D  BegiaM  dvico  p<H  è 
Giurati ,  U  Prefetto 
ed  i  Giudici  secondo 
del  ftcgao.  Da  gran  tempo  il 
delle  «nmi  destinavasi  dal  Re, 
velia  dai  Patridi  Catanesi;  am- 
■iatsra  fl  Procaralore  volgarmente  Secre- 
lo.  di  drillo  della  famiglia  Genovese  De- 
T^.  che  compri  eoa  somme  versale  nello 
erario,  i  ce«.  i  hoiielli,  le  dedme  dei  pm- 
guiséimi  caaqM  perpetuamente  inafflati  e 
spaziosi,  ricchi  ìb  lino,  canape,  legumi,  or- 
la^, frutti,  vìbì,  biade,  altri  tesori.  Rap* 
preseata  lo  slemaia  di  Aci  un  castello  che 
sovrasta  al  mare,  drcoodato  da  scogli;  mo- 
stra tre  torri  ia  una  delle  quali  un  vessillo, 
nell'altra  un  leone.  Tiene  la  dttià  nei  Re* 
gii  libri  intitolata  ÀmplUmma.  Cinquecento 
pedoni,  suoi  e  dd  Munidpii,  quando  temesi 
del  nemico,  militano  sotto  un  Colonnello  ed 
un  Tenente-Colonnello  presi  dai  Patridi  di 
Catania  e  scelti  dal  Senato  della  medesima. 
Il  censo  degU  abitanti  nel  secolo  XVI  fii 
di  6S8I,  le  case  1744,  nel  1632  furono  2127 
le  case,  8803  i  dttadini,  nel  1713, 2945  abi- 
tazioni, 11601  ed  ora  13383  vite.  Ci  ha  fi- 
nalmente il  Capo  di  contrada^  ed  esercita 
dritti  su  12  terre.  Affermando  scrittori  na- 
zionali essere  stata  Aci  subrogata  all'antica 
Xifonia,  dicono  il  pastore  Aci  celebratissiaw 
dai  poeti  per  gli  amori  di  Galatea  e  hM 
dlladino,  esserne  stalo  il  fondatore;  dir6 
di  Xifonia  a  suo  luogo,  e  poche  cose  del 
pastorello. 

In  epoche  Cristiane  e  nd  1*  secolo  del- 
la Chiesa  dicesi  avere  nobilitato  Ad,  Venera 
Verg.  e  Mart.,  dai  Greci  Parasceve,  la  <B 
cui  vita  apparve  scritta  da  Anselmo  Grasso, 
dove  a  ciò  provare  ieggonsi  raccolte  con* 
gctturc  di  vaglia  non  poca.  Fiori  ai  nostri 


41 


AG 


giorni  il  Sae.  MarUno  Maria  di  nobile  ea- 
salo,  chiarissimo  dell'esempio  d*una  vita  in- 
nocenle,  del  ferTentissiaio  zelo  alla  con* 
Tcraone  delle  anime  e  di  altre  esimie  vir- 
tù; furono  nel  1720  trasferite  le  spoglie  di 
lui,  a  gran  coocorso,  nella  Chiesa  di  S.  Mar- 
tino da  lui  eretta.  Dicesi  nella  Biblioteca 
Sicttla,  del  sapere  e  delle  opere  scritte  da 
Anselmo  Grasso  dell*  Ordine  dei  Cappuccini, 
Oratore  e  Storico  di  cui  parlai,  e  Benedetto 
Barbagallo  autore  della  natièèima  Proèii 
e  Teoria  del  Riio  deUa  Magna  Begia  Cu- 
ria Sieula.  Arcangelo  Scandurra  Cappucci- 
no, ed  Arcangelo  Tropea  Minore  Osservante, 
eruditi  nelle  sacre  lettere  e  valorosi  predi- 
catori :  Celestino  Grasso  del  terzo  Ordine  di 
S.  Francesco,  Maestro  in  S.  T.,  Direttore 
della  pubblica  Accademia  dei  sacri  Canoni 
ia  Napoli  :  Atanasio  Benedettino  di  cui  ri- 
mane il  laToro  èuUa  venuta  del  re  Giaco- 
no  in  Calania:  Erasmo  Sciacca  Poeta  la- 
liao  e  medico  non  volgare  scrìsse  in  versi 
esametri  dell*  indole  varia  delle  febbri  e 
del  metodo  di  curarle  :  Pier  Paolo  Platania, 
e  Yincenzo  Geremia  matematico  e  celeber- 
rimo macchinista^  dei  cui  lavori  si  servi  Pa- 
pa Clemente  X  ;  mori  ottogenario  in  brac- 
cio ai  suoi,  lasciando  monumenti  del  suo 
genio  e  dell*  arte.  Viveva  in  quest*  ultimi 
anni  il  Sac.  Sebastiano  Vasta  Cireltl  Retore 
e  Poeta  ingegnosissimo,  di  cui  ci  abbiamo 
rict  Aniieo:  Celso  Grasso  inoltre  Abate 
deU*ordine  degli  Olivetani;  Mariano  Leonar- 
di dei  P.  Predicatori  profondissimo  Teologo, 
iUitsIre  per  perizia  di  lingue,  più  illustre 
beasi  per  la  probità  dei  costumi  e  Tinno- 
ceoia  della  vita;  Domenico  Cavallaro  Mae- 
stro del  medesimo  istituto,  a  niun  altro  se- 
condo in  zelo,  prudenza  e  dottrina,  attuale 
bpettor  generale  della  Sicula  Provincia, 
(ìiii  diremo  dei  Municipii  (1). 

(IjOfff  Acl-Reale  è  capo-distrelto  in  provin- 
cia •  4ioeetÌ  di  Catania,  disia  da  Palermo  tSO  mi- 
fifa,  a  10  da!  capo-lnof o  della  proTlncia,  al  gra- 
do 37,  iS  di  latit.,  long.  33,  SS.  Le  fa   ratinale 


AG 


Aei<4ib-Anlonla.  Lat.  Ade  S.  Anioniui. 
Sic.  Jaci  S.  Antoniu  (V.  D.)  Paese  sopra 
Aci-Reale  verso  Sud-Ovest  in  un  campo  pia- 


cognome  inposto  da  Filippo  IV  nel  fOiS,  ed  accor- 
dati nel  1806  al  suo  magistrato  urbano  titoli  ed 
onori  di  Senato.  HannoTi  attualmente  10  Chiesa 
Parrocchiali  snffraganee  ali*  insigne  Matrice,  con 
un  Collegio  di  4  digniti,  IS  Canonici,  0  seconda- 
rli, decorato  di  almuxio  nero  e  Tiolctto,  di  moi- 
xetta  nera  e  Tiolella,  di  plnviale,  matta  ed  armel- 
lino.  Vi  fti  fondalo  nel  1741  1*  ospizio  dei  Croci- 
feri per  opera  di  Pietro  Barrabini,  la  cui  fabbrica 
ampliata  poi  da  Giuseppe  Vigo,  e  convertito  in 
loro  casa  nel  1016  da  Pio  VII  ;  è  da  ammirare  poi 
la  casa  dell'Oratorio  dei  Filippini  ereUa  nel  17M. 
ed  il  loro  Collegio  con  una  Biblioteca  fondato 
nel  ISOO;  sorse  nel  1814  il  Reclusorio  delle  Pro- 
Jeite  per  cura  di  Mariano  Finocchiaro^  Valestro, 
che  ridusse  bensì  una  chiesiuola  campestre  dere- 
litta intitolata  alla  Madonna  dell*  Edera  in  ricco 
e  nobile  santuario;  ed  il  Reclusorio  delle  poTora 
orfane  istituito  prima  nel  1799  con  le  largizioni 
dei  cittadini,  ampliate  poi  le  sue  rendite  colla  ere- 
diti della  signora  Barbara  Cantinella.  Contansi  in 
somma  in  città  4S  Chiese,  4  Conventi ,  ed  altret- 
tante case  religiose.  Avvisando  il  Re  nel  ISSO  sor- 
passare la  popolatione  di  Aci  i  l&OOO,  elevò  a  grado 
di  seconda  classe  il  suo  circondario,  e  non  avendo 
edi6tio  la  città  destinato  al  giudice,  un  nuovo  na 
fu  costruito  dove  1*  antico  spedale,  a  capo  della 
via  Carolina;  sorge  compiuto  dal  1835  ed  accresca 
magniflcenta  alla  piatta  del  duomo;  vi  hanno  an* 
che  dei  piani  atti  ad  albergare  la  gente  che  deva  il 
Senato  ospitare.  Si  è  molto  quivi  accresciuta  in  que- 
sto secolo  la  cultura  intellettuale,  ed  in  prova  di 
ciò  le  scuole  di  mutuo  insegnamento  introdotte  nel 
18S4,  sanissima  provvidente  del  Resi  Governo,  cha 
tende  a  generalittare  si  importante  affare.  Riguar- 
do poi  alle  strade  fu  nel  1811  costruita  la  cosi 
detta  Carolina,  magnifica,  non  di  poco  ornamento; 
nel  18S6  quella  di  Mangano,  nel  1828  quella  di 
S.  Lucia.  Sol  promontorio  verso  Nord-Est  trovasi 
un  telegrafo.  Fu  spesso  sconquassata  la  città  da 
tremendi  tremooti,  ne  Ai  devastato  il  territorio 
dalle  devoratrici  lave  del  Mongibeìlo,  onde  pres- 
soché continuamente  gli  edifliii  abbisognano  di 
riparo. 

Vennero  in  Aci-Reale  aboliti  gli  Ufflcii  delTriba'- 
naìe  d' Inquisitione,  dei  Giurati,  del  Secreto,  del 
Giudice  Civile,  del  Criminale,  di  quel  di  Appello, 
la  Protoconservatoria,  il  Palritio,  la  Deputatione 
del  Vice-Almirante.  il  Consiglio  Civile,  il  Senato 
nella  forma  antica,  la  Corte  Mililare,  il  Prosegre- 
10,  il  Vice-portolano,  la  Corte  del  Regio  Corso, 

a 


42 


AC 


nissìmo,  circondato  da  amene  e  fruttifere 
terre,  di  non  pochi  abitanti,  quali  un  tempo 
abitavano  il  Ticino  borgo  CoèoloUo^  ora  di- 

Il  Fisco,  il  Maestro  credenziere  ec.  ec,;  e  tono 
Tigenli  atluilmente  le  cariche  di  Vicario  Yesco- 
▼ile,  di  Delegato  della  Monarchia,  di  Commissa- 
rio della  Crociata,  il  Decnrionato,  il  Senato  com- 
posto di  un  Sindaco  e  i  Eletti,  ilCanceUiere  Ar- 
cbivario,  il  Giudice  del  Circondario,  il  Giudice 
Conciliatore,  il  Percettore,  Il  RiccTitore  Doganale, 
il  Ricevitore  del  Registro,  il  Capo  dei  sorveglia- 
tori.  Montava  la  popolatione  di  Aci-Reale  nel 
1799  a  ti99i.  nel  1891  a  19769  e  dall* ultima  tavola 
Slatislica  dello  scorcio  del  1S53  a  93465  ahilanti. 

Fra  le  Accademie  di  Aci,  sovraneggia  la  detta 
dei  Zelanti  fondata  il  S  ottobre  1671  da  Michelan- 
gelo Bonadies  ;  doveva  essa  travagliarsi  delle 
scienze  morali  e  delle  lettere,  e  vi  riusci  per  allo- 
ra, e  si  accrebbe,  e  rifulse  per  nn  secolo  e  pochi 
anni;  toccato  poi  il  periodo  del  suo  decadimento 
cominciò  poco  a  poco  a  paralizzarsi,  sinché  del 
tutto  peri  nel  fine  del  secolo  scorso.  Ma  nel  1839 
Gaetano  D*Urso  in  prima,  poi  Lorenzo  Maddem 
eccitaronla  di  nuovo,  e  S.  A.  R.  il  Conte  di  Sira- 
cusa socio  protettore,  diede  tutti  gli  onori,  i  dritti, 
gli  obblighi,  le  proprieti  dell*  antica  accademia. 
fi  divisa  in  due  classi,  una  di  scienze,  una  di  let- 
tere ed  arti;  va  adorna  d*una  Biblioteca,  di  un 
f abinello  letterario ,  ed  è  di  onore  non  che  alla 
citti,  air  isola  intera. 

La  costa  di  Aci-Reale  per  la  estensione  di  circa 
«n  miglio  presenta  una  carriera  verticale,  che 
sembra  tagliata  a  picco,  alta  400  palmi,  composta 
a  strati  di  correnti  di  lava  antichi,  1*  uno  sovrap- 
posto air  altro  ;  se  ne  contano  da  cinque  sino  ad 
otto,  e  l'uno  è  interrotto  dati*  immediato  da  altri 
strati  piò  piccoli  di  arene  e  scorie  vulcaniche  miste 
a  terreno  allnviale;  queste  arene  sono  rossastre  si- 
mili alla  ghiaja  che  si  estrae  dalle  cave  vulcaniche 
(  Duer.  di  Catania  ).  Il  territorio  di  Aci-Reale  è 
di  salme  9491 ,  106  delle  quali  8,987  in  giardini , 
198,044  in  orti  semplici,  8,889  in  canneti,  9,954  in 
gelseti,  673,439  in  seminatori  semplici,  68,978  in 
ficheti  d'India,  98,818  in  alberi  misti,  9»S98  in  man- 
dorleti, 8,9i9incsstagneti,91,948in  boscate,  879.309 
in  terreni  improduttivi.  Ci  hanno  in  Aci-Reale  del- 
le magnifiche  telerie  che  ne  formano  II  principale 
commercio. 

Fra  gli  uomini  famosi  che  si  ebbero  in  questo 
paese  la  culla,  non  nominati  dal  nostro  Autore,  o* 
di  epoca  recente,  ci  abbiamo  fra  i  primi  il  celebre 
Pier  Paolo  Vasta  nato  il  31  luglio  del  1697.  Le 
piò  floride  scuole  dell* Isola  segnavano  l'epoca  del 
loro  decadimento,  artisti  eccellenti  non  erano  più; 
Il  solo  Giovanni  Locoro  soprannominato  il  Sordo 


AC 


strutto;  radunaronsi  sullo  scorcio  del  seco- 
lo xTi  intorno  alla  Chiesa  di  S.  Antonio  A- 
bate^  ed  accresciutisi  di  giorno  in  giorno, 

d'Aei  sforzavasi  calcare  le  vie  del  sublime,  ma  di 
meschina  imaginazione  e  tarpate  idee  non  vi  rid- 
selva;  sorgeva  il  Vasta  e  sortita  una  imagini- 
tiene  creatrice,  potente  da  se  sola  a  prestargli 
una  sublime  concezione  del  Bello,  elevati  spiriti, 
ingegno   destro  e  vivace,  avvalorato  da  anima 
gagliarda,  vinse  il  suo  maestro  Giacinto   Plata- 
nia  all'eli  di   soli  anni  sedici.    Sen   venne  pei 
a  Roma;  come  non  dovette  ispirarsi  quel  genie 
peregrino  alla  conskieraiione,  allo  studio  di  quel 
monumenti  che  sollevano  un  uomo  in  estetica 
contemplazione  ?  come   non  perfezionarvlsi  f   vi 
ottenne   difatti  fama   ed  onori ,  venne  amnaeste 
nell'accademis  di  S.  Luca  fra  gli  eccellenti  nel- 
r  arte.  Percorse  1*  alta  Italia  chiestovi  dalia  faaM 
e  da  coloro  che  ne  conoscevano  la  valentia,  ri- 
tornò finalmente  nella  patria  recandovi  da  Roma 
infinito  numero  di  gessi,  disegni,  stampe,  tele  dei 
più  rinomati  autori»  di  pregio  straordinario;  de> 
sideroso  darvi  prova  di  se  stesso  vi  dipinse  a  di- 
spetto di  Venerando  Costanzo  soprannominate  il 
Varvazza  il  coro  della  Rasilica  di  S.  Sebastiano, 
poi  la  Chiesa  madre,  quella  dei  SS.  Pietro  e  Paole, 
dei  Crociferi,  e  del  Suflragio,  sinché  nell'clA  di  68 
anni  nel  1760  mancò  al  mondo  artistico  ed  atta 
patria.  Tacere  intanto  non  posso  di  VenermMd$ 
Ganci  nato  da  basso  casato  in  Aci-Reale  nel  1748. 
Oltre  ad  un  ingegno  brinante  fti  fornito  dalla  na- 
tura di  vivissima  imaginazione.  I  primi  lampi  di 
essa  sfavillarono  nel  suo  Poemetto  Siciliano  il  Dm 
Camiltu,  lavoro  morale  che  tende  a  coltivare  nel 
cuori  giovanili  la  houli  dei  costumi  ;  ma  afogglè 
di  tutto  il  suo  splendore  negli  apologhi  tolti  ad 
imitazione  di  La  Fontaine  da  questo  o  da  qoti* 
Taltro  favolleggiatore,  ma  adorni  da  Ini  di  clret- 
stanze  siffatte  da  esser  non  che  dal  volgo  ma  daHe 
colte  genti  ricercate.  Non  supera  il  Meli  (e  chi  pai 
avanzar  quel  grande?)  ma  gli  si  accosta.  Ahhraa 
ciò  lo  stato  ecclesiastico,  al  quale  scopo  che  erad 
prefisso  dalla  più  verde  gioventù  studiò  proCin* 
demente  il  latino  e  conobbe  in  latta  la  kellena 
loro  i  classici;  fu  Canonico  della  insigne  CollefÌal8 
della  patria  ;  arse  di  filantropia  perlochè 
giorni  intieri  per  gli  ospedali,  le  carceri,  e  It 
degli  afflitti  a  consolare,  a  tergere  II  plantOt  ai 
acchetare  gli  animi,  e  largheggiare  in  9V 
Da  fulminante  apoplessia  fu  colpito  nella  Cei^ 
giata  mentre  versavasl  nei  misteri  divini,  onde 
verossi  quel  che  ei  dir  soleva  a  ehi  mirandolo 
fermicelo  esortavalo  a  riposo  :  Buon  tolilnlo  «MN 
iuì  campo.  (Ortolani  Bioffrofii). 


A3 


AC 


formarono  la  terra  attuale,  nel  1612  deco- 
rala di  privilegio  del  re  Carlo  li  con  altre 
insegne  di  principato.  Ha  verso  Sad  i  bor- 
ghi Maoceri  con  una  Chiesa,  e  Valverde, 
dove  una  Parrocchia  distinta  da  S.  Antonia 
occupa  il  centro  del  territorio,  sotto  il  Vi- 
cario del  Vescovo  che  presiede  allo  sudetie 
terre  ;  è  diviso  il  Palazzo  della  Signoria 
da  amplissima  e  retta  via  che  domina  su 
tutta  la  contrada,  ed  apre  il  prospetto  inOno 
al  lido;  d*ivi  non  lungi  han  cura  i  frali  di 
S.  Maria  della  Mercede  della  Chiesa  di  S. 
Domenica  Vergine,  ai  quali  Stefano  Riggio 
fabbricò  il  convento  ed  assegnò  la  dote  ne- 
cessaria. 

Fu  il  primo  signore  in  Aci  il  Principe  di 
S.  Antonio  secretarlo  del  Re,  due  volte  Pre- 
tore In  Palermo,  s*ebbe  Luigi  ed  altri  figli 
da  Dorotea  Branciforti;  Luigi  onore  di  sua 
famiglia  e  dell*  intera  Sicilia  sostenne  in 
patria,  in  Ispagna,  in  Italia  e  nella  Francia 
le  prime  cariche,  le  piò  gravi  ambascerie 
in  tutta  Europa  ;  generò  Stefano  con  Cate- 
riaa  Gravina,  ammesso  oggi  trai  governanti 
delle  due  Sicilie,  i  di  cui  elogii  e  del  padre 
penerò  più  appresso;  del  censo  poi  della 
dttà  dopo  la  notiria  di  S.  Filippo  (1). 

Ael  ■»— caor— ■ — lAÌ.AcièBonaccur' 
Mi.  Sic.  Jaci  Bonaccursu  (V.  D.)  Terra  alle 
ndiei  dell*  Etna  verso  Nord-Est,  cosi  delta 
dil  nome  della  gente.  Costa  della  contrada 
dei  ArìJoM  e  dei  Leonii ,  dell*  altra  dei 
Utt/tzxaH ,  e  della  terza  dei  Bpnaccorsi , 
daHa  qoale  ultima  fabbricata  sulla  metà  del 


(t)  .Off  I  è  capo-circondario  di  3*  classe  in  pro- 

Tloda  e  dioccal  di  Catania,  distreUo  di  Aci-Reale 

^irtanla  ISS  nif lia  da  Palermo,  10  iftl  capo-luogo 

itila  provincia  ,  1  dal  capo-laogo  del  distreUo  ; 

eoa  ana  popolaxione  di  7154  abitanti.  Il  suo  ter- 

rilorio  é  di  salme  977,t77  delle  quali  t,390  iii 

fiardini,  t3,S57  in  orli  semplici,  i,6Si  in  canneti, 

ItMn  io  sominalorii  alberati,  ll5,S7i  in  semina- 

loru  aofliplici,  9S,9il  in  pascoli,  395,86S  in  vigneti 

alberati.  30,351  in  ficheti  d* India,  10,905  in  ca- 

slafoeli,  55.235  in  boscate,  104,959  In  terreni  im- 

prodottivi,  1,053  in  snoU  di  case. 


AC 


secolo  XVI  prese  nome  il  paese.  Sorge  da 
lungo  tempo  presso  i  Pauloti  la  Chiesa  di 
S.  Stefano,  e  quella  di  S.  Lucia  presso  i  jBaf- 
iezzatiy  dove  un  Sacerdote  amministra  i  Sa- 
cramenti. Quando  però  per  voto  comune  de- 
gli abilanti  piò  elegante  ediOcossi  la  Chiesa 
di  S.  Maria  sotto  titolo  della  Direzione  nel 
1688,  vi  si  trasferirono  i  dritti  parrocchiali,  e 
cominciò  a  vcnerarvisi  Stefano  protomartire 
come  principal  tutelare.  Avvi  un*  altra  chiesa 
inferiore  alla  prima,  detta  di  S.  Maria  della 
Consolazione,  con  una  congrega  di  pratica 
singolare:  tra  le  rupi  delFElna  vien  fre- 
quentata S.  Maria  di  Lavina  per  le  grazie 
conferite  agli  abitanti. — È  sommesso  il  pae- 
se ai  principi  di  Campefiorito  e  costa  di  208 
case,  101  i  abitanti;  spellane  la  cura  dell» 
anime  al  Vicario  dei  Vescovo  di  Catania  ; 
ne  hanno  T amministrazione  civile  persone 
scelte  dal  Principe.  Sin  qui  la  comarca  di 
Aci,  essendo  questa  compresa  trai  suoi  muni- 
cipii.  Appartenevasi  un  tempo  ad  un  nobile 
Genovese  della  famiglia  Diana;  unitamente 
ad  altri  casali  ottenne  il  titolo  di  Marchesato 
nel  1652,  di  cui  oggi  gode  Giuèeppe  Nicolò 
Diana  Duca  di  Cefala  (1). 

Ad  Castello.  —  Lai.  Aci$  CasleUum. 
Sic.  Jaci  Casteddu  (  V.  D.  )  Sito  sopra  un* al- 
ta e  scoscesa  rupe  al  lido  orientale  del^ 
risola,  tra  gli  scogli  dei  Ciclopi,  la  terra  di 
Ongia ,  e  le  spiagge  di  Catania  e  di  Aci. 
Arezio  ne  scrisse  :  ad  Euro  una  rocca  éu 
d'uno  ècogliOy  e  che  col  mo  villaggio  detto 
dal  fiume  Aci,  appellaH  anche  Aci.  Le  rupi 
color  di  ruggine,  quali  i  vicini  colli  e  i 
massi  enormi  insino  agli  scogli  della  spiaggia 

(t)  Oggi  è  comune  in  provincia  e  diocesi  di  Ca- 
tania, distretto  di  Aci-Reale,  circondario  Aci-S.- 
Antonio,  distante  184  miglia  da  Palermo,  11  dal 
capo-luogo  della  provincia,  3  da  quel  del  distret- 
to, 1  dal  capo-circondario.  Il  suo  territorio  è  di 
salme  84,094,  delle  quali  20.737  in  seminalorii  sem- 
plici, 18,740  in  pasture,  3i,376  in  vigneti  sempli- 
ci, 1,169  in  terreni  improduUiTi,0,17S  in  suoli  di 
case.  Contava  alla  fine  del  t8M  una  popolazione 
di  liS7  abilanti. 


44 


AC 


soggetta  ed  all'isola  del  nome  stesso,  sono 
a  dirsi  opera  di  natura,  affatto  diversi  dalle 
erazioni  dell*  Etna  Tolgarmente  Xiara;  ma 
a  questi  altaccansi  ?erso  Sud  delle  moli 
Tomitate  un  tempo  dal  vulcano,  non  poca 
varietà  presentando,  e  nel  curioso  comlm* 
ciarsi,  e  nel  colore.  Nei  succennati  colli  fi- 
nalmente rinTengonsi  dei  sassi  ammontic- 
chiati a  poggetto  dandole  e  peso  del  ferro, 
pietre  trasparenti,  creta  di  monte,  e  simili 
che  non  occorrono  in  materie  Tulcaniche. 
Elevasi  quanto  al  resto  una  mole  di  sassi, 
dove  siede  un  castello,  concava  nelle  parti 
interne  battute  dai  flutti  verso  oriente  ;  so- 
vrasta perciò  al  mare  ripida  in  tutto,  se  non 
che  verso  Ostro  attaccanvisi  alle  radici  pietre 
dell* Etna.  Una  scala  scoscesa  di  cementi  vi 
apre  la  salita  a  Nord,  ma  s*  interpone  tra  que- 
sta e  r  ingresso  del  castello  un  ponte  le- 
vatoio, che  4ata  1*  occasione  e  nella  notte, 
elevasi  con  catene  di  ferro  e  custodisce 
rentrata;i  muri  sostengono  intorno  le  volte, 
nelle  più  basse  si  ha  T uso  delle  cisterne, 
in  quelle  di  mezzo  custodisconsi  da  scel- 
lerate guardie  onesti  ed  ingenui  perso- 
naggi^ ed  accoglievano  in  prima  i  signori 
del  castello  od  i  castellani  ;  poco  piti  in  là  i 
magazzini  delle  armi  da  guerra  e  le  car- 
ceri dei  colpevoli  di  delitti  capiuli.  La  tor- 
re più  alla  finalmente,  a  forma  di  lorica, 
è  destinata  ai  soldati  di  presidio  sotto  la 
quale  negli  anni  scorsi  fu  scoverta  una 
fossa  rotonda  scavata  nel  vivo  sasso,  dove 
gli  antichi  abitanti  scendevano  dalla  parte 
superiore  ;  ma  ne  è  1*  uso  incerto  del  tut- 

10(1). 

Non  appare  in  qual  anno  fu  fabbricato 
il  castello,  diconlo  antichissimo,  appellato 
Saturnio  da  alcuni  con  Carrera  ed  Arcan- 
gelo ,  e  ciò  portaci  a  credere  1*  opportunità 
del  luogo ,  poiché  da  antichi  tempi,  quando 


(1)  Chi  M  non  sia  tlala  no*  antica  conserva  di 
fimoieolo,  cone  quelle  rlnrennle  da  molli  ano! 
nei  largo  del  R.  Palazzo  la  Palermo. 


AC 


vollero  fortificarsi  i  lidi,  si  attestò  esistere 
un  castello  edificato  su  d*una  rupe,  dove  po- 
tere stabilirsi  un  sicuro  presidio  ed  un  asilo 
contro  le  incursioni  nemiche,  che  poi  dis- 
sero Aci  dal  fiume  vicino,  qual' è  il  nome 
di  tutto  il  circostante  territorio.  Sotto  il  ca- 
stello, verso  Nord-Est,  fu  nei  secoli  andati 
un  piccol  villaggio  con  la  Chiesa  parroc- 
chiale dedicata  a  S.  Mauro  Abate,  ed  altra 
non  discosta  a  S.Giuseppe,  eretta  dalla  pie- 
tà degli  abitanti  non  lungi  dal  castello  ;  vi 
ha  una  parte  di  mura  colla  porta  versoi! 
luogo  medesimo,  che  le  altre  avanza  in  an- 
tichità. Pirri  stima  contare  il  solo  castello 
Tela  dei  Normanni,  poiché  il  Conte  Rug- 
giero avendolo  concesso  con  tutto  l'amplisi 
Simo  territorio  alla  Chiesa  di  Catania  non 
fa  menzione  di  villaggio;  largito  poi  dai 
Vescovi  di  Catania  a  varii  principi,  perven- 
ne agli  Alagonay  sotto  i  quali  e  vicino  il 
Castello  ed  altrove  nel  territorio  stesso,creb- 
bero  le  abitazioni,  come  dirò  in  appresso. 
Oggi  il  possiede  per  dritto  di  clientela  Obih 
seppe  Emmanuele  Massa  figlio  di  Cristo- 
foro, nipote  di  Giannandrea;  costui  lo  com- 
prò da  ministri  del  Re  nel  1G47  con  altri 
municipi!  di  Catania ,  e  sebben  si  oppo- 
nesse il  Viceré  perché  non  fosse  alieiia- 
to  dal  Demanio,  1* ottenne  in  feudo  eoa 
dritto  di  armi  ed  onore  di  Ducalo  da  Car- 
lo Il  nel  1654:  tiene  il  xni  posto  nel  Par- 
lamento. Piò  giù  degli  altri  Signori.  Coa- 
pularonsene  sempre  le  case  e  gli  abitanti 
con  quelli  degli  altri  municìpii,  ma  nel  1118 
fu  notato  il  novero  delle  prime  di  120,  con 
S21  abitanti,  che  crebbero  ultimamente  ad 
824. 11  suolo  é  fertile  in  pasture,  non  però 
in  frumento  ed  in  vigne,  pure  piantalo  in 
alcuni  luoghi  a  vigneti  non  rende  vano  il  9Sr 
dorè  degli  agricoltori.  1  pescatori  che  non 
in  poco  numero  vi  stanno,  travagliansi  in 
mare  abbondante  (!)• 


(I)  Oggi  Aci-Castello  è  on  conone  in  frovla- 
tU  e  diocesi  di  Calania,  circondarlo  Àcl^-Aalo> 


45 


AC 


Aeucmà^mwu  Lai.  Acii-Calena.  Sic.  Ja- 
ci-€alina  (V.  D.  )  Terra  cosi  delta  dalla 
Chiesa  di  Maria  Vergine  del  medesimo  ti- 
tolo ;  oggi  fra  le  prime ,  e  le  più  nume* 
rose  per  la  lunga  dimora  dei  suoi  princi- 
pi. Siede  sotto  S.  Antonio  in  terreno  un 
pò*  declife,  e  volge  a  Sud-Orest  a  tre  mi- 
glia dalla  città  di  Aci.  Costa  di  tre  Parroc- 
diie,  S.  Giacomo  nell*  allo  ad  aquilone,  S. 
Maria  della  Catena  dove  viene  il  suolo  ad 
appianarsi,  S.  Maria  della  Consolazione  ver- 
so occidente;  delle  quali  ne  è  la  seconda 
la  primaria  donde  prese  nome  il  paese,  e 
tanto  sovraneggia  per  T eleganza  e  l'ampiez- 
za degli  ediAzii^  per  la  nave,  le  ali,  le  ab- 
sidi, il  campanile,  T  intiero  corpo  di  S.  Can- 
dido Martire  protettore  del  paese  composto 
in  ricca  arca,  ed  il  famoso  marmoreo  sepolcro 
di  Gioacchino  Riggio  esimio  un  giorno,  co- 
me bensì  pel  Collegio  Canonico  cui  nel  1730 
Antonio  D^Orso  accrebbe  la  dote,  e  Pietro 
GftDeltl  Vescovo  di  Catania  istituì.  Da  essa, 
per  vìa  intermedia  ed  ampia  molto,  si  viene 
ad  un  largo  dove  s*  innalza  un  magnlQco  fab- 
bricato degno  in  tutto  di  Regia  Città,  ador- 
no di  spaziose  sale  da  radunanze  e  di  una 
Chiesa  eretta  alla  più  fina  eleganza  ;  ricco 
ia  ornamenti,  arazzi,  scrigni,  tavole,  statue, 
nsi,  pronto  da  gran  tempo  ad  accogliere 
splendidamente  signori;  fu  ordinato  da  Itii- 
(i  Kggiù  Principe  di  Campofiorito  reduce 
itt  Sicilia  da  una  legazione  del  Re  di  Spa- 
gn  ai  Francesi ,  V  animo  di  cui  non  desi- 
steia  in  alcun  luogo,  d*  innalzare  opere  fa- 
Bose. 
Ci  ha  nel  paese  medesimo  verso  Greco 

li»,  biffante  178  miglia  da  Palermo,  5  dal  capo- 
iMft.  della  proTiiicia,aUreUaoCi  dal  capo-distret- 
to, 4  dal  capo-circondario  ;  oe  è  il  lerrilorio  di 
filflMi»,9Ì7,  cioè  1,711  in  giardini,  9,S16  In  orU 
icmplici,  153  In  canneti,  S,S08  in  seminatorii  al- 
berati, SU.HO  la  aeminatoril  teraplici,  104,717  In 
paitore,  18,414  In  ollveti,  20,379  in  TigneU  albe- 
raU,  14,131  In  ficheti  d'India,  30,694  In  mandor- 
leti, 81,703  In  terreni  ImprodutllTi,  430  in  ftfoU  di 
cast;  ne  è  la  popolazione  di  1943  abitanti. 


AG 


un  decentissimo  convento  di  Minori  Rifor- 
mati sotto  titolo  di  S.  Antonio  fondato  da 
Stefano  Riggio  nel  1689,  con  d*  innanzi  un 
largo  ;  ad  occidente  la  Chiesa  di  S.  Giuseppe 
con  magnifica  scala  di  pietra  costruita  a  spe- 
se deir  Abate  Ignazio  Riggio  ;  quivi  presso 
sorge  il  ritiro  delle  vergini  povere,  che  ii 
suUodato  Luigi  costruì  per  testamento  della 
moglie  Caterina,  di  cui  attendiamo  in  bre- 
ve il  compimento  dal  figlio  Stefano  colle 
rendite  ereditarie  ;  Luigi  curò  un  Partenone 
nel  piano  superiore  del  suo  palazzo,  dove 
radunò  le  donzelle  prive  di  genitori,  e  die- 
de loro  i  mezzi  onde  potere  accasarsi,  giu- 
sta la  pietosa  disposizione  della  defunta  sua 
sposa.  Ad  un  tiro  di  palla  appo  S.  Giuseppe, 
si  rimira  il  quartiere  di  S.  Maria  della  Con- 
solazione con  Chiesa  parrocchiale  di  che  di 
sopra  ;  sgorga  non  lungi  di  là  una  perenne 
e  copiosa  vena  d*  acqua  che  con  gran  pro- 
fitto degli  agricoltori  feconda  le  terre  di 
sotto.  Dirò  pia  giù  del  numero  degli  abi- 
tanti e  dei  loro  signori.  Il  vecchio  Luigi 
Riggio  fu  detto  il  primo,  con  piacere  di 
Cario  II,  Principe  di  Catena  nel  1681,  cui 
sottentrò  Stefano ,  poi  Luigi  II ,  per  dono 
di  cui  questo  titolo  pervenne  nel  1708  ad 
Antonino  Riggio,  il  quale  Consigliere  del 
Re  e  Questore  del  regno,  fu  grande  in  pru- 
denza ed  accorgimento;  intorno  agli  eredi 
di  lui  vedi  Catena  nuova  (1). 

Acl-s.  PUippo.  Lat.  AeU-S.  Philippuè. 
Sic.  Aci-S.  Filippu  (Y.  D.)  Villaggio  con  e- 
legante  Chiesa  e  campanile ,  cui  alTermasi 
essere  stati  attribuiti  dritti  parrocchiali  dai 

(1)  Aci-S.Filippo-Catena  oggi  é  comune  in  prò- 
Tincia  e  diocesi  di  Catania,  distreUo  di  Aci-Reale, 
distante  da  Palermo  tS4  miglia.  Il  dal  capo-luogo 
della  provincia,  1  dal  capo-distretto, anche  circon- 
dario, con  una  popolazione  di  4967  abitanti.  Se 
ne  compone  il  territorio  di  salme  490,703,  cioè 
11.080  In  giardini,  t.lOO  In  <:anneti,  17,761  in  se- 
minatorii Irrigui ,  57,756  in  seminatorii  alberati, 
130,833  in  seminatorii  semplici,  191,769  in  oliveti. 
9,713  in  ficheti  d'India,  1,343  finalmente  In  suoli  di 
case. 


46 


AC 


Vescovi  di  Catania  sugli  altri  municipii  sino 
dai  tempi  antichi,  dalla  puma  Chiesa  cioè 
fondata  dopo  i  Saraceni;  si  ha  una  cas- 
setta d*  avorio  lavorata  a  semi-basso  rilievo 
in  che  portava  il  Parroco  in  Viatico  agi*  in- 
fermi la  Divina  Eucaristia.  Sorge  il  villag- 
gio alle  falde  di  un  colle  amenissimo,  pri- 
mo ad  incontrarsi  venendo  da  Catania  dalla 
contrada  Nizeii.  Va  bello  d*  una  via  retta  e 
spaziosa  dove  si  è  la  Chiesa  Parrocchiale  di 
S.  Filippo  decorata  dei  Collegio  dei  Cano- 
nici per  concessione  dei  Vescovo  di  Cala- 
nia,  ed  una  dote  assegnata  agli  alunni  da 
Filippo  Rosa  nel  1731  ;  al  di  sopra  la  Chie- 
sa nelFalto  è  la  contrada  dei  Poronu,  un'al- 
Ira  verso  settentrione  delta  dei  Finocchiari 
con  Chiesa  nella  strada  che  conduce  in  Ca- 
lania,  a  Sud  Reykma  sulla  pia  eccelsa  som- 
mità ,  finalmente  ad  Occidente  la  casa  di 
S.  Anna  degli  Eremili. 

I  villaggi  che  portano  il  titolo  di  Aei, 
quali  S.  Antonio,  Catena ,  S.  Filippo,  e  S. 
Lucia  del  quale  in  appresso,  computavansi 
colle  terre  vicine  ;  ma  appare  la  loro  prima 
descrizione  statistica  distinta  da  Aquilea  nel 
1632,  quando  dì  S.  Antonio,  S.  Filippo  e 
contrade  registra vansi  1740  case,  0994  a- 
bitanti;  nello  scorso  secolo  poi  1861  case, 
1069  abitanti. 

Ael-Flame«  Lat.  Adi  Flutiuè.  Sic.  Aci 
Xiumi  (V.  D.)  Ne  è  notissimo  il  mito  :  un 
pastorello  di  forme  leggiadre,  gratissimo  a 
Galalea  si  moriva  colpito  da  un  sasso  in- 
gente dal  Ciclope  Polifemo,  che  perduto 
della  Ninfa,  avendola  veduta  conversar  col- 
1* amante,  svelta  una  mole  dal  virino  Etna 
scagliona  contro  il  fuggitivo,  e  ne  lo  schiac- 
ciò, poi  rivissuto  in  fiume  per  opera  dei 
Numi  a  preghiere  di  Galatea.  Scrissero  Ovi- 
dio e  Silio  di  antichi  mitologi  conoscitori, 
Tuno,  essere  il  Simelo  nato  da  Fauno  e 
la  Ninfa  Simetide,  l'altro,  che  il  pastorello 
ftiggitivo  disciolto  in  acqua  scansò  le  fu- 
rio del  nemico,  e  mescolatosi  alla  nereide 


AC 


Galatea  sgomentala  dalla  voce  del  Ciclopc, 
nel  mar  vicino  si  sommerse. 

Altrove  pertanto  osservai  nella  mia  Ca- 
tania  iUuslrala  ascondersi  sotto  il  velame 
dell'allegoria  un  nocciolo  di  verità  storica, 
ed  avere  Polifemo  gigante,  l'Etna  cioè,  cosi 
oppresso  dei  suoi  infocati  massi  il  fiume 
Aci,  da  lasciar  soltanto  scorrerne  al  mare 
sotto  enorme  rupe  dei  rivi ,  che  ritengo- 
no l'antico  nome  di  Aci;  mostrai  esser  la 
rupe  dove  oggi  sorge  la  città,  ed  ora  quei 
rivi  che  presso  il  lido  diffondonsi  appellarsi 
Acque  Grandi^  e  nelle  note  al  Fazello, 
citando  Cluverio,  similmente  mostrai,  unirsi 
il  fiume  Aci  sotto  a  scoscesa  rupe  alle  ae* 
que  sgorgato  a  Regitana,  che  fecondano  per 
varie  vene  le  terre  d'intorno,  ed  agitano 
non  molto  lungi  dalla  sorgente  dei  mulini, 
e  propriamente  verso  la  contrada  di  Bar» 
rocca  infino  al  lido,  che  perciò  si  appella 
dei  muUniy  e  finalmente  ai  fianco  occiden- 
tale dei  promontorio  Xifonio ,  precipitano 
nei  mare  Jonio. 

Del  resto  rammentasi  dagli  antichi  scrit- 
tori :  Esichio  lo  crede  appo  Colonia  di  Ad 
cioè  sul  lido  che  ascrive  alla  più  celebre 
vicina  città.  Vibio  nel  Calai.  —  L'Addai 
monte  Etna  ta  a  sboccare  nel  mare  daUé 
cui  rive  si  sa  avere  il  Ciclope  scagliali 
dei  sasd  contro  Ulisse.  Lo  scoliaste  di 
Teocrito  nel  1  Idil.  Cosi  appeUad  U  fimme 
Ad  in  Sidlia  perchè  i  suoi  rivi  sono  pari 
alle  saette — ed  il  poeta:  saera  onda  di 
Ad;  Silio  descrive  i  tenuiy  doleisdad  rid 
dell' Ad;  erbifero  dicesi  da  Ovidio,  e  So* 
lino  cap.  2^  nessun  fiume  avanza  in  fired- 
dezza  il  fiume  Aci,  quantunque  daUEU 
na  sgorghi;  il  che  anche  Teocrito  aveva 
espresso,  gelido  dicendolo  o  freddo;  on« 
de  considerando  il  Fazello  altro  essere  il 
fiume  in  quelle  parti  che  scorre  nel  lerri* 
torio  di  nascali  detto  volgarmente  flrtddù^ 
falsamente  mostrò  esser  questo  Tiicesine, 
0  l'uno  0  l'altro  confonde,  o  loro  il  nono 


47 


AC 


medesimo  attribuisce;  la  sgarrai!  eoo  lui, 
come  altrofe  diremo ,  Arezio ,  Carnevale , 
Goltz.  La  descrizione  di  Clu?erio  è  esat- 
tissima, erra  però  lor  quando  ai  lido  dove  si 
appressa,  dilTonde  il  Qume  nella  contrada 
dello  stesso  nome,  poiché  in  tutto  il  ter- 
ritorio bagnato  dal  fiume  Aei  non  ci  ha 
contrada  alcuna  del  nomo  medesimo.  Ri- 
porto qui  un  epitalBo,  dello  apocrifo  nelle 
tavole  di  Sicilia  di  Gualterio ,  posto  come 
è  bTola ,  da  Aci.  ~  Alla  .  Dea  .  O.igia  •  Sa- 
Tuuiu  •  Hadbb  .  OBI  •  Nini .  Figlia  .  Sposa  .  il 

SVOLCBO  •  IL  .  TbHPIO  •  LA  .  ROGCA  .  IL  .  FlGLIO 

DI  •  Aa  •  FAimo  •  Ripotb  •  di  •  Pico .  Pbo3iipotb 
M .  Satubno  .  Fbatbllo  .  DI .  Latino. 

JLiU.  (Isola  di)  Lat.  Àei$  iMula.  Sic.  Iso- 
la di  Jaci  (?.  D.)  Vedi  Aci  scogli. 

Ael  ••  Emmlm»  Lat.  AeU  S.  Lucia.  Sic. 
Jaci  S.  Lucia  (V.  D.)  Villaggio  tra  Aci-Reale 
e  Catena,  da  questa  lontano  un  tiro  di  palla 
eoa  Parrocchia  dedicata  a  quella  Vergine, 
decorala  di  Canonici  sin  dal  1134;  di  terreno 
uguale  dove  sono  ben  fabbricate  le  case  degli 
abitanti,  non  è  indegno  di  esser  veduto. 
jàcI«Blcale>  V.  Aci-Aquìlea. 
Ad.  (Scogli  di)  Lat.  Ads  Seopuli.  Sic. 
Scogli  di  Jaci  (V.  D.)  dei  Ciclopi,  appellati 
dagli  antichi,  volgarmente  FaragUoni;  vi 
ha  un*  isoletta,  inoltre,  e  nelF  opposto  lido 
la  terra  di  Tiizza;  Questi  scogli  sono  tal- 
mente agozii  da  averli  detto  Slazio  Silv. 
lib.  5  ^K  ardfui  somì  delle  Piramidi;  so- 
no come  disuguali  gradini  ;   al  primo  che 
è  il  irib  basso ,  succedene  un  altro  più 
alto,  elevandosi  il  terzo  il  triplo  più  del 
primo;  favoleggiano  averti  scagliati  Polire- 
mo contro  i  compagni  di  Ulisse,  nel  vero 
però  roanirestansi  opera  di  natura.  Succede 
a  questi  l'hola  di  Aei  altrimenti  Trizza, 
imo  scoglio  grandissimo  che  di  circa  300 
passi  di  circuito  sollevasi  in  alto,  egregia- 
mento  assicurando  il  seno  vicino,  dai  venti 
di  Levante  e  di  Mezzogiorno  ;  per  opera 
del  Principe  Luigi  Riggio  fu  talmente  pro- 
fondato da   potere  accogliere  bensì  navi 


AC 


di  gran  mole  ;  venne  un  di  munito  lo 
scoglio  d*una  fortezza  di  che  oggi  non  si 
rimangono  che  ruderi  sulla  cima,  le  porle, 
la  soglia  ed  una  cisterna.  Vedesi  verso  Oc- 
cidente una  grotta  dove  è  fama  esser  vis- 
suto un  solitario,  cospicuo  in  fior  d'inno- 
cenza;  è  capace  d*un  uomo,  e  T  ingresso  ne 
è  rivolto  verso  Seltentrione.  A  Mezzogiorno 
una  vedetta  tagliata  anche  nel  sasso,  signo- 
reggia il  mare  di  sotto.  L'isola  inoltre  non 
costa  d*una  natura  sola  di  pietra,  poiché 
altra  è  di  tufo  suboscura,  altra  fosca  del 
tutto,  cui  sono  frammischiate  delle  pietruzze 
splendentissime  dette  Berilli  dai  nostri; 
venne  forse  verso  la  parte  di  Aquilone  squar- 
ciata da  tremuoto,  ed  apresi  ai  flutti  ad 
Oriente.  Verso  il  1748  ordinò  il  suUodato 
Luigi  si  fosse  abbattuta  a  forza  di  puntoni 
e  di  mine  una  parte  della  rupe  a  rendere 
il  seno  pia  sicuro  dai  venti ,  ma  Timpeto 
del  mare  scosse  rincominciato  lavoro  e  de- 
vastollo.  Al  lido  di  Sud  intanto  ebbe  cura 
di  costruire  il  medesimo  Principe  una  pic- 
cola mole  di  pietre  quadrale  a  beneficio 
dei  marinai  che  sempre  vi  traggono,  e  di 
accrescere  V  abiiazione  ;  fabbricossi  un*  eie* 
gante  casa  ad  accogliervi  ospiti  distinti,  for- 
tificò finalmente  di  due  fortezze  la  spiag- 
gia. Ci  ha  pei  marinai  e  gli  abitanti  205 
di  numero ,  le  case  dei  quali  60 ,  la  Par- 
rocchia sotto  il  titolo  di  S.  Giovanni  (1). 


(1)  ContaBsi  oggi  In  qpella  lerrlcciuola  un  600 
•bit.;  è  distante  6  m.  da  Catania  ed  esporta  orai 
e  Tini.* Gli  scogli  di  Aci  o  dei  Ciclopi  sono  ce- 
lebri presso  i  mineralogisti  dopo  cbe  Dolomieu 
Ti  scoperse  per  la  prima  Tolta  Tanalcime  limpi- 
da» della  da  Ini  zedile  bianca  (  mem,  tur  U»  isUs 
Ponce»  ete.  pag.  434  )  e  cbe  poi  V  Abate  Ferrara 
chiamò  Ciclopite;  ma  oltrecciò  ri  ba  on  gran  Da- 
merò di  cose  ammirabili  su  questo  fatto. 

L'isola  maggiore  é  tutta  squarciala  ali* intorno 
da  profondi  burroni  pei  qoali  se  ne  può  discer- 
•ere  la  costruzione  interne.  La  sua  massa  prin- 
cipale è  di  lava  bigia  o  nerastra  su  cui  si  poggia 
Immediatamente  nna  roccia  spaziosa  cheba  Taspel- 
to  d*  nna  marna  o  di  nna  argilla,  come  è  stata  in- 
dicata da  Dolomiea;  non  tì  hanno  aopra  però  pian- 


48 


AC 


Ael-ValTerde.  Lat.  Adi  YaUU  fMdié. 
Sic.  Jaci  Valfirdi  (V.  D.)  Vedi  Yakerde. 

Ael-noonla.  Lat.  Ads  Xifonia.  Sic. 
Jaci  Sifonìa  (Y.  D.)  Appari  negli  anni  scorsi 
un*esaUissìma  topografia  di  questa  antica 
città  con  tutti  gli  ediflzii,  benché  particolari, 
indicati,  ed  espressi, eccellentemente  condot- 
ta, come  si  dice  sulla  descrizione  d*  un  certo 
Orofone;  ma  allora  che  altroTe  avrò  mostrato 
non  esser  presso  gli  antichi  opera  di  sorta 
di  questo  scrittore,  ed  esser  quella  un  mi- 
serabile ritroTato  di  uomo  piuttosto  inca- 
pace e  di  grossa  pasta,  nessun  che  ha  fior 
di  senno  saprà  negarmelo  ;  non  voglio  per 
ora  infastidire  i  miei  lettori ,  e  trascorro 
afanti,  brevissimamente  esponendo  le  con- 
getture che  rimangono  delia  Xifonia,  o  chec- 
ché deve  stabilirsi  dell* antica  Aci.  AITerma- 
no  gli  eruditissimi  Orsino ,  Gualterio ,  ed 
Agostino  Dialog.  esser  da  noi  pervenuto  il 
cognome  Adècolo  alla  famiglia  di  Valeria 
Romana,  perlocché  arrecano  molte  monete 
consolari  di  questa  famiglia  tra  le  prime 
della  Repubblica,  dove  vedonsi  impresse 

te  meriteToli  aUenzione  fuorché  il  Muen^ian- 
ikemum  eryitaiUnum,  che  col  Nodi/larum  è  comune 
In  Sicilia.  A  poca  dislanta  levasi  on  altro  icoglto 
sol  mare  a  rorma  di  piramide,  compoito  di  lava 
prismatica  bigio-srora,  con  pirossena  giallognola 
e  lamineUe  di  feldspato  e  contenente  talvolta  glo- 
hole  di  mesotipe  madiata;  ne  è  corerla  la  cima 
dalla  stessa  roccia  di  apparenza  argillosa ,  che 
sembra  dovesse  originariamente  formare  un  esteso 
deposito.  Due  altri  scogli  più  piccoli  analmente 
hu  corteggio  a  questo,  da  coi  non  differiscono 
nella  struttara,  presentando  groppi  colonnari  della 
laTS  medesima.  Sono  quattro  dunque  gli  scogli  di 
Aci  o  dei  Ciclopi,  quantunque  Plinio  non  ne  ram- 
menti che  tre ,  seopuli  tt9$  Cyclopum ,  e  se  non 
vogliasi  ammettere  in  lui  un  errore,  è  forza  cre- 
dere che  il  quarto  sia  stato  isolato  dopo  i  suol 
tempi, o  da  tremuoto,  o  dairurto  deUe  procelle, 
poiché  quell'ammasso  di  prismi  può  Tenir  facil- 
mente scompaginato.  Cosi  anche  sembra  Terisi- 
mlle  che  tutti  questi  scogli  siano  stati  un  tempo 
In  continuità  ed  abbiamo  formato  un  sol  corpo  co- 
gli ammassi  colonnari  della  costa  donde  furono  di- 
veiti.  Y9di  Biòl.  tu  Tom.  XI  éov€  ho  pr§so  qu$- 
ili  eognisioni. 


AC 


delle  Sirene,  mostri  del  mar  di  SidliAt  co- 
me fingevano  i  Poeti  ;  ecco  le  parole  di 
Orsino  che  descrive  le  famiglie  romane  dalle 
monete  :  appartengoìiH  agli  AcìbcoU  i  pri- 
ffi<  tre  denari^  nel  èeeondo  dei  quaU  ai  ieor^ 
gè  una  Sirena  impreuavi  forse  da  C.  Vale* 
rio,  per  aeere  abitato  una  voUa  gli  AH- 
scoli  nel  territorio  del  fiume  Aei  popolalo 
da  Sirene,  e  di  là  partiti  avere  in  prina 
occupato  il  territorio  Sabino  e  poi  Roma. 
Il  fiume  Ad  che  scorre  dal  manie  Etna 
fa  detto  AJklàO%,  poiché,  come  oMioMO 
da  Eustazio ,  ai  disse  procedere  a  gui$a 
di  un  dardo;  gU  abitanti  ne  furono  i  Fa- 
lem,  donde  crederi  essere  stati  appMaU 
àdscoli.  Ed  avendo  i  Valerìi  emigralo  dai 
Sabini  a  Roma  sotto  il  governo  di  Taiio, 
può  dal  detto  di  Orsino  ricavarsi  la  origino 
di  Aci  o  prima  o  circa  la  fabbrica  della 
città  ;  non  taccio  intanto  varii  essere  stati 
i  cognomi  della  gente  Valeria,  Flacci,  Mes- 
sala, Catuli,  Pubblicoia,  Levini,  Corvini,  che 
di  certo  in  varii  tempi  fiorirono  e  poi  tea- 
nero  il  Consolato  della  Repubblica;  quindi 
gii  Aciscoli  che  stabilironsì  nel  territorio  di 
Aci,  non  possono  al  certo  scambiarsi  coi 
Sabini;  ma  poiché  la  Sicilia  divenne  pror 
vincia  Romana  perchè  vicina ,  si  curò  di 
abitarla,  e  le  parti  di  Aci  principalmente; 
del  resto,  sotto  la  scorta  di  Valerio  Mei* 
sala,  Catania  si  uni  ai  Romani;  a  ben  n- 
gione  adunque  sospetta  il  Carrera  lib.  8, 
cap.  18,  totn.  1,  essersi  allora  i  Valerii, 
presi  dairamenilà  del  terreno,  stabiliti  nelle 
rive  deirAci. 

Molti  monumenti  bensì  ci  rimasero  del^ 
Tantica  città  sino  alla  contrada  Niiell,  comi 
sepolcri^  ruderi  di  mattoni ,  frammenti  di 
statue,  vasi  a  due  manichi,  lacrimatoi,  lo- 
cerne;  e  più  di  ogni  altro  una  mole  ingeo- 
te  di  pietre  quadrate  nel  territorio  dei  Pid 
lungo  la  strada  pubblica  che  conduce  al 
villaggio  Porto,  ci  dà  notiiia  di  antico  e  non 
ignobile  città,  abitata  un  tempo,  come  cre- 
do, a  borgate  al  pari  di  oggi.  Non  dabUo 


49 


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AG 


essere  stata  delta  Àci  dal  fioine  vicino  ed 
aver  poi  preso  dal  promontorio  soggetto  il 
soprannome  di  Xifonia;  del  resto  ciò  che 
si  disse,  prineipalmente  da  Orofone,  è  da 
abbandonarsi  colle  favole  antiche  essendo 
indegno  albUo  di  memoria. 

id  imporre  finalmente  un  compimento  al- 
le notizie  di  ici,  riroane  dir  delle  signorie, 
col  si  addicono  per  dritto  di  clientela  i 
mnnidpj  di  essa.  Scacciati  i  Saraceni  largì 
il  eonte  Ruggiero  tra  le  altre  possessioni 
ad  ingerio  Vescovo  di  Catania,  con  suo 
diploma  del  1092,  il  territorio  di  Aci  col 
castello;  ed  allora  fu  onorato  bensì  Ada- 
metto  Sismondo  dal  Conte  medesimo,  della 
carica  di  governatore  di  quello,  come  rin^ 
vengo  nelle  memorie  di  si  nobile  casato: 
si  ebbe  poscia  a  successore   il   figliuolo 
Stelano,  il  di  cui  erede  fu  confermato  da 
Guglielmo  II  nel  1173,  e  per  essersi  unito 
a  Tancredi  col  Vescovo  di  Catania  diccsene 
primto  da  Errico  VI.  Molte  famiglie  allora 
aKtavano  a  borgate  il  territorio,  con  nomi 
che  persistonvi  ancora;  è  però  evidente,  dai 
querceti,  che  fìrequentissimi  occorrono  in 
larìi  luoghi,  essere  stato  per  lo  più  occu- 
pato da  densissime  selve,  che  abbattute  po- 
scia e  distrutte,  -piantati  i  campi  a  vigne, 
ad  alberi  fruttiferi,  vestiti  di  gelsi  i  monti, 
resero  tal  copia  di  frutto  da  superare  Ta- 
spettaiione  dei  cultori. 

Consumati  sotto  i  Principi  Svevi  1  dritti  del 
Vescovato  di  Catania,  anche  la  signoria  di 
iet  sostenne  perdite  non  leggiere;  rimessa 
poi  alla  prinuera  integrità,  sotto  i  Re  di 
Fraacia,  per  opera  del  Legato  Apostolico, 
lotto  per  negiigenxa  del  Vescovo  Gentile, 
soUo  Federico  II ,  ne  ebbe  il  potere  per 
l'annuo  censo  di  75  monete  d*oro  Ruggiero 
di  Lauria  Comandante  del  mare  dell*  isola, 
che  ne  fortificò  egregiamente  il  castello: 
vi  si  difese  una  volta,  come  abbiamo  dalle 
storie,  il  nipote  di  Ruggiero  contro  il  me- 
desimo Re,  e  se  l'ebbe  Margherita  figlia  di 
Ruggiero,  lorchè  quegli  si  uni  a  Roberto  Re 


AC 


di  Napoli;  e  morto  finalmente  nella  patria, 
pretese  Roberto  il  possesso  di  Aci,  poiché 
era  stato  sancito  doverne  Lauria  e  gli  eredi 
tenere  il  possesso  non  ostante  ribellione; 
ma  appellata  la  lite  a  Giacomo  Aragonese, 
costui  decìse  per  Federico  di  Sicilia;  solle- 
vatisi i  Galli  sotto  di  lui,  ostilmente  inva- 
dendo il  territorio  di  Aci,  devastaronlo  col- 
rineendio^  ed  avendo  e  campi  e  villaggi  de- 
vorato,  una  pioggia  di  neve  copri  quelle  rui- 
ne,  donde  il  motto  dei  Siciliani:  Aci  poi- 
ché arse  nevicò. 

Blasco  Alagana  Tottenne  dallo  stesso  Fe- 
derico come  se  ne  fa  Menzione  nel  regi- 
stro del  1320;  ma  sotto  il  Re  Ludovico  ne 
rinvengo  signore  l'Infante  Giovanni  Duca 
di  Randazzo,  alla  morte  di  cui  pervenne  ad 
Artale  Alagona  figlio  di  Rlasco,  che  nel  1301 
s*ebbe  una  nuova  concessione  da  Simone 
del  Pozzo  Vescovo  di  Catania,  di  che  con- 
segui la  conferma  da  Urbano  V;  disse  ere- 
de per  suo  testamento  fatto  in  Catania,  il 
figlio  Maziotia  di  letto  illegittimo,  cui,  es- 
sendo morto  senza  figliuoli,  BUmco  e  dopo 
di  lui  il  giovane  Artale  successero;  nemi- 
co costui  ai  Re  Martino,  lungamente  con- 
tro gli  eserciti  regii  nel  forte  di  Aci,  con 
moglie  e  figli,  si  difese;  cedette  finalmente 
con  un  accordo  di  cui  ritrovai  esserne  que- 
ste le  condizioni:  consegnasse  Artale  al  Re 
le  fortezze  di  Aci  e  di  Paterno,  prendesse 
a  protegger  Malta;  ma  dopo  breve  tempo 
perdette  Aci,  né  finalmente  si  ebbe  la  pos- 
sessione di  Malta;  partito  da  Sicilia  allora 
mori  in  esilio.  Celebrato  dopo  ciò  il  Re  Mar- 
tino in  Siracusa  il  Parlamento  nel  1398 
stabili,  rimanessero  il  territorio  di  Aci  ed 
il  castello  sotto  il  Regio  Demanio;  Alfon- 
so tuttavia  con  lettere  di  Messina  del  5 
aprile  1422  li  assegnò  per  10000  fiorini  a 
Ferdinando  Velasquez.  Nel  seguente  anno 
poi ,  essendosi  lagnato  presso  il  Romano 
Pontefice  il  Vescovo  Giovanni  del  Poggio 
del  dilapidamento  della  sua  Chiesa^  pro- 
curò il  prelato  di  Siracusa,  a  comando  del 


50 


AG 


Papa,  reslitiiirlo  nella  possessione  di  Aci  e 
negli  altri  beni  male  alienati;  rappattumato 
r  affare ,  gravato  Velasquez  del  censo^  as- 
sunse il  dominio.  Volle  allora  Alfonso  si 
fossero  tenute  fiere  nel  territorio  dì  S.  Ve- 
nera, dove  è  un  pozzo  di  acque  termali  ;  e 
rammentano  che  il  Magistrato  componen- 
tesi  dei  singoli  municipii,  procedendo  con 
solenne  pompa  a  cavallo  dal  villaggio  Pa- 
Tonio  a  piantarle^  non  lieve  danno  recas- 
se agli  agricoltori;  Timperatore  Carlo  v  le 
confermò  e  trasferille  poscia  in  Acì-Reale, 
dove  ora  verso  i  21  dì  luglio,  con  gran  con- 
corso del  vicinato,  celebransi  ogni  anno.  In 
quel  tempo  Adamo  Asmando  si  disse  Barone 
di  iici,  perciocché  largo  in  concedere  il  Ve- 
lasquez^  segnò  nel  1434  suo  successore  lo 
Infante  Pietro  Conte  di  Noto  fratello  d'Al- 
fonso ,  però  nelle  ultime  disposizioni  del 
1437  Alfonso  medesimo,  e  morto  costui  sen- 
za figliuoli,  lasciò  successore  Taltro  fratello 
Giovanni;  frattanto  rassegnò  Alfonso  per 
4020  fiorini  a  GianUxUlisla  Platamone  da 
gran  tempo  Viceré  in  Sicilia,  e  Segretario 
del  Re;  ed  avendo  impetrato  due  anni  dopo 
Guglielmo  Kaimondo  di  Moncada  la  terra 
di  lui,  pagati  5000  fiorini  per  drillo  di  ri- 
compra che  avevasi  il  Re  conservato,  sei  ri- 
Tendìcò  dipoi  Platamone  sborsati  nel  regio 
erario  45000  fiorini;  lasciolla  nel  1451  al 
figliuolo  Giulio  Sondo  confermato  con  re- 
scrìtto del  medesimo  Alfonso,  il  quale  mor- 
to, successogli  in  Sicilia  il  fratello  Giovanni, 
ripeteva  da  Giulio  Sancio  il  territorio  di 
Aci  col  castello,  che  asseriva  doverglisi  giu- 
sta il  testamento  delFInfante  Pietro  ;  ingag- 
giala una  lite  nella  H.  C.  del  Regno  di  Si- 
cilia, decretò  questa  in  favore  di  Giovanni, 
il  che  mal  sopportando  Sancio,  calpestando 
la  parola  data  al  Re,  nel  1463  si  fortiGcò  nel 
castello,  ma  espugnato  per  opera  di  Nic* 
cola  Settimo,  lui  ed  il  figlio  gettati  nella 
rocca  Orsina  di  Catania ,  vi  furon  sino  a 
morte  obbliati;  Aci  soggiacque  al  dominio 
regio.  Incalzando  poco  dopo  una  guerra, 


AC 


ne  vendette  Io  stesso  Giovanni  la  signoria 
nel  1465  a  Bernardo  Requesens  allora  Vi* 
cere,  da  cui  dopo  Ire  anni  per  opera  del 
Questore  di  Sicilia,  per  più  vistosa  somma 
sborsata  nell*  erario,  se  l'ebbe  Anionio  di 
Mastro  Antonio:  Giulio  Reitano  poi  presen- 
tati al  Re  40000  fiorini,  prese  Aci  a  vassal- 
laggio, del  che  inteso  il  Mastro  Anionio, 
che  comprata  Taveva  col  patto  di  esser  pre- 
ferito a  ciascun  altro  anche  se  presentato 
avesse  somma  piii  grossa,  contò  il  congruo 
danaro  al  Questore,  di  nuovo  rientrandone 
in  possesso  ;  alla  morte  di  lui  fu  succes- 
sore nel  1478  il  figliuolo  Luigi  di  Mastro 
Antonio^  cui  nel  1505  sottentrò  Salvaiore^ 
che  la  tenne  sino  al  1528.  Appena  compre- 
sero allora  gli  Acesi  vendersi  dalla  Curia 
il  dritto  di  ricompra ,  ed  aver  Saltàiort 
presentato  al  Questore  5000  fiorini  ad  im- 
possessarsene, per  opera  del  Senato  di  Ca- 
tania e  per  l'industria  di  Girolamo  Ciief- 
rera^  ambasciadori  spediti   air  imperatore 
Carlo  equivalente  prezzo  offerendo,  per  de- 
creto del  25  luglio  1521 ,  ottennero  ve- 
nire incorporati  al  Demanio  Regio. 

Rimase  dunque  per  un  secolo  e  più,  sot- 
to il  potere  Regio,  inipinguossi  come  di  so- 
pra, Aquilea  massimamente,  finché  questa 
dalle  altre  terre  divisa,  il  che  i  Regj  Con- 
sultori avevan  segnato  dieci  anni  prima,  ri- 
mase nel  Demanio  ;  furon  date  le  altre  a 
Niccola  Diana,  avendo  sborsati  nel  Regio  era- 
rio 33000  fiorini.  Successe  a  Niccola  il  fi- 
glio Guglielmo,  e  si  ebbe  nel  1662  AdS. 
Antonio,  Catena,  S.  Filippo  e  gli  annessi  ca- 
sali; ed  avendo  poi  Stefano  Biggio  Prin- 
cipe di  Campofiorito  contati  36000  scudi  al 
Questore  del  Regno  ed  altrettanti  ai  Diaaif 
prese  perpetuamente  in  vassallaggio  le  so- 
vraccennate terre,  alle  quali  annesse  beisi 
il  borgo  di  Plataniaj  che  poco  dopo  vaa* 
ne  compreso  territorio  di  Aci  Reale.  Seh 
sevi,  per  dritto  della  moglie,  Stefano  Principe 
dì  Campofranco,  primo  Marchese  di  GiiM»    g 
stra ,  ornato  in  patria  di  cariche  priouurtei    I 


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i 


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AG 


esercilò  in  critiche  circostanze  le  Teci  di 
Yicerè,  ed  in  Catania  principalmente  nel 
1669,  qaando  il  monte  minacciò  allagar  la 
cittì;  Segretario  del  Re,  Razionale  deirE- 
rario  di  lui.  Legato  in  varie  Corti,  e  finalmen- 
te elelio  Stratego  di  Messina  ;  fondatore,  co- 
me dissi  di  sopra,  del  Convento  dei  Minori 
presso  Ad-Catena,  che  disegnato  dal  1633^ 
un  tanto  benefattore  finalmente  conobbe  in 
Istetàno  nel  1689;  si  ebbe  Luigi  dalla  mo- 
glie Angela,  primo  Principe  di  Catena,  Ca- 
valiere di  S.  Giacomo,  dei  Pari  del  Regno 
e  Pretore  di  Palermo;  celebrò  le  nozze  con 
Francesca  Saladino^  donde  nacquero  Stefano 
Prìncipe  di  Aci  S.  Antonio  e  S.  Filippo,  An- 
drea Vescovo  di  Catania,  ed  altri.  Nacquero 
da  Siefano  e  Dorotea  Branciforti ,  Luigi , 
Andrea^  Michele,  e  Pietro  il  quale  ascritto 
in  Roma  trai  Prelati,  fini  sul  fiore  la  vita; 
Andrea  vivente ,    supremo   Prefetto  della 
flotta  Spognuola;  Michele,  Ammiraglio  del 
Re  di  Rapoli,  Cavaliere  dell*  Ordine  di  San 
Gennaro,  Presidente  da  gran  tempo  di  tutto 
il  regno ,  ora  con  altri  moderatore  delle 
due  Sicilie;  il  Prìncipe  Luigiy  Ammiraglio 
di  Sicilia  in  prima,  e  Vicegerente  del  Vi- 
ceré, andatone  nella  Spagna  Viceré  di  Va- 
lenza ed  Orano,  Comandante  dell*  esercito, 
ambasdadore  presso  i  Veneziani,  con  pie- 
no potere  per  Tltalia,  di  carica  aguale  de- 
corato in  Parigi ,  ovunque  palesò  somma 
moderazione  di  animo,  prudenza,  destrez- 
za, monificenza;  meritò  poi  venir  segnato 
trai  Grandi  di  Spagna,  trai  cavalieri  di  S. 
Gennaro,  S.  Spirito,  S.  Giacomo,  si  attras- 
se la  confidenza  dei  Principi;  dando  un  ad- 
dio finalmente  agli  onori  ed  a  tutto,  a  se 
lungamente  vissuto  ed  al  Creatore,  in  Val- 
verde  terra  di  sua  pertinenza ,  come  era 
slato  soo  desiderio,  attese  intrepido  la  mor- 
ie nel  1758,  ed  ivi  insieme  coU'amata  sposa 
dorme  on  sonno  di  pace  in  comune  mar- 
moreo sepolcro;  fu  dessa  Caterina  Gravina 
da  cui  si  ebbe  Stefano ,  Ignazio ,  Carlo  e 
Baldassare,  di  cariche  ed  onori  insigniti;  il 


AC 


primo  inaugurato  dal  padre  medesimo  ad 
un  orrevole  sentiero  nel  primario  governo 
della  milizia  del  Re  di  Sicilia,  suo  Legato 
in  Ispagna ,  Comandante  del  Castel  nuovo 
in  Napoli,  Direttore  del  Regno,  oggi  appa- 
recchiasi a  cariche  maggiori.  La  lat.  di  Aci 
è  di  gradi  xxxvii  xl^  la  long,  quasi  di  xxxix 
dalfisola  di  Ferro. 

Ac4iaa  del  Corsali.  Lat.  Aquae  ptro- 
tarum.  Sic.  Acqua  di  li  Cursali  (V.  M.)  Ter^ 
ra  nella  spiaggia  settentrionale  di  Palermo, 
con  una  torre  di  guardia  ed  una  sorgente 
di  acqua  a  circa  due  miglia  dalla  città  (1). 

Ac^ha  del  He.  Lat.  Regis  Aqua.  Sic. 
Acqua  di  lu  Re  (V.M.)  Fonte  e  Torre  verso 
Ponente  nel  seno  di  Castellammare  o  Se- 
gestano.  Vedi  Fonte  del  Re. 

Acqaa  aianta.  Lat.  Aqua  Sancla.  Sic. 
Acqua  Santa  (V.  M.)  Seno  nel  littorale  di 
Palermo  verso  Oriente  sotto  il  monte  Pel- 
legrino, con  un  borgo  di  marinai  ed  una 
Parrocchia  (2). 

(1)  In  quella  torre  coti  detta  dello  Staxxone  fé 
receDtemente  ttabilito  no  Telegrafo  tra  11  Molo 
di  Palermo  e  Bagherla. 

(8)  Ivi  sorge  il  UzxareUo  di  Palermo  fondato  dal 
Duca  di  Albnqoerqae  nel  1631;  vi  furono  aggiunti 
varii  corpi  nel  1771  e  ristorato  ed  accresciato  colla 
debita  magnificenza  venne  finalmente  nel  1883, 
sotto  la  vigilanza  del  Slg.  Dnca  della  Verdura. 
Occupa  un  grande  spazio  in  riva  al  mare  tutto  ri- 
cinto di  mura  che  ben  lo  custodiscono;  si  ha  due 
porte  una  al  Sud,  1* altra  a  Sud-Oyest  che  è  la 
principale,  a  cui  si  apre  a  dritta  un  angusto  sepol- 
creto ad  uso  degli  eterodossi,  piantato  a  mirti  ed  a 
cipressi,  ornato  di  tombe  con  iscrizioni  ec.  Vi  sor- 
ge nel  mezzo  di  un  gran  cortile  la  primaria  cap- 
pella a  comodo  dei  contumacisti,  ed  una  piccola 
scala  di  pochi  gradini  mette  In  un  ciborio,  dove 
il  simulacro  in  rilievo  di  M.*  Immacolata,  patrona 
dei  naviganti,  lavoro  dello  scalpello  dell'egregio 
SaWatore  Bagnasco,  oltre  il  basso  rilievo  di  pittura 
di  Giovanni  Patricota  situato  nel  cortile,  ed  il 
busto  in  marmo  del  Re  opera  dell'  abilissimo 
Nunzio  Morello.  Ad  un  tiro  di  paUa  dal  Lazza- 
retto merita  attenzione  la  Regia  peschiera  di  ce- 
fali non  molto  eslesa,  ma  aggradevole  al  sommo. 
Sorge  nel  territorio  dell'Acqua  Santa  la  maestosa 
Casina  del  Principe  di  Belmonte  fabbricata  sul  fine 
del  trascorso  secolo,  adorna  di  amenissima  gio- 


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AG 


i  Tiva^Lat.ifua  vtva.  Sic.  Acqua 
fiYa  (V.  H.)  Villaggio  nella  diocesi  di  Gir- 
genti  non  lungi  da  Sutera  e  Castronuovo, 
col  titolo  di  Ducato  sin  dal  1686,  alle  fal- 
de di  un  monte  tra  Camerata  e  Monte  di 
Hele  0  Hanfreda,  chiuso  dal  territorio  Ma- 
ehinese  che  di  molte  sorgenti  e  vari  fiumi 
copioso,  diede  nome  al  villaggio,  PìeI  Capi- 
brevio  di  Barbera  si  fa  menzione  del  feu- 
do Machinese  presso  Sutera,  essere  stato 
di  dritto  verso  il  1330  di  Giovanni  Loarria^ 
da  cui  passò  alla  figlia  Marina  moglie  di 
Santoro  del  Castello:  succeduto  poi  al  Ca- 
stello Antonio  Spalafora  nel  1408,  passò 
quindi  ai  figli  che  rinvengo  nel  1516  signori 
del  Machinese;  compresselo  tempo  dopo 
Francesco  Abarca  e  lasciollo  alla  figlia 
Francesca  unita  in  matrimonio  a  Pietro 
Oliveri,  quale  per  varii  onori  rifulse.  Pre- 
sidente del  Regio  Erario  nel  167S,  elevato 
al  supremo  posto  del  Consiglio  Italico,  mo- 
ri in  Nadrid  lasciato  il  figliuolo  Michele 
che  fu  nominato  il  primo.  Duca  di  Acquavi" 
ra;  nacque  Pietro  da  lui  e  da  Rosaria  Pilo  dei 
Marchesi  di  Marineo ,  che  generò  France^ 
SCO  con  Caterina  Gisulfo,  oggi  marito  di 
Rosalia  Migliaccio:  gli  si  compete  il  dritto 
di  armi  ma  non  ha  luogo  nel  Parlamento. 
Un  legato  del  Vescovo  presiede  al  Clero 
ed  esercita  dritti  parrocchiali  nella  Chiesa 
maggiore  sacra  alla  Madonna  SS.,  la  di  cui 
festa^  come  di  primaria  protettrice,  celebrano 
gli  abitanti  nella  terza  domenica  di  settem- 
bre ;  il  loro  numero  nel  1613  fu  di  549 


coDda  TiUt;  ne  è  il  sito  fommamente  delitioto  • 
iOTraoeggit  sol  mara,  oggi  di  proprietà  di  Ferdi- 
nando Morroy  Principe  di  S.  Giuseppe,  Pandolfina 
e  B§lmont§  per  dritto  di  moglie.  Fa  menzione 
remditisiimo  Scavo  di  on  sale  catartico  trovato 
in  un'acqua  che  acaturitce  da  ona  apertura  a 
pochi  paMi  da  quel  fabbricato  In  un  masto  del 
Pellegrino,  appellata  da  ciò  dal  volgo  Palermitano 
Aequa  di  la  liaeea;  sembra  della  stessa  natura  di 
queUa  detta  dagritaliani  dtlU  Capanne  in  Noce- 
ra,  e  fa  da  gran  tempo  encomiata  dai  medici  co- 
me an  farmaco  alle  più  gravi  malatUe. 


AC 


con  137  case ,  ma  si  accrebbero  sin  oggi 
ad  829.  Il  suolo  ne  è  fecondissimo,  abbon- 
dante in  pascoli  a  nutrire  gli  armenti,  non 
iscarso  in  oliveti,  vigne  ed  altri  utili  (1). 

Ac4iae  «randl.  Vedi  Ad  fiume. 

Acradlna«  Lat.  Acradina.  Sic.  Agradint 
(V.  N.)  La  più  grande  e  migliore  parte  della 
città  di  Siracusa,  detta  a  buon  dritto  rounitia- 
sima  da  Plutarco,  bellissima,  vastissima,  di- 
visa da  un  muro  dalle  altre,  Tica  cioè  e  Rea- 
poli,  quali  Diodoro  nomina  come  sobborghi, 
e  dall'isola,  ossia  Ortigia  per  un  angusto 
stretto  di  mare  reso  come  un  istmo  da  un 
ponte  e  da  argini.  Tullio  contro  Verr.  Ci  ha 
un'altra  città  in  Siracusa,  cui  è  nome  Àerth 
dina,  dote  un  estesissimo  foro,  bellissimi 
portici,  un  ben  collo  collegio,  amplissima 
euria  ed  il  famoso  tempio  di  Giove  Oiim- 
ptco;  le  altre  parti  della  città  tagliale  da 
larga  ed  estesa  via  e  da  molle  diagonali, 
contengono  edifizii  privati.  Fu  in  prima 
unita  ad  Ortigia  e  popolosa,  poscia  abban- 
donata a  poco  a  poco  dopo  i  tempi  di  An- 
gusto al  declinar  deirimpero,  distrutta  fi- 
nalmente dai  Saraceni.  Strabene  lib.  6, 
Maltrattata  fra  le  altre  ai  nostri  giorni 
Pompeo,  Siracusa,  mandovvi  Augusto  una 
colonia ,  ristaurò  gran  parte  dell*  antica 
struttura;  costava  un  tempo  Siracusa  di 
cinque  città,  ridnta  d*un  muro  della  fan- 
gliezza  di  1800  stadii;  ni  stima  a/ver  pò- 


(t)  Oggi  Àequaviva  è  un  comune  in  provincia 
distretto  diocesi  di  Galtanissetta  ,  circondario  di 
llussomeli  da  cui  dista  8  miglia  e  86  dalla  prlasa. 
Il  suo  territorio  componesi  di  salme  81S,6SS:  IJM 
In  giardini,  l.Sll  in  orti  sempHci,  0,OtS  In  can* 
neti.  iS,871  In  seroinatorii  alberati,  eis,6ie  In 
seminatorii  semplici ,  76,816  in  pascoli ,  i,aSft  la 
oliveti,  11,490  in  vigneti  alberati,  87,888  In  vi- 
gneti semplici,  1087  in  ficheti  d*  India,  15,048  la 
mandorleti,  1,735  in  pistacchieU,  88,388  la  lerrtnl 
ImproduUiTi,  8,106  in  suoli  di  case.  Alla  dislaaa 
d*un  miglio  dair abitato  nota  Portolani  Diz.  Gaof. 
esserti  una  miniera  di  salgemma  di  cui  ti  fa  ose 
con  gran  profitto,  nel  salare  principalmente.  Con* 
tata  neiranno  1788, 1953  abitanti,  che  eranal  dimi- 
nuiti nel  1831  a  1641  e  nei  fine  del  1851  a  1513. 


53 


AG 


tuio  Àaguèl9  abbellire  ima  eUtà  di  A  gran 
drcttiio,  ma  aicer  assegnato  soUanio  alla 
parte  abitata  presso  Visola  Ortigia  un  nu- 
mero maggiore  di  braccia  per  elegantemenr 
te  compire  la  parte  di  tal  circuito  di  mu» 
ra^  da  potefe  entro  rinchiudervisi  quello 
duna  cittàmoUo  grande.  Ortigia  congiun^ 
geH  al  eoniinente  con  un  ponte;  dunqqe 
ai  tempi  di  Aagusto  questa  parte  sola  cioè 
V Aerodina  era  abitata,  che  egli  forni  d' una 
colonia.  Verso  la  metà  del  vii  secolo  Y  Im- 
peratore Costante  stabili  la  sua  dimora  in 
Siracusa,  ed  è  certo  in  quella  parte;  da 
allora  affermo  essere  Acradina  a  lungo  esi- 
stita, a  poco  a  poco  essersi  spopolata  sotto 
i  Saraceni,  poi  del  tutto  abbandonata  e  fi- 
nalmente spiantata. 

Aere.  lat.  Acrae.  Sic.  Acri  (V.  W.)  An- 
tica città  in  Greco  arpai,  della  di  cui  gente 
il  nome  Acrea,  da  Plinio  lìb.  3,  cap.  8  in 
conio  latino  Acrese.  Variano  circa  il  sito 
i  Geografi ,  tutti  però  la  collocano  in  un 
luogo  eminente,  come  suona  lo  stesso  no- 
me, il  che  indica  Silio  in  quel  ^erso  Uh.  14. 

Né  i  Tapsi,  o  quei  deUe  neTose  rapi 
lltBcaroo  d*Acre... 

Cluferio  tra  Doto  ed  Avola  al  convento 
diS.  Maria  delFArco,  Arezio  dove  era  Chia- 
niDonte,  Fazello  presso  Palazzolo;  prende 
qaesti  due  argomenti  da  Livio  e  da  Plutar- 
co: Livio  descrivendo  il  viaggio  d'ippocrate 
capitano  dei  Siracusani  nota  aver  con  10000 
pedoni  e  5000  cavalieri  fermato  nottompo 
3  campo  presso  icrtUa,  e  ritornato  coi  suoi 
■ucello  da  Agrigento  e  rinvenuti  scompi- 
gliati e  dispersi  i  Siracusani  in  piantar  gli 
accampamenti  e  molti  inermi ,  fugò  con 
Ippocrate  la  cavalleria  insino  ad  Acre.  Ri- 
tornando poi  Uarcello  in  Siracusa,  pose  il 
campo  Ippocrate  a  due  miglia  presso  il  fiu- 
me Anapo  con  Imilcone  condottiero  dei  Car- 
taginesi: tutto  il  che  ci  abbiamo  da  Livio.  Dal 
sin  qui  detto  può  ricavarsi^  essere  stata 
Aciìlla  non  lungi  da  Acre,  distare  da  que- 


AC 


sta  due  miglia  il  fiume  Anapo,  potersi  in 
una  notte  far  il  viaggio  da  Acrilla  a  Sira-» 
cusa,  da  cui  non  lungi  colloca  altronde  Ste-  - 
fano  la  prima,  e  sappiamo  non  distar  molto 
Palazzolo  dalle  fonti  dell'Anapo;  non  a  ragie- - 
ne  dunque  afferma  il  Cluverio,mal  cementan- 
do Livio,  avere  errato  Fazello  nello  stabilire 
Acre  verso  Palazzolo.  Plutarco  poi  narran- 
do il  viaggio  di  Dione  da  Agrigento  verso 
Siracusa,  dice  aver  posto  il  campo  presso 
Agras ,  e  toltolo  poi  nottempo' ,  e  venuto 
ali*  Anapo  lontano  dieci  stadi!  da  Siracusa, 
aver  quivi  salutato  Taiba  nascente;  le  foci 
di  quel  fiume  ne  distano  per  fermo  altret- 
tanti. Può  un  esercito,  a  sentimento  di  Clu- 
verio,  percorrere  in  una  notte  lo  spazio  di 
circa  24  m.  tra  Palazzolo  e  Siracusa,  don- 
de a  buon  dritto  riprendesi  di  tale  errore 
il  Fazello,  che  stabilisce  Acre  presso  Palaz- 
zolo, dai  due  argomenti  addotti  da  Livio  e 
da  Plutarco.  Un  convento  di  Cisterciesi  fi- 
nalmente porta  il  nome  deirArco  non  del- 
rircta  come  disse  Cluverio,  dove  si  ha 
qualche  vestigio  deiranlico  nome  di  Acre. 
Dubita  Cluverio  essere  stata  dove  oggi  Chia- 
ramente, quasi  che  la  voce  Acramonte  si 
sia  corrottamente  cambiata  in  Chiaramente; 
dista  però  quella  torre  piò  di  30  miglia 
da  Siracusa,  cosi  appellata  dai  borgomastri 
Chiaramontani  ;  e  rimanendo  oggi  presso 
Palazzolo  il  vocabolo  Acramonte^  il  Fazel- 
lo apertamente  abbraccia  la  congettura  di 
Arezio. 

Notando  Stefano  molte  Acri ,  la  terza , 
scrive ,  è  opera  dei  Siracusani.  Tucidide 
nel  lib.  VI,  Acre,  dice,  e  Casmene  furono 
fabbricate  dai  Siracusani;  Acre  60  anni 
dopo  Siracìisa,  Casmene  20  quasi  dopo 
Acre.  È  noto  già  aver  Siracusa  cominciato, 
nell'anno  ii  della  xi  Olimpiade,  a  popo- 
larsi di  Corinzii;  fu  dunque  Acre  costruita 
nell*anno  iv  della  xxmi  Olimpiade,  663 
anni  prima  di  Cristo.  Dalle  tavole  deiriti- 
nerario  romano  ricavasi;  da  Ibla  24,  dalle 
Acri  18,  da  Siracusa  24  distare.  Trovasi  ne- 


54 


AC 


gli  elogi  di  Diodoro,  avere  I  Romani  per* 
messo  a  Cerone,  di  ritener  Botto  U  $uo  im- 
pero e  %  Siracusani  e  le  città  toro  soggette 
Acre,  Leonzio^  Megara^  Eloro,  Noto^  Joor- 
mina. 

Ecco  quanto  è  scritto  di  Acre;  ma  ascol- 
tiamo il  Fazello  che  parlando  della  terra 
Buscemi  di  nome  recente,  dove  ripone  la 
sorgente  del  flume  Anapo  di  Siracusa,  sog- 
giunge esser  Palazzolo  a  due  miglia  di  là; 
detto  un  tempo  Acre  dai  Siracusani,  co- 
struito  sul  fiore  dei  loro  tempi:  ne  rima- 
ne un  vestigio  al  convento  dei  minori  di 
S.  Maria  di  Gesù,  che  dicesi  ancora  Aere- 
mante  e  corrispondendo  atC autorità,  pre- 
senta una  distanza  con  Siracusa  di  2t  mi- 
glia. Checché  dei  rimasugli  di  Acre,  dove 
di  Palazzolo. 

Aerina.  Lat.  Acrilla  (V.  N.)  V.  AccUla. 

Acrlstla.  Lat.  Acristia  (V.  M.)  Villaggio 
fabbricato  sopra  rupi  eminenti,  oggi  deserto, 
non  lungi  da  Cìuliana  e  Chiusa;  Fazello  dice- 
lo spiantato  e  dalle  sue  rovine  accresciuto 
Burgio.  Francesco  Venlimigtia  possedeva 
nel  1320  il  castello  di  Cristla,  secondo  i  regii 
libri;  nei  1408  apparteneva  agli  eredi  di 
Nicola  di  Peralta  conte  di  Chiusa,  Giulia- 
na e  Bivona.  Dubita  Cluverio  essere  stata 
Fantica  Scirtea  di  cui  a  suo  luogo:  non  lun- 
gi da  Triocala  verso  Settentrione  è  un  vii" 
laggio  deserto,  volgarmente  Acristia,  che 
si  per  la  vicinanza  che  per  una  certa  somi- 
glianza di  nome  sembra  siasi  Vantica  Sdr- 
tea.  Egli  crede  bensì  esserle  stata  un  tempo 
vicina  Crasto  città  (i). 

Acuta.  Lat.  Acuta.  Sic.  Pizzuta  (V.  N.) 
Piramide  al  Pachino,  di  là  dal  fiume  Assi- 
naro  volgarmente  Falconara. 

AD 

Adernlte.  Lat.  AdemiUs.  Sic.  Aderniti 
(T.  M.)  Un  tempo  casale  di  Val  di  Hazzara, 

(1)  Credetl  da  «Ictmi  eMtr  lorU  tra  BItacqoino 
e  Sambuca. 


AD 


di  cui  sotto  Federico  II  era  signore  Fron- 
cesco  Mangiavacca  Milite  Messinese. 

Adernó.  Lat.  Adranum.  Sic.  Ademò 
(V.D.)  V/Adrano. 

Adragno.  Lat.  Adragnum.  Sic.  Atragnu 
(V.  M.)  Casale  Saracenico  non  lungi  da  Sam* 
buca ,  poi  abitato  dai  Cristiani  e  concesso 
con  altri  da  Guglielmo  II  al  Monastero  di 
Monreale;  concediamo  e  doniamo^  sono  pa- 
role del  real  diploma,  Palermo  1185,  alla 
chiesa  medesima^  i  casali  di  Giuliana^  Co- 
mico, Adragno,  Lasabuca  e  Senure  con 
tutti  i  toro  lenimenti,  pertinenze  e  cappel- 
le. Dal  beneficio  dell'Arcivescovo  di  Morreale 
passò  alle  signorie  secolari;  quindi  se  Y  ebbe 
Eleonora  figlia  deirinfante  Giovanni  ed  il 
suo  erede  Giovanni  di  Luna  (V.  Sambuca). 

Afferma  Cluverio  avere  Adrone  mentovato 
da  Diodoro  in  questo  spazio  di  terre,  ce- 
duto il  luogo  ad  Adragno,  detto  deserto 
dal  Fazello  e  superstite  solo  per  nome 
e  ruine. 

Adrano.  Lat.  Adranus  fluvius.  Sic.  Adra- 
nu  (V.  D.)  Vengono  cosi  appellate  le  vene 
di  acqua  che  sgorgano  copiose  sotto  la  città 
dello  stesso  nome  e  sboccano  nel  Sinieto; 
due  principalmente  meritano  di  essere  com- 
mendate, runa  nominata  cAìara,  nera  Taltra, 
poiché  limpide  dà  la  prima  le  sue  acque, 
torbide  la  seconda.  Per  falsa  persuasione 
credono  alcuni  essere  i  fonti  Delti  o  PiU- 
cini,  poiché  Adrano,  Dio  del  superstizioso 
gentilesimo,  dicesi  dairanlìco  Esichio  padre 
dei  Palici,  dei  quali,  alcuni  stabiliscono  la 
favola  presso  il  Simeto;  né  niancan  di  co- 
loro che  alTermano  venir  questo,  sotto  U  no- 
me dell*  Adrano,  che  in  questa  età  nostri 
scorre  nei  confini  di  Adernò,  e  la  barebella 
pel  suo  tragitto  prenderne  il  nome. 

Adrano.  Lat.  Adranum.  Sic.  Ademò 
(V.  D.)  Popolosa  e  ricca  città  con  til<do  di 
Contado^  di  antica  origine,  rammentata  da 
Diodoro,  Plutarco,  Ninfodoro,  Eliano,  Livio  e 
Plinio;  Adranum  dai  Greci,  come  anche  da 
molti  Latini;  e  dai  scrittori  del  basso  tMipo 


55 


AD 


Adeniio,  dai  Siciliani  Ademb.  Sorge  sotto 
il  monte  Etna  nei  colli  sopra  il  Sinieto  a 
Sud-Oyest,  fu  costruita  secondo   Diodoro 
lìb.  13  4a  Dionisio  tiranno  di  Siracusa:  Dio- 
fiuto,  scrive,  fabbricò  una  eiiià  mlh  Btes- 
so  monie  Etna ,  deità  da  lui  Adrano  da 
un  famoso  temfdo.  Esser  fiorita  prima  di 
Dionisio   col  nome  di  Inessa  sotto  TEtna, 
poco  si  accorda  colla  storia;  sorgeva  Inessa 
sin  prima  di  Gerone  è  vero,  ma  il  suo  silo  ri- 
pongo altrove.  Risponde  la  fondazione  di 
Adrano  sotto  Dionisio  nel  primo  anno  della  xcv 
Olimpiade,  400  anni  prima  di  Cristo.  Fa  poi 
menzione  Plutarco,  nella  vita  di  Timoleonte, 
del  tempio  di  Adrano  che  diede  nome  alla 
città:  abitavano  gU  Adraniti  una  terra 
fecola  è  vero,  ma  consacrata  al  Dio 
Adrano  teneraio  in  tulta  Sicilia.  Ellano 
degli  Anim.  lib.  2,  cap.  20  :  ci  ha  in  Si- 
dita,  dice  Ninfodoro^  la  città  di  Adra- 
no, dove  sorge  un  tempio  al  Nume  indi* 
gmoj  che  a^erma  magnifico;  ma  vedre* 
m  aUrove  cosa  dicono  del  Dio ,  quan- 
tmque  famigerato,  propizio  y  secondo  ai 
wppUdteToii.  Più  di  1000  cani  vagolavano 
intorno  al  tempio  nutriti  dai  sacerdoti ,  a 
ravviar  coloro  che  pellegrinassero  religiosi 
al  Rumè,  fugar  coi  latrali  e  coi  denti  i 
profimatori,  i  ladroni,  ed  accompagnar  noi- 
t^po  i  devoti  alle  case  loro  ;  è  notizia  di 
Beino.  Adrano  è  quell'eroe  per  vero,  da 
coi ,  secondo  Macrobio ,  ammoniti  i  Sicoli 
della  divina  risposta  dei  Palici,  offrirono  nn 
saerifizio.  Riportata  Timoleone  vittoria  con- 
tro Icete ,  sacrificò  nel  tempio  secondo  il 
Gostaoie  delia  gente,  poiché  i  cittadini  presi 
d'orrore  veduto  Adrano  bagnato  di  sudore 
squassare  un  arme,  a  Timoleone   il  rac- 
coDtarono  neir  entrare  in  città,  e  tentando 
due  sicarii  mandati  da  Icete  sotto  spoglie 
di  conladini  insidiare  la  vita  del  Corìnzio 
addetto  ai  sacrifizi!,  vennero  presi,  e  dopo 
avere  svelato  la  trama  furon,  secondo  Plu- 
tarco nelle  storie,  rilasciati  liberi. 
Presso  quel  tempio   sorgeva  un  giorno 


AD 


Adrano j  ma  Fattuale  città  credesi  solle- 
varsi in  un  più  largo  spazio;  fiori  al  certo 
non  ultima  tra  le  altre.  Poiché  narra  Dio- 
doro r  assalto  dato  dai  Romani  ad  Adrano 
e  Macella,  nota  come  scrive  Cluverio  d'un 
altro  Adrano  nella  valle  di  Mazzara.  Silio 
del  resto  lib.  iv  enumera  gli  Adraniti  tra 
quei  popoli  nostri,  che  soccorsero  il  console 
Marcello;  e  Plinio  tra  quei  del  centro;  mol- 
to illustri  finalmente  addimostranli  le  mo- 
nete con  Tepigrafe  Aapanian,  dove  da  una 
parte  si  scorge  un'Aquila  che  dilania  col 
rostro  e  le  unghie  un  lepre,  dal  di  dietro 
un  cancro  cui  sottogiace  un  pesce;  se  ne 
ha  poi  di  altre  in  cui  si  osserva  il  capo  di 
Apollo  o  di  Adrano  con  una  lira  ed  il 
motto  AAPANiTAN.  Sorgeva  al  tempo  dei 
Saraceni ,  come  costa  da  una  pietra  non 
lungi  dalla  chiesa  di  S.  Domenico  segnata 
di  caratteri  arabi,  di  cui  si  ha  interpreta- 
zione appo  il  Pirri.  Non  ignobile  fioriva  sot- 
to i  principi  Normanni,  e  spesso  viene  en- 
comiata Adelasia  Contessa  del  luogo,  nipote 
del  conte  Ruggiero  ;  dicono  essere  stala 
allora  fabbricata  quella  torre  gigantesca 
che  occorre  di  tutte  la  prima  nella  de- 
scrizione di  Adernò;  é  quadrilatera,  ele- 
vasi a  300  cubili ,  munila  dì  esteso  ba- 
stione con  un  ponte;  le  basse  interne  ca- 
mere erano  destinate  ai  malfaltori,  i  piani 
superiori  a  tre  ordini  presentavano  un  gior- 
no sale  magnifiche;  oggi  pero  più  non  so* 
no  in  istato  di  potere  abitarsi.  Non  distan- 
te dalla  torre  é  il  tempio  principale  verso 
Occidente  dedicato  a  Maria  Assunta,  ampio, 
decenlissimo,  che  da  pochi  anni  minaccian- 
do mina  fu  in  forma  più  solida  ristaurato 
con  nave  ed  assidi  ;  é  V  unico  Parrocchiale^ 
adorno  di  un  Collegio  Canonico  stabilito  ver- 
so il  1690  per  ordine  del  Vescovo  di  Catania 
e  Diocesano,  poi  confermato  nel  1706  dal- 
l'autorità  del  Romano  Pontefice,  al  di  cui 
Preposito  e  Dignità,  come  diconsi,  si  attri- 
buiscono le  cariche  di  Parroco  ;  nella  piaz- 
za dinanzi  il  tempio  larga  e  spaziosa,  sorge 


56 


AD 


il  Pretorio  Civile  dove  esercitano  il  dritto 
i  Magistrati  e  i  Consultori.  Le  altre  parti 
della  città  si  hanno  le  loro  Chiese  che  di- 
cono  filiali,  dove  amministransi  I  Sacramenti 
a  comodo  degli  abitanti,  delle  quali  la  prin- 
cipale sul  centro  quella  di  S.  Pietro  pa- 
trono del  paese,  bella  per  T  eleganza  del- 
r edificio  e  grinterni  ornati;  ne  è  magni- 
fica la  cappella  del  S.  Apostolo  ;  sono  de- 
corati gli  Altari  di  antiche  nobili  pitture  del 
famoso  Zoppo  di  Gangi  ;  una  solenne  festa 
vi  si  celebra  con  gran  pompa  e  fiere  il  di 
primo  di  agosto.  Neir  altra  parto,  ossia  la 
terza,  amministra  i  Sacramenti  la  Chiesa  dei 
SS.  Salvatore,  anch*essa  maestosa,  e  posta 
verso  Oriente,  presso  alla  quale  al  giorno 
d*oggì  la  casa  degli  Esercizii  spirituali;  è 
la  quarta  detta  dì  S.  Leonardo  Vescovo,  ver- 
so Nord-Est.  Oltre  di  queste  merita  at- 
tenzione, la  Chiesa  di  S.  Maria  della  Ca- 
tena, elegantemente  costruita  a  pubbliche 
spese  e  convenientemente  dotata^  dove  ogni 
anno  ai  3  di  agosto  con  gaudio  universale 
degli  abitanti,  sciolgonsi  i  voti  a  Maria  co- 
me a  Patrona;  non  che  quella  di  S.  Nicola 
Anacoreta  cittadino  di  Adernò ,  fabbricata 
come  è  fama  nel  luogo  stesso  dove  nacque; 
sono  12  le  altre  minori  colle  confraternite. 
Trai  Monasteri  di  donne  viene  il  primo 
quello  di  S.  Lucia  Y.  e  M.  fondato  fuori 
il  paese  dalla  contessa  Adelasia  nel  USO, 
impinguatosi  largamente  di  beni  e  di  ren- 
dite; videro  i  nostri  maggiori  parte  della 
comunità  condotta  in  Catania  a  stabilirvìsi 
sotto  il  titolo  della  stessa  Santa  ;  restano 
nel  territorio  di  Adrano  ruderi  del  Mona- 
stero e  della  Chiesa,  consacrata  nel  1159 
dairArcivescovo  di  Bari ,  poiché  trasferito 
nel  1396  nel  piano  delle  Rose  alla  parte 
australe  del  paese,  quivi  sorge  magnifico; 
occupa  il  mezzo  la  Chiesa,  ed  ai  fianchi  da 
Oriente  ad  Occaso  stendonsi  in  un  lungo 
spazio  entrambi  gli  edifizii,  attirandosi  l'am- 
mirazione  dei  forestieri.  Quasi  nel  centro 
del  paese  elevasi  dalfanno  1593  il  ceno- 


AD 


bio  dei  frati  Predicatori  sotto  titolo  del  SS. 
Rosario,  30  anni  prima  stabilito  al  di  fuori 
nella  Chiesa  di  S.  Maria  delle  Grane,  quale 
Adelasia  aveva  assegnato  con  le  terre  dintor- 
no alla  Chiesa  di  Catania.  Nella  parte  oedden- 
tale  abitano  i  Minori  Osservanti  on  ampio 
convento  fabbricato,  testimonio  Uvadinge,  dal 
B.  Matteo  di  Girgenti^  sebbene  scriva  il  Pirri 
averlo  la  Contessa  Adelasia  onorato  dei  suoi 
auspicii  sotto  nome  di  S.  Maria  di  Gesù 
nel  1466^  dopo  la  morte  del  Santo;  vi  ha 
un  Collegio  generale  di  studi!  dell'ordiae, 
dopo  quel  di  Messina  sommesso  al  Ministre 
Generale,  che  ne  assegna  i  professori;  segnò 
il  tempio  dell* olio  sacro,  giusta  il  co- 
stume della  Chiesa,  Ludovico  Gontriieri  Ve- 
scovo di  Cartagine  nel  1312,  e  d' insigni  re- 
liquie r adornò,  dei  legno  della  S.  Croee^ 
delle  Spine  della  corona  di  N.  Signore;  H 
merita  finalmente  attenzione  un  siniolacfe 
della  Vergine  sotto  titolo  di  MonserraCoia 
devota  cappella,  adorato  dal  popolo  pei  b^ 
befizii  ricevuti.  Alla  parte  opposta  cioè  ad 
Oriente  è  adornato  il  Convento  dei  firati  di  S« 
Agostino,  dalla  Chiesa  di  S.  Maria  Anmnuia- 
ta,  il  quale  prosperò  dal  1424  fuori  le  mon, 
collocato  nel  1385  entro  il  paese  dove  ri* 
mane  finora.  A  300  passi  in  questa  parte 
stessa  il  Convento  dei  Cappuccini  Ikbbri- 
cato  nel  1 605  a  pubbliche  spese  sotto  gii 
auspicii  di  Maria  Immacolata;  occorre  il  pri- 
mo in  sulla  via.  Fissarono  di  recente  ad 
1738  cioè,  la  loro  sede  in  Adornò  1  Chierici 
Regolari  delle  Scuole  Pie,  per  dote  del  li- 
rone  Pietro  Spedalieri ,  e  gli  annienti  del 
censo  di  Pietro  CosU  Ciantro  della  Odett, 
perchè  provvedesse  allo  studio  ed  alla  cri- 
tura  degli  abitanti;  più  i  Benedettini  di  S. 
Lucia,  ed  al  lato  aquilonare  del  fianco  Mf 
giore  il  Cenobio  delle  Vergini  di  S.  CUaii, 
decentemente  stabilito  a  spese  di  Piaiit 
ed  Agata  Bruno  ;  non  lungi  è  il  GoUegit 
delle  Vergini  povere  sotto  la  cura  delle  Mo- 
nache di  S.  Teresa,  fondato  rimpelto  la  l•^ 
re   nel  1693  ;  e  T  Ospedale  finalmente  deve 


57 


AD 


la  compagnia  dei  Bianchi  sollecita  dei  ma- 
lati o  dei  pellegrini  ne  intende  ad  opere 
di  carità.  Tali  pubblici  edifizìi  non  volgare 
maestà  conciliano  al  paese ,  ma  anche  le 
privale  case  civili  ne  sono  di  principale  or« 
aamenlo,  di  eleganza  e  grandezza  non  man« 
cando.  Il  sito  di  Adernò  è  lievemente  de- 
cUve,  disposte  con  ottimo  ordine  sono  le 
vie  e  le  piazze,  talchò  non  Tultimo  luogo 
tiene  nelle  città  deir  interno.  Quattro  perso- 
naggi olire  il  Proconservatore  oggi  ne  com- 
pongono il  magistrato  civile  ;  un  tempo  lo 
Stratego  e  Prefetto  del  Castello  giudicava 
dei  delitti,  cui  oggi  furono  sostituiti  il  vol- 
garmente Capuano,  i  suoi  Giudici,  i  Mini- 
stri, gli  Apparitori. 

La  milizia  urbana  o  indigena  Ta  soggetta 
ai  dritti  del  Prefetto  di  Argirò  e  costa  di 
18  fanti,  e  9  cavalli;  ma  custodiscono  gli 
idram'ti  il  vessillo  della  legione.  Re  è  lo 
stemma  la  figura  del  falso  Nume  Adrano 
coli*  asta,  e  carico  di  armi.  Registraronsi  nel 
seeolo  XVI  800  case,  6438  anime  colle  ter- 
re vicine  di  Biancavilla  e  Centorbi;  nell* an- 
no 1632  1127  abitazioni,  S933  abitanti,  nel 
111^  case  1S20,  Si91  cittadini,  ed  ultima- 
mente 7325.  Si  appartiene  la  città  alla  co- 
narca di  Randazzo. 

L*  esteso  territorio  verso  le  montuose  fal- 
de del  Hongibello,  comprende  non  poco  spa- 
no d*  un  bosco  che  volge  ad  Occidente,  dove 
lOBo  in  gran  copia  pinoti ,  querceti ,  al- 
beri altissimi  ed  annosi  >  talchò  di  grandi 
seghe  mosse  dalla  forza  delle  acque  ado- 
rnasi a  tagliarli,  a  comodo  della  circostante 
contrada,  o  campi  piantati  a  vigne  ed  al- 
beri fruttiferi,  e  lietissime  pasture;  ingol- 
badosi  poi  il  territorio  alle  radici  del  monte, 
abbraccia  le  rive  del  Simeto,  abbondante  in 
oliveti,  biade,  ortaggi,  e  ricco  in  acque  pro- 
duce buonissime  messi,  corrispondendo  al 
sodordeir  agricoltore.  Biancavilla  e  Centor- 
bi si  spettano  alla  giurisdizione  di  Adrano, 
entrambe  non  di  poca  celebrità:  diremo 
della  prima  in  Val  Roto,  a  suo  luogo  ora 


AD 


deir  altra.  Degna  inoltre  è  da  vedersi,  come 
antico  monumento,  la  città  o  il  luogo  difeso 
dagli  Schiavi  verso  Occidente,  poco  prima 
il  passaggio  del  Simeto^  dove  è  un  pon- 
te di  pietra  detto  di  Carcaci  dal  villaggio 
vicino  ;  di  dugento  passi  di  circuito ,  è 
difesa  d*  una  fossa  scavata  tra  i  massi  del- 
TEtna,  dagli  altri  lati  munita  d*  un  mu- 
ro levato  della  pietra  stessa  senza  opera 
di  calce;  coli* artifizio  e  1* industria  mede- 
sima sono  compattati  i  tuguri!,  di  che  den- 
tror  ogni  parte  della >  fossa  occorrono  del 
frammenti  di  tegole:  mostrerò  altrove  do- 
ver questi  ruderi  attribuirsi  ai  tempi  della 
guerra  Servile,  parlando  di  Paterno,  nel  di 
cui  territorio  rimane  non  dissimile  vestigio 
di  queiretà.  Non  qui  è  a  tacere  delFantica 
Chiesa  dedicata  a  S.  Domenica  nello  stesso 
territorio,  nel  campo  Policcllo,  memorata  da 
Adelasia  nel  diploma,  in  cui  segnò  le  terre 
ad  uso  delle  monache  S.  Lucia,  di  che  do- 
nò il  monastero  nel  1130;  credesi  esservi 
rimasta  un'antica  memoria  della  supersti- 
ziosa religione,  consacrata  alle  Muse,  per- 
lochè  appellasi  il  luogo  yàUe  della  Musa: 
è  anche  meritevole  di  ricordanza  l'anti- 
ca Chiesa  dell' Annunziata  abitata  in  pri- 
ma dagU  Agostiniani:  rimangono  colossa- 
U  avanzi  di  antico  edifizio  ,  creduti  dai 
paesani  d'un  tempio  di  Marte;  finalmente 
S.  Maria  del  Rovere  Grosso,  monastero  un 
tempo,  sotto  titolo  di  Priorato,  dell'  ordine 
di  S.  Benedetto,  oggi  annesso  a  quel  di  Li- 
codia  del  medesimo  istituto.  Non  lungi  af- 
fermasi rimaner  vestigia  di  magnifico  edi- 
fizio, del  tempio  di  Vulcano  neir£tna  cioè, 
nominato  dagU  scrittori. 

Lessi  nelle  tavole  Sicole  presso  Guaite- 
rio:  Porticellum  x/r  sladiis  ab  Hadrano^ 
rupi  incisa  ad  scaturiginem:  Ceamadiaeus. 

Phesinus.  Poulenus.  Lalus.  Raiphus.  Piu$ 
'^Hadranum  Comitatus  Domini  Duds  Men- 
tis Alti:  Camistratus.  Ratori.  F.  Nicaeus 
ClUschyluSj  Chrisoli  F.  Ed  il  Pirri  che  par- 
lando della  sudetta  Chiesa  di  S.  Domenica 

8 


58 


AD 


e  di  Policello  ,  iti  m  nera  pietra^  èeritCj 
queste  Saraceniehe  toei  ri  leggono  latina" 
mente:  —  Qiiiti  su  questo  luogo  avvenne 
la  morte  di  Àlbugazaro  Principe  dei  Sa- 
raceni. 

Sorsero  da  Adrano  uomini  famosi:  il  B. 
niccola  Polili  che  trasse  i  suoi  giorni  in  un 
eremo  Ticino  Aicara,  la  cui  Tita  piena  di 
Yirlù  e  di  prodìgi  e  la  sanlissima  morte  è 
descrìtta  in  un  libro  estratto  dagli  atti  del 
medesimo,  e  presso  ilGaetani:  Giuseppe  del- 
r Ordine  dei  Cappuccini,  come  dicesi  lai- 
co ,  che  destinato  per  molti  anni  alla  cerca 
dei  viveri  pei  frati,  rifulse  per  innoccenza  e 
candidezza  di  vita;  addetto  ali* orazione,  in- 
tento a  domar  di  continuo  la  carne  coi  di- 
giuni, le  veglie,  il  cilicio,  i  flagelli,  si  con- 
servò intatto  da  ogni  macchia;  trasferìtosi 
dal  Convento  di  Castroreale,  dove  lungo  tem- 
po era  vissuto,  a  S.  Lucia,  quivi  spirò  Ta- 
ntma  sua  nel  1718  :  Anna  del  Re  donna  re- 
ligiosissima, professa  dell*  Istituto  dei  Mino- 
ri, eccellente  in  purità  di  costumi,  le  di  cui 
azioni  pubblicò  Francesco  Mosca  ;  ed  Anna 
Pietrasanta  delle  Cappuccine,  vergine  per- 
spicua per  pietà,  del  di  cui  spirito  Francesco 
medesimo  si  piacque.  Fiorirono  poi  per 
{scienze  in  Adrano:  Agostino  Pignatelli  cele- 
bre oratore  in  Italia:  Pellegrino  Scarvaglia,  e 
Fulgenzio  Pecorella  eccellenti  nelle  sacre 
scienze,  nelFarte  del  pergamo  e  nell*  eser- 
cizio di  cariche  primarie,  egregiamente  esal- 
tati da  Bonaventura  Attardi  Agostiniano;  è 
bensì  lodato  il  Pellegrino  dal  Mongitore , 
nella  Biblioteca  Sicula:  il  Sac.  Giuseppe 
Galletto  coltivatore  delle  umane  lettere  e 
della  poesia,  scrisse  in  versi  sulle  eruzioni 
dell*  Etna,  e  pubblicò  di  altri  poetici  lavori 
enumerati  dal  Mongitore. 

Si  rammentano  i  Conti  di  Ademò  sino 
dall'epoca  normanna,  poiché  si  ebbe  la 
prima  quella  città  Adelasia^  nata  da  Matilde 
o  Emma  flgliuola  del  Conte  Ruggiero,  e  da 
Rodolfo  Signore  di  Monte  Caveoso ,  rice- 
vendo il  nome  di  Contessa  di  Adrano;  unl- 


AD 


tasi  m  nozze  a  Rinaldo  Avenello  partorì 
Adamo  e  Matilde  :  prese  a  moglie  il  primo 
la  flglia  del  N.  Re  Ruggiero,  ed  ebbe  Rug- 
giero ad  erede  del  Contado,  che  fa  pre- 
sente alla  inaugurazione  del  Re  GugUelmo, 
e  cognominossi  Conte  di  Aquila  e  d* Ave- 
nello ;  fu  bensì  Direttore  dei  fondi  nella 
Campania,  e  Conte  di  Polizzi  in  Sicilia  ;  aBa 
di  cui  morte  nel  II8S  QuaUieri  Pmiri  * 
Conte,  e  nei  primi  tempi  degli  Aragonesi 
Pietro  Luca  Pellegrino,  alla  di  coi  flglia 
congiuntosi  in  matrimonio  Matteo  Selafani^ 
divenne  Signore  di  Centorbi  e  di  Adrano, 
e  si  ebbe  dal  Re  le  insegne  di  Conte;  tu 
principe  di  Chiusa,  Sclafani,  Ciminna,  se- 
condo i  registri  di  Federico  li;  e  si  ebbe 
due  figlie  dalle  due  mogli  Bartolomea  D'In- 
cisa, e  Beatrice  Calvello ,  Luigia  unitasi  a 
Guglielmo  Peralla,  e  Margììeriia  a  Matteo 
Moncada;  morendo  poi  di  peste,  disse  que- 
sta, erede  dei  beni  al  di  qua  dal  fiume 
Salso ,  quella  al  di  là.  Matteo  Moncada , 
divenuto  perciò  Conte  di  Adrano^  innalzò 
in  Palermo  un  magnifico  palazzo  nel  1390 
ed  altri  eleganti  fabbricati;  successegli  il 
figlio  Antonio  partorito  da  Allegranza  Abate, 
dopo  alcuni  mesi  dalla  morte  dei  padre; 
divenne  nemico  al  Re  Martino  ,  ma  poi 
riavuto  in  grazia,  fu  nel  1408  noverato  trai 
Principi;  morendo  senza  figli  dopo  cinqne 
anni,  lasciò  Conte  per  suo  testamento  filo- 
tanni^  nato  dal  fratello  Guglielmo  Raimoa- 
do,  poi  Siniscalco,  Cancelliere  e  Gran  Gio- 
stiziere;  Successegli  Guglielmo  Raimomdo 
detto  Conte  di  Ademò,  e  1* altro,  suo  figlio, 
Raimondo  Piero  fu  costituito  Barone  della 
Feria,  entrambi  partoriti  dalla  moglie  di  Gio- 
vanni Andrea  Sfammaler  Signora  di  Ha* 
jorca;  toccò  a  Guglielmo  Cancelliere  del 
Regno  e  Viceré  della  Puglia,  da  Diana  San» 
Severino ,  il  figlio  Gioran  rommaao  prt- 
nunziato  Conte  nel  1461;  dopo  la  morte 
del  padre  promosso  Giustiziere  di  Si^ia, 
due  volte  Presidente  del  Regno,  Supreina 
Comandante  dell*  esercito ,   prestanlissiiM 


59 


AD 


essendo  nelle  arni  e  neHe  scienie  ;  si 
ebbe  da  RaìmoadelU  Venlimiglia  <rUjjflie(- 
mo  Raimondo  j  vi  di  qneslo  nome  nella 
famiglia,  che  dichiarato  nel  1301  erede 
del  padre,  non  che  consegui  le  illustri  ca- 
ridie  di  lui,  ma  le  egregie  yirtà;  prese  in 
moglie  r  unica  figliuola  di  Antonio  Honcada 
Conte  di  Caltanissetta,  che  gli  partorì  in- 
tmt#,  di  molli  titoli  decorato  sotto  Tlmpe- 
ratore  Carlo  ¥;  tenne  oltre  le  Signorie 
paterne  e  maleme.  Paterno  e  Motta  S.  Ana- 
stasia, e  Tennegli  partorito  il  figlio  Frati- 
eeaco  suo  successore  da  Giovanna  Eleonora 
De  Luna,  come  dirò  parlando  di  Cailanis- 
setta ,  dove  rinverrai  registrati  i  di  costui 
eredi.  Oggi  è  Conte  di  ildemò ,  Antonio 
àkforez  di  Toledo  figlio  di  Vincenzo  Duca 
di  Ferrandina  e  di  Caterina  di  Moncada, 
eaumerati  trai  Signori  di  Caltabellotla. 

Pongono  Ademò  a  gradi  xxxvii,  xxx  di 
lat.  e  xxxTui,  zxv  di  longitudine  (1). 

(t)  Of^  è  vn  e«po-eir«ODdario  di  secondt  clat- 
K,  lo  proTiocia  distreUo  e  diocesi  di  Catania  da 
cai  dIfU  ti  miglia,  •  151  da  Palermo.  É  uoa  città 
che  nel  leeol  bosU'O  ha  segnato  l' epoca  del  suo 
progresso.  01tr«  le  Chiese  notate  dall' Autore,  me- 
ritano oggi  aUenaione^  quella  di  S.  Giuseppe  do- 
tata dal  Canonico  D.  Francesco  Cri  mi  nel  1605 , 
iofe  si  richiamò  1* antica  confraternita  sotto  ti- 
tolo della  buona  morte»  che  esercita  l' opera  ca- 
ritatevole di  seppellire  i  morti  poTeri;  Ti  è  unita 
ftella  di  8.  Nicolò  di  Bari  o   del  SS.  Crociflssp 
istata  da  D.  Filippo  Costa  colle  leggi  medesime 
che  adottò  II  Crlml  per  la  sua;   era  piccolissima 
Mi  lecolo  ZT ,  fu  ampliata  come  attualmente  si 
trora  nel  iSOl,  e  d'aUora  sino  al  1815  si  Tide  ri- 
iorgere  come  la  più  bella  fra  quelle  di  nuova  ar- 
ckilettnra;  meritano  precipuamente  attenzione  gli 
•ioni  del  ano  stucco,  lavoro  di  Filippo  Consoli  da 
Catania  :  quella  inoltre  di  S.  Antonio  Ahate  è  bensì 
■abilasente  adornata;  non  che  quella  di  S.  Filippo 
I       e  Giacomo  riedificata  su  di  antiche  rovine  :  la 
Qiiesa  degli  Agonizzanti  sotto  titolo  di  S.  Gio* 
▼anai  Evangelista  con  alcuni  monumenti  degli  an- 
ticbi  Cristiani  :  non  posso  passar  sotto  silenzio 
qaelU  di  8.  Nicola  Politi  concittadino,  citata  dal- 
l'Autore, ma  dopo  quell'epoca  riedificata  a  pub- 
bliche spese  nel  1701  poiché  ne  andarono  diroc- 
cati ed  II  tetto  ed  il  muro  meridionale  ;  taccio  di 
altre  di  minor  conto.  Intorno  al  conventi  ed  al 


AD 


Adriano»  Lat.  Àdrianum  nemuè.  Sic. 
Atrianu  (V.  M.)  Bosco  tra  Frizzi  e  Bivona, 
adatlissinio  al  cacciare.  Uccisevi  una  volta 

monasteri, noUafuorchè  abbellimenti,  ristauri  rin- 
vengo di  nuovo,  e  dico  solamente  d*un  Collegio 
di  Maria  stabilimento  di  pubblica  beneficenza  :  fa 
l'Autore  menzione  della  Chiesa  del  SS.  Salvatore  che 
per  la  sua  ampiezza  e  la  grave  architettura  ser- 
viva di  Parrocchia,  primachè  ne  fosse  stato  trasfe- 
rito il  privilegio  a  quella  di  S.  Leonardo;  dopo 
ciò  i  Padri  della  Compagnia  di  Gesù  vi  unirono 
la  loro  casa,  quali  nel  177a  soppressi,  restarono 
frustranee  le  loro  assegnazioni,  vuota  la  casa  su* 
detta,  finché  nel  1786  vi  s' introdusse  il  Collegio, 
utilissimo  istituto  che  molto  influisce  all'educa- 
zione delle  fanciulle  di  qualunque  condizione,  che 
vanno  ad  istruirsi  nella  morale  e  nelle  arti  dome- 
stiche. Merita  finalmente  attenzione  il  magnifico 
teatro  fabbricato  ad  imitazione  di  quello  di  S.Car- 
la In  Napoli.  In  generale  poi  il  paese  si  è  di  molto 
accresciuto  in  estensione,  non  poche  case  vi  fu- 
rono in  questo  secolo  costruite,  molte  bellissime 
strade  tagliate,  sin  da  quando  venne  a  questo  in- 
tento deputata  nel  1794  una  amministrazione.  Il 
clima  di  Adornò,  per  la  posizione  della  città,  è  tem- 
perato e  salubre,  quantunque  nell'  inverno  molto 
vi  si  patisca  il  freddo;  ne  è  fertilissimo  il  terri- 
torio, di  cui  l'estensione  di  sai.  6522,908,  cioò  8,213, 
in  giardini  62,147  in  orti  semplici,  1,703  in  can- 
neti, 891,010  in  seminatorii  irrigui,  856,482  in 
seminatorii  alberati,  1003,046  in  seminatorii  sem- 
plici, 1848,210  in  pascoli,  48,137  In  oliveti,  278,240 
in  vi  gneti  alberati,  53,222  in  ficheti  d'India,  351,875 
in  alberi  misti,  21,844  in  castagneti,  280  in  boscate» 
1815,318  in  culture  miste,  3,452  in  suoli  di  case.  VI 
bau  trovato  i  mineralogisti  dei  sclorli  simili  a 
quelli  del  Delfinato  di  Francia,  ed  anche  della 
sironxiana  solfata.  Una  zolfalara  scoverta  nel 
1820  accresce  la  ricchezza  del  commercio.  La  po- 
polazione di  Adernò  ascendoTa  nel  1798  a  6623 , 
nel  1831  a  10748,  ed  ultimamente  a  12283.  Sino  al 
1798  fu  singolare  il  vestire  greco  delle  contadine, 
col  manto  di  tela  bianco  sino  ai  talloni.  Cosi  dal 
nobili  furono  per  lungo  tempo  adottati  gli  abiti 
spagnnoli. 

Rifulsero  famosi  in  questi  ultimi  tempi  in  Ader- 
nò in  fatto  di  scienze  :  Il  P.  Antonio  Siverino 
delle  Scuole  Pie,  celebre  Poeta  ed  eloquente  Ora- 
tore; fu  il  fondatore  della  Casa  delle  scuole,  ma 
immatura  morte  lo  recise  nel  1801  ;  dei  suol  com- 
ponimenti si  stamparono  in  Messina  diverse  ora- 
zioni funebri,  dove  si  ammira  la  forbitezza  del  suo 
stile:  Mario  Sanfilippo  e  Spltaleri  nato  nel  1761 , 
egregio  predicatore;  fu  assunto  all' età  di  22  anni 
alla  dignità  di  Canonico  non  per  altro  che  pel  prò* 


60 


AD 


Guglielmo  II  Re  di  Sicilia  un  cinghiale^  e 
per  voto  ordinò  vi  si  edificasse  un  mona- 
siero,  che  volle  unito  a  quel  di  S.  Giovanni 
degli  Eremili  di  Palermo:  scrive  anzi  il 
Pirri  avervi  avuto  una  visione. 

Adrlce.  Lai.  Adrix.  Sic.  Adrici  (V.  N.) 
Città  nel  territorio  di  Siracusa,  nella  di  lei 
giurisdizione  una  volta,  oggi  di  sito  incerto: 
ne  dà  notizia  il  solo  Stefano  ;  idrìce  ciìtò 
dei  Siracusani  ;  il  nome  della  gente  idri- 
dna.  Di  essa  Cluverio  lìb.  2. 

Adrone.  Lai.  idronu^.  Sic.  Adronu(V.]H.) 
Borgo  antichissimo  tra  Segesta  e  Macella, 
talmente  fortificato  da  non  aver  potuto  espu- 
gnarlo il  brando  dei  Romani.  AssalUOy  dice 
Diodoro  lib.  23,  per  molti  giorni  i  Romani 
i  borgo  Adrone  e  Macella^  non  espugnato 
lo  abbandonarono. 


AG 


Affato  (••)  lai.  5.  Agalha.  Sic.  S.  Agà- 
ti  (V.  D.)  Municipio  di  Messina  verso  Set- 
tentrione, alla  spiaggia  del  mare,  non  lungi 
da  Faro  villaggetto  cui  si  apparteneva.  Vi 
ha  ai  di  nostri  una  chiesa  dedicata  alla  Mar- 
tire Verginella^  in  cui  amministransi  i  sa- 
cramenti agli  abitanti,  oggi  2417  di  numero 
con  quei  di  Faro  (1). 


prio  iogegno,  montò  I  pergami  delle  principaU 
città  deU*  isola,  fu  decorato  da  Monsignor  Deodati 
delle  insegne  canonicali  di  Catania,  dorè  dettò  le- 
tioni  di  eloquente,  ma  nella  ancor  rerde  età  di  49 
anni  ti  mori  il  3  giugno  del  1810;  furono  lo  sue 
opere  pubblicate  in  di? ersi  Tolomi  In  Catania  nel 
1816:  Antonino  Sidoti  coetaneo  ed  emalo  nell'elo- 
qnenxa  e  nella  dottrina  al  Sanfllippo;  ed  il  P.  Pie- 
tro Sidoti  analmente,  delle  Scuole  Pie,  professore 
di  poetica  in  quel  Collegio,  di  spirito  Montesco; 
ed  altri  di  raglia  minore  che  anche  §1  distinsero 
e  fàrono  la  gloria  della  patria  loro. 

(1)  É  una  terra  yicina  all' Alcara  de*  Fusi  ioprao- 
nominata  comunemente  di  MilitellotL  differirla  dal- 
r altra  nella  provincia  di  Catania  detta  dei  Baitea* 
ti;  fa  compresa  nella  prorincia  di  Messina,  di- 
•tretto  e  diocesi  di  PaUi,  distante  M  m.  da  Paler- 
mo, 85  da  Meisloa,  84  da  Patti;  ed  è  capo-circoo- 


AG 


ABmtm  (9U)  lai.  5.  Agatha.  Sic.  S.  Agi- 
ti (V.  D.)  Celebre  torre  di  guardia  nella 
parte  aquilonare  dell'Isola  appo  Capo  d*Or* 
landò,  volgarmente  5.  AgìUi;  appellasi  Gì- 
sale  Massa,  poiché  intorno  alla  torre  sorga- 
no alciue  casuccie,  una  Chiesa  con  Si* 
cerdote,  volte  a  S.  Filadelfo,  villaggio  si- 
tuato sul  colle  vicino.  La  torre  è  armata 
di  artiglierie  ad  allontanare  i  pirati  e  tu- 
telare le  magni  Oche  Aere  tenutevi  ogni  anno 
in  novembre  con  gran  concorso  del  vici- 
nato. 

Agata  (••)  Lat.  5.  Agatha.  Sic.  S.  Agi- 
ti (V.  D.)  Municipio  sopra  Catania  nella  con« 
trada  dei  Balleaii  con  Parrocchia  e  Chiesa 
del  nome  stesso.  Lo  appellano  altri  dai  Vo- 
lenti poiché  vi  dimora  gente  di  tal  nome  (1). 

Affaterla.  Lat.  Agatheria  (V.  H.)  Fio- 
roe;  collocano  due  fiumi^  dice  Arezio,  vi- 
cino Termini^  verso  Palermo,  uno  dello 
oggi  Agateriaj  Teresa  l'allrOy  che  stimo 
essere  il  fonie  della  Trabia:  dunque  Aga^ 
teria^  secondo  lui,  é  il  fiume  di  Termini; 
venne  anche  rammentato  dal  Bonanno,  ma 
oggi  perdette  affatto  quel  nome. 

AffaUrno.  Lai.  Agathimum.  (Y.  D.)  An- 


darlo di  terza  classe  con  nna  popolaiioDO  di 
Il  suo  territorio  è  di  salme  2089,555,  cioè  17,571  a 
giardini, 4417  a  canneti,  3,S56  a  gelseti,  6,061  a  •#- 
minatorii  irrigui,  9,46S  a  seminatori!  alberali,  Tit 
056,  a  seminatorii  semplici,  1865,980  a  paaeoU, 
86,107  ad  oliveti,  1,594  a  rigneti  alberaU,  8S,9aa 
Tlgneti  semplici,  9,300  a  ficheti  d'India,  1,666  a 
castagneti, SI ,071  a  boscate,867,S69a  terreni  tepro- 
dnttlTi.  Verso  Snd-Est  ed  in  poca  diatanta  da  fM- 
sto  paese  è  istallato  un  telegrafo. 

(1)  Oggi  è  nn  comune  in  proTlncla  dlttretts  6 
diocesi  di  Catania,  circondario  di  Maacalada, 
disUnte  da  Palermo  177  m.,  i  dalla  capiUie  detta 
proTincia,  S  dal  capo-circondario.  Ha  una  pope 
laxione  di  518  ed  un  territorio  di  salme  156,611, 
75,73S  cicè  in  seminatorii  irrigni ,  17,838  in  vi- 
gneti alberati,  S,996  in  firheU  d'India,  t7,171  II 
alberi  misti,  15,368  in  boscate,  10,875  in  cnhafS 
miste ,  0,099  in  suoli  di  case ,  e  0,031  d'  on  pic- 
colissimo Camposanto.  É  la  terra  di  S.  Agata 
dei  Batteati  nn  ei-feudo  della  famiglia  Masaa  del 
Principi  di  Gastelforte. 


61 


AG 


Uca  clUà,  delta  bensì  da  alcuni  Agatirna 
qA  Àgaiir so, nélìti  parte  aquilonare  dell* Isola 
tra  Alesa  e  Tindari.  Cluferio  della  sua  ori- 
gine lib.  2,  cap.  6,  tania^  scrive,  ne  è  la 
anHehitàj  che  rimonlcme  la  fondazione 
ai  tempi  di  Troja^  ed  alTerma  Diodoro  es- 
seme stato  il  fondatore,  Agalirso  figliuolo 
di  Eolo.  Tane  sono  le  opinioni  riguardanti 
il  sito;  falsamente  pongonla  alcuni  a  Patti, 
come  Mario,  Nero,  Riccioli  ;  altri  dove  sie- 
de oggi  S.  Filadelfio,  quali  notò  il  Pazel- 
lo,  che  riconosce  Agatirno  nel  campo  di  S. 
Martino  occupato  da  ruine  di  antica  città; 
moiU  Terso  fllaino  o  Piracmone,  confutati 
dal  Haurolico;  ed  afferma  Cluverio,  dalle 
raine  di  Agalimo  aver  preso  origine  S. 
Marco,  ed  opinano  finalmente  aver  di  11 
tratto  il  nome  il  promontorio  d'Orlando, 
(joali^ib  sagacemente  col  Fazello,  parlano 
al  mio  tenue  giudizio,  poiché  vi  ha  alle 
orientali  sue  radici  un  seno  per  le  navi, 
ma  insecuro,  ed  un  castello  di  cui  diremo 
quando  del  promontorio,  cui  congiunto  il 
colle,  conserva  dei  ruderi,  aquedotti,  matto- 
ni, e  molti  rimasugli  di  antica  abitazione , 
ed  estendendo  il  suo  vertice  sulla  pianura 
molto  ampia,  detta  dal  Fazello  di  S.  Mar- 
Udo,  compie  un  amenissimo  prospetto  in 
tatto  quasi  il  lido  settentrionale. 

È  celebre  Agatirno  tra  le  città  di  Sicilia 
seeondo  Tolomeo,  Strabene,  Stefano,  Plinio, 
Silio^  Diodoro,  Livio,  Polibio  ed  altri;  Si- 
lio ne  enumera  il  popolo  tra  quelli  che 
soccorsero  il  console  Marcello  ;  scrivono  al- 
tri, aver  dopo  la  prima  guerra  Punica  tra- 
sferito da  intimo  il  console  Levinio  4000 
nomini,  a  popolar  di  una  nuova  colonia  il 
territorio  Brucio   e  Reggio:   erano  schiu- 
oia  di  malfattori ,  banditi ,  debitori,  rei  di 
delitti  capitali,  e  chi  lussureggiavan  di  beni 
in  Agatirno ,  per  furti  e  rapine  ;  mal  sof- 
friva la  città  ona  folta  popolazione.  V.  Ca- 
po if  Orlaindo. 

Mms^rwu  Lat.  Agyriwn  (Y.  N.)  Tedi  5. 
FUippo  d'Argirò. 


AG 


Airiioiae.  Lat.  Aniunié.  Sic.  Agnuni  (V.R.) 
da  altri  Angluno  ed  Agnuni.  Lido  nella  parte 
orientale  di  Sicilia,  punto  di  traffico  di  Len- 
tini,  detto  da  alcuni  Engio  ù  Morganzio; 
è  r  ultima  parte  del  seno  di  Catania,  esten* 
dendosi  poscia  il  promontorio  Tauro  o  vol- 
garmente di  S.  Croce  detto  da  Cluverio  Xt- 
fonio;  ci  ha  una  bettola^  e  conserva  esso 
i  vestigli  d*un  gran  tempio  che  Federico  li 
aveva  ordinato  fosse  eretto  con  gran  ma- 
gnificenza ;  hannovi  dei  colli  vicini ,  e  bo- 
schi attissimi  a  cacciare  nel  territorio  detto 
iVur^o ,  dove  spesso  quel  Principe  rilira- 
vasi  da  Catania  a  ricrear  Io  spirito:  solide 
sono  le  pareti  del  sacro  edifizio,  alte  verso 
Nord  otto  palmi,  un  poco  più  verso  Mez- 
zogiorno; elegantissima  ne  è  la  porta,  Ia« 
voro  gotico  come  dicono,  dell* altezza  del 
lato  meridionale  ;  tre  assidi  che  rimangono 
verso  Oriente,  stabiliscono  la  grandezza  del 
tempio ,  quale  è  di  2S0  palmi  in  lungo,  di 
circa  70  in  largo;  credest  essere  rimasta  im- 
perfetta quella  fabbrica  per  la  morte  di  Fe- 
derico, 0  aver  egli  desistito  dall'opera  per 
r  insalubrità  del  luogo;  credono  altri  averlo 
destinato  a  Convento  dei  Cisterciesi  di  S. 
Maria  di  Roccadia  di  Lentini^  perchè  i  mo- 
naci stabiliti  neir  interno,  trasferissero  quivi 
il  domicilio;  cosi  sta  scritto  negli  annali 
Cisterciesi,  mancando  io  però  di  antiche 
carte  non  ardisco  stabilire  certezza  di  sorta. 

Affosui.  Lat.  Augusta.  Sic.  Austa  (V.  N.) 
Città  marittima,  nella  spiaggia  orientale  del^- 
la  Sicilia  con  porto  magnifico;  fabbricata^ 
come  è  voce,  tra  Catania  e  Siracusa  di  là 
dal  promontorio  Tauro ,  dalle  macerie  di 
Megara^  in  un  chersoneso  o  penisola^  dal- 
rimperatore  Augusto,  ristaurata  poi  dair al- 
tro Imperatore  Federico  II  Re  di  Sicilia , 
come  nel  dice  un  epigramma  sulla  facciata 
del  real  Castello  a  Nord: 

Àugustam  Divui  Auguitui  eondidit  urbim 
Et  tutu  ut  titulo  sit  V9n$randa  suo. 

T$utoniea  Frid§rieus  eam  de  prole  secundus 
DanavU  populo  fintbue,  orctf,  loco. 


62 


AG 


Quantunque  il  tilolo  dì  Veneranda  credasi 
tenuto  alla  cìllà  dagli  Spagnuoli  nei  piik 
bassi  tempi ,  e  distrugger  si  voglia  mercè  di 
questa  congettura  non  fondala  sopra  alcun 
argomento,  il  testimonio  di  tanta  antichità; 
gli  scrittori  nazionali  ad  onta  di  ciò  traggono 
Forigine  della  loro  patria  da  altri  monumenti, 
poiché  fuori  le  mura  a  Sud  dove  estendesi 
una  penisola,  occorrono  dei  ruderi  e  di  con- 
siderevoli rimasugli  d*una  città  diroccai, 
qual  tratto  finora  appellano  terra  oti/icay 
affermando  esservi  stata  prima  di  Federi- 
co II  una  città  molto  celebre;  sospetterei 
di  Megara,  se  ad  una  voce  gli  scrittori  non 
ne  avessero  stabilito  le  vestigia  presso  le 
foci  deirAlabo  ;  credonla  altri  Gela.  Distrut- 
ta Centorbi  nel  1242,  che  era  insorta  a  ri- 
volta, ridottine  in  colonia  gli  abitanti,  volle 
rimperador  Federico,  venissero  ad  abitare 
Àgosta;  fabbricò  una  fortezza  sull'istmo,  a- 
dornoUa  di  quattro  larghissime  vie  rette  da 
Tramontana  a  Nezzogiorno^  ed  altrettante  da 
Oriente  ad  Occidente.  Fabbricò  il  Re  Gia- 
como di  Aragona,  dopo  scacciati  i  Francesi 
dalla  città,  un  muro  di  difesa  sul  centro, 
dalla  parte  australe ,  con  batterie  ed  una  porta. 
Costituiscono  gli  annali  di  Sicilia  la  fonda- 
zione di  Agosta  nel  1229;  Neocastro  che  com- 
pillonne  la  storia  nel  1229,  cinquanta  anni, 
scrive,  or  sono,  docc/ié  fabbricassi  Àgosta; 
se  da  92  anni  se  ne  sottraggono  50,  occor- 
rerà il  42.  Troncò  un  dubbio  il  Muratori 
sul  tempo  deir  origine  di  Agosta  nella  pre- 
fazione al  medesimo  Neocastro;  poiché  sono 
scolpiti  in  una  lapide  sulla  porta  deirantico 
castello  della  città^  questi  sciapili  versi  : 

Ht^jut  ap€X  op^rii  §x  majMtaU  dfcorU 
Denotai  Auihormn  T§  Prider{e§  ìuuwì* 

Tum  Oria  dena,  d$e€m  duo,  mille  dueenta  trah§bai 
TemparOf  poMi  Genitum  per  nova  jura  Deutn, 

Come  parmi,  scrive  il  suUodato  Muratori , 
non  altro  anno  segna  Fautore,  che  il  1242, 
e  volendo  rinchiudere  nel  metro  con  una 
circonlocuzione  il  quarantadue,  scrisse  tre 
diecine,  cioè  trenta,  piit  dieci  e  due,  o  dodici, 


AG 


che  congiunti  al  mille  duecento,  rendono  H 
1242;  non  niego  intanto  indicar  queste  note 
il  tempo  quando  si  compi  il  castello ,  ed 
essere  avvenuta  la  prima  rinnovazione  di 
Agosta  nel  1229;  del  resto  non  sarebbe  il 
divario  che  di  13  anni,  molto  lieve  perciò. 
Passiamo  ora  a  vedere  qual  sia  lo  stalo 
attuale  di  tutta  la  penisola  e  della  città. 
Al  sudetto  muro  va  soggetto  un  trailo  di 
terra  di  circa  un  miglio  di  circuito,  scapoiOt 
ma  che  pure  si  solca,  dove  s*  innalza  ona 
chiesiuola  sacra  al  N.   S.  Salvatore,  non 
lungi  da  un  fonte  di  acqua  dolcissima  dio 
sì  appella  Claradiay  dal  che  si  osserva  non 
mancare  Agosta  assolutamente  di  acqua,  se- 
condo il  Fazello.  Dicesi,  come  mostrai,  ter^ 
ra  antica  dai  paesani,  poiché  conserva  ve- 
stigia di  fabbricati^  e  spesso  appresta  delle 
monete  di  ciascun  genere  e  metalli  diver- 
si, lacrimatoi,  vasi  a  due  manichi,  Tasel* 
lini  delicatamente  screziati.  Notò  Teradi- 
tissimo  Mario  Murena,  non  oscuramente  in« 
dicare  il  terreno  da  scavi,  distinto  per  varfl 
strati,  essere  stato  in  varii  tempi  popolalo. 
Sorge  la  città  appresso  il  muro  a  Nord» 
dov*  è  r  istmo  ed  il  castello  che  siede  in 
poggio  elevato  neir  istmo  medesimo,  eretto 
nel  secolo  xvr  secondo  le  norme  dell'arte 
moderna,  con  valide  fortificazioni  ai  quattro 
angoli,  e  nel  mezzo  un*  alta  ed  antica  torre, 
con  forti  ripari,  e  bastioni  ad  ogni  porla  ;  è 
battuto  dal  mare  in  ogni  lato,  menochè  nel 
meridionale,  che  artifiziosamente  vedesilUb- 
bricato  secondo  Tindoledel  suolo  a  guardia 
del  porto.  Ci  ha  prima  delfistmo  una  ampia 
e  profonda  fossa,  per  dove  si  dà  adito  al- 
le acque  del  mare ,  donde  il  chersonesa 
dell*  isola;  aggiungonsi  dei  ponti  alle  lb^ 
tezze  semilunarì,  uno  dei  quali  appoggiato 
alla  porta  di  fuori  a  mo*  di  tanaglia,  assi-  * 
cura  il  forte  ;  da  questo  si  ha  1*  unico  in- 
gresso alla  città  la  di  cui  porta  non  è  seevia 
di  bastione..  Nel  continente  ci  ha  per  eer- 
to una  fossa  con  batterie  di  difesa,  coperta 
dalla  via,  munita  di  argini  e  di  siepe.  Bi- 


63 


AG 


Tidesi  la  eiltà  d(il  caslello  Terso  austro  per 
ben  ampio  spazio;  succede  il  palazzo  del 
prefetto,  quindi  un  insigne  convento  di  P. 
Predicatori,  che  trae  Torigine  sin  dalla  fon- 
dazione di  Agosta,  fabbricato  per  opera  del 
B.  Reginaldo  compagno  di  S.  Domenico;  è 
ammirabile  per  la  magnificenza:  poi  la  gran- 
diosa  sala  del  Consiglio  cÌTile;  il  tempio 
principale  sacro  a  S.  Maria  dei  Miracoli, 
elegantissimo  per  mole,  ordine,  prospetto, 
cqH>la  e  svariati  ornamenti  ;  vi  è  attaccato 
uao  spedale  :  non  lungi  il  chiostro  delie 
Monache  dell*  ordine  di  S.  Benedetto,  sotto 
titolo  di  S.  Caterina  Y.  e  M.,  fabbricato  nel 
1610  colle  somme  del  Conte  Giovanni  Mar- 
cello; verso  Oriente  quel  dei  Carmelitani, 
fondato  nel  1576  nella  Chiesa  di  S.  Agata; 
quel  dei  Minori  osservanti  verso  il  1620, 
ia  S.  Maria  delle  Grazie  ;  e  quel  dei  Pao- 
lini  con  l'annessa  Chiesa  di  S.  Pietro  e  Pao- 
lo nel  1634  :  stabiUronsi  i  Minori  Cappuc- 
tìni  in  Àgoéta^  neiruUima  parte  della  città 
deatro  le  mura  ad  Occidente,  nei  primor- 
dii  del  secolo  xvii.  Yi  ha  Taltra  Parrocchia 
detta  di  S.  Sebastiano  col  suo  Sacerdote, 
quale  col  Parroco  della  Chiesa  maggiore  ne 
iDlende  alla  cura  delle  anime  sotto  il  Ye- 
scovo  di  Siracusa,  che  delega  le  sue  veci: 
a  questa  Parrocchia  van  soggette  altre  dieci 
Chiese.  Degni  sono  di  ammirazione  i  ma- 
gnani dei  Cavalieri  di  Malta,  destinati  a 
preparare,  ed  approntare  i  viveri  aHo  tri- 
remi, con  un  mulino  a  vento  rivolto  ad 
Oriente,  in  fondo  alla  cittì  presso  le  mura, 
hssiaoio  a  dire  del  porto. 

Apresi  per  circa  dodici  miglia^  talchò 
paò  dirsi  propriamente  un  seno,  nel  di  cui 
iagresso  sorge  una  torre  con  faro  a  como- 
do dei  naviganti,  fortificata  di  artiglierie  e 
di  soldatesca,  detta  AvoIob  da  Ferdinando 
di  Avalos,  Marchese  di  Piscaria,  Yicerè  in 
Sicilia,  e  protetto  da  una  spaziosa  sirte;  con- 
gioDgesi  alla  parte  meridionale  del  cherso- 
neso  per  un  angusto  tratto  dì  cementi,  ora 
diroccalo  in  qualche  parte  dall'impeto  del 


AG 


mare.  Nella  parte  interna  del  porto  stesso , 
torreggiano  due  ben  muniti  bastioni  sugli 
scogll,detti  volgarmente /brft, ad  un  dei  quali 
è  nome  Garsia  dal  Yicerè  Garsia  di  Toledo, 
all'altro  Vittoria  dcilla  moglie  di  lui.  La  pe- 
nisola è  quasi  tutta  circondata  dal  mare 
che  vi  ha  un  gran  fondo,  e  solo  ad  esperti 
nocchieri  conoscitori  di  alcuni  canali,  luo- 
ghi guadosi  come  diconli,  è  dato  potere 
prendere  spiaggia.  Yerso  Oriente,  dove  è 
il  promontorio  di  S.  Croce,  incurvasi  un  altro 
porto  appellato  At/bnto,le  di  cui  acque  meno 
profonde^  non  dissimili  da  quelle  delle  lacu- 
ne, infettano  Taria;  quivi  è  una  piccola  secca 
di  quasi  un  miglio  di  circuito  detta  di  S. 
Pietro  dagli  abitanti.  Yi  si  produce  a  ri- 
bocco del  sale  che  Plinio  dice:  (Uto  a  con^ 
servar  le  carni^  oèpro,  seceo  come  quel 
di  Megara;  ci  hanno  delle  altre  saline  a 
destra,  donde  non  piccol  guadagno  ritrag- 
gono gli  abitanti,  poiché  se  ne  fa  tralBco, 
e  per  la  Sicilia  e  per  le  province  dell' A- 
drintico.  Sboccano  in  quel  porto  quattro 
fiumi,  TAIabo  CarUara^  il  Marcellino,  Millia 
detto  da  Livio,  quel  di  S.  Cosmo,  ed  il  FAa- 
deda  o  Molinello,  di  quali  altrove,  come 
anche  di  Tasso  altra  penisola,  dello  scoglio 
Rocadia  e  di  altri  luoghi  e  residenze  ma- 
rittime. 

Ritornando  alla  città  :  ne  risiede  la  Poli- 
zia civile  presso  quattro  Decurioni,  il  Sin- 
daco, il  Censore  dei  delitti,  i  Giudici,  ma 
il  Prefetto  della  milizia  col  titolo  di  Gover- 
natore ha  cura  degli  affari  principali,  ed  a  lui 
va  soggetto  tutto  che  spetta  la  guerra  :  vi  ha 
il  cavaliere  Bicevitore  pel  sacro  ordine  di 
Malta.  Gode  la  citta  nei  pubblici  registri  il 
nome  di  yeneroncto,  e  dà  il  xxxvni  voto  nel 
Parlamento  Generale  del  Regno;  ne  è  lo 
stemma  un' aquila  coronata^  con  sotto  il 
mare  sparso  di  monete  ;  sono  liberi  in  ogni 
modo  i  cittadini ,  per  beneficenza  dei  Re, 
da  pagare  i  dazii  di  trasporto,  le  case  dei 
quali  eran  622  nel  secolo  xvi ,  nel  susse- 
guente 1185  e  gli  abitanti  5040  ;  nel  1713 


64 


AG 


le  case  18S6  e  7646  gli  abilantl,  dall'om- 
ino registro  9205. 

Finalmente  ci  ha  il  Borgomastro,  ma  sen- 
za terre  soggette.  Oggi  si  spetta  la  città  al 
Regio  Demanio,  ma  un  tempo  col  titolo  di 
Contado  ubbidì  a  varii  Signori:  Gugliel- 
mo Raimondo  di  Hontecatino  aveva  sposato, 
sotto  gli  Aragonesi,  Luchina  di  Alagona  con 
per  dote  Malta  e  Gozo;  e  Federico  II  per 
aversi  queste  isole,  assegnando  Agosta  a 
Guglielmo,  se  ne  impossessò;  dal  1317  i 
Montecatini  si  dissero  Conti  di  Agosta  ;  an- 
zi osservasi  nel  registro  del  Re  sudetto^ 
aversi  avuto  AgQSta,  Curcuraccio  e  Melilli 
quali  eran  del  Contado:  successe  il  Aglio 
a  Guglielmo^  del  nome  stesso,  cui  poscia 
MaUeOy  che  volle  nel  1365,  e  di  nuovo  nel 
73  confermata  da  Federico  IH  la  mutazio- 
ne. Guglielmo  Raimondo  III  sottentrò  a 
Matteo,  sotto  cui  vennero  accresciuti  al  Con- 
tado ,  Feria  e  Monte  di  Climate  ;  è  quel 
jRBimoso  costui  che  trasferita  nottempo  di 
soppiatto  dalla  fortezza  Orsina  di  Catania, 
la  consenziente  Maria  figlia  di  Federico  III 
ed  erede  del  Regno,  alla  sua  di  Agosta, 
dove  non  senza  di  lei  piacere  orrevolmente 
ritennela ,  e  cinto  da  duro  assedio ,  da 
Ariate  Alagona  ed  altri  Baroni  di  Sicilia , 
con  pari  scaltrezza  trasportò  la  Regal  Don- 
zella nel  castello  di  Licata,  poi  in  Sar- 
degna, e  finalmente  nella  Catalogna  ad  unir- 
la in  matrimonio  al  Re  Martino;  nel  1388 
per  la  proscrizione  di  Guglielmo  fatta  dai 
Siciliani,  Arlale  Alagona  assunse  Àgoèta  e 
lasciolla  alla  sua  morte  al  figliuolo  del 
fratello  Artale  IL  Dopo  quattro  anni  ritornò 
a  Guglielmo  sotto  Martino,  da  cui  si  ebbe 
in  dono  nuovamente  e  Gozo  e  Malta,  quali 
tuttavia  non  lungo  tempo  dopo,  secondan- 
do il  genio  del  Re,  rinunziò  in  favore  di 
Artale  Alagona;  ribellatosi  nel  1308,  non 
che  privato  della  carica  di  Gran  Giustizie- 
ro,  di  tutti  i  beni^  aborrito  dai  suoi,  dagli 
altri ,  si  mori.  A  preghiere  dei  Signori 
successegli  nei  primordi!  del  xv  secolo. 


AG 


per  liberalità  del  Re,  il  primogenito  Jfol- 
teo  al  Marchesato  d*  Ago9ia,  che  dopo  sei 
anni  riconsegnò  al  Re  con  on  cambio  eal 
Contado  di  Caltanissetta  ed  altre  signorie. 
Rimase  Agosta  sotto  il  regale  domiido  sino 
ad  Alfonso  che  concessela  nel  1417  9l  Die- 
go Gomet  di  Sandoral ,  Adeleniado  del 
regno  di  Castella,  con  rescritto  di  Valenza; 
ma  avutosi  poi  da  Giovanni  Re  di  Rafani 
il  Contado  De  Castro  nel  regno  di  GasleBi 
cesse  quello  di  Agosta  donandolo  eoi  eoa* 
senso  di  Alfonso  a  Sondo  di  Lmidogm^ 
che  per  5200  fiorini  Aragonesi  (m  vale 
ciascuno  nove  terl  e  '/>)  vendettelo  a  Cii- 
gUelmo  Bellomo  e  ad  Antonio  figlio  di 
lui ,  secondo  il  volere  del  Re ,  da  Napoli 
li  12  giugno  del  1444.  Non  molto  dopo 
iHe^ro  di  Busulduno  Conservatore  geae- 
rale  del  Regno  ^  perchè  non   bene  alie- 
nato, r  incorporò  ai  regii  dominii;  creato 
prefetto  di  Agosta  ottenne  la  terra  di  Me* 
lilli  e  poco  di  poi  la  stessa  Agosta  eoi 
peso  di  sborsare  a  Pietro  Bellomo  ed  ali 
di  lui  moglie  Giovanna,  eredi  di  Gogliol* 
mo  200<r  once.  Da  Busulduno  e  Ferdiaaa* 
do  figliuolo  del  Re  Giovanni,   passò  por 
vendita  nel  1362  a  Raimondo  GufflUkm 
Montecatino  Conte  di  Adrano ,  che  r^ 
tecò  a  Bernardo  Reque9en$  con  la  eoa- 
ferma  del  Re  nel  1576.  Passò  tosto  a  flit- 
tan  Tommaso  figlio  di  Guglielmo,  seeoa* 
do  Luca  Barberi,  benché  altrove  rinvei^ 
in  tale  epoca  Signor  d*  Agosta  AnUmio  Mmt 
tallOj  che  sborsò  il  prezzo  al  ReqoesoM. 
Il  Re  frattanto  ne  concesse  il  drillo  di  ri- 
compra pel  contado,  alla  Regina  Bisdbol» 
la,  che  vendettelo  a  Guglielmo  Muimmiè 
figliuolo  di  Giovan  Tommaso,  e  signore  il 
Adornò,  Caltanissetta,  da  cui  AnUmh;  cko 
sborsati  9000  fiorini  prese  i  dritti  del  porti 
e  del  caricatojo.  Scrive  Franceseo  Tita  o^ 
ser  passata  Agosta  dopo  il  Hontallo  a  te- 
glielmo  Raimondo  iv  Conte  di  CaltaaioieMy 
quale  morendo  lasciò  al  fratello  Aaloaii, 
ed  il  contado  di  Agosta  ad  Antonello 


65 


AG 

ik>,  ma  di  letto  illegUUino,  che  con- 
a  titolo  di  dote  nel  1472,  alla  aglia 
iee^  sposata  a  Pietro  di  Cardona  pri- 
to  di  Af tale,  Conte  di  Collesano  ;  ma 
quattro  anni  assegnollo  Pietro  a  Gio- 
bmmaso  Montecatino,  che  falsamente 
il  sullodato  Tita ,  Signore  di  Calla- 
Ui  insieme  e  di  Adernò  ;  pone  poscia 
ìe  sino  al  1511,  Guglielmo,  poi  Aai- 

0  r,  ed  Antonio  progenito  di  lui,  ere- 
Ila  paterna  signoria;  a  buon  dritto 
^  ascrive  ad  AnUmeUo  la  compra  dei 

del  porto  e  dell*  emporio,  che  dicesi 
lita  prima  dell*  anno  40.  Fu  maritala 
lia  di  Antonio  a  Giovanni  Marnilo 
nese.  Conte  di  Congiovanni,  il  di  cui 
Tommaso  Marnilo  ne  sciolse  per 
^  fiorini  ogni  debito,  onde  libero  ed 
ne  da  qualunque  peso,  si  tenne  il  con- 
d*  Agosta   assegnato   in  dote  al  &• 
e  nel  1516  pronunziò   il  giuramento 
Ferdinando.  Giovanni  nominalo  nel 
pei  dritti  del  padre  e  della  moglie, 
di  Agosta,  poi  ne  lasciò  al  figlio  la 
ria,  donde  passò  a  Federico  Slailij 
iccesse  il  figlio  Àndreoila,  quale  es- 
»  sotto  la  tutela  della  madre ,   35000 
sborsati  ai  possessori  Carlo  d*Arago- 
residente  del  Regno,  à  nome  del  Re, 
lè  si  munisse  risola  contro  le  inva- 
de! Turchi,  prese  la  giurisdizione  di 
la  e  tosto  la  fortificò;  nel  quale  tem- 
Domerata  tra  le  città  regie,  divenne 
delle  principali  piazze  forti  di  Sicilia. 
aneeèco  Vita  scrisse  la  storia  di  Ago- 
b  la  pubblicò  neir  anno  1663,  sotto  il 
di  Inritium  ad  Siculam  hystoriamy 

1  di  lui  fratello  Onofrio  molti  lavori 
[egno  diede  anche  alla  luce,  lodati  da 
lino  Mongitore  nella  BibHoL  Sicnla^ 
rinvieni  altresì  Y  elogio  di  Pietro  Par 
•o  dell'  ordine  dei  Predicatori ,  noti- 
i  Domenico  Frieda  detto  da  altri  Pie- 
rimeriti  della  Tita  e  T eccellenza  della 
na  assunto  al  Vescovado  di  Lucerà  dei 


AG 


Pagani.  Nota  il  j^irri  d*un  M.  Vincenzo  Bar 
ato,  tennto  come  un  secondo  Angelo  Cor*» 
melUano  nella  sacra  prediccuiione  ;  fu  del- 
r  istituto  di  S.  Domenico,  dove  in  ogni  tem- 
po trovansi  di  celebri  ingegni,  che  tralascio 
per  amor  di  brevità.  Scrive  poi  il  Fazello 
intorno  ai  danni  sofferti  da  Agosta:  molti 
guasti  paii  questa  cUtà  sin  dal  principio , 
e  quando  ribellatasi  nel  1360  a  Federi- 
co III  per  Luigi  Re  di  Napoli  fu  malcon- 
cia dalX  incendio,  adegnata  al  suolo  dai 
Siracusani  ed  i  Catanesi;  tuttavia  venne 
poscia  restituita  alla  primiera  magnificen" 
za  da  Federico  stesso  :  ed  in  questa  età  no- 
stra presa  la roccanel  <ft  17 luglio  del  ISSIj 
da  Sinano  comandante  di  una  flotta  di 
circa  cento  triremi  di  Solimano  Re  dei 
Turchi^  tutta  fu  data  in  preda  alle  fiam- 
me :  ricorda  Francesco  Vita  essere  avve- 
nuto lo  sbarco  del  Comandante  Sinano  al 
promontorio  del  Tauro,  ed  il  devastamento 
della  città  il  di  26  luglio;  ripetuto  una  se- 
conda volta  sotto  TAmmiraglio  Russano  in 
luglio  del  seguente  52 ,  e  sotto  Dragutto 
una  terza  volta  nel  60.  Il  castello  dell*  istmo 
reso  validissimo  non  che  per  fossato,  per 
nuove  batterie  dal  Conte  di  S.  Stefano  Vi- 
ceré in  Sicilia,  fu  sconquassato  da  tremuoto 
nel  1693,  e  destato  visi  un  subito  incendio 
nella  polveriera  mercè  il  reciproco  movi- 
mento dei  sassi,  vieppiii  s'accrebbero  le  ro- 
vine, e  fu  fatta  strage  di  gran  numero  di 
cittadini,  che  superstiti  ali*  eccidio  della  pa- 
tria eranvisi  rifuggiti.  Ristaurata  a  regie 
spese,  fu  guastata  dai  Savoiardi  nel  1718, 
rintegrata  indi  di  nuovo.  Ne  è  il  sito  a 
xxxvii,  VII  di  latitudine,  xxxviii,  lvi  di  lon- 
gitudine, giusta  il  più  recente  computo  dei 
Geografi. 

Grande  ne  è  il  territorio  talché  esten- 
desi  da  Oriente  dal  caricatojo  di  Lentini  e 
la  terra  di  S.  Calogero^  alla  spiaggia  di  Tar- 
già,  di  là  dallo  antico  porto  dei  Trogili,  ed 
era  un  tempo  di  confine  al  Siracusano,  al 
Sortmese,  al  Leontino;  passati  a  varii  Si- 

9 


àG 


\ 


AG 


éà  &  9mmem»  ftr  gfi  aMUUie 

IPirioMe  4i  lai,  e  fcilMfwlf  ddU  poA- 
fMa  f»U  dbe  gli  a  celeèrm  aelU  slalr  ; 
il  f  idao  i  liaili  del  aio  seqw  (I). 


(1)  Offf  Af «fU  é  Cip«  cirr— <ii-i»v  Schivato 
ii  r  clMt0  CM  Beai  Bcierilto  4d  18  MTcsWa 
éH  UM,  te  proirteeU  4i  Nato,  4iflralto  a  4iocc» 
41  SiraesM,  diiUirte  4a  Palersa  14S  aMfUa,  4ella 
faaU  51  roUbili ,  ti  ■•■  ratabiU .  M  4al  capo- 
teof a  dalla  praTiaeia,  IS  da  Siraeasa.  É  ftaU  la 
tam  la  pie  sciafarau  di  Sicilia;  acabra  che  talU 
gU  claaMBli  aMiaso  coaf  iarato  alla  taa  dittm- 
sioaa;  isTafiotti ,  iaccndii,  iroBaoU;  ed  io  fa 
McaxioM  partieoUnacalc  di  qad  dd  1848.  cIm  ea- 
•aadofi  per  tetta  llsola  eoa  TariaU  iateasiU  faitoai 
iOBtirc,  distniMc  di  Af  otta  quasi  la  tcrxa  parte, 
colla  morte  di  bob  pochi  iadiTidai;  BoadiaMBO 
fabbricasi  coBlioaaBicote  sopra  miae,  e  qoi  coaie 
a  Portici  prollèrir  si  possoso  le  treaneade  parole: 
posteri,  posteri  vestra  res  agitur.  Ti  si  riparare- 
Bo  ed  abbellirooo  receoteaieBte  al  di  foorì  e  Bel- 
r  iatenio  i  roiBati  CoaveaU  dei  Paolotti,  degli  Ot- 
servaati  e  dei  Domeaicaoi.  La  Chiesa  siadre  iataa- 
to  fu  decorata  di  on  Collegio  di  Caoonici  con  lotte 
le  insegae  di  1*  ordine,  per  bolla  data  in  Ronia 
il  7  sctteaibre  1811  ed  esecntoriau  in  Palermo  il 
di  18  loglio  1888,  «tanta  il  permesso  accordato  cob 
R.  DiploBM  del  80  aprile  1M8.  AgosU  ha  di  circui- 
to pia  di  BB  miglio  e  fa  adonia  di  elegaatl  ediflzii 
COB  comaM>di  maganini.  Il  porto  antico  o  Seno  Jfe- 
gofese  di? esata  impraticabile  dopo  il  tremuoto  a 


(T.H.)Te. 


m 

è  tfiméaai 
«  laschi  éa 


Sk.igridda(yj>.) 

■ifffìflegio  dd  Grate 

dilesslBS, 

Itile  di  Agrfl- 

li  e  Ifirrytr  le  ainie  sìm  e  TÌMni- 

1  cn  su  «BR  ptr- 
ed  Orieaie,  doie 
ierreide  il  lerrilorio 
«Adira  lerapidel- 
iRle  Igrflbi  qMlli8ea- 
hn  di  ccffe:  iM«alR  dalle  slesso  lorreale, 
fiif MJiMf .  a  {«adi,  a  tuigo  aeiriafenio 
da  RM  esaie  alcRRO  passarri. 

Jk9^  (FiMe  di).  UL  lyrtlto.  &.  Xio- 
■i  d'Idra  (T.  B.)  ScalRrisce  Rei  eoUi,  che 
dal  pwwioRlorio  ArseRRO,  oggi  di  S.  U^ 
Mio,  esteRdoRsi  ìro  a  HessiRa,  e  sooo  perle 
delle  feci  di  TaonaìRa.  Accrescoofisi  le  8C- 
qRe  RelTiRTerRO  da  poter  dlfficilineDte  tra- 


ila dd  18*8,  altaalmcate  bbb  dai  pii  •!- 
deir  iMla  pei  ripari  che  ri  faruM  Mi,  é 
BMtta  fireqBCBtato,  pel  camasarao  di  tele,  panai, 
stole  di  scu,  ed  altri  gcaeri  di  lasso,  che  caa- 
Aeraao,  a^le,  cera,  bambagia,  seta, 
,  ferro,  riao ,  alio ,  sala  a  sariela. 
CoBUva  AgosU  Bel  1788  bbb  popolasiaae  di  8itt 
abiUBti,  di  8S87  ael  ISSI  e  Bello  seorrio  del  USI 
di  1818S.  HaaaoTi  ogni  aaBO  due  Sere  per  bettli- 
me.  quella  cioè  di  S.  CaleriBa  il  di  18  BOTcmlft 
deUa  durau  di  18  gtarai,  sUlalU  eoa  Raal  Diapae- 
cio  degU  11  dicembre  del  1718;  qaeUa  di  8.  D»- 
aaealco  il  88  maggio,  di  doegionii,  eoa  la  aoTraai 
rtsolaiioBe,  che  ogai  qaal  Tolta  succeda  che  te 
feste  del  Corf us-l>omlBi  o  di  Peatecoste  affm- 
gaao  la  aa  dei  giorai  88  e  88  auggio,  la  Sara  ta- 
ra trasferiu  U  gioroo  segaeBte.  Il  territorio  diAff 
sta,  iadusaf  i  la  piccolissima  terra  di  Rrucoli  caa- 
preade  saloM  8809  J58,  cioè  88,688  piafttate  a  gla^ 
diai.  Il,tt8  la  orU  alberati,  187.888  la  orti 
plici,  4,U8  iBcaaneti,  i88i,S78  ia  acaalBatarli 
plici,  17U.880  ia  pasture.  940377  la  ollvali,  M 
871  io  Tigneti  alberati.195,651  in  rigneU  aoB^ 
ci,  8^858  in  ficheti  d*  India,  48,601  in  alberi  mirti, 
8,074  ia  sBoli  di  case.  Nei  eoatoral  oaserrari  la 
Timpa  cioè  dirupo;  luogo  coasidereTola  per  graa* 
di  caTerne.  L*aria  è  buona,  come  altresì  l'acqui 
potabile  di  poxio  e  di  cisterna,  non  abboadanlii 
ma  per  quanto  si  basta. 


6T 


AG 

,  seccano  nella  state.  Ne  è  la  foce 
infoca  alle  radici  settentrionali  del 
storio  di  S.  Alessio,  dove  un  villag- 
a  chiesa  parrocchiale,  di  che  in  ap- 
.  Gafansi  nella  riva  delle  pietre 
re,  di  che  ci  serviamo  per  le  scale 
lain  dei  nobili. 

#»  (V.  D.)  Terra  sopra  Argenno,  vol- 
ile Forvia.  Yedi  questo  nome. 
«Ma»  LaL  jytunM.  ^c.  Agogghia 
I  Pinole  da  cui  prende  il  nome  il 
issimo  e  fertile  territorio  di  Bigeni 
il  fiume  CwiUara  o  Alabo,  detto  al- 
ti fatano  deWAguglia,  nell*  intemo, 
to  la  penisola  Tapso  o  Magnisi.  È 
ole  quadrata,  la  di  cui  parte  supe- 
icossa  da  tremnolo,  ruinò  nel  1613« 
o  averla  eretto  i  Siracusani  dopo  la 
i  riportata  sugli  Ateniesi^  sebbene  da 
credesi  elevata  in  ben  altri  tempi« 


AI 


Lat.  Aydanum.  Sic.Aiduni(V.D.) 
rolgarmenle  Daidone,  creduta  da  al- 
aatica  HerbUa^  di  cui  affermano  rima- 
istigìa  dove  oggi  è  CiUadeUa.  Occupa 
so  di  un  monte  a  Nord-Est  di  ardua 
ma  in  amenissime  pasture ,  in  fruiti, 
Inade  feracissimo.  Secondo  la  voce 
te  rimonta  la  fondazione  della  città 
)ca  dei  Normanni,  per  opera  dei  sol- 
mgobardi,  che  dopo  il  conquisto  del- 
ottennero  la  esenzione,  Io  che  anche 
i  Falcando,  alla  di  cui  opinione  ade- 
,  scrive  il  Fazello  :  venne  fabbricaia 
e  al  lempo  dei  Normanni^  dai  Lom- 
venuti  in  Sicilia  con  Ruggiero,  e 
operati  i  Saraceni  H  ferm<xrono  nel 

cui  éoUoétà  la  piana  di  Catania; 
»  i  qudUi  $inora  ri  rimane  l'uso  del 

linguaggio.  Scrive  tuttavolta  Are- 
jeono  poi  i  moderni^  addotta  una 
a  dalla  città  di  Piacenza,  avere  i 
Cisalpini^  ora  Lombardi^  abitalo 


AI 


Mazza  e  Ut  città  di  Aidone  non  molto 
discosta,  il  che  ri  vede  dal  linguaggio; 
e  loro  si  accordano  i  Regii  libri,  dove  leg-^ 
giamo  avere  Uberto  Hostaccìolo  di  Piacen- 
za, di  nobile  stirpe,  seco  condotto  in  Sici- 
lia molti  concittadini  e  Lombardi,  ai  quali 
il  Re  Federico'permise  potere  abitar  Piazza 
quasi  allora  deserta,  e  diede  ad  Uberto,  pei 
servigli  prestati,  la  grande  Targia  e  la  pic- 
cola nel  territorio  di  Siracusa;  dunque  i 
Piacentini,  che  attribuiscono  la  loro  origine 
ai  Longobardi,  succedettero  ad  antiche  co- 
lonie; né  è  a  dubitare  essere  stata  allora 
concessa  la  città  di  Aidone,  confinante  a 
Piazza,  ai  Piacentini,  come  oggi  lo  con- 
ferma la  lingua  di  ambi  i  popoli  ;  non  du- 
bito essere  slata  popolata  prima  di  Fede- 
rico. Neiritinerario  Arabo  descritto  sotto  i 
Normanni,  è  la  terra  Ailduni  non  lungi  da 
Piazza,  dove  le  sorgenti  del  fiume  RambolOy 
che  accresciuto  dalle  acque  di  altri  ruscelli 
sbocca  finalmente  nel  Moise  o  Simeto;  né 
dubito  essere  Ailduni  o  Aynduni  lo  stesso 
che  Aidone  j  sotto  di  cui  scorre  un  fiume 
dallo  stesso  nome  detto  delle  Canne,  ed 
accresce  il  Simeto;  dal  che  derivasi  po<- 
tere  dirsi  opera  dei  Saraceni,  poiché  pres- 
so loro  Ayn  vale  fonte  e  l'Arabo  autore 
dell*  Itinerario  celebra  Aidone  dalle  fonti 
del  Rambolo.  Forse  si  levò  dalle  mine  di 
Erbita!  Vedi  ErbUa  e  Cittadella. 

Il  pia  grande  tempio  della  città,  nel  luo- 
go il  più  eminente,  sacro  al  martire  S. 
Lorenzo,  è  il  solo  che  ha  dritti  parrocchiali, 
ma  in  quel  di  S.  Maria  della  Piana,  dove 
il  terreno  si  abbassa,  si  ha  cura  bensì  della 
salute  delle  anime.  È  venerato  con  ispe- 
ciale  pietà  in  Aidone  S.  Leone  II  Romano 
Pontefice  Siculo  di  nazione,  perchè  cre- 
duto particolarmente  di  Erbita,  e  gli  fu 
dedicala  la  Rasilica  coli' epigrafe:  Oivo  Leo^ 
ni  Ciri  et  Patrono,  Populus  Aydonenris 
BariUcam  hanc  erexit. — A  S.  Leone  Citta- 
dino e  Patrono,  il  Popolo  di  Aidone  sot-- 
levò  la  BariUea.  Sorge  in  oggi  ristorata. 


68 


AI 


Ammirasi  anche  la  Chiesa  del  Priorato  di  S« 
Maria  la  Cava,  di  dritto,  sin  dalF  antica  fon« 
dazione,  dei  Canonici  di  Catania,  contrastata 
un  tompo  dal  Principe  che  credeva  spot* 
larglisi.  Le  altre  chiese  sufflraganee  sono  13, 
con  asili  di  pellegrini  e  di  putti  di  ignoti 
genitori.  Vi  si  contano  tre  case  religiose: 
la  prima  antichissima,  dei  P.  Predicatori, 
fabbricata  nel  1419  dal  B.  Vincenzo  da  Pi- 
stoja ,  detta  oggi  di  S.  Vincenzo  Ferreri  ; 
r  altra  dei  Minori  Riformati  presso  la  città, 
dal  1623,  sacra  alla  Vergine  S.  Rosalia;  la 
terza  dei  Cappuccini  eretta  nel  1611  nella 
parte  occidentale;  fu  abolita  quella  dei 
Minori  Conventuali,  di  cui  fa  menzione  il 
Pirri  essere  stata  fabbricata  nel  1545:  abi- 
tato finalmente  da  monache  sin  dal  1535, 
fu  il  Monastero  di  S.  Caterina  di  Siena  sotto 
gr  istituti  di  S.  Domenico.  Un  castello  in 
parto  diroccato  ai  nostri  giorni,  domina  tutta 
la  città  dal  lato  occidentale;  ri  dimorava- 
no i  Signori.  Segnano  questi  ogni  anno  i 
Magistrati  civili  secondo  le  sanzioni  del  Re- 
gno,  profferiscono  il  xv  voto  nel  Parlamen- 
to, e  godono  del  titolo  di  Baroni.  Gli  abi- 
tanti che  si  appartengono  alla  diocesi  di 
Catania,  van  soggetti  nello  spirituale  al  Vi- 
cario del  Vescovo;  riconoscono  la  comarca 
di  Piazza  e  comprendonsi  nella  prefettura 
militare  di  Caltagirone  con  54  pedoni,  e  9 
cavalli  sotto  i  vessilli.  Contavansi  nel  secolo 
XVI.  800  case,  poiché  erra  nel  conto  il  Fa- 
zello,  e  4353  anime,  nel  seguente  1773 
case,  6422  vite^  nel  principio  del  corrento 
secolo  xviii.  1157  le  case,  4446  abitanti, 
ed  oggi  5570. 

Vi  si  gode  d'un  fecondissimo  e  molto 
esteso  territorio,  poiché  comprende  i  fondi 
dì  Buccarato,  Femnia  e  Pietra  Tagliata 
con  un  castello  dello  stesso  nome,  dovi- 
ziosi iti  pasture  per  gli  armenti,  in  albe- 
reti, in  vigneti,  in  biade  ;  bannovi  altresì 
dei  boschi  adattissimi  alla  caccia,  che  an- 
che apprestano  utile  agli  abitanti.  Si  nu- 
merano tra  gli  uomini  illustri:  il  Perrone 


AI 


Professore  in  S.  T.,  dell*  ordine  dei  Pre* 
dicatori,  di  cui  fiilsamento  dice  il  Pirri, 
essere  stato  novizio  nel  Convento  di  Aido- 
ne,  poiché  fiori,  come  costa  dalle  afone, 
mi  secolo  xnr,  e  la  fondazione  del  con- 
vento secondo  Pirri  medesimo  avveoM  nei 
susseguente;  di  somma   prudenza  e  so* 
lerzia,  né  di  volgare  dottrina,  fa  nuuidato 
in  Sicilia  da  Papa  Martino  IV  con  Antonia 
di  Monte  Gargano  del  medesimo  istiCaio, 
a  difendere  i  dritti  della  Chiesa  RooMma, 
ed  accolto  dal  Re  Pietro  I,  venne  con  ogni 
onoranza  rinriato  in  Roma  a  comporre  la 
pace  col  Pontefice:  Valerìano  Balio,  detto 
dal  Mongitore  non   inerudito  poeta,  che 
pubblici  un  poema  dove  distinlamente  de- 
scrive la  distruzione  di  GerosoUoMi  per 
opera  di  Antioco.  Dicesi  essere  apparteno- 
to  Aidane  sotto  i  Normanni,  ad  Adelasia  ni- 
pote del  Conte  Ruggiero,  moglie  di  Ri- 
naldo di  Avenello,  ed  avere  ella,  secondo 
il  Pirri,  istituito  il  Priorato  di  S.  Maria  la 
Cava,  di  qual  fondazione  non  mi  ho  certezu 
alcuna.  Nelle  tavole  della  magnifica  Cappella 
di  S.  Pietro  del  R.  Palazzo  di  Palermo  tro- 
vo menzione  di  Aidone  o  Adona,  nel  tem- 
po dell*  Eletto  Gioeni  di  Catania ,  che  ne 
amministrò  la  Chiesa  sotto  il  Re  Ruggieri: 
coti  tenne  ordinato  di  Aidane  :  ri  oeef- 
sero  %  Cappellani  del  Re  la  terza  par- 
te   delle   decime  e  le   altre  due  parti 
la  Chiesa  di  Catania  ;  lo  stesso  delh 
città  di  Castrogiovanni  di  regio  dritto.  Ilo- 
tane  poi  le  storie,  essersi  spettata  Aidem  i 
Manfredi  di  Chiaramonte,  ma  averia  con- 
mutata nel  1257  col  castello  di  Speriiagt 
e  trasferitone  il  dominio  al  vecchio  Errico 
itoMo,  cui  succedette  il  figlio  Ru$$o  Mem, 
che  nel  registro  sotto  Federico  II  è  roeih 
tovato  signore  dei  dritti  di  Noto,  iuioae, 
non  che  di  Scordia  inferiore  e  Luppino; 
r  ottenne  dopo  di  lui  il  giovane  Erricù 
abbastanza  celebre  negli  annali  di  Sicilia, 
che  divenne  anche  signore  di  Favara  pel 
dritto  della  consorte  Inchina  di  Cbimh 


69 


AI 


monte  figlinola  di  Federico  Conte  di  Mo- 
dica  e  di  Costanza  di  Honcada;  divenne  ni- 
midssiroo  a  Federico  III,  la  di  cui  regia 
sposa  Antonia  assaltò  nottempo  in  una  tri* 
rcflie  presso  la  spiaggia  di  Reggio,  perlochè 
Tenne  di  tutti  i  beni  spogliato.  Indi  rega- 
lato di  Aidone  dal  Re,  con  decreto  di  Mes- 
sina del  1313,  Bartolomeo  Gioeni,  ottenne 
sndie,  che  se  per  caso  venisse  Errico  a 
conseguire  il  perdono,   egli  ed  i  figli  si 
resterebbono  nella  possessione  di  Aidone 
e  delle  altre  terre^  in  perpetuo  dominio; 
successegli  il  figlio  Perrone  Protonotaio  del 
degno,  che  oflèrì  Castroleone  ad  Errico, 
ehe  non  voleva  in  modo  alcuno  rassegnarsi 
a  lasciarlo,  ed  ancor  duro,  Artale  Alagona 
laestro  Ginstiziero  l'espugnò  colla  forza  e 
consegnollo'a  Perrone^  il  di  cui  figlio  Bar- 
U^meo  venne  confermato  nel  1392  per 
benefizio  del  Re  Martino,  cui  prestò  gìura- 
nento;  fu  Gran  Cancelliere  di  Sicilia,  ac- 
cetto sopra  ogni  altro  a  quel  Re  per  lode- 
voli fatiche  ;  intimogli  una  lite  Errico  Ruè* 
lù  HI  detto  il  pi&  giovane,  asserendo  spet- 
targlisi  Atdone  come  nato  dair  altro  Errico, 
ma  fa  talmente  deciso,  che  cedette  al  Russo 
il  Gioeni  tutti  i  suoi  dritti  e  sborsò  questi 
al  primo  900  onze  di  oro,  coli' approvazione 
fi  Martino  nel  1411.  Generò  Bartolomeo 
eoo  Giovannella  Aragona  (fu  data  da  ciò 
Ila*  aquila  ai  Gioeni  per  regio  stemma  da 
inserìre  nelle  armi  gentilizie  che  finora  con- 
serrano)  Perrone  //,  da  cui  Bartolomeo  III 
gìttsia  altri  n,  il  di  cui  figlio  Perrueehio;  da 
Fermcchio  Bartolomeo,  che  nel  1494,  nella 
conferma  che  dicono  Investitura,  venne  no- 
Biaato  Signore  di  Aidone,  Pietra  tagliata, 
Castroleone,  Noara,  Valcorrente,  Carbone, 
ed  Oliveri;  Gian  Tommaso  di  lui  figliuolo 
appena  acquistò  il  potere  della  patema  si- 
gnoria nel  1541,  fu  detto  per  Regio  diplo- 
ma primo  Marchese  di  Castroleone;  Perruc- 
duo  II  primonato  di  lui  morì  senza  prole, 
quindi  passarono  i  beni  paterni  al  fratello 
Lorenzo  che  nel  1552  prese  in  moglie  Ca- 


AI 


terina  di  Cardona  erede  di  Giuliana,  Chiusa, 
Burgio  e  Calatamauro;  ne  nacquero  Giovanni 
e  Tommaso;  il  primo  con  Caterina  Aragona 
e  Taglìavia  fu  padre  ad  Alfonso,  quale  mor- 
to senza  prole,  ottenne  i  possedimenti  lo 
zio  Tommaso,  per  beneficenza  di  Filippo 
III  proclamato  nei  1602  primo  Principe  di 
Castroleone  ;  sposò  Susanna  di  Bologna  dei 
Marchesi  di  Harineo,  fu  dei  dodici  Pari  del 
Regno  e  pef  ben  due  volte  Pretore  in  pa« 
tria  rifulse;  di  due  figli  Giuseppe  e  Lorenzo, 
congiunto  il  primo  ad  Elisabetta  Barresi  di 
infecondo  letto,  morì  sul  fior  dell*  età;  ere- 
de r altro,  colla  consorte  Antonia  Avarna 
Signora  di  S.  Caterina  nella  Calabria,  ge- 
nerò Isabella,  sposata  poi  a  Marco  Antonio 
Colonna  Principe  di  Paliano^  donde  Aidone 
con  le  altre  comarche  passò  ai  Colonna 
nel  1665,  perciò  ne  fu  in  possesso  Lorenzo 
Onofrio  Colonna  e  Gioeni,  poi  Filippo, 
e  finalmente  Fabrizio  Colonna  e  Panfilio^ 
il  figlio  di  cui  e  di  Caterina  Salviati  Xo- 
renzo,  vive  attualmente.  La  longitudine  di 
Aidone  è  di  grad.  xxxviii.  x,  la  latitudi- 
ne XXXVII.  XXII  (1). 

A%n%em.  Lat.  Ayngigeffis.  Sic.  Agigeffi 
(y.  N.)  Piccola  cala  nella  spiaggia  meridio- 
nale, mentovata  dal  Fazello,  tra  la  bocca 
del  fiume  Maulo  ed  il  porto  Lombardo  os- 
sia Caucana;  dìcesi  bensì  Annichigeffi  ed 
Ayngigef. 


/l)  Oggi  Aidone  è  capo-circondario  di  seconda 
cJasse,  in  proTincla  di  GaltaDi§§eUa  ,  distretto  e 
diocesi  di  Piazia,  distante  da  Palermo  118  m.,  47 
dal  capo-luogo  della  provincia,  6  dal  eapo-distret- 
to,  27,  secondo  l'Ortolani ,  dal  mare  Jonio.  Con- 
tafa  nel  1798  una  popolaxione  di  3869  abitanti,  si- 
no al  1831  accresciutasi  a  U8S.  ed  al  fine  del  1858 
a  5128.  Ne  costa  il  fertilissimo  territorio  di  sal- 
me 12306,838,  cioò  6,965  in  giardini,  0,484  in  orti 
alberati.  9,752  in  orti  semplici,  4,919  in  canneU, 
9,525  in  pioppeU,  21,440  in  seminatorii  alberati , 
8722,789  in  seminatorii  semplici ,  3096,925  in  pa- 
scoli, 46,301  in  olifeti,  16,220  in  vigneti  alberati, 
336,025  in  vigneti  semplici,  8,663  in  ficheti  d'In- 
dia, 24,650  io  noccioleti,  2,180  in  moli  di  case. 


70 


AL 


Alano.  LaL  Alabum.  Sic.  Alaba  (V.  N.) 
Antico  castello  sulla  riTa  del  fiume  Alabo, 
ia  greco  AAABON,  dì  cui  Plutarco,  Stefano, 
e  Clorerio  con  altri  recenti  scrittori  ;  sono 
le  parole  di  Cluverio:  presM  il  compera 
diatùre  di  SiefanOj  Alabo  cUtà  e  fiume  gUè- 
$ta  Demeirio  nei  etnonimi;  infleUeei  Ala- 
bone,  U  nome  deUa  gente  è  Alabonio.  Sorse 
senza  dubbio  questa  città  presso  lo  stesso 
fiume,  donde  il  nome,  ma  è  Incerto  in  quale 
luogo,  a  qual  delle  due  ripe,  ed  in  quale 
tempo  stata  ¥i  sia.  Ne  parlano  anche  Hoff- 
mann  e  Massa  P.  2. 

Alano.  LaLikiftiM.  Sic.  Alabu(V.N.)  Fiu- 
me, Cantava^  qual  voce  vale  potile  in  latino; 
scorre  in  Val  di  Noto,  ed  è  ricordato  da  Dio- 
doro, Esichio,  Vibio,  Plutarco,  Tolomeo  e  tutti 
quasi  i  Geo^Tafi ,  detto  Alobo  presso  Plu- 
tarco per  menda  del  codice,  e  presso  Vi- 
bio Alato  ;  secondo  Bochart  dalla  voce  Ba- 
iava, equivalente  al  duleedo  dei  Latini,  per 
la  copia  del  mele  della  vicina  Ibla  e  del 
suo  territorio.  Ha  le  foci  tra  il  chersoneso 
di  Agosta  e  di  Tapso,  la  sorgente  ai  colli 
di  Ibla,  oggi  di  MeliUiy  che  soprastanno 
al  seno  di  Megaraoggi  porto  d* Agosta;  ne 
è  dunque  brevissimo  il  corso,  ma  le  acque 
che  abbondano  neir  inverno  fanno  dilBcile  il 
passaggio  dove  una  volta  s*  innalzava  un  pon- 
to, e  ne  ingombrano  il  letto  di  sterpi,  pietre, 
spine.  Alla  foce  o  come  altri  vogliono  alle 
sorgenti,  Dedalo  celebre  macchinista,  costruì 
lAmbetra,  o  secondo  il  Cluverio  un  castello, 
o  una  peschiera,  come  diremo  a  suo  luo- 
go. Quivi  si  veggono  delle  fonti  magnifiche 
di  acqua  dolce,  donde  cavandone  gU  abi- 
tanti di  Agosta,  trasportante  alla  città  nelle 
brocche.  Non  lungi  stette  seconda  alcuni 
Tantichissima  Hegara.  Dalle  acque  dell^Alabo 
viene  bagnato  il  territorio  sotto  Helilli ,  che 
perciò  fecondissimo,  appresta  agli  agricol- 
tori frutti  d*ogni  genere,  erbaggi. 

Ainara.  Lat.  Albata  (V.  N.)  o  Albana. 
Casale  una  volta  sui  confini  del  territorio 
di  Piazza,  un  migUo  distante  dallo  antico 


AL 


villaggetto  Comitini  oggi  Barrafranea.  n 
diede  Errico  Conte  di  Policastro,  e  per  drìt« 
to  di  Flandrina  figUa  di  Ruggiero  ignora 
di  Paterno,  coi  suoi  viUani  al  Monastero 
di  S.  Maria  della  Valle  di  Giosafat  nd  1112. 
Rimangono  ancora  non  poche  vestigia  di 
ai^loo  suro  «he  iqppeUano  gli  abitanti  IH» 
biglUmi.  Trovo  notizia  del  Priorato  di  8. 
Nicolò  dì  Albara  nei  decreti  di  Federioo 
emanati  in  Enna  nel  1509,  dove  ordina  si 
lasciassero  i  beni  del  Priorato,  e  ne  con- 
ferma il  Priore  Bartolomeo  nel  possedi- 
mento. 

AlcaBaa.Lat.iUcafiitM.  Sic.  Arcamu(V.M.) 
Nobile  città  e  delle  prime,  situata  sotto  U 
monte  Bonifato  a  circa  1  migUa  dalla  spiag- 
gia marittima  del  lato  settentrionale.  BgU 
è  affatto  incerto,  dice  Arezio,  il  fondatore 
di  Alcamo;  ove  non  fòsse  il  Trace  AlcamOg 
quale  come  scrisse  Darete  Frigio  era  mmUo 
in  soccorso  di  Priamo.  È  molto  evidente 
dai  monumenti  Saraceno-Siculi  esser  ve- 
nuto un  Adalcamo  dall*  Africa  neir8S8,  o 
secondo  Fazello,  Alcamo,  con  numerosa  flot- 
ta di  suoi,  avere  occupato  alcune  terre  nella 
spiaggia  settentrionale  della  Sicilia ,  ed  a 
costituirsi  in  luogo  muniUssimo,  ad  assico- 
rarsi  dai  Sicoli,  costruito  una  città  ed  oa 
castello,  cui  assegnò  il  proprio  nome,  in  eie* 
vate  e  precipitoso  monte  detto  Bonifato; 
che  poi  Federico  li  fabbricò  nel  1330  alle 
radici  del  monte,  come  costa  da  un  pri* 
vilegio  di  lui,  segnato  in  Giuliana  nell'ago- 
sto di  queir  anno.  Diroccò  Martino  il  ca- 
stello dell* antica  città,  di  cui  oggi  riman- 
gono tuttavia  delle  vestigia,  che  crede  bl- 
samente  Arezio  deirantichissimaiceale;tf 
monte  Bonifato j  egli  scrive,  sovran/eggia 
su  Calata  fimi;  ci  ha  sul  vertice  una  eitià 
in  rotine  ;  dubitasi  sia  Aceete  poiché  fK- 
nio  ne  dta  i  popoli;  ma  chi  fmi  oise- 
rirlo  ?  Non  niego  esser  di  parere  CloTmo , 
quelle  pietre  sull^om^aio^  alle  ruine  di  Loga- 
rico  appartenersi;  le  son  però  diverse  al 
certo  da  queUe  dell*  antico  Alcamo  fliMiri- 


n 


AL 

dai  Saraceni.  Sorge  dunque  ai  nostri 
i  Alcamo  sotto  il  monte ,  in  terreno 
Dente  declive  rivolto  a  Maestro;  ne  è 
>arte  difesa  da  muraglie,  aperta  e  più 
le  r  altra,  che  di  mano  in  mano  venne 
scendosi.  Si  ha  quattro  Iati  ineguali; 
lel  di  mezzogiorno  sorge  un  castello 
iO  di  toni  quadrate,  due  porte,  delle 
ona  vicina  al  castello  di  cui  prende 
ne;  altrettante  ne  ha  il  lato  di  Sci- 
;  presenta  il  settentrionale  la  elegante 
di  Palermo,  per  dove  apresi  un^aropia 
[a  via  verso  il  castello;  altre  tre  final- 
i  nel  lato  occidentale,  e  quella  di  mez- 
ipellasi  di  Trapani  cui  corrisponde 
inga  retta  via  e  la  più  larga,  che  con- 
alla  porta  del  lato  opposto ,  e  scor- 
)  di  là  la  nuova  città,  il  doppio  della 
I  più  grande,  attaccasi  al  lato  mede- 
Tra  ie  due  parti  della  città  apresi 
trgo,  bagnato  a  Nord  da  un  fiume  ap- 
0  la  porta  di  Trapani  ;  quivi  il  suolo 
la  e  perdesi  nel  basso  territorio.  Tut- 
vie  tagliansi  quasi  ad  angoli  retti.  Si 
dinanzi  il  castello  una  grandissima 
a,  ed  altra  davanti  la  Chiesa  principale 
tata  a  Maria  Tergine  Assunta,  ornata 
facciata  esteriore  di  colonne  di  mar- 
osso  di  Sicilia,  elegantissima  per  pit- 
t  per  la  cupola  neir  interno.  Ricorda 
Ti  aver  Goffredo  dei  Roncioni  Vescovo 
izzara  consacrato  nel  1313  il  tempio 
^ore  parrocchiale  sotto  titolo  di  S.  Ma- 
ella  Stella,  innalzato  sin  dalla  fonda- 
delia  città ,  ora  dei  P.  Domenicani, 
anni  dopo  però  fabbricarono  i  citta- 
in  più  celebre  luogo,  non  lungi  dalla 
i  di  Trapani  un  tempio  novello  ;  poco 
isla  il  palazzo  del  Consiglio  Civile  che 
>ponde  quasi  al  centro  ed  alle  vie  prin- 
i.  Non  di  volgar  magnificenza  vi  sono 
asteri  di  donne,  cui  sono  annesse  del- 
jese;  due  cioè  delFistituto  di  S.  Re- 
to sotto  i  titoli,  uno  del  SS.  Salvatore, 
)  di  S.  Francesco  di  Paola,  un  terzo 


AL 


di  regola  Chiarina  col  nome  della  Santa 
per  titolo.  Il  Pirri  antichissimo  appella  il 
primo.  Radia  nuova  il  secondo ,  dice  del 
terzo  essere  stato  fondato  nella  chiesa  di 
S.  Cosmo  e  Damiano.  Due  chiostri  vi  sor- 
gono;  uno  dei  Minori  Conventuali  di  S.  Fran- 
cesco nella  parte  occidentale,  eretto  vivente 
il  S.  Patriarca  dal  R.  Angelo  da  Reale  com- 
pagno di  lui,  compiuto  nel  1228;  vi  merita 
attenzione  il  simulacro  di  S.  Maria  Madda- 
lena in  marmo  bianco,  lavoro  del  Gagini; 
r  altro  dei  padri  di  S.  Maria  di  Monte  Car- 
melo nella  chiesa  di  S.  Riagip,  sotto  titolo 
di  S.  Maria  Annunziata,  che  bello  di  ma- 
gnifico ediflzio  e  d*un  atrio  a  colonne,  sorge 
a  Greco  neir angolo  orientale  delle  mura, 
vicino  alla  porta  di  Palermo  dal  15...  Ci  mo«* 
strano  la  pietà  dei  cittadini;  la  Casa  dell^ora- 
torio  di  S.  Filippo  Neri  in  S.  Maria  del- 
r  Ajuto  dal  1633,  il  Ricovero  delle  Vergini 
orfane  povere  nella  decentissìma  chiesa  di 
S.  Pietro  dal  1632,  il  Gineceo  di  oneste 
matrone  nella  chiesa  dell*  Angelo  Custode 
sotto  gr  istituti  di  S.  Francesca  Romana, 
lo  Spedale  di  S.  Spirito,  il  Ricovero  dei 
pellegrini  in  S.  Giacomo,  il  Monte  di  Pietà 
in  S.  Caterina  a  conservare  i  pegni  degli 
abitanti. 

Nella  rimanente  parte  della  città  meri- 
tano attenzione;  presso  le  mura  la  Chiesa 
parrocchiale  dei  SS.  Pietro  e  Rartolomeo, 
bella  di  pitture  e  varii  ornamenti,  da  Marco 
Lavaca  Vescovo  Diocesano  istituita,  coli*  al- 
tra della  SS.  Trinità  anche  una  volta  par- 
rocchiale ,  il  Cardinal  Giovan  Domenico 
Spinola  però,  congiunti  di  entrambe  i  dritti, 
formonne  una  sola  nel  1639;  non  che  la 
Chiesa  di  S.  Oliva  con  una  stàtua  marmo- 
rea di  essa  Vergine  con  beli*  artifizio  scol- 
pita dal  Gagini,  dove  molti  sufTragii  offè- 
risconsi  a  prò  delle  anime  condannate  al 
fuoco  di  espiazione,  ed  opere  di  pietà  verso 
i  poveri  si  fanno;  presso  le  mura  neir  an- 
golo meridionale,  il  Collegio  della  Compa- 
gnia di  Gesù,  cui  è  congiunta  una  splcn- 


72 


AL 


IL 


«da  CUett  sin  dal  1«S«:  raalkio 
Temo  deiP.  Predicatori:  «mI  dei  »Mridel 
S""  Ordine  io  S.  Maria  deH'Ilria  dal  \nn 
anno  dei  seeolo  u,  e  aetTr  irf  i  ^rte 
di  Oriente  quei  dei  Paoloili:  faUiricalo  ap- 
presso la  chiesa  del  SS.  Crociisso  Terso  lo 
stesso  tempo.  Siedono  a  !lord  nel  dedifìo 
i  Gappocdnif  die  circa  il  ìSèù  eransi  sta- 
biliti in  parte  pili  reaMrta,  e  poi  nd  1C2S 
passarono  per  pie  Gaosine  in  S.  Anna;  loro 
rimpetto  e  Terso  Occidente  nd  territorio,  nna 
decente  casa  per  gli  eserdzn  qHrilnali: 
quiri  stesso  ndla  parte  pi&  bassa ,  Inngo 
la  Tia  che  conduce  a  Palenno,  la  Guesa 
di  S.  Maria  dd  Miracoli  frequentata  con 
culto  particolare,  dorè  con  ogni  Tenerazione 
ed  ailetlo  ne  adorano  gli  abitanti  e  le  genti 
Ticino  r  Iniagine,  come  di  prindpale  patrona 
della  città:  dicesi  ritroTata  in  una  Tolta 
soUerranea,  intessuta  di  densi  Tepri ,  e  fu 
allora  copiosa  di  tanti  prodigi,  da  prendere 
il  soprannome  dd  Miracoli;  con  gran  plauso, 
«agnilka  festa,  e  fiere  celebrane  il  popolo 
il  giorno  del  ritroTamento  nel  di  £2  giugno. 
Bimpetto  pd  fl  castello  a  Mezzogiorno  fuori 
le  mura  a  drca  300  passi,  V  elegante  Con- 
Tento  dd  Minori  Osserranti  con  bella  Chie- 
sa, a  pubbliche  spese,  da  Federico  Henri- 
quez  signore  un  tempo ,  fiibbricato.  D*  in 
non  lungi  stabilirono  le  loro  case  non  po- 
chi dltadioi,  e  quel  luogo  prende  oggigiorno 
r  aspetto  di  sobborgo.  Kota  U  Pirri  aier 
gli  Agostiniani  dal  1S70  abiuto  Alcamo,  ma 
poi  lo  abbandonarono,  come  anche  i  Mer- 
cedarii  che  eransi  stabiliti  alle  bidè  del  mon- 
te BotUftUOy  donde  diconsi  anche  soppres- 
si i  Minori  riformati  per  decreto  di  Urba- 
no Vili. 

Fu  Alcamo  dalfeta  degli  Aragonesi  ono- 
rata del  titolo  di  Principato,  germinò  fa- 
miglie illustri,  i  di  cui  rami  meritano  l'o- 
nore di  Tenire  arrotati  ad  Ordini  Militari,  e 
godono  dei  prìvilegii  medesimi,  di  che  il 
Conte  di  Modica.  Si  compone  il  Magistrato 
della  città  dal  Capitano  delle  armi  scelto 


i 


dal  le,  da  faMro  Becvioni,  dal  Sindaco, 
dai  GhmIìcL  mmmH  mt  nonna  il  Conte;  ne 
i  lo  <ilfi  «n'afaia  tra  due  querce  ndlo 
scudo;  TU  fiampuii  ueMa  eoumrca  di  Sa- 
lenu  e  eaula  di  ■ilirii  indigena  sotto  il  co- 
nnudo  dd  fnUUm  fi  Sdacca  100  pedoni 
33  caTalli;  si  appuilieue  alla  dioced  di 
Manara;  iurjgila  un  Ardprete  alla  cura 
delle  anime  ed  9  Tìcarìo  dd  TescoTO  pre- 
siede al  Clero.  Xd  secolo  xti  contaTansi 
■d  registri  flSSS  case,  1122  abitanti;  nd 
snssegucule  9N3  case,  9211  abitanti;  Terso 
i  priaM»rdii  dd  presente  28Si  abitazioai, 
1104  anime,  e  ndT  ultimo  computo  S24L 
Ci  ha  un  lerrilorio  feracissimo,  ricco  in  Ti- 
gne, biade,  alberi  fruttiferi,  oIìtoU,  Testilo 
di  amene  pasture,  né  asanca  di  sdTO  mdlo 
adatte  ad  una  diTertita  ed  utfle  caccia. 

È  incerto  se  ai  tempi  degli  STeri  e  dd 
normanni  sia  slata  Alcamo  soggetta  a  Si- 
gnori.  Sotto  il  regno  di  Pietro  II  Terso  il 
l2S0,erainTassallaggioa  Giorouni,  In&mts 
dd  Duca  di  landazzo,  e  da  Eleonora  figlia 
di  lui  perTcnne  ai  Peralta.  Sd  ebbero  pd 
i  Chiaramontani  da  cui  Tenne  rislauralo  il 
castello;  il  Ke  Martino  tolse  loro  per  Cd* 
Ionia  il  dominio  ddla  città ,  e  dieddo  ad 
Ànionio  Yeniimiglia,  penrenuto  quindi  a 
GuaUerio  suo  figlio  nel  1391:  1*  ottenne 
poco  di  poi  per  grazia  del  medesimo  Iti 
Giacomo  di  Praieé  Ammiraglio  e  Contesta- 
bile del  Regno ,  U  di  cui  figlia  Violunftì 
sposò  CìociiA  Bernardo  di  Cabrerà  recaa- 
do  per  dote  Alcamo,  il  castello  Aoni/alo^Ca- 
latafimi.  L'ultima  feroina  dei  Cabrerà  ae 
alienò  le  signorìe  agli  Henriquez  ;  ma  neUa 
metà  del  secolo  xt  compressele  Pietro  I- 
gliolo  di  Kicola  Spedale,  Presidente  di  Si- 
cilia ;  fu  Consigliere  del  Re,  e  morto  sena 
figliuoli,  lasciò  i  suoi  beni  a  Va$$aUo  tra* 
tello  suo,  dai  di  cui  erede  MaUeo  tieomr 
praronselc  gli  Henriquez  ;  di  essi  e  dd  lo» 
ro  successori  Tedrai  le  notizie  sul  Contado 
di  Modica.  Nel  Parlamento  il  Signore  di  Al- 
camo si  ha  il  xua  toIo. 


73 


AL 

Diera  il  Pirri  col  Hongilore  nella  Bi- 
a  Sicula  gli  uomini  illustri  dì  Alcamo, 
ali  io  noto  :  Paolo  di  Alcamo  novizio 
scino,  che  ovunque  rifulse  per  virtù, 
se  Torà  del  suo  passaggio  avvenuto 
igosto  del  1S77,  quando  vide  la  Ver- 
asteggiata  da  cori  di  angeli  :  Ludovi* 
terdote  dello  stesso  ordine,  di  nobile 
ia^  che  passata  nella  solitudine  par- 
sua  Tita,  vesti  le  lane  cappuccine  ; 
prigioniero  dai  Turchi,  molti  mali  sof- 
reduce  in  patria  alGne,  mori  poi  in 
i  in  odore  di  beatitudine,  in  vita  ed 
rte  facoltato  da  Dio  di  roaravigliosi 
Ili  :  Mariano  anche  dell*  istituto  dei 
iccini  di  magnifico  ingegno  e  splen- 
firlù;  fu  grande  pel  zelo  alla  salute 
mime,  perchè  penetrò  fino  nella  Ger- 

e  nella  Persia;  devoto  alla  Tergine, 
mpose  il  primo  lo  Stellarlo  del  Con- 
ento,  mori  in  Palermo  nel  1621  ;  ce- 
latti  notan  di  lui  Pirri  e  Hongitore: 
lattlolo  della  famiglia  dei  Carmelitani, 
lente  negli  studi  di  ogni  arte,  eloquen- 
o  Ecclesiastico,  Rettore  delle  Accade- 
li  Sicilia,  Padova,  Napoli,  Professore 
iceo  della  Sapienza  in  Roma ,  Visita- 
generale  delle  Provincie  di  Sicilia  , 
li,  Spagna,  Padre  dell'  ordine  ;  Viceré 
ea  di  Feria,  per  opera  di  Filippo  IH, 
evalo  a  Vescovo  di  Girgenti ,  e  mori 
Dente  in  Roma  nel  13...;  non  solo 
M>  i  nostri  scrittori  è  famoso,  ma  pres- 

Passavino ,  Lucio  Belga  ec.  ec.  :  il 
ìco  Francesco  Lombardo  cognominato 
totOy  promotore  nella  patria  di  pie 
B,  la  di  cui  vita  piena  di  egregìi  e 

aneddoti  fu  scritta  da  Sebastiano  Ba- 

0. 

)ri  Giulio  di  Alcamo,  cioè  Vincenzo  di 
DO,  sotto  Federico  II  Imperatore,  e  Re 
cilia,  verseggiò  il  primo  neir  italiano 
la,  ed  a  lui  perciò  si  attribuisce  da 
ciò,  Allazio,  Auria,  e  Mongitore  Tin- 
one  dei  verso  italiano,  sebbene  io  neghi 


AL 


il  Crescimbeni,  che  stima  esser  fioriti  Sici- 
liani anteriori  a  Giulio ,  ai  quali  dà  V  in- 
venzione della  novella  poesia;  ne  riman- 
gono i  versi  presso  il  sullodato  Allazio.  Se- 
bastiano Bagolino  egregio  Poeta,  Filosofo, 
Oratore,  Pittore  e  Musico  ;. poiché  seguen- 
do nei  primi  anni  di  sua  vita  il  mestiere 
del  padre,  studiò  pittura,  cui  congiunse 
per  diletto  la  musica,  e  di  molto  in  queste 
arti  elevandosi,  venne  alle  umane  lettere,  in 
cui  talmente  profittò,  da  prendere  il  nome 
di  Oratore  e  di  Poeta  ;  visse  qualche  tempo 
in  Palermo  ed  in  Napoli  nella  familiarità 
di  ingegni  dottissimi ,  e  finalmente  in  età 
ancora  fiorente  di  quasi  44  anni ,  cedette 
'  nel  1604  alla  morte  ;  molti  lavori  ci  lasciò 
nella  prosa  italiana,  spagnuola,  latina,  non 
che  nella  poesia ,  ed  i  suoi  epigrammi  e 
le  elegie  van  tra  i  migliori ,  notali  tutti 
dal  Hongitore  nella  sua  opera:  Pietro  di 
Alcamo  deir  Ordine  di  S.  Benedetto  di  S. 
Martino  delle  Scalo  coltivò  a  maraviglia  le 
lingue  ebraica^  greca,  latina ,  celeberrimo 
Poeta ,  fiori  nel  1550  in  opinione  di  gran 
dottrina:  Stefano  Politi  Filosofo  e  Medico 
non  volgare;  rifulse  nel  liceo  di  Padova,  e 
pubblicò  il  libro:  De  intemi  et  extemi 
hominis  cura  Pad.  1566:  il  Sac.  Vincenzo 
Politi  figlio  di  Stefano,  visse  lungamente 
in  Roma  Professore  dell*  uno  e  dell*  altro 
dritto ,  dove  pubblicò  alcuni  suoi  lavori , 
quali  il  Memoriale  Clericorum  ;  Speculum 
Vitae  et  honestatis  Clericorum ,   ed  altre 
opere;  parlano  di  lui  Leone  Allazio  ed  il 
Mongitore:  Carlo  Lazio  eccellente  per  dot- 
trina e  costumi  pubblicò  le  Dilyicidationes 
in  Bullam  Cruc̀Uaey  et  Triumphum  Ma- 
rianum  de  Deiparae  Conceptione  Imma- 
culata  ;  fiori  nel  1667  :  Pietro  Antonio  Tor- 
namira  Gassinese^  avvocato  una  volta,  poi 
presi  i  sacri  voti  nel  Monastero  di  S.  Mar- 
tino in  Palermo,  s*  impegnò  ad  illustrare  la 
dignità  del  suo  ordine,  da  nessuno  in  tale 
argomento  preceduto;  molte  opere  scrisse, 
delle  quali  molle  ne  pubblicò  spesso  enume- 

10 


74 


AL 


AL 


rate  dal  Fazello;  sostease  la  carica  di  Esaoù- 
Mlore  sinodale  deU^Ardfeseovo  di  Paler- 
mo, fa  GoDsigiiere  degl*  IiH|iii5Ìlorì  della 
Fede,  Decano  e  Priore  dell'Ordine  soo; 
■M^  come  afeia  rissolo  piamente  nel  1681: 
Silfio  Tomamira  Sacerdote  della  Compa- 
gaia di  Gesù  per  coslomi  e  sapere  eccel- 
lente, fratello  di  Pietro  Inionio,  esemplare 
di  religiosa  amilli  e  poterli  ^  dif olissimo 
alla  B.  Vergine:  diedesi  costantemente  per 
sei  lustri  interi  alle  umane  lettere ,  eser- 
citò  aspramente  il  suo  corpo  in  digiuni, 
flagelli ,  vigilie ,  dormi  nel  Signore  final- 
mente un  sonno  di  pace  nel  1681;  pub- 
Mici  la  Soeieias  Jesu  iliuàiraia  In  quat- 
tro tomi,  ed  altri  larii  latori  :  Andrea  Cor- 
done dottore  in  Teologia  ed  Abate;  sali 
con  sommo  onore  ì  pergami  delle  primarie 
citla  dell'Isola  e  d'Italia^  Teologo  e  Poe- 
ta non  Tulgare;  è  lodato  trai  scrittori  Si- 
ciliani :  Antonio  Romano-Colonna  finalmente 
Retore  e  Poeta  elegantissimo;  Agostino  Spi- 
noo  della  Compagnia  di  Gesù,  egregiamente 
Tersato  nelle  umane  lettere  e  nelle  scienze 
filosofiche;  Giuseppe  Abate,  dell*  ordine  dei 
Minimi,  Teologo  ed  egregio  predicatore,  pe- 
ritissimo nell*  aritmetica  ;  Francesco  Ta- 
bano  grande  per  poesia  in  cui  riscosse 
molte  lodi;  Girolamo  Ausìlio  fondatore  del 
Collegio  delle  vergini  donzelle  nella  patria 
siua;  Francesco  Laico  che  assegnò  una  ca- 
sa alle  oneste  donne  nel  1670^  perchè  ri- 
fessero  a  Dio,  entrambi  nominati  con  enco- 
mi! degni  dal  Mongitore  per  gli  opuscoli 
che  diedero  alla  luce  (1). 

(1)  Of  f  i  Alcamo  è  capo-dislretto  della  proTincia 
di  Trapani  con  qoaUro  circondar ii,  nella  diocesi  di 
Maziara,  dittante  SS  miglia  da  Palermo,  36  da 
Trapani,  i  dal  mare.  Ti  risiede  un  Giudice  istrut- 
tore col  grado  di  Giudice  di  tribunale  clTile,  nn 
Sottintendente,  ed  un  Sindaco  coi  suol  eletti:  ha 
cura  della  pubblica  salute  una  deputazione  sani- 
taria di  4*  classe.  Riguardo  poi  alla  attualità  del- 
la topografla,  Alcamo  si  è  in  questo  secolo  estesa 
di  molto,  le  sue  fabbriche  aumentate,  come  accre- 
sciuta mano  mano  la  sua  popolazione;  nulla  però  si 


(T.  H.)  Corrottamente  Aki- 
fro,  CmUara.  Tedi  questi  nomi. 

Sue.  (f .  B.)  Tedi  Cmlora. 
n*i«i  LnU  ileoro  de 
frìddiM.  Sic.  Ircara  di  U  ftiddi  (▼.  1.)  Til- 
laggio  cosi  dello  dal  fendo  dei  fMUti  do- 
ve è  fabbricalo,  a  distìnguerlo  dnU*allro 
detto  dei  /hai  in  Tal  Demone.  Q«d  fendo 
nel  territorio  di  €aslroB«ofO  ri  appnrleno- 
Ta  sotto  Hartìno  a  SùmmOo  di  SiqwiMh 
no,  dalla  m<^e,  come  abbiamo  sei  regi- 
stro del  1408  sotto  fl  medesimo  le.  D  no- 


merita  «m  pecvliara  attf  liane.  In  UXÈm  ài 
▼enU  rtnme  aholilo  ^ncl  ddritria  ael  frati  mi- 
Borì  del  3*  ordine,  di  c«i  però  aneor  U  chien 
ne  sessiste,  cb«  cbiasa  perckò  pericolante  II  lette, 
fra  broTe  verri  riaperta  già  ristorala;  fU  AfOiU- 
Diasi  non  erano  piò  sino  dai  leaipi  dd  noilra  an- 
tore,  erano  niiaaU  la  Chiesa,  ora  dal  plcloal  cilla- 
diai  acconclaUed  aperU;raiaò  beasi  la  piccola  ma 
grasiosa  Chiesa  di  S.  Lucia  raori  la  città;  t  la  bm- 
gnifica  Chiesa  di  S.  tUTa  adorM  di  helllaaimi  mar- 
mi, clM  miaacciaTa  niina,  ▼eaae  dal  ISit  al  SS  ri- 
itoraU  e  Meglio  adorna.  Oaserrasi  nrtla  Chlcia 
j     dei  minori  OsserTaali  raori  le  aanra»  nn  fnadre 
creduto  opera  del  Peragiao.  in  realtà  non  di  lai 
ma  della  soa  scaola;  rappresenta  il  Conto  il  Mt* 
dica  e  la  soa  consorte,  foadatorl  di  ^el  teaifis 
(Gastone  Viaggio  in  Sic.)  DellepabMichecasa  ?«• 
nero  abolite,  la  Comunale  ed  il  Monta  di  Fidi; 
cominciossi  a  fabbricare  quasi  accanto  al  easlaila 
Terso  il  iSIS  un  teatro,  compito  nel  ISSO;  elagni 
te  ne  ò  l'ialemo,  ma  non  Ti  corrisponda  il  pra- 
spelto.  Meriu  anche  atlensione  il  nnoTO  cimlUf* 
o  camposanto  a  settentrione  della  città,  naa  il 
molta  estensione.  MontaTa  nel  i7S0  la  pupaUrii 
ae  di  Alcamo  a  13000 ahiUnti.  a  tSSOO  nel  ISSI,  • 
nel  IS&S  a  tOS&S;  tì  abbonda  una  misarahile  p*- 
Teraglia;  molto  angusto  ò  il  ceto  cirile;  triici- 
rata  massimamente  la  callura.  La  ana  atteaaiaM 
territoriale  è  di  salme  SS6i,S9l,  cioò  l.ltS  in  giv 
dini,  1,049  in  orti  alberati.  lS,St6  in  orti  mmr 
plici,  SS,G9t  in  canneti,  i07,7tS  in  seaUnatoril  al- 
berati, Se05,sai  in  seminatorii  semplici,  tlSM^ 
In  pascoli,  45,S0S  in  yigneti  alberati,  noi,OÌt  is 
Tigneti  semplici,  S9A57  in  sommacchall,  0,111  la 
ficheti  d*  India,  0,840  in  terreni  a  dellste,  ìjifn 
in  suoli  di  case;  ò  dunque  abbondante  praaMchi 
in  ogni  genere  di  derrate,  ed  esporta  fimmuli» 
Tino,  sommacco;  tI  si  troTano  (Orioimni  Dif)  Tt- 
rie  caTe  di  marmi,  ed  uno  giallo.dandridllico  p«- 
ticolart  e  bellissimo. 


75 


AL 


stro  f  illaggio  intanto  in  Val  di  Mazzara,  si- 
Inalo  nei  confini  della  dioeesi  di  Palermo 
le  si  appartiene.  Oggi  è  onoralo  del  titolo 
di  Principato,  prende  origine  dalla  metk  del 
secolo  scorso  e  siede  in  un*  altura  lieve- 
menle  declive  un  pò*  più  verso  libeccio.  Ne 
occupa  il  centro  la  Chiesa  principale  ma- 
gnificamente costruita,  e  dedicata  alla  B. 
Tergine  sotto  titolo  del  Rosario,  cui  davanti 
apresi  un  largo  col  Palazzo  del  Signore  del 
luogo  ;  altre  cinque  Chiese  van  soggette  alla 
maggiore  ;  presiedevi  Y  Arciprete,  ed  il  Vi- 
cario dell'Arcivescovo  al  Clero.  Annuo  ne 
è  il  consiglio  giusta  le  Sicole  Sanzioni,  da 
eleggersi  ad  arbitrio  del  Barone.  Eranvi 
nella  metà  del  secolo  scorso  120  abitazio- 
ni, 279  vite,  ma  nel  1713  registraronsi  48S 
case,  1536  abitanti.  Comprendesi  nella  co- 
marca  di  Castronuovo,  ed  è  bello  di  un  terre- 
ao  feracissimo.  Scrive  il  Barbieri  del  feudo 
iti  freddi^  e  nota  averne  tenuto  sotto  Fe- 
derico i  dritti,  NiUo  o  Benedetio  de  Mayda, 
dalla  di  coi  figlia  conse(ruitili  Ximene  Vii- 
iotòa,  trasmiseli  agli  eredi.  Gio/tanni  An- 
tonio YiUalba  era  sposo  nel  1316  ad  Eu- 
lalia  Ventimiglia,  donde  si  hanno  nel  se- 
eolo  XVI  Signori  di  Alcara  i  Ventimiglia: 
1*  ottenne  poi  in  dote  BUueo  Scammacca 
Signore  di  Murgo^  sotto  cui  prese  a  fab- 
bricarsi il  casale;  Malteo  successe  a  Blasco 
nel  1640,  cui  il  figlio  Giuseppe  Blasco ,  il 
quale  ottenne  dal  re  Filippo  nel  1708   le 
insegne  di  Principe,  e  mori  nel  1716  senza 
aTQta  alcuna  prole  da  Caterina  Francica;  ven- 
ne dunque  il  Principato  a  Raffaella  Scam- 
macca e  Gravina^  moglie  un  tempo  di  Fran- 
cesco Vincenzo  Buglio  Marchese  di  Bifara, 
elasciollo  al  figlio  Mario  Buglio  Principe 
di  Casalmonaco  ;  nacque  da  lui  e  Marianna 
Piatamene  Emmanuel  Francesco  BugUo 
ehe  vive  felicemente,  sposo  di  Stefana  Gi- 
solfo.  Si  ha  la  Signoria  il  drillo  di  armi, 
e  nel  Parlamento  del  Regno  ultima  dei 
Prindpati  profferisce  il  lvu  voto.  France- 
sco Emmanuele  Marchese  di  Villalba  V  ap- 


AL 


pella  Lercara  nel  suo  magnifico  lavoro  Del- 
la Sicilia  nobile  (1). 

Alcara  del  fusi.  Lat.  Alcara  de  pisis. 
Sic.  Arcara  di  li  fusi  (V.  D.)  Piccola  terra, 
cognominata  dei  fusi  a  differenza  del  feudo 
dello  slesso  nome  in  Val  di  Mazzara,  che 
come  vedemmo  dicono  dei  freddi;  in  fianco 
scosceso  di  profonda  valle  formala,  secondo 
il  Fazello  ed  altri  succennali,  dai  Monte- 
sori,  guardando  verso  Scirocco.  I  colli  Mon- 
tesori  vestiti  di  amenissime  selve  ed  alberi 
fruttiferi  estendonsi  da  Troina  a  S.  Filadel* 
fio  rendendo  assai  delizioso  il  sito  della  no- 
stra Alcara.  Occupa  il  fiume  Chida,  volgar- 
mente Rosmarino  (che  secondo  Cluverio  dif- 
ferisce dal  Chida)  il  seno  della  valle;  sca- 
turisce circa  i  conGni  di  Alcara  e  va  nota- 
bilmente nel  suo  corso  accrescendosi.  Molli 
aneddoli  raccontano  gli  abitanti  sull'origine 
di  Alcara,  ne  dicono  antichissimo  il  castello 
appellalo  Tauriano.  Nota  il  Fazello  non  aver 
distato  una  volta  da  Alcara  Crasto  mento- 
vata dagli  antichi,  cui  si  oppone  il  Cluverio 
in  altra  parte  additandola.  La  prima  me- 
moria di  Alcara  occorre  in  un  diploma  del 
Conte  Ruggiero  in  prò  della  chiesa  di  Troi- 
na, dove  le  si  concede  ti  Caslello  Tauria- 
no con  luUe  le  sue  pertinenze  in  Tal  De- 
mone ,  e  la  rocca  che  appellasi  Alcara. 

(1)  Oggi  è  capo-circondario,  in  provincia  e  dio- 
cesi di  Palermo,  da  cui  ò  distante  37  miglia,  di- 
stretto di  Termini  donde  Si.  ContaTa  nel  1798  nna 
popolaxione  di  5336  abit.,  di  6305  nel  1831,  e  nella 
fine  del  185i  di  7463.  Si  ha  salme  1831,977  di  terri- 
torio, cioè  8,307  in  giardini,  86,811  in  seminatoril 
alberati,  1435,610  in  seminatorii  semplici,  873,138 
in  pasture,  15,649  in  vigneti  alberati,  76,934  in 
Tigneti  semplici,  0,580  in  snoli  di  case.  É  un  luo- 
go assai  umido  e  freddissimo  per  la  troppa  neve 
che  si  ammassa  nelle  sue  montagne  neirinyer- 
no,  e  molto  più  pei  venti  impetuosi.  Ha  ecci- 
tato in  qualche  modo  un  commercio  collo  zolfo. 
Nella  contrada  di  Croce  ci  hanno  le  zolfatare  di  Cro- 
ce, Piralno,  Giordano,  Romano,  Sociale,  Malato, 
Colle  di  Serio,  Florio,  Rossi,  e  nella  contrada  di 
Maidore  quelle  di  Lello  e  di  lelaldi  :  poche  ne 
sono  soggette  ad  inondazione  Interna,  e  queste 
per  la  profonditi. 


76 


AL 


E  ramosa  Id  memoria  di  Taurìano  negli  atli 
del  II  Sinodo  Piceno  sotto  Teodoro  Ycscoyo 
di  Sicilia,  ed  il  Pirrì  che  asserisce  in  nes- 
sun luogo  della  Sicilia  essere   Tauriuno 
esistito,  soggiunge  tuttavia,  avere  il  Conte 
Ruggiero  reso  soggetto  tra  le  altre  terre 
Tauriano,  al  Vescovo  di  Troina;  esposi  in- 
tanto serpeggiare  in  quelli  un  qualche  er- 
rore. Alchares  voce  Saracenica,  oggi  Alca- 
ra,  provaci  senza  dubbio  esservi  stato  ap- 
posto quel  nome  dai  Saraceni.  Spesso  viene 
rammentala  neir  Itinerario  Arabo,  nel  tem- 
po del  Re  Ruggiero.  Rimane  oggi  in  gran 
parte  la  fortezza  Tauriana^  e  credesi  dagli 
abitanti  aver  sofTerto  ruina  nel    tremuoto 
del  1490;  le  sottostà  Alcaray  dove  merita 
attenzione  per  la  nobiltà  deir edilizio  il  tem- 
pio maggiore  dedicato  ali* Annunziata;  mi- 
gliore è  la  cappella  sacra  a  S.  Nicola  Ana- 
coreta patrono  principale  del  paese,  quan- 
tunque la  festa  deirAssunzione  della  B.  Ver- 
gine vi  si  celebri  del  pari  solennemente. 
Van  soggette  alla  Chiesa  maggiore  le  altre 
due  di  S.  Pantaleone  Martire,  e  S.  Nicola 
Vescovo,  dove  amministrano  i  sacramenti. 
Sacerdoti  destinati  dalFArciprete.  Sorgono 
inoltre  ai  confini  del  paese  due  conventi, 
uno  dei  Minori  Conventuali  sotto  titolo  di 
S.  Michele  dal  1523,  dei  Cappuccini  T  al- 
tro fabbricato  nel  1374;  ne  sbucciarono  uo- 
mini eccellenti  per  dottrina,  come  in  ap- 
presso :  merita  finalmente  attenzione  il  Mo- 
nastero delle  Vergini,  sotto  la  regola  di  S. 
Benedetto.  Tutto  si  appartiene  airArcive- 
scovo  di  Messina  che  vi  ha  bensì  dei  dritti 
temporali,  perchè  si  appella  signore  di  Ai- 
cara.  L'Arciprete,  il  Vicario,  il  Visitatore, 
giusta  le  leggi  della  Chiesa  di  Messina,  han 
cura  dello  spirituale.  Si  addicono  al  gover- 
no civile  quattro  Giurali,  Tlnquisitor  del 
malfatto,  il  Sindaco,  ed  i  Giudici  scelli  dal- 
l' Arcivescovo  e  dai  Ministri  del  Re.  Erano 
586  le  case  nel  secolo  xvi,  1438  gli  abi- 
tanti, nella  metà  del  seguente  501  le  case, 
1681  gli  abitanti^  nel  principio  del  corrente 


AL 


336  abitazioni,  1225  vite,  nel  reeeniissiroo 
registro  statistico  finalmente  1168.  Re  è  lo 
stemma  un*  aquila  che  vola,  con  una  croce 
rossa  sul  petto.  La  latit.  di  gradi  xxxtih. 
V,  la  longit.  XXXVIII.  xx.  Comprendesi  Al* 
cara  nella  comarca  di  TortoricI  e  eella 
Prefettura  miUtare  di  S.  Filadelfio,  ed 
somministrava  un  cavaliere,  e  36  fanti. 

Fiorirono  in  Alcara  :  Cosmo  cognonunafo 
il  Teologo  per  la  celebrità  della  dotlriiia, 
deir  ordine  di  S.  Basilio  nel  Monastero  di 
S.  Maria  de  Rogato;  confessore  di  S.  Ri* 
cola  Eremila  di  cui  sublimò  le  Yirtù,  e 
scrisse  la  vita  :    Filippo  Salerno   Minore 
Conventuale ,  che  diede  un  gran  saggio  al 
mondo  letterario  della  sua  eloquenza  in  va* 
rie  pubblicate  orazioni  ;  quanto  poi  fosse 
perito  nelle  scienze  divine,  mostranci  le  ca- 
riche che  con  grandi  applausi  sostenne; 
per  ben  sei  anni  egregiamente  presiedette 
air  Accademia  di  scienze  sacre  in  Vienna, 
indi  fu  Teologo  di  Ferdinando  Augusto; 
giovò  massimamente  alla  fondazione  dello 
studio  universale  di  Praga,  ed  alcuna  volli 
vi  sali  la  bigoncia  di  Dommatica;  fu  ret- 
tore di  molle  province  in  Germania,  in  Si* 
cilia,  abbracciò  finalmente  la  morte  carico 
di  anni  e  di  meriti  nel  1676  :  Michele  Boi, 
Filosofo,  Medico  e  Poeta  egregio.  Cavaliere 
dello  Sprone  d*oro,  a  lungo  rifulse  in  Ro* 
ma.  Malia,  Messina,  e  mori  decrepito  ad 
1687  :  Ratale  Donadeo  Medico  e  Poeta  di 
vaglia ,  nominato  nella  Biblioteca  classiea 
di  Draudio  e  presso  il  Mongitore;  scrisse 
in  versi  Ialini  De  bello  Chrisli  ed  altre 
operette  ;  Michelangelo  Cassaro  profondo 
nei  sacri  studi!  e  nella  musica,   fìunoso 
nelle  matematiche  e  nella  medicina;  mol- 
te cose  scrisse ,  ma  pubblicò   soltanto  fl 
S.  Nicolai  Vila,  Poema.  Aggiungi  i  susse- 
guenti, peritissimi  nella  musica;  Vincenio 
Gallo ,  Villorio  Laudo^  Francesco  Bmno, 
Giovan  Vincenzo  Valenti,  tutti  autori  nel 
secolo  scorso  di  armoniose  note  che  fecero 
risuonare  nelle  primarie  città,  esaltali  dal 


77 


AL 


Mongìlore  per  la?ori  che  pubblicarono  ;  An- 
Ionio  Sardo  finalmente,  Abate  di  S.  Maria 
de  Rogato ,  e  Giuseppe  Riccardo,  egrcgii 
predicatori  per  molto  tempo  nelle  Chiese 
di  Sicilia  e  d* Italia;  non  che  gli  eleganti 
Poeti  9  Kiccola  Chiuppo  e  Placido  Merlino. 
Le  campagne  di  Alcara  possono  contarsi 
tra  le  più  feraci  di  quelle  contrade,  poi- 
ché Tengono  bagnate  da  acque  copiose  ;  so- 
no piantate  ad  uUtì,  viti,  gelsi  ed  ortaggi. 
Discuterò  fra  bre?e  se  vi  sia  sorta  un  tem- 
po Demenna.  Relf  altro  lato  della  valle  ver- 
so Nord  ad  un  miglio  e  mezzo  da  Alcara^ 
sorge  il  Monastero  di  S.  Maria  de  Rogato 
dell'ordine  di  S.  Basilio,  celebre  da  gran 
tempo  per  la  pietà  del  Monaci  ed  una  cfli- 
gìe  di  Maria  con  somma  religione  venerata; 
erano  unite  alla  Chiesa  le  abitazioni  dei  Mo- 
naci, che  or  più  affatto  non  sono.  D*ivi  a 
tre  miglia  apresi  un  antro  nel  poggio  Ca- 
lama  tra  spineti  ed  asprissime  rocche,  do- 
ve noto  a  Dio  solo  trasse  lungamente  i  suoi 
giorni  S.  Niccola  Politi  di  Adornò,  e  santa- 
mente li  compi;  sei  hanno  a  speciale  Pa- 
trono, come  notai,  gli  abitanti  di  Alcara^ 
ne  costodiscono  con  gran  cura  le  preziose 
spoglie,  e  solennemente  ne  celebrano  con 
fiere  la  festa  il  di  16  agosto.  Afferma  Pa- 
lelle suir  autorità  di  Dionisio  d^Alicarnas- 
so,  avere  sbarcato  Enea  nei  lidi  di  Alcara 
riinpetto  le  isole  Eolie,  ed  avervi  lasciato 
Patrono  Turio  con  alcuni  dei  suoi  perchè 
fondato  vi  avesse  una  città  sul  colle;  ma 
sembra  asserir  Dionisio  altrove,  essere  ciò 
anenoto  appo  il  promontorio  Orlando.  Rav- 
vi nel  territorio  il  campo  di  S.  Teodoro, 
cosi  appellato,  perchè  hanno  memoria  tra- 
dizionale gli  abitanti,  di  esservi  dimorato 
qael  Santo  Vescovo  (1). 

(t)  Oggi  è  in  proYiDcia  di  Messina,  distretto  e 

diocesi  di  Patti,  circondario  di  Militello;  dista  da 

Pilerao  104  miglia,  90  dal  capo-loogo  della  pro- 

Tjncia,  34  dal  capo-distretto  ,  4  dal  capo-circon- 

dirio.  Ti  ha  nn  monte  agrario  ad  agcTol  azione 

ie^U  agricoltori  poveri ,  donde  prestasi  dei  fru- 


AL 


Alcliiia.  (V.  N.)  Castello  che  al  tempo 
di  Martino  appartenevasi  con  Llcodia,  Alia 
ed  altre  terre,  a  Calcerando  di  Saniapate. 
Vedi  Occhiala  un  tempio  Echlela. 

Aicusa.  Sic.  Arcuèa.  (V.  M.)  Casale  una 
volta  esistente,  presso  il  fiume  Torlo,  ap- 
partenentesi  alla  Chiesa  di  Cefalù  per  de- 
creto del  1171  di  Alessandro  111  Rom.  Pon- 
tefice. Oggi  è  una  villa  volgarmente  detta 
secondo  il  Pirri  il  feudo  di  Calcusa.  È  ben- 
sì nominata  in  un  diploma  del  Re  Martino 
del  1392. 

Alesa,  Lat.  Alaesa  o  Halaesa.  Sic.  Alesa 
(V.  D.)  Antica  e  famosa  città  nella  parte  set- 
tentrionale dell'isola,  non  lungi  dal  fiume 
dello  stesso  nome,  oggi  di  Petlineo,  nel  ter- 
ritorio che  prende  nome  dalla  Chiesa  di  S. 
Maria  di  Palate  dove  ad  un  mezzo  miglio 
circa  si  trova  il  moderno  villaggio  di  Tusa. 
Fazello  che  afferma  scorrervi  il  fiume  Alesò 
con  prova  di  una  antica  iscrizione  ripor- 
tata da  Gualterio,  stabili  tuttavolta  Alesa 
città  a  Caronia,  ben  12  miglia  d'ivi  disco- 
sta, ciò  che  lo  stesso  Gualterio  ed  altri  ri- 
gettano del  tutto^  poiché  riesce  evidente  le 
città  vicine  ai  fiumi  prenderne  il  nome,  od 
usurparlo  viceversa  i  fiunii  dalle  città;  con- 
fessa altronde  occorrere  nel  luogo  da  me 
indicato  grandi  vestigia  di  città  distrutta, 


mento  con  le  norme  generali  e  secondo  Testen- 
sione  dei  terreni;  Tenne  stabilUo  dair  antico  pe- 
culio fmmentario,  di  cui  s*  ignora  1*  epoca  della 
fondasione  ;  dipende  dall*  Intendente  ,  e  yien  di- 
retto da  due  Deputati  scelti  ogni  biennio  dal  De- 
curionato  con  1* approvasione  dell'Intendente  e 
del  Sindaco.  L'estensione  del  territorio  di  Alcara 
è  di  salme  8340,070,  cioò  9,610  in  giardini,  0,734 
in  orti  semplici,  0,9S3  in  canneti,  0,8S4  in  gelseti, 
13,011  in  seminatori!  irrigui,  794,639  in  semina- 
torii  semplici,  831,334  in  pascoli,  32,841  In  oli- 
Teti,  41,516  in  Yigneti  semplici,  623,035  in  bosca- 
te,  0,032  in  suoli  di  case.  Contava  Alcara  nel  1798 
una  popolssione  di  1394  abitanti,  ascesa  nel  1838 
a  1780,  e  nel  One  del  1852  a  2177.  Gli  abitatori  ne 
sono  paciflci  e  laboriosi  ed  una  delle  loro  prin- 
cipali occupazioni  si  è  1*  alimentare  i  bachi  da 
seta. 


78 


AL 


ehe  nota  esser  di  Alela  mentotata  da  To- 
lomeo ;  è  certo  nondimeno  da  \arìi  codici 
di  geografi  essersi  appellata  Alesa  e  non 
AletOj  né  in  alcuno  degli  antichi  un  tal  no- 
me s*  incontra ,  perciò  avverte  Cluverio 
essere  erroneo  1*  esemplare  del  Fazelio  che 
incerto  cosi  poi  conchiude:  siegue  non  disco- 
sta da  questa  città  distrutta  più  che  un  trar 
di  sasso  la  foce  del  fiume  Peltineo  appellato 
Aleso  in  una  lapide,  donde,  se  questa  è 
Alesa,  è  a  credere  aver  preso  il  suo  no- 
me^ come  molte  altre  dal  fiume  vicino. 
La  novella  lapide  del  resto,  scoverta  nella 
predetta  chiesa  di  Palazzi  tolse  ogni  dub- 
bio, poiché  quivi  si  fa  menzione  del  popolo 
Alesino.  A  tutu  i  Numi  il  Popolo  Alesino, 
Diogene  Lapirone  di  Diogene,  per  sua 
beneficenza  (sottihtendesi)  commenda  {i). 
Diodoro  parlando  di  Arconide  che  par- 
tito da  Erbita  coi  suoi  aveva  divisato  sta- 
bilire una  nuova  colonia,  scrive  essere  stato 
fondatore  di  Alesa  lib.  14.  Raccolta  dun- 
que la  gente  occupò  un  colle  ben  8  stch 
dii  discosto  dal  mare,  dove  gettò  le  fon- 
damenta  di  Alesa;  ma  essendovi  €Mre  cit- 
là  dello  stesso  nome  in  Sicilia,  cognominol- 
la  Arconide  dai  suo.  Ci  han  poi  di  coloro 
ehe  credonla  fabbricata  in  prima  dai  Car- 
taginesi, nel  tempo  in  cui  si  segnò  la  pace 
tra  Amilcare  e  Dionisio;  dal  che  può  dedur- 
si  non  oltrepassare  la  fondazione  di  Alesa  i 
tempi  di  Dionisio;  egli  è  poi  certo  essere 
stata  una  delle  città  della  Sicilia  dai  Ma- 
mertini^  non  che  dai  Siracusani  occupala; 
obbedì  poscia  ai  Cartaginesi,  piegò  quindi 
ai  Romani  perchè  vien  dichiarata  immune 
e  libera,  e  si  ha  l'onore  del  Senato.  Fu 
in  quel  tempo  abitata  da  molte  famiglie 
Romane  e  travagliata  alcuna  volta  dalle  di- 

iD  eEoi:$  nA^i 

O  AAMO^  TUN  AAAI^INAN 
AIOFENHN  AIOFENEOX 

AAnipaNA 

£TEPr£3^1AX .  ENE&Efi 


AL 


scordio  civili,  Tenne  dall*  autorità  di  Claudio 
Fulcro  Pretore  in  Sicilia  restituita  alla  pri- 
miera pace ,  con  prescrivere  nuove  norme 
nella  scelta  del  magistrato;  è  colui  cai  ae^ 
condo  le  congetture  di  Selinunie  Drogon- 
teo  0  Lancelotto  Castelli,  eressero  gli  ile- 
sini una  statua  di  marmo  che  si  rinvenne 
da  gran  tempo  fra  le  ruine,  e  si  ammira 
quasi  intera  colle  insegne,  cioè  le  verghe  ai 
piedi  ^  nella  piazza  di  Tusa;  manca  però 
della  sinistra  che  impugna  una  scare,  che 
conservasi  in  una  cappella  della  chiesa,  ma 
come  seppi  da  colta  persona,  credonla  gli 
abitanti  opera  del  secolo  scorso,  anzi  era  ne- 
gli anni  passali  appiccata  al  braccio;  il  sol- 
lodato  Castelli  però  prova  essere  dello  scal- 
pello di  un  solo  artefice  e .  la  slima  anti- 
chissima. 

Attesta  H .  Tullio  nelle  sue  orazioni  con- 
tro Verro,  essere  stata  Alesa  con  altre  dita 
deir  Isola  da  varie  molestie  oppressa  sotto 
la  di  lui  pretura ,  e  scrive  encomiandola 
Yerr.  in  :  molte  sono  le  città  di  Sicilia  do- 
ve  ci  ÌM  fior  di  ornatezza  e  di  oneslà, 
delle  quali  fra  le  prime  è  ad  annaverani 
Alesa^  poiché  nessuna  più  fedele,  più  rie* 
ca,  piii  autorevole  ed  imponente  ne  Hs^ 
verrai.  Dopo  la  caduta  della  Romana  Re- 
pubblica sotto  Augusto  e  i  successori  di  lui 
perdette  il  dritto  di  franchigia,  poiché  viei 
computata  da  Plinio  tra  le  città  stipendiarie; 
divenne  municipio^  e  gli  abitanti  oUennert 
il  dritto  di  cittadinanza,  di  che  ci  è  provi 
riscrizione  addotta  dal  Castelli  :  Munidpkm 
Alaesinum  '  Municipio  d'Alesa.  Dubita  0 
Pirri  se  sia  stata  decorata  nel  tempo  slei* 
so  di  sede  vescovile^  o  almeno  sotto  gli  Im- 
peratori Greci, poiché  la  disposizione  di  Leo- 
ne il  Sapiente  dice  il  prelato  di  Alesa  sog- 
getto al  Metropolitano  di  Siracusa,  ma  nel- 
la recentissima  storia  di  questa  città,  eoa 
sommo  studio  ed  erudizione  lavorata  dal  Gi- 
stelli,  troverai  una  lettera  di  Domenico  Schia- 
vo dove,  diligentemente  il  punto  investigai- 
do,  ribatte  le  ragioni  di  Leone  e  di  altri 


79 


AL 

Acerto  il  tempo  in  cui  sia  perita;  ai 
di  Strabone  non  era  che  un  piccolo 
;io:  Alesa,  egli  scrìve,  Tiiidari  e  Ce- 
ìono  piccole  terre.  Ne  abbiamo  men- 
nel  secolo  vi  di  Cristo  in  una  do- 
e  fatta  da  Tertullo  ad  un  Monastero 
€se,  portata  nella  cronica  di  Leone 
se,  confermata  daMabìlion  dall* antico 
lario;  è  comune  opinione  perciò  es- 
ista percossa  dal  ferro  Saraceno.  Ara- 
1  terreno  ai  nostri  giorni,  ed  appena 
^onsi  dei  ruderi,  eccetto  la  Chiesa 
Maria  di  Palazzi  di  dritto  del  Ve- 
di Patti  con  gli  edifizii  adjacenti  co- 
ri ad  uso  dei  Monaci.  Pubblicò  in  ra- 
lla sullodata  storia  di  Alesa  il  Ca- 
l  marmo  mentovato  dal  Fazello,  scrit- 
entrambe  le  facce,  ed  altri  monu- 
che  adornavano  un  tempo  la  città. 
0  descrive  il  tempio  di  Apolline 
r,  dove  gli  abitanti  di  Erbesso  e  gli 
,  che  eran  del  vicinato,  in  unico  rito 
IO  sacrifizìi;  il  tempio  di  Mllichio 
[ual  nome  o  Bacco  o  Giove  si  appel- 
piel  di  Venere  ricordato  da  Cicerone 
azione  in,  contro  Verre,quel  di  Adrano 
indigeno  di  Sicilia.  Rammenta  anche 
>ide,  bagni  ed  acquedotti,  di  che  vide 
Ilo  le  vestigia  che  sin  oggi  rimangono; 

0  inoltre  o  le  torri;  e  il  Castelli 
lì  altri  monumenti  di  minor  vaglia 
stesso  rinvenuti  nei  campi  di  Alesa, 

1  dire  avanzi  di  statue,  imaginette  di 
lapidi  scritte  ma  frantumate,  e  mo- 
dissi  di  già  della  statua  del  Pretore; 
stesso  portai  nel  museo  di  S.  Nicola 
aia,  Tasi,  lucerne,  ed  un  serpente  di 
da  ivi  disotterrato.  Vedonsi  impres- 
e  monete  le  teste  di  Giove  e  di  Apol- 

nel  rovescio  i  loro  attributi,  mani 
mgiunte  col  caduceo  segno  di  con- 

lìre,  archi,  aquile,  un  milite  astato, 
a  dì  Apolline,  e  simili;  ne  è  una  in 
^pigrafe^  aaai^a^,  colle  lettere  ag- 
AFX.  cioè  di  Arconide,  a  differenza 


AL 


delle  altre  Alese  che  vi  hanno  in  Sicilia; 
si  fa  menzione  nelle  lapidi  si  in  greco 
scritte,  che  in  latino,  di  Diogene,  Lapirone, 
C.  Virgilio,  Cornelio  Schizia,  Augusto  Mu- 
nicipio ,  che  tralascio  per  amor  d*  essere 
breve  ;  è  a  consultar  con  accuratezza  il  Ca- 
stelli di  cui  sin  qui  mi  son  servito.  Scrive 
Cluverio  sul  porto  di  Alesa:  {(  solo  dee" 
rone  è  molto  sicuro  testimonio,  esserti 
slato  altresì  un  porto  nella  spiaggia  ; 
quale  scrive  nella  Yerr.  ni:  Enna  è  inr 
tema  in  maggior  parte  ;  aggiungi  merli 
gli  Ennesi  misurato  presso  quel  fiume 
il  frumento ,  e  di  là  nel  giorno  stesso 
trasportato  in  Fintia,  Alesa,  Catania, 
luoghi  tra  loro  lontani,  secondo  i  tuoi 
ordini.  Altrove  affermai  nelle  note  al  Fa- 
zello esservi  anche  oggi  il  porto  sotto  il 
castello  di  Tusa  o  un  asilo  per  le  navi 
da  alcuni  venti  assicurate  ;  non  mi  ricordo 
però  avervi  attribuito  gli  epiteti  di  grande, 
d*  tn^en(e,  di  magìio,  come  spaccia  il  Ca- 
stelli senza  ombra  di  vero;  del  resto  ne 
lascio  il  giudizio  ai  sa  vii  lettori. 

AiMe.  Lat.  Alesae.  Sic.  Alesi  (V.  D.) 
Nelle  parti  interne.  Sappiamo  da  Diodoro, 
come  di  sopra  notammo ,  avere  altre  città 
di  Sicilia  usurpato  il  nome  di  Alesa,  ma  nes- 
suno degli  antichi  ne  nota  la  posizione.  Enu- 
mera Plinio  gli  Alesini  tra  le  genti  dell*  in- 
terno deirisola;  sorge  intanto  nel  lato  aqui- 
lonare di  questa  la  popolosa  Collesano,  che 
dicesi  dagli  abitanti  cosi  appellarsi  dal  vicino 
colle  Alesano,  dove  sono  dei  ruderi  ad  un 
miglio  verso  Occidente  rimpetto  la  città,  coi 
quali  confermano  V  opinione  propria.  Forse 
Collesano  fu  una  delle  Alese,  ma  per  sola 
congettura  il  dico,  nulla  di  certo  stabilendo. 
Negli  atti  dei  SS.  Martiri  Lucia  e  Geminiano 
nominasi  un  Alesa  tra  Taormina  ed  il  Sìmcto  * 
0  il  Guroe  Onobala  (poiché  sotto  nome  di  Si- 
meto  intendono  dire  di  questo)  nel  lato  orien- 
tale; sono  però  segnati  d*  illegittimità  dagli 
eruditi,  perlochè  ignorasi  il  sito  delle  in- 
terne Alese. 


80 


AL 


Aleso.  Lai.  Alexuè.  Sic.  Alesu  (V.  D.) 
V.  Peliineo. 

Ale«liio«Lat.ito«diniM.Sic.Alìsiiiu(V.D.) 
Fonte  mentovata  da  Solino  cap.  2  e  da 
Rennio  Fannie  interpetre  di  Dionisio  Ferie- 
gese,  e  quantunque  quieto  e  tranquillo  scor- 
ra nel  suo  letto,  tuttavia  al  suonar  della  piva 
eccitasi  lieto  come  a  canto,  e  preso  dair  ar- 
monia gonGa  e  trabocca.  Crede  avere  ciò 
preso  Fannie  da  Solino,  il  di  cui  testimo- 
nio è  alquanto  debole;  o  favoloso  un  tal  prodi- 
gio^ 0  prodotto  da  demoniaci  tranelli,  secon- 
do Gaetani  nell'Isagoge,  ad  ingannare  le 
menti  degli  etnici.  Nessun  degli  scrittori  però 
nota  a  qual  delle  Alese  appartenuto  si  sia. 

Alessandria.  Lat.  Alexandria.  Sic.  Li- 
sciandra  di  Petra  (V.  H.)  Paese  presso  la 
fortezza  di  Pietra  d"  Amico  che  appoggiata 
ad  un  masso  enorme  mostra  oggi  delle  rui- 
ne,  donde  dicesi  Alessandria  di  Pietra. 
Dista  4  miglia  da  Bivona,  chiuso  nei  con- 
fini della  comarca  di  Castronuovo  e  della 
diocesi  di  Girgenti.  Riportasene  1*  origine 
al  1370,  fondato  da  Blasco  Barresi  Signore 
del  castello  di  Pietra  d'Amico  e  del  ter- 
ritorio; successegli  il  figliuolo  Carlo^  a  cui 
Francesco  padre  di  Elisabetta  Helchiora, 
che  sposato  Girolamo  Napoli  Signore  di  Re- 
suttana  e  di  Gampobello,  partorì  Giuseppe 
e  Pietro,  e  stabili  morendo  nelle  sue  di- 
sposizioni, che  i  suoi  figli  e  nipoti  Baroni 
é'  Alessandria  e  dì  Pietra  d' Amico  assu- 
messero il  cognome  della  casa  Barresi.  Il 
primonato  Giuseppe  che  assunse  il  princi- 
pato d*  Alessandria  nel  1636^  celibe  essen- 
do, disse  erede  Girolamo  II  figlio  del  fra- 
tello Pietro,  Duca  di  Bissana,  che  ammoglia- 
tosi a  Rosalia  Filingieri,  mori  senza  prole, 
onde  raccolse  i  beni  di  lui  il  fratello  Gtii- 
seppe,  che  prese  in  moglie  Rosalia  Massa^ 
e  mori  del  pari  senza  figliuoli;  nel  1697 
pervennero  le  signorie  per  sua  disposizione 
al  terzo  fratello  Federico;  costui  Pretore  di 
Palermo,  Vicario  del  Viceré  in  Catania,  del 
gabinetto  di  Villorio  Amedeo  ,  intimo  Con- 


ÀL 


sigliere  di  Carlo  VI  Imperatore,  onorato  nel- 
lo stemma  del  titolo  dì  Yiri  fortis,  dei  Grandi 
di  Spagna,  si  ebbe  da  Eleonora  BeUacera 
Principessa  di  Honteleone  sua  sposa,  il  fi- 
glio Pietro,  oggi  Signore  di  Alessandria  e 
di  Pietra  d*  Amico  adorno  di  molti  altri  ti- 
toli, che  sposata  Elisabetta  Hontapertfli,  ge- 
nerò Federico  Duca  di  Campobello,  oggi 
per  dritto  della  moglie  Felicia  BonfigUo 
Principe  di  Condro  in  Val  Demone. 

Siede  Alessandria  in  un  terreno  lieve- 
mente inclinato  ad  Oriente,  ne  è  parroc- 
chia il  tempio  dedicato  a  S.  Nicolò  Vesco- 
vo, cui  van  soggette  altre  sei  Chiese  mino- 
ri: r  Arciprete  ha  cura  del  ramo  parroc- 
chiale, ed  il  Vicario  del  Vescovo  presiede 
al  Clero.  Fabbricò  una  casa  Carlo  Barresi 
pei  Minori  Conventuali  nel  1392,  dove  è 
un  sepolcro  pei  Baroni.  Ammirasi  fuori  le 
mura  il  nuovo  convento  dei  Riformali  del* 
r  ordine  stesso,  e  quel  dei  Carmelitani  sotto 
titolo  dell'Annunziata  dal  1608.  Innalasi 
oggi  dagli  abitatori  un  monastero  per  la 
Chiarine,  sotto  titolo  dell*  Immacolata  Coa- 
cezione  ;  venerano  essi  qual  Patrona  pria- 
cipale  S.  Chiara  nella  Chiesa  di  S.  Harii 
della  Jtocca  ricinta  da  rupe  di  gran  moie, 
donde,  come  dicono,  gocciola  in  giorni  sli- 
bìliti  un  liquore  salutare  agUnfermi;  ne  disia 
un  tiro  di  palla,  e  vi  sono  aggregate  le  cise 
degli  Eremiti  che  badano  a  coltivarla.  Sob0 
ancora  addetti  gli  Alessandrini  al  cullo  di 
S.  Rocco  e  S.  Rosalia  Vergine,  dai  quali 
vennero  liberati  dalla  peste  che  infeston 
il  paese,  e  perciò  lor  sollevarono  delle  de* 
ganti  Chiese  :  sorge  lo  spedale  per  gfii* 
fermi  presso  la  Chiesa  di  S.  Anna.  È  eoa* 
forme  il  governo  civile  alle  leggi  di  Sid* 
lia;  delega  il  Barone  nel  paese  un  fttkUà 
ad  esercitar  le  sue  veci.  Eran  circa  110  k 
case  nel  1592,  307  gli  abitanti;  516  le  casi 
nel  secolo  scorso,  2220  abitanti,  seconde  B 
Pirri;  dai  Regii  libri  però  890  case,  MI 
abitanti;  1011  abitazioni,  3862  mime  nd 
I    1712,  e  recentemente  4037.  È  abbondante 


81 


AL 

rio  in Aigne,  biade,  pascoli,  boschi, 
he  bisogna  alla  sussislenza.  Fu  ma* 
sandria  a  Francesca  Furìa  del  terzo 
li  S.  Domenico  di  splendissime  vir- 
ai scrive  Marchesi  nel  Diario  Do- 
0,  ed  accarataroente  la  vita  Miche* 
Chiararoonte  anche  di  Alessandria, 

0  dal  Mongitore  nella  sua  Biblio* 

01^  Lat.  Alexim.  Sic.  Alesi  (Y.  N.) 
isola  0  scoglio  nel  seno  di  Megara 
di  Agosta,  tra  le  foci  del  fiume  di 
ano,  ed  il  lido  di  Roa^adia  dove 
scoglio  dello  slesso  nome.  NelFin- 
Rord  i  ruderi  di  Megara,  ed  alla 
di  Gianlena  un  chersoneso,  delle 
te  parleremo  in  seguito. — V.  Massa 
Pro^. 

lo  (8.)  Lat.  Alexius.  Sic.  S.  Alesi 
Promontorio,  di  cui  afferma  Cluve* 
ro  il  Fazello  ed  altri,  che  stabili- 
gennum  al  Capo  Grosso,  esser  V  an- 
mnum.  Sovrasta  al  mare  Ionio,  24 
[scosto  da  Messina,  6  dal  promon<« 
uro.  Asprissime  rupi  ne  rendono 
i  salita  ad  Oriente;  anche  più  rui- 
dalle  altre  parti.  Neil*  alto  verso 
sorgeva  un  tempo  una  torre  forse 
ia^  di  che  rimangono  vestigia;  ma 
alto  vertice  è  sin  oggi  una  ben  mu- 
ca  col  suo  presidio  ed  il  Prefet- 

4  cornane  in  provincia  e  diocesi  di  Gir- 
xeUo  e  circondario  di  Bivona,  distante 
'alermo,  SO  dal  capo-luogo  della  provin* 

capo-distretto.  Contava  nel  1798  una 
le  di  Ui6  abitanti,  diminuitasi  nel  lS3t 

1  aecrebbesi  sino  al  fine  del  185S  a  i85S. 

territorio  di  salme  3330,75! ,  cioò  6,074 
i,  S05,623  in  seminatori!  alberati,  S8!8,6S9 
tori!  semplici,  88,074  in  oIìtcU,  81,392 

semplici,  8i,t!9  in  sommaccheti,  49,407 
rieti ,  0,433  in  suoli  di  case.  Vi  lia  una 
nella  contrada  Giniò  so  di  cni  nel  1834 
ciaroao  dei  tentatiyi;  tì  si  troyarono  po- 

lolfi ,  poi  si  estinse  e  venne  abbando- 
inclpali  feneri  del  commercio  di  AUS' 
IBO  il  grano  e  le  mandorle. 


AL 


to  (1).  Levasi  poi  ad  Occidente,  un  colle 
occupalo  da  Forzia  d'Agro:  sul  lido  verso 
Messina,  sotto  la  fortezza,  una  villa  appar- 
tenenlesi  a  Forzia,  con  una  Chiesa  coltivata 
da  un  sacerdote  che  somministra  i  sacra* 
menti  agli  abitanti.  V.  Argennum. 

Airano.  Lai.  Alfanus  mons.  Sic.  Alfanu 
(V.M.)  Monte  nel  territorio  di  Palermo,  dello 
dai  Saraceni  Yhalfanus,  e  Calaialfanus.  Si 
vuole  cosi  chiamato  dairAdria,  nella  Topogr. 
della  Valle  di  Mazzara,  da  Alfano  Maiiro, 
o  dalla  città  del  nome  slesso  quivi  situata, 
di  cuf  crede  occorrano  dei  ruderi  allribuìli 
però  dai  dotti  all'  antica  Solunto.  Stendesi 
nel  mare  ad  Oriente,  nel  lillorale  di  Pa- 
lermo ;  appare  congiunto  al  colle  Gerbino, 
ma  ne  è  in  realtà  diviso  da  una  angusta 
valle.  Chiude  il  seno  dì  Palermo,  ed  è  T  ul- 
timo dei  monti  che  come  una  corona  ne 
circondano  il  territorio»  Dirò  altrove  del- 
le antiche  rovine  di  Solunto  descritte  da  Se* 
linunte  Drogonteo,  Squallido ,  scosceso ,  a 
rupi,  a  burroni,  è  sterile  il  terreno  del  col- 
le ;  una  via  sola  può  praticarsi  nelle  parli 
settentrionali ,  che  lastricata  un  tempo  di 
pietre  quadrate  menava  alla  città  di  Solun- 
to; lievemente  acclive  e  montuosa  elevasi  ad 
un  miglio  verso  Occidente,  piega  poi  ad 
Oriente  dove  tra  vepri  e  spine  si  scorgono 
i  minali  monumenti  di  una  città  che  fu, 
quale,  come  avvertii,  descriverò  accurata- 
mente a  suo  luogo. 

Ai«Do.  LaU  Alpheus  (¥.  W.)  Fiume  di 
Elide  nella  Grecia ,  dove  riconosce  la  sua 
origine^  e  fiume  ugualmente  di  Sicilia  poi- 
ché sgorga  in  Siracusa  ad  Ortigia,  e  me- 
scolasi alle  acque  di  Arelusa,  donde  la  poe^^ 
sia  della  fuga  di  Arelusa  e  degli  amori  di 
Alfeo.  Strabene  mise  in  campo  T  opinione 
di  questo  corso  sotterraneo,  che  Cluverio 
ammise,  provando  con  molte  antiche  auto- 
rità sboccare  nel  Jonio  soltanto  in  parte; 
ed  aOérma  Mirabella  nulla  potere  contrad-» 


(t)  Oggi  vi  ò  istallato  un  telegrafo. 


11 


82 


AL 


dirci,  scaricarsi  in  parte  le  acque  di  Alfeo 
nel  Ionio,  far  sotto  il  mare  il  loro  corso 
per  meati  sotterranei,  introdursi  alle  sor- 
genti di  Aretusa  e  mescolarvisi.  Fu  intanto 
ammessa  questa  opinione  non  che  da  Vir- 
gilio, Silio,  Claudiano,  Stailo,  Lucano,  Si- 
donio,  Ovidio  che  fiorirono  in  piii  vicini  tem- 
pi, ma  da  Pindaro  neUa  I  Remea,  che  dice 
Aretusa  saero  risioro  d' Alfeo  ,  da  Mosco 
negli  Idilli  e  da  antichissimi  autori  recati 
da  Pausania ,  che  riportano  1*  Oracolo  di 
ApoUine  Delfico  ad  Archia ,  concepito  in 
questi  sensi: 

Un*  isolettft  coi  dier  nome  Orttgia 
Dal  iUar  ridata  oltre  Trioacria  siede; 
]?i  diffonde  Alfeo  la  locid*ODda 
Che  ad  Aretnaa  Tagameale  unisce. 

Né  sok)  fu  questa  opinione  dei  Poeti,  ma 
d' innumerevoli  filosofi  e  storici,  come  Pau- 
sania, Plinio,  Antigono,  Carisiio,  Timeo, 
Seneca ,  Libanio ,  tralasciando  i  moderni 
che  con  esperienze  di  altri  fiumi  ed  os- 
servazioni  confermano  lo  stesso:  Caristio 
Stor.  cap.  135.  Aretina  fonie  di  Orttgia 
ha  origine  da  Alfeo  che  sgorga  nelf  Eli- 
de... taleliè  ai  tempi  degli  OUmpH  quando 
latatansi  nel  fiume  le  interiora  delle  ttl- 
time  èorgea  l'acqua  in  SieiUa  bruttata 
di  cècrementi,  ed  una  tazza  perdutasi  una 
volta  neU*  Alfeo  rinvenneei  in  Aretwa;  e 
Pausania  nelle  Arcadiche:  è  dotato  V Alfeo 
di  una  natura  dagli  altri  fiumi  diversa^ 
poiché  epe$io  èotterra  aseondendoeij  poi 
nuovamente  ne  sgorga.  Emanando  in  pri- 
ma da  Filale  e  dai  confbientij  confanderi 
nel  territorio  Tegeatide;  di  nuovo  pro- 
rompendo tfi  Aaea  e  meècolandoei  ad  Eu- 
rota,  riprende  una  via  sotterranea,  e  ri- 
eortó  nelle  fonti  che  dicono  Arcadi,  tra- 
scorso il  terreno  Piseo  ed  OKmpia  sbocca 
nel  mare  sopra  Cillene  degli  Elei;  né 
vale  a  ritardarlo  la  violenza  del  mare 
Adriatico ,  anzi  impetuoso  internandosi 
nel  pelago  riappare  in  Ortigia  isola  di 
Siracusa  e  mescolasi  alla  fontana  di  Are- 


AL 


tusa.  Da  ciò  puoi  ricavare  assentir  Pausania 
alle  favole  dei  Poeti,  e  stabiUre  il  eorso 
sottomarino  dell' Alfeo;  ma  in  descrivere 
nelle  Eliache  gli  amori  del  pastore  e  della 
Ninfa,  notò  essersi  il  primo  trasfonnato  in 
fiume,  e  per  sotterranei  meati  trasferito 
in  Ortigia  a  congiungersi  alla  amata  Aretiisa 
mutata  in  fiume  anch'essa.  È  favola  affitto 
che  scorra  inconfuso  TAlfeo  in  mezzo  a| 
mare,  ma  non  ripugna  al  vero,  potere  per 
meati  occulti  sotto  il  mare  per  M6  miglia, 
pervenire  in  Sicilia.  Piii  giii  diremo  di 
Aretusa. 

Ali.  Lat.  Aleum.  Sic.  AU  (V.  D.)  Città 
nel  giogo  d'un  colle  donde  è  amenissinio 
il  prospetto  dello  stretto  di  Messina  e  del 
mare  Ionio;  nella  spiaggia  orientale  del- 
r  isola ,  discosta  15  miglia  da  Messina,  a 
Mezzogiorno.  Placido  Saperi  antere  lecai- 
te  ne  attribuisce  la  fondazione  ai  Greci 
Elidesi,  che  venuti,  come  egli  scrive,  in 
colonia,  stabilironsi  in  prima  nel  colle  JR- 
gtiorino,  al  promontorio  oggi  Capo  tìrosse^ 
e  secondo  alcuni  Argenno;  dove  molestati 
allo  spesso  dalle  incursioni  dei  pirati,  tnn 
sferitisi  nel  monte  Saturnio  oggi  Spraverif 
fondaronvi  non  meschina  terra,  donde  dopo 
molti  anni  partiti  per  l'incostanza  deirarìa, 
tennero  il  territorio  sotto  il  monte  medi- 
Simo,  distante  tre  miglia  dal  mare,  che  dis- 
sero Eli  dair  antica  patria  Elide^  poi  eo^ 
rottamente  Alt,  dagli  eruditi  Aletim;  ciò  ih- 
bìamo  dal  Saroperi,  provato  però  senzaaleon 
testimonio  di  antichi  autori^  ma  da  soie  soa 
congetture,  poiché  moltissimi  antichi  neaa- 
menti  vi  si  rinvengono.  Sorgeva  sotto  1  Si- 
raceni,  poiché  nel  1093  soggettollo  il  eiale 
Ruggiero  al  Monastero  di  S.  Pietro  e  Ma 
ed  a  Gerasimo  che  erane  allora  V  Abile.  B 
colle  poi  che  ne  é  occupato  unito  ad  altri 
vicini^  sembra  rivolto  al  Saturnio,  nmlt 
celeberrimo  di  quei  contomi. 

Dìcesi  aversi  scelto  gli  abitanti  a  prlad* 
pale  patrona  S.  Agata  Yerg.  e  HarL  Cala- 
nese  nel  trasferimento  delle  sacre  spe||lii 


83 


AL 

nella  patria,  poiché  approdato  sotto 
acro  conTOgUo  con  custodi,  e  Hau- 
sseofo  di  Catania,  a  gran  folla  Iraen- 
genle  della  vicina  AU,  ebbe  lasciato 
mne  preiioso  monumenlo  del  suo 
io  e  divozione,  il  velo  dove  erano  in- 
s  ossa,  che  a  gran  pompa  recarono 
le ,  e  da  allora  si  dettero  al  culto 
la  Vergine  Eroina,  e  fabbricarono  un 
le  tempio  in  onore  di  lei,  che  ne  divcn- 
principale,  poiché  la  prima  chiesa  di 
(desi  essere  stata  consacrata  alla  B. 
e  delle  Grazie,  quale  oggi  rimane  tra 
ori.  incendiatasi  improvvisamente  la 
di  S.  Agata,  ne  sorse  nel  1582,  senza 
Io  a  spese,  una  pib  elegante  e  ma- 
;  ne  è  la  lunghezza  di  200  palmi, 
la  larghezza,  di  100  1* altezza,  e  la 
avanza  i  150;  è  cinta  la  nave  di  16 
colonne  di  pietra,  fabbricato  in  mar- 
erpeggiamenti  Taltare  maggiore,  ma- 
e  le  cappelle  di  entrambi  i  lati,  bel- 
la facciata,  molto  famosa  la  prospet- 
dal  lido  di  giù,  che  dal  mare,  poiché 
nel  più  aito  luogo  del  paese  e  supera 
ri  non  dispregevoli  ediCzii;  ne  é  suf- 
ea  la  chiesa  di  S.  Maria  del  Rosario 
I  sacerdote  che  amministra  i  sacra- 
coadjutore  dell'Arciprete,  poiché  un 
o  vi  é  solamente  nella  chiesa  di  S. 
si  ha  cura  bensì  delle  anime  in  quel- 
.  Spirito  dove  é  una  buona  compagnia 
d;  speravasi  da  gran  tempo  poter 
rìsi  annesso  on  Monastero  di  mona- 
ed  air  oggetto  varii  vicini  edifizii  si 
larono  y  ma  1*  opera  é  ancora  in- 
ula. Succedono  a  queste,  altre  sei 
minori  che  non  mancano  di  elegan- 
a  le  quali  enumerasi  T  antichissima 
■aria  de  Nemare  (del  bosco)  soggetta 
naslero  Basiliano  di  Itala.  Sorge  non 
dalle  mora  il  famoso  convento  dei 
Cappuccini  sotto  titolo  di  S.  Maria 
uigdi,  eretto  sin  dal  1674,  con  chie- 
ra  in  rdiqaie  di  santi;  é  casa  di  Ko- 


AL 


vizii.  Componesi  in  AU  il  Magistrato  Civile 
da  4  Decurioni,  un  Sindaco,  un  Inquisitore 
del  malfatto,  e  dai  Giudici;  tutti  soggetti  al 
K.  Senato,  e  segnati  in  ogni  anno,  s)  per  in- 
dulto del  conte  Ruggiero,  che  per  privile- 
gio di  Federico  lU,  dall* Abate  di  S.  Pietro 
e  Paolo  d*  Itala  come  signore  temporale; 
ma  spettandosi,  come  notai,  i  sacri  dritti 
air  Archimandrita,  sceglie  il  suo  Vicario  e 
r  Arciprete ,  ed  esercita  sul  paese  altre 
autorità  vescovili.  L*  esteso  territorio  di 
maravigliosa  ubertà  produce  vini  squisitis- 
simi celebrati  dagli  antichi,  e  dai  moderni 
ricercati,  gelsi  in  non  piccola  copia,  ed 
olive;  vi  hanno  miniere  di  ogni  sorla  di 
metallo,  rame,  argento  ed  oro;  occorrono 
spesso  nelle  colline  dei  capislazzuli,  delle 
buone  crete,  boli  di  gran  sotliKlà;  é  cele- 
bre il  liltorale  per  acque  termali,  salutari 
in  varie  malattie,  principalmente  nelle  cu- 
tanee, dove  da  tutte  le  parti  orientali  del- 
F  isola  viene  neireslà  a  prender  bagni  non 
poca  gente,  non  esclusi  i  nobili.  Porta  il 
registro  stalislico  di  AU  del  secolo  xvi,  ese- 
guilo sotto  il  Re  Carlo,  407  case,  e  dopo  lui 
quasi  3817  abitanti;  nel  1652,  SU  le  ca- 
se, 2934  abitanti;  ai  nostri  tempi  nel  1713 
con  grave  decrescimento  451  case,  1663 
abitanti.  Presenta  lo  stemma  due  ale  in 
campo  azzurro.  Spettasi  alla  comarca  ed  al- 
la Prefettura  militare  di  Taormina,  e  dava  4 
cavalli,  38  pedoni.  Sta  nel  grado  xxxvm, 
XX  di  longitudine,  e  quasi  xxxvni.  di  lati- 
tudine. Contansi  tra  gli  uomini  iUustri  di 
AH  :  Riccola  Coniglio  Signore  della  città  pri- 
ma del  1093 ,  e  nel  8cc<4o  scorso  Pietro 
Fama,  celebre  nelle  armi,  chiarissimo  pei 
sostenuti  onori.  Cavaliere  delia  Gran  Croce 
di  Malta,  Giudice  della  M.  C,  Vicario  del 
Viceré;  mori  in  Trapani  nel  163...  (1). 


(t)  Oggi  Ali  è  capo-circMkl«rio  di  8*  cUtee^  io 
proviocU  e  dittreUlo  di  lUitiDa,  diocesi  deli' Ar- 
chimandrita, distaDla  Si5  miglia  da  Palermo,  IH 
da  MeaaiDa.  Gonla?a  Del  ITMuaa  popolationa  di 


84 


AL 


Alla.  Lai.  Alia.  Sic.  Alla.  (¥.  W.)  Ca- 
^alc  un  tempo  esistente,  detto  anche  Lalia^ 
nel  territorio  di  Vizzini  a  Scirocco,  in  un 
terreno  piano;  fu  dato,  come  leggesi,  dal 
Re  Martino  ad  Ugone  Santapace  e  a  Calce- 
rando  figlio  di  lui.  Conserva  oggi  il  nome, 
sotto  il  volgare  titolo  di  feudo. 

Alia.  (V.  SI.)  Villaggio  di  nome  novello 
presso  la  sorgente  del  fiume  Torto  nei  colli 
tra  Sclafani  e  Vicari,  un  tempo  nel  terri« 
Iorio  di  Polizzi  sotto  11  nome  di  Lalla,  co- 
me ci  rileva  dalle  disposizioni  dei  Re  Federi- 
co II  e  Martino.  Il  sito  ne  è  poco  acclive.  La 
chiesa  parrocchiale  di  S.  Maria  della  Grazia 
ha  una  filiale  commessa  alle  cure  di  un 
sacerdote,  i^'el  1113  vi  si  contavano  228  ca- 
se, 60S  abitanti,  ed  ultimamente  1959.  È 
r ultimo  della  diocesi  di  Cefalii  e  ne  chiu- 
de i  confini;  vi  si  gode  d*  un'aria  salutare 
e  d*un  terreno  trai  primi  della  provincia 
per  feracità.  Nel  1320  appartenevasi  in  feudo 
a  Matteo  de  Milite,  poi  nel  1408,  come 
dai  registri  del  Re  Martino,  ne  troviamo  si- 
gnore Federico  Crispo,  poiché  Matteo  ven- 
dettelo  nel  1366  a  RinaUdo  Cri$po  messi- 
nese, come  scrive  Rarberi,  che  nota  sino  al 
1310  tutti  gli  eredi  di  Federico  o  Errico. 
Dopo  i  Cri$po  pervenne  ai  Yillarauty  e  po- 
scia ai  Cifonti,  e  Luca  ramo  primario  di 
questa  famiglia  consegui  Alia  versoli  1557, 
e  lasciolla  in  dote  alla  figlia  Francesca,  che 
prese  a  marito  Pietro  Celeste  Principe  di 
S.  Croce;  Alia  dopo  la  loro  morte  pas- 
sò al  figlio  Giambattista.  Aveva  Francesca 
impetrato  dal  Re  nel  1615  la  facoltà  di  am- 
massar della  gente  nel  feudo  di  Alta,  ma 
se  ne  dilTerì  relTetlo,  poiché  nessuna  men- 


IS70,  montò  sioo  al  ISSI  a  1852  ,  e  rileviamo  fi- 
nalmente dati*  altimo  quadro  fttatisUco  esserne  la 
attuale  di  S186.  Estendesi  il  suo  territorio  per  sal- 
me 19ie,l69;  cioè  30.7S8  in  giardini,  1,584  in  canne- 
ti, tt,7i6  in  gelseU,  9,158  in  seminatorii  irrigui,  102, 
885  in  seminatorii  alberali,  284,502  in  detti  sem- 
plici, 1068,709  in  pascoli,  58,224  in  oliveti,  94,949 
ni  Tiffiieti  alberati,  127,727  in  vigneti  semplici,  9, 


AL 


zione  se  ne  fa  nel  censo  del  1632.  Dirò 
dei  successori  di  Pietro  in  S.  Croce  (1). 

Aiiaoo.  Lat.  Alianus  fiume  (T.  N.)  V. 
Buffarito. 

Alleata*  (V.  M.)  V.  Licata. 

Alice.  Lat.  Yhalicis.  Sic.  Alici  (V.  H.) 
Stagno  al  di  là  dalla  foce  del  fiume  Belice, 
verso  Occidente.  Si  rifa  dalle  onde  del  ma- 
re che  vi  tral>occano,  perlochò  nella  state 
è  molto  pernicioso  agli  abitanti.  ScriTene  il 
Fazello  nel  lib.  6,  cap.  4. 

Alida.  Lat.  Halicyae  (V.  M.)  AnUca  citlà 
creduta  dal  Fazello,  servitosi  di  un  volgare 
esemplare  di  Tucidide,  vicina  a  Centoripe: 
fatto  di  ciò  consapevole  Niciaj  scrive  lo 
Storico  Greco  lib.  7 ,  spedisce  i  SicoU  ai 

572  in  flcheti  d'India.  8,583  in  castagneti,  92,827  ia 
boscate.  Sul  monte  Scnderi  o  Spar?eH  abbondano 
rarissime  erbe  medicinali  molto  dai  botanici  ricer* 
caie;  mostravisi  nna  profondissima  fenditora  ca* 
gionata  forse  da  gagliardo  tremnoto;  vi  hanno 
sulla  cima  di  grandi  conserve  di  neve  che  traspor- 
tasi neiresià  in  Messina  e  nei  contorni. 

Passando  intanto  ai  bagni,  riconoscesi  airetà  no- 
stra più  che  sempre  la  somma  utilità  delle  acfie 
minerali  di  Ali.  A  ve  vasi  da  gran  tempo  notliia 
abbondassero  di  ferro,  di  sale,  di  gas-acido,  gat> 
idrogeno  solforato,  e  carbonico;  mercè  però  la 
indagini  dell'egregio  chimico  messinese  Gioac- 
chino Arrosto  si  Tenne  a  scoprire,  conteaenrisl 
tale  quantità  di  Jodio  da  renderle  le  pia  pre- 
gevoli e  salutari  dell'intera  Sicilia,  quale  riiro* 
yamento  fu  non  solo  attestalo  dalle  osserTaiioni  a 
gli  esperimenti  dell'Accademia  Gioenia  di  Catania, 
ma  eziandio  dal  famoso  geologo?.  Barnaba  La  Tli 
cassinese;  perlocbè  molte  portentose  guarlgiaii 
yerificaronsi,  e  l'affluenza  da  tutta  Sicilia  ed  ancfct 
da  oltremare  eccitò  un  considereyole 
nella  città. 

(!)  Alia  oggigiorno  è  capo-circondario  di 
in  provincia  di  Palermo,  da  cui  dista  43  Miglia,  di- 
stretto di  Termini  donde  18  miglia,  diooeai  di  O 
falò;  con  un  territorio  di  salme  3183,928,  cioè  t. 
824  in  canneti,  40,742  in  seminatorii  alberaU,  2471, 
204  in  seminatorii  semplici,  373,248  in  pascoli,  18, 
817  in  vigneti  alberati,  211,421  in  vifiieU  aeaipliH 
13,072  in  ficheti  d'India,  2,179  In  alberi  01180,2^ 
720  in  mandorleti.  40,600  in  snoli  di  case.  Coniava 
nel  1798  una  popolazione  di  3855  anime,  cIm  ilaa 
al  1837  si  accrebbe  a  4036  ed  al  1852  a  47M.  Nt  è  il 
grano  il  principale  genere  di  commereio. 


85 


AL 

onde  poBèor  doveva  il  nemico^  dU 
igli  aUegati,  Cenluripini ,  Àlicei , 

permeikino;  ma  disse,  come  mo- 
i?erio  lìb.  2,  cap.  6,  Agirini  i  pò- 
ini  a  CeDturipe,  Fu  intanto  Alicia 
lesimo  tratto  che  Segcsta,  Entello, 
inte,  presso  il  fiume  Alice,  non  lungi 
beo;  tra  EfUella^  scrìve  il  Clu?erìo, 
iUbeo ,  ci  aveva  una  città ,  il  di 
te  $' inflette  èolamenie  in  plurale; 
\e;  ed  in  formazione  latina  Hati- 
;  e  soggiunge  le  parole  di  Diodoro 

luoghi,  come  dal  libro  xiv;  pre- 
l'e^erctìo,  invase  Dionisio  le  terre 
*taginesiy  ed  intimorì  gli  Aliciesi 
^ggio^  per  cui  mandati  amba- 
i  agli  alloggiamenti  y  gli  si  colte- 
;  fatto  che  poi  ci  ripete;  mentre 
ìgesta  era  Dionisio  accampato  col- 
io ,  ed  aire?a  Imilcone  espugnato 
nel  lib.  22  ;  allora  si  uniscono  i  Se- 
d  al  Re  firro^  poi  gli  Aliciesi  e  i 
ni;  dal  lib.  23  finalmente;  gli  Ege- 
oggetti  in  prima  all'impero  dei 
nesi  piegarono  ai  Romani,  e  lo 
<eeero  gli  Aliciesi;  dal  che  si  vede 
lenza,  essere  stata  Alicia  dalle  parti 
cania;  altronde  il  fiume  Alico  donde 
il  suo  nome  fa  in  queste  il  suo  cor- 
ife Stefano:  nota  Duri  molte  città 
'ieilia  prender  nome  dai  fiumi;  Si- 
ctoè,  Gela,Imera,  Comico,  AUcoec; 
a  evidentissima  e  principale  ci  sono 
ite  le  parole  di  Diodoro  e  di  Tullio, 
I  Verr.  dove:  due  sono  le  città  fe- 
la  Mamertina  e  la  Tauromenitana, 
le  libere  ed  immuni;  Centuripe^  Ale- 
esia.  Alida,  Panormo. 
i  il  Cluverio  conservare  la  famosa 
Igarmente  Salcmi,  1* antico  nome  di 
perciocché  presso  i  Greci  Sale  dicesi 
mie  derìvò  Alico,  che  presso  i  La- 
la  Salso,  donde  Satemi;  ed  essendo 
ni  dello  stesso  nome  cioè  di  Alico 
Maggia  australe  della  Sicilia,  uno 


AL 


che  sorge  sotto  Salcmi,  1* altro  detto  da 
Platani ,  non  sembra  incongruente  poter 
Salemi  essere  stata  Alicia;  del  resto  è 
opinione  di  Cluverio  essor  VAlico  che  scorre 
presso  Salemi  il  Salso  nella  origine  (i). 

(1)  PUdìo  enamerando  nel  lib.  3,  cap.  8  gli  abi- 
tanti di  Sicilia,  fa  meniione  sì  degli  Aliciesi  che 
dei  Semellitani  :  il  Fazello  nelle  sue  decadi  Db 
Rebus  Siculù  afferma  essere  state  in  Sicilia  due 
Alicie,  confondene  nna  con  Alesa  o  Aleten,  e  po- 
nela  presso  Cefalù,  nn  mezzo  miglio  lungi  da  To- 
sa» r«ltra  vicino  TEtna  e  Centnripe,  ed  appog- 
giandosi a  Plinio,  che  apprestagli  nna  consonanza 
di  nome,  è  di  sentimento  che  l'odierna  Salemi  sia 
stata  piuttosto  Semellio  e  non  Alicia;  anche  Pirri, 
cui  é  conforme  altresì  il  Facciolati,  si  accorda  al 
Fazello  a  dir  che  Salemi  sia  stata  abitata  da  qnei 
Semellitani,  di  cui  al  citato  lib.  3.  favcHa  Plinio. 
Il  Paci,  oltre  di  Arezio,  Jonio ,  Millio,  il  Cieco 
di  Forlì,  Leandro,  Alberto,  ha  menato  sopra  tutti 
maggior  rumore,  appoggiandosi  alPautoritA  di 
Plinio,  da  lui  male  interpretala,  ma  yedesl  evi- 
dentemente il  suo  errore  per  1*  egregia  confuta- 
zione fattane  da  Giuliano  Passalacqua  ,  che  su- 
perfluo sarebbe  riportare,  poiché  opera  notissima 
all'amatore  delle  cose  Sicole.  Rispondo  intanto 
al  Fazello,  a^ermando  non  descriver  Plinio  topo- 
grafia alcuna  di  Semellio,  ma  solo  per  ordine  al- 
fabetico enumerarla  tra  le  altre  città  interne  del- 
l'isola;  donde  prende  egli  adunque  quella  natura 
di  luogo?  cosa  per  essa  intende?  Né  allro  scrittore 
ebbe  a  mani  che  Plinio,  né  attinse  da  altra  fonte, 
poiché  questo  solo  adduco  in  testimone;  se  poi 
ci  é  prova,  come  egli  afferma,  la  proprietà  del 
nome,  cioè  la  somiglianza  di  nome  tra  le  due 
città,  lo  stesso  di  tante  altre  avverrebbe ,  al  che 
ci  sian  d'esempio  Solnnto  e  Selinunte;  il  Pirri 
ed  il  Facciolati  presentano  in  altra  forma  il  pa- 
rere medesimo. 

A  provare  intanto  la  nostra  opinione  e  non  at- 
tirarci la  taccia  di  temerari!  in  opporci  ad  uo- 
mini di  polso,  presentiamo  il  testimonio  di  quel 
grand' uomo  di  Cluverio,  che  sostenuto  da  for- 
tissime ragioni  e  da  solide  prove  di  ottimi  ed  an- 
tichi scrittori ,  mostra  non  essere  state  città  ap- 
pellate AHcie  né  presso  l'Etna,  né  presso  Tusa, 
e  svolge  il  suo  nitido  parere  al  nostro  conforme 
per  lunga  dimostrazione,  che  meglio  stimiamo  ap- 
prestar nell'originale  latino  dettato,  come  più  au- 
tentica. Porro j  scrive  quel  sommo,  inter  Entel- 
lam ,  ei  Lilybeum  fuU  oppidum ,  cui  voctUfulum 
pluralii  numeri  Halieyae  Stephano  dicitur  :  et 
inde  oppidani  eidem  ex  Diodoro  Halicyei  ;  at  /a- 
tina  formatiàne  Cic.  in  Verrinit  ei  Plin.  lib.  8, 


86 


AL 


Alleo.  Lat.  Halycuè.  (V.  M.)  Fiume,  detto 
anche  Delia,  BUigei^o,  e  Belligero  e  pres- 
so le  foci,  delle  Arene.  Mostra  tre  sorgenti 
presso  Salenii;  Rabisi,  Giteli,  Donna  di 


cap,  8,  Halicyentet,  Si^phani  Epitomator:  Bali- 
cyae^  urbi  Siciliae  ;  auetor§  Tkeopompo  inter  Ett. 
tellam  et  Lilybeum  tita.  Cic,  et  Diodorus  quoque 
eodem  eum  Entello ,  JEgeeta  ae  Selinunte  traetu 
eam  re  feri  ut  lib,  14.  «IHonytiut  JBgettam  atque 
EnteUam  obsidere  juuit,  Ipee  vero  exeunte  Jam 
aeetate,  eum  exereitu  Syraeutae  regrueue  ett.  iln- 
ho  adfinem  delapso,  AthenU  summum  magittratum 
adit  Phormio.  Et  Olympioe  tum  agebatur  XCVL 
Tum  DionytiuM ,  edueto  Syraeusie  exereitu ,  Car- 
thaginiemium  ditionem  invadit.  Dumque  agroe  pò- 
pulatur,  Halieyenset  metu  perculei,  tnUiit  in  ca- 
tira  legatiti  tocietatem  eum  eo  Junxerunt.  At  JEge^ 
ttani^  obtidientium  munitionet  ex  improviio  ador^ 
ti,  igni  tabernaeulit  injeeto,  magnum  per  ecutra 
pavorem ,  atque  tumultum  eweitarunt  »  et  eodem 
libro  haud  multo  poit,  «  Quum  per  hoc  tempui  apud 
Mgeetam  Dionytius  eum  exereitu  haereret.  Hi' 
mileo  vi  Motyam  expugnat  »  et  mox  «  tum  etiam 
'AXtxvatoi  Halicyentet  defeiunt,  emittitque  Cartha- 
ginientium  in  eattra  legatiti  tocietatem  inive^ 
runt»  et  ex  lib.  tt,  ita  referunt  excerpta  lega- 
iionum.  Vi  Bine  Seiinuntii  JUgi  Pirro  te  adjun- 
gunt  :  mox  et  AXtxvaTot  Haticientet  atque  ASge- 
stani  »  et  ex  lib.  SS.  Mgettani  primum  Carthagi' 
nientium  imperio  tubjecti,  ad  Bomanot  inclina' 
runt ,  idemque  et  ^AXtxvouoi  Halicyentet  feeere. 
«  Verum  in  utroque  loco  eorruptum,  ut  pleraque 
alia  in  dietit  Legationum  excerptit,  legitur  voca- 
bulum  *AXixvQitoi  qui  facilit  erat  ex  tcriptoris  lap- 
$ut  X  in  V}  tf(  u  in  v  convertentit.  Ex  hactenue 
igitur  allatii  diserte  patet  quam  vehementer  erra- 
verit  Eazellus,  dum  Halicyam  urbem  facit  gemi- 
nam;  alteram  apud  Tusam  in  littore  Tuseo;  ubi 
ego  Alaeseam  fuisse ,  supra  cap.  ostendi  :  alte' 
ram  ex  Thucydidis  sententia,  circa  JStnam  et  Con- 
turipas  :  quum  eorrupta  legatur  apud  Thueydidem 
vox  *AXtxir»io(ouc  prò  'A^viivorfa?  ut  eap.  Vi  docui. 
Apud  Stephani  Epitomatorem  ita  legitur  «  Aeragas, 
urbe  Siciliae,  a  praefluente  amne  dieta  :  Ait  quip' 
pe  Ducis,  plerasque  Sieularum  urbium  a  flumini" 
bus  nomina  habere;  Siracusas  tcilicet,  Gelam,  Hi- 
meram,  Selinuntem,  Phaenicuntem,  Fryeem  ,  Ca- 
mhum,  *AXov)òv  Halyeum ,  Thermum ,  et  Camari' 
nam.  Certe  'AXwc(>c  Ualicus  urbe  nulla  memoratur 
auctoribus  apud  celeberrimum  illum  amnem  Ha- 
lyeum ;  quem  nunc  vulgo  Platani  dici  supra  lib,  ì, 
cap.  XYII,  docui.  Inter  Entellae  vero  ruinas  et 
Lilybeum,  quo  tracio  StepKanus  Halicyas  collocata 
etiam  nunc  celebre  oppidum  vulgari  vocabulo  di- 


AL 


Gurgo;  incontra,  bagnando  il  territorio  detto 
di  Delta,  il  convento  della  SS.  Trinità  delio 
stesso  nome;  accoglie  le  acque  del  Fiuoie 
Grande,  che  scaturisce  a  Meuogtomo,  ancke 


eitur  Salenii  ete.  qoindi  eoBcbiode  e  De  taetero 
haud  postremi  fuisse  momenH  HaUeyeneium  tini- 
tatem  ex  supra  citatis  kistoriis  haud  obseure  per* 
spicitur.  Eamdem  dignitatem  etiam  posteriaribui 
temporibus  sub  Romanorum  imperio  servavU,  sie 
quippe  Cicero  in  Verrina  IH  »  Faederatae  dtita" 
tes  duae  sunt ,  quarum  deeumae  venire  non  J9- 
leant,  Mamertina  et  Tauromentana:  quinque  prae^ 
terea  sine  foedere  immunes  civitates  ae  lihereie:  Cem^ 
turipina,  Halesina,  Segestana,  Halieyeneis^  Panaro 
mitana;  praeter  ecu  omnis  ager  Sieiikte  deeutma 
nus  est.  Siciliae  Antiquae  lib.  9,  eap.  XtU 

HoffmaDn,  Piccolo»  Briezio,  Carufo,  Loof o,  fata- 
ti autori  non  potrei  io  spiegare  a  coiifoUdara  II 
mio  parere,  oltre  la  magnifica  aoloriti  del  Clave- 
rio!  ma  il  vietano  i  limiti  della  brevità  e  delvoatre 
lavoro';  gli  è  evidente  però  ebe  la  piA  parte  di 
storici  in  fatto  di  cose  Si  cole  abbracciaao  il  para* 
re  di  questo  storico.  È  una  obbiexiona  di  akaai, 
essere  impossibile  aver  segnato  Salami  orifiaa  si 
vetusta,  percbò  noa  monumento,  non  Taetifladi 
anticbità  ce  ne  da  una  prova ,  mentre  sollavaarf 
altrove  sublimi  avanti  che  ci  affermano  nna  graa- 
desia  che  fu,  un  avvicendarsi  di  cataslroCi,  aa 
teatro  di  antiche  memorie;  veniamo  alFAb.  Laaa- 
te  neiropera  intitolata  Stato  generale  della  SieUia 
p.  1,  cap.  8,  pag.  M,  dove  appella  1*  attuale  ca- 
stello di  Salemi ,  avanzo  di  uno  antichissimo  di- 
stratto ;  ma  e*  non  si  son  poi  rinvenuta  altresì  ài 
antiche  medaglie  e  monete  in  accidenlali  scavi, 
non  vasi  e  statue,  per  soverchio  telo  al  Crìitia- 
nesimo  ed  ignorante  scrupolo,  infrante  e  riiapolta 
o  per  vile  guadagno  vendute  a  stranieri t  leala- 
ronsi  forse  degli  appositi  scavi?  nulla  dalle  tenebre 
Al  mosso!  come  potere  occorrere  un  che  in  aostia 
giovamento?  non  è  ciò  però  che  militi  contro  Ta- 
pini one  nostra,  anzi  dalle  tenebre  medesima  parlaci 
una  risposta  :  chi  degli  antichi  avaa  novella  éé 
teatro  di  Segesla,  quel  elio  poi  scoperto  foraM 
uno  dei  monumenti  ipiù  belli  dell'Italia?  nnGa- 
glielmo  Haris,  un  Samuele  Angeli  scoprlroaa  la 
questa  età  nostra  preziose  matopi  in  Sollaaalt! 
presso  Palermo  vasi  magnifici»  lucerne,  laerlsM- 
toi,  in  cavar  acquedotti  ad  abbonir  la  via  che  aM- 
na  in  Morreale,  oggigiorno  si  rivennero!  per  bea 
diciassette  secoli  la  marra  a  Taralro  paasaroasai 
campi  di  Pompei  e  di  Brcolano,  che  ora  apertlf 
mostrano  altre  città,  altre  magnificenza.  Graadeè 
la  Sicilia,  ed  il  di  lei  non  ben  scrutato  iena  rt^ 
chiude  la  magnificenza  dei  padri  noatri. 


87 


AL 


solto  Salemi;  dicesi  poi  Biìigero  o  BelUgero 
e  delle  Arene  per  le  bianche  arene  die 
ha  nelle  sue  foci  ;  scaricasi  finalmente  nel 
mare  AflriGano  tra  il  promontorio  delle 
Tre  Fontane  ed  il  Mazzarese.  Ci  ha  un  altro 
Alice,  ▼olgarmente  Platani^  e  Lieo,  che 
sitoalo  Ira  i  dominii  di  Cartagine  e  di  Si- 
racusa, diTideva  i  due  popoli:  ne  diremo 
in  appresso.  Y.  PhOani. 

Allcorl.  Lat.  Aliewis  ani  Ericodeè. 
Sic.  Aricnri  (V.  D.)  Isola  sterile  ed  alpestre, 
altrimenti  ErtcuMj  volgarmente  AKcuria: 
è  una  delle  sette  Eolie,  a  xxxtiii  gradi  di 
longitudine,  xxxin,xxx  di  latitudine,  distan- 
te dair  altra  vicina,  Filicuri  5  miglia  verso 
Occidente,  da  Lipari  13  miglia,  dalla  pia 
vicina  punta  della  Sicilia,  cioè  da  Cefali 
20  miglia;  è  deserta  e  montuosa,  e  prende 
il  nome,  secondo  Strabene,  Stefano,  Isidoro, 
dagli  arboscelli  di  erice  di  che  è  piena  ^ 
di  cui  il  frutice  è  simile  in  colore  a  quel 
della  mirica ,  ed  in  foglia  al  rosmarino  ; 
fiorisce  neir  autunno ,  ed  ha  la  forza  di 
cacciare  i  calcoli  dalla  vescica.  Erronea- 
mente S.  Isidoro  Orig.  lib.  14  cap.  16  di- 
stingue Ericode  da  Ericusa.  Attesta  Plinio 
lib.  3  cap.  9,  essere  stata  con  Filicuri  ad- 
detta a  stalle,  a  mandre  del  bestiame  delle 
altre  isolette.  È  cinta  di  scogli  ad  Oriente, 
non  apre  alcun  riparo  alle  navi ,  e  ne  è 
a  drcuito  di  7  miglia  (1). 

Aiw  o  Ayllei.  (Y.  M.)  Antico  frantu- 
nuto  casale  nella  via  da  Termini  Inierese 
a  Palermo,  dove  la  chiesa  di  S.  Michele  o 
\  di  S.  Maria  di  Cmnpogrosso  coli*  annesso 
conTento  delT  ordine  di  S.  Basilio,  fabbri- 
ì  ealo  dal  Conte  Roberto  Guiscardo  nel  1071; 
anuniransene  oggi  le  quasi  intere  pareti, 


fi)  Ta  alUialnieiite  compreM  nella  proTincia  e 
MiiiiUvIto  4i  ll«88iiia,  nella  diocesi  e  circondario 
ti  Lipari,  •  dista  da  Palermo  50  migUa;  vi  si  tro- 
rsM  drile  lave  e  del  solfi,  yegetanci  oltre  l*  erice, 
oUfi,  paifliisii  e  capperi,  e  conta  appena  nna  po- 
pelasione  di  443,  per  lo.più  di  mollo  arditi  ma- 
rinai. 


AL 


e  ad  Ovest  la  porta  colle  absidi,  nel  colle 
che  poggia  sul  lido ,  e  mostrano  ancora 
un  resto  di  antica  magniGcenza.  Ricorda  il 
Pirri  esserne  state  trasferite  nella  Cattedra- 
le di  Palermo  le  statue  di  S.  Michele,  S. 
Basilio,  e  S.  Lorenzo,  poichò  a  questa  ce- 
dettero i  dritti  del  convento. 

Aiiffa.  (V.  N.)  Palude  nel  littorale  di 
Noto  presso  la  cala  dello  stesso  nome. 

Aliga  ffraade.  Sic.  Alga  (V.  N.)  Pro- 
montorio, volgarmente  Capo  deW Aliga  gran- 
de,  di  là  dalle  foci  del  fiume  Irminio  oggi  det- 
te di  Maulo  e  di  Ragusa,  ad  Oriente,  ed  il 
piccolo  asilo  di  Pellegrina  nel  lido  di  Seicli, 
tutto  a  scogU  e  a  caverne.  Quivi  la  cala  detta 
anche  Aliga.  Ne  appellano  Corvo  ed  Organo 
ì  marinai  le  rupi  e  le  spelonche. 

Ailmeiia.  (V.  D.)  Villaggio  detto  ben 
anche  Mazza  dal  nome  d*una  bettola  un 
di  esistente  nei  lati  di  un  colle,  oggi  distrutta, 
la  quale  cosi  appellavasi  per  un  leone  che 
aveva  per  insegna  dipinto  sulla  porta,  con 
una  clava  in  bocca  dai  Siciliani  detta  Mazza. 
Si  appartiene  Alimena  alla  diocesi  di  Mes- 
sina, quantunque  afferma  Pirri,  essere  stata 
compresa  sin  dalla  sua  fondazione  a  Catania. 
È  rivolta  a  Nord-Est,  ed  occupa  le  giogaje  di 
alcuni  colti,  trai  fiumi  delle  Saline,  e  delle 
Vanelle,  di  cui  a  suo  luogo;  estesissime 
quelle,  vedonsi  vestite  neir inverno  di  neve, 
e  lungo  tempo;  le  parti  verso  Sud-Est  pren- 
dono il  nome  di  Areddola^  fra  noi  Ared^ 
dira,  dair  £dera^  e  vi  si  osservano  avanzi  di 
una  città  distrutta  ed  antichissima,  ed  an- 
che vi  occorrono  di  acquidotti  di  mattoni  che 
senza  dubbio  rimontano  ad  una  rimota  an- 
tichità. 

Sorge  il  villaggio  nel  mezzo  delia  stra- 
da da  Catania  a  Palermo ,  che  riconosce 
r  origine  nel  1628  da  Giulio  Cesare  Impe- 
ratore ,  cioè  da  Antonio.  Alimena  ii  di 
questo  nome  si  ha  una  Parrocchia  dedi- 
cata a  S.  Maria  Maddalena,  adorna  di  co- 
lonne e  molto  elegante.  Abitano  i  Minori 
Riformati,  dal  1740  in  luogo  emmente  verso 


88 


AL 


Sud,  il  ben  fabbricalo  convento  detto  di 
S.  Maria  di  Gesù:  un'altra  chiesa  minore 
è  dedicala  allo  anime  purganti.  Costa  oggi 
AUmena  di  336  case  secondo  il  registro  del 
1713  contava  1235  abitanti,  che  ultimamente 
1S23,  ma  contò  nel  secolo  scorso  41  abitazio- 
ni, e  183  anime  :  è  compresa  nella  comarca 
di  Polizzi  ;  fu  decorata  per  benignità  di  Fi- 
lippo IV  degli  onori  di  Marchesato,  e  vi  sor-* 
se  il  palazzo  della  Signoria  con  dinanzi  un 
largo,  ed  un  fonte  d* acqua. 

Fu  assunto  il  primo  a  questo  onore  il 
suUodato  Antonio,  che  si  ebbe  Orazio  dalla 
moglie  Francesca  Urbano  ed  Imperatore, 
il  quale,  poi  morto  prima  del  padre,  generò, 
eolla  moglie  Onofria  Colnago ,  i  figli  Cìu- 
lio  Cesare  IV  e  Carlo ,  non  che  Dorotea  ; 
entrambi  i  primi  morirono  senza  prole,''per- 
ebè  r  ottenne  il  figlio  di  Dorotea,  e  di  Ste- 
fano Bonzo  Girolamo  BenzOj  che  si' disse 
GiuKo  Cesare  Imperatore  YI,  e  sposata 
Melchiora  Rosso,  lasciò  la  sola  figlia  Do- 
rotea, alla  di  cui  morte  Giulio  Benzo  fra- 
tello contrastò  il  Marchesato  di  AUmena; 
oppostoglisi  tuttavìa  nel  1111  Giuseppe  Bo- 
sco, Principe  di  Belvedere  e  figlio  di  Dorotea 
ottenne  la  Signoria  per  sentenza  dei  Consul- 
tori di  Sicilia  nel  1131,  e  si  disse  GiuUo  Ce- 
sare Imperatore  VII;  è  attuale  Consigliere  del 
Re,  e  generò  con  Lucrezia  Lancia,  Vincenzo, 
marito  a  Caterina  Branciforti.  Spetta  al  Mar*- 
cbese  di  Alimena  il  xxxvi  posto  nel  Par- 
lamento.— Produce  il  territorio,  viti,  fru- 
mento, legumi,  ortaggi,  ma  è  quasi  inetto 
per  gli  alberi;  non  manca  di  acque  nem- 
nien  nelle  alture,  come  notai,  dove  rimangono 
le  vestigia  degli  antichi  acquidocci.  Nel  feu- 
do di  Burfara  alcuni  sepolcreti  ci  dan  notizia 
di  antica  vicina  città  nel  colie  dell*  Edera, 
di  che  dissi  di  sopra  (1). 

(t)  Oggi  è  comune  io  provincia  di  Palermo,  di- 
ftlretto  e  diocesi  di  Cefalo ,  circondario  di  Petra- 
lia  toprana,  ditUnte  da  Palermo  &3  miglia,  S6  dal 
capoHlitlretto,  10  dal  capo*cireondario.  Ne  è  la 
0O«  etlenslone  territoriale  di  Mime  3971,654,  cioè 


AL 


AlImliiaMi.  Lat.  Almenusa.  Sic.  Arml- 
nusa  (V.  M.)  Piccolo  villagio  o  contrada,  nel 
feudo  dello  slesso  nome,  fondato  da  poco, 
la  di  cui  Chiesa  Parrocchiale  dedicata  a  S. 
Anna  Madre  della  B.  Vergine  è  quasi  unita 
al  Palazzo  della  Signoria.  Comprossi  il  feu- 
do di  Almenusa  il  chiarissimo  Mario  CutelK 
Conte  dì  Villarosata,  nobile  Catanese  e  ce- 
leberrimo Giureconsulto,  e  lasciollo  al  fi- 
glio Giuseppe,  colla  disposizione  che  se 
mancasse  di  erede  diretto,  curerebbe  fon- 
dare un  collegio  di  nobili  giovanetti  con 
rassegnazione  di  Aliminusa  ed  altri  saoi 
possedimenti  ;  ma  da  Giuseppe  che  fu  an- 
che signore  di  Valle  d' Olmo,  nacque  Ath 
Ionio  da  cui  Giuseppe  Giovanni,  quale  fio- 
ri ornato  di  varie  erudizieni,  ma  mori  senza 
prole  nel  1141.  Mossero  allora  i  Calanesi 
a  voler  fondare  il  collegio  secondo  la  di- 
sposizione di  Mario,  e  concessero  ad  Igni* 
zio  Paterno  Prìncipe  di  Bìscari  per  censo  an- 
nuale, la  contrada  di  Almenusa  e  le  terre 
annesse.  È  soggetta  nello  spirituale  al  Ve- 
scovo dì  Cefalo,  e  non  ne  arrivano  gli  abi- 
tanti ad  un  centinaio  :  il  Barone  vi  ha  po- 
tere di  vila  e  di  morte  (1). 

OfiH  a  giardini,  l,OtS  ad  orti  semplici,  1,111  a 
canneti,  0,798  a  seminalorii  irrigui,  i,881  a  temi- 
natorii  alberaU ,  Si67,6S3  a  seminatorii  lemplici, 
1066,161  a  pascoli,  3,173  ad  oliveti,  4.614  a  vigniti 
alberaU,  112,688  a  Tigneti  semplici,  4,SM  a  IleMI 
d*  India,  8,664  a  mandorleti,  1,908  a  fraaainetl.ll 
816  in  snoU  di  case;  da  tutto  il  che  si  vede  nan 
essere  affatto  negato  qnel  territorio  alla  prein- 
xione  degli  alberi,  come  dice  1*  Autore,  maftffie 
non  fattosene  ancora  a  quei  tempi  un  eagaee  •• 
sperimento  sembrò  non  corrispondere.  Contava 
Alimena  nel  1798  3376  abitanti,  31&5  nel  1811,  e 
finalmente  nel  fine  del  1851  circa  SSM. 

(1)  Oggi  è  un  comune  in  provincia  di  Palaimi» 
distretto  di  Termini ,  circondario  di  MoateaMf* 
giore,  diocesi  di  Cefalo ,  distante  36  nalglla  dal 
capo-luogo  dalla  provincia,  11  dal  eapo-dltlrilltt 
1  dal  capo-circondario.  Il  suo  territorio  è  di  mi* 
me  761,616 ,  cioè  31,757  in  seminatorii  tXkm^ 
414,584  in  seminatorii  semplici,  60,796  In  pasda». 
11,641  in  oliveti,  10,168  in  Tigneti  alberaU,  tUjMS 
in  vigneti  semplici,  7,315  in  ficheti  d*  India,  ia,4il 
In  boscate ,  4,580  in  frassineti ,  0,039  in 


89 


AL 


Alloro.  (Vorre  dello)  Lai.  Lauri  7\ir- 
ru.  Sic.  Turri  di  l'Addauru  (Y.  D.)  Torre  di 
guardia  di  là  dalle  foci  di  Furiano. 

jaiiMBlro»  (Y.  D.)  Casale  di  Bavuso, 
cioè  un  castello  col  palazzo  della  Signoria, 
onoralo  nel  1534  degli  onori  di  marchesato. 
Si  spetta  ai  Cottone  (1).  Yedl  Bavuèo. 

Alterano  «1  BoMo.  Yedi  Baida. 

Altari.  Lai.  JEgimuH.  Sic.  Otarl  (Y.  M.) 
Scogli  o  piccolissime  isole  tra  la  Sicilia  e 
la  Sardegna. 

Altarlva.  (Y.  K.)  Yedi  «tew. 

Altavilla.  (Y.  M.)  Altrimenti  Itola  lun- 
ga 0  Isola  dei  sorci;  è  una  delle  cinque 
isole  fra  Trapani  ed  il  Lilibeo  o  Marsala, 
non  lungi  dal  littorale,  delle  quali  la  prin- 
cipale dicesi  S.  PoiUaleone^  a  cui  sta  pres- 
so AltaTilla^  che  prende  il  nome  dai  ghiri 
di  die  abbonda,  poiché  questi  in  Sicilia  di- 
eonsi  Sorci. 

Altavilla.  (Y.  V.)  Scoglio  nella  spiag- 
gia orientale  di  Siracusa. 

Alto  tonte.  Lat.  Altus  fons.  Sic.  Altu 
tonti  (Y.  H.)  nel  territorio  di  Palermo ,  e 
dà  il  soprannome  ad  un  famoso  monastero 

cast.  CoDtaTa  AlimiDiifla  nel  1798,  non  più  di  709 
«kiUiiU,  accretciotlsi  Intlno  al  1831  a  9iS,  ed 
«llimaBMnle  a  1194. 

YarHIeaUsi.  come  si  disse  daU*  autore,  la  de?o- 
InioBe  den*  eredità  di  Ifarìo  GaleUi  in  prò  dello 
tUbiUneoto,  nel  1747,  eensaali  i  beni  ad  Ignazio 
fatffnd,  se  ne  ioaprese  in  Catania  la  fabbrica.  Nel 
ITTI  ne  segni  Tapertora,  riformata  la  rolonU  del 
tMatere  si  nel  ramo  letterario,  che  si  estese  ad 
OfBl  sdama ,  che  nelle  condizioni  dell*  ammes- 
ta», che  si  allargò  sino  agli  estranei  di  ceto  no- 
Ule,  col  pagamento  di  onze  ae  annnali.  Ha  la  fi- 
rva  di  nn  rettangolo,  ed  ò  attaccato  ad  un  giar- 
liao  che  gli  al  appartiene;  componesi  di  da  e  or- 
bisi, ed  è  decorato  di  magnifico  portone  di  entrata 
(«a  otto  colonne  geminate  di  marmo,  che  sosten- 
foao  balconata  a  lirello  del  secondo  piano;  di- 
<e|ao  del  signor  Ittar:  la  corte  poi  è  adorna  di 
la  portico  circolare  di  archi  e  colonne  di  buon  la- 
Toro  esegaita  sol  disegno  del  Yaccarini  :  lo  stabili- 
acato  ha  1800  onze  all'anno  di  rendita,  e  prese  il 

toaae  del  fondatore,  appellandosi  Collègio  CutelU. 
(t)  Oggi  è  on  ex-fendo  dei  Principi  di  Castel- 

■■OTO  di  essa  Camiglia  Cottone. 


AL 


di  Cistercicsi  detti  di  S.  Maria  ;  è  abbon- 
dantissimo in  acqua,  e  perchè  in  luogo  ele- 
vato verso  Sud-Ovest  dicesi  Alto^  ed  irriga 
le  estesissime  terre  sottostanti.  Era  chiuso 
un  tempo  da  un  Parco  col  quale  nome  si 
appella  oggi  dagli  abitanti  il  villaggio  vi- 
cino (t). 

Aiuiixio.  Lat.  Aluntium  Haluntium  ed 
Alonlium  da  Tullio  (Y.  D.)  Antica  città  di- 
strutta nella  parte  settentrionale  della  Si- 
cilia, non  lungi  dalla  spiaggia,  in  un  colle 
eminente  difficile  alla  salita,  come  attesta 
Cicer.  nella  vi  Yerr. — essendo  tenuto  Pre- 
tore  in  Alunzio^  solerle  e  diligente  non 
meno  volle  visitar  la  città  perchè  di  dif- 
ficile e  faticosa  salita.  Dubitasi  intanto  del 
silo  preciso;  il  compendìatore  di  Stefano, 
come  corregge  Cluvcrio,  disseta  vicino  a  Ca- 
latta;  nomina  Plinio  lib.  3,  cap.  8.  Ce/'o/à, 
AlunziOj  Agatimo^  la  Colonia  di  Tindari; 
e  Tolomeo^  Cefalti,  la  bocca  del  fiume  Ma- 
nale^ Alesa,  Calalta,  la  bocca  del  Chida, 
Alunzio,  Agatirno;  nel  quale  tratto  ritro- 
vandosi oggi  i  due  villaggi  di  S.  Filadelfio 
e  di  S.  Marco,  che  conservano  entrambi  ri- 
masugli di  antichi  monumenti,  è  quislione 
quale  di  questi  sia  sialo  ad  Alunzio  sosti- 
tuito. Nota  il  Fazello,  che  le  acque  dolci 
nel  lido  rimpetto  S.  Filadelfio,  scorrevano 
sotto  Alunzio  lib.  1,  dee.  1,  e  poi  nel  lib.  6, 
cap.  4.  —  si  giace  sotto  il  villaggio  di  S. 
Filadelfio  l'antica  città  di  Alunzio,  di  cui 
ancora  ammiransi  gf  ingenti  e  maravi- 
gUosi  monumenti  distrutti  nel  piò.  Vi  rin- 

(1)  Fu  celebre  quel  monastero  per  esserTisi  ri- 
tirato il  famoso  Paolo  Silfio  Bocconi  Botanico  del 
Granduca  di  Toscana,  nato  in  Palermo  nel  1633; 
pubblicò  un  piccol  numero  di  opere  che  trattano 
di  piante  della  Sicilia,  della  Francia,  deiritalia, 
dell* isola  di  Malta,  della  Corsica,  del  Piemonte  • 
della  Germania;  lasciò  principalmente  alcune  JRt- 
cerehe  sul  corallo^  tulla  pietra  itellata,  iulla  cont" 
bustione  deWEtna;  fu  membro  deirAccademia  dei 
Curiosi  della  Natura,  encomiato  grandemente  dal* 
l'Abate  Francesco  Ferrara  (Ortol.  Blog.)  Il  mona- 
stero dopo  i  tempi  del  nostro  Autore  Tenne  abolito, 
ed  incorporatene  le  rendile  al  Regio  Erario. 

12 


90 


AL 


tenni  un'  aniichièiima  lapide  di  marmo 
BcriHa  in  caratteri  Greci.  Per  la  città  al- 
ireA  occorrono  di  grandi  mine  di  anti- 
chi latori.  Afferma  Cluverio  lib.  2,  cap.  4, 
a  ben  ragione  avere  indicato  quel  luogo 
il  Fazello,  poiché  nota  Guallerio  nelle  Ta- 
vole, aversi  chiarissima  memoria  del  Mu- 
nicipio di  Alunzio  dopo  S.  Marco,  e  ri- 
porta molte  lapidi  quivi  trovate  dal  n.  309, 
al  317,  tre  delle  quali  ricordano  il  Municipio 
I.  Liviae  .  Augusti  .  Deae  .  Municipium.  IL 
Municipium  .  Alontinorum  ...  Beneficii. 
Caussa.  III.  Augusto  .  Divi .  F.  Pontif.  Max. 
Municipium.  Insulsamente  può  dirsi  essere 
state  trasferite  dal  colle  sotto  S.  Filadelfio 
a  S.  Marco,  poiché  nota  Gualterio  esser 
grandissime  né  meno  di  nove ,  come  dirò 
parlando  di  S.  Marco,  né  alcuna  amicizia 
passa  trai  due  paesi,  né  gli  abitanti  di  S. 
Filadelflo  permesso  1*  avrebbero  a  quei  di 
S.  Marco.  A  quale  antica  città  si  appar- 
tengono intanto  quei  grandi  avanzi,  quelle  la- 
pidi quadrate  che  occorrono  entro  S.  Fi- 
ladelGo?  né  Tolomeo  né  Plinio  né  altri 
scrittori  cel  dinotano,  é  ancora  in  discus- 
sione se  siano  di  Alunzio,  della  di  cui  ori- 
gine scrive  Dionisio  di  Alicamasso  nel  lib.  1, 
dove  della  peregrinazione  di  Enea  :  da  Bw 
trinto  traggittasi  il  Ionio  :  presi  alcuni 
piloti  per  condottieri  che  gli  si  unirono 
a  compagni,  ed  anche  Patrono  Turio  coi 
suoi;  molti  di  questi  ritornarono  indietro 
donde  eran  venuti  poiché  l'esercito  per- 
renne  in  salvamento  in  Italia;  ma  Patron 
fupersuaso  da  Enea  affinché  gisse  con  gen- 
te a  formare  una  colonia ,  alcuni  però 
dei  suoi  compagni  rimasero  nella  flotta; 
scrivono    taluni    avere  fermato  il  loro 
soggiorno  in  Atunzio  città  della  Sicilia. 
E  se  é  vero  che  rimonta  Alunzio  ai  tempi  di 
Trojafu  senza  dubbio  delle  antichissime  città 
di  Sicilia.  Ne  reca  il  Paruta  due  monete  di 
rame,  una  con  testa  cinta  di  corona  d*alloro 
col  motto  AAONTiNilN  nel  dinanzi,  ed  un  bue 
inchinato  nel  rovescio,  su  cui  la  lettera  A; 


AL 


presenta  T  altra  una  testa  parìmenii  coro- 
nata di  ellera,  ed  una  corona  di  alloro^  nel 
di  cui  mezzo  la  stessa  epigrafe  AUmtino- 
rum.  Celebra  Cicerone  nella  vi  Verr.  At" 
cagato  Alontino,  uomo  non  solo  tu  patria 
ma  in  tutta  Sicilia  famigeraio,  cui  diede 
Merre  V  incombenza  di  scrutare  l*  argento 
celato  in  Alunzio,  onde  potare  imbarcar- 
selo (1). 


AM 


AiiiMtrata.  (V.D.)  Città,  altrimratiime- 
stratus,  oggi  Mistretta.  Siilo  per  adattare 
questa  voce  al  metro,  Tae^^orcia^  lib,  U. 


(1)  Ci  fa  anche  sospettare  con  foDdamealo  es- 
sere stata  Alunzio  dove  oggi  S.  Filadelfio ,  allH- 
mentì  S.  Fratello,  una  medaglia  rin?eniila  qniti 
dairerndilo  Domenico  Schiaro,  il  quale  aperta- 
mente abbraccia  questa  opinione.  Cosi  egU  scrive 
ad  un  soo  amico  in  Palermo: 

S,  Fratello  i  giugno  m$. 

Vi  rimetto  una  medaglia  antica  ^  la  quale  ftr 
essere  inedita  vi  dovrà  recar  piacere.  È  deses 
pressoché  simile  nel  conio  e  nella  grandigia  cJlr 
vostre  palermitane f  che  da  una  parte  kannm  il  teUe 
di  Giove,  e  nel  rovescio  V  Aquila;  ma  le  lettere  che 
in  essa  sono  belle ,  chiare ,  e  lampanti  dicone: 
AA0NTINI2.N.  (^osi  non  dovrete  più  dubitare^  che 
V  antica  Alunzio  fosse  stata  dove  sorge  qutfta  pa* 
tria  mia,  o  in  questi  contorni.  Vorrei  però  sapen 
da  voi,  se  Vanimaletto  che  sostiene  VAfisUa  tei 
piedi  sia  un  sorcio  o  una  perora  ec.  ee. 

Rioyennesi  anche  presso  S.  Filadelfio  ai  leapi 
dell'Autore  una  pregeTolissima  iscrixiooe,4icai 
non  so  come  non  abbia  avuto  notizia  ;  credasi  ii 
Alunzio,  non  già  però  che  cel  dice  il  conleials» 
ma  il  luogo  dove  fb  scoperta,  che  è  appunto  Tia* 
dicato  dagli  scrittori:  fu  pubblicata  la  prima  toIU 
neUe  noTelle  letterarie  di  Firenze  del  1749,  p.  Tli 

XAPITIIIN  •  EnO 

nONTON  •  KAAO 

OP*ITIANO  NIE 


•  •  • 
.  •  • 


AOTAO  .  ENEUJTE 
Graiis  super- 
abundantibuM,  pulchro 
Orphitiano  :  : 
Servo  renovavit 
Questa  nuota  forma  di  il  fu  ignota  a  Montfàt- 
con,  ed  ai  più  celebri  antiquarii. 


91 


AM 

CamUaia  Nema§ii 
Venit  Àmastra  vtrit . 

Scortata  dai  Nemei  $en  vien§  Àmastra, 

V.  MMreUa. 

AiMca»  Lat.  AmbieuB.  (V.  H.)  Antica 
villa,  di  cui  Diodoro  al  lib.  20  ;  villaggio 
<cft6  appeUan  Gorgia  ed  Ambico.  Dicela 
Cluverio  di  sito  incerto,  lesse  egli  tuttavia 
appo  Esichio;  appellasi  Targio  in  SiciUay 
un  manie  dote  nidificano  gli  avvoltoi,  dan- 
de dieauèi  forgi;  può  dunque  congetturarsi 
avere  scritto  Diodoro  Torgio.  Il  monte  de- 
gli avvoltoi,  ai  di  cui  fianchi  è  mia  opinione 
essere  stato  Ambico,  sorge  trai  colli  di  Iati 
e  di  Cefalà  appartenentisi  alla  valle  di  Haz- 
zara. 

AHtfritorl.  (Amqmm  M)  Lat.   Ambleris 
foni.  Sic.  Acqua  d*  Ambreri  (V.  M.)  Fonte  di 
nome  Saracenico,  di  acque  limpidissime,  de- 
scritto dall*  Adria  e  dall'Inveges,  nella  parte 
australe  del  territorio  di  Palermo,  da  cui 
dista  4  miglia,  alle  radici  del  monte  Orio- 
ehiula.  Gli  sta  presso  la  villa  detta  un  tem- 
po imòlerj,  ora  in  siciliano  yt7kr6tanca, 
eogli  onori  di  Contado,  adornata  delizio- 
samente di  fontane,  bellissime  casino,  ver- 
neri,  melaranci,  mirti,  bossi,  da  Giambat- 
tista Alliala  Cavaliere  Gerosolimitano.  Fu  pri- 
no  Conte  di  YiUabiaBca,  per  decreto  di  Filip- 
po IT  del  1635,  Benedetto  Emmanuele,  che 
onorato  nel  Regno  delle  cariche  primarie 
t  di  illustri  gradi  di  milizia  si  ebbe  dalla  mo- 
{iieLeandra  Suarez,  Francesco  ed  altri  Ggli, 
(piesti  generò  con  Dorotea  Vanni,  Benedet- 
ta Ily  il  di  cui  figlio  Franeeéco  Emmanuele 
marito  a  Zenobia  Vanni  vive  ricco  di  prole; 
pubblicò  ultimamente  un  lavoro  magnifico 
ioUtolato  la  SietUa  nobUe^  diviso  in  quat- 
tro tomi,  di  che  molto  profittai  per  questa 
opera  mia  (1). 

Amenaiaa.  Lat.  AmenanuB  (V.D.)  Fiume 
che  per  occulti  canali  scorre  sino  a  Cata^ 

fi)  Oggi  è  un  rnscello  presto  U  Gratta,  neUe 
eampifae  ferUUstime  tra  Palarmo  ed  il  Parco. 


AM 


nia,  ed  aprendosi  la  foce  sotto  le  mura 
australi  della  città,  scaricasi  nel  mare;  di- 
cesi Amasena  altresì,  Amenas,  e  volgarmen- 
te Judicella.  Nota  il  Maurolico  esserne  la 
sorgente  appresso  Randazzo,  verso  le  ra- 
dici settentrionali  del  monte  Etna,  dove  il 
lago  Gurrida,  le  di  <;ui  acque  sotterra  in- 
troducendosi  accresciute  da  piogge  e  nevi, 
in  nessun  luogo  esterno  appariscono,  ma 
correndo  40  miglia  sino  a  Catania,  quivi  è 
credenza  si  manifestino;  sminuisconsi  per- 
ciò le  acque  del  Corrida,  quando  ingros- 
satosi r  Amenano,  allaga  la  città  vicina. 
Celebrasi  da  Pindaro,  Ovidio,  Claudiano, 
non  che  da  storici  e  geografi,  Tolomeo, 
Stefano,  Strabene  ed  altri.  Ci  abbiamo  da 
Ovidio  potere  seccarsi  occupatene  le  fonti, 
e  da  Slrabone,  che  avendo  per  alcuni  an- 
ni mancato  di  acqua,  poi  cominciato  avesse 
a  scorrere  di  nuovo,  ed  indi  avvenne,  che 
0  naturalmente  o  per  industria  dei  cittadi- 
ni ingrandironsi  i  canali,  che  ciò  non  ostan- 
te capir  non  potevano  la  ridondanza  delFac- 
qua,  che  piò  volte  erompendo  fuori,  in- 
vase le  parti  inferiori  della  città,  ma  quindi 
ricominciò  a  scorrere  regolarmente.  Abbon- 
dò neiretà  mia,  ma  non  avvertii  esser  prima 
mancato,  sebbene  anche  scarseggiare  qual- 
che volta  il  vidi;  pure  ai  tempi  di  Carrera, 
come  egli  attesta,  mancò  per  ben  12  anni, 
perlochè  credevasi  si  avesse  aperto  un'al- 
tra via,  ma  verso  il  fine  del  marzo  del  1634 
ritornò  con  grande  allegrezza  dei  cittadini, 
incanalandosi  nel  suo  letto;  nel  quale  senso 
devono  al  certo  comprendersi  le  parole  di 
Ovidio  e  di  Strabene.  Attestano  Fazello, 
Cluverio,  ed  altri  scrittori  nazionali  scatu- 
rir riffieiMifto  da  un  fonte  non  ancor  be- 
ne investigato  alle  radici  deirEtna,  correre 
a  canale  ricolmo  per  mezzo  alla  città,  tu-^ 
rate  qualche  volta  le  vene  delle  sorgenti, 
svanire  per  alcuni  anni,  e  poi  d*un  subito 
con  violenza  erompendo  esalare  una  aria 
crassa  e  pestifera;  osservammo  la  ragione 
del  mancamento^  insegnaci  1*  esperienza  lo 


92 


AH 


ammorbamento  dell'aria;  nessuno  finalmen- 
te nota  le  stragi  di  che,  come  essi  soggiun- 
gono, è  cagione.  Scrive  Carrera  con  Arcan- 
gelo^ avere  improntato  ì  Catanesi  le  monete 
loro  del  genio  di  questo  fiume,  ma  ne  mo- 
stra l'epigrafe  CamcLseni;  attesta  intanto 
Pancrazio  averne  vedute  in  Palermo  col 
motto  AMENANOG.  Servonsi  i  cittadini  delle 
sue  acque  a  muovere  '  nella  città  e  fuori 
le  ruote  da  mulino,  ma  sono  altresì  dol- 
cissime a  be versi. 

AmeMio.  Lat.  Ameselum  (V.  R.)  Antica 
cilth  accennata  da  Diodoro  nel  lib.  22  del- 
le scelle:  espugnata  Mite,  Cerone  /e*  pri- 
gionieri 1S00  BoldaU;  e  èoiiomesèe  rabi- 
damente altre  terre,  marciò  sopra  Ame- 
selo  sita  tra  Centorbi  ed  Aggira,  quan- 
tunque munitissima  e  da  numeroso  pre- 
sidio difesa^  cadde  nel  potere  di  lui^  che 
rispettando  i  presidiarH  ed  arrotatili 
nelle  sue  file ,  dislrussela  :  da  ciò  deriva 
il  Cluverio  essere  stata  dove  oggi  Ragal- 
buto,  che  sorge  nella  strada  tra  Centorbi 
ed  Argirò,  alla  destra  del  fiume  Salso^  in 
un'altura;  la  parte  occidentale  del  suo 
territorio  tocca  Argirò,  quella  di  oriente 
e  di  mezzogiorno  confina  con  Centorbi. 
Soggiunse  il  medesimo  scrittore ,  essere 
il  nome  di  Ameselo  una  corruzione  del  ge- 
nuino di  Simeto  di  cui  scrive  Tolomeo,  e 
registrane  Plinio  le  genti  tra  le  interne; 
ma  non  essendo  alcuna  somiglianza  tra  lo 
voci  AMh:seaon  e  ^tmhbo^,  ed  essendo 
vissuti  Plinio  e  Tolomeo  lungo  tempo  do- 
po Cerone  che  distrusse  Ameselo,  forse  dai 
rimasugli  di  questa  sorse  Simeto  ricordato 
da  quei  due  scrittori:  sono  del  resto  in 
dubbio,  come  dirò  a  suo  luogo,  se  sìa  slato 
il  Simeto  presso  RagalLuto,  o  presso  1*  antica 
Ameselo. 

AmeiitrAte*  Lai.  Amestratus  (Y.  D.) 
Città  antichissima,  oggi  Histretta,  dai  Greci 
Mytistratum,  della  quale  Polibio  lib.  1 .  Pre- 
se Mitistrato  luogo  per  naiura  munito,  e 
che  perciò  $o$tenne  lungamente  l'assedio, 


AH 


e  Diodoro  lib.  iS -^  aUara  i  Romani  asse- 
diarono Mitistrato  ,  fabbrieairono  molle 
macchine  ad  espugnarlo,  ma  4opo  $etk 
meH  levato  il  campo,  perduti  motU  lol- 
dati,  mordendosi  il  dito  abbuniMmtmh. 
Indi  assediato  una  terza  tolta  MUisiratù 
i  Romani,  lo  espugnarono,  adeguaranlo  ai 
suolo,  vendettero  i  superstiti^  Agitavasi  al* 
lora  la  prima  guerra  Punica,  e  presiedevano, 
trai  Romani  Aulo  Acilio,  e  Ciyo  Sulpiiio;  dalle 
lunghe  di  costoro  oppiignazioni,  deacrillt 
in  piii  larga  copia  da  Zonara,  vedesl  essere 
stato  Mitistrato  naturalmente  munitissimo. 
Il  Fazello  cosi  lo  descrive  :  Mitistrato,  se- 
condo Polibio  lib.  1,  è  una  città  aniiehis- 
sima  detta  Amestrata  da  Cicerone  e  da 
Plinio,  oggi  Mistretta;  molti  monumenH 
di  antica  città  si  ammirano  verso  il  mola- 
te, ed  un  castello  vetustiseimo.  Vedi  Mi- 
stretta. 

Amorello.  Lat.  Amurellus.  Sic.  Mured- 
du  (V.  N.)  Fiume.  Vedi  Moretto. 

Amorio.  Lat.  Amorium  (V.  M.)  Casale 
un  tempo  esistente  sotto  il  monte  iato, 
mentovato  nelle  carte  della  chiesa  di  Hor- 
reale.  Dìcesi  iimro  in  altro  diploma. 

Amue.  (V.  N.)  Casale  nel  territorio  di 
Argirò,  offerto  da'  pietosi  fedeli  al  Modi- 
stero  di  S.  Maria  di  Latina  in  Gerosalen- 
me^  con  la  conferma  di  Papa  Benedetto  XI 
per  bolla  pubblicata  in  Roma  nel  1304. 


AN 


(V.  N.)  E  registrato  trai  viU^T 
della  diocesi  di  Siracusa  in  un  diplook  M 
1093  di  Papa  Urbano  II,  riportato  dal  Fi^ 
ri,  anzi  vi  è  segnato  cpme  punto  di  divi- 
sione :  le  terre  dei  seguenti  confM  fca* 
gono  concedute  dal  predetto  figlio  MH' 
giero  Conte  alla  Chiesa  medeeima,  ciaè 
dal  castello  Limpiados  inHno  al  /hHM 
Salso  dove  scaricasi  nel  mare,  e  come  Ma-  ^ 
ta  al  di  sopra  tra  le  divisioni  di  Coltra  i 
giovanni  ed  Anaor,  e  qttindi  lendeiide  «' 


i 


93 


AN 


Maurtmeo  aèeende  al  fiume  di  Cathael- 
far  ec.  ee.  Nei  diplomi  poi  di  Alessandro 
III,  doTO  notaosi  anche  le  Parrocchie  dei 
luoghi  sadeltiy  non  si  fa  menzione  alcuna 
di  Anaor.  Ti  ha  oltre  il  fiume  di  Terranova, 
che  parlisce  verso  la  sua  origine  la  chiesa 
di  Catania  da  quella  di  Siracusa,  il  monte 
iKatmi,  dove  notano  gli  scrittori  essere  stato 
un  tempo  un  villaggio,  a  parer  qaio  Anaor 
e  Meneo  forse  JTatirofieo,  donde  si  ascende 
al  fiume  di  Catalfaro. 

Anapo,  Lat.  Anapus.  Sic.  Anapu  (¥.  W.) 
Fiume  del  territorio  di  Siracusa  notissimo 
appo  gli  antichi,  si  poeti  che  storici,  Teo- 
crito cioè,  Tucidide,  Plutarco,  Livio,  Eiiano, 
Silio,  Ovidio,  Yibio  ed  altri.  Ne  espone  il  Fa- 
lcilo il  corso  e  le  fonti  Dee.  1,  lib.  4.  Scatu- 
risce sopra  Buscemi  città,  nel  territorio  Buffa* 
re  oggi  Gufano  da  366  piccoli  rivi  di  acqua 
limpidissima,  che  in  unico  fiume  raccolgonsi, 
che  prende  il  nome  della  contrada;oltre  scor- 
rendo poi  per  Palazzolo  lasciasi  a  sinistra 
nei  colli.  Feria  e  Cassare ,  dove  da  altre 
fonti  accresciuto  prende  il  nome  di  Grande 
e  dicesi  anche  della  Feria:  per  tutto  que- 
sto tratto  ed  altro  di  alquante  miglia  ne 
lussureggiano  di  platani  le  rive,  ed  abbonda 
di  saporite  anguille  e  di  trote.  Trascorso 
il  territorio  di  Feria  accoglie  sotto  Panta- 
Uca,  un  tempo  Erbesso,  città  deserta,  il 
fiume  di  Bottiglieria,  e  poco  dipoi  alla  chie- 
sa della  SS.  Annunziata  sotto  Sortine  ag- 
giungendosi  al  fiume  di  questo  nome  origina- 
rio dal  fonte  Gorgiano,  introducesi  nel  ter- 
riiorìo  di  Siracusa.  Ivi  scorre  placidamente. 
Ira  verdi  margini  ombreggiati  da  salici  e  da 
pioppi,  in  un  letto  profondo^  onde  frequen- 
tasi a  ritroso  ogni  giorno  dai  pescatori  colle 
navi,  e  pria  di  scaricarsi  nel  mare,  con- 
giungesi  a  destra  alle  acque  del  celebra- 
tissimo  fonte  Ciane  oggi  Fisma;  viene  quivi 
tragittato  per  un  piccolo  ponte  di  leguo, 
e  sbocca  nel  porto  di  Siracusa,  dalla  quale 
dista  dieci  stadii  incirca.  Il  Cluverio  addotte 
le  opinioni  degli  antichi  riguardo  all*Anapo 


AN 


ed  al  sito  ed  alle  allegorie ,  registra  il 
passo  di  Vibio  dal  Catal.  dei  fiumi,  L'Aneto 
di  Sicilia^  che  per  2  migHaj  ascondendosi 
sotterra  in  Siracusa,  tiene  a  mescolarsi  al 
mare,  dicesi  Ano,  poi  Anapo  e  nella  sorgen- 
te Antisforo  :  dippiii  soggiunge  il  Cluverio  : 
ed  in  oggi  celatosi  nell'està  per  circa  8 
miglia  dalla  foce  in  un  meato  sotterra- 
neo, riìiasce  finalmente  dopo  S  miglia  di 
corso,  e  scarica  nel  mare  le  sue  limpide 
ed  abbondanti  acque.  Sospettassi  dagli  eru- 
diti esser  viziati  nel  piti  quei  vocaboli  in 
Yibio;  sembra  tuttavia  essere  stata  det- 
ta Antisforo  la  parte  superiore  dalla  sor- 
gente, il  mezzo  dove  scorreva  sotterra 
Anos,  l'ultima  insino  al  mare  Anapo.  Fa- 
voleggiano i  Poeti  deir  Anapo,  dicono  degli 
amori  di  lui  colla  Ninfa  Ciane,  che  final- 
mente si  ebbe;  ed  in  Ovid.  Metam.  lib.  5. 
son  queste  le  voci  di  Ciane. 

Ed  Anapo  mi  amò,  nò  da  terrore 
Come  costei,  ma  sol  da  amor  commossa 
ìlio  Tacceltai... 

Scrive  perciò  Eiiano:  pare^^iono  V Anapo 
i  Siracusani  ad  un  uomo,  e  venerano  Cia- 
ne sotto  le  forme  d'una  donzella.  Canta 
Teocrito  neiridìll.  7.,  essersi  assisi  i  Ci- 
clopi alle  rive  dell' Anapo,  e  Polifemo  coi 
primi. 

Deir  Anapo  sul  margin  Polifemo 

Ricavai  avere  avuto  l*  Anapo  in  molti  luo- 
ghi dei  ponti,  di  quali  è  celebre  anzi  gli 
altri  quel  dove  accadde  la  battaglia  tra  Si- 
racusani ed  Ateniesi  descritta  da  Tucidide 
lib.  6,  che  narra  essere  stato  poi  distrutto 
da  questi  ultimi.  Variano  i  letterati  circa 
r  etimologia  della  parola  Anapo,  le  opinioni 
del  quali  rigetta  Cluverio  come  fandonie. 
Vedi  Bottiglieria. 

Anelilo.  Lat.  Ancylium.  Sic.  Anciliu. 
(V.  N.)  Antica  citlà,  altrimenti  Icilio,  se- 
condo Cluverio  di  silo  incerto,  i  di  cui  cit- 
tadini erano  detti  Acilii  o  AciUesi.  È  men- 
zione appo  Diodoro  d*un  territorio  dello  stes- 
so nome;  scrive  egli  nel  lib.  36  ^  sollevatisi 


94 


AN 


{  «erti,  rifuggitisi  dopo  V emigrazione 
nel  tempio  dei  Palici^  maturavano  una 
rivolta  j  ed  essendo  in  molti  luoghi  cre- 
sciuta quesC  audacia ,  ben  32  schiavi  di 
fratelli  ricchissimi  scossero  i  primi  nel 
territorio  Ànciliano  il  giogo  di  servitù; 
dove  intanto  sìa  questo  territorio,  quantun- 
que non  possa  ricavarsi  dalle  parole  diDlo- 
doro,  è  facile  congetturarlo  nella  parte  me- 
ridionale, dove  Siracusa  ed  il  tempio  dei 
Palici,  percciochè  narra  lo  storico  quivi  es- 
sersi radunati.  Rammenta  Tullio  Yerr.  3,  il 
popolo  Iciliesej  che  a  dir  di  Ciuverio  è 
forse  detto  Ànciliese  negli  esemplari  auto- 
grafi; scrisse  Stefano  d*una  Ancirio  città 
d*  Italia,  ma  non  furono  mai  quivi  Ànciriesi 
attesta  Ciuverio,  perlochè  crede  avere  com- 
preso la  Sicilia  ncir  Italia. 

Andra*  Lat.  Àncyra  (V.  M.)  Cosi  detta 
da  Tolomeo,  da  altri  Ancrina.  Città  distrut- 
ta tra  Eraclea  ed  Agrigento,  il  di  cui  sito 
sembra  indicalo  dal  Fazello  Dee.  1,  lib.  10, 
secondo  Ciuverio:  Vabhattuta  Eraclea,  dice 
quegli,  a  7  miglia  da  Jaio,  sudi  un  monte 
tra  Pecuaro  e  PkUaneUa,  osservasi  qual 
grande  città  distrutta.  Yien  mosso  Ciuverio 
dal  passo  di  Diodoro  lib.  14,  dove*narran- 
do,  essersi  dati  tutti  i  Sicani,  atterriti  dal 
numeroso  esercito ,  a  Dionisio  intento  ad 
assediare  Modica,  soggiunge;  delle  altre 
città  sole  cinque  rimasero  fedeli  a  Car- 
tagine; Andra  doè,  Solunto,  Segesta,  Pa- 
norma,  ed  Entella;  poi  afferma  saccheg- 
giati da  quel  tiranno  i  territorii  dei  Solun- 
tini,  dei  Panormitaoi,  e  degli  Ancirinesi. 
Come  le  altre  quattro  era  dunque  posta 
Andra  nei  confini  dei  Sicani,  alla  destra 
riva  cioè  del  fiume  Alice  oggi  Platani,  non 
lungi  da  Eraclea ,  dove ,  secondo  Fazello, 
ci  han  vestigia  d*una  città  distrutta. 

Anco.  Lai.  Ancus  (V.  W.)  Fiume  secondo 
Arezio,  lo  slesso  che  VAnapo,  detto  bensì 
Aneto  da  Yibio,  come  accennai. 

Andi-M  (••)  di  PlasM*  Lai.   S.  An- 

dreas  de  PkUia.  Sic.  S.  Antria  di  Chiazza 


A« 


(V.  N.)  Priorato  deir  ordine  dei  Canonici  di 
S.  Agostino  (1)  Vedi  Pituza. 

Andrea  (Cniesa  dt  «.)  S.  Andreae  Ee- 
desia  (V.  N.)  al  Pachino.  Ne  parla  M.  An- 
tonio Hartines  nella  Descriz.  mss.  della 
Sicilia:  sono  ammirabili  sopra  MarzamenOj 
ad  un  miglio  verso  Occidente,  le  mine  di 
una  città  distrutta,  dove  rimane  un  laa- 
pio  dedicato  a  S.  Pietro^  di  cui  a  mezzo 
miglio  osservansi  famose ,  grandièBime 
vestigia  d'una  vasta  città  ma  diroccata  sin 
dalle  fondamenta,  ora  terreno  arato;  da 
ivi  ad  ugual  distanza  un  tempio  d'una 
celebre  antichità,  mancante  solawèente  di 
tetto,  oggi  consacrato  a  S.  Lorenzo^  eoa 
sotto  una  chiesa  a  volte,  sostemUa  da  co- 
lonne; ad  un  miglio  dal  tempio  è  una 
chiesa  fabbricata  a  gran  masri,  a  colonne, 
a  volte,  dedicata  a  S.  Andrea,  lontana  i 
miglia  d<iUa  spiaggia,  dove  anche  sedanti 
rimasugli  di  antica  abitazione.  ScriMDC 
quasi  lo  stesso  il  Fazello ,  ma  ne  trama 
la  topografia  da  Siracusa  a  Pachino^  e  Marli- 
nes  da  Pachino  a  Siracusa.  Ci  ha  inoltre 
il  porto  e  cala  Marzamemo^  discosta  cir- 
ca 6  miglia  verso  Oriente  dal  promontoiìo 
Pachino. 

AneUi».  Lai.  Anellus  (Y.  N.)  altrimenti 
Niveo  0  fontana  grande.  Fonte  soUo  il  et- 
stello  deir antica  Noto,  donde  TAssioaro, 
che  dicesi  altresì  in  corso  Falconata  e 
di  Noto;  ne  scrive  il  Fazello.  Littara  nelli 
Corradiade  lib.  1. 

Il  niveo  fonie,  cai  die  nome  Anello 
Il  Panico  idioma... 

0.  Angelo  di  Broli».  Lat.  S.  Angelim 
de  Brolo.  Sic.  S.  Ancilu  di  Brolu  (V.  D.) 
Paese  ricco  e  popoloso,  nella  spiaggia  set- 
tentrionale della  Sicilia,  detto  cosi  dallik- 
moso  castello  di  Brolo,  a  distinguerlo  dat> 
r  altro  in  Val  di  Hazzara  soprannominalo 
Muxiaro.  Dista  circa  3  miglia  dalla  spiaggia. 

(1)  Merita  attenzione  il  quadro  di  S.  Agata  del 
Ligoxzi  di  Verona  nella  chiesa. 


95 


AN 


Dove  apresi  un  seno  iDlermedio  irai  pro- 
moolorii  di  Calava  e  d*  Orlando,  occorrono 
due  Talli  amenissime  dette  dai   Siciliani 
Xinmari  (fiufnane)  daUa  confluenza  dei 
ruscelli,  in  una  delle  qnali  in  un  sito  emi- 
nente sorge  S.  Angelo j  nelF  altra  il  castello 
di  BrolOj  ehe  sovrasta  al  mare^  come  di- 
remo. Il  terreno  dei  nostro  paese  è  declive, 
e  tende  a  Maestro;  poiché  ci  ha  dalla  valle 
un*  agevole  e  breve  salita  alla  Chiesa  Par- 
rocchiale di  S.  Filippo  e  Giacomo;  poi  quasi 
nel  centro  vedesi  Tal  tra  di  S.  Maria,  eh' è 
la  prima  e  la  più  antica,  bella  di  magni- 
ficenza non  volgare  e  di  elegante  fabbrica  ; 
è  la  terza  quella  di  S.  Niccolò  Vescovo;  ed 
occupa  finalmente  le  parti  più  alte  quella 
del  SS.  Salvatore;  le  quali  quattro  Chiese  or- 
nate di  dritti  parrocchiali,  alternativamente 
ogni  quattro  anni,  esercitano  il  potere  di  Ma- 
drice,  come  fu  da  gran  tempo  decretato,  a 
troncare  ogni  lite;  tutte  intanto  coi  loro 
chierici  celebrano  con  ogni  decoro  i  sacri 
riti.  Lasciò  le  sue  sostanze  Martino  Taviano 
ad  istituirvi   on  collegio   Canonico  ,   ma 
ancora  se  ne  attende  l'esito  (1). 

Stendesi  sopra  il  paese  una  pianura,  dove 
merita  attenzione  il  famoso  ed  antichissimo 
monastero  di  S.  Michele  Arcangelo  sotto 
gristituU  di  S.  Basilio,  ammirabile  per  la 
stnittura,  le  doti,  i  privilegi,  la  suppellettile. 
Dna  magnifica  statua  di  S.  Michele,  ed  al- 
tri preziosi  ornamenti  ;  ne  era  un  tempo 
l'Atmté  assunto  dall'ordine,  oggi  scelto 
fidecommissarìo  dal  Re^  come  noteremo, 
del  dominio  temporale  del  paese,  ed  i  mo- 
naci che  officiano  sotto  il  rito  Greco  van 
soggetti  al  da  loro  cosi  detto.  Abate  rego- 
lare. Gli  abitanti  poi  conoscono  a  loro  pa- 
store aeglt  aCTari  spirituali  1*  Archimandrita 
di  Messina  dello  stesso  ordine;  crebbero  dai 
pochi  che  rimasero  supesliti  dai  Saraceni, 
furono  assegnati  dal  fondatore  Ruggiero  al- 
le cure  dei  monaci,  e  riconoscevano  a  lo- 
ci; Non  ebbe  poi  più  effetto. 


AN 


ro  capo  il  supremo  Prefetto  del  monastero. 
Vi  accorsero  poi,  a  loro  comodo  per  lo  spi- 
rituale, religiosi  di  altri  ordini  nei  tempi 
posteriori:  i  frati  Predicatori  cioè,  il  con- 
vento dei  quali  è  destinato  allo  studio  dei 
novizii;  ne  ò  decorosa  la  Chiesa  presso  il 
mercato,  dedicata  a  S.  Antonio:  i  Minori 
Osservanti,  che  abitano  nella  parte  supe- 
riore del  paese  nella  chiesa  di  S.  Maria 
degli  Angeli,  con  una  antica  famosa  pittu- 
ra che  la  rappresenta:  i  monaci  di  S.  Fran- 
cesco di  Paola  negli  orli  1  più  elevati,  che 
occuparono  dal  1582,  donde  godono  di  una 
gratissima  prospettiva.  Sorge  finalmente  iicl 
centro  del  paese  un  nobile  monastero  per 
le  Monache  di  S.  Chiara',  ammirabile  per  lo 
virtù  delle  educande.  Né  manca  spedale 
per  gì'  infermi ,  fondato  splendidamente 
dalla  nobile  famiglia  Amato  a  spese  pro- 
prie nel  secolo  scorso,  né  il  Priorato  dei 
Cavalieri  di  Malta  nella  chiesa  di  S.  Maria 
dciritria,  della  S.  Lateranense  Basilica  sot- 
to tìiolo  della  SS.  Trinità,  né  altre  chiesiuo- 
le  finalmente,  istituite  ad  esercitarvi  opere 
pie.  Non  di  poca  bellezza  sono  al  paese 
le  case  dei  nobili  cittadini;  or  pubbliche 
perciò  ora  private,  talché  reca  piacere  ai 
forestieri ,  ottimamente  in  prospettiva  co- 
stituito. Si  ha  a  singoiar  Patrono  S.  Mi- 
chele Arcangelo;  apronvisi  le  fiere  celebri 
per  quelle  contrade,  nel  mese  di  novembre 
per  regio  indulto^  nel  largo  dinanzi  il  Mo- 
nastero ,  quando  celebravisi  la  festa  del 
Santo  in  rito  Greco,  larghe  ejemosine  si 
fanno  altresì  dal  1642  per  liberalità  del  no- 
bile Giuseppe  Angotta;  é  degna  di  atten- 
zione la  pompa  ecclesiastica.  Magistrato  Ci- 
vile il  Prefetto ,  V  Avvocato  dei  dritti  del- 
l'Abazia,  e  r  Assertore  sono  scelti  dalfA- 
bate;  i  Giurali,  i  Giudici,  il  Sindaco,  van 
soggetti  ai  R.  Consultori  ed  al  Clavarie.  Non 
entra  nel  Parlamento,  ma  v'interviene  TAba- 
te  cogli  altri  corpi  chiesiastici  assumendo 
il  XVI  posto.  Il  Vicario  dell*  Archimandrita 
esercita  giurisdizione  sui  chierici.  Si  appar* 


/* 


9& 


AN 


tiene  il  paese  alla  comarca  di  PalU,  di  cui 
riconosce  il  Prefetto  militare,  arrotando 
sotto  le  bandiere  11  cavalieri  e  42  pe- 
doni. Eranvi  nel  secolo  xvi  792  case,  915 
nelseguentCy  quando  contava  4099  abitanti; 
rcgistraroDsi  nel  1113  192  abitazioni,  3039 
paesani,  e  recentemente  3899. 

Notano  di  ciò  che  si  spetta  ali*  origine 
del  paese;  esterminati  Ruggiero  i  Saraceni 
di  questa  contrada,  aver  voluto  in  monu- 
mento della  vittoria  elevare  un  amplissimo 
convento  a  S.  Michele  sua  scorta,  averlo 
accordato  ai  monaci  convocativi  sotto  gli- 
stituti  di  S.  Basilio,  e  ad  Erasmo  primiero 
Abate,  con  tre  ville  del  territorio,  donde 
aveva  scacciato  il  Saracenico  sciame,  ap- 
pellate Lmcan,  Anzan,  Tondoncononj  su 
cui  concesse  per  un  suo  diploma  potestà 
generale  air  Abate,  fuorché  sul  delitto  di 
sangue  o  di  tradimento.  Rimangono,  presso 
il  convento  dei  Paolotli,  vestigia  d*una  tor- 
re antichissima,  che  appartenevasi  al  casale 
Tondonconese;  era  Lisican  rimpetto  al  nuo- 
vo S.  Angelo  dove  coltivatissimo  il  terreno 
a  poderi,  e  la  chiesa  di  S.  Maria  Annun- 
ziata che  si  tiene  il  nome  di  Lìbico;  non 
ardisco  intanto  affermare  essere  stato  An- 
zan  neiralto,  dove  ritrovansi  dei  ruderi, 
che  appellausi  volgarmente  di  Casiellac' 
ciò;  nel  sudetlo  diploma  di  Ruggiero 
enumeransi  Ànzan,  Liticati,  e  S.  Angelo 
come  casali  soggetti  ali*  Abate,  ed  in  un  al- 
tro il  Monastero  di  S.  Angelo  appellasi  di 
Liéico  Tondonconon ,  con  che  Ruggiero 
concede  ali*  Abate  il  potere  di  stabilire 
i  Ministri  in  Anzan  e  lArican  ed  il  dritto 
di  qualunque  esercizio. 

Nel  cenno  su  questo  Monastero  enumera 
il  Pirri  1  Abati  di  istituto  regolare,  dei 
quali  eccone  i  nomi:  Erasmo  dal  1084; 
Teodoro  successore  di  lui  (1145)  cui  Rug- 
giero accordò  molti  dritti  con  suo  privi- 
legio, ma  ignorasene  1*  epoca  del  governo, 
come  i  nomi  degli  altri  che  ressero  1*  Aba- 
zia sino  al  1332;  poiché  allora  Macario 


AH 


Cappellano  di  Federico  III,  di  molti  onò* 
ri  e'  varie  grazie  da  lui  decorato  dicevad 
Abate,  dopo  cui  Franceèco  Marino  donato 
dei  medesimi  onori,  e  di  esenzioni  acere- 
scinto  ;  Angelo  rifulse  in  questa  dignità  ad 
1393,  ed  ottenne  dal  Re  Martino,  come  ak 
antico  nella  sua  Abazia,  d* esser  Signore  di 
S.  Angelo  si  nello  spirituale  che  nel  teni- 
poralp;  Onofrio  Rizzi  di  nobile  stirpe,  mo- 
naco di  S.  BasiUo,  eletto  Abate  dai  suoi 
venne  confermato  dal  medesimo  Re  nel 
1408,  dopo  di  cui  Adriano  de  Scolari^  die 
meritò  altresì  la  benevolenza  del  Re  Alfon- 
zo  ;  successegli  Giuliano  di  luceheH  che 
governò  il  primo  1* Abazia  a  Commenda; 
Bessarione  celeberrimo  trai  Greéi,  in  pri- 
ma Arcivescovo  Niceno,  poi  Cardinale  della 
S.  Chiesa  Romana,  successe  nel  1441  a 
Giuliano j  ed  altri  dopo  lui,  muniti  della 
prime  dignità  chiesiastiche,  nominati  Signori 
temporali  o  Baroni  del  paese,  vi  elessero 
il  Capitano,  uno  dei  Giurati,  il  Giudice,  il 
Mastro  Notare;  ed  il  Balio;  parimenti  Fat- 
tuale Abate  Antonino  Riggio  dei  Priadpi 
di  CampoBorito,  chiarissimo  per  eosluiai  ^ 
e  scienze,  dimorante  in  Roma,  dove  pro- 
gredisce vieppià  in  orrevole  carriera,  di 
tali  cariche  va  bello. 

Rimane  tra  la  Chiesa  del  Priorato,  e  le 
soggette  al  Monastero  di  S.  Angelo,  llMri 
il  paese,  quella  di  S.  Maria  dei  Giardid 
mentovata  dal  Pirri ,  dove  si  venera  m 
statua  in  marmo  di  Nostra  Donna  odebra 
per  predigli,  di  cui  molte  cose  registra  Ai* 
berte.  Mostrano  gli  abitanti  nel  supreaa 
vertice  del  colle,  ruine  di  antica  Chiesa,  ad 
un  sepolcro  di  marmo  di  uno  dei  cooori- 
litoni  del  Conte  Ruggiero ,  che  uedso  dd 
Saraceni  in  conquistar  terreno  i  NonnttH 
ni,  quivi  dicesi  sepolto.  È  amenisdOM  il 
territorio  di  S.  Angelo,  ricco  in  pastore, 
vigneti,  ulivi,  gelsi,  alberi  fruttiferi,  in  ogd 
stagione  salubre,  nutrisce  innumerevoli  agri- 
coltori, che  passano  la  vita  in  campagna, 
perloché  ne  occorrono  frequenlisdnie  k 


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otpanne,  che  eonfose  alle  casine  saburba- 
Be  dei  paesani  recano  non  poca  varietà. 
Tanta  oggi  1* illustre  Vincenzo  Natoli,  che 
lungo  tempo  trai  primi  rifulse  nel  foro  di 
Palermo  e  sali  ad  ogni  grado,  Govemadore 
poi  nella  suprema  Curia  di  Napoli,  per  dot- 
trina e  morigeratezza  di  costumi  esimio,  e 
reduce,  destinato  Presidente  del  Patrimo- 
■io  lteg[io  in  Sicilia,  è  sempre  suo  prima- 
rio impegno  di  giorno  in  giorno  superarsi. 
La  longit.  di  S.  Angelo  è  di  gradi  xxxviii, 
XXX  e  la  latit.  di  xxxyni,  xt(1). 

AiM^elo  (Fiome  di  ••)  Lat.  S.  Angeli 

fbntnium.  Sic.  Xiumi  di  S.  Ancilu  (V.  D.) 

Scorre  nellMuTemo  per  la  convalle  dello 

stesso  nome,  ed  accresciuto  delle  acque 

dei  ooUi   occupati  da  Fumari ,  Librìzzi , 

lartino  e  lo  stesso  paese  di  S.  Angelo , 

scaricasi  nel  mar  Tirreno.  Vedesene  quasi 

secco  il  letto  nell*  està,  quando  servonsene 

fgà  abitanti  a  muovere  le  ruote  dei  mulini 

(l)0n;idl  è  capo-circondario  diacciasse, in  pro- 
ìiacia  di  Mettioa,  distretto  di  Patti,  diocesi  del- 
^Àrehimandrita,  distante  da  Palermo  lOS  miglia, 
ttda  Messina,  18  dal  capo-lnogo  del  distretto.  Me- 
riti attentione  nella  chiesa  del  Gonrento  dei  Mi- 
Mirì  Osaervanll  nn  magnifico  simnlacro  di  N.  S. 
Crocifisso,  ma  ne  ignoro  l' autore  ;  se  ne  celebra 
era  molta  derozione  in  ogni  anno  la  festa  nel  di 
tre  di  maggio,  e  processionalmente  condacesi  in 
Kricolose  circostanze  del  paese.  Nella  chiesa  par- 
loechiala  di  S.  Filippo  sono  di  buone  pitture,  co- 
tte anche  nella  chiesa  di  S.  Michele  un  bel  qua- 
dro che  rappresenta  la  deposii ione  dalla  croce. 
Kttiato  II  feudalismo  cessò  1*  Abate,  come  dice- 
tanio,  Commendatario,  di  arerò  ginrisditione  ba- 
rraala  sni  paese ,  poiché  alfin  dei  conti  non  era 
ehi  un  signore  feudale  come  gli  altri;  gli  rima- 
sero alcuni  beni,  come  un  ex-feudo,  che  gli  con- 
lerrarano  11  titolo ,  ma  poi  consumati  o  dimi- 
■■iti,  non  più  alcuno  renne  in  tal  carica  assunto. 
Csntaransl  in  S.  Angelo  nel  1798  in  popolazione, 
aS4i  abiunti,  4000  nel  1831,  e  5064  nella  fine  del 
Ifit.  n  suo  territorio  è  di  salme  liS0,338,  cioè 
S6;»0  in  giardini,  3,481  in  orti  semplici,  0,996  in 
canneti,  6,800  in  gelseti^  9S3,437  in  semina  torli 
iplici  587»t31  in  pascoli,  30,S6S  in  oUreli,  49, 
In  vigneti  semplici,  4,536  in  ficheti  d'India, 
38,964  in  castagneti,  118,533  in  boscate.  L*olio  e 
la  seta  ne  sono  I  principali  generi  del  traffico* 


AN 


sotto  S. Angelo,  e  ad  altri  usi.  Ne  fan^meAzio* 
ne  il  Fazello,  il  Maurolico,  il  Ferrarlo^  il  qua% 
le  falsamente  confondelo  col  fiume  di  Patti. 
Angelo  (••)  lo  Massaro.  Lat.  5.  in- 
geluè  de  Muxaro.  Sic.  S.  Ancilu  di  lu  Mu* 
xiaru  (V.  H.)  Siede  nella  parte  meridionale 
della  Sicilia  nella  Valle  di  Mazzera,  e  la 
Diocesi  di  Girgenti,  presso  le  rive  di  Alice, 
Yolgarmente  Platani  ;  contavanvisi  nel  seco- 
lo  xTii  302  case,  1121  abitanti,  oggi  conta 
però  283  case,  949  abitanti.  Ne  è  montuoso 
il  sito  Terso  Occidente,  e  rivolto  ad  Ostro^ 
La  Chiesa  maggiore  parrocchiale,  del  titolo 
della  B.  Vergine,  ya  soggetta  ali*  Arciprete; 
il  singoiar  Patrono  però  S.  Angelo  Martire 
di  Licata  yenerasi  in  propria  decentissìma 
Chiesa.  Abitavano  i  Carmelitani,  ai  tempi 
del  Pirri^  presso  la  Chiesa  di  S.  Maria  del- 
l'Uria,  poi  costretti  dalla  povertà  ad  abban- 
donare il  convento.  Poco  dista  di  là  il  forte 
Mushar  in  una  rupe,  mentovato  dal  Fazel- 
lo, di  nome  saracenico,  ed  espugnato  dal 
Conte  Ruggiero  con  Naro  nel  corso  mede- 
simo di  una  battaglia:  Giacomo  Adria  nella 
Topografia  della  Valle  di  Mazzara  MussarOj 
scrive,  è  una  terra  distrutta;  non  ne  è  alcu- 
na menzione  appo  Fazello.  Tuttavia,  del  casal 
di  MussarOy  non  che  di  Ragalnoto,  S.  Gio- 
Tanni  e  Favara  trovo  Signore  nel  censo  del 
Re  Federico  Terso  il  1320  Giovanni  di 
Chiaramonte;  indi  impossessavasene  nel 
1392  Andrea  di  Chiaramonte,  per  la  di  cui 
ribellione  dal  Re  Martino,  ne  assumeva  i 
dritti  Raimondo  MontecatenOj  commutatolo 
con  Girgenti  che  allora  spettavaglisi  ;  per 
fellonia  di  lui  investi  il  sudetto  Principe 
del  Castello  di  Mussaro  e  dei  feudi  di  Gua^ 
ètanelta,  Ragalnoto,  Favara,  e  S.  Giovanni, 
Filippo  de  ISarinis,  presso  gli  eredi  di 
cui  sino  a  Pte(ro  Ponzio  mi  so  essere  ri- 
masti Mussaro  e  Favara;  la  di  costui  figlia 
Maria  cfe  Marinis  sposò  GioTanni  Aragona 
di  Tagliavia  primonato  di  Carlo  Principe 
di  Caslelvetrano  ;  nacque  da  essi  un  altro 
Carlo,  che  generò  con  Giovanna  Pignatelli 


400 


AN 


già  pei  casali  di  S.  Anna,  S.  Martino ,  e 
Partenico,  dei  quali  il  censo  del  1408,  sotto 
il  Re  Martino,  dice  Signora  la  madre  di 
Antonio  e  Franceèco  Lancia.  Quìyì  era  da 
gran  tempo  l'antico  Monastero  e  Priorato 
di  S.  Anna  detto  di  CaUUi,  sotto  gì*  isti- 
tuti di  S.  Benedetto,  di  cui  scrive  il  Pirri 
nella  Notizia  sulla  Chiesa  Arciv.  di  Messi- 
na, ed  alTerma  averlo  fondato  a  proprie 
spese  nel  1124  la  Contessa  Adelasia,  e  po- 
scia essere  stato  annesso  al  Cenobio  della 
Valle  di  Giosafat. 

Anna  (Torre  dt  ••)  Lat.  S.  Annoe  Tur- 
riè.  Sic.  Turri  di  S.  Anna  (T.  D.)  Fabbri- 
cata nelle  rupi  dell'Etna,  e  propriamente 
nel  promontorio  Xifonio,  che  dicano  Capo 
dei  Mulini,  poiché  si  ha  vicino  un  casale 
con  mulini^  che  si  appartengono  ad  Aci, 
il  di  cui  Magistrato  si  ha  oggidì  la  cura 
della  torre.  Fu  anticamente  affidata  con  tì- 
tolo di  Contado  alla  nobile  famiglia  cala- 
nese  d'Amico,  perchè  fondata  in  territorio 
di  sua  pertinenza. 

Sorge  di  Ggura  quadrata,  ben  munita 
di  cannoni^  ed  è  la  vedetta  primaria  della 
spiaggia  orientale;  giacché  quel  promon- 
torio forma  la  punta  settentrionale  del  seno 
di  Catania,  onde  appellasi  Xifonio. 

Annanmlata«Lat.i4fmiincia(a.  Sic.  Nun- 
ziata (V.  D.)  Municipio  di  Messina  a  Nord,  in 
Ungila  di  faro,  lungo  il  Udo  del  mare,  con 
una  Chiesa  della  B.  Vergine  dello  stesso 
titolo^  ed  una  Parrocchia;  di  94  case  at- 
tualmente, e  438  abitanti. 

Annanslata.Lat.  Annunciata.  Sic.  Nun- 
ziata (V.  D.)  Municipio  della  città  di  Ma- 
scali,  volgarmente  Quartiere,  donde  é 
distante  un  miglio  e  mezzo  verso  aqui- 
lone, alle  falde  dell'Etna.  Vi  ha  una  Chie- 
sa sotto  lo  stesso  titolo.  Vedi  Massa-An- 
nunziata, 

Antlilo.Lat.  Antillus.  Sic.  Antiddu  (V.D.) 
Casale  appartenente  a  Savoca,  non  lungi 
dalia  spiaggia  orientale,  volgarmente  in- 
tiddu,  e  da  Rocco  Pirri  Antellis.  Vi  ha  una 


AN 


Chiesa  parrocchiale  sacra  alla  Tergine, 
sotto  i  dritti  di  Savoca  (1). 

Antonio  («.)  Lat.  S.  Ankmku.  Sic.  S. 
Antonia  (V.  M.)  Piccolo  paese.  Tedi  Ciath 
ciana. 

Antonio  (S.)  Lat.  S.  AnUmiuB.  Sic.  S. 
Antonia  (T.  D.)  Paese,  detto  altrimeati 
Aci-Soprana.  Vedi  Aci  S.  Antonio. 

Antonio  (••)  Lat.  5.  Antoniua.  Sic.  S. 
Antonia  (V.  D.)  Casale  di  Castroreale,  die 
prende  il  nome  dalla  Parrocchia  intit<dala 
a  quel  santo  tutelare  ;  dista  un  miglio  e  'A 
dalla  città  ad  aquilone  verso  la  spiaggia, 
dov'è  la  cala  di  Cottone  firequentatt  da 
navi. 

Antonio  («.)  Lat.  S.  Anionim.  Sk.  S. 
Antoni  (V.  M.)  Isoletta  rimpetto  Trapani. 

Antoiio.  Lat.  AntuKum  (V.  M.)  Castolo 
espugnato  dal  Conte  Ruggiero,  come  at- 
testa Malaterra  nella  Tita  di  lai,  apparto- 
nentesi  alia  Valle  di  Mazzara  ;  oggi  di  sita 
incerto. 

Anisan.  (V.  D.)  Contrada  di  Saraceid, 
di  cui  dissi  dove  di  S.  Angelo  di  Iroio. 


AP 


Apolline  (Tempio  «)  Lat.  ApoUUi 

Templum  (V.  N.)  o  Refugio,  sotto  none 
di  Litnstino,  al  promontorio  Pachino.  Il* 
zollo  abbacinato  dalle  parole  di  Paosanii^ 
stabili  la  celebre  Moria  al  Pachino;  qiM 


(1)  Attoalmente  è  un  Gomnne  ia  provteeia  li 
Heuina,  distretto  di  Castroreale,  drcondariaK 
Savoca,  diocesi  deirArchimandriU»  dlataalalal* 
gìU  dal  mare,  ISS  da  Palermo»  i6  da 
Sorge  sopra  una  ooUina.  Nello  scordo  dal 
presentava  ana  popolazione  di  719.  ConpfWiM 
il  SQO  territorio  in  salme  1716,711 ,  delle  fvl 
l,38a  in  orti  semplici,  0,941  in  canneti»  ll«l1lli 
gelseti,  U,89S  in  seminatorii  alberati,  7ft3^  ti 
•eminatorii  semplici,  5U,4S3  in  pastore,  V^HS  li 
Tigneti  alberati,  43,844  in  yigneti  aenpUci^ti^ 
in  flcbeti  d'India,  S3,S87  in  boscala»  SBI^Mli 
terreni  improdottivi, 0,03S  ia  snoli  di  cast.' 
•noi  teneri  di  esportazione  I  Tini  #  la 


1Q1 


AP 


disse  afer  letato  i  Hoziesi  on  tempio  ad 
Apollìne,  per  aver  egli  liberato  la  città  dal 
duro  assedio  dei  Ubici.  Oggi  è  comuae 
eertezza  degli  eruditi  esser  sorta  Mozìa  al 
Lìlibeo.  Costa  altronde  dall'itinerario  di  An- 
tonino, dove  si  fa  menzione  del  Refugio  di 
Apolline,  HTer  distato  il  tempio  20  miglia 
dalla  terra  Erea  o  Ibla  Erea,  e  31  dal 
territorio  siracusano.  Sappiamo  da  Hacro- 
bìo  il  perchè  quel  Dio  venne  soprannomi- 
nato lAbiètino  lib.  1,  cap.  11.  Apollo  Li- 
hisHno  è  celebralo  appo  il  promontorio 
Padiino  in  Sicilia  con  somma  venera- 
zione ^  poiché  appena  una  floUa  di  Li' 
bici  approdò  nel  promontorio  ad  invade- 
re la  Sicilia,  ApoUo  invocato  dagli  abi- 
tanti, tuècUaia  una  peste  fra'  nemici,  e 
quasi  tutti  con  subita  morte  uccisili,  ven- 
ne soprannominato  Libistino.  Non  lungi 
dal  promontorio  è  oggidì  un  paese  ben  po- 
polato, feudo  d*Ipsica,  volgarmente  detto 
Spocca/bmo ,  dove  addita  Cluverio  il  sito 
dd  tempio  di  Apollìne.  Scrive  il  Fazello 
del  promontorio  :  ad  Oriente  non  sihaal- 
cm  seno  eicuni,  ma  dove  guarda  Mezzo- 
gwmo  una  caUi  appellata  da  Cicerone 
toniro  Verre,  porto  del  Pachino,  volgar- 
mente oggi  Longobardo...  È  attaccata  al 
fOTto  una  città  diroccata  di  quasi  un  mi- 
f/Ho  di  circuito:  è  probabile  appartener- 
si le  mine  del  Refugio  di  Apolline  a  questa 
dttà,  che  crede,  errando,  lo  stesso  Fazello 
essersi  Hozia.  Attesta  Cluverio  essere  quei 
ntderi  nel  Pachino  il  porto  medesimo  mcn*» 
tofato  da  Cicerone;  e  ce  ne  è  conferma 
il  cìreoilo  di  quasi  un  miglio.  Potè  dunque 
k  questo  villaggio  del  porto  del  Pachino 
sorgere  il  tempio  di  Àpollme  Litristino. 

àwéUmkUu  (V.  D.)  Antica  città,  sul  di 
ad  silo  variano  di  opinione  gli  scrittori 
■azionali.  Riponete  Arezio  nella  spiaggia 
aettentrionale,  dove  oggi  Pollina,  nell'alto 
d*un  eolle;  vi  si  accosta  il  Cluverio:  il 
ft09tro  Fazello  neir  agro  di  Catania  tra  Ccn- 
torfoi  e  l'Etna,  e  con  lui  Coltz  :  riconosce 


AP 


il  Maurolico  due  Apollonio:  ilpoUom'a, 
scrive,  ora  PolUna,  vicino  CefalU,  fab' 
bricata  dalle  reliquie  di  una  più  antica 
Apollonia  nell'agro  di  Catania.  Huovonsi 
a  ciò,  Arezio  e  Cluverio  perchè  riunisce 
Tullio  Apollonia  con  Alunzio  e  Capizzi,  e  con 
altre  terre  di  quel  lato  aquilonare;  Verr.  3: 
—  comprendete  andar  la  nobilissima  Tin- 
dari,  Cefatù,  Alunzio,  Apollonia,  Engio, 
Capizzi  infestale  da  questa  iniquità  dei 
Decumani.  Fazello  che  pose  falsamente  En- 
gio verso  la  foce  del  fiume  di  Lentini,  e 
vide  forse  il  depravato  passo  di  Stefano, 
dove  notando  costui  nel  mondo  molte  Apol- 
lonio ,  la  settima  ripone,  presso  Lentini  e 
Calatta;  leggesi  però  Apollonia,  appo  Dio- 
doro, come  congiunta  a  Centorbi,  e  collo- 
cata non  lungi  dalie  parti  Etnee.  Vedremo 
altrove  il  vero  sito  di  Engio:  Cluverio  emen- 
da ottimamente  il  testo  di  Stefano:  la  settima 
presso  gli  Alunlini  e  Calatta,  poiché  in- 
congruamente avrebbe  posto  Apollonia  tra 
Calatta  e  Lentini,  sedendo  la  prima  nella 
parte  settentrionale  dell'  isola ,   e  V  altra 
nell'orientale;  Alunzio  però  e  Calatta  coa- 
vengono  per  sito.  Scrive  finalmente  Dio- 
doro: lo  stesso  Agalocle,  marciato  per 
l'interno,  sforzasi  noltempo  ad  entrar  di 
soppiatto  in  Centuripe,  col  favore  di  al- 
qtjtanti  cittadini;  sveUUesi  però  le  insidie, 
accorrendo  il  presidio,  ne  viene  scacciato. 
Chiamato  poi  da  alcuni  cittadini  di  Apol- 
lonia, cfte  avevangli  promesso  la  patria, 
l'assale;  ma  presi  i  traditori  e  scannati, 
persistette  in  quel  giorno  ad  oppugnare,  ma 
senza  frutto,  da  molti  incomodi  aW  indo- 
mani molestato,  dopo  perdita  non  lieve  di 
suoi,  a  stento  s'impadronisce  della  città,  e 
molti  dei  cittadini  scannati,  ne  mette  a 
piba  i  beni.  Scacciato  adunque  Agatocle 
da  Centorbi  nottempo,  potè  nel  giorno  se- 
guente 0  nel  terzo  venir  sopra  Apollonia 
(non  perciò  fu  questa  vicina  a  Centorbi)  ed 
espugnarla  nel  giorno  susseguente:  è  que- 
sto intanto  un  altro  passo  di  Diodoro.  — 


102 


AP 


aualita  Engio  Timoleone,  eiUà  aggravata 
dalla  tirannide  di  Leplina,  la  tratagliatia 
di  contìnue  oppugnaLioni.  PercoMo  il  ti- 
ranno da  terrore,  e  chiedendo  capitola- 
zione, fu  mandato  nel  Pelopomeso,  e  per- 
chè ilendeca  aUreA  $opra  Apollonia  U 
tuo  dominio,  n  ad  Engio  che  a  que»ta 
disse  i  suoi  dritti  e  le  leggi  me.  Avendo 
quivi,  essere  stalo  Engio  verso  la  medesima 
parte  dell'isola  che  Apollonia,  e  nlevaado 
da  quel  che  diremo  in  appresso,  seder  Pol- 
lina non  lungi  da  Engio,  quivi  bisogna  pa- 
rimenti confessare  il  sito  di  Apollonia;  en- 
trambe insieme  sottacquero  alla  tirannide 
di  Leptina  (1). 

AQ 

Avalla.  (V.  n.)  volgarmente  Occbialii. 
Terra  distraila  da  un  Iremuoto  nel  1693, 
nel  di  cui  silo  sorge  oggidì  Gr<mmicbele. 

A«Bll«.  (T.  D.)  Colle  nella  parie  me- 
ridionale del  Hongibello  ,  la  di  coi  som- 
mit&  nell'eruzione  del  1635  descritla  da 
Garrera  e  da  altri ,  Tu  come  dicono ,  per 
800  passi  coverta  in  giro  da  un  mare  di 
lava;  ne  è  ricordania  nelle  storie. 

AqBiiMu  ossia  Aci-Reale,  volgarmente 
Gulia,  di  cui  parlammo. 

(l]Cirlii)aii(<Hii)dl  ÀpotUm<a\ttmtàat]\«tam- 
ISTite  dil  Parati  :  prManU  U  prima  la  tMla  di 
un  glorane,  e  o«l  roveiclo  ona  clava;  •lladen- 
dotl,  Hcoodo  11  MiJ«r,  pw  la  letta  del  (lovane 
al  tiraDDo  Laplina,  coitr«llo  a  cedere  aUa  clava, 
cioi  alla  fona  di  Timoleone:  il  Mierva  aella 
Mconda  nediglla  il  capo  di  Apolline  cotodbIo 
di  alloro  con  le  lettere  TAEU  e  mei  totmcIo  nn 
candeliere  cinto  da  nna  corona  di  linro,  col 
motto  APOAAONIATAN  :  icorfeil  nella  tema  la 
letta  di  Proterplna  coranaia  di  tpiihe,  ed  il  ro- 
vetcio  come  la  teconda:  non  mai  le  ho  credute 
della  aoitri  Apollonia;  polcbì  non  è  lUtt  alcuna 
volta  ricordanta  di  etaervitl  rinvenute;  quante 
Apellonle  Intanto  nelle  altre  parti  occupate  dal 
Greci,  amicamente  non  tortero!  le  ci  votllamo 
attenere  al  Haler,  rlipondo  che  alla  Bn  Qne  non 
egli  ci  preieata  che  nna  allntione  Incapace  di 
fondamento;  Il  ParnU  non  ci  areeea  poi  nga- 
mento  di  torta. 


AR 

Aracona.  (V.  M.)  PaeseUo  costruito  nel 
feudo  Diesi  per  opera  di  Baldassare  Ka- 
Belli,  compreso  nella  provincia  ctuesiaslict 
e  la  comarca  di  Girgenli,  detlo  cosi  da  Bea- 
trice Aragona  madre  di  Baldassare,  e  sorto 
verso  il  1606.  Occupa  il  giogo  d'na  colle 
rivolto  a  Levante,  e  dove  U  lerreoo  lieve- 
mente declina  è  ornato  dell'ampio  ed  ele- 
gante palazzo  della  signoria;  ne  sta  presso  il 
tempio  prìDcipale  sacro  al  SS.  Crocifissa, 
che  è  r  unico  parrocchiale,  ed  aounlnistrui 
dall'Arciprete;  verso  Heiiogioroo  atxrf^  Q 
convento  dei  frati  di  S.  Daria  della  Ker- 
cede ,  colia  chiesa  della  di  S.  Maria  dd 
Rosario  Patrona  principale,  il  di  cui  gimio 
festivo  si  celebra  con  pompa  e  con  fiere: 
in  altre  cinque  chiese  si  celebrano  gli  ult 
cii  divini;  fuori  la  città  è  un  cenobio  <K 
padri  Cappuccini,  costruito  dai  Baroni  nel 
1689.  Ministri  scelti  dal  Prìncipe  ban  cara 
della  Polizia  Civile  ;  vi  ha  egli  potere  di 
vila  e  di  morte,  ed  occupa  nel  General  Par- 
lamento del  Regno  il  posto  di  /Keaj,  dova 
siede  Aragona,  cioè  il  xxxi.  Dicesi  casale 
nel  Registro  dei  Baroni  s(^tto  Federico  D, 
e  possedovalo  Mariano  Capece  cogli  altri 
terreni  di  Mulolta,  Comiano,  Ragalmloo,  e 
Bocale,  dai  quali  mi  so  provenire  150  ooM. 
Pervenne  da  Mariano  a  Ifieeolò  AbeUt,  cbe 
vendetlelo  a  Rinaldo  di  Bonito,  il  qoale 
poi  come  nemico  al  Re  Martino  venne  pa- 
gliato dei  beni;  si  ebbe  allora  Diesi  cofU 
annessi  feudi  Guglielmo  Raimondo  JfMUt- 
cotino  per  la  di  cui  ribellione,  lo  stesso  le, 
con  diploma  segnato  in  Catania  nel  d)  t 
luglio  del  1395,  ne  investi  Guglielmo  T» 
timiglia  da  cui  l'assunse  Antonio  BemUt 
nipote  di  Rinaldo  dal  figliuolo  Hiceetò,  ek 
nel  censo  di  Martino  del  1308,  diceslMr 
getto  alia  Curia  pei  feudi  di  Dieri,  Bocale, 
e  Ragalmico.  Margaritella  nipote  di  Alto- 
nio  l'assegnò  in  dote  a  Luigi  .Vonloperto, 
dai  quali  nacque  Pietro  Antonio;  morto  sei" 
za  flgliuoli,  successegli  la  sìrocchia  IsabeUi 
nel  1517,  che  trasferì  i  suoi  drilli  al  ■»■ 


103 


AR 


AR 


rito  Baldoèsare  NoBeUi:  fiori  il  loro  figliuo- 
lo Giuuparri  sotto  Giovanni  de  Vega  Yi- 
cerè  Terso  il  15i0;  fu  Prefetto  militare  nella 
Talle  di  Hazzara,  ed  unito  in  matrimonio  a 
GioTannella  del  Porto,  generò  Baldassare  II, 
che  presa  in  moglie  Antonia  Gajemi  figlia 
del  Barone  del  Fiume  Salso,  ebbesi  ad  erede 
il  figlio  Gaspare  II  nel  1558;  costui  primo 
Conte  di  Jomiso,  e  marito  a  Beatrice  di  Ara- 
gona meditò  la  costruzione  di  un  nuovo  vil- 
laggio nel  feudo  di  Diesi  y  secondo  la  fa- 
cdtà  concessa  da  gran  tempo  dairimpera- 
tor  Cario  Y,  alla  sua  famiglia  :  nato  da  lui 
Baldassare  III  prese  in  moglie  nel  1598  An- 
tonia Saccano  Signora  di  Casalnuovo,  e  fe- 
ce si  che  interpellato  il  Re  a  nome  di  tutto 
U  Regno,  ottenne  V  esecuzione  del  rescritto 
dell'Imperatore  nel  160S.  Ottenuto  1* ampio 
potere  del  ferro,  adunò  della  gente,  e  co- 
me notai,  diede  principio  ad  Aragona:  Lui- 
gi figliuolo  di  lui  ottenne  dopo  dieci  anni 
gli  onori  di  Principe,  e  meritò  la  suprema 
Prefettura  nella  provincia  di  Cosenza  nella 
Calabria;  ebbesi  a  consorte  Eleonora  Car- 
riglio  e  Toledo,  con  cui  generò  Baldassa- 
re  /y,  nominato  nel  1673  Signore  di  Casal- 
nuovo,  Conte  di  Jomiso,  e  Principe  di  Ara- 
gona; mostrò  egregiamente  fedeltà  al  suo 
Ke  nella  guerra  coi  Francesi ,  e  celebrate 
le  nozze  con  Celidonia  Fiorito  e  Tagliavia 
ebbesi  figliuoli  Stefano  e  Luigi;  fu  Cava- 
liere del  Yello  d'oro,  Signore  del  Golfo 
di  Castellammare,  e  disse  finalmente  al 
mondo  il  comune  addio.  Morto  poi  Stefano 
senza  figliuoli ,  iMigi  ottenne  le  signorie, 
ed  ascritto  per  privilegio  di  Filippo  Y  trai 
Grandi  di  Spagna,  esercitò  egregiamente  le 
Ted  di  Yicerè  nella  valle  di  Hazzara;  avuti 
figliuoli  da  margherita  Branciforti,  e  morta 
poi  questa,  e  fattosi  Sacerdote ,  disse  suo 
successore  il  primonato  Baldassare;  meri- 
tò questi  i  primi  onori  nella  patria  e  nel 
Segno,  poiché  destinato  ambasciadore  al  Re 
Carlo,  divenne  tosto  dal  gabinetto  di  lui,  non 
che  Bracciere  della  Regina,  Gentiluomo  di 


Camera,  Cavaliere  di  S.  Gennaro,  Presiden- 
te Supremo  del  Magistrato  di  Sicilia,  ed 
inlimo  Consigliere,  in  quali  cariche  accreb- 
be la  concepitane  opinione,  accrebbe  la 
gloria  del  paese,  appagò  le  voglie  del  suo 
dilettissimo  Prìncipe.  Morto  in  Parigi  nel 
1133,  lasciò  Luigi,  che  avevasi  avuto  da  Lau- 
ra Morso  e  Filingieri  attuale  Dama  di  Corte; 
Luigi  oggidì  Principe  di  Aragona,  marito  a 
Stefana  Morso,  per  dritto  della  quale  Signo- 
re di  Poggioreale  e  di  Gibellina,  Capitano 
della  Guardia  del  Corpo  in  Sicilia  rifulge, 
e  ricco  di  larga  prole. 

Contavansi  in  Aragona  nel  1633,  626  case, 
249!^  abitanti;  nel  1113  1220  case,  432» 
anime,  e  recentemente  3822.  Fecondissimo 
ne  è  il  territorio,  e  somministra  tutto  che 
necessario  al  sostentamento,  in  maggior  par- 
te piantato  a  mandorleti  donde  cavano  i 
possidenti  un  grosso  profitto.  Yi  ha  un  trat- 
to detto  Macalubi  (Yedi  questo  nome)  dove 
per  alquanti  jugeri  il  terreno  è  condannato 
ad  una  sterilità  perpetua ,  ed  abbonda  di 
fenditure,  da  alcune  delle  quali  scaturisce 
un*  acqua  solfurea  bollente,  ed  in  altre  si 
versa  ;  se  verga  o  altro  lieve  corpo  vi  si 
getta  subito  viene  balzato  in  alto  (1). 

(t)  Oggidì  è  in  provincia,  distretto  e  diocesi 
di  Girgenti,  circondario  di  Grotte,  distante  68 
miglia  da  Palermo,  8  miglia  e  mezzo  dal  capo- 
luogo della  proTincia,  6  dal  capo-circondario.  É 
male  edificata  e  contiene  nn  antico  castello  dove 
si  ammira  nna  bella  galleria  di  quadri,  molte  an- 
tichità, e  si  gode  di  beUissima  veduta.  Montata- 
ne nel  1798  la  popolazione  a  6535,  a  5850  nel  1831, 
e  finalmente  a  6990  nel  fine  del  Ì85S.  S.  Elisa- 
betta e  Joppalo  sono  dei  sotto-eomani  ad  essa 
riuniti,  non  compresi  però  nel  novero  della  popola- 
zione, ma  neUa  eslensione  terriloriale.  Conta  per- 
ciò salme  5050,829  di  territorio,  1,050  cioè  a  giardi- 
ni, 190,016  a  seminatorii  alberati,  4790,086  a  se- 
minatorii  semplici,  67,409  a  Tigneti  semplici,  1, 
350  a  ficheti  d*  India,  0,  488  a  culture  miste,  e  0, 
430  in  suoli  di  case.  Esporta  mandorle,  tì  si  trova 
in  copia  dello  asfalto,  ed  hanoovi  delle  zolfatare 
non  soggette  ad  inondazione;  quelle  di  Licata  e 
Scarita  nella  contrada  YocaU,  una  in  quella  di 
Diesi,  otto  appellate  di  Amenta  nella  contrada 
S.  Vincenzo;  ne  é  lo  zolfo  di  2*  qualità. 


104 


AR 


Aragona*  (Y.  D.)  Casale  nn  tempo  esi- 
stente nei  territorio  detto  oggi  volgarmente 
di  Ragona,  tra  Centorbi  ed  Adernò,  con  una 
torre.  Appartenevasi  nel  1408  a  Giovanni 
EschisanOj  come  si  rileva  dal  censo  del  Re 
Martino;  a  Perotto  di  Modica  nel  1479, 
che  il  vendette  ad  Artale  Mincio^  donde 
pervenne  a  Giovanni  Paterno,  ed  oggi  per 
dritto  dei  padri  suoi  ad  Ignazio  Paterno 
Principe  di  Discari  (1). 

Arbeia*  (V.  H.)  Antica  città  di  sito  in- 
certo, volgarmente  Arabeja.  L*Epitomatore 
di  Stefano:  Arbeta  piccola  città  di  Si- 
dtia,  delta  di  cui  gente  il  nome  Arbo- 
leo ,  secondo  Filisto,  SicuL  ter.  Ub,  8. 
Snda  poi  :  Arbele  piccola  città  di  Siciliay 
o  Arbela.  Stimavansene  famosi  gli  abitanti 
neir  artifizio  di  mentire,  onde  quel  prover- 
bio :  Quid  non  /ies  Arbelas  ii  te  conferas? 
mentovato,  testimone  Cluverio,  da  Aposto- 
lio.  Silio  finalmente  lib.  .14. 

La  fertile  Arebea,  T  eccelsa  Jeta 

Jeta  fu  nella  Sicania,  dove  oggi  Jato,  se 
dunque  Arbela  stette  da  presso  a  Jato,  fu 
di  certo  anch*essa  in  Yal  di  Mazzara,  che 
comprende  la  parte  principale  della  Sica- 
nia. 

Arclaageta*  (Y.  D.)  Piccola  statua  di 
Apollo  condutture,  situata  non  lungi  dalla 
spiaggia,  alle  rive  del  fiume  Onobala,  oggi 
appellato  Cantara  o  di  Calatabiano.  Dei 
Greci,  i  Calcidesi  i  primi,  dice  Tucidide 
lib.  6,  partiti  dalVEubea  in  una  flotta^ 

(1)  Ci  ha  una  sorgiTa  di  acqaa  panolente  ne- 
rastra e  zoirurea.  L'opera  intanto  che  merita 
tomnia  ammirazione  in  quel  feudo,  si  è  il  magni- 
fico ponte  fabbricato  nel  1761-66;  per  esso  tradu- 
consi  le  acque  deUa  sorgente  di  Policello  da  una 
cima  di  rupe  ad  un*allra,  a  traTerso  del  fiume 
Simeto;  T  altezza  degli  archi  rendeva  rettilineo 
il  corso  dei  canali  dell'  acqua,  ed  essendo  perciò 
smisurata  non  fece  reggerlo  agli  urti  d'un  Tento 
impetuoso,  forse  accompagnato  da  tremuoto,  che 
nel  178S  l'aUerrò;  fu  riedificato  nel  1786-91  se- 
condo il  disegno  del  francese  M.  Fontaine,  e  vi 
sono  ammirabili  le  leggi  dell'idraulica,  e  la  so- 
lidità deUa  fabbrica. 


AB 


Cùn  Teocle  capo  detta  colonia,  fabbrica' 
rono  Pfasso,  e  costruirono  un'ara  ad  i4pof- 
line  Archageta,  che  ora  si  vede  fuori  te 
città,  dove  quante  volle  partono  dalla 
Sicilia,  sacrificano  all'oracolo  e  lo  tnler- 
rogano:  ed  Appiano  Bel.  Civ.  lib.  5.  JKae 
Cesare  ambasdadori  in  Taormina  a  ri' 
chiederla  della  resa;  ma  non  essendo 
stati  ammessi  dal  presidio,  oUrepassaio 
Cesare  V Onobala,  lasciatosi  addietro  U 
tempio  di  Venere,  visitò  Archageta;  è  dei- 
sa  una  piccola  statua  di  ApoUine^  dedi- 
cala daUa  prima  colonia  fondatrice  di 
Nassa.  Dicono  essere  impresse  le  m<mete 
di  Taormina  della  testa  di  Apolline  cinta 
di  lauro,  e  l' epigrafe  APXArETA  (1). 

Crede  Cluverio  collocata  oggi  questa  sta- 
tua sulla  riva  sinistra  del  fiume  Asine,  oggi 
Fiume  Freddo,  poicbè  pone  Kasso  tra  que- 
sto e  r Onobala;  ma  altrove  dimostrerò  il 
sito  di  Nasse  essere  stato  appresso  r  Ono- 
bala, dove  oggi  siede  la  rocca  Schìson,  e 
proverò  essere  quivi  altresì  Archageta,  ébis 
sembra  da  Tucidide  posta  al  di  fuori  :  poi- 
ché Cesare  Augusto,  come  dice  Appiano, 
navigato  1*  Onobala  onde  assalir  Taonnioi, 
occupò  il  tempio  di  Venere  presso  Ardiagi' 
la;  è  dunque  congruente  si  fosse  accampalo 
nel  luogo  il  più  vicino  alla  città  da  assediare^ 
e  dair  Asine  progredendo,  che  è  più  1iid|ì 
che  r  Onobala,  si  avesse  scelto  un  luogo  op- 
portuno. Se  stabilissimo  Archageta  ad  Asi- 
ne, 0  bisogna  supporre  distarne  il  ciiiyo 
di  Cesare^  o  non  avere  il  suo  esercito  ìt 
trapreso  l'assedio  di  Taormina.  Nessun  de* 
gli  antichi  afferma  ciò  che  Fazello  nella  Dee. 
1,  lib.  1,  cap.  2,  aver  coir  ara  e  laslaitt 
levato  Teocle  un  tempio  ;  dubito  del  leflH 


(1)  Ne  ho  vedute  di  bronzo  nel  medag llart  lit 
Sac.  D.  Carmelo  Felice,  con  una  tetta  di  A^l* 
nel  dinanzi,  e  nel  roTescio  una  tetta  di  toro  il 
una  clava,  con  d*  intorno  il  motto  APXATETA: 
ce  ne  hanno  altresì  con  invece  di  clava,  un  grif* 
polo  d'uva  sul  capo  del  toro:  tono  tulle  oomuiii' 
si  me,  e  di  conio  diverto. 


105 


AR 


afere  accennato  Olimpiodoro  di  qaest*Ar- 
cbageU,  presso  Fozio  nella  Biblioteca  ;  nota 
nna  statua  inaugurata  dagli  antichi  nelle 
spiagge  di  Sicilia,  rimpetto  Reggio,  a  scansa- 
re il  fqoco  dell*  Etna,  ed  allontanar  la  fre- 
quenza dei  barbari;  Bguravasi  perciò  pre- 
mente con  un  piede  un  fuoco  perenne , 
un  flutto  perenne  coir  altro,  il  cbe  ci  Ten- 
ne tramandato  da  superstizione  dell*  antica 
gente. 

Arcitf.  (Y.  D.)  Cala  Ira  il  promontorio 
Raiscolmo  e  Milazzo  detta  un  tempo  Ifath 

lù€0. 

Ardtfdemao.  Lat.  Archidemius  fons. 

(Y.  N.)  Fonte,  di  cui  Cluverio  :  tra  Ciane 

e  VAnapo  è  un  fante  detto  volgarmente 

Cefoitno  ;  credeH  esser  lo  stesso  quel  che 

ri  oppeUa  da  Plinio  Archidemia ,  ma  non 

è  aicim  documento  a  confermare  tale  opi- 

nume;  dicelo  Arezio  ircAidemMaa:  sono 

parole  di  Plinio  lib.  3,  cap.  8.  Sira,cusa 

eoiortta  col  fante  Aretusa^  quantunque  le 

fonlt  TemenilCy  Archidemio^  Megea^  Cic^ 

ne,  e  MUichia  traggono  le  loro  acque 

naif  agro  siracusano . 

ArcMrafl.  Lat.  Archirafis.  Sic.  Arcirafi 
(T.  D.)  Torre  nella  spiaggia  di  Mascali,  ap- 
presso Capo  Secco,  con  un  piccolo  villag- 
gio fondato  da  poco  da  Giovanni  Natoli 
Principe  di  Sperlinga,  percioccbè,  posse- 
dendo il  territorio  di  quel  nome,  ne  con- 
gregò in  un  punto  gli  agricoltori ,  e  vol- 
ane decorata  la  Cbiesa  parrocchiale  del  ti- 
tolo di  S.  Maria  della  Lettera,  per  indulto 
dell'Arcivescovo  di  Messina,  cbe  vi  deputò 
un  Sacerdote  alla  cura  delle  anime.  Dicono 
parimenti  Archirafi  un  luogo  nel  vernice  del- 
TEtaa,  appellato  con  più  di  ragione  da  al- 
tri. Torre  del  Filosofo,  come  noterò  in  ap- 
presso (1). 

AreUmmmsu  Lat.  Archimusis.  Sic.  Arci- 
mesa  (V.  D.)  Colle,  non  lungi  da  Hontai- 
liano,  mentovato  dall'Adria.  Portatovisi  il  Re 

fi)  Oggi  a  paota  deU*Olmo,  presso  Torre  d' Ar- 
chirafi e  Riposto,  è  ifltaUato  un  telegrafo. 


AR 


Federico  per  consiglio  di  Rinaldo  di  Tilla- 
nova  valorosissimo  medico,  sollevavasi  dalla 
podagra;  passava  intanto  la  notte  in  Mon- 
talbano. 

Arco.  Lat.  Arcus.  Sic.  Arcu  (V.  W.)  Uno 
dei  fonti  del  fiume  Cacipari,  volgarmente 
CassibiU. 

Arco.  Lai.  Arcus.  Sic.  Arcu  (V.  N.)  Mo- 
nastero di  Cisterciesi  detto  di  S.  Maria  del- 
r  Arco^  nel  territorio  dello  stesso  nome,  di- 
stante S  miglia  dair  antico  Noto,  verso  Aqui- 
lone. Venne  fabbricato  nel  1212  per  opera 
di  Isimbardo  di  Morengia  dei  sicoli  Otti- 
mati, e  Signore  di  Noto,  e  sotto  Federico 
Re  ed  Imperatore  Romano,  ne  accrebbe  la 
dote.  DifTusamentc  se  ne  parla  nella  Sicola 
Monast.  Storia.  ProfTerisce  T Abate  nel  Par- 
lamento il  Lix  voto  nel  Braccio  Ecclesiastico. 
Crollò  per  un  tremuoto  il  monastero,  nel 
fine  del  secolo  scorso,  ed  un  altro  ne  co- 
struirono i  monaci  assai  elegante  nella  città 
nuova,  dove  attualmente  dimorano. 

Ardaria.  Sic.  Lardarla  (V.  D.)  Munici- 
pio di  Messina,  volgarmente  Lardarla.  Ne 
bagna  i  confini  un  fiume  dello  stesso  nome^ 
e  scaricasi  nello  stretto. 

Arena  (Monti  della)  Lat.  Arenae  mon' 

tes.  Sic.  Munti  Riferi  (V.  D.)  Nel  lato  me- 
ridionale deir  Etna;  sono  propriamente  due 
colli,  unitisi  sin  dal  1669,  quando  vennero  in- 
granditi da  una  tempesta  di  arena  vomitata 
dal  vicino  vulcano;  diconsi  anche  Monti  Ros* 
m',  dal  colore.  È  ammirabile  sotto  di  essi  una 
voragine  verso  mezzogiorno,  donde  sboccò 
un  torrente  di  lava;  è  profonda  alquanti 
passi,  e  discendevisi  a  scrutare  arcani  di 
natura,  e  contemplar  le  ignivome  gole  og- 
gimai  chiuse ,  donde  sgorgava  la  ruinosa 
tempesta.  Il  circuito  di  quei  colli  è  di  più  di 
un  i/a  miglio,  una  sterilità  perpetua  ne  ac- 
cresce lo  squallore,  mentre  altri  dell' ìn- 
dole stessa,  nella  stessa  regione,  pid  an- 
tichi quasi  interamente,  sono  vestiti  di  vir- 
gulti, né  i  pid  recenti,  quelli  cioè  da  po- 
co formati  dal  vulcano,  mancano  di  erbe. 

14 


406 


AR 


•  Areiia(Moiiastero  di  ••  !f  iccold  del- 
la) Lat.  Arenae  Monasierium  (Y.  D.)  hi 
istituto  Benedettino,  antichissimo^  fondato 
nel  1656  da  Simone  Conte  di  Policastro, 
nipote  di  Ruggiero  dalla  figlia  Flandrina; 
prima  unito  al  cenobio  di  S.  Leone  di  Pen- 
nacchio, poi  air  altro  di  S.  Maria  di  Lieo- 
dia,  fiori  per  la  perfezione  degli  ottimi  no- 
?]zii  alla  vita  monastica;  quantunque  oggi 
manchi  di  monaci,  che  dimorano  in  Catania 
nella  famiglia  dei  Cassinesi,  conserva  tut- 
tavia, fornito  di  congrui  edifizii.  Tenore 
di  egregia  fama  e  di  antico  lustro.  Ne  è 
il  cemeterio  in  somma  venerazione  ai  ter- 
rieri. Rimane  una  cisterna  che  merita  at- 
tenzione per  la  sua  grandezza,  ed  altri  mo- 
numenti che  resistettero  al  tremuoto  del 
1693. 

Arena  (Flanie  della)  Lat.  Arenae  flu^ 
Tius.  Sic.  Xiumi  di  la  Rina  (V.  N.)  Altri- 
menti Salemi,  ed  anche  dagli  antichi  Ua- 
lycus  :  male  credesi  da  alcuni  il  destro  Be- 
lìce. 

Areneiia.  Lat.  Arenella.  Sic.  Rinedda 
(V.  M.)  Antica  tonnara,  non  lungi  da  Paler- 
mo, sotto  il  monte  Pellegrino,  comunemen- 
te appellata  dell*  ireneUa.  Dal  i296  dice- 
fasi  Signore  deirireneUa  Giovanni  Calvelr 
lo;  appartenevasi  nel  1408  a  Roberto  della 
stessa  nobilissima  famiglia,  ed  oggi  gode 
dei  titolo  di  Duca  MI  Arenella  Vitale  Val- 
guarnera  Principe  di  Niscemi  (i). 

AretuMu  Lat.  Arethma  (V.  N.)  Cele- 
berrima fonte  di  Siracusa,  un  tempo  di 
acqua  dolcissima,  di  grande  estensione,  e 
eopiosa  in  pesci,  che  al  dir  di  Tullio  ver- 
rebbe tutta  coverta  dal  flusso  del  mare,  se 
eon  ripari  non  ne  fosse  staccata.  Oggi  però 
è  ristretta  in  un  angusto  letto,  manca  per- 
ciò di  pesci;  separata  dal  mare,  dove  sboc- 
cano le  sue  copiose  acque,  dalle  mura  della 
citt<^  ;  dolce  al  palato  dei  nostri  padri,  ora 

(1)  Oggi  è  di  proprietà  del  Signor  D.  Vincenzo 
Florio  dei  primi  negozianti  di  Sicilia  che  vi  fab- 
bricò altresì  na  molioo  a  vento  da  tommacco. 


AR 


lorda  di  un  non  so  ebe  di  salmastro ,  la 
che  si  attribuisce  ai  tremuoti  sofferti  da  ^- 
racusa  nel  secolo  xvi.  Prodigii  favoleggia- 
no di  essa  gli  antichi,  e  come  notai  Tap* 
penavano  alito  di  Alfeo,  che  sebl>ene  ori- 
ginario in  Acaja  nella  Grecia  viene  a  sgor- 
gare presso  Or  ligia.  È  noia,  scrive  Pausa- 
nia  nelle  Eliache,  la  favola  di  il/èo,  es- 
sere stato  un  eaccùUore,  avert  amata  Art* 
tusa,  anch'essa  piacentesi  della  eaeeiaf 
die  avendone  rifiutate  le  nozze,  H  dice, 
mutatasi  in  fonte,  essersi  trasferita  in  Or* 
ligia  presso  Siracusa,  la  stessa  mutazione 
avere  effettuila  Alfeo  in  se  stesso  per  l*mMO- 
re  che  verso  lei  trascinavalo  ;  (H  che  fa^ 
Cile  è  a  vedere,  poeticamente  essersi  detto) 
e  sotto  il  mare  scorrendo  essersi  cangkrn* 
io  alla  fonte  appresso  Siracusa,  aUa  reaUk 
del  che  può  fede  prestarsi;  e  ponderandd 
il  riportato  oracolo  del  Delfico  Apolline,  eoi* 
chiude  :  e  da  ciò  che  uniscen  il  fiume  il* 
feo  all'Aretusa,  si  diede  luogo  alla  fmela 
delPam^re  d' Alfeo. 

E  qui  a  rammentare  il  surriferito  detH 
del  medesimo  Pausania  intomo  aU^AUèo, 
per  ben  due  volle  ascondersi,  e  sgorgare 
poi  nei  varii  campi;  donde  chiaramente  ap* 
pare  se  a  ben  ragione  il  Cluverio  riprenda 
Fazello,  il  quale  scrive  :  poiché  di  UM  jfi 
antichi,  che  questo  prodigio  di  natura  df- 
scrissero,  nessuno  osò  credere  F  Alfeo  ah 
sorbito  alla  foce  o  mescolato  alte  «cfil 
del  mare;  (come  stimò  Cluverio  eon  Stn* 
bone)  ma  che  introdotto  in  fnediienml 
meati,  o  in  tulio  o  m  parie,  per  corse  sé» 
tomarino ,  venisse  poi  a  riscaimrire  ito 
ad  Aretusa:  di  questa  poi  ci  baan»  difem 
opinioni.  Fazello  stabilendola  al  lata  età* 
dentale,  Aretusa  scrive,  era  una  volta  M 
grandezza  indicibile,  poiché  motti  rwsstm 
che  sgorgano  all'intorno,  e  acorrsnasf* 
gi  a  guisa  di  fiumi  per  vie  diterse  peeoè 
i  magazzini  dei  conciapelèij  vuime  <i 
prima  uniti,  formatano  un  lago,  che  4d 
circuito  d' uno  itadio  stendevaei  dallo  ^t* 


107 


AR 


eo  donde  oggi  ègorga^  9lno  6l  fonte^  che 
M'eià  mia  prenderà  nome  dai  Canali^ 
talché  ancor  èi  osservano  vestigia  di  sassi 
e  di  acque  dov'era  l'antica  porta  della 
città  deUa  Ar^usa  da  Livio,  ma  neWetà 
mia  dei  Saccari^  donde  secondo  ìm  entrò 
Marcello  fkeW  isola.  Ha  sembra  raccoglier 
Cluterio  da  Livio,  sboccare  TAxelusa  nei  por* 
fo  minore  ed  al  lato  aquilonare  dell'isola, 
0  air  orientale;  poicbè  Merico,  uno  dei  Pre- 
fetti deUa  città,  neir  assedio  di  Marcello,  pre<* 
se  a  custodire  quella  parte  di  città  che  sten- 
desi  dal  fonte  Aretusa  sino  al  porto  grande. 
Kra  una  porla  presso  Aretusar,  dove  not- 
tempo  ordinò  Marcello  sbarcassero  quelle 
«diiere,  cui  Merico,  secondo  il  patto,  do- 
veva dare  adito  in  città  :  era  secondo  Livio 
rimpetto  Acradina,  dì  cui  tutto  il  muro  esle- 
Tìere,  nota  Gluverio,  esser  ricinto  verso 
Oriente  dal  grande  e  dal  piccolo  porto. 
Scrive  inoltre  Tullio  essere  stato  il  fonte 
di  Aretusa  nella  punta  deir  isola;  lunga  in- 
tanto risola  essendo,  e  venendo  a  formare 
di  una  delle  sue  estremità,  col  promontorio 
Pleoimirio,  il  porto  grande,  unita  T  altra  in 
fari  tempi  per  un  ponte  ad  Acradina,  sem- 
bri aver  parlato  Cicerone  di  una  delle  due, 
lèè  a  dar  lu<^o  a  dubbio  aver  indicato  con 
liiio  il  fonte  nella  estremità,  presso  Acra- 
ditt.  SoIìqo  finalmente  sombra  accennare 
il  ONigiungimento  del  Porto  Marmoreo  o 
■iH^re  eoi  fonie  Aretusa.  Questi  ed  altri 
tnlti  recali  il  Cluverio,  conchiude:  è  certo 
BinffuCj  essere  slata  ÀretìAsa  in  q^tel  sito 
tee  descrieonla  gii  «ulort  vicoli,  non  solo 
tsmni  opparienutaAm'adinaalmareester-' 
metal  piccolo  porio^  ma  al  grande  aUre- 
i,ed  in  questa  sua  parte  avere  Marcello 
ertmaio  lo  sbarco  nel  luogo  deUa  porta^ 
Ae  era  vicina  al  fonte  di  Aretusa;  aver 
TaOio  appellata  Ortigia,  dove  il  fonte,  isola 
tdrena,  in  comparazione  alle  altre  parti  di 
Sineusa«  Solino  finalmente  enumera  i  piJk 
ilaslri  Monumenti  contenuti  nel  porto  mar- 
«oreo  ed  U  fnnle  di  Aretusa.  Aggiungo  ciò 


AR 


che  dice  il  Fazello  delle  dighe  che  difen-^ 
devano  Aretusa  dall' impeto  del  mare,  a  co-» 
noscere  nelF  intero  aspetto  fonte  si  celebre; 
erasi  dunque  ben  vasto  il  fonte  di  Aretusa^ 
abbondante  in  pesca,  attorniato  di  massi 
disposti  a  mo'  di  rete  nel  more,  che  im* 
piastrati  di  molta  mistura  di  pece  e  di 
bitume  ne  allontanavano  i  flutti;  se  ne 
ammirano  ancora  evidenti  vestigia,  per^ 
ciocché  alVetà  mia  vedevansi  i  vicini  fon* 
dachi  dei  conciapeUi  fabbricali  su  queste 
masse  di  nuUerta  bituminosa . . .  Sparì  ùi- 
tanto  ad  un  tratto  l' Aretusa  negU  anni  di 
mia  giovinezza  nel  10  gennaio  del  1SÙ6^ 
ma  molte  fonti  di  acqua  sgorgarono  nel* 
l'istmo  ed  il  lido  del  porto  marmoreo^ 
che  poi  imm(mtinenle  mancarono  al  riap- 
parir dell  Aretusa. 

ArsenniuMi  (V.D.)  Promontorio  tra Hes* 
Sina  e  Taormina,  oggi  detto  di  S.  Ales^'o, 
quasi  negli  orli  dello  stretto;  è  celebre  nel- 
le tavole  di  Tolomeo,  il  quale  però  si  per^ 
de  nel  segnarne  la  distanza,  secondo  lui 
di  10  miglia,  in  realtà  di  6  dal  monte  Tau- 
ro, dando  occasione  a  Haurolico  e  ad  altri 
dopo  di  lui  di  afTermare,  essere  il  Capo 
Grosso  degli  antichi.  Per  colpa  però  dei 
librai  trovansi  spessissimo  volte  cangiati  j 
numeri  nelle  tavole  di  Tolomeo,  o  mal  se- 
gnali; del  resto  sembrami  affatto  incon- 
gruente, che  messo  da  parte  quel  Geografo 
li  capo  di  S.  Alessio,  che  è  un  vero  pro- 
montorio, cioè  un  monte  che  stendesi  nel 
mare,  abbia  voluto  indicare  colla  voce  Ar- 
gennum  il  Capo  Grosso.  È  dubbio  degli  eru- 
diti se  Plinio  ricordando  in  questa  stessa 
spiaggia  il  promontorio  Drepano^  parli  di 
Argenno;  io  credo  piuttosto  sia  Drepono  il 
Capo  Grosso.  Vedi  S.  Alessio. 

Arida*  (V.  D.)  Antica  città  secondo 
Tullio,  fabbricata,  come  dal  Lessico  di 
HoCTmann,  dal  Sìcolo  Archigene;  sembra  es- 
ser sorta,  come  nota  lo  stesso  scrittore,  nel- 
la parte  settentrionale  della  Sicilia. 

ArmeUlno»  Lat.  Àr$neUinus.  Sic.  Ar- 


108 


AR 


millinu  (Y.  N.)  Monte,  il  di  cui  dorso  è  oc- 
cupato da  Piazza  a  nessuna  delle  cillà  interne 
seconda,  con  sorgenti  di  acque  limpidissi- 
me alle  radici,  come  scrive  il  Pìrri,  e  va- 
gamente ameno.  Ne  parleremo  di  nuovo 
quando  di  Piazza. 

Arse.  Sic.  Arsi  (V.  D.)  Casale  della  chie- 
sa di  Cefald,  creduto  Alcusa dal  Pirri  tom.  2. 

Ariana*  (V.  D.)  Municipio  di  Messina  a 
Mezzogiorno,  detto  da  altri  Arlièia,  dal  Pir- 
ri Lariilia;  occorre  in  una  gran  corrente 
non  lungi  dalla  spiaggia,  discosto  8  miglia, 
per  la  strada  regia,  dalla  cillà.  La  chiesa 
parrocchiale  va  sotto  il  titolo  di  S.  Maria 
di  Porto-salvo  :  contanvisi  80  case,  300  abi- 
tanti, e  ne  è  il  Patrono  S.  Biagio. 

Ari/ewMÈÈmla.  Lat.  Artemisium  (V.  D.) 
Tempio  di  Diana  Fascellina,  cui  d'intorno 
sorgeva  da  gran  tempo  una  piccola  terra  do- 
po Pelerò.  Diana  dicesi  Artemis  dai  Greci, 
onde  si  appella  Artemisio  il  tempio.  Men- 
tovando Silio  lib.  14,  le  città  ed  i  popoli 
di  Sicilia,  canta: 

Mille  dal  tempio  FatceUin,  dimora 
D^Ua  Taorioa  Diva... 

rammenta  la  terra  dove  sorgeva  il  tempio  di 
Diana,  e  di  mille  soldati  che  ne  venivano 
tratti  fuori.  Ricaviamo  da  Igino,  e  da  altri  la 
ragione  di  questo  soprannome  di  Fascellina 
dato  a  Diana,  poiché  egli  scrive  Mitol.  cap.  26, 
dopo  che  IGgenia  figliuola  di  Agamennone 
ebbe  schivata,  per  compassione  del  Nume  cui 
andar  doveva  immolata,  la  morte,  venne  con- 
segnata al  Re  Toante  e  fecesi  Sacerdotessa 
di  Diana  Dittimna,  rapito  poi  col  fratello 
Oreste  il  simulacro  della  Dea  fuggissene 
in  Italia ,  ed  avendolo  nascosto  tra  fa- 
sci di  legna,  ne  pervenne  alla  Dea  il  sopran- 
nome di  fascellile;  afferma  il  medesimo 
scrittore  essere  stata  parimenti  detta  Facel- 
lina,  dalla  face  eon  che  suole  descriversi. 
Dicesi  vinto  Sesto  Pompeo  da  Cesare  Augusto 
presso  Artemisio,  tra  Milazzo  e  Nauloco,  se- 
condo Appiano,  Dione,  Svelonio;  scrive  Dio- 
ne :  appresso  Artemisio  oppose  Sesto  a  Ce- 


'4 


AR 


sare  venuto  in  Sicilia  il  eampo^  e  vedendo 
Pompeo,  nota  Appiano,  essere  per  giungere 
Agrippa,  passa  al  Peloro  abbandonate  le 
gole  di  Mite,  che  immantinente  Cesare  oc- 
cupò, anzi  con  Mite  stessa  ed  il  tempio 
di  Diana,  dove  un  piccolissimo  villaggio, 
in  cui  favoleggiano  essère  stale  le  Halle 
dei  bovi  del  Sole,  ed  avere  Ulisse  sognato. 
Da  tutto  il  che  stabilisce  Cluverlo  il  tempio 
di  Diana  o  Artemisio  appresso  le  gole  sa- 
dette,  non  lungi  dal  fiume  Mela ,  oggi  Rii- 
cito,  appellato  perciò  da  Vibio  nel  Calai, 
dei  fiumi,  corrottamente  Fetelino.  Accostasi 
a  Cluverio  il  Massa  nella  Sic.  in  Prosp.^  po- 
nendo V  Artemisio  tra  il  promontorio  Bais- 
colmo  e  Milazzo,  ma  afl'ermano  alcuni  re- 
starne avanzi  nel  territorio  appresso  Milaz- 
zo, che  appellasi  volgarmente  SoUarìo; 
né  sembra  dissentirne  Arezio  che  nota  pu^ 
landò  di  Tindari  appresso  Mite  :  è  fama  esser 
quivi  approdato  Oreste  col  simulacro 
Diana  Fascellile.  Venendo  in  appresso  i 
Milazzo  ed  ai  suoi  confini,  dirò  qualche  el- 
sa degli  armenti  del  Sole^  e  del  sonno  di 
Ulisse. 

Awi/emtno.  Lat.  Artisinus.  Sic.  ArtisiBO 
(V.  N.)  Monte  detto  Lartisina  dal  Pini, 
quasi  nel  centro  dell* isola,  perlochè  seie 
appella  1*  ombelico,  e  la  divide  oggigiom 
in  tre  valli,  che  singolarmente  rignarii; 
quindi  volgarmente  si  crede  esservi  slati  tre 
massi  e  tre  sedi,  giusta  la  divisione  deUi 
isola  rivolti  alle  parti  corrispondenti.  Cre- 
desi  uno  degli  Eroi,  poiché  verso  la  pule 
di  Oriente  sono  alcune  fonti  spettantesia 
Crisa,  volgarmente  Dittaino;  e  scriv^  TiMi: 
Crisa  da  un  monte  Ereo,  donde  affennii 
con  Cluverio  essere  TArtesiuo  ano  dcfli 
Erei.  Quivi,  dove  stendesi  una  amena  pii- 
nura,  sorgeva  un  antico  convento,  o  Cf€iOi 
del  titolo  di  S.  Maria  di  LaHieùM  delro^ 
dine  di  S.  Agostino  della  rirorma  di  Cu- 
torbi,  17  miglia  distante  da  CalasctbeHit 
dove  ai  tempi  del  Pirri  menavano  i  IMi* 
con  grande  austerità  e  eoa  innoceBai 


109 


AR 

la  Tita,  ma  oggi  è  deserto  ;  tì  ve- 
(ligìosaiuento  pregando,  nel  mese  di 
le  genti  ed  il  Clero  di  Calascibet- 
falde  deU*Arlesino  verso  Ponente  è 
Icilino,  donde  il  fiume  Murello  (!)• 

AS 

èito>  Lat  AMneUtm^Sìc.  Asined- 
I.)  Pìccola  isola^  volgarmente  le- 
non  lungi  dalla  spiaggia,  dove  sorge 
di  S.  Giuliano ,  tra  il  porto  di  Tra- 
la  cala  di  Bonagla;  è  deserta  e 
Illa  ricinta  di  acutissimi  scogli  come 
londe,  secondo  Orlandino,  deriva  il 
ae  (2). 

elio.  Lat«  Asinellus.  Sic.  Asinedda 
Fiume  e  villaggio  appresso  Cefalii. 
nello. 

«••  (T.  D.)  Fiume ,  oggidì  appella- 
lo, che  dà  il  nome  al  vastissimo 

0  donde  prende  origine.  Dicesi  ice- 
a  Tucidide,  come  bene  avverte  Glu- 
ma altri  erroneamente   il  dicono 

1  larghe  fonti  non  lungi  dalla  fo- 
dotte  dalle  nevi  dell*  Etna;  abbonda 
di  copiose  e  fredde  acque,  né  vie- 
mesciuto  dalle  piogge;  in  qualunque 
ò  perciò  ne  è  uguale  la  misura,  e 
igittarsi  a  piedi.  Nel  territorio  dello 
lome  è  una  torre  famosa,  della  quale 

in  appresso. 

»rAiio.  Lat.  Aiparanus.  Sic.  Aspa- 
f.  n.)  Scoglio  nella  spiaggia  di  Si* 
ad  Oriente,  mentovato  dal  Gamillìa- 
dal  Yentimiglia.  Yi  ha  un  capo  del 
lesso,  ed  un  molto  ampio  asilo,  che 

:aUo  fomuilo  di  roccia  calcarea,  che'  1a- 
eftra  delle  paote  acute  e  %\k  dà  ona  for- 
me; troTaoii  alle  sue  falde  grosse  masse 
ifa  eoosposta  di  cioUoli  silicei  e  quarzosi 
a  un  cemeoto  siliceo-calcareo;  Ti  si  osser- 
vale anche  nelle  allure  vicine,  delle  moli 
inarzose,  il  di  cui  selce  è  rosso  e  turchi- 
y.  Ferrara  Guida  in  Sicilia. 
liTtsi  dai  marinai  perché  assai  pericoloia. 


AS 


perciò  dicono  porto,  non  lungi  dalla  spiag- 
gia e  dalla  cala  Rossa  (1). 

AsparaneiicN  Lat.  Aspranellus.  Sic. 
Aspraneddu  (Y.  N.)  Piccola  isola,  ad  un  tiro 
di  pietra  dal  lido  sudetto  di  Siracusa,  tra 
Asparano  ed  Arenella;  vi  ha  altresì  una 
caia,  ed  un  capo  del  nome  stesso,  appresso 
il  promontorio  Longo,  ed  il  porto  d' Ongia, 
dinanzi  il  Plemmirio. 

Asfldnari».  Lat,  Asèinarus  (Y.  N.)  Fiume 
oggr  appellato  fiume  di  Noto  e  Falconara^ 
dagli  antichi  KOiAo:^  noxAMO:^,  cioè  scor- 
rente in  terreno  concavo ,  e  ciò  per  avere 
profondo  il  letto  in  qualche  parte,  ed  alte 
le  rive,  come  dirò.  Prende  origine  dalla 
valle  che  difende  T  antica  Noto,  nel  lato  oc- 
cidentale, sotto  una  fortezza  della  città,  da 
un  fonte  ^  che  si  dice  dagli  indigeni  Fon- 
tana  Grande,  ed  altrimenti  Mveo  ed  inil- 
(o,  donde  impetuoso  erompe  a  tal  segno, 
da  muovere  macine  di  mulini  da  frumento , 
ed  a  circa  un  miglio,  rinchiuso  come  in  un 
doccione,  precipitarsi  tra  rupi  ruinose.  Ac- 
coglie allora  le  acque  del  fonte  Giandrone, 
'  ed  a  mezzo  miglio  viene  accresciuto  dal  ru- 
scello Ginuardo  o  Ainuardo;  verso  il  quale 
luogo  sono  i  fondachi  di  cuojame  dei  Notini. 
Né  lungi  di  11,  percorse  già  dieci  miglia,  ac- 
coppiasi per  sino  alla  foce ,  alle  sorgenti  di 
Nucifora ,  Turturone  e  Bombello  ed  altre  di 
minor  conto.  Scorrendo  pei  lieti  campi,  ren- 
dendoli oltre  modo  fruttìferi  e  ricchi,  bagna 
le  mura  meridionali  della  nuova  Noto,  e 
prende  il  nome  dal  campicello  Lombardo; 
ma  depostolo,  sino  al  territorio  di  Ragal- 
modica  dicesi  fiume  di  Noto,  entrando  poi 
nei  confini  del  feudo  di  Falconara,  lascian- 
dosene a  destra  la  quasi  distrutta  rocca, 
ne  riceve  il  nome.  A  circa  un  miglio  e  mez- 
zo però,  prima  di  scaricarsi  nel  mare,  scor- 
re di  nuovo  per  un  canale  profondo  ingom- 

(1)  Non  è  molto  distante  da  Fontana  Bianca; 
credesi  in  queste  Ticlnanze  T antico  Polinolo,  di 
cui  parla  Plutarco  nella  Tila  di  Nicla,  fabbricata 
per  opera  del  firateUo  del  Re  Gerone. 


110 


AS 


bro  di  rupi  e  di  massi,  dote  i  Siracasani 
(come  abbiamo  da  Tacidide)  sconfissero  Te- 
sercito  degii  Ateniesi  tra  se  tumultuanti, 
del  che  dirò  poco  io  appresso.  Abbonda  in 
frotte  ed  in  saporitissime  anguille,  ed  ò 
piantato  per  lungo  tratto,  dall'una  e  dal- 
r altra  riva,  ad  orli  ed  albereti  fruttiferi. 
Yerso  Austro ,  presso  la  foce,  è  la  Balata 
di  Noto,  né  molto  lungi  alla  sinistra,  una 
famosa  tonnara  delta  del  fiume  di  Noto. 
He  è  mentovato  questo  tratto  di  mare  per 
ima  battaglia  navale  tra  la  flotta  Inglese  e 
la  Spagnuola  nel  1118  (1). 

(1)  AUMnceodio  destato  dal  testameato  di  Car- 
lo II,  ai  tredici  anni  di  guerra,  in  cai  la  Ger- 
mania, r  Inghilterra,  l'Olanda  soHevaTano  il  tri- 
plice brando  contro  la  potenza  francese,  fu  la 
pace  di  Utrecht  un'argine,  un  rimedio.  Toccò  per 
Mta  la  SiciUa  a  Vittorio  Amedeo  Duca  di  Sa^oja 
•he  seppe  colla  sua  solenne  beneficenza  attirar- 
sene Taroore.  Pei  maneggi  intanto  di  Giulio  Al- 
Beroni  che  era  salito  a  Cardinale,  e  priitio  Mini- 
stro di  Spagna,  Tingente  armata  spagnaola  Tenne 
Bel  1718  ad  impossessarsi  della  Sicilia  :  seppe  egli 
ingannare  tutte  le  potenze  di  Europa,  finse  di  fare 
on  secreto  accordo  con  Vittorio  Amedeo,  di  assali- 
re 11  Milanese,  che  conquistato  doTesse,  cedendo  la 
Spagna,  rimanere  in  mani  di  lui.  Fidossi,  e  traendo 
^alla  Sicilia  U  fiore  degli  eserciti  suoi,  prescriveTa 
al  Maffei  suo  viceré,  facesse  buon  viso  alla  flotta 
spagnaola,  se  mai  si  accostasse  all'isola,  poiché 
•mica:   accostò,  ma  il  più  nero  tradimento  era 
ordito:  la  Sicilia  le  cedette,  sproT?eduta  ed  inerme, 
le  sole  piazzo  forti  resistettero;   il  Marchese  di 
Leda  a  nome  di  Filippo  V  pubblicaTa  un  manifesto 
inorpenando   Tenir  a  scacciare  Vittorio,  perché 
mantenuto  non  aveTa  le  condizioni  della  pace  di 
Utrecht  di   conserTare  al  regno:  sus  leyes^  con- 
itituciones^  cafniolot  del  reyno,  pragmaticaSf  cO" 
stumbres,  libertadet,  y  immunitadet,  y  exemcio- 
nes.  Ma  In  fortuna  non  sempre   seconda  i  dise- 
gni dei  facimale;   l'Inghilterra,  la  Germania,    la 
Fk'ancia,  il  Re  Vittorio,  coUegaronsi  contro  la 
Spagna;  la  Trancia  occupò  la  Narvarra  e  la  Ca- 
talogna; spedì  l'Inghilterra  l'ammiraglio  Bing  nel 
mediterraneo  con  Tenticinque  vascelli,  a  rinfor- 
lare  nei  luoghi  non  ancora  occupaU  dalla  Spagna, 
i  SaTojardi,  a  distruggere  la  flotta  spagnuola  co- 
mandata dall'  ammiraglio  Castagnedo.  incontra- 
roDsi  nel  dì  11  agosto  nei  punto  segnato  dal  no- 
stro autore  le  due  armate,  si  batterono  con  pari  va- 
lore, mt  ferito  U  Gasiagoedo  e  costretto  t  ritirarsi, 


ÀS 


Ha  a  ben  ragione  disse  il  Faxello  cele* 
bre  quel  fiume  per  la  strepitosa  littoria  dd 
Siracusani  contro  gli  Ateniesi,  ed  è  fidsi 
alTatto  r  opinione  di  coloro,  che  dicono  et» 
sersi  ingaggiata  ad  Eloro,  che  perciò  ap* 
pollano  Assinaro;  poiché  abbiamo  da  Tu- 
cidide, Qhe  passato  il  fiume  Erineo,  per  co- 
mune sentenza  il  Miranda  attuale,  prese 
Nicla  coi  suoi  un  luogo  eminente,  coadMse 
poi  r  esercito  al  far  dell*  alba  aU*  Assinan», 
0  per  estinguerne  la  sete  o  perchè  hA 
mente  passatolo  avesse  a  scansare  i  Beni- 
ci  che  da  ogni  parte  con  saette  e  giavel- 
lotti molestavanlo.  Succedendo  dunque  Fai» 
conara  a  6  miglia  da  Erineo,  fu  qui  Và»^ 
éinaro.  Soprastando  a  questi,  cioè  agi 
Ateniesi,  da  ovtingue  i  Siracusani^  poiM 
era  scoscesa  la  riva,  a  furia  di  dardi  fik 
cevanne  strage.  Ecco  il  suddescrito  easale 
di  Falconara  adatto  ad  insidie.  Elore  fé 
si  ha  un  non  breve  corso  sotterraneo,  eoal 
dissi  di  sopra  parlando  di  Abiso^  dd  cU  ' 
dirò  piò  riccamente.  Parlammo  della  Tom 
Acuta,  volgarmente  Pizzuta^  appresso  taf 
sinaro  (i). 

Assoro.  Lat.  Assorus.  Sic.  Asaro  (T.IL) 
Fiume  appellato  Chrysas  dagli  antiefai,  l 
volgarmente  Dittaino,  di  cui  a  suo  luogl. 
Ha  tre  sorgenti,  una  sotto  la  città  di  às^ 
sarò,  r altra  sotto  Leonforte,  ed  in  anÉii 
luoghi  muove  macine  da  mulini  ;  sette  ii^ 


i 


piegò  per  gVInglesi  la  fortuna;  vi  perdette  la  Spi* 
gnail  vascello  comandante,  e  dieci  altre  navi, Idll 
quali  due  dati*  incendio  consonaate;  n  reato dtft 
fiotta  sperperato  e  in  foga  apptrodò  dopo  gleni  Ì| 
Palermo.  Erasi  già  acquistata  la  aignoria  delflW 
Carlo  VI  assunse  il  travaglio  di  cacciare  griM* 
sori  dall'  interno,  convenutosi  dover  poi  rUMM^ 
la ,  e  darsi  in  cambio  a  Vittorio  la  Sar^egMi 
Il  Re  Fiiippo  Al  obbligato  a  chieder  pa^»  *^ 
Tebbe  a  condizion  di  aderire  alla  eomwmtàsiè 
fatta  dagU  alleaU  di  ceder  SioHia  e  aarecgMti 
tristo  Alberoni  fu  rimosso  dal  MiBitlcro,  •  M^ 
ciato  dal  regno  per  volere  del  Dvea  di 
(1)  L'etimologia  della  voce  A$9inmrus 
nota  il  Massa  nella  Sic.  in  Prosp, ,  è  |irefa 
voce  punica  htusinor,  che  vale  propriaMtatt  t 
canale  appeUato  dal  latini  liié«#. 


. .)     


.4 


I 

J 


ilf 


AS 


teano  la  feraa^  cui  si  aggiangono  le  abbon- 
dantissime acqoe,  che  scorrono  dal  colle 
Tali:  eongìungonsi  tatti  ruscelli  nel  terri- 
torio ebe  giace  tra  le  colline,  donde  sboc- 
cate, formano  nn  fiume  appellato  oggicU  Dif- 
famo. 

a— of  ■  Lat.  AsèùruB.  Sic.  Asaru  (¥.  If .) 
Antica  città  deir intemo;  occupa  il  dosso 
del  monte  della  Slella  verso  Libeccio,  quasi 
ìnaeessibile  da  Scirocco,  doy*è  una  fortez- 
xa.  Tien  detta  dai  Greci  AX^OPo:^  ed  A^- 
3!OPION,  Asaru  dai  Siciliani.  Re  scrifono 
Diodoro,  Stefano,  Tolomeo,  Tallio,  e  Plinio, 
dei  quali  il  primo  nel  lib.  14,  i  soli  Asso- 
riai,  governando  Dionisio,  non  essersi  dati 
li  Cartaginesi^  ed  afere  indi  con  lui  pat- 
teggiato :  in  tempi  posteriori  dicefali  forti 
e  fedeli  Cicerone  nella  Yerr.  4* ,  sebbene 
MB  fosse  di  tal  grandezza  e  nobiltà  la  città 
hro  da  poter  sostenere  il  paragone  di  Agri- 
(oito;  adoravano  con  gran  rispetto  il  Crìsa, 
fjtm  del  fiume  vicino^  come  dalle  parole 
ddlo  stesso  Tullio:  {{  Crisa  è  un  fiumef 
dbe  9e&rre  pei  eitmpi  degli  Aasortm',  dai 
fÈoU  ri  ha  per  un  DiOy  e  con  somma  re- 
tifUme  ri  tenera;  ne  è  il  tempio  nella 
ria  iiessa  dell'agro,  per  cui  da  Assoro 
ri  viéiie  ad  Enna,  con  un  ritnulacro  mar^ 
mereo  del  IHo^  dinrigne  scalpello;  quale 
M«  polendo  Verro,  che  tutte  aveva  furato 
le  statue  di  Sicilia,  toglier  per  se,  pel  sin- 
gihre  rispetto  che  avevasi  al  delabro,  ne 
ciBaise  ai  suoi  la  cura.  Fa  menzione  ÌFa- 
kBo  ici  ruderi  di  esso  tempio  esistenti  al 
«0  leoqpo  lib.  iO,  dee.  1,  tre  grandi  or- 
rid  e  nme  porte  rimangono  di  questo  tem- 
ftè  «Ile  radiei  del  monie  AssorOy  in  mo- 
Mnenlo  di  atUichità.  Penetraronvi  dunque 
•mala  roano,  nottempo,  impre vedutamente 
fMpoleoM)  e  Cerone  ad  appagare  1*  ingor- 
digia di  Verre>  abbattute  le  porle  tentarono 
I  Atrio,  ma  avvedutisene  i  custodi  ed  ap- 
ptDati  col  segno  del  corno  i  vicini^  la  die- 
te»  cotoro  a  gambe^  non  altro  rubalo  aven- 
do cbe  una  pìceoUssima  statua  di  bronzo/ 


AS 


Ancora  sussistono  mura  délV'antióa  città 
fabbricata  da  masri  maratigliosi,  con  una 
porta.  Sono  impresse  le  monete,  testìmo-^ 
nio  Orsino,  della  testa  di  un  giovane  im- 
berbe ,  con  lunga  capellatura  e  del  motto 
A25^0POT,  nel  rovescio  la  figura  del  fiume 
Cbrysas^  con  nella  destra  un  orciuolo,  e 
porgendo  colla  sinistra  il  corno  dell*  ab- 
bondanza, e  dippiù  il  nome  impresso  cioè 
kpti^a:^;  ricavansi  dalla  collezione  del  Pa- 
rata: e  basti  suir  antica  Assoro;  poiché 
nulla  può  ricavarsene  dell*  origine  da  sto^ 
riche  fonti ,  e  dal  solo  Diodoro  appare  es- 
sere stata  delle  sicole  città  ,  cioè  eretta 
ed  abitata  dai  Sicoli  :  non  dubito  della 
sua  esistenza  sotto  i  Croci  ed  i  Saraceni; 
trovo  annesso,  sotto  I  Normanni  il  Priorato 
di  S.  Leone  di  Assaro  al  collegio  mona- 
stico di  Catania  nella  Chiesa  Cattedrale,  e 
concesso  nel  1186  a  Pietro  Confirate  Priore 
allora  della  medesima  Chiesa.  Dopo  Tecci- 
<Uo  dei  Francesi  venne  in  potere  del  Prin- 
cipe Roberto,  che  essendo  stato  scacciato  dal<^ 
la  Sicilia,  ritornò  la  città  agli  Aragonesi  suol 
legittimi  signori,  che  nel  1336  la  elevarono 
a  Contado.  La  Chiesa  del  Priorato  di  S.  Leo- 
ne divenne  poi  parrocchiale  e  primaria 
nel  paese,  per  opera  del  conte  Vitale  Val- 
guarnera,  e  venne  unta  del  sacro  olio  da 
Giacomo  Valguarnera  Vescovo  di  Milazzo; 
è  a  questa  sufTraganea  un*  altra  Chiesa  sot- 
to il  titolo  di  S.  Lucia,  dove  amministransi 
altresì  1  sacramenti;  due  altre  a  comodo 
della  gente  stan  soggette  al  Vicario  del  Ve- 
scovo di  Catania:  sono  destinati  nelte  Chie- 
sa maggiore  agli  uHicii  divini  8  Canonici,  4 
Dignità,  ed  altrettanti  amministratori  di  sa^ 
cramenti.  Dove  sono  intanto  gli  avanzi  an- 
tichissimi del  tempio,  dei  quali  dissi  di  so- 
pra, sorgeva  ai  tempi  del  Fazello  la  Chie- 
sa di  S.  Pietro,  comunemente  San  Petif 
forse  quella  che  dieesi  soggetta  al  Monaste- 
ro di  S.  Filippo  d*  Aggira,  mentovala  dal 
Pirri. 
Passando  ai  Monaci;  i  frati  Carmelitani 


\\2 


AS 


ad  un  'A  miglio  faori  il  paese  erano  un 
tempo  attaccali  alla  Chiesa  di  S.  Petronilla, 
ora  però  non  sono  più:  meritano  oggi  atten- 
zione :  il  convento  degli  Agostiniani  nel  cen- 
tro del  paese ,  sotto  il  patrocinio  della  B. 
Vergine  e  di  S.  Niccolò  Tolentino  ;  rimonta 
come  abbiamo  dal  Pirri,  in  un*  antichità  pri- 
ma del  1465,  fabbricatone  un  nuovo  nel  sito 
della  Chiesa  deir  antico  dal  Conte  Giuseppe, 
nel  corso  del  secolo  xvii,  ed  accresciuto  di 
,  beni  e  di  privilegi;  quel  di  S.  Maria  degli  an- 
geli dei  Minori  della  più  stretta  Osservanza, 
eretto  sin  dal  1622  a  pubbliche  spese,  vi- 
cino Tognoleto;  e  quello  dei  Minori  del  terzo 
ordine  prima  a  300  passi  fuori  le  mura, 
del  titolo  di  S.  Maria  di  Gesù,  ora  di  S. 
Caterina,  dentro  il  paese.  Virginia.  Valguar- 
nera  germana  del  Conte  Ponzio  eresse  nel 
1560  il  monastero  sotto  gl'istituti  di  S. 
Chiara,  dove  ella  stessa  religiosamente  vis- 
se e  mori.  Sorge  l'antica  rocca  nella  som- 
mità d'un  colle,  verso  oriente,  ora  deserta, 
ed  il  Palazzo  del  Signore  verso  la  parte 
aquilonare  del  paese  ^  dove  anche  il  tem- 
pio maggiore  che  sovraneggia  un  gran  lar- 
go. A  nome  del  Conte  presiede  sugli  abi- 
tanti il  cosi  detto  Gotemalore,  che  ha  la 
cura  di  riscuotere  i  dritti.  Dirige  le  pubbli- 
che cose  un  Magistrato  composto  di  4  Decu- 
rioni, il  Sindaco,  il  Prefetto^  ed  il  Giudice, 
che  esaminano  i  malfattori,  tutti  in  ogni  anno 
scelti  dal  Conte,  che  nel  General  Parlamen- 
to del  Regno  occupa  il  xi  posto.  Comprende- 
si  Assoro  nella  comarca  e  la  prefettura  mili- 
tare di  Agl'ira,  e  dà  due  cavalli  e  46  pe- 
doni alla  bandiera  provinciale.  Contiironvisi 
nei  registri  del  secolo  xvj  923  case,  992 
nel  seguente,  e  3988  abitanti;  sui  primordi! 
deir  attuale  894  case,  2115  abitanti,  e  dal- 
r  ultimo  stato  4008.  Ne  è  la  Patrona  prin- 
cipale S.  Petronilla  V.  e  M.  che  venerasi 
con  divozione  particolare. 

Feracissimo  in  tutto  il  territorio,  bene  inaf- 
fiato, e  ricco  in  pasture,  e  dà  agli  agricol- 
tori vini,  olio,  frutti,  ortaggi,  in  gran  co- 


AS 


pia;  ci  hanno,  come  anche  asserisce  H  Fa- 
zello,  cave  di  alabastro,  e  ne  abbondano 
all'intorno  le  colline,  eppure  nessuno  pren- 
de la  cura  di  aprirle.  La  lat.  di  Assoro  è 
di  gr.  31,26,  di  gr.  38,  3  la  long.  Dida- 
mo intanto  brevemente  delle  Signorie.  È 
mia  congettura  essersi  Aèsoro  appartenolo 
a  Principi  consanguinei  del  conte  Ruggiero^ 
dalla  donazione  del  Priorato  di  S.  Leone 
alla  Chiesa  di  Catania ,  che  per  loro  libo* 
ralità  cominciò  ad  impinguarsi  sino  dal  Wh 
gere.  Nel  1299  Scolaro  degli  Uberii  Pre- 
tonotaro  del  Regno,  nativo  di  Firenze,  ft* 
gliuolo  di  Giovenco,  già  legato  del  Re  Fe- 
derico al  fratello  Giacomo  Re  di  Aragona, 
si  ebbe  in  dono  dallo  stesso  Federico  li 
terra  di  Assoro  coi  casali  di  Gatta  e  di  Coa* 
drò,  e  i  feudi  di  Cicaldo  e  di  S.  Lorenzo; 
poi  verso  il  1320  dicesi  ScalorOj  nel  ceasa 
del  medesimo  Re,  soggetto  alla  Curia,  e  sol* 
to  Pietro  II  figlio  di  Federico  ottenne  eoi 
altri  tre  signori  il  vessillo  di  Conte  di  Ci* 
tania,  di  qual  singoiar  benefizio,  nel  solea- 
ne  giorno  di  sua  inaugurazione  nel  133(, 
a  preferenza  degli  altri,  volle  quel  mout 
ca  onorare;  Michele  Piazza  nota  nella  sol 
cronaca  i  nomi  degli  altri  :  Rosso  Russo  lei* 
sincse  Conte  di  Cerami ,  Matteo  Polizzi  Coa* 
te  di  Noara,  Guglielmo  Raimondo  di  loa- 
tecateno  Conte  di  Adernò.  Ma  collegatoii 
Scoloro  ai  Polizzi  contro  il  Re,  roanctndi 
della  data  fede,  costretto  al  bando,  fa  dei 
beni  privato,  pervenendo  la  Signoria  di  ii- 
soro  e  di  Gatta  air  Infante  Giotanm  fc^ 
mano  del  Re;  poi  Scaloro  ritornato  in  gii* 
zia  sotto  Ludovico,  ottenne  la  Signoria,  ai 
sollevatisi  non  molto  dopo  gli  Auùreri  cn» 
delmente  T  uccisero.  Troviamo  conte  di  11* 
soro  e  di  Colesano^  al  tempo  di  Federici 
III,  Damiano  Polizzi,  morto  in  esilio  a  Ni 
nel  1348.  Fu  dato  Assoro  dal  medesimo  II 
nel  1356  a  Malico  Alagona^  volgaraeill 
Maziotla,  Prefetto  della  Regia  Cavailerit;! 
dichiarato  poco  dopo  in  un  privilegio  diil 
in  Girgenti  nel  1366,  non  avere  in  aldi 


113 


ÀS 

Acato  Scoloro  degli  liberti  verso 
ietro,  restituì  tutti  i  beni  del  padre 
reOj  menocbè  Assoro  che  conces- 
Antonio  di  Montecateno  Conte  di 
,  sotto  di  cui  ribbellossi  il  paese  dal 
espugnato  da  Errico  Russo,  venne 
:o  a  Luigi  d*Angiò.  Tuttavia  tra  le 
mi  di  pace,  cedette  Assoro  al  nostro 
o,  che  Io  restituì  agli  Alagono]  ma 
Isi  questi  dal  Re  Martino,  Simone  e 
Yalguaniera  nobiUssimi  fratelli  Spa- 
Tennero  donati  del  paese  con  decreto 
in  Catania  nel  di  20  gennaio  i393. 
li  ed  Antonia  erano  nati  ad  Andrea 
berti,  Il  primo  si  morì  senza  figli,  An- 
reso  a  consorte  Luigi  Montaperto,  ot- 
al  Re  Martino,  come  erede  di  Andrea, 
di  Gatta  e  di  Condro,  i  fondi  di  Cical- 
S.  Lorenzo,  che  lasciò  ai  suoi,  come 
IO.  Comprò  frattanto  Vitale  Valguar- 
territorii  di  Caropepe  e  Rosaura,  e 
)8  apprestò  X  omaggio  nel  censo  del 
no  Martino  per  Assoro  e  i  sudetti; 
i  Simone  ceduto  i  dritti  suoi  quattro 
ima,  nel  di  10  ottobre  in  Catania;  en- 
morìrono  senza  prole,  perciò  suc- 
il  figlio  di  Francesco  loro  fratello 
ssedimenti  ,  di  nome  Giovanni  o 
iseo  il  giovane,  come  rileviamo  da  al- 
che ottenne  dal  Re  Alfonso  nel 
Iritlo  universale  di  armi  nelle  sue 
he;  da  lui  e  Marchesia  nacquero  Già. 
i  Vitale  II;  al  primo  assegnò  il  pa- 
>ossedimenU  nella  Spagna,  dichiarò 
37  suo  successore  nelle  Signorìe  di 
Viiale  sposo  di  Antonella  de  Cente- 
he  si  strìnse  per  giuramento  al  Re  Al- 
nacque  da  lui  Giovanni^  che  rifulse 
il  Presidente  del  Regno  di  Sicilia, 
ntrò  in  dominio  nei  primordii  del 
XV  il  nipote  Ponzio,  nato  dal  gih  mor- 
ncesco:  successegli  Girolamo,  che 
nato  dal  Re  nel  1509,  mori  sullo  sbuc- 
i  suoi  giorni  cedendo  il  luogo  al  fra- 
itale;  da  questo  nacque  Girolamo, 


AS 


che  nel  1S17  pronunziò  il  giuramento  al  Re 
Ferdinando;  e  Giovanni  figliuolo  di  lui^  Stra- 
tego poi  di  Messina,  fu  per  benignila  dell'Im- 
peratore Carlo  V^  nominato  Conte  di  Assoro 
nel  1543;  promosso  Ponzio  a  ii  Conte  la- 
sciò Giuseppe  suo  figlio  da  Diana  Lancia  e 
Centeglles,  il  quale  vissuto  42  anni,  morto 
in  Assoro  nel  1618,  fu  sepolto  nella  Chiesa 
del  convento  di  S.  Agostino;  da  lui  nacque 
Francesco,  che  fondato  in  Caropepe  un  vil- 
laggio, imposevi  il  nome  della  propria  fa- 
miglia, e  col  consenso  di  Filippo  IV  si  dis- 
se nel  1126  Principe  di  Valguarnera;  fu 
Pretore  di  Palermo,  ed  esercitò  le  veci  di 
Viceré  per  risola  tutta;  da  lui  e  da  Doro- 
tea  Lancia  nacque  Giuseppe ,  il  quale  go- 
vernò la  propria  patria,  e  prese  in  moglie 
Vittoria  Errichctta,  dei  quali  il  figliuolo  Fran- 
cesco^ Cavaliere  di  S.  Giacomo^  dal  gabinet- 
to di  Re  Carlo  II,  famoso  in  varie  militari 
prefetture.  Pretore  di  Palermo,  Principe  di 
Ganci,  Marchese  di  Regiovanni  per  dritti  (Iel- 
la moglie  Antonia  Graffeo.  Successegli  Giu- 
seppe nel  principio  di  questo  secolo,  che 
immantinente  esercitò  con  lode  la  Pretura 
nella  patria,  e  generò  con  Marianna  Gra- 
vina sua  moglie  Francesco  Saverio,  Pie- 
tro^ e  Domenico,  il  quale  ultimo  fu  Ve- 
scovo di  Cefalo,  Colonnello  il  primo,  capo 
della  guardia  del  Corpo  del  Re  di  Sarde- 
gna, Cavaliere  alunno  dell*  Ordine  della 
SS.  Annunziata,  dal  gabinetto  di  Carlo  Re 
nostro ,  generò  tra  le  altre  Marianna  con 
Agata  Branciforti  dei  Principi  di  Butera , 
ma  lasciata  vergine,  alla  morte  immatura  del 
padre,  ed  erede ,  maritossi  con  Pietro  suo 
zio  ornato  di  molti  onori;  risplende  questi 
di  varii  tìtoli;  ascritto  al  Sacro  Ordine  di 
S.  Giovanni,  negli  anni  di  sua  pubertà  fu 
coi  suoi  alla  guerra  di  Corfò,  Comandante 
supremo  delle  triremi  dell* ordine,  delle 
guardie  del  Corpo  e  dal  gabinetto  di  Em- 
manuele  Re  di  Sardegna,  finalmente  Colon- 
nello, fu  trai  pericoli  della  nuova  guerra 

itaUatoa.  Godono  i  Conti  di  Valguarnera  delle 

15 


114 


AS 


Signorie  di  Assoro,  Ganci,  Gradina ,  e  S. 
Giovan  di  Galermo  sotto  TEtna,  del  Prin- 
cipato di  Bozzetta,  e  di  altri  feudi,  dei  quali 
diremo  a  suo  luogo. 

Contansi  primi  fra  gli  uomini  illustri  di 
Assoro;  Giacinto  Pensabene  peritissimo  giu- 
reconsulto, che  dopo  percorsi  tuUi  i  gradi 
dei  Tribunali,  sali  a  Consigliere  del  Re,  e 
mori  nel  1691;  il  di  lui  figliuolo  Niccolò 

nato  in  Palermo,  fu  elevato  alla  suprema 
dignità  di  Regente  d* Italia;  Arcangelo  Go- 

tino  del  terz*  Ordine  dei  Minori,  Maestro  in 
S.  Teologia,  fondatore  dell' Accademia  dei 
Concini  in  Roma  nel  1670,  pubblicò  i  Con- 
dlii  degli  Apostoli,  si  mori  in  patria;  Mi- 
chele Cantelli  della  Comp.  di  Gesù  elo- 
quentissimo  sul  pergamo;  Alberto  Scarpuzza 
famoso  predicatore  ancb*  egli ,  encomiato 
daU* Attardi  (1). 


(t)  Assoro  oggidì  è  In  ProYincia  di  Catania , 
disIreUo  e  diocesi  di  Nicosia,  circondario  di  Leon- 
forte  »  distante  da  Palermo  127  miglia ,  60   dal 
capo-laogo  della  provincia,  14  dal  capo-distretto, 
4  dal  capo-circondario.  Oggi  non  è  che  largo  in 
notizie ,  che   attestano   un  deplorabile    decadi*     l 
mento.  Ti  manca  già  il  convento  dei  Minori  del 
S^  Ordine ,  abolito  nel  di  15  ottobre  del  1777,  la 
di  cai  Chiesa  accennata  dairAatore  del  titolo  di 
S.  Caterina,  è  attualmente  una  Parrocchia;  man- 
cano parimenti  gli  Agostiniani,  e  la  Chiesa  è  al- 
tresì ruinata,  come  collaterale  a  quella  dei  Car- 
melitani, che  ora  più  non  sono,  come  l'Autore 
stesso  ci  avverte.  Tenne  poco  fa  costruito  un  pic- 
colissimo camposanto  con  corrispondente  cappel- 
la. La  Chiesa  sufTragaoea  di  S.  Lucia  manca  del 
tetto,  come  minate  in  parte,  in  parte  distrutte  sono 
le  Chiese  di  S.  Antonio,  S.  Maria  di  Loreto,  S. 
Rocco,  S.  Didaco,  S.  Maria  della  ProYvidenta,  S. 
Maria  dei  Miracoli,  S.  Agata,  dentro  il  paese,  ed  al 
di  fuori  quelle  di  S.  Maria,  S.  Giuliano,  S.  Pietro, 
S.  Vincenzo,  quelle  della  S.  Croce,  del  Crocifissel- 
lo, e  a  due  miglia  di  S.  Elena,  dove  processionalmente 
popolo  e  Clero  portavansi  in  ogni  anno.  Oggi  la  Ma- 
drice  va  adorna  d'un  Collegio  Canonico,  ed  oltre 
di  un  bel  CrociGsso,  sono  da  ammirare  sei  buone 
statue  in  legno,  quelle  cioè  di  S.  Sebastiano,  S. 
Niccolò  da  Tolentino,  S.  Leone,  S.  Pietro,  S.  Gin- 
teppe,  e  la  più  bella  di  S.  Crisenzio;  credole  di 
scalpello  del  400  o  di  prima,  perla  profusione  del- 
l'oro principalmente  nei  veititi ,   che  fu  propria 
di  quell'epoca,  dei  tempi  anteriori,  e  venne  mano 


AS 


Amtu  Lai.  Aitié.  Sic.  Asti  (T.  M.)  Vedi 
Caccamo. 

AT 

^tallirlo»  Lat.  AUOnryum  (Y.  M.)  An- 
tica città  non  lungi  da  Agrigento,  e  men- 
toyala  da  Stefano.  Era  un  monte  del  nome 
stesso,  e  favoleggiano  dei  buoi  di  bromo 
postivi  sul  vertice,  annunziar  col  mogito 
ai  popoli  qualche  grande  o  famosa  eati- 
strofe  di  quelle  parti;  attestano  esser  quivi 
sorta  la  città,  di  cui  parlanci  due  monete 
appo  il  Parata  essere  stata  ai  tempi  suoi 
famosa;  una  impressa  d*  un  bue  col  giDO^ 
chio  inclinalo  ed  una  stella ,  1* altra  d*oe 
cancro.  Nota  Fran.  Major  appartenersi  ai 
Rodii  entrambi  quei  simboli,  ed  ai  vìdiii 
Agrigentini,  quindi  non  di  lieve  peso  è  li 
congettura  avere  avuto  Aiabirio  i  Rodii  a 
fondatori,  appo  i  quali  dicevasi  Atàbfirim 
un  monte,  ed  Atabiria  una  citik,  donde  il 
nome  di  quella  di  Sicilia. 

Atdiaro.  Lat.  AieUaruè  (Y.  R.)  nme. 
Vedi  Ahiso,  Eloro. 


mano  perdendosi  col  raflSnamento  del  fvsto  Mi 
posteriori.  Ci  ha  un  monte  agrario  di  presttl  •. 
in  frumento,  dipendente  dall*  Intendente,  diriM  \ 
da  due  deputati  da  lui  eìeUi  in  ofni  doe  uét   j 
Tenne  fondato  dair  antico  pecùlio  fra  Dentarle»  pV  j 
sovrana  disposizione  del  25  giugno  del  IM;  1  ! 
capitale  è  quello  stesso  proYeniente  dalTntti  { 
peculio,  istituito  colla  legge  del  13  febbraraiit  ^ 
1813,  riscuotendosi  allora  il  5  per  100  per  •• 
sola  Tolta  su*  contribuenti  della  fondiaria.  Gi^ 
lava  Assoro  in  popolazione  nel  17M  circa  tMl^ 
dividui ,  2983  nel  1831 ,  e  nello  scorcio  M  liii 
2983.  Gompreodesene  il  territorio  in  mIbm  Itf^ 
532,  cioè  3,927  in  giardini,  5,184  in  orli  alkllA 
4,282  in  orti  semplici,  3,565  in  canneti,  1M,90 li 
seminatorii  alberati,  4490,662  in  seminatorU  li^ 
plici,  1314,462  in  pascoli,  483,279  in  Tigneti  ai^ 
rati,  13,273  in  ficheti  d'India  ed  altro,  1,111  li 
suoli  di  case.  Nella  contrada  di  LìTodi,  in  qeMli 
territorio,  è  una  zolfatara,  due  altre  nella  eoaUtll 
di  Pozzo,  una  in  quella  di  Zimbalio;  latte  il  ^ 
tività  ma  soggette  ad  inondazione  per  acqeaMi^ 
giva.  Trovasi  altresì  nei  terreni  di  Assoro 
tiià  di  bellissimo  alabastro,  pietra  epatica  è 
trilica. 


115 


AT 


AUna.  (Y.  H.)  Antica  città  di  sito  incerto. 


AV 


ATiia«  (T.  N.)  Salina  nel  promontorio 
Pachino,  o  stagno  formato  dalle  pioggie, 
che  secca  nella  state  in  sale.  Dicesi  anche 
Datila  dal  Fazelio. 

Air^ia.  Lai.  Aboia.  Sic.  Aula  (V.  N.) 
Città  popolosa,  creduta  da  alcuni  l'antica 
Ibla,  tra  il  Pachino  e  Siracusa,  distante 
circa  4  miglia  da  Woto,  verso  la  parte  orien- 
tale dell*  isola,  tra  il  grado  38,  9  di  longi- 
tadine,  37, 7  di  latitudine,  un  '/.  miglio  circa 
distante  dalla  spiaggia,  trasferita  dal  decli- 
fio  del  ricino  monte  di  Aquilone,  dove  quasi 
lotta  soccombette  al  tremendo  tremuoto  del 
1693.  Mostra  una  figura  esagona,  con  gran- 
dissima piazza  quadrata  nel  centro,  ed  altre 
quattro  minori  nel  centro  dei  fianchi  australe 
e  settentrionale,  e  degli  angoli  orientale  ed 
occidentale^  donde  le  quattro  più  grandi 
Tie  metton  capo  nel  largo  maggiore.  Due 
Tie  altresì  procedono  dai  singoli  lati,  e  ren- 
dono elegantissimo  il  sito  della  città  e  molto 
comodo  agli  abitanti,  poiché  essendo  rifolte 
aisolstizii.  Tengono  riparate  coll*ombra  delle 
bbbriche  dal  calore,  e  meno  soggiacciono 
al  freddo  ed  ai  venti.  Agli  angoli  ed  ai  lati 
dell'esagono  sono  dei  forti,  ma  ancora  im- 
p^etti,  ai  quali  sono  appoggiate  quattro 
porte  primarie,  che  corrispondono  ai  quat- 
tro ponti  cardinali.  Ubbidiscono  gli  abitanti, 
ialonio  a  cose  chiesiastiche,  al  Vescovo  di 
Sfacosa,  sotto  la  cura  immediata  d*un  Par- 
roco, n  tempio  principale  dedicato  a  S. 
IDeeolò  di  Hira  sorge  elegante  nel  lato  aqui- 
baare  del  largo  maggiore,  e  vi  salmeggiano 
agni  giorno  i  divini  uflicii  i  Sacerdoti,  con 
eoogruo  stipendio;  anche  nella  Chiesa  di 
8.  Tenera,  che  siede  nella  piazza  minore 
li  mezzogiorno  amministransi  i  sacramenti, 
a  comodo  maggiore  degli  abitanti  :  questa 
Martire  Eroina  è  la  patrona  del  paese,  a 
di  coi  onore  nel  di  25  loglio  celebrasi  ogni 


AV 


anno  orrevolmente  la  festa,  con  fiere.  Ci 
hanno  due  conventi^  uno  di  Minori  Osser- 
vanti neir angolo  a  Nord-Est,  introdotti  nel- 
r  antica  città  da  Carlo  Aragona  Duca  di  Ter- 
ranova, e  Marchese  di  Avola,  e  Conservano 
il  titolo  di  S.  Maria  di  Gesù  ;  dei  Cappuc- 
cini r altro,  fuori  le  mura,  nel  territorio, 
verso  Nord-Est,  con  una  Chiesa  mentovata 
dal  Pirri,  e  fondata  secondo  lui  nel  iS80; 
da  pochi  anni  in  qua  venne  introdotto  un 
Ospizio  di  novizii  della  Compagnia  di  Gesù, 
per  opera  di  Niccola  Boninconto  Avolese, 
del  medesimo  istituto ,  presso  V  elegante 
Chiesa  di  S.  Giovanni,  in  un  angolo  del- 
r  orientale  piazza  minore  :  un  Monastero  di 
monache  finalmente,  sotto  la  regola  di  S. 
Benedetto,  del  titolo  dell*  Annunziata,  eretto 
da  Giovanni  Orosco  di  Artz  Prelato  di  Si- 
racusa, oggi  trasferito  non  lungi  dall*  an- 
golo aquilonare  della  nuova  città  :  ci  aveva 
la  casa  dei  SS.  Leonardo  ed  Elisabetta  dei 
Cavalieri  Teutonici,  soggetta  al  Gran  Mae- 
stro della  Magione  in  Palermo,  mentovata 
dal  Mongitore,  ma  che  perì  coir  antica  città. 
Altre  quattro  Chiese  dobbiamo  aggiungere 
alle  enumerate,  quelle  cioè  di  S.  Sebastia- 
no, di  S.  Antonio,  di  S.  Antonino,  e  di  S. 
Pietro  Apostolo,  di  decente  struttura,  ed 
opportunamente  collocate. 

L*  antica  città  situata  in  un  fianco  sco- 
sceso d'un  monte,  con  delle  grotte  inca- 
vate nella  rupe,  come  era  costume  degli 
antichi,  sorgeva  ricca  di  edificii,  munita 
d' un  castello  con  due  torri  nel  luogo  il  più 
eminente^  dove  il  palazzo  del  Barone,  a  di 
cui  presidio,  con  decreto  di  Carlo  d'Angiò 
del  1272,  fu  destinato  un  Castellano  Scu- 
diero e  sei  soldati.  Erano  le  parti  primarie 
della  città;  la  superiore  in  un  ampio  pia- 
no, che  prese  il  nome  dal  castello^  di  S. 
Leonardo  o  di  de  Marchis  la  seconda^  cfe 
Balzis  la  terza,  e  Viagrande  la  quarta,  che 
volgarmente  dicevasi  ma  dell'Uria.  Era  il 
tempio  maggiore  a  stile  gotico,  né  dissimile 
a  quel  della  tutelare  S.  Venera  ;  il  Monte 


fl6 


AV 


di  fiHk,  rOspedale,  e  la  Ok»  Fame- 
chnle  dd  SS.  Pietra  e  PiMio,  tatti  erano  sof- 
getti  alia  pmrìpale,  au  tatti  dal  1693  ia 
fai  nùaariMbo,  aoa  BMMtraado  ora  pia  die 
Buseraade  raiae.  lesta  qoasi  iatero  tul- 
lavoita  fl  eosfeato  dei  Cappaedai  aelT  ai- 
tara  pi&  eauaeote,  da  ogni  lato  sooferto, 
ed  ora  atiiialo  da  ereauli.  Contano  del 
aMdeHmo  treaooto,  essersi  S4iaarciata  ona 
parte  del  eolle  Cerno  adjaceate  alla  dtik^ 
af  er  predpìialo  eoa  tremeado  fragore  nella 
sottoposta  Tallèa  delta  di  Camerale,  fran- 
toaiando  nalinl,  con  non  poca  perdila  di 
ooaiìoi.  Ci  abbiado  poi  dagli  annali,  essere 
stala  dai  Torchi  incendiata  e  saccheggiala 
la  città  nel  IS72,  sotto  Clulaccio  Grande 
Ammiraglio;  poscia  dai  cittadini  rislorala. 
Rei  1342  ebbesi,  per  prìnlegio  dell'Impe- 
ratore Carlo,  gli  onori  di  Marchesato,  quan- 
do conlafanfisi,  testimonio  Faiello,  749  ca- 
se, né  longo  tempo  dopo  4904  cittadini  ;  ac- 
crebbesene  il  nomerò  nel  secolo  segoenle, 
e  eonlaronsi,  secondo  fl  Pìrrì,  1218  case, 
ma  secondo  i  libri  regìi  1066,  e  4413  abi- 
tantt;  1283  le  case  della  nooia  città  nel 
1713,  e  3069  abitanti,  ed  ultimamente  6044. 
Presiedonn  on  Inquisitore  di  reali,  4  De- 
curioni, U  Giudice^  il  Sindaco,  eletti  in  ogni 
anno  ad  arbilrìo  del  Marchese.  Sorge  rele- 
gante casa  del  Magistrato  rìmpetto  la  Chie- 
sa maggiore,  con  lo  slemma  della  città  or- 
nato di  una  croce  che  soTrastà  ad  una  co- 
rona, e  di  tre  api.  U  Capitano  delle  armi 
eletto  dal  Re,  è  destinato  a  custodire  la 
spiaggia.  Ha  passiamo  a  dir  del  territorio, 
che  sebbene  di  angusti  confini,  inaffiato 
tuttaTia  dalle  acque  delle  sorgenti  Ticine, 
abbonda  in  orti,  frutteti,  Tigne,  che  dan- 
no in  larga  copia  un  Tino  magnifico  e 
grandemente  ricercato,  produce  altresì  can- 
ne da  zucchero  ed  abbonda  in  alTcarì;  è 
copioso  in  olive,  mandorle,  biade,  legumi 
ed  ogni  genere  di  ortaglia,  appresta  pingui 
pasture  per  le  gregge  e  per  gli  armenti: 
è  inaffiato  parimenti  dal  fiume  Mirandaj  di 


AV 


•rare  aleiMii /bce  ili 
rfére  le  coMie  rftrenj^ono  dolci 
,  e  soggionge^  olle  ave  fonU 
è  irote  dke  da  «n  allo  oMe  guarda  U 
Faekima.  Tien  chioso  dal  iome  Caeipari 
o  CotfiNfi,  e  eonqirende  una  gran  ?  allea 
detta  Caragramde:  delle  qoali  cose  diremo 
in  particolare.  D  mare  mino  è  abbondaate 
in  pesci,  e  ri  è  una  Dunosa  tonnara  detta 
del  (hume  di  Noia.  Dalle  foci  dell'iiasinaro 
oggi  Palcamara  stendesi  U  lilo  della  foggia^ 
do? e  occorrono  ddle  acqoe  marine  stagnan- 
ti. 5on  longi  daUa  foce  del  GassibiU  è  aaa 
grotta  detta  del  CuMreUo,  coi  rimpetto,  ia 
mezzo  ai  lirotti  del  mare,  sgorga  ona  80^ 
gente  di  acqoa  dolcissiau,  e  con  tanto  im- 
pelo, da  contrastare  il  corso  alle  piccale 

nari. 

Contò  ÀTola  tra  gl'fllastri  sooi  figU:  li- 
chele  Cairi  sommo  filosofo  e  medico,  i  di  coi 
libri  pubblicali  enumera  U  Mongilore  neUi 
sua  Biblioteca,  ma  erroneamente  orede  il 
Pini  esseme  il  nome  Aleé$andbro;  mori  ad 
1370:  Beatrice  Cairi  figUa  di  Michele,  AImk 
dessa  del  Monastero,  istruitissima  in  ogni  ge- 
nere di  alte  discipline  e  principalmente  neDa 
poesia  latina:  scrìsse  di  questi  poco  b,  IV 
ruditissimo  Francesco  d*ATola  Minore  Cap- 
puccino, nella  sua  storia  patria  ìhla  ie# 
vita  di  cui  asserisce  essere  stata  Àt^k; 
gli  si  oppose  un  anonimo  di  Roto,  le  à 
cui  ragioni,  che  riporterò  altroTC,  abbattè 
Francesco  con  un  altro  laToro  pubblicato. 

Passiamo  alla  serie  delle  dinastie  di  Ite- 
la: Scacciati  i  Saraceni,  che  eransi  a  hap 
in  Avola  e  in  Noto  difesi  contro  gli  sbni 
dei  Normanni,  occorre  primo  Signore  dcBa 
nostra  città  Rolando  Landolina,  poiché  il 
Re  Ruggiero  con  diploma  del  1149  a  Gior|ii 
Stratego  di  Messina  e  figlinolo  di  Rolaidi, 
esaltando  i  meriti  del  padre,  dice  qaesH 
suo  amico  e  Barone  di  irola.  Rd  IM 
Carlo  li  Re  di  Napoli ,  che  TeniTa  spl^ 
ciando  doTerglisi  la  SiciUa,  concesse  iveii 
e  Busceroi,  come  narra  il  Borrello  nel  diitf 


117 


AV 


della  nobiltà  napolitana  al  sao  intimo  Napo* 
kone  nobile  catenese,  detto  perciò  cata- 
fieo.  Diedela  In  vassallaggio  Federico  II 
alla  Regina  Eleonora  sua  moglie,  nei  pri- 
mordi! del  secolo  xiv,  che  alla  morte  la- 
sciò cogli  altri  feudi  al  figliuolo  Guglielmo 
Noto  ed  Avola;  morto  senza  prole,  ne  tenne 
il  dominio  nel  1338  Tlnfante  Giovanni  Duca 
di  Randazzo  quarto  figliuolo  di  Federico, 
alla  di  cui  morto  e  del  figlio  suo  Federico^ 
successero  ad  Avola  Giacomo  di  Ballo  Mi- 
lito, ed  il  figlio  Lorenzo,  come  rilevasi  dai 
diplomi  del  Re  Martino;  la  vendettero  que- 
sti alla  Regina  Elisabetta  moglie  di  Pietro  II, 
che  stimata  cordialmente  dai  suoi  vassalli, 
volle  non  venisse  mai  Avola  conceduta  ad  al- 
tri che  a  Principi  di  sangue  regio,  pure 
derivasi  dai  registri  del  Re  Martino  non  es- 
sere stato  ferma  alla  promessa,  poiché  vi 
si  trova  averla  assegnato  a  Ruggiero  di 
SeandolfOj  Cancelliere  della  Regal  fami- 
glia. Consigliere  e  familiare^  qual  dona- 
zione tuttovia  mancò  di  effetto,  poiché  sotto 
Federico  III  figlio  di  Elisabetto  e  di  Pietro, 
appartenevasi   Avola  al  Regio  Demanio: 
r  ottenne  poi  dal  sudetto  Principe,  Giaimo 
di  Alagona ,  che  cedette  però  i  dritti  di 
gabella  dovutiglisi  dalle  vendite  del  vino  in 
Siracusa.  Deroga  poi  Federico,  nel  suo  pri- 
vilegio del  1358,  alle  grazie  fatte  dai  suoi 
predecessori    sulla  non  alienazione  della 
dttà  di  Avola,  confermate  dal  Re  Ludovico, 
e  concesse  massimamente  a  Ruggiero  Scan- 
dolfo  ;  mal  crede  poi  il  Pirrì  nella  sua  Cro- 
nologia aver  dal  medesimo  Ludovico  con- 
seguito Avola  r Alagona:  insorto  però  Gia- 
como contro  Federico,  con  diploma  dato 
in  Catania  nel  di  23  di  aprile  del  1361, 
concessela  il  Re  con  Buccheri  e  Jassibili 
a  Belando  di  Aragona,  come  a  suo  zio,  ter- 
zo figliuolo  spurio  di  Federico  II;  si  ebbe 
da  letto  illegittimo  i  figli  Alfonso,  Federico 
e  Giovannello^  ed  antepose,  con  approva- 
zione del  Re  nel  1369,  Federico  ad  Alfonso 
meno  adatto  a  regger  sudditi.  Il  fratel  Gio- 


AV 


vannello  successe  a  Federico  morto  con  al- 
cuni suoi  famigliari  da  un  partito  ;  presentò  al 
Re  Martino,  nel  General  Parlamento  tenuto 
in  Noto  nel  1398,  i  diplomi  di  Federico  HI 
ad  ottenerne  la  conferma,  in  qual  serie  di 
privilegìi  leggesi  nel  di  28  di  ottobre  il  già 
detto  di  sopra  sulla  vendita  fatto  da  Ballo 
Milite,  e  la  donazione  al  cancelliere  Gan- 
dolfo.  Ebbesi  Giovannello  dalla  moglie  Gio- 
vanna unita  in  prime  nozze  a  Giacomo  Ara- 
gona, Beatrice  e  Giovanni  lì:  superstite 
essa  al  secondo  marito,  prese  il  terzo,  co^ 
me  altrove  dirò;  Giovanni  intanto,  da  pec- 
caminoso commercio  con  Eleonora,  generò 
Pietro  o  Pieri  ed  altri  figliuoli  e  figlie,  di- 
chiarati legittimi  dal  Re  Martino,  in  Cata- 
nia 25  di  agosto  1408.  Morto  il  padre,  sot- 
to la  tutela  della  zia  Costanza  di  Aragona, 
fu  detto  Pietro,  Barone  di  Avola,  ed  entrò 
in  potere  nel  1419  ;  successe  a  Pietro  nel 
1452  Giovanni  figliuolo  legittimo,  ne  otten- 
ne nel  seguente  anno  la  cosi  detto  /nve- 
stilura^  secondo  un  rescritto  del  Re  Alfon- 
so,  e  sposò  Beatrice  de  Cruillas  figtiuola 
di  Berengario  con  per  dote  Terranova;  fu 
poi  confermato  Gaspare  loro  figliuolo  Si- 
gnore di  Àvola  e  di  Terranova  nel  1470, 
e  prese  in  consorte  Chiara  Aragona  sua  zia, 
che  gli  partorì  Beatrice  e  Carlo;  fu  mogUe 
la  prima  a  Gianvincenzo  Tagliavia  Conte 
di  Castelvetrano,  e  Carlo  ancor  giovinetto 
alla  morte  del  padre,  rimase  nel  1470  sot- 
to la  tutela  della  madre  Signore  di  Avola 
e  di  Terranova,  ma  ottenuta  dopo  tre  an- 
ni r  autorizzazione  dal  Re  Ferdinando,  to- 
sto prese  in  isposa  Giulia,  che  moglie  in 
prima  di  Carlo  de  Luna  e  Peralta,  ebbesi 
ripresa  Giuliana  come  di  dritto  di  dote.  Nac- 
que unica  erede  da  Carlo  Aragona  la  Con- 
tessa Antonia,  confermata  nel  1513,  che 
Francesco  Tagliavia  primogenito  di  Bea- 
trice e  di  Gianvincenzo,  dei  quali  abbiamo 
detto^  dair  ultimo  comando  del  padre  mo- 
rente, prese  in  consorte,  assumendo  il  ti- 
tolo e  lo  stemma  della  famiglia  Aragona. 


118 


AV 


Morto  costui  senza  prole,  Giovanni  terzo 
figliuolo  di  Beatrice  sposò  Antonia,  con  dis« 
pensa  del  Romano  Pontefice,  ed  ottenne 
le  di  lei  signorie.  Tenne  dichiarato  dal  Re 
nel  1342  primo  Marchese  di  Atala  e  di 
TerranoTa;  fu  gran  Contestabile  di  Sicilia, 
ed  Ammiraglio ,  due  volte  Presidente  del 
Begno^  accetto  moltissimo  ai  Re  dì  Spa- 
gna; il  figUuolo  Carlo  II  Marchese  di  Avo- 
la ai  pàìeruì  titoli  aggiunse  altri  maggiori; 
dei  Grandi  di  Spagna,  dei  Cavalieri  del 
Tello  d*  Qro,  per  ben  sette  anni  Presidente 
e  sommo  Prefetto  della  Catalogna  e  della 
Insubria,  legato  dal  Re  Filippo  II  al  Par- 
lamento di  Cotogna,  ed  alla  morte  di  lui 
sapremo  Governatore  del  Consiglio,  ed  ono- 
rato del  titolo  di  Grande  Siciliano  {Magni 
Sicul%)\  (u  il  primo  Duca  di  Terranova, 
Principe  di  Castelvetrano,  Conte  di  Borget- 
to,  ed  ebbesi  dalla  moglie  Margherita  Yen-» 
timiglìa  molti  figliuoli,  dei  quali  il  primo 
Giotanni^  per  dritti  della  moglie  Maria  de 
Marini^  Marchese  di  Favara,  e  morì  prima 
del  padre,  lasciando  il  figliuolo  Carlo,  che 
succeduto  al  nonno,  fu  detto  in  Marchese 
di  Avola;  Cavaliere  del  Vello  d*oro,  e  som- 
mo Maestro  della  cavalleria  in  Sicilia,  spo- 
sata Giovanna  Pignatelli  figliuola  del  Duca 
di  Monteleone,  generò  Giovanni^  Pietro,  e 
Diego;  Giovanni  marito  in  prime  nozze  a 
Zenobia  figliuola  del  Principe  di  Guastalla, 
a  Giovanna  Mendoza  in  seconde,  nessuna 
prole  lasciò  superstite;  Pietro  Archiiuandri- 
la  di  Messina,  e  supremo  Regente  dltalia 
mori  di  morte  immatura;  Diego  fu  tv  Mar- 
chese di  iltola,  grande  Ammiraglio  di  Si- 
cilia, Principe  del  Romano  Imperio,  dei 
Grandi  di  Spagna,  Comandante  della  caval- 
leria nelle  due  Sicilie,  Viceré  di  Sardegna, 
Ambasciadore  di  Filippo  IV  appo  Innocenzo 
X  Romano  Pontefice,  e  di  altre  illustri  ca- 
riche onorato;  generò  con  Stefania  Cortes 
Marchesana  di  Valila  neir  America,  (Tìoran- 
na  Tagliatia,  Aragona,  PignateUi,  Cortes 
0  piii  titoli;  moglie  questa  ad  EUore  Pi- 


AV 


gnatelli  Marchese  di  Caronia  in  Sicilia  p<ri 
Duca  di  Monteleone,  partorì  Kiccoiò  nel 
1652.  Ettore  nel  secolo  scorso,  Kiceolò  nel 
1720,  chiarissimi  per  la  carica  di  Viceré 
di  Sicilia,  furono  Marchesi  di  Avola:  nac- 
que da  Niccolò  Diego  Aragona  e  Pigna- 
telU^  da  cui  Ettore^  ornamento  attuale  della 
famiglia,  spesso  colla  moglie  dimorante  in 
Sicilia.  Occupano  il  3^  posto  i  Marchesi  di 
Avola  nel  Parlamento  Generale  del  Regno, 
sono  soggetti  al  servizio  militare  ed  alle 
singole  vicende,  cosicché  nelle  successiofii 
sono  tenuti  a  pagare  il  dritto  d*  Investi- 
tura. È  soggetta  la  gente  alla  comarca  di 
Roto,  da  gran  tempo  comprendevasi  nella 
Sergenzia  di  Lentini,  con  qual^  nome  ap- 
pellano la  Prefettura  della  Milizia  si  pro- 
vinciale che  comunale,  e  somministrava  8 
cavalieri  e  48  fanti  (1). 


(1)  Oggi  Avola  é  OD  capo-eireoDdario,  coorttl 
Rescrilto  del  18  novembre  1SÌ6,  dichiaralo  di  1* 
classe,  avendo  la  soa  popolaiione  oltrepassato  il  Da- 
merò di  10000  anime  cogli  annessi  villaggi:  ècoo^ 
presa  questa  città  in  provincia,  distretto,  e  diocesi 
di  Noto,  da  cai  dista  5  migliale  174  da  Palanno. 
Ti  fu  nuoTamente  costruita  la  Chiesa  di  S.  Gi<h 
vanni  Battista,  compito  un  camposanto  nal  tSU, 
e  faUa  la  strada  provinciale  nel  1839,  tacendo  dei 
due  ponti  di  Sgangaporta  e  di  Cavonaiia  neUl 
strada  che  porla  a  Nolo  costrniti  nel  181S,  eq««l 
di  Cavoiata  eretto  nel  1854  nella  strada  medesisa, 
ed  in  quella  poi  che  conduce  a  Siracusa  qoel  di 
Borgellusa,  nel  1839.  Vi  ha  un  monte  agrario  dh» 
dipende  daU*  Intendente,  diretto  da  due  deputili, 
in  ogni  triennio  da  lui  eletti;  fu  istituito  nel  \M 
con  la  somma  di  ducati  371  allora  dovuta  al  11*^ 
chese   Loffredo  da  Messina  pel  cessato  peculio 
fromentario;  il  frumento  prestasi  ai  coloni  pretio 
un  garante  solvibile  con  atto  presso  il  CoDcilii' 
tore,  e  ad  ogni  colono  possono  prestarsi  sioo  i  i^ 
tumoli  di  Trumento.  Il  territorio  ò  di  salme  3891^ 
771,  delle  quali  10,U6  in  giardini,  1,504  in  caaae- 
ti,  27,423  in  seminatori!  irrigui,  1222,976  in  seai- 
natorii  alberati,  738,162  in  seminatorii  semplici, 
1435,490  in  pasture,  100,922  in  oliveti,  201,284  ta 
vigneti  alberati,  146,173  in  vigneti  semplici,  l.&ll 
in  ficheti  d'India,  4,258  in  culture  miste,  4,616  la 
snoli  di  case;  può  appellarsi  in  toscano  piogae 
alberese^  poichò  non  produconvisl  a  meraviglU 
le  biade,  come  aU*iAContro  gli  alberi  e  gli  arbt- 


i\9 


AV 


ATola  (Torre  di)  lai.  Àvaloè  Turris. 
Sic.  Tarri  d'Aula  (V.  N.)  Torre  neU'im- 
boccatora  del  porto  d'Agosta,  Tolgarmenle 
Airola. 


sti  f  Balsamo  Viaggio),  Fa  celebre  an  tempo  per 
rindostrìa  delle  canne  da  niccherò»  che  ora  col- 
tifansl  per  lo  più  per  farne  II  rhum,  ignoran- 
dosi l'arte  di  raffinare  II  primo,  stantechò  quel 
che  per  raTaoli  facoTasI  era  nericcio  e  somma- 
mente Imparo.  Il  clima  di  Avola  è  cotanto  caldo 
che  a  principio  di  giagno  latte  le  biade  sono  di 
già  mielate,  e  l'erbe  dei  prati  cosi  aride  come 
se  In  taglio,  donde  ò  che  il  colore  degli  abitanti 
ha  an  non  so  che  di  lionato  o  tare.  Montava  la 
popolazione  nel  1798  a  6789,  ad  88S3  nel  1831  ,*e 
finalmente  a  9897  nel  fine  del  185S.  Abbondanvl 
le  api,  e  Ti  lavorano  an  mele  soavissimo;  qaeste, 
secondo  il  P.  La  Garda,  diedero  il  nome  alla  città, 
ed  a  800  giudìzio  tanto  è  dire  Avola  quanto  Avi- 
la,  ovvero  Apiola;  ma  asserisce  il  Pirri  che  dal 
principio  appellata  Ibla,  le  fa  poi  dal  Mori  can- 
giato Il  nome  in  quel  di  A»ola*  Molte  tonnare 


AY 


Aynmiramlla.  (V.  H.)  Casale  della 
Chiesa  di  Girgenti,  di  cui  è  menzione  nelle 
bolle  di  Clemente  IV  del  1266. 


AZ 


(V.  N.)  Cosi  è  detto  Assoro , 
di  cui  dicemmo  di  sopra  da  Arezzo. 

ABones.  (V.M.)  Città  mentovata  da  Dio- 
doro nelle  scelte  delle  Legazioni  lìb.  23, 
parlando  delle  imprese  di  Pirro  :  soHomiée 
in  prima  Eraclea,  poi  occupò  Azones.  Cla- 
Terio  che  avverte  non  poche  mende  nelle 
scelte  delle  legaz.  non  dubita  affermare  es- 
servi scritto  Azones  invece  di  Mazaro  ca- 
stello, poiché  da  nessuno  è  usato  tal  nome 
Azones. 

stanno  aperte  nel  sno  li  iterale  da  giugno  ad  ot- 
tobre: nel  monte  Scaladisa  presso  il  fiume  Cas- 
sibilo  ed  Avola,  è  oggidì  Istallato  un  telegrafo. 


ATVBBTBITIA  PBB  LÀ  LITTERA  A. 


Pag.  18  Un.  \%^Yilla1ba 
Pig.  il  Un.  9  neHa  nota— 130. 
Pag.  80  Un.  4— JVenrovam 
Pag.  51  Un.  80— Orienta 


leggasi 


Ylllabianca 

183 

mentovato 

Tramontana  (incorreiiono  dell'originale)* 


ÀTvertlamo  dippiù  cbe  colla  seconda  cifra,  nella  Indicazione  della  estensione  territoriale  in  col« 
tare,  lotendonst  millesimi. 


120 


BA 

Asliea  dlla^  JòaceM,  di  coi  di- 
di  sopra. 

LaL  Malta.  Sk.  BaSa  (T.  D.) 
Dei  «aidpii  di  Castroreale,  da  cui  di5la 
circa  2  «{lia  Terso  Sod-OresL  Si  ha  una 
parrocdiia  ialilobla  a  S.  Carlo  Borromeo; 
e  Bostrano  ifi  presso  ona  Chiesa  detta  deUe 
TameUe^  dofe  è  fama  afer  S.  Tenera,  per 
la  fede  di  Cristo,  sabito  il  martirio.  Biman- 
goDO  altresì,  non  imigi  dal  Casale,  festigia 
d*iiii  castello  fabbricalo  dal  Re  Martino,  im- 
minente ad  ona  angusta  strada  che  mette 
nell'interno  dell'isola.  Sono  Ticini  a  Badia 
i  municipìi  di  Calali  e  di  S.  Hichele,  del 
quali  dirò  in  appresso  (i). 

mma^^rÈau  Lat.  Bayharia.  Sic.  Baaria 
(T.  M.)  Estesissima  ed  amena  campagna,  ad 
Oriente  del  territorio  di  Palermo,  adorna 
air  ultima  eleganza  di  casine  suburbane  di 
signori;  lungo  sarebbe  tutte  descri?erle,  dirò 
tuttavia  delle  primarie.  E  prima  occorre 
r  amplissima  villa  del  Principe  di  Bulera 
che  dicesi  anche  Conte  di  Raccuglia^  ad  Est 
di  cui  da  pochi  anni  fu  promosso  un  vil- 
laggio con  una  Chiesa,  dove  amministransi 
i  Sacramenli  alla  gente  sotto  la  cura  del 
Maestro  Cappellano  di  Palermo;  dicesi  al- 
trimenti Raccuglia  nuota;  ne  sono  i  Pa- 
troni tutelari  Gesù,  Maria  e  Giuseppe ,  e 
componevi  di  70  case  e  300  abitanll.  So- 
vrasta ad  una  altura,  a  mezzogiorno  di  quella 
terra,  la  villa  Valguamera,  dove  nulla  de- 
sideri che  tenda  alla  delizia  delibammo; 
magniGca  è  altresì  quella  di  Aragona,  né 
quelle  di  Cattolica,  Filingeri,  Patagonia,  Lar- 
darla, sottostanno  per  fabbriche,  ornamenti 
e  disegno;  sono  palazzi  degni  tutti  da  grande 
città.  Chiude  Accia,  di  cui  già  parlai,  quel 
territorio  dalla  parte  di  mezzogiorno,  e 
dalla  parte  opposta,  il  sobborgo  Ficarazzi, 


(1)  É  OD  toUo-comane  aggregato  a  Castroreale, 
▼icioo  a  quello  di  S.  Michele,  nella  provincia  di 
Meffina,  distante  155  in.  da  Palermo,  39  da  Mes- 
•ìna.  Contiva  circa  il  1844  una  popolazione  di  1183. 


I  BA 


eoa  Tillaggio  di  eoi  diremo  a  suo  luogo.  Va- 
rie opinioni  si  agitano  solla  ¥Oce  Bagheria^ 
in  latino  Bagharia.  Scanello  la  nomini 
BaduMria  pel  tempio  di  Bacco  costruitovi 
una  Tolta,  come  si  crede,  poiché  è  abbon* 
dante  in  eccellenti  Tini;  ma  non  ce  ne  ha 
(^di  alcuna  menzione;  afferma  Tommaso 
FazeUo  dee.  I,  lib.  8,  essere  un  nome 
Saraceno  che  indica  un  terreno  renoio ,  e 
soggetto  a  firane;  V  interpetra  Cascino  ter- 
ra maritiima^  cui  si  corrisponde  il  sito, 
poiché  nel  più  è  bagnata  dal  mare,  e  gode 
della  Tcduta  dei  seni  di  Palermo  e  di  Ter- 
mini, poiché  Bahar  fra  gli  Arabi  vale  nMire. 
Francesco  Agio  peritissimo  nelle  lingue  stra- 
niere, BahriOy  scrive  in  un  manoscritto  per- 
venutomi, donde  forse  scaturì  la  voce  Ba- 
gherìa,  si  ha  presso  i  Punici  in  senso  di 
gran  mosca,  e  questa  credesi  volgarmente 
un  presagio  di  calma  di  mare;  é  lecito  con- 
getturare se  abbia  originato  da  U  il  nome 
della  nostra  terra  (1). 

(1)  É  capo-drcondarìo  di  t*  claiae,  in  profiada, 
distretto  e  diocesi  di  Palermo,  da  cai  duta  f  aii- 
glia,  1  dal  mare.  Alle  etimologie  recate  dal  aoitrs 
Aotore  sul   nome  di  questa  terra  ne  aggioagoai 
nn*  altra  gli  abitanti  ;  abbondaTa  od  tempo  io  ar- 
menti Uagherìa,  perlocbò  si   disse  comanemaati 
in  Ternacolo  Saeearia ,  qnal  Toce  per  volger  £ 
tempo  corrompendosi  e  sformandosi    nel  tiioM* 
Tenne  a  formarsi,  come  attaalmente.  Boaria.  Li 
Chiesa  accennata   dall*  autore  ad  Est   del  palaaa 
del  Principe  di   Boterà   Irenne  fondata  nel  ITU; 
fa  poi  trasportata  nel  1771  nel  luogo  attaala,iil 
centro  del  Comune,  fabbricata  in  maggiore  grai- 
dezza  con  innanii  una  pianale  costituita  Madri- 
ce,  non  più  soggetta  al  Maestro  Cappellano  del  Osn 
di  Palermo:  le  ò  soffraganea  la  Chiesa  del  Collegio  ^ 
Maria,  Palazio  un  tempo  del  Principe  di  Lardarìa* 
fondato  nel  1816  dal  Beneficiale  D.  Giuseppe  Chili* 
lo  Carato  della  Chiesa  Madre,  ed  aperto  dopo  li 
morte  di  lui  ;  yì  si  ammaestra  da  solerti  monachi 
ad  arti  donnesche  la  gioTCutù  feminile;  UChil 
del  Miseremini  eretta   dalla  deroiione  dei  Mali 
nel  1722  :  un'  altra  detta  del  Sepolcro  fondata  ad 
1737  da  D.  Giuseppe  Toscano.  Era  un  luogo  da* 
stinato  al  ricreamento  dei  Signori,  perlochè  fodia* 
mo  quelle  casine  magnifiche  o  piattotto  •gnp' 


421 


BA 


(iMritt  (Home  della)  Lat.  EleìJh 
heruB.  Sic.  Xìumi  dì  la  Bagaria  (Y.  M.) 
)icesi  così  poiché  bagna  il  territorio  di  que- 

mUsì  in  coi  SODO  profasi  di  grandi  tesori.  Al 
primo  entrare  sorge  on  grande  ediGzio,  apparlenen* 
tesi  allora  al  Principe  di  Cattolica,  cinto  di  gran  mora 
MBe  ona  forteua ,  in  coi  sono  oggi  allogate  le 
iroppe  di  presidio;  merita  poi  attenzione  il  ca- 
lino dd  Mocipe  di  Patagonia,  tanto  celebrato  dai 
brcsUerl  e  specialmente  dal  Conte  di  Borch,  per 
0  straTaganti  Ggore  e  la  singolarità  delle  imagini 
Baprìccioae  di  che  ò  adorno;  entratovi  ti  sembrerà 
in  altro  mondo,  la  |;ente  più  mostruosa  per  Ggora, 
■casa  in  campo  nei  poemi  del  Bamajan  e  del 
iahabarat  ti  si  presenterà  alla  Tista,  e  to  intanto 
se  rimami  dilettato  e  eonfoso;  donde  qoella  fa- 
Boea  ottava  del  fecondissimo  genio  del  Meli: 

Giovi  guardau  da  ìa  sua  regia  immensa 
La  Mia  viUa  di  la  Bagaria , 
Unni  torti  iftqtitrisei,  etema,  e  addenea 
L'abborti  di  bizzarra  fantasia; 
Yiju,  dissi,  la  mia  'nsufficienza 
Mostri  nn'  escogitai,  quantu  putia  ; 
Ma  duìfi  tirminau  la  mia  putenza 
Dda  stissu  aeeuminzau  Palagunia. 

Singolare  contrasto  a  questa  farnetica  villa  fa  l'atti- 
cisDO  di  qoella  di  Valguarnera, considerevole  per  Te- 
niaente  soa  posizione .  poiché  sovra  una  collina 
due  sovraneggia  ed  il  mare,  e  le  estese  circostanti 
campagne^  nella  quale  oggi  è  istallalo  nn  telegra- 
fo; non  sono  a  tralasciarsi  non  mentovali,  il  ca- 
ttao  del  Marchese  Inguaggiato  di  una  vaga  e  bella 
trcbitettora,  nò  quelli  del  Principe  di  Trabia,  del 
Conte  S.  Marco,  e  nei  contorni,  nella  strada  da 
taglierìa  a  S.  Flavia  rifatta  in  modo  più  commodo 
^aneoo,  qoei  del  Principe  di  Colò,  del  Principe 
il  &  Cataldo,  e  del  Principe  di  Torremozza.  So- 
niaeggia  intanto  il  paese  il  palazzo  del  Principe 
il  Balera,  nel  fondo  della  strada  principale,  bello 
'i  grandi  ornamenti,  di  arcbitettora,  e  di  parti- 
ttbrìlà;  di  altre  ville  di  vaglia  inferiore  non  te- 
■iim>  conto,  qoantonqoe  non   dispreggevoli  per 
fnfgao  e  leggiadria. 

L'estensione  territoriale  di  Bagheria  è  di  sal- 
se l(64,t53 ,  delle  quali  16,604  in  giardini ,   4, 
US  io  canneti,  217,013  in  seminatorii  semplici, 
Ì)S,SSt  in  pascoli,  15f,30t  in  oliveti,  183,126  in 
vigneti  alberati,  456,317  in  vigneti  semplici,  86, 
IM  in  sommaceheti ,  94,729  in   ficheti   d*  India, 
•,M0  in  ficheti  d'India  ed  altro,  0,359  a  terreni 
a  delisia,  3,139  in  snoli  di  case,  0,040  finalmen- 
te in    camposanto.    La    popolazione    di   Bagaria 


BÀ 


• 

sto  nome  appartenentesi  a  Palermo,  ed  è 
attraversato  da  un  ponte  ad  un  arco  appo 
il  yillaggio  dei  Ficarazzi.  Sgorga  da  amplìs- 
sima fonte,  in  una  grotta  sotto  la  rocca  di 
Rìsalaimi,  lungi  10  miglia  dalla  spiaggia 
del  mare,  e  prende  varii  nomi  dalle  terre 
cbe  inaffia;  poiché  airosteria  dei  Mirti  pren- 
de il  nome  dai  Mirti,  sotto  Hisilmeri,  dote 
accoglie  le  acque  del  fiume  dello  stesso  no- 
me, di  Hisilmeri,  poi  della  Bagheria;  indi 
sbocca  nel  seno  di  Palermo,  tra  le  foci  del- 
l'Oreto,  ed  il  capo  dei  monte  Gerbino.  Er- 
ra Fazello  confondendolo  coH'Oreto,  fiume 
altresì  della  piana  di  Palermo^  poiché  Tolo* 
meo  che  parla  dcirEleulero,  interpone  sei  mi- 
glia tra  la  sua  foce  e  Palermo,  lo  che  si  é  in 
realtà,  ma  scorre  avanti  i*Oreto  a  300  passi 
dalle  mura. 

Bagni.  Lat.  BiUnea.  Sic.  Yagni  (V.  N.) 
Territorio  cosi  detto  da  avanzi  di  Bagni, 
che  rimangono  d'incerta  distrutta  citlà  nel- 
la spiaggia  australe  della  Sicilia,  o  più  pro- 
priamente vicino  al  lido  rivolto  al  mare  Afri- 
cano, tra  le  foci  dei  fiumi  Irminio  ed  Oano, 
volgarmente  Maulo  e  Frascolariy  appo  la 
cala  di  Marzarello.  Crede  Fazello  essere  un 
resto  della  citlà  d*Inìtto^  Cluverio  di  Cau- 
cana,  come  esamineremo  a  suo  luogo.  Se- 
condo il  medesimo  Fazello,  quel  territorio 
ricinto  di  colline,  irrigato  da  acque,  perciò 
adattissimo  alle  culture,  e  splendidissimo 
in  amenità,  del  che  ci  son  prova  le  ve- 
stigia degli  antichi  fruttiferi  albereti  e 
degli  orti,  si  ha  un  miglio  di  circuito.  Di  tre 
Bagni  due  sono  in  parte  diroccati,  intiero 
r altro  sinora,  magnifico  per  fermo,  e  da 
poter  compararsi  a  quei  di  Roma.  Sul  pog- 
getto  vicino  indicano  le  famose  ed  ammi- 
revoli ruine,  essere  stato  un  teatro.  Di  tutto 
ciò  diremo  altrove. 

Bagni.  Lat.  Balnei.  Sic.  Yagni  (V.  If.)  Pic- 
colo villaggio  nel  territorio  di  Noto  e  nella  sua 

era  unita  nel  1798  a  qoella  di  Palermo ,  ascen- 
doTa  nel  1831  a  6i68  abitanti^  e  nel  fine  del  i852 
a  9838. 

16 


122 


BA 


eomarca,  falsamente  indicalo  nelle  moder- 
ne tavole  alla  destra  del  fiume  Anapo  so- 
pra Siracusa,  da  cui  dista  nel  vero  15  m. 
Terso  Sud-Ovest.  Dicesi  allrimenli  Canicat- 
tini  e  sorse  nel  1618  nel  feudo  dello  stesso 
nome.  Ne  è  amenìssimo  il  sito  in  un  pog- 
gio, né  diaria  inssilubre,  e  mostra  air  in- 
torno rimasugli  di  antica  abitazione,  di  cui 
non  è  più  memoria.  La  parrocchia  sacra 
a  S.  Michele  Arcangelo  viene  amministrata 
da  un  Sacerdote ,  cui  il  Yescovo  di  Sira- 
cusa delega  le  veci;  le  è  soggetta  un'al- 
tra Chiesa  detta  delle  Anime  Sante.  Si 
ha  300  case  incirca  con  1060  abitanti , 
che  ubbidiscono  al  borgomastro  onorato 
di  titolo  di  Alarchese  e  dritto  di  armi.  E 
feracissimo  il  territorio,  in  vino ,  olio,  biade 
ed  altri  frutti:  riceve  dal  vicino  fondo  Car- 
dinali  acque  buonissime^  che  precipitevol- 
mente  cadendo  in  una  grotta  profonda,  sva- 
niscono del  tutto,  e  credcsi  sgorghino  di 
nuovo  dai  fonti  di  Pisma  e  Pismotta  o  Ciane, 
donde  prende  origine  il  fiume  di  quel  nome. 
Tenne  la  Signoria  di  CanicaliinU  sotto  Fe- 
derico II,  Giovanni  di  Miglioiia  e  gli  eredi 
di  lui;  passò  di  poi  a  Tommaso  Capichio 
dalla  di  lui  moglie  Violanta;  Pandolfina 
loro  figliuola  prese  in  prima  a  marito  Fran- 
cesco di  Moach,  poi  Bartolomeo  di  Alia- 
«tUa  da  Curicene,  Giudice  della  M.  R.  Cu- 
ria, che  alla  morte  della  moglie  ne  conse- 
gui tutti  1  beni  per  beneficenza  del  Re  Mar- 
tino. Compresseli  poi  Guamuccio  di  Ala 
Catanese,  da  cui  ed  Agata  nacque  AUegran* 
zia  moglie  di  Andrea  del  Castello.  Ven- 
detterli  costoro  nel  1413  a  Perrucchio  Da- 
niele da  Roto,  che  subito  ottenne  la  con- 
ferma dal  Re  Ferdinando;  ne  nacque  Gu- 
glielmo Daniele,  da  cui  il  figlio  Vincenzo, 
che  nel  1310  giurò,  come  Signore  di  Ca- 
nicallini,  a  Ferdinando  11.  Mario  Daniele  nel 
1680  fu  il  primo  Marchese  e  fondatore  di 
Bagni,  cui  succedette  Giuseppe  Daniele  e 
Pallavicino  f  e  poi  a  questo  Antonino,  il 
di  cui  primogenito  Giuseppe,  generato  con 


BA 


Anna  Bonanno,  è  oggi  fivente^  ed  anito  ia 
matrimonio  a  Flora  Mugnos  (1). 

Ragni  di  €)efìilA*  Lat.  Aquae  Cepha- 

lenses.  Sic.  Vagni  di  Cifalà  (Y.  M.)  Acqua 
chcL  scaturiscono  sotto  una  rupe,  su  cui  siede 
il  Castello  di  Cefalà,  lungo  la  via  da  Palermo 
a  Siracusa,  nel  territorio  detto  della  Fede. 
Dicele  Arezzo  molto  salutari  agFiofenni,  e 
Fazello  dee.  1,  lib.  10  Bagni  aUumtnosi. 
Ne  è  menzione  nella  vita  di  S.  Angelo  Car- 
melitano, che  fiori  nel  secolo  xin,  il  quale 
sanò  alcuni  leprosi^  non  introdotti  ancora 
nel  bagno ,  dell*  acqua  d*  un  ruscello  vici- 


(t)  Oggi  è  un  Cornane  in  proTincia  ài  Noto, 
distretto  e  diocesi  di  Siracusa,  circondario  di  Fhh 
ridia,  distinte  da  Palermo  144  m.,  delle  qoali  SS 
rotabili,  91  non  rotabili,  15  non  rotabili  dal  capo- 
laogo  della  provincia ,  9  rotabili  »  6  non  rotabili 
dal  capo-distretto,  6  non  rotabili  dal  capo-ciroon- 
darlo,  12  non  rotabili  dal   mare   di  Siracnsa  cbi 
ne  è  il  più  Ticino.   Sin  dal  1810  la  Chiesa  iliall 
delle  anime  purganti  ricostmivasi  per  l'ingfiedi- 
mento,  essendo  ab  antico  ona  Chiesa  piccolianaa, 
e  r  attuale  accresciuta  dallo  stato  primiero»  fu 
pletala  nel  1826;  intanto  dal  1859  in  qui 
gettale  le  basi  perla  nuova  costruzione d*ana  CbieM 
Madre,  stante  la  piccolezza  dell*  attuale,  coi  coi- 
tiguo  si  allogò  dal  1837    un  Orologio  Comneak. 
Nel  1840  venne  compito  un  Camposanto  con  cap- 
pella corrispondente,  costruito  roagni6co  ponte  mI 
1796  ,  il  quale  poggia  da  una  parte  col  terrìloril 
di  Canicattini  e  dall* altra   con   quel  di  Noto;  è 
un'opera  privata  della  famiglia  Trigona  Sant'Ai* 
fano  da  Noto,  per  mettere  in  comunicazione  l'a* 
feudo   d'Alfano    coi   comunisti  agricoli   Canicst* 
tini.  Nel  1846  comincia  vasi  la  costruiione  dA 
strada  rotabile,  partendo  dalla  Comune,  dirigendoli 
ad  incontrare  quella  di  Sirarasa   per  Noto,  iiM 
ali* ex-feudo  Caveseccbe ,   sospesa  nel  1847.  Nei 
Testensione  territoriale  di  salme  715,891,  cioè  SU» 
244  in  seminatorii  alberati,  223,330  in  scmioalMi 
semplici,    121,636  in  paKoli  «   21,438  in  figiHi 
semplici,  3,176  in  6cbeti  d' India,  0,177  in  ìMÌÌ 
di  case.  Fu  separato  da  Siracusa  questo  Ommm 
con  decreto  dei  18  oUobre  1827,  per  cui  con  CM 
computavasi  per  popolazione  nel  1798;  aaceadefMt 
nel  1831  a  3373,  e  nel  fine  del  1852  a  4681.  Ti 
si  respira  ona  buona  aria,  e  Tacque  di  pono  e  li 
cisterna  è  buona  altresì  ed  abbondante. 


423 


BA 

>  tre  riTi  di  natura  affatto  diversa, 
liscosti  di  bre?e  spazio,  freddo  uno, 
OD  altro,  0  caldo  il  terzo,  e  vanno 
>larsi  in  una  casa  a  volle,  efficacis- 
\r  esperimento,  alla  cura  delle  ma- 
nCanee  principalmente;  non  manda- 
nte acque  alcun  odore  di  zolfo,  né 
la  sapore  alcuno,  conservate  per  al- 
*e  raffreddano,  divengono  buone  a 
e  purgano  il  ventre.  Il  bagno  si  ha 
if  ed  in  giro  delle  nicchie  a  pro- 
1  sudore  (volgarmente  sudatoi),  cui 
isi  delle  comode  stanze  da  poco  co- 
non  si  ha  menzione  presso  gli  an- 
jruso  di  queste  acque,  pure  una 
ne  in  grandi  punici  caratteri  del  tem- 
Saraceni,  dai  quali  dicesi  fabbricato 
Ilo  di  Cefalà,  posta  neireslremità  di 
reduta  oggi  illegibile,  dichiarava  es- 
ile quelle  acque  copiose.  Per  alquan- 
o  svanirono,  poi  sgorgaron  di  nuovo, 
ommità  della  rupe  e  nella  rocca,  di- 
isere  un  sotterraneo  con  bagno,  dove 

0  ai  tempi  nostri  ha  penetrato  (1). 
al  di  «ciacca*  Lai.  Aquae  Saccen- 

1  Selinuntinae.  Sic.  Vagni  di  Sciacca 
Acque  termali  vicino  Sciacca^  dette 
di  Sciacca,  che  prendono  altresì  il 
jalla  vicina  antica  città  di  Selinunte. 
orìgine  dal  monte  di  S.  Calogero  o 
iimmare,  appellato  una  volta  Cronio, 
ono  delle  grotte.  Ne  scrive  in  gran 
il  Fazello,  le  di  cui  parole  riassu- 
:  ascendendo  il  monte  dal  mare  Li- 

on  molti  anni  sono  ana  frana  ne  rovinò  in 
I  fabbriche,  che  ora  Tennero  rifalle  con  pia 
usa  nel  loogo  della  sorgente,  ed  in  modo 
acque  tema  far  cammino  sorgono  dalla 
Iella  rocca  dentro  la  prima  vasca.  Sono 
,  Irasparenli ,  sema  colore ,  e  gU  abitanti 
istrada  dopo  che  raffreddano  servousene 
I  cucinare.  Segnano  la  temperatura  di  31, 
•  secondo  Fontano,  contengono  acido  car- 
carbonato  di  calce,  carbonato  di  magne- 
laoza  nainoM,  solfalo  di  calce,  e  mariato 


BA 


bico^  occorrono  quattro  ruscelli  divisi  da 
poco  spazio,  ma  di  qualità  diverse;  il  pri- 
mo è  zolfureo,  vien  detto  salso  da  Strabone 
lib.  6,  e  fa  naturalmente  bollenti  i  bagni 
e  salutari;  il  secondo  è  appellato  santo,  per- 
chè bevutane  T acqua,  rilassa  il  corpo  come 
per  santa  naturai  facoltà;  indi  segue  il 
terzo,  e  finalmente  il  quarto  che  salso  e 
quasi  tiepido,  è  giovevole  rimedio  a  seccar 
le  piaghe,  e  scorrendo  pel  sottoposto  terri- 
torio, produce  una  congerie  nerastra  aspra 
porosa ,  di  pietra.  È  rimpetto,  nella  rupe 
che  sottostà  al  monte,  una  spelonca,  che 
tramanda  Teco  delle  voci  lontane  o  som- 
messe. Non  d^ivi  distante  è  un  pozzo  ob- 
bliquo  ed  immenso,  in  cui  si  ode  un  grah 
rumore.  Air  angolo  del  vertice,  verso  mez- 
zogiorno, sono  tre  spelonche  incavate  nel 
vivo  sasso;  è  sacra  una  a  S.  Calogero,  di 
nessuna  particolarità  la  seconda  è  famosa, 
r  altra  con  un  bagno  sudatorio  per  tutta  Si- 
cilia celebre,  dove  senza  uso  di  acqua  cal- 
da e  col  solo  vapore,  si  hanno  naturalmente 
copiosissimi  e  naturali  sudori.  A  destra 
del  monte  è  una  amplissima  spelonca, 
ed  a  mancina  un  naturale  profondissimo 
pozzo,  dove  scorrono  abbondantissimamente 
di  molle  grondaje  di  acqua  calda.  Sembra 
asserir  Diodoro  nel  lib.  5,  essere  stato  que- 
st'antro costruito  da  Dedalo.  Il  monte  poi 
in  moltissime  altre  parti  manda  vapori  zol- 
furei  (i). 

Bavnl  di  sclafank  (V.  M.)  Vedi  Seta- 
Zani. 

Bavnl  di  «eteste.  Lai.  Aquae  Sege- 
stanae.  Sic.  Yagni  di  Sigesla  (V.  M.)  Scrive 

(t;  Ne  scriveva  il  Kircher:  fra  tutti  i  bagni  del 
fMtido  celebri  sono  quelli  che  si  trovano  nelV  an^ 
dea  città  di  Selinunte ,  oggi  detta  Sciacca ,  in 
Sicilia  ec  Nel  1838  si  atteodeYa  al  ristoramento 
di  questi  bagni,  a  renderli  più  decenti  e  pia  co- 
modi agli  ammalati  «  pei  quali  si  sono  costruita 
deUe  stanze  adatte.  Nel  monte  donde  scaturiscono, 
trovansi  piriti  di  ferro,  e  cave  di  zolfo  e  di  sal- 
gemma. 


126 


BA 


a  GiliforCe  Riccabono  successore  di  Orsino , 
ma  venne  poi  del  tulio  a  distrudersi;  il  mo- 
nastero^ purché  ri  Hano  sempre  marUenuii 
i  manadj  fu  incorporato  nel  1510  alla 
mensa  Arcivescovile.  Poi  Giovanni  Paterno 
Arcivescovo  di  Palermo  ristorò  il  tempio  e 
le  abitazioni  dei  monaci,  vi  accrebbe  di 
esimie  fabbriche,  orti  amenissimi,  e  ruscelli, 
a  suo  diletto  e  dei  suoi  successori,  e  volle 
appellar  quel  luogo  di  S.  Giovan  Battista, 
una  di  cui  statua  marmorea  elegantissima 
collocò  nella  chiesa  (1).  Abbandonatolo  i  Be- 
nedettini, r  ebbero  una  volta  i  frati  Carme- 
litani, ma  finalmente  Diego  Aiedo  nel  1595 
concesselo  ai  Minori  Osservanti.  Arezzo, 
sul  sito  della  Sicilia,  celebra  i  ruscelli  di 
Balda.  Ancor  vi  si  osservano  ruderi  del 
casale:  il  territorio  piò  che  mai  fecon- 
do è  piantato  a  vigne ,  ulivi ,  ed  albero- 
ti  (2). 

Balda  (Altareiio  di)  Sic.  Latareddu 
di  Baria  (V.  H.)  (3). 

Balda.  Lat.  Bayda.  Sic.  Balda  (V.  M.) 
Rocca  sotto  Erico,  non  molto  discosta  dal- 
r  antica  Segesla,  a  4  miglia  da  Castellam- 
mare. Appartenevasi  nel  1320  a  Bernardo 
di  Passaneto,  poi  a  Riccardo  Abate,  che 
dichiarato  nemico  al  Re  Martino^  per  be- 
neficenza di  questo,  cbbesela  in  prima  .41- 
legranza  moglie  di  Matteo  Montccateno^ 
poi  Antonio  del  Bosco,  come  erede  di  Gia- 
coma di  Passando  sorella  di  Bernardo.  Eu- 
femia figliuola  di  Antonio,  e  moglie  di  Fran- 
cesco Sieri,  contrastò  spettarlesi,  dopo  la 
morte  del  padre  nel  1404  ;  ma  la  ottenne 

(f)  È  del  magniBco  scalpello  dì  AntODello  Ga- 
gini. 

W  Lo  spedale  fattovi  fabbricare  dal  Re  France- 
sco I  inerìla  attenzioue  per  la  pulìleiza  e  la  de- 
cenza con  che  è  lena  lo. 

(3)  Nuovo  villaggio  a  doe  miglia  da  Palermo, 
a  tre  dal  convento  di  Baida,  da  cui  prende  il  sopran- 
nome, nella  strada  che  mena  a  Bocca  di  Falco,  con  una 
parrocchia  foodaU  per  dispaccio  del  87  ottobre  1799, 
ed  una  kuoU  comunale. 


BA 


Guglielmo  nato,  (traduco  letteralmente  TAa- 
tore),  dalla  medesima  Antonia  ed  i  figli  sud 
altresì  Insino  al  1563 ,  quando  Vineemo 
Bosco  Conte  di  Vicari  ne  fece  on  cambio 
con  BkLsco  Corvino ,  rice?uta  la  terra  di 
Mezzojuso  ;  gli  eredi  di  Corvino  però,  re- 
stituito nel  1579  il  castello  di  Balda  al  Bo- 
sco, se  la  ripresero:  comprosselo  da  ca- 
storo Francesco  Tarallo  nel  1679»  col  soo- 
cedette  il  figliuolo  Simone  Harchese  deOa 
Feria ,  ed  indi  Francesco  i?  Signore  di 
Baida^  dai  Tarallo.  È  munitissimo  pel  sito 
e  pei  bastioni,  decorato  di  nuofe  fabbridia 
a  comodo  dei  coloni  dell*  estesissimo  te^ 
ritorio,  degno  in  vero  di  ammirazione,  ed 
appare  da  lontano  ai  viaggiatori  di  quelle 
parti. 

Baidone.  Lat.  Baidunus.  Sic.  Baidui 
(V.  N.)  Fonte,  le  di  cui  acque  accrescoM 
il  fiume  Cacipari,  poiché  caduto  questo  dal 
teritorio  sotto  Palazzolo,  dove  si  ha  origine, 
accoglie  a  sinistra  le  acque  delle  fonti  é 
Anillo,  Arco,  dei  quali  dicemmo,  Baidms 
0  Bella,  e  prende  il  nome  di  MagtMB. 

Bttlnalo  e  BaliMitana»  (V.  N.)  Lago. 
Vedi  Busailtono. 

Bajttcìieino.  Lat.  Bayachemus.  Sic.  Ih 
jachemu  (V.  IV.)  Ponte  oggi  detto  di  S.  Co- 
smano,  che  non  lungi  dulia  spiaggia  del 
mare  congiungc  le  rive  deirEloro  oAUm 
volgarmente  Atellaro. 

Balata.  (V.  M.)  Casale  mentovato  nelle 
tavole  deir  Arcivescovato  di  Morreale,  Ini 
fiumicclU  di  Calatrasi  e  Frattina.  Oggi  Mi 
è  più,  ma  11  lerritorio  a  seminatori!,  si  hi 
il  Lxiv  posto  nel  registro  dei  beni  deli 
Chiesa  della  città  sopradetla. 

Balata  di  .«Voto.  Lat.  Balata  Neti.  Sto. 
Baiala  dì  Notu  (V.  N.)  Cala  alla  destra  r^ 
del  fiume  di  Falconara,  o  Assinaro»  àM 
apresene  la  foce. 

Baiateiia.  Sic.  Balatedda  (V.  M.)  A* 
nella  spiaggia  australe  dell* isola  tm  AUcili 
e  Girgenti,  mentovata  dal  Fazello,  e  che  ii* 
coverà  soltanto  piccole  navi. 


127 


BA 

iMtrate.  (Y.  H.)  (1). 

netto.  Lat.  Balleitm.  Sic.  Baddettu 

)  Piccolo  fiume  mentovalo  dal  Fazello, 

(  Gomooe  di  Balestrate  non  ?  iene  mento* 
il  nostro  storico,  poiché  non  era  io  quei 
che  on  territorio  di  poca  rinomanza.  Ma 
astato  oggi  dichiaratoComone  ci  conviene  far- 
la. 8en  giace  trai  finmi  di  Calalnbo  e  di  S. 

distanti  otto  miglia  tra  loro,  e  che  melton 
I  golfo  di  Castellam'mare.  Serve  di  confine 

alla  foresta  di  Partenico,  da  cui  é  affatto 
»«  ed  è  stato  ex  antiquo  ritenuto  nel  regio 
o,  molava  infatti  conlinuamente  di  Baroni 
e  di  Abati  la  selva  Partenia,  ma  le  Bale- 
1  tali  cangiamenti  non  soggiacevano,  onde 
a  Federico  il  in  giugno  del  1307:  Marilimam 
et  jus  maritimae  dieti  nemoris,  lamquam 
qoo  ad  regiam  dignitalem  spectanlia,  quau" 
littore  marit  infra  terram  perjaetum  bali^ 
otenderitf  Curiae  nostrae  reservavimus,  (ex 
leiiiae  de  anno  44S5  et  U56  foL  ^85), 
'ne  la  prima  concessione  nel  1456  fatta  nel 
ebbraro  da  Alfonso  il  Magnanimo  in  bene* 

Niccoia  Eleofante  «  non  abrogando  però  i 
et  demanio  e  quel  sopra  ogni  altro  di  le- 
iooservato  6n  sullo  scorcio  del  secolo  xviii 
iato  di  Palermo...  Nieolao  de  Leofante  ejus- 
erediòys  et  succeesoribue  damue,  donamus 
:edimu3  j^m  dictum  territorium  per  iactum 
ì,eum  iilvis,  nemoribiu pascuis  lignis  ec.  con 
altresì  di  fabbricare,  coltivare,  renderlo  in 
poiché  non  era  che  mal  coltivalo  e  boscoso^ 
demanio  regio  oppresso  più  dal  superfluo  che 
«ssario  spronato.  Si  attivò  allora  la  cultura, 
principio  e  perfciionamento  a  ben  munito 
.veniva  fondata  da  Francesco  Bologna  ge- 
i  Niccolò  una  fabbrica  di  zuccheri,  fondalo 
{mino  di  vini  da  Giacomo  Santoro.  Eran 

fine  del  secolo  scorso  quelle  terre  in  po- 

Pielro  Miceli,  Paolino  Gesugrande,  ed  Igna- 
fieo ,  ma  ancor  non  eran  che  fondi  «  con 
abitazione;  e  Sicciara  principale  borgata  del 
io  per  la  fertilità,  la  estensione  dei  poderi,  la 
là  del  mare  io  qualche  modo  avanzava  per 
Ito  le  altre  parti  ;  come  anche  per  popola- 
efae  di  500  abitanti;  Trappolo  altra  borgata 
m  nelle  Balestrate  venivane  dietro,  e  non 

che  circa  tOO  anime.  Fu  nel  1800  che  la 
li  8.  Anna  di  Sicciara  venne  elevata  a  real 
kia  con  assegnate  in  territorio  le  intiere 
la,  che  con  decreto  del  S9  marzo  1820 
Mi  In  QB  sol  G>mane,  destinata  per  capo- 


BA 


che  sbocca  nel  Bali  o  Jato.  Ha  origine  soUo 
il  colle  di  S.  Cosmo  3lart.,  e  bagna  i  tcrri- 
torii  Giovan n uccio ,  Giarobasio,*  Decisa  e 
Balletlo,  da  cui  prende  il  nome^  ed  avendo 
due  iragelti  nella  pubblica  slrada,  congiun- 
gesi  al  Jato  nel  luogo  dello  Fallamonica. 
Il  territorio  di  Bullello  è  notalo  a  num.  35 
nel  registro  deli' Arcivescovado  di  Horreale. 

BariMara.  (V.  M.)  Terra  dove  fu  un 
tempo  Sogesla. 

Barcellona.  Lai.  BarccUonelta  Sic.  Bar- 
salona  e  Barciliona  (V.  D.)  Primario  e  fa- 
moso municipio  di  Caslroreale,  che  si  pre- 
senta nella  slrada  Regia  da  Messina  a  Pa- 
lermo; disUi  dalla  cillà  per  3  miglia  a  Nord, 
ed  è  bagnalo  dal  fiume  Longano  che  ne 
scorre  pel  mezzo;  è  più  d'ogni  altro  po- 
poloso, e  neir elegante  Chiesa  di  S.  Seba- 
stiano si  amministrano  i  Sacramenti  :  vi  fa 
da  poco  accresciula  l'altra  di  S.  Giovanni 
Ballista,  dall'altra  parte  del  flume  a  como- 
do degli  abitanti.  Vi  hanno  un  Convento  i 
Minori  Osservanti  dello  di  S.  Antonio  di 
Padova  fondato  nel  1630;  rimangono,  pres- 
so il  fiume,  delle  case  per  monache  ma 
vuole  oggidì  per  T insalubrità  del  luogo.  Il 
casale  Naseri  di  cui  daremo  altrove  no- 
tizia, tocca  la  parte  meridionale  di  Bar- 
cellona (1). 

luogo  la  borgata  di  Sicciara  come  laogo  centrale» 
e  sede  dell'amministrazione  comunale.  Oggi  il  Co- 
mune delle  Balestrate  è  in  provincia  e  distretto 
di  Palermo  da  cui  dista  S7  miglia^  in  circondario 
di  Partenico  da  cui  dista  9  miglia,  in  diocesi  di 
Morreale.  Contavanvisi  nel  1831  1069  abitanti,  e 
1420^ nel  6ne  del  1852«  fertilissimo  ne  è  il  terri- 
torio, e  comprendesi  in  salme  407,166,  cioè  8,119 
in  canneti  «  poiché  dalle  cannamele  eslraesi  lo 
zucchero  di  che  ci  hanno  alcune  fabbriche,  71, 
962  in  seminatori!  semplici,  112,680  in  pascoli, 
9,430  in  oliveti,  172,543  in  vigneti  semplici  «  28, 
275  in  sommaccheli,  2,580  in  ficheti  d'India,  1,445 
in  frassineti,  0,132  in  suoli  di  case.  Verso  Sud-Ovest 
dal  Comune ,  ed  in  poca  distanza  è  istallalo  on 
Telegrafo. 

(1)  Il  Comune  di  Barcellona,  con  Pozzo  di  Gotto 
che  è  un  sotto-cofflone,  con  Beai  Decreto  dal  29 


128 


BA 


nmrrmcem  TeceMa.  Lat.  Barraeea  ve- 
tuè.  Sic.  Barraeea  secchia  (Y.  D.)  È  una 
grotta  Terso  1  fianchi  meridionali  de]l*Elna; 
Ti  si  penetra  per  angusto  ingresso,  ma  tro- 
fasi  poi  spaziosamente  incavata  a  volta  nel 
vivo  sasso,  talché,  dice  Filoteo^  può  facile 
mente  eiercilarvm  alla  gioètra,  con  lan" 
eia  e  cardilo.  In  un  angolo  a  tramontana 
occorre  un* altra  grotta  lunga  quasi  quaran- 
ta passi,  nel  di  cui  fondo  dalle  grondaie 
formasi  come  un  ruscello. 

■arcione.  Lat.  Barcluniè.  Sic.  Barcuni 
(T.  N.)  Casale  mentovato  una  volta  nel  re- 
gistro di  Federico  IT,  di  pertinenza  di  Gu- 
glielmo Yentimiglia. 

Barrarranca  o  Contieino  (V.N.)  Città 
di  cui  dice  Fazello  essere  stata  fabbricata 
ai  suoi  tempi:  ne  TalTerma  dì  nuova  fon- 
dazione il  Marfihes,  e  frovola  compresa  un 
tempo  nella  Diocesi  di  Siracusa;  poiché  enu- 
merando Papa  Alessandro  III  in  un  suo  di- 


ottobre  del  18 il  fa  elerato  a  capo-laogo  dì  cir- 
condario di  8*  classe,  divìdendosi  dal  circondario 
di  Caslroreale,  cui  era  rianiln.  Comprendesi  nella 
pro^ncia  e  diocesi  di  Mes!iina.  distretto  di  Castro- 
reale,  e  disia  140  miglia  da  Palermo,  30  dal  capo- 
luogo della  provincia,  4  dal  capo-luogo  del  distret- 
to. Ne  Venne  allargala  la  Chiesa  Madrice  ed  or- 
nata nella  più  6na  eleganza,  ma  T opera  attende 
ancora  il  compimento,  rimodernato  il  teatro,  che 
può  contarsi  come  il  più  bello  del  dislrello.  La 
popolazione  di  Barcellona  computavasi  nel  1798 
con  quella  di  Castroreale ,  montava  sola ,  neanco 
col  sotto-comune  di  Pozzo  di  Gotto  che  non  vi  era 
stalo  ancora  riunito,  nel  t83t,  a  9818,  e  nel  6ne 
del  1859  col  sollo>comune  a  18701.  L'estensione 
territoriale  ne  è  di  salme  2921,764,  cioè  185,374 
in  giardini .  54,285  in  orti  semplici ,  10,357  in 
canneti ,  22,735  in  gelseti ,  2.526  in  semìnatorii 
irrigui ,  474,259  in  seminatorii  semplici ,  688,708 
in  pascoli,  560,538  in  oliveti ,  427,019  in  yigneti 
alberati,  349,069  in  vigneti  semplici,  149.894  in 
boscale.  Lodasene  l'industria  degli  abitanti  nella 
cultura  della  terra,  nella  perizia  della  pesca,  e  la 
attività  in  varie  manifatture.  Ci  abbiamo  dalle  sto- 
rie avere  alle  rive  del  6ume  Longano  sconGlto  il 
tiranno  Cerone,  con  10000  fanti  1500  cavalli',  le 
Khiere  perniciose  deiMamertini  comandali  da  Qono. 


BA 


ploma  del  1168,  le  parti  di  quella  Diocesi, 
registra  a  n.  15  (a  ChieM  di  Idmvidnù 
con  iue  pertinenze  j  dopo  quelle  di  liz- 
zarino;  e  Barberi  che  scrisse  circa  il  1511, 
pone  Contnctiio  nel  suo  gran  Capibrefio 
tra  le  terre  e  i  casali  esistenti  a  sao  tempo; 
credola  abbandonata  perciò  ed  in  lotto  poi 
estinta  per  qualche  tempo  sinché  sorse  noo- 
Tamente,  ristorata  da  Matteo  Jtorresi  Mar- 
chese di  Pietraperzia;  e  situata  essendo  ol- 
tre il  fiume  Braemi  tra  Pietraperzia  e  Maz- 
zarino, che  diTìdoTa  la  Diocesi  SirtcosaBi 
dalla  Catanese,  cominciò  dopo  il  rislaoio 
a  computarsi  come  parte  di  questa  incoi 
oggi  comprendesi.  Rimangono  ancora  afai- 
zi  di  una  famosa  torre  di  Convieino  appo 
l'antica  Chiesa  maggiore,  ed  ano  dei  qiial> 
tro  angoli  della  moderna  città  costituisce  i 
confini  del  territorio  detto  della  Torre^  poi- 
ché gli  altri  tre  corrispondono  ad  altrdtoili 
territorii,  talché  il  largo  centrale  di  Bana- 
franca  sta  nei  feudi  di  Sfornita,  Bueciiffii 
Tardara  e  della  Torre.  La  faccia  del  paesi 
é  piuna ,  sopra  un  alto  poggetto,  e  ai  kt 
vie  retle,  perlochè  riguarda  tutti  i  poDli€l^ 
dinalì,  e  perchè  è  molto  soggetta  ai  venti  set- 
tenlrionuli,  vi  si  gode  dì  un  aria  salutarci'*^ 
tuale  tempio  maggiore,  ch*é  1* unico  Pl^ 
rocchiale,  intitolato  a  S.  Maria  deUa  Pari* 
ficazione ,  é  sotto  la  cura  del  Vicario  M 
Vescovo  e  di  Sacerdoti  da  lui  destinali,  fi 
avevano  un  tempo  una  Casa  i  frati  di  S.  lo- 
roenico,  fondata  a  spese  di  un  Signore,  éà 
poi  abbandonarono  per  la  povertà  del  fan* 
go  e  la  diminuzione  delle  rendite;  ranuMi- 
ta  il  Pirri  esservi  ritornati  nel  1615,  M 
oggi  non  vi  sono  più;  nota  dlppiù  un  dio* 
stro  dei  Conventuali  di  S.  Francesco,  chi 
sorse,  testimonio  Filippo  CagUola  nel  IStt 
ad  un  tiro  di  pietra  fuori  la  città,  e  ndh 
Chiesa,  sin  dal  1224,  vedovasi  un'antichii* 
Simo  ed  elegante  quadro  di  S.  Maria  io» 
gli  Angeli;  è  fama,  dice  quegU,  estere iMl 
questa  immagine  presso  gli  oòikntf  da 
immemorabili  tempi  nella  CMeea 


129 


BA 

ae«e,  poicia  àUa  venuta  dei  fraU^ 
wppreeUUa  dM' Arciprete  per  VaU 
maggiore.  Anche  costoro  poi  manca- 
ed  in  loro  luogo  i  Riformali  sotto  ti- 
li  S.  Francesco  occupano  quei  chio- 
A  han  cura  delia  Chiesa,  che  appel; 
lolgarmente  di  S.  Maria  di  Gesù;  de- 
ceUe  si  costrussero  di  proprie  mani, 
la  nuoTa  Chiesa  fabbricarono,  con  che 
igon  magnificenza  al  paese.  Fonda- 
li recente  nel  1737,  i  Sacerdoti  Diego 
ino  ed  Alessandro  Bufalino^  a  proprie 
,  somministrando  però  la  somma  Er- 
iranciforti  Principe  di  fiuterà  Signore 
lese,  un  Monastero  per  monache  fie- 
Jne,  con  un  elegante  tempio  intitolato 
S.  Trinità.  Venerano  i  cittadini  come 
rio  tutelare  S.  Alessandro  Pontefice 
lire,  ma  celebrano  con  singolare  pom- 
»n  fiere,  nel  di  IS  di  settembre,  la  fe- 

S.  Maria  della  Stella.  Erano  232  le 
iella  metà  del  secolo  xvi,  522  nel 
ite^  con  1943  ¥ite  secondo  il  Pirri, 

minor  numero  secondo  i  Regii  libri 
S52;  nel  principio  di  questo  secolo 
itaronsi  997  case,  3777  anime,  e  dal- 
ia rifista  5022.  Gode  il  Signore,  sin 
!64,  del  titolo  e  de^'li  onori  di  Mar- 

e  prolTerisce  il  settimo  Yoto  nel  pub- 
^nsesso  del  Regno;  sceglie  in  ogni 
!  Magistrati  Civili,  secondo  le  sanzioni 
ipali,  e  si  serve  di  assoluta  facoltà 
i.  Va  soggetto  il  paese  alla  comarca 
iza,  era  sotto  la  Prefettura  della  mi- 
Dfincialedi  Caltagirone,  ed  apprestava 
Jli,  e  16  pedoni.  Produce  il  fecon- 
0  territorio  tutto  che  bisogna  al 
ano  ed  anche  alle  delizie  della  vita, 
ancante  di  acque  nutrisce  armenti, 
poco  esteso,  poiché  occorre  giusto 

miglio  dalla  città  di  Piazza  verso 
),  a  quattro  m.  da  Pietraperzia  verso 
e-Maestro,ed  altrettanti  incircadaHaz- 
a  mezzogiorno.  Conviene  presentare 
*  ordine  i  borgomastri  di  Convicino^ 


BA 


dei  quali  occorre  il  primo  Berengario  di 
Albara^  che  prese  forse  il  cognome  dal  ter- 
ritorio vicino  altrove  mentovato.  Compres- 
selo da  lui  Franceèco  Ventimigliaj  per  be- 
neficenza di  Federico  II,  Conte  di  Geraci, 
e  con  approvazione  di  lui  commutoUo  poi 
per  Motta  di  Pittineo  con  Alafranco  di 
S.  BaHlio  mentovato  nel  censo  di  Federico 
II;  alla  morte  di  lui,  sborsalo  il  prezzo  con- 
gruente, Tebbe  nel    1330  dagli   esecu- 
tori dell*  ultima  sua  volontà  Abone  Barreèi 
Signore  di  Pietraperzia,  colla  conferma  di 
Pietro  li,  per  diploma  segnato  in  Palermo 
nel  di  8  luglio  dell*  anno  seguente.  Suc- 
cedette ad  Abone  il  figlio  ilr<a(e,  che  in- 
vesti di  Conticino  il  fratello  Vgonetto^  cui 
successe  il  figlio  Ardmbao^  col  quale  in- 
gaggiò una  lite  Giannantonio  fiarresi  figlio 
di  Artale,  che  asseriva  dinanzi  al  Viceré, 
spettarglisi  Conticino;  ma  non  ancor  de- 
finita, mori  Arcimbao  senza  prole,  onde 
Giannantonio  V  ottenne  ,  il  di  cui  nipote 
Matteo  fu  il  fondatore  di  Barrafranca^  o 
il  ristauratore  di  Comsicino;  si  ebbe  que- 
sti il  figlio  Guglielmo^  da  cui  nacque  Pie' 
trOf  nominato,  per  benefizio  del  Re  Filip- 
po II,  nel  di  12  dicembre  1564,  primo  Mar- 
chese di  Barrafranca  ;  dopo  Pietro  la  so- 
rella Dorotea  maritata  a  Giovanni  firanci- 
forti  Conte  di  Mazzarino ,  donde  Fabrizio 
Branciforti:  vedi  degli  altri  dove  parlasi  dei 
Principi  di  fiuterà  oggi  Signori  di  Barra" 
franca  della  medesima  illustre  famiglia. 
Corrisponde  il  sito  del  paese  a  gr.  37,20 
di  latit.,  a  gr.  37,46  di  longitudine  (1). 


(1)  n  Cornane  di  Barrifrinca,  eh*  era  dipendente 
dal  circondario  di  Pietraperzia,  fu  elevato  i  capo- 
circondario  di  Z"^  classe  dal  1846  in  poi,  col  De- 
creto del  17  dicembre  del  1845.  Va  compreso  nella 
proYÌncia  di  CaltanisselU,  distretto  e  diocesi  di 
Piazza,  e  dista  103  miglia  da  Palermo  «  23  dal 
capo-lnogo  della  provincia,  19  dal  capo-luogo  del 
distretto.  Ascendevano  It  popolazione  nel  1798  a 
5948,6  nel  1831  a  7687,  e  Bnalmente  nello  scorcio 
dei  1859  ad  8451.  Ne  èretteniione  territoriale  di 

17 


130 


BA 


Lat.  Barrifaudum.  Sic. 
Barrìfaadu  (V.  N.)  Territorio  ad  8  miglia 
da  Lentini  Terso  Occidente,  do?e  il  fiume 
Scuma  dividesi  arlifiziosamente  in  due  ra- 
mi, dei  quali  il  sinistro  sbocca  nel  Beviere. 

Bart^rtome*  (S.)  Lat.  S.  BartoUh 
wiaei  flwDius.  Sic.  San  Hartulu  (T.  M.) 
Fiume  detto  dal  Fazello  Crùnisio  o  Cri- 
miéOf  e  dal  Cluverio  Scamandro;  depo- 
nesi  nel  seno  Segestano  oggi  di  Castellam- 
mare (1). 

Bartolomeo  (••)  Lat.  <S.  BartolameuB 
Sic.  San  Martulu  (V.  H.)  Casale  oggi  di- 
strutto, altrimenti  Carabbo,  nel  territo- 
rio di  Sciacca.  Sotto  Federico  li  era  sog- 
getto a  Luigi  d'Incisa  Cavaliere  di  Sciac- 
ca, cui  succedette  il  figlio  Giacomo;  1*  eb- 
be poi  Artale  Alagona^  e  ribellatosi,  die- 
delo  il  Re  Martino  a  Guglielmo  di  Perai' 
ta;  successegli  Niccolò^  da  cui  compresselo 
per  mille  fiorini  d*oro  Giatanni  di  Pe- 
rotto^ con  approfazione  del  Re  manifestata 
per  diplomi.  Pure  sotto  il  Re  Alfonso,  Atir 
tùnio  de  Luna  Conte  di  Caltabellotta  ere- 
de del  Peralta,  intimata  una  lite  a  Pietro 
Perotto  figlio  di  Giovanni^  che  godeva  del- 
la signoria  di  S.  Bartolomeo,  la  vinse  in 
giudizio  appo  Niccolò  Tedeschi  giurisperilis- 
simo:  fu  questa  la  scintilla  degli  odii  trai 
Perotto  e  i  de  Luna^  che  produssero  un'a- 
perta guerra  civile  volgarmente  appellata 
Caso  di  Sciacca. 

mmaimò  (V.  D.)  Casale  un  tempo  situato 

nliiie  t04S,tS3,  cioè  5,458  in  giardini ,  l,6Si  io 
orti  lempUci,  0,930  in  canneti,  0,798  in  pioppeti, 
SM5i  in  seminalorii  alberati,  1585,035  in  semi- 
■atorìi  semplici ,  588^013  in  pascoli  »  14,757  in 
oliTeti,  136,503  in  vigneti  alberati,  146,997  in  ri- 
gneli  semplici,  38,840  in  ficbeti  d* India,  14,333 
io  mandorleti ,  155,844  io  terreni  improdottiri  » 
0,143  in  sooli  di  case.  Nel  suo  territorio,  contrada 
Gelati,  è  ana  lolfara  non  soggetta  ad  inoodaxione 
apparteneole  ali*  eredità  Balera,  e  distante  84  mi- 
glia dal  laogo  dell*  imbarco  dello  zolfo. 

(1)  Nasce  da  doe  capi ,  ano  presso  Calatafimi , 
r  altro  Bella  pitnara  dell'  HabiU. 


BA 


nella  piana  di  Milazzo ,  doTe  il  !•  Fede- 
rico II  nell'anno  ISIO  gettò  le  fondamenta 
del  famoso  monastero  di  S.  Chiara  di  Ba- 
sico, sotto  gì*  istituti  di  S.  Francesco  ;  ebbe 
cura  poi  di  trasferirlo  nella  città  di  Raroetta, 
e  Pietro  figlio  di  lui  vi  confermò  nel  1336 
i  beni,  i  privilegii,  le  immunità ,  e  vi  attri- 
buì i  dritti  di  casale;  del  pari  Ludovico  nd 
1343,  e  finalmente  Alfonso  nel  144S.  He 
fu  la  prima  Abadessa  Caterina  sorella  di 
Pietro,  figliuola  del  fondatore  Federico^  mor- 
ta in  odore  di  beatitudine;  Costanza  poi 
Vicarìa  di  Sicilia  Tamministrò,  ed  ascrisse 
nel  numero  delle  monache  la  sorella  Eu- 
femia, -che  anche  ne  fu  a  capo,  e  rifulse 
altresì  Vicarìa  del  Regno.  Vi  vestirono  pa- 
rimenti il  sacro  velo.  Bianca,  Violanta,  Eleo- 
nora, sorelle  di  Federico  III,  Margherita 
zia,  e  finalmente  Camiola  Senese,  di  coi  si 
ha  menzione  nelle  storie,  la  quale  si  chii- 
se  in  quei  chiostri,  sprezzata  la  mano  i 
Rolando  Aragona.  AfTermano  essere  stÉ» 
trasferito  il  Monastero  in  Messina  in  qn^ 
sti  tempi,  0  perdurando  quello  appo  la  pri- 
ma^ essersene  edificato  un  novello,  don 
ai  nostri  giorni  sorge  con  pari  splendore  (!)• 
BMiilcaui.  Lat.    Baxilicaia  (V.  N.)  I 
{    diplomi  sovraccennali  di  Alessandro  III 
i    merano  come  membri  della  diocesi 
sa;  le  Chiese  di  Basilicala^  e  queUe  deliat 
terrriloriOj  con  pertinenze;  intendendo  èi 
vìllaggetto  GrassUiato,  di  qual  nome  oggi 
rimane  il  castello,  come  diremo  a  suo  iQOgt^ 
BMiiio  (».)  Lat.  S.  BaMiuè.  Sic.  S. 
Basiliu  (V.  D.)  Casale  nei  feudi  seUealrit- 
nali  di  Messina  ,  verso  Milazzo ,  di  dritti 
sotto  il  Re  Federico  II,  di  Itvelo  Chieemi 
e  di  Borgio  Cirino  sotto  il  regno  di  la- 
tino. Spiantalo  già  il  casale,  spettavasiMl 


(I)  Nella  Chiesa  di  8.  Blarìa  di  Banco  ia 
sina,  meritano  aUenxione  quattro  dipinti»  eisè  il 
Natività,   del  pennello  di  Deodato  GsÌMCcia»  li     ^ 
Resarreiione  del  Rodriqoea,  V  ImBacoUta  di  A|i*    /" 
slino  ScilU,  ed  i  Magi  di  FranoMO  Omuièèi  |K    r 
affreachi  sono  del  Tiiraari. 


13t 


BA 

L  MareeUo  Cirino  erede  di  Borgio; 
gi  è  soggetto  a  Placido  Ruffo  ^  per 
della  moglie  Hargherila  Cirino. 
Jiio  (S.)  Lat.  S.  Barilius.  Sic.  S. 
i  (Y.  D.)  Fiume  detto  Mela  da  Filippo 
,  ma  ignorato  o  tralasciato  dal  Clu- 
che  aflerraa  esser  Mela  il  Nucito. 
[>  dee.  I,  lib.  9,  cap.  7.  Nelki  spiag- 
m  olire  da  Caslroreale  è  la  foce  di 
me...  dello  di  S.  Basilio  dalla  Chie- 
di queslo  nome^  colla  foce  dopo  di 
ègorga  dal  fianco  occidentale  del 
dot)*  è  fabbricato  il  titlaggio  S.  Lu- 
ola  il  medesimo  Amico  esserne  stata 
apo  la  foce  nel  porto  di  Milazzo;  ma 
struiti  degli  argini,  mutatone  il  corso 
»  occidentale  di  quella  città,  da  ivi 
ersi  nel  mare. 

lino  (S.)  Lat.  S.  Basilius.  Sic.  S. 
i  (V.  Ff.)  Colle  del  territorio  di  Len- 
isale  una  volta,  e  forse  non  ignobile 
io.  I  ruderi  degni  di  ammirazione^  lo 
piano  che  in  largo  estende  il  ver- 
si colle,  il  munitissimo  sito,  le  fre- 
grotte,  le  piedre  quadrate,  e  sovra 
Uro  r  amplissima  Basilica  scavata  nel- 
»e,  dove  sccndesi  per  gradini  dal  lato 
le,  innumerevoli  vestigia  di  antichità,  ci 
loessere  stato  popolato  il  luogo,  e  molto 
0  appo  gli  antichi.  Vi  si  gode  di  una 
attiva  amenissima,  poiché  si  ha  sog- 
Lentìni  col  lago  da  Mezzogiorno,  e  lo 
«imo  territorio  di  Catania  da  Greco;  né 
la  da  ogni  parte  la  salila,  eccetto  che 
•eecio,  dove  si  vede  evidentemente  es- 
lata un  tempo  la  strada  e  T  adito.  Lo 
io  intanto  della  Basilica  sudctla  è  il 
Ite:  una  gran  mole  di  sassi  eguaglia 
Tertice  del  colle,  e  scavata  presenta 
una  fossa  quadrata  divisa  qua  e  colà 
^li  intervalli  da  32  colonne  rustica- 
iavorate;  sovrasta  una  lunga  pietra 
arsale  della  medesima  rozzezza,  su 
ggia  un  altra  sul  centro  poco  più 
i,  che  ferma  quella  dì  sotto;  quella 


BA 


però  che  sembra  come  capitello,  sostiene 
dairuna  e  dairaltra  parte  equilibrati  e 
perciò  solidissimi  gli  epistilii.  Stendonsi 
al  di  sopra  di  grandi  sassi  per  tetto,  non 
a  Yolta  ma  piano ,  lievemente  inclinato 
ai  lati  esterni,  oggi  in  maggior  parte  di- 
strutto; rimangono  vestigia  intorno  quei  Iati 
d*un  condotto,  doye  incanalavansi  le  ac- 
que piovane.  Yedonsi  nelF  interno  lato  orien- 
tale delle  absidi  o  nicchie,  delle  quali  in  una 
a  destra  è  un  tumulo  adatto  ad  accogliere 
un  cadavere;  vi  si  osservano  delle  pitture 
che  sanno  dei  tempi  moderni,  alludenti 
ad  imagini  sacre  e  quasi  cancellate.  Non  si 
sa  a  qual  uso  sia  stata  destinala  la  grotta 
^i  cui  si  ò  fatto  parola;  non  avanzano 
indizii  di  Chiesa  sopra  fabbricata ,  talché 
possa  dirsi  una  adunanza  sotterranea. 
Sembra  del  tutto  improbabile  esservi  i 
primi  penetrati  i  cristiani  per  tema  delle 
persecuzioni ,  come  crede  comunemente  il 
volgo,  poiché  era  apertissima;  sebbene  non 
si  conosca  a  sufficienza  dove  tendano  i  con- 
dotti destinati  a  ricever  la  pioggia  per  non 
essere  intieri,  nondimeno,  secondo  il  mio 
parere,  questa  cava  sotterranea  fu  prima 
una  conserva  di  acqua  e  forse  poi  le  ab- 
sidi e  le  pitture  vennero  aggiunte  dai  pietosi 
cristiani  perché  a  Chiesa  si  accomodasse.  Sot- 
to i  Normanni  poi  villaggio  o  casale  non  esi- 
stiva.  Rinvengo  concesso  dal  Re  Ruggiero 
nel  1137  ali*  Archimandrita  di  Messina  il 
feudo  di  S.  Basilio  del  Fiume  Freddo  nel 
territorio  di  Lentini.  Nei  registri  di  Re  Fede- 
rico 11  e  di  Martino,  dicesi  soggetto  il  feudo 
ad  Alafranco  e  poi  ad  Antonino  di  S.  Ba- 
Mio;  cognome,  che  la  di  lui  nobile  stirpe 
prese  da  questo  territorio,  poiché  nomi- 
navasi  in  prima  da  Lentini. 

BasUuB»»«  Lat.  Basiluzuè.  Sic.  Basiluz- 
zu  (V.  D.)  Una  delle  isole  Eolie^  Heracleo- 
te$  appellata  dai  Greci,  cioè  di  Ercole  dai 
Latini.  Dista  da  Lipari  verso  oriente  10  m., 
e  quantunque  di  non  più  di  due  miglia  di 
circuito,  è  adattatissima  alla  cultura.  Ne  fa 


432 


BA 


nemione,  come  osserva  CluTerìo,  r  Itine- 
rario delle  Isole,  e  la  dice  collocata  Ira 
Efonimo  e  Strongoli. 

Bataria.  (T.  M.)  Foresta  o  bosco  della 
Curia;  se  ne  ha  menzione  nei  registro  di 
Federico  II,  dove  dicesi  spettare  a  Giatanni 
MoBcay  che  possede?aIa  a  nome  di  Giacih 
mo  ChiaramotUe.  Pagava  4S  BcuUati. 

Battalaro.  Lai.  Battalarum.  (T.  H.) 
Gasale  e  Castello  spettantesi  una  volta  al- 
la Chiesa  di  Horreale,  di  cui  fa  menzione 
il  Re  Guglielmo  li  in  un  diploma  del  1181, 
e  ne  descrìve  i  confini  tra  Busacchino  e 
Contessa.  Dato  egli  T  aveva  tre  anni  prima 
a  Goffredo  di  Batlalaro  e  per  fellonia  di  lui 
ne  diede  il  Re  i  beni  a  quella  Chiesa,  conce- 
dendone il  diploma  nella  festività  dell*  Assun- 
zione suir altare^  secondo  i*antico  costume; 
ma  essendo  Casale  compreso  nei  confini 
della  Diocesi  di  Girgenti,  Bartolomeo  Ve- 
scovo di  essa  cedendo  ai  suoi  dritti ,  lo 
largì  al  Beai  Monastero  nel  1179.  Og- 
gi è  un  feudo  deir Arcivescovato  di  Hor- 
reale, nei  di  cui  registri  occupa  il  num.  67; 
conserva  vestigia  del  castello. 

Batfe.  (V.  N.)  Villaggio  una  volta  nella 
Diocesi  di  Siracusa,  di  cui  è  menzione  in 
un  diploma  di  Alessandro  111  delFanno  1168: 
le  chieèe  di  Batte  e  me  pertinenze.  Man- 
cando oggi  buona  parte  di  queste  terre, 
ovvero  i  nomi  allora  in  uso,  è  afTatto  incerto 
qual  si  venisse  col  nome  Balte;  dicesi  do- 
po Palazzolo;  non  se  ne  ha  intanto  alcun 
vestigio  neir  Itinerario  Arabo  in  quei  tempi 
dettato  ;  credo  adunque  sia  cogli  altri  un 
nome  corrotto  in  quel  diploma. 

Batieati.  Sic.  Vattiati  (V.  D.)  Villagget- 
lo  sotto  TEtna,  sopra  Catania,  di  cui  era 
una  volta  municipio,  oggi  di  pertinenza, 
cogli  altri  delle  contrade  medesime,  delle 
Signorie  Massa.  Prende  la  Parrocchia  il  ti- 
tolo della  SS.  Annunziata,  ma  il  patrono 
principale  degli  abitanti  è  il  martire  S.  Lo- 
renzo, di  cui  celebrasi  la  festa.  Venerano 
anche  S.  Agata  con  particolar  divozione, 


BA 


che  dà  il  nome  ad  una  chiesa 
poco  di  sopra,  nella  contrada  dei  Valenti. 
Nei  censo  del  passato  secolo  segnaronsi  61 
case,  271  anime,  ma  417  nell'ultimo.  Ve- 
di per  la  nota  S.  Agata  dei  Baiieati. 

Bauicanl.  Lat.  Baiticanié.  Sic.  Vaili- 
cani  (V.  H.)  Fiume  che  nasce  dal  fonie 
Seorciavaeea^  nel  territorio  di  Gorleone; 
bagna  poscia  i  confini  di  Contessa,  e  fe- 
conda il  territorio  di  Torretta,  dove  ammi- 
ransi  i  ruderi  d*una  antica  torre,  ed  ae- 
cresciuto  dalle  acque  del  Bruca  sbocca  ad 
Belice  (1). 

Batu^  Lat.  Battum.  (V.  D.)  Casale  ap- 
partenente alla  Chiesa  di  Cefalù,  in  im  À^ 
ploma  di  Martino  del  1393  dove  registri 
i  beni  di  quella. 

Bauduno.  Lat.  Baudwiuè.  (V.  If .)  Fol- 
te del  Cassibili.  Vedi  Bcdduno. 

Bauio.  Lat.  BauH  fona.  Sic.  Vada  (V.H.) 
Fonte  sotto  Palazzolo,  donde  scaturisce  fl 
fiume  Cassibili,  da  cui  dista  3  miglia  vem 
Sud-Est. 

Bavoso.  Lat.  Bavuium.  Sic.  Bavosa 
(V.  D.)  Paese  detio  Bavosa  nei  Begli  Ti* 
buia  ni,  e  Babusa  appo  Arezzo  sul  silo  deHi 
Sicilia,  che  circa  le  foci  di  Hile,  situalo  s« 
un  colle  rivolto  a  Nord,  signoreggia  il  sotti- 
stante  mare.  Ha  90  case  secondo  una  Mt- 
vissìma  rivista,  e  300  abitanti,  ma  neO^cÉ 
del  Fazello  112  case,  41S  abitanti.  Fa  OM* 
rato  del  titolo  di  Contado  dai  Be  Filippa 
II  nel  1590.  Vi  sorge  una  sola  Chiesa  ptt^ 
rocchiale  dedicata  a  S.  Nicola  Vescovo,  sof- 
getta  con  11  altre  Chiese  minori  alri^ 
ciprete  di  Bametta.  Sur  un  alto  psf- 
getto  levasi  un  convento  di  Minori,  setti 
gli  Osservanti  una  volta,  oggi  sotto  i  Coi- 
ventuali,  fabbricato  sin  dal  1386  sotto  ili- 


(I)  Dà  nome  ad  do  ex-feado  con  titolo  éi  la* 
calo  appartenente  alla  famiglia  Termioi.  UM|eli 
sue  rife  era  il  distratto  castello  Tkuffrium,  •  t*ae* 
tica  borgata  Gisia,  e  sinora  tì  ti  Todo  ti  colà 
castello  del  Conto  Raineri. 


133 


BA 

S.  Maria  isnuniiala.  Ha  il  Pnl&z- 
Conle,  che  sofraslA  a  lutlo  il  paese, 
forma  di  castello,  pcrlocbè  dicesi 
fuovo,  cogli  onori  di  Principato,  a 
a  per  amenissima  strada  fiancbe^;- 
I  pioppi;  il  Casale  altresì  oel  più 
> ,  presenta  il  titolo  di  Marchesato 
Dira,  talché  bella  è  quella  contrada 
Utoli.  Comprendesi  nella  comarca 
roreale,  e  la  Prefettura  militare  di 

la  Diocesi  di  Messina.  Vanta  a  Pa- 
I  Madre  di  Dio.  Il  suo  terrilorìo  at- 
te in  acque,  è  piantato  ad  albereti 
i,  Tigne,  oIìtcU  e  gelsi ,  poiché  vi 
ine  r  artificio  della  seta. 
re  la  prima  mentione  di  Bavuso  sot- 
Lragonesi,  poiché  sotto  Federico  II 
aggetto  agli  eredi  di  Giotanai  di  Stm- 
iprosselo  con  Honforte  iKccoIa  Catta- 
«Bidente  di  Sicilia  verso  i  primordii 

secolo,  e  venne  poi  soggetto  alla 
lel  registro  di  Martino,  per  BaxMO 
e  lerricciuole.  Pervenne  non  lungo 
dopo  in  nome  di  doto  ai  Pulicbini, 
Desti  ai  Moncada;  ma  apparlenevasl 
)4  a  Lorenzo  Sarullo;  passò  poscia 
teóai,  e  tu  dato  per  pegno  ai  Crisa/i 
H);  r  ebbe  colla  condizione  mede* 
iglielmo  Spatafora  nel  1630,  e  ce- 
lalmente  ai  Codone,  poiché  Andrea 
tla  famìglia,  che  avevasi  acquistato 
p-ossa  fu  detto  Barone  di  Bavuso  ; 

da  Ini  Stefano,  nominalo  Conte  nel 
lasciò  i  figli  Andrea  e  Giuseppe,  il 
nccesse  al  fratello,  morto  sema  pro- 
isciò  il  figlio  GiTOtamo,  per  volere 
>   Filippo    IV    Prìncipe   di   Caslet- 

dei  dodici  Pari  del  Regno,  grande 
iglìo  di  Triremi  si  in  Sardegna  che 
ia,  e  sì  ebbe  in  moglie,  con  per  do- 
mtado  di  Naso,  Flavia  Cibo  fìgliuola 
le  di  Pietro,  donde  Ctotanni  Emma- 
il  quale  sebbene  venuto  a  seconde 
non  lasciò  alcun  figliuolo,  perlochè 
le  Cottone  figlio  di  Carlo,  (fu  questo 


BA 


fratello  di  Girolamo),  ottenne  le  signorie  nel 
1670;  Principe  di  Villanuova  fu  anche  co- 
stui, e  Marchese  di  Allamira,  e  con  Agata 
Amato  ed  Albata  generò  Filippo,  che  oggi 
si  ha  il  domìnio  di  S.  Caterina;  nacque  da 
lui  e  da  Anna  Maria  Morso,  Gaetano,  che 
sposata  Lucrecia  Cardona,  è  onorato  dei  ti- 
loli  di  Allamira  e  di  Villanova.  Profferisco- 
no i  Conti  di  Bacnso  nei  Generale  Parla- 
mento del  Regno  il  xxsi  voto  (1). 

Barcn.  (V.  M.)  allrimenU  Baylh.  Torre 
in  una  porla  di  Palermo  detta  un  tempo 
dei  Patilelli  ;  ancor  sorgeva  al  lempo 
del  Fazello,  ed  oggi  corrisponde  alia  Chiesa 
Parrocchiale  di  S.  Antonio.  Dicevasi  febbri- 
cala  a  guardia  sì  del  destro  che  del  sini- 
stro porto,  che  di  ih  allora  slendevansi,  ed 
era  scolpila  di  una  iscrizione.  Crede  fal- 
samente Barone,  come  avvertono  il  Valguar- 
DCra,  il  Di  Giovanni  e  l' Invoges,  che  seguono 
il  Fazello,  essere  stata  dove  oggi  l'Ospedale 
di  S.  Giovanni  di  Dìo.  La  torre  di  Bayeh 
scrive  il  Fazello,  netla  di  cut  sommità  «1M- 
titte  Bcolpita  ancora  l' intiera  iscrizione, 
non  d'impaccio  (M' abilazione]  ma  chi  vi 
abilava  nel  fS34,  rìnnotandone  ii  muro 
occidentale,  donde  comincia  la  pi&  famosa 
ria  della  antica  città,  ne  traspose  le  let- 
tere incise  nel  vertice,  e  molte  ne  dimez- 
zò. Riporta  l'epìgrafe,  di  cui  parla,  tradot- 
ta in  latino,  ed  ì  frammenti  in  caratteri 
Punid,  nel  lìb.  8,  dee.  1,  cap.  1.  Le  pietre 
di  che  era  fabbricata  la  torre  erano  di  tal 
mole,  che  tre  buoi  aggiogali  a  stento  po- 

(t)  Oggi  è  an  cornane  ìn  provincii  diitrelta  • 
dioccti  di  HeMÌPi,  cÌrcoDd*rio  dì  Geno  (UeMina): 
dilla  ti  m.  dit  cipo-lot^o  della  proTiocia,  cbe  ne 
4  allrett  il  cipo-dii(ret(o,  t  dal  capO'circoDdarìo. 
ConliTi  nel  1T9S  ioli  Si3  ibiUali,  TIO  nel  1831, 
ed  879  nel  Gne  del  1852.  Le  laa  etteniione  ler- 
riloriele  è  di  Hlme  133,961,  cioè  S.Oia  in  giirdi- 
ni,  l.»tO  in  canneti,  0,S91  in  gel*eli,«,ai6  io  le- 
■ainalorii  albereli,  16,395  in  leminilorii  templicì, 
13,331  in  piKoll,  33,B85  io  oliveli,  »,ei3  idtì- 
gneli  leinplici,  0,i38  in  boicale.  L'aria  ne  i  mU 


134 


BA 


teTano  toglierie  dal  laogo.  Yenne  spiantata 
■el  1564,  per  comando  di  D.  Garzìa  di  To- 
ledo  Viceré,  in  tracciar  la  Regia  strada  a 
poche  altre  seconda  in  Europa,  detta  del 
CaséorOy  poiché  gli  angoli  ne  impedivano 
la  direzione.  Scrive  il  Yalguarnera  esserne 
stato  il  vero  nome  Baylhy  e  corrottamente 
appellarsi  Baych  dal  Ranzano ,  qual  voce 
equivale  al  latino  DamuSj  come  se  la  sede 
di  Sefo  di  cui  parla  T  iscrizione  (1). 

(i)  La  diseimioiie  loU' antichità  della  Torre  di 
Bajch  sembraci  di  importania  non  lie? e.  É  dessa 
ano  di  quei   monomeuti,  che  fece  lambiccare  il 
eerrello  ad  nomini  di  alta  risma  p  ad    indagarne 
la  fondazione:  non  fa  scieniiato  che  non  ti  s*  inte- 
ressasse, non  amatore  di  cose  patrie  che  fatto  non 
•Tesse  lo  sne  indaginL  Yersafasi   tnllo  V  astruso 
della  questione  in  istabilire  di  quale  mano   siano 
stati  i  grandi  caratteri,  che  portava  in  fronte  scol- 
piti^ a  dedarre  da  essi  una  conseguenza  sull' ori- 
gine. Infatti  Pietro  Ramano  ingannato   dai    tra- 
nelli degli  Ebrei,   fa  di  parere  ne  sal.sse   l'epoca 
della  fondazione,  ai  Caldei,  ai  Damasceni,  ai  Fenici, 
anzi  a  non  altro  egli  si  appoggia  che  sulla  inter- 
pretazione dei  caratteri  fattane  da  Ebrei,  di  cui  ri- 
posa flolla  fede;  la  tradizione  dei  loro  padri  sulla 
esistenza  di  essa,  un  antichissimo    codice  Ebraico, 
la  interpretazione  di  un    Siro   peritissimo ,  come 
fpacciaTui ,  nel   caldeo,  in  realtà  un   impostore, 
ehe  arreca  come  una   conferma ,  un*  antica  tra- 
duzione con   cui    tutto  combinata,    sono  per  lui 
argomenti  irrefragabili;  e  cosi  in  Tero  si  sarebbero 
creduli  da  ognuno,  se  altro  STÌloppo  in  tempi  ul- 
teriori non  si  avesse  avuto  la    faccenda.  Non  est 
alius  Deus  prcieter  unum  Deum ,  non  ttt  alius 
potens  praeier  eumdem  Deum,  neque   e«f  alius 
Victor  praeiereumdem,quemcolimus,  Deum.  Hi^Jus 
turris  praefeciui  est  Sepho  filius  Eliphaz,  filii  Esaù, 
fratris  Jacob,  /S/tt  Isaac,  filii  Abraham,  et  turris 
quidem  ipsi  nomen  est   Baych ,  sed  turri  huic 
proximae  nomen  est  Pherat,  è  questa  la  versione 
che  egli  ne  porta,  volendo  dedurre  T  antichità  di 
Palermo:  saggissimi  lettori  alla   prima  comparsa 
risum  teneatis?   Non  sono  nostre  finzioni,  scrive 
intanto,  rimangono  dei  pubblici  monumenti  delle     | 
nostre  attestazioni;  chi   l'avesse  per   incredibile 
vengano  a  periti  di  caldeo ,    leggansi  da  essi   le 
lettere  incise  in  patrii  caratteri,  e  vedranchenon 
è  vana  jattanza  dei  Palermitani  il  ripetere  V  ori' 
gine  loro  da  tre  mila  e  quasi  cinquecento   anni. 
Abbiano  intanto  riguardo  chi  han  fior  di  senno, 


BE 


Hìiémtm.  lai.  Betta  Fané.  Sic.  Beddo 
Fonti  (V.  N.)  Fonte  che  shocca  nel  fiuaie 
Gassibili.  Vedi  Baidone. 

Sefo  figlio  di  Philipax  non  etiera  mUHù  fimétm 

della  torre  ma  prefetto,  donde  ardiste  ajftrwmn, 

aver  Palermo  anteceduto  a  Sefo.  Gli  aerìtlori  che 

fiorirono  dopo  Ini  segnitaronlo  cieraneote  in  foiai 

falsa  opinione,  di  tatti  il  più  accanito  il  Gas.  Ht- 

nsenico  Schiavo,  che  a  stabilire  l'antica  i 

Uzione,  scagliasi  contro  il  Clavorio ,  il 

FAssemanni  che  1*  ebbero  candidaoaeate  par  oh 

favola;  Mariano  Yalguarnera  sebbene  abbiaat  vc> 

dote  le  diflkollà,  si  sforzò  a  tntt'aooM  a  diaci»» 

glierla  confermandovisi.  Facile  è  abbatlare  gli  aa» 

gomenti  del  Ranzano.  La  interpretazione  degli  EM 

è  una  ciancia,  è  una  favola  ingegnosa.  Chi  m  • 

quale  privata  o  pubblica  utilità   dei    Giwiei  S 

Palermo,  scrive  l'eruditissimo    Salvatore 

poteva  servire  il  lusingare  il  popolo  con 

diose  delt afUichità  della  sua  patria;  e 

non  6oe  alcuno  particolare  abbiali  apintì, 

è  palese  la  superbia  loro,  che  memori  deU* 

grandezza  aspirano  sempre  ad  un   ingiganti 

che  non  vien   conceduto?    Mostrar  la 

della  loro  nazione,  mostrar  che  erasi 

sino  in  Sicilia,  che  àYeià  signoreggiato,  mI 

tarpato  intendimento  esser  non  poteva  ana 

disfazione?  Gl'ingegni  siciliani  cercarono  i 

dissolversi  da  una  servilità  che  loro  non  convaaifa: 

s'introdusse  lo  studio  del  linguaggio  arabico  e  fi- 

sroagaronsi  allora  le  ebraiche  menzogne;  measiM  il 

communicazione  i  nostri  cogli  scienziati  di  sllie- 

mare,   si  vide  che  la  iscrizione   non  era  che  il 

arabo,  non  però  comune,  ma  cufico,  eooM  ssrist 

il  Torremuzz4  :  in  hoc  scriptorum  dissidio  si  aMMi 

liceret  prof  erre  judidum,  dicerem  charaeteresiiÈm 

non  Chaldaicos  neque  Arabieos  comunes  asss,  fff 

Arabicos  veteres,  vulgo  cuficos  dietos...,  di  ftM 

servivansi  in  Sicilia  i  Saraceni  a  segnare  i 

menti  sacri  ed  i  pubblici ,   di    che  vedesi 

adorno  il  vertice  della  Torre  della  Coba, 

mente  dei  Borgognoni,  e  di  quella  di  CeCdà,tll 

Chiesa  del  Monastero  di  S.  Maria  delle  TeffÌM il 

Palermo.  Tale  opinione  sembra  oggimai 

ma.  Né  Caldei  dunque  né  Ebrei   furono  i 

tori  della  Torre  di  Baych  ;   iscrizione  e 

ron  opera  dei  Saraceni   invasori.  Il  Faiello  ai  di 

cui  tempi  era  ancora  in   piedi   quel  aaonnMHlib 

non  potè  che  raccorne  un  frammento,  (cbè  il  ri» 

manente  era  perduto)  troppo  piccolo  inTafe*Vi 

da  polervisi   conoscere   il   genere   dei  carattMl;   '^ 

maggior  frammento  ci  fo  però  tramandalo  ia  M 


f  i 


135 


BE 


^Uce.  (V.  M.)  In  antico  Belich.  Casale 
Saracenico  non  lungi  dal  confluenle  dei  ru- 
leelli  del  medesimo  nome,  ed  alla  destra 
iponda  del  sinistro  Belice^  poiché  sono  due 
cose  in  appresso  diremo,  i  fiumi  Belice,  il 
destro  cioè  ed  il  mancino.  Ne  è  menzione  in 
n  priTÌlegio  del  Conte  Ruggiero  del  1092; 
dofe  desciivonsi  i  confini  della  Chiesa  di 
lanara,  e  nei  diplomi  di  Pasquale  Rom. 
fonU  All'epoca  di  Guglielmo  li  non  era 
pift,  come  ricavasi  dalle  tavole  della  Chie- 
la  di  Morreale.  Eravi  presso,  TOspedale  del- 
l'ordine di  S.  Lazaro,  sotto  il  titolo  di  S. 
Caterina  di  Beliee^  di  cui  rimane  oggi  la 
Chiesa  nella  cura  d'un  Beneficiale  eletto 
dal  Ke,  d' un  Canonico  di  Girgenli  una  volta, 
eoli'  annao  provento  di  circa  500*  onze.  Il 
territorio  d'intorno  ancora  ritiene  il  nome 
di  BeKce^  si  stende  diviso  in  4  parti,  e  con- 
ila  con  Castelvetrano  e  Menfri.  Abbon- 
àt  in  boschi,  ed  in  gineprai,  che  aprono 
eoTiU  alle  fiere  ed  ai  cinghiali,  alla  di  cui 
CMcia  si  fersano  i  Grandi  del  Regno.  Ap- 
farlenevasi  un  tempo  a  Matteo  di  Perol- 
lo,  compresselo  nel  1S73  Carlo  di  Arago- 
•a,  e  ne  è  oggi  in  potere  Fabrizio  Pigno- 
li Prìncipe  di  Castelvetrano. 


ìtto  di  Marco  Antonio  Martinet,  ed  in 
MMino  di  entrambi   troTanti  i   nomi  di  Baych 
fWnl,  Mo.  Eliphaz,  né  alcun  altro  nome  proprio; 
h  invtnsiono  aaaolnta  degli  Ebrei ,  che.  i  padri 
iMlri,  riguardando  i  lumi  di  qnel  secolo,  com- 
pSkSR,  a'iiigoiiarono  senza  ritegno.  Non  presenta 
il  pDittttto  cbe  on  accozzamento  di  espressioni 
iesiaBÌcb«— non  est  Deus  itisi  Detfs.ium  tsfpo- 
ìmla  Mfiia  fortitìido  niH  in  Beo  forte  omnipo- 
IM»  dalla  sora  xxxnii  —  ad  Deum  quod  pwti- 
ett  Deus»  nisi  ipse  vivens  aetemus,  dalla 
in.  Nola  altresì  il  sig.  Tjchsen,  leggersi  nella 
r   lKnlÌMa«et  frscenfiim,  e  le  tocì  di  aTanU.seb- 
^  kiM  Mrìtte  eoo  molta  negligenza,  permettono  ri- 
«umo  trigesimo  primo,  che  insiemeanno  S31 
maonaeltana,  in  arabo  Egira,  (958  di  G.  C) 
ad  ^sala  anno  pmò  credersi  essere  stata  compita. 
Bmeiiidciido  intanto  di  Sefo  e  di  tutte  le  baje  e 
le  CuMÌooi«,  abbraccio  la  etimologia  mila  voce 
lijeh,  data  dal  nottio  scrittore. 


BE 


Bellce,  lat.  Belicis Arx.  Sic.  Bilici  (V. D.) 
Castello  sul  monte  Nebrode,  tra  Polizzi  e 
CoUcsano.  Al  tempo  degli  Aragonesi  appara 
tenevasi  a  Francesco  VenlimigUa^  che  pos- 
sedeva le  signorie  di  tutta  la  circostante 
contrada,  e  Collesano,  alla  di  cui  morte,  ce* 
duto  al  Re,  ne  lo  restituì  ai  figli  cogli  altri 
villaggi  e  feudi.  Pervenne  con  Collesano 
nel  secolo  xv  ad  Errico  RtisiOj  poscia  ai 
Cardona  e  finalmente  ai  MontecaiinOy  co- 
me parte  del  Contado  di  quello.  La  Signo- 
ria di  £e/ìce  contiene  dodici  feudi  e  molto 
grandi,  dei  quali  hannosi  alcuni  Signori 
particolari,  come  dirò  più  in  appresso  a 
suo  luogo. 

Beiice.  lai.  Belicis.  Sic.  Bilici  (V.  M.) 
n  destro  ed  il  sinistro,  dei  quali  il  pri- 
mo dicevasi  dagli  antichi  Crimisius^  e  sboc- 
ca nel  sinistro,  che  appellavasi  Hypsa,  tra 
Sciacca  e  Tantica  Selinunte,  e  precipita  nel 
mare  Libico.  Di  entrambi  diremo  a  suo  luo- 
go. Conserva  il  destro  antichissime  ruine 
d*un  ponte,  che  chiedono  riparo. 

Bella  stonila.  Lat.  Pulchra  foemina. 
Sic.  Bedda  fimmlna  (V .N.)  Acquidotto  nel  ter- 
ritorio Siracusano,  mentovato  dal Fazello,  do- 
ve incanalansi  le  acque  da  Sorlino  o  Xutino. 
Bellampo.  Lat.  Belampus.  Sic.  Beddu 
lampu  (Y.  H.)  Monte  del  territorio  di  Pa- 
lermo verso  Settentrione.  È  sterile  e  di  sco- 
scesi scogli  ricinto^  donde  ben  questo  no- 
me ^11  si  compete,  poiché  Belam  vale  5/e- 
rile  presso  i  Saraceni.  È  piantato  verso  le 
falde ,  a  vigneti  ed  oliveti  ;  bene  adatto  alla  cac- 
cia. Gli  sottostà  una  terra  amenissima  a  col- 
line^ a  poggetti,  di  che  a  suo  luogo  diremo. 
Beiiilloru  Lat.  Belli/hres.  Sic.  Beddi- 
fiurì  (V.  D.)  Piccola  terra  sotto  TEtna,  so- 
pra Catania,  appartenente  alla  Parrocchia 
di  Valverde,  da  cui  dista  600  passi  ad  0. 
S.  0,  con  una  Chiesa  dedicata  a  S.  Anto- 
nio di  Padova  (1). 

(t)  Oggi  è  aggregata  ad  Act  S.  Antonio  in  pro- 
vincia di  Catania.  £x-feado  della  Cimiglia  Riggio. 


136 


BE 


>llnc«ldo.  (T.  H.)  Casale  distrutto 
presso  Sciacca,  nel  bosco  Rifesi;  apparte- 
nevasi,  per  dono  del  Re  Guglielmo  del  1162, 
alla  chiesa  di  Girgenti. 

Belmonte.  Lat.  BeÙw  mons.  Sic.  Bei- 
munti  (V.  N.)  Casale  un  tempo,  secondo 
Massa  e  Sihagio,  oggi  territorio,  volgar- 
mente appellato  feudo  BelmotUino,  verso 
la  parte  estrema  della  piana  di  Catania,  sot- 
to i  colli  di  Aidone  ad  0.  S.  0.  Si  ap- 
partenne una  voi  la  a  Giacomo  di  Alago- 
na,  e  per  fellonia  di  lui  T  ottenne  prima 
dal  Re  Martino  Giacomo  CampolOy  poi  Leo- 
nardo FoèsarOy  da  cui  comprosselo  nel 
1407  Giacomo  Gravina  soprannominato  Pi- 
no, secretarlo  del  Re;  Tebbe  da  Antonio 
Gratina  erede  di  Giacomo  Guttierres  Val- 
le nel  1S28,  da  cui  dopo  16  anni  compros- 
selo Giovanni  Ferrara;  si  fu  finalmente  nel 
15S8,  sotto  il  dominio  di  Francesco  Roma- 
no y  che  vende  ttelo  ad  Ambrogio  di  Santa- 
pace  allora  Conte  di  Butera  e  Marchese  di 
Licodia,  donde  ne  sono  oggi  Signori  i  Bran- 
ciforti. 

Belm^Bie.  Lat.  Belmons.  Sic.  Belmun- 
ti  (V.  D.)  Casale  non  più  esistente  vicino 
a  Frazzanò  ed  a  Mirto,  nella  parte  aqui- 
lonare della  Sicilia,  mentovato  dal  Fazel- 
lo  (1). 

Beimoiile.  Lat.  Belmons.  Sic.  Belmun- 
ti  0  Mizzagnu  (Y.  M.)  Possedendo  Yincen- 
10  Affliuo  Cavaliere  Palermitano  l'estesa 
terra  del  Mezzagno,  ad  8  miglia  da  Paler- 
mo, ne  impetrò  dal  Re  Filippo  IV  gli  ono- 
ri di  Principato  nel  1627,  ed  il  di  lui  fi- 
glio Marcìiese  ottenne  il  dritto  di  armi,  e 
la  facoltà  di  potervi  costruire  un  Casale 
sotto  nome  di  Belmonte:  morto  costui  sen- 
za prole,  successegli  il  fratello  Albano,  cui 
il  figliuolo  Vincenzo  ed  il  nipote  Gerardo 
Melchiorre^  che  si  ebbe  ad  erede  Ninfa  Af- 

(1)  Il  castello  Belmonte,  come  attesta  Loca  Bar- 
beri nel  suo  CapibreTÌo,  parlando  di  Mirto,  Capri, 
Franano  e  Belmonte.  fa  riedificato  da  Federico 
di  Aragona  nel  1896. 


BE 


flillo  e  Gaetani,  maritata  nel  1658  a  Frm- 
cesco  Ventimiglia  Signore  di  Gratteri  e  di 
S.  Stefano;  da  questi  Tebbe  Gaetano  Veth 
timiglia,  e  poi  il  nipote  Giuseppe  Enmuh 
nuele  nato  da  Vincenzo  Principe  di  Tilli 
d*oro^  fratello  di  Gaetano,  e  da  Marìanmi 
Statella;  onorato  di  varii  titoli,  ìntimo  Se- 
cretarlo del  Re,  dei  dodici  Pari  del  Regno, 
Pretore  di  Palermo  ben  due  volte ^  otten- 
ne di  nuovo  la  facoltà  di  formare  un  ca- 
sale del  nome  di  Belmonte ,  a  quaF  uopo, 
radunate  poche  famiglie,  fu  il  fondatore  del 
villaggetto  che  dicesi  oggigiorno  Mezzagnù; 
unito  in  matrimonio  ad  Isabella  Alliata, 
adorno  di  prole,  si  vive  oggi  in  Napoli 
Gentiluomo  di  Camera  del  Re  Ferdinando. 
Il  di  lui  fratello  Salvatore  è  Vescovo  di  Ca- 
tania (1). 

BeipiMso.  Lat.  Belpassus.  Sic.  Bedds 
passu  (V.  D.)  Terra  alle  radici  australi  del- 
FEtna,  detta  altrimenti  Fenicia  ManeodM, 
e  da  gran  tempo  Maìpasso.  È  sotto  h  si- 
gnoria dei  Moncada  Principi  di  Paterni; 
perlochè  sono  confinanti  entrambi  i  leni- 
lorii.  Essendo  stata  nel  1669  devastata  dal- 
le fiamme  dell*  Etna,  cominciò  di  nuovo  t 
sorger  nel  territorio  MezzocampOj  e  presi 

(1)  Oggi  è  on  comune  in  proYincia,  dittrdta,  • 
diocesi  di  Palermo,  da  cai  dista  6  miglia,  ed  al- 
trettanti da  Misilmeri  che  ne  è  il  capo*circon<i 
rio.  Dicesi  comunemente  Bf exxagno,  e  oontan  mI 
1798  una  popolazione  di  930  abitanti,  aamealiliii 
sino  al  183t  a  8043,  e  nel  fine  del  1858  a  liti. 
Vi  Tenne  fondata. la  Chiesa  madrice  nel  1778  di 
Giaseppe  Emmanuele  Ventimiglia  Principe  di  lé> 
monte,  e  la  Chiesa   del  Bliseremini    Del  1841  dil 
Palermitano   Domenico    Corrao.    Si  Tenera  difR 
abitanti  con  parlicolarilii  il  SS.  Crocifi«o,  di  cai 
celebrano  solennemente  la  fetta  nel  di  3  di 
gio  in  ogni  anno,  con  concorao  del  popolo 
mitano.  L'estensione  territoriale  di  Behnoateédl 
salme  1057,813,  cioè  927    in  giardini»  8.M4  il      ^ 
canneti,  446,309  in  seminatorii  semplici,  118l,llf    j 
in  pascoli,  87,013  in  oliTCti,  18,500  io  ?igneliil"  m 
berati ,    180,943  in  vigneti   semplici ,   833,811  il 
sommaccheti,  11,908  in  ficheti  d'India,  0,171  ì* 
suoli  di  case* 


4  37 


BG 


il  nome  di  Terranova  e  di  Fenicia  Mon- 
cada,  come  §e  risorgesse  come  una  Fenice 
dall'incendio;  creduta  dì  aria  malsana  da- 
gli abitanti^  fu  abbandonata  del  tutto  quasi 
con  intatti  gli  edìfiziì,  rimanendo  deserta 
quantunque  in  regia  strada.  Prese  dunque 
a  gara  a  fabbricarsene  un*  altra  in  più  adat- 
to sito,  lievemente  declive  verso  Sud,  ven- 
ne chiamata  Belpasso  sin  dal  1C95,  mu- 
tato il  nome  dell* antica,  detta  Malpasso. 
Si  accrebbe  notabilmente  in  breve  tempo, 
talché  prima  del  quarto  lustro  della  orìgi- 
ne nel  1713^  conlava  773  case,  3426  abit. 
ed  ora  5209.   La   Chiesa   principale ,   del 
titolo    deir  Immacolata    Concezione    della 
Tergine,  magniGcamente  fabbricata,  sorge 
nel  mezio  del  paese  con  dinanzi  un  am- 
pia piazza;  è  decorala  di  un  Collegio  Ca^ 
nonico  formato  da  tre  Dignità,  12  Alunni 
4  Hansionarii  ;  a  questi  è  affidata  la  cura 
delle  anime,  e  si  commette  la  potestà  di 
assegnare  minori  Sacerdoti  nelle  Chiese  <lcl 
S.  Salvatore  e  di  S.  Antonio,  dove  anche 
eonferisconsi  i  sacramenti  ai  fedeli.  Cele- 
brasi solennemente  una  festa  con  fiere  in- 
ODore  della  singolare  patrona  S.  Lucia  Ver- 
one e  Martire  Siracusana,  di  cui  nella  chie- 
sa maggiore  è  un* elegante  cappella.  Altre 
quattro  chiese  filiali  meritano  attenzione, 
destinate  a  coltivare  la  pietà  degli  abitanti; 
e  dal  17...  vi  sorse  un  Convento  di  Minori 
Hbrmati  sotto  gli  auspicii  di  S.  Antonio 
a  Padova. 

A  circa  150  passi  è  la  villa  £oreUo  o  Stel- 
la Aragima^  cosi  detta  dalla  chiarissima^a- 
liglia  dei  Duchi  di  Hontalto,  che  subro- 
pla  air  antico  casale  delle  Guardie,  si  ha 
h  Chiesa  parrocchiale  di  S.  Maria.  Presiede 
d  dero  di  Belpaéso  e  di  Borello  un  Yi- 
eario  del  Vescovo  di  Catania  ;  esercita  in 
sslrambi  il  Magistrato  le  parti  del  Barone, 
e  eomputansi  come  una  sola  terra  nella 
Comarea  di  Catania  e  nella  Prefettura  mi- 
litaro  di  S.  Filippo  d*Argirò.  L*  amplissimo 
lerritorìo  stendesi  in  lungo  ed  in  largo  ver- 


BE 


so  mezzogiorno,  in  ogni  modo  fertile  in  bia- 
de^ e  piantato  a  vigne  dalla  parte  dì  Nord  sot- 
to TEtna,  somministra  agli  abitanti  tulio  chcò 
necessario  al  conscrvamento  della  vita  (1). 
Belvedere  (V.  ?f.)  Piccola  terra.  Mu- 
nicipio di  Siracusa,  soggetta  oggigiorno  ai 
Signori  Bonanno.  Siede  in  un  poggio  ap- 
pellato Euryolum  da  Fazcllo,  Mirabella  ed 
Arezio ,  dov'  era  un  tempo  una  rocca  :  il 
poggio  Euriolo ,  scrive  Arozio,  con  una 
fortezza ,  secondo  narra  Litio ,  or  detta 
Belvedere,  mira  due  mari^  quinci  il  por- 
to  di  Tapso^  e  gìiindi  il  porto  di  Strocuaa: 
e  Fazello:  sopra  Epipoli  e  LabdalOy  a  circa 
due  òtadii  ad  occidente,  è  un  poggetto  ri- 
pido da  ogni  parte,  appellato  Euriolo  da 
Tucidide...  nella  sua  sommità  si  scorge 
una  rocca  eretta  rozzamente  dagli  anti" 
chi,  oggi  in  parte  diruta,  che  presenta  una 
cisterna  cavata  nel  vivo  sasso  e  che  «t- 
gnoreggiando  l'amena  prospettiva  inter- 
posta  tra  il  Pachino  e  il  Peloro,  Belve- 
dere vien  dai  Siracusani  appellata.  No- 
tai nelle  aggiunte  al  medesimo  Storico,  non 
corrispondere  alla  magnificenza  di  Eurialo, 
né  questa  inelegante  struttura,  né  la  cisterna 
che  rimane;  fu  di  tale  ampiezza  e  talmente 
munita  da  non  aver  potuto  espugnarsi  daire- 
sercito  romano,  che  sotto  Marcello  occupava 
Epipoli.  Cluverio,  seguendo  i  sullodati  scrit- 
tori, stabilisce  anche  Eurialo  a  Belvedere^ 
e  servesi  di  varie  congetture ,   che  vane 

(t)  Oggimai  è  capo-circondario  di  8'  classe,  in 
proTÌncia ,  distretto  e  diocesi  di  Catania ,  da  cai 
dista  IO  miglia,  e  174  da  Palermo.  Erane  la  po- 
polazione nel  1798  di  5114,  di  6531  nel  1831,  ed 
altuaimente  di  7438.  Comprendesene  il  territorio 
in  salme  10611,961,  cioè  17,506  in  orli  semplici, 
1,496  in  canneti,  267,035  in  seminatorii  alberati, 
5177,1 10  in  seminatorii  semplici,  873,503  in  pascoli, 
90,181  in  oliveti,  273,297  in  Tigneti  alberati,  241,990 
in  6cheti  d*  India  ed  altro,  112,244  in  alberi  misti. 
538,007  in  boscate»  1113,241  in  colture  miste, 
1530,001  in  terreni  improduttivi ,  3,941  in  saoli 
di  case,  0,250  in  camposanto.  L*«ria  ne  è  sana. 
Borello  è  od  soUo-comano  riunito  a  Belpasso. 

AQ 


138 


BE 


dimostrai ,  affermaiido  col  iBonanno  essere 
sialo  Euriaio  a  Mongibellisi.  Dei  resto  va- 
riando gli  scrittori  di  opinione  in  assegna- 
re il  vero  sito  dei  luoghi  appresso  Siracusa, 
nulla  può  aversi  di  certo.  Il  poggio  Belve- 
dere sembra  al  Gaetani  ed  allo  stesso  Bo- 
nanno il  colle  Temenite  mentovato  da  Tu- 
cidide. Narrasi  esservi  stato  un  tempo  un 
bosco  sacro,  ed  un  tempio  dedicato  ad  Apol- 
line. Sotto  la  diruta  rocca  siede  adunque 
oggidì  il  villaggetto ,  la  di  cui  unica  Chiesa 
parrocchiale  ò  sacra  a  S.  Maria  della  Con- 
solazione, ed  ha  soggetta  quella  di  S.  Pao- 
lo di  cui  ora  han  cura  gli  eremiti.  Scrive 
11  Pirri  essere  stata  la  prima  conceduta  da 
principio  ai  frati  Agostiniani,  ma  poi  cedet- 
te alla  cura  d*un  Sacerdote  Beneficiale.  Bi- 
conosce  la  sua  origine  questa  piccola  terra 
circa  il  1630,  quando  Giuseppe  Bonanno 
Principe  di  Linguagrossa  ottenne  poter  co- 
struire un  casale  nella  contrada  Carancino  e 
Belvedere,  tuttavia  sotto  la  siracusana  giu- 
risdizione. Nacquero  da  Giuseppe  e  Corne- 
lia Settimo  Franeeseo  e  Vincenzo,  dei  quali 
il  primo  morì  senza  prole,  ebbesi  T altro 
da  Angela  Grimaldi  il  figliuolo  I>omenico, 
da  cui  e  Dorotea  Nava  nacque  Vincenzo  li; 
menò  costui  in  moglie  Bosa  Hugnos,  donde 
nacque  Giuseppe  fatto  padre  da  Giulia  Fi- 
lingeri  al  vivente  Vincenzo  III  marito  di 
Vittoria  Vanni,  ricco  in  prole,  Principe  di 
Linguagrossa,  e  Signore  di  Carancino,  Bel- 
vedere^  Bulgareno,  ed  Alcimusa.  La  prin- 
cipale patrona  del  villaggio  si  è  S.  Anna 
madre  della  B.  Vergine.  Numeraronsi  nel- 
r  ultimo  censo  366  abitanti  che  godono  dei 
privilegli  di  Siracusa.  Leggemmo  aver  con- 
cesso la  Begina  Bianca,  cui  appartenevasi  Si- 
racusa, il  feudo  di  Carancino  e  di  Belvedere  a 
Giuseppe  Arezio  nel  1406;  dagli  Arezio  passò 
finalmente  ai  Bonanno,  ed  entrambe  queste 
famiglie  fioriscono  tra  le  piò  nobili  diSiracusa, 
e  splendidamente  sin  oggi  si  sostengono  (1). 

lì)  Oggidì  è  QB  totto-oomone  in  provincia   di 
9(Qlo,  dislrttto,  diocMi  •  «ircondtrìo  di  SiracoM, 


BE 


(V.  D.)  Nuovo  villaggio  ver- 
so le  falde  orientali  del  Hongibello,  altri- 
menti Piedimonte,  di  cui  diremo  in  ap- 
presso. 

BerliMilda.  Lat.  Pémòoyda.  Sic.  Bi- 
ribaida  (V.  H.)  Castello  a  piedi  di  un  col- 
le verso  tramontana,  dove  sono  festigia  di 
una  distrutta  rocca  appellata  Caslellaecio.  Il 
colle  dicesi  volgarmente  Cozzo^  nel  terrilo- 
rio  di  Hazzara ,   presso  il  promontorio  di 
Tre  fontane,  o  di  Granitoli.  È  mentovato  nei 
regii  libri  il  bosco  Beribaida,  dove  sorge 
un  castello,  appartenentesi  sotto  gli  Aragone- 
si a  Tomm€uo  Corvino,  e  per  di  lui  fellonia 
dato  allo  spagnuolo  Graziano  de  Xttair^  po- 
scia a  Garsia  figlio  di  lui,  altrimeniì  Cor- 
9%otto.  Succedette  a  costui  la  figliuola  Gio- 
vanna, alla  di  cui  morte,  senza  prole  es- 
sendo, ne  investi  il  Be  Federico  III  nd 
1350  Perrone  Gioente  riggettando  Presiost 
moglie  di  Garsia,  e  la  sorella  di  lui  Sere- 
na, dimoranti  nella  Spagna.  Passò  da  Pet- 
rane  a  Barlolomeo^  che  vendetlelo  nel  13M 
a  Ferreri  di  Ferreri,  donde  1*  ottenne  in- 
tonto  di  Plqja  coir  obbligo  di  assumere  co- 
gnome ed  armi,  confermando  il  Re  Marti- 
no. Succedette  ad  Antonio  morto  senu  i- 
glìuoli,  Serena  nata  da  Ferreri  e  moglie  di 
Guglielmo  Inveges;  a  questa  la  figliuola  Ar- 
gherita^  che  prese  a  marito  Giannotto  di  lari- 
no  e  dicesi  confermata  da  Alfonso  nel  1453: 
nato  da  questi  Melchiorre,  ebbesi  ad  erode 
GiovanneUa,  unita  in  prime  nozze  a  Kén 
Sobìa,  a  Bernardino  di  Termini  in 
de.  Da  lui  nacque  Antonio^  oggi  xn 
ne  di  Beribalda,  Prìncipe  di  CaslelteraW, 
Conte  d*IsneUo,  e  per  dritto  della  moflis 

dittante  da  Palermo  145  m.  Ne  fo  calcolala  la  pa- 
poUxione  nel  i79S  per  400  abitanti;  prioui  dal  liti 
Tenne  aggregato  al  cornane  di  Siraciiaa»o cantava 
650  vite,  e  797  nel  fine  del  1S51.  Venoavt  naliMt 
portalo  a  compimento  un  campoaanto ,  can  aap> 
pella  corrispondente^  Se  ne  computa  eoo  Sìfaean 
Teitensione  territoriale»  e  aolle  tnt  allnrt  è  po^  ^ 
un  telagrafo.  Jl 


139 


BE 


Eleonora,  Signore  di  Baacina  e  di  Monte- 
maggiore. 

Beranlsvco.  Lat  Bermiiuci.  Sic.  Ver- 
misaca  (V.  M.)  Gasale  di  Pietro  di  Moach, 
sotto  Federico  II,  che  possedefa  altresì 
Sortine  ed  altre  terre,  come  diremo  a  suo 

loogo. 

Bevlan^.  Lat.  Bitianum.  Sic.  Viviana 
(T.  M.)  Castello  e  Gasale,  che  appartene- 
fasi,  sotto  Martino,  a  Guglielmo  di  Honteca- 
tino  con  Camerata  e  la  rocca  di  Pietramotta, 
nel  territorio  di  Castronuovo. 

Bealere  «i  l^nttni.  (V.  FI.)  Vedi  Len- 

tini  (Ugo  di). 

Barato.  Lai.  Buykutus.  Sic.  VÌTutu 
(V.  R.)  Fonte  di  nome  saraceno,  che  man- 
da fuori  acqua  adattissima  a  rammorbidire 
a  Tenlre,  presso  la  spiaggia,  nel  lato  orien- 
tale del  promontorio  Pachino,  do?* è  una 
cala  detta  PorltceUo ,  tra  la  foce  del- 
nioro  ed  il  porto  Vindicari.  Hannofi  altri 
roscdli  in  Sicilia  deUa  medesima  proprietà 
e  della  slesso  nome,  dei  quali  principale 
i  quel  di  Termini  Imerese. 

aerato.   Lai.   Aiyftiiltis.   Sic.   Vivutu 
(T.  M.)  Fonte  appresso  Termini,  donde  sca- 
tariscooo  aeque  salutari,  principalmente  a 
nalattie  cutanee.  Altre  due  ce  ne  hanno 
del  medesimo  nome  nel  territorio  di  Pa- 
lenao,  Bagherìa,  sotto  il  colle  Bongiordano 
0  Porlella  di  mare,  non  dissimili  di  natu- 
ri e  d* indole,  dei  quali  uno,  testimonio 
riaieges,  abbonda  prima  del  sorgere  dei 
sole  in  acque  oleaginose;  le  ha  1* altro 
lolfuree.  TroTolle  salutari  Giacomo  Adria, 
peritissimo  medico,  che  ne  ebbe  esperienxa 
dalli  guarigione  di  Tarie  malattie  (1). 

(1)  La  Mqoo  del  BeTOto  preno  Termini  lono 

idlt  eoBlrada  evi  dìiDDo  il  nome.  Don  loogi  dalle 

irìtiuli  radici  del  monte  Polìeri ,  lonUne  dalla 

ciUà  nn  '/•  miglio  circa.  Parte  te  ne  aerbano  in 

u  peno,  parie  agorgano  in  nna  raaca  destinata 

»à  iaaliare  i  giardini.  Tra  1*  ano  e  Y  altra  tì  ba 

Wera  diatama.  SoDolimpidiaaime  e  trasparenti,  ma 

prive  di  odore  e  aon  molto  grate  al  gusto.  Segnano  la 

lamparatara  ofiinaria,  e  eootengono  acide  carbooi- 


BI 


Biasio  (••)  Lat.  S.  BUuiuè.  Sic.  S.  Brasi 
(V.  M.)  Nuovo  villaggio,  appartenentesi  ai 
JoppulOy  nella  diocesi  di  Girgenti,  confinan- 
te a  Sud  colla  contrada  di  Sutera;  costa 
di  400  case  e  1700  abitanU,  sin  dal  1659 
onorato  del  titolo  di  Ducato.  L'elegante 
chiesa  parrocchiale  dedicata  al  tutelare  S. 
Biagio  Vesc,  è  sotto  la  cura  d*un  Arciprete, 
con  una  sufTraganea.  Il  palazzo  del  Barone 
sorge  decentissimo.  Il  grande  territorio  ir- 
rigato da  acque,  ferace  in  biade,  unito  ad 
un  altro  spettantesi  a  Clanciana  o  S.  An- 
tonio, anche  di  drillo  della  famiglia  Jop- 
puto,  apparlenevasi  un  tempo  a  Giovanni 
Gerardi.  Nel  1666  comprosselo  Diego  Jop- 
piilo  da  Girolamo  Ficarra,  ed  impetrata 
la  facoltà  a  poter  congregar  di  gente,  no- 
minato poco  avanti  P  Duca  di  S.  Biagio,  al- 
Iribul  al  nuovo  villaggio  il  nome  medesimo 
del  S.  Vescovo.  Sostenne  Diego  le  prime 
cariche  nel  Regno,  ed  eletto  Reggente  dita- 
lia,  egregiamente  si  a  questo  soddisfece  per 
molti  anni,  come  agli  altri  ministeri;  nac- 
que da  lui  e  da  Sigismonda  D' Onofrio,  An- 
ionio  Giuèeppe ,  che  fu  Regio  Razionale 
e  Pretore;  unito  in  matrimonio  ad  Antonina 
Gianguercio  generò  Pietro,  da  cui,  con  la 
moglie  Agata  Spadafora,  nacquero  Anto- 
nino e  Ludovico;  il  primo  si  morì  senza 
prole,  perlochè  Ludovico  nel  1716  diven- 
ne Duca  di  S.  Biagio;  colonnello  di 
un* ala  di  cavalleria,  ascritto  Irai  Grandi  di 
Spagna,  cadde  valorosamente  combattendo 
contro  i  Mori  in  Orano  nel  1732  ;  marito 
ad  Isabella  Pescatore  Matrona  Spagnuola 
generò  Pietro  //,  che  vive  oggi  in  Madrid. 
Si  ha  nel  Parlamento  di  Sicilia  il  xx  po- 
sto, e  gode  del  dritto  di  spada  (1). 

co,  cariionato  di  calce,  carbonato  di  magnesia^  sol« 
fato  di  calce,  sostanse  organiche^  muriate  di  magne- 
sia«  solfato  di  magnesia,  mnriato  di  soda,  secondo 
Fnritano. 

(i)  Oggidì  è  «0  comune  in  provincia  e  diocesi 
di  Girgenti ,  da  coi  dista  9  miglia  •  meiso ,  di- 
stretto di  Bivona  da  coi  dista  9  m.«  circondario 


4A0 


BI 


Biasio  (S.)  (Fiume  dì)  Lat.  S.  Bla^us 
Sic.  S.  Brasi  (V.  M.)  Scorre  ad  Oricnle  Ter- 
so Girgenli,  sotto  la  quale  città  mescolan- 
dosi al  famoso  fiume  Drago,  assunto  il  no- 
me di  Agraganle,  sbocca  nel  mare  Africa- 
no; il  luogo  diccsi  Buccello.  Fu  appicca- 
lo quel  nome  al  fiume  che  scaturisce  dal- 
le sorgenti  dei  colli  vicini,  dal  territorio  e 
la  chicsiuola  dedicata  al  Vescovo  S.  Biagio. 
Poi  dicesi  anche  di  S.  Benedetto^  dalla 
contrada  delio  stesso  nome,  e  dalle  acque 
che  ne  sgorgano.  Falsamente  Cluvcrio  e 
Massa  confondono  il  S.  Biagio  col  fiume 
di  Naso,  che  scorre  come  diremo  a  suo 
luogo,  a  quattro  miglia  da  Girgenli;  preci- 
pita nel  mare^  di  là  dal  promontorio  Pun- 
ta Bianca,  donde  sono  discoste  le  sorgenti. 
Traggittasi  per  un  ponte  presso  la  città,  e 
nella  state  quasi  secca  del  tutto. 

Blancawllla.  Lai.  Albatilla.  Sic.  Bran- 
cavilla  (V.  D.)  Terra  dei  Greci  Albanesi  una 
volta  da  cui  prende  del  pari  il  nome  di  Gre- 
ci. Sorge  sotto  TElna  verso  Sud-Ovost,  nel 
territorio  di  Adernò  detto  Callìcari,  da  gran 
tempo  come  un  municipio  di  questa  città 
e  del  Contado,  donde  disia  due  miglia.  Si 
ebbe  origine  verso  il  USO,  quando  emi- 
di Camerata ,    da  cai  dista   8   miglia ,   e  58   da 
Palermo.  Vi  fiorì  nello  scorcio  del  passato  secolo 
il  P.  Fedele  Cappuccino  pittore  e  poeta  dramma- 
tico noQ  volgare  ;  fu  socio  di  varie  accademie  io 
Roma  ed  in   altre  cospicue  città ,  e  ci  lasciò  un 
dramma   sol  martirio  di  S.  Biagio ,  ed  altro  sul 
figliool   prodigo,  nei  quali  è  da  correggere  Fio- 
troduxione  del  burlesco  a  cose  aflatlo  gravi  ;   nei 
Dialoghi  familiari  sulla   pittura   scorgesi  molta 
perìzia  in  alcune  dimostrazioni,  ma  perdesi  spesso 
in  inezie  fanciullesche.  Nel  convento  dei  Cappuc- 
cini in  Palermo  sono  alcune  sue  tele.  Comprende 
il  territorio  di  S.  Biagio  salme  8S76,135,  cioè  4,898 
in  giardini,  17,820  in  seminotorii  irrigui,  45,954 
in  seminatore  alberati ,  1636,163  in  seminatori! 
semplici  «    461,212  in  pascoli,  16,841  in  oliveti, 
55,212  in  vigneti  semplici,  31,654  in  mandorleti, 
6,401  in  snoli  di  case.  Ne  ascendeva  la  popolazione 
Del  1708  a  2500,  a  1911  nel  1831,  e  nel  fine  del 
1852  a  2135. 


BI 


grarono  dairEpiro  in  Sicilia  colonie  di  Gre- 
ci, molestate  dai  Turchi,  come  dirò  a  suf- 
ficienza parlando  della  Piana  dei  Greci.  Im- 
petrato il  terreno  alcuni  di  essi  dal  Conte 
di  Adernò,  costruirono  piccole  eise  in  pri- 
ma, in  una  lietissima  irrigata  pianura,  incli- 
nata verso  Sud,  e  adorna  a  Nord  di  basse 
collinette;  vi  si  accrebbero  a  poco  a  poco,  e 
lasciato  il  greco  rito,  si  appigliarono  al  lati- 
no. Vi  ha  il  tempio  principale,  unico  par- 
rocchiale, dedicato  alla  Madonna  della  Li^ 
mosina,  molto  elegante,  e  posto  nel  sito  fl 
piò  elevato  a  Nord.  Stendonsi  poi  delle 
case  private,   in  alcune  delle   quali  non 
si  desidera  gusto.  La  grande  Tia  da  Oriente 
ad  Occidente  ha  nel  centro  il  mercato,  e 
termina  con  una  piazza,  dove  è  il  conveote 
dei  Minori  Riformati,  fondato  dal  1684  sot- 
to gli  auspìcii  di  S.  Antonio.  Sotto  il  mer- 
cato è  la  decentissima  chiesa  della  Terghia 
Annunziata  con  largo,  data  una  volta  dal  pio 
Sacerdote  Giuseppe  Piccione  fondatore,  ai 
novizii  Paolotti,  che  abbandonatala  poco  b, 
passò  a  Sacerdoti,  che  ne  han  cura  del  col- 
to. Sorse  anche  in  questo  secolo  un  no* 
nasiere  di  Vergini  presso  la  Chiesa  nia{^ 
giore.  Conta  finalmente  il   paese  quattri 
chiese  filiali  destinate  a  Confraternita,  an- 
tico tutelare  è  il  Martire  S.  Zenone;  ma  ce- 
lebrasi con  gran  pompa  la  festa  di  S.  PI»- 
cido  Abate  dagli  abitanti  nel  di  5  ottobre,  e 
come  Patrono  lo  venerano.  Va  soggetto  3 
clero  al  Vicario  del  Vescovo  di  Catania:  li^ 
ne  proprio  Magistrato  Civile  dal  1680,  mei- 
tre  dal  principio  della  fondazione  compre!- 
devAsi  nel  contado  di  Adernò,  soggettooe  ai 
ministri.  Il  primo  censo  del  1632  mostri 
576  casc^2211  abitanti^  contaronsi  nel  llISt 
1128  case,  4202  abit.  ed  ultimamente  5361. 
Il  piccolo  territorio  inaflfiato  di  abboodai- 
tissime  acque  dalle  colline  del  MongibeUo, 
diviso  per  mezzo  dal  castello  di  S.  Filippo, 
ferace  in  biade,  piantato  a   vigneti  dalla 
parte  di  Sud,  sovrasta  ai  campi  stendealid 
per  le  rive  del  Simeto;  e  da  questa  parla 


j 


141 


BI 


perciò  magnifico  riesce  il  prospetto  del  pae- 
se, che  è  collocato  al  medesimo  grado  di 
longitudine  e  latitudine  che  Adrano.  Ne 
enuncia  11  Mongitore  nella  sua  Biblioteca, 
Francesco  Gemma,  che  pubblicò  un  poema 
suir  incendio  dell*  Etna,  e  Giacomo  Aglio  di 
liu,  versato  anche  nella  poesia  (1). 

Bianco.  Lat.  Album.  Sic.  Brancu  (V.  M.) 
Promontorio  ette  si  avanza  tra  la  foce  del 
fiume  Alico  o  Platani,  ed  il  lido  di  Sicu- 
liana,  nel  lato  meridionale  delKisola.  Eravi 
un  tempo  da  presso  Hacara,  poi  Minoa,  e 
finalmente  Eraclea,  di  che  dirò,  né  man- 
cano ì  ruderi  di  un  gran<  j  acquidotto  ap- 
parlenentesi  a  quest'ultima.  Una  torre  di 
guardia  fabbricatavi  sopra  scosese  rupi  ap- 
pare da  lontano.  Poi  la  valle  di  baipasso 
con  un  rivo  di  acqua  dolce,  la  grotta  del 
Bue  Marino,  altri  scoscendimenti,  e  la  torre 
Mannaia^  di  tutto  il  che  a  suo  luogo  diremo. 
BiMno.  Lat.  Bibinum  (V.  N.)  Leggesi 
nel  catalogo  di  Scobari  di  Bartolomeo  lxiv 
«  Vescovo  di  Siracusa:  dedicò  la  chiesa  di 
S.  Niccolò  di  Buscemi,  e  quella  di  S.  Lo- 
renzo di  BUnno;  questa,  dice  il  Pirri,  forse 
fu  al  di  fuori  dalle  mura  di  Siracusa,  vi- 
dno  a  quella  di  S.  Ippolito,  che  ora  si  han- 

(1]  Qoefto  Comune  che  faceva  parte  del  circon- 
4arìo  di  Ademò»  fa  creato  c«po-Ìaogo  di  circon- 
dario con  Beai  Decreto  del   30    settembre   1839  ; 
iadi  con  Real  Rescritto  del  18  agosto  1841  fa  ele- 
valo dalla  3*   alla  t*   classe.   Com prendesi   nella 
proTÌocia   dUtretlo  diocesi  di  Catania  da  cai  di- 
ita  ti  miglia  e  metto ,   150  miglia  e   metto  da 
Menno.  Oggi  ne  è  decorala  la  Madrice  d*an  col- 
lagio  di  Canonici  insigniti ,  che  ti  esercitano  gli 
tficii  diyini.  La  popolatione   ne  ascendeva    nel 
1718  a  S870,a  10388  nel  1831,  ad  11166  nel  fine 
^  last.  Ha  un  territorio  di  salme  8656,189,  cioè 
^,Sai  in  giardini,   9,8U  in  canneti,  810,428  in 
^aMniDatorìi  irrigui ,  353,899  in  seminatorìi  albe- 
^ti,  854,421  in  seminatorìi  semplici ,  632,077  in 
Ì«seoU,  10346  in  oliyeti  453,026  in  TÌgoeli  albe- 
rati, 63,051  in  ficheti  d'Inda,  157,938  in  alberi 
^usti ,  39,605  in  castagneti ,  876  in  boscate ,  508 
àa  callo  re  mille»  8,802  in  taoU  di  case,  0,094  in 
^aaspoiaiito. 


BI 


no  i  frati  eremiti  di  S.  Agostino,  Ma  la 
crederci  piuttosto  distante  da  Siracusa,  poi- 
ché ne  sono  mentovate  insieme  per  la  dedi- 
cazione, le  chiese  di  S.  Niccolò  di  Buscemi 
e  di  S.  Niccolò  di  Palazzolo,  site  nelle  ter- 
re del  medesimo  nome.  La  terra  Bibino  era 
altronde  vicina  a  Palazzolo,  ed  ivi  fu  un 
casale  con  la  chiesa  di  S.  Lorenzo.  Se  ne 
fa  menzione  in  un  diploma  di  Tancredi  con- 
te di  Siracusa:  concedo  finalmente  il  ca- 
sale de  Montanis,  che  volgarmente  dicesi 
Bibino. 

mauLhi.Bidis,  Bidum,  Bidinum{\.V.) 
Antica  città,  per  sola  congettura  collocata 
da  Arezzo,  Fazello ,  ed  altri ,  nel  territo- 
rio di  Siracusa.  Colloca  Cicerone  poco  di- 
stante da  Siracusa  la  gente  Bidena ,  e 
8cnrene  della  patria:  piccola  città  det- 
ta Bidi ,  ora  territorio  di  Bigeni ,  tra 
Tapso  ed  Eurialo,  dov*è  una  piramide, 
rovinata  in  parte.  Sono  queste  parole  di 
Arezzo  che  altrove  tuttavia  aveva  scritto:  i 
popoli  Bideni,  la  di  cui  città  che  di- 
cesi oggi  Vizini ,  non  è  ignobile.  Fazello 
poi:  appresso  il  distrutto  Castelluccio  è 
una  città ,  dove  sorge  una  Chiesa  in- 
titolata  a  S.  Giovanni  di  Bidini;  dubito 
non  sia  Bidi  piccola  città,  e  non  lungi  da 
Siracusa,  come  afferma  Cicerone.  Se- 
guendo Fazello  il  Cluverio:  ti  hanno 
nel  territorio  di  Siracusa  rimasugli  di 
antica  terra,  a  circa  1S  miglia  dalla 
città ,  verso  scirocco ,  con  un  tempio 
detto  volgarmente  di  S.  Giovanni  di  Bi- 
dini.  Con  entrambi  si  accorda  il  Mirabella; 
Bonanno  tuttavia  crede  costruita  la  Chiesa 
di  S.  Giovanni,  nel  territorio  Bibino,  di 
cui  dicemmo,  ed  è  menzione  nei  registri 
di  Federico  II,  e  di  Martino.  Possedeva  sot- 
to Federico ,  la  terra  di  Palazzolo  ed  il 
feudo  di  Bibino,  T  erede  di  Guglielmo  Ca* 
stillar,  e  sotto  Martino  Alberto  di  Bodio. 
Ignazio  Noto  scrive  nella  sua  storia  di  Vt- 
zini,  tutti  costoro  ingannarsi  (V.  Vizini). 
Molte  cose  narra  Tullio  di  Epicrate  citta- 


BI 

dino  di  Bidi,  e  della  sua  pingue  eredità, 
che  giusta  le  leggi  della  cillà  conseguir 
doveva  ,  e  di  Verre  finalmente  contro  di 
lui,  con  quoi  tranelli  spogliato  ne  l'aves- 
se  (1). 


(I)  Dn  dello  di  Tullio  mlae  ìd  iiconvalgimenlo 
terìllori  di  polio  io  fillodi  cose  aicole  lul  «ilo  dì 
Bidi.  Ftiello  Irai  primi,  e  «eco  lui  Clavcrio,  Mira- 
belli,  AreziD,  Pirri,  appoggiiDdoiì  ill'iularitì  di 
Cicerone,  dittero  Bidi  licioa  a  Sir«CDsa.  Non  ta- 
rono  tulli  perà  di  pari  aeatirnenlo,  ia  itlabilirla  in 
parie  medeiima;  dubilò  il  Faiello,  (fa  ttala  ^hbI 
ruinalo  vitlaggitto  fS  miglia  dittant»  da  Siracuia 
vtrta  Oeeidtnta,  dova  vtdeti  oggi  una  Chieta  de- 
ditola  a  S,  Giovanni  di  Bidini;  e  poi  scrive  di 
Titini;  filini  città  di  nuovo  noma  e  grand»,  do- 
vi, a>mt  dietmmo  allrovi,  ha  origini  il  DìriUo, 
Ha  Iona  seguaci  redeliiiimi  il  Clurerio  ed  il  Mi- 
rabella; non  cosi  dell' Aretio  il  quale  dice  di  Bidi, 
ti$tr»  ora  l'agro  Bigini  Ira  il  Tapio  t  l'Eurialo, 
dov'  4  uno  piramide  rovinata  in  parte.  Non  (o 
inlanlo  per  ijualeiitanlaneocaiiibiaaieDtDpoi  icri- 
Yi:  i  popoli  Bideni,  la  città  non  ignobili  dei  quali 
ora  ffiiinf,  i  vicina  a  Licodia.  Dei  pari  il  Pirri, 
il  quale  ateodoci  prima  cooiradello,  icrlxe  poi  nei 
«Doiiiaonimi:  Bidci-dii  Bidtnum-nl  Bitiniam-nii 
Ag.  Bidmut  Cic.  Bitijuntii.  Biguardo  alla  opi- 
nione del  Bonanno  Gnalmente.  dico  che  nesso  di 
•orla  non  può  dedurli  dal  suo  diacono;  tì  mella 
in  dubbio  ogni  cow,  e  nulla  al  On  dei  conli  li 
eoncbiade.  Colora  che  ttimarono  esier  sorla  Bidi 
nel  lerrilorio  di  Siracusa,  lulti  ti  appoggiiroao 
all'auloriUdi  Cicerone,  ma  se  badalo  beat  area- 
aero  a  ciò  che  egli  in  appresso  ne  dice,  cioè,  li 
inltdtata  aiet  morlua,  f  picralem  Bidìnornm  ligi- 
bui  hatrtdim  uit  oportertt,  avrebbero  ricavalo,  es- 
sersi goTernat*  Bidi  con  allre  leggi  che  non  quelle 
di  Siracusa  ,  onde  sorger  non  poleti  nel  lerrilo- 
rio siracusano,  poiché  se  sialo  lo  fosse,  dove*!  ei- 
•ere  soggella  alla  capilale,  né  una  cilti,  piccola  io 
paragone  di  Siracusa,  avrebbe  polulo  emanciparsene 
dalla  giurisdiiione.  Siracusa,  e  chi  lo  ignora  1,  era  la 
prima  delle  ciiu  siciliane,  e  chea  dir  di  Slrabone 
vaoliTa  un  circuito  di  ISD  sUdl,  cioè  di  ben  31 
miglio,  seni!  comprese  le  cilll  suburbine,  e  di 
ciò  è  irgomenlo  la  dislinia  che  l'iolramelle  tra 
Paianolo  e  Siracusa;  Paianolo  che  risorta  dalle 
mine  di  Acre  dista  quasi  30  miglia  da  Siracusa; 
•d  Aera  •rK:ondo  Tucidide,  «ri  un'aulica  cilil  d«U 
r  agro  siracusano:  •  certo  dunque  che  prr  Io  meno 
il  larritorio  di  si  gigautesM  cilti  eiteudaTasi  a  30 


■Edio.  Lai.  «Ìdium(V.D.)Caslcnò.rFpi- 
(ornatore  lii  Stefano,  scrive  Clu>erÌo  nel  lib. 
2,  cap.  6 ,  soggiunge  dopo  BMi,  ci  ha  un 

miglia.  Scrivendo  Cicerone.  Bidi  non  lungi  da  Si- 
raevia,  non  vuole  con  ciò  ligniDcircì,  se  non  che 
distante  dal  territorio  sTracusaDO.  non  solo  per  la 
ragione  sudelta,  ma  poiché  se  giusta  Falcilo  avesse 
voluto  additarla  dove  oggi  la  Chiesa  di  S.  Giovanni 
di  Bidini.  avrebbe  scrino  nfll'agro  nraeutano,  • 
non  gii  non  lungi  da  Siraruia.  Posto  ciò  come, 
ripigliar  si  potrebbe,  può  ammettersi  Viitni  too- 
dalB  sulle  rovine  di  Bidi.  mentre  disia  beo  30  Bi- 
glia da  Siracusa!  il  non  lonye  di  Cicerone  nou  poo 
indicar  diilania  al  gnndp;  rispondo  a  ciò  colta 
parole  del  Bonanno,  il  quale  di  lalto  avendo  du< 
bitilo,  volle  anche  mellere  in  dubbio  colesti  ob- 
bìeiione;  i  dubbio,  scrive  infatti,  se  Bidit  daMeil 
annonerara  Irai  luoghi  apparlenenliii  a  nolitfi 
firacuiant,  ;uantun;ui  dica  Tufd'o  ntUa  V  ailoM  I 
eonfro  Vtrre.  —  Bjdia  oppidulum  est  tenue ,  s 
non  longe  i  Sjracusis:  perché  tnolta  allr*  t 
lo  n  lanini  me  da  Siracuia,  coma  Cnmenna  dilli 
qìàaii  ben  60  miglia,  i  delta  da  Vibio  viHn*  a 
Siracuta.  coiì  iniitmemcnli  i'  ffloro  vien  dtl 
Plinio  non  lungi  da  Siracuta .  i  pur  tappiamo  d» 
la  diitania  che  is  ni  inlramtttt  non  è  m«n  AJt 
miglia.  So  Plinio  dunque  e  VÌbÌo  aervironsi 
frase  non  longe  per  additare  uni  dislinaa  nag 
di  30  miglia,  o  quisi  uguale,  e  se  fu  un  veuc 
)  idioma  latino,  come  non  potè  in  simile  e 
slama  Cicerone  lertineneT  e  non  V  adoprò  3 
medesimo  Fszcllo  per  additare  una  dislaotadill 
miglia,  quanti  ne  passano  da  Siracusa  a  Bucc 
■nlfrta  Buxcma,  Palaiolui,  Sorlinum,  FtnM  0 
Bueherium,  oppida  non  longe  a  Sgraeutil  • 
(erronea,  medi  belli.  Jacopo  regi  deditioium  {*• 
cerunt,  Vn.  dee.  i.  lib.  »,  cap.  3,  voi.  ),  peg.  M 
edit.  111.  17(9.  Un  litro  contrario  at^OBenle  d 
si  mette  inlanlo  dinanzi,  fondilo  sul  Dome;  i 
somlgliania  può  scorgersi,  ci  dice  Faiello,  U 
nomadi  Vìiini,  equcllodì  BìdiT  e  caUaqaira»* 
del  Tardii  nelle  sue  annoltuori  d' 
della  Sicilia  di  ScberifElidrù:  umM 
pur  farli  le  ragioni  del  P.  Noia  contro  del  f  oMM 
«  del  Cluvirio,  bieogna  confetiare  eh»  in  TitM 
deve  rieonotetrti  l' antica  Bidi.  lo  da  mio  e 
vi  aggiungo,  come  facilmenla  da  Bidi  polMU 
Saraceni  /'ormar  ritini,  fra  U  quali  voci  affi 
gli  Jrabi  vi  i  la  iota  differenza  di  im  psmle.'] 
cM  la  D  t  la  Z  dei  latini  dagli  AtaM  Mi  wir* 
eolio  ileiio  elemenlo,  con  la  sola  dffftrtnta  Am 
punto,  (una cioè  il i>Aal  j  falira  Hai  il  Dht^J 


1A3 


BI 


olirò  eoèietto  detto  Bidio,  nel  territorio  di 
Taormina.  Re  è  incerto  il  sito  particolare^ 
poiché  non  se  ne  ha  memoria  alcuna  presso 
gli  antichi.  Opina  il  medesimo  autore,  es- 
sere stato  dofe  oggi  Nascali,  ed  io  come 
a  sao  luogo  proYcrò,  mi  penso  esser  ivi 
sorta  Gallipoli  ;  iiè  vestigia  di  sorta  di 
luogo  aniicoj  soggiunge  egli,  rintengonsi 
eggidk  nel  territorio  di  Taormina;  ma  in- 


r  if  vi  9i  potè  aggiungere  pel  Tanuin^  ostia  Nunna^ 
wiomé  f  cioè  il  tegno  flnaU  della  reduplicazione 
dellm  «osioiM  »  e  eoeì  formoesi  da  Bidi ,  Bisini , 

• 

eke  ìq  inUrpeiro  vetusta,  sguallida  dalla  voce    o^ 
Madkeam ,  forte  seorgevanei  allora  le  rovine  del- 
tamUea  città  desolata.  Domando   intanto  come 
può  dirsi   nooTO  il  nome  di  Yixini  da   Faxello 
Miitlora  del  1500 ,  te  qaeato  ti  areya  la  città  ai 
ItBpi  dei  Saraeeni  U  del  che  ci  è  proya  la  deseri" 
KOM  detta  Sieilia  earaU  dalla  GeograBa  Nubieae, 
e  la  Geografia  della  Sicilia  sotto  gli  Arabi ,  opere 
iaaerile  oella  raccolta  delle  cose  arabe  del  Gre- 
gorio; ia  anbe  le  quali  ti  fa  menzione  di  Yiiini 
eoa  ^oeelo  none  attuale,  (Gregorio  rerum  Arabia 
tantm  ampia  eoUeetio  pag,  4%0el%SediU  Panwr^ 
m  4790Ì.   Ma  interroghiamo  il  territorio   della 
Yizioi  9  offoscato  dalla  caligine  degli  anni, 
obblÌTÌone  abbandonato;  irariati  mona- 
de antichità  »  urne  »  lacrimatoi ,  rati,  mo- 
nti, ìddetli ,  looeme  »  maaserixie  in  argilla,  me- 
éaglBe,  tatto  è  pel  nottro  asaonto;  di  qnale  antica 
lillà  li  ha  menxione  nel  territorio  di   Yixini  le 
•aa  iolameote  di  BidiI  a  quale  città  adunque» 
fiaaia  anticaglie  »   te  non  a  Bidi ,   si  apparten* 
|aaal  Abballata  cori  la  opinione  del  Faxello,  ca- 
éaae  qnelle  parimenti  dei  seguaci  suoi.  CluTerio 
le  MfÀ  alia  lettera.  Mirabella  del  pari ,   Arezxo 
Yiit  la  ineoIBcienxa  degli  argomenti  e  si  ripigliò, 
Pirri.  Aderisce  alla  nostra  opinione 
di  taggissimi  storici,  Maorolico,  Massa, 
1  Basto  Aotore ,  Ferrarlo,  Masbel ,  Yillabianca, 
Mfey,  Paaqealiao^  Ortolani,  Carta,  e  l'Abate 
ttwiime  Diauno-Fecro  nel  suo  Discorso  sulVan" 
MmMU. 

Ifilla  intanto  ei  abbiamo  di  eerto  solla  origine 

il  MK»  DtUe  molte  grotte  a  forma  di  case,  a  due 

piani,  ed  anche  ia  alcaae  a  tre,  dentro  l'attuale 

Tmm»  Beila  perle  principalmente  che  attacca  le 

Miche  alle  oiodeme  fabbriche,  è  mio  sospetto 

HmooCarae  rorigiae  tino  ai  iieoli:  ne 

hngao  lettore  il  giodieinie. 


BI 


gannasi  a  partito,  poiché  yarie  comtme- 
mente  se  ne  scorgono.  Del  resto  Mola  sopra 
Taormina,  detta  antica  dal  Fazello  ed  ines- 
pugnabile pel  sito,  forse  fu  Bidio. 

Bitara  (Y.  M.)  Un  tempo  Castello  Sa- 
racenico  in  Yal  di  Mazzara,  espugnato  nel 
1086,  come  scrive  Malaterra,  dal  Genìe  Rug- 
giero con  le  altre  terre,  Naro,  Sutera  e  Li- 
cata, nella  medesima  regione.  Dicesi  anche 
Ragai  Bifora.  Sorge  attualmente  Bifora 
nuovo  villaggetto  nel  territorio  dello  stcjeo 
nome,  detto  anche  di  Licata,  poiché  moKo 
non  ne  è  distante,  e  dicesi  sostituito  allo 
antico  castello.  Vi  ha  unica  Chiesa  con  un 
Sacerdote  che  esercita  le  veci  del  Yescofo 
di  Girgenti.  Costa  di  30  case  e  70  abitanti. 
Sul  principio  del  secolo  vi  il  feudo  Bi- 
fara,  nel  territorio  di  Licata,  appartenevasi 
a  Bernardo  yillardita,  o  come  leggesi  nel 
Registro  del  1408,  a  Berengario ,  che  an- 
che colla  moglie  possedeva  la  terra  di  Fa- 
varotta.  Scrive  il  Sai  vira  essere  slati  sotto 
Martino  questi  territorii  di  Bifora  e  di  Fa- 
varotta,  di  Calcerando  Hugnos;  ma  notasi 
nel  censo  la  moglie  di  Berengario.  L'ot- 
tenne per  dote  Ruggiero  di  Honafria  milite 
e  famigliare  dì  quel  Re,  la  di  cui  pronipote 
Palmay  sorella  ài  Andrea  di  Monafria^si  spo- 
sò col  Cav.  Ludovico  Buglio  di  Licata.  Fa 
Signore  dopo  di  questi  Andrea  di  Bifora^ 
che  unito  in  matrimonio  ad  Antonia  Yalle 
catanese,  generò  iVario,  da  cui  e  da  An- 
tonia Gravina  dei  Marchesi  di  Francofonte 
nacque  Francesco,  dei  sei  Pari  di  Paler- 
mo, ed  Oltavio,  il  quale  ottenne  le  prime 
cariche  governative  in  Catania  dove  pro- 
pagò la  sua  famiglia;  si  ebbe  Francesco, 
il  figlio  Hario  ii,  versato  nelle  belle  arti  e 
nelle  scienze,  marito  a  Rosalia  Serovira  si- 
gnora di  Fiume  Salso,  dove  nacque  Franr 
Cesco  Vincenzo  detto  primo  Marchese  di 
Bifora  nel  1658;  quantunque  leggasi  al- 
trove, nei  diplomi  di  Filippo  lY,  anche  de- 
corato Hario  di  questa  dignità.  Francesco 
Vincenzo  si  ebbe  da  Rallaella  Scammacca 


1il4 


BI 


Prineipessa  dì  Alcara  il  figlio  Mario  in,  che 
fu  perciò  Marchése  di  Bifara^  Signore  di 
Alcara  e  primo  Duca  di  Casalmouaco.  !!ac- 
que  da  Mario  ed  Anna  Plalanione  Emma- 
nuel Francesco  oggi  Tìvenlc  ed  unito  in 
matrimonio  a  Stefania  Gisalfo.  E  pingue  il 
terreno  di  Bifora ,  bene  irrigato ,  quindi 
ubertosissimo  in  biade,  ed  abbondante  in 
pascoli  (1). 

KlseMl«  Lat.  Biginis.  Sic.  Bigini  (?.  M.) 
Rocca  mentovala  dal  Fazello  Dee.  1,  lib.  IO, 
sul  dosso  di  un  colle  elevato^  a  circa  due 
miglia  verso  mezzogiorno  da  Partanna,  so- 
pra r  antica  città  di  Selinunte ,  le  di  cui 
rovine  vengono  oggi  dette  Terre  dei  Pulci. 
Vi  ha  una  sorgente  sotto  la  collina  detta 
anche  Bigeni^  che  scarica  le  sue  ncque 
abbondanti  nel  fiume  Hadiuno  o  Selìno , 
le  quali  un  tempo  incanalavansi  per  acqui- 
dotti,  dei  quali  rimangono  ancora  vestigia 
non  ostante  1* ingiuria  dei  tempi.  Giacomo 
Adria  nella  Topografia  della  Valle  di  JHaz- 
zara^  fa  menzione  di  Bigeni  come  villag- 
getlo,  con  un  forlisHmo  caslello;  vi  ha 
un  fonie  di  acqua  riva  che  scorre  per  un 
canale  di  piombo.  Fu  il  fondalore  di 
quesla  lerricciuola  Anlonio  da  Fonie,  che 
per  facoltà  di  Carlo  Re  ed  Imperalore,  es- 
sendo quasi  perila  la  ristorò.  Ci  ha  un 
tivojo  nella  contrada,  dote  deliziosa- 
mente nutresi  ogni  genere  di  pesci,  con 
anche  delle  alose.  Ha  neir  età  del  Fa- 
zello, che  visse  poco  dopo  dell*  Adria  non 
rimaneva  vestigio  di  Casale.  É  stato  oggi 
censuato  il  territorio  al  Collegio  di  Salemi 
della  Compagnia  di  Gesb. 

Blgenl.  Lat.  Biginis  (V.  H.)  AltrimenU 

(i)  È  un  tolto  comune  aggregalo  a  Campobello 
di  Licata,  in  provincia,  distretto  e  diocesi  di  Gir- 
geoti,  circondario  di  Raranusa,  distante  90  miglia 
da  Palermo,  6  del  mare»  e  lìtaato  in  una  pia- 
ovra  dì  aria  malsana»  con  sole  66  anime*  ed  no 
territorio  di  765  salme.  Vi  ha  una  lolfara  non 
soggetta  ad  inondaxione  denominala  Di-bella,  a  6 
Biglia  dal  punto  dell'  imbarco,  limitrofa  ai  terreni 
foltÌTati^  eoo  zolfi  di  S*  qualità. 


BI 


Bigemiy  e  nei  Regii  libri  lAbigini.  Casale 
e  feudo  spetlantesi  una  volta  ai  Hontaper- 
to,  nel  territorio  di  Naro ,  dove  oggi  Ca^ 
slrofilippo.  Male  confondesi  da  alcuni  colla 
rocca  Bigeni  presso  Partanna  di  cui  di  so- 
pra si  disse. 

milleml.  Lat.  BiUiemià.  Sic.  Biddle- 
mi  (V.  M.)  Alta  montagna  deira«rro  Paler- 
mitano ed  acclive  nella  parte  principal- 
mente che  guarda  Palermo,  cioè  la  meri- 
dionale, piantala  a  vigneti,  alberi,  ulivi; 
e  Beleem  suona  fertile  presso  i  Saraceni. 
Sorge  a  IVord  appresso  Belampo,  con  alle 
radici  la  cala  mariltima  Sferra  •cor  allo,  e 
non  lungi  dulia  spiaggia  V  Isola  delle  Fé* 
mine.  Famigerate  ne  sono  le  pietraje,  don- 
de vennero  cavate  le  gigantesche  colonne 
che  adornano  principalmente  il  tempio  di 
S.  Giuseppe  in  Palermo,  e  nel  regno  di 
Napoli  ammirevoli  per  numero  e  mole,  so- 
stengono  i  grandiosi  portici  del  magniiieo 
Palazzo  regale  in  Caserta.  Apronsi  nel  OMm- 
te  profonde  grotte,  dove  attesta  Carlo  Vea* 
timiglia,  non  una  volta  sola  essersi  Iroviltt 
ossa  di  giganti. 

Kimarl.  Lat.  Bimaris  (V.  D.)  Monte, 
volgarmente  Dinnamari,  dagli  antichi  Sa- 
turnio, sulla  spiaggia  di  Messina,  cosi  dello 
perchè  dalla  sua  più  alta  vedetta,  secoade 
alcuni,  sovraneggia  due  mari,  il  Tirreno  ed 
il  ionio.  E  parere  però  di  altri  dirslINi* 
namari,  o  monte  delle  damme,  perchè  te 
sue  parti  selvose  e  scoscese  abbondano  ii 
damme.  Da  Diodoro  poi  è  detto  CakHi^9 
Dimmari  dal  Fazello.  Afferma  Brìezio  es- 
sere rivolto  al  Pelerò,  ma  lo  è  verso  na* 
zogiorno  il  nostro  Nettunio;  il  Pelerò,  lol* 
levasi  a  Nord-Ovest.  I  Gumi  altronde  sepi* 
ranli,  quantunque  sembrano  unirsi.  Dovi 
un'antica  vedetta,  fabbricarono  gli  abitua 
una  Chiesa  alla  B.  Vergine,  che  aneorii 
rimane ,  con  somma  pietà  frequentala  (1)» 

(i)  Contiene  questo  moute«  dei  narai.  e  v>il 
minerali  ed  insetti,  e  prìncipaloieaU 


J 


«45 


Bt 


Blnrt«  Lat.  Birgis-  Sic;.  Birgi  (V.  H.)  Pia- 
rne, che  è  r  antico  Acitio.  Stima  Cluverio  es- 
ser Acitio  il  Carrabi,  ma  notai  di  sopra  esse- 
re stato  questo  da  molti  degli  antichi  ap- 
pellato Ati.  Secondo  il  Fazello  si  ha  il  Birgi 
dae  sorgenti  che  spicciano  a  6  miglia  verso 
Settentrione  dalla  città  di  Salemi,  delle  qua- 
li dicesl  una  di  S.  Giorgio,  di  Mangiadaino 
raltra;  accresciuto  poi  da  svariate  acque, 
scorrendo  a  roo'  di  falce  tra  Marsala  e  Tra- 
pani, sbocca  nel  mare.  Irrigando  neireslà 
le  circostanti  terre,  quasi  a  piede  asciutto 
si  tragitta  vicino  alle  foci,  ma  diviene  for- 
midabile neir  inverno  ed  inonda  i  campi. 
Giacomo  Adria  T  appella  Cintio,  ed  alle  sue 
foci  colloca  la  città  dello  stesso  nome,  di 
coi  intanto  non  è  menzione  negli  scrittori. 
Blriseri-  Lat.  Birigeris.  Sic.  Birigeri 
(?.  If.)  Fonte  d'acqua  lattea  appo  Buccheri, 
mentovata  dalFArezio  ;  è  infetta  da  parti- 
celle di  zolfo ,  ed  è  eificacissimo  rimedio 
&  curare  le  malattie  cutanee. 

Macari. Lat. Biscariè.  Sic.  Biscari  (VN.) 
Ron  ispopolata  città,  alla  riva  sinistra  del 
fiome  Dirillo  o  Acato,  sopra  un  poggio, 
on  tempo  però  in  sito  declive  sui  margini 
tiessi  del  Gume;  travagliata  sempre  dairin- 
salabrità  dell'aria.  È  insignita  degli  onori  di 
Principato,  e  va  compresa  nei  confini  della 
Diocesi  di  Siracusa.  Stette  verso  la  mede- 
sima contrada  il  villaggetto  Odegrillo,  o 
KHUo^  che  prendeva  nome  dal  flume,  ed 
appartenevasi  alla  giurisdizione  del  Contado 
li  Iodica:  volgarmente  dicesì  Biscari  so- 
tlitaita  a  Dirillo,  ma  tra  gli  ediGzii  di  que- 
sta ed  i  ruderi  dell'antico,  s'interpone  una 
distanza.  Sorgeva  Dirillo  neir  età  di  Harti- 
10,  e  Biscari  riconosce  il  suo  nascere  ver- 
so il  fine  del  secolo  xv.  Bimangono  anti- 
che rovine,  e  una  porta  quasi  intera  colle 

farfalle;  tì  si  troTioo  altresì  tartarughe  ed  altri 
rettili;  ed  é  abbondante  in  caccia,  al  di  Tolaiili, 
elle  di  qnadnipedi»  trai  quali  lepri,  conigli,  Tolpi, 
e  raramente  qualche  martora.  I  botanici  1*  hanno 
eome  intereaaaote  per  piante  rare,  che  vi  vegetano. 


BI 


armi  del  Barone,  che  era  da  gran  tempo 
della  famiglia  Castelli;  ma  sono  piane  e 
rette  sin  dal  nuovo  tremuoto  le  vie  alle 
quali  corrisponde  il  Castello  o  il  Palazzo 
del  Principe,  cui  si  sta  presso  la  elegan* 
tissima  Abadiale  Chiesa  di  S.  Giuseppe 
adorna  di  colonne,  fondata  da  Agatino  PQ" 
temo,  riservato  a  se  ed  ai  suoi  il  dritto 
di  patronato,  di  scegliere  l'Abate  dalla  pro- 
pria famiglia.  La  Chiesa  maggiore  parroc- 
chiale dedicata  a  S.  Maria  della  Grazia,  si 
ha  sufTraganea  quella  di  S.  Antonio,  con- 
ceduta una  volta  dal  Principe  ai  Carmeli- 
tani, i  quali  avendola  finalmente  abbando- 
nata, Vincenzo  nipote  di  Agatino,  ad  ecci- 
tare il  culto  di  Dio,  Chiesa  e  Cenobio  con- 
cedette ai  Minori  Cappuccini.  Vi  è  inoltre 
nella  Parrocchia  una  famosa  Cappella  de- 
dicata a  S.  Biagio  Vesc.  e  Mart.  particolare 
Protettore  degli  abitanti.  Secondo  le  con- 
dizioni del  regno  viene  stabilito  dal  Prin- 
cipe un  annuo  civile  Magistrato  della  città; 
il  potere  ecclesiastico  poi  ed  il  regime  delle 
anime  risiede  appo  il  Parroco  o  Benefi- 
ciale, ed  il  Vicario  del  Vescovo.  Va  sogget- 
ta alla  comarca  di  Caltagirone,  ma  le  dà^ 
Scicli  un  Prefetto  di  Milizia  provinciale  sotto 
di  cui  riscuotono  stipendi!  tre  cavalieri  e  10 
fanti  di  Biscari.  Vi  si  contavano  nel  seco- 
lo XVI 150  case,  perlochè  dicesi  dal  Fazello 
piccolo  villaggio.  Ma  nel  registro  del  1652 
315  case,  1108  abitanti,  nel  1713,  384  ca- 
se, 921  abitanti,  ed  ultimamente  1519.  È 
fertilissimo  ed  irrigato  il  territorio,  presen- 
ta amene  pasture  agli  armenti,  ed  appre- 
sta insigne  copie  di  biade  agli  agricoltori, 
che  massimamente  arricchisce  col  canape 
ed  il  lino.  L'altezza  polare  della  città 
tocca  quasi  il  3V  grado,  eccede  appena  il 
38®  la  longitudine.  Mi  ho  sulle  signorie  le 
seguenti  notìzie;  Antonio  Beneventano  si 
ebbe  sotto  gli  Aragonesi  il  feudo  di  Biscari, 
da  cui  passò  ai  Lamia  nobili  di  Lentini. 
Ribellatosi  Ruggiero  di  Lamia  da,  Martino, 
venne  privato  dai  beni;  perlochè  ottenne 


146 


BI 


il  feudo  Giacomo  Serra  Milite  Siracusano, 
il  quale  essendo  morto  senza  figliuoli,  lo 
assegnò  il  Re,  con  diploma  dato  in  Catania 
nel  di  23  febbr^o  1396,  a  Niccolò  Castagna, 
che  essendo  Questore  del  Regno  ne  divenne 
Preside;  Tondettelo  a  Matteo  Mazone  colla 
conferma  dello  stesso  Martino  nel  1408,  e 
costui  a  Bernardo  di  Cabrerà  Conte  di 
Modica,  cui  intimò  una  lite  il  catanese  An- 
tonio de  Castellis  che  T ottenne  finalmente 
in  giudizio  nel  di  13  aprile  1(16  per  dritto 
della  madre  Costanza  Lamia;  successegli 
Corrado,  cui  il  figlio  Guglielmo  Raimondo, 
che  venne  confermato  dal  Re  si  nel  1478  che 
nel  1516;  divenne  per  dritto  della  moglie 
Isabella  Viperano,  Signore  di  Catalfaro   e 
di  Favarotta,  e  Razionale  del  Re,  sostenne 
con  lode  le  primarie  cariche  del  Regno,  fu 
il  fondatore  della  villa  di  Biscari ,  lo  che 
d  afferma  lo  stemma  ed  il  nome  segnati 
in  una  lapide  di  un'antica  porta  ancora  esi- 
stente. Nacque  da  Raimondo  Giovanni  Mae- 
stro Razionale  altresì  sotto  il  Re  Ferdinan- 
do ,  ed  il  figlio  di  lui  Raimondo  generò 
Giovanni  ii ,  che  fu  padre  a  Yincenzo,  il  dì 
cui  figlio  Ferdinando  fu  nominato  nel  1566 
Signore  di  Biscari,  e  fu  T ultimo  dei  Ca- 
stello^ poiché  mori  senza  figli:  per  dfitto 
perciò  di  Francesca  Castelli  figlia  di  Giovan- 
ni, di  lui  madre,  Orazio  Paterno  catanese 
ne  fu  detto  erede  nel  1578,  con  la  condi- 
zione di  assumere  le  armi  ed  il  cognome 
dei  Castelli  :  da  lui  nacque  Francesco  a  cui 
morto  senza  prole  successe  nel  1709  il  fra- 
tello Vincenzo,  la  di  cui  unica  figlia  ed  ere- 
de Maria  si  ebbe  a  marito  Agatino  Pater - 
nò  suo  parente^  il  quale  il  primo  dal  Re 
Filippo  IV  ottenne  il  titolo  di  Principe  nel 
1623,  e  sostenne  le  veci  del  Viceré  nella 
Valle  di  Noto;  caro  per  varii  titoli  a  Filip- 
po, caro  alla  sua  patria  Catania  per  molti 
beneficii,  e  principalmente  in  una  gran  ca- 
restia; da  lui  dunque  e  Maria,  nacque  Vin- 
cenzo II,  che  generò  Ignazio  con  Felicia 
Gravina  dei  Principi  di  Palagonia;  unitosi 


BI 


questi  in  matrimonio  ad  Eleonora  signora 
di  Paterno,  Ragalcaccia^  Spinagailo,  fu  pa- 
dre a  Vincenzo  iii,  che  accrebbe  le  avite 
possessioni,  e  per  la  bontà  dei  costumi  si 
distinse;  da  cui  ed  Anna  Scammacea  Igna- 
zio li ,  profondamente  Tersalo  negU  studii  fi- 
lologici, e  nella  poesia,  intento  a  raccogliere 
monumenti  antichi  si  della  patria  sua,  che 
di  fuori,  non  che  opere  di  natura  o  di  ar- 
te, tutto  collocò  in  un  gran  Museo  con  ele- 
gantissimo ordine,  che  si  rimane  air  ammi- 
razione si  degli  stranieri  che  degli  abitanti. 
Yive  unito  in  matrimonio  ad  Anna  Morso 
dei  principi  di  Poggio  Reale,  fecondo  di  pro- 
le, e  non  ignoto  al  mondo  letterario  (1). 
BlflilrLLat.  Biriris.  Sic.  Bisiri  (Y.I.) 
Casale  detto  Mazzarese  dal  Fazello,  presso 
la  città  di  Mazzara,  oggi  spiantato,  ^  abi- 
tato un  tempo  dai  Grecia  che  passarono 
ai  tempi  del  medesimo  Fazello  in  Contessa 

(I)  Biscari  è  an  connine  in  ProTincia  di  noto» 
distretto  di  Modica  da  coi  dista  il   miglia  aoa 
rotabili.  Diocesi  di  Siracusa,  donde  f  rotabili  SI 
non  rotabili»  Circondario  di  Vittoria^  da  cai  è  ba- 
lano 6  miglia  non  rotabili ,  44  del  pari  da  Koto, 
135  da  Palermo,  44  rotabili,  0!  non  rotabili,  Il  aoa 
roUbili  dal  mare  Africano.  RorinaU  di  già  lactia- 
sa  Madrice ,  se  ne  eseguisce  attaalmenta  la  ries- 
struziooe  nel  sito  medesimo.  ATTÌsa  il  Sacco  sMt" 
▼isi  introdotte  ai  suoi  tempi,  cioè  nel  iaa  id 
secolo  scorso ,  due  fabbriche  di  manifattnre,  aai 
di  tele  6ne,  l'altra  di  colla,  ignoro  se  sono  sia'sfi* 
L*aria  è  poco  sana  pel  macero  dei  canapi,  tèi 
lini ,   e  la  coltirazione  del  riso  aquatico  prsM 
TabiUto.  L'acqua  è  di  fonte,  buona  ed  abboadaala 
Apresi  ogni  anno  in  Biscari  una  fiera  per  bufila* 
durante  due  giorni,  afrenendo  la  festa  di  8i>^ 
cenzo  Martire,  che  ha  luogo  22  giorni  dopo  Vfi^ 
di  Resurrezione.  Nel  1790   tì  si  contaroao  t7<t 
anime,  2447  nel  tS31«   e   finalmente  tOM  adii 
scorcio  del  1852.  L'estensione  territoriale  di  tf* 
scari  è  di  salme  6154,604  cioè  9,  254  in  giardiiit 
17,874  in  orti  semplici,  U34S  in  canneti,  It,!!' 
in  risaie,  774,01  f  in  seminatorii  irrìgui»  M»^ 
in  seminatorii  alberati ,  2308.708   in   aeaùnaltfv 
semplici,  1437,544  in  pascoli,  136,085  ia  otifili» 
62,064   in   vigneti  alberati,   169,669  in  tigaili 
semplici,  0,585  in  culture  miste,  SU  .100  in  ttf*     J 
reni  improduttifì,  1>106  ia  taoli  di 


r 


14T 


1 

imi 


BI 


naoTO  TiIIaggetto.  Ne  fa  menzione  il  Pirri 
not.  6. 

Blsaana  (Y.  M.)  Territorio  Terso  Gir- 
genli,  alla  destra  sponda  del  fiume  Ipsa,  e 
dal  1670  decorato  del  titolo  di  Ducato.  Vi 
hanno  innnmereyoli  crateri  numerati  sino 
a  150  da  Giacomo  Adria,  donde  scaturi- 
sce bollendo ,  putrida  e  puzzolente  acqua 
mischiata  di  terra,  che  allorché  vien  fuori 
coir  acqua,  si  ammassa  intorno  al  cratere, 
ma  è   poi  di  nuoyo  assorbita ,   e  s?ani- 
sce;  poiché  non  é  già  perenne  T  eruzione, 
ma  in   tempo  stabilito  suscitasi  una  tem- 
pesta continua  per  alcuni  giorni,  e  quella 
cessando,  stanno  i  crateri,  e  i  solieyamenti 
della  terra  svaniscono  in  piano.  Ayyiene  un 
gran  fragore  neir  eruzione,  e  qualche  vol- 
ta tanta  è  l'abbondanza  delle  acque 
venire  ad  allargare  il  lago;  ma  non  sem^ 
pre  sono  i  crateri  nello  stesso  sito,  né  del 
medesimo  numero.  Durante  l'eruzione  ri- 
mane deserta  la  contrada,  trasferendosi  in 
altro  luogo  gli  abitanti,  a  non  infettarsi  del 
tremendo  fetore,  ed  anche  perire;  lungi  ne 
vanno  gli  armenti  e  le  pecore,  né  uccello 
vagola  per  Taere  vicino,  che  ne  morireb- 
be. Lo  stesso  in  poche  parole  rinviensi  de- 
Krìtto  in  Fazello:  non  lungi  da  questo  ter- 
fUorio  Aborangio,  tra  Girgenti  e  Bivona, 
è  un  lago  zolfureo  detto  volgarmente  Bis^ 
SOM,  di  quasi  cento  passi  di  circuito^  con 
due  crateri,  che  mandano  perpetuamente 
a  vicenda  delF  acqua,  alt  altezza  di  tre 
cubili.  In  quel  tempo  forse  quando  il  Fa- 
lello  visitò  il  luogo  presentava ^Méona  quel- 
li figura;  cel  presenta  T  Adria  come  io  dif- 
iiisimente  ne  ho  detto.  Venne  anco  detto 
saracenicamente  Baxtiluba  per  Bissana.  È 
il  Signore  del  territorio  il  Prìncipe  di  Re- 
loUana,  della  famiglia  Napoli,  perciò  Duca 
di  Bissana.  ' 

■Itigenaa  (V.  M.)  Antica  rocca  di  là  da 
Siculiana,  verso  Occidente,  non  lungi  dal 
mare,  sotto  Angiò  o  il  villaggetto  di  Monte- 
allegro.  Vi  hanno  vestigia  di  antico  edifi- 


BI 


zio,  e  di  città  distrutta  di  nome  incerto.  Ve- 
di il  Fazello- 

Biirona.  Lat.  Bixona ,   antic.  Bihona. 
Sic.  Vivona  (V.  H)  Antica  città,  una  volta 
popolosa,  detta  da  altri  Bishona,  onorata 
la  prima  tra  le  Signorie  di  Sicilia  del  titolo 
di  Ducato  da  Carlo  V  nel  1554,  ornata  poi 
della  prerogativa  di  Città.  Sorge  alla  sini- 
stra del  fiume  Alba  o  Hajasoli,  nella  Dio^ 
cesi  di  Girgenti,  e  la  comarca  di  Castro- 
nuovo,  su  di  agevole  poggetto,  sotto  alta  rupe, 
in  luogo  ameno  ed  irrigato  da  acque  vol- 
garmente Fiumara.    Dìcesi  di  nuova  data 
dal  Fazello,  ma  si  oppongono  Goltz,  Orte- 
lio,  Bonanno  e  Haurolìco,  stabilendo  esser 
sorto  Ipponio  una  volta  nel  di  lei  sito,  ai 
quali  io  aderii  nelle  note  al  Fazello;  però 
meglio  ponderato  1* affare,  pongo  in  que- 
st'opera r  Ipponio  luogo  di  delizia  di  là 
da  Siracusa,  discosto  perciò  le  mille  mi- 
glia da  Bitima-  Vi  fu  fabbricato  un  castel- 
lo da  Gi^ycanni  Aurea  Ammiraglio  di  Sici- 
lia sotto  gli  Aragonesi,  che  minato  nel  se- 
colo XV  mostra  ancora  macerie.  Costa  og- 
gi la  città  di  1024  case,  3303  abitanti;  con- 
tava tuttavia  ai  tempi  del  FazeUo  1525  ca- 
se, e  nel  1595,  7109  cittadini;  ne  erano 
finalmente  1870  le  case  al  tempo  del  Pirri, 
6386  cittadini;  tanto  si  é  diminuita  la  po- 
polazione nello  spazio  di  un  secolo,  quan- 
tunque sciolta  negli  scorsi  anni  dai  balzelli. 
È  commessa  ali*  Arciprete  la  cura  della 
Chiesa  maggiore  Parrocchiale  di  Binona, 
sita  nel  luogo  il  più  elevato,  e  dedicata  alla 
B.  Vergine,  di  cui  conserva  un'antichissi- 
ma statua  di  marmo,  dai  pietosi  fedeli  ve- 
nerata. Ha  ammìnistransi  anche  i  Sacramen- 
ti nella  chiesa  di  S.  Giovanni,  forse  in  quel- 
la di  S.  Agata  ai  tempi  del  Pirri,  che  di- 
ce questa  seconda  Chiesa  Parrocchiale  con 
suo  Rettore ,  ed  afferma  conservarvisi  con 
somma  venerazione  degli  abitanti  l'antica 
imagine  della  Patrona  principale  S.  Rosalia. 
Contansi  oggi  altre  cinque  Chiese  minori, 
di  maggior  numero  una  volta,  delle  quali 


148 


BI 


alcune,  mancali  i  ciltadini,  ?eggonsi  descrle. 
Elevasi  ora  nel  silo  il  più  frequenlalo  il 
Collegio  della  Compagnia  di  Gesù ,  fabbri- 
calo dal  palazzo  di  Giambatlista  Perollo,  tra- 
sferito dal  luogo  antico,  dove  vivente  il  S. 
Patriarca  Ignazio  era  stalo  costruito  nel 
1336  per  opera  di  Isabella  de  Tega  mo- 
glie del  Duca  Pietro  de  Luna^  che  anche  far- 
ricchi  di  pingue  dote,  sborsati  per  la  fab- 
brica 30000  aurei;  ne  riposano  le  spoglie 
nella  Chiesa,  in  cui  conservasi  un  tesoro 
di  sacre  reliquie  notate  dal  Pirri,  che  le 
afferma  ottenute  da  Giovanni  de  Vega  Vicerò 
di  Sicilia,  mentre  era  Oratore  in  Roma.  Per 
altre  monastiche  famiglie;  stabilironsi  nella 
Chiesa  di  S.   Michele  nel    1394   i   Minori 
Conventuali,  per  opera  di  Ruggiero  e  Bona 
nobili  Senesi  ed  abitanti  in  Bivona.  Occupa- 
rono al  di  fuori  gli  Osservanti,  verso  il  1300, 
S.  Maria  di  Gesù,  cui  dopo  84  anni  succes- 
sero i   Riformati.   Si   stabilirono   anche  i 
Cappuccini  nel  1372,  a  spese  di  Giovanni 
de  Luna,  fuori  la  città  ad  Oriente;  tennero 
due  anni  dopo  i  Carmelitani  la  Chiesa  di 
S.  Antonio  Abate,  che  era  stata  da  gran 
tempo  Ospizio  dei  Frati  minori;  vennero  nella 
Chiesa  di  S.  Maria  di  Loreto  i  Domenicani 
nel  1490  per  opera  di  Tommaso  Filìngieri 
di  Bivona ,  ma  abbandonaronia  dipoi  ;  ri- 
tiraronsi  anche  gli  Eremiti  di  S.  Agostino 
riformati  di  S.  Adriano,  che  nel  1618  eransi 
stabiliti  neli*antico  tempio  di  S.  Maria  del- 
rOlio^  a  due  miglia  dalla  Città,  per  cura 
del  Vescovo  di  Girgenti  Vincenzo  Bonincon- 
tro;  prende  il  nome  quel  tempio  da  una 
Ticina  sorgente,  nelle  di  cui  acque  galleg- 
gia un  olio  di  soave  odore,  giovevolissimo 
alle  malattie  cutanee.  Vi  sovrasta  il  mon- 
te delie  Rose ,  di  cui  farò   in   appresso 
parola.  Sorgono  due  monasteri  di  mona- 
che, uno  antichissimo  sotto  la  regola  di  S. 
Chiara,  che  nel  principio  del  secolo  scorso, 
dalla  Chiesa  di  S.  Sebastiano  presso  Ga- 
rila^  venne  trasferito  neir altra  di  S.  Paolo, 
dove  posero  i  primi  fondamenti  i  Padri   | 


BI 


della  Compagnia  di  Gesù:  il  secondo  del- 
le donzelle  povere,  che  professano  le  isti- 
tuzioni di  S.  Benedetto,  Ticino  alla  Chiesa 
di  S.  Mauro  Abate.  Fa  menzione  anche  il 
Pirri   d*un  Ospedale,,  e  dell' antichissimo 
tempio  della  Vergine  eremila  S.  Rosalia, 
dove  si  venerano  pietosamente  alcune  di 
lei  reliquie  ritrovate  in  Palermo,  e  si  am- 
mirano alcuni  quadri  mentovati  dal  Pini, 
che  presentano  la   Diva   animata  dal  Si- 
gnore, con  gli  Angeli  e  gli  Apostoli  che  le 
fanno  corona.  È  oggidì  rovinato  un  Mona* 
stero  Benedettino  col  titolo  di  Priorato,  in- 
signito del  nome  del  S.  Patriarca,  ed  an- 
nesso una  volta  all'Abbazia  di  S.  Giovanni 
degli  Eremiti  in  Palermo,  distava  4  miglii 
verso  Tramontana  nel  territorio,  che  abbella 
Bivona  della   fecondità  ed  amenità  sai* 
Arezzo  poi   dice;  ciUà  ornata  di  moU$ 
fonti,  e  di  cUberi,  famosa  per  la  diinora 
di  Proserpina;  indi  nel  modo  seguente  la 
descrive  Giacomo  Adria  :  è  Ma  BitHma  «i 
fin  piano,  nel  di  cui  mezzo  scorre  un  grm 
fiume  con  alt  intorno  1S  molini;  abbondé 
in  biade,  frutti,  ulivi,  vigneti;  due  toUs 
all'anno,  in  primavera  ed  in  autunno,  dà 
soavi  fiali  di  mele;  è  adoma  anche  di  io- 
schi,   di  selve,  di   armenti  e  di  taoi, 
nell  inverno  rieri  travagliata  dai  nembi, 
e  le  caverne  dei  suoi  monti  sono  albergo 
di  avvolto],  IVon  che  il  monte  delle  Rose, 
ma  quel  della  Quìsquina,  assai  famoso  per 
la  celebre  grotta  di  S.  Rosalia,  che  descri- 
vero  largamente  in  appresso,  comprendesi 
in  questo  territorio.  Al  tempo  dei  Aoroiai* 
ni  non  era  Bivona  che  un  casale,  poiibi 
cosi  vicu  rammentata  in  un  diploma  di  da* 
glielmo  II  del  1172,  in  cui  dcscrivonsi  i 
confini  della  Diocesi  di  Girgenti.  Anche  ael 
secolo  seguente  mantenne  nome  di  easthi 
prescrìvendo  il  Re  Manfredi  al  suo  Maestro 
Segreto  Pietro  di  Capuana,  di  pagare  le  de* 
cime  a  quella  Chiesa,  dalle  terre  di  SciI^ 
ca,  Licata^  [Varo  ec.  e  dal  casale  di  ffìroiui*      Z 
Leggiamo  poscia  aver  data  Bitona  la  le*     f 


U9 


BI 


stanza  moglie  di  Pietro  a  Federi- 
ipo;  passò  di  poi  sotto  il  dominio 
lovese  Giovanni  Corrado  di  Aurea 
Ammiraglio  in  Sicilia,  che  yi  edi- 
I  castello ,  poi  minato  :  questo , 
lo,  r  ottenne  Simone  di  Montecati- 
ne  si  ha  da  un  diploma  di  Federi- 
el  1320.  Si  appartencTa  sotto  Fe- 
[II  a  Giovanni  di  Chiaramonte  Con- 
iccamo,  Signore  di  Sutera,  Siniscal- 
Regno,  che  si  ebbe  da  Isabella  Ven- 
r  unica  flgliuola  Costanza,  che  con 
le  Bivona  prese  a  marito  Giovanni 
(,  il  loro  figlio  Niccolò  fu  padre  a 
la  e  Margherita,  delle  quali  celibe 
prima,  T altra  con  estesissime  si- 
fu  data  in  moglie  ad  Arlale  de  Lu- 
sanguineo  del  Re;  Bivona  perciò 
i  De  Luna,  della  di  cui  serie  dirò 
Di  essi  Giovanni  yincenzo  domò 
"0  la  gente  ribellatasi,  volendo  di- 
s  dal  potere  immediato  del  Re,  e 
olla  a  dovere,  ed  allora  si  dice  di- 
la  rocca. 

[>ote  di  lui  Pietro  de  Luna  marito 
«ella  de  Yega  fu  nominato  il  primo, 
laroni  di  Sicilia ,  dall' Imperadore 
,  Duca  di  Bivona;  ne  nacque  Luigia, 
ritata  a  Cesare  Moncadaj  si  ebbe 
olo  Francesco;  vedine  i  successori 
parla  di  CaUabelloUa  e  di  Falerno, 
ila  nel  1736  Federico  Yincenzo  To- 
ara  di  Forrandina,  per  dritto  della 
Caterina  di  Moncada;  ai  quali  suc- 
nel  1736  il  figliuolo  Antonio  Al- 
U  Toledo  Duca  di  Bivona.  Gode 
Ito  di  armi,  sceglie  gli  annui  Hagi- 
nel  Generale  Parlamento  del  Regno 
»a  il  voto  il  primo  trai  Duchi.  Com- 
li  la  città  nella  Prefettura  della  mi- 
Sciacca,  e  dà  108  fanti  e  20  cavalli. 
s  al  Clero  il  Vicario  dei  Vescovo 
3nti. 

isserebbe  a  buon  dritto  la  sola  Ere- 
Rosalia  gli  uomini  famosi  di  Bi- 


BI 


vona,  se  Tana  e  futile  non  fosse,  opinione 
dei  Bivonesi  sui  natale  di  lei;  tutti  comu- 
nemente la  confessiamo  nata  in  Palermo, 
quantunque  le  terre  delle  Rose,  e  di  Quis- 
quìna  della  paterna  Signoria  sin*  ora  a 
Bivona  appartengansi.  Sono  commendati 
per  rinnoccenza  della  vita;  Maria  Rocca- 
forte Vergine  Moniale  deli*  Ordine  di  San 
Benedetto,  la  di  cui  vita  fu  data  alle  stam- 
pe; encomia  il  Pirri  Sebastiano  da  ^t- 
vona  dei  Minori  Cappuccini,  per  austerità 
di  vita ,  somme  virtò  eccellente ,  piti 
eccellente  bensì  pei  doveri  di  carità  eser- 
citati nella  peste,  di  che  mori  nel  1577: 
Francesco  dei  Riformati  detto  Bivonese  dalla 
lunga  dimora,  ma  nato  iu  Camerata,  mori 
nel  1619  in  grande  opinione  di  santità: 
fiori  Giuseppe  Romano  celebre  Dottore  in 
Filosofia  ed  in  Medicina,  poeta  ingegno- 
sissimo, e  lodato  nelle  Muse  Sicole  dal 
Gagiiani:  Vincenzo  Romano  dell'Ordine  dei 
Predicatori,  gravissimo  Teologo,  Predicatore 
a  pochi  secondo  nel  suo  tempo,  Esami- 
nator  Sinodale  e  Prefetto  della  Provincia, 
che  dopo  pochi  mesi  rinunziata  per  umiltà 
la  carica,  in  sante  opere  versato,  attese  in 
patria  la  morte  nel  1660,  ed  indi  tre  anni 
dopo,  vennero  pubblicate  in  Palermo  le  sue 
orazioni  sacre  :  Michelangelo  Maymone  della 
piò  stretta  osservanza  di  S.  Francesco, 
Teologo  e  Predicatore,  scrisse  la  Crono- 
logia di  Gesò  Cristo  sino  da  Adamo,  e  dimo- 
strò, falsamente  notarsi  in  S.  Anna  un  triplice 
connubio.  Scrivon  di  lui  Tognoleto  e  Mon- 
gitore.  La  longitudine  di  Bivona  è  di 
gr.  ir  Ì0\  di  37*^  40',  la  laUtudine  (1). 

(1)  É  nn  Capo-distretto  con  i  circoodarii  >  nella 
Provincia  e  Diocesi  di  Girgeuli,  da  cui  dista  Simi- 
glia, da  Palermo  i6.  Vi  risiede  un  Giudice  Istrut- 
tore col  grado  di  Giudice  di  Tribunale  civile»  ed 
un  Sottintendente.  Sin  dai  tempi  remoti  esisterà 
un  peculio  frumentario  risultato  di  una  imposta 
tulle,  proprietà*  per  agevolare  la  pubblica  panifi- 
cazione. Nel  1839  fu  cambiato  in  Monte  agrario 
per  disposizione  Sovrana,  e  destinato  a  provvedere 
i  poveri  coloni  di  semenze.  Il  motao  si  fa  per 


150 


BI 


BUir  (Y.  H.)  Casale  assegnato  dal  Conte 
Ruggiero  nei  1093,  colle  circostanti  terre, 
a  Stefano  Vescovo  di  Hazzara.  Ne  è  men- 
zione  in  un  diploma  di  Pasquale  Rom.  Pont, 
in  cui  descrivonsi  i  confini  di  quella  Chiesa, 
dove  erroneamente  denominasi  Buzir. 

Blaolo.  Lat.  Bizoluè.  Sic.  Bizolu  (V.  H.) 
Sorgente  sotto  il  monte  Jato  ad  Occidente, 
donde  scaturiscono  acque  abbondevolissime, 
che  accrescono  il  fiume  Bali  volgarmente 
Jati.  Tre  altre  sorgenti  del  medesimo  fiu- 
me appellansi  dal  Fazello  di  Chiusa,  Gi- 
nestra, e  Canavera. 


BL 


Blandlnea  (Y.  H.)  Torre  ali*  acqua  dei 
Corsali  nel  littorale  di  Palermo,  cui  lasciò 
il  proprio  nome  il  fondatore  Blandino,  secon- 
do Adria  nella  Topog.  della  Val.  di  Hazz. 


BO 


Bocaie.  Lat.  Bucalis  (V.  H.)  Casale  del 
territorio  di    Glrgenti ,  soggetto  verso  il 


atto  d'obbligo  presso  il  Conciliatore.  Non  vi  è 
qoantità  stabilita  da  darsi  ad  ogni  colono  :  non  si 
fa  Tcrun  esito  per  ramministrazione.  É  diretto  da. 
dne  deputati  eletti  in  ogni  due  anni  dallo  In- 
tendente. Comprendesi  il  territorio  di  Bidona 
in  salme  5189,01!  cioè  37,608  in  giardini  «  160» 
613  in  seminatorii  alberati ,  4876,135  in  semi- 
natorii  semplici.  Vi  sono  rarietà  di  belle  agate, 
di  diaspri,  di  petrolie,  e  si  ba  una  sorgente  d' ac- 
qua talmente  bituminosa,  cbe  si  accende  arvici- 
nandovi  un  lume.  Nella  contrada  Balata  comin- 
ciaronsi  sin  dal  1834  dei  tentatiyi  sopra  una  zol- 
fatara,  si  trovarono  pochi  primi  zol6«  poi  si  estinse 
e  venne  abbandonata.  Si  confuse  da  taluni  con 
Vibona  Valenza  di  Calabria,  della  quale  scrisse 
Strabene;  da  Maurolico,  GoUz,  Ortelio  e  Bonanno, 
creduta  l'antica  Ipponia  fabbricata  per  opera  del 
tiranno  Gelone  quasi  a  trofeo  della  scooGtta  dei 
Cartaginesi  in  Imera,  da  cui  si  asserisce  essere 
stata  detta  altresì  Corno  di  Amaltea.  Per  la  sua 
fertilità,  nota  l'Adria  esser  detta  Bitbona  quasi- 
ché due  volte  all'anno  desse  prodotti  e  ricchezze. 
Non  poco  sofferse  tra  le  guerre  civili  di  Sciacca 


BO 


1320,  sotto  il  Re  Federico,  a  Mariano  Cnh 
pece,  insieme  con  Hulotta,  Camiano,  Diesi 
e  Ragalmalo,  allora  parimenti  casali,  pos- 
seduti sotto  il  regno  di  Martino  da  Anto* 
nio  di  Bonito.  Vanno  oggi  tatti  soggetti  i 
varie  Signorie,  ma  Diesi,  dov'è  il  villaggio 
Aragona,  si  appartiene  a  Luigi  Naselli,  di 
cui  già  dissi  di  sopra. 

Bocca  di  Falco.  Lai.  Bueea  Fard.  Sic. 
Vucca  di  Parca  (V.  H.)  Contrada  nel  te^ 
ritorio  di  Palermo  verso  Occidente,  soUo 
monte  Cuccio;  vi  si  aprono  delle  valli  ir- 
rigate da  uberrimi  ruscelli,  per  dove  è  una 
pubblica  strada  alle  montagne  di  S.  Marti- 
no  ed  altre  della  parte  Occidentale ,  ed 
alla  Portella  di  S.  Anna.  Non  ne  è  spa- 
ruta la  villa,  e  van  belle  le  terre  8obll^ 
bane  degli  abitanti  di  verzieri  amenissiod. 
Vi  sorge  una  Parrocchia,  tutto  il  che  ioOd- 
sce  alla  gajezza  ed  alla  leggiadria  del  vii- 
laggelto  (1). 

Boccetta.  Lat.  Bozzeita.  Sic.  Bon^ 
(V.  D.)  Sobborgo  di  Messina,  che  stenderi 
verso  Tramontana  a  circa  100  passi,  con  a 
ruscello  (2). 

Boclna.  Lat.  Baucina.  Sic.  fiocina  (VJ.) 
Terra  nella  Diocesi  e  Comarca  di  Palermo, 


tra  il  Perollo  e  il  de  Luna.  GontaTa  nel  1791  ni 
popolazione  di  2582,  poi  di  3256,  nel  18St,f  id 
6ne  del  1859  di  3413,  di  47899  dell'intero  disMIik 

(1)  Vi  è  oggigiorno  una  Chiesa  abaiiale  sacn- 
mentale  intilolata  a  S.  Gregorio  Papa,  fondala  èà 
Benedettini  di  S.  Martino  delle  Scalo  nel  ITSTa 
supplita  ad  una  Chiesa  dimla  poco  distante;  vi 
amministra  i  Sacramenti  un  BeneCciale  seellaàl 
fondatori.  Sorse  anco  in  Bocca  di  Falco  wA  tUt 
una  Chiesa  economicamente  soggetta  alla  Biil 
Parrocchia  dell*  Àltarello  di  Balda,  per  decfils  li 
S.  M.  il  Re  Ferdinando  II  (D.  G.).  che  ti  ha  alli«l 
ana  casina.  Nel  centro  del  rillaggio  è  ana  Isalatt 
a  comodo  degli  abitanti. 

(2)  Alla  Boccetta ,  nel  fondo  della  famiglia  à 
Domenico,  contrada  Scirpi,  lungi  da  HessÌM  én 
miglia,  il  terreno  è  calcareo  arenoso,  leoonehìfil 
fossili  sono  per  lo  più  microscopiche ,  ooaat  li* 
rebbero  piccoli  buccini ,  cerile ,  terebratsW.  9 
madrepore. 


151 


BO 


eeorata  degli  onori  di  Principato  sin  dal 
€23.  Sorge  in  an  luogo  sovra  colline,  nel- 
I  montagna  detta  del  Cane^  a  Sud-Est.  Se- 
;nasi  la  di  lei  origine  nei  primordii  del 
ecolo  passato,  ed  appartenevasi  una  volta 
1  Grande  Spedale  di  Palermo,  da  cui  pas- 
òalla  famiglia  Migliaccio.  Contava  nel  1633 
S  case,  368  abit.;  in  questo*  secolo  tutta- 
la 302  ne  sono  le  case,  e  128S  le  anime, 
d  ultimamente  1504,  la  di  cui  cura  spirilua- 
ì  incombe  ad  un  Arciprete,  che  conferisce  i 
acramenti  nella  Chiesa  maggiore  sita  nel 
entro  del  paese  e  dedicata  a  S.  Marco.  La 
ifile  economia  spettasi  a  coloro  che  secon- 

0  le  leggi  del  Regno  vengono  ogni  anno 
^ati  dal  Principe,  il  quale  gode  del  drit- 
ì  di  spada,  e  prolTerisce  il  23^  voto  nel 
arlamento.  Ne  è  il  Palazzo  in  un  silo  emi- 
ente.  Ad  educar  le  donzelle  fu  stabilito 
ecentemente  un  Collegio  di  Maria ,  e  tre 
lire  Chiese  vi  hanno  bensì,  oltre  la  Par- 
occhia.  Mariano  Migliaccio  Marchese  di 
lontemaggiore,  per  benefizio  di  Filippo  IV, 
•mie  nominato  nel  già  suddetto  anno  pri- 
llo Principe  di  Bocina,  che  dei  12  pari 
Id  Regno,  e  tre  volte  Pretore  di  Palermo, 
Doatrasse  matrimonio  con  Violanta  Marni- 
lo, donde  nacque  il  figliuolo  Ignazio  va- 
loroso nelle  armi,  abilissimo  a  trattare  ne- 
|Oiii  pubblici;  egregiamente  amministrò  nel 
leste  passato  secolo,  inviperendo  la  guerra 
dei  Francesi,  la  affidata  Provincia  di  Cata- 
na con  i  suoi  confini,  sostenne  le  prima- 
rie cariche  della  patria;  si  ebbe  erede  da 
Uerezia  Sarzana  il  figlio  Mariano^  che  con 
Beonora  Naselli  e  Tagliavia  generò  Igna- 
lio  ncui  fu  superstite  la  sola  figlia £(eonora, 
ehe  prese  in  marito  Antonio  Termine;  ingag- 
giò una  lite  allora  Mariano  Migliaccio  nipote 
rignazio  dal  fratello  Luigi;   non  doversi 

1  lei  le  paterne  signorie;  chiedendo  venir 
referjto  alla  femina;  a  lungo  si  pondera- 
MIO  ragioni,  ma  finalmente  fu  deciso  per 
'konora.  L'agro  di  Bocina  nutre  in  ame- 
t  pastore  numerosi  armenti,  produce  bia- 


BO 


de  di  ogni  genere,  nò  manca  in  vino  ed 
in  olio  (1). 

BiNsinna.  Lat.  Bucinna  (V.  M.)  Secon- 
do Stefano  Bizantino  città  della  nostra  iso- 
la, forse  la  Buda  di  Tolomeo.  Nota  Ciu- 
verio  non  essere  mai  stata  in  Sicilia  città 
di  tal  nome;  ma  Forbanzia  venir  sotto  no- 
me di  Bocinnaj  che  ò  una  piccola  isola 
adjacente  alia  spiaggia,  rimpello  Trapani  e 
Liiibco.  Vedi  Levanzo  (2). 

Boeo.  Lat.  Boeum  (V.  M.)  Uno  dei  tre 
principali  promontorii  della  Sicilia  detto  un 
tempo  LUibe  e  LiUbeo  dalla  vicina  città. 
Vedi  LiUbeo. 

B<»goi»eUo.  Lat.  Bugubellum.  Sic.  Bu- 
gubeddu  (V.  N.)  Casale  concesso  dal  Re 
Guglielmo  alla  Chiesa  di  Siracusa.  Ne  ri- 
mane menzione  nelle  lettere  di  Alessandro 
IH  a  Riccardo  Vescovo  di  quella  Chiesa  nel 
1168,  datate  in  Roma,  dove  leggesì:  ed  an- 
che a  te  ed  ai  tuoi  successori  veniamo  a 
confermare  col  presente  privilegio  il  Ca- 
sale Bugubel  'vicino  a  Siracusa^  coi  vii- 
lani  e  tutte  le  sue  pertinenze^  quale  ti  fu 
concesso ,  e  per  te  alla  Chiesa  di  Sira- 
cusa^ dal  nostro  figUo  carissimo  in  Cri- 
sto Guglielmo  egregio  Re  di  Sicilia^  con 
pietosa  largizione.  Nessuna  pubblica  copia 
si  ò  fatta  ancora  di  questo  diploma  di  Gu- 
glielmo, che  si  conserva  nel  tabularlo  della 
Chiesa  sudetta,  a  poter  discernere  il  sito 

(i)  Oggidì  i  an  Gomiine  in  Prorinoia,  e  Diocesi 
di  Palermo»  da  cai  ditta  it  miglia,  distretto  di 
Termini,  da  cai  dista  li  miglia,  circondario  di 
Giminna  da  cai  dista  S  m.  Comprendesi  la  saa 
estensione  territoriale  in  salme  1286,148,  cioè  0,180 
in  giardini,  8,578  in  orti  alberati,  U88  in  can- 
neti«  874,799  in  seminatorii  alberati,  158,948  in 
pascoli,  280,183  in  vigneti  alberati,  18»992  in  som- 
maccheti,  7,089  in  ficheti  dìndia,  1,055  in  ficheti 
d'India  ed  altro,  0,260  in  suoli  di  case.  Contava 
nel  1798  ana  popolazione  di  8894  abiUnti ,  di  2472 
nel  1881,  e  finalmente  di  8900  nel  fine  del  1858. 
L*  aria  è  bnona,  ed  amenissime  le  pestare. 

(2)  Hoffman  ed  altri  Togliono  che  dalle  ine  ro- 
vine ne  sia  nata  Boterà. 


152 


BO 


del  Casale;  ma  aggiunti  poi  il  Pontefice, 
i  Casali  di  Tremiglia,  Ciphilim,  e  quel  di 
S.  Maria  Maddalena,  congetturiamo  nona?er- 
ne  molto  distato  Bogobello. 

Boi^omeno.  Lat.  Bugumenum  (V.  M.) 
Rocca  dei  Saraceni,  espugnata  dal  Conte 
Ruggiero,  e  poi  distrutta,  testimonio  Ma- 
laterra  nelle  imprese  di  lui.  Era  nella  val- 
le di  Mazzara. 

iioigarano.  Lat.  Bulgaranuni.  Sic.  Bui- 
garanu  (Y.  N.)  Casale  verso  il  1320  di  Pe- 
iruccio  di  Lmquida^  come  si  rileva  dal  cen- 
so di  Federico  II;  sotto  Martino  però  nel 
1408  di  Pietro  di  Axono.  Oggi  è  un  feu- 
do famoso  per  vigneti  e  seminatorii,  nel- 
Tagro  di  Lentini,  ad  Occidente  della  città, 
spettanlesi  a  Vincenzo  Bonanno  Principe 
di  Linguagrossa  per  dritto  della  sua  nonna 
Rosa  di  Mugnos. 

Bolo*  Lai.  Bolum  (V.  D.)  Casale  un  tem- 
po del  Vescovo  di  Messina,  di  cui  non  rima- 
ne oggigiorno  che  la  rocca  nelFalto  di  una 
rupe,  rimpetlo  Brente,  e  sotto  TEtna,  quasi 
a  Word-Ovest. 

Bonagla  (V.  M.)  Cala  vicino  Trapani , 
sotto  il  monte  Erico,  oggi  con  una  tonnara, 
ed  una  torre  di  guardia.  Dicesi  volgarmente 
Maremma  di  Bonagm. 

Bonasia  (Y.  N.)  Cala  appresso  Tapso, 
che  occorre  ai  naviganti  verso  Siracusa,  nella 
di  lei  spiaggia  ad  Oriente.  Secondo  alcuni 
non  ne  stette  discosto  T antico  porto  de*  Tro- 
gili.  Ci  ha  vicina  oggigiorno  una  tonnara 
dello  stesso  nome,  detta  di  S.  Bonagla. 

Bonalliergo.  Lat.  Bonaìòergum.  Sic. 
Bonabergu  (Y.  D.)  Rocca  mentovata  dal  Fa- 
zello,  0  m.  distante  da  Nicosia.  Appartene- 

vasi  sotto  il  Re  Martino  a  Salimbenio  de 
Marchisi. 

Bonconulgllo,  Lat.  Boniconsilii  sco^ 
pìilus.  Sic.  Boncunsigghiu  (V.  M.)  Scoglio 
0  piccola  isola  vicino  al  littorale  di  Trapa- 
ni, a  Tramontana.  Nota  Orlandino,  essersi 
chiamato  una  volta  di  Malconsigiio ,  poi- 
ché Giovanni  dì  Precida   ed  altri  Signori 


BO 


vi  tennero  un  consesso  nel  1282  contro  i 
Francesi.  È  mentovato  da  Fazeilo  su'  Ve#- 
pri  Siciliani^  e  da  altri. 

Bon  fornello.  Lai.  BonfomeUui.  Sic. 
Benfurneddu  (Y.  H.)  Rocca  nel  lato  setten- 
trionale  dell* isola,  di  là  dalla  foce  del  Fio* 
me  d'Imera,  a  mancina  dei  suoi  margini, 
non  lungi  dalla  spiaggia  del  mare  ;  ridnla 
dall'amplissimo  territorio  di  S.  Kiccolafo^ 
se  dagli  antichi  appellato  Minervak.  TI 
sorgeva  il  casale  saracenico  Odesaare^  poi 
detto  Senescalco,  e  Analmente  Banfam^lo; 
conceduto  dalla  Regina  Costanza  alla  Chiesi 
di  Cefalù  nel  1198,  confermato  dopo  tre 
anni  dall*  Imperatore  Federico;  fa  dato  po- 
scia verso  il  1424  ad  Arnoldo  Sonia  C#- 
tomba  Signore  della  terricciuola  d'  /meito, 
col  peso  di  apprestare  a  quella  Chiesa  sal- 
me 2S  di  frumento.  Ruinato  il  casale,  pe^ 
venne  il  castello  col  territorio  a  Blaseo  il- 
liala  Signore  di  Roccella ,  sotto  di  coi  h 
nel  1677  decorato  degli  onori  di  Principilo; 
si  ebbe  poi  quel  territorio  Federico  di  Jb- 
poli  per  dritto  della  moglie  Eleonora,  e 
trasmiselo  al  secondo  nato  Crisioforo^  che 
si  uni  in  matrimonio  a  Giuseppa  Zati  Si- 
gnora di  Rifesi ,  e  vien  detto  Principe  di 
Bonfomello. 

Bonifteto.  Lat.  Bonifatus.  Sic.  BoniMi 
(Y.  M.)  Monte,  altrimenti  Bonifacio,  verso 
il  di  cui  vertice  venne  un  tempo  costroKl 
r antica  famosa  Alcamo,  di  cui  parlai  A 
già,  e  che  volle  uguagliata  al  suolo  il  li 
Federico;  ed  anche  la  rocca  che  dopo  W 
si  rimaneva,  cadde  distrutta  per  ordine  dal 
Re  Martino ,  nei  primordii  del  secolo  iv: 
poiché  quel  Re  fé'  menzione  nel  1398,  di 
Alcamo  e  della  rocca  di  Bonifaio.  Qaiiif 
aITcrma  Cluverio,  essere  slato  anche  Loi- 
garìco,  mentovato  dagli  antichi  ;  neirAnko 
Itinerario  della  Sicilia,  scritto  nel  tempo 
del  Re  Ruggiero  :  da  Trapani ,  notasi,  al 
monte  Àm^c  che  è  molto  ripido^  im  <t^ 
ca  10  m,,  20  da  questo  ad  Alhamo,  hn^ 
spugnabile  per  le  fortificazioni  che  hi 


153 


BO 

rd.  Dista  13  miglia  dal  marey 
\a  cala  che  diceH  Medager.  Bon- 
(le  lessi  altroTe,  Capitano  dei  Sa- 
ie liberò  in  Alcamo  i  suoi,  da  duro 
appressi  dai  Siciliani,  dette  il  no- 
el  monte.  AfTerma  Sebastiano  Ba- 
af  erto  preso  dai  buoni  seminati  ; 
Saium)  e  scrì?e  finalmente  l'Adria 
L  ubertà  :  fecandimma  è  la  man- 
dantata  verso  Greco  a  vigneti , 
ed  ulivi,  ed  abbondante  in  pa- 
lla parte  di  Mezzogiorno.  Nel  ver- 
geva un  castello  di  cui  conser- 
xora  alcune  vestigia,  ed  un  Ora- 
Chiesa  consacrata  a  S,  Maria 
»,  la  di  cui  imagine  fa  rinvenuta 
a  dipinta  in  una  parete.  La  città 
mentovata  dagli  antichi,  sorgeva 
Ifato  verso  la  parte  settentrionale, 
lei  diplomi  dì  Guglielmo  II  dei 
ri  ed  abitanti  del  Bonifato,  nel 
i  confini  della  Chiesa  di  Morreale 
.  Era  questo  però  T antica  Alca- 
eoi  dicemmo  di  sopra  dei  citta- 

MMilere.  Lat.  Bonpensiere ,  aut 
Sic.  Bonpinsierì  (V.  H.)  Piccolo 
,  altrimenti  Naduri,  di  pertinenza 
trissima  famiglia  Lancia;  poiché 
gente  il  primo  nel  territorio  Pia- 
lavio  Lancia  Principe  di  Trabia , 
1630,  volle  se  ne  consacrasse  a 
0  Mart.  la  Chiesa  Parrocchiale,  ed 
lore  ne  accrebbe,  dedicata  al  SS. 
».  Venti  anni  dopo  vi  si  contavano 
,  403  abitanti,  nel  corrente  secolo 
,  473  abitanti,  ed  ultimamente  474. 
(desi  nella  comarca  di  Sutera^  don- 
4  m.  a  Sud-Est;  va  soggetto  al  Ve- 
Girgenii  che  delega  un  suo  Vica- 
iano  il  sito,  fertile  il  terreno,  non 
^  Tarla.  Si  venera  dagli  abitanti , 
ppe  sposo  di  Maria,  come  patrono 
Rei  principio  del  secolo  xv  era 
il  feudo  di  ^onpeimere  a  Riccardo 


BO 


di  Monleleone,  l'avevano  ancora  gli  eredi 
di  lui  nel  secolo  xvi,  come  è  manifesto  dal 
Catalogo  di  essi  appo  Barberi.  Cedette  po- 
scia ai  Lancia  che  godono  del  dritto  di 
armi,  ed  hannosi  il  xxxii  posto  nel  Parla- 
mento (1). 

BoniriclniN  Lat.  Bonvidnum.  Sic.  Bon- 
vicinu  (Y.  N.)  Casale  e  rocca  nel  territorio 
di  Lentini,  altrimenti  Silvestro ,  di  cui  è 
menzione  nella  vita  del  Re  Ludovico;  poi- 
ché venuto  in  questa  villa  Artale  Alagona 
reduce  da  Siracusa  a  Catania ,  vi  fu  avvi- 
sato delle  insidie  tramategli  dai  Chiara- 
monte.  Sorgono  vicine  nella  via  le  Spelon-' 
che  dei  Rigilani  appellate  oggi  volgarmente 
Jazotti.  Appartenevasi  un  tempo  Bonvicino 
alla  regina  Eleonora ,  ma  cedette  poi  à 
Matteo  Alagona,  che  ribellatosi,  concedet- 
telo  il  Re  Martino  nel  1393  a  Bernardo 
di  Bruquelares  morto  senza  figliuoli,  onde 
r  ottenne  dal  medesimo  Re  Guerao  de 
Alarcon,  da  cui  pervenne  a  Luigi  de  Ra- 
jadellis,  che  vendettelo  a  Guglielmo  di 
Asmaro  mentovato  nel  censo  del  medesi- 
mo Martino  del  1408.  Successegli  il  figlio 
Ludovico,  che  si  ebbe  Novella  dalla  mo- 
glie Eufemia ,  ma  con  autorizzazione  del 
Re  nei  1511,  cedette  il  feudo  a  France- 
sco fratello  di  Ludovico,  il  di  cui  figlio 
CrirolamOj  «otto  Carlo  Imperatore  e  Re  di 
Sicilia,  infelicemente  mori,  lo  che  fu  causa 
di  tramestio  al  popolo  di  Catania  d'onde 
era  Giustiziere.  Trovo  Signore  di  Bonvicino 

(1)  É  un  Connine  nella  provincia  ,  distretto  «  e 
diocesi  di  Caltanissetta  ,  da  coi  dista  Ì3  m.,  cir- 
condario di  Serradifalco^  da  cui  dista  9  m.  La  sna 
estensione  territoriale  è  di  salme  Ii0i,i68,  cioè 
0,163  in  orti  semplici^  0,045  in  canneti,  0,030  in 
pioppeti,  895,491  in  seminatori!  semplici,  2t5,94i 
in  pascoli,  1,784  in  Bcheti  d* India,  19.255  in 
mandorleti*  78,649  in  terreni  improdottiyi,  0,048 
in  suoli  dì  case.  Vanta  dei  buoni  pascoli ,  ed 
esporta  altresì  mandorle.  Con  tara  Bonpensiere  nel 
1798  soli  700  abiUnti,  530  nel  1831,  e  538  alla  fine 
del  1852.  Vi  louo  delle  zollare,  ma  non  in  at- 
tività. 

20 


154 


BO 


nel  principio  del  secolo  xyii  Giacomo  Cam- 
polo,  i  di  cui  eredi  perdellero  parimenti 
sotto  Carlo  H;  comproéselo  poi  da!  Demanio 
regio  Cristoforo  Massa  Conte  di  Aci- ca- 
stello, al  di  cui  nipote  oggi  è  soggetto.  Ri- 
mase il  casale  sino  al  secolo  xv,  ma  da  indi 
in  poi  non  fu  pid  interamente.  Durava  la 
rocca  sino  ai  tempi  del  Fazello  ;  oggi  non 
rimangono  che  ruderi ,  grotte ,  vestigia  di 
torre,  casette  da  villa,  granài,  un  molino  a 
comodo  degli  agricoltori ,  ed  una  Chie- 
sa (1). 

Bonirlcino*  Lat.  Bonvicinum.  Sic.  Bon- 
flcinu  (V.  D.)  Rocca  tra  Isnello  e  Collesa- 
no,  verso  il  lato  settentrionale  della  Sici- 
lia. Bonvicino,  dice  Arezio,  è  un  tillaggio 
quarì  ai  nostri  tempi  formatosi.  Oggi  è  de- 
serto ,  ma  intatta  ne  rimane  la  fortezza , 
bagnata  dal  fiume  di  Monale  o  di  Pollina* 

Boranglo.  (V.  M.)  Vedi  Aborangio. 

Bordonaro.  Lat.  Bordonarum.  Sic.  Vur- 
dunaru  (V.  D  )  Casale  o  Municipio  appar- 
tenentesi  a  Messina ,  dalla  parte  meridio* 
naie,  quasi  a  2  m.  dal  lido  dello  stretto. 
Re  è  sacra  la  Chiesa  parrocchiale  a  S.  Ma- 
ria delie  Grazie.  Contanvisi  oggi  240  case,  e 
circa  800  abilanli,  che  erano  sopra  iOOO  pri- 
ma del  contagio.  Quivi  presso  è  il  Convento 
di  Nostra  Donna  d*  istituto  Basiliano ,  fab- 
bricato dal  Sacerdote  Scolari,  Signore  del 
luogo  una  volta,  da  Ruggiero  di  Segreto, 
e  da  Ula  GralTeo  moglie  di  lui.  Sorge,  cosi 
scrivene  il  Pirri,  in  una  pianura  amenissi' 
ma,  bagnata  da  ogni  parte  da  un  fiume 
detto  volgarmente  Fiumara  di  Bordonaro; 
e  fa  menzione  dì  un'antica  imagine  della 
B.  Vergine,  eccellentemente  espressa,  data 
in  dono  ai  monaci  dagli  stessi  fondatori. 
Sovrasta  a  Bordonaro  il  Monastero  di  5. 
Pantaleone,  anche  di  Basiliani,  sito  in 


(i)  Oggidì  é  ao  casale  nella  prorincia  di  Noto» 
diitrelto  •  diocesi  di  Siracusa  «  circondario  di 
Lentini,  distante  56  m.  da  Noto,  160  da  Paler- 
mo; territorio  salme  600. 


BO 


elevata  collina ,  e  fabbricato  per  cure  • 
spese  dei  Segreto  ed  Ula,  sovraccennati; 
di  entrambi  i  corpi  fu  Sabba  il  primo  Ret- 
tore, ed  oggi  ne  siedono  nel  Parlamento 
gli  Abati  di  S.. Maria  nel  xxxvi  posto.  Re 
prende  il  nome  un  piccolo  fiume,  che  nel- 
r  inverno  offre  molto  dilBcile  passaggio. 

Borono.  Lat.  BoreUus.  Sic.  Bareddo 
(V.  D.)  Piccolo  Tillaggio  una  Tolta,  oggi 
Belpasso,  di  cui  parlammo. 

Borgetto.  Lat.  Burgettum.  Sic.  Barget* 
tu  (V.  H.)  Pìccolo  villaggio  nella  Diocesi  di 
Hazzara,  non  lungi  da  Partenico,  apparta 
nentesi  al  Convento  dei  Benedettini  di  S. 
Martino;  siede  sovra  un  colle  Terso  Meno- 
giorno.  Ne  lo  diede  nel  1360  coi  territorio 
la  nobile  Matrona  Margherita  de  Bianco  ve- 
dova di  Giovanni  di  Caltagirone,  ad  Ango* 
lo  Senisi  Abate  deir  ordine  sudetto,  ma  eoa 
la  pia  condizione  di  dovere  cosiniirvi  in 
Monastero  in  onore  di  S.  Benedetto.  D  le 
Federico  III  diede  immunità    al  territo- 
rio, quindi  Urbano  V  concedette  la  bùfSà 
di  fabbricare  il  Monastero.  Angelo  ne  iaf^ 
stl  il  fratello  Giovanni,  che  si  disse  perdi 
Abate  di  S.  Benedetto  del  BorgtUù^  m 
attediato  dalla  frequenza  della  gente,  si  tn- 
sferi  coi  suoi  nel  vicino  ripidissimo  Mi- 
te delle  Ciambre.  Molestati  poscia  i  bmwìcì 
dalle  ingiurie  di  uomini  scellerati,  luaf^ 
ro  costretti  a  rinunziare  T  antico  sito  iA 
Borgetto,  e  costruirono  un  nuoTO  monaiil*' 
ro  alle  radici  del  colle,  intorno  9i  vài 
radunò  poi  un  villaggctto,  accorsavi  geaU* 
Non  è  distante  la  Chiesa  parrocchiale  (^ 
Borgetto  sacra  a  S.  Maria  Maddalena,  fa 
è  aiUdata  la  cura  delle  .mime  ad  un  ■#* 
naco  Arciprete  scelto  dair  Abate,  ed  iili- 
tuìto  dal  Vescovo  di  Mazzara.  A  mantenerli 
gente  a  dovere  segna  i  Magistrati  il  M* 
desimo  Abate  di  S.  Martino,  ed  anco  «0* 
mette  le  sue  veci  ad  un  monaco,  che  é^ 
cesi  Rettore.  Contansi  nel  censo  recentiMi* 
mo  1147  abit. ,  370  case. 

Ferace  è  il  terreno,  abbondantemente  i^ 


155 


BO 

e  prodace  olio,  donde  ricavasi  gua- 
Don  lie?e  (1). 

secco.  Lai.  Burgelium.  Sic.  Burget- 
M.)  Oggi  è  decorato  del  titolo  di 
0,  folgarmenle  Menfri^  e  nei  Regii 
I  Toce  saracenica,  Burgio  Milluèo  e 
»  Crisiano.  L'ottenne  Corrado  Bo- 
li Manuele^  per  benefizio  del  Re  Gia- 
nel  1237;  valoroso  milite  trapane- 
>  dei  cavalieri  scelti  a  compagni  di 
Aragona  ad  attaccar  in  Burdegala 
lata  battaglia  con  Carlo  d*Angiò;  nel 
di  Federico  II  notansi  i  figli  di  lui 
b  e  Corrado^  uno  Signore  di  Burgio 
Biano,  r  altro  di  Burgio  di  Milluso. 
:he  il  terzo  Ruggiero  notasi  Signore 
;uso,  donde  i  Marchesi  di  Villabian- 
[gono  retta  origine.  Nacque  già  An- 
ia  Corrado,  cui  succedette  Antonio 
i  slesso  nome,  donde  Eufemia  sposa 
!esco  Ventimiglia,  che  nel  censo  del 
rtino,  dicesi  soggetto  alla  Curia  per 
•  Milluso  appartenente  a  sua  ihogUe; 
0  di  prole  maschia,  lasciata  soltan- 
igliuola  Pina^  alla  di  lui  morte  Eu- 
si  uni  in  matrimonio  a  Nino  Taglia- 
[Dore  di  Castclvetrano,  e  diede  Pina 
%séare  figlio  di  Nino  da  un'altra  mo- 
iovanni,  di  costoro  primogenito,  alie- 
Signoria  di  Burgctto,  che  tutta  volta 
sUe  anni^  nel  1499,  si  richiamò  Gian 
IO  erede  di  lui,  pagatone  il  prezzo 
pratori,  ed  aggiuntone,  come  dico- 
mpendimento,  lasciollo  ai  suoi  ven- 
%  questi  Carlo  rifulse.  Principe  di 

ao  Cornane  in  provincia  e  distretto,  dio- 
Morreale,  circondano  di  Parlenico,  da  cui 
D.»  e  17  da  Palermo.  Conia  salme  718,317 
Orio,  7,701  cioè  in  giardini,  0,970  in  can- 
600  in  seminatorii  irrigai ,  74,961  in  se- 
i  alberali«il0,820  in  seminatorii  semplici^ 
o  pascoli, 5 1,1 64  inoliveti,  62,776  in  vigneti 
41,269  in  sommaccheli,  0,800  in  terreni  a 
0,921  in  suoli  di  case.  Vi  si  contavano 
circa  4011  anime,  4993  nel  1831,  5S9Ì 
deli*  anno  1851.  Esporta  grano  od  olio. 


BO 


Casfelvefrano,  per  vari!  titoli  commendato, 
come  in  altrove,  primo  Conte  di  Borgetto 
per  privilegio  di  Filippo  II  del  I36S;  i  di 
cui  successori  registrai  parlando  di  Avola, 
Menfri  o  Borgetto.  Comprendesi  nella  Co- 
marca  di  Sciacca,  presso  le  rovine  della 
antica  Inico,  alla  sinistra  riva 'dell*  Ipsa,  og- 
gi Belice ,  in  un  piano  verso  mezzogiorno. 
Vedi  Menfri. 

Borrone*  Vedi  Burrone. 

Koitigllarla.  Lat.  ButligUaria.  Sic. 
Buttigghiaria  (V.  N.)  Fiume,  altrimenti  del- 
la Feria,  dal  villaggetto  dello  stesso  nome 
di  cui  bagna  i  confini.  Accresce  TAnapo, 
cui  si  unisce  sotto  il  monte  Erbesso,  oggi 
Pantalica;  ma  nasce  a  2  m.  sopra  Feria 
a  Sud-Est,  e  dopo  altretlante  miglia  di  corso, 
tutto  viene  dalla  terra  assorbito,  e  scorren- 
do sotterraneamente  per  un  miglio^  dì  nuo- 
vo apparisce  per  uguale  spazio;  svanisce 
poi  una  seconda  volta,  ma  dopo  un  miglio 
ritornando  al  di  sopra,  si  unisce  alFAnapo 
sotto  Panliilica.  È  qui  a  proposilo  ciò  che 
nel  Calai,  dei  fiumi  scrisse  Vibio ,  che 
disse  iine^oTAnapo:  rine(o  di  Sicilia  ch^ 
scorre  sotterra  per  due  miglia,  mescolasi 
al  mare  di  Siracusa ,  ed  espellasi  Ano, 
poi  Anapo,  nella  parte  superiore  Antisfo- 
ro.  Soggiunge  a  ciò  il  Cluverio  :  O^j^t  netto 
state  a  7  m.  in  circa  dalia  foce  intro^ 
ducendosi  in  un  meato,  ne  rinasce  finaU 
mente  a  S  m.,  e  con  limpide  ed  abbon- 
danti acque,  sbocca  nel  mare.  Dotti  inge- 
gni sospettarono  da  gran  tempo,  in  Vibio 
esser  viziata  la  più  gran  parte  delle  vod. 
Nondimeno  sembra  il  sudetto  fiume  essere 
stato  distinto  col  nome  di  Antisforo  nella 
parte  superiore  dove  era  un  ponte, 
indi  detto  Anos  nella  parte  media ,  ed 
Anapo  finalmente  insino  alla  foce.  Varia 
Cluverio  da  Vibio,  poiché  nota  il  primo  scor- 
rer per  1  m.  sotterraneamente,  per  2  T al- 
tro; Vibio,  come  dal  surriferito  ci  abbia- 
mo, più  congruentemente  scrive  per  fermo, 
ma  spesso  il  Cluverio  si  allontanò  dal  vero 


158 


BR 


sorge  oggi  Xara  nuovo  fillaggetlo  :  era  al- 
lora estesissimo,  e  dalla  spiaggia  allarga- 
roDsi  i  suoi  conGni  sino  alle  falde  meri- 
dionali del  monte  Euraco. 

Brolo.  Lai.  Brolug.  Sic.  Brolu  (V.  D.) 
Rocca  marittima ,  detta  Yoab  ai  tempi  di 
Ruggiero,  nella  spiaggia  settentrionale,  tra 
i  promontorii  di  Calava  e  di  Orlando^  ma 
a  questo  pid  vicino.  Siede  sopra  un  pog- 
gio, alle  foci  di  un  fluine  dello  stesso  no- 
me, dagli  antichi  Timelo^  ed  è  battuta  dalle 
onde  del  mare;  ammirabile  per  l'ampiezza 
levasi  in  alto,  e  munita  di  grosse  artiglie- 
rie rende  sicurissima  la  sottoposta  spiag- 
gia. Ebbe  a  Tondatori  antichi  Primati  di  Si- 
cilia, tra  i  quali  registrasi,  sotto  Federi- 
co II,  Bartolomeo  di  Aragona^  ma  risto- 
raronla  poscia  i  Signori  Lancia^  la  quale 
famiglia  sotto  i  Svevi  rifulse  congiunta  ai 
Re  in  parentela,  perciocché  Bianca  Lan- 
da fu  moglie  deirimperator  Federico  Re 
di  Sicilia:  è  celebre  nelle  istorie  il  di  lei 
fratello  Federico  Lancia.  Sotto  Martino  era 
Perrucchio  Lancia  il   Signore  di  Brolo  ; 
quantunque  avesse  concesso  quel  Re  ai  Si- 
gnori Aragona  il  caslfllo  nel  1392,  per  ri- 
bellione del  Lancia;  ammessi  in  grazia  però 
dopo  breve   tempo  Perrucchio  ed  il  figlio 
Corrado^  restituì  loro  i  beni,  ed  appellò 
Corrado j  con  suo  diploma  del  liOi,  capo 
della  famiglia  Lancia.  Succedettegli  Per- 
rucchio II,  a  cui  Valore,  ed  a  questo  nel 
1486  Guglielmo  e  Blasco;  morto  però  sen- 
za prole  il  primo,  T  altro  nel  principio  del 
secolo  XVI  fu  Signore  di  Brolo,  Ne  fu  Gi- 
rolamo il  successore, da  cui  Blasco  nel  156i, 
che  si  ebbe  ad  erede  Girolamo  //,  che  eb- 
besi  Ggliuolo  Ferdinando,  da  cui  nacque 
Francesco.  iNel  i62(  era  Fabrizio  il  Barone 
di  Brolo,  il  di  cui  Gglio  Giuseppe,  ne  ot- 
tenne da  Carlo  II  nel  iG86   gli  onori  di 
Ducato.  Nato  da  lui  e  da  Felicia  Alessan- 
dro, Girolamo y  oggi  è  Duca  di  Brolo;  ma 
vendette  poco  fa  ad  Ignazio  Vincenzo  Aba- 
U  Marchese  di  Longarine  la  rocca,  Tan-    : 


BR 


nesso  Urritorio,  e  la  Signoria  di  Ficarra. 
Ha  vedendo  costui  accrescersi  gente  presso 
la  rocca  di  Brolo,  fabbricò  una  Chiesa  de- 
dicata a  S.  Girolamo,  da  elevarsi  a  Par- 
rocchia dair Arcivescovo  di  Messina.  Cele- 
bravisi  la  festa  con  famose  fiere.  Sono  oggi 
le  case  di  Brolo  computate  con  quelle  di 
Ficarra  381,  e  gli  abitanti  1961.  La  terra 
Jonnello  si  appartiene  a  JRrolo  (f  )• 

Bronto.  Lat.  i?rofUea.  Sic.  Bronti(T.D.) 
Oggi  ricca  e  popolosa  città,  che  occupa  It 
radici  del  monte  Etna ,  o  i  fianchi  versa 
Tramontana,  e  prese  il  nomo  da  uno  de 
Ciclopi  di  Vulcano,  ben  noto  ai  poeti.  Abi- 
tano oggi  i  cittadini  nel  territorio  del  Con- 
vento di  Maniaco ,  in  un  terreno  un  poco 
declive  verso  Occidente;  abitavano  a  bo^ 
gate  prima  dell*  Imperator  Carlo  T,  ed  il 
un  sol  corpo  radunati  vissero  a  lungo  sog- 
getti air  Abate  di  Haniace.  Ceduta  peri 
queir  Abazia  all'Ospedale  Grande  di  Pa- 
lermo ,  per  decreto  di  Ferdinando  II  ed 
approvazione  di  Papa  Innoccenzo ,  se  ns 
sottomisero  ai  Direttori  i  Breniesi.  D  driUs 
di  armi  appartenevasi  però  come  oggi  ai  Is- 
giì  Amministratori^  cui  sforzano  i  cittadisi 
soggettarsi  in  pieno  vassallaggio ,  e  veair 
la  città  segnata  tra  le  Demaniali.  Il  teapii 
principale  è  sacro  alla  SS.  Trinità,  dove  ss* 
no  addetti ,  sotto  V  Arciprete  ,  al  servigia 
divino  24   Sacerdoti   con   chierici.  Sof|i 
presso  le  mura  a  Libeccio  molto  elegaali 
e  cospicuo ,  e  sonogli  suffraganee  altre  1 

(t)  Oggi  è  an  Comiine  compreso  arila  Vlt- 
Tìncia  di  MeMÌoa,  Distrello  e  Diocesi  di  Patti,  Or- 
condario  di  S.  Angelo,  distante  da  ìlessioa  S40^ 
da  Palermo  US,  da  PaUi  13,  da  S.  Angelo  6.  Gm- 
Uvanvisi  599  anime  nel  1798 ,  poi  7Sft  oel  ISIIt 
e  finalmente  1049  neUo  scorcio  del  ISSI.  Mi  ^ 
l' estensione  territoriale  di  sai.  Ssa^TOi»  •«STI  é/è 
in  giardini,  S,039  in  canneti»  15«S01  io 
8,904  in  seminatori  alberati,  7S,S8i  in 
tori  semplici,  4,053  in  ficheti  d'India»  7.4SS  is 
castagneti ,  13,095  in  boscate  ,  0»207  in  smB  # 
case.  Nel  mare  di  Brolo  armati  in  ofniannsMi 
tonnara. 


159 


BR 

mioori.  Il  Monaslero  dell*  Ordine  di 
ilio  venne  trasferito  dal  Casale  Ha- 
di  cui  diremo,  alla  Chiesa  di  S.  Blan- 
miro  la  città  verso  Nord.  Nella  parte 
onale  sono  i  Minori  Osservanti,  sotto 

0  di  S.  Vito  Mart.  ;  Tuori  la  città  però 
attenzione  il  Convento  dei  Cappuc- 

bbricato  nel  1627,;  inoltre  la  Casa 
Filippo  Neri,  il  Monastero  di  donne, 

1  titolo  di  S.  Scolastica  e  la  regola 
Benedetto,  FAIbergo  dei  poveri,  e  dei 
-ini  ;  fabbriche  e  stabilimenti  tutti  di 
ì  onore  al  paese.  Molte  case  civili 
DO  anco  attenzione,  lunghe  e  spazio- 
,  amplissime  piazze. 

impi  del  Fazello  contavansi  in  Brente 
se,  2813  abitanti,  ma  nel  1652  creb- 
1834  le  prime,  ed  a  6151  gli  abi- 
enameransì  nel  registro  del  1713, 
924,  abitanti  6936,  sinora  accresciu- 
7949.  Ne  è  il  principale  Patrono  S. 
Tescovo.  Mostra  un*  aquila  nelle  sue 
propria  insegna  della  Sicilia,  nel  di 
Ito  un*  altra  aquila  senza  corona.  La 
ilione  spirituale  si  appartiene  al  Ve* 
li  Morreale,  cui  era  soggetto  il  Mo- 
»  dì  Maniaco.  Fa  parte  della  coroarca 
dazzo.  Il  suo  territorio  è  abbondan- 
•  in  vigne ,  ulivi ,  mori ,  ed  alberi 
ri  ;  non  iscarso  di  acqua ,  ricco  in 
»,  donde  un  gran  numero  di  greggio 
ono  di  lane ,  e  di  panni ,  che  sono 
i  migliori  non  solo  di  quelle  parti,  ma 
a  risola.  Yan  primi  tra  gli  uomini 
1  di  BroDte  :  Vincenzo  Orlale  Sacer- 
in  ogni  genere  di  virtù  versatissimo, 
ieo  della  Chiesa  di  Palermo  ed  aman- 
olitudine,  perchè  più  quietamente  si 
tasse  negr  istituti  della  cristiana  per* 
e.  Alcuni  anni  prima  della  morte  si 
nel  Convento  dei  Carmelitani  di  S. 
i,  fuori  le  mura,  ed  indossata  la  veste 
»le,  con  maggior  contrasto  esercitò 
ta  innocente.  Quivi  onoralo  più  volte, 
5  tutto  in  se  raccolto  in  orazione,  del 


BR 


colloquio  della  B.  Vergine,  come  si  dice; 
morì  finalmente  in  grande  odore  di  beati- 
tudine nel  1673.  Paolo  Orlale  encomiato 
dal  Hongilore  per  la  perizia  delle  leggi,  e 
del  dritto',  per  la  conoscenza  delle  bello 
lettere;  ascritto  nelle  primarie  Accademie 
della  Sicilia,  credesi  aver  dato  alla  luce, 
una  notizia  della  Genealogia  della  chiaris* 
sima  famiglia  Denti.  Ebbesi  il  figliuolo  Car- 
lo  Orlale,  giureconsulto  ed  egregio  filologo; 
che  coltivò  istancabilmentc  il  suo  ingegno, 
in  una  scelta  biblioteca,  che  seppe  accu- 
ratamente formarsi.  In  un  suo  lavoro  sono 
raccolte  le  dissertazioni  legali  stampate  da 
lungo  tempo  alla  spicciolata,  si  sopra  i  feudi, 
che  sopra  altre  questioni  difese  da  primarii 
avvocati.  Tommaso  Schiros  Chierico  rego- 
lare, eloquentissimo  oratore,  teologo  di  sa- 
na e  profonda  dottrina  ;  in  fatto  di  costumi 
a  nessuno  nella  età  nostra  secondo,  con- 
sultato come  un  oracolo  da  tutti,  accetto  ai 
Signori,  il  di  cui  favore  ad  evitare,  lunga- 
mente dimorò  nella  città  di  Aci,  dove  isti- 
tuì la  sacra  Casa  di  S.  Giovanni  Nepomuce- 
no.  Attese  lieto  la  morte  pieno  di  anni,  e  di 
meriti  nel  1759.  La  latitudine  di  Brente  è 
di  37*  45',  la  longitudine  di  38^  25*  (1). 

(1)  È  OD  capo-circondario  di  S*  classe  in  pro- 
Tiucia«  diocesi  e  distretto  di  Catania,  da  cui  dista 
85  miglia,  e  160  da  Palermo.  Venne  cosi  appella- 
to, come  nota  il  nostro  autore,  dal  Maurolico,  il 
Samperi,  il  Fazello^  1*  Arezzo,  il  Lelli  ed  altri,  dal 
nome  di  Bronte  ono  dei  tre  Ciclopi  addetti  nella 
fornace  di  llongibello  a  lavorare  ì  fulmini  di 
Giove  e  le  armi  degli  Eroi.  I  due  suoi  compagni 
appellansi  Sterope  e  Piracmone,  nei  nomi  dei  quali 
significansi  il  Tuono,  il  Fuoco,  e  Tlncudine;  poi- 
ché Bronte  è  Toce  originata  dalla  greca  Bpovrij 
(Tuono)«  Sterope  da  atépo^  (baleno)  e  Piracmo- 
ne da  «H>p  (fuoco)  ed  Jbtfxoy  (incudine),  quantun- 
que quest'ultima  yoce  faccia  derivare  il  Conti  da 
4rOp  od  «KfAVj^  quasi  voglia  intendersi  fuoco  pos- 
sente, fuoco  vigoroso. 

È  attualmente  in  Bronte  uu  Monte  agrario  in 
frumento,  fondato  nel  18M;  dipende  dall*  Inten- 
dente, che  sceglie  in  ogni  due  anni  due  deputati^  e 
la  diftribuzione  delle  derrate  fi  fi  da  una  com- 


K- 


460 


BR 


^  (V.  N.)  Castello  nel  seno  marit- 
timo dello  stesso  nome,  e  caricatore  rim- 
petto  Catania,  nel  lato  sinistro  del  promon- 

meMioDe  composta  dal  Sindaco^  dal  Parroco,  e  dai 
Dopatati  del  Monte,  a  proporzione  delle  terre  che 
ogni  colono  poTero  coltiva.  La  nota  di  distribu- 
zione dcTO  essere  approvata  dair Intendente,  os- 
•eryate  prima  le  debile  formalili  Telate  dal  Beai 
Rescritto  del  20  loglio  Ì84S;  le  obbligazioni  poi 
di  coloro  cai  si  distribaiscono  le  derrate  sono  ri- 
cerate  dal  Conciliatore.  La  sna  aria  è  sana,  e  se 
De  comprende  il  territorio  in  salme  17749,091, 
delle  quali  4,M8  in  giardini,  4,630  in  orti  alberati, 
9,568  in  orti  semplici,  38,033  in  seminatoriì  irrigai, 
35,6S6  in  seminstorii  alberati,  7687,316  in  semplici, 
3802,316  in  pascoli,  93,428  in  oliveli,  66,121  in  vi- 
gneti alberati,  401,838  in  vigneti  semplici,  40,950  in 
ficbeti  dlndia,  57,118  in  mandorleti,  57,959  in  pi- 
•taccbeti,  3177,118  in  boscate,  8270,338  in  culture 
miste,  3,464  in  suoli  di  case.  I  rami  principali 
del  tuo  commercio  sono  grano,  formaggio,  man- 
dorle e  pistacchi.  Salendo  da  Brente  verso  il  mente 
Etna  rinvengonsi  di  sostanze Tulcaniche  dell'eru- 
zione del  1888;  verso  occidente  del  paese  il  ter- 
reno è  calcareo,  e  vi  si  trovano  alcune  conchiglie 
fossili,  terra  alluminosa,  traccia  di  ferro  e  di  piom- 
bo. Sotto  le  scorze  degli  alberi  annosi ,  e  le  sec- 
che foglie  dei  boschi  vicini  sono  dei  rari  insetti. 
La  popolazione  della  città  ascendeva  nel  1798  a 
9153,  ad  8871  nel  183i«  e  Gnalmente  nello  scorcio 
del  1852  a  10931. 

Tra  gli  uomini,  di  cui  T edace  tempo  non  sa 
distrugger  la  fama,  e  che  coi  loro  merili  solleva- 
rono un  monumento  più  durevole  del  bronzo,  me- 
rita il  Venerabile  Ignazio  Capizzi  il  primo  pesto 
tra  quei  che  di  loro  nascita  onerarono  Brente. 
Sorti  i  natali  nel  1708,  e  sullo  sbucciar  dei  giorni 
Booi  d*un  branco  di  pecorelle  fu  misero  custode, 
ma  alla  custodia  di  altro  gregge  à^evaìo  Dio  se- 
gnato. Dopo  varie  circostanze  di  casa  sua,  indos- 
Mto  l'abito  chiericale,  pervenne  a  86  maggio  1736 
al  Sacerdozio,  cui  con  ogni  premura  aveva  aspi- 
rato da  gran  tempo.  Si  ascrisse  allora  alla  Congre- 
gazione di  Nostra  Donna  del  Fervore  in  Palermo» 
e  vi  stabili  che  ogni  sera  vi  si  tenesse  aperto  un 
oratorio  in  utilità  dei  fedeli.  E  qui  non  mi  è  da- 
to dal  limite  del  lavoro,  poter  ben  pennellare  i  suoi 
travagli,  T  umiltà  del  suo  spirito,  la  filantropia 
inconcepibile,  in  tutto  il  che  si  ebbe  a  compagno 
il  Sacerdote  D.  Isidoro  del  Castillo  dei  Marchesi 
di  S.  Isidoro.  Istituì  nella  Parrocchia  dell' Alber- 
garla ia  Palermo  una  congregazione  del  titolo  di 


BR 


torio  di  Tauro,  cioè  quel  di  S.  Croce,  op- 
posto ai  settentrionali,  discosto  3  ni.  di 
Agosta.  Neil*  intemo  di  questo  seno  apresi 

Saera  Uga  eùntro  il  peccato,  venvto  in  Boom  bsI 
1750,  e  dopo  due  anni  ritornalo  in  Palermo,  si^ 
ritirò  nella  convivenza  di  S.  Enlalia,  e  poeto  niaBO 
alla  cultura  di  quella  Chiesa  sfornita  dei  aacri  tep- 
pellettili ,   ne  ricolse  a  tovrabbandonarla  »  qaiadi 
v'introdusse  l'Oratorio  quotidiano  e  ecriaM  atti 
uopo  un  rendimento  di  grazie  alla  SS.  Trinità» 
pubblicalo  nel  1775;  nn  altro  ve  ne  apri  la  stia 
per  gli  nomini  che  di  tutte  condizioni  acoorreva* 
no.  Fu  grandemente  accetto  al  Viceré  Fogliani  par 
la  candidezza  dello  spirito,  e  la  beltà  del  ano 
Ma  l'opera  che  grandemente  di  sua  santità  ed 
pel  simile  ci  è  testimone,  è  il  famoso  Semiaaria 
di  Brente.  Disegnò  in  sua  mente   nel  1774  dover 
provvedere  la  sua  patria   di   una  casa  di  cdnea* 
zione  chiesiastica  divisa  in  quattro  dipartimenti, 
l'uno  di  studio,  l'altrp  di  assistenti  ai  moribondi, 
un  terzo  di  amministratori  di  sacramenti,  nn  qaff^ 
to  di  Missionari,  e  non  ostante  la  propria  povertà 
anzi  miseria,  e  le  molte  barriere  che  aU'eSelle 
del  suo  scopo  interponevansi,  ei  giunse  a  gellari 
in  quell'anno  medesimo  la  prima  pietra  deQ*e£* 
fizio,  e  nel  corso  di   cinque  anni   impieganM 
30000  scudi,  ridusselo  in  modo  da  aprire  le  pub- 
bliche scuole  a  ricevere  moltissimi  convittori;  mi 
potè  però  vederne  il  compimento,  che  a  eansa  di 
sua  morte  venne  sino  ad  oggi  differito.  Quaelat* 
que  in  tali  anni  occupato  dall'apostolico  minislers, 
scrisse  un   libretto   sotto  il  bel  titolo  di  iMVtn 
della  grazia  nel  convertire  il  peccatore  »  che  ad 
1775  diede  alle  stampe,  altro  di  Cert'monis  nel  ss- 
altre  Ta^tfo  monastico  nel  1776,  e  poi  la  S^^ft- 
zione  del  nome  SS»  di  Gesù,  che  fn  stampala  ad 
1784.  Non  però  desistette  di  predicar  novene,  sscr- 
cizii  e  domeniche  pei  monasteri  e  chiese  di  qit" 
sta  nostra  città^  insino  a  che  dalle  fatiche  trait* 
gliato,  con  flogosi  epatica   consumò  il  cofsadn 
giorni  suoi  a  27  settembre  1783,  lasciando  nn  at* 
me  immortale  per  le  predizioni  avverale,  pei  pl^ 
tenti  operati  in  vita,  nel  di  della  morte,  e  dsfi 
ancora,  perlochè  tuonerà  una   voce  onnipossiiii 
dall'alto  del  Vaticano,  a  proclamarne  la  caaeaìi* 
zazione;  e  la  cara  Sicilia,  e  la  riconoacenle  Bnt* 
te  andran  di  lui  gloriose. 

Se  nel  Capizzi  ebbe  la  Sicilia  on*  Apostole,  Si* 
cilia,  Italia,  intero  il  Cattolicismo  videro  in  Kit- 
cola  Spedalieri  l'oppugna  loro  del  prestigio  e  dsli 
miscredenza,  il  proclamatore  di  ona  filoeoia  pia 
che  mai  sablime.  Diviti  i  filoiofi  a  unmà  u 


46f 


BR 

^  del  fiame  di  Porcaro,  o  Panta- 

ancbe  dicono  di  Bruca.  A  destra 

),  non  lungi  dal  lido,  apresi  un  si- 

lotto  io  bandiere  dei  sislemi,  abbassato 
concetti  r ingegno  dell* nomo,  da  mille 
igitato,  di  coi  non  sa  a  qnale  appigliarsi^ 
a  l'epoca  del  nostro  Spedalieri.  Nacque 
roota  nel  1740  da  onesta  famiglia;  ven- 
to nel  Seminario  di  Morreale,  dorè  lesse 
arate  FilosoOa  e  Teologia  nella  sua  gio- 
mobbe  il  tempo  in  coi  vi  rea;  si  accorse 
Mosae  di  idee  strane  ed  oscure  che  ay vi- 
li allora,  eran  principii  evidenli  e  gio- 
ii potevaai  ordire  una  saggia  dottrina,  a 
I  interessi  affatto  disparati,  a  sorger  nor- 
ilto  comone;  per  farne  abbracciar  la  scelta 
Tia  rimaneva,  il  dimostrare  cioè  che  il 
gli  areva  tatti  proclamati,-  a  rimettere  in 
calma  neirinterno  dell'  nomo,  ad  ordinar 
bisognava  far  gustare  i dettami  della  nuova 
li  aegnaci  delle  antiche  opinioni,  conci- 
Vangelo  gli  amatori  delle  noTitè.  Dimo- 
oraali  principii  dal  dritto  naturale  donde 
conseguentemente  le  naturali  leggi,  de- 
i  dati*  analisi  deir  oomo«  e  prevalendosi 
i  Tori  pensamenti  dei  novatori;  difendere 
là  del  Vangelo;  conciliare  i  principii  del 
itorale  coi  vangelici;  ecco  il  triplice  sco- 
Spedalieri,  con  che  viene  a  capo  del  gran 
A  ciò  tendono  infatti  i  sei  libri  sui  dritti 
h  n€i  quali  si  dimostra  che  la  più  sicu- 
la  dei  medesimi  nella  società  civile  è  la 
ì  Cristiafuif  a  ciò  V Analisi  delf  esame  eri~ 
cristianesimo  di  Freret,  a  ciò  la  Confu" 
ielV  esame  del  Cristianesimo  fatto  da  Gib- 
a  sua  Storia  della  decadenza  dell*  Impero^ 
i  oltimi  due  lavori  Tiene  principalmente 
e  la  seconda  parte  del  suo  scopo;  vi  cam- 
lire  la  somma  erudizione  e  la  pienezza  di 
teologica,  la  più  sottile  metaGsica.  Il  Car- 
itrdil  sommo  61osofo  ne  fece  grandissimi 
:  le  nniversità  di  Padova  e  di  Pavia  of- 
illo  Spedalieri  splendide  cattedre,  da  lui 
per  non  dipartirsi  dall*  amato  soggiorno 
I.  Da  mia  parte  non  dilungandomi  ne  di- 
ne a  capo  dei  propugnatori  della  GlosoGa 
a'  religione.  Mori  in  Roma  nel  di  24  no- 
1795.  Brente  a   tal  Gglioolo  è  tenuta  di 
■mortale. 

fresca  è  la  perdita  di  Arcangelo  Spedalieri 
di  Niccolò ,  medico  di  gran  Taglia ,  ac- 
mo  anatomico  e  naturalista,  nato  anche 


BR 


curo  e  capace  asilo  pei  legni  ;  ma  dove 
per  circa  un  miglio  il  mare  s' introduce  nel 
fiume  e  quasi  yì  stagna,  presenta  alle  pic- 
cole navi  sicuro  ricoTcro,  il  quale  tratto 
dicesi  Canale  dagli  abitanti.  Neil* inverno 
però  accresciuto  il  torrente  dalle  acque 
che  scendono  dai  colli  vicini,  rende  quel 
luogo  non  sicuro,  ed  accrescono  il  pericolo 
due  rupi  che  levansi  per  circa  20  cubiti 
neiruna  e  T altra  riva;  essendo  però  sereno 
e  tranquillo  il  corso  delle  acque,  a  destra 
dal  medesimo  veggonsi  zampillar  vene  di 
acque  zolfuree  assai  giovevoli  per  morbi 
cutanei.  V.  Pantagia. 

Pieir  interno,  dove  sorgono  di  basse  col- 
line e  dei  poggetti ,  meritano  attenzione 
le  vestigia  dell'antica  città  di  Trotilo,  di  cui 
diremo  a  suo  luogo.  Oggi  però  sorge  non 
lungi  dalla  spiaggia  una  casa  di  eremili 
sotto  gli  auspici!  di  S.  Maria  di  Dania  (1), 
dove  molti  raccolgonsi  nel  vero  servìzio  di 
Dio  lontani  dalle  procelle  del  mondo.  Pas- 
sando a  dir  della  rocca,  si  ebbe  origine 
verso  il  1468  da  Giovanni  Sebastide,  che 
coslrussela  sin  dalle  fondamenta  dove  eie- 
vansi  a  destra  le  rupi,  a  custodia  del  ca- 
ricatore ed  in  guardia  del  porto*;  donde 
quella  lapide  scolpila  nel  fronte  esteriore: 

Baslide  vocor,  quoniam  Bastide  Joannes 
Haec  fieri  feeit,  sumpsique  nomen  ab  eo 

Bastide  è  il  nome  mio,  Icto  la  fronte 
Per  il  Bastide,  e  a  lui  devo  il  chiamarmi. 

È  molto  ampia,  a  Tolte,  e  munita  di  ar- 
tiglierie, con  bastione  preposto  alla  porta 
verso  mezzogiorno,  con  argini,  via  secreta, 
.  siepe  e  fossa.  Vi  stanno  dei  soldati  presi- 
diar! con  un  prefetto;  né  manca  di  carceri 
in  pena  dei  facimale. 

in  Brente  e  morto  in  Alcamo  da  pochi  anni.  Ci 
lasciò  le  seguenti  opere:  Analogia  che  passa  tra 
la  vita  dei  vegetabili  e  quella  degli  animali:  Ri- 
flessioni patologiche  sulla  rottura  dello  stomaco: 
Medicinae  praxeos  compendium, 
(1)  Parola  corrotta  da  Adonai. 

21 


162 


BR 


Appare  nei  rcgii  lil>rì  la  prima  memoria 
di  Bruca  nel  1466,  quando  il  Be  Giovanni 
concedelle  in  dono  alla  Begina  Giovanna 
sua  moglie,  per  diploma  dato  in  Villa  di 
Prato,  il  porlo,  il  caricatore,  non  che  il  cir- 
costante territorio;  ne  commise  questa  la 
cura  a  Giovanni  Sebastide^  Moderatore 
della  Camera  Beginale ,  e  pei  meriti  ce- 
dettegliela  con  tulli  i  dritti  che  vi  aveva, 
confermando  il  Be  nei  di  22  settembre.  Nel 
1509  la  vendettero  gli  eredi  del  Sebastide 
ad  Eleonora  Lullo  ed  ai  figli  di  lei ,  qual 
compra  venne  confermata  nel  1518  da  Car- 
lo Augusto  Be  di  Sicilia,  a  preghiere  di 
Cesare  Lullo.  IS'è  molto  tempo  dopo,  estin- 
ta la  famiglia  Lullo,  venne  devoluto  al  Be 
il  castello  per  opera  di  Diego  de  Boxas , 
che  erane  il  Prefello;  ma  nel  1573  Tollenne 
Antonio  Conso,  e  poi  un  altro  Anlonio  di 
S.  Martino.  Oggi  è  soggetta  alla  giurisdi- 
zione del  Be,  che  vi  assegna  il  presìdio, 
ed  un  custode,  sotto  il^  supremo  Prefetto 
della  milizia  di  Agosla  (1). 

Braca  (V.  M.)  Fiume  che  si  ha  la  sor- 
gente in  fiusacchìno ,  nella  piazza  stessa 
di  mercato;  bagna  i  terreni  dell*  antico  con- 
Tcnto  di  S.  Alarla  del  Bosco,  sbocca  poi 
nel  Batlicane,  ed  unisconsi  insieme  al  Be- 
lice.  Ne  fa  menzione  il  Fazello. 

Braca  (V.  M.)  Asilo  nella  spia^rgia  me- 
ridionale, vicino  la  foce  del  fiume  di  Belice. 

Braca  (V.  N.)  V,  Bucra. 

(1)  Dicesi  anche  Bracola.  Oggi  è  un  sotto-comane 
•ggregalo  ad  Agosla,  di  coi  ?a  compreso  nel  cir- 
condario» in  provincia  di  Nolo,  distrello  e  diocesi 
di  Siracusa;  dislanle  S9  ra.  roUbili,  22  non  ro- 
tabili dalla  prima.  9  rolabili,  13  non  roUbili  dalla 
seconda,  4  non  roUbili  da  Agosla,  49  rolabili,  91  * 
non  roUbili  da  Palermo.  £  silualo  in  una  pianura 
di  aria  malsana  pei  luoghi  acquitrinosi  prossimi 
all'abilalo.  L'acqua  yì  è  buona  ed  abbondanle. 
Accenna  il  Sacco  esservi  stala  ai  suoi  lem  pi  co- 
ttruiU  una  Parrocchia  sotto  il  lilolo  di  S.  Nic- 
colò. La  sua  eslensione  lerriloriale  si  co m pula  con 
quella  di  Agosla,  essendone  un  sollo-comune;  del 
resto  quel  suolo  abbonda  in  frumenlo ,  orzo,  e 
legumi,  ed  il  mare  dà  una  buona  pesca  di  varie 


BU 


Bacalca.  Lat.  BuQcialca.  Sic.  Baciarci 
(V.  N.)  Casale  esistente  sino  al  1570,  sotto 
Hineo,  verso  greco.  L^ebbe  in  prima  il  Hi- 
lile  Teobaldo  BuxiaUa^  da  cui  passò  a 
Ruggiero  di  Lucilla.  Per  dono  deirimpe- 
rator  Federico  I  ottenne  la  conferma  dd 
casale  nel  1228  AdeUcia  nipote  di  Bog- 
giero,;  e  moglie  questa  a  Saldano  di  CimÌ- 
do  gli  partorì  Tomabene  che  fu  poi  Si* 
gnore  di  Bucalca;  da  lui  Saldano  n,  poi 
Soldanella^  a  cui  la  sorella  Giacoma  suc- 
cedette ,  che  costretta  a  cedere  la  eredità 
fraterna,  ebbesi  a  successore  raffersario 
Simonella  di  Ruira;  ma  SignoreUa  figlio- 
la di  Giacoma,  mossa  lite  al  Attira ,  Fot- 
tenne,  ed  impetrò  la  conferma  dal  Be  Fe- 
derico III,  per  diploma  del  1375:  ebbesi 
a  marito  Manfredi  di  Marino^  con  coi  ge- 
nerò Gusmerio ,  a  cui  secondo  il  registro 
del  Be  Martino,  appartenevasi  il  casale  nd 
1408.  Ma  era  stato  concesso  dal  medesioM 
Be  nel  1397  a  Bernardo  di  RuèceUo^  poi 
però  restituita  SignoreUa  ed  il  figlio  Gasine- 
rio  in  grazia  del  Be,  ne  riacquistarono  il  poo- 
sedimento.  Vendettelo  indi  Gusmerio  a  Inf- 
ilerò di  Alberghino  da  Caltagirone,  da  ad 
pervenne  a  Giacomo  Adamo;  comprosselo 
da  Adamo  nel  1303  Fortuna  Tedeschi j  Pi- 
trizio  catanese,  ed  a  lungo  i  posteri  di  lui 
tennero  il  fondo,  dr  già  spiantalo  il  casale: 
ma  finalmente  lo  comprò  da  Franeeseo  ft- 
deschi,  Giacomo  Interlandi  nominato  poi 
Principe  di  Bellaprima  nel  1710;  suecei- 
sogli  il  figlio  Pompeo  oggi  vivente.  Ti  hi 
il  Signore  il  dritto  di  armi. 

BuccHerl.  Lat.  Bucher.  Sic.  Bocchcri 
(V.  IN.)  Città  saracenica,  nella  comarea  i 
Pioto,  e  la  provincia  chiesiastica  di  SiracM; 
occupai  faticosi  colli  detti  dell* Alloro, r^ 
putati  i  piò  alti  di  tutta  la  regione  ;  son 
accessibili  cessando  il  verno,  e  da  quivi  M 
amcnissima  ed  ampia  pittura  si  scorge,  di 
una  parte  del  monte  Etna  sino  alle  basM 

specie  di  pesci.  ConUTa  nel  fioe  del  ISftt  circi 
116  abiuoti. 


163 


BU 

lairallra  della  spiaggia  meridionale 

Itale  sino  al  promontorio  Pachino. 

tempi  dei  Normanni  rifulse  degli 

i  Contado,  poi  nel  1627  si  ebbe  il 

Prindpato  per  opera  di  Girolamo 
^e  erane  il  Signore.  Sorgeva  un 
n  un'erta,  a  mezzogiorno,  dove  sono 
id  di  astica  rocca  ;  ora  in  un  seno 
ti,  rivolto  a  Nord,  bagnato  dalle  ac- 
1  fiume  che  scorre  dal  fonte  Canale^ 
»€0  accresciute  neir  inverno  dalle 
e  dalle  nevi,  e  che  vi  hanno  il  loro 
erse  Ovest.  Occorre  colà  un  lungo 
MO  ponte,  che  congiunge  i  lati  dei 
e  la  città,  che  stendesi  dall'una  e 
ra  parte  in  due  regioni.  Corrisponde 
e  ad  oriente  una  piazza,  dove  sorge 
rice  Chiesa  dedicata  a  S.  Ambrogio 
>,  con  dritti  parrocchiali,  e  diretta 
Sacerdote  col  titolo  di  BeneGciale , 
^  il  costume  di  tutta  la  Diocesi  ;  le 
iganea  la  Chiesa  di  S.  Maria  Had- 
,  dove  amministransi  i  Sacramenti 
nte  deir  altra  parte,  ed  altre  undici. 
no  i  Minori  Cappuccini  sotto  i  con- 
I  paese ,  e  vi  si  stabilirono  sin  dal 
requentando  per  gli  uflicii  divini  la 
di  S.  Maria  della  Grazia,  occupala 
empo  dai  Carmelitani  ;  ma  poi  sta- 
D  un  novello  domicilio  in  sito  più  alto 
Dtrione,  300  passi  discosto  dalle  mu- 
armelitani^  abbandonato  Tantico  sito, 
ironsi  nel  1622  presso  la  Chiesa  di  S. 
ni,  cui  dettero  il  nome  di  S.  Maria  di 
Carmelo,  ma  vennero  poi  a  mancare 
verlà  di  rendite,  e  gli  eremiti  suppli- 
el  luogo.  Nel  1433  fabbricato  a  spese 
che,  in  alto  sito,  verso  mezzogiorno, 
tasterò,  per  opera  di  Gregorio  de  Ber- 

alla  Chiesa  di  S.  Maria  Annunziata, 
istituirono  le  Monache  sotto  la  regola 
&nedetto:gli  eremili  finalmente,  detti 
[aria  di  Fonte  Aurato  si  han  fuori  le 
»se  decenti.  Ad  un  mezzo  miglio  sotto 
3  è  una  sacra  grotta  appellata  di  S. 


BU 


Niccola,  celebre  per  religione,  e  pib  per  an- 
tìchilà  ;  vi  si  ammirano  varie  pitture  di  gre- 
ca mano;  ed  affermano  essere  stata  la  prima 
Chiesa  dei  Cristiani ,  prima  dei  Saraceni, 
poiché  dicesi  essere  stata  negli  antichi  tem- 
pi e  la  città  e  la  rocca,  opera  dei  Leontini, 
quantunque  debba  attribuirsene  il  nome  ai 
Saraceni.  S.  Maria  del  titolo  deirimmaco- 
lata  Concezione  oggi  è  la  Patrona  tutelare 
della  città;  pure  versanlisi  parte  dei  citta- 
dini nella  primaria  divozione  di  S.  Maria 
Maddalena,  parte  del  Mart.  S.  Vito,  ne  cele- 
brano a  gara  con  fiere  i  giorni  festivi. 

Si  ha  la  città  insegna  propria,  cioè  tre 
colonnette  con  due  spade  incrocicchiato,  ed 
una  corona.  Secondo  le  leggi  comuni,  T an- 
nuo magistrato  civile  è  ad  arbitrio  del 
Principe.  11  Vicario  del  Vescovo  però  eser- 
cita giurisdizione  sullo  spirituale.  Va  bella 
di  uomini  chiarissimi  :  Stefano  dei  Minori 
Cappuccini,  predicatore  di  insigne  pietà,  di 
cui  il  Pirri  contaci  maraviglie ,  nelle  Nat 
iuUa  Chiesa  di  Siracusa.  Silvestro  e  Cle- 
mente, del  medesimo  Ordine,  commendati 
negli  Annali  per  innocenza  di  vita  ed  esì- 
mia virtù.  Giuseppe  Riccio  enumerato  dal 
Mongitore  trai  sicoli  scrittori  per  le  tra- 
gedie che  diede  alla  luce. 

Si  ha  un  territorio  fecondissimo  e  ridon- 
dante di  olio,  vino,  biade,  pascoli;  ma  i  suoi 
colli  sono  coperti  neli* inverno  di  molta  ne* 
ve,  che  perciò  conservasi  In  gran  copia  nel- 
le grotte,  poi  smerciata  dagli  abitanti  con 
non  piccolo  guadagno  nelle  parti  vicine. 
Contavansi  nel  secolo  xvi  810  case ,  3029 
anime,  nel  censo  susseguente  eransi  dimi- 
nuite le  case  a  762,  e  gli  abitanti  a  2992, 
ma  si  sono  oggi  aumentati  a  3444.  Milita- 
vano di  questi  sotto  la  bandiera  provinciale 
ed  il  Prefetto  di  Caltagirone  37  fanti  e  5 
cavalli.  Si  hanno  i  Signori  di  Buccheri  il 
xxvii  posto  nel  Parlamento ,  trai  Princìpi. 
Ne  è  questa  la  serie.  Sotto  i  Normanni  im- 
padronivasi  della  città  Moberio  Paitmò^ 
che  leggo  spesso  soscritto  nei  diplomi  di 


164 


BU 


quei  Principi.  Il  di  lui  figlio  Costantino 
è  dello  Conte  di  Buccheri  in  una  lapide 
rinvenuta  a  mio  tempo  in  Catania,  di  cui 
arrecai  nella  storia,  dorè  Matilde  pone  un 
epitaffio  nel  1160  al  marito  Costantino  di 
Paterno  figlio  di  Roberto,  Conte  di  Bue- 
cheti  e  di  Partanna^  in  armi  famoso.  Con- 
fermano ciò  antichi  scrittori  di  questa  fa- 
miglia ,  che  notano  apposti  un  tempo  gli 
stemmi  della  famiglia  Paterno  nel  castello 
della  città.  IVel  1240  Alaimo  Leontino  di- 
cesi Signore  di  Buccheri^  Palaxzolo,  e  Ode- 
grillo  ;  attestano  essersi  in  questi  tempi 
stabiliti  in  Catania  ì  Leonlini;  forse  dun- 
que il  padre  di  Alaimo  si  ebbe  Buccheri 
dagli  eredi  di  Costantino,  o  per  dote,  o  per 
vendita.  IVon  ricavasi  però  dagli  antichi 
scrittori  avere  ottenuto  la  città  i  predeces- 
sori di  Alaimo  per  beneficio  del  Re  Rug- 
giero, come  attesta  il  Hugnos  nel  suo  Tea- 
tro dette  famiglie.  Mori  intanto  Costantino, 
come  dalla  citata  epigrafe^  dopo  il  mede- 
simo Ruggiero.  Fu  anche  Alaimo,  come  di- 
remo, Borgomastro  di  Ficarra  per  dritto  di 
moglie  ;  aveva  perduto  sotto  ì  Francesi 
queste  Signorie;  non  solo  perciò  aderi  a 
Pietro  Aragona  ,  ma  trai  primi  fabbricò 
la  ribellione  da  Carlo:  ottenne  poi  dal- 
l'Aragona, e  Buccheri,  e  gli  altri  suoi  drit- 
ti; tuttavia  sotto  Giacomo  figliuolo  di  Pie- 
tro, come  reo  di  Maestà^  perdette  coi  beni 
la  vita.  Piegò  allora  Buccheri  a  Riccardo 
di  Monlalto  catanese,  cui  successe  il  fi- 
gliuolo Gerardo^  confermato  nel  1313  da  Fe- 
derico II.  Ebbe  a  successore  Ctotonnuccto, 
che  nei  1339  disse  omaggio  a  Pietro  II, 
e  quantunque  secondogenito,  fu  preposto 
dal  padre  al  primonato  Riccardo;  Regio  Ma- 
resciallo sotto  Federico  II,  di  molto  aiuto 
gli  fu.  Non  è  qui  fuor  di  proposito  notare 
un  mio  errore;  poiché  nelle  note  al  Fa- 
lcilo Dee.  2,  lib.  9,  cap.  6,  n.  3,  scrissi, 
essere  stato  Rolando  Aragona ,  Signore  di 
Buccheri  e  Prefetto  di  Siracusa ,  e  falsa- 
niente   accusai  l'autore  di  dimenticanza. 


BU 


Nacque  da  GiOTannuccio  Giùranni^  regi- 
strato nel  censo  del  Re  Martino  del  1408 
ed  altrove^  trai  catanesi  feudaiarii.  Dope 
tre  anni  vennegli  tolta  la  Kgnorte  di  Buc- 
cheri, perchè  ribelle  alla  regina  Bianca,  ti 
investitone  Antonio  BarreH  Conte  di  li- 
litello  ;  ma  ritornato  in  graiia,  e  restituilt 
nei  suol  beni,  ebbesi  a  suecessore  il  IgUo 
Giotannuccio  n^  da  eui  Qiowumi^  die  pro- 
fessò obbligazione  nel  1453  sotto  AlfoaM. 
Crede  Barberi  superstite  nel  1506  CaUàié  fi- 
gliuolo di  Giovannie  di  Violanla,  nui  rinTengo 
altrove  intromettersi  Troiàio  e  FWppOj  ed 
esser  provenuto  da  Giovanni  it  il  padre  di 
Cataldo^  il  quale  dicesi  Barone  di  Baecheri 
nei  regii  libri  del  1537;  sueeedellegli  6i- 
rotamo  a  cui  poscia  Yincenzo;  da  lui  /«a- 
beila  figliuola  ed  erede,  che  prese  a  Ba- 
rilo Girolamo  Morra  nobile  napolilaao, 
donde  nacque  Girolamo  ii,  che  ottenne  il 
primo  nel  1627  i  titoli  di  Principe  di  Al^ 
ehert,  e  presa  in  moglie  Giotanna  BinOy 
generò  Visconte  Morra^  il  quale  eooprosBi 
il  drillo  di  spada  per  6000  scudi  sborsai 
al  regio  Questore,  e  si  ebbe  da  bibeOi 
Di  Giovanni  il  figlio  Francesco  Principe  di 
Caslelrao  per  dritto  di  madre,  poi  marilo 
a  Fciicia  Coltone;  nacque  da  questi  /m- 
bella  Morra,  che  maritata  a  /domenica  *' 
Giovanni  Principe  di  Trecastagne,  partorì 
Anna  Maria  Signora  di  Buccheri,  Gran  Cro- 
ce di  S.  Giovanni  di  Gerusalemme;  da  cai 
e  Giuseppe  Agliata  Borgomastro  di  Villa- 
franca  nacque  Domenico,  e  da  questo.  Gii- 
seppe,  costituito  nel  1752  Principe  di  Al^ 
cheri  per  donaxione  della  nonna.  Difesa 
altrove  degli  Agliata.  La  latit.  del  paese 
è  di  37%  di  SS^"  30'  la  laUt.  Dissi  di  gii 
del  fonte  Birigeri,  che  è  appresso  Aicckri, 
e  le  acque  che  scorrono  nel  meno  il  paese 
spettano  al  capo  destro  del  fiume  di  S.  Leo- 
nardo 0  di  Regina  (1). 

(i)  Il  comuDe  dì  Boccherì  che  dipenétva  éà 
circondario  di  Paianolo  fa  elerato  a  capetoH* 


165 


BU 

Mnena  (V.  M.)  Casale  apparlenen- 
a  Chiesa  di  Horrealc,  mentovato  in 
toma  di  Guglielmo  II  del  1181,  dove 
onsi  i  beni  ed  i  confini  dei  fondi  di 
Chiesa. 

te  (V.  FT.)  Città  antichissima  di  sito 
*9  mentofata  da  Tolomeo,  e  creduta 
;  da  Hoffroann. 

te  (V.  H.)  Città  nel  lato  australe 
(iciUa ,  secondo  Tolomeo  ,  ma  oggi 
incerto. 

r«.  Lai.  Buera.  Sic.  Vruca  (V.N.) 

ilorio  nel  littorale  australe  deirisola, 

alo  da  Areiio^  e  detto  dal  Fazello 

di  cui  anche  è  memoria  appo  To- 

Non  aUro  può  essere,  dice  Cluve- 

idario  eon  Real  Decreto  del  15  oUobre  1853; 
idetì   nella  diocesi   provincia  e  distretto 

da  eoi  dista  S4  in.  non  rotabili^  53  ro- 
1  non  rotabili  da  Palermo,  16  non  rota- 
mare  ionio;  l'aria  ne  é  buona,  abbondante 

Facqoa.  Vi  ba  una  celebre  6era  per  la 

del  SS.  CrociGsso  in  ogni  anno,  che  co- 
lei lonedl  che  precede  la  domenica  di  Pen- 
I  dora  per  11  giorni:  il  negozio  è  per  be- 
per  tesanti  ed  altre  merci.  Ne  ascendeva 
asione  nel  1798  a  4198,  a  4SI3  nel  1831, 
ael  fine  del  1853.  Ne  costa  il  territorio  di 
103,369,  cioè  0,875  in  giardini,  0,799  in 
irati,  S,369  in  orti  semplici,  0,S73  in  can- 
gisi io  semiuatoriì  alberali,  1366,547  in 
mi  aemplici,  1131,468  in  pascoli,  78,978 
i,  76,497  in  vigneti  alberati,  170,934  in 
WBplici,  1,613  in  somroaccbeti,  6,031  in 
rindia,  5,093  in  alberi  misti,  304,054  in 

3,039  in  soolì  di  case.  É  nn  composto 
be  lave.  Info  basaltico  e  calcareo,  ed  oltre 
ino  cotognino  yì  si  rinvengono  degli  ayan- 
lid  fossili  trai  qnali,  Sakn  coatiatw,  Su^ 
aieìlaide$  ,  commutata ,  transver$a,  Car* 
ikereulatum.  Arca  antiquata,  Àvicula  ta» 

P9cten  cri$tatus.  Natica  millepunetata 
thUi,  Trochui  rugoius,  Turritella  iuban* 
Plurotama  cataphrata  ,  turricula  ,   fusui 

IVtlon  corrugatum,  chenapus  pei  graculi 
j  eomatuMf  Buccinum  prismaticum,  sC" 
tim,  Tercbra  duplicata^  Valuta  rarispina. 
Ila  antigulata,  Canut,  Brocchiif  Denta* 
coagulare,  virtebre  di  pe$ei  ee. 


BU 


rio,  che  quel  che  più  lungo  dal  Udo  si 
avanza,  detto  volgarmente  dagli  abitanti 
Capo  di  Scarami,  o  di  Scalambri.  Siegue 
Caucana  terra  diroccata,  con  un  porto  che 
dicono  Lombardo.  Collocalo  il  Fazello  dopo 
le  foci  del  fiume  Irminio ,  o  di  Ragusa , 
dov*è  la  cala  o  il  piccolo  porto  di  Mar» 
zarella.  È  ad  un  miglio  e  'A  egli  scrive, 
dove  alcune  moli,  e  la  rupe  rossa,  di  cui 
è  impenetrabile  se  sia  la  detta  Bruca  da 
Tolomeo,  Vedi  Scalambri. 

Baitorera  (V.  M.)  Casale  appartenen- 
tesi  alla  Chiesa  di  Palermo^  mentovato  nei 
diplomi  del  1215  dell*  Imperator  Federico, 
dove  notansi  i  beni  di  quella.  È  un  ter- 
ritorio dello  slesso  nome  presso  Corleone, 
di  cui  si  ha  memoria  in  un  diploma  dì 
Guglielmo  II  altrove  encomiato. 

Bamtrito.  Lat.  Buffarilus.  Sic.  BufTa- 
ritu  (V.  N.)  Fiume,  Gatta,  ma  falsamente 
appellato  Acate  dal  Cbiarandà  ;  scaturì* 
sce  nel  territorio  di  Piazza  che  dicono  Mu- 
liana ,  a  tre  miglia  da  quella  città ,  verso 
Scirocco;  poi  scorrendo  trai  villaggetti  Ima- 
cari,  e  Cansaria  oggi  S.  nichelo,  dicesi  Tmi- 
chio  dal  feudo  dello  stesso  nome;  feconda 
poi  la  terra  di  Gatta,  donde  prende  anche 
nome,  delle  di  cui  acque  si  accresce ,  di- 
vide scorrendo  la  terra  di  Serravalle,  dove 
un*  antica  e  celebre  torre,  e  i  campi  dei  mo- 
naci, ed  accoglie  il  ruscello  Heneninoi  Sotto 
il  canneto  di  Mineo  gli  si  unisce  il  fiume  Ca- 
talfano,  altrimenti  Erico,  e  di  Palagom'a,  e 
finalmente  presso  Tosteria  Gulterra,  sbocca 
nella  riva  sinistra  del  Gurnalonga,  altrimenti 
di  5.  Paolo.  Vedi  5.  Paolo  (fiume  dij. 

Baitoro.  Lat,  Buffarus.  Sic.  BuCTaru 
(V.  N.)  Fonte  tra  Palazzolo ,  e  Buscemi , 
donde  riconosce  T  origine  il  fiume  Anopo, 
detto  anche  della  Feria;  ma  sono  piuttosto 
nel  territorio  dello  stesso  nome ,  perenni 
e  limpidissime  vene  di  acqua,  360  e  pid 
di  numero,  che  radunatesi,  sboccando  nel 
sottostante  letto  deir  Anapo ,  formano  in 
gran  parte  quel  fiume. 


166 


BU 


monitor  (?.  M.)  Loogo  do^e  si  osserra 
nna  delle  latomie  o  pietrige  dell'antica 
Selinunte,  sito  verso  Aquilone,  a  4  m.  dai 
diroccati  monumenti  di  questa  città;  è  de- 
scritta colle  altre  dal  Fazello. 

Bvleiier  (V.  H.)  Casale  presso  la  Chiesa 
di  Horreale,  mento?ato  nei  diplomi  di  Gu- 
glielmo n  del  1176.  Da  Cascino,  nella  vita 
di  S.  Rosalia,  viene  descritto  Bulcher  come 
una  terra  fruttifera ,  come  quella  difatti 
dove  sorge  oggigiorno  la  città  di  Horreale. 
Affermerebbero  al  certo  i  poeti  avervi  Po- 
mona  stabilito  sua  stanza;  non  solo  ric- 
ca in  produzioni  agli  abitanti,  ma  anche 
alla  vicina  Metropoli  di  Palermo.  Cre- 
dettelo  il  Fazello  ali*  Ospizio  di  Biiharrah 
tre  miglia  da  Horreale  per  la  somiglianza 
dei  nomi;  ma  stabilironlo  altri  dove  siede 
oggi  la  stessa  città.  Affermano  aver  preso 
quel  nome  da  Bulcher  Principe  dei  Sara- 
ceni di  Sicilia,  che  succedette  a  Fato  Amira. 

Baonpiecro.  Sic.  Bonipetru  (1). 

BmrsenlMlma  (V.  H.)  Casale  oggi  non 
pia  esistente,  appartenentesi  di  dritto  alla 
Chiesa  di  Palermo.  Diedclo  Ruggiero  cogli 
altri  dei  conGni  di  Naro,  e  Limpiados,  o  di 
Licata,  a  Camuto  Saraceno,  ed  al  figlio  di 
lui,  che  convertitisi  alla  religione  cristia- 
na, ne  donarono  Ruggiero  Fresca  Arcive- 

(1)  Si  troTt  la  più  antica  menzioDe  di  questa 
pìoGola  lem  di  recente  fondazione  nella  Deiert- 
Mi<m9  Geografica  dell'Isola  di  Sicilia,  di  nn  ano- 
nimo che  tutti  sappiamo  essere  lo  SchiaTO^  dora 
leggati  ;  discosto  tre  miglia  (da  Petralia  sottana) 
$Wfi  il  casale  di  Puonpietro  novellamente  edificato; 
e  ti  ricaYa  dal  tempo  in  cni  scrisse  qnesl*  antere 
atter  torta  nel  declinare  del  secolo  scorto.  Oggi  è 
ao  comune  in  ProTÌncia  di  Palermo,  da  cni  dista 
gO  miglia,  distretto  di  Cefalo  da  cni  30  m.,  cir- 
condario Petralia  soprana  da  cni  9.  Si  ha  un  ter- 
ritorio di  tal.  S38,563«  che  diviso  in  rulture  0,185 
in  canneti,  7,715  in  seminatorii  alberati,  177.563 
in  seminatorii  semplici,  17,78i  in  pascoli,  0,98i 
in  oliTeti,  Si,853  in  Tigneti  semplici,  1,259  in  fi- 
cheli  d' India,  0,Si5  in  suoli  di  case.  Contava  nel 
1831  una  popolazione  di  1782  anime«  e  nel  fine 
dell*  anno  1S5S  di  Sit4. 


BU 


SCOVO  di  Pdermo  nel  1141,  indi  eoneedoti 
disseli  il  Pirri  dai  successori  di  questo  Rug- 
giero a  Haziotla  Aligosa. 

Baiala.  Lat.  Burgium.  Sic.  Biirgio  (T.I.) 
Ricco  e  popoloso  paese,  appellalo  Borgelto 
nel  registro  di  Martino,  ma  falsamenle  dal 
Fazello  e  dal  Pirri  cognominato  MUmrio; 
poiché  questo  cognome  si  appartiene  ad  on 
altro  Borgetia  presso  Relice,  appartenen- 
tesi nei  primi  tempi  degli  Aragonesi  ai  la- 
noele  ;  il  nostro  intanto  siede  a  Sud-Ovest, 
in  un  poggetto  lievemente  declive,  bui  sca- 
broso, alla  sinistra  del  fiume  Isburo  o  di 
Caltabellotta  ;  comprendesi  nella  comarca 
di  Corleone,  di  dritto  della  Splendida  fih 
miglia  di  Peralta^  come  vedremo  in  appres- 
so, con  Chiusa,  Giuliana,  Sambuca,  Calta- 
belletta,  ed  altre  Signorie  di  questa  Cuni- 
glia  :  si  ha  un  castello,  nel  sito  il  pi&  ele- 
vato, quasi  ancora  intero ,  sovrastante  da 
ogni  parte  ad  una  rupe  scoscesa ,  dove  è 
il  palazzo  del  Principe.  Sorge  Dell*dlodeI 
paese  a  Mezzogiorno  la  Chiesa  maggioie 
parrocchiale  di  S.  Antonio  Abaie,  ampia, 
elegante,  adorna  di  statue  e  di  pitture,  fNh 
dala  sin  dal  tempo  dei  Normanni,  di  che 
ci  è  prova  un*  epigrafe  nella  cappella  di  S. 
niccola;  ricca  altresì  è  la  cappella  del  SS. 
Sacramento,  e  graziosamente  adorna  rat 
tra  del  tutelare  S.  Antonio:  va  soggttli 
questa  Chiesa  airArciprete,  ed  è  freqnea- 
tata  e  coltivata  da  ben  28  Sacerdoti;  k  i 
sufTraganea  1*  altra  antichissima  di  S.  larii 
della  Misericordia,  destinata  altresì  ad  §■* 
ministrare  i  Sacramenti  ;  ed  altre  otto,  eoa 
r  Ospedale  per  gì*  infermi  ed  il  Monte  i 
Pietà. 

Il  tempio  di  S.  Sebastiano  verso  Occi- 
dente si  appartiene  dal  16.. •  ai  Arali  Cv* 
melitani.  Gli  Agostiniani  sotto  il  liiola  A 
S.  Leonardo  radunaronsi  presso  il  ctaldi 
nel  1620,  avendo  una  volta  occupalo  hoii 
la  Chiesa  di  S.  Lucia  dei  Giardini,  ma  ri 
ritirarono.  Sono  i  Minori  del  lene  OrdiM 
nella  Chiesa  del  Mart  S.  Tito»  dove  4 


167 


BU 

issima  statua  ben  lavorata  da  Sera- 
mbri  del  medesimo  istituto.  Trovia- 
e  gli  Osservanti,  costituii  al  dì  fuori 
[aria  della  Grazia,  cedulo  il  luogo 
rmati  nel  1602.  I  Cappuccini  final- 
che  dimoravano  sin  dal  1570  in  luo- 
;ce80  detto  Xarabiti ,  trasmigrarono 
1  in  luogo  più  agevole  ed  irrigato 
oe^  tra  Burgio  e  Villafranca;  quivi 
ite  sopra  perenne  fiumicello.  Verso 

del  paese  sorge  dal  1540  un  ricco 
ero  di  monache  che  professano  gli 
di  S.  Benedetto,  sotto  il  patrocinio 
Pierina  T.  H.;  un  altro  di  Chiarine 

stabilirsene  ai  tempi  del  Pirri,  ma 

non  andò  innanzi.  Lo  stemma  del 
iresenta  un  Castello  sopra  una  rupe^ 
e  appoggiasi  un  Leone  che  porta  un 
.  Abili  gli  abitanti  ai  lavori  di  creta 

fusione  delle  campane,  non  lieve 
no  ne  traggono  quasi  da  tutta  la  pro- 
Erano  650  le  case  ai  tempi  del  Fa- 
he  afferma  essersi  accresciuto  ^ur- 
ie rovine  di  Camico  e  di  Acristia  ; 
I  1595,  e  4407  abitanti;  nel  secolo 
e,  secondo  il  Pirri,  1159  case,  4475 
,  ma  dai  regi  libri  del  1652  com- 
si  1239  case,  4790  abitanti:  nello 

di  quel  secolo  1391  case ,  5354 
,  ed  ultimamente  5522.  Compren- 
irgio  nella  diocesi  di  Girgenti,  ed 
>vo  esercita  i  dritti  sul  clero  per 
di  un  Vicario.  Risiede  la  cura  de- 
li civili  presso  Magistrati  assunti  se- 
ti costume  dal  Barone.  La  milizia 
a  è  sotto  il  Prefetto  di  Sciacca,  che 
sotto  il  vessillo  13  cavalieri,  67  pe- 
JBurjjrio.ProfTerisce  il  Barone  nel  Gen« 
mto  del  Regno  il  xxv  voto.  Il  primo 
a  ha  menzione  è  Federico  di  Anlio» 
rso  U 1350,  Conte  altresì  di  Histrctta, 
lotta  ed  altre  Signorie,  ma  per  fello- 
ni si  concesse  Burgio  con  Calalubo  e 
mmare  a  Raimondo  Peralta  Ammi« 
1  Aragona,  dopo  cui  è  notato  nel  cen- 


BU 


so  del  Re  Martino  Matteo  Peralta.  Passò  dai 
Peralta  ai  Cardona  donde  r  ebbero  i  Gioe- 
ni,  e  finalmente  i  Colonna  del  quali  dirò 
in  appresso  in  larga  copia.  Il  territorio  di 
Burgio  ha  molte  sorgenti  di  acqua,  perlo- 
chè  va  trai  primi  della  provincia  per  la  fer- 
tilità; principalmente  in  agrumi  abbonda, 
in  olio^  vino^  mele;  va  ameno  in  pasture, 
perlochè  è  gratissimo  alle  greggio  ed  agli 
armenti.  Scrive  T Adria:  Burgio  grande 
paese  costruito  in  una  valle  tra  Villafran- 
ca e  Chiìisa  è  ubertosissimo,  ed  abbon- 
dante in  volatili.  Ne  è  la  longit.  di  37"", 
e  la  latit.  di  37''  38'. 

Rendettero  illustre  la  patria  :  Sebastiano 
Sacco  dei  Minori  Osservanti,  esimio  teolo* 
go,  e  mollo  versalo  nel  dritto  canonico, 
celebre  predicatore,  mentovato  dal  Mongi- 
tore  nella  Bibliot.  Sicola;  scrìsse  il  florum 
faseiculum  ex  Theologia  Morali:  un  maz- 
zetto di  fiori  colti  dalla  Teologia  morale; 
opera  divisa  in  due  volumi.  Domenico  Mo- 
nacò del  medesimo  ordine,  commendato 
per  la  singoiar  divozione  verso  S.  Anna 
madre  della  B.  Vergine,  profondamento 
erudito  nella  sacra  Teologia,  ed  encomiato 
dal  Mongitore.  Francesco  Turano,  Canonico 
di  Girgenti,  nel  Regio  e  Pontificio  dritto 
versatissimo,  famoso  Teologo,  e  Matemati** 
co,  Abate  Condocense,  ben  nolo  al  mondo 
letterario.  Fa  menzione  il  sovraccennalo 
Mongitore  di  Michelangelo  dell*  ordine  dei 
Cappuccini,  illustrissimo  predicatore,  che 
amministrò  egregiamente  la  sua  monastica 
provincia;  è  mentovato  dal  Pirri;  Biagio  del 
medesimo  istituto,  poeta  chiarissimo;  Filippo 
Giacomazzo,  encomialo  nella  Biblioteca  Si- 
cola;  Giacomo  Sitaiolo,  Vicario  Generale  del 
Vescovo  di  Girgenti^  fondatore  di  opere  pie 
nella  patria,  vivente  ai  tempi  del  Pirri:  Gia- 
como Turano  versato  nelle  divine  e  nelle 
secolari  scienze;  versalo  negli  sludii  di  poe- 
sia e  di  eloquenza.  Canonico  di  Girgenti, 
Vicario  Gener.;  scrisse  sin  dalla  Concezione 
la  vita  della  Yen.  Maria  Crocifissa,  di  cui 


168 


BU 


aveva  diretto  lo  spirito:  vive  in  Roma  in 
gran  celebrità  di  fama  Domenico  Tura- 
no, Teologo  della  Compagnia  di  Gesù,  con- 
saltato come  oracolo  nelle  sacre  lettere  dai 
primi  Cardinali,  e  dai  Principi  i  pia  gran- 
di. Eccitatosi  un  tramestio  negli  abitanti  nel 
1647,  per  {scarsezza  di  annona,  Ottavio  Lan- 
cia Principe  di  Trabia  tutto  restituì  alla 
primiera  tranquillità,  condannati  di  una 
multa  gli  autori  del  tumulto  (1). 

■artio.  Lat.  Burgius.  Sic.  fiurgiu  (V.  N  ) 
Fiume  nei  territorio  di  Butera,  che  si  uni- 
sce al  iVau/Ho,  a  6  m.  dalle  foci  dì  questo, 
né  molto  dopo  sbocca  nei  mare  AfTrico,  ap- 
presso la  foce  del  flume  di  Terranova. 

Burrone.  Lat.  Burronis.  Sic.  Burruni 
(V.  H.)  Isola  con  saline  ed  una  torre  di 
custodia,  che  occorre  la  prima  dopo  il  pro- 
montorio dì  S.  Teodoro^  nel  lato  Occiden- 
tale dell'Isola,  rimpetto  le  rupi  Spagnuole, 
nello  Stagno  fra  Trapani  e  Marsala,  ma  a 
questa  alquanto  più  vicina.  Il  promontorio 
dello  Burrone  dista  un  m.  e  'A  da  quel  di 
S.  Teodoro,  con  cui  erroneamente  confon- 
desi.  Tra  risola,  e  i  promontorii  è  un  an- 
gusto canale  detto  formidabile  da  Camil- 
liano,  poiché  scorre  in  alcune  ore  nei  seni 
come  un  precipitoso  torrente,  che  voltati 
a  vicenda  i  flutti,  si  attrae  le  piccole  navi 
contrariando  i  venti  (2). 

(1)  Oggi  è  an  Capo-circondario  di  8*  classe*  in 
provincia  e  diocesi  di  Girgenti ,  distreUo  di  Bi- 
Tona,  da  cui  dista  10  m.,  34  m.  e  </•  da  Girgenti, 
48  da  Palermo.  La  sua  estensione  territoriale  è  di 
sai.  3427,538,  cioè  18,731  in  giardini,  8,781  in  orti 
semplici,  0,358  in  canneti,  176,788  in  seminatorii 
semplici,  790,403  in  pascoli,  94,613  in  oliveti,  15, 
598  in  vigneti  alberati,  42,746  in  vigneti  semplici, 
5,686  in  ficheti  d'India,  467,035  in  bosc^te,  0,740 
in  culture  miste,  1,358  in  suoli  di  case.  É  fertile 
in  grano,  olio,  Tino,  mele  ed  in  erbaggi,  in  che 
consiste  il  principale  suo  commercio.  Ne  ascen- 
deTa  la  popolazione  nel  1798  a  5868  abit.,  a  5555 
nel  1831,  e  nel  fine  del  1858  a  5808. 

(8)  È  disunte  11  m.  e  mezzo  da  Trapani,  7  mi- 
glia e  mezzo  da  Palermo. 


BU 


BaMccliino.  Lat.  Buèochinum.  Sic.  tu- 
sacchinu  (V.  H.)  Paese  di  nome  saracenico, 
poiché  come  nota  Francesco  Agio  Canoni- 
co Gaulense,  peritissimo  nella  llogna  Po* 
nlca^  Bu  suona  moUo^  Sekuin  abbondante 
in  acque  o  acquoso  ed  appare  evidente- 
mente averne  dato  il  territorio  d'ogni  parte 
irrigato  l'occasione  al  nome.  Faceva  parie 
un  tempo  della  diocesi  di  Girgenti,  ed  a 
preghiere  del  Re  Guglielmo  il,  Bartolomeo 
Vescovo  di  essa  ne  donò  liberamente  quel 
di  Horreale;  ma  soggetto  essendo  a  Boberto 
Makonvenanty  la  di  cui  figlia  Maria  avevi 
presa  in  moglie  Roberto  di  Tarsia  col  eoa- 
senso  di  Guglielmo,  con  per  dote  JKMicfiii- 
noy  Roberto  lo  consegnò  nelle  mani  del  Re» 
che  il  concedette  ali*  ircivescovo  della  Chie- 
sa di  Horreale,  ed  ai  monaci  che  in  essa  et* 
ravano  a  servir  Dio.  Siede  Bisacquino  nel  de* 
clivio  di  un  colle  rivolto  a  Libeccio,  alia 
sorgenti  del  fiume  Bruca;  sovraneggia  Taae* 
nissima  veduta  del  sottostante  irrigalo  te^ 
ritorio  di  Chiusa ,  Giuliana ,  Contessa ,  ed 
altri  villaggi,  sino  alle  parti  di  Sciacca,  che 
ne  è  discosta  18  m.  Sorgo  nel  meiio  del 
paese  la  primaria  Chiesa  Parrochiale,  bei 
grande,  elegante,  e  titolata  di  S.  Giovai 
Battista,  poiché  un*  antica  dicevasi  sacra  a 
S.  Maria  degli  Angeli.  Vi  han  cura  dd  di- 
to divino  :  un  Arciprete,  4  Amminislnlori 
di  Sacramenti,  non  che  12  Canonici,  e 
Mansionari. 

È  nella  piazza  una  limpidissim  foale 
costri^ita  di  marmo  bianco,  con  elegsiti 
ornati ,  per  ordine  dell*  ArciTescovo  Ladt- 
vico  de  los  Cameros;  indi  si  ha  orìgine  il  la- 
me Bruca  che  si  scarica  nel  Belice.  Gas* 
prende  Bisacquino  il  Convento  dei  CaiM- 
litani  sotto  il  tìtolo  di  Maria  AnaiiBiiiia; 
verso  gli  orli  un  monastero  di  MoiUMfte  B^ 
nedcltine  sotto  gli  auspici  di  S.  Niccola  Ve- 
scovo; un  Collegio  di  Maria  rceenteMrie 
istituito  ;  uno  Spedale  per  gì* inferni  pitw 
la  Chiesa  di  S.  Maria  degli  Agoniaiiilit 
dove  é  in  vigore  un  Monle  di  Pietà;  u 


169 


BU 

dell'  ordine  della  SS.  Trinila  ;  un 
»  di  Minori  Cappuccini  al  di  fuori, 
S.  Anna,  fal)bricalo  sin  dal  1633 
elevalo;  e  finalmente  altre  sei  Chiese 
i  alla  parrocchiale.  In  un  colle  fa- 
d  un  miglio  dal  paese,  vedesi  verso 
la  Chiesa  di  S.  Maria  del  Balzo, 
un'immagine  portentosa  della  B. 
,  onorala  di  ogni  culto  dal  popolo, 
a  festa  solenne  con  fiere  nel  mese 
lo. 

Hlono  alla  gente,  per  ciò  che  riguar- 
[>iriluale,  il  Vicario  deirArcivescovo, 
che  al  temporale  e  le  rendite,  un 
ilore;  quattro  Giurati  han  cura  delle 
economiche  cose.  S.  Rosalia  è  la 
principale.  Componesi  T  insegna  di 
la  con  una  corona.  Le  case  non  sono 
210,  con  6203  anime;  eran  le  prime 
i  secolo  XVI,  nel  di  cui  fine  2652  gli 
;  nel  1632  contavasi  967  case,  3731 
,  che  nel  principio  del  corrente  S002; 
rciò  di  un  terzo  accresciuto  ir  paese 
ni  nostri.  È  il  territorio  attissimo 
Itara^  dovunque  piantato  a  vigne , 
ed  altri   alberi  domestici ,   e  non 
in  frumento.  Fu  da  gran  tempo  con- 
ne  conservare  in  Bisacquino  il  ves- 
tile truppe  della  Prefettura  di  Sciac- 
star  doveva  11  cavalie];i  e  50  pedoni, 
riguardo  alle  celesti  dimensioni  è  di 
'  di  longitudine,  e  ZV  43*  di  latitu- 
leritano  gloriosa  ricordanza  :  Cosmo 
ira,  detto  di  Gesù  e  Maria^  Chierico 
Icuole  Pie,  prestantissimo  per  costu- 
tlrina  e  prudenza,  che  dopo  varie  ca- 
aeir Ordine,  sollevato  alla  primaria, 
ì  meritò  una  gloria  ;  poiché  vacillante 
e  in  decadenza  per  un  decreto  del 
li  Papa  Clemente,  lo  sostenne,  lo  ri- 
r accrebbe;  fu  caro  ai  Principi,  e 
enti  della  vita  di  varii  beneficii  da 
cricchilo,  in  Lui  si  addormì  in  Paler- 
J  1688 ,  lasciando  appo  i  suoi ,  un 
immorlale.  Pietro  Fontanella  di  san- 


BU 


gue  chiarissimo,  insignito  di  laurea  in  ambi 
i  dritti,  ed  in  teologia,  precipuo  coltivatore 
della  sacra  eloquenza,  profondo  nella  scien- 
za dei  costumi.  Abate  di  S.  Andrea,  Priore 
di  S.  Maria  de  Burgitabus;  molte  cose  pub« 
blicò ,  e  di  assai  piik  lasciò  i  manoscritti. 
Prospero  Pacifico  dell*  ordine  della  SS.  Tri- 
nità della  redenzione  degli  schiavi,  rifulse 
nella  sacra  dottrina  e  nelle  umane  lettere, 
grandemente  commendato  per  la  pietà.  No 
tratta  anche  il  Mongitore  con  grandi  enco- 
mi (I). 

Banalttone  e  Bosalttonello.  Lai.  fitl- 

saitunuSj  et  Busaitunellus.  Sic.  Busaittu- 
ui  e  Busaittuneddu  (V.  N.)  da  altri  Baisato 
e  BaièoluneUo.  Laghi  abbondanti  in  pesca 
al  promontorio  Pachino,  non  lungi  da  Fi- 
callo.  È  un  fonte  nel  villaggio  del  fondo 
Ispica,  volgarmente  di  Spaccaforno,  appel- 
lato sin*  ora  in  nome  saracenico  Fatara^ 
le  di  cui  copiose  e  ridondanti  acque,  poichò 
irrigano  le  confinanti  campagne,  unile  come 
in  un  lago  di  'A  m.  di  circuito  con  le  acque 
deiripsa,  sboccano  indi  in  un  altro  il  doppio 
maggiore,  e  finalmente  scaricansi  nel  mare. 
A  questo  è  nome  BusaiUone,  Busailtonello 
al  minore.  Sino  alla  foce  conservano  le 
acque  il  nome;  indi  nelle  la  volo  occorre 
il  fiume  Busaitlone  tra  Gorgo  Salso,  ed  il 
piccolo  promontorio  di  S.  Maria  di  Ficallo, 

(1)  Oggigioroo  è  an  capo-circoDdario  di  2*  cUt- 
te,  io  provincia  di  Palermo,  da  cui  dista  51  m. 
distretto  di  Gorleone  da  coi  dista  li  ta,,  diocesi 
ài  Morreale^  L' aria  è  baona.  L' ospizio  deU*  ordi- 
ne deUa  SS.  Trinità  vi  fu  abolito.  L'estensione 
territoriale  ne  è  di  3333,303,  cioè  6,894  in  giar- 
dini, 6,414  in  orti  semplici,  l,3il  in  canneti  « 
lil,9i7  in  seminatori  alberati,  1982,757  in  semi- 
natori semplici,  10t2,S65  in  pascoli»  55,554  in  oli- 
Teti,  S7,889  in  vigneti  alberati^  79,297  in  Tigneti 
semplici,  5,615  in  sommaccheti,  6,997  in  ficheti  di 
India»  11,645  in  alberi  misti,  3»940  in  boscate, 
0,836  in  snoli  di  case.  Nelle  sue  campagne  yì  sono 
quantità  di  diaspri,  agate,  ed  argilla  rossa.  Nel  1798 
si  contayano  8080  abitanti ,  8193  nel  1831,  ed 
8897  nel  fine  del  1859.  Yi  si  ialrodassero  Tarla 
fabbriche  di  fisi  di  creU. 

22 


170 


BU 


doT*  è  una  torre.  Ne  stanno  rimpetto  gli 
scogli  dei  Porri. 

Basammara.  Lat.  Bmamarus  nUmè» 
Sic.  Busammara  (V.  n.)  Monte  tra  il  casale 
dei  Greci,  volgarmente  Pianay  e  Corleone, 
sovrastante  al  celebre  bosco  del  Cappel- 
liere. Ivi  era  un  tempo  il  non  ignobile  vil- 
laggio Calala  Busammara  y  di  cui  riman- 
gono ingenti  ruine,e  che  ripete  Torigine  dai 
Saraceni.  Il  monte  poi  levasi  in  tal  forma, 
che  a  chi  viene  da  ogni  parte  sembra  nel- 
r  altura  come  cinto  di  mura ,  e  presenta 
un'insigne  fortezza  di  città.  Altrove  verrò 
intanto  ad  esaminare  se  intorno  a  questo 
monte  sia  sorta  Magella,  antica  città  del- 
l' Isola.  I  boschi  del  Cappelliere  e  della  Fico 
vestono  le  infime  falde  del  Busamaro,  le  di 
cui  altre  parli  in  qualche  luogo  sono  a  se- 
minati e  ricche  in  pasture ,  ma  scoscese 
rupi  e  faticose  occupano  le  superiori. 

Baseeiio.  Lat.  Buxellum.  Sic.  Busced- 
du  (V.  i\.)  Casale  nelle  parti  di  Noto,  pos- 
seduto con  altri  sotto  Federico  II  da  Pietro 
di  Moach. 

BascemU  Lat.  Buxemium.  Sic.  Busce- 
roi  (V.  IS.)  Paese  nella  Provincia  e  la  Co- 
marca  di  Noto,  sotto  la  Prefettura  Militare 
di  Caltagirone,  cui  somministra  un  cava- 
liere e  40  fanti  :  compreso  nella  Diocesi  di 
Siracusa,  in  SS""  32  *  di  long.  Se""  53  '  di  lalit. 
Fu  onorato  dal  1356  del  titolo  di  Conta- 
do. Occupando  ad  Austro  il  lato  declive  di 
un  colle,  siede  rimpetto  Palazzolo^  scor- 
rendo pel  mezzo  un  fiumicello ,  che  è  il 
primario  dalle  fonti  dell' Anapo.  Sorgeva 
un  tempo  in  luogo  pib  elevato;  ma  allct- 
tati poi  gli  abitanti  da  un*  aria  pib  bella , 
discesero  ai  luoghi  sottoposti  ed  agevoli; 
laonde  F  antichissima  Chiesa  maggiore  de- 
dicata a  S.  Niccolò  Vescovo^  ed  unta  dcl- 
rOlio  Santo,  secondo  il  costume  della  Chiesa 
Cattolica,  da  Bartolomeo  Vescovo  di  Sira- 
cusa nel  1215,  rimase  senza  cultura,  e  fi- 
nalmente verso  lo  scorcio  del  valicato  se- 
colo cadde  per  un  tremuoto  ;  perlochè  no- 


fiU 


velia  ne  fabbricarono  gli  abitanU  di  dm 
ignobil  forma,  cui  poscia  nel  principio  del 
medesimo  xvii  secolo  vennero  concedati 
dritti  parrocchiali,  un  l]|eneficio^  e  la  prepon- 
deranza sulle  altro  quattro  Chiese  minori. 
Sorgeva  anche  sopra  scoscesa  ingente  rupe, 
che  oggi  appellano  Jfonle,  una  celebri 
rocca  minata  pel  medesimo  tremaoto, 
fortificata  di  due  munitissime  torri ,  dove 
era  T  ingresso  da  oriente  ad  oceaso,  e  i& 
altrettante  bensì  rimpetto  le  sottoposte  cast 
degli  abitanti  a  tramontana,  di  cai  riman- 
gon  sin'  oggi  delle  vestigia.  È  menzione  di 
Buècemi  in  un  diploma  di  Alessandro  DI, 
dove  sono  descritti  i  confini  della  diocesi 
di  Siracusa  deH168;  e  forse  in  on  altro  di 
Urbano  II  viene  nel  1093  sotto  il  Dome  eo^ 
rotto  di  Ferina.  Leggiamo  anco  finalflirate, 
neir  itinerario  del  Cristiano  Arabo,  dblaic 
Abisama  sotto  Ruggiero  e  Guglielmo  1  ■• 
verso  mezzogiorno  da  Buccheri ,  e  costa 
distarne  altrettanto  Buscemi ,  che  peróè 
è  lo  stesso  che  Abisama.  Dal  che  rica- 
vasi essere  esistito  Buscemi  sotto  i  Sa- 
raceni. Nel  tempo  dei  Normanni  nel  IMI 
fu  decorato  del  Priorato  di  S.  Spirilo  soOt 
r istituto  di  S.  Benedetto,  per  liberatili 
di  Guglielmo  Conte  dì  Marsicano,  e  di  Ste- 
fania moglie  di  lui,  come  si  rileva  dalle  lare 
lettere  arrecate  dal  Pirri,  in  coi  espri«esl 
evidentemente  avere  accresciuto  la  giuri»» 
dizione  di  Lorenzo  Vescovo  di  Siracusa:^ 
mancarono  i  Monaci.  Viene  la  dignità  eoa- 
ferita  a  chierici  secolari,  ed  in  loro  bete* 
ficio  cedono  le  possessioni.  Avevano  aacte 
dal  1577  stabilito  sede  in  Buscemi  i  B* 
nori  Conventuali,  e  prima  i  Domenicani,  M 
entrambi  1*  abbandonarono.  Supplirono  sd- 
lo  scorcio  del  secolo  xvi  i  frati  CarmelRaii, 
nella  di  cui  antichissima  Chiesa,  ed  amU 
in  culto  singolare,  venerano  i  cittadini  «i 
imngine  del  SS.  Crocifisso.  Dopo  i  tea|l 
del  Pirri,  avuto  le  monache  benedettine  I 
tempio  di  S.  Giacomo  Apostolo,  abiliroal 
un  decente  Monastero.  L'ospedale  flnataM* 


•r* 


ili 


BU 

ÒSSO  la  Chiesa  di  S.  Bartolomeo, 
accogliere  infermi  e  poveri.  Sovra 
t  ad  un  miglio  e  mezzo  dal  paese 
scavata  nel  vìvo  sasso  la  Chiesa 
tre,  o  ana  sacra  grotta  detta  da- 
ani  Ciwa  di  S.  Pietro ,  di  dritto 
lesa  di  Catania,  dove  sono  dipinte 
ere  ìmagini  in  greco  stile  ;  presso 
di  marmo  a  sinistra  è  la  cattedra 
le  parimenti  di  marmo ,  a  destra 
Itra  grotta  più  interna  intitolata  a 
^f  con  una  imagine  antichissima  del 
{elisia^  di  cui  nel  dì  festivo  quivi 
gni  anno  il  Clero  dal  paese  per 
t  maggiori.  Ci  hanno  anche  mol- 
e   di  antichi  fedeli.  Intorno  alla 
Oèrta,  come  dissi,  da  Guglielmo  al- 
ea di  Catania ,  è  un  ampio  fondo 
m  alla  prima.  Rimane  ancora  ad 
io  dal  paese  V  antichissima  Chiesa 
iorgio ,  suifraganea  al  convento  di 
I  di  Betlemme  ,  ed  oggi  air  Aba- 
'errana ,    ai  tempi  del  Pirri  come 
inosa.  Spettasi  il  xiii  posto  ai  Si- 
i  Buscemi  nel  Generale  Parlamento 
DO  ;  han  dritto  di  spada,  e  scelgono 
lagistrali  giusta  le  leggi  della  Pro- 
1  Vescovo  di  Siracusa  commette  al 
la  cura  delle  anime,  al  suo  Vicario 
dizione  sugli  ecclesiastici.  La  Patro- 
jpale  degli  abitanti  è  la  B.  Vergine 
He  fu  il  numero  nel  fine  del  se- 
I  di  2338 ,  e  di  394  case  secondo 
lo  ;  verso  la  metà  del  seguente  310 
551  vite,  da  Pirri  327,  2720;  nel 
io  di  questo  secolo  534  le  case,  2093 
che  oggi  2340. 11  territorio  piantato 
i  e  a  vigne  produce  anche  in  ab- 
za  biade  e  pascoli;  in  un  elevato 
ompresovi,  solamente  acclive  da  Oc- 
,  sui  di  cui  vertice  apresi  un*  amena 
1  a  6  m.,  ammiransi  i  ruderi  d'una 
tsìma  città ,  appellati  Casale  dagli 
i;  ed  allo  spesso  vi  si  rinvengono 
oni  monete  di  ogni  metallo,  vasi 


BU 


di  creta,  lucerne,  ed  idoletti.  Fu  anche  ri- 
trovata una  volta  in  questo  territorio  una 
imagine  della  B.  Vergine,  e  trasferita  nel 
paese,  di  cui  scrive  Domenico  Alberti. 

Tenne  il  primo  Buscemi  Silvestro  Mar- 
sicano  nipote  del  Conte  Ruggiero  da  Gof- 
fredo, ed  erede  del  padre  consegui  in  Si- 
cilia il  Contado  di  Ragusa,  e  quel  di  Mar- 
sico  nella  Calabria.  Non  mi  è  incongruente, 
avere  Goffredo  dì  cui  dirò  in  gran  copia, 
ricevuto  Buscemi  dal  genitore  Ruggiero  con 
Ragusa  e  gli  altri  feudi  nella  parte  stessa 
deir  isola,  quantunque  in  molte  lettere  non 
si  nomi  che  di  Ragusa.  Nacque  già  Gugliel- 
mo da  Silvestro,  come  notaio  fondò  colla  mo- 
glie Stefania  nel  1091  il  Priorato  di  S.  Spi- 
rito: mi  penso  essere  rimasti  sterili,  poiché 
si  ebbero  a  successore  nel  Contado  di  Ra- 
gusa Sikestro  de  Bem.  figlio  di  Goffredo^ 
terzonato  di  Silvestro  Harsicano;  e  fu  an- 
che Signpre  di  Buscemi.  Leggesi  dato  nel 
1299  Buscemi  con  Avola  a  Wapoleone  Ca- 
ianeo  da  Carlo  11  Re  di  Napoli,  che  face- 
va anche  le  parti  di  quel  della  nostra  Si- 
cilia; ma  non  trovo  averne  conseguito  il 
possesso.  In  quel  tempo  è  incerto  se  sia 
pervenuto  ai  Yeutimiglia  ;  poiché  nel  censo 
di  Federico  li  non  ci  ha  menzione  alcuna 
del  paese:  sappiamo  intanto  essere  stata 
in  quei  tempi  Ragusa  con  Modica,  Scicli , 
Chiaramente  ed  altre  terre^  sotto  la  Regia 
Curia  ;  perciò  Buscemi  dominato  prima  dai 
Signori  di  Ragusa,  ai  tempi  degli  Aragona 
era  forse  sotto  il  potere  del  Re.  Enrico  Ven- 
timiglia  nel  1370  era  Signore  dì  Buscemi, 
e  si  ebbe  Guglielmo  dalla  moglie  Filippa: 
fu  padre  questi  poi  a  Francesco  e  ad  An- 
tonio ,  mentovato  il  primo  nel  censo  del 
Re  Martino  1 ,  e  morto  prima  del  padre , 
lasciò  erede  Gaspare ,  il  quale  prese  in 
moglie  Caterina  Statella   unica   figlia  di 
Riccardo,  per  di  cui  dritto  divenne  Signore 
di  Passando,  e  per  questo  e  Buscemi  pre- 
stò il  giuramento  nel  1453  sotto  Re  Alfonso. 

Guardati  qui  dalle  fàvole  di  Filadelfio  Mu- 


«72 


BU 


gnos,  che  introduce  circa  il  tempo  stesso  a 
Signore  di  Buscemi  Francesco  Prefetto  del- 
la Camera  Reginale.  Dice  poi  essergli  suc- 
ceduti Pielro,  Guglielmo  ed  Ettore,  ed  af- 
ferma quello  Rettore  della  medesima  Ca- 
mera, ed  aversi  questo,  Signore  di  Passa- 
neto  y  a?uta  la  custodia  dei  castelli  di  Si- 
racusa e  di  Lentini.  A  Giovanni  dunque 
nato  da  Gaspare,  e  morto  senza  prole,  suc- 
cedette il  fratello  Francesco  confermato 
dal    Re  nel   1490    nel   dominio   di    Bu- 
scemi.  Da  Francesco  Gasare  n,  enume- 
rato nel  1511-16  trai  Baroni,  la  di  cui  fi- 
glia Giulia  erede,  si  ebbe  a  marito,  con  per 
dote  Busccmi,  Bernardo  Requesens  Signore 
di  Pantelleria,  Razionale  del  Regno,  Stra- 
tego di  Messina.  Scrive   Hugnos ,  da  Pier 
Guglielmo  esser  nato  Giovanni,  che  ascritto 
ai  Cavalieri  Gerosolimitani,  cedette  il  luogo 
alla  sorella  Giulia.  Ha  Gaspare  ii  dicesi 
nei  regi  libri  T  ultimo  di  Ventimiglia;  Ber- 
nardo Requesens  poi  leggcsi   accresciuto 
dalla  Signoria  di  Buscemi  nel  1519  per  drit- 
to della  moglie  Giulia.  Successegli  il  figliuo- 
lo Giuseppe  nominato  dal  Re  primo  Conte 
del  paese  nel  1566  ;  Antonio  da  lui  primo 
Principe  altresì  di  Pantelleria  o  di  Cosira; 
prese  in  prime  nozze  Isabella  Moncada  che 
lo  fé'  padre  a  Salvatore ,  Diego  ed  altri; 
Diego  nato  in  Buscemi,  datosi  alla  carriera 
ecclesiastica,  rifulse  Archimandrita  di  Mes- 
sina ,  Arcivescovo  di  Caltagirone ,  e  final- 
mente Primato  dì  Mazzara  ;  nominato  con 
encomi!  dal  Pirri.  Salvatore  generò  con 
Giovanna  Gaetani  ed  Aragona  Antonio  //, 
da  cui  Saltatore  Francesco  che  pel  dritto 
della  madre  Eleonora  Gravina  fu  altresì 
Signore  di  Mazzarone;  da  lui  e  Vincenza 
Morso  Antonio  #/#,  Giovanni  e  Carlo;  pre- 
siedette questi  agli  eserciti  del  Re  di  Sar- 
degna, DucadiSavoja,  e  fu  dei  primi  neirOr- 
dino  Gerosolimitano  di  S.  Giovanni.  Si  strin- 
se Giovanni  a  Filippo  V,  e  divenne,  come 
dicono.  Maresciallo  di  Campo.  Antonio  ri 
Conte  prese  in  moglie  Giuseppa  Carretto, 


BU 


Principessa  di  Tenlimiglia,  e  Contessa  di 
Ragalmuto ,  a  nome  di  cui  consegui  pure 
queste  comarche;  Francesco  dopo  lui,  chia- 
rissimo per  prudenza,  accorgimento  e  co- 
stumi, più  volte  Pretore  in  Palermo,  inti- 
mo Consigliere  del  Re,  si  ebbe  da  Ro- 
salia Napoli  il  figlio  Giuseppe  ÀnUmio, 
oggi  marito  a  Maddalena  Braneiforli ,  dei 
Principi  di  Butera.  Giuseppe  Antonio  flri- 
tello  di  Francesco  pei  meriti  della  vita  gii 
Abate  Benedettino  di  S.  Martino  delle  Scale; 
pel  sommo  sapere  risplende  oggi  Tescofo 
di  Siracusa.  Discutesi  altrove  deirorigineda 
Requesens  in  Sicilia  (1). 

Batartaro.  Lat*  ButarlaruB.  Sic.  Ba- 
tartaru  (V.  N.)  Monte  nelFagro  di  Viziiii, 
di  cui  fa  menzione  Ignazio  Noto  nella  St. 
di  Yizini.  Erasi  un  tempo  un  casale. 

Batatli  (V.  N.)  Casale  saracenico  CM- 

(1)  È  OD  cornane  io  proTincia,  dittratlo  e  Ut- 
cesi  di  Noto,  da  coi  disia  10  m.  noo  rolaUi.  or- 
coudario  di  Palazsolo,  da  coi  i  pariaaeBti  oeo  le- 
labili,  57  rotabili,  91  doo  rotabili  da  Menoe^M 
Don  rotabili  del  mare  Jooio  che  ne  è  il  |Nè  Ti- 
cino. Vi  è  on  Monte  agrario,  che  Tenne  ittitiita 
Del  1830^  sotto  la  denominazione  di  pecolie  fra- 
mentario,  per  contribuzione:  nel  1840  fa  iofcrtìla 
Dell' attuale,  per  efletto  di  SoTraoa  diapania- 
ne.  Prestasi  in  frumento  non  meno  di  dnatt* 
moli,  né  più  di  una  salma  a  persona»  previa  la 
garante  solubile  con  atto  presso  il  coocilialiic> 
Viene  amministrato  dal  Sindaco,  e  da  dno  depaWi 
eletti  in  ogni  due  anni  dalf  Intendente.  Yiéafà 
anno  una  fiera  per  bestiame,  teasulì  ed  altri  wmó, 
ed  occorre  per  la  festiviti  del  SS.  Crodiffe  wm 
due  giorni  di  Tenerdi  e  di  sabato  che  preceto* 
la  prima  domenica  di  maggio.  Asceodefa  la  pa- 
polazione  nel  1798  a  S8i0  anime,  a  3158  Mi  IISl 
a  3075  nel  1852.  La  sua  esteDaione  terrilorialtè 
di  sai.  2537,923,  cioè  4,997  in  giardini,  5,fM  ìi 
orti  semplici ,  0,944  in  canneti ,  6S,054  in  smm- 
Datorii  alberati,  1877,594  in  aeminalorii  aaaiplici» 
4i3,779  in  pascoli,  28,546  in  oliveti.  15,9aian- 
gneti  alberati,  108,010  in. vigneti  aonplid »  4,111 
in  ficheti  d'India,  0,683  in  cultore  aaiate,  5,10 
in  suoli  dì  case.  Il  più  gran  oomnertiodi 
fazione  che  faccia  questa  terra  «  oonsiato  in 
olio  e  frumento.  L'aria  ò  booaa»  conaef 
tretl  buona  ed  abbondante. 


173 


liU 


fesso  dal  Conte  Ruggiero  alla  Chiesa  di 
Messina  nel  f090,  oggi  amplìssimo  paese 
di  denominazione  altresì  saracenica,  Ra- 
gaUnUo. 

Bmiera  (V.  N.)  da  alcuni  Buterium.  Una 
forse  delle  tre  Ible,  cioè  VErea,  o  MaiUh 
rio^  polche  conserta  finora  molti  monu- 
menti di  antichità,  che  diedero  occasione 
di  asserire  ai  sicoli  scrittori^  esservi  stata 
or  una  or  altra  antica  città,  come  nei  luoghi 
propri!  si  vede.  Era  un  tempo  onorata  delle 
Insegne  di  Contea,  poi  di  tutte  la  prima  di 
Prìncipalo,  per  decreto  del  Re  Filippo  del 
1563  ;  non  certamente  pel  merili  della  fa- 
miglia Branciforti,  come  scrive  il  Pirri,  ma 
per  briga  di  Ambrogio  Santapace,  che  era- 
ne allora  il  Conte.  Ne  viene  dunque  il  Prìn- 
cipe ,   primo  trai  Baroni  di  Sicilia ,  ed  è 
il  solo  che  siede  perpetuamente  tra  i  do- 
dici Pari  del  Regno:  porta  il  vessillo  re- 
gale nella  inaugurazione  del  nuovo  Re,  e 
ne  annunzia  il  nome  al  popolo.  Sorge  Ru- 
teni nella  valle  di   Noto  e  la  diocesi  di 
Slracasa ,  In  un  giogo  di  un  alto  monte, 
bticoso  alla  salita,  e  da  ogni  parte  ricinto 
di  Hcoscesi  scogli,  talché  può  solamente  sa- 
lirrisi  per  una  via  verso  Aquilone;  stendesi 
InllaTolta  in  ineguale  pianura,  e  sembra 
presentare  la  figura  di  una  falce.  Una  rocca 
Iibbricata  in  un  poggio,  alla  parte  meri- 
tionale  del  paese,  con  una  porta  rivolta  a 
Settentrione,  mostrasi  in  ogni  modo  antica; 
ne  sono  fortissime  e  solide  le  muraglie  di 
pietra  quadrata  di  18  palmi  di  larghezza, 
e  sorgono  a  tanta  altezza  che  sostengono 
tinqne  ordini  di  volte,  anch*  esse  ai  lati  di 
pietre  quadrate.  Yl  è  un  cortile  ed  un  am- 
plissimo spazio,  conserve  di  orzo  e  di  fru- 
loento,  riposti  di  armi,  stalle  per  cavalli,  e 
profonde  spaziose  fosse.  Una  insigne  cister- 
«I  sopra  ogni  altro,  scovcrta  da  pochi  anni^ 
sopera  ogni  aspettazione;  poiché  sì  è  di  fi- 
|wa  oTale,  con  grande  artifizio  compatta, 
Mamente  dalla  parte  esterna  acuminata, 
appoggiata  al  suolo;  dagli  altri  lati  però 


BU 


sta  da  se  sola,  talché  sembra  del  tutto  opera 
di  un  sol  masso.  Le  fronti  esterne  della 
rocca  sono  inaccessibili  da  ogni  parte,  ed 
i  soli  angoli  presentansi  agli  oppugnatori, 
e  munitissìmi.  Intanto  il  paese,  certo  ricinto 
una  volta  di  mura  e  di  torri,  apre  due  porte 
non  inelegantemente  costruite,  delle  quali 
una  detta  di  S.  Pietro  é  rivolta  a  Setten- 
trione, Taltra  Regale  a  Greco,  donde  ri- 
mosso un  argine  enorme,  dì  che  gli  abi- 
tanti avevanla  chiusa ,  il  Conte  Ruggiero, 
se  é  vera  la  tradizione,  dopo  molti  anni 
di  assedio,  finalmente  fu  ricevuto  dai  Sara- 
ceni rendutisì  nel  1089. 

Rimpctto  la  rocca  ofTresi  a  Nord  il  tem- 
pio sacralo  al  nome  di  S.  Tommaso  Apo- 
stolo, molto  elegante,  sotto  la  cura  di  un 
Sacerdote,  che  con  altri  a  lui  soggelti  am- 
ministra la  Parrocchia.  Sotto  la  rocca  poi 
sorge  la  Chiesa  di  S.  Maria,  che  era  un 
tempo  la  principale,  e  dicevasi  di  S.  Maria 
presso  il  caslello;  ne  erano  destinati  al  ser- 
vizio i  monaci  cìsterciensi,  stabiliti  dal  Re 
Guglielmo  nel  Convento  di  S.  Maria  di 
Allo  che  sorgeva  sul  vertice  di  un  colle, 
di  là  un  miglio  fuori  il  paese ,  dove  ri- 
mangono ancora  vestigia  di  celle ,  cui 
però  intera  rimane  unita  la  Chiesa.  SI 
questa  che  quella  presso  il  castello  oc- 
cupano oggi  i  Frati  Minori  che  abitano  dal 
1577  il  convento  di  S.  Frdncesco.  È  un'al- 
tra casa  religiosa  di  Minori  Osservanti , 
detta  di  S.  Maria  di  Gesù^  fabbricata  nel 
paese  nel  1322;  e  non  lungi  dalla  porta 
di  S.  Pietro  occorre  un  insigne  monistero 
di  monache  dell' Ordine  di  S.  Benedetto, 
titolato  di  S.  Giovan  Battista,  antichissimo, 
dove  verso  il  1315  Tommaso  Vescovo  di 
Cefalo  lasciò  in  conserva  una  cassa  piena 
di  reliquie  di  Santi-  Erra  il  Pirri,  scrivendo 
avere  avuto  origine  nel  1608,  poiché  ci  co- 
sta aver  Girolamo  Bologna  Vescovo  di  Si- 
racusa, a  preghiere  delle  monache,  esposto 
uel  1S42  alla  pubblica  venerazione  la  cassa 
sudetta:  l!a  anche  menzione  il  Pirri  della 


BU 

miraglio  medesimo;  e  se.  ammetter  due  Gu- 
glielmi vorremo,  uno  sotto  il  Conte  Rug- 
giero, l'altro  sotto  l'Imperatore  Errico,  non 
è  questo  a  dirsi  quel  figlio  dì  Robcrlo  o 
marito  di  Alargherilo  de  Luce,  che  impos- 
sessava.';! nei  principii  del  secolo  sin  del 
dominio  dì  Butcra.  Ael  I21'J  rinvengo  Con- 
te di  Butera  e  di  Pulernò  Bernardo  di 
Ocrea  nelle  tavole  dì  S.  I<iìccolò  dell'Are- 
na di  Catania;  conTcsso  però  i};norare  con 
qual  dritto  abbia  conseguilo:  morto  senza 
figliuoli  Guglielmo  Malconvenunt ,  si  uni 
forse  Miirghcrita  in  seconde  nozze  con  Ber- 
nardo Ocrea  !  Da  Bernardo,  Raimondo  Gran 
Cancelliere  di  Sicilia  sotto  il  Re  Federico 
e  ManTredi,  cui  succcdcllc  nel  1232  Gual- 
tieri di  Ocrea.  Non  lungo  tempo  dopo  Cai- 
vano  Lancia  parente  dell' Impcralor  Ftrde- 
derico  da  parlo  della  moglie  filanca.  Ma- 
resciallo del  Regno,  ebbesi  largita  la  Con- 
tea di  bufera ,  PalermV,  S.  Filippo;  se- 
guite avendo  le  psrli  dì  Corradino,  caduto 
in  mano  ai  Francesi,  privalo  dei  beni,  fu 
decapitato  col  Ggliuoto  GaleoUo  nel  12f>$. 
Mancami  sotto  i  Francesi  la  serie  dei  Conti, 
e  credo  essere  rimasta  immediatamente 
Butera  sotto  il  dominio  regio.  Scrive  Fran- 
cesco di  Aprile  nella  Cronol.  lib.  1,  cap. 
30,  aver  Gualtieri  di  Caltagirone  ollenulo 
Bufera  da  Pietro  di  Aragona,  servitosi  del 
testimonio  di  ffcocastro,  il  quale  scrive, 
cap.  6t.  Ist.,  essere  ritornalo  Gualtieri  al- 
la  sua  sede  di-tt' epcel»a  Butera,  dove  fu 
succeduto  dall' infrintc  Giacomo  figliuolo  di 
Pietro;  si  ebbe  il  primo  mozzo  il  capo  per 
essersi  dato  a  suscitar  gente  contro  il  Re; 
ne  abbiamo  nelle  storie.  Giìi  nel  censo 
di  Federico  II,  circa  il  1320  Lupo  di  At- 
berli  Regio  Milite  diccsi  soggetto  per  la 
terra  di  Butera,  che  pagavagli  onze  tOO. 
Trovola  poi  signoreggiata  da  Ariate  Alao- 
na,  che  dicesi  Conte  di  Hislrelta  e  di  Bu- 
tera. Aveva  forse  succeduto  Arlale  a  Blatco 
padre,  di  cui  dubito  alquanto  abbia  te- 
nuto Butera.  Sotto  Federico  Ul  ribcUaroasi 


gli  abitanti  di  Ariate,  ed  oppugnati  invano, 
composta  Gnalmenle  la  facenda,  ritornaro- 
no all'ubbidienza.  Succedette  ad  .Artale  il 
fratello  Manfredi,  cui  il  giovane  Artole 
figliuolo,  nemicissimo  al  Be  Martino,  per- 
lochè  spogliato  poscia  dai  beni,  partito  dal 
Regno,  mori  esule  nel  principio  del  seco- 
colo  IT.  Scrive  in  gran  copia  Fazello  da- 
gli Alngona,  delle  loro  egregie  prodei- 
ze,  e  cariche  sostenute-  Allora  concesse  ìb 
prima  Butera  il  Re  Martino  a  Mainolto  Sor^ 
lino  Milite,  poi  ad  Vgone  Sfinlopnee  o  Saar 
tapau,  che  traeva  origine  dalla  nubilissima 
famiglia  Adtimara  che  era  mollo  illustre 
pel  Principato  Santapau  nella  Catalogna,  • 
valorosamente  aveva  comballuto  contro  i  ri- 
belli nella  Sicilia,  come  costa  da  un  ampi* 
diploma  del  medesimo  Re  dato  in  Castro* 
gìovanni  nel  di  1S  di  ottobre  del  1392;  a^ 
iziunse  la  torre  Falconara  nel  mcridionalt 
lido  vicino  di  Butera,  ed  altri  beni;  si  (1 
quivi  menzione  dei  Casali  dei  SS.  Jiitoì», 
Pietro,  Cahildo.  Giuliano,  e  Giacomo 
presi  nel  lerrilorio  della  nostra  terra  o^ 
non  più  esislcnti.  Ponzio  padre  di  Cjoai 
rifulse  per  varie  cariche  nella 
e  nell'Isola  dì  Cipro.  La  moglie 
gli  partorì  Igonollo,  Calcerando 
cessori,  Ponzio  Raimondo  custode 
se  sacre  in  Lerìda  nella  Spagna,  ElooDOrt, 
Harchìsia,  Bealriee,  Sibilla  e  Oiovunna- 1*- 
ri  Ugonc  prima  dell'anno  1400,  otleut 
Ugonotto  insieme  col  padre  del  sovra»*»- 
nato  Re,  Viiini  e  Licodla,  e  poi  nel  1391. 
rinunziala  Vizint ,  ottenne  Ocula  ed  il  la- 
go dì  Leulini.  Ma  succedette  CaleeraaÀ» 
ad  L'gono  suo  padro  nel  contado  di  Bi^a*, 
nò  molto  dopo  il  fratello  l'gonotlo  nwria 
senza  prole,  e  mcrilfi  da  Martino  la  n* 
ferma,  da  Catania  11  di  oiarzo  1399;  usi» 
in  primo  nozze  a  Vìolaala  de  Buls  H^ 
di  Sancio  Conte  di  Gagliano,  e  questa  ■!•■ 
funta,  contrasse  una  seconda  volta  c«Blt- 
donta  Carduna,  e  si  ebbe  da  entrambe  Tf»- 
Botto  u,  Raimondo,  GugUelaia,  Fnnttit». 


177 


BU 


e  Marchisia  ;  disse  il  primogenilo  erede 
dei  beni  della  Spagna,  e  morendo  nel  1438 
consegnò  Buiera^  Lìcodla^  e  gli  allri  feudi 
di  Sicilia  a  Raimondo,  il  quale  impetrata  dal 
Re  Alfonso  la  conferma  nel  1433 ,   presa 
in  moglie  Eleonora  Yalguarnera  figlia  del 
Signore  di  Assoro,  ebbesi  erede  Ponzio  iij 
e  mancò  di  Tita  nel  1475;  ci  è  testimonio 
la  storia  della  famiglia,  essere  stato  Pon« 
do  Presidente  del  Regno,  ma  ne  manca  il 
Bome  nel  catalogo  dei  Viceré  appo  il  Pirri, 
come  anche  nella  Cronologia  di  Antonio 
d'Amico  ;  mori  13  anni  dopo  il  padre,  la- 
sciando i  figliuoli  Raimondo  ii,  Antonio,  Ca- 
taldo ,  Ugone ,  Beatrice  ed  Isabella.  Rai- 
mondo erede  governò  due  volte  risola  in 
assenza  del  Viceré  Gaspare  de  Spes,  e  sem- 
pre meritò  una  lode  non  volgare  ;  mori  nel 
1491^  ed  il  di  lui  figlio  erede  Ponzio  in  non 
si  ebbe  prole  da  N.  Orioles  figlia  del  Baro- 
ne di  S.  Pietro  da  Patti,  e  compi  il  corso  di 
sua  ?ita  nel  1307.  Consegui  perciò  le  Si- 
gnorie Vgane  n  suo  zio,  quartonalo  di  Pon- 
zio n,  yolle  nominarsi  primo  Marchese  di 
Ucodla,  e  morì  appena  tre  anni  dopo  il  ni- 
pote. Generò  con  Antonia  Filingieri  de'  Conti 
di  S.  Marco,  Ponzio,  Francesco  e  Raimondo* 
Pofuio  IT  dopo  la  morte  di  Ferdinando  il 
Cattolico  e  T  espulsione  di  Ugone  di  Mon- 
eadi,  sostenne  le  veci  del  Re  con  Simone 
Veatimìglia,  e  seppe  raffrenare  con  ottimo 
consiglio  i  popoli  in  quel  tempo  insorti, 
coae  dalle  storie;  la  sua  moglie  Isabella 
Kranciforti  figlia  del  Conte  di  Mazzarino  gli 
partorì  Ambrogio,  Francesco  ed  Antonina, 
che  si  succedettero  a  vicenda.  Mori  Ponzio 
■el  1342,  di  nuovo  Presidente  di  Sicilia,  im- 
itoffio  eletto  dopo  tre  anni  Maestro  Giusti- 
siero  dairimperatore  Carlo,  venne  poi  prò- 
BOSSO  al  governo  dell* isola  alla  morte  del 
Heeré  Ferdinando  Gonzaga  ;  chiese  il  pri- 
Do  Tenore  dì  Principato  per  Butera  e  1*  ot- 
tone nel  1363  dal  Re  Filippo  II;  rifulse 
M  Cavalieri  dei  Vello  d*oro,  perpetuo 
Pari  del  Regno,  ed  accrebbe  le  avite  for- 


BU 


tune  dei  fondi  di  Belmonte  e  di  Radali.  Non 
ebbesi  figli  dalla  moglie  Antonia  del  Balzo 
matrona  napolitana ,    ma   illegittimamente 
Ponzio  0  Carlo;  e  morto  nel  1363,  conse- 
gul  Francesco  fratello  di  lui  da  gran  tem- 
po Stratego   di  Messina   il   possedimento 
delie  dignità  e  dei  villaggi,  e  visse  sino  a 
vecchiezza.  Antonina   sorella  di  Ambrogio 
e  di  Francesco  frattanto ,    preso  a  marito 
Girolamo  Barresi  Signore   di  Pietraperzia, 
dato  aveva  alla  luce  Pietro  e  Dorotea  ;  il 
primo  era  morto  senza  prole^  Dorotea  ma- 
ritata a  Giovanni  Branciforti  Conte  di  Ma- 
zarino  gli  partorì  il  figliuolo  Fabrizio^  cui 
cedette  il  Principato  di  Pietraperzia  per 
dritto  della   madre   che  era   succeduta  a 
Pietro ,  per  eredità  paterna   gli  fu   devo- 
luto Mazarino,  e  per  dote  della  moglie  Ca- 
terina Barresi  la  Signoria  di  Militello.  Poi 
Francesco  Santapace  ii  Principe  di  Butera, 
non  avendo  avuto  alcuna  prole  da  Imara 
Bennvidcs,  rinunziò  nel  1380  in  favore  di 
Fabrizio   Branciforti  pronipote,  alle   terre 
di  Butera  e  di  Occhiala^  ritenendosi  la  so- 
la Licodla.  Indi  Fabrizio  Branciforti  fu  ni 
Principe  di  Butera,  Cavaliere  del  Vello  di 
oro ,    ascritto    trai   Grandi  dì   Spagna ,  e 
molti  figli  generò  con  la  moglie  Caterina, 
Francesco  cioè  e  Giovanni,  non  che  Cate- 
rina, che  anche  lasciarono  figli;  Vincenzo, 
Pietro,  Filippo,  Dorotea,  Imara  ed  Isabella, 
donde   nessuna   prole   rimase.    Francesco 
morto  prima  del  padre  ebbesi  Margherita 
da  Giovanna  Austriaca.  Giovanni,  menata  in 
moglie  Giovanna  Branciforti  dei  Conti   di 
Raccuglia ,  generò   &ìbriele^  naturalmente 
scilinguato,  Giuseppe,  Agata  e  Caterina,  e 
mori  anche  prima  del  padre.  Da  Caterina 
finalmente,  terza  figliuola  di  Fabrizio,  e  da 
Niccolò  Placido  Branciforti  Conte  di  Raccu- 
glia e  Principe  di  Leonforte,  nacquero  Giu- 
seppe detto  secondo,  Francesco,  ed  altre 
cinque  femine.  Morto  Fabrizio  in  Morreale, 
e  sepolto  nel  Monastero  delle  Stimmate  in 
Palermo  fondato  dalla  figlia  Imara,  nac- 


478 


BU 


que  nel  1624  una  contesa  tra  Margherita 
Austriaca  flgliuola  di  Francesco,  e  Giuseppe 
primonalo  da  Giotanna ,  per  Buiera  e  le 
altre  Signorìe,  che  in  fine  talmente  fu  de- 
cisa, cedesse  Butera  a  Margherita,  Maza- 
rino  a  Giuseppe.  Quella  dunque  già  Signo^ 
ra  di  Hiiilello  per  dritto  ereditario  del  pa- 
dre, conseguita  Buiera  con  le  amplissime 
annesse  giurisdizioni,  lutto  trasferi  a  Fe- 
derico Colonna  cui  fece  suo  sposo;  il 
quale  figliuolo  al  Gran  Contestatbile,  fu  Prin- 
cipe di  Paliano,  dei  Grandi  di  Spagna,  e 
Tenuto  una  volta  da  Sicilia  nella  Catalogna 
supremo  Comandante  della  milizia,  rese 
Talorosamenle  al  Re  Filippo  quella  provin- 
cia, e  percosso  da  una  scheggia  di  un  colpo 
di  cannone,  sopravvenuta  la  febbre  si  mo- 
ri nel  1641.  Sopravvisse  Margherita  sino 
al  59^  anno,  e  morendo  in  Roma,  lasciò 
tutti  i  suoi  drilli  feudali  ai  Branciforti. 
Nacque  un  figlio  da  lei  e  da  Federico  in 
Militelio ,  cui  fu  imposto  nome  Antonino , 
ma  estinto  ancora  infante,  fu  quivi  stesso 
sotterrato  nel  tempio  di  S.  Benedetto.  In- 
sorta una  lite  dopo  la  morte  di  Margherita 
tra  Giuseppe  di  Mazarino  figlio  di  Giovanni, 
ed  un  altro  Giuseppe  Conte  di  Raccuglia 
nato  da  Caterina  ,  convennesi  finalmente  ; 
sotto  il  potere  di  quel  di  Mazarino  Buiera 
colle  altre  Signorie,  sotto  il  vero  dominio 
di  quel  di  Raccuglia  Pictraperzia  con  Bar- 
rafranca:  laonde  Giuseppe  nipote  di  Fa- 
brizio Branciforti  da  Giovanni,  nominato  iv 
Principe  dì  Buiera,  celebrate  prime  noz- 
ze con  Agata  Branciforti,  ebbe  Giovanni, 
Casimiro  e  Caterina,  che  perdette  ancor  in 
fasce:  contrasse  poi  seconde  nozze  nella 
Spagna  con  Antonia  de  Veras  nobile  donzel- 
la, che  i  supremi  Consiglieri  di  quel  Regno 
dissero  nulle  :  unitosi  perciò  in  terzo  letto 
a  Luigia  Moncada  Gaetani,  dei  Marchesi  di 
Sorlino ,  e  non  avutane  alcuna  prole ,  si 
mori  nel  1675,  e  rimase  erede  Agata  so- 
rella di  lui,  che  avevasi  avuto  in  marito  Fa- 
brizio Caraffa  Principe  di  Roccella ,  e  del 


BU 


S.  Romano  Impero ,  donde  erano  nati  Cirio 
Caraffa  e  Giulia  ;  per  testamento  di  Giusep- 
pe fu  detto   perciò  t  Principe  di  Buierm 
Carlo,  che  prese  in  moglie  IsabeUa  Avaloi 
di  letto  infecondo,  e  fu  colpito  da  morte  im- 
matura nel  1695.  Appena  raggiuBgerà  qual- 
cuno il  vero  merito  di  Carlo ,  e  nella  re- 
pubblica letteraria,  e  sui  popoli  soggetti, 
poiché  fermatosi  in  Mazarino,  quifi  ialea- 
tìssimo  agli  studii ,  avendo  ac^^uratameate 
riguardo  al  governo  dei  suoi,  lasciò  in  mo* 
numento  del  suo  ingegno  un  eèemplare  di 
orologii  a  sole  in  un  grosso  volume  agli  stu- 
denti di  matematica,  ed  ai  ministri  dei  Pria- 
cip!  una  norma  come  accoppiare  la  poli- 
tica coi  cattolici  dommi ,  ed  altre  opere  ; 
ristorò  alcuni  villaggi  di  sua  pertinenza  con- 
quassati dal  treinuoto  del  1695,  trasferì  Oco- 
la  in  sito  più  adatto,  rifece  chiese,  e  splen- 
dette per  esempii  di  magnanima  pietà.  6m- 
lia  sorella  di  Carlo  ebbesi  a  marito  Fabrizia 
Caraffa.  Principessa  dì  Butera  in  sesto  luoga 
dalla  morte  dei  fratello,  morendo  nel  170} 
chiamò  erede  Kiccola  Placido  Branciforti. 
Rato  questi  da  Francesco  secondogenito  di 
Kiccola  Placido  Conte  di  Raccuglia,  fu  pro- 
nipote di  Fabrizio  Branciforti  dalla  figliaob 
Caterina-  Francesco  fratello  di  Giuseppe  n, 
primo  Duca  di  S.  Lucia,  Cavaliere  di  S.Cìt- 
comò.  Pretore  di  Palermo,  dei  12  Pari  del 
Regao,  unito  in  prime  nozze  ad  Anna  Gi- 
tani, a  Dorotca  Valguarnera  in  seconde,  • 
finalmente  a  Beatrice  del  Carretto  dei  Coati 
diRagalmuto,  ebbesi  da  questa  terza  iKcco- 
la  Placido;  mori  nel  16S4.  Piccola  indi  pri- 
ma già  conseguite  le  Signorie  del  padre  • 
dello  zio  Giuseppe,  S.  Lucia,  Raccuglii, 
Leonforte,  e  Pietraperzia,  rifulse  tu  Pri^ 
cipe  di  Buiera,  Cavaliere  del  Vello  d*ere 
e  della  SS.  Annunziata,  uno  de*  Grandi  di 
Spagna,  supremo  Prefetto  della  eavaOerii 
di  Sicilia,  celebre  per  pietà  e  per  eostasi; 
generò  con  Stefania  Vcntimiglia  sua  eoa- 
sorte  sole  cinque  femine  ,   Caterina ,  li- 
rìanna,  Agata,  Beatrice ,  e  Maria  Roialìi . 


j 


179 


BU 


delle  qaali  diede  in  moglie  la  prima  ad 
Ereote  Michele  Branciforti^  e  morendo  di- 
chiarò erede  nei  1722.  Il  padre  di  Ercole 
fa  Girolamo  primo  Duca  Branciforli ,  di 
eoi  altrofe  diremo  ;  splende  oggi  quegli  trai 
Grandi  di  Spagna,  Cavaliere  di  S.  Gennaro, 
Saerelario  del  Re,  de*  12  Pari  del  Regno, 
e  fode  di  copiosa  prole:  prestantissimo 
per  ottimi  costumi,  grandezza  di  animo,  e 
piaceTOlesza;  dirò  di  Sakatore  suo  primo- 
genito dote  di  Pictraperzia.  Sórge  Bulera 
in  31*  57'  di  longit.  e  in  3r  8*  di  laU- 
tndine  (1). 

mmtmrm  (Flome  «II)  Vedi  Naufrìo. 

SatrmMo.  l^t.  Buiraidum  (V.  M.)  Ca- 
lale un  tempo  appartenente  a  Manfredi 
Colare  milite  sotto  Federico  II. 


CA 


(V.  H.)  Antica  città ,  di  cui  si 
ignora  il  sito.  Vien  menlo?ata  da  Diodoro 
nel  lib.  15,  in  descrivere  la  guerra  tra  Dio- 
nisio e  i  Cartaginesi ,  insieme  con  Cronio 

(1)  È  vn  Cornane  io  ProTincia  dì  GaltanissetU, 
lìitrclto  di  Terranofa*  diocesi  di  Piazza,  circoo- 
larìo  dì  Rìesì,  distante  S7  ni.  dal  capo-loogo  della 
FroTÌneia,  10  da  Terranofa,  10  da  Rìesi,  115  da 
hienDo,  7  dal  mare  africano.  Eraoe  la  popola- 
tÌM«  net  17M  di  4074  abitanti,  di  4364  nel  1831, 
•  iaalmente  di  4409  nella   fine   del   1852.  Coni- 
praiia  reatoBiione  territoriale  salme  16895,200, 
cioè  7,835  ÌB  giardini ,  30,731  in  orti  semplici , 
IfSSI  in  canneli,  5,478  in  pioppeti,  90,915  in  se* 
■iailorìi  alberati*  11529,970  in  seminatorii  sem- 
plici. 4115,436  io  pascoli,  10,632  io  oliteti,  470, 
tu  in  f igoeli  alberati,  5,889  in  ficheti  d*  India , 
IJIl  in  earnibbeti,  620,652  in  terreni  improdnt- 
Utì,  2,647  in  sooli  di  case,  4,978  in  camposanto. 
Isritano  attenziooe  i  pascoli  amenissimi  pel  be- 
aiaae,  il  grano.  Torio,  e  la  soda.  L*aria  fi  è  sanis- 
naia.  Nella  eootradaSoor  Marchese  nel  territorio 
è'  Intera  è  la  solfara  Magaloso  di   proprietà  del 
Csate  Tasca;  ooo  ò  soggetta  ad  inondazione ,  di- 
lli 14  ai.  dal  luogo  dello  imbarco  «   e  2  dai  ter- 
rtii  coltivati  ;  ne  ò  il  zolfo  di  3*  qoalità.  In  Bn- 
tara  é  tatallato  oo  talegrafo  corrispondentt  eoo 
Tamoova. 


CA 


che  oggi  è  il  monte  vicino  Sciacca  dette 
di  S.  Calogero  ;  stimo  perciò  esserne  stata 
Cabala  vicina. 

CaMiieadla  (T.  N.)  Casale  nel  terri- 
torio di  Erico  spettantesi  una  volta  a  JVie- 
coki  Abaie  nobilissimo  Signore  di  Sicilia, 
cui  succedette  il  figliuolo  Riccardo  dichia- 
rato nemico  dal  Re  Martino.  L'ottenne  poi 
Guglielmo  Bosco^  indi  i  Ruvoli  Barchino* 
nesì;  poi  i  Provcnzani,  i  CarafTa,  e  final- 
mente per  dritto  di  Anna  Caraffa,  Marcello 
Fisicaro,  Caraffa  e  Provensano. 

Canocsa  (V.  H.)  Zabul  dai  Saraceni,  og- 
gi Sambuca  {{). 

Caccaoiii.  Lat.  Caccabus.  Sic.  Caccama 
(V.  M.)  Città  ricca  ed  abbondante,  appresso 
Termini  Imcrese,  alle  radici  occidentali  del 
Monte  Euraco,  discosta  4  m.  dalla  spiaggia 
settentrionale;  ne  è  rattezza  polare  di  38% 
di  circa  3V  30*  la  longitudine:  dagli  ul- 
timi Greci  che  furono  in  Sicilia  si  disse 
Cucumum^  al  tempo  dei  Saraceni  Karcheè^ 
sotto  il  quale  nome  appare  nei  diplomi  dei 
Re  Normanni  ;  dicesi  altrimenti  Caecabe,  e 
nel  volgar  siciliano  Caccamu.  AfTerma  J'In- 
veges  essere  T  antica  Carlagine  Sicola  di 
che  fa  menzione  Stefano,  fondata  da  Amil- 
care Capitano  dei  Cartaginesi,  della  quale 
dirò  altrove.  Va  soggetta  oggi  al  Principe 
di  Calati,  Duca  di  Asti  o  di  CaccamOy  dalla 
nobile  famìglia  Amalo  ^  che  vi  sceglie  an- 
nui Magistrati,  vi  ha  drillo  di  spada,  e  prof- 
ferisce nel  Parlamento  il  xv  voto.  È  sotto-' 
messa  la  città  pegli  afTari  chiesiastici  allo 
Arcivescovo  di  Palermo,  intorno  ad  ammi- 
nistrazione di  Sacramenti  ali* Arciprete  re- 
sidente nella  Chiesa  maggiore.  Compren- 
desi  nella  Comarca  e  la  Prefettura  di  Ter- 
mini, e  somministra  75  fanti,  14  cavalli.  L*in- 
segna  della  città  è  oggidì  una  testa  di  cavai- 

(1)  Crede  il  Lello  sia  stato  no  casale  di  nome 
moresco*  dato  alla  Chiesa  di  Morreale  nel  1185  dal 
Re  Guglielmo  IL  opponendosi  al  Faiéllo,  che  ere- 
dettelo  col  nostro  autore  la  terra  detta  oggi  da 
noi  Samboca. 


180 


CA 


lo,  eoi  Trisceìon,  ossia  il  simbolo  della  Sici- 
lia ;  era  an  tempo  un  pajuolo,  cioè  un  vaso 
di  bronzo  sovrapposto  ad  un  tripode ,  detto 
dai  Greci  KARABH  ;  donde  ne  venne  il  no- 
me ;  quantunque  non  manchin  di  coloro  che 
deducono  F  etimologia  dal  notissimo  canto 
delle  pernici. 

Siede  tutta  verso  Scirocco  in  una  rupe, 
la  di  cui  parte  superiore  che  rappresenta 
una  testa  di  cavallo,  verso  Occidente  inac- 
cessibile ed  ardua  ,  sostiene  una  rocca 
munita  di  mura  e  di  torri ,  che  mostrando 
generale  antichità,  è  credula  dalFlnveges 
opera  dei  Cartaginesi.  Apresi  una  piazza 
ncir interno  di  essa,  doY*è  una  Chiesa  de- 
dicata air  Immacolata  Concezione;  hannovi 
poi  di  grandi  sale  ad  albergar  comoda- 
mente i  Signori,  stalle,  granai,  cisterne, 
carceri.  Un  piccolo  ingresso  che  ha  verso 
Aquilone  ammette  gli  abitanti  di  Terra 
vecchia:  Terra  vecchia  è  una  parte  della 
città  intorno  alla  rocca,  chiusa  da  mura, 
con  quattro  porte  ;  vi  è  il  tempie  princi- 
pale verso  Oriente,  di  antichissima  fonda- 
zione, del  titolo  di  S.  Giorgio  Martire,  più 
magniGcamente  ristorato  nel  principio  dello 
scorso  secolo,  a  pubbliche  spese;  conservasi 
in  una  cappella  una  statua  di  marmo  della 
B.  Vergine  della  Grazia  avuta  in  culto 
principale.  È  congiunto  Rabbato  alla  Terra 
vecchia,  o  un  sobborgo,  oggi  altra  parte 
che  appellata  da  una  Chiesa,  di  S.  Bar- 
tolomeo, comprende  un  convento  di  frati 
minori  del  titolo  di  S.  Margherita,  fondato 
nel  1407  per  opera  di  Niccola  di  Prades^ 
r  ospedale  di  S.  Spirito,  il  monte  di  Pietà, 
e  la  compagnia  dei  Bianchi  :  oravi  un  tem- 
po il  monastero  di  S.  Chiara  oggi  mi- 
nato. Piii  giù  Terranova  3*  parte  della 
città,  anche  detta  Brancica,  presenta  il 
tempio  di  S.  Maria  Annunziata  a  preferenza 
delle  altre  chiese  elegante ,  dove  si  am- 
ministrano i  sacramenti  alla  gente ,  non 
•he  uu  Monastero  di  monache  Benedettine, 
titolato  di  S.  Maria  della  Mensa,  che  som- 


CA 


mamente  risplende  trasferito  dal  saburbai» 
territorio,  ed  ha  unito  il  convento  dell'or- 
dine di  S.  Domenico  eretto  una  volta  nella 
Chiesa  di  S.  Maria  della  Concordia.  Ta  ador- 
na altresì  d*  insigne  monastero  di  S.  lana 
degli  Angeli  dei  frali  predicatori,  fondalo 
dal  B.  Giovanni  Liccio  nel  1586 ,  e  reso 
più  nobile  per  la  sua  dimora  ;  e  di  non 
angusto  reclusorio  di  donzelle.  La  4*  parte 
della  città  nei  luogo  11  più  elevato  della 
Curcuraccio  e  Terranova  superiore,  è  ador- 
na dei  tempii   principali  di  S.  Midiele  e 
di  S.  Biagio;  altre  minori  e  decenti  Gbiese 
sorgono  in  ciascuna  delle  altre  parti,  come 
anche  graziose  ed  eleganti  case  di  privali 
cittadini.  Fuori  della  città  vi  ha  il  tempio  A' 
S.  Nicasio  Martire,  della  legione  dei  Tebei, 
con  precipuo  culto  frequentato,  cui  dal  1S74 
era  unito  il  convento  di  S.  Caterina  dei 
P.  Carmelitani)  oggi  diroccalo.  Su  di  un  pof- 
getto  amenissimo  fuori  il  *  paese  vedesi  il 
Convento  dei  Minori  Cappuccini,  eretto  Taa- 
no  1589,  e  nel  territorio  della  Scala  qadto 
di  S.  Maria  delF  Ajulo  dei  fraU  Eremiti  di 
S.  Agostino  della  riforma  Centuripina ,  h 
cui  origine  monta  al  1568,  e  non  ulIiflM 
splende  fra  gli  altri  dellisola. 

Le  quattro  descritte  parti  della  città  coa- 
prcndonsi  in  un  circuito  di  circa  tre  miglii; 
contengono  1159  case,  ed  abitanti  5712, 
giusta  r ultimo  censo,  sebbene  se  ne  leg- 
gessero maggior  numero  descritti;  iap^ 
rocche  nel  censo  dell*  Imperatore  Carlo  leg- 
gonsi  case  1406,  abitanti  7289,  e  ciò  ad 
1595.  IVel  seguente  secolo  eran  le  easi 
2192,  ed  8324  gli  abitanti.  Inveges  lad* 
mente  afTerma,  sotto  Filiberto  di  Sif^^ 
essere  state  le  case  2524,  e  1000  gli  abi- 
tanti* 

Vastissimo  è  il  territorio  di  CaecaM» 
stendendosi  per  50  miglia  circa  tailorti 
airEuraco  ed  al  colle  di  Cani.  Compreip 
deva  i  priorati  dell* ordine  di  S.  Benedetti, 
di  S.  Piccola  de  Remora,  e  di  S.  Maria  della 
Nuova ,  dei  quali  la  storia  ho  descritti 


181 


CA 

lastiche  notiiie.  RacchiudeTa  12 
linati  dairinveges,  ma  di  questi 
esiste,  se  non  sotto  il  nome  di 

ondità  ed  abbondanza  di  tini  e 
Ito  a  pocbi  è  secondo,  per  cui 
omo  Adria,  essere  Caccamo  una 
a  sita  su  di  un  colle,  di  ricchezze 

di  tino  abbondante ,  ed  a  cui 
nea  ai  bisogni  della  tita.  Da- 
aura,  sotto  la  Torre  di  Piciarone 
licello  abbondantissimo  di  acqua, 
»  utile  ai  cittadini  ed  alle  vicine 
igando  i  frutteti,  gli  orli,  ed  ogni 
ura;  le  varie  vene  che  dalle  terre 
ne  accrescono  Tuberia  loro  na- 
elcbre  ponte  ne  unisce  le  ripe 
litlà,  che  Manfredi  di  Chiaranionte 
questo  nome  dedicò  alla  Vergine, 
a  un'iscrizione. 

giorno  soggetta  alla  diocesi  del 
Il  Girgenti,  e  Caccnmo  e  Broc- 
lavano  la  vi  delle  prebende  dei 
di  quella  Chiesa.  Il  Re  Guglielmo 
ignò  a  quel  Vescovo  1250  tari, 
e  di  frumento,  e  138  dì  orzo,  sui 
a  Dogana  di  Girgenli.  Per  lo  spi- 
a  soggetta  al  Vescovo  di  Palermo, 
ostui  conceduto  avea  Corleone  alla 

Morreale.  Prima  di  Guglielmo, 
a  Invcges  essere  stato  Signore  di 
nel  1094,  Goffredo  Segeyo,  e  Ade- 
lie di  lui.  I\el  1150  r  ottenne  Mal- 
Ilo.  Guglielmo  concessela  poi  al 
ìiotanni  Lavardino,  il  quale  mal- 
i  sudditi,  fu  spogliato  di  quel  do- 
^acciato  dalla  Sicilia.  Nei  1203 , 
piore  di  Caccamo  Paolo  Cicala  ^ 
icora  Conte  di  CoUesano  e  Con- 
del  regno  ;  e  morto  senza  erede, 
I  Re  di  Sicilia  assegnoUa  alla 

Palermo  nel  1215 ,  dandola  a 

de  Castago  Arcivescovo,  da  cui 
incesi,  venne  in  mano  di  Fulcone 
0  figlio  di  Riccardo,  Vicario  di  Carlo 


CA 


d*Angiò  in  Sicilia,  verso  il  1260  :  il  figlio 
di  lui  PorriHo  generò  Sanda  maritata  a 
Galasso  Estendardo,  il  quale  per  dritto 
della  moglie  divenne  Signore  di  Caccamo 
e  di  Gagliano,  e  ne  rimase  in  possesso  sino 
airespulsione  dei  Francesi  dairisola,  quan- 
do Caccamo  incrudelì  più  degli  altri  paesi 
contro  i  Francesi,  come  leggesi  nelle  sto- 
rie. Nei  tempi  avanti  gli  Aragonesi ,  rin- 
vengo aver  ceduto  Caccamo  a  Federico 
Prefoglio,  cui  succedette  la  figliuola  Mar- 
chisia  moglie  di  Federico  di  Chiaramonte, 
cui  intanto  il  primogenito  Manfredi  Conte 
di  Modica  e  Signore  di  Ragusa.  Soggiacque 
di  tanto  in  tanto  in  quel  tempo  alle  incur- 
sioni dei  Francesi,  e  principalmente  nel 
1302,  quando  oppressa  da  durissimo  asse- 
dio, seppe  difendersi  per  la  fermezza  delle 
mura  dagli  impulsi  dei  nemici ,  ed  impe- 
dirne la  incominciata  foga-  Proseguendo  poi 
rinveges  nella  sua  storia  di  Caccamo  la 
serie  dei  Chiaramontani ,  fa  menzione  di 
Giovanni  figliuol  di  Manfredi  e  di  Isabella 
Mosca,  e  di  Manfredi  ii  figlio  del  vecchio 
Giovanni,  per  privilegio  di  Federico  II  ap- 
pellato Conte  di  Chiaramonle  o  di  Cacca- 
mo; poichèii  giovane  Giovanni  offese  Tanimo 
del  Re,  come  ci  abbiamo  nelle  storie,  e  de- 
cadde dai  beni;  venne  dato  allora  Caccamo 
a  Manfredi,  con  legge  che  abolito  T  an- 
tico nome,  d* allora  in  poi  si  fosse  detta 
la  città  Chiaramonte.  Da  Manfredi  e  da 
Mattea  Aragona  nacque  Simofie  poi  marito 
a  Venezia  Palici,  e  morto  senza«  prole  nel 
1356,  nemico  al  Re  Martino,  r infante  Fe- 
derico divenne  in  sua  vece  Conte  di  ChiO' 
ramante  o  di  Caccamo,  che  assunto  al  re- 
gno dopo  cinque  anni,  investi  del  contado 
di  Caccamo  Giovanni  in  figliuolo  di  Er- 
rico di  Chiaramonte ,  nipote  del  vecchio 
Giovanni.  Da  lui  e  da  Isabella  Ventimiglia 
la  primogenita  Costanza  non  consegui  CaC' 
eamOj  che  il  medesimo  Federico  accordò 
a  Manfredi  in  figlio  di  Giovanni,  da  letto 
illegittimo,  come  stima  Tlnvegcs;  e  gH 


182 


CA 


annali  registrano  ampiamente  le  egregie 
imprese  di  lui ,  che  fu  altresì  Ammiraglio 
di  Sicilia.  Da  questo  ed  Eufemia  Ventimi- 
glia  nacque  Andrea ,  molto  illustre  pari- 
menti nei  medesimi  annali.  Dopo  la  di  co- 
stui caduta,  il  Re  Martino  stabili  Conte  di 
Cuccamo  Gueraldo  QueraU  catalano,  suo 
segretario ,  contro  di  cui  presero  le  armi 
i  Caccamesi  ;  non  mancarono  di  assalire  il 
presidio  della  rocca,  ma  ricomposte  le  cose, 
impetrarono  perdono  dal  Re  ;  ritolti  dal  do- 
minio di  Gerardo  ?cngon  segnali  in  prima 
della  Jte^ta  Corona  e  del  Demanio^  poi 
ottengono  con  diploma  di  Catania  del  19 
marzo  1396,  non  potere  in  alcun  tempo 
Tenir  di  nuovo  la  città  alienata  o  conce- 
duta ai  Baroni;  ed  allora  Antonio  Paolillo 
fien  costituito  a  nome  del  Re  Prefetto  di 
Caccamo:  ma  tutto  ciò  non  ebbesi  effetto 
di  sorta,  poiché  trascorsi  appena  nove  me- 
si, Giacomo  de  Prades  di  regio  sangue 
ed  Ammiraglio  di  Sicilia,  fu  detto  Conte  di 
Caccamo;  imperocché  delusi  di  nuovo  i  cit- 
tadini dalle  furberie  di  Errico  di  Chiara- 
monte,  insorsero  temerariamente  contro  il 
Re.  Fu  commesso  a  Giacomo  V  incarico  di 
sottometterli,  al  che  con  ogni  diligenza  si 
diede,  sebbene  lungo  sia  stato  l'assedio 
per  la  fortezza  del  luogo ,  e  la  somma  re- 
sistenza dei  cittadini.  Ha  assoluta  Cacca" 
mo  altresì  da  fellonia  siffatta,  segnata  nel 
P.arlamento  di  Siracusa  tra  le  Signorie  Baro- 
nali, fu  data  a  NoUo  Moncada^  poi  a  Giaco- 
mo Prades,  il  quale  fondò  il  Convento  dei 
Hinori  presso  la  Chiesa  di  S.  Margherita 
nel  1407,  e  mori  onusto  di  onori,  lasciata 
bambina,  da  Eleonora  Venlimiglia^  Violan- 
tOy  che  data  In  moglie  a  Giovanni  Ber^ 
nardo  di  Cabrerà  Conte  di  Modica,  porto- 
gli Caccamo,  CalataGmi  ed  Alcamo.  Dirò 
altrove^  quando  di  Modica,  dei  Cabrerà  e 
degli  Henriquez,  che  poi  furon  Signori  di 
Caccamo  Giovanni  Àlfonzo  Y  degli  Henri- 
quel  concedettelo  per  48000  onze  a  Fi" 
lippa  AmalOj  da  cui  nacque  Antonino ^  don- 


CA 


de  Andrea,  il  di  cui  flglioola  Filippo  in- 
tonino,  oggi  é  vivente;  di  tutti  i  quali  dire 
di  nuovo,  e  più  in  copia  quando  a  GalfJ 
verremo. 

Tratta  l'Inveges  degli  uomini  più  iDa- 
stri  di  Caccamo  nel  lib.  3,  cap.  5,  dove  h 
menzione  in  primo  luogo  di  S.  TeocUsto  Aba- 
te dal  Greco  Menologio,  dal  Gaetanl,  e  dal 
Ferreri.  In  SicUia  nel  ManaHero  di  Clh 
cumo,  di  S.  Teoctiéto  Abate;  fiori  nell^aa- 
no  830  di  Cristo,  illustrò  1*  ordine  di  S.  Ba- 
silio, e  visse  forse  nel  Monistero  di  S.  Ri- 
colò de  Remore,  che  sorgeva  un  tempo  fuori 
Caccamo,  nel  territorio  del  medesimo  nome, 
ed  esisteva  sotto  i  Normanni.  Con  molti  ar- 
gomenti  dimostra  intanto  l'Inveges  venir 
Caccamo,  sotto  il  nome  di  Cueiifiio.  È  il 
secondo  ornamento  di  questa  serie  il  B. 
Giovanni  Liccio  dell* ordine  dei  Predicatori, 
la  di  cui  festa  celebra  da  poco  tempo  la 
Chiesa  di  Sicilia^  per  decreto  del  Romano 
Ponteflce,    e   con    ufficio    proprio.   Fab> 
bricò  nella  patria  sua  il  Convento  di  S. 
Maria  degli  Angeli,  ed  altri  in  Tarii  luoghi 
riformò  ristorando,  e  rese  più  illustri  coi 
santissimi  esempii  di  vita;  onorato  da  Bia 
di  maravigliosi  prodìgii,  si  addormentò  il 
Lui  in  Caccamo,   dove    oggi   si  veaera* 
no  le  sue  spoglie.  Fiorì  nel  secolo  iv.  An- 
tonio Biagio  Canonico  della  Chiesa  di  Pa- 
lermo, Abate  di  S.  Anastasio  di  Castelboona, 
ornato  di  incorrotti  costumi  e  di  felidA 
di  ingegno;  dopoché  si  versò  nelle  lelien 
belle  nella  Accademia  Salernitana,  prM 
ad  istituire  in  Palermo  i  figli  del  Tleeri 
Ferrante  Gonsaga,  cui  segui  fuori  Sicilia, 
e  per  molti  anni  fu  compagno;  molti  M- 
numenti  di  sua  dottrina  enumerati  dal  Isa* 
gitore  fé'  di  pubblica  ragione  :  redace  ia 
patria,  ivi  a  sante  opere  intento  non  iM 
Yolta  rifiutò  umilmente  il  TescoTato,  ed  al* 
tese  intrepido  la  morte  nell'età  di  più  A 
sessantanni  nel  1572.  Filippo  Fase, i^ili 
di  Antonio,  famigliare  di  Francesco  Cai# 
nal  di  Rebibba,  eletto  Vescovo  di  GrigiaM 


I 

il 


\ 


183 


CA 


noi  Regno  di  Napoli,  pret^nuto  dalla  morte 
non  consegui  tal  dignità.  11  Sacerdote  Bar- 
tolomeo Amico,  le  di  cui  opere  esimie  di 
tirlb  registra  in  buona  copia  il  suUodato 
Infeges;  fiorì  per  non  ?oÌgare  scienza,  spro- 
nato in  Roma  negli  studi  dell*  esempio  di 
S.  Lnigi  Gonzaga,  e  dalie  ammonizioni  di 
S.  Filippo  Neri,  cui  commise  i  secreti  di 
sua  coscienza,  ritornato  in  Caccamo  si  die- 
de a  Ulti' nomo  insìno  alla  vecchiaia  a  ri- 
formare i  costumi  dei  cittadini;  morì  otto- 
genarìo  santamente  nel  1644-,  onorato  pei 
mentì  di  nobile  sepolcrale  epìgrnre.  Andrea 
Sottile,  di  cui  rimane  repitaflio  nella  Chiesa 
del  Seminario  dei  Chierici  di  Palermo,  di 
cui  per  più  di  30  anni  incaricato,  fu  tipo 
ed  autore  di  pietosa  disciplina;  vi  ebbe 
sopra  1200  testimoni  di  angelica  purezza^ 
di  pastorale  sollecitudine,  sommessione, 
tolleranza,  e  di  altre  virtù;  e  questi  giova- 
netti in  ogni  genere  di  pietà  col  labbro  e 
coi  fatti  seppe  informare  :  piuttosto  mutò 
la  vita  anziché  perderla  in  Palermo  nel 
1646.  Felice  Henriquez  di  Cabrerà,  appel- 
lata Anna  nel  secolo ,  professa  del  mona- 
stero di  Caccamo,  dedita  sommamente  alla 
contemplazione,  amantissima  della  Divina 
lactristia  e  della  Vergine  Madre  ,  dalla 
<iaile  venne  visibilmente  sanata  da  un  tre- 
iseado  apostema  apparsole;  ricolma  di  me- 
riti e  di  eroiche  virtù,  sul  fior  dei  giorni, 
Ba  già  matura  pel  cielo,  dormi  nel  Signore 
ad  1615,  in  vita  ed  in  morte  onorata  da 
Uidi  prodigi.  Fulgenzio  deir  ordine  degli 
keaùA  di  S.  Agostino  della  Centuripina 
iferma,  cui  presiedette  Vicario  Generale, 
frisse  la  vita  di  Andrea  Guasto.  Giorgio 
^accarino,  ascritto  al  Collegio  Canonico  dei 
^.  Cobo  e  Giuliano  in  Roma,  vien  com- 
mendato dal  Mongitore  per  gravi  dottrine. 
Ciadnto  Ciaccio  Sacerdote  dell'  Oratorio  di 
^Uemio,  per  dottrina  ed  erudizione  pre- 
HiBle,  mentovato  dal  medesimo  Mongitore. 
Giordano  Faso  detto  di  S.  Vincenzo,  degli 
Afoaliaiaoi  riformati^  Teologo  ed  esimio  pr«- 


CA 


dicatore,  di  cui  Mongitore  neir  appendice 
fa  ricordanza  (1). 

(1)  Oggi  Caccamo  ò  an  capo-circondario  di  9* 
classe,  in  provincia  e  diocesi  di  Palermo  da  cai 
dista  SS  m.,  distretto  di  Termini  donde  4  m.,  ed 
altrettaoti  dal  mare.  La  città  nello  spirituale  è  go- 
Teroata  da  on  Arciprete,  che  presiede  alla  nuova 
rcYerenda  Collegiata  di  IS  Caoouici  e  18  Bene- 
ficiali, ed  oltre  pinguissime  prebende  esige  per 
consuetudine  la  decima  in  frumenti  per  tutto  il 
territorio.  Aggiungiamo  al  recato  dall'autore  un 
Collegio  di  Mari*  ad  educazioue  delle  ragazze,  da 
pochi  anni  introdotto,  un  Albergo  di  poveri ,  e 
la  casa  o?e  uacque  il  B.  Giovanni  Lìccio  mento- 
vato nel  testo,  mutata  iu  Chieda  nel  tSIS.  Ha 
due  mercati  annuali ,  uno  nell'  aprile  per  S. 
Giorgio,  r altro  per  l'ultima  domenica  di  Agosto 
per  la  festa  di  S.  Nicasio  altro  protettore  della 
Comune,  nato  in  Trapani  dalla  famiglia  Borgio, 
e  che  militando  in  fiarberia  da  Cavaliere  Geroso- 
limitano, Tu  per  la  fede  ucciso.  Le  fabbriche  del 
castello,  delle  primarie  Chiese,  e  di  qualche  casa 
particolare,  sono  costrutte  a  calce,  ma  nel  gene- 
rale a  gesso,  per  la  qual  cosa  assai  soggette  al- 
l'umido ed  alla  mina.  Circa  a  pubblica  ittruziono 
si  dà  nelle  cosi  dette  scuole  normali  la  bassa  ed 
alta  grammatica,  la  umanità  e  la  rettorica,  lotto 
a  peso  della  Comune.  La  filosofia  e  la  teologia 
dovrebbero  darsi  dai  Domenicani,  e  dai  Conven- 
tuali, che  a  Cai*  uopo  ricevettero  dai  trapassati  fon- 
datori delle  assegnazioni.  Ingenerale  poche  famiglie 
sono  ricche^  ma  nel  tutto  la  popolazione  vive  in 
agiatezza- 
li  sito  alpestre  ed  elevato  rende  Tarla  pura,  ma 
fredda;  scarsa  è  però  T  acqua,  onde  una  pubblica 
deputazione  soprainlende  agi*  immensi  stagnoni , 
per  uso  non  solo  degli  abitanti  «  ma  anche  del 
bestiame  da  stalla.  La  parte  del  territorio  che 
forma  il  lido  del  mare,  giunge  al  Capo  Grosso,  do- 
y'è  una  torre  di  segnale,  con  telegrafo.  Trovansi 
diaspri,  agate,  e  marmi  diversi ,  e  più  anche  del 
porfido  detto  di  Darazzo,  ed  estraordinario;  sor- 
prendenti ne  sono  anche  i  berilli,  o  cristalli  di 
rocca;  ne  ò  in  pregio  altresì  la  terra  alcalina  as- 
sai stimata  per  Le  purgazioni.  Ci  hanno  dei  belli 
minerali,  come  il  piombo  e  lo  allume  che  con 
poca  fatica  raccogliesi:  credesi  eziandio  che  racchiv- 
da  quella  terra  delle  miniere  di  argento  e  di  ferro 
al  dir  degli  antichi,  ma  non  sono  a  nostra  cogni- 
zione. Contava  Caccamo  nel  1798  una  popolazione 
di  64S4,  di  6063  nel  1831,  e  finalmente  di  7054 
nello  scorcio  del  1859.  Gomprendeaene  il  territo- 


i84 


CA 


Caelpari.  Lai.  Cacypariè.  Sic.  Cacipari 
(V.  IV.)  Fiume  e  rocca,  oggi  Cassibili,  e 
Yhasibilis  sotlo  ì  Saraceni,  tra  Siracusa  e 
Pachino,  discosto  12  m.  da  quella  cillà,  o 
tragillasi  a  piedi,  nella  via  donde  si  va  a 
Noto.  Prende  origine  sotto  Palazzolo  a  3  ni. 
Terso  Scirocco ,  dal  fonte  Baule ,  ed  in- 
grossato da  altri  rivi  formati  dalle  fonti 
deir  Anillo ,  dell*  Arco ,  di  Baidone  ,  e  di 
Bella,  usurpa  il  nome  di  Magnisi.  Dividendo 
poi  una  gran  valle,  detta  dai  Siciliani  Ca- 
vagrande,  viene  accresciuto  da  altre  fonti 
che  in  essa  scaturiscono.  Lasciandosi  indi 
a  mancina  tra  scoscendimenti  di  montagne 
la  rocca  Cassibili^  da  cui  prende  il  nome, 

rio  in  salme  10359,055,  cioè  23,397  in  giardini, 
1,651  io  canneti,  310,817  in  seminatorii  albe- 
rati, 7158,191  in  seminatorii  semplici,  1850,687 
in  pascoli,  59,758  in  vigneti  alberati,  323,817  iu 
vigneti  semplici,  113,334  in  somroaccheli,  28,230 
io  ficheti  d* India,  2,220  in  ficheti  d'India  ed  al- 
tro, 177,379  in  alberi  misti,  307,250  in  boscate, 
2,505  in  suoli  di  case;  ò  fertile,  variato  nel  suolo« 
e  perciò  in  ogni  anno  sono  ubertosissimi  i  pro- 
dotti, e  non  mai  si  conta  un'assolata  cattiva  rac- 
colta. Vi  sono  anche  molte  sorgive,  parte  salse,  e 
parte  zolfuree,  che  lasciansi,  non  mettendole  a  pro- 
fitto, né  per  risaje,  coltooerie,  né  per  ortaglie. 

Decorò  la  cillà  dei  suoi  natali  nel  17...  suor 
Febronia  Ansatone,  ritiratasi  nel  ritiro  di  terzine 
francescane,  a  vivervi  una  pacifica  e  santa  vita, 
donde  poi  si  trasferì  nel  R.  monastero  di  S. 
Chiara  in  Palermo,  ove  con  gran  fama  dei  mira- 
coli operati,  rese  in  grembo  al  Signore  lo  spirito: 
venne  dall'Arcivescovo  dichiarata  Venerabile,  e  il 
•00  processo  è  in  sacra  ruota  in  Roma.  Nel  Par- 
lamento del  1812  Giuseppe  Amato  godente  di  pia 
Yoci  in  quell'assemblea,  fu  uno  di  quei  generosi 
che  volontariamente  si  dispogliarono  della  feuda- 
lità di  Sicilia,  chejure  sanguinii  si  avevano,  quali 
rappresentanti  i  commilitoni  del  Conte  Ruggiero. 
Mori  questo  nel  di  13  gennaio  1813  e  gli  succe- 
dette Giuseppe  de  Spucches  ed  Amato  duca  di  S. 
Stefano  di  Briga,  il  quale  fu  succeduto  a  3  agosto 
1823  dal  prestaulissimOiAnfom'no  de  Spuechei  e  Bra^ 
neoli,  di  svariate  cariche  ed  ordini  insignito,  pa- 
dre a  Giuseppe  de  Spucches  e  Rufib  Principe  di 
Gelati  di  lucidissimo  ingegno,  conoscitore  profondo 
dellegreche  lettere,  brillautissìmo  nella  poesia,  e  che 
molti  lavori  pubblicò^  di  grande  onore  alla  Sicilia. 


( 


CA 


scaricasi  dopo  un  miglio  Del  mare  Jooio, 
tra  le  foci  del  fiume  Miranda  o  Erineo,  ed 
il  piccolo  capo  appellato  Galera  in  fema- 
colo,  cui  succede  a  Settentrione  la  cala  di 
Fonie  BianeOj  poi  il  promontorio  Lango^ 
ossia  Ongia,  È  menzione  del  Caeipan 
nel  lib.  7  di  Tucidide ,  dove  descrife  il 
viaggio  dell*  esercito  Ateniese  da  un* alta 
rupe  verso  Pachino:  sul  far  dMalba 
pervennero  al  mare,  caedarouMi  iieUa 
tia  Elorina^  e  pervenuti  al  fiume  Cad' 
pari  ascesero  nell*  interno  ^  e  colà  dateci 
fiume  si  viene,  malmenarono  le  scoUe  dei 
Siracusani j  che  assiepavan  la  via  di  for- 
tificazioni  e  di  ripari;  respinii  fueitf 
tuitavolta,  passarono  il  fiume.  Rimangono 
oggigiorno  appresso  Cavagrande  vestigia 
di  acquidolli,  pei  quali  esportavansl  le  acqoe 
delltt  Cava,  ed  in  parte  quelle  del  Cadip&ri, 
nel  territorio  Siracusano.  Vedi  intorno  alla 
rocca  la  voce  Cassibile  (1). 

caciro.  Lat.  Cacyrum  (V.  If .)  Antica  dllà 
di  cui  Cluverio  nel  lib.  2;  nel  mederims 
trailo,  cioè  a  15  m.  da  Siracusa,  verso  Oc- 
cidente, oggi  sorge  Cassare  in^olgare^f' 
pellazione.  Won  è  dubbio  sia  slata  dtM 
KAXTPON,  Cacyrum,  da  Tolomeo,  dotds 
gli  abitanti  venner  delti  Cacyrini,  fàs 
leggonsi  Cacirini  nel  lib.  3 ,  cap.  S  M 
Plinio.  Ha  il  paesello  Cassaro  è  di  dom 
recente,  né  nel  suo  territorio  scorgonsi  tifi 
vesligia  di  antica  abitazione,  che  si  av1€^ 
tono  esservi  slato  un  tempo  Cadrò.  Forsi 
furon  di  Cadrò  quei  ruderi  di  anlichisB- 
mo  minalo  villaggio  esistente  presso  la* 
scemi ,  come  notai  di  sopra,  ed  appellili 


(1)  Nel  fendo  sito  presso  il  fiome  da  cai  pmJt 
il  nome,  sono  sovra  un'altura  degli  «Taaii  di  IUb>      ^ 
bricati;  vi  si  scopri  un  bagno  nel  1771  dal  Cmfs  _  ' 
Gaetani,  con  delle  stufe,  e  stame  oraatt  di  liiift 
di  marmo  di  yarìo  colore,  dove  si  riofaMt  •> 
meizo  busto  ed  un  basso  rilievo  di  ceeetlcalib*  P^ 
Toro,  che  si  conserTaoo  nel  Momo  Borboaictìi 
Napoli. 

Non  fo  il  perchè  venne  ricoperto  di  lena» 


185 


CA 


dagli  abitanti  Casale!  non  oso  affermare 
se  sia  sorta  Caciro  nel  territorio  siracusano, 
ma  nulla  ci  yieta  congetturarlo. 

CaAanu  Lat.  Chadara  (V.  N.) Rocca,  al- 
trimenti Cadrà  e  Yìiodra,  da  altri  Idra. 

CadlMlmo.  Lat.  Cadisrimum  (V.  N.) 
Casale  di  cui  si  dice  nel  censo  del  Re  Mar- 
tino, essersi  appartenuto  nell'anno  1408  a 
Gugliehno  Baira^  i  di  cui  eredi  falsamente 
ogfi  appellati  dal  volgo  eredi  di  Borgia  , 
fivenli  splendidamente  in  Siracusa  trai  pa- 
trizi, diconsi  Signori  del  Casale,  e  possie- 
dono oggidì  deserto  il  territorio,  e  scarso 
di  abitanti. 

Cadrà  (T.  R.)  Altrimenti  Kadra  e  Yadra. 
Castello  distante  un  mezzo  miglio  da  Fran- 
eofonte,  per  yalie  intermedia;  famoso  un 
tempo,  minato  oggi  per  tremuoti.  Dicesi 
anche  Idra. 

Cala.  Lai.  Chalae  (V.  W.)  Refvgio  di 
Caia  nell*  itinerario  Romano,  per  fermo  di 
sito  incerto,  creduto  pure  da  alcuni  nella 
ìaile  di  Roto. 
Calaaaiirna.  Tedi  Yenlimiglia. 
Calamonacl.  Lat. ^Ca(amonactim.  Sic. 
Cilamonaci  (V.  M.)  Casale  mentovato  si  nel 
registro  del  Re  Federico ,  sotto  Bemar- 
iù  Integes,  che  in  quel  di  Martino  del 
iU6,  di  dritto  di  Giovcmni  Imeges.  Oggi 
è  un  Tillaggetto  nella  diocesi  di  Girgenti , 
t  la  comarca  di  Sciacca,  con  una  Chiesa 
parrocchiale  dedicata  a  S.  Vincenzo,  con 
BB  Arciprete  che  ha  cura  delle  anime ,  e 
Kgge  altre  due  Chiese.  Vi  furono  da  gran 
tempo  i  Carmelitani,  ma  poi  T abbandona- 
tilo. L' origine  sua  0  il  ristauro  non  sor- 
passa i  primordiì  del  secolo  xvii,  poiché 
il  casale  per  molti  anni  non  era  più.  Con- 
hofisi  oggigiorno  226  case,  989  abitanti, 
ehenel  1713  erano  6U,  e  nel  1632  136  le 
case,  669  gli  abitanti,  sebbene  il  Pirri,  che 
scrisse  nel  medesimo  tempo,  assai  minore 
lumero  ne  accenni.  Il  territorio  di  Cala- 
monaci  ferace  in  biade  e  confinante  con 
quel  di  Caltibellotta ,   è  fecondato  dalle 


CA 


acque  del  fiume  Isburo,  in  cui  scarica  i  suoi 
ruscelli.  Piantato  allresl  a  vigneti ,  or- 
taggi e  spessi  albereti ,  somministra  agli 
abitanti  ogni  comodo  della  vita,  e  final- 
mente ameno  in  .pasture  accresce  gli  ar- 
menti e  le  greggio.  L'ottenne  il  primo  dal 
Re  Giacomo  Berengario  Villaraul  Conte  di 
Caltabellolta ,  ma  abbandonata  questo  la 
Sicilia,  pervenne  per  beneficenza  di  Fede- 
rico li  a  Berengario  de  Spucches ,  la  di 
cui  figliuola  Antonia  prese  in  moglie,  Ber^ 
nardo  Inveges  nobile  di  Sciacca,  donde 
Periconio,  da  cui  Amato  sommamente  caro 
al  Re  Martino:  gli  succedettero  Giovanni 
e  Gugliehno,  che  conseguirono  Reribaida 
per  dritto  della  madre  Serena.  Estinti  gli 
eredi  di  Giovanni,  Margherita  figliuola  di 
Guglielmo  divenne  Signora  di  Calamonaci 
e  di  Reribaida ,  da  cui  ed  il  marito  GiO" 
vanni  Ferreri  de  Marinis  nacque  MelcMor, 
cui  fu  superstite  Giovannella  sposa  a  Pie- 
tro di  Sabia,  e  questo  morto,  a  Bernar- 
dino di  Termini  verso  il  1600 ,  donde 
nacque  Antonio;  da  lui  Bernardino  ii,  ma-- 
rito  a  Zenobia  Rologna,  cui  fu  figlio  Ttn- 
cenzo  Maria  primo  Principe  di  Castelter- 
mini  nel  1630,  e  primo  fondatore  altresì 
di  Calamonaci,  verso  1  principìi  del  me- 
desimo secolo.  In  quel  tempo  Francesco 
Marchese  di  Montaperto,  divenne  Signore 
di  Calamonaci  per  dritto  della  moglie 
Melchiorra  de  Spucches:  crebbe  il  loro 
figlio  Niccola  Giuseppe  Principe  di  Raffa- 
dale^  i  di  cui  successori  daremo  in  appresso 
parlando  di  Raffadale  (1). 

(1^  £  un  comune  io  provincia  e  diocesi  di  Gir- 
genti, distreUo  di  Bivona,  da  cai  dista  13  miglia, 
circondario  di  Ril>era  da  cui  an  m.  e  mezzo^  S8 
m.  e  mezzo  da  Girgenti,  54  da  Palermo.  La  sua 
estensione  territoriale  è  di  salme  187tJ90  cioè 
1^777  in  giardini,  25,581  in  seminatorii  alberati, 
1403,4U  in  seminatorii  semplici,  356,156  in  pa- 
scoli, 36,848  in  oliveti,  47,132  in  vigneti  sem- 
plici, 0,282  in  suoli  di  case.  Contava  nel  1798 
ioli  780  abitanti,  751  nel  1831,  e  finalmente  740 
nello  scorcio  del  1852.  Esporta  grano,  orzo,  olio; 


186 


CA 


Calanna  (V.D.)  Monte  rimpello  Mcara, 
celebre  per  la  dimora  di  S.  Pìiccola  Ere- 
mita; appellasi  Calapnis  negli  alti  dì  que- 
sto Santo,  come  notò  il  Massa.  \ediAlcara. 

Calanna  (V.  D.)  Colle  nel  fianco  del- 
TEtna,  verso  la  parte  orientale  ed  australe, 
sopra  Hascall ,  alle  di  cui  radici  è  una 
valle  del  medesimo  nome,  dove  sgorga  una 
fonte  di  ac/iua  dolcissima. 

caiaporro.  Lai.  Calaporrus  (V.  M.) 
Asilo  nel  seno  di  Castellammare,  tra  la 
torre  di  S.  Cataldo,  e  Capo  Ramo.  È  una  vo- 
ce saracena,  poiché  il  Kala  presso  gli  Arabi 
è  la  statio  dei  Latini ,  come  insegnano 
r  Abela,  e  Francesco  Agio.  Trai  Sicoli  poi 
anche  dicesi  cala  il  lido  dove  approdano 
piccole  navi. 

CalHmeinettm.Lsii.  Calataxibetha{\.lS.) 
Di  regio  drillo,  soprannominata  Yittrice.  Sie- 
de in  confine  della  Valle  di  Noto,  nel  giogo  di 
un  alto  monte  lievemente  inclinato  a  Mez- 
zogiorno. Ebbesi  a  fondatori,  secondo  al- 
cuni, i  Conti  Roberto  e  Ruggiero,  e  loro 
per  fermo  deve  accrcscimenli,  che  vi  si  stabi- 
lirono in  oppugnar  Caslrogiovanni ,  che 
siede  neir  opposto  vicino  monte.  Signifi- 
cando Palazzo  il  Saracenico  Betha^  può 
credersi  facilmente  essere  stato  imposto 
tal  nome  al  luogo  dai  barbari:  incerto  è 
intanto  se  sia  stalo  ristorato  dai  INormanni 
il  casale  costruito  un  tempo  sotto  i  Sara- 
ceni, 0  nuovamente  edificato.  Cascino  nel 
lib.  1  ,  cap.  2  della  vita  di  S.  Rosalia , 
scrive  Aì'6e(  equivalere  a  quiete ,  poiché 
colà  i  due  fratelli  riposaronsi  qualche  tempo 
vacando  dalla  milizia;  o  calzare ,  poi- 
ché il  colle  dovo  é  situata  questo  rap- 
presenta. Accrebbesi  poi  in  città,  che  Rug- 
giero munì  di  mura  e  di  rocca  verso  Aqui- 
lone, ed  ornò  della  Chiesa  di  S.  Pietro. 
Resala  poi  magnifica,  e  in  ogni  parte  co- 
spicua Pietro  li,  nello  spesso  villeggiarvi, 
r  arricchì  di  fondi,  e  delie  decime  dei  cit- 

producc  erbaggi  per  pascolo  di  bestiame^  *\  grosso 
the  minuto.  L'aria  no  è  malsana. 


CA 


ladini.  Regìa  ne  disse  la  Cappella,  il  di  coi 
rettore  decretò  fosse  appellato  Canonico,  e 
computato  tra  gli  alunni  di  S.   Pietro  dd 
Regio  Palazzo  di  Palermo;  si  ha  eostoi  12 
preti   coadiutori ,   ad    assistere  ai  sacn 
uflicii,  insigniti  di  almazio  di  color  nero, 
e  regge  parimenti  un*  altra  parrocchli  d^ 
dicala  a  S.  Antonio.  Oltre  la  Ballici  di 
S.  Pielro,  ne  è  un*  altra  della  Yergiae  As- 
sunta in  cielo,  che  gode  nella  città  il  dritti 
di  Madrice,  di  che  alterna  le  itd  in  agri 
anno  con  quella,  sotto  la  giurisdizioBe  dd 
Cappellano  Maggiore  primato  della  dttL 
Sono  entrambe  sotto  la  protezione  Begii* 
e  mostran  dinanzi  T ingresso,  e  titolo  ed 
armi.  I  Vescovi  di  Catania  vollero  iaeor 
porata  un  tempo  Calaseibetia  nella  kn 
Diocesi,  ma  sempre  e  sinora  si  stabili  vf- 
parlenersi  al  Regio  Cappellano  Haggiore. 
Ne  sono  da  pochi  anni  in  qua  i  citladid, 
in  quanto  ad  alTari  spirituali,  sotto  la  can 
del  Legalo  Apostolico,  Giudice  della  legii 
Monarchia,  e  van  soggetti  alla  potestà  tf- 
dinaria  di  lui.  Spiccava  tra  le  case  di  Bi- 
naci, il  Priorato  di  S.  Barbara  dell'ordite 
di  S.  Agostino,  e  della  Congregazione  i 
S.  Spirito;  ma  abbandonatolo  i  moDad,i 
Rettori  dello  spedale  romano  di  S.  Spirito, 
scelgono  un  Priore  che  è  tenuto  a  profes- 
sar la  regola  ed  a  mantenere  i  titoli,  i^ 
pella  antichissimo  il  Pirri  il  Convento  dd 
Carmelitani  che  dicono  fondato  circi  0  se 
colo  xvi;  quel  dei  Minori  Osservanti,  cke 
descrilto  come  piccolissimo  dal  Pirri,  fi 
non  esiste  oggigiorno.  I  frati  Predicaliri 
abitavano  un  tempo  fuori  le  mura  il  le** 
pio  di  tutti  i  Santi,  andalisine  poi  dalla  pi* 
verta  costretti  nel  1523;  ma  di  nuovo  rilie 
nati,  e  dentro  lo  mura  dopo  cinqaanl'ii' 
ni,  appena  scorso  quel  secolo,  per  mede 
sima  cagione  abbandonali  i  chiostri,  diedtf 
luogo  ai  monaci  di  S.  Maria  della  Mercede, 
che  occuparonlo  dal  1175.  Yi  giace  co«- 
posto  sotto  r  altare  maggiore  il  corpo  di 
Bernardo  Cirio  Domenicano,  chiarissimo  pff 


-A 


187 


i  \ita^  di  cui  fan  menzione  Gaela- 
*rì.  Abitano  già  i  minori  Cappucci- 
379  ad  un  miglio  dalla  città,  verso 
Occidentale,  in  amenissimo  e  pri- 
to,  dove  inchinavasi  un  pochetto  il 
1  colle.  Gli  eremiti  di  S.  Agostino 
itoiipina  Riforma  abitavano  da  gran 
el  vicino  poggio  Artesino,  celebri 
astica  osservanza,  ma  Tabbandona- 
"80  il  One  del  secolo  scorso.  Non 
S.  Maria,  verso  il  centro  della  città, 
no  magnificenza  vasti  chiostri  di 
ì  sotto  gli  istituti  di  S.  Benedetto, 
dal  secolo  xvi,  sotto  il  titolo  del 
itore.  Lo  spedale  degli  infermi  eb- 
idatore  nel  1347  Niccolò  di  Arcan- 
renne  confermato  dopo  12  anni  da 
del  Pozzo  Antistite  di  Catania.  Lo 
ofio  finalmente,  titolato  di  S.  Gio- 
Mi  la  Porta  Latina,  riconosce  V  ori- 
principii  del  secol  scorso.  Enu- 
24  Chiese  minori,  tra  le  quali  spic- 
a  di  S.  Antonio,  che  sorge  in  un 
medesimo  nome,  ed  in  un  piano 
nenie  adorno  in  ogni  parte  di  edi- 
cura  oggi  dei  dritti  del  Clero  il  Vica- 
egato;  impongon  le  leggi  agli  abitanti 
Ioni,  un  Censore  di  delitti,  i  Giu- 
Sindaco,  ed  occupa  la  città  nel  Par- 
generale  del  regno  il  xxiv  posto. 
e  nobili  e  rìccbe  famiglie  andava 
la  poche  ne  rimangono,  ed  esiste 
il  palazzo  dell*  insigne  famiglia  di 
Fava.  Appena  discernonsi  oggidì  gli 
della  rocca  confusi    colla  Chiesa 
ietro,  e  le  mura  sono  in  maggior 
uinate.  Presenta  la  regia  insegna, 
la  con  nel  petto  due  Leoni:  costi- 
na comarca,  e  comprende  soggetti 
;  ma  riconosceva  F  Istruttore  della 
provinciale  di  Aggira,  e  sommini- 
)  cavalli,  e  80  fanti.  Nel  censo  sotto 
atore  Carlo  computavansi  1260  ca- 
1633  1183,  e  4870  abitanti:  nel  se- 
>rso  1033  case,  4303  anime,  e  3623 


CA 


ultimamente.  Dista  un  miglio  e  mezzo  da 
Castrogiovanni,  da  cui  è  riparata  da  una 
valle  profondissima  Sta  in  37^  30*  di  lon- 
gitudine^ 37^,  30*  di  latitudine. 

Gode  del  resto  Calascibetla  di  un  terri- 
torio a  pochi  dell*  isola  secondo  per  ferti- 
lità, e  tutto  somministra  al  bisogno  ed  al 
ricreamento  della  vita.  Nel  feudo  della  fico^ 
di  dritto  della  Madrice  di  Castrogiovanni,  è 
una  fonte  di  acqua  detta  di  Arallo,  accostan- 
tesi  per  colore  alFambra,  offende  in  qual- 
che modo  col  calore  la  lingua,  e  diviene 
caustica.  È  famosa  la  città  perchè  vi  finii 
suoi  giorni  Pietro  II  Re  di  Sicilia;  il  corpo 
tuttavia  fu  trasferito  nella  Cattedrale  di  Pa- 
lermo. Va  gloriosa  di  Simone  Napoli  di 
nobile  stirpe,  dei  Minori  Riformati,  che  ri- 
mise in  ottimo  stato  molti  Conventi  del  suo 
ordine  nell*  isola,  e  dall*  estremo  rigor  di 
penitenza,  e  dalle  eroiche  virtit  commen- 
dato mori  in  Giuliana:  di  Giuseppe  Vita 
dell*  Ordine  dei  Predicatori^  uomo  d*  inge- 
gno profondissimo  nella  S.  T.  M«,  cui  nes- 
suna opinione  o  sentenza  pervenne  nuova 
in  fatto  di  tale  scienza  ;  dicesi  perciò  ver- 
sato talmente  nelle  opere  di  S.  Agostino, 
da  indicar  particolarmente,  aperti  i  libri  di 
quel  Santo  Dottore,  subito  la  cosa  propo- 
sta. Essendosi  elevato  per  religione,  virtù, 
ed  altresì  per  innoccenza  di  costumi,  e  pub- 
blicati molti  lavori,  mori  in  Palermo  nel 
1677,  e  venne  sepellito  in  luogo  a  parte: 
di  Luca  finalmente ,  Sacerdote  e  Teologo 
Cappuccino,  che  scrisse  la  Summa  Summa- 
rum  dei  casi  morali.  Encomia  entrambi  il 
Mongitore  nella  sua  Biblioteca.  Fiori  in 
questi  nostri  tempi  Agostino  Aidone^  fa- 
moso matematico,  che  scrisse  molti  pubblici 
famosi  lavori  (1). 

Caiaui  (V.  M.)  Casale  dato,  come  dal 
Pirri  abbiamo,  da  Bartolomeo  ascritto  al 
Collegio  Canonico  di  Palermo  e  di  Girgcnli, 
alla  Chiesa  di  quest'ultima. 

(i)  Oggidì  U  città  di  OalasGÌbetta  ò  un  capo-cìr- 
coadario  di  3*  classe  in  provincia  di  Galtaaissetta, 


188 


CÀ 


OalataMano.  Lat.  Calalabianum.  Sic. 
Calalabianu  (V.  D.)  Terra  con  rocca  di  ori- 
gine saraccnica^  di  che  ci  è  prova  li  no- 
me medesimo,  che  in  punico  idioma  di- 
cesi Kalghala  Bian^  cioè  luogo  ripido,  col 
nome  del  fondatore  Biano.  Sedeva  in  un 
colle,  alle  radici  orienlali  deir Cina,  non 
lungi  da  Taormina,  sopra  Nasse,  ed  oggi 
situata  nel  fianco  del  medesimo  colle  ri- 
guardante Scirocco^  presso  le  ripe  del  fiu- 
me Onobale,  che  prende  il  nome  dal  me- 
desimo CalatabianOj  viene  divisa  nel  mez- 
zo da  angusta  convalle ,  occupata  parimenti 
da  case  di  abitanti.  Kel  vertice  del  colle, 

distretto  di  Piazza,  da  cai  dista  t6  miglia,  39  da 
Caltanissetta,  103  da  Palermo.  Va  compresa  nella 
diocesi  del  Cappellano  maggiore.  Può  dirsi  il  paese 
il  più  ameno ,  il  più  gaio,  il  più  bello  di  Sicilia 
tutta.  Evvi  una  colonna  frumentaria,  cognominata 
di  Salamone,  poiché  fu  fondato  lo  stabilimento  nel 
1779  dal  Sac.  D.  Salvatore  Sslamone,  con  la  con- 
dizione di  mutuarsi  i  frumenti  a  tuminate,  cioè 
per  tumoli;  è  dipendente  dal  Consiglio  generale  de- 
gli Ospizii,  e  l'amministrano  il  Sindaco^  due  com- 
ponenti della  Commissione  di  beneficenza,  e  un 
Deputato  ecclesiastico,  eletti  dal  Vescovo;  illimi- 
tata intanto  è  la  durata  della  carica.  Il  presti- 
to si  fa  con  atto  innanzi  il  Conciliatore ,  con  le 
norme  generali.  Se  ne  comprende  il  territorio  in 
salme  52t2,874,  cioè  S,805  in  giardini,  1,358  in 
orti  alberati,  13,933  in  orti  semplici,  0,485  in 
canneti,  0,041  in  pioppeti.  17,856  in  seminatori! 
alberati  «  3750,621  in  seminatorii  semplici ,  1043, 
704  in  pascoli,  33,126  in  oliyeli,  15,058  in  vigneti 
alberali,  240,338  in  vigneti  semplici,  21,520  in 
ficheti  d'India,  0,372  in  pistacchieti,  5,872  in  ca- 
stagneti, 2,287  in  noccioleti,  2,138  in  suoli  di  case. 
Ti  hanno  tre  zolfare  in  attivitA,  possedute  oggi 
dagli  eredi  di  D.  Calogero  Deodato,  nella  contra- 
da di  Pampinello,  appellate  di  S.  Caterina,  Pe- 
darso  e  Sarmentara;  non  sono  soggette  ad  inonda- 
zione, disiano  46  miglia  dal  luogo  dell'imbarco, 
•  danno  uno  zolfo  di  3*  qualità;  non  sono  intanto 
in  attivila  quelle  di  S.  Pietro,  Pampinello,  Mon- 
ca, Grillo,  e  Malpasso.  Incontransi  di  buone  con- 
chiglie, ed  inoltre  asfatto,  solfato  di  calce,  ed  ac" 
qua  acidula  cioè  l'acqua  d'ambra.  Ascendeva  nel 
1798  la  popolazione  di  Calascibetta  a  4780,  a  5073 
nel  1831,  e  Qualmente  sino  al  fine  del  1852  a  4951 
fi  è  diminuita. 


GA 


dove  rimangono  ancora  di  antichi  avanzi, 
sorge  la  rocca  munita  di  vasti  baluardi  che 
stendevansi  persino  alla  città,  a  renderne 
sicura  la  salita.  La  Chiesa  maggiore  della 
Madre  di  Dio  Annunziata,  dedicata  al  MI^ 
tire  S.  Giorgio  patrono  principale  del  pae- 
se,  sita  in  altro  poggetto,  sotto  la  rocca, 
nella  cura  di  un  Arciprete,  è  Tanica  par- 
rocchiale, da  poco  tempo  in  qua  nobilmes' 
te  ristaurata,  con  soggette  altre  sei  Chie- 
se minori.  Bada  al  Clero  TArcivescoTO  di 
Messina  per  mezzo  di  un  suo  Ticario.  D 
Principe  di  Palagonia,  di  famiglia  Graviai, 
signoreggia  sui  cittadini,  dei  quali  800  il  nu- 
mero, con  250  case,  per  antico  compolo, 
ma  ascendono  oggidì  a  1300,  e  vanno  eoa- 
presi  nella  Comarca  di  Linguagrossa.  D  ter- 
ritorio  adatto  a  biade,  somministra  lottiiia 
ubertosamente  vini ,  ortaggi ,  mori ,  copia 
non  lieve  di  orzo,  ed  abbonda  in  legoflii, 
principalmente  di  ortaggi. 

Passiamo  ai  Signori:  Pagano  e  GuaUkri 
de'  PariH^  Conti  di  Avellino  in  Calabria, 
occuparono  sotto  il  Re  Ruggiero  nel  iISS 
il  castello  di  CalalabianOy  per  fellonia  dei 
quali  ne  investi  Costanza  Imperatrice  e  Ito- 
gina  Arnaldo  de  Regio  nel  1213.  Federieo 
poi  figliuolo  di  Costanza,  concesselo  a  Ouair 
tieri  de  Paleariis  suo  Cancelliere^  e  V^ 
scovo  di  Catania.  Pagati  poi  13000  terldal 
medesimo  Vescovo  al  Conte  Arnaldo,  aniieo 
signor  di  quella  terra,  perchè  più  non  aves* 
se  dritto  sul  castello,  ottenne  Gualtieri  ma 
slabile  donazione,  confermata  in  Messiaa, 
con  diploma  del  IS  di  marzo  ,  da  Grego- 
rio Teodoro  Cardinale  e  Legalo  del  somaa 
Pontefice.  Allora  entrò  nei  possedimeaU 
del  castello  e  del  paese ,  sotto  un  padi* 
gliene  intrecciato  di  rami  di  alberi,  eoa* 
si  trova  nelle  Tavole  di  Catania,  alla  ripa 
del  fiume.  Essendo  ite  a  fondo  le  Sk9k 
Chiese  sotto  il  medesimo  Imperator  Fede 
rico ,  i  successori  di  Gualtieri  perdetler» 
il  castello.  Ma  Rodolfo  Cardinale  della  S. 
R.  C.  Vescovo  Albanese,  Legato  della  Se 


489 


CA 


e  Apostolica,  per  Tolcre  di  Carlo  d*Angiò, 
Uora  Re  di  Sicilia ,  nel  1266  pronanziò 
na  sentenza,  per  la  quale  introdusse  la 
Ihiesa  di  Catania  ed  Ottone  Capece  anti- 
tite  nella  possessione  di  Calatabiano,  di 
Itrì  villaggi,  e  di  altri  dritti.  Persistette  sotto 
I  medesima  Chiesa  per  sino  al  13  ..• ,  ed  in 
[nel  tempo  passò  per  concessione  in  pos- 
edimento  laicale,  ed  ubbidì  a  Ruggiero 
Coieria,  Ammiraglio  di  Sicilia  e  di  Aragona, 
la  cui  pervenne  alla  flgliuola  Margherita. 
fancati  però  in  dovere  1  Lauria ,  leggesi 
id  censo  di  Federico  II,  il  dominio  di  Ca- 
tUabiano  insieme  con  Regalmuto,  in  mano 
i  Brancaleùne  Auria  genovese. 
Dopo  i  Lauria  ebbe  Calatabiauo  Enrico 
loMO,  poi  Manfredi  di  Chiaramente,  la  di 
ni  figliuola  Costanzaj  recollo  per  dote  ad 
Motifo  Carrello^  che  era  venuto  il  primo, 
li  tal  nobile  famiglia  in  Sicilia  dalla  Spa- 
:na.  Dìedelo  nei  1393  il  Re  Martino  a  <rue- 
no  cK  Queralla,  ma  non  lungo  tempo  dopo, 
ìoè  appunto  dopo  due  anni,  Bartolomeo 
ÌTogona  venne  in  potere  del  castello,  don- 
le  passò  a  Bartolomeo  de  CruyllaSy  che 
asdollo  al  figliuolo  Giovanni ,  mentovato 
lel  censo  del  medesimo  Martino  del  1408. 
ie  r ebbero  dai  Cruyllas  in  pegno,  i  Ma- 
nUo  messinesi,  sotto  il  Re  Giovanni  nel 
1547.  Ne  furon  poi  Signori  Enrico  e  do- 
t€mni  Romano-Colonna ,  ed  il  figlio  di 
costui.  Compraronsi  il  castello  nello  scor- 
do del  xn  secolo  i  Gravina.  Poiché  da 
IKana  Cruilla  e  Ferdinando  Moncada,  ge- 
Berata  Contissella,  fu  moglie  di  Girolamo 
CSrorina,  cui  portò  in  dritto  Francofonte  e 
(Maiabiano ,  donde  oggidì  i  Principi  di 
Magonia  discendenti,  sono  i  Baroni  della 
dttà,  ed  hanno  il  3^  luogo  nel  Parlamento 
M  Regno.  Vedi  Onobala  per  fiume  Ca- 
ktabiano.  Ne  è  la  laUt.  di  iV  45',  la  lon- 
studine  di  39""  (1). 

(1)  Oggigiorno  ò  on  cornane  in  provincia  di  Gata- 
tia,  distretto  di  Acireale,  da  coi  ditta  18  m.,  dio- 
Mi  di  IfcMiaa,  circondvio  di  LioguagrofM  da 


CA 


CaiataMel  (V.  D.)  Città  saracenica.  Ve- 
di Casal  vecchio. 

Caiataeilter.  Sic.  Calatalfanu  (V.  K.) 
Monte  in  cui  fu  un  tempo  una  città.  Te- 
di Catalfaro.  Vi  è  un  fiume  dello  stesso 
nome. 

Calataflml.  Lat.  Calatafimis.  Sic.  Ca- 
latafimi  (V.  M.)  Non  piccola  città  detta  Ca- 
lata/io dai  Saraceni  secondo  il  Pirri.  Ha 
origine  ,  giusta  alcuni ,  dali*  antica  città 
Longarico  verso  Ponente,  distante  dal  monte 
Erico  18  miglia,  e  3  dai  ruderi  di  Segesta, 
non  molto  da  Salemi,  alla  cui  comarca  si 
appartiene  :  fa  parte  della  Diocesi  di  Maz- 
zara,  riconosce  i  dritti  del  Conte  di  Modica, 
che  come  Conte  di  Calatafimi  occupa  il  xi 
posto  nel  Parlamento.  Vedremo  altrove  se 
sia  stato  il  luogo  dell' Otivay  di  cui  si  fa 
menzione  neir  itinerario  d'Antonino.  Sor- 
ge sul  fianco  di  un  colie  stendentesi  da 
Libeccio  a  Levante,  inclinando  verso  Mez- 
zogiorno. Il  gran  fabbricalo  dell*  antica 
rocca  posto  sul  ciglione,  verso  Ponente, 

coi  dista  10  miglia,  28  da  Gataoia,  184  da  Paler- 
mo. Vi  ha  on  monte  agrario  di  prestito  in  fro- 
mento,  che  dipende  dall'Intendente,  fondato  nel 
1796,  amministrato  da  due  deputati  eletti  in  ogni 
due  anni  dal  Consìglio  generale  degli  ospizii.  Ne 
ascendeva  la  popolazione  nel  1798  a  1600^  a  2033 
nel  1831,  e  analmente  dall*  ultimo  quadro  itati- 
ftico  a  1890.  Ne  ò  l'estensione  territoriale  di  saU 
me  1387,640,  cioè  33,692  in  giardini,  107,118  in  orti 
semplici,  6,S25  in  canneti^  2,365  in  gelseti^  287, 
522  in  seminatorii  alberati,  227,180  in  seminato» 
rii  semplici,  319,221  in  pascoli,  35,138  in  olivati 
318,805  in  vigneti  alberati,  49,445  in  terreni  im« 
prodottivi,  0,929  in  suoli  di  case.  Afferma  G.  Po- 
wer trovarvisi  delle  tracce  di  ferro,  pietre  quarzose, 
e  silicose,  ed  i  seguenti  fossili  organici,  cioè:  Cor» 
buia  nueleui,  Pecten  iaeoboeui,  opereulari$,  variui. 
Ostrea  cornueopiae,  Cochlear  foliosa.  Natica  glacui» 
na,  Turritella  terebra,  Pleurotoma  crispatum.  Fu* 
iu$  eehinatui,  Buceinum  priitnatieum,  asperulum, 
mutabile,  semistriatum,  Dentalium  elepkantinum, 
Dentalis  strangulatum;  dicesi  pure  esservi  dei  gia^ 
cinti,  L*aria  di  Caltabiano  è  umida,  ed  il  suo  mag- 
gior commercio  di  eaportasione  consiste  in  ono, 
legami,  ed  olio. 


190 


CA 


in  gran  parte  intero ,  è  da  gran  tempo 
illustre  perchè  palazzo  del  Signore  ,  no 
sta  intorno  terra  vecchia  circondata  un 
giorno  da  muraglie,  come  si  osserva  da- 
gli avanzi,  e  dalle  porte  che  ancora  esi- 
stono. Su  elevato  poggetto  ergesi  il  tem- 
pio maggiore  dedicato  a  S-  Silvestro  sotlo 
la  cura  dell* Arciprete,  antico  e  di  non  ine- 
legante struttura;  a  sinistra  nel  basso  os- 
servasi la  Chiesa  del  SS.  CrociCsso,  principal 
tutelare,  magniCca  e  di  nuova  fabbrica,  ap- 
pellata dello  Spedale.  Nella  sottoposta  parte 
è  un  sobborgo  colla  Chiesa  di  S.Giacomo  Apo- 
stolo, ed  il  convento  di  S.  Francesco  dei 
Minori  Conventuali,  fabbricato  a  spese  di 
Giacomo  Culi  cittadino,  dal  1543.  Da  que- 
sto tempio  stendesi  un'ampia  via  verso  Le- 
vante, che  divide  in  due  parti  la  città;  vi 
è  prima  una  piazza  commerciale ,  ed  in 
luogo  più  elevato,  e  dalla  parte  dei  Sieda- 
ri  sorge  un  antichissimo  monastero  di  Car- 
melitani, sotto  il  tìtolo  di  Maria  Annunziata, 
cui  gli  annali  dell'  Ordine  appo  Lezana,  di- 
cono fondato  nel  1440:  siegue  un'altra  piaz- 
za anche  estesa  col  nome  di  S.  Michele,  si 
detta  dal  convento  dei  Minori  del  3^  Ordi- 
ne, e  circondata  dalla  casa  Pretoria,  dal 
monastero  delle  monache  deir  istituto  di  S. 
Benedetto,  consacrato  alla  martire  S.  Cate- 
rina, con  convenevoli  rendite  accresciuto 
per  opera  di  Salvo  d* Amore  nel  1584,  e  dal 
convento  del  3'' Ordine  nel  1597.  Più  in  giù 
ergesi  la  Chiesa  di  S.  Maria  Maddalena 
che  prende  il  nome  dalla  contrada,  asse- 
gnata una  volta  nel  1554  agli  eremili  di  S. 
Agostino,  che  T  abbandonarono  dopo  il  tem- 
po del  Pirri.  Quinci  attaccata  alla  via  mag- 
giore presentasi  la  Parrocchia  di  S.  Giu- 
liano con  Rettore  proprio,  mollo  decente^ 
ed  opposta  alla  piazza  minore  commerciale, 
appresso  la  quale  con  poco  declivio  si  sten- 
dono le  contrade  di  RazzOj  di  Porrazzi  e 
di  Petrolo,  in  cui  sono  le  Chiese  di  S.  Isi- 
doro, di  S.  Rocco  e  di  S.  Vito,  tra  le  quali 
r  ultima  in  un  luogo  più  elevato  verso  Lc- 


CA 


vanto,  serve  per  gU  esercizi!  spirituali,  e 
si  ha  annesse  delle  case  testé  costruite.  I 
minori  Cappuccini  stabilironsi  dal  1S88  ver- 
so le  parti  superiori  del  paese,  in  un  pog- 
getto, con  un  fiumicello  intermedio,  dove 
un  ponte  molto  cospicuo,  a  spese  del  sul- 
lodato  Salvo  d* Amore,  né  molto  da  ivi  è 
distante  una  gran  diga,  fin  dove  si  limila 
la  copia  delle  acque  che  scorrono  nell'in- 
verno dai  colli  vicini ,  a  non  recar  male 
agli  abitanti.  Nelle  parti  rimanenti  sorgono 
altre  Chiese:  l'Arciprete  Giannantonio  Bran- 
di  dotò,  come  dice  il  Pirri,  nel  1630  quel- 
la di  S.  Rosalia,  delle  donzelle  che  man- 
cano di  genitori,  tra  il  castello  e  la  Chiesa 
Madricc;  vi  sorge  oggigiorno  altresì  un  Col* 
legio  di  Maria;  vi  sono  parimenti  quelle 
di  S.  Antonio,  S.  Giovanni,  e  delle  anime 
sante:  fa  menzione  il  Pirri  del  Priorato  di 
S.  Giovanni  di  Castelluccio,  annesso  al  Con- 
vento Cistcrciense  di  Fossa  naova,che  peri,e 
le  di  cui  rovine  osservansi  nel  giardino  dei 
Carmelitani. 

Fecondo  oltremodo  il  territorio  di  Cckh 
iafimi,  e  vestito  di  pingue  erba,  appresta 
amene  pasture  agli  armenti,  talché  il  cacio 
di  Calata/imi ,  é  famoso  a  preferenza  di 
quel  delle  altre  parli;  somministra  altresì 
grande  abbondanza  di  frumento,  e  di  altri 
legumi,  ed  arricchisce  gli  abitanti  celien- 
ti, l'olio,  e  i  frutti  di  ogni  genere.  Fonti 
copiose  verso  le  radici  del  colle  bagnano 
i  campi  sottoposti,  inaffiano  gli  orti,  né 
perenni  sorgenti  mancano  nel  Dance  tntit 
Simo  del  colle  ad  uso  dei  cittadini.  D  in- 
me  Crinisio  sbocca  per  le  parti  aqmlonari 
e  mette  in  attività  14  mulini.  Presenta  qa^ 
sta*  regione  un  ingente  antico  tempio  quasi 
intero,  spellantesi  un  tempo  a  Segesta,  so- 
stenuto da  36  colonne  di  stupenda  grossezia, 
poiché  di  circa  8  palmi  ò  il  diametro  di 
ognuna.  Scegliesi  dal  Signore  un  innoo 
Magistrato  conforme  ai  riti  dell'isola,  ed 
il  Vescovo  di  Mazzara  stabilisce  un  suo  Ti- 
cario  a  badare  al  Clero.  Contavansi  ai  tempi 


191 


CA 

o  603  case ,  e  43i2  ciKadini  nei 
*i;  nel  secolo  seguente  1271  case 

1339  nel  pubblico  censo,  e  5767 
nel  1713,  case  1S52  e  6089  anime, 
namente  7400.  Passiamo  agli  uomi- 
ri:  il  Beato  Arcangelo  dei  Minori 
Ili  preclaro  per  prodigii  in  vita,  e 
Drle;  si  giace  nel  Convento  di  Al- 
il  suo  Ordine.  Paolo  d*  Amore  Cap- 
flgliuolo  di  Salvo  d* Amore,  meur 
al  Pirri  per  dottrina  e  virtù.  Vito 
professore  di  dritto ,  celebre  trai 
siicela  sua ,  e  decorato  nel  foro 
ime  dignità,  dei  12  Pari  del  Regno, 
di  somma  integrità  del  Regio  Era- 
a  M.  C,  e  del  Fisco  per  quasi  22 
Presidente  in  fine  della  Sacra  Re- 
;ienza;  mori  in  vecchiaia,  e  venne 
nel  tempio  di  S.  Zita  in  Palermo 
6.  Tito  Alberto  Mostacci ,  monaco 
5  Carmelo,  Teologo,  dottissimo  Pre- 
,  falsamente  creduto  di  Erice,  per 
i  sua  dimora  in  quella  città:  inse- 
rc  scienze  per  molti  anni,  e  sali  i 
i  non  solo  nei  principali  tempii  di 

ma  altresì  in  Italia ,  sempre  con 
auso  e  diletto  ascoltato:  pubblicò 
orazioni,  e  fiori  in  questo  secolo. 
co  Avila  congiunse  ai  più  gravi  stu- 
oedicina  e  di  filosofia,  nei  quali  fu 
ite ,  le  amene  lettere ,  e  pubblicò 
irti  del  suo  ingegno,  dal  Mongitore 
ibi.  Sic.  ricordati.  Girolamo  Triolo, 

a  buon  dritto  dal  medesimo  Mon- 
trai  dottissimi  avvocati,  fu  Giudice 
itorio  Palermitano ,  e  mori  verso  il 
!i  rimane  di  lui  una  risposta  in  fa- 
ll Grande  Ammiraglio  di  Castella , 
li  Modica. 

amo  primo  Signore  di  Calata/imi 
;  di  Aurea  genovese;  non  oso  intanto 
re,  né  posso  consentirvi,  essere  stato 
^  prima  dei  tempi  di  Federico  li, 
t  soggetto.  IVe  investi  poi  il  mede- 
sderieo  il  figliuolo  Guglielmo ,  per 


CA 


la  di  cui  morte  senza  prole,  F ottenne  lo 
infante  Giovanni  fratello  di  lui  :  da  lui  o 
da  Cesarla  Lancia ,  Eleonora  Infantesèa^ 
che  si  ebbe  il  dominio  di   Calalafimi ,  e 
prese  a  marito  Guglielmo  di  Peralta.  Verso 
tali  tempi  gli  abitanti  chiesero  si  ascrivesse 
la  loro  città  nelle  Demaniali,  e  ponderatesi 
le  ragioni,  1*  ottennero.  Il  Re  Martino  tut- 
tavia con  suo  diploma   del  1398,  ordinò 
potere  ben  investirsi  dei  beni  del  Demanio 
i  Regii  consanguinei ,  confermò  perciò  la 
Infantessa  Eleonora  della  Signoria  di  Ca- 
lata/imi,  ricevuta  dal  padre  per  dote  nel 
testamento,  e  nuovamente  ne  la  investi. 
Enumera  le  parli  del  Principato,  cioè,  la 
terra  di  Giuliana^  il  Casale  di  Ad/ra^na^ 
col  castello  di  Sambuca,  la  terra  di  Ca- 
latamauro   colla  fortezza  j  il  casale  di 
Contessa ,  ed  il  casale   di   Comico.  Nac- 
que Niccolò  da  Eleonora  e  da  Guglielmo, 
che  per  fellonia  del  Re  Martino  spogliato 
dai  possedimenti,  si*  mori  in  Caltanisselta. 
Succedette  tuttavia  Margherita  nei  beni  pa- 
terni^ ma  lo  stesso  Re  dividendo  dagli  al- 
tri Caiatafimij  concessela  a  Giacomo  de 
PradeSy  che  nel  censo  del  1408  dicesi  Si- 
gnore del  castello  e  della  terra  di  Cala- 
tafimi  Giovanni  Bernardo  di  Cabrerà  Con- 
te di  Modica  prese  in  moglie  Yiolanta  fi- 
glia di  lui  con  per  dote  Alcamo,  Caccamo, 
e  Calata/imi,  dei  quali  beni  impetrò  la 
conferma  del  Re  Alfonso  nel  1443.  Insorta 
però  contro  di  lui  la  plebe  di  Modica  ac- 
cusandolo di  varii  delitti,  procurando  Già- 
tan  Éemardo  discolparsi  appo  il  Re,  co- 
stretto a  subire  una  multa  per  impetrare 
il  perdono,  vendette  Calata/imi  ed  Alcamo 
colla  rocca  di  Bonifato  per  9000  aurei  a 
Pietro  Speciale  figliuolo  di  Niccolò  da  gran 
tempo  Viceré,  nel  1357,  ritenutosi  il  po- 
tere di  ricompra,  come  prima  il  volesse, 
tutto  il  che  con  la  conferma  di  Violanta  e 
dei  figli.  Succedette  a  Pietro  il  fratello 
Vassallo,  ed  a  questo  il  figliuolo  Matteo, 
da  cui  si  richiamò  i  beni  nel  1S27,  sbor- 


192 


CA 


salo  il  prezzo  equivalente,  Federico  Ben- 
riquez  erede  di  Cabrerà;  ma  diede  in  pe- 
gno Calata/imi  a  Ruggiero  Aiutami  Cristo 
nativo  di  Pisa,  che  poi  si  ricomprò  nel  1531, 
con  decreto  del  Siculo  Magistrato  Luigi  C- 
gliuolo  di  Federico.  Dopo  di  lui  venne  Lui- 
gi Uy  ed  altri  sino  ai  nostri  tempi  furon  Si- 
gnori di  Calaiafitniy  dei  quali  dirò  al- 
trove in  buona  copia  (1). 

{^)  É  an  capo«circoDdario  dichiarilo  con   reale 
rescritlo  del  30  dicembre  1850  di  2*  classe,  aven- 
do la  sua  popolazione  unitamente  a  quella  del  co- 
mune suffraganeo  di  Vita  oltrepassato  il  numero 
di  iOOOO  anime.   Comprendesi  nella   provincia  di 
Trapani,  da  cui  dista  S5  ro.  roUbili,  distretto  di 
Alcamo,  da  cui  11  rotabili  parimenti  «   diocesi  di 
Mazzara,  donde  S7  non  rotabili,  10  non  rotabili 
dal  golfo  di  Castellammare,  che  è  il  mare  più  vi- 
cino. L'aria  vi  si  respira  più  fresca  che  rigida, 
anzi  salubre  e  piacevole,  ed  è  assai  pura,  non  es- 
tendo nel  territorio  nò  paludi  né  fiumi,  che  sta- 
gnando la   rendano  pesante   ed   infetta.  Le  sor- 
genti di  acqua  sebbene  sono  scarse  nell*  interno 
della  città,  trovansi  però  in  tutti  i  vicini  contorni 
fresche  e  limpidissime,  tra  le  quali  è  da   notarsi 
quella  di  Ariceli  per  la  copia  delle  pietre  medici- 
nali di  Belzuaria  che  manda  fuori,  molto  ricercate 
odr estero.  Nel  176S  a  cura  di  pietosi  citUdini  si 
ottenne  la  facoltà  da  M.  D.  Girolamo  di  Palermo 
Vescovo  di  Mazzara,perla  cotanto  religiosa  opera 
della  Esposizione  circolare  cotidiana  della  SS.  Eu- 
caristia. Crescendo  di  giorno  in  giorno  la  divozione 
e  la  frequenza  del  popolo,  verso  la  sacra  imma- 
gine di  G.  Crocifisso,  conobhesi  che  langusta  Chie- 
sa di  S.  Caterina,  dove  si  venerava,  non  era  af- 
fatto adatta  ad  accoglier  la    moltitudine  accorren- 
te:  fu  allora   nel   174t  che  si  dio   principio   al- 
la  fabbrica  di    ampia  basilica  la  di  cui  spesa  di 
18000  scudi  venne  tutta  dalla  pietà  dei  fedeli  som- 
ministrata. Il  tempio  videsi  sbrigato  nel  1759,  ben 
adornato  di  stucchi.  D.  Vincenzo  Blundo  R.  Milite, 
Barone  delli  Naduri  gettò  le  fondamenta  del  tem- 
pio sotto  il  titolo  dell' Imm.  Concezione  di  Maria 
nel  1778;  portata  la  fabbrica  un  pò*  presso  al  com- 
pimento^ morì  quel  pio  Signore^  onde  Topera  venne 
ben  presto  abbandonata  ma  eccitatasi  negli  abi- 
tanti da  pochi  anni,  non  volger  divozione,  nel  1850 
si  potè  veder  compita.  Ad  un  miglio  dalla  città  eres- 
se nel  17S1  D.Bartolomeo  di  Gregorio  una  Chie- 
sa in  onore  di  S.  Maria  della  Atna. Verso  Setten- 
trione,  presso  U  città,  era  anche  ona  cappella^ 


CA 


Calalamaora.  taf.  CakUamaìtruè.  Sic 
Calataraauru  (V.  M.)  Rocca  da  gran  tempo 
famosa,  detta  una  volta  CakUamar  dai  Sa- 

dedicaU  a  S.  Maria  delU  del  Giwmmarito,  la  quali 
nel  1797,  fu  talmente  accomodata ,  che  vi  si  cs- 
lebra  spesso  la  messa,  il  che  ci  abbiano  da  Pie- 
tro Longo.  Per  la  festività  del  SS.  Crocifisso,  dM 
con  pompa  indicibile  si  celebra,  occorre  ana  fa- 
mosa fiera  per  tessuti,  altre  merci,  e  bestiaM, 
autorizzata  con  Beai  dispaccio  dell' 8  aprile  IM7; 
il  suo  cominciamento  è  nel  di  ai  di  aprile  edba 
la  duraU  di  15  giorni.  Devesi  alla  pietà  del  fall 
Pietro  Slabile  un  monte  di  prestito^  che  ttabiA  aeOi 
propria  casa  col  capiule  di  2000  odio,  come  le- 
che  un  orfanotrofio  per  donzelle,  che  veagoooit- 
dirizzate  con  ogni  cura  da  ottimi  Direttori  a  Istlot 
ed  arti  donnesche,  secondo  la  rolontà  del  testila- 
re;  ne  fu  l'apertura  a  25  marzo  1849. 

Nella  strada  grande  di  Calatafimi  sono  incastrata 
nel  muro  della  casa  dell*  Arciprete  D.  Franceice 
Avila  tre  iscrizioni  rinvenute  io  Egesla«  dcUi 
quali  la  seguente  è  la  più  pregevole  poiché  da  mm 
si  rileva  essere  stato  in  Egesta  no  androM ,  mI 
quale  radunavansi  i  deputati  della  pubblica  aa* 
ministrazione«  il  di  cui  capo  appelUfaai  G«oa* 
nemone. 

lEPOMNAMONEaN  TITTEAO:^  APTEMUOFCnr 

TAN  EDMEAEIAN  EnOIH^A  TOS  EPPON 

TOT  ANAPEilNO:^  RAI  TA25  nPOEAPAlS 

METAT  IEPO*TAAKiiN 

Comprendesi  il   territorio  di  Calatafimi  ia  laL 
8000,891  cioè  «0,766  in  giardini ,   4,12»  ia  irti 
semplici,  16,150  in  canneti,  0,403  in  pioppeti, Itili 
149,  in  seminatorii  semplici,  742,800  ia  paMÌii 
183,035  in  oliveti,  6.501  in  vigneti  alberati,  SM. 
641  in  vigneti  semplici,  7,756  in  ficheti  d'iadiif 
141,978  in  boscate,  477,522,  in  terreni  improdattifi 
0,836  in  suoli  di  case.  Tacendo  delle  ane 
trattate  di  sopra  dal  nostro  autore,  aggi 
che  gli  abitanti  trovansi  ben  provveduti  dei 
di  molti  molini  ad  acqua.  Abbondante  è  la  aa^ 
ciagione,  e  principalmente  di  conigli  e  di 
ci.  Nei  contorni  si  è  trovato  qualche  Tolta 
basirò  riconosciuto  adatto  alle  opere  di 
Montava  a  10000  la  popolazione  di  Calatafimi  ^à 
1798,  ad  8285  nel  1831,  e  finalmente  ad  8948  Bili 
scorcio  del  1852.  A  contrìbusione  dei  cittailBiii 
è  incominciata   la  strada  che   mena  in  8ef«lk 
terminatone  già  un  miglio  e  mezBO  circa. 

Merita  un  posto  tra  gli  uomini  illnstri  £  O* 
latafimi  il  Sac.  Pietro  Pomo ,  nato  nel  di  •  |ii* 


' 
f 


ì 


493 


CA 

siede  in  eleTatissiina  rupe,  da  ogni 
coscesa,  intorno  alla  quale  scorgonsi 

le  case  degli  abitami.  Credono  fai- 
e,  come  dimostrerò  altrove,  nel  me- 

silo  essere  stata  F antica  Entella; 
rocca  che  sin*  ora  intera  conserva  i 
ò  yolte,  le  stanze  e  le  inferiori  fab- 
,  a  nessun  uso  tuttavia  destinate  e 
leserte,  attribuiscesi  ai  Saraceni  o  ai 
Alle  radici  del  colle  scorre  un  ru- 
di che  si  accresce  il  fiume  Belice. 
ire  i  fianchi  un  tetro  bosco ,  a  spi- 
la volta,  e  sebbene  oggi  sia  popò- 
altissime  querce  e  di  elei,  abbonda 
ì  e  piante  medicinali ,  ed  è  adatto 
cela.  Ne  sta  vicino  il  Monastero  di 


lSlt«  d*inibatl  costoni i,  di  spirito  eloTato 
ontiDua  coDtemplaiione,  e  1* ardente  zelo 
saia  di  Dio;  non  so  perchè  non  mentovato 
ore:  morto  nel  giorno  13  aprile  del  1693; 
i  eadarere  giace  sepolto  in  nn  luogo  se- 
dentro  la  cappella  del  SS.  Sacramento  della 
lladrìce«  doTO  anche  si  giace  il  buon  Mi- 
llo Gallo,  il  quale  fissnto  in  opinione  co- 
i  santità,  mori  nel  19  maggio  1734;  ìtì  è 
eparatamente  sepolto  il  corpo  del  Sac.  D. 
IO  Mucaria  la  di  cui  carriera  rifulse  per 
lio  di  ogni  firtù,  e  dell*  umanità  peculiar- 
riconceatratosi  in  grembo  al  Signore  il  15 
759.  Merita  parimenti  una  memoria  il  Sac. 
00  Palma  di  esemplarissima  ?ita,  encomiato 
0  parrocchiale  in  cui  si  nota  la  morte  ar- 
a  13  dicembre  1740:  tnortutupost  innu^ 
Uà  exempìa  ehristianae  virtutis.  Merita  un 
ai  Sioomo,  i  Mostacco,  gli  Avila^  i  Triolo, 
ino  Parisi  nato  nel  dì  16  no?embre  1695  in 
ai,  come  si  ha  dai  libri  parrocchiali  di  qne- 
:  fa  ano  dei  più  stimati  cerosici,  e  ci  lasciò 
ero  di  medicina,  morto  nel  1764  in  Palermo. 
Stabile  nato  in  Palermo  a  18  gennaio  1704 
»ro  in  entrambe  le  leggi,  e  di  molto  onore 
ria«  decorato  delle  cariche  di  Giudice  Pre- 

e  del  Real  Concistoro;  mori  nel  1774  in 
».  Il  P.  M.  Giuseppe  Torreggiani  del  terzo 
di  S.  Francesco,  che  passò  in  Roma  il  più 
ma.  Consultore  della  Congregazione  dei  SS. 
Bosinalofo  apostolico  del  Clero  Romano,  So- 
'  Accademia  di  Religione  Cattolica,  Procu- 
ìeoerale  del  suo  Ordine. 


CA 


S.  Maria  de  Nemore  di  ordine  Olivetano, 
fabbricato  negli  ultimi  anni  del  secolo  xiii, 
di  cui  altrove  nella  monastica  storia  di  Si- 
cilia diedi  notizia ,  e  più  in  appresso  ac- 
cennerò alcune  cose.  Ebbela  la  famiglia 
Aurea^  poi  Tlnfante  Guglielmo  ne  T otten- 
ne dal  padre^  ed  ebbe  a  successore  il  fra- 
tello Giovanni^  cui  succedette  la  figliuola 
Eleonora  moglie  di  Guglielmo  Peralta,  don- 
de Niccolò  e  Giovanni.  Da  Giovanni  il  gio- 
vane Niccolò  Signore  di  CakUamaurOy  Bur- 
gio.  Giuliana,  Adragna,  Contessa,  Comiso, 
e  Chiusa,  che  con  Isabella  Luna  sorella  di 
Artale,  generò  Niccola  in  morto  tra  le  fa- 
sce, e  Caterina^  la  quale  crede  del  padre 
essendo,  preso  in  marito  Alfonso  di  Car- 
donay  gli  partorì  Antonio^  da  cui  nacquero 
Alfonso  u  e  Caterina^  la  quale,  morto  sen- 
za eredi  il  fratello,  maritossi  con  Lorenzo 
Gioeni,  della  di  cui  progenie  dirò  altrove, 
parlando  di  Chiusa. 

Caiatamet  (V.  H.)  Casale  saracenico  op- 
presso da  ruine^  sotto  Calatafìmi,  dove  sono 
le  acque  termali  di  Segesta^  che  descris- 
simo  di  sopra.  Esisteva  sotto  i  Normanni, 
e  leggesi  dato  dal  Conte  Ruggiero  al  Ve- 
scovo di  Hazzara  nel  1018,  con  diplomi  di 
conferma  di  Papa  Pasquale  II. 

Caiatrasl.  Lat.  Calalrasis  (Y.  M.)  Roc- 
ca che  occupa  il  vertice  di  una  rupe  da 
ogni  parte  scoscesa ,  in  un  colle  un  poco 
acclive  ma  sassoso,  bagnato  verso  le  parti 
aquilonari  dal  fiumicello  dello  stesso  no- 
me ,  ed  ebbesi  sotto  i  Saraceni  non  spa- 
ruta terra,  di  cui  rimangono  monumenti, 
mentovata  sino  ai  tempi  dei  Normanni ,  e 
forse  di  antichissima  origine,  poiché  atte- 
sta il  Fazello  essersi  d'ivi  non  lungo  di- 
sotterrato al  suo  tempo,  e  propriamente 
nel  1550,  un  cadavere  di  gigante.  Il  circo- 
stante territorio  a  rupi  ruinose  anch*  esso, 
ma  fecondissimo,  erasi  un  tempo  appartenu- 
to a  Goffredo  Malconvenant  Ammiraglio  di 
Sicilia,  ed  a  Giovanni,  Gualberto  e  Gugliel- 
mo figliuoli  di  lui,  che  cedettero  la  rocca 

25 


494 


CA 


ed  il  tcrrilorio,  donati  essendo  per  favor  di 
Guglielmo  di  altri  beni  nel  1161.  Gugliel- 
mo n  poi  concedcttela  al  Monastero  di  Hor- 
reale,  con  diploma  dellottobre  del  1172. 
Annuendo  il  Re  Martino,  occupato  da  laici 
essendo  il  castello,  restituiscesi  al  Vescovo 
della  medesima  Chiesa.  Il  fiume  di  Calih 
trasi  ha  la  sorgente  nel  feudo  di  Pielra- 
UmgGy  da  cui  assume  in  prima  il  nome; 
poi  accresciuto  dalle  acque  del  fiume  di 
Mal  vello,  prendendo  il  corso  sotto  la  rocca, 
dove  tragittasi  per  un  ponte  di  pietra ,  si 
scarica  finalmente  nel  ficlice,  unito  al  ru* 
scello  di  Frattina. 

Catana.  Lat.  Catec/a(V.D.)  Aulica  città, 
di  cui  scrive  in  buona  copia  il  Cluverio  nel 
lib.  2:  Più  olire  da  Alesa  fu  una  citlà 
che  dal  silo  appellavasi  dai  Greci  Kala- 
cte,  ctoé  bel  Udo,  qual  nome  fu  poi  can- 
gialo da'  Romani  in  Calacta.  Ne  fecero 
menzione  Erodoto,  Cicerone,  Diodoro,  To- 
lomeo ,  Ateneo ,  gì*  Itinerarii  Romani ,  e 
Strabone;  dei  quali  alcuni  l'appellano  Ca- 
kUa  e  GakUa;  e  perciò  Plinio  ricorda  nella 
Sicilia  i  popoli  Galatini.  Cosi  registra  To- 
lomeo il  di  lei  sito  :  Alesa,  Calalla,  la  foce 
del  fiume  Chida,  Alunzio,  Ayalimo;  dalle 
tavole  dei  viaggi:  Cephaleclo  Alaesa  18,  Ca- 
lacta  12;  Fuzello  poi:  Da  Cefalù  al  ca- 
stello  di  Tusa  17  m.,  da  Tosa  ad  Alesa, 
ora  Caronia  12.  Soggiunge  Cluverio  :  Da 
questi  intervalli  sarà  Caronia  la  slessa 
Calalla,  che  con  un  gran  strafalcione  col- 
toca  il  Fazello  ad  una  terra  30  m.  più 
in  là  da  Caronia,  che  appellasi  volgar- 
mente S.  Marco.  Parlando  altronde  di  Ca- 
ronia, il  medesimo  Fazello  afTcrma,  occor- 
rere da  per  tutto  per  quasi  2  m.,  e  do- 
vunque si  scava,  alla  foce  del  fiume  dello 
stesso  nome,  verso  la  Chiesa  dell*  Annunzia- 
ta, ne*  pubblici  territorii  e  vigneti,  frammenti 
ed  antiche  mine;  e  queste  certo,  proseguo 
il  Cluverio^  sono  di  Calatta  collocata  nelle 
tavole  a  30  m.  da  Cefali^,  e  la  medesima 
amenità  e  bellezza  delle  spiagge  di  Ca- 


CA 


fonia,  che  diligentemente  indagai,  par- 
laci apertamente  essere  staia  quivi  Cc' 
latta.  Aggiunge  poi  emendato  il  testo  di 
Strabone,  come  anche  1*  Itinerario  di  Anto- 
nino, ed  indi  discendendo  all*origine  di  Cé- 
Ia((a,  riferisce  quel  detto  di  Erodoto  lib.  (: 
In  questo  stesso  tempo  mandwono  i  Zm- 
elei  a  sollecitare  i  Joni  per  fabbriam 
nel  Bel  Lido  ma  eillà.  È  poi  il  Bel  iÀie 
dei  Sicoli  in  quella  parte  della  SidKé 
che  mira  il  Tirreno.  Persuasi  intanto  i  Jo- 
ni da  Anassila  tiranno  di  Reggio  nemico 
dei  Zanclei,  non  curare  il  Bel  Lido  verso 
cui  navigavano,  ed  occupare  Messina  vuo- 
ta di  gente,  acconsentirono,  onde  si  diOeri 
la  fabbricazione  di  Calatta. 

Ma  dopo  circa  40  anni,  che  fa  il  tono 
della  Lxxxiii  Olimpiade,  Ducezio  condottoro 
dei  Sicoli^  abbastanza  celebre  nella  storiit 
fuggendo  da  Corinto ,   dove  per  comtado 
di  Timoleone  praticava  vita  privata,  fingete 
dosi  comandato  daU*  oracolo^  come  narra 
Diodoro,  affinchè  rendesse  celebre  aaUaSì- 
ct7ta  per  abitanti  Calam  Acten^  cioè  U  M 
Lido,  venne  con  gran  quaniiià  di  genr 
te,  che  un  soggiorno  vi  cercavano,  ori  d 
unirono  alcuni  Sicoli,  e  tra  questi  Àrt$' 
nide  Principe  d' Erbita;  e  poco  dopo  h 
Olimpiade  lxxxv  afTcrma  :  aUùra  in  SUO- 
lia  Ducezio,  c1%e  era  stalo  tiranno  delb 
5tcu{e  città,  fabbricò  la  città  dei  Ce» 
tini,  e  portatavi  graih  moltitudine  di  ۥ- 
Ioni  cominciò  a  riprendere  il  goteme  ei 
Sicoli,  ma  prevenuto  da  un  morho^  ttt 
sarono  con  la  vita  i  suoi  tentativi.  Q•^ 
sto  scrivono  gli  antichi  sulla  di  lei  otìfot 

Cecilio  Retore  rammentasi  come  da  Ci* 
latta  ossia  da  Bel  Lido,  dall*  Ateneo;  N* 
Ilo  nella  3*  Verrina  nota  vicine  AoustraH 
e  Calatta;  celebra  Eupolemo  da  Calalti;i 
Uionisio  d'Alicarnasso  fa  meniione  delTir 
tichissimo  storico  Demetrio.  Laerzio  qnii'i 
nella  vita  di  Demetrio  Falereo ,  scriveadi 
di  molli  di  un  tal  nome,  colloca  il  nosin 
SiciUano  in  &"  luogo ,  ed  altesU  di  vm 


[ 


195 


CA 

.0  libri  suIFAsia  e  suirEuropa.  Ta- 
Calatta,  oratore  perspicuo,  ed  enco- 
a  Laerzio,  Lascari  e  da  Goltz  ;  scris- 
e  tuceesHoni  dei  filosofi  ,  sulle 
H  èopienity  ed  illustrò  Omero.  Lo 
tleneo  nel  lib.  12''  dice  da  Calalta  Sì- 
qoale  fu  non  volgare  storico,  scrisse 
>inane  vicende,  secondo  afTerma  Li- 
Ielle  Sicole,  secondo  Ateneo  e  Laer- 
11* Etna  altresì  e  di  Cipro;  fece  delle 
e  scrisse  di  storie  fiivolose  :  e  que- 
re  da  Stefano,  da  Plinio,  da  Tzetze 
Litri  attribuisconsi  a  lui.  Il  Paruia 
lue  monete  dì  Calalta,  una  con  sulla 
nterìore  un  capo  di  un  giovane,  che 
nte  Hjyer  opina  essere  il  volto  di 
t  o  di  Arconide,  imperciocché  en- 
questl  fondatori  di  Calalta  erano  di 
vetta,  come  ricavasi  dalle  loro  im- 
nel  rovescio  hanno  una  nottola,  in- 
li  Pallade,  sovra  d*  un  vaso  coirepi- 
lAA&TiNAN  ;  la  seconda  ha  un  capo 
>  con  una  corona  di  ellera,  ed  un 
o  d*uva  col  medesimo  motto. 
)  Cluverio  Calata  esser  diversa  da 
,  questa  marittima ,  quella  medi- 
i,  ì  di  cui  popoli  Galalini  numera 
rai  mediterranei.  Alcuni  credono, 
tftì  per  le  scorrerie  dei  Tusci  e 
ani,  avessero  retroceduto  col  tempo 
Maggia  settentrionale  per  circa  8 
dove  fabbricarono  la  città  che  ap- 
io Galati.  In  qual  epoca  si  fosse 
Calaita  è  incerto;  nel  tempo  di 
e  era  in  piedi  e  celebre  ;  Paolo  Dia- 
rerma  essere  stata  ruinata  dalle  sa- 
ie masnade  (1). 

tUUMK  Lat.  CakUubum  (V.  M.)  Ca- 
e  da  gran  tempo  casale  non  lungi 
010  ,  verso  Settentrione  ,  appellato 
i  Calalo,  compreso  nella  diocesi  di 
,  e  mentovato  nei  diplomi  del  Conte 

De  rioyenne  tra  le  roTine  il  mtnicodi 
fittile  tcritto  di  caratteri  Egiiiaoi. 


CA 


Ruggiero  e  di  Papa  Pasquale  II,  in  cui 
se  ne  descrivono  i  confini.  Fu  un  giorno 
sotto  il  dominio  di  Federico  d*Antiochiaj 
e  questo  ribellatosi  dal  Re,  fu  concesso  a 
Raimondo  Peralta.  Nel  censo  del  Re  Mar- 
tino si  dà  sotto  il  domìnio  di  Blargherita 
figlia  di  Kiccolò  Peralta,  i  di  cui  eredi  poi 
possederonlo.  Oggi  è  nella  contea  di  Cal- 
tabellotta. 

Calava  (V.  D.)  Promontorio  formidabile 
ai  naviganti,  al  lato  Settentrionale  delF Iso- 
la, sotto  il  villaggio  Giojosa,  e  la  Chiesa  di 
S.  Giorgio,  nel  38""  di  longit.,Sulla  vetta  ovvi 
una  torre  ad  uso  di  vedetta  ;  al  basso  pro- 
fonde grotte  bagnate  dalle  onde  del  mare, 
che  In  tempo  sereno  presentano  un  asilo 
ai  viaggiatori.  E  nel  capo  occidentale  del 
seno  di  Patti  e  di  Oliveri ,  stendesi  verso 
Ponente,  e  si  avanza  tra  il  capo  di  Milazzo 
e  d'Orlando. 

t'Aiiiaca  (V.  M.)  Casale  appartenentesi 
nel  1320  a  Masino  di  Michele ^  come  si  ha 
dal  registro  di  Federico  II. 

Calcara  (V.  M.)  Piccola  isola  rimpetto 
Trapani,  con  una  torre,  ed  una  chiesiuola 
intitolata  a  S.  Alessio. 

Caicaraco.  hai. .Carclharachium  (V.  N.) 
Casale  una  volta,  oggi  Carcacia  secondo 
il  Pirri,  nel  territorio  di  Lentinl,  apparte- 
nente alla  Chiesa  di  Siracusa,  concesso  per 
liberalità  del  Conte  Tancredi  nel  1104  al 
Vescovo  Ruggieri  primo  di  questa  città,  do- 
po r  espulsione  del  Saraceni^  con  suol  con- 
fini e  sue  pertinenze,  come  leggesi  nel  di- 
ploma recato  dallo  stesso  Pirri. 

Caicbes  (V.  M.)  Oggi  Caccamo,  ma  giu- 
sta il  Pirri  feudo  di  Carcadè  il  che  si  niega 
dairinveges,  afTermando  esser  di  Caccamo. 
Scrivevasi  anche  Kalclies. 

Calcoraccio.  Lat.  Calcuractum.  Sic. 
Carcarazzu  (V.  D.)  Fiume  che  nasce  nel  ter- 
ritorio di  Maniaco^  non  lungi  da  Bronte;  me- 
scolasi a  quel  di  Trolna,  e  sbocca  nel  Si- 
roeto. 

cai€iiM  (V.  D.)  Casale  della  Chiesa  di 


196 


CA 


CeCdi.  mt9tùJ2lù  m  m  diploaa  di  Papa 
AlesiaMiro  111.  »  evi  soao  re^islrafi  i  beai 
di  qaeila  del  llii.  0^  mni  è  pìi,  m 
il  terrìtom  me  aaalieae  fl  mtmt. 

€MK»m$m.  UL  Caliate*.  Sic.  Caliata  (T.D.) 
Colle  del  iaaco  orìealale  deUEtea,  caa- 
al  bosco  di  Calaaia  ed  a  Cenila, 


CA 


Ut  ColMolte*.  Sic.  Cala- 
cioUa  (T.  5.)  FivBicello  co^  deUo,  eooie 
se  pieetio  calice:  apre  la  foce  tra  Olif eri 
e  Faraari.  ed  ka  poco  di  sopra  la  sor^eale. 
CMiwfl.Lal.  CmilmrU.  Sic.  Caddan(T.5.) 
Foado  ofp  %^$^^mo  tra  Tìnai  e  Klilello. 
casale  va  leapo  apparleaeale»  ai  territo- 
rio di  Leatioi.  cbe  prese  aoae  dai  fratelli 
gajiielaio  e  ^Mcami  CaUari^  cbe  per  fel- 
looia  dal  le  Federico  U,  perdettero  tatti 
I  beat:  §m  allora  coacedato  il  casale  dal 
■edesiaM  Friacipe  a  Miecardo  Gmarma, 
•mie  se  ae  dice  Sijaore  Gio^mmftto  f - 
gliaolo  di  fticcar»IOr  ael  re^stro  del  1320, 
e  ae  aiera  otiemilo  la  coafenaa  ael  1312. 
Sueeedettegli  /"tlippo.  dopo  di  cai  Tollea- 
ae  Niccolò ,  coi  aMrto  seaia  f^ooli  so- 
praTTCDoe  la  suora  Samdelia ,  che  lasciò 
suoi  eredi  ì  figliuoli  Jiecoiò  e  Francesca , 
che  generò  con  ToouDaso  di  Xessina  Xi- 
lite.  Morto  senza  figliuoli  Niccolò,  Framee$ca 
difenne  Signora  di  Caiiarì.  che  maritata  al 
messinese  Pietro  BonfigliOj,  generò  Bomfi' 
glia  de  Bonfiglio.e  questo  morto  nelfin* 
fanzia,  T  ottenne  Pietro  da  Francesca  nomi- 
nato. A  questo  si  oppose  Pieiro  di  Chia- 
ramonle,  Prefetto  del  castello  di  Catania, 
che  aTCva  ottenuto  Callari  dal  Re  Martino. 
Ma  ceduto  il  Chiaramonte  nella  lite,  vien 
confermato  il  Bonfiglio  dal  medesimo  He 
nel  1404.  L*  ultimo  dei  Bonfiglio  fu  roMMO- 
so,  cui  succedette  nel  1635  il  figlio  della 
sorella  Otlatio  Minuiolo:  oggi  il  possiede 
il  di  costui  erede  e  pronipote  AtUomimo 
Minuiolo  Principe  di  Collereale.  Amanza  de* 
cenle  abitazione  pel  Barone,  tuia  chiesiuola 
campestre,  ed  umili  casette  per  coloni.  11 


I 


oripae  daeo- 

■aisce  a  qsel 

in  quel 


(T.  R.)  GUà 
dai  Calcidesi,  cai- 
locala  da  FaicHa  e  da  alliì  dare  ora  Ter- 
r4i.lMrì  ae sMOscom  cw  Ctarerioa 
ia  TaMeaiBe ,  fCfsa  la  parte  orieo- 

tale. 

(¥.  D.)  Giti 
da  ana  dells 
^oali  scrifo  la^ 
di  Chio:  Aspo 
I  i4!Sf  MI   caoCTo  coloaio  da  ilai- 
sa;  ed  mètm  del  fmri  Immetm^  che  ls^ 
gè  rn^eflo  m  ifeffio,   «Ilo  slrelfo  di 
SìctlM^  CMmdm  e  CmUipoU  neerelfero 
colonie.  LCpiloMalore  di  Stefaao:  CaUi- 
poli,  scriie :.  cìUà  «  Sictiui ,  e  gH  M- 
tamii  CmUipmiiii:  att  la  laluM  soggiaiige 
Qa? erìo  CmUipoiiimmi.  Fiorita  ai  tempi  di 
Ippocrale  Uraaao  di  Gela ,  poiché  dice  di 
lui  Erodoto,  ael  Uh.  7,  IppoGraie  mi$eéì 
i  Collìpolilam.  fvei  di  .lasso,  i  Xcmcfeit 
ed  i  leonliai,  pmgmi  cùtUro  %  SiracutOHi, 
e  Mol/iJ^'me  auisaode  <ii  iMrbari;  neUf 
^mlì  t^ttagtie  Getame  9i  tfislinse  per  ftf- 
torìa:  e  poi  fa  questi  tiranno  di  Siracua; 
dalle  quali  parole  di  Erodoto  ricsTi  di' 
lerio  essere  sUU  CaUipoti  nel  lato  oriei- 
Ule  deir  isola.  CoBosciamo  finalmente  à 
Silio  nel  lih.  14,  sino  alla  guerra  Posid  o 
esser  durata  Callipolì: 


Chiese  il  aosan  SigMr  di  Pietra.  •  cUiit 
CaUipoti  eoa  Bona  aaaico  patto. 

CiaccTa  roTinaU  con  le  altre  ai  tempi  li 
Strahone  :  perctoccàè  oggidi  ,  seri? e  e(K 
nel  Uh.  6,  noa  coaoseìoaio  e^èere  aWdi 
/mera,  mom  Gela,  mom  CaiUpoK.  £  fit* 
stìone  del  sito  tra  gli  storid,  poiché  pi^ 
landò  di  Mascali  il  sullodato  Cluverio,  dm 
falsamente  collocò  Etna  il  Fascilo ,  eli 
stesso  autore  sospetti  di  Bidio,  sog|ias|e: 


197 


CA 

ego  essere  stata  quivi  CalUpoli. 
noo  appoggiandosi  ad  argomento  di 
a  colloca  nel  lalo  meridionale.  Ma 
)i  nascali  nella  Dee-  lib.  3,  cap.  J, 
do  rimanere  oggidì  intomo  alla 
lODumenti  di  antiche  minate  città , 
nbranmi  fuor  di  proposilo  le  con- 
dì Claverio. 

telo.  Lai.  CaUisium  (V.  M.)  Casale 
eppe  Amato  de  Cardona  verso  il 
>llo  Federico,  con  Xilinda  e  Villa- 
Apparlenevansi  parimenti  nel  1408 
itifii  Amato  de  Cardona. 
DBlana.  Lai.  Caulonia  (V.  N.)  Cillà 
ia  secondo  Stefano,  detta  cosi  ncl- 
irio  di  Antonino,  propriamente  Cau- 
Sospetta  Claverio  essere  stala  una 
Dv*  oggi  Pietraperzia.  È  mia  opi- 
isser  sorla  appressò  Imera  mcridio- 
dia  valle  di  Mazzara,  come  dirò  più 
inamente  in  descriverla.  Vedi  Cau- 

Itero  (S.)  Lai.  S.  Calogerus.  Sic. 
ira  (Y.  N.)  Castello  e  piccolo  fiume 
>iaggia  settenkrionale  del  territorio 
ini,  verso  settentrione,  appresso  il 
go  di  Horganzio,  volgarmente  Agniu- 
;e  sopra  rupi  non  inelegante  rocca, 
Idia  della  cala  e  della  tonnara  del 
no  nome,  con  una  specola.  Erom- 
il  ruscello  da  fonti  vicine,  apresi  la 
rso  la  stessa  rada. 
i«ero  (S.)  Lai.  S.  Calogerus.  Sic. 
ira  (V.H.)  Monte  sopra  Termini  Ime- 
letto  dagli  antichi  Euraco  ;  levasi 
t  aquilone,  oriente  e  mezzogiorno , 
dente  però  è  unito  a  basse  colline, 
ede  Caccamo.  Neil' acutissimo  ver- 
ma  piccola  cella ,  dove  abitava  un 
di  santissima  vita,  alla  di  cui  morte 
[a  in  chiesiuola,  diede  nome  al  mon- 
^hè  i  monaci  presso  i  Greci  diconsi 
fii  altrimenti  vien  detto  Craco,  ed 
,  come  aSèrma  Cluverio.  Alle  sue 
(  Broccato,  e  poi  F  antichissima  città 


CA 


di  Termini  Imerese,  ma  verso  mezzogiorno 
il  nuovo  villaggetlo  Xara-  È  vestito  di  dei)3i 
albereti,  e  verdeggia  per  sino  alla  vetta,  sin 
dove  è  ardua  la  salita,  eppure  ogni  anno 
per  volo  sancito  vi  salgono  le  genti  circo- 
stanti. 

Calogero  (S.)  Lai.  5.  Calogerus.  Sic. 
San  Caloiru  (V.  M.)  Monte  ai  bagni  di  Se- 
linunte,  oggi  Sciacca,  un  tempo  Cronio; 
prese  il  nome  altresì  da  un  santissimo  so- 
litario, ed  ai  tempi  dei  Saraceni  dissesi 
delle  Giummare^  dalla  voce  Gemmar  che 
corrisponde  alla  palma  selvaggia,  di  che 
abbonda  il  circostante  territorio  e  lo  stesso 
monte.  Afferma  il  Gaetani  nella  vita  di  S.  Ca- 
logero, essere  stato  detto  Cronio  una  volta 
dalla  figura ,  poiché  ha  forma  di  teschio 
umano,  o  forse  perchè  del  tutto  nudo,  nò 
erba  produce  o  alberi,  ed  è  dannato  ad 
una  perpetua  sterilità,  dicesi  Cronio.  Ver- 
so i  suoi  fianchi  sono  le  acque  termali,  e 
delle  grotte  ad  uso  di  bagno,  che  sopra 
descrissi^  parlando  delle  acque  di  Selinun- 
te.  Vi  si  osserva  altresì  un  antro,  dove  a 
lungo  trasse  i  suoi  giorni  S.  Calogero,  og- 
gi mutato  in  Chiesa,  che  gli  è  consecrala. 

Caltabellotta.  Lai.  CalatabeUoUa.  Sic. 
Cartabillotta  (V.  M.)  Famosa  ed  abbondante 
città  della  provincia  di  Girgenti,  di  nome 
al  certo  saracenico,  poiché  Kalgha  ne  vale 
luogo  scosceso,  e  rupe  elevala  dove  è  fab« 
bricata  una  rocca;  Bellus  poi,  come  insé"- 
gna  Bocharl  significa  quercia.  Perciò  ai  lem- 
pi  dei  Saraceni,  il  colle  dove  sedevano  e 
città  e  rocca  era  vestito  di  querce.  Ha  sor- 
se dalle  mine  dell*  antichissima  Triocala, 
di  cui  diremo  altrove.  Adria  nella  topogra- 
fia: è  un  luogo  eminente  ^  si  ha  due  ma- 
gnifici castelli,  oggi  in  mina,  uno  sul  ci- 
glione  del  monte,  l'altro  nel  mezzo.  Siede 
sul  vertice  la  città  sopra  pietre  molari, 
ed  ivi  si  venera  una  parte  della  testa  di 
S.  Anna.  Dal  vertice  del  monte  parasi  agli 
occhi  la  giocondissima  prospettiva  del  ma- 
re; ò  rivolto  a  Scirocco,  e  ne  siede  nel 


f98 


CA 


mezzo  un  castello  col  palazzo  del  Barone. 
N^n  lungi  sorge  la  Chiesa  principale,  sal- 
erà alla  B.  Vergine  Assunta  in  cielo,  sot- 
to la  cura  deir  Arciprete.  Le  è  sufTraganea 
un'altra  parrocchiale,  sotto  titolo  di  S.  Lo- 
renzo, secondo  il  Pìrri  di  S.  Michele,  isti- 
tuita nel  1630.  Eravi  un  tempo  un  noviziato 
della  compagnia  di  Gesù,  cessato  dal  1558 
per  iscarsczza  di  rendite.  I  frati  Carmelitani, 
rivendo  S.  Alberto,  stabilironsi  a  mezzo  mi- 
glio dalla  città ,  nella  Chiesa  di  S.  Be- 
nedetto, ma  verso  il  1175  si  raccolsero  den- 
tro le  mura,  presso  la  Chiesa  di  S.  Maria 
della  Grazia,  di  cui  è  una  famosa  statua  di 
marmo  (1).  Sorgeva  il  Convento  di  S-  Agosti- 
no, del  tìtolo  della  SS.  Annunziala,  sin  pri- 
ma del  1335,  di  che  mi  sembra  esserci  pro- 
?a  un  antichissimo  simulacro  della  B.  Ver- 
gine del  Soccorso,  mentovato  dal  Pirri  Ad 
un  miglio  verso  1*  angolo  meridionale  del 
monte ,  dov'è,  testimonio  lo  stesso  Pirri, 
la  Chiesa  di  S.  Maria  di  Monte  Vergine , 
ed  i  ruderi  di  Triocala ,  scorgonsi  ancora 
yestigìa  .di  monastiche  celle,  e  la  stessa 
Chiesa  ha  un'antichissima  tribuna,  il  che 
ci  fa  credere  esservi  stati  monaci  cremili 
di  S.  Agostino  ,  come  afTerma  l'Attardi. 
Vedesi  costruito  dal  1614,  in  luogo  ameno, 
al  di  fuori  verso  Oriente,  a  limosino  di  pie- 
tosi cittadini^  un  decente  convento  di  Mi- 
nori Cappuccini;  e  sorge  oggi  un  mona- 
stero di  donne,  sotto  regole  benedettine, 
presso  la  Chiesa  di  S.  Antonio,  che  da  gran 
tempo  era  unito  alla  Chiesa  di  S.  Maria 
di  Valverde.  Tra  la  minata  Triocala  e 
la  nuova  ciltii,  nel  fianco  australe  del  mon- 
te, è  un  grande  antro  ed  una  antica  Chiesa 
dedicata  a  S.  Pellegrino,  dove  riferisce  la 
tradizione  ed  insegnano  le  sue  azioni,  aver 
passato  una  volta  quel  Santo  Vescovo  in- 
noccente  la  vita,  ed  avere  brillato  in  varii 
prodigii.  Qual  cittadino  perciò,  ma  per  opi- 


(1)  Dello  scalpello  del  genio  fublime  di 
Dello  Gagioi. 


Anto** 


CA 


nione  volgare,  e  Patrono  speciale  lo  feae- 
rano  gli  abitanti;  né  manca  chi  il  credano 
primo  Vescovo  di  Triocala,  destinato  da 
S.  Pietro.  A  tre  miglia  è  celebre  il  lem* 
pio  di  S.  Giorgio  detto  da  Triocala,  a  due 
ordini  di  colonne,  fondato  ^al  Conte  Bug* 
giero,  che  per  una  vittoria  quivi  ottenuti 
contro  i  Saraceni,  fondò  al  suo  Patrono  • 
tutelare,  aggiuntovi  un  monastero  di  mo- 
naci dell'Ordine  di  S.  Basilio,  e  concedu- 
ta una  pingue  dote.  È  soggetto  ora,  soUb 
titolo  di  Priorato,  all'Archimandrita  di  Mes- 
sina, e  nel  suo  territorio  siede  il  villag- 
gio Villafranca. 

Si  appartiene  Caltabellotta  alla  comarea 
e  prefettura  militare  di  Sciacoa ,  ed  ap- 
prestava 7  cavalli  e  50  pedoni.  Decorala 
dal  1335  degli  onori  di  Contado,  dà  ai  suoi 
Signori  il  V  posto  nel  general  Parlamento. 
Costava  nel  secolo  xvi,  secondo  Saocetta, 
di  871  case,  ma  secondo  Fazello  di  1096, 
e  di  4056  abitanti  ;  di  1660  case  nel  se- 
guente ,  e  3904  abitanti ,  come  si  ba  dal 
Pirri,  ma  dai  regii  libri  994  case,  3380  abi- 
tanti. INel  1713  contavansi  860  case,  3551 
abitanti ,  che  ultimamente  4091.  Segna  il 
Conte  il  Magistrato  civile  della  città,  ed  3 
Vescovo  di  Girgenti  l' ecclesiastico.  Re  1 
la  longit.  in  37**  40',  e  la  latit.  in  37*  37*. 
Il  territorio  grandemente   esteso  oggi  fi 
soggetto  a  varii  Signori  ;  è  feracissioM)  li 
frumento,  in  ogni  genere  di  biade  ed  ia 
legumi;  abbonda  in  vino,  olio,  cacio,  ed 
in  altre  produzioni  della  terra,  in  ortaggi 
e  pasture,  nò  manca  di  mele,  né  di  canapi 
0  lino.  Viene  abbondantemente  irrigato  dil 
fiume  che  sgorga  da  Fatara  da  copioso  • 
grandissimo  fonte,  allo  radici  orientali  del 
colle,  e  da  altre  acque.  Comprende  boscU 
e  selve ,  ed  appresta  gioconde  e  copioii 
caccio. 

Ebbesi  Caltabelloiia  illustri  citudini:  S^ 
bastiano  dell*  Ordine  de'  Carmelitani,  insi- 
gne per  pietà  e  per  prudenza .  e  mento* 
vato  dal  Pirri  ;  fu  Vicario  generale  del  Ve- 


f99 


CA 

Hazzara,  e  morì  in  Licata  nel  1603: 

0  Tomini ,  eremila  Agostiniano , 
li  probità  di  costumi  e  di  ogni  sa- 
*ofana  erudizione  ;  predicò  in  varie 

quaresima  con  sommo  frutto ,  e 
Ila  patria  nel  1547:  Antonio  Sco- 
te di  S.  Caterina  di  Linguagrossa, 
ì  della  Chiesa  di  Palermo,  Giudice 
linalore  Sinodale,  come  si  dice  ;  fu 
di  Giuseppe  il  Presidente,  e  mori 

:  Giuseppe  Scoma  finalmente,  Pre- 
della M.  R.  C.  mentovato  dal  Mon- 
ome  esimio  in  entrambi  i  dritti , 
issimo  per  vasta  dottrina  ed  eru- 

dopo  passato  per  tutti  i  gradi  del 
nseguilo  il  posto  supremo ,  la  di- 
ìè  di.Presidente  della  M.  R.  C,  me- 
ir  lodato  nei  regii  diplomi  di  Car- 
oichè  rifulse  per  prudenza  in  trat- 
>e ,  somma  integrità  nei  giudizii , 
ro  altresì  alle  muse;  mori  in  Pa- 
el  1696,  lasciati  monumenti  di  ter- 
ingegno,  enumerali  dal  Mongitore 
blioteca. 

imo  alla  serie  dei  Conti:  sotto  i 
il  dicesi  ceduta  Callabellolta  per 
uà  e  bellezza  del  suo  territorio  a 

di  regio  sangue,  ed  ai  primi  del- 
o;  negli  ultimi  tempi  degli  Svevi  a 
ì  di  Antiochia ,    dapoicbè  quella 

1  assegnata  ad  un  personaggio  di 
reale.  Boccaccio  nel  Decam,  gior- 
,  not.  6,  afferma  che  Pietro  d'Ara- 
Costanza  sua  moglie,  diedero  Cal< 
a  e  Cefalù  a  Periconio  nobile  gio- 
aa  povero  in  averi ,  ed  alla  di  lui 
Elisa ,  vergine  prima  ingenua ,  di 
.  accetlissima  a  Pietro  ed  a  Costan- 

1286  ritrovo  di  avere  Costanza 
di  questa  Signoria  insieme  con  Bi- 
jderico  di  Campo,  I  nostri  sicoli 
ientemeno  affermano,  che  Federico 
pAta,  erede  di  Corrado,  nei  primi 
egli  Aragonesi,  ebbesì  CaHabellot- 
;ello,  Histretta,  Capizzi,  Calatubo, 


CA 


Castellammare  del  Golfo,  ed  altre  Signo- 
rie. Nel  censo  di  Federico  II  Consalvo  de 
Olio  pagava  onjse  30  pei  terragi  di  Cai* 
tabelloUa.  Finalmente  da  un  diploma  di 
Pietro  II,  segnalo  in  Catania  nel  1336,  co- 
sta le  città  e  i  beni  di  Federico  d'AntiO' 

I 

cAta^cioè  Callabellolta  ec-,  per  essersi  unito 
ai  Francesi,  essere  stali  assegnati,  sotto  titolo 
di  Contea  a  Raimondo  di  Peralta^  Ammi- 
raglio del  Regno  di  Aragona,  e  consangui- 
neo del  Re.  Da  Raimondo  V  ottenne  (ru- 
glielmo^  che  presso  Catania  nel  1347  fu 
dai  nemici  ucciso;  a  colui  Luigia  Signora 
di  Sclafani  piirlorilo  aveva  Guglielmo  u , 
volgarmente  Guylielmono ,  cui  fu  data  in 
moglie  Eleonora ,  figlia  dell*  Infante  Gio- 
vanni Duca  di  Randatzo,  con  in  dote  Cal- 
tanisselta,  Calalafimi,  Conlessa ,  Giuliana  , 
Comiso,  Sambuca^  Calatamauro  e  Adragna, 
per  cui  divenne  dei  primi  borgomastri  di 
Sicilia.  Da  Eleonora  e  Guglielmo  nacque- 
ro Niccolò  e  Giovanni  ;  quegli  sposò  Co- 
stanza di  Chiaramente ,  con  per  dote  Bi- 
vona;  Giovanni  ebbe  il  figlio  Niccolò  da 
N.  N.  Dal  vecchio  Niccolò  nemico  del  Re 
Martino  per  destino  di  Callanisselta  nac- 
quero Giovanna  e  Margherita  ^  e  la  pri- 
ma per  opera  di  Eleonora  Infantessa  e  di 
Martino ,  fu  data  ad  Artale  de  Luna ,  di 
sangue  reale ,  contro  il  volere  dello  zio 
Giovanni,  che  destinato  1*  aveva  al  giovine 
Niccolò  :  ma  prima  di  goder  del  matrimo^ 
nio,  l'infante  Giovanna  mori,  e  per  ponti- 
ficia dispensa ,  Artale  ne  prese  in  moglie 
la  sorella  Margherita^  da  cui  nacque  Afi- 
tonto  de  Luna  e  Peralla^  che  ammogliossi 
colla  figlia  di  Antonio  Gardena,  donde  nac- 
quero Carlo^  Eleonora  e  Sigismondo.  In- 
gannasi il  Pirri,  affermando  nella  sua  Cro- 
nologia, in  questo  tempo  Conte  di  Calta- 
bellotla  Antonio  Gardena  ,  giacché  ne  go- 
deva il  di  lui  genero  de  Luna»  Carlo  frat- 
tanto, non  avendo  avuto  figliuoli  da  Giulia 
Alliata,  si  mori ,  ed  in  suo  luogo ,  la  so- 
rella Eleonora  moglie  di  Antonio  Alliata, 


200 


CA 


arendo  nel  1491  conseguila  la  Contea,  ne 
fece  Signore  il  marito  :  roa  Giovati  Vin- 
cenzo^ come  figlio  di  Sigismondo  de  Luna  * 
terzogenito  di  Antonio,  ne  domandò  la  pre- 
ferenza ,  e  r  ottenne  in  giudizio  ;  questi 
Strategoto  di  Messina,  Presidente  del  Re- 
gno, domò  e  passò  a  fil  di  spada  i  Bivo- 
nesi,  che  gli  si  erano  ribellati  ;  con  Diana 
Moncada  generò  Sigismondo  n,  autore  del 
Caso  di  Sciacca,  il  quale  con  Luigia  Sai- 
fiati  e  Medici,  nipote  di  Leone  X,  avuli  i 
figli  Pietro ,  Giuliano  e  Giacomo ,  esiliato 
dair  isola  infelicemente  si  mori. 

Pietro  per  benefizio  deirimperator  Car- 
lo donato  dei  paterni  beni,  fu  il  primo  Du- 
ca di  Bivona,  ed  ebbesi  due  mogli,  Isabel- 
la de  Yega  figlia  del  Viceré  Giovanni,  don- 
de Luigia^  Bianca,  ed  Eleonora,  delle  quali 
fu  superstite  la  sola  prima;  la  seconda  poi 
Angelica  Laccrda  la  quale  gli  partorì  GiO' 
vanni  de  Itina,  che  allettato  da  Bellada- 
ma  VII  trai  Marchesi  di  Giarratana,  bellis- 
sima di  aspetto,  la  prese  in  moglie,  e  mo- 
rì senza  figlia  perlochè  la  sorella  Luigia 
Luna  e  Yega  maritata  a  Cesare  Moncada, 
Principe  di  Paterno,  divenne  Duchessa  di 
Bivona  e  Signora  di  Caltabcllotta,  e  di  al- 
tre città:  Cesare  lasciò  erede  il  figlio  Fran- 
cesco generato  con  Luigia^  ma  si  mori  pri- 
ma della  moglie,  per  lo  che  questa  venne 
a  seconde  nozze  con  Antonio  Aragona  Du- 
oa  di  Montalto,  e  proccurò  che  il  figlio  Fran- 
cesco si  unisse  in  matrimonio  con  Maria 
Aragona  figlia  unica  del  marito  Antonio 
dalla  prima  moglie;  per  cui  Francesco  di- 
venne Duca  di  Montalto  e  di  fiivona,  e  Con- 
te di  Caltabellotta  e  di  Caltanissetta ,  da 
cui  e  da  Maria  nacquero  Antonio  e  Cesa- 
re; da  Antonio  e  da  Giovanna  La  Ccrda 
Luigi  Guglielmo,  il  quale  con  Caterina  Mon- 
cada de  Castro  generò  Ferdinando ,  V  ul- 
timo de*  Montecatini,  che  privo  di  maschi, 
diede  in  moglie  Caterina,  avuta  da  Maria 
Teresa  Faxardo^  a  Giuseppe  Toledo  Duca 
di  Ferrandina,  e  lo  lasciò  morendo  erede 


CA 


di  vastissimi  possedimenti.  A  costoro  at- 
taccò lite  Luigi  Guglielmo  Moncada,  ni- 
pote ed  erede  di  Cesare,  Duca  di  S.  Gio- 
vanni^ la  quale  lite  si  sciolse  in  questo  se- 
colo, restando  a  Caterina  CaUabeUotta  coi 
altre  possessioni  ;  Luigi  però  ebbe  le  Si- 
gnorie di  Paterno,  Caltanissetta,  Riben, 
Melilli ,  colle  terre  aggregate ,  di  cui  ap- 
presso farò  parola.  Federico  figlio  di  Ca- 
terina, da  cui  naoque  Antonio  AUsarez  To- 
ledo,  è  oggi  il  Conte  di  CalUbellotta  (1). 

Caltabellona  (Fiume  M>.  Vedi  /i- 
buro. 

Caitegirone.  Lat  Calaki^eramm.  Sic. 
Cartagiruni  (Y.  N.)  Città  gratisrima,  poidiè 
di  questo  titolo  vien  decorata  sin  dal  liM 
nei  regii  libri,  la  prima  delle  mediterranee 
di  tutta  risola;  occupa  quasi  il  centro  della 
Tallo  di  Noto,  e  comprende  la  prima  paria 


(0  Oggi  è  un  capo-circoDdario  di  S*  ciana, 
provincia  e  la  diocesi  di  Girgenli,  diatretlo  di  Sciae- 
ca,  da  cai  disia  10  miglia,  83  da  Girgentì ,  99  di 
Palermo.  L*  aria  ne  è  sana  ,  amaniaaimo  il  sita, 
(alche  Triocala  venne  appellata  la  TieiM  ciUà  di- 
stratta,  cioè  (re  volte  bella.  Per  donasaone  detti 
signora  Teresa  Grado^  di  63  onie  di  rendita,  a  310  il 
contanti,  per  un  palazzo  lasciato  dal  fa  di  costei  ai- 
rito  signor  D.  Pietro  CrìsaG,  ed  altre  soBBa  cit 
computate  insieme  nna  ingente  ne  compoagow» 
con  ogni  premura  brigasi  attaalmente  a  potar  d* 
darre  il  sudetto  palazzo  in  Collegio  di  Maria  soOs 
regola  di  Card.  Corredino;  la  spesa  non  aa  sai* 
rebbe  intanto  a  moltQ,  imperocché  pietosi  kèà 
han  curato  donare  altresì  arredi  sacri  a  sonak- 
bondare;  attendesi  1*  approTasione.  L* 
territoriale  di  Caltabellotta  fa  coooprtsa  ia 
5527,717,  e  dividendo  in  coltare,  4,035  ia  fìtf* 
dini«  318,730  in  seminatorii  alberati,  IM7,77tii 
seminatorii  semplici ,  3707,977  in  pascoli,  3il,iti 
in  oliveti,  81,864  in  vigneti  alberati,  34,173 li 
vigneti  semplici,  1^739  in  sooli  di  casa.  I  pei**' 
rii  rami  del  sno  commercio  tono  grana,  ^ 
ed  eccellenti  fichi  secchi,  forse  i  migliori  dalla  si" 
tre  parti  in  cui  parimenti  si  fanno.  PiagaiinM 
sono  inoltre  le  pasture  «  onde  si  fabbrica  aa  far* 
maggio  assai  nominato.  Montava  nel  1733  la  pt- 
polazione  di  Caltabellotta  a  4768,  a  4633  aell'aBBi 
1831,  e  finalmente  a  5334  nello  scorcio  dal  11^ 


I 


201 


CA 

icesi  di  Siracusa,  in  38^  10*  di  lon- 
»  e  31^  10*  di  altezza  polare.  Som- 
5  celebre  risplende  per  l'ampiezza 
»ndifà  del  territorio,  per  la  magni- 
legli  edifiziiyla  nobiltà  dei  cittadini, 
lei  Senato,  i  prÌTÌlegii  dai  Re,  ed 
ti  di  natura*  Incerta  tuttavia  ne  è 
I,  cbe  senza  dubbio  è  antichissima, 
Inato  il  nostro  Fazello,  crodesi  ai 
ritlori,  appo  i  quali  vario  è  il  nome; 
ileiini  che  riconoscono  CaUUa  e  Co- 
me due  belle  antiche  città  di  Sici- 
lia marittima  dicono  sita  al  Bel  Li- 
i  spiaggia  settentrionale,  quella  me- 
ea,  i  di  cui  popoli  detti  da  Plinio  e 
one  Calatinij  dove  siede  questa  ne- 
ra alTatto  l'Arezzo  scrivendo:  Opu-^ 
uà  6  moUo  prospera  è  la  ciUà  ap- 
oggigiorno  CaUaginme^  situata  in 
mante;  e  èervendoci  di  una  con- 
crediamo  essere  stata  Calatta  o 
^<affMrieata  da  JHicezto;  poiché  chi 
nò  la  Calatta  di  Ducezio  sita  sopra 
)e7  Ma  Calatta  e  Calata  fu  presso  gli 
ma  città  medesima;  e  Plinio  si  esten- 
escrivere  i  popoli  mediterranei.  Ca- 
[ronde  è  voce  saracenica  apposta 
tiltà  di  Sicilia^  e  dinota  abitazione 
0  elevato.  CaUagiro  o  Caltagirane 
IO  altri  autori  essere  il  nome  della 
lasi  abitazione  sia  stata  in  luogo  ele- 
ìigolatOj  poiché  Ciro  presso  i  Sara- 
e  Angolo.  Neir  Itinerario  Arabo,  sot- 
pero  e  Guglielmo  appellasi  spessis- 
Ite  Colato  CaiMorJa.  Credesi  distar 
lai  Tero,  né  alcun  suffragio  si  hanno 
>rie  coloro  che  affermano  aver  trat- 
ì  ed  origine  da  Cerone  famoso  Uran- 
leilia.  Crede  Francesco  Aprile  in- 
la  sua  patria  in  quel  verso  di  Silio: 

frMfaeatJin  loe  fonti  o  Ytgedrasa; 

fl  Yo^edm^o,  che  a  comune  senten- 
Bume  Manumuzzay  trae  origine  sot- 
(girone;  per  cui  Silio  mentovando  i 


CA 


popoli  ausiliarii  di  Marcello  e  dei  Roma- 
ni ,  yolle  notar  sotto  il  nome  di  quelli 
che  abitano  alle  fonti  del  Vagedrusa  i  Cai- 
tagironesi,  quantunque  tenessero  allora  un 
altro  nome.  Se  poi  siano  simili  i  nomi  che 
ci  trasmette  con  Pacio ,  qui  non  é  luogo  ad 
esaminare  esser  Vadgerusa  il  nome  legit- 
timo di  Yagedrusa ,  e  combinar  Gerone , 
stimalo  avendo  con  forti  congetture,  potersi 
giusta  Silio  convenire,  che  T antica  Gelonia 
sia  la  mediterranea  Gela;  imperocché  Pli- 
nio e  Tolomeo  fecero  menzione  nella  Si- 
cilia delle  terre  Cetonie,  lungo  tempo  do- 
po che  giaceva  minata  Gela  marittima  fa- 
mosa città.  Non  saprei  decidore  se  derivasse 
il  suo  nome  dalla  marittima  Gela  o  dal  gi- 
gante Gelone  figlio  di  Imari  e  di  Etna,  per 
cui  ragionevolmente  ha  detto  taluno,  di  ave- 
re i  Saraceni  aggiunto  il  prenome  a  Gelonio 
antica  città,  dicendola  Calatagelone.  Com- 
provano ciò  molte  ossa  di  gigantesca  sta- 
tura trovate  qua  e  là  sui  dossi  di  quella 
collina,  e  l'insegna  della  città  che  era  un 
tempo  un* aquila  con  Tali  stese  che  affer- 
rava tra  le  sue  unghie  la  bocca  di  un  gi- 
gante; il  quale  stemma  per  molto  tempo 
si  osservò  nella  torre  del  Tempio  maggiore, 
ed  oggi  neir  aula  del  Palazzo  civile.  Si  con- 
sultino sull'origine  di  Caltagirone  Pacio  ed 
Aprile. 

Siede  tutta  sopra  un  colle,  il  di  cui  gio- 
go occupava  un  tempo  una  munitissima  roc- 
ca^ e  presenta  oggidì  ruine  da  ogni  parte, 
cui  vanno  unite  verso  Occidente  mura  quasi 
intere  verso  il  declivio  del  colle ,  sino  al- 
le basse  case  dei  cittadini,  e  circoscrivono 
il  circuito.  È  divisa  la  città  in  6  parti,  delle 
quali  diconsi  le  superiori  del  Castello^  del 
Tempio  maggiore,  e  di  S.  Giorgio ,  quelle 
di  mezzo  di  S.  Giacomo  e  di  S.  Giuliano, 
le  ultime  di  Postema,  e  di  S.  Pietro,  e  di 
queste  la  prima  riguarda  Oriente ,  Mezzo- 
giorno l'altra^  cui  é  unito  un  umile  pog- 
getto,  dov'è  il  famoso  Monastero  di  S.  Fran- 
cesco, e  finisce  quello  in  una  amplissima 

26 


202 


CA 


pianura  Terso  Mezzogiorno^  dove  si  offre 
una  gioconda  prospcUi?a  della  città.  Tra 
il  colle  ed  il  poggctto  è  un  ponte  di  pie- 
tra che  merita  attenzione,  di  cui  venne  in- 
cominciata la  costruzione  nel  1566;  nel  mezzo 
poi  del  paese  è  una  scala  abbastanza  spazio- 
sa, dalla  quale  per  155  grandi  gradini  ascen- 
desi  alle  parli  superiori,  costruita  verso  il 
1506.  A  piedi  di  questa,  stendesi  una  piazza 
ornata  del  palazzo  del  pubblico  Consesso 
e  del  Senato  costituito  dal  1(83,  di  un  ele- 
gantissimo fonte  di  marmo  da  Genova^  e  di 
case  di  nobili.  Apronsi  da  qui  due  strade 
piane  e  rette,  australi,  cbe  dividono  la  cit- 
tà ;  alle  quali  se  ne  aggiunge  una  terza , 
precipua  altresì,  che  corrisponde  alla  chie- 
sa di  S.  Giacomo  Apostolo,  nobile  perchè 
in  ogni  parte  adorna  di  case  di  signori;  si 
termina  colla  porta  e  colle  mura.  Sotto  la 
rocca,  nel  vertice  supremo  del  colle,  è  la 
chiesa  principale,  sacra  oggidì  alla  B.  Ver- 
gine Assunta,  volgarmente  del  Monte ,  ma 
un  tempo  a  S.  Niccolò  Vescovo,  da  ogni 
parte  cospicua  per  la  mole  dell' edifizio 
ed  il  campanile  ;  dalla  quale  occupa  il  se- 
condo posto  Tantico  tempio  di  S.  Giuliano, 
che  rimonta  airetà  dei  Saraceni,  e  sebbene 
da  gran  tempo  fregiato  d*  onore  Canonicale, 
cioò  dal  1400,  poiché  leggonsi  nei  diplomi 
del  Re  Martino,  recali  dal  Pirri,  Bernardo 
di  Callagirone  e  Bartolomeo  Barletta  Ca- 
nonici di  S.  Giuliano  ,  ed  essendo  questi 
mancati,  meritò  venir  decorato  da  Papa  Ur- 
bano Vili  nel  1631  d*un  insigne  Collegio, 
fornito  d*un  Proposito^  cui  incombo  la  cura 
delle  anime,  e  di  altri  19  alunni ,  a  tutti 
ì  quali  somministra  la  dote  il  Senato  cui 
si  appartiene  relezione.  Occupa  quasi  il 
centro  della  città,  e  sorge  splendidamente 
si  per  la  grandezza  della  mole  e  la  sim- 
metria ,  che  per  gli  estenii  ornamenti  del 
prospetto,  e  gì*  interni  delle  cappelle.  Oc- 
corre una  terza  chiesa  a  Greco  verso  i 
fianchi  del  monte ,  cioò  la  parrocchia  di 
S.  Giorgio  Martire,  costruita  dalla  pietà  dei 


CA 


Genovesi  neiranno  1000 ,  come  dirò  più 
in  appresso.  La  quarta  finalmente  parroc- 
chiale di  S.  Giacomo  Apostolo  presenlasi 
ad  Occidente  con  un  Collegio  di  Canonia, 
fondato,  come  si  dice,  da  Ruggiero  Coole 
di  Sicilia,   ed  oggi  addetta  alla  venera- 
zione del  Santo ,   che  è  primario  tutelare 
e  Patrono  della  città;  sostenuta  da  màt' 
moree  colonne,  adorna  con  ogni  magnifi- 
cenza di  atrii  «  cupola  ,  prospetto ,  oUiene 
il  primato  trai  sacri  edifizii  ;  eonservansi  ia 
una  cappella  insigni  reliquie  di  Santi,  noa 
che  l'intero  corpo  del  B.  Gerlando  Cava- 
liere Gerosolimitano.  Vi  si  celebra  nel  di  2S 
di  luglio  una  solenne  e  celeberrima  festa 
con  fiere.  La  quinta  parrocchia  era  lu  te»- 
po  in  S.  Maria  de'  Miracoli ,  ma  Giovanai 
de  Torres  Vescovo  di  Siracusa  deliberò  ad 
1500  si  distruggesse.  Stabiliscesi  nel  IMS, 
per  liberalità  del  Magistrato,  il  Priorato  di 
S.  Maria  dello  Grazie ,  nella  cbiesa  deDe 
stesso  nome  ed  il  territorio  CrisloMra, 
in  prima  sotto  la  Congregaaione  di  S.  Gioh 
gio  in  Alga,  ed  assegnasi  a  Giatim  ANip 
pò  Barone  di  Caltaginme,  die  maaciii 
avendo,  si  dà  ai  Benedettini  dopo  11  uè, 
sotto  Pio  Minardo  Priore.  L'ottenne  wi 
secolo  seguente  il  Sacerdote  Giacomo  Hh 
remato  ed  altri  dopo  lui ,  ed  è  nooiaaH 
dal  Senato  medesimo  ;  si  conferisce  Ofir 
giorno  a  nobili  cittadini  ascrìtti  alla  mi- 
lizia chiericale,  che  ottengono  ristitoikl 
dal  Vescovo  di  Siracusa.  Afferma  fl  Finii 
nelle  notizie  $uUa  chiesa  di  Sirac. ,  9t 
partenersi  a  Caltagirone  da  cui  dista  tt 
miglia  il  Monastero  Cistcrciense  di  S.  Il* 
ria  di  Terranova,  decorato  di  abaiiale  SU' 
re  sin  dal  1476,  per  opera  di  AnUmio  Bt 
rotta,  ed  oggi  conceduto  in  commenda,  ci» 
me  si  dice ,  ai  Legati  Apostolici  o  Gkrfkl 
di  Begia  Monarchia,  ed  esserne  nella  eli 
un  ospizio  pei  monaci:  anzi  rimangono  i^ 
Cora  vestigia  di  questo,  con  una  Clih  ^in 
la,  ed  afTermano  da  per  tutto  i  dltadMt 
aversi  trattato  della  translaiione  dd  li- 


I 

lì 
1 

! 

i 


1 


203 


CA 

»  nel  luogo  medesimo.  Scrissi  in  gran 
di  questa  Abazia  nelle  monastiche 
di  Sicilia ,  lib.  4,  parte  3,  not.  6. 
I  l'Abate  il  xur  posto  nel  Parla- 
,  alla  quale  carica  accresce  oggi  ono- 
idiè  ne  è  insignito ,  Agatino  Riggio 
(Ila,  perspicuo  per  chiarezza  di  san- 
podii  secondo  per  Yirtù ,  scienza , 
na  in  maneggiarsi  e  prudenza,  Ar- 
»yo  dì  Iconio ,  Tescovo  una  yoìUi  di 
f  ora  Giudice  delFApostolica  Legazia* 
e  ad  Oriente  nel  medesimo  centro 
città  il  collegio  della  Compagnia  di 
Mm  tempio  unitoci,  celebre  per  edi- 
cosiruito  a  pubbliche  spese  nel  157 1, 
\  essendo  S.  Francesco  Borgia  Pre- 
Generale  ,  a  buon  dritto  appellato 
TI  ginnasio  di  ogni  scienza.  Am mi- 
presso  il  ponte,  nel  poggelto  di  Hez- 
lO,  rinsigne  ed  ampio  Convento  di 
icesco  d'Assisi^  di  cui  di  sopra  di- 
;  e  dicesi  fabbricato  prima  che  i 
avessero  occupato  la  Sicilia  nella 
di  S.  Michele.  Ne  stabilisce  la  fon- 
t  tuUayolta  Vvadigo  nel  1391.;  Ca- 
nile Pro?,  di  Sicil.  nel  1236:  in  quel 
magnifico  molti  interi  corpi  di  Santi 
o  sotto  r  arca  di  ciascuna  cappella , 
rane  i  tirati  una  reliquia  del  legno 
•  Croce,  donatifo  della  Regina  Bian- 
)  sorsero  uomini  illustri ,  dei  quali 
appresso.  U  Senato  di  Caltagirone, 
tta  una  dote,  stabili  la  Casa  dei  Chie- 
olari  ministri  degli  Infermi  nel  1606 
lizio  con  Chiesa  di  S.  Giovanni  Evan- 
destinato  una  volta  alla  confraternità 
adii.  I  frati  Predicatori,  del  titolo  di 
lenico  hannosi  un  Monastero  abba- 
decente,  con  nobile  Chiesa  annessa, 
«rie  orientale^  verso  i  fianchi  del 
e  montane  1*  origine  al  secolo  xvi. 
lieo  vedesi  quello,  che  abitano  nel 
IO  giogo  verso  la  medesima  parte, 
Castello,  gli  Agostiniani,  ed  è  no- 
n  dall' Attardi  tra  le  case  degli  Or- 


CA 


dini  di  Sicilia.  Dicesi  sia  slato  prima,  rac- 
colti nel  Parlamento  gli  stessi   cittadini,   . 
stabilito  in  città,  come  rireriscc  il  medesimo 
Autore  nel  cap.  i  6  :  poveri  ne  dice  i  frati 
il  Pirri  nel  1606,  e  di  mano  in  mano  ac- 
crebbero i  Signori  le  loro  fortune.  Nobile 
ed  antico  dice  lo  stesso,  il  convento  di  S.  Ma- 
ria di  Monte  Carmelo,  che  afTenna  fondato 
TAprile  dove  lievemente  declina  il  suolo, 
al  tempo  dei  padri  suoi.  Non  lungi  sorge 
dal  ponte  lo  Spedale,  dove  sin  dal  1S91  si 
esercitano  i  fratelli  di  S.  Giovanni  di  Dio 
in  oflicii  di  carità.  Vennero  i  Minori  del 
terz*  Ordine  in  S.  Maria  della  Misericordia 
nel  1620;  e  nel  1623  i  frati  Riformati  abita- 
rono ad  Occidente  in  luogo  elevato  la  Chiesa 
detta   di  S.   Bonaventura  e  si  Tanteriore 
piazza,  che  Tedifizlo  del  convento  appog- 
giato ad  antiche  mura,  dov'era  un  tempo 
la  porta  detta  del  Conte  sono  in   questa 
parte  cospicui.  Riguardo  poi  a  monasteri 
di  monache,   sorgeva  il  primo  ai  tempi 
del  Re  Ruggiero,  del  nome  e  la  regola 
di  S.   Benedetto,   dove   afferma   il   Pirrl, 
esser  vissuta  a  lungo  santissimamente  S. 
Lucia ,    che   ritiratasi    poi  nel  monastero 
Salernitano  ivi   celebre  di  gran  fama  di 
pietà,  volò  in  grembo  allo  Sposo;  ne  fior) 
un  altro  di  S.  Maria  Annunziata  del  Monte, 
altresì  di  Ordine  Benedetlino,  i  quali  due 
Ruggiero  Bellomo  diocesano  Antistite  uni 
nel  1426  a  quel  del  SS.  Salvatore  del  me- 
desimo istituto.  Antica  ne  è  l'origine,  e  non 
volgar  la  magnificenza,  per  la  custodia  della 
monastica  disciplina.  Quello  di  S.  Grego- 
rio, sotto  l'istituto  del  Patriarca  S.  Bene- 
detto, giusta  Pirri  è  antichissimo,  e  sorge 
nella  parte  superiore;  ma  Aprile  il  dice 
edificato  nel  1543.  Quello  di  S-  Chiara  del- 
l'ordine  dei  Minori,  è  detto  parimenti  an- 
tichissimo da  Pirri ,  e   dìconlo  fondato  hi 
Sicilia  nel  nascer  di  queir  ordine  stesso  ; 
sorge  splendidamente  con  una  Chiesa  ele- 
gante, quasi  nel  centro  della  città ,  verso 
Oriente  ;  amendue  e  con  quello  del  SS.  Sai- 


204 


CA 


Tatore  risplendono  per  la  regolare  osser- 
vanza, per  la  ingenua  chiarezza  delle  alun- 
ne, e  le  congrue  rendite.  Un  quarto  sotto 
la  regola  di  S.  Teresa ,  ebbe  origine  nel 
1734,  presso  1*  antica  porta  del  Conte  verso 
Ponente,  nel  palazzo  di  Bonaventura  Secu- 
sio  un  tempo  Patriarca,  e  Vescovo  di  Ca- 
tania. Un  quinto  finalmente  detto  di  S.  Ste- 
fano sorge  nel  basso  della  città,  presso  le 
mura,  verso  Mezzogiorno,  distinato  ali*  isti- 
tuto delle  Chiarine;  ebbe  origine  nel  1S45, 
ed  è  adorno  altresì  d'una  dote  sua  pro- 
pria. Vi  ha  un  OrfauatroGo  stabilito  nello 
scorso  secolo,  dove  educansi  le  ragazze, 
sotto  la  cura  d' un  Magistrato  ;  ovvi  un  mon- 
te di  Pietà  per  gli  infanti  esposti,  uno  Spe- 
dale per  le  donne  inferme  ;  ed  altre  pie 
opere  ;  le  quali  tutte  sorsero  per  la  muni- 
ficenza del  Senato,  e  sono  sotto  la  di  lui 
giurisdizione. 

Fin  qui  si  è  detto  delle  sacre  fabbriche 
dentro  la  città,  ora  diremo  poche  cose  su 
quelle  di  fuori  le  mura.  Presso  la  porta 
del  Vento,  verso  mezzogiorno,  distante  cir- 
ca 100  passi,  s'incontra  il  Convento  di  S. 
Francesco  di  Paola,  a  cui  il  Senato  asse- 
gnò nel  1592  la  Chiesa  di  S.  Antonio  Aba- 
te, r arricchì  di  beni,  ed  ornolla  di  edifizii 
decentissimi.  Verso  la  stessa  parte  sur  una 
collinetta  fu  innalzata  la  casa  dei  Rifor- 
mati di  S.  Maria  degli  infermi  nel  1670, 
dove  i  frati  alquanto  tempo  vissero  sotto 
la  prefettura  di  Giacomo  Parisi^  severo  os- 
servatore degli  istituti  di  S.  Francesco;  ma 
ì  Pontefici  non  vollero  approvar  tal  me- 
todo di  vita ,  quindi  abbandonata  la  casa 
da  lungo  tempo,  fu  ristorata  da  poco,  af- 
finchè i  cittadini  avessero  e  luogo  ed  op- 
portunità di  occuparsi  degli  esercizii  spiri- 
tuali, lungi  dai  mondani  strepiti.  Ad  un 
miglio  circa,  per  opera  del  B.  Matteo  di 
Girgenti,  pei  frati  Minori  Osservanti  sorse 
il  Yen.  Convento  di  Sicilia  sin  dal  1422,  fa- 
moso per  l'ampiezza  e  bellezza  degli  edi- 
fizii; col  tempio  decorato  di  una  statua  in 


CA 


marmo  della  B.  Tergine  ;  racchiude  una 
cappella  molti  corpi  di  ottimi  ascetici  esi- 
mii  per  illustri  virtù;  tlcuno  dei  quali 
sin  oggi  intero  si  mostra.  Ad  un  miglio  • 
mezzo  nella  parte  orientale  della  città  ibi* 
lavano  un  tempo  i  Minori  Cappaediii,  nt 
nel  1607  fecero  loro  la  Chiesa  di  S.  la- 
ria  dell' Itria  ad  un  tiro  di  piein,  verso 
Scirocco ,  e  adattandola  ai  loro  uri  la  re* 
sero  oltremodo  traricca  io  rdiqoie  dì  nuli, 
ed  a  raccome  questo  gran  tesoro  diodo 
massimamente  opera  Innoconio  di  Gallagi- 
rone  Generale  di  tutto  F  Ordine  ,  di  eri 
altrove  diremo.  A  mezzo  miglio  dalla  cillà 
verso  Occidente,  merita  atleniiotte  la  cori 
detta  Commenda  dell' Ordiaè  Geroodfari- 
tano  di  S.  Giovanni.  Venne  sostltoU  alTal- 
tra  di  S.  Maria  del  Tempio,  ^oEganBOilo 
di  TenchiOf  a  6  miglia  presso  il  villaggio 
di  S.  Michele,  la  quale  oggi  non  è  piti,  o 
dicono  alcuni  con  Gaetani  essere  appailo» 
nula  da  gran  tempo  ai  Cavalieri  Tempiali 
sebbene  il  Posio  ed  il  Pirri  rtsserteaM 
destinata  sin  dal  principio  ai  GeroaoHaiio* 
ni,  afTermasi  avervi  passato  i  giorni  ìmIm 
alla  morte  il  B.  Gerlando  di  Alemagaa  i 
cui  feci  di  sopra  parola.  Lo  atesso  Hni 
encomia  la  Commenda  di  S.  Giovani  • 
Giacomo^  eretta  nello  scorso  sec<do  ptf 
opera  di  Giacomo  Ottaviano  Gandisre  6^* 
rbsolimitano. 

Passiamo  ai  progressi  della  nostri  di» 
ed  ai  privilegi  di  che  ora  va  l>ella.  àMt 
do  i  Genovesi  grandi  stragi  cagionalo  ai  Sa- 
raceni, che  possedevano  quasi  tutto  lo  in* 
le  del  mediterraneo,  venuti  nell'anno  IM 
sopra  la  Sicilia,  fatto  lo  sbarco  con  iagoiii 
armata  verso  la  spiaggia  di  Cafnertma^  f^ 
tavansi  ad  espugnar  CaUagiraney  prinaiii 
fortezza  di  quelli,  e  a  sacro  etooNOii 
prendendo  principio,  levarono  con  nnalah 
re  un  tempo  a  S.  Giorgio ,  nel  di  cri  ■a* 
ro  applicarono  una  lapide  coli*  anno  Ma 
fondazione  :  rimase  sino  al  1693 ,  qomlo 
crollò,  ruinala  da  uu  tremuoto  la  torre,  bi* 


205 


CA 

Dironsi  perciò  per  molli  anni  d'ella 
coi  dicesi  aver  data  la  propria  inse- 
ma  croce  cioè  di  color  rosso  in  cam- 
meo. Similmente  ne  scrivono  gli  scrit« 
azionali,  né  sembrano  dissentirne  Fa- 
ed  altri,  che  ascrivono  ai  Genovesi  la 
I  di  S.  Giorgio  colla  torre,  ed  afTer- 
aver  da  essi  ricevuto  i  nostri  lo  stem- 
dla  Croce.  Alla  venuta  de'  fformanni 
ninalo  in  Sicilia  il  vigor  dei  Genove- 
»po  espugnata  con  somma  gagliardia 
mo,  il  Conte  Ruggiero  che  aveva 
lato  una  Tolta  i  territorii  di  Calia- 
e  per  sino  a  Butera,  nel  corso  della 
ia ,  per  la  quale  si  rese  soggetta 
di  Sicilia,  impadronitosi  della  rocca 
le  mora,  che  annunziarono  resa,  vi 
id  circa  il  1011  il  culto  divino;  né  molto 
ì  dopo,  riportato  intorno  ai  confini  un 
»  sai  nemici,  lieto  venne  accolto  dalla 
che  dicesi  del  Conte.  Si  distrusse  poi 
1,  volgarmente  Judica.  Ribellatasi  que- 
)tlo  il  Re  Ruggiero  figliuolo  del  Conte, 
andò  nella  fortezza  del  sito,  poiché 
in  arduo  ed  insormontabile  colle,  né 
tndanrisi  se  non  per  angustissimo  tra- 
come dirò  a  suo  luogo,  venne  data 
^  dal  medesimo  Principe,  coiram- 
DO  territorio  di  Camopetro,  ai  popoli 
li;  per  l'astuzia  e  l'ajoto  di  una  citta- 
oceò  ai  Caliagironesi  la  vittoria  sui 
,  de!  quali  gli  estesissimi  campi  vengon 
irò  donati,  sotto  T  annuo  censo  di  cin- 
nila  feri  d*oro,  e  i  loro  abbastanza 
d  confini  da  Occidente  e  Hozzogiomo, 
Oriente  altresì  dispiegano,  allargano. 
elmo  I  accrebbe  la  liberalità  di  Rug- 
con  on  nuovo  suo  diploma  del  1160. 
el  1220  leggiamo  aver  dato  la  città 
erator  Federico  a  Guidone  suo  secre- 
onde  i  posteri  di  lui,  si  appellano 
Uagirone^  Nei  primordi  medesimi  del 
degli  Aragonesi,  da  Gualterio  va- 
\  e  nobile  cittadino.  Conte  di  Butera, 
reva  congiurato  U  primo  contro  i  Fran- 


CA 


cesi,  ed  era  poi  divenuto  nemico  ai  Re  Pie- 
tro e  Giacomo,  agitala  la  città  di  varie  tur- 
bolenze, diede  prova  ai  suoi  Principi  della 
sua  fede;  travagliata  senza  riposo  con  for- 
tune diverse  sotto  gli  Alagona  e  i  Chiara- 
monte  da  tristi  guerre  civili^  venne  ri- 
storata finalmente  per  beneficio  del  Re  Mar- 
tino, ed  accresciuta  di  nuovi  privilegi.  Sotto 

10  scettro  di  Alfonso  fu  tributaria  all'In- 
fante Pietro;  e  tuttavia  da  quel  Principe, 
che  con  somme  di  oro  ne  sollevò  1*  erario, 
venne  di  nuovi  onori  e  doti  arricchita.  Ot- 
tenne sotto  Ferdinando  il  Cattolico  onni« 
moda  potestà  di  spada,  qual  grazia  poi  con- 
fermò ed  ampliò  nel  1559  Filippo  II.  Venne 
sancito  nel  1612,  indossasse  il  primo  dei  5 
Signori  la  carica  di  Patrizio,  istituita  nella 
prima  metà  del  secolo  scorso.  Nel  1637 
stabilironsl  sei  Signori  alla  civile  Ammini- 
strazione, poi  decorati  dell' onoratissimo  ti- 
tolo di  Senato.  Van  vestiti  di  toga,  e  prof- 
feriscono nel  Parlamento  del  Regno  il  xii 
voto.  Presiede  altresì  alla  città  un  Questore 
in  cui  risiede  generale  potere,  con  dritto 
di  spada ,  assistito  da*  Giudici  giurisperiti. 

11  Sindaco  ha  cura  delle  cose  del  popolo, 
ed  il  Procuratore  Regio  volgarmente  Se^ 
ereiOy  dei  regi  dritti:  un  vicario  finalmente 
esercita  le  veci  del  Vescovo  di  Siracusa. 
L'Istruttore  Provinciale  della  Milizia  Comu- 
nale risiedette  da  ^ran  tempo  in  CaUagi- 
rone^  oggi  però  cambiato  l' ordine  di  que- 
sta Milizia  per  le  nuove  sanzioni,  vennero 
esentati  i  cittadini  dal  consueto  peso  di 
tributare  52  cavalieri  e  162  fanti.  Eranoi 
nella  metà  del  secolo  xn  2104  le  case,  e 
nello  scorcio  del  medesimo  10216  anime; 
nel  1652  contaronsi  2950  case,  10951  abi- 
tanti; ma  dal  Pirri  3069  case,  11495  abitanti; 
nel  principio  del  nostro  secolo  case  2868 
e  11592  vite;  e  da  una  nuovissima  rivista 
statistica  16035.  La  maggior  parte  di  que- 
sta gente  é  addetta  al  travaglio  rurale,  e  non 
poca  moltitudine  di  artefici  intende  a  la- 
vori di  creta.  Ha  la  città  un  vastissimo 


206 


CA 


lerrìtmìo;  Taile  ddla  creU  preade  dì  gior- 
M  m  gMTM  Bacfior  progresso.  Conpres- 
doBri  MDa  conarca  dì  CalUgìroiie  12  ter- 
re che  siano  allorM.  U  lalit  della  cilla 
è  di  31*  12*  e  la  bwgiL  di  38*  10*. 

PersoMggi  iltaslri:  S.  Locìa,  di  evi  aBeraa- 
ri,  seeoado  Pirri,  aier  subito  la  professione 
■ett*aalieo  looaslero  di  S.  Benedetto,  don- 
de poi  passò  in  Salerno;  ma  giusto  le 
castigazioni  delT Aprile,  ignorò  fl  Pirri  le 
fere  opere  di  Loria.  Questo  dunque  Testi 
neUa  patema  nobOe  casa  to  teste  di  Santo 
CUara,  pei  eoDa  curatrice,  di  coi  serrifasi 
neDo  spirituale  todirìzzo,  deriderando  una 
rito  pili  perfetto ,  nascostomente  passò  in 
Salerno,  dote  entrato  nel  monastero  di  S. 
■aria  Maddalena,  con  ogni  santità  ri  passò 
to  rito  e  ri  mori.  Oggidì  questo  confento 
è  d'istituto  Benedettino,  ma  ri  professatane 
un  di  le  monache  to  regoto  di  S.   Fran- 
eesco:  è  a  consultore  il  medesimo  Aprile 
nel^b.  r  deUa  Crono!.  Sacra  al  1300. 
Kiccardo  dell'Ordine  dei  Minori  Gonfen- 
tuali  si  ha  come  beato  dai  suoi ,  fiori  nel 
13C0:  Antonio  Scalmato,  di  nobile  famiglia, 
cospicuo  per  santità  e  per  innoccenza  di 
rito ,   minore  Ossenrante  :  Antonio  Etiope 
chiarissimo  per  semplicità   di  costumi  e 
candidezza.  Giacomo  Parisi  del  medesimo 
istituto,  non  dissimile  in  virtù.  I  corpi  di 
questi  tre  conser? ansi  ancora  incorrotti  net- 
to cappella  di  S.  Maria  di  Gesù,  e  ne  ri- 
mangono appo  i  suoi  raccolte  le  opere,  per 
mandato  del  Vescovo  Diocesano.  Guglielmo 
Bucceri  Sacerdote,  di  nobile  stirpe,  intento 
alla  pia  stretta  disciplina  ed  alla  penitenza, 
mori  in  Piazza  ottogenarìo  trai  Riformati. 
Angelo  Musico  Sacerdote  degli  Osservanti, 
destinato  da  gran  tempo  ad  educarne  i  no- 
rizii,  passò  poi  ai  Riformati,  e  mori  in  Castro- 
giovanni  famoso  per  la  santità  dei  costumi, 
Tommaso  di  Torre,  e  Ludovico  Marino  dei 
Riformali,  celebri  per  T austerità  della  vito 
e  la  penitenza,  vengono  tutti  encomiati  dal 
Tognoleto,  dal  Pirri,  dal  Gravina,  e  da  al- 


CA 


tri.  Biagio  Bahito  Saeerdoto  Cappuccino,  e 
Bonafcnlnm  Laico ,  totegri  seguaci  dello 
strettissimo  istitato,  ed  esimii  coltivatori  di 
potertà.  Innoccenio  Mardnon  dopo  diia- 
rissime  gesto  Custode  generale  di  tetto 
r  Ordine,  per  gi*  incorrotti  costumi,  to  pro- 
fondità detto  dottrina  e  to  destreiza  nd- 
l'agire,  ai  primi  Signori  ed  all' Imperator 
Ferdinando,  caro  trai  primi;  per  ordine  di 
Papa  Innoccenio  X«  l^ato  al  Be  di  Fraa- 
da,  mori  ndto  patria  nel  1C59,  doTO  eoa 
somma  pompa  gli  si  celebrarono  gli  osse- 
quii  luneralL  Sono  spectolmente  registrati 
dal  Pifri:  Pietro  maestro  in  S.  Teologia^ 
dell'  Ordine  dei  Mmori^  peir  meriti  di  vita 
e  di  dottrina  eletto  Tescovo  di  CelUù,  a 
tale  dignità  renunriò.  Giotanni  Bosa  del  me- 
desimo istituto ,  chiamato  alto  bigonda  di 
Mazzara ,    ri   si   rese   celelM««    Giovaaai 
Burgio  netto  medicina  prestantissimo,  m 
quale  scienza  lasdò  alcuni  tovori ,  chiaro 
altresì  per  nobUtà ,  Abate  di  S.  Maria  di 
nuova  luce,  Tescovo  di  Mazzara  e  di  Sh 
ponto,  e  finalmente  Arei?escoyo  di  Palenao, 
presiedette  a  tutto  il  Regno,  e  fini  di  vi- 
vere nella  patria.  Bonaventura  Secusio,  Mi- 
nistro generale  dell*  Ordine  dei  Conventui- 
li,  Legato  per  la  pace  tra  Spagnuoli  e  Fran- 
cesi  appo  il  Papa,  Patriarca  Costantinopo- 
litono,  presiedette  prima  alla  Chiesa  di  Pat- 
ti, poscia  a  quella  di  Messina,  finaloeola 
Vescovo  di  Catonia,  fini  la  vito  nel  1618. 
Vengono  encomiali  nella  Biblioteca  del  Hon- 
gitore:  Giovanni  Kicola  Rizzarì    di  aoUle 
famiglia,  versato  nella  scienza  del  drillo 
e  nella  poesia.  Manfredi  Sammataro,  gio- 
condo poeta  altresì,  Giovanni  MistretU  gin- 
risperito,  Francesco  Monteleone^  Girolam 
Lancia,  SeraGno  Calascibetto  dei  Minori  Os- 
servanti, Predicatore;  Giuseppe  Lauria  della 
Compagnia  di  Gesù,  esemplare  di  religiosa 
perfezione,  e  celebre  in  eloquenza;  Mario 
Trabucco,   Antonio  Politi  celebri   medici 
ed  illustrissimi  :  Michele  Perremuto ,  già* 
dice  più  volte  neir  aula  detto  M.  R«  C. 


207 


CA 

per  acutezza  di  ingegno  e  luci- 
li natali,  ciascuno  dei  quali  si  fecer 
nre  al  mondo  letterario  per  varie 
e.  Spiccano  però  sopra  tutti:  An to- 
rte della  Compagnia  di  Gesù,  filo- 
sologo,  e  retore,  a  pochi  secondo, 
DO  per  le  opere  pubblicate  in  cia- 
imo:  Baldassare  Puglia  Minore  Con- 
e,  chiarissimo  in  poesia  latina,  e  ver- 
gile pili  severe  scienze,  e  principal- 
nella  Storia  Ecclesiastica,  che  lesse 
»mma  lode  nelle  pubbliche  Acca- 
di Bologna,  Pistoja,  e  Napoli,  e 
la  luce  vari  monumenti  di  suo  splen- 
no  ingegno,  si  mori  nel  1103:  Nic- 
Dmbardo  di  perspicui  natali,  della 
piia  di  Gesik,  chiese  di  esser  man- 
lle  sacre  missioni  nella  China  nel 
>er  ben  58  anni  intuonò  la  voce  del 
0  nelle  vastissime  provincie  di  quel- 
ro,  e  propagò  con  gran  frutto  la  re- 
di Cristo:  per  12  anni  direttore  di 
missione,  morì  finalmente  in  Pechino 
iS:  molti  lavori  pubblicò  in  Chinese 
td  istituir  quelle  genti,  e  sotto  quel 
rien  mentovato  con  lode  da  Harrac- 
rioli  ed  altri.  Paolo  Francesco  Per- 
ii patrizio,  giurisperitissimo,  che  pub- 
in  un  volume  le  dissertazioni  sulFIm- 
ito  Concepimento  di  Maria,  ed  il 
fio  dei  GiurUU  in  5  tomi,  e  lasciati 
mU  manoscritti,  seppe  procurarsi  un 
famoso;  Consultore  ben  cinque  volte 
I.  R,  C,  morì  in  Palermo  nel  1690. 
inalmente  nel  patrio  Collegio  della 
ignia  di  Gesù  Pietro  Forte,  che  piib- 
m  correttissimo  lavoro  sul  Giudice 
'Votare  dei  Regolari;  ed  ha  prepa- 
ei  torchi  le  Cansulle  Canenico-mO' 
^blicò  il  primo  la  storia  di  Calta- 
il  Maltese  Mario  Pace  della  Com- 
di  Gesù ,  poi  il  Patrizio  Pier  Paolo 
I,  che  lasciò  molti  altri  manoscritti 
strazione  della  patria;  ultimamente 
SCO  Aprile^  di  nobile  famiglia,  alunno 


CA 


della  Compagnia  di  Gesò^  nella  pubblica 
Cronologia  Sicola  Sacra  e  Profana,  lavoro 
di  erudizione,dove  inserì  le  notizie  sulla  pa- 
tria, di  cui  aveva  preparata  pei  torchi  una 
più  copiosa  storia,  che  per  le  grandi  oc* 
cupazioni  non  pubblicò.  Raccolse  Girolamo 
Bonanno,  Signore  di  Rosabia,  tutti  i  privi- 
legi della  città  dal  1161  sino  ai  nostri 
tempi ,  r  illustrò  di  eruditissime  note ,  e 
pubblicherà  un  elegante  Compendio  di 
Sacra  e  Civile  Storia  Sicula.  Diciamo  or  di 
volo  qualche  cosa  di  principale  sul  terri- 
torio che  dissi  a  buon  dritto  estesissimo  nel 
principio.  Al  monte  in  cui  sorge  la  città 
è  un  altro  congiunto  dalla  parte  setten- 
trionale^ nel  di  cui  supremo  vertice  è  una 
torre,  dove  era  un  tempo  un  molino  a  ven- 
to con  ai  fianchi  in  gran  copia  dei  tubi 
simpalici.  Sotto  la  città  verso  Scirocco  sono 
due  fonti  di  pietra ,  di  acqua  dolcissima , 
con  dei  vivai  :  sgorga  quest*  acqua  a  5  mi- 
glia^ e  costruiti  degli  acquedotti  altresì  per 
le  viscere  dei  colli,  quivi  con  non  lieve 
spesa  venne  trasportata  a  comodo  dei  cit- 
tadini, per  opera  del  Senato.  Stendesi  il 
territorio  a  Mezzogiorno  verso  Camerina, 
e  prende  quivi  il  nome  di  Faianasi ,  ora 
di  S.  Pietro;  in  parte  però  ad  Oriente,  sotto 
i  colli  di  Judica  o  Zotica  e  di  Torrisi,  viene 
irrigato  dalle  acque  del  fiume  delle  Canne 
0  di  Crisa,  volgarmente  Diltotno,  ed  ap- 
pellasi Camapietro.  È  diviso  questo  in  48 
fondi,  ed  è  compreso  in  80  miglia  di  cir- 
cuito; abbraccia  quello  7  fondi,  ed  esten- 
desi  in  giro  20  miglia;  si  ha  dei  boschi, 
ed  è  piantato  in  qualche  parte  ad  ulivi,  ab- 
bonda in  pascoli,  e  produce  biade  di  ogni 
genere.  (1) 

(1)  E  OD  Capo-distretto  con  8  circondarli  log- 
gelli,  nella  proyincia  dì  Catania  da  cai  dista  48 
miglia,  e  129  da  Palermo;  residenza  d'an  Giudice 
Istmttore  col  grado  di  Giadice  di  Tribunale  ciyile, 
e  d*nn  Sottintendente.  Sin  dai  primordii  del  secolo 
XVII  chiese  questa  città»  vescovo  proprio,  e  sotto 
il  ponteficato  di  Urbano  YIU  ne  atansò  le  li  Unse 


208 


CA 


CaltanlMetuu  Lat.  Càlatanixecta.  Sic. 
Cartanissetta  (Y.  H.)  Città  abbondante  e  ric- 
ca appresso  il  fiume  Salso  sulla  destra  rì- 

a  R«  Filippo  lY  ;  fi  oppose  però  il  YeicoTO  di  8i- 
racuia»  cai  era  loggetU*  onde  rimate  sopito  Taf- 
fare  sino  al  1803»  quando  M.  Giamb.  Alagona  re- 
nntoYÌ  per  sacra  tìsìU  iti  cessò  i  snoi  giorni*  ed 
allora  si  rincalzò  la  richiesta  al  Re  Ferdinando  III 
che  aTondole  fatto  baon  riso,  interpose  i  suoi  of- 
ficlì  presso  la  S.  Sede,  la  <iaale  destinò  delegato 
•poftolieo  M.  Raff.  Mormile  AreiYescoTO  di  Palermo 
ehe  istraitone  Tintiero  processo  informatÌTO,  lo  intiò 
alla  S.  C  Concistoriale;  nnoTamente  insorse  la 
Chiesa  di  Siracusa ,  ma  non  fu  più  luogo  a  con- 
tese, usciU  la  bolla  di  Papa  Pio  YII  del  li  set- 
tembre Ì8i6«  per  la  quale  Caltagirone  a  YescoTado 
ìstitniya,  e  onde  Teniya  consecrato  primo  Ye- 
•coTO  M.  Trigona  e  Parisi,  già  proposito  e  Yica- 
rio  Apostolico  di  Piazza  sua  patria;  poi  trasferito 
aU'ArciTescoTsdo  di  Palermo  nel  1833.  Fu  in  tal 
•olenne  occasione  che  la  Chiesa  parrocchiale  di  S. 
Giuliano  renne  eleyata  a  cattedrale,  poi  adoma- 
ta dall'ottimo  YescoTO,  di  cupola,  stucchi,  pro- 
spetto elegante,  e  dei  parrocchiali  dritti  decorata 
la  Chiesa  di  S.  Pietro.  Yenne  intanto  abolito  il 
Priorato  di  S.  Maria  della  Grazia  ed  assegnatele 
rendite  al  Seminario  Yescoyile.  Dopo  1*  abolizione 
intanto  del  1766,  la  Compagnia  di  Gesù  non  è  più 
entrata  in  Caltagirone,  se  ne  ammira  però  nella 
Chiesa  la  statua  di  N.  Donna,  di  Antonello  Ga- 
gini,  di  layoro  squisitissimo.  Furono  del  pari  abo- 
liti i  minori  del  terz*  ordine  in  S.  Maria  della 
Miiaiieordia,  onde  nel  loro  conyento  si  stabili  un 
albergo  pei  poyeri  uomini,  oggi  ben  regolato.  Del- 
r  antico  Monastero  di  8.  Teresa  non  esiste  più 
yestigio,  quindi  del  collegio  della  Compagnia  di 
Gesù  yenne  dal  Re  Ferdinando  I  assegnata  una 
metà  per  le  monache,  l'altra  per  la  reale  Acca- 
demia degli  Mudii  ornata  di  un  gabinetto  di  Sto- 
ria Naturale  e  di  Archeologia  donatole  dall'ottimo 
Signor  Cay.  D.  Erom.  Taranto-Rosso  con  analoga 
piccola  Biblioteca,  ed  inaugurato  a  di  30  maggio 
del  1843,  d*un  ricchissimo  gabinetto  fisico,  e  di 
una  cattedra  di  calcolo  sublime  nuoyamente  isti- 
tuita, oltre  le  esistenti  di  Fisica  principalmente, 
di  Matematiche,  di  Metafisica,  e  di  belle  lettere. 
Merita  anche  attenzione  la  pubblica  biblioteca  ricca 
di  edizioni  pregevoli,  e  ben  coltivata.  Prendono 
nn  posto  primario  tra  le  fabbriche  di  data  recente 
i  noyelli  tempii  del  Cuor  di  Gesù  e  delle  anime 
purganti,  di  svelte  e  piacevoli  forme,  adorne  di  al- 
tari di  marmo  e  di  suppellettili  ricchissime,  dai 


CA 


fa,  nelle  colline  Terso  Libeccio;  preseati 
la  forma  di  iin'aqoila,  aperte  le  ali,  mi 
seconda  ad  altre  mediterranee  città,  per 

prineipii  del  secolo  oorrcnle  fabbrìeate.  Nella  ttnda 
rotabile  ehe  porta  sino  al  eonyento  dei  Padii  Fran- 
cescani di  S.  Maria  di  Gesù   fa   innaliato  dalla 
Comune  nello  scorcio  del  secolo  passalo  «■  b^ 
bricato  magnifico  a  rìcreamento  detta  genie,  adone 
bellamente  di  marmi,  gajo  ed  dagaalo;  ed  si  di 
dietro  di  questo  ebbe  cominelanMiilo  mA  liH  m 
eccellente  pubblico  giardino  iogleee,  rioeo  di  sva- 
riati generi  di  piante,  adorno  di  tlatse,  aa  non 
ancor  terminato  :  nnoye  yille  e  buone  easiae  di 
campagna  si  sono  costmite  e  pianUlo  nel  piane 
di  S,  Maria  di  Gesù.  A   30  maggio   tStS  ywM 
aperto  nn  elegante  teatro,  fabbricato  dal  18M  a 
cura  del   Sottintendente  Grifeo  a  epoio  del  Ce- 
mune,  dal  Palazzo  Comunale,  di  ehe  maneai 
si  comprò  ali*  uopo  nel  1840  il  grandioeo 
del  Principe  di  Rellaprima  sito  nella  piana 
Loggia  nel  centro  della  città.  Passando  ai 
stabilimenti  di  beneficenza,  fo  ittitnito  nei 
cipii  di  questo  secolo  on  collegio  di  Maria 
nato  alla  educazione  delle  ragano,  eolTi 
zione  della  Comune  di  416  onze  annuali, 
ospizio  di  beneficenti  per  ragazzo  povere,  deie 
si  yersano  nelle  arti  donnesche,  poiché  ei  hanm 
dei  telai  di  ogni  manilattara  di  seta  e  eeliee» 
istituito  verso  il  t84t;  fondato  eziandio  nel  Itii 
nn  monte  di  prestito  in  frumento   che 
dair  Intendente,  da  cui  yengono  scdti  dee 
tati  per  l*  amministrazione ,  la  carica  dei  qeafi  è 
biennale.  Vanno  finalmente  trai  primi  isblrissli 
di  Caltagirone  le  pubbliche  prigioni,  fendale  wà 
sorger  di  questo  secolo  con  la  ingente  wmmuà  é 
14000  onze* 

Tenendo  poi  alle  strade,  tutte  quasi  queUe  M> 
la  città  si  sono  con  ogni  premure  bitrìctte;  M* 
le  esterne  intanto  sono  quasi  in  compimenle  lei^ 
tabili  a  Granmichele ,  ed  a  Catania ,  ed  in  in- 
gresso quelle  che  menar  devono  a  Terranova,  si 
a  Palermo,  il  Comune  indossa  il  pagamenla  ài 
dazii  comunali  dei  quali  il  popolo  ha  franchifiii 
dal  che,  e  da  tutto  il  surriferito  ne  dednnà  ff* 
curato  lettore  la  ricchezza,  perlochè 
le  primarie  di  Sicilia,  e  continuamente 
sce  in  magnifici  stabilimenti  ed  omamenli  ds 
grande  città.  Molti  fondachi  di  ogni  genere  di  mm* 
canzie  vi  si  stabilirono ,  onde  abolite  lennew  !• 
fiere  di  tcMoti ,  restando  solamente  quelle  di  ài* 
stiamo,  una  cioè  occorrente  nella  tene  deaamiM 
di  settembre  per  la  fesU  del  SS.   ffnriJMi  dd 


209 


CA 

A  e  popolazione.  Comunemente  cre« 
orìgine  saracenica,  e  per  interpre'* 
di  Malaterra  appellasi  Castro  delle 
y  ma  secondo  Cluverio  corrisponde 
ioni,  nel  laogo  mentovato  presso  lo 
io  di  Antonino.  Nelle  parti  supe- 
dia  dttà  verso  aquilone,  sorge  il 
ito  Benedettino  di  S.  Flavia  V.  M.^ 
i  Tenne  fondato  nel  1593,  ed  ornato 
ilissimi  edifici  da  Maria  Aragona 
del  Conte  Francesco  Moncada.  Do- 
li terreno  comincia  ad  appianarsi, 
si  l'elegante  Collegio  della  Com- 
U  Gesù,  con  tempio  e  cappelle  ader- 
irli marmi,  un  tempo  sotto  il  nome 
gala ,  oggi  di  S.  Ignazio ,  eretto 
9  ad  opwa  e  spese  di  Luigia  Du- 
di  Bivona;  di  fironte  del  suo  eccel- 
rospetto  corrisponde  amplissima  via; 

>  aHia  ai  Si  di  agosto  per  la  festività  di 
OBieo.  Non  è  a  dir  dai  eommercio  che 
salo  grasdaneiite ,  e  tìo  meglio  accre- 
ana,  onde  di  oMlto  si  è  aomentata  la 
•0»  ehe  di  19609  nel  1798,  erasi  acero- 
ateie  nel  tasi,  e  finalmente  a  ben  iiOiO 
dd  1851,  di  81886  deU*  intero  distretto. 
elidasi  il  territorio  in  sai.  84685,637,  e 

0  in  coltore  sai.  25^943  in  giardini»  i85« 
rti  semplici,  1,676  in  canneti,  116,893  in 
vii  alberali,  18818,779  in  seminatorìi  sem- 
11,714  in  pascoli,  388,786  in  oHyeti,  888, 
rigoati  alberali*  8843,771  in  Tignali  sem- 
375  in  ficheti  d'India,  11,188  in  aU>eri 
884«088  in  boacala,  5,893  in  terreni  im- 
ri:  r  estensione  territoriale  poi  deU*  intero 

di  saL  87461,880.  Ti  sono  Tarie  cave  di 
argilla,  che  serre  di  nuteria  agli  industriosi 

di  comporre  slslnetle  colorale  rappresen- 
i  somma  natoraleua  ed  espressione  i  co- 

1  vastira  in  Sicilia  «  onde  sono  molto  ri- 
i  forestieri.  Parte  del  territorio  è  cal- 

,eTÌ  si  rinTcngono  tra  gli  organici 
Jfocfra  inflaia,  iriangolata,  Ttllin,  pul- 
Cyf  Asrsfl  venetinna  »  Venus  Brognartii , 
Cardium  eiliaté ,  Natica  miUepunciaia, 
imi,  Buceinum  mutabilis,  stmhtriatum  ete. 
m  dénialis.  L*aria  è  sauissima,  mancasi 
aeqaa  sorgÌTS,  onde  sono  in  baona  copia 
li  ebtarne. 


CA 


verso  Oriente  sorge  il  famoso  Palazzo  del 
Signore,  cominciato  a  comando  del  Conte 
Luigi  Viceré  di  Sicilia,  di  cui  si  osserva 
solamente  il  basso  piano,  ma  magnifico, 
dapoichè  morto  Fautore  rimase  ìmperfeU 
to.  Interseca  la  vìa  una  spaziosa  piazza,  dove 
il  tempio  maggiore  parrocchiale  del  titolo 
di  S.  Maria  la  Nuova,  imperocché  la  Chie- 
sa principale,  un  tempo  presso  la  rocca , 
dicevasi  di  S.  Maria  la  Vecchia,  che  cesse 
il  luogo  alla  nuova,  fabbricata  con  pia  di 
magnificenza  sulla  fine  del  secolo  xvi ,  in 
un  luogo  più  adatto  verso  Oriente.  In  que* 
sto  tempio  Luigia  de  Luna  trasportò  nel 
1600  dalla  rocca  le  antichissime  imagini 
di  S.  Maria  della  Grazia,  e  degli  Angeli, 
dipinte  sulle  pareti;  é  molto  venerato  da- 
gli abitanti:  ultimamente  vi  si  formò  l'in- 
signe Collegio  canonico,  e  siccome  gli  abi- 
tanti venerano  specialmente  qual  Patrono 
principale  S.  Michele  Arcangelo ,  volgar- 
mente da  lui  prende  nome  la  Chiesa,  quin* 
di  con  solenne  pompa  se  ne  celebra  con 
fiere  la  festa  nel  di  30  di  agosto,  ed  é  per- 
ciò che  le  pareti  interne,  e  principalmente 
nella  navata,  sono  dipinte  di  varie  figure 
rappresentanti  angelici  ministeri.  Ifella  stessa 
piazza  dicono  fondata  nel  secolo  xvi  1*  an- 
tichissima Basìlica  di  S.  Maria  Annunziata, 
con  aggiunto  il  Convento  dei  Carmelitani  che 
oggi  non  é  discosto  verso  Mezzogiorno  dal 
palazzo  del  Conte.  Segue  la  Chiesa  di  S. 
Domenico  e  il  suo  decente  Conventò,  che 
dicesi  opera  del  B.  Reginaldo  discepolo  del 
S.  Patriarca;  ma  presso  Pirri  notasi  per 
anno  di  sua  fondazione  il  1480 ,  e  dice- 
sene fondatore  Antonio  Moncada,  il  quale 
ridusse  in  piii  elegante  forma  quella  Chie- 
sa, dove  egli  e  gli  altri  Conti  stanno  se- 
polti. I  Minori  Conventuali  sotto  gli  auspi- 
cii  di  S.  Francesco  dal  1507  sono  stabi- 
lili  verso  la  stessa  parte,  e  comodamente 
vi  abitano  ;  i  Riformati  nella  opposta  parte 
occidentale  dal  1637,  per  opera  di  pietosi 
cittadini ,  occupano  un  ampio  luogo  sotto 

27 


211 


CA 

le  torri  cioò ,  il  ponte  dinanzi  la 
a  Tedelta,  e  le  basse  costruzioni  con 
)  cavate  nella  rifa  pietra.  Ne  è  am- 
I  r  area>  dov*  è  una  Chiesa  dedicata 
a  Donna  della  Grazia,  dove  scoverto 
N>  il  cadavere  della  Contessa  Ade- 
ipote  di  Ruggiero,  col  capo  ricinto 
corona  di  rame,  con  in  una  pia- 
segnato  il  di  lei  nome  e  la  prò- 
per  ordine  di  Luigia  de  Luna  venne 
to  nella  Chiesa  di  S.  Domenico,  in- 
aile spoglie  degli  antichi  Conti.  Al 
^0  di  questa  rocca  è  assegnata, 
tempi  dei  Normanni,  la  terza  parte 
ìecime  della  città.  Sotto  Carlo  d'An- 
ne destinò  alla  custodia  un  Castellano 
soldati.  Notasi  nelle  storie,  esservisi 
te  volte  i  Signori  di  Sicilia  radunati, 
i  morte  del  Re  Giacomo,  cioè  quando 
&  di  proclamare  Re  Federico  11  fi- 
di Pietro,  e  nel  1364  sotto  Fede- 
[,  a  di  cui  comando  radunaronsi  i 
ad  estinguere  la  lunga  guerra  civi- 
che era  fortemente  travagliata  la 
Questa  rocca  dipinta  in  uno  scudo 
lo  stemma  della  città,  la  quale  de- 
sìi tempo  del  titolo  di  Contea,  per 
^di  Federico  II  meritò  venir  di  nuo- 
rata  di  tal  dignità,  nel  giorno  di  sua 
ratione,  pnde  i  suoi  Signori  pren- 
I  n  posto  nel  Parlamento  Generale 
pK> ,  hanno  il  potere  di  vita  e  di 
segnano  i  Magistrati,  F Inquisitore 
A  malbtto,  quattro  Decurioni,  il  Sin- 
ìd  i  Giudici,  non  che  presentano  gli 
U  S.  Spirito  da  istituirsi  dal  Ponte- 
gli  Arcipreti  del  paese, 
rtilissimo  territorio  dà  in  abbondanza 
di  ogni  genere^  si  ha  un  lago  ab- 
ito in  pesca,  giocondissime  caccio, 
trai  primi  a  pascere  gli  armenti  e 
^e,  non  mancante  di  vino,  olio,  me- 
tti, ortaggi,  piò  che  ogni  altro  po- 
di agricoltori,  che  formano  un  ceto 
ISO  nella  città.  In  questo  medesimo 


CA 


tratto  di  terra  appellato  del  Golfo  inferiore 
è  sotto  un*  alta  rupe  il  fonte  delF  acqua 
santa,  che  producendo  il  sapore  del  latte, 
e  di  pingui  sostanze  composto,  che  ad  oc- 
chio nudo  veggonsi  galleggiare,  è  dotata 
della  facoltà  di  rammorbidire  il  ventre.  So<- 
no  altresì  delle  fonti  alla  destra  riva  del 
fiume  Salso,  che  danno  petrolio  e  bitume 
non  dissimili  al  Giudaico.  Costa  oggi  Col- 
ianièsetla  dì  3728  case,  14829  cittadini, 
conteneva  nel  secolo  xv  1230  case ,  con 
8723  abitanti,  e  nel  seguente  giusta  il  Pirri 
2630  case,  10604  abitanti,  che  però  nei 
regii  libri  10080.  Va  soggetta  alla  Comarca 
di  Calascibetta  ed  al  Prefetto  Militare  di 
Caltagirone,  e  somministrava  18  soldati  a 
cavallo,  ed  84  pedoni.  Ne  è  commessa  la 
cura  delle  anime  ad  un  Arciprete  sotto  il 
Vescovo  di  Girgenti,  che  segna  però  un  suo 
Vicario  a  regolare  il  clero.  È  FArciprete 
un  Regio  Cappellano  per  rescrìtto  dell' im- 
perator  Federico,  nominavasi  un  tempo  dal 
Re  ora  dal  Conte,  presiede  al  Collegio  Ca- 
nonico, e  prende  la  terza  parte  delle  De^ 
cime  della  città,  perciocché  si  appropria 
tutti  i  dritti  di  Cappellano  della  rocca,  co- 
me venne  in  giudizio  decretato. 

Tolta  ai  Saraceni  il  Conte  Ruggiero,  dopo 
la  guerra  di  Agrigento  nel  1086,  Caltanis- 
setta  con  altri  muniù  castelli  di  questa 
parte,  quella  concedette  al  figlio  Giordano, 
che  morto  senza  eredi  diedela  alla  figlia 
Matilde  o  Emma ,  da  cui  e  Ranulfo  Si- 
gnore di  Monte  di  Caveoso  nacque  ide- 
IcMia,  che  maritata  a  Rinaldo  di  Aquila, 
estinta  come  vedemmo  in  Caltanissetta  nel 
1150,  vi  venne  seppellita.  Il  figlio  di  co- 
storo Adamo^  prese  in  moglie  N.  di  regio 
sangue^  e  generò  Ruggiero  d'Aquila;  costa 
a  nessuno  di  questi  due  essere  stata  sog- 
getta la*  nostra  città,  poiché  Goffredo  Conte 
di  Monte  Caveoso ,  proccurò  farne  consa- 
crare la  Chiesa  di  S.  Spirito  nel  1153,  sotto 
il  Re  Ruggiero  da  Giovanni  Arcivescovo  di 
Bari  ;  dicesi  questi  da  Ugone  Falcando,  Si- 


212 


CA 


gnore  di  Noto  e  di  Sclafani ,  e  pri?ato  di 
occhi  per  essersi  ribellato  al  Re  Guglielmo, 
esser  perito  nelle  carceri  di  Messina.  AfTermo 
esser  passala  d'allora  la  città  nel  Dema- 
nio regio,  sino  all'epoca  dei  Francesi;  poi- 
ché il  Mugnos  a  nessuna  autorità  appog- 
giandosi, disse  avertasi  avuta  da  Gugliel- 
mo II  Saturnio  Ferro.  Nei  primi  tempi 
dunque  di  Carlo  d'Angiò,  ubbidì  al  Re  Cor- 
radino  c-on  altre  primarie  città  di  Sicilia , 
per  opera  di  Corrado  Capece,  e  pel  valore 
di  Niccola  Haletta  resistette  una  volta  contro 
1  nemici;  con  Caccamo  e  Gagliano  è  con- 
ceduta poi  dal  medesimo  Carlo  a  Fulcone 
del  Poggio  Riccardo^  cui  succedette  il  fi- 
glio Parisi,  ed  a  questo  Sancia,  quantunque 
questa  più  congruentemente  dica  Ferrante 
di  Marra  nata  da  Fulcone,  parlando  di  sua 
famiglia,  fog.  400;  ed  unita  in  matrimonio  a 
Galeazzo  Estendardo,  portogli  in  dote  le 
Signorie  del  padre.  Assunti  gli  Aragonesi 
al  regime  dell'  isola ,  per  munificenza  di 
Pietro  I,  Raimondo  Alemanno  divenne  Con- 
te di  Callanissetta,  ed  occuponnc  la  rocca 
sino  ai  tempi  di  Federico  II,  cui  salutò  Re 
trai  primi  dietro  la  morte  di  Giacomo ,  e 
poco  dopo  morto,  diede  luogo  a  Corrado 
Lancia,  cui  Federico  II  nel  i297,  pei  me- 
riti suoi  e  degli  antenati,  dichiarò  Conte 
della  nostra  città  nello  stesso  giorno  di 
sua  coronazione  in  Palermo.  A  costui,  dopo 
tre  anni  essendo  morto ,  successe  Pietro 
Lancia  figlio  del  fratello  di  Manfredi;  quin- 
di nel  censo  dei  Baroni  dello  stesso  Re,  avuto 
nel  1320,  dicesi  posseder  Pietro  le  terre  di 
Naro,  Caltanissetta,  coi  casali  Delia  e  Sam- 
buca: ebbe  figlie  Giovanna  e  Cesarea;  alla 
prima  diede  Naro  in  dote ,  Caltanissetta 
alla  seconda,  che  prese  a  marito  l'Infante 
Giovanni  Marchese  di  Randazzo ,  da  cui 
Federico ,  il  quale  alla  morte  del  padre 
nominò  Abate  di  S.  Spirito  Guglielmo  Bar- 
cio  che  mori  fanciullo ,  per  cui  rimase 
Eleonora  erede  di  Giovanni,  e  fu  data  in 
moglie  a  Guglielmo  Peralta,  da  cui  Kic- 


GA 


colò,  il  quale  per  fellonia  dal  Re  Martino, 
mori  nella  rocca  di  Caltanissetta ,  dove  fti 
sepolto. 

Erra  Pirri  nel  dire^  verso  questo  tem- 
po Francesco  Ventimiglìa  Conte  di  Cal- 
tanissetta aver  conferito  TAbaiit  di  S. 
Spirito  a  Bartolomeo  di  PoIìzeì,  gitcchè  per 
diploma  del  1361  chiarissimamente  dedi- 
cesi,  a  preghiere  del  Ventiiniglit  essmie 
stato  investito  Bartolomeo  da  Federico  DI. 
Dubito  fosse  stata  allora  la  città  immedia- 
tamente dal  Re  soggetta ,  poiché  essendo 
l'isola  straziata  da  molte  tnrboienie,  nei 
può  stabilirsi  cosa  alcuna  di  certo.  Lo  sles- 
so Principe  adunò  nella  rocca  on*  assemblea 
di  Signori  nel  1364,  per  conciliare  gli  ani- 
mi, e  proscrisse  Francesco  Yentimlglia  spo- 
gliato dei  beni,  e  che  non  acconsentifa  alla 
pace,  insieme  a  Federico  di  Ghiaramoate 
e  compagni.  Computavasi  quella  tra  le  ro^ 
che  che  riconoscevano  Taatorllà  del  Be  Fe- 
derico ;  quivi  portatosi  Artale  Alagona  flh 
Toreggiato  dal  Re,  dicesi  aTcr  sedato  i  la* 
multi  suscitati  tra  il  castellano  ed  i  terram* 
ni.  Finalmente  nel  1366  Eleonora Inpmtessit 
disturbata  forse  dal  possedimento  della  dttif 
provò  con  testimonii  il  dritto  eredilario«Ls 
quali  cose  addimostrano,  che  per  qoalehs 
tempo  fu  quella  città,  sotto  Federico  ID,  st 
delta  al  Demanio  Regio.  Morto  il  figlio  Xi^ 
colò,  la  stessa  Eleonora  legò  Callanisselli 
a  Ramondetlo  figlio  illegittimo  di  cestri; 
morto  il  quale,  volendo  Martino  ripigfinsi 
la  città,  confermando  le  altre  Signorie  ri 
Peralta,  persuaseli  a  rinunziare  a  qoesli» 
né  dopo  molto  tempo  assegnolla  ndlM 
a  Sancio  Rois  de  Lihori  accelUssiM  t 
lui,  insieme  con  Capizzi  e  Histretla;  ai 
Sancio  donato  di  20000  fiorini,  cedette  < 
nuovo  la  città  restituendola  al  Re,  Il  ftth 
nel  1407,  fatta  convenzione  con  Mattea  A 
Honcada  figlio  di  Raimondo ,  ne  ebbe  èi 
lui  Agosta,  ed  egli  concesse  CaUaniiSSllM  t 
Matteo,  quinci  nel  censo  del  1406  dicesett 
Conte.  Ritroviamo  essere  stato  dopo 


2f3 


CA 

i  CaUanisseUa  Enrico  Rìaséo^  mi 

iamo  che  per  solo  breve  tempo  fu 

di  qaesta  Signoria,  come  costa  di 

ad  altri  avvenuto  sotto  lo  stesso  Har- 

latteo  e  da  Contissella  Aragona  nac- 
ìoglielmo  Raimondo  iv  gran  Can- 
^  il  quale  dalla  legittima  moglie  Gio- 
fTentimiglia  non  avendo  avuto  eredi, 
il  luogo  al  fratello  Antonio^  e  que- 
SCeftina  Isfar  ebi>esi  la  figliuola  Con- 
I  che  prese  in  marito  Guglielmo  Rai- 

Moneada  v,  gran  Giusliziero  del 
^  Conte  di  Adornò.  Nato  questi  dal 
)  Giovan  Tommaso,  di  cui  altra  volta 
no,  il  quale  ripeteva  origine  da  Gu- 
ì  Raimondo  ni,  e  da  Malico  primo 
di  dUUmisèelta  y  perlochè  dicevasi 
gli  Conte  di  questa,  aveva  inlimata 
e  ad  Antonio ,  interrotta  poi  colle 
le  nozze  tra  gli  eredi  di  entrambi. 
I  da  questi  Antonio  ii^  da  cui  e  Gio- 
Eleonora  de  Luna  Signora  di  Cal- 
ila,  Sclafani  e  Caltavuturo  ,  sorse 
Kico-primo  Principe  di  Paterno,  unito 

matrimonio  a  Caterina  Pignatelli, 

Cesare  j  che  governò  per  ben  tre 
I  dalla  moglie  Luigia  De  Luna  e  Vega 
ea  di  Bivona ,  ebbesi  Francesco  ii  ; 
9  quegli  nella  Chiesa  della  Compagnia 
ù.  Francesco  prese  in  moglie  Maria 
la  Duchessa  di  Hontalto,  per  dritto 
consegui  quella  famosa  Signoria.  An^ 
u  loro  figliuolo,  presa  in  moglie  Gio- 

di  Corda,  divenne  padre  di  Luigi 
Imo  VI ,  e  poi  iniziato  al  Sacerdozio 
essala  la  regola  della  Compagnia  di 
disse  un  addio  al  mondo;  e  la  mo- 
iovanna  consacrossi  parimenti  a  Dio 
inasterò  dell'Assunta  da  lei  stessa 
>  in  Palermo.  Presiedette  per  due 
ìHgi  al  Regno  di  Sicilia,  ascritto  trai 
di  Spagna,  e  nominato  finalmente  Car- 
della  S.  C.  R.  Con  Caterina  Moneada 
el  Marchese  di  Aitone  generò  Fer^ 


CA 


dinandOj  che  contratte  le  nozze  con  Maria 
Teresa  Faxardo,  lasciò  ¥  unica  figliuola  Ca- 
terina maritata  a  Giuseppe  Duca  di  Fer- 
randina.  A  questo  si  oppose  Luigi  Gugliel- 
mo Mofy:ada  Duca  di  S.  Giovanni  Conte  di 
Camerata,  poiché  il  padre  di  lui  fu  Ferdinan- 
do nato  da  Ignazio,  il  quale  fu  secondogenito 
di  Antonio  ni.  Rifulse  Luigi  itai  Grandi  di 
Spagna  e  i  cortigiani  del  Re  Carlo,  ed 
ebbesi  da  Giovanna  Ventimiglia  i  figli  Fer- 
dinando e  Francesco  Rodrigo^  dei  quali 
il  primo  mori  sul  verde  dei  giorni,  Fran- 
cesco Principe  di  Paterno,  Duca  di  S.  Gio- 
vanni, Conte  di  Callanissetla  e  di  Came- 
rata, vive  oggi  marito  a  Giuseppa  Ruffo, 
che  gli  partorì  due  figliuoli.  Poiché  ne  ot- 
tenne il  padre  in  giudizio,  solo  le  Signorio 
che  gli  si  dovevano  a  buon  dritto. 

Uomini  illustri. — Gabriello  Minore  Cap- 
puccino, che  secondo  il  Pirri  fu  a  tutti  am- 
mirabile per  asprezza  di  penitenze  e  splen- 
dore di  virtò.  Antonio  Bellavia  dalla  stessa 
puerìzia  cacciatosi  nel  sentiero  della  vlrtò, 
meritò  venir  onorato  di  vari  benefici  da 
Dio  e  dalla  Beata  Tergine  ;  entrato  nella 
Compagnia  di  Gesò^  diede  un  gran  saggio 
di  religione  e  di  dottrina  ;  destinato  pre- 
dicatore della  fede  nella  provincia  del  Bra- 
sile condusse  i  barbari  al  costume  della 
legge  di  Cristo  e  della  vita  umana;  in 
assistere  i  morenti  Lusitani  feriti  nella  guer- 
ra, in  tale  uffizio  di  carità  cadde  trucidato 
dagli  eretici  Ollandesi;  è  mentovato  dal- 
l'Aghilera.  Girolamo  Gravina  chiaro  per 
origine  di  famiglia,  nato  in  CaUanisseUa 
dove  a  caso  trovavansi  i  parenti;  accolto 
in  Palermo  nella  Compagnia  di  Gesù,  con- 
cepì il  desiderio  della  peregrinazione  delle 
Indie,  ed  apparate  le  umane  e  le  divine 
scienze,  appagato  nelle  brame,  intraprese 
il  viaggio ,  e  venne  in  Macao  citta  della 
China;  poi  per  varie  province  stese  della 
Croce  r imperio,  sofferti  di  sommi  trava- 
gli, illustrò  del  lume  della  fede  popoli,  ot- 
timati, compose  un  libro  di  dommi  in  lin- 


214 


CA 


gua  chinese,  presiedette  quid  eoa  gran 
fratto  al  suoi,  e  fiori  di  eccelsa  firtù  :  ac- 
corse a  vederlo  essendo  a  morte  ficino , 
gran  copia  di  primati  di  ogni  ordine,  e  gli 
fu  fatta  funebre  pompa  secondo  il  chinese 
costume,  ma  tradotta  in  cristiane  cerimo- 
nie, ed  onorato  di  nobile  sepolcro.  Passò  di 
fuori  circa  30  anni  di  fita,  e  mori  nell'età 
di  70.  Biagio  de  Haira  dei  Minori  Cappuc- 
cini ,  portento  del  secol  scorso ,  per  elo- 
quenza, religione ,  .firtù ,  per  la  impareg- 
giabile carila  ed  il  dono  della  profezia  il- 
lustrissimo; dormi  piamente  nel  Signore,  in 
Militello  nel  1684;  pubblicata  ne  è  la  ¥ita. 
Filippo  Ferrarlo  dell'Ordine  di  S.  Maria 
del  Carmelo,  Professore  di  S.  T.,  eccellen- 
tissimo Predicatore ,  a  lungo  professò  in 
Roma  le  sacre  scienze ,  e  fisse  Direttore 
degli  studi.  Consigliere  ed  Elemosiniere  dei 
Re  Martino  e  Ferdinando,  Legato  ai  Romani 
Pontefici^  Teologo  di  Urbano  VI,  Cameriere 
di  Giofanni  XXIU,  Tescofo  di  Patti  e  di 
Girgenti,  Cardinale  finalmente  di  S.  R.  C. 
a  tutto  il  mondo  ben  noto  morì  pieno 
d*anni  nel  1421  ;  pubblicò  Sermoni  sui 
Santi  de  tempore^  e  le  lodi  di  Maria  ;  f  ien 
mentofato  dal  Triteml,  Posse?in,  Marraccio, 
Gesner,  da  scrittori  Carmelitani,  e  dai  no- 
stri Pirri,  Hongitore,  e  Gaetani.  Tommaso 
Tamburino  della  Compagnia  di  Gesù,  ag- 
giunse a  costumi  integerrimi,  egregia  dot- 
trina; scrisse  il  metodo  della  confessione 
che  per  fenti  folte  fide  egli  stesso  impres- 
sa, pubblicò  altresì  1*  esposizione  del  De- 
calogo, il  laforo  sui  precetti  della  Chiesa, 
sulla  Bolla  della  Crociata  ed  altri  monu- 
menti del  suo  ingegno  ;  mori  ottogenario  in 
Palermo  nel  1615.  Lucio  San  Marco  disce- 
polo di  Tommaso  difese  in  un  libro  pub- 
blicato la  dottrina  del  suo  Maestro,  il  quale 
laforo  attribuiscono  alcuni  a  Tommaso  me- 
desimo: Niccola  Aronica  esimio  Giurecon- 
sulto rifulse  Irai  primi  affocati,  fu  giudice 
del  Pretorio  di  Palermo,  e  mori  nel  1680  : 
Vincenzo  San  Marco,  Prete  in  prima  del- 


CÀ 


r  Oratorio  di  Palermo,  trai  primi  della  pi- 
Iria  per  ogni  genere  di  dottrina  e  mas- 
simamente eloquenza,  per  sante  opere  pre- 
stantissimo, mori  nel  1688:  Diego  Filippani 
Sacerdote  della  Compagnia  di  Gesù ,  di 
singolare  facondia ,  di  che  die*  profa  sol 
pergami  di  Italia  e  di  Sicilia^  noB  senza  ap- 
plausi in  ogni  parte  ascoltato,  somoianienta 
f  ersato  nelle  umane  lettere,  nella  Teologia, 
e  nelle  sacre  scienze,  morto  in  PalenM 
nel  1674.  Vengono  encomiati  dal  Moogi- 
loro  Girolamo  Jacona ,  Girolamo  Goagent 
Minori  Cappuccini  dalle  grafi  discipline, 
e  dair  ampia  maniera  di  dire  ;  Giancrise» 
slomo  degli  Agostiniani  scalsi;  Angeliee  dal- 
la più  stretta  Ossenranza  di  S.  Fr«Mesei| 
predicatore  ;  e  Giofanni  Maria  Amiee  del 
medesimo  istituto,  decorato  delle  primaria 
cariche  dell'ordine,  ed  islancabile  piefi- 
calore  della  parola  di  Dio.  È  degno  final- 
mente di  rinomanza  Mariano  Aurislolo,  egfi 
fifente,  non  che  poeta  ingegnosissime,  1 
che  ci  attestano  i  suoi  piccoli  lafori,  m 
fersato  grandemente  nelle  sacre  aiiMl— 
e  nella  loro  storia,  sebbene  infoilo  in  mila 
negozi  ;  celebra  costui  un  monte  del  IM^ 
ritorio  da  capo  a  fondo  squarcialo  in  Am 
parti ,  dof  e  si  f  enera  la  memoria  ddh 
Passione  del  Signore ,  poiché  dkonlo  fii* 
garmente  diviso  alla  morte  di  Crisla.  U 
longitudine  della  città  è  di  31*  36*,  la  la- 
mudine  dì  iV  36*  (1). 


(1)  La  città  di  CalUninetta  è  nna 
delle  tette  proTÌnce  dì  Sicilia   nm  dal  lata,  di- 
staute  9t  nìglìo  da  PalerHio,  eoo  aoggelti  i  di- 
stretti di  Piatta  •  di  TemooTa.  È  teda  fi  tv 
Intendente,  d*ana  Gran  Corte  Criaiinala«  a  iTai 
Tribonale  ciyile,  d*  nn  Giodieato  d*  iHiwiana  a 
Circondariale»  a  d*nn  Coneiglio  d'aapiii.  Fa  Mi* 
la  in  tede  VescoTile  per  cotlitaiiono  di  fifaCi^ 
1     gorio  XVI  emanaU  a  a&  maggio  ISii,  e  taliMi 
I     dal  regio  delegato  a  Palermo  nel  !•   taglia  ddb 
.    stesso  anno,  e  oe  è  primo  YeaeoTO  Talta^  B> 
Antonio  U.  StromUlo  teatino  di  Gntfa.  Rdte  «a* 
drice  già  eloTsta  a  cattedrale   si  aMaaìra  la  fà^ 
tara  della  gran  folta  dal  pannello  M  ~ 


215 


CA 

Lai.  Caltaregium.  Sic.  Cai- 
1  (V.  H.)  Casale  una  folla  nel  ter- 
di  Girgenti;  ora  distrutto. 

I  éeì  Protettore  S.  Michele  Arcangelo,  ed 
>  del  bettitterio  di  ignoto  aotore.  Merita 
lemione  oella  Chieia  di  S.  Domenico  ,  il 
leir  alUre  maggiore  di  Filippo  Paladino, 
iche  è  QiM  piccob  tela  che  rappresenta  il 

ii  8.  Flavia  nella  stanza  dell*  Abate.  Igno- 
M  del  passaggio  dei  Minori  Riformati  al 
»  di  8.  Maria  degli  Angeli  dei  Minori  Os« 
;  tì  hanno  perciò  dne  case  religiose.  Nel 
r  popolare  diTozione,  in  occasione  del 
D  aaiatioo  flagello,  che  nella  città  non  im- 
•,  TOBue  fabbricata  ona  cbiesinola  con  con- 
■OB  ancora  abitato,  faori  la  città,  ed  ab- 
d  1854  in  ritornar  la  piaga  fatale.  Tenne 
IfliBolita  nel  1848  la  Chiesa  di  S.  Paolino 
MoiaTa  rorina ,  onde  altra  bellezza  pre- 
ima.  Etti  odo  stabilimento  infantile  di 

beneflcenza  fondato  nel  1853  a  cura 
mo  Barone  Ferrnggia;  un  ospedale  mili- 
ico  in  prima^  ristorato  nel  1854;  una  pob- 
;giadra  Tilla  piantata  nel  18^1.  £  stata  ge- 
ito  abbellita  la  città  da  pochi  anni  di  ot- 
bricati,  di  bnone  locande,  e  di  strade 
I.  fi  in  costruzione  la  strada  rotabile  che 

•1  ponte  di  Capo  d*Arso,  di  coi  appresso 
la  qoale  doTrà  prosegnirsi  per  yarii  pnnti 
ino  determinati  dalGoTerno.  ContaTasi  nel- 
tal  1798  ona  popolazione  di  15627,  di  16563 
1,6  finalmente  di  17691  nel  fine  del  185S, 
Mpresa  la  borgata  di  Fayarella  superiore 
ande  assolatamente  dal  comone.  Era  la 
une  dell*  intera  proyincia  di  Galtanissetta 
I  di  155025^  di  168589   nel  1881 ,  di  183776 

1858.  I  contorni  sono  in  gran  parte  di 
karia  dove  si  trorano  dei  fossili  organici, 
lali  Cythtrea  rugosa^  Cardium  rusiieum, 
wHfuaia ,  Peeianeulus  violaeetu  ,  Pscfffi 
Hit,  Anwnia  ephippium^  Natica  miUepun^ 
^SmeeOaria  à^rfa,  Murtx  fronciiltM,  Bue» 
strralttM  femiffrioCiim,  Dtntalium  dinia» 
«ma  perforatui  etc  Com  prendesi  il  tor- 
di CalUniasetU  in  saL  88959,584  ,  che 
II»  in  colture  7,484  in  giardini ,  85,864 
teoaplioi,  3,930  in  canneti,  3,128  in  piop- 
l,S78  in  aeminatorii  alberati^  18558,808  in 
srii  aeniplici,  2215,692  in  pascoli,  363«079 
li,  148,875  in  yigneti  alberati,  413^909  ia 
iMiplici,  81,187  in  ficheti  d'India,  84,974 
i  misti,  187,789  in  mandorleti^  16,514  in 


CA 


CaliATotora.  Lat.  Calatamturum.  Sic. 
Cartavutaru  (V.  H.)  Città  detta  dai  Saraceni 
Calatabuiur,  oggi  in  un  colle  a  Libeccio, 
un  tempo  in  altissima  rupe  da  ogni  parte 
scoscesa,  dove  rinvengonsi  reliquie  di  rocca 
e  di  mura;  è  nella  valle  di  Mazzara,  la 
diocesi  di  Cefalù,  la  comarca  di  Polizzi,  e 
la  Prefettura  militare  di  Termini.  Riconosce 
suoi  Signori  i  Duchi  di  Ferrandina  nella 
Spagna,  ma  era  soggetta  ai  Montecatini; 
poiché  la  figlia  di  Ferdinando  di  Maneada^ 
Caterina^  ebbesi  a  marito  Giuseppe  Toledo 
di  Ferrandina.  Prende  il  Barone  il  ux? 
posto  nel  Parlamento  del  Regno;  sceglie 
i  Magistrati ,  gode  del  dritto  di  spada ,  e 
presiede  a  Scillato  municipio  di  CaUaink» 
turo^  di  cui  diremo  in  appresso.  Contaronsi 
nel  registro  della  città  nel  17 i3  eseguito, 
computando  altresì  Scillato,  f  508  case^  4508 
abitanti,  che  tuttavia  oggi  da  una  nuovissima 
rivista  sono  3905.  Nel  secolo  xvi  eran  650 
le  case,  2763  gli  abitanti;  nel  seguente  li60 
le  case  e  4f95  le  anime  secondo  Pirri;  e 
dai  pubblici  libri  1058  case,  3963  abitanti. 
La  Chiesa  maggiore  sacra  a  S.  Bartolomeo 
Apostolo  siede  nella  rupe  sotto  la  rocca, 

piitacchieti,  688,384  in  terreni  improduttiri,  4,168 
in  inoli  di  case.  L'estensione  territoriale  poi  di 
tutu  la  provincia  è  di  lal.  184890,988.  Nel  ter- 
rittorio  di  Caltanisaetta  sono  InnnmereToli  lolfa- 
tare,  e  principalmente  nelle  contrade  di  Misteri, 
Stretto,  Giffodraffi,  Gessolongo,  linsta,  Ginrfo,  Geb- 
biaroisa ,  Grasta ,  Bifaria ,  Trabonella ,  Mandola  » 
Tnngio ,  Grottarossa ,  e  principalmente  in  quelle 
di  8.  Cataldo  e  di  Tubi ,  delle  quali  alcune  sono 
soggette  ad  inondazione  per  acqae  sorgive,  e  quasi 
tutte  dan  zolfo  di  8*  qualità. 

Arreca  il  TorremuzM  due  medaglie  di  Nisa,  ehe 
è  r  antica  Caltanisaetta,  una  di  rame  con  una  te- 
sta barbuta  di  Giove,  coronata  di  alloro,  altra  di 
bronzo  impressa  di  un'aquila  con  una  fiaccola  sotto 
i  piedi,  ed  una  spiga  di  grano  col  motto  NI^l^AIAN. 
Nel  campo  detto  Pietrarossa  si  è  trovata  poi  la 
seguente  iscrizione;    AlKAHIIia    KAI    IMEP. 

naTAMOAAMo:^  tìx  Ni-:si:e-:eaTHP:eiN. 

(Ad  Esculapio  ed  al  fiume  Imera  Salvatori  il  po- 
polo di  Nisa). 


216 


CA 


ma  nel  nostro  tempo,  essendo  del  tatto  di 
ardua  salita,  rimane  deserta,  e  la  parroc- 
chiale dei  SS.  Pietro  e  Paolo,  che  le  è 
sabrogata ,  occupa  il  centro  del  paese  in 
un  poggetto.  È  in  animo  ai  cittadini  fab- 
bricarne una  novella  in  luogo  opportuno, 
ma  ancor  non  si  è  messa  mano  all'opera. 
I  minori  RiformaU  del  titolo  di  S.  Maria 
di  Gesù  distano  verso  Occidente  un  tiro 
di  pietra;  nella  piazza  dinanzi  la  Chiesa  è 
una  fonte  a  comodo  dei  cittadini.  Gli  Ere- 
miti di  S.  Agostino  abitano  sin  da  prima 
del  secolo  x?i,  verso  Occidente,  nel  Convento 
di  S.  Giovan  Battista^  e  riconoscono  a  fon- 
datori i  Signori  del  paese  della  famiglia 
Spadafora:  finalmente  abitano  le  monache 
Benedettine  un  monastero  verso  Austro,  sotto 
il  patrocinio  di  S.  Maria  della  Nova ,  che 
venne  fabbricato  verso  il  1625,  con  danaro 
ammassato  da  pietosi  cittadini.  L' Ospedale 
ed  altre  10  Chiese  minori  sono  sulfraganee 
alla  maggiore,  cui  a  frequentare,  sotto  il 
Vicario  del  Vescovo  si  raduna  in  ogni 
giorno  un  clero.  U  territorio  è  fertilissimo 
in  frumento,  e  somministra  in  copia  altre 
biade ^  vino,  olio,  e  frutti;  è  adatto  alla 
caccia,  e  vestito  di  pingue  erba  appresta 
pasture  alle  greggie  ;  vien  bagnato  dalle 
acque  di  un  liume  che  ha  origine  da  Sell- 
iate, e  le  di  cui  ripe  congiunge  ad  undici 
miglia  un  ponte,  in  una  valle. 

Pervenne  la  Signoria  della  città  e  del 
Municipio,  sotto  i  Normanni,  ad  AdelaHa 
nipote  del  Conte  Ruggiero ,  che  era  suc- 
ceduta alla  madre  Emma  o  Matilde.  Da 
Adelasia  il  figliuolo  Adamo  ed  altri  da 
lui  generati.  Nel  1320,  sotto  Federico  II, 
appartenevasi  a  Federico  di  Manna.  Per 
dono  di  Federico  III  ebbene  il  dominio 
nel  1374  Orlando  Cavalieri.  Era  nei  prin- 
cipii  del  secolo  xv  di  Raimondo  di  Lup- 
piano ,  da  cui  comprosselo  Errico  Russo 
nel  V  anno  del  medesimo  secolo;  poi  il 
Russo  entrato  nel  possedimento  di  Scillato 
e  di  Sclufaui,  sborsatone  il  prezzo  a  Già- 


CA 


comò  di  Prades ,  riunì  in  una  queste  tre 
signorie,  e  ne  impetrò  la  conferma  dal  le 
Martino.  Morendo  non  lungo  tempo  dopo, 
disse  erede  il  figlio  Raimondo^  quantunque 
di  letto  illegittimo,  per  facoltà  dal  Re  Al- 
fonso, cui  morto  senza  figliuoli  succedette 
Antonio  Spadafora  nato  dalla  sorella  di 
Russo.  Il  figliuolo  Pietro  succedette  ad 
Antonio  e  lasciò  erede  Tunica  BeaMee, 
la  quale  maritata  a  Sigismondo  de  Luna 
Conte  di  Caltabellotta,  partorì  Giofoon  Ybif^ 
eenzo^  donde  Sigimnondo  n,  da  cui  Pie* 
tro:  Luigia  unica  figliuola,  unita  fu  ma« 
trimonio  a  Cesare  Moncada  Conte  di  Cai* 
tanissetta,  trasferì  i  dritti  di  Caltavuturo, 
Scillato,  e  Sclafani  alla  famiglia  Honteca* 
tina.  La  longitudine  del  paese  è  di  31*  35\ 
la  latitudine  di  SI""  SO'.  Occorre  nella  via 
per  dove  si  va  a  Palermo.  Sovrasta  aDa 
rupe  su  cui  notai  seder  la  rocca  un^altra 
mole  più  ampia ,  ma  insormontata ,  doii 
scorgonsi  avanzi  di  antica  abitadone  (1). 

(I)  É  oggigiorno  on  eomoiia  in  proviacii  é 
Palermo,  diilretlo  di  Termini,  eirooDdario  di  Ita* 
temaggiore,  distante  iS  miglia  dal  capo  luogo  deli 
proyincia,  tS  dal  capo  laogo  del  diatrc€to«  t  dil 
capo-circondario;    nella  diocesi  di  Celale.  IMh 
Chiesa  antica  madrice  sotto  la  rocca,  deierta  di  gii 
ai  tempi  dell*  Autore,  non  Tedesi  oggi  che  il  nli 
campanile  «  e  ruderi  di  cappelle.  La  Chiesa  fK^ 
roccbiale  intanto  di  S.  Pietro  e  Paolo,  venne  < 
quella  sostituendosi,  elevata  madrice.  L*abolileoM» 
Tento  degli  Agostiniani,  per  cura  di  Mr.  CMlsfi 
Yescofo  di  Cefalù,  si  permutò  in  Collegio  di  Maria, 
dove  educasi  con  ogni  solerzia  la  gioTeatè  tai- 
nile:   la  Chiesa   è  molto   frequentata  per  la  gna 
Teneraxione  in  che  è  tenuta  una  magnifica  stalu 
di  N.  D.  del  Soccorso^  in  onore  di  c«i  si  celsbii 
la  festa  nella  seconda  domenica  di  selteflahre.  iMi 
Chiesa  di  Casale  merita  attenzione  il  qeadie  dil* 
Tadorafione  dei  Magi   di  stile   raffeelleeee,  MB 
creduto  dagli  abitanti  dello  steeao  RafteUe. 
Chiesa  dei  Riformati  di  S.  M.   D.  G.  è  U 
della  Visitaxione,  della  scuola  del  MorrealeM  Vsm 
lì  è  più  ospedale.  In  occorrenza  della  feaU  di& 
Bartolomeo  in  ogni  anno  è  una  fiere  di   panni  t 
bestiame,  della  durata  di  quattro  giorni,  a 
ciare  dai  Si  di  agosto.  ContaTe  il  ooauae 


J 


'>4> 


217 


CA 

lv*rl4»»  lat  CatcariuB.  Sic.  Canaria 
•)  Monte  che  è  a  circa  un  miglio  da 
I,  coi  è  unito  un  altro  coHe  minore, 
>mmo  sino  alle  profonde  radici  sqoar- 
da  un  tremuoto,  che  Tolgarmente  aff- 
ino ayvennto  nella  morte  di  Crislo; 
i  sorgono  dei  monumenti  in  memoria 
Passione  del  Signore  nel  eolle  roag- 
;  e  da  quesU  prende  il  nome  di  Cai- 
u 

ìwmrummm  Lat.  Càlvarusus.  Sic.  Car- 
li (T.  D.)  Piccola  terra  sotto  il  governo 
ssina,  Terso  Maestro,  che  Tolgarmente 
i  Diètretto  aquilonare.  Sorge  sul  fian- 
bassa  collina  con  158  case  e  600 
Iti,  sebbene  a  metà  del  secolo  scorso 

ayesse  188  case  e  711  abitanti.  È 
Ita  ai  Messinesi  Montecatini^  che  trag- 
origine  dai  Signori  di  Monforte;  ne 
dritto  nello  spirituale  V  Arciprete  di 
tta,  alla  di  cui  Parrocchia  appartiene, 
blesa  madre  è  sacra  a  S.  Margherita 
iie  e  Martire,  e  si  ha  tre  sufTra- 
L  n  Convento  dei  Minori   Riformati 

in  amenissimo  poggetto ,  alla  cui 
iia  è  commessa  una  religiosissima 
ne  di  Cristo  Signore  coronato  dì  spi- 
lla di  cui  venerazione  accorre  molta 

A  dai  paesi  vicini,  che  da  lontano. 
lano  del  Barone  elegante  e  dccentis- 
sl  leva  presso  la  riva  di  un  fiume.  Il 
ffrio  è  abbondantissimo  in  frutteti^  oli- 
viti  e  mori.  Si  appartiene  il  paese 

itn  eiret  3984,  poi  3716  nel  1831,  e  4285 
M  del  1853.  Se  ne  comprende  il  territorio 
•  5344,530,  delle  quali  5,334  in  giardini,  6, 
I  orti  semplici,  0,733  in  canneti,  134,787  in 
Morii  alberati^  4339,573  in  seminatorii  sem- 
993,503  in  pascoli^  88,434  in  olÌTeti,  30,109 
oeli  alberati,  351,356  in  vigneti  semplici,  0, 
I  fommaccbeli,  33,067  in  ficheti  d'  india,  9, 
i  alberi  misti,  34,381«  in  boscate  ,  0,671  in 
9  miste,  0,035  io  suoli  di  case.  Si  troYano 
Bootagna  dei  belli  diaspri  gialli  con  macchie 
ape,  •  verdi  con  macchie  gialle,  ed  anche 
ro. 


Ci 


alla  comarca  di  Castroreale,  ed  era  sog- 
getto alla  Prefettura  militare  di  Patti.  La 
longitudine  è  di  39**  10',  la  latitudine 
di  38*  10'. 

Nei  regi  libri  computasi  Calvaruso  come 
parte  del  territorio  di  Rametta,  per  cui  sem- 
bra appartenerne  la  fondazione  ai  coloni  di 
questa.  11  Re  Federico  concessela  a  Per- 
rone  Gioeni,  il  di  cui  nipote  Perrone  minore 
vendettela  nel  1391  a  Giovanni  Taranto 
Giudice  della  H.  R.  G.  Dal  figlio  di  Giovanni 
l'ebbesi  Niccolò  Castagna  Presidente  deL 
Regno,  assegnati  gli  altri  beni  al  Taranto, 
e  ciò  nel  censo  del  Re  Martino  nel  1308. 
Lo  stesso  Niccolò  dicesi  Signore  di  Monte* 
forte,  Saponara,  Rocca,  Ravosa,  Calvaruso, 
Rappano,  Maurojanni,  e  di  S.  Pietro.  Suc- 
cesse a  costui  Pina  di  Niccolò^  nipote  dalla 
parte  della  sorella,  maritata  a  Rodrigo  Ven- 
timiglia,  donde  Eulalia,  poi  moglie  di  Fili-» 
berlo  Polichino;  Gaspare  loro  Aglio  ebbes! 
la  sola  Agnese,  cbe  sposò  Federico  Mon- 
cada,  per  cui  divenne  Signora  di  Monforte 
e  Calvaruso:  da  costui  Giuseppe  e  Ce8€h 
re;  ebbesi  il  primo  Monforte,  Calvaruso  il 
secondo,  e  gli  onori  di  Principe  per  pri- 
vilegio di  Filippo  IV  nel  1628;  rimasto 
senza  prole  disse  erede  Giacomo  figlio  del 
fratello ,  da  cui  Guglielmo  i.  E  da  co- 
stui e  da  Francesca  Marino  venne  Giaco- 
mo  iij  in  prima  Colonnello  della  fanteria 
Spagnuola,  poi  sollevato  alle  prime  dignità 
militari;  fu  maggiordomo  di  Amalia  Regi- 
na di  Sicilia  e  Cavaliere  di  S*  Gennaro.. 
Fu  seguito  costui  da  Guglielmo^  nato  da 
Anna  Rocca,  cameriere  del  Re  ed  anche  in- 
signito dell*  Ordine  di  S.  Gennaro;  ebbe  a 
moglie  Geronima  Digiovanni  e  Pagano,  donde 
Vincenzo  marito  di  Flavia  Ardoina;  viven- 
ti. Godono  i  Principi  di  Calvaruso  del 
IX  e  XX  posto  nel  Parlamento.  Oggi  Tom- 
maso figlio  di  Giacomo  è  Arcivescovo  di 
sua  patria,  commendato  pei  suoi  cortesi  co- 
stumi, per  prudenza,  per  zelo,  il  di  cui 
fratello  Pietro  è  Principe  di  Montecatino 

28 


j' 


218 


CA 


•   Castelbianco ,   e  Begio   nazionale  (f  ). 

Oaivamao.  Lat  Calvarwui.  Sic.  Carva- 
rusu  (V.  D.)  Fiume  che  prende  origine  dai 
monti  ^erso  Rametta  e  la  terra  dello  stesso 
nome,  nel  di  cui  territorio  scorre,  e  sca- 
ricasi nel  mar  Tirreno  tra  Raiscolmo  e 
Mite  (2). 

Ciavistama.  Lat.  Càlvisiana.  Sic.  id. 
(V.  N.)  Antica  città,  t{  di  cui  silo,  dice 
GluYerio,  pone  AtUonino  8  miglia  discosto 
da  Gela.  Slimerei  io  di  quel  che  alle  fonti 
del  fiume  Ippari  o  di  Camerina  dicesi 
volgarmente  Comiso.  Ma  a  Comiso  stabi- 
liscono altri  Casmena^  intanto  nulla  mi  ho 
di  certo  sul  sito  dei  Caltisiani. 

Camarlna  (V.  N.)  Antichissima  città  di 
Sicilia,  mentovata  da  Pindaro^  Tucidide, 
Polibio,  Diodoro,  e  da  altri  si  poeti  che 
storici,  cosi  parimenti  appellata  dai  Greci, 
dalla  palude  vicina  dallo  Scoliaste  di  Pin- 
daro e  da  Stefano ,  e  sita  se  crediamo 
all'  Inveges  ed  al  Romano,  dove  un  tempo 
la  regione  Iperia  di  cui  diremo  a  suo  luogo. 
Se  ne  segna  T  origine  nel  in  anno  della 
XLix  Olimpiade,  i72  anni  dopo  la  fonda- 
zione di  Roma,  528  avanti  Cristo;  sebbene 

fi]  £  on  cornane  in  proTincia^  diocesi  e  di- 
itretto  di  McMÌna,  circondario  di  Gesso  (Messina)» 
distante  da  Messina  16  m.  e  6  da  Gesso.  Contava 
nel  1798  una  popolazione  di  801  anime  ^  di  9i3 
nel  1831,  e  nel  6ne  delfanno  1852  di  1160.  La 
fna  estensione  territoriale  comprende  sai.  iÓi,600« 
che  divise  in  cultore  6,551  in  giardini,  i,566  in 
canneti,  S,607  in  gelseti,  a9,6tl  in  seminatorìi 
•empiici^  934,533  in  pascoli,  32,956  in  oliveti,  37, 
981  in  vigneti  alberati*  43,565  in  vigneti  semplici, 
1,193  in  castagneti,  4,516  in  boscate.  Ti  si  colti- 
vano con  ogni  attenzione  dagli  abitanti  i  bachi 
da  seta.  L*arìa  però  è  malsana. 

Salendo  fango  il  fiume,  in  entrare  a  mancina, 
in  una  piccola  strada  rimpetto  il  convento  dello 
Bce9  Homo,  e  propriamente  nel  fondo  del  fu  Prin- 
cipe di  Montecateno,  è  una  miniera  di  magnifico 
carbone  fossile,  e  sospettasi  esservene  una  di  ferro. 

(9)  Presso  questo  fiume  sono  due  variazioni  di 
diaspri  gialli  con  macchie  verdi,  e  viceversa,  ed 
altrcd  qoaltro  Ttrìità  di  «gate 


CA 


rigettando  1*  orìgine  alla  xly  Olimpiade,  ne 
r  assegni  più  antica  il  Glaverio  collo  Sco- 
liaste di  Pindaro.  Credonsene  comaneflientc 
fondatori  i  Siracusani,  che  sotto  la  scoria 
di  Dascone  e  di  Menelao,  135  anni  d«^ 
fabbricata  Siracusa,  impinguatisi  in  poleua 
ed  imperio,  quella  sollevarono.  È  intanlo 
ad  attribuirsi  a  favola  come  dirò  altrove, 
r  opinione  di  averla  fabbricato  Cham«  Col- 
locala Tolomeo  nelle  parti  mediterranee, 
Terso  la  parte  meridionale  ;  aia  slava  loa 
lungi  dal  lido  trai  fiumi  Oano  od  Ippari, 
che  diconsi  oggi  giorno  di  Froieolari  % 
di  Camarana^  ed  avevasi  sin  daU*<ffigiae 
una  palude  dello  stesso  nomo  ed  il  bosco 
di  Pallade;  poiché  nella  proleiiono  di  tal 
falso  nume  vivevano  in  antica  aapersliiioae 
gli  abitanti,  per  cui  Pindaro  cantando  di 
Psaumida  di  Camerina  vincitore  in  Olia- 
pia,  nell'ode  t  delle  Olimp.  disse: 


O  Pallade  divina, 

Mentre  torna  d'Olimpia,  egli  s*i 


E  alle  lodi  festoso  il  Ubbro  t^ìaia 
E  il  sacro  bosco*  e  dèiTOàB  U 
E  la  patria  palude, 
É  dell'  Ippari  canta  i  fonti  e  V 
Che  nella  valle  lieta 
La  crescente  ogni  di  plebe  diaela. 

(Yers.  del  EoigU.) 

Essendo  in  breve  tempo  cresciuta»  ribd- 
lossi  dai  Siracusani  che  F  adegoareta  d 
suolo  r  anno  xlvi  dalla  sua  fondanola» 
come  scrive  nella  Periegesi  ScimnodaOUi, 
o  Marciano,  ma  secondo  altri  nell*anai  A 
Rifubbricolla  poi  Ippocrate  tiranno  di  fichi 
il  quale  1*  ebbe  in  cambio  di  molli  Siraea- 
sani  prigionieri,  che  debellato  a^eva  preno 
il  fiume  Eloro,  come  nel  lib.  7  di  Erodili, 
ed  avendovi  addotta  una  colonia  di  «Ni, 
la  restitui  air  antico  splendore  ;  finalMirii 
il  Re  Gelone  la  distrusse,  perchè  maedi- 
natrice  di  novità,  e  trasportonne  in  Ski- 
cusa  il  popolo,  cui  concedette  la  dllai 
nania.  Scrive  Diodoro  nel  lib.  U,  cha  i  Gè- 


219 


tttati  dairopportunità,  non  molto  dopo 
»arono.  Essendosi  unita  nella  prima 
panica  ai  Cartaginesi,  e  soggiogata 
Dani^  fu  abitata  giusta  Polibio  da 
nana  colonia.  Non  trovasi  in  alcuno 

0  quando  da  loro  ribellata  si  fosse. 
i  al  celebre  e  potentissima  città  sita 
mia  lieve  altura,  non  altro  si  rimane 
nome,  tuttavia  per  lo  spazio  di  un 
e  mezio  di  circuito  trovansi  ingenti 
in  massima  parte  sepolte.  Le  spiagge 
BO  smisurate  moli  gettate  nel  pro- 
dei  mare  in  forma  di  porto.  Sul  ver- 
tlla  giacente  città  ewi  una  Chiesa 
ta  alia  Vergine,  dove  celebrasi  la 
i  13  di  agosto  con  fiere  e  gran  fre- 
i  di  popolo;  ewi  ancora  piccola  torre 
rata  specola  di  elegante  lavoro,  che 
A  ruderi  eresse  Berdardo  Caprera^ 
Ita  Cammarana;  fuori  la  città  verso 
è  un  luogo  insigne  per  gran  numero 
olcri ,  che  sublime  si  leva  a  forma 
za,  di  pietre  quadrate.  Dice  Cluverie, 
'adizione  dei  nostri  padri  tulli  gU 
i  monumenti  IrasportcUi  furono  nella 
lolgamente  detta  Terranova^  dUtan" 
m.  da  questo  luogo-  Psaumida  fi- 
i  Acrone  fu  da  Camarina^  vincitore 
Ite  nei  giuochi  Olimpici ,  cioè  colla 
iga,  col  cocchio  da  muli,  e  col  cete- 
er  cui  vien  molto  encomiato  da  Pia- 
nelle  odi  nr  e  v,  e  vi  è  commendato 
oto  per  tali  vittorie,  ma  altresì  per 

1  profusa  liberalità  verso  gli  amici  e 
pili,  pei  pacifici  impegni  in  ammini- 

la  Repubblica,  e  pei  sacrifizi  offerti 
Rumi.  Fiori  ristaurata  da  Ippocrate; 
I  parimenti  nobilitata  per  1*  arrivo  del 
Orfeo  che  credesi  da  alcuni  da  Ca- 
ia, cioè  da  Svida,  Giraldo,  Lascari, 
Crasso,  e  Fazello;  e  scrisse  sulla  di- 
di  Ercole  ali*  inferno  ed  altre  cose. 
I  Parate  monete  di  argento  e  di  bron- 
Caraerina,  col  molto  kamapinaiììN, 
iAPiNiiN ,  con  le  teste  di  Apolline. 


CA 


Pallade,  Ercole,  e  Medusa,  colla  figura  di 
Ercole  ancora ,  colle  quadrighe,  colla  Vit- 
toria, coir  astete  Minerva,  Marte,  una  spica, 
un  gallo ,  una  nottola  ed  altri  simboli , 
principalmente  Y  oca  e  i  pesci,  che  si  ap- 
partengono al  lago,  e  che  vengono  inter- 
petrati  da  Scine  e  da  Avercampo  (1). 

€aiiuirima  (V,  K.)  Lago  o  palude  che 
circondando  la  suddetta  città,  ne  rendeva  in- 
fetta T  aria,  un  giorno  seccate  per  opera 
dei  cittadini;  oggi  stagnandovi  le  acque  del 
fiume  Ippari,  non  è  poco  estesa  principal- 
mente nelllnverno.  Dice  Cluverio ,  quella 
palude  oì>vero  lago  o  *  stagno  situato  in 
amenissima  pianura  y  sotto  le  medesime 
vestigia  della  città  di  Camarina  in  ispch 
zio  triangolare  j  chiamarsi  volgarmente  da- 
gli aMtanli,  lago  di  Cammarana,  come  an- 
che il  fiume  che  passa  in  mezzo  al  lago 
dicesiy  fiume  di  Cammarana;  e  dopo  molte 
notizie  che  adduce  di  Ippari^  cui  inutilmente 
i  latini  scrittori  sembranmi  di  aver  chiO' 
malo  palude,  giacché  non  è  formata  daUe 
acque  piovane,  ma  da  20  indigene  fonti. 
Laonde  più  rettamente  i  Greci  disserta 
AIMNHN ,  doè  lago.  Aristerco  Scoliaste  di 
Pindaro  dice:  la  palude  Camarina  figlia 
dell'Oceano,  da  cui  fu  anche  c^peUata  la 
città.  Su  i  versi  poi  di  Virgilio,  del  lib.  ni. 
della  Eneide: 

Da  langi  appare  Camarìoa,  e  il  iato 
Non  accordò  che  fi  moTeiie... 

(I)  Porta  il  Torremaua  iS  monete  di  GamerìDa, 
con  testa  di  Piaomide ,  e  nel  royescio  ona  qua- 
driga» oona  Tìltoria,  ed  an  cigno  sottostante,  con 
testa  eiiandio  di  donna  e  due  pesci,  e  nel  rove- 
scio una  Tittoria  con  iscndo  ed  una  melarancia, 
anche  con  testa  bicorne  e  due  pesci,  e  nel  dietro 
Leda  sa  di  un  cigno  ed  an  pesce,  altre  con  una 
tesU  di  Cerere  ed  nn  Pegaso  dairaltra  faccia; 
tatto  in  argento  >  e  col  motto  KAMAPINAliìN. 
Troyansi  delle  tombe  nel  territorio,  massimamente 
incayate  nei  'massi  del  monte,  come  anche  dei  yasi 
di  finissima  terra  cotta  di  STariati  disegni,  di  che 
il  celebre  Principe^  di  Biscari  rinvenne  in  gran 
nomerò,  ed  adornò  il  tao  pregevole  museo. 


220 


CA 


Scriye  queste  cose  Servio  :  evrt  una  pa- 
lude presso  la  eiltà  di  tal  nome,  per  cui 
un  giorno  avendo  la  siccità  prodotta  una 
pestilenza^  consultalo  Apolline  se  esau' 
Tire  ifUeramenle  si  dovesse^  rispose ,  non 
muovasi  Camerina^  imperciocché  megUo 
immobile.  Spreggialo  il  quale  oracolo  sec- 
carono la  palude ,  e  cessata  la  pestHen- 
za,  entr€Ui  per  quella  parie  i  nemici^  ne 
pagarono  il  fio.  Sul  luogo  stesso  del  Poeta 
recita  il  medesimo ,  Sabino  ;  ciò  anche 
mostrano  Svida  ed  altri ,  le  di  cui  parole 
estesamente  scrive  il  Cluverio. 

Camarlna  (flame  di). .  Lat.  Camari- 
fioe  flutius.  Sic.  Xiumi  di  Camarina  (V.  N.) 
Hipparis  dagli  antichi.  Pindaro  dopo  il  sur- 
riferito, canta  mentovando  Ippari: 

Dall'ampio  sen  per  lai  di  travi  eletti 
Sollecita  fabrii  seWa  s' adone; 
£i  pianta  eccelsi  tetti» 
E  dairorror  di  squallida  fortooa 
À  insolito  splendore 
Solleva  l'ignorato  abitatore. 

(Trad.  del  Borghi.) 

ed  a  ciò  si  aggiunge  negli  scolii  :  Accumula 
senza  intermissione  un  gran  bosco  y  ed  un 
luogo  mollo  eccelso,  donde  possan  formarsi 
e  stanze^  e  di  grandi  abilaziont  Ne  ad- 
duce poi  il  popolo  dalla  inopia  in  luce 
e  letizia,  tutto  daW  abbondanza  cavando, 
poiché  é  capace  di  navi  e  copioso  in  pe- 
sca; 0  come  altri  spiegano:  Costa  esser 
r Ippari  il  mezzo  onde  poter  fabbricare , 
imperciocché  scorrendo  nel  bel  mezzo  della 
palude  Camarina,  e  turbandosi  viene  a  for- 
mare una  sorta  di  fango  di  cui  si  servono  i 
Camarinesi  pei  mattoni  da  fabbrica.  Ma 
sembra  intenderla  altrimenti  Didimo,  poi- 
ché dice  non  potere  in  tal  modo  agitarsi  il 
fiume,  da  venire  ad  apprestare  tal  copia  di 
fango  ad  una  città  da  poco  tempo  comin- 
ciata ad  abitarsi;  ma  alTerma  piuttosto  scor- 
rere il  fiume  per  mezzo  alla  selva,  dove 
venivano  i  Camarinesi  a  far  legna  per  co- 
struzione di  ediRziì,  e  non  sapendo  per 
dappocaggine  il  modo  di  condurli  e  tra-    j 


CA 


sportarli  in  patria,  riceverle  quei  fiume,  e 
con  una  impetuosa  corsa  asportarle  nella 
città.  Si  accoppiano  altri  a  Didimo  contro 
il  medesimo  Scoliaste  di  Pindaro,  (cose 
anche  nella  sua  versione,  come  Yedemaio, 
il  famoso  Giuseppe  Borghi).  Nasce  il  fiame 
di  Camarina  circa  a  due  miglia  sopra  la 
foce  da  due  fonti,  da  uno  tbbondantissiBO 
nel  mezzo  della  piazza  di  Jomiso,  appel- 
lato di  Diana,  da  Solino,  da  altro  a^  m 
miglio  da  questo,  verso  Maestro,  che  manda 
fuori  tale  copia  di  acqua ,  da  bastare  ia- 
fra  ad  un  tiro  di  pietra  ad  agitare  molmii 
e  si  abbia  tal  sufficiente  impeto  a  mei* 
tere  in  attività  le  macchine  con  che  si  fc 
la  carta.  Le  acque  di  queste  dae  sorgeati, 
unendosi  ad  un  mezzo  miglio  sotto  il 
desimo  villaggio,  formano  il  fiume  die 
tinuando  il  corso  bagna  Camerino.  Alle 
sue  rive  è  feracissimo  il  suolo  in  ogni  ge- 
nere di  biade,  in  alberi  domestici,  e  bis* 
simamente  cedri,  melagrane ,  melarance. 
Canta  Rennio  sul  primo  fonte  : 

É  di  Diana  il  fonte,  onde  ne  igoifi 
L*onda  di  Camarina:  impora  mane 
Indarno  tenterà  di  mescolarla 
Al  dolce  dono  di  Lieo... 

Cioè  come  afTcrma  Solino  ;  se  donna  ia- 
pudica  ne  scarichi  T acqua  nel  vino,  MB 
possono  queste  due  sostanze  in  una  con* 
giungersi,  e  cosi  confermavasi  della  ai* 
glie  il  marito ,  lorchè  ne  era  in  sospetto. 
Vedi  Ippari. 

€^4ima«ena«  Lat.  Camasena  (Y.  D.)  N- 
le  più  antiche  città  di  Sicilia,  come  afe* 
roano  Carrera ,  Grosso ,  Grassi  Orian£ni| 
Fazello  ed  altri,  i  primi  dei  quali  la  sidi* 
liscono  sotto  TEtna,  dove  oggi  è  Calanii; 
Fazello  è  incerto  del  sito;  Orlandino  la 
presso  Trapani  ;  Grassi  sotto  Aci,  nel 
ritorio  detto  oggi  Gasena,  circa  il  proMn» 
torio  Xifonio;  la  vuole  Inveges  assolali* 
mente  favolosa.  Ne  fan  fondatore  Comsm 
fratello  di  Giano  e  suo  compagno  od  ti- 
gno, e  lo  stesso  Cham  figlio  dì  Noè. 


i 


221 


CA 


Lai.  Camastra.  Sic.  Cama- 
V.  H.)  Pìccola  recente  terra  col  tìtolo 
cato  sin  dal  162S,  illustre  nel  diplo- 
mi Re  Filippo,  alliimenli  delta  ilamu- 
ella  comarca  di  Naro,  e  la  diocesi  di 
ali,  sotto  una  collina  verso  niezzogior- 
tempi  del  Pirri  avevasi  40  case  e  10 
iti;  dal  censo  del  1653  nei  regìi  li- 
D  ne  contano  un  maggior  numero  ; 
113  costava  di  98  case,  e  328  abi- 
oggi  di  414.  La  Chiesa  maggiore  par- 
lale sotto  un  Pievano,  è  sacra  al  SS. 
ore;  riconosce  a  fondatore  Giacomo 
«se,  che  fondò  il  primo  quella  città 
(20.  Il  territorio  per  dritto  della  ma- 
tacalda  Dejoèa  se  Febbe  nel  1408 
o  Palagania  trai  primi  custodì  della 
t  Maria.  Molti  anni  avanti,  per  dono 
iderìco  II  ottenuto  V  aveva  Galeano 
IgUO'  Giovanni  Anlonio  oriundo  da 
,  degli  eredi  di  Matteo ,  vende  Itelo  a 
ardo  Lucchesi  suo  concittadino,  o  se- 
0  altri  rassegnò  in  dote  alla  figliuola 
pa.  Da  Bernardo  e  Filippa  Patagonia 
ine  del  secolo  xv  Antonio  Lucchese^ 

0  Bernardo  u.  Da  lui  Matteo  padre 
iaeomo^  che  fu  il  primo  Duca  di  Ca- 
ra, Signore  di  Sommatlno,  e  fondatore 

terricciuola.  L'unica  figlia  ed  erede 
stoi  Giovanna,  fu  data  in  moglie  a  fito- 
i  Antonio  Lancia  Principe  di  Trabia 
1623,  da  cui  venne  Lorenzo,  che  ge- 

Ottavio  con  Luigia  Moncada,  ma  ot- 

1  il  titolo  di  Duca  Giuseppe  Lancia 
Ilo  di  Lorenzo.  Fu  quegli  dell'  Ordine 
leresco  di  Alcantara ,  Pretore  di  Pa- 
I,  adorno  dei  primi  onori  nella  milizia, 
ilo  le  veci  del  Viceré  in  Catania,  e  curò 
staurare  questa  città  diroccata  pel  tre- 
»  del  1693;  daMelchiora  Castelli  ebbe  la 
Giovanna,  che  maritossi  ad  Ignazio  Lan- 
glie  di  Ottavio,  e  rese  a  quello  il  titolo 
mastra.  Il  territorio  è  fertilissimo  (1). 

oggidì  è  on  oomane  in  provincia,  diocesi  e 
Ko  di  Girgenti,  da  cui  ditta  li  m.,circon- 


CA 


Camleo.  Lat.  Camicuè.  Sic.  Camicu 
(V.  M.)  Città  antichissima  dair  epoca  dei 
Sicani,  del  di  cui  sito  variamente  opinano 
scrittori.  L'Epitomatore  di  Stefano  dice  : 
Gamico  città  di  Sicilia  in  cui  regnò  Co^ 
calo.  Fabbricolla  Dedalo  quando  fuggiasco 
da  Minosse  venne  da  Cocalo ,  e  dove  lo 
stesso  Minosse  per  tradimento  di  Cocalo 
mori  soffocato  nelle  acque  del  bagno ,  per 
cui  i  Cretesi  a  vendicare  la  morte  del  loro 
l\e  assediarono  Camìco  per  cinque  anni,  né 
potutala  espugnare,  nò  più  a  lungo  dimo- 
rarvi, abbandonatala  si  partirono.  La  mag- 
gior parte  di  costoro  sì  sparse  per  varii 
luoghi  dell'Isola  ed  occupò  diversi  sog- 
giorni. È  certo  però  dì  essere  sorta  Camico 
nella  Sicania,  giacché  siccome  altrove  si 
disse  la  Sicania  fu  quella  parte  dell'Isola, 
dove  i  Sicani  furono  respinti  dai  Sìcoll,  poi 
dai  Greci  ed  altri  popoli,  che  guarda  Li- 
beccio. Cluverio  descrivendo  il  fiume  delle 
Canne  scrìve:  al  di  qua  un  miglio  dallo 
ètesèo,  ed  altrettanto  del  mare,  ewi  una 
piccola  terra  in  aspro  sito,  e  fortificata 
per  natura,  che  gli  aìntanti  volgarmente 
dicono  Siculiana.  Questa  pel  suo  sito  det- 
to avrei  essere  V  antica  città  di  Gamico; 
ma  lo  stesso  Dìodoro  scrisse  nel  lib.  4  che; 
Dedalo  passò  molto  tempo  presso  Cocalo 
e  i  Sicani,  ed  appo  tutti  fu  in  somma 
autorità,  e  sommamente  onorato  per  F  ec- 
cellenza di  sua  arte.  MolH  lavori  fece  in 
questa  isola  che  durano  sino  a  noi;  poi 
soggiunge:  nel  territorio  di  Gir  genti  che 

dario  di  Palma  da  cai  4  m.  distante^  80  però  da 
Palermo.  £  posta  in  una  pianura  di  aria  mal- 
sana. Se  ne  comprende  il  territorio  in  sai.  904, 
124»  e  dividendo  in  colture  0,888  in  giardini  0, 
501  in  orti  semplici,  0,413  in  pioppeti,  28«9i5  in 
seminatorii  alberali,  678,387  in  seminatorii  sem- 
plici, 0,607  in  sommaccbeti,  1,592  in  ficheti  d'In- 
dia, 12,711  in  mandorleti^  0,09i  in  suoli  di  case. 
Il  maggior  commercio  di  esportazione  che  si  fac- 
cia consiste  in  mandorle.  ConUva  Camastra  nel 
1798  ona  popolaaione  di  soli  800  abitanti,  di  W^ 
nel  1831,  di  999  nel  fine  del  1852. 


222 


CA 


ora  «I  appella  pre$$o  CamieOy  innalzò  iu 
di  vna  rupe  una  eUtàj  di  tutte  la  più 
munita.  Essere  stala  qucsla  cillà  la  rocca 
di  Girgenti  costa  da  Polibio  ed  altri,  i  quali 
parlando  di  Agrigento  stabiliscono  in  Comi- 
€0  la  rocca.  Erodoto  più  antico  di  Diodoro 
e  Polibio,  attesta  avere  gli  Agrigentim  al 
sao  tempo  abitato  Comico.  Strabene  però 
nel  lib.  6,  dice  di  esser  Gamico  caduta , 
perchè  non  era  più  di  proprio  dritto,  e  che 
cambiata  in  rocca  di  Agrigento  perduta 
aveva  la  forma  di  città.  Fazello  stabilendo 
Gamico  dentro  i  confluì  di  Girgenti  non  osa 
con  certezza  determinarne  il  sito.  Ortelio 
•  Leandro  dicono  esser  sorta  in  un  luogo 
munitissimo,  dove  Dedalo  conservò  i  tesori 
di  Cocalo  :,  finalmente  coloro  i  quali  con- 
fondono Inico  0  Inicto  con  Comico  errano 
assolutamente;  imperò  Dedalo  fondatore  di 
Comico  dicesi  da  Pausania  negli  Acaici,  di 
essere  stato  accolto  da  Coccio  in  Inico  sua 
città,  per  cui  era  Inico  prima  di  Dedalo. 
Che  Onface  sia  stata  appellata  Gamico  non 
invano  congetturarono  alcuni,  affermando 
essere  stata  altresì  detta  Onface  la  rocca 
di  Girgenti;  del  resto  poteva  venirsi  in  Ga- 
mico per  una  sola  stretta  via.  A  non  lasciar 
cosa  indietro  sottometterò  qui  le  parole 
di  Bochart  sopra  Comico ,  che  riguar- 
dano questa  antichisssima  città.  È  un  èo- 
gno  eèserti  slate  due  Comico  ^  una  che 
formava  parte  di  Agrigento,  altra  nel 
Itiogo  già  detto,  né  osta  che  a  questa  si 
appartenga  checctiè  leggcsi  di  Comico 
presso  gU  antichi.  Diodoro  scrive,  certa- 
mente  aver  Dedalo  fabbricato  Comico  in 
quella  porte  di  Agrigento  che  or  dicesi 
sul  Comico,  né  deve  ciò  prendersi  nel 
senso  di  essere  stata  una  parte  di  i- 
grigento;  vuol  solamente  che  quella  re- 
gione in  cui  fu  fabbricata  Comico  fosse 
stata  detta  la  parte  Agrigentina  sul  Co- 
mico, e  ciò  a  suoi  tempi,  cioè  quella  par- 
te del  territorio  di  Girgenti  sita  presso 
il  fiume  Comico.  A  questo  sentimento  di 


CA 


Bochart  in  gran  copia  risponde  Gioseppe 
Pancrazio  nel  Tesoro  delle  Sieole  €mliebUà. 
Tom.  1. 

camice.  Lat.  Camieus  (Y.  H.)  Fiume, 
giusta  Gluverio  e  Bochart  dopo  Agrigento, 
e  che  dicesi  oggigiorno  delle  Canne  ;  se- 
condo altri  è  lo  stesso  Agragnnte,  impe* 
rocche  stabilendo  quelli  la  cillà  di  Camieo 
presso  Siciiliana,  stimano  Comico  il  fuM 
delle  Ganne^  di  cui  dirò  in  appresso»  e  <ke 
ha  origine  verso  Siculiana;  al  contnrio  co- 
loro che  per  Gamico  intendono  b  foca 
Agrigentina,  affermano  che  il  fiame  oggi 
appellato  Agrigentino  si  sia  detto  un  gisr* 
no  Gamico.  Dori  da  Samo  affenna  Ais 
la  città  di  Gamico  prese  il  nome  dal  Ah 
me. 

Camillo.  Lat.  CamiUus  (Y.  N.)  Seoffis 
nella  spiaggia  di  Siracusa  verso  AqnHoat, 
cui  corrisponde  di  rincontro  una  rada^  ni 
grotta,  ed  un  fonte  di  acqua.  Da  qaesU  nst 
lungi  aprivasi  un  tempo  una  grotta  detti 
dei  Fornelli ,  su  cui  scorgevasi  un  aniiea 
sepolcreto ,  la  di  cui  bocca  da  dopo  1 
tremuoto  del  1693  ingombrala  di  massi,  nst 
presta  adito.  Segue  indi  il  capo  dello  Sjpiah 
Ione  e  i  due  fratelli,  scogli  per  certo  pil 
elevati,  poco  tra  sé  distanti  ed  un  40piHÌ 
dal  lido ,  dov*  è  Grotta  Sonia  popolala  é 
navicelle  da  pesca. 

Cammarata.  Lat.  Càmarata.  Sic.  Cas- 
marata  (V.  M.)  Città  cosi  detta  da  oaa  ai- 
mera  a  volta  o  grotta,  nella  vicina  coUiii 
onorata  deironor  di  Contea  dal  1452,  iH^ 
che  r  aveva  Federico  Abatelli.  Sorge  sai 
fianco  dei  colle  dello  stesso  nome,  neh 
diocesi  di  Girgenti  e  la  comarca  di  Gastit- 
nuovo.  Credono  Ortelio  e  Leandro  esser 
sorta  dalle  rovine  dell*  antichissima  Gaaks; 
stimano  altri  in  quel  sito  Inico,  ed  kftm 
Camarina.  SMngannan  tutlavolla,  giacchi 
affermiamo  che  le  antichissime  e  celebo^ 
rime  città  di  Gamico  ed  Inico  siano 
site  in  altro  luogo,  e  lantìca  Camerina 
eh*  essa  assai  lungi  collocata,  venne  a 


223 


^ 
£ 


CA 


care.  Se  esiste?a  sin  pria  dei  Saraceni  si 
controTerte ,  parlandosene  però  nei  primi 
tempi  dei  Normanni,  aflermano  a  drillo  di 
essere  sfata  fabbricata  sotto  i  Saraceni.  Oc- 
cupa un  terreno  decli?e  verso  mezzogior- 
no. Risplende  per  chiese  ed  edìGzii  civili, 
e  presenta  ona  rocca  un  tempo  munilissi- 
ma.  Guglielmo  Raimondo  Honcada  ebbe 
Cora  di  innalzare  e  rendere  più  augusto 
fl  tempio  maggiore  dedicato  a  S*  Niccolò, 
rislaurandone  1* antico.  L'arciprete  ha  le 
primiiie  della  città,  giacché  le  decime  si 
appartengono  all'Arcidiacono  di  Girgenti. 
Altra  Chiesa  parrocchiale  sotto  il  titolò  di 
S.  Tito  Martire,  stabilita  per  comodo  degli 
ahilanti  dal  VescoTO  Rodolfo  Pio,  è  soggetta 
alla  principale,  con  altre  i5  Chiese  mino- 
ri, ma  le  Chiese  di  S.  Maria  di  Caccia- 
penrieri  e  di  S.  Lucia  del  Monte  fuori  la 
dttà,  riconoscono  1*  autorità  del  Vescovo 
di  Gefalik ,  le  quali  Chiese  al  certo  Lucia 
Signora  della  città  concedette  nel  ii41  a 
fiidla  dioeesi,  con  %  bargesi  abitanti  nel 
kniiofio.  GioYanni  ArciTCSvoYO  di  Bari  poi 
«MKacrò  a  preghiere  della  medesima  Lucia 
fidla  di  S.  Maria,  dove  abitarono  da  gran 
teapo  1   Minori    Riformati.    Radunaronsi 
il  prima  nella  antichissima  Chiesa  di  S. 
■^jb  i  Preti  Filippini,  fondatori  Francesco 
Cinico  e  Giacomo  Majo,  donde  trasmigra- 
liae,  acquistato  in  S.  Didaco  un  luogo  più 
sppqitimo.  Matteo  di  Girgenti,  sommini- 
ibmdo  i  Conti  una  somma,  fabbricò  in  un 
rito  amenlssimo  sotto  il  colle  Terso  Mez- 
ngioiM  il  nobile  convento  dei  Minori  Os- 
Mmatl  Bol  1428 ,   che  cedette  una  volta 
.  li  Hformati,  e  ritornò  ai  primi  nel  15i2: 
Il  aadie  una  Tolta  una  casa  pei  Conven- 
haK,  ma  oggi  non  è  più.  Si  ebbero  il  loro 
lito  i  Cappuccini ,  come  anche  i  Carmeli- 
W,  ma  ritiraronsi  nel  vicino  villaggio  di 
&  GioTaDnl.  Rimangono  i  frati  predicatori 
ieB'ospiiio  di  S.  Antonio,  loro  concesso 
kl  1470  da  Francesco  Abatelli:  un  decente 
leoaatero,  di  cui  fu  il  fondatore  Franco- 


CA 


SCO  Branciforti  nel  1621,  Tenne  abitato  da- 
gli Agostiniani  Scalzi.  Due  chiostri  di  mo- 
nache di  ordine  Benedettino  accrescono 
bellezza  al  paese ,  uno  sotto  nome  di  S. 
Maria  degli  infermi  ne  fabbricarono  nel 
secolo  XVI  i  Conti  di  Abatelli,  altro  di  S. 
Domenica  Tergine,  che  riconosce  origine 
dai  Branciforti  ;  a  questi  è  decentissima 
dote,  e  congruente  è  il  numero  delle 
alunne.  Finalmente  il  monte  di  Pietà  ed 
il  ricco  spedale  sussistono  per  la  munifi- 
cenza dei  Conti  e  la  premura  dei  cittadini. 
Il  Vescovo  costituisce  un  suo  Vicario  alla 
direzione  del  Clero  ;  ì  Signori  si  hanno  il 
dritto  di  armi,  scelgono  il  Magistrato  civi- 
le e  stanno  in  viii  luogo  trai  Conti  nel 
Parlamento.  Eran  soggetti  gli  abitanti  al  pre- 
fetto militare  di  Cìngenti,  e  ne  seguivan  le 
bandiere  19  cavalli  e  110  fanti.  Eran  le 
case  1806  ai  tempi  del  Fazello,  ed  8092 
anime  nel  medesimo  secolo.  Pirri  nota  nel 
seguente  un  aumento,  cioè  di  2295  case , 
8704  abitanti.  Nel  1713  i  munìcipii  di  Ca- 
merata e  di  S.  Giovanni  contarono  2085 
case,  7645  anime,  ed  ultimamente  7802. 
La  latitudine  è  di  37"",  40,  e  la  longitudi- 
ne di  37'',  20*.  Sotto  i  Normanni  avea  dritto 
su  Camerata  Lucìa  Cammarata  nobilissima 
femina,  il  di  cui  marito  è  d*  ignota  appella- 
zione, ma  i  figli  Adamo,  Galgana,  e  Sibilla,  si 
soscrivono  nel  diploma  del  1141.  Indi  il  Re 
Manfredi  con  suo  diploma  del  1257  die  Cam- 
marata a  Federico  Maktta  suo  consangui- 
neo 0  nipote,  da  un  figlio  bastardo.  Pre- 
side del  Regno.  Di  costui  narrano  gli  an- 
nali essere  stato  ucciso  presso  Erico  dal- 
l'Austriaco  Gabano.  Sotto  Giacomo  Arago- 
nese era  Signore  della  città  Manfredi  Ma- 
letta  volgarmente  ManfreducdOy  nipote  di 
Federico,  Conte  di  Mìneo  e  Signore  di 
Paterno.  Ma  Federico  li  fratello  di  Giaco- 
mo, per  essersi  Manfredi  col  figlio  unito 
ai  Francesi,  la  diede  nelFanno  1302  a  Vffi- 
ciguerra  Palici  Regio  Cancelliere ,  di  cui 
r  unica  figlia  Mocalda  si  maritò  con  San- 


224 


CA 


ciò  d^  Aragona.  Questo  dicesi  figlio  illegit- 
timo di  Pietro  I;  quindi  nel  censo  dello 
stesso  Re,  nell'anno  1320,  dicesi  di  posse- 
dere ti  castello  e  la  terra  di  Cammarata 
cogli  aggiunti  casali,  gli  eredi  di  Sando  di 
Aragona.  Pirri  afferma  che  nel  1361  era 
sottomessa  la  città  a  Corrado  di  Auria  Ge- 
novese, ma  altrove  io  leggo  Federico  di 
Aragona  figlio  di  Sancio,  da  cui  e  dalla 
consorte  Giovanna  d'Austria  vennero  San- 
dolo  e  Yindguerra;  sposò  il  primo  Lucia 
Polizzi  doride  MazzioUo.  Non  so  poi  per 
qual  ragione  furon  privati  della  città  gli  Ara- 
gona^ giacché  successe  a  Corrado  il  di  lui 
fratello  Ottobono  Aurea  che  fu,  dicesi,  Tau- 
tore  0  il  ristauratore  della  rocca.  Essen- 
dosi questi  ribellato  dal  Re^  ebbesi  la  città 
nel  1364  Yindguerra  d^  Aragona,  poiché 
il  figlio  del  fratello  Sanciolo  si  mori  senza 
prole.  Da  Yindguerra  venne  Bartolomeo 
dapprima  accettissimo  al  Re  Martino ,  poi 
gran  nemico,  e  per  lungo  tempo  si  chiuse 
e  difese  nella  rocca  di  Cammarata;  vinto 
finalmente  da  Bernardo  Cabrerà,  fu  spogliato 
di  tutti  i  beni  :  allora  Martino  die  Camma- 
rata  a  Bernardo  Queralt  Vicario  della  Si- 
cilia di  là  dal  fiume  Salso;  né  molto  dopo 
r  ebbe  nel  1396  Guglielmo  Baimondo 
Moncaday  per  aver  ceduto  ai  dritti  di  Li- 
cata. Dair  erede  dì  costui  nel  1531  com- 
prollo  per  40000  fiorini  Giovanni  Abatel- 
li,  il  quale  Preside  del  Regno,  Pretore  di 
Palermo,  preclaro  per  altre  cariche,  ebbe 
a  moglie  Eleonora  di  Chiaramonte  sorella 
di  Andrea,  da  cui  Federico,  chiamato  a  Conte 
di  Cammarata  nel  1451  dal  Re  Alfonso;  ancor 
egli  fu  adorno  di  varie  cariche  nel  regno  e  si 
ebbe  dalla  consorte  N.  De  luna  Francesco 
non  inferiore  ai  suoi  predecessori  per  me- 
riti, per  dignità,  per  signorie;  ammoglia- 
tosi questi  con  Margherita  di  Cardona,  ne 
ebbe  il  figlio  Antonio,  il  quale  ottenne  dal 
Re  Ferdinando  nel  1501  la  conferma  di 
tutto  ciò  che  per  dritto  paterno  possedeva. 
Pretore  della  Patria,  Questore  del  Regno, 


CA 


Tice  Giustiziero  e  Strategoto  di  Messina,  ge- 
nerò con  Isabella  Branciforti  Margherita, 
data  in  moglie  a  Federico  AbaieUi  Baro- 
ne di  Sambuca,  suo  zio;  imperciocché  Ita  ge- 
nerato da  Francesco.  Federico  si  meritò  il 
titolo  di  padre  della  patria,  Ammiraglio  di 
Sicilia,  Legato  appresso  il  Re,  per  mxAto 
tempo  contrastò  doverglisi  la  Contea  di 
Modica  a  dritto  della  sua  nonna  Eleonort 
di  Chiaramonte;  accusato  finalmente  di  eoi- 
giura  contro  il  Re,  infelicemente  mori.  Li 
moglie  Margherita  dopo  la  di  lui  morte, 
per  regal  munificenza  fa  Signora  di  Cash 
marata,  e  prese  a  marito  Blaseo  Brand- 
forti  Barone  di  Tavi,  Strategoto  di  Messina, 
della  corte  di  Filippo  II,  decorato  di  vari 
gradi  nella  milizia.  Nacque  da  costoro  fij* 
rolamo  Brandforti,  celebrato  dal  Mongitort 
nella  sua  Biblioteca  qual  gran  lellerilo, 
che  afferma  essere  stato  Vicario  del  Ticerè 
nella  valle  dì  Demana;  ed  Ippolita  SetliM 
e  Barresi  gli  partorì  il  figlio  £rcole,  cks 
nel  1577  venne  detto  primo  Duca  di  S. 
Giovanni;  da  cui  e  da  Isabella  d*AragOM 
sorse  Girolamo  u,  al  quale  con  Cateriia 
Gioeni  nacque  Francesco  marito  di  Aolo- 
nia  Gaelani,  donde  Girolamo  ut,  il  qoile 
con  Luigia  Moncada  ebbesi  Giuseppe  Berli 
nelle  fasce,  e  Gaetana  la  quale  fu  data  il 
moglie  a  Ferdinando  Moncada  dei  Priih 
cip!  di  Paterno,  figlio  di  Ignazio.  Da  c^ 
storo  Luigi  Guglielmo  marito  a  GiofaHl 
Venlimiglia ,  padre  di  Ferdinando  CMÈè 
di  Cammarata  rapito  da  immatura  noitt^ 
e  di  Francesco  BodrigOj  che  vive  maiii 
di  Giuseppa  Ruffo ,  Conte  di  CaltaninHH 
Principe  di  Paterno,  e  padre.  11  terrilofto 
di  Camerata  é  fecondissimo  in  biade, 
nissimo ,   ed  irrigato  da  moltissime 
Un  monte  dello  stesso  nome ,  di  eoi  ip* 
presso  diremo ,  vestito  di  molli  alberi ,  i 
giocondo  per  la  caccia,  ed  utile.  Il  laai 
di  S.  Pietro,  appellato  anche  di  Piatali^  i 
abbondantissimo  in   pesci.  È  cosi  ricct  1 
territorio  di  frutti  di  ogni  sorta ,  che  k 


225 


Ck 


partecipi  di  sua  fertilità  j\f>n  solo  le  vici- 
ne e  lontane  genti,  ma  anche  Palermo;  per 
coi  non  dico  dei  suoi  pingui  erbaggi,  degli 
eliTeti,  lilif  mele,  lino,  canape  ed  altri 
eommodi,  di  cui  godono  gli  abitanti.  Sotto 
la  colUna,  a  tre  migUa,  nel  campo  CaUfer- 
rara,  terso  Lefante,  evri  un  fonte  di  acqua' 
medidnale ,  che  dicono  gli  abitanti  sudo- 
rifera ed  antifebbrile;  né  lungi  due  gor- 
ghi puxzolenti  e  neri ,  le  cui  acque  rica- 
dono donde  sgorgano»  Yi  è  celebre  una 
ttioiera  di  sale. 

Sono  mento?ati  dal  Pirri  come  illustri 
del  comune:  Gioran  Clemente  laico  dei  Hi* 
Bori  Ossenranti ,  assiduo  nella  preghiera , 
che  molto  soffri  dal  demonio ,   da  cui  fu 
percosso  nel  fentre  a  segno  che  ne  crepò, 
restituito  in  salute  dalla  Vergine  che  tì- 
fibilmente  gli  apparve;  il  di  lui  corpo  si 
giace  sotto  1* altare  di  S.  Maria,  dove  ac- 
cadde il  prodigio.  Andrea  d'Aragona  sa- 
eerdole  dello  stesso  Ordine,  onorato  da  Dio 
con  prodigii  in  vita  ed  in  morte.  Andrea 
loreoio  laico,  adorno  d*ogni  sorta  di  virtù, 
predisse  Fora  di  sua  morte,  e  la  sovrastante 
nina  a  eoloro  che  faticavano  sotto  una  ru- 
pe. Antonio  Etiope,  umilissimo  ed  insigne 
per  carità  verso  i  poveri  ;  fu  degno  di  ve- 
éeie  TAngelo  suo  Custode ,  alcuni  giorni 
Irina  della  morte;   illustre  altresì  per 
pofteatosi  fatti.  Pietro  dell'Ordine  dei  Car- 
wMtani,  il  di  cui  cadavere  si  venera  gran- 
iiMBte  in  Siena.  Rei  passato  secolo  Giu- 
seppe Taverna  Cappuccino,  illustre  per  vir- 
É  ed  innoceenza  di  costumi ,  celebre  per 
piiertà  e  prudenza,  adomo  da  Dio  di  su- 
ini doni  e  di  profetico  spirito,  morto  in 
Memo  quasi  ottogenario  nel  1678.  Si  ce- 
lebrano da  Mongitore  nella  sua  Biblioteca  ; 
Imrizio  Di  Gregorio  dei  Frali  Predicatori, 
chiarissimo  per  erudizione  e  dottrina,  ador- 
10  delle  prime  cariche  nei  Licei  del  suo 
Ordine  e  nelle  province ,   e  molto  accetto 
ai  primi  Signori  ;  visse  a  lungo  in  Napoli 
nel  Convento  di  S.  Caterina  dei  Formelli, 


CA 


la  cui  farmacia  ornò  di  varii  monumenti 
antichi,  di  varii  naturali  arcani  e  prodi- 
giosi, che  un  giorno  io  vidi  con  som- 
mo piacere,  e  che  egli  descrisse  in  parti- 
colare Ubretto  venuto  alla  luce  nel  1642  ; 
ivi  dopo  nove  anni  mori,  lasciate  molte  ope- 
re celebri  per  erudizione  e  per  ogni  genero 
di  disciplina,  descritte  dal  Mongitore  in  lun- 
go catalogo.  Ludovico  La  Lumia  illustre  dot- 
tore in  entrambi  i  dritti,  ne  resse  la  Con- 
tea facendo  le  veci  del  suo  Signore;  divolgò 
in  Palermo  le  Allegazioni  dei  dritti  nella 
causa  dello  spoglio-  Francesco  Dispenza 
giureconsulto  e  poeta  non  volgare  viveva 
in  Napoli  nel  1636.  Giuseppe  Taverna  Mi- 
nore Cappuccino,  e  Giacomo  Verga  Sacer- 
dote, annoverati  trai  Siciliani  scrittori:  ai  no- 
stri giorni  Pier  Vincenzo  Piatamene  chiaro 
per  nobiltà  ed  ingegno.  Maestro  dell* Or- 
dine di  S.  Domenico,  amministrata  con  som- 
mo encomio  e  prudenza  la  provincia  di  Si- 
ciUa,  fatto  Vescovo  di  Lipari^  resse  quella 
Chiesa  molti  anni  con  opinione  di  ottimo 
pastore;  mori  nel  1110  (1). 

(1)  ÀMorde  ad  ineoereoti  lono  affatto  la  opinioni  ^ 
di  Ortalio  a  di  Laandro  eha  eradattero  sorgar  Cama- 
rata  dall'intica  Gamico,  ad  Aratio  da  Camarìna.  Ri- 
mattando  i  miai  lattorì  all'  amditÌMÌmo  canno  dal 
Ban.  D.  Catara  Pasca,  daooro  daUa  nostra  Sicilia»  sai 
comnna  di  Camarata ,  (Giorn.  di  se  latt.  ad  arti 
p.  la  Sia.  V.  h,  z.)  non  aitando  dal  mio  lavoro  in  di« 
mostraiioni  di  troppo  dilungarmi,  diao  soltanto 
dadnrsi  dai  principali  storici  dalla  Sicilia,  atsara  stata 
Gamico  a  Girgenti  molto  Tioina,  mi  passo  dall'  A- 
raiio  dalla  fandonia  di  ani  a  primo  colpo  si  Toda 
la  graf  asta  ;  dalla  rorina  di  Gamarìna  disUnta  la 
milla  miglia,  Camarata  non  potava  formarsi.  Il 
noma  di  ama  poò  fard  sospetUra  assar  fabbrica 
da'  Stracani ,  poicbè  sambra  dariyara  dall'Arabo 
Kamarai  gbianda,  o  Gbbamrat  Tino,  ma  non  ò  al- 
cun yestigio  di  monomanti  cba  ca  lo  attasti ,  ad 
il  fidarci  a  mara  sapposizioni  è  seguirà  un  sutama 
equivoco^  oggi  dalla  buona  crìtica  rigettato.  Incli- 
niamo perciò  piuttosto  airopiniooa  del  sullodato 
Ab.  Pasca,  cha  crade  dofarsi  dare  a  qoesU  terra 
origina  normanna,  onda  ne  appara  la  prima  men- 
zione da  nn  docamanto  dal  liOi,  quando  na  ara 

19 


226 


CA 


Caminarala.  Lat.  Camarata.  Sic.  Cam- 
narata  (V.  H.)  Fiume.  V.  Platani. 

Cammarata.  Lai.  Camarata.  Sic.  Cam- 
marata  (V.  H.)  Monte  appellato  Kamara  da 
Cascino  in  greca  appellazione,  che  vale 
fomix  j  testudo ,  camera  presso  i  Latini  ; 

Signora  la  Lucia>  accennata  dall* anfore.  La  fatica 
del  Pasca  merita  qualunque  riguardo,  e  può  giu- 
dicarsi come  un  prospetto  di  una  storia  che  po- 
trebbe ingrandirsi  ;  i  conoscitori  la  lodarono  per  ' 
r  ordine  e  la  divisione  sistematica  delle  sne  partii 
secondo  la  maniera  dei  moderni  statisti,  onde  po- 
trebbe servir  di  modello. 

Lasciando  intanto  da  parte  ciò  che  si  spelta 
mera  erudizione^  e  discendendo  alla  topografia  del 
paese;  Camerata  sorge  sovra  una  rupe  di  terra 
calcare,  a  strati  sovraimposli.  É  un  capo  circon- 
dario di  S*  classe,  compreso  in  provincia  e  diocesi 
di  Girgenli ,  distretto  di  Bivona ,  da  cui  dista  12 
miglia,  15  da  Girgenti,  50  da  Palermo.  Il  tempio 
di  S.  Niccolò  di  Bari  venne  da  pochi  anni  ornato  di 
fregi  a  stucco,  per  le  cure  dello  Arciprete  D.  Fran« 
Cesco  Paolo  Alessi,  e  nel  destro  lato  merita  atten- 
zione ana  antichissima  cappella  dedicata  alla  Ma- 
donna dei  Miracoli,  con  nna  statua  della  Tergine 
di  lavoro  fittile  nell*atto  di  ninnare  il  figliuolo; 
tì  è  nna  comunia,  con  preti  decorati  di  rocchetto  a 
mezzetta  nera.  In  occorrenza  della  festività,  nello 
ottobre  di  ogni  anno,  si  apre  dinanzi  la  Chiesa  una 
fiera  pel  corso  di  otto  giorni.  Alla  pubblica  istru- 
zione si  è  provveduto  con  tre  scuole,  la  comunale 
che  è  elementare,  destinata  pei  soli  fanciulli;  altre 
due  ne  furon  fondate  per  beneficenza  di  Pietro  Pa- 
nepinto  sin  dal  1775,  una  eziandio  elementare,  ed 
un  altra  di  rettorica.  Tra  gì'  istituti  di  pubblica 
beneficenza  è  ormai  una  casa  di  orfane,  e  lo  spe- 
dale: del  monte  di  pietà,  in  progresso  abolito, 
furono  assegnate  le  rendite  al  mentovato  spedale. 
Ascendeva  la  popolazione  di  Cammarata  nel  1798 
a  5123,  a  576S  nel  1831,  e  finalmente  a  5037 
nello  scorcio  del  185S.  Ne  è  T  estensione  territo- 
riale di  salme  118000,  cioè  8300  in  seminerio,  5 
in  ortaggi,  30  in  vigneti,  150  in  mandorleti,  5 
in  agrumi,  12  in  giardini,  S788  in  rampanti,  156 
in  paludi ,  SO  in  boschi  di  allo  fusto.  L'agricol- 
tura può  dirsi  in  buono  stato,  ed  il  prodotto  princi- 
pale che  si  ritrae  è  il  frumento,  l'orticoltura  par- 
ticolarmente trovasi  al  presente  in  uno  stato  mi- 
gliore che  pria.  A  quattro  miglia,  nel  Monte  Rosso, 
è  una  cava  di  agate,  e  molte  varietà  di  diaspri, 
una  miniera  di  Salgemma,  e  ealce  compatta. 


CA 


poiché  vi  ha  una.  grotta  o  un  antro  grui- 
demente  esteso,  a  volta,  aperto  verso  Oc- 
cidente dalla  Chiesa  di  S.  Elia,  ed  air  op- 
posto lato  del  monte  detto  Tibrieo,  eoo 
r  uscita  non  lungi  dal  fiume  di  S.  Pietro. 
Dalla  parte  occidentale  sorge  il  monte  delle 
Rose  di  quasi  uguale  altezza  e  circuito  die 
il  monte  Cammarata,  i  quali  perciò  Pli- 
nio ,   Cascino ,  ed  Inveges  stimano  i  Ge- 
melli, quantunque  il  Cluverio  affermi  i  Ge- 
melli Hontemele,  e  quel  che  gli  è  da  presso; 
e  vi  consente  il  Maurolico. 

Cammarl.  Lat.  Camariè.  Sic.  Cammui 
(V.  D.)  Municipio  di  Messina  immediata- 
mente appresso  la  porla  di  Ciera,  verso 
austro,  con  una  parrocchia  sacra  a  S.  Gio- 
corno ,  non  lungi  dalla  regia  via  retta  ed 
ampia,  sopra  S.  Clemente.  Tra  la  porta  ed 
il  Municipio  è  la  fiumara  dei  Camari,  • 
un  fiumiccllo,  le  di  cui  acque  ^edueoari 
alla  cillà  sin  dal  1547  (1). 

camopletro.  Lat.  Camopeirui  (V.H«) 
Amplissimo  territorio,  che  costituisee  parli 
della  piana  di  Catania,  appartenented  aBa 
città  di  Caltagirone,  un  tempo  di  Zotica  o 
Judica,  delle  di  cui  spoglie  si  imposesst- 
rono  i  Caltngironcsi.  Vien  bagnato  dal  fioBe 
Diltaino  e  delle  Canne,  è  feracissimo  il 
biade,  ne  manca  di  selve,  dette  Xara,  wU^ 
tissime  alla  caccia.  Dove  non  biondeggiiii 
le  messi  è  piantato  ad  ortaggi,  e  di  pii' 
gui  guadagni. 

Campi  di  lientlnl.  Lat.  Laeétryg$ié 
campi.  Sic.  Campi  di  Lintini  (V.n.)ddi 
anche  Lesirigonii ,  poiché  notano  gli  ii' 
tichi  interpreti  di  Omero  essere  stati  oca* 
pati  dai  giganti  Lestrigoni.  Plinio  nel  lib.  )i 

(1)  É  on  casale  di  Messina  nel  circoidariaé 
Cazzi,  edividesi  in  inferiore  a  toperiore.  VitUàì 
primo  due  miglia ,  ed  ba  nna  popolaiioM  di  Mi 
anime  in  circa,  per  lo  più  esporta  olio*  M^* 
e  melaranci,  e  la  sua  aria  è  temperata.  CaaMP 
superiore  dista  3  m.  da  Messina,  esporta  poca  vM» 
olio,  e  seta,  e  vi  si  respira  un'aria  tasa;  H 
monta  la  popolazione  a  circa  1074. 


* 

r 

f 


I 

t 


227 


CA 

Catania  colonia j  i  fiumi  SimetOf 

i  eampi  Lestrigonii,  la  città  di 

iO.  Quindi  quel  di  Silio  nel  lib.  14. 

Timi  colpi  sai  Leontini  campi 
ron  raina,  nn  di  terra  dal  duro 
trigone  Tessata... 

iponelio.  Lat.  Campus  bellus.  Sic. 
>edda  (V.  M.)  soprannominato  di 
Piccola  terra  nella  contrada  dello 
nome,  che  stendesi  in  largo  sopra 
sa,  nella  giurisdizione  di  Licata,  ce- 
per  la  fertilità.  Fu  una  volta  sog- 
nilo Federico  III,  aStmone  de  Matteo j 
1408  a  SancioDexeo,  né  lungo  lem- 

0  passò'  a  Marino  de  Matina  nel 

1  ad  altri  della  medesima  famiglia;  e 
mte  nel  principio  dello  scorso  se- 
Matteo  Trìgona;  dalla  qual  nobile 
Dori  Asdrubale  nel  1629,  la  di  cui 

Giovanna  Trigona  fu  moglie  a  Vin- 
Ramondelto  Sammartino,  a  nessun 
0  trai  Patrizii  di  Catania,  donde  Rai- 
e  Giovanni;  rimase  quegli  nella  pa- 
di venne  nel  1684  Signore  di  Pardo; 
nte  Giovanni  nella  scienza  delle  leg- 
iseguite  nel  Regno  le  supreme  di- 
generò Raimondo  ed  altri,  con  Isa- 
ari.  Ed  il  giovane  Asdrubale  figliuolo 
(»<e,  questo  disse  morendo  erede  di 
bello,  cui  aveva  data  in  moglie  la  so- 
milia  Trìgona.  Giovan  Maria  loro  fi- 
f  nominato  Duca  di  Hontalbo,  del  ga- 
del  Re,  ben  quattro  volte  Pretore  di 
o,  dei  12  Pari  del  Regno,  levate  in 
jtmpo  magnificentissime  pubbliche 
rese  più  elegante  la  Regia  città,  e 
marittima  parte  ;  morto  finalmente 
>6,  lasciò  il  figliuolo  Antonio  gene- 
Q  Maria  Riggio,  Colonnello  della  Re- 
izia,  e  Prefetto  di  triremi.  La  Chiesa 
ghiaie  di  CampobellOy  sotto  un  Ar- 
,  porta  il  titolo  di  S.  Giovanni  Bat- 
riconosce  la  giurisdizione  del  Ve- 
li Girgenti,  che  delega  un  suo  Yi- 


CA 

cario.  Elegante  è  il  palazzo  Baronale.  È 
situato  il  paese  in  lieve  ameno  poggetto;  ne 
sono  rette  ed  uguali  le  vie,  copiosissime  le 
fonti  nel  territorio,  ricche  le  messi  e  le  ven- 
demmie, pingui  i  pascoli.  Vi  si  contavano 
113  case  nel  1713,  e  202  gli  abitanti;  ma 
oggi  1356.  La  longitudine  finalmente  è  di 
37^  40',  la  latitudine  di  37«  15'  (1). 

Campoiieilo.  Lat.  Campus  bellus.  Sic. 
Campubeddu  (V.  H.)  Villaggotto  nella  co- 
marca  e  la  provincia  chiesiaslìca  di  Mazzara 
altrimenti  Berìbaida  o  Perrìbaiday  dalFan- 
tica  saracenica  rocca  del  medesimo  nome, 
che  siede,  secondo  Fazello  ,  alle  radici 
del  colle  di  Cozzo  ad  aquilone,  verso  la 
destra  ripa  del  fiume  dell'Arena,  a  circa 
3  miglia  dalla  spiaggia  di  Sclinunte,  ed  il 
promontorio  di  Trefontane.  È  il   sito  di 


(1)  Il  Cornane  di  Campobello  di  Licata,  the  fa- 
cea  parte  del  circondario  di  Rayanusa,  fa  elevato 
a  capo-luogo  di  circondario  di  3*  claue  con  real 
decreto  del  tS  settembre  1841;  comprendesi  nella 
provincia,  diocesi,  e  distretto  di  Girgenti  da  cai 
dista  S9  miglia,  e  90  da  Palermo.  L*aria  vi  è  sana. 
Ne  montava  la  popolazione  nel  1798  a  4138  anime, 
a  4968  nel  1831 ,  e  finalmente  nello  scorcio  del- 
Tanno  185^  a  4990>  senia  compresi  gli  abitanti  di 
Bifara,  sotto-comane  che  con  real  decreto  del  12 
aprile  1847  vi  fa  riunito.  Ne  è  l' estensione  ter- 
ritoriale di  salme  8018,328,  e  dividendo  a  cultore» 
8^383  in  giardini,  6,382  in  orti  semplici,  0,380  in 
canneti,  0,556  in  pioppeti,  17«336  in  seminatori! 
alberati,  1398,619  in  seminatorii  semplici,  384,668 
in  pascoli ,  85,846  in  olivati ,  80,994  in  vigneti 
alberati,  147,353  in  vigneti  semplici,  6,348  in  fi- 
cheti d'India,  5,688  in  mandorleti,  1,079  in  ter- 
reni improduttivi,  0,417  in  suoli  di  case.  Il  pi& 
gran  commercio  di  esportazione  di  questa  terra 
consiste  in  grano  ed  in  olio.  Oltre  la  zolfatara 
sovraccennata  parlando  di  Bifara,  è  nel  territorio 
di  Campobello,  contrada  FavarotU,  la  detta  Garzia, 
di  proprietÀ  del  Principe  di  Patagonia ,  e  nella 
contrada  Ficazza  quella  di  La  Lomia.  che  si  ap- 
partiene a  D.  Ignazio  Lomia,  entrambe  non  sog- 
gette ad  inondazione,  distanti  6  m.  dal  luogo  del- 
r  imbarco,  e  che  danno  un  zolfo  di  2*  qualità.  In 
poca  distanza  dal  comune  verso  Nord-Est  è  posto 
un  telegrafo. 


228 


CA 


Campohello  un  poco  declive  sotto  la  roccaj 
Terso  Austro  :  è  diviso  da  ampie  e  rette  vie; 
contava  95  case  234  abitanti  ai  tempi  del 
Pini,  ma  209  case  842  abitanti  in  questo 
secolo ,  ed  ultimamente  1018.  Gode  del 
titolo  di  Ducato  dal  i638  ,  circa  il  qua! 
tempo  riconosce  sua  origine.  Il  maggio- 
re e  parrocchiale  tempio  si  ha  il  nome 
di  S.  Maria  della  Grazia,  ed  era,  testimo- 
nio il  Pirri ,  da  gran  tempo  sotto  la  cu- 
ra dei  frati  Predicatori.  Sorge  quasi  nel 
centro  relegante  palazzo  del  Duca,  che  ha 
potere  di  vita  e  di  morte,  e  pronunzia  il 
IX  voto  nel  Parlamento.  Di  questi  occorre 
il  primo  Giuseppe  di  Napoli  di  Troina  su- 
premo Reggente  nelle  Spagne  per  T  Italia, 
dei  di  cui  predecessori  dissi  altrove  par- 
lando di  BeribaidGy  ne  dirò  intanto  gli 
eredi  e  i  Duchi  di  Campohello  parlando 
di  Resuttana.  Il  territorio  è  favorito  da  Ce- 
rere e  da  Bacco,  servendomi  delle  voci  dei 
poeti,  ed  è  ricco  in  pasture  ed  erbaggi  (1)« 

W  Oggigiorno  è  an  comoDe  in  provincia  di 
Trapani,  da  cui  è  distante  86  miglia ,  delle  quali 
4  rotabiU  88  non  rotabili,  distretto  e  diocesi  di 
Maxiara  da  cui  dista  S  m.  non  rotabili ,  circon- 
dario di  CasteWetrano ,  da  cui  i  rotabili,  36  ro- 
tabili 30  non  rotabili  da  Palermo,  4  non  rotabili 
dal  mare  di  Trefootane,  che  è  il  più  vicino.  Me- 
diocre ne  è  l'aria,  pei  luoghi  acquitrinosi  Ticini 
air  abitato  ;  di  fonte  e  di  pozzo  è  1*  acqua,  bastante 
e  buona.  Ne  montavano  gli  abitanti  nel  1798  a 
1800,  a  8197  nel  1831.  e  finalmente  verso  il  prin- 
cipio del  1853  a  4008.  Il  suo  territorio  ò  di  an- 
gusta estensione^  e  sono  i  suoi  prodotti  principali 
il  grano,  l'orzo,  il  vino,  i  legumi,  e  Folio,  ma 
il  vino  e  l'olio  formano  il  suo  principal  commer- 
cio di  esportazione:  comprendesi  in  sai.  1S43,738, 
e  dividendolo  in  culture  1,375  in  giardini^  8,110 
io  canneti,  1,387  in  seminatorii  irrigui,  3,069  in 
seminatorii  alberati,  436,888  in  seminatorii  sem- 
plici, 818,859  in  pascoli,  140,681  in  oliveti,  189, 
986  in  vigneti  semplici,  850,144  io  boscate,  0,035 
in  suoli  di  case.  Presso  quetCo  comune  trovasi  la 
roccia  calcarea,  dalla  quale  si  cavarono  i  massi 
che  furono  impiegati  alla  fabbricazione  dei  colos- 
sali edifizii  di  Seliounte,  poiché  tuttora  se  ne  os- 
servano dei  iomigliantL 


CA 


CampoliiAiieo  (1).  ' 

Campodono.  Lat.  Campodonui.  Sic. 
Campndunu  (V.  If .)  È  un  eolle  iu  cui  siede 
in  gran  parte  la  città  di  Aggira. 

Campoffeliee  (2). 

CampollorKo  (3). 

(1)  t  an  monta  delle  bolo  Eolie  deirdteiia  di 
>/4  miglio,  e  della  Innghena  di  pie  di  «■  aiglio. 
Sembra  da  lontano  come  coperto  di  nave»  ed  è  coa- 
posto  di  bianche  teorie  yalcaniche»  voigaraanU 
pietre  pomici,  della  qnali  ti  fa  trallieot  bob  tob 
per  la  pulitura  degli  strumenti  inaeeiaio»  infv» 
ro  ec.  ma  anche  per  la  fabbricasiosa  dalla  valtab 
per  Io  che  principalmente  dagli  abitanti  di 
ti  adoprano.  É  nudo  di  ogni  vagatatioaa, 
di  infruttuosi  sterpi  a  di  qualche  erba  aalvaiiet» 
ma  in  somma  scarsezza. 

(3}  É  un  piccolissimo  comnna  di 
gine,  in  provincia  di  Palermo,  distraila  a 
darlo  di  Cefalù,  da  cai  dbla  10  m.. 
da  Palermo.  Vi  ò  una  parroecbia  in  am  ti  am» 
ministrano  alla  gente  i  taeramanti.  Mom  ta  Mk 
menzione  né  nella  detcriziona  gaograBet  dil» 
Schiavo ,  neanco  nel  Dizionario  di  Sacoo;  pma  fll 
abbiamo  dal  quadro  statistico  dal  1798  aw  età* 
tato  in  queir  epoca  441  abitanti  »  n  dimimriitaa 
a  896  nel  1831,  ed  erano  finalmanta  481  mI  Ì* 
nire  del  1858.  Si  ha  un  territorio  di  taL  888,811» 
cioè  3,491  in  giardini,  8,739  in  ortitampUci,  81,118 
in  seminatorii  alberati,  543,118  in  taminalorii  ita- 
plici,  157,509  in  pascoli,  109«565  in  olivati*  WJM 
in  vigneti  semplici,  86,275  in  aomatacdMli»  8,^8 
in  ficheti  d'India,  11.440  in  frasainaU,  0.181  Ì8 
suoli  di  case.  É  un  ex-feudo  della  Camigiìa  18** 
ziaui,  dei  principi  di  Furnari»  ad  atportaafia»it" 
mento,  sommacco,  e  regolizia. 

(3)  Scrive  Io  Schiavo  :  Campofiorito  di 
eenU  origine:  ed  avendo  questi  dettato  nella  i 
metii  del  valicato  secolo,  eontemporai 
Amico, che  anzi  ne  fa  menzione  nella  taa  il 
duzioni  al  Lessico ,  poco  stette  quatto 
formarsi  dopo  la  compilazione  dell'  opera 
biam  per  le  mani  nella  quale  altrooda 
feudo  mentovato  non  si  ha  no  articolo  che 
ttcolarmente  ne  dia  notizie.  A  comodo 
tanti  vi  ha  una  parrocchia,  a  va  eompram  H  i^ 
mune  nella  provincia  di  Palermo»  da  cai  dilto  tf 
m. ,  distretto  di   Corleone  da  coi  a  m.,  aiici^ 
darlo  di   Bisacquino  donde  4  m.  è  kwlaM.al 
appartiene  alla  diocesi  di  Morreala.  Se  M  Ma^ 
prende  il  territorio  in  tal.  1171,948«  a  éin[ 


229 


CA 


Camporranci»*  Lai.  Campus  francìis. 
Sic.  Campufrancu  (V.H.)  Paese  della  dio- 
cesi di  Girgenti,  sotto  la  comarca  di  Ca- 
stronuoTO,  ma  nella  giurisdizione  di  Sutera, 
ornalo  degli  onori  di  Principalo,  sorlo  nel 
1573  nel  territorio  del  fonte  delle  Rose^ 
fondatore  Pietro  Campo.  Occupa  il  dorso 
d'un  poggetto  lieTemente  declive,  rivolto  a 
Greco  sotto  Sutera ,  da  cui  è  discosto  un 
miglio  e  mezzo  circa.  È  decorato  di  una 
Chiesa  maggiore  sacra  a  S.  Giovanni  an- 
te portam  lalinam  sotto  un  Parroco  Arci- 
prete, e  di  altre  tre  minori  Chiese,  non  che 
n  bello  del  convento  dei  Minori  Conventua- 
li, del  titolo  di  S.  Francesco,  fondato  nel 
1595  secondo  Cagliola,  o  nel  1580,  come 
scrive  il  Pini;  e  del  palazzo  del  Principe 
elegantemente  costruito.  Ne  fu  il  cenno 
slatislieo  nel   1653   di   341    case,    1146 
abitanti  ;  dicelo  accresciuto  il  Pirrì  di  481 
CMe;  Yi  si  contavano  531  case  nel  1713, 
e  1830   abitanti ,    e   dall'  ultima  descri- 
doae  2254.  He  è  S.  Anna  madre  di  Maria 
la  ^edal  patrona.  Si  compete  ai  Signori 
il  Mito  di  armi,  ed  occupano  trai  Principi 
il  nx  posto  nel  Parlamento.  Ne  è  questa 
li  serie:  Pietro  Campo  primo  Signore  del 
Illese  e  fondatore  generò  con  Isabella  Ca- 
--     iMIi  il  figlio  Giovanni  ed  Apollonia  che 
it      il  sposa  a  n.  d*  Afflitto.  Francesco  erede 
di  ^vaani  consegui  la  Signoria  nel  1581, 
di  ed  frcote  e  Pietro  il  quale  spaccian- 
do mere  slato  dal  padre  nominato,  ingag- 
'^     gii  ima  lite  con  Eleonora  figliuola  di  Er- 
l      Mie,  aui  sofferta  mia  ripulsa,  cedette  il  luo- 

^       il  cillort/ 0,896  in  pioppeti,  891,614  in  semina- 
i       M  btìgni,  8,318  in  semìnatorii  alberati,  254,889 
^      il  fiicoli,  IMi  in  olÌTeti>  8,544  in  vigneti  albe- 
Mi,  9^908  in  TÌgneti  semplici^  1,638  in  ficheti  di 
Ma,  0,478  in  saoli  di  case.  Rimangono  le  pro- 
iniomi  al  mantenimento  del  comune,  e  neUe  bnone 
laeeolte  eapofta  framento.  É  on  ex-feudo  dei  Prìn- 
tipi  di  Campofiorito.  Se  ne  fece  notixia  nel  censo 
ilaliitieo  del  1798>  lorchè  contara  775  abitanti,  si 
acerdbbe  la  popolaxione  nel  1781  a  978,  e  finalmente 
Milo  sooreio  del  1858  erasi  accresciota  a  1144. 


CA 


go  alla  nipote,  che  prese  in  marito  jFabrt- 
zio  Lucchesi,  il  quale  nominato  nel  1623 
Principe  di  Campofranco^  ebbesi  da  £(eo- 
nora  i  figliuoli  Francesca  ed  Antonia,  dei 
quali  quegli  mori  senza  prole,  Antonia  avc- 
ifa  rinunziato  al  mondo  ;  indi  Stefano  Big- 
gio  Principe  di  Campofiorito,  avente  il 
dritto  di  Apollonia  figliuola  di  Pietro  I,  en- 
trò nel  possedimento  di  Campofranco.  Ma 
Antonia  presa  1*  avita  eredità,  sposa  a  Sal- 
tatore Lucchesi,  a  lui  trasferì  nel  1669  il 
principato;  il  loro  figliuolo  Giovanni  prese 
in  moglie  Stefana  Bosco,  donde  nacque 
Emmanuele^  che  con  Domenica  Gallego  ge- 
nerò Antonio,  oggi  dal  gabinetto  del  Re, 
Colonnello  di  cavalleria^  versato  nelle  uma- 
ne lettere,  e  principalmente  alla  poesia, 
talmentechè  di  qualunque  proposta  ma- 
teria, secondo  T occasione,  componga  eru- 
ditissimamente in  verso  latino;  divenuto  pa- 
dre per  Anna  Maria  Tommasi.  Il  territorio 
del  Fonte  delle  Rose,  dove  è  il  fertilissimo 
Campofranco,  abbonda  in  acque,  e  gia- 
cendo trai  fiumi  Salso  e  Platani,  è  alle  vi- 
cine terre  inferiore  (1) 

Campo  Mlnervale.  Lat.  Campile  iVi- 
nervatis  (T.  M.)  Celebrato  dagli  antichi 
presso  Imera,  dove  sono  le  acque  termali. 

(1)  É  on  cornane  in  prof  incia,  diocesi  e  distretto 
di  Caltanissetta ,  circondario  di  Mossomeli  da  co  i 
dista  7  m,,  96  dai  capo-luogo  della  prorincia  e  del 
distretto.  Non  ne  ò  sana  1*  aria,  e  se  ne  comprende 
il  territorio  in  sai.  8266,701,  e  dividendo  in  col- 
ture 1,184  in  giardini,  1,007  in  orti  semplici,  0,40t 
in  canneti ,  0,711  in  pioppeti,  36,981  in  semina- 
torii  alberati,  1188^683  in  seminatorii  semplici, 
857«848  in  pascoli,  5,875  in  oliveti,  11,487  in  vi- 
gneti alberati,  8,776  in  vigneti  semplici,  8^545  in 
ficheti  d'India,  11,751  in  mandorleti^ 0.408  in  pi* 
sUcchieti,  304,681  in  terreni  improduttiri,  0,088 
in  suoli  di  case:  vi  sono  delle  zolfatare,  e  vi  si 
trova  solfato  di  stronziana.  Il  più  gran  commercio 
di  esportazione  è  in  grano  ed  in  mandorle,  ma  la 
cultura  nel  Tero  non  è  molto  praticata  dagli  abi- 
tanti ,  i  quali  nel  1798  montavano  a  8703,  a  8808 
nel  1831 ,  e  finalmente  a  8697  verso  il  principio 
del  1853. 


230 


CA 


Favoleggiano  arcrselo  scelto  Minerva  ad  uso 
delle  medesime  acque.  Dicesi  oggigiorno 
di  S.  Niccola,  alla  sinistra  ripa  deirimera 
settentrionale ,  o  fiume  Grande  ;  dov*  è  la 
rocca  di  Bonfornello. 

Campo  dei  FU.  Lat.  Campus  Piorum. 
Sic.  Campu  di  li  Pii  (V.  D.)  Nel  fianco  del 
monte  Etna  è  un  tratto  di  terra  conser- 
vato illeso  prodigiosamente  dai  fiumi  di 
fuoco,  a  commendare  con  perenne  monu- 
mento la  pietà  verso  i  genitori  dei  fratelli 
Amfinopo  ed  Anapia.  Calando  verso  Ca- 
tania Vigneo  torrente,  scrive  Pausania,  né 
ad  oro  né  ad  argento  volgendo  la  mente 
sollevarono  sugli  omeri,  questi  il  pad/re^ 
la  madre  quegli,  e  via.  Ma  incalzati  dal- 
Vincendio,  poiché  pel  peso  che  rifuggivan 
lasciare  in  niun  modo  affrettar  potevano 
il  passo;  affermano,  essersi  diviso  il  cocen- 
te  fiume,  ed  incolumi  aver  passato  pel 
mezzo  i  garzoni  coi  genitori.  Ed  insino 
alVetà  mia  sono  onorati  dai  Catanesi. 
Poiché  sollevarono  loro  una  statua,  ed  un 
tempio  nel  medesimo  campo  ^  che  venne 
detto  dei  Pii,  dalla  pietà  dei  fratelli;  e  co- 
niaron  le  monete  colle  loro  imagini,  ad 
eternare  si  celebre  fatto.  Perl  la  memoria 
del  luogo,  0  coverto  il  campo  da  nuove 
eruzioni  oggigiorno  piCi  non  si  mostra. 

Camporeale  (!]. 

(1)  £  an  comune  situato  sopra  di  un  colle  nel 
declif  io,  in  proTìncia  dì  Trapani,  distretto  e  cir- 
condario di  Alcamo,  diocesi  di  Morreale,  distante 
38  m.  rotabili  9  non  rotabili  dal  capo-luogo  del 
distretto,  che  ne  è  altresì  il  circondario,  18  ro- 
tabili, 6  non  rotabili  dalla  diocesi ,  17  rotabili  6 
non  rotabili,  da  Palermo,  15  non  rotabili  dal  golfo 
di  Castellammare  che  ne  ò  la  spiaggia  più  vicina. 
Non  Tiene  mentovato  dal  nostro  autore,  poiché  ne 
risale  l'epoca  della  fondazione  al  1779.  Vi  è  una 
parrocchia  dove  si  amministrano  i  sacramenti  agli 
abitanti,  i  quali  rengon  diretti  nello  spirituale  da 
un  Arciprete.  Si  apparteneva  con  titolo  di  prin- 
cipato alla  famiglia  Bologna  Beccadelli  dei  Mar- 
chesi della  Sambuca ,  e  montava  la  popolazione 
nel  1798  a  950,  accresciutasi  a  2041  nel  1831,  e 
Bualmente  nello  scorcio  del  185i  a  3041 ,  L*aria 


CA 


C^amporotondo.  Lat.  Campus  Rolm- 
dus.  Sic.  Campurotunnu  (V.  D.)  Yillaggetlo 
alle  radici  australi  deirEtna,  sopra  Catania, 
verso  Libeccio,  che  devastato  dalle  fiam- 
me verso  il  1669,  di  nuovo  scorgesi  risto- 
rato non  lungi,  nel  medesimo  territorio.  N« 
era  soggetta  una  parte  al  Principe  di  Pi- 
ternò,  altra  era  poi  dei  municipi!  di  Cata- 
nia; ma  compresselo  nel  1654  Diego  Jki- 
tano ,  che  il  volle  decorato ,  annuendo  il 
Re,  dell'onore  di  Marchesato,  nell'anno  se- 
guente. La  parrocchia  dedicata  a  S.  Aato- 
nìo  Abate,  è  sotto  la  cura  del  Yescovo  di 
Catania,  che  delega  le  sue  veci  ad  un  prete, 
poiché  ne  era  un  tempo  il  Rettore  un  Oh 
nonico  di  S.  Maria  dell*  elemosina.  È  qoisi 
piano  il  sito^  angusto  il  territorio,  mancante 
di  acque ,  mentre  nutro  tuttavia  delle  vili 
e  degli  alberi  fruttiferi,  i  di  cui  frutti  ra- 
de saporitissimi  la  cenere  dell'Etna.  D 
censo  di  Camporotondo  indicavasi  un  tea- 
pò  con  gli  altri  munìcipii  ;  ma  nel  17iS 
contaronsi  80  case,  181  abitanti ,  ed  ulti- 
mamente 437.  Comprendesi  nella  cooura 
di  Catania.  Se  ne  enumera  primo  Marchete 
il  sullodato  Diego,  da  cui  passò  la  Sijpio- 
ria  nel  1706  alla  figliuola  Cìii^eppa  Èri' 
tano,  poiché  Pietro  di  lei  fratello,  che  eri 
stato  inauguralo  nel  1668,  mancò  di  vis 
prima  del  padre.  Da  Giuseppa  e  Pieliv 
Natoli  di  lei  marito   nato  Francesco,  cefi- 
segui  il  Marchesato  nel  1730;  a  luì  e  a4 
Antonia  Crìsafi  succedette  il  figliuolo  Pie- 
tro morto  senza  prole,  onde  divenne  li^ 
chcsc  dì  Camporotondo  nel   174S  Mmis 
fralcllo  dì  lui,  unito  in  matrimonio  a  Maria 
Palli  (1). 

salubre  come  anche  Tacqna  è  buona  ed  abboaiaalfc 
Le  produzioni  principali  del  tuo  territorio  «et 
il  grano,  Torzo  i  legumi,  ed  il  maggior 
di  esportazione  che  faccia  si  versa  in 

(1)  È  un  comune  in  profincia  diocesi  a  diilftt* 
to  di  Catania,  donde  dista  tO  miglia,  ciitMidarìs 
di  Belpasso  da  coi  4  m.,e  183  da  PaleraM.Seaa 
comprende  il  territorio  in  sai.  S4S»909,  cioè  SII 


4 


231 


CA 

le.  Lai.  Canalis.  Sic.  Canali  (V.K.) 
parie  del  fiume  di  Pantagìa  o  di 
doTC  questo  scaricasi  nel  mare, 
rimcnli  Bruca.  Yedì  Bruca. 
lotto.  Lai.  Canalottus.  Sic.  Cana- 
li.) Fonte  mentovato  dal  Fazello, 
torio  di  Chiusa,  la  di  cui  acqua 
ice. 

•tra.  Lai.  Canistra.  Sic.  Canni- 
D.)  Municipio  della  città  di  Castro- 
tré  miglia  dalle  sue  parti  aquilo- 
Chie^a  dove  amministransi  i  Sa- 
i  agli  abitanti  è  sacra  a  S.  Giobbe 
i  confini  del  casale  di  Landro , 
^rto,  e  11  comprende. 
(Montasna  iU).  Lat.  Canis  Mon- 
)ic.  Huntagna  di  Cani  (V.  H.)  di- 
esi CamOy  Carni.  Nel  territorio  di 
»,  appresso  Termini  Imerese,  col 
prospetto ,  e  degli  avanzi  di  an- 
i.  Yi  ha  una  grotta  donde  cavasi 
Ira  alcalica,  un  tempo  ridotta  in 
appellata  terra  di  Tavemaro,  un 
ìmedio  a  varie  malattie.  Si  ha  pa- 
delle fonti  di  acque  salutari  verso 
:  contiene  agate,  diaspri,  porfido, 
pietre  di  tal  genere.  OlTrcsi  luci- 
nottempo  ai  naviganti;  nei  suoi  fian- 
lonari  è  carbonchio,  o  qualche  co- 
mOe^  al  pari  di  stella,  che  in  nes- 
;o  si  è  mostrato  colla  luce  del 
E  persuasione  intanto  di  alcuni 
ncarvi  delle  vene  metalliche,  per- 
icevasi  dai  Saraceni  Monte  Aureo; 
que  uomini  leggieri  affermino  vol- 


nplici,  41,314  in  seminatorii  alberati,  46, 
ÌTelì,  33,S42  in  Tigneli  alberati,  12,234 
d'India,  89,511  in  ficheti  d'India  ed  al. 
il  in  boseate,  91,698  in  cnltnre  miste,  0, 
oli  di  case;  comecbè  angustissimo  pro- 
booni  vini,  e  dei  saporiti  olii;  il  Tino  in- 
genero principale  di  esportazione.  Con- 
1798  una  popolazione  di  soli  37t  abitanti, 
1  1831,  e  finalmente  erasi  accreMiuta  a 
ne  del  1858. 


€A 


garmcnte  possedere  tal  nome,  pei  tesori 
che  nasconde.  Riesce  adattissimo  alla  cac- 
cia, poiché  nutre  delle  fiere,  volpi^  lupi, 
principalmente  nei  densissimi  ed  incogniti  e 
selvosi  boschi,  che  allo  spesso  occorrono  per 
tutto  il  monte. 

Cani  (iMia  del).  Lat.  Canum  Inmla. 
Sic.  Isula  di  li  cani  (V.  N.)  Nella  spiaggia 
di  Siracusa,  e  talmente  depressa  da  ve- 
nir allo  spesso  coperta  dai  flutti  del  mare. 

Canlcattì.  Lai.  Candicaltinum.  Sic.  Ca- 
nicatll  (V.  H.)  Città  oggi  abbondante ,  ap- 
poggiala al  declivio  di  un  monte  verso  0- 
rienle ,  a  4  m.  dalla  regia  città  di  Naro  : 
è  di  figura  ineguale,  e  divisa  da  vie  affat- 
to anguste  tortuose  ed  ardue,  e  dal  letto 
dì  un  torrente,  dov*  è  un  ponte  di  pietra; 
ma  splende  non  ignobile  di  pubblici  e  pri- 
vati edifizii.  La  Chiesa  principale  sacra  a 
S.  Pancrazio  Vescovo,  di  cui  è  famosa  la 
festa  con  fiere,  quasi  nel  centro,  ammira- 
bile per  mole,  ordine  ed  ampiezza,  attende 
r ultima  mano;  il  Parroco  poi  e  12  Man- 
sionarii  insigniti  di  almuzio  han  cura  delle 
anime ,  e  badano  ai  divini  ministeri  nella 
Chiesa  di  S.  Sebastiano  che  sorge  nelle 
parli  inferiori.  Ne  stan  soggette  alla  mag- 
giore altre  sette,  tra  le  quali  quella  di  S. 
Biagio  dal  17S3  per  amministrare  i  sacra- 
menti agli  abitanti  alle  altre  unita,  spicca 
maggiormente.  Afferma  Filippo  Cagliola 
che  i  Conventuali  di  S.  Francesco  riuniti 
si  siano  dal  i554;  il  Pì.tì  però  ne  at- 
tribuisce la  fondazione  al  Principe  Filippo 
Bonanno  nel  principio  del  secolo  xvii,  verso 
le  parti  d'Oriente,  in  un  piccolo  poggetto^ 
dove  osservasi  un  convento  con  magnìfica 
Chiesa  adorna  di  pitture,  marmorei  sepol- 
cri ,  e  stucchi.  Sorgeva  poco  popolata 
quella  parte  di  paese,  di  qua  dalla  ripa 
del  torrente,  che  estendesi  sino  alla  bassa 
estremità  della  piazza  commerciale,  e  mena 
ai  sottoposti  amenissimi  orti*  Non  lungi  dal- 
la piazza  maggiore  verso  Settentrione  sorge 
con  r  annessa  Chiesa  lo  spazioso  convento 


232 


CA 


dei  Cannelitaiìi  quasi  deserto,  che  ricono- 
sce la  sua  origine  nel  principio  del  pas- 
sato secolo.  La  casa  dei  Predicatori  dal 
1609  in  un  luogo  più  basso  verso  Mezzo- 
giorno fu  innalzata  ampia  ed  elegante  per 
opera  del  sullodato  Filippo  Bonanno.  I  Mi- 
nori Ossenranti  dal  1633  possedono  verso 
restrema  parte  settentrionale  un  Convento 
ed  una  Chiesa  sotto  il  nome  di  S.  Spirito, 
degnissima  d*  osservazione,  dove  stanno  le 
spoglie  dei  Baroni ,  e  si  celebra  solenne 
festa  del  Patrono  S.  Diego,  con  Aere.  Reca 
onore  al  paese  il  Monastero  delle  Vergini 
sotto  la  regola  di  S.  Benedetto,  quasi  nel 
centro  in  un  poggetto  verso  Ponente,  eretto 
nel  1650.  Sorge  vicino  1*  Ospedale  di  S.  Se- 
bastiano ,  in  cui  si  ha  cura  degli  infermi 
e  dei  pellegrini,  nella  cui  Chiesa  meritano 
attenzione  la  tela  di  S.  Giuseppe,  ed  altre 
pitture  ;  il  collegio  sacro  alla  Madre  di  Dio 
è  di  recente  origine. 

A  questi  sacri  ediBzii  corrispondono  al- 
tri pubblici  monumenti.  In  un  poggetto 
verso  Tramontana ,  dove  un  tempo  era  la 
rocca ,  levasi  il  palazzo  del  Principe  che 
guarda  Mezzogiorno.  Distinguesi  per  le  va- 
ste stanze,  le  sue  volte,  i  varii  ornamenti, 
le  pitture,  le  splendide  suppellettili:  il  pian- 
terreno è  destinalo  ad  oflicine  e  per  arme- 
ria celebre  in  tutta  risola,  dapoichè  vi  si 
contengono  militari  armature  di  ogni  sorta 
in  lunga  ordinanza,  e  principalmenle  ca- 
valleresche, d* argento  e  d*oro  intessute, 
né  solamente  di  comune  ma  di  gigantesca 
misura,  tra  le  quali  uno  scudo  ed  una  ce- 
lata a  mezzo  basso  rilievo;  dippid  bellici 
strumenti  a  mano,  di  vario  e  straniero  ar- 
tificio, a  due  a  tre  canne,  adatte  a  cacciar 
fuori  più  palle  in  un  colpo;  schioppi  pneu- 
matici, daghe,  spade,  puntoni,  lancio,  spa- 
dette  alla  spagnuola ,  clave  con  else  ele- 
gantissime ,  una  spada  singolare  che  di- 
cesi volgarmente  essere  stata  del  Conte  Rug- 
giero, ed  innumerevoli  altre  cose  di  simil 
genere  ivi  raccolte  dagli  antichi  Baroni  avi- 


CA 


di  di  gloria.  Nella  molto  ampia  piaiu  di 
questa  magione  osservasi   una  torre  eoa 
orologio.  Non  nego  esservi  stala  nel  me* 
desimo  luogo  una  rocca  di  cui  fon  memo- 
ria gli  storici,  nm  non  ne  esiste  orma  al- 
cuna. Due  sono  le  piazze  commerciali,  al- 
tra ornata  di  un  fonte  di  marmo  da  G«bo- 
va,  abbondante  in  acqua,  con  una  statua  é 
Mercurio,  detto  BurgaMno;  altra  pift  gm- 
de  nella  bassa  regione,  nel  coi  centro  sorga 
più  elegante  fonte  a  tre  ordini,  adorno  di 
una  vasca,  della  statua  di  Neltmia,  di 
altri  emblemi,  e  sull'alto  di  quella  della 
Fama,  che  sembrano  meraviglie  ddl*arle; 
sparge  acqua  in  abbondanza  ed  è  cMns 
da  cancelli  di  ferro  :  sul  confina  ddla  dtt 
verso  Mezzogiorno  stendesi  per  drea  m 
migUo  una  larga  via,  che  porta  a  Naro,  da 
entrambi  i  lati  chiusa  da  alberi  verdi  ed 
opachi,  che  nel  principio  ha  una  fonte  co- 
spicua di  marmo  abbondante  in  acqna;  mI 
mezzo   un'altra  più  magnifica   verso  N* 
nente^  colle  statue  di  Adamo  ed  Eva, 
obelischi,  monete,  statue  di  fiere,  e  lo 
ma  della  famiglia  Bonanno  ;  immensa  ia* 
sca  accoglie  le  acque,  dove  nutronsi  dei  pe- 
sci ,  cui  succede  amenissimo  verdeggiato 
orto  ;  i  quali  monumenti  nell*  una  e  Falka 
via  ed  insieme  nella  piazza ,  avendo  id 
1660  a  spese  sue  creato,  istituito,  kmUà 
il  Principe  Giacomo  ni ,  deve  giustaaodl 
appellarsi  il  novello  fondatore  di  CanicaiL 
Gode  la  città  di  un  aere  temperata,  raechii- 
desi  nella  comarca  di  Naro  e  nella  dioeerf 
di  Girgenti,  di  cui  è  soggetta  al  Goveni- 
dorè  militare  ,  e  presta  3  cavalieri  o  <7 
fanti.  La  longitudine  è  di  Sl^"  30*,Ulal- 
tudinc  di  37''  20 \  Al  Barone  competo  I 
dritto  di  armi ,   ed  ha  il  xvii  posto  Mi 
Baroni ,  sceglie  i  Decurioni  e  gli  altri  1* 
nistri.  Dipende  il  Clero  dal  Vicario  M 
Vescovo;  vivono  comodamente  i  dttadlri; 
per  Tuberia  del  territorio  si  raccol|ito 
messe   abbondanti.   L*agro   di  Canicaflli 
tra  le  due  fonti  del  fiume  di  Naro,  li^ 


j 


233 


CA 

feudi  Dammisa,  Vitosoldano , 
isalotlo  ed  allri  ;  ciascuno  per  gli 
ili  pascoli  accresce  il  bestiame  ; 
lanie  di  cacciagione  pel  suoi  bo- 
^r  le  selve  ;  ferlilissimo  è  il  suolo 
Ilo  ed  altre  biade,  di  vini  eccel- 
la frutti,  mele*  In  Vitosoldano,  di 
,  scoYersero  da  gran  tempo  una 
1  Nostra  Donna,  cbe  riportarono 
k  due  miglia  d*ivi  distante.  Oc- 
altresl  agli  agricoltori  dei  ruderi 

abitazione,  né  pochi  frammenti 
le,  monete  d*ogni  metallo,  princi- 
Consolari,  ed  altri  monumenti,  per- 
ai tempi  degli  Etnici,  che  dei  Cri- 
plamo  essere  stato  il  luogo  frequen- 
imisa  a  3  m.  verso  Oriente,  non  che 
isalotfo ,  ad  un  miglio  verso  Set- 
,  mostrano  parimenti  antichi  avan- 
Bzil ,  dal  che  ricaviamo  non  es- 
ìresca  orìgine  la  vicina  Canicaliu 
inzione  al  fermo,  quantunque  ri- 
^Igarmente  ai  tempi  del  Conte  Rug- 
ai regii  libri  tuttavolta  nel  seco- 
[M>ichè  Luca  di  Formoso  di  Gir- 
nentovato  Signore  del  castello,  che 
I  Martino  per  essersi  unito  a  Rai- 
loncada,  e  chiuso  in  prigione  col 

dicesi  rimesso  in  grazia  nel  se- 
ma dubito  se  sia  stato  rimesso  nel 
lento  del  castello,  poiché  nel  censo 
esimo  Re  del  i408,  trovo  soggetta 
l  a  Salvatore  di  Palmeri^  dal  di 
)  Antonio  compresselo  nel  1453 
di  Creècenzio  anch*  egli  di  Gir- 
quale  ebbesi  da  Alfonso  la  facol- 
alare  i  confini  del  casale.  Succes- 
figlia  Giùvanniy  donde  sorse  Bai- 
oarìtata  al  Cavaliere  Calogero  Bo* 
1  Caltagirone,  il  quale  confermato, 
^eorato  nel  1507  del  potere  di  armi, 
0  legato  per  la  patria  a  Ferdinan- 
ttolico,  meritò  venir  insignito  dal 
0  Re  del  cingolo  militare  :  il  di  cui 
Filippo  presa  in  moglie  Eleonora 


CA 


Piatamene  di  Siracusa,  fiori  per  gloria  mi- 
litare e  grande  virtù  di  animo,  sotto  Car- 
lo T,  cui  fu  destinato  ambasciadore  per  la 
patria.  Contese  una  volta  in  armi  nella  rocca 
di  Terranova  centra  Vassallo  Gravina  Si- 
gnore di  Belmonte  e  di  Causarla,  cui  mise 
in  fuga  coi  suoi  ;  piacentcsi  dei  cavallere- 
schi ludi,  diede  un  famoso  saggio  di  de- 
strezza e  di  perizia;  con  ogni  cura  final- 
mente ordinata  l'armeria  di  Canicalti,  e  la- 
sciato il  figliuolo  Giovan  Battista^  mori  dopo 
la  metà  del  secolo  xvi.  Giovanni  prese  in 
moglie  Isabella  Rocca,  con  cui  generò  Fi- 
lippa  ed  altri  figli;  da  Filippo  e  da  Anto- 
nia Romano  Colonna  Signora  di  Montalbano 
nacque  Giacomo^  che  eccellente  in  lettere 
ed  armi,  di  molto  bene  fu  cagione  alla  pa- 
tria Siracusa ,  di  cui  pubblicò  la  storia; 
primo  Duca  di  Montalbano  adornò  Canicatll 
di  pubblici  elegantissimi  edlfizi,  protesse 
i  letterati ,  fu  per  molti  titoli  commende- 
vole, lasciò  da  Antonia  Balsamo  figliuola  ed 
erede  del  Marchese  di  Limina  e  Principe 
di  Roccafiorita,  Pietro  e  Filippo  Centu- 
rione dei  Cavalieri  Borgognoni  custodi  del 
Viceré,  e  dei  12  Pari  del  Regno;  ma  non 
ebbesi  prole  dalla  moglie  VIolanta  Rotar- 
bartolo,  onde  vennegli  subrogato  nel  1661 
Giacomo  figlio  di  FiUppOy  e  presa  in  mo- 
glie Francesca  Marini;  divenne  padre  di 
Filippo^  donde  Francesco  Principe  di  Cat- 
tolica^ di  cui  ed  altri  diremo  altrove  (1). 

(1)  Oggigioroo  ò  QQ  eapo-cireondario  di  a*  clai- 
le  iD  provincia  diocesi  distretto  di  Girgenti ,  da 
coi  dista  ai  m.,  e  7t  da  Palermo.  Con  decreto  del 
Re  Ferdinando  I  ne  venne  mutato  lo  spedale  In 
eoUegio  di  Maria,  doye  educasi  alla  civiltà  ed  aU 
r  economia  di  famiglia  la  gioYent&  feminile.  Fiori 
intanto  in  questo  secolo  in  Canicattl  Vito  Lumia 
Arcidiacono  della  cattedrale  di  Girgenti,  nelle  fi- 
losofiche dottrine  prestantissimo,  di  cui  da  pochi 
anni  piangiamo  la  perdita»  L'estensione  territo- 
riale ò  di  saL  7068,834,  e  dÌTÌdendo  in  culture,  11, 
50S  in  giardini,  8,948  in  orli  semplici,  a,616  in 
canneti,  1194,806  in  seminatorii  alberati,  5039, 
548  in  seminatorii  semplici ,  a06,863  in  pascoli, 

30 


234 


CA 


canlcattinl.  Lat.  CandicaUinum.  Sic. 
Canicallìiii  (V.  N.)  Vedi  Bagni. 

canoaieiio.  Lat.  CatmateUìM.  Sic.  Can- 
naleddu  (V.  D.)  Fiume  che  scaricasi  nel 
lido  di  Caronia,  aquilonare  della  Sicilia, 
aventcsi  origine  nei  colli  vicini. 

Cannateilo.  Lat.  Cannatellus.  Sic.  Can- 
nateddu  (V.  H.)  Fiumicello  che  trae  origine 
dalla  sorgente  del  medesimo  nome;  bagna 
i  conGni  del  villaggetto  di  S.  Margherita, 
e  sbocca  nel  Carrabi. 

Canoairera  (V.  M.)  Fonie  del  fiume 
iato,  di  cui  fa  menzione  il  Fazello  nella 
dee  1,  lib.  7. 

Canne  (Fiume  delle).  Lat.  Cannarum 
fluvius.  Sic.  Xiumi  di  li  canni  (V.  N.)  Nelle 
parti  di  Noto,  le  di  cui  sorgenti  sono  nei 
colli,  su  cui  si  leva  la  città  di  Aidone;  indi 
bagna  T  osteria  delle  Canne,  dalla  quale 
prende  il  nome,  ed  unito  ad  un  altro  fiu- 
micello bagna  altra  bettola  detta  della  Ga- 
bella, di  cui  assume  parimenti  il  nome; 
accresciuto  poi  dalle  acque  di  altri  fiumi, 
Catalfaro,  Hineo,  Buffarito,  e  Patagonia,  di 
Gunialonga  e  di  S.  Paolo,  sbocca  in  gran 
parte  nel  Simeto;  ma  si  ha  foce  propria, 
delta  un  tempo  di  S.  Paolo,  come  dirò  al- 
trove. 

Canne  (Flame  delle).  Lat.  Cannarum 
fluvius.  Sic.  Xiumi  di  li  canni  (V.  H.)  Un 
tempo  Gamico  secondo  Cluverio  ed  altri, 
alle  di  cui  ripe  cioè  sorgeva  Gamico,  Me- 
tropoli del  Re  Cocalo,  di  qual  città  dicem- 
mo di  sopra.  AfTerma  Duri  dato  a  Gamico 
il  nome  dal  fiume,  ma  viceversa  Bochart. 

389,578  ÌD  Tignett  alberali,  17,710  in  yigneli  sem- 
plici, 53,635  in  Bcheti  d'India,  10,916  in  alberi 
misti,  9,209  in  pistacchieti,  108,719  in  terreni  im- 
produttif  i,  5,278  in  suoli  di  case:  il  maggior  com- 
mercio di  esporlazione  consiste  in  frumento.  Ne 
ascenderà  la  popolazione  nel  1798  a  16455  anime^ 
a  17384  nel  1831,  a  17789  nel  fine  del  1852.  Ten- 
ne da  pochi  anni  costruita  la  strada  rotabile,  che 
per  un  braccio  porta  a  Girgenti,  per  altro  a  Li- 
cata, il  quale  ultimo  venne  da  circa  due  anni 
cgmpito. 


CA 


Nasce  sopra  il  villaggio  Siculiana  discosto 
un  miglio  e  mezzo  dalla  spiaggia  marittì- 
ma,  ed  accresciuto  dalle  acque  del  mede* 
Simo  territorio,  scaricasi  oeirAOHcano. 

«sannita  (1). 

CannlBBaro«Lat.  Canizaruè.  Sic.  Can- 
nizzaru  (V.  M.)  Fonte  nel  territorio  di  Pi- 
lermo,  dai  Saraceni  Aj/nnizzar^  Kemonius 
nei  diplomi  di  Guglielmo  U  del  1166.  Ha 
la  sorgente  presso  il  Parco  ^  e  scorrendo 
per  la  valle  detta  della  Fico  agita  macine 
da  frumento,  diCTonde  perciò  subitamente 
acque  abbondanti  dal  profondissimo  aogu- 
sto  fonte.  Dopo  irrigato  un  tempo  il  paler- 
mitano territorio,  venuto  alla  ciltà,  dirideu 
r antica  e  la  novella,  Paleopoli  e  nes- 
poli dove  oggidì  il  quartiere  deiriiòer* 
garia,  che  perciò  dicevasi  Kemonia  allempo 
dei  Normanni,  cioè  torrente.  Fa  menzioBe 
delle  di  lui  ripe  il  Malaterra  nel  lib.  2, 
che  piantate  ad  alberi  da  entrambe  le  parti 

(1)  Chiamansi  con  questo  noma  ona  eostrada» 
ed  una  collina  nei  dintorni  di  Palermo  «  distaiti 
circa  un  miglio  Terso  Oriente  dal  villaggio  di  Po^ 
Iella  di  mare.  Sino  a  pochi  anni  addietro  gli  avaut 
di  antiche  fabbriche,  i  frammenti  di  Tasi  itiilì. 
le  monete  greche  e  puniche,  che  aTrieo 
incontrare  in  quel  sito,  non  aTean  fatto 
nemmeno  il  sospetto  che  aTesM  potuto 
un'  antica  città.  Quando  ami,  oltre  i  molti 
cri  sparsi  per  la  campagna,  foron  coli  seevflti 
nel  1695  e  nel  17S5  due  sarcofagi  di  m»nm,  é 
una  forma  e  di  una  tcoltura  assai  carattarìstisbi^ 
I  nostri  archeologi  lungi  di  apporti  al  Tem,pm- 
sarono  che  avesse  potuto  esser  quello  il  loogapff* 
scelto  per  sepoltura  di  illustri  cittadini  di  féth 
mo ,  0  della  vicina  Solnnto.  Pobblioatasi  fraHaill 
nel  Journal  Asiatique,  n.  49  annéé  48iS,  la  nh 
sione  di  un  frammento  del  viaggio  dei  Marni 
Spagnuolo  Ebn-DjobaYr«  il  quale  visitò  la 
sotto  il  regno  di  Guglielmo  II,  le  partioalaiilà 
tate  da  questo  viaggiatore  rendono  oramai  il 
bitato  che  attorno  la  collina  della  Cannit 
sullo  scorcio  del  secolo  xii  un  Castrilo  araW,  ^ 
cut  fondazione  era  antichissima,  ed  anttrìact  sit 
conquista  dell*  isola  fatta  dai  Musalmani.  Il  nsM 
del  castello  arabo  era  Casr^Sàdf  ma  ignoto  è 
della  città,  di  cui  aveva  preso  il  luogo. 


235 


CA 

Lano  agli  occhi  un  amenissimo  spet- 
scaricasi  ora  nell*  Orelo.  Ha  di  trop- 
resciuto  in  tempi  piovosi  ne  tende 
^Qte  alla  città ,  batte  le  mura  sot- 
alazco  reale,  ed  incanalandosi  per 
io  costruito  da  pochi  anni,  dinanzi 
sdesime  mura  australi,  sotto  il  forte 
Ito  dei  Greci,  \iene  a  mescolarsi 
re.  Dioesi  in  altro  nome  fiume  di 
»po,  poiché  accresciuto  dal  rove- 
ìììe  piogge,  sino  a  Palermo  se  ne 


mimmom  Lat.  Ctmnizus.  Sic.  Cannìz- 
IV.)  Lago  abbondante  in  pesca^  a  tre 

dalla  terra  di  Chiaramente  verso 
[ite. 

tara  (V.  R.)  Fiume  detto  dagli  an- 
labo  tra  le  penisole  di  Agosta  e 

Vedi  Alabo. 

lara  (Y.  D.)  Fiume  Alcantara  e  di 
ìrianOj  cosi  appellato  perchè  tragit- 
r  un  ponte  di  pietra,  poiché  Ponte 

i  Saraceni  dicesi  Cantara.  Vedi 
a. 

UMreUo,  lat.  CantarélluA.  Sic.  Can- 
1  (V.  D.)  Borgo  appartenentesi  ad 
Filippo,  con  Chiesa  soggetta  alla 
duale  del  medesimo  S.  Filippo. 
Mi*  Lat.  Capadum.  Sic.   Capaci 

Piccola  terra  nella  giurisdizione  di 
»,  da  cui  dista  12  m.  circa  verso 
le,  un  m.  e  'A  dalla  spiaggia  ma* 

sotto  un  colle  rimpetto  risola  delle 
;  non  eccede  per  oHgine  la  metà 
olo  x?i.  Ornata  dal  1624  degli  onori 
tea  oggi  è  soggetta  a  Girolamo  Pilo. 
uido  Arezio  essere  stata  verso  que- 
ie  Hozia,  di  cui  fon  menzione  Po- 
Tucidide,  scrive  non  lungi  esserne 
nii,  nel  podere  cui  é  nome  Capece. 
.  il  centro  del  villaggio  la  magnifica 
^1  Barone,  intorno  alla  quale  sorge 
IJore  tempio  parrocchiale  dedicato  a 
(mo,  ed  altre  due  Chiese  minori  si 
IO,  sotto  r  Arciprete,  e  riconoscono  i 


CA 


driltì  del  Vescovo  di  Mazzara.  Erano  321  gli 
abitanti  nel  1S93,  ma  nel  tempo  del  Pirri 
615  anime  abitavano  in  141  case,  nume- 
ravansi  221  case  nel  1713,  ed  882  abitan- 
ti, ed  ultimamente  1057.  Possedeva  il  feudo 
del  medesimo  nome  con  Falconara  nel  1308 
Fior  de  Chissari:  nei  primordii  del  se- 
guente secolo  Giliberto  di  Bologna  vien 
detto  Signore  di  Capaci ,  e  gli  succedette 
Francesco,  cui  tftrotamo.  Leggiamo  di  Fran- 
cesco, seguite  le  parti  del  Re,  essersi  con 
altri  opposto  agli  sforzi  di  Giovanni  Luca 
Squarcialupo,  ed  averlo  finalmente  ucciso. 
Fu  parimenti  Signore  di  Cefalà,  fondatore 
della  terra  di  Harineo,   Questore  di  Sj- 
cilia,  ed  ebbesi  a  moglie  Antonella.  (?<- 
rolamo  mori  prima  del  padre  sul  verde 
degli  anni,  succedette  perciò  a  Francesco, 
Giliberto  Conte  in  prima  di  Marineo,  poi 
Marchese,  da  cui  Vincenzo  Pretore  di  Pa- 
lermo, dei  12  Pari  del  Regno,  Strategoto 
di  Messina ,  dei  di  cui  figli  generati  con 
Emilia  Aragona,  Francesco  e  Giulia^  prese 
in  moglie  il  primo  Ippolita  Larcan  con  cui 
generò  Beatrice ,  maritata  a  Giovanni  Bo- 
logna^ e  morto  senza  prole  neiranno  xxn 
di  vita  sua;   Giulia  sorella  di  Francesco, 
dalla  di  lui  morte  indi  1*  ottenne,  presa  in 
moglie  da  Vincenzo  PHo  e  CakellOj  e  per 
privilegio  di  Filippo  IV,  ne  ottenne  il  ma- 
rito il  titolo  di  Conte  di  Capaci;  nacque 
da  questo  Lorenzo  marito  a  Luigia  Orioles 
privo  di  prole,  perloché  il  di  lui  germano 
Girolamo,  conseguite  le  signorie  nel  1633, 
ne  fu  ben  55  anni  in  possedimento ,   di 
sterile  letto  però  con  Anna  Valle  e  Poma: 
succedettegli  il  giovane  Girolamo  figliuolo 
di  Vincenzo,  nato  da  Francesco  fratello 
del  vecchio  Girolamo ,  Principe  parimenti 
di  Roccapalumba ,  Vicario  del  Viceré  per 
risola,  e  Pretore  in  patria  rifulse,  ebbesi 
il  figlio  Ignazio  da  Orsola  Migliaccio ,  da 
cui  e  Giovanna  Francesca  Dente ,  nacque 
Girolamo  oggi  in  vita.  Ne  diremo  nuova- 
mente lorchè  di  Marineo.  Levasi  nella  spiag* 


236 


CA 


già  di  Capaci  una  torre  di  guardia  (1). 

Caparrloa  (V.  D.)  Colle  che  si  leva 
tra  le  mura  di  llessina  da  Occidente,  rim- 
pelto  la  rocca  di  Hatagrifone,  celebre  per 
l'apparizione  di  noslra  Donna,  che  vi  volle 
in  suo  nome  fabbricata  una  Cbiesa,  donde 
dicesi  di  S.  Maria  dell*  Alto ,  cui  fu  con- 
giunto dal  i389  un  cenobio  di  Monache 
sotto  regola  di  S.  Bernardo,  ed  alla  Re- 
gina Costanza  attribuiscesi  la  fabbricazione 
della  Cbiesa.  Dicono  essere  stata  miraco- 
losamente ivi  trasportata  la  tavola  del 
Tolto  della  Vergine  di  color  suboscuro. 
Vedi  il  lib.  3 ,  cap.  k  dell*  Iconologia  di 
Placido  Samperi,  che  narra  la  storia  sin 
dalla  fondazione. 

capeiOMioa.  Lat.  Capiloniana.  Sic.  Ca- 
pizzana  (V.  N.)  Luogo  mentovato  nell*  Iti- 
nerario di  Antonino  e  nelle  Tavole;  Iliner.: 
da  Catania  a  Girgenti  cogli  alberghi  ora 
MtabiHii 91  m.y  così:  da  Catania  a  Capito- 
niana  24,  ai  Fitoso/lani  21,  ai  CaUonitani 
21  ec.  le  tatole  :  da  Catania  a  Capito- 
nia  24,  ai  FUosofiani  di  Gela  21  ec.  A 
che  il  Cluverio:  Se  correrai  24  di  retta  via 
da  Catania  veno  Girgenti  giungerai  in  un 

(1)  E  oggidì  an  connine  in  provincia  e  distretto 
di  Palermo ,  diocesi  dì  Morreale ,  circondario  di 
Carini  «  da  coi  dista  5  m.,  e  12  da  Palermo.  La 
tua  aria  é  salubre^  e  comprendesi  il  suo  angusto 
territorio  in  salme  467,304,  e  dividendo  a  cultu- 
re, 1,170  in  giardini,  0,560  in  orti  semplici,  0,444 
in  canneti,  18,7S1  in  semìnatorii  alberati,  138, 
017  in  semìnatorii  semplici,  44,668  in  pascoli, 
92,118  in  ofìyeti,  i,865  in  fìgneti  alberati,  10,558 
in  vigneti  semplici,  67,843  in  sommaccheti,  53,968 
in  ficheti  d'India.  38,780  in  ficheti  d* India  ed 
altro,  37,487  in  frassineti,  39,900  in  terreni  im- 
produttivi ,  0,135  in  suoli  di  case.  Alle  falde  dei 
monti  sono  foreste  di  manna  che  in  lungo  ordi- 
ne verdeggiano,  e  di  che  mollo  si  servono  gli 
ftranieri  :  apronsi  anche  delle  cave  di  eccellente 
marmo.  Nelle  caverne  poco  lungi  discoste  rin- 
vengonsi  ossa  foasili  d*  enormi  cetacei ,  che  sba- 
gliaronsi  dal  buono  Fazello  per  ossa  di  gigantL 
Contava  nel  1798  una  popolazione  di  8415,  di 
3111  nel  1S31,  e  finalmente  di  4845  nel  fine  del 
1851 


CA 


luogo  non  lungi  della  deitra  ripa  del  fiu- 
me di  Erice,  ora  cognominato  di  S.  Àio- 
Io,  quaH  a  mezzo  corso,  tra  Lentini  e  le 
antiche  veitigia  di  Sergenzio,  che  dieonti 
oggi  volgarmente  la  Cittadella^  dm'  è  Ce' 
pitoniana.  In  qualunque  silo  stabiliscasi 
Sergenzio,  falsamente  direbbesi  eolloetlt  Co- 
pitoniana  tra  Lentini  e  Sergendo  ;  male 
Cittadella  alla  destra  del  flome  Erico,  poi- 
ché è  un  altro  Erico,  dal  fiume  delle  Cuiie, 
che  scorre  sotto  Aidone.  Roteremo  doo  es* 
ser  lievi  dappertutto  le  mende  di  Claverie 
verso  i  luoghi  intemi  della  Sicilia  che  noa 
osservò.  Del  resto  la  via  retta  è  discosta  M 
miglia  da  Cittadella  e  più  di  on  m.  da  Ca- 
tania. È  intanto  nel  territorio  di  Gamopielro, 
sotto  i  colli  di  Jtidtca  alla  destra  del  Grisa 
oggi  Dittaino,  il  luogo  Capezxana^  dove  em 
altri  insegnano  Pacio  ed  Aprile,  essere  stala 
Capitoniana.  Consuona  altronde  il  noae, 
ed  accordasi  del  tutto  la  distaua  di  21  ■« 
Non  costa  se  sia  stata  CapiloniaDa  un  sieit 
albergo  a  ricoverare  i  viaggiatori  o  colti- 
vato villaggetto. 

capimmi.  Lat.  Capitium.  Sic  Capini 
(V.  D.)  Città  appartenentesi  a  Gabrtdk 
Lancelotto  Castello  Principe  di  Torrentf* 
za,  insigne  oggi  pel  titolo  di  Aurea  ctÉ 
e  gli  onori  di  Marchesato,  un  tempo  é 
Contea.  Occupa  il  giogo  di  elevata  calli 
verso  Libeccio.  È  nel  supremo  vertice  M 
antichissima  rocca,  ma  ruinosa,  DObiBMi 
una  volta  dalla  dimora  di  Pietro  II  di  in- 
gena  ;  e  mostra  il  regio  stemma  eoi  vei- 
sillo  in  giorni  stabiliti  deiranno. 

Vedremo  pih  in  basso  se  sia  stala  C^ 
tina.  Il  tempio  maggiore  non  lungi  iali 
rocca  conosce  a  tutelare  S.  Niccolò  T«* 
scovo  di  Mira,  cui  onorano  patrono  gii  ali- 
tanti una  con  S.  Giacomo  Aposl.,  di  coi  aa* 
che  la  Chiesa  parrocchiale  è  soggetta  a  pi** 
prie  Rettore;  presiede  inoltre  rArdpiii 
ad  altri  sei  Chiese  minori ,  snlhragaBea  a 
quella  di  S.  Niccolò,  ed  è  segnalo  Pupari 
del  Collegio  Canonico  da  poco  istiluiia^  1 


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9 
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237 


CA 

lori  0  sservanti,  sodo  il  nome  di  S. 
Gesù,  aliiiano  un  Convenlo  alFestre- 
I  paese,  che  dicesi  un  tempo  abi- 

Conventnali*  Sorgo  poi  un  decen- 
monastero  dell*  ordine  di  S.  Bene- 
itto  il  titolo  di  Maria  Annunziata,  e 
ale  abbastanza  ampio,  per  gli  infer- 
pellegrini,  è  attaccato  alla  Chiesa 
ntonio  Abate.  Ammirasi  al  di  fuori 
I  di  S.  Maria  del  Piano,  e  T altra 
enedetto,  nelle  quali  vivevano  i  Mo- 
lto gli  istituti  del  medesimo  S.  Pa- 
amministrate  oggi  da  Giovimni  C€h 
rateilo  del  Barone,  e  ne  decora  la 
li  vani  privilegii.  Imperocché  il  Ret- 
qaella  siede  il  xxxyi  posto  nei  Co- 
si Regno,  e  può  servirsi  delle  me- 
insegne  che  gli  Abati  di  S.  Giovan- 
I  Eremiti  in  Palermo. 
li  sacre  e  civili  case  ornata  Capiz- 
»mpa  di  bellissima  prospettiva;  e  ne 
179  le  case  nel  1593,  ai  tempi  del 
,  4503  gli  abitanti;  nel  16S2  le  case 
3435  gli  abit.  Nel  1713  contaronsi 
e,  2622  abitanti,  che  ultimamente 
mo  a  3180.  Il  magistrato  scelto  da 
mpo  dal  Protonotaro  del  Regno,  co^ 
!iltà  Demaniale,  oggi  ad  arbitrio  del 
le,  costa  di  '4  Decurioni,  un  Sindaco, 
Prefetto  nei  delitti.  L*  Arcivescovo  di 

intanto  deputa  i  suoi  amministratori 
itodia  del  Clero.  È  piantato  il  ter- 
ad  oliveti,  vigneti  e  mori,  e  tai- 
ra bello  di  albereti  carichi  di  ogni 
di  frutti^  da  credersi  non  a  torto 
elio  appartenersi  ai  monti  Eroi;  ab- 
Inalmente  in  pascoli,  ed  arricchisce 
^rizia.  Mostra  per  insegna  da  tempi 
>rabili  una  testa  di  uomo  colle  spal- 
1  figura  appellano  Prosoma.  Com- 
i  nella  comarca  di  Nicosia,  e  la  pre- 
militare di  S.  Filadelfio,  sommini- 
on  cavaliere  e  45  fanti.  Fu  a  lungo 
Je,  ed  a  non  soggiacere  ai  Signori 
te  ricomprossi  dalla  clientela. 


CA 


Confessiamo  iporare  se  sotto  i  Norman- 
ni che  tolsero  Capizzi  dai  Saraceni ,  sia 
stata  soggetta  a  particolar  Signore.  Sotto  gli 
Svevi  però  troviamo  aver  tenuto  la  Contea 
di  Capizzi  Corrado  Principe  di  Antiochia, 
figliuolo  di  Federico  di  Antiochia  (fu  que- 
sti generato  con  Margherita  dall' Imperator 
Federico  Re  di  Sicilia);  fu  detto  perciò  di 
Capizzi^  e  falsamente  confondesi  dai  nostri 
storici,  come  avvertii  nelle  mie  note  al  Fa- 
zello,  con  Corrado  Capece  nobile  cavaliere 
napolitano,  e  valorosa  lancia;  nominato  il 
medesimo  nel  1265  Signore  di  Alba,  Celano 
e  degli  Abbruzzi,  amministrò  la  Sicilia  pei 
Re  Manfredi  e  Corradino,  e  menata  in  mo- 
glie Beatrice  figliuola  di  Galvano  Lancia , 
generò  Federico,  Bartolomeo,  e  Francesco, 
i  quali  due  ultimi  furono  Arcivescovi  di  Pa- 
lermo. Da  Federico  nacque  un  figlio  del 
medesimo  nome,  che  nel  1305  succedette 
nella  Contea  di  Capizzi,  ed  inoltre  fu  Cancel- 
liere di  Sicilia,  Signore  di  Mistretla,  Castel- 
lammare ed  altre  terre.  La  di  lui  nobilis- 
sima moglie  Margherita  di  Consolo  o  Escolo 
gli  partorì  Pietro  e  Giovanna  la  quale  prese 
in  marito  Francesco  Gesualdo;  Pietro  nel 
censo  di  Federico  II  dicesi  Conte  di  Ca- 
pizzi, Ribellatisi  poi  dal  medesimo  Fede- 
rico, a  favore  degli  Angioini,  gli  Antiochia 
di  Capizzi,  rimase  il  paese  sotto  il  Re:  Pie- 
tro II  concesselo  a  Blasco  di  Alagona: 
fu  Conte  di  Capizzi  sotto  Federico  III  Fran- 
cesco Polizzi  Conte  di  Cerami  e  di  Capiz- 
zi, ma  unitosi  ai  Chiaramontani  e  privato 
dei  beni,  e  Capizzi  e  Cerami  per  libera- 
lità del  medesimo  Re  cedettero  nel  1361 
a  Bernardo  di  Spadafora.  Sotto  lo  scettro 
del  Re  Martino  Sancio  Rois  de  Lìhori  ot« 
tenne  finalmente  la  terra  con  Gagliano,  Mi* 
stretta,  e  Regitano,  dei  quali  dicesi  Signore 
nel  censo  del  1408.  Aveva  dato  al  certo 
Capizzi  Martino  ad  Vgone  di  Ballo,  dal 
di  cui  possedimento,  sborsata  una  somma, 
dicesi  essersi  redenti  i  cittadini,  e  tra  le 
Regie  città  aver  quella  il  Re  segnata;  ma 


238 


CA 


cambiato  di  parere ,  a?eala  conceduta  al 
Lihori  nel  principio  del  secolo  xv,  donde 
se  l'aveva  il  figlio  di  lui  sotto  il  Re  Alfonso, 
che  decretò,  che  come  prima  Capizzi  e  Hi- 
stretta  non  più  a  Baroni  si  affidassero,  poi- 
ché gli  abitanti  di  entrambe  le  città  diedero 
al  Lihori  la  somma  congruente  in  oro.  Ri- 
mase, sino  al  1682  nel  Demanio^  ma  sbor- 
sato il  prezzo  nel  Regio  Erario,  prese  Ca- 
pizzi Lancellotto  Castelli  ^  e  donato  del 
titolo  di  Marchese,  ritenne  il  dritto  di  se- 
dere il  xxxii  posto  nel  Parlamento.  Regi- 
streremo altrove,  parlando  di  Gagliano,  i  suc- 
cessori di  LancelloHo. 

Fa  menzione  Tullio  lib.  2,  della  città 
Capiiina  tra  quelle  vessate  dalla  sete  dei 
Decumani  sotto  Verro.  Non  mai  tuttavia  ab- 
biamo incontrato  da  quale  gente  sia  stata 
in  prima  fondata,  o  quali  fortune  abbia  in 
tanti  secoli  passate.  Convengono  gli  scrit- 
tori esserle  succeduta  Capizzi  ed  averne 
conservato  il  nome,  poiché  Tolomeo  porta 
Copytiufìiy  che  aiTermano  nulla  difTerire 
dalla  Capitina  di  Cicerone.  Asseriscono  del 
resto  alcuni  appellata  così  Capizzi  dalla 
forma  del  colle  in  cui  siede,  poiché  il  vertice 
rappresenta  una  testa.  IVe  é  la  lat.  di  31^, 
45 ,  la  long,  di  38%  5'  (1). 

(1)  Oggidì  è  on  capo-circondario  di  3*  classe 
in  provincia  di  Messina,  diocesi  di  Patti,  distretto 
di  BlistrotU,  da  cai  dista  IS  m.,  75  da  Messina, 
103  da  Palermo.  A  qael  che  riferisce  T autore,  ri- 
gaardo  a  topografia,  si  è  accresciuto  un  collegio 
di  Maria  giovevolissimo  alla  edocaxione  delle  ra- 
gazze ,  come  anche  varie  congreghe ,  oratorii  e 
confraternite  destinate  al  culto  di  nostra  fede: 
tredici  ne  sono  le  Chiese  esistenti.  Molto  influi- 
scono però  alia  istruzione  le  pubbliche  scuole 
di  amanita,  di  rettorica,  e  filosofia,  oltre  la  pri- 
maria e  secondaria  per  la  istruzione  della  gio- 
ventù. Succeduta  V  elevazione  a  capo-luogo  di 
circondario  vi  si  organizzò  una  casa  Comunale,  e 
▼i  si  istituì  un  monte  agrario  nel  1796 ,  da  cui 
si  presta  frumento  ;  dirigesi  da  due  Deputati ,  « 
dal  Sindaco,  eletti  dal  Decurionato  con  1*  approva- 
zione dell'  Intendente  per  ogni  due  anni.  Nel  1849 
intanto  fa  disposto,  che  metà  del  capitale  rimasto 


CA 


CapoMaiieo.  Lat  CapiU  album.  Sic. 
Capubrancu  (V.  M.)  o  promoolorio  tra  Si* 
culiana  e  le  foci  del  fiume  Pbtani,  eon 
una  torre  d' ispezione.  È  del  medesimo  no- 
me e  volgarmente  Puntoòtaneo,  il  pronoin 
torio  tra  le  foci  del  fiume  Ipsa  o  di  Siro 
e  Monte  Chiaro.  Sta  rìmpelto  uno  scoglio 
nel  mare,  ad  un  mezzo  miglio  dalla  spiig- 
gia^  e  dicesi  Pietra  Padelta,  di  200  passi 
di  circuito. 

dair  antico  peealio  servisM  alla  fondaiioM  iti 
monte  agrario,  che  presta  con  1«  nonM  gemnli; 
1*  altra  metà  fa  impiegaU  alla  iatiUnìoM  di  n 
monte  di  pegnorazione ,  approTato  con  tiifiaai 
regia,  e  con  accurato  ordioe  diretto.  Merita  aockt 
attenzione  un  teatrino  di  particolar  patroBaan, 
un  decente  albergo  per  forestieri,  e  yarìa  chi 
palazzate  giusta  la  moderna  elegaoma. 

11  clima  vi  è  dolce,   e  grandemeiita  lilaiMt» 
Taria  sempre  fresca^  pura  e  secca  dà  aribppeil 
ingegno   agli   abitanti ,  che  godono   «sa   lasfi 
vecchiaia;  se  ne   contavano   3484  nel  1791,  psi 
853S  nel  1831^  e  finalmente  4iai  alla  fioe  del  ISSI 
Il  territorio  è  feracissimo  di  tatto  ehe  è  aeeMt* 
rio  ai  bisogni  della  vita  ;  estendeai  in  sai  8MY» 
605,  cioè  17,614  io  giardini,  668,777  in  wmiai 
torii  semplici,  1165,603  in   pascoli,   114,781  il 
vigneti  semplici,  1,453  in  ficheti  d* India,  tjm 
in  casUgneti,  368,250  in  boscate,  707,143  ia  tsr- 
reni  improduttivi  ;  squisitissimi  sono  i  frutti  di 
produce,  e  ne  vennero  in  motto  le  driegie:  i  fct* 
sebi  abbondano   eziandio  in  caccia.  Vi  vagellai 
molte  piante  medicinali  ricercate  dai  botaaìdcli 
anche  vi  sono  masse  di  asfalto ,  molte  varietà  é 
marmi,  mucchi  di  pietre  calcinate  annerite,cbeda 
sospetto  d*  indole   vulcanica   e  di   antiche  Isichl 
rivoluzioni.   Le  acque  potabili  sono  dolci,  làM 
pide,  e  salubri;  una  sorgente  di  aoqaa  loltoi    < 
vi   è   nella    contrada    Acquasanta ,   sperimaalala 
salutare  pei  morbi  della  cuta«  e  che  perciò  di  i 
nome  a  quella  contrada. 

Il  suolo  di  Capizzi  di  anche  oeeopazioai  tfi 
archeologi,  perciocché  ne  occorrono  dì 
tutto  monete  in  oro,  argento,  rame.  Greche, 
ne.  Bizantine,  e  vi  si  osservano  sepolcri^ 
vasi,  vestigia  di  remotiuima  abitazione ec, 
preziosissimo  è  quel  mss.  del  Larcan.  Dt  If\ 
antiquorum  populorum,  et  urì^ium  insuìoi 
in  territorio  et  civitate  Capita  imvenHs... 
ptii  anno  4808:  nel  quale  lavoro  si  v 
che  provare  di  Capizzi  aicone  monete. 


239 


CA 

Lat.  Caputarsuè,  Sic.  Ca- 
(V.  M.)  Ponle  che  eongiunge  le  ri- 
irimera  meridionale  o  del  fiume 
sotto  i  colli  su  cui  siede  Caltanisset- 
Tormato  da  un  arco,  appoggiasi  da 
ibi  i  lati  ad  altissime  rupi,  ed  apre- 
la  lieye  salita  a  yolte^  dove  sono  del- 
s  pel  viandanti.  Attesta  una  iscrizio- 
ere  stato  costruito  sotto  T  Imperatore 
f ,  Viceré  Giovanni  Vega,  a  pubbli- 
ese,  nel  1553,  col  Regio  stemma,  due 
ette^  ed  il  motto  Pluè  uUra^  È  1*  al* 
lell'arco  di  80  palmi,  di  93  la  lar- 
,  He  montò  la  spesa  a  2000  onze. 
o  A*  Arso.  Lat.  Capvtarmm.  Sic 
"sa  (Y.  N.)  È  un  territorio^  a  manci- 
fiume  Salso  meridionale,  di  cui  era 
e  nel  1320  Guglielmo  di  Palermo 
trogiovanni;  poi  nel  1408,  sotto  Mar- 
ìugUelmo  di  Lelo,  da  Castrogiovanni 
{li  :  si  appartiene  oggigiorno  a  Cu- 
Creécimanno  da  Piazza.  Prende 
»lo  il  nome  il  celebre  ponte  ad 
X»,  i  di  cui  lati  appoggiansi  da 
be  le  parti  a  rupi  altissime,  hi 
nenti  una  solfara,  dalla  quale  non 
»  un  fonte  di  acqua  un  tempo  salutare, 
poco,  perchè  o  infetta  da  materie  ve- 
\,  0  perchè  vicina  alla  solfatara,  dive- 
lortifera  a  quei  che  ne  bevono:  è 
perciò  la  grotta  donde  scaturisce,  ad 
de.  Dicemmo  poco  fa  del  pon« 


I  è  qoflsU  la  iscrìiione:  Carolo  Y  Impera^' 
mmtui  de  Tega  Prorex,  ad  itinerantium 
altm,  Aehatem  fluvium,  ponte  publiea  tfm- 
fMfmelo,  de€oraì>it  Futi  aedifieatus  a  diio- 
riUfif  venetii  anno  mdlvi  prò  mercede 
n  biendUetexpemie  totius  Trinaeriae  Re- 
tai aUiiudo  palmorum  80,  latitttdo  vero 
,  Jfonti  oomprende  come  qael  fiame«  cbia- 
•pre  r  Imara  merìdionale,  dica»!  Acate  in 
ipide.  fi  in  coilroiione  la  strada  rotabile 
liaaetu  a  qaetto  ponte,  la  qoale  doyrà  pro- 
per  Tarìi  pnnti  che  saranno  determinati 
lorerno. 


CA 


CapogrosM.  Lat.  Caput  grossum.  Sic. 
Capu  grossu  (V.  D.)  Drepanum  da  Plinio, 
che  sotto  il  villaggio  Itala,  insieme  con 
Leucopetra  promontorio  d'Italia,  termina 
da  Mezzogiorno  il  Siculo  stretto.  Credesi 
da  Maurolico  V  Argennum  di  Tolomeo,  ma 
falsamente,  come,  di  sopra  si  disse.  Altri 
confondono  il  Drepano  coli*  Argenno,  ed  af- 
fermano essere  il  capo  di  S.  Alessio.  In  tempo 
d'inverno  vien  battuto  dalle  onde  del  mare, 
che  lascia  libero  nell'està  il  lido  sottoposto, 
talché  può  tragittarsi  a  piede  asciutto. 

Capo  &•  oriaudo.  Lat.  Caput  Orlandi. 
Sic.  Capu  d'Orrannu  (V.  D.)  Ripido  colle 
verso  Settentrione,  sovrastante  al  mare,  con 
celebre  rocca  a  cavaliere  del  sommo  ver- 
tice, a  5  m.  dalla  città  di  Naso,  compreso 
nella  di  lei  giurisdizione.  Ne  sta  sotto  ad 
Oriente  un  piccolo  asilo  di  navi  ed  una 
osteria.  La  Chiesa  nella  rocca  conserva  una 
piccola  imagine  in  marmo  della  B.  Ver- 
gine, nota  per  predigli,  con  gran  fiducia  in* 
vocata  in  ajuto  dai  marinai  nelle  tempeste, 
in  di  cui  onore  ai  22  di  ottobre  celebrasi 
dai  popoli  d'intorno  una  graziosa  solennità, 
con  fiere  per  tutte  quelle  parti  frequentis- 
sime. Nella  medesima  rocca  è  un  domicilio 
del  Conte  di  Naso ,  e  dei  cannoni  ad  im- 
pedire le  scorrerie  dei  pirati.  Dicesi  im- 
posto alla  rocca  ed  al  promontorio  il  nome 
di  Orlando  da  uno  dei  commilitoni  di 
Carlo  Magno,  e  coi  primi  ce  lo  afferma 
Goffredo  di  Viterbo  nella  Cronaca;  poiché 
si  è  fama  esser  Carlo  venuto  una  volta  in 
Sicilia,  quivi  fabbricata  una  rocca,  ovvero 
a  questa  delle  altre  in  prima  costruite 
posto  il  nome  di  Orlando  suo  commilito- 
ne, bravo  nelle  armi.  Dissi  già  di  Agatirno 
situato  un  tempo  nel  piano  vertice  dell'al- 
tro colle  ad  Austro.  Dirò  parlando  di  Naso 
dei  Signori  cui  è  slata  commessa  la  rocóa. 
È  oggigiorno  posseduta  da  Giovanni  San- 

dovùl. 
Capo  PaMaro»  Lat.  Caput  Passarum, 

Sic.  Capu  Passaru  (V.  N.)  V.  Pachino 


240 


CA 


€Apo«ec€o,  Lat.  Caput  Siccum.  Sic. 
Capu  Siccu  (V.  D.)  Alla  orientale  spiaggia, 
appresso  il  lido  di  Hascali  e  la  torre  di 
Archirafl.  Dicesi  secco  dalle  moli  etnee  cui 
è  unito.  Non  lungi  è  la  mentOYata  rada  di 
S.  Tecla. 

Cappelliere  (Bosco  del)*  Lat.  Capii* 
leriè  Nemw.  Sic.  Yoscu  di  lu  Cappidderi 
(V.  M.)  Si  appartiene  al  Vescovo  di  Mor- 
reale,  notato  a  num.  43  nei  diplomi  di 
questa  Chiesa^ appresso  l'antico  Parco,  trai 
territorii  di  Corleone^  Piana  e  Harineo,  ed 
occupa  le  radici  della  montagna  Busamma- 
ra.  Stendesi  ampiamente  in  gineprai,  sehe, 
cavernosi  dossi .  occupato  da  querce ,  elei 
ed  altri  alberi;  abbonda  dapertutto  in  porci, 
damme,  cervia  conigli,  ed  in  fiere. 

Capri.  Lat.  Caprié.  Sic.  Capri  (V.  D.) 
Piccola  terra,  municipio  di  S.  Marco,  da 
cui  molto  non  dista;  poicbè  sorge  nel  lato 
del  colle  a  Libeccio,  che  oggi  è  accanto 
S.  Marco.  La  Chiesa  principale  porta  il 
nome  di  S.  Maria  Assunta,  e  va  sotto  il  pa- 
trocinio del  Martire  S.  Costantino;  le  pre- 
siede  un  Sacerdote,  alla  di  cui  cura  com- 
mettonsi  altre  sei  Chiese  minori;  ma  ne  ap- 
partengono i  dritti  parrocchiali  air  Arci- 
prete di  Calati,  sotto  il  Vescovo  di  Messi- 
na. Comprendeva  nel  secolo  xvi,  sotto  Tlm- 
peratore  Carlo,  128  case  478  abitanti,  190 
case  723  abitanti  nel  1652,  ma  se  ne  di- 
minuì il  numero  nel  1713  a  113  case  3S1 
abitanti,  che  541  ultimamente. 

Hannosi  i  Baroni  di  Capri  il  l  posto  nel 
general  Parlamento,  dei  quali  ecco  la  serie. 
Rei  1320  appartenevansi  i  villaggetti  di  Ca- 
pri e  di  Mirto  a  Vitale  de  AloyHo  :  sotto 
il  Re  Ludovico  ed  il  fratello  di  luì,  otte- 
neva la  famiglia  Araganay  Capri  con  S. 
Marco,  Mirto,  e  Frazzanò.  Ribellatisi  da 
Martino  gli  Aragona,  leggesi  conceduto  S. 
Marco  ad  Abone  Filingeri;  Capri  e  gli  altri 
municipi!  a  LancelMlo  de  Larean;  giun- 
sero poscia  ai  Filingieri,  ma  Capri  cedette 
nel  secolo  seguente,  in  luogo  dì  pegno,  a 


CA 


varil  Signori,  ai  Bahamo  doè,  al  Brand' 
fùrliy  ai  Cordona^  ai  quali  appartenevasi  al- 
tresì nel  1620.  Ma  essendosi  riservato  i  Fi- 
lingeri il  dritto  di  ricompra,  nella  metà  del 
secolo  scorso  si  richiamarono  Capri.  Ve- 
dine dove  di  S.  Marco  (1). 

Capato.  Lat.  Capulw.  Sic.  Caputa  (T  Jl.) 
Monte  nel  territorio  di  Palermo,  cui  sovra* 
sta  verso  Libeccio,  e  stendesi  per  ampia 
radici ,  e  dove  verso  gli  estremi  australi 
fianchi  adeguasi,  un  pò*  dedive ,  sostieM 
la  città  di  Morreale  decorala  di  Afdve* 
scovo;  era  però  nobilitato  un  tempo  di  CMO 
suburbane  di  Re  di  Sicilia,  die  quivi  spai* 
savansi  nel  cacciare.  Verso  Maestro  è  anila 
a  dossi  di  altri  colli ,  e  signoreggia  cai- 
valli  vestite  di  erba  ed  amenissfane  in  arba- 
scoili^  e  si  ha  1*  insigne  Convealo  di  S.  Mar- 
tino detto  delle  Scale.   Verso  fl  verliee 

• 

orientale  stendesi  un'ampia  pianura,  riea 
in  frutteti,  vigne  ed  ulivi;  siede  alle  radW 
il  cenobio  di  S.  Maria  della  Roeea.  H  sa* 
premo  poggio  verso  Occidente  eorrispoa* 
alla  celebre  via  della  città  Metropoli,  deli 
del  Cassare,  e  mostrava  una  roeea  tùké^ 
cata  ai  tempi  dei  Normanni ,  ehe  coastf* 
vando  oggi  intere  le  mura,  alcuni  areU  l 
le  scale,  presenta  antichità  colla  magnikei* 
za^  e  dicesi  Castellacelo,  di  cui  in  apprenà 
Dove  siede  Morreale  ricrea  la  dtlà  A  •* 
piose  vene  di  acqua ,  ed  irriga  gU  «fi  • 
i  frutteti  persino  alle  infime  valli.  Qii* 
poi  tanti  frutti  di  loro  ubertà  sommiaislrM 
da  prendere  il  primato  tra*  terrilorii  èàr 
risola.  Dirò  altrove  in  copia  di  Morreilei 

(t)  È  attaalmente  «n  oomane  in  prat inii  jl 
MeMina ,  distretto  e  diocesi  di  Patti» 
di  Naso,  distante  75  n.  dal  capo-lsof» 
TÌocia«  ae  dal  capo  distretto  «  a  dal  eaf»  ci 
dario,  e  103  dalla  capitale  Patenao.  É 
una  valle  riciota  da  montagne ,   di 
GonUva  nel  i79S  soli  ftOS  abitanti,  SIS  mIIA 
e  finalmente  635  nello  scorcio  del  lasli  Si 
prende  il  territorio  in  saL  293,377  »  e 
in  cnUare,0«70a  in  canneti,  11,440  •• 
559  in  leminatoril  alberati,  tts^toe  in 


241 


CA 

Mi*  (ilaaie  ael).  Lat.  Carbanis 

Sic.  Xidml  di  la  Carfoni  (V.  D.) 

eolH  soTrastantì  a  Cefalù,  appréssro 

scaricasi  immaoUnente  nel  mar 

6  dicasi  dal  Fazello  di  nuovo 


(Y.  B.)  ViUaggetto  o  Casale 
ma  che  ancora  era  In  piedi  ai  tempi 
Ilo:  appreèso  BroiUty  scrìfe  nel 
aip.  S,  verso  OcetderUej  a  S  miglia^ 
^gio  Carbone.  ApparteneTasi  nel 
Bartolomeo  di  Gioeni,  poiché  si 
dera  nella  Signoria  di  Paterno-  Vi 
la  santissima  vita ,  verso  il  secolo 
.  Pagano  monaco  nel  Convento  di 
lo  dell*  Arena,  di  cui  nella  Chiesa 
I  spoglie  conservansi. 
wtte  (Cala  di).  Lat.  Carbonis  sta- 
.  Cala  di  hi  carvuni  (V.  D.)  Nella 
di  Nascali,  appresso  Nasse,  al  lato 
e  dell*  Isola. 

Miccia*  Lat.  Carcharachium(\.ìi') 
araeo. 

»ieKLat.rarcac{ét.Sic.Carcaci  (V.D) 
terra,  oggidì  sotto  titolo  di  Ducato^  ap- 
Itesi  a  Ymeenzo  Paterno  Castello^ 
destra  ripa  del  Simeto,  sotto  Cenlor- 
rende  il  nomenn  ponte  di  pietra  per 
dello  stesso,  donde  non  lungi  Borni 
[ea  medesima  precipitano  dalla  rupe 
Imposto  fiume  con  giocondissimo  e 
»  spettacolo.  Merita  anche  atten^ 
rima  die  questo  stesso  ponte  oecor- 

Ud,  46.9Ì5  in  pascoli.  13,176  ia  oliteti, 

I  tigaeli  ieapliei,  t,fS3  i ft  eaitagoeti,  14, 

iteato;  è  moiittioso  •  poeo  fertile,  me  la 

i  felii  rendelo  abbondante  io  seta ,  per- 

ioiio  in  qualche  modo  ricchi  gli  abitanti. 

liandio  nn  monte  agrario,  convertito  nel 

r antico  peculio  framentario  eh*  erasi  fon- 

isas,  a  presta  cen  le  oerme  generali,  e 

l'etlensioae   dei   terreni  che  yoglionsi 

;  dipende  énW  InUodente,  e  lo  ammini- 

Sindaoo,  e  doe  Depotali,  i  quali  ultimi 

li  dal  Decnrionato  coli*  approvazione  del- 

ite;  e  la  loro  carica  è  biennale. 


GA 


ra,  un  vestigio  di  antica  abitazione,  volgar- 
mente detto  Civita.  Ebbesi  il  villaggio  nel 
corso  di  questo  secolo  degli  accrescimenti, 
per  opera  del  medesimo  Vincenzo,  e  ta 
Chiesa  parrocchiale  riconosce  a  tutelare  S. 
Niccolò  Vescovo.  È  situato  in  un  piano,  e 
stendonsi  le  vie  ad  angoli  retti.  Vi  si  nu- 
merano circa  100  case  e  345  abitanti.  Fera- 
cissimo è  il  territorio,  e  copiosamente  ir- 
rigato. Comprendevasi  nella   Signoria  di 
Randazzo  nel  1408,  sotto  la  clientela  di 
Bartolomeo  Spadafora,  come  da  un  diplo- 
ma di  Martino  altrove  accennato.  L'ebbe 
lungo  tempo  negli  scorsi  secoli  la  famiglia 
Romeo  di  Randazzo ,  sotto  i  di  cui  auspi- 
ci! assegnano  V  origine  dei  villaggio.  Re  ha 
oggimai  il  Barone  un  posto  nel  Parlamento. 
Va  soggetto  ali*  Arcivescovo  di  Messina,  che 
delega  ad  un  Sacerdote  la  cura  delle  ani- 
me (1). 

Cardlaale.  Lat.  CardinaUé.  Sic  Cardi- 
•  nati  (V.  N.j  Casale  nella  regione  di  Noto, 
dato  da  Adelasia  nipote  del  Conte  Ruggiero 
al  Vescovo  di  Cefalù,  colla  Chiesa  di  S.  Lu- 
cia presso  Siracusa,  che  dal  Re  Ruggiero  era 
stata  fondata,  nella  quale  leggiamo  nel  1216 
fabbricato  un  Battisterio.  Reca  il  Pirri  i 
diplomi  della  Contessa,  nelle  Nota  sulla  Chie- 
sa di  Cef.,  nei  qoali  si  ha  parimenti  men- 
zione dei  conceduti  casali  di  Ciropico,  Agu- 
glia,  e  lattila,  nel  medesimo  territorio  di 

(1)  Oggigiorno  è  vn  eomnne  nella  provincia  di  Ca- 
tania ,  diocesi  e  distretto  di  Nicosia  da  cui  dista 
SO  m.,  circondario  di  Gentorbi,  da  cni  dista  7  m,, 
99  da  Catania,  t45  éii  Palermo.  L'aria  4  malefica 
perlocbò  la  gente  non  può  prosperarsi ,  infatti 
yi  si  conUrano  nei  179S  soli  S5t  abitanti,  dimi- 
nuiti sino  al  ISSI  a  t3i,  ed  a  90  nel  fine  del  tS52, 
onde  d  imminente  nn  dissohimento.  Il  territorio  è  di 
9àl  tS99,96S,  cioè  1^939  in  orti  alberati ,  90,093 
in  eotoneti,  195  in  semtnatorii  irrigai,  659  in  se- 
miaatorii  semplici,  63i,696  ia  pascoli,  7  in  olireti 
3,266  in  alberi  misti,  4,716  in  suoli  di  case,  dal 
che  si  vede  essere  nella  maggior  parie  crollate. 
Esporta  principalmente  grano  e  sugo  dì  regoliiia 
che  serve  per  le  tinture  ed  anco  per  farmaco. 

31 


242 


CA 


Siracusa.  Girolamo  Bologna  Yescofo  Sira- 
cusano folle  annessa  questa  Chiesa  nel  1S42 
al  Tesoriere  della  sua  Cattedrale;  ultima- 
mente però  il  Vescovo  di  Cefalb  proccurò 
richiamarla  a  se  insieme  coi  fondi  e  le  con- 
nesse terre,  donde  è  sorta  una  lite  di  cui 
ancora  si  attende  decisione. 

cardiuaie.  Lat.  CardinaKè.  Sic.  Cardi- 
nali (V.  D.)  Fiume  nella  Signoria  di  Nolo, 
che  presso  il  villaggio  di  Bagni  nel  terri- 
torio CannicatUno^  in  Saraceno  AyticaitìnOj 
tutto  mirabilmente  assorbito  svanisce,  ed 
ìndi  sgorga  alla  fonte  di  Pisma  o  Ciane, 
come  di  sopra  notai.  Prende  il  nomo  dal- 
r amplissimo  fondo  Cardinale^  dove  rico- 
nosce sorgente,  che  sin  dal  tempo  del  Re 
Martino  appartenevasi  agli  Arezio.  Nota 
Fazello  le  acque  per  alcuni  acquidocci  a  12 
m.  scavati  nella  rupe  derivate  nei  territo- 
rii  di  Siracusa,  e  rimaner  dìppib  vestigia 
parimenti  di  ponte.  Dicesi  Anco  dair  Are- 
zio,  di  cui  ecco  le  parole  :  Il  fiume  Anco 
non  lungi  dnlla  città  di  Koto,  inaffia  un 
fondo  di  mio  padre  e  della  famiglia  Arezio, 
e  gli  è  nome  Cardinale.  Ed  immantinente 
dove  ne  è  venula  al  fine,  si  assor bisce  in 
una  profonda  valle,  e  del  tulio  scompa- 
risce per  lo  spazio  di  11  m.,  e  riappa- 
filo  nel  territorio  di  Siracusa,  vicino  lo 
Anapo,  emerge  di  nuovo  non  lungi  dallo 
stesso  fonte  Ciane  da  lago  di  immensa 
profondità. 

Cariddl.  Lat.  Charybdis.  Sic  Cariddi 
(V.  D.)  E  il  mar  procelloso  sotto  una  tor- 
re di  ispezione,  o  faro,  volgarmente  Lan- 
terna, di  cui  diremo  in  copia  parlando  del- 
lo stretto  di  Sicilia  o  faro  di  Messina , 
dove  narreremo  la  flaba  di  Cariddi. 

Carini.  Lat.  Carinis.  Sic.  Carini  (V.M.) 
Città,  un  tempo  la  celebre  Iccara,  o  se  cre- 
diamo ad  Arezio  Cetaria;  occupa  un  colle 
amenissimo,  piantalo  a  giardini,  ad  olive- 
ti,  a  vigneti,  non  lungi  dalla  spiaggia  aqui- 
lonare, a  18  m.  dalla  Metropoli  Palermo, 
nel  di  cui  territorio  si  comprende,  appresso 


CA 

Capaci.  Ne  è  incerta  T  origlile, 

mente  il  ristauro,  poiché  sorsa 

promontorio  dove  oggigiorno  I 

Carini.  Prima  poi  dei  Saraceni 

no  stabilita  nel  luogo  dove  ora  ^ 

Chiesa  di  S.  Niccolò  con  avana 

città  distante  un  m.  dall* attuale 

il  nome  di  Carini,  era  decorai 

dra  vescovile,  e  per  teslimonu 

Diacono  dicesi  distrutta  dai  Sar 

volla  inlera  il  Conte  Ruggiero,  4 

dai  barbari  stessi  restituita;  poid 

do  la  parrocchia  di  Hazzara,  b 

di  Carini,  di  cui  dice  il  terrilo 

nante  al  palermitano.  Una  rocca  ì 

pe  oggi  è  rivolta  ad  Aquilone, 

spaziose  sale  ad  albergare  i  B 

esterne  fortificazioni,  che  il  Pii 

ad  opera  di  Manfredi  di  Chiarai 

cui  mostravasi  lo  stemma.  Ha  ne 

Carinesi^  e  contraddicono,  nessun 

manere  onde  quei  possa  dirsi 

della  Rocca.  Nola  il  medesimo  aul 

un  tempo  la  Chiesa  principale  a 

liano,  dal  1450,  ed  essere  a  qi 

ceduta  quella  del  Mari.  S.  Vito 

sopra  la  porta  era  notalo  Tanno 

trasforili    i    drilli    parrocchiali  a 

elegantissimo  di  S.  Maria  delFAs 

In  promoversi  però  di  questi  edi 

piti  nella  metà  dello  scorso  secolo, 

i  cilladini  nella  Chiesa  di  S.  YH 

nel  piìi  decente  luogo,  essersi  e< 

sacri  misteri,  e  sostengono,  in  t( 

scorsi   questa  slessa   dell*  Assunti 

stata  solamente  parrocchiale.  Sor 

il  centro  della  città,  e  ne  viene  ì 

sotto  titolo  di  Arciprete^  che  ogi 

col  soggetto  Clero  ne  intende  ai  ( 

fieli.    Dove    non    lungi    elevasi 

s'incontra  un'ampia  piazza  da  mer 

è  accanto  il  Convento  di  S.  Maria 

sarìo  dei  frati  Predicatori,  fondato  t 

a  spese  di  Mariano  Vechio  uomo 

Simo  e  dotto;  circa  il  qoal  tempo  ti 


243 


dirimenti  io  luogo  più  basso, 
ìncenzo  de  Grua  Talamanca 
n?ento  dei  Carmelilani.  Fu 
ituali  dal  1612  la  Chiesa  di 
albergavano  i  Riformati  del 
ito ,  ma  che  ora  non  sono 
onio  Lamancusa.  Erano  in 

Osservanti  nella  Chiesa  di 
alena  presso  il  luogo  Belve- 
nilà;  emigrarono  quindi  nel 
a  Chiesa  di  S.  Lorenzo,  che 
ilevato  giogo.  Questo  diede 
mte  Rodolfo  Bonello  al  Ve- 
iOì  r  occuparono  i  frati  della 
esti  abbandonatala,  gli  Os- 
ai Cappuccini  nel  1603  Fa- 
tta  pianura   fuori   la   citlà, 

Cesare  ed  Agata  Bosco , 
ippella  nobile  il  Convento. 
3ir  Ordine  di  S.  Domenico 
1  tempo  un  monastero,  non 
,  sotto  titolo  di  S.  Mercu- 
latolo  per  respirare  un'aria 
a  novello  ne  abitarono  nel 

somministrando  la  somma 
nzo-  L*Ospcdale  di  S.  Spi- 
finalmente,  chiude  la  serie 
acri.  L' elegante  palazzo 
diGzii  di  gentiluomini,  ac- 
uto alla  città,  che  compren- 
ricche  famiglie,  dalle  quali 
pe  r  annual  Magistrato  con 

nprende  nei  confini  della 
mo,  e  vien  computala  nella 
re  di  Morreale,  ma  soldati 
cura  di  custodire  la  spiag- 
li si  appartiene.  Si  ha  un 
torio^  da  cui  si  ricavano  i 

cui  perciò  fanno  gran  ri- 
ani.  Era  piantato  un  tempo 
rchè  acquoso,  e  sommini- 
tiero  in  non  poca  copia;  ma 
la  r  aria  agli  abitanti,  poco 

da  pochi  anni  in  qua  co- 


I 


CA 


testa  produzione.  Vien  celebrato  nel  mede- 
simo territorio  il  fonte  Poliseno  le  di  coi 
acque  sono  dotate  della  facoltà  di  purga- 
re; il  pozzo  parimenti  nel  vertice  del  S. 
Hocco  si  ha  delle  vene  del  saper  del  lat- 
te, celebri  perchè  vi  si  vedono  galleggiare 
sostanze  oleose.  Fu  il  censo  del  secolo  xvi 
di  460  case  3343  abitanti,  quel  del  se- 
guente di  1014  case  4134  cittadini;  nel  1713 
conlaronsi  poi  1183  case,  3826  abitanti,  che 
4376  ultimamente.  La  lat.  è  di  38M5*,  di 
poco  più  di  37^  la  long.  Vanta  Matteo  Or- 
lando maestro  in  S.  T.  dell'ordine  dei  Car- 
melitani, di  cui  dopo  sostenne  le  cariche 
tutte,  segnato  per  12  anni  Generale,  ma 
scorsine  8  appena,  assunto  in  Sicilia  alla  cat- 
tedra di  Cefulù:  fiorì  per  ingegno,  costumi^ 
prudenza  ed  altre  virtù,  per  lo  che  fu  ac- 
cettissimo ai  Papi,  ed  a  Signori  secolari. 
Adornò,  accrebbe  il  patrio  convento,  cui  isti- 
tuì suo  erede  morendo  nel  1693.  Fu  an- 
che illustre  Giambattista  Pagano,  del  3®  or- 
dine di  S.  Francesco,  prestantissimo  nelle 
amene  lettere  e  nelle  solide  scienze;  filosofo, 
e  principalmente  ingegnosissimo  matema- 
tico: entrambi  registra  il  Mongitore  nella 
sua  Biblioteca,  Vengono  mentovati  dagli 
Agiografi  i  Vescovi  di  Carini,  dei  quali  du- 
bitasi se  debbansi  attribuire  alla  nostra  Si- 
cola  Carini,  od  air  altra  del  medesimo  no- 
me in  Calabria.  Scrisse  S.  Gregorio  al  Ve- 
scovo di  Reggio,  si  incorporasse  Canni 
mancata  di  pastore ,  per  esser  deserto  il 
luogo.  A  che  proposito  ciò  se  fosse  la  Carini 
di  Sicilia?  Il  medesimo  Pontefice  impone 
poi  a  Barbaro  Vescovo  di  Carini  la  visita 
della  Chiesa  di  Palermo ,  vacante  per  la 
morte  di  Vittore,  e  presenta  la  vicinanza 
del  luogo,  talché  creder  dovremmo,  aver 
Barbaro  alla  nostra  Carini  presieduto.  Ve- 
desi  dunque  riposta  in  contradittorio  la 
cosa.  Resta  a  parlar  dei  Baroni. 

Tenne  Carini  sotto  i  Normanni  Rodolfo 
Bonella  dei  Conti  della  Puglia  nobilissimo, 
che  come  vedemmo  diede  la  Chiesa  di  S«. 


244 


CA 


Lorenzo  nel  1114  al  Vescovo  di  Patti.  Succes*^ 
9egli  Matteo  BoneUo,  celebre  negli  annali  di 
Sicilia  per  Tuccisione  del  Cancelliere  Majone 
ai  tempi  di  Guglielmo  I.  Palmeti  Abate 
Signore  di  Carini  fu  di  grande  aiuto  a 
Giovanni  di  Procida  e  compagni  in  discac- 
ciare i  Francesi;  e  sino  a  morte,  espresse 
sua  fedeltà  ai  Re  Aragonesi,  poiché  si  mori 
nel  i  300  per  ferite  toccale  in  battaglia  na- 
vale. Succedettegli  Niccola,  poiché  nel  censo 
di  Federico  II  teneva  in  suo  potere  le  roc- 
che ed  i  casali  di  Cefalà,  Asinelio,  Carmoraci, 
Ciminna,  Cabiscudi,  Inico,  e  Tirarini,  che 
eomprendcsi  nella  Signoria  di  Carini;  ven- 
dette nel  1330  il  castello  di  Cefalà  a  Gio- 
vanni di  Chiaramente.  Sottentrò  dopo  lui 
il  figliuolo  Errico y  da  cui  Riccardo^  che 
per  fellonìa  da  Martino  vien  privato  dai 
beni,  la  di  cui  figliuola  AUegranza  tuttavia, 
maritata  a  Matteo  di  Moncada,  ottenne  per 
beneficio  del  Principe  la  città  di  Carini. 
Ma  felloni  anche  i  Moncada,  vien  donato 
nel  1396  Antonio  Bosco  delle  Signorie  di 
Carini  e  di  Cefalb;  né  lungo  tempo  passò 
Carini  nel  1303  ad  Ubertino  de  Grua  Ra- 
zionale del  Re,  la  di  cui  figlia  Aleria  venne 
presa  in  moglie  da  Giliberto  Talamanca^ 
che  anche  consegui  la  città,  con  patto  però 
che  dovesse  egli  coi  suoi  successori  as- 
sumere il  cognome  e  le  armi  di  Grua.  Ne 
nacque  Ubertino  marito  poi  a  Diana  Casta- 
gna, donde  Giliberto  u  e  Giovanni;  da 
quello  e  Margherita  Ventimiglia  nacque  una 
sola  figliuola,  onde,  per  dritto  de*  Francesi, 
l^te(ro  figliuolo  di  Giovanni  ottenne  il  pos- 
sedimento nel  1478 ,  il  di  cui  erede  Gio- 
van  Vincenzo  generò  Pietro  u  con  Ilaria 
Aiutami  Cristo;  toccò  a  questo  in  consorte 
Maria  Tocco  e  Manriques  (leggiamo  altrove 
Eleonora)  donna  di  regio  sangue,  donde 
\incenzo,  da  cui  Cesare  marito  ad  Angela 
dei  Bosco,  che  gli  partorì  Vtncenj:o  //,  che 
per  privilegio  di  Filippo  IV  del  1622,  Prin- 
cipe di  Carini,  quattro  volte  fiori  Pretore 
di  Palermo,  più  fiate  ascritto  trai  12  Pari 


CA 


del  Regno,  ed  ebberi  da  Tineeiin  de  Coati 
il  figliuolo  Ce$are,  nonùDato  Duca  di  Vii- 
lareale  nel  1670;  fu  anche  tre  volte  Pr^ 
toro  nella  Patria,  de*  12  Pari  del  ResM, 
e  di  altre  earicbe  insignito;  prese  in  pio- 
glie  in  prima  Anna  Crìsafl,  dalla  quale  A- 
besi  Vincenzo  perduto  aul  fior  degU  avi; 
venne  in  seconde  noue  eoa  Laurea  leDa- 
cera ,  e  perdette  in  vecchi^a  la  luce  nel 
1682.  Venne  dopo  lui  sostituito  Vinceiito, 
nato  da  Antonino  altro  figliuolo  di  Cesare, 
che  anch*egli  lungo  tempo  visse  di  vani 
onori  iUustre,  dal  Gabinetto  di  Tillorie 
Duca  di  Savoja,  dei  12  Pari  del  Regiet 
due  volte  Pretore  di  Palermo,  valse  di 
molto  per  prudenza  ed  autorità.  Contraili 
duplice  matrimonio  con  Giovanna  Oaelo, 
ed  Ippolita  Sanfilippo  Duchessa  di  Grotte, 
ebbesi  dalla  seconda  Antonio,  Principe  di 
Carini,  Duca  di  Grotte  per  dritto  della  ■•* 
dre,  e  pel  matrimonio  con  Maria  BeUaeen 
Marchese  di  Ragalmico,  e  di  altre  sigaani 
decorato:  esercitò  tre  volte  in  patria  la  h^ 
tura  con  lode  non  volgare,  dei  12  Pari  M 
Regno,  dal  Gabinetto  del  Re,  ed  laqafllv 
del  malfatto;  occupa  il  xvii  posto  trai  tnt 
cipi,  e  vive  padre  a  Vincenzo  Duca  di  TI' 
lareale  unito  in  matrimonio  a  Lucrezia  Km* 
ciforli  dei  Principi  di  Butera ,  dai  quali  i 
prole.  Deriva  si  da  questa  serie  di  BaMi 
per  nulla  avere  avuto  i  Chiaramoataai  il 
clientela  Carini,  ed  esserne  stati  legillisi 
Signori.  Lo  stemma  che  dicesi  volgaroMiii 
alla  rocca  impresso,  affermano  i  CarìMi 
non  avere  in  luogo  alcuno  veduto.  Del  rdH 
chi  negar  potrebbe  aversela  forse  usorpiii 
i  Chiaramontani,  mentre  ogni  cosa  a  ina 
piacimento  in  Sicilia  esercitavano  (I). 


(1)  Oggigiorno  Carìui  è  un  Mpo*liiofo  éi 
dArio,  elefalofì  nel  lSt7,  in  profincia  • 
dì  Palermo,  da  cui  dista  t7  m.,  eoo  Bolla  dalTi^ 
no  1844  smembrato  dalla  diocesi  di  ìlanafa^ii 
aggregato  a  qaella  di  Morreale.  Per  religìesaii* 
sinoaxione  dell' Arciprete  Sac  D.  Carlo 
legò  la  maggior  parie  dei  avo  petrìaoMe  H 


i 


Uà 


245 


CA 

Pini  (Varo  di).  Lat.  CarifiU  Wuruè. 
(uni  di  Carini  (¥•  M.)  Sono  i  ruderi 
oUca  Iccara,  di  coi  diremo  a  suo  luo- 

to  D.  Giuseppe  Pecoraro  nel  1783 ,  per  la 

ODO  di  un  Collegio  sotto  titolo  di  Maria 

rata,   il    di    eoi  istituto   ha  per  oggetto 

laoaa  e  ristmxione  delle  ragatze  del  paese. 

lamo  Poeoraro  fratello  del  fondatore  D,  Lai- 

anoya  GoYoroatore  del  Principe  di  Carini, 

.  SaUadore  Caccamo  degli  Eremiti  Agosti- 

!orono  gli  esecatori,  e  portarono  a  compi- 

quell'opera,  che  eoli* assegoaxione  di  onze 

sali,  fatta  dalla  comune  ed  altri  assegnati 

ha  una  rendita  di  onze  361  annuali. 

ìli  fu  fondata  una  pubblica  Biblioteca,  per 

1  Parroeo  Arciprete  D.  Domenico  SchiaYO, 

ocale  della  Madrice  Chiesa,  aumentata  nel 

1  Parroco  Arciprete  D.  Calogero  Goastella 

nel   1837  dal  suo  successore  D.    Liborio 

Fanne  inoltre  fondato  nel  1824  un  Liceo 

i  a  peso  della  Comune  »  e  ohe  si  ha  dal- 

eol  metodo  di  Lancaster,  sino  alla  reltorica. 

degli  uomini   illustri   di   cui   Amico   fa 

le  meritano  ricordanza:  Matteo  Dibella  e 

Boa  socii  amendue  dell*  accademia  degli 

li  Palermo,  e  dei  quali  trofansi  alcuni 

imenti  poetici  nella  raccolta  del  Rodi,  ed 

I  dei  pastori  Ereini:  Andrea  Gallina  eSchia- 

ite  medico  che  fiori  in  Palermo  circa  la 

l  seeob  scorso;  lesse  con  molto  plauso  nella 

dtmia  Palermitana  un  discorso  sul  carattere 

m  medicina  •  dei  yeri  medici,  poi  pub- 

Laigi  Sarmento  morto  nel  1775  :  il  yillano 

ambino  nato  nel   1731  e  morto  nel  1803 

li  ferie  siciliane  poesie  doTO  ammirasi  lo 

«  dì  nn  genio  autore,  conserTste  nella  pub- 

Uioteca  di  Carini:  Suoro  Rosaria  Caterina 

»  fiori  nel  monastero  di  S.  Vincenzo,  e  fu  di 

■pio  per  la  sua  vita  religiosa  •  penitente, 

MI  lama  di  santità  nel  1716;   il   mona- 

»  ieriisa  la  fila  pubblicata  in  Palermo 

« 

^ntaya  k  popolazione  nel  1798  a  7000,  ac- 
ad  8684  nel  1831,  ed  a  9880  nel  fine  del 
ìonéo  ì  quadri  statistici;  per  notizie  par- 
i  erede  attoalmente  di  10495. 
MI  il  territorio  in  sai.  4489,090,  e  diyi- 
colture,  61,877  in  giardini,  3,100  in  cau- 
sai in  seminatorii  irrigui,  1090,974  in  se- 
semplici, 1445,355  in   pascoli,   658,830 
,  140,515  in  vigneti  alberati,  164,456  in 
UDpUeiy  675,969  in  lommacchetj,  53,395 


CA 


go,  al  capo  dell*  Orsa,  eh* è  ad  Occidente 
del  seno  di  Carini.  Sorge  quivi  una  torre  a 
eustodìa  della  spiaggia. 

Carientiml.  Lai.  Carleoniimm.  Sic. 
Carlintini  (V.  N.)  Cillà  sotto  regìa  potesti, 
appartenentesi  alla  diocesi  di  Siracusa; 
siede  sopra  un  colle  che  sovrasta  da  Greco 
air  antichissima  città  di  Lentini,  ed  il  fon^- 
datore  Giovanni  Vega  Viceré  di  Sicilia  nel 
1531  imposele  un  tal  nome  dall*  Imperator 
Carlo  V.  Il  colle  appellato  dalla  Meta,  a 
nessun  altro  non  sottostando,  estendesi  per 
ampia  ed  adeguata  pianura  non  mancante 
di  acqua,  appena  china  a  Maestro,  guarda 
tutte  le  parti  del  cielo;  la  città  poi  mu- 
nita di  mura  dai  medesimo  Vega  a  pre- 
stare un  asilo  sicuro  ai  popoli  d*  intorno 
contro  le  incursioni  dei  nemici  e  dei  Turchi, 
ò  insigne  per  Y  ampiezza,  e  gode  di  tanta 
salubrità  d' aria,  che  sembra  stabilito  a  prov- 
vedere alla  sanità  dei  Leontini,  i  quaU  tut- 
tavia anteponendo  per  la  maggior  parte  le 
antiche  stanze,  negarono  abbandonare  il 
terreno  dei  loro  padri.  La  prima  e  più  de- 
gna Chiesa  di  Carlentini  dedicata  alla  Ver- 
gine senza  ombra  di  colpa  concepita,  quasi 
occupa  il  mezzo,  e  levasi  tra  gli  altri  edi- 
fizli  per  r  altezza  della  mole,  e  presentasi 
parimenti  agli  occhi  da  lontano;  minata  per 
un  tremuoto  nel  1693,  sorse  di  nuovo  in 
non  volgare  magnificenza;  riconosconla  ma- 
dre cinque  Chiese  minori.  I  Conventtiali  di 

in  ficheti  d'India,  84,986  in  frassineti,  47,399  in 
carrubbeti,  0,373  in  suoli  di  case.  Il  maggior  com- 
mercio di  esportazione  che  vi  si  faccia,  si  versa 
in  vino,  olio,  sommacco,  ed  in  manna  di  ottima 
qualità.  A  detta  del  D.'  Riolo  sgorga  un'acqua 
solfurea  nel  fondo  della  Carrubella,  di  una  fa- 
coltà diuretica  e  purgante;  nel  convento  poi  dei 
Francescani  havvi  un  poizo  la  di  cui  acqua  sapo- 
ritissima è  sublattea.  Sono  degni  di  considerazione 
gli  antichi  sepolcri  a  3  m.  dal  paese  nella  pianura 
della  Foresta,  incavati  in  modo  singolare  ed  arti- 
fiziosamente  nel  vivo  tufo,  dei  quali  potrà  vedersi 
la  descrizione  in  un  articolo  scritto  nel  giornale 
della  Lira  1854  a  febbraio,  anno  8,*  n.*  7. 


246 


GA 


S.  Francesco  ?i  ayeYano  un  tempo  an  con- 
Tento  fondato  Terso  il  IS62 ,  ma  l' abban- 
donarono e  vennero  nel  medesimo  posto 
sabrogati  i  Riformati  del  medesimo  istituto 
dal  1620.  Dice  anche  introdotU  il  Pirri  i 
Carmelitani  verso  il  xix  anno  del  medesi- 
mo secolo,  e  dopo  20  anni  i  firati  Predica- 
tori, do*  quali  or  non  sono  piii  i  conventi. 
I  monaci  Cisterciensi  abbandonato  Tantichis- 
simo  loro  Convento  di  S.  Maria  di  Roccadia 
in  umile  sito  fabbricato  dai  Re  di  Sicilia, 
per  r intemperie  dell'aria,  e  per  esser 
quello  in  gran  parte  ruinato  pel  trerouoto 
nel  1693  stabili  ronsi  nella  spiaggia  setten- 
trionale di  Carlentini.  Godono  i  cittadini  di 
assoluta  esenzione  da  balzelli,  quelli  tut- 
tavia eccettuati  che  si  appartengono  alla 
custodia  deirisola.  Ilannosi  a  Patrona  prin- 
cipale S.  Lucia  Verg.  e  Mart.,  e  godono  di 
fertile  ma  angusto  territorio  ;  formano  il 
civile  Magistrato  della  città  4  Decurioni, 
il  Punitore  del  malfatto  con  dritto  di  armi, 
il  Sindaco,  ed  i  Giudici  giureconsulti,  che 
tuttavia  non  tiene  posto  nel  pubblico  Par- 
lamento. La  città  dicesi  Imperiale;  mostra 
nello  stemma  un  leone  decorato  di  corona 
in  campo  azzurro;  esento  dal  peso  della 
milìzia  provinciale,  non  va  soggetta  ad  al- 
cuna comarca,  contiene  finalmente  dal  cen- 
so sotto  i  Savojardi  900  case,  3331  abi- 
tanti, che  ultimamente  3176.  Nello  scorso 
secolo  dal  Pirri  1210  case  5412  abitanti, 
il  quale  numero  è  certamente  minore  noi 
regii  libri;  poiché  nel  censo  del  1652  con- 
tansi  721  case  2787  abitanti.  Era  un  tempo 
una  tavola  di  marmo  sulla  porta  occidentale, 
con  questo  distico: 

Carolas  Aoslritcus  Qainlos  hic  condidìt  Urbem 
El  celsam  fecit  samplibos  ipte  sais. 

Vedonsi  nel  medesimo  centro  della  città 
vestigia  di  rocca,  che  peri  dal  tremuoto  del 
secolo  già  scorso.  Nel  1626  per  istrettezza 
deir  Erario  Regio  si  vendette  Carlentini 
con  altre  terre  a  Placido  Nìccola  Branci- 
forti  Principe  di  Leonforte  ,  ma  dopo  due 


CA 


anni  venne  richiamata  a!  Regio  Aemmita 
ed  alle  primiere  libertà  (I). 

Carlo  (••)  Lat.  S.  Coroku.  Sic.  S.  Cam 
(V.  M.)  Villaggetto ,  altrimenti  ZafM^  co- 
struito verso  il  1620,  e  poi  onorato  del 
titolo  di  Contado ,  ndla  comarca  di  Cor- 
leone  e  la  diocesi  di  Girgenli  :  siede  sopra 
umile  collina  ad  austro ,  sotto  Chiosa  • 
Giuliana,  a  destra  del  fiume  Isburo.  Costala 
ai  tempi  del  Pirri  di  28  case  106  abitaDti, 
ed  oggi  di  35  case  e  136  abitanti.  L' unica 
Chiesa  parrocchiale  è  dedicata  al  Santa 
dello  stesso  nome.  Le  acque  sgorganti  pw 
varie  vene  rendono  fecondo  il  prato,  /da 
Lercari  Cavalier  Genovese,  che  sen  veane 
il  primo  in  Sicilia  nello  scorcio  dd  se- 
colo XVI,  a  trattar  patrii  negoaii,  difeaif 
marito  a  Girolaroa  Piatamene^  congregi 
gente  e  venne  nominato  Conte;  maritò  roaici 
figlia  Ippolita  a  Lancelloito  Ca$ieUo  9tìth 


(1)  É  attualmente  on  comone  in  proTiacift  i 
Noto,  distretto  e  diocesi  di  Siracaia,  da  c«i  dirti 
9  miglia  rotabili  IS  non  rotabili,  circoadaiii  i 
Lenlini ,  da  coi  no  miglio  non  rotabile ,  it  Mi 
rotabili  da  Noto ,  29  rotabili  91  non  rotabili  à 
Palermo,  10  non  rotabili  dal  mare  Ionio,  il  fd 
ponto  doYe  dicesi  particolarmente  di  Agofla.  Il 
sua  vera  posixione  è  sulla  pianura  di  no  erto  an- 
te, vi  si  gode  di  un'  aria  lalobre,  di  fonte  ■•  è 
Tacque  ed  abbondante  ma  mediocre,  percbé 
risce  da  punti  che  contengono  delle  materie  i 
Accadendo  in  ogni  anno  la  festi? ita  di  S.  Matteeifi'  . 
stolo,  cioè  a  19  settembre,  apreai  in  Garlenliain  "i 
copioso  mercato  per  bestiame,  tesanti  ed  altra  utrik  J 
della  durala  di  10  giorni,  ed  istituito  eoa  diifi^  J 
ciò  del  18  aprile  1559.  NoUsi  ne/rniftine  MI»  | 
A  Ifabetico  dei  comuni  d$lla  prwnt^eia  di  JVela,  im 
varie  notizie  itatisticke,  non  averti  Cirlialiii 
territorio  proprio;  pur  tutta  Tolta  nella  KotiMkmf' 
nomieO'Statittiche  ora  ricavate  iui  eata$iiéi  ; 
deU*  eruditissimo  sìg.  Marchese  Di  ViacaaM 
tillaro,  di  quel  laforo  notai  sol  fMtnctpia 
mi  nelle  mie  notiiie  catat tali ,  ritrovo  mrmé  I 
piccolissimo  territorio  sai.  5.916,  cioè  0,111  li 
giardini ,  0,890  in  seminatorii  alberati ,  ••§14  ii 
seminatorii  semplici,  S  in  pascoli,  O.tsa  i 
d*  Indiai  0,304  in  suoli  di  case.  Ne  bmmU 
giorno  la  popolaiiona  a  4589  abitanti. 


i 


247 


GA 

Casfroserrato.  Nacqae  da  qaesli 

0  il  di  cui  figlio  LancelMio  Fer- 
>  succedette  ali* avolo;  poiché  que- 
nori  prima  dei  genitori.  Prese  in 
Margherita  Colonna  y  e  mori  vec- 
iza  prole.  Successegli  perciò  GiO" 
Lancia  sorella  di  Melchiorre  e  fi- 
di Giuseppe  Lancia  Duca  di  Ca- 
dalla  quale  ed  Ignazio  Lancia  nac- 
ueppe^  oggigiorno  Signore  di  S. 
i  Principe  di  Trabìa:  poiché  Anto- 
guano  ottenne  il  titolo  di  Conte, 
a  medesima  regione  stette  T  antica 
della  quale  a  suo  luogo  diremo  (1). 
iBla  (V.  D.)  Paese  della  diocesi  di 

e  la  comarca  di  Mistretta ,  sul 
i  un  colle  Terso  Greco;  poiché  da 
ne  sta  sopra  il  vertice  d*un  altro 
li  ha  un* antichissima  rocca,  di  cui 
ione  nel  diploma  di  Carlo  d*Angìò, 
de  enumera  i  soldati  custodi  dei 
di  Sicilia  nel  1172:  il  Castello  di 

1  èi  custodisce  da  un  castellano 
oe  quattro  «erttdort:  questa  rocca 
ca  si  presenta  a  coloro  che  viaggiano 
a  spiaggia,  e  quasi  intera  si  con- 
el  fianco  settentrionale  della  città. 
Oriente  ne  sotlosià  la  Chiesa  prin- 
di  S.  Maria  deiritria,  affidata  ad  un 
Ite ,  cui  stan  soggette  altre  quattro 

oggigiorno  on  coinaoe  in  provincia  di 

di  coi  dista  55  miglia,  dislreUo  di  Cor- 

I  cni  dista  16  m.,  circoodario  di  Chiosa 

bla  4  m.,  diocesi  di  Morreale.  La  parroc- 

lìeata  a  S.  Carlo,  da  cni  prende  il  nome 

ara,  è  decorata,  siccome  porta  il  Sacco  nel 

Miorio,  di  ona  confraterniti  laicale.  Con- 

1798  ona  popolaxione  di  190  abitanti,  di 

'anno  1831,  e  finalmente  di  nnoYO  erasi 

na  191  nel  fine  del  185S.  Il  sno  territo* 

•aL  281,119 «  piantatene  cioè,   0,840  in 

0,090  in  canneti^  35,063  in  seminatorii 

184,448  io  seminatorii  semplici,  35,549 

li,  8«766  in  olifeti,  9,815  in  vigneti  al- 

,131  in  vigneti  semplici,  0,936  in  ficheti 

0,055  in  snoli  di   case.  Il  primario  snp 

;io  di  etportaxione  conabte  in  biade. 


GA 


Chiese  minori.  Ma  il  tempio  Abaziale  di 
S.  Pancrazio  é  sommesso  ad  un  proprio 
Rettore,  che  il  Re  fa  istituire  dal  TescofO 
Diocesano.  Uh  tempo  era  dell*  ordine  di 
S.  Basilio  il  convento  dei  frati  di  Monte 
Carmelo,  fondato  dal  Conte  Ruggiero,  che 
piccolissimo  sorgeva  nella  città,  ed  era  in- 
teramente distrutto:  aulico  é  il  convento 
dei  Blinori  fabbricato  nel  1579  sotto  il 
titolo  di  S.  Francesco,  e  che  lungo  tempo 
fu  soUo  gli  auspicii  della  Vergine  Assunta. 
Costa  il  paese  di  208  case  di  1226  abi- 
tanti, ma  nel  1713  erano  gli  abitanti  624, 
mentre  nel  1652  in  170  case  ne  dimora- 
vano 409.  Venerano  por  patrono  S.  Roc- 
co. 11  Clero  é  soggetto  al  Vicario  dell* Arci- 
vescovo; il  Magistrato  civile  é  segnato  dal 
Principe. 

Sebbene  sia  incerta  1*  origine  precisa  di 
Caronia ,  pure  non  sorpassa  1*  epoca  dei 
Saraceni;  se  ne  fa  menzione  nel  diploma 
di  fiicLOlò  Arcivescovo  di  Messina  nel  1178, 
in  cui  assegna  alcune  Chiese  della  sua  dio- 
cesi a  Timoteo  Abate  di  Maniaco  dell'Or- 
dine di  S.  Benedetto:  concediamo  ancora 
in  Caronia  la  Chiesa  di  S.  Niccolò  e  di 
S.  Maria  lungo  il  mare.  Giusta  Pirri  Fran- 
cesco Ventimiglia  nel  1296,  Ind.  v,  ottenne 
da  Federico  11,  Caronia.  Tuttavia  non  tro- 
vasi nel  Diploma  dello  stesso  Federico; 
ed  occorre  nel  1330  Signore  di  Caronia 
Matteo  Palici  celebre  nelle  storie.  Barone 
ancora  di  Tripi^  Saponara  e  dello  stesso 
bosco  di  Caronia  y  Vicario  del  Regno  di 
Sicilia,  il  quale  dietro  varia  sua  fortuna,  fu 
ucciso  dal  furibondo  popolo  di  Messina,  e 
cessò  di  eccitar  turbolenze  neirisola.  Indi 
ritrovo  soggetta  la  città  a  Blasco  cTAto- 
^ona;  finalmente  nel  1408  era  nel  dominio  di 
Errico  Rosso  Conte  di  Colesano,  da  cui  ven- 
ne insieme  con  Colesano  ai  Cardona  e  Hon- 
tecatino  e  da  costoro  1*  ebbe  Ettore  Pigna- 
telliy  iA]^erciocché  dicesi  nel  censo  del 
159S,  che  gli  eredi  di  costui  possedessero 
Caronia,  ed  oggi  anzi  si  appartiene  loro  la 


248 


GA 


città.  Rei  Parlamento  Ti  hanno  im  foto,  e 
godono  del  dritto  di  armi.  Nella  sua  ame- 
nissima  spiaggia  notai,  nn  giorno  esser  sor* 
tia  Calatta.  Il  territorio  abbonda  di  pascoli, 
onde  nutre  gran  quantità  di  pecore  e  di 
bOYi.  Le  sue  colline  sono  ingombre  di 
boschi,  di  sehe  e  di  spineti,  n  fiume  che 
ha  il  nome  della  città,  che  sgorga  sotto 
le  colline  del  territorio  di  Mele  e  di  S.  Pie- 
tro, mette  foce  nel  Tirreno,  tra  quelle  di 
SerraYalle  e  di  Furiano.  Che  sia  il  fiume 
Aleso  non  costa.  È  sita  in  38"^  10*,  di  lon- 
gitudine, SS""  di  latitudine  (1). 

c^roniA  (Bosco  di).  Lat.  Caraniae 
nemus.  Sic.  Voscu  di  Carunia  (V.  D.)  Va- 
stissimo denso  ed  orrido,  albergato  da  cin- 
ghiali e  da  fiere,  piacevole  ai  cacciatori. 
Manda  gran  quantità  di  carbone  in  Palermo. 
Nel  1408  era  di  AtUonio  Yeniimiglia,  come 
si  rileva  dal  censo  del  Re  Martino,  sebbene 
la  città  si  apparteneva  ai  Russo.  Oggi  è 
soggetta  ai  Pignatelli,  arreca  molto  lucro 
ai  terrazzani,  i  quali  sono  principalmente 
addetti  a  carbonizzare. 

Caropepe.  Lat.  Caropipis.  Sic.  Carra- 
pipi  (V.  n.)  Fondo  un  tempo,  volgarmente 

(1)  É  an  cornane  ìa  provincia  di  MessÌDa,  di- 
ftrelto  dì  Miilretta,  da  cui  dista  t5  m.,  diocesi  di 
Patti,  circondario  S.  Stefano  di  Camaslra^  da  cui 
dista  6  miglia,  96  m.  da  Messina,  54  da  Palermo.  Il 
ano  territorio  si  comprende  in  sai.  12393,063  delle 
quali  difidendo  in  colture,  6,391  in  giardini,  1,S43 
in  orti  alberati,  1,464  in  orli  semplici,  0,504  in  can- 
neti, 11,359  in  seminalorii  alberati,  4279,  070  in 
feminaiorii  semplici  4702,410  in  pascoli,  94,640  in 
oliveli  37,597  in  vigneti  alberati,  91,184  in  vigneti 
semplici,  0,896  in  flcheti  d' India,  0,059  in  suoli 
di  case,  3165,462  in  boscate,  che  per  la  gran  co- 
pia di  legna  da  carbone  che  danno,  formano  il 
genere  principale  del  suo  commercio  in  esporta- 
xione.  Per  1*  amenità  e  T  ampiezza  dei  pascoli  le 
greggie  e  gli  armenti  sommamente  vi  prosperano, 
onde  vi  si  manipola  un  saporito  formaggio.  Esporta 
anche  grano,  vino,  olio,  orzo.  L*aria  però  non 
corrisponde,  poiché  è  malsana.  Contavansi  in  Ca- 
ronia  nel  1798  circa  1691  abitanti,  aumentati  nel 
1831  a  1783,  e  finalmente  nello  scorcio  dell'anno 
18S3  a  2352. 


CA 


feudo,  che  circa  il  1320  apparlenen^ 
agli  eredi  di  N.  Fenirij  coi  pagaia  200 
seuiaU,  indi  se  l'ebbe  TommMo  Criipf, 
da  cui  compresselo  Viiale  Yatguarneréj 
come  si  scorge  per  diploma  del  Re  ■l^ 
tino  dato  in  Catania  nel  I4M.  Lo  stesso  do- 
po quattro  anni,  nel  censo  del  medesiflio 
Re,  giurò  per  la  città  d*Assaro  e  pei  feodi 
di  Rosmarino  e  Carapepe.  Rei  1553  6bh 
vanni  erede  di  Viiale  ti  faMirlcò  mi  fil- 
laggetto,  e  chiamoUo  Valgaamera  dalla  sua 
famiglia.  T.  Valguamera. 

enarrai»».  Lat.  Cara/m».  Sic  Garrabi 
(V.  M.)  Fiume  dagli  antichi  detto  AH  ed 
anche  AHUj  creduti 'r/a&uro  dalUceioioe 
Ferrario.  Sgorga  sotto  Galtabellotta  tem 
ponente;  e  nel  corso  accoglie  Fonata  ai- 
sia  il  fiume  di  S.  Giovanni,  che  ha  origiiè 
presso  Sambuca.  Più  sotto  è  accresdote  éà 
Cannatene,  di  cui  parlammo,  e  da  altre  |tt 
basse  sorgenti,  e  copioso  sbocca  nel  mm, 
a  5  m.  da  Sciacca:  Camaho  appeDasil 
territorio  di  S.  Bartolomeo,  dove  li  0 
giorno  nn  casale  di  cni  parlai. 

Carrabo.  Lat.  Atyè,  Sic.  Carraha(T.l) 
Fiume  dagli  antichi  Ati^  da  Tolomeo  (li- 
sta Cluvcrio  VAcUiO'  Non  dubito,  ei  èei, 
che  VAti  di  Plinio,  sotto  il  cui  nomee' 
tro  Dio  fu  celebratisèimo  dagli  onikH 
adulterato  il  vocabolo,  $ia  stato  in  MH 
del  genuino  e  proprio  Adii.  Da  nUe 
Àti  ed  Ipsa  pongonsi  tra  Termini  e  Si» 
linunte  :  oggi  tra  Sdacca  e  le  mtae  M 
Selinunte  sono  due  soli  fiumi,  il  Cotféè 
ed  U  Belice.  E  siccome  il  ilelice  tommt 
mente  slimasi  Tlpsa,  TAti  sarà  il  ConN^ 

Carruba*  Lat.  Caruba.  Sic.  Camtl 
(V.  N.)  Casale  nella  comarca  di  Agosts*  ' 
cui  fa  parola  Francesco  Vita  nella  storili 
Agosla  nel  fog.  86. 

Carraba.  Lat.  Caruba.  Sic.  Cur* 
(T.  R.)  Fiume  a  circa  un  migUo,  ndTii* 
strale  lido,  dalla  rocca  di  Falconara,  k  cri 
sorgenti  distano  dalla  foce  sei  miglia»  il 
appellansi  di  S.  Pietro.  Verso  Orienta  H* 


249 


CA 

e  foci  del  fiume  Ifaufrio  che  dicesi 

Yhofìiba  e  Carrvba. 
«toara.  Lai.  Carrvbara.  Sic,  Car- 
(T.  D.)  municipio  di  Messina  verso 
orno,  con  una  Chiesa  non  lungi  dalle 


Lat.  Carthago  5i- 
.  M«)  InYeges  impegnasi  a  mostrare, 
alata  nella  nostra  Isola  una  città 
sotto  il  nome  di  Cartagine,  su  cui 
edificata  poi  Caccamo,  oggi  soggetta 
dì  della  famiglia  Amato^  della  quale 
Aio  detto  di  sopra.  Imperciocché  di- 
[Mtomatore  di  Stefano  :  essere  Ippa- 
i  presèo  Cartagine^  giusta  Polibio 
/,  ed  aUrave^  esser  Misistrato  una 
ciUà  presso  Cartagine,  secondo  lo 
?oUbio  nel  Ub.  1.  Se  ne  fa  di  en- 
memoria  dallo  stesso,  nella  Sicilia, 
bbe  perciò  una  Cartagine,  presso  cui 
stabili  Ippana  e  Misistraio*  Cluverio 
tuttavia  avere  Stefano  errato,  o  do- 
Imeno  comprendere  che  Ipp<ma  e 
Ilo  state  fossero  città  di  quelle  parti 
lartaginesi  si  appartenevano;  al  quale 
lo  stesso  Inveges  si  sforza  di  ade- 
d  resto  in  Punico  idioma  la  Carta- 
rìcana  dicevasi  Raceabe,  adunque  se 
unica  lingua  si  vuol  dedurre  il  nome 
iicola  CarcabOj  a  dritto  la  Sicola 
(ne  bisogna  annoverarsi  tra  le  altre 

t«€iie«  Lat.  Cartuehium.  Sic.  Car- 
'•  ■•)  Casale  appartenente  alla  Chiesa 
usa,  e  mentovato  nel  diploma  di  Pa- 
isandro  m. 

■«i«Lat.  Carusius.  Sic  Carusi  (V.D.) 
Ito  a  mezzogiorno  sotto  TEtna,  de- 
dagrincendl  di  quel  monte  nel  1669. 
icea.  Tedi  Ogliastro  piccolo  paese. 
ale  dei  oreci.  Vedi  Piana. 
ìàwtkomtmeo.  Lat.  Casale  monachi. 
salmonaci  (V.  H.)  Mario  BugUo  nel 
fu  da  Filippo  V  dichiarato  Duca,  poi 
ì  ;  dopo  cui  Emmanuele  Francesco 


CA 


figlio  di  lui  e  di  Anna  Platamone,il  quale  è  og- 
gigiorno anche  Barone  di  Alcara  e  Marchese 
di  Bifara.  Rei  cen^  di  Federico  II  dicesi 
Signore  di  Casahnonaco  presso  Palermo 
Giovanni  d'Aragona  figlio  di  Sancio. 

CasmlnaaTo.  Lat.  Casale  nowm.  Sic. 
Casalinovn  (V.  D.)  Piccola  terra  sulla  piana 
vetta  di  alto  poggetto,  verso  Levante,  sulla 
sinistra  ripa  del  fiume  Oliveri. 

Ebbe  origine  nel  corso  del  secolo  xvi, 
imperciocché  ai  tempi  di  Carlo  Y  contava 
27  case,  ed  a  metà  del  secolo  seguente 
206  case  ed  836  abitanti  :  ai  nostri  giorni 
sono  246  le  case  e  963  gli  abitanti.  Il  re- 
gime di  unica  parrocchiale  Chiesa  dedicata 
a  S.  Francesco  d'Assisi,  e  di  altre  tre  spet- 
ta ad  un  prete ,  sotto  la  giurisdizione 
deir  Arciprete  di  Montalbano.  Decente  é  il 
palazzo  del  Barone;  e  questi  occupa  il  xx 
posto  cogli  altri  Baroni  nel  Parlamento,  ha 
il  potere  di  armi  e  conferisce  i  civili  im- 
pieghi. D  territorio  insigne  per  ulivi,  vi- 
gne e  mori,  produce  gran  quantità  di  seta, 
olio,  e  vino.  Neil'  anno  1408  ne  fti  Signore 
Anlonio  landa,  come  dal  censo  di  Marti- 
no I;  gli  successe  un  altro  Anlonio  suo  ni« 
potè,  cui  nel  1S05  il  figlio  Binaldo.  Anto- 
nella figlia  di  Rinaldo,  in  seconde  nozze  si 
maritò  con  Baldassare  Sdaccano  Conte  di 
S.  Pietro,  che  perciò  fu  detto  Signore  di  Ca* 
salnuovo,  donde  Giacomo,  e  da  lui  Antonia, 
maritata  nel  1598  a  Baldassare  Naselli,  e 
madre  di  Luigi.  Morto  però  il  marito  venne 
a  seconde  nozze  con  Pietro  Gaetani  Mar- 
chese di  Sortine,  e  gli  cedette  il  paese, 
alla  morte  di  cui  ne  ebbe  il  dominio  Bal- 
dassare figlio  di  Luigi  per  dritto  di  sua 
nonna.  Di  lui  e  dei  suoi  successori,  vedi 
Comiso  ed  Aragona.  Il  paese  si  comprende 
nella  diocesi  di  Messina  e  la  comarca  di 
Patti  (1). 

(ì)  Terra  in  prò? ineia  e  dìooMÌ  di  MeitÌDt^  da 
cui  disU  46  m.,  distretto  di  Cutroreale  da  coi  diiU 
16  m.,  e  circondario  di  Norara  da  coi  SS.  Vi  è 
no  monte  agrario  istitoito  nel  Ì8i6  mercè  di  sopra- 

32 


250 


CA 


Ciasale  del  Santo.  Lat.  Casale  San- 
cii. Sic.  Casali  di  lu  Santo  (V.  D.)  Trai  mo- 
nicipii  di  Messina,  verso  Austro,  con  65 
case,  283  abitanti,  ed  una  Parrocchia  de- 
dicata alla  B.  Vergine  della  Consolazione; 
sito  sopra  luoghi  montagnosi  ad  un  m.  e 
mezzo  da  Messina.  Vi  è  il  monastero  ha- 
siliano  di  S*  Maria  delle  Grazie,  e  la  casa 
di  S.  Maria  degli  Angeli  per  gli  Eremiti. 

CasaiiBo*  Lat  Casalinus-  Sic  Casalinu 
(V.  D.)  Cosi  appella  il  Fazello  il  luogo  dove 
oggi  presso  Brente  si  osserva  il  Convento 
e  la  Chiesa  del  monastero  di  Maniaco.  *Tedi 
Maniace. 

CasAiotto  di  Cammarl,  Lat.  Casaiot- 
tuè  Cammarum.  Sic.  CasaloUu  di  Camma- 
ri  (V.  D)  Al  di  sopra  del  municipio  dello 
stesso  nome.  La  Parrocchia  è  sacra  alla  B. 
Tergine  Annunziata,  e  dista  un  miglio  dalla 
città  di  Messina. 

Casal  weeeìà%o.  Lat.  Casale  vetus.  Sic. 
Casali  vecchiu  (V.  D.)  Terra  appartenente 
air  Archimandrita  di  Messina,  non  lungi  da 
Savoca,  nelle  colline  sopra  lo  stretto,  dove 
è  terminata  dal  promontorio  di  S.  Alessio. 
La  parrocchiale  Chiesa  è  sacra  a  S.  Ono- 
frio, la  quale  non  è  cerio,  dice  Pirri,  se 

tasse  alla  fondiaria.  Il  capitale  yenne  aomentao- 
dosi  con  gli  interessi  sul  prestilo,  che  si  fa  previa 
fidejussione,  sino  alla  quantità  di  tre  salme  a  per- 
sona, secondo  la  loro  soWibililà  e  V  estensione  dei 
terreni  da  seminarsi:  prestasi  frumento;  è  am- 
ministrato dal  sindaco  e  da  due  amministratori,  i 
quali  due  ultimi  sono  eletti  dal  Decurionato  con 
r  approf  axione  dell*  Intendente  ;  la  loro  carica  4 
biennale,  il  Sindaco  prò  tempore.  Contavansi  in  Ca- 
MlnuoTO  nel  1798  cirea  1351  abitanti,  diminuiti 
sino  al  1731  a  1302,  e  finalmente  1510  nel  fine 
del  185S.  Il  suo  piccolo  territorio  comprendesi  io 
aal.  5SS,930 ,  delle  quali  2,800  in  orti  alberati, 
2,983  in  orti  semplici,  0,636  in  canneti,  0,355  in 
gelseti,  20,672  in  seminatorii  alberati,  290,969  io 
leminatorii  semplici,  132,097  in  pascoli,  8,200  in 
oliveti,  15,991  in  vigneti  alberati ,  33,913  in  vi- 
gneti semplici,  1,524  in  ficheti  d'India,  2,753  in 
castagneti,  10,637  in  boscate;  esporta  seta.  L*aria 
ne  è  buona. 


CA 


sia  la  stessa  di  S.  Onofrio  di  Calata^ 
biei ,  come  nel  privilegio  di  Vgone  Ardr 
vescovo  di  Messina.  Forse  dìcevasi  Cala- 
tàbiei  sotto  i  Saraceni,  e  cambiato  nome 
fu  dai  moderni  detta  Casatvecchio.  Il  mo- 
nasiere  poi  di  S.  Onofrio  è  numerato  nel 
privilegio  di  Ugone  segnato  nel  1130,  fri 
gli  altri  soggetti  air  Archimandrita  ;  né  se 
ne  ha  notizia  in  altro  luogo.  Soggiunge  lo 
stesso  Pirri  :  ewi  un'  olirà  Cìdesa  in  Ce- 
sakecchiOj  di  S.  Maria  AnnimziaUij  mMs 
i  monaci  BasiKani.  È  incerta  la  popolaiioiie 
nei  trascorsi  secoli,  poichò  eompatavasi  trai 
municipii  di  Savoca,  ma  nel  1713  ftiroBO  se* 
paratamente  computate  le  case  di  Casahfee* 
chio  in  numero  di  500,  e  gli  abitanti  in  !»• 
mero  di  1882.  È  riunita  con  Savoca  nelh 
eomarca  e  prefettura  militare  di  Taormiai; 
sta  in  ir  SS*  di  latitudine,  ed  in  39^  e  5*  « 
longitudine.  Re  è  oggidì  il  Gerarca  edl 
Signor  temporale  Giovan  Francesco  Di  Gre- 
gorio^ come  Archimandrita  di  Messina  (i). 

CMAnova  (V.  N.)  Rocca  di  Sirum 
sull'entrata  del  porto  minore,  fondata à, 
Giacomo  Alagona,  come  giusta  Fazello  noM 
una  lapide  sulla  porta.  Sen  giace  oggi  Ri- 
nata da  un  Iremuoto,  e  siccome  inutile  lOi 
fortificazioni  attuali  della  città,  è  sUU  li- 
teramente  adeguata  al  suolo. 

Casba  (V.  ]\.)  Casale  un  giorno  nel  Itf- 
rilorio  di  Castrogiovanni.  Se  Tebbe  0^ 

(1)  Oggidì  è  nella   provincia  di  BlessiM*  A- 
stretto  di  Castroreale  da  cai  dista  34  m.,  drese- 
dario  di  Saroca  da  cai  dista  nn  m.  diocesi  M* 
TArchimandrita  distante  da  Messina  34  ■..etti 
da  Palermo.  Va  compreso  il  territorio  di  Caal* 
▼ecchio  in  sai.  1005,931   delle   quali,    diti^siii 
particolarmente  in  cullare,  iS,34S  in  giardìait  ^ 
SSl  in  canneti,  31,461  in  gelseti*  346,689  iait* 
minatorii  semplici,  473*846  in  pascoli ,  16,781  ìi 
olifeti,  86,737  in  Tigneti  semplici,   3,844  in  i* 
cheti  d*  India,  1.938  in  castagneti,  43.606  in  W» 
scale.  L*aria  è  salubre.  Erane  la  popolaùoMMl 
1798  di  3633,  ma  soffri  la  gran  diminuioM  sai 
ai  1831  quando  di  1717,  e  finalmente  nello 
de!  1858  di  1996.  I  generi  principali  dì 
lione  di  questa  comooe  lOBO  Tolio  •  la 


251 


CA 

li  Peiro90y  cui  successe  la  figlia  pri- 
lla Venerea  moglie  dì  Riccardo  de 
o,e  ne  olteone  la  conferma  nel  1130 
lerico  IL  Riccardo  nemico  a  Ludo- 
mne  spogliato  dei  beni  ^  e  se  ne 
il  casale  a  Siheètro  Traverso.  Ve- 
però  affermando  esser  di  suo  dritto, 
(be  in  giudizio  nel  1354.  A  costei 
e  la  figlia  Costanza  moglie  di  Fran- 
i  Cosenza,  il  quale  cadde  in  disgra- 
1  Re  Martino,  quindi  1* ottenne  da 
Re  il  Giudice  Simone  dei  Falconi  di 
betta,  nel  1394;  indi  Riccardo  di 
ortOj  e  quale  erede  di  costui  Leto 
\d€Uajora  nel  1490,  e  Niccolò  Malr 
ggi  tal  fondo  è  senza  abitanti. 
■leBa  (y.  N.)  Antichissima  città  di 
sita  dove  tra  Camerina  ed  Acre  an- 
ittà,  sorgono  quinci  e  quindi  Comiso 
i  :  è  incerto  quale  delle  due  fu  sur- 
a  Casmena.  Si  fa  memoria  da  Ste- 
7<wmetia  ^tà  di  SieiKa  giusta  Ero^ 
ei  lib.  7,  quindi  %  terrazzani  dice- 
Cannenei.  Tucidide  nel  lib.  6.  ilcre 
itena  furono  fabbricale  dai  Siracu- 
ere  70  anni  dopo  Siracusa,  Casme- 
ebrea  dopo  Acre.  Costa  Siracusa  es- 
ita abitata  dai  Corinzii  1*  anno  2  del- 
ì  XI,  Casmena  adunque  fu  fabbri- 
rea  la  xxxiii  Olimpiade,  avanti  G. 
(45.  In  questa  città  furono  esiliati 
ìri  scacciati  dai  Cillirii;  Gelone  poi 
icendoli  da  Casmena  in  Siracusa  si 
onl  di  questa,  come  attesta  Erodoto, 
colloca  Casmene  presso  la  sorgente 
Miri,  avendo  seguito,  non  mi  so  come, 
iglianza  del  vocabolo  con  Jomiso  o 
.  Ciò  nega  il  Fazello  senza  addurre 
di  sorta,  come  nota  Cluverio,  che 
^sere  stata  Ceumena  tra  Acre  e  Ca- 
,  non  lungi  dalla  spiaggia,  giacché 
I  lib.  2,  che  i  Greci  portando  la 
volta  colonie  neW isola,  occupa- 
spiagge  e  i  luoghi  a  queste  vi- 
mendo  i  Sicoli  V  interno»  I  Sira- 


CA 


cusani  adunque,  fabbricala  Siracusa,  inol- 
tratisi verso  mezzogiorno,  fabbricarono 
primieramente  Acre,  indi  assai  lungi  Cas^ 
mena^  e  finaimente  al  di  là  Camerina^ 
città  in  parte  marittime,  in  parte  non 
mollo  dalla  spiaggia  discoste.  Esponendo 
poi  il  suo  giudizio  su  di  Casmena,  soggiun- 
ge; quinci  io  argomenterei  essere  stata 
Casmena  dove  or  si  osserva  la  nobile  ed 
amenissima  Sdcli.  Perdio  ed  ultimamente 
Carioto  s' impegnano  a  stabilire  questa  con* 
gettura  di  Cluverio.  Tedi  ScicU. 

CasMiro.  Lat.  Cassarus.  Sic.  Cassara 
(V.  N.)  Piccola  terra,  forse  Cadrò ,  nell'età 
di  Fazello  appartenentesi  alla  Diocesi  di 
Siracusa,  onde  afferma  nella  dee.  2,  lib.  10, 
distare  in  pari  spazio  di  6  m.  dalla  Chiesa 
di  S.  Giovanni  di  Bidino  :  Cassaro  vien  dopo 
ad  una  piccola  terra  sita  in  una  profon» 
da  valle,  e  che  per  tre  miglia  lussureg* 
già  di  platani-  Per  tale  valle  scorre  il  fiume 
Anapo,  il  quale  separato  dalla  sorgente 
Buffaro  accoglie  le  acque  del  territorio  di 
Cassaro,  e  prende  il  nome  di  grande.  Are* 
zio  :  evvi  un  altro  fiume  che  sbocca  nel 
porlo  grande,  volgarmente  detto  Alfeo; 
questo  è  V Anapo... la  sua  origine  è  presso 
la  sorgente  Guffera ,  ticifio  Buscemi  no* 
vello  paese,  e  scorre  al  di  là  di  una  vaUe, 
la  quale  è  divisa  da  quello  che  dicemmo 
Pacioro,  or  PalcLzzolo,  e  viene  a  Cadrò 
oggi  Cassaro.  Queste  terre  da  Tolomeo 
sono  dette  mediterranee. 

Filadelfio  Hugnos  ne  deduce  il  vocabolo 
da  Alcassar  duce  saraceno,  lo  che  si  è  una 
favola.  Dicono  che  sotto  i  Normanni  sia 
fiorito  un  certo  Francesco  de  Alcassar  sU 
racusano,  governadore  della  rocca  Pantali- 
ca,  fondatore  delia  piccola  terra.  L'anno 
1320  occupavano  il  territorio  di  Cassaro, 
nella  comarca  di  Noto,  gli  eredi  di  Giovanni 
di  Cassaro,  ai  quali  fu  sostituito  Parisi  di 
Cassaro.  È  incerto  se  i  Baroni  avessero 
preso  dal  fondo  tal  nome,  o  viceversa.  Di 
Parisi  parleremo  in  appresso.  Oggi  però 


252 


CA 


Ca$$aro  dal  basso,  dove  stava  sotto  antica 
rocca  fabbricata  nella  rupe,  fu  trasferito 
sopra  Io  stesso  fiume  in  un  luogo  elevato 
nel  declivio,  verso  mezzogiorno.  La  princi- 
pale Oiiesa  è  dedicata  a  S,  Pietro  Apostolo, 
ma  il  singolare  patrono  dei  cittadini  è  S. 
Giuseppe  sposo  di  Nostra  Donna.  Due  Chiese 
minori  van  soggette  alia  maggiore.  Vi  sorge 
on  convento  dei  frati  Minori  Osservanti  de- 
dicato a  S.  Maria  della  Grazia.  Le  colline 
che  intomo  si  levano,  e  che  formano  la 
parte  migliore  del  territorio,  sono  ingom- 
bre di  sehe  e  di  boschi,  il  perchè  i  ter- 
razzani si  esercitano  a  preferenza  a  far  car- 
bone. Ebbe  il  titolo  di  Principato  nel  1631 
diede  al  suo  Principe  il  dritto  di  occupa- 
re il  XXXVI  posto  nel  Parlamento  trai  Ba- 
roni, godendo  il  Principe  del  dritto  di 
armi  e  della  scelta  dei  Magistrati.  Un  Par- 
roco designato  dal  Vescovo  ha  cura  dello 
spirituale;  il  Vicario  tiene  il  foro  ecclesia- 
stico. Racchiudesi  nella  comarca  di  Noto; 
ed  oggi  ne  sono  le  case  273^  gli  abi- 
tanti 1116,  che  nel  1713  erano  886;  nel 
secolo  precedente  furono  174  le  case,  735 
gli  abitanti,  ma  nel  1595  appena  si  conta- 
vano 222  abitanti,  quindi  non  trovasi  censo 
presso  Fazello.  Ritornando  ai  Baroni.  Da 
Giovanni  Cassaro  vennero  Parisi  e  Cesa- 
rea,  quegli  stabili  in  Siracusa  in  case  sue 
il  Monastero  di  S.  Benedetto,  la  cui  Aba- 
dessa fu  Cesarea,  sostenendo  tal  carica  con 
una  esemplare  innocenza  di  vita  sino  al  1441. 
Succedette  a  Giovanni  Pietro  di  Cassaro,  il 
quale  morfo  senza  erede  e  figli,  ebbe  a  suc- 
cessore come  il  più  vicino  in  grado,  Anselmo 
Spadafora,  per  decreto  della  M.  R.  C.  nel 
1397:  dopo  Pietro  1*  ottenne  la  sua  figlia 
Regale  j  che  si  ebbe  a  marito  Pietro  de 
MuleiOy  e  ne  ebbe  la  conferma  dal  Re  Al- 
fonso nel  1420.  Nacque  da  costoro  Spala 
Muleta,  cui  fu  subrogato  nel  1453  il  figlio 
Niccolò,  quinci  Giovanni  Maiteo,  e  morto 
senza  figli,  ebbe  crede  la  sorella  Marghe- 
rila  nel  1490,  la  quale  maritata  a  Pietro 


CA 


da  Siraeusay  si  ebbe  Margherita^  che  prese 
a  marito  Pier  Gaetano  Marchese  di  So^ 
tino.  Da  Pietro  venne  Cesare  Principe  di 
Cassaro  per  concessione  di  Filippo  IT; 
fii  Vicario  Generale  del  Regno  essendoli 
scarsezza  di  grano,  Strategoto  di  Messina, 
e  quattro  volte  Pretore  di  Palermo.  Da  Aua 
Aragona  prima  moglie  non  ebbesi  atenas 
prole,  da  Anna  Carretto  però  ottenne  Ae- 
tro  e  Giuseppe;  il  primo  si  ammogliò  eoa 
Antonia  Sciaccano,  ed  ebbe  la  figlia  Ami 
maritata  ad  Ignazio  Moncada,  la  quale  escte* 
sa  dalla  successione,  nel  1641  fa  didiiarali 
Cesare  figlio  di  Giuseppe  Principe  di  Cas- 
saro,  Marchese  di  Sortino;  questi  data  n 
addio  al  mondo  si  fé'  Gesuita,  per  cui  |l 
fu  sostituito  il  fratello  Luigi,  il  quale  coi 
Maddalena  Strozzi  generò  Ceèore^  che  coi 
Giulia  Bologna  ebbesi  Pietro^  coslituito  Msr 
cipe  nel  1699,  e  presa  in  moglie  a  Laif  il 
Lancia,  generò  Cesare  vivente  senza  pnk 
Vedi  Cadrò-  La  lat.  di  Cassaro  è  di  ST 
circa,  la  long,  di  SS""  36' (1). 

(1)  É  tUotlmeDte  an  cornane  in  profiaeiafi- 
fltrelto  e  diocesi  dì  Noto,  da  coi  difU  SS  m,  wm 
rotabili,  circondario  di  Feria  doode  anmigUoMi 
rotabile,  Si  non  rotabili  dal   mare  Jonio  ém 
prende  il  nome  di  Siracusa^  e  60  rotabili,  ti  Mi 
rotabili  da  Palermo.  É  aito  sopra  «a  colle  di  ws 
salubre,   e  vi  si  ha  dell'acqua  di  cislerea  t^ 
fonte,  buona  ed  abbondante.  Yi  ha  on  nioala  in* 
roentario;  e  rimonta  Torigine  di  questo  itabili— ' 
to   al   1812,   formato  colla    cootribniione  éà  I 
per  100  una  sola  volta,   sulle  terre  rifelais  ad 
1810.  Al  1841  fu  cambiato  io  oaonte  agraria,  gì» 
sta  le  generali  istruzioni;  prestasi  il  froacola  ìi 
non  meno  di  S  tumoli,  né  più  di  noa  salai* 
persooa,  previo  un  garante  solribile  con  atto 
so  il  Conciliatore;  Tiene  amministrato  dal 
e  da  due  Deputati,  la  carica  dei  qoalì  dee  ehi 
naie,  e  Tengono  scelti  dal  Consiglio  Geoenlt  il* 
gli  ospìzii.  La  popolazione  di  Cassaro  nel  ITMii* 
di  1680   abitanti ,   di  1750  nel  1831 .  e  dì  iM 
nello  scorcio  del  185S.  L*  estensione  del  tcnilMli 
di  Cassaro   comprendesi   in  sai.   lOSO^lY,  Mi 
qoali  diridendo  in  cultore,  9,108  in  orti  stafiA  - 
0,393  in  canneti^  314,018  in  aeminalorii  sesflA 
418,276  in  pascoli .  32,897  in  olÌToU,    11^  li 


253 


CA 


libile.  Lat.  CasèibUis.  Sic.  Cassi- 
,  N.)  Fiume,  lo  stesso  che  Cacipariy 
sopra  parlammo. 

(V.  N.)*OA^*  ^^^'  Quisquina. 

u  Lat.  Caslania.  Sic.  Casta- 
D.)  Terra,  nella  comarca  e  giurisdi- 
i  Messina,  Terso  Nord  :  è  sita  in  quel 
li  terra  che  dopo  Messina  quinci  al 
liadi  a  Difoieto  si  estende  ^  abbon- 
Q  vigne,  oliveti,  e  mori^  principal- 
!n  quei  luoghi  dove  le  colline  dol- 
e  al  lido  s*  inchinano.  Giace  nel  de- 
aeridionale,  con  una  parrocchia  de- 
.  S.  Giovan  Battista,  che  ne  è  la  prin- 
ed  un'altra  sacra  alla  SS.  Trinità^ 
è  suffraganea  con  altre  otto  Chiese 
.  Il  Convento  dei  Cenobiti  di  S.  Ago- 
i  onore  della  Vergine  Annunziata  dal 
)  dei  Paolotti  in  onore  del  fondatore 
ncesco  verso  il  1574,  costituironsi  ; 
ono  comodi  e  decentissimi  gli  ediGzl 
ibitanli.  Un  giorno  riconosceva  il  do- 
lci Senato  di  Messina,  ma  nel  1673 
)ssela  Giuseppe  Gaudioso  dai  regii 
ì,  e  ne  volle  il  titolo  di  Marchese, 
figlia  ed  erede  Yittoria  ebbe  in 
il  palermitano  Giovanni  Alessandro 
[,  per  cui  divenne  Marchese  di  Ca- 
.  Tornò  indi  nei  passati  anni  sotto 
òsik  del  medesimo  Senato,  il  quale 
^ggi  agli  eredi  Gailetli  annuo  censo^ 
naro  versato  da  Giuseppe  Gaudioso 
Erario.  Sullo  spirituale  contendono 
risdizione  il  Gran  Priore  di  S.  Gio- 
Gerosolimìtano  in  Messina  e  TArci- 
o;  mentre  la  lite  è  in  decisione  in 
il  Vescovo  di  Patti  si  ebbe  racco- 
la  la  cura  delle  anime,  che  nell'ultimo 
furono  1630  in  391  case. 

liberftti,  i0,i54  in  yigneti  semplici.  6,6i7 
ti  d'Indii,  6,3ii  in  alberi  misti.  300,777 
Ite,  0,86S  in  sooli  di  esse.  Il  più  grande 
BÌo  di  esportaxione  di  qaesto  comune  oon- 
ghiande  ed  in  carbone ,  donde  ricavano 
1  guadagno  i  trafficanti. 


CA 


CMtaaéa.  Lat.  Castania.  Sic.  Castania 
(V.  D.)  Terra  tra  Naso  e  Tortorici ,  nella 
regione  settentrionale,  poco  distante  dal 
promontorio  d*  Orlando,  per  cui  detta  Co- 
stanèa  di  Capo  d  Orkaido.  Sorge  in  un 
poggetto  verso  Libeccio,  bagnata  a  Levante 
ed  a  Settentrione  dalle  acque  del  fiume  di 
Fitalia,  per  cui  ò  oppressa  da  un*  aria  in- 
salubre. Le  sovrasta  una  rocca  oggi  in  ro- 
vina ,  quinci  sorge  la  decentissima  casa 
baronale ,  e  la  Chiesa  principale  sacra  a 
S.  Bartolomeo  Apostolo,  con  altre  11  mi- 
nori. Vi  si  osserva  il  Monastero  dei  Frati 
Predicatori,  che  dicesi  fondato  da  uno  dei 
compagni  di  S.  Vincenzo.  Gli  abitanti  però 
venerano  per  singolare  patrona  la  Madonna 
della  Catena.  Si  appartiene  alla  comarca 
di  Tortorici,  ed  è  sotto  il  Prefetto  militare  di 
S.  Filadelfio.  Neil*  epoca  del  Fazello  erano 
632  le  case,  nel  seguente  secolo  760  con 
2792  abitanti;  a  di  nostri  sono  333  case,  non 
più  di  1192  anime.  Un  tempo  era  formata  la 
città  di  tre  contrade,  delle  quali  oggi  ne 
sono  due  superstiti,  cioè  S.  Marina  e  Casta" 
nèa,  giacché  Randacoli  col  borgo  e  casale  di 
S.  Marina,  di  cui  si  fa  menzione  nel  censo  del 
Re  Martino  del  1408,  non  più  esiste.  Santa 
Marina,  essendo  sotto  T agenzia  di  Ciu- 
seppe  Sollima,  ottenne  da  Filippo  IV,  per 
privUegio  del  1648,  il  titolo  di  Marchesa- 
to. Non  cosi  avvenne  della  contrada  di 
CasUmèay  imperocché  Giuseppe  Gaudioso 
p^r  volere  di  Carlo  II  nel  1683  fu  dichiarato 
Marchese  della  terra  testé  descritta  dello 
stesso  vocabolo;  il  che  non  fu  avvertito  dal- 
r  eruditissimo  Francesco  Emmanuele.  Di  S. 
Marina  parleremo  a  suo  luogo.  Fa  menzione 
il  Pirri  del  Monastero  di  S.  Maria  di  Ca- 
stanèa  dell*  ordine  di  S.  Basilio,  ed  afferma 
essere  stato  colla  Chiesa  di  S.  Maria  di 
Mallimaco  presso  Castanèa.  Passo  intanto 
ai  Baroni. 

Fu  sotto  rimpero  dei  Normanni  Signore  di 
Castanèa  e  di  Naso  Abate  Barresi,  e  lessi, 
sotto  il  governo  di  Pietro  d'Aragona,  esser 


Ci 


I,  •  diri  fai  a|»pre8M.  Teno  Settaii- 
M0M  è  pnfaMrfi  il  Prionto  di  S.  Abi- 
slaris,al  di  od  lettore  è  mi  posto  id  Pir- 
iMMito,  m  teapo  dagli  annessi  della  SS. 
Milla  di  mano,  ed  oggi  perdo  di  patro- 
■atoedi  1^  dritto,  descritto  da  me  ndle 
•Offacceaaate  Mtiiie.  Sorge  finalmente  la 
CUesa  di  8.  laria  ddla  Grada,  nella  parto 
nastrale  del  territorio,  a  6  m.,  dotato  di  lar- 
1^  rendite,  decorata  del  titoto  di  Priora- 
to. Le  qnaU  cose  si  gettano  al  nostro  pae- 
se ,  e  dioonsi  fdgarmente  CastoBHono  ; 
notori  ne  Itarono  i  Marchesi  di  Gerad , 
che  to  scelsero,  posti  da  parte  gli  altri 
possedimenti,  come  toro  sede,  sin  dal  primo 
fondatore  Aldatmo,  come  già  notai.  Da  il- 
iMno  nacque  il  Tcccfalo  Franee$eo  infelice- 
mente morto  to  Gerad,  donde  Ewimanuel» 
e  #lranceico  n,  dd  qoali  mori  quegli  senia 
filinoli.  Atmcesco  intonto  generò  £r- 
rfeo,  coi  succedette  1*  erede  fiioMnnt, 
di  sopra  commendato,  e  primo  Marchese  di 
Gerad,  sepolto  in  Castelbnono  da  questo, 
ÉnicniMf  cui  succedette  £rr<co  m  Marche- 
se, dd  di  cui  figliuoli  Filippo  e  Simone, 
morto  il  primo  senza  prole,  1* ottenne  il 
secondo  nel  1500;  dopo  di  cui  Giotanni 
il,  donde  Simone  n,  che  ammogliatosi  con 
Maria  della  famiglia  Ventimiglia,  generò 
Giovanni  ni,  il  quale  fu  inaugurato  primo 
Principe  di  CasleUmono  nel  1595,  diede 
il  T  Toto  nel  pubblico  Parlamento.  Scrìverò 
degli  altri  dd  nostri  tempi  parlando  di  Ge- 
rad. 

'  Essendo  il  paese  sommamente  popolato 
e  dell'aria  to  piò  salubre,  e  nel  sito  il  più 
ameno^  il  Prefetto  ddla  Signoria  di  Gerad, 
0  to  suprema  Curia  vi  si  stobiiisce  ;  ma  un 
Magistrato  particolare  invigila  ai  comodi  del 
territorio  e  degli  abitanti.  L'Arcivescovo  di 
Messina  secondo  lo  leggi  della  Diocesi 
costituisce  un  Vicario  un  Visitatore  pel  re- 
gime del  doro.  Incombe  finalmente  allo 
Ardprete  la  cura  detto  anime,  ed  ha  cura 
della  communta  addetta  agli  ulBcii  divini 


at 

Bdto  CUesn  HMigtoTO.  Ik  fl  ems 
ilelbMiio,  mA  nacoloifi  di  Itili 
abitanti.  Mi  accMale  di  ICII  Ci 
abitanti; Mi  1T13  pollMt CM|, 
tanti,  die  nliiinnmenie  Mtl.  ■« 
fd  jk  a  evo  ddln  coauurcn,  da  m 
m.,  ed  en  aosgetin  alto  piiM 
tare  di  Tendni  col  vprefltafti 
SS  Suiti.  Bn  hb  terreno  iBfae^ 
importa  biade.  Tini,  firolti»  evlm 
mente  abbonda  in  oiiteii,  che  1 
primario  etoinenla  del  goedagaa 
tanti;  piantati  mostm  poi  da  «f 
campi  a  flrassineti,  dimde  eavad  i 
na  gomma,  e  donde  non  plccsb 
d  rileva.  D  tonto  di  Cornar  nsn 
paese  è  mentovato  poidiè  hanns 
quo  proi«ielà  porgntifn. 

Re  sorsero  finalmente  fllnstri  m 
dassare  Abmsd  estinto  giorecssi 
dopo  sostenute  varto  earicbe  nd 
dato  al  sacerdodo ,  pobblicò  m 
mi  recati  per  ordtoe  dalMongiiM 
Biblioteca ,  che  d  fiume  awerlH 
fatico»  tovori,  d  nelle  teologidia 
legali  sdense  :  ebbed  a  padre  01 
lasdò  mss.  ta  storia  di  Coddhia 
mtata  da  Rugiero  Ventimiglia  adii 
già  delta  sua  famiglia.  Vien  eoi 
netta  mededma  Biblioteca  Vineeas 
per  vastisdma  erudidone.  È  aaei 
bocche  de*  dttadini  Giuseppe  Pird 
botanico,  che  molti  tovori  compoe 
erbe  anche  non  senxa  profondila  le 
le  proprietà  descrisse.  La  longiti 
latitudine  è  drca  di  38*  (!)• 

(t)  È  Gutdbuooo oggigiorno  uBSir^ 
dlt  t*  duie,  in  proTincia  di  Pd«rat»< 
60  m.»  distretto  o  dioooti  di  GofU*,  * 
L'arii  è  baona,  o  ae  ne  coo*P*r*"*'||^ 
ul.  8Si7,53l,  delle  qaaU  doltadim^ 
tioDe  in  coltore,  V,SiO  in  giardini.  Hi 
ienplici,  1,  8SI  in  canneti»  ISOi,SSi 
ni  temiAioi,  6»I,«SS  in  paMoU,  JW, 
veti,  SS,Ut  mvignea  alberati,  asv«is 


tÌ57 


Bltaeela.  Lat.  Coètellaiiam:  Sic. 
izzu  (V.  H.)  Antica  rocca  nel  som- 
ice  del  monte  Caputo ,  altrimenti 
•  di  S.  Benedetto^  perchè  un  tempo 
a^nlesi  ai  monaci.  Sovrasta  Paler- 
le  corrisponde  rettamente  alla  via 
le.  Re  rimangono  intere  le  esterne 

sette  torri  esterne,  e  grotte  a  vol- 
struzioni.  Apresi  una  porta  verso 
ione,  verso  Mezzogiorno  vedesi  sita 
(0  ampia  Chiesa,  cioè  le  nude  mu- 
B.  Dicesene  volgarmente  il  fondatore 
10  II;  durava  intera  sino  al  1370, 
Giovanni  di  Chiaramente  comandò 
ggesse,  per  togliere  un  asilo  ai  suoi 

ma  Papa  Urbano  V  ai  di  lui  sforzi 
tdosi^  ne  ordinò  il  ristauro.  Lessi 
tati  una  volta  accusati  ai  Chiaramon- 
lonaci  di  S.  Martino  per  aver  pre-* 
rocca  ai  faziosi.  Scrive  Fazello  aver 
iccio  la  forma  di  un  Convento,  ed 

presentare  una  Chiesa  sostenuta  da 
,  e  le  altre  celle  dei  monaci,  scb- 
ii  difTormate  dall'antichità;  ma  oggi 
vestigio  ne  rimane.  Kon  è  tempo 
far  parola  della  favola  sul  mostro 
*mo  uscito  da  questa  rocca. 
ellaccio.  Lat.  Castellatium.  Sic. 
izzu  (V.  M.)  Rocca  ruinosa  tra  Ter- 

8,099  in  ficheti  d'India,  45,118  in  al- 
i,  26,386  in  castagneti,  198,135  in  bo- 
^«059  in  frassineti,  0,103  in  terreni  a  de- 
15  in  terreni  improdatti?i«  1,988  in  suoli 
per  l'amenità  e  l'ampiezza  dei  suoi  pa- 
nerose  ti  sono  le  greggie;  il  maggior  com- 
i  tsportazione  consiste  poi  in  olio,  ed  in 
i  ottima  qualità.  Contaya  questo  comune 
una  popolazione  di  ben  7080  abitanti, 
li  diminuiti  nel  1881  a  6090,  e  finalmente 
ra  nel  1852  1* antico  vigore,  rimontando 
ria  dolce  ma  lacrimevole  insieme  la  ri- 
di Vincenzo  Mogavero  nato  in  Castel- 
b1  1803 ,  estinto  dall*  iodica  piaga  ai  9 
l  1837  ;  fu  un  giovane  medico  di  belle 
che  onore  avrebbe  apportato  alla  Sicilia, 
alla  scienza;  ci  lasciò  qualche  memo- 
ta  nel  giornale  di  scienze  mediche. 


CA 


mini  e  le  foci  del  fiume  Torto,  poco  dalla 
spiaggia  distante  ;  parte  da  gran  tempo  del 
casale  di  Broccato. 

Castellaccio.  Lat.  Caslellatium.  Sic. 
CasUddazzu  (V.  M.)  Rocca  diruta  in  una 
collina  del  monte  di  Cozzo  del  territorio 
di  Mazzara,  sotto  di  cui  siede  oggi  verso 
Aquilone  la  terra  di  Campobelfo  ;  un  tempo 
Beribaida. 

Castellacola.  Lat.  Castellatium.  Sic. 
Castiddazzu  (Y.  SI.)  Rocca  sotto  Siculiana, 
alla  sinistra  ripa  del  fiume  AHco ,  sopra 
Campo  Bianco  ;  si  scorgono  air  intorno 
di  antichi  monumenti,  e  ruderi  di  acque- 
dotto.^ 

€««tellaeelo.  Lat.  Caslellatium.  Sic. 
CasUddazzu  (Y.  M.)  Monte  appresso  Licata, 
dove  sono  gli  avanzi  di  una  diruta  rocca. 
Vedi  Dedalio. 

Castellacelo.  Lat.  Castellalium.  Sic. 
Castiddazzu  (Y.  M.)  Nuovo  villaggetto  oggi- 
giorno, ma  antichissima  rocca;  occorre  a  due 
miglia  da  Bagheria,  non  lungi  dalla  terra 
dcir Accia,  onde  dicesi  altrimenti  Castel 
d'Accia.  La  magnifica  Chiesa  parrocchiale 
con  cupola,  sacra  alla  Immacolata  Conce- 
zione di  Maria  è'  soUo  un  Arciprete.  Ne 
sono  183  le  case,  400  gli  abitanti.  Fecondo 
è  il  territorio ,  vi  sono  cave  di  marmo 
bianco.  Appartenevasi  alla  famiglia  Spada- 
foray  poi  Requesens;  ed  oggi  ne  è  il  Barone 
Ignazio  Vincenzo  Abaie  Marchese  di  Lon- 
garine (1). 

Castellacelo.  Lat.  Caslellatium.  Sic. 
Castiddazzu  (Y.  M.)  Scoglio  nella  spiaggia 
di  Palermo  sotto  il  colle  Gerbino,  da  ogni 
parte  battuto  dai  flutti. 

Castellacelo.  Lat.  Caslellatium.  Sic. 
Castiddazzu  (Y*  M.)  Torre  d*  ispezione  nel- 
la spiaggia  marittima  di  Sciacca,  non  lungi 
da  Palma  novello  villaggio. 

Castellammare.  Lat.  Castellum  ma- 

ris.  Sic.  Casteddammari  (Y.  M.)  Città  detta 

(1)  £  no  sotto-comune  aggregato  a  Solanto. 

33 


258 


CA 


Toigarrocnte  del  Col/b,  perchè  sitA  nel  fon- 
do del  seno  dello  slesso  nome  ;  giacché  il 
seno  dicesi  da  noi  Golfo  per  distinguersi 
da  Caslellammare  fortezza  di  Palermo.  Do- 
po il  capo  Rama  nel  lido  seUentrionale,  un 
gran  tratto  a  seno,  verso  Occidente,  acco- 
glie  le  acque  del  fiume  Scamandro,  Tolgar- 
mente  S.  Barlolomeo,  ed  ha  una  fortezza 
sulle  rupi  bagnata  dalle  acque,  unita  con 
un  ponte  verso  Jllezzogiorno  alla  murata  città, 
la  quale  anche  da  ogni  parte  dalle  acque 
circondata,  con  un  ponte  uniscesi  a  spazioso 
sobborgo;  il  quale,  ed  insieme  la  citlà^  sono 
ben  popolati  e  con  un  caricatojo  di  frumento. 
Nella  forte7.za  sorge  il  palazzo  del  Barone 
con  doppio  piano  a  volte,  e  nel  superiore 
le  artiglierie  per  allontanare  in  caso  il  ne- 
mico. Pfel  mezzo  stanno  ampie  sale  da  con- 
gresso, il  pian  terreno  dalle  acque  battuto 
contiene  oflicine,  e  cisterne  incavate  nel 
sasso.  La  città  sostenuta  da  declive  conti- 
nuata rupe,  splende  per  la  sua  parrocchiale 
Chiesa  dedicata  a  S.  Pficcolò,  elegantemen- 
te intonacata,  ed  è  cinta  da  muraglie.  La 
detta  Chiesa  lungo  tempo  era  delle  sulTra- 
ganee  della  R.  Cappella  di  S.  Pietro  del 
R.  Palazzo,  come  attesta  Pirri  il  quale  af- 
ferma che  vi  fu  il  convento  dei  Minori  og- 
gi abolito.  Pfel  sobborgo  hanno  decentissi- 
ma  casa  da  poco  tempo  fabbricata,  i  Chie- 
rici regolari,  ministri  degrinfcrmi.  Sorgono 
altre  sei  Chiese  minori,  e  nella  città  e  nel 
sobborgo.  Seguono  amplissimi  granai  che 
presentano  ai  naviganti  F  aspetto  di  una 
grande  città.  Un  tempo  nel  secolo  xvi  era- 
no le  case,  giusta  Fazello,  123,  e  i  terraz- 
sani  neiranno  1393,  secondo  i  regii  libri^ 
463  ;  nel  tempo  del  Pirri  eran  207  le 
case,  790  gli  abitanti,  ma  nel  1633  com- 
putavansi  323  case ,  1279  abitanti  ;  nello 
scorso  secolo  erano  416  le  case,  1338  gli 
abitanti,  che  ultimamente  giunsero  a  2238. 
Castellammare  comprendesi  trai  confini  del- 
la diocesi  di  Mazzara  e  la  comarca  di  Sa- 
lemì.  La  milizia  urbana  attende  alla  custo- 


CA 


dia  della  spiaggia  propria:  il  Hagislral» 
civile  dipende  dall* arbitrio  del  Barone;  ad 
un  Arciprete  si  appartiene  la  cura  dells 
anime,  al  Vicario  del  Vescovo  è  commesso 
il  Clero.  In  un  fertilissimo  campo  detto  Fpa- 
ginm  ergesi  un  monte  non  lungi  dalla  città, 
nei  cui  fianchi  sono  incavale  profonde  smi- 
surate grotte.  Guigliardoito  gode  eaandio 
della  stessa  fecondità,  e  presenta  in  loigo 
ordine  dei  sepolcri  incavati  nel  sasso.  Quind 
le  celebri  ruine  dell*  antica  diroccala  diti 
di  Segesta ,  ed  il  tempio  quasi  intero  dM 
poggia  sopra  36  colonne  di  smisurala  gnuH 
dezza ,  perlochò  gli  antichi  e  i  moderni 
appellano  il  nostro  emporio,  Segestaoo. 
Passiamo  ora  ai  Principi. 

Sorgeva  la  rocca  sotto  i  Saraceni,  ma  la 
città  crebbe  regnando  gli  Aragonesi.  Tra 
questi  Federico  II  stabili  Signore  della  città 
Federico  di  Anliochia ,  il  quale  datosi  ai 
Francesi,  fu  la  rocca  consegnala  a  Boberf» 
d*Angiò;  e  poco  dopo  ricuperatala  avei* 
do  Pietro  II,  nell'anno  1336  la  eonecsN 
a  Raimondo  di  Peralia,  da  cui,  sotto  t¥ 
dorico  III,  passò  a  Guglielmo  ed  a  JNcealè 
eredi  di  Raimondo.  Per  essersi  quesfullias 
ribellato,  il  Re  Martino  nel  1399  U  diedi 
a  Giovanni  Perollo ,  e  poi  la  restiloi  a 
Calcerando  di  Peralta,  annoverato  Ini 
Signori  nel  1408.  L'ottenne  poi  Pietro  Sfi^ 
da  fora  e  Ruffo,  nipote  ed  erede,  per  parte 
della  sorella  di  Errico  Rosso,  la  cui  Iflii 
Beatrice  portolla  in  dote  primierameate  i 
Gaspare  de  Spes  Viceré  di  SiciUa  eiHi 
Contea  di  Sclafani  e  Rorcella,  indi  i 
secondo,  Sigismondo  de  Luna.  Allora  CM* 
prossela  da  costoro  Niccolò  Afflitto^  il  quii 
rassegnò  in  dote  alla  figlia,  maritala  M 
Giacomo  Alliata  Cancelliere  del  Regnagli 
ritornò  di  nuovo  a  Pietro  de  Luna  ed  ala 
di  lui  figlia  Luisa  de  Luna  e  Tega^  fkè 
n^l  1595  chiamavasi  Signora  di  Casteiha* 
mare,  e  maritata  a  Cesare  Moncada,  partili 
Francesco^  dal  cui  nipote  Luigi  nel  IM 
comproUa  Francesca  BaUamo  ed 


259 


CA 

«ssa  di  Roccafiorita ,  e  morendo  la 
al  figlio  Pietro  Balsamo  9  a  cui  in 
luogo  sosUtul  Diego  Aragona  far 
I,  in  secondo  Giovanni  Yenlimiglia 
di  Gerad,  in  terzo  Baldassare  Neh 
e  Pietro  morisse  senza  prole,  il  che 
\tj  quindi  successe  DiegOy  al  quale 
senza  prole  successe  Giovanni^  i  di 
li  Rodrigo  Blasco  e  Ruggiero  Yen" 
la  morirono  ancora  senza  prole  ma- 
per  cui  nel  1698Baldassare  Naselli  ni- 
el  terzo  sosUluilo,  divenne  padrone  di 
ammaro,  e  dei  suoi  successori  parlai 
do  di  Aragona.  Oggi  vive  Luigi  Na* 
narito  a  Stefana  Morso.  La  latitudine 
»ttà  è  di  38%  5\  la  longitudine  di 
0'.  (1). 

ttoAlmeota  Castellammare  è  od  capo-cir- 

0  di  3*  claiie  in  proriocia  di  Trapani,  da 
a  i  m.  rotabili  20  non  rotabili ,  distretto 
mo  da  coi  7  non  rotabili,  diocesi  di  Max- 

1  coi  40  non  rotabili^  32  rotabili  7  non  ro- 
a  Palermo;  è  sito  propriamente  in  ana  de- 
«Dora,  e  signoreggia  il  golfo  dello  stesso 
L'aria  ne  è  mediocre  pel  macero  dei  lini, 
bene  io  luoghi  non  molto  ricini  allo  abi» 
I  decorrono  le  acqae  sino  a  luoghi  pochis- 
istanti;  Tacqoa  potabile  vi  è  di  fonte  e  di 
imona  e  bastante.  Ammirasi  *  nella  Chiesa 
■■  bello  simulacro  di  N.  D.  del  Soccorso, 
I  però«  siccome  dice  Sacco,  sebbene  sia  di 
ina,  non  la  cede  in   finexza  al  magni6co 

orientale.  Vi  è  una  fiera  per  la  solennità 
^e  in  onore  di  lei  in  ogni  anno  si  oele- 
ir  bestiame,  tessuti,  ed  altre  merci,  che  dura 
i  a  cominciar  dall'S  di  agosto.  Esistono  in 
«mare  due  ospiiii.  Tu  no  dei  PP.  Cappnc- 
altro  dei  Minori  Riformati  ;  del  pari  due 
asti,  ODO  abolito  con  una  chiesetta  in  cui 
sadro  rappresentante  Cristo  al  sepolcro,  di 
oro  il  pennello f  l'altro  neanco  messo  in 
.  Ne  montava  la  popolazione  nel  1798  a 
ntanti,  ad  SiOS  nel  1831,  e  finalmente  si 
e  in  pochi  anni  ad  ltS87«  come  nella  fine 
1  fu  indicata.  Comprandosi  il  suo  terrilo-> 
laL  S08t,87i,  delle  quali  di?idendo  in  cul- 
ria  in  giardini,  5,  070  in  orti  semplici,  18, 
canneti,  544,183  in  aeminatorii  semplici, 
S  in  pMColi.  85,834  in  oliveti,  123»080  in 


CA 


Castellaiiiiiiare  (Ckilto  di).  Lat.  Gul- 
fuè  CaslelU  ad  mare.  Sic.  Gurfu  di  Casted- 
dammarl  (V.  M.)  Era  un  giorno  il  seno  Se- 
gestano  e  prende  il  nome  dalla  città  del 
Castello. 

Castellammare.  Lat  Castellum  ma- 
riè.  Sic.  Lu  casteddu  (Y.  M.)  Sorge  nel- 
r  orientale  spiaggia  di  Palermo.  Da  Fazello 
antica  fortezza^  da  Ugone  Falcando  antico 
palazzo  appellalo,  presenta  la  forma  di  pic- 
cola città  non  seconda  alle  altre  poche  in 
Sicilia  per  le  sue  fortificazioni  e  naturali 
ed  artificiose^  imperocché  è  bagnata  dalle 
onde  del  mare  da  Mezzogiorno,  Legante 
e  Tramontana.  Sorge  intera  sopra  moli  di 
pietra,  e  da  Occidente  è  circondata  e  chiusa 
con  ogni  industria  ed  arte.  Si  è  perciò  che 
difende  la  città,  rende  sicuro  oltremodo  il 
porto,  come  un  giorno  difendeva  le  due  foci 
deir  antico,  delle  quali  una  sola  al  presente 
rimane.  Credesi  opera- di  tempi  antichi,  ma 
la  sua  rista  urazione  ascrivesi  ai  Saraceni^  i 
quali  prima  d*  innalzare  il  novello  palazzo 
lo  scelsero  per  soggiorno  degli  Emiri,  for- 
tificarono con  molte  torri,  ed  ivi  innalza- 
rono una  Moschea  per  la  maomettana  su- 
perstizione; ma  Roberto  e  Ruggiero  scac- 
ciati i  Saraceni,  Tacerebbero  di  novelle 
fortificazioni  giusta  i  tempi;  finalmente  Io 
Imperatore  Carlo  V  la  cìnse  di  smirurati 

Tignetl  alberati,  351,715  in  yigneti  semplici ,  10, 
634  in  iommaccheti,  6,853  in  ficheti  d'india,  58» 
146  in  b08cate«  638,568  in  terreni  improduttivi, 
1,150  in  inoli  di  case.  In  un  monte  che  sorge  nella 
pianura  detta  Traginisi  alla  quale  non  da  molto 
tempo  fu  costruita  una  strada  rotabile ,  sono 
delle  caverne  profondissime:  il  suo  terreno  poi 
è  calcareo  arenoso  nella  parte  settentrionale,  e  vi 
si  trovano  alquante  eonehigU9  fonili.  Armasi  una 
tonnara  nel  suo  mare  nell'està,  e  ri  si  pescano 
eziandio  dei  molluschi  nudi  conchigliferi.  11  mag- 
gior commercio  di  esportaxione  consiste  in  som- 
macco«  vino  ee. 

I  bagni  di  acqua  termale  di  Castellammare  sono 
nella  «tà  frequentatissimi,  poiché  molto  gioTevoli 
per  varie  malattie,  e  principalmente  per  le  cotinee.' 


260 


CA 


bnstìoni,  il  che  ban  fallo  i  suoi  successori 
secondo  chiedevano  le  opporlunilà  dei  tem- 
pi; poiché  sotto  Filippo  II  il  Viceré  Gio- 
Tanni  di  Cerda  nel  1560  aggiunse  novella 
corona  di  baluardi  a  quei  che  eretto  aveva 
Carlo,  ed  ultimamente,  nel  principio  di  que- 
sto secolo  il  duca  di  Uzada ,  di  un  terra- 
pieno di  muri  recinto,  la  munì.  Compren- 
de oggi  una  Chiesa  parrocchiale  (1),  ha  delle 
amplissime  stanze  pel  supremo  Comandante 
della  milizia,  che  il  secondo  posto  tiene 
dopo  il  Viceré.  Ila  delle  carceri  pei  col- 
pevoli plebei,  e  delle  custodie  pei  nobili. 
Lungo  tempo  in  questa  rocca  univansi  i 
Consultori  per  amministrare  la  giustizia,  ed 
ivi  si  conservavano  i  pubblici  atti  del  Re- 
gno, ma  nel  1593  accesa  la  polveriera,  gran 
ruina  intervenne,  le  interiori  parti  della 
rocca  conquassaronsi ,  e  molti  schiacciati 
ne  furono,  perché  i  tribunali  vennero  tra- 
sportati non  molto  dopo  nel  Regio  palazzo. 
Castellana»  Lat.  Castellana.  Sic  Ca- 
stiddana  (V.  I\.)  È  uno  stagno  appresso  il 
capo  di  Harzarello  nella  spiaggia  australe 
deir  Isola.  Seguono  verso  Oriente  le  foci  del 
fiume  Irminio. 

Castelli  di  Saturno»  Lat.  Cronia  Ca- 
stella, Sic.  Casteddi  di  Salurnu  (V.  M.)  Ca- 
stelli, posti  verso  le  parti  occidentali  del- 
r Isola,  come  da  Diodoro  nel  lib.  3.  Re- 
gnò Saturno  in  Sicilia  ed  in  Affrica,  non 
che  in  Italia,  e  stabilì  il  suo  imperio  nelle 
parti  occidentali,  e  disposte  ovunque  guar- 
nigioni per  le  rocche  tenne  al  dovere  % 
sudditi,  donde  avvenne  che  per  le  parti 
occidentali  di  Sicilia,  i  luoghi  ovunque  ptti 
elevati  appellansi  Castelli  Cronii,  cioè  di 
Saturno. 

(1)  Questa  parrocchia,  come  anche  1*  intero  ca- 
atello,  qual  sito  apparlenenlesi  al  Re,  ra  soggetto 
al  R.  Cappellano  maggiore ,  il  quale  yi  segna  no 
Parroco,  e  dae  cappellani  coadjatori;  ?i  si  ammi- 
nistrano i  sacramenti  alle  truppe  di  presidio  ed 
agli  abitanti.  Meritano  attenzione  nella  Chiesa  ì 
quadri  di  S.Gaetano, di  N.  D.  del  Rosario,  e  diS. 
Silvestro,  buoni  lavori  del  peonelio  di  Vito  d*A  ona. 


CA 


Castellacelo,  Lai.  CaèleUueimi^.  Sic. 
Castidduzzu  (V.  N.)  Rocca  dirata  nel  pro- 
montorio occidentale  del  seno  di  Mara 
verso  Pachino,  che  stendesi  al  mare  verso 
Mezzogiorno,  di  qual  nome  appellansi  pa- 
rimenti ed  il  seno  ed  il  proroonlorio.  In 
si  ammirano  in  giocondissimo  sito  i  monii- 
menti  di  famosa  caduta  città,  di  un  m.  f 
mezzo  di  circuito,  e  della  rocca  battuta 
dalle  onde  del  mare,  ed  avaniano  Testifii 
di  case  di  antica  fab)>rica  in  esistenti  liMh 
ghi  sotterranei,  oggi  appellate  Ca$UUued$ 
da  questa  diruta  rocca.  È  congetlora  di  Fa- 
zollo  esservi  stata  Callipoli  o  Eubea,  ma 
io  avendo  collocato  Callipoli  al  lato  Orien- 
tale deir  Isola^  e  nelle  parti  medilerrtnee 
r  Eubea  nelle  note  al  medesimo  FazeDo, 
after  mai  con  Cluverio  esser  questi  aTanii 
intorno  a  Marza  monumenti  del  tempio  di 
Ecate  e  del  sepolcro  di  Ecabe. 

Castellaecio.  Lat.  Castellucium.  Sic 
Castidduzzu  (V.  N.)  Rocca  a  5.  m.  so^ 
Terranova  verso  Aquilone,  sita  in  an  eolle, 
le  di  cui  radici  vengono  bagnate  dal  fioan 
di  Gela  o  di  Terranova.  Fu  un  tempo  eoa- 
ceduta  dal  Re  Federico  III  nel  1361,  col 
fondo  delle  terre  d*  intorno^  a  Perollo  de 
Moach  milite  Caltagironese.  Passò  sotto  lar- 
tino  in  mano  di  Ruggiero  Impancila,  che 
essendo  dall'Isola  partito,  non  impetralaae 
dal  Re  la  facoltà,  consegnando  la  rocca  ad 
un  suo  famigliare,  Alfonso  con  decreto  dei 
19  ottobre  1422  segnato  nel  castello  di 
Aversa,  revocando  T alienazione,  concessela 
a  Ximene  de  Corella,  Coppiere  Regio,  dal 
di  cui  eredi  passò  ai  signori  di  Terranofa» 
oggi  signori  di  Castelluccio. 

casfeiiuccio.  Lat.    Castellucium.  Sic 
Castidduzzu  (V.  N.)  Rocca  ch«  siede  sopii 
!    un  colle,  nel  territorio  occidentale  di  Mi^ 
I    alla  sinistra  ripa  del  fiume  Atcllaro  o  AlHse*  i 
I    dalla  quale  dista  circa  un  miglio.  Fu  0   | 

tempo  di  Eleonora  regina,  come  ìtfpi 

'    notato  nel  censo  di  Federico  II  suo  oarilc 

Venne  poi  nella  Signoria  di  Maltto  Niki, 


261 


CQÌ  fellonia  Toltenne  Guglielmo  Rai- 
tancada,  che  concessela  a  Maileo 
0,  ma  entrambi  opposti  al  Re  Harli- 
tanel  1397  al  messinese  SuUmbenio 
i  con  diploma  segnato  in  Catania. 
1  diedela  dopo  20  anni  a  Kiccola 
ì  di  Noto,  cui  il  Re  Alfonso  conce- 
facoltà  di  rifabbricare  la  rocca,  col 
Ilo  mero  e  misto  impero,  per  di- 
lei  6  di  ottobre.  Succedette  a  Pìic- 
igliuolo  Pietro  nel  1453,  a  cui  Mat- 
questo  poi  Niccolo  ii,  da  cui  Bianca 
ina:  morì  quella  senza  prole,  ondo 
^5  r  ottenne  Caterina. 
«Itacelo.  Lat.   Castcllucium.  Sic. 
uizu  (V.  N.)  Piccola  isola  rimpetlo 
lontorio  Plemmirio. 
tellacclo.  Lat.  Castellucium.  Sic. 
Inzzu  (V.  D.)  Casale  concesso  dal- 
ator  Errico,  Re  di  Sicilia^  alla  Chiesa 
[aria  de  Latina  in  Messina. 
tellacclo  del  Molo.   Sic.   Castid- 

iì  lu  Molu  (1). 

lellacclo.  Lat.  Castellutiufù,  Sic. 
luzzu  (V.  I>.)  Villaggio,  appartenenle- 
1300  a  Francesco  Yenlimiglia,  ed 
lesimo  secolo  devesene  ascrivere  la 

,  poiché  nel  1267  nel  diploma  di 
Jessandro  III,  in  cui  notasi  il  con- 
ia Chiesa  di  Cefalb,  nessuna  roen-' 
i  fa  di  Castelluccio.  Siede  nei  monti 
ei  quali  parla  il  Fazello,  e  nella  loro 
le;  con  una  rocca  che  ergesi  dalla 
accidentale,  sotto  di  cui  è  la  principale 

parrocchiale  ,  sacra  del  titolo  alla 
i  di  Nostra  Donna,  cui  assiste  una 
mia  di  Sacerdoti  :  enumeransi  altre  12 

minori,  e  rimpetto  la  rocca  ergesi 

di  S.  Maria  dell' Ajuto  con  un  Con- 
li  Osservanti  di  S.  Francesco  dal  1634, 
li  Terso  il  159S  cedettero  il  luogo 
mali.  È  Castelluccio  nella  diocesi  di 

no  piccolo  castello  di  figari  quadra,  for- 
tre  bastioni^  e  di  una  torre  riquadrata, 
inde  il  Molo  di  Palermo. 


CA 


Cefalo,  come  notai,  e  nella  comarca  di  Mi- 
stretta,  e  dà  Tenore  ai  suoi  Signori  di 
sedere  il  xii  posto  trai  Baroni.  Fiori  nel 
secolo  xTi  di  346  case,  1617  abitanti,  nel 
seguente  di  528  case,  1695  abitanti,  e  fi- 
nalmente ai  nostri  tempi  di  367  case,  1210 
abitanti,  che  finalmente  con  non  lieve  per- 
dita vedonsi  ridotti  ad  826. 

Fu  soggetto  ai  Ventimigtia  sino  al  1480, 
quando  Enrico  Conte  di  Ceraci,  ricevuto 
il  prezzo,  rassegnò  a  Matteo  Speciale,  da 
cui  comprollo  poi  Niccola  Siracusa ,  ma 
lo  ricuperò  Simone   Tentimiglia  nato  da 
Enrico ,  e  perciò   nel  1499  ubbidiva  ad 
Antonio  figliuolo  di  Simone.  Fecerlo  di 
loro  Signoria  i  Lercano  nel  1536,  ma  non 
perdettero  i  Yentimìglia  il  dritto  di  ricom- 
pra. Poi  passò  colla  medesima  leggo  agli 
Ansatone  y  dai  quali  ai  Timpanaro  ^  che 
verso  i  principii  del  secolo  xvii  dicevansi 
Signori  di  Castelluccio.  Ma  nel  16341' ot- 
tenne Erasmo  Cannizzaro,  cui  succedette 
la  figlia  RaffaelUiy  ed  a  questa  Luigia  Bot- 
tone e  CannizzarOj  la  di  cui  erede  Agata 
Agras  lasciò  a  Francesco  suo  figliuolo^  il 
quale  nominato  nel  1726  con  diploma  di 
Carlo  YI  Duca  di  Castelluccio,  da  Eleonora 
Parisi  ebbesi  Giovanni,  oggi  vivente.  Con- 
fermai altrove  nelle  note  al  Fazello  esser  ce- 
duto sotto  Martino  Castelluccio  ai  Peralta, 
ed  ai  Montecateno,  perciocché  Antonio  ed 
Enrico  di  lui  fratello  dai  Tentimiglia,  nemici 
al  medesimo  Re,  decaddero  dai  beni,  e  furo- 
no altrui  concesse  le  loro  Signorie.  Ma  ritor- 
nati in  grazia,  vennero  di  nuovo  sostituiti  alle 
primiere  dignità;  del  resto  essendo,  come  an- 
che oggi,  altri  casali  del  medesimo  nome, 
non  nego  poter  facilmente  inciamparsi  in 
qualche  equivoco  in  assegnarne  i  Signori. 
Hanno  i  terrazzani  in  primaria  devozione, 
e  venerano  il  tutelare  S.  Placido  Abate  e 
Mart.  Sono  vestili  i  prati  di  pingue  erba, 
ed  abbondano  in  pasture,  sono  piantate  a 
vigne  le  terre,  a  gelsi,  ad  ulivi.  Il  Barone 
si  ha  dritto  di  armi^  e  segna  il  Magistrato 


262 


GÀ 


cifìle.  Presiede  il  YescofO  per  merzo  di 
un  suo  Vicario.  La  lat.  è  di  37%  50*  la 
long,  in  33^"  (1). 

Castelnaovo.  Lat.  CoèteUum  novuni. 
Sic.  CaslernoTu  (V.  D.)  Vedi  Bavuso. 

Casteltermlnl.Lat.  CaéteUwmTherme. 
Sic.  Castertermini  (V.  H.)  Terra  volgarmente 
Termine  ed  aUrìmenti  Manie  d*Oro^  alla 
destra  riva  del  fiume  Platani,  sotto  Sutera^ 
verso  Libeccio*  Riconosce  la  Chiesa  di  Gir- 

fenti  e  la  Signoria  civile  di  Castronuovo. 
di  nome  novello,  ma  ben  popolata;  poi- 
ebò  il  suo  censo  del  1653,  e  come  credo 
il  primo,  recò  544  case,  2276  abitanti  ;  nel 
1715  poi  1324  case  e  5171  abitanU, 
ed  ultimamente  5245.  Il  sito  è  lievemente 
declive  verso  Mezzogiorno  ;  la  primaria 
Chiesa  che  è  sola  parrocchiale,  sacra  alla 
B.  Vergine  del  Rosario,  con  altre  sei,  cui 
presiede,  ò  commessa  alla  cura  dell*  Arci- 
prete. I  Minori  Cappuccini  in  più  elevato 
luogo  dal  1722  si  stabilirono.  Decentissima 
è  la  casa  del  Barone,  che  appellano  Castel- 
Io,  con  molto  ampia  piazza;  donde  aprcsi 
spaziosa  e  retta  via  sino  alla  Chiesa  delle 
anime  purganti ,  che  assai  bella  si  pre- 
senta. Adornano  poi  la  via  da  entrambi 
i  Iati  eleganti  case  di  citladini.  Oggi  si  ap- 
partiene il  paese  al  Principe  di  Castelvetra- 

(1)  È  oggigiorno  un  cornane  in  pro?incia  dì 
Ifewina^  distreUo  e  circondario  di  Mistretla,  da 
cai  ditta  6.  m.,  117  da  Messina,  78  da  Palermo, 
neUa  diocesi  di  PaUi.  Vi  è  on  monte  agrario  che 
giusta  le  regole  generali  presta  frumento»  inrertito 
dal  peculio  nell'anuo  1842,  e  diretto  dalSindaco, 
e  da  due  Deputati  scelti  dal  Decurionalo  eoo  la 
approraiione  dell*  Intendente ,  la  carica  dei  quali 
è  biennale.  L'estensione  del  suo  territorio  è  di 
taL  1569,550»  delle  quali  dÌTÌdendo  in  culture,  709, 
S50  in  seminatorii  semplici ,  S76«707  in  pascoli  • 
8,543  in  oliveti,  99^121  in  yigneti  semplici,  74,970 
in  boacate,  11,600  in  frassineti  «  0,059  in  suoli 
di  case,  il  suo  più  gran  commercio  di  esportaiione 
consiste  in  manna  che  è  di  ottima  qualità.  L*aria 
▼i  è  sana.  Ne  montaTa  la  popolazione  nel  1798  a 
1709,  a  1749  nel  1831 ,  e  finalmente  a  9359  si 
accrebbe  tino  all'anno  1859. 


GA 

no,  Duca  di  Terranova,  detta  fiimiglit  Pi- 
gnatelli;  ma  Vincenzo  Maria  di  TermM, 
per  privilegio  di  Filippo  del  IC29,  ne  ci- 
tenne  gli  onori  di  principato,  t  li  Irasnisi 
ai  suoi,  oggi  signori  di  Isnello  e  di  Bociii. 
Rota  Francesco  Emmanuele  alla  fiuniglii 
medesima  essersi  un  tempo  appartemil9 
CasteUermini^  donde  gli  compete  0  Irci* 
tesimo  terzo  posto  trai  Principi;  •  i  IHnV 
di  Terranova  ed  1  Principi  di  CastoivelnM 
come  Baroni  di  Jfonle  d*  Oro,  prollériseoM 
il  LI!  voto  nel  Parlamento,  godono  del  pa- 
tere di  armi,  e  segnano  il  magistrato,  ii- 
gusto  è  il  soggetto  territorio,  ma  fertile; 
frequentano  tuttavia  gli  abilanli  0  videi 
feudo  di  Fontefreddo  soggetto  al  Conte  4 
Bastiglia^  donde  ubertose  messi  raceolgoM^ 
con  non  piccolo  lucro.  Sta  in  31*,  2S*i 
long,  in  37%  43*  di  latitud.  (I). 

0)  Oggigiorno  é  un  comone  in  prorine^  9  ^ 
cesi  di  G Èrgenti,  diitretlo  di  Bivona»  da  evi  dirti 
6  m.  e  mexxo,  e  18  n.  e  metto  dialasU  da  9k» 
genti,  55  da  Palermo.  Nel  18SS  venifa  ii 
ciato  il  prospetto  della  magnifica  Cbitsa 
oltre  la  qaale  sono  altre  otto  Chieae.  Vìen  Iravtr» 
salo  il  comune  dalla  strada  rotabile,  che  mena  di 
Palermo  a  Gìrgenti,  ed  essendo  perciò  mollo  lire* 
qaentato.la  cÌTÌli»aiione  ri  si  mostra  in  ne  iefioi 
progresso,  onde  renne  da  brefe  oostilnito  «n  tM- 
trino»  dei  più  eleganti  della  prorincia.  Salakt  è 
il  clima  «  e  se  ne  comprende  il  territorio  in  al- 
me 5318.480,  delle  quali  13,688  in  orli  ifflirii 
108,464  in  seminatorii  alberati  ,  3877.855  in  sa» 
minatori!  semplici,  1775,811  in  paitnre»  Ì8,tlt 
in  oliveti ,  58,049  in  vigneti  aempiici ,  14,881  li 
sommaccheti,  1  in  boscate^  1,864  in  collare  Mi^ 
81,956  in  terreni  improduttivi ,  1,801  in  anefi  di 
case.  1? i«  e  nella  contrada  Chioddia 
una  tolfara  soggetta  ad  inondatione  por  le 
8orgi?e  «  ed  altra  nella  contrada  Manganalo  Mi 
soggetta  ad  inondazione^  entrambe  diaeoelolla» 
dal  luogo  deirimbarco«  e  10  dal  ponto  pie 
della  strada  a  ruota  che  ri  condooo: 
nominata  Timpi  di  Malta  è  nel  aito 
chia,  ed  altra  nel  terreno  dell'Accia, 
non  soggette  ad  inondamento  e  distanti  88  wl 
dal  mare,  8  dal  più  ricino  ponto  dolb  atradi  fi* 
labile  che  ti  mena  ;  tutte  a  «/•  na.  dai 
collifati ,  8  che  daa  loifo  di  S*  qualità» 


263 


ti- 


CA 


«••telvetwiii©.  Lai.  Casfellum  rete- 
fonum.  Sic.  Casledduviiranu  (V.  M.)  Clllà 
Beila  diocesi  e  comarca  di  Hazzara,  de- 

^oelU  di  Aceti  che  ne  di  anche  dì  i."  Da  ciò  si 
flodu  OD  aignificante  coafmercio,  onde  la  pubblica 
proaperìlà  aapira  ad  on  miglioramento  »  cui  non 
potrà  mai  perrenire  finché  gli  ex-baroni  non  to- 
gfioa  eoocedere  e  ripartire  agli  abitanti  in  discrete 
teaate  i  loro  ex-feodi,  dei  qaaii  questo  territorio 
è  q«aii  totalmente  costitoilo. 

Ne  asceodefi  la  popolaaione  nel  1798  a  5590, 
a  ftS9i  nel  1831,  e  finalmente  a  6493  nello  scor- 
do del  1851. 

Fereone  resterà  io  Italia  e  nella  Repubblica  let- 
teraria il  nome  di  Giovanni  Agostino  de  Cosmi 
■ito  in  Gasteltermini  a  di  25  luglio  del  1736, 
laico  per  la  magnifica  direzione  nel  corso  scola- 
itieo,  perlocbè  nelle  principali  città  di  Sicilia  to- 
aiff  eletto  Moderatore  delle  pubbliche  scuole ,  e 
Birettore  degli  stodii  e  della  Uni  Tersità  di  Cata- 
aiadal  VescoyoHr.  Salratore  Veutimiglia  nel  1761; 
dofe  sfoggiò  delle  sue  altissime  mire,  dove  i  suoi  ag- 
postati  pensamenti  fò  praticare,  donde  cavò  sommo 
proltto;  Tenuto  in  Napoli,  quinci  iuRoma,  lascian- 
da  di  se  indelebile  il  nome,  poi  ritornato  in  Catania, 
fialeUo  a  costode della  Biblioteca,  di  che  donato  aTC- 
TaMr.  Tentimiglia  TuniTersità  degli  studi!, e  la  ordi- 
tele qoÌTi  apri  cattedra  noToUa  di  direzione,  e  di 
sairta  alla  gioTentù  studiosa.  Nel  1788  furono  dal  Re 
iiititsite  le  scuole  normali  in  Sicilia,  e  ne  fu  il  De 
Gi«u,  che  di  duoto  in  Napoli  dimora Ta,  eletto  il 
Mnttort,  onde  portossi  in  PalerQio  ad  ordinar  le 
asse  con  r  intelligenza  del  GoTerno,  doTO  IroTan- 
étà  MflT  aprile  del  1789,  fu  dal  Re  promosso  ad 
«apio  canonicato  della  Chiesa  di  Girgenli,  dispen- 
atfa  la  residenza.  Pubblicati  nel  (799  i  PrineipH 
fimarvU  del  dinono .  poi  nel  1803  gli  EUmtnXi 
M  fMùgia  in  fra  volumi,  dei  quali  come  a  sup- 
Ifanaato  «na  fradtiatona  di  cento  letierB  scelte  d^ 
tktnmf  e  la  (radiatone  dH  memorabili  di  So- 
Mrim  da  SenofonUf  laTori  in  serTizio  delle 
proaegol  a  rendersi  olile  sino  ai  primor- 
ìl  dd  1810»  qeando  già  ai  Si  gennaro,  steso  sul 
tMe  di  Borie  profferiTa  agli  amici  poche  ore  pri- 
vi £  mandar  k>  spirito  quelle  tenere  parole:  di  che 
tfkn  d$lmai  amici  $$  io  muojof  V  amicizia  resta, 
9mi  immortale  l 

A  Nieeolò  Caeciatore  celebre  alliero  del  Piazzi^ 
e  ée  gii  eiieocdeTa  nella  direzione  della  specola 
A  Memo»  fa  patria  eziandio  Gasteltermini.  Lo 
HlMrio  failone  del  ano  maeatro  che  confessaTa 
Tiniio  afolo  a  coadJBtore  nei  laoi  itadii»  gli  €0« 


CA 


corata  al  tempi  di  FazcHo  del  titolo  di 
Contea,  poi  dal  1564  avanzala  del  titolo  di 
Principato.  Anticamente,  nota  il  Pirri,  di- 
cerasi  castello  Entellino,  il  che  divolg& 
il  primo  r Arezzo:  Rimangono  gli  Entelli^ 
ni  vicini  popoli,  abitanti  l* antica  EnteUa 
con  detta  da  Entello  compagno  di  Ace^ 
èie,  che  poi  trovo  appellata  negli  annali 
di  Sicilia  Castello  Entellino ,  oggi  però 
Casteketrano.  Ma  T  antico  scrittore  Isacco 
Tzelze  fu  Entella  moglie  di  Acesle,  donde 
il  nome  air  antica  città  di  Sicilia,  che  te- 
dremo  a  suo  luogo  essere  stala  altrove.  Ho* 
ta  Cluverio  aver  piuttosto  occupato  Elcetio 
il  sito  di  Castelvetrano ,  il  che  anche  al« 
trovo  è  ad  esaminare.  È  certamente  CO' 
stelvetrano  ricco  ed  abbondante,  e  slede 
in  un  campo  un  poco  declive  verso  Sci* 
rocco,  con  larghe  e  retle  vie,  e  magnifica 
rocca,  dovè  il  palazzo  del  Barone,  la  quale 
comprende  il  tempio  di  S.  Pietro^  ornato 
dal  i670  di  insigne  collegio  canonico;  raa 
la  principale  Chiesa  del  titolo  di  Maria  Ter- 
gine Assunta  è  alla  destra  della  città;  l'al- 
tra parrocchiale  di  S.  Giovanni  Battista 
principale  patrono^  alla  sinistra;  entrambe 
sotto  rArdprele,  e  per  mole,  grandezza, 
ed  ornamenti  esimie.  In  quella  di  S.Giovanni 
però  ò  una  statua  dì  marmo  del  medesime 
santo,  del  famoso  scalpello  del  Gagini:  enu- 
meransi  poidicìotto  Chiese  filiali,  ed  alcune 
addette  a  confraternite  di  laici;  dieci  con- 
venti sotto  varli  istituti,  ed  uno  di  monache, 
ai  quali  la  seguente  origine  si  assegna. 

Antonio  Tagliavia  Signore  della  città  stabili 
i  Frali  Predicatori  nella  Chiesa  di  S.  Maria 
di  Gesù,  ad  esser  centro  di  studii  dell*  Or- 
dine. I  Minori  Conventuali  fuori  la  porta 
del  titolo  di  S.  Francesco,  abitano  un  sito 


gtitol  nna  fama  eccellente;  più  ancora  glie  ne  con- 
ciliano le  sue  opere,  parlando  alla  posterità  come 
sostenne  il  decoro  del  nostro  Osservatorio,  e  man- 
tennelo  nello  stato  in  cai  laMiato  l'aveTa  1*  im- 
mortale Piaui* 


2r)4 


CA 


amcnissimo  dal  1534. 1  Riformati  per  opera 
di  Zenobia  Aragona  e  Gonzaga  occuparono 
nel  1613  la  Chiesa  di  S.  Maria  dell*  Uria, 
e  di  S.  Lucia.  Il  magnifico  Principe  Carlo 
Aragona  diede  in  prima  un  luogo  ai  Cap- 
puccini nel  1SS8,  e  fabbricò  una  Chiesa 
sotto  il  patrocinio  di  S.  Anna ,  ma  poi  a 
pubbliche  spese  si  concedette  la  Chiesa  di 
S.  Rosalia;  ed  un  più  grande  cenobio.  I 
Carmelitani,  s)  nel  convento  di  S.  Maria  dei 
Miracoli  costruito  a  contribuzione  dei  cit- 
tadini ,  che  neir  altro  più  antico  di  S. 
Niccolò  nel  secolo  xti,  abitarono.  Segna- 
rono il  sito  e  la  somma  congruente  ai  mo- 
naci di  S.  Agostino  nel  1584  i  nobili  Si- 
gnori Angelo  e  Leonardo  de  Maja,  colla 
Chiesa  di  Nostra  Signora  della  Consolazione; 
del  quale  ordine  ancora  ai  Riformati  della 
Congregazione  di  Centorbi  assegnata  la  Chie- 
sa di  S.  Maria  della  Presentazione  del  ti- 
tolo dell' Ajuto,  toccò  un  domicìlio  molto  de- 
cente verso  il  confine  della  città  nel  1637. 
I  monaci  di  S.  Teresa  conoscono  la  loro 
origine  dopo  la  metà  dello  scorso  secolo. 

I  Paolotli  sotto  il  nome  del  santo  fondato- 
re, furono  stabiliti  da  Giovanna  Aragona  e 
Pignatclli  dal  1607  dentro  la  città,  nella 
contrada  di  S.  Leonardo,  e  dai  lodati  dei 
Maja  agevolati.  Le  monache  che  professano 
la  regola  di  S.  Domenico  hanno  sin  dagli 
antichi  tempi  un  monastero,  e  van  belle 
del  titolo  della  Vergine  Annunziata.  La  pietà 
dei  Baroni  costruì  un  collegio  di  ragazze 
nel  1622  presso  la  Chiesa  di  S.  Giacomo. 

II  monte  di  pietà  e  l'ospedale  pei  poveri 
amministransi  dai  fratelli  della  Compagnia 
dei  Bianchi.  Antichissimo  è  il  Monastero  Be- 
nedettino della  SS.  Trinità  nel  territorio 
cognominato  di  Delia  o  di  Ficano,  a  circa 
un  m.  e  10  passi  verso  Occidente,  di  Re- 
gio patronato,  di  cui  faremo  altrove  pa- 
rola. 

Per  quanto  riguarda  le  civili  e  pubbli- 
che abitazioni,  essendo  la  città  abitata  da 
oneste,  ingenue,  e  ricche  famiglie,  si  tro- 


CA 

vano  molte  case  di  privati  assai  < 
nò  vi  mancano  delle  buone  piane 
decente  palazzo  pretorio.  La  fortezn 
un  giorno  poco  sopra  dell*  antica  di 
cessa  da  un  fulmine  minò,  e  gli 
ne  esistono.  Oggi  sono  le  casa  345 
ladini  11979.  Numera  il  Pirri  128 
e  5081  abitanti,  ma  nei  regi!  libri 
stesso  tempo  nel  1633,  se  erralo 
fosse,  si  leggono  4041  case,  13361 1 
Sotto  rimperadore  Carlo  erano  132 
se,  10S29  gli  abitanti.  D  Magistrato 
la  forma  delle  leggi  municipali,  en 
e  ad  arbitrio  del  Principe,  cui  8p< 
dritto  di  armi  ,  e  Txi  posto  nel 
mento.  Il  Vicario  presiede  al  clerc 
dei  Vescovo,  il  Governadore  di  Scu 
mandava  V  urbana  milizia  di  88  lan 
cavalli.  Gli  amplissimi  prati  di  G 
trano  abbondano  di  vene  d*  acqua, 
alcuni  luoghi  sono  paludosi,  chiusi 
mi  di  Arena  e  Madiuno,  per  cui 
poco  salubre;  ma  lussureggiano  i 
per  Tuberia  delle  biade,  pei  lielisì 
scoli  che  nutrono  copiosi  armenti 
vi  sono  singolari  e  squisiti,  Folio, 
il  mele  sempre  vi  abbondano^  com 
vi  hanno  delle  miniere  di  bianchiss 
le  (1);  nei  boschi  aperti  e  spaziosi  ali 
cinghiali  in  gran  copia  ed  altre  I 
caccia  presentando  ai  Principi  giocc 
vertimento. 

Si  fa  menzione  degF  illustri  ciltad 
cifico  deir  ordine  dei  Cappuccini  d 
vita,  illustre  per  molti  miracoli  e  p 
di  profezia,  il  di  cui  corpo  è  in 
venerazione  appo  i  suoi.  Angelico  < 
dello  stesso  ordine  nel  settimo  mese 
prova  tolto  al  mondo,  nel  1594,  e 
di  lui  fu  veduta  salire  driltameoto  i 
sotto  forma  di  splendida  fiamma.  G 
M.  Luna  Minor  Cappuccino  ancora 


(0  OggigiorDO  queste  miniere  •  ignora 
luCameole. 


265 


CA 

il  lettere  e  prudenza  nelle  ammìni- 
i,  mentovato  dalPirri.  Giovanni  Quar- 
Acerdote  illustre  per  santità  di  vita, 
ire  in  Palermo  dì  opere  pie ,  di  cui 
»re,  che  afferma  essere  nota  parimenli 
tempi  la  fama  delle  di  lui  virtù.  Bar- 
iggio  insigne  avvocato  in  Palermo, 
ipre  intento  ad  uiDcii  di  carila;  si 
utU)  a  difendere  i  poveri,  ed  a  pa- 
uche  le  spese  nei  loro  giudizi!,  e 
tò,  come  dicono,  di  dare  alla  Ver- 
1  suo  santissimo  Sposo,  e  al  divino 
sotto  forma  di  poveri,  deirclemosina; 
alla  virtù,  alla  contemplazione,  con 
ima  di  santità  mori  in  Palermo  nel 
morto  spirò  un  soavissimo  odore^  e 
>  volto  spiccarono  raggi  di  luce,  sic- 
attesta  lo  scrittore  dì  sua  vita.  Ebbe 
;lie  Vincenza  Sveglia,  donna  lodata 
per  esimia  virtù,  e  i  Agli  Girolamo 
Cesco  Maria  Maggio,  egregii  e  cele- 
i  personaggi,  che  a  dritto  possiamo 
originarli  di  Castelvetrano.  Raffaello 
deir ordine  dei  Predicatori,  chìaris- 
er  ingegno  e  dottrina,  lodato  pe^  la 
là  della  vita.  Cappellano  di  Carlo  II 
Kapoli,  il  di  cui  animo  offese  per 
iibblicato  il  libro  sulla  Vera  elezione 
mie/ice  Urbano  MI,  per  cui  fu  messo 
^re,  e  ne  fu  tratto  alla  morie  di 
è  mentovato  da  Fontana,  Altamura- 
ia  allri.  Simone  d* Aragona  Cardinale 
la  Romana  Chiesa,  figlio  del  celeber- 
larlo  magno  SicolOy  segnato  Arcive- 
li  Palermo.  Pietro  de  Luna  illustre  giu- 
ulto,i  dicui  pubblicati  raccolti  Comì- 
Uecla  consiliaj,  ed  i  lavori  manoscrilli, 
la  dotlrina  sono  al  sommo  encomiali 
nendali  dal  Hongitore.  Felice  Bran- 
e  dell'ordine  dei  Cappuccini,  in  som- 
>ia  versato  nelle  sacre  scienze  e  nel- 
leaza;  pubblicò  il  traltato  della  sacra 
i  predicare  e  varie  orazioni,  e  la- 
eparalo  pei  torchi  un  corso  di  Teo- 
jiorgio  Tagliavia  della  Compagm'a  di 


CA 


Gesù,  della  famiglia  baronale,  in  cui  bril- 
lò insigne  felicità  d'ingegno,  solida  virtù 
e  prudenza  singolare;  adibito  perciò  a  reg- 
gere vari  collegi,  prese  a  regolar  la  provini- 
eia  Yenela ,  e  diresse  in  Roma  la  casa  della 
Apostolica  penitenzierla;  ebbe  grande  au« 
torilà  appo  i  primarii  principi  del  secolo; 
quivi  chiuse  i  giorni  nel  1659.  Giuseppe 
Pomio  versato  negli  studii  di  matematica, 
filosofia,  e  medicina,  non  che  nelle  ameno 
lettere,  vissuto  a  lungo  in  Palermo  con  non 
volgare  fama,  rifulse  parimenti  per  inte- 
grità di  costumi:  stampò  un  traltato  sulla 
cura  delle  febbri  putride ,  e  preparò  un 
lavoro  compilo  su  tutla  la  medica  scienza. 
Pietro  Maggio  sacerdote  dell'oratorio  di  Pa- 
lermo, preslanlissimo  nelle  più  gravi  di- 
scipline, in  colta  eloquenza,  ed  onnigena 
sacra  erudizione,  Esaminator  Sinodale  del- 
la diocesi  di  Palermo  e  chiaro  di  altri  ono- 
ri, mori  nel  167 1,  commendato  nella  Bi- 
blioteca Sicola^  Pietro  Martire  Scandariato, 
dell* ordine  dei  Predicatori,  precipuo  per 
integrità  di  vita,  versatissimo  nella  scolastica 
e  morale  Teologia,  nei  sacri  canoni,  nelle 
umane  lettere,  nella  latina  ed  italiana  elo- 
quenza, e  mentovato  dal  Mongitore.  Biagio 
Militello  addetto  alla  scienza  del  dritto,  ed 
amante  altresì  delle  Matematiche;  Giudice 
diresse  la  Curia  del  Grande  Ammiraglio  di 
Sicilia,  nominato  nella  Biblioteca  Sicola 
per  dottrina,  integrità,  ed  opere  pubbli- 
cate: ed  ivi  anche  «l'encomiano  Francesco 
Maggio  peritissimo  nella  musica ,  e  Paolo 
Anca  deir  ordine  di  S.  Agostino. 

Ma  già  occorre  primo  Signore  di  Castel- 
vetrano Tommaso  Corvino  (1),  che  divenuto 

(1)  Fone  per  mepda  del  tetto  originale  viene  no- 
miDato  primo  Signore  di  GasteltetreDO  questo  Tom- 
maio  Coryino,  giacché  fa  in  effetto  il  primo  Ba- 
rone, Tommaso  Lentini,  che  per  fellonia  fa  spo^ 
gliato  dei  possedimenti^  il  che  viene  cbiaraibente 
a  conoscersi  consaltando  il  diploma  del  18  gen- 
naro  1299,  che  si  conserra  tra  i  manoscrilli  della 
Biblioteca  Comunale  di  Palermo  (Q.  q.  G.  8],  non 

34 


266 


CA 


nemico  al  Re  Federico  ne  Tenne  spogliato 
dei  beni,  cioè  della  nostra  città,  di  Pietra  Be- 
lice,  e  di  altre  terre,  delle  quali  Tenne  dona* 
to,  dal  medesimo  Re,  Bartolomeo  TagUofoia 
Cameriere  della  Regina  Eleonora,  con  di- 
ploma dato  in  Polizzi  nel  1296,  separata  la 
foresta  di  Beribaida  ed  il  fiume  Hadiuni. 
Succedelte|,'li  il  figliuolo  Antonio^  volgar- 
mente appellato  JVtno,  che  nel  censo  del 
1320  del  medesimo  Federico  dicesi  anche 
Signore  di  Sommatine.  A  questo,  Matteo 
confermalo  dal  Re  Ludovico,  indi  il  figlio 
suo  Antonino ,  di  cui  è  menzione  nel 
censo  del  Re  Martino  del  1408,  sotto  nome 
di  KinOy  cui  nacque  Baldassare^  donde 
Crìovanni  donato  dcirinveslitura  nel  1453, 
da  cui  Nino  in  nel  1479,  e  di  nuovo  dopo 
9  anni  sotto  il  nome  di  Antonino  da  auto- 
rizzazione astretto.  Dopo  JVtno,  Giovan  Vin- 
cenzo maritato  a  Beatrice  di  Aragona,  al 
quale  concedette  il  Re  Ferdinando  nel  1502 
pieno  diritto  ed  il  potere  della  spada  nei 
suoi  possedimenti.  Ne  nacquero  Francesco 
e  Giovanni f  quegli  prese  in  moglie  Anto- 
nia Aragona  Signora  di  Avola  e  di  Terra- 
nova, e  mori  non  lasciata  prole  alcuna;  in- 
di per  ispeciale  indulto  del  Romano  Pon- 
tefice, divenuto  Giovanni  marito  alla  cogna- 
ta Antonia ,  divenne  Marchese  di  Avola  e 
di  Terranova,  ed  Ammiraglio  di  Sicilia  :  toc- 
cò loro  il  figliuolo  Carlo ^  che  per  benefi- 
cio del  Re  Filippo  II,  fu  delto  primo  Principe 
di  Castelvelrano  nel  1544,  e  decorato  di 
somme  cariche  e  dignità,  meritò  venir  ap- 
pellato Magno  Siculo;  i  di  cui  successori 


che  da  dae  antiche  copie  aolenticbe  deiristesio  di- 
ploma, esistenli,  una  presso  la  Cancelleria  Co- 
muDale  di  GasteWetrano  ,  •  Taltra  presso  la  fa- 
miglia Lentioi  di  delta  Cornane.  Potranno  altresì 
riscontrarsi  airassanto«  la  storia  del  Caso  di  Sciacca 
di  Francesco  Sevasta,  pag.  Ili,  edizione  del  17S6 
•  la  Sicilia  nobile  del  Yillabianca^  nei  quali  testi- 
raonii  parlandosi  del  detto  Tommaso  Lentini  Ba- 
rone di  Castelretrano,  si  accennano  le  ragioni  del 
passaggio  della  possessione  nella  famiglia  Taglia? ia. 


CA 


dissi  parlando  di  Avola.  Oggi  è  il  Princip  e 
Fabrizio  Pignatelli,  la  di  coi  moglie  è  Co- 
stanza Medici  dei  Principi  di  Oltajano.  Ke- 
gli  scorsi  vicini  anni  Fabrizio  si  stairill 
ona  volta  con  Costanza  in  Coalelvefroiio , 
ebbe  cura  del  bene  dei  soggetti,  e  prone- 
dette  anche  alle  cose  sue.  Non  longi  dal 
paese  rimangono  avanzi  di  antica  cittày  die 
dicesi  volgarmente  fabbricata  dai  soldati 
veterani  romani^  ai  quali  davasi  dispensa 
da  militare,  ed  assegnavansi  terre  a  col- 
tivare, donde  ottenne  prima  il  nome.  È 
Castelvetrano  in  3V  45*  di  latit-,  in  36*  21* 
di  longitudine  (1). 

(1)  Attnalmente  Castelvetrano  é  Capo-eùtoa- 
dario  dichiarato  di  S*  elasse  con  real  decreto  M 
34  giugno  18S8;  nella  provincia  di  Trapani,  da  cn 
dista  4  miglia  rotabili  18  non  rotabili,  distrette 
e  diocesi  di  Mazzera  da  cui  ti  non  rotabili,  7  aon 
rotabili  dal  mare  «  3i  rotabili  SO  non  rotabili  da 
Palermo.  Vi  merita  attenzione  il  Duomo,  open 
iniziata  nel  1500,  epoca  in  coi  l*arte  fioriva  ae- 
dellata  solle  classiche  forme  del  BniDeUescbi,  se- 
guito dal  Majano,  dal  Bramante,  dal  Saogallo,  e  da 
altri  sommi  artisti;  ma  nel  mentre  lo  stile  dalii- 
torgimento  delle  arti  penetrara  nell*  isola,  in  fn» 
da  a  tutto  il  gusto  del  medio  ero,  prime  che  Tst- 
te  si  rÌTestisse  di  quel  carattere  paro  ed  origi- 
nale dei  Cinquecentisti ,  saccede? a  la  eomiieie 
ed  il  principio  della  goffagine  del  secolo  xn;  qeia- 
di  il  Duomo  di  Castelrelrano  tra  lavori  ptegetsli 
e  interessanti  per  lo  stile,  fu  terminato  colgmli 
e  l'imperizia  artistica  deirepoca  barocca;  fi  ■§- 
rita  attenzione  la  magniBca  cappella  della  Maéia- 
lena«  della  quale  l'architettura,  gli  stocchi  egli sf* 
freschi  sono  di  Tommaso  Ferrano  figlio  dd  ccb* 
bre  Autonino:  ra  adorno  eziandio  del  quadre  dil- 
r  assunzione  della  Vergine,  originale  di  Orazio  Ftf^ 
ratio ,  non  che  di  quel  di  S.  Chiara  che  wmkn 
originale  di  scuola  fiamminga  ,  e  della  statua  di 
marmo  della  Vergine  del  Giglio,  buono  lavoro  dils 
studio  del  Gagioi.  Nella  CollegiaU  «  del  di  «il 
Collegio  Canonico  suU'introdozione ,  è  a 
gere  V  epoca  del  1670  dall'  aotore  eegnela , 
riscontrando  carte  originali  negli  arcbiTii,  tveiai 
quella  del  1673,  si  ammira  il  quadro  di  fi. 
SCO  di  Paola,  buoniuinu  copia  di  scuola 
Nel  tempio  di  S.  Giovanni,  oltre  la  stntoa,  il 
dro  della  Vergine  delle  grazio  è  orìgiank  di  ISi- 


2B7 


GA 


CJ^^stisitoBe.  Lat.  Casirum  leonis  ani 
Castilionum.  Sic.  Castigghiuni  (V.  D.)  Fa- 
mosa città  decorata  del  titolo  di  AmmoM, 

tra  NòTelli,  BOB  che  li  tela  della  decoHaxione  di 
8.  GioTaBBÌ,  oof  ia  eMtU  di  ignoto  aotore  di  scoola 
fiaoamiBga;  4|Beito  tempio  è  stato  rifatto  da  uo  meno 
leoolo  ÌB  ^Bli,la  enpola  ed  il  campanile  inoaliati 
ialle  foBdamenta,  impiagati  saccessiTamente  più 
a  ilOOO  dBC  Bella  intera  riforma.  Del  No?eUi  aU 
trert  è  il  S.  Gregorio  Taamatorgo  nella  Chiesa  dei 
Teresini;  e  della  soa  scoola  il  quadro  di  S.  Teresa, 
in  fnellm   dei  Gappoccini  di  scuola  flamminga  é 
il  8.  Sebastiaso.  In  8.  Domenico  sono  dei  bei  laTorì, 
il  tappelkHie  deiralUre  maggiore»  la  cappella  del 
coro,  OTe  in  tatto,  pittore,  scoltora,  ed  archìtettora, 
fono  opera  di  Antonino  Ferrarlo  modellate  sali' ar- 
dito e  TÌTace  carattere  del  Buonarroti ,  come  ne 
icrì?e  l'architetto  D.  GioTanni  Biga  in  ona  descri- 
lione  inriatami,  che  bob  essendo  all'  opera  intera 
CMifaceBlBy  di  pobblica  ragione  non  feci.  Va  bella 
anche  questa  Chiesa  del  qoadro  rappresentante  Tin- 
cantro  di  Gesù  colla  Vergine  nella  ria  del  Calva- 
rio,  copia  dello  Spasimo  di  Baffaello,  egregiamente 
cia|BÌIa  da  Pietro  Pondulli  da  Cremona,  non  che 
dei  quadri  della  Circoncisione  ,  della  Vergine  del 
Eosarìo,  e  di  Gesù  nell'orto:  nel  monastero  poi 
dall' AnnoBxtata  è  il  quadro  della  Annunziaxione, 
arìi^nale  di  Orazio  Ferrano.  Nel  quartiere  di  S. 
AitoniBO  Bell'anno  1760  fu  innalzata  una  Chiesa 
latto  l'iBTOcazione  di  8.  Bartolomeo  Apostolo,  alla 
qnle  fiiroBO  aggregate  alcune  poche  rendite  di 
■aa  Gbiesietta  campestre  dello  stesso  nome ,  sita 
in  quella  contrada  ;  fu  opera  del  Sac.  Baldassare 
lioearì;  ìb  qaesto  altimo  TOBlennio  fu  rifatta  in 
«ade  elegante,  ed  ora  compiuta  è  di  somma  uti- 
ilà  alla  geute  poTora  di  qael  quartiere,  e  decorosa 
SUB  città. 

Ddla  gtBBU  di  Sicilia  formaU  in  rirtù  dei  di- 
ipaeei  Beali  dd  17  ottobre  1753  e  del  17  dicem- 
Ile  17t8,  fonmo  aboliti  i  tre  conrenti,  di  8.  Fran- 
awo  dei  PP.  CoBTeBtoali,  degli  Agostiniani  Ere- 
■ifi,  e  dtfU  Agostiniani  Biformati  della  Centn- 
lÌpÌM  eoBgregazioBe  ;  le*  rendite  forono  incorpo- 
ala  alTerario,  che  proTTOde  al  colto  delle  tre  Chiese, 
dde  qoali  aaerita  attenzione  il  quadro  della  sacra 
ftaigfia,  iB  quella  dei  CarmelitaBi,  i  quali  prima 
dil  Deerelo  oraBai  ritirati  da  8.  M.  dei  miracoli 
il  &  Niceolò,  perchè  quella  loro  casa  minacciaya 
mÌM,  6  perchè  le  rendile  eransi  diminuite  oon- 
iimrobneBta.  Nel  1758  la  casa  dei  pp.  dell'Ora- 
Inìo,  eeioltisi  dalla  Tita  comune,  fu  inaugurata  a 
Wigio  di  Maria,  oggi  dei  primi  della  dioecM  di 


CA 


da  cui  è  detta  Castiglione  la  contrada  e 
la  valle  Yicina.  Siede  solfo  il  monte  Etna, 
nei  colli  levantisi  alle  parti  aquilonari^  de- 

Maizara;  accresciuto  di  continui  legati ,  talché  si 
è  già  fatta  domanda  al  Gorerno  per  la  accetta- 
zione di  un  capitale  di  due.  1200  donato  dal  Sac. 
Vincenzo  Ferro  a  6ne  di  fabbricarne  altro  braccio, 
con  prospetto  nella  piazza  del  Daomo;  ri  sta  aperta 
dal  1848  una  sala  d'istruzione  per  le  fanciulle. 

Il  Sac.  Giaseppe  Denaro  raccolse  nel  1805  in  mi* 
sere  case  Ticino  la  Chiesa  della  Catena  alcune  poyere 
donzelle,  che  mantenne  del  sao;  nutri?a  egli  il  de- 
siderio di  fondare  un  orfanotrofio,  e  quell* opera 
era  l'inizio  del  suo  disegno,  che  ebbe  con>pimente. 
Ottenne  dal  Duca  di  Terranora  Principe  della  città 
la  proprietà  di  quelle  case,  e  le  fanciulle  furono 
ivi  accomodate  alla  meglio;  per  gli  atti  di  reli- 
gione si  serrirono  della  Chiesa  colla  quale  confi- 
na?ano;  soffrì  quel  buon  prete  dai  nemici  del  be- 
ne, ma  da  inrilto  fu  sempre  in  trionfo,  ottenne 
le  debile  approrazioni  dal  Governo,  che  in  pri?i- 
legio  affidare  al  Vescovo  1*  amministrazione  della 
nuora  casa  pia,  a  vantaggio  della  quale  fu  decre- 
tato r  investimento  di  varii  legati  pii  a  persone 
incerte.  Il  Denaro  moii  nel  1839,  e  fu  sepolto  nel 
compianto  delle  orfane  e  di  tatti  i  buoni  nella 
Chiesa  delle  sue  figliuole,  dove  una  modesta  pie^» 
tra  rammenta  che  ei  visse.  Per  disposizione  di  te- 
stamento, i  considerevoli  beni  di  lui  furono  ere- 
dità dello  stabilimento ,  che  da  mezzo  secolo 
di  vita  presenta  un  aspetto  morale-economico 
assai  interessante.  Il  fabbricato  si  rese  nuovamente 
in  architettura  quanto  semplice  altrettanto  bella 
e  grave.  Si  vive  in  perfetta  comunanza;  si  lavora  a 
vantaggio  della  casa  che  provvede  le  orfane  di  tutto; 
terza  parte  della  comunità  veste  l' abito  religioso 
professando  la  regola  dei  Serviti ,  e  queste  mo- 
niali  hanno  il  debito  di  educatrici;  le  altre  volendo 
prender  marito ,  vengono  all'  uscita  dotate  dalla 
pia  magione.  In  notare  le  opere  di  beneficenza,  noo 
può  certamente  trascurarsi  il  monte  di  pietà;  il 
mentovato  dall'Amico  ed  amministrato  dalla  com- 
pagnia dei  Bianchi,  venne  meno  da  gran  tempo, 
ma  nel  1840  per  la  pietà  religiosa  di  Giovanni  la 
Chiana,  era  aperto  a  bene  dei  poveri  un  monte 
di  prestito  di  1800  due.  Un  decreto  regale  sottras- 
se 1  amministrazione  al  Consiglio  della  pubblica 
beneficenza,  affidandola  ad  una  commissione  lo- 
cale. Il  fondatore  diede  quasi  tutto  il  suo  con  sommo 
soddisfacimento  mentre  ancora  vivea  ;  mori  nel 
maggio  del  1844  di  anni  86  ;  fu  pianto  come  vir- 
tuoso cittadino  e  sommo  filantropo,  di  che  anche  le 


268 


CA 


corata  degli  onori  di  Principato ,  dante  ai 
suoi  Sign  ori  la  prerogativa  di  profferire  il 
settimo  voto  nel  Parlamento-  Ne  è  declive 


diipotizioni  leiUmentarie  tono  foleaoe  tMlimonio, 
in  OD  grao  numero  di  pìi  legati.  Al  di  faori  della 
città,  vicino  il  convento  dei  pp.  Cappuccini,  fn 
innalzato  il  camposanto,  che  si  apri  finalmente 
nel  1840;  non  ha  valore  artistico  «  qoantonqae 
prenda  sempre  un  aspetto  di  miglioramento  nelle 
forme  esterne. 

Diffondere  i  lumi  ò  lo  stesso  che  moralizzerei! 
popolo  e  migliorarne  le  condizioni;  e  questo  ve- 
diamo nella  nostra  città  per  V  introduzione  delle 
debite  scuole.  Nel  17SS«  in  conformità  delle  dispo- 
sizioni goTernatire,  fu  aperta  ai  fanciulli  la  Lan- 
castriana^  e  nel  1845  il  Liceo  Comunale^  di  cinque 
cattedre  provvedute  a  concorso,  due  di  gramma- 
tica, una  di  unune  lettere^  una  di  eloquenza,  ed 
una  di  filosofia  e  geometria:  fu  inaugurato  solen- 
nemente nella  sala  del  municipio  con  erudito  di- 
scorso. 

Non  mancò  mai  la  nostra  città  di  figli  per 
untila  o  per  dottrina  illustri^  che  le  facesser  co- 
rona. Alla  filatera  recata  da  Amico,  noi  qualcuno 
da  lui  dimenticato  e  di  gran  merito  ne  aggiun- 
giamo, e  coloro  che  gli  successero. 

Furono  illustri  nel  secolo  zyii,  tralasciando  del 
Fre.  Giambattista  Majore  Domenicano,  insigne  in 
dottrina,  familiare  di  Paolo  IH  R.  P.,  che  gli  offri 
il  gOYorno  di  molte  Chiese  da  lui  rigettato,  e  del 
Pre.  Lettore  Antonino  M.^  Cingales  dell*  istesso 
ordine ,  celebre  per  pietà ,  morto  in  Salerno  nel 
1C98«  doYe  sin  oggi  è  inteso  col  nome  di  Padre 
Santo,  facciamo  menzione  nel  secolo  zyii  dei 
fratelli  Giuseppe  e  Baldassare  di  Bissi ,  entrambi 
nella  corte  di  Madrid,  sotto  Filippo  IV,  dei  quali 
il  primo  dopo  la  morte  della  moglie  entrò  nel 
sacerdozio,  fu  Cappellano  del  Re,  come  risulta  da 
una  fede  dei  7  febbraro  1737  del  Parroco  di  S. 
Alartino  GoYernatore  dell' ArciYescoYO  di  Toledo: 
leggiamo  di  Bartolomeo  in  un  manoscritto  auten- 
tico, essere  passato  in  Aleroagna  «  ed  eletto  nel 
1638  capitano  di  fanteria  alemanna  ;  nel  reggi- 
mento di  Giacinto  de  Vera  armò  cavalieri  del  suo, 
per  la  compagnia,  servi  mostrandosi  sempre  ma- 
gnanimo e  valoroso,  nel  1641  chiese  ed  ottenne 
il  permesso  di  ritornare  in  patria  da  Ferdinando 
Imperatore  d' Austria,  che  gli  dio  attestato  di  lode 
per  aver  militato  da  ottimo  campione;  documenti 
tutti  citati  nel  ceooato  mss.  Fu  celebre  in  musica 
D.  Giovanni  Palazzotto  Tagliavia,  eziandio  egre- 


CA 


il  sito  verso  Oriente ,  e  1*  altura  pi&  du 
viene  occupata  verso  Scirocco  da  due  ro^ 
che  diIBcilissiaie  ad  espugnarsi  per  nato- 


gio  teologo,  e  maeetro  al  celebra  FiMeam  M^ 
gio;  sUmpò  in  quella  fcienin  alconiUvorì  aslls 
dai  conoscitori  encomiatL  11  Fadr«  GevoraMSci* 
raglino  deirordine  dei  pp.  RifbriBati,  io  età  di  ani 
65  morto  in  Palermo  nel  1711  a  4  Inglio;  fii  in- 
signe teologo  e  Pro? ineiale  »  cleUo  da  ìmaùcmm 
XI.  Prefetto  e  Vicario  Geaenla  ddle  ■ììììb«  A 
Affrica^  ore  ebbe  anche  le  fonùoDi  di  AgealtCI^ 
nerale  del  Re  di  Spagna;  etercilò  per  hm  14  ani 
il  suo  nuovo  ufficio  con  molta  lode  •  grandi  van- 
taggi della  Religione,  carisaimo  a  Carlo  II;  inéè 
quattro  oapizii  religiosi  del  eoo  ordina  in  qtsel  paeic, 
ano  pei  prigionieri  cattolici,  e  inalneote  «■  Ve- 
icoYato  a  spese  del  Re  di  Spagna  •  cai  dopotaili 
apostoliche  fatiche  TcniYa  ilbnooniaaiottarieelf 
Tato,  ma  nella  sua  yera  e  profonda  oniUà  rifn- 
UYa  una  tale  carica. 

Successero  ali*  epoca  di  Aoaico,  al  aortro  tcaft 
fiorendo:  Francesco  Saverio  Carmelo  Tila,  me  fi 
15  aprile  17)7  ;  ebbesi  la  laarea  nd  driUe  e  id 
corso  teologico.  Canonico  di  Mazzajt»  dove  fii  ciill» 
Vicario  Generale  e  .poi  Ciantro  prim  dignilà  wà 
1750  dal  VescoYO  di  quella  Chiesa»  dopo  la  asili 
di  cui  fn  Vicario  Capitolare ,  e  poi  olcUo  e  esa- 
sacrato  Vescovo  di  Filomelia  in  partibui;  ansa 
del  Vicerò  (Uiramanico,  caro  fu  anche  la  Bobs, 
e  familiare  ai  Signori  Spinola  ed  al  Ponlefies  firn 
y\,  di  attività  incomprensibile,  di  somau  msaisn 
nel  governo  ;  amò  i  poveri  largheggiando  lars  ia 
elemosine;  si  morì  nel  1806,  quando  Ticina,  seeaaif 
una  lettera  di  M.^  Sortine  di  Ronaa  (  docaMsM 
di  famiglia),  la  di  Ini  promozione  a  Cardiaalfr  '■ 
virtù  delle  sue  disposizioni  testamentarie.  Mani 
si  ebbe  molte  opere  di   cristiana  beaeficeas^  1 
Sac.  Vincenzo  Maggio  nato  nel  1753,  ■orto  il  il 
aprile  1794,  fn  dotto  teologo,  e  Yersato  nelle  scitfi* 
matematiche  ,  nell'  astronomia  ,  nella  uMdicisi: 
nella  sua  poYcrtà  offeriYa  il  sacrifizio  eacsrìdn 
per  la  conversione  dei  peccatori,  senza  nca**> 
la  consueta  elemosina;  vivente  ebbe  fsasa  di  ^ 
racoli  e  di  santità;  alla  morte  espresse  U  popsla a* 
gni  d'immenso  dolore,  lacerò  le  sne  vesti  cssm  ì|* 
getto  di  sacre  reliquie;  viva  ne  perdara  laasaMil^ 

Il  Can.  Giovanni  Vivona  nato  li  SO  aprila  1^ 
morto  U  99  luglio  1830;  nella  carriera  dette  sctfb 
mostrò  sempre  penetrazione  di  mente,  aito* 
chiarezza  di  idee;  fn  teologo  profondo  e  ils«^ 
sottile,  formato  sopra  le  opere  dnU^AqaiaaH*^ 


269 


CA 

artificiali  fortiGcazioni,  poiché  sono 
Ite  di  TITO  sasso,  in  cui  anche  esi- 
implissime  cisterne.  Rimane  ancora 

rediletto;  neUa  ctrrieri  della  predicaxione 
latore  inTÌncibile,  ed  in  Trapani  lasciò  una 
I  immortale  di  se  nell*  occasione  di  esservi 
'  Ui  mistione;  scrìsse  più  opere,  e  ride  la 
OSIMI  morte  la  titolata:  eternità  delle  pene 
Uà  eoUa  iola  ragione:  il  quale  la?oro,  som- 
ndizio  di  splendidi  ingegni  che  lo  esamina- 
in  monumento  non  perituro  della  dottrina 
ToiM  sommamente  logica  dell*  autore;  in 
DA  troppo  astratta  e  metafisica  raccoglie 
mò  dirsi  nella  -specie  a  fine  di  prò  tare  ia- 
nente  la  tesi;  sono  mss.  ancora  di  lui,  la 
del  contratto  sociale  di  Rousseau,  la  storia 
iute  donata  al  Comune  «  un  compendio 
I  metafisica  ed  elica,  e  finalmente  un  opu- 
r  facilitare  gli  allievi  nella  predicazione: 
ìù  di  un'  opera  apologetica  sulla  Religione, 
Bfuta  degli  errori  del  secolo  ligio  al  Yol- 

aUa  Enciclopedia  Francese,  fu  interrotto 
I  morte.  É  gloria  del  Vivona  il  non  essersi 
nei  soli  studii  ecclesiastici;  fu  cultore  egre- 
fisica,  della  medicina^  della  botanica,'della 
lice,  della  storia ,  della  geografia ,  e  della 
;  alla  sua  dottrina  aggiunse  la  pietà ,  e  la 
è  ragguardevole  pregiava  confondersi  col 
per  assistere  alle  sue  istruzioni ,  ottime 
te  materie,  per  metodo  chiaro,  per  dottrina 
i;  soffri  contraddizioni  solo  per  essere  mag- 
Dtti  a  giudizio  comune;  l'invidia  opponesi  di 
la  al  vero  merito. 

reodesi  il  territorio  di  Castelvetrano  in  sai. 
S,  delle  quali  li,8i0  in  giardini,  34,424 
(empiici,  6^800  in  canneti,  6783,547  in  se- 
li  semplici.  S087,18S  in  pascoli ,  1877.126 
I,  136,080  in  vigneti  alberati,  911,572  in 
lemplici,  17,600  in  ficheti  d'India, 40,010 
i  misti,  S86,460  in  boscate,  466,078  in  ter- 
rodottivi.  1S,S40  in  suoli  di  case.  I  generi 

di  esportazione  sono  i  Tini  da  gran  tem- 
ti  in  proverbio.  Tolio  ed  il  grano,  che  ar» 
lon  piccol  lucro  ai  cittadini,  i  quali  ascen- 
ael  1798  a  14782,  diminuitisi  nel  corso 
I  19669,  e  13658  secondo  il  quadro  stati- 

1859.  Il  commercio  si  viene  ad  agevolare 
ne  strade  sin  dal  1853  iniziate ,  una  che 
;•  la  città  con  Palermo  per  Salemi,  e  l'altra 
bara,  dove  si  hanno  i  vantaggi  del  porto, 
inoltre  nella  città  in  ogni  anno  due  mer- 

per  tessati  ed  altre  merci,  nella  terza  do* 


CA 


alcuna  parte  di  mura,  nelle  quali  una  \oIla 
fidando  i  cittadini,  ostarono  alle  regie  trup- 
pe; né  mancano  avanzi  di  porle,  alle  quali 
tuttavia  si  dà  il  nome  di  Pagana  o  di  Re- 
gia. Nella  rocca  primaria  è  il  palazzo  ba- 
ronale, ed  oggi  carceri  pei  colpevoli.  La 
Chiesa  principale  intitolata  ai  SS.  Apostoli 
Pietro  e  Paolo,  con  campanile,  sorge  nel 
luogo  il  piii  elevato;  la  parrocchiale  di 
Nostra  Don^^a  nella  parte  inferiore,  le  suf- 
fraganee  di  Pagana  e  di  S.  Marco  verso 
Oriente,  e  pel  resto  del  paese  altre  12 
filiali  ubbidiscono  ali*  Arciprete  ;  cui  di- 
consi  soggetti  i  villaggi  di  Linguaglossa, 
Francavilla,  Motta,  Roccella  e  Mascali,  seb- 
bene i  loro  Rettori  che  si  hanno  la  mede- 
sima dignità,  le  contrastino  di  loro  diritto. 
L*  orìgine  del  tempio  maggiore  rimonta  al 
1105,  come  si  ha  da  una  scritta  lapide  ap- 
poggiata al  muro  della  torre,  sebbene  Tedi- 
fizio  della  porta  principale  non  ecceda  il 
1438,  come  si  nota  in  una  epigrafe  appic- 
catane in  capo. 

Delle  case  dei  Regolari,  entro  le  mura, 
sorge  antica  e  decentissima  quella  dei  Car- 
melitani sotto  il  titolo  dì  S.  Martino,  fondata 
dal  15. ..Un  monastero  di  monache  attende 
r  ullima  mano.  Al  di  fuori  intanto  è  1*  an- 
tichissimo monastero  della  SS.  Trinità,  di 
ordine  benedettino,  che  prima  vicino  il  fiu- 
me edificato,  ad  un  miglio,  poi  ad  un  tiro 
di  pietra  dalla  città,  manca  oggigiorno  di 
monaci,  di  cui  in  luogo  Preti  secolari  sotto 
un  Abate  che  si  ha  il  iix  voto  nel  Parla- 
mento, ne  intendono  ai  sacri  misteri.  Il  Con- 
vento di  S.  Agostino  sotto  la  riforma  di  Cen- 
torbi,  costituito  ad  opera  e  spese  dei  cit- 
tadini nel  1610,  riconosce  a  padre  Andrea 
di  Enna  autore  della  Congregazione,  pri- 
mieramente in  S.  Maria  di  ÀUamigUo  nel 


menica  di  aettembre  per  una  solennità  della  B. 
Yergino,  della  duraU  di  quattro  giorni;  altro  di 
bestiame  ai  34  giugno  per  la  feetività  di  S.  Gio- 
Taoni  in  quel  giorno  folo. 


270 


Ci 


territorio  Metoieio^  ma  sia  dopo  40  anni 
sorge  non  lungi  delle  mura.  Viene  indi 
r  Ospedale»  ad  accogliere  infermi  e  pelle- 
grini, dinanzi  la  porta  Regia,  a  qual  pietosa 
opera  un'annua  e  congrua  rendila  fu  de« 
slinala  dai  cittadini.  Vi  ò  un  fonte  di  acqua 
perenne,  di  che  si  beve.  Corrisponde  ir 
nalmente  un  sobborgo  sotto  la  Chiesa  mag- 
giore, molto  frequente,  ma  in  ruinoso  sito. 

Lo  stemma  presenta  una  rocca  a  tre  ba- 
stioni, sostenuta  da  ogni  parte  da  leoni. 
Il  magistrato  civico  rien  segnato  dai  Baro- 
ni ,  non  può  tuttavia  dall*  ufficio  venir  ri- 
mosso ad  un  solo  lor  cenno;  poiché  del 
dritto  di  spada,  che  Tommaso  Gioeni  primo 
Principe  di  Castiglione  si  comprò,  i  ter- 
razzani si  liberarono,  soggettandosi  ai  Regii 
amministratori,  sborsata  la  somma,  e  resti- 
tuitala a  Tommaso.  Erano  447  le  case  nel  se- 
colo xvi,  e  1632  gli  abitanti,  nel  1652  le  case 
647,  e  2467  gli  abitanU,  e  nel  1713  final- 
mente si  numerarono  718  case  2674  abi- 
tanti. Comprendesi  nella  Comarca  di  Lin- 
guaglossa,  e  seguivano  la  bandiera  del- 
ristruttor  di  Taormina  4  cavalli  e  36 
fanti.  Pie  è  il  pastore  1*  Arcivescovo  di  Mes- 
sina, dì  cui  si  sta  soggetti  al  Vicario.  Il 
prato  di  Castiglione  è  amplissimo ,  a  ben 
40  m.  circoscritto,  a  boschi,  a  selve,  a  quer- 
ceti, a  seininatorii ,  a  vigne,  ad  oliveti,  e 
gelsi,  principalmente  a  noccioli;  corrispon- 
de abbondantemente  ai  sudori  degli  agri- 
coltori, e  provvede  al  necessario  per  la 
yita  :  né  di  pasture  manca,  né  di  acque , 
grato  agli  armenti,  adattissimo  pei  majali. 

Testimonio  Luca  Barberi,  fu  Castiglione 
di  regio  dritto  sotto  i  Normanni,  come  anche 
sotto  gli  Svevì  e  i  Francesi.  Ai  tempi  di  Gia- 
como I  e  del  di  lui  fratello  Federico  ce- 
dette a  Ruggiero  di  Lauria  Ammiraglio 
di  Sicilia  e  d* Aragona,  che  reso  nemico, 
con  varie  fortune  resistette,  come  notai,  alle 
regie  truppe,  talché  si  ebbe  finalmente  la 
Signoria  1*  Infante  Giovanni  Duca  di  Ran- 
dazzo  I  la  cui  figliuola  Costanza  con  per 


CA 


dote  Castiglione,  Errico  StateUa  prese 
in  moglie.  Errico  Bo$$o  poi  ne  fii  Si- 
gnore sotto  Federico  IH,  ed  essendosi  quin- 
di reso  fellone ,  1*  ottenne  Perronc  fiioorf 
Razionale  del  Regno,  con  diploma  datato  ia 
Messina  nel  1373,  cui  succedette  il  flgUaoio 
Bartolomeo.  Caleerando  di  VillontiovataBiie 
tuttavia  la  città  sotto  il  Re  Martino,  il  quale 
prima  di  comporre  le  sue  cose  in  «Sidlii, 
agitato  da  varii  sciami  di  Signori ,  ora  ad 
uno  ora  ad  altro  concedette  le  Signorie,  ed 
emanò  di  molti  diplomi ,  coi  quali  in  oa 
solo  anno  troviamo  molti  Baroni  del  me- 
desimo paese.  Un  diploma  dunque  di  la^ 
tino  del  1394  assegna  anche  la  città  di  Ca- 
stiglione a  Bartolomeo  figliuolo  di  Perrom^ 
Cancelliere  del  Regno,  il  quale  ottenne  ia 
moglie  Giovanna  d*  Aragona  figliuola  di  fia- 
glielmo,  nato  da  Federico  III  per  letto  B* 
legittimo,  ed  inserì  al  suo  lo  stemma  dd  le. 
Succedettegli  Perronc  ii,  i  di  cui  succes- 
sori ti  hai  parlando  di  Aidone ,  che  come 
Principi  di  CoiiigKone ,  si  hanno  sin  dd 
1602  il  VII  posto  trai  Sicoli  SignorL 

È  ad  annoverarsi  tra  gli  illustri  :  S.  Chre- 
mes  deir  Ordine  di  S.  Basilio,  fondatore  dd 
Monastero  del  S.  Salvadore  di  Placa,  A 
cui  é  la  vita  appo  il  Gaetani:  Antonio  FOolei 
degli  Amodei  uomo  d*  ingegno  penetraalt 
e  di  somma  erudizione ,  che  lasdò  ass. 
r  ampia  storia  di  Sicilia  dai  primi  fondalMi 
ai  suoi  tempi;  nonché  una  accuratissiai 
descrizione  dell*  Isola  in  elegante  toscaai, 
e  pubblicò  in  latino  la  Topografia  del  Hoali 
Etna;  é  mentovato  dal  Hongilore  che  ii 
dice  incerta  la  patria  ;  visse  lungo  teifi 
in  Roma ,  e  lasciò  appo  i  Bolognetti  fii* 
tera  sua  opera,  ed  io  vidi  il  primo  loai 
delle  sue  Storie  nella  Biblioteca  dd  lah 
chese  di  Giarratana.  La  longitudine  A  Ct* 
èiiglione  é  in  38"",  40\  e  la  latitudine  h 
37%  50'  (1). 

(1)  CoD  Reti  Decreto  del  1*  loglio  iS4T  9  •- 
mane  dì  Gutiglione  col  no  terrìlerio  fi 


i 


271 


CA 

^ Lai  Coètrum.  Sic. Crastu (V. D) 
SDloyato  nel  censo  di  Marlino  del 
terieo  Spadafora  per  Castro  Cik- 
%  Umnara  di  OUveri. 
»aupp€N  Lat.  Coètrum  PhilippL 
afilippu  (V.  M.)  Paese  nel  terri- 
gini,  fabbricato  Terso  il  1584  da 
tarreale  Duca  di  Hetìnna,  Ylcerè 
,  Secretano  e  poi  Maestro  del 
irlo.  Venne  onorato  del  titolo  di 
Ito  Vincenzo  Cigala  nel  1623,  cbe 
[  IX  posto  trai  Duchi  ucl  Parla- 
)  ne  amministra  la  Parrocchia,  sa- 
.  Vergine  del  Rosario,  da  un  Arcì- 
ì  anche  presiede  a  due  Chiese  mi- 
arte  della  Diocesi  di  Girgenti,  e 
larca  di  Naro,  e  siede  in  un  pia- 
>rd-£st,  Terso  Libeccio  dello  stesso 
i  destra  ripa  del  fiume  del  nome 
,  col  palazzo  baronale  nella  oc- 
parte,  ed  ampie  e  rette  vie  che 

$0  dì  cireondario  dal  S  gennaro  1848 
iraodosi  dal  circondario  di  Lingaaglos- 
odesi  intanto  nella  provincia  di  Cata- 
iitlrelto  di  Acireale,  distando  36  dalla 
daUa  seconda,  e  181  da  Palermo.  Vi 
)  agrario  che  dipende  dall'Intendente^ 
lo  da  doe  Deputati,  che  scelgonsi  dal 
merale  degli  ospiiii  in  ogni  dneiuini; 
alo  nel  1796,  e  presta  frumento  giusta 
;eaerali.  Ne  ascendeva  la  popolazione 
2847  abiUnti,  a  3838  nel  1831,  e  finai- 
15  nel  declinare  del  185S.  Si  compreo- 
MTÌtorio  in  sai.  10341,609,  delle  «piali, 
n  culture,  5^029  in  giardini,  113,233 
plici,  0,855  in  canneti^  5,841  in  gel- 

0  io  seminatori!  alberati,  1S95,806  in 
lemplici,  1605,793  in  pascoli,  17«t45 
111,831  in  vigneti  alberati,  St3,965  in 
plici,  22,664  in  ficheti  d*  India,  3013^ 
ri  misti,  37,976  in  castagneti,  299,706 
ti,  1759,301  in  bofcate.  0,240  in  oui- 
1459,055  io  terreni  improduttivi,  1,466 

case.  Il  suo  più  gran  commercio  in 

1  consiste  in  grano,  olio  «  bozzoli  da 
le  e  ghiande;  le  greggio  e  gli  armenti 
10  al  sommo,  estesissimi  ed  ameni  ei- 
■flcolL  L'aria  è  lalabre. 


CA 


rintersecano.  Secondo  il  Pirri  costava  di 
210  case  184  abitanti,  ma  dai  R.  libri  del 
1632  eran  283  le  case  1116  gli  abitanti, 
che  in  questo  nostro  secolo  868  in  246 
case^  ed  ultimamente  1021.  Appartenevasi 
Ubigini  ?erso  il  1408  a  Pino  di  Monta- 
pertOf  0  Ctooomo,  cui  nel  Censo  dicesi  sog- 
getta una  metà  del  feudo  di  Cometa.  Yen- 
dettelo  Pino  a  Venuto  de  Brando  da  Gir- 
genti^  nel  1415;  la  di  cui  pronipote  Coitoti- 
za  prese  a  marito  nel  1481  Gerlando  de 
PortOj  e  gli  assegnò  per  dote  Libigini  con 
terre  annesse  come  erede.  Dai  nipoti  di 
Gerlando,  dopo  scorso  quasi  un  secolo,  com- 
presselo il  mentovato  Stefano^  e  vi  stabili 
il  villaggio;  presa  in  moglie  Francesca  Lan- 
dolina,  venne  accresciuto  di  altri  beni,  ed 
ebbesi  il  figliuolo  Michele,  il  quale  si  con- 
giunse in  matrimonio  colla  sorella  di  Vi- 
sconte Cicala^  e  largì  al  cognato  la  clien- 
tela del  paese,  cbe  in  un  diploma  di  Fi- 
lippo III  venne  nominato  Duca  di  Castro- 
fiiippo,  ed  alla  di  cui  morte  T  ottenne  Mau- 
rizio nipote  dalia  sorella  e  figliuolo  di  Mi- 
chele, e  con  Margherita  Montaperto  generò 
Domenico  f  da  cui  e  da  Melchiora  Monta- 
perto nacquero  Maurizio  u  e  Giuseppe^ 
dei  quali  il  primo^  morto  senza  prole,  nel 
fior  degli  anni  cedette  il  luogo  al  fratello 
unito  ad  Ippolita  Valguarnera  nel  1698, 
donde  Domentco,  confermato  Duca  nel  1140; 
il  quale  non  ebbesi  alcuna  prole  da  Cate- 
rina de  Farina,  dalla  seconda  poi  Felice 
Paterno,  dei  principi  di  Biscarì,  Marianna^ 
Giuseppe  e  Giovanni^  i  quali  morirono  non 
ancor  sorpassata  Tetà  infantile;  Marianna 
perciò  vive  oggigiorno  Duchessa  di  Castro- 
filippo  e  Signora  del  piccolo  villaggio  di 
Monreale.  È  della  medesima  latitudine  che 
Canicaltij  da  cui  dista  un  miglio,  tocca  però 
il  31%  25'  di  longitudine  (1). 


(1)  Si  comprende  Gastrofiiippo  in  pFo?ÌDCia  di* 
stretto  e  diocesi  di  Girgenti»  da  coi  dista  li  m.» 
e  7i  dt  Palermo,  circondirio  di  Naro  da  coi  4  m« 


272 


CA 


Caslroglovannl  (V.  K.)  Vedi  Enna. 

Ca«tr0na0vo.Lat.  Castrum  novum.  Sic. 
CastruaoTu  (V.  H.)  Città,  mediterranea,  di 
Regio  dritto,  nella  diocesi  di  Girgenti,  e 
Capo  di  comarca,  con  sotto  di  se  nove  altre 
Signorie,  distinta  nei  pubblici  libri  del  ti- 
tolo di  Città  Fedelissima'  Si  ha  per  istemma 
una  rocca,  dalla  di  cui  sommità  spicca  il 
Tolo  un*  Aquila  incoronata,  e  tiene  il  xxxt 
posto  nel  Parlamento  del  Regno.  È  situata 
sotto  ingente  mole,  tra  ardue  rupi,  e  guarda 
Mezzogiorno  ed  Oriente.  Sopra  la  mole,  ri- 
manenti ruìne  mostrano  ad  evidenza  es- 
sere stato  quel  sito  un  tempo  abitato^  e 
perciò  riportò  il  nome  di  Nuovo^  come  se 
fosse  indizio  del  novello  edilizio;  ma  Y  an- 
tica segno  ò  aOatlo  incerta.  Presentano  il 
Gualtieri  ed  il  Gaetani  una  piccola  lapida  in 
marmo  bianco  nel  suolo  dell*  attuale  Chiesa 
madre  con  questa  iscrizione:  Hic  Requie^ 
scit  in  Pace  Pladdia  Vnivera.  Quae  Vi- 
xit  Ann.  PI.  M.  xxxv.  P.  C.  Basilii  V.  C. 
Per  Indinone  Quarta  Anno  xxc:  il  quale 
epitaflio  dice  Gualtieri  essere  stato  scritto  do- 
po il  Consolato  di  Basilio,  Ind.  iv,  che  cade, 
nel  566  di  Cristo.  Scrive  il  Gaetani  nelle 
Animad.  Lanno  xxxy  dopo  il  consolato 
di  Basilio  Ind.  iv,  era  Tanno  370  dì  Cristo, 
7®  deirimper.  Giustino  il  Giovane,  percioc- 
ché non  avverte  quel  dolto  ingegno  quelle 
note  33  indicare  gli  anni  che  pici  o  meno 
visse  Placidia,  non  poi  gli  anni  dal  Con- 
solato di  Basilio.  Aveva  detto  dell*  antica  fab- 
bricazione di  Castronuovo^  esser  per  lui 
affatto  imperscrutabile  il  nome  dell*  antica 
città,  ma  persuaderne  T  antichità:  1^  le  ma- 

Ne  ermo  1471  gli  abitanti  alla  fine  del  1798,  indi 
1633  nel  1831^  e  finalmente  2372  nello  scorcio  del 
18SS.  L*aria  è  sana,  ed  eslendesi  il  piccolo  terri- 
torio in  sai-  821,459,  e  dividendo  in  cultore,  6, 
213  in  orti  semplici ,  12,701  in  seminatorii  albe- 
rati«  616,084  in  seminatorii  semplici ,  121,053  in 
pascoli,  54,913  in  Tignati  semplici,  7,446  in  som- 
maccbeti.  1,520  in  ficheti  d'India,  0,764  in  col- 
lare miste»  0»  765  in  sooii  di  case. 


CA 


cerio  e  i  ruderi  di  un*  antica  minata  terra, 
che  scorgonsi  in  un  monte  sopra  CasirO' 
nuovo;  2®  le  ossa  di  gigantesca  misura  che 
ritrovansi  in  varii  luoghi  della  città;  3*  le 
pitture  greche  di  che  serfiYaal  l' antica  Si- 
cilia nelle  pareti  delle  antiche  stame,  cone 
nella  Chiesa  di  S.  Giuseppe  sol  monte,  e 
di  S.  Basilio  di  Helia  ;  osserfasi  ancora  m 
antico  battisterio  a  costume  greco,  perforala 
nel  fondo,  donde  compito  il  Battesimo  per 
una  doccetta  si  cavavano  fuori  le  aoqae; 
4"^  le  lapidi  e  le  iscrizioni  si  greche  che 
latine ,  per  cui  eosta  che  la  etttà  oggi 
detta  Castronuovo  fabbricaia  in  otUiM 
tempi  fià  dei  cristiani  isHiM  fondUk 
Lo  stesso  Pirri  quinci  procara  di  rica* 
vare  la  stessa  antichità  dal  Monastero  di 
S.  Basilio  di  Helia  distante  3  m.,  e  di  cri 
fa  menzione  Gaetani  ;  imperciocdiè  corti 
essere  stato  molto  più  antico  pria  dei  Sa* 
raceni  quel  convento,  che  colla  loro  diana 
nobilitarono  il  B.  Vitale  Abate,  ed  U  di  Iri 
discepolo  Elia  cittadino  di  CosfromM^ 
imperciocché  costoro  fiorivano  sotto  1  Si* 
raceni. 

Dicono  di  questi  aver  distrutta  la  citli,cki 
il  Conte  Ruggiero  rifabbricò  in  luogo  pH 
adatto,  scelto  sotto  sovrastante  collina,  li 
dì  erta  salita:  fu  opera  dello  stesso  lif- 
giero  la  fortezza  che  signoreggia  tutta  la  dt 
tà,  come  ancora  la  madre  Chiesa  che  disili 
Pirrì  dedicata  a  S.  Maria  dell*  Fdtenzo,  si» 
i  Signori  Venlimiglia:  ma  Hanflredi  diCkii* 
ramonte  nel  1373  comandò  di  editori 
con  maggior  magniGcenza  presso  la  riccii 
e  dedieolla  al  Mart.  S.  Giorgio  PHiii^ 
speciale  di  sua  famiglia,  come  mostra 
iscrizione  su  di  antico  trave.  PensaroM|tl|"^ 
i  cittadini  di  ergerne  un'altra  assai |Ì.j 
nobile  sotto  gli  auspicii  della  SS.  TriAl 
e  ne  compirono  un  novello  e  più  ébgin^ 
nella  metà  del  secolo  scorso,  cui  IMrriMff 
un  Arciprete  con  altri  del  Clero  per 
brarvi  i  divini  uflicii;  ha  suffraganee 
16  Chiese  minori^  tra  le  quali  merita  aMHi^ 

V 


273 


CA 

Ila  della  Vergine  S.  Rosalia  ono- 
^eciale  colto  dal  cittadini;  dippib 
ì  dei  Minori  Conventaali  fondato 
lità  di  Ottobono  di  Auria  dal  1356, 
in  tiro  di  pietra  dalle  mura  nella 
S.  Rocco,  e  che  oggi  dentro  le 
irta  il  titolo  di  S.  Francesco.  Il 
irri  afferma,  la  prima  colonia  di 
li  in  Sicilia  portatavi  da  Remar- 
gio  del  medesimo  Ordine,  chia- 
òT  santità  di  yita,  aver  occupato 
li  S.  Riccolò  ad  un  m.,  nel  1533, 
tolo  nel  1625,  trasferissi  nella 
na  Chiesa  di  S.  Maria  di  Ragnara, 
della  fortezza.  Sulla  fine  del  xv 
Carmelitani  da  lungo  tempo  abi- 
Ua  Chiesa  di  S.  Simone,  ma  poi 
marono.  Il  monastero  delle  mo- 
Igarmente  Radia  grande^  sotto  re- 
idettina,  nel  1580  sorgeva  presso 
ili  S.  Antonio  Abate,  verso  la  spiag- 
ale della  città,  poi  trasportato  nella 
1  S.  Caterina  trattenendo  titolare 
leir  uno  e  delF  altra  ;  ma  la  pic- 
lia  sotto  il  titolo  di  S.  Agata  rac- 
1 1615  ragazze  orfane:  finalmente 
ar  Ospedale  ed  il  Monte  di  Pietà 
ì  dei  poveri,  degli  amiQaIaU,  e  dei 
,  rendono  lodevole  la  pietà  dei- 
Fa  menzione  il  Mongitore  delle 
ne  JVece((uf  e  dei  CavaUeri  Teuto- 
Haria  dei  Miracoli  che  esiste,  e 
Irea  fuori  le  mura,  il  di  cui  tem- 
ccato,  dei  membri  della  Magione 
0,  in  una  notìzia  di  questa.  Il  mo- 
hisiliano  di  cui  ho  fatto  parola , 
tio  i  Saraceni;  scacciati  costoro  da 
i  Milazzo,  fu  assegnato  ai  monaci 
dì  di  Ragnara  nella  Calabria,  la 
Jesa  sacra  a  S.  Rasilio,  che  dice- 
eUa  dal  territorio  dov*  era  fabbri- 
servava  molti  antichi  monumenti. 
e  oravi  un  altro  nobile  tempio  sa- 
ìetro,  in  cui  nel  1391  il  di  10  lu- 
oni  di  Sicilia  radunarono  il  Par- 


CA 


lamento  contro  il  Re  Martino:  stima  il  Pirri 
essere  stato  quello  di  S.  Pietro  in  Castr<h 
nuovo j  che  Ruggiero  di  Rernavilla  e  la  di 
lui  moglie  EUusa  donarono  alla  Chiesa  di 
Patti,  come  rilevasi  da  un  diploma  del  Conte 
Ruggiero  del  1094;  vi  si  celebra  in  ogni 
anno  una  festa  con  fiera. 

Fu  varia  la  fortuna  di  Coètronuovo.  giusta 
i  Raroni  a  cui  fu  soggetto;  imperciocché  il 
Conte  Ruggiero,  avendolo  ristorato,  assegnol- 
lo  in  clientela  a  Buggiero  di  BemaviUa 
suo  nobiUssimo  e  valoroso  cavaliere,  la  di 
cui  moglie  fu  Eliusa  figlia  di  Serlone  e  pro- 
nipote del  Conte.  Altri  dicono  essere  stato 
CiMtranuovo  assegnato  da  Ruggiero  a  Ser- 
lone, con  Ceraci;  indi  venuto  alla  figtia  EUu- 
sa, per  dritto  della  quale  Taveva  il  Berna' 
villa.  Nacquero  ad  EKusa  ed  a  Buggiero 
i  figli  Rinaldo  e  Rocca,  dei  quali  il  primo 
mori  senza  figli  ;  promise  Rocca  lo  stesso 
Conte  Ruggiero  ad  Ugone  di  Creone,  ma 
forse  si  riservò  Coètronuovo^  poiché  per 
generosità  di  Manfredi,  il  consegui  verso 
il  1260  Guglielmo  Ventimigliaj  il  di  cui 
erede  fu  Luciano  mentovato  dal  Pirri.  Sotto 
Federico  II  dlcevasi  Signore  di  Castrotiuovo 
Conrado  di  Auria  Genovese,  Ammiraglio  di 
Sicilia,  e  venne  nel  censo  del  medesimo  Re 
Baffaello  figliuolo  di  Corrado,  cui  succe- 
dette Oltobono,  per  di  cui  orgoglio  il  Re 
Federico  lU  richiamò  a  se  la  cìiìk ,  e  poi 
ne  investi  nel  1374  Manfredi  di  Chiana 
monte.  Non  lungo  tempo  dopo  T  ottenne 
Blasco  di  Alagona;  ma  per  fellonia  degli 
Alagona  e  dei  Ckiaramonie  dal  Re  Mar- 
tino, soggettoUa  questi  ad  Antonio  di  Monr 
cadOj  che  gli  rinunziò  Salemi  di  suo  prò* 
prie  dritto^  poi  a  Guerao  di  QueraUa.  Trovo 
enumerato  Caslronuovo  nel  1798  nel  Par- 
lamento di  Siracusa,  tra  le  città  demaniali; 
ma  avendo  Matteo  Moncada  ceduto  al  Re 
il  Contado  di  Agosta,  questi  gli  fé'  soggetta 
Caltanissetta  e  nuovamente  Castronùovo. 
Matteo  segnoUa  a  Gaètone,  cui  morto  senza 

prole  succedette  Guglielmo  Baimondo  pri- 

35 


274 


CA 


mogenito  di  Matteo  nel  142...;  ma  ricevuli 
questi  15000  Gorini,  rese  la  città,  che  poi 
sotto  la  R.  Potestà  sino  ad  ora  rimase. 
Comprolla  al  certo  nel  16.  ••  Girolamo  Jop- 
polo,  e  Tenne  detto  principe  di  Coitronwh 
vo,  ma  raccolta  la  somma  dopo  due  anni, 
e  pagatosi  del  prezzo  Girolamo ,  vana  fu 
dichiarata  la  vendita.  Numeransi  sotto  Car- 
lo y  in  Castronuovo  955  case,  e  nel  1595, 
come  si  ha  dai  Regi  libri,  3452  cittadini: 
sotto  Filippo  IV  986  case  3518  abitanti,  ma 
da  Pirri  verso  quasi  il  medesimo  tempo 
1289  case  508(  abitanti;  sotto  Vittorio  Ame- 
deo 979  case  3791  abitanti,  ed  ultimamen- 
te 4555.  StabiliscoDo  il  Magistrato,  4  Decu- 
rioni, il  Sindaco,  ed  il  Questore. 

Eran  soggetti  per  la  milizia  urbana  al  Pre- 
fetto di  Gìrgenti  10  cavalieri  e  56  pedoni. 
Limpidissimo  e  fecondo  territorio  presenta 
copiose  biade  ed  ottimi  pascoli,  arricchisca 
i  coloni  di  vino ,  olio ,  mele,  frutti;  si  ha 
di  grandi  miniere  di  marmo  giallo,  donde 
furono  cavate  delle  enormi  moli  ad  ornare  il 
Regio  palazzo  di  Caserta. 

Merita  venir  segnato  trai  primi  nella  serie 
degli  uomini  illustri:  S.  Vitale  Abate  che, 
invasa  risola  i  Saraceni,  si  ritirò  in  Cala- 
bria dal  monastero  di  Aggira,  dove  era  una 
volta  piamente  vissuto  professala  vita  mo- 
nastica, e  venuto  per  molti  luoghi,  ovunque 
lasciò  monumenti  di  sua  santità;  e  Anal- 
mente nel  monastero  di  S.  Adriano  da  lui 
costruito,  decoralo  della  carica  di  Abate, 
indi  ad  altro  venuto  presso  Rnpolla,  san- 
tamente finì  i  suoi  giorni.  Ebbesi  a  com- 
pagno e  discepolo  S.  Elia  figliuolo  del  fra- 
tello, che  anch*cgli  per  Tinnoccenza  della 
vita  e  r emulazione  delie  virlb  dello  zio, 
sorti  eziandio  un  santo  esito  di  vila;  fio- 
rirono verso  il  1380,  e  celebrasene  con  so- 
lenne rito  la  festa  a  di  9  marzo.  Kella 
Biblioteca  sicola  si  enumerano  trai  sicoli 
scrittori,  Bartolomeo  Comando  di  Caèlro- 
nuoto  Maestro  dei  Minori  Conventuali,  che 
espose  in   Roma  le  sacre  e  le  naturali 


CA 


scienze ,  non  che  i  chiesiasUci  canoni ,  e 
perpetuo  Parroco  rifulse  nella  Basilica  dei 
SS.  12  Apostoli;  e  Girolamo  Traini  Minore 
Cappuccino,  ferventissimo  predicatore  delU 
parola  di  Dio  ed  esimio  Teologo  (1). 

Castro  Wimo.  Lat.  Ca$irum  Rao.  Sie. 
Crastru  Rau  (V.  D.)  Viilaggetlo  alle  radid 
del  Monte  Etna  verso  Greco,  sotto  Cisti^ 
ne,  alla  riva  sinistra  del  fiume,  nelk  dio- 
cesi di  Messina.  È  di  novella  appellazteMi 
siede  in  un  poggetto  nel  fendo  Sigoia, 
e  decorato  degli  onori  di  IVtiic^Milo.  He 
è  sacra  la  Parrocchia  a  S.  Giovanni»  e  li 
si  contano  30  case  ed  80  abitanti.  Se  ai 
attribuisce  la  fondazione  a  fiioronniliiv 
donde  prese  il  nome.  Ba  Ini  nacque  il 
Taormina  Giovan  Franee$eo  ^  che  dapa 
alcune  magistrature  nel  slcolo  foro,  MÈè 
nel  1590  Vicario  del  Maestro  Ginstiziefte 
Presidente  della  M.  R.  C,  versatesi  ia  fri 
dignità  per  molti  anni ,  lasciò  il  Sgliadi 
Vincenzo ,  donde  ÀnUmia ,  che  prae  ia   i 


(t)  Altatlnente  è  aii  eapo-eireondario  fi  t 
se  in  proTincia  e  diocesi  di  PelenBO,  de  eoi  è  é» 
sUnte  44  miglia,  distretto  di  Teraaini  da  cei  tt 
Esercita  i  divini  nflicii  nella  Chiesa  Maggiait  m 
clero  insignito,  ed  assistono  aUe  altre 
confraternita  laicali.  Era  intanto  la 
nel  t79S  di  5S1T  abiUnti,  di  4M0  nel  ISSI  t^ 
■almente  di  3994^  con  bob  lieve  discapili •  al 
principii  del  1S53.  Se  ne  comprende  1* empiala 
ritorio  in  saL  11063.4S3.  delle  quali,  dividseàii 
cultore  particolari,  16,948  in  giardini,  tl,9Tlh 
seminatorii  alberati,  7693,589  in  seminalerii  a** 
plici,  3049,937  in  pascoli.  56,917  in  ctìfé^0l^ 
in  vigneti  alberati,  118,858  ìm  vigneti  sifl|H 
11,949  in  Gcheti  d'India,  78.637  in  basolitli 
796  in  snoli  di  case.  Oltre  le  cave  dei.aaaraia* 
tovate  daU* autore,  vi  si  trovano  tre  vaM4 
agate.  Esporta  principalmente  olio,  grane 6^^ 
le,  poiché  abbonda  anche  in  api.  Anlonin  ^ 
nato  in  Castronuovo  acquistò  nel 
nome  di  sommo  6losofo«  e  di'tplendi 
nio,  del  quale  siccome  porta  lo  Scine, 
alcuni  lavori  pubblicati ,  rimangono  dai 
scritti  pregevoli  in  rìgnardo  airtpoea  tncii^ 
se.  ma  che  o^i  bob  avrebbero  il  pia  V^ 
appU 


ilo 


CA 

icido  Di  Giovanni  f  il  quale  ri- 
1632  gli  onori  di  Principe,  ed 
glio  Yincenzo,  morto  senza  pro- 
dato perciò  dal  fratello  Giovanni, 

nessan  figliuolo  fu  superstite. 
dopo  i  fratelli  habella  Morra^ 
^sedimento  di  Caslrorao  al  ma- 
nie Morra  Signore  di  Buccheri. 
I  questi  FranceècOy  marito  a  te- 
me e  Rocca,  ai  quali  fu  super- 
gliuola  Isabella  avvinta  in  sacro 
unenico  di  (liovanm  Principe  di 
le ,  donde  Marianna  maritata  a 
Alliata  Signore  di  VìHafranca;  va 
(ignita  della  Gran  Croce  dell*  Or- 
.  Giovanni  Gerosolimitano^  ed  è 
la  di  Gastrorao,  che  ?a  soggetto 
rea  di  Linguaglossa,  gode  di  fe- 
to, piantato  a  vigne,  oliveti,  e  mo- 
ncante  in  biade,  poiché  viene  ir- 
le acque  dell*  Onobala.  Sta  in  39,"^ 
ed  in  SI,""  4S*  di  laUtudino. 
n-eaie.  Lat.  C<istrum  regale.  Sic. 
1  (Y.  D.)  Città  Demaniale^  che  sie- 
ommità  di  un  alto  colle,  ad  Aqui- 
petto  Milazzo^  discosta  5  m.  dalla 
nelle  parti  mediteranee.  È  capo 
B,  parte  della  diocesi  di  Messina, 
U*  istruttore  della  milizia  indigena 
cui  somministrava  23  cavalli  e 
famosa  del  tìtolo  di  fedelisHma, 

xxxvii  posto  nel  Parlamento,  ed 
SI  di  varii  e  sii^golari  privilegii  del 
co  II,  da  cui  si  ebbe  e  nome  ed 
enti.  Circoscritta  di  muraglie,  si  ha 
)  verso  Oriente,  dette  dei  Legni  e 
ca;  una  terza  verso  Occidente  che 
Irizino  0  Cristina^  ed  una  quarta 
ione  detta  di  Rainieri  è  la  pia 
cké  verso  la  medesima  parte  dopo 
issi  scorgonsi  ruderi  dell*  antica, 
ina  rocca  verso  Mezzogiorno,  di  fi- 
(mlare,  e  che  siede  nel  supremo 
m  preposte  fortificazioni.  Intorno 
ed  alle  radici  del  colle  va  adorna 


CA 


al  nostro  tempo  di  24  municipii,  dei  quali 
ti  hai  notizia  dove  si  offre  V  occasione  del 
nome.  Degli  antichi  poi,  di  che  pia  di  20 
si  contavano,  alcuni  deserti,  alcuni  ad  altri 
congiunti  :  esistono  oggigiorno  Barcello^ 
na,  il  più  grosso  degli  altri,  Milid^  Rodi, 
Protonotaro,  PortosalvOj  Acqua  della  Fi- 
earra,  CenUneo,  5.  Antonio,  Pìasari,  S. 
Venera,  S.  Paolo,  Gala,  Bafia  e  Caialimita. 
Contaronsi  nel  secolo  xvi  in  Castroreale  coi 
casali  2427  case  10705  abitanti;  nella  metà 
del  seguente  2787  case  10087  abitanti, 
sotto  il  Duca  di  Savoja  2226  case  8404 
abitanti^  e  9007  nell*  ultima  descrizione. 

Credo  fermamente  sulla  origine,  essere 
stata  nel  colle  la  terra  Crizina  o  Crislina, 
donde  prende  il  nome  la  porta  occidentale, 
poiché  ne  fa  menzione  Federico  II  nei  suol 
diplomi  del  1324:  considerando,  si  nota , 
la  fede,  l*  obbedienza  unitersale ,  la  fe- 
dellà  della  genie  deUa  terra  di  Cristina 
nella  piana  di  Milazzo».,  il  castello  j  la 
fortezza ,  e  la  stessa  Aerra  Cristina ,  cAe 
per  maggior  scurezza  e  sat/vamento  di 
t<U  nostra  gente  fedele,  di  nuovo  costruirsi 
provvedemmo  ec;  il  che  indica  aver  fab- 
bricalo Federico  il  castello  ossia  la  rocca^  ed 
averlo  dato  ad  abitare  agli  antichi  abitanti 
di  Cristina,  donde  venne  il  nome  di  Ca- 
stroreale. E  non  si  viene  con  ciò  a  ripro- 
vare r  oj^nione  del  Fazello  e  del  Pirri^  che 
scrivono  molti  dispersi  villaggi  avere  il  Re 
in  uno  riunito,  cui  concedette  Regie  inse- 
gne, e  nome,  e  privilegii.  Prendono  poi  ad 
esaminare  se  sia  stata  nel  sito  dov'era  Cri- 
stina la  città  di  Crasto,  di  cui  affermano  es- 
ser gli  avanzi  nel  terriforio  Bistorino,  come 
sepolcri  incavati  nel  sasso,  grotte,  vaselli^ 
lucerne^  ed  altri  oggetti. 

Occupa  quasi  il  centro  della  città  la  Ghie- 
sa  principale  dedicata  ali*  assunzione  di 
Maria,  unta  del  sacro  oUo,  elegantemente 
fabbricata,  con  cupole  e  campanile;  le 
corrisponde  un'amplissima  piazza,  dove  ve- 
desi  il  palazzo  del  consiglio  eivile,  e  te 


276 


CÀ 


principali  case  dei  nobili;  non  long!  ne  sor- 
gora  r  antica  nella  piazza  dell*  Aquila ,  e 
la  contrada  Giudaica^  sotto  il  titolo  di  S. 
Sebastiano  Martire,  come  ricavasi  dai  rn- 
dori;  ma  un'  altra  antichissima  appartenente 
alla  terra  di  Cristina^  dicevasi  di  S.  Nic- 
colò, iu  luogo  di  cui  è  oggi  sostituita  la 
Chiesa  di  Gesù  e  Maria  con  confraternita, 
Terso  Occidente,  non  lungi  dalla  porta. 
L*  Arciprete  è  il  Rettore  del  maggior  tem- 
pio, primate  un  tempo  del  Collegio  Cano- 
nico, non  che  dice  il  suo  dritto  per  la  citlà 
e  i  suoi  municipii,  ma  da  gran  tempo  pre- 
siedeva agli  altri  vicini  villaggetti  Oliveri, 
Furnari,  e  Hazzarà.  Il  Collegio  istituito  nel 
1G02,  essendo  causa  di  Utigii,  oggi  è  abo- 
lito. Ma  acciocché  si  provvedesse  al  comodo 
dei  cittadini,  venne  concessa  ad  altre  tre 
Chiese  la  facoltà  di  amministrare,  avendo 
cura  TArciprele  dei  Sacerdoti.  Porta  la  prima 
il  titolo  del  SS.  Salvatore,  sotto  la  rocca 
verso  Mezzogiorno,  e  vi  ha  una  famosa  statua 
in  marmo  di  S.  Giovanni;  altra  di  S.  Pic- 
cola dei  Poveri,  dove  si  venera  una  pie- 
tosa imagine  di  Gesù  Crocifisso;  la  terza 
di  S.  Marina  nella  contrada  settentrionale, 
arricchita  da  Ottavio  Preconio  di  tavole  ma- 
gnificamente dipinte,  ed  altri  doni.  Tralasciar 
non  voglio  averne  conteso  a  lungo  i  Ret- 
tori coir  Arciprete  sulla  giurisdizione,  ed 
avere  avuto  nel  1607  sentenza  contraria. 
Spicca  tra  le  altre  Chiese  minori,  che  enu- 
meransi  persino  a  13,  quella  della  Imma- 
colata Concezione,  la  di  cui  festa  celebrano 
con  gran  pompa  gli  abitanti  come  a  Patrona, 
e  quella  di  S.  Leone  dove  radunasi  una 
confraternita  di  nobili. 

Adornano  non  poco  la  città  varii  conventi 
si  dentro  le  mura  che  fuori  e  nei  muni- 
cipii; il  Monastero  cioè  di  S.  Blaria  de  Gala 
di  monaci  Basiliani ,  di  cui  diremo  a  suo 
luogo,  nel  casale  dello  stesso  nome,  e  quel 
di  S.  Antonino  dei  Riformati  in  Barcellona, 
di  cui  pariai.  Quel  dei  Minori  Osservanti 
nella  Chiesa  di  S.  Maria  di  Gesù  dinnanzi 


CA 


le  mura ,  in  un  poggio  Terso  Occidente , 
fondato  da  uno  dei  compagni  di  S.  Ber- 
nardino da  Siena,  merita  attenzione  per  la 
grandezza  ;  quello  eziandio  dei  GonTentoaH 
anche  al  di  fdori  ad  un  tiro  di  pietra  dalla 
parte  della  rocca,  costituito  nel  1503  e  aacio 
alla  Vergine  Annunziata,  di  coi  è  oraalo 
della  statua  in  marmo  del  famoso  Gagini, 
non  che  del  quadro  della  nascita  del  Si- 
gnore donato  da  Carlo  Imperatore  e  Ikllo  da 
Ottavio  Preconio  alunno  del  medesimo  Coi- 
Tento.  Quel  dei  Cappuccini  del  titolo  di  S. 
Maria  della  Grazia,  prima  nel  15M  ad  m 
'A  miglio  circa  verso  Aquilone,  doTe  seoi|eri 
una  sorgente  ammirabile  di  acque  tersal, 
donde  per  1*  insalubrità  dell*  aria  a  caan 
del  fiume  vicino,  trasferitisi  nel  1618^  U* 
bricaròno  un  Convento  nella  medesima  eot- 
trada ,  attaccato  alle  mura.  L*  Oratorie  di 
S.  Filippo  Neri  Terso  Oriente^  che  bblri* 
cato  a  proprie  spese  da  Damiano  de  Km 
nel  1632  ,  1*  assegnò  ai  Preti.  Erano  al  (■ 
fuori  la  porta  di  Crizina  i  GonTentt  dei  Ci* 
nonici  di  S.  Agostino  e  dei  CarroeUtani,  ahi» 
liti  nel  1669  con  decreto  di  aemente  IX 
per  mancanza  di  congrua   dote;  dami 
tuttavia  le  Chiese  titolari,  ed  i  conventi  <•> 
nosconsi  dai  ruderi.  Si  trattò  nel  1144  i 
stabilire  in  luogo  opportuno  il  Collegio  dcft 
compagnia  di  Gesù,  a  spese  di  FraaoM 
Monanda  nobile  e  pietosa  matrona,  Mk 
mancanza  di  Regio  Placito,  ne  distolse  siMl 
qui  r  opera.  Dei  monasteri  di  meiackCi: 
altro  di  S.  Maria  dei  Martiri  degl*  isSd 
di  S.  Benedetto  ebbe  origine  nel  1514  i 
spese  di  Pietro  Santoro;  altro  di  ChiiriN 
di  S.  Maria  degli  Angeli,  ne  fé  cosInÉtl 
sullodato  Preconio  nel  1S16,  liberataNril 
lo  dotò,  e  ne  consacrò  la  Chiesa  uà  aM-^j 
Preconio  nipote.  Entrambi  nel  centra  éH 
città  formano  uno  specchio  di  regolale  i^ 
servanza ,  ed  illustri  Tergini  d*  inaeccfli  ]^^ 
vita  ne  sortirono.  Tra'  luoghi  pii,  si  aitfi 
rane  due  case  d*  Ospizio,  una  della  ptfl^, 
cazione  di  Maria  per  gli  ammalati,  altra Mk 


277 


CU 

Mi  pellegrioi  poveri.  Sorge  non 
Tortezza  un  Monte  di  Pietà  per 
illecite  usure,  cui  curarono  di 
lel  1615  Pietro  Crisafulli,  ed 
U  Soggiungo  che  appresso  V  an- 
dl  Rainieri,  ergesi  la  Chiesa 
della  Pietà  dove  pi  unisce  una 

cittadini:  è  dessa  edificata  so- 
intichissime  ^  le  quali  incavate 
resentano  angusto  ingresso  «  e 
edeli  vi  celebravano  i  sacri  mi- 

ricavasi  da  varii  altari,  che  ivi 

e  da  altre  sacre  vestigia;  quinci 
>uò,  quel  cotte  essere  stato  abi- 
ima  di  Federico  e  forse  dai  pri- 
vila cristiana  religione, 
ora  a  parlare  dei  Magistrati  ci- 
eleggonsi  per  iscrutiDÌo,  in  cui 
ttadìni  di  tutti  gli  ordini;  di  otto 
mentati  al  Re,  giusta  il  maggior 
ladini,  scelgonsi  4  Decurionì| 
ìli*  Annona;  poi  scelti  altri  quat- 
olari,  aggiungonsi  ai  Curatori; 
ìvigiia  ai  vantaggi  della  plebe; 
)re  del  mal  fatto  e  i  di  lui  col- 
[>erili  amministrano  la  giustìzia 
to  di  armi;  finalmente  un  Regio 
e  i  Balivi  del  Principe  soprain- 
legozii.  Lo  stemma  è  un  castello 

un* Aquila,  colle  insegne  Ara- 
ono  dei  sobborghi,  quel  di  S.  Mar- 
iente,  quello  dì  S.  Maddalena 
ente  appresso  le  mura.  Il  ter- 
icissimo  in  vino,  olio,  seta,  frutti, 
ninistra  poi  olio  agli  stranieri 
a,  celebre  per  tutte  quelle  con- 
ignato  dal  fiume  Longano  che 

la  città  verso  Tramontana,  di 
ì  parleremo,  e  dal  fiume  Prato 
)ìOf  che  volgarmente  sì  appella 
ì08$olino:  trascuro  dir  degli  altri 
igano  e  del  Rossolino  sono  con- 
gno  di  memoria  il  fonte  di  Ve- 
lo Arezzo,  più  rettamente  di 
le  cui  acque  minerali  e  ferra- 


CA 


ginee  gli  diedero  il  nome  di  èonguigno. 
Dista  dalla  città  verso  Oriente  circa  8  m., 
ed  appartiene  al  territorio  del  municipio 
di  Rafia.  La  Chiesa  vicina,  ivi  edificata  pel 
martirio  della  S.  Vergine  avvenuto  nello 
stesso  luogo,  è  veneratissìma  dai  cittadini. 
È  certissima  tradizione  avere  S.  Venera 
nobilitato  di  sua  nascita  questi  luoghi ,  e 
principalmente  Gala,  che  non  è  l'ultima  trai 
municipii,  quivi  mostrasi  non  solo  un  fonte 
del  suo  nome,  presso  cui  mori,  ma  anche 
la  spelonca  di  cui  si  fa  memoria  nei  diplomi 
della  Regina  Adelasia^  nella  quale  occultossi 
la  vergine  per  qualche  tempo,  dove  presa, 
dai  fratelli  fu  uccisa  il  di  24  giugno  del  928 
per  la  fede  dì  Cristo;  avendo  quella  per 
loro  cittadina,  e  sperimentatala  spessissimo 
fiate  loro  propizia,  la  venerano  qual  princi- 
pale tutelare.  Gli  abitanti  enumerano  altre 
Vergini  nei  secoli  d'appresso  illustri  per 
integrità  di  vita,  la  quale  schiera  guidò  Vir- 
ginia Preconio  nipote  di  Ottaviano  per  parte 
del  fratello,  di  cui  parlerò  in  appresso.  Co- 
stei dal  Monastero  Benedettino  di  Messina, 
di  S.  Maria  della  Scala,  trasferita  per  de- 
creto di  Pio  V  in  quello  di  S.  Maria  di  Ra- 
sicò  dell*  Ordine  di  S.  Chiara,  e  di  là  nella 
sua  patria,  fu  fondatrice  di  quel  di  S.  Ma- 
ria degli  Angeli,  cui  avendo  santamente  isti- 
tuito, onorò  di  sua  piissima  morte,  porlo- 
che  vi  si  conserva  decentemente  incorrotto 
il  di  lei  corpo.  Per  brevità  nominerò  sola- 
mente le  altre  Vergini  di  innoccente  vita, 
e  celebri  per  prodigii;  quinci  sono  encomiate 
Angela  e  Laura  Calamoneri ,  Anna  Crisa- 
fuUì,  Francesca  Sardo,  Laura  Giangiarre, 
Innoccenza  Colloca,  Giovanna  Lapis,  Giu- 
seppa Molina,  Maria  Scilipoti,  Paola  Flores, 
le  quali  tutte  nei  detti  monasteri  da  diversi 
tempi  resero  illustre  la  patria.  A  costoro  si 
aggiungono  Angelico  Fava  Cappuccino,  per 
gì*  incorrotti  costumi  gratissimo  a  Dio  ed 
agli  uomini;  Pietro  Lapis  dei  Minori  Osser- 
vanti nobile  di  schiatta  e  più  di  vita,  chiaro 
per  innoccenza  angeUca  e  semplicità,  detto 


278 


GA 


Tolgarmente  Pietro  Cagino;  Matteo  Raimondo 
Sacerdote^  dei  fondatori  della  casa  di  S. 
Ealalia  in  Palermo ,  famoso  per  sacre 
cariche  e  virtù;  trascuro  gli  altri  a  causa 
di  brevità.  In  ecclesiastiche  dignità  avanza 
i  più  celebri  Ottaviano  Preconio  Minore  Con- 
ventuale, sommo  Teologo  ed  Ecclesiastico 
facondissimo^  Confessore  dell* Imperatore 
Carlo  V,  Abate  primieramente  di  S.  Pietro 
e  Paolo  d*  Itala,  indi  Vescovo  di  Ariano,  e 
di  Cefalù  in  Sicilia,  finalmente  Arcivescovo 
di  Palermo,  dove  rifulse  per  profonda  dot- 
trina ,  apostolico  zelo ,  ed  esimie  virtù , 
mentovato  da  Ughello,  Pirri,  Mongitore  e  Va- 
dingo.  Ottavio  Preconio  il  giovane^  nipote  per 
parte  del  fratello  del  detto  Arcivescovo, 
Priore  di  S.  Andrea  di  Piazza,  Abate  di  S. 
Michele  di  Troina,  benemerito  della  sua 
Chiesa ,  encomialo  dal  Pirri  e  dall*  Auria. 
Filippo  Crino  accettissimo  al  Cardinale  Sac- 
chetti per  le  egregie  virtù  e  prudenza,  per 
di  lui  opera  Vescovo  di  Belcastro  nella  Ca- 
labria, il  quale  passato  in  Sicilia  alla  pa- 
tema casa,  e  ritornato  nella  sua  sede,  si 
mori.  Francesco  Stilo  delF  ordine  dei  Pre- 
dicatori, Vescovo  di  Lipari  circa  il  1476, 
di  cui  fa  memoria  il  Pirri  dopo  Pio  negli 
elogii  degli  uomini  illustri  di  queir  Ordine 
ma  tace  dei  natali;  tuttavia  i  patrii  scrittori 
il  segnano  trai  loro  concittadini.  Leonardo 
Bevilacqua  Abate  Basiliano,  Cappellano  del 
Re  Alfonso;  Marcello  Impallomeni  Cappel- 
lano d*  Innoccenzo  X  Sommo  Pontifice,  Ar- 
ciprete in  patria  ;  Ottaviano  Basilico  Pre- 
conio Abate  di  S.  Salvatore  de  Placa;  Pietro 
Celi  Generale  dell* Ordine  di  S.  Basilio; 
Francesco  Deluca  Regio  Cappellano  mag- 
giore ed  Abate  di  S.  Lucia,  di  qual  dignità 
furono  adorni  altri  due  cittadini,  cioè  Leo- 
nardo, e  Simone  Rao,  il  quale  in  sede  va- 
cante fu  Vicario  della  Chiesa  di  Morreale, 
e  per  privilegio  avuto  cittadino  palermitano; 
Bartolomeo  Copellino  chiarissimo  dottore  in 
S.  T.,  che  visse  nella  Corte  del  Re  Cattolico, 
e  risolse  Abate  di  S.  Nicolò  de  Fico;  tra- 


CA 


lascio  di  dir  degli  altri  che  ottennero  delk 
cariche  nella  Cattedrale  Chiesa  di  Messina. 
Si  fa  menzione  trai  decorati  di  pobUi- 
che  primarie  cariche  nella  secolar  polidi, 
di  Giovan  Francesco  Rao  patrono  primie- 
ramente della  M.  R.  C.»  e  poi  Presideate; 
Vicario  del  Maestro  Giustiziero,  ^endMi- 
simo  in  amministrar  la  giustizia  Lado  Beili 
eziandio  integerrimo  Presidente  della  Se  1. 
Coscienza  e  della  M.  R.  Caria,  e  Doflieriai 
Saginisi  Giudice  della  M.  R.  C.  Rende  og|jl 
illustre  la  patria  Domenico  Pensabene  pa- 
trono del  fisco  del  Regio  Erario,  estarii 
per  dottrina,  costumi,  e  piacevolezza,  €i> 
stode  vigilantissimo  dei  Sicoli  privilegi.  li* 
comia  finalmente  il  Mongitore  per  laiiri 
pubblicati:  Andrea  Ferrarìo  del  primo  iil- 
tuto  dei  Carmelitani,  Predicatore  e  Teeli|a 
a  pochi  secondo,  famoso  per  santità  di  4h 
e  regolar  disciplina:  divolgò  i  DioM  M> 
timenti  di  S.  Maria  Maddalena  dei  Hatt 
la  saetta  del  Divino  Amore,  ed  altre  mk 
Paolo  Crineo:  medico  versatissimo,  che  M 
dubitò  di  scrivere  contro  Francesco  liMb 
dottissimo  protomedico  di  Sicilia.  Piefnfl* 
cero  professore  di  umane  lettere,  pohbM  j 
un  trattato,  in'  cose  grammatiche;  Mareoà 
Rovere  Poeta  non  volgare,  nota  al  Voi* 
miglia.  Mariano  Pavone  prestante  poeta» 
eh* esso,  e  Vincenzo  Cucuzza,  Monaco  01* 
velano,  Teologo,  Matematico  e  Poeta.  Ott 
mondano  inoltre  Antonio  Fava  Medico  e  H* 
losofo,  pubblicò  le  Istituzioni  alla  fieli oIìbIìi 
Giacomo  di  Gregorio  lasciò  un  trtUatifli 
Censì,  appo  Pietro  di  Gregorio  ;  Gkm 
Tommaso ,  e  Mario  Lombardo  periliHiiI  ; 
musici,  e  Mario  Gatto  certamente  il  ffii» 
ai  suoi  tempi  nella  scienza  aritmetica»  If 
giungo  il  genovese  Antonio  Mairaone ,  ik> 
compose  esattamente  la  storia  di  Caslnrtl' 
le,  a  me  liberalmente  trasmessa,  tali 
molte  cose  racimolai.  Sta  la  città  hi  9t 
di  long,  in  38%  20*  di  laUtnd. 
il  Mugnos  nei  Vespri  Siciliani,  le  ù 
di  Castroreale  prima  di  Federica  il; 


279 


GA 

la  è  la  fede  di  questo  Scrittore  per- 
mi  astengo  di  enumerarli  (1). 

ù  ParUmento  del  1812  Castroreale  fa  ele* 
eapo-laogo  di  diilretto,  con  soggetti  4  cir- 
i;  qoiDdi  dìTenoe  tede  d*on  Sotti iitendente^ 
Giiodice  circondariale  fanzionante  da  Istrut- 
feran  atato  nel  1806  dal  Re  Ferdinando 
e  confermato  l'onore  di  Senato,  e  con- 
mero e  misto  impero.  Comprendeai  nella 
ia  e  diocesi  di  Messina ,  donde  è  distante 
s  148  da  Palermo.  Tenne  aperto  nel  1839 
«io  di  strada  rotabile^  che  da  Barcellona, 
de  nella  strada  consolare  da  Messina  a 
ì ,  mena  alla  nostra  città ,  trotasi  tuttora 
ilo  >  ma  Terrà  fra  breve  portato  a  termi- 
oai  sin  qni  erogati  doc.  14000,  e  secondo 
spendenti  relazioni  altri  7000  ne  abbiso- 
Dnde  portarsi  a  compimento.  Venendo  al- 
\f  osaenrasi  la  magniGca  Porta  Rainieri  « 
di  copiosi  intagli,  ed  elevata  nel  1808  in 
Bile  dna  antichissime  che  iyi  troTavansi, 
e  per  rendersi  maggiormente  ameno  il  sito. 
fica  delia  Chiesa  maggiore,  è  d'ordine  co- 
a  sua  forma  può  uguagliarsi  ad  una  croce 
)d  è  sostenuta  da  16  grosse  ed  alle  colonne 
ito,  e  di  marmi  con  molta  magnificenza 
Ti  si  osserYano  alcune  buone  dipinture  di 
lannello,  ed  alcune  di  Francesco  Cardile, 
ACisione  per  Antonello,  ed  altre.  Vi  Teniva 
I  nel  1854  la  Meridiana  da  Niccolò  Perroni 
ini  modello  di  quella  di  Messina.  Nella 
kia  del  SS.  Salvatore^  la  di  cui  porta  mag- 
4*  ordine  gotico,  spiccano  sn  quadri  di  mi- 
gio  il  S.  Leonardo  e  la  Vergine  con  S. 
>  e  8.  Matteo  del  Riccio,  la  TrasGgurazione 
M>  di  Maggio,  ed  il  quadro  di  tutti  i  santi 
Tolta,  opera  stupenda  del  messinese  Bon- 
i  disse  della  Chieta  dell'Annunziata,  dova 
OBTento  dei  pp.  GouTentuali  abolito  per 
la  di  reudite  nell'anno  1785 ,  onde  restò 
li  regio  patronato.  Nella  Chiesa  di  S.  Vito 
,  siraeolosamente  ai  tremuotl  del  1783, 
tatti  i  Ticini  fabbricati  ne  restarono  TÌtti- 
redoDsene  sin*  ora  le  roTine,  poiché  non 
pia  eloTati  per  esser  quel  quartiere  eccen- 
la  città;  è  commendoTole  la  statua  della 
opera  di  Francesco  Antonio  Molinaro,  ed 
nadrì  pregeToli.  Nella  Chiesa  della  SS.  Tri- 
erraai  la  pittura  magnifica  di  Antonello 
'appreaentante  i  misteri  della  Tita  e  morte 
nlore^  die  minaeciaBdo  deperimento  Tifa* 
Bgnati  dal  R.  GeTorno  dei  ristoratori.  Nella 


GA 


Castroreale  (flame  di).  Lat.  longa- 
nus.  Sic.  Xiumi  di  Castruriali  (V.  D.)  Da- 
gli antichi  Longano.  Fiume  mentovato  da 

parrocchia  di  S.  Niccolò  è  un  bellissimo  quadro, 
e  molto  pregCTole^  diviso  in  sei  pezzi,  dietro  lo 
altare  maggiore;  tì  è  inoltre  la  stupenda  taTola 
della  strage  degli  innocenti^  credula  comunemen- 
te di  Polidoro.  Di  altre  pregeToli  opere  di  pittura 
e  di  scultura  Tanno  adorne  le  altre  Chiese  e  le 
citate ,  che  fastidioso  sarebbe  enumerare  ad  nna 
ad  una.  Nella  casa  però  di  Giuseppe  Pjrroni  Sol- 
ìjmB,  autore  di  una  descrizione  topografica  di  Ca- 
stroreale, sono  da  ammirare  quattro  quadri  cre- 
duli di  Caravaggio  da  alcuni,  da  altri  della  scnola 
dello  Spagnolelto ,  la  nascita  del  Redentore,  la 
strage  dell*  Innoccenti,  i  Magi ,  la  Circoncisione , 
oltre  poi  a  pitture  dì  pregio  minore:  si  consenra 
una  buona  collezione  di  monete  antiche.  Ritor- 
nando alle  Chiese;  i  tremuoti  del  1783  fecero  crol- 
lare quella  dell* abolito  convento  di  S.  Agostino; 
fu  però  costruita  di  nuovo  nel  1805  invece  della 
piccola  antica ,  quella  del  monastero  di  S.  Maria 
dei  Martiri  dell*  ordine  di  S.  Renedetto«  in  forma 
moderna;  e  riformata  fu  anche  nel  1853  1*  antica 
dell*  oratorio  di  S.  Filippo  Neri. 

Il  teatro  è  a  due  ordini  di  palchi,  destinato  si 
alla  prosa  che  alla  poesia  ,  ridotto  in  miglior  or- 
dine dal  1838.  La  coltura  sommamente  è  Tenuta 
al  nostro  tempo  in  felice  progresso,  e  pubbliche 
scuole  di  filosofia^  eloquenza,  umane  lettere,  gram- 
matica «  vennero  dal  1805  stabilite.  Si  trova  isti- 
tuita sin  dal  1749  un'accademia  di  scienze,  let- 
tere ed  arti,  titolata  dei  Pellegrini  afi'aticatt,  che 
si  è  distesa  da  20  anni  in  qua,  si  nel  continente 
italiano  che  eziandio  nella  Francia. 

Presso  il  monastero  di  S.  Maria  degli  Angeli 
sorge  in  nn  piano  spazioso  il  monte  di  prestanza 
fondato  nel  1800  dal  citUdino  D.'  Pietro  Crisa- 
fnlli:  osservasi  anche  in  quel  largo  nn  grandissimo 
fabbricato,  che  prima  della  libera  panificazione  ser* 
Tiva  air  amplissimo  peculio  frnmentario,  istitnito 
dalla  filantropia  del  Bar.  Don  Paolo  Muscianisi; 
dei  molti  capitatiìAi  esso,  oggi  non  ne  rimangono  che 
pochi,  i  quali  Tengono  impiegati  pel  monte  agrario: 
in  metà  del  fabbricato  si  ò  sostituito  il.R.  Giu- 
dicato e  sua  Cancelleria,  nell'altra  il  quartiere 
per  le  truppe  transitanti.  Salendosi  dal  piano  per 
alcuni  gradini  si  perviene  al  castello  destinato  og- 
gidì ad  espiazione  delle  pene  pei  malfattori;  non 
lungi  è  1* ospedale  dotalo  ultimamente  nel  secolo 
XTU  di  molte  rendite  dal  buono  Francesco  Caliri, 
oltre  le  Tarie  aggregate  anteriormente  da  altri.  Due 


280 


GA 


Diodoro  nel  lib.  22  che  T  appella  Loetano, 
poiché  parlando  di  Cerone  II  scrìve  :  FtU" 
Uk  una  irruziùne,  nel  Mewinue  %i  %iàbU\ 

•ODO  le  tale  principali,  oot  par  gli  aomini,  altra 
per  le  donae* 

Comprendati  il  territorio  di  qnetta  città  in  saL 
4400,681»  delle  quali»  dividendo  in  enitore,  51  ,a9i 
in  giardini,  li^OOO  in  orti  gemplici,  15«802  in  can- 
neti, 4,099  in  gelseti,  881,009  in  feminatorìi  lem- 
pliei,  8808.887  in  patcoli,  841,484  in  olivati,  104, 
788  in  vigneti  geroplioi,  0,949  in  caatagneti,  813, 
800  in  boscate.  Sono  nel  territorio  ottime  acque 
minerali  giovevoli  a  svariate  malattie,  ma  quelle 
che  tutte  sorpassano  sono  nella  contrada  Twmini 
di  CofCrorsals,  dove  anticamente  erano  poche  va- 
Khe  per  oso  di  bagni,  concesse  per  privilegio  del 
Re  Filippo  IH  nel  1048  al  comune;  oggi  però 
sorge  nn  grandioso  stabilimento  fornito  del  biso- 
gnevole, e  dato  in  enCtensi  a  D.  Ignaiio  Coppo- 
lino  Colloca.  Il  colle  di  Castroreale  presenta  una 
varietà  ammirevole  di  terreni  conchigliari  e  ma- 
dreporici, quindi  allo  viali,  e  trovaronsi  financo  al- 
cuna volta  delle  pietri6caiioni  di  pesci.  Eiiandio 
si  osservano  tuttora  delle  grotte  incavate  ali*  in- 
tomo e  nel  centro  della  città,  ali*  uso  moresco,  ed 
nna  particolarmente  sotto  il  monastero  di  S.  Ma- 
ria degli  Angeli. 

Formando  un  sol  comune  nel  1798  Barcellona 
e  Castroreale,  ne  ascendeva  la  popolazione  ad  11140, 
ma  poi  diviune ,  era  la  popolazione  del  secondo 
nel  1831  di  5770,  e  analmente  nello  scorcio  del 
1858  di  7350. 

Ueritano  ricordanza  dopo  T  epoca  dell*  autore  per 
meriti  e  per  cariche,  il  Pre.  Mario  Cammariart 
della  Compagnia  di  Gesù,  di  ottimi  costumi  e  di 
esatta  osservanza;  compiuto  il  corso  delle  scienze 
ebiesiastiche  diessi  allo  studio  della  natura,  dislin- 
gnendosi  particolarmente  nella  botanica;  Mrisse  sui 
fiori,  e  dietro  respalsione  del  suo  ordine  sen  venne 
in  Roma,  e  poi  ritiratosi  in  Viterbo  vi  fini  i  gior- 
nL  II  P.  Filippo  Stylo  ei-gesoita,  conoscitore  del 
Latino,  ed  eccellente  imitatore  dei  classici,  nelle 
matematiche,  nella  fisica,  nelle  dottrine  teologiche 
versatissimo;  se  ne  dispersero  i  mss.;  il  Sac.  Gio- 
vanni Stracuzzi  diede  una  versione  di  Orazio,  pub- 
blicò il  considerevole  lavoro,  da  pofetlole  ponti ficiap 
scrisse  il  sacrifizio  della  messa,  e  fu  in  proposta  di 
Vescovo  di  Lipari.  N.  Placido  Francesco  Pyrront 
bnon  poeta  latino,  siciliano,  ed  italiano,  socio  di  va- 
rie accademie,  fu  uno  dei  promotori  dell*  accademia 
PelUf  ritti  degli  Aflaticati  di  Castroreale,  costituita 
•el  1749;  asori  nel  I803«  Tommaso  del  rouo»  nato 


GA 


al  fiume  Loetano;  A  quuto  $i  oj»pofero  i 
Mamertini  comandati  da  Scio  che  ordi- 
nate le  me  schiere  tien  eoUreUo  a  poaia- 
re  il  /lume.  Ed  ivi  attaccata  la  battaglia  ri- 
mase Geronc  Tincitore.  Polibio  parimeBlI 
dice  del  medesimo  Cerone  findtore.  Kel 
lib.  5.  Al  campo  di  MUe  pres§o  il  fmm 
che  dtceH  Longano  osmUÒ  il  nemico.  Sog* 
giunge  il  Claverio.  Quel  fiume  Longano  wA 
campo  di  Milazzo  nessun  altro  può  easere 
se  non  se  quel  che  scorre  dal  sinistro  ed 
occidentale  lato  di  Milazzo,  che  dicesi  ora 
volgarmente  dagli  abitanti  fiume  di  Castri- 
reale,  e  porla  il  vocabolo  di  Polibio  IoA» 
ganon ,  e  di  Liodoro  LocUmon ,  che  Aei 
viziato  nelle  scelte  delle  Legazioni,  dota 
occorrono  innumerevoli  errori  di  tal  generSt 
Vanno  con  Cluverio  Fazello  e  Massa;  Bd- 
samente  perciò  dicesi  Rizzolino  nella  Mapfa 
di  Seultero.  Ne  sono  tre  le  fonti;  la  priaa 
detta  dell'uomo  morto,  a  3  m.  da  Castri» 
reale  verso  Snd-Est,  precede  11  fiuniesli 
di  Crizina  cosi  detto  dalla  contrada  da 
bagna:  altra  scaturisca  da  farli  gorghi  isM 
il  colle  del  Re ,  verso  la  parte  Orieiiril 
del  medesimo  Castroreale,  dicesi  di  S.  (Sii* 
vanni  della  Chiesa  vicina.  Queste  due  €#> 
vengono  in  una,  sotto  Castroreale,  e  progH» 
dendo,  accolgono  il  fiume  di  Gala,  che  sflii 
dal  territorio  dello  stesso,  presso  il  Cisil 
di  S.  Giacomo,  si  unisce  ai  due,  e  tolti  il- 


a  18  gennaro  1706»  Tenne  eietlonel  1748 
di  Messina  «  A??ocato  ascale»  Aaseasort  e  Ticah 
Generale  in  Tisita;  finalmente  nel  dirwahrs  tUt 
elevato  da  Mr.  Ardoino  a  Vicario  Generale,  siili 
ad  Arcidiacono;  eoi  cappello  arcÌTeeeorile  il  1^ 
SCOTO  di  Antipatro.  Celestino  CaUri  GappneeiM|8Ì 
1704  ProTinciale  in  Messina,  mI  1758  per  bai* 
di  Dl  Doosenico  Yalgnaroera  YeaooTO  di  GsfaNbh 
per  le  soe  grandi  Tirtù  posto  in  Boaaina  del  Tmi> 
Tato  dal  rieeréde  LaviefuiUe;  nml  ndb  pibiii* 
agosto  1773.  Uigi  PeUisieri  Gindke  dsli  M 
Corte  in  PaleraM  nel  1818  14,  iodi  nel  1881  Ill- 
aidente del  THlNuale  GtìIo  di  SiracMs;  BSdh 
Messina  nel  1888.  Antonio  SiUpigni  Gindìea  ddk 
G.  Corte  in  MeasÌBa,  iMno  ad  1881. 


"^ 


281 


CA 

Dnsi  di  Castroreale.  Aprono  final- 
oci  air  occidentale  lido  di  Milazzo, 
si  nel  Tirreno. 

Ito.  Lat.  Casulutum.  Sic.  Casu- 
la Casale  del  territorio  di  Noto, 
ntesi  un  tempo  nel  1320  a  Per* 

£dnquidaj  come  ricavasi  dal  re- 
Federico  II,  e  pagavagli  in  ogni 

fondi  di  Crimasta  e  Bulgarano 
ti. 

Lat.  Calhal  (V.  H.)  Casale  men- 
on  diploma  del  Conte  Ruggiero 
In  proprietà,  dice,  di  Giorlando 
\i  Girgenti,  e  degli  altri  Vescovi 

è  il  Casale  Calai  con  cento  vii- 
0  Fazello  leggesi  Catha.  Il  me- 
iggiero,  descrivendo  i  confini  della 

Siracusa,  come  leggesi  nei  di- 
rbano  li,  nota:  Dal  Castello  Lim- 
irfino  al  fiume  Salso,  ec.  Da  Si- 
no al  Castello  LimpiadoSy  cioè 
^e  cominciò  la  divisione;  ed*  al- 
castello  LimpiadoSy  cioè  Ideata. 
mltiA.  Lat.  Catalimitis.  Sic.  Ca- 
IT.  D.)  Casale,  dei  Hunicipii  di 
le,  da  cui  dista  un  m.  e  'A  verso 
ò  mezzo  da  Baffia.  La  Chiesa  di 
della  Provvidenza,  dove  gli  abi- 
aentano  i  Sacramenti,  è  soggetta 
Bte  della  città, 
lo  (S.)  (Fiume  di).  Lat.  S.  CathaU 

Sic.  Xiumi  di  S.  Catauru  (V.  H.) 
ella. 

lo  (S.)  Lat.  5.  Cathàldus.  Sic.  S.  Ca- 
li.) Paese  onorato  sin  dal  1627 
buzioni  di  Marchesato;  ebbesi  ori- 
^rimordii  del  medesimo  secolo,  nel 
ntorno  Caltanissetta  detto  del  Ftu- 
,  perchè  vien  bagnato  dall' Imera 
le,  altrimenti  Fiume  Salso.  Preso 
a  S.  Cataldo  Vescovo  di  Taranto, 
Qserva  frammenti  di  ossa,  e  siede 
^lo  lievemente  declive  verso  Sci- 
tinto  per  rette  ed  ampie  vie.  La 
aggiore  Parrocchiale  sacra  a  Ha- 


CA 


ria  concepita  senza  peccato,  quasi  nel  cen« 
tro,  da  poco  tempo  con  somma  magnificenza 
costruita,  risplende  decorata  di  un  Colle- 
gio di  li  sacerdoti  sotto  di  un  Arciprete,  cui 
altre  sette  minori  van  soggette.  Giuseppe 
Galletti  Signore  diede  in  questo  secolo  ai 
frati  di  S.  Maria  della  Mercede  un  molto 
ampio  e  decente  Convento^  dove  educansi 
i  novizi  per  la  professione,  non  che  donò  di 
un  luogo  adatto  i  Cappuccini,  e  per  opera 
di  lui  venne  accresciuto  il  paese,  oltre  la 
costruzione  di  elegantissimo  palazzo.  Va 
soggetto  al  Vescovo  di  Girgenti,  che  ne  com- 
mette le  sue  facoltà  ad  un  Vicario  ;  coin- 
prendesi  nella  comarca  di  Calascibetta,  e 
viene  diretto  per  magistrato  segnalo  dal 
Marchese,  il  quale  profferisce  il  xxix  vo- 
to nel  Parlamento,  e  gode  del  mero  e 
mi^to  impero.  11  primo  censo  del  paese, 
nel  16S2  presentò  373  case  1366  abitanti; 
nel  1713  poi  974  case  26S9  anime,  ed 
ultimamente  4794.  11  territorio  ferace  in 
frumento  ed  in  biade,  vien  reso  assai  piii 
fecondo  dalle  vene  di  acque,  e  riesce 
adattissimo  a  nutrire  gli  armenti,  arricchi- 
sce quindi  i  coloni,  ha  molti  lavoratori,  non 
manca  in  vigne  o  in  oliveti,  né  riesce  disag- 
gradevole al  cacciare. 

La  famiglia  Barresi  ebbesi  un  tempo  sog- 
gette le  terre;  poi  Federico  II  ne  invesU 
nel  1300  Bernardo  Siniscalco,  e  se  Tebbe 
indi  Biccardello  de  Testis  marito  di  Isolda 
Siniscalco  f  come  nel  censo  di  Martino. 
Mazzullo  Salamone  poi  nel  14...  per  dritto 
della  moglie  Eleonora  de  Testis.  Da  Yio- 
tanta  Salamone  Tebbe  in  nome  di  dote 
Antonio  di  laio,  la  figliuola  ed  erede  dei 
quali  prese  in  marito  nel  1338  Tincenzo 
Galletti.  Da  questi  Asdrubale,  donde  Vin- 
cenzo e  Niccolò.  Morto  quello  T ottenne  il 
secondo,  che  raccolse  la  gente,  e  il  di  cui 
figliuolo  Vincenzo  generato  con  Camilla  Ma- 
cinghi  fu  primo  Marchese  di  S.  Cataldo  per 
concessione  di  Filippo  VI;  ne  fu  moglie 

Maria  Di  Napoli,  colla  quale  generò  in  primo 

36 


282 


CA 


laogo  Giuieppe,  morto  nel  flor  degli  anni^ 
indi  il  fratello  Vincenzo  fu  nominato  per 
decreto  di  Carlo  li  Principe  di  Fiume  Sal- 
so ;  rifulse  cavaliere  di  S.  Gennaro ,  Giu- 
stiziero  di  Palermo,  e  di  altre  cariche  de- 
corato; da  Maria  Di  Gregorio  ebbesi  i  G- 
gliuoli  Pietro,  Ignazio^  Giuseppe  e  Niccolò. 
Addetto  il  primo  al  sacro  ministero,  Par- 
roco in  prima  di  S.  Antonio  in  Palermo, 
unico  e  supremo  Inquisitore  delle  cose  di 
fede,  Yescovo  di  Patti  e  di  Catania,  esimio 
per  virtù  e  scienza,  mori  sorpassati  i  no- 
Tant*anni.  Ignazio  morì  giovane  senza  pro- 
le; Giuseppe  benemerito  dei  suoi  vassalli, 
mìlite  di  Alcantara,  dei  12  Pari  del  Regno, 
Pretore  di  Palermo,  Secretarlo  del  Re,  non 
generata  prole  alcuna  con  Perna  Gravina, 
mori  nel  1751  in  S.  Cataldo;  iVtcco/a  per- 
ciò che  da  gran  tempo  era  stato  appellato 
Marchese  di  S.  Cataldo^  ne  divenne  Si- 
gnore, e  Principe  di  Fiume  Salso;  fu  dei 
Pari  del  Regno,  e  con  Vittoria  Vernagallo 
ebbesi  il  figlio  Vt^oHo  decorato  del  titolo 
di  Marchese  di  5.  Cataldo,  marito  ad  Ippo- 
lita de  Grua,  dalla  quale  arricchito  di  pro- 
le, si  vive  col  padre.  Sta  S.  Cataldo  in 
37*  27'  di  latitud.,  in  37^  35'  di  long.  (1). 

(1)  Oggidì  è  un  capo-circondario  di  3*  classe , 
in  provincia,  dislrello,  e  diocesi  di  Cai  la  uì  ssella. 
Ne  costa  il  territorio  di  sai.  4165,214,  delle  quali, 
dividendo  parlicolarmenle  ìii  cullare,  3  J55  in  orli 
femplici»  0,054  in  canneti,  125,851  in  seniinatorii 
alberati,  3110,314  in  semiuatorii  semplici,  465,822 
in  pascoli  «  18,120  in  oliveli ,  109,626  in  vigneti 
alberali,  137,477  ÌA  vigneti  semplici,  6,275  in  fi- 
cheti d'india,  41,761  in  alberi  misti,  45,588  in 
mandorleti,  4,572  in  pistaccheli,  94,378  in  terreni 
improdatlivi,  1,621  in  suoli  di  case.  Ci  hanno  varie 
lolfare  ,  nella  contrada  di  Mandrazzi  di  mezzo  é 
la  delta  Stincone  33  m.  distante  dal  luogo  del- 
l'imbarco, nella  contrada  Dragaito  la  delta  Bosco 
a  34  m.  dal  mare ,  nel  silo  Nicolizia  quella  di 
Apaforle  a  32  m.  della  spiaggia,  tulle  e  tre  sog- 
gette ad  inondazione  per  l'acque  sorgive;  nella 
contrada  Carcia  poi  è  la  zolfara  di  Villarmosa,  e 
nella  contrada  Carciulla  quelle  di  Mangione  e 
Botlostradone,  non  soggette  ad  inondazione  ed  a 


CÀ 


Catalftino  (V.  M.)  Vedi  Alfano. 

Calai  raro.  Lat.  Calalaelfar.  Sic.  Catal- 
faru  (V.  1\.)  Casale  tm  tempo  appartenentesi 
alla  parrocchia  della  Chiesa  di  Siracusa,  e 
detto  Kaltuelfar  negli  altrove  mentovati  di- 
plomi di  Urbano  II  e  di  Alessandro  III,  m» 
lungi  da  Mineo,  terso  scirocco  e  mexiogior- 
no.  Sedeva  in  un  colle  che  vediamo  oggi 
piantato  a  vigne  ed  oliveli;  avaniano  til- 
tavia  intorno  i  dossi  di  questo  dei  rimasogliy 
che  costa  essere  di  epoca  anteriore  ai  Sa- 
raceni e  deir  antichissima  città  di  Erica,  h- 
zello  :  gli  sotrasta,  cioè  a  Hineo,  rena 
Mezzogiorno  a  J  m.  il  monte  Caialfaro  H 
nome  Saracenico,  dote  vedami  ingnU 
ruine  di  pietre  quadrale  di  antica  e  iU 
ruta  città.  È  incerta  1*  epoca  della  ruM. 
Gli  abitanti  di  Minco  che  dicono  essm 
stato  Catalfaro  sotto  la  Signoria  della  kn 
città,  trai  di  cui  municipii  credonlo  segn* 
to,  dicono  esser  minato  sotto  gli  Aragoid^ 
in  tempo  delle  guerre  civili.  Alle  radici  ài 
colle  sono  abbondantissimi  fonti  diaefib 
donde  ha  sorgente  il  fiume  del  medcriii 
nome,  e  Calataelfar  vale  ai  latini  rifili 
sito,  0  colle  di  ècaturigini.  Urbano  U  ni 
le  sue  ripe  in  descrivere  i  confini  dell 
Chiesa  di  Siracusa  ;  poiché  accrescici 
dalle  altre  fonti  dei  colli  vicini,  sbocci  il" 
torno  i  confini  di  Patagonia,  del  di  coi  10"] 
rilorìo  accoglie  le  acque,  indi  congiust* 
BufTarito  precipita  nel  fiume  di  S. 
Vedi  £rtce. 

Caiani.  (V.  M.)  Casale  apparici 
sotto  Federico  11  a  Giovanni  di  Lochifit 

Catania.  Lat.  Catana.  Sic.  Catanii(T.I 
Città  sita  tra  le  valli  di  IVoto  e  di 
ora  ad  una  or  ad  altra  attribuita;  ma  ia 


70  m.  dal  luogo  dell'  imbarcow  Ti  ti  cara 
solfato  di  stroniana,  tal  fossile  e  geaao 
I  rami  principali  del  suo  commercio  tOM  It 
de,  il  fino,  ed  il  zolfo.  Aiceodeva  la 
nel  1798  a  7879,  a  7598  nel  1881  ,  e  i 
ad  8978  nel  finire  del  18&8. 


283 


CA 

ai  tempi  del  Fazello  compresa, 
diciamo  or  bene  in  gran  copia. 
tla.Lat.  Catana.  Sic.CataDÌa'(V.D.) 
ncipali  città  di  Sicilia,  ed  appel- 
lò terza  sorella  del  regno;  deco- 
itolo di  chiarissima;  siede  tra  le 
foto  e  di  Demana,  yerso  le  australi 
*adici  del  monte  Elna,  bagnata  dal 
re.  È  piano  il  silo  verso  Scirocco, 
Ileva  Terso  Greco.  Sia  in  37, "^  30* 
line  ed  in  38,''  45'  di  longiludioe; 
Xìò  di  un  clima  temperalo,  né  in- 
e  per  rigido  inTcrno.  Munita  di 
rtezza  e  baluardi,  nello  scorso  se- 
»o  il  69,  per  un  lorrenle  di  fiamme 

prima,  poi  pel  treroubto  del  93 
rono  gran  parie,  e  conservane  oggi 
rerso  le  parli  marillime,  incuslodile 
medilerranee  restando;  sebbene  sia 
in  alcuni  luoghi  inaccessibile  per 
ammontate  dair  incendio.  La  rocca 
I  Orsina  dalla  stessa  fondazione, 
a  gran  tempo  per  la  dimora  dei 
onesi,  sita  in  quadro,  è  difesa  da 
(li  angoli  e  da  altrettaute  nel  mezzo 
m  lato  :  si  ha  una  porta  con  ponte, 
da  Aquilone,  ed  assiepate  avendo 
pi  dell'Etna  le  altre  fronti,  quasi 
lair antica  magnificenza;  presenta 
artiglierie,  armerìa,  sale,  soldati 
dio  con  un  Prefetto  dei  più  degni 
lei  Regio  esercito,  ed  è  annove- 
le  sei  fortezze  dell* Isola.  Tre  dei 
durano  interi;  il  Grande  e  quel 
Tuccio  battuti  dalle  onde  del  mare, 
li  S.  Giovanni  per  la  porta  medi- 
1,  dei  quali  il  primo  fabbricato  di 
iiadre  e  secondo  le  regole  deiran- 
lìlettura,  è  ammirabile  per  Taltez- 
llarga  T angolo  di  Scirocco.  La  porta 
i  attenzione,  delta  di  Mare,  nella 
onte  meridionale  delle  mura,  venne 
lopo  il  nuovo  tremuoto  ;  antiche  le 

anguste  prestano  anche  adito  al 
re  parti  intanto,  siccome  mancano 


CA 


di  mura ,  cosi  neanco  hannosi  porta ,  ec- 
cettuata la  sola  del  /br(tno,  che  apresi  rozza 
dal  1672  nelle  preposte  mura,  verso  le  me- 
diterranee partì  occidentali,  rimpetlo  il  ba- 
luardo di  S.  Giovanni. 

Da  alcun  limite  non  essendo  la  città  cir- 
coscritta, e  stendendosi  ad  ora  ad  ora  da 
ogni  parte  con  nuovi  edifizii,  come  Tocca- 
sione  opportuna  a  comodo  dei  cittadini  se 
ne  presenta,  può  appena  assegnarsene  U 
circuito,  poiché  la  via  principale  da  Occi- 
dente verso  Oriente,  appellata  del  CorsOj 
stendesi  per  circa  un  ro.  e  'A,  T  altra  da 
Austro  ad  Aquilone,  dov*  é  la  parrocchia  di 
S.  Agata  e  la  contrada  dello  stesso  nome, 
avanza  un  m.  e  4(K)  passi,  donde  affermo 
a  buon  dritto  occupt;  Catania  un  terreno 
di  4  miglia.  E  le  mentovale  vie,  come  altre 
rette  ed  amplissime  e  lastricate  principal- 
mente di  pietra  deli*  Etna,  in  cosi  armonioso 
ordine  sono  disposte,  da  provvedere  egre- 
giamente al  comodo  ed  al  commercio  degli 
abitanti,  e  non  poca  ammirazione  eccitare 
nei  forestieri.  Apronsi  in  larghi,  in  quadrivi! 
molto  estesi,  ed  in  frequentissime  piazze, 
delle  quali  quella  che  corrisponde  alla  mag- 
gior Basilica,  é  ornata  di  una  colonna  ge- 
roglifica sottoposta  ad  un  Elefante;  quella 
del  mercato  detta  di  S.  Filippo,  é  cinta  di 
marmoree  colonne,  quella  del  palazzo  della 
pubblica  Accademia,  dove  sono  le  fiere  del 
lunedì,  presenta  un  fonte  col  simulacro  di 
Cerere,  ed  abbella  la  recentissima  piazza 
verso  la  estremità  della  città  sopra  il  lito 
orientale  la  statua  di  marmo  della  Patrona  e 
Cittadina  S.  Agata,  eretta  in  voto  per  la 
peste  del  1742,  di  che  liberò  la  patria.  A 
queste  vie  ed  elegantissime  piazze  corri- 
spondono prospetti  di  Chiese,  di  Conventi^ 
e  di  privati  edifizii  fabbricati  a  tutta  ma- 
gnificenza. Incominciamo  dai  sacri. 

La  maggior  Basilica  Cattedrale^  che  porta 
il  nome  della  sovracennata  Vergine  S.  Aga- 
ta, costruita  per  opera  del  Conte  Ruggiero, 
costava  tutta  di  quadre  pietre  etnèe,  ed 


284 


CA 


era  sostenuta  da  colonDe  di  granito  cosi 
detto  di  Egitto;  conquassata  però  dai  tre- 
muoti,  e  principalmente  da  quello  del  1693, 
avendo  perduto  e  nave  e  pronao  e  torre, 
rimaste  le  sole  absidi,  ristorata  al  nostro 
tempo  per  cura  del  Vescovo  Andrea  Riggio 
con  assai  più  belli  ornamenti,  decorata  di 
superba  fronte,  the  tutta  si  compone  di 
grandi  lamine  di  bianco  marmo  da  Geno- 
va e  di  suboscuro  da  Sicilia,  di  egizie 
colonne  ornata ,  occupa  un  postò  prima- 
rio tra  le  sacre  moli  dell*  Isola  intera, 
nei  primordi!  medesimi  della  fondazione 
cedette  ai  Benedettini,  che  dicevansi  Cano- 
nici, dei  quali  1*  Abate  era  il  Vescovo;  però 
nel  1568,  per  decreto  di  Papa  Pio  V,  ven- 
nero loro  subrogati  i  preti  secolari.  Parlan 
di  questo  tempio  in  gran  copia  il  Pirri  ed 
il  Grossi.  Seconda  dopo  la  cattedrale  la 
Chiesa  collegiale  ed  eziandio  Parrocchia  e 
Cappella  Regia  di  S.  Maria  deir  Elemosina, 
occupa  quasi  il  centro  della  città,  di  bella 
cupola  prospetto  adorna  perfettamente , 
decorata  d'insigne  Collegio  Canonico  dal 
14i8  per  diploma  di  Papa  Eugenio  IV,  non 
che  per  volere  del  Re  Alfonso.  Sorgono 
altre  otto  Parrocchie  per  le  varie  contrade, 
e  ne  sono  le  piò  eleganti  ed  ampie  quelle 
di  S.  Biagio,  dov^è  la  fornace  di  S.  Agata, 
il  luogo  consacrato  cioè  al  martirio  del  fuoco 
da  essa  subito,  ed  altra  che  è  la  maggior 
noi  sobborgo,  oggi  detta  di  S.  Agata  extra 
muros,  entrambe  con  campanili. 

IVella  parte  verso  Libeccio  è  1*  amplissimo 
convento  dei  monaci  Cassinosi  di  S.  Niccolò, 
il  tempio,  gli  atrìi,  i  giardini,  la  biblioteca, 
il  museo,  tutto  in  tal  modo  è  splendido, 
da  non  potere  ad  altro  in  Sicilia  eguagliar- 
si, poiché  da  tutti  pienamente  magnifico 
si  predica.  Ne  fu  T origine  in  un  bosco  nel 
1156,  la  translazione  nella  città  nel  1558, 
e  la  novella  fabbricazione  dopo  il  tremuoto 
nel  1708.  L'Abate  ha  voto  nel  Parlamento 
cogli  altri  Magnati  della  Chiesa.  1  Minori 
Conventuali,  dei  quali  si  afferma  essersi  in 


CA 


prima  costituiti  nell'area  della  rocca Ora- 
na,  vennero  accresciuti  di  dote  dalia  fc-    i 
gina  Eleonora ,  e  stabiliti  in  an  cooTeato 
per  di  lei  opera  fabbricato  nel  1329  sotto 
il  titolo  di  S.  Francesco,  in  luogo  amnata, 
e  del  suo  sepolcro  onorò  ella  il  tempio. 
Oggi  appare  dalle  ruine,  Convento  e  Chim 
essersi  in  piò  elegante  forma  compolli,  j 
Anche  i  Minori  Osservanti  abitano  nelTu- 
lica  Chiesa  di  S.  Agata ,  e  cuslodìscoao  I 
sepolcro  dove  essa  fu  dopo  morte  deposti, 
collocato  in  elegantissimo  altare  di  marmo, 
donde  non  lungi  ancora  esiste  il  carecw 
della  S,  Martire.  I  Terziarii  del  medesimi 
ordine,  che  abitano  sin  dal  1609  in  S.!<icedl 
di  TrisHno,  occupano  ora  la  iv  parte  deBi 
pubblica  piazza  ettagona.  Il  Convento  U 
frati  predicatori,  rimpetto  il  palazzo  vesct* 
vile,  del  titolo  di  S.  Caterina  di  Slena,  vcam 
eretto  a  spese  di  Margherita  di  Arcangdi 
nobile  matrona ,  e  la  magniGca  Chiesa  li 
breve  attende  Y  ultimo  compimento  ;  è  I 
secondo,  essendovene  un  altro  del  medesiii  ^ 
istituto,  che  sorgendo  al  di  fuori,  pd  *• 
scriveremo.  Il  Convento  degli  Eremìfi  i 
S.  Agostino  dìcesi  sopra  edificato  prima  W 
1229  ad  antiche  volte,  presso  l'antico  teatri, 
di  cui  ancora  avanzano  ammirevoli  ruiae; 
va  sotto  gli  auspicii  di  S.  Venera ,  mi  i 
nostri  giorni  usurpa  il  nome  di  S.  Agostitii 
e  cospicuo  per  la  fabbrica  si  solleva.  1  W"  ■ 
nilariì  della  Redenzione  dei  Cattivi ,  occt-  ■ 
parono  dal  1580  il  tempio  di  S.  Adm, 
detto  del  Castello  dalla  vicina  rocca,  e  li 
ha  le  abitazioni,  che  corrispondono  oggi* 
giorno  ad  una  delle  vie  principali  pws» 
il  mercato.  I  Carmelitani  di  primo  istitill  \ 
fabbricarono  la  prima  loro  casa  di  SIdfc' 
sopra  le  mura  australi,  verso  la  parte  ■•• 
rittima,  fondatore  Desiderio  La  Placa,  do  1 
promosse  la  nuova  riforma,  ed  oggi  si  H 
annessa  una  Chiesa  decentissima  ;  entro  M 
chiostri  un'antichissima  abside  credesiaitf 
avuto  Tuso  di  bagno.  Il  primo  finalmeili 
che  accolse  in  Catania  i  Teresiani  fu  Om^ 


285 


CA 

ìTìi  nel  1643,  che  abitano  presso 

ancia. 

i  di  S.   Maria  di  Monte  Carmelo 

lei  tempio  fuori  porta  Stesicorea,  poi 

la  di  Acì,  ?erso  Aquilone,  subito  dopo 

ta  dalla  Siria  in  Sicilia,  nello  scor- 

secolo  XII  Tengon  dotati  di  tesori 
anza  Regina  ed  Imperatrice,  accre- 
K>i  di  grandi  donativi  dal  Re  Mar- 
la  altri  Principi.  Veniva  da  gran  tem- 
mo  il  Convento  di  nobile  atrio  Cle- 
ante abbellito  di  marmo  da  Genova^ 
ni  magnificenza  restituiti  eziandio  gli 
oggigiorno,  quando  vediamo  la  Chie- 
\  i  più  stretti  Osservanti  alunni  del 
no  Ordine,  che  ottennero  il  convento 
Il ,  e  di  giorno  in  giorno  di  varii 
nti  il  forniscono.  Comprendesi  nei  loro 
l'antichissima  chiesiuola  di  S.  Leone, 
^istente,  dove  venne  da  gran  tempo 
ato  in  un  sepolcro  il  corpo  di  S. 
L'ordine  dei  Predicatori  ottenne  la 
sede  di  Sicilia  in  Catania;  impetrò 
nte  nel  1420,  dopo  varii  domicilii,  la 
parrocchiale  di  S.  Maria  Maggiore 
.  porta  del  Re  Terso  Settentrione;  e 
»,  amministrando  la  somma  i  Mon- 
,  ed  altri  nobili  Signori,  il  celebre 
)ro,  che  crollato  in  gran  parte  pel 
Ito  tremuoto ,  vediamolo  ai  nostri 
iella  maggior  parte  ristorato.  Con- 
nella  Chiesa  intero  il  corpo  del  B. 
lo  Scammacca,  e  nell'altare  mag- 
a' antica  famosa  tavola  della  Vergine 
ario.  Ad  un  miglio,  in  un  colle  ele- 
sse Occidente,  fabbricò  Blasco  Ala- 
eonyento  di  S.  Maria  di  Novaluce, 
in  prima  da'  Cartusiani ,  poi  dai 
tini;  e  l'Abate  oggigiorno  segnato  a 
»lere  occupa  un  posto  nel  Parla- 
Però  mancati  quei  padri  vi  si  col- 
I  gli  Agostiniani  Scalzi  ;  poi  nei 
dì  questo  secolo,  altrove  emigrando 
ialobrìtà  dell'aria  verso  la  parte 

fuori  porta  Lancia,  novello  decen- 


CA 


tissimo  CouTcnto  fabbricaronsi ,  e  degno  di 
attenzione  per  l'ampiezza.  Presso  alla  me- 
desima regione,  fuori  porta  Ferrea,  ai  lido 
del  mare  è  la  Chiesa  di  S.  Francesco  di 
Paola,  con  unito  il  Convento  fondato  por 
opera  e  spese  di  Raimondo  Cicala;  crollò, 
ma  intere  rimasero  le  celle  meridionali  dei 
frati ,  onde  ristorate  le  altre  e  la  Chiesa , 
non  ignobii  luogo  occupa  oggi  il  Convento 
trai  sacri  domicilii.  Un  novello  ne  fu  eretto 
nel  1622  in  un  poggetto  fuori  la  porta  di 
Aci,  del  titolo  di  S.  Maria  della  Speranza 
amplissimo  ed  ammirabile;  antico  altro,  che 
in  prima  dinanzi  la  porta  di  Decima,  verso 
Austro ,  sopra  i  ruderi  della  Naumachìa , 
costituito  da  Bernardino  da  Reggio  uomo 
di  insigne  santità  e  dottrina,  dopo  alcuni 
anni  alla  parte  aquilonare  di  Cifali  trasferito 
nel  1551;  Catarina  Fimia  nobile  matrona 
ordinò  venisse  compiutamente  fabbricato, 
e  celebre  è  la  memoria  di  S.  Michele. 
TersQ  Occidente,  ad  un  mezzo  miglio,  sta- 
bili il  B.  Matteo  di  Girgenti  i  Frati  Minori 
Osservanti  sotto  gli  auspicii  di  S.  Maria  di 
Gesù.  Introdotti  i  Riformati  nel  1626^  Tenne 
più  ampiamente  ristaurato  il  convento ,  e 
di  nuovo  nei  principii  di  questo  secolo  ; 
sorge  decenlissimo,  e  ne  è  adorna  la  Chiesa 
di  una  bellissima  statua  di  N.  Donna  in 
marmo  bianco,  e  di  un'antica  cappella  della 
famiglia  Paterno  col  magnifico  simulacro 
di  Alvaro  ornamento  della  medesima  stirpe; 
La  Chiesa  della  Concordia  cedette  nel  1687 
agli  alunni  di  S.  Maria  della  Mercede,  per 
promozione  di  Giovan  Battista  Rosa  del 
medesimo  ordine,  sita  in  mezzo  alla  via 
che  mena  ai  sobborghi,  elevata  a  filial 
parrocchia  nel  1732  dal  Vescovo  Pietro  Gal- 
letti; sorse  da  questo  istituto  il  B.  Alessandro 
di  Catania  illustre  della  gloria  del  martirio. 
In  celebre  parte  della  città  sollevasi  la 
casa  della  Compagnia  di  Gesù,  fondata  vi- 
vente il  medesimo  S.  Ignazio  per  opera 
di  Ferdinando  de  Voga  figliuolo  del  Viceré 
Giovanni  nel  1555;  ne  è  ammurabile  il  tempio 


286 


CA 


per  prospetto,  cupola,  colonne,  pitture,  sta- 
tue, le  cappelle  con  ogni  lavorio  elegantemen- 
te in  vario  marmo  e  di  indorati  metalli  ador- 
ne, nobile  T  atrio,  tutto  finalmente  per  ogni 
Terso  compito.  Venerasi  oggigiorno  in  un 
altare  minore  una  tavola  di  Nostra  Donna 
trasmessa  da  Roma  da  S.  Francesco  Bor- 
gia. La  famiglia  di  S.  Gaetano  pose  una 
colonia  in  Cata$iiane\  1727,  per  industria 
di  Innoccenzo  Savanarola  alunno  di  essa, 
nella  regione  orientale  di  Civita.  Si  ba 
oggigiorno  decente  e  cospicua  Chiesa  con 
congrue  case,  con  elemosine  spontaneamente 
apprestate  ed  inopinati  sussidii  fabbricate. 
Innoccenzo  Vescovo  di  Catania  chiamò  nel 
1626  i  Chierici  Regolari  Minori,  e  loro  con^ 
cedette  il  tempio  di  S.  Michele  ;  V  accreb- 
be poi  di  beni  Giovan  Battista  Paterno,  ac- 
cumulati da  Flavia  Ansalone;  godono  di 
amplissima  casa  ed  a  poche  seconda  nella 
città  ;  attende  la  Chiesa  un  più  bel  compi- 
mento. Sotto  il  medesimo  istituto,  e  gli  au- 
spicii  della  Concezione  della  Vergine,  as- 
segnati in  dote  i  beni  Bartolomeo  Asmun- 
do,  dei  quali  divenne  erede,  eresse  una  casa 
in  un  poggetto  verso  Occidente,  dove  ve- 
desi,  come  dicono^  il  carcere  dei  SS.  Al- 
fio, Filadelfio  e  Cirino.  I  minislri  degl*  in- 
fermi volgarmente  Crociferi,  adunaronsi  nel 
1696  a  comando  del  Vescovo  Andrea  Rig- 
gio,  ed  ottennero  la  Chiesa  di  S.  Maria  di 
Dagala  coll'anlica  tavola  della  medesima: 
fabbricano  case  magnifiche,  la  maggior  par- 
te delle  quali  si  mostra  a  venir  ammirata; 
il  tempio,  cui  ordinò  si  compisse  con  egre- 
gio prospetto  il  sovraccennato  Pietro  Gal- 
letti per  somme  raccolte  attende  Tullima 
mano.  L'Oratorio  di  S.  Filippo,  in  questo 
stesso  anno  in  cui  scriviamo,  prese  a  pro- 
muoversi alla  parrocchia  di  S.  Marina  verso 
Occidente,  e  viene  di  giorno  in  giorno  ad 
accrescersi. 

Erano  in  Catania  nello  scorso  secolo  vari! 
monasteri  di  donne;  aboliti  quei  di  S. 
Maria  di  Porto  Salvo,  di  S.  Lucia,  di  S. 


CA 

Caterina  V.  e  M.  altrimenti  Badi 
sotto  regola  Benedettina,  degli  h 
di  S.  Chiara,  quei  di  Monte  Vergin 
vivente  ancora  la  medesima  Santi 
S.  Girolamo  e  quel  di  S.  Maria 
na  ;  esistono  oggi  :  quel  di  S.  Gid 
cui  fondatori  son  dal  tempo  celati, 
di  Cerere,  poi  in  quel  di  S.  Sofia  a 
Ione  a  3  m.  dalla  città  collocato 
tempo,  indi  verso  la  parte  Orienti 
nel  centro  nel  1709,  dove  com 
abitano  le  alunne,  godendo  del  tei 
spicca  per  ordine,  grandezza  ini 
esteriore  venustà  ;  quel  di  S. 
to,  fondatori  Alemanna  Lumella 
giero  Matina  nel  1336,  che  levas: 
primo,  è  degno  di  attenzione  per  V 
del  sito,  gli  edifizii,  e  V  ornalissim 
quel  di  S.  Placido  Mart.  costituito 
coi  tesori  di  Ximene  e  Paola  de 
non  che  i  donativi  della  Regini 
compitissimo  ai  nostri  giorni^  e 
verso  ammirabile;  dicono  compi 
la  casa  paterna  di  S-  Agata.  Quel 
Trinità  nella  parte  occidentale,  che 
a  fondatore  Cesare  di  Agosto  i 
assai  celebre  per  la  mole  degli  • 
gran  circuito,  e  T  eleganza  del  tei 
prospetto  e  torri;  quel  di  S.  À 
venne  stabilito  nel  1020  per  opei 
smo  Cicala  rimpetto  la  Chiesa  Ci 
che  grandeggia  per  chiostri  degi 
mirazione  e  la  magnificenlissim 
del  tempio;  e  quel  di  S.  Chiara  fii 
fondato  a  spese  di  Antonio  Paten 
di  Oxina  nel  1552,  che  sorge  ili 
l'augusta  costruzione  ed  il  nobil 
vi  è  congiunto  T  antico  cenobio  e 
rolamo. 

Non  mancano  poi  di  case  destim 
uificii  di  pietà.  Levasi  ranlichiss 
date  di  S.  Marco  nella  piazza'  s 
ammirabile  per  la  magnificenza  < 
fizii  e  la  grandezza ,  opera  proti 
1720  da  Niccola  Tezzano  perpeti 


287 


CA 

di  Catania;  poiché  prima  in  diversi 
Brasi  slabiiilo  dal  U45.  Segue  1*  al- 
$•  Marta,  in  tempi  recenti  istituito, 
iocarabili  e  gli  affetti  di  piaghe  in- 
),  nel  lato  occidentale  di  Monte  Ver- 
'e  case  appartengono  alla  custodia 
>nzelle,  delle  quali  la  principale,  sotto 
i  S.  Agata,  fondata  dal  1586  a  pub- 
)esa  del  Senato,  e  colle  somme  del 
Giovan  Paolo  la  Rocca;  altra  dopo 
loto  nel  sobborgo,  stabilita  per  opera 
ìnto  Paterno  ;  la  terza  vedemmo  nei 
i  scorsi  anni,  da  limosino  raccolte 
adini,  e  da  somme  lasciate  da  Giu- 
di Moncada,  per  gli  orfani  e  i  di- 
sotto titolo  di  S.  Maria  della  Prov- 
,  verso  Fattura  orientale  di  Monte 
,  notabilmente  accresciuta.  Quella 
(aria  Maddalena  per  le  donne  pen- 
ì  Orfanotrofio  finalmente,  ristorato 
n  a  comando  del  Viceré  Giovanni 
lUe  antiche  Terme  di  S.  Panlaleone, 
blesa  di  S.  Maria  Maggiore;  trala- 
di  parlare  di  due  Monti  di  Pietà,  cui 
non  é  stato  segnato  luogo  partico- 

\  il  primato  tra  le  Chiese  filiali  quel- 
•  Maria  deirAjuto,  cui  fu  da  poco 
annessa  la  Cappella  di  N.  Donna  di 
del  tutto  corrispondente  al  prototi- 
i  una  congregazione  di  Sacerdoti  dal 
decorata.  È  anche  eccellente  il  tem- 
3.  Martino,  frequentato  dalla  nobile 
[nia  dei  Bianchi,  e  fabbricato  sopra 
arco  di  Marcello.  In  S.  Maria  della 
in  S.  Orsola,  in  S.  Giuseppe  non 
eleganza.  Dicono  essere  stata  S.  Ma- 
a  Rotonda  un  antico  tempio  a  tutti 
consacrato,  volgarmente  Pantheon, 
•iato  ai  sacri  riti  dall*  Apostolo  S. 

H^nto  alla  Chiesa  maggiore  ed  alla 
(za ,  e  corrisponde  alla  parte  ma- 
r  elegante  Seminario  dei  Chierici, 
per  opera  di  Antonio  Paragone,  ac- 


CA 


cresciuto  dai  successori  di  lui,  ed  ultima- 
mente di  grandissime  salo  adornato.  Vicino 
al  medesimo  tempio  Cattedrale  il  palazzo 
Vescovile  splendido  si  offre,  reso  nobile  dal 
Vescovo  Salvatore  Venlimiglia  di  bello  e 
cospicuo  ordine  di  appartamenti  ;  merita 
attenzione  il  suo  prospetto  meridionale  im- 
posto alle  mura  marittime.  Levasi  dirim-* 
petto,  il  famoso  palazzo  dei  Principe  di  BU 
scari,  dove  si  presenta  un  molto  celebre  mu- 
seo. Alla  estremità  della  citlà^  verso  Oriente, 
é  un  collegio  per  la  gioventù,  cui  il  sommo 
Mario  Cutelli,  primario  Consultore  nel  Regno, 
disse  erede  nel  testamento,  a  nessun  altro 
di  Sicilia  secondo,  che  si  aprirà  quanto  pri- 
ma. Trai  civili  pubblici  edifizii  é  F  Accade- 
mia delle  scienze^  sita  in  un  quadro,  de- 
gna del  tutto  di  ammirazione  per  la  gran- 
dezza delle  stanze,  per  una  compitissima 
biblioteca,  ed  altri  ornamenti;  cui  é  sog- 
getta verso  Oriente  la  piazza  del  Lunedi  con 
una  fontana,  ed  accresce  magnificenza.  Vie^ 
ne  sempre  più  aumentando  la  fabbrica  del 
Palazzo  Pretorio,  talché  una  delle  quattro 
parti  vedesi  portata  sino  alla  sommità,  e 
con  ogni  solerzia  le  altre  parti  delFedifi- 
zio  vengono  avanzandosi,  di  non  poco  or- 
namento si  alla  piazza  principale,  che  alla 
città.  Ivi  radunasi  il  Senato  ed  i  pubblici 
consessi;  poiché  costa  il  Magistrato  di  sei 
personaggi  scelti  dal  Re  dal  ceto  dei  no- 
bili, cui  seguono  il  Sindaco,  il  Patrìzio  che 
tiene  il  primato,  ed  il  Giustiziere^  cui  as- 
sistono tre  Giudici.  Occupa  quegli  il  terzo 
posto  nei  Comizii,  e  quante  volte  congre- 
gansi  i  Signori,  il  Pretore  di  Palermo  e  i 
Senatori  ne  prendono  in  mezzo  il  legato , 
e  con  solenne  pompa  in  venire  raccolgono. 
Presenta  lo  stemma  un  elefante,  su  di  cui 
siede  Pallade,  che  allude  air  universale  stu- 
dio delle  scienze,  del  quale  Catania  venne 
decorata  dal  1445  sopra  le  altre  città  di 
Sicilia  per  beneficio  del  Re  Alfonso  e  di 
Papa  Eugenio  IV. 
Contaronsi  nella  nostra  città  sotto  Carlo 


288 


CA 


Imperatore  4901  case;  ma  nel  1595  presentò 
S150  case  e  25024  abitanti  coi  suoi  casa- 
li, quali  poi  smembrati,  si  descrissero  2560 
case,  nel  1652,  ed  11340  cittadini;  nel  1113 
poi  4160  case  16222  abitanti,  che  25848 
ultimamente  computaronsi  in  5110  case. 
Essendo  periti  intanto  col  tremuoto  del  1693 
quasi  18000  cittadini,  restatane  solamente 
la  terza  parte  superstite,  il  numero  di  11340 
della  metà  dello  scorso  secolo,  afflitto  meno 
corrispondente  sembra  al  ?ero,  perciocchò 
di  tante  mila  nello  scorcio  del  medesimo 
potò  la  città  aumentarsi ,  che  altronde  da 
nessuna  sciagura  era  stata  trafagliata  in 
quei  tempi.  Non  mi  protraggo  intanfo  di 
molto  suir  indole  dei  cittadini  a  non  sol- 
levare il  proprio.  Sono  però  al  certo  tra 
gl'isolani,  miti  d'ingegno,  sottili  di  mente, 
propensi  per  la  patria,  boncToli  verso  gli 
stranieri,  religiosi,  obbedienti  ai  Principi 
ed  alle  leggi.  Sedendo  in  fecondissimo  ter- 
ritorio addiconsi  principalmente  alla  colti- 
vazione, si  danno  alle  arti,  ma  ricusano  di 
servire.  Ma  le  son  queste  cose  da  dissimu- 
lare ,  e  giova  solamente  presentar  memo- 
rie di  antichi,  acciocché  profitti  dagli  esem-^ 
pii  la  tarda  posterità.  Ne  presento  i  pri- 
marii,  ed  offresi  primieramente: 

La  Tergine  S.  Agata,  che  sola  bastereb- 
be onde  Catania  splendesse  piò  bella  tra 
le  altre  città  di  SiciUa  e  le  regioni  del 
mondo.  Lessi  ultimamente,  non  senza  riso, 
una  lettera  negli  atti  degli  eruditi  d'Italia, 
che  facevane  la  patria  appresso  Civita,  vicino 
Paterno;  imperciocché  l'eruditissimo  autore, 
molte  cose  abbracciando  ed  incongrue  e 
ridicole,  fa  trasparire  al  postutto  non  co- 
stargli; opperò  questa  lettera  alle  altre  sue 
pubblicate  operette  non  corrisponde,  e  del 
tutto  é  a  condannarsi  alle  tenebre.  Agata 
incontrò  per  Cristo  la  morte  sotto  Decio 
Augusto,  e  diedele  la  Chiesa  il  primato  tra 
le  sue  Eroine.  Adoma  il  secondo  la  serie 
S.  Euplìo  Diacono,  che  preso  il  martirio 
sotto  l'imperator  Diocleziano,  e  le  di  cui 


Ck 

egregie  gesta  d  abbiamo  riferita  m 
ecclesiastici  sotto  il  fine  del  3M 
tri  Martiri  eziandio  e  PoDlefld  < 
santità  occorrono.  Sono  commend 
simi  al  comune  voto  del  popolo,  ] 
da  immemorabili  tempi,  e  da  noi  d 
né  intanto  ne  mancarono  predai 
nocenza  ed  eroidie  virtù,  dd  quali 
mio  e  nominai  nella  CaUtniailbut 
Trai  Catanesi  decorati  di  eedea 
gnità  spiccano  S.  Agatone  e  S. 
giusta  alcuni,  romani  Pontefld 
de  Tedeschis  e  Giovanni  de  Pr 
dinali;  pervengono  a  50  e  p 
scori,  e  a  lunga  schiera  sego 
onorati  di  primarie  sacre  carich 
mero  degli  illustri  personaggi  ii 
dritto ,  e  supreme  prefetture  pa 
tarsi  appena,  che  per  le  rispettiva 
sificai  nel  connato  lib.  xii  cap.  i 
chi  si  computano  celebri  nelle 
per  monumenti  pubblicati,  o  per 
Spiccano  tra  gli  antichissimi  TI 
alunno  di  Dafni,  ed  il  filosofo  e  I 
Caronda;  e  giova  qui  recare  il 
Niccola  Tedeschi,  che  a  buon  drii 
lano  Lucerna  del  Dritto,  ed  empi 
veci  di  tutti.  11  Hongitore  poi  fa 
di  piò  di  120  scrittori  Catanesi  i 
Biblioteca^  né  ali*  ozio  nel  nostro 
arrise,  e  molti  comniunicarono 
vori  col  mondo  letterario  in  ogni 
scienze. 

Sull'origine  di  Caiania  rigetU 
volo  al  solo  fermo  mi  appiglio ,  ci 
stati  i  luoghi  sotto  TEtna  freqi 
primi  abitatori;  onde  ai  poeti 
d'inventar  la  favola  di  Polifemo 
dopi.  E  non  sarà  incongruente  i 
essersi  ammassata  gente  alle  rive  < 
nano,  onde  non  del  tutto  favolosi 
i  nomi  di  Aci,  Simeto,  Galatea,  de 
Polifemo,  e  di  Etna,  ma  da  rìferi 
mi  Principi  della  nostra  regione 
loro  mogli.  Impariamo  da  antichi 


289 


CA 

i  popoli  indigeni  dell*  isola  ^  come 
si  provò  ^    a?er  le  parli  medesi- 
tato.  Poiché  si  afferina  aver  lasciato 
li,  per  tema  delle  fiamme  etnèe,  le 
li  regioni  dell*  Isola,  trasferite  le  sedi 
larte  meridionale,  che  denominarono 
.  Occuparono  poscia  i  Sicoli  il  lor- 
dai Sicani  abbandonato ,  ed  indi  i 
colonie  nell'Isola  adducendo,  scac- 
>1  ferro  i  Sicoli,  presero  Lentini,  Co- 
d  Siracusa.  Poi  Evarco  conduttore 
dì  Calcidesi  assunse  T  imperio  di  Ca- 
che d'allora  diremo  una  delle  pri- 
citlà  di  Sicilia.  Donde  intanto  abbia 
il  nome,  o  dagli  stessi  Calcidesi,  co- 
munemente si  nota,  0  dai  Fenici  se- 
Bocbart,  molto  si  è  discusso  nelfAp- 
agli  annali  di  essa  :  fiori  con  leg- 
prie,  confederala  ad  altre  città  Cal- 
insino  al  tempo  di  Cerone  I  tiran- 
Siracusa,  che  con  grandi  forze  espu- 
ft,  cacciatine  i  cittadini,  diedcla  ad  al- 
ibitare,  in  Etna  mutatone  il  nome.  Mor- 
ò  Cerone,  ritornando  in  patria  i  citta- 
er  ricuperarla,  ne  scacciarono  i  Cam- 
che  non  a  dritto  1*  occupavano.  Si  av- 
areno  le  fortune  sotto  i  Cartaginesi 
lisio  I,  ed  oppressa  una  fiata  dalla 
de  di  Mamerco,  per  breve  tempo  ne 
le   il  giogo;  imperciocché   liberata 
loro  di  Timoleonte  conseguisce  T  au- 
gnila di  Repubblica, 
'anno  489  della  fond.  di  Roma,  nella 
limpiade,  diedesi  Catania  al  Console 
erio  Messala,  che  erasi  appaciato  con 
)  II,  ed  essendo  divenuta  la  SiciUa, 
lata  Siracusa,  prima  provincia  della 
a  potenza,  ubbidì  eziandio  Catania  ai 
Pretori,  e  dopo  T  eccidio  di  Siracusa 
mini   benefizii   venne  arricchita   da 
Ilo   Console  trai  primi.  Scrive  Plu- 
nella  vita  di  lui:  da  Marcello  mol- 
ire  di  quelli  che  sono  in  Roma^ 
ri  ai  Numi  dedicati;  ed  in  Catana 
ii  Sicilia  ione  per  lui  un  j/tnim- 


CA 


èia;  del  quale  che  credesi  ristorato  da  Mar* 
cello  scrissi  altrove  in  copia.  Sono  in  dub- 
bio se  abbia  veduto  Catania  sotto  i  roma* 
ni  quei  pubblici  e  magnifici  monumenti; 
teatri  cioè,  anfiteatri,  terme,  ippodromi, 
e  naumachie,  di  cui  i  ruderi  grandi  per  fermo 
si  rimangono.  Nel  capitelli  delle  colonne  > 
che  appartenevansi  alle  terme,  e  che  sono 
adattate  oggi  alla  fonte  del  tempio  maggiore, 
leggevasi:  Q.  Lusius,  Laberius.  ProconsuU 
Tf^inas.  Nel  conservatojo  dell*  acquidot- 
to,  in  siciliano  Botte,  sotto  Licodia,  dondo 
deducevansi  in  Catania  le  acque  in  uso  della 
Naumachia,  era  questa  iscrizione:  Curatores* 
M.  Malculnius  ec.  ;  le  quali  entrambe  sono  dei 
tempi  romani.  Direbbe  alcuno  essere  stati 
allora  ristorati,  ed  in  secoli  anteriori  qo- 
stituiti.  Lascio  la  cosa  indecisa  e  ad  altro 
mi  affretto. 

Credesi  Catania  non  partecipe  dei  mali 
della  guerra  servile,  sebbene  trai  suoi  con- 
fini spesso  siano  impazzati  i  rebelli;  non 
provò  tutlavolta  la  sete  di  Verro,  di  che  fa 
menzione  Tullio,  che  appella  Catania  dtlà 
ricca  ed  onesta.  Ardendo  la  guerra  civile 
tra  rimperatore  Ottaviano  e  Sesto  Pompeo, 
da  questo  travagliata  e  mandata  a  male  la 
città  nostra,  venne  poi  beneficala  dall' Im- 
peratore, e  segnala  tra  le  colonie  roma- 
ne. Vi  rifulse  tra  le  prime  la  legge 
del  Vangelo,  ed  ebbesi  Berillo  a  Vescovo 
Apostolico,  che  vi  fondò  la  Chiesa.  Agitata 
da  varie  procelle,  principalmente  sotto  Decio 
e  Diocleziano,  decorata  del  prezioso  sangue 
dei  figli  suoi,  e  principalmente  di  Agata 
e  di  Euplio,  piCi  bella  risorse.  Resa  pace 
alla  Chiesa,  posò  una  Yolla  la  Sicilia;  ma 
nelle  barbaresche  invasioni  dei  Vandali  e 
dei  Goti  da  varie  stragi  fu  oppressa.  Una 
lettera  di  Cassiodoro  ai  Magistrati,  scritta 
a  nome  di  Teodorico,  dichiara  Catania  in- 
tenta sotto  costui  al  ristauro  delle  mura; 
non  molto  tempo  dopo  pel  valore  di  Beli- 
sario scacciati  dalla  Sicilia  i  Goti,  e  da  Ca- 
tania tra  le  prime  città,  fu  sotto  l'impero  dei 

37 


290 


CA 


Greci.  Ed  allora  nella  Bizantina  partenza  «b- 
besi  in  ospite  la  città  nostra,  per  intero  un  in- 
Terno,  Vigilio  Romano  Pontefice,  e  nel  mese 
dì  dicembre  molti  fide  da  lui  ai  sacri  ordini 
promossi.  E  sedendo  al  goferno  della  me- 
desima Chiesa  Leone  Taumaturgo,  Eliodoro 
IraTagliaTa  i  nostri  dei  magici  suoi  incanti, 
ma  per  Tammirabile  firtCì  e  la  santità  del 
Yescofo  Leone,  toccò  finalmente  la  meritata 
pena,  e  yenne  dal  contatto  rimosso,  viyo 
bruciato. 

Appena  può  in  breye  certamente  esporsi 
quali  e  quante  sciagure  abbia  risola  dai  Sa- 
raceni sofferte  ;  e  Catania  fu  a  lungo  parte- 
cipe del  loro  tirannico  dominio;  ed  il  più 
Talldo  presidio  perdette,  il  corpo  cioè  de  Ila 
cittadina  S.  Agata,  che  Giorgio  Maniace  tra- 
sferì in  Bìzanzio,  acciò  nelle  mani  dei  bar- 
bari pervenuto  non  fosse,  e  finalmente  resa 
in  libertà  per  opera  del  Conte  Ruggiero, 
non  che  richiamata  per  dritto  antico  alla  pri- 
miera ?escovil  dignità,  molto  piò  che  prima 
illustre  si  mostrò,  ed  accetta  divenne  tra 
le  prime  ai  Principi  Normanni  successori 
del  Conte.  E  sotto  il  tempo  medesimo  per 
disposizione  del  Superno  videsi  rese  nuo- 
vamente intere  le  spoglie  di  S.  Agata.  Ma 
nel  1169  da  violento  tremuoto  dalle  ime 
sedi  squassata,  soffrì  la  perdita  di  ben  15000 
cittadini,  ed  il  devastamento  dei  campi  dalle 
lave  deir  ignivomo  Hongibcllo.  Imperatore 
Enrico  VI,  per  essersi  con  alcune  altre  città 
ai  ]\ormanni  congiunta  Catania^  rifuggendo 
dagli  Svevi,  fu  presa  con  somma  violenza, 
ma  restituita  subito  in  grazia,  colmolla  En- 
rico di  varie  grazie  e  favori.  Affermano 
averle  voluto  far  onta  Federico,  I  tra  i  Re 
di  Sicilia,  U  tra  gli  Imperatori,  ed  avendo 
stabilito  la  ruina  di  tutti  i  cittadini,  per  in- 
tercessione di  S.  Agata  dicesi  ritirato  dai 
reo  consiglio.  Travagliata  sotto  i  Francesi 
la  provincia  di  Catania,  incorata  dall*  esem- 
pio delle  altre  città  sorelle,  scosse  il  giogo 
di  Carlo,  e  diedesi  agli  Aragonesi,  che  eb- 
besi  propizii.  Pietro,  che  vi  radunò  primie- 


CA 

ramente  a  consiglio  i  Sindael  della 
Noto ,  prima  che  parlilo  fosse  per 
gala  air  intimato  singoiar  certame. 
mo,  cui  venuto  in  Catania,  non  v 
soccorsero  i  cittadini,  acciò  la  poten 
ceso  abbattesse.  Federico  li,  che  aU 
di  Giacomo,  nel  tempio  maggiore, 
applausi  di  tutti  i  Consultori  del  I 
dei  Legati,  la  prima  salutò  suo  Re;  i 
volte  coi  suoi  soldati  e  cavalieri  dife 
pugnando.  Tenne  sotto  il  medesim 
rico  per  tre  anni  Roberto  d'Angiò 
tradita  da  Virgilio  di  Scordia.  Poi 
talmente  fu  sì  a  Federico  che  ai 
addetta,  da  appellarsene  comunem^ 
esserne  sede.  Pietro  dopo  la  morte 
dre  celebrò  in  Catania  il  Parlarne 
ivi  si  ebbe  dalla  moglie  Elisabetla 
mogenito  Ludovico^  ed  altri  dopo 
avendo  un  tal  beneficio  per  inten 
di  S.  Agata  ottenuto,  colmò  i  nostri 
beneiicii.  Ludovico  lasciato  ancora 
lo,  fu  coronato  Re  in  Palermo  ;  p 
volta  colla  madre  e  lo  zio  Giovanni 
in  Catania,  per  qualche  tempo  ri 
ma  turbate  le  cose  deir  isola  per  an 
di  alcuni  Signori  e  la  malizia  dei  Pa 
con  seco  menato  avevano  per  forza  i 
na  il  Re  e  la  madre  di  lui,  si  acci 
guerra  civile,  che  tuttavia  non  poi 
mente  acquetarsi  in  qualche  modo, 
Tcccidio  dei  Palici;  lasciata  quindi] 
e  ritornando  Ludovico  in  Catania, 
presidio  di  Blasco  di  Alagona,  a  lui 
altri  Signori  resistette,  e  di  special 
e  privilcgii  rimunerò  i  cittadini ,  ( 
van  valorosamente  macchinato  in  ro 
rivoltuosi;  morendo  finalmente  in  ì 
mandò  €i  trasferissero  le  Isue  spo 
sepolcro  dell*  avolo,  collocato  nella 
principale  di  Catania.  Assai  maggiori 
accolsero  Federico,  nato  anche  in 
impadronitosi  del  Regno  dopo  la  m 
fratello  Ludovico  a  somiglianza  < 
1    antecessori,  stabili  sua  sede  nella  | 


291 


CA 

b  liberalmente  gli  abitanti  di  nuove 
tà  pei  prestati  servizii,  dopo  cele- 
uivi  sue  nozze*  Ebbesi  dalla  moglie 
a  la  figlia  Maria ,  al  di  cui  parto 
la  madre,  yenne  nella  Chiesa  di  S. 
lepolta  :  Tlnfante  prese  ad  educarsi 
i  tutela  dell*  Alagona ,  che  al  sacro 
K>rtata  1*  aveva.  Stabilita  una  pace 
e  tra  i  Sicoli,  ma  anche  con  gli  An- 
appena  potè  Federico  goderla;  poi- 
pellato  dalla  morte,  segnali  4  Yicarii 
gno,  disse  erede  Maria,  che  a  lungo 
I  cura  di  Artale  Alagona,  dimorò  in 
,  donde  sottratta  per  inganno  dalla 
orsina,  venne  fatta  moglie  di  Martino 
a  Duca  dì  Montalbo.  Entrambe  le  di 
consorti  amarono  Catania ,  ed  egli 
nani  dell' Alagona,  dopo  molti  bellici 
li  strappatala^  di  sua  dimora  e  di  mol- 
iegii  decorata  la  volle.  Maria  si  giace 
goletto  figliuolo  sepolta  in  Catania,  e 
>  lasciato  erede  del  Regno,  venendo 
ade  nozze  con  Bianca  di  IVavarra, 
,  partendo  dall*  isola,  lasciò  in  Catania 
i  dei  Regno.  Di  costei  e  di  Martino  ò 
^  fama  in  S.  Niccolò  dell'Arena,  pel 
dissimo  dono  del  chiodo  di  N.  S.  fatto 
aci,  che  dimostra  la  liberalità  del  Prin- 
)à  avanza  le  particolarità  della  patria 
t,  che  tal  singoiar  presidio  consegui, 
successori  di  Martino,  per  ardimento 
Dardo  di  Caprera,  lo  stato  di  Cata- 
*bido  divenne  ;  ma  si  acchetarono  i 
m  finalmente  alla  cattività  di  colui, 
a  eziandio  la  pace  della  Chiesa  pei 
i  di  Tommaso  di  Asmaro  nominato 
ica,  e  di  Mauro  di  Cali  Vescovo,  fu  re- 
i  dalla  nuova  elezione  di  Giovanni  del 
I.  Alfonso  costituito  Re  dopo  il  pa- 
srdinando,  radunato  già  in  Messina  il 
lento  nel  1421,  sen  venne  in  Cata^ 
1  ne  confermò  i  privilegii,  nuova- 
dopo  due  anni  di  altri  ornandola, 
poi  di  lui  fratello,  nominato  Duca 
I,  e  Federico  dragona  Conte  di  Luna, 


CA 


nato  in  Catania  al  Re  Martino  da  Tarsia  no- 
bil  donzella  Catanese,  vennero  nella  città 
reduci  dalla  guerra  d'Affrica,  ed  alcuni  gior- 
ni dimorativi^  intervennero  ai  ludi  cavalla- 
reschi  celebrali  nella  piazza  del  LunedU 
Pietro  quindi  prese  la  volta  per  mare  verso 
Palermo,  Federico  presa  seco  la  madre  Tar- 
sia, a  Trapani.  Di  nuovo  in  Sicilia  trasfe- 
ritosi Alfonso,  ricreò  Catania  del  suo  aspetto, 
e  di  nuovi  privilegii  decorò  il  Senato,  ed 
anche  poi  una  terza  volta  coi  fratelli  Gio- 
vanni, Errico,  e  Pietro  per  9  giorni.  Ordinò 
la  mole  del  porto,  con  non  lieve  vantaggio 
dei  cittadini;  e  finalmente  stabilendo,  fosse 
in  ogni  tempo  in  Catania  una  pubblica  Ac- 
cademia» stabilì  ricchi  onorarli  ai  profes- 
sori assegnando  a  ciò  alcuni  balzelli. 

Per  benefizio  di  Giovanni  e  di  Ferdinando 
il  Cattolico,  i  privilegii,  le  consuetudini,  gli 
statuti  della  nostra  città,  non  che  i  dritti 
di  quella  Chiesa,  stabilisconsi  confermati,  e 
costituite  le  opere  dei  legati.  Allora  fu  san- 
cito essere  Catania  la  terza  sorella,  afTalto 
uguale  a  Palermo  ed  a  Messina,  e  decretò 
con  regio  Rescritto,  si  stabilissero  alterna- 
tivamente per  ogni  anno  in  coleste  tre  pri- 
marie città  dell'Isola  la  Suprema  Curia  del 
Regno,  la  Sede  del  Viceré,  e  le  sale  dei 
Consultori.  E  costa  essersi  ciò  eseguito  per 
molti  mesi  ed  anni  eziandio,  come  ce  ne 
recano  ampia  prova  i  pubblici  Parlamenti 
ivi  tenuti.  Succedettero  di  grandi  tumulti 
in  Sicilia  alla  morte  di  Ferdinando,  che  con 
maggior  violenza  scoppiando  in  Catania,  in 
sanguinose  fazioni  vi  si  formarono.  Ma  raf- 
frenò quei  movimenti  il  Duca  di  Monlelcone 
Viceré,  e  presa  vendetta  dei  colpevoli,  re- 
stituì la  primiera  tranquillità.  La  venuta  poi 
di  Carlo  Imperatore  promosse  una  felicità, 
e  sotto  di  lui  fiorirono  le  cose  nostre.  Ma 
fu  infaustissimo  il  secolo  xvii,  per  ile- 
rato  terribile  incendio  dell'Etna^  perlo- 
ché  venne  devastato  il  territorio ,  e  pel 
tremuoto,  pel  quale  la  città  non  rimase  che 
un  monte, di  ruine.  Diedero  prova  i  citta- 


292 


CA 


dini  della  fede  loro  nella  lunga  perniciosa 
guerra  coi  Francesi  ed  in  altri  pericoli,  e 
Terso  i  suoi  Principi  attaccatissimi  si  dimo- 
strarono, da  questi  a  vicenda  di  grazie 
e  favori  rimunerati.  E  come  noi  viventi,  pre- 
mendo le  orme  dei  nostri  padri,  ci  sfor- 
ziamo ad  offrire  argomento  di  assiduo  os- 
sequio, cosi  speriamo  meritarci  beneiicenze 
novelle. 

Sul  fecondissimo  territorio,  ed  il  prima- 
rio di  Sicilia  per  biade  e  frumenti,  chec- 
ché può  dirsi,  sempre  di  gran  lunga  minore 
deve  stimarsi;  poiché  comprende  la  piana 
appellata  di  Catania^  pel  solo  nome  cele- 
bre, le  radici  del  Monte  Etna,  delle  quali 
è  gran  fama,  e  tra  gli  antichi  e  trai  mo- 
derni (1). 

(!)  Catania  (Kar«-Erya  sotto  1*  Etna)  è  ooa  delle 
capitali  delle  sette  proTÌncie  della  Sicilia^  compren- 
deodo  i  distretti  di  Catania  ,  Caltagtrone,  Nicosia^ 
Acireale.  É  sede  d'an*lDteodenza«  d*aD  Consiglio 
generale  degli  Ospizii^  d*ana  Commessione  provin- 
ciale, d' nna  Amministrazione  comunale,  d*  una  Di- 
rezione di  dazii  indiretti,  d' una  Direzione  ed  una 
Ricevitoria  di  rami  e  dritti  diversi,  di  una  Ammi- 
nistrazione del  Regio  Lotto ,  e  di  una  Direzione 
delle  regie  poste  e  dei  procacci,  d*  una  Ricevito- 
ria generale,  d*una  Percettoria  Comunale,  d*una 
il.  Corte  vescovile,  d*  un  delegato  di  monarchia,  ec. 
L'  estenzione  in  superficie  ne  è  canoe  607.774, 
esclusi  i  quartieri  di  S.  M.  di  Gesù,  Cefali,  ed  Ogni- 
na,  in  circuito  canne  4080  lineari,  tolti  eziandio 
i  sudetti  quartieri,  in  lunghezza  canne  1600,  can- 
ne iOil  in  larghezza.  11  numero  delle  Chiese  am- 
monta a  103.  Si  disse  del  prospetto  del  Duomo,  ma 
1*  interno  a  croce  latiìia  è  adorno  dì  magnifici  mo- 
numenti; la  prima  porta  laterale  è  fregiata  di  bassi 
rilievi  e  di  rabeschi,  che  credonsi  lavorati  dal  Ga- 
gini,  e  dopo  la  morte  di  lui  adattati:  d*  ivi  entrando 
osserverai  a  sinistra  il  martirio  di  S.  Agata  di  Fi- 
lippo Paladino ,  indi  magnifico  quadro  che  rap> 
presenta  la  sacra  famiglia  con  S.  Giovanni  del 
Oitanese  Abadessa  ;  il  S.  Francesco  di  Paola  di 
Giuseppe  Guarnaccia ,  il  S.  Carlo  Borromeo  del 
Veneziano,  S.  Rosalia,  S.  Febronio ,  S*  Anto- 
nio di  Padova  e  S.  Antonio  Abate  di  Gugliel- 
mo Borromans,  ed  altri  che  tralasciamo.  Gli  af- 
freschi della  volta  e  delle  mura  del  coro  sono  di 
tk>rradino  Romano   eaeguiti   nel  1628 ,  soprt  gli 


CA 


Catania  (Flame  di).  Tedi  Simeto. 
€atapedente.Lat.  Calapedofiie<(V.N) 
Parte  del  monte  di  Aggira,  mentOTala  dal 

italli,  dove  è  scolpita  in  legoo  U  tìU  di  S.  Agati« 
osservasi  a  Nord  il  sepolcro  di  CoeUnia  figlia  tf 
Pietro  lY  Re  di  Aragona ,  t  Sad  qaelio  dì  Feda> 
rico  II  di  Sicilia,  di  GìoTtnni  suo  figlio  •  di  Li- 
dovico,  di  Federico  III,  di  Mtria  e  del  piccolo  Fe- 
derico figliuolo  di  lei  e  di  Martino;  ma  nella  iscfi* 
zione  in  calce  di  questa  tomba  dicesi  erroneaatill 
Ludovico  erede  di  Federico  e  non  TÌcevena,  e  Mr 
ria  moglie  a  Federico  anziché  figlinola.  Nella  ca- 
meretta di  S.  Agata  conservasi  an  meno  baili 
d*  argento  della  Santa  «  smaltato  d'oro»  adoni 
di  gioie,  di  che  la  presentarono  molti  Prìacìpb 
con  entro  la  testa  della  Verginella;  aiia  chi 
foderata  in  argento  con  rilievi  oe  cooflerva  Mi 
mammella  e  le  viscere.  Nella  sacrestia  meritai 
attenzione,  un  grande  affresco  del  Migneai ,  cki 
presenta  Catania  in  atto  di  yenir  sepolta  dalli  Iik 
mana  cocente  del  Mongibello  neireratioM  ài 
1669,  i  quadri  dei  SS.  Apostoli,  di  varìi  foiMi 
di  ordini  regolari,  la  maggior  parie  del  Gianfìriithi 
e  parecchi  di  Giacomo  Yigneris  messineae,  ^aa* 
tunque,  credansi  da  altri  del  palermitano  Loveided» 
lieve  del  Morrealese:  il  lavacro  con  fregi,  < 
pie,  ec.  stimasi  del  G  agi  ni  o  di  qualche  vi 
artista  che  seppene  bene  imitare  lo  stile.  €aail 
dalla  porta  maggiore  scendesi  da  sinistra  per  ai 
scala  a  volta  nelle  antiche  terme  scoperte  il 
a  molti  altri  antichi  monumenti  dall*  illustre! 
cipe  di  Discari,  e  diconsi  Achillee,  poiché 
nome  si  rileva  da  iscrizioni  rinveoutevi;  eraa  il 
sette  parti  divise  ed  ornate  di  bello  stncco 
a  fregi,  a  figure,  anzi  viene  assicuralo  essere 
ricche  in  capitelli  e  colonne  di  marmo  traiMli 
poi  nella  cattedrale.  Nella  piazza  Slesicorèa  è  h 
Chiesa  di  Carcarella  in  cui  osservasi  la  foraaii 
donde  S.  Agata  usci  illesa  dagli  ardenti 
Nella  collegiata  dì  S.  Maria  delia  elemosina, 
un  bel  prospetto  a  due  ordini  corìntio  e 
sito,  osservasi  nell'  interno,  che  è  a  tre  navi , 
quadro  di  5.  Apollouia  del  Sozzi,  nna  statai 
Concezione,  ed  un  Crocifisso  in  marmo  in 
dimenzioni;  e  pia  merita  attenzione  la 
deir  abside  minore  a  Sud,  sostenuta  da  quatta 
lonne  dì  verde  antico;  il  Collegio  canonico  si 
pone  di  18  canonici ,  4  dìgnitii ,  SO  mai 
ed  un  prevosto.  Nella  Chiesa  del  S.  Carcere, 
detta  perchè  ancora  vi  si  osserva  la  pri^ìaM 
cui  fu  rinchiusa  la  vergine  Eroina,  fissa  l' 
zione  la  porta  d*  ingresso,  che  segna  lo  stale 


293 


CA 

nella  Tita  di  S.  Filippo,  dove  il  Santo 
scacciò  demoni  che  travagliavano 
omini  ma  che  parimenti  bestie. 

ara  in  Sicilia  nel  secolo  xi;  tì  campeggia 
itìco ,  il  greco,  il  normaoDo;  dall*  epoca 
ro  in  cai  fo  costniita  sino  al  1734  servi 
»re  ingresso  al  duomo,  poi  alla  casa  co- 
lende nel  1750  hi  qnìfi  trasferita;  vi  è 
le  il  quadro  di  Bernardino  Niger  sopra 
esegua  la  data  del  1588,  e  figura  S.  Agata 
casi  imperterrita  trai  carnefici,  un'onda 
popolo,  l'anfiteatro  crollante  nel  fondo; 
»ne,  la  forza  del  colorilo,  1*  anima ,  ren- 
iime  agli  occhi  dell*  ammiratore.  Nel  cen- 
ircere  è  un  altare ,  e  dinanzi  1*  ingresso 
di  lare  con  due  pedate  della  santa,  e  la 
oi  si  consenrarono  le  sacre  reliquie  lorchò 
ittopoli  pervenute  in  Messina  qui  venne- 
late.  NeUa  Chiesa  della  Madonna  dell*  Ajo- 
go  dello  stesso  nome,  osservasi  un  quadro 
steli  Pietro  e  Paolo  d'ignoto  autore  e 
la  cappella  ad  imitazione  di  quella  della 
Loreto.  Nel  largo  dell*  Ajoto  è  la  Chiesa 
S.  Giacomo,  nella  quale  è  un  quadro  del 
ma  cappella,  autore  della  S.  Agata  sopra- 
parente del  palermitano  Niger  egrègio 
•cultore  del  secolo  iti.  Nella  Chiesa  di 

0  che  dà  il  titolo  alla  strada  dove  sorge, 
del  Santo  è  di  Rosario  Berna  da  Cerami, 
Crocifisso  e  quel  di  S.  Andrea  Avellino 

1  Serenar!.  In  S.  Maria  di  Novaluce  os- 
la  Madonna  di  forme  bellissime  e  di  tì- 
Msione  dei  fratelli  Catalano  da  Messina, 
8.  Lucia  ed  un  S.  Agostino  del  sudetto 
In  S.  Anna  finalmente,  nella  strada  di 
w,  una  sacra  Famiglia  di  eccellente  scuola 

Passiamo  alle  case  religiose, 
i  Tennero  soppressi  dopo  la  generale  abo- 
r  ordine  nel  1767;  i  Teatini  eziandio,  per 
di  numero,  alla  fine  del  secolo  scorso.  Il 
dei  Benedettini  riedificato  e  riabitato  da 
De  nel  1735  sorge  magnifico  con  un  tem- 
MO  nella  piazza  dello  stesso  nome,  a  croce 
*D  un  gigantesco  prospetto  di  pietra  cal- 
le colonne  del  primo  ordine  di  si  gran 
lon  si  è  avuto  1*  animo  di  portarlo  a  com- 
»r  la  difficolti  della  esecuzione,  ond'  è  in 
disegno  di  cangiarne  la  forma,  tornando 
Nel  tempio  dunque  è  maraviglioso  l'or- 
Mcondo  scrivono  stranieri  autori,  gareg- 
!0  con  quel  di  Trento;  ebbe  ad  autore 

del  Piano  Calabrese,  inesperto  nelle 


CA 


CafaraMone.  Lat.  Cataramniè  (V.  N.) 
Lago  del  circuito  di  '/>,  m.  ed  altrettanto 
discosto  dalla  spiaggia  australe,  non  lungi 

scienze ,  inesperto  nei  principii  di  meccanica ,  il 
quale  riuscì,  direi  senza  saperlo,  ad  una  delle  mac- 
chine meravigliose,  che  mai  avesse  l*  ingegno  del- 
Tuomo  ideato;  ha  ben  7i  registri,  5  ordini  di  ta- 
stiere, 1916  canne;  costò  ali*  autore  li  anni  di  la- 
Toro,  e  due.  30000  ai  monastero  ali*  acquisto  del 
materiale.  Sono  ammirevoli  quivi  eziandio  quadri 
di  artisti  eccellenti,  il  S.  Gregorio  del  Camuccini 
opera  unica  in  Sicilia,  e  delle  più  belle  sorte  da  ar- 
tista si  illustre,    la  decollazione  di  S.  Giovanni, 
la  liberazione  dello  Schiavo  perS.  Niccolò  di  Bari 
e  la  nhscila  del  Tofanelli,  il  S.  Giuseppe  ed  il  marti- 
rio di  S.  Agata  di  Mariano  Bossi,  il  martirio  di  S. 
Placido,  e  della  sorella  di  lui  S.  Flavia  del  messi • 
nese  Cav.  Campolo,  due  quadri  di  S.  Benedetto  del 
Cavallucci,  un  S.  Gennaro,  ed  un  S.  Niccolò  di  Bari 
del  La  Piccola,  la  elevazione  di  questo  santo  ali*  ar- 
civescovado di  Mira  del  Cades,  un  Sant'  Euplio  del 
Nocchi,  un  S.  Andrea  di  Ferdinando  Boudart,  e 
nella  sacrestia  la  istituzione  degli  ordini  benedet- 
tini del  sovraccennato  Bossi,  ed  il  magnifico  di  Tobia 
liberato  dall*  Angelo  di  Pietro  Novelli.  La  meridiana 
cominciata  dal  Cav.  D.  Niccolò  Cacciatore  fu  inter- 
rotta dalla  sua  morte,  onde  una  nnoTa  ne  Tenne  se- 
gnata dai  Talorosi  astronomi  Barone  di  Walters- 
hausen,   e  Dr.  Peters.   £  fornito  il  monastero  di 
ampia  e  graziosa  villa,  d*  un  orto  botanico,  di  due 
refeltorii,  d*  una  magnifica  biblioteca  di  ben  aoooo 
Tolumi,  frai  quali  600  edizioni  del  secolo  xv  e  non 
pochi  manoscritti;  si  distinguono  tra  le  edizioni  an- 
tiche un  Cesare  del  1469,  un  brcTiario  dei  1478, 
le  noTO  commedie  di  Aristofane  del  1498,  la  guerra 
di  Procopio  del  1470,  ec„  e  frai  mss.  una  Bibbia 
in  caratteri  semigotici  del  secolo  xiv,  un  martiro- 
logio, una  regola  benedettina  in  volger  siciliano,  che 
portano  la  datadell854«un  trattato  sulla  sfera  tra- 
dotto dal  greco  in  latino,  da  latino  in  gallico,  e  da 
questo  in  Tolgar  fiorentino  da  notar  Benoivenni  nel 
1313,  e^  altri  di  simile  pregio;  si  riguardano  an- 
che come  parte  della  Biblioteca  300  pergamene 
conserTate  nell*  archivio;  alcune  delle  quali  mon- 
tano ai  primi  tempi  della  dinastia  normanna,  ma 
non  sono  state  sinora  illustrate.   Comprendesi  in 
cinque  stanze  un  bellissimo  museo;  sono  nella  pri- 
ma 80  vasi  greco-sicoli  e   romani,  lucerne  figu- 
rate, idoletli;  nella  seconda  una  collezione  di  og- 
getti di  storia  naturale;  nella  terza    manifatture 
dei  mezzi  tempi,  nella  quarta  armi  antiche  da  fuoco, 
antiche  macchine,  pesi,  misure,  lavori  di  piombo 


i%i 


396 


CA 


senransi  ?esligia  d*  una  rocca  2  m.  dal  paese 
difllante,  sofiupposta  a  rapi  una  Yolta.  Sor- 
ge oggigiorno  la  Cbiesa  parrocchiale  di 

il  fobbrioato,  dui  tenta  midite  »  freipieiilaliiiima 
la  ChieM  dagli  abilanli  del  quartiere;  alle  alnone 
elle  Ti  dinonno  i  parenti  Jtpprettano  il  aoatenla« 
mento»  non  oflfrendo  l'opera  che  il  lolo  albergo; 
dne  laiei  ed  nn  eeeletiaitioo  ne  compongono  la 
commemione.  Pel  CimHnHUorio  d$Ua  pùrUà,  nella 
ttrada  della  Maddalena^  fondato  ed  aperto^  1775 
da  Ntccola  Tedeichi  priore  canineae ,  dotato  del 
Senato  di  dnc  OS  annuali  di  rendila^  e  nel  1785 
dal  tesoriere  Giofanni  Lullo  della  ioa  ricca  ere- 
dità con  obbligo  di  dorenriai  mantenere  la  figliuole 
di  Gataneei  dottorati  in  legge;  e  pel  Cwu$rvatario 
della  Prcwidemxa  nella  strada  dei  marmorei,  pro- 
moMO  nel  1751  dal  Pre  Sacco,  e  dal  Priore  Rii- 
lari,  donato  potteriormente  di  buone  rendite  la- 
sciate da  pii  testatori,  goTcrnato  secondo  le  regole 
dei  coUe^fl  di  Maria,  si  pose  in  campo  il  progetto 
in  i|uesti  ultimi  tempi  di  yolgerli  ad  educandario 
di  domelle  ciyilL  Nel  CantmrtMiario  deU$  vergi" 
fislis  si  ammettono  le  lanciolle  in  grado  di  mari- 
tarsi; non  bannosi  qui? i  mantenimento  o  istroxio- 
ne,  ma  solo  ricetto,  ed  un  legato  di  due.  80  che  loro 
si  paga  dalla  famiglia  Carcaci;  fu  fondata  quest'opera 
nel  1580  a  spese  in  parte  del  senato  ed  in  parte 
di  Giampaolo  La  Rocca  nobile  cataoese;  è  in  pro- 
getto l'ampliarla  di  nooTC  fabbriche.  Neil' orfano- 
trofio fondato  dal  Viceré  GioTanni  de  Voga  nel  1555, 
si  accolgono  i  fanciulli  maschi  privi  di  geDilori  o 
di  mezsi  d' istruzione»  vi  ricevoDO  educaiiooe  ec- 
clesiastica, e  Tcstono  abito  talare.  Il  Vescovo  Ven- 
timiglia  provvide  di  abitazione  nel  1777  l'allaala 
Albergo  che  era  comincialo  a  sossistere  di  eleìnosine, 
e  nel  1708  di  rendite;  vi  si  accolgono  gli  inabili 
di  entrambi  i  sessi.  Soppressi  intanto  i  gesuiti,  la 
casa  eie  rendite  furono  destinate  del  Re  Ferdinan- 
do III  alla  fondazione  di  un  collegio  di  artisti; 
oggi  però  se  ne  ò  cangiaU  rislitnzione  in  ospi- 
zio degli  esposti  per  le  province  di  Catania  e  di 
Noto,  che  con  grande  afiluenza  concorrono;  grandis- 
Simo  è  il  Dibbricato,  con  due  sontuosi  portici  al  primo 
ed  al  secondo  piano,  e  nel  terzo  amena  terrazza; 
magnifica  è  la  Chiesa,  decorata  di  gajo  prospetto 
e  divisa  in  tre  navi;  l'affresco  della  cupola  è  del 
Sozzi,  e  le  figure  dei  lati  di  essa,  copie  dell*  origi- 
nale di  Vito  d*  Anna  in  S.  Caterina  in  Palermo; 
la  Madonna  dell'altare  maggiore  ò  una  copia  su 
quella  di  S.  Maria  Maggiore  in  Roma,  donala  da 
S.  Francesco  Borgia,  di  cui  anche  è  un  quadro,  opera 
di  Filippo  Tancredi,  un  S.  Stanislao  Kolslha  del 


8.  Haria  deirimoiacolaUi  Ciheerii 
novella  pensano  gli  abitanti  di  Cife 
soUo  il  litote  della  Vergine  Ani 

Tuccarì  ed  nn  S.  Franeeseo  de  B^gii  à 
nese  Luciano  FotL  Fa  paiok  rmiloro  < 
deli  di  S.  Marco  e  di  S.  Marta,  dai  fnaU 
oggigiorno  si  è  stabilita  una  acoola  di  ci 
dica  ;  il  fabbricato  gmndioeo  ed  a  dna 
spaziose  sale  ed  un  teatro  anatomleo,  m 
ceto  il  gabinetto  delle  preparaiioni ,  e 
cera  ricco  di  rarii  oggetti;  Famministi 
quel  di  S.  Marta,  in  cni  nulla  oa  ka  di  i 
siede  -presso  un  rettore  aasiatilo  da  • 
gratuitamente  si  prestano  alla  cura  degli 
.Nella  Tia  di  Montesano  è  U  iVonff  di  Deodé 
in  memoria  del  buono  e  filantropo  preb 
ancora  i  Catenesi  non  si  rammentano  i 
lacrima  che  scorra  loro  sul  yiso;  lascia  k 
gui  eredità  a  questa  opera  dove  si  esi 
interessi  al  4  per  100,  ma  non  si  pegnera 
ma  maggiore  di  80  due;  uguale  è  la  i 
Jfonfs  5.  Agata  stabilito  nel  1785  nelli 
monale  dov'  è  eziandio  il  Afonie  di  pietà 
istituto  è  quel  di  apprestar  danaro ,  vai 
agli  indigeni  ritirati,  e  medicamenti,  a 
slenza  agli  infermi  poTeri;  tì  si  sorteggiai 
anno  dei  legati.  A  queste  opere  puoi  aggi 
case  di  vaccinazione,  i  legati  detti  opsi 
Crocifisso,  e  due  distribuzioni  di  pane  i 
una  dinanzi  al  portone  del  palazzo  arci< 
r  altra  a  quel  del  Monastero  dei  Benede 
Oltre  il  Collegio  Cutelli,  di  cui  parlamm 
di  questa  famiglia,  ed  oltre  il  seminario 
rici ,  in  cui  dall'  epoca  dell'  autore  non  i 
che  una  buona  biblioteca  adorna  di  as 
gallicano  stampato  in  Venezia  nel  U99, 
zioui  del  secolo  xv  e  xvi,  sovraneggia  sul! 
R.  Università,  che  dà  nome  alla  sottcstaal 
fondata  dal  Re  Alfonso  nel  liii,  arricchii 
e  di  rendile  dagli  ulteriori  Sovrani  insi» 
quando  ebbesi  accordali  da  Ferdinando 
due.  annuali,  e  finalmente  nel  1818  un' 
1800  due.  all'anno:  magnifico  è  l'edifis 
prospetti,  due  empii  portoni,  un  portico, 
archi  sono  sostenuti  da  pilastri  cui  è  m 
altro  portico;  36  ne  sono  le  cattedre  oci 
eccellenti  professori:  comprende  anche  1 
teca  comunale  di  ben  40000  volumi,  ricca  < 
greci  e  latini,  antichi  e  moderni,  sopra  I 
vi  si  diilinguono  un  Pentateuco  di  tal 
rarità  da  non  trovarsi  neanco  nella  Vat 
Plinio  del  1471,  un  Lattanzio»  an  Diosc 


tu^^* 


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* 


J'  <. 


Ck 


ErroMiffienle  dice  questa  il  Pirri,  sacra  a 
S.  Cataldo.  La  casa  baronale  è  decenltssi- 

U1%,Ò9§  copia  della  slorit  d«Ua  guerra  di  Troia 
lOiM  un  e  r  altra  del  1498  ediz.  di  Afetsina, 
uSaida  del  1499,  sua  bibbia  complacentia  di  pri- 
Medaiooe»   ana  poliglotla  ed  ona  condioense, 
iaa  copie  del  Seneca  ona  del  1478  altra  del  1475, 
uQaiBtiliaao  del  1471  «un  Aulo  Gelilo  del  i47S, 
uGofamella  del  1494,  i  capitoli  del  Regno  slam- 
yaliiollcisiaa  nel  1497,  an  Hontano  del  157S;  frai 
MUMMcrilti  on  Cesare  e  la  vita  dei  Filosofi ,  una 
hàkk  ed  on  codice  arabo,  ed  inoltre  on  codice 
ia  porgaa^na  con  caratteri  semigotici,  e  col  tìto- 
Ir  Cmuueiudinei  Civiiatis  Cataniae,  il  magnìfico 
aitografo  finalmente  dell'orto  secco  di  Gupani,  1 1000 
fiiaBi  e  Tarie  rarità  furon  dono  in  parte  di  Mr. 
Tuiiniglia,  in  parte  del  fu  bibliotecario  Can.  D. 
ffttoeico  Strano,  e  di  altri  amatori;  si  allogarono 
IMHi  in  due  stanze  particolari ,  ma  siccome  ap- 
fvleaeatisi  alla  Biblioteca  pubblica  ne  abbiamo 
fittile  le  citate  pregevoli  cose.  Nella  Università 
Ih  lede  la  celebre  Accademia  Gioenia  fondata  nel 
lan  da  dotti  Catenesi^  e  da  fra  Cesare  Borgia  cbe  ne 
il  il  primo  presidente;  radunasi  in  ogni  mese«  e 
pifcHica  in  ogni  anno  i  suoi  atti.  £  adorna  ancbe 
di  BB  ricco  gabinetto  di  Storia  Naturale ,  che  ha 
ÌMIì  acquisto  di  quello  del  cav.  Gioeni ,  ricchis- 
daM  ia  Tarli  oggetti^  e  di  un  medagliere;  adorno 
i  prìflio  di  varie  collezioni  di  mineralogia ,  fos- 
dK organici,  lave,  ed  altri  prodotti   dell'Etna  e 
dd  valcani  estinti  dalla  provincia  di  Noto«  tutto 
fcatte  dai  Signori  Alesai,  Gemmellaro,  Di  Giaco- 
A,  Maravigna,  Cosentino,  che  ne  hanno  pubbli- 
Ma  le  descrizioni;  il  secondo  contenente  una  buo- 
■iiMM  serie  di  anonete,  delle  quali  molte  inedile, 
k  doM»  io  parte  del  benemerito  Air.  Yentimiglia 
ad  17gS,  in  parte  comprato  dall' Università  nel 
ML  Ed  essendo   a  parlar  di  musei  e  di  meda- 
.^jbri  bisogna  avvertire  che  più  di  ogni  altra  città 
.-^Sieilia,  M»  eaelttsane  Palermo,  ne   primeggia 
-fthnii  per  la  riocfaezza.  Quel  solo  del  Principe 
-.di  liMarì  potrebbe  forBaare  il  disegno  di  un  intero 
himeda  noi  costretti  a  non  istoocar  per  la  prò- 
Jadtà  è  gittoooforza  dame  an  sol  cenno,  con  che 
à  impossibile  potere  al  vivo  presentarsi 
dell'imaginazione.   £   contiguo  al  pa- 
del  Prìncipe,  nella  strada  S.  Placido  a  pian 
GU  oggetti  contenuti  furono  trovati  da 
più  parie  in  più  punti  della  Sicilia ,  e 
Jriddpnlmeflite  nel  territorio  di  Catania •  Presen- 
9ÈaÈÌ  ia  eaCrare  due  cortili  preceduti  da  vestiboli, 
M  fuM  oao  adorno  a  moro  di  figurine  a  mez- 


297 


CA 


ma  ;  ed  enumeransi  altre  cinque  Chiese 
miDori.  La  patrona  principale  è  S.  Caterina 

zo  rilievo  e  di  sarcofagi  dei  bassi  tempi;  l*  altro  con 
nel  centro  il  busto  dell*  immortai  fondatore:  ordi- 
nati poi  in  entrambi  dei  busti  di  moderni  illustri 
catenesi,  e  due  statue  rappresentanti,  una  Lucrezia 
in  atto  di  vendicare  il  suo  scorno,  T  altra  Cleopa- 
tra morsa  dal  serpe  ^  e  colonne  di  marmo  e  di 
granito,  e  lavori  in  argilla,  e  basalti  dell'isola  dei 
Ciclopi,  ed  iscrizioni  ;  il  lastrico  è  degli  avanzi 
dell*  antico  foro. 

Dal  destro  vestibolo  entrando  per  una  piccola 
porta  si  viene  in  una  cameretta  dove  si  osservano 
piccoli  oggetti  di  bronzo,  argento,  rame,  interes- 
santi pel  disegno,  ed  antichi  strumenti  di  agraria. 
Segue  la  galleria^  la  di  coi  volta  è  sostenuta  da  co-» 
lonne,  adorne  di  capitelli ,  architravi ,  rinvenuti 
parte  nel  teatro  e  parte  altrove,  con  fregi  allu- 
denti, secondo  il  Signor  Iltar,  alle  vittorie  di  Ro- 
ma contro  Cartagine^  o  di  Ottaviano  contro  Pom- 
peo, o  di  Costantino  contro  Messenzio;  sono  ornate 
le  pareti  di  più  che  300  iscrizioni ,  e  delle  quali 
varie  spettano  soggetti  esclusivamente  catenesi: 
il  magnifico  torso  rappresentante  secondo  alcuni 
Giove  giusta  altri  Bacco,  ma  mozzo  del  capo  e  con 
un  sol  braccio  senza  man^  tronco  il  fusto,  ed 
a  dimenzioni  doppie  del  vero,  presentasi  il  primo 
all'  occhio  perito;  fu  rinvenuto  nel  sito  dell'  antice 
foro,  e  sembra  di  greco  scarpello,  ma  il  panneg- 
gio assai  studiato  dà  sospetto  che  sia  di  romano. 
£  adorna  generalmente  questa  galleria  di  statoe, 
busti  e  teste;  tra  le  prime  meritano  particolare  at- 
tenzione una  Centauressa  in  atto  di  correre ,  la- 
voro di  gran  vaglia,  una  Pantasilea  in  rovesciarsi 
morente  dal  cavallo,  due  Veneri,  ed  una  Alusa  di 
greco  lavoro;  trai  busti  si  distinguono  un  Giove, 
ed  una  Venere  col  capo  adorno  a  guisa  della  Me- 
dicea. Sotto  un*  urna  però  rinvenuta  in  Aggira  leg- 
gesi  in  greco:  Diooono  figuo  ao  Apolunb:  forse 
riposò  in  essa  il  frale  del  sommo  Aggirese;  è  un  te- 
stimonio non  da  rigettarsi  quantunque  sian  con- 
trarii  alcuni  che  il  dicono  morto  in  Roma,  ed  altri 
in  Siracusa;  ma  non  poteva  la  patria  richiamarsi  un 
soo figlioolo  anch'estinto?  L*  architrave  della  porU 
che  conduce  agli  appartamenti  superiori  è  delGagi- 
ni,  donde  segue  una  serie  di  stanze,  le  quali  osservi 
destinate  alla  collezione  degli  oggetti  analoghi ,  e 
del  medesimo  gen^e.  Ricca  è  la  raccolta  dei  lavori 
fittili  rinvenuti  in  varie  interessanti  città  dell*  isola, 
vaai  •  patere,  deschi,  ampolle,  locerne,  lacrimato], 
utensili  domestici*  fantocci  da  trastullo  pei  bambini, 
statue»  tra  le  quali  ona  di  figura  eginetica  che  si 


298 


CA 


Verg.  e  Hart.  da  cui  riceve  il  nome,  seb- 
bene il  fondatore.  GitUio  diede  nella  sua 

vuole  di  tempi  antichisiimi.  La  collezione  degli 
oggetti  riguardanti  storia  naturale  coroprendesi  in 
varie  ripartizioni;  sono  ordinati  in  nna  camera 
conchiglie ,  coralli ,  crostacei ,  pesci ,  millepore» 
madrepore»  ec  in  altra  due  colonnette  di  lapislaz- 
zuli, varii  pezzi  di  stalagmiti  levigate»  varii  mi- 
nerali delle  cave  di  Sicilia  e  di  altrove,  raccolta 
di  varie  lave  vomitate  dairEtna,  e  da  altri  vulcani» 
e  di  marmi  fragili  e  duri:  sono  in  altra  stanza 
varietà  di  ambre  insettifere,  e  fossili  organici  di 
ogni  razza;  segue  una  collezione  di  mostri  uma- 
ni ,  bruti,  ed  animali  o  imbalsamati,  o  nello  schele- 
tro ed  una  piccola  mummia  intera.  Altre  due  stan- 
ze sono  destinate  alla  conservazione  delle  armi , 
di  quelle  a  fuoco  di  prima  invenzione  in  nna,  delle 
armature  dell'età  di  mezzo  coi  corrispondenti  ar- 
nesi da  cavallo  in  altra.  Gontansi  nel  ricchissimo 
medagliere,  che  fa  anche  parte  del  museo,  ben  1000 
monete  consolari  di  argento,  4800  di  Imperatori 
Romani  da  Augusto  a  Manuel  Gomneno,  per  lo  più 
in  rame, e  1500  dei  bassi  tempi;  vi  si  osservano 
poi  i  medaglioni  in  argento  di  varii  Pontefici,  da 
Eleuterio  a  Clemente  XIII  in  rame,  la  serie  cro- 
nologica ,  parte  in  argento,  e  parte  in  oro  dei  Re 
d'Inghilterra  da  Guglielmo  I  a  Giorgio  II;  degli 
uomini  illustri  del  secolo  di  Luigi  XIY ,  di  quei 
di  casa  Medici  e  Farnese,  dei  Dogi  di  Venezia,  e 
di  varii  moderni  Principi  e  Signori,  che  diffusero 
la  loro  dottrina  ,  e  furono  in  Europa  accetti  ;  le 
monete  in  oro  dell'impero  Ottomano  da  Osman 
ad  Ilabdulhabid ,  e  finalmente  una  collezione  di 
pielre  intagliate  con  iscrizioni  greche  e  latine»  ed 
una  sceltissima  raccolta  di  cammei.  Si  vedono  in 
oltre  in  una  delle  stanze,  più  di  60  dipinture  di 
Polidoro  da  Caravaggio,  in  altra  due  guerrieri  del 
Rubens ,  due  antichi  trittici  ed  altre  pitture  di 
minor  pregio:  e  ciò  basti  pel  museo  dell' immor- 
tai Principe  di  Discari  »  che  dal  1758  quando 
fu  aperto,  di  nuovi  e  preziosi  oggetti  sino  ad 
ad  un  certo  tempo  fu  accresciuto,  arricchito;  ma 
oggi  vedesi  con  sommo  crepacuore  io  un  misero 
deperimento ,  con  che  vengono  a  perdersi  tanti 
sodori»  ed  ingenti  somme  che  vi  vennero  impiegate. 
Oltre  a  questo  va  adorna  anche  Catania  di  altri, 
certo  di  minor  pregio,  ma  che  meritano  nn  po- 
sto trai  monumenti  i  più  belli  di  Sicilia.  Il  ga- 
binetto Maravigna,  nella  strada  di  S.  Maria  dell'Itria, 
è  giovevolissimo  alla  gioventù  per  la  sua  disposi- 
zione, e  particolarmente  in  fatto  di  orittognosìa 
classificata  secondo  Deudant  »  di  geologia  secondo 


CA 


origine  alla  città  il  cognome  di  sui  fami- 
glia, chiamandola  Grimaldo.  Ifel  censo  di 

Leonhard»  e  concbigliologia  che  si  eospeoedi  MM 
apecie.tra  siciliane  ed  estere,  tra  !•  qvali  noo  ■aoeii 
delle  rare.  Ci  ha  poi  nna  eolleiioiie  mineralogici 
dell'  Etna,  del  Vesuvio,  e  dei  Yalcani  estinti  deBi 
valle  di  Noto  e  del  Lazio ,  ona  odlesioM  nias* 
ralogica  delle  isole  Eolie»  e  delle  province  di  ft- 
dova  e  di  Vicenza»  altra  orìttognoelica  del  Tinli 
del  S.  Gottardo,  e  del  Pelerò,  altra  di  omì  kmi 
cavati    in   Palermo   neUe   grotte   di  Maicdolei» 
ed  in  Siracusa  ,  nna  sUnia   finalmente  dcHiiili 
airorignottosia  del  Piemonte.  La  colleùone  ddcir. 
Giacinto  Recupero  è  nn  resto  della  riccliiisiaaàl 
Dar.  Alessandro  Recupero,  della  qoale  noe  pai 
dirsi  che  parte  l'  attuale  ;  primeggia  aiia  raceski 
di  monete  sicole  in  oro,  argento»  bronzo  e 
medaglie  imperiali,  normanne,  e  aiciliane, 
nna  amplissima  di  piombi  diplomatici  spettaatsa 
a  Papi  e  varii  Imperatori  di  Oriente;  meriUaai^ 
tenzione  tra  le  pitture»  nna  Madonna  che  poppi  3 
figlio,  lavoro  in   tavola   del   Perugino,  ani  Sa- 
sauna  del  Tintoretto,  tre  eremiti  del  Novelli,  TaMC 
filiale  di  Guido  Reni»  nna  ninfa  tra  dae  satiri  tm 
in  grembo  un  putto  creduta  di  Annibal  Ciraecii 
nna  S.  Caterina  della  icoola  di  Leonardo  da  Titòt 
una  S.  Agata  del  Murillo,  nn  S.  Sebastiano  di  tti> 
nigi  Calvarti ,  varie  teste  del  Rubens ,  del  Wii* 
djck»  dell'Albani,  del  Cignani,  un  paese  delOii- 
dio,  e  varii  del  Redinger,  del  Swaneld ,  del  Pas- 
si n,  del  Wuthj ,  ed  alcune  prospettive  del  CiHl 
e  del  Canaletto  ;  vi  ha  inoltre  ona  raccolta  di  fin 
etruschi,  una  di  mineralogia,  ed  altri  oggetti  cai- 
cernenti  storia  naturale.  Il  gabinetto  del  caltfto 
rinomato  Carlo  Gcmmellaro  comprende,  oltre  tii 
collezione   geologica    siciliana    di   conchigtii  vi* 
venti  e  fossili  di  svariati  insetti    con  ogai  cn^ 
tozza  ordinati,  una  eccellente  raccolta  di  qaadrì. 
nella  quale  spicca  un  bozzetto  in  matita  di  ali 
Madonna  creduto  di  Raffaello,  nn  ritratto  dfl  Ti^ 
toretto,  uno  delMengs,   nn  busto  di  S*  BtfkM 
del  Caracci,  un  Lot  di  Pietro  da  Cortona,  sci  *>^ 
miti  di  Salvator  Rosa,  varii  paesi  di  Poelembercc. 
Il  gabinetto  di  Rosario  Scuderi   consiste  ia  ii> 
raccolta-di  200  dipinti,  trai  quali  primeggiale,  Mi 
testa  di  Cristo  coronata  di  spine  del  Caravagfi^li 
una  cantante  anche  di.lni,una  tavola  cherapfrMrih 
la  Vergine  col  Dambiuo  del  Tintoretto,  nna  taila  C 
g.  Giovanni  del  Novelli,  l'adorazione  dcillifi^ 
Vito  d*  Anna,  una  Sacra  Famiglia  del  Caracci.  ■! 
Bladonna  svenuta  di  Sebastiano  da  Veneiia.  f  ^    ^ 
naimente  due  paesi  di  Salvator  Rosa  ;  segai  v* 


i 


299 


CA 

0  II  del  1320  Manfredi  di  Ghia- 
e  possedeva  i  feudi  di  Risiealla  e 

di  stampe  ilimaU  la  prima  dell*  isola,  di- 
iode ,  alemanna ,  italiana  ,  flamminga  e 
,  delle  qnaii  nell*  italiana  è  la  Lucrezia 
iToro  di  molta  rarità  di  Antonio  Raimon- 
a  collezione  degli  schizzi  di  ogni  genere 
tutta  degli  artisti  i  più  celebri,  Polidoro, 
pò,  Ribera,  Giordano,  La  Rosa,  Vito  d'An- 
loliec.;  ossenrasi  finalmente,  oltre  varii  og- 
storia  naturale  e  di  archeologia,  un  mar- 
epolcro  dello  scal  pollo  del  Gagini ,  dov'  è 
aitato  Cristo  spirante,  sostenuto  da  due  An- 
mnseo  dell*  ab.  Francesco  Ferrara,  di  cui 
una  parola,  ricco  di  2600  monete,  fra  cui 
ledite  6  rare,  di  cammei,  iscrizioni,  lucer- 
nette.  Tasi ,  antiche  stampe ,  ed  una  rac- 
i  erbe  che  fegetano  intorno  ali*  £tna«  man« 

1  parte  mineralogica,  di  che  il  professore 
B  air  Università  di  Palermo,  dove  per  più 
tstri  sedette  la  cattedra  di  storia  naturale; 
«ima  e  scelta  biblioteca  versantesi  in  ogni 
i  letteratura ,  arti ,  scienze ,  delle  quali  à 
rìncipalmente  nelle  naturali ,  comprende 

Itti  i  classici  greci,  latini ,  inglesi  e  fran- 
più   pregiate  opere  degli  illustri  Siciliani 
e  moderni,  e  yarie  edizioni  del  secolo  zv 
Merita  finalmente  una  ricordanza  la  qua- 
lel  Duca  di  Rruca  ricca  di  pregevolissime 
tra  le  quali  una  Madonna   di  Paolo  Ve- 
la fortuna  del  Rubens,  una  testa  di  Ma- 
iel  Guido ,  un  ritratto  del  Ribera ,  varie 
lei  iilO,  ed  altri  dipinti  creduti  dal  Peru- 
lominiamo  finalmente  i  100  quadri  del  Prin- 
Isavoia,  dei  quali  alcuni  pregevoli,  e  varìi 
la  fiamminga,  i  medaglieri  dei  Signori  Carlo 
mico  Gagliani,  le  collezioni  di  conchiglie, 
i  oggetti  di  storia  naturale  del  dottor  Aradas 
^iazza  Ciantro,  lasciando  da  parte  le  parti- 
liblioteche,  che  lungo  sarebbe  il  descrivere^ 
di  proporzione  al  lavoro  che  ci  abbiam  per 
li.  Un  detto  sulle  opere  pubbliche. 
Bsa  comunale  dopo  vani  subiti  cambiamenti 
ti  si  rialzò  nel  sito  e  forma  attuale;  ha  la 
proesimamente  di  un  rettangolo,  e  presen- 
lati  dei  nobili  prospetti,  con  portoni  che  ri- 
ndosi  comunicano  in  un  cortile  a  foggia  di 
•  ;  è  adoma  generalmente  di   varii  antichi 
trai  quali  primeggiano  un  torso  di  Fauno, 
inzo  di  un  obelisco  ornato  di  geroglifici.  Si 
ano  trai  dipinti  un  S*  Cristoforo  di  gigan- 
latura^  nell'attitudine  che  ci  indica  il  suo 


CA 


di  Cipunia^  il  quale  nel  medesimo  censo  è 
una  seconda  Yolla  chiamato  Signore  di  Ris- 

nome,  ed  una  Madonna  del  Novelli,  una  S.  Teresa 
d*  ignoto  autore,  i  ritratti  in  dimensioni  oltre  na- 
turali di  Filippo  V  e  di  Elisabetta  Farnese  donati 
alla  comune  dal  Principe  di  Aci ,   una  tavola  di 
scuola  eccellente ,    ed  antica ,  rappresentante  S. 
Onofrio ,   ed   altri   diversi   saggi  di  giovani   Ca- 
tanesi  pittori,  ì  preziosi  ritratti  di  alcuni   filosofi 
del  pennello  del  palermitano  Giuseppe  Platauia  ra- 
pito poco  fa  a  noi  ed  al   mondo  artistico.  Sono 
nella  città  ben  tre  teatri;  il  teatro  Riscari«  di  fi- 
gura bislunga  e  nel  fondo  arcuata,  è  ornato  di 
tre  ordini  di  prospetto,  oltre  il  loggiato;  il  teatro 
comunale  provvisorio,  ha  un  mediocre  ingresso, 
una  figura  regolare ,  ed  un  ampio  palco  scenico 
con  le  scene  elegantemente  dipinte  e  con  quattro 
ordini  di  palchi,  ma  quel  che  veramente  corrispon- 
derebbe alla  città  sarebbe  il  teatro  che  da  ben  80 
anni  si  ebbe  principio  nella  piazza  Novaluce  e  di 
cui  non  vi  ha  di  compito  che  le  mura  esterne,  e 
due  ordini  del  prospetto;  fu  tale  Tidea  grandiosa 
del  disegno.  Costerebbe  di  5  file  di  palchi  di  19  in 
ciascuna,  e  potrebbero  comodamente  sedervi  iiOO 
individui;  ogni  palco  è  fornito  di  gabinetto,  e  nel 
centro  di  ogni   fila  incontrasi  gran  sala  dove  si 
possa  far  posa  e  non  mettersi  in  contatto  coir  aria 
non  confacente;  sale  inoltre  per  balli ,  concerti , 
stanze  per  rinfreschi ,  case  per  gli  attori,  e  tutto 
ciò  che  in  una  parola  può  essere  utile  e  dilette* 
Tole  nei  sollazzi  delle  scene.  Per  una  scala  ma- 
gnifica scoverta  in   parte  ed  in  parte  coverta  a 
volta  che  si  compone  di  grossi  mattoni  a  più  or- 
dini ,  si  scende  ali*  antico  teatro ,  neUa  strada  cui 
dà  il  nome;   il  diametro  interno  è  di  pai.   99, 
met.  85,542,  r  esterno  di  paKseo,  met.  108,01  i, 
la   semicirconferenza  interna,  paL  155 ,  met.  39 , 
990,  l*esterna,  paL  620,  met  161,  508.  L'edifizio 
ò  di  grosse  pietre  di   lava ,  tramezzate  le  volte 
da  doppio  ordine  di  mattoni  ;  vi   si  osservano , 
oltre  un  numero  di  svariati  oggetti  che  sarebbe 
lungo  il  descrivere,    tre  ordini  di   corridori  che 
menaTano  al  primo,  al' secondo  precinto  «  ed  alla 
orchestra  ;   del  resto  gli  ornamenti ,   la  terrazza 
il  portico,  i  corridori  ee,,  ci  danno  a  conoscere 
essere  architettura  romana;   ma  alcuni   restauri 
mostrano  essere  posteriori  al  secolo  terzo,   oltre 
una  lapide  trovatavi  e  che  si  conserva  nel  museo 
Biscariano,  dalla  quale  ricavasi  essere  state  ristaurate 
sotto  il  regno  dei  tre  figliuoli  di  Costantino.  L*Odeo 
è  ad  Ovest  del  Teatro,  da  cui  per  la  più  bella 
scala  si  commanicava  ;  è  assai  ben  conservato  e 


300 


CA 


galla  e  di  Favara ,  ebe  dieonsd  sili  net  le- 
nimefUo  di  Caslrogio/canni-  Nel  censo  di 

senrÌTi  principariiieiite  per  It  prove  miisictli;  ne 
è  di  pai.  167,  net.  43,086  la  lungliezza  esteroa , 
di  pai.  5&6,7,met.  14.330  rintema,di  pai.  83  */•' 
mei.  31^543  la  largfaeiu  esterne,  di  27;8,4  Tia- 
terna  ;  il  seni iperi metro   esterno  di  pai.  961,3,3, 
mei.  67,663,  interno  pai.  87,4,5,  met.  iS,540.  Ha 
doe  ordini  di  sedili,  nn  ingresao  solo  nel  maro,  che 
difide  i  sedili,  ed  una  orchestra,  coronata  da  17 
stanze  a  folte  inclinate,  delle  quali  11  rimangono, 
e  trasformate  in  poveri  abitari;  la  periferia  esteroa 
poggia  sopra  archi  sorretti  da  pilastri.  Questi  doe 
grandi  monomenti  di  antichità  hanno  arricchito  i 
musei  di  preziosi  oggetti.  Sarebbe  a  dire  di  altri 
antichi  ediGzii,  e  del  tutto  mancati,  o  di  cui  ri- 
mangono della  Testigia,   ma  non   consentendolo 
la  concisione  del  layoro  nostro  rimettiamo  i  let- 
tori alle  guide  particolari.  Ritornando  però  al  pro- 
posito, il  largo  della  marina  è  stato  adorno  e  ri- 
partilo in  grazioso  disegno  per   mezzo  di  alberi 
quali  Tengono  a  formare  dei  fiali  ornati  di  colonne 
di  granito,  che  sostengono  dei  riverberi,  e  di  se- 
dili di  marmo;  le  sere  dell' estate  f  iene  illuminato, 
e  Ti  risuonano  a  ricrcamento  dei  cittadini,  nelle 
fere  del  giof  edl  e  delle  feste,  le  bande  musicali.  Il 
carcere  fu  eretto  a  spese  della  prof  lucia  nel  1825 
nella  strada  dei  quattro  cantoni;  ha  la  forma  ret- 
tangolare, ed  è  a  tre  piani,  capace  di  300  indivìdui; 
la  cappella  è  in  tal  guisa  congegnata  che  ogni  de- 
tenuto può  sentir  messa  senza  cambiar  di  luogo. 
Sin  dai  tempi  più  remoti  Catania  per  naturale 
disposizione  e   per   V  abbondanza  dei  prodotti ,  e 
per  la  frequenza  dei  villaggi  ,  fece  conoscere  il 
positivo  bisogno  di   un   porto  nel  suo  littoralo  ; 
ebbene  in  varii  tempi,  ma  vennero  distrutti  e  co« 
porti  dalle  lave  deir  Etna   e  qualche   fiata  dalla 
furia  delle  tempeste.  Oggi  però  il  molo  di  Cata- 
nia, opera  grandiosa,  e  da  quattro  secoli  con  vani 
sforzi  tentata  vedesi  al  compimento.  La  imbocca- 
tura del  seno  ove  si  offre,  esposta  ai  venti  forani 
compresi  tra  il  Nord-Est  ed  il  Sud-Est  ÌO.^  Sud.  tu- 
telata essendo  per  gli  altri  rombi  della  costa,  che 
comprendono  gli  estremi  capi  dei  moliiii.  e  di  S. 
Croce,  ha  canne  540  di  larghezza,  e  850  circa  di 
lunghezza  (Giuseppe  Zahra-Piano  sol  molo  di  Ca- 
tania); ha  il  lato  destro,  nel  principio,  di  masso 
vulcanico  o  di  lafa ,  poi  coperto  di  grosse  pietre 
delia  stessa  natura,  ed  in  seguito  circondato  per 
la  lunghezza   di  canne  70  da  una   banchina    che 
termina  in  fondo  al  seno   tutto   arenoso  ;  il  lato 
sinistro  è  costeggiato  parimenti   di  lafa  scabrosa 


CA 


Martino  I.  dell*  anno  1408  possedè?!  pd 
dritto  della  moglie  il  feudo  di  Risigallo  nel 

•pianata  oggi  in  parte  per  la  recieioiie  degli  icagii« 
ed  il  suo  fondo  ebe  con  dolce  pendio  sonde  vcm 
il  largo  è  coperto  interameote  di  tcMci  arant, 
perlochò  ò  idoneo  al  soateBinsenlo  delle  aMQc«ill 
nnofo  molo  si  protrae  da  sotto ilbaatiofteS.  Agiti 
per  Sud  >/4SndEst,  nella  laDghena  di  47  caiM,! 
nella  larghezza  di  40  palmi;  eoetitaeadoqoeata  pM 
l'antico  braccio,  secondo  il  ptogetto  del  soviMcn- 
nato  Zahra^  costruito  negli  aaiii  1793-95  e  IMI  fi- 
slaorato  nel  1841,  accresciate  abbellito  sei  iUft4l; 
dal  6  luglio  i84i  ai   1854  continulo  al  di  iMn 
della  estremità  del  braccio  aiedeeimo,  alla  distsaa 
di  canne  6  >/«,  per  canne  70,  lango  la  difoma 
di  Sud  4**  Est,  e  piegando  poscia  con  «■  tapk 
di  132®  circa,  ovvero  nella  direxioM  di  Sad  44* 
Ovest,  ò  stato  condotto  per  altre  80  eamse  fonaseli 
il  martello,  secondo  il  progetto  dei  SigaoriSalfalMe 
d*  Amico  e  Diodali  Cappella  incaricati  all'oepe.  li 
tal  maniera  il  molo  guarentisca  il  parta  da  tetti 
le  traversie  che  si  comprendono  tra  il  Nord-Iil  ié 
il  Sud-Est  Può  contenere  ben  60  legai  di  vtà 
grandezza,  e  si  ha  una  profondità  di  acqae,  nfr 
ciente  a  ricevere  la  più  grossa  savi  asercaaliit 
da   guerra ,  poiché  queste  acqoe  neUa  parte  fii 
tranquilla  sono  di  palmi  30  a  palaai  43  elm  é 
quelli  che  ricovera  1*  attuale  darseaa  coatraita  id 
1792.  L'ingresso  del  porto  volto  a Sod-Sod-Eil fi- 
rettamente,  di  canne  100  tutte  praticabili  da  qH^ 
siasi  legno,  a  contar  dalla  punta  del  naartello,  csdi' 
dendo  le  altre  canne  35  che  avanzano  ad  arrìfaM 
a  quella  del  Pescatore  perchè  di  poco  fondo,  ritiOi 
facile  per  V  entrata  e  1*  uscita  dei  bastimenti  cai  V4 
dei  33  rombi  di  vento,  oltre  dei  rombi  siiVQffffii 
lorchè  spirano  freschi  per  mezzo  delle  berdatiil 
Sud-Est  e  r  Est-Sud-Est  provenienti  da  regioos  lu- 
tane cioè  dalla  Morea,  da  Gandia,  dalla  Siria  e  M 
r  Egitto,  la  massima  traversia  vi  prodacooo  foni* 
samente  soffiando;  le  correnti  littorali  demiaHti 
che  procedono  dal  faro  di  Messina  passando  Umpk 
e  chiare  pel  lite  di  Catania  non  si  spuirnsatiai 
di  tal  forza  ed  energia  da  spingere  alla  rotta  m 
nafiglio. 

La  topica  situazione  del  porto  ia  leUiioai  é 
paesi  commercianti  è  molto  opportana ,  a  Mi 
altresì  perchè  non  circondata  da  montagna  dM 
circoscrif  ono  l'occhio  deirosservatore,  anzi 
si  da  un  Iato  delle  ubertose  e  variopinta  pii 
e  dall'altro  la  città  in  vistoso  e  magniSee 
signoreggiata  magnificamente  dall' ifnii 
gibello. 


301 


CA 

IO  lerritork)  AdIoiììo  dì  nodula;  e 
ilorio  di  Calascibella  trovasi  ap{Mir- 

»  è  eo«tniito  dì  fabbrica  di  eakeslnizzo^ 
dai  Francasi,  goaraolito  da  oaa  scogliera 
Dttora  iiicoiD|MaU  con  bancbioa  larga  88 
wperta  di  lastre  laTÌche  e  con  maro  di 
il  lato  dei  largo  alto  pai.  85  al  di  sopra 

0  ordinario  del  mare,  grosso  nella  base 
e  pahni  6  nel  irertice  terminalo  cìrco- 

«tito  neir  esterno  e  coronato  nella  sora- 
peiii  di  taglio  di  lara  lavorati,  fornito  di 
te  e  M  colonne  di  detta  pietra  per  gli 
sitnati  a  distanze  ugnali ,  oltre  gli  auel- 
erro;  ha  due  principali  scale ,  una  delle 
'estremiti  dell* antico  braccio  pel  traffico 
{latori. 
e  in  quest'anno  1855  a  darsi  opera  nel- 

1  del   martello   alla  costruzione  del  faro 
limi  sul  livello  del  mare  coli'  imbasamento 
di  pezzi  di  lava  lavorati^  su  cui  si  fer-'* 
grande  lanterna.  Questa  maguifica  opera 
ostruita  a  spese  del  comune  di  Catania; 

I  erogata  dal  88  luglio  1841  al  31  dicem- 
pei  soli  lavori  che  la  compongono,  ascende 
le  cifra  di  due.  501968.  16.  5,  dei  quali 
e  dnc.  00478.  66«  sono  stati  dati  in  soccorso 
erario  e  dalla  provincia,  metà  cioè  dalFono 
iir  altra,  come  rilevasi  dai  rescritti  dei  9 

1850,  e  16  giugno  1853,  e  ciò  oltre  la 
f  oggigiorno  si  eroga  per  completare  la 
per  la  cosi  raziono  del  faro  e  per  altri 
concbiusione. 

olazione  di  Catania  ascendeva  nell'anno 
M)81  abiUnti,  a  58433  nel  1831,  e  final- 
61599  nel  declinare  del  1852^  quando 
11'  intero  distretto  era  di  165482,  e  quella 
1  provincia  montava  a  407587. 
asaro  tra  gli  illustri  Catanesi^  ed  in  tutta 
mi  continente  eziandio  rifulsero:  il  nostro 
co,  della  cui  vita  ed  opere  non  diciamo 
rendo  a  principio  del  Lessico  presentato 
deir  Abate  Ferrara;  il  lettore  ha  potuto 

sa  di  esso  il  suo  giudizio,  che  se  in 
corrispondente  air  alto  lavoro,  ne  incolpi 

traduttore  e  di  povero  ingegno.  Gia- 
ernò  Castello  dei  duchi  di  Carcaci,  e 
Asmondo  Paterno  marchese  di  Sessa 
t  della  Gran  Corte  civile^  meritano  rino- 
lali  giarisperiti  insuperabili.  Giovanni 
segnalò  per  virtù,  dottrina,  e  conoscenza 
ze  maestre,  professor  di  metafisica  e  di 
nella  patria  universilà.  Agostino  Giuffri* 


CA 


tenere  il  feudo  di  RièicaUia  ad  Antonio 
Ferrer.  he\  resto  Giulio  Grimaldi  nel  1601 

da  famoso  nella  medicina  e  protomedico,  professore 
di  medicina  legale  nel  medesimo  ginnasio;  anche 
nel  dritto  naturale  e  nella  metafisica  versatissimo: 
fu  autore  del   Tyroeinium  phisi^um  per  varias 
as*erti<m$s  expositum  stampato  nel    1748  e  del- 
r  altro  lavoro.   In  phisica-medicam  theoriam  comr 
pendiaria   expositio  nel  4743  ;  pubblicò  eziandio 
r  altra  opera  intitolata  la  filosofia  morale  data  ai 
torchi  nel  1767,  e  varii  altri  opuscoli  scrisse,  dei 
quali  alcuni  conservansi  mss.  nella  biblioteca  co- 
munale. Niccolò  Maria  Riccioli  Cassinese ,  egregio 
poeta,  professore  di  Dommatica  in  Catania  nel  1783« 
fu  il  coordinatore  della  biblioteca  dei  benedettini; 
oltre  varie  forbite  sue  rime,  ci  abbiamo  di  pub- 
blica  ragione   di  dissertazione  veritatum  catholi" 
carum    enchirydion  in   quo  polemicae   diueria^ 
tiones  de  scriptura  sacra,   de  traditionibus  eor- 
hibentur.  Il  cassinese  Francesco  Onorato  Colonna, 
eruditissimo   nelle  storiche  cognizioni  di  cui  so- 
no  varii   opuscoli ,    che    conservansi    nella    b^ 
blioteca  dell*  ordine.   Oh  quanto  dolce  riesce  al 
catanese  la   memoria   d' Ignazio  Paterno  Castello 
Principe  di  Biscari;   fu  tutto  per  tutti,  lo  scien- 
ziato, l'artista,  lo  studioso,  ed  anche  il  povero  rice- 
vevan  da  lui  istruzione  o  soccorsi;  il  solo  monv- 
mento  di  che  facemmo   parola  ci  parla  il  merito 
di  lui,  pel  quale  alla  morte  di  Voltaire  fu  eletto 
accademico  di  Bourdeaux;  pubblicò  alcuni  opuscoli 
appartenentesi  ad  oggetti   archeologici.  Leonardo 
Gambino  letterato  insigne  io  varie  scienze ,  tenuto 
in  pregio  da  Formey  e  da  Genovesi ,  eletto  per- 
petuo professore  di  metafisica  nell*  università  degli 
studii,  di  quale  scienza  pubblicò  nn  saggio  nel 
1766,  e  poi  nel  1767  un  trattato  sotto  il  nome  di 
leggi  di  collisioni  del   dritto  naturale,  ed  alcuni 
pensieri  filosofici  da  servir  di  supplemento  al  primo 
MS^io;  fo   caro  ai  dotti  ed  al  Croverno,  Giudice 
della  G.  Corte  in  Palermo  dove  fini  suoi  giorni. 
Giuseppe  Sciacca  versatissimo  nell*  idioma  latino, 
in  cui  furono  pubblicate  varie  sue  poesie  nel  1778 
dal  Can.  Giuseppe  Amantia.   Raimondo  Platania 
vero  filosofo,  e  di  vasta  erudizione  in  varii  rami 
dello  scibile;  i  quali  tutti  yengoi|0  ecclissati  dal 
lucidissimo  ingegno  del  famoso  Vito  Coco  nato  nel 
1783:  fu  teologo  del  Vescovo  Ventimiglia,  custode 
della  biblioteca  pubblica,  e  canonico  della  catte- 
drale; si  rese  immortale  princi pallente  nella  di- 
plomatica  e  nello  studio  degli  archivila   nel  che 
si  versa  il  suo  lavoro  pubblicato  nel  1776  Colleetio 
monumentorum  ad  tumdum  eeeluiae  jura  cala- 


302 


CA 


era  il  Signore  del  territorio  di  Risicalla,  il 
cui  figlio  Pietro  Andrea  per  privilegio  di 

nenHs  :  diede  anche  alla  loce  nel  1780  on  piano 
di  slndiL  Leges  a  Ferdinandi  III  latae  omni  eon- 
silio  et  munifieenHa:  ed  altri  opuscoli  dei  quali 
alcuni  mss.  allri  pubblicati.  Franceico  Rossi  Giu- 
dice più  Tolte  della  G.  G»  e  del  Segreto  di  Messina 
autore  del  Contpeetus  Juris  puòitci  feudalis  eom' 
munii  ae  siculi  in  theses  redactus,  stampato  in 
Napoli  nel  1718.  Niccolò  Paterno  Castello  Barone 
di  Regalcaccia,  fratello  d'Ignazio;  Carlo  Felice 
Gambino  di  morale  irreprensibile;  Domenico  Car- 
bonaro^ nei  poetici  ludi  brillanlissimo;  Francesco 
M.  Scuderi  nacque  nel  1733  in  Yiagrande  bor- 
gata di  Catania ,  famoso  nella  medicina  e  nella 
letteratura»  eleiato  dal  Re  a  protomedico,  profes- 
sore di  medicina  pratica  degli  studii,  e  degno  al- 
lievo di  Agostino  Giuffrida;  scrisse  due  volumi  sui 
▼ajuolo,  stampati  in  Napoli  nel  1789,  e  poi  gli  elemen- 
ti di  Gsiologia  pubblicati  in  Catania  nel  1815,  perlo- 
chò  ottenne  riconoscenza  al  suo  gran  merito  do- 
TUta;  ci  fu  tolto  infelicemente  ai  80  del  1819. 
Rosario  Scuderi  nipote  del  precedente  nacque 
anch'esso  in  Yiagrande  ai  15  ottobre  1767;  fu  di 
ferma  memoria,  di  spirito  penetrante,  di  fecondis- 
simo ingegno;  si  ammaestrò  nel  seminario  yesco- 
▼ile  di  Catania,  ed  in  Napoli  particolarmente  nella 
medicina,  in  quali  scienze  sali  a  grande  altezza; 
dettò  l'introduzione  alla  storia  della  medicina,  e 
tatuni  discorsi;  sedette  neiruniyersità  degli  studii 
di  Palermo  la  cattedra  di  medicina  teorica,  e  mori 
in  Verona  nel  1806.  Antonio  di  Giacomo  cele- 
bre anch'  esso  nelle  scienze  mediche ,  virtuoso 
cittadino,  ed  ottimo  padre  di  famiglia,  lasciò  varii 
eccellenti  mss.  sulla  scienza  che  coltiyò.  Giacomo 
Zappali  professore  di  patologìa  diede  alla  luce  opere 
di  fisica  e  di  medicina  che  anche  oltremare  furo- 
no approvate;  fioriva  nel  1783.  Alessandro  Recu- 
pero nato  nel  I7i0,  nella  numismatica  yersatissimo; 
fondatore  di  stupendo  museo;  ebbe  gran  fama 
nel  continente,  e  mori  in  Roma  nell*  ottobre  del 
1803.  Giuseppe  Recupero  autore  della  storia  natu- 
rale e  generale  dell'  Etna,  onorato  qual  socio  del- 
l' accademia  dei  Colombai  di  Firenze ,  e  degli 
antiquarii  di  Londra.  Michelangelo  Mariella  ret- 
tore del  seminario  chiericale,  dove  ayeyasi  catte- 
dra di  teologia  morale  e  [dommatica,  nato  nel  1748 
mori  nel  1818,  lasciando  mss.  alcuni  suoi  lavori, 
ma  pubblicò  V  opuscolo  contro  i  pregiudizii  degli 
spiriti  forti  nel  1779.  Sebastiano  Zappala  cantore 
della  cattedrale  di  Catania»  nel  greco  e  nel  latino 
yersatissimo.  Giovanni  Andrea  Paterno  Castello 


CA 


Filippo  IT  ranno  1625  fti  dichiaralo  Prii- 
ciee  di  S.  Catarina.  Da  lai  e  da  Maria  Gri- 
de! Marchesi  di  S.  Gioliano  per  ben  Ire  yolle  ia 
Catania  Abate  dei  Benedettini,  profeaiore  di  scieasi 
teologiche  nell*  universiU  degli  ttndii,  e  biUiolr 
cario,  conoscitore  eziandio  dell*  ardieologia,  acci» 
demico  di  Londra;  pubblicò  il  Lattamio,  JltM^ 
tibus  persemptorum,  con  erudita  addiiioBi,  ed  albe 
sue  operette  originali  diede  alU  luce.  Giuisppi 
Gioeni  che  die*  in  tutta  Sicilia ,  partieolarMili 
in  Catania^  nna  spinta  per  la  aciaiiza  aalaiiii, 
rinfervoratovi  dal  celebra  Dolomiaa,  eba  fiatai 
in  francese  le  eruzioni  dei  Moagiballo  del  tTII 
dal  Gioeni  descrìtte;  pubblicò  anche  in  NapaK  ad 
1790  la  litologia  vesuviana,  a  formò  il  sooi 
fu  professore  di  storia  naturala  nella  antversili,i 
alla  corte ,  agli  scienziati ,  eba  foleadoae  sa^ 
rar  la  memoria,  in  onora  di  lai,  da  coi  presero  il  §#* 
me,  r  accademia  di  scienza  natnrali  oostìloii 
Oli V io  Sozzi«  che  segna  un'epoca  nei  ìmIì 
arti  siciliane,  fu  egregio  pitterà,  mori  in  Sysccs- 
forno  dove  lavorava  nella  Chiesa  nBaggiors,ad 
1765  ;  meritano  anche  rìnomausa  par  perizia  asli 
pittura  Luigi  Montallo  morto  in  Caitro|iafaiA 
che  lasciò  per  suoi  lavori  il  S.  Isidoro  nella  ChiM 
della  Palma  ed  il  ritratto  del  Re  Fardinaado  1  ftt 
la  casa  comunale,  ed  altre  cosa.  Sebastiaaoblla* 
naco  che  dipinse  la  cupola  dal  palano  del  Fin* 
cipe  di  Biscarì  delle  avventura  di  Dl  Chisciolli» 
lasciò  anche  delle  opere  in  Minao,  Siracusa  e  Ua> 
tini,  e  nel  monastero  di  Sortino,  io  qual 
mori;  lasciò  degli  affreschi  considerevoli. 
Cali  fu  un  ottimo  scalpello,  a  ne  è  testiiaoais^li 
statua  di  Ignazio  Paterno  prìncipa  di  Riscarì  wà 
museo  questi  fondato,  oltre  Tarii  altri  suoi  kfté 
degni  di  attenzione.  Saverio  Landolina  Niva  aito 
in  Catania  da  illustre  famiglia  ai  17  febbrsfaif^ 
è  uno  di  quei  privilegiati  ingegni,  che  per  oik 
loro  parte,  come  cantava  il  Venosino,  haaaoicM- 
zato  la  falce  di  Libitina.  La  fama  di  qocit'aoal 
si  diffuse  per  tutte  le  colte  nazioni  del  Boai^* 
morirà  lorquando  non  sarà  più  cultura  ;  sM*  i 
nel  seminario  di  Morreale  per  cura  di  Moafc  iMr 
dolina  Vescovo  di  Midi  suo  zio ,  trasse  ésfi  * 
tichi  scrittori  greci  e  latini  di  grandi  ooliiia 
descrivere  i  soblimi  monumenti  delle 
racuse,  sul  quale  proposito  pubblicò  infatti 
scolo;  ma  ciò  non  era  il  soggetto  di  m 
r  antica  carta  del  papiro  pianta  indigena  £  V* 
terreni  fu  da  lui  riconosciuta  alla  riva  dsIGtfft 
ed  egli  avea  già  ridotto  alla  vera  Ictioaa  il  ^ 
di  Plinio  laddove  parla  dalla  carta  papiiasM;lT^ 


303 


CA 

^ora  di  Ficilini  Tenne  Giulio  n, 
a  in  moglie  Agata  Bologna  generò 

U  scienu  fé*  plaoso  alla  scoverta;  seri* 
srico  Uttaler  da  Copenaghen  encoroiaD- 
UTonzione;  l'Accademia  Ercolanese  per 

chiarissimo  Francesco  Emmanaele  pro- 
iù  belle  lodi;  la  Reale  Accademia  delle 
belle  lettere  di  Napoli,  1* Accademia  di 
iccolgono  il  Landolina  trai  socii.  Il  suo 
>pra  il  papiro  che  in  tale  occasione  pab- 
un  abbono  di  an  gran  lavoro  che  era 
re  ;  questo  però  infelicemente  non  fa  ai 
Hnesso;  ma  costituiscono  indestmdibile 
lo  le  rinnoTSte  antiche  carte  che  troTansi 
gabinetti  letterarii  d*  Europa  coli*  epigra- 
nandi  III  Sieiliaé  regis  providentia  ar^ 
iartaepapiry  texendae  multis'ante  seeulis 
m  Xawrius  Landolina  Nava  Aegiptio 
eyrpo  Cyanes  Syraeusarum  fluminis  t'n- 
4n>awt:  PUnii  leges  variantibns  codieibus 
perimenteque  étnendatis  in  integrum  re- 
ipuri  tuopt$  glutine  in  aquq  diligentiS' 
o;  scapo  in  philaras  diviso:  sutis  pia- 
noe  tabulaé  transversa  adlinita  sehedis 
eisis  atque  siecatis:  seabritiis  dente  le- 
inis  fermentati  colata  aqua  iterum  su- 
I  ;  iterumque  charta  erugata  et  polita 

MDCCLXXX.  Pubblicò  dei  lavori  di 
ole;  coltivò  anche  le  muse;  fu  integer. 
nella  vita  cheyenivagli  tolta  daemiple- 
li  già  era  per  quattro  anni  travagliato , 
Domenico  Tempio,  al  dir  dello  Scinà 
B  dalla  natura  dotato  di  poetica  vena, 
siciliano,  e  le  sue  rime  furono  stampate 
I  sua  patria  nel  1814-15  col  frontispizio 
ìuminicu  Tempiu  Catanisi.  La  sua  poesia 
»,  ma  vivace  ed  animata,  onde  cantava 
r  immortale  Borghi: 

solo  il  Tempio  che  folleggia  e  ruzza. 

cbinda  questa  serie  il  nome  di  uno 
di  altissima  fama  facciam  menzione  del 
Francesco  Ferrara  nato  in  Yiagrande, 
inomanza  appo  gli  stranieri  perchè  uno 
ichi  che  esaminò  le  cose  nostre  in  fatto 

naturali:  sono  questi  i  lavori  da  lui 
'Contemplazione  deUa  natura  d^Bonnét 

dal  Francese  con  annotazioni  e  giun- 
ia  generale  dell*  Etna.  —  Sopra  il  lago 
— Sopra  l'ambra  Siciliana.  —  Sul  mele 
>pra  Nasso  e  Canipoli.  —  Campi  fle- 
neralogia  della  Sicilia.  —  Sopra  Tinda- 


CA 


Pietro  Andrea  //,  il  quale  per  1250  mo- 
nete d*oro  Tanno  1661  YendcUe  il  paese 

ri.  —  Descrizione  deirElna.  — Guida  dei  viaggia- 
tori in  SicUia.  —  Sopra  i  tremuol'i  della  Sicilia. 
—  Cenni  intorno  agli  oggetti  a  vedersi  in  Palermo 
e  contorni  di  esso. — Sopra  il  sito  di  Palermo.  *- 
La  natura,  le  sue  leggi ,  e  le  sue  opere.  —  Storia 
di  Catania. — Storia  generale  della  Sicilia;  delle 
quali  opere  non  ci  attentiamo  dare  giudizio  parlan- 
dolo autori  ai  quali  con  venerazione  ci  rimettiamo. 
Ma  se  il  Ferrara  conchiude  la  serie  degli  uomini 
che  nelle  scienze  furono  celebri  e  per  esse  in- 
nalzarono dei  monumenti  che  coi  secoli  contra- 
stano, Vincenzo  Bellini  siede  a  capo  di  coloro 
che  sentirono  nell*  anima  un  sentimento  di  beati- 
tudine, una  bellezza  incomprensibile;  nacque  il 
primo  giorno  di  novembre  dei  1802:  Catania  non 
festò^  non  ne  disse  parola ,  ma  quel  silenzio  era 
foriero  di  una  voce  che  sarebbe  tuonata  altissima 
neir  intero  mondo  artistico  e  civile.  Bellini  fu  gran- 
de! e  le  armonie  da  lui  composte  in  suono  sublime 
che  ti  tocca  il  cuore,  non  possono  non  ispirare  se 
non  1*  insensato;  contrastata  gli  fu  la  via  dai  pa- 
renti, ma  il  genio  trionfò;  ebbe  a  maestri  dell*  arte 
in  Napoli  il  Tritto  e  lo  Zingarelli ,  uscitone  dalla 
direzione,  imprese  lo  studio  dell*  anima  propria, 
meditò  gli  antichi  esemplari,  concepì  una  riforma, 
considerando  lo  stato  contemporaneo  della  musica 
italiana.  In  Parigi  erse  la  piramide  dei  suoi  trionG, 
composta  già  nel  continente  d'Italia  la  maggior 
parte  delle  opere  inspirato  nel  più  dalla  bel- 
lezza, dalla  meUifloità  dei  versi  del  Romani,  che 
vestiva  d*  impareggiabili  note.  I  teatri  del  mondo 
risuonavano  dello  stile  pindarico  del  Pesarese; 
Bellini  non  lo  segui,  ed  invece  si  apprendeva  ad 
nno  stile  che  accostiamo  aUa  dolcezza  del  Cantor 
degli  amori.  Non  qui  posso  io  dar  cenno  dello  stile 
dell*  immortai  genio ,  piacemi  addurre  una  parola 
dell*  egregio  Giuseppe  Borghi  che  tei  descrive  a 
meraviglia  :  Scegliete  una  compctgnia  di  abili  sttO' 
natori,  fate  che  in  una  notte  di  maggio,  al  chiaror 
della  luna,  nel  sito  più  delizioso,  alla  vista  della 
marina  e  dell'  erbe,  quattro  voci  di  quelle  che  toc- 
cano veramente,  secondate  dagli  strumenti,  cantino 
a  voi  solo  e  seduto  in  disparte,  le  più  soavi  me- 
lodie dei  capi  d'opera  del  Bellini,  e  voi  ne  cono- 
scerete f  anima  meglio  auai  che  se  io  tentassi  di 
farvene  delineamento  colle  parole.  La  cantica  del 
Borghi  su  quest'anima  candida  e  bella,  è  nn  lavoro 
che  durerà  colle  opere  del  Catenese.  Infelice!  cade- 
va nella  polve  donde  U  Signore  seppe  si  bellamente 
ritrarlo  toccato  appena  il  sesto  lustro  di  sua  vita; 


304 


CA 


a  Scipione  Coltone  Marchese  di  Àltamira, 
e  poi  Conte  di  Bavoso,  il  quale  trasmiselo 
ai  suoi.  Ritenne  ì  dritti  tuttavia  di  Riricallo 
ed  il  titolo  di  Principe  Pietro  Andrea,  come 
anche  il  figlio  GiuUo  nato  da  Emilia  Ca- 
stello di  lui  moglie.  Successegli  Pietro 
Andrea  ut  il  quale  morto  lasciò  erede  la 
sorella  Emilia  j  sposa  a  Diego  Giardina, 
Marchese  di  S.  Ninfa  l'anno  1552.  La  città 
conteneva  392  case^  e  1021  abitanti,  secondo 
11  Pirri  360  le  case,  e  125  gli  abitanti  :  ma 
nel  1113  erano  484  le  case  e  1932  gli  abi- 
tanti, che  di  recente  montarono  a  2092. 
Il  Signore  di  S.  Catarina  occupa  trai  Ba- 
roni il  Lini  posto,  gode  del  dritto  di  armi 
raccoglie  dai  suoi  campi  ricchi  proventi, 

mi  eolU  gioTenlù  ti  eompoie  oda  fama  che  lo  farà 
ricordare  dallo  flraiiiero  con  un  accento  di  mara- 
TÌglia  e  dì  yeneraKione,  e  da  Sicilia  e  daUa  patria 
con  una  lacrima. 

Il  territorio  di  Catania,  de'  più  fertili  dell'Itola, 
comprendeet  in  tal.  9401,161,  e  difidendo  in  cui- 
tare  particolari,  87,108  in  orli  alberali,  0,171  in 
eanneti,  1SS,751  in  seminatorii  aUierati,  6&16,670 
in  leminatorli  lemplici,  1146,761  in  pascoli,  S68, 
084  in  oHveli,  498,056  in  vigneti  sempUci,  80,987 
in  ficbeli  d* India,  82,917  in  6cheti  d' India  ed  altro, 
11,193  in  mandorleli ,  540,949  in  terreni  impro- 
dnttiyi ,  8,849  in  aooli  di  case.  Aprono  un  gran 
commercio  in  Catania  le  magnifiche  seterie  che 
danno  dei  drappi  facilmente  scambiantiii  con  quei 
di  Francia;  se  ne  fa  ascendere  in  un  anno  lo  smalti- 
mento a  13284  Bfsxze,  di  canne  26  per  ognuna  da 
1170  telai,  poiché  se  ne  proTTcdono  Sicilia,  Napoli, 
Malta;  ri  sono  anche  rinomati  i  tessuti  a  cotone. 
La  città  che  si  è  oramai  provveduta  di  porto  comin- 
cia a  sostenere  un  commercio  attivo  come  le  altre 
città  che  ne  sono  fornite.  I  primarii  generi  di 
esportasione  sono  frumento  ed  allre  biade,  loiro, 
tessuti  a  seta,  tessuti  a  cotone,  nastri,  stracci,  pelli, 
cantaridi,  pistacchi,  cotone,  seme  di  cotone,  seme 
di  lino,  lana  ec.  agrumi  in  casse,  regolixia,  som- 
macco  ,  ec  Olire  la  fiera  che  in  ogni  lunedi 
apresi  nella  piazxa  stesicorea,  ne  sono  altre  quattro 
•straordinarie  annuaU  nella  città,  una  la  prima  do- 
menica di  maggio  nella  piazza  del  borgo,  altra  nella 
V  domenica  nella  piazza  di  S.  Ilaria  di  GesA,  una 
la  1*  domenica  di  agosto  neUa  piazza  di  S.  Vito,  una 
il  t  settembre  nella  piazza  del  Castello. 


CA 

giacché  fecondissimi  tono  di  bMk 
e  corrispondono  8U*iDd«8lria  del  ì 
coltori.  Siede  il  paese  in  SI*  e  4i 
giUtdine  in  S7^  ir  di  latitadiM 
eaimmttt.  Lat.  Cataraeiie  0 
casali  di  Messina  Terso  meiiogl 
una  Chiesa.  Se  ne  b  meniioBe 
in  un  diploma  di  BartokMBeo  da 
cui  enumera  i  beni  di  S.  Maria  i 
malore. 

.  cmtemm  mmmw9u  Lat.  MeUfivea 
Calina  nova  (V.  II.)  Altrimenli  MU 
Fondo  oggi  piccola  terra  appartei 
Riggio  sotlo  Centorbiy  di  cui  un  U 
mava  parte  del  territorio,  per  cui 
a  Matteo  di  Sclafani  Conte  di  j 

(1)  £  attualmento  un  capo  cireoadario  I 
in  provincia  distretto  e  diocesi  di  Gal 
da  cui  dista  18  m.,  ed  80  da  Palermo, 
cenlro  delle  due  strade  rotabili  che  cu 
Catania  ed  in  Messina,  e  dell'  altra  dm  i 
trayersa  GaltanissetU^  est  in  Girgeati  eh 
conduce^  Tiene  sempreppià  prendendo  n 
la  cÌTÌltà  degli  abitanti,  anmeatosicoasidei 
il  commercio ,  di  Tarii  ornamenti  Ta  i 
fornito.  Per  oblazioni  Tolontarie  di  pie! 
si  è  fabbricato  nel  1854  un  convento  d 
trodoasero  i  PP.  Cappuccini.  £  in  cosU 
Ospedale  Givioo  per  le  somme  lasciale  i 
sizioni  testamentarie  dell*  ultimo  defunl 
di  CastelnuoTO  che  ad  altre  opere  di  bene 
allri  somme  disponendo  pose  mente.  Ne 
la  popolazione  nel  1798  a  8700,  a  8181 
e  finalmente  a  6186  nel  declinare  del  I 
grado  però  che  si  respiri  un'aria  pura,! 
sofferta  la  falce  colerica  del  1837  e  dal 
Benza  VescoYO  di  Nicosia  morto  nel  11 
perenne  ricordanza  a  questo  Comune  d 
palria,  delle  sue  tante  virtù,  religione  e 
Com prendesi  il  territorio  in  sai.  4370,ii 
quali  0,093  in  giardini,  0,068  in  orti  al 
880  in  orti  semplici,  0,888  in  canneti, 
seminatorii  alberati,  3857^617  in  semiaal 
plici,  336,517  in  pascoli,  8,880  in  vigac 
ti,  143,674  in  vignali  semplici ,  18,506 
d' India,  0,684  in  snoli  di  case.  Ha  detta 
solfato  di  stronziana«  carbonaio  di  calca 
zato:  principale  commercio  di  esporUa 
le  biade,  il  vino»  vati  di  gnIi^  t  lo  aol 


4-     I 


303 


CA 


i  Centorbi.  Da  lui  Tanno  1351  se 
r  1500  aurei  DeHtUa  di  Bentin" 
;lie  di  Gerardo  Bonsole,  e  ne  ot- 
conferma  da  Eufemia  Vicaria  del 
da  Federico  III;  e  poi  Gerardo 

0  eredi  di  Desiata.  Da  Gerardo 
[  moglie  di  Giovanni  Eschifano  da 

1  Onofrio  Tornèo  cioè  Bartolomeo; 
uno  1407  TEscbifano  e  Bartolomeo 
•er  metà  erano  padroni  ciascuno 
entre.  Dice  il  Barberi  nel  1453 
rsi  ad  Onofrio  ii  figlio  di  Barto- 
a  cui  nacque  Ifocella  moglie  di 
)  di  Perno.  La  famiglia  Perno  fiori 
I  e  Siracusa,  e  tenne  Meliventre 
i  alla  metà  del  secolo  xvi:  fu  poi 
lei  feudo  Francesco  Slatella  dei 
Hongelino,  ed  il  trasmise  ai  suoi, 
di  costoro  fu  Gaspare  Statella, 
ino  al  1613  visse  splendidamente 
a^  e  lasciò  Tunica  figlia  Anna 
i  quale  maritossi  con  Antonino 
ei  principi  di  Campofiorito,  che 
[azionali  regii,  Questore  generale 
},  donato  del  titolo  di  Principe 
,  ed  ebbe  a  figli  Andrea^  ed  Ago- 
[uale  fu  Vescovo  di  Cefalìi,  ri- 
|ual  primato  nelle  pubbliche  as- 
della  provincia,  trai  dodici  Pari 
,  Giudice  dclT  apostolica  Legazia, 
icovo  di  Iconio;  Afìdrea  però  suc- 
padre  nella  Questura;  il'  primo 
stra  del  fiume  Crisa,  non  lungi 
su  dolce  poggetto,  raccolta  alquan- 
9  fabbricato  il  piccolo  paese  die- 
ome  di  Catena  nuova;  gettò  le 
ta  della  Chiesa  Parrocchiale  del 
Gesù  e  Maria,  verso  mezzogiorno, 
ive  tempo  T allestì;  costruì  ampie 
e;  T  intero  edifizio  di  forma  qua- 
inò,  che  di  giorno  in  giorno  vicp- 
^cresce  ;  racchiudesi  nei  confini 
;esi  dì  Catania;  ne  sono  200  le 
0  gli  abitanti.  Da  Andrea  e  da  An- 
[io  di  lui  moglie  nacque  Antonino, 


CA 


il  quale  alia  morte  del  padre  avvenuta 
in  questo  anno  1757,  fu  dichiaralo  Prin- 
cipe di  Catena  nuova  col  consenso  del  Re, 
e  Questore  generale  (1). 

cattatilo.  Lat.  Caltainum  (V.  D.)  Ca- 
sale un  tempo  circa  i  confini  della  terra 
di  S.  Lucia,  appartenentesi  a  Giovanni  di 
Manna  ed  agli  eredi  di  lui  sotto  Federi* 
co  II. 

Cattafl.  Lat.  Catta/ls  (V.  D.)  Casale  nel- 
la contrada  dello  stesso  nome,  appartenen- 
tesi nel  1320  a  Niccolò  de  Pactis.  Nel  se- 
colo XVII  apparteneva  ai  Balsamo,  finalmen- 
te ai  Principi  Massa.  Oggi  il  territorio  è 
comunemente  un  feudo. 

Cattolica.  Lat.  Calholica.  Sic.  Catolica 
(V.  M.)  Novello  paese  ed  abbondante,  com- 
preso nei  confini  della  comarca  e  della  dio- 
cesi di  Girgenti.  LJmperator  Federico  Re 
di  Sicilia,  assegnato  aveva  alla  Chiesa  di 
Palermo  i  casali  Platani  e  Captedi , 
con  tutu  i  loro  ienimenlij  giusta  un  di- 
ploma dato  in  Palermo  nel  mese  di  otto- 
bre del  1211;  questi,  secondo  il  Pìrri,  fu- 
rono poi  appellati  i  casali  di  Platani  e  Pia- 
tanelHy  concessi  a  varii  Signori,  sotto  annuo 
censo,  dagli  Arcivescovi  Hi  Palermo.  Quinci 
Tanno  1642  Francesco  Isfar  e  Corilles  Si- 
gnore di  Siculiana,  a  cui  vennero  i  casaU 
ma  deserti,  sulla  sinistra  ripa  del  fiume 
Alice  oggi  Platani,  gettò  le  fondamenta  del- 
la terra  di  Cattolica  in  quel  luogo  che  chiama- 
vano Ingastone,  e  pregò  nel  1620  Filip- 
po III  a  nome  della  figlia  Giovanna,  aflinchè 
donata  fosse  del  titolo  di  Principato.  Oc- 
cupa un  terreno  dolcemente  declive  verso 

(1)  Oggidì  è  un  comoDe  in  proYÌncia  di  Cata- 
nia >  distretto  e  diocesi  di  Nicosia ,  da  coi  dista 
42  m.,  circondario  di  Centorbi  da  cni  6  m.  153 
da  Palermo,  e  42  da  Catania.  Umida  è  Taria,  e 
la  territoriale  estensione  è  di  sai.  610,863,  delle 
quali  6,884  in  seminatorii  alberati,  553^95  in  se- 
minatorii  semplici,  45,135  in  pascoli,  5,181  in  fi- 
cheli  d*  India,  0,068  in  suoli  di  case.  Esporla  grano 
ed  orzo.  La  popolazione  del  1798  era  di  878  abi- 
tanti, di  1044  nel  1831,  dì  1333  nel  fine  del  1852. 

39 


306 


CA 


Scirocco;  rette  ne  sono  e  larghe  le  Tie,  con 
un  magnìQco  palazzo  del  Principe.  Si  ha 
quasi  nel  centro  la  maggiore  parrocchiale 
Chiesa  sacra  allo  Spirito  Santo^  che  prese 
a  fabbricarsi  con  somma  magnificenza,  e  sot- 
to cui  stanno  altre  due  minori  soggette 
ad  un  Arciprete.  Nel  tempo  del  Pirri  yi 
erano  i  frati  di  S.  Maria  della  Mercede, 
dal  1515  il  tempio  sacro  airimmacolata 
Concezione;  furono  dimenticati  dal  Pirri, 
il  quale  afferma  essersi  riuniti  nel  1626  nel 
tempio  dell* Annunziata  i  Carmelitani  della 
prima  riforma,  sostituendosi  ai  Carmelitani 
Conventuali  per  opera  e  somme  di  Gio- 
vanna di  Bosco  e  Corilles;  credesi  esser 
costoro  del  tutto  mancati,  perciocché  non 
ne  resta  memoria  alcuna*  Gli  Agostiniani 
della  Congregazione  di  S.  Adriano  l'eremita 
abitano  in  S.  Giovan  Battista  fuori  la  città, 
dove  sorge  1* antichissimo  tempio  di  S.  Ma- 
ria di  Platani  :  finalmente  un  collegio  di  Ma- 
ria per  r  istituzione  delle  donzelle  è  stato 
testé  stabilito. 

Cattolica  gloriasi  di  essere  sotto  la  tutela 
della  palermitana  Vergine  S.  Rosalia.  Il  suo 
stemma  presenta  tre  colli,  dalla  cui  som- 
m\\k  spiccano  delle  fiamme,  su  cui  una 
stella.  Al  tempo  del  Pirri  erano  lo  case  655 
gli  abitanti  2599;  nei  regìi  libri  però  del- 
ranno  1052  trovansi  1072  case  4288  abi- 
tanti ;  nel  1713  numeravansi  1407  case 
e  4588  abitanti,  che  ultimamente  crebbero 
a  6560.  Segna  il  Prence  1*  annuo  Magistrato, 
gode  del  potere  delle  armi,  ed  occupa 
il  posto  xiii  nel  Parlamento.  Nel  fertilissi- 
mo territorio  un  tempo  fabbricossi  la  Chie- 
sa di  S.  Maria  di  Platani,  la  quale  essendo 
ruinala,  venne  da  un* altra  sostituita  detta 
di  S.  Maria  del  Ponte,  dapoiché  da  gran 
tempo  a  circa  3  miglia  dalla  città  sopra  il 
Platani  sorgeva  un  magnifico  ponte,  che 
ascrivevasì  ai  Chiaramontani,  dei  cui  sette 
archi  uno  ne  rimane,  donde  può  argomen- 
tarsi quale  slata  sia  la  mole.  Il  medesimo 
territorio  distinguesi  pei  vasti  e  pinguissimi 


CA 


pascoli,  che  aumentano  ed  il  bestiame  e 
gli  armenti,  celebre  eziandio  per  vino,  mele 
e  frutti. 

Passiamo  ora  alla  serie  dei  Principi.  £ia- 
«arnia  hfar  unica  prole  di  Franceieo  ni- 
rìtossi  a  Yincenzo  Boèco  Doca  di  Hisilmeri 
Cavaliere  del  Vello  d*oro,  il  quale  pib  volle 
fu  trai  12  Pari  del  Regno,  e  Pretore  ii 
Palermo.  Da  costoro  Francesco  Giviliere 
d'Alcantara  e  Prefetto  della  siciliana  » 
lizia  fu  nel  4655  dichiarato  Principe,  e  prese 
due  mogli,  Maddalena  de  Basan  figlia  del 
Marchese  di  S.  Croce  Grande  di  Spagna, 
morta  la  quale,  si  ammogliò  con  Tommasi 
Gomez  de  Sandoval  sorella  di  Rodrigo  Dna 
de  Infantado,  Viceré  di  Sicilia,  da  od  si 
ebbe  Giuseppe  e  Rosalia;  quegli  rifulse 
Maggiordomo  di  Vittorio  Amedeo  di  Savqji, 
e  Cavaliere  della  SS.  Annunziata ,  e  loi 
ebbcsi  figlio  alcuno  dalla  moglie  CosUaa 
Dona  dei  Duchi  di  Tursia,  e  da  Anna  Gn- 
vina.  Rosalia  fatta  moglie  di  Filippo  Boati» 
no.  Prìncipe  di  Roccafiorita,  si  ebbe  il  igBi 
Francesco  Bonanno  e  Bosco  ^  che  nd  111| 
dopo  la  morte  dello  zio  Giuseppe,  fa  dichii* 
rato  Principe  di  Cattolica.  Francesco  ascrilli 
ai  Cavalieri  del  Vello  d'Oro  ed  ai  final 
di  Spagna,  Ambasciadore   presso  ViUorii 
di  Savoja,  Maggiordomo  del  nostro  to  «1 
intimo  Consigliere  dell' Imperator  Cario  U 
pii  volte  Pretore  nella  Patria,  dei  12  h' 
del  Regno,  Vicario  finalmente  del  ViceriJ 
di  altre  cariche  decorato,  visse  sino  allTJl! 
ne  furon  mogli  Isabella  Morra,  ed  Aii>  ^ 
Maria  Filingeri,  dalla  quale  si  ebbe  di  J* 
Giuseppe  marito  di  Giustina  Dorromeo  « 
Grillo,  Grande  di  Spagna,  Maggiordomo*! 
Re,  ancor  vivente  e  padre.  Slendesi  U  •* 
gitudine  di  Cattolica  in  SS"",  la  laUtadieeii 
37"  30'.  Molte  cose  diconsi  sul  colle  ad  «• 
vicino,  di  cui  parleremo  in  appresso  (Il- 


ei) È  oggigiorno  an  capo-circoodarìo  iì  1^ 
in  provincia,  distretto  e  diocesi  di  Girgaatit  * 
cui  dista  19  m.  e  '/t .  e  64  da  Palermo.  Il  tcnilK* 


307 


CA 

»■!••  (V.  H.)  Città  un  tempo  della 
Scrive  Stefano:  Caulonia  è  città 
[fa,  àwene  un'altra  in  Sicilia;  % 
\ni  dicanii  CauUmiati  e  Caulonii. 
itonino  nell* Itinerario.  Da  Catania 
nii  per  mansiùni  testé  stabilite 
CapUoniani  24,  dai  Filosofiani  m. 
CaUoniani  21.  Capitoniana,  giu- 
verio,  è  il  luogo  dove  è  Citta- 
resso  Aidone,  ma  già  non  conviene 
luogo  riporre  mansione  di  sorta, 
i  Pacio  doversi  presso  Capezana , 
ìtorio  Camopetro.  La  Filosofiana  ò 
igi  da  Piazza,  la  Caulonia  di  Stefano 

3061.884»  cioè  11,480  in  giardini,  10,642 
empiici,  0,935,  canneti,  115,701  in  semi- 
U)erali,  1807,049  in  seminalorii  semplici, 
in  pascoU,  31,314  in  oliteti,  49,785  in 
empiici ,  8,725  in  6cheti  d*  India ,  0,878 
re  miste,  0,494  in  suoli  di  case.  Hannori 

nelle  contrade  Fratta  e  Rocca  perciata  « 
7  m.  dal  luogo  dell'  imbarco ,  ma  senza 
mota^  poiché  se  ne  manca;  è  un'altra  sol- 
1  contrada  Piana  o  Vizzi  a  5  m.  dal  luogo 
irco;  tutte  con  zolfo  di  8*  qualità.  Si 
anche  cristalli  di  carbonato  di  calce  di 
me  e  colorì,  ed  una  miniera  di  sale  fos- 

Terso  la  parte  meridionale  è  una  mon- 

basalto,  molto  interessante.  Il  maggior 
ìio  di  esportazione  consiste  nello  zolfo,  in 
olio,  frumento,  e  biade.  Neil* anno  1814 
facoltose  nel  fine  di  agerolare  la  pubblica 
ione,  conyennero  nel  contribuire  ognuno 
ma,  ed  istitairono  un  peculio  frumenta- 
tai  peculio  col  Tolgere  degli  anni  si  au- 
onsidereyolmente,  e  quindi  il  frumento  per 
iperfluo  per  la  pubblica  panificazione  si  pre- 
^n  parte  ai  coloni  poreri  per  semenze  e  soc- 
rertito  lo  stabilimento  nel  1838  in  monte 
framentarìo  renne  destinato  per  esclusivo 
detti  coloni;  dipende  dall*  Intendente,  ed 
nistrato  da  due  deputati  da  lui  eletti  in 
innio.  Le  obbligazioni  si  fanno  ai  termini 
mzioni  generali,  innanzi  il  Giudice  con- 
I,  ed  in  ogni  partita  si  riuniscono  più  per- 
idate.  Il  prestito  si  fa  nella  quantità  com- 

alla  rispettiya  eoltirazioue.  Montava  la 
lel  1798  a  7060,  che  pervenne  in  moto  di 
mento  nel  1831  a  6003 ,  e  finalmente  di 
Ho  scorcio  del  1852.  L*aria  è  temperata. 


CA 


che  è  la  stessa  che  la  Calloniana  di  Anto- 
nino è  collocata  da  alcuni  presso  Pietra- 
perzia,  passi  m.  xv  distante  da  Piazza ,  e 
non  procede  al  di  là,  imperocché  rimane 
a  destra  di  coloro  che  vanno  verso  Girgenti, 
ed  il  numero  dell*  intervallo  che  giusta  Clu- 
verio  non  sembra  corrotto,  altronde  non 
combina;  perlochè  sembra  non  doversi 
collocare  Caulonia  dopo  rimerà  meridio- 
nale ossia  il  Fiume  Salso ,  circa  i  confini 
della  Valle  di  Mazzara,  tra  Piazza  e  Gir- 
genti,  ma  il  sito  ne  è  dèi  tutto  incerto. 

Cava.  Lat.  Ispica  (V.  K.)  Angusta  valle, 
non  lungi  dal  promontorio  Pachino,  in  luogo 
mediterraneo,  ove  oggidì  si  osservano  an- 
cora alcune  orme  di  antica  abitazione.  Fa- 
zello  e  con  lui  il  Pirri,  da  Silio,  vi  riconoscono 
Hipsa  0  Yspa,  ma  qui,  come  avvertono  Clu- 
verio  e  Cellario,  parlasi  del  fiume  Ispa,  al- 
tronde presso  gli  antichi  scrittori  non  si  fa 
menzione  alcima  della  terra  d*Ispa.  La  rocca 
d' Ispica,  volgarmente  Forzia,  e  nei  regii  li- 
bri Fortalizio,  non  fu  diversa  dalla  terra 
detta  fondo  d'Ispica,  oggi  Spaccafomo. 

Cava  donna.  Lat.  Cava  donnae.  Sic. 
Cava  di  la  donna  (y.N.)È  un  fonte  nel  ter- 
ritorio di  Siracusa  distante  dalla  città  7  m., 
verso  Sortino^  e  detto  celebre  dal  Fazello. 

Cava  di  «orgia.  Lai.  Caca  Gorgiae 
(V.  N.)  mentovata  da  Arezio  descrivendo  il 
territorio  di  Giarti  presso  Siracusa. 

Cava  grande.  Lat.  Cava  grandis.  Sic. 
Cava  granni  (V.  N.)  Nella  contrada  di  Noto 
presso  Avola.  È  una  convalle  molto  estesa, 
tra  colline  in  cui  scorre  il  fiume  Cacipari, 
che  accresciuto  dalle  fonti  di  quella  viene  per 
aperti  campi.  Fazello  la  dice  di  giocondis- 
simo aspetto. 

CE 

CeftiA.  Lat.  Cephala.  Sic.  Cifalà  (V.  H.) 
Rocca  sulla  cima  di  alta  rupe^  che  d'ogni 
dove  scoscesa,  per  sei  miglia  stendesi  in 
circuito  intorno  alle  radici,  presentando  dif- 
ficili accessi  verso  iSettentrione  ed  Occi- 


308 


CE 


dente.  Secondo  Fazello  il  nome  Febbe  dai 
Saraceni;  ma  secondo  il  Gaetani  è  d'ori- 
gine greca,  signiflcando  capo,  la  parola 
greca  ke«aah,  ed  in  elTelto  la  rupe  sembra 
metter  faori  an  capo  allorché  mirasi  da 
mezzogiorno,  ove  terminando  acuminata  con- 
tiene di  sopra  la  detta  fortezza.  Dicono  alcuni 
con  Cluverio  essere  stata  colà  V  antica  città 
di  Paropo,  ma  mostrerò  in  appresso  essere 
stata  Paropo  in  altro  luogo.  Il  fronte  della 
rocca  guarda  Scirocco,  e  sorge  TediOcio 
per  molteplici  Yolte-  Sembrano  muniti  e 
la  porta  e  gli  atrii,  e  dentro  le  mura  è  una 
Chiesa.  Rella  rupe  medesima  è  incavata  una 
occulta  scaia,  donde  si  scende  alle  radici 
del  monte  fin  dove  le  acque  termali  sgor- 
gano. Oggi  cominciò  a  fabbricarsi  una  pic- 
cola terra  verso  Maestro  con  una  Parroc- 
chia soggetta  al  Vescovo  di  Girgenti.  Disia 
Cefalà  dalla  città  Metropoli  20  m.  verso 
Mezzogiorno,  è  insignita  del  titolo  di  Du- 
cato, sebbene  un  tempo  i  Signori  se  ne 
siano  detti  Baroni ,  e  stati  dei  primi  del- 
r  Isola;  godono  del  dritto  di  armi ,  e  ri- 
scuotono pingue  censo  da  quel  territorio 
ricco  d*ogni  sorta  di  biade.  Si  fa  menzione 
dì  Cefalà  nei  primi  tempi  dei  Normanni, 
si  dà  un  diploma  del  Conte  Ruggiero,  in  cui 
segna  i  confini  delia  Diocesi  di  Girgenti,  che 
nella  Istituzione  delle  prebendo  della  me- 
desima Chiesa  fatta  anche  da  Ruggiero,  con- 
fermata da  Papa  Urbano  II  nel  1093,  dove  si 
legge:  la  quarta  prebenda  fu  Cefalà  con  suo 
tenimenlo,  olire  la  Chiesa  di  S.  Maria  e  Vo- 
ipedal^  nella  tia  di  Palermo.  Cefalà  fu 
commutata  per  la  mensa  dei  Chierici  per 
SOO  terì;di  Busacchino  cioè  sul  cambio  di 
JfonreoZe.  Dissi  di  Busacchino;  ò  incerto  qua- 
le sia  la  Chiesa  di  S.  Maria,  lo  spedale  poi 
credesi  quello  sotto  il  titolo  di  S.  Lorenzo 
fondato  dai  Re  di  Sicilia  nel  territorio  di 
Cefalà,  di  cui  sotto  Federico  Imperatore 
era  Rettore  GoiTredo  Chierico  della  Cap- 
pella di  S.  Pietro,  come  leggesi  nel  Pirri. 
iS'on  si  scorge  abbastanza  se  Cefalà  sia  ap- 


CE 


parfenata  al  Vescovo  di  Girgenfi,  o  a  qnl- 
che  altro  Signore.  Nell'anno  11...  ne  eri  k 
possesso  PaUnerio  Abaie,  cai  successe  il  t 
glio  Niccolò  celebre  negli  annali  di  Sicilia;* 
lui  comprolla  nel  1329  Giaf)mmi  di  CUà' 
ramatile  Conte  di  Modica,  donde  ManfnHt 
che  vendettela  per  3000  fiorini  nel  J31I 
a  Federico  dei  Federici  da  Sdacea,  dal  eii 
potere  rivocoUa  Biceardo  Abaie  fi^  fl 
Niccolò,  il  quale,  nemico  del  Re  Martina,  k 
spogliato  dai  beni.  Da  quel  principe  l'ol* 
tennero  primieramente  Federico,  posdì  al- 
tri,  cioè  Tommaso  degli  VlozoneUif  tìk- 
vanni  d'iprMta,  e  finalmente  Pietre  M- 
mondo  de  Falgar  nel  1404,  il  quale,  seoni 
appena  un  anno,  concessela  a  Giovami  M 
Abatelli  per  onze  850,  riceTondone  la  coa- 
ferma  dal  medesimo  Re.  Nel  eenso  poi  dei 
1408  diede  Giovanni  T  autorizzaziooe;  eb- 
be per  moglie   Eleonora  Chiaramoate  t 
glia  di  Manfredi,  fu  chiaso  qual  Conta  i 
Camerata,  Preside  del  Regno  sotto  AUmm^ 
e  per  altri  onori;  morendo  nel  1453  didùirl 
Signore  di  Camerata  il  primonato  Federiei^ 
e  r  altro  figlio  dello  stesso  nome  CtocMii 
di  Cefalà,  al  quale  morto  senza  prole  SQ^ 
cesse  il  fratello  Manfredi^  donde  Federiti 
Signore  di  Gibellina  per  dritto  della  moglii^ 
dal  quale  venne  Giovanni  Manfredi  paài 
di  Federico j  i  di  cui  figli  si  ritirarono  ia  Cil^ 
nia,  egli  cessò  di  vivere  in  Patti  nel  1523: li 
poi  Barone  di  Cefalà  Francesco  Botogne,  I 
quale  era  Conte  della  piccola  vicina  terra  i 
Harineo,  ed  ebbe  per  figlio  Giliberto,  da  cri 
dicono  essere  stata  trasmessa  alla  famiib 
Bosco  nel  1530,  però  ritrovo  che  il  terriH- 
rio  di  Cefalà  era  soggetto  a  Giacomo  5ff- 
vuzzOj  cui  succedette  Luigi,  i  di  cui  ere! 
lo  legarono  alla  pia  Opera  di  S.  Orsola  il 
Palermo  in  sollievo  delle  anime  del  Paria- 13 
torio.  I  Rettori  di  queir  opera  la  vendeOcif 
nel  1620  a  Kiccolò  Diana,  cui  succfdeOi 
il  figlio  GuglielmOy  da  cui  e  da  Agata  Col- 
nago  nato  Kiccolò,  fu  per  privilegio  di  Ca^ 
lo  11  nel  1G84  dichiarato  primo  Duca  diU* 


309 


CE 

iti  con  Antonia  Parisi  generò  Mi- 
ito  ad  Emilia  Castello  donde  Giù- 
colò  oggi  vìvente,  Marchese  ancora 
>rso,  Mecenate  dali*  Accademia  dei- 
ara  poco  fa  istituita  in  Palermo, 
e  concesse  uno  spazioso  ed  ele- 
rdino  fuori  porta  di  Castro,  che 
1 1754  ad  eruditi  esercìzii  in  prò 
nza;  di  lui  moglie  fu  Felicita  Pilo 
da  cui  ebbe  un  figlio.  Il  medesimo, 
della  nuova  piccola  terra,  racco- 
gente  a  stabilirla.  La  lat.  è  di  38% 
di  37%  26'  (1). 

no»  Lat.  Cephalinum.  Sic.  Cifalinu 
isale  della  chiesa  di  Siracusa,  asse- 
i  Tancredi  Conte  di  Siracusa  figlio 
Imo  e  nipote  di  Ruggiero  dair  an- 
con  altri  beni  :  donazione  confer- 
Papa  Alessandro  III  con  suo  di- 
Benevento il  28  aprile  1168,  che 
[  Casale  ChisilL  È  non  lungi  da 
comprendesi  nel  suo  territorio, 
jgiorno  deserto. 
no  (V.  N.)  Vedi  Archidemio. 
iu  Lat.  Cephaledis.  Sic.  Cifalù 
^ittà  oggi  vescovile,  assai  nota  a 
Diodoro,  Silio,  Antonino,  Tolo- 
tio,  Mela,  e  Cicerone.  Strabone  af- 
ere state  Tindari,  Agatirso,  Alesa, 
,  piccole  città;  Diodoro  nel  lib.  xni 
ìstello,  Cefaledio:  Imilcone  cogli 
i  unì  cogli  abitanti  del  castello 
dio;  ed  afferma  Cluverìo  essere 
ina  la  memoria  di  questo,  poiché 
ciò  neir  anno  i  dell*  Olimp.  xcvi, 

comune  in  provincia  e  diocesi  di  Pa- 
relio di  Termini,  da  cai  dista  18  m. , 

di  MezzoJQso,  da  cai  dista  i  m.,  e  20 
>.  Ha  sai.  478,522  di  territorio,  delle 
8  in  canneti,  296,742  in  seminatorii 
0,722  in  pascoli,  5«937  in  oli  veti,  101, 
leli  alberali^  21,354  in  vigneti  sempli- 
I  ficheti  d'India,  0,094  in  suoli  di  case. 
DO  dei  diaspri.  Nel  1798  contava  570 
68  nel  1831  ,  e  645  nel  fine  del  1852. 
Da. 


I  CE 


396  anni  prima  di  Cristo.  Soggiunge  lo  stes- 
so Diodoro:  Agatocle  espugnato  Cefaledio 
gli  die  per  governatore  Lettina ,  e  poco 
dopo  chiese  lo  stesso  che  gli  si  consegnasi 
sero  le  due  cUtà  Terme  e  Cefaledio  colle 
loro  giurisdizioni.  Finalmente  nel  lib.  xxiii: 
i  Romani  edificata  novella  flotta  dopo  il 
naufragio^  con  SSO  navi  drizzatisi  sopra 
Cefaledio  la  presero  a  tradimento:  ma  Ci- 
cerone nella  y  Verrina  dimostra  al  senato 
che  la  nobilissima  Tindari,  Cefaledio,  Ale- 
say  Apollonia,  ec.  furono  rovinate  per  la 
scelleragine  dei  Decumani;  cioè  vessate  dal- 
r  avarizia  del  Pretore  Verro;  e  nella  Vcrr.  v, 
la  celebra  come  insigne  per  la  dignità  del  som- 
mo sacerdote.  Scandio  parlando  della  di 
lei  origine,  alTerma  esser  Cefaledio  opera 
dei  Calcidesi;  attesta  però  Tucidide  che  nella 
regione  settentrionale  esisteva  una  sola  gre- 
ca città,  cioè  Imera,  per  cui  vanamente  si 
asserisce  esserne  stati  i  Greci  autori;  Auria 
neirist.  di  essa,  T ascrive  ai  Sicani,  quinci 
nelle  sue  monete ,  qual  pe.**enne  monumen- 
to di  suo  pellegrinaggio  per  le  nostre  spiag- 
gie,  vi  si  osserva  improntata  la  figura  di 
Ercole,  dapoichè  i  suoi  viaggi  intraprese 
sotto  i  Sicani.  Dice  Bochart  con  IIotTmann 
esserne  punico  il  nome,  giacché  Cefalud 
in  lingua  punica  vale  rupe  piegata,  ed  il 
vocabolo  combina  col  luogo,  come  descrive- 
remo in  appresso,  sebbene  comunemente 
affermino  gli  scrittori  esser  greca  la  voce, 
da  Cephas  capo.  Quinci  oggigiorno  gli  abi- 
tanti assumono  in  loro  stemma!  pesci 'ce- 
fali, e  Duasquio  pretendo  esser  derivato  il 
nome  alla  città  da  tali  pesci  di  cui  abbonda 
quel  mare. 

Ke  nota  Fazello  egregiamente  il  sito.  Fu 
locata  anticamente  sulla  vetta  di  scoscesa 
e  vasta  rupe,  la  quale  di  figura  quasi  cir- 
colare qual  promontorio  volgesi  verso  Le- 
vante. Per  ingiuria  dei  tempi  divenuta  pic- 
colissima città,  quasi  rovinata,  e  di  diffici- 
lissima salita,  il  Re  Ruggiero  trasportolla 
in  un  angolo  sottoposto  a  quella  rupe,  nella 


310 


CE 


spiaggia,  nobilitoUa  della  dignità  vescovile 
e  di  un  insigne  tempio,  che  per  TOto  fatto,  de- 
dicò al  Salvatore  ed  ai  di  lui  Apostoli,  e  co- 
sta dagli  annali  quale  sia  stata  Toccasione  del 
voto  di  Ruggiero  (1).  Non  nego  essere  stata 
ornata,  prima  della  tirannide  dei  Saraceni, 
Cefalù  di  sede  yescovile ,  come  dimostra  il 
Pirri,  ma  quelli  scacciati,  addetta  V  aveva  il 
Conte  alla  diocesi  di  Messina,  n  Re  Rug- 
giero figliuolo  del  Conte  poi  radunati  i  ter- 
raizani  alle  radici  della  rupe  di  cui  dissi, 
stabili  loro  le  mura  ;  ma  per  dritto  di  ri- 
cuperazione, impetratane  dall'Arcivescovo  di 
Messina  la  Parrocchia,  fatti  venire  dalla 
Calabria  i  Canonici  Regolari  di  S.  Agosti- 
no e  collocatili  nel  monastero  a  ciò  co- 
struito, li  addisse  al  servizio  della  Chiesa , 
a  Vescovo  novello  concedette  nel  1145  la 
città  stessa  di  Cefolù,  che  sino  alla  fine 
del  secolo  xii  ed  i  primordii  del  seguente, 
fu  perciò  soggetta  al  suo  pastore;  perciocchò 
verso  questo  tempo  cedette  al  Genovese 


(t)  Sì  rietTa  da  un  mss.  del  lSi9,  detto  coma- 
Demente  Rollus  ntbeus,  in  folio,  che  rilornando 
Ruggiero  in  Sicilia  da  Salerno  fa  battato  da  tal 
furiosa  tempesta  da  essere  imminente  la  morte; 
laonde  quasi  dbperando  di  salrena,  conGdando 
solo  nella  gloria  del  motore  d'ogni  essere,  facea 
voto  di  edificar  sontuosa  Chiesa  a  Dio  SaWatore  ed 
ai  suoi  Apostoli,  dote  prima  sarebbe  approdato 
scampando  dalla  furia  del  mare  :  e  perchè  posava 
spinto  dal  vigor  dei  marosi  alle  spiagge  di  Cefalù, 
ordinò  vi  si  fosse  in  prima  fabbricata  nna  Chiesa 
in  onor  di  S.  Giorgio»  quella  stessa  che  indi  crol- 
lata e  rbtorata  dai  marinai  dicevasi  di  S.  Leonar- 
do air  epoca  del  Faiello»  quindi  al  suo  voto  adem- 
piva dando  opera  al  sontuoso  tempio,  che  sin' ora 
come  un  monumento  grandioso  di  queU' epoca 
ammiriamo»  Il  sovraccennato  mss.  fu  compilato 
da  un  notaro  appellato  Ruggiero,  con  tutte  le  for- 
malità giudbiali,  per  ordine  dì  fra  Tommaso  Du 
Butera  Vescovo  di  Cefalù,  onde  riunire  i«  na 
sol  corso  i  privilegii  e  le  rendite  deUa  sua  Chiesa. 
Conservasi  nell'archivio  del  capitolo,  e  riconoscen- 
dosene l'autenticità  è  stato  approvato  da  tutti  ì  re- 
gii  V'isìutort  non  escluso  il  celebre  Mi.  De  Cìoc- 
ehim  ella  sua  visita. 


CE 


Paolo  Cicala  j  Contestabile  del  Re,  Conte 
di  Gollesano  e  di  AliOa. 

Disturbato  nel  1223  il  Yescofo  Arduino 
dall*  Imperator  Federico,  abbandonò  la  su 
Chiesa  e  V  isola  ancora  ;  il  Re  intanto  oc- 
cupò il  castello  e  la  città;  ma  per  aatorità 
del  Romano  Pontefice  ne  Tenne  restifob 
la  Chiesa  ai  dritti  primieri.  La  rocca  111* 
tavia  commettesi  alla  custodia  delle  r^ 
truppe  nel  1232,  finché  per  una  costiUuioM 
di  Alessandro  IT  rendesi  il  medetimo  ci* 
stello^  che  era  passato  in  mano  dei  dtladU 
al  Vescovo  Giovanni  u.  Sotto  Carlo  d'iagil 
Tenne  stabilito  lo  stesso.   Sotto  gS  An- 
gonesi  tuttavia  se   rosurparono  i  Gend 
Conti  di  VentimigUa;  imperocché  fn/M' 
SCO  sotto  il  Re  Pietro  portaTasi  come  SI» 
gnore  di  Cefalù,  i  di  coi  eredi  e  ifMI 
non  altrimenti  T occuparono,  and  cuiei* 
rono  di  mail  il  VescoTO  cbe  ripeteva  i  M 
della  sua  Chiesa.  IK  nuoTO  però  inseriti 
tempo  del  Re  Martino  nel  1393  le  fot, 
e  andando  in  male  Cefalk  ostìlmeBle  n* 
pita,  stabili  il  medesimo  Re  che  pii 
cedesse  alla  Signoria  dei  Raronl;  la  ff/tH 
sanzione  durò  certamente  a  lungo:  pokli 
nel  1400  Cefalo  suffragava  il  pieooifirift 
a  Giovanni  Abatelli,  il  che  appellano  fM 
e  misto  impero ,  poi  si  dà  In  clieoleii  I 
Bernardo  dì  Requesens,  e  finalmente  adii» 
Ionio  Ventìmigtìa,  per  1000  fiorini  femf 
neir  erario  del  Re  Alfonso.  Non  lungo  teifi 
dopo  tuttavia,  reso  il  prezzo  Loca  di  &^ 
zana  Vescovo,  ad  Antonio,  redense  la  dÉ» 

Ritorno  al  tempio  principale,  che 
alla  vista  oggigiorno  intero  coi 
ornamenti  a  musaico,  e  da  colonne  28  pM 
alte  ed  8  di  diametro  grandi  sosleiA 
con  esimii  campanili,  in  luc^o  elevalo, 
U  costituì  il  Re  Ruggiero  e  consacroUt 
12«7  Rodolfo  Cardinale  delU  S.  IL  C, 
scovo  .libanese.  L' imperator  Federico, 
ueir  assenza  di  Giovanni  Veneto  T 
ordinò  con  somma  prepotenza  si 
sero  in  Palermo,  di  cui  li  orilooò  id 


i 


311 


CE 

amosi  sarcofagi  di  porfido ,  che 
^e  Ruggiero,  come  leggesi  nel  di- 
pese in  segno  perpetuo  di  sua 
d  in  uno  dei  quali  vicino  al  coro 
e  si  componessero  le  sue  spoglie. 
y  equestri  e  famose  figure  del  me- 
Ruggiero  e  di  altro  Re ,  si  am- 
li  Iati  dell*  abside ,  ed  accrescono 

sorgono  parimenti  con  ogni  de- 
stituiti i  sepolcri  dei  Vescovi  dei 
ipi,  una  veste  di  Ruggiero  in  seta, 
ossuta  conservasi  nella  sacrestia,  e 

anche  la  tomba  di  Eufemia  sorella 
ico  morta  in  Cefalù.  I  Canonici  re- 

S.  Agostino,  come  avvisai ,  stabi- 
nedesimo  fondatore,  a  lungo  vi  ce- 
0  i  sacri  uflicii  e  i  ministeri,  ma 
re  del  Re  Carlo  II  ed  un  pontifi- 
ritto  di  Qemente  X  del  1671,  fu- 

0  subrogati  i  Preti  secolari,  promo- 
afTare  il  Vescovo  Giovanni  Roano, 
)vò  soltanto  due  dei  regolari.  Scris- 
qaesta  Chiesa  Benedetto  Passafiu- 
irandino.  Ne  stan  presso  le  case 
nici  ed  il  decentissimo  Palazzo  Ve- 
corrisponde  di  rimpetto  il  semina- 
shierici ,  che  primo  eresse  in  Si- 
éscovo  Francesco  Gonsaga^  ed  am- 
i  successori  di  lui,  ed  ultimamente 
>  nostro  secolo  Demcnico  Valguar- 
e  più  elegante  (!)• 

mi  addorre  qol  un  qoadro  cronologico  re- 

1  cottnizìone  della  Calledrale  di  Cefalù, 
raccolto  nell'  egregio  lavoro  ral  I>aomo 

le  e  aopra  altre  Chiese  Sicolo-Normanne 
ico  Lo  Paso  Pietrasanta  Duca  di  Serradi- 

•  3  agosto,  Roggiero  per  la  sofferta  tem- 
roto  di  edificare  un  tempio  al  Salvatore. 
Oecad.  1.  iib.  ix  e  ni  e  Ms.  del  1329.) 

•  Ind.  Tin ,  cioè  prima  di  settembre  in 
ocia  l'indizione  ix,  Ruggiero  si  reca  al 

dei  Canonici  Regolari  di  S.  Agostino  in 
sr  inyiUrli  a  trasferirsi  nella  Cattedrale 
;h'  era  per  innalzarsi,  e  riconoscerla  co- 
riacipale  del  roligtoso  istìtoto.  (Diploma 

nei  libro  dei  prifilegii  della  Cattedrale). 


CE 


Sono  in  Cefalù  molte  famiglie  di  rego- 
lari: i  Minori  Conventuali,  dei  quali  affer- 
mano a?ere  abitatoli  convento  dal  1225,  fon- 
datore S.  Antonio  di  Padova;  poiché  costui, 
venuto  in  Cefalù,  lo  promosse,  e  piantò  di 
proprie  mani  un  cipresso  che  dicesi  aver 
verdeggiato  per  ben  300  anni;  mostrano  al- 
tresì un  albero  di  melagrana  ancora  esistente, 
ed  il  sacro  vaso  con  che,  come  attestano, 
consumava  il  sacrìGzio  ;  è  sito  fuori  le 
mura  verso  Occidente,  molestato  perciò 
dalla  inclemenza  dell*  aria ,  come  affer- 
ma il  Pirri:  gli  Osservanti  del  medesimo 
Ordine  non  molto  distano  dalla  porta  ma- 
rittima^ stabiliti  nella  Chiesa  di  S.  Niccolò 
dal  Vescovo  Francesco  Gonsaga  nel  1590: 
i  Frati  Predicatori  dal  1521  nel  territorio 
di  S.  Biagio  a  2  m. ,  fondati  sotto  il  titolo  della 
SS.  Trinità,  per  opera  di  Girolamo  Vitale  ven- 
nero trasferiti  in  sito  più  elevato  della  città 
nel  1540,  furono  accolti  i  CarmeUtani,  sotto 
gli  auspicii  della  Vergine  tutelare,  nella  Chie- 
sa di  S.  Sebastiano  nel  1574,  per  opera  di 
Alberto  di  Monaco:  i  monaci  di  S.  Maria 
della  Mercede  della  redenzione  dei  cattivi, 

1130.  — Ind.  ìx,  Anacleto  conferma  con  una  bolla 
la  dipendenza  dei  religiosi  di  Bagnara  da  quelli 
di  Cefalù,  e  le  fatte  donazioni.  (Pirri.  Not.  Eccl. 
Messan.  pag.  388).  ^ 

1131. — Nel  giorno  della  Pentecoste  il  Re  Rug- 
giero getta  la  prima  pietra  della  Cattedrale  di  Ce- 
falù. (Pirri  1.  e). 

1138.  —  In  febbrajo  Ind.  x,  Giorgio  Ammiraglio 
divide  e  segna  i  conBni  delle  terre  assegnate  da 
Ruggiero  alla  Chiesa  di  Cefalù.  (Diploma  in  Tabul, 
Eccl.  CephaU,  che  si  consenra  nella  Bibl.  comunale 
di  Palermo). 

1132.  —In  marzo  Ind.  x,  Ruggiero  con  solenne 
diploma  greco-arabo  arricchisce  questa  cattedrale 
di  gii  fabbricata  di  larghe  donazioni  (Pirri^  1.  e. 
pag.  79»;. 

1145. — Ruggiero  aggiunge  nuoye  largizioni  alla 
succennata  Chiesa  ed  ordina  la  costruzione  di  due 
urne  porfiretiche.  (Pirri  1.  e  pag.  800). 

il4g,  ^£poca  in  cai  si  compirono  i  musaici 
del  santuario,  come  ricayasi  da  iscrizione  a  mu- 
saico dell'abside. 


312 


CE 


sotto  gli  aaspicii  di  S.  Pietro  Nolasco,  splen- 
didamente vennero  dotati  dal  YescoYO  e 
da  Stefano  Himiera  seguace  dell*  istituto, 
nel  1629. 

Gli  Agostiniani  mentOTati  dal  Pirri  due 
Monasteri  abitavano  un  tempo,  ora  non  più; 
quel  di  S.  Maria  di  Gesù  al  di  fuori,  quel 
di  Porto  Salvo  subito  appresso  la  pprta  di 
mare.  Venne  dato  un  sito  ai  Cappuccini  a  4 
m.,  neir  elevato  colle  Gibilmanna,  di  cui  a 
suo  luogo  in  più  copia  diremo.  Siede  nel 
centro  il  monastero  di  S.  Caterina,  di  mona- 
che sotto  regola  di  S.  Benedetto,  che  nobile 
si  mostra  per  gli  ediOzii,  e  come  uno  spec- 
chio della  più  stretta  disciplina;  se  ne  dice 
fondatore  dal  Pirri  Antonio  Paragone  mes- 
sinese di  patria,  Vescovo  di  Gefalù,  afferma 
però  r  Auria  esseme  stato  ristoratore.  Marco 
Antonio  Gussio  fabbricò  una  casa  per  le 
donzelle  prive  di  parenti,  ed  accresciuta  di 
congruente  dote  la  Chiesa  di  S.  Leonardo 
dedicata  un  tempo  da  Ruggiero  a  S.  Gior- 
gio, loro  assegnò.  Osservansi  finalmente 
in  Cefalù  due  spedali  pei  pellegrini  e  per 
gì*  infermi,  fabbricati  per  sollecitazione  del 
Vescovo  Francesco  d'Aragona,  sommini- 
strando delle  somme  insieme  coi  cittadini. 
Celebra  F  Auria  il  tempio  di  S.  Stefano 
dall'eleganza  e  la  bellezza  degli  edifizii,  i 
quali  sono  destinati  alla  compagnia  delle 
anime  purganti;  è  adorno  di  famosa  rac- 
colta di  reliquie,  registrate  dal  medesimo 
scrittore. 

Succedono  a  questi  sacri,  i  pubblici  e 
civili  monumenti  in  ornamento  della  città. 
Presentando  la  rupe  una  figura  di  testug- 
gine, ed  in  alto  levata,  come  un  promon- 
torio al  mare  sovrastando,  forma  degli 
asili  dei  fianchi  nel  lido  ad  accoglier 
navi ,  da  ogni  banda  sicuri  dall*  opposto 
vento.  Uno  di  questi  dicesi  il  porto,  sotto 
le  stesse  mura;  altro  distante  un  miglio  e 
mezzo  dalla  ciuà  verso  Oriente,  appellasi 
volgarmente  Calura;  ed  un  capo  medesimo 
o  promontorio  ha  nome  Blarchiafava^  e  da 


CE 

ogni  parte  per  tutta  la  spinerà  • 
naie  si  ha  per  conspicao.  Eniras 
da  ogni  dove  cinta  di  mora,  per 
da  Occidente,  Settentrione  ed  Ori 
queste  la  prima  distinta  col  nome  ì 
conduce  i  cittadini  nelle  parti  in 
munita  di  artiglierie  evita  gli  io 
nemici;  altra  detta  deU*ilrefia  p< 
coglie  gran  copia  di  arena  e  di  pi 
sino  alla  spiaggia^  appellasi  anchi 
cerò  Ossuna,  presso  la  quale  eri 
torre  ben  fortificata;  appellano  la 
Piseato  0  di  ilare,  dalla  quale  n 
sunita  la  fortezza  di  Gnmario  e  < 
chele,  battuta  verso  le  radici  dai  : 
mare.  Succede  altra  fortezza  edii 
d*  elevato  lido.  E  torre  intanto  e 
sono  munite  di  cannoni.  Indi  Tullii 
verso  Oriente,  che  prese  il  nome  di 
ea  dalla  vicina  contrada  dove  ahi 
Giudei,  compie  il  circuito  della  dui 
cesi  dairAuria  di  un  miglio  e  mezzo 
porta  nomasi  altresì  di  S.  Antonio 
Cina  chiesetta;  presso  S.  Antonio 
ingenti  antiche  ruine,  avanzi  deiru 
falUj  la  quale  quantunque  nel  moi 
potè  al  lido  un  caricatojo,  dove 
portassero  delle  merci  dagli  straa 
cittadini  frumenti  ed  altre  proda 
altre  parti  esportassero.  Le  strade  i 
anguste  ed  in  gran  parte  rette, 
sulle  altre  che  conduce  a  porta  d 
nella  quale  ammirasi  la  mole  di  aai 
fizìo  costituita  come  dicono  da  Ri 
per  domicilio  Regio,  volgarmente 
che  si  ebbe  nel  ICOC  dai  Ventimi 
ne  erano  da  gran  tempo  posscssor 
bile  famìglia  di  Fiore,  che  poi  co 
ai  monaci  di  S.  Domenico.  Occupa 
della  città  molto  ampia  piazza,  oi 
un  fonte  di  pietra  che  dà  copiosissii 
a  comodo  dei  cittadini;  è  altresì  i 
di  marmo  nella  piazza  del  Duomo  i 
per  ordine  del  Vescovo  Francesco 
Sorge  nel  sommo  vertice  della 


313 


CE 

ea,  dalla  quale  la  rupe  medesima 
stello.  È  questa  inaccessibile ,  e 
uè  essendo  da  quasi  ogni  parte 
cinta  da  un  muro  tuttavia,  né  può 
non  da  Libeccio,  il  qual  luogo 
»giamente  munito.  La  rocca  si  ba 
sime  cisterne  e  la  famosa  Cbiesa 
di  S.  Anna;  e  sotto  di  essa  osser- 
ibe  grandissime  grotte.  Non  lungi 
i  Cbiesa  dedicata  a  S.  Venera,  in- 
guaio osservansi  dei  ruderi  di  an- 
.  AGTermano  scrittori  nazionali  es- 

>  in  quel  luogo  il  tempio  di  Giove 
ignita  del  sommo  Sacerdote  men- 
i  Tullio,  sotto  di  cui  sollevasi  la 
I  oggi  viene  sotto  nome  di  Coro. 
)  quello  da  colonne  che  oggigior- 
idattate  ad  ornamento  della  Chiesa 
,  raffermano  anche  nei  tempi 
al  vero  Dio  dedicato.  Presiede  ai- 
in  nome  del  Re  uno  dei  Capitani 
tzia  con  un  presidio,  avendo  cura  di 

città  e  spiaggia.  Invigila  poi  al 
Sila  prima  il  Magistrato,  che  prof- 
IX  voto  nel  Parlamento  del  Regno, 
(r  istemma  la  sacra  immagine  del 
,  sotto  la  quale  occorrono  a  man- 
iriciole  di  pane  tre  pesci  cefali. 

>  sotto  Carlo  V  fu  di  935  il  num. 
e;  nel  159S  poi  359S  i  cittadini, 
;2  le  case  1335,  1889  gli  abitanU; 

le  case  1460  e  le  anime  4013 , 
imente  5442.  È  capo  di  comarca 
mo  4  suoi  cavalieri  e  42  pedoni 
re  della  Prefettura  militare  di  Ter- 
de  di  aria  saluberrima;  è  in  38% 
Ut.  in  37'',  50*  di  long.  La  istìtu- 

Yescovo,  come  affermai,  è  di  an- 
imperocchè  Niceta  Vescovo  di  Ce- 
critto  al  concilio  costantinopolitano 

Vescovo  di  Cefalù  dicesi  da  Mi- 
tto  al  trono  di  Siracusa;  restituito 
;ro^  Jocelmo  offresi  il  primo  Prio- 
nastero  di  Bagnara,  cui,  acciocché 
ella  grazia  del  medesimo  Re,  Ugo- 


CE 


ne  Antistite  di  Messina  assegnò  la  diocesi. 
Ma  Jocelmo,  ed  il  successore  di  lui  Arduino 
diconsi  soltanto  eletti;  Rosone  però  intraprese 
il  primo  Toner  della  consecrazione.  Quei 
che  oggigiorno  intanto  siede  al  governo, 
Giuseppe  Castelli,  secondo  la  serie  del  Pir- 
ri  è  tenuto  il  liv,  ed  è  celebre  per  1*  esi- 
mia probità  dei  costumi.  Appellato  al  Par- 
lamento del  Regno  siede  l'viii  posto  trai 
chiesiastici  Gerarchi,  ed  è  suffraganeo  al- 
r  Arcivescovo  di  Messina  come  a  Metropolita- 
no. Speftavagli  in  pieno  dritto  la  città  dì  Ce- 
falii.  Ma  ai  nostri  tempii  dice  il  Pirri,  può 
conoscere  il  Vescovo  tutte  le  civili  cause 
di  appello  dalla  Curia  secolare  di  CefatU. 
Esercita  giurisdizione  contenziosa  contro 
i  laici,  nelle  cause  che  concernono  Vtc- 
tualia.  Più,  che  dinanzi  il  Vescovo  o  il  di 
lui  Vicario  si  creino  i  ministri  della  città. 
Rimettonsi  finalmente  alla  camera  VescO" 
vile  le  pene  imposte  dal  fisco  della  città 
per  delitti  e  contumacie.  Queste  cose  dal 
Pirri. 

Si  distinguono  per  la  pietà  dei  costumi: 
Antonio  Lo  Duca  Sacerdote,  che  visse  lun- 
gamente in  Roma,  dove,  come  credesi^  mori 
in  opinione  di  santità;  mentovato  dal  Gae- 
tani  neiridea,  dal  Pirri,  dalFAuria,  e  da 
altri.  Francesco  dell*  ordine  dei  Cappuccini 
a  cui  morendo  si  presentò  in  vista  la  Bea- 
tissima Vergine,  come  attesta  Boverio;  e 
Giambattista  de  Francfais,  di  cui  più  in  bas- 
so diremo.  Lodano  decorati  di  ecclesiasti- 
che dignità:  Ruggiero  dei  Chierici  della  R. 
Cappella  di  Palermo,  Vescovo  di  Malta  ver*- 
so  il  1253;  Enrico  dell* Ordine  dei  Minori, 
Vescovo  di  Malta  altresì  nel  1304;  Pietro 
Guerreri  Abate  di  S.  Maria  di  Bordonaro, 
poi  Urgentino  Vescovo  in  Italia,  di  cui  fa 
menzione  Ughello  ;  Ruggiero  Vaccalora 
Ciantro  di  S.  Pietro  del  R.  Palazzo,  e  R. 
Cappellano  ai  tempi  di  Martino,  cui  visse 
grandemente  caro;  e  Pietro  dell' ordine  dei 
predicatori.  Inquisitore  delle  cose  di  fede: 
Vincenzo  PassaGume  da  Cagliola  dei  Minori, 

40 


314 


CE 


Vescovo  di  Patti  e  di  Kariana  fuori  Si- 
cilia, ma  ne  tace  il  Pirri  la  patria.  Rota 
Auria,  essere  stato  VescoTo  di  CefaUi  un 
Francesco  del  medesimo  istituto ,  ma  nes- 
suna altra  memoria  rimane  di  lui.  Trai  sicoli 
scrittori  sono  mentovati  dal  Hongìtore: 
Matteo  d*Anna  dell*  ordine  dei  Predicatori, 
Esaminator  Sinodale,  sommo  predicatore, 
coltivatore  della  poesia  e  delle  lettere  ame- 
ne; molto  scrisse  in  verso  ed  ò  encomiato 
dall*  Aaria  e  dairAllazio:  Antonio  Lo  Duca, 
di  cui  sopra  si  disse,  commendato^  da  He- 
nochio,  Pancirolo,  Panvino,  Yoga,  ed  altri 
appo  il  medesimo  Hongìtore:  pubblicò  le 
OrazUmi  iui  ni  Angeli.  Benedetto  Passa- 
fiume  Minore  Osservante  chiaro  per  erudi- 
zione e  dottrina,  scrisse  sull'orciàie  detta 
Chiesa  di  Cefotb,  e  la  fMa  di  Franeeèco 
Gonzaga:  Giaseppe  Flores  esimio  poeta  ed 
astronomo  non  volgare^  i  di  cui  latini 
ed  itali  carmi  die*  alla  luce  Vincenzo  Au- 
ria:  Giambattista  Spinola  pubbUcò  l'Idil- 
lio Belvedere,  e  lasciò  altre  opere  giusta 
il  testimonio  dello  stesso  Auria:  Giambat- 
tista de  Franchis  dell'ordine  di  S.  Dome- 
nico, personaggio  dottissimo  ed  esimio  por 
religiose  virtù,  di  tenacissima  memoria 
giacchò  soleva  minutamente  ripetere  chec- 
ché letto  avesse;  nel  Tribunale  d'Inquisi- 
zione Gensor  di  libri  per  ben  40  anni,  diede 
alla  luce  molte  opere  riferite  dal  Mongitore, 
che  molle  cose  scrive  sulla  preziosa  morte 
di  lui  e  le  cariche  cui  fu  sollevato.  Sebastia- 
no Campo  medico  e  poeta,  eccellente  nel- 
l'una e  neiraltra  facoltà:  Stefano  d'Anna  Par- 
roco di  S.  Croc45  in  Palermo,  teologo  e  poeta 
non  volgare:  Paolo  Velasquez  uomo  accetto 
alle  muse,  e  Tommaso  Federici  frate  di  S.  Ma- 
ria della  Mercede,  encomiato  per  la  sua  ora- 
toria arte,  Teologo  eziandio  profondissimo, 
Pro? inciale,  Definitore  Generale  di  quell*  or- 
dine. Q  ha  chi  afferma  che  Vincenzo  Auria 
chiarissimo  per  erudizione,  sia  stato  di  Ce- 
falù,  ma  spessissimo  appella  Palermo  sua  pa- 
tria, e  Mongitore  1*  ascrive  trai  Palermitani. 


CE 

Abbiamo  4  monete  di  bronio  dd 
Gefalù,  in  cui  è  scollalo  o  il  Wfù 
ve,  0  la  figura  di  Ercole,  e  nel  rovai 
clava  a  quel  Dio  allusiva,  o  iu 
rio,  ed  eziandio  Diana,  Il  die  ti 
lucida  il  citato  eruditissimo  Aorii. 
ritorio  ò  fecondissimo  in  Uado ,  il 
fruttiferi,  ulivi,  mori,  riti,  fratti,  «di 
ad  ogni  campestre  deliria,  per  ca 
avere  avuto  Cefidfa  il  titolo  di  dita 
tiè8ima;  è  ingombro  di  bosdii  e  di  » 
sono  sotto  la  giurisdizione  dd  Ve» 
il  mare  abbonda  in  pesd  seco» 
SiUo  (1). 


(1)  Oggigiorno  è  un  capo  diitrelto  eo 
condarìi  soggeUi,  in  proyincia  di  Pakn 
dìsU  46  m.  Fra  le  ({oindici  numela  recai 
sta  città  dal  Torremiiiia»  moelraBO  alcuM 
di  giovane  nomo  •  nel  roveacio  nn  Bacaa 
aedere;  altre  la  tesU  di  Mereorìo»  e  ma 
un  nomo  ignudo  col  caduceo,  che  anche 
per  Mercurio;  in  altre  una  teata  di  Bred 
nani  e  le  leUere  KE*A.^  od  roteaeioi 
dei  fulmini  e  la  pelle  di  un  leone:  da 
monete»  e  da  una  iacrizione  monca  della  ] 
nea:  TOTHOAT:::  NOT-PAT  01  AAAO 
HPAKAEI,  che  ritroTasi  neU' archivio  da 
ArcivescoTÌle,  sì  deriva  eaiere  stata  la  dtl 
consacrata  ad  Ercole.  Osservasi  un  tratto  i 
tiche  mura  composte  sema  ealce  e  di  gr 
pietre  quadre,  che  sono  le  più  grandi  ad 
Sicilia  a  tal  uso. 

Il  prospetto  della  Cattedrale  adorno  di 
tico  diviso  in  tre  archi  soatennti  da  qai 
lonne  è  adomo  ai  fianchi  di  dne  torri  qaai 
terminano  in  alto  a  foggia  di  pirandda. 
navi  il  fabbricato^  sostenuto  da  colonne  qi 
di  granito;  la  pianU  però  soUeraai  vana 
per  ({uattro  gradini,  dove  quattro  grandi  i 
vansi  sulla  solea,  poggiando  aovra  aontnon 
Nella  conca  dell*  abside  vedesi  in  musaiei 
gine  del  Salvatore  cui  è  quel  tempio  dai 
sottostanno  altre  imagini  rappreaentanti  la 
Angeli^  Santi»  con  arabeachi  ed  iacrition 
che  ed  or  latine  in  caratteri  sicoli-norast 
prii  air  epoca  della  fondaiione.  Dal  lato 
gelo  è  sito  il  soglio  reale,  e  neU'oppoil 
scovile.  Il  chiostro  poi  attiguo  alla  Chie 
chi  acuti  che  poggiano  aa  colonnette  bini 


315 


CE 

urla  (Y.  H.)  Casale  presso  Mazzara 
glielmo  Halconf  enant  Ammiraglio  di 
b  la  sua  moglie  Margherita  conces- 
r  Ospedale  di  S.  GioYaniii  in  Mes- 
mno  1203.  È  oggigiorno^  dice  il 
oU  del  Prior.  di  Hess,  tin  mem' 
Grangia  deUa  Commenda  di  Mar' 

»  (V.  «).  Antica  città,  do?* è  Sicu- 
1 18  m.  da  Girgentì,  come  Cluverio 
(lerario  di  Antonino  per  le  stazioni 
ae  ricaTa.  Ecco  il  testo:  da  Agrigento 
\  m.  18,  da  AUava  li,  alle  Acque 
,eUo  afferma,  Siculiana  essere  stata 
ra  fabbricata  da  Federico  Ghia" 
ano  j  ma  eredola  io  piuttosto  da 
aurata,  e  rifabbricata  lorchè  fu  in 
distrutta.  Certamente  per  molti 
pria  di  cotesto  Federico,  la  città 

ire  6  di  arabeschi  ò  an  prezioso  mono- 
ibe  la  cede  solamente  a  quel  di  Monreale 
rento  dei  Benedettini, 
iaserrare  ancbe  in  Cefalà  il  ricco  gabinetto 
Xì  di  storia  natnrale  possedato  dall' egre- 
vr  Enrico  Piraino  Barone  di  Mandralisca. 
lagna  che  domina  la  città  è  composta,  se- 
'  egregie  G.  Power  «  da  un  genere  di 
letto  lumachéUa,  clie  sotto  l'azione  del  fuoco 
ealce  bianchissima  e  bitume  spleudentissi- 
e  fanno  taroleri  ed  altri  ornamenti  di  molta 
;  ci  hanno  poi  sulla  sommità  di  belli  cri- 
earbonato  di  calce«  quattro  Tirietà  di  dia- 
nnque  di  agate.  Estendesi  il  territorio  in 
[,909,  delle  quali  7,508  in  giardini,  18,866 
lemplici,  0,958  io  canneti,  557,989  in  se- 
ii  semplici,  1088,880  in  pascoli,  339,170  in 
88S«58e  in  yigneti  semplici,  16,411  in  fi- 
India,  56,434  in  alberi  misti.  96,681  in  ca- 
,  S66,7S9  in  boscate,  808,809  in  frassineti. 
I  suoli  di  case;  di  76884,884  1* estensione 
tale  dell'  intero  distretto;  le  frutta  sono  squi« 
orU  manna,  olio  e  pesce  salato,  poiché  ab- 
iasimo  é  il  mare  ricino,  ma  il  porto  non 
rfere  che  un  picco!  numero  di  legni.  Erane 
azione  nel  1798  di  8937  abitanti,  di  8793 
1 ,  e  finalmente  si  accrebbe  a  10376  sino 
èl  1853.  quando  quella  dell'  intero  distretto 
703S8.  Sul  castello  di  Cefalù  è  posto  un 


CE 


iti  9ife8<o  sito  /il  appellata  Cena;  e  poco 
dopo  soggiange,  da  Girgenti  però  alla 
piccola  terra  di  SicuKana  si  computano 
18  m.,  dal  che  ricavasi  con  manife- 
stissimo indizio  essere  stata  la  Cena  di  cui 
parla  Antonino. 

CenUiieo«Lat.  Centineum.  Sic.  Centine» 
(Y.  D.)  Trai  municipii  di  Castroreale  donde 
dista  3  m.  verso  Maestro.  La  sua  Chiesa  par- 
rocchiale sacra  alla  Vergine  è  antichissima, 
come  si  mostra  dal  suo  edifizio  di  greco 
stile,  di  nere  pietre  costruito.  In  questo 
luogo  trasmigrarono  gli  abitanti  di  S.  Ca- 
taldo municipio  altresì  di  Castroreale,  e  vi 
innalzarono  un  tempio  dedicato  al  S.  Ve- 
scovo. Dista  Centineo  dalla  spiaggia  circa 
un  m.  e  mezzo  (1). 

centorbl.  Lat.  Centuripae.  Sic.  Cen- 
torvi  (V.  N.)  Celebre  un  tempo  ed  antica 
città,  giusta  Polibio,  Tucidide,  Pomponio 
Sabino,  Tolomeo,  Mela,  Plinio,  Tullio,  e 
Strabene,  detta  dai  Greci  KENTOTPinAi  e 
KENTOPUIA.  Sorge  su*  colli  asprissimi,  che 
i  fiumi  Simcto  e  Ciamasoro  separano  dalle 
radici  delFEtna  da  verso  Libeccio.  Strabene 
dice  nel  lib.  6  :  è  sita  Centuripe  sopra  Ca^ 
tania^  confinante  coi  monti  Etnei,  e  col 
fiume  Simeto;  e  Pomponio  Sabino  sopra  Vir- 
gilio Eneid.  lib.  8.  tra  Cetonia  e  Centu- 
ripe è  U  fiume  Simeto,  e  Silio  nel  lib.  xnr. 

E  r  Erica  sublime  e  di  Centorbi 
L'eccelsa  retta... 

Tucidide  nel  lib.  6  dicela  città  dei  Si- 
coli  :  gti  Ateniesi  ritornati  in  Catania  ed 

(1)  £  tuttayia  un  casale  aggregato  a  Castroreale, 
di  un  400  abitanti  circa.  Nella  Chiesa  si  osserva, 
particolarmente  nell'altare  maggiore,  il  quadro  del- 
la Yisitazione  dello  stile  di  Alibrandi,  ma  imbrat- 
tato dalla  mano  di  coloro  che  procuraran  metter 
le  brache  agli  stupendi  nudi  di  Raffaello;  il  qua- 
dro dello  altare  laterale  rappresentante  la  Tergine 
deiridria  con  quadretti  all'intorno^èdi  Gio.  Do- 
menico Quagliata.  L'aria  del  villaggio  è  buona,  e 
▼iene  diretto  nello  spirituale  da  un  cappellano  cu- 
rato eletto  dall'Arciprete  di  Castroreale. 


316 


CE 


M  fatta  raceoUa  di  frumento,  con  tutte 
le  truppe  partaronH  in  Centuripe  città 
dei  SicoU,  deve  giusta  il  patto  entrati, 
incendiate  le  biade  degli  Ineuèi  e  degU 
Iblei,  ri  partirono  ritornando  in  Catania: 
quinci  Nicia  Yolle  per  alleati  i  Centuripini; 
lo  stesso  Tucidide  nel  lib.  vii  soggiunge: 
fatto  in  tal  eoa  Nicia  coMopevole,  spe- 
disce meèri  a  quei  eicoU  donde  era  per 
paMore  il  nemico,  ed  ai  socii  di  Centu^ 
ripe  e  di  Aggira  e  ad  aUri,  affinchè  non 
permettessero  U  passaggio.  È  vero  cer- 
tamente ciò  che  Gelilo  ricchissimo  Agrigen- 
tino celebre  per  ingegno  e  costumi,  spe- 
dito dai  suoi  ambasciatore  ai  Centuripini, 
da  loro  deriso  nell*  assemblea  pel  suo  sot- 
tile e  spregevole  aspetto ,  giusta  il  testi- 
monio di  Diodoro,  rispose  :  esser  costume 
degli  Agrigefttini  spedire  personaggi  di 
prestantisrima  forma  presso  le  città  di 
nome  iUustre,  personaggi  però  rimili  a 
lui  presso  le  basse ,  né  degne  di  venire 
apprezzate.  Imperocché  soggiunge  Cluve- 
rio ,  non  era  da  paragonarsi  a  Siracusa , 
Agrigento^  Selinunte,  Segesta,  Imera,  Leon- 
tino,  Catana,  e  città  di  tal  fatta;  di  essere 
stata  tuttatsia  una  celebre  e  ricca  dtlà 
tra  le  mediterranee,  da  ciò  ricanari  che 
ebbe  Principe  proprio  ossia  Regolo,  e  dice 
lo  stesso  Diodoro  nel  lib.  xiv.  Dionisio 
strinse  alleanza  con  Aggiri  tiranno  degli 
Aggireri,  con  Damane  Principe  dei  Centu- 
ripim.  Avendo  i  Romani  invaso  la  Sicilia 
sotto  il  console  M.  Oltacilio,  ed  occupati  i 
luoghi  intorno  ali*  Etna,  Centuripe  ed  Adra- 
no,  difendendo  la  propria  libertà,  ne  sosten- 
nero lungo  tempo  r  assedio;  gli  Adraniti 
finalmente  furono  con  violenza  espugnati, 
i  Centuripini  però  si  resero  spontaneamente 
e  furono  dichiarati  immuni  dalle  gabelle, 
e  liberi  ;  ma  nessun  altro  a  preferenza  di 
Tullio  anche  nei  posteriori  tempi  celebrò 
r  opulenza  e  la  gloria  di  Centuripe;  impe- 
rocché nella  3*  verr.  alTerma  di  avere  i 
proprietarii  Centuripini,  il  cui  numero  nella    ! 


CE 


Sicilia  è  molto  grande,  nomini  onestissimi  e 
strarrìccbi,  scelti  tre  amlMuciatori  loro  di* 
tadini,  contro  Terre,  aflBnchè  per  loro  te- 
stimonianza conoscesse  il  Senato  le  cilaaiià 
non  d*  un  solo  territorio  ma  quasi  deli*  il* 
tera  Sicilia;  poicftè  orano  i  Centmipitdper 
quari  tutta  la  Sieliia,  e  guari  in  iulH  i 
confini  haninori  possedimienti.  indi  aeBi 
2*  Az.  dice  Centorbi  famosa  dell*onofe  del 
Senato,  assai  amica  e  fedele,  e  per  ega 
verso  al  popolo  Romano  congionta;  l'ap- 
pella neiraz.  3'  per  sancite  costiiuziooi  in- 
mune  e  libera;  nell*  az.  i'  molto  graade  e 
ricchissima  di  tutu  la  Sicilia;  neU*az.  Spi- 
nalmente per  fede,  antichità  e  lega  diroigi 
venir  dai  Romani  riguardata.  Impenrersaadt 
in  Sicilia  la  guerra  di  Pompeo,  la  diti  < 
Centuripe  non  di  lieve  ajuto  fb  ad  AaginH^ 
e  perciò  da  lui  ristorata,  e  forse  di  ona  c^ 
Ionia  fornita.  Strabene  nel  lib.  6.  ii^M* 
ristorò  Siracusa,  rimilmente  Catwrit^  et* 
me  oncAe  CenluHpe ,  la  quaie  difi  i 
mirande  ajuto  gli  fià  in  debellar  Pomfm 
Scorgonsi  perciò  ingenti  ruine  della 
città,  rocca  e  mora  oggi  crollate  degainii^' 
di  ammirazione,  e  nelle  macerie  troverei  b 
gran  numero  monete  di  bronzo  e  di  argcfr 
to,  improntate  del  volto  di  Giove  e  di  kf^ 
line,  0  di  vari!  simboli,  il  tripode  e  la  lift  • 
significare  il  culto  di  Apolline,  la  ^ 
e  r  aratro  a  dinotare  la  cultura  del  Itf*; 
rilorio  e  la  fecondità,   i  pesci  aiiuto'j 
ti  al   fiume  vicino ,    il    leone  ai  btfdlj 
presso  TEtna  o   ad  Ercole  e  Tei 
KENTOPiniNAN.  Occorrono  avanti  opi 
tro  preziosissimi  lapilli,  o  invano 
ricercate,   o  raramente  rinvenute, 
quali  scorgonsi  incise  o  scolpite  figure, 
in  tale  e  tanta  copia,  da  essersi  sopra 
altro  resi  eccellenti  i  Centuripini  ndri 
di  scolpire  ed  incider  gemme,  come 
desi  comunemente  dagli  amatori  di 
chilà ,  a  tacere  di  opere  di  musaico, 
quali  avanzano  frammenti,  anzi  mo>i 
esimio  in  questo  genere  un  piccolo 


317 


CE 

no  a  Yedere  dei  pesci  ariifìciali 
i,  che  scaricata  dell'acqua  avre- 
ato  guizzare  come  se  vivi  e  reali, 
lavoro  audò  a  male  ai  nostri 
r  negligenza  di  un  idiota.  Disot- 
lelle  statue  di  marmo,  e  sole 
dche  volta,  figure  fittili,  vasi  di 
le  genere  ed  artifizio .  lucerne^  e 
uentemente ,  che  a  nessun  altro 
intichi  luoghi  dell'Isola  in  copia 
iza  di  monumenti  siffatti  va  Cen- 
ionda.  Fiorì  sotto  i  Normanni ,  e 
0  spesso  mentovata  nei  diplomi 
e  r  altro  Ruggiero*  Ha  1*  Impera- 
rico,  per  essersi  da  lui  ribellata, 
^,  e  ne  trasferì  i  cittadini  in  Agosta 
i  ristorato;  rilevo  però  avere  scan- 
)cca,  poiché  non  molto  dopo  sotto 
Lugiò  a  lungo  vi  si  difese  Corrado 
alorosissimo  cavaliere  napolitano^ 

le  parti  di  Corradino,  come  nelle 
detto:  dopo  ciò,  dice  Fazello,  Gui- 
9  di  Carlo  espugna  Centorbi,  e 
rrado  èin  d^il  fondo  la  distrusse. 
jdio  tuttavolta  in  nessun  luogo  avrei 
malo  del  tutto  deserta  la  città  di 
li  cittadini;  indi  il  medesimo  Fa- 
n/urtpe,  dice,  antica  e  grandissi- 
jmpo^  ma  ora  distrutta  ed  obi- 
rari  coloni  y  volgarmente  detta 

ed  Arezio  :  V  amplissima  Centih 
allora  ...ora  detta  Centorbi,  non 
composta^ma  di  tugurii  di  giunco 
lia  accomodati.  Nel  1348  ottenne 

di  ristorare  il  paese  Francesco 
iOnte  di  Adornò;  da  per  tutto  indi 
vi  gente  frequentò  quel  luogo, 
Pirrì  afferma  aver  contato  al  suo 
ì  case,  565  abitanti,  quantunque 
ibri  dicasi  costare  nelFanno  1554 
se,  819  cittadini  ;  toccò  accresci- 
laesto  nostro  secolo,  poiché  nel 
ava  119  case ,  3055  anime ,  ed 
te  4938.  Vien  computata  oggi  nella 

la  prefettura  militare  di  Aggira, 


CE 


e  dalle  novissime  divisioni  appartiensi  alla 
valle  Demana.  Riconosce  la  Signoria  del 
contado  di  Adrano  e  al  suo  Magistrato  era 
da  gran  tempo  soggiogata,  ma  oggi  servesi 
di  proprio^  segnato  dal  Conte.  Fa  parte  della 
diocesi  di  Catania,  il  di  cui  Vescovo  delega 
le  sue  veci  al  regime  delle  anime  ed  aUa 
cura  del  Clero.  Ne  intendono  i  terrazzani 
alla  cultura  del  territorio,  ma  principalmente 
nei  fondi  loro  addetti  ed  assegnati  stanno 
a  seminare  il  più  bel  frumento,  che  ma- 
gnifico tra  le  prime  terre  vi  si  produce,  e 
non  piccol  guadagno  ne  traggono.  Ha  ora 
diciamo  del  sito.  Siede  neir  altura  di  un 
colle,  e  distendesi  da  Aquilone  ad  Ostro, 
dov*  é  precisamente  la  rocca  o  ingenti  mine 
di  questa  qua  e  là  giacenti  per  inaccessi- 
bili rupi,  volgarmente  ora  detta  Torre  di 
Corradino,  della  quale  diremo;  verso  aqui- 
lone é  la  Chiesa  maggiore  parrocchiale  sacra 
all'Immacolata  Concezione  di  M.  Vergine, 
ammirabile  per  la  mole,  ed  ampia  da  ogni 
parte,  sotto  il  qual  titolo  é  tutelare  la  Ver- 
gine agli  abitanti;  le  vanno  soggette  altre 
cinque  minori.  Sorge  il  convento  di  S.  Ma- 
ria della  Stella,  dove  in  prima  fu  la  Con- 
gregazione degli  Agostiniani  Riformati,  usur- 
pato il  titolo  di  Centorbi  dalla  medesima 
terra;  ne  fu  autore  Andrea  Guasto  da  Ca- 
strogiovanni  nel   1519,   che  profferita  in 
Catania    nella  Chiesa  di  S.  Agostino  coi 
compagni  la  professione  della  regola ,  si 
trasferì  in  questo  luogo ,  quasi  allora  de- 
serto, e  fabbricate  anguste  celle,  pose  i 
rudimenti  di  vita  eremitica,  e  propagoUa  in 
progresso  per  la  Sicilia.  Sono  degne  di 
attenzione  tra  gli  edifizii,  fabbriche  a  mat- 
toni di  antichissima  torre  appellata  Sicchia, 
quelle  a  volta  di  Dogana  e  di  Pannaria 
che  scorgonsi  quasi  di  ruine  coverte.  Af- 
fermano comunemente  della  torre,  avervi 
abitato  il  Re  Corradino,  lo  che  si  é  tutto  fa- 
voloso, perciocché  non  mai  questo  Prin- 
cipe vide  la  Sicilia,  ma  piuttosto  in  memo- 
ria di  Corrado  Capizzi,  che  erasi  unito  a 


318 


CE 


Corradino  contro  Carlo,  come  notai,  affer- 
mo essere  slato  qael  nome  alla  faurre 
appiccato;  e  questa  appartencTasi  ed  ter- 
tirorio  ai  Conti  di  idemò. 

Sorse  un  tempo  da  Centuripe  Apuleo  Gel- 
so peritissimo  nell'arte  medicai  di  cui  parla 
Scribonio  Largo  appo  Colti;  rifulse  ai  tempi 
di  Augusto,  e  sotto  Tiberio  scrisse  Mille  erbe 
e  iuUe  rurali  eeee^  di  qual  laYoro  là  men- 
lione  Senrio  sulle  Georg,  di  Virgilio,  e  su- 
gU  alberi:  fu  precettore  di  Vocdo  Valente 
e  del  medesimo  Largo.  Si  ùl  menzione  di 
Apuleo  che  desse  in  ogni  anno  ai  suoi  un 
rimedio  di  grande  effètto  contro  i  cani  rab- 
biosi, giacché  sapeva  che  spesassimo  ed 
annualmente  monlayano  in  rabbia  i  cani 
della  sua  patria.  Encomiano  altresì  Leone 
Centuripino  eloquentissimo  ojatore,  conosci- 
tore delle  lettere  greche,  che  fiori  nel  se- 
colo Tui  di  Cristo,  e  pubblicò  gli  elogii  di 
S.  Leone  YescoTO  di  Catania  e  di  S.  Gia- 
como Apostolo.  Commenda  Tullio,  Filiarco 
nunrio  dei  suoi  cittadini  al  Senato  nella, 
causa  di  Terre*  nato  in  ampUseima  città 
ed  in  ampUsetmo  rito.  Yìen  celebrato  da 
Solino  e  da  Plinio  il  croco  ed  il  sai  di 
Centuripe;  nel  lib.  ii,  dice  quegli:  checché  in 
SicUia  ri  produce,  o  dai  fecondi  raggi 
del  sole  o  daK  intendimento  umano  , 
sempre  aU'ottimo  si  accosta^  se  non  che 
U  frtUto  della  terra  vien  vinto  dal  croco 
di  Centuripe.  Plinio  nel  lib.  21^  cap.  6. 
Il  piU  bel  croco  è  in  CUicia  e  quivi 
nel  monte  Corisco;  poi  nella  U^ia ,  nel 
jfonle  Olimpo,  finalmente  in  Centorbi  in 
SicUia;  nota  Solino  del  sale:  /metalli  delle 
saline  che  sono  in  Agrigento  o  vicine  a 
Centuripe  ri  usano  siccome  sasri,  impe- 
rocché vi  ri  incidono  delle  figure  espri- 
menti 0  faccie  di  uomini  o  di  Numi.  Pli- 
nio poi  nel  Iib.  31 ,  cap.  1.  Sono  varii  i 
colori  del  sale^  rosso  in  Menfij  rossastro 
verso  0x0^  porporino  in  Centorbi;  ma  la 
miniera  oggigiorno^  che  io  sappia,  è  inco- 
gnita. È  a  ìfedere  sui  Signori  di  Centorbi 


CE 


dò  che  dicemmo  dei  Conti  di  Adnno;  no- 
tiamo qui  tutta  Tolta,  essere  sCaIs  qntsu 
antica  città  sotto  i  Homuuuii  in  possedi- 
mento  di  Adelasia  nipote  di  Buggieie  a 
della  di  lei  madre  JTafilde  ùEmtna  fi^Mh 
dello  stesso  Ruggiero,  che  afom  Ib  maril» 
GoOIredo  signore  di  monte  Ga? eoso.  Airfa 
eia  poi  fu  data  in  moglie  al  Conte  di  Afs- 
nello  colla  Contea  di  Adornò  ed  altre  tene, 
che  sotto  i  figli  di  lui  passarono.  Trsie 
sotto  gli  Aragonesi  il  dominio  di  Àésnà^ 
e  di  Cenlorfri  in  mano  di  JPieIro  imem  M- 
lejjfrino,  la  di  cui  unica  fif^uola  oonginilaa 
jralleo  Sdafanif  questo  no  slabilikgttlBi 
Conte;  è  perciò  a  riprendere  Loca  Baitafy 
che  difolgò  usurpatore  Matteo  in  octasioai 
della  guerra  drile  sotto  il  He  Lodeiin; 
e  ciò  ignorò  Isidoro  Terrina  nella 
fesa  pel  duca  di  Ferrandina.  Dallo 
Matteo  passò  ai  iTonlecafena,  da  queMi  di 
famiglia  spagnuola  di  Toledo.  Sta  CmÈM 
in  ir  40*  di  latitudine,  in  SS*  di 
dine  (1). 


(1)  É  ittnilmeata  GentoriH  va 
di  tena  cliise^  in  profincia,  dialreCto  siSomi 
Nìcosia,  distante  S6  m.  da  Catania  capitali  M 
proYincia»  ed  altrettante  da  Nieoeia»  141  4»^ 
lermo.  Vi  ha  di  recente  fondanone  nn  collii' 
Blarìa  costituito  dal  cornane  a  li  apffls  IMd 
approYato  con  n.  nescrìtto  del  16  mano  iStttt^ 
di  cni  oggetto  primario  è  la  edncanone  ddiA^ 
selle  alla  economia  familiare  «  alle  arti  fi  A 
lettere;  è  sotto  la  regola  del  Cardinal  OkiM 
Fu  eretta  nel  1S40  daUa  pietà  dei  §eiéì  •md 
le  care  del  fa  tter.  Cantore  D.  Tito  nugi  li  iM 
pii  indifidni  ana  Chieia  dedicate  poi  àt^Ce^ 
ciflsso,  e  neUa  Chiesa  di  &  Antonie  AkiH |É 
oblazione  Yolonteria  dei  fedeli»  ad 
telante  missionario  Can.  D.  Gio?anni  GriniÌi%! 
CastrogioYanniy  si  oostml  ana  8.  CiM  di 
imitasioae  del  tipo.  Passando  alle  opmi 
il  camposanto  attaalmeote  in  weroisii  • 
nel  1S17,  è  sito  aUa  estremità  del  pesia»! 
coUina  Ycrso  meuogiorno*  con  nn  penili 
di  Cappoccini  per  la  coitodia*  e  la 
nella  Chieia  di  S.  Niccolò  di  Bari;  aia  Arili 
Ubile  che  ri  condnce  dalla  piana  III  if^' 
1S4S  dal  Sindaco  D.  tpilanio  Mm» 


r*— 


319 


CE 

»  4eU«  Sicilia.  Lat.  Umbilicus 
Sic.  Ylddicu  di  la  Sicilia  (V.  D.) 
rolgannente  la  città  di  Castrogio- 
notai  altrove  occupare  il  monte 
che  non  dista  da  Castrogiovanni, 
dell'  Isola,  nel  di  cui  vertice  sono 
I  pietre,  che  guardano  le  rispettive 

ai.  Lat.  Ceramis.  Sic.  Girami  (V.  D.) 
ta  da  alcuni  CeramiOf  che  secondo 

so  B.  Gioieppe  AdIodìo  Lo  Giodice, 
M  con  di  aprire  eiitndio  nel  1S53  ona 
iota  che  dal  largo  del  mercato  pubblico 
Dtico  caateUo  di  Gorradino.  Si  costruÌYa 
1  cornane  nel  1S39  ana  yia  rotabile 
leggiato  va  ad  onirsi  alla  strada  regia 
inme;  trovasi  attnalmente  in  rìcostm- 
oralmente  tutte  le  altre  strade  interne 
1  a  ruota,  ciò  che  è  ammirabile  per  la 
Dpica  del  paese,  posto  sulle  alte  vette  di 
•  di  montagne.  Il  peculio  frumentario, 
9  agrario,  formato  nel  iSi3  e  ben  am- 
per  alcpianti  anni  dal  fu  Can.  D.  Epi« 
»po,  somministra  della  semente  in  fru- 
ioloni  poveri,  in  agevolazione  dell' agri- 
iministrato  in  atto  da  due  deputati  bien- 
dair  Intendente  a  proposta  della  Decn- 
no  dal  comune  mantenute  due  scuole 
comunali,  una  col  metodo  di  Lancaster, 
idimenti  grammaticali  di  lingua  latina 
.  Ci  ha  eziandio  una  biblioteca  pubblica 
l  fo  Can.  D.  Calogero  Dibenedetto  nel 
pprovata  con  R.  Decreto  del  5  novem- 
Gontaya  Centorbi  nel  179S  una  popola- 
(55  abitanti,  di  6079  nel  ISSI,  e  final- 
r044  nello  scorcio  del  1S59. 
ideai  il  territorio  in  sai.  7449,S20,  delle 
endo  in  culture,  4,106  in  giardini,  104, 
oneti,  8S,875  in  seminatorii  irrìgui^  86, 
linatorii  alberati,  3394,356  in  semina- 
tici, 3166,925  in  pascoli,  7,904  in  oli- 
8  in  Tignati  alberati,  119,386  in  vigneti 
81,497  in  ficheti  d'India,  8,213  in  aU 
427, 155  in  terreni  improduttivi,  9,103 
case.  Nelle  contrade  di  Marmerà  e  di 
ino  fi  le  zolfare  dello  stesso  nome,  nella 
i  Pietralonga  la  detta  Chieffi,  soggette  ad 
e  per  le  acque  sorgive,  con  zolfo  di  2* 
porta  questo  comune  frumento,  cotone 
.  L'aria  ne  è  sanissima. 


CE 


Haurolico  prese  nome  dai  Greci,  poiché 
sorgendo  in  forma  di  tegola,  che  dicesi  da 
quelli  nijMifAOffy  guarda  in  sito  declive  Au- 
stro ed  Occidente.  Non  ne  è  menzione  appo 
gli  antichi  y  e  non  ben  procede  essere  stata 
in  questo  luogo  Erbesso,  imperocché  quan- 
tunque siano  state  un  tempo  in  Sicilia  due 
Erbesso,  altra  vien  collocata,  come  attesta- 
no, nella  Signoria  di  Siracusa ,  altra  nella 
Signoria  di  Girgenti.  Ebbesi  adunque  cer- 
tamente Cerami  a  fondatori  i  Greci ,  che 
avanti  i  Saraceni  dominavano  in  tutta  risola, 
ma  é  incerto  precisamente  in  qual  secolo, 
n  Conte  Ruggiero,  testimonio  Goffredo  Ma- 
laterra  nel  lib.  33,  udendo  essere  dai  ne- 
mici oppugnato  il  Castello  di  Cerami,  mandò 
avanti  il  suo  nipote  Serlone  che  ne  sostenesse 
r  impeto;  dicesi  aver  questi  sboccato  per 
le  porte  contro  1  barbari,  di  quali  era  in- 
gente moltitudine,  ed  averli  messo  in  fuga; 
né  molto  dopo  sopravvenuto  il  Conte,  diretta 
la  squadra  coir  ajuto  di  S.  Giorgio  che  mo- 
strossivisibileai  suoi,  scompigliò  con  memo- 
rabile strage,  come  scrive  in  copia  Fazello 
con  Maurolico.  È  poi  a  maravigliare  come  lo 
stesso  Fazello  affermi  essere  stata  Cerami 
sobborgo  di  Capizzi,  donde  dista  4  miglia. 
Siede  la  rocca  celebre  sin'  ora  nel  ver- 
tice supremo  della  rupe  ripida  da  Oriente 
ed  Aquilone ,  e  domina  tutto  il  paese  ;  è 
quivi  il  palazzo  baronale  fornito  di  magni- 
fiche sale  e  camere  da  consiglio,  e  della 
Chiesa  del  medesimo  S.  Giorgio,  che  é  la 
parrocchiale  della  rocca  firequentata  dal 
Clero  nella  notte  del  Natale  di  N.  Signore, 
che  coli* Arciprete  vi  celebra  i  divini  offidi 
ed  il  solenne  sacrifizio.  Il  tempio  mag- 
giore, quasi  nel  centro  verso  Occidente,  sa- 
cro a  S.  Ambrogio  dottore  della  Chiesa,  la 
di  cui  festa  con  comune  pompa  celebrano 
i  cittadini  come  di  prmcipal  Patrono ,  è 
commesso  ad  un  Arciprete  che  esercita  coi 
suoi  le  cariche  parrocchiali  ;  gli  suffragano 
altre  7  minori  Chiese.  Sotto  la  rocca  verso 
Oriente  si  formò  circa  il  1580  il  Conventt) 


320 


CE 


del  terz*  Ordine  di  S.  Franceseo,  di  cid  è 
tutelare  S.  Michele.  Alle  ime  parti  del 
paese  verso  Aquilone,  abitasi  dal  1620  il 
cliiostro  di  S.  Maria  di  Monte  Carmelo,  sotto 
gli  auspicii  della  Tergine  Annunziata,  n  mo- 
nastero di  monadie  è  adomo  del  titolo  di 
S.  Maria  ^  Lavina,  sotto  gU  istituti  di  S. 
Benedetto;  erano  quelle  un  tempo  fuori  il 
paese  ;  stanno  oggi  sotto  il  tempio  prind- 
pale  e  mostrano  un'antichissima  tavola  di 
di  N.  Donna,  illustre  per  maravigliosi  pro- 
digii,  A  drca  un  mezzo  miglio  è  il  Priorato 
del  SS.  Salvatore,  destinato  ai  Monaci  Be- 
nedettini di  S.  Ificcolò  dell'  Arena,  per  do- 
nazione di  Simone  di  Policastro,  dì  cui  di 
nuovo  farò  parola. 

Di  questi  sacri  edifizii  ornata  Cerami  ot- 
tenne dal  1663  l'onore  di  Principato;  ha 
36  fanti  e  4  cavalli  sotto  l'Istruttore  mi- 
litare di  S.  Filadeliio,  e  comprendesi  nella 
comarca  di  Troina;  riconosce  a  pastore  l'Ar- 
ti vescovo  di  Messina,  che  commette  le  sue 
parti  al  Vicario  Visitatore.  Contava  nel  se- 
colo XVI 671  case,  2084  anime;  nel  seguente 
762  case,  2767  abitanti;  nel  1713  in  649 
case  2434  anime  ^  che  ultimamente  2290. 
La  lat.  è  di  37^'  40',  la  long,  di  SS""  5'.  Il  terri- 
torio ferace  in  biade  produce  mori  ed  al- 
beri fruttiferi,  né  manca  di  boschi;  vi  si 
scorgono  vestigia  dì  sobborghi,  i  nomi  dei 
quali  Ragali,  S.  Maria,  e  Zuccaleo.  Nel  feu- 
do di  Gallo  è  una  copiosa  miniera  non  an- 
cora aperta,  come  anche  non  lungi  una  sa- 
lina. Viene  bagnata  finalmente  da  un  fiu- 
me, le  di  cui  ripe  sono  congiunte  da 
un  ponte  magnifico  ed  antichissimo,  del 
quale  affermano  aver  parlato  Cicerone  nelle 
Verr.;  si  ha  origine  sotto  Capizzi  e  scari- 
casi nel  Salso  verso  la  pietra  di  Serlone. 

Diede  finalmente  Cerami  degli  uomini 
illustri  :  Luca  Nicasio  del  terz'  ordine  di  S. 
Francesco,  che  dotato  d'innocenza  di  vita 
e  di  chiarissima  virtù,  distinto  da  Dio 
per  maravigliosi  predigli,  visse  a  lungo  in 
Messina,  dove  depose  la  spoglia  mortale, 


CE 


che  recentemente  conservasi  ndla  steretfa 
della  Chiesa.  Fiori  eziandio  Bonaventura  dei 
Rosso  del  medesimo  isliUito,  maestro  in  S. 
T.  e  per  dottrina  e  per  integfflà  di  co- 
stumi cospicuo;  fti  in  Roma  Proeoitlim 
dell'ordine,  ed  ebbesi  desfinate  «leue  pro- 
vince, e  per  ben  due  volle  alla  Sieola  pre- 
siedette ;  promosse  con  ogni  calore  in  È^ 
ma  il  collegio  dei  suoi  di  S.  Paolo  di  Are- 
nula,  e  l'accrebbe  di  edifliH,  e  per  bei  N 
anni  visse  colà  accettissimo  a  tolti;  perito 
nel  consigliare  i  Primati  andie  eodeaiasllci, 
e  primarie  Matrone,  sino  al  1713  qanii 
piamente  morì. 

Molte  cose  occorrono  dei  Baroni,  dw  se- 
gnano oggigiorno  gli  annoi  Magistrali,  ai 
hannosi  il  dritto  di  armi.  Viene  0  priae 
nella  serie,  Simone  Conte  di  Policastro  n^ 
di  Ruggiero  dalla  figliuola  Flandrina;  ceao^ 
dette  al  Monastero  di  S.  Maria  di  Ueeft 
la  Chiesa  del  SS.  Salvadore  appo  Cerrn^ 
220  passi  discosta  verso  Oriente,  colle  dn^ 
stanti  terre,  che  oggi  è  insignita  dell' oaM 
di  Priorato.  Successegli  ad  erede  il  flgiMi 
Manfredi  Conte  altresì  di  Mazzarino.  Teoidl 
sotto  i  Francesi  la  nobilissima  fami^  i 
Arnoldo.  Nel  1320  nel  censo  di  Federici 
lH'e(ro  d*  Antiochia  dicesi  Signore  di  C^ 
rami,  ossia  di  due  parti  di  essa,  poiché  h 
terza  era  soggetta  agli  eredi  di  Qimmd 
di  Manna;  imperocché,  come  dissi,  Ireiik* 
borghi  0  casati  minori  erano  uniti  a  C«^ 
mi*  Possedeva  il  medesimo  Pietro,  t  titiii 
di  beneficio,  i  paesi  di  Capizzi,  listiclii 
e  Regitano;  nessun  dubbio  perciò,  vM 
avuto  Federico  figliuolo  di  lui,  cui  il  leM 
Principe  costituì  Conte  di  Capizzi,  conei»' 
tane  le  storie,  soggetta  Cerami  per  M 
di  feudo  verso  il  1335.  Non  abbasliaai- 
scerno,  e  solo  per  congettura,  eoiaeà^ 
que  Pietro  II  abbia  nel  seguente  anae  c# 
cesso  gU  onori  di  Conte  di  Cerami  a  JM* 
Rosso,  nel  solenne  giorno  di  sua  iaeonM* 
zione  in  Re,  e  molto  congruentemeale  aM^ 
rei  la  fellonia  d'inliocsfteiio,  priachè  W* 


321 


«._ 


CE 


gli  onori  intrapreodesse;  perciocché  f^ede- 
ftco  di  Antiochia  erasi  imito  a  Francesco 
TeQUmiglia  negli  ultimi  tempi  del  Re  Fe- 
derico ed  aveva  con  lui  eccitato  turbolenze^ 
e  forse  dai  beni  era  decaduto,  onde  della 
di  lai  Signoria  devoluta  nelle  mani  del  Re, 
secondo  il  costume,  fu  disposto  in  favore  di 
Rosso  Rosso;  e  questi  potè  venir  nominato 
Conte  di  Cerami  nel  1336. 

Mancato  eziandio  il  Rosso  nei  doveri,  con- 
segni Cerami  con  Capizzi  Francesco  Palici 
figlio  di  Ificcolò,  che  per  qualche  tempo 
vi  presiedette,  finché  disturbato  e  spogliato 
dai  beni,  cedette  il  luogo  a  Berardo  di 
Spadaforaj  che,  pel  rescritto  di  Federico  HI 
del  1336,  prese  quella  terra  in  possedìmen- 
W;  successegli  il  figliuolo  Tommaso  nel 
13t3,  coi  cinse  della  benda  nuziale  Bea- 
trice Russo  figliuola  di  Errico;  e  questo 
brieo  leggiamo  trai  Conti  di  Cerami,  ma- 
lilo  a  Locca  di  Chiaramonte;  né  fuor  di  pro- 
posito in  quel  tempo  quando  due  vantavansi 
Itfoni  del  paese  medesimo,  imperocché  in 
innde  sconcerto  eran  le  cose  deirisola,  per 
h  malizia  dei  Signori.  Sotto  il  re  Martino 
lieo  segnato  Guglielmo  Russo  a  successor  di 
fbmmaso,  che  dalla  moglie  Eleonora  cbbesi 
fi  figliuolo  Ludof)ico,  soggetto  alla  Curia  pel 
CMello  e  la  terra  di  Cerami  nel  censo  del 
Medesimo  Martino  del  1408.  Pietro  gene- 
HttD  di  Lodovico,  fu  Signore  nel  1443  donde 
MnieOj  coi  succedette  Girolamo  nel  1508, 
si  ebbe  in  moglie  Caterina  Barresi,  don- 
nacqoe  Vincenzo  Girolamo  poi  marito 
Isabella  Larcan^  ai  quali  nacquero  Gior- 
,  Beatrice,  e  Paola  la  quale  ultima  erede 
^po  l'immatura  morte  del  fratello,  e  Con- 
^^msk,  divenuta  moglie  a  N.  Camole  Cava- 
messinese,  partorigli  Girolamo,  che 
norma  dell*  avolo  assunse  il  cognome 
^  le  armi  dei  ilusso,  e  prese  in  moglie  Isa- 
^ma  Carretto  dei  Conti  di  Regalmuto. 
1leU*anno  1601,  conosco  appo  Sancctta, 
il  di  lui  Epitomatore  che  nota  i  Baroni 
r  sino  ali*  anno  vi  del  secolo  scorso,  cs* 


CE 


ser  venuta  Cerami  in  potere  di  Giovanni 
Carretto ilii««o  Barone  di  Cerami.  Stemma: 
una  stella  d' oro  cadente  in  campo  rosso; 
case  500;  possiede  altreA  MiliteUlo  Y.  D. 
cose  400j  1606.  Possiede  Cerami  la  fami- 
glia  del  Carretto.  Ma  appo  Emmanuele  SicU. 
Nob.  Par.  2,  lib.  1.  Da  Girolamo  ed  Isa- 
bella accennati  nacque  Giotannij  cui  con 
Melchiora  Angotta  toccò  il  figlio  Francesco 
Russo  che  merita  menzione  per  Y  acquisto 
del  mero  e  misto  impero  nel  1640,  che 
meritò  anche  il  primo  il  titolo  di  Principe 
nel  1663  per  privilegio  di  Filippo  IV,  ed 
ottenne  il  v  posto  nel  Parlamento  trai  bor- 
gomastri; esercitò  eziandio  Francesco  nel 
regno  la  carica  di  gran  Gonfaloniere^  di  che 
Damiano  Russo^  per  beneficio  dei  Re  Ara- 
gonesi, dicesi  da  gran  tempo  decorato,  da 
quando  fu  intimato  in  quell'epoca  il  mi- 
litare servizio  della  Sicilia.  Da  lui  e  da 
Alessandra  Santacolomba  nacque  Gtotanm', 
che  con  Remigia  Scammacca  sua  mogUe 
generò  Domenico,  il  quale  ebbesi  Giovanni 
da  Anna  Polizzi,  registrato  trai  Patrizii  di 
Catania,  marito  ad  Olivia  Honcada,  che  vivo 
oggi  per  bontà  di  costumi  e  studii  di  fi- 
losofia ed  eloquenza  prestantissimo.  Notiamo 
qui  alTermarsi  appo  taluni,  Francesco  Yen' 
timiglia  esser  divenuto  Barone  di  Cerami 
per  somma  congruente  sborsata,  averla  as- 
segnata in  dote  alla  figlia  Elisabetta  o  Isa- 
bella e  maritata  ad  Errico  Rosso;  dò  non 
trovo  presso  quegli  scrittori  che  trattano  del- 
Funo  e r  altro  Francesco  Conte  di  Ceraci  (l)é 

(1)  Cersmì  è  aa  cornane  ohe  comprendesi  neUa 
provincia  di  Catania,  distretto  e  diocesi  di  Nìcoiia 
da  coi  dista  9  m.,  circondario  di  Trofna  donde  6 
m.  distante,  48  da  Catania,  e  137  da  Patermo.  Ti 
ha  on  monte  agrario  da  cui  prestasi  fromento,  fon- 
dato nel  1S38  ed  amministrato  da  due  depotati, 
la  carica  dei  (|oaH  è  biennale,  ed  eletti  daU*ln-> 
tendente  da  coi  dipende  lo  stabilimento.  11  ter- 
ritorio ò  di  sai.  4766,605,  delle  quali  3,950  in 
orti  semplici,  58,i7S  in  seminatorii  alberati,  S369, 
804  in  seminatorii  semplici  «  1804^77  in  pascoli^ 
30.757  in  vigneti  alberati»  287,176  in  vigneti  teoi-» 

Ai 


322 


CE 


Cerataao.  LaU  Cerotaiiiiffi  (Y.  FI.)  Y. 
€iarraiana. 

Cerelma  e  Oerclmlte  (Y.  N.)  Isole  tra 
la  Sicilia  e  l' Affrica,  da  questa  distanti  18  mi- 
glia e  più  da  quella;  perlocbè  appartenen- 
tisi  air  Affrica. 

Cerclari.  Lat  Circiuriè.  Sic.  Circiuri 
(Y.  N.)  altrimenti  Cùreinri.  Lago  di  cui 
r  Arczio  indica  il  sito:  ire  fonti  di  non  nuh 
dioere  ampiezza  sono  certamente  tra  la 
terra  di  Scicli  e  gli  stagni  Fiorini;  ad 
uno  è  nome  Samuele^  ad  altro  fonie  di 
S.  Paolo;  U  lago  poi  non  del  medesimo 
nome  perciocckè  l'appellano  Circhiuri. 
È  abbondante  in  pesca ,  un  miglio  dalla 
spiaggia  distante,  ed  apre  la  foce  do- 
T*è  il  capo  e  la  piccola  rada  del  mede- 
simo nome.  Martines  da  Fazello  :  appresso 
Pozzallo  a  2  miglia  è  U  capo  KaganutOf 
e  segue  una  piccola  cala^  doff  è  un  lago 
del  medesimo  nome,  e  di  là  un  miglio  e 
mezzo  occorre  il  capo  Cerduri,  ed  una 
piccola  rada  cui  è  vicino  il  lago  ad  un 
tiro  di  pietra^  che  rende  pescoso  il  fiume 
appeUaio  di  S.  Paolo. 

Cerda  (V.  H.)  Terra  di  non  antica  fon- 
dazione, col  titolo  di  Marchesato,  apparte- 
nontesi  alla  chiarissima  famiglia  di  S.  Ste- 
fano ;  altrimenti  Tacernanova.  Occorre  a 
coloro  che  viaggiano  per  Palermo  tra  Cal- 
tavuturo  e  Termini,  in  un  terreno  piano 
poco  avanti  il  tragitto  del  fiume  Torto;  ivi 
è  un  ponte  di  Pietra  detto  della  Meretrice, 
che  oggi  non  è  di  uso  alcuno,  perciocché 
disia  di  mollo  dalla  via  pubblica.  La  Par- 
rocchia è  sacra  alla  Yergine  sotto  titolo  del- 
r  Immacolato  Concepimento;  deccntissima  è 
la  casa  baronale;  ricavaronsi  16  abitazioni  dal 

plict ,  SIS, 4 49  io  terreni  ioprodoUiTi ,  1.590  io 
•aoH  di  cete.  EiporU  grano,  Tino  e  legumi ,  e  si 
trofa  anche  nel  sao  terreno  dello  tchigto  minaceo, 
argento,  rame,  $al  fouHe,  e  zolfo,  Aicendefa  U 
popolazione  nel  170S  a  9667,  a  4596  nel  1931  «  ed 
a  5169  eraii  accreMinta  tino  al  1959.  Salnlifera 
è  l'aria. 


CE 


censo  del  lllSed  SSabilanli.  Ulerriloriovict 
sotto  il  nome  di  CakMa^  dote  Cerda  9iede. 
Ebbe  un  tempo  dritto  sa  di  eoo,  fitlOerto 
CenieUes  Conte  di  Collesano;  ebbelo  poi  la- 
ciano  YenUmiglia  Signore  di  Gastronnm^ 
donde  pervenne  alla  ftoiigllt  Bordit  inpe- 
rocchò  Antonio  Bardi  eonproilo  nel  14519 
lo  lasdò  al  figlio  Salvatore,  che  élkm 
nel  1526  daU'  Imperatore  Cario  ▼  la  Itooii 
di  congregar  gente.  Ebbelo,  sliorsaiMS  1 
prezzo  aj  Bardi,  Giuseppe  Sanio  Slefams 
Cerda  Signore  di  Fontana  morata  e  di  Vsle* 
lunga,  che  promosse  le  fiilibriche  nel  Itti,  e 
divenne  dopo  tre  anni  per  diploma  di  filV" 
pò  IV  Marchese  di  Cerda.  Da  lui  e  ds  fiii* 
seppe  Bertela,  Aleseio  consegai  le  SigMiìi 
nel  1614,  che  con  Antonia  Rolarbartols  (9- 
nerò  Giuseppe^  il  quale  vive  Tribano  deli 
regia  Milìzia,  Prefetto  del  Castello  di  Palo' 
mo,  ed  unito  in  sacri  vincoli  ad  Ele9MB 
Vanni,  ehbesi  da  lei  il  figlio  Alesilo.  Gsà 
del  potere  di  armi,  e  proOérl  il  voto  ad» 
r  ultimo  Parlamento  del  Regno  nd  USL 
Fecondo  è  il  territorio  di  Coleiiia,  ott  odi 
e  numerose  valli  occupano  il  feudo  saàà 
feraci  in  biade  per  1*  industria  degli  sgri* 
coltori  (1). 

C)e9Mird.  lat.  Cesarum.  Sic.  Qsarò(T.I-) 
Altrimenti  Cesaredium,  o  Chisaro  deVbt 
la.  Paese  che  gode  dello  stemma  Docalei 

(1)  É  un  cornane  ìd  proTineia  di  Palerae.  ^ 
stretto  di  Termini  da  cai  ditta  IO  m.,  cbwi*' 
rio  di  Gaccamo  da  cai  10  n.  diitaote,  94  da  1^ 
lermo  nella  di  coi  diocesi  si  comprende.  Csil— 
nel  179S  in  popolaxione  1196  abitanti,  1991* 
1831,  e  9409  sol  Cne  del  1959.  La  estemìsnitf 
territorio  di  Cerda  è  di  sai.  1995,919,  delle  ^ 
1,590  in  giardini,  1,590  in  canneti,  99,199  ìi»; 
minatorìi  irrigai,  1001,999  in  sensinatorii  «af^ 
497,006  in  pascoli,  70,310  in  oliTeti ,  4  ,SÌt* 
vigneti  alberati ,  197,616  in  vigneti  seaf^  >*> 
743  in  sommaccheti,  9,634  in  ficbMi  d*lDdia,  A 
370  in  boscate,  0,643  in  snoli  di  case.  Il  mo  all' 
gior  commercio  di  esportaxione  consiste  il  vi* 
ed  in  olio  :  V  aria  è  boona  ma  ti  si  sotwes  b 
nebbie,  poiché  è  sitnato  in  uam  Tslie. 


323 


CE 

artenenlesi  ai  Colonna-Romano:  si 
nella  diocesi  di  Messioa,  nella  prò- 
)ll*IstruUore  di  Taormina  e  nella  eo- 
Troina.  Sorge  in  arduo  sito,  separa- 
Levante  alle  fonti  del  Simeto  dalla 
"roina,  verso  Maestro  da  Brente.  Sta 
ìff  di  long,  in  iV  W  di  latitud.  La 
le  Chiesa  dedicata  alla  Vergine  As- 
solto la  cura  d' un  Arciprete ,  cui 
(gotte  altre  cinque  Chiese  filiali.  La 
1  un  tempo  assegnata  ai  Minori  dal 
ito  il  titolo  di  S.  Rocco;  oggi  ador- 
1623  di  conTenevoli  fabbriche  per 

0  del  Principe  oggi  va  sotto  il  nome 
logoro.  La  rocca  che  sorge  nelF  alto 
;gio  era  celebre  un  giorno,  or  va 

rovina. 

menzione  per  la  prima  volta  di  Ce- 
tempo  di  Federico  II,  imperocché 
tincipe  spogliatene  Inquinta  Asma- 
fn,  e  Nida  mogli  di  Raimondo  Mon- 
^r  avere  ucciso  a  tradimento  il  fra- 
aeobino  di  Pozzuoli  Signore  del 
lonoUo  a  Cristofaro  Romano  V  an- 
^,  il  quale  fu  medico  regio ,  Stra- 
li Messina,  ed  ebbe  in  moglie  Lucia 
i   Manfredi  di  Chiaramente.   Sino 

i  di  lui  credi  possiedono  Ceserò; 
li  nel  1408,  nel  registro  di  Martino  I, 
aliene  di  Tommaso  Romano  dipen- 
lUa  Curia  pel  castello  e  la  terra  Cesa- 

1  feudo  di  S.  Lucia;  ottenne  altre  Si- 
e  si  annunzia  dal  Mongitoro  Maestro 
tTO  del  Regno.  Ebbesi  a  figlio  Cri- 
il  giovane  da  cui  GiannanUmio,  dal 
'ommaso  II  nel  1455  fu  dichiarato 
di  Ceserò  ed  altri  dopo  lui,  la  cui 
registra  in  appresso  parlandosi  del 
i  Dionisio.  Per  privilegio  di  Carlo  II 
3  fu  dichiarato  primo  Duca  dì  Ce- 
lonio  lappola  Presidente  del  regio 
che  dal  giorno  di  sua  morte  dichiarò 
Ei  figlia  Rosalia  moglie  a  Calogero 
e  RomanO'Colonna,  il  quale  fu  dei 

del  regno,  Blaestro  Razionale  del 


CE 


regio  patrimonio,  due  volte  Pretore  in  Pa- 
lermo, e  visse  sino  ài  1740;  successegli 
per  cessione  patema  Calogero  Gabriele 
nipote  di  Giovanni  Antonio  e  figlio  di  Eleo- 
nora Branciforti;  occupa  Calogero  il  xxvii 
posto  nel  Parlamento,  dotato  di  egregi!  co- 
stumi e  degni  di  un  primario  personaggio, 
encomiato  ancora  per  cultura  d*  ingegno  (1). 
€eten»  (V.  M.)  Antica  città  marittima, 
posta  da  Tolomeo  tra  il  fiume  Rati  oggi 
Jati  e  Palermo,  per  cui  credono  alcuni  di 
esser  sorta  presso  la  spiaggia  in  quel  luogo 
che  ad  un  colle  soggiace  dove  secondo  Fa- 
zello  fu  Elima,  oggi  volgarmente  è  detta  Pa- 
lamita, e  vi  sono  orme  di  antica  abitazione. 
Cluverlo  tuttavia  stabilisce  Partenico  presso 
Palamita,  unendosi  col  Fazello  giudicadoversi 
collocare  Celarla  tra  il  caricatojo  di  Sege- 
sta,  volgarmente  Castellammare,  ed  il  capo 
di  S.  Vito,  dove  appariscono  manifesti  in- 
dizii  di  antica  città,  con  una  torre  d'ispe- 
zione detta  dai  vicini  ScopeUo;  ivi  si  fa  pe- 
sca di  tonni  che  sogliono  salarsi ,  per  cui 
dal  yocabolo  Cela  ossia  tonno  fu  in  latino 
idioma  appellata  Celarla.  Da  Plinio  si  fa 
menzione  dei  popoli  cosi  detti  Citarii  dalla 
città. 


W  Oggi  è  on  capo-circondario  di  3*  classe  in 
provìncia  di  Meiaina,  distretto  di  Ifistretta,  da  coi 
dista  30  m.,  diocesi  di  Patti,  distante  da  Messin» 
71  m.  30  da  Mistretta.  Ci  ha  on  monte  agrario,  che 
dipende dairintendente.  ossia  peculio  inyertito,  fon- 
dato dal  1788,  e  che  presta  fromento  con  le  regole 
generali;  è  diretto  da  doe  deputati  e  dal  Sindaco  eleUo 
dal  decorìonato  con  i*  approyaxione  dell'Intendente, 
e  la  carica  è  biennale  pei  due,  in  corso  pel  Sin- 
daco. Dai  18  a  80  giugno  ?i  si  apre  una  fiera  per 
bestiame,  tessuti,  ed  altre  merci.  Contava  nel  1798 
una  popolazione  di  3820,  di  3378  nel  1831,  e  di 
4181  nel  fine  del  1852.  L'estensione  territoriale 
di  Cesare  comprendesi  in  sai.  11915,945,  delle  quali, 
dÌTÌdendo  in  culture  >  7,570  in  seminatorìi  albe- 
rati, 8918«004,  in  seminatori!  semplici^  7035,980 
in  pascoli,  4,585  in  figneti  alberati,  93,350  in  vi- 
gneti semplici,  1863,339  in  boscate,  0,117  in  suoli 
di  case.  Il  suo  primario  commercio  di  esportazione 
viene  costituito  dal  frumento. 


324 


GH 


u  Lat  JlemofiitM  (V.  M.)  Fiu- 
me. Vedi  Catmizzaro;  sgorga  nel  territorio 
di  Palermo  sotto  il  Parco,  detto  in  Saraceno 
femofifo,  che  vale  presso  noi  iùrrente. 

oiMraomeM  ««AgMto.  I^it.  Cherso- 
nenia  AuguUe  (¥.  N.)  «Vedi  Agoita^  Ma* 
gniri.  Vedi  Japso  Massa  Olireri. 

GMUmunonte.  Lai.  Ctomsmona.  Sic. 
Cliiaramanti  (V.  N.)  Paese  oggigiorno  ricco 
ed  ablK>ndante,  sito  sulla  vetta  d*un  colle 
alle  cui  radici  verso  Levante  si  ravvisano 
le  vestigia  di  Gulfi  piccola  antica  terra.  Fa 
parte  della  Contea  di  Modica,  e  la  sua  ri- 
staurazione  si  ascrive  ai  Chiaramontani  Si- 
gnori, che  gì*  imposero  il  nome.  Non  è  evi- 
dente secondo  Arezio  e  Maurolico  che  ivi 
stata  fosse  Acre,  il  che  a  suo  luogo  dimo- 
strai. Fazello  alTerma,  non  meno  di  8  m. 
da  Ragusa  dista  Chiaramonte  sapra  erte 
e  sassose  eoUine,  paese  fabbricato  da  Man* 
predi  Chiaramoniano ,  detto  aniicamenie 
GulfiSj  ma  di  sito  poco  piU  basso,  e  le  di 
cui  vestigia  ancora  e  Chiese  diroccate  vi 
si  osservano.  Volle  Manfredi,  secondo  la 
storia,  che  fosse  cinto  di  mura,  come  dagli 
avanzi  si  rileva.  Rei  iine  del  secolo  xiii, 
assediato  fortemente  dai  Francesi  sotto  Rug- 
giero Lauria,  per  alquanto  tempo  gagliar- 
damente ai  nemici  resistendo,  poi  cedendo 
sin  dalle  fondamenta  fu  distrutta.  Sono  parole 
di  Niccola  Speciale  :  tentarono  di  espugnar 
Chiaramonte  con  violenza^  e  temendo  gU 
abitanti  del  primo  assalto^  difesero  le  loro 
mura ,  non  polendo  poi  sostenere  gli  ut' 
teriori  impulsi^  scelsero  di  rendersi  e  de- 
posero le  armi;  soggiunge  la  strage  Io  sto- 
rico, la  crudele  barbarie  dei  nemici,  i  quali 
non  risparmiarono  età,  né  i  bambini  o  lat- 
tanti 0  i  feti  ancor  neir  utero  materno, 
dal  che  ricavasi  che  pria  dei  1299,  in  cui 
tali  fatti  avvennero,  stabilir  si  deve  T  ori- 
gine dì  Chiaramonte,  o  almeno  dopo  Tinau- 
gurazione  di  Federico  II  avvenuta  Tanno 
1296.  Immediatamente  i  Gulfensi  furono 
trasportati  in  un  luogo  più  elevato  che  Man- 


CB 


fredi  subiiamenfe  mani,  periodhè  Bieiilò  1 
nome  di  fondatore  di  Gbiaramonle.  Ruoia* 
mente  si  compose  dopo  V  eccidio,  ed  sffi 
occupa  il  quarto  luogo  nella  Gontet  di  li* 
dica.  L*  antica  rocca  o  torre,  tpprena  k 
Chiesa  di  S.  Giovan  Battista,  conserva  i||^ 
poche  vestigia,  poiché  peri  pel  tre«Mli 
dello  scorso  secolo,  ed  oecapa  il  looge  lÉ 
elevato  del  paese,  n  lempto  maggiore  i 
S.  Maria  La  Uova,  sacro  alla  Nalivill  deli 
medesima  B.  Vergine,  è  roniooparrocchiile, 
con  un  sacerdote  che  ha  cora  di  aaine; 
non  d'ignobile  forma  si  leva  dairanno  ISM, 
e  di  nuovo  dal  1606  accresciuto  di  intd 
edìflzii,  rivolto  verso  Occidente,  cai  Cl^ 
risponde  una  piazza  destinata  a  pobUto 
mercato ,  dov'  era  un  tempo  ona  foDlm. 
Sono  a  queste  sufflraganee  altre  otto  CUsii^ 
tra  le  quali  quella  di  S.  Vito  Patrono  dh 
gelare  della  città,  molto  elegante,  bbM 
cata  a  voto  degli  abitanti,  ed  avola  d«|p 
esteri  in  venerazione.  Pirro  Hi  neuiiM 
della  Chiesa  di  S.  Maria  Annaniiala,  et 
disse  altresì  destinata  a  conferire  i  sa» 
menti  agli  abitanti,  dov'  è  una  celebre  i» 
gine  della  medesima  Vergine.    Oeca|Mii 
quella  di  S.  Vito  i  Frati  Carmelitani  dal  ISN^ 
ai  quali  diconsi  più  antichi  i  Minori  Cii- 
ventuali  fondati  per  opera  di  Antonello  Ttf* 
torcto ,  perciocché  dal  1452  secoodo  Gi- 
gliola stanno  ed  officiano  nella  Chiesa  di* 
dicata  a  S.  Francesco.  Abitavano  ia  pri* 
ma  gli  Osservanti  Riformali  nella  Chiesi  i 
S.  Giovan  Battista,  in  luogo  elevato  pnm 
le  mura ,  indi  nel  1620  si  raccolsero  ili 
parte  orientale  del  paese  in  un*altun;i 
antichissimo  questo  tempio  di  S.  Gioiaiiii 
dicesi  annesso  alla  Commenda  di  S.  fi^ 
vanni  di  Randazzo,  ed  in  somma  veaefr 
zione  appo  i  paesani  secondo  il  suUoàll 
Pirri.  Il  titolo  dei  nuovo  cenobio  è  S\  & 
Maria  di  Gesù.  Nella  metà  del  secolo  si 
fu  dato  ai  Cappuccini  il  tempio  di  S.  liA 
di  Gulfl  sotto  il  paese,  di  cui  dirò;  ma  ad* 
Tanno  90  emigrarono  nella  Chiesa  difc 


325 


CH 

addalena  presso  il  paese  in  un  pic- 
le  che  occorre  a  chi  entra  Terso 
le;  in  qual  tempo  certo  gli  Eremili 
postino  della  Riforma  di  Centorbi, 
nella  Chiesa  dei  Golfi,  dov*è  un 
I  simulacro  di  N.  D.  illustre  per  in- 
oli miracoli,  onde  se  ne  celebra  in 

0  dagli  abitanti  la  festa  con  solenne 
e  come  Patrona  venerasi  la  Vergi- 
lota  negli  atti  dell'  Ordine  a?er  nel 
■ercenarii  sotto  titolo  del  SS.  Sal- 
utato una  Chiesa  in  Chiaramontey 
i  bellissimo  simulacro  di  N.  Signore, 
iche  che  professano  la  regola  di  S. 
io  hanno  unito  il  Monastero,  fondato 

di  N.  di  Castronuovo,  alla  Chiesa 
itarina  V.  e  H.  dal  1576;  altre  da 
radunarono  sotto  gli  istituti  ed  il  ti- 
3.  Teresa.  Ultimamente  fu  istituito 
detto  collegio  di  Maria  alla  istru- 
ii sesso  feminile.  Sorge  anche  ol- 
lesti  luoghi  uno  spedale  per  alber- 
surare  gli  infermi  poveri.  Conserva 
onte  r  antico  stemma  dei  Conti,  cioè 
ti,  cui  aggiunsero  un  tempo  gli  abi- 
Ogura  di  N.  D.  concepita  senza  pec- 
)  è  il  sito  un  pò*  a  seno,  ed  in  de- 
Tolto  a  Greco;  è  diviso  in  vie  rette, 
d  ampie  pei  luoghi  principali,  delle 

pi&  grande  dicesì  del  Corso;  né 
eleganza  nelle  case  private  dei  cit- 
Si  appartiene  alla  comarca  di  Cal- 
,  e  riconosceva  il  prefetto  della  Mi- 
>vinciale  di  Scicli ,  sotto  le  di  cui 
ì  aveva  78  fanti  e  21  cavalli.  Ne 
nero  delle  case  da  Fazello  di  1191, 
)tta  di  l'300  sotto  Flmperatore  Carlo; 
»rò  le  anime  5830  nel  1595;  nella 

1  seguente  secolo  le  case  1353,  gli 
48.71,  né  assai  ne  dista  il  conto  del 
1 1713  numeraronsi  1657  case,  5539 

e  da  una  novissima  rivista  enume- 
6222  abitanti ,  che  van  soggetti  al 
di  Siracusa  ed  al  di  lui  Vicario  ri- 
illo  spirituale,  ed  ai  supremi  Hagi- 


CH 


strati  della  Contea  nel  civile;  hannosi  i  loro 
Decurioni,  il  vindice  dei  misfatti,  i  giudici, 
e  godono  dei  privilegii  della  Contea  me- 
desima. Il  territorio  è  fecondo  ed  irrigato^ 
somministra  in  abbondanza  agli  abitanti  bia- 
de, vino,  olive,  canape,  ortaggi,  pascoli,  e 
nutre  molte  greggio  ed  armenti.  Celebri 
uomini  resero  illustre  il  paese:  Tommaso 
Chiaula,  al  tempo  dei  Re  Martino  ed  Alfon- 
so, che  laureato  poeta  scrisse  un  corpo  di 
tragedie,  e  felicemente  compi  un  poema 
sulla  guerra  di  Macedonia  in  24  libri  in 
verso  eroico;  non  che  pubblicò  la  vita  di 
Alfonso  cui  fu  accettissimo.  Giovanni  Anto- 
nio Canneci  giureconsulto  esimio  scrisse  un 
trattato  magnifico  sui  feudi.  Vito  Piza  dell'Or- 
dine dei  Minori,  professore  di  scienze  nei 
suo  convento  dì  Padova,  lasciò  monumenti 
dh  eccellente  ingegno  ai  sacri  oratori,  ai 
teologi,  ai  filosofi;  ne  è  un  encomio  appo 
Uvadingo.  Egidio  Mancuso  dei  Minimi,  teo- 
logo e  filosofo  esimio;  Teofanie  Mancio,  i 
quali  vengono  elogiati  dal  Mongitore  nella 
Biblioteca  (1). 

(1)  Il  circondario  di  Chiaraiiionte«  che  fin  del 
1S34  era  stato  elevato  alla  8*  clasae,  per  effetto 
della  separafione  dei  dae  corno  ni  di  Monteroiso  e 
Gìarratana*  che  pel  Beai  Decreto  del  17  febb.  1835 
composero  il  nnofo  circondario  di  Monterosso  è 
attualmente  considerato  di  8*  classe,  perchè  la  sua 
popolazione  rimane  al  di  sotto  di  10  mila  anime. 
Gomprendesì  nella  proTincia  di  Noto  da  cui  dista 
30  m.  non  rotabili,  nel  distretto  di  Modica  donde 
12  m.  non  rotabili ,  nella  diocesi  di  Siracusa  da 
cui  è  distante  9  m.  rotabiU,  89  non  rotabili^  e  fi- 
nalmente 49  rotabili,  91  non  rotabili  da  Palermo, 
34  non  rotabili  dal  mare  Africano,  e  propriamente 
nel  tratto  doY*  è  soprannominato  di  Pozzallo^  in  qual 
punto  gli  è  più  Ticino.  Dall'epoca  del  paese  alla 
nostra  questo  comune  ha  riceyuto  degli  abbeUi- 
menti ,  e  principalmente  nel  1818  cenando  ebbesi 
cura  di  fornir  di  selciato  le  strade  interne  rota- 
bili, ed  inoltre  una  strada  a  ruota  intercomunale 
Yenne  aperta  da  Chiaramente  a  Gomiso  nell'anno 
1858.  Yarie  Chiese  furono  anche  ricostruite  ed 
abbonite,  la  Chiesa  madre  nel  1780  «  ì\  convento 
dei  M.  ConventuaU  nel  1885 ,  e  quel  dei  Minori 
Riformati  in  corso  di  fabbricazione  e  di  ristauri. 


326 


CH 


CftMto  (?•  H.)  Casale  ailico  ogp  di- 
strotto,  ina  nel  di  eoi  territorio  p«*  oaa 
faDe  ìDlernedia  appresso  Solerà  sorse  Oh 
ikUermkd,  di  ad  si  disse. 

CHI—,  LaU  Ommo.  Se.  Chiosa  (T.  H.) 
nobile  paese,  e  eapo  di  Coolea,  che  ere- 
desi  fkbbrieato  Tolganneiite  p«*  opera  di 
3feUeo  Sclafani  Conte  di  Ademò  nelT  anno 
1320,  secondo  Faiello;  imperocdiè  forse  nd- 
l'annunziato  anno  CIittfM  esisteia,  e  dice- 
Tasi  casale  spettante  al  medesimo  Matteo, 
che  fieno  nel  censo  di  Federico  II  a  Signore 
del  casale  di  CMm;  imperò  questa  Toce 
CkiM  per-  menda  di  Amanuense  Tenne  in 
luogo  di  CkiuM.  Secondo  lo  stesso  Fazello 
ed  il  Pirri  prese  tal  nome,  perchè  Matteo 
avefa  un  territorio  chiuso  per  pascolo  dei 
cavalli,  dote  gettaronsi  le  fondamenta;  ma 
altri  spacciano  aver  preso  tal  nome  perchè 

U  Cbieu  di  S.  FUippooel  1840,  e  quella  MI' Im* 
nucoUU  nel  184S;  è  in  eoetinziooe  un  ameno 
camposanto.  Dal  monte  agrario  istituito  nel  1819 
sotto  nome  di  peealio  con  la  tassa  del  S  per  100 
sulle  terre  rifelate,  prestasi  frumento,  le  cautele 
pel  prestito  dannosi  in  pegni,  o  con  fidejussione 
di  persone  solfìbili,  la  cai  scelta  essendo  a  ben 
Tista  dei  deputati ,  questi  medesimi  restano  soli- 
dalmente garanti  coi  fidejassori;  dipende  daU*  In- 
tendente ed  è  diretto  da  due  depotati  scelti  da 
lui,  la  carica  dei  quali  è  biennale.  Era  la  popo- 
lazione di  Chiaramonte  nel  1798  di  6594,  di  8113 
nel  i821,  e  nel  fine  del  1852  di  8623.  L'estensione 
territoriale  è  di  sai.  6014,745,  delle  quali  9,560 
in  giardini,  9,621  in  orti  semplici,  0,593  in  can- 
neti, 31,078  in  seminatorii  irrigui,  963,301  in  se- 
minatorii  alberati ,  2907,049  in  seminatori!  sem- 
plici, 1640,908  in  pascoli,  456,943  in  oliTeti, 
323,751  in  figneti  alberati,  381,373  in  Tignati 
semplici,  3,798  in  ficheti  d' India,  9,170  in  suoli  di 
case.  Il  suo  maggior  commercio  di  esportazione 
consiste  in  grano ,  olio ,  e  cacio.  Per  la  festiTÌtà 
di  S.  Vito  dai  13  giugno  per  uso  infeterato  apresi 
una  fiera  di  8  giorni  per  bestiame,  tessuti^  ed  altre 
merci,  e  nel  giorno  13  agosto  un'  altra  per  bestiame, 
durante  17  giorni ,  in  occorrenza  della  solennità 
dell*  Assunzione  di  N.  D.  É  situato  propriamente 
il  comune  in  alto  ed  isolato  colle,  gode  perciò  dì 
aria  sana,  ed  ba  dell'acqua  buona,  ed  in  abbon- 
danza. 


GB 


e  éMii- 


esseadoM  il  silo  fin  tre 

■iddfinaie  faborOy 

Siede  in  nn  po^io  jttwù  Gice», 

figura  qnadnuigolare^  dimo  Mio 

da  una  falle,  ehe  per  la  twppa  pioggìi  s^ 

largarono  da  per  Mio  le  ac^M  édìth 

renio,  talché  an^e  mimm  inialr  in  itrim 

case  di  terrauani.  La  priiiria  Chiesa  |» 

roechiale  dedicata  a  S.  Hkcolè  TcscmIi 

soggetta  quella  di  S.  Caiema 

si  ha  cura  di  anBoustrare  i 

quella  cioè  nelle  parti  al  £  qsà  deDa  uh 

nel  luogo  il  più  basso,  ralln  ndle  pirf 

oltre  la  valle  nel  sito  sapremo,  bm  siH 

un  solo  Arciprete  e  3€  preti,  dw  in  €§> 

trambe  han  cura  deUe  cose  dinne. 

È  ornala  eziandio  Chiosa  di  larie  CM 
di  monaci  e  di  9  Chiese  cosi  dette  ilìdl; 
imperciocché  la  Chiesa  di  S.  Leoaardid 
di  fuori,  che  Nieeola  PeraUa  loUe  ali 
al  Monastero  di  S.  Martino  delle  Scale  Él 
1391 ,  acciò  fosse  un  ospizio  pei 
cedette  poi  nel  147S  ai  padri  della 
gazione  OliTetana,  che  ad  un  tiro  di  pìii|j 
dal  paese  fabbricarono  nel  1614  aavditl 
celebre  convento  in  elefalo  ed  ameaésiii 
sito.  I  frati  predicatori  occuparono  nooka» 
gi  dalla  rocca  la  Chiesa  di  S.  Mani  ri 
1331,  somministrando  le  sonmie  e  laM; 
il  Conte  Alfonso  di  Cardona,  ed  abitarMl 
poi  il  tempio  del  S.  Rosario  di  già  periMJ 
Toccò  ai  Minori  Conventuali  la  Chiesa  <lit^ 
Antonio  verso  la  Parrocchia  di  S.  Calcfii 
nei  1543,  per  opera  di  Tommaso 
io  maestro  delF  ordine.  Per  liberalilà 
medesimo   Alfonso   stabilironsi  nel 
nella  Chiesa  di  S.  Vito  e  gli 
ad  un  miglio,  da  lui  donati  del  deceDle< 
bio,  che  venne  dato  ai  Riformati  nel  iS 
promovendo  la  cosa  Innoccenzo  CaUaK 
del  medesimo  istituto,  esimio  per  iaaoci 
di  vita;  vi  si  venera  con  somma 
il  simulacro  dei  volto  di  N.  S.  ed  ìi 
reliquie  di  Santi  per  dono  del  m< 
Innoccenzo  vi  si  conservano.  Si 


PiflMi^ 


327 


CH 

i  Cappuccini  dal  1581  soUo  la 
.  Vito  fuori  la  città.  Gli  Ago- 
1625  abitavano  in  S.  Niccola 
lura,  ma  l'abbandonarono.  Le 
ìi  sotto  regola  di  S.  Benedetto 
loco  monastero,  pegli  edifizii  as- 
>ile,  addetto  alla  Madonna  An- 
resso  il  tempio  maggiore  verso 
(ullodato  Innoccenzo,  raccolte  in 
somme,  procurò  costituire  una 
1  tìtolo  di  S.  Anna  per  le  don- 
y  a  qual  pia  opera  prestò  ajuto 
^renzo  Gioeni.  Da  pochi  anni 
llegio  di  n.  D.  del  Lume.  Vi  ha 
in  decente  Spedale,  amministra- 
^mpagnia  dei  Bianchi.  Celebra 
Pirri  le  congreghe  del  S.  Sal- 
ile anime  purganti ,  di  S.  Ca- 
ccio illustri. 

D  del  Conte,  o  la  rocca  da  gran 
icua,  oggi  ruinosa,  siede  in  un 
>,  nella  di  cui  piazza  nel  dì  fo- 
li Patrono  S.  Bartolomeo  si  ten- 
i  fiere.  Le  case  dei  cittadini,  che 
te  per  le  contrade  del  paese 
gli  accrescono  bellezza.  Il  Conte 
i  armi^  segna  gli  annui  magi- 
eggono  il  popolo,  e  siede  il  x 
arlamento.  Dirige  il  Clero  un 
Vescovo  di  Girgenti.  Eran  sog- 
fetto  militare  di  Monreale  68 
lavalli.  Comprendesi  finalmente 
la  comarca  di  Corleone;  conta- 
Carlo  V  924  case,  e  nel  1595 
gli  abitanti;  sotto  Filippo  IV  nel 
\e  1368  e  gli  abitanti  5297;  nel 
(e  1211  e  4861  gli  abitanti,  che 
)  5615.  Corrisponde  il  sito  quasi 
gitudine  ed  a  3r  40*  di  laUtu- 
i  Chiusa  il  primo,  come  avvertii, 
ìfaniy  la  di  cui  figlia  Luigia, 
PeraUa  prese  in  moglie  con  per 
a  e  le  altre  signorie  oltre  il  fiu- 
Da  questi  Guglielmo ,  donde 
scondogenito,  cui  toccò  Chiusa 


CII 


per  testamento  del  padre.  Il  figlio  di  co- 
stui e  di  Elisabetta,  il  giovane  Niccolò  men- 
tovato nel  censo  del  Be  Martino,  mancò  di 
prole;  quinci  T  ottenne  la  sorella  Caterina 
maritata  ad  Alfonso  di  Cordona  Conte  di 
Beggio,  il  quale  rifulse  Maestro  Giustiziero 
del  Begno ,  e  ne  generò  Antonio  anche 
Signore  di  Giuliana,  e  Viceré  di  SiciUa,  il 
di  cui  figliuolo  Alfonso,  Conte  di  Chiusa 
divenne  per  privilegio  di  Carlo  Imperatore 
nel  1535,  ed  ebbesi  ad  erede  la  zia  Cfh 
ierina,  maritata  a  Lorenzo  Gioeni  Marchese 
di  Castiglione;  poiché  Diana  sorella  di  Al- 
fonso sposata  a  Vespasiano  figlio  del  Viceré 
Gonzaga  era  morta  senza  prole  nel  1593. 
Giovanni  poi  succedette  a  Lorenzo ,  ed  a 
questo  Alfonso  che  non  ebbesi  prole  da 
Maria  di  Avalos.  Tommaso  quindi  fratello 
di  Giovanni  primo  Principe  di  Castiglione, 
fu  detto  Conte  di  Chiusa.  Vedi  degli  altri 
dove  dissimo  di  Aidone. 

Si  resero  illustri  trai  cittadini  :  Innoccenzo 
Caldarera  Laico  delF  Ordine  dei  Minori,  di 
cui  già  sopra  dicemmo  ;  ne  é  pubbUcata 
r ammirabile  vita;  fiori  tanto  in  Sicilia 
che  in  Boma  accettissimo  ai  Prìncipi  ed 
al  sommo  Pastore  della  Chiesa  Urbano  VIII, 
da  cui  di  varii  piccoli  doni  regalato,  tra- 
smiseli  al  convento  della  patria;  onorato 
da  Dio  di  maravigliosi  prodigi,  illustre  del 
dono  della  profezia,  travagliato  da  lunghe 
malattie ,  lieto  finalmente  soggiacque  alla 
morte  nel  1631.  Clemente  de  Martino  Abate 
dell*  Ordine  Olivetano  e  generale  Visitatore 
in  Sicilia,  diresse  il  suo  quarto  Monastero 
del  Bosco,  da  quel  di  S.  Leonardo  nella 
patria  sua  molto  meritando,  ebbe  cura  con 
più  di  magnificenza  fabbricarlo;  presso  le 
mura  nel  1624  é  mentovato  dal  Pirri.  Giu- 
seppe Bicdo  insigne  giureconsulto  ed  in- 
gegnosissimo prete,  pubblicò  due  tomi 
sui  pvbhUci  giudizxi,  molto  approvati 
dagU  uomini  di  lettere ,  e  varie  operette 
divulgò  in  metro  italiano,  enumerate  dal 
Mongitore,  appo  il  quale  si  fa  pure  men- 


328 


CH 


zione  di  Niccolò  Blasco,  nelle  umane  lettere 
Tersalissimo,  die  scrisse  solla  grammalica, 
e  rese  sommamente  illoslre  la  poesia  si- 
ciliana. 

A  pochi  altri  dell*  Isola  affermasi  ce- 
derla quel  territorio  lietissimo  in  pastore, 
ferace  in  biade  ortaggi  fhitti  mele  olio 
Tino,  celebre  per  abbondanxa,  e  A  larga- 
mente  ne  proviene  ogni  frutto,  da  sommi- 
nistrare in  gran  copia  e  ciò  che  ò  neces- 
sario, e  ciò  che  è  delizioso  alla  rita.  Se- 
condo Fazello  in  esso  e  propriamente  nette 
eanirade  cui  è  nome  Giardinetto  e  Co- 
nolo/to,  è  un'acqua  che  impietrisce;  il  che 
affermano  e  Pirri  ed  altri.  Miga  però  at- 
testa nella  sua  Peragrata  Sicilia^  igno- 
rare affitto  gli  abitanti  del  luogo  interro- 
gati, di  tale  acqua,  o  perchè  mai  non 
Tafrertirono,  o  perchè  per  Tene  occolte 
incanalatasi  siasi  col  tempo  dunenticata  (1). 


(1)  Oggi  Chiusa  è  oo  eapo  eireoodario  di  tersa 
dam,  in  profincia  di  PalenBO,  dittreUo  di  Gor- 
ìmne,  da  coi  diala  11  m.,  diocesi  di  llorreale,  di- 
staote  da  Palerano  51  bh.  Precipitata  per  ana  frana, 
poiché  Bolto  a  qoesle  è  disposto  il  territorio ,  la 
Chiesa  maggiore  mentoYSta  dall'  autore  e  dedicata 
a  S.  Niccolò,  per  la  pietà  degli  abitanti  ne  venne 
vn*  altra  magniCca  da  pochi  anni  compita  a  tre 
Mifi  e  oon  capota ,  nelle  coi  ali  meritano  atten- 
liooe  i  quattro  dettatori  del  rangelo,  stnpenda- 
mente  dipintivi  daU* egregio  Giuseppe  MeK.  Il  bel 
monastero  adomo  di  magniBca  Chiesa  sito  a  tre 
miglia  dal  paese  appartenentcsi  agli  Olivetani,  fu 
dal  1794  dato  dal  Re  Ferdinando  I  agli  Agosti- 
niani cahi.  La  sna  estensione  territoriale  è  di  sal- 
me aee5,e2T,  delle  quali  dividendo  in  culture,  0,SSS 
in  giardini,  1*543  in  orti  semplici,  1,79S  in  can- 
neti, 319,551  in  seminatorii  alberati,  1M4,604  in 
aeminatorii  semplici,  5et«eiS  in  pascoli,  117,5ie 
in  olivati,  71,159  in  vigneti  alberati,  e8,77S  in 
vigneti  semplici,  40,540  in  sommaccheti,  19.540 
in  Bcheti  d*  India ,  104,514  in  boscate  »  0,554  io 
suoli  di  case.  Varie  sorgenti  di  acque  reodono  le 
sue  campagne,  nelle  quali  si  gode  di  un'  aria  sa- 
nissima, fertili  e  pittoresche;  e  nel  territorio  rin- 
veogonsi  bellissime  varietà  di  agate.  D  suo  mag- 
gior comoMrcio  di  csporlaaiooe»  consiste  io  liro- 
to. 


a 


ctMa^Lat.  Xiaea  (V.  M.)  Sco| 
passi  di  drcoito,  nel  mare  di  Liei 
dal  continente  per  nn  angoalissii 

ciMtitomi.  UU  CIfagISmim 
fegghionl  (V.  HO  Capo  nel  lido 
tra  Ippari  e  la  foce  dd  INriHo 
asilo  dello  stesso  nome,  flon  Ioni 
scogii,  dai  siciliani  SeogUeltt;  i« 
la  cahi  di  YiUoria  e  la  spiaggia  • 
È  qoi  racdiinsa  Faria  in  fannia 
sotterranee,  e  che  confinano  al  ■ 
de  succedono  degli  strepitosi  ria 
che  diede  occasione  di  soq^eltar 
nasio  Kircher,  che  aprasi  sol 
gran  canale,  donde  il  mare  AIIM 
qoi  sino  allo  stretto  di  Messina 
turba  talmente  col  vigore  dei 
acque  del  Tirreno  e  dell' Adriadc 
concorrono,  da  formare  quelThi 
bollore  infesto  ai  nafiganli,  e  e 
Tolgarmente  Garofalo. 

Gerone  appre$$o  Ceniuripe  ri 
nemici  pose  gli  oceampamenHj  e 
l'esercito  presso  il  fiume  Ciamas 
giunge  a  ciò  il  Cluverìo  :  questo  Ci 
esser  quel  fiume  che  sgorgato  sopì 
Tento  di  Haniace  scorre  oltre  Cei 
poi  si  scarica  nella  sinistra  del  Sii 
il  fiume  di  Haniace  assai  prima  si 
Simelo,  né  si  appartiene  al  territori 
Centorbi;  dunque  il  fiume  dofe  Gè 
se  il  campo,  che  congiungesi  al  Sii 
to  Gentorbl  è  il  Salso,  che  io  appel 
tale,  poiché  scorre  verso  Oriente.  Hi 
i  colli  verso  Kicosia,  dove  sono  m 
sale,  bagna  il  terrìlorìo  di  ?(i5Sorù 
oltre  la  pietra  di  Serlone  sotto  i 
Aggira,  dove  divide  la  valle  dì  .^olo 
la  di  Demana,  correndo  sotto  la 
Regalbuto  da  coi  prende  il  nome, 
mente  sotto  Gentorbi  dove  diflkil» 


Ne  ascendeva  la  popolaiìone  nel  171 
nel  ISSt  a  6U>5 ,  e  finalmealo  octto  s 
iS&S  a  «794. 


329 


Ci 


3i  neir iberno,  e  finalmeote  sbocca 
eto.  Vedi  il  seguente  articolo. 
uMMiro.  Lat.  CyàmtuorìM.  Sic.  Cia- 
(V.  D.)  Fiume  mentovato  da  I^olibio 
idi  appellasi  Salso  e  Ragalbutano. 
fonti  sopra  Nicosia  verso  Austro,  don- 
lungi  vengono  turbate  le  acque  per 
iera  di  sale,  perlochè  dicesi  Salso; 
Tendo  pei  campi  di  Bonalbergo,  dov*ò 
re  dello  stesso  nome,  bagna  ancora 

r  antica  Trappeto  appartenentesi 
>  di  Nissoria,  e  quinci  la  pietra  di 
,  Tolgarmente  di  Samo.  Sotto  Argirò 
rolgesi  verso  Tramontana,  ed  acco- 

le  acque  che  scorrono  da  Cerami, 
liane  e  da  altri  luoghi^  depone  il 
Milso.  Terso  la  stessa  regione  feconda 
i  di  Regalbuto  e  ne  prende  il  nome; 
rso  Oriente  rade  la  terra  di  Cen- 
finalmente  presso  il  tragitto  e  la 
di  Adornò  s'imbocca  nella  destra 
1  Simeto  e  perde  il  suo  nome. 
■Hre.  Sic.  Ciambri  (V.  H.)  Il  Ho- 

di  S.  Maria  su  di  un  colle  asprìs- 
sl  medesimo  nome,  non  lungi  dalla 
i  BorgeilOj  da  Andrea  Guardabaxo 
palermitano  assegnato  ai  monaci  di  S. 
Ito  chiamati  dal  vicino  monastero 
^10.  Ivi  Giovanni  Senese  stabilito 
dal  fondatore  B.  Angelo  fratello  ger- 
ii S.  Martino  visse  alquanto  tempo; 
^  tra  spineti  e  querce  menò  una  vita 
I  Giuliano  M^ale;  vi  dimorò  final- 
Tinsigne  Folengio  monaco,  altrimenti 
»  Coccajo,  poeta  ingegnosissimo,  e 
•  quel  luogo  coi  suoi  versi.  Le  acque 

territorio  Ciambre  Corbella  sono 
ate  come  diuretiche  e  purgative. 
■clan»  (Y.  H.)  Piccolo  paese  altri- 
I.  AfUonmo  ed  un  tempo  Chincanaj 
io  del  titolo  di  Principato  dal  1677. 
dia  sinistra  del  fiume  Majasole,  Alba  o 
sotto  la  rocca  di  Pietra  d'Amico,  dov'è 
dria;  e  riconosce  sua  origine  dopo 
i  del  secolo  xvu  per  opera  di  Diego 


a 


Joppolo  Signore  del  feudo  di  Cianciana 
e  Duca  di  S.  Antonino,  la  Chiesa  parroc- 
chiale sacra  alla  SS.  Trinità  e  Y  altra  alle 
anime  del  Purgatorio,  stanno  sotto  la  cura 
deirArciprete,  nella  diocesi  di  Girgenti.  Pa- 
trono degli  abitanti  è  S.  Antonino,  alla  di  cui 
Chiesa  è  attaccato  il  Convento  dei  Minori 
Riformati  testé  istituito.  Il  primo  censo  del 
paese  trovasi  nei  regli  libri  del  1713,  e  pre- 
senta 698  case  e  2302  abitanti ,  che  oggi 
sono  2874.  Ritrovo  il  Casale  Chincana  nel 
territorio  di  Camerata  sotto  Federico  II,  ap- 
partenersi a  Bartolomeo  da  Brindisi  citta- 
dino Catanese;  sotto  Martino  però  Y  ottenea 
Berengario  d' Orioles.  Nel  1666  da  Giro- 
lama  Ficarra  comprò  il  feudo  Diego  Jop- 
polo duca    di   S.   Antonino ,   Presidente 
del  R.  Erario,  Vicario  del  Maestro  Giusti- 
ziere, ed  in  fine  Reggente  del  supremo  Con- 
siglio d'Italia,  da  ^ui  e  da  Sigismonda  d'Ono- 
firio  venne  Antor^  'o,  Maestro  razionale.  Pre- 
tore di  Palermo,  che  ottenne  da  Carlo  II 
le  insegne  d|  Principe,  e  fu  ancora  nomi- 
nato duca  di  S.  Biagio;  ebbesi  in  moglie 
Antonia  Gianguercio,  donde  Pietro,  da  cui 
e  da  Agata  Spadafora  nacquero  Antonino, 
Ludovico  e   Diego,    dei  quali  il  primo 
mori   senza  prole;   il  secondo    fu    trai 
Grandi  di  Spagna,  Colonnello  della  caval- 
leria deir  esercito  del  Re  cattolico,  e  mori 
nel  1732  combattendo  valorosamente  con- 
tro i  Mori  sotto  Orano;  Diego  presa  in  mo- 
glie Isabella  Pescatore,  che  sposata  si  aveva 
Ludovico,  oggi  risplende  qual  Cameriere 
del  Re,  e  Vicecomandante  della  spagnuola 
milizia.  Pietro  figlio  di  Ludovico  e  di  Isa- 
bella, Principe  di  S.  Antonino,  Grande  di 
Spagna,  e  Vicecapitano  della  Vallona  Cu- 
stodia, vive  tutt'  oggi.  Il  territorio  di  Cian- 
ciana è  trai  primi  per  la  sua  fecondità  (1). 

(1)  Cianciana  è  nn  comone  in  profincia  e  dio- 
eesi  dì  Girgenti,  distretto  e  circondario  di  Bifona. 
da  cai  ditta  8  m.,  88  da  Girgenti,  60  da  Palermo, 
10  circa  dal  mare  Africano  che  guarda  tra  Sica- 
liana  e  Sciacca.  É  diviso  da  dae  buone  fie,  una 

42 


330 


a 


ciane.  Lat.  CyaM.  Sic,  Pisma  o  Pismotta 
(¥.  FI.)  Fonte  o  lago  a  destra  delFAnapo. 
Nel  territorio  di  Siracusa  sgorgano  due  sor- 
genti, a  poca  distanza  tra  loro  ;  una  mag- 
giore, minore  Y  altra,  dicesi  Pisma  la  prima, 
la  seconda  Pismotta,  o  Pi$ma  di  Cirino  : 
scorrendo  quella  accoglie  a  destra  la  mi- 
nore, e  cosi  accresciuta,  dopo  breve  inter- 
vallo sbocca  neU*Anapo.  Adunque  le  fonti 
di  Ciane  credesi  presso  gli  antichi  storici 
e  gli  insigni  poeti,  essere  spiragli  del  fiu- 
me Cardinal,  imperciocché  questo  fiume 


d«  menogiomo  doY*è  il  cooTeato  dei  Riformati» 
a  tramontana  do?e  il  mercato;  1* altra  da  Oriente 
ad  Occidente  ornata  dell'antico  palazzo  Dncale  e 
della  Ghieaa  madre  abbelliu  aitile  jonico  nel  ISSO» 
per  nn  legato  del  fn  D.  Pietro  Martorana  ed  Arcnri; 
forge  da  Oriente  della  medetima  yia  la  nofella  Ghieta 
del  Carmine  gaja  e  grazioaa,  ed  è  nel  centro  qnelk 
del  Porgatorio  ingrandiU  ed  abbelliU  nel  ISSO , 
4M;canto  alla  qnale  fa  ediflcata  nel  1S44  la  casa  co- 
munale. Occorrendo  la  festtfità  del  Patrono  S.  An- 
tonio  di  Padova  si   celebra  nna  piccola   fiera. 
X*etteniione  territoriale  di  Cianciane  è  di  tal.  Ili7« 
390«  delle  qoali  0,441  in  giardini ,  1,S73  in  orti 
•empiici,   140,676  in  seminatorii  alberati^  lati, 
1910  in  seminatorii  semplici^  6SS«S53  in  pascoli,  27, 
003  in  vigneti  aU)erati«  51,954  in   vigneti  sem- 
plicL   1,114  in   ficheti  d'India,   0,375    in   col- 
tare  miste,  0,^93   in   suoli    di  case.  Ci  hanno 
bielle  xolfatare  e   belle  ttronziane ,  «alce  carbo- 
nata in  cristalli  ec   II  suo  maggior  commercio 
di  esportazione  consiste  in  frumento  ed  in  vino. 
Ne  erano  gli  abitanti  neU*anno  1798  secondo  la 
statistica  di  quel  tempo  3400,  nel  ISSI  erano  3049, 
e  finalmente  3815  nello  scorcio  del  1S5S.  Ebbe  i 
natali  in  Cianciana  nel   1776   Francesco  Arcnri 
nomo  di  esimio  ingegno  e  di  maschia  eloquenza  • 
conobbe  il  greco  ed  il  latino  «   fa   prestantissimo 
nelle  amene  lettere  ed  eminente  giureconsulto. 
Fu  eletto  colle  auliche  norme  Giudice  Pretoriano, 
quindi  coir  ordine  noveUo  Presidente  in  prima  del 
Tribunale  Civile,  e  poi  della  Gran  Corte  Crimi- 
nale in  Palermo;  moriva  nel  1833  in  Palermo  toc- 
cati appena  i  59  anni  di  sua  vita.  Conobbe  anche 
profondamente,  le  matematiche  le  scienze  natura- 
li, e  particolarmente  1*  agraria,  anzi  introdusse  in 
Sicilia  U  produzione  dell'indaco  e  della  cera 
fetale. 


CI 


interamente  fissorUto  nd  ferrilorio  Guii- 
caUino,  credesi  a  buon  drillo  Tenir  fèori  ii 
questo  luogOi  poiché  non  ? edond  in  dira 
parte  sgorgar  e  le  sue  eopfosissime  aeqie, 
che  hanno  quinci  siOiilla  profoiidilài  da  eli- 
dere sempre  le  ricerche  di  chi  con  fisi 
procura  d'indagarne  il  Inisso  fondo;  creiet- 
no  0  decrescono  al  crescere  o  decresens 
della  luna,  il  che  fu  da  Plinio  oaienali, 
e  che  da  noi  parimenti  si  sorge.  Si  B^ 
scolano  le  sue  acque  coU'Anapo  dopo  ■ 
miglio  circa  di  corso  in  profondo  Ietto  mi 
comodo  per  harchette;  le  ripe  da  entraahi 
le  parti  ne  sono  giocondamente  coperti 
di  salici  e  di  canneti,  e  lo  slesso  iattsi 
s)  erboso,  che  in  alcuni  mesi  deiraaas, 
crescendovi  i  Tirgidli,  è  impedita  la  lini 
naviganti.  Confluiscono  le  acque  ad  ta  » 
glio  circa  dalla  foce,  per  coi  Ovidio  de  tml» 
lib.  3.  Eleg.  10,  dice: 

Meaoe  col  Giano  l'Ànapo  il  i«o  cono. 

Yibio  però  falsamente  alTermà  che  rAifi 
passi  in  meuo  al  Ciane ,  alla  quale  mr 
giunzione  sembrano  di  alludere  i  versi  fi 
Ovidio  nel  5*"  delle  Metam.: 

Ed  Anapo  mi  amò^  né  da  terrore 
Come  costei  ma  sol  da  amor  eommoiM 
Mio  r  accettai.... 

dapoìchò  atterrita  Proserpina,  coi  tnsò* 
nava  rapita  Plutone  nel  suo  cocchio,  ctM 
videla  Ciane  Kinfa  siracusana  stese  saki 
le  braccia  per  opporsi  al  rapitore,  (*»* 
le  due  fonti  di  Ciane) 

Kè  pi&  rattenne  di  Satnmo  il  igUo 
Lo  sdegno,  ed  i  terribiU  destrieri 
Colla  foce  esortando,  il  regio  aeeltra 
Con  forte  braccio  nei  profondi  gorghi 
Infisse,  e  allora  la  percossa  terra 
Sino  al  UrUreo  regno  apri  nna  via 
E  neir  iato  immane  accolse  il  cocchie 
Precipitante.... 


331 


CI 


poi  Cerere  la  figlia,  come  egli 
>siegue  : 

ne  Tenne;  ella  se  ormai  non  fosse 
in  eangiaUy  ogni  portento 
saprebbe,  ma  la  lingua  e  il  labbro 
ipondean,  aè  rinyentr  poteva 
isieri  nn  imago;  alfine  un  segno 
inifestOy  e  il  cinto  cbe  nel  riyo 
erpina  cadde,  galleggiante 
neir  onda.... 

)rir  tali  favole  afferma  Diodoro  nel 
esservi  stata  nel  territorio  di  Si- 
I  gran  fonte  detto  Ciane  e  sacro 
:  imperocché  favoleggiano  che 
\eco  portando  presso  Siracusa  su 
chio  la  rapita  Proserpina,  aperto 
>{o  di^ce^e  eolia  involata  verso 
fé  derivò  allora  la  fonte  Ciane; 
i  in  ogni  anno  i  Siracusani  ten- 
nne  adunanza^  immolandosi  dai 
iccole  vittime  y  sommergendosi 
popolo  dei  tori  neW  acqua.  Di- 
Elfi  tal  rito  sia  stato  introdotto  da 
Morchè  seco  menando  i  bovi  di 
correva  la  SiciUa;  e  nel  llb.  4 
)à,  che:  essendo  entrato  nella  di- 
tei  Siracusani^  e  conosciuto  il 
Proserpina,  offrì  sommi  sacrifi- 
)ee,  immolò  eccellentissimo  toro 
,  e  comandò  che  un  tal  rito  con 
està  presso  Ciane  ogni  anno  gli 
!:elebrassero. 

liteo  nel  lib.  3^  sulle  cose  Sicole, 
lutarco  nelle  parallele  divulgò  i 
lenti  non  favolosi  di  Ciane  :  Ci'o- 
racusano  sacrificava  a  tutti  gli 
le  al  solo  Bacco,  quindi  Vinfe- 
,  intemperante  il  rese,  per  cui 
oso  luogo  sforzò  la  figlia  Ciane^ 
avendogli  tolto  V  anello  il  con- 
a  nutrice  per  conoscere  il  vio- 
ravagliata  però  da  fiera  pesH- 
città,  avendo  il  Pizia  Apolline 
bisognare  agli  Dei  Averrunci  im- 
nefando ,  ignorando  ognuno  co- 
alo  volesse,  Ciane  comprenden- 


CI 


dolo^  afferrato  il  padre  pei  capelli,  sa- 
cfi/Icolto  a  quei  Numi,  ed  indi  sul  mede- 
simo scannò  se  stessa  (1). 

GiavAMiio.  Lat.  Ciaurellus.  Sic.  Cia^a- 
reddu  (Yé  N.)  È  uno  scoglio  rimpetto  la  cala 
dello  stesso  nome ,  il  quale  guarda  verso 
Oriente  la  foce  del  fiume  Cacipari  nella 
spiaggia  vicina. 

Glcaidi.  Lat.  Cieàldis  (V.n.)  Casale  un 
tempo  di  pertinenza  di  Scalerò  degli  Urber* 
ti,  indi  dei  Montaperto ,  in  cui  oggi  è  la 
terricciuola  [Montellegro ,  altrimenti  Ande- 
gavio,  volgarmente  Angiò. 

ciclopi  (tkMvii  del).  Lat.  Scopuli  Cy- 
elopum.  Sic.  Scogghi  di  li  Ciclopi  (V.  D.) 
Sono  tre  rqpi  sporgenti  nel  mare,  di  fronte 
al  borgo  detto  frizza,  posto  sulla  spiaggia, 
nel  fianco  meridionale  del  seno  di  Cata- 
nia, dopo  il  promontorio  Xifonio  e  V  isola 
anche  detta  dei  Ciclopi,  e  che  oggi  acqui- 
stò lo  stesso  nome  di  frizza.  Diceli  il  CIu- 
verio  sporgenti  rimpetto  il  borgo  di  Niceto 
0  di  S.  Aniceto,  volgarmente  Pìizeti,  il  quale 
è  sito  sopra  alto  colle;  piccoli  li  descrive 
ed  a  forma  di  cono,  in  retta  linea  presso 
il  lido^  con  proporzionato  ordine  dalla 
natura  situati;  di  modo  che  il  primo  più 
vicino  air  isola  è  il  più  grande,  quello  di 
mezzo  è  minore,  e  1*  ultimo  il  più  piccolo. 
Favoleggiano  i  >  Poeti  d*  essere  stati  lanciati 
dal  Gigante  Polifemo  contro  il  fuggitivo  Ulis- 
se, y.  ilei  scogli. 

cier»  (V.  D.)  altrimenti  Zaera.  È  una 
vasta  contrada  fuori  la  porta  Imperiale  dì 


(!)  Alte  rive  del  Gane  verdeggia  in  gran  copia 
il  papiro  somigliantissimo  in  totto  a  qael  di  Egitto, 
creduto  perciò  della  medesima  specie  da'  grandi 
botanici;  le  preparazioni  di  esso  del  Gav.  Lando- 
Hna  del  quale  facemmo  motto  parlando  di  Cata- 
nia saa  patria,  rendoulo  agli  usi  stessi  in  che  ado- 
peravanlo  gli  antichi  dei  quali  anzi  credonsi  sotto- 
stanti le  preparazioni  ad  uso  di  carta  a  fronte 
di  quelle  del  sullodato  ingegno  la  di  cui  riscossa 
fama  e  celebrità  nojoso  sarebbe  replicare.  V.  Ca- 
lane. 


Ckrm  i 


■MA44  009  9j09^ 

r<wli^  MIT 


fl«te  b 


Mi  IC» 


iMb«fMM|(r««Ai  «dlfiM  Mi  U7(  Mi  Bnccio  ^S. 
hMmmt^àUérrtglA^  ftXU  aovtlU  fabbridM  Mia 
fMÌM4MU,  m»  ÌMliM«te  gì«4U  il  4ii€gM  M  Ki>- 
m««K>  ^>rl0  MarelkiMi  hiMlurovo  fattMle;  U 
l;li»#M  fff  t0n%aet9iM  md  tnU;  «witoio  m  i  il  ^- 
•«ff  A^«  «MI  H  Im  II  II  cIm  4i  peMaté  fi  fpiecaM  in 
«r«M  mUimo  «  piltore^  as  A*  Gi«fasDÌ  credalo  di 
OMrfKio  VnMfi,  ana  dacollaiìoM  dal  Baltiita  di 
Oi'ftanni  f  alco^  il  martirio  dai  M.  Placido  a  con- 
pfffAi,  tto  n.  Mauro  cba  libera  8.  Placido  eaicato 
in  ana  palada^  a  la  morta  di  S.  Beoedatlo  di  An- 
tonio ll<»ira,  la  Maddalena  ai  piedi  di  Critto  di 
Mtierio  Httblia.  Hpiccano  poi  nella  bella  e  epaxioM 
Mcrffttla ,  due  antiche  tafole  rappreeentanti,  ooa 
la  Vergine  ohe  ninna  il  Bambino,  a  l'altra  un  S. 
liiotannl  lecnaU  dell'anno  tSCK),  on  trittico  un 
pn  unaMo  del  Polidoro*  una  Maddalena  del  Bolo- 
gna Tiarittl,  la  fuga  lo  Egitto  di  Alfoofo  Rodri- 


di  G.  a  X.  aaBa  ^asia  a 

TaMn£.   lappcaeaCaala   la    T< 

Criilo,  eivM 

Ca«aadè  apcra  di 

Emao  rimigiae  di 

■dio  EiccBO.  ad  ia  fatila  di  S. 

lilobra  di  Gìou  BaltiaU  QaagliaU. 


ed  il  Moau-.ero  dello  Spirito  Saalo  fm 
1191  a  spesa  della  bwma  Tadota 
picdola»  ad  apparteaaalari  aM'  ordiaa 
eoo  rigorofo  peaaello  tì  dipiagaYa  A.  1 
TeoaU  del  &  Spirilo  agli  Apostoli;  b 
a  federe  poi  credasi  dì  Anlooello  da  Mi 
Battista  che  predica  alb  tarba  sliausi  dd 
di  Raffaello  9  i  quadri  ad  olio  deUa  Irìbi 
di  Antonio  U  Falce  da  Mesriaa,  aotata  a» 
affreschi  delle  Tolte;  nella  sacrestia  il  S- 
coi  quadretti  all' intomo  aopra  taToU  è 
opera  del  secolo  xt.  Di  ritorno  alb  tu 
si  Tede  la  famoM  porta  Imperiale  arclla 
dopo  U  Tenuta  dell' Imperator  Carb  ^ 
di  lui  memoria  aTulo  on  tela  apileUk 
deU*architettara  a  dorico  aaaplica» 


333 


CI 


i  Palermo,  decorato  degli  onori  di 
a  5  m.  da  Caccamo,  sollevandosi 
e  dairimo  in  sa,  siede  alla  ripa  sini- 
fiame  di  Termini,  e  la  sua  rocca  che 
laogo  elevato  presenta  mine.  Il  tem- 
giore  sotto  an  Arciprete,  e  frequen- 
an  aero,  sotto  il  titolo  di  S.  Ha- 
dalena,  sorge  in  primario  sito  sotto 
za.  Il  convento  dei  Frati  Predicatori 

>  a  S.  Domenico  venne  fondato  nel 
m;  quel  dei  Hinori  Conventuali  sa- 

•  Francesco,  che  segna  certamente 
medesima  secondo  Cagliola,  Hani- 

l'Ord.  dei  Hin.,  e  quel  dei  Cappuc- 
ri  le  mora  fabbricato  in  ameno  pog- 
d  1588,  meritano  attenzione  per  la 
coltura;  né  quel  dei  Paololti  co- 
da! 1608  congiunto  alla  Chiesa  di 
Patrono  degli  abitanti,  ò  di  minore 
[ito  al  paese*  Avevano  luogo  un 
i  Carmelitani ,  ma  V  abbandona- 
ancando  le  necessarie  rendite.  E 
m  nobile  monastero  per  le  mona- 
Io  titolo  e  regola  di  S.  Benedetto, 
idano  la  pietà  degli  abitanti  il  col- 
Maria  poco  fa  costruito,  e  la  casa 

>  per  gli  infermi  ed  i  pellegrini.  Ac- 

Polidoro  da  Ganvaggìo:  è  adoroa  di  4 
mune,  e  d*iino  loccolo  a  bassirilieTi;  la 
gala  fa  di  SOOO  scadi:  da  qaesta  entrao- 
ilasiil  largo  deU'ospedale,  do?*  è  aochela 
Sb  Cecilia,  ooogrega  dei  magici  nella  qaale 
ladro  di  GiambailisU  QaagliaU  ;  Taatore 
nae  di  on  cooTento  di  mioori  in  S*  Ge- 
,  non  ne  ho  notixia  alcuna.  Nella  Chiesa 
8.  Loda  è  il  Taghissimo  quadro  della  Ver- 
8.  Placido  e  compagni,  ed  on  di  S.  Nic- 
lo  goaslo  dal  tempo,  di  Antonello  Riccio. 
i  che  rappresenU  la  Vergine  a  sedere  ed 
IO  solle  braccia  è  grazioso  ed  onico  la- 
ti reste  di  Tommaso  d*Arzo,  che  Gorl 
1516,  il  di  cai  ritratto  vedesi  nel  basso 
che  TollescriTenri  Masi  d'Arxu,  tì  hanno 
la  boooa  S.  Locia^  e  gli  affreschi  del  Tnc- 
brotteti  di  mano  imperita.  Verso  l'angolo 
sa  doT*era  T  antica  Unirersità  di  Messina 

•  dei  forni  per  la  troppa.  V.  Menino, 


CI 


crescevano  la  milizia  comunale  sotto  il  Pre- 
fetto di  Termini  5  cavalieri  e  54  fanti  di  que- 
sta terra.  Computavansi  sotto  Carlo  V 1030  ca- 
se appo  Fazello,  4346  anime  nelFanno  1395; 
nella  metà  del  secolo  seguente  1449  case, 
5716  abitanti;  nel  1713  si  enumerarono 
1442  case,  5419  terrazzani,  ed  ultimamente 
5376.  Gli  annui  Magistrati  scelti  dal  Barone 
ne  amministrano  i  dritti;  presiede  al  clero 
un  Vicario  dell* Arcivescovo  di  Palermo.  Ai 
Signori  che  prima  Baroni^  poi  Duchi  dal- 
Tanno  1634,  si  compete  il  x  posto  nel  Par- 
lamento, e  commettcsi  pieno  potere  di  armi. 
Sotto  i  Francesi  fu  data  la  terra  di  CU 
minna^  da  Carlo  II  Re  di  Napoli^  che  an- 
che da  sicolo  Prence  la  faceva,  a  YirgiUo 
Cataneo.  Secondo  attesta  Borello  Vindic.  Nq- 
bil.  Neapol.,  la  fondazione  di  Cimìnna  per- 
ciò o  antecesse  ovvero  accadde  nel  tempo 
dei  Normanni.  Trovola  poi  soggetta»  ai  Pe- 
rotto. Disseta  Aprile  nelle  Sic.  Stor.  com- 
putata tra  le  signorie  di  Matteo  Palizzi;  ma 
al  tempo  di  Federico  II  di  Aragona  ne  go- 
deva il  possedimento  Matteo  Sctafani^  come 
si  ha  nel  censo  del  medesimo  Re  del  1320; 
la  figlia  di  lui  e  di  Bartolomea  Incìsa  fu  Lui- 
gia, che  nel  1333  fu  data  in  moglie  a  Gu- 
glielmo di  Peralta,  con  per  dote  Ctminna, 
donde  Guglielmono  il  quale  commutò  il 
paese  con  Giuliana,  concedendolo  a  Gu- 
glielmo Yentimiglia  nel  1369  eolla  con- 
ferma di  Federico  III  per  suoi  diplomi 
dati  in  Corleone  un  biennio  dopo.  Rifulse 
questi  Siniscalco  del  Regno,  e  roostrossi 
egregio  verso  Martino  I ,  e  gli  eredi 
di  lui  diconsi  Signori  di  Ciminna  nel 
registro  del  medesimo  Principe.  AfTeriùa  il 
Barberi  nel  Capibrevio  aver  succeduto  a 
Gugliemo  un  figlio  del  medesimo  nome,  la 
di  cui  unica  figliuola  Isabella  prese  prima 
a  marito  Giovanni  Ventimiglia  Marchese  di 
Geraci,  e  quindi  in  seconde  nozze  Gu- 
gliemo Moncada,  Conte  di  Caltanissetla;  ma 
nel  vero  fortemente  quegli  abbacinato  potè 
queste  cose  mostrarci,  imperocché  il  Yen- 


334 


CI 


llffliglia  sopraffisse  por  circa  7  anni  al  Mon- 
tecateno  ;  e  perciò  Ai  il  solo  marito  d7sa- 
hMaj  cai  moria  presene  un'altra.  Qoinci 
6ugHelmo  Moncada  dif  enne  Signore  di  Ci- 
mUma  nell'anno  1393  per  afer  presa  in 
moglie  fiiooofifia  figliuola  d*I$abeUa  e  del 
Marcliese  di  Ceraci ,  cui  alla  morte  della 
madre  toccò  Ciminna.  Infeconda  costei  col 
primo  marito,  credesi  esser  fonata  in  se- 
conde nozze  con  altro  personaggio  di  sua 
llimiglla,  di  cui  s'ignora  il  nome;  imperoc- 
diè  morendo  disse  erede  per  Cimtnna  GUh 
wm  Tineenzo  Tenttmiglia  nato  da  lei.  Da 
€higttehno  Paolo,  che  f ifOfa  nei  primordii 
del  secolo  xfi,  donde  Guglielmo  Tnel  1517, 
eoi  succedette  GirokunOj  ed  a  lui  GugUel- 
ma  rij  la  di  cui  unica  figlia  superstite  Ati" 
tanta  maritata  a  Mario  Graffeo  Signore  di 
Partanna,  partorì  Guglielmo  fii  nominato 
Principe  del  paese  medesimo  nel  1627.  Da 
lui  e  da  Eleonora  Bologna  nacque  JTaHo, 
per  prifilegio  di  Filippo  IT  eletto  Duca 
di  Ciminna  nel  1634.  Diremo  dei  succes- 
sori di  lui  parlando  di  Partanna. 

Meritano  attenzione  particolare  tra  quei 
che  questa  terra  resero  illustre:  Elisabetta 
Tripode  chiarissima  per  innoccenza  di  fita, 
che  indossata  la  feste  delle  oblato  di  S.  Be- 
nedetto, fatta  specchio  d*ogni  firtù,  santa- 
mente fini;  ne  scrissero  la  vita  Santoro  Gigas 
ed  Antonio  Tornamira:  Otiafiano  Bulgarino 
delFordine  dei  Predicatori,  cui  s'incorporò  in 
Napoli,  rifulse  per  fila  incolpabile  e  per  dot- 
trina; toccò  in  quella  prof  incia  tutti  i  gradi 
supremi,  ed  a  se  medesimo  sempre  eguale 
meritò  l'amore  dei  soggetti  e  la  stima  dei 
Principi;  scrisse  la  fila  di  F.  Domenico  Ot- 
tomano: il  Sac.  Paolo  Amalo  matemati- 
co e  macchinista  singolare,  non  pochi  mo- 
numenti pubblicò  in  Palermo  dell'inge- 
gno suo  e  dell'arte,  sorpassò  gli  ottani' an- 
ni, difulgò  un  libro  sulla  prospettifa  ap- 
profato  dai  dotti,  ed  altro  ne  preparò:  il 
Sac.  Felice  Urso  Cappellano  di  Teodoro 
TriTulzio  Cardinale  e  Viceré  di  Sicilia,  era 


a 


cui  partilo  per  la  Sardegna,  indi  stabi- 
lendosi in  Roma ,  fi  mori  per  fini  tiloB 
commendato:  Vincenzo  Amato  peritisdmi 
nella  musica  e  regolatore  dell' ordiesli 
della  Cattedrale  di  Palermo  per  mold  ani; 
ne  sono  sinora  mentofate  le  saere  eauori 
con  sommo  applauso  accolte:  Bonaiealma 
Battaglia  del  terz*  Ordine  di  S.  Franeeieib 
Maestro  e  Deflnitore  Generale,  fleti  fonli 
delle  pi&  grafi  scienze,  e  yrtntìUim 
nelle  amene  lettere  ;  tatti  raenUmH  M 
Mongitore  nella  sua  Biblioteca  Sieoia. 

È  celebre  la  fecondità  del  territorio  di  C^ 
miUmaj  e  piantatene  a  vigne  per  lo  pUb 
terre,  riescono  graUssime  pel  fino,  di  qti 
genere  di  commercio  rino  a  Palermo  Inf- 1' 
cando  gli  abitanti,  non  lief  e  lacro  ne  Irqp* 
no.  È  della  medesima  long,  che  CaecHii 
circa  iV,  30',  e  quasi  38^  di  laUtod.  ì 
fata  nello  stesso  paese  sotto  la  CUm  i^ 
S.  Vito  una  fonte  d'aeqoa  aalmastia  (l]i 

ciBlsl.  Lai.  CMKs.  Sic.  Cinisi  (T. 
Casale  soggetto  dall'  anno  1263  a 
PipUone,  la  di  coi  nipote  ileaNmdn  d^j^ 
in  matrimonio  a  Niecola  Bdkigheri^ 
Y  eredità  alla  figlia  Violania,  mariUH 
1349  a  Faeio  de  Facio,  e  per  d< 
di  questi  due  coiyugi  nel  1383  e  nel  II 

(1)  Ciminoa  è  on  eapo-cireondarìo  éiS*( 
in  proTÌneia  e  diocesi  di  Falermo  da  €■■ 
tS  m,,  in  dbirelto  di  Termini  donde  tS.  1 
Tento  di  S.  Francesco  di  Paola  li  Tenne 
nell'anno  t79S  e  nessun* altn  cambiuieitei 
Tità  è  aTTenota.  G>niprendeai  U  terrìtensiil 
me  3091,S31t  delle  qnali  diTÌdcndo  in 
9,699  in  giardini,  t,S77  in  orti  semplici, 
canneti,  61,S87  in  seminatori! alberali , 
in  seminatorii  semplici,  3i8,ns  in  pesesJii 
in  ollTCti,  37,679  in  Tignati  alberati,  iti 
Tigneti  semplici,  111,988  in  sommacebsiL 
in  flcbeti  d'India,  1,050  in  flcbetid' Indilli ■ 
tro«  83,649  in  aUieri  misti,  11870  in 
Ti  si  troTa  inoltre  deUo  lolfò  e 
lixsato  di  calce.  Il  suo  maggior  traflko  di 
tasione  consiste  in  Tini  ed  in  mandoitoi  Ti  ài 
ta?ano  6150  anime  nel  1798,  diminnili  fà%i 
nel  1881»  e  a  4951  nel  fine  del  1851. 


335 


CI 


!  al  monastero  benedetlino  di  S. 
ielle  Scale.  Malaterra  fa  menzione 
i  preso  con  Jato  dal  Conle  Rug- 
>.  3,  cap.  20,  ma  non  affermo  se 
>arlare  del  nostro.  Sorge  non  lungi 
iaggìa  aquilonare  in  un  terreno  lie- 

decUve,  e  popolato  da  ben  3000 
talché  può  a  buon  dritto  appel- 
ftse;  la  Chiesa  maggiore  parroc- 
icra  a  S.  Fara  Tergine  Abadessa 
lel  1672,  col  permesso  di  Giuseppe 
escoYO  di  Hazzara  (poiché  Cinùi 
lene  alla  di  lui  diocesi),  dopo  quat- 
ebbcsi  un  Arciprete,  cui  assegnò  la 
udetto  convento  di  S.  Martino,  col 
i  eligcre  e  presentare  ad  Arci- 
0  dei  suoi  monaci.  Indossò  il  primo 
i  Serafino  Gonsalez  istituito  dal  me- 
fescofo.  L'Abate  però  non  solo 
)0  sceglie  ma  ed  i  Decurioni  e 
Magistrati  secolari,  come  Signore, 
eno  dritto  regge  r  amministrazione 
monaci.  Da  un  letto  di  torrente  é 

fillaggetto  di  Terrasini  da  Ciniri 
beccio;  non  jtocca  il  37®  di  longi- 

sta  nel  38''  15'  di  lat.  Il  territorio 

in  biade,  piantato  in  oliveti  in 
»pia ,  ed  abbondante  di  legumi 
ì  ed  in  largo  ingombro  di  fras- 
uali  alberi  incisi  danno  la  manna 

commercio  della  quale  talvolta  ce- 
ni misura  e  non  poco  lucro  se  ne 
Era  un  tempo  il  terreno  mancante 
^  ma  poco  fa  scovertisi  dei  gorghi, 
0  abbondantemente  irriguo.  Nei  di- 
si Conte  Ruggiero,  nei  quali  si  de- 

i  confini  della  parrocchia  di  Maz- 
i  fa  menzione  di  CineSj  e  disse 
avere  a  prendersi  pel  casale  di  Ci" 


i  Cioisi  è  no  comnoe  in  proTincia  •  di- 

Paterno  da  cai  dista  SS  m.  diocesi  di 

circondario  di  Carini  donde  9  miglia. 

lell'anno  1798  ona  popolazione  di  5598, 

li  a  4669  nel  18SI,  e  nello  scorcio  del 


CI 


Cipresso.  Lat.  Cypressuè.  Sic.  Cipres- 
8u  (V.  N.)  Monte  tra  Catania  e  Lentini,  ri- 
volto alla  spiaggia  marittima,  mentovato  ne- 
gli atti  del  SS.  Vescovi  Everio  Catanese  e 
Neofito  Leontino.  È  un  colle  sopra  il  ter- 
ritorio del  Simeto  cui  corrisponde  il  sito* 

ciranUuuLat.  Ciramiium.  Sic.  Cirami- 
ta  (V.  n.)  Fiume  tra  Licodia  e  Militello, 
che  riconosce  sua  origine  da  varie  fonti  di 
poca  nominanza ,  e  scorrendo  tra  le  valli 
delle  colline  ai  medesimi  paesi  apparte- 
n'entisi,  scaricasi  nel  fiume  di  Scuma,  ed 
uniscesi  nel  territorio  di  Lentini  a  quel  di 
Regina  o  di  S.  Leonardo,  dagli  antichi  di 
Teria. 

ClrtasUonl  (Monte  del).  Lat.  Giuni- 
mariarum  mons.  Sic.  Munti  di  li  giumma- 
ri.  (V.  M.)  È  il  monte  di  S.  Calogero  presso 
Sciacca,  di  cui  dicemmo;  detto  delle  Gium- 
marej  che  abbonda  in  palme  selvatiche  in- 
torno alle  radici.  Vedi  5-  Calogero. 

citcadeli«.Lat.  <d.  Sic.  Citatedda(V.N.) 
verso  Aidone,  altrimenti  piccola  città;  è 
descritta  si  accuratamente  dal  Fazello  che 
te  la  pone  alTatto  dinanzi  gli  occhi:  a  due 
miglia  da  Aidone  verso  Oriente,  sottostà 
nei  eolle  una  città  ruinata,  detta  dhii 
terrazzani  Citadella^  dove  oltre  i  di- 
ruti tempiij  ammiransi  con  gran  piacere 
ingenti  ruine  di  case  e  di  mura,  anche 
un  teatro  quadrato  coi  gradini  semidiruti^ 
ed  altreA  vie  pei  cocchi.  Eziandio  vi  è 
un  dossa  soprannominato  dai  terrieri 
Sella  d'Orlando;  avanzano  inoltre  sin- 


J853  di  5985.  U  territorio  è  di  sai.  1977,599,  delle 
qnali  S,7S2  in  orti  semplici,  0,8S8  in  canneti, 
601,814  in  seminatori  semplici,  701,943  in  pascoli, 
1S,43S  in  olivati^  95,560  in  f  ignoti  semplici^  S64, 
158  in  sommaccheti,  SS,0I7  in  ficheti  d*India«  149, 
694  in  frassineti,  3,S33  in  carrubeti,  0,398  in  suoli 
di  case.  Esporta  principalmente  olio  e  buonissima 
manna*  Il  mare  Ticino  che  è  il  Tirreno  è  abbon- 
dante in  pesca ,  anzi  in  ogni  anno  neUa  state  si 
pone  nel  littorala  ana  tonnara.  Ti  si  respira  una 
aria  salubre. 


33(r 


a 


ora  mattoni  di  aonma  grosMxxa,  edieth 
fora  roMO,  non  du  qua  «  là  maraBigliote 
fòndammla  di  cau:  i  qaaU  oggetti  atte- 
ttano  «Mairi  itata  in  ontfeM  tempi  no- 
ÌMe  città  che  forte  /ti  V  antica  Erbita  ec. 
E  cod  in  vero  sono  persaaai  gli  AidonesI, 
periochò  difoIgBDo  loro  condltadino  S. 
Leone  n  sommo  Pont,  cui  dicono  di  Erbita 
gli  scrittori  della  Tita;  ma  invero  dimo- 
streremo a  sao  luogo  essere  stata  Erbita 
presso  Kicosia.  Stima  di  Sergenzio  il  ela- 
terio nel  lib.  ì,  cap.  8  come  dirò  piti  In 
appresso  ;  di  coi  descriveado  il  sito  da 
antichi  scrittori;  queito  «ito,  dice,  eoncietie 
CMlfamenfe  silo  rutne  di  tmtiea  eiUà  tra 
Mtneo  ed  Àrgirb ,  posta  non  btngi  dotta 
destra  ripa  del  fiumo  Crita,  di' è  tolgar- 
nenfe  or  detta  CWodeUa.  Alla  età  mia 
occupati  i  villani  a  coltivare  il  territorio, 
spesse  volte  trovarono  appo  CilfodeUa  delle 
figure  in  creta  di  due  palmi,  rappresen- 
tanti Mde,  che  conservansi  nei  musei  di 
Galania,  con  piccoli  simulacri  della  mede- 
sima materia  e  dello  stesso  nome,  ivi  stesso 
ritrovati,  che  ci  avvertono  esser  quivi  stato 
ft«qaente  il  culto  di  esso.  Occorrono  ovun- 
que ai  coloni  moneto  di  bronzo  e  di  ar- 
gento degli  Imperatori  Bomani,  che  ci  sono 
argomento  esser  durata  la  città  sino  ai  tempi 
posteriori,  e  i  grandi  avanzi  che  ancora 
si  osservano  chiaramente  l'attestano.  Tedi 
Sergenzio. 

citlndelUk  Lai.  id.  Sic.  Citaledda  (V.n.) 
Altra  al  promontorio  Pachino.  Cosi  appellano 
le  vestigia  di  una  diruta  città,  testimonia 
U  Fazello,  il  quale  dice:  torratla  al  porto 
Yindicari  ad  un  Itro  di  pielra  verso  Oc- 
cidente ,  ed  in  quella  peniaola  che  fa  la 
satina  di  Auc«(o ,  Macara  città  men- 
tovata da  Cicerone  contro  Yerre,  Tot.  nel 
Ub.  3°  e  Plinio ,  squarciata  in  marori- 
j^tioai  ruderi  appellala  ancora  incorrotta- 
mente dagli  abifonlt  di  Xoto  dai  villani  del 
territorio  e  dai  vecchi  col  suo  nome.  Ma- 
cari,  ma  tolgarmenle  Cittadella.  Però  Ma- 


cara  o  Imacara  Ai  dui  moditnraMa,  tit 
Centorbi  e  Caplul,  secondo  Totone».  Altroi* 
de  il  volgo  appella  di  Maetra  ^  nani  ddi 
città  minata,  la  quale  voce  noa  ha  mKb 
atBnltà  con  Moooro.  Tolomeo  non  da 
stabilisce  nella  Geogr.  Eloro  al  Padnt, 
ma  Ima  o  làaxa  menlovatt  da  SIcùn,  d 
che  altrove.  Crederei  perelò  potere  atti- 
bnirsi  ad  Ioana  queste  veett^  di  QttadeBq 
ma  ctfmmette  la  qulaUoiie  a  migUor  tam», 
cista  (T.  M.)  TUIaggetlo  nelU  Ki«iii> 
dono  di  Trapud,  Tolgarmente  dello& 
Lorenxo.  Y.  XiUa. 

CL 

cieoMBto  fa.)  Lat.  S:  Clmau.  9t 
S.  Crìmenti  (T.  D.)  Mooldplo  di  HsiAi 
verso  metzoglomo,  die  occorre  presso  k 
porta  di  Ciera ,  e  la  parto  eslie«  i 
Dromo.  La  Chiesa  parrocdilato  deJok 
al  medesimo  S.  Pontefice  è  gradosti^, 
ampia ,  mentovata  dal  Bonflf^ ,  ti  ' 
limamcnta  dd  Gallo  neU'ilfiparais 
AmuU.  di  MettliM.  Ti  ha  nn  CMVcdli 
Carmelitani  scald  sotto  gli  aospicB  i 
Alberto  dal  1650  fondato  colle  somM  'j 
Cesare  Romano ,  e  varie  case 
di  nobili  eiiladini,  e  botteghe  di  ai 
Ne  è  memoria  in  un  diploma  di 
de  Luce  dell'anno  1195. 

cnim«(e  (Monte  di).  Lat.  JToal 
mafis.  Sic.  MunU  di  Crimali  (T.  H.) 
colle  tra  Siracusa  e  Sortino  B  aiiHi 
entrambe  distante,  con  una rocctddis! 
nome  mentovata  dal  Fazello.  A] 
a  Guglielmo  Montecateno,  per  fefli 
cui  diedolo  il  Re  Martino  a  Contii, 
Castello  Cavdiere  Catanese,  che 
nel  censo  del  medesimo  Prindpe.  Se  I 
poi  Niccolo  Spedate  ai  di  cui  erc4I| 

CO 


Ut.  i 
nicu  (V.  n.)  Slagno  ad  on  miglio  di 


337 


CO 

0  elo  slesso  circa  dalla  spiaggia, 
lito  però  di  2  in.;  le  di  cui  acqae 
non  solamente  negli  orli  inari-> 
In  sale,  ma  sino  al  centro,  ed  ha 
lile  che  quanto  sale  se  ne  toglie  nel 
allrettanto  nella  notte  se  ne  accre- 
nentovato  da  Plinio  nel   lib.   31 


di  l«apo.  Lai.  Caìida  LupL  Sic. 
Lupu  (V.  N.)  Altrimenti  Stagno 
Terso  i  lidi  del  promontorio  Pa- 
i  Oriente. 

Hi».  Lat.  Caput  Cophani.  Sic.  Co- 
li.) Capo  nella  spiaggia  occlden- 
resse  quello  di  S.  Vito,  sotto  Erice, 
da  torre  in  custodia  del  lido  e  detta 
>?anni.  Prende  questo  nome  dal  vi-> 
le  Cofano  y  alle  di  cui  radici  è  il 
ffouto  le  di  cui  acque  sono  giove- 
malattie  cutanee. 

Bbeira  (V.  R.)  Era  una  piscina,  o 
secondo  Cluverio  lib.  1,  cap.  6,  alla 
fiume  Alabo  oggi  Cantora.  Fazello 
la  rocca,  che  era  ai  tempi  di  Dio^ 
che  oggi  diruta  mostra  poche  ve- 
la sono  queste  le  parole  del  lib.  4 
ro:  Dedalo  molto  tempo  passò  appo 
ìd  i  Sicaniy  ammirato  da  tutti  per 
nza  delV  arte.  Sollevò  in  quest'iso- 
e  opere  che  sino  al  nostro  tempo 
no;  imperocché  presso  Megara,  con 
lioso  ed  ingegnoso  artifizio,  fece  la 
Mmòetra,  dalla  qìMle  il  gran  fiu^ 
^fi  si  scarica  nel  mare  vicino.  Af- 
flino aver  Dedalo  fabbricato  Colm- 
ila fonte  dell*  Alabo ,  e  Vibio  nel 
ei  fiumi:  V Alabo  dei  Megaresi , 
di  Ciri  fonte  Dedalo  dilatata,  rese 
orto...  e  la  contrada  dal  medesimo 
levastati.  Dunque  a  raccogliere  le 
eli*  Alabo,  che  per  la  loro  abbon- 
evastavano  i  campi,  edificò  Dedalo 
la.  Poiclkè  Colimbetra  è  una  pi" 
ì  un  lavacro  o  un  lago  in  cui 
ansi  le  acquCy  e  dove  può  nuotarsi 


CO 


anche  sottacqua;  come  soggiunge  Ci  uve* 
rio.  Ha  i  testi  di  Vibio  e  di  Solino  ci  la- 
sciano dubbiosi  sul  sito  di  Colimbetra^  se 
alla  foce  ovvero  alle  fonti;  ed  io  credo  po- 
tere anche  stimarsi  nella  foce ,  che  forse 
angusta  essendo  non  accoglieva  le  copiose 
acque  deirAlabo,  che  perciò  retrocedendo 
mettevano  a  male  i  campi. 

ColiMano.  Lat.  Colesanum.  Sic.  Culi- 
sanu  (V.  D.)  Primario  paese  nella  valle  di 
Demana,  di  cui  tra  le  Contee  occupa  il  pri- 
mo posto:  Golesano  altrimenti  Yholisano 
siede  oggi  in  terreno  ineguale,  alle  radici 
del  monte  Aspro  dei  colli  inferiori  di  Re- 
brode,  rimpetto  monte  d*Oro:  tuttavia  in 
antichi  tempi  sito  in  un  colle  da  ogni  parte 
scosceso  verso  Occidente,  si  reputa  una  delle 
Alese,  come  indica  lo  stesso  nome;  poiché 
Colle  Alesano  potè  facilmente  divenir  Cof- 
lesano  per  ellissi  di  lettere.  Afferma  Dio- 
doro nel  lib.  14  esservi  state  in  Sicilia 
piò  Alese,  le  cui  parole,  dicendo  dell'Alesa 
di  Arconide,  che  sorge  sotto  Tusa,  diggià 
recai.  Quinci  Plinio  indicando  popoli  Ale- 
sini mediterranei,  credesi  trattare  degli  abi- 
tanti della  nosta  città,  come  io  accennai  par- 
lando delle  Alese  mediterranee ,  e  vera- 
mente quella  che  ancora  esiste  nel  vicino 
colle  verso  Occidente,  ove  gir  si  poteva  per 
una  sola  via  da  Levante  tuttora  lastricata, 
presenta  ruderi  e  frantumi  di  antichi  edi- 
fizii  che  ci  attestano  di  una  antica  città.  Il 
Pirri  che  con  Fazello  1*  appella  Collisano 
falsamente  afferma  appo  Arezio  stimarsi 
Alesa^  e  certamente  a  buon  dritto  se  Arezio 
parla  dell'Alesa  di  Arconide  che  sorse  altro* 
ve.  Del  resto  le  parole  di  Strabene  si  riferi- 
vano nelle  mie  note  al  Fazello  :  Alesa  città 
dei  Mandust  sita  in  un  luogo  elevato , 
è  circondata  da  muraglie  e  da  due  fiumi; 
il  che  convenevolmente  s*  intende  del  colle 
dove  giacciono  gli  avanzi  della  città,  imper- 
ciocché questo  si  comprende  nei  Rebrodi, 
ed  é  ricinto  dairimera  e  dal  Metto  o 
Monaie.  Cluverio  stima  parlarsi  dì  Paropo 

A3 


I 


838 


CO 


aolica  duà,  di  cui  fa  meinoria  Polibio  nel 
lib.  1,  ma  il  lesto  dello  Storico  si  oppone  a 
Claverio  come  anertii,  e  sembra  collocare 
Faropo  Ira  Termini  Imerese  e  Palermo  ; 
stondesi  però  CoUesano  a  dodici  miglia  di 
là  da  Termini.  E?n  obi  dice  la  torra  minala 
in  quella  collina,  ayersi  a?uto  orìgine  dagli 
aranzi  dì  Imera  distratta  dai  Cartaginesi. 
.  Qaella  cbe  oggi  esisto  credesi  opera  dei 
Saraceni,  nel  1063  espugnata  una  colla  rocca 
dal  Conto  Ruggiero  e  dato  preda  ai  suoi  ; 
quinci  di  saracenico  nome,  la  region  Bayhor 
rima  e  perdura  Tantica  Chiesa  di  S.  Niccolò, 
la  quale  scacciali  i  Saraceni  fìi  edificato  la 
prima  nel  paese  dentro  la  rocca  dal  Con- 
to medesimo,  avendone  poi  Adelasia,  ni- 
poto  di  Ruggiero  Signora  di  CoUesano,  fab- 
bricato un*  altra  sacra  alla  Tergine  Assunto, 
diedele  il  luogo  principale  ;  altra  noyel» 
lamento  con  gran  magnificenza  costruitasi, 
dedicato  ai  Principi  degli  Apostoli,  ottenne 
sopra  tutto  le  altre  del  paese  il  primato; 
r  antichissima  torre  del  campanile^  un  tempo 
in  difesa  dei  torraizani  ha  su  d*  una.  fine- 
stra una  lapide  con  riscrizione  :  mi  fece  nel- 
Vaniao  del  Signare  1060;  sebbene  il  segno 
del  numero  degli  anni  chiaro  non  apparisca 
come  di  presenza  avverti,  ed  esprime  forse  il 
secondo  secolo  sopra  m.;  la  scala  poi  dello 
stesso  tempio,  rivolto  a  Maestro,  fu  a 
pubbliche  spese  fabbricato  1*  anno  1488,  e 
di  molti  gradini  formato  magnificamente 
lavorati  stimasi  degna  di  ogni  ammirazio- 
ne: imperocché  la  Chiesa  sorge  in  luogo 
elevato;  è  la  primaria  parrocchiale  e  fu  con- 
sacrato da  Mariano  Manno  Vescovo  di  Ti- 
voli l'anno  1548,  ed  è  adorna  dei  corpi 
dei  SS.  Martiri  Giacinto,  Marco  e  Basiila. 
L*  altra  Chiesa  parrocchiale  di  S.  M.  la  Vec- 
chia fabbricato  come  dissi  ed  arricchito  da 
Adelasia,  fu  consacrato  da  Drogone  Vescovo 
di  Squillaci  Tanno  1140,  e  conserva  ele- 
ganto  stotua  in  marmo  della  Vergine,  ve- 
neratissima  dagli  abitonti.  Ha  cura  di  en- 
trambe  le  parrocchie  il  Vicario  del  Ve- 


00 


scovo  di  Gehli,  che  vi  iiMgna  i  Preti  per 
amministrarvi  i  aacnmenti;  ma  Mito  CUsn 
maggiore  una  oommiuito  di  M  SacerUI 
altonde  ai  divini  uiBdi,  da  evi  dipeadoas 
altre  otto  detto  Chiese  vinori. 

Due  antichissimi  monastoii  di  nonid  li- 
nedettini  appartongono  a  CMtmmOj  di  S* 
Maria  del  Pedale  ad  un  miglio  dalto  cillk, 
con  gli  onori  di  Abazta,  e  di  3.  Maria  de 
BurgUabm  col  titolo  di  Priorato  a  S  ■• 
Conosce  quelto  a  fondatrice  nel  USO  k 
spesse  volto  mentovato  Contossn  Adelasia,  oé 
è  oggi  raccomandato  alto  cara  di  chleiid 
secotori;  T  altro  deserto  dal  135S  è  di  re- 
gio Tributo^  ed  ha  luogo  nel  Parlameilii 
Fa  menstone  il  Pini  dei  Minori  Conveatmi 
costitoiU  dal  Conto  CUiberto  Cèiifelles  ad 
1431  in  luogo  elevato  rimpelto  Occidealf^ 
dei  quali  oggi  rimano  soltanto  k  CUm 
sacra  a  S.  Giacomo  ipostolo ,  illustfe  |d 
sepolcro  di    Piefro   di   Gardena ,   «li 
abitozioni  dei  monaci  ;  perdoechè  cesM 
r  abbandonarono  nel  1102;  tnUavto  da  qtt 
sto  convento  di  S.  Francesco  prende  now 
una  delle  contrade  deUa  dtlà.  La  fanigli 
di  S.  Domenico  da  gran  tempo  sotto  il  f* 
telo  dell*  Annunziato  Nuova  si  assembri  ad 
1520,  poi  sotto  quel  del  SS.  Rosario  cai  l» 
ri  delia  Contessa  Susanna  Gonsaga  ad  iJSB 
stobiliscesi  verso  Libecdo.  Venne  scsiik 
nel  1614  un  posto  ai  Minori  Sibraialit  a 
300  passi  verso  Austro ,  sotto  gli  asvid 
di  S.  Maria  di  Gesù,  celebre  oggigiifl* 
per  la  strettissima  custodto  deli*Istitali»'* 
stinto  perciò  nella  prorincia  ed  adsif 
Jtecesso,  Accolti  in  prima  i  Cappuccini  M 
da  gran  tempo  abitovano  i  CaraeUiaiii|tÌ 
trasferironsi  nel  1603  neUa  Chiesa  di  S.1^ 
ria  dei  Miracoli,  dagli  abitanti  graatowi 
coltivato  per  una  imagìne  della  aiAtf 
Dio,  singoiar  Patrona  dì  ColeMne,  <  ^ 
si  fa  feste  con  gran  pompa  nel  27  ifA 
Le  monache  finalmento  sotto  la  rcfdi' 
S.  Benedetto  hannosi  il  chiostro  ii  *  ' 
conspicuo  verso  Aquilone,  per  aiuiùto*»;  - 


339 


CO 

ani  de  Torno  dal  1330,  che  prima 
di  S.  Rocco  poi  di  S.  Caterina 
una  Chiesa,  splendidamente  vi  ahi- 
rciò  è  soprannominata  di  S.  Cate- 
contrada  aquilonare.  Notansi  dal 
monte  di  pietà,  ed  un  ospedale, 
ne  è  alcuna  menzione  nel  recentis- 
dro:  è  in  vigore  un  collegio  dì  Maria 
ocazione  delle  donzelle,  fondato  da 
ipo  nel  1140. 

ea  ammirabile  un  tempo,  nella  qua- 
asi  verso  Oriente  1*  ampio  palazzo 
,  appena  mostra  oggigiorno  il  suo 
principalmente  dall'anno  1693, 
la  un  tremuoto  fu  conquassata.  La 
ran  tempo  illustre  i  Conti  di  loro 
e,  la  Tollero  adoma  di  sale,  e  di 
da  consiglio,  e  di  loro  nascila 
mo  Pietro  Aragona  Duca  di  Hon- 
1527  e  luigi  Guglielmo  Honca- 
h  di  Sicilia  e  Cardinale  di  S.  R.  C. 
K  Attestano  popolatissimo  il  paese 
pielli,  talché  numerasse  15000  abi- 
a  nel  censo  di  Carlo  Y  presentò  828 
06  abitanti  nello  scorcio  di  quel 
nel  1652  cran  3658  i  cittadini,  e 
(  si  descrissero  689  case,  2087 
A  loro  direzione  il  Signore  che 
ì  di  spada  ed  occupa  il  terzo  pò- 
Conti  nel  Parlamento ,  sceglie  un 
lore,  che  dà  il  dritto  col  Magistrato 
le  leggi  del  Regno.  L*aria  di  Col- 
sanissima,  donde  prende  nome  se- 
enni. 11  territorio  in  lungo  ed  in  largo 
Simo  in  frumento  è  in  vino  abbondan- 
icipalmente  nel  cosi  detto  Calabrese 
scato,  adatto  a  cacciare,  con  copiose 
iccresce  le  greggio,  occupato  anche 
t  selve  e  di  oliveti.  Vi  occorrono 
issime  le  cave  di  diaspro  e  di  porfi- 
lè  di  queste  pietre  veggonsi  da  ogni 
stricate  le  vie. 

da  CoUeètmo  S.  Cristoforo  Abate 
ine  di  S.  Basilio,  S.  Saba  Prepo- 
monastero  di  Aggira  appellato  il 


CO 


giovane ,  e  S.  Macario  fratel  germano  di 
Saba ,  mentovati  nei  calendarii  basiliani, 
ed  affermano  conservarsi  appo'^i  Troinesi 
le  spoglie  di  S.  Cristoforo.  Fiorirono  nel 
secolo  X  negli  ultimi  tempi  Andrea  Hastril- 
lo  nato  da  Mario  Mastrillo ,  Governadore 
del  paese,  ed  Arcivescovo  di  Messina; 
Luigi  Amato  che  Ciantro  della  Real  Cappella 
Palatina  di  Palermo,  Priore  di  S.  Andrea 
di  Piazza,  ed  eletto  Vescovo  di  Girgenti 
nel  1570,  riconosce  a  patria  CoUeMno;  Er- 
rico Cicero  Abate  di  S.  Maria  del  Pedale: 
Michele  Sincero  Abate  di  S.  Maria  del  Bo- 
sco dell'  Ordine  Olivetano.  Trai  Sicoli  scrit- 
tori notansi  dal  Mongitore  nella  Biblioteca: 
Illuminato  Oddo  Cappucino,  di  amplissima 
dottrina,  filosofo  e  teologo  esimio^  somma*» 
mente  ornato  di  religiosi  costumi,  ed  ad- 
detto in  devozione  primaria  verso  la  Beata 
Vergine ,  del  di  cui  colloquio  yicino  alla 
morte  fti^  come  aifermano,  onorato:  Giacomo 
Amato,  Giureconsulto  e  Poeta  non  volgare, 
pubblicò  un  erudito  poema  sulla  vita  ed  il 
martirio  di  S.  Cristina:  Giovanni  Rustico 
Medico  e  Botanico  illustre:  Giuseppe  Sc- 
minara  Minore  Riformato,  insigne  appo  i 
suoi  per  costumi  destrezza  e  scienza;  indi 
pel  Re  Cattolico  messo  Legalo  ai  Luoghi 
Santi  di  Gerusalemme ,  tutto  iri  ottenne; 
presiedette  Vicario  ai  Comizii  di  tutto  V  Or- 
dine raccolti  in  Ispagna ,  e  diresse  final- 
mente la  sua  provincia;  ò  mentovato  dal 
Tognoleto  e  dal  Mongitore:  Martino  Motta 
prestantissimo  nella  musica ,  e  regolatore 
della  Cappella  Pontificia  sotto  Innocenzo  X 
ed  Alessandro  VII. 

È  un  dubbio  degli  eruditi  se  per  dono 
del  Conte  Ruggiero  sia  ceduto  CoUesano 
a  Ranitlfo  Maniaci  ignoro  di  Monte  Ca- 
veoso,  marito  di  Matilde  figliuola  del  me- 
desimo Conte;  imperocché  Adekuia  nata  da 
quelli  nel  1120  aveva  CoUeMno  in  posse- 
dimento con  Ademò,  come  di  sopra  si  disse; 
le  quali  terre ,  quantunque  quella  abbia 
graziosamente  ricevuto  dal  Re  Ruggiero, 


340 


CO 


essendo  stata  data  in  moglie  a  Rinaldo,  fa- 
Gilmente  può  sospettarsi  che  quel  Re  suo  zio 
abbia  voluto  anche  allora  richiamarla  ai 
dritti   patemi,  imperocché  Ruggiero  aveva 
spogliato  di  tutti  i  beni  il  cognato  Ranulfo, 
avutolo  a  nemico.  Nacque  Adamo  da  Ade' 
lasia  0  da  Rinaldo,   ed  ebbesi  in  mo- 
glie la  figliuola  dello  stesso  Ruggiero ,  e 
da  costoro  prole  alcuna  non  rimase,  come 
rilevasi  dal  silenzio  degli  annali.  Pervenuto 
perciò  Collesano  alle  roani  del  Re,  conces- 
selo poi  riraperator  Federico  a  Paolo  Cicala 
Genovese,  Contestabile  del  Regno  nel  1205, 
di    altre   primarie   cariche  decorato ,    ed 
unito  in  matrimonio  a  Speranza  Mosca  figlia 
di  Riccardo,  ebbesi  Guglielmo  Cicala  nel 
1262  Strategoto  di  Messina,  e  padre  della 
nobilissima  famiglia  in  quella  città.  È  del 
tutto  oscuro  chi  sotto  i  Francesi,  e  nei  primi 
tempi  degli  Aragonesi  abbia  posseduto  Col* 
tesano  a  titolo  di  beneficio.  Nel  1305  Fran- 
cesco /,  Signore  di  Ceraci ,  della  chiaris- 
sima stirpe  Vciìtimiglia  ebbeselo  in  titolo  di 
Contea,  per  generosità  del  Re  Federico,  del 
di  cui  figliuolo  Pietro  però  incorso  nello  sde- 
gno, perdette  CoUe^ano  colle  altre  signorie, 
e  finalmente  la  vita.  Rinvengo  perciò  nel 
1340  Damiano  Palizzi  Signore  di  Assoro 
e  di  Collesano ,  e  rifulse  Regio  Cappellano 
Maggiore,  Ciantro  in  Palermo,  e  Cancelliere 
del  Regno;  ma  scaccialo  questo  dalla  Si- 
cilia, cedette  nuovamente  la  città  ai  Venti- 
miglia,  e  Francesco  ii  di  questo  nome  per 
liberalità  di  Federico  HI  fu  nominato  Conte 
di  Collesano ,  che  lasciò  al  figliuolo  An* 
ionio,  che  avevasi  avuto  da  Isabella  Lauria 
in  secondogenito,  ed  aggiunse  lo  Signorie 
di  entrambe  le  Pctralic,  di  Belice^  di  Ca- 
ronia  e  d*lsnello;  molti  benefizii  consegui 
Antonio  dal  Re  Martino,  ma  da  lui  man- 
cando, prigione  finalmente  nella  rocca  di 
Malta,  quivi  visse  sino  al  Regno  di  Ferdi- 
nando 1:  in  qual  tempo  tenne  Collesano  Er- 
rico Rosso,  e  nel  censo  del  Re  ftlartino  per 
questo  ed  altri  possedimenti  dicesi  soggetto 


CO 


alla  Curia.  Liberato  Antonio  nel  1415,  a 
morte  vicino,  spogliò  dei  beni  Franeeseo 
generato  con  Margherita  Peralta,  a  lui  poM 
condisoendente  »  chiamata  per  testamento 
nella  successione  della  Contea  Costanza, 
che  ebbesi  figliuola  dalla  seconda  mq;lie 
Alvira  Moucada.  Questa  di  molti  beni  Si- 
gnora, da  molti  richiesta,  unita  finalmeolt 
in  matrimonio  a  Giliberto  Centettes  nobilb- 
simo  Signore  di  Valenza,  dissalo  Contadi 
Collesano.  Ma  Franeeseo  frattanto  difea- 
deva  col  ferro  i  dritti  suoi,  ed  oecnpait 
paesi,  che  espugnati  non  dopo  lungo  VusfS 
dalle  regie  truppe,  furono  a  Costanzit^  re- 
stituiti. Contese  poi  Franeeseo  colle  leggi, 
ed  anche  perdette  in  giudizio,  che  sforzan- 
dosi i  successori  di  lui  sotto  varii  dominii 
a  ripigliare,  vollero  appellarsi  Conti  di  Ctf- 
lesano. 

A  Gitiberto  decorato  di  varie  supreme  cari- 
che e  della  Prefettura  di  Sicilia  dal  iH/èm 
molta  lode,  succedette  il  figlio  Antonio  ll^ 
chese  di  Coirono,  notissimo  nella  miliziani 
nelle  cariche  che  esercitò  con  mollo  sflm^ 
dorè:  poi  divenendo  contrario  al  Re  A1Cmi% 
come  negli  annali  si  nota,  perdette  le  Sigsè» 
rie:  quinci  Pietro  Cardona  Maestro  Giosi- 
ziero  di  Sicilia,  pei  grandi  meriti  versoi 
medesimo  Principe  vien  donato  del  paese  i 
della  rocca  di  Collesano^  cui  suceedellel 
figlio  Artale  Marchese  di  Padula,  doaà 
Pietro  ed  Antonio;  rifulse  questi  CanceUiefl 
del  Regno  di  Sicilia  e  Grande  AmnurafSv 
Pietro  nell*anno  1478  entrò  nel  possei» 
mento ,  ed  ascritto  trai  Grandi  di  SpifM 
e  i  Cavalieri  del  Vello  d*  Oro ,  Legato  Al 
Siciliani  a  Ferdinando  il  Cattolico,  Cail^ 
stabile  del  Regno  ed  Amirato ,  valse  fV 
r  isola  intera  per  la  somma  autorità;  ì^ 
dopo  di  se  Ariate  che  mori  sul  fiore,  ed  ia» 
Ionia  la  quale  maritata  ad  Antonio  fif^ 
gona,  Duca  di  Montalto,  divenne  mi*«  •  ^-  -^ 
Pietro  d*  Aragona  e  ad  i4n/onio,  che  s*  1*-- 
cessore  del  fratello  morto  senza  prolfi*!    •" 
r  ampia    eredità    dei    possediiueoti .  1^ 


^)^ 


341 


CO 

valoria  e  per  allri  litoli  si  distinse; 
D  moglif  Maria  di  Cerda,  ebbesi 

figlia  Maria  moglie  a  Francesco 
\a  Signore  di  Paterno,  del  quali  al- 
^striamo  i  successori. 

paese  finalmente  in  37^,  40*  di  la* 
I  in  38^  di  longitudine,  comprendesi 
>marca  di  Cefalù,  conserva  il  yes- 
Uà  milizia  comunale,  sotto  Tlstrut- 
Termini,  cui  somministrava  4  ca- 
e  70  pedoni.  Lo  stemma  presenta 
ihio  coronato  d'alloro,  sedente  in 
,  con  sotto  i  piedi  un  vaso  donde  scor- 
dio acque^  e  che  tiene  colla  destra 
lo  e  colla  sinistra  un  libro  (1). 

leMno  è  un  eapo-oircondtrìo  di  8'  classe 
icU  di  Palermo  donde  dista  4S  m.«  distretto 
di  Gefalà  donde  14  m.  Nella  Chiesa  mag- 
liroprtameDte  nel  cappellone  yì  hanno  gli 
dello  Zo^po  di  Ganci,  ed  oltre  varie  ma- 
pittare  in  essa  ed  in  altre  Chiese,  è  sopra 

0  oggetto  ammirabile  il  quadro  detrai- 
gìore  in  S.  Maria  del  Pedale.  Roinarono 
*  1767  le  antiche  Chiese  di  S.  Rocco  e  della 

della  Neye,  e  quella  dell*  Immacolata 
le  pei  tremooti  del  iS  15  e  per   la  tem- 

1  ISSI,  oltre  Taboliiione  delle  piccole 
chele ,  S*  Antonio ,  e  N.  D.  della  Gra- 
ordine  del  Vescovo  diocesano.  Tenne 
rmata  nel  1853  la  Chiesa  diS.  Giacomo, 
i  la  Chiesa  ed  il  conyeoto  dei  pp.  Do- 

nel  1769,  riformata  ed  adorna  la  Chiesa 
istero  benedettino  di  S.  Caterina  nel  1851 
Pn  inoltre  sostitaito  nel  1818  nn  locale 
io  e  più  decente  a  quel  che  precedente- 
islea  per  ospedale  pubblico;  e  si  istitai- 
I  pubbliche  scuole  nei  1819,  primaria  una 
Mondarla. 

astri  neUe  lettere  si  serba  ancora  la  me- 
ir  Arciprete  D.  Francesco  Testajoti  e  del 
iioranni  di  Maria,  Rettore  il  primo  del 
ì  YescoTile  di  Cefalù  ed  ivi  Professore  di 
irto  nel  1830,  e  Taltro  nel  1888;  entrambi 
mi  nelle  leologiche  discipline, 
istituito  nel  1804  dal  fa  Mr.  Gioeni  Abate 
ia  del  Pedale,  un  legato  di  maritaggio  di 
per  25  donselle  da  estrarsi  in  ogni  anno  a 
da  pagarsi  tostochè  saranno  segniti  gli 
Era   la   popolazione   di   Colletano   nel 


CO 


^  Colli.  Lai.  Colles.  Sic.  Coddi  (V.  M.) 
È  una  contrada  nel  territorio  di  Palermo. 
Terso  settentrione,  amenissima  per  subur<- 
bane  magniOcbe  abitazioni  di  Signori,  ^ille, 
orti,  giardini,  Tigne,  oliYeti,  fonti,  celebre 
tra  le  prime  e  fatta  quasi  per  delizia.  Eb- 
besi questo  nome  perchè  giace  tra  dei  colli 
e  stendesi  12  m.  in  lungo,  -e  6  in  largo. 
Il  palazzo  suburbano  del  Principe  di  Re- 
suttana  si  ha  una  parrocchia.  Hi  passo  di 
altri  per  numero  ed  eleganza  non  indegni 
della  città  vicina,  a  non  andar  per  le  lun- 
ghe (1). 

1798  di  S875  anime,  di  3408  nel  1831,  e  di  37S8 
nel  fine  del  1858.  Estendesi  il  territorio  per  sal- 
me 8889,478  delle  quali  dividendo  in  cultore,  30^ 
067  in  giardini,  23,504  in  orti  semplici,  4,09«  ia 
canneti,  46,683  in  seminatorii  irrigui*  16,808  in 
seminatorii  alberati,  175,880  in  Tignati  semplici, 
89,118  in  sommaccheti,  16,730  in  ficheti  d*India 
186,978  in  boscate,  0,860  in  culture  miste,  3,698 
in  suoli  di  case.  Il  suo  maggior  commercio  di  e- 
sportazione  consiste  in  frumento,  olio,  yino,  e  som- 
macco;  e  dal  87  al  88  agosto  ti  si  apre  una  fiera 
per  bestiame  e  manifatture.  Ci  hanno  finalmente 
in  alcune  contrade  del  sue  territorio,  delle  cave 
di  diaspri  e  di  porfido,  e  sorgenti  di  acque  zol- 
furee. 

(1)  La  pianura  dei  Colli  è  signoreggiala  dalla  parte 
occidentale  dal  Pellegrino,  in  fondo  dal  monte  Gallo 
ed  anche  del  monte  Belliemi;  diyidesi  propriamente 
in  tre  contrade:  la  cosi  detta  di  Sferracavallo  che 
cominciando  da  S.  Polo  ha  confine  dopo  circa  e 
m.  di  lunghezza  al  mare  di  Sferracayallo;  va  ricca 
di  ville  per  diporto,  e  principalmente  della  snbur- 
bana  casa  del  monastero  del  Cancelliere,  del  pa- 
lazzo del  Marchese  Airoldi*  di  quello  del  Principe 
di  Resutlana  do?* è  l'accennala  Parrocchia,  di 
quel  del  Principe  di  Pandolfina  ec  Ma  il  magni- 
fico istituto  agrario  in  educazione  ed  istruzione  dei 
giovanetti  coloni  merita  attenzione  sovra  ogni  altro 
oggetto;  il  suo  fine  é  diretto  a  formare  agricoltori  in- 
telligenti e  pratici  che  possano  o  prestarsi  utilmente 
air  ufficio  di  buon  fattore,  o  ben  coltivare  la  terra 
per  conto  proprio;  a  tale  oggetto  i  suoi  alunni  ri- 
cevono tanto  r  istruzione  mentale  necessaria  a  ben 
eseguire  tutto  ciò  che  concerne  la  coltivazione  della 
campagna,  quanto  una  istruzione  pratica  per  av- 
vezursi  al  lavoro  manuale.  Dà  comodamente  ri- 
cetto a  88  oonyittori  studenti,  a  due  sorregliatori 


342 


CO 


ColomlMira  (V.  N.)  Capo  nella  spiaggia 
australe,  cosi  appellato  dalle  colombe  che 
Yi  nidiQcano  ed  altrimenti  Braccio^  cui  so- 

che  fon  viti  comune  con  essi^  •  «d  an  direttore;  oltre 
le  fCQole,  la  cappella,  e  quanto  si  appartiene  alla 
edacazione  morale  ed  istrattiva  degli  alunni,  mo- 
strando lo  spirito  coordinato  e  sistematico  del  fon- 
datore e  la  ralenzia  dell* architetto  Antonino  Gen- 
tile. Di  ordine  dorico-sicolo  ergesi  semplice  e 
maestoso  portico,  nel  di  coi  meizo  scendesi  nelle 
stame  inferiori  doT'è  T  abitazione  dei  convittori, 
poiché  in  volendosi  dare  allo  edi6zio  quella  gravità 
di  forma  e  proporzione  che  a  tal  maniera  di  archi- 
tettura si  addice,  seppesi  talmente  combinare  che 
il  solo  piano  superiore  esca  dal  livello  del  terreno, 
restando  il  primo  piano  al  di  sotto  della  linea  di 
terra:  ai  lati  del  portico  apronsi  due  ampie  sale 
per  le  lezioni,  fornite  di  macchine  e  di  tuttoché 
alla  agraria  scienza  si  abbisogna;  al  di  cui  ingresso 
sovrasti  una  iscrizione  che  ci  addita  la  fondaziono 
dello  stabilimento,  ed  il  nome  dell*  anidre  di  esso. 

Alia  fMtnoria 

Di  Carlo  Cuttone 

Principe  di  Cattelnuovo 

N,^  a  SO  settembre  1736  H*  a  29  dicembre  18Ì9 

Fondatore  di  questo  ginnasio 

Eloquente  conq^endio 

E  testimonio  solenne 
Di  virti*  cittadine 
Che  le  lontane  generazioni 
Sapranno  onorare. 
Inauguralo  il  16  novembre  1847. 
Rimpetto  in  marmorea  medaglia  è  scolpilo  il  ri- 
tratto deirimmortal  fondatore:  il  quale  lasciò  erede  lo 
stabilimento  della  sua  vasta  erediti;  però  con  varii 
legati  che  venendo  estinguendosi  vi  saranno  incor- 
porali. É  da  aromirarvisi  parimenti  una  collezione 
dendrologica,  che  possiamo  affermare  essere  unica 
in  Italia,  e  ciò  sia  detto  in  onore  dell' ottimo  di- 
rettore del  ginnasio  prof,  D.  Giuseppe  Insenga,  che 
aveva  cura  di  formarla,  di  ben  disporla,  e  pubbli- 
cavane  un  catalogo  encomiato  principalmente  nei 
giornali   tedeschi;    oltreciò    un    ricco   semenzaio 
ed  un  orto  secco.  £  ricinto  il  fabbricato  da  7  sai. 
di  terreno  di  sua  pertinenza,  piantalo  in  amena  e 
gaja  villa  in  sollazzo  della  gioventù  studiosa.  Oltre 
procedendo   incontrasi  il  villaggio  di  S.  Lorenzo 
con  una   Chiesa  e   varie  graziose  case  per  vil- 
leggiare.  D*  ivi   a   tre   miglia   si    perviene  alla 
terra  di  Tommaso   Natale,  con   una  Chiesa  par- 
rocchiale, e  di  U  ad  un  miglio  alla  terra  di  Sfer- 
racavallo, dove  sono  varii  e  deliziosi  casini  e  ville. 


CO 


Trasfa  la  torre  d'ispezione  VigHena  e  so- 
no attaccato  duo  piccole  cale  appellate  Ca^ 
nalotti.  Gli  è  presso  una  salkia»  cognoaù* 

abbondante  in  Bcheli  d*lBdii  od  diTeti«  •  dialairta 
S  m.  da  Palermo.  La  contrada  di  Mondello  «ap- 
partiene eziandio  al  territorio  dei  Colli;  la  stria, 
gono  a  destra  il  Pellegrino  »  a  sinistra  il  iMBle 
Gallo  coda  degli  Ericinl  che  sia   qtd  la  lai|o 
ordine  si  stendono ,  ed  atlargaaai  eoi  caspi  dai 
Valdesi  dov'è  nnaChieu  parroocbialaaallèlagìa- 
risdizione  del  Cappellano  maggiore  >  fondata  wà 
1799;  a  piò  del  Gallo  e  nella  punta  che  ad  mare 
si  stende ,  è  un  piceni  gruppo  di  case  che  fw- 
mano  propriamente  il  villaggio  di  Mondello,  eJ  I 
mare  sottoposto  abbondava  usa  Tolta  in  tonai,  b 
questa  contrada  merita  attenzione  sopra  ogai  alM 
la  villa  della  Favorita  che  a  S3  gennaro  1799  pai> 
sava  dal  Barone  della  Scala  D.Giaseppe  Lombare 
a  S.  M.  il  Re  Ferdinando,  di  unita  a  sai.  1.  8.  S.S, 
di  terre  indi  ridotte  a  flora.  Il  graziosiasimo  easin 
è  fabbricato  sul  gusto  chinese ,    fiancheggialo  à 
due  scale  a  lumaca;  nella  stanza  inferiore  da  bill 
sono  moltissimi  quadretti  ad  acquarello  che  rapf» 
sentano  costumi  campestri  ;  la  stanza  da  lede  I 
bella  per  ornamenti  di  dorature  e  disegno  ;  i  a- 
volieri  sono  tutti  ammireroli  perchè  di  coilHl 
pietre,  e  principalmente  tre  che  presentano  ìanBè 
di  marmoreo   tondo ,  perfettissime  pietrìfianfll 
deodriditiche,  di  ceppo  una,  dei  rami  le  altre  te 
La  villa  sottosta  ole  è  molto  bella  per  la  bimni 
disposizione  dei  bossi«non  lungi  dalla  quileéatf 
gran  vasca  signoreggiata  da  una  copia  dell*  Ereill 
Farnese.  L'ampio  territorio  incorporato  dal  Be  Ftf" 
dinando  I  al  suo  casino  era  tutto  piantato  a  hem^ 
ed  abbondantissimo  in  caccia^  in  sollazzo  di  Isi di 
in  ciò  sommamente  spassavasi«  or  diviso  io  nM 
colture  a  proGtto:  stendesi  dal  principio  dc&fil 
che  mena  al  villaggio  di  S.  Lorenzo,  pia  ia  U  Al 
palazzo  del  Marchese  Airoldi,  sino  allaspiiflM' 
Mondello,  donde  presso  al   caseggiato  sUkiM 
una  estesa  palude  abbondantissima  di  sqniiil'F' 
sino  alla  terra  dei  Valdesi  e  ad  impedire  U  ìsCebM 
dell*  aria  che  nei  tempi  trascorsi  tra vagliiTiffll 
genti,  vi  s'introduce  Tacque  del  mare,  erìM 
intanto  la  perdita  dei  pesci  con  degli  ìnfeiàt^ 
appositamente  nelle  imboccature  impoiti* 

La  contrada  di  Malaspina  sita  alle  Me  al 
monte  Belliemi,  è  rultima  che  compone  ^^^^ 
rio  dei  Colli,  ed  oltre  varii  palazzi  nirali  di  Si0^ 
si  ha  l'amplissimo  Deposito  di  mendicità, ekei 
nel  1835  quando  il  Governo  era  intese  a 
vare  la  cìtli  dal  funestissimo  morbo  da  cw 


343 


CO 

IO  Hceoj  ed  indi  segue  la  foce 
di  S.  Croce.  Ad  uà  miglio  circa 
0  nel  ncìno  colle  è  una  fabbrica 
li  pietre  quadrate  sostenute  da 
Merio  dipinto  appellata  dai  tor- 
ma dubbio  un  magnifico  vetusto 


Lat.  Co^inbaria.  Sic.  Cu- 
^  N.)  Grotta  non  discosta  dal  pro« 
leUo  stesso  nome,  descritta  dal 
questo  modo  ;  era  dipoi  una 
r  grotta^  al  di  aopra  aperta  ed 
niro  la  quale  urtando  i  flutti 
DO»  ammirevole  epuma  solleva- 
producevimo  un  rimbombo  al 
iole,  cAe  udivaei  per  un  Sto  m. 

e  ehe  poi  Tenne  a  sterminarla  così 
e.  Fra  la  misore  di  preeaoxione  sani- 
Itata  qoalla  di  raecogliere  IMminento 
accatloai,  che  nadi  e  sudici  popola- 
non  ostante  il  nomerò  dei  reclusi  nel 
si  poveri.  Ecco  intanto  istituito  già  il  de- 
mdieità  per  donne  povere,  nato  senza 
e  sema  regole,  ma  eoi  tempo  fa  quella 
lite  dettate.  U  taalaggio  ottenuto  fece 
laiderio  di  teder  perpetuato  «no  atabi- 
circostanse  straordinarie  aveaa  fatto 
a  subito  e  di  un  modo  affatto  precario; 
ezzi  dai  Deputati^  col  sovrano  rescritto 
%  issa  fa  costituito  il  titolo  fondamen- 
ntodimendieità.  Non  si  credette  allora 
•ifidare  k  cristiana  educaiione  delle 
icbe,  se  non  cbe  ad  nn  corpo  di  so- 
la, che  sotto  r  istituto  di  S.  Vincenzo 
t>Uiscesi  nei  dipartimenti  di  donne  ad 
I  atti  di  pietas  in  educarle  alle  arti  eco- 
nodo  le  norme  del  S.  Istitutore,  a  «or- 
e  nad^i  di  famiglia  ed  abili  manifat- 
lè  uscitene  prenderan  marito,  con  un 
ppresta  lo  stabilimento.  Datane  la  cura 
s  Principe  di  Patagonia  lungo  sarebbe 
I  grandi  vantaggi  che  vi  procurò;  in 
e  costituisce  oggi  colla  vicina  casa  detta 
!ra  dove  anche  oltre  il  corpo  donnesco, 
Iberga  di  mendici  uomini,  una  grande 
leficenza  in  tutto  ammirabile. 
Ili  la  parte  più  amena  del  territorio  di 
iilissima ,  e  ohe  appresta  grandi  ele- 
nmercio  alla  città. 


CO 


Ma  nel  1SS2  dalla  forza  deW  urtante  ma* 
Tepik  impetuosamente  battuta^  erotlò  nelle 
sue  viseere. 

CoioiiUMirau  Lat.  Colombaria.  Sic.  Pa- 
lummara  (V.  H.)  Un  tempo  Plejade.  Pic- 
cola ìsola  0  scoglio  nel  porto  di  Trapani 
adjacente  da  Austro»  alla  parte  estrema  del- 
la  città,  con  una  rocca  m unitissima  e  quasi 
inespugnabile,  sin  da  antichi  tempi  fabbri- 
cala e  ristorata  allieta  del  Fazello.  Stima- 
no essere  un'antica  torre  opera  dei  Tro- 
iani, che  con  Enea  in  questa  spiaggia  ap- 
prodati, i  luoghi  vicini  occuparono;  perlo- 
chè  r  antichità  di  una  qualche  cosa  volendo 
gli  abitanti  esprimere,  dicono  comunemen- 
te contare  gli  anni  della  Colombara  di  Tra- 
pani. Re  assegnano  altri  la  fondaiiotte  ai 
Cartaginesi,  dove  affermano  aver  quelli  col- 
locato un  faro,  quando  scacciati  1  Greci  e 
i  Sicani  da  Trapani,  occuparono  la  città. 
Narra  Zonara  di  Numerio  Fabio  Console 
Romano,  aver  insidiato  nell*  assedio  di  Tra- 
pani r  isola  e  la  rocca  Calandra  i  che 
avevano  in  prima  occupato  i  Cartaginesi, 
mandate  nottempo  delle  truppe^  che  ucciso 
il  presidio  la  tenessero:  ciò  udHOj  soggiun- 
ge, Amilearef  eoi  mattino  contro  quelle  ei 
partì,  alle  quaU  non  potendo  Fabio  apprje- 
etare  tguiù  Trapani  medesima  assalse.  Di 
ciò  poi  atterrito  Amilcare,  si  raccolse  den- 
tro le  mura;  Fabio  indi  occupò  Colombara, 
e  r  angusto  frapposto  spazio  palustre  uni 
con  argini  al  continente,  acciò  piii  facile 
r oppugnazione  riunisce.  Occuparono  i  Ro- 
mani Colombara^  sotto  il  consolato  di  Lucio 
Metello  e  H.  Buteano  Consoli.  La  rocca 
riparata  da  Sergio  Riccioli  per  comando  di 
Federico  II,  poscia  per  cura  del  Vicerò  Gio- 
vanni Vega  di  nuove  mura  e  baluardi  mu- 
nita, presenta  un'amplissima  cisterna  in 
conserva  di  acque,  delle  artiglierie,  ed 
bassi  im  presidio  con  un  Prefetto.  Sta  di 
fronte  alla  fortezza  S.  Francesco  della  città, 
dalla  quale  è  divisa  per  un  400  passi  di  di- 
stanza, e  domina  gli  scogli  vicini.  La  torre 


Ui 


co 


.  fa  un  tempo  DoUUtata  dalla' dimora  di  Co- 
stanza moglie  di  Federico  tlt,  quando  da 
AragooB  venula  in  Trapani  per  ordine  di 
Guidone  Tentimlglia  Prefetto  della  città, 
che  allora  tulio  potefa,  iaibito  lo  sbarco, 
acciocché  alio  sposo  non  si  unisse ,  quiri 
per  alcuni  ^oral  dimorò,  come  negli  An- 
nali si  nota. 

fìtrtombe  (Isole  delle).  Lai.  Colum- 
banuH  iatula.  Sic.  Isula  di  li  Palumml 
(V.  H.)  È  piccola,  e  nel  medesimo  trailo 
di  mare,  cosi  appellala  dalle  colombe  sil- 
Testri  che  In  gran  copia  Ti  nidificano,  o 
secondo  altri  dalle  cofombe  della  Venere 
EricEna;  donde  anche  si  ebbe  il  nome  la 
già  deicrilla  Cohmbara. 

tlmlonnu.  Lai.  Colamna.  Sic,  Culonna 
(T.  H.)  Torre  nella  spiaggia  aquilonare  ap- 
presso TermÌDi,  tra  la  rocca  di  S-  Hiùcolò 
e  la  foce  del  fiame  della  Hiiicia,  o  di  Ponte 
rotto.  Sorge  sovra  tnsormonlabilo  rupe,  in 
coalodla  si  della  sottoposta  spiaggia ,  che 
della  Tla  di  terra,  dove  sono  anguste  foci. 

Oeloane.  Lat  Columnae.  Sic.  Culonni 
(T.  R.)  Houle  colle  nel  territorio  di  Sira- 
cusa, appresso  il  fiume  Anapo,  dove  an- 
ticameole  il  tempio  di  Giove  Olimpio,  di  cui 
ledonsiesìslenli  due  colonne,  donde  prende 
il  nome  11  poggetlo,  ed  occorrono  ovunque 
dei  ruderi.  V.  Olimpio. 

coMcta  (V.  M.)  Honte  nominalo  da  Gia- 
como Adria,  detto  da  altri  jlmòferi,  sopra 
la  valle  del  Fico,  appresso  il  territorio  di  Pa- 
lermo, verso  il  di  cui  vertice  è  una  cava 
di  marmo  rosso. 

CenUano.  Lat.  Comiatmm  (V.  H.)  Ca- 
sate un  tempo  nella  Signoria  di  Girgenti, 
soggetto  a  Mariano  Capizzi  con  Diesi,  Bo- 
cale,  Ragalmici,  ed  altri  feudi,  I  quali  ul- 
timi nel  censo  del  Re  Martino  dicesi  di  ap- 
partenersi ad  Antonio  di  Bonito,  ma  non 
vi  si  fa  alcuna  menzione  di  C^omiono. 

c<»BKlcbl«.  Lai.  Comichium.  Sic.  Cu- 
micchiu  (V.  M.)  Casale  un  tempo  mento- 
valo dal  Faaollo,  sotto  il  collo  dove  slava 


CO 

Aerislla.  Era  soggettò  al  Confi  di  Caltabd' 
lotta;  Antonio  Ima  dMelo  ad  incelo  Ai- 
Mano  da  Sciacca,  da  eoi  eonproHo  i» 
dreoUa  ÀWaia;  se  ne  h  memoria  mI  di> 
plomi  di  GugHelOM  I  deD'ano  IIM. 

«•KiiM.  Ut,  GoMtew.   ffle.  CralH 
(V.  n.)  Isoietla  tra  Kalta  e  Goio,  dedaM 
Saraceni  iremmiMie.  Ti  Ita  an  le^«  «U* 
tallone,  come  vedete  da  Testata,  a  ilaHri 
da  meati  di  piombo  e  di  creta  da  paci 
rinvennti  pei  quali  dedacevuid  le  aeqw: 
o^giorno  Intanto  &  muiilla  di  TaUda  kr> 
leua  fabbricata  nell'anno  IStS  pe^oidha 
di  Luigi  Tignancourt  gran  Maestro  di  lisll^ 
In  custodia  del  porlo.  DI  qnà  colle  sm»  | 
tiglierie,  di  là  in  Goio  gli  of^osU  I 
nel  luogo  che  appellano  Mugglùm,  i»  J 
pediseono  affatto  ai  nemid  11  passeggia,  il  J 
eludono  ogni  sfono.  Il  terreno  delreMi  | 
ferace  ed  appresta  biade  di  ogni  | 
Si  ha  4  m.  di  circuito,  330  passi  hi  I»  J 
ghena,  60  circa  la  largheua. 

Cluverio  nel  Ub.  2,  cip.  18.  forlMiadl  J 
tra  MaUa  e  Gozo  H  giace  un'itolelta  Mi  1 
vo^ormenfe  Cornino.  Sndm  sMerM*  I 
lo  l'antico  nome  ntAISiU  cioè  EfaHl,  I 
e  «e  ti  rendi  in  latino  futcania.  l'Mf  1 
rario  delle  ùofe:  te  isole  Matatha,  ft  I 
itia  e  Falaeron;  cosi  cerUutenle  ti  f^  f 
esemplare  neUa  Spagna,  delle  fwifl 
prime  eorre$ti  in  quetto  modo: 
MaUa,  Efeelia;  indica  poi  U  aito  itemfl 
tra  voce  dovere  indicar  Goio.  Forse  n 
appellala  Vulcanla  ,  percbi  ebbe  q 
volta  vomitato  fuoco  sotterraneo:  imp«rM 
attestano  alcuni  le  Isole  medesime  eM"! 
siale  antichi  prodotti  vnlcanici. 

CeMlMtio.  Lai.  ComiMttui.Skff^ 
minoUu(V.  N.)  Pib  piccola  isola  Miandlo,  ii 
vero  scoglio  attjacente  a  CoaiAio.  a 
da  Malta  e  Geco. 

CMMlM.  ut.  YhamiMtm,  Sic  < 
(V.  K.)  Paese  ricco  e  popoloso,  «1  « 
di  Conica,  parie  un  tempo  drlLi  n  ' 
di  Modica,  e  sito  perciò  verso  le  r*r>>* 


343 


CO 

l'isola ,  in  terreno  quasi  piano , 
amili  colline  come  soYrastanli  da 
rao,  ed  indi  Ragusa  e  Chiaramente 
te.  Gli  diedero  il  nome  attuale  i 
e  gli  antichi  Siracusani  1*  origine, 
fermano  Tolgarmenle  esser  nel  lue- 
Simo  seduta  Casmena  colonia  dei 
li  nella  xxxii  Olimp.,  lo  che  cor- 
con  innumercToli  monumenti  e 
i  al  di  dentro  che  al  di  fuori  nel- 
1  Conte,  alle  Perrere,  nella  contra- 
dere,  intomo  al  Castello,  ed  in  al- 
i  campi,  doTO   occorrono  altred 
ieri;  certamente  come  chiarissimi  in- 
limostrano  esservi  da  gran  tempo 
tazione,  ed  antica  città  ayere  oc- 
nel  terreno.  Ed  essendo  stata  non 
Camerina  altra  colonia  degli  stessi 
ni,  Cosmetui,  do?e  i  Gcmoriy  cioè 
di  quella  Metropoli»  scacciati  dai 
doè  dai  plebei,  si  raccolsero,  non 
Jle  roine  di  Camerina  sorgendo 
no  Comiso,  l'affermano,  daconget- 
lando,  sostituito  a  Casmena.  Avver- 
UTerio  nell'Itinerario  di  Antonino 
lipsiana  ad  8  m.  oltre  Gela,  stimò 
e!  paese,  che  ora  aUe  foci  dello  /p- 
ìel  fiume  di  Camerinaj  tolgarmer^ 
l  Comièo.  Altronde  la  contrada  Cal- 

0  certamente  marittima,  ed  è  men- 
d  medesimo  Itinerario  che  descrive 
brezzo  sul  sito  della  Sicilia:  Ca- 
lice^ appelliamo  Comiso^  dov'è  co^ 
na  fonte.  Fazello  finalmente,  non 
Idotta  alcuna  ragione,  come  avverte 
rio:  a  qveetOy  a  Chiaramente  cioè, 

a  einieira  ComUo  paese  di  no* 
Mcenico  ad  8  miglia^  imigne  pel 
i  Diana  appo  gli  anlichi  celebrar 
wo  che  Mmano  eèsere  siala  que- 
metui,  errano  affollo.  Altrove  poi 
lalmenle  quesla  Siracusa  in  pò- 

1  accrebbe,  che  poi  i  Siracusani  t 
Sicilia  fabbricarono;  Acre,  Co- 
Camerina,  ed  Enna^  delle  quali 


GO 


Aere  cerlamente  in  monti  nevosi^  Casmene 
poi  in  piano.  Nò  però  indica  il  luogo  di 
Casmena,  sebbene  a  Palazzolo  stabilisca 
Acre.  Del  resto  collocano  altri  quella  al 
territorio  di  Scicli,  il  che  a  suo  luogo  trat- 
tiamo. 

Ad  antiche  mentovate  costruzioni  sovrap*^ 
posto  Comiso  in  terreno  ad  Aquilone  incli- 
nato, verso  il  medesimo  punto  si  ha  una 
porta,  donde  ai  terrazzani  è  la  via  alle 
primarie  città  dell* isola,  del  nome  di  S. 
Biagio,  di  cui  vi  è  una  bellissima  statua  di 
marmo.  A  questa  porta  sono  vicine  fabbriche 
di  antico  castello,  sulle  quali  oggi  è  costruito 
il  Palazzo  del  Conte.  Quinci  la  magnifica 
Chiesa  del  medesimo  S.  Biagio^  ih  quale  si 
è  il  principale  tutelare  del  paese,  che  di* 
visa  in  tre  parti  è  ornata  di  colonne  di  pie- 
tra e  della  cupola.  Né  lungi  di  là  spicca  il 
tempio  maggiore  del  titolo  di  S.  Maria  del- 
la Stella,  di  scultura  elegante  ed  ampia, 
e  la  cupola  non  che  le  forme  interiori  a 
pitture,  ad  oro,  a  stucchi,  con  ricche  e  niti- 
de sacre  suppellettili;  gode  sola  di  dritto  par- 
rocchiale, è  fornita  di  un  collegio  chiesia- 
stico  in  cui  dairanno  1641  mantengonsii 
Canonici,  poiché  loro  assegnò  le  congruea* 
ti  prebende  il  Conte  Baldassare;  fu  unta 
secondo  il  costume  dell*  olio  santo,  e  de- 
dicata da  Asdrubale  Termine  Vescovo  di  Si- 
racusa; finalmente  ne  ò  in  costruzione  un 
esimio  prospetto,  ma  presenta  oggidì  la  sola 
parte  inferiore.  Segue  a  sinistra  il  fonte  di 
Diana  di  cui  Fazello  ^liffusamente  scrisse, 
ed  abbonda  di  tanta  copia  di  acqua  che 
parte  scorre  per  comodità  dei  cittadini  in 
doccio  di  bronzo ,  parte  in  grande  abbon- 
danza in  adatto  ricettacolo  per  purgare  i 
pannilini.  La  piazza  commerciale  non  ne 
dista,  ed  è  adoma  di  convenevoli  e  ben  pu- 
lite case  di  privati  cittadini;  a  destra  sorge 
un  ritiro  di  sacre  Vergini  con  decente  Chie- 
sa sacra  a   S.  Giuseppe  ;  vi   si  professa 
la  regola  di  S.  Teresa^  e  sebbene  ristrette 

ne  sieno  le  rendile,  risplende  tuttavia  per 

A4 


346 


CO 


fila,  eostami,  e  edesU  rieeheiie;  se  se  ri* 
porta  la  fondaiioae  ali*  anno  1619  per  <qpe- 
ra  di  Pietro  di  Palazzo»  che  lo  costitoi  per 
accogliere  le  donzelle  poyere.  Altro  ceno- 
bio sotto  lo  stesso  istituto ,  *  dedicato  alla 
Regina  del  cielo  {Regina  CoeU),  ricco,  né 
meno  insigne  per  pietk,  riconosce  la  sua  ori- 
gine dal  medesimo  Pietro  sin  dal  1619,  ed  è 
Terso  Occidébte  ri? cito.  Entrambi  gli  edifizii 
sono  circondali  da  orli  assai  spaziosi,  dove 
si  osservano  avanzi  di  antichi  bagni.  Su 
dolce  poggio  nel  centro  della  città  sorge 
r  antichissima  famosa  Chiesa  di  S.  Maria 
Annonzìata,  in  cui  dalFanno  1645  un  coro 
di  dodici  Canonici  coir  Arddiacono  attende 
ai  sacri  uiBdi;  20  altari  minori  si  hanno 
sacerdote  proprio  ;  ri  si  riuniscono  quasi 
800  frateUi  sotto  il  Ulolo  del  SS.  Rosario: 
gli  edifizii  presentano  un'antica  forma,  e 
la  principale  porta  si  ha  impresso  Tanno 
1591,  nondimeno  le  inteme  pareti  con 
decoro  ornate  risplendono,  l'apice  del  cen- 
tro da  ogni  parte  agli  occhi  si  presenta, 
il  prospetto  e  la  tórre  superbamente  or^ 
nati;  dedicolla  con  solenne  pompa  il  Ve- 
scovo Matteo  Trigona,  i  pii  fedeli  Tarric- 
chirono  di  entrate  e  di  sacre  sappellettiii. 
Tra  questo  tempio  ed  i  sudelli  monasteri 
siede  l'oratorio  di  S.  Filippo  Neri,  con  de- 
cente e  magnifica  Chiesa,  con  delle  stanze 
eccellenti  pei  preti  congregali,  fabbricato  nel 
1618  a  proprie  spese  dal  detto  Pietro  di 
Palazzo,  confermato  poi  da  Urbano  VII! 
Rom.  Pont,  ed  arricchito  di  privilegii.  Yer- 
«0  Levante  vedesi  un  collegio  di  Maria  per 
educar  le  donzelle  presso  la  Chiesa  di  S. 
Giuseppe^  opera  di  Tommaso  Blundo.  Ver- 
so Ponente  presso  i  confini  della  città,  è 
il  convento  dei  Minori  Osservanti  sotto  il 
titolo  di  S.  Antonio  di  Padova,  la  di  coi  cam- 
pana fusa  l'anno  1314  mostra  avergli  dato 
i  primi  auspicii  di  sua  fondazione  il  secolo  xv; 
secondo  CagHoIa  vi  abitarono  un  tempo 
i  Conventuali  :  contiene  la  Chiesa  del  me- 
desimo convento  una  cappella  pel  Signori, 


CO 


in  cui  il  sepolcro  del  Conte  Gaspare  Na- 
selli è  degno  di  attenzione.  Finalmente  i  Mi- 
nori Cappncchii,  nei  poggi  poco  elevati  va- 
so Mezzogiorno  si  raunavano  nel  M14.  Rdla 
stessa  contrada  ergesi  la  Chiesa  di  S.  Maria 
di  Monserrato  cui  sono  atteeeali  ediIsH  di 
antico   convento    in  rovina  e  di  ordiM 
incerto.  Verso  Settentrione  Aiori  la  paria 
osservasi  il  tempio  di  S.  Maria  del  Canada 
coi  ruderi  del  convento  delT  ardine  meie- 
rimo.  È  dentro  la  città  lo  spedale  per||i 
infermi  poveri  con  una  GUean  sacra  aUi 
Purificazione  di  Maria  con  conveoevele  rea* 
dita.  Finalmente  altre  sei  Chiese  mineri  ss- 
no  destmale  a  coltivar  la  pietà  nei  cillaAri. 
Si  comprende  Cami$o  nella  eomarea  di  Ori- 
tagirone,  sotto  la  militare  prefelinra  di  Sci- 
cli :  i  chierici  obbediscono  al  Veaeoie  i 
Siracusa,  ed  al  suo  Vicario;  an  Parroco  oh* 
neficiale  veglia  alla  cara  delle  anime;  I 
Magistrato  è  annuale,  ed  a  cenino  del  Cia- 
to, di  cui  fa  le  veci  il  Governatore.  B  kh 
tiiissimo  territorio  somministra  biade  d'afri 
sorta ,  rino,  olio ,  flrntti ,  canape  »  per  cri 
provvede  ai  bisogni  degli  aUtanli,  egrcgit 
mente  nutre  le  loro  greggio  edanneali,c 
larghe  rendite  conferisce  ai  Baroni.  La  M- 
brica  di  carta  presso  la  ripa  del  fiume  ck'èh 
prima  istituita  in  Sicilia,  è  ammirevole  per 
le  varie  macchine  a  ruote,  e  pel  magaici 
edifizio.  Sulla  vetta  della  collina,  sottscri 
un  giorno  sorse  Camerina,  e  dall'altro  tm»i 
sta  il  paese,  è  un  antico  tempio  sacre  ali 
Vergine,  frequentato  dalle  genti  cireoniidM^ 
dove  solenne  festa  si  celebra  negli  ii 
di  agosto.  11  numero  delle  case  sotto  CmIi 
Imperatore  fu  di  643,  nel  1595  erano  ItS 
gli  abitanti ,  e  nel  seguente  secolo  leci^ 
do  il  Pirri  1S76  le  case,  4A33  gU  abiWi; 
6ia  dai  regii  libri  nel  censo  deiraaae  a^ 
desimo  leggonsi  case  122S  e  4371  aUMfi 
nel  1113  erano  2226  i  fuochi,  7402  gì  iM» 
tanti,  che  di  recente  9145.  La  longitndlBii 
di  38%  15*,  la  latitodine  di  36%  ST. 
Finalmente  illustri  cittadini  fan  cekkrefri 


347 


CO 

ipio.  Pietro  di  Palazzo  fondatore  del  - 
Orio  di  S*  Filippo,  promotore  di  en- 
I  i  monasteri,  di  cai  fu  Proposito  a 
omatissimo  di  virtb  degne  di  eccle- 
^y  e  nelle  sacre  scienze  istruitissimo, 
nel  1630.  Mansueto  Cocuzza  dell'or- 
de! Cappuccini,  Francesco  nel  secolo, 
SSimo  per  umiltà,  obbedienza,  tempe- 
,  semplicità,  singoiar  divozione  yerso 
rgine ,  assiduo  nella  preghiera ,  da 
1  molti  doni  arricchito,  volò  al  cielo 
146. 

mo  Signore  di  ComUo  fu  Berlingkeri 
lòera,  verso  la  fine  del  secolo  xiu  e 
pio  del  secolo  seguente,  come  dai  re- 
regii  si  rileva,  che  poi  da  lui  comproUo, 
D  U  prezzo,  Giovanni  di  Chiaramonte 
vate  nel  censo  di  Federico  II,  e  che 
atosi  nemico  del  Re  fu  spogliato  dei 

dei  quali  donato  Pieiro  RegiOj  da 
eeotò,  donde  un  ii  Pietro,  la  cui  figlia 
ede  AnfUiHa  maritossi  con  Niccolò 
:lio,  portando  Comiso  in  dote;  da  co- 
lacque  Pietro,  che  visse  sotto  Martino, 
et  registro  dello  stesso  Principe  nel 
occupava  Comiso  con  Modica  Berardo 
pera,  cui  successe  Giovan  Bernardo, 
»tto  Alfonso  Tanno  14S3  avuto  ilprez- 
raze  300... vendette  la  terra  e  la  for- 

0  la  torre  di  Comiso  a  Periconio 
H  Signore  di  Mastra  ;  succedette  nel 
il  figlio  dello  stesso  nome,  e  per  cui 
lato  Periconetto,  donde  Baldassare, 
wsò  Isabella  Hontaperto,  con  per  dote 
io  di  Diesi  presso  Girgenti.  Gaspare 
i  loro  figlio  colla  moglie  Giovanna 
rto  generò  BaUUusare  ii,  il  quale 
iiovanni  de  Vega  capitano  delle  armi 
inato  alla  difesa  della  Valle  di  Maz- 
soddisfece  egregiamente  alla  carica. 
aUassare  prese  in  moglie  Antonia 
i  dei  Signori  di  fiume  Salso,  e  lasciò  il 
raspare  di  età  minore,  e  che  di  12  anni 
ise  nozze  con  Beatrice  Aragona,  e 
ino  1571  per  beneficio  del  Re  Filip- 


CO 


pò  II  nominato  conte  di  Comiso,  impetrò 
poi  facoltà  di  fabbricare  un  villaggio  nel 
feudo  di  Diesi,  cui  die  nome  Aragona.  Bea- 
trice alla  morte  di  Gaspare  che  lasciò  di 
due  anni  il  figlio  Baldassare,  passò  a  se- 
cónde nozze  con  Giacomo  Saccano  Signore 
di  Casalnuovo  e  di  S.  Pietro,  donde  nac- 
que Antonia  Saccano,  la  quale  fu  data  in 
moglie  a  Baldassare,  e  come  erede  del  pa- 
dre divenne  Signora  di  Casalnuovo.  Nac- 
que Luigi  da  questa  coppia ,  primo  Prin* 
cipe  di  Aragona,  di  cui  altrove  dimostrerò  i 
meriti;  divenuto  marito  ad  Eleonora  Carri- 
glio  generò  a  Baldassare,  il  quele  Cavaliere 
del  Vello  d*Oro,  esercitò  con  onore  le 
veci  del  Viceré  imperversando  la  guerra 
dei  Francesi;  del  pari  supremo  Prefetto  ed 
Istruttore  dell*  esercito;  finalmente  iniziatosi 
nel  sacerdozio  verso  i  principii  di  questo 
nostro  secolo  si  morì,  lasciato  dalla  sua 
moglie  Celidonia  Fiorita  e  Tagliavia  il  figlia 
Luigi,  da  cui  e  Margherita  Branciforti,  nac- 
quero Baldassare  r  di  questo  nome  ed 
altri.  Morta  Margherita  s'incorporò  Luigi 
alla  chiesiastica  milizia,  e  lasciò  al  primo- 
genito le  amplissime  signorie,  il  quale  adi* 
bito  in  varie  principali  pubbliche  cariche, 
seppe  con  sommo  splendore  commendarsi, 
imperocché  fu  Pretore  di  Palermo,  dei  12 
Pari  del  Regno,  legato  di  Sicilia  al  Re,  Ca- 
valiere di  S.  Gennaro,  Maggiordomo  Aella 
Regia  di  Napoli,  e  Consigliere,  rifulse  poi 
Presidente  del  supremo  Tribunale  di  Si- 
cilia; mori  in  Parigi  nel  1753,  e  le  spo- 
glie di  lui  trasferite  in  Comiso,  nella  Chie- 
sa maggiore  sono  sepolte.  Ebbesi  ad  erede 
con  Laura  Morso  figlia  d*  onore  della  regina 
r  erede  Luigi  r,  Grande  di  Spagna,  dal  ga- 
binetto del  Re,  Centurione  dei  Custodi  del 
Viceré ,  cui  Stefana  Morso  Principessa  di 
Poggioreale  oggi  é  unita  iu  matrimonio. 

Ricevei  poco  fa  un  esemplare  di  antica  lapi- 
de scritta  in  Greco,  trasmessami  da  Comiso, 
che  di  errori  caricato  da  qualcuno  dei  Gnosti- 
ci 0  dei  Basilìdi»  forse  fti  dato  alla  luce  da 


348 


CO 


Marco  Efesino  delta  stirpe  dei  Basilidi ,  non 
che  si  conosce  dagli  occulti  caratleri  che 
sono  in  fondo  ed  altri  qaà  e  là  per  epigra- 
fe, ma  perchè  circa  il  fine  del  secondo  ver- 
so ben  chiaramente  si  esprime  il  nome 
ABPA0IA,  che  volgarmente  leggesi  negli 
Amuleti  e  nei  Talismani  dei  medesimi  ereti- 
ci. Gli  Gnostici  travagliarono  la  Chiesa  nel 
secolo  III,  e  direi  perciò  verso  quei  tempi 
scolpita  quella  lapide,  onde  ci  ò  argo* 
mento  verso  questa  epoca  con  molta  ce- 
lebrità essere  il  nostro  paese  fiorito  (1). 

(1)  Gomiso  é  attaalmente  an  eapo  circondario  di 
S*  classe  in  proYÌucia  di  Noto  donde  dista  47  mi« 
glia  rotabili,  distretto  di  Modica  donde  SO  m.  ro- 
tabili, e  poi  59  rotabili,  9t  non  rotabili  da  Palermo, 
9  rot  37  non  roL  dal  mare  affricano  doye  dicesi  d| 
Pouallo.  Per  effetto  del  R.  Decreto  del  1S37  si  apri- 
rono nel  1847  due  strade  regìe,  ana  per  Ragusa 
altra  per  Vittoria  restate  incompite  per  mancanza 
di  mezzi:  fi  compi  però  nel  1853  ana  strada  in- 
tercomunale cbe  unisce  Gomiso  a  Chiaramente. 
Cominciossi  nel  177S  il  magniflco  tempio  di  Maria 
Annunziata  portato  a  termine  in  questi  ultimi 
tempi.  L*  antica  Chiesa  della  Collegiata  anche  sotto 
il  titolo  della  Annunziazione  fu  eleyata  a  Parroc- 
chia nel  1817.  In  conseguenza  di  disposizioni  go- 
Yernati?e  ebbe  origine  nel  1845  un  monte  agrario 
che  dipende  dall*  Intendente  che  scieglie  due  de- 
piitHti,cheper  2  anni  lo  amministrano  col  Sindaco 
del  Comune.  Il  prestito  si  regola  secondo  la  quan- 
tità dei  frumenti  che  ci  hanno;  ed  il  modo  è  l'u- 
suale. La  incendiata  cartiera  di  proprietà  del  Prin- 
cipe Aragona  fu  nuoyamente  costruita  a  spese  del 
proprietario  nel  1825.  Poi  nel  1834  il  bel  fonte 
nel  centro  del  comune  fu  abbellito  di  ornati  ad 
intaglio,  e  cancelli  di  ferro  ali*  intorno.  Un  teatro 
comunale  si  apri  nel  1842  diyenulo  per  la  molto 
eleganza  di  sommo  onore  al  comune,  e  piantato 
un  orto  botanico  nel  1804  di  grande  utilità  e  leg- 
giadria, L'aria  è  buona,  come  anche  buona  e 
^astante  l'acqua.  Contava  Comiso  nel  1798  una 
popolazione  di  10445  anime,  di  12670  nel  1831, 
e  Cnalmente  di  14432  nello  scorcio  del  1852.  Esten- 
desi  il  territorio  in  sai.  2099,727,  delle  quali  4,099 
in  giardini,  15,503  in  orti  alberati,  23,403  in  orli 
semplici,  1,460  in  canneti,  24,176  in  seminalorii 
irrigui  ,  752.856  in  seminatorii  alberati  ,  327,712 
in  seminatorii  semplici,  371,786  in  oliyeti,  93,455 
io  Tignati  alberati,  145,777  in  boscate,  2,336  in 


CO 


ComlM  (UMorale  del).  Lat.  Plaghe 
CalviHamèj  Me$apotamio  ,  Pkigereù  tire 
Cymbae.  Sic.  Pr^a  di  la  Gooiisu  (T.  H.) 

Si  ha  dair  Itiner.  di  Antonliio  :  ab  Agri- 
genio  per  mariiima  loca  ^yraciiati  M. 
paè$.  cixjuii.  DaedaUo  xwnu  PIMU  r. 
Eefugio  ChaUs  xmi.  Plaga   JTeMpoto» 
mio  xji.  Plagareo^  me  CywUHtB  xnif .  Jk* 
fugium  ApoUine  xi.  Plaga  Syroeueiè  nm. 
AfTerma  Clu?erìo  dover  intendersi  per  pto- 
gas,  e  Refugia  (come  si  ha  nel  testo)  dh 
more  ovvero  asiù  nel  lido,  appartenófiri 
al  territorio  delle  terre  medesime,  deBi 
quali  i  nomi  registra.  Per  DedaUo  infiuUi 
intendesi  dal  medesimo  il  castello  da  DadA 
costrtiito;  PUnlis  prendesi  per  Fintia,  ddh 
qaale  altrove  dirò  :  Refagio  di  Cale  fé 
vicino  asilo  di  Gela;  CaMHana;  esamk 
questo  un  paese ,  secondo  Quverio,  alb 
fonti  dell* Ippari,  volgarmente  Comi$è,i 
lido  del  territorio  di  Jomiso  o  Gomiso  svi 
la  Plaga  CalvirianUj  altrove  stabilii  di  l^ 
sopotamio,  per  essere  stata  ona  posa  Mi 
fiumi  Ippari  ed  Oano  poco  tra  se  disoMi» 
poiché  in  latino  ilTesopokimio  suona  Mi* 
ramnium,  cioè  tra  due  fiumi.  Plageree  # 
Ctmòe  finalmente  credesi  da  Claverio  il  fiU 
di  Ibla  Erea ,  poiché  nell*  esemplare  M 
medesimo  llinerarìo  ed  in  altri  luoghi legfi 
Ibla  il  Surita  per  Cimbe.  Ha  nuomneiii 
qui  avverto  sugli  Itinerarii,  per  viiio  d^  |^  ' 
amanuensi  esser  ricolmi  di  mende,  edi^ 
pena  potersi  apprendere  i  siti  legiUioiAf 
luoghi,  dove  principalmente  i  nomi  sitf    ^ 
corrotti.  È  a  lodare  certamente  il  Q^  L  ;■ 


culture  miste,  3,869  in  tooli  di  case.  Il  ii0  sf^ 
gior  commercio  di  esportaxione  consista  "•  *J 
in  Tino,  in  carU  ec.  Nella  seconda  éimmà»^ 
luglio,  occorrendo  la  festa  di  8.  Biagio,  afiw 
fiera  di  9  giorni,  per  bestiame ,  tessuti,  té  m 
merci;  altra  per  la  festiyiU  di  S.  ElisibHUaj 
novembre  durante  8  giorni,  stabilita  eoa  tm 
spaccio  del  1813,  per  bestiame  eaiandio, 
ed  altre  merci  :  altra  finalmenta  per  éut 
in  Pasqua  di  aeturretìont,  per  solo 


349 


CO 

vedette  ali*  emenda^  ma  alcuna 
smente  la  cosa  gli  ridonò. 
i'LaU  ComUinum.  Sic.  Curomi- 
Piccola  terra  nella  yalle  di  Gir- 
>yissima  fondazione,  fabbricata 
),  al  tempo  di  Pietro  Carrera, 

egli  stesso,  e  decorata  poi  del 
Dcipato.  Si  giace  nel  territorio 
nome  sotto  il  colle  CumatinOf 
ipo  era  un  castello  tra  Grotte  ed 
lupando  un  terreno  declive  Ter- 
mo. La  Chiesa  maggiore  sotto 
el  VescoTO  ò  sacra  ali*  apostolo 

Appartene?asi  un  tempo  Co- 
ÀbcUej  per  fellonia  dei  quali 
10,  fu  data  a  Guglielmo  di  Monr 
iche  fellone,  nel  1391  se  l'ebbe 
do  Principe  Foriunio  di  Cor 
le  commutatalo  dopo  due  anni 

0  Arezzo  Razionale  del  regno, 
i  consenso  del  medesimo  Re, 
^aternò,  volgarmente  Giarrtiia. 
i  agli  Orioleéy  donde  toccò  ai 
(e  era  Signore  nel  secolo  scorso 
llaeeraj  fondatore  del  villag- 
di  cui  figlia  dicesi  erede  Carlo 
i  cui  comprolla  Michele  Gra^ 
f2,  e  si  disse  nel  seguente  anno 
Comiiini  con  rescritto  di  Car- 

1  in  moglie  Albira  Perremuto^ 
ori  Emmaiwéle  poi  marito  ad 
etani.  Michele  loro  figliuolo  si 

dei  genitori;  1* ottenne  perciò 
fratello  di  EmfMxnuele  nel  1707 
trìmonio  con  Antonia  Gravina: 
ichele  loro  figliuolo,  cui  è  mo- 
a  Gravina;  rifulse  Inquisilor  del 
Palermo,  commendato  per  som- 
1  costumi,  e  grandi  meriti.  Cor- 
nitini  ai  medesimi  gradi  di  long, 
ragona,  dalla  quale  poco  è  di- 
suso del  1713  portò  208  case, 
,  che  ultimamente  furono  com- 
.  U  territorio  non  soltostà  certa- 


CO 


mente  per  fertilità  ai  vicini  campi  di  Ara- 
gona e  di  Grotte  (1). 

ConeHeo.  Lat.  CùiichtUB  (V.  H.)  Lago 
mentovato  tra  gli  antichi  da  Licofrone  nel- 
l'Alessandra,  che  fu  nelle  parti  della  Si- 
cania,  imperocchò  il  poeta  nomina  Conekeo 
con  Trapani ,  Erico,  il  seno  Longarico ,  Io 
stagno  Gonusa,  ed  i  campi  dei  Sicani.  Stima 
Cluverio  dei  laghi  Borangio  nel  territorio 
di  Girgenti  e  di  Bissona,  di  sopra  de- 
scritli,  notissimi  per  varie  meraviglie,  ma 
nulla  ardisce  affermar  di  certo.  Appo  gli 
altri  non  ò  menzione  alcuna  di  Concheo. 

Goa«r4^  Lat.  Condronum.  Sic.  Cundrò 
(V.  D.)  Terra  col  titolo  di  Principato  sita 
in  un  poggetto  ed  in  una  valle,  verso  Libec- 
cio, sopra  la  sinistra  ripa  del  fiume  Noci- 
to,  la  di  cui  Chiesa  parrocchiale  dedicata 
a  S.  Maria  di  Tindari,  nella  diocesi  di  Mes- 
sina, sotto  la  cura  di  un  Sacerdote,  ha  suf- 
fraganee  S  altre  minori.  Abitano  i  frati 
di  S.  Francesco  di  Paola  in  luogo  pib  ele- 

(1)  fi  ao  cornane  io  proTineia  distretto  e  diocesi 
di  Girgeoti  da  cai  dista  8  m.,  circondano  di 
Grotte  donde  dm.  e  66  da  Palermo.  Ti  si  con- 
tarano  iS35  abitanti  nel  1798,  poi  1017  nel  1831, 
e  1059  nel  fine  del  185S.  Costane  il  territorio  di 
sai.  1084,845,  delle  qaaU,  0,587  in  seminatorìi 
alberati,  1081,875  in  seminatorìi  semplici ,  1,784 
in  Tigneti  semplici,  0,048  in  cnltare  miste,  0,047 
in  sooli  di  case.  HannoTÌ  moltissime  solfatare, 
delle  qoali  quella  di  Jannazii  distante  16  m.  dal 
mare,  e  quella  di  Ifintina  posseduta  da  D.  G io- 
ranni  Gramitto  che  ne  dista  18,  non  sono  soggette 
ad  inondasione  ;  le  altre  però  tì  sono  lotte  sog- 
gette per  le  acque  sorgÌTe;oioè  11  oella  cootrada 
Mintine  distanti  19  miglia  dal  laogo  deirimbarco, 
8  di  Maodrazsi ,  e  le  8  di  Balata  liscia  che  oe 
distaoo  18  m.;  altra  di  Mandrazai,  le  due  di  Cro- 
cilla,  equeUa  di  Feliciache  ne  distano  16:  le  due 
di  Coyello  stretto,  e  quelle  di  Rametta,  Sinadro, 
Stretto,  e  Sfondato  a  19  m.  dal  luogo  deirimbarco; 
le  qoaU  ultime  con  queUe  di  Mintine  danno  uno 
zolfo  di  3*  qualità,  di  8*  le  altre,  fuorché  quella 
di  Crocilla,  e  quella  di  Felicia  che  lo  hanno  di  pri- 
ma. Presso  U  monte  Castellaccio  non  loogi  dal 
comaoe,  sgorgaoo  delle  acque  solforee. 


350 


CO 


Tato  costiluiti  dal  1650  dal  Barone  sotto 
gli  auspici!  del  S.  Patriarca.  Riconosce  orì- 
gine il  paese  nel  secolo  xiy,  indi  nel  li08 
nel  censo  del  Re  Martino  dicesi  di  pertinenza 
dìholda  Scalisi^  dalla  quale  passò  a  iVtc- 
cola  Caslagna  ed  ai  PoUchini  eredi  di  lui. 
Nel  1421  per  beneficio  del  Re  Alfonso,  Gio- 
tanni  Bon/lglio  Milite  prese  Condro  che  ai 
suoi  un  tempo  si  apparteneva,  ed  ebbe  a  suc- 
cessore il  figliuolo  PietrOy  cui  Filippo^  donde 
BemardOy  dai  di  cui  successori  rettamente 
sino  al  1637  trasse  origine  Francesco^  che 
appellato  Principe  di  Condro  da  Filippo  IV, 
prese  in  moglie  Antonia  Honcada,  la  quale 
gli  partorì  il  figliuolo  Paolo  Bonfiglxo  che 
fu  Maestro  Razionale;  a  lui  ed  a  Giulia  San- 
tacolomba  nacque  Franceèto  primo  Mar- 
chese di  Leone  Vago,  che  con  Cornelia  Lan- 
cia generò  Pietro^  ultimo  delia  famiglia  Bon- 
figlio^  Principe  di  Condro ,  imperocché  a- 
vendo  generato  con  Eleonora  del  Pozzo  e 
Cirino  i  figli  Paolo^  e  Felice^  e  quegli  unito 
in  matrimonio  a  Vincenza  Natoli  e  Russo, 
nessuna  prole  avuta,  essendo  per  qualche 
tempo  vissuto,  entrambi  di  pestilente  lue 
caddero  nel  1743,  lasciala  Felice  erede,  che 
vergine  essendo  ^  unita  in  matrimonio 
a  Federico  di  Napoli  e  Moniaperio  portò  a 
questo  in  dote  la  Signoria  di  Condro;  gode 
del  dritto  di  spada,  profTcrisce  il  xxxv  volo 
nel  pubblico  Parlamento  del  regno,  e  segna 
i  Magistrali.  Erano  300  le  case  sotto  Car- 
lo V,  ed  845  le  anime;  nel  1652  le  case  267 
ed  813  gli  abitanti;  nel  corrente  secolo  238 
le  case,  694  gli  abitanti,  che  ultimamente 
847.  Comprendesi  Condro  nella  comarca 
di  Milazzo  ed  era  soggetto  airistruUore  di 
Palli.  Sta  in  39''  10*  di  long.,  in  38''  15*  di 
lai.  (1). 

(1)  Il  comune  di  Condro  comprendesi  in  prò- 
yincia  distrello  e  diocesi  di  Messina  da  cui  dista 
Si  m. ,  circondario  di  Milazzo  donde  7  miglia. 
L'estensione  territoriale  è  di  sai.  i74«i74,  delle 
quali  difise  in  culture^  1 1,905  in  giardini,  4,097 
in  canDeli,  14,041  in  •eminatorii  alberati»  5S,883 


CO 


ConterrABa  (V.H.)  Credesi  quelli  mpt 
circa  il  promontorio  di  S.  Vito  dal  resto 
della  montagna  squarciata,  a  meizo  m.  dal 
lido.  Afferma  Giacomo  Adria  esser  qoin  siali 
un  tempo  la  città  Conierrana^  che  dicesi  dal 
volgo  ruinata  da  un  tremuoto  e  dal  mare 
assorbita. 

Cono  (••)  (1). 

CoatoMA.  Lat.  ComUisèa.  Sic.  Cuntta 
(V.  H.)  Paese  situato  in  un  terreno  quasi 
piano  alla  riva  sinistra  del  fiume  Battici^, 
non  lungi  da  Bisacquino  ;  ebbesi  origiie 
nel  1450  sotto  1*  antica  roc€a  del  colle  di 
Calalamauro,  come  attestano  i  nostri  storici. 
Greca  gente  che  abitava  da  gran  tempo  li- 
siri  Casale  di  Hazzara ,  abbandonatolo  fri 
si  raccolse  sotto  gli  auspici!  di  Caterina  Ctf* 
dona  Contessa  di  Chiusa,  pose  le  fondaMih 
ta  di  nuovo  villaggetto,  che  in  breve  leapi 
si  aumentò.  Quinci  sotto  Carlo  ImpenM 
conlavansi  68  case ,  e  più  di  300  anse; 
neir  anno  lii  del  secolo  seguente  erano  fN 
in  2S3  case  secondo  il  Pini ,  sebbene  «^ 
nissero  nei  regii  libri  183  case,  753 lU- 


in  «eminatorii  semplici,  40,817  in  pascoli, U,ni 
in  oliyeti ,  27,743  in  TÌgneti  alberali ,  50^7  il 
vigneti  semplici ,  2,962  in  castagneti ,  i,i91  il 
boscate,  0,115  in  suoli  di  case.  Esporta  Wao,  A 
e  castagne.  Ne  ascenderà  la  popolaiione  nei  ÌT^ 
ad  834  ,  a  760  nel  1831 ,  e  Gnalmente  a  Mi  «i 
declinare  del  1852. 

(1)8.  Cono  è  un  sotto-comune  riunito  al  eo 
S.  Michele,  in  profinciadi  Catania  da  cai  dista ^^ 
distretto  e  diocesi  di  Caltagirone,  circondario £V^ 
bella,  a  138  m.  da  Palermo, appartenentesipei^*' 
al  principio  del  secolo  xix  alla  yalle  ài  IW* 
alla    diocesi  di    Siracusa.  È  sito  in  io 
appartenevasi  col  titolo  di  Marchesato  alia 
Trigona  dei  marchesi  di  Floresta,  ed  ebbe  i 
datore  Ottaviano  Trigona  nel  1784.  Il 
abbondantemente  irriguo  si  comprende  ia  m 
piantate  a  vigne,  ulivi,  e  ficheti  d'India, 
nel  suo  nascere  soli  400  abitanti,  or  a? 
752  nel  1831,  e  sinora  a  901,  i  quali  veogoast 
nello  spirituale  da  un  Vicario  curato.  Il 
commercio  di  esportaiioDe  eonaiite  ii 
ed  in  vino. 


^""^ 


_  * 


351 


CO 

1713  eonlaronsì  522  fuochi,  2070 
be  altimamente  24S2.  Compren- 
ssa  nella  comarca  di  Gorleone, 
e  la  Prefeltura  di  Monreale  sotto 
vano  Ì5  saoi  fanti  :  Ta  com- 
I  Contea  di  Chiusa,  ed  è  sog- 
escoTo  di  Girgenti.  Va  tuttavia 
reco  e  latino,  e  si  ha  una  Chiesa 
[e  sacra  alla  Vergine  Annunziata 
di  entrambe  le  Chiese.  Fecondo 
ne  ò  il  territorio,  ed  i  suoi  Si- 
Dno  il  xxYi  posto  nel  Parlamento, 
redi  dove  dicesi  di  Chiusa  e  di 


•bbtttato  r  impero  bizantino  e  rim- 
yalor  degli  Ottomani,  il  saperbo  Amo- 

riyolse  net  liSt  le  terribili  rae  armi 
erria  e  T  Albania,  e  Gioyanni  Castriota 
ra  allor  tagli  Albanesi,  ebbe  a  cedere 
Iroja  capitale  del  suo  stato,  e  lasciare 
id  Amorat  i  quattro  suoi  6gli  maschi; 
1  forono  di  lento  yeleno  morti,  ed  an 
ne  Giorgio  serbato  al  destino  dei  fra- 
)  nella  corte  e  nella  religione  di  co- 
lomtnato  Scanderberg  che  Tale  Alea- 
>re.  Distinguevasi  tal  gioyine  per  la 
si  portamento  e  deU*animo,  e  perciò 
ito  abile  postolo  il  Saltano  col  grado 
al  comando  di  cinqae  mila  uomini, 
>  il  sao  valore  nelle  primarie  batta- 
licate  cogli  anni  le  prove  della  sua 
Iella  più  grande  perizia  nel  goerreg- 
»  dei  più  esimii  capi  dell*  esercito  mus- 
ché  su  di  esso  area  veduto  Amorat  la 
speranza  per  noyelle  conquiste  che  sui 
itaya:  non  eransi  dimenticate  intanto 
Castriota  le  antiche  rimembranze,  che 
I  ritornare  alla  fede  avita,  e  nutriya 
I  sullo  assassinio  dei  fratelli.   Varie 

l'agevolarono,  ed  egli  ad  eseguire  il 
I  il  destro  da  una  disfatta  in  cui  AH 
Delia  vinto  dagli  Ungheri  comandati 
Giovanni  Coryino  Uniade^  rimase  pri- 
iché  preso  allora  il  comando  delle 
landola  a  gambe  eransi  saWate ,  dal 
el  Bassa  fé'  spedire  a  nome  del  Sul- 
le al  comandante  di  Croja  con  cui  pre- 
segnare allo  Scanderberg  la  citti:  que- 
TÒ ,  syelossi  ai  concittadini ,  ne  fu 
e  proclamato  sovrano.  Inferocito  Amu- 


I 


CO 


Contesse.  Lat.  Camitièèae.  Sic.  Cuntissi 
(V.  D.)  Municipio  di  Messina  verso  Austro 
in  DramOi  eh' è  pubblica  ampia  via  da  me 


rat  per  uli  tranelU,  mandate  a  quella  volta  tre 
numerose  armate,  vennero  poste  in  fuga  da  un 
pugno  di  Albanesi  guidati  dall*  invincibile  eroe  ohe 
sparse  il  terrore  sin  dentro  i  domini!  del  rio  Sul- 
tano: ìQOOO  fanti  60000  cavalli  ritornarono  tem- 
po dopo  capitanati  da  Amurat  e  cinsero  di  as- 
sedio la  città  ;  Scanderberg  molestò  con  18000  dei 
suoi  da  un'alta  montagna  la  formidabile  bandiera 
ottomana»  ne  entrò  sino  nel  campo,  ne  distrusse 
le  macchine  da  guerra,  ma  al  fin  dei  conti  non  po- 
tendo il  deaole  opporsi  al  potente,  richiese  da  Al- 
fonso Re  di  Sicilia  e  di  Napoli,  un  rinfono  di 
uomini  e  di  vettovaglie  che  tosto  gli  fu  apprestato, 
e  cosi  yide  levarsi  l*  assedio;  il  Sultano  tal  cre- 
pacuor  ne  ebbe  che  ne  fu  spinto  al  sepolcro. 

Per  le  turbolenze  poi  dei  baroni  e  gli  sforzi  non 
mai  acquetantisi  degli  Angioini,  veniva  agitato  il 
trono  di  Alfonso ,  e  Giorgio  memore  dei  soccorsi 
avutine,  spedi  tre  colonie  militari  comandate  da 
Demetrio  Reres,  e  soggiogati  cosi  i  rivoltuosi,  ebbe 
il  Reres  in  ricompensa  la  elezione  a  comandante 
delle  Calabrie ,  ed  uno  dei  figli  suoi  per  nome 
Giorgio  innalzato  al  grado  di  Capitano,  fu  in 
Sicilia  spedito  per  tenervi  presidio  contro  le 
scorrerie  degli  Angioini  come  si  rileva  da  un 
r.  diploma  del  1*  settembre  1448.  Tal  guer- 
resca colonia  fermossi  un  biennio  nel  castello 
Bisiri  tra  Mazzera  e  Marsala  a  custodire  le  spiag- 
ge occidentali,  toltasi  però  ogni  tema  d'invasione 
angioina,  abbandonato  il  castello,  venne  nel  1450 
a  fermar  domicilio  negli  stati  di  Caterina  di  Car- 
dona  siccome  nell*  autore  si  accenna ,  scegliendo 
ad  abitazione  il  feudo  di  Contessa  dove  sorsero 
delle  case  ed  una  chiesetta  in  nome  della  Madonna 
Annunziata. 

Repressi  gli  sforzi  novelli  di  Maometto  II  suc- 
cessore di  Amurat,  non  ostanti  deserzioni  suc- 
cessive, fu  trai  turchi  e  gli  albanesi  una  tregua 
perfetta.  Moriva  intanto  Alfonso  il  magnanimo,  suc- 
cedeva al  trono  di  Napoli  Ferdinando  Aragona  di 
lui  figlio  naturale,  e  nei  regni  di  Aragona  e  di 
Sicilia  Giovanni  suo  fratello.  Ribellaronsi  allora 
alcuni  baroni  di  Napoli  da  Ferdinando,  chiamando 
al  trono  il  pretendente  Gioyanni  d'Angiò  figlio 
del  vinto  Renato,  che  sceso  in  Italia  fu  ricono- 
sciuto dai  ribelli  e  da  molte  province  del  reame. 
Il  Castriota  che  fu  sempre  per  la  casa  Aragona, 
spedi  rinforzi  nel  1460,  accorse  egli  stesso  nelle 


352 


CO 


altroTe  menloTata.  Prese  nome  da  tre  ma- 
trone messinesi,  Violanta  Palici.  Eleono- 
ra Precida,  e  Beatrice  Belliftori,  le  qaali 

anno  legaente,  sciolte  l* medio. 4i  Barletta  dorè 
era  confinato  Ferdinando,  e  con  tale  impeto  arto 
le  bandiere  angioine,  ohe  il  duca  potè  appena  tal- 
rar  la  yita  precipilotamente  tar  ana  trireme,  e 
dietti  Tinto  il  Piccinino  al  duca  di  Milano.  Si  rete 
allora  in  Napoli  Ferdinando  intieme  collo  Scander« 
berg,  dorè  questi  una  corona  d'encomii  rìceTette,  e 
Ferdinando  regalò  tolte  le  troppe  AliMneti,  atte- 
gnando  al  Sire  e  dai  saccessori  di  Ini  in  qualità  di 
feudi,  Trani,  Siponto,  la  rocca  di  Monte  Gargano 
col  tempio  di  S*  Michele,  ed  il  castello  di  S.  Gio- 
Tanni  il  Rotondo.  Profittando  Maometto  dell'  as- 
senza del  tuo  nemico,  estese  i  confini  degli  slati 
suoi,  ma  le  sue  mire  erano  rìTolte  a  quella  Alba- 
nia che  ayeta  roso  il  cuore  del  padre  suo,  ed  era 
l'oggetto  di  una  yendetta  che  attenderà  occasione 
di  sfogare:  fu  aytisato  del  ritorno  di  Giorgio , 
onde  sperando  coglierlo  airimprortiso  senza  chic* 
der  rottura  di  tregua,  infadeta  T  Albania  con  un 
corpo  di  10000  uomini  capitanati  dall'  esperto  Si- 
nanem:  accaniti  furono  i  contrasti,  la  colonia  si- 
loia  fondatrice  di  Contessa  accorse  in  ajnto,  la 
fortuna  fu  come  sempre  contro  il  Sultano  costretto 
a  leyar  l' assedio  dalla  capitale.  Castriota  poco  dopo 
renderà  lo  spirito  a  queir  Essere  che  cosi  yaloroso 
e  sublime  ayeyaglielo  largito,  nel  1466.  L'elogio 
di  lui  Tien  parlato  dalle  medesime  sue  gesta.  Gli 
Osmali  intanto  incoraggiati  da  tale  catastrofe  piom- 
barono sull'Albania,  doye  incontrarono  pel  corso 
di  1t  anni  gagliarda  resistenza,  costretti  a  rito« 
glier  r intrapreso  assedio  contro  la  capitale  Croia. 
Ma  il  Saogiacco  Matel  tempo  dopo  ayeyaT  onore 
ili  infelicemente  espugnarla  ed  inalberanri  sui  ba- 
luardi il  fatale  yessillo  della  mezza  luna  abbatten- 
done la  croce,  date  però  dagli  assediati  le  più 
grandi  proye  di  pazienza  e  di  yalorla  da  emulare 
i  patimenti  che  avea  sofferto  l'ebreo  nella  patria 
oppressa  dalle  aquile  romane. 

Gioyanni  figlioolo  di  Giorgio  e  suo  successore 
se  le  caiende  della  patria  fosser  perdurate  felici, 
rifuggifasi  nel  regno  di  Napoli,  seguito  da  yarie 
famiglie,  le  quali  antivedendo  la  rovina  della  loro 
patria  presero  sin  dal  1467  a  passare  in  Sicilia, 
regnando  Giovanni  d'Aragona.  Fu  in  quel  dato 
tempo  la  terza  venuta  degli  Albanesi  nel  Regno 
di  Napoli,  e  la  seconda  in  Sicilia,  nella  quale  eb- 
bero da  loro  origine  Palazzo  Adriano,  Mezzojnso, 
e  Piana  dei  Greci.  Scampando  rimasugli  di  gente 
frattanto  dalle  mani   del  vincitore,  scampando  alle 


CO 


perchò  meglio  ai  difini  offidi  si  dessero,  la- 
sciata la  città,  dopo  la  morte  degli  sposi  dis 
erano  Conti  di  Sicilia,  ìtì  staMliroM  stana, 


earnefieine  ed  ai  wiMacri,  rtitAwmmà  ad  «aire  ai 
loro  compatriota  ridottiti  in  StcOisu  Eraso  tiaqae- 
tU  emigrati  qoegU  AUMiieti  Kairìoa  feodaleridi 
Gontetta  nel  1450,  i  quali  arendo  di  già  filetMls 
come  ti  ditte,  ora  rettitoiti  ia  Sicilia,  ita  Tuairaas 
con  altre  nuoTO  famiglie  angli  tuti  dei  Cmétm 
PeralU,  concretando  l'affitto  dai  daa  tedi  < 
G»ntessa  e  di  Serradooio  pel  cono  di  boto  md, 
e  prima  di  spirar  questo  lenpo  oltaaaaro  i  mpi 
della  gente  da  D.  Alfoaio  la  eoaceatioaa  da 
due  feudi  per  dritto  di  eapitolaaioae,  par  k  qBdi 
ti  ebbero  accordato  permeato  di  rioootraira  3  «• 
tale  di  Gontetta  da  loro  abbaadoaato,  giadi 
il  privilegio  loro  accordato  ad  agli  lalarmari 
dal  padre  di  D.  Alfonao  :  parlodiè  nomiadi  l 
formarti  il  paete  nel  1450  •  ai  anara  i  btB» 
me  Chieta,  di  S.  Niccolò  di  Blira,  cIm  por  It  m 
elegante  arcbitettura  di  ordiaa  coaipoaila  e  fta- 
piezza,  fu  costituita  tempio  aMggiora;  allia 
cala  alla  Madonna  della  Gramia  dalla 
della  Fayara,  ana  alle  aaima  taala ,  aaa 
a  Maria  Immacolata  ed  a  S.  Eocoa»  la  ^aalt  caé* 
UU  nel  1774,  fu  riedificaU  a  apeaa  dal  Taais 
foraneo  Sac.  D.  Filippo  Lojaooaow  Appefla  3  aa> 
atro  Autore  erroneamente  dalla  8.  Aaaaaatlill 
Chiesa  maggiore,  poiché  sebbene  era  qaifi  sili» 
camente  quella  dei  Bisirioti  tolto  aa  tale  ti^i. 
poi  fu  intitolaU  la  novella  a  S.  Niccoli  di  Mia 
Fu  dunque  dai  nuovi  Albaneai  fonnato  Ulaaii 
il  novello  paese,  da  dorar  venire  ammiaiilfsis  à 
un  Capitano  e  da  Giurati  naturaU  del  caoiis» 
desimo,  senta  che  nessun  ealraneo  poteas  sanf 
carica,  secondo  la  connata  capitolaiione  f  ìnatj 
abitatori  di  lo  ditto  casali  non  siaao  teaatis 
angaria,  e  che  lo  capitano  e  jorati  di  ditti  arf 
digiano  essere  di  In  ditta  casale),  il  cbsn 
per  molto  tempo,  sin  quando  vi  si  ii 
i  Latini  dei  circonvicini  paesi,  ai  quali, 
rendo  in  gran  numero,  venne  il  bisofaod**, 
ministrarsi  i  sacramenti  secondo  il  profrìidii 
non  ostante  T  uniti  della  religione;  U  chs  fèll, 
sorgente  di  mille  quistioai  trai  due  dsrì  isMaj 
di  giurisdixione,  alle  quali  flaalmenltàè 
sto  termine  con  reciproci  accordi, 
rò  la  supremasia  alla  Chiesa  Greca. 

Servaci  un  tale  interesaante  episodio  ptf 
scere  la    venuta    delle  colonie   greco-altea* 
Sicilia;  ad  averne  poi  materia  più  estesa, 
il  magnifico  lavoro  sol  cornane   di  Coatiai 


353 


CÙ 

a  saBte  opere,  sino  alla  morte 
i  giorni.  La  Chiesa  parrocchiale 
^rotetione  dell'  Immacolata  Con* 


B6  Lojacooo  donde  moltinime  oooo» 
IO  attinte. 

di  GonteiM  fa  fondato  alle  falde  di 
>lline  che  dominano  un  amplissimo 
saontes  oomprendesi  nella  provincia 
leUa  diocesi  di  Monreale.dal  1S45,  che 
irtenera  a  quella  di  Girgenti,  oltre  on 
eco  che  Tolle  istituito  il  Re  Perdi- 
r  ordinazione  dei  chierici  di  quel  rito» 
di  G>rleone^  nel  circondario  di  Bisa- 
i  SS  m.  dal  capo-luogo  della  profin* 
capo  distretto»  a  5  dal  capo-circon- 
lal  mare  africano.  Salubre  è  il  clima 
abbondante  il  territorio  di  acque  prò- 

9  soTraatanti  colline.  La  gente  ascen- 

10  17SS  a  soia  indiyidui ,  diminui- 
ino  al  ISSI»  e  noTellamenle  anmen- 

nel  ine  del  185S;  addiconsi  princi- 
agricoltora»  ma  tengono  inviolabili 
nrincipii  della  nostra  agraria.  Com- 
^aato  territorio  in  saL  7895,705»  delle 
in  orti  semplici»  0»934  in  canneti» 
•je»  5Si9»51S  in  seminatorii  semplici» 
pascoU»  30,S55  in  oliveti»  74»!  to  in 
liei»  1,851  in  sommaccbeti^  8,643  in 
ia»  I3»e87  in  alberi  misti.  405,534  in 
)8  in  suoli  di  case  ;  vi  sono  cave  di 
li  gesso  e  piriti  di  rame,  ed  a  due  mi- 
une  sopra  un'altissima  e  deserta  rupe 
ar  osaervansi  le  vestigia  d*  un  castello» 
una  conserva  di  acqua  in  buono  stato; 
anche  gli  avanzi  di  un  casale»  detto 
1  privilegio  di  Guglielmo  II  del  1185. 
ommercio  di  esportazione  del  comune 
Tane»  olio  e  vino»  e  con  real  decreto 
irò  1845  si  è  accordata  V  apertura  di 
era  di  bestiame  edì  mercanzie  pel  di  8 
per  gli  animali»  e  dell*  8  ai  15  per  le 

imo  bsciare  innominato  trai  cittadini 
un  Hiccolò  Ghetta  rettore  del  Semi- 
in  Palermo  ricordato  graudemente  pel 
i«  per  la  bontà,  per  la  Glantropia;  lasciò 
luir  albanese  dialetto»  un  vasto  dizio- 
voro  di  etimologie ,  storie  dell'Epiro 
donia  ed  altre  cose»  che  conservansi 
ella  biblioteca  del  seminario  greco  In 
arte  presao  gli  eredi* 


CO 


cezione,  eon  campanile.  Altrimenti  dicesi  il 
borgo  CaUspera  in  greca  voce,  come  altesta 
il  Samperi.  Nella  Chiesa  un  antichissimo 
quadro  della  B*  Vergine,  e  in  somma  vene* 
razione  alla  gente ,  che  attesta  lascialoYi 
da  marinai  greci  (1). 

Coatniieriilo^Lat.  ConMemius  (V.  M.) 
Colle  nel  terrilorio  di  Bivona,  a  3  m.  da 
quella  ciltà,  dove  credesi  un*0(cculta  miniera 
d*  oro.  Alle  sue  radici  verso  Austro  è  una 
fonte,  le  cui  acque  naturalmente  salse  asciu- 
gansi  neirestà  in  sale.  Luca  Barberi  ri- 
porta varii  Signori  di  Contubernio  sino 
al  1515. 

coBwieiiMN  Vedi  Barrafiranea  (2). 

(1)  AttesUno  il  Sacco  e  T  Ortolani  nei  loro  dizio^ 
narii  della  Sicilia  osservarsene  nella  parrocchia 
un  bel  quadro  di  Polidoro  da  Caravaggio»  ed  il 
primo  attesU  esservi  due  ospizii»uno  di  Paolotti  »  Fel- 
tro di  Francescani.  De  il  territorio  una  mediocre 
raccolta  di  vino»  di  olio  e  di  seta. 

(8)  CoNTicufo.  — •  Convicinum  o  Gomtchinum. 
U  Pre.  Dionigi  da  Pietraperzia  nella  sua  msa.  eia* 
borala  storia  dì  Pietraperzia»  suppone  essere  vissuta 
in  Caulonia  o  Petra  sua  patria  un  cotal  saracene 
di  nome  Kan  o  Kane»  che  aveva  delle  possessioni 
non  molto  lungi  da  Petra,  ed  in  un  punto  medio  fra 
r  antica  Caulonia  e  Convicino.  Crede  egli  »  chn 
il  piccolo  castello  abbiane  avuto  il  nome  da  Kaii 
vicino ,  cioè  castello  vicino  al  latifondo  di  Kan; 
se  non  che  è  da  pensare  che  la  esistenza  del  Sa* 
raceno  Kane  non  é  provata  con  irrefragabili  docu- 
menti. La  etimologia  di  Convicino  é  velata  da  una 
qualche  oscurità»  ma  è  sempre  vero  che  Barra- 
franca  esiste  nel  luogo  dell'  antico  Gonvidno»  ben* 
chò  pift  estesa  dalla  parte  del  nord-esL  Seconde 
il  nostro  autore  il  largo  centrale  di  Barrafranca 
corrispondeva  alle  estremità  dei  feudi  Sfornino, 
Bucciarria»  Torre,  e  Tardare  (vedi  Barrofrafica]; 
ma  chi  reca  rocchio  a  ir  attuale  topografica  iitua- 
zione  del  paese  troverà  che  il  largo  centrale  oc- 
capa  quasi  una  estremità  dell' ei'feudo  Torre. 

È  nondimeno  ad  avvertirsi  che  erra  il  Gav.  Fer- 
rara» nella  sua  storia  della  Sicilia  antica  e  moderna» 
ove  dice  che  l'aria  di  Barrafranca  è  insalubre»  e 
scarseggiare  il  territorio  di  alberi»  di  ulivi  e  di  vi* 
gneti»  perchè  il  genio  agricola  degli  abitatori  di 
quella  comune  sa  ritrarre  dal  territorio  di  Gon- 
vicifio  tatto  che  è  necessario  alla  vita.  Fra  gli 

45 


354 


CO 


tmw^m  (?.  D.)  Dai  latini  SterquUbOum 
(conserfa  di  letame),  n  lido  di  Taormina 
verso  Settentrione  e  Greco,  intorno  al 
qoale  vedesi  emergere  tutto  die  fti  sommer- 
so da  torliine  nello  stretto  di  Messina.  Stra- 
bone  nel  lib.  6.  Moslrasi  anche  CaHddi  po- 
co prima  della  eiUà  nello  eUretlOy  profon- 
dUà  prodigiosa^  nella  qwde  i  boUori  del 
Faroj  per  la  nalwa  del  luogo^  inghioUono 
i  roveèciaU  naidgìi;... idi  cui  frammenH 
eiammonianoalUdodelierriioriodlTaor- 
Mbuij  che  da  dò  dieeH  Copria  o  leianugo^ 
ne  parla  io  stesso  il  Fazello;  dista  quel  lido 
30  m.  da  Messina. 

CoMOBiABA  (Y.  M.)  Luogo  mentoyato 
nell'  Itinerario  di  Antonino,  tra  Piazza  e  Gir- 
genti,  dalla  qoale  dista  13  m.,  e  12  da  Cai- 
lonianoj  che  stabilii  di  sopra  a  destra  del- 
rimera  meridionale.  Erroneamente  collocalo 
il  CluTcrio  alla  sinistra  ri?a  del  fiume  Agra- 
ga,  imperciocché  questo  scorre  avanti  dalla 
città  dello  stesso  nome;  crederei  dunque 
piuttosto  essere  slata  un  tempo  Corconiana 
alla  sinistra  del  fiume  di  Naro  o  presso 
Ravanusa.  In  alcuni  esemplari  per  una  G  in- 
direttamente posta  notasi  Gorgonianis. 

Corieone*  Lai.  Corico.  Sic.  Cunlgghiuni 
(V.  M.)  Città  del  regio  demanio ,  molto 
famosa,  nell* occidentale  regione  dell'isola, 
ad  altra  non  seconda  tra  le  mediterranee 
decorata  del  titolo  di  Generosa ,  occupa 
quasi  il  meuo  della  valle  di  Mazzara,  alla 
sorgente  del  Belice,  dista  da  Palermo  verso 
mezzogiorno  24  m.  Credesi  da  Cluverio 
r  antica  Schera,  o  dalle  sue  mine  risorta. 
Era  nota  pria  dei  Saraceni ,  e  fu  da  co- 
storo di  due  rocche  munita,  dal  Conte 
Ruggieri  racchiusa  trai  confini  della  dio- 
cesi di  Palermo,  da  Guglielmo  II  però  di 
quella  di  Morreale  per  dono  dell*  Arcive- 
scovo di  Palermo  nelle  cui  lettere  appel- 

•UbnimenU  che  onorano  Bamfraoca  Iuttì  para 
il  Collegio  di  edocuione  deUo  dooselle  orfane  » 
fondito  dalU  famiglU  nonfimro  e  Mewina ,  ed 
aperto  Tanno  tSM. 


00 


tasi  Castello ,  ed  addetta  a  partieobr  Si- 
gnore. Essendo  Federico  I  Me  di  SidGi 
ancor  nelle  bade ,  Ita  dai  Saraceni  8a^ 
diegiata,  ma  da  ona  novella  colonia  d 
Longobardi  sotto  Oddone  Ctmenaa^  per 
indulto  di  Federico  Re  ed  Imperatore  rama 
1227,  Ita  riabitata  e  resa  più  rleen  e  po- 
polosa. Fortificata  validamente  ^  resisieis 
a|l*assedio  dei  Francesi,  I  quali  vi  perdsl- 
tero  il  fratello  del  comandante  Bnamo, 
ucciso  con  una  pietra  da  una  dommirt- 
to  quelle  mura.  Dicesi  die  nel  1282  de 
stata  dal  Senato  di  Palermo  dldiiarate  secl^ 
ed  onorata  della  presensa  di  Federico  DL 
Martino  I  nel  Parlamento  tenuto  in  Ski- 
cosa  registrò  Cotieoiie  tra  le  dtlà  deaM- 
niali,  ma  poi  la  concesse  a  Catrado  Ifm- 
ratto  da  cui  trovasi  richiamata  nd 
del  1406.  Dichiarasi  capo  delta 
Dice  Faiello  che  nd  1SS6  le  case  ddtadBl 
essendosi  aperto  il  sodo,  rovesctarono  di 
dalle  fondamenta,  imperdocchè  sorge  ia|i^ 
teCorleone  su  dolcemente  dedive  coUImcIi 
sovrasta  un  campo  piantato  da  ogni  pai 
ad  alberi  amenissimi,  ed  in  parte  so  impili 
fianco  dello  stesso  colle,  e  presenta  nm 
Maestro  come  un  anfiteatro,  chiosa  dt  I^ 
vanto  e  Mezzogiorno  tra  due  asprissiM 
rupi,  sulle  quali  poggiano  doe  liuleiis,  k 
pib  alta  ddle  quali  tra*  propri!  mderi  n^ 
volgesi ,  r  altra  quasi  intera  è  oggi  do^ 
nata  alla  custodia  dei  malbttori.  Soao  a- 
Cora  in  piedi  le  muraglie  che  sorgono  icfli 
Greco,  ove  magnifica  porta  presenta  Vit^k 
so,  altrove  osservansi  però  quasi  dimak 
colle  loro  torri.  Lungo  ta  porta  coiri^^mt 
ampia  e  retta  via,  che  conduce  a  Itfp  * 
spaziosa  piazza  circondata  dalla  priacffA 
Oiiesa,  da  una  decente  casa  preloriiiit't 
molte  case  di  nobili  elegantemente  corife 
te;  quinci  apresi  in  alto  altra  via  ietti  # 
fiale  a  salirsi.  Tutta  ta  dtli  è  di  q«* 
due  strade   dirisa  da  altre  mdliisiacM' 
versate ,  ed  ornate  di  sacri  e  ciifli  tf 
fizìi.  La  Chiesa  maggiore  riataorala  dil 


«-  i 


355 


CO      . 

olla  torre  del  campanile  sita  nel 
la  citlà  f  sollevata  con  dei  gradini 
iizioni  prende  il  nome  da  S.  Mar- 
>?o,  ed  ò  insigne  per  un  collegio 
di  24  Canonici ,  il  cui  Primate 

>  esercita  i  parrocchiali  uiBcii; 
in    culto    singolare  il   cittadino 

S.  Leo-Luca ,  la  cui  festa  cele* 
solenne  pompa  il  primo  giorno 
Ha  filiali  altre  36  Chiese  tra  le 
aneggia  quella  di  S.  Pietro,  dove 
strano  anche  i  sacramenti,  e  le  ai- 
addette  a  congreghe  di  laici,  e 
ir  fomentare  la  pietà  dei  cittadini. 

>  di  S.  Domenico  stabilito  dal  15... 
mo  sorge  con  elegante  Chiesa;  è 

>  quello  di  S.  Agostino,  i  di  cui 
rincipio  raunaronsi  a  3  m.  dalla 

Bartolomeo,  dall'anno  poi  1330 
mura  il  novello  convento  ediflca- 

0  il  nome  del  S.  Patriarca  e 
ome  attestano  gli  annali  di  quel- 

1  Vescovo  diocesano,  conservan- 
drittì  proprii,  assegnò  un  luo- 

melitani  ;  e  credesi  che  la  loro 
Qonti  a  pria  del  secolo  xiv,  impe- 
èrmano  che  il  convento  del  SS. 
sia  stato  fondato  per  opera  di 
».  I  Minori  Riformati  di  S.  Maria 
al  1539  occuparono  il  convento 
igo  tempo  possedevano  gli  Osser^ 
stituto  medesimo;  ed  i  Cappuccini 
»  la  loro  casa  fuori  le  mura,  in 
ggio  di  amenissima  veduta,  verso 
ti  1570. 1  minori  del  terz*  ordine 
0  la  Chiesa  di  S.  Maria  delle  Gra- 
orità  di  Matteo  Monlesano  Priore 
ibitante  in  Palermo^  e  ciò  nel  1618. 
re  risplende  la  casa  di  S.  Filippo 
ata  verso  la  fine  del  secolo  zvii. 
tà  sorgono  eziandio  due  monasteri 
ito  di  S.  Benedetto,  uno  sotto  il 
Maria  Maddalena,  a  mezzo  miglio, 
istaurato  per  munificenza  di  Gu- 
giacchè  volgarmente  se  ne  crede 


CO 


fondatore  8.  Gregorio  Magno,  ed  è  nobile 
pegli  ediflzii,  ricco  di  rendite,  di  sacre  sup- 
pellettili, di  buon  numero  di  monache  ed  il- 
lustre per  la  disciplina;  Taltro  sotto  il  titolo 
del  SS.  Salvatore  fondato  dal  B.Alberto  Car- 
melitano quasi  dal  v  secolo  risplende  per 
gli  esempii  della  pib  stretta  osservanza;  a 
questi  un  terzo  se  ne  aggiunse  il  più  re- 
cente, dentro  la  città,  sotto  la  regola  di  S. 
Chiara  che  porta  il  titolo  della  Vergine  An- 
nunziata, anche  esemplare  di  monastica  per- 
fezione. L' Orfanotrofio  delle  ragazze  è  sotto 
la  cura  del  Magistrato;  lo  spedale  ò  affi- 
dato alla  compagnia  dei  Bianchi;  vi  sono 
due  Monti  di  Pietà,  uno  per  provvedere  ai 
bisogni  dei  Sacerdoti,  altro  pei  cittadinÌ4 
Amministra  le  cose  sacre  un  Vicario  del- 
l'Arcivescovo di  Morreale;  attendono  al 
civile  il  CapUatio^  i  Giudici  con  dritto  di 
armi,  un  Pretore  e  quattro  Curatori  coi 
Sindaco,  i  quali  scelgonsi  da  nobili  fami- 
glie, ed  occupano  il  xui  posto  nel  Parla- 
mento. Lo  stemma  presenta  un  leone  che 
alTerra  colle  unghia  un  cuore.  La  milizia 
comunale  di  33  cavalieri  e  110  fanti  rico- 
conosceva  l'autorità  del  Prefetto  di  Monreale, 
Usano  gli  abitanti  l'idioma  lombardo,  che 
ricevettero  dai  primi  ristoratori.  Il  registro 
sotto  Cario  V  recò  1353.case^  6118  anime, 
poi  furono  2639  le  case,  e  8902  i  cittadini 
nel  1552;  nel  secolo  corrente  1808  le  case, 
7055  le  anime,  che  computaronsi  ultima- 
mente 9066.  Il  territorio  stendesi  amplis- 
simo sotto  la  città,  adatto  alle  produzioni 
delle  biade,  agli  oliveti,  alle  vigne,  a  giar- 
dini ,  e  di  alberi  da  ogni  parte  fecondo  ^ 
vestito  di  erba,  di  ortaggi,  di  pascoli,  nò 
disaggradevole  a  cacciare.  Un  celebre  fonte 
nel  feudo  dei  Giumenti  emette  delle  acque 
dal  mese  di  marzo  a  settembre,  e  secca  del 
tutto  nelle  altre  stagioni  dell'anno.  In  S. 
Maria  delle  Vigne  la  detta  Acqua  Sonia  leg- 
gierissima^ ha  facoltà  purgativa,  e  adoprasi 
a  varie  malattie  dello  stomaco  con  profitto 
di  salute.  Ha  larghe  ed  abbondanti  scaturì- 


856 


CO 


gioni  f eraó  il  Terdee  deUa  città ,  dov*  è  la 
Cliiesa  di  S.  Maria,  formano  il  fiume  dello 
stesso  nome,  che  neU*inyerno  accresciuto 
scorrendo  rode  alcuna  Tolta  il  sottoposto 
suolo,  e  dissolTO  le  radici  su  cui  siede  Cor- 
ieona;  vedesi  quinci  fenderd  la  terra  e 
nuotare  gli  edlBzU.  Il  fiume  di  Frattina  ed 
il  Sankifano  che  con  quel  di  Corleofie  sca* 
ricansi  nel  Belice,  accrescono  la  lèracitk  del 
medesimo  territorio.  Tocca  la  dttà  il  37^ 
di  lat.  il  37*  55'  di  long. 

Uomini  illustri.— S.  Leo-Luca  che  fisse  in 
Calabria,  traTagliando  i  Saraceni  la  lucilia, 
e  diresse  santamente  in  Mola  il  monastero 
deir  ordine  di  S.  Basilio,  dove  depose  il  suo 
llrale,  chiaro  di  già  per  Tarli  predigli,  e  di 
aante  opere  onusto,  è  come  io  dissi  11  pa- 
trono della  patria.  Bernardo  Latini  di  umile 
nascita,  laico  cappuccino,  uomo  non  Tolgare 
per  altissima  contemplaxione,  per  ammlrabi* 
le  penitensa,  per  dispreuo  di  se  medesimo; 
«simio  per  la  carità  Terso  Dio  ed  il  prossimo» 
illustre  per  marafigliosi  Tìsioni,  antlTeggen- 
te  infine  di  molti  OTenti  e  della  sua  morte, 
placidamente  fini  di  TiTCre  nel  Signore  il 
di  12  gennaro  1667  in  età  di  62  anni;  ne 
è  pubblicata  la  Tita.  Giuseppe  laico  esian- 
dio  del  medesimo  ordine,  di  portentosa  asti - 
nenia ,  di  altissima  povertà ,  celebre  per 
relRcacia  d'insistente  orazione,  spesse  Tolte 
consolato  dalla  B.  Vergine  Tlsibilroente  ap* 
parsagli ,  e  ricreato   di  flredda  bcTanda 
nel  punto  della  morte  che  in  Girgentì  gli 
aTTenne  nel  1380.  Arcangelo  di  Girolamo 
e  Paolo  Foresta  dell*  ordine  dei  Minori  Os- 
senranti,  chiarissimi  per  innoccenza  e  san- 
tità di  vita,  dei  quali  le  opere  lasciò  scritte, 
testimonio  il  Mongitore«  Michelangelo  di  €or- 
leone  del  medesimo  istituto.  Martino  del- 
1*  Ordine  dei  Minori  GonTeatuali ,  somoM- 
neate  caro  a  Federico  111,  da  cui  fu  spe- 
dito legato  per  la  pace  a  Giovanna  Regina 
di  Rapoli.  Antonio  Sanano  monaco  di  S. 
Martino  e  I^ore,  pubblicò  le  storie  della 
dtlà  dai  primofdii  sino  ai  snoi  tempi; 


I 


CO 


nominato  finalmente  Abaie  di  S.  Maria  di 
Campori  presso  Firenie»  ivi  piamente  cosn 
aTca  Tissuto  si  mori.  Protasio  Abate  dct 
risUtuto  OliTctano  di  S.  Maria  del 
Tigilantisslmo  Visitatore  in  SkdXbi^  e 
mente  Abate  Generale  di  tolta  la  Cengia 
gallone,  mori  nella  patria  irfeno  di 
nel  1606.  GerTasio  e  GlrolaaM 
altresì  Abati  OliTOtani.  Giacmno  GoMo^e 
Tincenxo  Fermatura,  Yicarii  ddln  dtoearii 
Morreale,  Tacando  lasede-  Tineenao  Ga|pM 
Regio  Cappellano ,  Abate  di  S«  Angela  i 
Brolo  nel  1607.  Bartolonieo  Altarllla  Giadki 
della  M.  R.  Curia  sotto  Federico  m,  da  cri 
fu  spedito  legato  al  Pontefiee,  ai  Piiacl|i 
di  Aragona,  ad  .altri,  e  finalmente  a  6i^ 
Tanna  Regina  di  Napoli  nel  ISIS,  Ita  8^ 
re  di  Cannicattini  nella  falle  di  Rote,  fi^ 
Tanni  Naso  dotto  ed  erudito,  preceUmedl 
Lucio  Marineo,  e  secretario  nel  Senato  i 
Palermo^  pubblicò  un  poema  aiilla 
Mia  delle  cose,  lasdò  un  laToro 
costumarne  della  dttà  di  Palermo, 
supplemento  alle  noliiie  di  Scobari 
cose  di  Siracusa,  ed  altri  mss.  Fiorila  Mi 
1417  Mariano  Maringo  chiarissimo  Ginree» 
sulto,  che  fece  di  pubblica  ragione  i  libri  ai 
Kio  della  M.  £.  Curia  Sieola.  FraaeM 
di  Amore  dei  Minori  Ossenranti,  iUi 
nella  sacra  eloquenza;  Giuseppe  di  lirdÉ( 
esimio  poeta;  Serafino  dei  Minori  BifonMl(J 
notissimo  per  le  sacre  spedizioni  nelnpi 
del  Messico,  e  per  la  descrizione  delle  |i^ 
rincie  medesime;  Simone  di  Girotan^i' 
poetici  studii  nominato;  Talerio  IUbm  ^ 
sofo  e  medico  non  Tolgare  :  tutti  mait^ 
dal  Mongitore  nella  Biblioteca  sicoU  (f^ 

(1)  CorieoM  è  attMlMcalc  ■■  capo-Mii*^| 
i  circoadtrii  toggelti,  e  cooipraatoi  ■dlir'*'^ 
da  dì  PìiknMsda  coi  dìtU  Si  B..eMlli  " 
ài  MorrMle.  n  tnnpio  maggiort  fa  mMkf^^ 
Tarìi  oraasaBli  frtfiato  mI  IS4e«  aifcèbi 
•  la  tpata  arogala  dal  nar.  ìk,  Laolaci 
casi  aaclM  la  émm  CImm  et  &  AgoUiat  t 
Raadia  Ciana  ricaalimila  cea  Baratta  ilili 


357 


5. 


CO 


Lat  Cometom.  Sic.  Carneta 
(Y.  R .)  Casale  un  tempo  soggetto  ad  Aggira. 

t0ltoBÌeo«  di  pUsUei  ItTorì  amate  alegantemanta; 
BOB  più  esìsta  però  nna  Chiesa  dedicaU  al  martire 
8.  Cristofaro  che  era  sino  al  1818»  e  raotica  de- 
Licata  a  S.  Rocco  minò  ioteramente  nel  1845»  ed  il 
aiamlacro  del  tanto  consertasi  oggi  in  an  altare  deUa 
Chiesa  di  8.  Maria  della  Misericordia.  La  casa  dei  Fi- 
lippiBi  con  rannessa  Chiesa  fii  nel  ISSO  da  qnei  preti 
cantressa  in  Collegio  di  Maria.  11  monastero  di  8.  Ma- 
ria Maddalena  di  monache  benedettine»  fabbricato 
Balla  parte  settentrionale  della  città  per  core  del 
FoBt.  8.  Gregorio  Magno  nel  Ti  secolo»  crollò  nel 
Ittf ,  perlochè  ritiraroosi  le  monache  nel  sodetto 
collegio  aia  quando  nel  ISU»  fabbricatosi  un  mo* 
aailaro  botcIIo  contiguo  alla  Chiesa  di  8.  Rosalia» 
iraBneio  ad  abitanri.  Pericolante  essendo  ed  in 
laogo  franoso  il  convento  del  terz*  ordine  di  8. 
flrancesco  sotto  il  titolo  della  Grazia»  e  temendo  I 
persistervi  «  fn  fabbricato  un  conventiBO 
alla  Chiesa  di  8.  Giovan  BattisU  di  re- 
gpo  patronato  che  loro  fu  conceduta  nel  1840» 
fBudo  cominciarono  ad  abitanri.  Dal  principio 
àà  corrente  secolo  sin*  oggi  si  istituirono  varie 
di  pubblica  beneficenza  che  onorano  ed  ab* 
no  il  paese.  Nel  184S  da  una  sorgente  uber- 
di  acque»  che  nell* ex-feudo  di  Guneri  nella 
(■te  australe  scaturiscono  ,  per  un  acqoidotto  si 
iManalarono  nelle  pubbliche  fonti  e  nelle  case 
,|Bticolari»  fu  costraito  perciò  altro  pubblico  fonte 
MBa  piazza  superiore  del  novello  monastero  di  8. 
iHslia»  e  vari  abeveratoi  in  diversi  punti  del  pae- 
^^  Abbellita  fu  la  casa  comunale,  ristorato  ma- 
JriScaaMBla  lo  spedale  degli  infermi  con  decentis- 
jbi  rsgolamenti  diretto;  accresciuto  di  nuove  fab- 
^dpicbe  Forlanotrofio,  piantata  una 'vaga  villetta 
piazza  del  convento  dei  Cappuccini»  dei  quali 
Chiesa  il  gran  quadro  rappresentante  8.  Fran- 
è  di  Pietro  Novelli;  opere  tutte  eseguite  dal 
t  al  48»  sottintendente  essendo  il  cav.  D.  Flo- 
IKgiorgio  di  Lanciano»  il  quale  aveva  au- 
la cura  di  riformare  e  lastricar  molte  vie,  tal- 
attoalmente  il  paese  si  ha  un  aspetto  magni- 
le bello.  L'aria  vi  è  temperata  e  salubre; 
*  abitanti  sono  operosissimi»  ed  erano  1S5S7  nel 
•  aecresdntisi  a  1S7S8  nel  1831  e  finalmente 
a  1S679  nello  scorcio  del  1852:  è  la  po- 
deir  intero  distretto  di  5S444.  Gompren- 
*''  il  vasto  territorio  di  Gorleone  in  sai.  1416S» 
'»  delle  quali  dividonsi  SS»34S  in  giardini»  i, 
»  in  caBseti»  S,S01  in  pioppeti,  60»1S9  in  se- 
i  albaiati  »  10863,104  in  seminatori!  sem- 


CO 


Como  di  Amaitea,  Lat.   Cofmfm 
AmaUheae.  Sic.  Cornu  di  la  crapa  (V«  N.) 

pUci»  S74a»303  in  pascoli»  34S»11S»  in  oliveti»  78. 
763  in  vigneti  alberati,  Si4»55S  in  vigneti  sem- 
plici» 16,807  in  ficheti  d*  india»  3,805  in  alberi 
misti;  r  estensione  territoriale  finalmente  di  lotto 
il  '  dbUetto  è  di  sai.  4S991»086.  Il  maggior  eoBi- 
mercio  di  esportazione  consiste  in  grano»  in  olio» 
ad  in  vino.  Sul  monte  detto  dei  Cavalli  di  4.  m. 
di  circuito»  dof'era  secondo  gli  storici  1*  antica 
Schaera»  donde  crede  Cluverìo  esser  sorta  Corleone» 
osservansi  degli  avanzi  di  mura  di  grossissimi 
mattoni  »  e  rinvengonsi  monete  di  oro  e  vasi  di 
finissima  argilla  etruschi  e  romani. 

Vanta  Corleone  aver  dato  i  natali  ad  uno  dei 
primi  letterati  dei  tempi  moderni  ;  dico  di  Fran» 
Cesco  Paolo  Nasce,  il  qij^ale  sorse  nel  1764»  data 
sin  dal  verde  splendidissimo  mostra  del  vasto  suo 
ingegno  nel  seminario  arcivescovile  di  Morreala 
dove  veniva  educato  alla  morale  ed  alle  sciente» 
e  che  allora  era  sorgente  di  genii  di  gran  valore* 
per  le  norme  saggissime  nelle  quali  le  menti  gio- 
vanili si  conducevano,  e  preso  poi  il  chiesiastico  ca« 
ratiere»  fu  primieramente  chiamato  a  professore 
delle  filologiche  scienze  nel  seminario  arcivesco- 
vile di  Palermo  dall'Arcivescovo  Sanseverino»  lessa 
belle  lettere  nel  Collegio  real  Ferdinando»  precet- 
tore di  oratoria  e  di  poetica  nella  palermitana 
accademia  degli  stodii»  succedendo  al  celebre  Vosco 
nel  1804»  al  ritorno  poi  dei  Gesuiti  nel  1805»  nel 
collegio  dei  quali  era  piantata  T  accademia,  sorla 
rUni?ersità  degli  stndii»  vi  ebbe  nel  1806  la  bi- 
goncia di  filologia,  conobbe  profondamente  la  let- 
teratura del  Lazio  e  le  lettere  belle,  nelle  quali  si 
distinse  impareggiabile;  piantò  le  basi  della  scienza 
estetica  e  le  die  una  spinta»  quindi  riscosse  nna 
corona  di  onori  dovuti  al  gran  merito,  venuto  an- 
che nominato  Cavaliere  dell*  ordine  di  France- 
sco I»  nel  ISSO.  L'anno  1830  fu  Tultimo  di  sua  vita» 
quando  la  letteraria  repubblica  soffri  in  ciò  per- 
dita irreparabile.  Il  piccolo  volume  dei  lavori  di 
loi  intitolato  —  Inseriptiones  carmina  et  Umoratétt 
che  non  sono  pertanto  tutte  le  sue  occupazioni»  ne 
danno  a  vedere  l'alta  valenzia.  —  Ricordasi  anche 
con  grandi  encomii  dai  Corleonesi  il  Can.  D.  Gae- 
tano Berlingeri,  il  quale  saU  i  pergami  nella  Chiesa 
dei  PP.  dell'oratorio  di  8.  Filippo  Neri  e  nel  Duo- 
mo in  Palermo,  ed  in  quel  di  Napoli,  riscuotendo 
sempre  dei  sommi  applausi»  del  Can.  D.  France- 
sco Scarpinati  profondo  nelle  teologiche  scienze  a 
morto  nel  1715  conservansi  varii  mss.  riguardanti 
sacro  materie.  U  Can.  D.  Liborio  Gaspare  Casta- 


358 


CO 


Loogo  mtiitOTalo  da  Ateneo  nel  lib.  IO: 
Duri  Samio  M.  dCAgaiode:  aUa  eiUà  di 
IppaniOj  diee^  mostrai  un  boèco  grande- 
mente  ameno  e  lieto,  irrigato  di  acque, 
dove  Gelone  appettò  Corno  di  AmaUea  lo 
epazio  da  lui  fabbricato.  È  incerto  il  sito  di 
Ipponio.  Dissi  altrove,  nelle  note  al  FaiellO) 
essere  state  secondo  ClayeriO)  presso  gli 
antichi  una  città  sola,  Ipponio  Ippana  e  Sit- 
tana,  e  collocarsi  perciò  erroneamente  Ip- 
ponio da  Mirabella  dov*è  il  Como  di  Amal- 
tca  presso  Siracusa,  perdocchò  Ippana  o 
fu  Biyona  o  stette  presso  Caccamo.  Ma  af* 
fermiamo  ora  da  altre  congetture  essere 
slata  Ippana  da  Ipponio  diyersissima,  e  col 
Mirabella  adersi  forse  ayuto  il  sito  appo  o 

intomo  Targia. 
correnti  (Isola  dello)*  Lat.  Curren- 

tium  Insula.  Sic.  Isula  di  li  correnti  (V.  R.) 
Al  porto  del  Pachino  sono  degli  acanzi  di 
minata  città^  che  disse  falsamente  Mozia 
il  Fazello,  e  quinci  soggiunge  :  A  i  m.da 
Mozia  città  diroccata,  occorre  una  certa 
rada  anticamente  detta  di  Alga,  oggi  Porto- 
palo ,  da  cui  ad  altrettante  miglia  è  una 
isola  discosta  dieci  passi  dalla  piccola 
spiaggia,  e  detta  delle  Correnti,  dove  scor- 
gesi  qualche  volta  un  che  di  maraviglioso 
che  ricordai  aver  veduto  in  altri  luoghi 
di  Sicilia;  imperciocché  prima  di  sorgere 
il  sole  si  osservano  delle  imagini  di  uo- 
mini e  di  flotte  combattenti  che  poco  do- 
po staniscono  aW  apparir  del  sole.  ScriTO 
il  Massa  esser  dal  lido  distante  40  passim  di 
circuito  400^  e  giacere  tra  il  seno  di  Marza 
e  Pachino.  Si  ha  una  cala  dello  stesso  nome. 
Corvo»  Lat.  Corvus.  Sic.  Corvu  (V.  D.) 
Borgo  appartenentesi  un  giorno  alla  città  di 
Maniaco ,  oggi  in  soggezione  di  Bronle , 
mentovato  dall'anno  H18. 


gnaoo  GDalmeote,  dotato  d*  iogegno  e  di  alle  erodi- 
lioni  adorno*  ci  lasciò  una  ditiertaiione  ilorico- 
crìtica  laU*  antica  Scbera,  oggi  Corleona,  itaropala 
in  Palermo  nel  J79e  in  4,  e  fini  di  YiTere  nel 
1800. 


00 


Corvo.  Lat.  Conms.  Sie.  Cono  (▼.  N.) 
Sorgente  del  fiume  di  Tiiini  o  IHiillOi  sotto 
la  città  dello  stesso  nome. 

Conno  (•;)  LaL  8.  Cosmanme.  Sic  S. 
Cosina  (Y.  R.)  Torre  nel  territorio  di  Ago- 
sta,  ed  oggi  un  fondo  oon  Chiesa  cu^ 
pestre  sacra  ai  SS.  Cosmo  o  Damiuo.  Da 
giorno  se  Tebbe  Ibnmaoo  SMfasdi  indi 
Artak  Alagona.lL  Re  Martioo  nel  ISWh 
diede  a  Giovanni  Beliamo^  i  di  ad  erefili 
possedettero  Inngo  tempo;  Tenne  poi  in  pe* 
tere  dei  Trigona,  e  dei  Sforrota,  noUB  fi 
Piazza,  indi  al  collegio  ctnonieo  dd  On* 
mo  della  stessa  città.  Ti  fti  da  gran  teayi 
un  casale. 

Conno  (S.)  Lat  S.  Caemanus.  Sic  S. 
Cosimo  (Y.  R.)  Fiume  tra  Hegara  e  la  pe- 
nisola di  Tapso ,  si  detto  dalla  Chiesa  »- 
era  ai  SS.  Cosmo  e  Damiano,  o  dal  Ibaii 
dello  stesso  nome;  alla  sua  foce  è  mi  bii 
fabbricato  di  pietra  quadrata  daU*Impcn- 
tor  Federico  I  Re  di  Sidlia,  per  la  pesci» 
giusta  Fazello.  Sorge  alle  radid  degli  DM 
colli,  doY*  ò  la  scala  dei  GigU,  di  eoi  a  sik 
luogo  diremo,  e  bagna  un  territorio  fendi* 
Simo  di  cannamele.  Sovrasta  a  tal  sorgeste 
trai  colli  medesimi  il  comune  di  MelSli. 

coomo  («•)  Lat.  S.  Cosmanus.  Sic.  S. 
Cosimu  (V.  N)  Ponte.  Tedi  Bqfadums. 

coata  fìreddo.  Lat.  Costa  frigida.  Sie. 
Costa  Fridda  (V.  K.)  Lago  nel  territorio  ddh 
slesso  nome  tra  Caltagirone  e  Termos 
abbondante  di  pesci  e  di  yolatili,  di  no  ai* 
glio  di  circuito. 

cotirg**  Lai  Cotyrga  (V.  M.)  Anto  m 
di  cui  fa  memoria  Tolomeo.  Dice  Ore* 
essere  stala  a  destra  del  Platani;  dd  f«* 
è  in  forse,  giacché  dicono  cbe  nclli  sH* 
regione  sorse  un  giorno  Ancirint,  i^ 
ciocché,  soggiunge,  non  esser  i«*** 
trovarsi  due  città  cosH  tra  loro  cie*^ 

conoluio.  Lat.  Cusulutum.  Sic.  Ctf^ 
lulu  (V.  N.)  Casale  nel  territorio  di  U0 
zio  appartenente  nel  1S20  a  fermcen* 
Linquida 


359 


CR 


Craneo.  Ut  CraneuB-  Sic.  Craniu  (Y.  M.) 
Monte  che  sovrasta  Sciacca,  altrimenti  5. 
Calogero ,  da  altri  appellalo  Cranio ,  ma 
secondo  Fetimologia)  siccome  osservasi  in 
tatto  nado  qoal  cranio,  è  stato  più  conve- 
nevoUnente  Cranio  appellato. 

craste.  Lat  Croèiuè  (V.  M.)  Città  anti- 
diissima,  del  di  coi  sito  variamente  opinano 
S^  scrittori.  Fazello  la  vuole  nel  Tal  De- 
mone presso  Alcara^  e  scrive  ritenerne  quel 
luogo  il  nome«  Ne  firn  menzione  Erodoto, 
Fllìsto,  Stefano,  Poleroone,  Neante,  Snida, 
ed  altri,  dei  quali  alcuni  la  collocano  nella 
Sicania,  perlochò  dice  Cluverio,  è  faMssima 
la  èenienza  del  Fazello  che  stabiliéce  Cror 
eia  presso  Alcara.  Secondo  Erodoto  sem- 
ina doversi  costituire  nei  contomi  della  Mi- 
Eraclea,  perchè  lo  storico  narrando 
stata  Eraclea  fondata  dallo  spartano 
Sorieo,  afferma  come  di  lui  opera  il  sacro 
koachetto,  ed  il  tempietto  appresso  CrasHj 
dMfeato  a  Minerva  cognominata  Crastia.  Uc- 
dM  Dorieo,  afferma  dì  essere  stata  Minoa 
•ccopata  da  Eurileonte.  Stefano  scrive  nel 
■i.  della  atta:  Fu  Crosto,  citlà  dei  Sicani, 
ifMte  lo  eeriitore  Filisto,  Sicular.  Rer. 
Vk  13^  da  lei  ebbe  origine  il  comico  £pi- 
ttmo^  e  parimenti  la  meretrice  Laide  giti- 
tk  Neante^  giacché  afferma  Filemone  di 
^t»vi  etaie  in  questa  città  beltiseime 
p^^#i«e;  la  gente  appellasi  Crastina.  Snida: 
J^pioormo  figlio  di  Titiro  o  di  Chi- 
e  Sieide,  da  Siracusa  ovvero  da  Cra- 
citià  dei  Sicani;  quinci  conclude  Clu- 
:  costando  da  Erodoto  e  da  Diodoro, 
lorieo  venne  in  Sicilia,  attestano  Snida 
Sleboo  essere  stata  Crasto  citlà  dei  Sicani. 
è  ragione  a  dubitare  che  Dorieo  abbia 
brieato  nell'isola  il  tempio  di  Minerva 
Mio;  sorse  adunque  la  citlà  nei  confini 
'  Sieanif  nei  contorni  di  Eraclea  Minoa. 
^^eiamente  in  questo  tratto  mediterraneo, 
^ìrvaiisi  gli  avanzi  di  una  città^  volgarmen- 
4eCla  Acristia,  della  quale  se  affermerai 
re  slata  Crasto  non  saresti  lontano  dal 


CR 


vero.  Del  resto  molti  dicono  che  la  Laide 
sia  stata  della  città  d'Iccara. 

Crmtm  (Y.  M.)  Monte  collocato  da  Tolo- 
meo tra  Palermo  e  Triocala,  detto  anche 
Cratone.  Oggi  alcuni  sotto  il  nome  di  Grata 
intendono  le  Nebrodi  ossia  le  Madonie,  il 
che  nega  Cluverio,  opinando  che  sia  stata 
appellata  Creta  quella  giogaja  di  monti  da 
Nebrode  verso  Palermo. 

Cremastro»  lat.  Cremastrum  (V.  D.) 
Casale  concesso  nel  1193,  per  munificenza 
di  Margarite  da  Brindisi  Conte  di  Halta^  al 
monastero  del  S.  Salvatore  di  Messina,  ed 
airArchimandra  Leonzio.  Era  sito  nel  territo- 
rio di  Mescali  presso  Calatabiano. 

CrliMl  (V.  M.)  Fonte  del  territorio  di 
Palermo  volgarmente  detto  Gabriele.  Vedi 
questo  Aome. 

Crlmastra  (V.  N.)  Casale  che  nel  1320 
apparlenevasi  a  Perrucd^  o  de  Linquida. 

cmnlM.  Lat.  Crimisus  (V.  M.)  Fiume 
notissimo  agli  antichi  poeti  e  storici,  detto 
altrimenti  CrimnisOj  Cirimisso,  e  Crinisio; 
secondo  pensa  Cluverio  è  il  destro  Belice; 
Fazello  poi  scambialo  col  Freddo  altrimenti 
di  S.  Bartolomeo ,  che  tuttavia  afferma  lo 
stesso  Cluverio  cogli  antichi  essere  stalo  lo 
Scamandro.  n  Belice  apre  la  foce  tra  Sciac- 
ca e  Mazzera  nel  lido  australe  dell*  isola, 
quel  di  S.  Bartolomeo  scaricesi  nel  seno  di 
Castellammare  alla  spiaggia  aquilonare. 
Muovesi  Fazello  da  una  favola  che  recita 
Servio  nei  Com.  ali*  Eneid.  di  Virg.  li- 
bro 1^  e  V^.  Egesla  cioè  figliuola  d' un  certo 
Trojeno  Ippota  per  avventura  trasporteta  in 
Sicilia  essere  stata  violata  dal  fiume  Cri- 
miso  mutato  in  cane,  donde  nacque  Egesto, 
che  diede  nome  alla  città  di  Segesla  da 
lui  fabbricata,  verso  il  lato  settentrionale 
dell*  isola,  donde  il  seno  dicevasi  dagli  an- 
tichi Scgestano;  è  dunque  a  collocare  il 
fiume  Crimiso  verso  la  perle  medesima.  Pom- 
ponio Sabino  sopra  Virgil.  scrive  essere 
stato  Crimiso  un  re^  cui  la  moglie  Egesla 
partorì  il  figliuolo  Egeste;  fti  perciò  de  quel 


360 


GR 


re  imposto  U  Bomo  al  flomo.  B  davo- 
rio  insegna  eosCar  cUarissiniamenle  da  Pia- 
taroo  sa  Ttmoleonle, e  dallib.  !•  di  IHo- 
diNTo:  essersi  mosso  questo  doee  coi  sooi 
da  Siraeosa  verso  Ulilieo  contro  i  Carta- 
genesi  approdali  con  Hotta,  ed  avere  sba- 
ragliato al  Grimiso  i  nemici  die  a  tutta  fona 
lo  incaliavano:  elibesi  questa  battaglia  al 
Crimiso  nella  spiaggia  meridionale,  dove  gli 
eserciti  di  Timoleonie  e  dei  Cartaginesi  ven- 
nero incontro  da  Siracusa  al  Ulibeo.  Costa 
dunque  evidentemente  essere  stato  il  Cri- 
mise  uno  del  maggiori  fiumi  di  Sicilia  tra 
il  Lilibeo  ed  Agrigento,  ed  appellarsi  og- 
gigiorno il  destro  BMee  die  sboccando  nd 
sinistro  che  si  è  T  Ipsa  degli  antichi ,  in- 
sieme nel  mare  sicolo  verso  Mesxogiorao 
predpitano  insieme.  Confonde  poi  Cluve- 
rio  le  fonti  dd  destro  Belice  con  quelle 
dell*  Ipsa,  essendo  affatto  diverse;  perdoc- 
diè  il  destro  nasce  sotto  Eolella  aulica  dttà, 
onde  Vibio  nel  Calai,  dd  fiumi;  <l  CrimUo 
fe  SMUa  €Ma  città  di  Attlae,  qual  voce 
ÀiUae  afferma  il  medesimo  Cloverio  dover 
leggerd  EhteUa.  Occorre  a  dire  giusta  il 
mio  tenue  giudizio  dell'  Istoria  favolosa  di 
Egesta  dove  si  fli  menzione  del  re  e  del 
fiume  Crimièo  di  cui  usurpa  Virgilio  il  no- 
me, Fanlico  Scamandro  oggi  di  S.  Bartolo- 
meo aver  preso  eziandio  il  nome  di  Crf- 
mtso;  imperocché  in  nessun  altro  modo  può 
togliersi  la  discrepanza  del  poeta  peritis- 
simo dd  luoghi  cogli  storici;  è  a  scusare 
perciò  il  Fazello,  per  aver  collocalo  il  Cri- 
miso, appoggiandosi  a  Virgilio,  verso  Sege- 
sla,  di  cui  ci  abbiamo  anche  monete  im- 
prontato di  un  cane,  alludendo  alla  fàvola 
di  CrimUo  mutato  in  cane;  sebbene  erronea- 
mente abbia  addotto  un  monumento  della 
vittoria  di  Timoleonte  contro  i  Cartaginesi, 
che  è  a  dire  essere  evidentemente  acca- 
duta presso  il  Belice-  Del  resto  nota  Fa- 
zello  essere  stato  detto  Crinièo  il  fiume 
dal  Gred  ,  poiché  alte  si  ha  le  ripe.  01- 
tre  gli  accennati  Plutarco,  Diodoro,  Vibio, 


Cft 


Virgilio  eoi  sooi  inferpnell,  fiseeio 
dd  flome  Crimiso,  Igino,  UoofroM 
lui  sooliastt,  bacon,  FmB»  Probo, 
ed  altri.  Ron  ometter  10^  iBataBOole 
adorato  i  Segestmii  comò  in  IMo  fl 
dd  fiume  Crimiso  sotto  la  wpèdt 
fldie attesta  EliaioYar.Hi8t.lib.lcap. SI 
CMMiio.  Lai.  Crimltt»  (T.  R.)  Is* 
nominato  da  doverlo,  Urabdla,  lÉidK 
Aredo,  e  detto  akpaion  aehas  (i 
pe)  da  Tucidide;  che  nota  nel  lib.  7, 
già  rassedio  di  Siracusa,  gU  Ateaiesl, 
vendo  ddl*  Anapo,  cord  60  sladii,  esaen 
d  dall' altura,  dove  erand  la  notte  aiaUlii  II 
un  luogo  campestre,  eqoivi  aver  poatoBcm^ 
pò.  Indi  soggiunge:  Frattantù  i  fffrofo—i 
preoccypaiMlof'iilleftefe|kis»oj|f<o,  fldtt» 
$ero  di  muro.  Erm  ardmù  U  poMii,  dk 
09fi<Ia(oafiq»(,edOTeMii  homo 
Jhfpe...£lrloerofMrf  tfiuoyo  dbe 
Mnsi  oppugnare  i  soMoafanK  ItariMl  « 
ma  fsrUi  da  motta  gmUo  da  kiogQ 
lo,  né  polendo  /ire  vna  aorMta, 
èoro  e  d  acquietarono.  Cdlo  atei 
descrive  Faidle  il  Crimite^  ma  alferma 
nanne  che  malamente  Toddide  appelli  M^ 
getto  il  Criroite,  essendo  un  monte;  9Ì  i 
tronde  il  cammino  degli  Ateniesi  nm 
Catania  già  loro  alleata,  pd  CrWH, 
che  a  dnistra  sotto  Bdvedere  e  più  hu^k 
situato,  sarebbe  statoscondgliatamealeisl» 
preso,  e  d  sarebbe  assai  prolungalo,  e  pai 
difficoltà  dei  passi  e  per  Fasprezza  delle  n|l 
riosdto  incomodo,  mentre  il  passaggio  fife 
Belvedere  sebbene  erto  e  difficile,  por  I* 
via  più  breve  era  a  coloro  che  ia  ùlaki 
portassero,  e  più  convenevole  per  eoiArf 
un*  armata.  Ha  simili  varietà  di  scriOtri  d 
luoghi  intomo  Siracusa ,  ben  Hak^ 
lira  breve  l' eruditisdmo  Cesare  Gaetmii 
poiché  le  singole  cose  esaminando,  eM 
turo  giudizio  didflrando,  la  più  certi 
rione  sarà  per  profferire.  Alle  radidM 
mite  sgorgano  abbondanti  vene  di  aeqUi 
fuali  per  docde  d  nemid  nascoste  ai 


361 


CR  • 

ino  a  Siracusa  dedussero.  Ilavrene 
leste,  che  oggi  sgorga  presso  il 
Bonagia.  Vedi  Umbria. 
)m  (CiBui  del).  Lat.  Lepas  (V.  N) 
as  da  Mirabella»  Ciuverio,  ed 
quale  scrisse  :  è  un  monte  dif- 
\pi  a  picco  ^  il  di  cui  fronte  è 

0  Curiato^  cioè  Behedcre,  do?e 
rezzo  stabilisce  Y  Eurialo,  ti  /lan- 
i  rivoUo  ai  guazzi  deWAnapo  ed 
a  Tapso,  oggi  Magnisi.  Il  tertice 
ia  da  Tucididej  ed  ora  Monte 
[iacchè  ÌD  greco  akpaion  AEnA:$ 
ia  rupe.  Vedi  Crimite  (Monte  di). 
Lat.  CArya<M(V.N.)  Vedi  IHUaino. 
m  (M.)  Lat.  5-  Chri&lina.  Sic.  S. 
^  M.)  Piccola  terra  di  recente  ori- 
dei  secolo  x?ii,  nella  giurisdi- 

alermo  e  sua  diocesi,  non  lungi 
a  dei  Greci,  perlochò  gli  abi- 
ervano  il  greco  rito*  La  par- 
sacra  alla  S.  Vergine  (1). 
(••)  Lat.  S.  Crucis  opidulum. 
ici  (V.  N.)  Piccola  terra  Terso  la 
neridìonale  dell'isola  distante  4 
re,  nel  fondo  di  Masacanibro  ap- 
si  al  Priorato  dei  SS.  Lorenzo  e 
Scicli,  il  quale  è  ancora  sulTra- 
nonastero  di  S*  Filippo  d' Argirò, 

1  Giambattista  Celeste  Reggente 
del  titolo  di  Marchesato  adorna 
ne  del  secolo  xvi.  Ebbe  il  nome 
igine  di  S.  Elena  madre  di  Co- 
pressa  colla  Croce,  nell'  antichis- 

lina  è  attualmente  no  comune  in  pro- 
nto e  diocesi  di  Palermo,  da  coi  ditta 
»ndario  di  Piana  dei  Greci  donde  8  mÌ-> 
ontarano  nel  1798  soli  650  abitanti,  ao- 
789  nel  ISSI  e  finalmente  a  1057  nello 
1859.  Il  suo  territorio  comprendesi  in 
5«  delle  quali  16,866  in  seminatorii 
1,050  in  seminatorii  semplici,  4,097 
4,986  in  yigneti  semplici,  4,059  in  fi- 
B,  8,718  in  castagneti,  135,800  in  bo- 
I  ia  suoli  di  case.  Ti  si  troTano  Ire 
iasprì  e  quattro  di  agate. 


CR 


Simo  castello,  come  Pirri  attesta.  Del  ca- 
sale di  S.  Croce  di  Basacambre  fa  men- 
zione il  diploma  dell*  Imperatore  Errico  Y 
neiranno  1195  datato  in  Ragusa,  dove  enu* 
mera  i  beni  del  Convento  di  S.  Varia  di 
Latina  presso  Gerusalemme,  cui  successe 
quello  di  S.  Filippo  d*  Argirò  dietro  di  es* 
sere  stata  dai  Turchi  devastala  la  Palestina. 
11  territorio  di  S.  Croce  come  confinante  alla 
Contea  di  Ragusa,  trovasi  mentovato  nel  diplo- 
ma di  Ludovico  Re  dato  in  Catania  il  19  mag- 
gio del  1343,  in  cui  conferma  quella  Con- 
tea a  Manfredi  di  Chiaramente.  Nel  1450 
Giacomo  Paterno  Abate  di  S.  Filippo,  sotto 
annuale  censo  concesse  il  castello  e  le  terre 
annesse  a  Pietro  Celeste  Strategoto  di  Mes- 
sina, da  cui  Mielate j  che  s'ammogliò  con 
Margherita  Pancaldo  da  Messina  e  ne  ebbe 
Pietro  fi,  il  quale  sotto  Ferdinando  il  Cat- 
tolico valorosamente  militò,  e  da  Beatrice 
Cali  si  ebbe  Giambattista,  il  quale  marito  ad 
Angelica  Di  Niccolò,  generò  Pietro  in  suo  suc- 
cessore, da  cui  e  da  Francesca  Clinico  o  Chirco 
da  Catania  nacque  1*  egregio  personaggio  ed 
ottimo  giureconsulto  Giambattista  n^  che 
nel  1600  per  privilegio  del  Re  Filippo  fu 
nominato  Marchese  di  S*  Croce.  Fu  egli 
Protonotaro  del  Regno,  Presidente  del  Re- 
gio patrimonio,  Reggente  di  Italia,  e  marito 
di  Lucrezia  Migliaccio;  successegli  Pietro ^ 
dei  12  Pari  del  Regno,  Pretore  di  Pa- 
lermo, Cavaliere  di  S.  Giacomo,  marito  di 
Francesca  Cifontes  dalla  quale  si  ebbe  Crtant- 
battista  nij  il  quale  con  Angela  De  Grua 
generò  Pietro  r ,  che  da  Agata  Sanfilippo 
dei  Duchi  di  Grotte  si  ebbe  Vitale  e  Giu- 
seppe; il  primo  marito  a  Raffaella  Bugilo 
non  ebbe  alcuna  prole ,  per  cui  Giusep' 
pe  divenuto  Marchese  con  Rosalia  Grimaldi 
generò  Giambattista  il  quale  oggi  sen  vive 
marito  a  Girolama  Oneto.  Il  sito  di  S.  Croce 
è  dolcemente  declive  verso  Meziogiorno; 
la  Chiesa  maggiore  ò  sacra  alla  Vergine,  e 
diretta  da  un  Sacerdote  col  titolo  di  Bene- 
ficiale, soggetto  al  Yescovo  di  Siracusa. 

46 


362 


CR 


Fino  al  1 605  i  Carmelitani  abitarono  la  Chiesa 
sacra  alla  B.  Tergine ,  giusta  il  Pirri ,  ma 
dal  bisogno  astretti  Fabbandonarono.  Vanno 
i  terraziani  sotto  la  comarca  di  Caltagiro- 
ne:  erano  155  le  case^  secondo  il  Pirri ,  e 
gli  abitanti  586  ;  nei  regii  libri  però,  giu- 
sta il  censo  del  1652,  contavansi  116  le  case, 
399  abitanti,  nel  1713  poi  erano  260  case, 
921  le  anime,  che  ultimamente  crebbero 
a  1638.  Il  Magistrato  è  scelto  dai  Marchesi, 
1  quali  godono  del  dritto  di  spada  ed  hanno . 
il  xTi  posto  nel  Parlamento.  Estendesi  il 
territorio  sino  alla  spiaggia,  ricco  in  vigne, 
ulivi,  biade,  canape,  e  d*acque  abbondan- 
te (1). 

(t)  Il  oomaoe  di  8*  Croce  oompreoden  ndU 
proTÌncia  di  Noto  da  cui  dista  40  m.  non  rotabili^ 
nel  distretto  di  Modica  da  coi  6  rotabili  li  non 
rotiibìli,  nel  circondario  di  Comiso  donde  sta  a  10 
m.  non  rotabili,  nella  diocesi  di  Siracusa  donde 
è  lontano  60  m.  non  rotabili ,  e  S  cosi  parimenti 
dal  mar  di  PousUo  altrimenti  l' Affrioano»  dal  pon- 
to il  più  Ticino.  Sta  nel  declÌTÌo  d*  una  collina,  e 
Ti  si  respira  un*  aria  mediocre  per  la  coltiTaiione 
del  riso  aquatico  in  punti  poco  discoali  dall*  abitato; 
r acqua  yi  è  di  fonte  e  di  cisterna,  buona  ed  in 
copia.  GontaTansi  nel  179S  nel  comune  S093  abitan- 
ti, S739  nei  ISSI,  ed  ultimamente  nello  scorcio  del 
lS5a  perrennero  a  3i59.  Gomponesi  il  territorio 
di  sai.  850i,S65«  delle  quali  S,5Sa  in  giardini,  107, 
91S  in  seminalorii  irrigui,  S7i,963  in  seminatorii 
alberati,  1364,S54  in  seminatorii  semplici»  460^393 
in  pascoli,  3,450  in  oliveli,  1,999  in  vigneti  sem- 
plici ,  5,i3S  in  Gcheti  d*  India,  i«436  in  alberi  misti 
0061,  in  colture  miste,  26,931  in  carrubbeti,  9I3« 
4il  in  terreni  improdutlÌTÌ,  1.419  in  suoli  di  case. 
I  generi  principali  del  suo  commercio  sono  il  gra- 
no e  l'orzo.  Occorrendo  la  festiyiU  di  S.  Rosalia 
Vergine  Palermitana  nei  giorni  8  e  4  settembre 
apresi  in  ogni  anno  una  fiera  di  bestiame.  Si  è 
di  già  incominciata  una  strada  rotabile  da  S.  Croce 
per  Punta  seccale  1* altra  per  Manarelli è rimas!a 
incompiuta. 

A  poca  distanza  dal  comune  è  una  magnifica  ya- 
ica  di  pai.  74,  met  19,98  di  long.,  e  dì  pai.  50, 
net.  19,90  di  larg.,  di  pietre  quadre  formaU,  do- 
te per  un  acquidolto  scorrono  da  una  sorgente 
delle  acque  limpidissime;  credesi  da  Cluyerio  il 
fonte  di  Diana  molto  celebre  appo  i  poeti.  Non 
langi  daUa  yaica  oiteryanii  poi  presso  an  orto 


CR 


CMce  <«.)  (V.  N.)  Bosecdlo  Ae  dcritt 
da  abbondantissinia  sorgente  appellala  ni- 
gannente  Fmara  e  da  Areno  Aiieibft 
non  lungi  dal  paese,  terso  Lefiele,  ei 
apre  foce  nel  mare  tra  nnninio  e  YOtm 
ossia  Fraseolari.  Il  suo  corso  non  è  pil 
di  S  m. 

Croce  (Capo  dU  «•)  Lat.  5.  Owii  es- 
pili. Sic  Gapu  di  S.  Crad  (V.  R.)  Mi 
dai  Saraceni  B(riiaUb.  È  no  proiMMlNil 
australe  del  seno  di  Galania  e  di 
0  a  Settentrione  da  quel  di  Hegara. 
oggi  il  nome  da  una  chiesiuola,  la 
sorge  tra  le  due  rade  di  Femtma 
e  del  Sai/catare  f  o  perchè  si  avaua  nei 
con  tre  punte  in  forma  di  Croce,  o 
mente  se  si  Tuole  atlenerd  ad  una 
tradizione,  perchè  Ivi  T  Imperatrice 
madre  di  Costantino,  rilomando  da  Gens- 
lemme  col  legno  della  S.  Croce,  spiali  ài 
venti  discese.  La  orientale  punta  è  |i^ 
ceduta  da  uno  scoglio;  il  lido  dall'asit 
dall*allra  parte  ha  delle  grotte,  abbondai 
vene  dì  acque,  e  molte  piccole  cale,  ia  ai 
delle  quali  nel  ISSI  approdò  ranmirvli 
turco  Sinan,  donde  si  avanzò  per  derasM 
la  vicina  Agosta.  Non  lungi  dalla  spiaflk 
è  una  profonda  ed  altissima  eaveroit  M 
molti  andirivieni,  detta  del  Manata,  i^ 
ve  poco  fa  si  scoprirono  delle  tombe  it 
cavate  nella  roccia  dalle  quali  si  tsM* 
scro  ossa  che  superano  la  comuae  slaM 
umana ,  e  che  si  conservano  qual  mM* 
mento  di  antichità.  Del  resto  dice  ClmcA 
essere  stato  quel  promontorio  appellali  1^ 
fonio;  gli  altri  corografi  Siciliani  pcr4«* 
vono  di  essersi  detto  Xifonio  quel  che  vd* 
garmente  si  appella  Capo  dH  Moììmì,  ck 
è  r  allra  punta  settentrionale  del  seso  i 
Catania  :  da  Diodoro  e  Tolomeo  appeUtd 


ayanxi  di  antico  bagno  di  tre  stante  • 
di  pietre  quadrate  senta  calce»  e  macerie  4i 
fabbricati  sin  al  mare;  può  credersi  aTcr  ~ 
acqae  daUa  yiciaa  conterrà* 


363 


CR 

ce  Clurerio  :  Tolomeo  portandosi 
ino  terso  Peloro,  incontrò  Si' 
atonia ,  U  promontorio  Tauro , 
el  fiume  AlabOy  e  del  Pantagia, 
colonia  f  V  imboccatura  del  Si- 
lormina  colonia:  indi  soggi un- 
ne  erroneamente  pone  il  Simeto 
iia  e  Taormina  9  così  male  il 
Ho  Tauro  tra  F  Alabo  e  Sira- 
ìrlochè  avviene  j  come  qualche 
sospettato ,  quel  vocabolo  ,  eS' 
*otto  dal  genuino  eA^o:^  :  queste 
le  etjidenti  parole  di  Diodoro 
^4  :  Dopo  dò  essendosi  colV  eser- 
zato  a  160  stadii  da  Siracusa 
^  U  co  A  detto  Tauro  j  piantò  il 
edi  del  proroonlorio  Tauro. 
»  (V.  H.)  Antichissima  città  di  sito 
ella  sicana  regione.  Polieno  de 
.  lib.  5  :  Imilcare  presso  Cranio 
il  campo  contro  i  Duci  di  Dio- 
orche  gli  abitanti  di  Cranio  vo- 
jcogliere  in  città  i  Cartaginesi, 
l  U  permettevano ...  e  più  sotto: 
Imilcare  nascostamente  si  ap- 
le  mura^  e  gli  aprirono  le  porte 
)e  desideravano  accoglierlOj  en- 
m  in  città  ignorandolo  i  Duci. 
Cronio  nel  lib.  15.  Diodoro,  per 
irio  appella  luogo  il  Cronio  ma 
chiaramente  dicelo  città  munita 
;lie.  Nella  disposizione  dell*  im- 
pone stabiliscesi  il  Vescovo  di  Cro« 
il  Metropolitano  di  Siracusa.  Gli 
dubitano  per  tal  motivo  se  esi- 
Cronio  in  bassi  tempi  ;  Pirri  e 
confessano  non  potere  assegnargli 
determinato. 

CU 

(T.  N.)  Chiamano  Cubo  i  terraz- 
ivanzi  di  antica  diruta  città ,  trai 
ina  piccola  fabbrica  a  volta  che 
mane.  Descritto  Fazello  Portopa- 


CU 


Io,  poco  dopo  soggiunge  :  a  2  miglia  nel- 
l'interno dalla  spiaggia  sono  di  grandi 
avanzi  di  antica  città  di  un  m.  di  cir- 
cuito, e  che  dicono  Cuba,  poiché  conserva 
ancora  un  piccolo  ricetto  a  volta. 

Cuna  (V.  N.)  0  il  territorio  Longarina 
appresso  Siracusa.  Vedi  darti.  Alla  ripa 
sinistra  del  Crisa  nelF interno  sotto  il  monte 
Scalpello  è  il  fondo  Cuba,  ed  un  feracis- 
simo tratto  di  terre ,  con  una  osteria  non 
lungi  dal  nuovo  villaggio  di  Catena,  quasi 
a  mezza  via,  donde  da  Catania  ritornasi 
ad  Aggira. 

Calia  (  V.  H.  )  Castello  mentovato  dal 
Boccaccio  nel  Decamerone  giorn.  5,  notte  6, 
nel  territorio  di  Palermo,  lungo  1*  amplissi- 
ma via  che  da  questa  conduce  in  Horrea- 
le,  dove  oggi  è  il  quartiere  dei  soldati  Bor- 
gognoni, cioè  di  quel  corpo  di  cavalleria 
che  è  destinato  alla  custodia  del  Viceré. 
L'antico  edifizio  è  opera  dei  Saraceni  come 
chiarissimamente  il  mostrano  gli  esterni  orna- 
menti^ le  pietre  con  arabiche  iscrizioni,  le 
volte  ec.  Ebbe  il  nome  da  una  delle  figlie 
di  un  Emiro,  come  anche  il  castello  della 
Zisa,  cosi  detto  dalla  sorella  di  Cuba.  Ame- 
nissimi  giardini  un  giorno  lo  circondavano 
in  delizia  dei  re  Normanni.  Oggigiorno  di 
fronte  sorgono  magnifiche  case  ed  orti  ame- 
nissimi  col  nome  parimenti  di  Cuba,  de- 
corati del  titolo  di  Principato  un  tempo  ap- 
partenentisi  a  Ttnceruso  Rao  Direttore  dei  por- 
ti di  Sicilia,  ora  spettantisi  alla  famiglia  Ka- 
poli,  sebbene  Geronimo  Landolina  ottenuto 
quel  principato  il  volle  distinto  del  titolo 
di  Torre  bruna.  Reca  Barberi  molti  Gover- 
natori del  Castello  di  Cuba  sino  al  1SÌ6. 
Oggi  si  appartiene  ai  Princìpi  di  Pandol- 
fina  (1). 

(1)  Scrive  il  P.  ì\^$»  che  cavando  dati*  ara- 
bo r  etimologia  della  Voce  Cuba  viene  a  dinoUre 
polla  di  acqua ,  e  perciò  allesU  estere  stato  im. 
posto  un  lai  nome  alla  torre  poiché  il  suo  ter- 
ritorio che  per  ben  dae  miglia  anticamente  in 
giro  si  stendeva  pianUto  in  villa  a  delizia  degli 


364 


CU 


rHM«i«  (V.  D.)  Uno  dei  borghi  di  Aci, 
Terso  Ponente,  sopra  S.  Lucia. 

cacete.  Lat.  Cuduè.  Sic.  Monte  Cuccio 
(V.  M.)  Monte,  ad  occidente  del  territorio 
di  Palermo,  di  forma  piramidale,  sulla  cui 
Tetta  sgorgano  acque  dolci  e  fredde.  Teggon- 
8i  nei  fianchi  Tasto  e  profonde  grotte^  ed  alle 
falde  estesissimi  albereti  fruttiferi,  ed  oIìtoU. 
Al  Cuccio  sono  uniti  altre  due  monti  più 
bassi,  anch*  essi  acuminati  (1). 

Bmirì  s  ne  abbonda  grandemente  ;  non  può  però 
rigettarsi  astolntamente  1*  opinione  di  Amico  che 
la  stima  appellata  da  una  delle  Gglinole  dell*  Emiro, 
poiché  si  ha  parimenti  nna  probabilità.  Sussiste 
attnalmente  gran  parte  dell'antico  palazxo,  ma  del 
portico  e  del  Tirajo  che  erano  ancorasi  te  mpi 
del  Faaello  non  più  sono  Testigia.  Una  iscrizione 
araba  era  intagliata  nei  merli  che  circondaTano 
la  sommità  del  castello,  fu  però  con  grande  nostro 
crepacuore  da  poco  abbattuta ,  sebbene  siasi  in 
qualche  modo  conserrata  disposti  in  ordine  i  merli 
ritolti.  Secondo  reca  il  Caruso  nelle  sue  memorie 
storiche  fu  questa  torre  il  tremendo  teatro  delle 
Tendette  di  Errico  VI  Imperatore  e  Re  di  Sicilia, 
consorte  a  Gostanza  la  Normanna,  contro  i  seguaci 
di  Tancredi ,  poiché  fece  quiyi  loro  soffrire  ipià 
atroci  tormenti. 

(1)  Dair  araba  Toce  eux  corrotta  poi  in  cuc- 
cio prese  nome  questo  monte  per  la  sua  forma. 
La  cima  é  sparsa  di  non  fermi  massi ,  di  fosse , 
di  cayerne  che  Tenendo  occultate  dall'erbe  e 
dagli  sterpi  non  poco  insidiose  riescono;  la  sua 
altezza  sulla  superficie  del  mare  è  di  3470  piedi, 
e  la  temperatura  dell*  acqua  bollente  che  scaturisce 
nel  Tertice  SOS,  4  di  Farh. 

Merita  somma  allenzìone  la  grotta  delle  quat" 
tro  arie  accanto  al  Monte  Cuccio,  e  sovrastante 
al  monastero  di  Baida,  alla  quale  placami  recare 
la  gita  del  chiarissimo  Ab.  Scinà^  da  lui  medesimo 
descritta. 

Era  il  di  %7  luglio  del  4816,  quando  V  ho  vi- 
titofa  eolla  icorta  di  due  guide,  e  in  untone  del 
Sig,  Bivona  e  di  Giovanni  Diblati,  Volle  il  primo 
farmi  compagnia  per  amicizia  «  che  ha  verso  di 
me,  9  il  secondo  è  colui,  che  mi  assiste  aU'  espe^ 
rienxe  di  Fisica,  ed  è  stato  l  unico  compagno  di 
tutti  i  miei  travagli, 

M^rovveduti  adunque  di  candele,  e  coli*  ajuto  d'una 
Beala  a  piuoli  scendemmo  tutti  tre  in  una  buca, 
donde  comincia  il  cammino  sotterraneo,  V  oscurità 
e  io  sfanCo.  Tutto  lo  spojtio  intfrposto  all'  ingrtsto 


CU 


evolte  (y.  D.)  Due  manicipii  di  Mes- 
sina sulla  regia  yia,  terso  meiiogiomo,  i 
sei  miglia  dalla  città,  uno  dei  quali  serie 

a  al  fondo  deUa  $iroUm  i  ditiinio  In  Crt  l'Jlfcsiuilf. 

olii  9  egli  è  wro ,  ma  liiMf M»  afnsfK  »  a  twtmà, 
Ciascun  di  questi  eatiffiando  fiam/è,  $i  vm  akhu 
Mando,  $  r  tino  meffe  nétV  olirò  per  ini  àtiae  fr- 
reno,  la  cui  bocca  i  appena  eapetee  déUm  psrsaaa 
d' un  uomo,  t  viottoU  hanno  €1  dono  rteisiCs,  • 
cosi  umido,  ek€  faeiU  cosa  i  lo  $dt;feooMmr$,  mm 
di  fatto  sdrucciolò  il  mio  OMtiwimUo,  che  mi  nip- 
pe  un  bel  cilindro  di  disfallo.  Bd  io  e  U  tipitit 
Bivona  saremmo  del  pari  eaduH,  se  non  fesssn 
staH  nostri  afferraioi  le  staUaHH  rauiose ,  che  H 
alto  in  basso  coprivano  a  rivesHfxsno  dàffuM  s 
V  altra  banda  quelU  pareii. 

Ma  la  fatica  maggiore  fu  fnétta  di  li  «ih  san 
i  buchi  terreni.    Conveniva   moUorei  hoeoom,  s 
strisciando  la  pancia  in  terra  mmndare  i  pM 
in  dentro,  che  restavano  pendenti  in  arte»  ptrtU 
il  piano  sottoposto  era  più  baseo.  tn  nnoUfi^ 
9ti  buchi,  che  la  guida  denotninava  ii  woeì  parlqp^ 
avvenne  che  il  signor  Bivona  piegando  A  emfe, 
come  una  biscia,  e  gridando  oh  la  gran 
poti  a  stento  passare.  Ma  io  e  'I  mio 
riiffi  dopo  Poltro,  lordi  e  disperati  restassmeìm' 
pediti  e  rattenuti  per  gii  fianekL 

Tanti  travagli  non  conducono   in  fne,  tki 
tre  gallerie,  luna  delle  quaU.eh'i  la  più  fresa 
è  larga  SO  piedi,  lunga  SO,  alta  46.  in  msae  « 
questa  si  trova  un  lago  d'acqua  Umpidissinstìl» 
6  piedi,  a  cui  d'intorno  sopra  uno  strette  Mi^ 
^tns  a  gran  fatica  si  cammina.  Ma  il  tette  i  k 
muraglia  sono   una  maraviglia  a  vedersi  ptf  ^ 
copia,  purezza,  e  varietà  delti  stallatiti,  CreffA 
funghi,  orecchioni,  tubi,  coni,  elave,  cokesi,* 
tante  altre   forme   capricciose  ,  pendenti  fts  ^ 
tetto  sino  all'acqua,  e  disposte  con  ordine  f  J'"' 
metria,  ricordano  la  grotta  d' Antiparoa,  /ii*^ 
les ,  d*  Arcj ,  ed  altre  già  descritu  e  f^mssL  U 
stallatiti,  che  sono  traslucide,  col  favor  Mi  ^ 
cole  biondeggiano,  traspariscono,  e  pigliene  i^ 
bianze  piacevoli  e  bizzarre,   come   l' ocehie  i  ^ 
fantasia,  secondo  lor  costume,  le  van  roffetsi'  y  ^ 
do.  La  luce  stessa  dei  lumi ,   che  si  meeeees  * 
giro,  scopre  nuove  forme,  e  rischiara  grepfi  ••" 
velli,  da*  quali  essa  riflettendo  nelV  aefee  i  ^ 
questa  sopra  la  muraglia,  offre  punti  di  vids*^ 
talora  sorprendono  e  sempre   dilettane.  Se  itM 
montagna  si  aprisse  un  cammino  (il  che  stfP^ 
facile)  che  diritto  guidasse  a  questa  geUerii»^ 
potrebbe  per  whuo  di  hmi  epani  fué i  It^  ^ 


f 


365 


CU 


80  di  ima  colUBa,  1*  altro  io  una  piana- 
ra;  la  parroecbia  del  primo  è  sacra  all'An- 
mmiiata,  quella  del  secoado  alla  Vergine  S* 
Marina.  Re  sono  77  le  case,  406  gli  abi- 
tanti, sotto  la  giurisdizione  del  senato  di 
Messina. 

CwMM^  Lat.  Cummus  (V.  N)  Vedi 
Lombardo. 

CNqMMN  Lat.  Cuppus  (V.  N.)  Sorgente 
dd  fiume  S.  Giuliano  ossia  Yhadedaj  a 

UMiaUatiH  date  uno  di  quegli  spettacoli  templiei, 
a  vaghi,  di  cui  gV  Inglesi,  più  che  altri,  sentono 
U  piaeeref  e  apprezzano  la  beUexsa  e  la  leggiadria. 
QìMsta  grotta ,  se  fosse  stata  più  accessibile , 
mrtòbe  wtaia  a  fuesfora  distrutta.  I  vioitoU  in 
fatti  Btmo  staH  interenmnte  spogliati,  e  già  si 
o  portar  la  devastaMione  nelle  inteme 
i  ccmtadini  rompono  eoUe  pietre  i  pia 
MK  gruppi  per  vendorli  a  coloro,  che  ne  ornano 
i  fcmU  delle  viUe,  o  i  presepii  nelle  feste  del  S. 
ifuando  fuelU  spettano  le  stallatiti,  se  ne 
•I  di  /Worl  Cìi^  il  rimbombo;  e  quando 
41  fiemi  si  applica  t  orecchio  atta  superficie ,  si 
stnHo  te  voce  di  ehi  parla  nei  sotterraneo  non 
wttrknmUi  che  <l  flremito  di  una  d^le  più  gra^ 
CMDit  tf*  Ufi  piemo  forte. 

IM  esmpmuiura  dsXC  etequa  e  deW  aria  fìélVin» 

fuma  galìeria  era  64*;  nel  metto  de'  vioUoli 

€é^;9opra  la  montagna  aìVombra84*;alsoUSS^; 

m  «IT  omòra  eolla  paXia  del  termometro  profon» 

dkOm  due  pollici  in  terra  96o,  Per  lo  che  la  dif- 

feremMa  tra  la  temperatura  intema  ed  estema  era 

A  il^*  in  tutta  la  grotta  non  s' incontrò  un  ani" 

t,  ni  si  ffide  un  lichen,  un  hisao,  o  segno  al" 

di  vegetatione.  Di  che  forse  alcuni  potranno 

^mgian  fare  te  masìcanta  di  luce  solare,  e  la  fem- 

WmeUura ,  che  costantemente  bassa  là  dentro  si 

Ma  i  più  sennati  non  si  accosteranno 

laro  opinione  ricordando ,  ohe  le  crittogame 

U  freddo  più  rigido,  e  che' gli  «sca- 

Kiii  e  tasUi  altri  animali  tfivono  senta  conoscere 

9m  honefica  luce  del  sole.  Chi  per  altro  potrà  «tip- 

inorte  la  natura  in  una  grotta,  che  comu" 

i,  sebben  per  viutte,  coW  atmosfera ,  ed  i  vi" 

alla  nostra  superficie,  se  alcun  luogo  non  si 

,  in  cui  queUa  sia  senta  forta  e  senta 

?  Sono  le  stallatiti,  che  sempre  crescendo,  e 

ricoprendo,  non  danno  comoda  tana  agli 

,  e  incrostano  e  nascondono  i  bissi  e  i 


CU 


quattro  miglia  sopra  Lenlini,  ?erso  meuo* 
giorno. 

Corcaracclo.  Ut.  Cwnsuracium  (V.  K) 
Terra  poco  distante  da  Helillì,  verso  tramon- 
tana, che  giace  oggi  diroccata  sovra  un  pog- 
gelto  d*una  valle  bagnata  dal  Gume  Marcelli- 
no. Secondo  attesta  Fazello  ruinò  nel  tempo 
del  re  Federico.  Dice  Arezzo:  in  quel  tempo 
ineuii  Calcidesi  ottennero  Leonzio  e  Co- 
tanoy  Lamide  da  MegarOy  addotta  una  co^ 
Ionia  dal  Peloponneso  lunghesso  U  fiume 
Pantagia^  a  mezza  via  che  daSiracusame^ 
na  a  Leonzio^  fabbricò  la  dtià  di  Portilo, 
detta  da  Tucidide  Trotilo,  dai  nostri  €«r- 
curacdo  (come  io  giudico)^  già  antica  ed 
in  ratina.  Ha  confondendo  malamente  il 
fiume  HarcelUno  col  Pantagia  affermò  T  Are- 
zio  di  essere  Trotilo  e  Curcnraccio  la  stessa 
città.  Ebbesi  una  rocca  munitissima  »  in  cui 
Matteo  Montecatino  Signore  di  essa,  scac- 
cialo dai  Calatini,  si  ritirò,  ed  avendo  ten- 
tato di  occupare  Sorlino,  Perdio  Signore 
di  questo,  avendo  gagliardamente  assalito 
Curcnraccio,  la  prese*  Non  oso  aflèrmare 
se  in  quella  circostanza  per  la  ribellione 
di  Matteo  sia  stata  poi  diroccata. 

€arciaraccla«  Lai.  Curcuracium  (V.  D.) 
Terra  sui  colli  del  Pelerò,  verso  settentrione, 
a  4  miglia  da  Messina,  di  cui  comprendesi  trai 
municipii;la  Chiesa  parrocchiale  è  sacra  alla 
B.  Vergine  dei  Bianchi;  ci  hanno  44  case, 
412  abitanti  e  le  si  appartiene  il  marittimo 
borgo  di  Pace. 

Cntame*  Lat.  Cutamen  (V.  M.)  Casale 
nella  diocesi  di  Girgenli,  come  ricavasi  da 
varii  monumenti  in  cui  si  descrivono  i  suoi 
confini. 

Cuteml.  Lat.  Cutemis  (V.  M.)  Casale 
sotto  la  giurisdizione  di  Caccamo,  come 
scrive  rinveges  nella  Sicola  Cartagine. 

Cute.  Lat.  Cutodum  (V.  D.)  Bosco  e  ter- 
ritorio nei  confini  di  Randazzo  concesso  nel 
1344  a  Corrado  di  Procida  dair  Infante 
Giovanni.  Cedette  in  dote  poi  agli  Spada* 
fora  ed  ai  Platamone.  GiuKa  figlia  di  Luigi 


366 


CU 


Piatamene  moglie  di  Aleèsandro  FUingeri, 
la  diede  a  Girolamo  suo  figlio  da  cui 
Alessandro  oggi  Principe  di  Cutò  ;  poichò 


CD 


ottenne  questo  titdo  per  prifttegio  dal  le 
nel  1641  Francesco  Platamane. 


AVTBRTBRZE  PER  LE  LETTEIB  B  E  C. 


Pag.  139  Un.  •  nelle  note< 
Pag.  16S  Un.  15  neUe  note< 
Pag.  19S  lin.  1  nelle  noie 
Pag«  SSO  liQ.  43  nelle  note- 
Pag.  aso  lin.  iS  nelle  note  - 

Pag.  197  Un.  ai  nelle  note 
Pag.  397  Un.  37  neUe  note  • 


>  9  miglia  e  meno. 
•7  miglia  e  meno. 

.(7). 

seriise  il 
PeUegrìni  degli 

▲SatioatL 
■  man 

>  Apolllne 


Leggui 


•  miglia. 
75  migtia. 

(i). 
icriiia  fai 

dei  PeUegrìni  iLiblieati. 
mani, 


Baglierla«  — I  grappi  mostraosi  e  biizarrì  dd  palano  Palagonia  Tennero  nel  più  dittratU.MM 
con  qaanto  senno.  Nel  territorio ,  e  principalmente  neUa  parte  lottopoita  al  monto  Alfano  o  Catattui 
•I  sono  troTatì  di  antichi  sepolcreti,  che  si  riportano  al  tempo  del  dominio  Gartagincse  in  Panoras. 

Balera*  — 11  comune  di  Boterà  che  oomprendefasi  nel  circondario  di  Riesi,  con  reni  decreto  M 
10  maggio  1347  fa  elefato  a  capo-laogo  di  ciroondario  di  3*  classe  dal  1^  gennaro  1843  in  poi»  mUtàè 
di  2*  classe  qoello  di  Riesi. 

€asfelwetr«na«  —  Nel  settembre  del  lSi7 ,  ad  un  terso  di  migtio  in  disUnsa  da  CaslelTiinBi 
salia  dritta  della  strada  foori  porta  S.  Francesco  di  Assisi^  e  propriamente  in  ana  poaeessione  deismi 
Atria ,  sei  migUa  dal  mare  si  esegaiTa  nna  cara ,  doTO  i  picconieri  alla  profondità  di  IS  palmi  rii 
niTano  no  resto  organico  fossile  ohe  per  mancanza  di  necesurie  conoscerne  ridnoe?ano  in  ùuàmi 
n  signor  D.  Rosario  Lentini  ne  oalcolaTa  solle  rimasto  traccio  resteniione  in  pai.  15  circa,  e  da  aismi 
peni  da  lai  raccolti  e  da  nn  dente  rinTonotofi  in  ottimo  stato  di  oonsermiona  riconoecera  imissMii 
professori  di  storia  naturale  signori  Pietro  Calcara  e  Bar.  Porcari  gU  aTanii  di  ona  amiaiifala 
della  specie  deUe  foche  antedìlaTÌane. 


367 


DÀ 

•ne.  Vedi  Aidane. 
Irla.  Lai.  Damiriuè  (V.  H.)  Fìumo 
lutarco  rammemorato  dai  geografi 
Hoffmann  ed  Ortelio,  ma  d'incerto 
ìlla  parte  della  Sicaoia  oggi  detta 
Nazzara. 

Vido.  Lat.  Darfudum  (V.  H.)  Casale 
gOYcrno  di  Sciacca  appartenentesi 
Io  di  Sciacca  ai  tempi  di  Federi- 
sotto  Martino  però  ad  Orlando  di 
one  ed  a  MtUteo  di  Mtmcada. 
ggigiorno  in  rovina. 
OH  (V.  N.)  Seno  e  cala  nel  porto 
e  di  Siracusa  di  cui  fanno  memoria 
},  Diodoro  e  Stefano,  ma  Dio- 
la  ancora  del  castello  Dascone;  Ste- 
dice:  Dascon  è  castello  di  Sicilia^ 
ì  Filislo  SicuL  Rer.  lib.  6,  al  Plem- 
Dascone;  il  nome  della  gente  è  Da- 
0  Dasconite;  imperocché  unendo 
col  Plemmirio  non  Y*ba  dubbio  cbe 
[  nostro  che  è  presso  Siracusa,  giac- 
smmìrio  è  un  promontorio  alFimboc- 
el  porto  medesimo.  Ivi  oggi  è  il  sob- 
li Hilocca  con  elegante  torre,  e 
IO  fondo  0  feudo  si  appartiene  ad 
Montalto  signore  siracusano.  Un 
tenicsi ,  secondo  Tucidide  lib»  6. , 
zarono  un  terrapieno  di  alberi  re- 
forma di  steccato ,  in  guardia 
ivi.  È  questo  il  concavo  porto  e 
IO  suo  ritiro,  dove  Eurimede  capi- 
gli Ateniesi,  comandando  Talade- 
»lendo  prender  di  fianco  l'ala  op- 
)ì  nemico,  mentre  allontanossi  dal 
;ir  esercito,  circondalo  dai  Siracu- 
itro  lui  rivolli,  secondo  il  testimonio 
)ro  nel  lib.  13,  cadde  prigione. 

DE 

Jéo.  Lat.  Daedalium  (V.  H.)  Ca- 

he  si  ebbe  anche  il  nome  da  Fa- 

iranno  di  Agrigento ,  per  essere 

riposto  il  celebraUssimo  loro  di 


DE 


bronzo  opera  di  Perillo ,  siccome  attesta 
Diodoro^  sito  tra  Girgenti  e  Fintia  oggi  Li- 
cata, non  lungi  dal  lido,  siccome  neir  Itine- 
rario di  Antonino  in  cui  sta  scritto:  da 
Girgenti  lunghesso  il  mare  a  Siracusa 
m.  p.  cxxmiy  dalDedalèo  iviu^  da  PUnli  f, 
la  cui  voce  è  corrotta  dovendosi  dir  Finti. 
dapoichè  da  Girgenti  a  Licata  si  conta- 
no 24  m.  circa ,  donde  Plintia  invece  di 
Fintia  che  è  la  stessa  Licata.  La  collina 
presso  la  vetta  è  scoscesa,  stendesi  per  quasi 
mezzo  miglio,  e  vi  si  giunge  per  una  sola 
via  dalla  parte  di  levante  pei  gioghi  dei 
colli  vicini,  dista  da  Licata  5  m.,  vi  si  os- 
servano gli  avanzi  di  rocca  un  giorno  ma- 
gnifica e  perciò  chiamasi  Castellacelo.  Credo 
che  ivi  sia  sorto  il  castello  Dedàlèo^  da  Dedalo 
fabbricato,  e  ciò  siccome  disse  Teruditissimo 
Filiberto  Pizolanti,  sebbene  egli  erroneamen- 
te ritrar  procura  essere  stato  dapprima  appel- 
lalo Gamico  quel  luogo;  imperocché  Dedalo 
potè  fabbricare  in  altro  luogo  presso  Girgenti 
la  rocca  Gamico  e  qui  il  castello  del  suo 
Donae;  convenir  possono  ad  ambi  gli  smi- 
surati avanzi  delle  muraglie,  e  T ardua  e 
diiTicile  via.  Gluverio  fa  menzione  del  monto 
Ecnomo ,  a  cavaliere  di  Licata ,  nolo  a 
Diodoro ,  alle  cui  radici  occidentali  col- 
loca il  Dedàlèo;  ma  non  vi  si  osserva  om- 
bra alcuna  nò  di  rocca,  nò  di  piccoli  ru- 
deri^ nò  convengono  tra  loro  le  distanze. 
Altronde  non  avrebbe  dovuto  dimenticare 
Gaslellaccio ,  dove  lo  stesso  Fazello  avverte 
vestigia  di  antico  castello. 

Delta  (V.  H.)  Terra  sotto  la  dizione  di 
Licata,  nella  comarca  di  Girgenti^  appresso 
Naro,  non  lungi  da  Ganicattl,  un  tempo  di- 
pendente' da  Corrado  Lancia  Maestro  Giu- 
stiziere di  Sicilia ,  il  cui  nipote  ed  erede 
Pietro  Lancia  la  diede  in  dote  con  Naro 
alla  figlia  Giovanna  maritata  ad  Arl(Ue 
Alagona.  Credesi  che  Petiliana  giusta 
minerario  romano  sia  distante  dai  Filo«^ 
sofiani  28  m.,  e  da  Girgenti  18,  e  che 
sia  stata  ornata  d'un  tempio  sacro  alla 


368 


DE 


BeUm  DiftM ,  donde  prèse  il  nome.  Sor- 
geva sa  scoscesa  rape  un  castello  oggi 
rovinato ,  di  cui  rimangono  solamenle  al- 
cane  volte ,  e  grotte  e  maragHe  ad  atrii 
'  appartenenti ,  e  merli ,  ed  avanti  di  torre 
rotonda ,  la  quale  sovrastava  qoal  vedetta 
airiatero  castello.  La  terra  poi ,  da  quel 
luogo  distante  circa  100  passi ,  fondata 
l'anno  1622  sopra  vicino  poggetto,  che 
guarda  Ut^ccio,  è  circondata  da  campagne 
amene  fertiUssime  bagnate   da   ruscelli  » 
con  un  palaszo  proprio  del  Barone  sito 
nel  basso  in  vastissima  piazia,  dov*ò  una 
fonte  di  acqua  perenne.  Ivi  stesso  sor- 
ge la  Chiesa  parrocchiale  di  S.  Maria  di 
Loreto  sotto  la  cura  d*un  Arciprete ,  dove 
si  è  una  cappella  sacra  alla  patrona  S.  Rosa- 
lia con  di  lei  relìquie,  ed  ha  soggette  altre 
due  minori;  un  tempo  sorgeva  in  un  luogo 
pib  alto  presso  a  quella  di  8.  Maria  del 
Carmelo  con  un  convento  di  frali,  che  oggi 
diroccato  presenta  solamente  i  ruderi.  Il 
primo  censo  della  città  thlto  nel  mezzo  del 
XVII  secolo  presentava  288  case  e  1071 
abitanti  ;  Pirri  però  numera  320  case  e 
1127  abitanti;  nel  1713  erano  403  le  case, 
1423  gli  abitanti,  che  ullimamenle  giunsero 
a  1705.  La  sua  lat.  è  la  stessa  quasi  di  Cani- 
catti,  la  long,  dì  37.^'  Il  Signore  ha  dritto  di 
armi  ed  ii  xxvii  posto  trai  Marchesi  nel 
Parlamento,  imperocché  dopo  gli  Alagona^ 
per  privilegio  di  Federico  III  passò  il  ca- 
stello di  Delia  nel  1366  a  Matteo  di  Chia- 
ramonte;  ma  per  fellonia  di  Andrea^  con- 
cesselo prima  il  Re  Martino  a  GugKelmo 
Jtfoncada,  poscia  a  Pietro  Mazza  Catalano, 
che  con  Andrea  Ortolano  commu  tolto  pel 
fondo  Condoverno  nel  1399,  perlochè  que- 
sti nel  censo  del  re  Martino  dicesi  Signore 
del  castello  di  Delia  e  del  feudo  di  Da- 
misa.  Dal  di  costui  pronipote  Pompeo  com- 
prossello  Bernardo  Lucchesi  Barone  di  Mi- 
licia  nel  1516 ,  donde  passò  a  ^Giuseppe , 
che  il  primo  congregò  della  gente,  e  per 
diploma  di  Filippo  IV  vicn  detto  nel  1623 


I 


DB 


Marchese  di  Delia,  Ba  lai  e  da  Gidia  Spi- 
lafora  nacque  fioipart,  da  coi  Metro  sm- 
ceduto  dalla  aereUa  QUUa^mìùtìàà  aJli^ 
cola  infonfo  JUieeibeii,  Jtarte  onica  ìm 
ii|^a  fki  sposala  da  FerdiMHMfo  CroriM 
Principe  di  Palagonia,  nella  ^pnle  lluii|ii 
passò  la  signoria;  ne  dei  aucctaaeri  Im- 
eiamo  altrove  paróla  (1). 

mMm  (V.M.)  100861010  del  litote ddi 
SS.  Trinità,  detto  un  lampo  di  JKmm,  ck 
sorge  presso  Gastolveirano  nel  feradsdM 
territorio  di  DeUa.  Diseete  il  FaieUo  deir<N<- 
dine  di  S.  Basilio;  renonaera  il  Pirri  mi 
Priorati  BenedetUni,  imperoccbè  nel  190 
Giovanni  degli  Orsini  Cardinal  di  Team,  I 
volle  congiunto  alla  san  Abaiia  di  S.  fii^ 
vanni  degli  Eremiti,  e  coacesaelo  ai  miiid 
di'S.  Benedetto.  Essendo  di  regio  PH»* 
natoi  Principi  di  Sicilia  dalla  morie  di  Cii- 
vanni  vi  assegnarono  1  Priori,  che  pnih 
riscono  il  um  volo  nel  Parlamento.  Geli 
oggi  di  questa  dignità  Agatino  Biggitfiii' 
dice  deUApostolicalegaiia.  Vedi  il  mia  Im- 
re delle  monaslidie  noliiie  della  Sidiik 

Delia (V.  M.) nome  coal  detto dali» 
ritorio  dov*è  il  monastero  dello  slesso  nom^ 
lo  stesso  che  quel  delle  Arenet  e  riSo* 
degli  antichi. 

menaana»  altrimenti  Demetma  (T.A) 
Città  oggi  scomparsa  e  conosciuta  dal  mIi 


(0  Oggi  è  an  eoomno  ia  proriMii 
e  diocesi  di  GilUnisMtU  di  evi  éifU  li  . 
cirooudario  di  SonmatìBO  doode  4  mì^  ^" 
conUvano  SiSO  aniiM  sai  I79S.  poi  SlSi  aiittfl» 
e  fiiiaLmenta  SSSV  nello  scordo  del  ISSI.  Gmfi^ 
desi  il  territorio  in  tal  666,907,  delle  fuK  Mi 
in  collore,  S,0t6  In  giardini.  l,tH  in  erti  i^ 
plici.  0,197  in  canneli,  a,76e  in  piopfeli,  ^ 
in  seminatorii  alberati,  4St,a0i  inseMÌaslirii'^' 
plici,  31,977  in  pascoli,  t9,SiS  in  olimi, 
in  Tìgneti  alberati,  Si,6SS  in  Tignaci  samfi 
907  in  ficheti  d'India,  81,663  in  ■■■'•ii'^ 
153  in  colture  miste,  11,161  io  terreni 
tivi.  il  suo  cooiioereio  si  vana  in  die,  is  ^ 
ed  in  poco  lolle  poiché  si  iu  oai  seifan*  L'^ 
è  buona. 


369 


DE 

aUa  qoale  Tcnne  deDominala  la  \al- 
^pondentei  ai  tempi  dei  Saraceni, 
mtovala  appo  il  Gaelani  nella  vita 
iica  Abate  Carboùense>  che  dicesi 
ser  nato.  Leggo  in  un  diploma  del 
iaggiero  del  1090,  in  cui  si  descri- 
M>nfini  della  diocesi  di  Messina:  Ya 
Milazzo  e  corrisponde  a  Demermd; 
dopo:  diedi  anche  appo  Demenna 
Uo  di  Alcara  coi  suoi  tenimenti: 
deduco  non  esser  distata  da  Al- 
go  ArcivescoYO  di  Messina  nei  suoi 
del  1131 ,  enumerando  le  chiese 
e    air  Archimandrila  ,    registra  S. 
9  di  Demenna;  di  cui  fa  menzione 
1  Re  Ruggiero  in  una  carta  colla 
onferma  nel  1134  i  drilli  edi  beni 
cilia  che  in  Calabria  concessi   al- 
landrilato:  nella  diocesi  di  elessi- 
sue  pertinenze  S.  Stefano . . . .  S.  Bar- 
'  Demenna-  Parlando  poi  dei  Mona- 
ggetll  al  medesimo  Archimandrita, 
"a   essi  al  ix  posto  S.  Filippo  di 
\a.  Indi  Alessandro  IH  Rom.  Pont, 
liere  deir  Archimandrita  Onofrio,  e 
Guglielmo,  prendendo  sotto  Tapo- 
protezione  il  Monastero  Archiman- 
del  SS.  Salvatore  di  Messina,  con 
^sessioni.  Obbedienze  ed  ÀbaziCy  re- 
a  Chiesa  di  S.  Barbaro  di  Demenna^ 
XII  Cai.  di  Nov.  Ind.  ix.  Tanno  1175 
carnazione  del  Signore.  È  il  confi- 
le r  accennato  Re  Ruggiero,  di  S. 
0  di  Demenna  j  siccome  ascende 
della  medesima  chiesa^  e  dà  so^ 
monte  Ardea  ec.  Del  resto  credonsi 
i  della  Chiesa  di  S.  Rarbaro,  quelli 
)rgonsi  nel  territorio  di  Alcara  presso 
rgio,  do¥*è  una  fonte  che  dicesi  an- 
i  S.  Rarbaro ,  e  dello  stesso  nome 
D  circostanti.  Affermano  finalmente, 
stero  di  S.  Filippo  dì  Demenna  quale 
si  oggigiorno  di  Fragalà. 
isiBiil.  Lat  Aynsindis  (V.  H.)  Fonte 
rritorio  di  Palermo,  a  mezzo  mi- 


DE 


glio  dalla  città,  appellato  Aynseilime  in 
saracenica  voce  dal  Fazello ,  imperocchò 
Ayn,  come  dissi  altrove,  in  punico  vale  fonte. 
Nasce  abbondevolmente  sotto  una  grotta , 
verso  la  parte  occidentale^  e  le  acque  ir- 
rigano  gli  orti.  Falsamente  F  Adria  nota  da 
questo  fonte  avere  origine  le  acque  di 
Zisa  e  di  Cuba ,  che  volgarmente  dicesi 
scorrere  dal  Gabriele  (1). 


DI 


Diana  di  CeMIà.  Vedi  Cefalà. 

Diana  (fonte  di).  Lat.  Dianae  fons. 
(V.  N.)  Erompe  oggi  nel  mezzo  della  terra 
di  Comiso  0  Jomiso,  ed  è  il  sinistro  capo 
del  fiume  Ippari,  che  scorreva  verso  Ca- 
marina  celebre  città  una  volta,  ed  ora  toc- 
candone i  confini  detti  di  Camarana  sbocca 
nel  mare  Africano.  Cluverio  nel  lib.  1,  cap. 
14  conosce  anche  il  fiume  di  Diana,  e  dice 
esser  quello,  che  dal  cospicuo  fonte  di  Fa- 
vara  sgorgando,  al  villaggio  di  S.  Croce 
verso  il  promontorio  Rucra  si  scarica,  ma 
erra.  Solino  cap.  11:  i  portenti  nei  fiu* 
mi  sono  assai  varii:  V  acqua  di  quel  di 
Diana  se  toccata  da  mano  impudica  non 
può  mescersi  al  vino.  E  Renaio  Fannie 
interprete  di  Dionisio: 

SoQ  qui  yarii  portenli»  e  memorandi 
Per  Torbe  intero;  è  di  Diana  il  fonte; 
E  ben  di  Camarìna  il  flatlo  accoglie. 
Impara  roano  indarno  di  Lièo 
Tool  mescolarlo  al  dono... 

Dal  che  soggiunge  il  Cluverio:  miso  certa- 
mentCy  interpretar  Fazello  questo  fonte  di 

(1)  DmisiNNi.  —  Questa  fonte  non  per  altro  ha 
rinomania  che  pel  suo  nome,  alla  interpretazione 
del  quale  sono  yarie  le  opinioni.  Dice  il  Palermo 
nella  sua  Guida  derivar  la  voce  dair  arabo  Bken 
desein,  cioè  fonte  del  più  grotto  fango,  ovvero  di 
Ben  dim,  cioè  fonte  che  tcaturitce  in  eottoposta 
palude,  o  secondo  il  Cascini  da  Hin  Senin,  fonte 
purgato.  Sgorga  dentro  una  spelonca  eh'  è  in 
piUoresca  fossata  dove  le  lavandaje  palermitane 
imbiancano  i  pannilini. 

47 


370 


DI 


IKoM  per  9tieUo  da  cui  <I /Itime /ppori  per 
la  palude  Camarina  sboeca  nel  mare,  èoP- 
io  la  vedetta  medeeima  di  CamoHna  an- 
tica eiUà.  Ma  Solino  non  fonie  eolamenie 
ma  fiume  V  appeUay  che  seorra  vicino  Ca- 
marina^  qual  nome  neemm  aUro  aliribui- 
$ee  al  rivo  d'Ippari.  Ma  chi  non  Tede  lo 
allucinamente  di  Cluverio?  n  rito  di  S. 
Croce  non  iscorre  per  Camarina,  come  costa, 
ne  potè  scorrern  un  tempo.  Diana  scorre 
sino  a  Camarina,  e  secondo  RenniOi  acco- 
glie Fonda  a  Camarina;  falsamente  dun- 
que si  asserisce  che  sia  quello  il  fonte  ed 
il  fiume  di  Diana.  Del  resto  ottimamente 
Solino  disse  Diana  l'Ippari  dal  fonte  di 
Diana  donde  riconosce  origine.  Il  fonte 
stesso  di  Diana  a  Comiso,  oggi  con  ragione 
appellasi  fiume,  perciocchò  con  molta  af- 
fluenza ne  sgorgano  delle  acque ,  che  for- 
mano un  fiume:  Ha  poi,  soggiunge  Cluverio, 
confesso  esser  la  cosa  molto  anMgua  ed 
incerta.  La  volgare  e  comune  opinione  poi 
riconosce  Diana  nel  fonte  di  Comiso.  il  fon- 
te, dice  Fazello,  scaturendo  in  mezzo  alla 
piazza^  con  tal  furia  vomita  le  acque^ 
che  immantinente  ad  un  tiro  di  pietra 
bastano  ad  attivar  dei  molini  e  forma  un 
fiumicello.  E  poco  prima  parlando  dell*Ip- 
parì  :  flosce  a  12  m.  sopra  la  foce,   da 
abbondevolissima  fonte  detta  un  tempo 
Diana.  So  avere  scritto  TArezio:  è  ancAe 
un  fonte  presso  Camarina,  la  di  cui  foce 
appellano  Grafuscolaro;  altro  poi  il  fonte 
di  Diana  nel  territorio  di  S.  Croce  oggi 
detto  Paradiso;  di  cui  GiuUo  Solino  fa- 
volosamente fa  menzione.  Tuttavia  questo 
autore,  che  scrisse  il  primo  sul  sito  della 
Sicilia,  ammise  molli  errori;  e  che  con  Ca- 
marina il  Frascolari  ossia  1*  Oano  degli  an- 
tichi? Di  questi,  poi,  cAe  sono  tra  Camice 
rina  e  Pachino,  propone  far  parola;  dun- 
que le  fonti  Frascolari  e  Paradiso  non  si 
appartengono  a  Camarina,  e  sono  in  effetto 
molto  da  essa  distanti  verso  Pachino. 
Diana  (bMco  M).  Lat.  Dianae  nemus 


DI 

(T.  N.)  Nel  territorio  di  Aggira  n 
dente,  roentoyato   dagli  aniidii 
Vi  è  l'antico  castello  appellalo  poi 
mauro;  non  lungi  era  il  casale  detti 

Diana  (tempia  M).  LaU  JKi 
fium  (V.  D.)  Vedi  Artemièio. 

Dlceapali.  Lat.  DiceapoUs  0 
antica  Segesta  di  cui  in  appressa 
cosi  nominata  da  Agatode  Re  éi 
sani,  per  averri  stabilito  giuM 
confro  i  cittadini  da  lui  ril>ellalisi 

Didlme^Ut.  Didyme  (V.  D)  Ve< 

mtmi.  Lat.  Diesis  (V.  H.)  Casale 
pò,  dove  oggi  è  Aragona. 

DUemlsl.  Lat.  DilemiHs.  Sic. 
(V.  N.)  altrimenU  AtiUemiei.  Fium 
sorgente  nella  yalle  dei  Serri, 
del  territorio  di  Noto,  e  si  Tersa  i 
Abiso  sotto  la  rocca  di  Renda.  T. 

Dlnnamarl.  Lat.  Dinnamaris. 
namari  (Y.  D.)  Monte  sopra  Messi 
austro.  Vedi  Bimari. 

Dloniaio  (Bocca  M).  Lat.  IKoi 
(V.  N.)  appo  Siracusa.  Vedi  ùriig 

Dlontolo  (OraccMIo  M).  Lat. 

ouris.  Sic.  Cricchia  di  Dionisiu  ( 

Tolgarmcnte   Grotta  parlante  o  i 

Nessuno  osa  negare ,  avendo  vednl 

latomie  essere  state  in  Siracusa  ac 

carcere,  cioè  luoghi,  donde  cavati 

si  a  costruir  la  città,  vi  si  chiudev 

i  malfattori;  tuttavia  Cluverio  presi 

da  Tullio  il  solo  carcere  di  Dionis 

contro  il  chiarissimo  Mirabella,  che 

ceri  ammise  nelle  latomie,  uno  ciò 

tovato  dal  medesimo  Cicerone  conin 

Ub.  S,  e  detto  di  Dionisio  ;  altre  d 

no.  Var,  Hist.  Ub.  fi  cap.  44,  ce 

verso  Acradina;  il  terzo  finalmente, 

è  menzione  appo  Plutarco  nel  M 

Eurialo  e  Labdalo.  Il  carcere  di  < 

tualmente  parliamo.  Grotta  parlanti 

garmente  Orecchio  di  Dionisio,  in 

parte  di  città  appellata  Neapoli,  goti 

cidente,  ed  intorno  gli   sono  late 


37! 


DI 


gran  parte  senza  volta,  ed  ac- 
alla  conservazione  y  dov*è  una 
$tra,  come  una  piramide,  avente 
[  specola.  Le  altre  poi  sono  an- 
sime, ma  a  volta,  sovrastate  da 
agenti  rupi,  che  da  ogni  parte  le 
I,  tagliate  dal  ferro  a  guisa  di 
lite  a  queste  latomie,  e  la  dol- 
Bclive  discesa  apresi  da  mezzo- 
quelle  con  volta  sta  a  destra  la 
fknUe,  ovvero  V  Orecchio ,  opera 
npararsi  ad  altra,  alta  60  palmi 
irca  20  larga,  ma  verso  il  mezzo 
e  spazio  per  due  cavità  stenden- 
ove  aguzzamente  terminano,  ven- 
lìitare  una  chiocciola,  e  congiunte 
un  canale  prolungato  sino  alla 
lai  quale  artiCzio  ne  viene,  che 
nmessamente  pronunziate  chiare 
»  ;  per  la  qual  cosa  dicono  aver- 
0  Dianièio  acciò  apprendesse  i 
lei  prigionieri,  per  mezzo  di  cu- 
spositi  fori  al  di  sopra  origliando. 
ir  in  Mumrg,  Ub.  9  cap.  4,  è 
ce,  la  grolla  in  tivo  sasso,  che 
Ilo  a  chiocciola  lerminando  in 
male,  insinuatasi  nel  gabinello 
lo  del  cuslode  della  spelonca; 
perciò,  che  ogni  minimo  sire* 
morio,  entrando  nella  chioccio^ 
ìèse  ai  custodi  nel  gabinetto,  do* 
fue  detto  anche  sommessamente 
to^  come  se  a  presenti  trasfertca- 
gabinetto  sin*  oggi  certamente  ri- 
non  può  discemersi  donde  in 
sia  la  discesa.  Forse  allargatasi  la 
la  spelonca  per  corso  di  tempi  da 
i  è  fatta  qualche  mutazione  nel 
stesso  canale,  di  cui  sopra  dicem- 
uro  occupato,  0  intersecalo  in  tal 
9    al   gabinetto   corrisponda ,   è 
aperto.  Indi  prosegue  il  Rirhcr: 
canale  col  muro ,  le  voci  mor* 
egenerane  in  bellissima  e  ma- 
i  eco.. .un  suono  di  esclamazione 


DI 


diviene  come  un  tuono;  pianamente  per- 
cuotendo  il  mantello  colla  mano  si  ha 
come  l'esplosione  d'uno  schioppo;  anzi 
non  solo  intende  la  voce,  ma  alquante 
voUe  la  ripete.  Una  musicale  cantilena^ 
qui  da  due  voci  cantata  subito  si  cambia 
in  un  concento  di  quattro  vod,  mentre  la 
riflessa  voce   del  primo,  accoglie  bel' 
lamente  guefto  del  secondo;   cosa  de* 
gnissima  ad  udirsi.  Queste  cose  scrive 
.quegli,  che  confessa  avere  molto  appreso 
dal  mirabile  artiGzio  di  questa  grotta  a  spie- 
gare  gli  arcani  del  suono.  Avendola  io  da  po- 
chi anni  novellamente  visitato,  un  nobil  mio 
compagno  die'  fuoco  ad  una  pistola,  che 
percosse  le  orecchie  come  se  il  fragor  di 
un   cannone  e  più.  Non  dubito  affermar 
contro  Cluverio,  con  alcuni  eruditi,  aver 
chiuso  in  questo  luogo  Verro  i  cittadini  ro- 
mani, ed  essere  stato  questo  il  carcere  di 
Dionisio  mentovato  da  H.  Tullio  (1). 

Dimio.  Lat.  DiriUus  (V.  N.)  Fiume,  da- 
gli antichi  Acato ,  di  cui  in  sufficienza  di 
sopra  parlammo.  Nasce  per  due  capi  ai 
colli  di  Yizzini  e  di  Licodia.  Scaturisce  in 
prima  dal  fonte  del  Paradiso  nel  territo- 
rio Mogio  a  2  miglia  verso  Oriente  dalla 
imminente  Yizzini,  accoglie  le  acque  del- 
l'altro  fonte  di  Favarotta,  e  scorrendo 
si  congiunge  coli*  altro  capo,  unendosi  an- 
che dove  guarda  Aquilone  a  quel  di  Yiz- 
zini, a  2  m.  sotto  Licodia,  e  formato  da  tre 
fonti  non  molto  di  là  distanti;  dei  quali 
il  primo  un  tiro  di  pietra  lontano  s'appella 
Corvo  j  il  secondo  che  erompe  poco  sotto 


(1)  61i«neUi  di  pietra  viri  che  in  questa  latomia 
si  osserTano  non  poteyano  seryire  a  legaryi  ani- 
mali da  soma  per  la  loro  altezza,  ma  piottosto, 
come  ossenra  ottimamente  il  Gay.  Landolina,  a  so- 
spenderfi  oapoyolti  pei  piedi  gì* infelici  prigionieri. 
Nell'interno»  doye  yiene  a  terminare  il  canaletto 
che  chiude  la  volta  della  spelonca,  yedesi  un'aper- 
tura recenteipente  scoperta,  e  nell*  ingresso  dì  que- 
sto meato  si  rin? enne  un  ben  conservato  schele- 
tro amano  ed  un  lungo  chiodo. 


372 


DI 


prende  il  nome  dalla  vicina  chiesiuola  di 
S.  Angelo;  il  terzo  finalmente  sotto  la  for- 
tezza della  città  si  dice  Messer  saracenica- 
mente;  i  quali  fonti  insieme  congiunti  muo- 
vono in  prima  delle  moli  di  frumento.  Vizzini 
è  sita  perciò  tra  due  ruscelli,  ossia  capi  del 
Dirillo,  che  poco  dopo  al  di  sello  unen- 
dosi al  molino  del  Barone  formano  il  fiume 
detto  di  Vizzini;  caduto  questo  tra  valli  a 
6  miglia  circa,  nel  luogo  che  dicesi  Raju- 
telo,  al  tragilto  del  Paratore,  accoglie  il  fiu- 
micclio  di  Monterosso  non  lungi  dal  mede- 
simo villaggio,  che  scaturisce  dalle  tre  fonti 
di  Coruletlo,  Pracbio  e  Catandono.  Indi 
lasciando  a  sinistra  Monterosso,  continuante 
il  corso  per  4  miglia,  si  unisce  al  fiume  di 
Mazzarone,  che  ha  la  sorgente  ad  un  m- 
e  mezzo  da  Chiaramonte  verso  settentrione, 
e  ne  prende  il  nome.  Scorrendo  per  4  m. 
bagna  dalla  sinistra  eziandio  la  terra  di  Bi- 
scari,  sotto  cui  tragittasi  per  un  ponte.  La- 
sciasi indietro  Odegrìllo  o  Birillo,  minato 
villaggio  di  nome  saracenico,  di  cui  usurpa 
la  voce,  dove  per  varii  anfraUi  feconda  al- 
cuni fondi  a  seminato,  delle  isole  del  Bi- 
rillo;  e  d'ivi  non  lungi  Ira  Camarina  e  Ter- 
ranova enlra  nel  mare  sicolo-afTricano.  Ci 
hanno  dalla  terra  di  Discari  alla  foce  ben  8 
miglia.  In  entrambe  le  ripe  del  Dirillo 
formavansi  a  maraviglia  delle  selve  di 
sugheri  densissime  un  tempo,  e  perciò 
apprestanli  sicurissimi  nascondigli  alle  fiere 
ed  ai  ladroni,  come  scrive  il  Fazello;  ma 
oggi  queste  terre^  per  la  coltivazione  meno 
spesse  ed  ombrose ,  non  presentano  più 
delle  selve  inaccessibili.  Alla  destra  non 
lungi  dal  lite  ci  ha  lo  stagno  Conanico  e 
Catarasuno,  e  l'antica  salina  vuota  di  acque, 
di  tutto  il  che  diciamo  a  suo  luogo. 

Dlriiio.  Lai.  Odegrillum  (V.  W.)  Casale 
alla  estremità  del  fiume  del  medesimo  nome, 
sito  un  tempo  in  un  poggclto,  non  lungi 
dalla  terra  di  Biscari,  che  argomentano  al- 
cuni dai  suoi  avanzi  accresciuta.  Era  mem- 
bro della  Contea  di  Modica  e  se  ne  fa  men- 


DI 


zione  in  un  diploma  di  Harlino  con  coi  ne 
stabilisce  Conte  Bernardo  di  Caprera.  Ifella 
stesso  poggelto  esiste  oggi  una  chiesa  eaa- 
peslre  con  case  e  granai  per  oso  dei  eoa- 
ladini.  Fazello  disse  Signore  di  Boecherif 
Palazzolo  ed  Oldorigo  cioè  OdegriUo  sie- 
come  io  congetturo,  Alaimo  dì  Lenlioi  solla 
Pietro  d' Aragona,  e  i  figli  suoi.  Regsaidt 
Federico  II,  il  palermitano  Orlando  de  Mi- 
lia  fé*  giuramento  al  Re  per  OdegriUo,  coM 
leggesi  in  un  registro  dei  medesimo. 

Dltt»lna.  Lai.  Chrysas  (V.  PI.)  FioiDe, 
dagli  antichi  Crisa,  dai  Saraceni  Affn  Di- 
ctayn,  e  nel  diploma  di  Urbano  II  in  eoi 
descrive  I  confini  della  diocesi  di  Siracosii 
Hìiethechaym.  Si  ha  molle  fonti:  sotto  is- 
sare, dove  il  sopraccennato  tempio  di  CHm 
Dio  deir antica  superstizione;  sotto  Leoi- 
forte  nuova  città;  sotto  i  monti  Tavi  ed  Ir* 
tesino;  congiungonsene  poi  le  acque,  adilta 
a  porre  in  movimento  moli  da  frumento,  il 
amenissima  spaziosa  valle,  chiusa  da  aasln 
dal  monte  di  Castrogiovannì,  presso  k  di 
cui  radici  sgorga  anche  verso  aquilone  olii- 
micelio  ed  accresce  il  Biilaino,  Questo  do* 
que  da  quelli  tutti  formandosi,  dirige  il  corso 
verso  oriente,  e  da  ogni  parte  bagnando i 
campi,  accoglie  il  fiume  di  Aggira  che  scorre 
neir  inverno,  e  lasciatasi  a  sinistra  laooofi 
terricciuola  di  Carena  oltrepassa  le  radia  (U 
colli  di  Judica,  Scalpello  e  Torcisi,  fecoaà 
gli  amplissimi  fondi  di  Camopietro,  e  ììbiÌ' 
mente  nella  piana  di  Catania  sbocca  daft 
destra  riva  nel  Simeto,  nel  luogo  detto  ni* 
garmenle  Passo  del  Cavaliere.  Alle  J< 
ripe  si  accampò  coi  suoi  il  cartaginese  1t 
gone.  Avevasi  un  ponte  al  tempo dciJ«** 
manni  detto  del  Ferro,  e  dai  Saraceni  C^* 
tarisech.  Neil' inverno  riesce  formiJiWr 
ed  avanzando  le  ripe  allaga  i  campii 
torno  con  non  lieve  danno  dei  coIodì* 

Divieto. Lat.Dtre/Min.  Sic.  Divelu(T.li) 
Torre  d*  ispezione  Ira  il  promontorio  di  !■• 
scolmo  e  Blilazzo,  verso  Nord,  presso !!?•■ 
sotto  i  colli  del  Pelerò  stanno  delle  vU^ 


r„ 


t 


373 


DI 

esazione  dei  balzelli,  e  per  im- 
)di  ed  oggi  dìcesi  anche  luogo 
omeo  fa  memoria  deli*  antica 
S  dì  cai  dice  Arezio  essere  a^an-  ' 
di  Diveio.  Cluverio  però  scrive 
rrore  nel  Geografo,  dovendosi 
Ho  in  vece  di  Dimeto.  AflTer- 
iffmann  la  torre  di  IHre^o  es- 
agli antichi  appellala  Nauloco^ 
la  egli,  che  nel  luogo  medesimo 
rre,  fu  un  giorno  JVautoco,  ma 
iresso  Divelo  non  è  alcun  co- 
por  le  navi,  mentre  Nauloco 
0  di  navi.  Devesi  perciò  collo- 
0  luogo  e  stimo  alla  foce  del 

DO 

ea  (S.)  Lat.  S.  Dominica.  Sic. 
i  (V.  D.)  Borgo  della  terra  Faro 
il  lido,  con  una  parrocchia  dello 
3.  Vedi  Faro. 

ca  (».)  Lat.  S.  Dominica.  Sic. 
i  (V.  D.)  Borgo  nel  territorio 
ì  con  chiesa  sacra  alla  stessa 
iganea  alla  parrocchia  di  Roc- 


mcA.  —  È  sito  questo  casale  a  sei 
scella  y.  D.  e  ne  dipende  in  tutte  le 
k  chìesiasliche  che  municipali  e  giu- 
di pertinenza  dei  Spadafora  sin  dal 
>icbò  la  concessione  ya  ugualmente 
di  di  Roccella  ricevuti  in  cambio  del 
ina.  Per  circostanze  feudali  fu  signo- 
irii  iMironi,  finché  pervenne  in  ultimo 
Villa  franca  che  vi  esercitò  con  privi- 
anze  speciali  separata  padronanza.  La 
nome  di  S.  Domenica  è  stata  sempre 
ime  filiale  dalla  parrocchiale  di  Roc« 
menomare  la  giurisdizione  di  qoe- 
landa  di  D.*  Vittoria  De  Giovanni 
I  principessa  di  Villafranca  Signora 
nne  elevata  a  parrocchiale  dal  dio- 
icoTO  di  Messina  nel  1706,  ed  a  buon 
h  sei  miglia  di  strada  coverta  quasi 
iteci  neir  inverno  eran  causa  di  mille 
ze  e  disagi  neii*  amministrazione  dei 


DO 


iloiila.  lat.  Crecum  (V.  N.)  Grotta 
alla  ripa  del  fiume  Pantagia,  oggi  di  Por- 
caro ,  sacra  al  culto  della  Vergine ,  dove 
per  tradizione  alquanto  tempo  si  occulta- 
rono S.  Neofito  da  Lentini  e  S.  Agatone 
VescoTO  di  Lipari  coi  loro  compagni,  per 
ischi  vare  le  persecuzioni  dei  gentili,  come 
negli  atti  loro  presso  Gactani  si  legge.  È 
favola  che  ivi  coi  suoi  fratelli  nascosto  anche 
si  sia  S.  Alfio.  Da  quella  ebbe  nome  Ja  casa 
degli  cremiti  S-  Maria  di  Donia. 

Donna  (V.  H.)  Gorgo  a  capo  del  fiume 
deir  Arena,  ossia  dì  Delia,  sotto  Salemi. 

Donna  alta  (V.  M.  e  D)  Sorgente  del- 
rimera  meridionale,  alle  radici  occidenta- 
li del  monte  Nebrode,  mentovata  da  Fa- 

zello. 

Donna  lineata.  Lat.  Aynlucata  (V.  N.) 
Sorgente,  giacché  Àynìn  saracenico  linguag- 
gio questa  imporla.  Diccsi  comunemente  Don- 
nalucata,  e  da  Arezio  Annalncata:  A  metà 
quasi  di  cammino,  ei  dice,  tra  Erminio,  fiu- 
me di  Ragusa,  e  Modicano,  etti  la  piccola 
foce  della  sorgente  di  Annalucata,  la  qaalè 
poco  distante  dal  h7o,  nessun  conosce  se 
preso  abbia  il  nome  dalla  pietra  agaia; 
rimpetto  si  osservano  zampilli  di  acqua 
dolce  tra  le  onde  salse.  Dice  poi  Fazello; 
dalla  foce,  del  fiume  Medicano,  dista  un  m. 
presso  il  Udo  insigne  sorgente,  chefrequen' 
te  tien  fuòri  in  copia  tra  le  acque  stesse 
del  mare,  tuttoggi  appettata  Aynluaata  in 
saracenica  voce.  Sembra  confonder  Fa- 
zello il  fonte  non  lungi  dal  lite,  coll'affluen- 
tissimo  gorgo  di  acqua  che  in  mezzo  ai  flutti 

sacramenti.  Gol  novello  sistema  non  potendo  reg- 
gersl  a  comune  questo  villaggio,  fu  dichiarato  per 
sovrano  rescritto  contrada  di  Roccella  cui  Tenne 
riunito.  Oggi  vi  ha  una  popolazione  di  iOOO  abi- 
tanti, ma  senza  la  menoma  cultura  intellettuale. 
Vi  dimora  un  corpo  di  guardia  urbana  scelto  trai 
primarii  individui.  Il  territorio  è  tutto  addetto 
alla  semina  della  segala,  del  frumento  e  ad  erbaggi 
poiché  i  rigori  del  clima  per  la  veemenza  del  vento 
settentrionale  non  vi  consentono  altra  coltara. 


374 


DO 


erompe;  poiché  due  sono,  come  Arezio  dimo- 
stra, e  eon  molla  chiareua  vengono  avver- 
titi 0  dal  lido  0  dalla  vicina  magnifica  torre 
del  medesimo  nome,  che  sorge  quasi  in 
un  poggetto ,  e  si  appartiene  al  Collegio 
della  Compagnia  di  Gesù  di  Scicli.  Coloro 
poi  che  stabiliscono  a  Scicli  l'antica  città 
di  Casmena  aifermano  essere  stato  sacro 
a  Cerere  il  fonte  di  Aynliueata,  ed  intorno 
aver  celebrato  un  tempo  la  gente  coli'  an- 
tica superstizione  le  Cereali  alla  Dea. 

Dorso  «eir  Asino.  Lat.  Tagara  Leo- 
nia. Sic.  Schina  di  1*  Asinu  (V.  D.)  Declivio 
sotto  il  vertice  supremo  dell'  Etna  verso  orien- 
te^ e  cosi  detto  perchò  presenta  la  figura 
d'un  dorso.  Era?i  un  tempo  una  ingente 
fossa  0  cratere ,  che  accoglieva  le  acque 
delle  liquefatte  nevi,  coperto  poi  da  un  tor- 
rente di  lava  nel  principio  del  secolo  scorso. 


DR 


urotoBo  («rotte  «!)•  Lat.  DraphonU 
Crypta  (Y.  If.)  mentovata  negli  atti  di  S. 
Agrippina,  presso  Hineo  e  ricetto  di  de- 
monii ,  donde  fuggirono  alla  venula  del 
corpo  di  quella  S.  Vergine  e  Martire. 

Drago.  Lat.  Dragus  (V.  H.)  Fiume,  al- 
trimenti Agragante^  che  scorre  coli*  altro 
di  S.  Biagio  sotto  Girgenli.  Arezio  sul  sito 
della  Sicilia;  due  eono  i  fiumi ^  dice,  con- 
giunti alla  medesima  uscita^  dai  quali 

V  antica  Agrigento  era  ricinta,  Drago  Vuno^ 

V  altro  di  5.  Biagio,  che  dove  confluiscono 
formasi  il  solo  Agragante.  Falsamente  con 
altri  afferma  Cluverio  essere  Y  Ipsa  il  Dra- 
go, appoggiandosi  alle  parole  di  Polibio, 
che  dice;  è  cinta  inoltre  di  fiumi,  Girgenti  ; 
al  lato  australe  cioè  scorre  ampio  rivo 
che  si  ha  eziandio  il  medesimo  nome  della 
città;  bagna  la  parte  opposta  ad  Occidente 
ed  a  Libeccio,  quel  che  dicesi  Ipsa.  Ma 
il  testo  di  Polibio  non  ben  compreso  fu  ca- 
gione di  errore  a  CluTcrio;  imperocché  quel- 
Fantico  scrittore,  nessuna  menzione  intro- 


DR 

duce  del  fiundcello  di  S.  HagiOy  Ime  perchè 
piccolo  allora  e  senza  nooie;  e  eoHa  vm 
di  Ipsa  intende  il  finnia  di  Uno,  A»  pM 
Inn^  certamente  scorre  oltre  i  eeoini  dd- 
l'antica  Agr^to,  e  ne  ÌMigiia  le  eonMi 
occidentali,  opposto  ad  OecideBte  ed  a  li- 
beccio; certamente  la  destre  ripe  delT^ 
guarda  verso  Occidente  e  libeeeie,  ai 
viene  circondata  dalle  mara  di  QStpti 
che  tendono  verso  (Meste.  Rè  in  ataa 
alti^  sembra  potere  piegarsi  Polibio,  ss 
non  voglia  dirsi  da  alcuno  esservi  ìdchii 
errore  per  gli  amanoeoai ,  scrivendo  jm 
Ocddenie^  OrietUe.  Laonde  il  Drofo  e  M- 
gragante  bagna  il  lato  ocddenlale  ed  la- 
sieme  quel  di  Libeccio  di  Girgenti,! 
giunto  non  lungi  dal  Uto  col  S.  Bia|^, 
ricasi  nel  mare  presso  il  caricatojo  di  fti- 
mento,  oggi  intomo  il  porto  reeenleMaii 
fondato:  nasce  intanto  sotto  la  terra  di  Mh- 
dali  distante  S  miglia  dalla  città,  acco^b 
acque  del  territorio  Mi^jamco,  ed  allri  i» 
scelli  dai  vicini  colli  sgorganti,  e  cosi  si» 
cresciuto  tragittasi  sotto  la  città  p«  oa  y» 
te.  Ne  fu  tanta  la  celebrità  appo  gli  aaficK 
che  ne  abbiamo  delle  monete  con  capo  ben 
dato,  un  avvoltoje  sur  una  colonna,  oo  ai* 
ero  ed  il  motto  appafas. 

Dromo.  Lat.  Dromus.  Sic.  Dromo  (T.l.) 
Via  regia  adorna  di  case  suburbane  di  maé 
nesi ,  e  di  municìpii  verso  Austro  rìioM, 
dei  quali  sono  i  nomi,  S.  Clemente,  GiiA 
Contesse,  Tremestieri,  e  Pistunera,  dei  qtfi 
in  particolare  nei  luoghi  proprii  si  h  nSH 
zione,  e  che  si  hanno  dùese  parroedAl 
con  campanili. 


DU 


Due  fìroioiii.  Lat.  Duo  flralrei.  Sie.  Bi^] 
frati  (V.  R.)  Scogli  al  lite  orientale  di  S; 
racusa  poco  tra  loro  discosti,  a  40  passi 
spiaggia,  alti  ed  inaccessibili,  rimpetto 
Santa,  non  lungi  dalla  cela  di  S- 


375 


£C 

he  (cenotaflo  àih  Lat.  Hecabei. 
pMttm  (V.  N.)  al  promontorio  di 
ippresso  Pachino,  che  volgarmente 
sape  di  Marza  ^  Odisseo  dai  Grecii 
nangono^  secondo  Fazello,  dei  monu- 
i  minata  grande  città  un  tempo  fa- 
«r  im  ffl.  di  circuito,  e  diconsi  da 
0  Cenotafii  di  £ca6e,  ed  avanzi  del 
di  Ecate.  Tzetze  antico  interprete  di 
ne  su  quel  del  medesimo  poeta  nel- 
indra^  t{  Pachino  scoglio  a  mo' 
n  amrà  un  venenmdo  cenolafio , 
Lo  ècogUo  a  mo'  d'isola  è  il 
lioHo  della  Sicilia  che  appellano 
e>,  dove  VUsse  fabbricò  un  cenoia- 
Ecàbe  aiierrUo  da  essa  nelle  tene- 
nume,  perchè  essendo  stata  dai 
apidatay  egU  lanciò  contro  lei  la 
jnetra-  È  il  eenotafio  un  sepolcro 
cioè  tumulo  ononario.  Ne  fa  men- 
'letze  medesimo. 

le  (Tempio  di).  Lat.  Hecaies  Tem- 
r.N.)  costituito  anche  da  Ulisse.  Ec- 
arole di  colui:  Ulisse j  perchè  aveva 
\o  Umciaio  pietre  contro  Ecabe^  pe- 
do la  Sicilia^  venia  nel  sonno  Bpa- 
^  ragion  per  cui  costruì  il  tempio  di 
che  essa  era  slata  la  causa  degli  speU 
orno  a  questi  illustri  monumenti  del- 
lite,  può  rilevarsi  esser  sorta  una  città, 
lamento  che  il  promontorio  offre  si- 
coverò,  creduto  da  Cluverio  il  porto 
sa,  mentovato  da  Cicerone,  appellato 
ipo  di  Odissea  dal  medesimo  vicino 
atorio. 

oatpedoii»  Lat.  Hecatompedon-  Sic. 
edi  (V.  n.)  Ampia  contrada  dentro  le 
Il  Siracusa  ampia  100  piedi,  nella 
mirato  coi  suoi  Dione  per  le  porte 
ttà  venendo  da  Leonzio,  si  oppose  ai 
mi ,  testimone  Plutarco  nel  Dione. 
etili  (y«  N.)  Antica  città,  mentovata 
loro,  Polibio,  Stefano,  i  di  cui  cit- 
liconsi  EchethUi,  ed  in  latina  forma 
n$e$.  E  sita  tra  Leonzio  e  Camarina, 


EG 


tuttavia  d'Incerta  fondazione,  espugnata  da 
Xenodoto  Duca  degli  Agrigentini  verso  la 
cxvii  Olimpiade,  venne  da  lui  donata  di 
libertà  e  del  popolar  regime ,  come  atte- 
sta nel  lib.  20  Diodoro.  Fiori  poi  nel  se- 
colo cccxi  avanti  Cristo,  essendo  Siracusa 
sotto  Agatocle,  parte  del  di  cui  esercito  oc- 
cupò Echetla;  sono  queste  le  parole  dello 
Storico:  gli  Agrigentini,  Enna  liberata^  sen 
vennero  ad  Erbesso  fortificata  da  una 
guarnigione  di  Siracusani  j  ed  attaccato 
acremente  il  conflitto  j  venendo  anche  i  cU- 
ladini  in  ajuto^  si  giunse  ad  espugnarlo. 
Da  questi  mentre  gU  Agrigeniini  tengonsi 
inceppati ,  una  parte  di  uomini  lasciata 
da  AgcUocle  in  Siracusa^  presa  Echetla^ 
saccheggiano  il  Leontino  ed  il  Comari- 
nese.  E  tale  rovina^  gravemente  trova- 
gUava  le  città^  che  devastata  la  regione 
eransi  tutte  le  biade  corrotte.  Laonde  in 
questi  luoghi  venendo  Xenodoto,  annienta 
la  guerra  dai  Leontini  e  da  quei  di  Camari- 
na; ed  espugnata  Echetla  città  fortemente 
munita  j  vi  rese  la  popolare  ammini- 
etrazione  di  repìMUca;  terrore  ai  5tra- 
cusani  recò.  Narra  Polibio  nel  lib.  1  sulle 
cose  agite  sotto  Cerone  II,  avere  i  Romani 
assediato  Siracusa  e  poi  Echetla  posta  nel 
confine  dei  Siracusani  e  dei  Cartaginesi. 
Certamente  avevano  aderito  di  già  ai  Car- 
taginesi quei  di  Camerina  e  i  Leontini , 
e  varie  altre  città  sotto  Agatocle  prede- 
cessore di  Cerone,  perlochò  rettamente  di- 
cesi Echetla  sita  nel  di  costoro  confine. 
Conchiude  laonde  Cluverio:  da  questa  de- 
scrizione di  PoUbio  adunque  j  e  dalla 
sopra  recata  storia  di  Diodoro ,  Echet- 
la /il  sita  nel  mezzo  tra  Leonzio  e  Cama- 
rina, rivolta  da  Siracusa  verso  Occidente. 
Parlando  Fazello  di  Occhiala,  ed  affermando 
rimanere  ancora  intorno  ad  essa  maravi- 
gliose  vestigia  di  antichità,  da  questo  in- 
dotto il  medesimo  Cluverio^  non  dubita  col- 
locare Echetla  ad  Occhiala;  imperocché 
nel  volgar  nome  di  quella  riconosce  un  tal 


376 


EC 


qoal  segnale  dell' anilca  voce  EeheUa.  Di- 
rò altrove  di  ùechialà. 

BenojBio.  Lat.  Eenomuà  (V.  R .)  Colle 
Bei  campi  di  Gela,  secondo  Massa;  più  ret- 
lamenie  secondo  Cluyerio  oltre  rimera  me- 
ridlonale,  come  è  a  dire  a  suo  luogo. 

Benome.  Lai.  Eenamus.  (T.  M.)  Colle 
doy*è  il  castello  di  Falaride;  credesi  falsa- 
mente dal  Fazello  il  poggio  Mueiaeco^  e 
fi  sono  ingenti  pietre  quadrate,  e  scorgono 
monomenli  di  antica  struttura;  ma  costa 
essere  stati  questi  ruderi  della  città  Fin- 
tlade ,  fabbricata  da  Fintla  tiranno  degli 
Agrigentini,  distrutta  Gela*  Il  medesimo  Fa- 
zello  dice  YEcnomo  un  baluardo,  alla  de- 
stra ripa  dcirimera  meridionale  o  del  fiu- 
me Salso  in  un  poggio  dello  stesso  nome 
per  dove  Gela  guardava  occidente,  impe- 
rocché disse  questa  là  dove  oggi  siede  Li- 
cata. Sembra  esser  Cluverio  del  medesimo 
sentimento,  affermando  esser  quello  il  colle 
EcnomOj  che  oggi  volgarmente  dicesi  mon- 
te di  Licata,  e  da  occidente  come  un  pro- 
montorio nel  mar  si  protende.  Sono  poi  le 
parole  di  Diodoro  che  indicano  il  sito  del- 
VEcnomo:  Agalocle,  udito  avere  i  CariO' 
gineri  occupato  nel  territorio  dei  GeleH 
U  monte  che  diceH  Ecnomo,  a  tutta  forza 
contro  loro  stabiliva  contrastare... teme^ 
va  poi  massimamente  della  città  dei  Gè- 
lesi  per  avere  inteso  esser  nel  loro  ter- 
ritorio  tutte  le  truppe  nemiche... Lasciata 
dunque  nella  città  mollo  valida  guarni- 
gione ^  pose  il  campo  rimpetto  i  nemici. 
Tenevano  i  Cartaginesi  il  colle  Ecnomo^ 
dote  dicono  essere  stato  il  castello  di 
Falaride^  in  cui  si  narra  avere  tenuto  U 
tiranno  il  toro  di  bronzo^  di  tal  concerto^ 
in  supplizio j  che  sottoposto  il  fuoco  tutta 
la  macchina  si  arroventisse;  e  dall'  empia 
O'udeltà  verso  i  miseri  toccò  al  colle  U 
nome  di  Eeiìomo ,  cioè  di  scellerato  ^  di 
me  fondo;  e  poco  dopo:  nel  mezzo  de- 
gli alloggiamenti  era  un  /lume,  c/ie  come 
una  difesa  contro  U  nemico  entrambi  si 


EC 


fecero.  Esposi  poco  aTinli  eoa  Ciaveile,  1 
castello  di  Falaride  neirEcaomo  essere  sla- 
to appellato  Dedàlèo,  il  moslrai  aovrappe- 
sto  al  colle  che  dicono  oggi  Caafeihrccii, 
opperò  affermo  qui  consegoenleflaente  rl^ 
nomo  il  colle  CoaMIoecfo.  Huovoai  ài 
testo  di  Plutarco,  che  descriveado  il  lì^- 
gio  di  Dione,  noia  essergUsi  rilMliati  h 
venire  in  Siracusa  200  agrigentioi  oavaM^ 
che  abitavano  intorno  i'jEcnoaio,  il  fMli 
laonde  fa  confinante  col  lerrllorio  Agi^ 
tino,  la  qual  vicinanxa  di  territorio  csrth 
mente  si  compete  piii  al  Castellacela  ck 
al  Muciacco. 


ED 


fiderà.  Lat.  Areddola.  Sto.  ireddin 
(y.  D.)  Colle  sopra  Alimena  verso  austro  il 
cui  sono,  come  avvertii,  antiche  e  non  |ie> 
cole  vestigia  di  acquidotto  prìncipalaol 
a  mattoni;  grotte  inoltre  molto  iatrt^ 
nelle  quali  comunemente  ai  oecuUaaaiP 
assassini  di  strada. 

BdiMa  (V.  N.)  Porto  al  PacUao.  Ce- 
rone contro  Ver.  lib.  5.  Avanzata^  k  IH" 
ta.  Romana,  finalmente  approdò  al  NMè 
nel  quinto  giorno ,  era  salpate  dal  p«ii 
dì  Siracusa.  Ecco  pot,  prosegue  1*  OrMi^ 
repentemente  si  annunzia  natigH  S  f^ 
rati  esser  nel  porto  di  fdisM,  die  fii^ 
è  ti  nome  di  quel  luogo;  la  nostra  fé^ 
era  nel  porto  Pachino.  Queste 
nella  spiaggia  orientale  del  Pachine 
il  Peloro,  è  detto  ora  dai  naviganti  U^ 
bardo  secondo  Fanello,  Hanamemidafli» 
verìo.  Quello  poi  detto  Edissa  era 
verso  il  Lilibeo  e  stendeyasi  nell*) 
spiaggia;  oggi  dicesi  Maria^  e  da  oa  ttPj 
diroccato  CasieUaccio;  ma  Tdoaei'^ 
questa  spiagi^ia  del  Pachino  rieoaiMi^ 
promontorio  Odisseo  per  cui  sospetti 
verìo  essere  stato  presso  Tullio 
nome  di  Edissa.  E  presentate  le 
del  Fazello  :  presso  fuealo  «tesse 


377 


ED 

fino  dei  monumenti  di  insigne  mi- 
à  pel  circuito  di  un  miglio  e  mez- 
igia  di  una  rocca  battuta  dal  mare 
le  di  antica  architettura  in  tuo- 
rrofiet,  pm^  cui  argomentasi  esservi 
^  giamo  celebre  città  di  cui  non 
gnare  il  nome  che  anticamente  ri 
oggi  però  a  causa  di  abbattuta 

diceri  Castellaccio;  indi  soggiun- 
erò  giudico  di  esser  quello  stesso 
ìe  corrottamente  in  Tullio  è  detto 

di  Edissay  mentre  dai  Greci  era 

0  Uxorio  Odisseo.  E  certamente 
M  favoleggiarono  che  Ulisse  nei 
suoi  Tiaggi  approdato  sia  in  que- 

EG 

ii«  Lai.  JEgades  (Y.  H.)  Le  isole  For- 
Egosa,  e  Jera^  oggi  dette  LevansOy 
no  e  FofDognana,  adjacenti  alla  Si- 
spetto  Trapani  ed  il  Lilibeo.  Stima 
»  essere  Jera  Maretimo  Facognana 
'orbanzia,  Lefcanso^  aggiunge  anzi 
nzione  da  Plinio  lib.  3  cap.  8,  del- 
Incinna ,  e  la  Jeroneson  ,  e  crede 
Bi  la  Forbanzia  di  Tolomeo,  1*  altra 
ppare  dal  nome  Jera.  Duasquio  e 
sostengono  dover  dirsi  Egati  o  dalle 
Ivatiche  o  dalle  rupi  e  gli  aspri  sco- 
he  è  gran  copia  appo  Jera  e  For- 
lalchè  non  possono  approdarvi  che 
i  periti  dei  luoghi.  Del  resto  Livio, 
f eia,  Silio  e  Stefano  diconle  Ega- 
aspirata  1*  ultima  sillaba,  come  av- 
nedesimo  Duasquio,  che  nondimeno 
danna  la  voce  JE^ade^*  usata  da  Eu- 
J  contrario  Cluverio  riprova  coirau- 

1  Nonio  e  di  Fraculfo  entrambe  le 
ole»  ed  JEgathes  come  erronee.  Po- 
tìe  Eguse^  H  qual  vocabolo  sebbene 
4>Ia  isola  sia  proprio,  tuttavia  anche 
e  si  applica. 

ri  sono  le  Egadi  pel  massacro  ea- 
daltai  flotta  romana  Prefètto  Catulo 


EG 


Lutazio  Console,  ai  Cartaginesi  diretti  da  An- 
none ,  poiché  perdettero  120  navigli ,  dei 
quali  50  andarono  a  fondo,  e  70  con  10000 
prigionieri  caddero  in  potere  del  vincitore; 
e  fu  allora  imposto  fine  alla  prima  guerra 
punica.  Afferma  finalmente  Pompeo  Sabino 
aver  di  queste  detto  Virgilio. 

Are  l'Italo  appella  i  mssì  avvolti 
In  mezzo  ai  flutti... 

Ma  altre  affatto  credonsi  le  Are  o  i  sassi, 
dove  si  sancirono  i  patii  di  entrambe  le 
genti;  e  come  sassi  o  scogli  posson  dirsi 
le  Egadi  essendo  ampie  isole  come  sarò 
a  mostrare;  altre  al  fermo  tra  la  Sicilia  e 
la  Sardegna  diconsi  Are  in  mezzo  ai  flutti^ 
Cluverio  seguendo  Sabino  incorse  anche  in 
errore.  Nei  luoghi  propri!  fiirò  parola  di 
ognuna. 

Egesta.  Vedi  Segesta. 

Vedi  Favognana, 


EL 


racetio.  Lai  Elcethium  (V.  M.)  Parla 
di  quest'antica  città  Cluverio  nel  lib.  2: 
cfa  Tolomeo  net  meridionali  mediterranei 
luoghi  verso  il  promontorio  Lilibeo  ri  col- 
loca  la  città  di  ElcetiOj  da  cui  secondo 
Plinio  in  alcuni  esemplari  antichi^  fU' 
tono  i  terrazzani  delH  Elcetieri,  mentre 
gli  esemplari  comuni  Ecestieri  U  appel- 
lano. Evvi  oggi  una  città  tra  Mazzara  ed 
il  fiume  Belice^  detta  volgarmente  Castel* 
vetrano;  ignorò  se  sia  l'antica  Elcetio, 
imperocché  nel  suo  stesso  nome  manife- 
sta l'antichità'  Affermano  alcuni  con  Are- 
no che  Castelvetrano  sia  stata  edificala  snl- 
le  rovine  di  Entella,  ma  vedremo  che  En- 
tella  era  altrove  situata. 

Bilanc  Lat.  Blianum  (V.  N.)  Casale  nei 
territorio  di  Piazza  verso  Levante,  ed  anche 
detto  Aliano,  mentovalo  nelle  tavote  del  seco- 
lo XV  da  Chiarandà.  Attualmente  è  in  rovine. 

Biicona.  Lat.  EUcon  (V.  D)  Vedi  Oli- 
veri  (Jltime  di)^ 

48 


378 


EL 


Bilma.  Lat.  Elyma  (V.  M.)  Antichissiaia 
cillà  fabbricata  giasla  Fazello  dal  Trojano 
Elimo,  il  qaale,  minata  la  patria,  prima 
di  Enea  venne  con  Aceste  in  Sicilia-  Lo  stes- 
so autore  ne  assegna  il  sito  sul  monte  cbe 
sovrasta  TEgestano  seno,  e  dista  dal  lido 
2  miglia.  Erto  è  quel  monte^  elevato,  sco- 
sceso, sicurissimo  per  Tunica  salita  verso 
levante,  abbisognevole  di  poca  guarnigione, 
sulla  cui  vetta  stendesi  una  pianura  di  un 
m.  circa,  dove  osservansi  gli  avanzi  di  dl« 
roccata  citlà^  smisurati  massi,  mattoni,  vasi 
cisterne,  e  verso  ponente  i  monumenti  di 
distrutta  fortezza,  e  gli  avanzi  eziandio  di 
un  sobborgo,  indizii  tutti  di  popolata  e  ben 
costituita  terra,  che  il  volgo  oggi  appella 
Alimita  0  Palimita.  Cluverio  tuttavia  sulla 
stessa  collina  ripone  Partìnico   quale  an- 
tica città,  ed  afferma  non  esservi  stato  ve- 
stigio alcuno  di  Ellima,  quindi' ei  vuole  es- 
sere in  Dionisio  incorso  un  errore  facendo 
menziono   di  EUma  invece  di  Erico.  Al- 
tronde  Tucidide  fa  menzione  nel  lib.  5 
dei  popoli  Elimi,  né  annovera  Elima  tra 
le  città  di  Trojana  orìgine.  Ha  sono  i  Si- 
ciliani diversamente  persuasi  e  dicono  che 
Elima  sì  fu  un  giorno  famosa  città,  come 
nolla  Decade  1,  del  lib.  7  cap.  5  del  me- 
desimo Fazello,  e  nelle  mie  note  alla  sua 
opera.  Del  resto  Haurolico  stabilisce  Elima 
presso  Erlce;  Valguarnera  però  tra  Sege- 
sla  ed  Enee;  Golzio  poi  va  con  Fazello. 
Erroneamente  scrive  il  Ferrarlo  rimanere 
ancora  una  terricciuola  dello  stesso  nome. 
Sappiamo  da  Dionisio  aver  sollevato  Enea 
in  Elima  un  ara  a  Venere. 

BilMiietta  (••)  Lat  5.  EUsabeiha  Sic. 
S.  Lisabetta  (V.  H.)  Piccola  terra  nel  ter- 
ritorio di  Cometa  in  diocesi  e  comarca  di 
Girgenti,  appartenentesi  ai  Hontaperto  Prin- 
cipi di  Raffadali;  occupa  il  declivio  di  un 
colle  rivolto  ad  austro  non  lungi  da  Aragona. 
Venne  oggi  avanzata  nel  titolo  di  Ducato, 
di  che  dal  1748  è  onorato  Antonio  Monta- 
perlOj  della  Corte  del  nostro  Re,  e  di  lui 


EL 

Legato  al  Re  di  Polonia.  Fabbricolk  I 
Niccola  Gimeppe  Marchese  di  Moi 
nel  1620,  cui  succedette  il  figlio  J 
«co,  donde  Nieeola  Giuèeppe  n 
Principe  di  Raflàdali;  dei  di  cosini 
Bernardo  ed  Anionio^  oggi  qaegl 
Barone  di  5.  EUsabeiia  siede  nel 
mento  il  xxiv  posto  e  gode  del 
delle  armi;  dell* altro  di  già  dicemi 
parrocchia  sotto  il  Vicario  del  Vesc 
ha  la  cura  di  amministrare  i  sacraoM 
dicala  a  S.  Carlo  Vescovo  tiene  s 
altra  Chiesa  minore.  Notasi  dal  Pirr 
mero  di  113  case  e  di  679  abitanti, 
regii  libri  179  case,  739  abitanti;  e  n 
101  case  310  abitanti,  che  nltii 
te  915  (1). 

Blorina  via  (V.  N.)  Stcndevasi 
racusa  insino  ad  Eloro,  occupata,  s 
Tucidide,  dagli  Ateniesi  dopo  discioll 
sodio  a  Siracusa.  È  poi  antichissfa 
questo  solo  argomento  la  città  di  j 
e  non  ultima  ò  a  dirsi  delle  Grechi 

Bioro.  Lat.  Ehruè  (V.  N.)  Fio» 
gidl  Àbièo  e  Tellaro,  la  di  cui  origine 
progresso  di  già  descrissi.  Dicesi  (N 
alcuni  secondo  Fazello,  imperocché 
la  sua  foce  bianchissimi  uccelli,  che  < 
(olorenj  cigni,  a  torme  si  posano.  De 
Uehi  vien  mentovato  da  Stefano,  fi 
Plinio  e  Virgilio,  il  quale  canta  n< 
3  dell  Eneid. 

Supero  il  piogae  tool  del  tardo  Elofo 

imperocché  ad  un  m.  dalla  foce  per 
ed  arenoso  letto  al  placidamente  ia 

(1)  11  sotto-comane  di  S.  Elisabetta  è  il 
rato  a  qael  di  Aragona ,  perloochè  ti  coaj 
io  proYÌncia  dìttrello  e  diooeti  di  Giifcali 
ditta  S  m.  e  meuo,  circoodario  di  Groitt 
C  m.,  e  6S  da  Palermo.  I  prodotti  del  tao 
littimo  territorio  tono  il  grano.  Fono,  i  ! 
ed  il  Tino,  coi  quali  generi  mantiene  ont 
confacente  alla  taa  grandeisa.  L*  aria  è  m 
ti  contavano  1700  anime  nel  179$.  poi  t 
ISSI,  e  ISOI  nello  acorcio  del  tS5S. 


379 


EL 

guisa  di  stagno,  sembra  appena  che 
a;  Dell'inverno  poi  dai  fluiti  del  ma- 
dia violenza  dei  venti  chiuse  le  foci, 
ntemente  riboccando,  similmente  che 
,  da  ogni  parte  allaga  i  campi  e  vi 
;  donde  quelli  sommamente  s^impin- 
e  divengono  feracissimi  in  frumento, 
,  canape,  biade,  legumi  ed  alberi  do- 
L  Clamoroso  V  appella  Silio,  non  per- 
1  lito  vicino  producono  le  procelle  del 
[fragore,  percioccAè  questo  epiteto  ai 
dice  Cluverio  molto  inetto  starebbe^ 
*chè  neirinterno,  per  sassoso  ed  alpe- 
Ilo  precipita  con  sommo  strepito.  È 
laute  in  pesca  ^  onde  il  Siracusano 
laro  riferisce  nelle  navigazioni,  te- 
io  Ateneo  lib.  8 ,  esser  dei  lupi  nel 
Floro  f  e  grandi  (mguille  tatmente 
rale,  da  prendere  U  pane  dalla 
di  ehi  l'offerisca.  Stefano:  Dicesi 
^ar  dei  pesci  talmente  assicurati 
rendono  dalla  mano  U  ct6p,  come 
Homo  da  Apollodoro  Cron.  Kb.  1. 
ibre  il  fiume  medesimo  si  per  Tin- 
vittoria  di  Cromio  genero  di  Gelo- 
e  di  quella  da  Ippocrate  riportata; 
ccbè  quegli  soccorrendo  il  suocero, 
sulle  rive  1  Cartaginesi,  come  canta 
ro  nelle  Nemèe,  Taltro  vi  superò  i 
isani  e  preseli  prigioni.  Erroneamente 
»nio  Sabino  disse  cader  F  Eloro  nei 
LeonUni.  Non  provasi  da  antico  te- 
lio  essergli  venuto  il  nome  o  da  Eloro 
ili*  Isola  0  dagli  Elori  popoli  della 
I,  dei  quali  una  colonia,  mentre  cer- 
ina  sede,  non  cautamente  tragittando 
ime,  ne  peri  sommersa.  Gaetani  nel- 
oge  fa  menzione  dei  pozzi  alle  ripe 
edesimo,  e  della  Chiesa  di  S.  Paolo, 
rarie  maraviglie  si  osservano ,  e  di- 
appoggiandosi alla  voce  popolare,  es« 
questa  spiaggia  il  S.  Apostolo  ap- 
o  nel  suo  viaggio  da  Malta  a  Roma. 
ro.  Lat.  Elorus  (V.  N.)  Città  cosi  delta 
ime;  onde  dice  Vibio  nel  Catal.  dei 


EL 


fiumi:  r  Eloro  di  Siracusa  dal  quale  la 
città.  E  Stefano:  Eloro  dita  di  Sicilia  della 
dai  fiume  Eloro  j  che  è  al  Pachino.  Del 
suo  sito  parta  Fazello  dee  1,  lib.  4,  cap.  2* 
Appresso  la  foce  del  fiume  Assinaro  sino 
ad  Eloro  castello  diroccctto,  tutta  la  spiag- 
gia Uttorale  fermamente  oggi  detta  Laufi 
è  fragorosa ...  Dove  finiscono  le  strepitose 
spelonche  di  Laufi,  è  un  luogo  appena  un 
m.  dal  mar  distante ,  volgarmente  detto 
dal  signor  del  luogo  di  Muro  Ucco  RocarOj 
dov'  è  una  grande  ma  già  ruinata  città,  che 
dai  teatri  che  vi  sussistevano  sino  a'  tempi 
da  poco  trascorsi  e  dei  quaU  ancora 
si  osservano  le  fondamenta,  appellano  Co- 
liseo  e  S.  Filippo;  vedesi  ricinta  in  gtiol- 
che  modo  da  umile  vallèa  e  di  un  m. 
di  circuito;  e  quantunque  se  ne  ammiri- 
no  le  mura  ruinate  fatte  un  tempo  di 
grandi  pietre  quadrate,  e  scorgansi  me- 
morabili  macerie  di  rocche  e  di  edifizii, 
sotto  quai  nome  sia  appo  gli  antichi  fio- 
rita, (poiché  non  fu  posta  in  questo  terri- 
torio dagli  scrittori  V  antica  Eloro ,  cAe 
forse  pose  perciò  Tolomeo  mediterranea,  e 
che  Stefano  Bizantino  appella  citlà ,  e 
che  tosto  segue  aUa  Piscina  del  me^ 
desimo  nome ,  Castello  da  Plinio J  ,  mi 
è  incerto.  Poi  fo  discorso  della  via,  delle 
pietraje,  della  piscina,  e  del  fiume  Eloro. 
Aggiunge  a  ciò  Cluverio  il  suo  calcolo  scri- 
vendo: Da  questa  descrizione  derivo  in  pri- 
ma, quei  ruderi  un  miglio  drca  dal  mar 
distanti  essere  avanzi  deU'  antica  città  di 
Eloro  :  poiché  anche  da  Tolomeo  la  città 
di  Eloro  nelVintemo  non  si  pone  così  lungi 
dal  mare  perclkè  poi  era  talmente  vicina  al 
mare  che  notoUa  Scilace  tra  le  città  marit- 
time, quantunque  questo  autore,  non  tanto 
al  rito  ma  all'origine  Greca  pose  merUe-*. 
Apprendo  poi  dal  Ub.  32  cap.  2  di  Pli- 
nio essere  stato  oltre  questa  cUlà,  anche 
il  castello  Eloro  con  piscina.  Né  poi 
PHnio  era  quello  per  appellar  castello 
che  prima  di  lui  Scilace,  Cicerone  e  Li' 


380 


EL 


fiOj  e  dopo  U  9U0  tempo  Tolomeo  ^  Ste* 
fono  e  yUdo  diuer  dita:  eèsere  stata  poi 
questa  celebre  e  non  solamente  U  eastellOi 
ad  evidenza  apparisce  si  dagU  a/canzi  di 
teatri^  rocche^  ed  altri  edi/izii,  e  da  sepot- 
ereti^  come  anche  perchè  la  via,  come  da 
celeberrimo  luogo  sino  a  Siracusa  «leti- 
dendosij  dicevasi  dagli  abitanti  Elorina* 
Seilace  indicò  1*  origine  nel  Periplo  dove 
facendo  parola  delle  mariUime  dtlà  Greco- 
Sicole,  la  città  di  Siracusa ,  dice ,  dopo 
questa  la  città  di  Elaro,  ed  il  promontorio 
Pachino,  Assediando  Marcello  Siracusa ,  a 
favor  dei  Peni  erasi  ribellata  ;  e  scrive 
Livio  nel  lib.  24:  frattanto  Marcello  con 
quasi  la  terza  parte  delF  esercito  j  partito 
a  raccogliersi  le  dtlà,  che  nel  movimento 
delle  cose  a  favor  dei  Cartc^ginesi  m^ansi 
rtbellatej  riprese  Peloro^  leggo  Eloro,  ed 
ErbessOj  da  se  medesime  dantisi.  Pelerò 
eziandio  1*  appellò  H.  Tullio  nella  Yerr.  4 
e  tra  gli  scrittori  nessuno  lascia  sospetto 
della  città  di  Peloro^  né  mai  se  ne  rinven- 
gono vestigia  di  sorta;  a  buon  dritto  adun- 
que nota  il  Cluverio  lib.  1,  cap.  13  esser 
corrotta  quella  voce  appo  Cicerone  e  Livio 
dal  nome  genuino  della  città  Eloro. 

Parla  il  Fazello  dal  suo  territorio:  Questo 
terrilorio  Storino  sino  al  nostro  tempo  è 
giocondissimo  per  la  prospettiva,  e  la  terra 
ed  il  mare  mollo  piacenti  e  grati  per 
cacete,  uccellagioni,  pesche  di  fiume  e 
marine;  cui  anche  per  la  varietà  dei  fiori, 
pel  concento  degli  uccelli,  per  l'amenità 
del  luogo,   Ovidio  lib.  fast.  4  appella 
r Storia  Tempe pianura  sempre  verdeggian-^ 
te  come  se  perpetua  prinMvera  vi  sia.  Ci 
ha  oggi  il  lago  detto  Gorgo  di  Laufo,  non 
lungi  dal  mare,  e  discosto  un  m.  e  mezzo 
dalle  rovine  del  castello  Elorino;  ed  indi 
ad  un  tiro  di  palla  dal  mare  sono  le  pietr^je, 
donde  vennero  cavate  le  moli  alla  fabbri- 
cazione della  medesima  città. 

Bloro  (Ga«Celloepescliieradl).  Lat. 

Efori  Castellum  et  Piscina  (V.  N.)  Appresso    | 


EL 


le  pietrine  lunghesso  il  lido  occorre  il  Castel- 
lo di  Eloro  niinato  inlenunente;  di  eoi  è  il 
circuito  di  300  passi,  e  gli  afanii  qua  e  lèse 
ne  osservano  (^  sollem.  Ifi  sorge  k  font 
Sta  in  pace  di  coi  a  sao  luogo  dirò.  Tent 
mezzogiorno  è  la  peschiera  in  ona  fivi  rqe» 
oggidì  celebre  pei  sooi  molli  avuiti,  ||s^ 
che  tuttora  esser? ansi  i  gradini  pd  qosH  iH 
abitanti  di  Eloro  scendevano  alle  Scafe; 
vi  hanno  inoltre  degli  acqnidotli  in  cri 
incanalavansi  le  acqae  del  ticino  Ine 
Eloro,  ancora  intatti  onde  con  soHMialk- 
ciltà  vi  si  potrebbono  introdurre  le  acgae* 
Erroneamente  Fazello  ricava  dalle  piNls 
di  Plinio  che  tale  piscina  sia  siala  btta  di 
Cesare;  eocene  le  parole  :  in  msoUe  viUsM 
Cesare  sipaseono  conte  proprie  wimiit^ 
sci,  ma  dò  che  gU  antichi  jsfferwsenm 
pegli  stagni  f  abbiamo  nùi  osservate  us 
lungi  da  Siracusa  in  Elaro  easMIe  é 
Sicilia;  nelle  quali  parole  non  sembra  a 
cennare  se  non  che  nelle  ville  di  Cesare  li 
erano  dei  mansuebtli  pesd  eooM  nella  pi- 
scina di  Eloro ,  imperocché  in  qoal  ari 
luogo  rimoto  delle  siciliane  spiagge  lra«- 
vasi  la  villa  di  Cesare  colla  piscina,  don 
mai  non  approdò? 


EN 


Bngio.  Lat.  Engium  (V.  D.)  Antia  dtt 
da  Plutarco  Stefano  ed  altri  detta  Engfiss, 
dai  Latini  Enguium,  giusta  Cluverio;  i 
mentovata  da  Diodoro ,  Cicerone ,  Pliini 
Tolomeo  e  Silio.  Cluverio  ne  assegna  il  sili: 
(Me  prime  radid  del  monte  MaroM,  dm 
questo  ri  unisce  colle  vette  Erèe  prtsss  k 
sorgente  dell  Aleso.  Poiché  Fazello  falsuM* 
te  scrive  :  Engio  dttà  antiehisrima 
non  lungi  dal  fiume  feria,  la  quale  o 
lima  0  in  quel  luogo  dta  che  prima  Osfi^ 
appellari  ora  Lognina  e  dagli  ontiM  fH^ 
di  Ulisse;  o  in  quello  cheigniuni  ri  o|vA 
oggi  caricatojo  di  firumento  di  Leniim,  (•* 
me  congetturano  alcuni  dati*  auterili  H 


381 


EPC 

0, 0  medUerranea  distante  d'Aggira 
Kiy  giusta  IHodoro  nel  Ub.  v,  fu  fab- 
dai  Cretesi.  Errò  ancor  Haarolico 
abilire  due  città  dello  stesso  nome, 
dilerranea  e  1*  altra  marittima,  im- 
lè  sorse  ona  circa  a  un  m.  e  mezzo 

da  Engio-nuoYO  ossia  Ganci  dove 
il  monastero  dì  S.  Maria  della  con- 
>ne  cassinese,  cosi  appellato  dal  tcc- 
gio.  Ha  esaminerò  le  parole  di  Più- 

di  Diodoro ,  da  cui  può  giudicarsi 
sia  la  congettura  del  Fazello.  Per- 
ioderò non  già  nel  5  ma  nel  4  lib. 
0  dei  Cretesi  Tenuti  in  Sicilia  col 

Minosse  in  seguela  di  Dedalo,  uc- 
*  inganno  Minosse  tra  se  ribellando- 
ma  aver  alcun  fabbricato  Eraclea  Hi- 
littorale  di  Girgenti.  ifcum,  soggiun- 
^orse  i  tuoghimediterranee,  scelto  un 
wniUOy  f)i  fabbricarono  una  dita,  cui 
ro  nome  Engio  dal  fonte  che  vi  scO" 

Ecco  come  apertamente  dice  es- 
ito fondato  Engio  nelle  parti  medi- 
e.  Prosegue  indi:  Sotto  V eccidio 
a,  gli  Engiini,  presero  in  comunanza 
ittà^  Storione  tenuto  in  Sicilia  coi 
,  per  esser  della  gente  medesima, 
endopoi  dalla  cUtà  munita^  e  sotto- 
io  alcune  terre  dei  confinanti,  molto 
spazio  si  usurparono;  e  poi  più  e 
i^inguatisi  di  ricchezze,  sollevarono 
ipio  alle  Madri,  e  con  diligente  ve- 
me  di  donativi  queste  Dive  pre- 
mo.  E  queste  affermano  da  Creta 
\sferite.  Non  discerno  in  qual  luogo^ 
^  testo,  faccia  menzione  lo  storico 
ira  distante  100  stadii,  e  fa  le  ma- 

Cluverio  di  quale  latina  lezione  di 
ì  abbiasi  voluto  servire  il  Fazello; 
forse  le  voci  greche  Oehyran  poKn, 
t  leggi  in  latino,  dtlà  munita,  abbia 
0  interprete  tradotto  per  nome  pro- 
città  di  Ochira,  come  avverte  il  me- 
Clnverio;  e  che  poi  Fazello  ridusse 
Ira. 


EN 


Già  scrive  Plutarco  in  Marcello  :  è  in  Si- 
cilia la  città  di  Engio  non  molto  ampia 
ma  antichissima^  e  nobile  della  presenza 
delle  Dive  che  dicono  Madri;  dicesene  il 
tempio  fabbricato  dai  Cretesi,  e  mostra* 
vansi  alcune  aste  e  celate  di  acdajo  con 
delle  iscrizioni  parte  di  Mariane  e  parte 
di  Ulisse,  che  alle  IHve  consacrate  l'ave- 
vano. Quelle  che  qui  Dive  madri  da  Dio- 
doro e  da  Plutarco  si  appellano ,  Magna 
Madre  dicesi  da  Cicerone  nella  3*  Verr. 
Il  tempio,  della  magna  madre  si  è  appo 
gli  Enguini;  dove  quel  medesimo  P. 
Scipione  aveva  posto  loriche ,  celate  . 
di  acciajo  scolpile  in  istile  corintio ,  e 
grandi  idrie  di  simil  genere ,  e  di  per- 
ielio lavoro,  scritto  avendovi  il  nome 
suo.  E  nella  S'  Verr.  dicela  Madre  Idea: 
Te  0  Santissima  madre  Idea  venerata  ap- 
po gli  Enguini  in  augustissimo  e  religio- 
sissimo tempio,  così  lasciò  nuda  quel 
Yerre,  da  rimanere  or  solo  il  nome  del- 
l'Africano,  e  vestigia  di  violata  religione, 
non  più  essendo  i  monumenti  di  vittoria, 
e  gli  ornamenti  del  delubro.  Dove  allude 
Foratore  alla  vittoria  di  P.  Scipione  Afri- 
cano nella  2*  guerra  punica,  debellati  i 
Cartaginesi;  imperocché  Scipione  finita  la 
guerra  e  presa  Cartagine,  proccurò  che 
fosse  a  tutti  i  Siciliani  reso  checché  ave- 
vano i  Cartaginesi  involato.  Delle  fortune 
poi  di  Engio  dice  Diodoro  nel  lib.  16. 
Timoleone  assalita  la  dtlà  di  Engio  tra- 
vagliata dalla  tirannide  di  Leptina ,  di 
continue  oppugnazioni  la  molestava ,  di 
tutta  forza  vi  si  opponendo,  acciò  cac- 
datone  il  tiranno  rendesse  agli  Engiini 
la  libertà.  Preso  Leptina  da  terrore  e  ren- 
dendosi, ricevuta  fede  di  salvezza,  fu  man- 
dato nel  Pelloponneso;  e  perchè  gli  Apol- 
loniensi  soffrivano  eziandio  il  di  lui  do- 
minio, raccolse  insieme  Apollonia;  e  sia 
questa  che  agli  Engiini  rese  il  suo  dritto 
e  le  leggi  sue.  Ecco  aflTerma  Apollonia  co- 
me vicina  ad  Engio  ;  Apollonia  ò  poi  alla 


382 


EN 


spiaggia  aquilonare  dove  si  è  anche  Engio. 
Che  più  che  Tullio  nella  3  Verr.  congiunge 
la  cillà  di  Engio  colle  finitime  Tindari , 
Cofaledio,  Alunzio,  Apollonia,  Capizzi  1  Silio 
finalmente  canta  Engio  nel  lib.  14 ,  con- 
federata ai  Romani  nel  tempo  dell*  assedio 
di  Siracusa: 

CallipoU  con  Roma  in  pace  tlrioM 
E  ancor  Engio  sassosa... 

Sono  del  resto  sotto  il  monastero  bene- 
dettino di  S.  Maria  varii  monumenti  di  an- 
tichità ;  occorrono  monete ,  lucerne ,  mat- 
toni, ne  lungi  di  là  dei  sepolcri.  È  un  fonte 
nei  confini  medesimi  del  Monastero,  donde 
sgorga  rimerà  meridionale,  da  cui  volle 
Diodoro  denominato  Engio.  Di  ciò  che  poi  si 
appartiene  al  monastero  di  Ganci-vecchio, 
ebbe  origine  nella  metà  del  secolo  xi?  presso 
la  Chiesa  dell*  Annunziata^  che  era  parroc- 
chia di  Ganci  vecchio  sotto  i  Saraceni  ed  era 
rimasta  superstite  alle  rulne  della  città.  I 
monaci  per  ¥  insalubrità  dell*  aria  1*  abban- 
donarono nel  1653,  e  venendo  in  Castel- 
buono,  ivi  fabbricarono  un  nuovo  convento 
sotto  gli  auspici!  della  medesima  Madonna 
Annuniiata  «  dove  oggi  abita  1*  Abate ,  che 
siodo  un  posto  nel  Parlamento  cogli  altri 
cassinosi.  DurA  Kngio  in  quel  luogo  sino 
al  tempo  di  Fodorìco  11  che  sin  dalle  fon- 
damenta volle  noi  1299  n>unata  la  città, 
|>er  essersi  ct>ntr\>  di  luì  rìMIala  con  Fran- 
cesco Conto  dì  Goraoi,  por  come  narra  il 
cri>nìcìsla  >iìc\>4a  S|^ocUlo;  quantunque  Su-  i 
riU  e  .Marra  dicano  dìr\Hvala  Emgio  da 
Krni>>  genitore  di  Frano\^sc\>»  per  averne  j 
congiurato  gli  abitanti  c\^ntr\>  Federico  ed  ] 
il  medesimo  Knrioo;  indi  ì  cittadini  venendo 
nel  colle  uoinof^bbrìcaronsi  un  nuovo  paese, 
di  cui  diremo^  Y.  fHtiioi\ 

Bmm«  •  c«Mr«tl«TaM«l»  Lai  £9umu 
Sic. Castrugìuannì  ^V*  ^.^  al  tempo  dei  Nor- 
manni r<Mln«iiiiii\  CJttà  dooorau  del  titolo 
d*/»lejl|m5^Nll^lle.  perche  occupa  il  dorì^ 
d*un  monto  da  %H^ni  parte  elevato  e  $c^>- 
sce$o«  i^  Ml«i,  dice  Cic.  netta  6  Terr..  «i    . 


EN 


un  luogo  aUi$»lmOj  e  nel  di  cui  ttrlkt 

è  una  pianura^  e  perenni  acque;  tutta  poi 

la  eiUà  ri  apre  <n  odili;  e  poco  sopra 

aveva  detto  :  ti  qwU  luogo,  eAe  è  ai(o  nei 

mezzo  delFièola,  diceH  Ombelico  detia 

SiciUa.  Livio  eziandio  nel  llb*  4:  Amm 

eUuata  in  luogo  elevalo  e  da  ogni  park 

$co$ce$o.  Strabene  finalmente  nel  lib.  (: 

nella  parte  mediterranea,  sorge  Enna  ia 

pochi  abitata,  e  «ita  in  un  paggetto  tmte 

di  ampie  montagnose  pianure,  che  poi" 

soMi  tutte  arare.  Dicela  Stefano  faUrteala 

dai  Siracusani  :  Enna  città  di  Sicilia,  eoa 

legge  il  Fazello,  è  fabbricata  daiSiracumi 

condotti  da  Enno.  Ma  Cluverio  nel  om 

esemplare  :  Enna  città  di  Sicilia  /bòW* 

ccOadai  Siracusani,  70  anni  dopo  la  stem 

Siracusa;  erroneo  dice  perciò  1*  esemplari 

di  Fazello.  Diodoro  tuttavia  sembra  sb# 

Urne  la  fondazione  molto  tempo  piik  ia  1^ 

imperocché  scrive  nel  Uh.  5  parlando  U 

ratto  di  Proserpina  :  Diceei  poi  rapita  mi 

campi  vicini  ad  Enna,  il  quale  luogo  fnh 

so  la  città  è  adomo  di  viole  e  di  etn 

specie  di  fiori,  e  degno  di  ossertaxims» 

Dovette  al  certo  Cerere  abitar  colla  figiii 

un  luogo  frequentato  da  gente,  comedonH 

a  primaria  matrona  e  forse  regina  di  lift 

risola,  la  di  cui  figliuola  celebre  perUuM 

di  bellezza  fu  chiesta  in  moglie  da  Orei 

Re  dei  Molossi,  il  che  ricusando  la  madre,  n* 

nulo  in  Sicilia  con  una  flotta  se  la  npL 

Quantunque  poi  altri  scrittori  dicano  npii 

Proserpina  nel  monte  Etna,  come  ceretti 

mostrare  con  varie  congetture  nella  sUdl 

di  Catania,  non  voglio  qui  andar  per  le  hs» 

ghe.  È  ammirabile,  scrìve  Cluverio,  fomit 

rotte  nei  libri  degli  antichi  eonfooim^ 

ai  questi  due  vocaboli  Enna  ed  AM» 

onde  avviene  che  altri  affermano  esser  fd 

ritto  accaduto   nelFEtna  altri  ad  AM 

Del  resto  disse  Pomponio  Mela  nel  lik  t 

cap.  7,  primaria  fama  aversi  avuto  Eaai  pi 

tempio  di  Cerere,  ed  attesta  Ciceroae  i^ 

la  4  Terr.  esser  sino  ad  fiuta  veoofi  b* 


383 


I  popolo  romano  a  placare  Vanti- 
I  Cerere  :  imperocché  tanta  H  era 
Uà  e  V  antichità  di  quella  religio- 

dice,  che  colà  venendo  non  al  (em- 

Cerere  ma  a  Cerere  medesima  di 
embrasse.  Fa  menzione  il  medesimo 
di  statue  dì  marmo  e  di  bronzo  di 

rapite  da  Terre  colla  sua  masnada 
^nte  dalle  sue  sedi,  come  dirò  in  ap- 
dì  questo  tempio  parlando;  dubito 
slato  in  Enna  costituito  da  Gelone 
di  Siracusa,  come  Fazello  e  Cluve- 
Fano  dai  lib.  1 1  dì  Diodoro,  iroperoc- 
Ito  tempo  prima  si  dovette  in  Enna 
re  a  Cerere  un  tempio  per  1*  antica 
e  verso  lei.  Altrove  poi  avvertii  seri- 
€unì  essere  stato  quel  Re  autore 
ipio  in  Etna  presso  Catania.  Prese 

ecco  le  parole  di  Diodoro,  a  fab* 

a  Cerere  un  tempio  nell'Etna;  e 
IVO  era  collocata  nel  sacrario;  mor- 

essendo^  si  lasciò  imperfetta  quel- 
;  ma  neanco  in  questo  voglio  con- 
•  Che  poi  quel  tempio  imperfetto  di 

sia  stato  sacro  a  Bellona ,  come 
jcello  e  da  lui  Vincenzo  Littara  nella 
Dss.  di  Enna,  si  oppone  alle  evi- 
me  parole  di  Diodoro  addotte  di  già. 
indando  qui  checché  a  favole  si  ap- 
^  se  vogliamo  stabilire  con  Stefano 
uu  dopo  la  fondazione  di  Sira- 
r  origine  o  piuttosto  al  ristauro  di 
>incide  nel  iv  anno  della  xxviii  Olim- 
&65  anni  avanti  Cristo.  Ha  non  è  me- 
li essa  nelle  storie  prima  dei  tempi 
ne,  il  quale,  come  tedemmo,  sol- 
ile spoglie  dei  nemici  im  celeberrimo 
a  Cerere.  Poca  fede  ò  a  darsi  alle 
di  Fallari,  nelle  quali  molto  prima  si 
ione  dì  Enna,  poichò  credonsi  comu- 
)  dai  critici  per  apocrife.  Da  questo 
i  Gelone  verso  la  Ennense  Cerere, 
ioslamente  disseta  città  1*  accennato 
lotto  i  Siracusani  allora.  Alla  morte  dì 
Ducezio  Re  dei  Sicoli  in%a$e  Enna^ 


EN 


dice  Fazello,  città  dei  Gred^  ed  uccisone 
fraudokntemente  il  Principe,  se  ne  tmpa- 
dronisce.  Neir  Olimpiade  xciv*  Dionisio  ti- 
ranno di  Siracusa,  testimonio  Diodoro,  ag- 
giunse Enna  con  altre  al  suo  dominio,  im- 
perocché ponendo  mente  a  sommettere  le 
sicole  città  piantò  il  campo  sotto  Enna,  e 
persuase  il  cittadino  Acimncsto  ad  usur- 
pare la  tirannide  della  patria;  ottenuto  1* in- 
tento, non  ammise  nella  città  Dionisio;  irato 
questi  stimola  i  cittadini  a  cacciare  il  ti- 
«  ranno  ed  a  rimettersi  in  libertà;  entrò  quivi 
egli  per  mezzo  di  suoi  fedelissimi,  e  fatto 
prigioniero  Acimnesto  consegnoìlo  ai  citta- 
dini per  portarlo  a  morte,  e  non  reso  alcun 
danno  alla  città,  retrocesse.  Non  molto  dopo 
arrotato  un  esercito  di  Cartaginesi  se  ne 
impadronì  per  tradimento;  di  quali  imprese 
si  tace  dal  Fazello  e  dal  Littara,  i  quali 
mancavano  di  alcuni  libri  di  Diodoro;  tro- 
vansi  però  nelle  nostre  aggiunte.  Negli  ul- 
timi anni  dì  Dionisio  e  del  giovane  suo  figlio, 
Enna  fu  occupata  dai  Campani  che  posse- 
devano alcune  terre  della  Sicilia;  pel  va- 
lore però  del  Corinzio  Timoleonte,  tratti  a 
morte  i  tiranni  si  riacquistò  la  libertà  che 
si  perdette  sotto  Agatocle  nuovamente.  Com- 
battendo costui  heir  Africa  contro  i  Carta- 
ginesi, sforzandosi  gli  Agrigentini  d*impadro- 
nirsi  del  dominio  della  Sicilia,  ed  essendosi 
resi  gli  Ennei,  ritornarono  di  nuovo  in  libertà. 
Essendo  poi  console  C.  Harcello  e  guerreg- 
giando in  Sicilia  contro  i  Cartaginesi  ed  i  Sira- 
cusani, gli  Ennei  si  unirono  coi  Romani  ì  quali 
sotto  il  prefetto  Lucio  Pinario  ne  ebbero 
un  valido  sostegno.  Né  lungo  tempo  dopo 
i  Principi  di  Enna,  giusta  il  testimonio  di 
Livio,  convennero  col  Cartaginese  Imilcone 
di  consegnar  la  città,  ed  avendone  chiesto  le 
chiavi  da  Pinario,  né  potendosi  calmare  per 
le  sue  ragioni,  rimise  il  Romano  la  risposta 
al  popolo  radunato  nel  teatro,  e  combinato 
coi  suoi  segretamente  al  da  fare,  chiusi  nel 
teatro  i  maggiorenti,  spedi  contro  loro  già 
tumultuanti  armate  soldatesche ,  le  quali 


384 


£N 


avendo  quel  luogo  di  strage  ripieno,  incru- 
delirono contro  tutti  gli  altri  cittadini.  Cosi 
Enna  soggiunge  Livio  nel  lib.  24,  o  per  ma(t- 
gnilà  0  per  necessaria  impresa  fu  rite* 
nula.  Marcello  non  disapprovò  V  afovenu- 
tOj  ed  accordò  ai  soldati  di  Enna  la  preda^ 
giudicando  che  le  sicole  guarnigioni  ai' 
territe  si  asterrebbero  da  tradimento.  La 
notizia  di  quella  strage,  siccome  di  una 
città  sita  nel  centro  della  Sicilia  chiara 
per  se  stessa  e  per  le  sue  insigni  fortifi- 
cazioni, e  perchè  sacra  a  causa  della  ra- 
pila Proserpina,  quasi  nel  giorno  mede- 
simo si  sparse  per  tutta  l'isola. 

Fu  ancor  devastata  pei  danni  della  guer- 
ra servile  che  vi  scoppiò  a  primo  colpo, 
autore  il  Siro  Euno  servo  dell' £nne«e  An- 
tigone; nò  lungo  tempo  dopo  romani  amba- 
sciatori vennero  spedili  nella  Sicilia  per  pla- 
care TEnnese  Cerere.  La  rese  poi  celebre 
Cajo  Verro  per  la  propria  avarizia^  e  dice 
Tullio  nelle  Yerr.  che  i  cittadini  scelsero 
alcuni  personaggi  a  Legati  ad  annunziare 
le  rovine  della  patria  loro.  Ciò  che  soffri 
nella  guerra  tra  il  figlio  di  Pompeo  il 
Grande  ed  Augusto,  che  nella  Sicilia  in- 
crudeliva, ed  in  qual  modo  abbia  mostrato 
ad  Augusto  la  sua  fcdellà  dandogli  dello 
vettovaglie,  tacciono  le  antiche  storie,  ma 
le  antiche  monete  che  nel  suo  museo  con- 
serva r  eruditissimo  Gabriello  Lancelotto 
Castello  Principe  di  Torremuzza  coir  epi- 
grafe MVN.  ENNA.  ci  assicurano  di  essere 
stata  questa  decorata  da  Augusto  della  pre- 
rogativa dei  municipali  dritti  per  essersi  a 
lui  unita  ;  imperocché  egli ,  come  affer- 
ma il  medesimo  Castello  nella  sua  storia 
di  Alesa,  compita  la  guerra,  pretese  che  i 
Sicoli  fossero  stati  rimunerati  di  privilegii 
di  tal  fatta.  Sotto  i  Saraceni  computavasi 
EnìM  tra  lo  primarie  fortezze  della  Sicilia; 
espugnata  da  Alaba  loro  Duce  sebben  mu- 
nita da  valido  presidio  di  greca  soldatesca, 
e  lesto  vi  costìtui  un  tempio  nel  suo  rito 
iVasgiad ,   dove    chiamava    il   popolo  in 


EN 


adunanze  ;  e  Tenendo  i  RormaDni,  quivi 
spessissiroe  fiate ,  dopo  a? ole  varie  batti- 
glie,  come  in  luogo  sicuro  si  raccof^va- 
no.  Costa  poi  essere  slati  da  JSlMiaeoiwo 
che  tramarono  insidie  ai  valorosissimo  Ila^ 
manno  Serlone.  Noa  d!  poco  BioiiieDto  h 
r  oppugnazione  di  essa  fatta  dai  Renuaii; 
a  promuover  la  quale,  nelF  opposto  noale, 
donde  forse  scacciato  averano  i  Sancari, 
che  senza  difese  ti  abilaTano  on  borgt, 
sollevaron  coloro  un  castello,  e  finalowile 
non  conseguirono  la  città,  come  si  ha  dille 
storie^  se  non  per  resa  fatta  da  Aronlo  pre- 
fetto degli  Ennesi.  Fu  allora  quivi  addotti 
una  colonia  di  Lombardi ,   e  coasemae 
ancora   il    nome  appellandosi  Looibirii 
la  quasi  diruta  regione  Ira  T antica  imi 
ed  il  tempio   di  Cerere.    Ristorò  poi  li 
rocca  Federico   II  Imperatore,  e  I*  li 
di  Sicilia.  Ma  il  Legato  del  Pontefice,  ai 
sotto  Corrado  Ernia  con  altre  città  si  (tt 
addetta,  la  malmenò;  perciò  Hanfttèi- 
glìuolo  di  Federico  nuovamente  cose  pri- 
ma la  rese.  Erane  destinalo  alla  costoii 
sotto  i  Francesi  un  regio  Milite.  H  CtaHi' 
lo,  dicesi  in  un  mss.  oggi  citalo  nel  Ioa.  i* 
par.  i^  delle  mentovate  lettere,  di  Ciutr^ 
giovanni  un  milUe,  e  cinquanta  seniesA 
Non  poco  accrescimento  si  ebbe  li  cHi 
sotto  Federico  II,  imperocché  egli  faUriei 
un*  altra  fortezza  per  suo  passatempo  ed 
state,  dove  la  sua  moglie  Eleonora  oM 
si  fabbricasse  gran  tempio  ;  ed  ou  uh 
vincitore  del  Principe  di  Taranto  eoirtii 
trionfo  in  Enna  con  magnifico  apparta 
e  tra  gli  applausi  dei  Siciliani.  GreUeM^* 
Pietro  il  quale  nella  està  passar  soleiap 
volentieri  i  giorni  in  Enna  ed  in  CalasiAA 
ma  sotto  i  Re  Ludovico  e  Federico  di  ^ 
rii  tumulti  agitata  or  le  regie  parti  or  qHi" 
le  dei  nobili  favori.  Ritrovo  essersi  •edt' 
sciuta  per  beneficenza  del  Re  Martino,  !► 
perocché  essendosi  da  lui  ribellato  (i^  ^ 
ni  degli  liberti  nipote  di  Santoro,  coaii'* 
il  Re  si  mettessero  a  suolo  Condri,  Gii^  i 


i^-. 


385 


EN 

IO  a  Giofanni  apparlenenli,  e  che 
!  in  Enna  si  trasportassero;  qaiDci 
onlrade  di  questa  città  ii  nome 
ì  da  quei  terrazzani.  Egli  stesso 
di  abitare  Enna  colla  moglie  Ma- 
il regno  di  Alfonso  accadde  lo 
lei  tempio  maggiore.  Sotto  Gio- 
icerò  Lupo  de  Urrea  tenne  nella 
ftrlamento  presieduto  dall*  Infante 

0  Carlo  Imperatore  e  sotto  Filippo 
ran  numero  di  cittadioi  spenti  da 
peste.  Fioriva  nel  secolo  xvii  come 
dal  censo  degli  abitanti  ;  ma  per 
iriato  alcuni  di  essi  i  famigliari  del 
i  Catania,  per  giusto  divino  giudi- 

a  poco  mancando,  decadde  dalla 
magnificenza  ed  appena  ne  con- 
te orme.  Passeremo  ora  a  parlare 
*e  antiche,  indi  delle  moderne, 
celebre  fra  tutti  era  il  tempio  di 

1  il  suo  culto  sparso  quasi  per 
ondo.  Scrive  Tullio  nella  4  Verr.  : 
ieWEnnese  Cerere  è  privato  e 
ed  ammirevok  in  tutta  la  Sicir 
olamente  i  Sicoli  ma  le  altre 
ìora  e  nazioni  prestano  a  Cerere 
me  grandissima;  e  dice  Arezio 
Simo  Tullio:  il  simulacro  mar- 
i  Cerere  e  quello  della  Dea 
*ano  grandi  e  famosi  ^  ma  anti- 
nolto;  inoltre  erane  un  altro  anr 
ì  in  bronzo  di  mezzana  gran- 
ii singolare  lavoro  eolle  fiaccole, 
tempio  in  luogo  aperto  ed  esteso 
due  statue  una  di  Cerere  e  Toi- 

ittolemo  bellissime  e  molto  gran* 
^ere  nella  destra  un  bel  «tmtito- 
YiUofia.  In  tanta  dignità  si  aveva 
npio  presso  i  Gentili,  che  i  servi  de- 
I  ostilmente,  come  dissi,  i  beni  dei 

non  osarono  né  assalire  nò  toc- 

* 

imulacro  d*oro  della  Dea  ornato 
sime  gemme,  per  timore  di  essa; 
IO  Verro  depredollo,  lo  spogliò,  od 
togliesse  la  statuetta  della  ViUoria 


EN 


dal  gran  simulacro  ;  gli  altri  poi ,  scrive 
Tullio,  furono  in  pericolo  per  la  loro  bel' 
lezzaj  ma  saM  per  la  grandezza,  giacché 
la  loro  traslocazione  sembrava  difficilissima. 
Prosegue  il  Littara  :  giacciono  al  presente 
questi  monumenti  ttUtij  ed  appena  se  ne 
osservano  gli  avanzi.  Moltissimi  però  vi  si 
portano  per  osservarli  in  memoria  della 
loro  antichità  o  fama  del  loro  antico  cul- 
to; il  luogo  però  è  assai  scosceso,  e  nella 
parte  estrema  della  rupe  a  perpendicolo^ 
come  il  mostrano  molti  sasH  svelti  dal 
monte  e  caduti  nella  bassa  sua  radice. 
Rimane  tuttama  osservabile  un  pozzo  che 
conserva  dell'  acqua  pel  corso  intero  del' 
Tanno j  manessuno  vi  si  accosta  per  estrar^ 
ne  a  causa  del  rischio  di  inabissarsi  nella 
$ua  profondità',  ne  sta  vicino  sulla  vetta 
d' un  poggetto  un  sasso  smisurato  che  di- 
cesi V  ara  di  Cerere;  poiché  credono  gU 
abitanti  che  ivi  a  Cerere  sacrifica/vasi:  un 
luogo  interno  tutto  scavato  nellarupe  rilte* 
ne  piccola  parte  del  tempio ,  donde  la 
voce  tradizionale^  che  quella  colonna  del 
diametro  di  due  piedi,  alta  dieci,  ben  for* 
bita ,  che  osservasi  neW  anteriore  e  si- 
nistra parte  del  tempio  maggiore ,  fosse 
stata  da  questo  luogo  ritolta,  ed  anche 
le  altre  due  che  sono  site  nelT  antica  rocca 
nella  cappella  di  S.  Martinopresso  la  voUa 
delT  altare.  Il  resto  del  terreno  di  questo 
luogo  è  ingombro  di  ruinate  pietre,  o  pre- 
sento di  quelle  di  cui  gettaronst  le  prime 
fondamenta  di  quegli  antichi  edifizH.  Sin. 
qui  Littara. 

Dinanzi  il  tempio  di  Cerere  Tcdevasi  il 
magnifico  di  Proserpina,  ovvero  della  Dea 
Libera  di  lei  figlia  con  una  statua  di  essa; 
né  lungi  sorgeva,  secondo  Fazello,  il  tem- 
pio di  Bellona,  di  cui  afferma  essere  stato 
opera  di  Gelone.  Ebbe,  giusta  Livio,  la  città 
un  teatro,  del  quale  dice  Littara,  innalza- 
tasi neir antica  rocca,  il  che  però  non 
ricavasi  dalle  parole  di  Livio ,  anzi  io  mi 
penso  piuttosto  essere  stato  costruito  fuori 

49 


386 


EN 


di  essa  in  qualche  celebre  luogo  della  città. 
Il  medesimo  storico  ci  descrife  le  sue  mu- 
raglie e  le  porte  contro  le  scorrerie  del 
nemici,  ma  di  queste  diremo  a  suo  luogo. 
Sono  i  sudetti  scrittori  incerti  del  campo 
dof'ò  perpetua  primavera,  e  dicesi  es- 
sere stata  ^  rapita  Proserpina  mentre  rac- 
eogUeva  dei   fiori  colle  sue  compagne, 
se  sulla  vetta  della  montagna  o  alle  basse 
sue  radici,   dove  forse  era  il  soggior- 
no della  madre;  ma  in  quel  tempo,  non 
essendo  stata  ancóra  occupata  da  abitanti 
Femplissima  vetta,  nulla  ci  vieta  di  dire , 
lihe  trovavasi  nella  superiore  parte  ame* 
Dissima    verdeggiante   pianura,   dove   la 
Dea  godea  unitamente  alle  sue  ancelle  ; 
questa  pianura  rivestivasi  di  fiori  in  prima- 
vera, ed  i  soli  poeti  finsero  di  verdeggiare 
in  tutte  le  stagioni,  imperocché  nell*  inver- 
no per  molti  mesi  è  di  nevi  coperto  quel 
monte^  ed  il  più  freddo  di  tutta  la  Sicilia. 
Dice  Diodoro  nel  lib.  5,  essere  gtata  Pro- 
serpina rapita  neUe  praterie  presso  Enna^ 
le  quali  sono  motto  vicùie  atta  dttà,  ed 
ammirabili  pei  loro  variopinli  fiori,  dei 
quali  è  tanta  la  fragranza,  che  i  cani  cor- 
rendo  in  traccia  delle  fiere  impedito  il 
loro  olfatOy  non  possono  sentirle.  È  quel 
prato  sull'  alto  suo  dosso  e  piano ,  e  da 
molti  ruscelli  bagnato;  alto  poi  aW in- 
torno e  da  ogni  parte  scosceso.  Del  resto 
soggiunge  il  medesimo  dei  sottoposti  campi: 
nelle  vicinanze  si  ha  delle   seke  dei 
prati  e  dei  verzieri;  dei  quali  dirò  in  ap- 
presso. Mostrano  finalmente  1*  antro  ai  lati 
del  monte  verso  settentrione  donde  Dite 
usci  dair inferno  per  rapire  la  vergine, 
vastissimo  una  volta  e  d'ingente  altezza, 
che  appellano  Pavido;  ne  è  menzione  appo 
gli  antichi,  ed  oggi  se  ne  osserva  chiusa  la 
bocca.  Osservano  qui,  prima  che  venga  ad 
altro^  monete  solamente  in  rame  impresse 
della  testa  di  Cerere  col  motto  ahmhthp 
e   coronato   comunemente   di   spighe ,    e 
nella  parte  posteriore  delle  faci,  un  becco. 


\\:<\. 


EN 

il  Pegaso,  una  èlani,  le  spighe,  ccdriscri- 
zione  ENNAIAN.  Le  latine  poi  à  haiao  di 
una  faccia  un  capo  di  émam  velalo,  Ibm 
di  Proserpina  eoli*  epigrafe  A.  GESTITS 
Q.  HTNAaTS,  nel  rovesdo  le  quadrighe 
nelle  quali  Cerere  vien  colie  fad  tiaspM<- 
tata  e  le  lettere  MVH.  BRIIA.  Ne  è  appi 
Avercampo  una  di  prima  grandena;  aUm 
di  seconda  presenta  una  testa  di  donna,  ei 
una  figura  in  piedi  che  tiene  colla 
una  patera  eoli*  epigrafe  MVR. 
Littara  descrive  la  forleiaa  come 
ediflzio ,  ma  io  lo  ripongo  tra  qaelli  és 
sinora  perdurano. 

Dunque  1*  antica  rocca  di  origine  igMi 
sovrasta  al  tempio  di  Gerera  ed  alle  « 
rumo  ;  imperocché  afferma  Livio  che  fl^ 
lava  un  presidio  di  Romani  nella  raeca  ah 
nese,  e  Strabene  la  mendmie  in  SdBii 
tre  luoghi  munitisaimi  o  forteoe;  » 
rittime  Siracusa  ed  Erico,  asedilernHi 
la  sola  Enna;  é  luogo  A  per  lieta  |» 
spetto  ameno,  che  munilissimo  per  ik  i^ 
turale  verso  oriente  ad  aquilone.  BMll 
rupe  ed  ali*  intorao  a  perpendici^  i  il 
stadii  al  fermo  di  circuito  sostiene  m 
rocca  quasi  quadrata,  inespugnabile,  si  ts 
in  moltissimi  luoghi  abbondantissiaie  ké 
di  acque,  che  naturalmente  sgorgano  i» 
raviglia  nella  sassosa  vetta  del  noale,  • 
che  dalle  basi  della  fortezza  perpetoiaab 
emanano  a  vani  usi  dei  cittadini.  SoitiM 
un  tempo  l>en  20  torri,  delle  quali  U 
gior  parte  oggi  é  in  rovina;  apritaai 
porta  ad  occidente,  dalla  quale  parte 
giungesi  alla  città,  munita  un  tempo  dil^ 
gine  e  fornita  di  ponte  di  legno  cbete^ 
mente ,  esigendolo  la  necessità ,  peM 
alzarsi  ;  non  che  sottostava  una  fossi  p 
piccolo  intervallo  di  lunghezza,  come  ris* 
vasi  dalle  vestigia  e  dal  nome  dd  vio>* 
borgo^  che  appellasi  dal  Ponte.  Chiusi  f> 
questa  porta,  altra  se  ne  apri  verso  u^ 
dov'è  angusta  la  via,  e  più  diflicile  Faccia 
so ,   cui  si  ascende  per  gradini;  art**' 


387 


EN 

[e  muraglie,  custodisconla  aroplis- 
,  e  ferree  imposle  la  muniscono: 
della  fortezza  costa  di  tre  atrii, 

0  di  essi  è  fornito  di  mura  e  di 
olte,  tra  le  quali  spicca  la  cosi 
e  Pisana;  sono  delle  carceri  nelle 
irìori,  aule  nelle  superiori,  sale  da 

gabinetti  qua  e  là  disponi  a  co- 
micilio  per  primarii  personaggi, 
tenti  di  soldati,  guardarobe,  granai, 
stabilimenti  a  yarii  usi.  Nel  primo 
un  pozzo  di  acque  salmastre;  ed  un 
de  potrai  congetturarne  Tampiezza. 
>  le  parti  esterne  in  lungo  ed  in  lar- 
nuragiie,  delle  torri  e  Tardua  na- 

luogo.  Sebbene  poi  Teminentis- 
fondita  del  monto  squarciato,  e  la 
Miesima  in  ogni  parte  TOdesi  fab- 
li  mattoni,  si  ha  tuttavolta  dispo- 

sommità  alcuno  batterie  dove  vi- 
e  scolte,  acciò  alcuno  arrampican- 

osasse  salire;  queste  medesime 
ossia  abitazioni  per  le  scolte,  non 
sotto  della  rocca,  ma  pure  intomo 
>,  dove  esigevale  il  luogo,  perdu- 
^ntro  la  rocca  è  la  Chiesa  di  S. 
onta  una  volta  dell*  olio  santo,  di 
menzione  essere  stata  Cappella  Re- 

1  diploma  del  114S  di  Gioeni  Ve- 
Catania.  Fa  menzione  Littara  d*un 
volo  eco  tra  il  teupio  di  Ce- 
i  rocca,  che  riporta  le  parole  dalle 
[>ci  affatto  colla  medesima  forma. 
II  sollevò  già  verso  il  1300  un*al- 
i  detta  Nuova  dalla  gente;  rimane 
a  austro  e  zefiro  in  un  luogo  un 
elevato,  e  signoreggia  quei  prati 
ippo  gli  antichi  dalla  copia  per- 
)i  fiori. 

iiueste  verso  mezzogiorno  proten- 
ùamente  la  città  verso  mezzogiorno 
ed  alpestre  ,  eguale  in  parte , 
i^uni  luoghi  elevata  secondo  la  na- 
luogo;  perciocché  per  sei  miglia 


EN 


stendendosi  il  vertice  del  monte,  come  dissi, 
tutto  è  ben  popolato.  La  chiesa  maggiore 
sotto  la  nuova  fortezza,  eretta  ed  arricchita 
per  opera  della  Regina  Eleonora ,  va 
bella  di  eleganti  e  nobili  forme^  e  di  stu- 
penda volta,  sotto  il  titolo  della  Vergine 
Assunta,  nella  quale  elegantissima  è  la  cap- 
pella della  SS.  Eucaristia,  per  prezzo  arti- 
fizio e  magnificenza  ammirabile.  Disse  il 
Pirri  autori  di  questa  Chiesa  Martino  e  Ma- 
ria, e  dicela  appellata  S.  Maria  Magna 
nei  regii  libri;  ma  volli  appigliarmi  al  so- 
vracenaato  Littara,  che  1* ascrive  per  tra- 
dizione dei  cittadini  ad  Eleonora.  La  forni 
Martino  di  varii  possedimenti  e  donativi  ; 
mostrano  poi  nel  tesoro  il  pomo  d' oro  della 
spada  regale,  ed  a  lui  riferiscono  il  privi- 
legio delle  celebri  fiere  nella  piazza  nel 
giorno  di  S.  Martino.  Le  presiedeva  un  tempo 
un  Priore,  che  insieme  con  4  perpetui  cap- 
pellani, che  dicevano  Canonici,  amministrava 
ai  cittadini  i  sacramenti,  e  con  chierici  ed  al- 
tri preti  aiutanti  ne  intendeva  in  ogni  giorno 
al  culto  divino.  Sola  questa  perdurò  lungo 
tempo  parrocchia,  ma  ^opo  il  concilio 
celebrato  in  Trento  Niccola  Caraccioli  Ca« 
tanese  e  Vescovo  della  Diocesi,  costituì  al- 
tre Chiese  sacramentali  pel  numero  dei  cit- 
tadini e  diede  la  cura  delle  anime  ai  soli 
Cappellani.  Formossi  poi  nelFanno  1699 
un  collegio  di  Canonici  da  20  sacerdoti,  dei 
quali  4  sono  le  cosi  dette  Dignità,  8  poi 
i  minori  e  diconsi  Canonici  secondarii;  sono 
quelli  subrogati  ai  4  cappellani,  ed  in- 
combe ai  secondarii  la  cura  e  l'ammini- 
strazione delle  Chiese  ^sacramentali.  Vien 
decorandosi  questa  Basilica  di  giorno  in 
giorno  di  novelli  edifizii,  di  arazzi  e  di 
preziosi  ornamenti,  imperocché  dai  proventi 
annuali,  si  per  la  liberalità  del  Re,  si  per 
donazione  di  nobili  cittadini  si  ha  ben  4800 
scudi.  » 

Dopo  la  principale  tiene  il  secondo  luogo 
la  Chiesa  di  S.  Giovanni  Battista  sita  verso 


388 


-EN 

ooddenle  rimpeUo  GalasdbeUa,  che  m  lem- 
pò ,  prima  della  Regina  Eleonora ,  frolfa 
della  prerogatita  di  maggiore,  come  Io  at- 
testano i  di ,  lei  antichissimi  edifliii,  di  coi 
una  cappella  è  decorata  di  nn  osso  tal- 
lonare di  S.  Andrea  Apost.  ;  radunansi  on 
ceto  di  60  seniori  a  discuter  di  dò  che  al 
pabblico  stato  si  appartiene.  Segoono  le  Ghie* 
se  di  S.  Cataldo,  S.  Tommaso  Apost. ,  S. 
Giorgio,  S.  Leonardo,  S.  Bartolomeo  Apost., 
8.  Leone  VescoTO  di  Catania,  S.  Pietro 
Apostolo,  della  SS.  Trinità,  e  di  S.  Cata- 
rina y.  e  M.,  nelle  quali  si  dà  opera  al 
conferimento  dei  sacramenti  da  istttnto  diCa- 
racdoli  e  di  altri  snccessori  di  lui,  e  sono 
In  Tarii  luoghi  nella  dttà  disposte  per 
le  singole  regioni,  ma  essendo  poi  decre- 
sduto  il  numero  dei  cittadini  e  le  case,  oggi- 
giomonon  yan  più  comprese  nelle  parrocchie 
le  chiese  della  SS.  Trinità  e  di  S.  Caterina. 
Già  delle  funivie  regolari  è  sotto  ogni  al* 
Ira  antica  quella  dei  monad  di  S.  Fran- 
eesco  della  prima  btiturione^  lolgarmente 
1  Gonfentuall,  ai  quali  il  Be  Federico,  diede 
luogo  nel  1320  sotto  il  tìtolo  dello  Spirito 
Santo  per  fiibbricare  on  convento,  doy*  era 
la  torre  rotonda,  molesta  un  di  a  Buggiero, 
(ò  detta  dal  Pirri  CaèteUo)^  e  perciò  dal- 
rincendio  Tessala,  che  oggi  in  gran  parte 
rimane,  Terso  ocddente^  ma  del  tutto  ab- 
bandonata, e  dicesi  Tolgarmente  di  Frate 
Elia,  l  frati  poi  similmente  al  tempo  del 
Be  Martino  nel  1394  emigrarono  nel  mezzo 
della  dttà,  dove  si  fabbricò  nobile  con- 
Tcnto  con  Chiesa  sacra  a  S.  Andrea ,  nel 
palazzo  di  Andrea  di  Chiaramonte  e  di  Sca- 
lerò degli  Vberti,  col  consenso  del  mede- 
simo Be.  1  monaci  di  S.  Domenico  per  opera 
di  Tommaso  Fazello  Predicatore  in  Enna 
nel  1339  e  le  somme  di  Francesco  Yale- 
sano,  assunto  il  titolo  del  S.  Patriarca,  si 
stabilirono.  Antichissimo  dice  il  Pirri  il  Mo- 
nastero degli  Eremiti  Agostiniani ,  ma  gU 
AnnaU  del  medesimo  ordine  ne  riportano 
la  fondazione  al  1584.  AOcrma  il  medesi- 


EN 


mo  autore  esser  anche  di  antlei  fondisioM 
quel  dd  Carmelitani  nel  tempio  ffi  S.  Bh 
ria  Annunziata,  che  crollato  neiraiM  1118 
Tenne  a  pubblidie  spese  ribUo.  I  BMri 
osserTanU  prima  del  1505  ftoaioa  teseli 
fuori  la  dttà  a  mezzo  miglio,  ottenuta  r» 
tica  chiesa  di  S.  Maria  di  Porlo  sdit,  d 
quali  dice  Pirri  esser  anceedall  1  Memi 
nel  16S0.  Fu  questa  diiesn  sotto  te  |^ 
risdizione  delia  maggiore,  perlodkè  Mi 
giorno  festiTO  di  Maria  ddla  Tisitazii, 
die  è  la  patrona  prindpale  della  dna  SUI 
questo  tìtolo,  quivi  i  Ganonid  celebrane  I 
dirini  misteri ,  e  con  grande  aUnena  i 
popolo,  e  coli* interrento  dd  MaglMH 
conducendo  k  belUssiflia  stallia  delta  ^ 
riosa  Tergine,  a  pubblidie  spese  oe  btkf 
giano  solennemente  il  giorno  I  dHaWi 
anche  con  fiere.  Si  rimane  appo  qimii  i» 
ti  un  antro  nell'orlo,  dalla  di  ed 
appena  di  died  piedi,  seolando  per 
ranno  le  acque,  ri  perdurano  llreddiiÉH^ 
Sotto  ta  rocca  cominciò  a  tabbricani  H 
1590  presso  S.  Maria  di  Laureto,  UéÈMh 
nio  Littara,  te  casa  dei  Minimi  di  S.  tnf 
Cesco  di  Paola,  e  prese  degli  acaesci— 1 
dopo  16  anni,  a  spese  di  Maria  di  Parisi  nl^ 
le  matrona.  I  Cappucdni  dall'  anno  1331  h 
luogo  pift  basso  appeUalo  DeUra  •  dm 
un  m.  dalle  mura  a  pubblidie  qpese  it* 
bilirono  un  couTcnto  sotto  titolo  di  S.  1^ 
ria  degU  Angeli,  ma  a  eausa  ddririii^ 
ccTole  del  luogo  sottostante,  trasMni' 
nel  tempio  di  S.  Paolino  a  mezzo  adi 
dalla  dttà.  Non  di  poca  magnificeBit  i  t 
nalmente  il  Collegio  delta  Compagik' 
Gesù  fondato  dal  suo  gran  palizio  d  ff* 
ricchito  degli  a? iti  tesori  da  Aaloiii  k; 
tondo  nel  1616,  coirajuto  delta  nogiiA^ 
stanza  e  del  iiglio.  Di  tolti  rultiailii^^ 
ligiosa  casa  ospedale  di  S.  GioTaaii  <  Vj 
fu  eretta  in  CasirogioTanni  nd  IM  i 
ha  unita  la  Chiesa  di  S.  Gtacoiio.  IH* 
i  minori  CouTentuali  Riformati  ta  S. 
della  Concordia  sotto  le  mura,  ad  i 


389 


EN 

Tennero  soppressi  con  decreto  di 
mi  ;  è  tuttavia  la  chiesa  in  sommo 
e  memorabile  per  la  pace  fattavi 
e  Ruggiero  con  Amuto- 
inoltre  commendala  la  pielà  degli 
lai  monasteri  di  donne  ed  altri 
!ie  meritano  ricordanza  per  grandi 
i  cristiana  religione.  Yien  primo 
)•  Benedetto  per  la  perfetta  esser- 
Ila  regola  del  S.  Padre,  fonda- 
rricchito  nel  secolo  xvi  da  N.  di 
),  del  cui  stemma  vien  decorato, 
ir  ordine  stesso  nella  fine  dello 
ecolo  sotto  titolo  di  S.  Michele  si 
d  palazzo  del  Signore  di  Capodar- 
erzo  antico  e  ricco  sotto  titolo  dì 
>  delle  Vergini  sotto  gì* istituti  di 
irmelo,  sorge  nella  contrada  Giù- 
n  quarto  della  medesima  regola 
ì  di  S.  Marco  del  Popolo  ebbe  ori- 
la beneficenza  di  alquanti  nobili 
^.  Un  quinto  antichissimo  secondo 
sotto  il  nome  le  gì*  istituti  di  S. 
on  sesto  finalmente  del  titolo  di  S. 
Ila  Grazia  venne  fondato  nel  1626 
ir  nobili  donzelle  da  Costanza  Re- 
ligiosa matrona,  ed  al  quale  Fran- 
lieo  Vicario  della  Chiesa  di  Cata- 
Bsse  colla  clausura  poter  fare  gli 
li  delle  Chiarine.  A  spese  della 
a  Costanza,  per  le  ragazze  povere 
parenti  fu  innalzalo  un  ritiro  sotl«> 
di  S.  Maria  delFOdìgilria:  per  le 
i  penitenti  donne  ò  aperta  una 
^sso  il  tempio  della  Concezione. 
Je  di  S.  Lazzaro  detto  anche  di 
0,  Al  quello  stesso  di  S.  Spirito  in 
to  al  Romano;  Pirri  fa  memoriti  di 
doppio  nome  ma  ingannasi;  fu  un 
ricchito  di  beni  e  di  fondi  come  dai 
omi  del  1421;  erangli  suflTraganei 
lali  di  Collesano ,  Nicosia  e  Feria; 
lancare,  ed  in  suo  luogo  si  costituì 
$S.  Rocco  e  Crispino.  Era  soggetta 
Ei  in  Castrogiovanni  al  Priorato  di 


:EN 


Naro  di  S.  Giacomo  di  Altopasso  e  che  ne 
prendeva  il  nome  mancò  eziandio.  Rei  terri- 
torio a  sci  miglia  in  Rosmanno  ò  una  casa  di 
eremiti  :  a  due  miglia  sorge  quella  di  S.  Gio- 
vanni del  Lago,  che  il  Pirri  stimò  il  Priorato 
di  S.  Maria  di  Betlemme  fondato  dallo  En- 
nese  Sataimone  come  membro  di  S.  Maria 
di  Gerusalemme;  ma  quella  che  è  oggi 
aggregata  al  monastero  di  S.  Spirito  in 
Caltanissetta  è  diversa  dal  Priorato  di 
Sataimone.  Gli  abitanti  dicono  esservi  stato 
altro  monastero  del  titolo  di  S.  Croce  fuori 
la  città  dell*  ordine  di  S.  Benedetto,  e  TAba- 
zia  di  S.  Maria  di  Fundrooe  ossia  Condro 
oggi  trasportata  in  Piazza ,  si  comprende 
trai  confini  del  territorio  di  Enna.  Non  tra- 
lascio qui  di  numerar  tutte  le  chiese  della 
città  al  numero  di  38  oltre  la  maggiore, 
coltivate  dalla  divozione  dei  cittadini. 

Facciamo  però  ritomo  alle  civili  cose. 
Presso  gli  avanzi  del  tempio  di  Cerere  è 
una  porta  quasi  intera  che  dava  nei  campi, 
oggi  inaccessibile  per  la  sua  precipitevole  di- 
scesa. La  porta  detta  di  Palermo,  per  cui 
si  viene  a  questa  regia  città  ed  alle  altre 
parti  occidentali  dell'isola  ò  di  meno  ardua 
salita  e  guarda  il  settentrione  ;  ò  rivolta  a 
ponente  la  porta  Papardura^  a  tramontana 
Ptédotla,  ad  oriente  quella  di  Partosaivo^ 
donde  è  la  via  per  Catania;  verso  mezzo- 
giorno apresi  Carusa  ed  Amuia,  e  la  detta  fi- 
nalmente Giannioscura  guida  alla  sorgente 
di  acqua  saluberrima  dello  stesso  nome.  Enu- 
mera oggi  la  città  9  contrade,  tra  le  quali 
Lombardia  tra  la  rocca  ed  il  tempio  di 
Cerere  ò  deserta  e  riconoscesi  dalle  mine; 
la  detta  Fvndrò  dai  paesani  fundronesi  sta 
nel  luogo  più  basso;  quelle  dei  Greci  e 
PiècioUi  hannosi  come  sobborghi.  Lo  stem* 
ma  ò  una  rocca  turrita  dalle  cui  sommità 
escono  tre  spiche.  Componesi  il  Magistrato 
civile  di  4  Decurioni,  il  Vindice  del  mal- 
fatto, il  Sindaco  ed  i  Giudici;  T ecclesia- 
stico del  Vicario  del  Vescovo  di  Catania. 
Occupa  il  XVII  posto  nel  Parlamento ,  co- 


390 


EN 


stituisce  comarca  e  riconosceva  il  supremo 
Istruttore  della  milizia  comunale  di  Aggi- 
ra, cui  dava  sotto  le  bandiere  219  fanti  e 
58  cavalli.  Il  censo  sotto  Carlo  Imperatore 
al  tempo  del  Fazello  fu  di  3480  case  ;  ed 
afferma  Littara  montare  a  5000  le  case  de* 
gli  abitanti  nell*  anno  1580,  cioè  nel  tempo 
in  cui  scrisse;  disse  il  Pirri  costare  di  407  i 
case,  14547  abitanti,  ma  dai  regii  libri  nel 
1652  di  molto  minor  numero  appare  la  sta- 
tistica, cioè  di  2687  case,  10500  abitanti; 
si  ridusser  le  case  nel  1713  a  2182  e  ad  8634 
gli  abitanti,  ma  questi  ultimamente  furon 
noverati  10378.  n  territorio,  come  costa  da 
Cicerone  e  da  Diodoro^  superava  un  tempo 
gU  altri  di  tutta  V  isola  per  selve ,  laghi , 
terre  fruttifere  e  giardini,  né  oggi  sottostà 
ad  alcun  altro;  onde  Ovidio  fast  4,  parlando 
della  SiciUa,  ed  appellandola  sacro  ostello 
di  Cerere,  soggiunge  : 

Y*  ha  più  citudi,  e  di  terren  ben  colto 
La  fertil  Enna... 

Diremo  a  suo  luogo  del  Lago  di  Per- 
gusa,  che  è  il  più  celebre  degU  altri,  cioò 
Logaatrello  e  Sfondato  fecondi  in  pesci  ^ 
e  che  hannosi  sorgente  nei  fondi  dello  stesso 
nome.  Si  appartiene  oggigiorno  quello  ai 
Grimaldi,  il  secondo  poi  ai  Rosso,  palrìzii  En- 
ncsi.  Nota  Lattanzio  parlando  di  Cerere, 
narrarsi  in  tutte  le  storie  la  medesima  Dea 
aver  ritrovato  primieramente  le  messi  nel 
terreno  di  Enna,  il  che  allude  alla  prin- 
cipal  fecondità  di  questa;  e  perciò  la 
slessa  Cerere  secondo  altri  dicesi  Ennese 
cioè  nata  in  Enna,  poiché  essendo  la  Dea 
delle  biade,  non  altrove  fu  conveniente  avere 
culla,  che  dove  la  messe  uber tesissima  si  pro- 
duce. Attesta  il  Fazello  aver  reso  alcuni 
fondi  una  volta  centuplo ,  appellati  perciò 
del  Centenario.  Diodoro  mentovando  in  Si- 
cilia r agreste  frumento,  intese  anche  dir 
di  quel  del  territorio  Ennese.  Scrive  Tullio 
esser  solilo  al  suo  tempo  seminarsi  nel  ter- 
ritorio di  Enna  sino  a  3000  misure  di  fru- 
mento. Tralascio  qui  di  alTastellare  altre 


EN 


cose  sul  medesimo  soggetto  a  lutti  notis- 
sime acciò  non  ecceda  i  miei  confini.  Emap'». 
un  fonte  di  acqua  zolfurea  nel  fondo  deUo 
volgarmente  Piano  di  Tanehi^  efficacissi- 
ma alle  malattie  cutanee,  e  che  bevuta  toglie 
r idropisia;  forse  rivo  fangoso.  Invertendo 
in  pietra  durissima  la  terra  ed  il  saolo 
sopra  cui  scorre ,  onde  Strabene  dice  wA 
lib.  2 ,  cap.  103  :  preMO  Sina  in  SieSià 
scorrere  un  manie;  e  leggono  aleani  Emm; 
facilmente  me  ne  passo,  perdoccbè  ad- 
r  uno  e  neir  altro  luogo  nulla  appare  di 
ciò.  Delle  miniere  di  sale,  che  appellaaai 
da  Enna,  e  ne  distano  20  miglia  circa,  ap- 
presso rimera  o  il  fiume  Salso  meridìt- 
nale,  dirò  in  appresso. 

Rifulsero  illustri  uomini  e  per  pieli  • 
per  scienze  e  per  cariche.  Adoma  il  priM 
la  serie  S.  Elia  monaco  deir  Ordine  di  8. 
Basilio,  che  fiorì  nell*  anno  del  Signore  M 
sotto  gli  Imperatori  Michele  e  Basilio;  (i 
atti  della  di  lui  mirabile  vita  pubblicè  I 
Gaetani  nel  tom.  1  dei  SS.  Sicil.;  e  k 
menzione  il  medesimo  autore  di  altro  Bh 
verso  1080 ,  splendido  per  innoceena  i 
costumi.  S.  Luca  Abate  Carbonense  dal  Pini 
e  dal  Gaetani  nominato;  i  di  cui  filUira^ 
colti  con  testimonii  che  giurarono,  coBStf* 
vansi  in  Armento  terra  della  BasiliciH,  ed 
abbiamoli  di  pubblica  ragione  nelle  sovrw* 
cennale  vite  dei  SS.  Sicil.  Tengono  eoa* 
mendati  nella  vita  di  S.  Luca  hi  B.  Cii^ 
rina  meniate ,  ed  i  figliuoli  di  lei  AnMii 
e  Teodoro ,  tutti  BasiUani  ;  i  quali  mmii 
avverto  dirsi  eziandio  nativi  da  DemnM  • 
Demana  antica  città  oggi  diruta.  MaUeoO 
ratolo  per  lungo  tempo  appo  Scalp^Boii 
una  vita  eremitica  si  diede,  perlocbékil* 
r  appellano  gli  Aggiresi  e  i  confinaolL  ii* 
drea  Guasto,  il  quale  anch*esso  ibìii* 
volta  le  case  degli  Eremiti  di  Jadiea  e  i 
Scalpello,  poi  professo  in  Catania  deb  i**^ 
gola  di  S.  Agostino,  ed  autore  ddli  ^^ 
gregazione  riformata  detta  CenturìpiatAI 
primo  Convento  in  Centorbi  costiluiiOf  e  si* 


1 


391 


EN 

*ii  monasteri  per  la  Sicilia  piamente 
Kegalbuto  nel  1619;  ed  anche  a 
LO  i  Siciliani  il  nomo  di  Beato.  Gom- 
il  Pirri  Antonio  Arangio  dell*  Ordine 
licatori,  Ruggiero  e  Bernardo  Sa- 
Cappuccini,  e  Pietro  Laico,  che  dice 
)er  purità  di  costumi  e  por  santità, 
lati  in  morte  da  Dio  di  maravigliose 
Borirono  al  secolo  xvi,  ed  è  anche 
mgere  Adriano  Laico  del  mede- 
line,  morto  in  Malta  con  fama  di 
Girolamo  de  Angelis  della  compa- 
Gesù,  fenne  1*  ultimo  in  quest*  or- 
la a  nessuno  ò  a  compararsi  per 
ta;  penetrò  nel  Giappone  nel  1611, 
mdendone  in  breve  la  lingua  pre- 
i^angelo  ai  popoli  di  quella  vastis- 
trada  e  con  gran  frutto  alle  volte  ; 
,  insorta  una  persecuzione,  rimase 
nascostamente  sotto  veste  giappo- 
i  novelli  fedeli  a  lungo  di  se  ali- 
trasandato  il  pericolo  della  morte. 
Giappone  ad  altre  ragioni  trasfe- 
itrodusse  il  primo  la  dottrina  di 
^1  Regno  Fezzo^  e  quivi  anche  con 
itto  di  anime  sudò,  e  finalmente 
compagni,  dei  quali  fu  duce  nella 
Fendo  in  et^  di  36  anni,  prese  il 
rivo  al  fuoco  condannato  il  di  4  di- 
lei  1713.  Né  gloria  minore  fu  ad 
cittadini  per  iscienzo  preclari.  L*an- 
a  Cerere  Sicola  Ennese,  appo  gli 
«rtanto  come  Dea  vien  celebrata, 
essa  dato  ai  mortali  Tuso  del 
e  dettate  delle  leggi  donde  di- 
fera; onde  Ovidio,  altri  tralascian- 
I  delle  Hetam. 

t  prima  coU'adanco  aratro 
16  la  gleba,  e  traaie  daUa  terra 
e  e  miti  alimenti,  airaom  la  prima 
I  dettò;  di  lei  ti  ò  il  tutto  un  dono. 

medico  o  filosofo  è  detto  Ennese 
rrano,  Tiraquello,  Goltz,  Lascari 
fa  precettore  del  Cretese  Eudos- 
1  nella  cv  Olimpiade;  altri  però 


EN 


il  credono  Gatanese.  Il  medico  Filonido 
ancora ,  di  cui  abbiamo  un*  opera  de  albo 
vereiro^  e  giusta  Galeno  il  lib.  xviii  della 
medicina,  si  appellò  Ennese  da  Dioscoride, 
Arezio,  Goltz ,  Lascari ,  Scanello  ed  altri, 
da  Etna  però  da  Tiraquello  e  Grosso, 
come  neir  istoria  si  disse  di  Catania.  Or- 
landino suir  Etna  fol.  32  secondo  Pirri,  fa 
memoria  di  Floridico  chiarissimo  medico. 
Raimondo  Ripa  medico  di  Federico  III  giusta 
Pirri,  al  cui  figlio  Giovannuccio  fu  data  l'Aba- 
zia di  S.  Filippo.  Filippo  da  Castrogiovanni 
M.  in  S.  T.  dei  minori  conventuali  fu  Cap- 
pellano del  medesimo  Re;  Giambattista 
Bruno  dello  stesso  Ordine  di  gravi  scienze 
adorno,  e  principalmente  delle  matemati- 
che ,  pittore  e  poeta  illustre ,  e  dal  Hon- 
gitore  encomiato  tra  i  sicoli  scrittori.  Ot- 
tario  Catabone  Canonico  della  Chiesa  di  Ca- 
tania, peritissimo  nella  musica,  fu  Sacrista 
della  Cappella  del  Pontefice  Paolo  Y.  Per 
la  scienza  medesima  vengono  celebrati  An- 
selmo Facio  Agostiniano  dal  Hongitore,  e 
Vincenzo  Gallo  dei  Minori  dal  Littara.  Sono 
encomiati  trai  celebri  chiesiastici  del  seco- 
lo XVII  il  Carmelitano  Andrea  Ferreri,  ed 
il  Cappuccino  Andrea  da  Enna.  Lo  stesso 
Hongitore  celebra  Adamo  Laurifice,  Ferdi- 
nando Leto,  Giuseppe  Spina^  Mariano  Per- 
rone,  e  Vincenzo  Bonanno,  pei  loro  poetici 
studii,  e  per  le  opere  che  pubblicarono. 
Eusebio  da  Enna  sul  principio  del  seco- 
lo XVI  fu  Abate  della  sicola  benedittina 
prorincia,  e  governò  più  volte  il  suo  mo- 
nastero di  Fundrò ,  e  quel  di  S.   Niccolò 
in  Catania.  Antonio  Russo  della  medesima 
dignità  adorno  diresse  ottimamente  il  suo 
monastero  di  S.  Maria  di  Morreale  e  di 
S.  Martino  delle  Scale ,  e  mori  quasi  no- 
nagenario. Bartolomeo  Valesano  Cavaliere  di 
S.  Giovanni  di  Gerusalemme,  famoso  per 
coraggio,  e  per  la  militare  scienza,  egre- 
giamente servi  nel  secolo  xrii  la  Veneta  Re- 
pubblica nelle  ultime  sue  guerre;  fb  perciò 
trai  primi  nella  milizia,  e  finalmente  scelto 


i^ 


f 


393 


EU 


supremo  Comandante,  fini  in  f  eoeaia  i  snoi 
giorni;  padano  di  lui  gli  Annali  della  mede* 
sima  Repubblica.  La  long,  di  Gastrogio- 
fauni  è  di  37^  e  50*,  Talteiia  del  polo  di 
31^  e  30'  0  40*,  giusta  le  ultime  osserra* 
lioni  del  Conte  di  Schmettau,  sebbene  il 
UttaA  riducali  a  12*. 

Finalmente  tratterò  qtà  dell*  antica  Iste* 
ria  di  Enne,  per  coloio  che  8*impegnano 
di  ascrif  eme  la  fondazione  ai  primi  abitatori 
dell'isola  chiunque  stati  si  fossero-  Afferma  il 
Uttara  che  i  primi  aUtatori  stabilito  aTOSsero 
il  loro  soggiorno  nelle  grotte  presso  il  monte 
€h*è  r ombelico  della  Sicilia,  e  ricalalo  giu- 
stamente da  varii  luoghi  di  tal  fatta  qua  e  là 
scoverti  e  scavati  nella  rupe;  per  cui  Cerere 
al  certo,  cui  dicono  esser  nata  in  quel 
monto,  0  che  ri  stabili  suo  domicilio,  fiori 
in  quel  tempo  in  cui  gli  uomini  rif  evano 
nelle  grotto;  e  moglie  quinci  del  Re  dei  Si- 
cani,  che  erano  popoli  indigeni,  gli  partorì 
Proserpina.  È  incerto  qual  nome  il  monte 
si  avesse  avuto,  imperocché  sebbene  credasi 
da  alcuni  che  Enna  deriri  dal  greco  vocabolo 
ENNAIEIN  che  significa  cbUar  neWintemo, 
e  che  moltissimi  dicano  con  Valguarnera, 
che  la  prima  lingua  degli  abitanti  dell*  isola 
nostra  sia  stata  1*  eolica  affine  alla  greca, 
tuttavia  l'autorità  di  Stefano  che  tutto  dagli 
antichi  ritrasse,  deduce  la  voce  Enna  dal 
condottiero  Enno.  Quinci  la  Cerere  Ennea 
presso  gli  antichi  poeti  e  storici  fu  detta 
dal  nome  a  quella  terra  poi  appropriato. 
Crebbe  la  città  sotto  i  Sicani  e  fu  accre- 
sciuta di  nuovi  coloni ,  né  dubito  che  in 
quel  tempo  siasi  verificato  il  ratto  di  Pro- 
serpina fatto  da  Orco  Re  dei  Molossi.  Ritiran- 
dosi poi  i  Sicani  nelle  occidentali  regioni 
a  causa  delle  eruzioni  dell'Etna  e  le  tre- 
mende devastazioni ,  i  Sicoli  occuparono 
quel  monte  abbandonalo,  per  cui  Diodoro 
annovera  Enna  tra  le  sicole  città.  Essen- 
do costoro  col  tempo  mancati^  Enno  seco 
menando  una  colonia  di  Siracusani,  ripo- 
polò la  città,  e  costoro  o  scacciarono  colla 


fona  i  Seoli,  o  eoBlédenllsi  eoo  etri  ul- 
tamente ri  abitarono.  CoA  io  per  eonget- 
tura  aOtarmo  àntidiisaimn  l*4ttigiiie  di  Bua, 
e  la  verità  dei  delti  di  StahM.  Crede  at 
enno  essersi  su  questo  luogo  HsfolegglMi 
dai  poeti  sul  ratto  di  Preoerplmi,  ma  d 
stanca  trarre  pia  a  luafo  la  oosa  cha 
io  solo  compendiar  profili.  SeriHO  dal 
ratto  medesimo  evideolemente  CbmÈm 
le  cui  parole  e  versi  interi  recai,  damif 
vendo  1*  eia  poetica  di  Catania, 
con  quei  poeti  si  annovera  die  vollero 
Cerere,  e  la  di  lei  figlia  8uli*Elaa 
Si  consuiti  Chiudiano,  e  con  Clavarie  1^ 
gi  JSnna  ed  Ennea  Inveee  di  £Im,  é 
JSAiea-  Dirò  brevissimamenla  in  line  di  éi 
divulgasi  sul  suo  nome,  e  qui  rho 
in  fine  per  non  interrompere  il  Ilo 
storia.  Abbiamo  detto  con  SteCuM» 
stata  Enna  cosi  della  dal 
JSInno,  né  nuoce  che  nessuno  aloriei  |A 
di  Stébno  ne  abbia  fkllo  meniiene, 
che  Stefkmo  certamente  eoosnllò 
autori  le  di  cui  opere  a  noi  ma  fi^ 
vennero.  Alcuni  altri,  recai  di  Mf0f 
derivare  anche  dalla  voce  £NNAi£or,  eh 
vale  abUar  dentro  ^  perchè  Enna  siede  Mi 
mezzo  della  Sicilia,  perlochè  i  suoi  aliMf 
stanno  nel  centro  dell*isofai.  Bochart» 
condo  il  suo  solito  dicela  appellala  ài 
voci  puniche  £fi  Naan  che  vale  fealii 
amenttò.  Sotto  i  Saraceni  fu  deUa 
mente  Castro  Janni  o  Castro  iqis; 
Aayn  presso  quei  barbari  valeva /Me^ 
lochè  le  diedero  nome  i  fonti,  che 
signe  portento  di  natura,  occorreoo  e 
pianura  ed  in  tutto  il  monte.  Janni  pei 
ficando  appo  i  Sicoli  Giovanni^  il  Tolga 
la  perciò  Castrogiavanni;  è  però  a 
come  favola  essere  apparilo  S. 
Ruggiero  neirassedio  di  Enna,  e  fattela 
della  vittoria,  dal  che  volle  il  Conio  la 
allora  appellata  Caslro^formni  (1) 

(1  )  La  Toce  Cittrogiotamii  è  a  paitr  «il 
eorroziono  di  Cmtirwm  Enna^  fikliiM 


W- 


393 


EN 

lA  (?.  H.)  Monte  ed  antica  città 
Ala»  alla  destra  ripa  del  fiume  di 


li  Ca«IHaffin<«  procedente  da  C4- 
i  qotli  ponti  di  difformasione  ti  acco- 
iaaimo  aUa  roce  madre  che  stabilii;  ò 
«ome  io  stimo«  a  rigettarsi  qaal  farola 
lambiccamento. 

ne  di  Castrogiofanni  ò  attaalmente  an 
ndario  di  2*  classe  in  provincia  di  CaU 

distretto  e  diocesi  di  Piazza  «  da  cai 
I.,  3S  dalla  capitale  della  proTincìa,  103 
IO.  La  Chiesa  madre  non  è,  come  nota 
(titolata  alla  Tergine  Assunta,  ma  a  N. 
to  il  titolo  della  Visitazione,  che  è  la 
ìncipale  degli  abitanti;  è  assistita  da  on 
posto  di  i  dignità,  18  canonici,  13  se- 
I  di  7  chierici  >  di  varii  privilegii  de- 
tempio è  di  architettura  gotica  tranne 
ile,  e  nel  muro  meridionale  ha  incastrata 
oa  antica  scanelata ,  che  si  vuole  abbia 
I  del  tempio  di  Cerere.  Entrando  dalla 
giore  le  due  prime  colonne  che  sosten- 
ive  sono  del  Gagini;  il  fonte  dell*  acqua 
a  sinistra  è  sostenuto  da  un  pezzo 
bro  trofato  nelle  rovine  di  Enna,  che 
a    nn  baccanale  con  varii  puttini.  Nel 

dell'altare  maggiore  sodo  5  quadroni 
no  che  rappresentano,  il  primo  a  destra 
me  di  Maria,  il  secondo  la  Presentazione, 
Assunzione^  il  quarto  T  Immacolata,  ed 
la  presentazione  del  divin  Pargoletto, 
astri  che  dividono  Taltare  pendono  due 
oblunghi  del  cav.  Arpino  o  della  sua 
s  rappresentano  per  ciascuno  tre  misteri 
religione;  ci  hanno  poi  5  quadri  del  Bor- 
I  Madonna  del  Pìliere  nel  T  della  Chiesa 
;  S.  Costantino  e  S.  Martino  anche 
nella  navata,  dov'  è  parimenti  un  Cro- 
ira  tavola  di  scuola  del  trecento;  il  Bat- 
l  Cristo;  S.  Giacinto  e  S.  Lucilla  nella 
«tra.  11  cornicione  della  maggior  navata 
li  13  quadroni,  gesta  di  SS.  Ennesi. 
icrestia  e  nella  sacrestia  meritano  atten- 
Eeee  homo  e  i  pitture  sopra  tavola  del 
Nel  tesoro  finalmente  sono  di  varii  bei 
sfiati  in  argento,  frai  quali  una  magni- 
oa  di  gotico  stile.  Nella  Chiesa  inoltre 
edetto  ò  nella  prima  cappella  a  sinistra 
iipinto  di  Filippo  Marcano  Dolce.  Nella 
8.  Agostino  il  quadro  dell'  Epifania  ò 
olo,  e  quel  di  N.  D.  della  Mercede  dello 
Ganci.  Osservasi  nel  maro  esterno  set- 


EN 


Belice,  eh*  è  Tlpsa  degli  antichi.  Collocala 
Cluverio  appresso  il  fiume  Crimiso  o  il  Be- 

tentrionale  di  quella  di  S.  Antonino  ana  colonna 
creduta  opera  d^li  antichi  Re  Svevi  che  abita- 
vano Castrogiovanni,  che  presenta  le  misure  lineari 
di  Sicilia,  presa  per  norma  in  questioni  e  propo- 
ste di  riforma,  come  avvenne  lorchò  componevasi 
il  codice  metrico  di  Sicilia  ;  sono  poi  nella  Chiesa 
di  S.  Francesco  d' Assisi  una  tavola  del  trecento, 
che  rappresenta  1*  Epifania  e  gli  affreschi  di  frat» 
Lupo  da  Castrogiovanni  nel  cappellone,  da  cui  fu- 
rono anche  dipinte  le  Chiese  di  S.  Croce  e  del 
Collegio  di  Maria.  Nella  Chiesa  di  S.  Maria  del 
Popolo,  detta  erroneamente  da  Amico  di  S.  Mar- 
co dei  Popolo ,  sono  dei  quadri  ad  olio  e  degli 
affreschi  di  facilissima  e  peregrina  composizione 
di  Saverio  Marchese  da  Castrogiovanni  egre- 
gio pittore  dei  nostri  giorni.  Nel  collegio  della 
Donna  Nuova  è  dello  Zoppo  di  Ganci  il  gran 
quadro  della  strage  degli  Innoccenti  a  piccole 
figure,  nella  Chiesa  dei  Cappuccini  del  Menniti 
il  S.  Carlo  Borromeo^  e  si  vuole  del  Tinto- 
retto  il  dipinto  che  rappresenta  lo  Sponzalizio  di 
S.  Caterina  nella  sacrestia  della  chiesa  di  Monte- 
salvo. 

Dato  di  volo  uno  sguardo  alle  opere  di  arte«  pas- 
siamo alle  cambiazioni  topologiche.  Occorsa  Taboli- 
zione  dei  Gesuiti  nello  scorcio  del  valicato  secolo,  la 
loro  casa  di  Castrogiovanni  divenne  Monastero  di  S» 
Chiara  e  di  S.  Maria  delle  Grazie,  che  essendo 
due  comunità  divise  in  proprii  monasteri,  si 
riunirono,  perché  della  regola  medesima  di  S. 
Francesco,  ed  in  quel  di  S.  Chiara  si  introdusse 
un  collegio  di  Maria,  ed  in  quel  di  S.  Maria  delle 
Grazie  si  ò  ora  costituito  un  orfanotrofio  provviso- 
rio perchè  V  antico  in  mina,  ma  la  non  andò  cos^ 
da  allora»  quando  vi  fu  stabilito  il  convitto  degU 
studii ,  che  non  ò  più  oggigiorno  r  malgrado  una 
assegnamento  della  comune  di  onze  SOO  annuali 
approvato  dal  Re  Francesco  I;  ma  invece,  di  fianca 
air  attuale  monastero  di  S.  Chiara  è  un  buon  liceo- 
di  studii,  fornito  di  5  cattedre,  di  umane  lettere^ 
di  grammatica  superiore^  eloquenza^  filosofia,  geo* 
metrìa  ed  algebra  ^  oltre  due  scuole  normali  pei 
fanciulli.  La  Chiesa  però  del  monastero  di  S.  Maria 
delle  Grazie  fu  destinata  in  Chiesa  parrocchiale, 
per  essersi  demolita  1*  antica  di  S.  Giorgio.  Il  con- 
vento dei  Carmelitani  sorgeva  nel  largo  dlS.  Gi- 
rolamo, e  precisamente  dov'  è  ora  la  casa  dei  fra- 
telli Severino ,  ma  passò  poi  ad  Ovest  del  paese 
dov*ò  tuttora.  U  monastero  di  S.  Maria  del  popolo 
era  di  rimpetto  l'antico  castello  dlFederico^  donde 

50 


394 


EH 


dalle  eoi  fonU  eertamento  dista  non 
molto,  n  monto  poi  discosto  2  mi^  dal« 

la  traiferito  preno  il  eooraoto  dai  PP.  Gappactni 
all'altra  attraBsità  dal  paaaaa  Nord-Ofait:  la  Ghi»- 
aa  è  aM>daiiii»iau;  ara  formato  il  eampanila  da 
«oa  torre  dal  madio  aro  deturpata  ora  par  F  in* 
trodaxiooe  di  intagli  non  oonfaoenti.  U  monaftero 
di  S>  KielMle  di  regola  benedettina»  sotto  titolo 
in  origine  della  Gonceiione  di  Maria,  fabbrioò  una 
Chiesa  novella  di  boona  arohitettnra  e  di  fonna 
lotonda,  essendosi  pel  passato  serrilo  di  nna  an- 
tica Chiesa  di  gotico  stile»  di  cai  si  OHerrano  le 
Tcstigia.  Il  ritiro  delle  donne,  detto  delle  Reepen- 
tite,  fa  nel  secolo  scorso  conTcrtito  in  monastero 
di  donne  sotto  il  titolo  della  Gonceiione^  sotto  la 
regola  di  S.  Francesco.  Essendosi  demolita  la  Chiesa 
parrocchiale  di  S.  Giovanni  BattisU  che  era,  se- 
eondo  il  Littara,  d*  no  hello  stile  gotico-norman- 
no» oggigiorno  norellamente  si  rifabbrica,  non 
altro  esistendo  dell'antico  che  la  sola  torre  del' 
campanile;  ritrovansi  nelle  sne  fondamenta  di  spa- 
liose  cattcombe  incarate  nella  Tira  pietra  ripiene 
di  ossami,  con  Tasi  che  si  ascrivono  all'  epoca  gre- 
ea.  La  parrocchia  di  S.  Tommaso  Apostolo  ò  stata 
fra  poco  rinnoTcllata,  con  l'altra  di  S.  Leonardo^ 
ohe  prende  la  rendite  dall'antica  intitolaU  alla 
8S.  Trinità ,  che  pie  non  esiste  come  quella  di 
8.  Caterina^  che  sorgerà  presso  la  Chiesa  di  S. 
Giorgio. 

In  decadenza  e  quasi  in  aboUxione  ò  lo  spedale, 
stabilimento  abbisognefole  moltissimo  in  paese  ben 
popolato.  La  Biblioteca  pubblica  è  ornata  di  Tarli  di- 
pioti  di  maestri  eccellenti  noe  che  di  un  gabinetto  di 
numismatica  e  di  laTori  fittili  riuTenuti  nelle 
ro?iae  di  Knna.  Nella  casa  comunale  fondata  dal 
senato  nel  18U  raunsTasi  la  cotanto  nominata  Ac- 
cademia Pergusea  non  più  progredita  da  pochi 
anni,  ma  che  doTrebbe  dai  cittadini  con  ogni  amore 
promuoTcrsi ,  perchè  sorgente  di  utilissima  gara 
negli  studii.  Trascurasi  anche  e  si  ò  quasi  abban- 
donata la  tanto  ben  ideata  Accademia  filarmonica, 
che  si  tencTa  due  Tolte  la  settimana,  fornita  anche 
di  un  archi? io;  non  la  dovrebbe  andar  cosi  di  tante 
buone  istituzioni  in  un  psese  dei  pie  culti  del- 
r  isola  nostra. 

Conta  CastrogioTanni  10  Chiese  psrrocchiali,  7  con- 
Tenti,  7  monasteri  di  donne,  un  collegio  di  Maria, 
un  orfanotrofio,  le  Chiese  filiali.  Il  TCro  stemma  del 
paese  rappresenta  un'  aquila  a  due  teste  sotto  una 
corona,  e  nel  centro  uno  scudo  con  in  mezzo  un 
leone,  delle  spighe,  e  Tarie  stelle.  Contava  nel  1798 
CutrogioTanni  llliS  anime,  11748  nel  ISSI, 


El» 


la  roeea  CalatrasI ,  da  ogni  parie  a  aeo- 
scese  ed  inaceessiUli  rupi,  ai  ha  mia  soli 

18178  neOo  seoreio  del  ISit,  e  par  Miiiie  fsr* 
tìeolari  4811  case,  18481  aoiaae  «ttoalaseale. 

Perdnreri  splendente  fineM  aniè  eiriltà  lafms 
di  Giuseppe  iiessi  nato  in  CaaliogioTaMi  aai  tè* 
bnjo  del  1774;  faron  grandi  i  tmàk  fdmi&HBÈ  a 
forieri  del  aonuno  ingegno  ehafiiTiloon  a  effli^ 
parsi.  Apprese  in  Catania  elo^nenfli  metsaaMnaa» 
tematiche  sotto  Raimondo  Flntnaia,  nln 
aaere  si  rirolse  sotto  il  doosenienno  Aninnine 
nisi,  ed  alla  eccleaiastica  ginriapradnni 
sotto  Sebastiano  Zappala.  Fa  neaanlo  ni 
ucerdotale.  Formatosi  alle  aeienne»  oCtenne  a  esn- 
eorso  ad  onta  di  mille  oppoainioaii  in  cottaèn  d 
giurisprudenza  chieaiastica  in  Cnlnnia.  Un  era  filili 
l'animo  ano  ad  nna  riforma  aeieoliaca  chefanni 
tenere  nel  conto  conToneTole  i  aonoUi  ed  i  fl^ 
drigali  in  gran  proso  in  qaei  tenapi»  •  rii 
il  Toro  gusto  per  le  seieaie  e  le  asiebe 
niente,  come  erasi  risentita  di  già  tolta 
e  Ti  rinsd;  poiché  eooalnnnDdo  nlTaggisMi  m 
Tarli  nobilianmi  ingegni,  si  Tenne  a  cesiankiii 
magnifica  accademia  detta  Gioenia,  deslinrii  A 
storia  naturale  di  Sicilia  aha  aaiebe  aeisaas  si 
anche  alla  amena  letleralam»  e  fii  le  alabiiMiife 
di  un'adunanza,  ohe  TonlTa  a  nsoatrara  ai  mbIi 
scientifico  essersi  anohe  Sicilia  risT^gliali  ài- 
l'arcadico  letargo.  Sorpassano  ogni  credma  i 
traTSgli  dell'  Alessi  per  assegnire  nn  tale  Mpii 
ed  asseguitolo  ad  incamminarlo  al  pis|iHm 
Una  descrizione  fisico-mineralogica  dalls  tm  |S» 
tris  Enne  era  il  primo  ano  parto  cha^iM 
di  pubblica  ragione  e  leggera  nell' accadmik 
ComponeTa  inoltre  nn  lavoro  ani  MoegMid 
altre  due  memorie ,  una  sugli  ossidi  di  tSAt 
sui  silicati  appartenenti  a  Sicilia  e  wirstiidi 
trar  se  ne  possa ,  e  l' altra  anlla  Tsra  «ipia 
del  succino, fatiche  di  somma  emdisioes;  mi* 
scorso  che  può  servir  d' introduzione  aUs  fldh 
già  dei  tre  mari  che  cingon  la  Siciiia,  slbe^ 
ossa  fossili  ritrovate  in  ogni  tempo  in  ^eol^ì''^ 
nn  breve  ragionamento  sulla  scoperta  ddh  >** 
gnesia  solfata  in  Sicilia,  che  leggea  ■<B*I*'^ 
adunanza  del  maggio  1885  per  la  eostitaniaii^ 
società  economica  in  Catania  ,  aa'orsiiom  ì^ 
sul  genio  inventore  dei  Siciliani,  che  ■0^1 
lodi  della  Biblioteca  italiana,  per  la  cofii  Mff 
trio  amore,  la  ricchezza  di  emdiztone.  e  b  i^ 
sita  latina  eloquenza,  altre  angli  stateli  nò^ 
sopra  Caronda  e  le  ano  leggi ,  gli  elogii  dd  G^ 
Gioeni  di  Girolamo  Ramperò  •  di  ÌMnm»^ 


395 


EN 

lel  sommo  vertice  apre  una  pia- 
circa  4  miglia  di  circuito  adattis- 

a  lettera  solle  scritte  ghiande  di  piombo 
n  Eooa,  che  poò  aTeni  come  appendice 
>1U  delle  iscrizioni   del  Torremnzia,  ed 
ri  grandiosi  nel  divisamente ,  che  sarebbe 
IO  nomerare  senza  potere  assaporarne  lo 
qoali  ti  rìTelano  1*  nomo  infaticabile,  ed 
or  eccellenza  in  grandi  materie.  Ma  Topera 
ì  coi  secoli  e  non  farà  mai  dimenticare 
di  lai  ò  la  classica  Storia  erittea  della 
dia  quale  prese  tntt' altra  via  di  quella 
ir  denno  coloro  che  amano  di  esser  prò- 
e  storici ,  ma   per  l'immensa  erudizione 
naleriale  a  chi  assume  l'impegno  di  scriver 
itoria  di  Sicilia  di  che  si  manca  sinora; 
MTerchio  affastellamento  di  cognizioni,  e 
ritica  rare  volte  usata  nell'  inquisizione  di 
cade  alle  volte  negli  errori  dei  quali  ab- 
epoca  del  Mongitore  e  degli  antichi  nostri 
La  moltiplicili  dei  suoi  sorprendenti  U- 
itti  di  siculo  tema,  acquistarongli  un  grado 
i  di  riputazione   in  Sicilia   ed  oltremare 
atti  gli  scienziati.  In  guiderdone  ai  me- 
lai un   canonicato   nella  Chiesa  collegiata 
tia,  fu  eletto  rettore  nel  collegio  delle  arti, 
Alo  con  altri  per  un  vescovado  che  poco 
•lato  per  le  sue  fatiche,  e  che  non  so  per 
^ione  non  consegui.  Fu  voglioso  di  gloria 
pinse  a  si  grande  altezza  e  gli  fu  di  sprone. 
Don  mai  preso  da  orgoglio,  amatore  della 
bbiam  veduto  quanto  amator  delle  scienze 
eienti6ci  stabilimenti.  Fu  aperta  ai  dotti  la 
,  adoma  in  ogni  parte  di  gessi,  minerali. 
Ile,  ossa  fossili ,  collezioni  di  stampe ,  di 
lavori  fittili,  e  ricchissimi  medaglieri,  pit- 
iltare  di  grandi  maestri  ec.  ec  essendo  stato 
remaroso  delle  arti  del  bello,  le  quali  col- 
ritrovansi  oggi  disposte  in  magnifico  museo 
sa  dei  fratello  D.'  D.  Antonino  in  Gastro- 
1.  Correva  il  IS^  lustro  della  sua  vita  tra 
ri  e  gli  studii  e  godeva  gii  di  una  celebriti 
Ita  col  sudore ,  ma  la  falce  cholerica  che 
infaticabile  nell'epoca  tremenda  del  1837  fa* 
Miggiacere  ai  colpi.  Il  31  di  agosto  fu  V  ulti- 
sl  bella  vita;  sepolto  tra  una  moltitadine 
rideva  la  tremenda   moria,  non   un   fiore 
0  folla  terra  che  lo  accolse   nel   sonno  di 

.  •  e  forse  V  ossa 

mozzo  capo  gf  insanguina  il  ladro 
s  lasciò  sol  patibolo  i  delitti. 


EN 

sima  alla  cultura;  ^edonsi  quivi  dissemi^ 
nate  vestigia  della  città,  lasciata  altra  par- 

.    Siano  di  esempio  ai  venturi  i  giorni  di  sua  vita  I 

Si  resero  anche  illustri  in  Castrogio vanni,  per  le 
loro  virtù  e  per  l'ingegno,  il  D."  D.  Francesco 
Benigno  Tremoglie  prestantissimo  in   giurispru- 
denza e  letteratura  ;  il  Parroco  D.  Angelo  Ganci 
gran  teologo  e  poeta;  il  sac  D.  Giuseppe  Candrilll 
di  eccellente  ingegno  nelle  'metafisiche  scienze; 
il  sac.  D.  Gaetano  Guglielmari  facondo  ed   egre- 
gio oratore;   P.  Ambrogio   sacerdote  dei  Minori 
riformati  versatissimo  nelle  matematiche;  D.  Se- 
bastiano Ajala  famigliare  del  Re  Ferdinando  I,  e 
che  si  mori  in  una  legazione  in  Austria,  ed  altri  di 
alto  nome  che  illustrarono  la  patria  sommamente. 
Il   fecondissimo    territorio   di   Castrogiovanni 
estendesi  in  sai.  S16i3,093,  delle  quali,  dividendo 
in  culture^  17,374  in  giardini,  45,580  in  orti  sem- 
plici ,  13,466  in  canneti ,   1S9«944  in  seminatori! 
alberati,  15558^827  in  seminatori!  semplici^  4430^ 
634  in  pascoli,  143^486  in  olivati^  72,965  in  vi- 
gneti alberati,  1171,76!  in  vigneti  semplici,  7,304 
in  ficheti  d'India,    16,500  in  alberi  misti,  8,980 
in  culture  miste«  8,673  in  suoli  di  case.  Hannovi 
•  zolfare,  dette  cioè  di  Falconetto,  La  Macchina, 
Leila,  Yolparella^  Misericordia,  Caliato^  ScavonOr 
e  8  di  Zito,  vi  sono  impiegate  3000  persone  circa, 
e  si  lavora  in  tutte  le  stagioni;    danno  zolfo  di  1* 
8*  e  3*  qualiti,  non  sono    soggette  ad  inondazionOr 
e  distanti  dal  mare  da  30  a  50  miglia. 

Nelle  vicinanze  di  Castrogiovanni  trovansi  ia 
varie  contrade  stronziana«  soICsta,  mista  spesso  con 
barite,  lignite  fibrosa ,  calce  carbonata ,  alabastro 
bianco  grigio  e  rossastro,  agarico  di  montagna  con 
cristalli  in  piramidi,  piriti  di  ferro  solforato,  po- 
tassa nitrata  e  salnitro,  pietra  arenaria  calcarea 
con  fòssili  organici,  variati  di  aarr  agate  arbori* 
nate,  zinco,  piriti  di  ferro,  di  rame,  pietre  quar- 
zose, siliciose>  e  schisto  cuticulo^  ferro  mammel- 
looare  argilloso,  e  raro  geodico ,  calce  carbonata 
rossa,  e  finalmente  ad  Alimena  a  14  m.  una  mon* 
lagna  di  sai  fossile  comune  cristallizzato  in  certi 
punti  in  cubi  coloriti.  Il  gesso  crisiallizato  ha  cosi 
sottile  le  sue  parti  ed  al  tempo  medesimo  al  for- 
temente compatte,  che  è  impossibile,  secondo  dica 
il  conte  di  Borch,  determinarne  la  figura  prima;  io 
il  credo  però  col  sìg.  Wallerio  di  figura  fibrou; 
ne  ò  grandissima  la  trasparenza,  talché  a  prima 
vista  sembra  uno  spato.  La  criatallizzazione  poi 
del  gesso  in  groppi  ck'  i  opaco  in  iCastrogiovanni 
sembra  a  principio  quella  del  precedente,  ma  ò 
differente;  poichi  presentasi  il  gesso  sotto  una  for- 


396 


m 


te  in  pascoli  pei  cavalli  e  pei  buoi,  pian- 
tata  un  tempo  a  vigne,  poiché  tra  le  pri- 
me terre,  testimonio  Strabene,  dava  ottimi 
vini;  onde  Silio  cantò: 

Per  ampie  vigne  Terdeggianta  Entella. 

Tarlo  è  il  nome  della  città;  dicela  EnteUa 
Diedero,  ed  EfUeltini  i  suoi  abitanti  Plinio 
e  Cicerone  ;  Tzctze  Entalla  ed  AleUa  da 
AUUa  moglie  di  Egesto,  donde  quel  detto 
di  Vibio  :  il  Crinièo  in  SicUia  alla  cUtà  di 
Atilac^  cioè  di  Atilla.  V  origine  ne  è  anti- 
chissima poiché  si  riporta  ai  tempi  trojani, 
ed  anche  sono  varie  le  opinioni  sul  fondato- 
re, imperocché  altri  ascrivono  lo  stabilimen- 
to di  Entella  ad  Egesto  o  Aceste,  di  cui  dicesi 
aver  fabbricato  Erico  ed  Egesta  ossia  Sege- 
sta;  indi  Isacco  Tzetze  sopra  Licofrone,  che 
disse  Aceste  fondatore  di  tre  luoghi,  scri- 
vendo aver  preso  Crimiso  in  consorte  una 
delle  figlie  di  Fenedamonte,  ed  aver  gene- 
rato Egesto,  soggiunge  :  cosini  fabbricò  in 
Sicilia  ben  tre  ciUà,  una  che  dal  suo 
nome  disse  Egesta,  aUra  Erice,  la  terza 


ina  globulare,  con  una  tinta  giallastra,  la  cristal- 
lizzazione ne  è  laminosa,  non  sono  poste  però  le 
lamine  1*  une  sul!'  altre,  ma  partono  da  un  centro 
comune  a  ciascun  globo,  per  confinare  alla  circon- 
ferenza do?e  l'estremità  si  rotondano.  Intorno  poi 
ai  fossili  organici  tro?ansi  fra  gli  altri  nei  dintorni 
di  CastrogioYanni  Lucina  trantversa,  Donax,  Pin- 
na, Peeten,  Chama,  Ballanus  ec.  Hannoci  anche 
nei  boschi  dei  porci-spini,  martore,  donnole  e  lupi, 
piccoli  mammiferi  rari  in  qualche  modo  in  altri 
luoghi  dell*  isola. 

A  sei  miglia  yerso  ostro  da  CastrogioTanni  sul 
molino  del  Paradiso  è  la  grotta  dell*  Inferno,  so- 
migliante a  quella  delle  quattro  arie  nel  monte 
Cuccio  nel  territorio  di  Palermo  descrìtta  dallo 
Scini,  ed  a  quelle  di  Melilli  e  di  Pantalica;  rende 
an  magnifico  effetto  e  fu  mentovata  anche  da  So* 
lino.  £  ampia  e  tì  si  entra  per  tre  bocche;  le 
cristallizzazioni  di  acque  tì  si  compongono  in 
maraTÌglioae  maniere  che  quelle  ttallatiti  rappre- 
sentano; tono  intanto  co?erte  da  sottilissimo  li- 
chene che  yariamente  le  colora ,  e  penetrandoci 
1  raggi  loUii  moatraai  ono  spettacolo  magnifico. 


EN 


EnteUa  o  Atetta  dai  nome  dèlta  megUe. 
Poi  canta  Silio  nel  lib.  li. 

An*Eltoreo  Aoeala  ogwNr  la  caio 
Di  EnteUa  il  noma... 

perciocché  a  questo  trojano  fu  sempre  ama- 
bile il  nome  di  Entella  per  la  memoria  della 
moglie.  L'ascrive  Servio  sul  5  delFEneid. 
ad  Elimo,  che  credcsi  figliuolo  illegittimo 
di  Anchise.  Virgilio  finalmente  nel  mede» 
Simo  5  libro  introduce  Antello  amico  di  Ace- 
ste a  tenzone  nel  cesto  con  Darete,  §ma 
dubbio  con  poetica  fantasia,  avendo  Io  stes- 
so Aceste  preso  moglie  per  nome  EnleDi, 
e  dicelo  fondatore  della  città  dello  stessi 
nome.  Del  resto  scrive  TEpitomalore  di  Sto* 
fano  sulla  città  :  Entella  eiUà  di  SteOÌÈ, 
ne  erano  però  gli  aKntanli  Cmi^fatd  M 
nazione ,  compagni  ai  Cartaginesi.  Col- 
tamente come  alferma  Diodoro  nel  lib.  li, 
lasciati  Dionisio  i  Campani,  partiti  qnni 
per  Entella,  persuasi  i  cittadini  a  coneedar 
loro  il  dritto  di  cittadinanza,  oppressili  fé 
nottempo  per  tranelli,  trocidarono  qsMt 
avevano  ecceduto  gli  anni  della  pneriiia,el 
appropriatesi  le  loro  donne,  si  usurparoaol 
possedimento  della  città,  secondo  QaTem 
nell*  anno  ii  della  xciv  Olimpiade,  qoal  In- 
de fu  certamente  in  molto  uso  presso  i  Cam* 
pani.  Dopo  cinque  anni  ora  Entella  ia  M* 
federazione  coi  Cartaginesi,  ma  dopo  i  tret- 
ta  se  la  sottomise  Dionisio,  secondo  lo  sles* 
so  Diodoro  nel  lib.  13 ,  il  quale  dice  Ea- 
tella  nel  lib.  16  espugnata  dai  Cartagiaeri, 
e  dopo  tre  anni  data  in  libertà  per  opot 
di  Timoleonte;  Timoleonte,  ei  dice,  s*im- 
padronl  di  Entella,  dove  uccise  13  ciUadiri 
che  seguivano  le  parti  dei  Cartaginesi,  deaà 
gli  altri  della  libertà.  Rimaneva  sotto  il  Cat- 
te Ruggiero  ed  i  figliuoli  di  lui,  ma  sotto 
rimpcrator  Federico  Re  di  Sicilia,  aiti* 
dola  i  Saraceni  insieme  a  Jato  presa  in  lofi 
tutela,  giacque  dalle  fondamenta  crollato, 
non  mai  da  allora  rifatta.  Alle  radici  aqm- 
lonari  del  coUOi  per  dove  guarda  Cataimit 


J 


397 


EN 

notissima  miniera  di  pietra  alaba- 
dove  anche  apronsi  dei  bagni  a  to- 
arie  malattie^  mentovati  dal  Fazello. 
;$ta  città  finalmente  Castel?etrano  eb- 
;econdo  Arezio ,  il  nome  di  Castello 
ino. 

EO 

le  (Isole)*  Lat.  Eeoliae  Insulae.  Sic. 
(V.D.)  Volgarmente  Lipari  dalla  pri- 
tra  quelle ,  e  Yulcanie  dai  monti 
ai  che  vi  hanno;  bagnate  dal  mar 
9;  adjacenli  all'Italia  ed  alla  Sicilia, 
questa  un  pò*  più  vicine^  site  al  lato 
lare  di  essa,  rimpetto  il  territorio  di 
> ,  altre  piccole,  altre  poi  maggiori , 
li  come  famose  presso  i  poeti ,  per 
stabilito  la  sua  sede  Eolo  Re  dei 
e  dìcesi  avervi  anche  avuto  una  fu* 
ulcano  padre  del  fuoco;  onde  Eolie, 
ie  e  da*  Greci  Efestiadi  si  appclla- 
diconsì  anche  Piote  da  Omero  , 
sono  bagnate  air  intorno  dal  mare. 
!  Arno  Giannattasio  da  Diodoro:  ìm- 
\è  BoetOy  ei  dice,  venendo  ad  Eolo 
atemo  y  ed  avuto  da  lui  in  luogo 
to ,  passò  nel  regno  di  Eolide  ed 
\  il  nome  della  madre  Arne  a  quel- 
ime.  Dice  poi  sul  sito  il  medesimo 

0  lib.  5  :  Giacciono  giie^(e  i^o{e  tra 
iia  e  r  Italia  con  corso  diretto  dallo 

e  da  orietUe  ad  occidente;  distanti 
fSO  stadii  dalla  Sicilia;  uguali  quasi 
*o  in  grandezza;  ma  la  più  grande, 
pari,  si  ha  un  circuito  di  ISO  stadii. 

1  poi  Plinio,  dair  opposta  parte  del 
(etauro  che  bagna  la  Calabria  parte 
I,  distar  12  miglia  le  Eolie;  ma  er- 
corse  negli  esemplari  suoi;  imperoc- 
irciano  Capella  e  Solino  Epitomatori 
crivono  distar  le  Eolie  dall*  Italia  24 
quante  in  realtà  se  ne  computano. 
si  combina  già  sul  numero  di  esse; 
cchè  alfenna  il  Fazello  esser  10  le 


EO 


isole  e  vi  nota  Alicudi  e  Filicudi.  Gli  antichi 
tutti  di  unita  sette  le  dissero ,  e  ne  arre- 
ca  Cluverio  per  intero  i  testimonii  ;  quan- 
tunque  alcuni  dì  essi  come  Servio  ed  Isi- 
doro dicanle  9  ripetuto  il  nome  di  due,  ed 
Appiano  facciale  3  lasciate  Filicudi  ed  Alicu- 
di, poiché  distanti  dall*  Eolie.  Nasce  da  ciò 
la  discrepanza,  che  lasciano  le  piccole  come 
scogli,  ed  una  come  poi  dirò  emerse  nuo- 
vamente pel  vigore  del  fuoco.  Dieci  io  ne 
noto  cogli  scogli,  alle  quali  se  aggiungerai 
Filicudi  ed  Alicudi  saranno  12;  ecco  i  nomi 
di  ognuna:  Lipari^  Vulcano,  Lisca  bianca. 
Saline  ,  Slrongoli ,  Panaria ,  Basiluzzo  , 
Vulcanello,  Danilo,  e  dalla  mappa  di  Seut- 
tero  si  ha  Tilanavi  oltre  Alicudi  e  JFtW- 
cudi;  sono  poi  gli  antichi  vocaboli:  Lipari, 
Yulcania,  altrimenti  Thermissa,  ed  Riera, 
Evonimos,  IHdyma,  Strongyle,  Phaenicu- 
des  0  Pkaenicusa,  Ericodes  o  Ericusa, 
Hicesia,  Heracleotes.  Nessuno  degli  anti- 
chi fa  menzione  di  Vulcanello  e  diconla 
sorta  al  tempo  di  Plinio  o  poco  prima.  Non 
ardisco  indovinare  intanto  perchè  Hicesia  ed 
Heracleotes,  che  giacciono  tra  le  altre,  non 
siano  state  insieme  registrate.  Ricordarono 
le  prime  Eustazio  e  Tolomeo,  tuttavia  ve- 
diamo descritta  Eracleote  neir  Itinerario 
dell*  Isole,  come  avverte  Cluverio.  Dirò  lar- 
gamente nei  luoghi  proprii  delle  doti  di 
natura;  ci  mostra  oggi  con  chiarezza  Tespe- 
rienza  Vulcano  e  Strongoli  esser  di  quelle 
le  due  ignivome.  Lipari  è  popolosa,  quasi 
sterili  alcune,  altre  feconde  per  1*  industria 
degli  agricoltori^  tutte  finalmente  mon- 
tuose (1). 

(1)  Secondo  i  più  accorati  natoralisti  rilrovaDst 
in  queste  isole  le  seguenti  prodazioni  valcaniche: 
amianto,  ferro  ossidato  oligeste,  sobossidato^  ferro 
idrato;  arragonite  calce  carbonata  manganesifera; 
calce  idrosolforata  calcarifera;  ferro  manganesifero 
e  calce  magnesia  carbonata^  quarzo  agate;  quarzo 
roseo,  quarzo  pietra  pece;  idrato  resinoide;  lave 
a  base  selciosa  di  ugual  frattura  ma  in  altre  cir- 
costanze differenti.  Lava  sparse  di  crisolite  e 
melanite  >  pirossenich  e  con  cristalli  di  anfigeno , 


398 


EP 


,  «pipali*  Lat.  Eptpolae  (Y.  H.)  La  ip*  par- 
te della  città  di  Siracusa  verso  greco,  alle 
altre  sovrastante,  famosa  al  certo  per  pub- 
blici edifiiii,  ma  sprovveduta  aflàtto  di  pri-> 
vate  case  di  cittadini.  Era  munita  di  mura, 
ordinate  da  IHonisio  con  somma  celerità,  e 
che  volle  fermissime  ed  interrotte  da  torri, 
testimonio  di  tutto  Diodoro  nel  lib.  14,  di  cui 
queste  sono  in  compendio  le  parole  :  DUh 
nkio  tiranno  di  Sicilia,  richiamando  aUa 
memoria  che  la  cUtà  di  Siraetua  nella 
guerra  coloro  gU  Alenieei  fu  cbUa  da  un 
mare  alFaltrOf  e  temendo  che  HmUe  «fi- 
fortunio  non  venisèe  aUra  voUa  a  speri' 
menlarej  e  f  uscita  nei  campi  a  chiuder' 
Ieri  affatto;  imperocché  vedeva  essere 
opporiunissimo  il  sito  delle  EpipoU  r^n- 
petto  Siracusa;  raunati  architetti^  ricanoò 
dai  loro  pareri  dover  mtunirri  le  Spi* 
poU;  dove  ora  esiste  il  muro  ad  Essa^ 
pilo^  imperocché  questo  luogo  rivolto  a 
settentrione  è  tutto  scosceso  e  per  l'asprez' 
za  dalla  parte  esteriore  inaccessibile.  De- 
sideroso diisifiie  di  compir  fra  breve  le 
eostruzionij  congrega  da  ogni  parte  dei 
territorii  della  gente  ^  donde  scelse  rino 
a  6000  uomini  idonei  al  negozio  e  di  for* 
te  complesrione ....  Laonde  netto  spazio 
di  20  giorni  ri  protrasse  il  lavoro  del 
muro  a  30  stadU  di  lunghezza,  ed  a  tale 

ciisiiaDite;  roceia  feldspatìca  con  cristaUi  di  calce 
carbonati  e  gismodina  ;  meliilite ,  nefalina ,  spato 
lamelloaOy  ed  idroclorato  ramìfero  di  soda,  che 
raramente  si  rinviene  nelle  incrostature  di  Vul- 
cano. Oltre  alle  quali  produzioni  vi  furono  rin- 
yenuti  dalla  esimia  Gio?auna  Power;  come  ella 
stessa  fa  meniione:  tracbito  con  rame  solfato; 
rame  idrosolfato;  rame  ferro  solfato  antimonifero  ; 
rame  idrocarbonato;  rame  idrato:  rame  quanife- 
ro;  rame  ossìdolato;  scisto  argilloso  »  sabbionoso , 
alluminuso,  granitoso  ossidiane.  Le  TetriGcazioni 
Tolcaniche  poi»  che  in  tutte  tali  isole  si  ossenrano^ 
han  fatto  conchiudere  ai  geologi  che  le  sostanze 
delle  isole  Eolie  sono  affatto  diverse  da  quelle 
del  Mongibello.  Nei  loro  mari  vi  si  pescano  molte 
y ariete  di  coralli  e  quantità  di  molluschi  nudi  a 
conchigliferi  dei  più  grandi  dei  mari  di  Sicilia. 


EP 


altezza  da  oonfroafore  eolia  ìim  sUMUIà 
qualunque  forza  nemica ,  imperocM  era 
ad  iniervaUi  fomUo  di  alte  torri,  e  ee- 
èlaca  di  sasri  di  quattro  piedi  mUfkis- 
samente  coiiUuiU.  Di  quella  forSficaiìoM 
ali*  intomo,  da  Diodoro  -avvertila,  scrive  k 
larga  copia  Tuddide  nella  Goer.  Pelopaa. 
lib.  6,  ed  assegna  il  luogo:  Quei  ksogo  in» 
tanto  è  arduo,  rino  aUa  città  alquwsls 
deeUve,  e  largo  affatto  verso  dmilro;  te- 
de i  Siracusani  posergli  il  nowse  diEfl' 
poli,  per  esser  il  più  alto  degUaltrUO^ 
cupate  poi  le  EpipoU  gli  Ateniesi,  netta  ft 
alta  eetremUà  di  quelle,  per  etri  r^^ardi 
verso  Megara,  sollevarono  un  castrile  n- 
pra  labdalo,  acciò  fosse  coneena  driis- 
gagli  e  del  tesoro,  quante  voUe  a  m» 
battere  uscissero.  Diremo  a  soo  loogs  i 
Labdalo;  fo  menzione  poi  Livio  di  ImUs^ 
che  era  1*  altura  colla  fortesia ,  periMU 
dicelo  il  Ouverio  parte  deUe  Spipafl,  di 
altri  dei  nostri  con  Ini  ;  appeUari  9§^f 
ei  dice.  Belvedere,  pereftè  ài  hmgs  ritk 
largo  aW  intomo  riguarda.  Poi  4)M#i 
Epitomatore  di  Stefano,  soggiunge,  dM^^ 
Eurialo  la  rocca  delle  EpipoU;  soespdk 
EpipoU  una  piccola  terra  di  Siramst^ 
ria  in  luogo  scosceso.  Ha  dimostrai  ife^ 
ve ,  non  essere  stato  Eurialo  a  Bdfri&ii\ 
ed  in  appresso  apparirà  pi&  aropianA 
Fu  al  certo  Eurialo  parte  delle  Efipdt 
fabbricato  dal  medesimo  Dionisio,  e  i  cri 
rimangono  delle  vestigia  nel  luogo,  iij 
appella  il  volgo  MongibeUiri.  Del  resHi  ffi 
estendevansi  le  Epipoli  sino  a  BelfaMf 
dove  sono  le  vestigia  delle  mura  e  èi^] 
torri  con  tanta  magnificenza  da 
costituite?  Era  dunque  a  MongiMM 
ve  sorgeva  Eurialo ,  il  termine  delli 
poli  ;  sotto  Eurialo  anche  in  un 
il  castello  Labdalo^  opera  degli  Al 
d*ivi  non  lungi  Essapilo,  che  vidao  a' 
appartenevasi  alle   Epipoli ,  quind 
occidente  sono  le  Latomìe  o  k 
in  uso  di  carcere ,  come  altre  qoà  • 


399 


EP 

tali  Platarco  nella  ?Ila  di  Dione  : 
iindi  le  EpipoU,  liberò  i  ditadini 
m  tenuti  prigioni^  munì  la  rocca 
ìiTO.  Avendo  Dionisio  di  mara  Cir- 
io Epipoli  conflnanti  a  Tica  ed  a 
che  erano  parti  di  Siracusa,  non 
lamento  afferma  il  Cluverio  essere 
battuto  il  muro  tra  le  medesime, 
larcello  Capitano  del  romano  eser- 
capalo  Essapilo  ed  impadronitosi 
ìipoUj  prese  poi  Tica.  Diremo  in 
i  di  EurialOj  EsmpUo  e  delle 


ER 

Lat.  Heradea  (T.  H.)  cogno- 
(tiioa,  un  tempo  Macara.  Descris* 
molta  esattezza  Fazello  nella  Dee. 
sap.  2,  e  Dee.  2  lìb.  1  cap.  2  in- 
n  Minoa,  e  dimostrala  sita  eviden- 
appresso  Agrigento  verso  occìden- 
romontorio  che  dicesi  oggi  Capo 
tra  Siculiana  e  la  foce  del  fiume 
D  di  tal  parere  è  anche  Cluverio, 
adola  collocata  alla  foce  medesima 
ini ,  checché  Pacio  opponga  ;  è 
«rciò  r  errore  delle  genti  di  Ter- 
vantandosi  essere  stata  un  tempo 
loro  patria  ;  né  i  regii  diplomi  » 
armano  Terrore  medesimo,  danno 
alla  volgare  opinione;  imperoc- 
antichi  Geografi  e  Storici  asse- 
el  sito  si  a  Minoa  che  ad  fra- 
quali  recherei  le  parole,  se  non 
imo  Fazello  largamente  conside- 
desse  conchiusione.  Diremo  in  ap- 
dl'origine  di  Minoa,  e  qui  farem 
motto  sulla  fabbricazione  di  Era- 
ristauro  di  Minoa.  Erice^  dice 
el  Kb.  4,  accettate  le  condizioni^ 
con  Ercole,  a  certamCj  e  tinto 
f)%en  destituito  del  po'ssedimento 
ione,  che  Ercole  come  un  dopo- 
ìdette  agU  abitanti  in  wufrutto. 


ER 


finché  qualche  di  lui  discendente  non  «e- 
nisse  a  richiederla;  come  poi  awenne^  che 
lo  spartano  Dorico  venuto  in  Sicilia^  ri-' 
cuperatigli  aviti  possedimenti  costruiErch 
elea.  Pausania  lib.  3,  da  Aristofane:  gli  Era^ 
cfc'cU,  scrive,  non  potendo  per  la  povertà 
abitare  in  Atene  ed  in  altre  parti  della  Gre^ 
eia^  di  nobilissima  famiglia  essendo,  sen 
vennero  in  Sicilia  e  fabbricarono  la  città 
tU  Eraclea;  queste  cose  con  poca  varia- 
zione riporta  Erodoto  nel  lib.  S  imperoc- 
ché narra  aver  consigUato  un  certo  Anti- 
orate  dagli  oracoli  di  Lajo  a  Dorico ,  che 
fabbricasse  in  Sicilia  Eraclea,  affermando 
esser  degli  EracUdi  la  terra  di  Erice,  da 
Ercole  stesso  acquistata;  ed  alquanto  dopo, 
navigarono  poi  insieme  con  Dorico  aUri 
Spartani  di  lui  compagni  nel  dedurre  la 
colonia,   che  venuti  essendo  in  Sicilia 
con  flotta  ed  ogni  apparecchio,  superati 
dai  Fenicii  e  dagli  Egestani  soccombet- 
tero in  battaglia ,  U  solo  Euriteante  in 
questa  strage  rimasto  superstite,  che  rac- 
colte le  reliquie  dei  sud,  occupò  Minoa 
colonia  dei  Selinunzii  e   liberò   questi 
dalla  monarchia  di  Pitagora;  e   que^ 
sto  ritolto,  egli  medesimo  invase  la  tiran- 
nide di  Selinunte,  ed  in  breve  se  ne  mi- 
se a  capo  ;  perlochè  il  popolo  fatto  im- 
peto contro  di  lui,  sebben  rifugiatosi  aU'al- 
tare  di  Giove  Forense,  lo  scannò;  e  questo 
ci  narra  Diodoro.  Fazello  negif  accennati 
luoghi»  da  quelle  parole  degli  scrittori 
raccoglie  alcune  cose  che   forse  nessun 
prima  di  lui  palesò;  aver  cioè  conseguito 
subitamente  la  regione  di  Erico,  dichiarata 
la  progenìe,  volentieri  cedendo  gli  abitanti, 
ed  aver   tra  Girgenti  e  Selinunte  verso 
il  promontorio  Bianco  sulle  ruine  della  città 
Minoa  già  minata,  fabbricato  una  città  che 
disse  Eraclea  da  Ercole;  quella  pertanto 
sorse  per  poco,  che  i  Cartaginesi  o  per  in- 
vidia 0  per  paura  che  Eraclea  impingua- 
tasi qualche  volta  non  distruggesse  1*  im- 
perio dei  Fenici ,  confederate  cogli  Ege- 


AOO 


ER 


stani  le  loro  armi,  con  grande  esercito  as- 
salirono, e  presala  sin  dal  fondo  mina- 
rono, sconfitti  nccisi  Dorico  e  gli  altri 
spartani  duci,  scampatone  il  soto  Eorileon- 
te;  non  molto  dopo  tuttafia  condottaci 
una  colonia  di  suoi  rifecerla  i  Sdinonxii,  e 
Pitagora  assunto  il  titolo  di  tiranno,  poscia 
la  diresse.  Ha  resa  al  nome  antico  ed  alle 
I^gi»  nofellamento  appellata  Minoa,  Eori- 
leonte  superstite  ai  duci  spartani,  raccolte 
da  ogni  parte  le  relìquie  degli  Eraclidi  ed 
assalitala,  acquistatala  con  somma  Tigoria, 
e  tolto  Pitagora,  disciolse  i  Selinuntìni  dal 
monarchico  giogo.  Ha  avendola  quinci  egli 
medesimo  invaso,  dai  Selinunzii  infiammati  a 
sedizione ,  dinanzi  airaltare  ucciso  cui  erasi 
rifugiato,  cadde  nel  sangue  suo  ;  il  che  può 
agevolmente  aiTermarsi  essere  avvenuto,  ma 
nessun  degli  antichi ,  che  io  sappia ,  cosi 
apertamente  ce  lo  attestò.  Afferma  al  certo 
Diodoro  avere  i  Cartaginesi  minato  dalle 
fondamenta  Eraclea;  ma  di  queste  cose^  sog- 
giunge, dal  9tio  tempo  $eriviamù  separa- 
tamente; quasi  che  si  sieno  fatte  molto  dopo 
la  fabbricazione  della  città;  in  nessun  luogo 
del  resto  se  ne  fa  cronologicamente  men- 
zione ,  perlochè  s*  ignora  affatto  il  tempo 
della  distruzione  di  Eraclea  dai  Cartaginesi. 
Sotto  il  nome  di  Hinoa  ne  prese  1*  im- 
perio Dionisio  Tiranno  di  Siracusa;  quinci 
Dione  ad  essa  sen  venne,  passato  per  Agri- 
gento lasciatevi  le  spoglie  ed  il  bagaglio , 
e  contro  Dionisio  1*  esercito  condusse. 
Non  voglio  del  resto  dissimulare,  che  da 
Pluterco  dicesi  allora  Hinoa  piccola  città 
della  signoria  dei  Cartaginesi.  Circa  48  anni 
dopo  era  già  nuovamente  città  famosa,  quinci 
il  tiranno  sottomise  i  cittadini  di  lei  che 
eransi  alla  libertà  restituiti.  Avvampando  la 
seconda  guerra  punica  era  ai  Cartaginesi 
soggetta:  /mitcone,  dice  Livio  nel  lìb.  4, 
che  a  lungo  avea  tenuto  la  flotta  al  pro- 
montorio del  Pachino^  sbarcò  ad  Eraclea 
che  dicono  Minoa  2*000  fanti ,  300  ca- 
tatti ,   li  elefanti.  I  mali  della  guerra 


ER 

servile  travagUarono  Eredea^  ma  11  Coih 
sole  Supilio,  addottavi  una  coloiiia  di  la- 
mani  It  rese  alto  stato  primitfo  e  di  leg|i 
la  muid.  Teslinionio  Cicerone  nella  V  f  «• 
fb  da  Terre  grandenenle  ? esaatn.  Ukttà 
finalmente  Pietro  Diaemio  esser  dd  trib 
minate  sotto  i  Saraceni  demstalori  ddTi»- 
la.  Sopravaniano  tnttavia  delle  watigia  di 
esporremo  daUe  parole  del  Faiello. 

Erane  il  circuito  di  due  miglia,  slh  li 
ima  rupe  poco elevate,e  da  ogni partepdi^ 
palmento  da  quella  die  dai  Haiti  è  baMh, 
scoscesa  e  mnnitissima.  Rolla  oggi  iilim 
di  antico  edifizio,  ma  dapertutto  passa  Fifr 
tro.  Verso  il  centro  della  città  sono  auffi 
diìe  sotterranee  spelonche  artificiali,  Coi 
d  abbiamo  incerto  se  dano  steto  diim 
0  sepolcri.  Donde  la  città  mirava  aqa&w 
ci  ha  un  poggio ,  nel  di  coi  vertiee  «i 
una  fortezza  oggi  dette  Castellacdo. 
mura  per  duo  al  fiume  Lieo 
ancora  intiero  un  acquidotto,  costnitoi 
pietre  quadrate  ma  calcaree ,  delie  fsl 
grandemente  abbonda  la  contrada,  fili^^ 
tri  monumenti  della  ciltà  mancandodiJ 
se  ne  ignora  Fuso.  Dinanzi  le  man ttM^ 
vansi  ancor  molti  granai  nella  vira  ift 
incavati  che  sovrastano  al  mare ,  nd  fi 
gli  Eracleesi  conservavano  in  ogoi  mii 
frumenti  ;  imperocché  fu  Eraclea  ntf^ 
Simo  emporio  di  frumento,  come  iM* 
Polibio  nel  lib.  1,  lorchè  dice  riporUUi^i 
r  annona  al  Lilibeo  nella  prioM  l^i 
punica.  Vedonsi  inoltre  d  di  sotto  I0|j 
vate  anche  nelle  rupi  ed  intere 
delle  conserve  confinanti  al  lido,  edilizi 
desimo  negli  scogli  subaquand  tiglio* 
gli  Eracleesi  uno  asilo,  per  cui  pottf^j 
sicuramente  approdare  i  navigli  ad 
tere i frumenti.  All'estremo  della  dita 
sovraste  al  mare  è  oggidì  una  torre 
zione  dette  di  Capo  Bianco.  Conchiafc' 
ndmente  lo  Storico:  U  eito  dette  cfli' 
talmente  grato  ^  ammiratrile  e 
alla  vita  tunana^  che  non  so  /tetro  ' 


401 


ER 

foiglie  cai  Re  di  Sicilia,  per  merla 
fOnamerUe  fatto  cadere  in  estingui- 
AfTermo  con  Eraclide  essere  stata 
nte  appellata  an  tempo  Minoa  Ha- 
r  r  amenità  del  sito,  quasi  Città 
Dice  inoltre  nell*  Isagoge  il  Gaetani 
l>ro  della  ruinata  città  esser  sacro 
Giovanni.  Cavansi  comunemente  col- 
dei  mattoni  e  dei  frammenti  di  yasi 
ccorrono  anche  appo  Paruta  quat- 
arìe  monete  di  questa  città  di  rame, 
Qto  e  d'oro,  colla  testa  di  Pallade, 
tgine  di  Ercole  strangolante  il  Leo- 
che  colla  faccia  di  Cerere  adorna 
le,  coir  epigrafe  hpakahtxìn  ed 

i  blancne*  Lat.  Herhae  Blanchae. 
rì  ^ranchi  (V.  N.)  Antichità.  Presso 
,  ad  un  miglio  dalle  vestigia  di  diroc- 
à  appellate  Hachere ,  verso  austro , 
n  colle  piuttosto  basso,  nel  di  cui 
è  una  ammirabile  moltitudine  di 
che  occorrono  qua  e  là  costruite  di 
juadre  presentando  per  lungo  tratto 
ì  città. 

9MO-  Lat.  ErbcMUè  (V.  H.)  Città 
tempo  appresso  il  territorio  di  Agri- 
mentovata  da  Polibio  nel  lib.  1  e 
doro  nel  lib.  20  e  23;  scrive  que- 
rlando  degli  accampamenti  dei  Ro- 
Bll' assedio  di  Agrigento.  Yettovaglie 
i  apparecchi  gli  altri  compagni 
wano  frequentando  Erbesso  e  poi 
$ta  città  non  molto  distante  dal 
parcamente  mercanteggiando  essi 
mij  fomivansi  in  larga  copia  di 
ìe  loro  abbisognasse.  Il  che  avver- 
lannone  che  veniva  in  ajuto  ai  suoi 
lesi  in  Agrigento  assediati,  riunito  in 
i  tutto  l' apparecchio  di  guerra  e  le 
pria  d' ogni  altro  per  opera  di  tra' 
$' impadronisce  di  Erbesso  e  tron^ 
alloggiamenti  dei  nemici  ogni  spe^ 
ivettavagUa:  e  questo  afferma  Dio- 
mnone  con  tutto  V  esercito  venne  dal 


ER 


Lilibeo  in  Eraclea,  in  qual  tempo  giunsero 
coloro  che  offrivano  la  resa  di  Erbesso. 
Cosi  altrove  narrando  la  spedizione  del 
Duce  Agrigentino  Xenodoco,  per  mettere  in 
libertà  le  città  dell* isola,  scrive:  gli  En- 
nesi,  spediti  ambasdadori,  rendono  la  ci(- 
tà  agli  Agrigentini,  i  quali  messala  in  Kr 
berta  si  drizzano  verso  Erbesso,  che  da 
una  guarnigione  custodivasi.  Sebbene  tali 
cose  dette  si  fossero  di  Erbesso  presso  Agri- 
gento, dubito  se  intender  si  dovesse  di  al- 
tra città  dello  stesso  nome  presso  Siracu- 
sa. Fazello  e  Cluverio  ricavano  da  tal  de- 
scrizione di  Polibio  essere  stata  Erbesso  so- 
pra Agrigento ,  ma  io  non  so  rigettare  se 
ad  Erbesso  sia  stata  oggi  sostituita  la  pic- 
cola terra  di  Grotte.  Soggiunge  Fazello  :  la 
etimologia  greca  non  assurdamente  npor- 
ta  la  ragione  di  tale  antico  nome  alle 
spelonche  che  i  Siciliani  volgarmente 
chiamano  Grotte;  ma  sembra  che  Grotte 
sia  situata  in  luogo  più  rimoto,  di  modo 
che  assediando  i  Romani  Agrigento,  avesse- 
ro potuto  i  loro  confederati  trasportarvi  di 
là  soccorso  e  vettovaglie,  e  che  essendo- 
sene impadronito  il  cartaginese  Duce  tolsit 
ai  Romani  un  qualunque  soccorso.  Abbiamo 
detto  ciò  per  non  ingannarsi  gì*  incauti  dal- 
l'ombra  sola  del  nome. 

BriieMMi.  Lat.  Erbessus  (V.  N.)  Città, 
da  Plinio  Herbessus  coU'aspirazione,  la  cui 
gente  ò  detta  Erbessina;  diversa  dalla 
Erbesso  sopra  Agrigento.  Ne  fan  menzione 
i  nostri  Diodoro  Pausania  e  Livio ,  ed  oggi , 
giusta  Fazello,  si  nota  sotto  il  nome  di  Pan- 
talica,  sebbene  asserisca  Cluverio  essere 
stata  dove  oggi  è  Palazzolo.  Ecco  le  pa- 
role di  Fazello  :  è  la  dUà  di  Pantalica 
sopra  deserta  rupe  a  picco  da  ogni  parte, 
da  moltissime  spelonche  incavata,  cinta  da 
fiumi,  e  naturalmente  munitissima.  Mostra- 
no chiaramente  ed  il  luogo  e  l'etimologia 
del  nome  essere  stata  un  giorno  Erbesso^ 
dapoichè  questa  voce  corrisponde  in  lati' 
no  a  pieno  di  spelonche;  erapoi  grandey 

51 


402 


ER 


eon  antri  arlf/lefo«amenÌe  iiUagUaUj  dei 
quali  pel  gran  numero  è  rinara  degna 
di  ammirazione  ;  al  qual  parere  mi  appi- 
glio imperocché  stabilii  Acre  presso  Palaz- 
lolo.  Cluverio  però  che  collocò  Acre  nei 
contorni  di  Avola  per  leggerissimi  argomen- 
ti favorisce  il  Faiello,  e  muovesi  a  ciò,  pd* 
che  espugnata  Leonzio  da  HarcellOt  Ippo- 
crate  ed  Epicide  Pretori  di  Siracusa  da 
quella  città  già  saccheggiata  rifugiaronsi  in 
Erbesso,  e  certamente  avrebber  potuto  con 
più  di  faeiltà  penetrare  in  Siracusa  che  in 
Pantalica;  ma  e  non  con  pari  facillà  si  sareb- 
bere  portati  in  Siracusa  piuttosto  che  in  Pa- 
lazzolo?  e  nessuno  indovinato  avrebbe  il 
motivo  della  loro  venuta  in  Erbesso  dopo  la 
espugnazione  di  Leonzio.  Ciò  che  soggiun- 
ge delle  spelonche  che  anche  in  gran  nu- 
mero si  trovano  in  Palazzolo,  è  un  argomen- 
to meno  calzante,  che  in  questa  regione  non 
t'  ha  alcuna  terra  che  non  abbia  delle  spe- 
lonche in  gran  numero  artificiosamente  in- 
cavate, ma  se  ne  osservano  in  maggior 
copia  in  Pantalica  che  altrove.  Già  Dio- 
doro nel  lib.  14  due  cose  noia  di  Erbes- 
so, e  che  Dionisio  abbia  assediato  la  pri- 
ma di  suo  diritto  essendo,  come  le  altre 
città  di  Sicilia  Sergenzio,  Horganzio,  Er- 
bita,  Assoro,  e  per  la  cospirazione  dei  suoi 
soldati  sia  ritornato  in  Siracusa  sciolto  lo 
assedio,  e  che  abbia  finalmente  trattato  la 
pace  cogli  Erbessini.  Vedi  Pantalica. 

BrMUu  Lat.  Ilerbita  (V.  D.)  AnUca  città 
sita  secondo  Fazello  ed  altri^  non  lungi  da 
Aidone  nel  luogo  che  oggi  appellano  Cit- 
tadella ;  ed  altrove  io  la  stabilisco  oltre  Ni- 
cosia  verso  aquilone ,  dove  ancor  si  scor- 
gono dalle  reliquie  avanzi  di  ruinata  città, 
e  sotto  il  nome  di  Casalini.  Dalle  mace- 
rie di  essa  affermano  il  Cluverio,  TArczzo  ed 
il  Gaetani  essersi  accresciuta  Nicosia,  dalle 
quali  non  molto  dista  oggi  la  chiesa  cam- 
pestre di  S.  Maria  della  Grazia,  volgarmen- 
te di  Vaccara,  appartenentesi  ad  Erbita, 
dove  attestano  essere  stato  un  convento  di 


ER 


ordine  benedettino.  Reca!  nelle  note  al  Fi- 
zollo  le  parole  di  Quverio,  colle  quali  eoi 
molta  evidenza  attesta  essere  stala  AMi 
presso  Rlcosia.  Afferma  Diodoro  nel  lib.  tt 
e  14  essersi  da  essa  dedotte  colonie,  ei- 
sendone  Prefetto  Arconide,  e  bbbrkale  mI 
lido  aquilonare  Alesa  e  Galatla,  alla  qab 
ultima  Ducezio  Re  del  Sicoli  apprestò  at* 
che  ajuti  e  braccia.  Costa  pei  frapponi  d- 
tre  30  m.  tra  Rlcosia  ed  Alesa  e  CaUk 
senza  occorrere  altra  dita  ;  agevole  ca 
perciò  agli  Erbiienei  difendere  le  loro  n- 
rittime  colonie;  al  contrario  se  ad  Aidm 
la  collocherai,  erano  a  valicarsi  dagli  fiM- 
tensi  i  confini  di  Centurìpe,  Aggira  e  ImI* 
mente  di  Enna  allora  celebri  città ,  per 
venirne  a  Culatta  e  ad  Alesa. 

Del  resto  dichiara  essere  stata  fròtta  eli- 
rente  edi  ampio  imperio  il  non  averiip^ 
Ulto  espugnar  Dionisio  potentissimo  linM 
di  Siracusa»  Diodoro  nel  medesimo  lib.  U: 
Promoèio  indi  il  campo ,  da  Enna  (Mi 
prese  ad  oppugnare  Erbita;  ma  MaM- 
io  alcun  evento  la  eoea^  ingaggtalM  m 
pace,  venne  colle  truppe  eopra  Cuimk! 
né  molto  dopo  :  Arconide  Prefetto  di  1^ 
Mki,  poscia  che  acetano  gli  Ertrited  ^ 
mata  con  Dionisio  la  pace,  nrolM  ffli- 
mo  alla  costruzione  di  una  nuota  cUè; 
imperocché  si  aveva  motti  merceaorii,  i 
gente  raccogliticciaj  che  erasi  ammassa 
nella  città  per  tema  della  guerra  di  V^ 
nisio.  Collegossi  poi ,  testimonio  il  Dell' 
Simo  Diodoro,  coi  popoli  Tindaritaai  ^ 
to  trai  Sicoli  potenti.  Vien  celebrala  qat* 
ci  da  Eforo ,  Stefano ,  Tolomeo ,  Plinio  i 
Cicerone  oltre  Diodoro;  quantunque  di  9t 
Sii  Tolomeo  notandone  il  sito  tra  Aggina 
Leonzio  o  tra  Centuripe  e  Hineo  abbia  i^* 
posto  a  Haurolico,  Fazello,  Pirri  ed  M 
che  collocassero  Erlrita  ad  Aidone  dot'i 
Cittadella,  il  che  avvisai  di  sopra.  CiccKii 
poi  nelle  Yerr.  2*  3*  4*  e  5*  encoaiii  |l 
Erbitensi  ed  il  loro  territorio  devastilo  àk 
V  avarìzia  del  Pretore  cogli  altri  coaia» 


403 


ER 

ilesa,  Cefaledio,  Tenne,  Amastra- 
ri;  massìmamenle  però  ne  indica 
k  con  quelle  parole:  Vediamo 
ìBta  ed  abbondante  j  quantun» 
la  stata  da  costui  spogliata  e 
3.  Fa  menzione  di  Filino  che  vi 
Ila,  insigne  per  eloquenza  e  no- 
ìse  nei  tempi  cristiani ,  e  dicesi 
te  aver  da  essa  sorto  S.  Leone  II 
ntefice.  È  tuttavia  occulta  Tcpo- 
uina,  se  non  si  vuole  aver  fede 
•Iacono ,  che  divolga  Erbita  di- 
i  Saraceni  neiranno  800,  insie- 
primarie  città  mediterranee  del- 

I.  Lat.  id.  (V.  K.)  Antica  città, 
ido  alcuni  dove  oggi  sono  i  ru- 
le  miglia  da  Aidone  verso  oriente, 
lente  il  luogo  dicesi  Cittadella; 
gli  Aidonesi  si  persuadono  dagli 
discendere.  Altrove  è  mia  cre- 
ver  collocarsi  presso  Nicosia. 
u  Lat.  Berbula  (V.  H.)  Città  di 
to;  fa  menzione  Plinio  dei  popoli 
l  trai  mediterranei. 
»  (tempio  M).  Lat.  Herculis  fa- 
N.)  Plutarco  su  Nicia  fa  memoria 
0  di  Ercole  airinterno  seno  Dascone 
dionale  asilo  del  porto  di  Siracusa, 
parole:  Collocò  Nicia  il  rimanente 
ere  nel  lido^  abbandonato  avendo 
alloggiamenti  e  le  mura  contigue 
!>  di  Ercole;  indi  soggiunge,  es- 
ì  portati  i  Siracusani  ad  offrire 
:rìfizii.  Giusta  Cluverio  dalle  ro- 
|uesto  delubro  fabbricossi  il  tem- 
ili. Maddalena,  per  cui  quel  luo- 
Maddalena. 
•  Sic.  Muntipiddirinu  (V.  H.)  Monte, 
i  detto  Pellegrino,  e  Castello.  Sor- 
solitario  air  occidente  del  litto- 
^alermo,  cui  era  un  giorno  sovrap- 
Castello  detto  Ercta  e  mentovato 
•ro  e  Polibio  ;  questa  voce  vale 
in  latino.  Si  ha  nel  lib.  22  di  Dio- 


ER 


doro  :  Pirro  assale  tosto  Palermo ,  ed  a 
forza  se  ne  impadronisce,  occupata  poi  la 
fortificazione  delFErcte  rese  suo  tutto  che 
i  Cartaginesi  possedevano;  e  nel  libro  se- 
guente :  atendo  i  Romani  con  40000  fanti 
e  1000  cavam  assediato  il  cartello  Ercta 
non  poterono  espugnarlo.  Polibio  con  esat- 
tezza il  descrive  nel  lib.  1  :  Amilcare  co- 
gnominato  Barca  colla  consueta  flotta  ap- 
prodò presso  i  confini  di  Palermo,  ed  ivi 
occupò  un  luogo  presso  il  mare  sito  tra 
Enee  e  Palermo,  che  appellasi  Sopra  il 
Carcere ...;  giacché  è  un  monte  da  ogni 
parte  scosceso,  che  dalla  pianura  sottopo- 
sta elevasi  altissimo  ed  ha  un  circuito  non 
minore  di  li  m.  e  mezzo  nella  sommità;  lo 
spazio  centrale  è  adatto  a  pascolare  il 
bestiame  ed  a  produrre  delle  biade.  Sta 
al  soffio  dei  venti  marini,  ed  è  interamente 
scevro  di  bestie  pestifere.  DalV  una  parte 
e  V  altra,  doè  dal  mare,  donde  uniscesi 
ai  luoghi  mediterranei  è  circondato  da 
scoscendimenti  e  predpizii  che  abbiso- 
gnano nei  loro  intervalli  di  piccole  for- 
tificazioni. In  questa  pianura  ergesi  un 
colle  coA  formato  dalla  natura  che  sembra 
una  rocca  o  vedetta  per  osservare  le  sot- 
tostanti terre.  Tre  vie  presenta  il  monte 
e  difficili;  due  da  terra  ed  una  dal  mare. 
Avverte  Cluverio  che  quella  prima  indica- 
zione del  monte,  tra  Palermo  ed  Erica  è 
troppo  vaga,  frapponendosi  un  intervallo 
di  ben  60  m.  Il  circuito  di  42  m.  e  mezzo 
corrisponde  anche  ali*  estensione  delle  sue 
radici.  Affermano  Fazello  e  Cluverio  avere 
un  solo  difficile  accesso  verso  mezzogiorno, 
ma  questo  presenta  oggi  magniflca  scala  for- 
mata per  cura  del  Senato  di  Palermo  con 
immense  spese,  il  di  cui  tortuoso  cammino  a 
molti  archi  appoggiato,  rende  agevolissima 
la  salita  ai  carri  medesimi  ;   un  secondo 
accesso  dalla  parte  mediterranea  verso  oc- 
cidente indicato  da  Polibio  apresi  nella 
valle  del  Porco,  ma  non  vi  possono  neanco 
generosi  destrieri  salire  ;  dalla  parte  di 


404 


ER 


mare  non  oserebbe  alcuno  tentarne  la  sa- 
lila senza  cerio  pericolo  di  ruina.  La  fer- 
tilità poi  del  anelo  non  è  tal  quale  la  de- 
8cri?e  lo  storico,  daf^oichè  sebbene  le  ra- 
dici di  quel  monte  feraci  siano  in  biade, 
tuttavia  le  sue  fette  sassose  essendo,  abbon- 
dar possano  solamente  in  fertili  pasture, 
ma  in  gran  parte  mostrarsi  squallide  per  la 
loro  sterilità;  del  resto  contiene  delie  pie- 
tre preziose  e  yì  si  ca?ano  alabastriU  di 
tarii  colori  tra  cui  il  cotognino;  per  lo  che 
Giordano  Cascino  pretende  d'essere  stato 
chiamato  Pellegrino  per  le  sue  peregrine 
cos^e.  Finalmente  il  colle  airepoca  di  Polibio 
poteva  far  le  ?eci  di  rocca,  mancava  però 
di  ogni  fortiGcazione.  Pretende  Tlnveges 
die  sia  ivi  slato  il  Cronio  o  Saturnio  co- 
struito da  Saturno ,  e  trovasene  i  ruderi 
ancora  nel  luogo  verso  aquilone,  detto  Strth 
faedo.  Oggi  sul  poggio  verso  mezzogiorno 
smisurata  statua  della  Vergine  Rosalia  pog- 
gia in  una  base,  cui  sogliono  i  naviganti  da 
lungi  salutare  con  lieti  evviva  e  colpi  di 
eannone.  Ivi  presso  ergcsi  una  torre  di 
ispezione.  Dell*  antro  poi  dove  lunga  pezza 
visse  e  depose  il  suo  frale  S.  Rosalia  Ver- 
gine Anacoreta  Palermitana  si  è  fatto  un 
tempio  frequentatissimo  dal  popolo,  come 
dissi  nelle  note  al  Fazello  Dee.  i,  lib.  7, 
cap.  6 ,  e  di  cui  forse  sarò  altrove  per 
trattare.  Vedi  Monte  pellegrino. 

Erel  (Monti).  Lai.  Heraei  montes.  Sic. 
Munti  Erei  (V,  N.)  cioè  Giunonii,  cosi  detti 
da  Giunone  llera^  del  sito  dei  quali  varia- 
no di  opinione  gli  scrittori.  Ne  fa  menzio- 
ne anzi  descrivcli  Diodoro  nel  lib.  4.  Sono 
in  Sicilia  i  monti  Erei,  che  dicono  mol- 
to opportuni  per  amenità^  natura,  e  èito 
particolare^  al  ricreamento  ed  al  piacere 
nella  state.  Soggiunge  molte  cose  sulla 
fecondità,  sulle  fonti,  le  selve  e  la  valle , 
che  riporteremo  a  suo  luogo.  Quinci  nota 
Cluverìo  occupar  gli  Eroi  un  immenso  spazio 
di  terra  in  lungo  ed  in  largo,  dalla  città  detta 
volgarmente  Piazza  sita  appresso  le  fonti 


del  fiume  Gela,  rino  alla  tom  die  appdlad 
Noara  posta  tra  Taonnlna  e  Pitti,  dew 
Gonnettonsi  al  Nettunio,  ossia  al  BMMile  Fe> 
loro.  Comprendono  da  ooddenle  fl  Relmde, 
oggi  Madania  o  Harone;  per  la  quale  ragi^ 
ne  stabilisce  Cluverio  esser  gli  Erei  l 
di  metà  di  Sicilia.  Faiello  rioonoaee 
Erei  i  monti  che  sorgono  fra  Traina  e  L 
Filadelfio,  donde  ri  ha  la  sorgente  II 
Furiano,  qoipci  dieonsi  volgannente 
ttèori  come  se  ne  avessero  corrotto  fl  li- 
me. Scrissi  altrove  accoslandoml  al  T«a* 
timiglia  raccogliersi  Ibeilmeute  da  THi 
appartener  TArtesino  ,*  di  cui  parlai ,  i|ji 
Erei;  imperocché  dice  quegli:  U  CHmit 
un  monte  Ereo;  ed  il  Grisa  TolgarBMii 
IHttàino  si  ha  la  fonte  solio  ArlesÌBt,e 
riconosce  origine  nella  valle  a  Ini  ni^ 
posta.  Bonanno  e  Hazzara  sUmando  lUilM 
essere  Ragusa ,  non  lungi  ne  slahiliMM 
i  MonU  Erei  nei  colli  di  Usia.  ìgÈ^È 
Roto  finalmente  prova  con  molti  argoMil 
sorger  gli  JSrei  presso  Vizzini.  Ha  soaM^ 
mente  persuaso  comUnarsi  fl  tolte  chirf^ 
ferma  Diodoro  per  gli  Erel ,  inlorao  i 
Nebrode  volgarmente  Madonie  allriaerf 
monte  Harone,  da  non  doversi  a  mio  pei* 
samento  altrove  ricercar  gli  £ret.  Tedi 
seguente  artìcolo. 

Erel  (monti).  Lat.  fferoet  mofi/ef  (TI) 
Honti,  donde  attesta  Vibio  scaturire  il  Ori* 
sa.  Fazello  disseli  falsamente  Aerei,  » 
deudo  esserle  dalFaltezza  tornato  qnelaoifc 
Cluverio  Giunonii  da  Giunone  detti  M 
dai  Greci.  Descrivonsi  da  Diodoro  mI 
lib.  14  con  queste  parole:  SonoinSiél^ 
i  monti  Erei  che  dicono  molto^opp^rt^ 
per  amenità  natura  e  eito  particelmté 
ricreamento  ed  al  piacere  neUa  iMi 
imperocché  vi  sono  aperte  molte  /imii  fi^' 
eevoUssime  per  la  dolcezza  dette  acfff 
fomiti  di  alberi  di  ogni  genere;  ti  t* 
copia  di  grandi  guercie ,  cAe  prodieii* 
le  ghiande  di  rimarchetole  yronesBii 
anzi  il  doppio  maggiori  ed  U  ieppiÈ  é 


\ 


405 


ER 

Ui  di  quelle  deUe  altre  terre.  Ab* 
IO  anche  in  ortaggi ,  e  vi  ri  prò- 
>   èpanianeamente  le  viti  di  una 
i  ubertà  di  frutti  ...In  questa  regione 
eonvalle  vestita  di  alberi,  bella 
casa  divina  j  e  fu  un  bosco  de- 
alle  Ninfe.  Quivi  affermano  esser 
nfhi  da  Mercurio  e  da  una  Ninfa, 
ìiede  il  nome  la  spessezza  e  la  mot- 
e  dei  lauri:  queste  cose  ci  abbia- 
Diodoro,  il  quale  dice  non  averli 
duti  ed  osservali,  poiché  attesta,  da 
rsi  opportuni  ai  piaceri  delia  state. 
ȴasi  intanto  essere  un  solo  il  ver- 
monte  come  nel  Hongibello  neirEri- 
Pellegrino,  come  avverte  il  Cluverìo, 
$  nota  occupare  gli  Eroi  un  grande 
li  terre  in  lungo  ed  in  largo  estese, 
za,  dove  i  fonti  di  Gela,  a  Noara, 
rmina  e  Patti  dove  congiungonsi  al 
ossia  al  Pelerò.  Ha  nondimeno  seb- 
m  nego  aversi  avuto  gli  Eroi  molti 
I  molte  valli  così  in  lungo  ed  in  largo 
tisi,  ed  avere  occupato  uno  spazio  di 
m.,  in  nessun  modo  posso  dalle paro- 
odoro  ricavarlo  ;  poiché  chi  mai  di- 
che il  cartaginese  esercito  stretto 
ime,  ristorato  dagli  abbondanti  frutti 
Irei  a  tante  mìglliga  di  uomini  di- 
on  esauriti,  come  scrive  Diodoro,  si 
[oà   e   là  disperso   ed   incalzando 
ra  in  varii  e  separati  luoghi  ferma- 
d  monte  adunque  molte  vette  e  valli 
andò,  e  sebbene  collettivamente  detto 
et  Diodoro  non  è  ragione  che  occu- 
esse  metà  dell*  isola.  Che  se  il  Ne- 
o   Harone   oggi  Hadonie ,   si   ha 
stte,  ed  amplissima  valle  nel  mezzo, 
mte  di  querce  platani  ed  altri  al- 
liziosi,  non  comprendo  sufficiente- 
^rchè  altrove  si  faccia  degli  Erei 

il  parere  di  Cluverio  so  di  esser- 
opinioni  di  scrittori  sul  sito  di  que- 
i,  imperciocché  afferma  il  Fazello 


ER 


che  i  Monlisori  fra  Troina  e  S.  Filadelfio 
furono  un  giorno  chiamati  Erei ,  né  erro- 
neo é  un  tal  parere,  dapoiché  vi  conven- 
gono le  qualità  descritte  da  Diodoro.  Ca- 
raffa, Ragusa,  Hazzara,  Noto,  Bonanno  ed 
altri  appellano  Erei  i  monti  di  Lisia  presso 
Ragusa ,  amenissimi  e  fertilissimi ,  quinci 
Tibia  Erea  era  loro  vicina.  Venlimiglia  mosso 
dair autorità  di  Vibio  Sequestro  sostiene  es- 
sere uno  degli  Erei  TArtisino,  donde  ha 
origine  il  fiume  Crisa.  Bagolino  il  ricono- 
sce nel  Bonifato  monte  sopra  Alcamo;  Ar- 
cangelo poi  e  Carrera  scioccamente  cor- 
reggono il  testo  di  Diodoro  dicendo  do- 
versi appellare  Etnei  e  non  già  Erei.  Fra 
tanti  diversi  pareri  non  oso  profferir  giu- 
dizio, ma  inclina  il  mio  animo  sul  Nebrode, 
ed  ho  stimato  colà  trovarsi  gli  Erei  dove 
si  ha  le  sorgenti  il  fiume  Imera;  e  le 
Imeresi  Ninfe  giusta  i  Poeti  piansero  la 
morte  di  Dafni  sugli  Erei  educato,  qual 
loro  vicino  pastore. 

EremUl  (Talle  degli).  Lat.  Eremita- 
rum  valUs.  Sic.  Vaddi  di  li  rimiti  (V.  D.) 
Valle  alle  radici  del  monte  Nettunio,  per 
dove  questo  guarda  Messina.  Ci  ha  una  im- 
mensa e  lunga  voragine  aperta  da  un  tre- 
muoto,  e  come  dicono  comunemente  alla 
morte  di  Cristo. 

Brgenslo.  lat.  Ergentium  (V.  W.)  An- 
tica  città  detta  anche  Ergento  e  S^enzio 
dai  Latini.  Vedi  Cluverio  lib.  2,  cap  8.  I 
terrazzani  secondo  Plinio  e  Stefano  dice- 
vansi  Ergentini.  Ne  parla  Silio  nel  lib.  14: 

Àdramo^  a  insieme  Ergente... 

quinci  Cluverio  credela  sita  non  lungi  da 
Adrano  trai  fiumi  Simeto  e  Crisa;  Tolomeo 
però  la  colloca  nelle  Tavole  tra  Centorbi 
Aggira  e  Mineo,  t(  quale  sito^  soggiunge, 
corrisponde  alle  rotine  di  antica  città 
rita  tra  Mineo  ed  Argirò  non  lungi  dalla 
destra  ripa  del  fiume  Crisa ,  oggi  vol- 
garmente Cittadella.  Vivevano  gli  Ergen- 
tini  con  proprie  leggi,  quando  Dionisioi 


406 


ER 


assalendo  la  loro  dita,  la  espognò  e  la  sot- 
tomise con  Horganzio  Enna  ed  altre  sicole 
terre.  EsisteTa  nel  tempo  di  Plinio,  giae* 
che  egli  trai  popoli  stipendiarli  di  Sicilia 
enamera  gli  Ergentini.  Dicono  alcuni  che 
Ergeozio  abbia  ceduto  il  luogo  a  Rogai* 
buto  terra  mediterranea  tra  Gentorbi  ed 
Argirò. 

BrlM.  Lat.  EryiX  (Y.  N.)  Città  sotto  1 
Saraceni  Calaiaelfarf  di  cui  feci  parola. 
Al  lago  dei  PaUci^  dice  Cluferio  nel  lib. 
2,  cap.  9.  éùforastaca  da  mezzogiorno  la 
afUickièiima  ciUà  di  Erico  ^  in  latina 
formazione  Eryea  ed  Eruca  ^  Hla  in  un 
monte  di  cui  gH  abitanti  appo  l'Epitoma-' 
toro  di  Stefano  $ono  detti  EricH  ed  Eri- 
ceni;  e  Filisto  nel  lib.  i  Ber.  Sieular.  dì- 
cela  etUà  di  Sicilia  fondata  da  Erico.  Fa- 
lcilo ne  indicò  il  sito  e  le  sue  parole  ad- 
dussi parlando  di  Calatalfaro.  Soggiunge 
Clu?erio  parlando  del  fiume  Erice:  appren- 
do da  Macrobio  o  dallo  scoliaste  di  Sto- 
fono,  questo  fiwne  di  S.  Paolo  esser  l'È- 
rice  degli  antichi,  e  quelle  ruine  alle  sue 
fonti  nel  monte  Catalfano  essere  avanzi 
di  antica  dttày  dei  quali  scrittori  il  pri- 
mo Salumai.  lib.S^  cap.  19:  Callia  nel 
T  delle  stor.  sulle  cose  sicole  scrive:  di- 
sta Erice  dai  confini  di  Gela  90  stadii 
circa.  Molto  deserti  ed  incolti  sono  poi 
ed  il  monte  e  quella  che  fu  un  tempo 
città  dei  Sicoli;  sotto  cui  sono  situati 
i  Palici.  Da  queste  parole  di  Macrobio  e 
da  quelle  anche  di  Stefano  deduciamo  es- 
ser fiorita  Erice  ai  tempi  di  Filisto;  e  ve- 
dersi poi  al  tempo  di  Calila  quasi  distrutta 
e  deserta.  Filisto  fu  affine  al  tiranno  Dio- 
nisio, e  coetaneo;  Callia  visse  dopo  Aga- 
tocle,  polche  in  molti  libri  ne  disse  le  im- 
prese. Sono  queste  finalmente  altre  cose, 
che  leggonsì  nel  lavoro  di  Slcfano  sulle 
città,  riferite  da  Cluverio  oltre  il  soprare- 
cato :  Acragante  città  di  Sicilia  detta  così 
dal  fiume  che  innanzi  ne  scorre;  tmpe- 
rocdkò  dice  DuH:  molte  città  della  5<ci- 


ER 


Uà  aver  preso  iinomedai  /Iimiì,  cioè  Si- 
rocttsa,  Gela,  Imera,  Seiintmle,  Erke,  Ck- 
mico;  diede  nome  alla  citli,  secondo  IM 
da  Samo  appo  Stefimo,  Il  flume  dello  sleai 
ncime. 

BriM.  Lat.  Erj/ee  (T.  R .)  Himie,  allri- 
menti  di  S.  Paolo  non  lungi  dalla  km. 
Fazello  che  malamente  appella  11  Sìmé^ 
e  dice  Terla  U  fiume  di  Catania  volgaiMih 
te  Giarretla,  dopo  la  descritione  di  qnoÉ 
scrive  :  e  Avendo  scorso  il  Terla»  occomt 
4  miglia  la  foce  del  fiume  Simelo,  che  ip» 
pollasi  oggi  di  S.  Paolo;  sgorga  da 
fonti  non  lungi  dalla  città  di  Hineo, 
quali  sono  i  nomi  :  Macubo ,  PipbiOi  0^ 
chlalà,  Canale  Calcagno  »  e  Fonte  tanÈk 
E  questo  quel  medesimo  fiume  a|^^ 
scrittori  celeberrimo,  poiché  nel  c^o  tf> 
stante  al  certo  30  miglia  dalle  todàk 
veleggiò  dai  poeti ,  la  NinlSa  Talia 
da  Giove  aver  partorito  due  gemelli,  «ài; 
siderando  per  tema  di  Giunone  veairi 
terra  assorbiti,  arrise  queste  eertaMBM 
di  lei  deslderii,  tuttevia  dìedeli  paesi 
alla  luce,  donde  si  dìsser  Palici,  qmU^ 
nati  dalla  terra,  e  dagli  antichi  SkAi 
ebbero  a  Numi,  ai  quali  consacrò  rfli* 
chità  ed  un  lago  ed  un  tempio  soiruttii 
al  capo  di  questo  fiume ,  e  varie  mh^ 
glie  ».  Fu  principal  cagione  deirerroni> 
Fazello  e  ad  altri  di  avere  appeUilo  Sthi 
retta  Terla  e  fiume  di  S.  Paolo  il  S^tki 
quel  verso  di  Virgilio: 

•  •  • .  dì  Simeto  intorno 

I  rifi,  doye  dei  Palici  è  Tm 

Placabil  pingae.... 

Imperocché  i  Palicìi  gorghi  sotto  liaet,< 
me  altrove  stebilisco,  sono  le  foatt  à 
ai  gorghi  del  S.  Paolo;  adunque 
giusta  Virgilio  Tara  dei  Palici  laagkMl 
Simelo,  questo  si  crede  il  fiume  di  S. 
Vibio  altronde  nel  Catel.  dei  fiumi 
Simeto  presso  i  Palici,  ma  sebbene  Mi 
dica  11  lago  presso  11  Simeto  da  VlrgHiil 
poetica  licenzai  e  lo  slesso  ai  aOemi  ^^ 


407 


ER 

Uco,  avendo  riguardo  alle  pa- 
sta, non  li  ha  ragione  perciò 
ire  ì  nomi  dei  fiumi  del  terri- 
ania;  per  cui  resta  dimostrato 
neto  un  fiume  diverso  da  quel 
ossia  dairErice.  Frattanto  mo- 
rso dell*  Erico,    il  quale  oggi 
uà  scaturigine  dal   nome  del 
\  dicesi   Calatalfaro;  le  acque 
ti  celebrate  dal  Fazello,  avendo 
unito  il  ruscello  di  Bucalca  , 
trai  fondi  di  Favarotta  e  Naf- 
Naflia  i  Palici),  presso  i  con- 
[onia  accolgono  tutte  le  acque 
Titorio  e  ne  prendono  il  nome, 
!ano  sotto  il  canneto  di  Mineo 
iiffarito,  con  cui  riunito  allar- 
»  r  ospizio  di  Gumalonga  nei 
Gultcrra,  e  sotto  quel  nome 
ne  sino  al  territorio  di  Grotte, 
Ito  le  acque  di  Bagnara,  di  Si- 
[inante,  ed  oltrepassa  la  chie- 
Paolo  da  cui  prende  il  nome; 
uola  è  una  grolla  incavata  nel 
li  volta  altro  smisurato  sasso 
ma  tra  la  volta  e  quella  mole 
>iccola  pietra  che  la  sostiene; 
I  il  volgo  a  singolare  prodigio, 
là  semplicità  dice  essere  ivi  di- 
apo  S.  Paolo  Apostolo,  in  cui  me- 
ta ne  prese  il  nome;  stagna  indi 
ianura  di  Primosole  e  nel  terri- 
lari,  e  si  tragitta  con  un  ponte 
circa  mezzo  miglio  appellato  di 
dal  1620  in  gran  parte  avanti 
edesimo  sbocca  nel  Simeto  e 
il  rimanente  scorrendo  sino 
I,  scaricasi  nel  mare. 
t.  Erix  (V.  H.)  Monte  e  città. 
;e  comprende  verso  austro  ad 
no  della  penisola  di  Trapani; 
lìtario,  ed  è  il  piCi  alto  dei 
ola  eccetto  il  Hongibello  e  le 
Tengono  battute  dal  mare  le 
Tertice  nel  più  deiranno  è 


ER 


coperto  da  una  nube;  gode  tuttavia  di  tanta 
bontà  di  aria,  che  sino  alla  età  decrepita 
uè  giungono  fermamente  gli  abitanti.  Nella 
vetta  medesima  stendesi  una  pianura,  dove 
sorse  un  tempo  il  celeberrimo  e  ricchissimo 
tempio  di  Venere,  e  poco  giù  siede  oggi 
una  città  dello  stesso  nome  altrimenti  ifon- 
iensi  e  S.  Giuliano,  detta  Eccelsa  nei  regi 
libri,  antichissima,  e  celebrata  da  vari  scrit- 
tori, pel  culto  alla  medesima  Venere  da- 
gli abitanti  e  dagli  stranieri  prestato,  di 
cui  ora  dirò.  Rimangono  ancora  avanzi  di 
tempio  e  fabbriche  di  pietre  quadrate;  la 
via  che  pei  burroni  della  scoscesa  rupe  an- 
gusta e  diflicile  era  un  tempo,  per  opera 
di  Dedalo  peritissimo  macchinatore,  per  am- 
plissima muraglia  facile  divenne,  e  quasi 
intera  perdura;  osservansi  antichissime  ci- 
sterne in  uso  di  ciascuna  casa,  sebbene  non 
manchino  anche  in  tanta  altezza  dei  pozzi; 
occorrono  finalmente  tanti  ruderi  di  edifi- 
zii  da  presentare  un  saggio  di  una  città  tra 
le  prime  famosa.  Il  Trojano  Egesto  ovvero 
Elimo  ne  sono  detti  i  fondatori  non  che 
dagli  storici,  ma  anche  da*  noti  interpreti 
dei  poeti;  però  secondo  altri  preesisteva  ai 
tempi  Trojani  la  città  di  Erico  e  se  ne  aveva 
celebre  il  tempio,  Y  una  e  1*  altro  fabbricati 
da  Erico  figlio  di  Buti  scacciato  dalla  Be- 
bricia  per  la  sua  fierezza  e  di  Licasta,  es- 
sendo il  signore  della  regione,  diede  a 
quelli  il  nome  suo;  e  volle  pertanto  con- 
sacrato il  tempio  a  Venere  per  esser  bel- 
lissima Licasta  madre  di  lui,  creduta  al- 
tra Venere  e  stimata  da  delusa  e  cieca  gente 
degna  di  onori  divini.  Chi  ascrivono  ai  Tro- 
jani la  città,  dicono  sollevato  alla  madre 
Venere  da  Enea  il  tempio,  che  era  ricinto 
da  una  fortezza,  avevasi  duecento  custodi 
e  sostentava  sciami  di  bellissime  donne  che 
si  prostituivano  per  guadagno;  conservava 
grandi  donativi  in  oro  si  dallo  stesso  fon- 
datore Erice  che  da  Enea  e  da  altri  prin- 
cipi offerti,  ed  un  aureo  ariete  sopra  ogni 
altro  lavorato  con  tanto  artifizio  da  credersi 


408 


ER 


I  vivo,  dedicalo  da  Dedalo. 
Appent  Eriee,  cadde  da  Ercole  ucciso  Io 
saiisarato  eadsrere  fu  deposto  intorno  allo 
ftlde  nell'anlro' dello  Martogna,  e  di- 
cesi rinrenuto  ne)  secolo  xvi. 

É  ancor  degno  di  memoria  essere  stati 
destinali  dai  Ronmiii  17  trikuli  dallo  città 
di  Sicilia  al  tempio  di  Venere  in  Eriee,  es- 
seral  neUa  città  medesima  costituiti  due  de- 
lubri al  nome  metlcsimo  intitolati,  che  B- 
nalmente  crollalo  per  l'anticliit^,  al  tempo 
df  Tiberio  Cesare  e  di  Claudio,  dall'erario 
pubblico  si  sia  rlstaurala,  come  alTermano 
STetonio  e  Tadto;  [lurlullavia  deserto  dicelo 
Slrabone  colle  terre  vicine  al  tempo  suo. 
AUeslB  Giacomo  Adria  essere  ruinalo  da 
00  tremuolo  in  quella  notte,  in  cui  venne 
al  mondo  il  Cristo,  ma  non  appoggiasi  ad 
alcuna  Ultore.  Ile  riportano  Fazello  e  Gual- 
terì  una  lapide  colf  iscrizione  latina.  DeiE. 
Tsinii.  EirciHU.  Dictnin. — alla  Dka  Ve- 
nere Ericina  dedicalo;  ed  altra  ne  arreca 
n  Gaelani  std  mitilo  custode,  ma  con  varie 
lacoDe  Pm....  Miutes.  Qci  h  ìiio>[te  Ertco,. 
Ed...  Mostra  il  Parula  due  monete  di  ar- 
gento e  quattro  di  rame,  quelle  impron- 
tate 0  d'una  lesta  di  un  vecchio  coronala 
di  alloro  e  la  lettera  E  iniziale  della  città, 
o  della  lesta  di  Cnjo  Causidio  Pionio  ed  il 
prospetto  del  magmGco  tempio  coli'  iscri- 
zione EBYC  ;  rendono  le  altre  la  colomba 
Erea  sacra  a  Venere,  la  figura  dì  Ercole, 
le  teste  di  Giano  e  di  Venere  col  greco 
nullo  EPTKEINON. 

■a  tengo  a  tempi  più  reliei ,  quando 
eliminate  le  orrende  superstizioni,  accolse 
Eriee  il  Yangelo  e  dagli  avanzi  del  de- 
lubro fabbricò  una  basilica  alla  Vergine  in 
delo  assunta,  che  divenne  perciò  la  ma^ 
giore  e  primaria  parrocchiale;  ed  essendo 
usi  gli  abitanti  ed  I  coloni  ad  od^ir  nell'ago- 
sto a  Tenere  le  decime  delle  biade,  ad 
abolire  gl'impuri  riti,  occorrendo  il  tempo, 
oOeriron  da  allora  i  pietosi  fedeli  donativi 
■d  olocausti  alla  inlenerata  Hadra.  Bipa- 


ER 


rata  di  novelli  cdifizii  sotto  i  Chiaramon- 
tani  se  ne  ingrandì  la  mole ,  e  venne  de- 
corata della  famosa  cappella  di  S.  Mcorfft 
dalla  medesima  chiarissima  famiglia:  vi  ha 
sede  un  Arciprete,  che  si  ha  cura  dì  aia- 
minislrare  ì  Sacramenti.  Altra  Chieda  pu^ 
rocchìale  sacra  al  Vescovo  S.  Cataldo  stor- 
gesi  fondala  in  un  secondo  cantone  Jeill 
cillà.  Antonio  Lombardo  Vescovo  dì  S»- 
zara  elevò  colle  altre  io  parrocchia  JrQi 
3'  sezione,  l'altra  intitolata  a  S.  Antoai» 
Abate:  prende  il  nome  la  quarta  dal  Pi- 
trono  S.  Giuliano  ,  costruita  circa  il  lOM 
per  ordine  del  Conte  Ruggiero,  nella 
sì  dà  opera  airammjnìslrazione  deli 
menti  nel!'  altra  parte  della  città  ; 
propriamente  nel  luogo  medesimo,  don 
al  Ite  Buggìero  appari  S.  Giuliano 
cando  un  destriero  come  neve  ,  tcsGIo  t 
porporina  clamide,  stringendo  nelle 
un  nibbio,  e  da  cani  preceduto;  occspil 
luogo  dell'antica  parrocchia  di  S.  Fil^ 
e  minacciando  mina  pel  corso  de^an^' 
rislaurava  nel  1613;  vi  ha  la  slalu  ■^ 
morea  di  S.  Giovanni  il  BailisU  del  ÙoM  fM 
scalpello  di  Antonio  Gagìni.  ÌVon  mi  ho  aA 
se  da  questa  appariiìonc  fatta  al  Conlelir 
giero,  prose  il  nome  di  S.  Giuliano  II* 
ih,  o  dall'altra  che  volgarmenle  si 
quando  il  medesimo  santo  Martire  mi 
bene  armalo  sulle  mura  sbaragliando iSt 
raccni  che  in  assedio  tenevano  la  òAi 
facendone  precipitar  dì  molti  dilla  noi 
non  lungi ,  nel  luogo  cbe  dicono  UCM 
fossa  dei  Buscaim ,  imperocché  ilU  * 
conda  apparizione  si  assegna  l'aniM  iM 
quando  viveva  il  Conte  Ruggiero-  ,f"* 
Fra  lo  Ericinc  monaslithc  faiui^  "  ~ 
tutte  è  la  prima  quella  dei  CamdUH  > 

il  titolo  della  Vergine  Annunntò,  (i  ■■ 
curò  slabDir  nelle  case  proprie  Ti  ff) 
Bernardo  Mililare  nel  1423,  dorè  a  &• 
rane  le  reliquie  di  S.  Alberto  hf  m 
come  dicono  eilladino.  I  DonMiei  tf 

Undo  U  eoDrenlo  di  S.  BAalo  i  0 


409 


ri- 


ER 


secondo  Cordicé  neirist.  di  Eric,  ina  nel 
1523  secondo  Michelangelo  Pio.  I  Minori 
Conventuali  Tennero  cosUtuìU  da  Francesco 
Yentimiglia  nel  1364,  ma  come  si  ha  da  Uva- 
dingo  nel  1399,  costitaili  nel  palazzo  della 
duarìssima  famiglia  di  Abate,  decorato, 
come  si  dice,  della  natività  di  S*  Alberto, 
ai  ebbero  unito  l'antico  tempio  di  S.  Ma- 
ria dei  Greci.  Matteo  del  Monte  fondò  nel 
l€26  il  convento  del  terz' ordine  di  S.  Fran- 
cesco nella  Chiesa  di  S.  Sebastiano.  I  Cap- 
IHiccini  nel  1371  sotto  gli  auspici!  di  S. 
Qirolamo  abitarono  un  eremo  fuori  la  città 
ia  amenissima  valle ,  dove  avevano  santa- 
■ente  abitato  40  anni  prima  Bartolo  di 
nobile  e  Niccola  Panfalcone  Ericini.  I  Pao- 
lolli  finalmente,  che  dal  1626  avevano  po- 
«o  il  convento  di  S.  Maria  Maddalena  ap- 
fresso  le  saline  di  Trapani,  travagliati  dalla 
Ittilabrità  del  luogo ,  un  novello  ne  fab- 
no  alle  radici  del  monte  sotto  il  nome 
;jlel  S.  Fondatore.  Passando  alle  monache, 
e  dell'ordine  di  S.  Benedetto  abitano, 
il  titolo  del  SS.  Salvatore,  il  palazzo 
Conte  Errico  Tentimìglia,  da  lui  accor- 
,  mentre  bandito  nel  monte  passava 
lita,  edificatevi  a  sue  spese  le  celle  e  la 
.  Ifell'  antichissimo  tempio  di  S.  Pie- 
Apost.  ebbero  sede  le  Chiarine  da 
del  1362,  accresciute  poi  dì  ediOzii 
4i  rendite  da  Giovanni  Maranzano  ;  ma 
tempo  dopo  vi  si  surrogarono  quelle 
istiloto  teresiano.  La  Chiesa  di  S.  Carlo 
Ile  dal  1617  le  vergini  orbate  di  ge- 
,  dove  vivono  colle  elemosine  della  pie- 
gente.  Ci  hanno  secondo  il  Pirri  tre 
ali  ;  quel  di  S.  Spirito  sulTraganeo 
altro  di  Roma  del  medesimo  nome;  quel 
8.  Alberto  con  un  monte  di  pietà,  fon- 
ato terso  il  1431  per  cura  della  nobile 
iqMgnla  dei  Bianchi;  e  finalmente  quel 
8.  Caterina  costruito  dal  Cav.  Giovanni 
f^grana  nel  1335 ,  e  sono  a  questo  de- 
ste farie  pingui  rendite  per  altre  opere 
!•  Enumeransi  4  chiese  filiali  sotto  FAr- 


^ 


ER 


ciprete;  e  mentovate  il  Pirri  queste  Chiese 
quelle  aggiunge,  nelle  quali  sono  vigenti 
Benefica  di  regio  patronato  :  quella  di  S. 
Giuliano  del  Castro,  del  capo  di  S.  Vito, 
di  S.  Giovanni  di  Castelluccio,  di  S.  An- 
gelo del  Monte  o  di  Scopello,  ed  altre 
0  fondate  nella  stessa  città  o  nel  territorio 
di  essa,  poiché  ampio  è  il  territorio  di 
Erice  e  fertile  in  biade,  vino,  olio,  pascoli, 
frutti,  ortaggi,  e  mele. 

Il  littorale  che  gli  si  appartiene  sten- 
desi  ampiamente  sotto  il  monte  da  Castel- 
lammare alla  punta  di  S.  Pietro,  si  ha  delle 
tonnare  ed  abbonda  in  saline.  IVutronsi  nel 
monte  di  S.  Vito  dei  cavalli  selvatici,  di 
piccola  statura,  ma  generosi  d'indole,  ciò 
eh' è  allatto  insolito  negli  altri  boschi  del- 
l'isola; dense  selve  poi,  ombrosi  boschi,  e 
quel  di  S.  Vito  e  gli  altri  monti  vicini  sono 
adatti  alla  caccia.  Lo  stemma  di  Erice  pre- 
senta l'insegna  del  Patrono  S.  Giuliano.  For- 
mano il  Magistrato,  4  Decurioni,  l'Inquisitor 
del  malfatto,  ed  un  Sindaco  che  occupano  nel 
Parlamento  il  xxix  posto.  Fu  sempre  Demo- 
niale  per  condizione,  e  sebbene  sotto  il  Re 
Alfonso  sia  stato  venduta  ad  una  nobile  fa- 
miglia di  Caltagirone  per  sollevarsi  il  re- 
gio Erario,  fu  poi  tuttavia  resa  al  Demanio 
né  più  dal  medesimo  separata.  Nel  censo 
di  Carlo  V  erano  1343  le  case,  che  nel  1542 
trovaronsi  1894,  e  7700  abitanti,  ma  nel 
1652  furono  le  anime  6856;  ed  in  questo  se- 
colo xviii  contavansi  1734  case,  6157  abi- 
tanti. Non  va  soggetta  a  comarca,  e  sola- 
mente dava  sotto  l'Istruttore  militare  di 
Sciacca  26  cavalli  e  78  fanti.  Presiede  al 
Clero  un  Vicario  del  Vescovo  di  Mazzara. 

Da  scrittori  nazionali  e  da  altri  ascrivonsi 
tra  gli  Ericini  il  B.  Alberto  ed  il  B.  Luigi 
Rabbatà  dell'ordine  Carmelitano,  che  con- 
tendono i  Trapanesi  loro  concittadini.  En- 
comiansì  per  la  singoiar  pietà  verso  Dio, 
Natale  Salerno  Gesuita,  ed  Andrea  Beva,  i 
quali  vennero  con  altri  spediti  per  predi- 
care il  Vangelo  agli  abitanti  del  Bengala  ; 


4t0 


ER 


doTe  il  Salerno  dopo  sostenute  molte  fati- 
che per  la  verità  nel  1605  in  età  di  anni 
34  fu  monco  dei  capo  per  ordine  del  Re 
di  Achim.  Tito  Laico  Cappuccino  la  cui  assi- 
duità di  preghiera  oppriroe?a  i  demonii, 
vaticinata  Torà  di  sua  morte  spirò  piamente 
nel  Signore  nel  1311.  Francesco  Sichichi, 
il  quale  dal  secolo  in  cui  visse  da  sicario 
cambiata  vita  ed  indossata  eremitica  veste 
si  scelse  un'abitazione  presso  S.  Maria  del 
Bosco  in  una  spelonca,  dove  tra  digiuni  e 
spirituali  esercizii  vita  solitaria  menando  e 
giornalmente  communicandosi ,  mori  con 
fama  di  santità  nel  1390,  e  fu  sepolto  in 
Chiusa.  Viene  dal  Pirri  encomiato  Ludovico 
Sichichi  del  terz*  ordine  dei  minori  per  la 
sua  somma  venerazione  verso  la  Vergine, 
e  per  gì* incorrotti  costumi.  Vito  Carvino 
pubblicò  la  vita  e  preziosa  morte  di  Mattia 
di  Labita  del  terz*  ordine  dei  Carmelitani 
celebre  per  la  sua  innoccenza  ed  illustri 
virtù.    Sono   di    Erico    siccome    leggonsi 
lodati  nella  Sicula  Bibliot.  Giuseppe  Cor- 
dici dei  Minori  osservanti,  insigne  per  dot- 
trina, lungo  tempo  Prefetto  di  studii  nel 
suo  convento  diBrixia  e  laureato  in  queirac- 
cademia  mori  in  Piapoli  nel  1343;  ne  fa 
menzione  Uvadingo;  scrisse  alcuni  comenti 
sulla  logica  di  AristoUle.  Antonio  Toscano 
Maestro  Agostiniano,  Professore  di  sacre  let- 
tere, cloqucntissimo  oratore,  governò  lode- 
volmente la  provincia  di  Sicilia,  e  mori  nel 
1353.  Vito  Salerno  dcirordine  dei  Carmelita- 
ni celebre  per  eloquenza  e  teologiche  scien- 
ze che  lesse  nell*  università  di  Padova,  ed 
osservantissimo  della  sua  regola;  essendosi 
reso  in  patria  nel  1341  vi  mori  nel  Signore. 
IN'iccolò  Toscano  peritissimo  nella  musica, 
e  dotato  del  mirabile  dono  d'imitare  qual- 
sivoglia cantilena^  encomiato  dal  Pirri  e  dal 
Mongitore  pei  libri  da  lui  sulla  musica  pub- 
blicati. Pietro  Cordici  medico  celebrato  dai 
medesimi  scrittori  pei  monumenti  che  la- 
sciò del  suo  ingegno.  Il  Sac.  Carlo  Giu- 
seppe Cicala  Canonico  di  Mazzara,  visse  in 


Roma  e  destinato  da  UitanoTIIIpredicatora 
del  Vangelo  nelFisola  di  Greta,  a  lungo  vi 
profuse  sudori,  ritornato  imperversando  h 
peste  presiedette  per  obbedienia  agli  spe- 
dali dove  contratto  il  morbo  mori  nel  inS. 
Antonio  Cordice  di  nobile  famiglia,  versa- 
tissiino  nelle  pia  interessanti  scienze,  pal- 
tò nelle  lettere  amene,  menò  ona  vili  é 
filosofo,  conobbe  molte  lingue,  e  senu  pe- 
sa dedito  a  raccogliere  monumenti  di  &è- 
tichità,  d'illibati  costumi  rifulse;  compM 
la  storia  della  patria  e  mori  nel  1666.  K0- 
tro  di  Piazza  medico  empirico,  celebre  iel- 
la Francia  e  nell*  Italia  principalmaate  il 
Roma  appo  i  principi  Colonna,  con  chioid 
e  purgativi  arcani  farmaci  sanò  inaiiaere- 
volo  gente  da  insanabili  malattie ,  ed  n- 
sunse  un  nome  famoso;  morì  nel  1(I& 
Francesco  Palma  per  lucideiza  d'ingtfm 
visse  a  lungo  con  gloria  in  Palermo;  fami 
sacerdote  mortagli  la  consorte,  spiccò  «f* 
giormente  per  integrità  di  costumi,  e  tasdrf 
monumenti  di  sua  dottrina    vi  mori  ni 
1694.  Giovanni  Ancora  Retore  e  Poeta;  61* 
seppe  Grimaldi  non  volgare  Oratore;  Vfe 
Carvino  finalmente  Arciprete  nella  palri>i 
in  tutte  discipline  erudito,  di  cariche,  e  i 
onori  decorato,  versatissimo  nella  patria  sto- 
ria ,  meritossi  somma  stima  appo  i  suoi  1 
gli  stranieri,  e  carissimo  divenne  ai  sui 
Vescovi;  mori  in  Erico  nei  primordiiM 
secolo  attuale:  pubblicò  un  libro  SuUa^ 
gine  ec.  della  Chiesa  Ericinaj  ed  altri  Ì- 
bri  dal  Mongitore  enumerati. 

Vien  mentovata  appo  Erico  1*  acqua  d'ai 
piccola  fonte,  in  vernacolo  fonticeUo  appa- 
iata volgarmente  Pescbiera  d*ApolliBe:i 
salubre  ed  eilìcace  contro  F  idropisia.  K* 
remo  giù  di  un  puzzolente  gorgo  ari  ^ 
ritorio  Ericino.  La  long,  di  questa  cìtlà  i 
di  4r  e  ìo\  la  lat.  la  medesima  che  qodb 
di  Trapani  di  38%  0  3*  (1). 

(1)  Il  cornane  di  Monte  &GmlUDO.cbe  mff^ 
appelUfi  il  paese  fabbricato  foU*  antica  Snei>i* 


Ali 


ES 

tUcLat.  Bexapylum  (T.  N.)  Porta 
^  Siracusa,  gìusla  Cluverio,  verso 
>ne  e  maestro,  che  accoglie  chi  ven- 

•ndario  elevato  dalla  terza   alla  secon- 
oon  real  rescritto  del  sei  febbraro  1841^ 
•aa  popolazione  aoita  a  quella  dei  co- 
[raganei  di  Sala  perula  e  Poggioreale  ol- 
l  numero  di  10000  anime,  (lomprendesi 
incia  nel  distretto  e  nella  diocesi  di  Tra- 
cni  dista  8  m.  rotabili,  3  m.  rotabili  e 
tabili  dal  mar  Tirreno  dove  dicesi  prò* 
9  di  Bonagia,  e  7S  rotabili  da  Palermo. 
B  è  Tarla   e  bastante   l'acqua.  Oltre  la 
armorea  di  Antonello  Gagini  del  S.  lilo- 
1  chiesa   di  S.   Giovanni  e  quella  di  S. 
elio  stesso  scalpello,  merita  attenzione  un 
ladro  che  rappresenta  la  madonna.  Con- 
omune  nel  1798  una  popolazione  di  8t7S 
li  10249  nel  1831  ,  di  12587  nell*  entrare 
.  L'estensione  del  territorio  è  di  salme 
1,  delle  quali,  dividendo  in  culture,  55, 
iardini,  19,955  in  orti  semplici,  1,2S2  in 
7938,592  in  seminatorii  semplici,  7226, 
tascoli,  208,022  in  oliveti,  12,655  in  vi- 
lerati,   353,296  in   vigneti  semplici,  HO, 
lommaccbeti,    10,182  in   ficheti   d'India, 
in  terreni  improduttivi,  11,901  in  suoli 
La  formazione  del  monte  è  di  roccia  cal- 
Dchigliare  che  cuopre  l'antica  e  compatta, 
alcuni   di  transizione   cioè  il  carbonato 
antico,  che  però  in  alcune  parti  e  prin- 
ite  nella  media  e  nella  superiore  del  monte 
libera   e  sgombra   dalla  prima.  Ne  sono 
i  e  pregevoli  i  minerali,  e  possono  cen- 
tra le  terre,  \dL  silice,  T allumina,  la  calce 
^nesia,  combinate  di  ordinario  ad  altre 
dalle  quali    possono  facilmente  estrarsi 
terarne  lo  stato  di   semplicità ,   e  tra  le 
è  molto  bella  una  nella   contrada  di  S. 
I  contiene  della  magnesia  e  del  ferro.  Ban- 
dire degli  alcali  cioè  la  soda  e  la  potassa, 
letalli  una  miniera  di  argento  nella  con- 
>positamente  detta  deW  Argentarla,  men- 
lal  Fazello,  e  ferro,  stagno,  rame  e  mor- 
ta nello  stato  di  ossidazione  e  di  miscuglio, 
i  r Erico  ancora  un  gran  numero  di  cave 
di  in  colori  e  materie  differenti  detti  co- 
»nte  di  Trapani,  ed  alabastri    di  estrema 
varii  anche  di  colore  e  di  forma,  oltre 
ero  straordinario  di  pietre  focaje  o  selciose 
le:  ai   piedi  del  monte  è   finalmente  una 
porfido»  e  nel  fondo  denominato  Laci  due 


ES 


gono  da  Hegara,  Leonzio,  ed  altre  città  del- 
risola  dalle  parti  medesime,  costituita  al 
muro  di  Tica.   Imperocché  riportati  varìi 
passi  da  Livio  e  da  Plutarco,  conchiude:  af- 
ferma Livio,  Ippocrate  ed  Epicide  essere 
entrali  in  Tica  da  Megaraper  Essapilo,  ed 
indi  narrano  sì  Livio  che  Plutarco,  avere 
Marcello  assalito  anche  Aerodina  con  tut- 
te le  truppe,   sforzalo  veementemente  U 
medesimo  Essapilo,  ed  esser  poscia  ve- 
nuto sulle  Epipole.  È  dunque  cei'to  essere 
stato  Essapilo  la  pubblica  e  maggiore  por- 
ta di  Tica  aperta  verso  Megara  e  Leon- 
zio. Ha  avanti  Cluverio,  Arezio   Mirabella 
e  Fazello,  conlese   essere  stato  Essapilo 
lo  stesso  che  il  castello  Labdalo,  e  nella 
parte  estrema  di  tutta  la  città  oggi  Hongi- 
belllsi,  rimpetto  Eurialo,  lo  stabilirono;  co- 
sicché la  via  che  da  Eurialo  conduceva  a 
Tica  presso  il  lato  settentrionale  del  Lab- 
dalo ne  tendesse;   nondimeno  testimonio 
lo  stesso  Cluverio  ciò  non  viene  a  combi- 
narsi colla  storia,  imperocché  Tucidide  at- 
testa costruito  il  Labdalo  dagli  Ateniesi  nella 
sommità  deirEpipoli,  dove  impropriamente 
si  direbbe  essere  stata  la  porla:  afferma 
finalmente  Bonanno  essere  stata  Essapilo 

grotte  che  abbondano  in  stallatiti,  T  effetto  delle 
quali  abbiamo  altrove  descritto.  Vi  vegetano  in  gran 
copia  delle  piante,  e  molte  medicinali  e  spesso  rare, 
che  si  attirano  l'attenzione  dei  Botanici,  ed  erro- 
neamente il  Fazello  ne  lo  disse  sterile  nei  suoi 
carmi  ;  dalle  piante  venefiche  poi  che  produce 
profusamente  chiaro  si  scorge  il  perchè  Seneca 
nella  Medea  parlando  del  dono  preparato  con  pia 
veleni  a  danno  di  Giasone  fa  dire  alla   nutrice: 

Postquam  evocavit  omne  serpentum  genus 
Cangerit  in  unum  frugis  infaustae  mala 
Quaecumque  generai  invius,  saxis  Erix, 

DeU' antica  città  rimangono  le  mura  della  co- 
stmzione  che  si  appartiene  al  passaggio  della  ci- 
clopea  alla  regolare,  alcune  cisterne  e  pozzi.  Tra 
gli  avanzi  del  tempio  e  nelle  sue  vicinanze  si  rin- 
vengono monete  anticaglie  e  pregevoli  camnei 
parte  incisi  e  parte  rilevati  sopra  pietre  orientali, 
dei  quali  fece  buona  raccolta  in  Trapani  il  signor 
Luigi  Barbieri* 


A» 


ES 


da  «ora  soUo 
Ukdri»^  dia  fate  si  tfilia  idlto  per  sei 

aè  si  iggMUawm  fet  kn^allo 
Mm  dt  Ite^  M  «nif^péi  K^aw  Tka, 

t  «wfcra  la  iiìik  uafctés  a»»  funi»  A 
ihMK  la  HMii  JÉl  lifei^  Sk  IteéHP»  e  Sili, 

MÒMt  ili  «aMMn^  litiaini  ti 

lira» Ja  ftM<ni>aftiaHi  ia  Mjfim  Mila>eta 
iÉ»i>yaa  «M  c^Mi»  iNHcarrMHla  jMT  fSm 
awrlmula  Mia  Vèmnà  inI  «ttt  «raiì^  ard^ 
nnaa  (t  rmikmms0  in  .termlAMi^  K«l  ap- 
pr«4;;ì4K  tf  ifià  amila  i^a^^a  ail  fiptct^ 
ik  in  lisMiMta^a  <m  tBgiiwHmè  «Mlacaci 
pa»  yarKjyioii*  <ieì  pap^far»  alto  araaa  Mi* 
i'««iNXi'«la  acW<^  M  opriMara  ia  parla. ..« 
a  yià  jpMfwicala  (a  <M4a  parla  di  SsmfUm 
aroM  c«MM4iicMUa  cMiciecaytfera.  faida  ta- 
laruiMMero  ì  pretori:  poi  sag^taage.  Jfa 
aaiHfo  («WiNiMUa  a coaiaiaoiiearaao le oree- 
«Ma  Mhk  moUUmiiM  dba  «i  di  deniro 
ìhmi  HaM  aiàiar  a^jfara  càa  /bori  ai  ron- 
p<Aeiifeer  h  fiorie^  a  lalle  crollale,  aicttromen- 
l«»  /il  l'uavlla  m  Ef^apilù  la  squadra. 

>oHe  quali  parole  si  là  menzione  del 
\wo$%>  di  Es^^pilo  diverso  dalle  porte  del 
UKHiesiuio:  e  dicesi  dippiù  capace  di  acco- 
glierò una  squadra  il  che  da  porta  comechè 
aiuM  lua^^iore  non  può  Terìficarsi:  nel  li* 
bro  23  poi  parlando  della  espugnatone 
Uolla  medesima  città  fatta  da  Marcello,  dice: 
tf^^so  Kssapilo  e  una  pittala  porla:  ttm 
grtm  rifforiiì  tomimtiata  a  rompern.  dal 
fts<s^o  muro  si  tra  dalo  il  stgnoj  e  già  da 
OifHi  parit  mtm  furiitamtntt  wuè  im  palese 
ii^irasi  ct)N  Oj^ii  sforzo  la  fatttmda:  tan 
p^rtìttht  fi  tra  arrirala  all' Epipoli  luogo 
l^tH  tHsliHlilo:  e  poi:  col  giormo  imframto 
t:*Mpili\^  Marctllo  tom  luSlt  le  imppt  ea- 
li*filfi  ntlla  tillè  riroht  tulli  a  prtmdtr 
l«*  t»t  mt\  IVA  quella  inltranU  porticella  pres- 
so r^^npilo  adunque  occom^no  le  Epìpoli 
III  Mmu^i  <^  a  (aasuUanc  tailtam  diche 


I 


ES 


raltroYO  citalo  Cesare  Gaetani  scriTc  su  di 
Essapilo,  imperocché  aflénna  essera  €oa> 
giunto  al  castello  Knrialo,  ed  aUa  E^pipil 
appartenersi. 

waat««.  (Y.  R.)  Parte  della  diocesi  di  S- 
racusa,  forse  AMcemi,  allrimenli  JPmimm 
e  dai  Saraceni  Abisama,  di  cuidicaiUN. 
Tien  menlofala  in  nn  diploma  di  Urbaas  n 
aUroTO  riportalo. 


ET 


UL  J;Ami.Sìc.  Mimcibedda(T.».) 
CelebefffiBaa  monta,  dei  primi  fermtmeili 
per  allena  estensioae  e  doti  di  natura  ai 
(fi  altri  di  Eoropa,  cosi  detto  dalla  nisliBp 
aa*  se  crediamo  ai  poeti,  figlinola  dei  Ct 
dape  Iriarao  coma  si  ha  da  Demetrio  Ci- 
latiaaa. a  naia  dai  Cielo  e  dalla  temse- 
condo  le  SiYola  di  Alcinoo,  o  finalocili  • 
dal  leslammiD  di  Sileno  dal  padre  Ocem^ 
ma  pia  idfimMnla  appellato  giusta  Glirn* 
rio,  5alde  Canta,  Talgoamera  ed  altri  sai* 
tori  dal  gflfca  vocaholo  AieEiN  che  lakl 
nostro  «niere.  Bai  Saraceni  poi  che  a  Imp 
la  Sicilia  trava^iiiarono  si  disse  fiìòelomoele, 
e  dai  Sicìiiatti  poi  Mougibello  come  se  JM 
dei  Jfonli.  ?lel  Iato  orientale  dell'isola.  • 
quasi  nel  di  lei  centro,  solo  e  senx'afet 
che  gli  stia  presso,  elef  asi  a  tre  miglia  po^ 
pendicolarmente  secondo  la  relazioie  i 
Cristoforo  Clavio  che  ousorollo  mercè  I 
quadrante  esteso  in  giro  100  miglia  aelt 
amplissime  falde  bagnate  da  oriente  H 
mare  ionio:  da  aostro  la  spaziosa  piana  i 
Catania,  ed  il  tome  Simeto  da  occideiii 
lo  circondano,  e  per  tango  trailo  lo  ci^ 
coscrìvono  da  aquilone  i  colli:  ne  sono  fr 
sagefoU  comnnemente  i  dossi,  ma  in  q«l' 
d^  luogo  lievemente  declivi  poggelli  nH 
che  anipìi  piani  ne   oniscono  i  lati,  cht 
tuttavia  vedonsi  conicamente  sorgere  siM 
al  sommo  Tertice  da  chi  da  lontano  rìgni^ 
dali.  più  propriamente  considerati  perù,  rap 
presentano  pinllasla  cmoli  di  scoscese  tapi. 


A13 


ET 

line  che  sorgono  confusamente, 
ali  medesimi  dividonsi  in  (re  rcgio- 
occhè  la  più  alta  è  infeconda  che 
;e   moli   composta   ed   occupata 
perpetue   eccettuati  pochi   mesi 
;  la   media   è  coverta  di  opachi 
li  roveri,  corri,  abeti,  fagi,  quer- 
presenta  anche  dei  deboli  arbu- 
isiroamente  ginepri  molto  noti  ai 
alla  enumerazione  dei  quali  ha- 
appena  una  pagina,  e  contiene 
ì  profondissime  grotte.  La  infe- 
one  finalmente  a  vigne,  oliveti, 
ed   ogni  genere  di    alberi ,  è 
giro  di  copiossime  vene  di  ac- 
hi,  castelli,   villaggi  e  città,  ed 
»ggio  e  quantità  da  potere  appel- 
icolo  di  natura,  ed  a  buon  dri- 
;iardino  perpetuo.  Dalla  estre- 
iiesta  regione  verso  austro  alla 
il  vertice  supremo  conlansi  quasi 
r  orientale  lido  di  Taormina  dove 
più  acclive  20,  ed  altrettanti  da 
dalla  ripa  del  fiume  Simeto;  da 
inalmente  città  aquilonare  e  dai 
i  contasi  minore  distanza  cioè  di 
lon  dritto  quinci  da  Seneca  nelle 
i  Vertice  Sicolo,  da  Pindaro  nella 
ina  Celeste,  e  da  Silio  il  Tifeo  o  il 
i  monti,  perlochè  la  parte  princi- 
orale  di  Sicilia,  con  sommo  diletto 
*  osservatore  da  quella  altezza, 
no  già  qualche  cosa  di  sfuggita 
vertice;  si  ha  non  men  che  tre 
ircuito,  e  nel  centro  era  lo  smi- 
ere  con  delle  fenditure  di  varia 
d  alquanti  passi.  Qui,  donde  il 
da  maestro  soUevavasi  una  pro- 
non  ardua  salita,  dov*era  la 
0  la  fornace;  imperocché  nello 
IO  questo  aspetto   del   vertice 
assolutamente,   che  la  promi- 
a  forza  del  fuoco  erompendo, 
rientali  del  cratere  si  divise  in 
dà  sin  oggi  dal  centro  e  fiam- 


ET 


me  e  fumo,  perlochè  più  alto  divenne  lo 
stesso  monte.  La  interna  fornace  poi  di  zolfo 
e  di  altri  minerali  riboccante,  che  accesi 
dalla  forza  dei  venti,  vengon  fuori  dalle  ime 
viscere  del  monte  in  ceneri  ed  immensi  globi 
di  fumo  e  fianmie  e  fiumare  di  fuoco,  non  ra- 
ramente senza  rumore,  ma  allo  spesso  con 
orrendo  boato,  e  tanta  agitazione  della  tì- 
cina  e  dell'  aria  lontana  financo,  che  pal- 
pitando mille  e  mille  animi,  il  monte  stesso 
sembra  che  crolli  dall'imo.  Abbondando 
inoltre  il  fuoco,  tutto  il  cratere  occupando, 
allargatine  gli  orli,  or  dall'uno  or  dall'al- 
tro lato  scorse  sinora;  e  da  poco  tempo  si 
apri  il  corso  e  la  via  sol  da  scirocco.  Cre- 
scendo la  materia  alle  volte,  squarciansi 
gl'inferiori  fianchi,  e  scaricasi  una  enorme 
congerie  di  pietre  liquefatte,  che  devastano 
persino  Catania  e  i  sottoposti  campi  in  giro. 
Son  questi  quegli  incedii,  le  di  cui  storie 
narrano  non  pochi  scrii  tori,  ed  accurata- 
mente il  Fazello  nella  1  Decade,  ed  io  nelle 
aggiunte  alla  sua  opera  sino  ai  nostri  tem- 
pi. Esattamente  è  descritta  in  un  opuscolo 
particolare  dell'eruditissimo  Giuseppe  Re- 
cupero la  recentissima  efuzione  di  acque 
calde  e  salse  dalla  sommità,  delle  quali  fu 
ricolma  la  gran  valle  del  lato  orientale  e 
del  meridionale,  e  che  Tennero  poi  assor- 
bite dagli  iati  e  dalle  fenditure  del  monte, 
nel  quale  lavoro  espose  anche  le  ignee  ma- 
terie ,  quasi  nel  medesimo  tempo  vomitate; 
darà  alla  luce  fra  breve  il  medesimo  Recu- 
pero gl'incendii  dello  scorso  e  del  corrente 
anno  (17S9  — 60)  donde  divenuta  l' Etna, 
come  avvisai,  con  due  capi  assolutamente 
cambiò  le  antiche  sue  forme.  Ma  eccederei 
1  confini  se  volessi  rimembrare  anche  in 
compendio  le  cose  che  gli  si  appartengono, 
imperocché  van  per  le  mani  moltissimi  li- 
bri, nei  quali  registransi  in  lungo  le  doti 
di  questo  spettacolo  di  natura  (1). 


(1)  La  descrizione  topograBca  dell'Etna  falla  dal 
nostro  autore  sembra  assolotamente  non  confacen- 


AH 


ET 


LtL  JOma  (?.  D.)  GOà  nficlii»- 
sfaDa  alienati  aodie  /iietMi  del  coi  alo 
TariiBo  gli  MriUori  di  cose  sieole.  n  Fa- 
lello  ed  Ferrano  eolloeolia  a  Mascali  nd 
ianeo  4»ieBlaIe  del  moale  dello  slesso  noBie; 
terso  la  parte  neridioiiale  il  Cloferio  dot*  è 
ffl  eonrento  Benedeltioo  di  S.  IGecolò  del- 
r  arena;  Garrera  sopra  Paterno  nel  Iih^ 
die  dicono  ag^  CMIa;  eonfondonla  tartt 


fa  al  ratio  M  latofo»  Ma  chi  ri  laea  ma  geBcrala 
éatTopara»  radri  enera  particolanBaota  uri  lao> 
ghi  proprìi  daterìtta  la  parli  ad  i  piccoli  mooli 
eha  la  gran  BMla  compongoao.  DoTianiaio  noi  fop- 
pfifa  ad  an  tal  Tooto  topologico  sa  ci  tùme  in  rasili, 
Ma  eoo  la  fatta  oaaarraaiona  aarabba  un  ripatara 
ciò  cba  rAnico  colloca  altroTa  a  chaaltrore  noi 
eorradiamo  di  aggiunta. 

L'altaua  dal  Mongiballo  dal  livrilo  dal  nara 
compataai  par  paL  lt79a  mal.  S300»939«  a  93  m.» 
il  ioo  parìmatro  alla  basa.  La  circonfarenaa  i  di 
ISO  n.  qaella  del  aommo  cratara  di  pai.  14400« 
mat  jm5»S00;  altana  pai  1SS4  met  357,07S.  In- 
caloolabila  ne  i  la  profondità  poiché  or  decrescono 
ad  or  ri  aomanlano  la  materia.  La  parta  della  hasa 
liTolta  a  masxogiorno  i  15  m.  più  estesa  dalla 
fettantrionale.  poiché  da  qaella  parte  sono  sboc- 
cate per  lo  più  le  eraiioni.  Non  permettendo  qal 
la  mole  del  lavoro  potermi  io  distendere  sulla  li- 
tologia, mineralogia  e  zoologia  etnèa  rimetto  i 
miei  lettori  alla   Storia  naturale  e  generale  del' 
VEtna  del  Can.  Giuseppe  Recupero  colle  aggiunta 
del  suo  nipote  Agatino  Recupero ,  al  Prospetto  di 
una  topografia  fitica  dell'  Etna  e  suoi  contomi,  ed 
ai  lavori  sul  confine  marittimo  dell'  Etna;  —  sulla 
vegetazione  di  alcune  piante  a  varie  altezze  del  cono 
delVEtna^-e  sul    trattato  terrestre   dell'Etna, 
del  presta  olissimo  Sig.  D.  Carlo  Gemmellaro,  al- 
r  opera  sulV  influenza  dell'  aria  alla  sommità  deU 
V  Etna  ed  alla  Storia  generale  sul   monte  mede- 
fimo  del  Cav.  Abate  Ferrara,  al  trattato  sui  60- 
ichi  dell'Etna  del  Sig.  D.  Salvadore  Scuderi,  ed 
air  appendice   alla    guida  di   Sicilia  di  Giovanna 
Power,  nel  quale  ci  hanno  molti  buonissimi  qua- 
dri sulla  mineralogia  e  la  vegetazione  del  Mon- 
gibello.  Volendo  intanto  dar  nozione  delle  eru- 
zioni di  questo  monte  dai  tempi  immemorabili  ai 
nostri  giorni,  sarebbe  temerarietà  lo  svisare  il  la- 
voro cronologico  nella  storia  critica  dell*  Etna  del 
Can.  Giuseppe  Alessi,  eh*  è  il  più  esatto  ed  il  più 
largo  in  emdiiione  storica^  parloohà,  coma  cosa  oti- 


ET 

geogral  tom  kànnòj  ed  I  cittadini  ièi- 
■ìli  io  sostengono  femuunento  ;  io  pri  4 
congeUnre  ricavando ,  dissi  altroio  adb 
noie  al  Fkiello  eolloeala  Etna  dofs  sg^ 
siede  fl  Monastero  di  lieodia  di  kieM* 
lino  isliUilo,  appoggiandomi  massiflMBMli 
al  leslimonio  di  Strabone,  lo  di  eoipmll 
dellib.6:  è vMm a Centar^ In ptotii 
farà  di  Mui,  dono  9Ì  po9mio  e  ti*» 


tiMsa,  vanga  ad  inboimlo  fui  ri  fa  ferina  èi- 
l'anlora. 

QUiDEO  CRONOLOGICO 
DELLE  ERUZIONI  DELL'ETRA 
DAI  TEHPi  nunonitiu  agu  Armii 

Priaif  $nuUnU  dtV  Etna  nella  frandf  tfeds 

dalla  noftira. 

l.PrìacharOcaaiioaTaaBaalH    (▲a.af.li^tf^ 
haadooalo  il  suolo  di  Sicilia. 

S.  Quando  l'Oceano  aollenBoa- 
ri  aelle  infima  Talli»  od  antro  par 
la  colonna,  a  divisa  la  Sicilia  da 
lUlia. 

a.  InnnmaraToli  arnioni  che 
hanno  formato  i  Taij  immensi 
strati  deirEtna,  che  osserransi 
nella  parte  orientale  e  nel  can* 
Irò  stesso  del  monte.  —  Riscon- 
trisi il  corpo  della  storia  critica* 

Eruzioni  probabili  aUé  epoche  mMe§ié^ 

I.  Qaella  simboleggiata  da  Pin- 
daro, ApoUodoro,  ed  altri  scrit- 
tori, in  Tifeo,  Tifone,  o  Enea- 
Udo  partorito  in  Sicilia,  erut- 
tante fuoco  e  sassi,  che  scorreva 
pel  mare  sìculo,  seppellito  da 
Giove  sotto  r  Etna,  dove  con- 
tinua ad  eruttar  fuoco  :  più  di 
anni tOOO 

a.  Simboleggiata  da  Aristotele, 
Cicerone,  Diodoro,  ed  altri  acrit- 
tori  in  Plutone  che  rapisca  la 
prole  di  Cerere  e  sprofonda 
air  Averno;  e  più  apertamanta 
nelle  fiaccole  accese  da  Carerà 

al  fuoco  etneo  meno  di  anni   1000 
S.QaeU'accannala  daArìalo- 


415 


ET 

hi  vogliono  éalire  il  monte  ^  che 
ìtninda  ad  elevarsi.  È  poi  il  colle 

l'età  di  Fetonte  fi-    (An*  «t.  la  n*  eraj. 
primiero  Gioye  greco 

noi 1900 

poca  di  Bacco  >  con 
rono  i  siculi  Ciclopi 
,  e  co*  dardi  etnei» 
no  descrive;  tra  gli 

.......  1500  e  1370 

>oca  deir  Ercole  teba- 
ata  da  Diodoro«  Or- 
co; pria  deiranno.  1370 

ni  storiche  e  di  probubilità  aforieo. 

poca  dei  Sicani  de- 
Diodoro  pria  del* 
1470 

a  dei  fratelli  Pii,  de- 
Licurgo, Strabone, 

ed  altri  scrittori.  Pria 

.88  assegnala  daSlo- 
Eliano,  e  probabil- 
r  anno 736  e  456 

abilmente  all'  epoca 
sulla  congettura  del- 

eltere,  tra  la  30  e  la 

la  quale  è  confermala 

ente;  dappoiché  Pit- 

:ò  Tela  di  Falaride. 

•ni 660  e  579 

labilmente   ali*  epoca 

:be  Tenne  in  Sicilia 

narrai  di  Paros  l'anno 

np.  47 594 

bilmente  alPepoca  di 

secondo  Licostenetra 
540  e  437 

bilmente  all'epoca  di 

miate,  autore  dell' Ar- 

con  pria  dell'Olimp. 
528  O  5S5 

bilmente  all'epoca  di 

le  descriTO  l'Etna  e  le 

li  circa  rOlimp.  76.  479 

ibilmeote  all' epoca  di 

)  secondo  Ippoboto  e 

raroiimp.  84,  e  90.  444  e  420 

)  incendio  rapportato 

e  ali'  arrivo  delle  co« 

e  in  Sicilia^  cioò  dal- 


ET 


di  Licodia  rimpetlo  Centurìpe,  da  ivi  sol- 
levasi il  monte,  e  nei  tempi  antichi  di   là 

r  Olimp.  il  tino  alla  75  «  tra    (An.  av.  la  n.  era]- 
gli  anni 736  e  477 

10.  Secondo  incendio  rappor- 
tato da  Tucidide  confermato  dai 
marmi  di  Arundei  e  da  Cedreno 
circa  la  Olimp.  75,  an.  4     .    .  477 

11.  Terza  eruzione  all'epoca 
di  Tucidide  circa  1'  Olimp.  88 
an.  9  o  3 427 

19.  All'  epoca  di  Artaserse .  * 
rapportata  da  Orosio  circa  la 
Olimp.  93 408 

13.  All'epoca  del  primo  Dio- 
nisio descritta  da  Diodoro  circa 

1*  Olimp.  96  an.  1 396 

14.  All'epoca  di  Platone,  come 
da  Laerzio,  Ateneo, Sozzomeno» 
Apulejo  ed  ailri  scrittori  circa 

r  Olimp.  98  anni  1.     .    .    .  388 

15.  All'epoca  di  Aristotele,  il 
quale  spesse,  e  varie  ne  accen- 
na, circa!' Olimp.  HO,    .    .  340 

16.  Probabilmente  V  antica 
eruzione  rapportata  da  Tullio, 
che  produsse  due  giorni  di  te- 
nebre, la  quale  da  nessun  altro 
greco  e  latino  scrittore  è  cosi 
divisata,  e  che  ad  epoca  incerta 
appartiene  • 

ERUZIONI 
ACCADUTE  SOTTO  L^IHPERO  ROHARO 


Eruzioni  di  epoca  eerta  descritte  dagli  storici 
delle  eruzioni  dell'Etna,  seguendo  principalmente 
la  Cronologia  di  Glareano, 


1.  Eruzione  rapportata  da 
Giulio  Obsequente  essendo  Cons. 
Gn.  Gepione  e  C  Lelio:  Mone 
jEtna  ignibus  abbundavit.  BU,  9  160  614 

9.  Rapportata  da  Orosio  Cons. 
Servio  Fulv.  Fiacco,  e  Q.  Cal- 
furnio  Pisene;  Mons  JEtna  vo- 
stos  ignee  eruetavit,  Sieiliae 
semper  vemaculum  gentis  mon^ 


Olimpiadi 
Anni  di  Aoma 


Et 

I      n  D  chi  salir  volessero  il  vcrtico 

u  li        nn(unque  oggi  altra  via  si  ten- 

5(ri'.  Confermata  da  ObieqaeDle:  OlimpUdì 

laont  .£tna  majoribui  ìoUto     Anni  di  Roma 
arni  ignitus 3  161  61B 

3.  Rapportala  daOrosioCons. 
M.  Emilio,  e  L.  Oreste:  jEina 
taundavitigneitglobii.Contei- 
iBùla  da  ObMqoeDlB  :  ignem 
luper  verUcem  late  diffudit;  e 
da  X^wyiaa:  .Etneii  ignibnt  ab 
ipia  monU'i  vertite  ...  incr^tH- 
biliur  mirum t  1G3  630 

i.  Beicriila  da  Orosio.  Coos. 
L.  Geo.  Metello  e  Proc.  Gd.  Do- 
mitio:  jElna  mont  ultra  loll- 
tumtxariil.  Desolò  Catania.  Il 
Senato  rilasciò  il  tributo  di  uuo, 
o  di  10  anni 4  Iflt  639 

5.  Pria  della  guerra  tra  Ce- 
sare 0  Pompeo  descrilla  da  Pe- 
tronio: ^tna  t'orntur  igHibai 
iruolitii;  e  da  Ldcsdo:  Ignii  in 

Buperium  tecidil  lolui    .    .  1  Q  £  1S5  705  0  100 

6.  Alla  tnorlo  di  Cesare,  rap- 
portata da  Livio  e  da  Sergio: 
fiamma  ex  ^Inaa  monta  dc/Iu- 

Xlt.  È  confermala  da  Virgilio.  S  181  TIO 

7.  Maneggiando  Augusto  la 
gnerracoDlroSest.  Pomp.  ioSi- 
cilia;  /itela  sunt  jElnae  horTcmU 
fnmitui.  et  longi  mugiiui  ex- 
eandeKentihui  ignibat.  Appia- 
no   i  ISt  119 

8.  Viaggiando  (Jiligola  in  Sic. 
che  foggir  Jìtnei  vtrticit  fumo 
ac  murmvre  pavifaelui.  5»et. 
Non  sappiamo  se  proruppe  fuo- 
co  10  4  S03  187  0  T81. 

9.  10. 11.  A  queste  lì  aggiun- 
gano quella  dell'epoca  di  Vespa- 
siano  luir  autorità  d' Idacio , 
quella  rapportata  da  Bolla  odo, 
e  r  ultima  da  Forio;  di  cui  fa- 
remo con  do  in  progresso  secoodo 
l'ordine  cronologico.    .    ■    . 

Erutioni  ricavate  da'  clanici  leHtlori ,  the  ap~ 
paleiano  una  conlfnt4<uione  di  frequenti  fuochi 
dell'  fina. 
I.  Apollodoro  cho  descrive 

la  gigaotomachia  dice;  che  nel- 


1 


ga  da  Catania.  Si  ha  poi  nell'  lUnei 
Antonino:  Centuripe  dalT Etna  fS, 

r  Elua  vi  sono  eonlinne  eruiio-  (i,n.  bt.  li 
ni:  A  quo  in  hanc  uiqut  tem- 
peitaiem,  ob  fulminum  jactum 
frtquentem,  ignium  i»  «o  /Urt 
tpiramenta  videnlur.  Eì  visse 
nell'anno  1  dell'  Olimp.  160,  e 
l'emiioni  precedono  l'anno     140 

1  Locreicio  descrive  i  fuochi 
dell'Elea  e  le  sue  erniioni: 
Fiamma  farai  fotlii  Aùtaae  fot' 
naribut  efflel-Expediam . . .  tdeo- 
que  extoilere  flammai  fr.Nacqne 
96  anni  av.  la  nostra  era;  ti  uc- 
cise neU'Olimp.  181  in  etl  di 
4!,  0  di  13  anni,  (^impose  il  suo 
poema  negli  uUiinl  sei  anni  dì 
sua  malattia  tra  il  eu5,  e  101 
di  Rooia.  (Quelle  eruzioni  pre- 
cedono dunque  l'anoo  .     .     .  8S 

3.  Cicerone  nelle  aringhe  coa~ 
tro  Verro  dice,  che  prorompe  il 
fuoco  dall'  Etna  :  ignibat  qtti 
tx  JElnai  vertici  «runipunt. 
Quelle  precessero  il  suo  conso- 
lalo, o  sia  r  anno  3  della  Oltmp, 
179;  le  eruzioni  precedono  dott- 

4.  Catullo  coetaneo  di  Cice- 
rone conrerm.i  che  l'Etna  bru- 
cia va,  dicendo:  Cum  lontum  ar- 
derem  quantum  Thrinacria  rw 
pei.  Mori  &  anni  av.  Cicerono 
pria  di  quell'epoca  ardeva  a  sna 
età  l'Etna 4B 

a.  Dione  Cassio  afferma,  che 
l'Elira  bruciante  fu  foriera  della 
guerra  di  Cesare  e  di  Antonio: 
ab  £tna  ignii  pturimui  abun' 
davit .  damnumque  urbibut  el 
agrit  dedit.  Ciò  avvenne  l'anno 
secondo  dell'Olimp.  IS7,  «  di 
Roma  TSa SI 

6.  Virgilio  descrive  oelleGeor- 
giche  la  eruzione  che  preeetae 
la  morie  di  Cesare  Augusto,  a 
noli'  Eneide  lo  varie  eroiionì 
prodotte  da  Tìfeo;  Raplii  flam' 
mam  expirare  camini».  Ei  la- 
ido iucompiia  l'Eneide  allasna 
morte  \  anno  3  della  Olimp.  SO, 


A17 


ET' 

2;  le  tavole  poi  Cenluripe  dalVElna 
iadi  credo  trasposte  appo  Antonino 
dei  numeri,  onde  è  a  leggere  :  Cen- 
dall'  Etna  12,  Catania  18,  la  qua! 
i  sifTattamente  emendata  combine- 
n  tutto  col  monastero  di  Licodia, 
nque  al  contrario  Cluverio  riprenda 
)  nelle  tavole,  e  difendasi  col  testo 
bone  il  quale  scrive  distar  FEtna  da 
80  stadii.  Tucidide  nel  lib.  6:  Rilor- 
i  Ateniesi  colle  navi  in  Catania , 
Ite  le  truppe  èi  partirono  a  Cen- 
città  di  Sicilia  j  dove  entrati  per 
zionej  ne  andarono  poi  incendiando 
fi  degl'  Inessei  e  degV  Iblei.  Etna 
i  un  tempo  Inessa;  quinci  il  terri- 


I  735  ;  le  eniiioni  pre-     (Àn*  vr.  la  Dt  era) 

Tanno 18 

10  Liberto  e  Biblioteca- 

kugasto  conferma  che 

I  r  Etna  a  sna  età;  Qui 

Ihtic  ardere  àieitur,    •      (Ad.  dopo  il  prino. 

rnelio  Severo  visse  nel-         della  o.  era) 

a  eti  di  Angusto  esnt 

0  di    nostra   era.    Nel 

ma  parla  dei  continui 

iell'Etna:  Quae  eau$sa 

t  Explieet  in  demum 


ilaneo  di  Severo  fu  Ovi« 
e  viaggiò  in  Sicilia  e 
liaa  bruciante;  vidimut 
oelutn  splendescere  flam- 
ri  r  anno  4  dell*  Impero 

neiroiimp.  199,  e  se- 
Uri  17  anni  dopo  la  no- 
.  11  suo  viaggio  in  Sici- 
ielle  eruzioni  precedono 

a 

irò  Siculo  toccò  gli  anni 
sto,  e  disse  cbe  bruciava 
lino  a  suoi  giorni:  Ad 
uè  tempust  e  che  erut- 
na,  sassi  infocati;  e  che 
i  dell*  isole  eolie  coma-* 
coir  Etna  bruciavano 
ivamente;  Ideoque  al" 
rdere  vieibus  Intularum 
,  tt  j£tnae  •    •    :    . 


ET 


torio  Inessense,  e  le  messi  ad  Etna  si  ap- 
partenevano. Credcsi  essere  stala  Ibla  a 
comune  calcolo  di  tutti  gli  scrittori  dove 
Oggi  Paterno,  o  nella  vicina  altura  alla  parlo 
occidentale  di  esso;  e  perciò  ritornando  gli 
Ateniesi  da  Centuripe  in  Catania,  incendiale 
le  messi  dcgV  Inessei  e  degli  Iblei,  veni- 
vano fermamente  trai  campi  di  entrambi; 
essendo  dunque  il  territorio  di  Licodia  con- 
finante a  quel  di  Paterno,  come  Ibla  a  Pa*^ 
terno,  con  pari  ragione  è  a  stabilire  Inessa 
a  Licodia. 

Nota  Diodoro  nel  lib.  2  1*  occasione  ed 
il  tempo  in  cui  Inessa  abbia  cambiato  il 
nome  in  Etna:  Cerone  Re  dei  Siracusani, 
scacciati  i  Nassii  ed  i  Catanesi  dalle  sue 


io.  Strabone  descrive  tutti  i    (An.  dopo  il  princ. 
fenomeni  dell'  Etna:  Nunc  rivos       della  n.  era) 
igniti  liquoris  emittit,  nunc  fU' 
liginem  et  flammas.  Morì  solito 
r  impero   di  Tiberio,  e  quelle 
eruzioni  preced.  Fanno.    .     .  80 

11.  Giustino  favella  dei  per-  (An. dopo  Un.  era) 
petui  fuochi  deirEtna;  perpetui 
JEtnae  montis  ignee— Ncque  dw- 
rare  tot  saeeulis  tantus  ignis 
potuissetSadem  eaussa  perpe^ 
tuos  ignee  facit.  Visse  probabil- 
mente sotto  r  impero  di  Anto- 
nino quando  TElna  e  Sicilia 
tutta  in  molli  luoghi  frequen- 
temente bruciava:  frequenter  et 
compluribus  loeis  nunc  flam- 
mas,  nunc  vaporerà,  nunc  fu» 
mum  eructet 5i 

13.  Pomponio  Mela  narra, 
che  assidua  bruciava  l' Etna: 
Nunc  adsiduis  ignibus  flagraL 
Fiorì  sotto  Claudio,  morì  lo 
anno 54 

13.  Seneca  descrive  le  ridon- 
danze di  fuoco  dell'Etna  :  JEtna 
aliquando  multo  igne  abundavit 
e  che  giornalmente  fosse  divo- 
rato dal  fuoco.  Incredibile  esse 
nee  montem  qui  devoretur  quo» 
tidie  minui,  an  deterat  assidua 
vis  ignium  nescio>  Fu  morto  da 
Nerone 6S 

53 


A19 


ET 

a  senile,  notano  comunemente 
ippo  TElna  avere  a  lungo  di- 

rubelii,  e  persuadono  le  con- 
*  occupato  la  vicina  città  di  Adra- 
quinci  runa  e  F altra  città  opera 
Ielle  quali  una  si  riconosce  dai 
0  Adrano,  altra  sotto  Licodia, 
rò  a  suo  luogo.  Tullio  contro 

fertilissimo  il  territorio  Einense 
0  per  frumento.  Diodoro  che 
tempo  di  Augusto  alTerma  aper- 
si lib.  14  perdurar  Etna:  DiO" 
lice,  permase  i  Campani  che 

Catania ,  acciò  emigrassero 
ì   che    or  dicesi  Etna ,    per 

interdum  favillcLs,   (An.  dopo  la  d.  era) 
t  vomit  incendia,,, 
od  videtur  tncen- 


odoro  presso  Fozio 
e  all'eia  di  Placido 
3  Costante  quando 
rava  le  di  loro  pos- 
Sicilia,  fa  questa 
JairEtna:  Ex  aetneo 

n detrimentum 

vvenne  tra  l'anno.  417  e  iSi 
Calabro  concbinde 
I  sua  età  di  conti- 
i:  Quae  adhue  eon^ 
ìitur,  Ei  fisse  sotto 
;ondo,  negli  anni.  500 
ma  Nonno  cbe  nel- 
ateri  deUo  accesso 
fuoco  scaturiscono 
gore  del  covile  Ti- 
)  sino  a  quella  età 
adoprare  il  linguag- 
ico  per  l'eruzioni 
lì  visse  sotto  Ana- 
ro,   circa  l*  anno .  500 

ìRUZIONI  DELL'ETNA 

ÌECOLO   vi  SI50  A  TUTTO  QUASI 

IL  SECOLO  Xll. 

(An.  di  n.  era). 

Ksolo  1  si  no  al  secolo  500 

o    dunque   quanto 
detto  rilerasi,  che 


ET 


esser  validissima  difesa.  Parlano  di  Etna 
gli  Itinerarii  Romani  e  quello  di  Antonino, 
e  ne  assegnano  le  distanze ,  ma  non  as- 
segna alcuno  r  epoca  della  mina.  Presen- 
tansi  due  varietà  di  monete  di  Etna,  ed  es- 
sendo sovra  le  altre  volgari  ed  ovvie,  ci  mo^ 
strano  l'ampio  commercio  di  quella;  mostra- 
sene in  una,  testa  coronata  di  spiche,  comò 
credo  di  Cerere ,  e  la  cornucopia;  in  al- 
tra la  faccia  raggiante  di  Apolline  e  nel  ro- 
vescio un  milite  armato  e  con  asta,  entrambe 
coir  epigrafe  AiTNAiftN.  Falsamente  confon- 
donla  alcuni  con  Enna  per  Y  imperizia  dei 
luoghi. 
Btnosla.  Lat.  Einosia  (V.  D.)  La  stessa 


dal  secolo  primo  sino  all'in- 
tero secolo  quinto  di  nostra 
era  Patricio,  Piouio,  Minucio, 
Felice,  Daciano,  Geronimo, 
ed  Agostino  ci  offrono  una 
serie  non  interrotta  d'incen- 
dii  dell'  Etna  ;  onde  gli  au- 
tori profani  da  noi  nel  pre- 
cedente discorso  arrecati  con- 
fermansi,  e  traccia  di  tal'altra 
eruzione  in  quei  secoli  ci 
offrono. 

1.  Procopio  quindi  afferma 
non  solo,  cbe  nel  secolo  sesto 
il  fuoco  dell'Etna  bruciava,  ma 
cbe  perpetuamente  bruciava , 
ed  in  torrenti  di  fuoco  al  pari 
del  Vesuvio  prorompea  :  a  In- 
atbus  ardente  igni  perpetuo... 
oQuae  omnia  in  ^tna  quoque 
a  Ceri  solent  ».  Ciò  corrisponde 
all'anno 

a.  Dal  secolo  sesto  sino  al 
principio  del  1^,  Gregorio  il 
grande  attesta  ;  cbe  in  Sicilia 
appresta  il  fuoco,  cbe  eruttasi, 
un  crogiuolo  di  tormenti;  cbe 
i  crateri  dell*  Etna  di  giorno  in 
giorno  accresconsi;  e  cbe  quivi 
è  di  Vulcano  il  baratro  :  a  In 
«foveam  Vulcani  quae  est  in 
a  Sicilia...  In  Siciliae  insnlis, 
a  eructante  igne,  tormentomm 
«  ollae  parnerant;  quae  lazitit 


(An.  di  n.  era). 


560 


clic    Etna   da.   Fazcllo ,    il    quale  ndiliicG 

'Jiodoro,    che   nfTcrina    essere   siala  Eina 

ppellala  un  tempo  Eimpsin,  che  da  nllri 

liccsi  Inessa.  È  un»   pulìcla  menzogna  che 

islnm  un  giorno  EInosia  in  unii  alta  velia 

Ili  un  colle,  come  alTormano  dal  Taroloso 

Orofonc. 

EU 


.  La!.  Euboea  (V.  iV.)  Antica  cil- 
tìi,  e  con  nnlicliissinie  mcnlovala  da  Mar- 
ciano (li  Eraclea,  le  quali  o  furono  popo- 
lale dai  Greci,  o  furono  fabbricale  non  mollo 
dopo  le  colonie  greche;  ecco  le  parole  di 
colui;  K  dopo  quesic  i  Leonlitii  da  Kasso,  e 
Zanclc  che  era  sila  rinipeKo  Reggio  allo 


Dal 


qaoliilìe  RDÌbugeicretcunl  B.    (Ad.  di 
ipporUniIoche 


eoi 


ra). 


Bagoberlo   i 

luoghi  Tutcanii  (li  Sicilia   rnn- 

ferma ,   che   sino   a    rodi  del 

*ecolo  Mltima  l' Eloa  brucialo 

■reue e3g      et* 

4.  Godefrldo  da  Viterbo  ci 
descrive  l'Etna  Tomilanle  fiam- 
me col  ipcolo  oltaTOL  V  Mona 
oibl  Hammarom.  quas  cvoroìl 
B  X.ìn»,  vocatur  b;  onda  Carlo 
H.  De  fu  «orprean  :  sMìr^Iiir 
patriis/ElnaiD  rutilare  r*TÌI)it    768  airsi4 

5.  Pozio  alTGraiando,  che 
auidnamenle  ascende  il  fooco 
nell'Etna  al  pari  del  monlo 
nella  Licia;  a  Iib  assidue  in  JEl- 
nam  ignem  ascendere",  ci  ap- 
palesa, clic  nel  uccoli)  DODO,  in 
cui  euU  vìtcb.  Don  avea  l  Ei- 
na inlermesfo  i  snaì  incendi  SSS 

6.  U  alalua  creila  da  Elio- 
doro por  accrescere  il  fuoco 
eineo:  «Ne  ijiiando  proiuropeDi 
■  :Elnae  llnmnia  urbem  accen- 
B  dal  u:  e  l  cspretsiono  del  Pro- 
fello Lucio,  che  l'Etna  è  l'o- 
recchio di  Vulcauo;  auris  Vul- 
cani ,  argomenlo  ci  appresta, 
che  là  Vulcano  nel  secolo  d^ 
cima  tiaiDmeggiava  ....  Dtl 


slrnllo  di  Sicilia.  Cnlanin  e  Callipoli  rìtt- 
TCllero  colonie-  INiiovamcnlr  puiluroDodi 
qucsli  fabbricale  I»  due  cilln  Kiihea  e  Jlìlf. 
Scrive  Erodoto  nel  Iib.  8  aver  Gelone  Ti- 
ranno di  Siracusa,  nd  accrescere  la  !tua  diti, 
trasferili  in  Siracusa  Cninarinesi  e  Mfp«ff)i. 
concessane  la  cilladinnnia,  ctl  aver  dm- 
sialo  lo  loro  citili,  e  soggiuugc:  editmt- 
decimo  fvce  cogli  Eiibci  che  »ono  in  Si^ 
tia.  In  qual  tempo  poi  sia  stala  prràit- 
mente  eostruiln  Eiifiea  sebbene  non  mU 
Marciano^  oltiniamcnle  io  ne  riposi  l'orìfiN 
non  lungo  tempo  dopo  le  colonie  prertf; 
imperocché  come  i  Siracusani,  dopo  porti 
anni  introdolla  la  colonia  del  Corìntii,  i 
costituirono  come  muniripali  le  cillà  Mk 
parte  australe,  e  così  i   Leonlini  dieden 

7.  Aimonio  che  narra  la  della    (An.  di  n.  mi, 
visione   di    Di);ol>erl<i ,   e   ctic 

dal  970  sino  al  mot  fu  abbate 
di  Flcurj  ,  rende  probabile  la 
eonliuuozione  dei  fuochi  eliiei 
nel   secolo  decimo  ....     970      IDdl 

8.  ti  Solilario  che  vivea  di 
rinipello  l'Etna,  e  che  anoun- 
clava  ad  Odilone,  che  là  vicino 


dt  di  farcDli  fìainnie  :  a  Sunl 
a  vicina  nobis  loca,  es  quibus 
■  gravissima  Oamiuiruni  evo- 
1  raunlur  iucendia,  a  ci  con- 
duce dal  decimo  sino  a  mela 
del  secolo  undecimo    .     .    .    9SI  al  IPU 

9.  Pier  Damiano,  cbe  narra 
quell'avvenimeDlo,  scrivca  net 
tOS7  ,  e  mori  Del  IOTI  ;  ondo 
argomeDiar  lice. chetino  a  sua 
eUancorl'Etuabrucialoaicsse.  10S7  al  IDI) 

10.  ConfermaDsi  le  eruiioni 
del  secolo  undecimo  da  liau- 
fredo  lUalalcrra,  che  alfelà  di 
Rogerio  ci  narra,  che  erano 
nrenljssime  alcune  esli  Ìd  Si- 


ila, a  causa  della  i 
^I^EIna:  a  Crrlis  lemporilms 
ab  aeituanii  incendio  >ul- 
phurei  monlis  aeiias  acerii- 


11.  Ci 


va,  che  nelle 
tlagioni,  all'epoca  cioi 


il21 


EU 

Eubea  nel  territorio  che  fecero  pro- 
nci  noterai  Y  errore  del  Fazello,  il 
•tiene  essere  stata  un  tempo  £ubea 
*le  meridionale  del  Pachino,  dove 
on  sembra  congruente  avere  i  Leon* 
Ito  colonie  fuori  dei  loro  confini. 
Cluverio  le  parole  del  medesimo 
u  Licodia  dee.  1,  lib.  10.  In  una 
oata  ed  a  picco  è  la  città  di  Li- 
nome  saraceno,  dove  sono  am- 
mine  di  antichità  sebbene  prO' 
sepolte  nella  massima  parte,  ve- 
ìza  dubbio  di  antica  crollata  cit- 
\  quale  mi  passo  essendomi  in- 
e  soggiunge;  fu  questa  forse  la 
ibea  colonia  dei  Leontini,  tmpe* 
^anco  il  sito  non  lungi  da  Teria 
e  dalla  fonte  del  fiume  di  Leon- 
lìò  in  Sicilia  si  ha  per  evidente, 
nelle  tavole  deir  isola  essere  stata 


ì  in  Sicilia,  erano    (An.  di  d.  era), 
mi  accadute,  leqoali 
lenza  offeriyano    . 
ell'epoca  in  poi  Pier 

attesta  i  continui 
e  continue  eruzioni 
«  In  Sicilia  monte» 
nfernalem    seniper 

jEtna  mons  fre- 
n  immensura  ignea 
mquaque  diffundit» 
ccia  il  periodo  pre- 
1166,  sino  al  1169, 
ribile  tremuoto  ac- 
'eruzione  ;  onde  il 
catena  le  eruzioni 
indecimo  e  duode- 


bili  furono  gli  ef- 
izione  del  1169  de- 
esense,  da  Filoteo, 
la  Ugone  Falcando, 
repitaudo  infuria- 
i bus  et  perstrepen- 
que  flammis  (Filo- 
la  infierì  più  del 
la  plus  solito  sae- 
>ce  i  macigni,  bro- 


1166 


EU 


Licodia  fondata  in  quel  luogo  dove  un  tem- 
po Eubea.  Quinci  mostrano  gli  abitanti  spe- 
lonche tracciate  di  lunghe  e  tortuose  vie^ 
0  sepolcreti  dove  trovansi  comunemente  lu- 
cerne e  vaselli,  incavati  nel  vivo  sasso,  non 
dissimili  da  quelli  che  vedonsi  in  Siracusa, 
apprestano  monete,  patere  ed  altri  monu- 
menti di  antichità,  scoverti  allo  spesso  da- 
gr intagliatori  e  dai  coloni  pei  campi. 

Bunes  (V.  D.)  Uno  dei  gioghi  del  monte 
Nettunio,  mentovato  da  Polibio  col  nome 
di  Senes  e  da  Diodoro,  di  cui  sono  le  pa- 
role: Addotte  dunque  entrambi  le  truppe 
contro  Messina,  Cerone  pose  il  campo  nel 
monte  Calddico,  i  Cartaginesi  posarono 
cotV  esercito  di  terra  nel  così  detto  Fune, 
e  colla  marina  forza  occuparono  il  pro^ 
montorio  Petoro.  Lo  stesso  si  ha  da  Poli- 
bio, ma  chiama  Senes  YEunes, 

Eariaio.  Lat.  Euryalus  (V.  N.)  Era  un 

«ciò  il  campo  di  Catana:  m-  (Ad.  di  d.  era}, 
«  pibus  ingentibus,  agroqoe  ca- 
atanensi  combusti!  (Fazello^: 
a  sprofondò  alquanto  la  cima 
«deirElna:  pars  ^tnei  cacu- 
a  minis  visa  est  aliquantulum 
asubsedisse  (Ugon  Falcando)^ 
a  coi  suo  tremito  atterrò  Cata- 
a  na:  terraemotu  suo  Catanen- 
asium  fines  atqoe  urbem  la- 
a  befactaTit  (Fazello);  e  per  dir 
tutto  in  una  parola  col  Falcan- 
do portò  la  desolazione  a  Si- 
cilia, a  Desolationem  Sìciliae.  1169 

Tanto  terribili  furono  gl'in- 
cendj  dell*  Etna  bruciante  in 
«  queir  epoche  ^tnae  flagrau- 
tis  incendia!.  (Falcandus). 

ERUZIONI  DELL'  ETNA 

DALLA  FINE  DEL  SECOLO  XII,  SINO  A  META* 
DEL  SECOLO  XT. 


1.  Quando  Enrico  sesto  im-       (Era  volgare), 
padronissi  di  Sicilia  TEtna  vo- 


nmoso  ca.stcllo  nelle  Epipoli  appresso  Sì- 
iisa  del  di  cui  silo  vnriano  gli  scrillori, 
croccile  il  nostro   Fazcllo  con  Areno, 
lUverio  costiluiscono  Euriulo  dove   ora 
'0  il  comune  di  Belvedere:  sono  quo- 
te parole  di  Cluverio:  Eurielo,  o  come 
<gesi  appo  Lirio  Eurìnlo  è  un  coHe  su 
cai  sorge  una  fortezza  del  medeBimo  no- 
me, parie   delle   Epipoli,   è   filo   gitasi 
retiatncnle  terso  occiiienle  equinoziale, 
declinando  «n  pochino   verso   occidente 
$aislizifiic;  dicesi  ogyi  volgarmente  dagli 
abitanti  Belvedere,  poicliè  mira  in  lungo 
tn  largo  ed  all'inforno.  Illa  le  rorliricni;ioni 
dello  Epipoli  non   islcndcvansi   persino  a 
Belvedere,  conio  notili  di  sopra,  ne  nppa- 
riseono  vesligin  nennco  lievi  del  muro  co- 
slruilo  da  Dionisio  jill'Eurialo;  finolmciilc 
allrove  anclie  notai,  gli  nvnnii  ili  cislcmn 
e  di  antico  cdilìiio  da  l'iizcllo  rimembrali 


miUra   Baronie,   cnino   jfTer-       [Eri  volgare), 
ma  Cesareo  EijIctbarcIiceDse. 
B  Idem   Hans   flaramai    evo- 
i>  mit  ticut  VuUaiiai  »  anno 
di  DOtlra  era tl04 

i.  Il  medriiaiaCeiareo  narra 
di  essersi  neccio  Ire  anni  ilopn; 
•  circahocUienDiiim,  un  grsu 
»  fuoco  nell'Elnn;  focum  ms- 
gnom;  ciò  corriiponde  al    .   119T 

3.  Scrìvendo  Cesareo  l'opera 
degt'illuilrl  prodlgiì  nel  \ìaì, 
e  dicendo  che  quel  monle  vo- 
miti fuoco  al  pari  di  Yul- 
cano,   onde  bocca  d'Inferno 


«Osd 


mi  F 


B  fcrni  ",  argomcDlasi  di  ajei 
brucialo  nel USI 

4.  Finita  notando  un  Incea- 
dio  nel  regno  di  Federico  secon- 
do imporalorco  rcdisicilia.  il 
i(nalo  regnò  dal  1197  sino  al 
1)50.  slabilisco  una  epoei  di 
eruiione  acradula  probabll- 
menle  pria  del tSSS 

i.  In  morte  di  Carla  di  An- 
giù,  come  aliesla  Niccolò  Spe- 
ciale, t'Etna  enillò  con  vio- 


non  corrisponderne  nlla  magnifieenia.  laon- 
de più  congrucnlcincntc  dice  Bonanno  sia- 
liilendo  YEurialo  a  J/onjióeHm,  imperoc- 
ché è  un  poggio  cui  lutto  corrisponde  ciò 
die  reca  Livio  nella  descriiiouc  dì  funaio: 
è  un  poggio,  narrando,  nelln  parie  e»(^^ 
ma  delta  città ,  ricolto  al  mare,  e  som- 
stante  alta  via  che  mena  ai  campi  ed  al- 
l'intorno  dell'isola,  comodissimo  ad  acco- 
gliere i  titeri.  Ecco  oggigiorno  il  poggio 
appellato  Hongibellisi,  rivollo  al  mare,  il 
cui  è  più  distonie  Belvedere:  nella  parit 
estrema  della  citlìi,  corno  dichiarano  suT- 
ficienteracnle  i  ruderi  di  mura,  che  ttmii- 
nnna  con  esso;  sovrastante  alia  ria  rif 
mena  ai  campi  ed  all'interno,  essendo  di 
questa  via  lontano  Belvedere  alquanti  stiiliì,' 
moKo  comodo  finalmente  a  ricerere  i  ci- 
l'pn,  e  clii  detto  avrebbe  un  luogo  crln.  » 
quasi  a  picco  da  ogni  parie,  adaKo  adi» 


lenii  scosse  fuoco  da  Orlenie,  (Ei: 
e  cinse  colle  ìnPocaTe  lare  la 
Chiesa  dì  5.  Stefano.  «  percorw 
quindici  mila  paesi.  Carlo  mori 
net  usi  calcolandone  il  prin- 
cipio sili  3^  marzo,  «  secondo 
k  nostra  era  nel    ,     .     .     .  IIBS 

6.  Dalla  Cronologia  dì  Seto 
ricavasi  che  nel  1333  il  di  30 
giugno  l'Elna  affondò  fra  i 
tremuoli.e  vomitò  incendi  de- 
stroltori:  «  jf^ina  sutnidil  caa 

■  magno  lerrae  mola  et  eja- 

■  ctis  ignibas  vicinia  rasta  *. 
La  cenere  n«  giunse  sino*  Hal- 
ta.  Due  anni  pria  secondo  il 
Gonloul  l'Etna  fu  da  orrido 
tremuoto  conquassalo  a  Uona 
n  horrendo  lerrae  molo  quti- 

»  Miut» IStt 

T.  A  iS  giugno  del  13», 
mugghiò  il  monte,  aqnarcìowì. 
affondò  sulla  rupe  dì  Uniam, 
proruppe  fumo,  incendio,  lor- 
reDie  infuocalo:  nuvola  di  mii 
fra  mmore  spavenlevot«.  Di 
orieoie  e  da  occidente  eroi- 
ttroDO  ediGcii,  aaaorbiromì  rivi. 


423 


EU 

yi?eri  dai  ciltadini  ed  ai  presi- 
arduo  è  il  poggio  dove  Belvedere 
ransi  in  lungo  ed  in  largo  le  sot- 
nlrade.  Ha  anche  un  dello  di  Tu- 
iferma  la  noslra  opinione;  narra 
iegli  Ateniesi  parlila  da  Catania, 
0  a  terra  nascostamente  la  fante- 
contrada  della  terra  che  dicevano 
icosta  sei  o  sette  sladii  dalle  Epi- 
odale  a  Tapso  le  navi;  la  fante- 
unge,  immanlincnie  ne  vien  di 
^ra  le  Epipoli,  ed  ascendendo 
ì  l' occupa  priachè  accorressero 
ani,  conosciulo  il  fallo,  dal 
te  eransi  Irincerali.  l^on  erano 
mite  in  quel  tempo  le  Epipoli, 
lita  ancor  sul  poggio  la  fortezza 
il  l>orgo  Lconte  è  silo  appresso 
condo  lo  slesso  Cluverio;  im- 
incongruo  appare  avere  scelto 
Belvedere  arduo  e   scosceso , 

il  pili  basso  colle  MongibelUri, 
essendo  senza  fortificazione,  ed 


terra  in  mare  fa-      (Era  Tolgare). 
rimbalzate.  Al  15 
ippe  il  fuoco  TÌ- 
melta  tra  oriente 
*no ,  sì    ecclissò  il 
la  terra,  aprironsi 
e  yomitanti  fuoco 
laronsi  le  valli,  ti 
.  Sgorgando  il  cra- 
ittro  torrenti  par- 
ivi; due  portaronsi 
ci,  il  terzo  ai  con- 
i.Colonnedi  fnmo, 
ni  e  baleni  scop- 
cima  air  Etna.  La 
mbrò   le   regioni, 
gie,  arnien!i,  petci 
erirouo,  come  Ni- 
s  attesU   .     .     .  1399 
13   vomitò  TElna 
ufocali  adusti  con 

«  Similea  evomit 
losque  lapidei  oam 
bus.  Silfag  .     .1333 


EU 


in  ni  un  modo  essere  accorsi  a  scacciare  il 
nemico  i  Siracusani  occupati  nella  rivista. 
Erano  le  Epipoli  ben  custodite,  ed  Furialo 
fortezza  di  esse  era  di  pifii  valide  fortificazioni 
munita,  quinci  Marcello  occupate  le  Epi- 
poli ordinò  si  assaltasser  Eurialo;  presiedeya 
allora  al  forle  Filodemo  Argiro  stabilitovi  da 
Epicide,  che  il  Romano  sollecitava  alla  resa, 
non  dubitando,  se  Filodemo  raccogliesse  i 
suoi  nella  rocca,  potere  sbaragliare  1*  eser- 
cito; laonde  Marcello  vedendo  non  poterri 
né  per  resa  né  per  assalto  avere  Eurialo^ 
rivolse  le  armi  contro  la  città;  né  molto 
dopo  Filodemo  perduta  speranza  di  ajuto, 
capitolando,  acciò  con  onore  sen  ritornasse 
ad  Epicide ,  Iratta  seco  la  guarnigione , 
consegnò  il  colle  ai  Romani.  Marcello,  ri- 
cevuto V Eurialo^  munitolo  di  preHdio, 
era  già  libero  dal  pensiere  che  una  ma- 
no di  nemici  venendo  dalla  fortezza 
travagliasse  i  suoi  chiusi  ed  impediti 
entro  le  mura.  Diffusamente  queste  cose 
riportai,   acciò  mostrassi  l'ampiezza  del- 


9.  NiceforoG regora  argomen-      (Era  Tolgare) 
lo  et  porge  dì  aver  TEtna  bru- 
ciato verso    il    1351    dicendo. 

«Siculi  ignis  spiracula  subter- 
araneorum  Thypbonum  fiata 
a  accendi  audivimus     .    •     .  1851 

10.  Da  Simone  da  Leontino  e 
da  antiche  Cronache  ci  è  stato 
tramandato  che  nel  1381  a  5, 
o  6  agosto  proruppe  il  fuoco 
dell'Etna;  bruciò  gli  alberi  dì 
presso  ed  attorno  Catania.  Sem- 
bra quel  profluvio  originalo  da 
ana  profonda  fenditura,  o  da 
sotteh'aneo  canale   .    .     •    •  1881 

1 1 .  Alli  9  novemb. ,  alle  ore  S, 
o  3  della  notte  proruppe  il  fuoco 
dal  gran  cratere,  si  apri  quindi 
cinque  bocche  sopra  S.  Nicolò 
della  Arena^  cessò  allora  di  erut- 
tar dal  cratere;  tremuoti,  du- 
Tole  di  fuoco  pietre  scagliate, 
torrenti  infuocati,  doTastazionì 
per  lo  spailo  di  sei  miglia  da 


A24 


EU 


TEurialo ,  quali  (ruppe  e  quante  alber- 
gasse, talché  li  romano  esercito  temesse 
assalirlo.  E  grandi  ruine  ve  ne  sono  in  Mon- 
gibellisi  in  testimonio.  Fazello  che  afTermà 
essere  stato  quivi  Labdalo;  questa,  ei  dice, 
era  coiiruila  con  maraviglioso  arli/izio 
di  ingenti  pietre  quadrate,  e  la  ma  ma- 
gnificenza ci  viene  attestata  dagli  avanzi 
dell*  edifizio ,  dei  quali  oggi  non  riman- 
gono maggiori  monumenti  di  antichità 
della  minata  Siracusa.  Presentane  quivi 
sotterranee  vie  che  conducono  a  fnolte 
parti  della  città,  di  pietre  quadre  co- 
struite, per  le  quali  o  il  Re  o  qualche 
forza  potesse  facilmente  pervenire  ad  al- 
tra parte  della  città,  o  sorta  una  sedizione, 
ovvero  facendo  impeto  il  nemico.  Appel- 
lano oggi  questo  luogo  i  Siracusani  Mon- 
gibellisi  in  vernacolo.  Penetrando  alcuni 
in  queste  vie  avvertirono  degli  anelloni  di 
pietra  attaccati  ai  muri  nei  quali  forse  i 
soldati  legavano  i  cavalli. 

L*Eurialo  diccsi  anche  dai  Greci  Eurye- 
lus ,  quinci  Stefano  altrove  citato  :  Dicesi 


oriente  ad  occidente^  Toga  e  (Era  Tolgare). 
morte  di  cittadini  ,  durata  di 
sedici  giorni  furono  di  questa 
eruzione  gli  efTetti  ricavati  dalla 
Cronica  di  Simone  Leontino  , 
da  Silvaggio  ec.  Se  ne  ravvi- 
sano le  vestigia  da  Monti  Arsi 
ad  Aci  S.  Antonio  ....  140$ 

12.  Nel  1444  tremò  l'Etna, 
scrollaron  le  rupi  in  cima , 
sprofondarono  nel  baratro  che 
ampliò  sua  voragine;  prorup* 
pero  terribili  inrendii  ,  sgor-* 
garono  torrenti  infuocali ,  si 
diressero  ver  Catana»  travolto 
il  corso  devastarono  da  Mou" 
Peloso  in  fino  a  S.  Gio.  la  Punta; 
durarono  per  dodici  giorni. 
Ranzano,  Pier  Geremia,  e  Fa- 
zello lo  allestnno.  «Monscon- 
tt  tremuit...  a  summo  cacumiue 
0  vastao  rupes  dissolutae....  in 
a  ipsam  voraginem  coDcideront 


EU 


Furialo  la  rocca  delle  Epipoli,  ed  anche 
Fazello  scrive  Euriolo  ,  ma  ser> itosi  di 
esemplare  erroneo:  da  Tucidide  nel  lib.  6 
quasi  una  grande  ampiezza  indicante  ca- 
si si  appella;  e  da  Diodoro  nel  Uà.  ÌO  di- 
cesi  Euryclos  cioè  gran  circolo.  AfTermaDO 
ora  alcuni  non  esser  disgiunto  il  Labdalo 
dairEurialo,  il  che  esamineremo  più  ia 
basso  parlando  del  primo. 


FA 


Faceiilno.  Lai.  Facellinm  (V,  D)  Fra- 
me  presso  Pelerò  confinante  col  tempio  di 
Diana  del  medesimo  nome.  Vedi  Mela. 

Falaeron  (V.  IV.)  L'isola  di  Gozzo  cosi 
appellata  appo  Antonino.  IVola  tuttavia  Qtt 
verio  essere  incorso  errore  nel  testo  delllti- 
ncrario ,  ed  esservi  scritto  Falaeron  per 
Gaulon. 

Faiarlo.  Lat.  Phalarium  (V.  N.)  Castelli 
presso  Gela  oggi  Terranova,  in  un  colle  • 
promontorio  discosto  5  m.  dal rEcnomo  al- 
che antico  castello  presso  Licata,  e  due  ni- 


«...bialDsperpetaosmolloam-  (Era  Tolgare). 
<t  plior  est  faclus...  terrifica  ili- 
ce cendia...  primum  ignis  coo- 
«  Ira  urbem  se  tulit...  alio  suHni 
«  inter  convertii,  obvia  quae- 
«que  absumpsit tiii 

13.  L'anno  di  Cristo  1446 
alli  25  dicembre  nella  ora  prima 
della  notte  eruttò  l'Etna  nella 
pietra  di  Mnsarra  ali* oriente, 
come  rapporta  il  Silvagio      .   1446 

14.  Il  Silvagio  medesimo  da 
più  anticlie  cronache  ricavò 
un'eruzione  accaduta  alli  21 
settem.  del  1447,  e  probabil- 
mente dairalla  voragine.  Non 
arrecò  questa  danno    .     .     .  1447 

Molte  delle  precedenti  eru- 
zioni sono  stale  ignorale  o  Ira- 
scurate  dai  recenti  scrillori. 
Tulli  però  aflermano  di  essere 
stalo  in  calma  TElna  quasi  per 
an  secolo. 


425 


FA 

ilconara  nuoya  fortezza.  Ebbesi 
I  famoso  Falaride  tiranno  di  Agri- 

IRUZIONI  DELL'ETNA 

DEL  SECOLO  X?,  A  TUTTO  IL  SECOLO  XVI. 

asserisce  che  poco       (Era  volgare). 

àfttvvion  massimo 

I  percorse  200  stadi. 

rma   che    percorse 

e  ricolmò  il  porto 

*slo  fa  ricolmo  da 

',  e  forse  1*  eruzione 

ricolmò  gli  avanzi. 

ne  pria  del  1470. 

De  avvenne  do  D<]ue 

1470 

(ali  suir  Etna:  vide 

• 

itere  all'Euro-Noto 
ifuocalo,  e  che  ne 
co:  a  Subilo  efflu- 
rìvus».  Frale  Ugo- 
irni  pria  salilo  sai 
veduto  avea  prat- 
fuocali  ed  incendi 
turo  montera  cum 
ncendia  caligino- 
ivveiine  nel  .  .  1494 
salitovi  nel  1533 
a  del  monte  aco- 
I  circonferenza  di 
nn  piccolo  foro  in 
loppone  una  o  più 
oro*  egli  accenna, 
antica  cronaca ,  e 
rroano  quell'acuta 
estremo  profluvio 
>  derivala,  a  Ab  eo 
lis  McccciLiv,  pro- 
fluvio ejectum  era- 
inhesisse.  Nel  1494 
(ere  quattro  sladii 
1  riferir  di  Ugone; 
isi  e  compissi  quel- 
li 1494  e  pria  del.  1533 
tarzo  1536  appar- 
ivi infuocati  sul* 
orrente  di  fuoco 
b  dal  sommo  era- 
oriente,  cui  altro 
Bronte  ed  Àdrano 
.  Tremò  la  terra, 
linio,  eratlaronsi 


FA 


genio  che  ne  credono   il  fondatore.  Ne 
fa  menzione  Diodoro  ed  oggi  è  distrutto. 

macigni.  Il  giorno  dopo,  secon-  (Era  volgare), 
do  il  Silvagio,  proruppe  un  gran 
torrente  di  acqua  dalle  lique- 
fatte nevi.  Il  terzo  giorno  apri- 
ronsi  tra  1*  austro  ed  occidente 
ingenti  successivi  bocche  erut- 
tanti sassi  che  ersero  monti. 
Nella  parte  inferiore  spalanca* 
ronsi  tre  voragini,  d*onde  prò* 
ruppero  tre  torrenti  di  fuoco. 
L'uno  sepelll  T  eremo  di  S. 
Leone,  Taltro  scorse  ver  Pater- 
nò,  il  terzo  tra  Paterno  e  Ca- 
tania: eruttossi  gran  fumo:  il 
medico  Negro  vi  restò  morto.  1536 

5.  Continuarono  i  fuochi  sino 
al  1S37.  «  Incendia  haec  inler-> 
»  roissis  temporibus  lotum  us- 
»  que  in  annum  mdxxxyii  per- 
»  durarunt;  il  di  primo  di  mag- 
gio tuonò,  tremò  per  dodici  gior- 
ni Sicilia:  aprironrsi  voragini 
di  fuoco  sotto  Sparvieri:  crollò 
parte  di  Corleone:  percorse  la 
lava  15000  passi;  Moopilieri  e 
Nicolosi  bruciati  furono:  il  cra- 
tere eruttò  immensa  cenere; 
fino  a  300,000  passi  lungi;  dan- 
neggiò i  campi,  estinse  i  bachi 
da  seta;  rimugghìò  terribilmente 
l'Etna;  l'apice  del  monte  crollò 
nel  cratere  :  cessarono  quei  ter- 
ribili effetti  in  luglio,  ma  non 
già  le  flamme  e  gli  incendi  in 
cima  all'Etna:  «  Flammis  ni- 
»  hilominussuicas  incendisque 
»  in  mentis  vertice  remauen- 

»  tibus.  (Filoleo) 1537 

6.  Quindi  il  Filoleo  attesta  di 
aver  veduto  il  dì  31  loglio  1540, 
il  sommo  cratere  circondato  di 
smisurati  sassi  eruttar  fumo 
e  fuoco:  «  Fu  muro,  interdia 
»  ignem  effóndi,  e  l'altro  in- 
ferior  cratere  all'  Euro-Noto  di 
Catania  erullare  evidentemente 
fuoco:  a  Ignis  quandoque  evi- 
«  denler  ejectabatur  »;  onde 
l'Etna  da  ambo  i  crateri  erot- 
Uva  fuoco  il  di  31  luglio  del   .  1540 

54 


Nò  oiancao  dì  coloro  che  congeltorano  cs' 
sere  sla(o  il  Falario  dove  siede  ora  Fal- 
conara. 


T.  Il  Falcila  «alila  aull'Elni  (Era  volgare), 
fida  nel  dt  SS  luglio  del  liii 
apetlamenleglietprni  lerrìliili 
fuochi  uel  sommo  vertice  dcl- 
l'EIae:  a£lcrno9  illos  ic  let- 
ti ribìlci  gammi  vcrlicit  ignea 
0  liquido  intoili  ic  dìMincla 
H  cuolampUli  u.  Uà  diipirili 
erano  i  uuì  molari  che  viMo 
ave»  l'iono  preccdeolo  il  fi- 
loleo isti 

LBiMlilailFiloleanl  soma 
nel  iUS  imi  dj  CMtr  tallo 
crallito  nel  baratro  qHilo  pria 
airiatomo  redeaiì ,  ■  qiaato 
agli  ed  il  FaxHIo  Tettai»  area. 
no.  Daoqae  dal  titl  lino  al 
ISti.iaeni  il  Fanlla  dloe  di 
ewere  eeaaale  le  Sanema,  jw 
aìamo  aBafHara  di  eaaarri  ataw 
freqaeoU  rorine  cagiaBate  da 
qaelle  eterna  fiamme;  ■  erebra* 
e  moniia  raiaaa  in  baralram  i 
If»  'I llil  e  IStt 

9.  Il  d)  primo  Dovembre  dal 
ISMemllò  l'Etna  Tnoco  lopra 
Uonforle  di  Bandaiio  da  dna 
cnieri,  donde  *mi»n rati  maci- 
gni laniiaTanii.  Poicia  nel  bo- 
aco  delle  Lente  di  Uhgnagloiia 
ipTofondà  Dn'  ampia  Toragina. 
formoMi  iodi  il  monte  deno- 
minato Caldaja  dei  diavoli.  Ut. 
anonimo,  Sampieri,  Baliagero 
Spondano .  Corunnalli  ed  allri 
icriltori issa 

10.  Rocco  Pirri  fa  meniione 
di  on  altro  incendio  devaila- 
lore  accadalo  nel    .     ...  ISTI 

ti.  l'Etna  erotto  ittoendii 
ne  Iremo  Sicilia  per  leitima* 
niania  di  GoatoaUa.BTÌetio, 
Natale  Conti,  Lodovico  Creme- 
nese  ed  altri  acriltori,  nel    .  11TV 

11  Secondo  nn'anlica  ero- 
naca  proroppe  l' incendio  etnee 
ptobabìlmanta  da  monte  Ilice 
a  li  dinaae  Terao  Ad  nel    .  itn 


rnlarlo.  Ui.  l'hnlarium  (V.  H. 
tico  cfislcllo  a|ipar(cncnte.si  a  Gela,  sii 
sia  Cluvcrio  in  un  colle,  ctie  sotrai 


ERUZIONI  DELL'ETNA 

DEI   SECOLO    XTII. 

1.  Compendiando,  ora,  tutta 
Icerutioni  del  secolo  ivri.lrovo 
che  dopo  il  tSil  ,  in  cai  il 
Faiello  vide  il  «ommo  cratere 
iOOOpaui  di  cìrcuilo.eraii  in- 
nalzila come  una  torre  lol  «om- 
ino cratere,  che  riiirelio  avealo 
a  Ire  miglia.  Ciò  non  aecadda 
aino  al  liSO,  ni  dal  tMS,  ia 
ani  riprete  leeniiÌDni,iiaa  al 
IBflB,  incniiiaella  ciaaerollA. 
Avvenne  dnnqna  qoaloba  ara- 
■ione  di  teorie  a  di  arena  In 

il tua  04  il  K 

9.  Bideiloui  veameata  il 
foooo  nel  lAO)  e  qaal  fao- 
eo  (dice  il  Carrara)  eomiaeialo 
dall'anno  1501.  i  datalo  iati- 
no  al  prttenle  anno  léU ,  nt 
tappiamo  quando   tari  per  I- 

mre,  dal ISei  d  IMI 

3.QueitoacceNofDOCOBellBD3 
fé'  varie  rimarchevoli  eraiioni. 
Nel  leOT  erutti  dall' alu  vora- 
gine ver  levante,  copri  un  gran 
lagn  «Ila  dittanaa  di  an  miglia, 
ti  te'  di  erottali  tatti  un  arco 
che  dappoi  crollò.  SquarcioHÌ 
pure  il  monte  a  poneoie,  e  dan- 
neggiò i  poderi  di  Adornò.  A 
88  luglio  apriHÌ  (opra  Rtndiiio 
con  vivitiimo  lome    .     .     .     tMT 

i.  Nel  teiQ  a  6  febbr.  apritii 
aopra  ua'allra  caverna  di  fooco 
e  corte  uo  miglio  verao  AdernÒ. 
Ai  tre  mt^ioda  on'allra  vo- 
ragine corte  largo  due  e  la^a 
cinijne  miglia.  Bruciò  la  fi- 
nite, diuDCggiò  la  SciambriU 
e  la  Citlema ,  toccò  la  toglia 
di  Adernò,  ballò  tatti  bianca- 
tir!  Toiiicci  tolforci   .    .    .    Utt 

5.  Il  di  15  tgoilo  UH,  cadde 
per  Iremnolo  NtM  ,  apriati  il 


427 


FA 

lustrale,  e  deUo  oggi  di  Gmirdia, 
m.  da  Licata  verso  oriente,  2  dalla 

esalò  micidiale  lolfo» 
si  profoodissioM  fea« 
irga  dae  palmi.  A  9 
14  tremò  selle  ToUe 

si    apri   r  £liia  piA 

S.  Maria,  corse  Ter 
.rollò  il  monte  fattosi 
a  nel  1607 ,  corse  10 
ego!  con  gran  furia , 

bosco  della  Foghita 
e  del  Pirao,  corse  per 
li  f  come  da  antichi 
Tasi;  onde  s'inganna 
I  dicendo  che  in  10 
M>rse  due  miglia  dal  1614  al  1694 
91  febbrarol693  in- 
loco  dell*  Etna,  crollò 
D  quella  notte,  in  soU 
pronippe  1*  incendio, 
iza   snperstizioM   fé' 

0  ad  incantati  macigni  1683 
ibile  fu  rernxione  del 
nò,  tremò  V  Etna  dal 
dicembre.  Alle  ore  11 
»pra  Serra  Pizzuta.  A 
)rtto  sboccò  il  fuoco 

1  del  monte,  per  molte 
ceso  nel   piano  delle 
L  93  crollarono   case 
Ugne.  A   97   aprissi 
te  nel  Trifoglietto,  9 
ila   precedente  Tora- 
ì  cessò  allora  di  fu* 
iciò   vigne  e  boschi 
Il  primo  gennaro  del 
»ssi  il  torrente  in  sul 
I  ponente  ne'  confini 
I   e  Paterno.  Formò 
sima  dell'Etna,  rad* 
li  i  tremuotL   Li  16 
n  due  torrenti,  l'uno 
stagne  e  Viagrande, 
so  Pedara  desolando 
jello  del  Fieri   per- 
iglia; cessò.  Alti  15 
remuoti:  alzossi  TiTa 

I  cima  air  Etna  e  ne 
un  torrente.  Alti  94 
La  suprema  Toragine 
;lietto  fumarono.  Net 


FA 


rocea  di  Faloonara,  12  dall' antica  Gelala 
atliial6  Terranova;  Tiea   mentOTato  (Co- 
primi di  maggio  1*  incendio  Ter 
leTante  e   ponente   bruciò  le 
quercie  dell' Edera.  AUi  91  giu- 
gno un  tremuoto  scosse  Treca- 
stagne.   Alli  91  accrebbesi   il 
fuoco;  scorrendo  sotto  i  proprt 
macigni  inaridiTa  gli  alberi  del 
Trifoglietto  e  delle  cave  dello 
Zappino  e  del  Monaco ,  e  del 
piano  del  Lebro.  Aprissi  per  S 
miglia  larga  fenditura   fetida 
eulante.  A  5  luglio  sprofondò 
il  terreno  pel  circuito  di  ottan- 
ta passi  sotto  la  costa  dell'A- 
quila. Agli  undici  agosto  ap- 
parve lucido  lo   ascoso  fuoco 
che   fatto    aveasi    un    ponte. 
Alli  dodici  agosto  in  Catania 
ed  altrove  lieve  tremuoto.  Con- 
tinuò tutto  noTembre  lo    in- 
cendio. Nei  primi  di  dicembre 
campeggiò  per  l'Edera  brucian- 
do boschi.  Per  tutto  febbraro 
fumò  la  cima  dell'Etna,  ooa- 
Unnò  lo  incendio,  formossi  in 
quella  eruzione  gran  copia  di 
ammoniaca  vario-colorata.Dnrò 
sino  alli  97  aprile  del  1638  e 
continuava  mentre  allora  il  Car- 
rera  scrìvea  le  Memorie  stori- 
che, e  le  sue  prime  filosofiche 
osservazioni  sugl'incendi  del- 
l'Etna, dal.    .....    .  1634  al  1638 

8.  Nel  febbraio  del  1648  pro- 
ruppe l'Etna  verso  Castiglione, 
e  fé'  poca  lava;  forse  dove  ap- 
pellano le  campane  (masse 
vuote  e  profonde)  .    .    •    •  1643 

9.  A  90  novembre  del  1646, 
ad  ore  18  fiaccossi  il  monta, 
danneggiò  Castiglione;  cessò  il 
fuoco  a  17  gennaro  1647  ;  si 
estese  la  lava  sino  al  sentiere 
di  Linguaglossa,  formò  proba- 
bilmente Monte  Nero  •    .    .  1646 

10.  Nel  febbr.  del  1641  pro- 
ruppe il  torrente  nelle  parli 
scoperte  del  monte,  «o  brao- 
cio  si  diresse  a  tramontana  ver* 
so  Brente,  trascorse  ìm  94  ore 


me  dalla  pari  ione  dell'autore)  nelln  val- 
le di  Noto,  e  q  i  ne  diciamo  novellamcnle 
perchè  da  Fazello  e  da  allri  si  slabilisce  Ge- 

lflD0Op*MÌ,ÌDgnjà alcune  case, 
irreilossi  al  liome.  L' altro 
braccio  a  lefanle  piambiù  Della 
valle  della  lUaccLia.  Si  apri 
on'alira  bocca  sopra  Adergo: 
proruppe  fu  t  iosa  me  n  le  colla 
largheiia  di  due  miglia,  tì 
bruci6  molti  boscbi:  durò  per 


i  dal. 


Il .  La  più  ipavenlevols  ern- 
lione  di  qucslo  secolo  fu  quella 
del  1069.  Agli  H  marzo  li  o- 
■curò  il  «ole;  Iramnnlalo  es- 
sendo, successero  tremooli  sino 
agli  li.  A  mFixogiotno  crollò 
Nicoloii,  Aprissi  la  mallìua  di 
meiiogìorno  a  ititenirione  dal 
piiDO  di  S.  Leone  a  tnoale  Fra- 
mento  tpfso  il  supremo  cra- 
tere profun disili  ma  rendtinn 
lit^a  cinque  a  sei  piedi,  su  cut 
apparse  fulgido  splendore.  At- 


l'oi 


a  fr^'  i 


nili  I 


prìHi  voragine  di  Tuoco  sotlo 
la  Hociila  lungo  la  Tendilura. 
che  proruppe  in  ceneri  e  mmì 
luonanda.  Dopo  nieu'ora  lun- 
ghesso a  300  possi  spalancM- 
wue  nn'  sllra,  ed  altre  quattro 
al  tramontar  del  sole  squarcìa- 
lasi  la  terra  aprissi  amplissima 
torafine,  mille  pinoi  dalla  pri- 

stesso.  QuesLa  tra  fumo  tuoni 
e  tremuoli  lanriù  troppo  allo 
infuocali  sassi.  La  notte  vomitò 
profluvio  di  fiioro  largo  due 
miglia  precipitando  ver  mex- 
logì orno  alle  falde  di  ftlompì- 
lieri.  Vi  là  torcendo  all' occi- 
dente bruciò  la  Guardia,  La 
manina  del  giorno  II  ricolmò 
Malpasso.  A  sera  devastò  molli 
borghi;  aprirooti  sette  borcha 
che  riunironsi  coli' ampia  vo- 
ragine ;  tramontato  il  sole  gp 
braccio  di  fuoco  ulto  il  moa- 
ticello  Uompllieri,  il  traforò, 
usci  ali* apposto,  pirla  n*  fu 


la  ad  Alicala,  ed  il  Falario  perciò  i 
ne  crede  dislanlc. 
Falconara.  Lai.  idem.  Sic.  Fan 

depresto  cogli  olivi  e  le  viti, 
e  ai  sperse  là  dal  nord  al  sud  ' 

lunga  profonda  fcodilara  larga  ! 

sei  piedi.  Scrollalo  con  grande  ! 

strepilo  il  Monte  torse  il  cam- 
mino ed  atterrò  quel  villaggio. 
Alli  13  seppellì  borghi  e  caso  I 

di    Mascalucia.    Eruttando   la  I 


:si,  e  per  ìhOOù  pasti 
D  elevnssi  ■  6  piedi, 
isino  a  (jilabria.  Sino 


al  ì 


sereno.  Alle  ore  sedici  tremò 
il  monte,  la  cima  crollò  «pro- 
fondò la  voragine,  divenne  da 
Ire  a  sci  miglia  di  circuito;  una 
colonna  di  arena  infuocata  o- 
■ceodone  ottenebrò  l' aria,  e 
caddero  lungi  otto  miftia,  ed 
un  sasso  lungo  GU  palmi  crollò 
alla  dislania  di  un  miglio.  Il 

Catania  trasportò  gslleggiaato 
per  alcune  ore  un  colle  pian- 
tata a  vigne,  che  quinci  copri 
il  lago  di  Aniciio  della  clr- 
conferenia  di  sei  miglia.  Per 
deviare  il  torrente  da  Catania 
nomini  coraggiosi  ruppero  la 
indurala  lava  vicino  alla  sor- 
genie,  donde  sboccò  11  torrente. 
Di  lì  distolti,  e  superando  il 
profluvio  te  mura  di  litania 
vi  opposero  terrapieni.  Sepol- 
lene  parie,  precipitò  nel  mare 
e  vi  ammanò  un  promontorio 
di  un  miglio.  Agli  It  luglio 
cesto  l' eruzione  ed  il  fuoco, 
scappandone  qualche  rivo  dallo 
lave  che  sepellirono  gli  orti  ed 
i  ruscelli  alle  mura  di  Catania. 


>  le  tav 


al  e 


der  delle  piogge,  ed  ìnfunca- 
vansi  i  fumsjuli  dopo  8  anni. 
Gran  copia  di  ammoniau  va- 
rio-colorata fa  coli  nccolia. 


429 


FA 

>cca  neir  australe  spiaggia  della 
I  sovrasta  ad  un  piccolo  promon- 
>  stesso  nome  appresso  le  foci  del 

S  descrÌMe,  spiegò 

Ho 1669 

)  passarono  le  fiamme 

ire  sino  al  seltembre 

rissi  allora  il  monte 

liMusarra  e  scorse 

ra  tuoni  e  tremnoli 

rupi,  ma  non  oltre- 

Ide  di  quel  monte 

te  selve.     .    .    .  1689 

688  sboccarono  dal 

re  le  infuocate  lare 

rientale  Ter  la  Tallo  ' 

be  ne  fu  ricolma» 

re   miglia,  le  laTe 

sotto  le  neTÌ  che 
efaceTano ,  Tidesi 
di  neve  sommossa, 
oggi  ti  contino  iqnai 
eggianti  per  sette 

1688 

larzo  del  1689  pre- 
petuosi  Tenti,  alli 
18  si  apri  il  monte 
otto  la  precedente 
3rse   la  lava  Terso 

0  miglia  bruciando 
tenia  e  la  Macchia* 
una  Tallo.  Il  di  19» 
aliato  nei  confini 
i  Catania  ed  alla 
nomini  ne  resta- 
ed  altri  maleoncL 

1  di  arena  eruttata 
;io.  La  selTS  intorno 
1  bruciata,  ed  altri 
neni  sono  descritti 
dal  Bottoni  .  .  1689 
193  in  cui  il  tre- 
linò  quasi  Sicilia 
;ania,uscironroori 
Tatare  infiammati 

1693 

mo  disciagoniTO- 
lel  1694  per  lo  spa- 
lesi  arena;  il  tre- 
>  gli  aTanzi  delle 
)  nascenti  case  di 
1  cessò  per  lo  spa- 


FA 


fiume  Naufrio  o  di  fiuterà,  e  del  Caniba. 
Leggola  concessa  da  HarUno  I  in  di  lui 
diploma  segnato  in  Castrogioyanni  al  18 

lio  di  tre  anni  dicontinoamente 
atterrirla I694 

Dal  principio  al  termini  del  secolo  xviii. 

!•  Proruppe  1*  incendio  nella 
mezza  notte  degli  8  di  marzo 
dal  fianco  orientale,  quasi  4  mi» 
glia  al  di  sotto  la  cima,  nella 
oontrada  del  Trifoglietto.  Spa- 
lancò tre  bocche  dalle  quali 
igorgaTan  tre  fiumi  di  fuoco 
e  percorsero  in  cinque  giorni 
tre  miglia,  si  dÌTÌsero  quindi 
in  più  braccia  e  circondarono 
la  deliziosa  Tallo  Galanna.  Ebbe 
principio  r  eruzione  agli  8  di 
marzo,  e  fini  agli  8  di  maggio.  170B 

9.  Nel  99  noTembre  dalla 
inprema  Toragine  proruppero 
fiamme  ed  eruzioni  di  infoo- 
eate  laTe^  che  precipitosamen- 
te scorsero  nei  confini  oc- 
cidentali diBronte  per  Io  spa- 
lio di  8  m.,  distrussero  gran 
parte  del  bosco  denominato  dei 
VituUi,  arrecarono  gran  tema 
agli  abitanti^  né  si  estinsero 
che  a  10  di  maggio  del  1798; 
il  sommo  cratere  cambiò  allor 
di  figura  e  ritrovossi  colmo  di 
scorie  tìnte  di  rosso  •    .    •  1797 

S.  Agli  8  dicembre  prorup- 
pero dal  Tertice  in  pria  fumo» 
indi  globi  di  fiamme,  final* 
mente  il  torrente  di  fuoco,  che 
ingombrando  le  piagge  occi- 
dentali danneggiò  il  Ticino 
bosco  di  Adernò  sino  al  gen- 
najo  in  cui  si  estinse.    •    •  1789 

4.  Nel  l"»  di  ottobre  del  1735 
bruciò  orrendamente*  e  nel- 
Tora  decima  della  seguente  not- 
te in  mezzo  ad  orribili  muggiti 
scagliò  dal  sommo  cratere  ce- 
neri, fiamme,  ed  infuocati  sassi 
a  smisurata  altezza,  conquassò 
spessamente  il  suolo  ali*  intor- 
no, e  quinci  il  ridondante  faoco 

54* 


oLlolire  lói  id  Ugone  Santa  pnce  colla  Con- 
tea di  Butcra.  Sia  oggi;,'iorno  alla  custodia 
di  quella  spiaggia  corno  punto  d'ispezione 

si  volle  FonlrolUaicili,  Lingua- 
glossa  e  Brunte  recando  duprr- 
latlo  incendia;  ed  inlerrolla- 
nienle  scorrendo  per  «IquRDti 
meti,  alia  luetl  dì  luglio  1736 
CMtó 1785  e  )73fl 

5.  Braciò  più  valle  sonii  re- 
car danno;  icaiiliò  polveroM 
■rena  »  molla  disianza,  «  Tor- 

nia  cima  ver  l'auslro.     .     .  17ti  e  17*5 

6.  Sbùccù  ia  lava  dal  cratere 
■ir  est  nel  «eilembrc,  e  dopo 
«perii  i  labri  dello  slesso,scarse 
nella  valle  del  Bue.  od  ioGerl 

«ino  al  nuovo  anno  1718     .   17(7  e  17iB 

7.  Sboccarono  dal  cralere  dsl- 

duecarreuti  di  Uia.una  diret- 
ta verao  lud.rallra  verta  I'mI; 
■'  U  dello  sletso  mese  un  no- 
Tttlo  cralere  si  formò  nelU 
pianura  dieira  It  rocca  di  Un- 
urra,  da  cui  usci  un  Sanie  di 
Uva  che  in  sei  giorni  corte 
quasi  sei  miglia.  Questa  eru- 
lione  è  memorabile  per  l'im- 
iiiinsa  corrente  di  acqua  cha 
usci  dal  sommo  cralere  la 
quale  prendendo  la  diretione 
orienlale  calò  nella  Valle  del 
Tritu^tiellu.  Corse  B  tu.  e  si 
arrestò  dopo  Calanna  eia  lava 
del  Home  Calino   ....  1175 

B.  Usci  nel  17a9  dal  cralere  uà 
torrente  di  lava  cbe  giunse  nella 
valle  del  Triroglietlo.  Nell'anno 
■ppresfo  pria  che  l'antecedcnla 
eruzione  interamente  cessasse, 
■t  vulcano  si  apri  nel  territorio 
di  Uronlc  e  cacciò  delle  pietra  ■ 
grande  allena,  ed  un  tiume  di 
lava  che  copri  varie  campa- 
gne    ne9  e  1760 

9.  EITetiuoisi  ai  38  di  luglio 
nel  luogo  Tacca  del  Barile  e 
fu  accompagnala  da  quanlili 
ioiuiensa  di  arena  e  cenere.  11 
lurtcute  iDrocala  distrusM  le 


dell'isola.  Alcuni  dn  questa  rocca  ai 
no  il  nome  dì  Falconara  al  flume 
frio.  I 

piò  grandi  qncrcie  dell' Etna  e 
formò,  Monte  Bosso ,  durando 
circa  un  mese ITG3 

10.  Nel  di  n  aprile  ad  ore 
ai  si  apri  il  vulcano  vicino  il 
luogo  dello  la  Pomice,  la  lava 
da  quesl'  apertura  vomitata  so- 
pra quella  dell'eruzione  prece-  ■ 
dente  sì  diresse  verso  i  monti  dì  ( 
Contrasto  .  Calvarina  ec.  A  30  ' 

dello  stesso  mese  nel  plano  dd 
Cbiallosìfarinarono  liaperture 
dalle  quali  uscirono  pietre  in* 
numerabili,  ceneri  ec.  Lalavs 
distrusse  le  più  belle  quercia 
dell'  Etna,  quelle  del  bosco  del 
Chiatto,  delia  pianura  di  51at- 
(eo  Caruso,  della  Cusla  de'  Cerri 
e  del  pieno  della  valle  del  Cor- 
vo ec.  Sepelll  le  grolle  ,  ma- 
gazzino di  neve  apparleneote  al 

ciò  Nicolosi  e  la  Pedara  .     ,  IITS 

11.  L'erurioni  del  1780  prin- 
cipiarono con  Gamme  e  fo- 
no del  ergere  e  poca  Uva 
che  dallo  slessa  sboccò.  Inco- 
minciò poi  ad  eruttare  maci- 
gni infuocali.  Le  scosse  erano 
terribili  e  produssero  non  poco 
timore  agli  abile nli  della  prima 
e  seconda  regione.  A  18  maggio 
si  apri  nn  novello  cralere  al 
sud  verso  la  metà  del  vulcano 
nel  luogo  dello  In  Tacca  della 
Sciacca,  dal  quale  usci  nn  tor- 
rente di  lava  che  andò  a  cir- 
condare la  montagna  della  Par- 
raenlelli ,  e  si  divise  in  due 
braccia  ,  dall'ovest  e  per  po- 
co   spazio    rivolse    il    camino 


>U'  est . 


poi  ! 


glia  distruggendo  molle  cam- 
pagnc.  Si  aprirono  in  seguita 
altre  voragini  dalle  quali  usci 
immensa  quanlilì  di  lava     .  I7S0 

U.  Nel  marzo  cacciò  molto 
fumo  dal  supremo  cratere.  N«l- 
r  aprile  fu  accompagaato  4a 


431 


FA 

iara«  Lai.  idem.  Sic.  Farcunara 
urne  che  è  lo  slesso  che  TAssi- 
detlo  per  qualche  tratto  dal  fon- 
moggi  li  e  da  forti 

A'  Sé  ana  sparen- 
;ia  sanguigna  leni- 
are  le  contrade  roe- 
IlElna.  Gli  animi 
areno  atterriti»  ma 
nello    di  Giuseppe 

fatto  per  la  subii- 
dei  Yulcani.  Àna- 
trovò  una  polverosa 
Icanica  con  mate- 
lose  miste  alla  piog- 
dal  cielo,  ne  ìniiò 
ì  al  Plinio  inglese 
3  ne  colse  grandis- 

Per  tutto  il  mag- 
l'anno  eruttò  l'Etna 
iamme  e  sassi  in- 
looazioui  e  violenti 
ossi  di  liquefatta  la- 
)  cratere,  donde  ri- 
rapidamente nelle 
vaile  del  Bue  pre- 

1781 

:ano  in  questa  ero- 
iuta  nel  mese  di 
>  immensa  quantità 
he  cadde  nelle  tre 
irrivò  sino  a  Malta, 
ciato  dal  cratere  » 
osissimo ,  presentò 
10  degno  di  osser- 
}oichè  nel  suo  cen- 
va  la  più  viva  ba- 
Jscirono  dal  cratere 
i  di  lava,  una  delle 
resse  verso  Bronte 
miglia:  la  seconda 
t  il  Nord  '/4  verso 

quattro  miglia  in 
sii  use:  si  apri  in- 
:ano  a  mezzo  miglio 
lere,  e  mandò  della 
se  un  miglio  circa.  1787 

il  1777  ilgrancra- 
ua  tre  volle  fumò, 
o  al  settembre  dei 
ì  cupamente  muggi. 
Ito  fumo.  Mei  pri- 


FA 


do  del  medesimo  nome  che  bagna,  e  dalla 
torre. 
Falcone.  Lat.  Falco.  Sic.  Facci  di  lu 

mi  di  marzo,  tra  copiosissimo 
denso  fumo,  appalesò  alte  fiam- 
me, le  scosse  ed  i  muggiti  si 
accrebbero  nelle  falde  orientali; 
ne'  primi  di  maggio  il  fumo 
elevossi  in  colonna  fronzute 
qnal  pino,  foriero  di  vicina  eru- 
zione. Difatti  la  sera  degli  11 
e  IS  due  torrenti  di  lave  tra- 
boccarono dal  gran  cratere  « 
Tuno  verso  Adernò  ed  arre- 
itossi  a  m-  Bosso,  l'altro  più 
copioso  precipitò  nella  valle  del 
Trifoglietto  e  si  eslinse  (  per- 
corse 9  miglia)  presso  lo  Zoc- 
colare. Tremava  dell*  alto  sino 
e  metà  il  monte,  e  forte  mng- 
gito  sino  a  Catania  ti  odia. 
Negli  ultimi  di  maggio  estuante 
aqnarciavasi  fendevasi  il  monte 
nel  piano  del  Lago:  sprofondò 
orribilmente  nel  piano  della  Ci- 
iterna:  aprissi  una  bocca  di 
fuoco  nella  Conca  del  solfixio 
d*  onde  sboccò  rivo  di  ardente 
lava  nella  valle  del  Trifoglietto: 
la  rupe  soprastante  inabissò: 
si  apri  un'altra  voragine  lungi 
S50  passi  dalla  prima,  d'onde 
sgorgò  infuocata  lava  percor- 
rendo 150  piedi ,  e  si  estinse. 
A.ccrebbesi  1*  eruzione  nel  di 
primo  giugno.  Aprissi  nuora 
bocca,  forte  rimbombando^  nel- 
la parte  meridionale  sulle  al- 
ture del  Solfiiio,  Altre  bocche 
•palancarousi  al  di  sotto,  che 
mandarono  piccoli  rivi  infoo* 
ceti,  la  prima  vomitava  no 
forioso  torrente  ;  drizzossi  al- 
l'Ovest: spaziossi  nel  piano  del- 
l'^rct'mtja;  seppelU  in  parte 
quel  monticello,  colmò  la  ralle 
Ai  Gioacchino:  quinci  diviso  in 
due  braccia  desolò  le  fertili 
campagne  di  Cassone ,  e  por- 
tossi  a  devastare  le  Tigne  a  rin- 
contro Zafarana:  ivi  partendosi 
in  tanti  rivoli  fi  arrestò  nella 


I.)  Monte  che  sorge  nel  ler- 

ùi  Qo  verso  niezzogìorno,  dello 

Il  MedagUa,  nel  di  cui  con- 


coIIìdi  de"  Tigneti  poco  diitanll 
da  quel  villaggio,  ch'era  com- 
preso dallo  paura  di  Ticino 
eccidio. 

É  stata  qacita  ona  della  più 
tenibili  cruiioni.  L'EtDa  tu  in 
gran  iraTsglio  per  più  di  on 
annoi  la  gnu  Toragioe  vomilè 
inceatantemcDte  comò  un  Oume 
di  liquefatto  metallo  .  or  am- 
montandoli ,  or  aprendosi  ca' 
nali  «oiterranei ,  or  elevaodo 
moDlicclli  gallegianti  alta  ra- 
perficie,  or  colmando  valli  od 
apjHanando  colline .  or  tra- 
scinando gli  ammuuiali  maa- 
)i.  or  disfacendosi  questi  fra- 
goro«a mente,  e  dapertullo  la- 
te allagando;  tal  che  si  cal- 
coli di  avere  imgorabrato  ano 
■palio  di  più  di  30  miglia  al- 
l'intorno coll'allcua  di  più  di 
300  piedi,  olire  delle  coniide- 
revoli  colline  formateai,  e  dello 
valli  più  di  400  piedi  profonde 
colmate.  Questo  sorprendcnle 
tpettacolo  ci  è  varìameote  dal 
Ferrara  e  dal  giovine  Recupero 
deaerino,  secondo  le  varie  epo- 
che in  cui  TÌsitaronlo  ed  i  varti 

Continuò  l'infuocalo  torrente 
per  lutto  gennaro  «erpeggianda 
bmciante  fra  l'alia  neve  onderà 
coperto  il  monte,  ed  olTrendo 
dilettevole  «cena  nel  sileni  io 
delle  notti,  fra  tuoi  orrori  m»- 
dei imi.  Prosegui  a  lulloaprilo 
sotto  un  alto  strato  di  scorie, 
e  minacciava  d'invadere  i  Car- 
pini al  sud  ;  ma  nel  mese  di 
maggio  il  travs^iodel  vulclDO 
tenne  meno,  l'ctuiione  ceaiò.  ITSi 

l».  Eruttò  il  vulcano  dal  cra- 
tere molla  cenere  ed  arena  e 
pocalav«gÌu9laÌI!l1aravigna  .  tT9B 

1«.  Eruttò  dal  cratere  fumo 
e  fiamme  aecondo  il  medesimo 
HaraTtgoa 1TS8 


cavo  lalo  per  dove  guarda  la  ciltà 
tansi  Dgli  occhi  delle  rupi  con  pr 
ze  di  virgulli  e  con  projezioni  di 


Dal  principia  dtt  ucoto  Xlx  al  li 

I.  Apre  la  scena  delle  eni- 
lioni  del  secolo  iii  la  eruzione 
d'immenso  fumo  rosacggiaote 
carico  di  arena  e  di  grosse  lu- 
cide icorio  reirilicale,  dal  som- 
mo cratere  il  di  ii  febbraro 
eruttate.  L'impelo  ed  il  vento 
traspoTlaronle  impeluosamenlo 
alla  Zafarana,  e  monta  Ballo 
alla  Aocca  dtll  Ape  od  io  altro 
contrade,!  cui  abitanti  assaliti 
furono  da  una  pioggia  di  aaiù 
di  due  Ire  o  più  pollici  di  dia- 
metro, tal  che  erano  in  punto 
di  abbandonar  le  dimore,  se 
cessata  non  fosso  dopo  meisa 
ora ,  tornalo  il  monte  io  csU 
ma.  11  socio  Haravigna  alFer- 
ma  inoltre  di  aver  l' Etna  emt- 
tato  flamoie,  lo  che  il  giovane 
Becupero  tace itOÙ 

I.  L'eruzione  si  ctTeltaò  alle 
ore  le  dei  t.S  novembre  nella 
collina  della  valle  del  Barone 
dietro  la  rocca  di  Slasarra ,  a 
la  lava  era  «1  lloida,  e  scorrerà 
li  rapida  sopra  i  Zappintlli  e 
Dogala  lonsa.cht  sulle  prime 

un'ora.  Il  d)  seguente  nel  pia- 
no dei  Curmi  si  divise  in  due 
braccia,  l'uno  che  sembrava 
dirigersi  ter  Corrino  ed  Algt- 
ratti  si  arrestò  ini  nascere, 
l'altro  minacriava  le  vigne  delle 
CaiiìU,  e  gli  abitanti  del  Milo. 
e  forse  le  Giorrt  ed  il  Ripa- 
ito,  li  arrestò  nel  principio 
della  contrada  detta  la  i:irrit« 
circa  due  m.  o  metzo  distante 
dal  ;lfi7(i.  Dal  supremo  cratere 
fn  eruttato  immenso  fnmoar^ 
ni,  scorie,  ed  alcuni  peni  di 
lava  antica  frai  quali  duo  li- 
mile ad  una  regolare  colonna, 
levigato,  luogo  pai.  18  e  unto 


433 


FA 

lo  Dna  medaglia  con  Tolto  d*inipe- 
lecorato  di  lunga  zazzera  e  di  al- 
I  ciò  da  lontano  e  da  un  luogo  de- 
stro di  pai.  8  loogi  d« 
sre  OD  quarto  di  mi- 
iene  oggi  ridotto  in 
1  un  beo  piccolo  cor- 
.......  180S 

lò  per  47  giorni,  fiam- 
«r  28  e  ne  fta  scosso 
1  3  luglio.  Agli  11  di 
coleo  Da  di  fumo  ele- 
»digiosameole  soll'al- 
a  montagna.  Dagli  It 
I  di  agosto  videsi  bra- 
'  interno  del  suo  era* 
allora  della  circonfe- 
>57  ed  alla  profondità 
anne  siciliane,  piano 
,  fesso  long i ludi nai- 
ra Itelo  in  varie  parti , 
a  due  profonde  gole 
del  diametro  di  S 
olla  distanza  di  80. 
»vano  quinci  fiamme 
Neil'  intervalli  del- 
9  veder  potevansi  I 
iti  vulcanici  delle  pa- 
ttate di  eCQorescenze 
Miline,amroouiali.Agli 
rescenza  si  accrebbe 
:he  dalla  gola  di  Ovest 
iquida  lava  nell'altra 
anciò  arene  e  scorie 
ire  neir  interno  nn 
lonticello  in  contatto 
occidentale  del  gran 
>er  dove  il  GemmeU 
il  dite  agosto  discen- 
surare la  corrente  dì 
ra  larga  canne  8,  alta 
25«  calda  al  grado  801 
eith,  trovarla  nera,po- 
laminettedi  feldspato 
neri ,  e  rinvenire  il 
(1  monticello  profondo 
e  della  circonferenza 

42 1805 

dal  mese  di  dicem- 
il  vulcano  avea  dato 
'  interna  accresciuta 
>er  il  fumo  maggiore 


FA 

terminato  a  chi  riguarda;  da  presso  però 
non  apprendesi  so  non  confusa  congerie 
di  sassi  e  di  sterpi  talché  non  appare 

cbe  vi  Tomìtava,  e  per  le  scosse» 
e  detonazioni ,  che  interpola- 
tamente faceansi  sentire.  A'  87 
marzo  però  di  quest'anno,  in 
maniera  si  accrebbero  i  snoi 
fuochi,  cbe  dopo  varai  terre* 
moti  cbe  fecero  sentirsi  sino  a 
Lìngoaglossa,  una  bocca  si  apri 
ampia  126  canne  al  nord-est, 
dell'ultimo  bicorne,  da  cui  con 
immensa  copia  di  arene,  lave 
antiche,  e  scorie,  nscì  un  corso 
di  lava  che  si  diresse  al  Nord« 
poscia  al  nord -ovest,  e  si  fer- 
mò nelle  vicinanze  del  monte 
8.  Maria  nel  di  1<>  aprile  1800. 
distante  circa  3  m.  dalla  sorgen- 
te. In  questo  tempo,  fiamme» 
famo>  e  cenere  venivano  emt- 
tate  dal  sommo  cratere.  Nel 
giorno  28  marzo  dell'anno  stes- 
so, continuando  sempre  i  tre- 
mnoti,  si  aprirono  nella  regione 
scoverta  pel  tratto  di  3  m.  altre 
9  bocche  in  linea  quasi  retta 
a  varie  distanze  >  cioè  4  nel 
luogo  detto  Piano  delVEtna^ 
che  guarda  al  settentrione,  e 
6  nel  luogo  denominato  Tacchi 
di  Coriaxxo ,  le  quali  tutte 
cacciavano  fumo,  fiamme,  sco- 
rie antiche,  e  ceneri.  Nel  gior- 
no 29,mezz*ora  dopo  tramontato 
il  sole,  all'ingiù  di  Monte  Rosso, 
nella  contrada  detta  la  Cerchie- 
ra  ,  dopo  violentissimo  terre- 
moto, si  apri  il  vulcano,  for- 
mando più  di  20  bocche,  dalle 
quali  uscirono  fiamme,  grossi 
macigni,  scorie,  arene,  ed  nn 
fiume  immenso  di  lava  ,  che 
riempi  un  gran  vallone  in  di- 
rezione di  Linguaglossa.  Questa 
lava  fini  di  scorrere  nel  di  0 
aprile  di  quest'anno  1809,  e 
devastò  le  vigne  e  le  terre  se- 
minatorie  del  Barone  Cali,  arre- 
standosi a  16  canne  di  distanza 
dal  suo  casino,  e  grandissimo 

55 


r 


vcsiigio  alcuno  dell' anzi  Tcdulo  simulacro. 
Itegli  scorsi  anni  essendo  io  in  Palermo  non 
potei  distinguere  quella  figura;  da  poco 

diana  reco  a  quelle  del  Boe. 
CagDoaB  Della  coolcads  del  Pic- 
calo, essendosi  fermataGOcaano 
luogi  dalla  sua  Casina.     .     .  1809 

5.  Fumò  in  quell'anno  per 
giorni  31  ,  ai  16  febbraro  un 
tremuoto  »cos>e  Calaoia  e  He>- 
lina;  coalomporaneametile  ap- 
parve lominoìa  meleors,  che 
rischiara  il  mnntc  e  tvani  in 
cima  all'Etna:  luccedellera  al- 
tri %  tremooti,  e  nefjii  uUimi 
dì  dicembre  eruttò  finmme  per 
sei  giorni  dal  vertice  del  man- 
licetlo  farmalosi  nell'  interno 
del  gommo  cratere  nel  tBD5. 
Gli  orli  di  quel  monlicello  pre- 
cipitando in  le  medesimi,  «er- 
rarono l'aperta  gola,  onde  vi 
si  paiseg^iava  intrepidamente, 
esalandoqoinri  poco  fumo  dal- 


l'ai 


e  dalle 


6.  A  16  febbroro  di  qanl'anno 
*erto  le  ore  S  di  notte  dal 
wmmo  cratere,  «'innalzarono 
terribili  fiamme  che  illumina- 
rono il  tulcauo  sino  alle  falde. 
In  questo  tempo  i  paesi  Ticini, 
e  specialmente  Catania  e  Me*- 
■ina     furono     gagliardamente 


7.  Nella  Dotte  del  IT  maggio 
alle  ore  S  il  *uliano  li  apri 
in  ì  luoghi:  nella  Sciar*  del 
Floeofo  in  vicinanin  della  tbIIs 
del  Rue  ove  formaroDii  t  era* 

mediatami 


nere,  che  eleiouì  in  forma  di 
pino,  e  preie  1*  din 


grande  allena,  ioimensa  quao- 
(ili  dilava  pistosa,  che  lolidi- 
ficandosi  nell'aria  in  globi,  ca- 
devano a  dentro  o  negli  orli 
di  essi  craleri:  il  quarto  eroi ■ 
lù,  ancora,  aa  piccolo  lorreoie 
dì  lava  che  da  li  a  paco  (i  ar- 


^ 


FA 

tempo  però,  da  una  finestra  del  r. 
con  sommo  piacere  del  tutta  la  CM 
fìssali  appena  gli  occhi  al  luogo,  i 

reilò.  L' altro  luogo  ore  ti  aprì 
il  monte  »\  fu  nella  contrada 
di   Giannicila  .  da   ove,  oltre  ' 

delle  maleiio  incoerenti,  fa 
cacciato  un  grosso  torrente  di 
Uva,   che   pigliò    U   direiions  I 

della  valle  del  roedeaimo  nome.  *| 

Nel  giorno  18  del  medesimo  <> 

mese,  la  lava  acorreva  rapida-  I 

mente,  esi  incamminò  net  piano  ' 

delTrifuglietlo.  e  giunse  la  sera  ' 

nel  piano  delli  Kivittoli.  quat- 
tro m.  lungi  dalla  sorgente.  In-  ■■ 
tanto  i  I  crateri    della    Sciara 
del  Filosofo   proseguirono   ad 
ernllare   le  solile  Boalaoie  in- 
coerenti. Il  giorno  tegnente  la 
lava  si  diresse  verso  la  valle  del  f 
Cirraiio.  die  riempi.  Il  torrenls  ' 
giunse   al  I  giugno   nel  piano 
dì  Calanna,  ove  >i  fermA.  Net 
giorno  11  di  esso  mese,  il  vat-                  « 
cano  sì  apri  in  to  altri  Inoghi,                ii 
cioè  un  poco  sopra  del  cratere  -• 
diGiannicola,  ed  in  vìcioanta 
del  cratere  della  Sciara  del  Fi-                   ■> 
losofo.    Dalla    prima    apirtnia                ^ 
eruttò  fumo  ed  arena,  e  dalla                 0 
seconda,  olire  delle  materie  in-                -fl 
coerenti,  un  piccolo  cono   di                «J 
lava.    Dal   cratere    di  Gianni-               «1, 
cola  intanlo  la  lava  proseguiva               «■ 
a  scorrere,  e  giunte  nel  piano 
del  Trifoglielto.  ed  andò  a  pre-                   — 
cipitarsi  in  quello  dì  Calanna, 


ininò   nel  5  agosto  del  mede- 


B.  Dal  17  a  aHfebbrsro  IS3t 
proruppero  arene  Garamce sco- 
rie. Dal  di  !  al  ìi  mano .  *i 
videro  esplosioni  intenaiilenti 
dì  arena.  Nel  giorno  4  si  trovi 
il  sommo  cratere  ripieno  di  teo- 
rie e  di  arene,  su  cui  sgorgò 
la  lava,  formando  come  un  pa- 
vimento  regolare  e  levigato, 
lungo  più  di  tOO  paL,  e  la^ 


A35 


PA 

lesto  monle  sgorgano  le  copiosis- 
i  di  Haredolce  e  di  Favara. 
■Ino.  Lai.  FantoHnum  (V.  M.) 
icesso  dal  Re  Gugliemo  II  nel  1184 
a  di  Horreale,  ma  di  cui  oggi  non 
con  yestìgio. 

li  le  antiehe  gole,  e 
enero  in  siti  diTerti; 
vicine  al  Yerticeoc- 
rutlavano  Tiè  roag* 
torbioi  di  arene  fra 
;>ntiuuarouo  le  ero- 
imo  sino  alli  28.  Dal 

aprile  esplose  forno 
Erullò  lava  alle  ore 
Tio  4  la  quale  tra- 
lal  ricolmo  cratere 

avvallala  del  Nord, 
lai  rivolo  sopra  quel 
>  al  piede.  Si  divise 
accia ,  ed  arrestoMi 

Mezzogiorno  del  di 
Da  maggio  sino  a  80 
vi  fo  qualche  espio- 
sottilissima  arena  » 
emito  di  terra  nelle 
Dee,  ed  Acireale  ne 
Sei  di  30  settembre 
quattro  esplosioni  di 
IO  cariche  di  sotti- 
ne  e  scorie.  L*  apice 
)  precipitò  dentro  la 
acciò  ulteriori  mine, 
nmo  cratere  ne  restò 
Da  settembre  a  lotto 
ccadde  qualche  silen- 
»sione  di  sottilissima 


1831 


rimi  giorni  del  mese 
111  sommo  cratere  si 
>rie  ed  arene ,  delle 
ì  quasi  ripieno.  Indi 
che  andò  a  coprire 
I  materie  incoerenti, 
e  gole  esistenti  nel 
itarono  coverte,  e  3 
e  aprirono.  Nel  gìor- 
eruttò  lava,  la  quale 
parte  di  nord,  sino  al 
lei  cono,  e  si  arrestò 
0  tegnente*  Indi  fi 


FA 


Fara«lloiil«  Lat.  Faragliones.  Sic.  Fa- 
ragghiuna  (V*  D.)  I  scogli  dei  Ciclopi  nel 
lilo  meridionale  di  Aci,  cosi  delti  oggigiorno 
volgarmente.  Vedi  Ciclopi  (scogli  dei). 

FarcUlBa  (V.  M.)  Casale  conceduto  dal 
Conte  Ruggiero  nel  1098  al  Monastero  di 
S.  Maria  della  Grotta  in  Marsala:  confer- 
mata la  donazione  nel  1130  dal  Re  Ruggiero 
figliuolo  del  Conte. 

Farina  (V.  N.)  Cala  appresso  Marzameno 
verso  Pachino  :  vi  è  una  spelonca  notissi- 
ma ai  ricercatori  di  antichi  tesori. 

Faro  di  Memlna.  Lai.  Fregili  Sictt- 
lum.  Sic.  Faru  di  Missina  (V.  D.)  Detto  an- 
che di  Reggio,  Regino,  e  col  nome  accen- 
nato, per  le  vicine  città.  Circondando  il  ma- 
re Adriatico  o  ionio  la  Sicilia  da  Oriente 
e  Mezzogiorno,  ed  il  Tirreno  da  Occidente 
e  Settentrione,  dove  in  angusto  passaggio 
pel  ravvicinamento  delle  terre  continenti 
entrambi  i  mari  con  corso  alterno  fluiscono 
e  refluiscono,  dicesi  Freium  quasi  frequen- 
te, essendo  terribile  ai  navigli,  e  frema  e 
ferva  quasi  in  ogni  tempo.  Credesi  dagli 
antichi  e  dai  poeti  svelta  d*ivi  per  un  tre- 
muoto  Sicilia  da  Italia;  il  che  lasciam  colle 
favole,  come  altrove  mostrammo  nelle  note 

videro  solamente  eruzioni  di 
fame  denso,  e  poi  si  vide 
r  apice  occidentale  precipitarsi 
dentro  il  sommo  cratere  che 
riempi  intieramente    .    •    •  183B 

ArVKRTBllZA. 

La  prima  parte  di  questo  quadro  cronologico  è 
lavoro  del  chiarissimo  Alessi,  il  quale  1*  introdusse 
nella  sua  storia  delle  eruzioni  insino  alla  flne  del 
secolo  xTii,  quando  non  continuando  col  primitivo 
metodo  seguiva  col  solo  metodo  narrativo,  che  fui 
costretto  a  ridurre  nel  cronologico,  prendendo 
anche  relazione  dai  quadri  del  signor  Maravigna; 
un  tal  lavoro  tratto  da  si  grandi  scrittori  perviene 
come  si  vede  sino  al  183S.  Appongo  io  la  continua- 
zione suUe  ulteriori  eruzioni  alla  voce  Mongibello 
per  non  arrecare  no  significante  dissesto  alla  edi- 
zione. 


436 


FA 


al  Fazello.  Nondimeno  tale  angusto  spazio 
si  inlromelte  da  Cent  promontorio  d* Italia, 
Torre  CabaHi  dagFindigeni,  al  Peloro  vol- 
garmente Faro,  che  alcuni  scrittori  affer- 
mano con  Isidoro  stendersi  a  3  m.,  altri  a  2, 
allri  finalmente  conCiuvcrio  ad  uno  e  mezzo. 
Da  Peloro  o  Faro  sino  a  Reggio  contan- 
sene  18,  ma  dal  margine  estremo  del  porto 
di  Messina  dove  Lanterna  e  Cariddi  o  Ga- 
rofalo alla  parte  occidentale  di  Reggio,  det- 
ta volgarmente  Coda  di  Volpe,  affermano 
essere  un  intervallo  di  soli  10  m.  Prolun- 
gansi  questi  lati  alle  foci  del  porto  e  dove 
slendesi  verso  mezzogiorno  il  lido  di  Reg- 
gio e  di  Sicilia,  ma  la  grande  estuazione 
o  il  fremito  delle  onde^  donde  come  avvi- 
sai la  voce  fretum,  non  viene  ad  acquelarsì 
se  non  che  all'Argenno  in  Sicilia,  ed  al  Ca* 
pò  delle  armi  nella  Calabria  (1). 

Il  flusso  e  il  riflusso  delle  acque  alternando 
di  sei  in  6  ore  viene  a  compirsi  quattro  volte 
nel  giorno  intero:  se  tende  da  Auslro  verso 
sellcntrione  dicesi  ascendente,  al  contrario 
se  da  Settentrione  verso  mezzogiorno  descen- 
denle.  Le  navi  perciò  quante  voile  incorrono 
nel  filo  principale  opposto,  detto  reuma  in 
greco  dialetto,  sebbene  «iccolgano  a  vele 
slese  propizio  vento,  per  nessuna  forza  pos- 
sono muoversi  e  progredire,  finché  evitalo 
il  filo  altrove  diriggano  il  corso,  e  dagli 
esperti  chiamati  dal  porto  riducansi  al  sen- 
tiero. Non  raramente  avviene  però  che  ten- 
tando temerarii  nocchieri  degli  sforzi,  affon- 
dano. 

Scilla  finalmente  è  uno  scoglio  attaccato 

(I)  NeU'arlicolo  3«  sulla  Divisione  della  Sicilia 
dall'  Italia t  d*  inlroduzione  al  Lessico,  e  propria- 
mente a  pag.  30  rig.  8,  erroneamente  io  tradussi 
capo  degli  amori,  ma  indottovi  da  una  menda  ti- 
pografica dei  testo  in  cui  si  legge  Amorum  e  non 
già  Armorum,  ma  scervellandomi  sempre  dove  mai 
sia  questo  capo  dogli  .4  mori  non  potei  far  di  meno 
di  attenermi  strettamente  all'autore.  Conosciuta 
r  origine  dcir  errore  mi  fo'  un  dovere  renderla 
di  pubblica  ragione  apponendo  la  mia  discolpa. 


FA 


al  lido  di  Calabria,  ed  appellasi  dalle  pri- 
me lettere  che  ne  formano  il  nome,  poi* 
che  per  T  acqua  che  scorre  sotto  lo  scoglio 
senlonsi  con  molta  chiarezza  risuonare.  Sot- 
to il  nome  poi  di  Cariddi  intendesi  il  mar  pro- 
celloso, poiché  la  prima  sillaba  ne  espriott 
il  mormorio,  e  dicesi  anche  dalla  vicina  torre 
dov*è  unalofiiema,  e  dal  greco  Gahfan, 
cioè  buono  lume.  Veggonsl  inoltre  dei  vortid 
alla  cosi  detta  Fo$9a  deUa  nare^imperocdiè 
quivi  il  filo  0  il  reuma  tende  da  Faro;  indi  pi 
al  lido  di  Messina  dirigesi  dov'è  un  si- 
gnifico giardino  suburbano:  e  per&  fu  dati 
occasione  ai  poeti  di  fingere,  che  Scillt  e 
Cariddi  siano  state  donne  cangiate  dai  No- 
mi in  mostri  marini^  i  di  cui  Ganchi  divo- 
rano perpetuamente  dei  cani  latranti,  come 
Natale  Conte  Nit.  lib.  8.  cap.    12.  Sullo 
cause  dei  vortici  è  a  consultare  il  Rircher 
mond.  soUer.  Di  Morgana  nel  medestao 
stretto  lo  stesso  autore  al  lib.  10  cap.  1.    , 
deirArte  Magna  (1). 

Faro.  Lat.  Pharus.  Sic.  Fani  (?.  D.)  j 
Villaggio  e  torre  d'ispezione  che  indica  h  ni  j 
del  porto  ai  naviganti  con  faci  nella  notte.  1 
È  attaccata  alla  torre  una  fortezza  forniti  / 
di  artiglierie  e  custodita  da  presidio  (fi  t 
soldati  sotto  un  prefetto.  Altrove  notai  li  f 
etimologia  del  nome,  poiché  <f>A}'0:s  dioo*  L- 
ta  appo  i  Greci  Lume.  Ed  appellaodoa  f 
tutta  la  vicina  contrada  col  nome  di  Firs, 
vollero  che  anche  cosi  appellato  si  fofi* 
il  primario  paese  di  essa ,  come  poi  fi 
allri  dei  quali  si  disse,  S.  Agaia,  Curci- 
raci,  e  Pace.  La  Chiesa  maggiore  di  fflw 
sacra  alla  Vergine  della  Lettera,  pre^l^« 
da  un  parroco  diretta,  ad  altre  10  fiiiaii. 
Van  soggetti  poi  gli  abitanti  al  Senato* 
Messina ,  che  costituisce  Duca  un  patriii* 

(i)  si  consolli  sul  fenomeno  della  Fata  w(>ry«^ 
il  discorso  del  Sig.  Guglielmo  Cipozzn.  e  la  b^ 
moria  dell'  Ab.  Doni.  Scinà  sui  fili  rt/lut  t  te- 
lici apparenti  dello  stretto  di  Messina,  labori  il* 
terili  nel  voi.  1  delle  Memorie  solU  Sicìli*  ^ 
sudelto  Sig.  Capozzo  raccolte. 


A37 


FA 

!ipi  settentrionali.  Il  sito  del  pae- 
\i  montagnose  è  rivolto  a  Sciroc- 
nputano  le  sue  case  266  con  S. 
;li  altri  casali ,  e  ne  erano  1451 
nel  1713,  oggi  2017  (1). 
a  (V.  D.)  Castello  concesso  nel 
Conte  Ruggiero  al  Monastero  di 
meo  in  Lipari.  V.  Filalia. 
A  (Y.  N.)  Fonte  non  lungi  dalla 
irra  di  S.  Croce,  da  cui  prende 
1  fiumicello  dello  stesso  nome , 
llaggetto  anche  detto  Favara  e 
>i  da  Fazello  Rasifcarimi.  L*ap- 
luverio  Fonte  di  Diana  ^  forse 
da  Arczio  il  quale  dice  :  tallro 
fante  di  Diana  nel  territorio  di 
»  detto  ora  Paradiso  ,  e  di  cui 
\ente  fa  menzione  Solino.  Da 
a  quegli  scorrer  Tlppari  o  il 
Gamarina,  il  che  tuttavolta  non 
ezio;  ma  errano  entrambi;  impe- 
3nosce  origine  dal  fonte  che  erom- 
a  copia  a  Comiso  ;  e  questo  è 
Diana  mentovato  da  Solino  e  da 
resto  la  voce  Favara  è  saracenica, 
asi  perciò  a  varie  fonti  e  terri- 
.  Sicilia,  dove  con  impeto  erom- 
[orghi  dalla  terra  delle  acque; 
gorgo  dicesi  volgarmente  Favara. 
»  di  Noto  sono  le  più  celebri:  Fa- 
}  Spaccaforno  donde  sgorgano  in 
ia  le  acque  ed  air  intorno  fecon- 
mpi,  e  quinci  formansi  i  due  laghi 
i,  dei  quali  dissi  altrove,  e  sboc- 
Imente  nel  mare:  Favara  fonte 
)  Marcellino  sopra  Sortino  verso 
detto  insigne  dal  Fazello:  Favara 
rirminio  sotto  Vizìni ,  dei  quali 
go  parliamo  nella  descrizione  di 
urne- 


Imente  è  on  casale  aggregato  a  Messina 
»polaziooe  di  SOOO  aoime  circa,  e  che 
» ,  e  seta  ;  dicesi  anche  comunemente 
aro. 


FA 


FaTara  (Fondo  di).  LatFavaraeFun- 
dus.  Sic.  Feudu  di  la  Favara  (V.  N.)  Fondo 
dove  sono  frequenti  sorgive  di  acque,  pres- 
so il  territorio  di  Caltagirone,  decorato  oggi 
del  titolo  di  Marchesato,  ed  appartenentesi 
a  Giuseppe  di  Ugo. 

Favara  (V.  M)  Fonte  che  feconda  il 
territorio  di  Palermo,  ed  ha  origine  sotto 
il  monte  Falcone  o  della  Medaglia.  È  un  am- 
plissimo fonte  del  medesimo  nome  nella 
regione  della  città  di  Mazzara,  di  che  ac- 
créscesi  il  fiume  di  Marsala,  mentovata 
dal  Fazello;  dubito  se  le  sue  acque  per 
quegli  acquidotti  di  pietra  dei  quali  rimane 
gran  parte,  sino  al  Lilibeo  ne  venissero. 
Favara  è  voce  saracenica  come  esposi  al- 
trove, con  la  quale  dinotansi  le  acque  che 
sgorgano  con  veemenza  dalla  terra;  e  vol- 
garmente diciamo  Favare  le  amplissime 
fonti. 

Favara  (V.  M.)  Da  altri  Fabaria.  Paese 
e  gran  fortezza  costruita  per  opera  di  Fe- 
derico di  Chiaramonte.  È  distante  4  miglia 
verso  Oriente  da  Girgenti,  nella  di  cui  dio- 
cesi, conìarca,  e  provincia  militare  si  com- 
prende. Occupa  la  fortezza  il  centro  del 
paese,  rimpctto  alla  quale  stendesi  un  largo, 
né  lungi  di  là  sorge  la  Chiesa  maggiore  de- 
dicata alla  Vergine  Assunta,  con  un  Arci- 
prete ed  un  coro  di  sacerdoti  che  indos- 
sano Talmuzio.  I  Carmelitani  sotto  titolo 
deir  Annunziata  si  hanno  un  nobile  Conven- 
to, e  nella  Chiesa  è  una  cappella  dedicata 
a  S.  Antonio  di  Padova,  il  quale  è  il  pri- 
mario tutelare  ed  il  patrono  del  paese. 
Fa  menzione  il  Pirri  dei  Minori  Conventuali, 
e  Taltrove  accennato  Caglìola  attesta  aver  co- 
storo abitato  Favara  nel  1530:  ma  quinci 
restituiti  i  Carmelitani  nel  1574^  imperver- 
sando la  peste,  a  conferire  i  sacramenti , 
dice  aver  sofferto  delle  perdite;  oggi  noa 
sono  più:  ritiraronsi  gli  Osservanti  ed  i 
Cappuccini  a  causa  dell*  incostanza  dell'aria 
secondo  il  medesimo  Pirri.  Il  Vescovo  Lo- 
renzo Gioeni  costituì  da  pochi  anni  con  dote 


/i38 


FA 


un  collegio  di  Maria  pel  bel  sesso:  contansi 
poi  9  Chiese  minori,  e  spicca  il  magniGco 
tempio  di  S*  Rosalia  tergine,  consacratole 
votivamente  dal  magistrato  per  l'estinta  lue, 
e  quel  dei  SS.  Cosma  e  Damiano  di  padro- 
nato del  Barone.  Un  ospedale  finalmente 
ci  cra^  testimonio  il  Pirri,  nella  chiesa  di 
S.  Nicolò,  oggi  deserto.  Costava  Favara  sot- 
to Carlo  Y  di  90  case,  ma  si  accrebbe  no- 
tabilmente il  paese  nel  secolo  seguente  poi- 
ché nel  1640  contava  dal  medesimo  Pirrl 
716  case,  2731  abitanti,  e  nel  1652,  918 
case,  3638  abitanti:  quinci  nel  1713  com- 
putaronsi  1343  fuochi  e  S337  anime  ,  che 
ultimamente  6009.  Han  dritto  su  questi  4 
Decurioni,  un  Sindaco,  un  Inquisitor  dei 
delitti  ed  il  supremo  Prefetto  scelti  dal  mar- 
chese; un  Vicario  del  Vescovo  esercita  giu- 
risdizione sul  clero.  Pingue  è  il  suolo  del 
territorio  ed  abbondantissimo  di  acque , 
somministra  agli  abitanti  ed  alle  vicine  gen- 
ti biade  di  ogni  genere,  ed  empie  i  granai 
del  vicino  caricatojo  di  Girgeuti,  i  suoi  pa- 
scoli sono  ubertosissimi,  nutre  perciò  in  non 
piccol  numero  greggie  ed  armenti,  né  man- 
ca di  fruiteli ,  vigneti,  oliveli  e  di  comodi 
campestri. 

Autor  della  rocca  fu  Federico  Chia- 
ramontano,  come  avvcrlii,  verso  il  1270,  e 
chiaramente  cel  dimostra  lo  stemma  dì  sua 
famiglia  a  quella  in  fronle;  egli  morendo 
.  nei  1313  lasciò  erede  dei  suoi  possedimenti 
la  figliuola  Costanza^  la  quale  moglie  in 
prima  a  Brancaleone  di  Auria  poi  ad  An- 
tonio Carrello  ebbesi  prole  da  entrambi; 
tuttavia  Giovanni  di  Chiaramonte  fratello  di 
Federico  nel  censo  del  1320  dicesì  signore 
di  Muciaro  di  S.  Giovanni  e  di  Favara. 
Sotto  Martino  I  Guglielmo  Raimondo  Non- 
cada  prese  nel  1352  Favara  con  gli  altri 
beni  dei  Chiaramonte  in  luogo  di  GirgenU, 
ma  per  la  fellonia  di  lui,  dice  Barberi  nel 
Capibrevio,  esser  ceduta  la  fortezza  ad  E- 
milio  di  Perapcrtusa  e  Muciaro  a  Filip- 
po de  Harinis,  ma  il  registro  del  medesi- 


FA 


mo  Principe  del  1406  presenta  questo  Fi- 
lippo signore  di  Muciaro,  di  S-  Giovanni, 
e  di  Favara^  quantunque   dica  anche  si* 
gnore  della  torre  di  Fabaria  nella  giuri- 
sdizione di  Girgenti  Berengario  diPe^ape^ 
ima.  Qitinci  riporta  quegli  altri  della  b- 
miglia  di  Peraperlusa  poi  detta  di  CaUeUar^ 
dai  regii  tabulari  dove  notansi  le  itticeètUmt^ 
ai  quali  fu  soggetta  Favara,  ed  addace  Ah 
gUelmo  padre  di  Lucrezia,  la  qoale  fa  ■»* 
glie  nel  1509  a  Giosuè  de  Harinis  sigave 
di  Muciaro,  dando  al  marito   Favara;  il 
questi  Ponzio  de  Marinis  donde  GUmbkm 
e  Maria;  cinse  quella  della  benda  Boath 
Ferdinando  de  Silva  che  nei  diplomi  M 
Re  Filippo  II  è  appellalo  Marchese  di  th 
vara,  ma  essendo  mancala  di  prole,  Mari§ 
moglie  di  Giovanni  Aragona  Tagliavia,  eoi- 
seguita  Favara,  lascioUa  al  figliuolo  Carb 
duca  di  Terranova.  Fabrizio  PignalelUmf 
avendo  dritto  da  Carlo,  dicesi  Marchese  i 
Favara,  gode  del  dritto  di  spada .  ed  i^ 
cupa  il  V  posto  nel  Parlamento.  Tooal 
paese  i  medesimi  gr.  di  lai.  che  Girgeii} 
e  37*»  20'  di   long.   Nomina  il  Pini  fe^ 
nardo  da  Favara  dei  Minori  Riformali  esh 
mio  per  lettere  e  per  pietà  e  che  àirtsst 
ottimamente  la  sicola  provincia  e  la  ciU- 
brese,  e  mori  in  Palermo  con  non  lieve  6* 
di  sanlilik  nel  1658.  Paolo  Bellomo  naloii 
Favara,   educato  in  Girgenti,  del  le^ofl^ 
dine  dei  Minori ,  nominato  principalfMilt 
per  costumi,  destrezza,  ed  ingegno;  dof* 
sostenute  tutte  le  cariche  nei  suoi  coofeiS 
decoralo  con  somma  gloria  deHonorc  di  pn** 
re  generale,  fiori  in  questo  secol  noslro(l)« 


(1)  Dall'araba  Toce Favara. che  Tale •ciUrip'* 
di  acqua  essendone  abbondante  il  lerriton»  *  i 
questo  comune,  vuoisi  da  alcuni  abbia  F"*. 
nome,  la  quale  opinione  è  la  più  volgare;  flsa  c'*'* 
da  allri  che  nel  monte  che  ergesi  a  Nord-Oii^ 
dal  paese  alle  di  cai  falde  sono  ruderi  ài  tki^ 
torri  e  la  così  detta  di  Callafaraci  ancora  it  P 
di,  sia  stata  una  grossa  borgata  saracena 
Rojalfabar,  distrotta  la  qoale^  alcuni  degli 


439 


FA 


wmwmroum  (V.  H.)  Piccola  terra,  la  di 
cui  parte  superiore  si  appartiene  al  mona- 
stero Benedettino  di  S.  Martino,  difisa  Tal- 

attinti  dalVabbondanza  dì  acqua  liaoo  venoti  a 
piaotar  loro  lUnxa  nel  sito  attoale»  che  appella- 
rono Fabar  dall' aolica  loro  patria,  indi   latina- 
meote  Fa6ana,ed  oggi  F avara;  la  qual  seconda 
opiaiooe  incontra  più  difficoltà  della  prima  la  quale 
è  aoileoola  dal  fatto;  anzi  altri  vogliono  rivendicare 
Hpoaseaso  diRajaUFabar.qaarè  Reffaadali,ed  al- 
Iroiide  la  cronologia  e  la  critica  non  possono  accor- 
darasolledoe  epoche  della  distruzione  di  Rajalfabar 
•  b  fondazione  di  Favara,  nulla  potendo  conchin- 
emù  dalle  vestigia  dì  saracena  abitazione  che  tut- 
tora rimangono  sul  passaggio.  Non  credo  inesatto 
Il  mio  parere,  che  fabbricata  la  fortezza  dai  Chia- 
iMMNite,  da  allora  siasene  radunato  all'  intomo  il 
pMM,  poiché  da  più  in  la  non  si  hanno  che  no- 
lim  Oicore  e  senza  argomenti  di  sostegno.  E  la 
fMtaua  ò  stato  mai  sempre  il  monumento  prin- 
dlile  del  comune  «  la  quale  però  si  è  diminuita 
aai  foci  estesi  fabbricati^  poiché  comprendeva  an- 
ikè  nn  altro  forte  terminato  ai  quattro  angoli  con 
Imi,  r ultima  delle  quali  fu  demolita  con  parte 
Ma  cinta  di  morì  merlati  dopo  il  1890.  Divide- 
tMl  in  due  piani,  ingombra  ovunque  di  sotterra- 
Wk  andirivieni ,  trabbocchelli  e  labirinti  inestri- 
lÉbili»  oltre  che  nella  spessezza  delle  grosse  mura 
muk  tagliate  delle  scale  che  ad   ogni  luogo  e  ad 
fIffKk  piano  communicavano.  Dal  lato  meridionale 
ì  per  un  portone  ancora  esistente  che  met- 
ìb  un  andito,  donde  nel  chiostro,  mediante 
PICO  di  sesto  acuto,  al  quale  altro  ne  fu  ag- 
in  appoggio  che  allargò  il  vivo  del  pilastro 
cambiarne  la  figura  «  ed  in  cui  vedesì  tut- 
incastrata  una  lapide  di  rozza  pietra  che  me- 
attenzion^  pei  curiosissimi  caratteri,  e  ci  reca 
lisa  ed  il  nome  di  un   Bernardo  Sitineri 
CQitmi  i  cosi  deUi  iuprarchi  nelf  iscrizione 
ordine  di  Pittro  Perapertuta  signore  allora 


'lenendo  però  più  da  presso  al  comune  di  Fa- 
fn  aeparato  dal  circondario  di  Palma  ed  ele- 
a  capoluogo  di  circondario  con  real  decreto 
i  novembre  1838  ed  ìndi   con  altro  real  de- 
del  5  novembre  1840  elevato  dalla  terza  alla 
classe;  comprendesi  nella  provincia  distret- 
O  diocesi  di  Girgenti  donde  dista   6  miglia  e 
0  70  da  Palermo.  Conta  li  Chiese:  la  Chiesa 
Ilaria  del  Transito  era  nei  pri mordi i  del  paese 
ipale,  ma  cresciuto  il  popolo,  fu  di  bisogno^ 
^elU  minore,  fabbricar  1*  attuale»  e  sebbene 


FA 


tra  da  un  angusto  Ietto  di  torrente,  ai  Prin- 
cipi di  Carini.  Vedi  Terrasini. 
Favoarnana*  Lat.  idem.  Sic.  Faognana 

più  ampiamente,  ò  nondimeno  angusta  por  troppo 
per  r  odierna  accresciutasi  popolazione;  ne  venne 
abbellito  il  prospetto  nel  1828  e  adornato  dì  stuc- 
chi e  di  pitture  1*  interno  nel  1830.  Alla  fine  dello 
scorso  secolo  era  una  cappella  intitolata  a  S.  Vito; 
il  rettore  dì  essa  D.   Vincenzo  Mendolia   assunse 
r  impegno  di  fabbricare   una  Chiesa   sufficiente- 
mente ampia,  ma  lasciatene  ad  una  tal  quale  al- 
tezza le  mura  se  ne  mori  ;  nel  1808  il  Sac  Don 
Vincenzo  Alendola  e  l' architetto  D.  Benedetto  Ca- 
stellana continuarono  a  spese  loro,  compirono  la 
Chiesa  con  elegante  disegno,  fondaronvi  un  bene- 
ficio; divenne  sacramentale  nel  1819.  Nel  centro 
del  comune  sorge  Tedifizio  del  collegio  dì  Maria 
che  dice  fautore  costituito  da  Mr.  Lorenzo  Gioeni 
ma   che    molto   prima  lo   era  stato:   D'^   Maria 
Aragona  e  Marini  dei   Marchesi  di   Fa  vara  posse- 
deva in  quel  sito  ampio  palazzo,  che  destinava  ad 
uso  di  monastero  di  monache  desiderandovi  delle 
mutazioni  e  degli  accrescimenti,  al  che  eseguire  di- 
sponeva una  somma  coiraolenlico  testamento  per 
Notar  Giovanni  Aloisio  Gandolfo,  17  Marzo  15* 
Ind.  1616;  ma  siccome  1*  opera  dopo  la  morte  di 
lei  procedette  molto   lentamente ,  e  scorso  dì  già 
un  secolo,  il  Vescovo  Francesco  Ramirez  dell'or- 
dine dei  Predicatori,  in  occasione  di  sacra  visita 
ordinava  che  quella  casa  servisse  a  conservatorio 
di  donne  senza   attendere  alla   primiera  destina- 
zione, e  ridottasi  già  in  buono  stato ,  per  dispo- 
sizione del  sovrannominato  Mr.  Gioeni  fu  stabilita 
in  collegio  di   monache   di   domenicano  istituto 
quale  il  monastero   esser   doveva ,  ed  è   venuto 
sempre  estendendosi,  ial  che  oggi  va  trai  primi 
della  diocesi  ed  è  di  mollo  utile  al   paese  per  la 
educazione  del  sesso  feminile  alle  arti  ed  alla  do- 
mestica economia.  La  chiesa  di  S.    Francesco  al- 
l' oriente  del  comune,    e  che   appartennesi  una 
volta  al  convento  dei  Francescani  da  molto  tem- 
po abolito,   reslava  col   titolo  di  beneficio  dì  S. 
Francesco  e  poteva  considerarsi  come  una  piccola 
parrocchia  della  borgata  divisa  da  Favara  per  una 
valle  e  che  comprendeva  più  dì   500  abitanti,  i 
quali  nel  1809  mossi  da  un  panico  timore  l'ab- 
bandonarono atterrando  le  case  e  piantandone  il 
terreno  in  ficheti  d*  India  ;  la  chiesa  rimase  sino 
al  1837  sotto  custodia  di  eremiti,  ma  destinata  in 
queir  anno  tremendo  della  colerica  lue  io  prov- 
visorio camposanto,  non   potendo  più  resistere  i 
curatori  al  lezzo  dei  malsepolti  cadaveri,  l'abban- 


■■•<^^-^:f^S^   - 


(V.  >.)  boia,  aHrimeaU  detta  fmighma, 
Ji'oveniana  nei  libri  del  Be  Kailiiio;  Bguaa 
Cd  e^uKda^  anUcU.  dalle  o^e  ifi  che 

ienirom,  •  poM  dopo  f»  dMidha;  fi  ^uMooggi 
m  looge  di  oTTon  por  b  |«it«  àA  pme. 

BcbboM  BOB  fi  abbi!  il  cobdim  dei  riiwrebft- 
ToH  pabblici  Bonomoili,  wntini  poro  qaiii  in- 
pronlalo  dalla  natura  dl'iadola  di  i^A  popolo 
BB  aiBoro  od  un  puto  per  le  opere  ■rchitetloni- 
■bOi  onde  ■  dir  Tero,  te  «i  coarranii  lo  tlato  al- 
taale  delle  bbbrii^  eon  qsel  dei  teoipi  enteriori 
al  11W|  ri  M  Motte  ikm  pia  no  baan  fiUaigio 
na  un'  impronta  di  cilli.  Lt  popoUirone  ha 
Tieenlo  nu  grande  aanenlo  in  qoeito  aecolo, 
poicbinel  il  B8  eonta  Tanti  TSB8  anime,  perrennte 
«1  iBSla  BStM.eadlllOt  nel  Boedel  1S53,ma 
per  Dotiiie  particolari  atloalnente  a  meglio  clie 
IMM,  ragion  per  co!  anebe  le  caie  banno  (abllo 
■B  oontiderende  aomenlo ,  a  non  volendo  |vima 
«aciiai  dalla  periferia  •'inoalurono  molti  piani, 
•  eoaireui  Inalnenle  ad  eatendere  i  confini  *!• 
darò  da  BB  deoMBÌo  animani  molti  qnarliarL  Si 
MBO  iaoUre  abbellite  dai  proprietarìi  le  eampagoe 
MB  ameniarime  ville  e  caNni ,  e  per  metterli  in 
mmaDiaaùoBO  eoi  paaao  ai  aono  ooilniite  delle 
Urade rolalilli, tra  legnali  iMritanomìaaniqnelIa 
«he  mena  a  S.  Benedetto  diatanle  poco  più  di  nn 
miglio  dalla  linda  proriociale  da  CalUnlMella 
a  Girgeoli,  il  qoil  trailo  facìliHimo  a  co*irair«i 
poiebè  in  piano,  «e*i  veaiHead  ewgnire,  congion- 
gendo  la  itrada  a  raola  di  S.  Beoedetlo  colla 
prarinciale  nel  ponto  dello  Piano  di  Clero  Ira 
Cemilini  e  Grolle,  li  ricaverebbe  molto  alile,  poi- 
ché euendo  alata  poiU  a  termine  lin  dal  1860  la 
via  comunale  da  Favara  a  Gii^enlì ,  h  accorce- 
rebbe più  di  quattro  migli*  il  carnmino,  sarebbe  an- 
che più  animato,  l' incontrerebbero  varie  torgeoti 
di  acqna,  variì  beTCraloj,un  comod  i  sii  mo  corno  ne 
ed  altri  vintaftgi,  oltre  dd  gran  riiparmio  nella 
maonteoiìone;  dei  qaali  giovamenti  ai  fi  parola  nel 
contiglio  provinciale  di  (iirgenti,  onde  è  a  iperare 
che  tìano  lolto^iti  all'  intelligton  del  S.  Governo. 

E  fabbricata  Favara  in  una  pianura  ,  ma  dal 
livello  del  Mediterraneo  dal  qoale  ditta  i  miglia 
e'innalia  all'alteuB  della  Bupe  Atenea  di  Girgeoti. 
Sta  nei  medeaimi  gr.  di  tatii,,  che  li  coita  di  Af- 
frica,  quindi  vegetano  nelle  me  terra  l'aloe,  il 
ginmmBTTo,  il  carrobbo,  il  piilaccbio  origìnarii  di 
qael  continente;  è  dominata  dai  venti  di  Tra- 
montana e  di  Levante  e  rinfretcala  dal  Ponente; 
molti  torrenti  ne  bagnano  le  campagne  in  tulle 
dinBioBi,  •  du  grandi  aorgeBti  ci  hanno  dwoin 


tflohi  eone  o^  «Ibaaten,  i^fetMa  di 
ninio  Capraria.  InfMe  fMlwflB  di 
«efJo  A^ie,  djgwlt  iyfw.  Stole  vi 


il  comune,  e  ne  accreicono  ricchena.  L'agrìoil- 
Inra  vi  prospera  a  maraviglia  e  la  nlennona  Ur 
ritorìala  è  di  ul.  illB.oas.  delle  qaali  divido^ 
in  cullare  10,011  in  giardini,  I,t06  in  orli  im- 
pliri,  Tie.lDl  in  temioalorit  alberali,  i7';l,tnia 
icminalorii  semplici,  IB3,6t6  in  paicoli.  Ì9.)1IÌB 
vigneti  alberali.  S7,T6S  in  vigneti  aempJìci,  ijlt 
in  Gcheti  d'India,  O.BIl  in  culture  mille,  I1JII 
in  terreni  ìmprodDtlivi,  l.ltfi  in  eoolì  di  can* 
barbane.  Voi  dello  lorgeali  della  riccheiu  M 
cornane  sano  le  mandarle  ed  i  Sebi  cbe  Ttnat 
compresi  dcIIs  cultura  dei  giardini  ,  oltre  lt  ca- 
naglie, i  U^umi,  il  sommacco.  Da  qualche  una  e 
tono  introdotte  oumeroio  pìanlagioni  di  glin 
cbe  vi  pratperano  a  maraviglia,  e  se  inlaela  b 
pasloriaia  non  vi  ti  è  distesa  ,  gli  è  a  caaii  ctt 
le  terre  annnalmonte  ti  seminano. 

La  maggiore  ricchezza  però  di    Favara  i  iiinifl     , 
a  dir  vero    nelle    toe    montagne    che  taaUtm 
olire  dello  zolfo  dei  pregevoli  minerali  qoibtM* 
allume.  luarvaitita,  vetrìoolo,  belltstiinc  tlroaia 
itiiijalllti  di  quarto,  feldspato,  tciurli.  ^eoa,  bìi 
selcuitc,  alabatlro,   roccia  dì  gran  ilo  ,  pirin  « 
nana  e  calcare,    liccbè  lo  iludioso  dì  metallB|i 
potrebbe   af^giongere    la    ciò   qualche  |mi:ìm  A  I 
!Helatluigia  Uocimatliea  del  conte  Dorrb  (ttfB-   I 
corso  questa  coita  con  occhio  da   Giosefo,  la  wt  J 
fare  intanto  recano  un  commercio  mollo  «ip*  [ 
sante;  una  no  hanno  panico  lami  ente  le  "tini" 
di  l'riolo  e  FaUirotti,  dae  quella  di  Roccjnwi.^ 
quella  di  Cailellina  e  tre  la  di  OrUa.  drUrlBÌ  | 
quella  di  |>tinlc>  e  quelle  di  Soccaroiu  k 
getlc    ad    inondazione     per    le    acqoe  Mr|i»  t, 
del  Gume.  ma  non  già  le  altre;  dar 
di  1'  quililìi  fuorché  ijactla  di  Faliirotta  rhi  4l\ 
ab  mai  si  sospende  dallo  tcavamenla:  i 
lo  a  7  m.  dil  luogo  dell' irobarci* ,   da 
dui  ponto  più   prossima  dalla    strada  a 
vi  conduce,  e  !  m.   dai  ierieoi    colliill 
le  due  di  Koccarossa  che  uno  ne  diti 

Paniamo  Gnalmenle  agli  nomini  cbe  *i  * 
tarono  una  fama  doratura  presso  i  vrnlan,  r 
aciciize  e  per  morale  integerrima,  ed  e 
lo  splendore  della  patria  Favara.  I 
Piicopo  profondo  nelle  icienie  del  Utilto  • 
medicina,  nella  teologia  polemica,  iloris  d 
ttica,  molli  onori  riportò  in  Roma  dsu  ^ 
del  tuo  grande  ingegno  e  ne  riportò  11  b 
dottorale  mi    Bora  degli   anni , 


441 


FA 

idenlale  della  Sicilia,  rimpetto  Tra- 
ilibeo  oggi  Marsala,  distante  12  ni. 
inente,  di  figura  allungata,  e  di  14 
xuito,  quantunque  il  Carrera  e  più 
geografi  ne  Testendano  a  18.  Si  ha 
ni  capaci  di  numerosissima  flotta, 
•  a  26  enumerano  il  IHiger  ed  il 
^lia,  ma  quel  di  Calarossa  è  il  più 
di  tutti  ed  il  più  sicuro.  Una  for- 
m  soldatesca  di  presidio  ed  un 
detta  di  S.  Caterina,  non  che  due 
Ycrso  le  spiaggie  custodiscono  la 
struiti  0  piuttosto  ristorati  nel  i6S5 
ine  del  duca  di  Infantado  Viceré 


ftgli  amici,  percorsa  orreroliisima  car- 
orl  il  19  aprile  del  180S  non  ancor  toc- 
tastri  di  vita  sua.  Il  Sac*  Yincento  Men- 
I  teologiche  discipline  dotiissimo,  fini  i 
i  giorni  a  S4  aprile  180S.  Il  Sacerdole 
Cafisi  pel  800  enciclopedico  genio  che 
lostre  fece  in  Roma  ritplendere,  ebbesi 
)  laurea  e  l'onore  del  titolo  di  Canoni* 
ticenae;  spiccò  sommamente  nella  sacra 
I  mori  Arciprete  del  comune  nel  S5 
lOS.  Il  Sac.  Gaetano  Mendola  profondo 
«xione  fa  bensì  sommo  filosofo,  studioso 
ra«  versatissimo  nelle  lettere  greche  e 
iacenlesi  della  poesia;  si  mori  nel  di  19 
del  1817  di  97  anni,  ed  il  di  lui  fra- 
D.  Andrea  Mendola  che  superavalo  in 
i;egno  ed  erudizione,  fu  medico  filosofo, 
ilematico,  amante  degli  sludii  di  storia 
igraria,  geografia;  buon  padre,  buon 
n  mori  in  eU  di  86  anni  a  S3  giugno 
(1  Dr.  Antonio  Cimino  esimio  chirurgo 
3  ottobre  1839  di  anni  56  nel  compianto 
ttadini.  Il  Sac  Giosuè  Licata,  Canonico, 
>  Capitolare  della  chiesa  cattedrale  di 
I  dotato  dalla  natura  di  altissimi  talenti 
rofondo  sapere  che  rendevalo  dei  primi 
fiati  della  Sicilia.  Valicati  di  un  annoi  19 

a  vita,  carico  di  anni  e  di  meriti,  mori 
;  finalmente  Mr.  D.  Ignazio  Cafisi  Ar- 
Farara   sino  al  1829   poi  Canonico  di 

quinci  elevato  a  Vescovo  in  partibus 
Fa  eloquentissimo  sul  pergamo,  moriva 
a  10  aprile  del  1844 ,  ed  altri  che  di 
t  ma  di  fama  minore  tralasciamo,  a 
r  con  ana  filatera  di  nomL 


FA 


di  Sicilia  che  in  essa  approdò;  imperocché 
leggo  aver?i  costituito  un  castello  nel 
fine  del  secolo  xv  Andrea  Riccio  Signore 
dell* isola,  la  quale  fu  già  abitata  sin  da 
principio 9  per  la  fecondità  del  suolo,  da 
contadini  che  ci  avevano  delle  casuccie, 
ma  aumentatisi  mano  mano  sino  a  circa 
2000,  bisognò  istituirsi  una  chiesa  parroc- 
chiale sotto  il  titolo  dcirimmacolata  Con- 
cezione con  un  curato  sotto  il  Vescovo  di 
Hazzara,  ed  il  formatosi  paese  fu  decorato 
dagli  onori  di  marchesato.  Spicca  Fatth 
gnana  per  la  fertilità  dei  campi  e  la  copia 
delle  acque,  è  grandemente  idonea  perciò 
alla  cultura,  anzi  afferma  Orlandino  cosi 
dirsi  dai  venti  favonii  (Zefiro) ,  che  cagio- 
nano la  fecondità  delle  terre.  Nutre  con 
pingui  pascoli  le  greggie,  coltiva  alveari,  e 
quindi  produce  saporito  cacio  e  gratissimo 
mele ,  dal  che  si  ritrae  guadagno  per 
le  vicinanze  della  Sicilia  sino  a  Palermo. 
Presenta  abbondante  caccia  di  cervi  e  di 
conìgli  e  gode  finalmente  di  mar  pescoso 
ed  abbondante  principalmente  in  gamberi, 
locuste  (pescej^  cancri,  e  molli  generi  di 
testacei;  è  nominata  principalmente  per  la 
pesca  dei  tonni. 

È  celebre  per  V  antica  strage  dei  Carta- 
ginesi e  la  vittoria  dei  Romani  ;  in  niun 
modo  però  combina  col  vero  che  sia  stata 
la  Capraria  mentovata  da  Omero,  famosa 
per  le  fiabe  del  gigante  Polifemo  e  di  Ulisse, 
come  afferma  Cluverio;  imperocché  senza 
alcun  dubbio  è  a  stabilire  sotto  l'Etna  la 
sede  di  Polifemo,  il  che  Carrera  nelle  He* 
morie  su  Catania ,  ed  io  altrove  mostrai. 
Ad  un  angolo  deir  isola  verso  mezzogior- 
no eludono  di  quando  in  quando  gli  occhi 
dello  spettatore  varie  meteore  nell'aria, 
imperciocché  stimasi  vedere  delle  flotte 
accorrenti,  eserciti  che  vengono  a  batta- 
glia ,  ed  innumerevoli  figure  di  animali , 
la  causa  di  che  lasciando  in  discussione  ai 
filosofi,  passo  ai  Signori  dell*  isola.  Palme- 
rio  Abaie  da  Trapani  sotto  1*  imperio  degli 

5G 


SvcTì,  'C  di  Favognana,  lasciò  credi    , 

i  I  i:  Quinci  sotto  Ludovico  vien  men- 
tovai rtto,  che  valorosamente  operò 
np.i  no ,  ed  altri  sino  ai  tempi 
i  ullimo  dei  quali  fu  Mccolò, 
liuola  Allegranza  moglie  di 
i  moncada  ,  conseguendo  i  dritti 
ti  oi,  riccvcllell  per  bcnefìcenza  del  me* 
e  mo  Re  nel  13'J2  ;  mn  non  molto  dopo 
ritornò  Facognana  al  regio  Demanio,  fal- 
lito Matteo  il  sacramento;  quinci  nel  Par- 
lamento, celebralo  in  Siracusa  nel  139S,  vie- 
ne essa  collo  altre  registrata.  Fu  concessa 
dopo  sede  anni  a  Luigi  di  CarisHmo,  la 
di  cui  erede  e  figliuola  porlolla  in  dote  a 
Benedetto  Imo  Riccio  Inquisitore  dei  mi- 
sfatti  in  Trapani,  da  cui  passò  ai  suoi  suc- 
cessori, tra  i  quali  si  fa  meazìone  di  Àii' 
drea  primo  fondatore  del  castello  nell'iso- 
In  nel  Ii98.  nel  lj90  era  sotto  i  Fitingeri, 
imperocché  si  diedero  120  onze  annuali  a 
Giovati  Francesco  Riccio,  toltogli  il  domi- 
nio dell'isola.  Mella  metà  dello  scorso  se- 
colo fu  soggetta  collo  altre  del  medesimo 
tratto  a  Giacomo  Brignoni  genovese.  Com- 
prollu  (innlmenle  nel  1651  Angeto  Palla- 
vicino genovese  anch'egli,  ed  ottenne  ul- 
timamente il  titola  di  Marebese  Giovanni 
Luca  Patlavicino  pronipote  di  Angelo.  Sta 
Favognana  in  37"  5'  di  long.,  in  38°  di 
lat.  (I). 

(I)  L'isola  Favignana  eoitUuifce  oggi  un  capo- 
cìrcDDdario  di  lem  cUue  in  provÌDcla  dislretto 
e  diami  di  Trapani,  da  cui  dieta  ta  m.,  e  60  da 
Palermo.  ContBTa  net  1798  uoa  popolazione  di  8030 
ahiUnii,  di  3<i78  nel  ISSI  e  Goalmenle  di  1383 
nello  acorcio  dei  Ihbì.  Se  ne  estcode  il  territorio 
in  h1.  1303, g&l, delie  quali,  dÌTidendo  io  culture. 
K.sei  iu  giardini.  t6,ìì0  io  orti  semplici,  eie, 
033  ia  aemÌDatoriì  icmplici ,  51«,I10  in  patcoli, 
IT ,£39  in  vigooli  «empiici.  S4,aal  io  Gcheli  d' in- 
di*, t  ti. i31  in  terreni  iiuprodullivi,  0,330  in  luoli 
di  case  campealii.  L'aria  è  buona,  come  anche  I  ac- 
qua abliondanle.  che  ricavali  dai  poni  e  dalle 
ciilerae.  Ci  tiaono  varie  grolle  delle  quali  poche 
coD  lUlliiLiii,  ma  fovracaricbe  le  «tire  di  info. 


FHTOin.  Lai.  Fabula  (V.  S.) 
Cerone  Re  di  .Siracusa,  costituito  e 
a  grandi  spese  dinanzi  le  mara  d 
desima  ciltti;  detto  dai  Greci  htsc 
di  da  Mirabella  MitoiiB.  Ne  fn  i 
Ateneo  nel  lib.  ìì  da  Sileno  Calai 
pò  i  di  cui  esemplari  incorse  il 
Gelone  per  quel  di  Cerone,  che  I 
fondatore  dell' orlo.  Quivi  il  Un 
dicava  gli  alTari  del  popolo:  laofi 
Giacomo  Avcrcampi»  aver  preso 
nome  dalla  confabulazione. 

FÉ 

Felice.  Lat.  Felix.  Sic.  Filici 
Torre  di  guardia  che  sorge  Ira  le 
fiume  (Ielle  Canne  sulto  Siculiana  e 
Gariòici. 

Femlne  (l>oIa  delle).  Lai.  Fi 
Isula  di  li  Fimmini  (V.  M.)  i»l 
sono  di  Carini,  un  tempo  Iccarì  dH 
porto  di  Cullo.  Sta  a  100  passi  ( 
lido,  e  si  ha  una  torre  d'ispeiioM 
vaio  poggio,  colla  f]unle  sono  casU 
asili.  Scrivono  il  BunCglio  ed  il  * 
dopo  il  Valguarncra  ,  esservi  stai 
lica  famosa  Hozia,  ed  aITcrma  il  v 
mancre  una  via  subaquanea  dal  co 
all'isola,  ossia  un  istmo,  di  cui  fan  a 
gli  scrittori  per  Moiia.  Ruderi,  fi 
di  mattoni,  avanzi  di  doccionati  ri  i 
esser  quivi  sorla  un  tempo  cilli  i 
gare;  ed  altri  sono  persuasi,  dopo 
raccolse  il  Cluverìo,  che  siano  sUI 

Le  pietre  tono  generalmente  di  naUr 
ed  il  Signor  Ortolani  conte*»  averti  t 
farina  foHile  di  Wallcrio.  E  fertile  it  1 
B  nella  stale  vi  è  iu  allWili  ta  pMM  < 
SpcsM  accade  nella  calma  d«ì  «enti  • 
■t  molto  noto  fenomeno  della  Fata  UMp 
pi^  vario  e  gajo  che  noi  laot  «wen  M 
di  Uesiioa.  L'iiola  di  Fatifoana  i  k«I 
in  luogo  di  esilio  ai  colpevoli  conlMH 
ciò  popolala  in  gran  parte  da  genie  ul 
forte  di  S.  Calerin)  è  poti»  un  Tftefri 


443 


FÉ 

d  io  vorrò  a  suo  luogo  colle  ra- 
i  Cascino,  su  Hozia  ed  il  di  lei  sito, 
iensi  risola  colla  tonnara  alla  chiesa 
reale,  ma  per  concessione  degli  Ar- 
ri possiedela  oggi  il  Conte  di  Capaci 
i  soggezione  dell*  ArcivescoYO. 
Ida  Moncada.  Lat.  Phoenicia  Mon- 
Jic.  Terranova  (V,  D.)  Paese.  Avendo 
(9  devastato  grincendii  dell'Etna 
M>  situato  verso  Libeccio  alle  radici 
Ite,  si  scelsero  gli  abitanti  un  piano 
icosto  da  Talcorrente,  dove  novello 
mimarono,  e  diedergli  tal  nome 
a  risorto  dall*  incendio  come  una 

e  dal  Barone  Raimondo  GugUelmo 
la.  Ha  conquassato  da  un  tremuoto 
^3,  lasciato  alTatto  deserto  per  Tin- 
ie  deiraria,  non  mostra  che  ruine 
ubblica  regia  via  tra  Catania  e  Pa- 
I  che  perciò  dice  il  volgo  Terranova. 
t»Lat.  Pfierai(y.  M.)  Torre  anlichis- 
A  dai  primi  abitatori  in  guardia  della 
Palermo^  e  di  cui  rimanevano  vestigia 
il  novello  convento  di  S.  Giovanni 

Sotto  questa  torre  era  la  porta 
t<.  Vedi  Bayeh. 
Ilnanda  (Isola)  (1). 

d  fu  appellala  l'isola  volcanica  torta  nel 
1  1831  rimpetto  Sciacca,  e  precisamente 
ienominato  dal  Signor  Smith  nel  suo  At- 
meo  Nerita.  Erane  irregolare  la  cinta ,  e 
srrayasi  non  essere  altro  le  parti  premi- 
le Torlo  irregolare  di   una   immensa   e 
onda  voragine.  La  cinta  superiore  delTorlo 
Levante,  di  lotte  era  la  più  alta,  e  se  ne 
.*altexza  sol  livello  del  mare  dal  Signor 
I  che  di  presenta  1*  osservò,  di  60  piedi 
Meno  elevato  però  e  più  basso  verso  po* 
I  r  orlo  settentrionale  del  cratere,  e  por- 
iistintissime  prominenze  coniche  ai  due 
ini;  bassissimo  verso  mezzogiorno^  ed  ap- 
ngoevasi  quel  di  ponente.  L'intero  dia- 
l*iioUi,  preso  nella  direzione  di  oriente 
ite,  si  calcolava  di  800  piedi  francesi,  di 
no  della  voragine,  e  non  meno  di  no 
^lio  il  ciTcnito  di  tolta  la  prominenza, 
nata  la  massa  di  scorie  nere«  lapilli  e 


FÉ 


Feria.  Lat.  Ferula.  Sic.  Ferra  (V.  N.) 
Paese  che  sorge  verso  il  fiume  Anapo,  nel 
fianco  di  un  colle  ad  un  m.  da  Cassare  e 
a  24  da  Siracusa,  sovrastato^  non  lungi,  dal 
monte  di  S.  Venera;  dicelo  recente  il  Fa- 
zello,  ma  antico  il  vantano  gli  abitanti  ad- 
ditando grotte  ed  antiche  abitazioni  fornite 
di  sacre  immagini  di  greco  stile,  ed  una 
celebre  sulle  altre  per  la  dimora  della  V. 
S.  Sofia,  non  che  cel  dimostrano  dei  se- 
polcreti tagliati  nel  sasso,  che  attestano  es- 
ser quivi  stata  qualche  città  prima  dei  Sa- 
raceni, riabilata  dai  Longobardi  al  tempo 
dei  Normanni,  e  cui  diedero  il  moderno  nome 
di  Feria.  Stette  a  lungo  in  terreno  declive 
verso  Austro  con  muniUssima  rocca,  e  va  con 
quelle  terre,  che  nella  tregua  coi  Francesi, 
stavan  per  Federico.  Tutto  nondimeno  mi- 
nò il  paese  pel  tremuoto  del  1693^  che 
come  sufficientemente  conoscesi,  con  gran 
violenza  scosse  la  valle  di  Roto,  dal  quale 
tempo  prese  a  ristorarsi  in  adeguato  ter- 
reno verso  la  medesima  parte  meridionale 
non  lungi  dall' antica,  ed  oggi  sorge  non 
ignobile,  perciocché  ritrae  la  forma  di  un*  a* 
quila  e  di  una  croce,  divisa  per  una  retta 
ampia  e  lunga  via  appellata  del  Corso,  per 
la  quale  estendesi  in  lungo,  verso  il  di  cui 
ingresso  è  una  piazza,  e  nel  centro  ima  fonte 
di  acque  saluberrime  a  comodo  pubblico. 
Quinci  la  maggiore  Chiesa  parrocchiale  di 
buona  costruzione  sorge  verso  Oriente  sa- 
cra a  S.  Giacomo  Apostolo ,  ritenuto  Tan- 
tico  nome  con  proprio  Sacerdote  decorato 
del   titolo  di  beneficiale,  coadjutori   che 
apprestano  opera  a  conferire  i  sacramenti, 

grosse  ceneri,  ni  vi  si  scorgevano»  in  parte  alcuna, 
vestigia  di  corrente  di  lava  ;  ripide  ne  erano  le 
falde.  Vomitava  giganteschi  globi  di  forno  bian- 
chissimo, scorie,  nera  cenere,  lapilli^  qualche  volta 
acqua  fangosa,  ma  lava  non  mai.  Negli  ultimi 
giorni  di  agosto  mancò  di  forza  V  eruzione , 
cessò  in  settembre,  venne  meno  il  fumo  in  ottobre, 
si  estinse  del  tutto  in  novembre  ;  in  dicembre 
r  isola  era  sparita  ed  il  mare  riacquistava  lo  spt- 
lio  occupato  dalla  vulcanica  materia. 


•^# 


444 


FÉ 


ed  altri  cbiesiastiei  ehe  intendono  tosteme 
^  uflBeii  divini.  Di  là  si  ammira  il  eospicoo 
tempio  di  S.  Sebastiano  Mari,  primario  pa- 
trono degli  abitanti,  e  ebe  sperasi  in  breve 
venir  decorato  di  on  collegio^  di  canonici 
istìtoito  per  somme  di  Yarii  fedeli;  vi  ba 
però   un  coro  cbiesiastico  al   cotidiaiio 
divino  servizio,  vi  si  conserva  per  indulto 
del  R.  Pontefice  sin  dal  1660  il  divinis- 
Simo  sacramento  dell*  Eucaristia ,  si  vene- 
rano  molte  reUqiùe  di  santi,  e  va  adomo 
di  marmorea  statua  del  S.  Martire,  magni- 
ficamente lavorata  e  mentovata  particolar- 
mente dal  Pirri.  Si  ha  memoria  di  questa 
Cbiesa  dal  1481  per  Dalmatfo  da  S.  Dio- 
nisio governatore  della  Chiesa  di  Siracusa. 
àUre  cinque  minori  Chiese  fomentano  in 
farli  luoghi  la  fede  negli  abitanti  ;  fra  le 
quali  quella  di  S.  Caterina  Verg.  e  Hart. 
con  un  monte  di  pietà  ed  un  ospedale. 
Trai  monaci  dice  antichissimi  il  Pirri  i  frati 
carmelitani,  ed  a  buon  dritto,  imperocché 
Lezana  fa  memoria  del  loro  concento  di 
Feria  «  e  protrasse  gii  annali  dell'ordine 
sino  al  1400  soltanto;  mancarono  però 
travagliati  dalla  scarsezza;  nondimeno  ye- 
desi  costruita  sotto  il  titolo  del  Carmelo,  da 
pochi  anni,  una  Chiesa  non  lungi  dalla  piaz- 
za. I  minori  Conventuali  abitavano  fuori  le 
jnura  il  convento  di  S.  Maria  di  Gesù,  in- 
grandilo  dalla  Regina  Bianca;  imperocché 
era  di  costei  confessore  F.  Antonio  Milone 
chiarissimo  per  iscienza  e  virtù,  di  cui  di- 
remo più  In  basso.  Succedettero  a  questi 
i  Min.  Rsformali  nel  1628,  per  industria  dei 
quali  si  ripararono  gli  edifizii  crollali  pel 
tremuoto,  e  toccano  oggi  Torlo  della  cillà. 
Abitano  anche  i  Cappuccini  del  medesimo 
ordine,  tralasciali  dal  Pirri,  un  luogo  adat- 
tissimo airisUtuto  fuori  il  paese   sin   dal 
1S79.  IVel  vicino  lerrilorio  di  S.  Martino  era 
un  tempo  il  priorato  sotto  titolo  di  S.  Gre- 
gorio dei  membri  di  S.  Spirito  in  Sassia , 
del  di  cui  tempio  nei  ruderi  osservansi 
ì  segnali  della  sacr,a  unzione,  e  non  lievi 


afanti  di  estollo  maraioveo  stpolero.  la 
anticbi  tempi  ma  feudmeota  fl  MoontBii 
destinato  alle  saare  ^n^M,  sono  II  ptf»' 
dnio  di  S.  Roeeo  e  41  8.  Benedette  AMe, 
di  cui  quelle  esservuo  b  tegoln;  fai^ciie* 
che  cestiva  nel  prfmer^  éA  aeeoli  n, 
e  vi  trassero  refi^osaamMe  ij^arai, h ma 
tempi,  molte  mafirone  t^^mtìm  di 

n  paese  d  ha  alaaiaia  propria,  dal 
farla  che  nafce  in  teitanta  adaraa  di  MI 
Mazzieri  precedoaoil  miqciatffaiaaiiaaBlMll 
eletto  ad  arbitrio  del  Barone  a  dia  si  ìà 
Tcnevoie  palagio  nella  piaiaa; 
un  tempo  al  prefetto  dalla  viiliiia 
ciale  di  Lentini  un  eavaliM«  a  €5  IM^e 
eomprendesi  nella  comarea  di  Raio.  Mi 
rimperator  Carlo  V  ooslata,  tastosatei 
Fazello,  di  lll8  case;  sotto  Filippa  ITii 
I65S  di  1078  case  a  3»7«  aniaie;  mM 
Pirri  verso  il  medesimo  teaspo  di  iSM 
e  5132  cittadini  ;  in  questo  noslia 
(svin),  723  case  2408  anima;  a  daT 
registro  30U.  Seda  in  38*  ifi  lem. 
37*  di  lat.  Angusto  ne  è  il  territorio 
Mezzogiorno  di  S.  Martino,  ricco  e 
per  fecondità;  da  Settentrione  ed  OeridttH 
stanno  intorno  delle  colline  a  varie  caNai 
dalla  industria  dei  coloni  disposte;  Imii' 
in  esse  delle  grotte ,  delle  quali  ia 
per  volgar  tradizione  si  nascose  S.  Séit 
e  vi  scaturisce  un  ruscelletto  di  acque 
gato  a  di  lei  preghiere^  Produconsl 
devolmente  le  noci  nella  valle,  per  la 
scorre  Y  Anapo  mollo  pescoso  e  deUt 
Feria.  Si  celebrano  come  illustri  sai 
Feria ,  Antonio  Milone  ascrìtto  dai 
trai  beati;  Filippo  Hineo  deir Ordine 
gli  Osservanti  e  di  vita  candidissiaia; 
naventura  da  Feria ,  splendido  ia 
e  nelle  sacre  scienze ,  e  Matteo  Ossa 
di  cui  meriti ,  dice  il  Pirri ,  si  è 
Iddio  operar  dei  portenti;  i  corpi  dd 
Ione  e  del  Cuso  conservansi  nella 
di  S.  Maria  di  Gesù.  Per  grandejafi 
trina  Giuseppe  Cassarino  giurecoasall 


g^j^tfi 


A45 


FÉ 

imi,  Patrono  del  Fisco  della  M.  R. 
lente  Reggente  d'Italia  appo  Ma- 
nesco Salemi  giudice  della  S.  R.  C. 
»  Failla  peritissimi  eziandio  nel 
quale  Formica,  Vincenzo  Bartoli, 
zo  Dionisio,  che  nella  diocesi  so- 
ie Yeci  del  VcscoYO  di  Siracusa; 
rtoli  Minore  Riformato,  e  Giro- 
zardi  Cappuccino  prestantissimi 
è  è  a  tacere  di  Gaspare  Lanieri 
>mmo  valor  dell*  animo  consegui 
i  ì  gradi  supremi  della  milizia. 
0  a  dir  dei  Baroni  i  quali  oggi 
si  occupano  il  ulx  posto  nel  brac- 
de:  il  primo  è  Francesco  Pal- 
ei primi  tempi  dei  Re  Aragonesi 
Feria;  poiché  non  leggo  se  sotto 
li  GofTredo  figliuolo  di  Ruggiero 
cupato  colla  Contea  di  Ragusa, 
quinci  un  sospetto  se  sia  stata  in 
[>  0  non  ancora  fabbricata  Feria 
i.  Dopo  Pallavicino  se  l'ebbe 
CentelleSy  da  cui  passò  a  NiO' 
[a,  il  quale  prestò  il  sacramento 
a  Federico  II  per  Giarratana , 
Sina  ,  Murchella ,  Borgomagnino 
idi;  vìveva  sotto  Pietro  II  figliuolo 
;o  e  presiedette  al  regno  nel 
ei  seguenti;  tenne  eziandio  in 
ne  Longi  e  Castanea.  Nel  1375 
irasi  Feria  a  Pietro  Giulio  Ravi- 
cui  figliuola  Maria,  con  per  dote 
ra,  fu  presa  in  moglie  da  Gio- 
gona  figliuolo  di  Blasco  nel  1388. 
lia  degli  Alngona  dal  Re  Mar- 
lielmo  Raimondo  di  Montecateno 
to  di  Feria  nel  i394.  Di  questa 
me  varie  cose  io  lessi  :  Raimondo 
reva  Girgenti,  quinci  volendo  Marti- 
tarsi  quella  cillà,  concessegli  Feria 
leni  e  paesi.  Scrive  il  Barberi  nel 
)  aver  Raimondo  prestato  al  me- 
fi  2000  fiorini,  ed  aver  rassegnalo 
del  Re  risola  di  Malta ,  con 
orzi,  cavalli  ed  armi  ad  Artale 


FÉ 


Alagona  acciò  ritornato  fosse  al  dovere. 
Quinci  Martino  a  rendere  il  prestito  e  com- 
pensar di  Malta  Raimondo,  gli  concedette  la 
Contea  di  Agosta  congiuntevi  le  Signorie  di 
Feria  e  di  Sortine  come  membri  della  Con- 
tea, per  diplomi  dati  in  Catania  nel  15  feb- 
braro  del  1395,  ma  dopo  due  anni  rivoltatosi 
Raimondo,  ne  furono  i  beni  incorporati  al 
fisco;  ma  riavuti  poi  in  grazia  i  figliuoli  di 
lui ,  Matteo ,  Antonio  e  Giovanni,  con  tal 
patto  rese  loro  i  possedimenti  del  padre, 
che  cedesse  Agosta  a  Matteo ,  Adernò  ad 
Antonio^  Feria  a  Giovanni^  il  quale  ultimo 
succedette  al  fratello  Antonio  morto  senza 
figliuoli,  e  cedendo  egli  eziandio  al  comune 
destino,  lasciò  Signore  di  Feria  Antonio 
Perio  secondogenito,  da  cui  procedette  An- 
tonio PeriOy  giovane  che  fu  detto  anche 
Giovanni,  dopo  cui  sostituito  il  figliuolo 
Antonio  Perio  Ambrogio  generato  con  Pe- 
ruzza  Girifalco,  confermato  dal  Re  Alfonso 
nel  1453  :  ebbesi  questi  in  moglie  Alvira 
Cruyllas  colla  quale  generò  Giangiacomo  e 
Francesco,  quegli  ucciso  dai  nemici  peri 
senza  prole  maschile,  quinci  Francesco  ot- 
tenne Feria  nel  1499 ,  e  disse  il  giuro  al 
Re  Ferdinando  nel  1516,  donde  procedette 
Gaspare  Moncada,  il  di  cui  figliuolo  Giro- 
lamo  nacque  da  Eleonora  di  Gardena,  dal 
quale  e  da  Mattea  Spadafora  dei  baroni 
di  Venetico  sorse  Cesare  Alfonso  che  marito 
a  Giovanna  Cardoneto  con  essa  generò  Isa* 
bella,  data  poi  in  moglie  ad  Antonio  Reque- 
sens  signore  di  Buscemi;  unica  figlia  di  co- 
storo Anna,  congiunta  in  matrimonio  a  Gith 
seppe  Rau  impetrò  nel  1625  il  titolo  di 
marchesato  dal  Re  Filippo  IV;  nacque  da 
essi  Francesco ,  il  quale  contrasse  nozze 
con  Cirilla  Mastrilli  dei  Marchesi  di  Turtu- 
reto,  ed  ebbesi  ad  erede  il  figliuolo  Giu- 
seppe II,  il  quale  menata  in  moglie  Isabella 
Impellizzeri  vide  da  lei  Simone  Rau,  mari- 
tatosi a  Vincenza  Vassallo,  donde  France- 
sco consorte  oggigiorno  ad  Angelica  Arezzo, 
che  gode  del  solo  titolo,  imperocché  nel  1718 


essendo  o}  w  itala  Signoria  da  vari  pesi,  nò 
in  Torze  essendo  a  pagarli,  sborsatone  i)  prez- 
zo, presela  PiclroTarnllo  da  Palermo,  Signore 
dì  Baida,  e  Duca  di  Miratila,  che  lolla  in  mo- 
glie Cirilla  Bau  figliuola  di  Giuseppe,  presiò 
giurnmenlo  per  Feria.  Da  questi  nacque 
Francesco  il  quale  divenula  marito  ad  Eleo- 
nora Olivcri  duchessa  di  Acquaviva  è  in- 
teso comunemente  duca  di  Feria  (1). 


(1]  Il  comune  di  Feria  è  iltoalnicnle  an  capo- 
circondtrìa  di  3'  cImib  ìd  proTincii  dUlretlo  e 
diocesi  di  Nolo,  da  cui  diiU  SI  m.  non  roUbilì. 
quiDli  BDcuri  dal  mare  Jonio  ubenec  il  più  vicino, 
nel  punto  precisameule  dov'è  loprannomiodo  di 
SiracuM,  e  &9  rolaliìli,  fit  non  rotabili,  da  Palermo. 
Vi  ti  cosimi  un  campoaanlo  nel  tsto  all'  eslreniilà 
tnperiare  del  paese  ed  nnito  propriamenle  al 
Couvento  del  Cappuccini.  Venne  comincialo  nel 
1S53  no  trailo  di  ilrada  rotabile  comuiiatB  di  circa 
Ire  miglia,  di  cui  gii  un  '/i  di  m.  è  adallo  a  ruo- 
ta; assume  principia  dai  piano  cosi  dello  di  S.  Sla- 
ria  che  prende  questa  deooaiinazione  dall'  antico 
convento  dei  Biformsti  Bollo  titolo  di  S.  Miriadi 
Gmù  ,  e  perviene  lino  alla  campagna  nominata 
Sarranìeri,  che  fa  parte  del  territorio  di  Feria, 
doude  dovTÌ  continuare  per  Gonginnger<>i  al  ter- 
riloTÌo  di  Lentioi.  Venne  fondalo  nel  comune  nel 
ISiS  con  le  norme  generali  del  1838  un  monto 
agrario  per  frumento  di  clie  si  presta  non  più  di 
una  salma  a  persona,  previo  un  garante  tolviiiile 
con  alto  pre«so  il  Conciliatore;  è  amministrato  dal 
Sindaco  e  da  due  deputali  srclli  annualmente  dal- 
l' Intendente,  da  cui  dipendano.  Duona  uè  è  l'aria 
e  buona  ed  abbondaute  l'acqua  potabile  che «i  ba 
da  tonti  e  da  cistenio.  Al  1  di  agosto  vi  ii  apre 
nn  mercato  per  cooccssione  del  Uoverno  sotto  li 
Si  aprile  18S5,  in  bestiame  tessuti  ed  altre  merci, 
e  cbe  dura  T  giorni.  Estendeti  il  territorio  in 
III.  lìOS.llo,  delle  quali,  dividendo  in  calturo , 
7.SÌ8  in  orli  alberati.  DO, 16S  io  teminatorii  albe- 
rati, 7ti,'':3  ÌD  aeminatorii  semplici,  180,113  in 
pascoli,  141. l&i  in  vigneti  semplici.  ì,\Si  in  fi- 
cheti d'India  ,  1,384  in  colture  miste,  53,878  in 
terreni  ìmprodotlivi.  0,433  in  sooli  dì  case.  Con- 
lavasi  nel  1798  una  popolaiions  di  3598  anime, 
dì  383e  net  IB3t,  e  di  3953  nel   fine  del  185t. 

Nel  vicino  monte  di  S.  Martino  sono  delle  grotte 
incavate  nella  roccia  e  stame  sepolcrali  con  varie 
iicriiioni  incise  sai  vivo  sasso.  Trovaoai  nel  tufo 
bataltiM  alquanti  faaaili  organici. 


Feria  (anm«  di)  Lai.  iTuriui 

Sic.  Xiumi  di  Ferra  (V.N.)  AKrimei 
de,  cioè  r  Anapo,  di  cui  dicenimi 
bondanlc  in  pesca  di  saporite  ang 
troILe,  nel  lerrilorìo  del  paese  da  ci 
il  nome,  e  si  stende  per  ben  quali 
verdeggiandone  di  platani  eniranibi 

Verino.  Lai.  FerlUum  (V.  D. 
appartencntesi  un  tempo  al  moni 
S.  Placido,  ina  oggi  rovinaU). 

Ferreo  ponte.  Lai.  Ferreugpm 
t'niia  un  tempo  le  ripe  del  Crisa  soli 
Vedi  Cri»a. 

Ferro  (Capo  df).  Lai.  Caput  ft 
Capu  di  Fcrru  (V.  M.)  Slendesi  tra 
a  Lilibeo. 

Fettina  (V.  K.)  Casale  nel  terr 
Caslrogiovanni.  oggi  ruioalo  e  di  cu 
moria  in  un  diploma  dell'Imperatori 
Re  di  Sicilia  del  1210. 

Feltelno.  Lai.  Phetidnu»  (V.  D.j 
appellata  dal  Fazello  Facelmo  o  i 
oggi  ciucilo. 

FI 

Flcaida  (V.  M.)  Casale  apparle 
nel  1320  a  Gtoratint  Calrello. 

Flcailo.  Lai.  FieaUus.  Sic.  C<ai 
Maria  di  Ficaddu  (V.  Pi.)  È  un  luogi 
spiaggia  australe  verso  il  Pachino, 
una  Cbicsa  sacra  alla  Madonna.  Ami 
appresso  le  Toei  del  Tiume  Busaìtioi 
cui  feci  di  sopra  parola ,  molti  ani 
piccola  terra  che  dicono  gli  ahilaoU  F 
dov'è  un  tempio  molto  cospicuo,  ■ 
nato,  sopra  ì  di  cui  ruderi  sorge  U< 
di  M.  V.  Il  colle  vicino  a  questi  nidm 
dendosi  nel  mare  a  guisa  di  proiiMi 
appellasi  volgarmente  Cozzo  di  S. 
di  Ficallo,  il  di  cui  giogo  era  occq( 
una  rocca  della  quale  e  di  altre  moi 
durano  le  ruine.  Allo  radici  del  coli 
gnato  dalle  onde  del  mare  sgorgu 
vìvo  sasso  molle  fouU  di  acque  Me 


447 


FI 


ìdesiina  dìruta  terra  osservasi  gran- 
fonte,  e  quinci  il  Jitlorale  e  la  con- 
>pellata  Ficallo,  irrigata  di  fonti  e 
,  giocondissima  inoltre  per  la  pesca 
i  caccia,  presentano  molte  delizie. 
ìggeita^  dice  il  Fazello,  alle  aeree 
ni  di  cui  facemmo  parola  nell'isola 
'orrenti.  Ignorasi  però  qual  sia 
mica  città,  sebbene  il  Haurolico 
icallo  dal  nome  attuale. 
rmmmà.  Lat.  Ficaralium.  Sic.  Fica- 
•  M.)  E  un  villaggio  nel  territorio 
di  Palermo,  con  una  Chiesa  par- 
e  sotto  il  titolo  dell'  Ascenzione  del 
,  a  4  miglia  dalla  città,  in  regia  via. 
osservare  il  palazzo  suburbano  del 
con  sontuosa  scala,  mentovato  dal 
;  le  altre  case  circondano  dai  lati 
ibitate  da  19i  anime.  Fu  un  tempo 
miglia  La  Grua^  poi  passò  ad  altri 
lente  comprollo  dai  Teatini  Luigi 
Giardina  di  Gueguara  e  Lucchesi 
e  di  S.  Ninfa,  che  nominato  Prin- 
Ficarazzi  nel  1733  generò  il  figliuolo 
on  Giulia  Mass9,  oggi  Barone.  Ren- 
riguo  e  fecondissimo  il  terreno  le 
el  medesimo  nome,  che  scaricansi 
e  della  Bagheria;  è  piantato  in  canne 
lero,  vigneti,  oliveti,  ed  altre  piante 
d,  e  con  grande  bellezza  vediamo 
;giar  di  alberi  la  via  che  d' ivi  mena 
no.  Compete  al  Principe  il  dritto 
I,  Ya  soggetta  la  parrocchia  al  Mae- 
pellano  di  Palermo.  Sorge  non  lungi 
re  d'ispezione  del  medesimo  nome 
ùaggia,  e  ad  un  tiro  di  pietra  è 
\  detto  della  Bagheria  o  dei  Fica- 
i  cui  altrove  diciamo  (1). 

coniane  dei  Ficarazzi  comprendesi  nella 
I  distretlo  e  diocesi  di  Palermo,  da  coi 
Biglia  circondario  di  Bagheria  da  cui  3 
laggio  denominato  Ficarazzelli  può  dirsi 
comnne,  e  si  ha  ona  chiesa  oltre  la  par- 
di Ficarazzi.  Gontavansi  1078  abitanti  nel 
i  1460  nel  1831»  e  1577  nello  fcorcio  del 


FI 


FicarasBl  (flimie  di)*  Tedi  Bagheria 
(fiiume  di). 

Fiearra.  Lat  id.  Sic.  id.  (V.  D.)  Paese 
non  lungi  dalla  rocca  di  Brolo  verso  Mez- 
zogiorno,  il  quale  siede  in  un  poggio  di- 
vìso dai  letto  del  fiume  Timeto  appellato 
altrimenti  di  Naso,  dai  territorio  di  questa 
terra  e  da  altri  eziandio  da  un  ruscello  verso 
Aquilone.  Ha  un*  antica  fortezza  celebre  dal 
tempo  dei  Saraceni,  rivolta  verso  Oriente  e 
Settentrione,  ristorata  ultimamente  per  ordi- 
ne dell'attuale  Signore  di  cui  è  nella  piazza 
un*  elegante  casa,  volgarmente  Palazzo.  La 
Chiesa  maggiore  sacra  alla  Vergine  Annun- 
ziata sorge  sopra  la  piazza  e  vi  è  un'ima- 
gine  della  Vergine  coir  Arcangelo  in  mar- 
mo parlo ,  di  esimio  lavoro  e  di  maravi- 
gliosa  bellezza,  celebrata  in  cappella  pro- 
pria nei  mese  di  agosto,  e  con  festivo  con- 
corso, e  con  fiere,  dagli  abitanti,  pei  largiti 
benefizi;  si  ha  però  eziandio  in  prima- 
ria venerazione  la  inefiabile  SS.  Trinità 
come  antica  tutelare  del  paese.  Servo- 
no a  questa  Chiesa  principale  un  Arci- 
prete, ed  una  communia  di  sacerdoti,  cui 
stan  soggette  altre  sei  filiali  con  delle  con- 
greghe. I  Frati  Osservanti  di.S.  Francesco 
sotto  il  titolo  di  S.  M.  di  Gesù  dimorano 
air  orlo  del  paese,  fondati  verso  il  secolo 
XVII.  Dicesi  avere  i  Carmelitani  abitato  dal 
1610  il  convento  sacro  alla  Vergine  Dei- 
para. Le  monache,  che  professano  gli  isti- 
tuti di  S.  Benedetto,  abitano  decentissimo 
monastero  molto  vicino  alla  Chiesa  maggiore. 
Apresi  finalmente  una  casa  d*  ospizio  in 
mantenimento  dei  poveri.  Vgone  Arcive- 
scovo di  Messina  concedette  un  tempo  al- 
l'Archimandrita    1*  abazia    di  \S.    Angelo 

185S.  L*aria  ne  è  poco  buona  e  se  ne  estende  il 
territorio  in  sai.  174,950,  delle  quali,  dividendo  in 
culture,  87,911  in  giardini,  9,072  in  caunelì,  18, 
880  in  seminatorii  semplici  «  4,800  in  oliveti,  48, 
605  in  vigneti  alberati,  74,461  in  vigneti  semplici 
3,541  in  ficheti  d*  India ,  0,880  in  suoli  di  case. 
Trovansi  nei  dintorni  diaspri  e  marmi  bellissimi. 


44S 


n 


di  Fiearra  d^' Ordina  ^  S.  Basitio,  sotto 
titolo  di  Harla  di  Moota  di  Dio.  Contavaiisi 
nel  paese  mUo  rimperalon  Carlo  SOO  case 
«  (691  anime  Terso  11  fine  del  secolo;  nel 
Wi%  segnan»^  680  case,  2620  abitanti;  al 
.DOSlro  lampo  nel  i713  vedonsi  nel  registro 
eoa  Brolo  381  case,  f42iabi(anQ,  nlliina- 
mente  1967.  Si  appartiene  alla  parrocctiia 
di  Messina,  quinci  un  Vicàrio  dell' Arcire- 
tooTO  ed  un  Tisitalore  invigiluio  al  regola- 
mento del  Clero.  Biconoscono  i  paesani  la 
comarca  di  Patti ,  e  l' istruttore  della  me' 
deaima  cillà,  cui  somministrafano  30  fanti, 
e  6  caTalli-  fiode  il  Barone  del  titolo  di 
marchesato,  eserdta  il  dritto  di  spada,  siede 
jl  primo  posto  nel  Parlamento  nel  braccio 
luronale,  e  seg^a  i  magistrali-  Corrisponde 
n  silo  in  38'  30*  di  long.,  in  38°  15'  di  lai. 
È  aentOTato  il  territorio  per  la  ferlilili,  e 
produce  principalmente  mori  ed  ulivi,  e  reso 
irriguo  per  vari  ruscelli  corrisponde  all'  in- 
dnslria  dei  coloni.  È  illaslre  trai  cittadini 
di  Fiearra  Francesco  dei  Min.  Osservanti, 
cbe  fiori  Deflnitore  della  romana  Congrega- 
aione  di  tulio  l'ordine;  erroneamente  giu- 
dica ireiio  sulla  fondazione  di  questo  paese, 
dicendolo  di  recente  origine,  imperocché  la 
rocca,  come  alTermai,  ascrivcsi  ai  Saraceni; 
nel  1198  lien  mentovala  Fiearra  nel  regi- 
-  atro  delia  diocesi  di  Messina;  e  si  ha  soggetta 
ai  Borgomastri  sollo  il  regime  degli  Sveti. 
Imperocché  Guglielmo  Amico  accetto  al- 
l' Imperatore  Federico  pel  valor  militare,  e 
da  lui  inviato  Ifunzlo  per  la  pace  al  Sol- 
dano,  consegui  Fiearra  che  perdette  sotto 
Corrado;  ne  era  moglie  MactUda  Seaklta 
la  quale  per  beneficio  dì  Carlo  d' Angiò  ot- 
lenne  i  possedimenti  del  marito  già  morto, 
ed  unita  in  seconde  nozze  ad  Àlaimo  di 
fenltnt  valse  moltissimo  sotto  Pietro  per 
ricchezze  ed  autorità,  imperocché  Alaimo 
aveva  coi  primi  congiurato  contro  i  Fran- 
cesi: dopo  la  morte  dì  Maealda  e  di  Alaimo 
ottenne  Fiearra  Ruggiero  Lauria.  Non  è  però 
Terisimlle  cbe  a  costui  sia  sialo  dovuto  come 


erede  di  Guglielmo,  imperocché  rAragontie 
Lauria  nessuna  parentela  o  affimlfi  polr» 
aversi  collo  Svevo  Amico.  II  tauria  adun- 
que se  r  el)bc  in  dono  dal  Re  tiiiicomo , 
e  lasciollo  alla  sorella  sposala  a  Comdt 
di  Lancia  cancelliere  del  re^no  e  Siguorc 
di  Longi  e  dì  Caslanca;  a  questi  sotlfjiró 
Perrucchio  donde  del  censo  di  Fcdenco 
nominasi  Blasco  Barone  di  HongeUoo,  Un- 
gi, Galali,  e  Fiearra.  Perrucc/iio  tt  vSfX 
l'animo  del  Re  Marlino,  e  decadde  evi l- 
gliuolo  Corrado,  dai  beni  che  Tennero  nò- 
ceduti  dal  medesimo  prtedpe  a  lafcfc 
meo  Arcana  ;  ma  pai  ftanme  «>lraBÉi  it 
ceTOli  in  grafia  nel  ISM.  Comi»  fM 
dopo  44  anni  si  ref^tatn  fr«  gli  aliti  la> 
todì  soggetto  alla  Curia;  nTrfMmM  Hr^ 
fuecAfo  III  marilo  i  Hai^beriln  di  IMhi^ 
cui  sellentri  jl  fralelle  Folore,  doade  Al- 
gUetmo  Raimondo,  1)  quale  sena  pnla,ki- 
sferi  anche  1  saoi  drilli  ael  baleila  JhM^ 
i  di  cui  figliuoli  e  nipoti  sIm  a  FfMàtfK 
Unea  diretla  rifulsero  stipiti  dalla  M^ 
Lancia.  Fabrtsio  n«l  I6M  fa  detto  fria 
Marchese  di  Fiearra  par  od  rescritto  dlK 
lìppo  IV,  e  da  lui  venne  Franeeaco  uaMfe 
sacri  vincoli  con  Agata  Ansatone,  il  qatleaa 
ebbesi  prole,  e  perciò  il  fratello  Jattato 
meritò  il  titolo,  e  divenuto  erede,  paa' 
Giuseppe,  Duca  di  Brolo,  padre  a  Gintmt 
vivente  oggigiorno  ;  ma  Fiearra  rieoaiMi 
nel  1737  il  dominio  di  Pietro  napoli  Priac^ 
di  Resuttana,  e  poi  Ignazio  Vfoeensa  iW 
Marchese  di  Longarino,  sborsato  il  fttmi 
liancia ,  presela  nel  aeguenle  anno  (!)■ 

(1)  Ficam  è  vn  comaiia  ia  yroriBÙi  ht^      ■, 
(ina  di  cui  diita  6T  m.,  diitrello  «  dMcwdi''      ■ 
doDde  IT,  circondino  di  S.  Aagdo  di  ti^l»'~ 
10  m.  CoiDprnidMÌ  it  IWTÌtono  ia   nU  •1I,A     ^ 
delle  quali  diviie  io  callora,  t,8M  in  |ÌMd' 
eot  in  caoDeli  IS.SIS  in  gélwti,  M.Slt  ■  N*      ■ 
nalorii  allierati,  ISS.SM  in  eeninaloro  Ma|Ìk 
ISt.OSO  )B  piicoli,  »6,1U  in  oUveti,  t.SUÌi* 
gneli  alberati,  S4,88<  in  vignali  wplÌHi  iW 
in  cailagneli,  S,Ot>  in  Mcci^eti,  U,ìIIìbI» 

tMt«,  0,W>  ÌB  IDOU  ^  CSM.  U  HanMT  C« 


A49 


FI 


M  (Vom  del),  lat.  Ficué  iurriè. 
Tutti  di  la  ficu  (V.  N.)  nel  seno  Me- 
O9  oggi  di  Agosta,  in  custodia  del  lit* 
5.  Vi  è  una  fonte  del  medesimo  nome^ 
asa  suburbana  del  collegio  di  Siracusa 
appartiene  l'amplissimo  territorio,  ed 
bettola. 

co  [Wontm  del).  Lat.  Ficus  fon$.  Sic. 
iva  di  la  Ficu  (V.  If.)  Sorgente  del  flu- 
laulo  appresso  Giarratana. 
ea-(iraue  del),  hai.  Ficus vallis.  Sic. 
i  di  la  Ficu  (V.  M.)  Valle  tra  Ambleri 
arta  monti  del  territorio  di  Palermo , 
tre  colline  annesse  verso  Austro;  sten- 
por  sino  al  Parco,  ed  apre  una  via  nel- 
)mo. 

eo  d*iiidla  (Torre  deUa).  Lat.  Fi- 
^ndiae  Turris.  Sic.  Turri  di  la  ficu 
lia  (V.  M.)  Vedi  Mondello. 
emwmsu  (1). 

ladeiflo  (S).  Lat.  S.  Philadelphus.  Sic. 
ateddu  (V.D.)  Paese  congiunto  ai  colli 
ovrastano  il  littorale  aquilonare  della 
I  a  3  miglia,  tra  il  fiume  Furiano  e 
arino,  il  Chida  degli  antichi,  quantun- 
ra  entrambi  scorrane  un  altro  appel- 
lali'/n^oniio,  e  sia  incerto  agli  scrit- 
inora  quale  dei  primi  due  siasi  stato 
ida.  Attestano  alcuni,  dagli  avanzi  dol- 
ca Alunzio  che  osservansi  non  lungi 
olle,  essersi  formato  S.  Filadelfio,  il 
d  ogni  costo  sostengono  gli  abitanti. 
Udo  di  sopra  io  di  ciò,  dissi  essere  in- 
I  ancor  la  cosa,  imperocché  altri  sta- 
gno Alunzio  a  S.  Marco.  Osservansi 

fltporUziooe  cootiste  io  olio,  leU  e  fratli 
L*arìa  tie  èBaoa.  GonUvansi  1S96  abiUDti 
W,  poi  1982  nel  issi  e  finalmeote  dt  aS75 
M  del  1S50. 

M  Ficozza  è  OD  TÌUaggio  presso  il  monte  Bus* 
ira  eoo  00  regal  palazzo  soborb&no  fattovi 
ira  dal  Re  Francesco  l,  e  cinto  di  boschi  ab- 
iti di  cacciagione  che  formaya  il  principal 
del  soTrano,  il  quale  yi  Istìtol  ona  fiera  dai 
15  maggfo  per  la  festività  di  S.  Isidoro 
a. 


FI 


per  fermo,  come  avvisai,  nel  colle  vicino, 
ruderi  di  non  piccola  terra,  che  confesso, 
costituita  altrove  Alunzio,  ignorare  a  che  si 
appartengano.  Tra  questi  si  ha  una  lapide 
nel  muro  occidentale  della  Chiesa  che  di« 
cesi  essere  stata  un  tempo  Abazia  dell'  or- 
dine di  S-  Basilio,  con  questa  iscrizione: 

OAAMO:ie  AN AFONA  lEPAI^IOT  MB  ETEPPE- 

:ièiAX  ENEKEN  BEOU^  uAXi.  cioè:  Popu- 
lus  Domum  Hiertisii  Benefica  Ergo  IHis 
Omnibus.  Ed  anche  in  angolo  d*  una  cap- 
pella della  Chiesa  parrocchiale  di  S.  Rie- 
colò  ,  nel  paese,  è  un'  altra  lapide  colla 
scritta  ^o:9^inoAi:i^ ,  la  quale  fu  trasferita 
dal  colle  vicino,  a  voler  trasandare  delle 
lucerne,  dei  vasi,  dei  mattoni,  e  di  altri 
oggetti  siffatti,  che  presentano  certi  indizi! 
di  antica  abitazione,  sebbene  nulla  affatto 
particolarmente  dinotino  di  Alunzio.  Impe- 
rocché le  altre  cose,  che  volgarmente  si 
adducono  sulle  ossa  dei  giganti,  sopra  Tnrìo 
fondatore,  sulla  vicina  città  di  Vascona,  non 
sono  che  sogni  del  volgo,  né  voglio  trattener- 
mi a  notarle.  Del  resto  il  sito  di  S.  Filadelfio 
è  declive  verso  Austro,  Occidente  ed  Oriente, 
imperocché  da  settentrione  sorgeva  nel- 
Talto  un*  antica  rocca ,  magnifica  un  tem- 
po, oggi  nota  dagli  avanzi;  in  un  poggio 
verso  Occidente  è  la  Chiesa  maggiore  de- 
corata del  titolo  di  Maria  Assunta,  in  altro 
ad  Oriente  la  Chiesa  parrocchiale  di  S.  Nic- 
colò che  emula  la  prima  pel  luogo  primario 
e  r  antichità  della  fondazione  ;  entrambe 
sono  frequentate  da  Clero  a  se,  e  sotto  Par- 
roco proprio,  che  ne  intendono  gareggiando 
con  pia  emulazione  ai  divini  ufBcii,  e  nella 
prima  che  é  la  sede  dell' Arciprete,  ornata 
di  doppio  ordine  di  colonne,  dicesi  conser- 
varsi con  somma  venerazione  0  in  tutto  0 
in  parte  i  corpi  dei  SS.  Alfio,  Filadelfio  e 
Cirino ,  che  tuttavia  i  Leontini  affermano 
ostinatamente  essere  appo  loro  interi;  sono 
i  primarii  patroni  degli  abitanti,  ed  affer- 
mano esser  venuto  il  nome  volgare  al  paese 

dai  Santi  fratelli,  cambiato  poi  in  S.  fila** 

57 


450 


FI 


Helfio,  ed  in  S.  Fratello.  Sotto  la  Chiesa 
di  S.  Maria  an  elegante  Monastero  acco- 
glie le  sacre  vergini  intente  alla  esatta  cu- 
stodia degr  istituii  dell*  Ordine  diS.  Bene- 
detto. Verso  settenlrione  fuori  le  mura  ò 
il  convento  dei  Min.  Riformati  detto  di  S. 
Maria  di  Gesii  e  di  S.  Antonino ,  che  co- 
nosce r  origine  dal  1616.  Erano,  secondo 
la  tradizione,  i  conventi  di  S  •  Domenico  e 
di  S.  Francesco  del  terz* ordine,  ma  ne 
avanzano  appena  ruine.  Tra  le  Chiese  fi- 
liali r  antica  dei  10000  Martiri  era  soggetta 
alla  Basilica  Latcrancnse;  sacerdoti  desti- 
nali vi  amministrano  i  sacramenti  come 
anche  in  S.  Giovanni  presso  i  RiformaU; 
altra  sotto  gli  auspicii  del  SS.  Crocifisso  di 
figura  ottogona  sorge  ammirabile  per  le  fab- 
briche e  per  gli  ornati;  nella  casa  degli 
Eremili  dei  SS.  Fratelli  rimangono  delle 
nicchie,  nelle  quali  attestano  aver  deposto 
S.  Tecla  i  beati  loro  corpi. 

Si  ha  il  paese  stemma  proprio,  cioè  una 
aquila  nel  di  cui  petto  è  una  fascia  col  motto 
Spero.  È  sede  di  un  Istruttore  della  mili- 
zia indigena,  qual  carica  esercita  il  Barone 
che  scegliesi  un  Legalo.  Gode  del  mero  e 
misto  impero  o  deir  assoluto  drillo  di  armi, 
e  comprendesi  nella  comarca  di  Mìslretla. 
Si  ha  cura  delle  cose  sacre  un  Vicario  del- 
l'Arcifescovo  di  Messina.  Sorveglia  al  ci- 
vile il  Magistrato ,  assegnalo  annualmente 
dal  Barone.  Il  registro  fallo  sotto  Carlo  V 
recava  G36  case,  e  nel  1595  eran  2300 
anime;  nel  1652  le  case  950  e  3419  abi- 
tanti, nel  1713  le  case  858  e  i  cittadini 
3236,  che  ultimamente  3613.  Nel  sottopo- 
sto lido  detto  dalle  Acque  dolci  sorge  T  am- 
pio turrito  palazzo  del  Barone  con  artiglie- 
rie, ed  umili  case  air  intorno.  L'esteso  ter- 
ritorio è  fertile,  ameno,  e  ricco  di  biade, 
seta,  olio,  vino,  ortaggi  e  fruiti,  nò  sottostà 
ad  alcun  altro,  adattissimo  parimenli  alla 
caccia.  È  S.  Filadelfio,  né  erroneamente, 
una  delle  colonie  di  Lombardi  addotte  dal 
Conte  Ruggiero,  il  che  ci  mostra  chiara- 


n 


mente  il  linguaggio  degli  abitanti,  0  pib 
oscuro  degli  altri  dalla  medesima  gente  ia 
Sicilia  stabiliti.  Fiorì  il  paese  sino  ai  no* 
stri  tempi,  ma  ultimamente  nel  1734  dopo 
non  poca  pioggia  in  molti  jogeri  sprofoii- 
dando  il  suolo,  quasi  una  metà  Terso  po- 
nente ne  trasse  in  roina ,  ed  aprendosi  la 
terra,  assorta  quasi  in  metà  la  parrocdua 
slessa  di  S.  Maria,  perì  con  gran  perdili, 
ed  in  luogo  più  opportuno  prese  a  rilkb- 
bricarsi.  Sta  in  38""  IO'  di  lat.  ed  in  qmsi 
uguale  long. 

Non  ritroviamo,  sotto  il  dominio  di  coi 
sia  stato  S.  FiladelGo  al  tempo  dei  nor- 
manni e  nei  primi  anni  degli  Aragonesi. 
Sotto  Federico  III  se  V  ebbe  la  famiglia  Ara- 
gona, ma  essendo  mancato  al  dovere  Fui- 
dguerra  figliuolo  di  Federico  Aragima, 
perdette  le  signorie,  che  diede  il  medesino 
Prence  ad  Oliveri  di  Meèàina ,  cui  sa€c^ 
delle  Enrico  Rumo,  che  divenne  fellone 
anch'  egli  verso  la  fine  del  secolo  xv:  quind 
nel  censo  di  Martino  del  1408  noroinaTaa 
Barone  della  terra  e  del  castello  dì  5.  Fir 
ladelfio,  Angeloiio  di  Lare(mi  i  di  cui  tné 
se  ne  dicono  padroni  sino  allo  scorso  s^ 
colo  XVII.  Appo  Barberi  che  reca  in  lungo 
la  serie ,  notasi  ultimo  Antonio  Larcw^ 
Chiese  sotto  Alfonso  il  paese  di  essere  aicriilo 
al  Demanio,  ma  ne  fu  rigettata  la  domanda; 
novellamente  pregoUo  sotto  Ferdinando  oa 
invano.  Il  censo  del  1593   reca  Signori  i 
Larcan  de  Soto  come  anche  Sancella  oel 
1628.  Giuseppe  Lucchesi  divenuto  Marcb^t 
di  Delia,  come  erede  della  zia  Giulia  Spor 
tafora  e  Larcan  conseguilo  S.  Filoddf^ 
nel  1639,  lasciollo  ai  figliuoli  Gaipartt 
Pietro,  dei  quali  quegli  morì  senza  prok. 
celibe  Pietro  chiamò  in  successione  ia  sorel- 
la Giulia,  che  unita  in  matrimonio  a  I^icttM 
Antonio  Lucchesi  gli  partorì  Anna  Mcf^ 
moglie  a  Ferdinando  Gratiìia  Principe^ 
Palagonia,  da  cui  Ignazio  Sebastiano  padre 
di  Ferdinando  //,  il  quale  vive  Barone  di?- 
Filadelfio  e  siede  il  iv  posto  nel  Parlancil' 


I 


451 


n 


ini  illustri:  — Il  B.  Benedetto  co- 
ato  il  nero  dal  colore  del  suo  volto, 
.0  tuttavia  per  candore  di  animo  e 
limi;  abitò  in  prima  nell*  eremo,  poi 
lori  Riformati,  e  splendette  dotato  di 
virtù,  e  fu  onorato  da  Dio  di  maravi- 
^rodigii  in  vita  ed  in  morte;  ne  sono 
ati  per  le  stampe  i  fatti,  e  recati  in 
ipia  appo  il  Tognoleto;  il  quale  en- 
eziandio  le  vergini  Brigida  Car- 
ed  Alessia  Steccato,  seguaci  del  me- 
istiluto,  che  fiorirono  nello  scorso 
per  innocenza  di  vita  ed  esempii  di 
igolare;  non  che  Serafino  Definitore 
e  del  medesimo  Ordine  chiarissimo 
^bilà.  Celebransi  nella  Bibliot.  Sicola 
)menico  Candela  della  Comp.  di  G., 
Teologo  e  Predicatore,  che  resse  la 
ia,  pubblicò  dei  libri  sulla  Verginità; 
in  Catania  nel  1606  con  gran  fama 
là  ;  e  Giuseppe  Cigola  della  mede- 
)mp.  sommo  Oratore  Evangelico;  le- 
Sicilia  alle  romane  radunanze  ;  e 
so  finalmente  alla  reggenza  della 
ia  pubblicò  le  suo  orazioni  quare- 
[>redjcate  per  4  lustri  (1). 
ppo  («•)  Lat.  S.  Philippus.  Sic.  S. 
(V.  N.)  Valle  nel  territorio  di  Ho- 
)Ye  sono  innumerevoli  grotte  in  abi- 
degli  antichi,  e  si  osservano  a?anzi 
zii  e  frammenti  .di  colonne,  vestigia 
oggi  a  noi  ignota. 

:gi  S.  FìUdelfio  è  OD  capo-circondario  di 
itse  in  provincia  dì  Messina  da  coi  dista 
distretto  di  liistrettà  donde  S7,  e  diocesi 
.  Se  ne  estende  il  territorio  in  sai.  45i6« 
ileqnali  84,866  in  giardini,  St,713  in  orti 
,  0,334  in  canneti^  1473,415  in  semina- 
iplici,  S13S,124  in  pascoli,  121,500  in  oli- 
i.060  in  vigneti  semplici,  8^611  in  ficheti 
600,631  in  boscate,  2,143  in  suoli  di  case, 
laggior  commercio  di  esportazione  consiste 
I,  olio  e  cacio  poiché  il  territorio  è  ober- 
ì  in  pastore.  L'aria  ne  è  non  buona.  Vi 
iva  nel  1798  una  popolazione  di  4124 
di  5895  nel  1831  e  Qualmente  di  2275 
>rcio  del  1750. 


FI 


Filippo  («•)  Lai.  S.  Philippus.  Sic-  Jaci 
S.  FiUppu  (V.  D)  Municipio  di  Aci :  Tedi 
Ad  S.  Filippo. 

Filippo  (••)  Lat.  S.  Philippus  (V.  D.) 
CasaloUo;  piccolo  villaggio  dei  municipii 
di  Messina  verso  austro  sopra  Dromo  con 
sua  parrocchia  divisa  da  quella  di  S.  Filippo 
inferiore. 

Filippo  (fi.)  di  Frasaio.  Lat.  S.PAaif>- 
pus  de  Fragalà.  Sic.  S.  Fillppu  di  Frava- 
là  (V.  D.)  Vedi  Fragalà. 

FUippo  (fs^>  Lat.  S  Philippus  Sic.  S. 
Fìlippu  (V.  D.)  Piccola  terra  apparlenen- 
tesi  alla  Parrocchia  e  Signoria  di  S.  Lucia, 
come  un  di  lei  casale;  siede  in  un  poggio 
nella  contrada  di  Milazzo  con  una  Chiesa 
sacra  al  medesimo  Santo,  dove  pratica  la 
gente  i  sacramenti.  Vi  ha  un  antica  Abazia 
dello  stesso  nome  dell*  ordine  di  S-  Basilio 
tributaria  al  Re;  ed  era  di  essa  decorato 
nel  1760  il  Sac  Giambattista  Yaccarìno  Pa- 
lermitano, che  prolTerisce  1*  ultimo  voto  nel 
Parlamento  nel  braccio  ecclesiastico;  se  ne 
ascrive  la  fondazione  al  Conte  Ruggiero; 
affermano  esservi  mancati  i  monaci  nel  se- 
colo XV  ed  essere  stata  approvata  nel  1355. 
Dista  5  m.  verso  Nord  da  S.  Lucia. 

Filippo  d' ArgirO  (S).  Lat.  Agyrium. 
Sic.  S.  Filippud^Argirò  (V.  N.)  Cosi  detta 
per  la  dimora  e  la  tomba  di  quel  santo , 
da  altri  Agira  ed  Argira.  È  delle  città  pili 
antiche  delibisele  e  sorge  in  un  colle  che 
termina  in  cono.  Dice  Cluverio  :  ne  è  sì 
antica  V  origine  c/ie  fu  mentovata  ira  le 
foKoolose  imprese  d'Ercole.  Attribuiscesi  ai 
primi  abitanti  della  Sicilia  o  almeno  ai  Si- 
cani,  ed  in  questo  luogo  attesta  Diodoro 
nel  libro  4  che  in  magniGci  sacriflzii  ed  in 
feste  dai  superstiziosi  Argiresi  fu  Ercole 
qual  nume  onorato;  e  sebbene  in  nessun 
luogo  fosse  stato  a  lui  sacrificato,  ebbesi 
r  onor  del  primo  sacrifizio  in  Aggira;  sono 
sue  parole:  lo  stesso  Dio  gli  preconizzò  la 
sua  divinità^  imperocché  non  lungi  dalla 
città  in  sassosa  via  vide  come  in  cera  im- 


A52 


FI 


preèèe  le  orme  dei  suoi  bovi;  adunque  per 
esser  grato  di  un  tanto  onore  fattogli  da- 
gli abitanti,  scavò  presso  la  città  una  fossa 
di  quattro  stadii  di  circuito  formandone  un 
Iago  che  rese  celebre  pei  suo  nome  e  per  le 
orme  ivi  stampate  dei  bovi  suoii  innalzò  un 
tempio  con  un  boschetto  a  Gerione,  altro 
celebre  ai  nipote  Jola,  ed  il  primo  stabili 
la  sacra  cerimonia  che  i  fanciulli  dalla  pri- 
ma età  le  loro  chiome  a  Jola  consacrassero; 
la  porta  dove  i  sacriGzii  gli  si  facevano  fu 
detta  Erculea  ed  ivi  in  ogni  anno  celebra- 
vansi  dei  giuochi  ginnastici  ed  equestri.  Da 
ciò  soggiunge  Cluverìo:  è  dunque  Aggira 
una  delle  antichisiime  città  di  Sicilia^ 
giacché  dice  la  favola  essere  morio  Er- 
cole sul  principio  della  guerra  Trojana, 
300  anni  prima  che  i  Greci  le  loro  co- 
lonie nelVisola  trasportassero:  giustamen- 
te quindi  rimprovera  il  Fazello  dì  aver  det- 
to essere  slata  APrTPO:^  appellala  dai  Greci 
per  Targento  che  ricavavasi  dalle  sue  mi- 
niere, poiché  quel  nome  non  dai  Greci  ma 
dai  primi  suoi  fondatori  le  venne,  essendone 
stata  r  origine  assai  più  antica  della  tras- 
migrazione dei  Greci  neU* isola.  AfTerma  poi 
Diodoro  che  al  suo  tempo  quei  ciUadini 
veneravano  ancora  con  sommo  rispetto  il 
bosco  sacro  a  Gerione,  osservando  ancora 
le  cerimonie  già  stabilite  per  Jola;  dice 
egli:  è  tale  la  maestà  e  la  santità  di  que- 
sto tempio  che  coloro  i  quali  non  fan  par- 
te ai  sacrifizii  perdono  la  voce  e  come 
esanimi  divengono  j  e  come  prima  sciol- 
gono il  voto  dovuto  sono  novellamente 
alla  primiera  sanità  restituiti;  il  che  noi 
crediamo  essere  avvenuto  per  demoniaci 
prestigli.  Abbiamo  oggi  degli  altri  monumenti 
di  Ercole  nelle  antiche  monete^  in  cui  oS' 
servasi  da  una  faccia  il  di  lui  capo,  dal- 
r altra  la  intera  figura  di  lui  ncll*  atto  che 
tronca  le  teste  deiridra  Lernea  colla  clava^ 
e  r epìgrafe  ArrpiNAiiiN;  una  moneta  pro- 
dotta dal  Paruta  presenta  Jola  col  capo  gio- 
vanile, e  sotto  di  luì  la  pelle  di  un  leone 


FI 


ed  un  cane  che  fa  in  brani  un  irco ,  eoa 
medesima  epigrafe.  Vestigia  di  sorta  non 
rimangon  di  lago,  di  tempio,  di  bosco,  di 
palestra,  di  porta,  dei  quali  si  fa  menziane 
sopra  da  Diodoro,  né  gii  autori  assegnano  il 
luogo  dove  siano  stati.  Fazello  tuttavia  af- 
ferma vedersi  monumenii  deW  anUea  eilià 
in  ingenti  pietre  quadrate^  in  queUa  eo»- 
trada  che  dicesi  oggigiorno  Lombarii&t 
dove  eziandio  ritrovansi  allo  spesso  mondo 
in  bronzo,  argento^  ed  oro,  ben  conitle. 
Sotto  r  impero  dì  Dionisio  ed  il  domiiuo 
ampio  di  già  dei  greci  nella  Sicilia,  fa  a 
tiranno  della  nostra  città  del  medesimo  no- 
me che  essa,  cioè  il  Principe  Aggiri  che 
gran  potenza  si  ebbe  sugli  altri  piccoli  lo 
di  Sicilia,  imperocché    doroinava   tulli  i 
circostanti  castelli,  ed  a  non  poche  geni! 
dettava  le.  sue  leggi-  Dopo  di  lui  si  fa  mei- 
zìone  deir  altro  tiranno  Apolloniade  sca^ 
ciato  dalla  città  pel  valore  del  corintio  Ti- 
moleonte;  quinci  i  cittadini  resi  liberi  fr 
ron  donati  di  Siracusa  ;  Timoleonte  stessi 
assegnò  10000  coloni  in  Aggirio,  poicU 
amplissimo  ne  è  il  territorio ,  e  singohre 
r  amenità  della  regione:   e  sebbene  delle 
minori    città    si    fosse ,    tuttavia    per  U 
sudetla  copia  dì  biade,  non  che  la  foni 
di  nuovi  coloni  alla  divisione  dei  campi, 
ma  sollevò  in  essa  un  teatro  il  pia  beìk 
di  tutta  Sicilia  dopo  Siracusa,   e  delubri 
di  numi,  una  curia  con  foro,  torri  mapù- 
fiche,  piramidi  per  mole  ed  esimio  arlif* 
ciò  ammirabili,  di  tutto  il  che  non  rìmiai 
oggi  memoria,  se  non  che  ruderi  iofonù 
affatto.  La  fortezza  poi  stante  nel  più  tilt 
estremo,  assai  magnifica  un  tempo  oggi  r»- 
vinata  nel  più,  credesi  opera  dei  Sancea 
dallo  eruditissimo  Bonaventura  Attardi,  sel- 
la Storia  Patria;  ne  è  però  memoria  ai  lea- 
pi  del  tiranno  Aggiri:  Diodoro  nel  lib.  li* 
Popolosissima  era  in  quel  tempo  Agji^ 
talché  conteneva  non  men  di  iOOtt  oh 
iadiniy  anzi  abbondante  annona  era  f^ 
parata  nella  cUtà  a  latito  mottilvM 


453 


n 


ripMta  nella  rocca  ingente  èomma 
laro^  che  aveva  guadagnalo  Agiri 
ecidio  di  ricchiéèimi  eilladini.  Già 
ipo  dei  Romani  secondo  Tullio  era 
ed  illustre  il  popolo  di  Aggira^  one- 
Ue  prime  la  cillà,  ricca  la  gente, 
i  i  proprietarii.  Giusta  Plinio  eran  gli 
i  trattati  come  i  popoli  del  Lazio^  anzi 
io  altri  diconsi  donati  dei  privilegii 
rioni.  È  ancora  in  questione  se  abbia- 
^Tuto  la  fede  Cristiana  dai  discepoli 
apostoli,  imperocché  ci  han  di  coloro 
ttestano  aver  appreso  S.  Filippo  la 
la  da  S.  Pietro,  e  da  lui  essere  slato 

0  in  Sicilia;  altri  al  secolo  ▼  ripor- 
a  vocazione  degli  Aggiresi  al  Vangelo 
;>era  di  S.  Filippo,  trai  quali  Euse- 
rittore  della  vita  di  lui;  ed  i  miracoli 
J,  talché  visibilmente  scacciò  dalla 

demoni,  e  le  azioni,  si  da  Atanasio 

1  questo  Eusebio  discepolo  di  lui  si 
pubblicati;  mori  nella  medesima  citlà, 
polto  dai  suoi  nella  grotta ,  e  disse 
laoi  nelle  YUe  dei  SS.  SicMani  es- 
^rdurati  sotto  i  Saraceni  un  monastero 
la  chiesa  sotto  gristituti  di  S.  Basilio 
liti  da  pii  fedeli  alla  tomba  del  santo, 
i  Aggira  prese  da  allora  a  chiamarsi 
Jif>po.  Scacciati  i  Saraceni,  monaci 
ettini  abitarono  il  cenobio,  che  poi 
bbesi  in  celebre  Abazia  suffraganea  al 
stero  di  S.  Maria  di  Latina  in  Ceru- 
me, e  la  città  fu  assegnata  alla  dio- 
ici Vescovo  di  Catania. 

losti  cosi  r  origine  ed  il  progresso  di 
I,  acciò  più  propriamente  al  mio  pro- 
mi  accosti,  comincio  dal  sito  na- 
del  colle.  Il  monte  cui  si  appog- 
;gira,  dopo  il  fiume  che  ne  prende 
le  dal  territorio  e  sbocca  nel  Crièa , 
asi  lievemente  sol  da  Libeccio,  arduo 
»to,  e  finisce  in  una  piramide,  di  cui 
nmità  é  occupata  da  un  antica  turrita 
Ea,  da  ogni  parte  tuttavia  ruinosa,  sotto 
ale  verso  la  parte  medesima  sono  an- 


FI 


tichissime  case  di  paesani  colla  parrocchia 
di  S.  Maria  Maggiore  insignita  di  un  col- 
legio di  canonici,  e  fu  questa  la  prima  chiesa 
di  Aggira  dopo  i  Saraceni.  Quinci  verso 
aquilone ,  come  va  inclinandosi  il  colle , 
estendonsi  delle  case  con  eleganti  chiese 
delle  quali  la  primaria  parrocchiale  an- 
tichissima e  fornita  di  Canonici,  sotto  il  ti- 
tolo del  S.  Salvatore,  sorge  nel  punto  dove 
riposa  il  corpo  di  S.  Filippo  Diacono  mi- 
nore; é  poi  r  altra  é  parimenti  antica  di  S. 
Niccola  di  Mira,  il  di  cui  altare  principale 
é  formato  di  varie  scritte  ma  dimezzate  la- 
pidi e  di  altri  antichi  monumenti.  Del  re- 
sto il  prospetto  di  tutta  la  città  é  rivolto 
verso  libeccio  e  mezzogiorno  dove  é  de- 
clive la  salita  e  non  angusta  pianura  detta 
Sobborgo,  occupata  dal  celebre  tempio  di 
S.  Filippo,  cui  vicino  erano  gli  edifizii  de- 
stinati un  tempo  per  T  Abbate  e  pei  monaci, 
or  quasi  deserti;  é  ammirabile  per  gli  antichi 
ornamenti,  le  colonne  marmoree  e  1*  ampiez- 
za ,  ed  é  fornito  di  campanile  ;  entrando 
occorre  a  sinistra  una  grotta  o  una  cella 
ornata  di  scale  e  di  balaustri  di  marmo  dove 
si  compose  un  tempo  il  corpo  di  S.  Filippo; 
bavvi  un'angusta  cappella  sostenuta  da  colon- 
nette e  che  presenta  l'antica  semplicità;  di 
rimpetto,  un  pezzo  di  colonna  sostiene  il  fon- 
te dell*  acqua  battesimale,  adomo  del  simula- 
cro di  Gerione  e  cavato  dai  ruderi  della 
antica  città.  Succede  la  cappella  dove  con* 
servansi  in  un  arco  le  reliquie  del  mede- 
simo tutelare;  le  pitture  degU  altari  intanto 
contano  un'antichità,  tra  le  quali  la  prima- 
ria é  quella  di  S.  Maria  di  Latina,  qui  tra- 
sportata al  tempo  di  Enrico  VI  Imperatore 
e  Re  di  Sicilia  dal  monastero  di  Gerusa- 
lemme con  altri  ricordi  di  quella  santa  re- 
gione da  Facondo  Abate;  vi  é  anche  l'an- 
tica cappella  di  S.  Agata  con  un  quadro 
mentovato  dal  Pirri.  Furono  surrogati  ai  mo- 
naci i  preti  secolari  nel  1630^  che  intendono 
agli  ufficii  divini  sotto  un  Priore  scelto  dal- 
l'Abate Commendatore,  decorati  del  titolo 


454 


FI 


«  dello  insegne  di  Canonici.  Dissi  io  in  gran 
copia  di  questo  monastero  nello  notizie  mo- 
nastiche della  Sicilia,  dove  feci  memoria 
della  serie  degli  Abati  e  degli  uomini  illu- 
stri. Già  le  altre  parrocchie  sorgono  per  la 
città;  quella  cioè  di  S.  Antonio  di  Padova  con 
un  collegio  di  Canonici  con  prospetto  nuo- 
vamente costruito  e  campanile  nella  pub- 
blica piazza;  quella  di  S.  Margarita  Vergine 
famosa  per  la  struttura,  con  collegio  cano- 
nico ed  altre  prerogative  sotto  la  rocca  ver- 
so occidente  nel  centro  stesso  del  paese; 
quella  di  S.  Pietro  sotto  la  medesima  for- 
tezza e  da  essa  non  lungi,  elegantissima, 
nella  quale  il  primo  dei  Sacerdoti  e  eletto 
dal  Re  col  tìtolo  di  vice-parroco;  e  final- 
mente la  chiesa  di  S.  Antonio  Abate  dove 
sei  sacerdoti  ornali  anche  d*  insegne,  pre- 
stano quotidiano  sacro  servizio  a  Dio.  Delle 
case  monastiche^  il  convento  di  S.  Agostino 
sollevato  nel  1512,  e  quel  di  monte  Car- 
melo verso  il  1612  presso  la  Chiesa  di  S. 
Slaria  Maddalena,  adornano  la  città  per  la 
decente  struttura;  era  un  tempo  una  casa 
di  Agostiniani  della  sicola  riforma  eretta 
nel  1627,  ed  oggi  non  è  che  un  ospizio 
del  medesimo  ordine.  Nel  sobborgo  verso 
austro  occupa  il  poggio  la  chiesa  di  S.  Ma- 
ria degli  Angeli  dei  minori  del  terz*  ordine 
unita  al  cenobio,  e  consacrata  dal  1561; 
poi  dalla  parte  opposta  sorge  il  Convento 
dei  minori  Rirormali  in  S.  Maria  di  Gesù 
fondato  dal  1620;  verso  la  qual  contrada 
a  mezzo  miglio  circa  abitano  anche  i  mi- 
nori Cappuccini  dal  1608  sotto  T invocazione 
di  S.  Maria  della  Grazia.  Dei  monasteri  di 
monache  nel  mezzo  delia  città,  sono  anti- 
chissimi e  sotto  la  regola  benedettina,  quel 
di  S.   Maria  della   Raccomandata  che   ha 
origine  nel   secolo  xiii ,   e   quello   dedi- 
cato sotto  il  Re  Martino  alla  stessa  Vergine 
Annunziata;  un  terzo  sullo  grisliluti  di  S. 
rrancesco  od  il  lil(»lo  di  S.  Chiara  fu  costi- 
tuito nel  ir>;n  da  Uoni<,'na  Delfia  nobile  e 
piissima   donna  nelle  proprie  case.  Ci  ha 


n 


finalmente  on  ospedale  per  gì'  infèmu ,  e 
la  Chiesa  di  S.  Giorgio  sotto  il  potere  dd- 
r  Abate  di  S.  Michele  di  Troioa ,  eoe  dd 
Sacerdoti  addetti.  Inlonio  poi  a  r^iae 
chiesiastico  un  Vicario  del  VescoTO  di  Ci* 
tania  presiede  a  tutto  il  clero.  A  nessoM 
delle  chiese  si  dà  il  titolo  di  maggiore;  3 
Patrono  principale  è  S.  Filippo,  la  di  ari 
festività  celebrasi  nel  mese  di  aprile  cm 
somma  pompa  con  celeberrime  fiere  per 
quella  contrada,  e  con  grande  eoneorso  dd 
vicinato.  Formano  il  magistrato  civile  Ym- 
quisitor  dei  delitti,  4  Giurati,  ed  0  Sindaci, 
dei  quali  oggi  relezione  si  appartieie  d 
ministri  della  Camera  Reginale^  ialpen^ 
che  Argirò  è  una  delle  cioqoe  dtlà  desi- 
nate ad  essa.  Porta  per  insegna  on  aqiOi 
nel  di  cui  petto  è  Tiroagine  tutelare  di  S. 
Filippo,  va  decorata  del  titolo  di  lntegN, 
siede  pel  suo  legato  il  xxxn  posto  id 
Parlamento,  si  ha  per  benefizio  delrIlBp^ 
rator  Carlo  V  assoluto  potere  di  ami,  i 
capo  di  comarca,  era  da  gran  tempo  pf^ 
fettura  della  milizia  provincialCi  e  soaai' 
nistrava  14  cavalli  e  131  fanti.  Il  regislit 
statistico  di  Aggira  del  secolo  xvi  recò  iNi 
case,  7615  cittadini;  nelfanno  1632  («' 
taronsi  2193  case,  8291  abitanti;  al  oostn 
tempo  nel  1713  erau  1986  case,  738  abi- 
tanli  ed  ultimamente  8106.  Sta  in  37' M' 
di  lat.,  in  SS""  10*  di  long.  Ebbesi  uolf»,^ 
pò  proprii  borgomastri:  leggo  poi  nel  lOH; 
Guglielmo  Malo  Spalajo  Signore  del  picx 
aver  dato  al  Monastero  di  Lipari  le  tl^dat 
delle  terre  del  monte  Agirlo,  e  la  Chiesa  i 
S.Filippo  con  terre  e  \ Ulani;  il  chcwi- 
fermò  il  Conte  Ruggiero  in  un  diploma  s^ 
guato  neir  anno  medesimo.  Poi  Roberto  T^ 
scovo  di  Catania  concedendo  o  conrrncji'* 
al  Moìxaslero  di  S.  Maria  di  Latina  M 
che  nella  villa  di  S.  Filippo  a  ctó* 
èlica  giurisdizione  èi  appar/«ir«<*,  W* 
terìmo  cioè^  ipomaiiy  sepoUure  m  dti  !► 
lini  cìie  dei  greci  ^  tutte  le  decimt.^ 
la  chiesa  di  S.  Giovanni  falla  ctitir^ 


455 


n 


ùwmni  di  Roccaforte,  e  luUe  le  altre 
»  eccettua  S.  MartOj  la  eappella  del 
re  della  ViUa,  e  V  oratorio  di  S. 
\o  appartenenteri  ai  figliuoli  di  Po- 
di Pariei;  eh*  era  allora  dunque  Si- 
nella  viUa  di  S.  Filippo;  ed  il  prìYilegio 
iMrlo  fu  datato  nel  febbraro  del  1 170. 
no  Lancia  n  nel  parlamento  tenuto 
ietta  nel  1256,  nominato  Conte  del 
palo  di  Salerno ,  e  gran  Maresciallo 
Uà,  fu  accresciuto  della  contea  di  Bute- 
lei  paesi  di  Paterno  e  di  S.  Filippo. 

nel  1268  fu  priyato  dei  beni  e  do- 
to col  figliuolo  Galeotto  da  Carlo 
li,  per  odio  verso  il  Re  Corradìno 
>nsanguineo.  Sotto  il  medesimo  Carlo, 

da  uno  statuto  altrove  accennato  del 
»el  castelli  dell*  isola  nostra,  per  cui  in 
la  deUa  fortezza  di  S.  Filippo  destina- 
uria  ìm  Milite  castellano  e  12  ajutan- 
ere  stata  Argirò  in  dominio  regio.  Sotto 

I  di  Aragona  appartenevasi  ad  N. 
Ues;  nel  dominio  poi  di  Federico  fi- 
)  di  lui  verso  il  1320  dicesi  Ferrario 
Bttis  soggetto  nel.  registro  al  Re  per 
o  e  il  castello  di  OUveri;  Fazello  dice 
»  Ferrando  Bello  Catalano  di  stirpe,  e 
la  volta  si  difese  nella  rocca  di  Aggira 
^ercito  di  Enrico  di  Chiaramente  nemi- 

0  del  Re  Ludovico  e  dei  Catalani  :  ecco  le 

1  dello  storico:  Con  poco  travaglio  H 
ì  parimenti  Aggira,  i  Chiararoontani^ 

qualche  modo  resiètette  ai  vincitori 
iezzay  perocché  ne  era  prefetto  Fer- 
>  BeUo  Catalano  di  stirpe,  che  stretto 
issimo  sitOj  e  a  tutta  la  città  sovra- 
ni talmente  opprimeva  con -sassi  il 
0  e  gli  resi  cittadini,  che  abbando- 
le  case,  furono  costretti  ad  emigrar 
^arte  inferiore.  Vinto  finalmente  per 
ia  di  annona  e  di  acqua,  capitolò 
beroinenle  sen  gisse  coi  suoi  in  Cor 
,  Persistette  sotto  i  Chiaramontani  per 
0  anni  e  più,  ma  nel  1332  diessi  al 
Imo  Re:  poi  novellamente  si  uni  ai 


FI 


rubelli  signori,  e  mandati  quinci  i  cittadini, 
ambasciatori  in  Catania,  perdono  imploran- 
do, invitaron  Ludovico  a  venire  ad  acco- 
gliere la  città ,  ed  il  principe  vi  assenti,  e 
nel  novembre  del  1354  colla  suora  Eufe- 
mia, col  fratello  Federico,  Blasco  Alagona 
e  i  suoi,  sen  venne  .da  Catania  in  Aggira, 
dove  persistette  alquanti  giorni,  e  lasciato  un 
prefetto  nella  fortezza,  mosse  per  Calascl- 
betta.  Bonaventura  Attardi  nella  storia  pa- 
tria disse  allora  costituiti  signori  del  paese 
Conrado  e  Tommaso  Spala  fora,  ma  rin- 
vengo io  avere  il  Re  Martino  distrallo  nel 
1393  dal  possedimento  di  Argirò  Ariate  Arar 
gona:  concessela  il  medesimo  Principe  al 
suo  famigliare  Sancio  Ruis  de  lAhori,  e 
dopo  tre  anni  la  conferì  a  Raimondo  Aprile 
che  gli  die*  in  cambio  Sortine  :  ma  nel  re- 
gistro del  medesimo  del  1408  appartene- 
vasi Aggira  air  impero  della  Regina,  onde 
si  diceva  della  camera  reginale.  Nel  1625 
soffrendo  il  Re  penuria  di  danaro  per  la 
lunga  guerra  in  Italia,  comandò  al  suo  Vi- 
ceré che  si  vendessero  alcune  città  dell*  isola 
tra  le  quali  fu  compresa  Aggira;  laonde  en- 
trarono in  possedimento  del  paese  nostro 
Ottavio  Centurione,  Carlo  Strada,  e  Vin- 
cenzo Squarcia  fico,  genovesi:  ma  i  cittadi- 
ni, mutuandosi,  offerirono  38000  aurei  che 
vennero  pagati  poi  ai  genovesi,  onde  ritor- 
narono quelli  ai  dritti  primieri:  quindi  fu 
sancito  ciò  che  molti  anni  prima  erasi  con- 
fermato; che  d*  allora  non  più  dal  regio  de- 
manio Aggira  si  svellesse. 

U  territorio  della  città  è  feracissimo, 
abbonda  in  oliveli,  vigne,  albereti  fruttiferi, 
e  pascoli,  e  non  sottostà  ad  altro  della 
Sicilia,  quindi  al  tempo  di  Tullio  sotto  la 
pretura  di  Verro  erano  250  i  proprielarii 
(^roiore^  ricchissima  ed  ottima  gente  e  del- 
Tordine  equestre  che  avevasi  estesi  campi  ad 
arare;  cui  dà  tal  nome  Cicerone  in  più  luo- 
ghi :  nò  solo  fa  menzione  del  numero  : 
Aggira,  ei  dice^  città  onesta  di  Sicilia 
tra  le  prime,  di  ricca  gente,  e  di  sommi 


456 


!FI 


proprielartt  acanti  la  pretura  di  eoètui. 
Nel  medesimo  lerrilorio  ci  ha  rasura  di  oro, 
argento  e  di  altri  minerali,  e  testimoni! 
gli  stessi  abitanti,  dopo  le  pioggie  occor- 
rono comunemente  piccolissimi  pezzetti  di 
questi  metalli.  Hi  ebbi  io  in  copia  grani  di 
marcasita,  che  credono  alcuni  concrezioni  di 
zolfo,  onde  si  argomenta  esseryene  miniere 
nel  territorio.  Non  manca  intanto  di  acque 
nelle  alture;  e  verso  le  radici  non  lungi  dalla 
città  ne  erompono  larghissime  vene  e  ba- 
stano ai  coloni.  Nel  feudo  di  Lavanca  è  il 
fonte  di  SalineUa  le  di  cui  acque  scorrono 
neirinverno,  seccano  e  formansi  in  sale  nella 
state  che  raooogliesi  indurito.  Presenta  dei 
boschi  e  delle  opache  selve  per  caccio.  A 
tutto  ciò  alludono  le  imagini  e  i  simboli 
che  sono  improntati  nelle  antiche  monete 
di  Aggira^  sebbene  Avercampo  nelle  sue  note 
alle  sicole  monete,  siccome  osservasi  in  al- 
cune il  Minotauro,  riportalo  alle  colonie  dei 
Rodii  ma  altri  non  inettamente  a  signiGcare 
la  fertilità  del  territorio:  dicendo  io  adunque 
di  notarsi  nelle  tre  col  Minotauro  nel  rovescio 
éduna  faccia  giovanile  nel  dinanzi,rindustria 
dei  coloni  di  Aggira,  veggano  gli  eruditi  se 
posso  mai  cadere  oggetto  delle  censure  di  A- 
vercampo.  Non  fu  sogno  di  alcuno  aversi  avuto 
Aggira  colli  valori  da  Rodi;  indicano  già  altre 
monete  di  varie  figure  coniale^  la  felicità 
del  territorio  di  Aggira ,  come ,  dal  capo 
di  Giove  Conservatore,  secondo  T epìgrafe 
Enu^iinATPOT,  ed  il  Jola  irapìedi  cioè  il 
nume  della  citta  coronato  dalla  Vittoria,  o 
avente  nelle  mani  il  corno  dei  cacciatori 
0  una  cornucopia ,  un  cane  ai  piedi ,  da 
sezzo  un  cervo ,  ed  un  ramo ,  tutto  il 
che  come  notai  si  appartiene  al  territo- 
rio. Non  dissimuliamo  potere  anche  notare 
Ercole,  ed  il  Toro  colla  faccia  umana  e  la 
cornucopia,  poiché  egli  venuto  a  tenzone 
con  Acheloo  mutatosi  in  toro,  fendettegli  un 
corno ,  ed  anche  il  pesce,  il  lago  scavalo, 
la  palerà  dei  sacri  misteri,  e  le  cerimonie 
in  che  Ercole  ammaestrò  i  cittadini  e  vari 


FI 


altri  simboli  di  varia  e  di  incerta  signii- 
cazione  :  quinci  conosco  prendere  altre  vie 
Seine,  Paruta,  ed  Avercampo  interpetri  delle 
siculo  monete  messi  nondimeno  in  campo 
le  facili  significazioni  e  come  OTYie  dall*  Ai- 
tardi  usurpate  nella  soa  storia  patria,  delti 
quale  dirò- 

Gli  uomini  illustri  che  riconoscono  a  pa- 
tria Aggira  altri  son  celebri  per  la  saalilà 
della  vita,  altri  per  lettere;  ma  non  TOgfo 
qui  dissimulare  di  coloro  che  per  la  loaga 
dimora  o  per  monastica  professione  Ira  gU 
Aggiresi  confusi  illustrarono  la  città.  Laoode 
conveniente  sarebbe  recare  in  primo  luogo 
strettamente  la  vita  di  S.  Filippo,  ma  due 
che  ne  corrono  quella  cioè  di  S.  Atanasio, 
e  quella  di  Eusebio  monaco^  sono  di  Itile 
mende  contaminate  che  appena  possiano 
crederne  un  ohe  di  vero.  Incerti  no  soie 
i  natali,  la  età  iu  cui  fiorì,  Tarìo  il  loego 
della  morte ,  le  gesta  i  portenti  eonhi»- 
mente  marcati;  mandato  dal  Romano  hh 
tefice,  (paiono  queste  cose  inconeosso},  li 
Sicilia,  acciò  spargesse  il  seme  del  TaagoK 
pertossi  nel  monte  Aggiro  sotto  l'Etna,  e 
scacciò  visibilmente  da  quei  luoghi  i  Demoii 
che  vi  si  erano  stabiliti  :  quinci  non  UbI« 
col   labro  che  coir  esempio  chiamando  i 
circostanti  popoli  al   legittimo   cullo  dei* 
r Agnello,  e  le  degne  virtù  introduceedo 
del  cristiano,  chiuso  in  angusta  cella,  addii 
di  molli  discepoli,  e  per  innumerevoli  i^t* 
digi  per  tutta  risola  sommamente  riM)t* 
Lasciati  finalmente  molti  imitatori  di  perM- 
tissima  sua  vita,  conseguito  il  felice  iat« 
meritò  orrevole  sepolcro  in  una  celli  ii- 
feriore;  è  grande  sinora  pel  potere  sai  spi- 
riti  infornali  che  invocato  scaccia  dai  cotp 
splende  dovunque  per  fama  di  saoliiif* 
diede  nome  al  paese.  Notansi  dei  $aojs^ 
guaci,  5.  Filippo  diacono,  appellalo  H  fit* 
vane,  palermitano  di  patria:  S.  Cs^M 
monaco,  scrittore  della  sua  vita  che  eoa  U 
ne  venne  in  Sicilia  costruito  un  mooasitft 
sotto  la  regola  di  S.  Basilio.  Sì  dislitf*  1-  :. 


457 


n 


S.  Luca  CasaUo  da  Nicosia,  S.  Leoluca  da 
Corleone,  5.  YUale  da  CastronuoYO,  S.  Sa- 
ba  éa  Aggira^  S.  Luca  da  Demana,  S.  CrU 
Btoforo  da  CoUesaao,  S.  Erasmo^  tulli  Abati 
del  medesimo  cenobio,  chiarissimi  per  in- 
noceenza  di  ?ita;  GuaUieri  eziandio  mo- 
naco; S.  Saba  il  giovane  da  Collesano;  S. 
Macario  del  medesimo  paese,  5.  Lorenzo 
da  Frazzanò,  e  dopo  il  passaggio  agi' istituti 
di  S.  Benedetto^  e  dopo  il  ristauro  del  mo- 
nastero per  beneOzio  del  Conte  Ruggiero, 
Fnmeeseo  Pagano  de  PariH  Abate,  nato 
in  Aggira,  flgliuolo  di  Gualterio  de  Parisi, 
poichò  questa  famiglia  dimorò  lungamente 
in  Argìrò:  non  costa  però  da  monumento 
di  aorla  se  abbia  tenuto  il  dominio  del  pae- 
se JP.  Ewlachio  Abate  di  S.  Blaria  di  La- 
tina e  di  S.  Filippo,  che  ristorò  ed  ampliò  la 
Chiesa  cadente  del  suo  couTento:  D.  Filippo 
de  Candora  abate  di  S.  Niccolò  de  Arenis , 
da  mentovarsi  per  integrità  di  costumi,  e 
.per  avere  gettato  il  primo  in  Catania  le  fon- 
damenta del  convento  medesimo  di  S.  Mcco- 
ìòi  D.  Martino  da  S.  Filippo  Abate  del  mp- 
Bsslero  di  Morreale,  e  Visitatore  della  sicola 
pfOTinda.  Notansi  dalFordine  dei  Minori  nel- 
la cronaca  dei  Cappuccini,  Stefano  Migliaci 
^Bto  Sac.  e  Sikestro  ZuccareUo  laico,  dei 
igvall  visse  quegli  nel  1583,  questi  nel  1600, 
flBlrambi  chiarissimi  per  eroiche  virtuose 
Francesco  da  S.  Filippo  dei  rifor- 
,  e  Filippo  Dolcelti   fondatore  dello 
di  Scopello  nel  territorio  di  Aggira, 
levati  con  lode  nel  grande  Henologio 
fico;  di  questo  secondo  dicesi  altrove. 
ba  eziandio  nel  Paradiso  serafico  di  Lu- 
Piaztsa  da  Aggira,  dei  cosi  detti  Ri- 
ti Terziarìl,  che  chiuse  i  giorni  di  una 
innoccente  nel  1641.  Ma  già  passiamo 
ordine  a  coloro  che  nelle  lettere  si  di- 
ro, dei  quali  è  a  capo  della  serie  il  ohia- 
storico  Diodoro  Sicolo  che  lungo 
^mqfo  visse  in  Roma,  e  compi  la  Biblio- 
in  40  libri,  studiando  al  lavoro  per  ben 
anni .  Percorse  quasi  in  tutto  1*  Asia , 


FI 


r  Africa,  r  Europa  con  somma  fatica,  acciò  di 
presenza  comprendesse  i  costumi  delle  genti 
e  consultasse  documenti.  Diede  nei  primi  6 
libri  le  storie  intralciale  colla  favola  sino 
air  eccidio  di  Troja,  indi  comprese  in  14 
libri  i  fatti  di  tutto  il  mondo  dalla  presa 
di  Troja  ad  Alessandro  il  Macedone;  prose- 
guì negli  altri  20  sino  ai  tempi  di  Giulio 
Cesare,  imperocché  visse  sollo  il  medesimo 
Giulio  e  toccò  ancora  il  tempo  di  Augusto: 
peri  la  maggior  parte  di  questi  libri,  ed  egli 
mori  di  12  anni  neir Olimpiade  17S*  in  Si- 
racusa, 0  come  vogliono  altri  in  Roma.  Gli 
scrittori  di  ogni  tempo  encomiano  Diodoro 
dopo  Plinio,  ed  a  lui  deve  moltissimo  prin- 
cipalmente Aggira  e  la  Sicilia  tutta.  Sopra 
ogni  altra  cosa^  dice  Cluverio,  èomfna^ 
mente  celebre  resero  la  memoria  di  Ag- 
gira  i  natali  del  medesimo  DiodorOy  cui 
solo  quasi  dovettero  un  tempo  i  Sicoli  e 
devono  insino  ad  oggi  ogni  memoria  di 
antichità.  Vedi  la  Biblioteca  del  Mongito- 
re. — Isacco  monaco  di  S.  Benedetto,  se- 
condo Wione,  Basiliano  giusta  il  Pirri,  di- 
scepolo di  Barlaamo,  insigne  matematico  e 
poeta  versato  nelle  sacre  scienze;  secondo 
Clavio,  Vossio  ed  altri  fiorì  nel  secolo  xi^ 
giusta  Scaligero  nel  1312;  ne  fan  lodevole 
memoria  Riccioli,  Petavio,  HoOmann,  Sisto 
da  Siena,  Moreno,  ed  altri;  e  le  di  cui  opere 
furono  pubblicate  in  Roma,  e  sono  nume- 
rate dal  Mongitore;  nelle  più  celebri  Biblio- 
teche di  Europa  e  nella  Vaticana  princi- 
palmente esistono  altri  suoi  mss.  molto  de- 
gni di  luce.  Raffaele  Bonerba  Agostiniano 
Maestro  in  S.  T.  diede  alla  luce  dei  trat- 
tati filosofici  e  teologici  e  le  sue  applaudite 
orazioni.  Fortunato  Fedele  sommo  medico  e 
filosofo  fu  il  primo  che  pubblicò  alcune  opere 
medico-legali  dai  dotti  approvate,  indi  il  Pa- 
trocinio della  medicina  o  le  Mediche  Relazio- 
ni e  Contemplazioni;  morto  nel  1580  fa  se- 
pblto  in  S.  Maria  degU  Angeli.  Francesco  .ff<l- 
lauro  Dottore  in  S.  T.,  storico  e  poeta,  scrisse 
in  un  poema  la  vita  di  di  S,  Filippo.  Viveva 


458 


FI 


neiranno  1610  Benedetto  Fedele  Aglio  di  For- 
tunato, del  ten*  ordine  di  S.  Francesco,  dot- 
tissimo nelle  divine  ed  umane  lettere,  Mae- 
stro in  S.  T.,  pubblicò  molte  orazioni  sul- 
r  Eucaristico  Sacramento,  sui  Santi,  ed  un 
quaresimale;  ornò  di  biblioteca  il  patrio  suo 
convento,  e  finalmente  preclaro  per  la  pietà 
mori  trai  suoi  nel  1648;  viene  encomiato 
dal  Bordoni  nella  Cronaca  deU*  Ordine,  e 
dal  Mongitore.  Giatanni  Severino,  prima 
Dignità  della  Chiesa  Palermitana  e  Ciantro, 
Abate  di  S.  Riccolò  di  Reale,  Priore  di  S. 
Giacomo  di  Altopasso,  Visitatore  deUe  chie- 
se di  regio  patronato  nella  valle  di  Noto, 
disse  ancor  vivente  erede  del  suo  la  casa 
della  Compagnia  di  Gesù  per  gli  esercizii 
spirituali,  istituita  in  Palermo,  e  mori  vec- 
chio nel  1116.  Bonaventura  Aiiardi  degli 
Eremiti  di  S.  Agostino ,  Maestro  emerito, 
spiccò  sommamente  neUltalìa  per  la  esimia 
dottrina,  regolò  il  primo  in  Catania  la  Cat- 
tedra di  Teologia  Polemica,  presiedette  una 
volta  alla  sicola  provincia,  e  pubblicò  dei 
lavori  sulla  venuta  di  S.  Paolo  in  Malta  con- 
tro Ig.  Giorgio,  sui  Conventi  di  S.  Agostino 
in  Sicilia,  una  patria  istoria,  ed  altre  cose; 
sen  vive  carico  di  anni  (1157)  (1). 

(i)  Il  comone  di  S.  Filippo  d*Àrgirò  è  an  ca- 
po-circondario di  S*  claise  in  protiocia  di  Cata- 
nia da  coi  ditta  50  m.,  distretto  e  diocesi  di  Ni- 
eosia  donde  li  m.,  e  li3  da  Palermo.  Si  ha  an 
monte  agrario  che  presta  fnimento  »  fondato  nel 
iS3S,  ed  amministrato  da  due  depotati  eletti  bien- 
nalmente dall*  Intendente,  poiché  da  esso  dipende: 
i  capitali  sono  qoei  medesimi  proTcnienti  dallo 
abolito  pecolio  annonario  istituito  colla  legge  del  IS 
febbraro  1813  «  rìscootendosi  allora  il  5  per  100 
per  una  sola  Tolta  soi  coutriboenti  della  fondia- 
ria; con  soTrana  riaoloiione  del  15  giugno  1S3S 
fu  disposto  come  in  ogni  altro,  che  fosse  invertito 
in  monte  agrario  da  amministrarsi  giusta  il  re- 
golamento ministeriale  del  •  giugno  del  medesi- 
mo anno;  la  distribuaione  si  fa  da  una  commes- 
tione oomposU  dal  Sindaco,  dal  Parroco  e  dai  De- 
putati del  monte  in  proponione  delle  terre  di  ogni 
colono  povero;  la  nota  però  di  distrilHiaione  esser 
deve  approvau  dall*  Intendente ,  oiiervate  primi 


n 


FI  Uhm  (0.)  wrmmme  m  plccrt<.  LaL 

8.  PhiUppm  magnuB  e(  porvm.  Sk.  S. 
Filippu  lu  granni  e  lu  nieu  (V.  D.)  Piccole 
terre  nella  giurisdiiioiie  aoslrale  di  Mes- 
sina a  3  m.,  sovrastanti  a  edline,  ed  ap- 
pellate da  una  celebre  Alwudt  BaaiHaM  ddto 
stesso  nome,  cosi  dal  Hni  descritta  lib.  4 
net.  14.  È  bella  queef  Ahaxta^  dbe  atryt 
In  amifiefile  e  gioeandinimù  colle,  per  li 
èolubriià  deUofia,  per  la  fowrMà  de§H 
aUkerifhMtferiedU  graxioeo  aeorrereM 
ruscelli,  e  te  fnagw^Umìxa  del  lèaipia  di 
iiile  gotico,  e  V  ampiezza  dette  eUmse  4§ 
traffteo.  Ai  fianchi  di  questo  colle  adoa^ 

le  debite  formaUlà  volnU  dd  RmI  EemnOe  U 
ao  luglio  ISil  ;  le  obbligaiioni  inlanlo  di  oàm 
eui  si  distrilNiifce  il  firnaaento  eoM»  rìeevute  éà 
ConciUatore.  Contava  Af^n  noi  ITta  nna  psf^ 
lailone  di  SllS  anime»  di  7ise  buI  ISSI,  e 
mentn  di  7631  ndlo  sooreio  del  ISSI. 
il  territorio  in  tal  SSSl.lIl»  éMm  ^mli  dm«ii 
culture,  5,004  in  orli  eempiiei^  e,ftM  in  mmà, 
545,130  in  seminatorìi  aUbunti  »  Sns,3»  il  •- 
minatorii  semplici,  4504,0M  in  pneeii,  ll,lfrii 
oliveti ,  145.101  in  vigneU  alberati  •  131,311  il 
vigneti  semplici,  10,0SS  in  Beheli  d*  india,  SiiM 
in  alberi  misti,  4,716  in  aneli  di  case;  neUicm* 
Inda  Modica  propriamente,  ci  banno  due  tMm 
denominate  Serra  della  Campana,  non  soggcUt  d 
inondaiione,  entrambe  a  50  m.  dal  luogo  dcBI» 
liarco,  ed  a  3  dal  punto  più  prossimo  dalls  slfsà  i 
mota  che  vi  conduce,  con  lolfo  di  3*  fttSà; 
ci  ha  poi  nel  medesimo  punto  quella  della  Gm- 
pana,  che  non  è  in  altÌTÌtà  perchè  dà  fi* 
idfo  ed  esige  molu  spesa  ;  si  la  inlante  su*' 
vare  che  nel  luogo  medeeimo  D.  Francesce  Wttm 
di  quella  comune  ha  fatto  aprire  un  albe  li* 
che  dà  molto  solfo:  neUa  contrada  CBOiéli 
toliara  Mangiagrilli ,  ma  esaendofi  bmIu  m^ 
neir  interno ,  ed  essendo  lo  lolfo  molto  imMt* 
distaccarsi  «  non  conriene  ai  proprietarii  éfà 
in  attifità ,  molto  più  cbe  il  materiale  4i  p^ 
tolfo  col  bruciamento  e  perciò  1*  introito  è  ■*• 
dell'esito;  queste  due  ultime  Inatti  fé  disimi  V 
m.  dal  mare ,  e  3  dalla  strada  a  ruota.  TitWiS 
inoltre  in  quel  territorio  piriti  di  ai|taliia 
rame ,  marmi  beliimimi  •  e  1*  argilla 
Saponacea ,  fuHonum,  di  cui  i  conladini 
al  bucato,  essendone  r  effetto  non  iaferisna^ 
del  mpone,  e  gr  Inglesi  ad  ingramare  la 


459 


n 


sorgono  le  piccole  terre  di  S.  Filippo  il 
gnmde  e  del  piccolo,  delle  quali  costa  la 
prima  di  130  case  e  600  abitanti  con  la 
parrocdiia  di  S.  Nicola  e  dae  chiese  mi- 
nori, r  altra  di  75  case  e  400  abitanti  con 
una  parrocchia  sotto  il  titolo  di  N.  D.  e  2 
chiese  filiali.  Sono  poi  soggette  entrambe 
al  regime  del  Senato  di  Messina  ed  all'Ar- 
dfescoTO  della  medesima  città. 

Il  cenobio  denominato  dalla  sacra  spe- 
lonca^ nella  quale  attestano  aver  passato  i 
giorni  una  volta  S.  Filippo  d*Argirò,  fu  co- 
struito nel  1100  in  onore  del  medesimo 
Santo  per  TOlere  del  Conte  Ruggiero  in  mo- 
numento perenne  degli  abattuti  barbari^  che 
^  concedette  ampli  possedimenti,  come 
costa  da  un  diploma  del  medesimo,  che 
Atanasio  Abate  presentò  poi  per  la  confer- 
■Mi  ài  Be  Ruggiero.  Perdurano  i  monaci  si- 
no ai  nostri  tempi  sotto  F  Abate  regolare; 
aui  essendo  la  dignità  di  regia  presenta- 
BkHie,  ebbesi  ad  Abate  ComfMniaiario  dal- 
l'anno  1449  Bessarione  celebre  Cardinale  di 
&■•€.,  successore  ad  Adriano  Fiamma 
idliaio  Prelato  dai  monaci.  Era  nel  1170 
SamiaBiiele  Filingeri  e  Cottone  palermita- 
y  ^e  percepisce  annualmente  60  scudi 
dai  residui  dei  beni,  quantunque  af- 
fi Pirri,  che  pervenivano  un  tempo 
',  ed  a  100  al  suo  tempo;  si  ha  il  xxxii 
nel  Parlamento  del  regno  (1). 

401  «elennl.  Lat.  PhUo- 

GéUsMium.  Sic.  Sufiana  (V.  R.) 

secondo  Cluverio,  oggi  famosa  città 

aDe  fonti  del  fiume  Gela.  Re  è  men- 

neiritinerario  Romano  e  di  Antonino, 

si  ha:  da  Catania  ad  Agrigento  per 


Ct)llslÌB  chieu  principale  del  yillaggio  diS.  Fi- 

fl  gruuto»  allrìmenU  dello  ioferiore,  merìla 

un  quadro  di  Deodato  Goinaccia  rap- 

iBUata  la  Yisìlazione,  ed  in  quella  inlilolala 

llnrìa  Maddalena  in  S.  Filippo  il  piccolo,  al- 

mIì  superiore,  il  qvadro  esprimeole  la  Vergine 

I  iSBibiiio»  di  Mariano  Riccio.  La  popolazione  ti 

qualche  poco  in  entrambi  accresci  ala. 


FI 


le  pose  ora  ètabiUte  91  m.,  in  questo  mo» 
do:  ai  Capitoniani  24,  ai  FUosofiani  21, 
ai  CaUoniani21,  ai  Carconiani  22,  ad  Agri- 
genio  13.  Ed  in  altro:  da  Catina,  Capi- 
toniana  24,  ai  Filosofiani  Gelen$i  21,  ai 
Petiliani  28 ,  ad  Agrigento  18.  Vedi  in 
appresso  scrivendo  di  Piazza. 

Finale.  Lat.  Finalis  Stalio.  Sic.  Finali 
(V.  D.)  Cala  nella  spiaggia  aquilonare  a  6 
miglia  da  Castelbuono.  Vi  sorge  una  de*- 
centissima  abitazione  del  Marchese  di  Ce- 
raci che  è  il  signore  del  luogo,  con  una 
torre  d*  ispezione  in  elevato  scoglio  appellata 
anche  dal  Marchese  e  di  Pollina,  poiché 
si  solleva  alle  ime  radici  del  monte  in  cui 
siede  Pollina.  Ad  essa  intorno  cominciò  a 
costruirsi  un  paese,  che  non  altro  però  pre- 
senta se  non  le  costruzioni  delle  fabbriche 
ed  intere  alcune  case,  con  delle  rette  yie 
tracciate  solamente ,  e  sopra  ogni  altro  i 
principii  di  un  convento  benedettino. 

FlnoccHiaro  (Borgo  dei)*  Lat.  Ftno- 
chiarii  i/tcus.  Sic.  Terra  di  lu  Finucchiaru 
(V.  D.)  Borgo  tra  Aci-Catena  e  S.  Filippo 
con  una  chiosa,  alla  parrocchia  di  questo 
appartenentesi. 

Flntiade.  Lat.  Phiniia  (Y .  M.)  Celebre 
città  a  mib  tenue  giudizio,  dov*è  oggi  Li- 
cata, che  sorse  dagli  avanzi  suoi  ;  poichò 
la  colloca  Tolomeo  tra  Gela  ed  Agrigento, 
sebbene  erroneamente  la  voglia  mediterra- 
nea, mentre  con  evidentissime  parole  la 
colloca  Diodoro  nella  spiaggia ,  scrivendo 
nel  lib.  22.  Erano  tiranni  in  Sicilia,  Icete 
in  Siracusa,  Fintia  in  Agrigento,  Tinda- 
fiori  in  Taormina.  E  poco  dopo:  Solleva 
Fintia  una  dita  denominata  Fintiade  dal 
suo  nome,  e  vi  colloca  i  Gelesi  espulsi  daUa 
patria;  è  sita  poi  questa  al  mare.  OflTeso 
avevano  i  Gelesi  il  tiranno  Fintia,  ed  egli, 
assalitane  gagliardamente  la  città  avevala 
espugnata  ed  atterrata,  espulsine  i  cittadini 
acciò  emigrassero  in  una  novella,  ed  espor- 
tassero il  tutto  da  essa.  Poiché,  soggiungOi 
distrutte  le  mura  e  le  case  di  Gela,  tras» 


460 


n 


ferì  U  popolo  in  Fintiade ,  dopo  eu$r$t 
eoBtmUe  le  mura^  ed  un'inrigne  piazza^ 
ed  i  iempii  dei  IfumL  Dice  Claverio  avre* 
nuto  questo  fatto  negli  an.  47f  di  Romai 
282  a?.  G.  Si  fa  poi  menzione  dal  mede* 
Simo  Diodoro  lib.  24  del  porto  e  della  cala 
di  FirMa  o  FUUiadej  per  doye  attesta  es* 
sor  piegati  colla  flotta  i  Romani ,  ed  afer 
trasferito  Giunio  Gonsole  dopo  la  strage  dei 
suoi.  Incorse  neiritinerario  di  Antonino 
la  voce  PUnU  per  Phintia:  Da  Agrigento 
pei  mariUimi  luoghi  in  Sbraeuèa  IH  ut., 
eoià:  A  DedaUo  18,  a  Plinti  S,  al  Eefagio 
di  Cale  18.  Pel  Dedalio  intende  il  castello 
altrimenti  appellato  di  Falaride ,  dov*è  il 
monte  Ecnomo  di  coi  altrove  dicemmo,  per 
Plinti  0  Phintia  dov*è  oggi  Licata^  per 
Befi$gio  di  Cale  la  spiaggia  di  Gela  do- 
v*è  oggi  Terranaova.  Leggesi  finalmente 
appo  Tallio  Ili  Verr.  PhUia  per  PUniia 
in  luogo  marittimo,  come  attesta  il  Ciu- 
Terio.  Rannosi  di  monete  di  Finiiat  nelle 
quali  ci  hanno  testa  di  giovane  di  vecchio 
e  di  donna,  e  nel  rovescio  un  cinghiale  col 

motto  BAXIAEQS  «INTIA. 

«••ali.  Lat.  FisauUè.  Sic.  Fisauli  (V.  D.) 
Gasale  nella  signoria  di  Ceraci  posto  nel 
basso  un  tempo  ed  ora  distrutto,  poiché  es- 
sendo infestato  dalla  intemperie  deU*aria 
Alduìno  Conte  di  Ceraci  opportunamente  ne 
trasferì  gli  abitanti  in  Gastelbuono  comin- 
ciato allora  a  fabbricarsi. 

Flaleiielll  (Ilario  di).  Lat.  FiehiseUii 
vtcìis.  Sic.  Burgu  di  Fisicheddi  (V.  D.)  Borgo 
con  una  Chiesa  appartcnentesi  alia  parroc- 
chia di  S.  Giovanni  della  Punte  di  Catania 
essendone  un  municipio  della  parte  aqui- 
lonare. 

Fltalla.  Lat.  Phitalia.  Sic.  FiteUa  (V.M.) 
Casale  di  nome  saracenico  appartenentesi 
alla  terza  prebenda  della  Chiesa  di  Girgenti 
con  grande  ed  antichissima  fortezza  dei 
Baroni  della  famiglia  Settimo. 

Fitaiia  (V.  D.)  Castello  di  cui  bagnava  i 
eonQni  un  ruscello  dello  stesso  nome,  oggi 


n 


EappuUa.  Ritrovo  RIalit  nel  1196  ad  re* 
gistro  della  diocesi  di  Hessiiia ,  e  m  era 
Signore  nel  1320,  eooie  riporlaal  nel  emn 
di  Federico  n.  Tifala  Akielo  di  HeMlMli- 
rone  di  Capri  e  di  Mirto  terricdoole  e» 
finantl.  Ben  dicelo  colioealo  Massa  ad  to- 
mo 1,  tra  capo  di  Orlando  e  S.  Marea  e  di 
nome  saracenico,  e  eoafondelo  col  sevn^ 
connato  castello  Faialia  eoooadalo  dd  On- 
te Ruggiero  al  Teseovo  di  Patti.  Sai  tmm 
di  Fitalia  vedi  GakM  e  Zappmilm. 

WÈwume  emutm.  Me.  aOuml  caoda  (f.  E) 
Tedi  Bagni  di  SegeOa. 

nuMMMtoi.  ut.  Fkmm  WmKgiL 
Sic.  Xiumidinisi  (T.  D.)  Paese  ood  detto  dri 
fiume  che  ne  scorre  dai  eoofinl,  esa  sa 
fortezza  in  alte  rupe.  Siede  in  ripidi  da- 
elivio  rivoltò  a  libeedo ,  sopra  lo  Mnfli^ 
a  15  m.  da  Messbia,  verso  Menocfovas,! 
cui  nel  sottoposto  lite  è  on  borgo  dda^ 
deshno  nome  nella  regia  via,  eolia  CVmi 
di  S.  Giovanni  dove  amminiatraBSi  i  not* 
menti,  e  con  una  fortessa.  La  Chiesa  p»i^ 
ditale  sacra  alla  B.  Tergiae  deDa  PiiMoi- 
zione  nelte  cura  di  un  Ardprete,  ecnii 
sotte  la  rocca  il  pik  alto  luogo  nd  fMM 
verso  Occidente,  e  presiede  ad  dtre  M 
Chiese.  Con  essa  tuttevia  contende  dd  pri* 
mate  la  parrocchia  di  S.  Pietro.  Ti  cnn 
da  gran  tempo  i  Minori  Conventuali  di 
flraU  Garmditeni,  ma  or  solamente  ne  ri«i- 
gono  le  Chiese  dette  di  S.  Francesco  e  Mi 
SS.  Trinità  che  coloro  abbandoaaroae.  la 
lungi  nei  territorio  è  l' Abazia  di  S.  laii 
di  ordine  Basiiiano  ma  senza  monad,  sa 
distinte  dal  Pirri  da  quella  di  S.  IBoi- 
dro  di  Nicone  mentovate  nei  diplomi  di  Ut 
giero  del  1145.  Ste  il  paese  nelU  coaaa 
e  la  prefettura  militare  di  Taomiii»  * 
eomprendesi  nd  confini  delte  DiocMi' 
Messina;  ne  erano  le  case  54S  nd  secoli  i* 
e  gU  abitenti  2366;  nel  1632  te  caie  SII 
e  3112  le  anime;  nel  corrente  seootoi^ 
684  le  case,  2396  gli  abitanti,  che  rilii- 
mente  2661.  Predede  al  Clero  uà  fMk 


461 


FI 


escoYO,  ed  ai  terrieri  il  Magistrato 
Signori,  con  potere  di  spada  ed 
Marchese;  eccone  il  catalogo. 
d'Angiò  venendo  sotto  Carlo  I 
icia  in  Italia,  avendo  valorosamente 
il  proprio  braccio  pel  suo  Re  in 
ttaglia  in  cui  perdette  Manfredi  il 
vita,  ottenne  in  moglie  la  di  costui 
b  presi  in  nome  di  dote  Ftumedìnt- 
riano,  Noara  ed  altre  terre^  divenne 
Ila  nobilissima  stirpe  di  Gioeni  in 
ne  afferma  TlnvegesiVòft.  dei  Vie. 
•  di  Federico  II  del  1320  si  nota 
siedalo  al  medesimo  paese  Rug^ 
ViMone  cui  anche  apparlenevansi 
di  Nicosia;  poi  se  1*  ebbe  nel  1336 
K  Villanova  per  dritto  della  mo- 
ice  che  forse  fu  figliuola  di  Ruggìe- 
nsalone,  sulla  sua  Famiglia,  aversi 
clientela  il  paese  Bonsignore  di 
.  Ma  nel  1393  Tommaso  Romano- 
per  privilegio  del  Re  Martino,  per 
Messina  in  mano  al  suo  Principe, 
luito  Signore  di  FiumedtnM,  Mon- 
Cattasi,  S.  Alessio  ed  altre  terre; 
;liil  figliuolo  JFtitppo  mentovato  nel 
lei  medesimo  Martino;  ed  a  costui 
donde  Tommaso  legato  di  Messina 
ònso  nel  1443  ;  dal  di  lui  figlio 
\Uo  il  nipote  Giacomo  che  unito 
ionio  a  Paola  Romano-Colonna  dei- 
medesima,  signora  di  Gesarò  ed 
nero  Mariano^  cui  succedette  NiC" 
[uale  poi  Antonino  padre  a  Giu- 
1  a  Francesco.  Fu  questi  primo 
Reitano,  ebbesi  quegli  il  figliuolo 
ì  padre  a  Calogero  Gabriele  Mar- 
Fiumedinisiy  che  per  molti  titoli 
levole,  accrebbe  lo  splendore  della 
nominato  anche  Duca  di  Cesarò, 
Sì  in  sufficienza  parlando  di  que- 
• 

ritorto  ricinto  di  rupi  apronsi  del* 
ion  notissime  miniere  dì  varii  me- 
Jte  non  che  di  novelli  fondachi  ap- 


FI 


parienentisi  ad  esse,  ma  di  antichissimi  in* 
cavati  nel  sasso,  dove  dalla  terra  e  dalle 
pietre  si  discerne  dagli  operai  con  non 
lieve  utilità  Toro,  F argento,  il  bronzo, 
il  ferro  di .  già  cavati  ;  occorre  in  oltre 
in  copia  lo  allume ,  il  porfido ,  ed  an* 
che  il  lapislazzolo.  Rinvengonsi  dippià  mo- 
numenti di  antichità,  vasi,  sepolcri ,  uten- 
sili  domestici  in  bronzo,  che  sembra  favo* 
rir  le  congetture  degli  scrittori,  che  intorno 
a  questi  luoghi  stabiliscono  1*  antichissima 
Nisa;  quinci  piuttosto  da  essa  al  fiume  ed 
alla  vicina  terra  fu  posto  il  nome,  che  com- 
mutò la  posterità  in  quel  di  Dionisio,  come 
giù  dirò  parlando  di  Nisa.  È  mentovato  del 
resto  per  Tuberia  il  medesimo  territorio 
piantato  ad  oliveti  e  mori,  e  presso  la  spiag- 
gia ad  albereti  fruttiferi,  onde  corrispon- 
de al  travaglio  dell*  agricoltore.  Dice  il 
Fazello  sul  fiume  detto  Enise  dair  Arezzo: 
Occorre  appresso  AH  la  foce  del  fiume  di 
Dionisio  dello  volgarmente  di  Nisi^  che 
dicesi  appo  i  greci  Chrysotoas^  poiché 
scorrano  tra  le  arene  del  rapido  torrente 
rasure  di  oro;  formasi  questo  da  molt€ 
fonti  che  scaturiscono  dai  colU  vicini; 
non  mi  so  intanto  donde  abl^ia  ricavato  le  no- 
velle sulle  rasure  di  oro  e  sul  Chrysotoas. 
Del  resto  il  Carnevale  segue  il  Fazello,  ed 
ai  detti  di  lui  si  appoggia  (1). 

(1)  Fiomediniti  è  oggigiorno  on  comooe  in  prò. 
TÌDcia  distretto  a  diocesi  di  Messina  da  cai  dista 
SO  m.»  6  circondario  di  ÀU  da  cui  5  m*  Ci  ba  un 
monte  agrario  che  presta  frumento ,  fondato  nel 
1797,  amministrato  dal  Sindaco  nella  durata  della 
carica  e  da  due  amminutratori  eletti  biennalmente 
dal  decnrionato  con  l'approTaiione  dell'  Intendente; 
i  capitali  che  potrebbero  comporre  .un  totale  di 
due  mila  ducati  circa  sono  in  parte  nelle  mani  di 
alcuni  debitori  ed  in  parte  presso  il  comune;  a 
rirendicare  i  primi  si  è  intrapresa  lite;  al  comune 
si  è  accordala  diiaiione. 

In  orìgine  era  peculio  frumentario.  Conta vansi 
nel  1798  nel  piccolo  paese  S193  anime,  S8U  nel 
isti,  e  finalmente  Si71  nel  declinare  dell'anno 
1858.  Se  ne  estende  il  terrìtorìo  in  sai.  1483,606, 
delle  quali  dÌTise  in  cultare  10,778  in  giardini. 


462 


FI 


Lat.  JFIutfteii  frigUbum. 
Sic.  Xiumi  fridda  (V.  D.)  Goal  appellano 
r  ampUssimo  fondo  presso  X  Onobala  o  il 
Cantata  tra  Rasso  o  Mascali,  donde  rico- 
nosce origine  11  fiume  del  medesimo  nome; 
imperocché  la  fonie  non  lungi  dalla  torre 
talmente  abbonda  in  copia  di  acque ,  da 
formare  un  ampio  e  sommamente  gelido 
fiume,  che  scaricasi  ad  un  m.  circa  nel  mare 
Ticino;  né  accresce^  per  le  pioggie  inver- 
nali, nò  decresce  nella  state,  talmentechè 
può  facilmente  passarsi  a  nuoto  ;  gli  pro- 
viene la  freddezza  dalla  neve  del  vicino 
monte  Etna,  alle  di  cui  orientali  radici  sten- 
desi  il  territorio.  Disserto  gli  antichi  A&ìm 
come  altrove  notammo,  alla  di  cui  sinistra 
notai  dicendo  di  Archageia  esservi  stato  il 
delubro  di  Venere.  Di  ciò  che  poi  si  ap- 
partiene alla  molto  famosa  torre ,  stavate 
attaccata  la  Chiesa  detta  di  S.  Giovanni  di 
Fiume-fireddo;  diede  quella  in  dono  il  Conte 
Ruggiero  al  Vescpvo  Giacomo  Mennuges  col- 
le drcostanli  terre;  ed  indi  questi  alla  sua 
morte  assegnoUa  a  Gioeni  Vescovo  idi  Ca- 
tania, come  costa  dai  suoi  diplomi  vergati 
in  greco ,  e  segnati  dall*  anno  del  mondo 
6611,  nel  tabularlo  della  Chiesa  di  Catania, 
donazione  confermata  dal  Vescovo  di  Mes- 
sina nel  1106.  0  concesselo  a  laici  qual- 

1,030  io  canneti,  11,869  in  gelseti,  4,811  in  se- 
minalorii  irrigui,  8«l&i  in  teminatorìi  alberati, 
lS2,9t9  in  seminatorìi  semplici,  ^7S,335  in  pa- 
scoli, 13,364  in  olifeti,  5,879  in  Tignati  alberati, 
53,993  in  Tigneli  semplici,  1,926  in  ficheti  d'In- 
dia,  1,1S8  in  casUgneti,  456,198  in  boscata, 
116,177  in  terreni  improdattifi  »  6,019  in  sooli 
di  case  sobnrbane.  Primarii  oggetti  di  esporta* 
lione  commerciale  sono  Folio  e  la  seta.  Contiene 
qoel  medesimo  territorio  Tarie  miniere  di  ar- 
gento che  rendevano  il  10  per  cento  al  tempo  di 
Carlo  TI  Imperatore,  il  quale  ne  coniò  gran  nu- 
mero di  monete  coir  epigrafe,  ti  Haec  funditur  §x 
viiceribus  meis»  come  anche  poi  sotto  Carlo  ili 
Borbone.  Ci  hanno  inoltre  miniere  di  ferro  ramo 
lineo,  antimonio  ec.  ed  alcuni,  trai  quali  Amico, 
han  creduto  erroneamente  trovarvisi  la  laznlite 
ossia  il  lapislaxsolo. 


n 


eano  dei  mcetaoH  di  fiioeiii,  o  perdettero 
1  Veseovi  il  territorio  navpalo  sotto  ris- 
perator  Federico  con  altri  ben!  delk  m- 
desima  chiesa  dissiiMill.  Quinci  wiliil  ad 
1406  a  Signore  di  Fium^MUù  nei  «m 
del  Re  Martino  Zaeearia  et  fatiti,  ciI  Si^ 
cedettero  i  figlinoli  alno  al  secolo  xn.  h 
r  ebbero  negli  acorsi  aani  i  Laximi  wM 
Hessineri  col  titolo  di  HaroiiI,  e  r 
finalmente  la  flimiglit  GraokM  (I). 


fi)  Oggi  Fiamefreddo  è  an  wna  in  pntii* 
eia  diCaUnia  da  eoi  dittate  M.,dialnltadiAd- 
reato  donde  16  m.«  cirooiid«no  di  timgu^imm 
da  cui  9  m.  ed  in  dioeeii  di  Mìmìbì  Contava  wà 
1708  soli  500  abitanti.  700  noi  ISSI  ••SI  asti* 
ne  del  185S.  L'aria  è  malsaiw»  •  n  mmtmkl 
territorio  in  sai.  580,158,  ddle  qiudi  dividoids  io 
caltore,  19,550  in  giardini.  5,405  ìm  orti  al«A 
6«451  in  canneti,  58,004  in  oaminatorii  iifiiA 
14,sao  in  aeminatorii  alborati»  SS,70S  ■■  fwi» 
toni  semplici,  77,540  in  pattare»  t,S54  m  ^Mk 
104,670  in  TigneU  alberati,  1,701  in  ficWiid:  io- 
dia,  8,018  in  mandorleti ,  l«4Sf  in  onoG  di  ani 
eampestri. 

Ebbesi  dagli  antiehi  il  Barn  U  noM  «  Àad 
indicare  il  corto  dcdlo  aeqve  Toloei  al  par  di  OM 
saetta  indicata  dal  nome  :  fo  detto  poi  B^tlMt, 
Assin  o  Aeetinei,  ed  attetU  il  Signor  Honasat 
nel  suo  Dii.  che  la  yoce  AsHn  valga  in  ùffìMS 
idioma  appunto  Fiume  fnddo  »  eoa  che  daa^ 
siamo  in  chiaro  aforsi  anche  aTOto  aatii 
il  nome  dal  suo  oarattere  principale.  La 
della  freddezza  fu  dai  nostri  scrittori,  trai  ^ 
Amico  (V.  AHne),  attrìboita  aUe  aeri  li^pieiatla  M- 
r  Etna  che  tì  scorrono;  ma  le  aci|ne  di  ^nesls  la- 
me, osserra  ottimamente  il  Recapero  nella  SL  dd* 
l'Etna  Yol.  1  pag.  i55,  sono  per  bea  10  ai.  dkIMii 
dalle  nefi  perpetoe  del  monte  e  toperaeo  assai* 
mente  In  freddezza  quelle  di  S.  Giacomo  ediO 
lanna  che  ne  sgorgano  a  non  più  di  8  o  4  ik  a  n 
tono  un  Tcro  scolo;  sono  queste  piuttosto  fre^ki 
che  firedde,  ma  bagnandoai  la  mano  di  qaelle  d* 
tre  si  ricoTe  una  iropretnooe  pia  aceti  cted 
toccarsi  del  ghiacio;  immergendoti  il  tenaanstit 
alla  loro  scaturigine  fede  abbassarti  it  mtfcuria  p* 
ben  11  gradi  da  qoel  che  toccaTO  In  sella  tipa  ma* 
tre  nelle  acque  comuni  si  è  nno  o  dee  gra4i  ani 
il  calor  dell'atmosfera,  e  4  in  qaelle  di  Caltaai  • 
di  S.  Giacomo.  Distrutta  adnnqoe  a  cagioes  £ 
freddezza  le  neW  dell'Etna,  biaegaa  indagarasb 


463 


FI 


Lat.  Flumen  prigidum. 
li  fridda  (Y.  N.)  Casale  an  tempo, 

le,  ma  bisogna  anche  prima  ouerfare 
Ielle  acqoe«  qoal  ti  è  di  nuocere  censi- 
te alla  più  gran  parte  dei  yifenti  bevote, 
*  dolori  di  Tenlricolo  spasmodici  e  cro- 
B  spesso  mortali  al  bestiame.  L*espe- 
eraio  dal  Can.  Agatino  Recupero  per 
distillazione  dì  quell'acqua  lasciò  nel 
ale  alcali  pnro  senz*  altra  materia,  ma 
molto  frequente  nelle  altre  acque  del 
non  di  né  il  grado  di  freddo  né  1*  ef- 
>;  ma  ponendo  mente  ad  esaminare  la 
del  letto  del  6ume,  Tenendo  essa  at- 
ipia dalla  calamita,  appoggiandosi  al 
ne  rìcaTato  da  grandi  sperienze  che  que- 
iri  te  non  il  ferro,  bisogna  conchiudere 
Uro  sia  quel  sedimento  che  una  terra 
ma  miniera  di  ferro  terriGcata  fangosa 
apore  di  yitriolo  marziale,  il  che  non 

0  alcuno  sulla  natura  Titriolica,  la  quale 
Iella  somma  freddezza  e  del  nocumento, 
icqna  non  si  riufiene  fitriolica  sostanza 
Ite  il  sale  alcali,  come  mai  l'acido  tì- 
oanicarTÌ  quelle  due  qualità  non  esi- 
Iqui  Tiene  in  difesa  la  ossertazione  del 
llerìo  Hjdr.  Gap.  $.  8.  p.  a08  il  quale 

Titriolo  Telatile  dal  fugace,  essendo 

1  Tepore  o  esalazione  sensibile  ed  acida 
1  donde  aTesse  fatto  efferTescenza  il  tì- 
altro  un  Tero  Titriolo  per  la  cozione 
ione  che  non  si  risoWe  in  fumo  o  Tepore 
ido  natura,  affatto  sparisce,  e  ciò  princi- 
Dando  la  sostanza  Titriolica  si  unisce  con 
lenza  alcalina.  Verificandosi  dunque  nella 
a  una  tale  unione,  rendesi  affatto  insen- 
ipercettibile  la  sostanza  Titriolica,  non 
«rè  di  comunicare  all'acqua  i  caratteri 
ezza  e  del  nocumento.  Potrebbesi  in- 
edere  come  possono  due  sostanze  in  se 
rane  rìtroTarsi  in  un  acqua  medesima; 
B  il  Titriolo  Telatile  diTenga  fugace 
MÌ  coir  alcali,  non  deTC  Terificarsi  ciò 
e  nell'acqua  col  sale  Titriolico  ed  alca- 
ne  però  quando  si  uniscono  ed  attrag- 
t  sali  e  si  opera  la  noTella  loro  recom- 
»er  la  qoale  perdesi  il  Titriolo ,  perle* 
e  a  luogo  le  due  sostanze  dimorar  nel- 
iza  ricomposizione;  il  che  si  conferma 
nn  e  da  SlaTe. 

del  Fiomefreddo  non  è  di  piò  di  un  m.; 
)nza  delle  tue  acque  che  non  mai  sì 


FI 


di  cai  in  Tastissima  rupe  ed  alla  da  ogni 
parte  rimangono  tutta\ia  vestigia.  Ci  ha 
oggi  il  fondo  dello  stesso  nome  con  capanne, 
granai  e  Chiesa  campestre  in  comodo  dei 
coloni^  compreso  nel  territorio  dì  Lentinii 
dov'è  adeguata  pianura  detta  di  Catania,  un 
poco  sorgendo  dai  colli  auslriili.  Apparto- 
nevasi  nel  1320  sotto  Federico  II  a  Simone 
di  Fimetta  cui  rendeva  200  aurei  annuali; 
passò  poi  agli  Aktgona^  per  la  fellonia  del 
quali  da  Martino,  concedesi  a  Giacomo  Cam" 
polo  colposo  di  presentare  un  pajodi  guanti 
di  camoscio  allo  stesso  ed  ai  suoi  succes- 
sori nella  annuale  soUennità  del  Natale , 
per  diploma  dato  in  Lenlini  nel  1392  ; 
ma  si  oppose  a  questo  Cristoforo  di  Mon- 
teaperlOi  che  date  in  giudizio  le  sue  ra- 
gioni ne  l'ottenne,  ma  divenne  non  lungo 
tempo  dopo  nemico  al  Re ,  quinci  conse- 
gui il  Casale  Guglielmo  lùcari,  morto 
il  quale  donoUo  Martino  a  Pietro  de  Vrgel 
suo  scudiero ,  contro  di  cui  ingaggia- 
rono lite  Pietro  Antonello  e  Tommaso  di 
Montaperto  figliuoli  di  Cristoforo;  tuttavia 
confermasi  a  quello  il  possedimento  del  Ca- 
sale nel  1451;  quindi  nel  censo  del  mede? 
Simo  Principe  dopo  sei  anni  dicesi  Signore 
di  Fiume-freddo  Pietro  de  Argulo  (cosi  sta 
scritto  per  menda  degli  amanuensi)  cioè 
di  Vrgel.  Si  appartiene  oggi  ad  Antonio  Are^ 
zio  Patrizio  di  Siracusa,  Signore  di  Targia, 
che  trae  il  sangue  da  quel  famoso  Giacomo 
d*Arezio  Razionai  del  Regno. 

Floine  grande.  Lat.  Fluviuè  magnuè. 
Sic.  Xiumi  granni  (V.  R.)  SimetOy  Giar- 
retta  e  fiume  di  Catania  dalla  vicinanza 
con  questa  città.  Dicesi  Grande  poiché 
avanza  gli  altri  di  tutta  rìsola  e  pel  corso 

accrescono  o  decrescono  per  qualunque  accidente 
si  attribuisce  dal  Sig.  Henchel  generalmente  a 
eorso  sotterraneo  da  luoghi  lontani,  ed  alle  parti 
minerali  di  che  si  compongono;  nutriscono  delle 
mignatte,  anguille,  e  delicatissime  e  molto  grosse 
trote,  e  vi  germogliano  il  juncut  acuita  dì  Lin- 
neo, e  U  Marehantia  poUmarpha^ 


A65 


n 


ne  giace  sotto  la  destra  ripa.  Scorrono  poi 
quelle  pei  campi  bagnando  le  contrade  set- 
tentrionali della  città  di  Licata,  ed  han- 
Bosi  le  foci  appresso  di  questa  verso  Oc- 
cidente. Dicesi  dal  Fazello  torrente,  e  sec- 
cando nella  state  dà  del  sale. 


FL 


navi*  («.)  (1), 

nocearo.  Lat.  Floccarum  (V.  D.)  Ca- 
sale appartenentesi  nel  1320  a  Francesco 
Banumo  ed  al  tempo  del  Re  Martino  a  Fran- 
ee^eo  Lancia^  e  soggetto  alla  madre  di  lui 
dMla  famiglia  Romeo. 

Jnaresta.  V.  Foresta. 

VloridUu  Lat.  Floridia.  Sic.  Xìuriddìff 
(▼•  II.)  Paese  a  10  miglia  circa  da  Siracusa 
verso  Occidente,  e  municipio  di  essa,  quan- 
tunque coi  titolo  di  Ducato  soggetta  a  pro- 
ferii Signori;  ebbesi  origine  verso  il  1640 
per  opera  di  Giacomo  Bonanno ,  sebbene 
lieavo  dai  regii  libri  essere  ivi  stato  un  tem- 
po OD  casale.  Siede  in  amenissima  irrigua 
pianura,  cbe  non  immcritamente  dicevasi 
ana  volta  Real  Villa,  ed  è  diviso  da  dritte  ed 
anipie  vie  che  s'intersecano  ad  angolo  ret- 
ti» La  Chiesa  maggiore  parrocchiale  sacra 
e  S-  Bartolomeo  Apostolo  è  amministrata 
ia  un  prete  assegnato  dal  Vescovo  di  Si- 
i,  e  le  van  soggette  altre  tre  Chiese 
lori.  Il  Barone  non  entra  nel  Parlamen- 
ti, né  si  ha  dritto  di  armi,  poiché  si  ap- 
fnliene  ai  magistrati  di  Siracusa  ;  quindi 
la  statistica  di  essa  comprende  il  numero 

(i)  È  00  TUIaggio  rìooìlo  al  comone  di  Solanto 
allo  io  «mena  piaoora  di  aria  Mna,  ad  on  miglio 
éA  mare,  dote  ci  ha  una  tonnara,  e  a  10  da  Pa- 
tamu  A  oo  ex-^eodo  dalla  famiglia  Filangieri  cbe 
Wè  otteone  il  titolo  di  principato.  Ci  ha  nna  par- 
soecbia  che  graiioaamente  di  una  idea  nelle  pic- 
calo forme  della  Baailica  di  S.  Pietro  in  Roma. 
9Mlo  acarao  è  il  nomerò  degli  abitanti,  ma  fre- 
fMotisaimo  è  il  ponto  massimamente  nella  state 
tnnodovi  a  aleggiare  da  Palermo  non  poca  gente. 
B  picoolo  territorio  è  fcarso  di  acqoe. 


FL 


delle  case  e  degli  abitanti  di  Floridia,  seb- 
bene questi  ultimamente  siensi  computati 
a  2327.  Il  fondo  di  Floridia  fu  un  tempo 
di  Corrado  di  Camera  alla  di  cui  morte 
concesselo  Federico  li  nel  1297  a  GiUio 
de  Assin  Milite  regio,  cui  succedette  il  fi- 
gliuolo Guglielmo,  da  cui  Paola  unica  fi- 
glia maritata  a  Giovanni  di  Perno,  Cava- 
liere Siracusano,  e  meritò  la  conferma  dal 
Re  Martino  nel  1396  ;  trovo  tra  gli  eredi 
di  costoro  sotto  la  Regina  Bianca,  Lemno 
di  Perno  senza  dubbio  figliuolo  di  Paola 
e  di  Giovanni,  confermato  da  Ferdinando 
nel  1505  Bernardino  e  Valore,  ed  altri  che 
se  r  ebbero  sino  al  secolo  xvi.  Passò  quindi 
ai  nobili  cittadini  Buonajulo.  Dalla  moglie 
Flavia  Buonajulo  se  V  ebbe  Lucio  Bonan- 
no terzo  figlio  di  Filippo  Duca  di  Montai* 
bano,  cbe  nel  1628  fu  decorato  delle  insegne 
di  Duca  di  Floridia;  fu  questi  1*  autore  del 
paese,  e  visse  ad  avanzata  vecchiaia;  eb- 
besi il  figliuolo  Filippo  decorato  di  varie 
cariche  militari,  da  cui  e  da  Lucia  Adamante 
Lucio  li,  il  quale  prese  in  moglie  Eleonora 
Scammacca,  e  gli  successe  il  fratello  iti- 
tonino,  da  cui  e  da  Polisena  Landolina  nac- 
que Micì^ele  dal  quale  ed  Antonia  Spada- 
fora  venne  alla  luce  Giacomo,  che  intro- 
dottosi nella  milizia  e  decorato  di  onori, 
contrasse  le  prime  nozze  con  Antonia  Hon- 
cada  figlia  del  Principe  di  Calvaruso,  e 
questa  morta,  ebbesi  poi  in  moglie  Maria  Yen- 
timiglia  dei  marchesi  di  Ceraci,  e  senza  fi- 
gli si  mori  in  Napoli.  Quinci  la  di  lui  so- 
rella lucia  maritata  ad  Ignazio  Migliaccio 
Duca  di  S.  Donato  restò  erede  del  paese 
dei  quali  il  figliuolo  Vincenzo  vivente  è  Duca 
di  Floridia  (1). 

(1)  Floridia  è  an  capo-circondario  di  3*  classe 
in  provìncia  di  Noto  da  cui  dista  22  m.  rotabili, 
in  distretto  e  diocesi  di  Siracusa  donde  9  miglia 
rotabili,  59  rotabili  91  non  rotabili  da  Palermo» 
•  rotabili  dal  mare  Ionio  nel  tratto  che  fien  so- 
prannominato da  Siracusa.  Si  portava  a  com- 
pimento nel  IStO  la  elegante  chiesa  madre»  a 
prendevasi  ad  ingrandire  nel  iSI5  la  chiesa  sa- 

59 


|6« 


FU 


.  Fiort*.  LiL  n«r»  «icHi.  Sic  Terri 
di  Froiia  (T.  D.)  Borgo  appartoiaitfld  il 
ptede  di  S.  Gionnnl  della  Pimta,  verso  met- 
K^omo,  dOT'  i  la  ChiosB  di  S.  Ilaria  di 

Bavanusa. 

FO 

:  voMib  UL  PAocooi  (T.  N.)  AnUeo  ea- 
atello  de'  Leontini  e  nel  loro  lerrllorio,  ma 
d' lacerto  sito,  ed  ocoapato  dai  fuoAuidid 
di  questa  ciui.  Pfe  parlereno  dorè  di  Lea- 
lioi  farem  discorso. 

.  Vedi  Cerda. 

.  LaL    Fundu$ 

^  Sic.  Feadu  di  li  nnischl  (V.  If .) 

Gaia  appresso  le  foci  dell'  Abìso  o  dell'  Elorb 

nei  Ilio  orientale  a  1  m.  dal  Pachino  e  meo- 

.  tOTBto  dal.  Faxello. 

Vuaumm.  Sic.  Funtona  (V.  D.)  È  un 
borgo  s(Mo  Valverde  municipio  di  Ad  verso 

cnmMUUdelCanaiMpiocoliMiiBaallan,*  mb- 
f  ila  ii^*aiiiia  18M,  moh  ■■oh*  qMlla  éi  S.  Ab* 
Ionio  di  PadanpioooliMÌBM  windio  rìc4MtraÌT*d 
ptrl'iDgrandiinento  nel  1816  ecompìnU  nel  1841 
preodeia  il  nome  d«  GmA  e  Miri*.  Pone*iiÌ  ter- 
mina Del  IBtS  ad  nu  eampoMnto  fornito  della 
eonraceule  cappella,  ed  alla  elegante  caia  comv- 
nale  nel  iBSi,  che  li  é  propria  aHolntamente  del 
eomnne.  Si  poueTi  tenDÌne  Bnilneote  nel  uede- 
aimo  anno  H  alla  itrada  regìa  rotabile  inter- 
coronoile,  che  provenendo  da  i|aella  di  Sìracnu 
tia  priocìpia  dal  oomìDciamaDlo  del  larritorìo,  e 
preciiamente  da]  fondo  denominato  lo  tuo  e  Ira- 
Teraindo  II  eomnne  penieoe  lino  al  Bue  di  qoello, 
nel  fondo  del  HarcliMe  Gargallo  topranoomiuata 
della  Uarcheta.  MonlaTa  la  popotaaiooe  nel  1198  a 
i130  anima,  a  TfSS  nel  1B3I  ed  accraacìolaii  ad 
6453  sino  al  fine  del  IBSa.  L'ealeniiona  territo- 
riale ò  di  *al.  llBI,St9,  delle  quali  dÌTÌie  io  caU 
ture,  i.BOS  in  orli  alberali,  ilO.SSJ  in  wuinatorii 
alberali,  3&i,63S  io  MmÌDalorii  lempliGi.  154,388 
in  paacoli,  SB.lll  io  oliveli,  ta.eto  in  botcate,  S, 
003  io  looli  di  caie.  L'aria  è  booaa,  come  BDcbe 
r  acqua  boona  ed  abbondante.  Il  tao  maggior  com< 
marcio  di  eiporlaaione  coniitte  in  olio,  ed  in  Cf  ni 
anno  ai  tiene  on  piccol  mercato  per  bestiame, 
letinti  ed  altre  merci. 


inai»,  «od  detto  4a  tta  foato  cha  m- 

nano  portonloaaaetfe  ifo^tfa  Mito  flfa- 
trocinio  della  Vergine, 

Fontann  Freddai-  Lai.  Fon»  Ftvji- 
dm.  Sic.  Funtana  fridda  (V-  M-)  Forteiu 
verso  le  parti  occidentali  di  Sutera.  allri- 
menlì  Battida  od  in  vernacolo  Battigiio. 
mentOTala  dal  Fazcllo  lib.  10,  cap.  5.  Sor^c 
neliavalla  q»perteiiented  mi  territori»  tei- 
80  e  (ta  posseduta  un  lenpaW  C  ~ 
e  poi  dai  JfoiilecafeiiB-  aotta  ) 
sala  flnabaente  a  fiiwaw  iraw»  lariwali 
del  repio,  la  di  eoi  er«da  •  HgWasli  a^M* 
siile  laurina,  maritata  a  Coirad»  Laaeii  Si> 
gnore  dì  Flcarra,  laadoUa  al  I 
efo,  cui  soccedelte .  il  trailo  V 
to  senxa  prole  suocesse  Cotanta  maili»  é 
Hanllredl  (Moles  nd  lUO.  S  di  coiton  t^ 
ia  dello  Conte  di  Baatida  per  dlptol  n- 
gnalo  nel  1621,  Barone  di  FMtaaa  tnàk, 
col  mero  e  misto  Impero:  Cafertaa  aUaa 
de«U  Orioles  votandosi  a  Dio,  eedele  I 
dritto  di  snceessloiie  al  cmglai  A«ti 
GaeUmi  nato  dalla  ila  Hatabian,  dsali 
Francesco  attuai  Coirie  di  Baaliflia  che  di 
Caterina  Vanne  ebbosi  Emmanuele.  n  Icr- 
ritorio  Gomiso  è  molto  esteso,  fertile  ed  ir 
rigao. 

Fontana  twmn*^  Lat.  FoM  gMmét. 
Sic.  Funtana  granai  (V.  R.)  In  una  nUi 
sottoposta  alt'  antica  l<iolo  donde  talaealt 
di  continuo  erompono  delle  acqne  da  (ir 
mare  un  fiume.  Ve^i  Astiaaro. 

Fontana  (rande.  Lat.  Anelli»  fm. 
Sic.  FunUna  granni  (V.  K.)  Vedi  ÀaiUt. 

Fontana  ninrata>  Lai.  l'Oni  ■utroM- 
Sic.  Funtana  murala  (V.  M.)  Casale  a^ 
Genie  alla  terra  di  Cameraia,  dreondalodi 
terre  fecondissime  in  biade ,  scucilo  A 
tempo  ai  Chiaramonte ,  quiad  ai  Xaaca- 
da ,  poi  ai  VentimigUa,  e  flnalmeola  p« 
donazione  della  moglie  Coleràia  se  l'eMl 
Attlonjo  Bftrreti  Conte  di  Pietrapenia,  d» 
de  oggi  si  appartiene  ai  Prlndgi  di  Bnlsn. 

Fontane  blanciM»  LaL  fonie*  altoc 


467 


PO 

Dtani  Tranchi  (V.  N.)  Cala  piattosto 
oggi  con  tonnara,  Ira  il  promontorio 
e  le  foci  del  flame  Gacipari.  Dirò 
se  sia  stato  quivi  il  porto  IfamiaU 
lentovato  da  Plinio.  Mostra  del  re- 
Dogo  tante  testigia  di  antica  abita- 
ihe  può  dirsi  senza  fallo  essere  sta- 
llata negli  antichi  tempi.  Vi  ba  una 
i  custodia  della  tonnara. 
le  del  Be.  Lat.  Fom  regis.  Sic. 
li  lu  re  (V.  H.)  Vedi  Re  (forOe  del). 
moBia.  Lat.  Phorbmtia  (V.  H.)  al- 
i  Bocinna.  Vedi  Levtmzo» 
9ene.Lat.  Furco.  Sic.  Furcuni  (V.D.) 
conceduto  nel  1211  dalF  Imperator 

0  Re  di  Sicilia  alla  Chiesa  di  Hes- 
»me  ne  costa  da  un  suo  diploma, 
«te*  Lat.  Foresta.  Sic.  FurestafV.D.) 

ferra  detta  altrimenti  Fhrestaj  ncl- 
esi  di  Messina^  di  recentissima  ori- 
rso  i  principii  dello  scorso  secolo  x?ii, 
liei  aquilonari  dell'Etna,  tra  le  due 
e  fonti  del  fiume  Onobala  o  Can- 

1  patrono  della  Chiesa  parrocchiale 
la  un  prete  è  S.  Giorgio  Martire;  si  de« 
0  nel  sorger  di  questo  secolo  x?ni 

e  202  abitanti,  ed.ultimamente  398: 
el  titolo  di  Marchesato,   di  che  fu 

0  nel  1619  per  privilegio  di  Filip- 
nianio  Quintana  Duegnas  Consiglie- 
Ficerè,  e  cui  succedettegli  la  figliuo- 
hlora  moglie  di  Ferdinando  de  To- 
Sylva  spagnuolo.  Alla  morte  di  Mei* 
avvenuta  in  Foreèta,  il  Principe  PaO" 
ino  nipote  dalla  figliuola,  ascritto  trai 
di  Spagna,  e  detto  nel  1673  Marche- 
^oresta  ebbesi  Michele  Àrdoino  da 
uà  Fumar! ,  che  dalla  corte  di  VII- 
i  Savoja  e  di  Carlo  Re  nostro ,  fu 
e  di  Aicontri  per  dritto  della  moglie 
a  Rocea  ,  dai  quali  venne  Pietro 
archese  di  Fore$ta*  Si  appartiene  a 
ferra  il  borgo  di  lirefontane  di  cui 
diremo.  È  un  feudo  denominato  di 

1  altrimenti  detto  ZalTerana  nel  ferri- 


i> 


FO 


torio  di  Castroreale ,  ornato  del  titolo  di 
Ducato ,  appartenentesi  ai  Bonanno  (1). 

JVortora*  Lai.  Furfiira  (V.  H.)  Piccola 
isola  0  scoglio  a  mezzogiorno  da  Malta  rìm- 
petto  il  seno  detto  della  Pietra  nera ,  di 
pochi  abitanti,  ma  abbondante  in  conigli , 
quindi  frequentata  dai  cacciatori;  vi  ha  una 
Chiesa  con  un  cappellano. 

Forailciie  (isele  delle).  Lat.  Formi' 
earum  insìèlae.  Sic.  Isuli  di  li  furmiculi 
(V.  M.)  Cioè  scogli  a  sei  miglia  da  Trapani 
che  diconsi  delle  Formiche  da  Orlandino 
per  essere  ripieni  di  pietruzzole  loro  so- 
miglianti. Vi  è  abbondante  la  pesca  di  gam- 
beri e  cancri,  non  presentano  ricovero,  ma 
verso  la  spiaggia  orientale  vi  si  osservano 
vestigii  di  antica  torre. 

Fernelle.  Lat.  FumellM.  Sic.  Furned- 
du  (V.  N.)  Grotta  nella  spiaggia  di  Siracusa 
verso  levante,  sotto  le  mura  dell'antica  Acra- 
dina;  ivi  non  lungi  dalla  città  si  osservano 
delle  vie  con  sepolcreti  scavati  nel  vivo 
sasso,  come  negli  antri  di  Pelope  o  di  S. 
Giovanni.  Ai  nostri  giorni  ne  è  chiusa  la 
imboccatura,  imperocché  nel  1693  un  gran 
tremuoto  spiccò  dall'alta  volta  della  grotta 
gran  mole  che  ne  chiuse  poi  1*  adito. 


(1)  ForaiU  altrìmenti  Floresta  è  attoalmente  an 
comune  in  profincia  di  Metsina  da  coi  disia  80 
m.,  dbtreUo  edioceii  di  Patti  donde  SO,  e  circon- 
dario di  Tortorici  donde  8.  m.  Si  ha  an  monte 
agrario  per  frumento  fondato  nel  1838  con  pochi 
risparmii  su  Taxienda  comunale;  dipende  dall*  In- 
tendente ed  è  amministrato  dal  Sindaco  pel  ìeta- 
po  della  carica  e  da  due  Deputati  eietti  biennal. 
mente  dal  Decurionato  con  l' approva xione  dello 
Intendente;  presta  con  le  condizioni  e  con  le  nor- 
me generali,  e  Tintore  quantità  di  frumento  de- 
stinaU  ai  prestito  è  di  salme  19  e  tumoli  tredici 
falutala  in  danaro  al  prezzo  corrente  in  ducati 
tva.  85.  GonUfansi  nel  1798  soli  900  abiUnti,  809 
nel  1881  accresciutisi  a  1174  sino  al  flne  del  1858. 
Se  ne  estende  il  territorio  in  saL  1759«375«  delie 
quali  91  in  seminatorii  alberati^  1040,530  in  se-- 
minalorìi  iemplici«  617,845  in  patoolL  L*aria*è 
nna* 


468 


FO 


Porno.  Lai.  Fumuà.  Sic.  Fama  (Y.  R.) 
Cala  appresso  Hilaszo,  do?e  dicesi  sbarcato 
il  Conte  Ruggiero  la  prima  yolta  che  ap- 
proda nell'isola. 

Fonia  a*Agrd»  Lat.  FoHia  Agro.  Sic. 
Porzia  d*Agru  (V.  D.)  Un  tempo  fortezza 
d'AgriUa  nel  cocuzzolo  di  elefato  e  scosce- 
so colle,  un  poco  prono  yerso  Austro,  ed 
esteso  verso  Occidente,  sopra  il  promonto- 
rio Argenno,  oggi  di  S-  Alessio,  nella  dio- 
cesi dell* Archimandrita.  Nel  centro,  che  è 
il  luogo  più  nobile,  offresi  il  tempio  della 
Annunziata  di  forma  elegante,  è  nel  più 
alto  sito  dov*  era  un  tempo  la  rocca  osser- 
vasi r  antica  Chiesa  del  Crocifisso,  patrono 
degli  abitanti;  sono  entrambe  dirette  dallo 
Arciprete  e  frequentate  da  12  Sacerdoti. 
La  festa  del  patrono  si  celebra  con  somma 
pompa  e  con  fiere  nel  giorno  dell'esalta- 
zione della  S.  Croce.  I  frati  di  S.  Agostino 
sono  uniti  alla  Chiesa  della  SS.  Trinità  dal 
1608,  per  opera  di  Andrea  di  Francavilla 
maestro  deirOrdine.  I  minori  Osservanti 
*  abitano  solto  gli  auspicii  di  S.  Caterina  un 
ottimo  convento.  Ma  tutti  avanza  per  ma- 
gnificenza ed  anticbilà  il  monastero  basi- 
liano  dei  SS.  Pietro  e  Paolo,  cominciato 
dal  Conte  Ruggiero  nella  Scala  di  S.  AleS" 
sio,  quindi  dal  Re  Ruggiero  di  lui  figliuolo 
compilo  nel  1117  ed  a  preghiere  di  Gerasimo 
Abate  fornito  di  pingue  dote,  fu  donalo  ad 
Agrilla  e  poi  a  Porzia;  è  antlcbissinio  il 
tempio,  unto  del  sacro  olio,  ed  ornato 
di  varie  Insigni  reliquie  di  santi,  siccome 
attesta  il  Plrri.  Dichiarano  i  regii  diplomi 
appo  il  medesimo  Plrri  riportati,  1*  attuale 
Abate  Commendatore  Carlo  Vigliena  de  Per- 
las  barone  e  signore  del  paese ,  munito 
della  prerogativa  di  eligere  il  Magistrato 
e  di  sedere  il  xxiii  posto  nel  Parlamento. 

Inculca  i  doveri  al  popolo  T Inquisitore  vol- 
garmente capilanOy  scelto  dal  Re;  presie- 
de al  clero  un  Vicario  dell*  Archimandrita. 
Comprendesì  Porzia  nella  comarca  e  nella 
prefettura  della  milizia  indigena  di  Taor- 


30 


mina.  He  erano  le  case  al  tempo  delie 
Imperatore  Carlo  392,  e  numeraronst  poes 
dopo  1138  abitanti;  nella  metà  dello  scorso 
secolo  498  case,  1947  abitanti;  nel  1713 
contaronsi  S48  case,  2088  abitanti,  che  ul- 
timamente 2liC.  Coroprendesi  il  lerrilorit 
in  ineschi,  selve,  pascoli,  Tigneti,  od  in  lc^ 
re  coltivate,  ma  è  piantalo  principalneito 
ad  oliveti  ed  a  gelseti.  Bimangono  tesligii 
dell*  antica  fortezza  menlovaUi  di  sopì 
verso  libeccio  in  sito,  elevalo  «  disHala  di 
quella  di  S.  Alessio  sopra  il  promoaH- 
rio.  Sta  il  paese  in  38*  e  50*  di  lat  e  31* 
S*  di  long.  (1). 

Wommm  «et  Butolmi.  Lat.  Fosso  Ah 
BtaUnorwn.  Sic.  Fossa  di  li  Bualiini  (T.  E) 
È  un  luogo  a  picco  nell*Erice  verso  il  pm- 
fondo  sassoso,  donde  dieesl  essersi  pie- 
cipitati  i  Saraceni  atterriU  della  voce  À 1 
Giuliano  nelF  assedio  di  Erice. 

W0mMk  «eUa  mmw^  Lai.  Fona  Msk 


(1)  Fonia  d'Agro  è  oggigiorao  va 
proTincia  di  Metsina  da  cai  dista  ti  ■.,  Milli 
dì  Cailroreale  da  coi  30«  circondano  di  SaTOcadiaii 
5,  e  806  da  Palermo,  diocesi  dell*  ArebiaMadrìlL 
La  Chiesa  denominata  del  SS.  Crociasso  cWi» 
geTs  nella  fortena  del  comune,  occupata  ael  tlH 
daUe  truppe  britlanniche.  Tenne  abbandonala  li 
indi  crollò.  Con  due.  60  risparmiati  sn  X  vimÈt 
municipale  fondavasi  nel  1840  on  monto  agiM 
per  frumento   che  presta   con   la  limitaiioatfi 
tomoli  4  a  persona;  dipende  dell*  Intendente  »  li 
è  amministrato  dal  Sindaco   per  la  dorata  ddh 
sua  carica,  e  da  due  depotati  eletti  in  ogni  lasi 
dal  Decorionato  coli*  appro?axione  detl*  InteodcaM; 
1*  intera  quantità  di  frumento  destinata  al 
è  di  sai.  S  tum.  6,  valutata  in  denaro  al 
corrente  in  due.  15.  90.  ContOTansi  17&4ahilMÌi 
nel  t79S,  poi  1704  nel  1831.  e  17S5  nello  leifai 
del  1S5S.  L*  estensione  territoriale  è  di  «L  IHi 
986,  delle  quali  divise  in  cnltare  11,939  ti  p** 
dini,  9,370  in  canneti,  10,571  in  gelseti,  Sti.lH 
in  seminatorii  semplici,  79,669  in  pascoli,  Sl,f9 
in  oliveti ,  90,796  in  vigneti  semplici .   I.Ctt  ii 
castagneti,  3,85 1  in  boscate.  Il  suo  prìmarìocs» 
marcio  di  esportaxione  Gonfiato  in  olio  ed  ia  «1^ 
L'aria  è  sana. 


/iC9 


*0 

(sa  di  la  navi  (V.  H.)  Torre  dispe- 
"a  Hazzara  ed  il  Lilibeo. 

FR 

ralA*  Lat.  Fragalatis  monaslerium. 
lYalà  (V.  D.)  Monastero  dMstitulo  ba- 
sopra  an  altura,  distante  600  passi 
ìTTà  dì  Frazzanò,  dedicato  per  vo- 
^  €onte  Ruggiero  al  suo  tutelare  S. 
0  secondo  alcuni  ristorato;  poiché 
0  essere  state  nel  medesimo  luogo, 
lei  Saraceni,  sacre  abitazioni  per  mo* 
mcedulevi  quinci  le  circostanti  ter- 
delo  ad  abitare  nel  1090  a  Grege- 
ie, piissimo  uomo,  ed  ai  compagni 
che  reserlo  celebre  di  molto  per 
abile  vita.  Diplomi  di  Ugone  Vescovo 
ina  lo  appellano  di  S.  Filippo  di 
ki  dalla  valle  in  cui  sorge  ;  poi 
Uro  fu  detto  dalla  vicina  terra  di 
e  quinci  ebbesi  il  nome  da  Fra- 
*ritorio  suo  e  nei  di  cui  conGni  si 
nde.  È  diretto  oggigiorno  dai  Ret- 
lo  spedale  grande  di  Palermo,  im- 
lè  la  Regina  Margherita  il  volle 
el  1188  al  monastero  benedettino 
iace ,  ma  nondimeno  ebbesi  proprii 
asiliani.  Ferdinando  II  finalmente 

0  in  Palermo  lo  spedale  grande 
tìtolo  di  S.  Spirito,  impetrò  nel 

16  gli  congiungesse  il  Pontefice  le 
US.  Maria  di  Maniaci  e  di  S.  Ft- 
i  Fragalày  ragion  per  cui  a  nome  del 
Donastero  i  sovraccennati  rettori  sie- 
el  Parlamento  il  xxxii  posto.  Visse 
.  Lorenzo  di  Frazzanò,  come  dire- 
poco,  ed  Arsenio  monaco  che  com- 

1  greco  carme  sul  mart.  di  S.  Vito, 
ial  Gaelani ,  e  che  credono  esser 
irima  dei  Saraceni. 

■Ito.  Lat.  Fraynitum  (V.  W.)  Ca- 

fnlovato  in  un  diploma  del  Re  Gu- 

del  1178^  dove  si  fa  menzione  dei 

S*  Maria  della  valle  di  Giosafat* 


FR 


rrancainila.  Lat.  id.  Sic.  id.  (V.  D.) 
Paese  molto  celebre  nei  sicoli  annali  si  anti- 
chi che  moderni:  siede  in  un  poggio  alle  ra« 
dici  deirEtna  verso  Greco  e  la  di  cui  altura 
è  occupala  da  una  rupe  con  una  fortezza  fa- 
mosa neir  epoca  degli  Aragonesi,  oggi  però 
inutile  quantunque  quasi  intera ,  sotto  la 
quale  verso  la  medesima  parte  in  un  terreno 
lievemente  declive  abitano  i  cittadini,  e  fre- 
quentano principalmente  le  più  umili  e  pia- 
ne parli  del  colle,  che  vengono  perciò  sotto 
il  nome  della  nuova  terra.  Nondimeno  la 
Chiesa  maggiore  sacra  alla  Vergine  Assunta 
conserva  T  antico  sito  e  domina  oggi  tutto 
il  paese,  donde  non  lungi  sorge  il  palazzo 
baronale  ampio  ed  assai  magnifico,  che 
gode  della  vista  dei  mare  da  Aquilone.  È 
quella  Tunica  parrocchiale^  che  riconosce 
a  rettore  un  Arciprete  a  cui  è  indossata 
la  cura  di  altre  otto  minori,  ed  è  decorata 
della  decentissima  cappella  del  Crocifisso,  di 
cui  è  certamente  rozzo  il  simulacro,  ma 
sommamente  prodigioso  e  coltivato  perciò 
con  festiva  celebre  pompa  nel  mese  di  apri- 
le dagli  abitanti  e  genti  vicine.  Tra  le  filiali 
la  insigne  ed  antica  Chiesa  della  Verg. 
Annunziata  è  destinata  anche  alla  ammini- 
strazione dei  sacramenti,  nella  quale  ce- 
lebrasi la  festività  di  S.  Barbara  vergine  e 
Mart.  primaria  patrona  degli  abitanti,  con 
fiere,  apprestando  le  reliquie  del  di  lei 
corpo  i  monaci  del  vicino  convento  di  Placa; 
sorge  anche  la  Chiesa  di  S.  Paolo,  donde 
i  cittadini  del  novello  paese  ricevono  i  sa- 
cramenti. 

In  parte  dopo  1*  ingresso  abitano  como- 
damente gli  Eremiti  di  S.  Agostino  conse- 
guita la  Chiesa  di  S.  Sebastiano  nel  1599 
per  opera  di  Giacomo  Balsamo  Visconte, 
ma  come  si  nota  nelle  storie  dell*  ordine, 
abitavano  sin  dal  1380  la  Chiesa  di  S.  Maria 
di  Tindari  nel  bosco.  Il  Convento  dei  Car- 
melitani sotto  titolo  della  Madonna,  fondalo 
dal  1642  per  opera  del  Visconte  Pietro  Ruf- 
fo, sorge  sotto  il  palazzo  baronale*  Dal  167i 


470 


FR 


ed  tesori  di  Giaeomo  flgUoolo  di  Pietro 
8oUe?osd  eoo  eleganti  fUiiiridiei  rimpetto 
la  Chiesa  dell*  Annunziata,  il  monastero  di 
monache  sotto  gl*istitoti  di  S  Teresa.  Ul- 
timamente i  Basiliani  eon  on  Abaia  rego- 
lare staUUronsi  in  Franca?illa,  imperocché 
pel  non  liofe  sconquasso  deg^  ediflziii  mi- 
nacciando di  giorno  in  giorno  totale  mi- 
na il  monastero  del  SS.  Sal?atore  di  Placa, 
abbandonatolo,  e  benevolmente  dai  nostri 
accolli,  disegnano  fabbricare  nn  nuovo  con- 
vento. Quello  dei  Cappuccini,  fabbricato 
per  limosine  sin  dal  IS70  nel  poggio  ver- 
so scirocco  donde  apresi  ingresso  al  paese, 
è  adattissimo  agi*  istituti  dell*  Ordine,  e  re- 
ca il  titolo  di  S.  Maria  delle  Preghiere. 
Congiunge  al  paese  il  poggio  un  ponte  ma- 
gnifico detto  dei  Cappuccini  che  una  iscri- 
aione  appiccatavi  afferma  ristorato  sotto  Fi- 
lippo lY.  Questo  colle  è  notissimo  al  no- 
stro tempo,  dove  nel  1719  1*  esercito  Spa- 
gnuolo  non  una  volta  represse  i  reiterati 
impulsi  dei  Germani,  e  con  gran  valore  ne 
sostenne  gli  assalti.  Non  è  da  preterirsi 
la  magnifica  fonte  marmorea  nella  piazza 
di  S.  Paolo  adoma  di  statue  e  di  figure, 
e  che  emana  copiose  acque,  né  da  tacersi 
del  palazzo  del  nobile  Michele  Cagnone  de- 
gnissimo di  venir  edificato  in  mezzo  ad  una 
metropoli.  Conta  Franca  villa  oggigiorno  131 
case,  e  2821  abit.,  che  computaronsi  sotto 
Vittorio  di  Savoja  2626:  quantunque  sotto 
rimpcrator  Carlo  T  si  segnarono  544  case, 
e  non  lungo  tempo  dopo  2265  abitanti;  nel 
1632  furono  113  le  case,  2869  gli  abit.  Gode 
per  privilegio  di  Carlo  II  del  1618  del  titolo  di 
città.  Ne  va  soggetto  il  clero  all'Arcivescovo 
di  Messina;  eleggono  i  Baroni  annualmente  il 
magistrato,  profferiscono  I*  ultimo  voto  dopo 
i  Conti  nel  parlamento^  ed  esercitano  il  po- 
tere di  armi.  Comprendesi  nella  comarca 
di  Linguaglossa,  e  va  sotto  1*  istruttore  mi- 
litare di  Taormina  cui  appresta  1  cavalli  e 
42  pedoni.  Tocca  il  31^"  50*  di  lat.  il  38^ 
S5*  di  long.  Il  territorio  ne  è  fecondo,  pian- 


FB 


tato  prinelpainieDie  In  iiBd,  vili,  mori,  el 
andie  in  biade  ed  la  liso ,  siendentesi  ii 
pascoli,  e  molto  adallo  alle  prodiudoai  ddb 
biade;  bannori  bosdieH,  adve,  qnereeii  m- 
nosi,  che  nutriscono  in  abboBdnnia  greggiei 
najali  ed  armenti,  e  sono  molto  aceondali 
cacda.  Tien  bagnato  UnaloMnle  dal  Ine 
die  assume  il  nome  da  FrancaTllla,  eia- 
giungesi  ali*  Onobala  o  di  CalalaWane,  • 
scaricasi  nel  mare.  Grodiamo  Irai  cMMU 
di  FrancavOla  degno  di  nieBiortDia:  fiiih 
seppe  Presdmone  diiarlaaimo  gioreceMrib 
da  ascriverti  ai  i^ft  preatanii  poeli 
mostrano  le  opere  di  lui  recala  dal 
toro;  decoralo  di  cariche  e  di  onori,  eais- 
brato  in  tutta  Italia,  per  gU  elogi  di  flariri 
scrittori.  Encomia  il  medesiiiio  Hovgikn 
per  erudizione,  scellena  di  eoslonri,  e  fie* 
tà  Pier  Paolo  genitore  di  Gioeeppe;  ei  ii 
oltre  Giuseppe  Pittalia,  egregio  a^a  picrii 
e  nell'arte  oratoria,  e  eonoaeitore  diivii 
scienze;  e  Michele  Caroodo  celebfeft 
ianoccenza  di  rita  non  solo,  ma  perchè  h 
sacra  e  prolhna  enidiiione  ed  la  uilimM 
i  dritti  versatissimo  ;  molto  caro  perdi  i 
principi  ed  a  tutti  accetto.  Fan  meaniii 
finalmente  deirArciprete  Tommaso  di  F^aM% 
che  piamente  per  la  giustizia  mori,  accia 
da  un'  empio  chierico,  di  cui  ave? a  ripM 
i  vizii;  Paolo  sacerdote  Cappuccino  laii* 
rabile  per  pazienza;  Elisabetta  Costa,  spki* 
dida  per  asprezza  di  vita  e  per  diriaiMi* 
templazioni,  ed  il  Carmelitano  Gioseppel* 
so  precipuo  in  dottrina,  ed  insigne  ia  orift 
e  mansuetudine. 

Dicesi  volgarmente  dell'origine  dd  pM 
non  aver  sorpassato  i  temi^  dei  Ifontftffe 
affermano  altri  aver  tratto  principio  •  i^ 
me  dai  sddati  llrancesi  di  Carie  Iipii 
esistendo  per  1*  innanzi  dello  Caaiaslrs,ài*, 
de  poi  fu  cognominata  hi  ricina  lodi*lK 
testimonio  il  Fazello,  al  tempo  A  6i|^j 
mo  I,  ma  più  celebre  divenne  sello  fji 
genesi,  dalla  munificenza  dei  quali  Ai 
cesso  a  Ruggiero  di  Laoiia  Àauaira^ 


47  i 


FR 

e  di  Aragona,  dì  cui  perseverò  an- 
n  soggezioDe  dopo  la  sua  fellonia; 
Federico  II  poiché  intraprese  il  re- 
dei  Regno,  Tiolentemenle  assalitolo, 
lollo  dalie  mani  di  Lauria  e  dei  Fran- 
se Fetbe  poi  1*  Infante  Giovanni  Nar- 
di Randazzo  e  dopo  costui  la  figliuola 
%za  maritata  ad  Enrico  SiaieUa  Si- 
di  Castanèa,  figliuolo  di  Accursio  pri- 
questa  famiglia  in  Sicilia.  Ebbesi  yarìi 
4  sotto  Martino,  cioè  CaUerando  di 
^ma^  Giovanni  Villadecani  e  Filippo 
o;  nondimeno  nel  Parlamento  tenuto 
acusa  nel  1398  sotto  il  medesimo  Re, 
si  Frantavilla  tra  le  terre  di  regio 
lio,  e  nel  registro  del  medesimo  Prin- 
lel  1408  dlcesi  appartenente  alla  Ca- 
della  Regina,  sotto  la  quale  durò  sino 
)% ,  poiché  in  corso  di  questo  anno 
tgo  Signori  di  Francavilla  Niccola  Mon^ 
!o  e  Bartolomeo  Bomano.  Ma  chie- 
lel  seguente  anno  i  cittadini  venir  ri- 
al Demanio^  al  che  non  si  acconsenti. 
rato  aveva  Taormina,  sotto  Carlo  V,  An- 
Balsano,  la  quale  città  avendo  poi  or- 
li Re  s'incorporasse  al  Demanio,  con- 
6  ai  Balsamo  nel  1538  Francavilla 
titolo  di  Yisconte.  Chiesto  nuovamente 
iUadini  nel  1601  il  ritorno  al  Dema- 
BgiCossi  a  lungo  la  causa  portata  in 
d  nel  1632,  e  vi  rimase  indecisa,  te- 
aio  Vincenzo  Cutelli.  Fu  celebre  in- 
Anloftio  dalla  esimia  destrezza  nel  ma- 

0  degli  affari ,  imperocché  ben  due 
sostenne  con  lode  le  veci  di  Yiceré 
dui  tempi;  il  di  lui  figliuolo  Giacomo 
Mossi  anche  rinomanza  per  la  pietà; 
fnUa  erede  di  costui ,  che  maritata  a 
•  Buffo  gli  assegnò  la  signoria  in  dote, 
»  nel  1614  a  Carlo  Buffo  confermato 
ilo  per  privilegio  di  Carlo  II,  donde 
URO  ornato  del  conoscimento  profon- 

1  ogni  scienza ,  e  la  di  cui  casa  era 
a  ai  dotti.  Tenuta  poscia  Franect- 

In   potere  del  Re,  sborsati  Dome» 


FR 


fiico  Ofie(o  Duca  di  Sperlinga  2000  e  più 
scudi  nel  regio  erario,  la  ottenne  ed  im- 
petrò nel  1619  dai  medesimo  Carlo  II  il 
titolo  di  Visconte.  Succedette  a  Domenico 
il  fratello  Francesco  unito  in  matrimonio 
a  Girolama  Yalguarnera,  dei  quali  il  figliuo- 
lo Stefano  fu  Giustìziero  in  Palermo,  ed  eb- 
besi Framcesco  dalla  moglie  Rosalia  Mon- 
reale, nominato  Visconte  nel  1141,  impal- 
mato con  Stefana  Gravina,  anche  Prìncipe 
di  S.  Bartolomeo,  di  sceltissimi  costumi 
ornato  e  vivente  oggigiorno  (1160)  (1). 

(1^  Mancando  assolatamente  di  sorgenti  donde  po- 
tere attingere  Tepoca  della  fondazione  di  FrancaTÌlIa, 
bisogna  in  qoalche  modo  approssimarsi  al  proba- 
bile arendo  riguardo  alla  flsonoroia  dei  tempi,  mas- 
stmamente  se  possan  questi  combinarsi  a  monu- 
mento che  ne  presenti  sospetto.  Un  tal  metodo  di 
indaga^ione,  che  pnò  adottarsi  felicemente  in  ogni 
oscurità  di  storia,  è  tenuto  con  molto  accorgimento 
in  un  lavoro  deli'  eruditissimo  Ca?.  D.  Vincenzo 
Cordaro-Clarenza,  addimandato  Notizie  per  Fran» 
coWlfo,  nel  quale  io  yedo  adottata  una  opinione 
che  oonfacendosi  moltissimo  al  mio  intendimento 
espongo  come  più  adatta,  fi  parere  di  alcuni  (non 
però  di  Amico,  come  in  qualche  luogo  ho  Ietto, 
poiché  egli  non  fa  che  solo  recar  1*  opinione)  averne 
Itabilìto  le  fondamenta  i  Franchi  al  tempo  di  Carlo 
Magno  nello  scorcio  del  secolo  Tiii  o  il  sorgere  del 
IX.  Ma  erano  questi  piuttosto  tempi  di  distruzione 
che  di  estendimento,  giacendo  la  Sicilia  sotto  la 
sfena  degl'  imperanti  romei,  e  non  estendendosi  la 
bandiera  del  gallo  conquistatore  oltre  il  Tronto  ed  il 
Garigliano,  per  trovar  quivi  un  politico  baluardo  nel 
Principe  di  Benevento  Argirisio  ii.  L*  industria  mi- 
gliorata dal  governo  moresco  credo  bene  abbia  dato 
piuttosto  orìgine  ed  a  Francavilla  ed  a  Castiglione  ed 
alle  vicine  borgate.  Mentre  Europa  tiranneggiata 
dall' anarchia  giaceva  nella  barbarie  e  nell*  igno- 
ranza, Adelkam  primo  emiro  dei  Saraceni  stahili- 
tbi  in  Sicilia  nelV  8S7«  ed  ■  suoi  successori,  presen- 
tavano on  era  di  soUevamento  e  di  progresso  nel- 
r  isola  massimamente  in  fatto  di  agricoltura  e  di 
agevolazione  aUa  ricchezza  nazionale  ;  abolito  il 
lervaggio  colonico  sostenuto  sotto  i  governi  impe- 
rìaU,  resa  agli  agricoltori  la  libertà  del  travaglio,  di- 
visi fra'  proletarii  i  possedimenti  ritolti  al  gabinetto 
costantinopolitano,  premiatele  industrie  campestri, 
introdotte  novelle  piante,  novelle  coltivazioni,  no- 
velli prodotti,  novdli  modi  idraulici»  novelli  tes- 


tta 


•  Lai.  Francui  font.  Sic. 
FnncuronU  (V.  H)  Paese  nei  colli  apprcs- 

nti,  foOMBtaU  k  pabblica  popolare  istraiione, 
■pTreadendMi  le  cosliiaiioiii  del  mondo  fitico  o  del 
■orale,  •  coti  dìroitaodosi  aocbe  le  scienie  pra- 
tieta  agronomidie  canrellaodo  dal  pensiero  le  ideo 
tradilioBoli  cho  ri  oppongono  in  ciò  direllainente 
al  progreito.  Con  della  occssioiii  coUoto  rasgaifi- 
•hOi  coir ertenrione  cosi  viva  dei  mezzi  di  su»i- 
•Unia,  molti pliuroD si  grandemente  lo  genera- 
lioni,  0  fri  poco  tempo;  le  abiUiiooi  che  popola- 
Tinti  ioUraenle  pieiso  allo  ipisggle  ti  avauiaroDO 
Bell'inleraoed  occuparono  l'isola  iolera;  ben  IrenU 
BOTelIi  Mmoieipii  furono  ciliiìcali  e  loslo  si  tenne- 
n  »■  gnu  namero  di  liorgbi,  e  di  villaggi;  me- 
dienUllB  Irìbnlo  permeltcvasi  adunarsi  >  crisliani, 
■Mreiter libero  cullo, lavorar  le  propriecampagne, 
ftbbrìcani  d'  iolorno.  francavilla  polc  esser  bene 
UM  delle  lerro  la  i)Qel  totale  progredimento  fsb- 
brÌMle,  nolto  I»ù  che  anclie  occorre  a  coinpro- 
ver  r  ■sranto  il  vedere  in  questo  comune  una  chi«- 
KIU  ■DlicbitiiiM  al  1093  frequentata  da  S.  Cre- 
■ete,  dove  fa  poi  fabbricalo  il  tempio  ed  il  ba- 
filiano  mODUlero  del  SS.  Salvatore  della  Placa; 
che  te  ta  eppellata  antica  al  1063  è  slmono  a  se* 
(urne  U  toodaiione  al  secolo  i  il  cbe  può  fot- 
aer  argomenta  da>Ua  riunione  quivi  in  quel  tempo 
■Tvenata.  Delle  Chiesa  di  rito  greco  intanto  recala 
dal  YineiMonum.  ffraect'n'Iujpijg.  37,dal.>fonio>ii) 
Da prolopopia  pag.  aei,  e  AtW tnaentariam  tctlt*. 
Mtu.  mu.,  governala  in  Fraocavilla  da  un  Pro- 
tepipa  tolta  Leone  111  lianrico,  e  che  farebbe  sup- 
porrò nna  borgata  nella  meli  del  secolo  vili,  uon 
bìtogot  tener  conio  poiché  non  è  le  non  una  pue- 
rile fandonia  attinta  da  i|aei  scrillorelli  dalle  leg- 
gende biian  ti  oe  rìgelule  e  dispregiate  nel  più  dagli 
autori  di  polso  poichà  piene  di  coufusione  di  falsiti 
di  ineiattaue.  Ecco  adunque  l'opinione  dimostrata 
egregiamente  dal  gig.  Cordaro  ed  arricchita  anche  di 
■Uri  validi  argODQeoli  cbe  nou  arrechiamo  avendo 
rìgnardo  alla  proponione  del  lavoro.  (lumunquo 
però  veda  la  faccenda  è  i  neon  Ira  stabile  esser  quella 
terra  ariatita  ai  tempi  dei  ^orlnanlli  (Pìrri  Sic. 
Sacra  NoL  10.  lìb.  4.  SS.  Salvaloris  do  Placa.  — 
Tillabianca  Sic.  >'ob.  lom.  a,  pag.  SG7  e  seg. — 
Hta.  che  cooaervasì  nella  Uibl.  Com.  di  Palermo 
Q.  q.  B.  flt).  CvDcedetie  ami  il  Conte  Ruggiero  nel 
IODI  a  fra  Cremele  il  feudo  della  Placa,  ed  allri 
bOMhi  nei  coalorui  di  t'rancavilla.  quantunque  mai 
vednlo  ••  DO  abbia  l'autografo  diploma  della  dont- 
liooe.  (De  tiocchìi  Sacrae  Itegiae  Viiitationit  de- 
entai  tom.  9,  pag.  m  «  leg). 


80  Occidente  del  Icrrilorio  di  Lcntini,  dì- 
liso  per  angusta  valle  da  Yhadra  Cadrà  o 

Francavìlla  e  attualmente  an  capo-circoodarit  I 
di  3*  classe  in  provincia  e  diocesi  di  Ueuinade 
cui  dilla  i4  miglia,  distretto  di  Oslroresle  dmiit 
St  m.,  tS.i  da  Palermo,  8  dal  mare.  Ci  hanno  M\»  ■ 
graziose  strade  e  laslrìcale  alcone  di  lava  drll'Elaa, 
delle  eleganti  case,  e  buoni  fabbrica  li.  Olire  la  foaU 
adorna  di  statue  cbe  abbella  la  piccola  piana  4i 
S.  Paolo,  altra  se  ne  è  da  pochi  enoi  coitraiu  a 
spese  del  coniane  in  parie  più  batta  tu  cmaii^ 
della  gente.  L' eccellente  ponle  di  fabbrica  coMraits 
nel  1585  a  spese  comunali  ,  rìsiaoralo  nel  Itti. 
perfezionalo  nel  16i3  e  da  poca  tempo  abbeiliu 
congiungecol  poggia  dov'è  il  convento  deiCappe^ 
cini  oggi  sede  di  stadio,  passando  sul  GeM 
addimandalo  di  Francavilla.  1  Basìliaoi 
siero  del  SS.  Salvatore  della  Placa  at( 
minato,  siccome  accenna  lo  sleMo  Xb.  Ai 
der  nell'abitato  per  tema  di  mina  desìi  (ditti 
ed  eransi  dati  già  a  fabbricare  il  chioslro  alWt 
alla  Chieaa  di  S.  Maria  del  Bosariodove  si  vali 
tuttora  le  apposte  fondamenta,  ma  disfuslitiU 
villane  maniere  di  alcuni  Signori,  pensiiDM  in 
«ferirsi  in  Castiglione  prendendo  a  loro  «kiìmi 
il  fabbricato  dell'  antico  castello,  ma  rtstaio  il  fi 
curatore  del  Barooe  cui  quel  sito  si  appirlw" 
■IrctlissimocoD  un  feudatario  d!  FrancailUa» 
nilo  loro  avversario  fé' andar  fallito  quel  cdtfD.pM- 
lochè  avuto  convenevol  permoso  dai  Re  t'«rJia»- 
do  III  venirono  in  Randaizo  nel  1770  dot*» 
cortesemente,  sinora  vi  si  esercitano  in  optftfii- 
Gli  Agostiniani  scalzi  sebbene  rimasti  iopniUf 
Greto  della  aboliiiono  dei  conveotini  dd  ITH.i^ 
bandonarono  il  paese  pochi  anni  dnpo.  CobIk^ 
nel  t7es  nna  popolaiione  dì  S8tO  abitinii, 'itM 
nel  tB31.  e  di  3410  nello  scorcio  del  IULU 
genteè  addetta  principalmente  all'africoliari' 
non  mai  cade   in  miseria,  ra 

lavoro.  L'estensione  territoriale  è  di  sai.  ruM,  ^ 
delle  quali  divise  in  cullare,  lo.ui  io  fi"^-^  . 
0,430  in  cauoeli,  8,8(18  in  gcUeii .  U.^uàf^-. 
minatori!  irrìgui.  31,348  in  leniinitorii  lU*"'' ^^ 
1647.039  in  seminatorìi  eempUci.  IIOJ.IM  i«l''J  ■■ 
scoli,  3,<l»  in  oliveli,  37,5GH  io  vitMi'  ^  ' 

03,555  in  vigneti  templiei.  6,517  in  Mtn  ^ 
dia  ,  11,011  in  alberi  misti,  i.GOO  io  cmU  '^ 

139.431  io  boBcato,  &16,60S  in  terteai  iaf  ''^ 

tivi,  0.065  in  suoli  di  case  rampetlii-  ^'  ^* 

tura  è  molto  ìu  vigore.  Il  suol»  i   iliU"'  ^ 

careo  sabbioso  e  teppo  di  ciottoli  <(Bin«  *^ 

bt««cie.Ci  hanno,  c«ine  o«MrTBil*i|a>)'E' 


Ilari  fi" 


A73 


FR 


Cadcra  antica  rocca  che  attestano  Arezio  e 
Fazello  essere  la  Idra  di  Tolomeo,  e  scri- 
Tc  Fazello:  MUUeUo  nuova  paese  e  a  4  mi" 
glia^  indi  a  tre  la  rocca  (kdnaj  ed  in  pari 
Jipozio  Francofonte  celebre  anche  e  novel- 
la terra  ed  inrigne  per  le  abbondanti  fonti 
cfte  aW  intomo  ne  scaturiscono;  nel  qual 
ksogo  Tolomeo  ripone  Idra.  Scrive  poi  Are- 
zio  :  Yerso  Lentini  scaricasi  un  fiume  far» 
maio  da  due  fonti ,  dei  quali  ad  uno  è 
marne  GUeppo^  all'  altro  Passonito^  pres* 
so  Francofonte  e  l*  Idra  citata  da  ToUh 
wseo ,  dov'è  ora  solamente  una  torre  ro* 
tonda  a  quasi  sei  miglia  verso  Occidente 
da  Lentini;  diconla  Cadrà  i  nostri.  £  di 
silo  amenissimo,  eslendesi  in  lieve  declivio 
terso  Oriente,  e  tuttavia  inclina  verso  Set- 
Imlrìone,  da  qual  parte  è  in  qualche  modo 
lidoa  la  salita.  Verdeggia  poi  da  ogni  par- 
ie io  fruiteli ,  orli  e  giardini ,  imperocché 
4  efltuenlemente  irriguo,  donde  proviene  al 
peese  il  nome.  Nel  luogo  il  più  elevato 
vene  Occidente  eravi  un  tempo  una  cele- 
bre turrita  fortezza,  che  scossa  dai  Iremuoti 
Mio  scorso  secolo  si  ristorò  acciò  il  Ba- 
si avesse  convenevole  domicilio.  Go- 
dagli avanzi  aversi  avuto  otto  torri  in 
ijtoo,  le  tre  più  eminenti  verso  il  centro , 
tolte  orbicolari^  elegantissima  quella  di  mez- 
•e.  Beca  magniBcenza  alla  piazza  del  pae- 
In  cui  sorge  il  novello  palazzo  sollevato 

«reotUnti  colli  deUo  rocce  composte  in  fina 

di  quarzo,  di  iDÌc«>  di  argilla»  di  schisto  ar- 

>,  di  lignite^  d' arena,  con  frequentissimi  pi- 

^  di  ferro:  negli  schisti  Inngo  queUe  coste  poi 

I^.^^Umtì  tracce  di  argento  di  rame  di  piombo  di 

mio  9  di  ferro  spatico  ed  anche  miniere  di 

non   attirate  ainora.   L*aria  è  salubre    dal 

di  settembre  al  giogno,  ma  da  allora  tì  rie- 

o  pestilenziale  per  la  macerazione  del  lino  cbe 

'  ^  luogo  U  rire  del  fiume  di  Calatabiano.  Si 

^^eilliiio  le  Notizie  per  FraneatHlla  dell'esimio 

Cordaro-darenza  la?.  ciL  (Giorn.  del  Gabin. 

deirAcc  Gioenia  T.  1*  Bim.  S^"),  dorè  si 

ingono  varii  saggissimi  mezzi  di  miglioramento 

(ipalmente  riguardo  all'agricoltura  e  ad  evi* 

r  infettamento  dell'  aria. 


FR 


da  Ignazio  Sebastiano  Gravina,  cui  è  vicino 
il  maggiore  ed  unico  tempio  parrocchiale 
sacro  a  S.  Antonio  Abate ,  e  di  cui  falsa- 
mente dice  tutelare  il  Pirri  S.  Maria  ad  Ni- 
ves,  che  è  la  special  patrona';  vi  ha  un  col- 
legio di  canonici  istituito  dal  1741 ,  al  di 
cui  primate  si  appartiene  la  cura  delle  a- 
nime;  vi  splende  perciò  fervorosamente  il 
eulta  divino,  né  manca  eleganza  negli  edi- 
flzii.  Le  Chiese  soggette  sono  6-  Furono  ac- 
cettati i  minori  dal  1536^  e  secondo  il  me- 
desimo Pirri  mancarono  nel  1640  i  Herce- 
darii  ;  Cagliola  tuttavia  nessuna  menzione 
riporta  nei  suoi  lavori  di  questo  monastero 
abbandonato  dai  suoi.  Ferdinando  Gravina 
costituì  nel  1583  un  convento  per  TOrdine 
Carmelitano  sotto  il  titolo  di  S-  Maria,  agli 
orli  orientali  del  paese,  dove  sorgeva  la 
Chiesa  di  S.  Caterina  V.  e  H.;  ultimamento 
lutlavia  fabbricarono  i  frati  nuovo  convento 
dentro  il  paese  verso  la  pubblica  piazza. 
I  minori  osservanti  parimenti  non  lungi 
dalla  medesima  piazza  abitano  T  antico  ce- 
nobio di  S.  Maria  di  Gesù,  che  col  valsente 
somministrato  dai  cittadini  e  con  somme 
del  Barone  fu  fondato  nel  medesimo  luogo 
dove  era  Tampio  palazzo  di  Perruccio  Gioe- 
ni.  Hannosi  Analmente  un  monastero  le  mo- 
nache deir  Ordine  di  S.  Benedetto  elevalo 
nel  secolo  xvi,  e  con  tal  magnificenza  do- 
tato da  abitarvi  60  retigiose;  vi  è  annessa 
la  Chiesa  di  S.  Antonio  di  Padova,  anti- 
chissima, siccome  ne  attesta  la  porta  ed  una 
iscrizione.  Fuori  il  paese  verso  Occidente 
è  la  casa  degU  Eremiti  sorta  da  pochi  anni. 
Gode  oggi  Francofonte  del  titolo  di  Mar- 
chesato che  ottenne  nel  1S65  Girolamo  Gra- 
vina ,  e  dà  ai  suoi  Borgomastri  la  facoltà 
di  sedere  il  ix  posto  nel  Parlamento.  Va 
soggetto  ad. un  Vicario  del  Vescovo  di  Si- 
racusa riguardo  a  dritti  chiesiastici,  ma  si 
appartiene  al  Marchese  la  elezione  del  Ma- 
gistrato secolare  con  drillo  di  armi.  Com- 
prendesi  nella  comarca  e  nella  prefettura 

miUtare  di  Lentini,  sotto  il  di  cui  Istruttore 

no 


474 


FR 


militavano  2  cayalieri  e  41  pedoni  di  Fran- 
cofonte. Sta  in  SS""  e  30'  di  long,  in  SI"", 
5*  di  lat.  Contava  ai  tempi  del  Fazello  634 
case  e  2328  cittadini.  Vennero  nel  censo 
del  16S2  case  19S  e  2816  abitanti,  il  quale 
namero  corrisponde  quasi  a  quello  ripor- 
tato dal  Pirri  un  decennio  innanzi;  nel  1713 
eran  662  le  case,  2379  le  anime^  che  in 
una  nuova  rivista  2791.  Ferace  ne  è  il  ter- 
ritorio sopra  ogni  espressione,  perciocché 
abbonda  in  biade  di  ogni  genere,  legumi, 
ortaggi,  lino,  olio,  canape  e  vino;  il  fiume 
che  ne  scorre  pei  confini  abbonda  princi- 
palmente in  trote.  I  boschi  e  le  selve  ap- 
prestano il  giocondissimo  sollazzo  delle 
caccie. 

Ebbesi  ad  uomini  illustri  secondo  il  Pirri 
od  il  Hongitore:  Benedetto  Gaeta  dei  mi- 
nori, che  ancor  giovane  si  ritirò  nell*  eremo 
di  Rosmanno,  recò  onore  alla  religione  ed 
a  tutti  divenne  esemplare;  si  occupò  per 
quasi  8  lustri  alla  educazione  dei  novizi!, 
principalmente  addetto  agli  studi!  della 
teologia  morale,  e  senza  riposo  nondimeno 
dìcssi  alla  contemplazione  delle  cose  ce- 
lesti ;  in  porlcnlosa  estasi  fu  tratto  ,  pre- 
disse li  futuro,  operò  portenti;  mori  in  Pa- 
lermo santamente  trai  Riformali  in  età  di 
70  anni  nel  1G30;  pubblicò  molte  cose  enu- 
merate dal  Mongitore  e  scrive  il  Pirri  essere 
sLito  padre  di  coscienza  alle  monache  di 
8.  Chiara  in  Napoli.  SeraGno  da  Franco- 
fonte laico,  mentovato  dal  medesimo  Pirri 
e  dal  Gactani  per  fama  di  ottima  vita  e 
di  sante  opere;  mori  in  Messina  trai  rifor- 
mati nel  iG24. 

Kicoiioscono  a  comune  voto  gli  scrittori  a 
fondatore  di  Francofonle  Artale  Alagona. 
Scacciati  gli  Alagona  dall'isola  daMarlino, vien 
donato  nei  1302  a  Giovanni  di  Lamia  che  fel- 
lone anch' egli,  fu  deposto;  dicdelo  quinci  il 
ììcanorlinglieri  Cnnjllas  suo  Cancelliere, 
Camerlengo  dei  Regno,  e  per  altre  cari- 
che illustre,  con  Calatabiano,  Slonforle  ec, 
per  diplomi  dati  in  Catania  nel  10  novem- 


FR 


bra  1394.  Lasciollo  questi  al  figliuolo  £io- 
vannij  il  quale  nel  censo  del  medesimo  Mar- 
tino nel  1408  disse  il  sacramento  pel  n- 
sale  d!  Jadra  di  Francofontc;  morto  seni 
prole  ne  fu  erede  il  fratello  Aerltn^kri, 
che  però  Banerberi  lo  dice  figliuolo,  e  eoa- 
fermato  dal  Re  Alfonso  nel  1434;  successe 
a  costui  il  figliuolo  Giovanni ,   che  ancM 
egli  fu  Camerlengo  del  Regno ,  e  Slnli- 
goto  di  Messina  nel  1479.  Succedette  a  Gìi- 
vanni  la  figliuola  Isabella^  impalmala  a  U- 
gi  di  Aeugna,  primogenito  del  Viceré  Feri- 
nando,  dai  quali  nacque  Diana  presa  iami 
glie  da  Ferdinando  Moncada;  conferoit- 
entrambi  dal  Re  Ferdinando  nel  1509,  ne  k 
sostituita  dopo  la  morte.  Cotìiissella  alhi- 
menti  Conie$$a  Moncada  Aeugna  e  Cru}1lai, 
la  quale  prese  in  marito  Girolamo  Grmu 
Signore  di  Patagonia  nel  1531.  Ottenne  4ll^ 
sti  il  primo  gli  onori  di  Marchese  dal  le 
Filippo  II  nel  1363,  e  trasmiseli  ai  sooi; 
conseguite  Ferdinando  le  signorie  del  ge- 
nitori, molti  figli  si  ebl>e,  dei  quali  il  pri- 
mo Girolamo  prese  il  sajo  cappuccino  e  ih 
fulse  per  religiosi  costumi;   il  secondo{^ 
nito  Lorenzo  nominato  Marchese  mancò  di 
prole;  quindi  sostituito  Derlingheri,  gfim 
Ferdinando,  con  Felice  Gravina,  cbe  morti 
prima  del  padre,  lasciò  Luigi  o  Liài^ 
successore  all'avolo  Berlingheri.  Fu  Ludontf 
il  primo  Principe  di  Palagonia,cui  surcedeÉ 
il  fratello  Ignazio ,   cui  il  figliuolo  Fnir 
nando,  dondelgnazio  Sebastiano  suec^M 
da  Ferdinando  Francesco,  Da  Ferdinaik 
Ignazio  Sebastiano  n,  padre  di  Ferdmt^ 
do  Francesco  ii  vivente  e  padre:  «leìqrf    -- 
dirò  in  gran  copia  enumerando  i  Signori  < 
Palagonia  (1).  . 

(t)  U  comune  dì  PrancofoDte  col  ? ilUcfìotfifV' 
Mreto  cbe  forroiTa  parte  del  circoDdarìo  éì  if^ 
dia  fo  elevalo  a  capo-loogo  di  cirroadario  £  ' 
classe  con  Regal  Decreto  del  19  luglio  18i(:  e**" 
prendesi  nella  provincia  dì  Noto  da  cai  di<M  V 
m.  non  rotabili,  in  distretto  e  diocesi  éì  S*r*^ 
donde  34  non  roUbili,  e  la  parìaienta  aoarotitf  ^ 


' 


t- 


475 


FR 


Fraseolarl.  Lat.  FrMColariè.  Sic.  Fra- 
sculari  (V.  N.)  Fiumo  nella  spiaggia  meri- 
dionale, ed  asilo  di  navi  non  lungi  dalla 
foce  ;  r  appella  il  Fazello  Frafuscolari. 

rrateiio  («.)  Vedi  S.  Filadelfio. 

Prattina.  Lat.  Fractina.  Sic.  Frattina 
(V.  H.)  Fiume  che  sgorga  sotto  Corleone 
terso  Occidente,  nel  territorio  dov*è  Bu- 
samroara,  ed  unitosi  a  quel  di  Corleone 
sbocca  nei  Calatrasi ,  e  finalmente  si  pre- 
cipita neir  ampio  fiume  di  Belice;  irriga  i 
lerritorìi  appartenentisi  alla  Chiesa  di  Mor- 
reale,  e  diviene  formidabile  neir  inverno. 

Cnuwand.  Lai-  Frazanum.  Sic.  Fraz- 
lanò  (Y.  D.)  Paese  che  fa  parte  oggigior- 
no della  Contea  di  S.  Marco ,   nei  di  cui 


r"- 


ionio  Del  punto  che  gli  ò  pih  ficino  dov*ò 
di  Agosta,  3i  rotabili  91  non  rotabili  da 
o.  Ci  ha  oggidì  un  monte  agrario  fondato 
«i  resti  a  riscuotersi  dell*  antico  peculio,  e  quan- 
Iraqae  l' origine  siasi  attribuita  al  1839»  pure  ebbe 
dhlto  dal  1843  in  poi;  prestasi  frumento  non  più 
di  ^Ballro  salme  a  persona  con  cautele  in  pegni 
•  eoa  fidejnssione  di  persona  soWibile,  la  cui  scelta 
a  ben  vista  dei  Deputati,  questi  medesimi 
solidalmente  garanti  coi  Gdejussori;  il  ca- 
|Me  è  di  tSO  salme  di  frumento  ralutato  in  de- 
iNe  al  preuo  corrente  in  due.  13S0;  dipende  il 
dall'  Intendente,  ed  è  amministrato  dal  Sin- 
6  dai  due  Deputati  eletti  dall*  Intendente  in 
■  bieBoio.  Gontaronsi  in  Franconfonte  3489  abi- 
mA  1798,  poi  4058  nel  1831  e  finalmente  4314 
•eorcio  del  1858.  L' estensione  territoriale  è  di 
;448,  delle  quali,  difidendo  inculture,  24,983 
ini«  4,SS0  in  orti  semplici,  1,012  in  canneti, 
.Tte  in  semioatorii  irrigui,  960,499  in  seminatorii 
i,  1716,228  in  seminatorii  semplici,  1363,191 
li,  17,115  in  oli  veti,  75«764  in  Tigneti  al- 
99^871  in  Tigneti  semplici,  8,197  in  som- 
i,  7,310  in  ficheti  d*  india.  4,656  in  alberi 
120,090  in  boscate,  0,193  in  culture  miste, 
in  snoli  di  case.  Il  territorio  è  fertile  ed  ir- 
ed  il  maggior  commercio  di  esportazione 
in  frumento  orzo  ed  olio,  e  tì  si  apre  un 
lo.  L'aria  è  cattiTa  pei  luoghi  paludosi  che 
no  r  abitato,  ma  abbondante  ottima  e  sa- 
è  r  acqua  poiché  traTorsando  dei  terreni  ghia- 
si  fa  purissima  colla  permeazione  non  tì  es- 
altre  sostanze  solubili  che  la  rendano  eattifa. 


FR 


colli  sollevasi  appresso  Capri  Terso  Sci' 
rocco  in  un  terreno  lievemente  declive,  e  la 
di  cui  Chiesa  parrocchiale  è  commessa  alla 
cura  di  un  Arciprete  con  altre  sei  minori; 
gode  del  patrocinio  della  Vergine  Assunta , 
ed  è  fornita  di  un  coro  di  Sacerdoti  che 
salmeggiano  cotidianamente.  Gli  atti  del  B. 
Lorenzo  Monaco,  del  quale  dirò  in  appres- 
so, fan  menzione  della  Chiesa  di  S.  Fila- 
delflo  tra  le  filiali,  non  che  di  quella  della 
SS.  Trinità  dove  abitò  il  medesimo  Loren- 
zo verso  il  fine  di  sua  vita ,  e  depose  il 
frale.  Dista  5  m.  il  monastero  basìliano  di 
S.  Filippo  di  Fragalà  di  cui  diedi  notizia. 
Convengono  esser  saracena  l'origine  di  Fraz- 
tanò,  come  si  vede  dal  nome.  Quinci  per 
dono  del  conte  Ruggiero  signoreggioUa  il 
primo  Piccola  Camuglia;  conobbe  poi  il 
dominio  di  Garda  Sando  de  Emr  signore 
di  S.  Marco ,  ed  ubbidì  lungo  tempo  nel- 
r  epoca  del  Re  Martino  ai  signori  Ara- 
gona e  tolta  a  costoro  T  autorità  per  ordi- 
ne del  Re,  toccò  il  possedimento  di  Fraz- 
zanò  ad  AngeloUo  de  Larcan  con  Mirto,  Ca- 
pri, e  S.  Filadelfio  verso  il  fine  del  secolo 
xrv.  Per  beneficio  del  Re  Alfonso  finalmente 
passò  nuovamente  al  Conte  S.  Marco  al- 
lora Riccardo  Filangieri  nel  14S3,  i  di  cui 
eredi  sino  ai  nostri  tempi  possedonlo  col 
titolo  di  barone,  col  dritto  di  armi,  ed  il 
LI  posto  nel  Parlamento.  Si  appartiene  alla 
diocesi  di  Messina  e  la  comarca  di  Tor- 
torici,  e  segue  Tlstruttor  militare  di  Mi- 
stretta.  Contava  sotto  Carlo  V  125  case, 
C33  anime  nel  1595  ;  alla  metà  del  seco- 
lo scorso  erano  248  le  case,  895  gli  abi- 
tanti; nel  1713  poi  178  case  482  abitanU, 
che  ultimamente  912  :  stando  finalmente 
sotto  il  medesimo  sito  Capri,  Mirto^  Fraz- 
zanò,  e  S.  Marco,  poca  è  la  discrepanza 
della  lat.  e  della  long. 

Gloriasi  Frazzanò  di  S.  Lorenzo  monaco 
basiliano  che  venera  come  patrono,  sorto 
da  ottimo  casato ,  professata  vita  monastica 
prima  nel  monastero  di  Fragalà,  poi  in  quel 


A76 


FR 


di  Argirò,  Tisse  noa  yolla  solitario  sotto  i 
monte  Etna,  ed  uscito  in  peregrinazioni  per 
terre  aliene  si  distinse  do?unque  per  pro- 
bità di  costumi;  reduce  finalmente  nella  pa- 
tria,  lasciolla  erede  morendo  del  suo  sacro 
corpo:  ne  rimangono  gli  atti  appo  il  Gae- 
tanl.  Fiori  in  questo  secolo  Policarpo  Allò 
Definltore  generale  nel  medesimo  istituto, 
insignito  poi  della  dignità  al>azi8le,  e  pre- 
cipuo promotore  del  novello  monastero  in 
Palermo  della  regola  che  atea  professato; 
viene  encomiato  dal  Hongitore,  il  quale  fh 
anche  menzione  di  Domenico  Bordonaro  e  di 
Antonino  Mauro,  che  dice  a  ragione  pre- 
stantissimi nella  poesia  e  nelle  amene  let- 
tere. La  fertilità  del  territorio  è  come  in 
Capri,  di  cui  altrove  si  disse  (1). 

(1)  Incerti  è  F orìgine  di  Franano, e  mobilia 
alcnni  fondato  con  Longi  dagli  abitanti  della  città 
di  Crasto,  nell*  anno  835  quando  fo  qneita  distrutta 
dai  liarliari,  ma  nulla  però  poò  dirsi  di  certo,  né 
rigettarsi  la  gratnita  asserzione  di  Amico,  essere 
stata  nna  terra  dai  Saraceni  costituita.  Si  ebbe 
di^li  scrìttorì  nomi  affatto  Tarii ,  Fraynit  in  un 
diploma  del  1188  recato  dal  Massa  nella  Sic.  in 
P rosp.,  Frani  Frazzana  e  Fragaron$  in  altro  del 
1282  accennato  dal  Mugnos,  Frajctno  in  altro  ne- 
ttilo dal  Pirri  del  1188,  Francmo  dal  Magnos  nella 
TÌta  dei  SS.  AlGo  Filadelfio  e  CiriDo,  Frassino  dal 
Bordonaro  nella  vita  di  S,  Lorenzo  di  Frazzanò  , 
Farzano  da  Massa  nei  mss.  di  Storia  Sicola,  For» 
zana  dal  Fazzello,  Franzanio  e  Frauxaneo  dal 
Pufrtiese  nella  storia  di  Sie,  ed  in  quella  del  Masbel 
Frazzanò  ed  anche  Forzano ,  o  Gaalmonte  Rom» 
zano  in  antiche  carte  geografiche. 

Oggi  è  un  comnne  in  provincia  di  Messina  da 
coi  dista  75  m.,  distretto  e  diocesi  di  Patti  donde 
26 ,  circondario  di  Naso  da  cui  6  m.  fi  silo  pro- 
priamente in  una  valle  e  ricinto  di  monti.  8i  ha 
molte  Chiese  oltre  le  accennate  dall'autore  ma 
tutte  di  antica  data  e  la  Chiesa  madre  intitolata  a 
Maria  Annunziata  e  non  già  ali*  Assunta  come  dice 
Amico  è  adorna  di  un  magnifico  marmoreo  si- 
mulacro della  medesima  Vergine  scolpito  dal  6a* 
iziui.  Ci  ha  un  monte  agrario  per  frumento,  sta- 
bilito nel  1838  dall'antico  peculio  frumenlario;  si 
ha  un  capitale  di  sai.  138  e  lum.  lidi  frumento 
c.i*colalo  ci  prezzo  corrente  in  due  849.  SO; 
presta  colle  norme  generali  e  aeoondo  la  esttosione 


PR 


Lat  FVomfofiis  flueiu».  Sic. 
Frannaoi  (V.  D.)  Fiume  che  nel  lido  di 
Milazzo  appellato  dagli  Archi  scaricasi  ad 
mare. 

Fronte  (V.  R.)  Eletata  pianura  nel  fer- 
lice  di  un  colle,  rimpello  Aggira  terse  Li- 
beccio, dofe  dicesi  volgarmente  dagria- 
digeni  essere  stato  T  anfiteatro  di  qucllt 
città,  da  Diodoro  mentoTato,  imperoediè  fi 
si  conser?ano  grandi  atanzi,  e  sopra  opi 


1 


dei  terreni  che  roglionri  seminare  ;  dipende  ià- 
Y  Intendente  ed  é  amministrato  dal  Sindaco  e  <t 
due  Deputati  eletti  in  ogni  due  anni  dal  Ileceris- 
nato  coir  approTaiione  dell*  In  teodolite.  Conta  fuii 
aS40  abiUnti  nel  1798,  poi  SSii  nel  ISSI  e  iasl- 
mente  3410  nello  scorcio  del  iSSi.  L'esteniisM 
territoriale  è  di  sai.  S95,S09,  delle  qaali  diviis  p« 
coltiTazioni,  0^486  in  canneti»  tp04a  in  gebfti.  Mt 
579  in  seminatori!  alberati,  99,899  in  aearioaliri 
templiei«  97.109  in  pastore,  80,899  in  oUfsli,  IT, 
841  in  Tigneti  semplici ,  7,489  io  caatagoall  1^ 
940  in  boscate.  0,1 5t  in  sooli  di  caan. 

Tenendo  agli  «omini  illoslrì,  biaogna  §mmkm 
neir  autore  il  cognome  di  Antonino  Maoio  ia  alt 
tonino  Magri,  nomo  di  mdta  ioaportanu  pvb 
cariche  sostenute,  pei  composti  IsTorì,  9  f^^ 
somma  eradixione,  secondo  eosta  dal  SloafiM 
Bibl.  Sic.  tom.  1,  pag.  49,  luTeges  Ann.  Sic  ft^ 
104.  Ragusa  Bibl.  Sic  pag.  lOf .  Aorìa  Croa.  H^    # 
t.  1  pag.  218  e  da  altri.  ìlerita  inoltre  rkeriim  M 
il  D.'  D.   Pietro  P^trolo  florito  nei  priaorèi  àf  J^ 
secolo  xfii  Giudice  della  Gran  Curia  PrHoriaatf  f^ 
Catania,  diede  alla  luce  dei  lavori:— Far b  W 
apostolica  di  Papa  Niccolò  V.— Della  Regia  Pna9^  [ 
tica  di  Alfonso  nel  1609.— e  le  Addizioni  sopra  il  1^  i 
del  Regno  di  Sicilia  nel  1614.  L*  Abate D. '.1^1^  f* 
zio  Consaloro  censore  del  Tribunale  d'Iaqtisi'' 
ed  il  Sacerdote  Lorenzo  Manna   Arcipreta  M"  ! 
patria,  poi  Commissario  del  S.  Uffizio  e  lltfèaaPl  | 
Apostolico,  entrambi  per  dottrina  preitasti^ 
E  per  concbindere  col  nome  di  nn  noiaockscd' 
non  pochi  onori  nella  sua  tarpata  canicrt  oi9 
toTiamo  il  D.'  Lorenzo  Angileri  esimio  Bottai* 
dicina  e  nella  poesis,  che  pubblicò  Tarii  tati**  *   . 
di  essa  scienza  nel  ISiS,  nna  tradazione  MI' ^] 
so  ferii  morbi  cronici  di   Stoll  arricchiu  A^i 
datte  note,  e  varii  componimenti  poetici: «efl^l 
que  infelicemente  alla  falce  colerica  del  l^*^'* 
tolse  dal  grembo  alU  belU  SieUia  il  fior  4ai  ip  ^ 


•COI. 


i 


\ 


477 


FR 

aXro  un  quasi  intero  parimeoto  di  lapidi 
profonde  e  larghe ,  in  IS  palmi  di  lun- 
ghezza. 

«ramento  (Monte  «al).  Lai.  Frumenti 
moHs.  Sic.  Hunli  di  lu  furnientu  (V.  D-) 
nella  soprema  australe  regione  dell'Etna, 
cod  appellato,  imperocché  sorge  io  guisa 
di  un  cumulo  di  frumento,  ed  è  sparso  di 
ghtm'e  o  granelli  di  arena;  altro  se  ne  presen- 
ti in  pari  forma  e  sotto  il  medesimo  nome 
Terso  Greco,  più  basso  nondimeno  dell' au- 
iirale. 

FU 

Farteao.  Lat.  FurfoniM.  Sic.  Furiano. 
(V.  D  )  Fiume  dello  da  Tolomeo  Chydas, 
ta  CaUlta  ed  Aluniio  antiche  città ,  cioè 
mìa  e  S.  Marco  secondo  i  moderni , 
qualunque  sostenga  Fazello  essere  il  €hy- 
iiu  l'attuale  Hosmarino.  Rasce  dalle  fonti 
Sùiazzo,  iVufticotto,  e  Kiraglia  Irai  monti 
Sorì,  che  iilTerma  il  medesimo  Fazello  es- 
»ri  gli  Erei  conQnaati  a  Troina  ed  a  S. 
filtdeliio  :  scorse  le  vallèe  di  tai  monti, 
ticiisi  nel  lite  sottoposto  a  S,  Marco  alle 
|Be  dolci,  A  congiungesl  col  mar  Tirre- 
(I). 

farle  di  Meulna.  Lai.  Fwioe   Me»- 

iSii^'.  Furii  di  Missina  (V.  D.)  Sono 

'bnr^'lii  d/i  Heuogiorno  e  da  Settentrione 

;eiii  al  dominio  di  Messina  ,  dei  quali 

singolarmente. 

lì*«rnMri.  Lat.  Fumaris,  Sic  Fumar! 

b.)  Paese  nella  comarca  di  Patti  e  dÌo- 

^***  dì  Messina,  non  lungi  dal  castello  di 

B^eri .  che  Tiene  nel  censo  insieme  con 

^Ptari  stede  fn  un  poggio  verso  Maestro, 

Mn   un'antica  rocca  oggi  in  ruina. 

Mpio  prìociptle  intitolato  al  SS.  Croci- 

%  af  lu  la  carica  arcipretole,  e  ad  al- 

ioqae  Chiese  presiede.  Vi  ba  un  pio- 

«onTenlo  di  Carmelitani ,  sacro  alla 

^'t  MUm  •oa  Tidouiu  è  pento  nn  leUgrifo. 


FU 


Madonna  tutelare.  Giuseppe  Hillcmaggio  da 
Fumar!,  celebro  per  eloquenza,  visse  ver- 
so la  Rne  dello  scorso  secolo;  ascoltato  per 
ben  due  volte  in  Palermo  con  gran  plauso 
nelle  primarie  Chiese  ,  ftorl  anche  in  Na- 
poli, io  Soma,  io  Venezia,  ed  in  Malta  per 
l'efficacia  e  l'eleganza  del  dire  ,  e  mori  fi- 
nalmente Arciprete  nella  patria  nel  1702. 
Si  appartiene  il  paese  attualmente  ai  Mar- 
ziano,  cbe  son  principi  di  Furnarl  dal  1692; 
godono  del  dritto  di  anni ,  siedono  il  lvi 
posto  nel  Parlamento ,  e  scelgono  i  Magi* 
strati;  da  gran  tempo  appartenevasi  alla 
nobile  famiglia  di  FumaH;  imperocché  il 
primo  per  magnificenza  di  Federico  III  eb- 
besi  il  territorio  Biagio  Fumari  nel  1375, 
e  vi  fabbricò  la  rocca,  e  congregatavi  gente 
diede  al  paese  origine;  avevaselo  me- 
ritato Biagio  presso  il  medesimo  Prìncipe, 
poiché  conservato  aveva  sotto  la  regìa  ob- 
bedienza la  terra  di  Trìpi  incorsa  in  fello> 
nia.  Viveva  a!  tempo  di  Martino  un  altro 
Biagio  che  nel  censo  del  1(08  ero  tenuto 
in  dritto  di  vassallaggio  pei  feudo  di  Fur- 
nari.  ISon  preterisco  tuttavia  aversi  nel  re- 
gistro dì  Federico  11  un  Bartolomeo  di  Mani- 
iCiUco  Signore  del  casale  di  Furnari;e  Fran- 
cesco Emmanuole  ricava  diii  pubblici  la- 
bularìi  nel  lib-  1,  p.  i  della  sua  5fc.  nob., 
averlo  in  soggezione  Giovanni  e  Stefano 
di  Mauro  prima  dì  Biagio  dì  Furnari:  al- 
trove poi  nei  lib.  i  dice  dì  Filippo  Fuma- 
ri, che  nei  primordiì  del  secolo  sin  trasfe- 
ritosi dalla  patria  Genova  in  Sicilia,  si  eb- 
be in  prima  le  terre  dai  principi  Svevi  ed 
indi  da  Pietro  di  Aragona  verso  il  seno  di 
Patti,  oggi  appellato  da  Oliveri,  nelle  quuli 
fabbricò  un  castello ,  cui  impose  il  nome 
della  famiglia:  se  l'ebbero  poi  per  dritto 
ereditario  altri  da  lui  oriundi  sino  ad  An- 
tonio costituito  Duca  dì  Furnari  per  privi- 
legio dì  Filippo  IV,  il  dì  cui  pronipote  Fer- 
d^ando  Saverio,  rapito  sul  fiore  degli  anni 
nel  1750  fu  l'ultimo  Duca,  imperocché  con- 
seguilo olla  morte  di  lui  il  titolo  Pietro 


478 


FU 


Ardoino  e  Rocca  yendettelo  a  Giuseppe  Pa- 
terno Tedeschi  patrizio  di  Catania. 

Già  comprosselo  il  primo  dai  Marziano 
ÀnUmino  appellato  Prìncipe  di  Furnari,  cui 
succedette  il  figliuolo  Lorenzo  marito  a 
Giovanna  Perpignano  e  Leofante ,  donde 
Antonio  u  che  si  ha  in  moglie  Emmanuela 
Valguarncra.  Erano  138  le  case  di  Fumari 
sotto  Carlo  V ,  691  gli  abitanU  ;  nel  1652 
poi  229  le  case,  845  gli  abitanti,  nel  1713 
le  case  175,  e  688  le  anime,  che  ultima- 
mente 1043*  U  territorio  abbondante  in 
olifeti,  mori,  e  biade  è  irrigato  dalle  ac- 
que del  fiume  Galiclotto;  tocca  quasi  li  39^ 
dì  long,  ed  i  38,  10*  di  lat.  (1). 

riimari.  Lat.  Fumarie  arx.  Sic.  Fur- 
lizza  di  Furnari  (V.  D.)  Forte  o  torre  di 
ispezione  verso  il  promontorio  di  Milazzo 
appresso  Occidente. 

Fasara  (V.  D.)  Monte  alle  radici  au- 
strali del  Mongibello,  sotto  cui  emanò  1*  in- 
cendio del  1669,  e  che  talmente  appellasi  dal 
frutice  del  medesimo  nome  in  che  abbonda. 


GA 


«abeiia  (V.N.)  Fiume  volgarmente  Gur- 
naionga,  che  si  ha  nome  da  una  osteria  che 
accoglie  i  viandanti  dalle  orientali  parti  del- 
r  Isola  a  Piazza,  donde  si  va  a  Palermo,  e 
siede  alla  sinistra  ripa. 

(1)  Fornari  è  allualmente  un  comune  in  prò- 
.  TÌncia  e  diocesi  di  Messina  da  cui  dista  36  miglia, 
dislretlo  di  Caslroreaie  donde  10  m.,  quanti  an- 
che  da  Novara  che  ne  è  il  capo  circondario  e 
140  da  Palermo.  Erane  la  popolazione  nel  170S 
di  1428  ahilanli,  di  1395  nel  183t  e  di  1875  nello 
scorcio  del  1852.  Estendesi  il  piccolo  territorio  ìd 
sai.  564,23U  delle  quali  divise  in  culture,  10,056 
in  giardini,  1,177  in  orti  semplici,  5,817  in  can- 
neti, 2,852  in  gelseti,  207,075  in  seminatorii  sem- 
plici, 63,835  in  pascoli,  155,367  in  olÌTeti«  35,313 
in  vigneti  alberati,  90,293  in  vigneti  semplici,  8, 
125  in  boscate,  0,321  in  suoli  di  case.  Esporta 
principalmente  vino  ed  olio.  Su  di  una  collinetta 
vicioa  al  cornane  è  posto  on  telegrafo. 


GA 


Ciaftrléiet  Lat.  Gabriel.  Sic.  Acqua  di 
In  Grabieli  (V.  M.)  Sorgente  nel  territorio 
di  Palermo  sotto  il  monte  Caputo  donde 
sgorgano  abbondantissime  tene  di  tcgea, 
che  raccolte  in  prima  in  conserTa,  per  Tini 
e  larghi  conduttori  irrigano  in  parte  le  ter- 
re sottoposte,  vengono  in  parte  nella  duà 
a  comodo  dei  cittadini.  Dicesl  dai  sanceii 
Crtftet,  e  presenta  due  gorghi,  dei  qoaE 
uno  dicesi  attualmente  il  Gabriele  maggia 
re,  ed  un  tempo  Niseui,  e  T  altro  minen. 

«adeAl.  Lat.  Ghadedi  (V.  H.)  Casik 
di  Saraceni,  sito  alla  destra  ripa  del  fiume 
Abiso  0  Eloro,  oggi  ruinato.  Ossenransi  co- 
munemente dei  sepolcri  nel  colle  del  ae- 
desimo  nome. 

«ami*  Lat.  Gaggie.  Sic  Gaggi  (Y.  D.) 
Piccolo  paese  altrimenti  Raggi  o  Gagget 
in  un  diploma  del  Conte  Ruggiero  del  fOi7 
Staggi^  sito  sotto  Taormina,  terso  il  tea» 
del  torrente  che  scorre  alle  radici  del  noi- 
te  Tauro,  un  tempo  dei  municipii  della  ■^ 
desima  città,  appartenentesi  oggigiorao  i(f 
Spucchcs  duchi  di  S.  Stefano.  La  Chiai 
parrocchiale  sacra  a  Maria  Annunziala  ùnt- 
na  della  elegantissima  eappella  di  S.  Se 
bastiano  Slart.  patrono  degli  abitanti,  occupi 
il  centro,  e  nella  vicina  altura  è  il  mpir 
fico  palazzo  baronale.  Vennero  nciroUf* 
mo  censo  case  101^  erano  gli  abilantì  W 
nel  1713,  ed  oggi  computansi  412.  hs^ 
nello  scorso  secolo  in  potere  della  ooUt 
famiglia  di  Mauro  che  comprollo  dai  fl# 
stri  del  Re.  Se  T  ebbero   quinci  i  Bmi 
forti  principi  di  Scordia,  e  poi  cedette  per 
rendita  agli  Spucchcs.  Fiori  poco  la  sip^ 
di  Gaggi  Biagio  Spucchcs  che  purgò  iap* 
parte  Tantichissimo  teatro  di  Taormina  e  h 
protettore  eccellente  agli  eruditi  arcbeolipi 
Riparò  inoltre  da  devastamento  varie  scfìit 
tavole  appartenen tisi  alla  patria,  eie v«fe 
collocate  ordinatamente  in  un  gabinedii| 
ciò  destinato;  cedette  immaturamente  ife  T 
morte  nel  1753,  lasciato  il  figliuolo  Cì^ 
tanni  Baitiela  vivente  oggi  (  i7(iO),  M*!  _^ 


A79 


GA 


GA 


di  S.  Stefano^  e  Barone  di  Gaggi,  unito  in 
matrimonio  a  Maria  di  Gregorio  e  dante  il 
LxiY  Toto  nel  Parlamento  (1). 

CSAVliano.   Lat.    Galianum.  Sic.  Gag- 
ghianu  (V.  D.)  Antico  paese  sotto  dirupata 
e  scoscesa  rupe^  sovrapposto  a  declive  al- 
tura, rivolta  a  Scirocco,  da  ogni  dove  ri- 
cinto da  colline;  le  viscere  poi  della  rupe 
da  ferro  incavate  presentansi  in  forma  di 
fortezza  che  sebbene  attualmente  sia  invol- 
ta in  ruine  conserva  non  oscure  vestigia  di 
antica  magnificenza,  e  decentissime  abita- 
ci) Gaggi  è  attualmente  nn  cornane  in  provin- 
cia e  diocesi  di  Messina  da  cui  è  distante  36  m., 
distretto  di  C4astroreale  donde  30  m.,  circondario 
di  FrancaTilla  da  e  ui  S  m.  La  sua  fondazione  può 
ascriTersi  all'epoca  saracena,  come  si  osserva  da 
fablnricbe  rimanenti,  che  però  il  volgo  fa  rimon- 
tare 1  tempi  molto   più  in   là.   Di  veramente  sto- 
lieo  ei  abbiamo  essersi  appartenuto  sin  dai  tempi 
dei  Normanni  con  Mongiufiì  Graniti  e  GaUidoro 
4  domÌDÌo   di  Taormina.   La  Chiesa  maggiore  è 
•doma  di   una    magnifica   marmorea   colonna  di 
gieeo  bvoro,  e  di  pregevoli  quadri  di  ottimi  pen- 
•elli  dell*  antica  scuola   messinese.  Nella  Chiesa 
di  &  Sebastiano  conservasi  una  statua  di  creta  del 
StBlOy  edi  buono  lavoro,  e  si  è  in  questi  nostri  tempi 
CHBpita  altra  Chiesa  sotto  il  titolo  di  S,  Maria  de- 
iC  Angeli.  0)ntavansi  460  anime  nel  1798,  poi  390 
■il  1831,   e   398    nello  scorcio  del  1853.  Risiede 
r«aiministrazione  spirituale   in  un  Curato   eletto 
Arciprete  di  Taormina^  come  unica  giurisdi- 
rimasto  a  questa  città  sul  comune.  L*uberri- 
e  vasto  territorio  era  compreso  dai  feudi  de- 
soati  di  S.  Croce,  Montenero,  Montedoro  e  S. 
sica,  ed  eslendesi  in  sai.  301^52  delle  quali 
do  per  coltivazioni  4,243  in  giardini,  18, 
orti  semplici,  0,745  in  canneti,  1,350  in 
iy  164,847  in  semina torii  semplici,  83,141  in 
,  11,534  in  oliveti,  15,206  in  vigneti  sem- 
0,148   in  ficheti  d* India   8,142  in  boscate. 
^■^■pricoltura  non  vi  è  praticlita  con   molta  pre- 
1»  €d  i  primarii  generi  di  esportazione  sono 
V  l'olio,  e  la  seta.  Ci  hanno  in  varii  punti 
e  di  marchesite,  stagno  e  piombo  non  però 
'Atività.  I  boschi  abbondano  di  caccia  massima-' 
tUi  nella  primavera  e  nell* autunno,  e  sono  fre- 
ttati dalle  ricercatissime  martore,  la  pelle  delle 
'  forma  an  oggetto  di  lusso  per  le  donne.  Il 
è  caldo,  e  non  mai  tì  risiede  neve. 


zioni  appresta  pel  Barone  con  oratorio,  da 
poco  tempo  formale.  Derivasi  come  appare 
dai  ruderi^  aver  compreso  un  tempo  la  me- 
desima rocca  cinque  torri,  dodici  fosse  e 
cisterne,  diciassette  spelonche  da  congresso, 
trenta  aule  e  pia,  nella  maggior  parte  nel 
vivo  sasso  incavale.  Sorgeva  presso  la  Chie- 
sa di  S.  Pietro  che  era  la  primaria  e  la 
parrocchiale;  ed  essendo  nel  sito  il  pid 
alto,  ed  infrequentata,  verso  la  metà  del  se- 
colo XIV  si  scelse  T  altra  magnifica  di  S. 
Cataldo  Vescovo  patrono  degli  abitanti ,  e 
le  vennero  ceduti  i  dritti  della  prima.  In 
memoria  del  fatto,  muove  dalla  Chiesa  di  S. 
Pietro  sin' oggi  la  solenne  processione  nel- 
la festività  dei  Corpo  dei  Signore:  in  S.  Ca- 
taldo però  esercita  la  carica  T  Arciprete 
colla  communia  ed  amministra  i  sacramenti; 
è  solenne  il  di  del  medesimo  santo,  si  pei 
popolani  che  per  le  circostanti  genti,  per- 
ciocché è  a  lui  conservato  il  cullo  primario. 
Tra  le  dodici  liliali  quella  di  S.  Maria  della 
Grazia  appresta  anche  i  sacramenti  agli  abi- 
tanti. Perdurano  trai  regolari  gli  eremiti  di 
S.  Agostino  che  diconsi  dai  terrazzani  fon- 
dali nel  secolo  xv  nella  Chiesa  di  S.  Gio- 
van  Ballista.  Prova  T  Attardi  con  ottime  ra- 
gioni esser  fioriti  lungo  tempo  prima  del 
1607,  quantunque  gli  annali  dell*  ordine  si- 
no ai  1631  ne  avvicinino  la  fondazione.  Il 
Conte  Lancellotto  Castelli  fabbricò  nel  1657 
verso  Aquilone  nella  parte  estrema  del  paese 
un  convento  ai  minori  riformati  acconcio 
ed  elegante,  e  nella  Chiesa  dedicala  a  S. 
Maria  di  Gesù  conservasi  il  corpo  di  S.  Mau- 
rizio martire.  Abitavano  al  di  fuori  gli  Ago- 
stiniani di  S.  Adriano  della  riforma  centu- 
ripina  in  S.  Maria  del  Piano,  ma  no  anda- 
ron  via  scossi  da  tremuoto  gli  edifiziì.  Ce- 
dette ai  Carmelitani  nel  1624  la  Chiesa  di 
S.  Antonio  Abate,  ma  la  pochezza  di  ren- 
dite fu  cagione  di  andarsene  dopo  quasi 
otto  lustri.  Fu  data  nel  1668  alle  monache 
Teresiane  la  Chiesa  di  S.  Maria  delle  Gra- 
zie^ cui  verso  ì  principii  del  medesimo  se- 


r--^       ._•".' 


480 


GA 


colo  era  atlaecata  ona  casa  di  doniellepo- 
fere  come  costa  dai  diplomi  di  Pietro  Ridi 
Arcivescovo  di  Messina.  Adoma  finalmente 
la  piazza  un  elegante  marmoreo  fonte  or- 
dinato nel  1659  dal  Conte  Lancellotto.  Va 
soggetta  la  milizia  comunale  di  Cagliano  al- 
ristruttore  di  S.  Filadclfio  ;  si  appartiene 
la  gente  alla  comarca  di  Troina,  il  Clero 
ò  sotto  la  giurisdizione  dell*  Arcivescovo  di 
Messina  rappresentato  da  un  suo  Vicario;  il 
Barone  clie  ha  dritto  di  spada  ed  il  xv  po- 
sto nel  Parlamento,  un  tempo  col  titolo  di 
Visconte  oggi  di  Conte,  sceglie  i  magistra- 
ti. Al  tempo  di  Carlo  V  si  ebbero  dal  cen- 
so 126  case,  2954  abitanti;  e  nel  1652  quin- 
ci 1150  case,  3875  abitanti,  e  contaronsi  nel 
1713  case  697  e  2449  anime,  che  ulli- 
mamente  2526.  Perdurano  nel  feracissimo 
territorio  monumenti  di  antichità,  e  ne  pro- 
viene ambra  nera.  È  piantato  ad  oliveti,  gel- 
seti, frutteti,  pascoli,  nò  manca  di  caccia.  Sta 
il  paese  in  SS^"  10*  di  long,  in  37''  3S'  di  lai. 
Giliberto  PeroUo  Signore  di  Gagliano  sot- 
to i  Normanni,  ebbosi  in  consorte  GUeUa 
figliuola  del  Conte  Ruggiero  vedova  di  Zap- 
parrone,  ed  ottenne  Sciacca  in  dritto  della 
medesima  moglie;  ne  fa  menzione  il  Pirri 
nelle  Koiizie  Meséin.  sino  al  1142,  di  qual 
tempo  reca  diplomi  del  Re  Ruggiero,  dove 
il  Perollo  fa  menzione  dei  suoi  predeces- 
àori  baroni  di  Gagliamì.  Sotto  i  Francesi 
dicesi  dagli  annali  dì  Sicilia  aver  conse- 
guito la  Signoria  di  Gagliano  Fukone  del 
foggio  Riccardo  Vicario  del  Regno  per 
Carlo  V;  succedctlegli  Perruccio  suo  figliuolo 
e  la  nipote  Sancia,  che  si  ebbe  a  marito 
Galasso  EslendardOy  che  scacciato  coi  suoi 
in  quella  celebre  cospirazione  dei  Sicoli 
contro  i  Francesi,  ebbesi  il  paese  Pietro 
Procida  forse  figliuolo  di  Giovanni,  da  Pietro 
di  Aragona  :  cedette  poi  a  Montanerio  Pe- 
rio  de  Sosa  che  con  astuzia  militare^  in- 
gannati i  Franceschi,  trasseli  fuori  da  Ca- 
tania e  slerminoili,  come  dalle  storie  ci 
abbiamo,  e  perciò  appo  il  registro  di  Fé- 


GA 

derioo  ae  ne  dicono  gli  eredi  tmso  fl  13!l 
soggetti  alla  Caria  per  la  lem  ed  il  o- 
stelio  di  Gagliano  :  poi  scilo  II  regno  di  Lu- 
dovico fti  concesso  a  Buggiero  IMoiito, 
e  scacciato  costui  dagli  abilanli  travagliili 
per  rimpotenza  del  suo  regiaie,  toccò  il  pn- 
sedimento  ad  Eufemia  regia  Inluile  soreh 
di  Ludovico  Vicario  della  Sicilia  pel  In- 
Ielle  Federico  ed  Abbadeasa  del  monutai 
di  S.  Chiara  in  Messina,  morta  la  quale  ii 
CeMh  nel  1349,  prese  Gaglino  a  sé  jBenur* 
Spadafora^  quantunque  poi  1*  abbia  kgk' 
limamente  ottenuto  per  benefizio  del  wt 
desimo  Federico.  U  vecchio  Martino  e» 
cesselo  nel  1392  a  Perlo  Sando  de  CeUt 
jwro  il  maggiore  della  sua  Simiglia,  sck- 
dato  da  jBoòerlo  Diana  priore  di  S.  fii- 
vannl  di  Roma  e  di  Messina  rinvigorilo  diff 
Alagona  che  occupò  la  terra  per  4  lù 
Composte  poi  le  cose  impetrò  flpriatà 
Martino  il  giovane  quanto  Tivease;  certi- 
mente  nel  1408  per  la  morte  di  /Km. 
Sondo  Rui$  de  Lihari  famigliare  dei  aefe- 
simo  Prindpe  pagate  circa  mille  oais  en- 
prollo  dalla  regia  curia ,  e  meritò  iiA* 
il  titolo  di  Visconte  :  ritirollo  il  Re  Aito» 
nel  1455  per  la  facoltà  riservata  dalla  b- 
ria«  e  concesselo  a  Ludatieo  de  Pert^ 
cui  succedette  il  figliuolo  Raimondo. 

Almerico  Centelleè  che  dicevasi  Hn$ 
Sondo  de  Colotajuro  n  come  erede  M- 
r  antico  Perlo,  verso  il  principio  del  si(é 
XVI  ingaggiò  una  lite  coi  possessori  sdì 
signoria  di  Gagliano  e  la  vinse  in  giodiiii. 
perlochò  ne  fu  nominato  Visconte;  fa  i^ 
vematore  della  camera  reginaie,  o  dd  |>^ 
trimonio  appartenentesi  alla  Regina,  però* 
Prefetto  di  Siracusa,  dove  approdalo  cflMi* 
do  il  gran  Maestro  dei  Cavalieri  di  M*' 
fu  accolto  splendidamente  nel  soo  paltf^ 
Un  altro  Almerico  per  privilegio  di  I# 
pò  li  divenne  Conte  di  Gagliano,  taié^ 
Pari  del  Regno,  e  con  Diana  Valguan^ 
generò  Antonia  la  quale  maritala  in  fiW 
nozze  a  Lorenzo  Calletti,  Vicario  nelii  Tit 


481 


GA 

ra  e  Stralegoto  di  Messina,  si  cb- 
uoli  Alerano  e  Piccola.  Àlerano 
0  perirono  alTogati  dalle  acque  es- 
oliato  un  ponte  in  Palermo,  Anto- 
ò  prese  in  seconde  nozze  Alerano 
che  per  dritto  di  lei  Conte  di  Ga- 
icario  di  tutta  risola,  Coppiere  di 
1,  Cavaliere  di  S.  Giacomo,  fu  ap- 
»adre  della  patria  pei  meriti  verso 
ssendo  stato  privo  di  prole,  alla 
iifUoma,  impadroniscesi  del  con- 
^Ui  GaUelli ,  e  presa  in  rooglio 
Hastiana  fu  padre  a  Lorenzo  ed 
5C0 ,  dei  quali  il  primo  unito  in 
lio  a  Caterina  Fardella  mori  senza 
e  Francesco  non  conseguita  la  Si- 
bbandonò  la  Sicilia  ;  imperocché 
i  appropriata  Caterina  a  nome  di 
sumata ,  e  vendcttcla  a  Gregorio 
per  92000  aurei  nel  1629.  Lan- 
figliuolo  di  Gregorio  Principe  di 
rato  fu  Marchese  di  Capizzi,  da 
ppolila  Larcara  nacque  Gregorio^ 
jncellotto  Ferdinando^  alla  di  cui 
nza  Ggtiuoli  conseguisce  Gagliano 
rolatno  Marchese  di  Motta  di  Af- 
arito  a  Susanna  Giglio,  1*  erede  dei 
i  primogenito  Gabriello  LancelM" 
ad  Anna  Maria  Paso,  di  colto  inge- 
er  esimii  costumi  commendevole, 
ra  gli  Arcadi  col  nome  di  Drogon- 
cio  di  altre  più  celebri  accademie 
e  di  Sicilia,  pei  pubblicati  lavori 
»,  vive  oggigiorno  ricco  di  prole  (1). 

mooe  e  territorio  di  Gagliano  con  R.  De- 
S6  mano  1847  fa  dÌTÌso  dal  circondario 
ed  aggregalo  i  quello  di  S.  Filippo  di 
imprendendosi  pertanto  nella  provincia 
i  da  cui  diate  49  m.  e  nel  dtstrello  e  la 
Micosia  donde  18  m.  Il  monte  agrario 
nto  deve  la  ana  origine  a  D.  Salvatore 
il  quale  nello  scopo  di  agevolarecF  agri- 
fondo  con  testamento  del  5  aprile  1706; 
è  di  i30  aalme  di  grano ,  vaiolato  al 
rente  in  due.  IMO;  dipende  dal  Consi- 
ile degli  Ospizii»  da  coi  sono  elelli  biea- 


GA 


Galdara  (V.  D.)  Casale  nella  signoria 
di  Milazzo ,  conceduto  con  altri  boni  nel 
1114  da  Bartolomeo  de  Luce  al  monastero 
di  S.  Maria  di  Roccamadore.  Se  ne  dicono 
soggetti  i  tre  piccoli  casali  Pappalardo, 
Masclario,  e  Campegio;  oggi  è  in  ruina. 

Gala  (V.  D.)  Dei  primarii  municipii  di 
Castroreale  verso  greco  con  la  Chiesa  par- 
Yocchiale  di  S.  Maria  Maggiore.  È  celebro 
per  r  antico  ed  insigne  monastero  basiliano 
intitolalo  di  S.  Maria ,  costruito  sin  dalle 
fondamenta  nel  IIOS  da  Adelasia  moglie 
del  Conte  Ruggiero  in  un  poggio  a  due  m. 
e  mezzo  dalla  ciUà^  largamente  di  pos- 
sedimenti dotato,  ed  ancor  donato  alla  pic- 
cola terra  di  Gala.  Attestano  essere  stato 
greco  il  villaggio  di  Gala  prima  dello  stesso 
Ruggiero ,  e  cosi  appellato  dal  Latte.  Di- 
chiara Intanto  Adelasia  in  suo  diploma  aver 
concepito  lo  stesso  Conte^  dopo  espugnato 
Milazzo,  il  voto  di  fabbricare  il  cenobio,  ed 
averne  già  posto  le  sostruzioni.  Se  ne  ri- 
corda Arnesio  a  primo  Abate,  ed  oggi  so 
r  ha  affidato  Pietro  Sandoval  dei  Principi  di 
Castroreale.  Nei  conGni  ci  ha  la  grotta  di 
S.  Venera  della  quale  altrove  diciamo.  In- 
corrono le  case  e  gli  abitanti  del  munici- 
pio nel  censimento  di  Castroreale  (1). 

Bslmente  dve  deputati  che  Insieme  al  Sindaco  ne 
intendono  all'  amministrazione;  le  qnanlilà  che  si 
distribuiscono  sono  rimesse  alla  prudenza  degli  am- 
ministratori •  i  quali  devono  avere  riguardo  alla 
solvibilità  dei  chiedenti,  ed  alla  estensione  dei  ter- 
reni cbe  coltivano.  Era  la  popolazione  nel  1798  di 
S8S6,dì  3513  net  1831  e  di  3586  nello  scorcio  del 
1852.  Eltendesi  il  territorio  in  sai.  8279,801,  delle 
quali  divise  in  colture  0,056  in  giardini,  65,468 
in  seminatorìi alberati,  1918,785  in  seminatorii  sem- 
plici, 1064,886  in  pascoli,  28,949  in  oliveti,  3t,95S 
in  vigneti  alberati ,  123,855  in  vigneti  semplici, 
15,257  in  ficheti  d' India ,  0,653  in  suoli  di  case. 
Il  suo  maggior  conraiercio  di  esportazione  consiste 
in  grano  in  orzo  ed  in  legumi.  L' aria  non  è  molto 
sana. 

<1)  Oggi  è  un  comune  aggregato  a  Barcellona  in 
provincia  e  diocesi  di  Messina  da  cui  dista  33  m., 
distretto  e  circondario  di  Castroreale,  con  una  pò- 

61 


482 


GA 


«aiMTiim  (V.  D.)  Antica  ciUh  da  Stefano 
e  da  FaYorino,  Galena  da  Diodoro  :  fabbri- 
cata da  Italo  Horgete  nel  medesimo  tratto 
che  Centuripe  Ycrso  il  monte  Etna  ed  il 
fiomo  Simeto  ai  stette.  Dicela  sita  Arezio 
dove  oggi  Gagliano,  né  ò  discorde  il  ela- 
terio, perciocché  questa  ?oce  potè  nei  tempi 
posteriori  dedursi  dall*  antica  Galariana;  al- 
tronde i  popoli'  Horgeti  scesi  dall*  Italia  in 
Sicilia  occuparono  luoghi  ?erso  Simeto,  e 
fiibbricaronne  non  lungi  Horganzio.  Narra 
Diodoro  nel  lib.  16,  che  chiamati  in  ajuto 
dagli  EntcUini  strettamente  assediati  dai  Car- 
taginési, i  fiotofifii,  mandarono  loro  1000 
uomini  con  dei  sussidii ,  ai  quali  tuttavia 
venuti  incontro  nel  viaggio  i  Cartaginesi, 
circondati  venendo  dalla  moltitudine ,  tutti 
furon  trucidati  ;  dice  il  medesimo  nel 
lib.  4  occupata  Galaria  dal  Siracusano  Di- 
nocrate,  che  guerreggiava  col  tiranno  Agato- 
cle  :  IHnocrate^  sono  le  sue  parole,  menda 
cogli  emM  sopra  3000  fatiH  e  non  men 
di  iOOO  eavaUi,  occupa  Galaria,  acendolo 
àpùntaneamente  chiamato  i  ciUadini,  e 
discacciata  la  fazion  di  AgatoclCy  pone  il 
campo  dinanzi  la  città.  Poi  attestandola  ri- 
cuperata da  PasiGlo  Capitano  dì  Agatocle, 
sojrgiiiiige  :  Pasifilo  ricìiperata  poi  Galaria 
condannò  di  morte  gli  autori  della  fello- 
nia. E  queste  cose  narra  dopo  che  era  an- 
data a  male  a  Dinocrate  la  spedizione  con- 
tro i  Centurìpinì;  e  poniamo  perciò  GaliJi- 
rina  col  suUodato  Cluverio  non  lungi  da 
Centuripe. 

«alata  (V.  D.)  AnUca  città ,  Calata ,  i 
di  cui  abitanti  riportati  da  Plinio  trai  mediter- 
ranei diccvansi  Galatini.  Nota  Arezio,  senza 
però  alcun  testimonio,  ivi  aversi  avuto  un 
tempo  origine  la  Ninfa  Galatea,  e  gli  è 
conforme  Siivagio.  Confondonla  alcuni  col- 
r  altrove  mentovata  Calatta  città  marittima; 


poUzione  di  98G  abitanti  diretti  nello  spirituale  di 
an  corato  eletto  dall'Arciprete  di  Gastroreile.  L'aria 
è  baona. 


GA 

ma  il  Grammatico  Prisdino  dlstlngneleMb 
chiaramente  nel  lib.  2  dove  si  legge:  Av- 
nesla  PreneMino;  Calata  ColaMmi;  Cetafli 
CalaUino.  Ne  indica  Cluverio  il  silo:  etn 
Apollonia  ed  il  fiume  BoamartnOt  «ite  /Mr 
del  fiume  di  FitaKa^  è  una  terra  wigth 
menie  detta  oggi  GalaU,  eAe  dfeeMii» 
ticamente  Calata.  —  Dirò  poeo  ippnM 
di  Galaii. 

CMUatM  (V.  DO  Antica  terra ,  mmìi 
Goltz  un  tempo  alle  rlpf  dd  ione  OH* 
da  oggi  Furiano^  nominala  per  la  coffi  i 
latte.  Ha  non  essendone  roeniieiie  akai 
appo  gli  antichi  sembra  che  la  coaM 
Goltz  con  Galaia  o  con  Calaiia^  che  UT 
gevano  nella  medesima  aquilonare  spiiBii 
di  Sicilia. 

«alati.  Lai.  Gatatis.  Sic.  Gaiad  (T.  9.) 
Paese  sito  alle  fonti  del  fiame  di  IMb 
volgarmente  di  Zapputta  oltre  Torlorid,  il 
un  piano  di  colline,  di  origine  saraeaÉ% 
e  detto  nelle  antiche  carte  Galaih;  preseci 
una  fortezza  ma  in  mina,  e  la  Giiie»  Mf- 
giore  parrocchiale  sacra  a  S.  Giacoaw  Ipì- 
stelo,  sotto  la  cura  di  un  Arciprete  e  ft^ 
nila  di  10  sacerdoti  che  vi  salroeppiNl 
divini  ufìTicii;  le  van  soggette  le  12  Chiese 
minori,  delle  quali  due  sono  assegnile  fff 
r  amministrazione  dei  sacramenti.  Si  htfN 
i  Minori  Osservanti  un  convento  soUo  9  f* 
tolo  della  SS.  Annunziata  airesIreniliM 
paese;  e  sorge  un  deccntissimo  niooislen 
per  le  monache  benedetline  nel  luog9  fi 
abitato.  Hannòsi  i  Baroni  una  elegante  es- 
sa, costituiscono  i  magistrati,  eserciiml 
dritto  delle  armi  e  siedono  il  xiv  posto  id 
Parlamento  trai  Prìncipi.  Si  fa  mvkm 
del  Priorato  di  8.  Anna  di  Galath  disMi 
Benedettino  costruito  nel  1124  dsEleiflW 
di  Hallaurazio,  consentendo  la  ContessaA'^ 
lasia,  nelle  tavole  del  Monastero  di  S.  lidi 
di  Valle  di  fìiosafat ,  cui  fu  quello  wnti^ 
so.  Imperocché  aveva  ella  votalo  due  Chiet* 
una  in  onore  di  S.  Anna  ed  altra  delti  Tt^ 
gine  Deipara,  priachè  si  fosse  messa  ia 


4-83 


GA 

)erainen(e  fosse  pervenuta  in  Geroso- 
nsacrò  la  prima  Guglielmo  Arcìvesco- 
cssina  nel  1124,  quindi  nel  diploma 
datore  Eleazaro  cosi  si  sottoscrive. 
^liehno  per  la  grazia  di  Dio  Ye- 
ti Messinay  che  insieme  col  vene- 
Vescovo  di  Mazzara  nella  festività 
indrea  (cosi  il  diploma  ohe  io  iridi, 
5.  Anna  come  attesta  il  Pirri)  la 
sudetla  in  onore  di  S.  Anna  con- 
imo,  intervenni  e  lo  confesso.  Se 
inche  menzione  in  una  bolla  di  In- 
»  II  nella  quale  si  enumerano  le 
sulTraganee  al  monastero  di  Valle 
ìfat,  e  nei  diplomi  di  Re  Guglielmo  II, 
cesi  averle  concesso  GolTredo  Yesco- 
Messina,  Batlisterio^  Cemeterio^  e 
Itone,  quantunque  credo  più  tosto 
lielmo  che  dal  Vescovo  GofTredo  con- 
queste facoltà  alla  Chiesa  di  S.  Anna, 
€chè  Goffredo  non  era  più  trai  vivi 

1120. 
fin  qui  detto  ricaviamo  essere  stato 
Normanni  il  dominio  della  terra  di 
o  presso  Adelasia  nipote  del  Conte 
ro  0  presso  Guglielmo  di  Mallau- 
^adre  di  Eleazaro  che  se  Tebbe  forse 
)lasia  :  dicolo  poi  passato  a  Pficcola 
ìUa  che  falsamente  dicesi  da  alcuni 
)  di  Calati  sotto  Ruggiero.  Presen- 
regislro  nel  1320  circa  astretto  in 
li  feudo  nel  censo  di  Federico  li  a 
Lancia^  e  sotto  Martino  nel  1308  ave- 
inche  in  vassallaggio  Corrado  Lancia, 
cchè  sebbene  come  fellone  sia  de" 
Corrado  di  tutti  1  beni,  ed  abbia 
in  di  lui  luogo  surrogato  il  Re  Bar- 
o  Aragona,  poi  richiamato  in  grazia 
103  era  slato  già  rimesso  ai  drilli 
:  se  l'ebbero  indi  Perrucchio  Lancia^ 
Imo  Raimondo,  E  lasco  e  Girolamo, 
'amiglia  medesima;  e  noi  principio 
u>ìo  scorso  era  soggetto  agli  Squilli 
di  Landro,  trai  quali  poi  si  fa  men- 
li  Giacomo  nel  1696  e  di  Pietro. 


GA 


Compresselo  da  questi  Filippo  Amato,  ornol- 
lo  del  titolo  di  Principato  nel  1644,  e  re- 
selo illustro  del  così  detto  mero  e  misto 
impero;  fu  Giustiziere  in  Palermo,  Senatore 
tre  volte  e  dei  12  Pari  del  Regno,  Duca  di 
Asli  e  Conte  di  Caccamo;  ebbesi  da  Agata 
Bugilo  il  figliuolo  Antonio  Cavaliere  d'Alcan- 
tara, marito  a  Francesca  Agliata,  donde  An- 
drea unito  in  matrimonio  ad  Alessandra 
Russo,  dei  signori  di  Cerami,  padre  di  Fi- 
lippo Antonio,  il  quale  vive  ed  ebbesi  dalla 
moglie  Belladama  Settimo  il  figliuolo  Gioa- 
chino, la  di  cui  moglie  è  Antonia  Corvino. 
Sta  Calati  sotto  la  prefettura  militare  di 
S.  FiladelGo,  ne  erano  450  le  case  sotto 
Carlo  V,  e  nel  1592  erano  1183  le  anime; 
alla  metà  del  secolo  seguente  466  le  case, 
1861  gli  abitanti;  nel  1713  le  case  365,  e 
926  le  anime,  che  ultimamente  1464.  Sta 
il  paese  in  SS""  30*  di  long,  in  38''  8*  di 
lat.  Vanta  a  cittadino  Antonio  Cingalio 
poeta  egregio ,  ed  illustre  al  suo  tempo 
pei  lavori  in  versi  latini  e  toscani;  men- 
tovalo dal  Parula,  dal  Veneziano,  e  dal 
Hongitore.  Il  territorio  è  piantato  in  oliveti, 
mori,  ed  alberi  fruttiferi,  non  mancate  di 
biade,  ed  adatto  per  la  caccia  (1). 

*  (i)  Galali  ò  allaalmenle  un  conone  che  oom- 
prendesi  nella  provincia  di  MeMÌna  da  cai  disia 
78  m.,  dislrelto  e  diocesi  di  Palli  donde  18  m.,  cir- 
condario di  Torlorici  da  cai  5  ni.  La  Chiesa  madre 
dedicata  a  8.  Giacomo  il  minore  è  pregeTole  per 
la  baona  archiletlura,  per  gli  stacchi  e  per  le  vaghe 
dorature;  nell'altra  sacramentale  intitolata  a  8.  Loca 
Evangelista  merita  attenzione  un  grappo  di  nn  tot 
masso  di  alabastro  di  figara  natarale  rappreseotante 
la  SS.  Trinità  lavorato  con  mollo  gasto,  e  Anal- 
mente nella  Chiesa  anche  sacramentale  di  S.  Ca- 
terina si  ammira  ana  statua  di  marmo  della  Santa 
di  buono  scalpello.  L*  antica  colonna  firamentarìa 
fondata  nel  1630  da  Vespasiano  Ruffo  e  posterior- 
mente accresciuta  per  opera  di  altro  benefattore 
veniva  nel  1838  mutala  in  monte  agrario  che  pre- 
sta con  fldejussione  solidale  senza  limitazione;  il 
capitale  è  di  sai.  531  di  frumento  calcolato  al  pretto 
corrente  in  duo.  3086  ;  .dipende  dal  consiglio  ge- 
nerale degli  Ospizii,  ed  è  amministrato  a  vita  dal* 


484 


GA 


iaaiati  (FIviim  mi).  Lat.  GalaiU  Flth 
tius.  Sic.  Xiumi  di  Calati  (V.  D.)  Si  ha  le 
fonti  nel  colle  della  terra  dello  stesso  no- 
me, e  quel  di  Tortorici  scarica  in  esso  le 
sue  acque  sotto  Fitalia,  dalla  quale  si  ad^ 
dimanda;  e  finalmente  tra  il  Uto  di  S.  Marco 
ed  il  promontorio  Orlando  sÌM>cca  nel  mare 
ed  appellasi  da  ZappuUa.  Tedi  ZappuUa 
e  Tartarici. 

«alati.  Lat.  GalaiU.  Sic.  GalaU  (V.  D.) 


l' arciprete  dal  Tiearìo  e  da  doe  amminittratorì  •  0 
da  Qo  conungiiineo  del  testatore  «  come  per  di 
eoitai  testamento.  CootaTansì  nel  paese  1791  abi- 
tanti nel  Ì79S,  poi  iSiS  nel  ISSI  e  finalmente  tS05 
nello  scorcio  del  lS5t;  V  indole  ne  è  molto  buona, 
e  sono  industriosi  nel  trafficare  ponendo  in  oom* 
mercio  frutte  seccbe^  bestiame,  lane,  laiticinii,  seta, 
e  Tanno  a  laTorare,  mancando  di  fatica  nel  pro- 
prio paese,  nei  Tasti  Ticini  territori!.  La  primaria 
festiTitA  non  celebrasi  pel  giorno  intitolato  al  pa- 
trono S.  Giacomo  il  minore,  ma  nella  prima  do- 
menica di  agosto  quando  già  si  è  sbrigati  dalla 
messe  e  dalla  estrazione  della  seta;  apresi  allora  un 
mercato  per  bestiame  tessuti  ed  altra  merei,  e  dure 
tre  giorni,  aTendo  principio  nel  sabato,  0  cbinden- 
dosi  al  lunedi.  L' estensione  territoriale  è  di  sai* 
me  1C3C,980,  delle  quali  dìTise  in  culture,  6,756 
in  gelseti,  37,6 tS  in  seminatorii  alberati,  371,610 
in  seniiualorii  semplici,  1013,874  in  pascoli,  11,917 
in  oliveti,  59«576  in  vigneti  semplici,  7,134  in  ca- 
stagneti, S,581  in  noccioleti,  7,816  in  boscate', 
104^19  in  terreni  improduttivi,  0,Ì76  in  suoli  di 
case.  V  aria  è  sanissima  e  salutifera.  Nel  fondo  cbe  1 
si  addi  manda  dell'  Acquasanta  sono  delle  sorgenti 
di  acque  sk  calde  cbe  fredde,  amare,  salse,  xolfuree, 
mercuriali,  arsenicali  e  gìoTCvoli  a  Tarie  malattie. 

É  decorato  attualmente  del  titolo  di  Principe  di 
Calati  il  sig.  D.  Giuseppe  De  Spnccbes  e  Ruffo  Depa- 
lato Amministratore  della  Deputaxione  della  R.  Uni- 
Tersità  degli  studi!  in  Palermo,  Tersatiaimo  nelle 
greche  lettere^  e  nelle  poetiche  discipline;  pubblicò 
un  corpo  di  Tersioni  dai  drammatici  poeti  greci«  e 
poesie  di  squisito  gusto,  maschi  pensieri,  ed  impa- 
raggiabile  eleganza. 

Merita  ricordanza  tra  gli  uomini  illustri  di  Gelati 
il  sig.  D.  Emmanoele  Parisi,  che  dopo  sostenute  le 
più  onoreToli  cariche  dell*  antico  sistema  fu  nomi- 
nato nel  1816  Ministro  Secretarlo  di  Slato  per  'gli 
affari  interni,  e  ne  mori  in  esercizio  in  Napoli  nel 
t8i6. 


GA 


Hanicipio  di  Messina  da  dd  dista  T  a.,  sili 
alla  parte  meridionale  In  loogo  dedife  vera 
Oriente,  con  una  parrocchia  sacra  aS.  Aiar 
aTevasi  75  case  e  294  abitaatt  ad  1113, 
cbe  oggi  30S.  Ta  soggetto  al  aaaala  ddh 
citlà  e  dà  il  nome  ad  oa  Oduo  taaM- 

10(1). 

cuiiMvra  (V.  N.)  Torre  secondo  IMb 

appo  SiracQsa,  e  giusta  Hirabelta  ad  mm 
estremo  di  Acradina  ad  AquiUne, 
al  porto  dei  Tro^U,  non  lungi  daUa 
Scala  greca  :  E  posta  da  Areaio  ifi 
doT*  è  la  medesima  Senta  greca  :  Era  M- 
ire  una  torre  nella  parteestremB  MIaM 
ehe  guarda  Setienkione^  detia  ouUemmÉlÈ 
Galeagra  ara  dai  noeiri  Saala  greca.  Sth 
billscela  il  Cloverio  a  Tica,  in  qndla  pnH 
cioè  dove  unìrasi  ad  Acradina.  Livio:  ■ 
cerio  Damarippa  da  Spartm  amadWidi 
Siracusa  al  Be  FUippo  era  tfafo  pnm 
da  na^  romane;  moleslora  laoiMie  grméh 
menie  Epicide  il  gran  pensiero  éi  n* 
mer  coèiui;  presiedeva  questi  aDoit  ab 
Siracuse^  né  condieceee  Marceli»,  doèeM 
l'esercito  Romano:  mandati  a  dteiM 
del  riscatto  di  lui  sembrò  luogo  pA  ip- 
portuno  ad  entrambi  quel  di  mezzo  mst 
simamenle  al  porto  dei  Trogitiperlatsm 
cl^  dicono  Galeagra,  In   quel  collocai 
misurato  coirocchio  il  Romano  Mìlite  il  mt* 
della  ciUi\  dcscrisselo  a  Marcello,  il  qoih 
ordinò  si  adattassero  le  scale,  e  queste  ar 
costate  al  muro  di  Tica,  penetrò  nella  dBk 
tolse  poi  i  vessilli  alle  interposte  man  é 
Acradina ,  come  dal  medesimo  Livio  cWi* 
ramcnte  ricava  il  Cluverio.  Poco  conciaia» 
temoiile  dico  Bonanno  collocata  Galeigii 
lungi  dalle  mura  della  città,  sopra  il  parti 
dei  Trogili,  acciò  il  difendesse  dalle  leai- 
che  incursioni,  imperocché  il  sito  di  qar^ 


(1)  É  sede  di  circondario  di  1*  ciane  ttuH 
oggigiorno  400  abitanti  circa  diretti  icBo  ip 
tnale  da  nn  cappellano  curato.  L' aria  è  ma.  d 
i  taoi  contorni  esporta  tìbo  olio  ed 


485 


GA 

lesi  adnllo  ad  aver  potuto  misurare 
10  iDilìle  con  1*  occhio  1*  altezza  del 

atl.  Ut.  GaleaiU  lìyhkL  (V.  n.) 
est  anche  GaleotI,  e  Cereali  da  Pau- 
lel  di  cui  sito  diremo  in  appresso. 
Filisto  esserne  stati  i  cittadini  in- 
di sogni,  ed  «ver  avanzato  gli  altri 
che  erano  in  Sicilia  nelle  cerimonie 
In  Olimpia  presso  il  cocchio  di  Ge- 
Giove  scettrato  di  antico  lavoro  di- 
isser  dono  di  questi  Iblei.  Era  un 
iella  città  dedicato  alla  diva  Iblea, 
re  un  tempo  per  la  somma  vene- 
dei  Sicoli.  Scrive  Tullio  de  Divinat. 
iver  la  madre  del  tiranno  Dionisio, 
inta  di  lui  avea  sognato  partorire 
elio,  consultato  i  Galeoti  in  Sicilia, 
oserò  dover  essere  il  suo  parto  chia- 
Illa  Grecia  e  di  grandi  fortune.  Quin- 
I  Stefano  eséere  %  Galeoti  genie  in 
t>riìmda  da  Galea  figliuolo  di  Apol- 
da  Temisia  figliuola  di  Zebio  Re 
ìerborei;  alteslano  poi  €Ueuni  e«- 
tUeoli  una  razza  di  vali  in  Sicilia. 
rmo.  Lat.  Galermuè.  Sic.  Galermu 
Ponte  del  territorio  siracusano  verso 
ite;  che  sgorga  oggi  sotto  quella 
^lla  quale  sorgevano  Tica  ed  Acradi- 
la  Taracali,  ma  si  ha  forse  origine 
:e  Crimite,  Al  vertice  del  teatro^ 
Eello,  dal  lato  di  Tica,  in  un  antro 
de  e  per  ampie  docce  e  condut- 
acque  Mito  quella  rupe  e  per 
9imo  tratto  scavali ,  emana  una 
lAe  del  tutto  tasciiUo  V  antico  greco 
Hcesi  oggi  dal  saracenico  Garelme^ 
na  appo  noi  forame  di  acqiui^  cor- 
mie  Caler  mo, 

«mi».  Lat.  Galermuè.  Sic.  Galermu 
Piccolo  paese  e  casale  un  tempo 
lia  dalla  quale  dista  4  m.  verso  Gre- 
^de  alle  falde  australi  dell'  Etna.  La 
bla  sotto  il  nome  di  S.  Giovan  Bat- 
fondata  sopra  una  grotta  ampia  In 


GA 


largo,  che  dicono  Arcangelo  e  Carrera  esser 
quella,  donde  usci  col  cocchio  Dite  per 
rapir  Proserpina  che  raccoglieva  dei  fiori 
neirEtna:  ma  si  disse  altrove  di  questo 
ratto ,  che  secondo  altri  fu  presso  Enna. 
Comprò  Galermo  nel  1641  dalla  regia  cu- 
ria Girolamo  Gravina  pretore  una  sola  volta 
di  Palermo,  e  più  tra  i  12  pari  del  Regno, 
la  di  cui  figliuola  ed  erede  Marianna  ma- 
ritossi  con  Giuseppe  Valguarnera  Principe 
di  Ganci,  donde  nacque  Francesco  Saverio 
nel  1705,  Cavaliere  della  %S.  Annunziata, 
e  Tribuno  militare  appo  il  Duca  di  Savoja, 
dal  gabinetto  di  Carlo  Re  nostro,  cui  suc- 
cedette unica  figliuola  superstite  Marianna 
che  prese  in  isposa  lo  zio  Pietro  Valguarne- 
ra, uomo  chiaro  per^gni  verso,  e  ne  ebbe  fi- 
gliuoli. Sono  116  le  case  di  Galermo,  458  gli 
abitanti  secondo  il  censo  del  1713;  ma  com- 
putaronsi  questi  526  nel  1160.  Si  appartiene 
alla  comarca  e  la  diocesi  di  Catania;  viene 
anche  sotto  il  nome  di  S.  Giovanni  di  Ga- 
lermo, perchè  patrono,  la  di  cui;feslività  ce- 
lebrasi con  somma  affluenza  di  gente  (1). 
«alice.  Lat.  GaKds  Fluentum.  Sic  Xiu- 
mi  di  Alici  (V.  N.)  Fiumicello  sotto  il  Si- 
meto  verso  Nord,  che  scorrendo  nella  piana 
di  Catania,  confluisce  nell*  inverno  con  ru» 
scelletti  che  scendono  dai  colli  verso  le  fal- 
de meridionali  dell*  Etna  in  profondo  ma  li- 
maccioso letto  sotto  la  scafa  di  S.  Agata,  dov*è 

(i)  É  attnalmente  no  cornane  In  proYincia  di- 
slretto  e  diooeti  di  CaUnia  da  cui  dista  4  m.,  cir- 
condario di  Mascalocia  da  coi  1  m.  e  177  da  Pa- 
lermo. Contava  735  anime  nel  i798,  poi  931  nel 
1831  e  finalmente  1093  nello  scorcio  del  1852.  L'e- 
•tension^  territoriale  è  di  sai.  138,931,  delle  quali 
diYise  in  cnltnre  15,550  in  feminatorii  alberati, 
14,457  in  oliYeti.  11.998  in  TÌgneti  alberati^  13,444 
in  ficheti  d'  lndia«  39,406  in  ficheti  d' India  ed  al- 
tro, 37,197  in  boscate,  19,959  in  cultore  miste. 
Esporta  in  poca  copia  Tino  ed  olio,  ed  il  suo  ter- 
ritorio oltre  Tarie  prodazioni  ? nlcaniche  che  con* 
tiene,  è  ricoperto  da  nna  lava  impietrita  del  Mou* 
gibello  in  dne  miglia  di  langbezia  ed  ano  di  lar- 
gbezxa. 


486 


GA 


un  ponte  di  pietra  ad  arco,  detto  di  S.  Paoio* 
Le  sue  acque  non  iscendono  al  mare  ma 
qua  e  là  nel  territorio  di  Tilialegra  for- 
mano degli  stagni  detti  GaUci  spargen- 
dosi nelle  sottoposte  terre,  imperciocché 
in  saraceno  Ylialicius  importa  laglietto  o 
fossata  dove  sogliono  stagnar  le  acque  pio- 
vane nei  campi. 

€Mii.  Ut.  id.  Sic.  Pantanu  di  li  gaddi 
(T.  N.)  Stagno,  deUo  Pantano  dei  €MU  nel 
censo  di  Federico  li,  appartenentesi  a  iVio- 
eolò  Landa^  il  4uale  signoreggiava  le  terre 
di  Giarratana,  Feria  ed  altri  castelli  del  ter- 
ritorio di  Noto.  Spettavasi  sotto  il  Re  Mar- 
tino a  MainUio  di  Sorlino. 

CMOUcioa  (V.  N.)  Gasale  nel  territorio 
di  Piazia,  che  Simone  Conte  di  Policastro  e 
di  Butera  nipote  di  Ruggiero  neiranno  1106 
con  suo  diploma  concesse  coi  VUlani  al 
Monastero  di  S.  Andrea.  Se  ne  fa  memo- 
ria dal  Gbiarandà  nella  storia  di  Piaiza. 

«•indoro.  Ut.  GaUus  aureus.  Sic  Gali- 
doru  (V.  D.)  Paese  detto  altrimenti  Letojanr 
nU  sito  sopra  declive  collina  tra  Fonia  e 
Taormina,  di  cui  ò  un  borgo  stante  nel  lido 
con  elegantissima  magione  di  magniGce  la- 
voro fabbricala  un  tempo  dai  Baroni,  e  con 
una  chiesa  sacra  a  Alaria  della  Grotta  in 
cui  si  amminislrnno  i  Sacramenti,  dietro  la 
foce  del  ruscello  di  Lelojanni.  Era  trai 
munieipii  di  Taormina,  ma  nel  1632  in 
drillo  di  vendila  per  ordine  del  Re  cedette 
ai  Reilano.  Ansatone^  mila  ma  famigKa^ 
tuttavia  afferma  signore  di  Gallidoro  negli 
anticbi  tempi  Kiccola  Crisafi,  regio  Razio- 
nale, Slralegolo  di  Messina,  e  dello  stesso 
parere  è  il  Minuloli  parlando  del  Priorato 
di  Messina.  Compresselo  poi  il  primo  Fran-^ 
Cesco  Reiiano,  decoralo  del  lilolo  di  Mar- 
cbese.  da  cui  nacque  ÀiUonio  nel  1649,  xii 
Pari  del  Regno,  nemico  del  Re  Carlo;  quindi 
i  suoi  successori  si  ebbero  il  tìtolo  di  Mar- 
chesi di  Gallidoro,  ma  i  regii  consultori  nel 
1678  trasferirono  il  dritto  di  quella  terra  ai 
Vigoé  originarli  da  Genova  ed  anche  il  titolo 


GA 

che  Michele  Bosacca  signore  di  Corvo  ollea* 
ne  pagatone  il  prezzo.  Erano  nel  1160  ia 
possedimento  Gimtiniano  Vigo.  U  chioi 
maggiore  sacra  a  S.  Teodoro  o  a  S.  DeodaH 
secondo  altri  è  sotto  la  cura  di  un  Aid- 
prete,  e  le  sono  suffiraginee  altre  3  cfaicM 
minori.  Parlando  il  Pirri  di  Gallidoro  k 
menzione  del  Priorato  BaalUano  di  &  Eai- 
lione  la  coi  Chiesa  era  in  rovìiia.  Rei  lo^ 
ritorio  sono  miniere  d'oro  donde  pnada 
il  nome  U  ciuà  ed  altro  di  piaoibo  e  i 
rame,  che  per  indulto  regio  da  poco  aparie 
danno  non  lievi  guadagni.  Gli  abilaaii  aepa* 
rati  da  Taormina  nel  censo  del  1652  cnw 
1246in  305  case,  nel  1160  ii  584  case,  UN 
abitanti,  che  nel  1113  erano  2312(1). 

«ouo.  Lat.  GaUuè.  Sic.  Gadda  (T.  E) 
Monte  nel  territorio  di  Palenno  vene  Koid, 
altrimenti  XondeMo,  che  si  oeserva  dal  N- 
legrino  in  meuo  alla  valle  del  Laoro  dtf*è 
una  fonte  e  nelU  velia  oua  forre  d*iiK- 
zione.  Secondo  il  Cascino  Gal  è  voce  pa- 
nica  che  vale  basso  monte,  donde  JbaMii 
e  corrottamente  JToiuieUo;  ma  allriacrf 
ne  pensa  Vincenzo  Digiovanni  nel  Merai 
ristoralo  ,  ed  afferma  esser  cosi  deUo  9 
monte  dalla  figura  di  un  gallo  che  presei- 
ta  in  una  rupe  ai  naviganti  da  allo  nm 
Fazello  fa  menzione  di  una  cala  dello  sia» 
nome  dove  crede  esser  luti*  oggi  a^ 
deir antichissima  Mozla.  Il  capo  di  GaUoid 


(I)  Gallidoro  ò  oggigiorno  un  eoaiM  io  pit- 

▼incia  e  diocesi  dì  Metsina  da  evi  diiU  St»t 

difttrello  di  Cattroreale  da  cai  4i  m.,  circoatoii  i 

Taormina  donde  Si  m.GonliTa  ito  abitanti  atHTHi 

poi  030  nel  1831  e  finalmente  ItSS  netto  icoitìt  ^ 

i85i.   L'estensione  territoriale  è  di  sai  IHM 

delle  quali  divise  in  colture  9,170  in  Kiaiia> 

i,3S0  in  canneti.  0.895  in  gelseti,  l.OtS  io •■I' 

natorii  irrigoi,  155,580  in  oeminatorii mm^ ^ 

751  in  pascoli,  14,740  inolÌTOti«  Sl,SHin  vpé 

semplici  1,484  in  ficheti  d'India,  0,100  in  ttttipl^ 

ti,  4,100  in  boKate.  EsporU  olio.  A  f^mèàwpf 

Sacco  dicesi  ci  hanno  delle  nsiniero  di  noi  ti 

I    piombo  nelle  ine  compagno,  osi  credo 

aver  prooo  U  nomo  da  vna  niMOim  di  oio< 


•_5, 


A87 


GA 

el  soUoposlo  lido  stendcsi  nel  mare 
>tissimo  ai  naviganti  ira  l'isola  delle 
j  e  la  torre  di  Guardia  di  MomUl- 

0  (Capo  «!>•  Lat.  Caput  Galli.  Sic. 

1  Gadda  (V.  H.)  Nella  spiaggia  sel- 
lale di  Palermo  appresso  Mondello 
Ide  d*  un  colle ,  e  detto  da  Gallo 
fondello.  Wct  il  Cascino  che  Gal  in 
rate  colle. 

o.  Lat.  Gallum.  Sic.  Gaddu  (V.  M.) 
che  il  Conte  Ruggiero  assegnò  alla 
di  Palermo  nel  i086;  vien  menlo- 
on  diploma  del  i21i  deirimperator 
oin  cui  descrive  tutti  i  beni  di  quei- 
sa. 

tm  im.  Tifo).  (2). 
lino.  Vedi  Camillo. 
»t.  Lat.  Engium.  Sic.  Ganci  (V.  D.) 
;itlà  decorata  oggi  del  tilolo  di  Prin- 
ssegnala  ai  signori  Valguarnera  Con- 
soro;  siede  sul  declivio  di  alto  colie 
cirocco,  nei  fianchi  meridionali  del 
9  o  Monte  Harone,  la  di  cui  velia 
tata  d* insigne  fortezza,  e  di  3  torri 
i;  è  q  nella  intera  ed  ornata  di  eie- 
anze  dà  comodo  domicilio  ai  suoi 
i,  e  delle  tre  torri  altra  è  intatta  , 
i  rovina ,  altra  interamente  distrut- 

rnonte  Gallo  è  alto  al  di  fopra  del  li? elio 
)  circa  paL  1166  mei.  558,828.  Si  appar- 
eognosticamente  considerando»  ai  terreni 
il,  cioè  di  composixione  giurassica  formata 
carbonata  compatta  sotto  il  carattere  prin- 
te  che  la  distingue  col  nome  di  ciaca,  di 
svariati  marmi  ci  ha  bellissima  serie  e 
•Q  principalmente  considerare,  la  cieca 
a  e  la  chiara»  la  calcidoniata  con  macchie 
«anche  sporche  detta  pedichiosa,  la  grig- 
mne  gialle  e  macchie  calcidoniate  e  quella 
lehie  nere,  e  finalmente  il  marmo  grigio 
;liie  nere,  ed  il  nero  grigio  con  vene  bian- 
4m  e  minute. 

tsOi  8.  Vito  è  un  comune  aggregato  a 
Mra  in  provincia  distretto  e  diocesi  di 
U  coi  è  distante  17  m.  e  mezzo,  circon- 
▲11,  eoo  400  abitanti  circa. 


GA 


ta;  diccsi  esservene  stale  delle  olire  di  cui 
tuttora  si  osservano  le  vestigia  e  le  fonda- 
menta. La  chiesa  maggiore  sacra  a  S.  Kiccolò 
Vescovo  è  bella  e  spaziosa,  ed  internamenle 
molto  ornata.  Slabìlironsi  i  Carmelitani  nel 
secolo  XIV  e  si  hanno  il  convento  quasi  nel 
centro  sotto  il  tilolo  di  M.  del  Carmelo.  I  Cap- 
puccini nel  1372  occuparono  quella  bassa 
parte  della  città  dove  sorge  Finterà  torre, 
e  ne  è  adorno  il  convento  di  convenevoli 
fabbriche;  eleganle  è  il  monastero  delle 
monache  benedettine  cui  è  atlaccata  la 
splendida  chiesa  sacra  a  S.  Pietro  Apostolo, 
li  gineceo  dei  SS.  Cosmo  e  Damiano  com- 
prende insieme  oneste  donne  e  vergini.  Ha 
cura  delle  anime  un  arciprete  che  è  il 
capo  della  communia,  assiste  nella  chiesa 
principale ,  e  presiede  ad  altre  sette 
chiese  minori.  Il  clero  è  sottomesso  al  Vi- 
cario dell'Arcivescovo  di  Messina.  Il  Patro- 
no del  paese  è  lo  Spirito  Santo  di  cui  ce- 
lebrasi solenne  festa  nel  sacro  giorno  di 
Pentecoste.  Il  Capitano,  i  Giurati  ed  il  Sin- 
daco sono  scelU  dal  Signore  della  città  che 
gode  del  dritto  di  armi,  ed  occupa  il  xxxii 
posto  nel  Parlamento. 

Comprendesi  Cangi  nella  comarca  di  Ni- 
cesia,  ed  apprestava  alla  prefettura  militare 
di  S*  FiladelQo  4  cavalli,  e  53  fanti.  Sello 
Carlo  V  presenta  il  censo  977  case,  e  poco 
dopo  3204  abitanti;  nel  1652  erano  904  le 
case,  3399  gli  abitanti;  nel  1713  poi  1180 
le  case,  4008  gli  abitanti;  ed  unita  a  Villa  di 
oro  che  le  appartiene  presentò  ultima- 
mente nel  1760  4974  abitanti.  Allude  lo 
stemma  al  fiume  Gangi ,  che  porta  a  fior 
d'acqua  una  corona  ed  un  regio  scettro. 
n  sito  è  in  37''  55*  di  long,  ed  in  ZV  e  45* 
di  latitudine.  Amplissimo  è  il  territorio,  e 
tra  quei  del  Val  Demone  feracissimo  in  qua- 
lunque genere  di  produzione,  e  gratissimo 
ai  caodatori,  piantato  ad  alberi  firuttiferi, 
ed  in  pasture  dove  pascolano  armenti  e 
greggie.  È  celebre  trai  cittadini  Gaetano 
Salerno  a  pochi  secondo  nella  pittura»  e  di 


488 


GA 


cui  innumereToli  tele  si  oflserrano  per  tolta 
la  Sicilia;  percliò  loppicante  fcnne  sopra- 
nominalo  lo  Zoppo  di  fiatici.  Il  Mongilore 
nella  sua  Biblioteca  encomia  Filippo  Ker- 
sbel  carmelitano,  personaggio  dottissimo,  fi- 
losofo e  teologo  egregio  e  di  dolcissimi  co- 
stomi  adomo;  scrisse  un  trattalo  soirimma- 
colalo  Concepimento  di  Maria  essendo  an^ 
cor  sul  ?erde  negD  anni  19,  lasciò  allri 
monumenti  del  soo  ingegno  ed  è  lodato  da 
Allazio,  Harracio,  Morer,  Possein,  Gessner, 
Riccioli,  Hoffmann  ed  allri  ;  alconi  però  di 
costoro  il  credono  da  Gand  nel  Belgio,  ma 
prova  il  Mongitore  essere  stato  Siciliano  e 
da  Gangi. 

La  serie  dei  signori  deve  ripetersi  dal  Tenti- 
miglia;  giacché  Tanlica  Ganci  loro  soggiacqoe 
ed  ai  loro  predecessori  Conti  di  Geraci;  im- 
perocchò  Riccardo  primo  Conte  di  Geraci  fa 
signore  di  Madania  o  di  Nebrode,  e  costa 
appartenentesi  Engio  alle  falde  delNebrode, 
come  da  Cloverio  ricavasi.  Del  resto  Enrico 
Yeniimtglia  appare  il  primo  signore  di  Gan- 
ci, e  nolai  il  suo  figlio  o  nipote  FraneeseOf 
sotto  cui  fu  diroccala  ed  edificala  Ganci  in 
silo  novello.  Francesco  n  figlio  di  Fran- 
cesco I  sopra  le  rovine  dell*  antica  Ganci 
innalzò  il  convento  Benedettino  di  S.  Maria, 
e  ne  agevolò  i  fondatori.  Sino  al  Ì5i9,  in 
qual  tempo  scriveva  Sancella,  ritrovo  signori 
di  Gangi  i  VenUmìglia,  e  credo  verso  un  lai 
tempo  una  parte  sia  siala  assegnata  ai  cavalie- 
ri di  Malia,  di  che  sembra  osservarsi  una  me- 
moria nella  porla  orientale  che  dicesi  di 
Malta;  ma  non  so  donde  se  1*  abbiano  avu- 
ta. Ffel  secolo  xvu  venne  in  potere  dei 
Graffeo  col  castello  di  Ragalgio vanni;  quin- 
ci per  rescritto  di  Filippo  .IV  fu  dichiarato 
Principe  di  Ganci  il  Marchese  di  Ragalgio- 
vanni  Francesco  Graffeo^  che  con  Girolama 
GiufTrè,  non  avendosi  avuta  prole  alcuna,  ne 
lasciò  erede  Francesco  figliuolo  del  fra- 
tello Giuseppe.  Da  lui  e  Caterina  Grimaldi 
nacque  Giuseppe  ed  Antonia^  la  quale  per 
essere  sialo  il  fratello  senza  figliuoli  ne  ot- 


■ 

tenne  la  auceeaslone,  ed  onila  in  malriaM- 
nioeon  Francesco  Valgummera  parlari  fiiii- 
•eppe  padre  di  Froneesco  SmtHo^o  tklr§ 
rivente  (1760).  Francesco  lasciò  unica  IgGi 
Marianna  die  prese  a  consorte  lo  lio  Hs- 
tro(l). 

Tedi  MUhOo  (S.J. 

cmi-Jai— i>  Ut.  eardatm&U  (Y.  M)  0- 
sale  della  Chiesa  di  Girgenli  per  dono  e  pri- 
vilegio di  GogUelmo  li  nU  1111. 

^iMPwmmm.  Lai  Gara/^.  Sic.  Ganli 
(Y.  M.)  Magnifica  fonte  in  Palemio  di  Uaa- 
chi  marmi,  le  coi  acque  hannosi  origias  A 
Àveringa  nella  contrada  di  Baiala  nm 
Ponente.  Il  GomaffeUo  è  un'altra  foaliii 
non  lungi  dalla  prima.  Credono  altri  k  * 
sorgente  del  Garraffo  dentro  la  dUà  àm 
era  il  macello  (3). 


(i)  Gangi  è  •ttoalmMla  nn  capo'dreosMii 
a*  datie  In  provioda  di  Paltrmo  4a  cdMitt 
m.,  dìftrttlo  •  dioG«M  di  GeISriA  da  ed  17  a.  0» 
Uva  nel  17aS  mia  popdadone  di  USS  aMaaiìr' 
974S  nel  ISSI  e  dì  9590  nel  Boe  flSSS.  Cofapoaai 
U  territorio  di  saL  TiSS.Ses»  delle  quii  iIìtìiì* 
pecaliari  colti?axioni»  5S,0S6  in  aeninatorìi  •it' 
raU,  5aS6,160  in  seminatorìi  senpUci.  1Ctl,tSii> 
pascoli»  8»a0S  in  vigneti  alberali,  \%IM^  ■>  ^ 
gneti  semplici,  10,637  in  castagneti,  S9.5rTiakt- 
scate,  4,865  in  frassineti,  1,457  in  snoli  tfi  a» 
Esporta  principalmente  grano  e  cacio.  Osi  C  dtf 
agosto  Ti  si  apre  una  fiera  per  bestiame,  t  4dK 
al  17  dello  stesso  mese  per  maniCitlorc.  Latrili 
ulnbre. 

(a)  Ganxirri  è  nn  sotto-comnne  aggregalo  1 1» 
Sina  e  perciò  nel  soo  distretto  e  dioesa  t  i  ^ 
circondario  di  Pace,  disUnteS  aa.  daVa  sitti  ni 
ben  iOOO  abiUnti. 

(8)  È  innaliau  questa  mannorea  fsatsm  di 
addimandasi  del  Garraflb  in  va  riciale  lidri^ 
di  larghe  pietre,  chinoo  da  caBcelli  cen  Mi* 
lonnette  che  lasciano  in  più  luoghi  il  pM'ff' 
alle  Tie  di  dietro.  Il  laTOTo  è  nMlto  pnftiilid 
ardita  Tidea;  daUe  Tane  boeehe  di  naìin  #- 
topoato  ad  on'  aquila  sol  di  cni  dorm  è  i  as^  |^ 
lacro  deli'  abbondanaa  sgorgano  lo  aeqna  màaiB 
in  bacini  a  dna  ordini,  dei  ^mU  fnei  èà  fri^ 


489 


GA 

la  (T.  N.)  Baluardo,  Tolgarmenlc 
el  porto  di  Agosla  ricinlo  dalle  ac- 
i  lungi  dal  quale  ne  è  un  allro  dello 
:  ebbe  nome  da  Garsia  di  Toledo  Yi* 
Cicilia,  Comandante  della  flotta  spa- 
li quale  dal  1S34  al  68  ne  tenne  il 
>.  Sorge  in  uno  scoglio  distante  circa 
i  dal  più  interno  e  curvo  seno  di  quel 
irso  meriggio  rimpelto  la  foce  del 
iddeda  o  S.  Giuliano.  Abbassandosi 
%  per  mezzo  di  un  istmo  subaque- 
cesi  air  allro  bastione  che  ebbe  no- 
I  moglie  di  Garsia.  Vedi  Agosta. 
»ei  (V.  M.)  Rocca  tolta  a'  Sarace- 
onte  Ruggiero  nel  1086,  testimonio 
a.  Vedi  Guaslanella, 
i  (V.  fi.)  Un  tempo  casale  e  rocca 
:a  e  Mineo  detli  Agata  dal  Chiaran- 
è  un  fondo  con  torre,  granai,  chiesa 
re  e  con  varie  macchine  agitale 
que.  Trai  suoi  conGni  scorre  il  fiu* 
irito  che  dicesi  anche  Galla.  L*eb- 
no  il  fiorentino  Scoloro  degli  Uber- 
ai Assoro  da  Federico  II,  e  ban- 
Pietro  li  ed  indi  riavuto  in  grazia, 

0  dagli  Assorini,  Pietro  concesso 
il  fratello  Giovanni,  Infante,  Duca 
uzzo ,  ma  Andrea  nato  da  Scalerò 
Galla  col  consenso  del  medesimo 

riebbe  però  Assoro,  dopo  cui  fu 
lovanniy  il  quale  nemico  di  Federico 
ogliato  dai  beni,  partissi  dalla  Si- 
i  allora  messa  a  suolo  la  rocca  di 

DO  soflteniiti  dalle  code,  qaei  del  lecondo 
ì  di  qaatlro  delfini.  Nel  maro  a  destra 
e  è  in  uoa  nicchia  una  slalaa  di  marmo 
tante  il  genio  di  Palermo  a  sedere,  con 

1  piccole  statue  di  SS.  Vergini  palermitane, 
>tto  gli  stemmi  dei  quattro  cantoni  della 
lendo  poi  sulla  sinistra  dal  prospetto  del 

la  TÌa  degli  Argentieri  dopo  non  guari 
ne  in  larga  piazza  con  nel  mezzo  la  fon- 
Garraffello  eretta  nel  1591,  che  Tersa  da 

in  gran  copia  per  otto  canne  di  bronzo 
1  e  leggerissima  acqua,  di  cui  servesi  gran 
acitlA  per  la  somma  freschezza  nella  stale. 


GA 


Galla  e  distrutto  il  casale.  Per  beneficio 
poi  dello  stesso  Re  ebbesi  Galla  Ruggiero 
di  Scandolfo,  alla  cui  morte  successe  An- 
tonio di  Villanuova,  ma  partito  dairisola, 
lo  stesso  Principe  nel  1371  T  assegnò  a  J9ki- 
sco  di  Taranto  Calanese.  Frattanto  Anto- 
nia degli  liberti^  figlia  di  Andrea  e  sorella 
di  Giovanni^  moglie  di  Luigi  dì  Alonlaperto, 
pretese  in  giudizio  i  beni  del  padre  ed  ot- 
tenne la  possessione  di  Galla  e  di  altri  feu- 
di sotto  il  Re  Martino,  e  che  poi  lasciò  al 
figlio  Bartolomeo:  ma  nel  censo  del  mede- 
simo Re  ne  fece  giuramento  Ludovico  o 
Luigi  marito  di  Antonia:  nel  1511  dicesi 
dal  Barberi  signor  di  Gatta  Pietro  figliuolo 
di  Bartolomeo;  nel  1577  appartenevasi  a 
Francesco  Starrabba  Conte  di  r^aso,  da 
cui  comprolla  Antonio  Trigona,  Signore  di 
Spedalotto  pel  suo  fratello  Marco,  di  cui 
altrove  si  dice.  Antonino  nipote  di  Mar- 
co quindi  se  Tebbe,  e  nel  1604  la  ven- 
dette a  Francesco  Guffaro,  donde  il  figlio 
Natale,  il  quale  ne  trasferì  il  dritto  a  Vin- 
cenzo Micdchè  avutone  il  prezzo:  Anna  fi- 
glia di  Vincenzo  moglie  di  Scipione  Digio- 
vanni  signore  di  Trecastagne,  ebbesi  Tunica 
figliuola  Girolamo  dalla  quale  e  dal  ma- 
rito Pietro  Rocca  Principe  di  Alcontres  nac* 
que  Caterino  moglie  di  Michele  Arduino, 
ai  quali  succedette  Pietro  signor  di  Gatta 
attualmente  (1757). 

«atta.  Vedi  BuffoHto. 

«ani.  Lat.  Gozis.  Sic.  Gazzi  (V.  D.) 
Municipio  di  Messina  nel  Dromo  verso  mez- 
zogiorno, la  di  cui  chiesa  parrocchiale  con 
campanile  è  sacra  a  S.  Niccolò  (1). 

GÈ 

Ctoia  (V.  D.)  Antichissima  celeberrim  a 


(t)  Gazzi  è  an  comune  aggregato  a  Messina  da 
cai  dista  %  m.,  sede  di  circondario  di  1*  classe  pei 
eontomi  della  città,  con  ona  popolasione  dì  1400 
abiUnti  circa. 

62 


Ago 


CE 


città  del  cui  sito  controvertono  gli  scrittori 
di  cose  sicole;  io  nelle   note  al  Fazello 
stabilii  con  Cluverio  Gela  dove  or  sorge 
Terranova.  CoUocanla  altri,  cioè  Arezio,  Fa- 
zello ed  ultimamente  il  Pizzolanti,  a  Licata 
oltre  rimera  meridionale.  Appoggiandomi 
adunque   alla    opinione   medesima  costi* 
tuisco  Gela  nella  valle   di   Noto ,   dove  ò 
Terranova,  e  rimetto  i  lettori  agli  argomen- 
ti ponderati  nelle  sudette  note.  Fu  detta  Ge- 
la anticamente,  poiché  così  T  appellarono 
dal  fiume  dello  stesso  nome  Tucidide,  Ero- 
doto, Diodoro,  Plutarco,  Stefano,  Suida, 
Duri,  Tolomeo,  Strabone,  Plinio,  Vibio  ed 
i  più  celebri  poeti  Silio,  Claudiano,  Ovidio, 
Virgilio.  E  forse  le  venne  un  tal  nome  o  dal 
ghiaccio;  imperocché  questo,  secondo  nota 
Suida  da  Erodoto,  dicono  appellarsi  Gela 
nell'idioma  degli  Opici  e  dei  Sicoli^   o 
da  Gelone  figliuolo  dell'Etna  e  d'Imari. 
Fu  costruita  o  ristorala  45  anni  dopo  Si- 
racusa, cioè  nel  ni  anno  della  xxii  Olim- 
piade, 690  avanti  Cristo.  Dice  poi  Cluverio 
dal  principio  e  nella  fondazione  essere  stata 
appellata  Lindii  ainaioi  da  Lindo  città  di 
Rodi,  donde  parlironsi  i  primi  che  condus- 
sero la  colonia.  Tucidide  nel  lib.  6.  Anti- 
femo  da  Rodi  ed  Entimo  da  Creta  adda- 
cendo  colonie,  fabbricarono  Gela  in  com- 
mune  opera,  imposto  il  nome  alla  città 
dal  fiume  Gela,  appellandosi  Lindii  il  (tio- 
go  dove  ora  sorge,  e  che  già  per  lo  in- 
nanzi era  munito.  11  che  ponderando  scrive 
Fazello:  non  però  egli  dichiara  che  genie 
siano  stali  questi  Lindii  Cfte  avevanla  per 
V  innanzi  occupata  e  ricinta  di  muraglie; 
del  resto  scrive  Erodoto  nel  lib,  7,  ben 
chiaramente  essere  stata  fondata  Gela  dai 
Lindii  che  sono  da  Rodi,  e  da  Antifemo.,. 
il  che  stimo  così  pianamente  dover  pren- 
dersi, che  in  diversi  tempi  siano  conve- 
nuli  Entimo  ed  Antifemo,  e  questi  il  primo 
con  una  colonia  di  Lindii  da  Lindo  città 
di  Rodi  abbia  stabiliti  i  confini  delta  città; 
quinci  poi  Entimo  sia  sopravvenuto  coi 


GÈ 


moi  Cretesi  per  patto  composto  a  compire 
l'opera  incominciata,  ed  a  crescere  U  pth 
polo,  e  promiscuamente  avere  ftbitato  la 
città  appellata  per  comune  anuenso  Gela. 
Fa  menzione  poi  Pausania  del  medesimo 
Antifemo  per  aver  saccheggiato  Oaibce  cilli 
dei  Slcani,  trasportatone  indi  in  Gela  il  si- 
mulacro di  Giunone  opera  di  Dedalo.  Rea 
Plinio  i  Geloni  trai  popoli  medilerraneì , 
e  Tolomeo  colloca  Gela  a  10  miglia  dalla 
spiaggia,  ma  ricavasi  apertamente  da  Dio- 
doro lib.  13,  non  tanto  intervallo  esstrt 
stato  tra  la  spiaggia,  la  foce  del  fiume  e  la 
città:  jDopo  ciò  venendo  AmUcare  sopra 
Gela  pose  il  campo  al  fiume  dello  stesso  no- 
me;  e  quindi  :  ma  Dionisio  come  perreimt 
alla  città  pose  il  campo  vicino  al  oiart  t 
ciò  faceva  unicamente  acciò  non  si  disper- 
dessero le  truppe,  ma  da  quel  luogo  iétes$o 
fatto  impeto  ed  in  terra  ed  in  mare  la  bat- 
taglia ingaggiasse.  Erasi  ad  attaccar  balU* 
glia  da  terra  e  da  mare  coiresercìto  di  iniil- 
care,  il  quale  dunque  aveva  posto  a  Gelali 
campo  presso  il  mare.  Comandò  poi  Dionisio 
che  una  squadra  costituita  dai  soccorsi  degli 
alleali,  lasciata  a  destra  la  città,  alIitosiaF- 
frettasse;  e  gli  stessi  Cartaginesi  sen  ten- 
nero premurosamenlc  più  a  quella  parie, 
nella  quale  di  nessuna  fortificazione  afTaUo 
avevan    munito    gli    accampamenti  presso 
alla  spiaggia.  Spedì  altra  squadra  dai  Si- 
coli  che  oltrepassato  da  sinistra  il  Gela,  in 
invadessero  i  ripari   dei   nemici,  ed  fgii 
stesso  con  una  mano  di  merccnarii  si  ap- 
pressò alla  città  da  quel  luogo  do>>raoo 
le  macchine  dei  Cartaginesi.  Ordinò  fioal- 
mente  alla  cavalleria  che  come  cedessero  la 
pericolo  le  bandiere  dei  pedoni,  passato  il 
fiume  sui  campi  si  manifestasse.  Dalle  quali 
cose  appare  manifestamente  essere  stilala 
città  alla  destra  ripa  del  fiume,  non  lungi  dal 
mare  ed  in  luogo  elevato;  quinci  dieesi  da 
Callimaco,    Gela  imminente  al  fiwmei'à 
qual  luogo  a  circa  300  passi  da  Terraso^ 
conserva  sin* ora  molte  ed  ingenti  vesli(i> 


491 


GÈ 

chi  cdifizii;  ed  ivi  stesso  vide  il  Clu- 
rella  una  colonna  di  siile  corintio,  non 
ola  mole,  con  amplissimo  epistìlio; 
Fazello  di  questi  ruderi:  Osservan" 
Hmpctio  le  ìuura  di  quesla  citlàj 
Oriente^  a  qu<m  300  passi  un  gran 
^  minalo  di  anlica  fortna^  composlo 
adrale  ed  ammirabili  pielre,  una 
w,  mancando  le  allre,  ancora  eie* 
i  coW  epislilio ,  al  di  sollo  in- 
fondamenta^  nella  piazza  della 
;  maggiore  un  frammento  di  altra 
^  di  forma  medesitna.,.,  e  tra  il 
e  le  mura  delUi  dita  ,  vestigia  •  di 
antiche^  e  vasi  figulini  di  bellis* 
d  antichissimo  lavoro^  sebbene  co- 
lente coverti  nel  suolo;  monete 
coli*  impronta  di  Cerone  ^  e  mot- 
3  in  rame  ed  in  argento  di  bello 
che  presentano  da  una  parte  il  Mi- 
*o,  è  a  stabilire  senza  alcun  dubbio 
fui  sorla  un  tegi^po  antica  città.  IVola 
3,  essere  stata  erroneamente  creduta 
olla  dagli  abitanti  Eraclea  come 
.  suo  luogo,  anche  egli  però  fal- 
le eziandio  disse  essere  stata  Cal- 

indicò  Virgilio  di  qual  grandezza  sia 
ìela,  che  disse  immane  nel  lib.  3  dcl- 

de. 

•• 

immane  Gela  coi  dà  ndme  il  fiome. 

irono  quinci^  come  avverte  Cluverio, 
che  afTermano  aver  inteso  Virgilio  per 
le  in  questo  verso  non  la  città  ma  il  fiu- 
oichè  interpretano  Gela  quel  ruscello 
mghissimo  scorre  in  questa  spiaggia, 
mente  ora  detto  Salso  appo  Licata. 
i  Plutarco  nel  Timoleonte  afferma  es- 
tata uu  tempo  Gela  delle  grandi  città 
Cicilia;  e  Callimaco  non  Tappella  colla 
rOAiN  comune  ad  ogni  città,  ma  AI^tt. 
^cchè  in  breve  tempo  toccò  tanti  ac* 
nenti  che  presso  il  cviii  anno  dalla 
ione  spediva  una  colonia  di   suoi 


GÈ 


condotta  da  Aristoneo  e  da  Pistilo  i  quali 
fabbricarono  la  città  di  Acragante.  Attcsta 
il  medesimo  storico  averla  istituita  i  fon- 
datori colle  leggi  doriche  ;  ed  essendovi 
una  volta  venuta  in  uso  T  oligarchia ,  sia 
stato  cioè  il  pubblico  governo  in  mano  di 
pochi,  ubbidì  per  sette  anni  a  Cleandro  Pa- 
lareo  che  occupava  la  tirannide,  cui  morto, 
soggetta  per  altrettanti  anni  ad  Ippocrale 
fratello  di  lui,  estese  i  suoi  conGni,  peroc- 
ché domò  il  tiranno  col  ferro  alcune  città 
dei  Calcidesi,  yinse  i  Siracusani,  e  resili 
prigioni  ne  ricevette  in  cambio  Camariua, 
e  ristoroUa ,  e  finalmente  nell*  assedio 
di  Ibla  minore  soggiacque  valorosamente 
combattendo.  Gelone  defraudati  ai  domi- 
nio i  figliuoli  di  Ippocrate  ,  occupò  egli 
stesso  r impero,  e  presa  Siracusa,  commen- 
dò la  patria  al  fratello  Terone ,  il  quale  a 
lungo  la  resse,  ma  richiamato  anche  in  Si- 
racusa dopo  Gelone,  rese  forse  la  libertà  ai 
cittadini:  nò  Polizelo  né  Trasibulo  fratelli 
di  lui  trovansi  tiranni  di  Gela  ;  ma  aver 
congiurato  i  Gelensi  al  discacciamento  di 
Trasibulo  che  dalla  morte  di  Cerone  trava- 
gliava Siracusa  con  crudele  dominio.  Fu 
poi  a  lungo  oppressa  Gela  dalla  tirannide 
del  crudelissimo  Lampico ,  testimonio  Lu- 
ciano; e  dopo  la  guerra  attica  miseramen- 
te saccheggiata  dai  Cartaginesi,  senti  Tec- 
cidio.  Rifulse  allora  la  somma  virilità  di 
animo  delle  donne  Gelensi;  Mora,  per  prov- 
vedimento di  Dionisio  che  era  accorso  in 
aiuto  alla  città,  abbandonata  la  patria,  i  cit- 
tadini si  raccolsero  tutti  in  Siracusa ,  e 
quinci  per  dritto  di  ricuperazione  ritor- 
nati, la  ristorarono.  Timoleonte  poi  spurgata 
dai  tiranni  risola  intera^  avendo  rinvenuta 
Gela  quasi  deserta,  la  popolò  di  una  colo- 
nia di  Chiensi.  Passò  varie  calendo  sotto 
Agatocle,  e  giacque  finalmente  devastata 
del  tutto  da  Fintia  Tiranno  di  Agrigento, 
282  anni  avanti  Cristo;  né  volle  solamente 
trasferiti  si  fossero  i  cittadini  nella  novella 
Fintiade  da  lui  fabbricata,  ma  ordinò  bensì 


492 


GÈ 


che  le  pietre  stesse  venissero  trasportate, 
acciò  qualunque  memoria  di  Gela  si  C4ìn- 
celiasse.  In  quale  evento  videsi  in  quel 
tempo  incrudelir  la  figlia  contro  la  geni- 
trice, poiché  Agrigento  aveva  da  Gela  ri- 
conosciuto sua  origine ,  come  notai  da 
Tucidide. 

Si  fa  menzione  di  molti  monumenti  di 
Gela,  ed  egregi!,  essendo  opere  di  Dedalo, 
dedicate  un  tempo  dagli  Argivi  in  onore 
di  Giunone,  poi  trasportate  in  Omrace  città 
della  Sicilia  e  finalmente  In  Gela  in  pri- 
mario ornamento  della  città ,  avvertendoci 
esservi  forse  slato  in  questa  un  tempio 
di  Giunone.  Celebra  Pausania  nel  lib.  6^ 
un  eccellente  dono  posto  negli  Alti  dai 
Gelei.  Il  gran  simulacro  di  bronzo  di  Apollo 
e  per  bellezza  ammirabile  erane  collocato 
dinanzi  le  mura ,  con  gran  religione  ve- 
nerato dalle  genti,  e  dedicato  dai  Gelensi 
all'oracolo  del  medesimo  Dio;  rapironlo  i 
Cartaginesi,  come  scrive  Diodoro  nel  lib.  13, 
e  trasportaronlo  quindi  a  Tiro;  il  che  cer- 
tamente dà  a  conoscere  un  tempio  di  lui, 
anzi  fuor  di  proposito  non  sarebbe  Topìnare 
esserne  frammenti  le  di  sopra  mentovate 
colonne  ;  e  non  dubito  essere  stati  più  at- 
taccali a  questo  Dio  dell*  aulica  supersti- 
zione i  GcIcnsi  che  prendono  origine  dai 
Rodii  e  da  Lindo  ;  poiché  Rodi  é  un*  isola 
sacra  al  Sole,  ed  appo  Lindo  costruì  Carele 
queir  enorme  colosso  del  Sole.  Sembra  ri- 
cavarsi che  si  abbia  avuto  Gela  un  Ginna- 
sio, 4la  uno  iscrizione  da  essa  trasportata  in 
Fìntiade  e  da  questa  nella  fortezza  di  Lica- 
ta, che  r eruditissimo  Conte  MalTei  tradusse 
dal  greco  nel  suo  lavoro  sulle  Antichità  che 
io  riportai  nelle  note  al  Fazello ,  ed  ulti- 
mamente pubblicò  Carlo  Filiberto  Pizzolan- 
ti  ;  perciocché  in  essa  per  decreto  di  Era- 
clidc  Ginna$iarca,  dei  Senato  di  Gela,  e 
del  Popolo,  si  fa  menzione  di  chi  ricevette 
corona  per  lo  studio  e  1* assiduità  al  Gin- 
nasio, e  porlansi  12  incoronali  giovinetti, 
trai  quali  é   un   Geloe  Gorgili.  Soggiqn- 


GE 


gè  poi  quel  chiarissimo  :  cansertari  fiM- 
èto  marmo  nella  fortezza  di  lÀeaia^  <Mri' 
menti  Alicalay  città  di  Sicilia.  Contenendo 
poi  lo  pso/Uma  dei  Geleni^  e  essendo  itale 
ritrovato  nel  colle  ricino  a  Licata^  pre- 
sentasi come  grande  argomento  in  C0«- 
ferma  di  essere  quivi'  slesso  sorta  Fault' 
ca  ciUà  di  Gela.  Ed  io  dissi  di  già;  costreH 
i  Gelesi   ad  abbandonare  la  patria  avers 
anche  le  pietre  trasferite  in  Finlia  nofci- 
lamente  fabbricala,  che  sede?a  nel  colle  ri- 
cino a  Licata,  come  dirò  a  suo  luogo.  Wee 
il  Fazello  decorata  Gela  del  sepolcro  dei 
poeta  Eschilo,  con  sovrapposto  questo  epi- 
taffio: 

jEsehilus  Euphorionis  Atkenis  maini,  in  am 
Frugiferis,  Jacet  Me,  post  sua  fata,  (rflof. 

Eschilo  da  Eoforion  sorto  in  Ateot 
Seti  giace  qaì  di  Gela  nei  fecondi 
»i,  Tarcali  di  sna  tìU  i  lasll 


Da  Goltz  e  da  Paruta  finalmente  d  ik* 
biamo  monete  di  rame  e  di  argento,  neh 
quali  leggono  1*  epigrafe  teaa:!^,  ma  Fu* 
crazio  nella  recentissima  collezione  ne  ad- 
duce alcune  col  motto  rEiVai^N,  cometi- 
che si  ha  in  rilievi  da  me  in  più  iuo{iii 
osservati.  Riportano  da  una  il  Minotauro, 
che  allude  ai  Cretesi  fondatori  della  citii, 
e  dairaltra  parie  la  faccia  di  ungio^neo 
di  due  congiunte,  che  esprimono  i  Duci  della 
colonia,  Anlifemo  ed  Entimo.  Fu  madre  io- 
che  a  chiarissimi  uomini  ;  Gelone,  il  quale 
.fu  appo  gli   antichi   un   ottimo  principe, 
che  non  solo  diresse   la   patria  ma  Sin- 
cusa,  e  la  sollevò  air  apice  delia  gloria  ira 
le  città  greche.  Gerone,  che  succedelle  al 
fratello  Gelone  in  entrambi  i  dominii  e  ri- 
fulse per  le  valorose  e  chiarissime  f^ 
contro  i  Cartaginesi  ;   accrebbe  il  suo  r^ 
gno,  fu  vincitore  per  ben  quattro  volle  l^ 
gli  Olimpici  ludi,  morì  finalmente  in  Clt^ 
nia  dove  si  meritò  un  sepolcro.  Celelir&ifi 
parimenti  Pausania  figliuolo  di  Anchite,  B^ 
dico  e  prestantissimo  filosofo,  cospiciio  pef 


493 


GÈ 

e  per  ricchezze,  visse  per  somma 
là  ad  Empedocle  congiunto  da  allor 
Blese,  da  lui  encomiato  con  un  distico 
aerzio.  Timagene  filosofo  e  discepolo 
raslo  e  di  Scilpone ,  testimonio  il 
no  Laerzio ,  viveva  sino  alla  cxviii 
de,  e  Plutarco  cita  di  lui  un  libro 
mi.  ApoUodoro  poeta  comico,  di  cui 
ffiemoranza  Ateneo  o  GiuL  Polluce; 
tempo  di  Nenandro  verso  la  cxxi 
ed  il  Mongitore  ne  enumera  le  com- 
Archestrato  poeta  e  filosor^  che  di- 
tri  da  Siracusa,  splendette  per  on- 
erudizione,  ma  gran  tempo  diede 
m;  ne  sono  citate  le  opere  appo 
Simo  Mongitore.  Euclide  celeberrimo 
ra  credesi  da  alcuni  da  Megara;  fu 
da  Gela  come  si  attesta  da  non 
lai  Hongilore  addotti;  oltre  i  libri 
ementi  scrisse  altre  cose  ad  illustrar 
malica  ;  fiorì  nella  cxiv  Olimpiade 
gran  nome  acquistò  appo  tutti  i 
» 

i  Sleoia.  Lat.  Gela  Sicula  (V.  N.) 
0  Pacio  ed  Aprile  sita  dov*è  oggi 
-one,  creduta  da  altr4  Piazza.  Non 
non  essere  stata  aOatto,  ma  appro- 
D  voglio  tutte  le  congetture  degli 
i.  È  a  consultar  Chìarandà  sopra 

Don  Yolere  ingolfarini  in  on  pelago  di  opi- 
àlto  avverse,  e  metter  mano  ad  ona  ma- 
'  troppo  arraffala  senza  poterne  trovare 
o ,  rimetto  i  lettori  alle  opere  di  :  Carlo 
olarUi  Memorie  storiche  dell*  antica  Gela 
>pera  postuma  PaL  1753  in  fol.;  di  Fran" 
riU  I>ella  Cronologia  universale  della  Si- 
ili, Pai.  1735  in  fol.;  di  Giov.  Paolo  Chia" 
lazza  antica,  nuova,  sacra  e  nobile  libri  tv 
1  e  Mesa.  1654  in  4*;  di  Gaet,  Linares 
«role  sul  vero  sito  di  Gela  in  Licata  Pai. 
B*»  di  G.  Dimensa  e  Velia  Osservazio- 
lo  topografico  dell*  antica  Gela  Pai.  1846 
re  il  Fazello,  il  CInverìo  ec.  i  quali  tutti 
o  cke  abbattersi  1*  un  contro  V  altro  senza 
hioder  nulla  di  affaUo  reale ,  or  parteg- 
ir  una,  ora  per  altra  città. 


GÈ 


«eia.  lai.  Gelas  (V.  N.)  Fiume ,  oggi 
detto  di  Terranova,  e  volgarmente  Haroglio, 
di  cui  cantò  Ovidio  fast.  4. 

E  tu  o  Gela  che  ognun  pel  vorticoso 
Tuo  fluito  schiva... 

Poiché,  come  si  dice,  forma  alle  foci  dei 
vortici ,  onde  non  può  dai  piccoli  navigli 
aversi  adito.  Quindi  Boehart  che  afTerma 
aversi  avuto  un  tal  nome  il  fiume  dai  Pu- 
nici, dice  la  voce  Gela  derivata  da  Bela 
significare  vortice  o  gorgo,  e  conviene  colla 
voce  ebraica  Col  che  imporla /Iu(<o^  che  dove 
ci  ha  vortice  ivi  è  continuo  movimento  di 
acque  e  fluitar  continuo.  Però  a  ragione  il 
Cluverio  poco  apprezza  i  comenti  dei  Gram- 
matici Iratli  da  Erodoto,  Snida  ed  altri,  seb- 
bene r  etimologia  punica  recata  dal  Boehart 
non  trovasi  presso  il  medesimo  e  che  io  ab- 
braccio come  la  legittima  donde  deriva  il 
vocabolo  del  fiume,  che  devesi  convenire 
che  i  Fenicii ,  che  sono  gli  stessi  che  i 
Punici,  abitarono  i  primi  queste  spiagge, 
meridionali  dov*è  il  Gela.  E  qui  notar  si 
deve  che  il  Salso,  cioè  rimerà  meridionale 
presso  Licata  ha  cosi  bassa  l'imboccatura, 
che  neirestà  può  tragittarsi  a  piedi  asciutti; 
perlochè  Ovidio  se  fosse  il  Gela  avrebbe  er- 
roneamente detto  di  avere  dei  vortici,  laon- 
de falsamente  la  città  vicina  di  Licata 
si  prenderebbe  per  Gela.  Non  nego  cre- 
dere alcuni  di  essersi  appellato  Gela  dalla 
spessa  caligine  e  dai  vapori  che  tramanda, 
dapoichè  gli  antichi  sicoli  appellavano  Gela 
la  caligine.  Hi  so  finalmente  da  Niccolò 
Leonlino  su  Yar.  St.  lib.  5,  cap.  10,  che 
iioèi  acquistiUo  il  nome  per  la  freddezza^ 
ma  sembrami  una  fandonia  di  coloro  che  di- 
cono, essere  stati  il  ghiaccio  e  la  caligine 
appellali  6eta  dagli  antichi  Siciliani  che  però 
usavano  il  greco  idioma,  e  poi  nessuno  ha 
sognalo  che  Gela  o  il  fiume  di  Terranova 
producesse  ghiaccio  e  vapori  a  preferenza 
di  tutu  gli  altri  fiumi  dell* isola.  Non  nego 
che  neir  inverno  verso  la  sorgente  sia  gè- 


494 


GÈ 


lido,  poiché  sgorga  non  lungi  da  Piana, 
e  gli  abitanti  di  questa  diconlo  il  fiume  del 
ghiacdOj  ed  in  propria  lingua  il  Ghiozzo. 
Ha  anche  gli  altri  fiumi  delF  isola  che  trag- 
gono origine  dai  monti  sono  freddi  nello 
in?erno^  giacché  accresciuti  dalle  nevi  li* 
quefatte  delle  montagne,  né  perciò  pren- 
dono nome  dal  freddo  o  dal  gelo.  Par- 
liamo ora  del  suo  corso  e  dell*  origine.  La 
sua  primaria  sorgente  é  nel  territorio  di 
Bellia,  non  lungi  da  Piazia,  verso  Greco^ 
dove  lussureggia  intorno  in  platani  e  pioppi, 
ed  accresciuto  da  altri  ruscelli  scorre  a 
circa  mezzo  miglio  dalla  stessa  città  verso 
Nord,  irrigando  ed  orti  e  giardini;  accoglie 
quinci  le  copiose  acque  delle  fonti  Lardari- 
no  e  di  Ramaldo,  e  scorrendo  leggermente 
col  nome  di  Ghiozzo  a  iOO  passi  dalla  spiag- 
gia occidentale  di  Piazza  in  piano  letto,  ba- 
gna la  vastissima  contrada  detta  dei  Para- 
tori e  di  Casale,  dove  prestasi  a  muovere 
roolini ,  ad  adacquar  le  terre  e  ad  altri 
usi;  ma  un  giorno  scorrea  nel  mezzo  di  an- 
tica non  comune  citte,  come  addimostrano  i 
grandi  monumenti  degli  edifizii.  Uscendo 
dal  territorio  di  Piazza  sbocca  nel  Mazza'* 
rìnese,  ed  indi  da  altri  ruscelli  accresciuto 
tocca  ì  confinì  di  Terranova  e  scaricasi  nel 
mare  Sicolo-AITricano. 

Geleniil  (Fllosollana  del)  Lat,    Gè- 

leniium  Philosophiana.  Sic.  Sutìana  (V.  I\.) 
Se  ne  fa  memoria  nell*  Itinerario  di  Anto- 
nino, in  plurale:  da  Catania  a4  Agrigento 
per  le  pose  ora  stabilite  91  m.  in  questo 
modo  :  ai  Capitoniani  24,  ai  Filosofiani 
Gelensi  21  ec.  Legge  però  il  Simler:  a 
Gela  od  ai  Filosofiani.  Attesta  il  Surita 
nel  regio  esemplare  trovarsi:  a  Gela  os- 
sia ai  Fivosofiani.  Confessa  poi  il  Simler 
non  potere  render  ragione  come  qui  leg- 
gasi Gela,  mentre  pensa  il  Surita  di  parlarsi 
della  Gela  mediterranea  di  Tolomeo.  Clu- 
verio  però  stabilisce  Filoso fiana  presso  la 
celebre  città  di  Piazza  da  cui  non  lungi  sgor- 
gano le  fonti  del  fiume  Gela.  Altronde  poi 


GÈ 

i  confini  di  Gelfl  stendevansi  di  mollo  ver» 
levante  e  mezzogiomo.  QuIdcI  Calila  pmM 
Macrobio  Satum.  5,  eap.  18,  disse  Erica,  k 
quale  distava  da  Gela  almeno  40  m-,  ih»  al- 
tro lontana  che  90  stadi!  dai  suoi  confiai  ebè 
firn.  In  un  diploma  poi  di  Papa  AImmi- 
dro  dove  si  numeravano  le  terre  delia  eh 
cesi  di  Siracusa  ed  1  beni  assegnali  ai  T^ 
scovi  leggesi:  il  cosale  di  5.  Yfmcmuùpnt 
$0  So  fiana.  AOìemia  il  Cbiarandà  che  il  » 
sale  di  Sofiana  era  disiarne  dairanlicalte- 
za  3  m.  verso  Libeccio ,  e  perdurava  sd 
1470,  ove  forma  Filosofiana  una  delle  paie 
di  Antonino. 

«elol  (campi)  (V.  R.)  Celebrali  da  Tw- 
gilio  nel  y  deir  Eneide. 

Appare  da  lontano  Camerioat 
Ed  i  eampi  Geloi ... 

Situati  alla  parte  occidentale  deDa  dti 
ampi!  ed  ammirabilmente  piani,  Ira  0  n* 
dello  fiume  Ceto  ed  il  Raufrio ,  a  3  ■•  il 
certo  dalla  spiaggia ,  dalla  quale  vespai 
divisi  da  ontf  continuata  giogaja  di  ciK 
Sono  poi  grandemente  feraci  in  IhiaMBii 
nominalissimo  in  tutta  Sicilia.  Vd  teafi 
i  confini  di  Gela  stendevansi  anche  ai  ■^ 
desimo  occidente  oltre  rimerà  oli  Sai», 
da  Oriente  però  ed  Aquilone  per  circa  V 
miglia.  Scrive  Solino  essere  uno  slagMii 
questo  territorio  che  col  fetore  alloaM 
gli  accostantisi,  ed  attesta  anche  bìolo» 
mente  di  due  fonti  altro  rendere  feconda  m 
sterile  donna  tostochè  ne  abbia  bevuto,  iM* 
sterile  se  feconda:  ci  ha  oggigiorno  ad  («^ 
fini  di  Callagirone  il  fondo  detto  Jlo^affi* 
nese,  dove  scaturiscono  due  fonti  Ira  Ifli 
vicini,  dei  quali  uno  di  acqua  tetra  t  ni* 
furen,  altro  dì  limpidisisima.  Gooleslial 
Pacio  ed  Aprile  essere  stali  questi  i  wftt 
tovati  da  Solino,  imperocché  sin  là  lorcifl 
YAgro  Gelense  o  della  sicola  o  della  fsrea 
Gela.  Finalmente  il  sale  Geloo  dkesi  à 
Plinio  nel  lib.  31  e.  7,  essere  di  laDtospta* 
dorè  da  accogliere  le  imagim*  sìccosm  s|(^ 


495 


GÈ 

1  Iago  poi  del  medesimo  territorio 
il  medesimo,  prodursi  nei  margini 
i  nella  slate. 

Bili  (V.  H.)  Secondo  Fazello  i  monti 
ìse  e  di  Camerata ,  dei  quali  de- 
{ià  il  secondo  e  vedrai  pel  primo 

Gonio,  Diconsi  Gemelli  per  es- 
lla  medesima  altezza ,  e  per  non 
d  non  lungi  uno  dalFallro.  Attesta 

appellale  Gemelle  le  montagne  di 
?le  alle  quali  si  appoggia  il  paese 
lesimo  nome.  Alle  regioni  orientali 
»rodi ,  volgarmente  Hadonie,  sono 
colli ,  tra  loro  in  lutto  uguali  che 
anche  Gemelli.  Vedi  il  seguente 

Htl  (V.  D.)  Colli  al  lato  orientale 
'Ode,  volgarmente  Madonie,  del  tut- 
ti per  circuito  ed  altezza ,  sopra 
tono  verso  Scirocco:  alle  loro  radici 

* 

ebre  monastero  dell*  Ordine  di  S. 
to  sacro  alla  Madonna  del  Parto, 
lo  il  primo  il  B.  Guglielmo  da  Fo- 
ie illustre  per  la  sua  santità,  e  final- 
^nde  onore  recogli  depostovi  il 
e.  Sono  altri  Gemelli  mentovati  da 
I  da  molti  antìcbi  scrittori,  di  che 

0  parola  di  sopra. 

ite  (V.  M.)  Casale  leggilo  alla  Ghie- 
irgenti  nel  1280,  quando  era  il  Ve- 
oberto,  da  Sapia  nobile  donna. 
«t*  Lat.  Hieracis.  Sic.  Jìraci  (T.  D.) 
si  appellata  dalla  greca  voce  Jerax 
e  tra  noi  Avvoltoio ,  poiché  forse 
dificano  questi  volatili;  è  sita  nel 
di  un  colle  da  ogni  parte  scosce- 
resso  Ganci,  agli  estremi  colli  del 
(ebrode  verso  settentrione  ed  orien- 
orata  un  tempo  del  titolo  di  Con- 

1  prima  tra  le  altre  donata,  pei  gran- 
ii di  Giovanni  Ventimiglia,  dell' o- 

Harchesato,  titolo  novello  sino  a 
npo  in  Sicilia.  Sollevasi  la  fortezza 
ira  suprema  verso  Libeccio,  molto 
$  per  natura  e  per  arte  munitissi- 


GE 


ma  da  gran  tempo;  sussistono  le  mura  al- 
r intorno,  ed  una  porta  massimamente  ver- 
so Greco,  dalla  quale  parte  unita  la  città 
ad  altre  colline  si  ha  il  pib  facile  adito; 
diciamo  altrove  aversi  avuto  a  fondatore 
la  fortezza  il  Conte  Ruggiero ,  ed  essere 
stata  opera  di  lui  almeno  la  torre.  La 
Chiesa  di  S.  Bartolomeo  Apostolo  è  Tunica 
parrocchiale,  e  siede  in  luogo  cospicuo  con 
una  communia  di  Sacerdoti  presieduta  dal- 
TArciprete,  cui  van  soggette  altre  dieci  mi- 
nori. Osservansi  dentro  le  mura  i  chiostri 
delie  sacre  vergini  sotto  regola  benedet- 
tina ;  al  di  fuori  nella  piazza  vicina  alle 
mura  fu  dato  nei  principi!  dello  scorso  se- 
colo agli  Agostiniani  della  Centurlpina  Con- 
grega il  tempio  di  S.  Bartolomeo,  nella  di 
cui  parete  meridionale  osservasi  un  angu- 
stissimo sepolcro  con  iscrizione,  in  cui  ripo- 
sano le  spoglie  del  Conte  Francesco  i.  Venne 
assegnato  il  convento  sin  dal  1589  ai  Min. 
Cappuccini  in  profonda  valle  presso  le  fonti 
del  fiume,  verso  Greco.  Finalmente  accogUe 
uno  spedale  nella  città  gì*  infermi  poveri 
e  gli  accattoni. 

Comprendesi  Ceraci  nella  diocesi  di  Mes- 
sina, nella  comarca  di  Polizzi,  e  nella  Pre- 
fettura militare  di  S.  FiladelGo,  cui  appre- 
stava 5  cavalli  e  41  pedoni.  Contavansi 
sotto  Cario. 977  case,  3I2S  abitanti;  nella 
metà  del  secolo  seguente  860  case,  3219 
abitanti;  nel  1713  coutaronsi  2732  anime 
in  807  case,  ed  ultimamente  3010  Individui 
si  ebbero  nel  1670.  Se  ne  nomina  il  Signore 
primo  Conl«  d*  Italia  per  la  grazia  di  Dio^ 
e  Marchese  di  Sicilia  ;  e  da  gran  tempo 
certamente  ei  solo  gloriavasi  trai  baroni  di 
Sicilia  di  questo  titolo  :  quinci  chiamavansi 
nelle  pubbliche  tavole  e  nei  diplomi  tutti 
i  Conti  di  Sicilia^  ed  il  Marchese,  cioè  di 
Ceraci ,  quando  si  dovessero  intimare  gli 
ordini  del  Re,  come  si  fa  palcsamenle  nei 
capitoli  del  regno.  Amplissimo  è  il  territo- 
rio se  terrai  T  occhio  a  tutto  il  dominio  del 
marchesato,  e  magnifico  per  oliveti,  vigne. 


496 


GÈ 


selve  di  frassini,  donde  proviene  in  gom- 
ma la  manna  moUo  abbondevolmenle,  bia- 
de, ortaggi,  ed  alberi  fruUiferi  che  sommi- 
nistrano il  necessario  agli  abitanti ,  boschi 
finalmente  nei  quali  nutronsi  i  castrati  ce- 
leberrimi per  tutta  quella  regione.  Il  prio- 
rato di  S.  Maria  della  Cava,  monastero  un 
tempo,  comprendesi  nel  medesimo  territorio, 
arricchito  di  pingue  dote  dal  Conte  France- 
sco 11  e  di  cui  oggi  si  appartiene  la  presenta- 
zione ai  Marchesi.  Rese  illustre  la  patria  Gio- 
vanni Maria  Ceraci  dell*  ordine  dei  Cappuc- 
cini ,  che  lesse  trai  suoi  le  più  gravi  scien- 
ze, ma  più  intensamente  incombendo  allo 
studio  dello  virtù,  si  commendò  dall*  assi- 
duo e  quasi  non  interrotto  esercizio  di  pre- 
ghiera ,  dal  prudente  governo  dei  suoi  in 
primarie  cariche  lodevolmente  sostenute  nel- 
la provincia,  e  per  lo  zelo  finalmente  della 
regolare  osservanza;  oltre  i  90  anni  piissi- 
mamente come  era  vissuto  si  mori  nel  1640 
in  IHicosia. 

Ci  ha  di  coloro  che  stimano  esser  suc- 
ceduta Ceraci  a  Trinacia,  né  dissente  il 
Maurotico ,  ma  nel  vero  sembrando  costi- 
tuire Diodoro,  nel  lib  12,  apertamente  Tri- 
nacia non  lungi  da  Pah'ca  e  da  Mineo , 
non  so  qui  come  appigliarmi  alla  loro  opi- 
nione. Ognuno  potrebbe  sospettar  con  non 
vana  congettura  aversi  avulo  a  fondatori  i 
Creci,  tuttavia  nei  bassi  tempi  priachò  sia 
ceduta  la  Sicilia  ai  Saraceni,  se  l'etimolo- 
gia del  nome  è  legittima;  ma  non  ardisco 
dire  alcun  che  di  cerio.  Attestano  i  sicoli 
annali  espugnata  la  città  da  Ruggiero  , 
con  gran  forza  soggiogata ,  e  data  in  vas- 
sallaggio a  Serlone  fi^'liuolo  del  fratello  pel 
suo  valore  e  per  le  magnifiche  gesta  presso 
Cerami  operate,  aggiunto  il  titolo  di  Conte 
nel  1072,  li  Bonfìglio  nella  parte  1.  lib.  4, 
delle  Sic.  Ist.  non  avvertendo  essere  nella 
Calabria  un'altra  Ceraci,  nota  da  Malaterra 
lib.  2.  del  Duca  Roberto  fratello  del  Conte, 
reso  prigione  dai  Geracesi  e  poi  liberato  da 
Ruggiero,  le  quali  cose  certamente  non  mai 


GÈ 

sognò  il  Malaterra  della  nostra 
Quando  però  Serkme  circondato  pc 
die  dai  Saraceni  gloriosamente  lo 
suoi  la  morte  nella  rupe  appellata  i 
Ione  dalla  di  lui  catastrofe,  ed  og{ 
di  Sarno^  N.  moglie  di  lui  Ggliuola 
dolfo  Conte  di  Baja  venne  data  in 
con  per  dote  Ceraci  per  ordine  di  Ri 
ad  Engelmaro  mili40  non  eletto,  i 
loroso,  non  lungo  tempo  dopo  pe 
doveri  receduto,  il  Conte  rlchiaiiM 
la  città. 

Lo  stesso  Malaterra  nel  lib.  3,  e 
estesamente  descrive  la  ribellione  e 
gelmarOj  io  la  racconterò  in  poche  ( 
Celebrate  con  solenne  pompa  le  i 
presso  Ceraci  dove  il  Conte  aveva  fori 
una  torre,  Engelmaro  innalzando  a  p 
sua  munita  magione  e  dissimulando 
sformato  avendola  in  fortissima  tom 
carezzando  i  cittadini  e  seco  loro  1^ 
delle  amicizie,  cadde  in  sospetto,  e 
imposto  di  diroccare  le  alle  merlate 
mila  della  sua  casa.  Ricusò  fidaodc 
r aiuto  dei  terrieri ,  né  coloro  ai  qv 
r ordine  di  atterrar  la  torre  ed  iai( 
nare  Engelmaro  eseguirono  il  coiuj 
imperocché  dice  lo  storico:  odiavano  t 
la  nostra  genie  e  si  attendevano  che  i 
gesse  discordia,  non  pace  trai  n 
Dal  che  ritraggo ,  che  allora  la  ma 
parte  di  Ceraci  era  occupata  dai  Snn 
per  cui  Ruggiero  strinse  colf  esercii 
città ,  del  che  accortisi  i  terrazzani 
careno  alla  loro  promessa  e  loste$><! 
gelmaro  atterrito,  per  non  cader  nflif 
del  Conte,  di  nascosto  fuggì.  La  di  M 
glie  però  recatasi  dal  Conte  per  « 
rame  la  pietà,  memore  egti  del  nif 
le  accordò  un  salvocondotlo.  per  jkw 
al  marito.  Il  Conte  poi  riconciliati  i  < 
riebbe  Ceraci.^  Se  avesse  diroccalo  r 
torre  siccome  non  si  nota  dallo  slu 
non  voglio  alTermarlo. 

Avea  Serlono  avuto  dalla  consorte 


497 


GÈ 

ìusa  che  il  conte  assegnò  in  mo- 
Ruggiero  di  BematiUa  signore  di 
uovo,  dotandole  la  Contea  di  Ge- 
mutisi costui  i  Agli  Rinaldo  e  Rocca, 
compagno  di  Bocmondo  e  di  Tan- 
porlalosi  nella  Palestina,  vi  fu  dai 
li  ucciso,  e  sepolto  nel  i098  nella 
di  S.  Pietro  d'Antiochia.  Rinaldo 
andò  lo  stalo  di  Sicilia,  fu  spogliato 
li^  ed  indi  giusta  il  Halaterra  ricon- 
per  mezzo  dei'  Principi  fu  di  nuovo 
ì  del  possedimento  di  Geraci;  con- 
egli  il  convento  di  S.  Maria  di  Pa- 
)bricato  nel  territorio  di  Tusa  al  Mo- 
di Patti  e  finalmente  morì  senza 
go  di  Creone  consanguineo  e  fa- 
e  del  Re  Ruggiero  per  diploma  dato 
na,  ottenne  Geraci;  di  cui  stimo  esse- 
»  appellato  nelle  genealogie  di  altri 
i  Guidone  Imperiai  Conte,  deco- 
tal  titolo  per  la  moglie  N.  dei  Ven- 
i,  e  succeduto  dal  figlio  Guglielmo 
one  detto  da  altri  di  Ventimiglia^ 
3  si  ammogliò  con  Rocca  BemavUla 
ì  Ruggiero  e  di  Eliusa,  per  non  es- 
rata dei  dritti  dei  genitori  e  del  fra- 
>pra  Geraci  :  qual  matrimonio  ad- 
'asi  in  un  diploma  della  Chiesa  di 
li  deiranno  ii&2 ,  recato  da  Pirri 
.  3,  not.  3,  dove  si  soggiunge  :  Rocca 
a  Ruggiero  di  Bamavilla,  mogUe 
%po  di  Guglielmo  di  Creone^  col 
jlio  Ruggiero.  Ruggiero  Creonense 
le  un  tempo  anche  chiamato  Conte 
ici ,  è  colui  che  udita  la  ribellione 
ìssinesi,  ribellatosi  egli  stesso  da 
Imo  11^  fortificò  le  sue  terre  e  tras- 
lto partito  gli  abitanti  di  Cefalù.  Ri- 
in  grazia  del  Re  e  della  Regina 
amministrò  il  Regno,  secondo  Fai- 
Capece  e  Fazello.  L*  unica  figlia  di 
Brrera  o  Guameria  per  ordine  di 
VI  Imperatore  e  Re  di  Sicilia  fé'  de- 
5  i  limiti  della  sua  contea  nei  119S, 


GÈ 


e  visse  unita  in  matrimonio  con  Aldoino 
di  chiarissimo  sangue. 
'    Dedusse  Aldoino  la  sua  famiglia  da  De- 
siderio Re  dei  Longobardi,  fu  signore  delle 
isole  Ischia  maggiore  e  minore  e  di  Pre- 
cida, ed  ebbesi  due  femine  da  Guerrera, 
Regale  primogenita,  che  mori  senza  preso 
marito,  ed  Elisabetta,  come  costa  dal  te- 
slamento  di  lui  del  1232,  che  vide  auto- 
grafo Carlo  Ventimiglia,  testimonio  il  Pirri. 
Questi  poi  senza  por  mente  a  Carlo  intro- 
duce a  forza  un  Ruggiero  figlio  di  Aldoino 
e  di  Guerrera^  e  narra  essergli  succeduto 
Aldoino  li  ed  a  questo  finalmente  Elisahel- 
ia.  Riferendo  anzi  le  gesta  di  Ruggiero  di 
Creone  al  nipote  Ruggiero^  che  dice  nato 
da  (rtierrera,  e  stabilisce  eziandio  promos- 
so al  governo  del  regno  sotto  Guglielmo; 
scrive  poi  esserne  fiorita  la  madre  Guer^ 
rera  sotto  Enrico.  Hello  spazio  di  70  anni 
circa  finalmente  presenta  cinque  Conti:  Rug- 
giero marito  di  Rocca,  Guerrera  moglie  di 
Aldoino,  Ruggiero  loro  figlio,  nuovamente 
un  altro  Aldoino  morto  nel  1232,  ed  Elisa- 
betta secondogenita  di  costui,  le  quali  coso 
sembrano  del  tutto  incongruenti ,   e  più 
verisimile  appare,  essersi  impalmata  nel 
123,. •  circa  con  Enrico  figliuolo  di   Gu'» 
glielmo   Ventimiglia   EUsabetta    Contessa 
d* Ischia  e  di  Geraci y  nata,   siccome  av- 
visai y  da  Aldoino  e  da   Guerrera.  Erro- 
neamente espone  anche  il  Pirri  la  fami^ 
glia  di  Guglielmo ,  come  Ruggiero  Venti- 
miglia sotto  il  mascherato  nome  dell*  Jn^en-* 
«<6i(e  l'addimostra  in  moltissimi  luoghi  neK 
la  Genealogia  dei  Conti  di  Geraci. 

Imperocché  il  Conte  Guglielmo  Ventimi- 
glia oriundo  da  Genova  detto  dal  Pirri  pa- 
dre di  Enrico^  venuto  in  Sicilia  collo  svevo 
Imperatore  Enrico,  prese  in  moglie  non  pri- 
ma del  1260  Irene  Lascari  figlia  dello  Impe^ 
ratore  Rizantino,  secondo  lo  scrittore  Rzovio 
num.  2,  e  da  Rosio  Relig.  Jerosol.  par.  /, 
Hb.  ii  e  da  altri.  Attesta  il  Surita  Ann.  Ara- 


63 


498 


GÈ 


gan.  Ub.  4,  eap.  J,  fom.  /,  esser  passala 
la  medesima  Irene  ?edo?a  di  Guglielmo  con 
tre  figliuole  neir  Aragona  nel  1215,  e  nota 
no?ellamente  nel  lib.  5,  cap.  105,  tom.  2^ 
con  Foglietta ,  Giastiniano ,  e  Bisarro  M. 
di  Gen.  scaccialo  dalla  patria  il  medesimo 
Goglielmo  nel  1252,  Altro  fu  dunque  Gu* 
glielmo  Yentimiglia  padre  di  Enrico,  suo- 
cero  di  Elisabetta.  Raimondo  de  Soliers  afil- 
le Àntìeh.  di  Maniglia  eap.  66  propone  a 
ceppo  dei  Yentimiglia  in  Sicilia,  Guglielmo 
oriundo  da  Marsiglia,  famigliare  di  Fede* 
rico  II  Imperatore  e  Re  di  Sicilia,  nò 
dissenlono  Giovanni  e  Ruggiero  nelle  jjfe- 
neahgie  della  medesima  fomiglia.  Appog- 
giandosi air  antica  tradiiione  sostengono  Ml- 
cbele  di  Piazza,  Paruta,  Sancelta,  Zazzara, 
Haurolico  e  quasi  tutti  i  sicoli  scrittori,  es- 
sere indigeni  i  Yentimiglia  in  Sicilia,  ed  aver 
tratto  origine  dai  Normanni;  e  non  rifiuta 
il  sovraceniiato  Insemibile  le  cose  che  vol- 
garmente si  dicono  dei  20000  Saraceni  sba^ 
ragliali  con  grande  eccidio  nei  gioghi  dd 
Rebrode  o  delle  Madonie  da  Baldoino  o  da 
altro  dei  signori  Normanni  con  soli  1000 
cavalli ,  donde  proviene  il  cognome  alla 
stirpe.  Comunque  vada  la  (accenda  ci  ha 
chiarissima  menzione  di  Guglielmo  Yenti- 
miglia in  un  diploma  del  Re  Manfredi,  con 
cui  sceglie  a  suo  Vicario  in  Sicilia  nel  1258 
Federico  Lancia,  e  perdurano  negli  annali 
verso  I  medesimi  tempi  splendidi  monumenti 
di  altri  della  medesima  progenie. 

L*  oliavo  dunque  da  Serlone ,  se  andia- 
mo coir  InsenMilej  ma  secondo  Pirri  il  x, 
Enrico  Conio  di  Ceraci  j  come  marito  di 
Elisabetta,  ottenne  dal  Re  Manfredi  nel  1238 
le  terre  di  enlrambe  le  Petralie,  che  diven- 
nero perciò  delia  Contea  di  Ceraci;  se  ne 
ha  memoria  appo  il  Villani  ed  il  Surita  sino 
al  1266,  imperocché  dicono  aver  precipi- 
tevolmente  portato  Manfredi  la  guerra  con- 
tro r  Angioino ,  né  aver  atteso  Enrico 
yenlimiglia^  che  con  sicole  truppe  reca* 
vagli  dei  soccorsi.  Soggiunge  il  Pirri,  aver 


6E 


pugnato  Talorosamenle  JEinrioo 
deiresMrcilo  sicolo  contro  F  Angioino,  e  il 
morì  lasciati  i  figlioli  AMoIm  e  Fkanoa- 
SCO.  Scrive  pòi  Hiccola  Speckie  ndUb.!» 
eap.  9  avere  Airieo  dnmmente 
Gang!  di  sua  pertinenin ,  ed 
averlo  al  snolo  adeguato  per  enerri  riM- 
lalo  coatro  il  Re  Federico  e  eoniro  di  té, 
il  die  alTerma  ancora  Soriln.  Perl  attnaii 
Aldoino  nel  1289  presso  PaHanio,  dote  la 
triremi  del  Re  Giacomo  fecero  nankagii! 
laonde  Enrico  ta  aoperalile  ai  figlrii 
Aldoino;   poiché  Federioo  anceedells  il 
fratello   Giacomo.   Ma   ò   1* Awauttai  a 
dimostrare  a  tuU*  uomo  essere  alale  Fk» 
Cesco  figliuolo  ad  Aldoino;  laonde  sa»* 
cedette  jFroneesco  nipote  dal  iglinoia  al 
Enrico»  e  conseguiti  tulli  i  beni  delTavilib 
divenne  sommo  Gerarca,  e  là  dello  Osili 
d'Ischia  maggiore  e  di  fierad,  la  qal 
Contea  comprendeva  entmmlie  le  fHaSÈt 
Cangi,  Castelbuono ,  S.  Mauro,  Tnsa,  Ut 
stelluccio,  Gratteri,  Garonin,  Sperlinga,M* 
Uneo,  PolUoa,  U  Castel  di  S.  Giai|ia,i 
feudi  di  Albiro,  Resuttana,  Belice  ed  dH 
signorie  ;  ebbesi  in  moglie  Coslania  soni- 
la  di  Giovanni  di  Cbiaramonte  Coati  i 
Modica,  colla  quale  fatto  divorzio  nel  US 
per  la  sterilità ,    passò  a  seconde  aioi 
con  Margherita  di  Consolo,  e  ne  ebbe  Sfi 
Emmanuele  e  Francesco  u  costituiti  ini 
l'uno  per  la  Contea  di  Gerad,  r altra pir 
quella  di  Collesano.  Ci  hanno  nelle  storilb 
egregie  gesta  di  colui,  come  anche  TìbìbIìci 
fine  sotto  Geracf ,   avendo  difeso  a  ìuf 
il  paese  contro  il  Re  Pietro  II. 

Dichiarati  rei  di  offesa  maestà  Fraacoci 
ed  i  figli  di  lui  dal  medesimo  PriadH* 
passò  la  Contea  in  potere  del  Re,  e  si  tf* 
segnò  in  carico  della  dote  alla  Regiaifr 
sabetta.  Ma  avendo  conosdulo  l.adofifiil* 
gliuolo  di  Pietro  la  fede  ed  i  acrili  & 
vecchio  Francesco  ,  riavutine  in  gruii  i 
figliuoli  donolli  dei  paterni  beni  ad  VBL 
Emmanuele  poi,  coi  era  toccata  com  A> 


A9d 


GÈ 

ìoria  di  Ceraci,  si  morì  senza  prole, 
suecedeilegli  Francesco u  dello  Frati' 
Uo  da  Michele  dì  Piazza,  che  impetrò 
i  da  Federico  lU  le  cillà  di  Termini  e 
blu,  compressi  Isnello,  ed  occupò  il 
lo  di  Roccella  concedulo  dal  Vescovo  di 
;  ebbesi  anche  egli  la  cura  dello  stalo 
Uia  e  fu  grande  per  pietà;  prese  in 
i  Elisabetta  flgliuola  di  Niccola  Lau- 
dia  quale  si  ebbe  Agli  e  flgliuole,  ed 

9  sopra  gli  altri  successore  nella  Con* 
Ceraci,  ed  Antonio  cui  lasciò  Col- 

»,  entrambe  le  Petralie,  Cratterì,  Roc- 
Isnello,  Caronia,  Belice,  e  Termini, 
bbesi  quegli  alcuna  prole  dalla  prima 
i  Costanza  Russo ,  morta  la  quale , 
seconda  Bartolomea  Aragona  generò 
nolo  Giovanni  \  cui  ancor  Piccolino 
itinata  in  moglie  per  volere  del  Re 

10  Agata  di  Prades  nata  da  Ciaimo. 
[>ace  ed  In  guerra  chiarissimo  de- 
primo Marchese  di  Ceraci  pel  rescritto 
ò  Alfonso  del  1440,  Viceré  due  fiate 
ilia,  ed  una  in  Napoli,  grande  Ammi* 
,  Conte  di  Monte  Sarcio  nella  Cala- 
e  di  altri  titoli  celebberrimo,  ebbesi 
ata  a  figliuoli  Antonio  e  Ferdinando: 
sino  a  decrepita  vecchiezza  e  sepolto 
itelbuono  nella  Chiesa  di  S.  France- 
Pa  decoralo  di  un  degnissimo  sepol« 
epitaflio  riportato  da  Cualleri  nelle 
9  di  Sicilia.  Antonio  annunziato  Mar- 
nel  1473  per  testamento  del  padre, 
^  colla  moglie  Margherita  di  Chiara- 
Enrieo  e  Maria,  la  quale  cinse  di  ben- 
xiale  Ariate  di  Cardona  con  per  dote 
M>.  Enrico  divenne  Vicario  del  Regno 
nde  Ammiraglio,  ed  ebbesi  in  consorte 
ora  sorella  di  Pietro  Cardona  Conte  di 
lano.  Perchè  ingaggiato  con  Pietro  sin- 

certame  nel  1481  dichiaralo  fellone 
glialo  dei  beni,  morì  esule  in  Ferrara 
farono  superstiti  i  figliuoli  Filippo  e 
\e;  restituito  Filippo  in  favore  del  Re 
lando,  donato  del  marchesato  e  degli 


I  GÈ 


altri  beni  paterni  nel  1490,  morì  senza  fi- 
gliuoli; quinci  il  di  lui  fratello  minore  Si- 
mone  vien  costituito  nel  possedimeulo  del 
marchesato  per  nuovo  diploma  del  Principe 
nel  1500.  Fu  Viceré  di  Sicilia,  e  generati 
dei  figliuoli  dopo  sette  anni  colla  moglie 
Elisabelta  Moncada,  abdicò  volonlarìamente 
agli  onori,  e  volle  iniziarsi  al  sacerdozio; 
annegò  finalmente  nelle  acque  di  un  torrente 
sotto  Taormina.  Suecedeilegli  il  figliuolo 
Ciovanni  nel  1527  unito  in  matrimonio  ad 
Elisabetta  Moncada  dei  signori  di  Ailona  nella 
Spagna,  donde  Simone  Stralcgolo  di  Mes- 
sina, Vicario  del  Viceré  nella  Valle  di  Do- 
mane, marito  a  Maria  VenUmiglia  Signora 
di  Ciminna  e  di  Sperlinga,  e  Carlo  barone 
di  Naso:  Simone  poi  ebbesi  il  figliuolo  Gio- 
vanni che  anch*  egli  Stralegoto  di  Messina, 
esercitò  le  veci  di  Viceré  nelle  valli  di  Noto 
e  di  Mazara;  fu  quinci  per  tre  anni  presi- 
dente del  regno,  nuovamente  poi  per  uno, 
e  nominato  primo  Principe  di  Caslelfouono; 
non  ebbesi  prole  da  Anna  Aragona  Taglia- 
Tia,  né  dair altra  moglie  Dorolea  Rranci- 
forte  ;  quindi  Giuseppe  figliuolo  di  Carlo 
chiamalo  a  conseguir  la  signoria,  generò 
Francesco  con  Anna  Antonia  di  Aragona , 
che  dei  xii  Pari  del  regno,  Colonnello  della 
cavalleria,  non  una  volta  fu  Vicario  del  Vi- 
ceré, e  con  Maria  Spadafora  generò  CHo* 
vanni  supremo  comandante  della  cavalle- 
ria di  Sicilia,  maritato  a  Felicia  Marchisi, 
Principessa  di  Scaletta  «  di  cui  consegui 
r  ampia  eredità,  non  che  Girolamo  che  ver- 
so il  fine  dello  scorso  secolo  divenne  Mar- 
chese di  Ceraci  come  dirò  in  appresso. 

Imperocché  agli  accennali  Giovanni  e 
Felicia  toccarono  i  figliuoli  Francesco  Ro- 
drigOj  BlascOj  e  Ruggiero.  Inauguralo  il 
primo  nel  1676  alla  morte  del  padre  eb- 
besi in  moglie  Caterina  Pignatelli ,  dalla 
quale  consegui  Giovanni  ed  EllorCj  rapiti 
negli  anni  puerili.  Blasco  prese  in  moglie 
Felicia  figliuola  di  Rodrigo  nel  1689,  ma 
cedendo  poi  al  destino  comune  lasciò  erede 


500 


GÈ 


il  fratello  Ruggiero.  Si  Oppose  a  questo 
Felicia,  contratte  seconde  nozze  con  Urbano 
Barberino  Principe  di  Palestina,  chiedendo 
preferenza,  ma  sino  a  Madrid  appellata  la 
causa,  cedette  la  sentenza  nel  supremo  Con* 
sigilo  d'Italia  in  favore  di  Blasco,  il  quale 
fornito  di  modi  e  per  pace  e  per  guernii 
insigne  per  erudizione  prudenza  ed  al- 
tre virlii,  anche  in  breve  tempo  non  presa 
alcuna  consorte,  fio)  la  vita:  perlochò  pas- 
sò il  marchesato  a  Girolamo  per  vincolo 
di  parentela;  da  lui  e  da  Giovanna  Corvino 
nacque  Francesco  nominato  Marchese  nel 
4707,  unito  in  matrimonio  a  Girolama  Ca- 
terina Di  Giovanni,  il  figliuolo  dei  quali  GiO' 
vanni  i  dopo  un  altro  lustro  conseguito  il 
marchesato,  da  Carlo  VI  Imperatore  nomi- 
nato Principe  del  S.  Rom.  Impero,  col  ti- 
tolo di  Celsitudine,  e  la  facoltà  di  coniar 
monete,  ottenne  il  privilegio  nelle  sue  Si- 
gnorie nel  1723^  trai  Grandi  di  Spagna  per 
decreto  di  Filippo  V ,  dei  Cavalieri  della 
SS.  Annunziata  per  benefizio  di  Vittorio 
Amedeo  duca  di  Savoja,  e  Cavaliere  dello 
Ordine  di  S.  Gennaro  per  diploma  di  Carlo 
Re  nostro;  eletto  finalmente  supremo  Pre- 
sidente del  sicolo  Consiglio  appo  la  R.  Cu- 
ria nel  1737,  e  dìppìd  Consigliere  di  Stato, 
visse  in  Napoli  sino  al  1748,  e  vi  mori  caro 
a  tutti  per  la  piacevolezza  dei  costumi,  per 
la  non  volgare  bontà,  e  la  religione  verso 
Dio  ;  ebbesi  il  figliuolo  Luigi  Ruggieri  da 
Livia  Sansevcrino  figliuola  del  Principe  di 
Bisigoano,  e  vedova  del  Principe  di  Monte 
Mileto,  il  quale  sostiene  oggi  (1760)  le  dignità 
e  le  signorie  paterne,  ed  è  vivente,  senza 
prole  nondimeno,  si  dalla  prima  moglie  Ma- 
ria Teresa  Moncada,  che  dalla  seconda  Ro- 
salia Romano-Colonna.  Sta  Ceraci  in  38* 
di  long,  in  37^  50'  di  lat.  (1). 

(1)  Geraci  è  aUoalmente  on  cornane  in  proTÌu« 
eia  dì  Palermo  da  cui  dista  60  m.,  distretto  e  dio- 
ceti  di  Gefalù  donde  90  m.»  circondario  di  Gangi 
donde  è  lontano  6  m.»  Ci  ha  un  peculio  frumenlario 
ma  non  in  attività.  Gootivasi  nel  1798  ona  popolazio- 


GE 


CterMuo.  Lai.  Gerbinus.  Sic  Mondr- 
binu  (V.  M.)  Monte,  altrimenti  Jfon^erMMf 
cosi  appellalo  dai  Saraceni  per  essere  a- 
spro  ed  Incolto  verso  i  fianchi;  è  roltiiia 
che  ehitide  il  territorio  di  Palermo  vena 
Mezzogiorno,  si  ha  nel  Torlice  una  torre  A 
guardia,  ed  è  unito  air  Alfano  o  Catalfaw 
di  cui  già  dissi.  Verso  le  radici  è  piantali 
a  vigne,  che  producono  ottimi  vini,  donde 
anche  le  venne  forse  appiccato  il  none, 
imperocché  il  Gerbin  dei  Saraceni  vale  fra 
noi  vaso  di  vino. 

«ereatl»  Lat.  GereattM.  Sic.  Lungarioa 
(V.  N.)  Territorio  mentovato  da  Fazello.  od- 
ia giurisdizione  di  Siracusa ,  soggiacente  ai 
colli  dove  sorgeva  la  torre  Cassibili,  oggi 
Longarine.  Vi  si  osservano  ancora  di  gnuiA 
acquidotti,  coi  quali  deducevansi  le  acqui 
del  Cacipari  ad  irrigare  il  medesimo  terri- 
torio. Essendovisi  scavato  nel  1548  per  (tf* 
dine  di  Giorgio  Adomo  Cavaliere  Gerosoli- 
mitano, slmhattè  in  uno  scheletro  di  esa^ 
me  statura,  come  ne  è  testimonio  il  ID^ 
desimo  Fazello.  IMcesi  dairArezio  GimU 
di  cui  in  appresso  direma. 

desso.  Lat.  Gypmm.  Sic.  Jibiso  (Y.  D.) 
Terra  saracenica  un  tempo,  a  4  miglia  di 
Messina  verso  Settentrione,  valorosameote 
occupata  dal  Conte  Ruggiero;  siede  in  est^ 
so  dosso  detto  in  siciliano  serro,  è  dd 
municipii   messinesi  ;   occorre  appresso  i 


ne  di  3364  anime»  di  2775  nel  1S3I  e  di  SiOT  acflt 
scorcio  del  1S58.  L' estensione  territoriale h&^ 
6425,901.  delle  qaali  divìse  in  cnllore,  d.^U  n 
giardini,  2,985  in  orti  semplici,  i,t48  iaesnadi. 
1076,463  in  seroinatorii  seroplici,  979t,536  ia  ft- 
scoli,  109,514  in  oliteti,  11,027  in  figneti  i»i; 
rati,  529,521  in  vigneti  semplici,  8,857  ia  fic^ 
d'India,  31,322  in  aU>eri  misti,  50,998  ia  «^ 
gneti«  486,533  in  boscate,  S2U56S  in  fraMtaiii. 
3,196  in  suoli  di  case  terrUoriali.  H  maggior  «s* 
mercio  di  esportaxione  consiste  in  olio,  tìm»(*^ 
e  manna  di  ottima  qualità,  •  mi  si  aaarìiti^ 
nersi  una  Cera  per  bestiame  e  manifittart  w 
giorno  24  di  agosto  in  ogni  anno.  L'aria  è  mI** 
bre. 


501 


GÈ 

i  di  S.  Rizzo,  yerso  occidente,  e  so* 
ggia  la  soggetta  spiaggia  aquilonare, 
ica  fortezza  sorge  pericolante  verso 
>•  La  Chiesa  parrocchiale  di  S.  Anlo- 
be  qu^st  occupa  il  centro  del  paese 
un  Sacerdote  curato  che  ha  cura  delle 
)j  ya  soggetta  air  Archimandrita,  con 
i  minori.  Il  convento  di  S.  France- 
i  Paola,  fornito  di  decenti  fabbriche, 
^sce  sua  origine  dal  4623:  abitano  al 
»ri  i  Cappuccini  chiamati  nel  1584,  ed 
»si  un  cenobio  adattissimo  al  loro 
0.   Furono  nel  secolo  xyiii  sotto  il 

di  Savoja  1145  le  anime,   301   le 

ma  verso  il  1760  si  diminuirono 
)  a  998,  e  nei  secoli  scorsi  non 
e  di  Gesso  censo  statistico  di  sorta, 
nministratori  non  vi  hanno  dritto  di 

imperocché  sono  scelti  dall'Abate  di 
sgorìo,  come  signore  temporale.  Reca 
alla  patria  Filippo  da  Gesso,  monaco 
Francesco  di  Paola,  splendido  per  in* 
nza  di  vita  e  per  santità,  e  reso  illustre 
0  di  vani  prodigi.  Il  territorio  secon- 
natura  del  suolo,  dà  in  abbondanza 

vili,  e  mori ,  produce  le  biade  per 
0  sì  abbisognano  agli  abitanti,  è  cor- 
ide  ai  lori  sudori  (1). 

GH 

btat.Lat.  eA{bJn{8(y.N.)  Fortezza  det- 
Pazello  YghUnnij  sopra  un  colle  verso 

rfluo  è  oggidì  an  coniane  aggregato  a  Me»- 
lede  di  ano  degli  esterni  saoi  cireondarìi 
11  cktae;  ne  dista  10  m.  e  conta  circa  1700 
u  Merita  attenzione  nella  Chiesa  dei  Gap- 
ana  copia  della  Natività  di  N.  S.  del  Po- 
lipinta  da  Catalano  1*  antico,  dove  si  vedono 
ionefoli  cambiamenti,  ed  ana  Vergine  del 
o  del  pennello  di  Onofrio  Gabriele.  Esporla 
>\o  territorio  che  si  comprende  nel  Messi- 
lio  e  seta»  e  ci  hanno  varie  cave  di  gesso 
usarne  il  nome,  talco,  pietra  serpentina,  ed 
o;  nella  roccia  calcarea  sotto  la  fortezia  tro- 
t$r9bra(ula  vitna  di  piccola  grandezza* 


GH 


Pachino,  ad  un  miglio  e  mezzo  dalla  spiag- 
gia, tra  le  cale  di  Farina  e  di  Harzamemi. 
Il  lago  del  medesimo  nome  alla  radici  del 
colle  dista  circa  800  passi  dalla  spiaggia. 
«MoHOé  Lat.  GMozzuB.  Sic.  Jozzu  (V.  M.) 
Fiume.  Vedi  Gela  fiume. 


Gì 


«lamptierl.  Lat.  Jampileriè.  Sic.  Giarn*» 
pilieri  (V.  D.)  Villaggetto  trai  municipii 
di  Messina  verso  Mezzogiorno ,  in  una 
valle,  il  di  cui  aspetto  corrisponde  verso 
Oriente  alla  regia  via.  Spicca  la  Chiesa 
maggiore  dedicata  a  S.  Niccolò  Vescovo, 
con  un  campanile,  e  non  lungi  sorge  T  al- 
tra minore  di  S.  Brunone  appartenentes! 
ai  Gartusiani  di  S.  Stefano  di  Calabria. 
Contava  nel  1760  189  case  e  734  abitanti, 
che  neirultimo  registro  del  1713  furono 
68S.  Incombe  la  cura  delle  anime  al  Yi- 
cario  del  Yescovo  di  Messina.  Ne  ha  gli 
onori  di  Duca  per  beneflzio  di  Carlo  II  Ugo 
Pape  figliuolo  di  Cristoforo  Razionale  del 
Regno;  toccò  a  quello  dalla  moglie  Camilla 
Montaperto  il  figliuolo  Giuseppe  j  primo 
Principe  di  Yaldina;  quinci  consegui  il  ti- 
tolo nel  1745  il  fratello  DomenicOy  alla  di 
cui  morte  fu  appellato  Giuseppe  Duca 
di  Giampilieri  cui  succedette  il  figliuolo 
Ignazio,  oggi  Razionale,  uomo  chiarissimo 
ed  a  nessun  altro  secondo  nella  integrità  in 
esercitar  la  carica  (1). 

«laacasclo.  Lat.  Giancarium.  Sic. 
Giancasciu  (V.  M.)  Paese,  altrimenti  detto 
Joppolo.  Vedi  questa  voce. 

«laadraBM  (V.  N.)  RuscellOi  altrimenti 

(t)  Giampilieri  è  nn  comune  aggregato  a  Mei» 
Sina  e  che  si  comprende  propriamente  nel  circon* 
darlo  di  Calati»  distante  11  m.  dalla  città  e  con  nna 
popolazione  di  IMO  abitanti  diretti  nello  spirituale 
da  on  cappellano  curato.  Ti  si  osserva  una  bellis- 
sima  Madonna  della  Pietà  di  Diodato  Guinaccia. 
Nei  suoi  dintorni  trovasi  la  piombaggine  o  grafite. 
Esporta  olio  seU  ed  agrumi  e  1*  aria  vi  è  buona. 


502 


Gì 


di  Eriee  e  di  Calaialfairo,  che  accresciuto 
dalle  acque  del  flumicello  di .  Palagonia  « 
sbocca  nel  Gurnalonga. 

WagoMo  Lai.  Gianguttum.  Sic.  Jan* 
gttuu  (V.  R.)  Antica  fortezza  nel  cocuzzolo 
di  un  colle,  discosta  un  miglio  da  Aggira 
Terso  Austro ,  e  di  cui  si  esser? ano  oggi 
ingenti  avanzi. 

«laniena  (T.  H.)  Piccola  penisola  nel 
seno  di  Megara  tra  le  foci  dei  fiumi  di  Can- 
tara  e  di  S.  Cosmo. 

«laBnicaSiiiàl«Lat.  Fbannicallina.  Sic. 
Cannicattini  (V.  N.)  Valle  mentovata  dal  Fa- 
zello,  ed  oggi  la  terricciuola  Cannicattini  di 
cui  vedi  a  suo  luogo. 

«laB^aoio.  Lat.  Giampautuè.  Sic.  Gian- 
paulu  (V.  D.)  È  un  territorio  nella  dizione 
aquilonare  di  Messina  decorato  dell*  onore 
di  ducato,  appartenentesi  da  gran  tempo  al 
MaruUo.  Re  fruiscono  oggi  del  titolo  i  si- 
gnori Paterno  da  Catania,  che  mutato  nome 
intondonsi  duchi  di  Cercaci. 

Cllar«lBa.  (1). 

«lardilBéiii.  UL  JardtneUuB.  Sic.  Jap- 
dineddi  (V.  H.)  Piccola  terra  appartenen- 
tesi air  Arcivescovo  di  Horreale,  verso  le 
parti  aquilonari  ed  occidentali,  sotto  i  colli 
di  S.  Martino,  formato  di  51  case  e  di  209 
abitanti  nel  1760,  che  erano  170  nel 
1713.  La  Parrocchia  sotto  la  cura  di  un 
Sacerdote  cosliluilo  dall'Arcivescovo  è  sa- 
cra a  S.  Giuseppe  sposo  della  Vergine.  Era 
un  altro  casale  di  Giardinelli  discosto  af- 
fatto dal  nostro,  una  volta  nella  dizione  di 
Girgenli,  ed  apparlenevasi  ad  Andrea  Ta- 
gliavia  sotto  Federico  IL  Rei  secolo  se- 
guente, nel  censo  del  Re  Martino  dicesi  ap- 
partenersi ai  figli  del  medesimo  Andrea. 
Vien  mentovata  nel  territorio  di  Chiusa  la 


(1)  Gìardioa  è  an  villaggio  dipendeota  dal  eo- 
muna  di  Rafladali.  La  sua  popolasiona  ohe  trova- 
vasi  rianila  a  quella  di  RaOadali,  fecondo  l' altìma 
numerazione  che  vi  è  stata  eseguita,  ascendeva  «Ut 
fine  del  lS5i  «I  n.  di  as  anime. 


Gì 


contrada  Giardinelli,  doT*  è  ui  ImIì^  k  di 
coi  acque  impietriscono  (I). 

Ctt«rtUBi«  Ut.  ftrtdartm.  Sic.  JMW 
(T.  D.)  YUlaggio  nella  apiaggin  del  aeat 
soggetto  a  Taormina  verso  Heuogiome,  «a 
ima  Chiesa  sacra  a  S.  Paneraiie  Teaciie 
di  cui  è  una  statua  verso  Oriente  (1). 

CUamiteBa.  Lai-  6iaraimia.  Sle.  Oth 
ratana  (Y.  R.)  Paese  detto  dagli  andcUCii- 
relofMim,  e  decorato  oggigiorno  dd  liirii 
di  marchesato,  appartonenteai  una  vaila  ili 
Contea  di  Modica.  Descrivendo  Areslo  i  tai- 
ghi  tra  Camerina  e  Pachino ,  dice  :  wmm 
U  fiume  Umagùne  apjMreèto  i  papM  CI- 
retanti  dei  quali  et  fece  meiisioiie  de  Ot 
cerone,  cfte  alMano  la  terra  CereUme^  ^ 
lnoifRenle  GUaraUma.  Congiungesi  1  li- 
magone  coirirminio,  o  ne  sono  llreddisriM 
le  acque,  quindi  il  Pirri  au  CtarrolMa,  di 
eua,  dice ,  euumamo  aeqme  firedéMmtf 
cioè  alle  radici  del  colle  aa  coi  aarga  I 
paese,  silo  in  declivio  e  rivolto  ad  Oiìmlt 
Stava  un  tempo  priachè  sia  minale  pd  tra* 
muoio  allo  spesso  mentovato  del  Ina  ài 
secolo  scorso,  nel  più  elevato  ed  ardoa  hi* 
go  del  medesimo  colle,  a  2  miglia  dal  di 
attuale  ;  occorrono  ivi  comunemente  verf- 
già  di  antichissimi  tempi,  e  vi  si  sona  rif* 


(t)  Sorse  il  f  illaggio  di  Giardineni  nd 
pio  del  secolo  xviii  con  quei  di  BoifsUo  •  1^^ 
telepre^  che  tutti  presentano  oggi  il  pnniissory* 
coltura  ed  il  commercio  del  territorio  di  Futièa 
£  attualmente  un  comune  in  proTincia  edìitiita^ 
Palermo  da  cui  dista  17  m.«  ciroondarìo  di  Nrfi* 
nico  donde  i  m.  •  diocesi  di  Morrsak.  GHaa 
soli  SSe  abitanti  nel  iTSa,  poi  iSS  osi  list  ti* 
oalmente  609  nello  scorcio  del  lS>t.Hali«la* 
di  territorio  ed  esporta  principalmenleelis  l'ai 
ne  è  molto  sana. 

(1)  Giardini  è  un  eooinM  in  Profiasia  •  ^ 
cesi  di  Messina  da  cai  dista  SO 
Castroreale  da  cui  sa  m.  •  Ben 
Taormina  da  cui  è  diacoalo  ■■  m.  e  msm»  In 
si  ha  che  un  piccoUsainM»  territorio  di  IM  *^ 
Non  comparisce  nei  quadri  popotaiìoM  dal  tm* 
del  iSSt  non  essendo  sUto  allor  eollsUalSkt|i^ 
senU  IMS  abitanti  ueU*  ultimo  del  ISU. 


••  t 


503 


Gì 


)  scof  erti  i  ruderi  di  un  bagno  eie- 
ole  a  musaico  adorno;  dissoUerransi 
lente  grandi  vasi  con  manichi,  ya- 
ucerne  fittili,  monete,  ghiande  di 
delle  quali  seryivansi  i  frombo- 
altri  oggetti  di  simil  genere  ;  né 
>  dei  sepolcreti.  Presentasi  poi  nel 
paese,  primo  ed  ammirabile  il  pa- 
onale  di  non  poca  eleganza  e  gran- 
ii esimio  tempio  maggiore  parroc- 
itto  il  titolo  deirAnnunziazione  del- 
ie, sotto  di  cui  è  la  decente  Ghie- 
Bartolomeo  Apostolo  primario  Pa- 
sgli  abitanti ,  dove  si  conferiscono 
lenti,  e  una  terza  cosi  detta  Sacra- 
intendesi  sotto  il  nome  di  S.  An- 
cate. Tommaso  de  Herbes  Vescovo 
usa  dato  aveva  dal  1814  ai  Minori 
iiali  la  Chiesa  di  S-  Agata  fuori  lo 
•aese;  In  progresso  poi  di  anni  si  I 
ro  al  di  dentro,  ed  abitarono  per 
tempo  il  Convento  di  S.  France- 
i  travagliati  dalla  povertà  dopo  la 
il  secolo  XVII  ed  il  tempo  def  Pirri 
nenzione  di  essi,  1* abbandonarono. 
IO  poi  del  pellegrini  fu  eretto  dalle 
inta  nel  1620  per  opera  di  Giovanni 
;a ,  Moderator  della  provincia  dei 
Illa  Mercede,  un  Convento  del  roe- 
ordine  sotto  il  nome  di  S.  Marghe- 
.  ebbesi  celebre  secondo  il  medé- 
rri  la  cappella  di  S.  Maria  della 
che  oggi  vedesi  parimenti  abolito. 
s  Chiese  minori  sono  sufTraganee  alla 
liale,  nella  quale  un  sacerdote  ha 
ile  anime ,  il  quale  è  ai  comandi 
covo  di  Siracusa,  imperocché  Giar- 
se  ne  comprende  nella  diocesi.  De- 
(larchese  annualmente  i  suoi  mini- 
regime civile,  ed  occupa  il  x  posto 
»ral  Parlamento.  Va  soggetto  il  pae- 
comarca  di  Caltagirone ,  ed  allo 
e  della  milizia  provinciale  di  Scicli^ 
cui  bandiera  si  spedivano  2  cava- 
lo fanti.  Il  numero  delle  case  sotto 


Gì 


r  Imperatore  Carlo  fu  di  498,  ed  erano  poi 
2346  gli  abitanU  nel  1595;  nella  metà  del 
secolo  seguente  computa vansi  591  case  nei 
regii  libri,  e  2184  anime,  che  appo  il  Pirri 
1147  ;  nel  1113  erano  628  le  case,  23S2 
gli  abitanti,  che  2742  nell*  ultimo  statistico 
registro.  Lo  stemma  rappresenta  un  anfo- 
ra, che  dicesi  in  Sicilia  giarra. 

Non  trovo  signore  nel  paese  al  tempo 
dei  Normanni;  è  lecito  tuttavia  sospettare, 
che  rabbia  concesso  il  Conte  Ruggiero  al 
figliuolo  Goffredo  colla  Contea  di  Ragusa 
e  le  confinanti  terricciuole.  Enrico  VI  Re 
di  Sicilia  ed  Imperatore  donollo  nel  1195 
a  Rinaldo  Acquatita  suo  famigliare.  Pos- 
sedevalo  sotto  Manfredi  Gualleri  di  Cai- 
iagironCy  cui  confermò  il  dominio  Pietro  I 
di  Aragona  dopo  scacciati  i  Francesi,  e  vedo 
essere  stato  costui  Razionale  del  Regno,  seb» 
bene  non  ne  lo  registri  il  Pirri.  L'ottenne 
dopo  la  morte  di  Gualtieri  Giovanni  Len^ 
(ìftf,  ma  nel  1320  prestò  T  omaggio  Niccola 
Lancia  al  Re  Federico  per  Giarratana , 
Ossina,  Feria  ed  altri  possedimenti;  nel  1360 
dicesi  signore  di  Giarratana  Giacomo  ito- 
gona ,  per  la  fellonia  di  cui  coi  suoi,  se 
l'ebbe  per  beneficio  del  Re  Martino  colla 
Contea  di  Modica  Bernardo  Cabrerà  ^  cui 
divenuto  nemico  alla  Regina  Bianca,  con- 
cesselo essa  nel  1411  a  Sando  di  Bere* 
dia^  ma  ritornando  Bernardo  nel  favore 
di  Ferdinando ,  restituito  nei  beni,  lasciò 
Giarfatana  al  figliuolo  Giovanni  Bernardo 
che  vendettela  nel  1453,  secondo  Luca  Bar- 
beri, a  Guglielmo  o  Niccola  di  Camèaggio. 
Leggo  poi  altrove  esser  ceduto  il  paese  a 
iV.  Spadafora  pagatone  il  prezzo  ;  ma  si 
ritenne  il  Cabrerà  il  dritto  di  ricompra. 
Compresselo  da  questi,  scorso  appena  un 
anno,  Simone  o  Simonetta  Settimo  colla 
facoltà  del  Re  Alfonso  di  cui  era  famiglia- 
re, e  prese  a  se  ogni  dritto,  e  dicesi  Ca- 
slrum  Giarralana  nella  carta  della  vendita. 
Succedette  a  Simone  il  figliuolo  Giovanili 
Antonio^  ed  a  questo  Bartolomeo  e  Mal' 


^^r-w 


504 


Gì 


ieo,  dei  quali  morì  quegli  senza  prole;  questi 
con  Antonia  Scillia  generò  JficAete,  da  questa 
famiglia  Seltimo  y  Barone  di  Gituratana, 
da  cui  e  da  Belladama  Barresi  flgliuola  del 
Marchese  di  Militello  nacquero  Carlo  e 
Blasco.  Per  beneGzio  di  Re  Filippo  II  ot- 
tenne Carlo  gli  onori  di  Marchese  noi  1569, 
ed  ebbesi  il  figliuolo  Garsia,  che  mori  sen- 
za figliuoli;  quinci  fu  Blasco  suo  zìo  asse- 
gnato III  Marchese  nel  4582,  il  quale  con 
Giovanna  INaselli  generò  Michele,  Ruggiero, 
Carlo,  e  Belladama,  che  tutti  decorati  del 
titolo  del  Alarchesalo,  dissero  ì  loro  dritti 
ai  soggetti  ;  imperocché  Michele  presa  in 
moglie  Emilia  Agliata  ebbesi  Blasco  ii 
che  mancò  di  prole;  cui  perciò  succedette 
nel  4607  lo  zio  Buggiero^  che  mori  ancb*egli 
non  lasciato  alcun  figlio,  laonde  succedette  il 
fratello  Carlo,  cui  morto  anche  senza  figliuo- 
li, succedette  Giovanni  i  nato  dalla  sorella 
Belladama  e  da  Girolamo  Settimo  nel  1641. 
Morto  costui  r  ottenne  il  fratello  BUlsco, 
secondogenito  cioè  da  Belladama  e  da  Gi- 
rolamo, ed  essendo  anche  di  letto  infecon- 
do  istituì  erede  il  figliuolo  del  fratello 
Ruggiero,  Girolamo,  il  quale  contrasse  le 
nozze  con  3Ielchlora  Parisi,  donde  nacque, 
Trajano  nel  1679,  destinalo  a  Marchese, 
e  che  fu  tolto  da  morte  immatura  prima 
del  padre  Girolamo,  lasciato  il  figliuolo  jRii^- 
giero  ornalo  delle  insegne  di  Marchese  nel 
1715  alla  morie  di  Girolamo;  è  vivente  colla 
moglie  Marianna  Gìoeni,  avendo  a  fratelli 
Giovanni  Sellimo  costituito  poco  fa  Principe 
di  Camaralino,  e  Girolamo  Ispettore  pel 
Ro  della  cavalleria  di  Sicilia,  ricco  di  pro- 
le. Varie  cose  diconsi  degne  di  memoria 
di  Girolamo  ,  per  essere  stato  un  perso- 
naggio di  acuto  ingegno,  ed  eruditissimo; 
conosceva  la  storia  dei  suoi  e  degli  antichi 
tempi  ed  a  lui  quale  oracolo  di  politica 
consigliavansi  nelle  criliche  cose  i  Siciliani 
tulli:  fu  perciò  caro  ai  Principi,  accetto  ai 
suoi,  ovunque  conosciuto  dagli  scienziati,  ed 
accrebbe  cosi  Tonor  della  patria  ed  acqui- 


ci 


sto  gloria  immortale;  lasciò  una  bi 
fornita  in  copia  di  mss.  rigaardan 
cipalmente  la  storia  sicola,  e  ?arii 
menti  del  suo  ingegno  da  darsi  ali 
Si  consulti  in  ciò  1*  erudita  opera  d 
cilia  nobile,  di  Francesco  Emmanu 
tom.  2''. 

Giarratana  acquistò  grande  onc 
esserne  sorto  un  Antonio  del  min 
servanti  illustre  per  Tlnnoccenza  de 
tremendo  maravigliosamente  al  deii 
che  mori  in  Modica  dove  gli  fu  fatti 
dido  funerale.  Fecondo  è  il  territor 
città  imperocché  il  fiume  Manlio  e 
zio  dice  Limaguni^  e  gU  antichi  I 
che  trae  Torigine  dalla  fonte  del 
della  Favara  nel  colle  stesso  di  Giar 
colle  sue  acque  irrigando  quei  luogl 
duce  il  necessario  alla  vita  ed  alle  < 
Sta  in  SS^"  25*  di  long.,  in  37^"  circa 
titudine  (1). 

(1)  Giarratana  è  attoalmente  in  proTiw 
cesi  di  Nolo  e  dista  84  m.  non  rotabili  4 
luogo  della  proTÌncia,  distrelto  di  ìlodie 
14  in.  non  rotabili,  circondario  dì  Monterò 
de  3  m.  parimente  non  rotabili,  ed  iooltr 
tabili  16  non  rotabili ,  dal  mare  Jonio  o( 
dove  si  addimanda  da  Siracusa  ,  e  29  rotj 
non  rotabili  da  Palermo.  Sorge  sopra  qdj 
di  aria  malsana  per  le  acque  stagoaoti  p 
all'abitato,  ma  abbonda  di  buona  acqua  | 
di  fonte  e  di  cisterna.  Nel  18i5  fu  isttii 
monte  agrario  per  agevolamento  dei  col 
I  oggetto  di  somministrar  le  semenze;  dipew 
r  Intendente  ed  è  amministrato  dal  Siodici 
due  Deputati  daU' Intendente  in  ogoi  à» 
eletti;  presta  frumento  in  quantità  secoa^ 
sogno  dei  coloni,  e  le  cautele  daooo>i  io  p 
con  fidejussione  di  persone  solvibili.  U  coi 
essendo  a  ben  vista  dei  Deputati,  questi  Be< 
restano  solidalmente  garanti  coi  6deju«h>ri. 
tavansi  in  Giarratana  iiiS  abitanti  nel  t') 
2798  nel  1831  e  analmente  2368  nello  Kort 
1852.  £stendesi  il  territorio  in  sai.  J30i,)M 
quali  dividendo  in  culture,  4,906  io  giardiai 
in  orti  semplici ,  53,452  in  semioatorii  ail 
1783,995  in  seminatorii  semplici,  398.64i^  io  f 
5,224  in  vigneti  alberati,  154,617  in  lifo^i 


■   •    •• 

*  ■ 

•     -.1' 


505 


Gì 

ratana  (flimie  di).  Lat.  Fluvius 
anae.  Sic.  Xiami  dì  Giarratana  (V.  N.) 
Igarmente  MauU  ed  aDlicamenle  Ir- 


-Lat.  id.  Sic.  Giarri  (V.  D.)  Mu- 
di Hascali  nella  yia  consolare  che 
alle  dì  Nolo  reca  a  Messina.  La 
parrocchiale  sacra  a  S.  Gìoseppe  è 
cura  di  un  Sacerdote  curato.  È  suo 
i.  Leonardo  con  una  chiesa  nella 
ia.  Il  censo  delle  case  e  degli  abi- 
unilo  a  quello  di  Nascali^  ed  es- 
notlo  opportuno  il  luogo,  giornal- 
>i  accresce  (i). 


46  in  Gcheli  d'India,  0,026  in  collare  mi- 
in  suoli  di  case  territoriali,  li  suo  mag- 
niercìo  di  esportazione  consiste  in  frn- 
▼ino.  Per  la  festività  di  S.  Bartolomeo 
ene  net  giorno  20  di  agosto^  tì  si  apre 
orni  annualmente  an  mercato  per  bestia- 
Dti  ed  altre  merci. 

comune  di  Giarre  si  è  grandemente  ac- 
in  questo  secolo,  poiché  non  essendo 
rcio  del  trascorso  se  non  nn  municipio 
ili  non  per  anco  collcttato ,  oggi  avan- 
I  ampiezza  e  popolazione  ,il  paese  stesso 
ggregato,  costituisce  un  capo-circondario 
ise  in  provincia  di  Catania  da  coi  dista 
stretto  di  Aci-reale  donde  10  m.,  diocesi  di 
a  193  miglia  da  Palermo.  L'attuale  Chiesa 
e  prese  a  fabbricarsi  nel  16  novembre 
.  per  opera  del  Sac.  D.  Domenico  La  Spina, 
nosine  di  pii  fedeli  «  dietro  un  real  do- 
lalo in  Napoli  nel  3  loglio  del  1794  « 
ato  a  27  agosto  dello  stesso  anno.  Attesta 
che  scrisse  nel  1799,  esservi  inoltre  un 
di  Agostiniani  scalzi,  on  oratorio  di  S. 
ieri,  ona  scuola  di  grammatica  e  di  belle 
i  on  carìcatojo  in  distanza  di  on  miglio 
Ito.  Contava  nel  1798  una  popolazione 
abitanti ,  ma  insieme  a  Mescali  cui  era 
visone  però,  17649  anime  nel  1831  e  6- 
I  16904  nello  scorcio  del  1852.  Estendesi 
rio  in  salme  2429,367,  delle  quali  divise 
azioni,  9,884  in  canneti,  98,564  in  semi- 
Iberati,  285,445  in  seminatorìi  semplici , 
pascoli^  1764,390  in  vigneti  alberati, 
io  alberi  misti,  20,441  in  mandorleti , 
i    castagneti,    6,788   in  coltore  miste , 


Gì 


«larrettai.  Lai.  JarreUa  (V.  D.)  Il  pib 
gran  fiume  in  tutta  la  Sicilia,  altrimenli 
Simeto,  che  ha  il  corso  nel  territorio  di 
Catania,  cosi  detto  dalla  Scafa,  trai  Sici- 
liani GiarreUaj  colla  quale  tragittasi  in 
quattro  punti.  ^ 

«larte.  Lat.  Gyaries  o  Gyas  (1^^^ 
Territorio  detto  dal  Fazello  Gereati,    «    '• 
TArezio  dice:  U  territorio  Giarte     • 
ècrièse  Plutarco  net  Dione  essere  s         \^i 
tiranno  Dionisio,  comprende  e  vilt 
schi  e  vette  di  monti  ed  it  giogo  c/vr^=  ->- 
desi  verso  occidente,  detto  ora  Ciil^^v; 
Gorgia.  Ne  fa  menzione  Fazello  scK       ^ 
voce  Gereati;  ma  ascoltiamo  CluTcrio*.'^ 
parte  del  territorio  di  Siracusa  vii 
al  mare,  oltre  il  castello  Olimpio,  fu  deua 
Gyas.  jDtce  Plutarco  su  Dione  parlando 
di  Dionisio.  «  Chiese  per  se  che  gli  fosse 
lecito  di  portarsi  colla  fede  pubblica  nel- 
ritalia,  e  mentre  ivi  abitava  trattenersi  nel 
territorio  siracusano  T  usufrutto  di   quella 
vasta  regione,  che  chiamata  Giate,  oggi  Lon- 
garina e  Cuba,  stendesi  dal  mare  nello 
interno  ».  Vedi  Gereati. 

«laHoUna.  Lat.  Giazolina.  Sic.  Jazzu- 
lina  (V.  H.)  Torre  di  guardia  nel  seno  di 
Castellammare  verso  rinlerno ,  due  volte 
percossa  da  fulmine,  e  perciò  attualmente 
ruinosa. 

«Ibelllna.  Lat.  id.Sic  Ijbiddina  (V.H.) 
Antico  paese  con  una  fortezza  edificata  da 
Manfredi  di  Chiaramente,  che  si  ha  Tenore  di 
Marchesato  dal  1619,  e  comprendesi  nella 
diocesi  di  Hazara  e  la  comarca  di  Sale- 
mi;  è  sito  in  un  poggio  ad  austro,  il  di 
cui  vertice  è  occupato  da  una  rocca  sovrap- 
posta ad  una  rupe.  La  chiesa  maggiore  par- 
rocchiale sacra  a  S.  Niccolò  Vescovo  con 
un  Arciprete,  ed  altre  due  minori  soggette 
che  dicono  filiali,  siede  anche  nelFalto.  Il 
convento  dei  Carmelitani  costituito  nel  se- 

6,488  in  suoli  di  case.  Esporta  framento  vince 
mandorle. 

64 


», 


._i 


506 


Gì 


colo  xn  porta  il  titolo  dalla  Tergine  An* 
fiunziata.  Occoiwno  i  Minori  Con? tntnali  dal 
1570  la  Chiesa  di  S.  Biagio.  Quella  Onal- 
mente  di  S.  Maria  di  Bekedere  ai  confini 
del  paese  fu  data  nel  1629  per  opera  di 
Anianio  Mar$o  primo  marchese .  ai  Rifor* 
mati  di  S-  Agostino.  Fa  menzione  il  Mrri 
deir  ospedale  di  S.  Antonio  per  gì*  infermi; 
ma  il  collegio  dedicalo  a  S.  Maria  Imma- 
colata Tenne  fondalo  e  formato  dopo  di  lui. 
Sorge  a  2  miglia  verso  aquilone  l'antico 
cenobio  di  S.  Maria  di  Abita,  di  cui  si  fa 
parola  altrove.  Il  territorio  di  GibeUbMif 
fecondo  in  ogni  genere  di  biade,  è  pian- 
tato a  spessi  albereti,  e  nel  feudo  di  Abita 
ci  ha  un  fonte  di  acqua  solforosa  salutare 
nelle  malattie  cutanee. 

Sui  baroni  di  GibeUina ,  avviso  essere 
appo  il  Barberi  ed  il  Faiello  due  fortezze 
del  medesimo  nome,  delle  quali  essi  costitui- 
scono una  nella  dizione  di  GirgenU,  altri 
di  cui  ò  parola  nella  comarca  di  Salami. 
n  easteUo  GibeUina^  scrive  quegli,  d<ce«f 
fabbrieaio  da  Guameri  YenUmigUa  cui  si 
apparteneva  Alcamo,  ed  afferma  altrove  fon- 
data GibeUina  nel  feudo  di  Jacra  dal  me- 
desimo Guameri  signore  di  Alcamo,  e  con- 
ceduta dal  Re  Martino  a  Niccola  di  Lom' 
bardo  e  Michele  di  Boi.  Facendo  menzio- 
ne finalmente  una  terza  volta  di  GibeUina, 
afferma  esser  passala  ai  Chiaramofiiey  indi 
sotto  Martino  ai  Monlecatenaj  e  per  la  fel- 
lonia di  costoro,  per  benefizio  del  mede- 
simo Re,  a  Filippo  de  Harinis  ed  ai  figliuoli 
di  lui.  Quinci  nel  censo  del  4408  dicesi 
Filippo  signore  del  castello  di  GibeUina. 
Scrive  Fazello  dee.  i,  lib.  10  cap.  3:  Ite- 
galmuto  ciUà  saracenicaj  dov'è  una  for* 
tezza  ereUa  un  lempo  da  Federico  di  Ghia' 
ramonle,  cui  succede  a  t  miglia  la  rocca 
GibeUina;  e  poco  dopo  :  Sala  di  Donna,  e 
dopo  un  miglio  GibeUina  dove  perdura 
ancora  la  fortezza  creila  da  Manfredi  di 
Chiaramonle.  Ingarbugliata  però  essendo 
la  matassa,  dirò  in  serie  di  coloro  che  si« 


Gì 


gnoreggiarono  tribeUbia,  donde  gli  altndi 
mardiesi  si  hanno  il  dritto,  iffecote  lom- 
bardo nel  censo  di  Martino  dicesi  soggetti 
alla  Curia  pel  cosMio  ed  il  Imogù  di  &* 
beUina;  la  di  cui  nipote  imigia  maritati 
a  MMpredi  AbalMU  lo  assegnò  in  bom 
di  dote.  Federico  figliuolo  di  Manfredi  len* 
dettelo  a  Vfaicomo  FenMai^lia  per  3SW 
Aorini,  e  compresselo  da  quello  per  MM 
fiorini  nel  1311  JVorlolDMeo  de  Corteri  si- 
gnore di  Misirindino,  il  quale  kscioUo  ai  §• 
gli  Cakerando  ed  Àgata.   Caiteramie  • 
Trqjano  Abaie  marito  di  Agata  a  Gioimm 
Mono  lo  consegnarono  rieevnto  il  gfanto 
prezzo  ;  donde  Giavamd  Morso  succedili 
da  Antonio,  il  di  cui  nipote  iiilaate 
per  diploma  di  Filippo  III  fti  nominalo  t* 
marchese  di  GibeUina  ;  ne  fu  moglie  iB* 
sabetta  Lancia,  che  mori  nel  monastero  é 
S.  Vito  neiranno  1639  con  grande  opiaioBi 
di  santità.  Ad  inloniiio  soeeedette  FraMf- 
sco  figliuolo  di   Btoèco  fratello  di  W, 
Principe  di  Poggio  Reale,  che  non  ebM 
prole  da  Anna  Bosco ,  onde  ne  fa  iM* 
cessore  il  fratello  fidapore,  marito  a  Laan 
Bellacera,  Cavaliere  di  Alcantara,  dai  qoili 
nacque  Pietro  Morso  Cavaliere  di  S.  Gii- 
como,  colonnello  al  tempo  della  guem 
francese,  comandante  della  fortezu  di  Sa- 
letta, dei  i2  Pari  del  regno,  e  Pretoi«< 
Palermo;  nacque  da  lui  e  da  AntoaiaFv- 
della  Giovanni  Francesco,  che  aocbe  m- 
stenne  le  primarie  cariche  nella  pilrà* 
colonnello  negli  eserciti  spagnuoli,  fl^ 
natore  di  Marsala,  e  prefetto  delle  trireai 
di  Sicilia ,  vicelegato  finalmente  nellcstf- 
cito  di  Carlo  Imperatore ,  e  dal  gabiiHb 
del  nostro  Re;  unito  in  prima  a  Rosalia  FQi^ 
gieri,  poi  a  Teresa  Bonanno  e  Bosco,  ì»!f^ 
cinque  femine  che  furono  poi  maritate  a  ^0 
primarii  personaggi,  e  Stefania  la  seccali 
lasciata  vergine  alla  morte  del  padre,  wv^ 
tata  a  Luigi  IfaseUi  Conte  di  Cooiiso  t^ 
della  sorella ,  lo  costituì  marchese  H  ^ 
beUina.  Si  ha  il  dritto  di  spada,  asse{ii  a** 


"  i 


•    507 


Gì 


nualmenle  i  magislrati,  ed  occupa  il  xxii  seg- 
gio nei  Parlamenlo.  Sia  il  paese  in  36®  40* 
di  long.,  in  37''  40*  di  lai.  V.  per  la  noia  l*ap- 
pcndicea  queslo  1®  voi.  alla  voce  Gibellina. 
dlMlBuinna.  Lai.  idem.  Sic.  Gibiliman- 
na  (V.  D.)  Mante  di  Manna  sovraslanle  alla 
cillà  di  Cefalù  verso  Libeccio ,  nel  di  cui 
comignolo  è  una  Chiesa  sacra  alla  Vergine, 
con  un  ampio  Convento  di  Frati  Cappuc- 
cini. Ardoino  Vescovo  di  Cefalù  la  volle  or- 
nata dal  iS28  del  litolo  di  priorato,  e  fu 
consuetudine  dei  successori  di  lui  confe- 
rime  la  carica  ai  Canonici  regolari  Ago- 
stiniani stabiliti  nella  caltedrale.  La  fonda* 
lione  poi  del  convento  cade  nel  1566,  e 
se  ne  compula  di  4  m.  la  distanza  dalla 
'  dttk.  Fa  menzione  il  Pirri  di  una  Imagine 
della  Vergine  dipinta  in  una  parole,  avuta 
dagli  antichi  in  grande  venerazione;  ma 
usa  statua  in  marmo  della  medesima  oggi 
è  avuta  da  tutta  quasi  Sicilia  in  sommo 
rispetto  per  le  grazie  ricevute,  ed  i  bene- 
IciL  Conchiude  il  medesimo  Pirri  essere 
stalo  queslo  cenobio  fecondissima  sorgente, 
donde  fiorirono  sempre  oltimi  fratelli,  ed 
afaDii  per  esempi  di  vita;  Irai  quali  ce- 
kbra  Fileone  da  Trapani,  che  si  acquistò 
appo  tulli  nome  di  gran  saggezza,  e  fu  reso 
iliostre  dal  Signore  di  maravigliosi  prodigi. 
WMlroMa.  Lai.  GibUrussa.  Sic.  Gibili- 
rassa  (V.  H.)  Monte  detto  dai  Saraceni  Gie* 
^itoM,cioè  come  interpreta  Cascino,  Mon- 
te Capo,  0  Termine,  poiché  le  giogige  dei 
monli  da  Erico  nel  territorio  di  Palermo 
ai  mezzogiorno,  han  fine  in  quel  colle  con 
^  unite  montagne  di  Hisllmeri;  quantun- 
4<H»  Agio  de  Soldanis  scriva  dinotare   la 
"^oee  Roè$  Oryzam  una  specie  notissima  di 
l^da.  In  una  sotterranea  grotta  trovossi 
^^  antichissima  figura  della  Deipara  Ver- 
sine che  venerasi  con  gran  rlspetlo  dalle 
^^ine  e  dalle  lontane  genti.  Ci  hanno  an- 
^^^  delle  cave  di  bellissimo  diaspro.  Slen- 
^onsi  alle  sue  radici  il  territorio  dei  Cia- 
^^Uli,  la  valle  d*  Anania^  la  terra  dei  Fica- 


GI 


razzi,  ed  altre  contrade  che  danno  un  gu- 
stosissimo vino,  olio,  biade,  e  frutti  (1). 

Mbllaeno.  Lai.  Gibilsenum  (V.  N.)  Ca- 
rdie appartenenlesi  a  RafTacle  di  Bracciforli, 
come  si  ha  dal  censo  di  Federico  IL 

«iblso.  Lai.  Gibisus  (V.  D.)  Terra  aqui- 
lonare. Vedi  Gesso. 

«Igante  («Srotta  del).  Lai.  Giganlis 
Crypta.  Sic.  Grulla  di  lu  Giganli  (V.  M.) 
Allrimenli  Martogna,  sotto  il  Monte  Erico, 
dove  Irovaronsi  nel  secolo  xvi  un  corpo  ov- 
vero ossa  di  sterminata  statura,  credule  vol- 
garmente del  gigante  Erico ,  come  attesta 
il  Pirri.  Fa  menzione  di  essa  il  Kìrcher  nel 
Hond.  Setter,  tom.  2^  e  dicela  vasta,  ed  alla 
circa  30  piedi. 

«igilo.  Lai.  IfMum.  Sic.  La  Mulara  (V.  M.) 
Piccola  terra  nella  piana  di  Palermo,  sotto 
Morreale,  verso  Libeccio,  dove  sono  delle 
fabbriche  di  carta;  fondolla  e  no  raccolse  la 
gente  Biagio  Spucches^  Presidente,  chia- 
rissimo in  giurisprudenza,  grandezza  di 
animo,  destrezza  nel  maneggio  degli  affari  ed 
in  altre  virtù,  e  lasciolla  morendo  a  Jfarco 
Spucches  figliuolo  del  fratello.  La  chiesa 
parrocchiale  è  sacra  a  S.  Giuseppe.  Vi  si 
contano  90  case  e  300  anime  (2). 

(1)  EleTMÌ  18t2  piedi  sol  livello  del  mare,  e 
presenta  diaspro  giallo  brizzato  di  acoro  con  mac- 
chie rosae»  ed  agate  gialle  aporche  di  macchie  verdi 
acare.  Ne  abbondano  le  falde  di  lerra  rosso-brn- 
nastra. 

Prende  nome  dalla  voce  araba  giabl  che  vale 
monte  e  rusia  che  è  lo  stesso  che  rais  o  reit  cioè 
capo  o  principio,  poiché  in  vero  questi  montagna 
è  la  prima  dei  monti  palermitani. 

(8)  Il  villaggio  di  Giglio  prese  questo  nome  dal 
giglio  d'oro  che  è  nello  stemma  gentilizio  della 
famiglia  Spucches  cui  si  apparteneva^  e  dicesi  an- 
che Mulara  comunemente  per  le  pietre  molari  che 
ci  hanno  nella  contrada.  Per  cura  dell'  ex-barone, 
il  signor  D.  Antonino  de  8pocches  Duca  di  Caoca- 
mo«  ne  divenne  la  chiesa  soccorsale  della  parrocchia 
di  Mezzomorreale  nel  1839,  ma  non  sono  più  in 
attività  le  fabbriche  di  carta.  Vaghissima  è  la  con- 
trada ed  irrigata  abbondevolmente,  produce  in  gran 
copia  agrumi  e  ne  apre  an  commercio  mollo  con- 


508 


Gì 


«lieppo.  Lat.  GUeppus.  Sic.  Cileppa 
(V.  N.)  Fonte  del  fiume  di  Leotini,  secondo 
Aresio,  verso  Buccheri. 

ciinur«o.  Lat.  Ginuardus  (Y.  R.)  Fon- 
te che  accresce  il  Falconara  o  TAssioarOj 
fu  detto  AymuMTdM  poiché  Ayn  fate  presso 
i  saraceni  Fon/e.  ConOoisce  ad  un  miglio 
e  mezzo  appresso  il  capo  del  medesimo 
fiume. 

«o|oMu  Lat.  Jaju$a.  Sic.  Giiqusa  (T.  D.) 
Terra  sopra  Patti  detta  volgarmente  Gictf  o- 
aa  di  Guardia.  Fabbricala  nel  1366  Vin- 
ciguerra Aragona,  ma  per  la  fellonia  da 
Martino  I  di  Bartolomeo  figliuolo  di  lui, 
passò  in  possedimento  del  Vescovo  di  Patti 
che  era  il  signore  diretto  del  territorio, 
sebbene  dal  tempo  del  Pirri  dicesi  essere 
ancora  la  lite  in  decisione.  Gode  di  aria 
temperata ,  e  con  giocondo  aspetto  della 
circostante  contrada,  guarda  oriente  e  mez- 
zogiorno ;  sembra  perciò  come  una  terra 
suburbana  pei  Vescovi  di  Patti^  che  vi  han- 
no decentissime  abitazioni.  La  chiesa  par- 
rocchiale decorata  della  dignità  di  un  Ar- 
ciprete ,  sostiene  attualmente  tredici  cosi 
delti  Beneflciali,  sebbene  il  Pirri  maggio* 
re  he  rechi  il  numero,  e  va  sotto  il  titolo 
ed  il  patrocinio  di  S.  Niccolò  Vescovo  di 
Mira,  la  di  cui  antichilày  dice  il  oiedeslmo 
Pirri ,  addimostra  una  certa  chiesiuola 
di  S.  Niccola  del  Monte.  Affermano  aver 
frequentato  dal  1610  i  padri  dell* oratorio 
di  S.  Filippo  Neri  la  chiesa  della  Madon- 
na della  Grazia ,  allriroenti  dei  Giardini , 
non  mollo  distante  dal  paese,  per  gli  e- 
sercizii  spirlluali,  dov*  è  un  simulacro  di 
marmo  della  Vergine,  nota  pei  portenti,  e 
con  solenne  pompa  festeggiata  :  ma  scri- 
ve il  Mongllore  nelle  addiz.  a  noi.  5  della 
Chiesa  di  Pai.  ma  questa  congregazione 
è  allualmente  estinta  dal  Sinodo  di  Mat» 


siderevole  coU' estero.  Yien  frequentali  nella  state 
e  neir  antuono  dai  cacciatori  a  rete  per  1*  abbon- 
danza dell*  nocellagione. 


Gì 


tee  Faxio,  ed  iioi  afoMO  ea$HluSremìi  dal 
t70X  chteriei  aeeolori  iK  friia  eoanow: 
ma  io  mi  seppi  rimanere  entramU  i  celi, 
e  quest*  ultimo  radunato  nella  chiesa  di  S. 
Maria  della  Neve.  Poco  te  eziandio  nel  liti 
1  Minori  Conventoali  di  S.  Fnneeseo  stl- 
levarono  un  convento,  soccorsi  dalle  soa- 
me  del  pio  Sacerdote  Cono  Pisani,  e  nel 
luogo  novello  si  resero  nell'ottobre  del  ae* 
desimo  anno.  Due  monasteri  di  donne  sor* 
gono  inoltre ,  altro  col  titolo  di  S.  Abbi, 
altro  di  &  Giovan  Battista,  aoUo  la  regoli 
di  S.  Benedetto,  albergando  le  povere  T€^ 
gini.  È  aperto  uno  spedale  per  gl*iBÌà^ 
mi  mondici  e  pei  pellegrini.  Meritano  al* 
tenzione  finalmente  la  chiesa  del  SS.  Sal- 
vatore^ e  nel  prossimo  borgo  quella  di  S. 
Leonardo,  dove  amminlstranai  i  aacraneaS 
agli  abitanti. 

Si  appartiene  Giojoaa  alla  comarca  e  alla 
prefettura  militare  di  Patti.  Erano  260  le  caia 
nel  censo  del  ISSO  e  nel  1593  si  oontaraia 
1341  anime;  nella  metà  del  secolo  segneato 
2619  vite,  ed  in  questo  nostro  secolo  ina 
contaronsi  sotto  Vittorio  Amedeo  198  caie, 
2907  abitanti,  che  ultimamente  3182;  sai 
quali  dice  i  suoi  dritti  il  Vescovo  di  Pilli 
anche  nel  temporale,  costituendo  i  suoi  mi* 
nislrl,  ai  quali  oggi  non  si  compete  il  pieio 
imperio  cioè  il  drillo  di  armi  ;  scbbeie 
allesllno  mollo  chiaramente  i  regii  diploai 
essere  stato  concesso  questo  drillo,  d'i0p^ 
rio  e  di  potere,  ai  Vescovi  Arnaldo  Alber- 
tino nel    1537   e  Bartolomeo  Sebasliu^' 
Occupano  in  copia  il  territorio  di  Giojia 
vigneti,  ollvcli,  e  mori:  ma  vi  produco») 
tra  gli  altri  alberi  i  fichi  frutti  doletesi» 
ed  in  tutta  Sicilia  nominati.  Si  b  aieiiit' 
ne  tra  gì  illustri  uomini  Francesco  oàMi* 
Osservante,  per  dottrina  ed  eruditioae  >- 
signe ,  Secretarlo  del  suo  Generale  ii  ^ 
ma ,  e  DcQnitore  di  tutto  T Ordino.  0^ 
tovato  dal  Tognoleto  e  dal  Mongllore.  K- 
tro  del  medesimo  istituto,  chiaro  per  la  M* 
lezza  dell*  ingegno,  per  le  cariche  ftìt^ 


509 


Gì 


sostenute  nella  provincia,  e  per  le  miix  del- 
l'animo  che  mostrò  in  copia  nella  lunga 
educazione  dei  novìzii,  e  più  nei  libri  pub- 
blicali a  loro  istruzione,  come  i  sovraccen- 
nati  scrittori  ricordano  (1). 

«lordano.  Lat.  Giordanus.  Sic.  Pur- 
tedda  di  Mari  (V.  M.)  Monte  solitario  nel 
territorio  di  Palermo,  altrimenti  Bongior- 
dano^  e  dall'Adria  Portelkt  di  mare^  e 
Specchio.  Ne  sta  sotto  la  terra  dell*  Accia, 
e  la  sorgente  del  Bevuto  che  si  unisce  al 
fiume  di  Bagheria.  Succedono  quinci  i  ter* 
ritorii  della  Bagheria  e  di  Solante,  piantati 
a  vigneti  e  ad  albereti  fruttiferi  in  delizia; 
nei  quali  anche  sono  palazzi  suburbaoi  dei 
signori  dei  quali  si  disse. 

«lorslo  (••>  Lat.  S.  Georgius-  Sic.  S. 
Giorgi  (V.  M.)  Fonte  del  fiume  Birgi  o  Aci- 
tio,  sotto  la  città  di  Salemi,  mentovalo  dal 
Faiello. 

CI  lovannl  (iSrotte  di  S.)  Lat<  S.  Joan* 
fdè  Cryptae.  Sic.   Grulli  di  S.  Ciuvanni 
(V.  R.)  Necropoli  celeberrima  ed  aolichis- 
sima  nella  città  di  Siracusa,  e  propriamente 
in  Acradina,  che  a  guisa  di  città  sotterra- 
nea scavata  nel  sasso  ne  scorre  proten- 
dendosi per  varii  andirivieni  che  non  ten- 
terai senza  scorta  o  facelle.  Ne  diede  Tic- 
li)  GiojoM  è  auaalmente  oq  comune  in  pro?ÌD- 
eia  di  Messina  da  coi  dista   59  m.»  distretto  dio- 
oisi  e  circondario  di  Patti  donde  9  m.  G>utaTa 
Bai  1798  nna  popolazione  di  3508  abitanti,  di  3638 
■al  1831  e  di  4435  nello  scorcio  del  1858.  L'esten- 
iioiie  territoriale  è  di  sai.  880,863«  delle  quali  di- 
vise per  coltivazioni,  3,759  in  giardini,  4,398  in 
orti  semplici,  6,116  in  canneti,  10,050  in  gelseti 
M»494  in  seminatorii  alberati,  199,888  in  semi- 
3uaorii  semplici,  348,065  in  pascoli,  78,039  in  oli- 
▼•ti,  17,188  in  figneti  alberati,  91,611  in  vigneti 
**^plici,  8,548  in  castagneti,  17,143  in  boscate« 
^•^70  in  suoli  dì  case  campestri.  Essendo  sito  il 
l^*ee  in  riva  al  mar  Tirreno  abbonda  sommamente 
^  pesci,  e  specialmente  in  tonni  nella  stale  per 
ri  una  tonnara  presso  il  capo  Calavi.  Il  mag- 
eommercio  di  esportazione  consiste  in  seta, 
^^Mcchi,  pesce  salato  e  cacio.  L*aria  della  con- 
é  DOO  buoni. 


Gì 


nograGa  T esimio  mirabella,  non  certamente 
intera  come  egli  medesimo  avverte,  impe- 
rocché a  nessun  fu  dato  penetrarla  in  tulto^ 
e  se  ne  vede  qualche  altra  parte  scoverta 
dopo  r opera  di  lui,  ed  altra  manifesta  un 
tempo  chiusa  attualmente.  Prese  il  nome 
da  una  chiesetta  sacra  a  S.  Giovanni,  dove 
si  vedono  vari!  avanzi  degli  antichi  Ve- 
scovi della  città,  che  un  tempo  vi  si  asco- 
sero, ma  negli  alti  di  S.  Marciano  Ve- 
scovo dicevasi  anlri-pclopii,  forse  dall'ar- 
tefice ,  che  come  sospetta  il  Gaetani ,  ap- 
pellavasi  Pelope.  Per  le  nicchie  qua  e  là 
nei  fianchi  disposte  ed  anche  nel  suolo 
stesso  incavate,  occorrono  non  raramente 
lucerne  fittili,  lacrimatoi  e  monete  di  ogni 
metallo,  né  vi  mancano  iscrizioni  in  lettere 
greche  o  latine  espresse  o  collo  stilo  o 
col  minio.  Ritrovansi  ancora  rotonde  volte 
che  finiscono  acuminate,  volgarmente  dette 
Conopei,  nelle  quali  sono  scavate  i  più  in- 
signi sepolcri;  ci  erano  un  tempo  in  dati 
luoghi  e  ad  intervalli  spiragli  donde  entrasse 
e  Tarla  e  la  luce,  ora  quasi  turate  dalla 
terra  e  dalle  pietre.  11  sovrastante  territo- 
rio poi  0  é  tutto' dall'aratro  rimosso,  o  ser- 
ve ad  altri  usi  dei  coloni.  Giovanni  Andrea 
Massa  enumerando  queste  grotte  trai  famo- 
si spettacoli  dell'isola  nostra  si  perchè  di- 
vìse da  ogni  parte  di  transvcrsali  ed  innu- 
merevoli vie,  si  perché  sembrano  senza  ter- 
mine, nega  col  Gaetani  potere  recarsi  alcun 
che  di  certo  del  loro  uso,  e  riporta  le  pa- 
role del  medesimo  dall'Isagoge  alla  Sico- 
la  Storia  cap.  28:  e  che  diremo  dunque^ 
essere  stale  queste  grotte  di  Siracusa  «e- 
polcn  di  gentili ,  o  cemeterii  dei  cri- 
stiani e  dei  martiri?  Certamente  gli  argo- 
menti entrambi  i  pareri  confermano.  Forse 
poi  die  rovesciata  Siracusa  dalla  sua  ma- 
gni/icenza,  venuta  meno  la  frequenza 
di  popolo,  e  passando  i  gentili  alla  fede 
di  Cristo,  come  mancarono  gli  Etnici  da 
queste  èpelonclie  e  sepolcri,  per  le  criti- 
che circostanze  dei  tempi,  presero  i  Cri- 


510 


Gì 


èliani  a  celarvi  <  corpi  dei  martiri  f  Non- 
dimeno non  è  oggigiorno  dubbio  alcuno 
cbe  siano  stale  in  uso  per  gli  Etnici  e  pei 
Cristiani,  a  seppellire  o  i  morti  naturalmen- 
te di  coloro,  0  i  martiri  di  questi.  Hannori 
in  alcune  nicchie  segnali  di  martirio,  e  co- 
nosconsi  da  sacri  indizii  alcune  destinate 
ai  cadayeri  di  coloro  che  erano  giganteg- 
giati nella  vita  per  la  professione  di  fede; 
la  maggior  parte  e  la  principale  di  quelle 
accolse  o  le  ceneri  dopo  la  combustione 
dei  corpi  o  le  spoglie  degU  Etnici,  secondo 
le  condizioni  dei  tempi;  le  vedrai  quindi 
di  varia  grandezza,  imperocché  altre  di  due 
palmi,  altre  di  quattro,  le  prime  assegnate 
per  seppellirvi  gFinflinti  ed  1  fanciulli, 
queste  per  quei  di  qualunque  età  e  sta- 
tura (1). 

«lovaimi  (S.)  Lat.  8.  Joannes.  Sic.  S. 
Ciuvanni  (V.  M.)  Novello  paese  decoralo  del 
titolo  di  Ducalo  dal  1S87,  sorge  sotto  Ca- 
merata alla  sinistra  riva  del  flume  Turibulo 
cbe  si  scarica  nel  Platani,  e  dolcemente 
scorre  tra  mezzogiorno  e  ponente ,  e  vien 
diviso  in  rette  vie.  La  chiesa  maggiore 
parroccliiale  snera  a  S.  Giovanni  è  sotto  la 
cura  d*  un  Arciprete,  con  altre  sette  minori 
chiese  filiali.  Dice  il  Pirri  che  i  Carmeli- 
tani dal  convento  di  S.  Basilio  di  Came- 
rata quivi  trnsportaronsi  pochi  anni  dopo 
la  fondazione  del  paese,  ed  i  minori  Cap- 
puccini occuparono  un  amenissimo  luogo 
Irriguo,  sito  nel  campo  intermedio  ma  più 
vicino  a  S.  Giovanni ,  destinato  a  luogo 
di  noviziato^  il  che  tutto  per  opera  di  Ercole 


(1}  La  necropoli  ò  Beatala  in  on  Uifo  conchigliare 
limile  a  quello  di  che  sono  costraile  le  mora  di  Si- 
racusa. Le  gaUerie  che  mano  mano  s'incontrano 
tono  larghe  or  più  or  meno  da  palmi  12  a  16  ed 
alle  da  pai.  Sa  18.  Ciò  che  attoalmente  si  osserfa  (a 
dedurre  aversi  mollo  ancora  a  scoprire.  Vedasene 
il  magnifico  disegno  che  comprende  la  ta? ola  xii 
del  quarto  volume  delle  ^n(tcAt(à  della  Sicilia 
$spoite  ed  illustrate  per  Domenico  Lo  ¥atO'Pi%» 
tratanta  Duca  di  Serradifalco, 


Gì 


primo  Duca,  il  quale  ne  dedleò  la  Chiesa 
a  S.  Francesco  e  la  donò  del  teschio  di 
S.  Aurea  vergine^  una  delle  eompagne  di 
S.  Orsola.  Il  primo  censo  di  S.  Giovani 
fu  fatto  nel  1395,  come  dai  regii  libri  à 
ricava ,  imperocché  non  ne  era  al  leaiiM 
dell'Imperatore  Carlo;  secondo  il  Plrri  nd* 
la  metà  del  secolo  xvi  contava  200  cue  t 
500  abitanti,  e  negli  altri  censi  Irovaai  orili 
joou  Camerata.  Per  beneficio  di  Filippo  IL 
Ercole  Brand/Mi  ne  fu  il  primo  IhMi, 
che  fu  anche  cavaliere  di  S.  Giacomo  del- 
la Spoda,  ambasciadore  presso  Tlaper^ 
toro  Rodolfo  e  di  altre  cariche  ornalo,  dei 
di  cui  successori  si  disse  scrivendo  di  b- 
nierata  (I). 

(1)  I>alU  oonflaeutt  di  aleoDi  rìgsgwili  che  is» 
dono  dal  monto  di  CamoraU  cha  sto  a  ■MHninnsL 
due  miglia  distaato  dal  paeta»  ibrmaai  «■  ìmnm 
4i  breve  cono  cbe  addimaodaii  Tmrièmh  e  ^M* 
nel  vicino  fiomo  Piatami  e  propriaaMsla  in  ^1» 
go  che  appellano  |»aafo  d$i  BarHtn^  cba  toalfli 
base  della  rapo  a  divida  CanaraU  dalla  fmn  i 
S.  GioTanni  efaa  aorga  MiroppoaU  riva;  «ad 
aoalniito  pontieallo  «nitea  i  d«a  aaigiai,  m  e* 
Tarchiato  Dell' inverno  dalla  acqaa  del  loritalf  a 
rende  aOatto  inutile  al  commercio  Ira  gli  abitiiii 
dei  due  comuni.  S.  Giovanni  ebbe  orìgiae  ad  lUl 
dal  conte  Federico  Abatellis  che  fn  il  prìao  i  >•* 
dunar  gente  ed  a  formare  il  caseggiato  ia  fd 
suolo  lutto  pianeggiante,  indi  per  privilegisi^* 
Imperator  Carlo  V  fu  riconosciuto  Ira  le  csdM 
università  cioè  i  comuni  baronali  di  allora.  Vnim 
poscia  ad  Ercole  nranciforti  toccò  poi  a«Bc  m^ 
cessioni  e  nei  rootamenli  la  aorte  medesiiii  cftì 
Camerata,  ed  è  attoalmente  on  oomsae  ia  fmf* 
eia  e  diocesi  di  Girgenti  da  cui  disU  It  sH|là« 
mezzo«  distretto  di  Bivona  da  eoi  ltBÌ|Bi.cìh   ■  j 
condarìo  di  Camerata  donde  è  distante  mn»  ■'  I  * 
glio,  e  50  da  Palermo.  É  diviso  nel  manà^ 
ampia  via  selciata  di  piccole  pietre,  a  esata  it 
gigiorno  15  Chiese  inclusa  la  maggiora  dsM*  * 
S.  Giovanni  Battista  patrono  del  paese,  li  *  ca 
festività  occorrendo,  ai  apre  noa  Sera  di 
a  di  altre  merci;  la  chiesa  ai  ha  oaa 
di  preti  che  vi  recitano  la  sacra 
goiti  di  rocchetto  e  moztetta  nera  eoa  etfpi(<^ 
ma  la  sola  dignità  chiesiastica  è  qvcUa  dcTA»^ 
prete.  Contava  il  paaaa  nel  179S  oaa  fnfU'f'^ 


511 


Gì 

Il  (S.)  detU  Eremiti,  lat.  S. 
Eremilis.  Sic.  S.  Giuvanni  di 
M.)  Convento  Benedettino  nella 
mo,  sotto  il  regio  palazzo,  verso 
1  antichissima  Chiesa  sacra  dalla 
li  SS.  Giovanni  ed  Eremiti;  era 
Bgoriani  conventi  fabbricati  in 
.  Giorgio.  Dichiarato  regio  per 
i  e  ricca  dote  e  la  ristaura- 
la  Ruggiero  Aglio  del  Conte  nel 
i  abati  proprii  e  fiduciari!  dello 
e  sino  al  1527,  in  cui  Tlmpe- 
\  per  accrescere  la  magnificenza 
rale  di  Palermo,  ne  concesse  i 
]lanonici  dal  medesimo  stabiliti, 
nano  riuniti  un  Abate  ed  occu- 
1  posto  nel  Parlamento  (1). 

123  nel  1831 ,  e  finalmente  rilevasi 

ahimè  tavole  statistiche  del  1852. 
Tritono  in  sai.  1988,  delle  quali  400 

8  in  ortaggi,  48  in  vigneti,  160  in 
I  mandorle,  26  in  agrumi,  altrettante 
70  in  rampanti,  160  in  paludosi,  40 
dL  L'agricoltura  può  dirsi  piuttosto 
»,  mercè  V  istancabilità  dei  terrazzani 
ior  numero  dannosi  alla  coltivazione 

prodotto  principale  che  si  ricava  è 
oltre  una  ricca  produzione  di  man- 
Lacchi.  Il  vino  è  poco  gustoso.  L*or- 
1  giardinaggio  vi  prosperano  in  uno 
Qte  migliore  che  per  Tinnanzi,  e  si 
la  da  pochi  anni  la  coltivazione  de- 
le  incominciarono  a  formare  una  sor- 
mercio.  Dalla  pastorizia  si  hanno  in 
i  formaggi  che  si  esportano  nei  paesi 

suo  slato  potrebbe  migliorarsi  colla 
dei  prati  arti6ciali.  Si  ha  cura  delle 
imero  degli  alveari  è  molto  ristretto, 

cera  rimangono  ad  uso  degli  abitanti, 
territorio  finalmente  tre  cave  di  sal- 
'tenentisi  in  proprietà  agli  eredi  del 
*a  terno. 

IO  della  Chiesa  presenta  quattro  cu- 
a  affatto  orientale  che  ne  adornano 
sriore.  La  pianta  è  a  croce  latina  e 
Ita  senza  le  laterali  che  si  osservano 
)  nelle  altre  chiese  siculo-normanne, 
a  sono  incrostate  di  musaici,  merita 


Gì 


CHovannl  (••)  di  c»aleriiio.yedi  Ga^ 

lermo. 

«aioirannl  (grolla  di  S.).  Lat.  S.  Jo- 
annis  Crypta.  Sic.  Grutta  di  S.  Ciuvanni 
(V.  M.)  Al  Lilibeo,  altrimenti  pozzo  della 
Sibilkt^  sotto  la  chiesa  di  S.  Giovanni  Bat- 
tista, donde  un  tempo  davansl  gli  oracoli 
ai  pagani  da  una  femina^  che  credevasi  ispi- 
rata dai  Numi,  ma  nel  vero  delusa  dal  de- 
monio. Dice  Solino  esser  colà  il  di  lei  se- 
polcro e  r  appella  la  Cumana.  Gaelani  però 
neirisagoge  con  più  di  convenienza  la  dis- 
se la  Sicola.  Apresi  la  discesa  nella  grotta 
mercè  gradini  tagliati  nel  vivo  sasso  ;  è 
dessa  di  figura  rotonda ,  a  volta ,  e  con 
uno  spiraglio  di  circa  tre  palmi  donde  ri- 
ceve la  luce  ;  presenta  verso  ponente  una 
apparenza  di  ara^  ornata  di  varie  pittu- 
re rappresentanti  mostri  marini ,  e  te- 
sellato  il  pavimento  a  pesci  di  varie  fami- 
glie. Finalmente  un  pozzo  o  una  fossa  con- 
tiene delle  acque  salmastre.  Il  Gaetani  ne 
fa  menzione  al  cap.  S. 

Uovannl  (S.)  della  pania.  Lat.  5. 
Joannes  de  Puncta.  Sic.  S.  Giuvanni  di  la 
Punta  (V.  D.)  Terra  al  fianco  australe  del- 
TEtna  a  7  m.  da  Catania,  di  cui  era  mu- 
nicipio, che  sorge  in  un  piano;  ò  ammira- 
bile pel  tempio  parrocchiale  sacro  a  S.  Gio- 
vanni Evangelista,  pel  palazzo  baronale,  per 
la  sua  ampia  primaria  via,  e  per  Tamenissi- 
mo  territorio  che  la  circonda.  Si  appartiene 
oggi  ai  Conti  Massa  Duchi  di  Aci-castello, 
i  quali  nel  1646  F  ottennero  con  altri  ca- 
sali, pagatone  il  prezzo,  dai  Consultori  del 

però  attenzione  no  quadro  dì  Tommaso  de  Vigi- 
lia. Il  chiostro  annesso  è  formato  di  archi  acuti, 
che  poggiano  sopra  doppie  colonne  con  capitelli 
bellissimi.  Dicesi  da  alcuni  essere  stala  ooncedota 
dal  re  Ruggiero  ad  alcuni  eremili  fatti  venire  in 
Sicilia  da  Monte  Vergine  di  Puglia.  Mercè  la  non 
curanza  di  quei  tempi»  trovasi  ormai  abolita  la 
Chiesa  in  deperimento  deplorabile  per  le  arti , 
ed  abbandonato  il  pregevole  chiostro  alla  ingiuria 
dei  tempo. 


512 


Gì 


Regio  Erario.  Si  appartiene  alla  diocesi  e 
comarca  di  Catania.  Contava  267  case  nel 
1713  e  2060  abitanti,  che  nel  1760  erano 
15S9 ,  ma  nel  secolo  xyii  erano  state  226 
le  eéàe  e  935  gli  abitanti.  Il  patrono  ne  è 
S.  Gloranni  Battista.  Esistono  molti  dei  suoi 
borghi,  aia  un  maggior  numero  ruinarono, 
e  yì  si  ossonrano  orme  di  antichi  monumenti, 
principalmente  nella  contrada  dei  Dolii,  vol- 
garmente BottacHe^  dove  ci  ha  una  fiibbrica 
dei  Dolii  costruita  a  cementi;  e  sepolcreti, 
è  gli  avanzi  di  edifici!  mostrano  di  essere 
stata  un  tempo  popolosa.  Il  territorio  non 
secondo  ad  altro  per  la  sua  fecondità  vien 
piantato  a  vigne  dai  Catenesi.  Vive  (1760) 
Giuseppe  Recupero  Canonico  di  S.  Maria 
dell'Elemosina  chiesa  collegiale  di  Catania, 
personaggio  eruditissimo,  e  che  diede  alla 
luce  un  lavoro  sull*  ultima  eruzione  del- 
FEtna ,  e  sulle  acque  che  ne  sgorgarono 
dalla  vetta;  e  quello  sulla  colonna  gerogli- 
fica di  Catania  e  la  dissertazione  sui  legit- 
timi Ialini  atti  di  S.  Agata  andran  fra  breve 
sotto  i  torchi  (1). 

(t)  Il  comone  di  S.  Giovanni  la  Punta  compren- 
desi  atlaalmenle  in  provincia  dislrello  e  diocesi 
di  Catania  da  cai  dista  5  m.,  circondario  dì  Ma- 
•calucia  donde  3  m. ,  e  178  da  Palermo.  Contava 
85G  abitanti  nel  1798«  poi  1615  nel  1831  col  sotto 
comune  aggregato  Trappeto,  e  Biialmenle  1907  nello 
icorcio  del  1858.  Comprendesi  il  piccolo  territorio 
in  salme  527,573,  delle  quali  dividendo  in  cullare» 
3,480  in  orti  semplici,  75,843  in  sominatorii  al- 
berati, 135,531  in  seminatorii  semplici,  57,587  in 
pascoli,  144,981  in  vigneti  semplici,  14,386  in  G« 
cheti  d'India,  77,571  in  alberi  misti,  17,198  in 
terreni  improduttivi,  0,857  in  suoli  di  case,  0,138 
in  camposanto.  Il  suo  maggior  commercio  di  esporr 
fazione  consiste  in  vino.  L'aria  è  sana. 

Il  nome  di  Giuseppe  Recupero  che  suona  glo- 
rioso negli  annali  scientiGci  non  solo  della  Sicilia, 
ma  d'Italia  intera  e  d'Europa,  del  Filosofo  del» 
V  Etna  come  si  piacque  appellarlo  il  DIblasi  nella 
6t.  Civ.  del  Regno  di  Sic.  tom.  1  pag.  74,  di  quel* 
r  illustre  che  die'  la  spinta  agli  studiì  delle  scienze 
naturali  e  del  più  maguilico  e  raaraviglioso  oggetto 
della  nostra  Isola,  merita  venir  salutato  nel  Les- 
sico di  V.  Amico  che  gli  fu  compagno  nel  sao  lem- 


Gì 


«love  (Moate  dU).  Lat.  Joob  iioa«. 
Sic.  Munti  di  Giovi  (Y.  D.)  Montagna  pres- 
so Tindari  tra  Milauo  e  Patti ,  celebrali 
dal  Fazdlo. 


pò,  eoi  rìspotto  il  piAgnodeod  il  pia  Molila.  Fi^ 
mare  iaUoto  «n  oenno  ImignAoo  di  u  laaleei» 
mo  potendo  far  teioro  di  qaello  coaipoite  cgm 
giameote  datt*  esimio  sig.  D.  Agaliao  Loago  fn^ 
femore  di  esica  tperìmeàUlo  mU'  Uftlfenitt  di  Oh 
tania  mrdibe  Tana  e  aaperllaa  Catiea*  qmé  it- 
ehiamolo  noo  ottaado  in  ralla  per  la  femdacn* 
ebione  ai  limiti  del  Utoto  nostro.  Facciam  peiò  n* 
iervare  porsi  ivi  a  patria  del  Reeopero  CaUaia  ■» 
tre  ebbeti  i  naUli  in  8.  GioTanni  deUa  Pnal8»alcfci 
certamente  può  addoni  ragione.  Temer  qecfU  mi 
terra  dell' agro  Gatanete  e  comò  anaoUlor|oàli 
primaria  città. 

«  Il  canonico  Giuseppe  Kecnpero  dolalo  è*  m 
genio  straordinario  per  lo  sciente  naloraii  aac^ 
in  Catania  nel  ITtO  in  nn  epoca  Tale  a  direbpìÉ 
sfavorevole  a*  buoni  stndj ,  ed  alle  otliam  Ad- 
pline.  I  fonesti  effetti  del  terremoto  àé  iM,éi 
distrusse  CaUnia  fin  dalle  fondamenUt  b  ta> 
denta  in  coi  erano  te  scieue  e  le  Isltere  ii  latti 
il  regno,  e  i  cattivi  metodi  d'btmioneallHiii' 
Tslsi  erano  altretUnti  cagioni,  cbe  impsdìTasili 
sviluppo  del  talenti ,  e  perpetnavano  rigasna» 
I  dotti  di  quel  tempo  imbevati  de'  pregisdiq  «^ 
aveano  ereditato  dai  loro  antecessori  fi  miMs^ 
vano  quel  sistema  d'insegnamento,  ch'enpraff* 
a  soffocare  qualunque  scintilla  di  genio,  (daccm 
dilavano  quelle  dottrine ,  che  lungi  di  rìichiav 
r intelletto  vieppiù  l'offuscavano.  Il  nostfolcc*' 
pero  passò  la  gioventù  con  siffatti  maeilrì.  vie 
sin  d'allora  il  vuoto  delle  cognizioni  dei  noi tt^ 
ed  ardentemente  aspirava  dietro  a  più  solide  e  pi 
positive  conoscenze.  Mise  taltavia  a  profitto  leif 
plicazioni  della  sua  giovanezza,  coglieo^  ^"^ 
di  più  istruttivo  ed  ameno  aveano  la  kiloil** 
profana  ed  ecclesiastica,  e  versandosi  cos  fff^ 
nell'antiquaria,  nella  nomismalica,  e  arili ^P^ 
matica,  come  ne  fanno  ampia  prova  sa  li>t^ 
d'istituzioni  canoniche  scritto  con  parili  c^^ 
ganza  in  latino  ,  la  vita  di  S.  Agata,  che  ^^ 
l'approvazione  del  dotto  abate  Aoico,  e  rcii>| 
del  pregiato  nostro  obelisco  e  dei  saoi  gM*P* 
monumento  prezioso,  che  attesta  l'iotisa  rebiì^*' 
che  ebbe  Catania  col  sapiente  Egitto.  Qectt**!'* 
restano  tuttora  inedite  presso  il  sao  sipoK  ^ 
vesto  Agatino  Reeopero.  Era  il  nostro  astsft^ 
camente  intento  agli  stadi  ecclmiasltci,  >  >*■' 


n 


4 

•a 


513 


Gì 


>aU«  Lat.  Agrigenlum.  Sic.  Gir- 
.  M.)  La  più  nobite  città  un  tem- 
Siracusa  in  tolta  l'Isola,  detta  dai 

I  il  800  stato,  qoando  l'eraiione  mista 
5  di  fuoco  aTTenota  in  marzo  del  1755 
teressato  le  TÌcine  pofiolaxioni  ed  il  go- 
regliò  r  attiviti  del  sao  genio,  e  deter- 
na  Tocaiione  alle  scienze  naturali*  Ecci- 
ennato  ajbate  Amico  a  stendere  in  lui 
azione  di  qoel  portentoso  fenomeno,  egli 
gl'incomodi  di  sna  salute,  portossi  più 
nell'anno  sulle  più  elevate  regioni  del 

osservare  le  traccio,  che  lasciato  avea 
aensa  piena  di  acque,  che  sgorganda  con 
I  celerità  e  violenza  dal  cratere  in  mezzo 
le  colonne  di  denso  fnmo«  e  fra  spessi 
ea  lungo  il  dorso  orientale  della  mon- 
:orso  in  mezz'ora  uno  spazio  di  iO  m. 
pposilando  sull'aspra  superficie  delle  lave 

profonde  spaccature  e  da  enormi  cavila 
usa  copia  di  arena,  che  formò  un  alveo 
*no  due  mila  passi  italiani,  ed  alto  olto 
)  aver  considerato  attentamente  le  varie 
li  di  quel  prodigioso  torrente,  e  dei  fuo- 
ersero  contemporaneamente  allo  stesso, 
profondamente  meditato  sulle  cause  pro- 
|ueir ammirabile  fenoqaeno,  pubblicò  il 
Ielle  sue  ricerche  e  delle  sue  riflessioni 
so  storico  sopra  il  vomito  delle  Acque 
li  Mongibello.  Questa  sua  prima  produ- 
ntrò  molto  bene  presso  i  letterati,  a  se- 
9  ne  fecero  delle  traduzioni  in  diverse 
antunque  1*  autore  fosse  solito  chiamarla 
'bo  e  delitto  della  sua  gioventù.  Da  qoe- 
1  canonico  Recupero  divenne  l'amico  e 
e  di  tolti  i  letterati  e  curiosi  che  si 
a  visitare  l'Etna,  i  quali  non  restavano 
piaciuti  delle  belle  prospettive  e  delle 
produzioni  di  quel  vulcano,  che  della 
iella  erudita  conversazione, del  natura- 
lese.  Da  quel  tempo  in  poi  egli  si  ac- 
composizione  di  un'opera  vasta  e  diflì- 
iver  dovea  per  oggetto  la  Storia  naturale 

delC  Etna,  lì  progetto  stesso  d' inlra- 
ina  si  interessante  ed  ardua  fatica  an- 
rUore  onde  il  Recupero  era  animato  per 
ento  della  scienza  naturale  dei  vulcani  « 
ei  suoi  lumi,  ed  il  suo  irresistibile  en- 
ter  le  solide  ed  utili  conoscenze.  Portò 
sta  fatica,  quantunque  la  morte  che  lo 

i  agosto  1778  neir  età  immatura  di  58 
}li  avesse  permesso  di  condurla  alla  sua 


Gì 


Greci  AKPArA:$  e  mentovata  da  moltissi- 
mi scrittori  si  poeti  che  storici.  Scrivene 
della  origine  Tucidide  nel  lib.  6  :  AfUife" 

perfezione,  e  di  corredarla  di  tutte  le  cognizioni 
chimiche  e  mineralogiche,  che  sono  state  poscia 
il  frutto  dei  nuovi  metodi  e  dei  nuovi  processi 
analitici.  Tuttavia  spicca  in  quest'  opera  pubblicala 
in  Catania  nel  1815  in  i  voi.  in  i®  da  suo  nipote 
il  prevosto  Agatino  Recupero,  e  dallo  stesso  arric- 
chita di  copiose  annotazioni  e  snpplimenti ,  ove 
si  trovano  tutte  quelle  notizie  posteriori  all' epoca 
della  morie  dell'autore, e  le  nuove  cognizioni  di 
chimica  e  di  miueralogia^  spicca  io  dico,  una  va* 
sta  erudizione,  una  giudiziosa  critica,  una  solida 
dottrina^  una  superiorità  d'ingegno,  ed  un'esat- 
tezza di  raziocinio,  che  lo  rendono  distinto  fra  i 
naturalisti  e  i  fisici  del  tempo  suo.  Se  poi  si  ri- 
flette che  egli  visse  in  tempi  ed  in  luoghi,  dove 
s' ignoravano  le  scienze  naturali,  e  si  aveano  po- 
chi mezzi  per  osservare  e  per  esperimentare,  la 
nostra  ammirazione  dee  crescere  in  proporzione, 
e  maggior  tributo  di  lode  prestar  dobbiamo  alla 
sua  memoria..  La  sua  opera  ò  divisa  in  3  parli. 
Nella  prima  si  descrivono  con  molta  precisione  il 
sito,  la  grandezza^  l'altezza^  le  regioni  diverse  del 
monte,  le  contrade  che  comprendonsi  ne'  suoi  am- 
pj  confini,  il  cratere  infine,  e  tutto  ciò  che  di 
ragguardevole  la  natura  offre  all'osservatore  nella 
vasta  estensione  della  montagna.  La  seconda  parte 
abbraccia  la  storia  dell'eruzioni,  tanto  di  quelle 
avvenute  in  tempi  ignoti,  quanto  di  quelle  acca- 
dute nei  tempi  storici,  e  di  cui  esistono  le  memo- 
rie. L'eruzione  del  1766  ne  chiude  la  serie,  che 
è  stata  dal  continuatore  portata  sino  all'ultima, 
che  successe  in  ottobre  del  1811.  La  terza  parte 
finalmente  contiene  il  sistema  fisico  dell'Etna.  Si 
rapportano  le  osservazioni  ed  esperienze  fatte  dal- 
l'autore  sopra  il  fuoco  e  materiali  di  Mongibello 
e  si  espone  la  via  che  segue  la  natura  nella  pro- 
duzione dei  fenomeni  vulcanici ,  e  la  semplicità 
dei  mezzi,  che  adopera  nelle  sue  stupende  ed  in- 
comprensibili operazioni.  É  qui  che  Recupero  mo- 
strossi  superiore  al  secolo  in  cui  scrisse.  I  più  dotti 
viaggiatori  di  Europa  hanno  nelle  loro  relazioni 
reso  conto  dell'alta  stima,  in  cui  tenevano  un  si 
dotto  naturalista.  Il  barone  di  Riedesel,  il  signor 
Brydone  {\oyages  en  Sicile  et  Malte  tom,  1  pa» 
gina  453  e  457.)  ed  il  conte  di  Borch  [Lettressur 
la  Sicile  tom.  4  pag,  471)  non  trascorarono  di 
farne  l'elogio.  Buffon  lo  cita  in  più  luoghi  del 
supplì  mento  alla  Teoria  della  Terra  {Supplimento 
atta  teoria  della  terra  tom.  4,)  e  ^r  tacere  di 

65 


514 


Gì 


mo  da  Rodi  ed  Entimo  da  Creta  addu- 
eendo  colonie  fabbricarono  in  comune  o- 
pera  Gela  45  anni  dopo  la  fondazione  di 
Siracusa:  dopo  108  anni  dallo  «loòtli- 
mento  della  laro  cillà^  coelruirono  i  Gè» 
lenii  la  cillà  di  Agraganie  denominando' 
la  dal  fiume.  Conobbe  Gela  sua  orìgine 
nell'anno  3**  della  xxii  olimpiade,  690  anni 
ayanti  &  C.^  quinci  Cluverio  dice  fondata 
Agrigento  nella  xlix  olimpiade  »  584  anni 
ayanti  G.  C,  ma  Dodvel  neiraniio  primo 
della  L  olimpiade.  Afferma  Eliano  eziandio 
ayer  preso  il  nome  dal  fiume,  htor.  lib.  2, 
e.  33,  e  dicela  Pindaro  ncirode  2*  delle 
Olimpiadi ,  città  4AUacolo  del  /lume,  per 
ayersi  il  medesimo  nome  che  il  fiume  Agra- 
ganie. Polibio  però  da  Fazello  ne  deduce 
r  etimologia  dalla  fertilità  del  terreno.  Di- 
cono poi  autori  della  colonia  Gelense  Ari-  * 
stono  e  Pistilo.  Polibio  descrive  la  città  nel 
lib.  9  :  Agrigento  per  la  fermezza  delle 
fortificazioni^  per  la  bellezza^  la  magni- 
ficenza dei  monumenti  e  V  annona  éorpae^ 
ea  molle  altre  città.  Imperocché  eèsendo 
fabbricata  a  18  stadi  dal  mare^  sommi» 
nislra  in  abbondanza  tutto  ciò  die  suole 
dal  mare  apprestarsi.  Ne  è  poi  il  dr» 
cuito  sì  naturalmente  che  per  arte  egre- 
giamenle  munito,  edificalo  il  muro  nel 
vertice  di  una  rupe  di  nuda  e  durissi- 

molti  altri  il  cav.  Uamilton  (Mylord  Hamilton 
Leu.  4)  versatissìmo  nel  sapere  Yulcanico,  lo  ri- 
conosce per  uomo'  di  spirito,  e  per  Tauico  in  Ca-  i 
tania  che  conosceTa  bene  l'Etna.  Fu  promosso  da 
monsignor  Vcutimiglia  al  canonicato  della  catte- 
drale di  Catania.  Fu  secretarlo  dell'accademia  dei 
pastori  Etnei,  socio  dei  colombarj  di  Firenze,  e 
membro  dell'accademia  degli  antiquarj  di  Londra. 
Era  stato  destinato  dalla  benigniti  del  Sovrano  alla 
cattedra  di  storia  naturale  dell'università  di  Ca- 
tania, ma  la  morte  che  immaturamente  lo  colse 
io  impedì  di  sostenerla ,  e  privò  la  studiosa  gio- 
ventù del  non  ordinario  proUtto«  che  da  un  no- 
mo cosi  profondo  nelle  tìsiche  conoscenze  dovea 
compromettersi  ». 

Agatino  Longo  Prof,  di  Fit.  Sper. 
nell'Università  di  Catania, 


Gì 


ma  selce,  or  per  la  natura  del  ktogo  or 
dalFarle  e  daWinduèiria  a  aeondefctaen- 
H.  È  cinta  itioUre  da  fiumi:  $ecrre  al  taf^ 
australe  quel  del  medeHmo  nome,  dogM 
la  parie  opposta  ad  occidente  e  Khecde 
quel  che  diceri  ipsa.  Dande  la  cMà  mira 
oriente,  èorrOila  una  roòeaj  die  è  cJrcM- 
data  dalla  parie  esiertore  da  wm  tenh 
gine  atta  ed  inaceeèribUe.  Ammelie  pei 
dentro  i  muri  da  un  sola  ingresso  dd  dm 
daUa  citlà.  Oseervari  nel  eommo  vertìes 
U  tempio  di  Minerva,  ftiel  éi  Giete  àia- 
hirio ,  ....  quel  di  Giate  Oltepfo ,  Ace 
sebbene  non  riari  introdotto  il  calie,  per 
la  grandezza  tutta/da  e  F  ampiezza  deUs 
incominciaio  lavoro,  non  la  cede  ad  a(- 
eun  greco  monumento. 

Ha  la  descrizione  del  medesimo  leiopii 
ricavasi  dal  lib.  13  di  Diodoro  :  Fu  f  im- 
pedimento la  guerra  al  tempio  di  Giovt 
Olimpio,  essendo  già  ddno  alla  eostrt 
zione  del  tetto;  e  da  quel  tempo  poi,  devi- 
stata  la  ciltà^  non  mai  vahero  gK  Afri- 
gentini  a  compir  r  ediflzio  »  die  Met 
deri  360  piedi  in  lunghezza  e  S0  in  Ist- 
glhczza  e  30  piedi  sotlevaH  eccettuatenf 
tuttavia  le  fondamenta:  è  questo  ilfii 
grand-e  che  ri  ha  nell'isola,  e  meril^ 
anche  venir  cogli  altri  a  compara'Mst 
per  la  grandezza  dette  sostrnzioni.  >"*** 
quinci  lo  storico  a  descriverne  le  sin^ 
parli,  sorgerne  cioè  ie  colonne  insieme  ilk 
pareti  di  forma  rotonda  di  fuori  e  neU'i** 
terno  quadrata,  il  drenilo  delle  quali  f^ 
20  piedi  dalla  parte  estema  con  tanta  m- 
piezza  di  scanelature  da  poterrÌMoMte 
comodamente  il  corpo  umano,  e  l'isiff^ 
poi  12  piedi.  Soggiunge  essere  amaun^ 
I  portici  per  l'ampiezza,  nella  parte  orift* 
tale  dei  quali  vedcvasi  scolpila  li  g*^ 
dei  giganti  opera  eccellente  per  grainleo 
ed  eleganza,  e  da  occidente  rcspu|n»2i^ 
di  Troja  con  gli  eroi  vestili  degli  abili  on* 
facenli:  avanzano  ancora  i  ruderi  dt  (p^ 
sto  magnifico  edifizio  appellalo  della  geiH 


r.. 


515 


Gì 


li  Giganti,  e  di  cui  si  ha  una  topo- 
rola  nella  chiarissima  opera  delle 
Uìchilà  delineala  da  Giuseppe 
,  chierico  regolare,  dove  anche 
Taccaralissiino  scriUore  gli  altri 
li  deir antica  Agrigento,  cioè  il 
Cerere  e  di  Proserpina  mento** 
izello,  ed  oggi  dedicato  in  catto- 
»tto  11  nome  di  S.  Biagio;  quel  di 
ieo  nella  rocca,  memorato  da  Po- 
Hratagem.,quel  di  Giunone  Luci- 
stimonio  Plinio  era  un  esimio  qua- 
usi;  quel  di  Giove  Alabirio  e  di 
ei  quali  fa  menzione  Polibio  co- 
imo;  quel  di  £rcole  in  cui  come 
Tullio  era  un  simulacro  in  bronzo 
;  quel  della  Concordia  e  della 
dal  medesimo  Fazello  mentovati; 
iculaplo,  donde  Terre  rapi  la  bel- 
itua  di  Apollinc  ;  quel  di  Vulca- 
ni poggio  vulcanio,  celebre  appo 
jel  di  Castore  e  Polluce,  da  Pin- 
piscina  profonda  20  cubiti,  am- 
iglio in  lungo  ed  in  largo  de- 
Diodoro  ;  gli  acquidotll  Feacii , 
(lati  da  Feacc  soprintendente  de- 
;i  ;  il  magnifico  teatro  celebrato 
Frontino;  e  finalmente  il  se- 
Terone  ;  dalle  quali  e  da  altre 
asi  esser  vero  ciò  che  attesta 
RUrovansi  oggi  qui  ingenti  e 
i  avanzi  di  antichi  tempi,  mas- 
e  da  quelta  parte  delP  attuai  di- 
i  a  Scirocco  ....  e  confesso  per- 
ne  altre  antichità  aver  ritrovato 
la  da  compararsi  a  queste.  Di- 
iuo  luo^o  di  Gamico  antica  for- 
[grigento,  e  dei  fiumi  che  si  ap- 
0  alla  medesima  città  mentovati 
K  Dimostrerò  frattanto  quale  siasi 
e  aspetto  della  città, 
la  novella  Girgenti  quella  parte 
lei  colle  dove  stava  Y  antica  rocca 
imtco,  rivolta  ad  occidente  e  mezzo- 
ai  mare  vicino;  comprende  quinci 


Gì 


quel  forte  fatto  dalla  natura  e  dalFarte,  di 
cui  parla  Polibio,  e  tutta  perciò  è  in  sito 
declive.  È  in  un'altura  il  tempio  principale 
decorato  di  cattedra  vescovile,  sacro  dall'an- 
no 1301  a  S.  Gerlando  primo  Vescovo  della 
città  dopo  scacciati  i  Saraceni  ed  avuto 
dai  cittadini  a  singoiar  patrono;  unito  a 
questo  è  T  ampio  e  decentissimo  palazzo 
vescovile,  né  lungi  di  là  sorge  nel  luogo 
il  pili  elevato  verso  Oriente  una  fortezza  mu- 
nilissima  un  tempo,  e  fatta  costruire,  come 
si  dice,  da  Gualtieri  successore  di  Gerlando, 
contro  le  irruzioni  dei  Saraceni.  Lo  stesso 
tempio  maggiore  fu  costruito  di  pietre  qua- 
dre per  comando  di  quel  santo  Vescovo, 
e  compitosi  dopo  sci  anni  volle  dedicarlo 
alla  Deipara  Vergine  ed  a  S.  Giacomo  Apo- 
stolo; consacrollo  poi  nel  1303  Bertoldo  di 
Labro;  ristauralolo  a  grandi  spese  il  Ve- 
scovo Francesco  Gìsulfo  rìdusselo  in  forma 
migliore; e  laltro  finalmente  Francesco  Rhini 
Tornò  di  elegantissimo  prospetto  rivolto  ad 
occidente.  Vi  è  un  collegio  che  costa  di  20 
canonici,  30  beneficiati,  e  26  mansionarii; 
ma  spiccano  trai  primi,  il  Decano^  il  Gian- 
tro^  \  Arcidiacono y  ed  il  Tesoriere;  go- 
dono tutti  di  pingui  prebende^  e  riscuotono 
le  rendite  dalle  decime  della  diocesi.  La 
antica  casa  dei  Chiaramente  celebrata  dal 
Fazello ,  di  cui  dice  presentar  1*  aspetto  di 
piccola  città,  ne  sta  a  pochi  passi;  vi  co- 
stituì primieramente  nel  1375  Cesare  Ha- 
ruUo  il  seminario  dei  chierici,  che  poi  am- 
pliò nel  1607  Vincenzo  Bonincontri  Ve- 
scovo anche  egli,  ed  a  gara  procciirarono 
i  successori  di  lui  di  accrescerlo,  talché  ere- 
desi  comunemente  il  primo  tra  gli  altri  di 
tutta  risola.  Segue  la  casa  Pretoria  sulfi- 
cientemente  elegante,  presso  la  piazza;  bene 
ornate  sono  le  altre  case  dei  nobili,  ma 
ritengono  quasi  tutte  vestigia  di  antico  tem- 
po. Distinguonsi  tra  le  chiese,  le  parroc- 
chie di  S.  Michele  e  di  S.  Pietro,  che  si 
hanno  curati  proprii,  e  la  terza  di  S.  Croce 
nel  sobborgo,  sotto  il  dritto  della  chiesa 


516 


Gì 


caUedrale,  nella  quale  poi  è  il  maestro  cap- 
pellano uno  dei  canonici  secondarli  alter- 
nalivamenle,  e  per  un  anno  sostiene  la  ca- 
rica: enumeransi  inollre  7  minori  o  filiali 
chiese,  con  delle  congreghe  di  laici,  in 
tutte  le  quali  non  manca  decenza. 

Alberga  Girgenti  molte  monastiche  fami- 
glie, si  al  di  fuori  che  dentro  le  mura.  Fu- 
rono accolti  ì  benedettini  ad  un  miglio  in 
S.  Maria  di  Bonamurone,  che  poi  nel  1228 
per  l'autorità  del  Vescovo  Ugone  ed  il  de- 
creto deirimperator  Federico,  sen  vennero 
al  di  dentro  sotto  Teodosio  Abate,  alle  case 
del  Saraceno.  Fu  addotta  un*  altra  colonia 
di  Cisterciensi  nell'antico  palazzo  di  Falari- 
de  per  donazione  del  medesimo  Vescovo 
nel  1219,  agendo  Peregrino  Priore  di  S.  Ma- 
ria di  Adriano.  Occuparono  poscia  entram- 
bi i  luoghi  i  Cappuccini  e  gli  Osservanti, 
come  dirò.  Abitarono  ì  Canonici  regolari  di 
S.  Giorgio  di  Alga  il  iempio  di  Monteser- 
rato  a  5  m.  dair attuale  città^  che  era  un 
tempo  il  delubro  di  Vulcano  nel  colle  vul- 
canio,  degnissimo  dell* ammirazione  di  tutti, 
non  lungi  dalla  sorgente  dove  galleggia  del- 
rollo.  L'abbandonarono  quelli  verso  il  1626, 
ma  si  accrebbe  a  pubbliche  spese  la  Chiesa 
in  ossequio  di  N.  Donna,  e  delia  Vergine 
S.  Rosalia,  e  venerasi  oggigiorno  con  som- 
ma frequenza  una  statua  di  marmo  di  quel- 
la bellamente  scolpita.  Diccsi  dato  il  pri- 
mo luogo  in  Sicilia  agli  eremili  del  Carmelo 
trasferitisi  dall'Asia  sotto  la  scorta  di  S. 
Angelo,  in  Girgenti  e  propriamente  in  Ra- 
baiello  ossia  piccolo  sobborgo ,  di  nuove 
fabbriche  poi  decorato  dalla  famiglia  Chia- 
ramente. Fabbricarono  nel  medesimo  sob- 
borgo Federico  Chiaramente ,  ed  I  fratelli 
di  lui  nel  1315  un  coayento  ai  monaci  di 
S.  Domenico  ,  che  spicca  oggi  dentro  le 
mura  verso  la  piazza  maggiore ,  non  solo 
per  gli  edifizii  ma  per  la  regolare  osser- 
vanza e  la  esimia  dottrina  dei  monaci  ; 
imperocché  incombe  la  cura  a  due  di 
loro   di  leggere  canonica   e   morale   tco- 


GI 


logia  nel  collegio  dei  SS.  Agostino  e  Tom- 
maso istituito  presso  il  seminario  dal  Ve- 
scovo Francesco  Raymirez.  Rei  1S06  MaD- 
firedi  di  Chiaramente  assegnò  il  suo  gru 
palazzo  con  congruenti  rendite  ai  minori 
Conventuali  alle  mura  della  città,  verso  au- 
stro, sotto  la  piazza  minore,  costruì  obi 
chiesa  con  campanile,  nella  quale  vedesi 
incora  lo  stemma  della  famiglia,  e  dorè 
ordinarono  i  primarii  signori  in  ogni  tempo 
la  loro  sepoltura  ;   a  pochi   di   Sicilia  la 
cede  il  convento  per  la  costruzione.  Ai- 
che  i  minori  Osservanti  occuparono  sello 
il  titolo  di  S.  Niccola  V  antico  palazzo  (fi 
^alaride  abbandonato  dai  Cisterciensi,  che 
dista  un  miglio  e  presenta  di  grandi  ruiae. 
Il  fondatore  Matteo  da  Girgenti».  chiarisa- 
mo  per  pietà,  che  stabili  on  terzo  conreolD 
in  Sicilia  sotto  gli  auspicìi  del  Re  Alfonso, 
ne  fondò  poi  un  iv  sotto  il  titolo  del  lari 
S.  Vito  nel  colle  a  mezzo  m.  verso  orieole, 
i  quali  secondo  Ronaventura  Sciascia  fm- 
no  concessi  ai  riformati  del  medesimo  or 
dine  nel  1580.  Il  terz*  ordine  di  S.  Fran- 
cesco mercè  le  cure  del  monaco  Girolano 
Rizzo  fissò  la  sua  sede  nel  1523  nella  cìàt- 
sa  di  S.  M.  della  Consolazione,  oggi  di  5. 
Anna  alla  piazza.  Cedette  un  tempo  ai  ùp- 
puccini  r  antica  Chiesa  di  S.  Maria  di  BoBa* 
murene,  dov'è  una  imagine  di  nostra  Doom 
dipinta  in  una  parete,  splendida  per  prò- 
digii,  di  cui  celebrasi  la  festa  che  occorre 
agli  8  di  settembre  con  solenne  pompa  e 
con  fiera;  ma  dal  1697  trasferi  lisi  i  Fnti 
in  altra  piò  opportuna  contrada  sotloil  bmo- 
te  Ateneo  verso  scirocco,  istituita  chiesa  Ba- 
vella consacrata  da  Francesco  Raj-mirei,*^ 
un  nuovo  convento,  vi  trasporlarono  l'i»*' 
gine  della  Vergine.  Già  i  minimi  Paoioii 
occuparono  in  Rabatello  nel  1330  l'osp^ 
dale  di   S.  Croce  ,   e   magnifico  resero  B 
convonlo  e  piamente  dal  popolo  freqaeotó». 
secondo  ne  fa  memoria  il  Pirri.  Gli  eredi 
di  S.  Agostino  promossi  dalla  nobile  tstt 
glia  Setajola,  si  ebbero  nel  1384  pre» 


5i7 


Gì 


la  chiesa  di  S.  Sebastiano  dentro  le  mura 
▼erse  austro,  appresso  la  porla  marittima, 
un  decente  convento.  Il  Vescovo  Antonio 
Lombardo  recò  varii  beneficiì  ai  Merceda- 
rii  accolti  nel  medesimo  anno  nella  Chiesa 
di  S.  Maria  della  Hisericordia  celeberrima 
da  gran  tempo  per  prodigi!  e  per  la  vene- 
razione dei  fedeli.  Fa  menzione  il  Pirrl  dei 
medesimi  Riformati  costituiti  dal  Vescovo 
Vincenzo  Bonincontro  nell^anno  1620  nella 
diiesa  di  S.  Giacomo  parrocchiale  un  tem- 
po fuori  le  mura;  ma  oggi  dei  due  rimane 
^questo  secondo  nella  medesima  chiesa  di 
S.  Giacomo  verso  occidente.  L'oratorio  fi- 
Balmente  di  S.  Filippo  Neri  eretto  nel  1656 
p^  opera  di  Antonio  Antinoro  pio  Sacer- 
dote, Detrasticbisslma  ma  piccola  Chiesa 
ti  S.  Giuseppe,  ridotta  In  forma  piii  am- 
9^8  f  oggi  splendidamente  presentasi  non 
lungi  dai  foro. 

Dei  monasleri  di  monache  è  insigne  il  so- 
firannominato  Grande^  d*  istituto  Cistercicn- 
«e,iiella  Chiesa  di  S.  Spirito,  ascritto  ai  Chia- 
ttOHinte  dal  Fazello  e  dal  Pirri,  ma  detto 
-a  ÌHion  ^liRo  daH*ldveges  opera  di  Mar- 
^•dsia  Prefoglio  madre  di  llanfiredl  Conte 
-di  Modica,  come  "si 'ha  dalla  carta  della  fon- 
dazione del  1299;  eran  soggette  le  mena- 
tile nel  principio  all'Abate  del  Cenobio 
'M  Casa  di  msìre ,  or  ne  spetta  la  cura  al 
'  VeseoTo;  né  adoimano  gli  egregii  ediOciI  so- 
la porta  del  Ponte  la  orientale  contra- 
L.  Altro  che  dicono  piccolo  porta  il  titolo 
^  S.  Maria  deirAjuto  fabbricato,  secondo  at- 
^iesta  il  Pinri,  dal  15...  e  sotto  la  regola  di  S. 
^3hiira;  ne  è  elegante  la  chiesa,  magnifico  il 
"Monastero  in  mezzo  alla  città.  Comprendesi 
-Soiio  il  medesiteo  ordine  dei  Minori  Tul- 
detlo  oggi  di  S.  Vincenzo,  costituito  dal 
da  Diego  Haedo  Vescovo  nella  chie- 
di S.  Maria  della  liaccomandata,  e  tra- 
ilo in  luogo  più  adatto  sotto  il  re- 
forte nel  secolo  seguente  da  Bonincon- 
^^-^  Ilon  tralascio  mettersi  in  chiaro  dalle 
^^Itere  di  S.  Gregorio  Papa,  del  monastero 


Gì 


di  monache  di  S.  Stefano ,  che  slette  ad 
un  miglio  dalla  città,  e  giusta  la  fama  e 
le  vestigia  dove  sorge  oggigiorno  V  antica 
Chiesa  di  S.  Marco.  Comprende  il  gineceo 
di  S.  Anna  le  donne  converse ,  fondato 
per  ordine  del  medesimo  Vescovo  Bonin- 
contro  verso  occidente,  cui  è  attaccato  un 
ritiro  di  vergini  donzelle.  Apresi  amplissimo 
ospedale  pei  poveri  infermi;  altro  conclave  è 
in  azione  verso  Austro  appresso  la  piazza  sot- 
to il  nome  di  S.  Giovanni  di  Dio  per  le  ra- 
gazze, non  che  un  collegio  di  Maria  pel 
medesimo  bel  sesso  reca  il  titolo  di  S.  Ro- 
salia. È  stabilito  finalmente  in  S.  Cecilia 
un  Monte  di  pietà  sufficientemente  ricco,  ad 
estirpare  gV illeciti  negozii,  sotto  la  cura  dei 
Vescovi.  I  militari  cavalieri  Teutonici  col 
loro  Gran  Maestro  occuparono  da  gran  tempo 
la  Chiesa  di  S.  Maria  Maddalena,  che  Gio- 
vanni di  Chiaramente  soggettò  accresciuta 
di  beni  alla  Magione  di  Palermo  nel  1S34; 
ma  fu  addetta  nel  secolo  seguente  per  do- 
nazione di  Bernardo  di  Caprera  al  messinese 
Priorato  dell'  Ordine  Gerosolimitano.  È  o^ 
la  commenda  di  S.  Giovanni  Battista  alla 
porta  del  Ponte,  nella  quale  celebrasi  una 
solenne  fèsta  a  S.  Maria  Maddalena. 

Dura  sin'  ora  la  maggiore  e  principale 
parte  delle  mura  e  delle  torri  che  sorgono 
per  intervalli;  è  in  una  altura  il  regio  an- 
tico castello  dove  sono  solamente  ergastoli 
pei  facimale.  Hannovi  sette  porte;  tre  da 
settentrione,  dei  Cavalieri,  Bibcrria,  e  di 
S.  Maria  degli  Angeli ,  4  dal  Ponte  irerso 
Oriente;  verso  Austro  Panettiera;  la  Marit- 
tima verso  Libeccio,  la  di  Mazzara  o  del  Ba- 
gno, verso  Maestro.  Sollevasi  magnifico  ponte 
di  un  arco  sopra  TAgragante  o  il  fiume 
Drago.  E  attualmente  alle  mura  popolatis- 
Simo  ed  ampio  sobborgo  verso  Occidente. 
Si  costruì  ai  nostri  giorni  alla  spiaggia  del 
mare  la  mole  del  porto,  somministrandone 
le  ingenti  somme  il  Vescovo  Lorenzo  Gioe- 
ni,  ed  ivi  è  ancora  un  celebre  caricatojo 
di  frumento.  Di  tali  pubblici  monumenti 


518 


Gì 


ornala  la  città  si  ha  a  buon  drillo  nei  sicoli 
regìi  libri  il  lllolo  di  JUagnifica.  Mostra  per 
isteiìima  in  uno  scudo  dei  giganti  che  sosten* 
gono  collo  spalle  una  fonezza,  ed  è  capo 
di  comarca.  11  prefetto  della  indigena  mi- 
Jizia  in  Girgenti  aveva  sotto  le  bandiere 
702  fanti  146  cavalli ,  raccolti  dalle  terrò 
circostanti.  11  capitano  delle  armi  delegato 
dal  Re  sostiene  le  parti  supreme  si  nelle 
cittadine  che  nelle  guerresche  cose.  Costa 
il  Magistrato  di  4  Decurioni,  di  un  Sinda* 
co,  non  che  di  un  Capitano  il  quale  si  ha 
dei  compagni  periti  nel  dritto,  i  quali  non 
giudicano  dei  capitali  delitti  :  proiTeriscono 
quelli  il  V  volo  nel  pubblico  Parlamento.  Co- 
stava la  città  nel  secolo  xvi  di  2450  case,  e 
di  11792  abitanti,  nel  seguente  di  2398  case^ 
e  di  9125  abitanti;  ma  dal  Pirri  di  2262  fuo- 
chi, ed  8882  individui;  contava  nel  1713 
case  2844  ed  11372  abitanti,  che  ultima- 
mente 15070.  Occupa  il  Vescovo  il  vi  posto 
nel  Parlamento  e  va  soggetto  alla  Cattedra 
Arcivescovile  di  Palermo.  Possiede  ampia 
giurisdizione  eziandio  in  Girgenti,  pre- 
siede al  sacro  in  altre  sei  regie  città,  ed 
oggi  si  ha  circa  50  terre  che  al  lempo  del 
Fazello  erano  25  delle  ma^'giori.  Computasi 
r  attuale  Vescovo  Andrea  Lucchesi  da  Mes- 
sina a  pochi  secondo  per  nobiltà,  dottrina, 
e  gravità  di  costumi,  xlvi  da  S.  Libertino 
Vescovo  nei  primi  secoli  della  Chiesa,  ma 
XXXV  da  S.  Gerlando  dopo  scacciati  i  Sa- 
raceni. 

Indicato  il  sito  si  della  novella  che  del- 
r  antica  Girgenti,  piace  qui  gustar  di  volo 
delle  varie  sue  fortune.  AfTormano  gli  an- 
tichi scrittori  aversi  avuto  Girgenti  lievi 
primordii,  ed  è  facii  cosa  potersi  ciò  de- 
rivare, che  Gela  donde  partissi  la  colonia, 
appena  avevala  preceduti!  di  un  secolo,  e 
deve  perciò  opinarsi  aver  potuto  spedire  di 
poca  gente.  La  vollero  i  fondatori,  se  pre- 
star dobbiamo  fede  a  Tucidide,  sotto  le  do- 
riche leggi,  attesta  quinci  Luciano  essere 
stali  dorici  gli  Agrigentini  ;  diceli  poi  Jo- 


GI 


Dici  Strabone  nel  lib.  6.  Soprabbondando  pd 
di  beni  il  loro  territorio,  come  dice  Diodo- 
ro, e  mancando  1*  opposta  Affrica  di  molte 
produzioni  non  ancora  inlrodoUen  nei  ter- 
reni, esportavano  in  vendila  in  Cartagine 
abbondantissimi  generi,  ed  i  coltifalori  dei- 
r  Agrigentino  lucravano  in  cambio  ricchezze 
immense.  Avvenne  perciò  che  allenala  uni 
moltitudine  del  vicinalo,  capibiate  le  sedi,  in 
come  a  granajo  comune  traesse  «  e  per  Usta 
affluenza  talmente  si  accrebbe  la  popola- 
zione, che  in  un  ambilo  di  10  m.  conte- 
neva la  citte,  secondo  Diodoro,  ben  20000(^ 
anime;  (erra  il  Fazello  dicendola  abitata  da 
800000  dal  Laerzio  che  ne  porta  il  nuoier» 
di  80000)  circondata  di  borghi  e  di  munid- 
pii,  di  famoso  earicatojo  fornita  alla  spiag- 
gia, meritò  il  nome  di  Grande  da  £Iop^ 
docle,  di  Yasia  da  Plinio,  opulenlissioia  di 
tutte  quasi  le  greche  città  da  Diodoro.  Cadde 
in  progresso  Agrigento  sotto  la  liranoide 
di  Falaride,  il  di  cui  nome  è  nolo  per  la 
crudeltà,  e  stette  in  dura  servitù  per  bei 
28  anni.  Fu  nondimeno  da  lui  di  mura  ri- 
cinta  e  resa  pid  celebre  per  varie  spedi- 
zioni che  si  ebbero  felice  successo  ;  costì 
finalmente  essere  stata  nobilitata  della  pf^ 
senza  di  Stesicoro  e  di  Pitagora  cbe  i  s( 
chiamò  una    volta.   Ucciso  Falaride,  rfci 
Eraclide  a  tiranni  di  Agrigento  Alcamfoeed 
Alcandro  ,   né   dissente   Dodvel ,  caduti  i 
quali  non  lungo  tempo  dopo  prese  la  sigw* 
ria  della  patria  Terone  ottimo  al  cerio  ti 
illustre  per  molte    vittorie   sui  Cartapiaes 
riportate,  cui  succedette  il  figliuolo  Tris- 
deo,  insensato  e  crudele,  scaccialo  ooo  noU» 
dopo  dai  cittadini,  da  quando  loro  rifulse 
finalmente  la  desiderala  libertà  ;  ilnpero^ 
che  composta  pace  coi  Siracusani,  reiteri- 
rono  gli  Agrigentini  lo  slato  della  Rep^ 
blica,  e  proccurarono  d*allora  di  procedei* 
alle  città  compagne.   Non  lunga  fu  poi  li 
guerra  trai  medesimi  popoli  nel  lerioan» 
della  Lxxxiii  Olimpiade,  e  che  cedetlei 
male  ai  nostri*  Disse  erroneamente  Fr«alii^ 


519 


Gì 


Gì 


nei  Siratagcm.  aver  fayorito  gli  Ateniesi:  fu- 
rono loro  però  confederate  alcune  città  di 
Sicilia,  ma  non  si  conia  Agrigento  tra  quelle, 
sebbene  abbiano  negato  ostinatamente  gli 
Agrigentini  gli  ajuti  dai  Siracusani  richie« 
sti.  Travagliata  la  città  di  lungo  assedio 
dai  Cartaginesi,  e  finalmente  espugnata  e 
devastala  fieramente,  talché  nessun  oggetto 
presentassero  dlntero  i  tempii  stessi  dei 
Homi,  per  opera  di  Timoleonte  ristorata  ri- 
Tisse ,  e  dedotte  colonie  dair  Acaja ,  e  ri- 
cblamali  nella  patria  i  cittadini  dispersi, 
come  ne  attesta  Plutarco.  Afferma  nondi- 
meno con  molta  evidenza  Diodoro  nel  lib. 
xiii  essere  stato  concesso  ai  cittadini  di  Agri- 
gento di  ritornare  ai  patrii  lari  prima  già 
dei  tempi  dionisiani.  Tìmoleone  perciò  de- 
dotta una  colonia,  rifalle  le  mura,  stabiliti 
nei  loro,  domicilii  gli  altri  abitanti  ancor 
diq>ers],può  dirsi  il  ristoratore  dì  Agrigento. 
Con  si  celere  e  felice  incremento  novel- 
lamente Ira  pochi  anni  si  compose  e  tal- 
mente, da  avere  cozzalo   nella  cxiv  Olim- 
l^de  gagliardamente  coi  Siracusani  i  piCi 
f^randi  potenti  di  allora,  coi  quali  non  dubitò 
jMmmenli  di  combattere  sotto  il  tiranno  Aga- 
lode;  poiché,  vessando  costui  non  che  i  suoi 
wmm  %  finitimi  popoli,  chiamando  In  lega  gli 
Jàgrigentini  e  Messeni   e   Geloi  ed   Acro- 
ito  da  Sparla  che  presiedesse  alle  Irup- 
»  intrapresero  valorosamente  la  guerra  ; 
inciliati  però  gli  animi  per  la  inlerposi- 
le  del  cartaginese  Amilcare  si  compose 
pace ,  ma  combattendo  Agatocle  nel- 
*^AllHca  contro  i  Cartaginesi,  trovata  i  no- 
opportuna  occasione  di  collegarsi  i  po- 
deir  isola  e  di  regolare  a  loro  arbi- 
le  cose  di  Sicilia,  raccolto  un  esercito 
indato  da  Genodoto,  trassero  a  se  Gela, 
lerina,  Eraclea,  Echetla  ed  altre  città, 
leggiarono  i  territorii  dei  nemici.  Ma 
'^  durò  certamente  a  lungo  una  tale  pro- 
trila, non  una  volta  superati  da  Lellina 
■ttandanle  supremo  della  milizia  slracu- 
1^  si  acquetarono  contenti  dei  loro  con- 


fini sino  alla  morte  di  Agatocle;  dopoché 
sorgendo  molli  tiranni  per  la  Sicilia,  Fin- 
tia  si  rese  soggetta  Agrigento,  combattè  con 
Icela  siracusano  sotto  Ibla  Erea,  devastala 
Gela,  costituì  in  una  città  novella  da  se  ap- 
pellata i  trasferiti  cittadini,  chiamò  in  ajuto 
i  Cartaginesi.  Distolto  Finita,  chiamato  Pirro 
Re  deir  Epiro  a  Principe  dagli  altri  di  Sici- 
lia, in  prima  gli  ubbidì,  ma  e  questo  anche 
andatone  via,  cedello  Agrigento  nelle  parli 
di  Cerone,  e  conlese  confederala  a  lui  con- 
tro i  Campani  abitanti  di  JMessina,  ed  am- 
mise finalmente  dentro  le  mura  i  Cartagi- 
nesi. Indi  nella  prima  guerra  Punica,  aven- 
do i  Cartaginesi  opposto  la  munita  città  co- 
me la  primaria  fortezza  per  provvigione  e 
per  truppe  contro  i  Romani,  dall' esercito 
consolare  stretta  da  durissimo  assedio,  ce- 
dette finalmente  ai  vincitori,  e  fu  loro 
data  in  preda.  Nella  seconda  guerra , 
dopo  il  naufragio  della  flotta  romana  al 
Pachino ,  viene  novellamente  invasa  dai 
Cartaginesi ,  e  rotte  le  mura  devastata , 
esposta  quindi  alle  rapine  dei  Galli  che 
militavano  sotto  gli  slipendii  di  coloro;  ricu- 
perata finalmente  dal  Console  Levino,  viene 
abbandonala  sconvolla  e  deserta.  Pretore 
della  Sicilia  Tito  Manlio  non  molto  dopo, 
per  un  decreto  del  Senato  ,  raccolta  una 
colonia  da  molte  terre  vicine,  e  spinti  gli 
antichi  cittadini  al  ritorno,  prese  quivi  pro- 
priamente a  ripopolarsi,  dove  fu  Tanlica 
fortezza  appellata  in  Camice.  Verso  quel 
tempo,  acciò  non  si  angustiassero  dai  nuovi 
coloni  gli  antichi  cittadini,  sane)  per  legge 
Scipione  nella  terza  guerra  Punica,  di  non 
esser  quelli  non  più  che  questi  ultimi,  co- 
me attesta  Cicerone  nella  4  Verr.  Attestano 
del  resto  antiche  lapidi,  aver  poi  mandato 
gli  Agrigentini  ambasciadori  ai  Romani,  ed 
essersi  serviti  di  sacerdoti  propri!. 

Nei  tempi  cristiani  meritò  Girgenti  come 
una  delle  primarie  città  dell*  isola  venir  co- 
stituita sede  vescovile  e  commessa  a  S. 
Libertino,  venirne  consccrata  del  glorioso 


520 


Gì 


suo  sangue  sparso  per  la  fede  di  Crislo;  è 
meozione  di  lui  appo  gli  atti  di  S.  Fe- 
lice Vescovo  in  Affrica ,  il  quale  dicesi 
accollo  in  Girgenli ,  navigando  per  Ro- 
ma. Ebbesi  poi  di  altri  pastori  cospicui 
per  santità,  mentovati  dal  Pirri  sino  a  S. 
Termogene  Vescovo  nei  primordii  del  se- 
colo IX  ,  ultimo  prima  del  saracenico  gio- 
go ;  imperocché  scrivono  essersi  dati  coi 
primi  gli  Agrigentini  ai  Saraceni  neir825. 
Ricaviamo  dalla  storia  saracenico-sicula  es- 
sere insorti  i  Saraceni  di  Sicilia  e  princi- 
palmente gli  Agrigentini  contro  gli  AfTricani 
neir  anno  920  imperocché  era  allora  Agri- 
gento popolata  di  una  gran  moltitudine 
d'indigeni,  avere  sbaragliato  T esercito  di 
Salemi  Emiro,  ed  assalita  la  stessa  Paler- 
mo aver  chiamato  in  ajuto  i  Greci,  e  tra^* 
vagliando  poi  una  fame  crudele  quei  del- 
r  isola,  dispersi  qua  e  là  gli  Agrigeniinij 
aver  preso  T Emiro  la  loro  città,  che  fi* 
nalmcnte  venne  in  potere  del  Conte  Rug- 
giero nel  1086.  Gemette  Girgenli  sotto  il 
tirannico  barbaresco  giogo  per  ben  260 
anni  e  stretta  dal  Conte  da  4  mesi  di  asse- 
dio, gli  cedellc,  ed  egli  accolla  la  moglie 
ed  i  figliuoli  di  Tamillo,  con  tal  decenza 
traltolli  da  aversene  attirata  la  benevolen- 
za, e  resi  con  tutta  la  famiglia  alla  fede 
di  Cristo.  Richiamata  la  dignità  Vescovile 
sotto  il  medesimo  Conte,  fu  Gerlando  inau- 
guralo primo  Vescovo,  il  quale  non  solo  si 
diede  ad  ampliare  la  religione  ,  ma  inde- 
fessamente ebbe  cura  di  ornare  la  città  e 
di  promuoverne  le  fortificazioni.  Trai  suc- 
cessori di  Gerlando  spiccarono  Gentile  e 
Rartolomeo  ,  clie  decorati  delle  prime  ca- 
riche neir  aula  regia,  soslenuero  con  ogni 
lustro  la  Chiesa  di  Girgenli.  Sotto  gli  An- 
gioini unironsi  i  nostri  a  Conrado  Capicio 
che  seguiva  le  parli  di  Corratlino,  e  furono 
poi  sotto  il  dominio  di  Carlo  soggiacendo 
al  timore.  Stabilì  allora  sua  sede  in  Gir- 
genli ,  secondo  Pirri,  la  famiglia  Chiara- 
monte,  nobilitò  la  città ,  promosse  magni- 


ci 


fiche  opere ,  e  fi  durò  sioo  ni  tempi  del 
Re  Martino.  Fa  menzioDe   il  Fazello  delk 
solenni  nozze  celebrate  con  pompa  graa- 
dissima  e  concorso  di  signori,  tra  il  Conte 
Enrico  Rosso  e  la  figliuola  di   Federiee 
Chiaramente.   Dopo  la  morte   di  Andrea 
Chiaramente ,  che  recavasi  da  Signore  di 
Girgenli,  Guglielmo  Raimondo  Hontecaloie 
usurpò  anche  per  se  i  dritti  della  dui, 
ed  ebbe  a  successore  il  figlio  Natteo.  b 
per  fellonia  dal  Re  Marlino  registrala  Gir- 
genli dipoi  tra  le  città  demaniali ,  fi  ri- 
mase. Divisa  quinci  T  isola  in  4  valli  ebbe 
nome  la  seconda  da  Girgenli  ;  nondimeoe 
nel  1648  diede  Francesco  Trahina  Vesco- 
vo di  Girgenli  120000  aurei  in  sollievo  del 
regio  erario,  e  redense,  applaudendo  i  cit- 
tadini, con  quella  somma  la  città  che  il^ 
vano  esposlo  in  vendita,  e  si  stabili  per- 
ciò da  aHora  che  più  non  si  distogliesse 
dair  immediato  potere  del  Re. 

Si  fa  menzione  degli  antichi  egregii  Agri- 
gentini :  Empedocle  di  nobilissima  stirpe, 
filosofo  celeberrimo  non  solo ,  ma  aicki 
medico,  poeta,  storico  ed  oratore  egrepOt 
la  fama   di  cui  è   sul   labro  di  tutti,  ed 
ovunque  ne  risuona  il  gran  nome;  scrìsst 
sulla  natura  delle  cose,  e  di  altre  maierie 
in  prosa  ed  in  verso  (1). 

Acrone  altrimenti  Creone  nato  da  Xeooie 
mollo  ingenuo  personaggio ,  compagno  di 
Empedocle  suo  concittadino  nei  Olusofa 
studii,  lesse  pubblicamente  rettoricaiuAlfiK' 
e  meritò  venir  dello  padre  della  ma^ifi^ 
empirica:  visse  avanti  Ippocrale,  ed  etro^ 
mente,  come  notò  il  Mongitore,  dicoa^fr 
versi  da  Fazello  e  da  Pirri  Acrone  e  Crf^ 
ne.  V\\  allro  Empedocle  nipote  dei  pn«*> 
0  dalla  sorella  o  dal  figlio,  uomo  di  ^^ 


(1)  Si  coDSutli  il  iii4gQÌ6co  laToro  del  ■^'^ 
abbastanza  applaudilo  Abate  Dotofuico  Sci**" 
Memorie  sulla  vita  e  filosofia  di  Empedo:ìf  6f' 
gentino.  Voi.  2.  Pai.  1832.  in  cui  si  hanno  ••«•'' 
raccolti  e  nel  testo  ed  in  noa  fedele  traini''' 
i  frammenti  del  grande  Glosofo. 


^    ^ 


521 


Gì 


Gì 


e  Tineilore  nei  ludi  di  Olimpia,  filosofo  in- 
signe  parimenti  e  poeta.   Polo  discepolo 
di  Gorgia  Leonlino  valse  moltissimo  nel- 
r  eloquenza  e  nella  filosofia;  avuto  perciò 
a  buon  dritto  secondo  filosofo  da  Empe- 
docle, illustrò  egregiamente  la  patria.  Me- 
tello chiaro  in  dottrina^  e  peritissimo  nella 
musica,  da  cui  Platone  apprese  Y  armonica 
scienza.  Archino  poeta  che  prese  un  gran 
nome  per  le  pubblicate  tragedie.  Carcino 
serittor  di  tragedie  secondo  Svlda ,  ma  di 
commedie  da  Laerzio,  visse  in  Siracusa  con 
Esdiine  appo  Dionisio  minore,  chiarissimo 
per  160  composte  tragedie.  Damolco  disce- 
polo o  figliuolo  di  Epicarmo,  e  secondo 
Stiano  Antegonista,  detto  da  alcuni  da  Si- 
racusa, illustre  nella  comica  poesia,  ed  au- 
tore di  14  favole.  Mosco  discepolo  di  Gor- 
gia secondo  Silvagio.  Filino  istorico ,  ad- 
detto alle  armi  ed  alle  lettere ,  segui  il 
campo  di  Annibale,  descrisse  la  guerra  tra 
Cartaginesi  e  Romani  per  la  Sicilia,  e  fiori 
nella  cu  Olimp.  Sofocle  finalmente  eloquen- 
lisaimo  secondo  Tullio  nella  5*  Verr.  Ma 
andie  diede  Agrigento  dei  famosi  pugilla- 
tori  e  capitani;  Terone  di  cui  si  disse,  Xe- 
Bocrate  fratello  di  lui,  vincitore  del  cocchio 
nei  Pizii,  cui  Pindaro  dedicò  due  odi.  Exe- 
neto  che  accolsero  sommamente  i  cittadini 
ritornando  da  Olimpia  colla  palma  con  300 
quadrighe  di  avorio  tirate  da  destrieri  come 
■neve-  Antistene  cognominato  Rodo,  splendi- 
dissimo e  di  grande  animo.  Gelila  ricchis- 
lO  e  modestissimo,  celeberrimo  per  data 
pitalità.  Finlia  finalmente  di  cui  feci  pa- 
la, ed  altri  mentovati  comunemente  nelle 
storie. 

In  tempi  più  felici  dopo  intrapresa  cioè  la 
dottrina  dell'Agnello,  diede  degli  uomini  di 
C^u  lunga  pih  illustri,  dei  quali  i  primi  che 
borirono  per  fama  di  santità  e  di  virtù,  do- 
ti di  sacra  infula:  S.  Gregorio  I  Vosco- 
di  cui  è  menzione  negli  atti  di  S.  Agrip- 
;  vedesi  un  tempio  a  lui  sacro,  detto 
Jltfpe,  dov'era  un  tempo  il  delubro  di 


Esculapio.  S.  Potamione  che  resse  sotto  il 
Ponteficato  di  Agapito  la  Chiesa  di  Girgcnti. 
S.  Gregorio  II  discepolo  di  Potamione  e 
successore  nel  vescovato,  dell*  Ordine  di  S. 
Basilio,  reso  illustre  da  Dio  di  maravigliosi 
portenti;  due  altri  Gregorii  III  e  IV^  Liberio, 
Felice,  Ausonio,  Teodosio  e  finalmente  S. 
Ermogene  tutti  chiarissimi  pastori  della  pa- 
tria avanti  T irruzione  dei  Saraceni:  e  dopo 
ne  ressero  la  Chiesa  Bertoldo  del  Labro 
ed  il  B.  Matteo  de  Gimmara,  primo  propa- 
gatore del  suo  Ordine  dell'osservanza  in  Si- 
cilia, compagno  di  S.  Bernardino  da  Siena,  e 
carissimo  al  Re  Alfonso  per  la  interezza  della 
vita;  Nicola  inoltre  anche  del  Minori^  rettore 
della  sicola  provincia,  quinci  Primate  Emo- 
nense  e  finalmente  Arcivescovo  di  Palermo; 
Pietro  Rogano  dei  Frati  Predicatori,  Ve- 
scovo di  Mazzara;  Matteo  Vescovo  di  Creta, 
accetto  al  Re  Martino  ;  Luca  Zarzana  dei 
Minori,  Vescovo  di  Cefalo,  e  Giovanni  Mon- 
taperto  di  nobilissima  famiglia,  le  di  cui 
esimie  gesta  attestò  il  Pirri  nella  Not.  della 
Chiesa  di  Mazzara,  che  resse  quegli  ottima- 
mente, ai  quali  tutti  aggiunge  il  medesimo 
Pirri  Niccola  Valla  dell'Ordine  dei  Minori, 
Vescovo  in  partibus  di  Medaura  in  Africa, 
di  cui  diremo;  e  Guglielmo  della  famiglia 
di  S.  Domenico,  commendato  per  la  dot- 
trina e  per  la  pieti;  inquisitore  delle  cose 
di  fede  in  Sicilia  neM3i3  circa.  Già  furono 
anche  cospicui  cittadini  di  Girgenti  per  co- 
stumi e  perfezione  di  vita;  la  B.  Eudosia 
penitente  di  cui  è  menzione  negli  atti  di 
S.  Gregorio  li ,  la  quale  verso  lo  scorcio 
del  VI  secolo  morì  santamente  in  Roma, 
sepolta  nel  monastero  di  S.  Cecilia  :  la  Ven. 
Maria  Crocifissa  dalla  Concezione,  detta  nei 
secolo  Isabella  Tommasi,  sin  dalla  puerizia 
di  ammirabile  perfezione,  professò  la  re- 
gola di  S.  Benedetto,  fornita  di  celesti  doni 
e  di  eroiche  virtù  ;  mori  piamente  nella  fine 
del  secolo  passato.  Bonaventura  Sciascia 
laico  dei  Min.  Osservanti^  trasferì  alcuni 

monaci  sicoli  con  sommo  zelo  alla  piii  stretta 

8R 


522 


Gì 


regola  dei  Rirorinali ,  e  proYvedette  egre- 
giamente a  molli  monasteri  ;  se  ne  disse 
di  sopra.  Giovanni  di  Alagòna  del  medesi- 
mo Ordine 9  ferventissimo  saero  oratore, 
rifulse  per  1*  esempio  di  ogni  Tirtii  e  per  mi- 
racoli. Matteo  similmente  di  appena  20  anni 
soperò  ognuno  in  perfezione  di  buoni  co- 
stumi e  si  mori  pietosamente  nel  1606.  Cele- 
brano dai  Min.  Cappuccini  Sebastiano  sa- 
cerdote, primario  predicatore  della  divina 
parola ,  cospicuo  per  la  purità  della  rita, 
e  Ludorico  anche  sacerdote,  commendato 
per  la  virtù  dell'astinenza,  per  1* esercizio 
deir  orazione,  e  per  1*  amore  di  altissima 
povertà  ;  morirono  entrambi  profetato  il 
giorno  della  loro  morte  nel  1571  e  11  ;  se 
ne  ha  menzione  dal  Pirri,  dal  Gaetani,  da 
Aprile,  e  dagli  Annali  degli  ordini. 

Encomiano  degli  scrittori  S.  Gregorio  Ye- 
8C0V0,  di  cui  si  disse ,  per  alcune  omelie 
atti  dogmi  della  fede,  e  iui  digiuni  cAie- 
rarii,  pubblicate  in  Antiochia  ed  in  Costan- 
tinopoli, e  per  la  interpetrazione  delle  sacre 
lettere,  come  si  ha  presso  il  Gaetani  ed  il 
Mongitore.  Niccola  Valla  dei  Conventuali  di 
S.  Francesco,  Vescovo  in  Africa ,  uomo  di 
insigne  erudizione,  poeta  ed  oratore  eloquen- 
fissimo;  pubblicò  molli  lavori  enumerati 
in  lungo  catalogo  dal  medesimo  Mongitore. 
Federico  Dclcarretlo,  nobile  agrigentino, 
scrisse  con  somma  erudizione  Sulla  espil- 
atone di  Vgone ,  e  mila  guerra  portala 
da  Carlo  V  in  Africa  ;  i  quali  lavori  si 
sono  pubblicali  ultiroamenle  nella  colle- 
zione degli  opuscoli  stampata  in  Catania. 
Martino  Persona  Carmelitano,  che  flori  nel 
secolo  XV,  esimio  poeta  al  suo  tempo.  Carlo 
Caruso  Giureconsulto  di  gran  nome  per  le 
opere  stampale,  il  di  cui  figliuolo  Giuseppe 
fu  nolo  anche  nel  mondo  letterario.  Mario 
Diana  dell*  Ordino  di  S.  Domenico,  dottis- 
simo, diede  alla  luce  Videa  dei  drilli  del 
foro  interiore.  Giuseppe  Biondo  delta  Com- 
pagnia di  Gesù,  dolalo  di  scienza  e  di  pietà, 
decorato  con  onore  non  volgare  delle  ca- 


GI 


riche  primarie  in  Sicilia.  Franeeseo  Fetio- 
nio  dei  Min.  Riformali,  che  compose  db  era- 
diUssimo  lavoro  sulla  Geneologia  di  S.  hau 
e  di  S.  Gioachino.  DomeDieo  Palaamigiii, 
teologo,  predicatore  e  poeta  egregio,  dd 
di  cui  ingegno  i  parti  reca  in  oopia  il  Mai- 
gitore,  da  cui  regislranai  con  lodo  Deb 
BiM.  Sic.  AgoatiDo  Laiara,  Francesco  Aa- 
tOBio  Bardi,  e  Franeeaoo  IMÌfarretto  pocl 
non  senza  nome;  Gorradino  del  Pano  gii* 
reconsulto,  FranceacoCafallo  niedieo,GiM* 
battista  Garvana  eloqoentisainio  onlore.  Fe- 
derico Agrigentino,  Gloriando  Maaeardi,  b- 
dorico  Hatrascia ,  e  Pietro  Attardi  leatoii 
e  celeberrimo  professore  di  drillo  caasii- 
co.  Vengono  finalmente  enoomlaU  dal  Pini, 
Andrea  Scaloso,  e  Bartolomeo  Daidene,  M 
ed  eruditi  maestri  dell*  Ordine  del  Miaorit 
Regolatori  della  Sicola  prorinda. 

Non  rimangono  lapidi  scrille  di  sorla  appi 
Gualtieri  che  corrispondano  ad  una  teli 
città,  il  che  recaci  mararigUa:  poHeaBsl 
Fazello  ed  il  medesiaio  Gualtieri  la 
posta  nella  piazza  (1). 


COIfCOBOlAB  AGBIGCm 

IIORVI  SACRVn 

RESPIIBLICA   LILTaiTA50 

ava  DEDICANTIBCS 

H.  HATERIO   CAHOIDO  PaOCoS 

ET  L.   GORHELIO  MARCELLO  Q. 

PR.  PR, 


Delle  monete  una  se  ne  ha  di  oro  e* 
un  cancro  ed  un* aquila  che  aifem  cok 
unghia  un  pesce;  13  di  argento  col  ciio* 
e  r aquila,  una  colla  figura  di  Qk^^ 
una  testa  coronata,  17  con  una  qsKinp 

(1)  GoDMnrui  incattnU  profirìaiNM  ■  ^ 
etleroa  parete  della  caia  eomooale  ia  Girfcalk  t 
§6  06  ignora  l'occasione  a  T epoca  dal  riliivia*' 
lo.  y.  la  nota  oegneale. 


^d 


523 


Gì 


colombe  che  dilaniano  colle  unghia 
iglio;  molle  poi  di  rame  quasi  colle 
me  Ggure  e  colle  leste  di  varii  nu- 
*ere,  Narle,  Ercole,  un  Iripode  una 
ec.  e  ne  presenta  Filippo  Paruta 

col  mollo  AKFArANTINiiN. 

i  conoscersi  facilmenle  la  uberlà  del 
io  di  Girgenli,  da  esservi  stato  da  gran 
costituito  nella  spiaggia  il  caricatojo 
lento,  ed  avuta  cura  ultimamente  di 
rvi  il  porto ,  spesavi  una  ingente 
ad  esportare  oltremare  le  ricchez- 
medesimo  territorio,  ed  importan- 
estere  merci  provvedere  ai  comò- 
li  abitanti.  Affermano  comunemente 
ichi  essersi  accresciuta  un  tempo 
mordii  medesimi  la  città ,  ed  es- 
imente pervenuta  al  colmo  delle 
ze  e  ad  immensa  moltitudine  di 
,  come  indicai  di  sopra,  da  espor- 
ella  opposta  spiaggia  della  vicina 
copia  di  frulli  e  conseguir  guada- 
mensi  col  traffico  grandissimo.  Non 
IO  dunque  i  coloni  di  cosa  alcuna 
necessario  alla  vita  ovvero  alla  de- 
li fa  menzione  del  resto  appo  Clu- 
lagli  antichi  scrittori  di  sorgenti  di 
nel  medesimo  territorio  nelle  quali 
ia  deir  olio  :  si  ha  nel  lerriiorio  di 
li  in  Sicilia,  dice  Diascoride  lib.  1. 
K>,  tiri  liquido  bitume  che  galleggia 
argenti  di  acqua  e  di  cui  si  ser- 
per le  lucerne  invece  di  olio.  Plinio 
.  35.  cap.  13.  E  formasi  da  una 
li  argenti  in  Sicilia  un  rito  pingue 
rido  oleaceo;  raccolgonlo  gli  a6t- 
olle  spoglie  delle  canne,  immanti- 
cosi  attaccandosi;  se  ne  servono 
lucerne  invece  di  olio  ed  anche 
abie  dei  giumenti.  Solino  nel  cap.  2. 
i  il  medesimo  olio  :  unguento  medico 
le  malattie  degli  armenti.  Dice 
mie  il  Fazello  servirsi  del  medesimo 
rigenlini  a  curar  varii  generi  di 
ÀITenua  poi  Strabone  nel  lib.  6.  es- 


GI 


sere  un  Iago  verso  Girgenli,  lo  di  cui  sa^ 
pore  è  al  certo  marino,  ma  di  natura  affat- 
to diversa;  imperocché  non  sommergoìisi 
gì'  inesperti  nel  nuoto  ,  ma  galleggiano 
a  modo  di  legni;  non  conoscesi  oggi  però 
lago  di  tal  maniera.  Nota  il  medesimo  So- 
lino aversi  il  territorio  di  Girgenli  delle 
fangose  scaturigini;  dicesene  ora  Bissona 
il  luogo.  Parla  anche  Plinio  nel  lib.  31. 
cap.  7  del  sale  di  Girgenli.  Vedi  Àboran- 
gio  (1). 

(t)  Girginti. '^ìion  descrìvendo  in  qualche  modo 
il  nostro  autore  che  il  solo  tempio  di  Giove  Olim- 
pico e  nominando  soltanto  gli  allrì  grandiosi  mo- 
namenti  che  pur  troppo  ci  presentano  Y  antica  ma* 
gniGcenza  dell*  isola  nostra,  ò  necessario  farsi  da 
noi  parola  di  essi,  avendo  preso  le  belle  arti  oggi- 
giorno r  interesse  dovoto.  A  non  confondere  in- 
tanto le  descrizioni  degli  antichi  oggetti  coi  mo- 
derni e  non  invilupparci  nel  presentar  gli  uni 
agli  altri  confusi,  rominciaro  dai  vetusti,  seguiam 
con  quelli  di  tempi  moderni,  ovvero  colle  cam- 
biaiioni  novellamente  avverate  negli  stabilimenti 
e  sacri  e  profani ,  e  le  bellezze  e  le  particolarìtà 
che  mostrano. 

Movendo  dalla  porta  di  Ponte  eh*  ò  un  brutto 
avanzo  dell'  età  di  mezzo,  vedesi  a  sinistra  il  con- 
vento di  S.  Vito,  con  dietro  la  rupe  Atenea  che 
ò  la  più  alta  cima  dei  monti  che  ivi  soUevansi^ 
sulla  quale  era  una  volta,  secondo  Diodoro,  il  tem- 
pio di  Giove  Atabirio  e  di  Minerva  di  cui  non  ve- 
densi  più  vestigia  ad  onta  che  il  Ferrara  attissti 
esserne  avanzi.  Seguendo  verso  Sud-£st  all'  angolo 
della  rupe,  sorge  la  Chiesa  di  S.  Biagio,  sui  resti 
del  celebre  Tempio  di  Cerere  e  di  Proterpina,  del 
genere  detto  dai  Greci  antet,  la  di  cui  pianta  esiste 
quasi  intera  ed  una  gran  parte  delle  mura  della 
cella  lunga  pai.  79,  6  oltre  il  prolungamento  del 
pronao  di  pai.  ii,  e  larga  48  ;  erane  l' ingresso  da 
Oriente,  dove  oggi  l'abside  deUa  Chiesa.  Scendendo 
poi  verso  Mezzogiono  si  osservano  avanzi  delle  mura 
dell*  antica  città  di  pietre  riquadrate ,  e  poco  di 
poi  il  Tempio  di  Giunone  Lucina  dinanzi  a  cui 
apresi  una  piazza  che  si  giudica  essere  stata  de- 
stinata pei  sacrifizii,  pel  passeggio  del  popolo,  go- 
dendo dell'amena  veduta  del  mare«  delle  spiaggia 
di  Gela  e  di  ridenti  pianure.  Una  magnìGca 
gradinata  mena  all'ingresso,  maestosa  T  archi  let- 
tura^ ed  il  prospetto  rivolto  ad  Oriente;  la  pianta 
di  Bgura  rettangolare.  Sorge  sopra  alta  base  sor- 


524 


Gì 


AsvttfaBte»  Lat.  Agraga$  Sie. 
Xiumi  di  S.  Brasi  (T.  H .)  Fioroe  da  cui  fu 
delta  anticamente  la  città  ficioa,  appellato 
oggi  di  S.  Biagio  ed  anclie  Drago. 


dUU  da  qoattro  gradini  GooUssi  nel 
trantaqoattro  colonne  del  diametro  di  paL  5  »  1  » 
del  più  M  dorico  greeob  con  venti  ecanalalnre  per 
egnnna»  di  nna  lielliMinia  lagooM  il  eapitcHo,  ed 
oltre  i  ioliti  anelleia  loUo  r  eehino«  altri  dne  ehe 
tagliano  le  Manalalnre  pretto  il  tomn»  tcapo 
finmiando  nn  biaiarro  collarino;  era  il  tntlo  ini- 
piattrato  di  calce  colorata  lieveniente  a  Tarie  tinte» 
di  cni  può  vederti  difficilmente  qualche  retidno 
adle  cave  angolature;  tono  ditpotte  gtntla  la  fonna 
perìttera,  tei  per  ogni  facciata,  ed  ondici  in  da- 
aenn  lato  nMggiore ,  molto  però  rovinate.  Altm 
quattro  adomano  la  cella ,  dne  cioè  nei  pronao 
fra  gli  enti,  e  dne  nel  poetico.  Stendeti  il  tempio 
in  pel  U9.  6^*n  lunghena  nello  ttilobaU  olirò 
i  gradini,  ed  in  pel  65,  4  in  largbena.  Dicati» 
come  rammentano  Plinio,  Diodoro,  Arittotile«  e»- 
lervi  ttata  nna  Uvola  dipinU  da  Zeoti,  che  eepri- 
meva  la  Diva  Ginnone,'al  lavoro  della  quale  itco 
lenti  tpogliar  nude  le  più  leggiadra  donselle  della 
città ,  dalle  quali  pretccbe  cinque  a  tenrirgli  di 
modello  alla  Dea  del  dipinto,  onde  cantò  Arioitot 

Qnaodo  Zeuti  1*  imagioe  far  volte 
Che  por  dovea  nel  tempio  di  Giunone 
E  ttnte  belle  uode  insieme  accolte, 
E  che  per  una  farne  in  perfezione 
Da  chi  nna  parte  e  da  chi  un'altra  tolte. 

Discordano  del  resto  Dionisio  di  Alicamatto  e 
Cicerone  rapportando  un  tale  evento  ad  un*  Elena 
dipinta  pei  crotoniati.  Il  sito  del  tempio  ha  molto 
di  pittoresco  ;  ci  ha  di  rimpetto  una  cisterna,  ed 
alle  falde  della  rupe  su  cui  si  erge  sepolcri  in» 
cavali  a  volta  nel  vivo  tasso,  appartenentisi  cer- 
tamente all'epoca  romana.  Sorge  di  là  poco  di- 
scosto il  Tempio  della  Concordia  in  cui  si  ha 
Tagto  assolotamenle  di  osservare  la  solidità  ed  il 
semplice  dell'arte  in  tutta  la  loro  magnificenaa, 
ptrtimonia«  riposo  e  ragionevolezxa.  Rimane  quasi 
intero,  come  se  il  tempo  edace  osato  non  avesse 
spiegar  la  sua  potenaa  in  un  monumento  che  non 
merita  che  venerazione ,  ma  la  mano  dell'  nomo 
che  vantasi  di  una  ragione  da  cui  è  governato, 
deformollo  e  il  manomise  con  perfidissimo  restauro 
(1837}.  É  simile  nelle  forme  a  quel  di  Giunone, 
ne  è  lievissima  divergenza  nei  dettagli  e  nello 
dimeni >oni;  dorico  anch'  esso  1*  ordine  e  perìttero« 


Gì 


«Ma  (V.  H.)  Terra  oggi  ralMta  e  di 
coi  fa  meiuione  Faiello  allo  radici  di  n 
colle  alle  sponde  del  Suine  lato. 

cttoiM  (T.  11.)  nome ,  delio  alIriMii 


aoeteonlo  da  ognal  ■nmavo  di  ooiosoo  aetame  ti 
inteme,  del  diaaMtio  di  paL  i,  0;  a'Orieote  k 
porta  della  cella  neUoaaatn*  o  eoa  ém 
ianeU  lagKalo  oaHa  giiiitmi  età  wmm.  li 


eke  chindovn  la  calla  doUa  parlo 
tolto  dai  GnoUaw  •  ianliò  no 
iaUtoIaU  a  a  Giorgin  dalle  Bnpn, 
anello  aperti  i  dodici  archi  aho  rf 
maggiori  dei  muro.  Tenendo  nlln 
eompreti  gli  tcalini  ò  Inngo 
ililobaU  pai.  Ifti,  6,  largo  04»  10*  A 
0  pretto  il  tempio  di  Ercole 
alanie  tepolcrali,  con  nicchio  e 
Ito  nmfio  ài  EreoU  io  ^gooahmla  la  pitali  ad 
issa  dallo  onorati  pietra  cho  roecnpavana,  e  m 
rieultò  la  Inngheau  non  eooiptuta  la  giadiatnii 
paL  tftf,  a  la  larghena  in  paL  OT.  H  perioititè 
formato  di  SO  eolonno  doricho  del  diamtM  à 
ptL  S,  5, 10,  mattilo  pariptero  adanlpratUtpo 
le  dne  nel  pronao  a  nel  poalioow  la  fonde  ddh 
eella  otterraai  la  baee  dov'  em  la  ■agnii 
In  bromo  f  opera  di  Mironn,  n\ 
cole  in  aomma  venemione  appo  gli 
i  quali  la  difetero  dalle  intidie  di  Terre  cht  l«* 
lava  rubarla  ;  era  costume  dì  baciarla  mi 
che  perciò  ne  rimate  logoro  coli' andar  del 
al  dir  di  M.  Tullio,  il  quel  confettava  cwn  h 
più  bella  che  ti  aveste  mai  veduto:  fue  nm  f^ 
Cile  dixerim  ptidquid  vidisu  pmlekrimi.  Xrtfsm 
all'angolo  di   traumntana  una  tlatna  id  mnm 
ttatuario  di  Etculapio  mutilata ,  poco  miasft  ài 
vero,  che  si  conserva  nel  museo  della  1.  Cai1i^ 
sita  di  Palermo.  Adomava  qud  tempie  iasttif» 
condo  Plinio  anche  un  famoeo  dipinto  di  Um,ét 
creduto  de   lui  di  valore   non  oornspsateO  i 
qualunque  prezzo,  ne  le*  dono  agli  Agrigeeliai  éi 
ivi  il  collocerono;  ma  ne  ditcorda  Cicsrsmtd 
suo  libro  de  inveniion^  ehe  dicelo  doaale  ai  asO> 
niati;  cel  pretenta  Plinio  lib.  nxv  ctp.  t>S  ^^ 
magni/leuM  e$t  Jtipittr  ejus  in  Carene  edilsiMO* 
Dii$,  et  Erculee  infame  drofonaf  afrmifolaei,  ^ 
menu  moire  corom  pmvenie,  etAmpkUrieee  ft» 
ipetro  il  tempio  tecondo  il  Serradifalct,  t  aàiti 
di  altre  ttupende  pittore  e  tmltnre;  si  ba  à^ 
intendenti  come  un  capo  d*  open  greca ,  d  ps 
rarehitetturache  per  rarcbeologia,  iablti 
peno  d'arebiirave  caduto  dalla  parte  di 


525 


Gì 


ehe  scaricasi  nel  fiume  Pantagia  o 
ri,  e  si  ha  origine  solfo  if  monte  Dia" 
jpra.  Vien  mentovato  dal  Gaetani  sotto 
nbi  i  nomi  nelle  Vite  de!  SS.  Sidl., 
b  dice,  alle  sue  sponde  aver  costruito 
iblio  pio  e  ricco  uomo  una  Chiesa 

circa  ss  palmi  verso  le? ante  dalta  colonna 
le,  con  un  foro  a  soltosqnadri,  piramidale, 
lo  a  porri  dentro  TuliTella  e  tirarlo  in  sa 
ir  fra  noi,  ci  mostra  la  conoscenia  dì  que- 
■mento  presso  gli  antichi.  Dietro  il  tempio 
grande  apertura  detta  Porta  aurea,  che  era 
Ica  porta  della  città  di  cai  non  rimana  Te- 
e  a  poca  distanta  è  la  cosi  detta  Tomba  di 
che  consiste  in  un  gran  basamento  quadrato 
irgheiia  di  paL  tO,  ed  alto  16,  S,  alquanto 
lale,  e  con  nn  secondo  ordine  decorato  ne- 
oli  di  quattro  colonne  joniche  con  capitelli 
ibbelliti  negli  angoli  di  fogliami  e  di  ovoli. 
Imi  13«  3,  ìucIusotì  il  fregio.  In  ognuna 
oattro  pareti  ci  hanno  delle  finte  aperture 

rilicTO  nella  pietra  ;  r  altezza  finalmente 
jtro  monumento  è  di  pai.  86.  Balla  diver- 
leUo  stile,  massimamente  delle  colonne,  sono 
I  opinioni  sulla  sua  costruzione;  credesi  da 
dell'epoca  greca,  stima  il  Serradifalco  col 
il  ed  il  Gourbillon  non  essere  che  un  romano 
lo  simile  a  quei  che  ci  hanno  presso  Ter- 

Albano  e  S.  Remigio;  altri  infiue  che  sia 
lamento  il  qua!  dimostri  la  nascita  dell*  or- 
nico ,  cui  non  erasi  ancora  assegnata  la 
iente  intavolatura.  Sembra  impossibile  del 
be  un  edifizio  cotanto  piccolo  ed  indegno 
lagnificenza  agrigentina  siasi  appartenuto  a 
roneche  regnò  per  ben  sedici  anni  con  splen- 
oa  gloria  e  che  meritossi  alla  morte  onori 
Seguendo  poi  la  discesa  osserrasi  alquanto 
ra  una  rustica  fabbrica  che  forma  gli  avanzi 
nfiio  di  E$eulapio  che  era  edificato  a  sola 
M  pilastri  angolari,  col  suo  pronao,  dove 
isi  forse  due  colonne  isolate  nella  linea  mo- 
del pilastri  angolari  dinanzi  alla  porta  che 
f  a  oriente;  eran  di  fianco  le  due  scale  come 
1  delia  Concordia  «  ed  al  di  dietro  senza 
,  dalla  parte  esteriore  verso  occidente,  due 
colonne  scanalate  impegnate  nella  muraglia 
enti  angolare  Erane  la  lunghezza  nello  sti- 
di  paL  77  circa,  di  poco  men  che  la  metà 
bezza,  e  di  pai.  i,  1  il  diametro  delle  co* 
Non  rimangono  attualmente  che  gli  avanzi 
scalini  aiti  paL  $>  8  ta  cai  i  pilastri  e  le 


Gì 


alla  Vergine  verso  il  ni  secolo  di  Cristo , 
dove  poi  visse  lungo  tempo  allontanatosi 
dalle  cure  del  secolo. 

«ladecca.  Lat.  Judeea  (V.  N.)  Casale 
appartenentesi  al  territorio  di  Butera,  ed 
alla  Chiesa  di  Siracusa ,  mentovato  in  un 

mura  della  cella  eoo  le  doe  mezze  colonne  senza 
capitelli.  Era  in  questo  tempio  la  famosa  statua 
di  Apolline  scolpita  da  Mirone  cheavcTane  inea* 
strato  in  un  del  fianco  a  piccole  lettere  di  argento  il 
proprio  nome;  fu  involata  dai  Cartaginesi  nel  iOa 
av.  C  quando  misero  a  sacco  la  città  di  Agrigento 
nel  principio  del  regno  di  Dionisio,  restituita  da 
Scipione  minore  Affricano  presa  Cartagine,  rubata 
finalmente  da  Terre.  Seguendo  intanto  il  cammi- 
no osservansi  a  sinistra  gli  avanzi  del  famoso  Ttm» 
pio  di  ffiové  Olimpico  di  cui  parla  suflicientementa 
l'autore  versandosi  in  erudizione  storica.  É  un 
evidente  testimonio  delle  parole  di  Empedocle  a 
di  Platone  sugli  Agrigentini:  aedifieant  tamquam 
nunquam  9$$ent  morituri,  edunt  et  bibuni  tam^ 
quam  erae  eaent  morituri.  Sorse  uno  dei  più 
magnifici  della  Sicilia  e  della  Grecia ,  e  secondo 
dice  Diodoro^  mentre  gli  altri  sono  cinti  o  di  co* 
lonne  o  di  pilastri,  riuniva  questo  entrambi  i  modi 
di  costrozione,  di  modo  che  le  colonne  chiusa  in 
metà  nel  muro  che  occorre  lungo  il  peristilio^ 
passano  da  forme  quadre  nell'interno  in  rotonda  al 
di  fuori»  formate  di  pietre  cilindriche,  ed  a  cunei 
unite  insieme  con  segmenti ,  e  congìungentisi  ad 
altra  pietra  nelPasse  di  ciascuna  colonna  del  se- 
midiametro di  tO  piedi  nell'esterno  e  la  larghezza 
di  piedi  1,  a  «  talché  potrebbe  starri  dentro  il 
corpo  di  un  uomo ,  ed  i  pilastri  di  It  piedi  di 
diametro  nell'  intemo.  La  figura  del  tempio  è  pa- 
rallelogramma rettangolare,  e  se  ne  addimanda 
il  genera  peeudoperiptero ,  faUo  talao  ed  ipetro. 
Là  lunghezza  dello  stilobate  senza  i  gradini  ò  di 
paL  4t9,  a,  e  di  807  la  larghezza.  Ne  erano  so- 
stenuti i  lati  maggiori  da  li  colonne  sporgenti 
alla  metà  delle  mura  corrispondendo  in  ognuna 
di  esse  on  pilastro  come  si  è  detto,  eccettuatene 
le  angolari  che  erano  assolutamente  rotonde;  il 
lato  occidentale  avevano  sei  comprese  le  angolari, 
sette  l'orientale;  nel  prospetto  di  occidente  vedo- 
vasi scolpita  ad  alto  rilievo  nel  timpano  del  fron* 
tono  la  guerra  di  Troja,  ed  in  quel  di  oriente  la 
guerra  dei  Giganti  contro  Giove»  opere  eccellenti 
mentovate  nel  testo.  L' interno  del  tempio  era  di- 
viso nella  sua  lunghezza  in  tre  scompartimenti  da 
dna  fila  di  pilastri,  18  per  ogni  lato,  a  da  un  ma- 


&26 


Gì 


diploma  di  Papa  Alessandro  III ,  dato  in 
BeneTento  nel  1168. 

«lallaoa.  Lat.  Juliana.  Sic.  Glaliana 

(T.  H.)  Nobile  paese  naluralmenU  fortiB- 

^cato^  sopra  scoscesa  rupe,  da  Federico  II 

circondato  di  un  muro  e  munito  di  una 

ro  elle  concatoiiafali»  ed  irpronaoen  anehe  di? ito 
dilU  eella  per  va  pìceolo  maro  a  forma  di  pial- 
letta. Negli  stvpeodi  arami  meritano  atteniiooo 
oltre  i  frantomi  di  eornice«  arehitraf  e  »  capileUit 
eolonne,  quei  di  no  baiamente  roboitiifimo  aor- 
montalo  da  cinque  gradini,  dei  quali  il  ioperìore 
nianoa  di  pedata  ed  è  adorno  di  nn  plinto  con  doe 
fiteie  lof rasUte  da  uno  slilobato.  Più  importanti 
tono  però  gli  aTanii  delle  cariatidi,  delle  qnali  di 
ondici  rimasugli,  ne  compete  una  il  signor  Politi 
della  longbeiia  di  paL  30.  e  che  sen  giace  distesa 
nel  tempio;  è  di  stupendo  sealpelb,  e  presenta  nn 
ragionevole  sfoggio  di  anatomia  ohe  esprime  la 
fona  oonveniente  al  sostegno  d' ingenti  massi;  tono 
ignudo  quatte  cariatidi,  inanellati  i  capelli,  coperta 
di  una  benda  la  testa«  eccettuatine  gli  resti  di  una  di 
fluuliebre  faccia.  Presentano  una  istudiata.imita- 
ilone  di  antichi  modi  nella  rigidena  dei  contorni 
e  nella  dureua  delle  masse,  ma  la  semplicità,  la 
straordinaria  franchena,  ed  una  graiia  neU*  inaio* 
me,  danno  a  vedere  essere  dell'età  greca  la  più 
bella  per  le  arti.  Varie  sono  affatto  le  opinioni  de- 
gli scrittori  sol  sito  che  si  abbiano  avuto  nel  tem- 
pio. Il  Lopresti  da  Girgenti  supponendo  aversi 
STuto  la  cella  tre  porte ,  stima  che  unite  due  a 
due  col  dorso  al  muro  di  quelle  ne  sostenevano 
l'architrave^  opinioue  adattata  come  più  probabile 
dal  Palmer!  ;  le  coitituisce  il  Tommasioo  sui  pi- 
lastri corrispondenti  alle  colonne;  Tab.  Maggiore 
nella  fronte  interna  dei  pilastri  della  cella«  pre- 
sentandone gli  argomenti  dalle  dimensioni  della 
altezza,  e  finalmeote  osserva  il  sig.  Politi  avessero 
formalo  nn  secondo  ordine  nella  cella  composta 
da  circa  ventiqoaUro  pilastri,  sostenenti  un  sem- 
plice architrave,  e  so  questo  un  attico  cariatico 
per  sostenere  roltima  cornice  dell*  ipelros,  così  che 
il  numero  delle  cariatidi  doveva  essere  uguale  a 
quello  degli  auli  di  sotto.  I  frammenti  infine  dalla 
parie  di  occidente  e  dal  lato  meridionale  del  tempio, 
e  prìncipalinenle  un  torso  forse  di  Giove  che  fulmina 
i  giganti,  una  magnifica  bocca  di  donna  col  mento, 
una  quantità  di  grandi  pietre  scolpite,  e  delle  drap- 
perie iucrostate  ancora  di  calce,  furono  trasportati 
per  ordine  del  a.  Governo  nel  museo  della  Uni- 
versità degli  slndii  in  Palermo.  Seguendo  iAlanto 


Gì 


rocca  ;  sorgo  a  poca  disianza  da  Chloii. 
Disse  Giaconio  Adria  essere  una  aeeshi 
dllà  sita  suU*  alla  iella  di  on  colle,  salto 
cui  è  una  aUiufma  rapa ,  doDe  fnm  i 
laro  nidi  le  aqyUe;  e  diasela  colonia  opt- 
lentissima  in  UiUo  con  feeondo  terrUorio, 


il  etBuniao ,  volgendo  verso  Mòrd,  icof|fi  ||i 
avamidi  un  l*amj»<d  ehe  ereden  dai  ■oderai  saril- 
torì,i  quoti  Fon  l'altro  ti  copiaroBO,  quel  di  Ci- 
«fors  e  di  PoUiict  di  cai  casta  Fiodaro  aclt  m 
ddle  Olimp.  Era  dal  geaan  aattfito  pgipitmi  t 
ne  era  fornito  il  perirtilio  da  Si  colauaddrd- 
tena  di  paU  U,  1,  S,  a  dd  diaoMlni  di  paL  4,7, 
tredici  oioè  nei  lad  a  tei  sai  praipcUi  sa- 
prete quelle  degli  aagolL  Por  ordina  Mlt  Gmh 
missione  della  antichità  di  BiaiUa  ai  fa  iftalnr 
dalle  pietra  a  dalla  terra  clia  da  «alti  ttcdi  b 
eoprivano  dall' etiniio  Tillaraala  a  dai 
fr.  Cavallari  eha  ne  rilevanMM  la  pianft 
la  quale  ne  abbiamo  dedotto  il  eauaa;  ai  disattr 
nrono  moltittimi  ruderi  di  ookmaa  tra  «a  aa^ 
Ohio  di  iMtamanti;  ti  erettalo  tm  fuatlra  pdÈà 
tra  oolonaa  con  la  propria  loro  trahaaiinot  •> 
di  nn  echino  Intagliato,  a  taratiaala  ai 
gola  dritta  ricoa  di  effigiata  latto  di  laaoi 
l'acqua  piovana,  la  quali  tatto  Iwooa  titdkdi 
in  Palermo,  a  adorna  una  il  notaa  dd  sì|.  9i* 
liti  in  Girgenti,  del  quale   parlaraaao.  È  parai 
del  sig.  Lo  Fase  Duca  di  Serradiialoo  esacr  di  gnn 
costruzione  e  ristaurato  poscia  dai  Bomaai.  lai 
si  osservano  contigui  a  misere  cstuccie  i  rsili  ad 
Tempio  di  Vulcano,  cioè  due  fusti  di  celoeM  id 
pia  nozze  nelle  scanalature,  il  che  potrebbe  iuk' 
durre  la  fondazione  di  epoca  romana,  quantaa^ 
i  più  bravi  architetti  non  desistano  afiaUo  dirli 'i 
greco  tempo;  soUevansi  quei  fusti  sopra  ilcaai|» 
dini  poggianti  su  parte  delle  fondaaMata.Piéi» 
con  sicurezza  intitolato  da  allora  a  Takaas,  ^ 
esser  vicino,  come  Solino  cai  descrive,  al  l^<b 
fé*  dir  delle  Csndonie  sull'olio  galieggiaats  sdh 
acqua  non  solo  ad  antichi  ma  anche  a  mtét^ 
scrittori,  trai  quali  il  sig.  Eiedeael  delass  à^  # 
Ficani  il  quale  pria  di  farlo  osservara  ill*ioì(* 
fé'  versarvi  di  soppiatto  un  otre  d'olio,  mi  iaitd' 
là  non  presenta  che  torbide  e  laagoae  acqtft  tf 
Aequidotti  Feacii  ai  quali  si  ha  iagnsmr*'^ 
che  casa  di  particolare  in  Girgenti;  non  ceaddo^ 
che  in  una  catena  meandrica  di  grette  impl>» 
nelle  quali  nulla  merita  attensiona  dalls 
toro.   Della  Piscina  non  riaaana  veitigis 
già  minata  al  tempo  di  Dtodoro.  fimm  i  f^ 


527 


Gì 


adatto  a  pascoli.  Era  nei  primi  tempi  dei 
Normanni,  ed  onìla  ai  borghi  Sinurio,  Adra- 
gnoy  Zabut,  e  Comicchio^  siccome  cosla  da 
diploma  di  Guglielmo  II  nel  1183.  Dap- 
prima fu  decorala  del  titolo  di  Signoria , 
indi  nel  1543  di  Marchesato.  Nella  fortezza 

diùo  del  cooTento  di  S.  Nicola  è  on'aotica  fab- 
brìea  che  moatra  qq  tempietto  io  antis ,  di  coi 
ffnne  qoattro  coloooe  formaf  aoo  il  prospetto  dalla 
porte  di  orieote;  le  goccio  sotto  la   lista  dell'ara 
cbttroTe  il  preseotaoo  dorico-greco,  ma  fan  sospet- 
tare però  rionire  ed  il  dorico  ed  il  jooico  come 
aelUi  tomba  di  Terone»  e  la  sagoma  dei  capitelli  degli 
jNitì»  •  la  base  attica,  e  le  complicazioni  oelle  mo- 
é&mmìam  del  fopracdglio  e  negli  stipiti  deHa  parte 
nritreasata»  la  qoale  por  devastata  dai  Goti  che 
loadoltwoBo  al  loro  stile  il  sesto  acato,  fecero  oeU 
rbitenio  OBO  volta  a  crociera.  La  larghezza  dello 
olilobata  dalla  parte  orientale,  oltre  le  basi  dei  pi» 
è  di  peL  M,  e  di  49  la  longbezza,  ed  il  dia. 
di  prospetto  dr  pai.  3,  4;  addimandasi  tal 
r  Orolorio  44  FalaHdé.  Sonosf  rinrenote 
$É  fooi  contoroi  del  fraotomt  di  statoe,  e  prio- 
■oo  sto  pendo  torso  ignodo  con  nella 
tinialra  parie  di  ama  clamide,  che  poò  ere* 
émà  di  «n  Dfereorìo;  ti  si  raccolsero  aoche  nove 
gm  Maasi  di  ooa  cornice  corintia  in  marmo  bianco 
ém  corooora  al  certo  ona  qoalèhe  fabbrica  di  for^ 
■tt  rotonda;  si  osservano  adattati  egregiamente  in 
Ha  OMiraglia  eircolare  appositamente  costroìta,  e 
il  ricordano  T  antico  romano  tosso.  La  Chiesa  di 
&  Maria  dei  Greci  finalmente  ò  costroita  sogli 
naui  di  a»  Tempio  oredoto  per  la  sola  voce  tra« 
WiMle   di  GioM  FoUeo,    del  qoale  si   esser- 
Mo  io  parte  dairesteroo  verso  settentrione  i 
Jtei  ranghi  A  pietra  che  componevano  il  fo- 
lli ieaMbter  delUl  colonne  del  diametro  di  pal- 
M  5,  1  oBVe  e  '/i;  la  strada  sovrapposta  copre  ona 
lell»  ststahota  coi  gradini  però  ben  conservati. 
Foliene  che  avendo  apprestato  gK  Af  ri* 
Palando  delle  somme  a  compirlo,  se  ne 
«gli  Bé  asorpar  la  tirannide  delfai  eitti. 
Bete  eert  ono  agoardo  ai  più  interessanti  mo- 
nti dell*  antica  Agrigento^  trasandati  gli  og^ 
ti  di  vaglia  mnnon,  apjpoggiatici  principalmente 
lavori  aolle  antidfalità   agrigentine  deir  esiridio 
Paliti,  atropa  colossale  solle  antichità  dì 
dell' eraditMmo  sig.  Doca  di  Serradifalco', 
Goida  per  la  Sicilia  di  II.  Giovanna  Power, 
ora  alla  deaerizione  del  civile  staio  di  Gir- 
yAti  pabbliei  ftabilìBienti  sì  chìesiaslioì  ebedì 


Gì 


avevano  ampie  magioni  i  Signori,  ma 
fu  data  ai  monaci  Olivetani  la  metà  che 
guardava  il  paese  verso  tramontana,  poiché 
questo  è  rivolto  verso  Greco.  La  parroc- 
chiale Chiesa  maggiore  sacra  alla  Vergine 
Assunta  sorge  nella  parte  bassa,  comune- 
beneficenza,  e  negli  oggeUi  primarìidi  belle  arti  che 
si  attirano  in  essi  attenzione. 

La  città  di  Girgenti  è  ona  deUe  capitali  delle 
sette  Provincie  di  Sicilia,  distante  76  m.  da  Paler- 
mo, cen  soggelli  i  distreUi  di  Bivona,  e  di  Sciacca 
olire  il  proprio.  É  sede  del  Vescovo,  dì  on  Inten- 
dente, d*ona  G.  Corte  Criminale  e  di  on  Tribo- 
nale  Civile,  di  on  Giodicato  d'istrozione  e  Circon- 
dariale, d*uu  consìglio  di  Ospìzii,  di  ona  Depo- 
tazione sanitaria  di  Sgelasse,  di  ona  dogana  di  1* 
classe.  Il  dnomo  era  a  principio  di  costroziooe  go- 
tica ,  di  forma  polìgona  le  colonne  e  faccettate , 
ma  fbron  qoeste  sconsigliatamente  imbottite  di 
calce,  apposti  pessimi  ristaori,  archi  pesantissimi^ 
e  plinti  ingenti  sotto  le  basi^  mutato  il  carattere 
gotico  in  forme  estranee  afiatto  senza  nemmeno 
onilà.  Entrando  nella  maggior  navata  vadosi  a 
sinistra  nn  rustico  marmoreo  sarcofago ,  che  ad 
onta  della  vergognosa  storia  degli  amori  di  Fedra 
pel  figliastro  Ippolito  che  rappresenta  nei  soni  qoattro 
lati  in  rilievo,  è  desti  osto  ad  on  dei  sacrosanti  osi 
deHa  Chiesa  Cattolica,  alla  conservazione  dell' ae- 
qoa  santa  per  1*  amministrazione  del  battesimo.  Nel 
lato  di  tramontana  non  perfettamente  finito  è  isto- 
riata la  caccia  di  nn  cinghiale  in  nn  bosco;  Ippo- 
lito che  inforca  nn  bellissimo  destriero  dìfendesi 
colla  lancia  dalla  belva  atterrita  da  cinqoecani  che 
le  sono  addosso;  i  tre  cacciatori  con  clava  pietra 
e  freccia  tentano  ucciderla,  ed  ona  qninta  figora 
aizza  colla  destra  on  caoe  che  addenta  il  cinghiale 
in  ona  delle  gambe  posteriori,  e  tiene  on  parazo- 
nio  colla  sinistra;  tutto  vi  è  vita.  Nel  lato  minoro 
di  oriente  rappresentasi  Fedra  ferita  da  Cupido; 
abbandonata  so  di  ooo  scanno  volge  il  capo  alla 
notrice  che  le  alza  il  velo  dal  fronte  e  le  scioglie 
le  treccie,  mentre  nove  delle  soe  dooòe  le  fan  co* 
rena  e  doe  cercan  confortarla  intrecciando  il  loro 
canto  al  soon  della  lira;  al  lato  opposto  di  Cupido 
ò  on  cane;  la  base  ò  adorna  di  fogliami  e  di  ani- 
mali. Neil*  altro  lato  maggiore  è  scolpito  Ippolito 
in  on  noovo  apparecchio  di  caccia,  e  circondato 
da  dieci  cacciatori,  da  cani,  da  destrieri;  alla  soa 
destra  la  notrice  gli  porge  sommessamente  i  doni 
e  i  dìttici  amorosi  che  Fedra  gì*  invia,  e  ne  svela 
r  ardentisiimo  dimoro  per  Ini;  inorridisce  il  prode 


528 


Gì 


mente  però  dicesi  intitolata  a  S.  Giuliana 
Tergine  e  Martire  Patrona  speciale  dei  ter- 
rauani,  del  di  coi  teschio  gran  parte  fé  do- 
nato da  Diego  de  Haedo  Vescofo  di  Gir- 
genti,  e  consenrasi  in  una  cassa  d'argento, 
celebrandosi  la  di  lei  solennità  con  gran 


•I  foMito  aamiBiio»  il  rigsUa»  •  Tinto  dagli 
giorì  M  giara  il  titottiio;  è  aéorao  altral  il  etsB- 
fra  dilla  baie  di  fogliaoM  e  di  aaioMli.  U  ^«arto 
lato  dal  larcolago  Beno  rile? ato  dagli  altri  a 
«MI  aonpito  ia  tolto  rappraaanta  il  tragiao  fina 
d'Ippolito  fOfaaeiito  dal  earra»  Inidnato  dai 
tra  corridori  maiai  in  praeipitoia  rotta  dal  bm- 
atro  marino  ad  onta  dagli  afoni  di  nn  corag- 
gioio  icadiaro  eho  tenta  rattanerli.  NeU*  angolo 
riniitro  della  parte  raperiore  gnalaMnta  redeai 
aealpita  la  teila  di  nn  boe  marino  aama  eoma* 
Altro  antico  fareofago  di  Buurmo  bianco  indoaaato 
da  an  eleùmte»  col  ritratto  di  aa  giofane  in  aa 
diaeo  iOiteaato  da  doe  genii  con  altre  Bgnre  fini- 
botiobe  »  OfierTaTaai  non  molli  anni  or  tono  nel 
daoBM  atateOf  bm  contiderato  come  aa  lafiorma 
maaio,  aon  per  anco  aTondo  rìgaardo  di  aorta  alle 
iaoiiioBi  ed  llloflnoioai  cbe  lato  ne  aTarano  il 
irOrTiUe,  il  Principe  di  Biioari  ed  altri  cbiarii- 
aimi  arcbeologi,  renne  cbiaao  armeticamaato  an- 
tro il  graada  larcoCago  per  aaeglio  maataaar  l*ae- 
qaa  lottrale  cbe  ne  trapeUfa,  privando  la  dita 
di  on  ocello  che  le  era  non  di  poco  ornamento; 
ai  potrebbe,  etlraendoai,  ioToUre  ad  on  deplora- 
bile deperimento,  ma  cosi  lascialo  di  TanUggio  in 
non  cale,  ci  retlerà  solamenle  il  rammarico  di  non 
arere  rimedialo  a  tempo.  Altro  ae  ne  oMerva  di 
pari  antichità  nell'  ingresso  della  porta  maggioro 
al  deslro  lato,  di  bianco  marmo  come  i  doe,  li- 
acio  perfellamenle,  e  con  coperchio  a  frontone  or- 
nalo di  on  meandro  dipinto  alla  greca;  Torlo  so* 
perion  è  terminato  da  ona  gola  di  poco  aggetto 
o  becco  di  ci?ella  dipinto  a  fronde,  e  questa  pit- 
tura la  grandexza  e  la  inlereua  il  rondone  me* 
ritevole  di  speciale  attenzione  e  di  non  poco  in- 
teresse. Osser?an8Ì  nel  duomo  oltre  i  mentOTali 
sarcofagi ,  uno  stupendo  quadro  della  B.  Tergine 
col  Barobino  di  Guido  Beni,  e  4  grandi  quadri  cbe 
nppresenlano  S.  Antonio,  N.  D.  del  Bosario  nel- 
r  alUro  delle  anime  del  Purgatorio ,  la  Madonna 
88.  col  Bambino  nelle  braccia  e  circondala  da  8. 
Anna,  8.  Liborio,  8.  Biagio,  8.  Luca,  l'Arcangelo 
Baffaello  nell'  allaro  di  8.  Liborio,  e  quel  dei  88. 
Cosmo  e  Damiano  presso  1*  altero  di  8.  Antonio, 
del  Can.  Nunaio  Magro  «  di  cui  si  dubita  se  nato 


Gì 


festa  e  fiere  nella  prima  domenica  di  set- 
tembre; nn*  Arciprete  e  sacerdoti  insieaM 
ritmiti  attendono  al  coito  divino;  è  deconli 
ona  cappella  di  varie  teche  con  reliquie  di 
santi  e  prindpalmenle  di  od  brano  ddh 
Sindime  di  6.  G.  della  larghena  di 


in  es- 


atti* 


in  Girgentl  o  in  lagabnnto  o  ■arto  in 

Si  agaato  del  ITSi,diaaepole  ini  IfnvnIB» 

oaaarra  dalla  maniero,  daVam  Min 

piegbe  dei  panni  e  dalla  | 

a  pie  del  8.  Antonio,  lavoro  dannla  da 

Cbiesa  per  eaaaro  alato  in  proaaia 

promoaso  al  canonicale,  vadeai  il 

eoU'  iaeriiion«  Nfmuim$  Mti§r9 

no  470S.  MeU'aroyTio  del  é 

aenrasi  nn  raro  di  terra  colta 

tato  perobè  il  priaao  rinTonnto  io  qnaila 

in  leeltà  non  del  aalgliori  ebn  ci 

pia  nei  gebinelli  di  bmUo  eiUà  delTiaab, 

Tansi  altri  quattro  auoi  dipinti   di 

di  eiroa  S  paL  di  kingbena,  dnonU  daMT 

cono  a  Giuaeppe  Ticari,  dui  faali 

uno  la  cena  di  Bmniaua,  akiu  b 

Pietro,  altro  G.  Griato  paipniu  m1 

da  8.  Tommaro,  ed  il  fnarlo  k  Giaditla 

di  Oloferue.  Dipinro  nella  Cbiaaa  ini 

nn  quadrone  dei  pie  belli,  thm  roppffeaauta 

colò  di  Bari,  ed  altro  ancbn  m  aaaai  pii 

cbe  esprime  il  luogo: 

Doto  rumano  spirito  ai  purga 
E  di  salire  al  Gel  diTooU  degnai 

situatone  in  prima  nel  eappoUonu,  aaa  tahe  «a, 
confinato  nella  sacrestia,  aoalitnito  da  nn  £piiii 
del  sig.  D.  Carmelo  Argento  da  Girgenti  sfisw 
di  Antonio  Manno.  Nella  Chieu  del  PP.  Ornh 
litani  ci  ba  del  Magro  il  quadro  ebe  roppianaO 
8.  Angelo  moribondo ,  a  nella  sacraslia  dai  Ff* 
dell'Oratorio  di  8.  Filippo  Neri  dna  quadri  di 
misura  per  IraTorao  dipioti,  eapriaaenli  ia 
deisa  al  naturale  ed  In  aroiio  fignro,uno  lai 
saliaio  di  &  Giuseppe  colU  B.  Yergine*  l'albe  b 
adultero  sai? alo  da  G.  Griato,  oltro  ?arìi  airi  A* 
pinti  cbe  ritro? ansi  di  Ini  in  altro  Gbiaia,  ai  li 
Tari!  paesi  non  eccettuato  Palanao. 

TiTcote  8.  Alfonso  dei  Ligneri  ronne  bai* 
nel  ir7S  la  casa  dei  PP.  Lignorini  contigmdp^ 
Beno  TescoTile,  e  si  è  già  compilo  nett'eaesll» 
un  gran  tempio  di  arobitattnro  joniea,  fnf^ 
di  buone  pitture,  eretto  in  onoro  dellaielml^* 
eoaacincialo  nel  tSiO.  Fu  demoliu  inlaaia 


529 


Gì 


mano:  si  ha  9  Chiese  filiali,  ed  in  quella 
di  S.  Margherita  con  una  confraternita  ewi 
un  simulacro  del  SS*  Crocifisso  sommamente 

il  1S36  la  Chiesa  di  S.  Stefano  faorì  la  città.  Isti- 
tohrantt  in  ({oesto  nostro  secolo  le  scaole  coroo- 
nali  col  metodo  di  Lancaster,  sino  alla  conoscenza 
dalla  grammatiaa  italiana  e  latina  a  render  la  gio- 
Tenta  capace  al  più  eletato  metodo  del  seminario 
nel  qoale  i  Domenicani  furono  discaricati  dati*  ob- 
blifo  di  apprestare  i  professori.  Stabilivasi  nel  1840 
una  tcnola  di  calligraGa ,  ed  una  scuola  di  dise- 
gno nd  1S50.  Venne  costruito  nel  secolo  scorso 
da  M.'  Ramirex  Vescovo  della  diocesi  il  collegio 
dentro  il  seminario  dei  chierici ,  dove  passa  da 
questo  il  fiore  della  gioventù  che  per  istretto  con- 
eorM  delle  studiate  materie  ha  dato  saggio  delia 
•na  preponderansa,  a  compire  il  corso  degli  studi! 
•ansa  spese  di  mantenimento  che  indossa  affatto 
il  eoUegio  sudetto;  è  questo  uno  stabilimento  che 
iftìtnita  una  somma  gara  negli  studiosi,  ha  formato 
ingegni  altissimi  nelle  chiesiasticha  scienze,  che  si 
httino  anche  attirato  lo  stupore  degli  stranieri. 
n  Goniervatorio  Gioenino  iuoltre  deve  la  sua  fon- 
danone sulla  prebenda  del  Tescorato  al  Vescovo 
6ioeni  da  cui  prese  il  nome,  e  vi  fu  erogata  la  som- 
Ma  di  8S000  scudi;  quadrato  è  Tedifitio  e  a  due 
fieni  ;  sUbill  il  tesUtore  dovervisi  mantenere  IS 
Taechi,  e  7S  alunni  a  studiar  gramatica,  musica, 
o  qneU'arte  che  più  torni  grata  «  ma  diminuite 
oggi  le  rendite  si  è  anche  diminuito  il  numero. 
La  pubblica  biblioteca  vicinissima  al  duomo,  fon* 
data  con  pochi  libri  da  Mr.  Lucchesi  PaHi>  senza 
aistenu  bibliografo  »  senza  fondi ,  viene  a  poco 
a  poco  leeman/lo  anziché  aumentarsi ,  e  qon 
«arila  alcuna  attenzione.  Il  gabinetto  artistico  ed 
aiohaologioo  del  sig.  D.  Raffaello  Politi  amatore 
daite  patrie  cose  e  dei  pochi  che  possa  oggi  van* 
lar  nulla  di  eccellenti  nella  pittura,  merita  una 
attenta  risila  dal  viaggiatore;  vi  ha  una  scelta  col* 
kaiono  incorniciata  della  più  belle  stampe  moder- 
M!p  che  comprese  colle  antiche  conservate  in  por* 
liiagli  ascendono  a  ben  SOOO,  tra  la  quali  delle 
mm  e  dei  preziosi  originali  ;  uno  stupendo 
delle  più  rare  figure  litografate  in 
ed  altrove,  una  raccolta  numerosa  di  gessi; 

gabinetto  di  storia  naturale  colle  più  rare  stron- 
,  solfi  crbtallizzati,  conchiglie»  ricercatissime 
|fllrificasioni  ec,  un  piccolo  medagliere,  ed  una 
di  oggetti  antichi,  trai  quali  degli  stupendi 
Étlili  greco-sicoli  «  idoletti,  bronzi,  alabastri, 
nti  di  antica  scultura  ed  architettura  ri- 

ati  nei  territorio  di  Girgenti,  e  principalmente 


Gì 


miracoloso  e  molto  venerato  dai  paesani. 

Al  tempo  del  Pirri  i  Carmelìlanì  che  dolila 

Chiesa  di  S.  Antonio  fuori  del  paese  pas- 

un  magnifico  torso  di  un  Apollo  del  più  bel  se- 
colo della  scultura  in  marmo  pario  e  metà  del 
naturale;  finalmente  una  piccola  ma  scelta  biblio* 
teca  artistica  e  letteraria,  adorna  del  gran  Dante 
dedicato  al  Canova  da  Renzi,  Marioi  e  Binisi,  adi 
molle  altre  opere  di  gran  lusso  e  di  valore  ingente. 
Il  sig.  Politi  apre  nella  sua  casa  un  piccolo  ma 
grazioso  teatro  in  sollazzo  della  gente,  ed  è  unico 
nella  città.  Fu  costruita  nel  1832  una  casa  di  com- 
pagnia denominata  il  casino  Empedocleo,  fornita 
di  ampia  galleria  e  di  varie  stanze  contigue  ador- 
nate elegantemente;  presenta  un  bel  prospetto  con 
al  di  sopra  nel  centro  le  armi  di  Agrigento  e. la 
testa  di  Empedocle.  Radunasi  anche  in  Girgenti 
una  società  economica  per  lettere  e  scienze,  che 
ha  dato  alla  luce  alcuni  dei  suoi  atti  applaudili 
dai  giornali  esteri  e  nazionali.  Si  ha  il  comune 
un  monte  agrario,  poiché  in  questo  veniva  inrer- 
tito  per  sovrano  rescritto  del  31  agosto  iSiS  un 
peculio  fruroentario  fondato  nel  1750  da  Blonsig. 
Gioeni  Vescovo  diocesano;  dipende  dairintendentet 
e  viene  amministrato  da  tre  Canonici  e  dal  Ret- 
tore delle  opere  pie,  eletti  a  vita  dal  Vescovo;  il 
capitale  è  di  sai.  548  tum.  a  di  frumento.  Telo- 
tato  in  denaro  al  prezzo  corrente  in  due  S8i9,  60; 
i  prestiti  si  fanno  per  via  di  pubblici  strumenti* 
Per  le  cure  dell'  Intendente  il  signor  Palizzolo  fa 
cominciata  nel  1850  a  contribuzione  di  partico- 
lari una  villa  pubblica,  poi  continuata  e  mante- 
nuta a  spese  del  comune  con  annuo  assegna- 
mento; è  fregiata  di  statue  di  marmo  che  formando 
un  semicerchio  chiudono  nel  centro  una  colonna 
su  cui  vedesi  il  busto  di  Empedocle  esimio  lavoro 
dello  scalpello  di  Villareale;  per  la  posizione  4 
sorprendente,  poiché  offre  da  un  lato  la  Teduta  di 
gran  parte  della  città,  una  prolungata  catena  di 
monti  e  valli  da  tramontana .  e  da  mezzogiorno 
un  orizzonte  aroenissimo  che  signoreggia  un  mare 
azzurro  in  pace,  sparso  di  legni  mercantili.  Si  4 
anche  aperta  una  pubblica  passeggiata  di  conside- 
revole lunghezza  ed  ampiezza,  che  mostra  i  ma- 
gnifici monumenti  dell'  antica  Agrigento  ed  in  se- 
guito una  vasta  pianura  che  offre  a  destra  il  corso  al 
fiumeii^ra^a(Drago)«le  di  coi  acque  vedono  con- 
fondersi col  mare.  Costmivasi  nel  173S  un  camposan- 
to presso  la  sommità  della  Rupe  Atenea  nella  quale  4 
istallato  un  telegrafo,  come  altro  é  anche  posto  nel 
molo.  Una  buona  parte  della  lunga  strada  princì- 
pale  della 'città  si  é  da  poco  tempo  lastricata,  a 

fi  7 


630 


Gì 


sarono  ni  di  dentro  in  quella  dcH*Annun- 
ziaUi  nel  1594,  a  noslri  giorni  mancarono. 
I  monaci  Olifelani  cui  si  apparteneva  la 

eootinuata  fra  brcre ,  sì  porterà  al  termine.  Dal 
1737  al  40  fu  la  ciuà  tutta  girata  di  strade  rota- 
bili comunali  che  si  riducono  sino  al  molo  e  me- 
nano agli  antichi  monumenti  greco-sicoli.  Vedi 
Molo  di  Girgentù 

Contavasi  nella  città  nel  1798  una  popolazione  di 
^1882  anime,  di  17767  nel  183t  compresavi  quella 
del  sotto-comune  Montaperto,  e  finalmente  di  15643 
nello  scorcio  del  1853.  Era  la  popolazione  dell'intera 
proTincia  nel  1798  dì  217877  anime,  di  225038  nel 
1831,  e  di  248545  nel  fine  del  1852.  L'estensione 
territoriale  di  Glrgenti  comprendesì  in  sai.  15108, 
751,  delle  quali  divise  in  culture,  25,874  in  giar- 
dini «  30J75  in   orti  semplici,  2,511    in  canneti, 
•57,536  in  seminatorii  alberali,  10156,746  in  se- 
minatorii  semplici,   2991,638  in    pascoli,  189,013 
in  vigneti    alberati,  336,078  in   vigneti  semplici, 
41,914  in  ficheti  d'India,  671,886  in  terreni  im- 
prodottivi,   5,380  in   suoli  di   case.   L'estensione 
territoriale  poi  dell*  intera  provincia  coìnprendesi 
in  sai.  161068,417,  delle  quali  290,873  in  giardini, 
63.591  in  orti  alberati,  263,928  in  orti  semplici, 
46,627  in    canneti,  348,441    in  risaje,   14.389  io 
pioppeti,  135,643  in  seminatorii  irrigui,  8630,504 
in  seminatorii  alberati,  104607,100  in  seminatorii 
semplici,  34388,242  in  pascoli,  2710,211  in  oliveti, 
2177.540  in  vigneti  alberali,  4037,346  in  vigneti 
semplici,  422,702  in  sommaccheli,  422,703  in  ficheti 
d'India,  1.3U6  in  ficheti  d'India  ed  altro,  33,047 
in  alberi  misti,  390,041   in  maudorleli,  66,123  in 
pistacchieti,  624,921  in  boscaU> ,  2,046  iu  terreni 
a  delizia,  11,186  in  culture  miste,  7,192  in  car- 
rubbcli,   1386,965  in  terreni  improduttivi,  84,343 
in  suoli  di  case  territoriali,   1,316  in  camposanti. 
Ci  hanno  quattro  zolfare  nel  territorio  della  città 
e  propriamente  nelle  contrade  di  Chimente,  Fauma, 
Gibisa  ,  Finaila;  si    addimandano   dalle   contrade 
proprie,  non  sono    soggette  ad  inondazione  fuor- 
i-hè  la  prima  per  l'acqua  sorgiva,  disiano  da  7  m. 
a  mezzo  dal  luogo  dell' imbarco  ,  e  da    4  a  6  dal 
puato  più   prossimo  dalla  strada    a    ruota  che  vi 
conduce;  danno  le  tre  prime  zolfo  di  2*"    qualità 
e  di  3"*    r  ultima  ;  scavasi    in    tutte    per    T  intero 
anno  e  bruciasi  da  luglio  a  dicembre;  impiegansi 
20  braccia  nella  prima,  12  nella  seconda,  10  nella 
teiZii,  8  neir  ultima;  la  zolfara  nella  coulra  da  Suzza 
non  ò    in  attività.    Esporlaii^i  annualmente,    più 
che  800.000  quintali  di  zolfo,    ed    il    commercio 
di  esportazione  si  versa  anche  copiosameutc  in  gra- 


Gì 


Chiesa  di  S.  Caterina ,  per  opera  di  Leo- 
nardo Abate  del  Eosco  stabilirono  loro  do- 
micilio in  Giuliana  nel  Ì6i7,  e  per  beneli- 


BO,  orzo,  legumi,  pistacchi,  carrubbe,  temi  di  Hm, 
sale  e  gesso.  Manca  di  acqua  il  territorio  e  si  è 
già  dato  in  appallo  al  signor  D.  Enrico  Parisi  oi 
lungo  corso  di  acqua  per  la  cifra  estimativa  di 
onze  146,000  a  spese  del  romane,  e  per  la  terza  parte 
deUa  prebenda  vescovile.  Il  terreno  di  Girgeoti  con- 
ponesi  di  calcareo  arenoso  a  strati  orbxontali  iadi- 
nati ,  di  tena  formazione ,  ed  a  pochi  passi  dopo 
la  porta  dì  Ponte  verso  il  Game  di  S.  Biagio  vi 
furono  rinvenuti  dalla  esìmia  Giovanna  Power  i 
seguenti  avanzi  fossili  organici  : 

Mactra  infiala,  Bronn  triangoìa,  Ren.  £«cìm 
commutata,  Phil.  Cytherea  fTenetiana,  Lamk^  api' 
calis,  Phil.  exoleta,  Lamk.  lineata,  rugo$a,  Bron^ 
Venus  radiata,  Broe.  gallina ,  L,  decussata,  L 
Cardium  eehinatum,  L.  rusticttm^  JL.  pectinatum, 
Lamk.  Cardila  suleata  Brug.  Pectuncnlut  dfcy- 
meris,  Lamk*  violacescens,  Lamk.  aurilvi  »  Dtfr. 
Nucula  piacentina.    Lamk.    Polii.    Pkil,  Pinna. 
squamosa ,    L.  Spondylus   craprisguama,  laai 
Ostrea  Lamellosa,  Broc.  plicatnìa,  L.  eomìteapiat. 
Lamk.  depressa,  Phil.  foliosa,  Broe.  AnomiaEpIdp- 
pium ,  L.  polymorpha ,  Phil.    Terebratula  Htm 
Lam.  Emarginula  elor^gata.  Costa.  Rissoa  aisiw- 
donta,  Bivon.  pulchella,  Phil.  radiala,  PhiL  .Tt 
tica  millepunctàta,  Lamk.  Guilleminii,  Payr.  ron- 
rena ,  Lamk.  Turrilella  tornata  ,   K'óning.  wn»»- 
cularis,  Riss.  terehra  Broc.  Pleurotoma  plicatum, 
Lamk.  gracile,  PhiL  Fusus  exiguus,  Lamk.  eden- 
latus,  Lamk.  Chenopus  Pis  Ptìicani,  Phil  Bve- 
cihnm  mutabile  semi striatum.  Broc.  Linnei,  hf 
Columbella  rustica,  Lamk.  Mitra  truncata,Lai^ 
Conus  mediterraneus.  Lamk.   Deutalium  tltf^^ 
Unum,  L.  Balenus  tulipa,   Ranz  òalanmdes. 

Il  D**  D.  Gaetano  Nucito  faceva  anche  dHle  ^*- 
perle  interessanti  per  la  geognosia,  ina  uoo  otl* 
dato  ancor  parte  pubblicamente  in  profitto  it^ 
scienza. 

Ebhesi  a  patria  Girgenti  l'esimio  Filippi»  foétn 
che  può  computarsi  Ira  qu!^gli  uomini  rh«  iff*- 
jono  sulla  terra  come  gli  astri  dalla  i^ìtué*^ 
chioma  ad  annunziare  la  magnifìceoza  dell  El^^ 
nelle  stupende  sue  opere.  Il  nono  giorix)  drl  ^• 
tembre  del  1789  udiva  il  primo  suo  tacili»' ** 
spiccava  la  giovinezza  per  una  ^omna  vì^^'*'^ 
d'ingegno  che  non  può  non  avverarsi  io  coKjfvi*^ 
giganteggiano  poi  nelle  scienze;  uscito  àtì  *f*^ 
nario  dove  erasi  formalo  insino  alle  fi!uH>6(bf^i 
scipline  con  incomparabile  progrcssu,  ioc!i::«^  p^ 


531 


Gì 


el  Marchese  Marco  Antonio  Colon- 
do  ollenulo  quella  parie  della  for- 
cèdi  fronte  alla  cillà,  inularonla  in 


te  allo  studio  di  61o8o6a  morale,  onde 
irai  al  foro  come  occasione  continua  dà 
ceisaolemente  la  prediletta  scienza;  Tenne 
Palermo,  hiaagoravasi  già  in  Sicilia  una 
lei  codici  criminali.  Una  grande  influenza 
)  i  Principii  della  legislazione  criminale 
i  allora  dal  Fodera,  che  contava  appena 
ao  terzo  anno  di  vita;  furono  nna  deci- 
decreto:  mostra  in  quel  lavoro  ch*eter- 

00  nome  colla  voce  della  umanità  che 
lui  un  benefattore,  quali  TÌzii  offendessero 
rione  .  criminale  in  Sicilia  ,  riguardata  e 
zioni  delle  pene ,  e  nella  processura 
I ,  e  nei  regolamenti  di  polizia ,  signifi- 
idarsi  i  suoi  principii  suU*  unico  sistema 
libtlità,  appoggiandosi  ad  un  mare  di  eru- 
ntica  e  moderna.  Prendeva  intanto  a  tra- 

r  ordine  intero  dell*  isola  cangiando  fi- 
Interamente  e  nel  politico  e  nel  legisla- 
'  amministrativo  e  nel  giudiziario,  tal  che 
istemi  legislativi  comunque  modellati  sa 
oattro  lustri  pubblicati  nella  Francia,  re- 
momento Olio  stato  d*  ambiquità,  dì  osco- 
controversie,  principalmente  nella  ritologia 
ad  opporre  a  ciò  un  rimedio  pubblicava 
il  Fodera,  che  avevane  a  prima  giunta 
la  trama,  un  primo  volume  di  comen- 

1  nuova  procedura,  qual  lavoro  poi  non 
•e,  divenuto  superfluo  sopravvenendo  in- 
i  so  ciò  dalla  Francia.  Mentre  però  oc- 
in  lavori  che  sempre  più  ne  confermavano 
a  opinione ,  mentre  scioglieva  indubi- 
e,  in  opera  data  alle  stampe  nel  182t,  la 
I  qoistione  elevata  intorno  al  dritto  della 
le  in  possesso  dei  beni  del  debitore  per 
l'interdetto  salviaoo,  che  intendevano  i 
esercitare  in  virtù  dei  loro  contratti  an- 
oichè  la  nuova  reggenza  ipotecaria  e  la 
la  spropriazione  forzata,  avevan  fatto  di- 
disparate lientenze  V  intero  foro;  mentre 

li  nella  meccanica  e  nella  fisica  inventava 
«bine  e  pubblicava  lavori  per  la  oom- 
dello  zolfo  senza  che  lo  sprigionamento 
)lforosi  avesse  prodotto  danno  alla  vege- 
elle  piante,  non  desisteva  di  far  di  con* 
onere  la  sua  eloquente  voce  nel  foro  alla 
ir  innocente,  che  rtpotava  à  gran  fortuna 


Gì 


convento  sotlo  il  titolo  della  SS.  Trinila,  che 
proccurarono  fosse  insignito  del  lilolo  di 
abazia*  Si  ebbero  le  sacre  vergini  da  gran 


poterlosi  avere  a  difensore  nella  ingente  moltito* 
dine  che  gli  accorreva  scorgendo  in  lui  certa  vit- 
toria ,  pubblicava  una  farragine  di  memorie,  che 
mostrano  l' uomo  incorrotto,  il  Blosofo,  il  più  gran- 
de dei  legisti  del  suo  tempo.  Negli  ultimi  anni 
di  sua  vita  fermavasi  nello  studio  della  musica,  e 
scrisse  un'opera  cui  diede  il  lilolo  di  Scienza  dtX' 
V  armonia  per  nuove  vie  condotta  eotto  le  leggi 
generali  dell'acustica,  seguita  dalla  storia  delle 
principali  teorie  armoniche.  Fu  anche  poeta  e  la- 
sciò sino  ai  nove  canti  un  poema  che  doveva  esten- 
dersi, secondo  si  prefiggeva,  sino  ai  trenta  e  più; 
fingendo  un  viaggio  verso  la  sede  dei  sapienti,  pone 
in  iscena  i  più  grandi  filosofi  dell*  antichità  e  dei 
secoli  a  noi  più  vicini,  e  per  loro  disputazioni  di- 
mostra il  sistema  deiruniveno,  le  catastrofi  della 
terra,  i  fenomeni  della  natura,  le  origini,  le  re- 
ligioni, i  rivolgimenti,  la  morale,  la  politica  delle 
nazioni  e  degl*  imperi ,  svolgendo  ogni  ramo  di 
conoscenze  umane.  Toccava  appena  gli  anni  quaran- 
tasette,  nove-  mesi  e  ventisei  giorni  di  vita;  scop- 
piava in  Palermo  nel  fatale  1837  il  morbo  ster- 
minatore che  recideva  i  più  bei  fiori  del  giardino 
Oreteo,  e  cadeva  anche  egli  nel  di  5  di  luglio  fra 
il  compianto  di  pietosa  consorte,  dei  figli,  e  de- 
gli amici, che  sino  all'estremo  istante  gli  faceaoo 
lugubre  corona  piangendo  il  benefattore  della  uma- 
nità, on  dei  più  grandi  giureconsulti  che  vantato 
ai  abbia  Europa,  il  filosofo,  1*  ingegno  capace  del- 
l'apprensione  di  ogni  scienza.  Era  franco  e  leale 
nel  cuore,  nobile  nell*  animo,  rispettoso  del  nodo 
di  amicizia;  il  suo  aspetto  il  dimostrava  quale 
era,  composto  a  gravità  e  piacevolezza,  imponendo 
venerazione,  conciliando  affetto.  Il  di  lui  fratello 
Michele  Fodera  fu  grande  nella  medicina,  e  sali 
tant*alto  in  tale  scienza  da  averne  avuto  la  cat- 
tedra di  un  ramo  in  Parigi. 

Meritano  una  ben  ferma  ricordanza  appo  i  ven- 
turi come  grandi  per  dottrina  e  per  cariche  so- 
stenute: Mr.  D.  Giuseppe  Ugo,  Canonico  in  prima 
della  Cattedrale,  eletto  Arcivescovo  di  Sorrento 
nel  regno  di  Napoli  nel  1839  e  morto  nel  18i(L 
Mr.  D.  Niccola  Sterlini,  in  prima  professore  di  me- 
tafisica nel  seminario  dei  chierici ,  divenuto  poi 
Vescovo  di  Calvi  e  di  Teani  nel  regno  di  Napoli 
nel  18iS.  Mr.  D.  Cesare  Sajeva,  parroco  dapprima 
nella  città,  sollevato  indi  al  Vescovato  di  Piazza  nel 


532 


Gì 


tempo  due  monasteri,  il  Benedellino  sacro 
a  S-  IViccolò  dove  da  un  antico  si  ritirarono 
nel  ISSO,  e  quello  delle  Chiarine  sacro  a 
S.  Rocco  che  poi  stabilirono  nella  Chiesa 
di  S.  Giuliano  ;  ma  Vincenzo  Bonincontro 
Vescovo  Diocesano  li  riunì  in  un  solo,  che 
oggi  rimane  sotlo  la  fortezza,  avendo  però 
ritenuto  il  nome  di  S.  Piiccolò, 

A  mezza  via  tra  Giuliana  e  Chiusa  è  il 
celebre  convento  dei  Minori  Riformati  de- 
dicalo  a  S.  Anna  del  Bosco,  dato  loro  dal 
15S8  per  opera  del  laico  dell'  Ordine  stesso 
Bonaventura  Sciascia,  e  che  comprendeva 
anticamente  circa  il  secolo  xv  degli  Eremiti 
0  poi  gli  Osservanti  ;  viene  enunciato  dal 
Pirri  per  avere  in  ogni  tempo  avuti  per- 
fettissimi monaci.  Le  civiche  cose  si  ammi- 
nistrano da  un  Magistrato  eletto  dal  Mar- 
chese ;  il  Clero  è  soggetto  al  Vicario  del 
Vescovo  di  Girgenti.  Piel  1S9S  recò  il  censo 
SiO  case,  2294  abitami;  nel  Ì6S3  erano 
697  le  case,  21S1  gli  individui,  ma  giusta 
il  Pirri  furono  S13  le  case,  2143  le  anime, 
e  nel  1713  S7S  i  fuochi,  2281  gli  abi- 
tanti, che  ultimamente  pervennero  a  3S36. 
Il  marchese  ha  dritto  di  armi  ed  il  it  posto 
nel  Parlamento.  La  serie  baronale  è  anti- 
chissima e  no  ho  incerte  notizie,  imperocché 
Guglielmo  II  nel  sudetto  anno  concesse  il 
paese  alla  Chiesa  di  Monreale  con  Adragno 
Comicchio  ec,  dubito  se  l'Arcivescovo  Caro 
ripreso  da  Innoccenzo  III  di  avere  alienato  i 
beni  della  sua  Chiesa,  Tabbia  assegnalo  in  be- 
nefìcio di  estranei;  poiché  sotto  Federico  II 


1815.  Mr.  D.  Gaspare  Gìbìlaro  merlo  con  grande 
fama  di  dollrina  e  di  sanlità  nel  gennaro  del  1838 
contemporaneamenle  all'  arrivo  della  promozione 
al  Vescovato  di  Patti.  GT  insigni  canonici  Alonge 
•  Lombardi,  sommo  canonista  il  primo  ed  a  po- 
chi in  tal  diritto  uguale,  per  grande  studio  delle 
filosofiche  e  discipline  e  per  santità  di  vita  Taltro 
perspìcuo,  e  finalmente  i  sommi  scienziati  ed  an- 
liquarii  D.*^  D.  Vincenzo  Gaglio  e  ì),'  D.  Giu- 
seppe Lopresti ,  tacendo  di  molti  altri  parimeolì 
di  gran  merito ,  ma  di  fama  certo  inferiore. 


Gì 


8i  apparteneia  al  Regio  Demanio  e  da  lui 
fu  munito  di  una  muraglia  e  di  una  tor- 
tezza. Federico  III  nel  1371  infesQ  Gii^itei- 
mo  YentimigliUj  di  Giuliana  e  di  Quiin- 
na;  Martino  I  però  concessela  ad  Eleonon 
Peralla  ed  Aragona  figlia  dell'  Infante  Gio- 
vanni, moglie  di  Guglielmo  Peralla,  la  quale 
nel  10^07  dichiarò  erede  per  Giuliana,  San- 
buca^  ed  Adragna  Raimondetio  nato  da  ma 
concubina  del  figlio   Gio?anni.  Sappiano 
dalla  Sicilia    nobile   del  chiarissiroo  Fraa- 
cesco  Emmanuele  che  il  Re  HartìDO  eoa- 
cesse  nel  i398  la  Signoria  di  Giuliana  a 
Giofoafma  e  Margherila  Peralla  figlie  di 
Niccolò,  ma  credo  essere  ciò  a?Tenuto  pei 
meriti  dell*  avola  Eleonora^  che  il  Re  ap- 
pellava sua  zia.  Alla  morte  di  Raimonda 
senza  figli ,  fu  qual  erede  eletto  Signore 
di  Giuliana,  Sambuca  ed  Adragna,  Ànime 
de  Luna  figlio  di  Margherila  Peralla  e  di 
Artale  de  Luna;  fu  dunque  Giuliana  di  lai- 
mondetto,  né  solo  per  donazione  di  £(eaao- 
ra.  Da  Ànlonio  de  Luna  e  da  R.  di  Cardoia 
nacque  Carlo,  e  si  congiunse  in  malriooiie 
con  Giulia  N.,  la  quale  sotlo  il  pretesto  di 
esser  consumata  la  dote,  dopo  la  morie  di 
Carlo   ottenne  Giuliana    ed  assegnolla  li 
dote  al  suo  secondo  marito  Carlo  Aragwi 
Barone  di  Avola,  da  cui  pervenne  ad  àè- 
ionio  Cardona  Conte  dì  Chiusa  per  dritta 
materno,  e  dopo  lui  per  diploma  di  Carlo 
Imperatore  se  Tebbe  nel  15i3  i^/biuo  Coiue 
di  Reggio  e  di  Chiusa  e  quindi  Marchese  di 
Giuliana.  Successe  ad  Alfonso  la  figlia  M- 
na,  la  quale  maritata  con  IV.  figliuolo  dei 
Viceré    Ferdinando    Gonsaga    non  el»be>i 
prole,  laonde  successe  la  zia  Caterina  mo- 
glie di  Lorenzo  Gioeni  ed  Aragona.  Tir* 
laudo  di  Aidone  ne  notai  i  successori  $ìm 
a  Fabrizio  Colonna  Panfilio  oggi  Marchese 
di  Giuliana, 

Secondo  Adria  il  territorìo  del  paese  t 
fecondissimo  ,  si  ha  delie  miniere  di  orv 
di  argento  e  di  ferro ,  presenta  osua^fl* 
agate,  diaspri,  porfidi  di  varii  colori.  W^ 


533 


Gì 


lini  illustri  :  Placido  Castagneda  di 
spagnuolo,  nato  in  Giuliana ,  Abaie 
no  di  S.  H.  del  Bosco  di  Calalamau- 
rno  di  molle  virlik  e  principalmente 
denza  e  destrezza  nelle  amminislra- 
di  cui  parlai  nelle  mie  monastiche 
;  ottenne  nel  1391  che  il  suo  mo- 
)  del  Bosco  fosse  unito  alla  congrega 
le  Olivete.  Olìmpio  Abate  dello  stesso 
ero  ed  ordine,  celebrato  per  la  dotlri- 
er  la  pietà,  fiori  sulla  fine  del  seco- 
scrisse  suir  orìgine,  progresso,  e  pri- 
del  suo  monastero,  encomiato  perciò 
ngil.  nelFAppar.  agli  Annali  Sic;  fu 
Isilatore  della  provincia  di  Sicilia.  Fi- 
larìno  adorno  di  scienze  e  di  costumi 
lli^  fu  canonico  di  Girgenti  e  visitatore 
le  di  quella  diocesi.  Leonardo  mo- 
li Abate  Olivelano  promotore  del 
ero  della  SS.  Trinità  in  Giuliana  nel 
cui  piii  volle  presiedette.  Cheru- 
ivallini  ottenne  la  stessa  dignità  e 
b  per  più  anni  lodevolmente  I  mo- 
del Bosco  e  di  Giuliana.  Giuseppe 
Gesuita  Rettore  del  Collegio  Hassi- 
Palermo  è  lodato  pel  suo  eminente 
)  e  singolare  perizia  nelle  cose  sacre, 
ri,  Mongitore,  Labeo  e  da  altri;  lesse 
I  in  Parigi ,  Teologia  in  Padova , 
L  e  Palermo,  mostrò  ovunque  la  sua 
citrina ,  e  diede  alla  luce  in  due 
i  comentarii  sulla  3*  parte  della 
di  S.  Tommaso ,  ed  altri  teologici 
La  lai.  di  Giuliana  ò  di  ÌV  40\  la 
i  36*  50'  (1). 

iliana  è  attualoente  no  eomnne  io  pro- 
i  Palermo  da  coi  dista  53  m.,  distretto  di 
I  doode  li  m.  «  circondario  di  Chiusa  da 
.  Sino  al  ISii  formara  parte  della  dio- 
Srirgentt,  io  Ttrtù  però  della  bolla  In  «u- 
iilitanti*  £eel$iiae  specula  emanata  da  Pa- 
trio XVI  ai  20  di  maggio  18ii,  esecuto- 
18  taglio  deiranno  medesimo,  dopo  sovrano 
del  3  loglio  18ii,  ne  fa  smembrata  ed 
ita  «Ila  diocesi  di  Monreale.  La  chiesa 
le  è  stata  abbellita  e  Tenne  fornita  di 


Gì 


«laliano  (Monte  s.)  Tedi  Eriee  e  Monte 
5.  Giuliano. 

«lallano  (Piiime  di  N.)  Lai  S.  Juliani 
fluviuè.  Sic.  Xiumi  di  S.  Ciulianu  (V.  N.) 
Il  primo  dopo  la  penisola  di  Agosta,  che 
si  apre  la  foce  nel  seno  di  Hegara;  verso 
la  spiaggia  era  detto  dai  Saraceni  Yhadeda, 
volgarmente  Jaddeda^  e  nell*  interno  pren- 
de il  nome  di  S.  Giuliano  dal  territorio. 
Se  sia  il  Mila  o  Hillia  mentovato  da  Li- 
vio, che  scorreva  tra  Leonzio  e  Alegara, 
è  incerto.  Dice  TArezio:  /(  fiume  Milita 
giuBla  lAvio  tra  Leonzio  e  Siracusa  è 
oggi  il  fiume  di  S.  Giuliano.  Uniscesi 
Leandro  ad  Arezio ,  ed  afferma  Cluverio 
essere  il  loro  parere  più  fermo  di  quel  di 
coloro  che  vogliono  essere  il  Mila  il  flu- 
me  Marcellino  che  scorre  poco  dopo  il 
Jaddeda.  Ha  la  sua  origine  a  4  miglia  sopra 
Lentini  verso  mezzogiorno,  dalle  sorgenti 
Salice  e  Cuppa,  le  quali  distano  un  miglio 
fra  loro  e  riunisconsi  poi  nel  solo  fiume  ab- 
bondante di  anguille;  bagna  il  feudo  di  S. 
Giuliano  ed  i  confini  della  piccola  recente 
terra  ViUasmundo^  dove  presenta  non  poco 

campanile  di  che  mancava,  nel  ISSO  ;  si  stabili 
nella  sacrestia  nel  155t-5S  aq  coro  per  Tinferno.  La 
chiesa  di  S.  Vito  Tiene  riformandosi  elegantemente 
mercè  le  core  deirattaal  beneflciato  Sae.  D.  Sebastia- 
no CantaTCSpri  che  ne  ha  assnnto  lode? ole  preroara. 
Nel  sorgere  del  secolo  corrente,  utitaWasi  il  collegio 
di  Maria  in  edacazione  delle  fancinlle,  sotto  la 
regola  del  Card.  Corradini,  Gontara  Gialiana  nel 
1793-  ana  popolazione  di  3S30«  di  3215  nel  1831 
e  di  8378  nello  scorcio  del  1852,  oggi  per  tocì 
particolari  di  iOOO.  L'aria  tì  è  sana.  Gomprendesi 
il  territorio  in  sai.  1S76«919,  delle  qaali  1,110  in 
giardini,  1,510  in  orti  semplici,  0,841  in  canneti, 
75,396  in  seminalorii  alberati,  755,953  in  semina- 
torli  semplici,  270,585  io  pascoli,  68,815  in  oli- 
Teti,  17,960  in  vigneti  alberati*  43,795  in  vigneti 
semplici,  0,540  in  sommaccheti ,  8,850  in  ficheti 
d*India«  13,090  in  alberi  misti,  18,470  in  boscate« 
0,304  in  saoli  di  case  territoriali.  11  soo  maggior 
commercio  di  esportazione  consiste  in  olio.  I  con- 
tomi di  Gialiana  abbondano  in  ben  46  varietà  di 
diaspri  ed  in  12  di  agate,  recate  nella  Lytkographié 
Sieiliinnc  del  Conte  di  Borch. 


534 


Gì 


GO 


elevate  le  sue  rWe;  poi  nella  via  donde  si  viene 
in  Siracusa  appresta  difficile  tragitto  nel- 
r  inverno.  IVon  lungi  dalla  foce  in  cui  pos- 
sono le  barchette  introdursi  sino  a  circa  2  mi- 
glia, occorrono  frequentissime  grotte,  nelle 
quali  sono  tagliate  profonde  nicchie ,  non 
dissimili  a  quello  che  vcdonsi  negli  antri 
di  S.  Giovanni  in  Siracusa;  per  varie  tra- 
sverse vie  ravvolgonsi,  e  presentano  comu- 
nemente lucerne,  piccoli  vasi ,  lacrimiere, 
e  vi  si  rinvengono  monete,  dal  che  si  de- 
duce non  esser  vane  le  congetture  di  co- 
loro che  attestano  per  ogni  verso^  essere 
stata  un  tempo  abitazione  nella  penisola 
di  Agosta,  0  forse  di  quei  d*lbla  Galeole 
ovvero  di  altri  di  nome  e  condizione  in- 
certa, imperocché  neanco  possonsi  dire  se- 
polcreti dei  Negarcsi,  poiché  Megara  dista 
al  fermo  4  miglia,  e  le  acque  dell*  Alabo, 
del  Marcellino  e  di  questo  nostro  fiume 
scorrono  tra  Megara  ed  il  luogo  che  de- 
scriviamo. Altronde  avevano  i  Megaresi  am- 
plissimi tratti  di  terra  dove  comporre  i  ca- 
daveri dei  suoi;  ovvio  intanto  e  vicinissi- 
mo occorreva  il  luogo  agli  abitatori  della 
pcnisoln. 

Olummare  (Monte  delle).  Lat  Gium" 
mariarum  mons.  Sic.  Lì  Giummari  (V.  M.) 
11  monte  di  S.  Calogero  presso  Sciacca,  di 
cui  dicemmo,  così  dello  dalle  palme  selva- 
tiche di  clie  abbonda  alle  falde.  Vedi  Ca- 
logero (S). 

esilinone  (Mence  di).  Lat.  Junonii 
monles  (V.  D.)  Monti  appellati  dagli  antichi 
da  Giunone  che  dicesì  in  greco  H^'pa.  Vedi 
Erei  monti, 

CSluseppe  (S.)  del  Morlllll  (1). 


fi)  Il  comune  di  S.  Giuseppe  dei  lUortiUi  com- 
prendesi  aUualmente  in  provincia  distretto  di  Pa- 
lermo da  cui  dista  19  m.,  circondario  della  Piana 
donde  •  m.,  diocesi  di  Morreale.  É  un  ex-feudo  della 
famiglia  Beccadelli  Bologna  e  comprato  insieme  ai 
denominati  di  Macellaro,  Pietralonga,$paracia,Dam- 
musi  della  Axienda  gesuitica  da  D.  Giuseppe  Becca- 


Lai.  Guedìmus.  Sic.  Gucciuoi 
(V.  N.)  Fonte  del  Gume  dì  Sorline,  di  cui 
dice  Fazello:   al  rerltce  delta  ttrru  di 

delti  di  Bologna  Marchese  della  Samboca,  confenni- 
tigli  con  la  concessione  del  mero  e  misto  impere  eoa 
ralla  giorìsdizione,  il  poter  farri  aniTeniti  ops- 
polaziooi  e  relaire  i  censi  accollati  nella  eaapn, 
per  decreto  del  He  Ferdinando  I?  dalatoiaB  Nir 
poli  a  30  maggio  del  1779.  GontaTa  nel  1T9S  oaa 
popolazione  di  987  abitanti,  di  4095  nel  IDI, 
analmente  di  4774  nello  scorcio  del  Ì85S,  ed  o^ 
di  0000  per  notizie  particolari.  Ne  è  il  terrìtoni 
di  sai.  1193,856,  delle  qoali  divise  io  caltBre,flC 
880  in  giardini,  8,835  in  canneti,  549,078  ia  it- 
minatorii  semplici,  57.049  in  pascoli,  9,620  iaoli* 
Yeti,  32,073  in  vigneti  alberati,  473,139  io  Tip((i 
semplici,  0,189  io  suoli  di  case  territoriali.  L* ini 
Ti  è  insalubre  ed  esporta  orzo,  frumento,  TÌnot Um^ 

La  saa  posizione  è  sol  pendio  di  un  moate  ck 
alquanto  ripido  nel  ponto  in  coi  lo  soTraila.  tm 
nn  passaggio  un  pò*  brusco  si  declina  poscia  ia 
una  dolce  pendenza. 

Descriviamo  lo  stato  del  terreno  so  coi  siede, 
e  dei  contorni.  Al  di  sopra  yi   è  on  amaia«a  é 
breccia  minuta  di  natura  calcare,  non  misCa  ^aaa 
ad  altra  materia ,  che  le  potrebbe  dare  sa  ctfH 
legame,  e  per  ciò  scorrevolissima.  Sotto  qaert'ao- 
masso  di  ghiaja    il  suolo,  per  quanto  si  posoat 
profondare    le  osservazioni ,  rinviensi  di  oatan 
marnosa.  La  ghiaja  che  sovrasta  alla  maroJ  ooo 
ha  in  tutti  i  punti  la  stessa  profondità,  lo  qofili 
parte  del  comune   che  esule  tuttora  essa  è  poco 
profonda ,  e  lo  slato  della  marna  compi riioe  ap- 
pena si  cavi  per  pochi  palmi ,    e  tanto  pia  uà 
quanto   sta    più   sotto.    Ma  andando  più  iaoiBU 
verso  l'estremila  opposta  del  paese  queir nDim^ 
di  breccia  sovrasta  altissima  salta  marna.  Appa^^* 
dove  quest'  ammasso  di   ghiaja  è  più  aMo  m  «>' 
no  già  da  molto   tempo    osservati   segai  di  n^ 
vimenti  interni  e  temuto  ano  scosceodimenio.  Ib 
in  marzo  del  1838,  dopo  che  le  piogge  erioo  sutf 
per  molti   giorni    dirottissime,   s'avverò  io  ^*^ 
una  frana  tremenda.   Tutto  ad  un  tratto  dill  >■' 
terno  della  pendice  sbucò  copia  immeo«adiK^ 
rompendosi  a  forza  la  via  in  diversi  punii:  q«o 
r  acqua  sconvolse  con  impeto  incredibile  tBltoq8° 
cumulo  di  ghiaja;  la  costa  della  roootagoa  v*^* 
scese  spaventevolmeote  e  rofinando  offerti  titu 
quella  porzione  del  comune  che  posava  sulla  brfc* 
eia;  restò  solo  in  piedi  quella  che  sta  itaaiedii'''* 
mente  sulla  marna. 

n  comune  contava  un'esistenza  settoagf airii . 


535 


GO 

erompe  una  fonte  cui  è  nome 
!,  {fonde  immantinente  procede  il 
[e  questo  perciò  appellasi  e  dn 

1  sul  nascere  qaando  ti  accadeva  la  grande 
nzi  la  maggior  parte  ne  periva.  Vi  aveva 
pio,  appena  compìulo  a  braccia  del  popolo 
uè  volontarie  pblazioni:  era  la  chiesa  ma- 
frati  di  Maria  Immacolata  un  altro  a  loro 
iveano  iniziato;  entrambi  rovesciarono,  e 
la  della  Chiesa  al  crollar  delle  fabbriche 
Mva  de  se  sola  a  martoro.  Fu  commo- 
Ltacolo  in  verow  Le  case  dei  terrazzani 
maggior  parte  ad  unico  piano  ;  poche  a 
essun  bello  stile  di  architettura;  circa  a 
ne  su  di  un  fluido  galleggianti,  da  im- 
li  di  ghiaja  che  dall'  alto  rotolavano  spinte 

verso  il  fiume  Jato  precipitavano.  Ve* 

una  maceria,  e  di  presente  sparire  tra 

che  come  mare  in  tempesta  fluttuava. 

nulla  poteron  salvare  delle  loro  mas- 
vino  e  frumento  e  quant' altro  si  aveano 
)  roine  fu  sperduto.  Però  in  cotanto  eccidio 
dividilo  perde  la  vita;  per  un  buon  na- 
arca  di   salvezza  il  caseggiato  rimatto , 

circostanti  paesi  emigrarono. 

fu  mai  la  causa  di  questa  frana?  Tra 
i  paesani  ò  invalsa  la  opinione  seguep- 
mte  che  signoreggia  il  paese  sorgeva  la 
o ,  da  cui  tuttavia  ritiene  il  nome  quel 
alaterra  cronista  dell*  ondeciroo  secolo 

essa  non  volendo  sottomettersi  al  Conte 
costui  la  cinse  di  forte  assedio,  ma  fece 
la  lunga  ed  ostinata  resistenza,  si  perchè 
ino  da  circa  13000  famiglie,  come  an- 
lè  vi  erano  alcune  caverne  sotterranee 
Dservavasi  gran -quantità  di  bestiame, 
tmmìnistrar  di  che  vivere  per  gran  tempo. 
7aricfo,  Bibliotheea  historica  Regni  5<- 
—  Gaufridi  JUalaterrae  rerum  gestarum 
Guiscardo  et  Roger  io  ejus  fratre  in  Cam' 
puHa ,  Brutiis ,  Calabria  et  Sicilia  lib, 
T.  et  Ì4).  La  città  io  fine  fu  smantellata 
so  II.  Or  fondandosi  so  questo  passo  del 
siccome  oggi  non  si  rinvengono  affatto 
ali  caverne,  credono  che  esse  siansi  sep- 
lossistano  tuttora  occulte  dentro  il  monte, 
ino  di  acqua,  e  lorchè  non  ne  possono  più 
,   essa  traboccando   sia   astretta   a  farsi 

le  viscere  del  terreno,  e  che  allorquando 
!  appunto  la  frana  la  quantità  dell'acqua 
chiò  la  loro  capacità,  essendo  aiata  enor- 


GO 


Sortino  e  da  GoecioneJ  che  indi  ad  ap- 
pena  cento  pasH  viene  accresciuto  da  due 
sorgenti,  atira  a  mancina  detta  argentea^ 

me    produsse    col   suo   impeto   i   danni   sudetti. 

Ria  quésta  è  una  mera  congettura ,  non  avva- 
lorata da  alcun  indizio  esistente. 

É  noto  piuttosto  che  le  marne  non  danno  pas- 
saggio alle  acque;  ne  rammolliscono  i  primi  strati, 
ma  nell'interno  vi  si  insinuano  a  stento  e  lenta- 
mente, e  quando  se  ne  sono  un  poco  imbevute  non 
ne  assorbiscono  di  più,  e  la  rigettano  assolutamente. 
Allorché  ad  uno  strato  di  marna  sta  sovrapposta  al- 
tr'k  materia  che  dia  pronto  sfo.o  all'acqua,  essa 
vi  ii'  insinua  per  mezzo,  ma  giunta  alla  marna  e  non 
potendo  penetrarla  ,  è  obbligata  a  scorrere  sulle 
sua  superficie.  Ma  in  tal  guisa  trasporta  con  se  e 
fa  sdrucciolare  sullo  strato  della  marna  tutte  le  ma- 
terie che  le  stanno  sopra,  e  ciò  con  tanto  più  dì 
violenza  quanto  più  strabocchevole  è  la  copia  di 
acqua  che  perviene  sulla  materia  marnosa. e  quanto 
maggiore  è  la  pendenza  del  terreno. 

Ecco  dunque  la  causa  di  quella  frana.  Le  acque 
trapelavano  in  gran  copia  a  traverso  l'amnlasso 
di  breccia ,  ma  pervenute  allo  strato  di  marna 
sottostante,  non  potendo  inviscerarvisi  e  sperdersi 
in  meati  sotterranei,  vi  stavan  sopra.  Cosi  minavano 
a  poco  a  poco  qnel  vasto  cumulo  di  ghiaja ,  a 
lasciavano  apparire  alla  superficie  suprema  del 
terreno  quei  segni  che  diedero  a  temere  di  uno 
scoscendimento.  Appena  le  piogge  dirotte  e  con- 
tinuate per  molti  giorni  fecero  colare  sulla 
marna  una  copia  immensa  di  acqua ,  l' impeto 
con  cui  non  potendo  scorrervi  déntro  le  sdrucciolò 
sopra«  fu  tale,  che  sconvolse  e  scompigliò  tutto 
il  terreno  soprastante. 

Questa  spiegazione  non  è  una  congettura;  è  il 
fenomeno  che  si  avvera  per  1*  ordinario  in  luoghi 
conformati  in  quella  guisa. 

Quanto  si  è  detto  si  applica  in  generale  a  tutte 
le  terre  circostanti  al  comune  sopradetto,  poiché 
tutte  con  piccole  varietà  offrono  poco  più  poco 
meno  le  stesse  circostanze ,  e  però  a  parlare  in 
termini  generali,  direi  che  un  certo  timore  bi- 
sogna che  per  tutte,  poiché  non  sono  certo  i  luo- 
ghi più  sicuri  sia  riguardo  ai  quali  si  possa  asse- 
rire senza  alcuna  esitazione,  essere  impossibile  vi 
accada  mai  alcun  sinistro. 

Intanto  oltre  al  buon  numero  delle  case  rimaste 
dopo  l'avvenimento  franose,  quasi  il  doppio  se 
ne  sono  innalzate  intorno  a  quelle,  non  che  una 
ben  grande  ChieM,  non  compiuta  ancora  d'abbel- 


536 


GO 


per  le  argentee  arene  cAe  reea^  aUra  a 
deeira  Bugio ,  e  frfù  uUeriarmenie  $oUo 
il  paese  da  un  altro  fonte  cui  è  nome  Pri- 

limeoli,  datUnaU  a  parroeehia  »  oltre  la  ehiaietU 
eh' Mutava  sotto  titolo  del  SS.  Cuor  di  Getò,  die 
si  trovaTa  pria  della  oostrasione  del  eooiane,eioè 
quando  i  PP.  della  compagnia  di  Gesù  possedeTano 
qoei  terrìtorìi.  e  che  anche  oggi  si  ingrandìsee 
con  rarie  cellette ,  sotto  titolo  di  Maria  SS.  della 
ProTfidema  di  eoi  aTfi  nna  preziosa  imagineso* 
pra  laTagna.  Fa  questo  quadro  a  caso  rinfenato 
da  nn  contadino  nell'ez'feodo  Dammasi  a  poca 
distonia  dal  cocnone  nei  primordii  de  soo  nasei- 
mento,  ed  in  ogni  anno  ai  15  di  agosto  si  celebra 
sontoosa  festa  in  onore  di  Maria  sotto  eotal  titolo 
scelta  a  protettrice  del  paese. 

San  Cipirrello.— Direi  che  al  presente  il  sito  del 
comone  rimasto  illeso  pare  il  meno  infeUoe  dei 
drcostantL  Tenendo  da  Palermo,  per  buon  tratto 
prima  di  arrivare  al  paese ,  la  pendice  de*  monti 
è  tutta  franata.  Segno  appresso  qoel  terreno  e  quella 
parie  di  comune  che  s' è  descritta;  nella  estremità 
opposte ,  al  di  là  dello  spailo  orribilmente  con- 
quassato dall'  ultima  frana»  e  scendendo  sempre  più 
al  basso  nella  Tallo ,  sorge  come  nn  paesetto  ehe 
appellasi  San  Cipirrello.  Il  sito  n'  à  molto  irrego- 
lare e  Tarlo  ne'  suoi  accidenti  Nel  luogo  più 
alto  alcune  case  sono  piantate  sulla  rocca ,  ma  il 
resto  che  sta  in  luogo  più  basso  ed  alpestre,  parte 
posa  sopra  un  terreno  argilloso  e  conforme  a  quello 
di  S.  Giuseppe,  e  parte  sull'arena.  Per  quelle  case 
poste  sulla  rocca  non  c'è  da  dire,  le  altre  soste- 
note  dal  suolo  marnoso  si  trovano  in  condizione 
peggiore  di  quelle  di  S.  Giuseppe,  poiché  il  luo- 
go è  qui  più  inclinato  e  più  basso  ;  le  acque  tì 
debbono  pertanto  scorrere  più  abbondanti,  e  più 
rapide,  e  se  mai  per  tal  riguardo  può  esservi  pe- 
ricolo per  S.  Giuseppe  ,  qui  non  può  che  farsi 
maggiore. 

Dunque  in  questo  nuovo  sito  non  si  guadagna  se 
non  per  quei  pochi  punti  in  coi  è  la  rocca,  ma  per 
tutti  altri  si  peggiora,  se  aggiunger  non  si  voole  che 
per  trovarsi  più  basso  di  S.  Giuseppe  l'aria  non 
vi  può  essere  che  meno  sana ,  ed  oltre  a  ciò  la 
penuria  delle  acque,  onde  non  saprei  veder  ragione 
preferirsi  S.  Cipirrello  a  8.  Giuseppe,  il  quale 
ultimo  sebbene  sia  chiuso  alle  spalle  ed  alla  fronte 
da'  monti,  verso  Occidente  gli  si  apre  a  rincontro  il 
golfo  di  Castellammare,  che  gli  dà  un'  aria  sfogata 
e  libera  ,  il  che  anche  con  poche  varietà  per  la 
terra  di  S.  Cipirrello,  ma  come  posto  in  sito  più 
elevato  ha  quello  sema  dubbio  del  vantaggio,  mas-    i 


GO 

Ilio.  AeeogUe  poi  alti  Chiesa  dell*  Ann» 
liata  le  acque  di  quel  di  BaOtgU^ia,  ed 
OD  tempo  per  alcuni  aequidoUi  di  ceneili 
e  per  molte  sotterranee  Yie  DagniBeameild 
costruite  per  20  miglia  al  certo ,  dednee- 
Yasi  alla  città  di  Siracusa,  oggi  però  cs* 
sondo  diruti  quei  canali  aea«ee  il  tum 
Anapo.  Assediando  Siracusa  gli  Aleaiea, 
ruppero,  come  narra  Tucidide  nel  lib.  I,  i 
conduttori  di  quegli  aeqoidotli,  aedo  i  di- 
ladini  per  .mancania  di  acqua  teniiMft 
forzati  alla  resa.  Marco  Antonio  ■aitlNi 
fit  menzione  di  questo  flume,  die  nett'il- 
tobre  del  1537  aumentalo  di  gran  piogii, 
crebbe  oltremodo,  e  per  la  sua  fiolòa 
aperta  la  terra  presso  il  monte  CliaMle  id 
luogo  che  dicesi  MwrgheUa^  ne  fti  lateit* 
mente  assorbito,  ed  indi  scorrendo  sotte^ 
rancamente  per  4  miglia  Terso  Nord  adh 
pianura  di  S.  Cosmo,  tenne  fuori  aoteHi* 
mente  ad  un  miglio  e  mezzo  dal  am; 
poscia  i  Siracusani  a  grandi  spese  esiMI 
nuovi  canali  nel  seguente  anno  poco  ali 
sopra  donde  era  stato  assorbito,  riitcttf* 
no  11  corso  al  tetto  primiero. 


simamente  che  acque  tì   sono  di  buona  Raditi 
ed  in  grande  abbondania. 

In  conchinsione  però  non  il  solo  S.  Gimiffs  « 
tutta  la  regione  circostante  non  è  certo  Is  MgBi** 
che  poteva  prescegliersi  per  fondare  na  psaSi  i' 
i  fondatori  avrebbero  fatto  meglio  a  stsbiSniii 
luogo  diverso;  tuttavia  in  altro  sito  diqnsOscsiln'i 
non  si  migliorerebbe  o  si  andrebbe  incoatn  i  cn* 
dizioni  più  triste.  L'uomo  intanto  ha  cifs  fifSi 
che  gli  costò  il  sudore ,  e  gli  si  afcioas  mfe» 
piA  quando  il  versò  a  procurarsi  il  ricsfus»  o 
cui  accolse  la  consorte,  procreò  figlif  scaikkli 
famiglia.  Catania  seppellita  pie  Tolte  soUo  b  ^ 
fu  sempre  rifabbricata  sul  sito  medesisMiMp** 
il  pericolo  che  i  torrenti  di  fuoco  voailsti''' 
l'Etna   la   seppelliscano  altra  Tolta;  Is  Oài^ 
sconvolte  da'  tremnoti  rimasero  care  si  »P^ 
aU*  esterminio.  (Vedi  Botta  Storia  €it$lU  Cm^ 
del  Guicciardini  lib.  49);  i  terrsuaai  ii  &  ^ 
seppe  hanno  lo  stesso  amore  per  le  glaba  aii^ 

I  nostri  antichi  però  avevano  piàsenacliaM*^ 
tendo  fondare  una  città  sul  luogo  medeiisM.  ckt^ 
antica»  laKiavano  la  Tallo,  e  salivano  sai  i  ^^ 


537 


GO 

.  Lai.  Gulfis.  Sic,  Gulfi  (V.  N.)  An- 
icciuola  sollo  ardue  e  pietrose  col- 
re  poi  fu  edificato  Chiaramonte.  Era 
1  del  Re  Federico,  ed  oggi  ne  sus- 
ileuni  avanzi  e  chiesiuole.  Rimane 
il  tempio  di  Maria  SS.  cognominato 

molto  illustre  per  la  statua  della 
,  in  ogni  anno  con  gran  concorso 

e  gran  pompa  festeggiata.  Nel  i5S0 
bricò  di  fianco  il  convento  dei  Cap- 
i  quali  trasmigrando  nella  parte 
ale  di  Chiaramonte,  cedettero  quel 
^li  Agostiniani  della  riforma  di  Cen- 

•oo.  Lat.  Cotranus.  Sic.  Cutranu 
Lago  nel  territorio  dello  stesso  no- 
trìmentj  Cotrano ,  appartenentesi 
[Calogero  Gabriele  Colonna  Duca  di 

dal  territorio  di  Palermo.  Esten- 
giro  un  miglio  circa ,  ed  abbonda 
i,  tinche  e  saporitissime  anguille, 
si  fa  gran  vendita  In  Palermo. 
ano.  Lat.  Godranum.  Sic.  Cutranu 
Villaggetto  cosi  appellato  dal  lago 
osto  del  medesimo  nome,  detto  anche 
,  che  siede  tra  Marineo  e  Mezzo- 
Ila  comarca  di  Palermo.  Si  appar- 

Duca  di  Cesarò  della  nobile  fami- 
>nna  queir  amplissimo  territorio  do- 
ese  ed  il  Iago;  la  Parrocchia  dedicata 
Irò  apostolo  è  amministrata  con  altra 
ninore  da  un  Vicario  deirArcivescovo 
*mo,  che  ha  cura  delle  anime.  Verso 
dello  scorso  secolo  contava  la  villa  di 
ì  e  76  abitanti;  crebbe  quinci  sotlo 
na  e  nel  1713  ne  fu  il  censo  di  87 
233  abitanti,  che  ultimamente  419. 
il  signore  Giovanni  Valguamera 
ci  registro  del  1408  ed  appo  Bar- 
di cui  figliuoli  vendettero  il  posse- 
»  a  Bartolomeo  di  Sfontaperto,  cui 
Ile  ad  erede  Pietro,  donde  se  Tebbe 
lo  Valguarnera  pagate  SOO  onze; 
so  però  come  sia  passato  al  col- 
mila compagnia  di  Gesù  di  Palermo* 


GO 


Trovolo  soggetto  nel  1666  a  Laneellotto  Ca- 
ètellOj  e  poi  ad  Antonino  Fatara  nel  1681. 
Calogero  Colonna  Romano  finalmente  T  ac- 
quistò verso  la  fine  del  valicato  secolo , 
donde  il  suo  nipote  Calogero  Gabriele^  il 
quale  splende  per  bontà  di  costumi,  pron- 
tezza di  spirito,  ed  altre  virtù  dagli  esem- 
pii dei  suoi  maggiori.  Siede  il  Barone  di 
Godrano  nel  pubblico  Parlamento  del  Re- 
gno il  iviii  posto  e  gode  del  dritto  di 
spada  (1). 

<}ong«leo.  Lat.  Gmgaleus.  Sic.  Gun- 
galeu  (V.  H.)  Lago,  nel  vasto  feudo  Ragal- 
giofTali  presso  Vicari,  appartenentesi  al  si- 
gnore Pietro  Squillo  Landre,  abbondantis- 
simo di  anitre  e  di  altri  aquatici  uccelli,  per 
cui  frequentato  dai  cacciatori. 

«onlo.  Lat.  Gonius  (V.  M.)  Monte  ac- 
cennato da  Aristotile  nel  lib  2.  de  Aud.,  e 
creduto  Io  stesso  che  il  monte  delle  Rose, 
il  quale  ò  uno  dei  Gemelli  di  Plinio.  Sono 
I  le  parole  del  Filosofo  :  Dicono  esservi  nel 
Cartaginese  tm  monte  detto  Gonio,  pieno  di 
ogni  sorta  di  materiale  di  cose,  principal- 
mente di  varie  specie  di  fiorii  del  cui 
odore  partecipano  in  lungo  tratto  i  luoghi 
vicini  e  gratissima  ad  aspirarsi  rendono 
Varia.  Lì  presso  è  un  fonte  donde  sgorga 
deWolio,  il  di  cui  odore  somiglia  alle  goc- 
ciole del  cedro ...  ;  presso  quel  fonte  di- 
cono esservi  un  sasso  naturale  di  giusta 

(1)  £  aUnalmenle  an  eoraune  in  provincia  e 
diocesi  di  Palermo  da  cai  dista  3i  m.»  distreUo  di 
Termini  donde  SO  m. ,  circondario  di  Mezzojaso 
da  coi  è  distante  i  miglia.  Contava  663  anime  nel 
1798,  poi  749  nel  1831,  ed  805  nel  fine  del  1853, 
Si  ha  in  territorio  sai.  SiiO,10l,  delle  qaali  divise 
per  collifaxioni,  0,880  in  canneti,  1,319  in  seroi- 
natorii  irrigai,  1317,003  in  seminatorii  semplici, 
695,769  in  pascoli,  1,785  in  oli  veti,  8,646  in  vigneti 
alberati,  45,058  in  vigneti  semplici,  0,653  in  fi- 
cheti d'India,  148,676  in  boscate^  0,319  in  suoli 
di  case  territoriali.  L'aria  ne  è  sana. 

Addimandasi  Gudoranum  in  pubbliche  antiche 
scritture,  Guteranum  dal  Carafa,  e  Gud9ranum  dal 
Pirri. 

68 


538 


GO 


grandezza^  da  cui  netta  alate  emanano 
fiamme,  neW  intemo  però  scaricasi  una 
voragine  di  acqua  che  non  la  cede  in 
freddezza  alle  nevi.  Parlai  di  quel  fonie 
oleoso  dove  di  Bivona  ;  oggi  del  sasso 
non  esiste  orma  alcuna,  e  forse  non  è  mai 
slato,  e  deve  fra  le  favole  ascriversi  ciò 
che  il  Filosofo  suH*  altrui  relazione  attesta. 
Il  monte  poi  delle  Rose  sovrastante  a  Bi- 
vona, la  di  cui  etimologia  forse  deriva  dalla 
voce  saracenica  Ross  che  vale  capo^  som- 
ministra ai  botanici  larga  copia  di  erbe, 
quinci  per  essere  sempre  florido  e  le  sue 
vette  amenissime,  alcuni  credono  di  aver 
preso  il  nome  dalle  ito^e.  A  questo  monte 
sono  attaccali  i  colli  della  Quisquina. 

«ona»a(V.M.) Stagno  tra  il  GumeBelice, 
e  TanlicaSelinunle^  volgarmente  detto  Yhalù 
ce,  pestifero  nella  siale,  al  quale  si  riferisco- 
no le  parole  di  Laerzio  nella  vita  deirAgrigen- 
tino  Giosefo  Empedocle  lib.  8 ,  Avendo  in* 
vaso  la  peste  a  causa  deU*adjacenle  putido 
fiume  i  Selinuntini^  tal  cAe  ed  essi  periva- 
no e  le  loro  mogli  pericolavano  nel  parto, 
pensò  Empedocle  il  modo  di  far  cofifluire 
due  vicini  ruscelli  neWallro,  affinchè  le  sue 
acque  per  tal  mescolanza  si  raddolcissero. 
Avverte  Cluverio  che  Diogene  erroneamente 
appellò  fiume  quello  stagno  e  tacque  dei 
due  altri  vicini  il  Sclino  ed  il  Belice.  Presso 
Licofrone  nella  Alessandra  si  fa  menzione 
di  Gonusa, 

Gonzaga  (V.  D.)  Castello  di  custodia  del- 
la città  di  Messina  sopra  elevato  colle  che  ne 
guarda  libeccio,  a  300  pnssi  dalla  città,  fer- 
mamente munito,  di  forma  quadrata,  e  fab- 
bricalo nel  1540  da  Ferrante  Gonsaga  Vi- 
ceré di  Sicilia  sotto  Carlo  V  Imperatore  e 
Re. 

caorglo.  Lai.  Gorgium  (V.  M.)  Città  di 
incerto  sito  giusta  Diodoro  lib.  20,  che  in 
altri  esemplari  leggesi  Gorgonium. 

Gorgo  caldo.  Lat.  Gurges  calidus.  Sic. 
Gurgu  caudu  (V.  M.)  Presso  Segesta.  Vedi 
Bagni  di  Segesta. 


GO 


Corto  della  donno*  Lat.  Gurges  don- 
noe.  Sic.  Gurgu  di  la  donna  (V.  H.)  da 
cui  emana  il  fiume  dell'Arena  sotto  Sale- 
mi.  Gibeli  e  Rapisi  rivi  dello  stesso  fiume 
hanno  anche  ivi  la  loro  sorgente  a  3  miglia 
dalla  città  verso  ponente. 

Ck»rgo  di  l^all.  Lat.  Gurges  Loìipki 
(V.N.)  Lago  presso  le  rulne  dell'antica  Eioro, 
non  lungi  dal  mare,  trai  fiume  Eloro  o  Abiso 
e  TAssinaro,  distante  un  m.  circa  dalla  pira- 
mide orbicolare  volgarmente  Torre  Pizzuta. 
Nel  censo  del  Re  Martino  leggesi  appartenere 

11  fondo  di  Laufi  a  Giovanni  di  Aragona  si- 
gnore di  Ragalmudica,  Bonfala ,  Baoto,  ed 
Avola,  dove  è  il  gorgo  Budello. 

Ck»rso  «auto.  Lai.  Gurges  salitut.  Sic 
Gurgu  salilu  (V.  IV.)  Lago  presso  Pachino 
che  formasi  da  acque  piovane  e  dolci,  le 
quali  né  sboccano  nel  mare,  né  sono  dal 
mare  turbate;  produce  però  un  boonissiaio 
sale.  Gli  scogli  dei  Porri  sono  lungo  quel 
lito. 

Ck»tterimi  Lat.  Gutterra.  Sic.  Gulterra 
(V.  N.)  Osteria  nella  piana  di  Catania  sotto 
Mineo,  presso  cui  il  fiume  Erico  sbocca  nel 
BulTarilo. 

«oso.  Lai.  Gaulus.  Sic.  Gozu  (V.  ^.) 
Isola  a  mezzogiorno  della  Sicilia,  verso  mae- 
stro da  malta,  il  di  cui  circuito  è  di  30  m.,  U 
lunghezza  da  Rasalcal  al  capo  S.  Demelrìo 

12  m.  e  la  maggior  larghezza  di  Leafro  al  ca- 
po di  Zalbugo  6  m.  È  inferiore  a  Blalla  in  si- 
stitii,  ma  del  pari  feconda,  neanco la  cede  alia 
vicina  Sicilia.  La  sua  figura  quasi  triangolare 
somiglia  una  lazza,  donde  diccsi  arer  pre>4) 
il  nome;  dal  promontorio  di  levante  e  dal  sih> 
maggior  fianco  settentrionale  guarda  la  n- 
cilia,  dairaustrale  e  dal  suo  minor  fiaoo' 
verso  scirocco  è  rivolta  a  Malta;  la  pund 
occidentale  ed  il  fianco  medio  sono  baile 
dal  mare  africano.  Dista  40  m.  dalia  Sia- 
Ila,  da  Malta  un  angusto  stretto  cb'c  hrp> 
circa  3  m.  e  1  lungo  ^  appellalo  volgar- 
mente Freo  ;  vi  sorgono  le  ìsole  di  Co- 
rnino e  Cominolto ,  che  più  sono  \kiB(  ' 

f  ^ 


539 


GO 

che  comanemente  chiamasi  Goio. 
odoro,  Procopio,  Mela,  Cappella,  e 

dicesi  Gauk>,  da  Slrahone  Gaudo^ 
lomeo  Glauco ,  neir  epoca  saracena 
[«cM,  in  barbaro  Ialino  GaudiuHum^ 
tavole  di  Antonino  Falacra^  da  Giù- 
mio  di  Cttmone,  da  Callimaco  la  ce- 
Ogigia  di  Omero  o  rìsola  di  CaUp- 
I  Ovidio  3  fast,  dice^  erroneamente 
a,  ma  Callimaco  è  notato  da  Apollo- 
[>resso  Strabone  di  errore ,  mentre 
nasi  Cluverìo  di  far  conoscere  in 
risola  di  Calipso.  I  primi  abitatori 
BO  diconsi  a  comune  calcolo  i  Fenici 
doro,  dei  quali  afferma  Tucidide  avere 
Ito  dal  principio  i  luoghi  marittimi 
Sicilia  e  le  isole  per  commerciare, 
le  parole  di  Diodoro:  Tre  isole  giae- 
verso  mezzogiorno  all'incontro  del- 
ilia  in  mezzo  al  mare.  MaUa^  ne  è 
Ima;  descritta  la  quale,  soggiunge: 
in'  altra  in  alto  mare  che  dieesi  Gau- 
rimenti  ammirabile  per  la  comodità 
orti  e  colonia  dei  Fenici.  Sembra  a 
lel  lib.  14,  che  altri  dopo  i  Fenici, 
t  Greci,  abitarono  Gozo  con  Malta,  im- 
;hè  nota  quel  poeta  avere  i  GauKr 
A  ì  Maltesi  spedito  soccorsi  a  Marcello 
le  Romano,  che  portava  la  guerra  in 

contro  i  Siracusani  ed  i  Cartaginesi, 
ict,  dice  Cluverio  nel  lib.  2.  cap.  16, 
mi,  se  furono  allora  Gautitani^  co- 
lei Cartaginesi ,  non  era  loro  K- 
arbitrio  prender  le  parti  di  altro 
0  e  del  romano  massimamente.  Del 
è  la  medesima  la  fortuna  di  Gozo 
li  Malta  ;  come  dunque  si  ò  veduto 
antiche  monete  e  da  lapidi  iscritte 

i  Greci   occupato  Malta,   è  a  sta- 

parimenti  essersi  costituiti  in  Go- 
opo  la  prima  guerra  punica  Malta 
0  cedettero  ai  Romani  colla  Sicilia 
Sardegna  ;  quantunque  occupate  sui 
rdii  della  seconda  da  un  presidio  di 
[inesiy   cedono  al  Console  Romano 


GO 


sul  primo  venire.  Persistettero  sotto  i 
Romani ,  unite  alla  Sicola  provincia ,  ed 
avata  poi  Malta  tra  le  compagne  della  re- 
pubblica ,  donato  Gozo  del  privilegio  di 
municipio,  il  che  attestano  suiVcientemenle 
delle  lapidi  scritte ,  in  una  delle  quali 
C.  Vallo  Postumo  Patrono  del  Municipio^ 
SI  appella.  Se  ne  hanno  registrati  in  or> 
dine  i  Decurioni.  È  incerto  se  un  tale 
onore  abbiasi  avuto  sotto  Augusto  o  in 
tempi  posteriori.  Le  accennate  iscrizioni 
corrispondono  air  epoca  di  Antonino ,  e 
vengono  riportate  appo  Gualteri,  Cluverio, 
Massa  ed  altri.  Sotto  V  imperio  dei  Greco- 
romani sciogliendo  Belisario  con  una  flotta 
da  Caucana  spiaggia  di  Sicilia ,  approdò 
alle  isole  di  Gozo  e  di  Malta,  donde  si  tra- 
sferì neir Africa.  Cedette  Gozo  ai  Saraceni 
che  usurparono  il  dominio  e  la  tirannide 
della  Sicilia  ;  ripresa  da  Ruggiero ,  visse 
poi  sotto  i  medesimi  Principi  ai  quali  Malta 
sottostette.  Una  flotta  di  turchi  comandata 
da  Sinano  invase  Gozo  nel  155! ,  deva- 
fltoUa ,  ed  addusse  in  servitù  sino  a  6000 
abitanti. 

È  tanta  strettezza  di  mare  tra  Comino  e 
Gozo  che  due  baluardi  nella  spiaggia  del- 
Funa  e  dell*  altra  forniti  di  artiglierie  proi- 
biscono il  passaggio  ai  barbari;  comandò  la 
costruzione  di  quel  di  Gozo,  che  ò  somma- 
mente munito,  alla  cala  Mugiar,  Martino Gar- 
zes  Maestro  deir  Ordine  nel  1605,  e  lo  appellò 
dal  suo  nome  di  S.  Martino  de  Garzes  oggi 
corrottamente  Garza.  Giacomo  Francesco 
di  Charobray  Baglivo  dell*  Ordine  ne  volle  ivi 
fabbricato  un  altro  validissimo  a  sue  spe- 
se ultimamente  nel  poggio  Kas  Tafal  (1). 
Apresi  la  pia  grande  e  la  primaria  cala 
deirisola  capace  di  grossi  navigli  nel  fianco 
settentrionale  rimpelto  la  Sicilia,  cognomi- 


fi)  Avvenne  ciò  oel  I7i9,  ed  il  baglivo  segotTa 
la  ptanla  di  una  citU  che  venne  fabbricata  dopo 
la  taa  morte,  ed  addimandMi  in  onor  del  ino  no- 
me Città  Ckamlnvy. 


5A0 


GO 


nata  Mar$afiimOj  aUt  custodia  di  coi  co- 
stituì un  Ibrte  fl  Gran  Maestro  Loigi  di 
Vignacoort.  ^cde  in  on*  altari  a  2  arigiia 
dal  lido  ana  fortcna,  ùpent  «n  tonpo  dd 
Gartagioesi,  munita  poi  secondo  le  regolo 
dell'arte  moderna,  circondata  da  oriente  n 
menogiomo  da  sobbolla,  dd  qnaK  fl  iiri- 
mario  sotto  la  rocca  medesima  dicesi  Aob- 
6alo.  La  primaria  Chiesa  panoechialo  de- 
dicata alla  ladonna  Assunta,  molto  degna 
di  attendonet  è  Ibmitn  di  un  collegio  di 
eanonid;  Ita  eretta  dal  Tescoto  Baldassare 
CagUares  nel  I(i23,  poi  conlènnata  da 
Urbano  TIII;  le  ^sono  sniinganeo  quelle  di 
S.  Giuseppe,  e  di  S.larbaniT.,  eia  cap- 
pella di  S.  aaria  di  Cam  dentro  il  cUnso 
della  medesima  iorteiin  è  sommamente  da- 
gli abitanti  coltinita.  E  decento  lo  spedalo 
per  le  donno ,  molto  adalli  il  pabao  del 
prelelto,  la  curia,  Farmeria,  i  granai  pub- 
blid.  Amministransi  i  sacmmenli  aDa  genia 
in  labbato  ndla  Cbiesa  di  &  Giorgio  lart 
fondata  prima  del  secolo  xt.  Rannosi  te 
cose  di  sMund,  qneUa  doè  dd  Gon- 
YentuaB  di  S.  Francesco,  che  dice  anti- 
diissiiììa  il  Pirrì«  quella  degli  igostiniani, 
antica  anchVssa  e  fondata  nel  1153,  e  qudta 
dei  Minori  Gappudni.  ai  quali  concesse  fl 
Vescovo  nd  li36  la  Chicsn  di  S.  Maria 
deUe  Graiie.  Spicca  tra  le  iliaU  Tanticn 
di  S.  Giovanni  Evangelista  «  di  cui  le  la- 
pidi sepolcrali  che  s^nio  ancor  nd  cemete- 
rio ci  attestano  essere  stata  sin  prima  dd 
1210.  Pubblìct\  p^vo  fo  queste  tapidi,  che 
ordinò  Tattual  Vescovo  di  Alfetun  si  adat* 
tasserò  in  mura*  l>rviditis$imo  Francesco 
.ij^io  di  Snudano  Canonico  dì  Goio«  e  no> 
ta  esser  dd  capitani  e  dd  ve$cori  de- 
ttanti ndU  sacra  speditiono  c^Nitio  i  tnrdn 
p^mossa  s%>lto  Ludovico  Ite  dd  IVancesi; 
axsse^snasi  verso  qud  tempo  il  rilonM»  dd- 
rcscrvilvv  francese  dallMlrica«  Osserransi 
anche  quivi  clcjpantcmente  OM^miti  T  ospe- 
dale iKT  (li  uxvmìnì.  il  pàlauo  dd  Ma^ 
»tralo^  ed  i  quartieri  «ùtitari.  Dd  itsio  netta 


GO 


rocca  ed  in  Rabbato  air  ingresso  del  paeie, 
a  S.  Giorgio,  ed  in  caso  privato  notò  1 
Godteri  tdi  illustri  monamenU  in  la^ 
scritte,  da  moster  soli  TanUca  magnil- 
cenia  di  Gazò.  Ed  appo  A? ercampo  read 
una  moneta  appartenentosi  n  Goso  con  bb- 
liebro  folto  di  Pallado  dnto  di  galea  li 
luna  crescente,  o  con  Pallado  medesina 
all*impiedi  coll*aslro  sdaro. 

Fa  meniione  il  Pirri  di  altri  4  casali  ot- 
te AoMofa,  dd  qndi  reca  i  nomi;  Dmn^ 
loacori,  Seolendi,  e  Moganro^  nd  qmB 
contafansi  495   case  1884  abitanti ,  dn 
prima  dell*  Irruiione  di  Sinano  erano  sofin 
ad  mila.  Ma  sono  oggi  dnquo:  SceuMa  veno 
lo  stretto,  ta  di  cui  Chiesa  parrocchiale  i 
dedicata  n  Giomnni  Battista ,  ed  unta  dd 
sacro  olio;  a  questa  ridno  scrifo  Abehri- 
tefard  un  ingento  masso  largo  e  luago  U 
piedi,  appoggtate  ad  alte  4  BMrii  idaori 
etevatoda  terra  sd  piedi.  Garòo  in  uncanpt 
piano  appresso  ta  forteiia,  ricco  e  pop^ 
teso,  colta  parroceUa  sacra  dd  titola  ah 
Tidtaiione  ddta  Vergine.  Sminai  ia  ita 
rupe  sotto  ta  medesima  fortesta,  colla  po^ 
rocdùa  di  S.  Margherita  T.  Ifadur  ia  coDe 
irriguo  e  fecondo ,  la  di  coi  parrocchia  è 
j   sacra  d  SS.  Apostoli  Pietro  e  Paolo.  Seta- 
fftref  d  Ghazzenin  pingue  ed  abboodule, 
sotto  gli  auspicii  della  natiTilà  di  larìi, 
netta  di  cui  degantissinia  Chiesa  amniai- 
stransi  i  sacramenti;  e  findmente  lehfi 
in  un  poggio,  con  ta  parrocchia  ialiloUi 
alta  Vergine  Assunta,  alla  sptaggia  occidea- 
tale. 

Era  un  tempo  il  regime  dell*  isob  sM 
a  Arefdlo  deUa  Terga,  assistilo  dai  Già- 
did  e  dal  Magisteto  drUe  ;  dicesi  on  a 
comindo  da  un  CaTaliere  di  S.  GJoraaai 
riccgerento  dd  Gran  Maeste.  Obbediscoa» 
neUo  spiritude  gl'isolani  d  Vescof  o  di  lalli 
che  dìced  anche  di  Gaio,  e  ne  fa  le  m 
un  Vicario  da  lui  assegnato;  un  Parroco  pa 
d  ha  ta  cura  delle  anime.  Moste  fia^ 
i   steamaa  particolare^  doè  te  monti  drcaa* 


541 


GO 

i  fluiti  in  campo  d* argento.  Ne  sono 
)00  le  anime.  La  spiaggia  dalla  parte 
cioè  da  mezzogiorno  ad  Occidente, 
ca  12  m.,  inaccessibile  per  alte  e 
sime  rupi,  non  presta  adito  alle  navi, 
ole  cale  tì  sono  :  Scilendi  e  Dueyra, 
iiali  nella  prima  è  uno  scoglio  su- 
so, neir  altra  anche  uno  scoglio  però 
to  detto  Agirùy  nel  di  cui  Terttce  na- 
irba  subrossa^  detta  volgarmente  fun- 
alta;  il  promontorio  di  S.  Demetrio 
ode  Dueyra,  dove  la  Chiesa  del  S. 
*e  ergesi  su  di  ardue  rupi,  sotto  le 
la  grotta  liecha  Zarcha  con  una 
lacuna  di  acqua  marina.  Quinci  la 
un.  torrente  che  si  ha  le  sorgenti 
lesa  di  S.  Maria  di  loreto.  Segue 
BaAar,  da  altri  Bayda^  donde  poi  ò 
i  la  spiaggia.  Sopra  il  porto  o  la  rada 
timo  sono  le  foci  di  un  torrente 
arrendo  dalla  fortezza  va  sotto  il 
i  S.  Maria.  Poi  la  Chiesa  di  S.  Paolo 
brte  in  custodia  del  porto;  indi  oc- 
amato  asilo  ed  il  promontorio  orien- 
lello  stretto  la  cala  Mugiar^  dov*ò  un 
i  presso  la  di  cui  foce  è  una  pie- 
Adrata  di  sette  piedi  detta  delle 
he  appena  urtata  muovesi  e  risuona, 
la  fortezza  Garza,  e  poi  le  rupi  di 
lai.  Le  parti  interne  dell*  isola  sono 
ed  amenissime  e  costano  di  sei  al- 
terposli  dei  campicelli  piani.  Scatu- 
da  molte  fonti  freddissime  saluber- 
dolci  acque;  abbondante  è  la  prò- 
)  del  frumento  e  delle  biade,  per 
intero  anno  abbondano  di  fiori  gli 
donde  si  cava  un  pregiatissimo  me- 
lone gli  alberi  saporitissimi  frutti,  nò 
o  le  viti,  gli  ulivi,  i  pascoli,  nò  final- 
rbe  medicinali,  delle  quali  scrisse  nel 
irò  Lausio  di  Malta  erbuario.  L*alaba- 
rò  che  fu  da  poco  tempo  rinvenuto  si 
e  perfettissimo,  e  comunemente  sono 
nati  dei  testacei  montani  di  varia  fer- 
ve si  alToltano  i  boschi  le  lepri  ed  i 


GO 


conigli  apprestano  delizia  ai  caccialori.  Ab** 
bendante  è  la  preda  di  uccellagione  nella 
caccia  principalmente  cogli  sparvieri.  Rigetta 
Cluverio  come  falso  ciò  che  disse  Solino  da 
Plinio,  e  Fazello  da  entrambi,  che  la  terra 
di  Gozo  uccida  lo  scorpione  fiero  animale 
di  Africa,  e  che  nò  vi  nascano  serpenti, 
né  vi  possan  vivere  da  altri  luoghi  portati. 
Plinio,  altronde  non  di  Gozo  ciò  afferma  ma 
di  Calata  tra  la  Sardegna  e  l'Africa,  come 
ricavasi  mollo  chiaramente  dal  suo  testo. 
Dice  più  in  copia  di  Gozo  il  sovraccennato 
Agio,  il  quale  infaticabile,  nolo  al  mondo 
letterario  pei  lavori  pubblicali ,  da  ascri- 
versi meritamente  tra  gli  eruditi  di  questo 
secolo,  si  ha  pel  torchi  una  Storia  di  Malta(l}. 

(1)  L'aspetto  del  Gozo  che  in-^tto  fa  parte  del 
possedimenti  brittannici  ò  più  ameno  che  quel  di 
Malta,  per  come  si  rsTvisa.  Il  soolo  è  general- 
mente argilbso  a  differenza  di  quel  di  Malta  di  na- 
tura calcare  per  tutto,  eccetto  qualche  parte  di  terra 
Tegetale  sfuggita  ai  furori  del  mare  in  interYaUi 
di  rupi  o  in  qualche  iralle.  Le  rocce  del  Gozo  han 
la  proprietà  d' impregnarsi  dei  Tapori  atmosferici 
e  risoWerli  in  acqua«  e  scavansl  anche  facilmente 
dair azione  dell'acqua  marina  che  rodeli  insensi- 
bilmente lasciando  in  ogni  cavità  che  Tiene  a  for- 
mare una  tal  qoal  copia  di  sale.  Ci  hanno  inoltre 
cave  d'alabastro,  che  dar  potrebbero  dei  prodotti 
bellissimi  ed  interessanti  pel  commercio.  Fertile  é 
il  terreno,  e  gli  abitanti  hanno  tanta  cura  dei  co- 
toneti  e  dei  seminatorii  di  frumento  e  di  orzo , 
che  gli  alberi  stessi  non  che  altre  culture  si  ban- 
discono come  parassiti  molesti  delle  predilette  colti- 
fazioni.  Il  frumento  ed  il  cotone  danno  d'ordinario 
da  sedici  a  diciotto  per  uno«  e  la  raccolta  annuale 
del  cotone  ascende  eomoncfmeute  a  circa  95000 
libbre  senza  compreso  il  seme.  Ameni  tì  sono  an- 
che i  pascoli,  e  TuTa  di  ottima  qualità. 

La  capitale  dell'isola  è  il  castello  del  Gozo  unito 
al  Rabbato.  Gli  aTanzi  di  antichità,  come  fusti  di 
marmoree  colonne,  capitelli,  frontoni,  o  baMirilievi 
che  incontraTansi  un  tempo  venendo  alla  città,  ci 
attcstano  essenri  stati  dei  sontuosi  edifizii,  dei  quali 
però  non  può  segnarsi  epoca.  Presso  il  Rabbato  nel 
giardino  di  Biazi  è  una  grotta  con  circa  60  sepolcri 
molto  larghi,  lunghi  6  piedi,  e  scaTati  nel  sasso. 

8ei  casali  sono  inoltre  attualmente  nel  Gozo« 
cioè:  Nadur,  Scicara  o  Caccia ,  Zebog  o  Zebacco» 


j 


K42 


GR 


«radeiliuLal.  <d.  Sic.  Gradigghia.  (T.M.) 
Asilo  nella  spiaggia  di  Girgenti  non  mole- 
stato dai  Tenti,  di  un  m.  di  circuito,  in  cui 
possono  i  grossi  navigli  slare  al  aicnro  e 
dar  fondo.  Sovrastagli  llonterosso. 


GarÌM> ,  Samial ,  Scienchia.  Nel  essale  Scieara  Oi- 
genresi  od  eDlieo  ediflzto  in  ro? ine  appellato  Torre 
dei  Gigaoti.  Nei  oonlorni  diZebog»  a  poca  distansa 
dal  moole  dofe  troTansI  le  ca? e  di  alabaitio,  è  no 
•nUco  con? ente  di  Gappoecinl  notabile  per  la  di- 
spoiiaione  e  l' oleosa  della  aaa  architetlora  »  il 
di  cui  ingretso  preseota  un  lavoro  di  seoltora  di 
somma  grasia  e  delìcateiia,  e  le  arcate  sono  ador- 
ne di  ghirlande  e  di  Tati.  Netla  TaUe  che  mena 
dal  cooTcoto  al  porlo  di  8.  Paolo  è  una  gratta  ohe 
la  osserf  arsi  ai  Tiaggiatorì  come  ana  delle  cose 
più  interesisnti  dell'  isois  ,  senta  poterne  gin- 
stiGcare  la  rìnomansa;  fi  si  penetra  per  nno 
strettissimo  corridojo  in  capo  al  quale  è  ana  sala 
di  36  piedi  di  diametro  incerata  nel  tìto  sasso. 
Le  stan  Ticino  di  altre  stanze  parimenti  scsTate 
nella  roccia,  ma  che  Tengono  a  poco  a  poco  di» 
stmtte  dal  fonto  di  nord  e  dall'acido  marino  che 
if i  abbonda;  ona  sola  se  ne  fede  ben  conserrala 
con  nel  centro  una  tavola  di  pietra  intorno  a  coi 
seder  potrebbero  comodamente  otto  persone. 

La  popolazione  è  di  circa  17000  anime,  il  che 
non  rappresenta  affatto  il  settimo  di  quella  di  Mal- 
ta. Spaventevole  è  finalmente  l'intrepidezza  dei 
cacciatori  gozzitani;  la  sola  vista  delle  rocce  della 
sponda  reca  orrore,  eppure  un  non  piccol  numero 
d'iovidui  passan  la  vita  loro  tra  quegli  scoscen- 
dimenti ,  poiché  sostenuti  da  corde  che  fermano 
in  sommità  dello  scoglio  perpendicolare,  lasciansi 
coraggiosamente  sdrucciolare  in  quegli  anfratti  e 
spelonche  dove  sanno  che  i  colombi  o  altri  ac- 
celli  costruirono  il  nido ,  e  talvolta  per  ghermire 
sin^nco  la  preda  nelle  cavità  delle  rupi  si  slan- 
ciano senza  ad  altro  appoggiarsi  che  alla  corda 
dalla  quale  dipendono.  Fu  un  tempo  proibita  una 
lai  caccia,  ma  la  proibizione  facendo  nascere  una 
ricerca  degli  uccelli  che  venivano  in  qualche  mo- 
do a  mancare,  accrebbe  un  più  grande  impegno 
pel  maggior  guadagno  ai  cacciatori.  Vedi  la  5fort'a 
di  Malta  e  Gozzo  opera  di  Federico  La  Croix.  Ve- 
nezia 1850. — Vedi  Malta. 

(1)  É  un  villaggio  aggregato  a  Spadafora  S.  Mar- 
tino in  provincia  di  Messina  da  cui  dista  36'  m., 
distretto  di  Castroreale,  circondario  di  Taormina. 
Conta  circa  1700  abitanti ,  e  si  ha  S97  salme  di 
territorio. 


GR 

ciraiaitt«LaC.  GtanUiè.  Sle.Gm 
Paese  sotto  Taorminn  Tene  Oedd 
cni  si  appartenei a  un  tempo  ai  ■ 
in  an  letto  di  flumioello  volganM 
•Mira,  non  lungi  da  Gaggi.  La  CU 
giore  parrocchiale  dedicala  a  & 
ristorata  poco  fa  per^  eleanosioe  4 
è  di  elegante  laforo.  È  il  Palroao  i 
S.  Sebastiano  Mari. ,  e  riconoeco 
a  Pastore  rArcirescoTO  di  Mea 
commette  ad  un  Sacerdote  la  a 
anime,  ed  a  Signore  temporale  il  I 
di  S.  Isidoro;  imperecchè  compra 
regi!  Consultori  destinati  al  pabhl 
rio  Gat9ia  Ma$iriUo  nel  1639  sboia 
aurei,  e  ne  impetrò  quindi  il  titolo 
diesato  trasferito  da  Tortorid.  Ji 
figlio  di  Garèia  e  di  Lucreiia  0 
trai  12  Pari  del  Begno,  Giustinen 
lermo,  e  generò  con  Flaiia  LaM 
èia  II  t  Maria;  ride  quegli  morir 
unigenito  Domenico;  Maria  diteai 
glie  a  Diego  di  CtMigtia  genere 
unito  in  matrimonio  a  Marfisa  PMi 
mundo,  donde  nacque  Diego  n  $i 
chese  di  Graniti.  Luca  Barberi  f 
zione  nel  Capibretio  dì  Àdernik 
niii  casale  sito  tra  Taormina  e  Fth 
appartcnenlesi  un  tempo  a  Francefeo 
cui  succedette  il  figliuolo  Mccolò,  i 
donoUo  ad  Enrico  Rusèo  Signore 
done,  riservatosi  Tusufrutlo.  Passò  dai 
a  Niccola  Ca$lagna  nel  1372 ,  e  ( 
agli  eredi  di  lui  sino  n  Federico  M 
che  Tendetelo  a  Giacomo  Bai»m 
1498. 

Contavansi  in  Granili  nel  1652  «m 
e  1105  anime,  oggi  280  le  prìne, 
censo  di  questo  secolo  917  gli  abitui 
ultimamente  1227.  Comprendesi  kB 
marca  di  Taormina,  di  cui  ts  sofgcA 
r  Istruttore  della  milizia.  Ferace  i  ì 
rkorio  e  produce  ulivi  e  mori,  ni  a 
di  altre  produzioni  necessarie  alla  «iU 
nella  medesima  lat.  che  Taoroiiiia,  < 


543 


GR 

g.  Ili  un  diploma  del  Re  Rug- 
1117  si  fa  menzione  della  terra 
le  di  Granili  (1). 
Hit  (Capo  di).  Lat.  Granilolis 
Hum;  Sic.  Granìluli  (V.  H.)  Pro- 
nella  spiaggia  di  Selinunle  oggi 
I,  che  dicesi  anche  delle  tre  fonti 
'ghì  che  sono  nel  lilo.  Sorge  vi- 
orre  dello  slesso  nome,  e  di  rim- 
lungi  dalla  spiaggia  giacciono  tre 
»gli. 

iiciMle.  Lat.  Gran  lUichele.  Sic. 
eli  (V.  N.)  Paese,  eh* è  F antica 
chialà),  e  siede  nel  campo  del  me- 
ne, fondato  da  Carlo  Caraffa  Prin- 
ulera,  imperocché  essendo  crol- 
iggior  parte  Occhiala  antica  terra 
muoio,  trasferì  colui  da  alpestre 
genie  che  restava  circa  il  1694 
anura  vicina  ad  Occhiala,  verso 

novello  elegantissimo  paese  co- 
lino si  formasse  una  piazza  esa- 

di  cui  singoli  lati  stendendosi 
cacciano  in  sei  piazze  minori  co- 
I  angoli  retti.  Corrispondono  ad 
li  ediGzii  e  le  quattro  vie  inlerme- 
lividono  in  giro  il  paese,  ma  dove 
ì  piazze  minori  le  vie  e  le  case' 
tane  dei  parallelogrammi.  La 
iggiore  parrocchiale  rivolta  a  11- 


almente  un  cornane  in  provincia  e  dio- 
fina  da  cai  disia  il  m.,  distretto  di  Ca- 
Dde33  m.,  circondario  di  Taormina  da 
S.  Contava  la  popolazione  di  lt66  anime 
»i  di  1466  nel  1831,  e  finalmente  di  1763 
iranno  1852.  L*aria  ti  è  malsana.  La 
del  territorio  è  di  sai.  404,090,  'delle 
per  coltivazioni,  0,639  in  canneti,  4, 
eli,  0,9S4  in  seminatorii  irrigui,  6,715 
rii  alberati,  li0,385  in  seminatorii  sem- 
64  in  pastore,  1S,571  in  oliveli,  1,910 
liberati,  95,620  in  vigneti  semplici,  1, 
i\  d*  India,  0,351  in  mandorleti,  4,915 
96, 171  in  terreni  improdnttivi.  Il  mag- 
rcio  di  esportazione  ne  consiste  in  vino. 


GR 


beccio,  da  recente  magniBcamcnte  costruita, 
va  solto  il  titolo  di  S.  Niccolò,  ed  allre  cin- 
que la  riconoscono  a  Madre.  Abitavano  un 
tempo  i  Minori  Osservanti  in  Occhiala,  ed 
oggi  hannosi  il  convento  all'estremità  del 
paese  verso  mezzogiorno  sotto  il  titolo  di 
Maria  Annunziata.  Incombe  ad  un  Parroco  la 
cura  delle  anime  e  presiede  al  Clero  un  Vi- 
cario del  Vescovo  di  Siracusa.  Ubbidiscono  i 
paesani  ad  un  magistrato  annuale  secondo  le 
leggi  del  Regno  destinalo  dai  borgomastri.  Si 
appartiene^  come  era  un  tempo  di  Occhiala, 
alla  comarca  di  Caltagirone  e  la  prefettura 
militare  di  Lentini  somministrando  20  pe- 
doni. Lo  stemma  è  un  aquila.  Nel  primo 
censo  sotto  Carlo  V  presentò  Occhiala  191 
case  e  1276  anime;  indi  nel  secolo  seguente 
430  case,  1965  abitanti,  ed  oggi  il  novello 
paese  costa  di  695  case,  e  di  4282  anime, 
che  erano  2379  nel  1713.  Il  territorio  è 
adatto  alle  biade,  alle  vigne,  agli  ulivi,  al 
pascoH  ed  ai  frutti,  manca  però  di  acque; 
vi  sorge  la  casa  degli  eremiti  e  a  due  mi- 
glia dal  paese  dicesi  volgarmente  di  S. 
Maria  della  Piana;  due  altre  sono  anche 
frequentate  dagU  eremiti ,  umili  al  certo 
ma  decenti  al  culto  religioso.  L*  altezza 
polare  è  di  37^  e  pochi  minuti ,  e  sta  in 
38®,  9*  di  long.  Sono  oggi  i  suoi  signori  ! 
Principi  di  fiuterà.  Vedi  Occhiala  (1). 


(1)  Granmichele  è  capo-circond.  di  S*  classe  in 
provincia  di  Catania  da  coi  dista  36  m.,  distretto 
e  diocesi  di  Caltagirone  donde  7  m.,  e  136  da  Pa- 
lermo. Erane  la  popolazióne  nel  1798  di  7687  ani- 
me, indi  di  8438  nel  1831  e  di  8935  nello  scorcio 
del  185S.  Il  fertile  territorio  estendesi  in  sai.  1668, 
135,  delle  qnaU  6,636  in  giardini,  1,S53  in  can- 
neli,  6,138  in  seminatorii  irrigui,  3,738  in  semina- 
torii alberati^  1032,108  in  seminatorii  semplicii 
388,691  in  pascoli,  96,764  in  oliveti,  5,496  in  vi- 
gneti alberati,  385,439  in  vigneti  semplici,  31,808 
in  ficheti  d'India,  0,574  in  sooli  di  case  territo- 
riali. Il  principale  prodotto  che  forma  una  sor- 
gente di  commercio  esportativo  è  il  vino.  L'aria 
ò  buona. 


544 


GR 


«rMMitai#»  Lat.  GroififKafitJii.  Sic. 
Grassuliata  (V.  R.)  Fortena  celebre  un  tem- 
po e  che  ancor  sussiste  ai  nostri  giorni  aee- 
Tra  però  di  soldatesca  e  di  presidio.  In- 
certa ne  è  r origine,  nu  furono  da  gran 
tempo  popolati  i  luoglii  d' intomo  con  nna 
parrocchia  che  si  appartenem  alla  diocesi 
di  Siracusa.  Occupava  la  rocca  sotto  Gu- 
glielmo I.  Bartolomeo  GroèmMato^  e  sotto 
Carlo  di  Angiò  leggesi  destinato  alla  custo- 
dia di  essa  un  regio  Milite  con  un  prefet- 
to. Nei  primi  tempi  degli  Aragonesi  JNc- 
eonlo  PaMonelo.  Giustiziero  della  Valle  di 
Girgentl  die' mostra  della  sua  fede  a  Giacomo 
figliuolo  di  Pietro,  o  poi  a  Federico  fratello 
di  lui,  e  Talorosamente  pugnò  nell'espugna- 
zione di  Aidone.  Eletto  aveìa  il  medesimo  Re 
a  Signore  di  Gra$$uUaio  Guglielmo  di  Pai- 
loUa  ma  divenuto  fellone ,  trasmise  in  Ric- 
cardo i  drilli  della  fortezza  ed  i  fondi  delle 
terre  adjacenti;  ebbesia  successore  il  figliuo- 
lo Auj/iSfiero,  che  soggetto  alla  Curia  nel  censo 
del  roedesiino  Federico  per  Grassulialo,  Pa- 
lagonia,  Passaneto,  e  Tavi,  ne  conseguiva 
una  rendita  di  900  onze;  ofTese  una  volta 
il  he  Pietro  11  unendosi  ai  Palizzi,  poco 
dopo  però  richiamato  al  dovere,  consegui 
la  grazia  del  Re  per  opera  di  Blasco  di 
Aragona.  Nola  il  Fazello  in  quella  cospira- 
zione dei  Signori  di  Sicilia  contro  Martino 
Buggiero  Passanelo  Conle  di  Grassuliato, 
che  è  n  dire  o  nipote  o  figliuolo  del  so- 
prannominalo Ruggieri,  imperocché  mi  ri- 
cordo aver  io  lello  Rogerello  Passanelo, 
cosi  forse  appellato  dai  Siciliani  a  distinzione 
del  padre  vivente  dello  stesso  nome.  Dice  il 
Pirri  lib.  3,  noi.  2,  essersi  ribeUato  da  Blar- 
tino  Blasco  Passaneto  che  dice  figliuolo  di 
Riccardo,  per  la  di  cui  fellonia  adunque 
concedette  Martino  tirassulialo  a  Niccola 
dei  Bracciforti  Signore  di  Mazzarino,  cui 
succedette  poi  il  figliuolo  Tommaso  notato 
nel  registro  di  Martino,  di  varie  Signorie 
fornito;  mori  senza  prole,  onde  ottenne  il 
forte  il  fratello  Federico  primogenito  di 


GR 

JNecolò,  e  da  Faderleo  le  1*  eBbeiù  i  Prii- 
dpi  di  Bntert. 

€Mu|to  (Vw»  «alte).  LaL  firastam 
fiifTts.  Sic.  Torri  di  U  grasH  (V.  R.)  Tedi 
PMralagliaia 

cmuierf.  Lat.  eratleHe.  Sie.  Gralieri 
(V.  D.)  Paese  appresso  Cefallk  terso  Ocd* 
dente,  di  nome  Saraeeiiico  a  min  €redcnl^ 
ma  tf eff 0  dal  crofare  per  f  oe^iHi  dm  Mk, 
presso  Pirri  ed  altri,  imperoediè  eomms 
mente  d  hanno  delle  grolla  die  JHhaiisi 
limpidissimi  gorghi  nel  ano  tarritorie,  ei 
anche  crateri  dai  quali  seaturiseono  dda 
acque  sommamente  purgati? e,  delle  foigtf* 
mente  del  BemUo.  È  memoria  di  totteif 
sin  dal  tempo  dd  Normanni ,  imperoccli 
in  un  diploma  della  Contessa  Adelasiadd 
11 12,  in  eoi  si  confermano  le  immudli  ddh 
Chiesa  di  Palermo,  è  soUoserillo  mi  A- 
gUelmo  di  Crafferi,  che  daUlo  sia  Htfs 
signore  dd  paese,  imparocdiè  ^  aaiieli 
assumevano  il  cognome  dalla  eonicgdli 
Signorie*  Sotto  Federico  I  Imperatore,  •  le 
di  SicUia  ri  Ik  menriona  di  tìtMerte  é 
Monteforte  Conte  di  Petralia  e  Signore  li 
Gratterij  Senescalco  del  medesinio  i^'od- 
pe,  che  visse  marito  ad  Isabella  Contessi. 
Manfredi  flgliuolo  di  Federico  e  dopo  li 
morte  di  lui  Bailo  di  Sicilia,  comroati  3M 
onze  legate  dal  padre  alla  Chiesa  di  1^- 
lermo  da  spendersi  in  riparo  degli  edill- 
zii,  concedendole  la  terra  di  Asinelio  t  li 
terra  di  Gratterà  nel  1230.  Cedetle  M 
ai  Signori  Ventimiglia;  ma  di  questi /Wa* 
Cesco  perdettela  colia  vita  ed  allri  beni,  M- 
lonc  divenuto  da  Pietro  11.  Raccolto  in  gn- 
zia  del  suo  Principe  Francesco  n  e  tùsst 
guite  le  Signorie  del  padre,  assegni  M- 
teri  con  Collesano  ad  Antonio  altro  dd  i* 
gliuoli,  e  questo  morendo  privò  delle  el^ 
dilà  Francesco  in  generalo  colla  prìna  Bi- 
glie Margherita  Peralla,  poco  a  lui  rìspd' 
toso.  Ma  Francesco  prese  a  difemlere  ceUf 
armi  i  drilli  suoi  e  poi  colia  legge;  rial- 
sta  tuttavia  sospesa  la  causa  io  giadìu'».  f> 


Bi5 


GR 


solamente  inlrodotlo  nel  possedimento  di 
Gratteri,  e  ne  diremo  poco  appresso  dei 
successori. 

La  primaria  Chiesa  parrocchiale  è  sacra 
a  S.  Michele  Arcangelo,  sotto  un  prete  cu- 
rato, o  il  Vicario  del  Vescovo  di  Cefalù,  di 
cui  si  comprende  nella  Diocesi.  Altra  sotto 

11  titolo  di  N.  D.  è  destinata  bensì  aU*ammini- 
ttrazienedei  sacramenti,  che  non  mi  so  se  sia 
quell'antica  Chiesa  di  S.  Maria  che  Giliberto 
di  Monfortc  Signore  del  paese  concedette  al 
medesimo  Vescovo  di  Cefalb.  Enumeransi 

12  filiali.  £  dei  Minori  delia  prima  Custo- 
dia o  dei  Conventuali  T  antichissimo  con- 
vento di  S.  Maria  di  Gesù  fuori  il  paese, 
dove  fece  i  rudimenti  di  perfetta  vita  5e- 
haaiiano  da  Gralteri  Sacerdote  che  passò 
Bi  Cappuccini  comre  dirò  in  appresso;  ma  di 
gran  lunga  più  insigne  spiccò  il  monastero  di 
S.  Giorgio  sotto  V  ordine  Premostratense  in 
prima,  casa  attualmente  delia  cavalleresca  mi- 
lilla  di  S.  Giovanni;  il  costrusse  e  lo  dotò  il 
Deea  Ruggiero  primogenito  del  Re  Ruggiero 
aeD*anno  1140  circa,  come  attesta  il  Re  Tan- 
credi figliuolo  del  medesimo  Duca  in  un  suo 
diploma  del  1190.  Papa  Lucio  111  preselo  poi 
nel  1182  sotto  1*  apostolica  protezione,  e  rin- 
iOTÒ  la  conferma  del  suo  predecessore  In- 
Mccenio  II.  Martino  finalmente  come  di 
legio  Patronato  eommendollo  a  Benedetto 
le  Ginestra  Canonico  regolare. 

Sede  il  Barone  di  Gratteri  il  ix  posto 
ael  Parlamento,  gode  del  mero  e  misto  im- 
|Mro,  ed  assegna  il  magistrato.  Compren- 
%mA  il  paese  sotto  la  comarca  e  la  prefet- 
tura dell*  Istruttore  di  Termini,  e  2S  fanti 
ft€  militavano  sotto  le  bandiere.  Contaronsi 
lotto  Carlo  V  597  case ,  e  nella  metà  del 
mcfAo  seguente  con  non  lieve  discapito  13S7  . 
Ulinti  in  384  case;  furono  al  nostro  lempo 
"33  le  case^  1094  le  anime,  che  uUima- 
ft^ate  1357.  Sgorgano  nel  territorio  acque 
itiobri  comeawisai,  e  vi  occorrono  allo  spes- 
1^  dei  berìlli.  Produconsi  abbondevolmente 
^  biade,  gli  ulivi,  le  viti,  e  sono  vestile 


GR 


le  colline  di  alberi  fruttiferi,  né  mancano 
ubertosissimi  pascoli,  né  dense  selve  e  bo- 
schi adattissimi  alla  caccia.  Il  fiume  d*Isnello 
bagna  i  conGni  di  Gratteri  e  tragittasi  con  un 
ponte  non  lungi  dal  paese.  Il  ben  munito 
forte  Roccella,  di  cui  diremo,  sollevasi  in 
custodia  della  spiaggia.  La  long,  è  di  38® 
e  45*^  e  la  lat.  avanza  appena  i  38®.  Me- 
rita ricordanza  Sebastiano  da  Gratteri  sa- 
cerdote cappuccino,  la  di  cui  vita  e  la  morte 
dicesi  illustre  per  maravigliosi  predigli  ed 
onorata  della  frequente  apparizione  di  Cristo 
e  di  Nostra  Donna  ;  mori  in  Castelbuono 
nel  1S72. 

Ritorno  ai  Signori.  A  Francesco,  di  cui 
parlai,  e  ad  Eleonora  de  Prades  succedette 
Giovanni  nel  1453,  cui  Francesco  iv  donde 
Pietro  che  viveva  nel  1516,  giusta  Luca 
Barberi.  Pietro  fu  succeduto  da  Carlo,  cui 
nel  principio  del  secolo  xvii  Pietro  u  ap- 
pellato, pei  suoi  meriti  verso  i  concittadini, 
padre  della  patria.  Per  gli  altri  successori 
vedi  S.  Stefano  di  Bivona  (1). 

(1)  Gratteri  è  qq  cornane  io  proYincia  di  Pa- 
lermo da  coi  diaU  48  m. ,  distretto  e  diocesi  di 
Cefalù  donde  9  m.,  circondario  di  Gollesano  da  cai 
5  miglia.  TroTasi  in  costruzione  ooa  onoYa  Chie- 
sa madre  e  verrà  tra  breve  compita.  La  Chiesa 
dei  SS.  Rosario  renne  abolita  nel  1818.  Contava 
nel  1708  ana  popolazione  di  1787  anime,  di  1784 
nei  1831 ,  e  di  8520  nel  fine  del  1858.  L'esten- 
sione territoriale  ne  è  di  sai.  8368,819,  delle  quali 
classificate  in  particolari  coltivazioni,  0«384  in  giar- 
dini, 3,781  in  orti  semplici,  0,954  in  canneti,  18, 
868  in  seminatorii  alberati,  794,894  in  seminalo* 
rii  semplici ,  1087,801  in  pascoli ,  78,$03  in  oli- 
yeti,  8,100  in  vigneti  alberati,  120,534  in  rigneti 
semplici^  10,465  in  sommaccheti«  8,828  in  ficheti 
d'India,  833,494  in  boscate,  76,868  in  frassineti, 
0,731  in  snoli  di  case  territoriali.  I  principali  ge- 
neri del  suo  commercio  esportati vo  consistono  in 
frumento,  olio,  manna,  sommacco.  L'aria  vi  è  sana. 

Yien  detta  questa  terra  Gratterium  da  Maaro- 
lico,  da  Fazello,  ed  in  un  privilegio  del  Re  Martino 
del  1308,  Graterium  da  Rriezio,  Gratieris  dal  Pirri, 
Gracteris  da  Arezio,  Craterium  anche  da  Mauro- 
lieo  e  da  Pirri,  Grateris  da  Silva gio.  Gratterà  in 
un  privilegio  del  1131  di  Ugone  Arcivescovo  di 

69 


546 


GR 


<ir«Tia«.  (Y.  D.)  Paese,  allriménli  Pte- 
efte,  alle  tolde  dell*  Etna  Yereo  maestro,  a 
5  m.  da  Catania  ed  un  giorno  di  lei  mu« 
Dicipio,  cbe  conosce  oggi  a  suo  signore 
Pietro  Yatguartìera  Conte  d' Assoro,  dei  di 
cui  predecessori  parlai  nella  Toee  Galermo, 
e  che  se  l' ebbe  in  compra  dalla  regia  co- 
ria  nel  1646.  Girolamo  Gravina  Y  onorò  del 
titolo  di  Principato,  cambiatole  il  nome  di 
Plache  in  Gravina.  Il  tempio  prindpale  pre- 
sentasi sopra  an  poggetto  a  chi  viene  in 
paese,-è  sacro  a  S.  Antonio  di  Padova  ed 
ha  filiali  cinque  Chiose.  La  cura  delle  ani- 
me si  appartiene  al  Vicario  del  Vescovo  di 
Catania.  Contaronsi  176  case  nel  1652,  e  115 
abitanti; nel  1713  erano  208  le  case,  768 
gli  abitanti,  che  nel  1760  montarono  a  1122. 
La  patrona  del  paese  è  la  Vergine  S.  Rosa- 
lia, la  di  cui  festa  celebrasi  solennemente 
dagli  abitanti.  Il  Principe  di  Gravina  ha  il 
dritto  di  armi  ed  il  xlh  seggio  nel  Paiia- 
roento.  Nacque  in  Gravina,  ma  educato  in 
Catania  dalla  puerizia  fu  tenuto  qual  cela- 
nese, Agostino  Giuffrida  professore  di  arti 
e  di  medicina ,  e  primo  interprete  delle 
stesse  nella  patria  accademia;  die*  alla  luce 
vari!  lavori  riguardanti  medicina,  filosofia, 
poetica  ed  oratoria.  Il  territorio  è  piantato 
a  vigne,  ad  alberi  fruttiferi  ed  a  gelseti,  in 
grande  spazio  (1). 


Messina,  in  altro  del  Conte  Roggiero  dei  lOSS,  e 
del  Re  Ruggiero  del  1134. 

(1)  £  oggigiorno  an  cornane  in  provincia  distretto 
e  diocesi  di  Catania  da  cai  dista  5  m.,  circondario 
di  Mascalucia  donde  an  mìglio  «  e  i7S  da  Pater* 
mo.  Ci  ha  an  monte  agrario  per  frumento»  che 
dipende  dall*  Intendente^  e  formato  nel  1845  da  no 
abolito  pccalio  giusta  la  sovrana  f  isolazione  del  SS 
giugno  1838  ;  è  diretto  dal  Sindaco  e  da  due  de- 
putati eletti  biennalmente  dall'  Intendente;  il  ca- 
pitale è  di  14  sai.  calcolate  in  denaro  al  prence 
corrente  in  duo.  136;  le  obbligazioni  di  coloro  coi 
distribuiscesi  la  semente,  ricevonsi  dal  Conciliatore. 
Contavausi  in  Gravina  1103  abitanti  nel  1798,  poi 
1101  nel  1831,  e  135S  nei  fine  del  185S.  Steudesi 
il  territorio  in  tal  239,415,  delle  quali  1J13  in 


GR 

(V-  »•)  (4). 
CMwta  (V.  H.)  (2). 

<iras»rS0  Oi.)  LaL  5.  Gregùrtm  Sic.  S. 
Grivoli  (V.  D,)  Terra  nei  colli  che  som- 
etano  Catania,  nella  bassa  regioae  del  Iti* 
gibellò,  municipio  un  lempo  di  quella  dtt, 
ma  soggetta  ora  al  Duca  di  Ad-Caslellas 
Massa.  La  Chiesa  principale  è  sana  a  S. 
Gregorio  e  si  ha  due  Chiese  filiali  sogplli 
al  Vicario  del  Vescovo  di  Catania.  Alta  as- 
Tella  e  magnifica  oggi  ae  ne  lUiMea  neh 
fidna  piasia  per  pie  etemoaiae  dd  Ma- 
li, sacra  ali*  Immacolata  Conceiioae,  la  di 
cui  festa  si  celebra  con  gran  pompa  a|i 
otto  di  settembre.  Rei  secolo  xfn  efaae  131 
le  case  556  gli  abilanti,  nel  zvni  efaae  118 
le  case  e  561  gli  abilanti,  die  menliiiM 
nel  1160  a  635  (S). 

«rasoriii.(tO.  Lat.  5.  Gregùrkii.  Se.  S. 
GriToli  (V.  D.)  Terra  sotto  Gesso  vaso  ■» 
logioraor  nella  fia  consolare  appremoh 
collina  di  S.  Bino,  lungo  la  rifa  dd  i» 
scello  appdlalo  daU' antico  Ticino 
ro  ddl' ordine  di  S.  Basilio. 
60  case  e  221  abilanti  giusta  il  eeasodel 


orti  semplici,  OJSS  io  gelMli,  74,Stf  iu 
torii  alberali,  17,345  in  oliTeCi,  50,440  in  fifMii 
alberali,  24,045  io  flebeti  d' lodia ,  40.8Tf  ia  h^ 
•cale,  18,890  io  eoltoro  misto,  0,150  in  «sGd 
caie  territoriali.  Esporta  prìodpalmcnte  me,  b 
aria  è  sana. 

(1)  Comune  aggregato  a  Ifitano  ioprofiadii 
Messina  da  coi  dista  SO  miglia. 

(S)  É  oo  Tillaggio  a  drca  8  oi.  da  Pftkrasea 
oo  cooTOolo  dì  Minori  OasemolL 

(3)  Atloalmeoto  è  oo  oomooo  io  profilai  é- 
stretto  0  diocesi  di  Cataoia  do  coi  disia  7  d^ 
circondario  di  Mascalocia  doodo  4  ss.,  e  tn  'i 
Palermo.  Ne  erano  Sto  gli  abitaoti  oel  17M'  f* 
1452  oel  ISSI  e  fioalmaoto  1014  oelloMSfà*^ 
lS5a.  L*esleosiooe  è  di  sai.  SSO^Otl,  dette fdiS,tlt 
io  orli  semplici,  08,S40  io  semioatorii  atasli.a> 
S81  io  semioatorii  semplid,  à5,9S0  io  paioii  >>• 
740  io  olÌTeti,  53,230  io  figoeti  alberali.  lt.ie 
in  flebeti  d'india,  15,508  io  boscate,  19.t^* 
lerreoi  improdotlÌTi,  0,411  io  sodi  di 
loriali.  L'aria  è  boooa. 


547 


GR 

e  che  sono  attualmente  S32.  Va  soggct- 

un  Abate  e  si  annovera  trai  niunicìpii 
itrionali  di  Messina.  Si  appartiene  alla 
d  dell^Archimandrita  ed  ha  due  chiese 
.  Un  borgo  sito  non  lungi  chiamasi 
\otto.  Il  monastero  di  S.  Gregorio  ven- 
ndato  circa  il  1063  dal  conte  Rug- 
f  il  quale  per  la  resa  dei  Saraceni 
isessatosi  di  Gesso,  borgo  sito  ad  occi- 

sul  declive  di  un  poggio,  chiamati  i 
ci  di  S.  Basilio,  fabbricò  loro  magione 
esa,  e  concesse  i  circostanti  campi  dai 
li  del  territorio  di  Messina  per  sino  a 
so  ed  innoltre  il  feudo  di  S.  Anastasio 
grò  di  Randazzo  e  finalmente  il  bor- 
isse. Non  rimane  memoria  alcuna  dei 

abati,  eletti  nel  principio  dalFAr- 
mdrita  del  SS.  Salvatore  di  Messina, 
Re  Ruggiero  soggettò  dopo  alcuni  anni 
itro  monastero,  e  ne  fu  V  ultimo  Leon- 
risafi,  erudito  nelle  lettere  greche  e 
,  monaco  basiliano^  gratissimo  ad  Eu- 
I Y  ed  al  Re  Alfonso,  e  che  fu  sollevato 
ignita  archimandritale.  Yenne  però  af- 

in  primo  luogo  a  Giovanni  di  Campa- 
rerso  il  1466,  col  volere  di  Paolo  II 
Pont.  Ne  gode  oggigiorno  Emmanuele 
eri  dei  Conti  di  S.  Marco,  che  si  ha 
i  posto  nel  pubblico  parlamento  del 
\  ed  assegna  il  magistrato  del  paese; 
(Oggetto  il  Monastero  di  monache  della 
inunziata  in  Rametta.  Celebrano  i  mo- 
ri greco  rito  gli  uiBcii  divini,  sono  pre- 
li  dair  abate  regolare,  e  somministra 
di  alimenti  il  Commendatario. 
Itone.  Lat.  Gryphu^^  Sic.  Huntagna 
Maria  di  Gesù  (Y.  M.)  È  un  alto  monte 
parte  australe  del  territorio  di  Paler- 
rerso  le  di  cui  radici  rivolto  ad  oc- 
te  è  il  convento  di  S.  Maria  di  Qesù 
lin.  Riformali,  da  cui  prende  anche 
>  il  nome.  Diconlo  poi  Grifone,  im- 
chÀ  verso  gli  alti  gioghi  verdeggianti 
esenta  un  tale  uccello,  quindi  per  la 
lima  ragione  dicesi  Falcone,  e  da  al-    ì 


GR 


tri  monte  dei  èerpentL  Yerso  greco  aprcsi 
nello  stesso  vertice  una  fossa  o  grotta  con 
una  fonte  di  acque  appellata  della  Vergi- 
ne  Maria.  Alle  parli  inferiori  dei  monte 
sono  la  Favara  di  S.  Filippo ,  di  cui  feci 
parola,  e  Mare  dolce  cioè  copiosissime  ve- 
ne di  acqua  con  antica  piscina  o  nauma- 
chia ,  che  descriveremo  a  suo  luogo  (1). 

Grimaldi. Lat.  GrimaMiè.  Sic.  Grimardi 
(Y.  M.)  Paese  decorato  del  titolo  di  prin- 
cipato, oggi  S.  Caterina. 

«rlpparo.  Lat.  Gripparum.  Sic.  Grip- 
paru.  (V.  D.)  Casale  nel  territorio  di  Messina 
a  settentrione,  che  appartenevasi  nel  1320 
a  Francesco  Romeo^  ed  indi  a  Raimondo 
figliuolo  di  lui.  Compresselo  Francesco 
Spina  sotto  Ludovico,  e  la  sua  figliuola  cin- 
se di  benda  nuziale  Rinaldo  Lancia^  quindi 


(1)  Il  Grifone  è  alto  lol  mare  8777  piedi,  gia- 
lla le  ouervazioni  barometriche  prese  dal  ponto 
della  acala  dei  Mezzagno,  da  coi  scendendo  a  de- 
lira si  Tiene  alla  lerriceinola  che  le  dà  il  nome, 
e  salendo  a  sinistra  alla  cima  del  monte.  U  sor- 
prendente da  qoeir  altare  la  Todata,  poichò  dalla 
pania  eh*  è  sporgente  Tedesi  la  pianare  di  Palermo 
coi  suoi  fiami,  i  sooi  golfi,  a  ra  a  perdersi  1*  oc- 
chio nel  mare  che  sembra  talora  limitato  dalle  i- 
solette  che  presentansi  al  par  di  nabi.  Alle  falde 
del  monte  merita  attenzione  il  pittoresco  convento 
di  S.  Maria  di  Gesù  dei  Fr.  Minori  Riformati;  sa- 
lendo pochi  gradini,  offresi  una  terrazza  circondala 
da  sarcofagi  e  da  sepolture  gentilizie  delle  nobili 
famiglie  palermitane^  e  nel  centro  una  fontana  di 
forme  STelte,  mediocre  di  scnltura,  con  una  iKriz io- 
ne che  nota  essersi  ivi  portala  nel  1634,  per  cura  del 
Viceré  duca  di  Alcalà,  Tacque  della  sorgente  d'Am- 
bleri.  L'antica  porla  di  gotico  stile  è  ben  lavorata 
in  pietra.  Ben  tenuta  ò  la  Chiesa ,  e  nella  prima 
cappella  a  destra  conservasi  intero  il  corpo  del  D. 
Matteo  da  Girgenli  fondatore  del  convento  nel 
1426,  e  di  rimpetto  a  sinistra  le  ossa  ed  il  cranio 
del  D.  Benedetto  Nero  da  S.  Filadelfio.  Yedonsi  sa 
di  un  altarino  due  statue  di  marmo;  due  cappel- 
loni sono  quasi  sotterranei.  Dal  convento  che  è 
mollo  ampio  ed  ameuissimo  si  salisce  per  le  rupi 
del  monte  ad  un  dilettevole  belvedere,  donde  può 
ritrarsi  uno  stupendo  quadro  dell*  agro  palermi- 
tano. 


648 


GR 


nel  censo  del  Re  Martino  dicesene  signora 
la  madre  di  Anionio  e  di  Franee$eo  Landa. 
Se  rebl)e  dai  Lancia  sl>orsatone  il  preuo 
iAidavieo  Spadafara  nel  1459,  i  di  eoi  sue- 
cessorl  possiedonlo  oggi  con  la  terra  di 
MarUoi. 

OrMHMN  Lat.  Groèsum.  Sic.  Grosso  (V.D.) 
Promontorio  detto  volgarmente  Capo,  nel 
lito  australe  di  Messina,  che  protendendosi 
quasi  tra  Messina  e  Taormina  nello  stretto, 
è  coverto  dai  flutti  nell'inverno.  Non  è  vero, 
come  altrove  notai,  essere  stato  appellato 
Argenno  dagli  antichi,  imperocché  quel  di 
S.  Alessio  è  l'antico  Argenno. 

«rotte.  Lat.  GruUae.  Sic.  RutU  (Y.  M.) 
Paese  tra  Girgenti,  Raro,  e  Sutera  appar- 
nentesi  quindi  alla  diocesi  di  Girgenti,  al- 
la sua  prefettura  militare,  ed  alla  comar- 
ca  di  Raro.  Credesi  comunemente  surro- 
gato ad  Erbesso  antica  città  per  la  somi- 
glianza del  nome.,  poiché  Erbesso  vale 
presso  i  Greci  luogo  di  spelonche,  ma  al- 
trove forse  stette  Erbesso  e  più  vicina  a 
Girgenti,  e  non  mancano  intanto  delle  spe- 
lonche In  questo  tratto  di  terra,  donde  pos- 
sa dirsi  altro  da  quelle  il  luogo  delle  spe- 
lonche, cui  corrisponde  il  sito  di  Erbesso. 

Del  resto  è  incerta  l'origine  di  Grotte 
che  rlcevelle  Rodrigo  Sanoes  da  Pietro  Ara- 
gona, donde  l'occuparono  i  Ventimiglia. 
SoUo  il  Re  Martino  Ludovico  di  Monta-' 
perlo  ed  il  figliuolo  di  lui  avevan  soggetti 
i  territorii  di  Grotlicello  e  di  Grolle  di 
Leone  nella  signoria  di  Girgcnli.  Il  mede- 
simo Ludovico,  essendo  stato  conceduto  nei 
1396  da  Martino  il  feudo  di  Grolle  a  Fi- 
lippo Caslrogiovanni,  richiamò  quello  ai 
drilli  suoi  e  lo  lasciò  al  figliuolo  Antonello 
nel  1414.  Morto  questo  senza  prole  disse 
erede  Federico  figliuolo  del  firalcllo,  il  di 
cui  pronipote  Baldassare  marito  ad  Anto- 
nia Buccalandro  mori  senza  prole,  e  gli  suc- 
cedelle  la  sorella  Lucrezia  unita  in  matri- 
monio a  Lorenzo  Tagliavia-  Deriderlo  di 
S.  Filippo  da  Piazza  comprò  Grolle,  forma- 


6R 

tosi  da  costoro  già  sin  dai  priiMrdH  M 
secolo  XVI  in  paese,  sborsato  42500  oase  ad 
16S4.  Tolle  il  medesino  per  privflegio  dd 
Re  Filippo  IV  insignita  la  signoria  degli  oae- 
ri  di  ducato  nel  1U8,  molte  egregie  im- 
prese operò  nella  patria,  e  provvedette  il 
vantaggio  dei  paesani.  Ebbesi  da  Olii^ii 
Galfuri  il  figliiiolo  Fafiee  il  quale  eoa  Ip- 
polita Starrabba  generò  fiMMMUO  mirili 
ad  Isabelhi  Galletti ,  donde  nacque  ijppe- 
Uta  erede  di  Grotte  ndte  in  OMlriaiOBii  i 
Vincenzo  Gma  Talamanea^  che  wmktlÈ 
duca  di  Grotte  nel  1721,  ebbesi  infoiiia  Sf- 
ai vivente,  eletto  poco  fa  cavaliere  di  S. 
Gennaro  dal  nuovo  Re  Cattolico.  Si  hi  I 
xn  posto  nel  Pariamento,  gode  del  drilli 
di  armi,  conte  attoalmente  3530  seggeOi 
che  nel  1713  erano  2324  in  540  case;  10 
anime  contevansi  al  tempo  di  Cario  V,  m 
4041  nel  1595  ;  secondo  Q  Pirri  3Cf  tm- 
chi  1595  abitenO. 

Rei  declivio  di  cavernoso  colte  siede  li 
terra  di  Grotte  verso  meuogiomo.  La  CUi- 
sa  parroccbiale  è  intitolate  a  R.  Doam  dei 
Rosario,  è  però  la  patrona  della  geote  S. 
Venera  V.  e  BI.  Ha  cura  delle  anime  il  Ti* 
cario  del  Vescovo  e  si  ha  soggette  illre  7 
chiese  minori.  Erano  inoltre  i  Minori  Coi- 
ventuali  dal  1S73,  ed  i  Carmelitani  inS.li- 
ria  Annunziala,  ma  Tabbandonarono  eoslrel- 
ti  da  povertà.  La  lat.  di  Grotte  è  di  37*. 
25',  la  long,  di  37*  30*  (1). 

(1)  Il  cornane  di  Grolle,  che  è  aUoalatil*  ■■ 
capo-circondario  di  1*  claiie«  in  provincia  diUffi- 
lo  e  diocesi  di  Girgenti  da  cui  diala  to  niglitf  ^ 
segnato  dali*  epoca  di  Amico  alla  nostra  la  gm 
progresso  cìtIIc,  di  che  son  proTa  ì  aaolti  sutf* 
menti  costitaiti,  che  crooologicaìnente  uoisfiai'. 
e  pei  qoali  Ta  trai  principali  dell' intera  ìmU.  W 
la  cooperazione  del  fo  pio  Sac.  D.  Galcedooìt  Sm^ 
reale  fondessi  nel  1774  on  collegio  di  Mani  is 
edncaxione  delle  fanciulle  del  paeae,  ai^gragale  A 
Chiesa  del  Pargatorio  e  sotto  la  regola  dd  Cai 
Corradini.  Stabilivasi  poi  nel  177S  un  Boati  i 
Pietà  dal  fo  D.  Giacomo  Lo  Bosco  donaU  u  9- 
piUle  di  onte  400,  di  cui  i  fratti  ad  praslitoiii* 


549 


GR 

rotte  Maclieri.  Lat.  GruUae  Mache- 
Sic.  Grulli  Nacheri  (V.  N.)  Sono  gran* 
;>clonche  non  lungi  dal  Pachino,  dove 
Hadella,  scavate  nella  rupe  e  famose 
la  copia  dei  sepolcri. 

per  tOO  a  ragion  di  anno,  per  lo  che  e  per 
largizioni  è  ayanzalo  ad  onie  900.  Su  di  on 
Ticinissimo  al  cornane  fi  cosimi  nel  1836  la 
a  rnrale  del  CaWario  per  opera  del  fu  Biro, 
nino  Mangione,  e  di  Biro.  Gioseppe  Valenti 
ettato  ne  aTeva  le  fondamenta,  ma  reniva 
lita  perchè  minacciante  mina  nel  1821  quella 
I  rurale  di  S.  Giuseppe.  L'orfanotrofio  di 
Alo  povere^  demolito  nel  1819  per  TCtustà  di 
iche,  fu  riedificato  nel  1841  per  le  cure  del 
lerito  D.'  D.  Filippo  Sferlazzas  di  cui  dire- 
bbe trovavasi  allora  membro  della  Commes- 
amministratiTa  del  paese.  Essendosi  costruita 
ada  provinciale  da  Girgenti  a  Caltanissetta , 
inicipalità  di  Grotte  chiese  che  traversasse  pel 
ne,  e  1* ottenne  nel  1842  coli* obbligo  della 
per  la  costruzione  nell'interno,  per  l'abbat- 
to di  case,  e  per  tre  grandi  tagli,  ed  in  tal 
ebbesi  la  strada  che  suU*  interno  del  comune 

col  livello  ed  in  un  solo  tratto  del  ter- 
i>  col  livello  al  di  sotto  del  5  per  100.  Con 
ine  di  pietosi  particolari  orgevasi  nel  1847 
9  il  paese  la  chiesa  sotto  il  titolo  di  S.  Diego, 
ipese  del  solo  comune  si  costruì  nel  1854  un 
re  circondariale  con  otto  stanze  pei  vari  ceti 
ed  imputazioni. 

»tte  contava  nel  1T98  una  popolazione  di  4472, 
1  4469  nel  1881,  di  5658  nello  scorcio  del  1852, 
'a  per  notizie  particolari  di  6141.  Ne  merita 
>ria  tra  gì*  illustri  cittadini  il  D^  D.  Filippo 
mo  Sferlazzas  morto  neiretà  di  anni  80 
854 ,  chiarissimo  nella  legislazione ,  storia  , 
ologia^  geografia  e  scienze  naturali.  Occupò 

cariche  nell'antico  sistema,  poi  nel  novello 
adice  del  proprio  circondario,  e  poi  Consi- 

provinciale  di  Girgenti  ;  filantropo ,  disin* 
ato,  venerato  da*  buoni,  e  da*  buoni  alla  morte 
lauta 

errìtorio  estendesi  in  sai.  057,513^  delle  quali 
sudo  in  culture,  10,761  in  orti  semplici,  0, 
I  canneti,  36,245  in  seminatorii  alberati,  886, 
n  seminatorii  semplici,  2,275  in  pascoli ,  3, 
a  vigneti  alberati,  14»098  in  vigneti  sem- 
2,278  in  sommaccheti,  0,108  in  culture  mi- 
565  in  suoli  di  case  territoriali.  Esporta  fru- 
»  e  fomoMCCo.  L'aria  ne  è  sana. 


GR 


«ragno  (Torre  di).  Lat.  Grugni  tur- 
riè.  Sic.  Turri  di  Grugnu  (¥•  D.)  Torre  4i 
ispezione  nel  lido  di  Cefalii  tra  la  città  e 
gli  scogli  dei  sette  Frati. 


GU 


Gaadasna.  (1). 

«aaiteri.  Lat.  GuaUeris.  Sic.  Guarteri 
(Y.  D.)  Terra  trai  municipii  settentrionali 
di  Messina,  quantunque  corrisponda  a  gre- 
co della  città;  siede  in  un  pianterreno  ver- 
so il  ietto  di  un  fiume  che  bagnandone  le 
estremità  si  unisce  al  INocito,  e  guarda 
Oriente.  La  elegante  Chiesa  maggiore  rico- 
nosce a  tutelare  S.  l\iccolò  Vescovo  di  Hira, 
ed  ha  soggette  altre  quattro  minori.  La 
pietà  del  barone  e  della  gente  costituì  un 
convento  sin  dal  secolo  xvi  ai  frati  Carme- 
litani ,  e  Ta  sotto  il  titolo  di  N.  D.  Sono 
27S  le  case  nel  censo  di  questo  secolo, 
884  gli  abitanti,  ed  ultimamente  1077.  Sta 
in  3r  5*  di  long.,  in  SS.^"  13*  di  lat.  Presiede 
al  clero  un  Vicario  dell' Arcivescovo  e  gli 


(1)  É  una  Tallata  nella  sommità  di  cui  sorge  una 
chiesa  istituita  in  onore  della  Vergine  Assunta  di 
cui  si  venera  il  simulacro,  dalla  Regina  Maria  Ca- 
rolina,  per  essersi  quivi  altronde  rinvenuto  ascoso 
nella  grotta  poi  mutata  il  quadro  che  rappresenta 
Maria  e  Giuseppe  col  divino  fanciullo,  che  oggi 
si  osserva  nell'  aitar  maggiore.  Sorgono  da  sinistra 
gli  avanzi  di  un  palagio  di  epoca  normanna  de- 
nominati la  Torre  dei  Diavoli ,  e  consistenti  in 
una  gran  sala  con  porta  e  finestre  a  sesto  acuto 
e  con  colonnette,  sotto  le  quali  scorre  una  striscia 
dentellata,  ed  in  un  sotterraneo,  che  forse  serviva 
di  bagno  ai  tempi  di  allora  allungandosi  quasi 
insino'alle  rive  deirOreto  che  scorre  nel  basso 
della  vallèa.  Nella  sovrastante  pianura  di  FaltO" 
miele  ohe  stendesi  insino  alle  falde  dei  monti  Gri- 
fone e  della  Medaglia  sono  anche  incavate  nel  vivo 
sasso  delle  stame  sotterranee  di  forma  rotonda 
con  in  giro  dei  sedili  ed  un  desco  di  pietra  nel 
centro,  le  quali  fanno  asserire  esservi  stati  sopra 
un  tempo  casini  deliziosi  degli  arabi  principalmen- 
te, e  scendervisi  di  U  nella  state  a  ricrearsi  della 
fretchessa  e  desinare. 


550 


CO 


ai  «ppMlteaeh  tmnUBtt 
M  U  eiffle  aaaiBUnlori  M 
che  qMBlaaqae  bai  vaidpS  ai 

fkOMMMlri, 

Ario»  diaiBid*  dii 


dri:  Anaa|»l»  fi— Uni  che 

aircffdHttdei 

cuìchedi  tiMI»  r«f<dneii 

leda  Mi  ItMaUft 

acMavinipriiri 
ddccstMri  ci  I 

i 
lesMiirth, 
IM  SMi  Mi  liMT, 
tdfe.  Se  te 
Ldic. 

e 

Mi 

E»  a  Gm§9kbméi  Jhrw» (Icfs»  dlmie 
>aUeo^  per  pritflepo  spedate  dato  ia  Spìim 
lel  ISIL  per  rakila  preslatosii  valorosa- 
neale  ia  Gef«aaia«  «love  il  Eariao  afea 
leso  pel  aiedeiSÙM  Isaperalore*  F« 
dolo  dal  proaipole  #«r>ol»iga  appellala 
«arinecj*  ael  ceoso  di  FedcffìM  n  ael  ISa» 
fi^ra«  eui  siKeedelle  3  %BmIo  Mfira  dos- 
de  JMle«  Mmrimù  detto  aarhe  ée  focsef- 
Kit.  emnaemlo  Ini  boroM  ael  1399  al  Ica- 
pò  di  lartiao  :  qataei  (Mo«nio  aipoie  di 
lai  Yien  nt^;:i$lnlo  nel  eemso  del  ■rdriìio 
Ke.  da  <cui  Mfiro  coafinvalo  dal  Ke  IK 
loa$o  ael  USI  eoUa  daitSMb  del  drillo  dei 
Fraadii*  padr^  di  iMonr^a  ii  e  di  Jadn^ 
^io:  iiapefo<vliè  cullai  prese  il  p»!cedi 
aienlo  di  tìiialteri  dopo  il  fraMb 
ta  prv4e.  e  rocaipà%a  pusla  3 
ftirberì  ael  ISIlK  Spktv  trai  s«tess$orì  di 
Aadfeoao.  CoHmIim  karoae  aa<èe  di  Trift 
e  ^^]4oaoUro,  aailo  ia  «iriMiaìi  a  Tì#> 


f 


CU 

il  igHa  dai  qoall  Som- 
daca  di  GoaHcri  per  ea  io- 
di nippol?  del  IttS.  FrmuxM 
aUdheuecM  Aua  Gralèe  dd 
di  rarfaan  padre  ad  EHmàeHa, 
iilHsA  Uielo  lio  fiMpare  pd 
appaaia  da  Allmao,  e  aaperAk 
Mi  lisi;  alla  di  od  «orlo  m- 
iiriaila  AfMftelki  mA  poMfr 
ia  digMiied  attrila 
€mgè9  PriMipe  di  IMmm, 

Mteia  MdriaaBio  a  Giofaiai 
dai  qMB  Mcqpe  CirolMio  dd 
firidelBagM,  Freiata  di  PalMM, 
deiriaipanlor  Gailo  VI,  m- 
tìÈè  a  Laan  6rM,  fi9M  alM  al  1149,  dipo 
ai  ii  ■ifflifiH  il  priiMseidto  EeaoMto 
firatfba  MMipe  di  PaifaMa,DQCi 
•  diGMllari,  cmalicro  di  S. 
finMii  •  pma  te  moigàb  Nl^iaSlih 
■dk.  ddla  «Mia  ai  ebbe  GiralaM.  D  19* 
lOoffia  di  «Mlteri  pianalo  ad  oBvefi,  Mri, 
e  biade  corrispeade  abboadeiolMi 
ed  aniecUaee  gli  «gricdioiL 
appartMOlo  aa  gìerM  il  pM- 
se  alla  parrocdiia  di  S.  Lucia  (1). 

r^awiaia  (Y.  D.)  Borgo  di  Gicyosa.  Tedi 
Civaia. 

«saHMto  (V.  D.)  Piceola  lerra  ia  coi  visse 
laago  leaipo  la  regiH  Eleonora  mogUe  di 
Federico  II ,  doade  sea  Tonifa  f^eqlleBf^ 
ai  aMaaslero  boiedellino  di  S.  .^i^ 


n  appdlacoaiM' 

,  è  «B    H— ■!    ÌA  piOTÙMia    9   dioMB  £ 

da  tm  Ala  13  ai.,  dreoadarìo  &  Ladi 
i  m..  «acaai  MT abaie.  Coatara  IM*  aki- 
kI  iTfO.  pai  IMt  Mi  1811.  «1741  adU  i- 
tut.  L'cslCMioM  IflfTitorìale  aa  è  «al 
Mia  fKàì  dima  ia  eolUTasiaai.  U,^ 
,  14,400  ÌA  tMiÌMlorìi  albaraU.  ».•» 
anaplici,  M5«44rr  ia  paaeoK,  HIM 
«fiTtii.  O.IOt  ìm  T^MCi  alberati,  tt.tU  ia  n- 

ù  IS.eTI  ia  te- 
di oaa  lemiorìali.  EifMO 
▼loo  ed  olia.  L  aria  r 


551 


GU 

ir  Arena  per  darsi  alle  cose  divine, 
istata  in  gran  parte  dagrincendii 
la  e  moslra  ora  rovine,  e  sopra  o- 
'o  una  cislerna  appellata  della  Re- 

ilaneUa  (T.  H.)  Fortezza  detta  Ga- 
ai  Saraceni,  della  quale  attesta  Ha- 

essersi  dal  Conte  Ruggiero  espu- 
on  altre  vicine  come  poco  di  sopra 

Ne  occupava  il  territorio  sotto  Pe- 
li Bartolomeo  di  Moniaperio ,  Ai 
iscia  ai  Chiaramonte  ed  ai  Monteca- 
d  appartenevasi  sotto  il  Re  Martino 
pò  de  Marino  nella  dizione  di  Su- 

vwontwu  Lat.  Guelphonia  (V.D.)  For- 
igia  di  Messina  grandissima  un  tem* 
garmente  Caètello  di  Maiagrifone^ 
Ulte  alla  città  ad  occidente,  costrui- 
ta le  norme  dell'antica  architettura, 
di  origine  antichissima,  ed  era  nelle 
dei  Cartaginesi,  come  ricavano  da 
.  Mostrano  un'antica  cisterna,  con 
mamenti  in  marmo  che  esprimono 
»rstizìose  fiabe  dei  gentili.  Fu  ono- 
lesta  fortezza  della  dimora  dei  Re 
esi  e  principalmente  della  Regina  Co- 
moglie  di  Pietro. 

iaiocii  (V.  M.)  Torre  nella  spiag- 
S.  Giuliano  o  di  Erico,  in  custodia 
avi  del  vicino  asilo  detto  delle  Grot- 
Un  fiumicello  del  medesimo  nome 
non   lungi  le   foci ,  e  scaricasi  nel 

domanilrt.  Lat.  Guidomandris  Sic. 
nandri  (V.  D.)  Piccola  terra  detta  an- 
eomandri^  sopra  la  spiaggia  dello 
,  alle  parti  australi  della  giurisdizione 
Sina,  dalla  quale  dista  4  miglia,  ed 
li  baroire  siede  il  xxn  posto  nel  Par- 
0  dei  Regno.  La  Chiesa  maggiore 
chiale  intitolata  alla  Madonna  Annun- 
otlo  un  prete  curato  si  ha  una  fl- 
ma  sorge  al  lido  con  alcune  case 
;sa  di  S.  Maria  di  Laureto.  Conta- 


GU* 

ronsi  nel  secolo  scorso  83  case  336  abi- 
tanti, ed  oggi  dal  censo  statìstico  78  case 
392  anime.  Il  dominio  civile  si  appartiene 
ai  Principi  di  Scaletta  senza  facoltà  di  armi; 
la  spiritual  giurisdizione  però  si  appartiene 
all'Arcivescovo  di  Messina.  Essendo  in  parte 
soggetta  con  Artalia  alia  casa  d'ospizio  di 
S.  Giovanni  gerosolimitano,  Salimbenio  Mar- 
chisi signore  di  Scaletta  concesse  a  quei 
Cavalieri  il  feudo  di  Schittino  nel  territorio 
di  Paterno,  ed  egli  s'impossessò  dogi' interi 
casali.  Nota  il  Rarberi  essere  stalo  soggetto 
ai  CAtar omoffUe ,  per  cui  leggiamo  averlo 
ottenuto  colla  prefettura  di  Scaletta  sotto 
il  Re  Martino  Niccola  di  Patlij  come  dirò 
in  appresso  parlando  di  Scaletta  (1). 

«arafl.  (2). 

«arnaioiiffa  (V.  N.)  Fiume  del  terri- 
torio e  della  piana  di  Catania,  di  cui  dice  er- 
roneamente il  Fazello  dee.  1  lib.  3  cap.  2, 
scaricarsi  o  nel  Dittaino  nel  Crisa,  prima 
che  questo  bagni  i  confini  di  Aggira,  Cen- 
torbi  e  Ragalbuto,  imperocché  distingue  il 
Gumalonga  dal  ruscello  delle  Canne  e  di 


(1)  Goidomandri  OTTero  Ogliomandri  è  aUaal- 
mente  un  comone  in  proTiocia  distretto  e  diocesi 
di  Messina  da  coi  è  disUnte  li  m.,  circondario  dì 
Ali  da  coi  disU  7  miglia.  Avevasi  482  abiUnti  nel 
1778,  poi  645  nel  1881  e  finalmente  801  nello  scor- 
cio del  1851.  Conta  saL  108,875  di  territorio,  cioè 
5,891  in  giardini,  0,854  in  canneti,  0,850  in  gei- 
seti,  14,848  in  seminatorii  alberati,  58«357  in  pa- 
!  scoli,  16,989  in  oliveli,  9,774  in  vigneti  alberati, 
8,910  in  ficheti  d'India,  0,067  in  colture  miste. 
11  principal  commercio  di  esportazione  ne  consi- 
ste in  Tino  ed  olio.  L'aria  ne  è  umida. 

Il  nome  di  questo  paese  è  stato  dai  sicoli  scrit- 
tori per  lettere  Tarlato:  Guiditnandru9  dal  Pirri  e 
dal  Faxello,  Guidimandrutn  dal  Garafa,  Guidiman^ 
èri  da  Areiio,  Guidomandr$  anche  dal  Pirri,  Gui- 
domandri  in  un  prÌTÌlegio  del  Re  Martino  del 
1404,  Lundimandro  forse  per  errore  dell*  edizione 
neir  Isolano  del  P.  Coronelli. 

(8)  £  un  comune  aggregato  a  Barcellona  in  pro- 
Tincia  di  Messina  da  cui  dista  82  m.,  distretto  di 
Castroreale,  con  una  popolaiione  di  circa  800  abi- 
tanti 


553 


HE 
tompedon  (V.N.)  Tedi  Ecalom" 

•esila  (V*  N.)  Vedi  Cornino. 
MtiatfM  (V.  D.)  Isole  Tulcanie, 
jlcanio  dai  Greci  dicesi  H*<|Mu«fiiM. 
ìari. 

AeotM  (V.  0.)  Isola,  della  dai  la- 
cole,  e  volgarmenle  Boiiluzzo^  di 
sse. 

HU 

iMUayn  (V.N.)  Fiume.  Vedi  Cri- 
aino,  qual  nome  trasse  da  quello 
s  fu  dello  Dillaìno  dal  nome  sa- 
luelhechayn. 

Vedi  Simelo. 


lA 


«I.  Lai.  laMca  o  Yhabica  (V.  M.) 
lì  lerrilorio  di  Solerà,  che  dìcesi 
nel  censo  del  Re  Marlino  a  Tom- 
Michele  nel  1408. 
«a.  Lai.  laddeda  o  Ykadeda  (V.N.) 
di  S.  Giuliano  di  cui  si  disse  di 
le  di  cui  rive  è  un  sepolcreto  di 
ilio.  Oggi  il  medesimo  luogo  di- 
cenlcamenle  beri.  Vedi  GiuUano 
di  S.J- 

II*  Lai.  YlMdidiè  (V.  H.)  Fonie,  le 
]ue  deducevansi  per  acquidoUi  alla 
Lìlibco.  Altrimenli  Xadiddi. 
u  Lat  Yhadra  (V.  N  )  Fortezza  al- 
della  Cadrà  col  vicino  casale,  che 
Irò  del  1320  dicesi  appartenere  ad 
Morlillcri,  ed  a  Niccola  di  Lamia. 
Iquanti  passi  per  valle  intermedia 
ofonte;  quinci  nel  censo  composto 
*tino  nel  1409  leggiamo  il  casale 
ilo  hadra  di  Francofonie  appar- 
a  Giovanni  de  CruìUas^ 
iMiui  (V.  N.)  Monte  nella  diocesi 
sa,  di  cui  le  Chiese  enumera  con 


lA 


altre  Papa  Alessandro  III  in  un  suo  diploma 
in  favore  del  Vescovo  Riccardo,  datalo 
in  Benevento  nel  1168  come  a  quella  ap- 
parlenenlisi;  ecco  le  parole  del  breve  apo- 
stolico: Bimanga  inoltre  fermamente  a 
te  ed  ai  tuoi  sueeeésori  qualunque  poa- 
seseione  e  ^atunque  bene  ec,  trai  quali 
eèprimiamo  segnatamente  :  le  Chiese  della 
città  di  Siracusa,  le  Chiese  del  mont€ 
JahalmOj  e  quali  sono  nel  suo  territorio 
coti  pertinenze-  Sembra  esprimer  qui  Monte 
Rosso ,  imperocché  non  ci  ha  altro  luogo 
nella  medesima  diocesi  sotto  il  nome  di 
Monte.  Registra  quinci  immediatamente  le 
Chiese  di  Mohac  o  di  Modica,  e  poco  prima 
enumera  quelle  di  Ragusa  tra  le  quali  si 
giace  Monte  Rosso.  Avrei  pensalo  di  Ghia- 
ramonte  se  non  in  bassi  tempi  sia  venuto 
quel  nome  al  paese  dai  Signori  Chiara- 
monte  ,  e  che  dicevasi  un  tempo  Golfi» 
Vedi  Monte  Bosso. 

diaica.  Lai.  Yhalca  (V.  M.)  Era  uno  spa- 
zio tra  r  atrio  del  regio  palazzo  di  Palermo 
e  le  case  private  della  citlè,  circondato  dia 
un  muro ,  e  così  dello  saraccnicamente  » 
qual  luogo  cinto  air  intorno.  Aveva  una 
porta  in  una  contrada  reità  della  città,  ed 
era  destinato  ad  albergare  i  custodi  della 
fortezza  ai  quali  presiedeva  un  Visconte, 
acciò  fossero  pronti  a  repentini  bisogni. 
Vedi  Fazello  lib.  5  dee.  1.*  Altra  è  la 
Yhalcia  in  Palermo  che  comprende  con  la 
parrocchia  di  S.  Niccola  una  fortezza  ma- 
riltima  ed  una  osteria,  mentovala  dal  me- 
desimo Fazello. 

diallele  Lat.  Yhalicis  stagnum  (V.  M.) 
Stagno  appresso  la  foce  del  fiume  di  Belice 
verso  Occidente.  Vicn  ributtalo  dal  flutti 
del  mare ,  perlochè  diviene  pernicioso  ai 
terrazzani  nella  slate.  È  mentovato  dal  Fa- 
zello nel  lib.  6.  e.  4» 

^ammeu  Lai.  Yìkammet  (V.  M.)  Fonte 
di  acqua  solfurea,  oggi  Calameth,  dove  i 
bagni  di  Segesta  altrove  descritti. 

^Ml.  Lai.  Yhasis  (\.  M.)  Torre  nel  lik 

70 


fó4 


ìk 


•mbdf  Licata  od  saeeeia  H  Mate  Ci- 


TawJMH  (T.  W.)  Tea 

«alt.  UL  AifUf.  «e.  SHri  Jtla  (T.  ■.) 
Vrese  farw  il  mme  qoeslo  iwe  diB» 
|nea  TMe  bastv  Ae  Biioaa  bi  tattoò 
pre/toiilMM,  piridii  scorre  te  ilte  e  pr»- 
fciMte  rlTe.  Attesta  nondimeae  11  Onrerie, 
die  n  vero  no  nome  fii  JatU  o  MkUt, 
poiAi  sewre  dal  monte,  od  colta  CMà 
Mstraitail  un  tempo  è  nome  /alo,  di  cai 
diremo.  La  sua  foee  è  tra  U  earieiloio  so- 
festeDO  o^  di  CoiMlamwun,  ed  il  capo 
Marna:  nesono  quattro  le  Ibntt:  tKnesfrv, 
Ckhàta,  Aisolo,  e  CtmoiMni,  nei  etdli  e 
Mi  lerritorii  étA  medesimi  nomi;  dove 
oonfioiseono  sotto  il  monte  Jota  pongono 
tal  moTimento  molinf ,  accolgono  nel  terrf- 
lerio  FaUamonaeo  il  rosceHo  Bsltotlo, 
e  sotto  -Dome  del  fiame  Jato  bagnano 
le,  terre  del  feudo  Janquadara.  Succede 
poi  un  esimio  ponte  ad  na  arco,  i  di  eoi 
piedritti  poggiano  da  ambe  le  parti  sopra 
lageoti  rofri;  l'appellano  Tayhuro  dal  Ti- 
cino diruto  casale  saracenlco.  Resi  poi  fé- 
condi  i  terrJlorii  di  Valguamera  sotto 
Parlinico  tragittane  per  altro  ponte  ebe 
prende  il  nome  dalla  Chiesa  di  S.  Uarìa; 
nh  lungi  di  là  si  scaricano  nel  mare.  Il 
Bali  0  Jali  dice»  anche  Tayhuro  dal  ponte 
dello  slesso  nome- 

«alo.  iat-  Jatua  (V.  M.)  Monte  e  pic- 
cola terra  oggi  ruinata,  che  credesi  comu- 
nemente la  Jcta  degli  antichi,  i  di  col  po- 
poli Jetini  enumeransi  da  Plinio  trai  me- 
diterranei, e  che  Silio  sì  ba  come  cele- 
bre; ...reccetso  Jeta,  Appellasi  oggi  toI- 
garmenle  S.  €o»mo  dalla  Chiesa  nel  Ter- 
ticc  del  monte  dedicala  ai  SS.  Mari.  Cosmo 
e  Damiano,  dlcevasi  perà  un  tempo  Jfonte 
Azu,  e  di  Gazu.  Sollevasi  da  ogni  parte  ri- 
pido come  a  picco  con  ardua  salila,  ed  in- 
tnlti  ai  suoi  supremi  dossi  non  può  TenirsI 
che  per  uggioso  calle  ;  raccolgonsi  nondi- 
meno nel  giorni  d«Ua  Pentecoste  le  eircon- 


TÌctne  genti,  e  con  somma  frequenta  TÌsitaos 
la  Chiesa  e  venerano  i  SS.  Martiri;  si  appir- 
tiene  quella  ai  parrocbì  della  Ciiìesa  di 
Morrcale,  ai  quali  si  compelono  i  drilli  del 
territorio  ed  i  censi;  sebbene  il  Conte  Rug- 
giero concesse  Jalo  nel  1093  al  Vescotodi 
Hazzara,  e  Guglielmo  I  vollcnc  suggelligli 
uomini  ai  monaci  Cistcrciensi  di  S.  Ificcolù 
di  Gurguro;  (ullavia  Guglietnio  II  diede  in 
dono  net  1176  alla  Chiesa  di  Horreale  il 
castello  o  la  terra  di  Jalo;  indi  furono  con- 
cessi molti  privilegi!  agli  abitanti  dall'-U- 
civcicovo  Benvenuto.  Ha  quivi  ridonisi  i 
Saraceni  per  la  fermezza  del  luogo  rìbel> 
landosi  contro  Federico  1  Re  di  Sicilia,  ed 
avendo  resiselo ,  dopo  Img»  atmt»  #■ 
strasse  a  Be  ite.  dal  niiiilaaiiiali  ta  «p» 
guata  forteua,  dlstrmae  11  etnie;  nl^ 
I  Mori  Delta  Poglta  colle  loro  ta^gie,  * 
restila)  finalawila  il  luogo  alta  CUe» 

Scrive  Diodoro  ao|^UÌ  1  JUtef  ri  Cv> 
tagteeat,  m  da  «tostt  itvtflMM.  «m- 
ctaado  n  pTMlAo.  dlennal  al  Imbm^  • 
loro,  eoMe  abrmano,  a^rvitaraM  cw  il- 
tri  dei  soccorsi  per  l' assedio  di  SraMi. 
Stefano  Da  menzione  di  Jeta.  Jtìa  caitrik 
di  SicUia,  secondo  FUièlo  nel  lift.  9;  Jtbt 
dtce«i  ta  gente.  Rimane  ancora  ubi  at- 
nela  di  rame  in  cui  si  esprime  an  wUMi 
fornito  di  scodo  e  di  asta,  e  nei  romcii 
una  corona  di  alloro  col  motto  WTOes. 

IB 


Ut.  l^loCaleolitCTX) 
del  di  cui  nome  dissi  altrove.  Del  te^ii 
poi  e  della  condizione  dei  dUadài  M 
rincresce  ripeter  da  Pausania  :  GentHé- 
gU  slewt  Calane*!  fi»  HdoUa  te  ferme 
borgo.  Ewi  un  l«mpio  «acro  aUa  BiM0 
«Atamano  Iblea  assai  veneralo  dai  SM  1^ 
ed  io  $Hmo  che  da  costoro  /W  btifsriéi 
in  Olimpia  la  statua  di  fijoee  anlfe* 
giacché  i  batitaH,  coma  tutu  gUalH^ 
fanti  dt  SieUia  interprtU  «om  <Mfi«- 


593 


i  e  dei  sogni ,  ed  avanzano  gli  altri 
I  cuUura  delle  cerimonie  degli  Dei, 
Hne  afferma  FiUsto.  Nota  Cluverio  che 
oscitanza  degli  scribenti  fu  delta  (re- 
{ essendo  giusta  Tucidide  Gekati  il  suo 
e  legittimo,  e  secondo  Stefano  Galeoii: 
9  Pausania  esservi  al  suo  tempo  Ga^ 
l  borgo  dei  CaUmesii  essendo  sialo 
Siracusani^  imperocché  quel  piccolo 
ro  cognominalo  Geleati^  silo  nel  lido 
Sir<ymsa  e  Lenlini^  per  una  colò" 
di  Greci  Megarasi  fu  poi  dello  Me* 
\;  dal  lìb.  2  cap.  8,  il  che  procura 
rovare  dalla  storia  di  Tucidide  e  da 
irco,  dei  quali  credette  tramandare, 
Nicla  comandante  degli  Ateniesi,  shar- 
ie truppe,  avesse  inutilmente  assediato 
Géleali;  e  Analmente  conchiude:  ri^ 
si  da  questa  istoria  esser  marittima 
ittà  che  Tucidide  appella  Geleati, 
re  non  fu  altra  marittima  di  tal  nome^ 
juella  sita  tra  Siracusa  e  Lentiniap- 
Uà  poi  Megara.  Leggo  però  in  Tuci- 
f  che  gli  Ateniesi  una  seconda  fiata 
ìdo  coi  fanti  le  sicole  eittàj  giunsero 
a  Catania  percorrendo  intomo  il  ma» 
«0  seno  coUe  navi  cariche  di  preda. 
la  parte  di  esercito  dunque  di  cui 
ssi  Nicla  per  V  oppugnazione  di  Galeoti 
MlcTa  per  1*  interno,  e  quindi  potè  Ga- 
esser  sita  in  mediterranei  luoghi.  Sono 
arere  di  Cluverio^  Pietro  Carrera,  Gian- 
rea  Massa  ed  altri.  Le  congetture  poi 
ancesco  Aprile  nella  Cren.  Sicola  lih. 
ip.  7  su  Galeoti  sono  assai  diversCi 
rocche  questo  autore  credendo  Gela 
terranea  diversa  dalla  marittima  af- 
i  che  da  questa  Gela  fu  da  Tucidide 
Hata  Ibla  Galeoti.  Asserisce  poi  che 
ila  mediterranea  sorse  dove  ora  ò  Cal- 
me, e  che  nel  suo  territorio  fu  da*  Si- 
fabbricata  Geleati.  Intende  ancora  che 
leniesi  avessero  malmenato  le  biade  di 
a  Ibla ,  ed  insieme  con  Reina  e  Ca- 
ci vuol  persuadere  che  sotto  di  essa 


IB 


fu  Ippocrate  ucciso  nella  guerra  coi  Sicolt; 
meritamente  quindi  disse  Pausania  la  sua 
Gereati  vicina  ai  conQni  di  Catania,  impe* 
roche  il  territorio  della  Gela  mediterra- 
nea  confinava  come  oggi  con  quel  di  Ca- 
tania, né  dubita  per  le  sue  congetture  per 
quanto  riguarda  questa  sua  Geleati  sul  tem* 
pio  e  la  superstizione  di  quei  cittadini  di  cui 
parla  lo  stesso  Pausania.   Ha  si  allontana 
dal  vero  lorchè  scrive  essere  stata  situata 
Galeati  da  Cluverio ,  Scine ,  e  Baudran^ 
presso  Paterno^  dal  Carrera  presso  Acqua 
rossa  vicino  Paterno,  da  Riccioli  e  Fazello 
presso  Judica,  imperocché  questi  scrittori 
parlano  dell*  Ibla  maggiore  come  chiara* 
mente  addimostrerò.  L'ultima  terza  opinione 
^  su  Galeoti  è  dell*  erudito  Bario  Moreno  da 
Agosla   che  credela  sita  nella    penisola 
di  Agosta  nel  luogo  che  chiamano  terra 
antica,  ed  il  ricava  da  antichi  grandi  edi- 
fizii  e  monumenti,  imperocché  se  giusta 
Cluverio  dovette  Galeoti  esser  marittima,  la 
terra  antica  nel  chersoneso  bagnata  da  tre 
parti  dal  mare  poteva  esser  comodamente 
assalita  ed  oppugnata  dalle  ciurme  di  Ni- 
cla. Se  era  Galeoti  presso  Megara  perchè 
Pausania  non  disseta  Hegarese?  e  certamente 
il  luogo  corrotto  di  Stefano  tutt'  altro  forse 
dicea  di  ciò  che  leggesi  nella  seconda  corre- 
zione di  Cluverio:...  Ficcola^idi  cui  terraz* 
Zani  erano  Galeoti  o  MegareH.  Finalmente 
1*  antichissimo  Tucidide  fa  menzione  sempli- 
cemente di  essere  stata  Galeoti  assediata  da 
Nicla,  ed  egli  stesso  poco  prima  avea  par- 
lato della  origine  dell*  Ibla  Hegarese.  Io 
penso  sul  silo  di  Galeoti  nulla  potersi  as- 
serire di  certo,  essendo  il  nome  d*lbla 
derivato  dal  Re  Iblone,  che  governò  i  Si- 
coli,  mentre  i  Sicoli  in  varii  luoghi  dal  Pe- 
lerò al  Pachino  stabilirono  il  loro  soggior- 
no, e  quindi  in  questo  tratto  dell*  isola  varie 
Ible  furono  stabilite;  oso  appena  indicarle 
segnatamente. 

Ibla  Brea.  Lat.  Hybla  Heraea  (Y.  N.) 
Tolomeo  nelle  tavole  colloca  Ibla  tra  Pa- 


S56 


diino  e  Gela;  e  senia  Mio  TErea  die  Sle> 
fimo  disse  Bra^  ed  il  nostro  Faiello  Nera, 
ed  appellaronla  anche  minore  o  la  mini- 
ma delle  Ible.  Descrifendo  Antonino  il  fiag- 
gio  marittimo  tra  Agrigento  e  Siracusa,  nota 
nagarea  o  Ciwibe.  Io,  dice  Glaferio,  clie 
legge  nel  Begio  pi&  emendato  esemplare 
deir  itinerario  di  Antonino,  HabUUéo  avere 
a  UggerH  Erea:  Haga  di  Erea  o  di  Ma. 
■a  occorrendo  in  questa  regione  molto  yo- 
«tfgia  di  antichi  edifixii,  controTcrtesi  an- 
cora dove  sia  stata  questa  Ibla  minore  o 
Erea.  Il  medesimo  Gluverio,  Bonanno,  Ven* 
timii^ia ,  e  Haziara  la  collocano  a  Bega- 
sa.  Ibla  Erea,  dice  qaogli,  oppreiideH  es* 
asr  qaeUa  cftld,  che  in  colto  elemio  di- 
eesiar  volgarmetUe  Kagu$a.  Bonanno  qnind 
stabilendo  i  monti  Erei  yerso  Bagusa,  cre- 
de a?er  sortito  il  nome  questa  Ibla  da  tali 
monti.  Fascilo  non  al  certo  una  Yolta,  seb- 
bene perplessamento ,  scrive  esser  seduta 
Bjrea  nel  colle  dove  oggi  Bulera.  Èra  una 
ferra  Ibla  in  SieiUa  che  appeUawm  la 
mAiore,  di  eoi  Pausania  non  fa  moUo.  Tu- 
cidide Mtania  nel  lib.  4  atleèta  essere  etaia 
nel  territorio  di  Gela^  dove  nota  ucciso 
Cleandro  Principe  dei  Gelei  ^  e  Stefano 
r  asserisce  anche  appellata  Nera.  Pecca  ia 
queste  parole  il  Fazello  riportando  da  Tu- 
cidide essere  stato  morto  Cleandro  sotto 
Ibla,  imperocché  non  Tucidide  ma  Erodoto 
fé'  parola  esser  caduto  sotto  Ibla  Ippocrate 
fratel  di  Cleandro  in  una  masnada  contro 
i  Sicoli.  Dissela  intanto  Stefano  Hera  non 
già  Nera.  Si  soggiunge  appo  il  FazcUo  : 
ma  gU  è  incerto  quale  sia  stata  deUe 
città  che  conservano  monumenti  antichi 
in  quel  territorio  ;  ne  ha  Balera^  e  ve- 
densi  eziandio  nel  territorio  Gelso  ruine 
di  antichi  tempii ,  dei  quali  non  si  ha 
alcun  che  da  congetturare.  Non  molto  do- 
po conferma  il  medesimo:  sovrasta  a  Ter- 
ranova ed  al  suo  territorio  ad  8  m.  Bulera 
terra  di  nuovo  nome,  sita  in  elevalo  mon* 
le,  costruita  sopra  ingenti  ruine  di  antica 


eMkudtma^  e  di  cui  ma  caserteo  se  lia 
fiala  riMa  ndnore.  In  tano  loog»  Inai- 
Biento:  da  PieIraperMia  vetoa  Mtxxagier' 
ma' a  fi  m.  m  etnietra  è  Ailera  efte  «#• 
eira  woltt  mannwmnii  di  mmlidiiiàf  mamsa 
asserisco,  se  sto  stola  r  Ala  osinare.  Bica 
blso  perdo  CHaTorio  qoesto  aonpelto  di  h- 
leUo,  poiché  -il  sito  di  Ibla.  oca  eenispsa 
de  a  Boterà  nel  romani  ilinenrfi,  booe  psii 
a  Bagosa.  Ma  ingannasi,  pofchè  OMBlreste» 
tasi  emendare  1  oorrotUsaianl   eaemplsri 
degli  iUnerarii,  non  gii  rfloraò  fldiee  la  ke* 
eenda  del  designare  1  laogbi  e  lo  dilre  del- 
le miglta.  Si  ha  nelle  tavole  Agrtgaala  Cd- 
oisiona  xuv.  iK6le  zxiv.  i|rrio  xvio.  tgra- 
curie  XXIV.  Dall'Itinerario  poi  di  Adeaias 
Àgrigeniù  CaklHana  xl  6ÌMo  xxir.  Jfrii 
XVIII.  ^ffocuiis  XXIV.  Falaaoieale  dke  Qa- 
verio  ta  terra  GalvlsiaBa  esser  Gomisa,  re- 
sUluisce  ottimanMnte  iKbla  e  fiiftlaad  Us, 
come  corrente  anche  reUaniMito  Tencn  dsl 
liome  Agris  per  Acris.  Mn  sono  qoari  tfai* 
quo  fldse  le  noto  ;  ImperoeehA  eU  ad  la» 
Iraprendendo  un  viaggio  da  Agrigenia  a  Sh 
racusa  occuperebbe  in  prima  Goosise,  fé 
Bagusa,  poscia  Acre  o  Palaxzolo  ?  Soao  tal- 
mente tra  se  distanti  questi  luoghi,  che  aia 
rettamente  e  per  breve  tratto  condacoas, 
ma  fan  dilungar  di  molto  ;  e  che?  giaee  dt 
Agrigento  a  Siracusa  Butera  nel  meuo,  d 
Acre  tra  questa  e  Siracusa  ?  Potnu  appeal 
dunque  dedurre  qualche  cosa  di  certo  dalle 
tavole  dei. viaggi.  Hi  so  aversi  CInverie e(* 
gettato  tacitamente  un  tale  argomento;  d 
aver  detto  essere  stato  intrapreso  il  liaaii 
per  anfratti,  ad  evitare  Taspreiza  dei  oMaii, 
ma  non  vide  egli  i  luoghi  medilernadi 
poiché   se  veduto  gli  avesse  di  presean, 
non  avrebbe  ciò  in  modo  alcuno  aferoi* 
to ,  poichò  ugnalo  aspreixa  si  ha  di  esa- 
mino, nò  pih  agevole  ò  Tuna  che  rslht 
via. 

Ignazio  Roto  nella  sua  storia  di  Viiia 
ammonta  molte  cose  sull*  Ibla  Erea  e  A* 
essere  stata  ad  un  m.  da  Viiini  verso  Oc- 


557 


IB 


le,  poiché  è  celebre  appo  gli  antichi 
ile  Ibleo  ed  ancor  viene  oggigiorno 
iato  pel  suo  miele  il  territorio  di  Vi- 
I  monti  Erei  furon  presso  Bidono 
la  fu  delta  da  essi  Erea.  Altra  Ibla 
lente  prese  nome  dal  Tiranno  Bute, 
I  Boterà  quasi  Butishera.  Celebransi 

0  cotante  terre  in  Sicilia  per  la  copia 
:cellenza  del  miele ,  da  potere  de- 

per  questa  cagione  a  stabilire  molto 
Disse  il  Noto  di  tutti  il  primo  essere 
i  monU  Erei  appo  Vizini.  Essendo 
te  del  resto  il  nome  di  fiuterà  gratuita- 

1  si  asserisce  riferirsi  all' Ibla  Erea. 
osto  Erodoto  fa  menzione  d*  Ippocrale 
avvisai  di  sopra,  che  invase  il  prln- 
•  di  Gela  dopo  la  morte  del  fratello 
dro,  e  molte  imprese  operate  chiara- 
I  nella  guerra  contro  i  Sicoli,  gloriosa- 
I  soggiacque  sotto  la  nostra  Ibla  con- 
ro  accanitamente  pugnando.  Attestano 
i  abitanti  di  fiuterà  che  nella  fine  dello 
»  secolo  mentre  in  un  antica  sobborgo 
aese  detto  di  S.  Cosmo  zappavasi  la 
in  coltivazione,  si  imbatterono  i  villani 

sepolcro  a  mattoni ,  dove  ritrovossi 
efaeletrOy  con  lamine  di  stagno  scriU 
a  spada  preziosa,  ed  una  lucerna  di 
;  ricavossi  dai  caratteri  il  nome  d*Ip* 
^e;  affermano  però  rimaner  la  sola 
a.  Le  quali  cose  se  sono  elle  vere 
no  essere  stata  quella  la  tomba  del 
>  di  Gela  che  fa  sepolto  dai  suoi 
rritorio  dove  era  soggiaciuto ,  e  non 
congettura  darebbero  di  Ibla  appo 
i.  Rota  Diodoro  negli  elogii,  che  con- 
ro  sotto  Ibla  con  armi  nemiche  Fin- 
Agrigento,  Icele  da  Siracusa,  delle 
città  eran  tiranni.  Emenda  cosi  il  Cla- 
ft  parole  dello  Storico  dal  lib.  22. 
»  allora  tiranni  in  SicUia  Iceie  di  S<- 
z;  Fintia  di  Agrigento,  Tindari&ne  di 
lina  ed  aUri  di  eitlà  minori.  Finiia 
\  Ice  te  apparaechiatiri  ad  una  guerra 
ro  sen  vennero  ad  Ibla  tpUgaio 


IB 


Veeereito  :  cioè,  soggiunge  il  medesimo  Oli- 
verio, r  uno  adduceva  da  Agrigento  V  eser- 
cito, l'altro  da  Siracusa,  ed  a  mezza  via 
incontratisi  sotto  Ibla  con  armi  infesto 
contrastarono;  il  qual  fatto  si  assegna  pri- 
ma della  guerra  Punica. 

IMa  iii«9Clore.Lut.  ByblamcQor  (V.  II.) 
Dopo  descritta  la  città  di  Adornò  sotto  il 
monte  Etna  soggiunge  il  Cluverio  :  l>el  re- 
$to  nel  medesimo  tratto  tra  il  monte  Etna 
ed  U  fiume  Simeto  sorse  la  città  di  lòia 
cognominata  maggiore  da  Tucidide ,  li- 
tiOj  Pausania,  TotomeOj  e  Stefano;  e  ro- 
diate le  parole  di  Pausania  e  di  Tucidide: 
laonde  io  giudico^  dice,  essere  stata  tibia 
maggiore  nel  medesimo  sito  dove  ora  il 
celebre  paese  dello  volgarmente  P(Uemò, 
distante  4  m»  da  Adrtmo  e  18  da  Cala- 
nta  in  circa.  In  assegnare  le  quali  distan- 
ze tuttavia  errò,'  imperocché  conlansi  9  m. 
da  Adornò,  e  12  da  Catania.  Scrisse  il  Fa- 
zello  nel  medesimo  senso  :  l' Ibla  maggio* 
re  era  sita  nel.  territorio  caianese,  testi* 
mofiio  Pausania,  di  cui  attesta  Tucidide 
nel  Kb.  6  essere  etala  non  lungi  da  Inessa 
e  Ceniuripe,  quando  fa  menzione  degti  Ale* 
niesi  ritornali  in  Catania  presa  Centuri- 
pe  ed  incendiali  i  campi  degli  Inessei 
e  degU  Iblei.  Ne  fa  menzione  Tolomeo  so* 
lamenle  quando  dell'  Ibla  mediterranea, 
che  era  mtch'essa  deserta  al  tempo  di  Pau- 
sania, sebbene  ne  perdurasse  il  nome,  ed  i 
suoi  ciUadinidicevansi  solamente  Iblei,  ^g^ 
giunge  una  sua  congettura  sopra  IblaTiella,o 
dice  forse  Tiella  appellata  maggiore,  e  con- 
chiude :  la  quale  avendo  al  nostro  tempo 
perduto  anche  il  nome,  è  dubbio  se  sia  forse 
ludica  città  deserta  ed  in  ruina.  Soggiun- 
ge nuovamente  nel  lib.  10.  cap.  2:  non  lungi 
dislava  da  Centuripe  una  seconda  Ibla, 
come  abbiamo  da  Tucidide;  e  ponendo  le 
surriferite  parole  delio  storico  prosegue: 
Ne  fa  menzione  Pausania  nel  tib  4,  e 
dice  essere  stata  al  suo  tèmpo  minala  af* 
fatto;  ne  fa  memoria  anche  Tolomeo  che 


558 


IB 


dicela  mediterranea  nelle  tavole.  Non  1- 
scorgo  perchè  in  questo  luogo  abbia  detto 
seconda  Tibia  presso  Cenluripe;  poichò  ap- 
pellandosi ed  essendo  la  maggiore  dal  me- 
desimo Pausania  le  sarebbe  piuttosto  con- 
venuto  il  nome  di  prima;  ma  ebbe  forse 
riguardo  air  ordine  dell*  origine,  e  pro- 
pose a  questa  Tibia  Megara  fabbricata  pri- 
ma della  maggiore.  Del  resto  non  parla  di 
questa  Tolomeo  nelle  tavole,  ma  deWErea 
sita  tra  il  Pachino  e  Gela,  come  vedemmo, 
che  era  anche  essa  mediterranea.  Arezio 
che  conobbe  solamente  una  Ibla  occupata 
dai  Hegaresi  la  costituì  a  Melilli.  Opina  Lo- 
renzo Anania  essere  stata  Ibla  dove  oggi  è 
Mazzara,  verso  la  parte  occidentale  della 
Sicilia,  che  forse  è  del  tutto  diversa  dalle 
addotte.  Attesta  ultimamente  Francesco  Ma- 
ria dei  Min.  Cappuccini  nella  jsua  Ibla  re^ 
diviìja  esser  succeduta  Avola  alT/bto  mag- 
giore, e  riporta  in  suo  aiuto  le  opinioni  di 
alcuni  recenti  scrittori  Maurolico,  Calepino, 
ec.  e  dal  territorio  adattissimo  agli  alveari, 
dall* affinità  del  nome,  dal  costume  dei  Si- 
coli  neUa  scelta  del  silo,  poiché  Ibla  è  co- 
me io  dissi  opera  dei  Sicoli,  da  antichissi- 
me grotte  flpalmenle^  sepolcreti,  vestigia  di 
mura,  vie  tagliate  nel  sasso  che  sono  fer- 
rai indizi!  di  antica  abitazione,  sforzasi  con 
molta  erudizione  alla  prova  deli*  assunto. 
Avendo  però  dimostrato  vane  un  anonimo 
le  ragioni  e  le  congetture  di  lui,  con  novella 
apologia  prese  a  difender  la  causa. 

Non  qui  tralascio  essersi  ritrovata  un* an- 
tica moneta  delTIbla  maggiore  recata  da 
Paruta,  e  che  attestano  alcuni  occorrere  nel 
territorio  di  Paterno.  Rappresenta  una  fi- 
gura di  donna  alT  impiedi  ornata  di  velo  e 
di  monile,  dietro  la  quale  è  un*  ape  da  una 
parte,  e  daU* altra  anche  una  donna  appog- 
giala ad  un'asta  che  presenta  un  vaso  ed  ai 
di  cui  piedi  è  un  cane  còl  motto  htbaa^ 
MErAAA:^;  indica  la  donna  la  dea  Ibla  men- 
tovata da  Pausania,  Tape  la  soavità  del  mie- 
le, il  cane  i  territorii  adatti  alla  caccia. 


IB 


IMa  Meffara.  Lat  Bybla  Megara  (T J(.) 
Diciamo  altrove  se  sia  stata  Galeatis,  e  ne 
diremo  novellamente  dove,  di  Megara. 

IMA  MtBOM.  Lai.  Bybla  minùr  (V.N.) 
Vedi  Erea. 

IMA  «ella.  Lat.  Bybla  TieUa  (V.  X.) 
Dice  Stefano  sulle  Città  da  Filìslo  sical.  rer. 
lib.  4:  una  poi  deUe  Ible  appellari  lieUo. 
Pensa  Fazello  della  maggiore,  ma  dicendo  : 
Stiella  eaètello  di  Megara  in  Sicilia;  ap- 
pellari  la  gente  StieUma^  soggiunge  Oli- 
verio essere  stata  Tiella  un  castello  dell*  Odi 
Megara ,  esseme  corrotto  il  nome  dal  le- 
gittimo Stiella,  e  soggiunge;  esaeiufo  4M- 
bioM  ed  ambigua  la  voce  Megara,  poiché 
rignifica  altrimenti  U  territorio  della  città 
dei  Megaresi.  Da  Cicerone  poi  da  Melai 
Plinio  la  stessa  città  j  una  qwjUche  parie  délr 
l'Ibla  Megarese  ^  o  la  fortezza  potè  essert 
appellala  Stiella.  Narra  Tucidide  nel  lib.  6 
che  gli  Ateniesi  spiegando  le  vele  da  Catuia 
sbarcando  nel  territorio  di  Megara ,  ass^ 
diarono  un  certo  castello  dei  Siracusaai  e 
non  espugnatolo  si  ritirarono  in  Teria.  Me 
Stefano  appellar  Castello  di  Megara  qod 
che  Tucidide  disse  dei  Siracusani,  i  quali 
da  gran  tempo  eransi  impadroniti  del  ter- 
ritorio di  Megara.  Stabilisce  Ortelio  Stielli 
nel  Chersoneso,  dove  oggi  è  Agosla.  Cbi 
sarà  se  la  direi  Melilli  sita  nei  colli  Iblei  e 
che  oggi  comunemente  dicono  Ibla?  E  in- 
certo in  qual  epoca  siano  mancate  le  Ible 
in  Sicilia.  Dice  Pausania  esser  conosdati 
dal  solo  nome  la  Maggiore  al  suo  itapo 
e  Gereati  essere  stata  ridotta  in  borgo.  i(- 
ferma  Strabene  rimanere  il  nome  d'Ibis 
per  T eccellenza  del  miele  Ibleo.  Tolofl^^ 
tuttavia  nelle  sue  Tavole  fa  menzione  d/ 0' 
Ibla  mediterranea,  Mela  e  Plinio  diif^ 
un  tempo  detta  Ibla^  e  negU  gi^iti^- 
Martiri  Siciliani. 

ime.  Lat.  Hyblae  (V.  K.)  In  numero  fi^ 
rate,  per  esservi  state  molle  città  id^ 
desimo  nome  in  Sicilia,  cioè  fa  mtji»^ 
la  minore  e  la  piccola ,  la  MegortH,  ^ 


!•' 


559 


IB 


Gekati,  la  Erea  e  la  TVelki,  del  sito  delle 
quali  è  gran  dissenzione  tra  gli  scrittori , 
né  un  sol  parere  se  ne  ha  sul  numero. 
Riferirò  in  prima  le  parole  degli  antichi 
coi  quali  si  fa  di  esse  menzione,  esponerò 
poi  le  opinioni  dei  moderni,  ed  indi  dimo- 
strerò  il  mio  parere  candidamente.  Tucidide 
Del  lib.  6  sulla  Hegarese,  esaminando  le  ori- 
gin!  delle  sicole  città:  verso  il  medesimo 
iempOi  dice,  Lami  éa  Megara  adducendo 
una  colonia  approdò  in  Sicilia ,  e  fab- 
bricò sopra  il  fiume  Panlagia  la  dita  di 
Troiilo.  Ma  abbandonandola  poco  dopOy  ne 
renne  coi  suoi  in  Leonzio....  scacciatone 
fhmhnente  dai  cittadini  erse  Tapso.  Morto 
potefa,  emigrarono  gli  altri  da  Tapso  ^ 
€  eondotti  da  Iblone  Re  dei  Sicoli ,  che 
imehe  lor  dato  aveva  la  terra,  fabbrica^ 
rono  Megara  detta  Ibla.  Cioè,  come  sog- 
giunge  CluTcrio:  Perduto  appo  Tapso  il 
loro  Duce  Lami  i  Megaresi,  facendola  da 
fondatore  Iblone  Siculo  Re ,  posero  una 
dttà»  al  Ticino  fiume  Alabo,  detta  Megara 
4aUa  loro  antica  patria,  Ibla  però  ezian- 
iUo  dal  Duce  Iblone.  Strabene  però  nel 
n^.  6.  non  farla  se  non  nel  Duce  dei  Ma- 
gatesi: Teocle^  dicendo,  raccolto  nelV  E%^ 
imi  vn  gran  numero  di   coloni ,  ed  on- 
mr  delta  Jonia  e  di  Dori,  dei  quali  gran 
forte  erano  Megaresi,  navigò  in  SicUia^ 
td  M  i   Calcidesi  fabbricarono  Nasso^ 
t  Megara  quei  di  Dori ,  cui  fu  nome  in 
frtea  Ibla-  Afealo  saputo  Strabene  da 
Uovo,  e  con? enendo ,  scrive  Marciano  da 
Iraclea:  /  ealeideei  fabbricarono  Nassa  i 
ìmgeresi  Ibla,  cioè  non  fabbricarono  no- 
fillameDte  Megara  in  Sicilia^  ma  presero 
'  ad  abitar  quella  città  fabbricata  dal  re  Iblo- 
M  sotto  il  nome  d*lb1a.  Quinci  Servio  alla 
Jirfaia  Egloga  del  Marone:  Ibla  o  Ible  è 
dUà  detto  Sicilia,  che  ora  dicevi  Megara. 
Stefano  Analmente  delle  Città:  Le  Ible  sono 
tre  ^Uà  della  SidUa:  la  maggiore  i  di 
,  •■<  ^bitanli  dieon$i  Iblei;  la  piccola  i  di 
«rf  €»bitanU  Geleati,  Megaresi;  la  minore 


IB 


poi  dicesi  Era . .  •  Ibla  dal  Re  Iblone;  per 
la  qual  cosa  sono  appellale  Ible  molte 
delle  Sicole  dttà.  Ne  appellarono  Mega- 
resi  gli  abitanti.  Avverte  Cluverio  essere 
corrottissimo  questo  luogo,  correggelo  per- 
ciò nel  Uh.  ì  :  Le  Ible  sono  tre  città  deUa 
SidUa,  la  maggiore,  i  di  cui  abitanti  di- 
consi  Ibld  e  Megaresi;  la  piccola  i  di  cui 
abitanti  Geleati,  la  minore  poi  diceri  Era. 
Dissero  Ibla  la  maggiore  dal  Re  Iblo,  e 
Megareri  gli  abitanti.  La  qual  correzione 
non  essendo  fermamente  all'autore  stesso 
al  fin  dei  conti  piaciuta,  cosi  emenda  Ste- 
fano nel  lib.  2.  Le  Ible  sono  tre  dttà  della 
Sidlia.  La  maggiore ,  i  di  cui  abitanti 
diconri  Ibld,  la  piccola  i  di  cui  abitanti 
Geleoti  e  Megareri.  La  minore  poi  diceri 
Erea.  Appellarono  Ibla  la  piccola  dal  Re 
Iblone,  e  Megareri  gli  abitanti.... ed ap» 
pettate  Ible  perciò  molte  ricole  dttà. 

A  preferire  alla  prima  questa  lezione,  un 
passo  di  Pausania  nelle  Eliache  sembra  es* 
sere  al  proposito,  dove  si  legge:  Furono 
le  Ible  due  dttà  in  Sidlia,  delle  quali  una 
cognominata  Gereati,  F altra,  come  era, 
cori  dicevari  anche  Maggiore,  e  ritengono 
rino  ad  oggi  gli  antichi  nomi.  Altra  nel 
territorio  di  Catania  deserta  certamente; 
V  altra  detta  Gereati  dai  mederimi  Cala* 
neri  fìi  ridotta  in  forma  di  borgo.  Parla 
d*lbla  nel  territorio  di  Catania  Tucidide 
nel  medesimo  lib.  6 ,  dove  dice  gli  Ate- 
niesi ritornati  in  Catania,  esser  partiti  con 
tutte  le  truppe  contro  Centuripe,  ed  essendo- 
vi entrati  per  convenzione,  ritornarono  no- 
vellamente in  Catania,  incendiando  le  Ma- 
de  e  degVInessd  e  degVIbld.  Ecco  dun- 
que Ibla  ed  i  suoi  campi  nella  via  tra  Cen- 
turipe e  Catania.  Se  dunque  Tibia  del  ter- 
ritorio di  Catania  fu  la  maggiore  secondo 
Pausania,  non  si  conviene  il  titolo  di  Mag- 
giore air  Ibla  Hegarese,  e  sono  a  dirsi  della 
Maggiore  %YIbld  ed  in  niun  modo  i  Mega- 
resi come  si  ha  dalla  prima  emenda  di  Ste- 
fano. Scrive  già  Tucidide  nel  medesimo  lib. 


5G0 


IB 


<l  di  Gereati  o  Geleati  ridolta  in  forma 
dì  borgo  secondo  si  lia  da  Pausania:  Gi* 
rata  attorno  allora j  gli  Ateniesi,  la  spiag^ 
già  dei  Sicoli,  che  erano  allegati^  ordi- 
nano mandassero  le  loro  truppe...  colla 
metà  poi  dell'esercito  assalita  Ibla  Geleati 
che  era  nemica  e  renitente^  non  valsero 
ad  espugnarla.  E  Plutarco  in  Nicia:  Ed  in 
prima  mentre  gira  intorno  in  lontananza 
dai  nemici  i  lidi  di  Sicilia,   die'  loro 
animo  ;  in  modo  maggiore  sprezzato  poi 
per  aver  assediato  Ibla  piccola  terra  ed 
esserne  andato  via  prima  di  espugnarla^ 
si  raccolse  finalmente  in  Catania^  donde 
mosse  per  Centuripe.  Fa  menzione  Livio 
nel  lib.  26  di  un*  Ibla  sita  presso  Horgan- 
zia  e  Hagella  cillà  confinanti  al  calancse: 
JLoro,  cioè  ai  Cartaginesi,  eransi  date  rivai- 
iandosi  le  terre  Morgantine^  e  ne  seguirono 
la  rivolta   Ibla  e  Magella.   Non  dubito 
perciò  avere  inteso  Livio  dell*  Ibla  del  ter- 
ritorio di  Catania.  Fan  menzione  dei  popoli 
Iblei  Tullio  Ver.  3,  e  Plinio  lib.  3  cap.  8, 
è  incerto  però  a  quale   siansi  appartenu- 
ti. Tolomeo  pone  un*  Ibla  nelle  città  me- 
diterranee della  Sicilia^  che  conoscesi,  dal 
luogo  esser  VErea,  Oltre  a  questa   però 
leggesi  appo   di  lui   di  un*  altra  cillà   di 
nome  vario  negli  esemplari ,  poiché  ora 
Idia  ora  Idra,  dì  qual  nome  secondo  dice 
Cluverio  non  fu  cillà  di  Sicilia  mentovata 
da  altro  autore.  Dunque,  ei  dice,  atteste- 
rei esser  corrotte  entrambe  le  voci  dalla 
genuina  Ibla,  Occorre  ncirilincrario  di  An- 
tonino or  Gibla  or  Mbla,  e  finalmente  Hi- 
bla.  da  diversi  codici,  corrotti  comunemente; 
ma  il  silo  assegnato  indica  anche  TErea. 
Disse  Erodoto  esser  caduto  sotto  Ibla  Ip- 
pocrate  tiranno  di  Gela  nella  guerra  coi  Si- 
coli.  E  scrive  finalmcnlc  Diodoro  aver  com- 
battuto sotto  Ibla  Finlia  ed  Iceta  Principi 
di  Agrigento  e  di  Siracusa. 

Iblei  colli.  Lat.  Ilyblaci  colles  (V.  IV.) 
Sono  quelli  che  verso  il  seno  Megarese 
oggi  di  Agosta,  sovrastano  alla  spiaggia,  e 


IB 


trai  primi  per  amenità,  8ommÌDÌslrano  i  gor- 
ghi alle  fonti  del  flume  Alabo  e  di  altri:  noa 
sono  molto  elevati,  ma  perchè  abbondtnli 
in  ogni  specie  di  Cori  e  principalmente  ia 
limo ,  si  hanno  degli  alveari ,  donde  pro- 
viene saporitissimo  miele,  celebre  appo  gli 
antichi  ed  i  poeti  massimanìenle.  Quindi  si 
hanno  famose  le  api  Iblee^  ed  il  timo  di  Ibis 
celebrasi  da  Virgilio  nelle  Egloghe,  da  ■a^ 
ziale  negli  Epigrammi,  da  Stazio  neirAdùi. 
lib.  1,  da  Ovidio  nelle  Trist.  e  Pontic.  ei  bri 
di  Ibla  dal  medesimo  Marziale  e  da  Silio.  Andò 
già  in  proverbio  che  commendandosi  alcuat 
dagli  oratori  per  la  dolcezza  deireloquenUi 
del  titolo  di  Ape  Iblea  o  sicola  si  notasse. 
Ed  avendosi  eccellentissimo  da  lutti  il  midt 
cecropio  o  attico  dal  monte  Imelto,  bxt* 
van  seguirgli  gli  antichi  in  eccellenza  l'I- 
bleo. Tra  questi  colli  è  la  terra  di  Melìlli 
detta  volgarmente  Ibla. 


IC 


Lat.  Ichana  (V.  N.)  AnUta  Cini 
al  Pachino  promontorio  di  Sicilia,  allo  spes- 
so di  sopra  mentovato,  nella  sua  spia^pi 
orientale,  secondo  Cluverio;  imperoccbè  To- 
lomeo pone  nelle  tavole  al  luogo  medesi- 
mo Ina ,  la  qual  voce  sembra  corrotta  di 
Icana  per  menda  degli  amanuensi.  Pliaii 
nei  lib.  3  cap.  8.  fa  menzione  dei  pop«ii 
Icanesì.  Stefano  Analmente  Icana,  dice,  pic- 
cola città  di  Sicilia ,  cosi  detta,  pettH 
nella  espugnazione  di  lei,  grandissimi  ( 
diligente  opera  apprestarono  i  Sirams- 
ni,  ed  IXNANAN  vale  desiderare;  Icmtisi 
se  ne  dice  la  gente.  Quantunque  poi  i^ 
sun  vestigio  occorra  altrove  appo  gli  s^ 
tori  di  questa  spedizione  dei  Siracusani* 
e   perciò   crede   Cluverio   quel  rauViv* 
suir  origine    del    vocabolo   un  putido  fO> 
mento  dei  grammatici,  potè  Stefano,  c<^ 
sopra  avvisai,  leggere  negli  antichi ,  «ieUc 
opere  dei  quali  manchiamo,  e  la  regione*'' 
tronde  con  Eloro,  Noto,  e  molle  terre  <iii^ 


561 


IG 


era  di  siracusana  signoria.  Che  se  dirai  a^er 
posto  Tolomeo  Ina  sotto  Modica,  che  poi 
dista  dalla  orientale  spiaggia  del  Pachino  , 
appena  tuttavia  si  ricava  da  ruine  di  antichi 
edifizii  indicate  da  Fazello   dove  in  altra 
parte  stabilir  si  debba.  Errò  costui  dicendo 
esser  vestigia  di  Macara,  essendo  stata  questa 
lungi  di  là,  ma  fu  ingannalo  dalla  voce  dei 
coloni,  che  appellano  di  Machera  \  ruderi 
al  Pachino.  Ha  sentiamo  Fazello:  appresso 
le  foci  del  fiume  Eloro  ad  un  miglio  è  un 
asilo  di  pirati,  cognominato  fondo  delle 
masclie;  e  ptu  in  là  ad  un  m.  e  mezzo 
è  un'altra  cala  che  dicono  Porlicello... 
daUa  quale  poi  a  *A  m.  sono  delle  pie- 
irafe...e  per  simigliante  intervallo  una 
salina  cognominata  Coda  di  Lupo,  e  poco 
di  là  distante  un*  altra  appellala  Rovetto 
che  forma  una  tal  quale  penisola ,  alla 
di  cui  bocca  il  porto  detto  Fenico  da  To- 
lomeo^ Naustatmo  da  Plinio,  ed  oggi  Vin- 
dieari^  Macarese  senza  dubbio  un  tempo. 
Savrasiando  ad  un  tiro  di  pietra  al  porto 
Yindicari  terso  occidente  in  quella  peni-' 
M0la  éhe  forma  la  salina  di  Rovetto,  Ma- 
tara  eiUà  mentovata  da  Cic.  nelle  Verr.^ 
da  Tolomeo^  da  Plinio  nel  lib.  3,  lacerata 
imauuraioigliosi  avanzi,  appellasi  daiNetini 
«  dot  viUani  col  nome  ancora  incorrotto^ 
città  Maeari,  ma  volgarmente  Cittadella. 
Rm  è  poi  vero  che  i  Netini,  gli  abitanti  del 
loogo  ed  i  vecchi  la  dicano  Macara,  come 
falMi,  poiché  Machera,  e  sebbene  affine  sia 
^pMSlo  nome,  non  è  nondimeno  incorrotto; 
«d  altronde  nessuna  città  Macara  fu  secondo 
ChiTerio,  ma  Imacara,  del  di  cui  sito  dirò  di 
Mito  9  quantunque  in  alcuni  esemplari  di 
liaio,  Cicerone  e  Tolomeo  leggiamo  Macara. 
Atsegae  Fazello:  Era  poi  il  suo  circuito  di 
Miai,  e  mezzo:  (Mtaivasi  non  solo  quella 
g^tfièola  ma  anche  U  luogo  basso  e  sol- 
'iffimle  che  dista  un  tiro  di  pietra  dal 
ÉP^rio  n  come  confermano  monumenti  di 
■■••idWlà.  Fedonai  comimeinen/è  in  tutto 
^^  ^taiio  aemidirute  molte  vestigia  di  edi- 


IC 


fizii  sì  privati  che  pubblici,  come  anche 
vie  così  larghe  che  lunghe  in  proporzione. 
Vi  ha  un  tempio  orbiculare  ed  a  volta , 
travagliato  con  antico  lavoro  da  pietre 
quadrate  e  talmente  ancora  intero  che  non 
in  antichi  ma  nei  tempi  dei  Cristiani  sem- 
bra costruito  al  Salvatore  cui  ora  è  ad- 
detto. Vi  è  similmente  un  altro  tempio, 
quasi  della  medesima  forma,  ma  crollato 
per  antichità;  bagni  ancora  di  antica  ar- 
chitettura, che  credonsi  un  tempio  dagli 
imperiti;  nel  mezzo  della  città  lunghissi- 
me spelonche,  ed  ampie  secondo  lo  spa- 
zio, divise  in  vie,  e  di  sepolcri  da  ogni 
parte  occupate ,  presentando  quasi  una 
forma  di  antica  città  sotterranea,  non  sen- 
za piacere  si   osservano.  Fuori  le  mura 
poi  ad  un  m.  verso  occidente  sono  altre 
grandi  spelonche,  e  quasi  nel  medesùno 
modo  scavate  nella  rupe,  che  appellansi 
dagli  abitanti,  grotte  di  Macheri,  di  sepol- 
cri in  copia  fomite.  E  queste  ruine  di  an* 
tica  terra  dice  falsamente  il  Fazello  di  Ma- 
cara. Di  Icana  diciamole  con  Cluverio  o  di 
Ina,  che  sebbene  allontani  Tolomeo  dalla 
spiaggia  marittima,  nulla  di  maraviglia, 
conclude  il  medesimo  Cluverio,  mentre  fa 
il  medesimo  delle  dita  di  Gela,  di  Fintiade 
e  di  Agragante ...  È  incerto  nondimeno  il 
perchè  le  si  competa  il  nome  di  Icana,  ed  a 
chi  appartenuta  si  fosse,  mentre  nelle  storie 
non  ne  abbiamo  menzione  alcuna.    ^^ 

iccara*  Lat.  Hyccara.  Sic.  Carini  (V.M.) 
Città  nota  a  Tucidide,  Diodoro,  IMutarco,  Ate- 
neo, Stefano  ed  altri,  che  sorgeva  nel  lido  dèi 
seno  appresso  capo  Gallo,  al  muro  di  Carini. 
Se  ne  attribuisce  la  fondazione  ai  Sicani, 
e  appellasi  perciò  da  Tucidide  città  Sica- 
nica;  ma  la  distrussero  gli  Ateniesi  e  i  Se- 
gestani  loro  allegati,  ai  quali  era  nemica, 
seco  menando  la  donzella  Laide,  bellissi- 
ma meretrice  poi  nota  in  tutta  la  Grecia. 
Molte  cose  porta  Fazello  di  Laide  dagli  an« 
tichi,  e  fa  menzione  aver  conteso  i  Corif\tii 

della  patria  di  lei,  come  d'illustre  donna. 

71 


562 


IC 


IHtse  Diodoro  lecart  plecoli  dUk  dei  Si* 
coti,  e  scrive  aier  gli  Ateniesi  raccolto  neile 
sue  spoglie  cento  talenti.  Attesta  Onalmente 
Ateneo  da  Timeo  che  sia  appellata  Iccari, 
da  ciò  che  i  primi  suoi  abitanti  ritrofaro- 
no  nel  lido  dei  pesci  detti  Bjfeeoè.  Oggi 
i  Carinosi  si  vantano  Iccarini,  ed  il  moro 
di  Carini  si  ha  il  nome  da  Iccari,  donde 
dedairai  r  errore  di  Aresio  che  spaccia  nel- 
la sua  topografia,  Yicari  dttk  mediterranea 
aorta  in  luogo  di  Iccari,  imperoccbè  stel- 
le verso  il  lido.  Celebrano  qoind  i  testa- 
cei del  mare  di  Iccara,  della  quale  si  crede 
appo  Parata  la  moneta  che  presenta  una 
testa  di  vecchio  ed  un  cane  vallante,  colle 
lettera  ikap. 

iMite*  Lat.  JNcesfa  (V.  D.)  boia  che 
è  una  delle  Eolie,  secondo  Tolomeo,  ma 
enumerala  oltra  le  sette;  nnir  altra  credesi 
questa  da  Cluverio,  se  non  quella  che  di* 
cesi  PmiaHa. 


ID 


Mnu  Lat.  Bifodrm  (▼.!!.)  Antica  dttk 
di  coi  afferma  Faiello  aver  posto  Tolomeo 
nel  territorio  di  Lenlini,  dove  oggi  Ydra  e 
Cadara  fortezsa  dn  ogni  parte  ruiuosa  per 
una  valle  intermedia  discosta  da  Fran- 
cofonle  verso  SeUeulrione.  Avevane  già 
scritto  II  medesimo  Areziò:  Idra  eiità  ci- 
UUa  da  Tolomeo  dov'è  soUunenie  una 
torre  oggi  rotonda  a  quoii  9ei  miglia  ver» 
so  occtdenle  da  Lenlini;  l'appellano  i 
nostri  Cadrà:  ma  dice  Cluverio  essere  in- 
corso errore  nelle  tavole  del  geografo,  e 
r  attuai  voce  ^ydra ,  ed  Hffdia  come  in- 
corre qualche  volta  in  altri  esemplari  af- 
ferma per  Hyhla.  Vedi  Jadra. 

lE 

i©~.  Lat.  Hiera  (Y.  D.)  boia  delle  7 
Eolie,  altrimenti  Vulconto,  per  essere  stala 
saèra  a  Vulcano,  Hiera  appellala  dai  Gre- 
d:  Pomponio  Sabino  sul  1  lib.  deU'Eaeid. 


Teratta  poida  /era,  perM  aocra  a  fd- 
OffM,  coH  n»  eolie  dke  vi  msomìo  fmmm 
Mffempo.  Mela  nel  lib.  S^  eap.  1.  Ter» 
la  Siettta  aono  7  Uolé  due  appelkmo  di 
JSMo:  Osleode,  Upari^  JXMm,  Fenfcwe, 
Aidiaa,  JeraeSlron^.  Udora  Ortg.Bk 
IS.  cap.  6,  enumerando  le  Eolie:  Upore 
al  fsrmo  appellò  I^Mrirf  la  prtao;  o^pel- 
loit  falira  Jera  per  eeeer  di  emfciralfi 
aime  ooUfae;  doè  come  si  lia  più  rellt- 
mente  appo  Solino:  Jero  Isola  éi  TmUom 
wrdenéù  in  eoUi  aUtmlmi.  Easlano  sai 
IO  lib.  deirOdb.— £oiia  dove  /b  te  regk 
di  Eolo,  Slrongtie,  MMoe,  /era,  Upm. 
Marciano  finalmente:  Selle  itofa  che  diesat 
di  JEolo,  delle  ^piaU  una  nem  eensa  rs- 
fione  dieeH  Jera,  p&lehè  otpfNMiseane  da 
eeea  ardenti  fiamma.  Questa  nostra  Jm 
è  diversa  da  quella  che  oggi  chiamane  Mer 
reiimo  rimpelto  Trapani. 

wmm.  Lai.  fliera  (▼.  H.)  Tedi  Mmretbm. 

kiMpaU.  Lai.  flieropolia  (T.  R.)  Cili 
che  sovrasta  hi  duk  di  Lentini.  Aresio  sai* 
ve  averlo  detto  gli  antichi  Polo  di  Gertse, 
del  di  cui  vertice  nelhi  pianura,  sogghn«r, 
trovansi  dagli  aratori  molti  pezzettini  A 
piombo:  è  detta  volgarmente  dd  Krasf. 

IL 


Ilice  Lat.  lìiciè  mone.  Sic.  lUd  (T. D) 
Monte  appartenentesi  ali*  Etna  verso  meu»- 
giorno,  sopra  Viagrande,  che  ebbesìilMu' 
dagli  elei  di  cui  abbonda,  e  che  coproaosilb 
sommità  un  cratere  o  conca  frequentala  <ii'' 
le  fiera  e  dagli  uccelli  e  quindi  giocoadìssai 
ai  cacciatori.  I  suoi  fianchi  sono  vestili  é 
vigneti  e  di  albereti  fruUiferi,  perlorhèu 
si  producono  eccellenti  vini  ed  àbbooèt^ 
frutti.  L* eruzione  deirEtna  del  163!*- 
scritta  dal  Carrera  e  dal  Guaraera  sM^ 
pel  drcuifo  di  4  m.  sopra  questo  o^* 
per  cui  sioora  dicesi  volgarmente  renuìat 
dal  monte  Ilice,  il  quale  ne  rimase  uM^ 
Afferma  il  Massa  appellarsi  Ilice  delle  B» 


563 


IM 


ì'  Lat  Imaehara  (V.  R.)  €iUà 
Sila  secondo  Tolomeo  tra  Gentorbi  e  Ga- 
pizzi  cioè  Gapitina ,  da  Claverio  Terso  il 
Simeto  ossia  presso  Troina,  ma  sorge  que- 
sta su  colline  distanti  dal  Simeto  per  cui 
erroneamente  intorno  ne  è  collocata.  Da 
Tullio  Verr.  3,  si  fa  menzione  del  territo- 
rio di  Enna,  Horganzio,  Assoro,  Aggira  ed 
Imacara.  e  siccome  le  città  di  Assoro,  £n- 
^^y  Aggira,  Horganzio  tra  loro  confinavano, 
si  può  asserir  lo  stesso  d*  Imacara.  Appe- 
na però  se  ne  potrà  indicare  il  certo  sito, 
né  alTermare  se  sia  stala  trai  confini  del 
Val  di  Noto. 

lauicanu  Lai.  Imadèora  (Y.  H.)  Anti- 
chissima città.  Vedi  Maeara. 

ununccarl.  Lai.  Imhac^ar%è.  Sic.  Hmac- 
cari  (V.  H.)  Vedi  Mirabella. 

iHiera.  Lai.  Mimerà  (V.  H.)  Città  cele- 
bralissima  tra  gli  antichi,  splendida  tra  le 
IMlme  di  Sicilia  testimonio  Cicerone  nella 
2  Verr.,  e  potente  giusta  Pindaro  Olimp, 
Ode  22.  Oggi  è  minata,  conosciula  appena 
dal  nome,  se  non  che  il  resto  dei  cittadini 
eellocossi  in  Termini  dopo  1*  eccidio  delta 
perciò  Imerese.  Era  sita  tra  il  fiume  Torto, 
e  quel  dello  stesso  nome  cioè  rimerà  set- 
tentrionale ,  sotto  il  monte  Euraco ,  nella 
parte  aquilonare  dell*  isola,  non  lungi  dal 
Udo,  in  un  luogo  un  poco  elevalo,  che  di- 
cesi oggi  lerrìtorio  di  S.  Niccolò,  e  sovra- 
8ia  alla  torre  di  Boufornello.  Il  circostan- 
te territorio  poi,  che  dicevasi  dagli  antichi 
Campo  di  Minerva,  per  averselo  scelto  Pal- 
lade  secondo  Diodoro,  è  fecondissimo  in 
biade,  non  iscarso  di  coloni,  abbondante  in 
iriii,  ulivi  ed  in  altri  vantaggi  campestri.  Di- 
c^Mio  dei  fondatori  dilmera,  Tucidide  e  Stra- 
lN>ne ,  e  questi  nel  lib.  6.  Fabbricarono 
^wmnia  i  ZancM  che  abitavano  nUe,  E 
^paegU  anche  nel  lib.  6.   Imera  è  anche 
^^^ionia  di  Zancle  addotta  da  Euclide,  Si- 
^"^o,  e  Sacone^  date  vennero  eziandio  moU 
Caletderi;  ma  abitarono  ancor  con 


m 


esai  ffU  emUi  Siraeuèani  mtperati  daUa  fa* 
zione  contraria ,  ai  (pjuUi  era  nome  Mi- 
Midi,  ed  ottenne  appo  gue$ti  un  linguag' 
gio  tra  CtUcidico  e  Dorico,  ma  leggi  Cai- 
eideri.  Fu  avanti  a  costoro  Marciano  da  Era- 
clea 0  Sclmmoda  Cbio  nella  Periegese.  Novel- 
lamente poi  furano  fabbricale  da  queM 
Zanclei  due  città  delle  Eubea  e  Mite;  indi 
Imera  e  poscia  Tauromenio;  sono  poi  quer- 
èle tutte  città  calddiche.  Ha  se  vogliamo 
in  qualche  modo  accostarci  alle  favole,  è 
di  gran  lunga  più  antica  1*  origine  d* Imera 
poiché  èra  al  tempo  di  Ercole;  quindi  Ste- 
fano sulle  città:  Torse  poi  Ercole  in  Ime- 
ra cogli  armenti  di  Gerione^  dove  dicono 
esser  sorte  deUe  acque  calde  per  ordine 
di  Paltade,  nelle  quali  bagnò  Ercole  le 
membra  sordide  per  la  fatica^  e  reseli  più 
agevoU,  dal  che  fu  Imera  appellata.  Tu- 
cidide del  resto  narrando  nel  lib.  7  degli 
Ateniesi  che  preparavansi  a  portar  la  guer- 
ra a  Siracusa,  non  accolti  dagli  Imerei: 
gVImeresi,  soggiunge,  i  q^aU  abitano 
colà  soli  dei  Greeij  furono  ai  Siracusani 
di  ajulo. 

Crescendo  poi  le  forze,  a  tal  segno  di 
potenza  pervenne  Imera  j  da  averne  i  cit- 
tadini occupato  Reggio,  poiché  chiamati  in 
ajuU),  scacciata  la  parte  contraria,  rivolsero 
le  armi  contro  quei  che  chiamarono  ;  ri- 
cusarono soggettarsi  al  tiranno  Falaride, 
persuasi  a  ciò  dai  celebre  apologo  di  Ste- 
sicoro ,  nondimeno  travagliati  non  lungo 
tempo  dopo  dalla  signorìa  di  Cidippo,  co- 
me scrive  Erodoto  nel  lib.  7,  indossarono 
anche  la  servitù  sotto  Terillo  ;  e  questo 
scacciato,  tenne  T  imperio  d* /mera  Terone 
Prìncipe  di  Agrigento  sotto  di  cui  sofferse 
la  città  duro  e  lungo  assedio  dei  Car- 
taginesi ,  e  ne  fu  resa  libera  dal  valor 
di  Gelone  tiranno  di  Siracusa.  Terone  da 
allora  prepose  alla  città  il  figliuolo  Trasi- 
deo, del  di  cui  tirannico  imperio  annoia- 
tissimi  i  cittadini,  pensarono  di  scacciarlo 


565 


IM 


Imera  meridionale*  Lat.  Himera  me- 
ridianaUi  (V.  M.)  Fiame  che  a?endo  ori* 
gine  sotto  il  monte  Nebrode  e  scorroDdo 


fniBtero  •  sconpigliaronò  oolU  tperania  di  rio- 
Tenir  grofto  tesoro.  Sc«?«roDO  indi  airinlorno« 
ed  «ilii  qaatlro  oe  discoprirono ,  che  parimente 
flconTolsero  e  fecero  in  peizi,  non  altro  avendo 
ottenato  dalle  avide  loro  ricerche  ,  che  nna 
moBeta  d'argento  e  qealche  altra  di  rame.  Ma  ciò 
che  più  dolse  agli  amatori  di  antiche  cose  si  fa 
che  DB  vaso  greco  di  molto  pregio,  incontrato  pere 
fra  qoei  sepolcri,  venne  altresì  infranto  e  sminux- 
lolato.  Ginnte  a  questo  pùnto  le  investigazioni  dei 
eootadini,  e  non  avendo  eglino  conseguito  i  tesori 
ebe  già  speravano,  si  ritrassero  dallo  scavare,  • 
abbeodonarono  il  loogo.  Fnmmo  alami  amici  di 
ci&  avvertiti,  e  recatici  immantinente  colà*  tro- 
TaoBiDO  le  cave  con  frammenti  e  vestigli  dei  sepol* 
cri  ano  dei  quali  per  buona  sorte  era  ancor  bello 
ed  intero,  sebbene  già  scoverchiato.  Ognnn  d'essi 
BOB  eonsisteva  che  in  nna  semplice  cassa  d'argilla 
lepolta  entro  la  nnda  terra,  senia  fabbrica  né  ce- 
BWBto.  Erano  tali  casse  fra  loro  simili,  della  for« 
Bla  d*oa  parallelepipedo.  Qoella  che  intiera  ancor 
Witifteva  nel  soo  proprio  sito,  e  eh'  era  fra  lotte 
h  pia  grande,  avea  la  Inoghezxa  di  palmi  sette  e 
,  la  largbeixa  di  palmi  tre  e  mezio,  e  di 
i  Ire  palmi  1*  altexza:  le  pareti  erano  grosse  tre 
Due  diti  sotte  l'orlo  vedessi  gnernìta  la  cassa 
d*BO  listello  con  ano  sguscio,  per  modo  che  ne 
timltaTa  un  incastro  ove  commetteasi  un  coper- 
(kio  aacbe  d'argilla  a  volta  semicircolare.  Tutta 
k  cassa  era  d' nn  sol  peizo,  il  coperchio  di  due. 
Bo  detto  in  principio  che  il  loogo  ove  furono 
i  aepolcri  scoperti  è  Buonfoméllo;  quindi  apparte- 
Becno  essi  ad  Imera.  Erano  a  libeccio  dell* ampia 
ed  eminente  piaiiora  of  e  splendea,  qoattro  in  cin- 
•  secoli  innanzi  l'era  volgare,  qoella  famosa  città, 
i  pochi  pasti  e  in  on  pianerolto  declÌTé,  alquan- 
to «Ila  medesima  sottoposto.  G laccano  collocati  in 
ione  da  orìeote  ad  occidente,  equidistanti  fra 
Noto  queste  circostanze,  perchè  oguon  sa  quan- 
fsecian  conto  gli  archeologi,  ignoro  qual  fosse 
la  situazione  degli  scheletri,  cioè  se  col  capo 
o  ad  oriente,  o  al  contrario:  anzi  non  potei 
'^  apprendere,  pel  misterioso  silenzio  dei  villani 
'^^i  discopritori,  se  le  casse  conteneano  schele- 
o  io  dentro  di  queste  casse  eranvi  urne  che 
deano  le  ceneri  dei  defunti.  Ma  cuuside- 
^  poi  la  lunghezzn  e  la  foggia  delle  casse  me« 
«■•,  pansi  non  potere  ad  altro  esser  destinate 


IM 


Terso  austro  scaricasi  nel  mare  Libico ,  e 
dìcesi  finalmente  Salso  perchè  si  ha  le  ac- 
que salmastre.  Secondo  Ciuverio  è  il  piii 
grande  degli  altri  di  Sicilia.  Vedi  Stilso. 

Imera  setteotrloDale.  Lat.  Himera 
sepientrionalis  (V.  H.)  Fiume  eziandio  fol- 
garmente  dello  Grande,  che  si  ha  le  Conti 
alle  radici  del  monte  medesimo,  e  scorre 
Terso  aquilone ,  unendo  finalmente  le  sue 
dolci  acque  ai  mare  Tirreno.  Vedi  FiufM 

che  a  raoGorre  i  cadaveri.  Del  vaso  già  detto  io 
•  gli  amici  vedemmo  solo  un  frammento  assai 
gentile  ove  rimanea  intiera  la  figura,  rossa  in  fon- 
do negro,  d*un  giovine  alato  di  forme  svelte 
e  leggiadre.  Nessuna  delle  monete  ci  Tenne  ìb 
mano:  ma  si  riseppe  che  una  era  d'argento. 

La  scoperta  d'un  sepolcreto  presso  a  un'antica 
città  splendida  «  quale  fu  Imera  fra  le  greche  si- 
ciliane^ è  di  qualche  rilievo:  dai  sepolcri  sonosi 
veduti  e  veggonsi  tottodl  schioderò  all' archeologo 
immensi  tesori  d'anticaglie  d'ogni  maniera.  Sa* 
viamente  il  De  Jorio  con  sua  stimata  opera  dio- 
desi  ad  indicare  i  segni  più  sicuri  o  probabili  per 
rinvenire  i  sepolcri  degli  antichi,  e  insegnò  il  me- 
todo di  frugarli  con  profitto.  Senza  affaticarsi  con 
conghietture  e  con  saggi  e  tentativi  spesso  dobbii 
ed  infruttuosi,  Taroatore  delie  antichità  può  an- 
dar sicoro  a  intraprendere  noovi  scavi  nel  sepol- 
creto iroerese.  Frattanto  da  ciò  che  s*  è  finora  sco- 
perto, puossi  argomentare  qoalche  cosa  del  costo- 
me  degrimeresi  intorno  ai  sepolcri:  possonsi  con- 
frontar queste  notizie  con  quelle  dei  Greci  in  ge- 
nerale raccolte  da  varj  illustri  scrittori,  e  id  par» 
ticolare  con  quelle  dei  popoli  della  Magnagrecia» 
diligentemente  e  con  senno  esposte  dal  mentovato 
De  Jorio.  £  qui  da  notare  che  tal  sepolcreto  ap- 
partenea  forse  ad  alcune  sole  fsmiglie,  non  al  mi^ 
outo  popolo,  essendo  in  un  sito  alqoanto  ristrette 
ma  elevato  e  fuori  della  città,  come  d'ordinario 
era  uso  fra  i  Greci  intorno  al  tempo  che  sorgeva 
Imera  in  Sicilia ,  secondochè  ci  attestano  molti 
passi  di  classici  greci  e  latini  citati  dal  Robinson» 
Però  contìiiuamlo  gli  scavi^  sarebbe?!,  credo ,  dai 
sperar  molto.  Le  arche  poi  sepolcrali  nascose  den- 
tro la  nuda  terra«  d' un  sol  pezzo,  quantunque  si 
grandi  e  lunghe,  di  fina  argilla  bene  ed  egoal* 
mente  cotta  in  tutti  i  punti ,  condotto  con  assai 
regolarilà  ed  esattezza;  quel  vaso  di  delicato  la* 
voro:  son  cose  da  non  trasandarsi  dsgli  scrotatorà 
delle  nostre  anticaglie  »» 


S66 


A«ub.  Canta  delia  aoqae  Saio  Mllib.  Ut 


Hi  TWm  i  lidli»  ùf%  rii 
MTEolb  mr.  eU  te  *M  fi  pwrto* 
B  ad  MtMo  •  a  toTaote  i  patii  inallni 
B  il  Ifabrada  eha  i  4«a  raida  diiaordL 

Dice  Mela  nel  lib.  Il  cap.  S:  mi!  /timi: 
Dee  parkitèi  deWImera  <l  quale  effargm^ 
do  qwui  te  mezxo  olTisofa,  earrendo  te 
eppo$ie  parH  e  dividendola ,  eboeoa  da 
vna  porle  nel  mare  Ubteo,  daWaUra  mI 
Tòeemo.  Antigono  nelle  Merafi|{lle:  lieo  md 
(turni  e  euUe  eorgenli  dice  ohe  Flmora  da 
una  fonie  egorgando,  in  due  letti  $i  dMde 
et  un  fiume  è  ealso,  potabile  F  altro.  Solino 
correlto  dal  Claverio  cap.  2.  Le  eelMi  zone 
eambiano  rimerà^  è  amoro  eeorrendo  ter- 
$0  mezzo  giorno^  è  dolce  piegando  tereo 
aquilone.  Vitra? io  finalmente  lib.  8.  eap.  S, 
nota  spiegando  propriamente  la  cosa:  nella 
Sicilia  etvi  un  fiume  detto  Imora  il  quale 
amnzatoei  daUa  sorgenU  et  diride  te  due 
partii  quella  efte  ècorre  di  /hmle  al  iToii- 
gibello  a  eauèa  dei  dolci  umori  del  ter* 
reno  impregnati  di  somma  dolcezza^  la 
altra  che  tiene  ih  questa  terra  donde  rica- 
vasi il  sale  prende  un  sapore  salmastro. 
Cluverjo  portati  qucsli  testimonii  degli  an- 
tichi soggiunge  nel  lib.  2  cap.  3,  non  esser 
vero  che  i  due  fiumi  derivino  da  una  sor- 
,  genie  slessa  ma  da  due  mollo  diverse  e 
distanti  tra  loro,  come  dimostra  ancor  nel 
lib.  2  cap.  16,   dove  dice  che  il  Nebrode 
altrimenti  Marone  oggi  Aladonia  stendesi  tra 
le  due  Imere  per  lungo  tratto,  e  che  le 
stesse  fonti  distano  tra  loro  pib  che  40 
miglia.   L'Imera  maggiore  dal  fianco  o- 
rientale  del  monte  si  drizza  verso  il  mare 
Libico,  mentre  la  minore  sgorga  dal  fian- 
co occidentale  e  quindi  non  possono  irar 
la  orìgine  da  una  stessa  fonte;  queste  cose 
ci  abbiam  da  colui,  il   quale   prende  er- 
rore poiché  sotto   il   Nebrodc  verso  occi- 
dente non  lungi  dalla  citta  di  Polizzi  è  una 
fonte  appellata  Fatuzza  che  dividesi  in  due 
gorghi  dei  quali  uno  sbocca  neir  Imera  set- 


tontrionite  dallo  anriMBd  PioMfimde, 
raUfo  nairinara  Miidlaula.  laea  daa- 
qao  aaaaada  la  parala  dagli  aaUdd,  è  ma 
a  li  nadaaiaia  la  aargaala  di  aalnabe  la 
Imara.  Prenda  la  omMlanala  a  meaa  ear- 
io  il  aapara  nlmaslro  dalla  MHiia  di  Gislia- 
giOTannl,  Baa  iaaoalraBdoaa  parò  la  aallea- 
trioaala  parriaBa  patabUa  aina  alla  face. 
Sono  nalla  altra  obarrima  Ibatl  dal  meàt^ 
almi  taori,  palelle  quella  di  ArfwuBè  aia- 
gharliaa  a  taana,  ma  la  nuigglari  bob  di- 
alano  Ira  lara  40  m.  caaM  noia  Claverio, 
delle  qoali  alIroTa  direaio. 

laaMPiaaa  M^vMb  Lai.  JKaiaraBiei  a- 
quae.  Sie.  Vagai  di  Termini  (▼.  H.)  Delle 
quali  ai  diasa  di  aopra.  ?adl  Bagni  di  Ar 

MfBf* 


IN 


Mmmmrek  •  iibIm.  Lat.  iMars  mtf  hg- 

eum  (T.  H.)  ank  di  eoi  parlano  Aalieee, 
Panaanla,  Erodalo,  Dlodoro,  Aiialalile,  Sm- 
bona  a  Slaftmo;  al  attribniaca  al  Skui, 
ad  è  la  seda  del  Ra  Cacalo  dimrsa  da  C^ 
mico.  Dice  Stefano:  Comico  città  diSt 
ctlia  dove  regnò  Cacalo  ospite  di  Me- 
lo; ma  afferma   Carace  che  questa  m 
stata  Inico.  Come  avverte  Cluverio.  aoi 
volle   Caraca   che  an  luogo  slesso  saa 
siano  Inico  e  Camice ,   ed  aireroMado  li- 
tri che  Camieo  si  fu  la  reggia  Cacalo.  # 
al  contrario  sostiene  essere  stala  laico.  U 
altrove  lo  stesso  Steflino  :  Fu  /ateo  eAtf 
di  Sicilia.  Erodoto  poi  la  disse  loftt 
da  Inix  donde  il  vino  Imctino,  H  ai 
parla  Esichio  :  il  vino  Inicino  è  dslùt^ 
in  Sicilia ,  qual  città  è  in  un  tertii^ 
abbondante  in  vigne.  Pausania  Acaic.  « 
Strabene  lib.  6.  affermano  eccelleniiaìni» 
Il  vino  d*  Inico. 

Condannato  Dedalo  da  Minoife  r^ 
frode  degna  di  morte ,  e  scappalo  4^ 
carceri  col  figlio  portassi  ad  /arco  t9à 

i  Sicani  da  Cacalo;  qual  (km^mH» 


567 


IN 


i  guerra  dei  SicoU  con  Mino,  e  giacdèè 
Coealo  rieuèò  di  consegnar  Dedalo  a  Mi- 
noéie  che  il  ripeiea.  Pensa  Cluverio  po- 
tersi licaYar  daVibio  il  sitod*Inico,  impe- 
rocché scrive:  t  Ipea  incorre  appresso  Ireco 
eUtà  della  Spagna j  e  soggiunge  Cluverio, 
cerlamente  non  essere  stalo  in  Ispagna  nò 
il  fiume  Ipsa  nò  la  città  d* Ireco ,  perlochò 
pensa  doversi  correggere  le  dette  voci:  scor^ 
re  Ipsa  appresso  laico  cillà  della  Sicania, 
quinci  sospetta  che  Inico  slata  fosse  a  Par- 
tanna  o  in  quei  contorni  lunghesso  le  rive 
d*Ipsa  dov'è  eccellente  il  vino.  Tuttavia  il 
Fazello  descrivendo  il  territorio  dei  Bagni 
presso  Canierina  dee.  1  lib.  5  cap  1  con- 
gettura essere  stata  ivi  Inicto  regia  di  Co- 
calo^  giacché:  gU  anlichi  scritlori  la  sia- 
biliseono  nel  fianco  meridionale  della  Si* 
eilia.  Ma  il  Bellce  od  Ipsa  avendo  la  foce 
verso  austro  9  collocando  Inico  lunghesso 
le  sue  ripe  verrebbe  a  stabilirsi  nel  lato 
meridionale  della  Sicilia.  Ha  da  ciò  che 
sono  per  dire  si  ricaverà  doversi  assegna- 
re ad  Inico  un  sito  non  lungi  da  Gela 
imperocché  sappiamo  da  Di  odoro,  che  Ip- 
pocrate  tiranno  di  Gela  chiamato  dagli 
Zandei  contro  Anassila  tiranno  di  Reggio, 
iafranla  la  fede  si  scagliò  contro  gli  alleati, 
ed  imprigionati  Scite  tiranno  di  Zancle,  ed 
il  di  lui  hratello  Pitlogene  li  relegò  in  Inico 
dttà  di  sua  giurisdizione,  donde  Scite  fug- 
gendo pertossi  a  Dario  Re  dei  Persiani.  Or 
non  sembra  credibile  che  1*  imperio  d*Ip- 
poerale  si  stendesse  sino  ali*  Ipsa  al  di  là 
di  Agrigento.  Essendo  stala  adunque  Inico 
isede  di  Gocalo,  e  costando  che  il  dominio 
€l*Ippocrate  stende  vasi  intorno  alla  regione 
^U  Agrigento,  credo  verisimile  stabilire  Ini- 
^o  tra  Agrigento  e  Gela  non  lungi  dalla 
^piaggia.  Che  nel  suo  luogo  fosse  poi  sorla 
erata  come  dice  Riccioli  a  niuu  modo 
tede. 

MmeMMi  (V.  D.)  Antichissima  città  sita  a 

del  Mongibello,  di  origine  affatto  in- 

,  che  ebbesi  poi  il  nome  di  Etna  do- 


IN 


pò  la  morte  di  Gerone  I  tiranno  di  Sira- 
cusa. Vedi  Elna  cillà. 


IO 


loppole.  Lat.  Joppolum.  Sic.  Joppulu 
(V.  H.)  Terra,  altrimenti  Giancascio,  presso 
Girgenti,  di  nuova  origine,  costruita  cioè 
nel  1696  nel  territorio  Giancascio  e  Ragal>- 
turco  per  opera  di  Calogero  Colonna  ed 
appellalo  dalla  moglie  Rosalia  Joppolo.  Ne 
appare  quindi  il  primo  censo  statistico  nei 
regi!  libri  in  questo  secolo  e  fu  di  87  case 
e  303  abitanti,  che  computansi  oggi  1023. 
La  Chiesa  parrocchiale  sotto  il  Vicario  del 
Vescovo  porta  II  titolo  di  S.  Francesco  di 
Paola,  e  le  è  sufTraganea  altra  minore.  Sie- 
de Joppolo  verso  la  sinistra  ripa  del  fiu- 
me Drago  0  Agragante ,  alle  radici  di  un 
colle  verso  austro  come  tra  due  scogli  che 
sollevansi  naturalmente  agli  angoli  del  pae- 
se; diviso  di  rette  ed  ampie  vie,  col  palax- 
zo  baronale.  Fu  signor  di  Giancascio  e  di 
Ragalturco  nel  1639  Pielro  Anliochio  e 
LioUay  dai  di  cui  eredi  comproUo  Ànlonio 
Joppolo  duca  di  Cesarò,  e  Reggente  d'I- 
talia appo  Madrid,  ed  assegnoUo  con  am- 
plissimi possedimenti  alla  figliuola  Rosalia 
che  maritò  al  sovraccennato  Calogero.  Si 
ha  un  territorio  Jecondo  e  non  mancante 
di  acque.  Occupa  il  Barone  il  lxxvii  nel 
Parlamento,  e  si  ha  il  potere  di  armi  sui 
soggetti.  Giuseppe  Sacco  da  Joppolo  dei 
chierici  regolari  miuistri  degli  infermi  vive 
oggi  splendido  per  sacra  erudizione  elo- 
quenza ed  intagrilà  di  costumi  ;  ne  sono 
pubblicate  le  orazioni  che  recitò  in  Cata- 
nia, dove  promosse  ultimamente  una  casa 
di  vergini  povere.  Sia  il  paese  in  uguali 
gradi  di  long,  e  lat.  che  Girgenti,  da  cui 
dista  4  m.  verso  settentrione  (1). 


(1)  fi  nn  •oUo-Comane  rionito  ad  Aragona,  io 
protincia ,  dittreUe  e  diocesi  di.  Girgenti  da  cai 
ditU  6  m.,  «  65  da  Palermo,  circondario  di  Raf- 


568 


IO 


(▼•  n.)  Allara  alle  ripe  del  lume 
Bloro  aUrimenli  Àbiso  ,  doTe  sono  afanxl  di 
antica  alnlazione.  Vedi  AbUo. 

IP 

iperla.  LaL  Hyperia-iY.  R.)  Anttehis- 
slroa  ciUà  di  Sicilia ,  o? fero  regione,  e  se- 
condo alcuni  isola,  dove  abila?ano  un  lem» 
pò  i  popoli  Fcaci;  poi  Camerina  che  Fa- 
leilo  appellò  Eiperta  da  Tibie.  Omero 
Odiss.  lib.  6.    , 

Mineira  al  popol  del  Ptaci  e  «IT  alla 
Lor  ciltà  ai  a?YÌ&.  Quatti  da  prìoia 
Nat  falli  d*Iperèa  facondi  piaoi 
Par  dimora  loleao  praato  i  Ciclopi 
GcDla  di  cor  aaparbo  a  ai  aaoi  fidai 
Tanto  molaata  più»  quanto  pie  forte. 

Pindeaa.  T^rad* 

Alle  quali  parole  soggiunge  Didimo: 
IHcano  aUH  essere  F  Iperia  tu  SieiUa  la 
etiià  di  Camerino;  aUri  essere  appieeaio 
un  tal  nome  da  ciò  che  è  sUò  U  luogo 
olire  fa  terra  da  noi  eonosebUa;  altri 
etimano  essere  stala  una  isola  presso  la 
terra  dei  Ciclopi.  Vi  si  appiglia  Eusbudo, 
impugna  però  l'ultima  opinione:  IKcofio 
essere  Iperia  la  città  di  Siciliaj  poi  ap- 
pestala Camerina  :  vogliono  altri  che  sia 
un'isola  presso  la  terra  dei  Ciclopi.  Nota 
però  che  non  sembra  consentine  col  poeta 
quei  che  dicono  isola  Iperia;  poiché  se 
isolani  ne  furono  gli  abitanti^  come  pò- 
teron  soffrire  le  infestazioni  dei  Ciclopi^ 
che  non  ebbero  secondo  la  tradizione  di 
Omero  narigli  di  sorta  ?  L*  epilomatore  di 
Stefano  poi:  Iperia  scrive  eUtà  di  Sicilia. 
Esicbio:  Iperia  città  dei  Feaci;  e  Vibio 
finalmente,  Sequesler:  ora  Camerina  pri- 
ma delta  Iperia.  Cluverio  lib.  1.  dice  so- 
spetta finzione  di  Omero  Iperia  sede  dei 
Feaci ,  poiché  il  fiume  appo  Camerina  in 
antichi  tempi  dicevasi  Ippari.  Nel  lib.  8. 

fadali.  GonUfa  tOit  abitanti  nel  1798 ,  poi  VSt 
nel  1831,  e  finalmente  89S  nel  declinare  dei  ISSS. 
Si  ha  53S  salme  di  ettentione  territoriale  e  Tarìa 
oa  è  buona. 


IR 


eap.  zn,  serive:  omt  eomgeUmraio  akmi 
grammaUet  kUmpreU  del  poeto,  Mia 
atoililttdiM  del  iiowe  del  fiume ,  essere 
stala  quella  Iperia  verea  Camuarima;  ami- 
do volulo  oeceimare  il  poela  rtela  ri* 
dua  Ma  terra  del  CiOópi^  efoi  JbUi, 
Ma  rimpeuo  la  SteWa  terra  dei  Ctdipì. 
Mostrerò  inlanlo  in  appresso  parlaado  d 
Malta,  non  assegoir  rinleolo  le  eoogeltare 
di  Cluverio,  e  dieo  doversi  stabilire  albOs 
Iperia  a  Camerina.  Dice  Mariano  TalgM^ 
nera  sull*orig.  di  Palermo ,  essere  Ipetii 
risoia  Omgia  di  coi  aola  aver  dello  il 
poela  ali*  intorno  bagnata  ;  na  dalle  persie 
di  Omero  che  girovagano  in  Ialino  dò  aea 
ricavasi  aihito,  né  altrondo  potrebbe  adat- 
tarsi il  titolo  di  spaUosa  alla  troppa  aa- 
gosla  Ortigia. 

ipimu  Lai.  Ipyrra  (T.  D.)  Fonie  ad 
territorio  un  tempo  Alesino,  mentovala  pii 
volte  neir  antica  tavola  appartenenied  alle 
città  di  Alesa,  ed  ai  suo  lerrilorio:  cto 
è  riportata  .appo  Goalteri,  ed  acciasdì 
da  Cluverio,  il  quale  aBénna  nel  lib.  11. 
e.  4^  aver  egli  incerto  se  sia  stata  quellali 
fonte  Ipirra  mentovata  da  Solino  e  da  Faa- 
nio,  e  di  cui  fo  memoria  nella  voce  Aletms. 

ip»Mia.  Lat.  Hippana  (Y.  M.)  Aalici 
ciUà  che  dicesi  in  Diodoro  Stllona ,  enti 
per  errore  dei  copisti  secondo  Cioveria; 
ma  non  procede  in  alcun  modo  che  ni 
stala  Vlpponio  mentovata  da  Ateneo,  cosi 
dice  Bonanno  ;  poiché  1*  amenissimo  boics 
di  Ipponio  di  acque  irriguo,  in  coi  GdMN 
Re  di  Siracusa  disse  il  luogo  da  lui  U- 
bricato  corno  di  Amaliea ,  era  non  ism' 
da  Siracusa.  Crede  con  altri  Bonsaso  ci* 
sere  stata  Ippana  a  Bivona;  la  cdloci  li* 
vegcs  presso  Gaccamo,  dove  oggi  è  il  k^ 
ritorio  Pettorana  con  avanri  di  ediUL 
Vien  mentovata  del  resto  da  PoUrie»  Sl^ 
fàno ,  e  Diodoro ,  che  dicendola  efe- 
guata  dai  Romani,  sembra  eoUociriiM 
Palermo  e  Histretta.  Dicola  io  di  A 
incerio  in  qtièsia  regione.  Reca  il  f^^di 


i 


569 


IP 


una  roonela  di  rame  di  Ippana»  con  la 
figura  di  un  boTe  da  una  parte,  e  dali*al- 
Ira  una  testa  pileata  di  Minerva,  la  civet- 
ta, e  le  lettere  inA. 

Ippan.  Lat.  Uippariè  (V.  N.)  Fiume 
cbe  scorreva  un  tempo  nella  palude  di 
Camarina.  Vedi  C amarina  (fiume  di). 

ipponlo«  LaL  Hipponium  (V.  N.)  Pic- 
cola citth  presso  Siracusa  ad  Aquilone , 
mentovata  da  Duri  Samlo  lib.  10.  SU  di 
Agatocle^  sita  forse  dov*è  oggigiorno  la 
torre  Targia.  Vedi  Como  di  AmaUea. 

iPMi*  Lat  Hypsa  (V.  M.)  Fiume  si  detto 
dagli  antichi,  BeUch  dai  Saraceni,  oggi  £e* 
Uee,  e  il  più  grande  del  territorio  di  Se- 
linante,  in  cui  onore  coniarono  i  sellnun* 
tini  moneto  presentandone  il  genio  sot- 
to la  forma  di  vago  giovane  coirepigrafe 
T^A^,  due  delle  quali  ne  presenta  GoUz 
nella  sua  Sicilia.  Il  corso  delFIpsa  è  il  se- 
foente:  scaturisce  sopra  Corleone  nel  ter- 
ritorio di  Palermo  presso  il  monte  Santa- 
gano  e  gli  si  unisce  il  rivo  Bicbinello,  cbe 
sgorga  dal  monte  Busammara,  e  più  oltre 
il  fiamicello  di  Corleone.  prendendo  il  no- 
me di  Prattina;  indi  sotto  la  locanda  di  Tor- 
nita è  accresciuto  dal  fiume  Batticani  cbe 
nasce  nel  territorio  dello  stesso  nome  tra 
Corleone  e  Bisacquino  dalla  sorgente  di 
Seorciavaeca,  ed  accogliendo  poi  le  acque 
dei  Bmea  che  sgorga  nella  piazza  di  Bi- 
taegoioo,  prende  un  corso  regolare- 

Ha  un  altro  capo  del  Belice  o  dell7p«a 
d  nelle  fuori  al  casale  dei  Greci  nella 
eoli  delta  piazza  dell*  Arcivescovo,  accoglie 
pii  da  sinistra  il  fonte  di  Scala  di  fe- 
linty  che  scaturisce  giocondamente  ed  in 
espia  in  una  viva  rupe.  Oltrepassando  poi 
^lussimi  monti  appellati  dal  fonte  mede- 
simo, divide  una  profonda  valle,  e  preci- 
Vltosanienle  con  gran  fragore  si  scarica. 
VE^icendo  dalla  valle  bagna  il  territorio  di 
'^tralenga  e  ne  prende  il  nome,  e  dopo 
te  UL  riceve  le  acque  del  Halvello; 
poi  per  Calatrasi ,   e  bagnando  le 


IP 


radici  della  fortezza  e  del  colle,  ne  prende 
il  nome,  sotto  cui  viene  Insino  air  antica 
città  di  Entella,  conosciuta  nel  monte  dalle 
mine. 

Viene  una  terza  fiata  accresciuto  dal 
Crimiso  o  dal  destro  Belice,  formato  dalle 
acque  diCalatamauro,che  sboccale  oltrepas- 
sano il  dìruto  casale  Sinurio,  e  s* ingrossano 
da  molte  fonti  sgorgate  tra  PnndolGna  s 
Hlsiijndino*  Convengono  questi  tre  capi 
sotto  i  comuni  Sala  e  Gibellina,  non  lun- 
gi dal  molino  della  Donna  ^  e  costitui- 
scono il  gran  fiume  che  è  Tlpsa,  il  BeUch 
dei  Saraceni,  ed  oggi  il  sinistro  Belice,  che 
passata  la  fortezza  di  Pietra  presenta  la 
pesca  di  buonissime  anguille ,  alose ,  e 
muggini ,  traggittasi  con  una  barca  ^  e  fi- 
nalmente si  scarica  nel  mare« 


IR 


irminlo.  LaU  Hirminiu»  <V«  N.)  Fiume, 
altrimenti  Hauli  ed  appellato  di  Ragusa  dalla 
città  dello  stesso  nome,  Limagone  da  Are- 
zio.  È  il  più  grande  tra  il  Pachino  e  Ca- 
marina  secondo  Cluverio,  e  detto  il  più  ce- 
lebre tra  tutti  in  questa  parte  dal  Fazello. 
Si  ha  origine  dalla  fonte  Favara  nel  ver- 
tice del  colle  dove  siede  Giarratana,  dalla 
quale  perciò  prende  il  nome,  e  scorrendo 
alle  radici  del  medesimo,  lussureggiando  in 
ambe  le  ripe  di  plalani  e  di  pioppi  viene 
accresciuto  dalle  acque  di  altro  fonte  che 
ha  il  nome  del  Fico,  il  quale  sgorga  a  mez- 
za via  tra  Viziai  e  Palazzolo,  a  2  miglia  da 
Favara,  dove  con  altro  aggiungendosi,  è 
adoperato  ad  agitar  moliiu.  In  progresso 
poi  viene  accresciuto  da  molte  altre  fonti 
e  scorre  toccando  Ragusa  e  i  suoi  confini 
per  valle  amenissima  vestita  di  alberi  frut- 
tiferi, platani ,  erbe  in  pascolo  degli  ani- 
mali, ed  anche  canape.  Tra  la  cala  di  Mar- 
zarella  e  la  fonte  finalmente  di  Ainlucata 
apresi  la  foce  nel  mare  Africano.  Se  ne  no- 
minano le  anguille,  poiché  sono  saporitisis- 


"*70 


IR 


ne  e  delicale,  ed  in^reilft  aMhe  altre  spe- 
cie di  pesci. 

IS 


(Y.  N.)  Laogo  delia  dieeesi 
di  Siracusa  di  coi  Di  mensiòDe  Mi  soci  di- 
plemi  altrove  indicali  Papa  UrlMoe  II;  è 
iacerto  se  sfa  oggi  ruinalo  il  paese  o  ri- 
manga ancora  sotto  altro  nome  ;  eredelo 
distratto  il  Pirri,  ed  io  avvertendo  in  on  di- 
ploma di  Urliano  caduti  nM>lli  nomi  di  paesi 
della  medesima  diocesi  che  ora  sono,  ed 
erano  anche  in  quei  secolo^  alTermo  essere 
bbarha  uno  di  questi;  ma  non  oso  alTermare 
quale  sia  oggi,  imperocché  non  è  alcuna 
simUitudine  di  nomi. 

iMtaiva.Lat.  /s6iirtfs(V.  M.)  Fiume,  oggi 
detto  di  Galtahellotta ,  di  cui  fan  meniio- 
ne  Tolomeo  e  Plinio  nella  parte  meridiona- 
le, quantunque  questi  in  assegnarne  la  foce 
appresso  Eraclea,  due  altre  ne  tralasci.  Af- 
ferma il  Fazcllo  essere  il  Hajasole  VlsburOt 
e  quel  di  Caltabellolla  li  Sosio;  ma  bisogna 
convenir  con  Chiverio  che  attesta  essere  il 
Sosio  il  fiume  di  Marsala,  e  Tlsburo  quel 
di  Callabellolta.  Ha  origine  alla  terra  di 
Prizsi  da  una  fonte  cui  è  nome  Labro;  quinci 
sotto  Palazzo  Adriano  raccoglie  le  acque  df 
questo ,  e  sboccando  tra  anguste  rupi  di 
monti  si  lascia  a  sinistra  Acrlstia,  Burgio 
e  Villafranca,  a  destra  Busacchino,  Chiusa, 
S.  Anna  e  Giuliana,  dalle  fonti  dei  quali 
paesi  viene  accresduto.  Gli  si  unisce  poi  il 
fiume  che  sgorga  dalla  gramlissima  fonte  Fa- 
vara  sotto  Cuitnbellotta  verso  oriente ,  e 
che  dice  il  medesimo  Fazello  aflluentissi- 
mo  e  grandemente  giocondo;  correndo  poi 
in  meandro  passa  Triocala  e  Misìlicassino, 
scaricasi  finalmente  nel  mare  appresso  la 
foce  del  fiume  Majosole  o  di  Alba. 

lAnello»  Lai.  linellus.  Sic.  Asineddu 
(V.  D.)  Terra  appellala  anche  imeUo  e 
nelle  antiche  tavole  Rocca  dell'Asino^  siU 
alle  ime  radici  aquilonari  del  monte  Re- 
brode, Ira  Collesano  e  Gratteri,  in  un  colle 
Uevemento  declive,  bagnata  dal  fiumicello 


delle  stepio  iMie.  Caipieadeil  Mia  db- 
eesi  di  GeUù,  alla  di  ed  ddeai  appaile» 
Bevasi  u  leaspe  per  largiiioM  dal  k 
Buggiero;  si  SMakiva  «uiadi  aalto  B  IìIbIì 
di  Bocca  di  ifiM  Ir  m  diplMMi  di  Aks- 
aandro  III,  eoo  eiii  deaerifwal  I  hmi  M 
medesime  vescovado  e  della  dieeeai  ad 
1171,  e  nuovaaMBle  Mll*allre  dd  bisìbsI 
me  Foalefice  del  1118,  ehe  emJmmm  ( 
dritU  medesiari.  Fa  BM«iiMe  del  CMradl 
iainella  Haaltadi  Bailo  di  Sicilia  mI  tOK 
come  poi  diri.  la  «a  diploma 
del  Be  HarUiio  del  13»t  eoi  ipMde  i 
gaansi  alla  chiesa  le  dedoM,  appellasi 
netto.  U  tempio  principale  del  paese, 
parrocchiale,  dello  di  S.  Rieoolfr,  si  ha  b- 
ma  di  amichila,  u%  iU  Bellore  desliasis 
dal  Vescovo  con  due  coadiutori,  e  cealaad 
Il  chiese  suffragaaee.  I  Minori  Goaica- 
Uiali  stanno  aiigusta«Mnle  e  eon  lenni  rea- 
dite In  S.  Maria  Maddalena  dall*anno  ISIt; 
ne  andarono  peri  i  fìrali  Prediealeri*  L'o- 
spedale fiaalnenle  del  lilolo  di  S.  Michdi 
vedetJ  eeslituilo  per  gì*  inCsmii  poveri  ed 
t  pellegrini.  Il  castello  ael  silo  piA  aito 
mostra  sinora  mine.  Riconosce  Isacllo  il 
prefeUo  militare  di  Termini,  cui  apprestai 
4S  fanti,  e  ai  ha  la  medesima  citta  di  Ter- 
mini a  capo  di  comarca»  Erano  sotto  le 
Imperatore  Carlo  V  617  case,  e  2SI3  gli 
abitanti  nel  1395;  nel  1632  poi  8ffi  esse 
2867  anime;  nel  corrente  xviii  dal  censo  dd 
Duca  di  Savoja  615  case  197S  abilaali.  Ce- 
de di  fertile  territorio  piantalo  ad  olìvHì 
e  vigne  né  manranle  in  frumento.  I  kesrfci 
e  le  selvose  culline  apprestano  abboadaslr 
caccia,  e  presentano  pingui  pascoli  a^li  '* 
menti  ed  alle  greggie;  ivi  sono  le  fosti  ià 
fiume  dello  slesso  nome,  né  lungi  dal  pice^ 
un  ponte  con  cui  si  uniscono  le  ripe.  Se- 
lansi  erronei  i  gradi  di  lai.  e  di  Isapli* 
dine  nelle  Mappe,  poiché  sta  in  38*  (!)• 

(t)  lanino  è  aUaalmeote  oo  co«bm  il  ^'^ 
di  distretto  •  dioem  di  Cefilù  d»  cai  d«  ** 
aigtii,  ciraoadirìo  di  (MImoo  diadi  »,  e  le* 


'H 


571 


IS 


Mcono  eomuneini^Dle  estere  slato  bnel* 
to  sollo  i  Romanni  nelle  soggezione  del 
Tescofo  di  Cefulù.  Manfredi  Principe  e 
Bailo  del  Regno  per  Corrado  concedette 
nel  12M  alla  Chiesa  di  Palermo  il  castello 
di  ImeUo  eolla  terra  di  Gratteri ,  e  non 
vedo  come  sia  stato  poi  soggettato  a  quella 
di  Cefalo,  ed  indi  al  dominio  regio.  L*oc* 
eopafa  Hiecola  Àbaie  sotto  Federico  II  con 
Ceblà»  Ciminna  ed  altre  signorie,  da  cui 
comprò  ImMù  Frtmceseo  Ventimiglia 
Conte  di  Ceraci  che  morendo  rassegnò  nel 
1392  al  figliuolo  Antonio  colla  contea  di 
Collesano.  Ma  divenuto  Antonio  nemico  a 
Martino  I  diedelo  il  Re  in  dono  ad  Abbone 
Filingeri,  che  non  molto  dopo  il  rese  e  ne 
ottenne  in  cambio  la  contea  di  S.  Marco. 
Dice  Barberi  restituito  allora  il  paese  ad 
Antonio,  ma  concessa  la  prefettura  del  ca- 
stello Tolgarmenle  eaUellama  ad  AmcMo 


Palermo.  Bai  1760»  epoca  in  coi  Tenne  compilo 
il  laToro  dalPAh.  Amico,  varie  cambiaiioni  si  so- 
no ^Vrerate  nell*  aspetto  di  qoesto  paese.  Fondessi 
il  collegio  di  Maria  in  educaiione  ed  istroaione 
Mie  fanciulle  nel  1763 ,  il  monte  di  pietà  dal 
Sec.  D.  Giovanni  Capilummino  coli' interesse  del 
dne  e  meno  per   100  nel   1S08  ,,  e  finalmente 
nna    pnbblica    scuola   di   grammatica    inferiore» 
ed  altra  di  soperiore  pel  giovinetti  altimamente: 
fo  intanto  abolito  lo  spedale  mentovate  dall' ao- 
tore  •  il  convento  dei  Minori  conventuali  «   come 
anehe  la  chiesa  di  S.  Sebastiano  nel  tSOS ,  di  cui 
però ,  a   non    perdersi    totalmente   la    memoria  » 
ae  il  convertito  in  oratorio  pubblico  la  sacrestia 
in  onora  del  santo  martire.  Eranvi  inoltre  una 
foionna  ed  nn  monte  frumentario  i  quali  trovansi 
•ffì  puralinati.  GonU?a  Isnello  nel  1798  una  po- 
polnnaono  di  iOSi  abitanti,  di  SSSt  nel  tSSt  e  fi- 
nninacnto  di  197i  nella  fine  dei  185S  giusta  l*ol- 
linsn  toTola  stotistica.  L'aria  è  sana«  e  se  de  estende 
Il  Inrrilorio  in  saL  S140,67S,  delle  quali,  dettaglian- 
^  in  pnrtieolart  culture,  57,601  in  seroinatorii  al- 
ili, MN.OOI  in  seminatorii  semplici,  1856«90S  in 
i,  as,OSft  in  oliveti«  19,1  SS  in  vigneti  albe- 
n^afi,  ÌI5,S00  in  vigneti  semplici,  11,51S  in  som- 
^^nccbefi  ftift.iSi  in  boKate^  0,199  in  suoli  di  case 
WrriCorialL  BiporU  prinoipalmento  manna  e  som- 


IS 


Santaeolomba  nobile  catalano  pei  suoi  me* 
riti  e  gli  ossequi!  tributati  nella  ricoperà* 
tione  della  città  di  Girgenti.  Diede  Mar- 
tino dei  diplomi  in  favore  di  Arn€Mo  si 
in  Girgenli  nel  27  novembre  del  1398  che  in 
Gatonia  nel  21  di  agosto  del  Ii08,  nei  quali 
si  attesto  avere  Arnaldo  conseguito  I$neUo 
per  la  moglie  presa .  dalla  nobile  stirpe 
Ventimiglia.  Cedette  dunque  ad  ArnaÙo 
per  dote  II  dominio  del  paese  colla  pre- 
fettura del  castollo  per  liberalità  dei  Re, 
e  lasciollo  al  figliuolo  Arnao  Guglielmé 
avuto  da  letto  illegillimo.  Rifulse  in  pri- 
ma Arnaldo  famigliare  della  Regina  Rianca 
moglie  del  Re  martino,  e  comandante  del- 
Tesercilo  di  lui,  cui  lullavia  non  lungo  tem- 
po dopo  rivoltò  avverse  le  anni;  prese  poi 
a  se  di  altre  signorie  e  fu  giuslixiero  di 
Palermo.  Guglielmo  già  splendido  anche 
egli,  delle  militari  prefetture  venne  donalo 
dai  Re  Alfonso  e  del  potere  d'imperio  nei 
paesi  di  sua  pertinenza ,  preso  in  moglie 
Eleonora  Villaraut  nata  dai  signori  di  Friszìi 
donde  nacque  Antonio,  il  quale  marito  a 
Raimondetla  Ventimiglia  generò  Arnaldo  u 
da  cui  e  da  Elisabetta  Campo  Antonio  n 
marito  ad  Eleonora  Ventimiglia  figlia  di  Si- 
mone Marchese  di  Ceraci,  di  cui  il  nome 
prese  Simone  loro  primogenito  ed  erede 
inaugurato  Rarone  i  hnello  nelFanno  1542. 
Ritenuto  questi  lungo  tempo  nella  fortezza 
di  Termini,  vendette  una  parte  dei  beni 
suoi  a  Giovanni  di  Farina,  cioè  i  feudi  di 
Aspromonte  e  di  Madonia,  e  cedette  poi  11 
paese  in  favore  della  moglie  Eleonora  i* 
jjftieUo,  che  divenne  perciò  signora  d*Is* 
nello  nel  1666,  e  scorsi  due  lustri  Tasse* 
gnò  al  figliuolo  jPteIro ,  il  quale  unito  in 
matrimonio  ad  Alessandra  Cucci  divenne 
padre  di  Arnaldo  ni^  che  alla  sua  morte 
conseguilo  il  possedimento  della  signoria, 
impetrò  nel  1625  il  titolo  di  Conte  dal  Re 
Filippo  IV;  ebbesi  in  moglie  Felicia  Dente 
colla  quale  generò  Pietro  n  splendido  nel- 
la sua  stirpe  per  avere  richiamato  le  si- 


572 


IS 


gnorie  dì  Aspromonte  e  di  Madonia,  da  cui 
e  da  GioYanna  Colonna  sorse  Ignazio  no- 
minalo Conle  A'Imello  nel  1666,  donde 
PielrOj  cui  morto  senza  Ggliuoli  succedette 
lo  sio  Gaspare  nato  da  Lucio,  nipote  di 
ArruUdo  in.  Mancato  anche  costui  di  prole 
fu  r  ultimo  Conte  d'Imello  dalla  famiglia 
Saniacolomba.  L*  ottenne  in  giudizio  dopo 
lui  Giuseppa  di  Termini  proveniente  da 
Giovanna  Santacolomba  ^  prima  figliuola 
del  sovraccennato  Arnaldo  iii^  escluso  il 
Principe  di  Cerami,  che  traeva  origine  da 
Alessandra  ii  figliuola.  Si  hanno  i  Conti 
d*Isnello  il  xxii  posto  nel  Parlamento. 

isola*  Vedi  Maddalena. 

ispa.  Lat.  Hyspa  (V.  N.)  Antico  castello 
mentovato  da  Silio  nella  valle  d*Ispica  vol- 
garmente Cava ,  dove  ancor  se  ne  osser- 
vano le  ruine.  Ma  dice  Cluverio  non  essere 
stata  alcuna  terra  di  questo  nome  in  Sicilia, 
ed  aver  Silio  parlato  dal  fiume  Ipsa  di  cui 
altrove  dicemmo. 

isplca  (iralle  di)    (V.  H.)  Vedi  Cava. 


IT 


liAia  (V.  D.)  Paese  a  14  ra.  da  Messina 
verso  mezzogiorno,  antichissimo,  edificato 
da  un  non  so  cui  Alalia  Italo,  siccome  inet- 
tamente senza  nessuno  autore  di  appoggio 
alleslano  il  Bonfìglio  ed  altri,  slede  in  de- 
clive poggio,  presso  il  corso  del  fiumicello 
dello  stesso  nome,  che  il  Conte  Ruggiero 
nel  corso  di  sua  villoria  tolse  eolla  terra 
dì  Ali  ai  Saraceni,  e  donollo  al  monastero 
dell'  ordine  dì  S.  Basilio  da  lui  edificalo  sello 
il  lilolo  dei  SS.  Pietro  e  Paolo  di  cui 
elesse  primo  Abaio  nel  1093  il  religiosis- 
simo Gerasimo,  come  dichiarasi  in  un  suo 
diploma  e  sigillo ,  dove  descritti  i  campi 
ed  i  confini  assegnati  in  dote  ed  uso  dei 
monaci  di  quel  convento  vi  comprende  Tuna 
e  r  altra  terra  ,  Ali  cioè  ed  Hata ,  ne  di- 
chiara però  i  terrazzani  sudditi  del  solo 
Abate.  11  diploma  di  Ruggiero  vicn  recalo 


IT 


dal  Pirri  lib.  4  net.  14.  Gli  abaU  attuali 
hanno  la  facoltà  di  eligervi  i  Magistrati,  accor- 
data loro  dal  Re  Federico  III,  ed  occupano 
il  XTi  posto  nel  Parlamento;  il  dritto  di  loro 
presentazione  al  Pontefice  è  dei  Re  di  Si- 
cilia, e  ne  ascendono  le  rendile  di  esazione 
a  1700  scudi.  Era  Abate  dei  monastero  dei 
SS.  Pietro  e  Paolo  d*llala  nel  1160  Domenico 
Gravina  ed  AUiata  dei  Principi  di  Palagonia. 

L' Archimandrita  per  un  suo  Vicario  am- 
nùnistra  i  sacramenti  ai  cittadini.  Nel  no- 
oastero  le  sacre  cariche  parrocchiali  si  eser- 
citano dai  monaci ,  e  suffraganea  ne  è  la 
Chiesa  dì  S.  Venera.  11  Parroco  è  decorata 
del  tìtolo  di  Arciprete;  hannovi  9  Chiese 
filiali,  e  gli  Agostiniani  Scalzi  abitano  un  de- 
cente convento.  La  primaria  patrona  e  tu- 
telare del  paese  è  N.  D.  del  Carmelo.  Eraoo 
221  le  case  nella  metà  dei  secolo  xvi,  e 
145  gli  abitanU;  452  le  case  nel  163),  e 
1662  le  anime;  nel  secolo  xviii  furono  241 
i  fuochi  ed  885  gli  abitanti  nel  1713,  ed 
ultimamente  1253.  E  soggetto  il  paese  alla 
comarca  di  Taormina  e  sua  indigena  pre- 
fettura. Sta  in  SO""  e  10*  di  long,  ed  in  38* 
di  lat.  Il  territorio  abbonda  in  mori,  ulivi, 
vigne,  e  pascoli.  Congettura  Placido  Reina 
che  i  vini  Giotalini  celebrali  da  Plinio  pro- 
vengano da  questa  Icrra  (1). 

ItAia  (flame  di)  Lat.  Italae  Flurius, 
Sic  Xiumi  d' Itala  (V.  D.)  Sgorga  dalle  col- 
line presso  la  terra  d'Itala  e  sbocca  od 
mar  vicino  o  stretto  presso  Capo  gros>o: 


(1)  Itila  é  un  comune  che  si  compreode  oell' 
provincia  e  nel  distretto  di  Messina  da  cui  i  al- 
itante 15  m.,  circondario  di  Ali  donde  i  bì^'' 
diocesi  deir  Archimandrita.  Se  ne  racchiod«  ii  ti- 
ntorio in  sai.  388.874,  delle  qaali  10,883  i^pit- 
dini,  1,014  in  canneti,  10,466  in  gelseti,  ^3>^^ 
in  seminatorii  semplici,  211,453  in  pascoli,  t^i'*^ 
in  oliveti ,  36,289  in  vigneti  alberati,  l(,tii  i> 
yigneti  semplici,  1,761  in  Gcheti  d'India,  M^ 
in  castagneti,  10,969  in  boscate.  Sana  ri  è  lina. 
e  contava  98t  abitanti  nel  1798,  poi  1065  oal  l^^'- 
e  137i  nel  fine  del  185S. 


573 


IT 


se  ne  fa  nicnzìoDe  in  un  diploma  del  Conle 
Ruggiero  in  cui  si  descrivono  i  confini  delle 
lerre  del  monastero  aitala  :  cominciando 
dalla  spiaggia  deUa  foce  del  fiume  di  Gi- 
teda  èalendone  lunghesso  sino  al  casale 
nominalo  Elucefnle  sino  al  Canneto.  Male 
quinci  in  alcune  Mappe  descrivesi  il /{urne 
dettala  accrescere  il  Dionisio,  avendo  en« 
Irambi  la  loro  foce,  come  ben  sanno  coloro 
che  frequentano  quella  spiaggia,  e  dichia- 
ra il  diploma  stesso.  Tragittasi  nella  state 
presso  la  spiaggia  a  piedi  asciutti,  e  pren- 
de il  nome  dal  vicino  promontorio  Capo* 
grosso. 


lU 


iodica (Y.  N.)  Paese,  oggi  non  più^  in  di 
cui  luogo  siede  nella  vetta  del  monte  un  fre- 
quentato eremilorio;  il  monte  però  sollevasi 
tra  gli  alvei  del  fiume  Crisa  volgarmente 
DiUaino  e  di  quel  delle  Canne.  Stima  Fa- 
zello  essere  stala  un  tempo  nel  luogo  me- 
desimo ribla  del  catanese  mentovala  da 
Pausania^  e  1*  Ibla  Gereati  giusta  1*  opinione 
dì  allri,  come  altrove  notai.  Veniva  il  paese 
sotto  i  Saraceni  col  nome  di  Zotica^  men- 
tavalo  anche  sino  ai  primi  tempi  dei  Nor- 
manni, poiché  confidando  gli  abitanti  nella 
munilissima  fortezza  e  nel  luogo  molto  arduo, 
e  prima  sotto  il  Conte,  poi  sotto  il  Re  Rug- 
giero difendendosi  pervicacemente  e  con  va- 
lore contro  gli  assedianti,  a  non  allro  riusci- 
rono finalmente  se  non  che  fosse  stato  da  capo 
a  fondo  distrutto.  Il  giogo  del  monte,  an- 
gusto al  certo,  ma  correndo  in  lungo  da 
scirocco  ad  Occidente  è  tutto  formalo  di 
^spre  e  ruinose  rupi,  né  si  ha  salila  che 
una  via  strettissima,  tortuosa,  dìflicile, 
non  può  accoglier  due  uomini  che 
^iUmninino  comodamente,  e  perciò  da  po- 
^IM  difendesi,  poiché  con  sassi  scagliati  dal- 
'^^lo,  che  precipitano  al  basso,  si  basta  a 
""^^tMiinere  ogni  nemico  sforzo.  Il  circostante 


lU 


tcrrilorie  altronde  somministra  ogni  cosa  ne- 
cessaria alla  vita.  E  da  questi  comodi  forniti 
una  volta  i  Saraceni,  ostarono  lungo  lempo  al 
Conle  Ruggiero,  ed  espugnati  finalmente,  da 
per  se  stessi  si  sottomisero.  Mancando  poi  di 
fede  però  ai  Re  Ruggiero  e  violato  il  patto, 
perseverando  nella  ribellione,  occupati  per 
inganni  e  per  furberie  dai  confinanti  Cal- 
tagironesi,  furono  tutti  uccisi.  Dicono  intanto 
nel  modo  seguente  essere  avvenuta  la  cosa: 
il  prefetto  del  Castello  tratteneva  a  forza 
una  meretrice  caltagironese,  che  presa  Top- 
portunllà,  ammonisce  i  suoi  cittadini  che 
nollempo  ne  venissero  air  impensata  alla 
porta  della  fortezza  con  eletta  masnada  pel 
disastroso  monte,  che  ella  avutone  il  segno 
Tavrebbe  aperta;  ammessili  dunque  li  con- 
duce air  abitazione  del  prefetto,  ed  ucci- 
solo, esorta  a  scagliarsi  su  gli  altri,  né  pri- 
ma fu  Talba,  che  tutti  i  Zottcen^  di  pro- 
mìscuo sesso  ed  età  furono  uccisi,  distrutta 
indi  la  fortezza;  distrutto  il  paese.  Per  si 
preclara  impresa  donò  il  Re  i  Caltagironesi 
di  vari!  privilegiì ,  e  lor  concedette  F  am- 
plissimo territorio  di  Zotica  o  Judita^  ri- 
servata a  se  ed  ai  suoi  successori  in  nome 
di  rendita  una  tenue  somma.  Cosi  é  por- 
tata la  cosa  negli  Annali  di  Caltagirone, 
dai  quali  attinsero  gli  scrittori  nazionali.  Il 
territorio  a  seminatorii  nella  maggior  parte, 
si  ha  dei  boschi  in  qualche  contrada,  cogno- 
minali Xara  di  Judica^  ed  In  quei  luoghi 
meno  adatti  alla  produzione  delle  biade  ve- 
desi  oggi  piantato  in  ulivi.  La  Chiesa  già 
degli  eremiti  con  torre  di  campanile  è 
sacra  a  S*  Michele  Arcangelo,  soggetta  al 
Vescovo  di  Catania;  vivono  i  frati  una  vita 
solitaria  sotto  la  cura  di  un  sacerdote,  o 
proccuransi  il  vitto  con  lavoro  manuale, 
poiché  si  coltivano  un  campicello  nel  vertice 
e  verso  gli  altri  luti  del  monte,  donde  ri- 
cavano  le  produzionf  necessarie  alla  vita,  e 
fan  traifico  di  zafTcrano  che  principalmente 
vi  si  produce  nei  luoghi  vicini. 


574 


JU 


iiMiM.Lat  JmiUMm.  Sic.  Jndi- 
Mdda  (V.  D.)  Fiume  che  scorre  eccoiCa- 
mento  per  Catania.  Yedi  Awèmumo.  Resstip 
M  insegna  donde  abi>la  preso  Cai  name, 
poiché  non  appare,  -  oUiiMiinento  osserva 
il  Bassa,  eonie  abbialo  molalo  da  fimmt» 
cello. 


KA 


(▼.  D.)  Cartagine  sieola,  o  Cao- 
camo  giusta  1*  Inveges ,  di  cui  si  lia  men* 
sione  appo  Stafano.  Yedi  Caeeamo. 

Kaasl*  Yedi  Gaggi. 

MmicìÈmm^  (V.  H.)  AnUca  cillk,  Carcad 
giusta  il  Pirri,  ma  più  reUamento  Cacca* 
mo  dall*  luTCges. 

KE 

ncemoolnus  (Y.  H.)  Fiume.  Tedi  Con* 
nizzaro.  Rasce  nei  torrilorio  palermitano 
sotto  il  Parco.  La  Toce  saracenica  Xeaio* 
ffitum  vale  flra  noi  torrento. 


LA 


liAUdaie.  Lai.  Labdalum  (V.  R.)  Pog- 
gio un  loinpo  nelle  Epipoli,  non  lungi  da 
Tica,  munito  di  una  fortezza  costruita  poi  da- 
gli Ateniesi,  e  finalmente  chiuso  da  un  mu* 
ro  dal  tiranno  Dionisio.  Tucid.  iib.  6.  Nel 
giamo  appres$o  discendono  gli  Àtenieri 
contro  la  città;  poiché  erano  venuti  al- 
le Epipoli  per  l*Euriaio  come  avea  detto  il 
medesimo  :  e  non  avendo  atomo  att'  tn* 
contro j  ritornati^  éolleoano  un  coételto  m» 
pra  Labdalo  in  ima  somma  estremità  deUe 
Epipoli^  per  dove  guardano  verso  Megara^ 
acciò  fosse  conserra  del  bagaglio  e  delle 
somme,  quante  roUe  ne  venissero  alla 
pugna  o  a  costruire  it  muro.  Laonde  tm- 
posio  un  presidio  al  Labdalo,  sen  partiro- 
no contro  Tica,  ed  assediandola,  ed  arcn- 
dola  chiusa  iimnantinente  di  un  muro,  in* 
eussero  timore  ai  Siracusani  per  la  sola 


LA 

eelerflè.  I  sol  priaripio  del 
gimge:  JMmem  GOlppé  T 
Mffiee  VmmsUtt  asme  p^m  U 


1  •* 

wà 


delle  sm  Irwppo  pasnelm  oppraspe  <  «vi 
éégU  àkitdmi  aeott  «fK  «UH  mmwait 
•ara  MeMoì  ««fiata  rattrappii  ri 
castello  laMalo,  reqrafoè,  iwj^mtÉà 
ooa  aerisMsKI  todfa  dogli  ottri 
M ,  cèe  stavano  al  praio  od  alla 
dell*Alabo  oagU  aeeampasseoll ,  e 
flotta  al  gran  porlo.  Narra  Toddiia  aoi 
condotto  GIlippo  I  saai  Sparfaoi  ei  i  1- 
racosani  da  Eurialù  éomée  §U  iÈmId 
erano  in  prima  ascesi  a  questa  sipaiPi 
alone  dei  Labdalo;  dovendo  da  qamic  fi- 
role  delio  storico  costare  con  somms  ai- 
.  densa  il  sito  del  Labdalo,  variassal 
dimeno  dagli  scrillori  ai  stabilisce; 
rocche  Areiio  la  tersa  etttà  è  Ita,  ìm, 
nella  f  oofe  è  un  lu/ogp  amibimle  e  ut- 
sceso  dalla  soper/ldè  dei^  Bplpell;  é 
ivi  è  la  fortezza  labdale,  tkelMsèm 
VEssaptlo,  dai  nestH  però  Jfoi^ailMj 
cihe  ora  dìstrulia  muMra  quale  ìénvìn 
di  se  liti  miiccMo  di  sasei.  Coltoci  pa 
l'Eurialo  dove  ora  è  Belvedere.  Goasesleil- 
rArezio  il  Mlrabelta,  né  gli  è  coatnriii 
Fazello  ;  stimò  poi  il  Cluverio  noa  Msa* 
nire  al  Labdalo  questo  sito;  poieM  di  il 
vedami  spicealamenle  ed  il  preie 
all'  Anapo,  e  la  palude  ed  il  porle 
ancora.  Tucidide  poi  scrive  essere 
sotto  gii  occhi  degli  Ateniesi,  che 
vano  verso  T Anapo  e  la  palude  ei  MA' 
pavane  con  la  flotta  il  gran  porto,  l'ipp*" 
gnasione  del  Labilalo  fatta  da  GOlpf»  ^ 
lato  settentrionale  delle  Epipoli.  SlMta 
Bonanno  TEurialo  in  Hongibellisi;  sdTiia 
più  vicina  altura  poi  non  lungi  dille  U* 
lomie,  presso  il  muro  fabbricata  dagi  ^ 
niesi  rimpelto  Tica,  cosUtuisce  fl  l**^^ 
le  cui  basse  radici ,  dove  Dmcvssì  is  fi- 
lippe  roppugnasione  non  potaisa  ni^ 
dagli  Ateniesi  che  stavaao  nel  lato  ofH^ 


^ 

^ 
^ 


575 


LA 

pondeva  questo  a  Hegara  od  era  fl* 
^nle  più  adallo  il  luogo  a  chi  Tica  op- 
isàc;  ivi  ailroode  rimangono  sin' oggi 
ni  lagliali  nel  vivo  sasso,  e  ruderi  che 
imenle  posson  dirsi  dell*  antica  fortez- 
a  invano,  secondo  il  mio  tenue  giudi- 
npegBOSsi  Bonanno  a  dimostrare,  se 
penda  a  questo  poggio  quella  somma- 
)  elevata  estremità  delle  £pipolì.  Ulti- 
tote  dice  il  Nicosia  in  un  mss.  opuscolo 
lo  di  Siracusa,  l'Eurialo  e  il  Labdalo 

con  altri  poggctli  nel  circuito  delie- 
li,  dove  si  vedono  vestigia  di  antichi 
li ,  e  colloca  in  Mongibcllisi  la  terza 
la  mentovata  da  Solino,  che  dice  es- 
itata in  Siracusa  un  triplice  muro,  ed 
ante  rocche.  Opina  T  accennato  Cesare 
ni,  essere  sorti  V  Eurialo  e  il  Labdalo 
logo  medesimo  a  NongibelUsi,  il  che 
la  dimostrarsi  dall*  atrio  recinto  da 
quasi  intere  e  spaziose ,  dalla  fossa 
a  nel  sasso,  e  da  altri  grandi  menu- 
,  che  enumerai  di  sopra  da  Fazello 
lo  deir  Eurialo.  Attesta  al  certo  Tu- 

essere  scesi  dalfEurialo  gli  Ateniesi 
ppo ,  e  sembra  intender  diverso  il 
ì  Labdalo  dairEurialo,  ma  costa  es- 
lato in  quello  costruito  fretlolosamente 
kleniesi  il  castello,  che  Torse  espugna- 
lippe  adeguò  al  suolo,  come  conten- 
iverio,  acciò  non  venisse  novellamente 
ì  da  un  nemico  presidio.  Dionisio  poi 
indo  di  un  muro  le  Epipoli  costituì 
>cc4i  nelFEurialo  ed  insieme  nel  Lab- 
non  discosti  poggetti,  appellata  Eu- 
la  Livio.  Dunque  uno  ed  il  medesimo 
go,  donde  guardava  Siracusa  nppel- 
ibdalo,  donde  prestava  la  salila  alle 
ti  Eurialo,  potò  notarsi  sotto  vario 
dagli  autori  di  tempi  diversi.  Certo 
o  io  essendo  dai  contrasti  di  parte, 
oglio  decidere,  nò  vien  per  le  lunghe 
tani  che  scrive  di  questi  castelli  nel- 
poli  nelle  Notizie  lelterarie. 

(ii€<iae)«  Lat.  aquae  Labodae 


LA 


$ive  Larodae  (V.  H.)  Sono  lo  Selinontine 
poichò  si  ha  nell'Itinerario  di  Antonino  e 
nelle  tavole:  Agrigento  aquis  Larodiè  xu 
Agrigento  aquas  Laboda$  xl,  e  nuova- 
mente: Agrigento  Cenae  xviii.ilMcH/a  xii.  ad 
aquoè  xii;  poichò  da  Agrigento  a  Selinunie 
contansi  circa  40  miglia. 

Isauro.  Lat.  Labrum.  Sic.  Labru.  (V.H.) 
Fonte  del  fiume  Isburo  sotto  Frizzi. 

tiaeclo*  Lat.  Laccius.  Sic.  Lazzu.  (V.  N.) 
Il  porto  piccolo  di  Siracusa  secondo  Dio- 
doro lib.  XIV.  DioniHo  col  tnuroy  con  cui 
divise  risola  dal  rimanente  della  città, 
comprese  anc!^  le  armate  natali  nel  pic- 
eolo  porto  ,  etti  è  nome  Laccio.  Or  con- 
fessa Cluverio  non  saper  donde  un  tal  nomo 
gli  sia  venuto. 

i^aiteiconara.  Lat.  idem.  Sic.  Lafarcu- 
nara  (V.  N.)  Lago  appresso  Terranova  se- 
condo Arezio.  Vi  ha  eziandio  una  fortezza 
del  medesimo  nome. 

l^asa»treiio.  Lat.  Lagastrellw.  Sic.  La- 
gastreddu  (V.  I^.)  Piccolo  lago  abbondante 
in  pesca  nel  territorio  di  Castrogiovanni , 
altrimenti  di  Pergusa. 

l^asUl  Peiorliaol.  Lat.  Lacus  Fetori^ 
tani.  Sic.  Lai  missinisi  (V.  D.)  Sono  tre 
secondo  Fazello  e  Cluverio,  dei  quali  uno 
stagna  solamente  nell'inverno.  Mauroiico 
poi  e  Reina  due  ne  riconoscono ,  quanti 
oggi  ne  sono;  Haurolico  però  vanamente 
riprende  Fazello  per  averne  ammesso  tre, 
poichò  costui  segui  Solino ,  il  quale  dice 
nel  capo  ii.  Va  innanzi  Peloriade  per 
t  egregio  temperamento  del  suolo^  poiché 
né  per  l*  umido  si  scioglie  in  fango ,  né 
per  la  siccilà  in  poltere  :  dove  per  tn- 
dt6(ro  si  estende  ed  apresi  in  largo^  com- 
prende tre  laghi^  dei  quali  uno  non  sol* 
levo  al  certo  al  grado  di  portento  per 
V  abbondanza  della  pesca  ;  ma  quel  che 
gli  é  ricino  poiclké  nutre  delle  fiere  in 
densi  arbusti  e  Ira  opachi  gineprai^  am- 
mcsri  %  cacciatori  per  appositi  tiottolif 
presenta  il  doppio  piacere  della  caccia 


«76 


ilA 


«  Mia  fwwa  e  *(  emmtftt  letrU  ira  gii 
èalmlt.  Va  mCan  étaOngiivi  H  terzo, 
te  «uofe  potta  Al  fiMUO  4<irM«  f  luot^Ai 
fwodoci  dai  pro/^iMH,  e  dnirfe  ai  visn  si 
«(sM  foeea  f  aequa  fa  ffOMbo.  GM  r/ic  è 
.  al  di  là  non  è  feeif»  Mptororr  «ara/>((ff  »è 
foeeore,  e  teavtetktsèe,  Hd  Fméu»  meato  ne 
tatebb&  punito,  e  fonlA  porto  perderebbe 
del  *uo  corpo  fiuuUa  ne  avrà  i»gotlbio  nel- 
Vae^ua.  Cioi  come  spiegano  i  sorraetcnnali 
nucllo  e  DoTerio;  questi  Inghl  accolgono  ac- 
que salsa  dal  mare  vicino,  dei  quali  il  minore 
U  pfA  presso  al  Pelerò,  lonlauo  un  tiro  di 
freccia  dnll'eslremo  corso,  abbouda  in  pe< 
ad;  i  gineprai  che  forroausi  presso  i  suoi 
margini  riescoR  fhvorendi  al  caecialorj , 
corrispondendo  alle  faliebe  loro ,  e  prìn- 
eipalmenle  nelle  stagioni  quando  le  acque 
non  vi  stagnano;  e  questo  tratto  di  terra 
era  l'altro  lago  un  tempo  descritto  da  Solino 
apprestante  le  delizie  e  della  (iaecia  e  della 
pesca.  Il  terso  in  cui  era  una  volta  on  aliare, 
eonfonde  ehi  avvieiaalo  pel  suo  tetro  odure 
•  eredesl  l'ara  essere  stala  dedteala  a  Net- 
tuno ,  polche  attestano  Esiodo  e  Diodoro 
essere  stalo  nel  Peloro  un  antichissimo 
tempio  per  questo  nume  della  supersiiiione 
fondato  da  Orione.  Producono  inoltre  en- 
trambi i  laghi  saporilissirae  conehe  mari- 
ne, delle  volgarmente  patelle  regali,  no- 
minale appo  ranitco  Ateneo  da  Dì&lo  e  da 
Archestralo,  e  delle  Pelorie;  richiesie  fi- 
nalmente nei  convili  degli  antichi  secondo 
Lucilio  SatjfT.  lib.  3- 

iMtm  *«i  Palici.  Lai.  Latm  palieorum. 
Sic.  Lnu  dì  li  Palici  (V.  Fi.)  Vedi  PtUid 
(Lago  dei). 

■.«len<MM.Lat.  idem.  Sic.  Laiinusa  (V.H.) 
isola  tra  la  Sicilia  e  l' Africa,  alfaltu  de- 
serta, ed  una  delle  Pelagio. 

l^ila  (V.  B.)  Piccolo  paese.  Vedi  Alia. 

■Amia  (V.  D.)  Vedi  Drafone  (grolla  dij. 

IrfwayedMM.  Lat.  idem.  Sic.  Lampidusa 
(V.  H.)  Isola,  Lopadtua  da  Plinio,  Strabone, 
e  Tolomeo,  da  altri  appelIaU  in  diversi 


modi  per  la  varia  mulatfone  delle  lellen. 
È  la  piii  celebre  delle  tre  Pelagìe  che  giac- 
ciono Ira  la  Sicilia  e  l'Africn.  La  toplion» 
sìln  giusin  Appiano  in  39°  di  lon]!.  e  .13* 
(li  lai.  ;  ma  discordano  ì  geografi  iolonw 
alla  longìludìnc ,  giusla  la  colIeiioDC  ild 
primo  merìdhno.  Ne  è  il  circuito  di  lOm.. 
sckbeni!  il  Fiizcllo  l'estenda  a  12,  ed  a  U 
alcuni  dei  moderni.  È  squallida  e  decerti, 
mn  ruderi  o  ruinc  di  edifiiii  addimoslnna 
non  esser  mancala  un  giorno  di  cullura,  i 
perdurano  nel  poggio  che  sovrasta  al  ^aa 
maggiore  non  piccoli  monumenti  di  anli- 
cn  ftirtPzna  che  appellano  forre  dì  Orlando. 
Disse  Abcla  da  un'antica  scoierln  iscriiinnc 
essere  siala  il  fondaloro  della  forteua  Bar- 
tolomeo di  Marsala,  capitano  di  nave,  ti 
attestò  aver  veduto  in  enlrambi  i  luti  ildli 
pietra  scrilla  scudi  segnali  di  cinque  nioDli.ll 
suolo  dell'isola  6  piano  e  basso  verso  orni- 
le, dalle  oltre  parti  perà  aspro  per  le  rapi, 
e  da  occidente  di  immani  sassi  superbe, 
cbc  si  hanno  per  vedette,  quindi  allului 
cogli  acuti  inaccessibili  scogli  i  navigli  U 
lido;  apre  lultavia  alcuni  seni;  il  Pelano  det 
nel  mare  di  Africa,  quel  delle  acque  ver» 
libeccio,  e  verso  oriente  quel  di  Dragutt* 
e  quel  della  Deipara;  il  primo  Ì  soluMtK 
capace  di  biremi,  l'altro  si  apre  a  nati  atf- 
giori  che  l'appellano  Acqualo;  il  tene  sì 
hn  dei  poni  ;  nel  quarto  finalmente  è  li 
chiesiuola  della  Vergine  Madre  con  btJlii- 
simi  marmorei  simulacri  delta  niednio'- 
A  niun  modo  si  vede  che  aversi  un  forìt 
nel  mare  Africano  non  molestalo  dii  <«>> 
e  capace  di  una  flotta,  come  attesta  il  ^ 
grafo  Arabo. 

La  grolla  o  la  chiesiuola  della  Vt;^ 
incavala  nel  vivo  sasso  e  che  presenU  i* 
statue  delta  medesima  nelt'ntlare,  »|>le*^ 
di  iouumerevali  prodifcii  aoelte  lerwiaeK- 
Apresi  la  porta  verso  settentrione,  vene  w- 
cidente  ana  finestra ,  ma  l'altare  |atf^ 
scirocco.  Da  questa  grotta  i  adito  ia  itn 
dove  1  Turchi  veamno  il  loro 


577 


LÀ 


;  onorano  la  Vergine  con  donativi  i 
;anU  di  ogni  nazione,  ed  offrono  or- 
anti ,  danaro ,  ed  olio  per  accendere 
)tìva  diuturna  lampada.  Essendo  cre- 
a  la  somma ,  le  triremi  di  Malta  la 
lortaho  religiosamente  in  Trapani,  e 
epongono  nel  tempio  delia  Vergine 
ccrescerne  il  cullo;  nessuno  osò  mai 
r  da  quel  luogo  il  danaro,  o  un  qual- 
altro  oggetto^  se  non  una  volta,  e  la 
etta  di  Dio  divorò  i  sacrileghi.  Neil* a- 
della  grotta  sgorga  una  fonte  di  acqua 
lare,  vi  abitava  un  tempo  a  custode  un 
lita^  ma  confesso  di  non  sapere  se  sin 
vi  perdura.  Occuparono  risola  i  Sa- 
li nelfanno  xiii  del  nuovo  secolo,  scac- 
poi  da  Gregorio  dei  greci  grande  Am- 
glio.  11  sommo  Carlo  Imperatore  poi 
agiata  verso  di  quella  una  pugna  con- 
i  Barbari  perdette  a  primo  impeto  7 
[li,  ma  poi  rincalzata  la  battaglia,  ne 
ine  vincitore,  ed  impadronitosi  delKi- 
ricevetle  una  lettera  di  Papa  Leone, 
quale  congratulandosi  questi ,  rende 
e  ali* Imperatore.  La  flotta  dell*  altro 
irator  Carlo  V,  comandata  da  Antonio 
a,  sbattuta  in  questi  scogli,  soffri  gran- 
capito  nel  1551  navigando  in  Africa, 
pò  finalmente  l'isola  per  liberalità  del 
Ifonso,  Giovanni  Caro  Signore  di  Mon- 
aro  ed  ebbesi  la  facoltà  di  congregar 
ì.  Francesca  Y  ultima  femina  dei  Caro 
ola  di  Ferdinando,  niarilossi  a  Mario 
masi  e  gli  assegnò  Tlsofa  in  nome  di 
.  Nacque  da  ifarìo  Ferdinando  donde 
lo  che  fu  detto  Principe  di  Lampedusa 
arlo  11  nel  1667;  e  meritò  Giulio  con 
Ila  Troina  generare  la  Venerabile  Ma- 
irocifissa,  ed  il  Ven.  Giuseppe  Tom- 
Cardinale  di  S.  R.  C.  (1),  ed  anche 
inondo  il  quale  fu  cavaliere  di  Alcan- 
ed  ebbesi  il  figliuolo  Giulio  da  Hel- 


[>«1  Yen.  Cardinal  Tommasi  fa  poi  proda- 
In  canoniuazione. 


LA 


chiora  Naselli,  che  unitosi  ad  Anna  Maria 
Naselli  generò  Ferdinando,  dei  Grandi  di 
Spagna,  dal  gabinetto  deli*lmperator  Carlo, 
Vicfario  Generale  del  Viceré,  di  altre  splen- 
dide cariche  fornito  e  finalmente  odierno 
principe  di  Lampedusa  (1). 

(1)  Procedendo  da  ciò  che  lasciò  scritto  l'Ab. 
Amico,  nei  tempi  alleriori  oltre  la  iscrixionecho 
ci  nota  fondator  del  castello  Bartolomeo  di  Alar- 
laU 

Bartolombvs  db  Marsaba  dictu 
Jan  Crasso,  Capitario  mb 
Fbci  farb.  Ani.  Prima  inditio 

altre  bpidi  tuttora  rimangono  nella  Cala  del  porlo 
ed  alla  Madonna,  piccole  e  di  marmo  bigio  sici- 
liano, colla  scritta:  »  Qui  trovasi  un  cadavere  mor' 
to  di  peste  in  giugno  4784  » ,  donde  conferma  il 
Cassone  il  sno  parere  esser? i  stali  deposti  gli  ap- 
pestati dalle  galere  maltesi ,  e  ci  reca  il  Colucci 
nel  soo  rapporto,  che  essendo  in  qoel  tempo  in 
Malta  dei  legni  infetti  di  peste  furono  dati*  ordino 
di  S.  Giovanni  spediti  in  Lampedusa  a  consomarYi 
la  contumacia.  Le  quali  òpiuioni  vengono  affatto 
a  distruggere  idea  di  popolaxione  in  quel  tempo, 
ma  argomenti  in  contrario  ce  la  persuadono,  poi- 
ché il  gorerno  di  Sicilia  fi  spediva  nel  1783  con 
due  legni  di  guerra  il  rinomato  medico  Antonio 
Corsi  da  Trapani  in  soccorso  di  una  buona  po- 
polazione che  dorerà  esservi  traragliata  dalla  pe- 
ste perrenutale  dalla  ricina  Libia,  e  rilerasì  da 
carte  autentiche  essersi  il  Corsi  adoperato  al  som- 
mo ali*  estinguimento  della  malattia,  e  prescritto 
le  istruzioni  e  ritornato  in  Palermo,  avervi  otte- 
nuto dal  governo  guiderdoni  ed  onori.  Lasciando 
intanto  da  parte  le  notizie  riportate  dal  sig.  Smith, 
avere  ai  tempi  di  Napoleone  preteso  Lampedusa 
gli  americani,  e  naufragatone  sulle  coste  un  legno, 
rimaste  in  vita  due  signore  palermitane  essersi  unito 
in  matrimonio  con  Guido  e  Sinibaldi  che  coli  ri- 
trorarono,  lasciando  le  storiche  ricordanze,  arer 
nel  17C0  un  prete  e  sei  indiridui  francesi  ottenuto 
un  Firmano  della  porta  ottomana  per  mezzo  del 
Bali  di  Boccaje  residente  in  Malta  onde  potersi 
stabilire  in  Lampedusa,  ed  essersi  poco  dopo  ac- 
cresciuta la  popolazione  sino  a  40  individui,  es- 
serri dimorati  nel  1791  sei  maltesi  per  1*  industria 
agricola  e  per  la  pastorizia  guarentiti  dal  ministro 
francese  residente  in  Malta,  ed  averla  anche  ri- 
chiesto in  altri  tempi  gl'inglesi  nell* occorrenia 
del  trattato  di  Amiesi   come  sito  di  stazione  &••> 

73 


m 


»  LaL  Eonortof  (T.  H.)  nome 
di  eoi  si  i  parola  nsll'UInenrio  Ai  Anlo- 
nino  :  A4  Mqaa».  Ad  /Iwiwn  XoimHum 


siOBa  sai  1SM,  q«aado  *ì  lUbiKroiw  «u  pimU 
Mlonia  il  rmhaM  Sdvalora  GaU  par  centoaUo 
•oBlaatiao  tlipalalo  col  Prìacipa  di  Lampadnu  nal 
ti  glsgno  di  qoalt'aDBo:  au  pattarioraiaBla  11 
aatt  Booeaiaa  ana  parte  detriwb  alTÌDgtaaa  Aba- 
tnin  FanMBdei,  Il  qoah  tI  lUbin  anch' «mo  Haa 
cokiDia  di  4M  asine ,  ti  centrai  aai  ISIO  qori 
■aro  cka  la  dirìde  io  dna  parti  aalla  UribaHa, 
•  (ÒBd«*aBii«  «tabUimeala  dì  agriMltnra  liiciita 
pai  qatu  iaconpialo  par  la  aincanu  dai  maui 
ptricbè  agli  paraBhri  partìoalari  hllito  nel  18IS, 
ahfaaadauta  Laapedaaa  ti  rifugiò  ia  Gtbillarra. 
Gli  aiadi  di  GaU  col  loro  parasta  Farlanalo  Fraoda 
Maltrr-  p(«lraMer«  la  loro  dinota  aia»  al  1843, 
qundi»  «eqaiilala  Liiapadiwa  dalDÌtÌTaBaiila  il 
forarao  daUa  dna  Sicilie,  vi  iariara  dna  piroieal 
aaB  peraeDa  alla  al  poaiadinaalo  di  atea  ed  aUa 
fonttaaione  dalla  cotoaìa;  tì  ritrovaroBO  ti  mal- 
laai  ptaaiedati  dal  Fraada,  coMBDical*  le  Boliila 
dal  poMedinMoto  BaTallo,  boaBa  parla  dì  qaagU 
iadif  idni  ma  eaigrà,  e  la  faniilia  Freada  veoBa 
a  aoalitairH  ia  Sta  aalla  TÌeiaa  coila  di  Africa. 
Cd  grasiaao  ad  ordiBalo  paeacllo  ai  è  coatrailo  pr»< 
ciMinaDle  nel  piano  io  'diratioDe  del  porlo;  li  è' 
abbellii!  rinlica  CliieM,  e  li  popoUzioDe  di  circa 


IMai 


ce  le  core  <iel  protrido  Gorcrno. 

L'imU  di  Lampedusa  fu  oggplla  di  profonde 
OMerraiioni  aireiimio  l'idra  Calura  dei  primi 
Batoriliili  che  abbii  mai  taalalo  U  Sicilia,  lolla 
a  Boi  ed  alla  icicnia  ìdI  verde  dei  giarni  dal  cho- 
lera  del  1«»4.  Pubblicò  Bel  IB4T  U  DeieHtiant 
dtir  Itola  di  Lamptdu*a  nella  quale  ne  fa  vA  e- 
lame  per  ogni  ramo,  ma  qatilo  laforo  eri  «lato 
aolecedula  dal  Rapporto  dti  viaggio  leienUficot- 
$$gMilo  néile  iioU  di  Lampiduta,  Linoia  t  Pan- 
UUeria  »d  in  altri  punii  dtlla  Sicilia ,  eoa  coi 
ritlrella  come  in  unquadro  riipelloa  Lampedau 
è  il  laroro  in  apprciio  da  lui  pubblicala,  a  ■iccome 
adorno  di  lomma  brcTÌti  e  di  intereiuali  ouer- 
reiiooi  ci  Tacciam  pregio  a  recarlo. 

LABPaDcaA.  —ali  giorno  14  maggio  alle  ore  S  p. 
m,  col  brifiDlino  il  Gandolfodopo  ora  Ut  di  fa- 
ToreTole  tiaggio  da  Palermo  (pprodaro  in  L«m> 
peduia,  itola  potla  al  grado  31°,  3B'  di  latilodine 
a  IO',  i'  di  loogilndiue  e  che  >arge  nel  mate  fra 
la  Sicilia  e  l' Africa .  e  fra  PanlellarU  •  Malta , 
MBoaeiBla  da  Plinia,  SUabona,  Toleaiaa  a  dagli 


ittr.  IHazari»  x.  Lityboeum  xn.  Da  Sriam 
COBie  QTverlc  CluTCrio,  o  dalle  acque  «Ma  I 
al  lume  Bclice  conlansi  SO  m.  e  di  Ik  il 

aatithi  geograG  col  nome  di  LopadoM.  *  the 
etilaìva  secondo  la  diviiione  di  q nei  tempi  U 
graRde  delle  Pelagie. 

Farlicolare  si  é  l'aipetto  geografico  di  qan 
iolt  anenle  00  perimeiro  all' incirca  di  mi^lii  H 

.palchi  moslrasi  piano,  lenia  vero»*  moiiij|;ai.i 
d'oaiogenio  suolo:  ^i  tcorge  da  loogi  ia  fotmli- 
Baaic  che  poi  con  l'approtsiiaani  «pparìMOB^ 
do  di  lingua  dìrelU  da  est.  or'é  più  larga.  epM 

'  li  T*  gtailalameiile  elvrando,  e  ai  prolnn;)  iITm^ 
eidanle  ove  moslnji  ^i  stretta  —11  Uio  aor£a 
di  Lampedoia  è  allo  ed  inacceisìbile,  *d  ì  ft^ 
deUt  Guardia  del  prete  e  di  Capo  rupciiri  (M| 
aUaali  molto  alli  soli' allnale  livello  del  ont.Ck 
Ire  a  ciò  il  litlorale  oioilrasi  alqnanlo  >lnMi  ' 
aiaMimamenle  laddove  l'ieola  si  prrteolidi  ai^ 
giara  larghetta,  cioè  nella  direiionedi  ln>al»,a 
qaeali  seni  possono  la  maggior  parte  larvire  ft_ 
eODodo  approdo  alle  barche  di  mediocra  giiaài^ 
la  éela  grande  rbe  serve  dì  porto  é  spwe*)  f* 
l'approdo  eiinndio  delle  navi  ,  e  rimelriUa  laa 
di  liruro  asilo  ove  mai  si  ponessero  In  open  ^A 
■odìlìcazioni  da  più  lempo  proposte  dal  Cii-t>> 
nardo  Sanvìncenlj,  il  quale  aolta  li  disliafiaa 
di  quesle  maLerie  conrernenli  la  nurioa .  «  da 
regge  aitualiaenlc  con  ioarrivabil*  telo  il  «nti^a 
di  queir  iocipienle  colonia  non  che  detl'imli  n- 
cina  di  Liuou:  io  colgo  questa  occasione  petat* 
uifeaure  i  sensi  più  sinceri  di  ringruiaanlt i 
quell'egregio  domandante,  il  quale  vide  iffn* 
le  ri  rie  uCIiciali  rimessemi  dairesìmìo  iigo«t  Mi* 
dì  Cumia  regio  delegalo  con  pieni  pomi  p"  b 
coloniuatioue  delle  delle  isole,  adoperò  la»* b 
cortesi  e  possibili  premure,  onde  seroadate  Irai 
icienliliche  iacombcnte,  e  dei  suoi  Inni  ai  fi^ 
vai  non  poco  nella  compi  lai  ione  delle  MÌt  «■^ 
Talloni  sendo  egli  dolalo  di  vitace  isfefaa.*' 
Immenso  irlo  por  l'amore  che  nair*  di  ndn 
prosprrire  b  nascente  colonia. 

E  rilurnnndn  a  discorrere  della  fisica  coa^itast 
di  LanipeOuta  piacemì  qui  notare  che  idibtMfl 
suolo  appare  piano  a  basso  .  pure  lascia  Kitpi* 
nelU  sua  eslrnsiooe  delle  valli:  la  pia  gn**'  a 
è  quella  della  tolgarmenle  Tallone  d^  Ja^rt*' 
caia  che  «iene  conliadistiula  con  tal  nomane 
di  un  gran  uu'nero  di  .Irfritliu  uutdo.  U  A*  ■f** 
laneanieiile  nascendo  riieslooo  qaella  coattsdt.  la 
tutu  la  «asta  superDcìe  dell'isola  oltre  dell*  n* 
appajoaoiQCbe  delle  piccioli 


579 


LA 

I  Hadiuni  il  Selino  degli  antichi  poco 
i  3  m.  ed  H  poi  di  là  a  Hazzara.  Da 
i  intervalli  adunque  non  è  mcnlovalo 

dano  delle  pianare  a  foggia  dì  bacini  poco  pro- 
li saologcneralmenle  consideralo  moflrasi  di 
tnia  natura,  risulla  dalla  calce  carbonaia  bian- 
liccia,  la  qaale  Irofasi  or  dura  compatta,  or 
(Tsa  tenera  granellosa  friabile,  e  questa  cal- 
cou tiene  resti  organici  fossili  che  siccome  ho 
)  esaminare  caratterizxano  quel  terreno,  sicco- 
(rtinenle  al  periodo  terziario  tritoniano,  con 
ura  stratiGrato,  e  gli  strali  che  stanno  diret- 
lord  roostransi  orizzontali,  mentre  viceversa 
ino  obliqui  quelli  diretti  all'est  ed  inclinati 

io  giù.  Il  calcareo  di  Lampedusa  alla  Quena 
ì  di  Ponente  ed  in  altri  siti  alterna  con  gli 

marnosi,  ma  la  marna  trovasi  superGciale. 
ilcarea   che   presenta    una   maggiore  consi- 

la  reputo  una  roccia  pirolerotica,  ed  i  ponti 
iroìscono  la  calce  carbonata  dura  e  compatta 
ne  quella  reperibile  nelle  regioni  di  ponente 
mia,  mostrano  forse  il  passaggio  alla  dolomi- 

analisi  dei  caratteri  e  della  giacitura  del  caU 
di  Lampedusa  mi  occupò  maggior  tempo  per 
•re  r origine  di  formazione  di  quel  suolo  ter- 
,  quindi  dalla  tessitura  dei  saggi  raccolti  io 
le  varie  contrade  dell*  isola ,  e  dai  resti  or- 
i  che  comunemente  trovansì  alla  Quena  alla 
Pisana  e  vicino  il  porto,  mi  è  dato  con  fon- 
ilo rilevare  essere  slata  quell'isola  prodotta 
iccessivi  sedimenti  delle  acque  del  mare.  Al 

meditando  alquanto  sugli  enunciali  falli 
r  facile  stabilire  l'origine  di  formazione  geo- 
t  di  quell'isola,  ricorrendo  alla  teoria  dei  sol- 
tenti  al  giorno  d'oggi  ammessa  dai  moderni 
1%;  ona  tal  teoria  ben  si  adatta  col  rinveni- 
>  di  ona  isoletta  formata  di  un  calcareo  stra- 
o  contenente  molluschi  marini  proprii  del 
rio  Iriloniano  pliocene  secondo  il  sistema  di 

ed  in  vero  questo  deposito  che  in  epoche 
le  di  sua  origine  slava  cumulato  al  di  sotto 
Itaale  livello  del  mare;  venne  ad  elevarsi  mercé 
lotti  pirogenici,  che  probabilmente  si  trovano 
tosti  a  quelle  calcaree  produzioni,  e  tale  solle- 
nlo  pare  che  abbia  avnlo  luogo  nel  tempo  delle 
zioni  delle  ìsole  vulcaniche  adjacenti  la  Sici- 
maggiore  schiarimento  della  leslè  enunciata 
lettura  molto  gioverebbe  l'esaminare  se  Ti- 
i  Lampedusa  al  presente  offra  la  medesima 
ione  di  terreno,  che  quella  che  offriva  all'epo- 
la  soa  primitiva  formazione.  —  A  tale  oggetto 
edi  ad  otier? are  allentafflenle  la  tlralifica* 


LA 


per  Lanario  nella  guida  se  non  il  Selino, 
0  V  Apiario  ed  il  Madiuni  di  cui  dirò  in 
appresso. 

zione  del  calcareo  il  quale  è  orizzontalmente  di- 
sposto nei  siti  in  cui  l'isola  è  più  elevata  e  vi- 
cina al  mare,  invece  che  nei  punti  in  cui  la  delta 
isola  verso  il  mare  scende  con  dolce  inclinazione 
come  nella  parte  di  mezzogiorno,  si  osservano  gli 
strati  inclinali  da  alto  in  basso  seguendo  la  me- 
desima inclinazione  dello  assieme  del  terreno,  dal 
che  chiaro  apparisce  che  laddove  l'isola  è  alla  nelle 
parti  più  prossime  al  mare,  il  calcareo  è  disposto 
a  salita  murale,  e  gli  strati  infi'riori  che  sono  in 
contatto  col  mare  per  le  irruzioni  delle  acque  Irò* 
vansi  corrosi  e  solcati  profondamente,  in  modo 
che  minacciano  la  caduta  degli  sfrati  sovrapposti, 
e  si  fatte  corrosioni  sono  al  certo  nu  recente  fe- 
nomeno dipendente  dall'azione  delle  acque  del  ma- 
re. —  Ove  poi  risalir  vogliamo  all'epoca  antica  dei 
grandi  avvenimenti  di  quell'isola  ci  sarà  dato  ri- 
levare che  forti  treniiaoli  prodotti  abbiano  le  fen- 
diture longitudinali  negli  strati  calcarei,  il  che  mi 
porta  a  supporre  che  quella  porzione  d'isola  disposta 
a  strati  orizzontali  dovette  certamente  essere  solle 
prime  il  centro  dell*  intiera  isola,  e  che  quali*  altra 
porzione  situata  al  nord,  e  di  rincontro  all'  isolelta 
di  Lampione  sia  calata  giù  nel  mare,  per  l'impelo 
di  quei  primitivi  fenomeni;  il  fatto  sta  che  Lam- 
pione dista  da  Lampedusa  ali*  incirca  13  miglia  ed 
è  formata  dalla  medesima  calcarea,  quindi  havvi 
tutta  ragion  di  credere  che  formava  parte  una  volta 
dell*  isola  di  Lampedusa  da  cui  separata  venne  per 
razione  dei  sopra  indicali  fenomeni. 

Non  esistono  sorgenti  d*  acqua  sulla  roccia  cal- 
carea di  Lampedusa,  ma  solamente  sotto  gli  strati 
a  poca  profondità  ovunque  discavasi  affacciasi  1*  ac- 
qua potabile,  più  o  meno  salmastra  a  misura  che 
i  pozzi  si  scavano  nei  dintorni  del  liltorale,  o  al- 
quanto discosti  dal  mare,  e  di  fatti  durante  la  mia 
dimora  in  quell*  isola  il  prelodato  Comandante  fé* 
scavare  un  pozzo  nel  vallone  dell* /mfrriaco/a  ed 
attinse  a  poca  profondità  acqua  che  fa  sentire  a 
mala  pena  il  sapore  salato. 

A  mio  avviso  la  delta  acqua  potabile  in  Lam- 
pedusa è  proveniente  nella  sua  origine  dall'acqua 
del  mare,  la  quale  a  misura  che  s'interna,  e  fel- 
tra attraverso  gli  strati  calcarei  e  marnosi  di  eoi 
l'isola  risulta,  viene  a  spogliarsi  in  parte  dai  prin- 
cipii  salini  che  contiene. 

La  superBcie  di  quell'isola  è  rivestita  di  bassa 
e  densa  boscaglia  ,  e  le  prinpipali  piante  silvestri 
tono  la  Fillirea  mediarle  Carrobbe,  roieattro,  lo 


S80 


LA 


liftndro.  Lat.  Landrum.  Sic.  Landra 
(V.  M.)  Terrilorio  volgarmenle  Feudo  ap- 
parleneiilesl  un  Icmpo  alla  signoria  di  Bc- 

Euforbie  ad  tlbereUo,  la  Periploa  a  foglie  strelle, 
il  Rannerino,  l' Iperico  Egiziano^  il  Pino  d*  Aleppo, 
ed  il  Ginepro  della  Fenicia,  ma  languida  anzi  ch« 
no  osservasi  la  fegetazione  di  queste  piante  sem- 
pre verdi  in  generale  nei  siti  scoperti,  vigorosa 
è  poi  la  vegetazione  di  queste  piante  nelle  valli 
ombreggiale  profonde  e  rivestile  d*un  terriccio 
più  spesso  e  sostanzioso. 

£  ben  rimarchevole  che  le  piante  formanti  bo- 
sco sono  fra  loro  si  strettamente  ravvicinate,  che 
la  corrente  dell*  aria  umida  della  notte  penetran- 
dole non  facilmente  si  evapora,  quindi  la  super* 
ficie  dei  fusti  degli  oleastri,  delle  Gliree  ec.  tro- 
vansi  rivestite  di  musei  e  licheni  e  vanno  soggette 
a  diverse  malattie  come  la  lebre  lichenosa  dei  pa- 
tologi, la  quale  produce  la  carie  e  la  deformazione 
negli  alberi.  Impertanto  siccome  l'isola  trovasi  coo- 
tinuamente  battuta  dai  venti  perchè  piana,  gli  al- 
beri quantunque  di  lor  natura  tendono  ad  ascen- 
dere perpendicolarmente  i  loro  fusti ,  pure  sono 
impediti  a  prendere  la  naturale  direzione  per  la 
furia  dei  venti ,  infatti  quando  giungono  ad  una 
mediocre  altezza  si  curvano  secondo  la  direzione 
dei  venti  più  predominanti. 

Le  mie  botaniche  ricerche  mi  fecero  conoscere 
che  quell'isola  offre  poche  piante  spontanee,  e  che 
per  conseguenza  la  flora  di  Lampedusa  deesi  ri- 
putare la  più  povera  di  quante  isole  trovansi  presso 
la  Sicilia,  il  che  è  manifesto  indizio  della  sterilità 
di  quel  suolo,  quanluuquc  al  giorno  d'oggi  trovasi 
rivestito  di  pochissimo  terriccio  silvano  che  ali- 
menta al  certo  quella  spontanea  vegetazione;  e  tali 
piante  sono  identiche  in  parte  a  quelle  della  Si- 
cilia, ed  in  parte  a  quelle  della  costa  vicina  del- 
r  Africa  come  avrò  poi  occasione  far  conoscere  nello 
sviluppo  della  mia  memoria. 

Ma  non  tutta  la  superfìcie  dell'isola  olTresi  bo- 
scosa e  selvatica,  dapoichè  di  tratto  in  tratto  s'in- 
contrano delle  siepi  di  pietra,  a  secco,  e  diversi 
spazii  di  terreno  fra  le  slesse  racchiuso  furono  di. 
sodati  mercè  le  cure  e  le  ingenti  spese  della  fa- 
miglia maltese  Gali  la  quale  soggiornò  lungamente 
in  queir  isola,  e  poi  messi  dallo  stesso  a  cultura, 
continuandosene  in  parte  la  coltivazione  da  Fer- 
nandez  e  Frenda. 

In  talune  di  queste  terre  di  recente  si  son  fatti 
saggi  della  seminagione  del  frumento  e  delle  fave, 
ma  con  dispetto  dell'avido  colono  si  ottenne  scarso 
e  cattivo  ricolto.  Ciò  a  dir  vero  non  è  dubbio  che 


LA 


lice  non  lungi  da  Termini  Imerese.  In  esso 
sorgono  i  colli  Meiinino  e  Hoecalimt'/a,  do- 
ve occorrono  comunemente  vestigia  di  an- 

dipenda  dalla  qualità  calcarea  del  taolo  di  qaaiU 
isola,  il  quale  ò  scarso  di  terriccio,  maocante  4i 
acqua,  scarsissimo  di  pioggia;  aoggetio  a  corrente 
continuata  d' impetuosi  venti,  per  cui  mal  si  pre- 
sta in  generale  a  molti  generi  di  alilissime  colti- 
vazioni,  e  nello  stato  attuale  quale  che  sia  dispendio 
e  fatica  non  tornerà  a'  conto  agli  interessi  dello 
industrioso  colono. 

Qui  però  è  da  avvertirà  che  talone  varietà  di 
viti,  il  sommacco,  i  6chi,  i  fichi  d'India,  la  soda, 
le  carrubbe,  gli  olivi  innestandosi  sopra  gli  de»- 
stri,  che  ivi  abbondano,  sono  quei  vegetabili  cào 
a  preferenza  potrebbero  coltivarsi  con  succcsm: 
e  questo  interessante  articolo  sarà  più  dettagliaU- 
mente  sviluppato  nel  mìo  esteso  lavoro. 

E  ripiegando  il  mio  sguardo  alle  xoologiclie  ri- 
cerche ,  in   quef  terreno  fra  i   vertebrati  ho  eoa 
grande   sorpresa  osservato  un    prodigioso  noaiero 
di  conigli,  che  stante  il  snolo  boscoso  sfn^oao  ia 
parte  alla  mano  distruggitrice,  il  cervo  coDone  ia 
varii  brani  riunendosi  abita  le  regioni  di  poaeats 
deir  isola,  ed  anche  gli  uccelli  vi  formano  la  loro 
abitazione,  la  massima  parte  sono  di  passaggio, 
fra  i  quali  la  gru  vi  dimora  per  lo  giro  di  duo  oMsi, 
distruggendo  quel   poco  di  messe  che  si  predace. 
Le    testugini   e   gli  altri  rettili  sono    simili  negli 
speciali  caratteri    a  quelli  che   vivono  nella  Sici- 
lia,    e  nella    medesima    condizione    ho  troTJlo  i 
pesci,  i  cnistacei.  gli  aracnidi,  ed  i  moUusrbi;  e 
qualche  nuova  specie  di  quest'ultimi  ebbi  il  pia- 
cere di  raccogliere  nelle  mie  replicate  escorsiooi- 
Le  proprietà    termometriche  e  barometriche  dei- 
l'aria  vennero   da  me  studiate,  e    la   serie  delle 
osservazioni   1*  ho    registrata    in    apposite  tavole. 
Per  ultimo  conviene  notare   che  si    trovano  nei 
sito  ove  al  presente  vassi  fabbricando  il  paese  eJ 
in  altri  punti  dell'isola,  ruderi  di  antiche  fabbri 
che  ed  altri  vetusti  avanzi  che  ri  sommioislraoo 
irrefragabili    prove  ,  che   dessa  venne  abitata  ^i 
Greci,  Romani,  ed  Arabi,  ma  per  alquanti  wcdi 
rimase  disabitata,  quando  poi  in  tempi  a  noi  vi- 
cini venne  occupata  dai  Maltesi   cioè  dalla  fasi- 
glia  Gatt,  Fcrnandez  e  Frenda  sino  all'anno  Ili', 
anno  in  cui  il  nostro  augusto  Sovrano  ne  oriiiH 
la  colonizzazione.  Al  presente  la  popolazione  as<ea 
de  al  numero  di  circa  a   500  ,    inclusi  i  pobblici 
funzionarii,  ma  quegli  abitanti  non  di  altro  si  o^ 
cupauo,  che  alla  costruzione  del  paese,  allo  spac- 
cio dei  generi  commestibili,  ed  alla  pesca  a. 


58 1 


IJL 


ica  abilazione,  pietre  quadrate,  frammenti 
li  colonne,  e  mattoni;  ma  non  lungi  sca- 
nno i  coloni  monete ,  Tasi  fittili ,  lapidi 
crllte,  urne  e  sepolcri.  Tenne  il  primo 
.andrò  diviso  da  Belice  Giovanni  Bonamico 
el  1597,  la  di  cui  figliuola  ed  erede  ^n- 
mia  fu  presa  In  moglie  con  per  dote  Lau- 
ro da  Pietro  Orlando  Squillo ,  donde  si 
a  origine  inattuale  Pte(ro ,  barone  con 
ritto  di  armi. 

leandro.  Lat.  Landrus..  Sic.  Landru 
V.  D.)  Fiume  che  ha  le  fonti  nel  territo- 
io  dello  stesso  nome,  appartenentesi  alla 
ignoria  di  Castroreale,  e  che  prende  il  no- 

Yieo  detta  qaest'  isola  Lapadusa  da  Ateneo,  ma 
«Ilario,  Grentemesoìl ,  e  Bochart  emendano  Lo* 
tduta  come  da  Plinio,  Strabone,  Tolomeo,  e  Ta- 
tarrano;  Lipidusa  in  altra  edizione  di  Plinio, 
wmpadusa  da  Scilice,  e  Lepaduta  da  altri  appo 
»ffmaoD  e  Palmerio,  che  confessa  non  saper  deci- 
ta qaal  sìa  delle  voci  la  più  corretta  ;  Lampas 
1  Scìlace^  Lampidusa  da  Mercatore,  Lampedosa 
1  Cellario,  Lampido  o  Lopadota  dal  Nicolosi« 
tmpidosa  da  Bochart,  Lanbeduta  dal  Geografo 
ibiero^  Lepadula  dal  Barezzo  dal  nome  di  al- 
me oatriche  come  egli  attesta ,  Lipadusa  da 
idoTÌco  Ariosto  neU*  Orlando  Furioso  doro  ce 
detcrìTe  qoal'  era  al  aao   tempo  senza   abita- 


D*  abitazioni  è  l' isoletta  vota 

Piena  d'umil  mortelle  e  di  ginepri, 
Gioconda  solitudine  e  remota 
A  eerfi,  a  daini>  a  caprioli,  e  lepri; 
fi  foor  che  ai  pescatori  è  poco  nota 
Ofe  sovente  a  rimondali  vepri 
Sospendon,  per  seccar,  l'umide  reti; 
Dormono  intanto  I  pesci  in  mar  quieti. 

tene  Tarie  le  opinioni  sulla  etimologia  del  no- 
e;  vogliono  alcuni  che  derivi  dalla  greca  voce 
«rat  che  vale  rupe«  promontorio,  poiché  dì  sco- 
i  e  di  roccie  è  molto  abbondante;  altri  da  una 
Baie  di  oetrìche  di  cui  è  gran  copia  nei  suoi 
li  dette  tra  noi  patelle ,  e  che  si  addimandano 
greco  ^Mtitf  e  nel  caso  genitivo  U^aid^at ,  o 
aalaente  da  XtffMtjw  Sdo»  che  vale  facella  lam« 
M»,  dai  fuochi  che  si  crede  esservisi  in  antichi 
^pi  «ecesi  nella  notte  sovra  torri  per  avvertire 
Uflganli  di  tenersi  tontani  dagli  scogli. 


LA 


me  verso  la  spiaggia  dalla  Chiesa  di  S. 
Basilio  come  dissi  di  sopra.  Vedi  S.  Basilio 

l^nffolNirdo  (V.  N.)  Vedi  Longobardo. 

lianterna.  Lat.  Lalerna.  Sic.  Lanterna 
di  Missina  (V.D.)  Torre  nclf  estremo  orien- 
tale lido  del  porto  di  Messina,  Galofaro, 
cioè  se  rendi  in  volgare  Buono  lumey  che 
indica  il  porlo  ai  naviganti  ed  ammonisce 
ad  evitar  Cariddi,  che  Infuria  nel  soltopo- 
sto  pelago.  Tutto  il  che  espone  la  seguente 
iscrizione  scrina  in  marmo  sopra  la  porta 
di  questo  magnifico  edifizio.  Carolo  Y  Im^ 
peralore  Hispaniarum,  et  Ulriusque  Si- 
dliae  Rege ,  Joannes  Yega  Prorex ,  Tur* 
rim,  Calopharum,  ad  Exponendas  Noclu 
Navigalionis  Faces,  Publica  Impensa  Con- 
struere  Curami  mdlv. 

Carlo  Y  Imperatore  d^lle  Spagne  e  Me 
delle  due  Sicilie;  il  Yicerè  Giovanni  Ve- 
ga  procurò  di  costruire  la  torre  Garofalo 
ad  esporre  nollempo  ai  naviganti  le  faci^ 
a  pubblica  spesa  nel  1SSS. 

liftpriM  (V.  M.)  Il  fiume  di  Terranova 
da  Arezio. 

l^ardarla.  Lai.  Ardaria  (V.  D.)  Piccola 
terra  del  messinese  a  mezzogiorno,  e  mu* 
nìciplo  della  città,  soggetta  oggi  come  un 
tempo  al  senato  della  medesima,  sebbene 
una  volta  sia  stata  soggetta  ai  Montecatena, 
che  diconsi  ancora  principi  di  Lardarla.  Fu 
di  questi  il  primo  Luigi  Moncada  per  pri- 
vilegio del  Re  Carlo  II  nel  1690,  ch'ebbesi 
ad  erede  ' Francesco  dalla  moglie  Caterina 
Cirino,  il  quale  divenne  anche  principe  di 
Rosalino  per  dritto  della  moglie  Eleonora 
Piatamene.  Sotto  di  lui  riprendendo  il  se- 
nato di  Messina  i  municipii ,  prese  anche 
ad  amministrar  Lardarla.  Francesco  con- 
segui il  figliuolo  Littorio  che  vive  oggi  con 
la  moglie  Rosalia  Branciforti  contessa  di  S. 
Antonio.  Il  maggiore  ed  unico  tempio  par- 
rocchiale di  Lardarla  è  sacro  a  S.  Giovanni 
Battista  sotto  il  Vicario  dclF Arcivescovo  di 
Messina  che  ha  cura  delle  cose  sacre.  Le 
suiTragano  altre  sei  Chiese  ed  un  molto 


582 


LA 


celebre  eremo.  Contavansi  nel  1713  688 
abilanli  in  170  case,  ed  indi  780  pria  del 
contagio  che  invase  quella  contrada  nei  pas- 
sali anni,  e  devastò  anche  il  noslro  paese. 
Disfa  5  m.  dalla  città,  ed  occupa  untarne- 
Dissima  valle,  per  la  quale  scorrendo  nel- 
rinverno  un  piccolo  fiume  scaricasi  nel  mar 
vicino  (1). 

liasearl.  Lai.  Lascaris.  Sic.  Lascari 
(V.  D.)  Borgo  che  è  municipio  della  terra 
di  Grntteri  con  una  chiesa  parrocchiale  de- 
dicala  a  S.  Francesco  d* Assisi  ;  sorge  in 
lerreno  lievemente  declive  :  si  appartiene 
ai  Vcnlimiglia .  e  ne  sono  90  le  case  212 
gli  abilanti. 

I4a»pe%a.  Lai.  Laspexa  (V.  W.)  Luogo 
della  diocesi  di  Siracusa  mentovalo  in  un 
diploma  di  Urbano  li,  ma  si  è  oggi  incerto  a 
a  qual  mai  corri<^ponda. 

I^aiomle  siracusane*  Lai.  Lalomiae 
siracu8anae(y.^.)  o  pielraje.  Luoghi  donde 
tagliavano  i  sassi  ad  innalzare  gli  edifìzil 
della  città.  Arezio  da  Tullio  Verr.  5.  Le  la- 
lomic,  che  noi  appelliamo  Tagliale,  sono 
carceri  sotterranei,  che  come  piace  a  Var- 
rane  diconsi  ancora  pielraje;  sono  un  gran 
lavoro  in  altezza  maravigtiosa,  e  sino  ad- 
dentro  dal  sudor  di  molti  tagliate.  Se  eransi 
in  queste  a  custodire  alcuni  pubblicamente, 
anche  dagli  altri  paesi,  siccome  attesta  Ci- 
cerone,  ordinatasi  si  adducessero,  A'e  «oiio 
ancora  J  famose,  tulle  mancanti  di  volta, 
oltre  le  quali  ne  è  una  che  guarda  mezzo- 
giorno,  detta  dai  Siracusani  antro  di  S. 
Piiccola,  dot  è  il  carcere  che  fu  fallo  dal 
tiranno  Dionisio.  Dello  anche  ne  aveva  Ci- 
cerone: ISulla  di  pili  angusto  all'uscita, 
nulla  da  ogni  parte  di  più  anguslioso  , 
nulla  di  pih  sicuro  alta  custodia  può  farsi 
o  pensarsi.  Da  3  poi  più  insigni  men- 
tovale da  Arezio,  di  tre  solamente  fa  men- 
zione il  Mirabella  note  agli  anticlii  scrillori, 
altra  dcscritla  da  Eliano  ad  Epipoli   sotto 

(1)  Oggi  è  UD  soUo-comune  aggregalo  a  Messina. 


LA 


Labdalo^  altra  in  Acradina,  altra  presso  la 
grolla  di  Dionisio,  delle  quali  segnatamcnle 
dice  Arezzo,  e  che  io  di  sopra  descrissi  le- 
stugginate.  Dice  poi  Cluverio  :  fu  in  Epipoli 
quel  carcere  pubblico  nominalo  per  fama 
e  celebrila,  e  dello  Latomie  in  voce  plu- 
rale che  vale  in  volgare  pielraje  poicUla 
voce  è  composta  da  AAAS  o  dalla  contratta 
AA:S  e  TOMT*  delle  quali  quella  significa 
lapide  0  sasso,  e  questa  poi  sezione,  donde 
anche  da  Tucidide,  Eliano ,  Luciano,  e 
Suida^  appeUansi  Litotomie,  poicJiè  Aieo2 
è  lo  slesso  che  AA:^.  Aggiunge  da  Varrone 
e  Feslo,  donde  questo  carcere  ricevulo  si 
abbia  un  tal  nome,  e  varii  nomi  del  n)cd^ 
Simo  in  varii  esemplari  ;   recita  parimenli 
dei  passi  di  Cicerone,  Klìano  e  Plutarco  e 
conchiude  :    avendo  e   Mio    ed  allegato 
tulio  dò  il  nobilissimo  Mirabella  nel  wo 
libro  sul  sito  delle  antiche  Siracuse,  fo  io 
le  grandi  maraviglie,  con  quali  ragioni  ab- 
bia si  potuto  indurre  da  un  luogo  solo  aterne 
fallo  tre.  E  dopo  molle  cose  tratte  da  Tu- 
cidide sugli  Ateniesi  cacciali  nelle  Lalooiie 
come  in  sicuro  ed  orrendo   carcere:  ma 
questo  slesso,  dice,  è  quel  carcere  chim 
poi  dal  tiranno  Dionisio,  testinionio  (Ci- 
cerone, né  alcuno  di  tanti  autori  fa  mei- 
zione  delle  Litotomie  o  Latomie  con  qwii- 
che  cognome,  in  distinzione  di  una  dal- 
l' altra.    Uno   fu   dunque   in  SirncuMi  il 
carcere  delle  Latomie  neUe  Epipoli. 

Ma  certamente  egli  medesimo  o)ara>i?Iia« 
che  abbia  potuto  dir  ciò  il  llirabella,  e  d«ì 
restiam  da  sasso  come  un  uomo  lalm^ni^ 
garbalo  che  vide  le  Siracuse  e  le  Lotoni* 
in  Acradina  ,  dove  sono  oggi  gli  orti  éti 
Minori  Cappuccini,  e  senza  dubbio  o^sertà 
il  carcere  di  Dionisio  colle  Latomie,  .li^^ 
potuto  addimostrare  che  un  sol  luogo  ocar* 
cere  delle  Latomie  ci  abbia  appo  ìeEpif^ 
Celeberrime  sono  ancora  le  Latomie  o  If  P**" 
trajc  negli  orli  sudelti  e  si  ebbero  un  \c9^ 
V  uso  di  carcere  ;  e  così  grandoiue nle  ^ 
pajono  nelle  memorie  antiche  di  Nf^ 


583 


LA 

cere  e  la  grotta  deirorecchio  di  Dio- 
il  Ticina  antro  di  S.  Niccolò,  che 
innanzi  ogni  altro  come  opere 
iose,  ed  a  buon  dritto  appellansi 
Tullio  magnificenze  dei  Re  e  dei 
5  inoslransi  agli  amatori  di  antichità 
*aggono  da  varie  province  dell*£u- 
si  resto  Eliano  Ist.  Var.  lib.  12 
irosi  descrive  quelle  delle  Epipoli  : 
aje  che  esistevano  in  Sicilia  verso 
ìli  erano  della  lunghezza  di  uno 
iella  larghezza  di  due  pletri  cioè 
oiedi.  hi  per  A  lungo  tempo  trat- 
ta gente ,  che  vi  si  contraevano 
nii  e  generavansi  figliuoli^  i  quali 
i  veduta  per  lo  innanzi  la  dttà^ 
a  Siracusa,  e  mirando  appajcUi 
i  i  cavalli,  talmente  ne  rimane- 
erriti ,  da  fuggir  con  accenti  di 
liane.  La  piU  bella  di  tutte  le 
di  colà  era  cognominata  dal  poeta 
9,  di  cui  dicono  aver  nella  sua 
quivi  composto  il  Ciclope  il  più 
tutti  i  suoi  poemi,  e  talmente  vi- 
a  il  supplizio  da  Dionisio  im- 
,  che  nelle  stesse  miserie  e  nelle 
dovasi  alle  Muse.  E  Plutarco 
>  di  Dione:  Prese  quinci  le  Spi- 
nerò gì*  inceppati  Hltadini,  certo 
lomie.  Delle  Latomie  poi  di  Dioni- 
one  contro  Verro  lib.  5.  /(  carcere 
»  in  Siracusa  per  ordine  del  ti- 
ionisio,  che  Latomie  si  appella^ 
erto  di  costui,  cioè  di  Yerre,  di- 
ìmicilio  di  cittadini  Romani,  poi- 
atessc  offeso  V  animo  o  gli  occhi 
eniva  immanlineule  gillaio  nelle 
Prìachè  però  avesse  Dionisio  oc- 
tirannide,  attestano  Plutarco,  Dio- 
icidide  essere  stati  gli  Ateniesi  violi 
;usani,  e  coi  loro  compagni  nelle 
cacciati.  E  quanti  preso  avevano 
idide,  degli  altri  Ateniesi  e  degli 
cacciarono  nelle  Litotomie  in  si- 
I  custodia;  e  poco  dopo  :  tratta- 


I  LA 

rono  con  durezza  fermamente  i  Siracusani 
al  principio  i  prigionieri  che  erano  nella 
Litotomie.  Poiché  depresso  essendo  il  luogo, 
ed  essendo  quelli  allo  scoperto,  venivan  pri- 
ma molestali  principalmente  dal  sole  e  sof- 
focati dal  calore;  sopravvenendo  poi  le  notti 
di  autunno  e  d*  inverno,  travagliati  di  no- 
velle infermità  pel  cambiamento,  principal- 
mente che  ogni  bisogno  per  la  strettezza 
ivi  nel  luogo  stesso  agivano,  ed  ammonta- 
vano cadaveri  a  cadaveri;  quindi  fetori  in- 
tollerabili, fame,  sete,  nessun  dei  mali  ri- 
manea  loro  a  sopravvenire ,  che  abbiasi 
mai  potuto  rapportare.  Sin  qui  Tucidide. 
i^ufl.  Lat.  Laufis.  Sic.  LauG  (V.  N.) 
Spiaggia  verso  Pachino  appresso  la  foce  del 
fiume  Assinaro,  slendentesì  un  mìglio  al  ca- 
stello di  Eloro  oggi  diroccato.  Dicela  poi 
fragorosa  il  Fazello,  poiché  ha  delle  uggiose 
spelonche,  ed  aspre  concavità,  nelle  quali 
spirando  TEuro  o  l'Africo  urta  la  tempe- 
sta producendo  un  gran  rumore  simile 
qualche  volta  al  tuono.  Soggiunge  non  per 
altra  ragione  aversi  da  Siiio  lib.  14  il  ti- 
tolo di  fragoroso  TEloro  che  mette  foce  in 
quel  lido;  pia  si  oppone  Cluverio  a  questa 
congettura  di  Fazello^  ed  alTerma  produrre 
r  Eloro  il  rumore,  perchè  scorre  in  sas- 
soso ed  asprissimo  letto.  Dissi  a  suo  luogo 
del  Gorgo  di  Laufi. 

Lmiro.  Lat.  Laurus.  Sic.  Addaura  (V.N.) 
Il  monte  pid  alto  della  Valle  di  Noto ,  il 
quale  uniscesì  ai  colli  che  da  oriente  solle- 
vansi  da  Lentini,  e  che  di  là  per  lungo  tratto 
stendonsi  sino  alla  spiaggia  meridionale.  Ai 
suoi  fianchi  verso  settentrione  è  la  già  de- 
scritta terrà  di  Buccheri;  dalla  suprema  vetta 
godesi  di  amenissima  prospettiva ,  di  qua 
nel  lido  orientale  dell*  isola  sollo  le  radici 
del  monte  Etna,  di  là  olire  Pachino.  Copre- 
si  ncirinverno  di  densa  neve,  che  racco- 
gliendo IBuccheresi  conservano  nelle  grotte, 
e  poi  non  piccolo  commercio  ne  fanno  nei 
paesi  vicini.  Il  gran  fischiar  dei  venti  ed 
il  fragore  ci  avverte  esser  sotto  del  monte 


584 


LA 


prorondissime  spelonche,  delle  quali  la  boc- 
ca è  chiosa  del  tuUo. 

Iiaaro  <vone  mmi).  Lat.  Lauri  TurrU. 
Sic.  Torri  di  TAddaura  (V.  D.)  Tedi  il- 
loro  (Torre  delVJ. 


LE 


Lat.  Ughum  {Y.  H.)  Città  anti- 
diissima  mediterranea,  opera  dei  Sicoli, 
secondo  FazeÙo  nel  territorio  siracusano, 
mentovala  da  Tucidide,  non  langi  forse  da 
Feria  nuoTo  paese,  al  feudo  di  S.  Martino, 
dove  sono  molte  vestigia  di  antichità.  Ha 
credono  comunemente  essersi  servito  Fa- 
leUo  di-  erroneo  esemplare  di  Tucidide , 
poiché  Lego  secondo  Tolomeo  fu  verso  Li- 
libeo. 

.  l^ege.  Lat.  Legum  (V.  M.)  Antica  città 
che  dice  Fazello  dei  Sicoli ,  ed  afferma 
Tucidide  essere  slata  un  tempo  nei  terri- 
forii  della  Valle  di  Noto.  Cluverio  notala 
forse  collocala  sopra  il  fiume  Bclice  o 
ripsa  da  Tolomeo.  Ne  sono  queste  le  pa- 
role IH).  2.  cap.  42.  CoUoeaH  dal  mede^ 
iimo  Tolomeo  Lego  città  ver^o  Oriente , 
presso  Elcetio,  che  sedeva  secondo  il  suo 
pensiero  dove  oggi  Caslelvolrano;  fu  forse 
quella  terra  che  nel  medesimo  trailo  di- 
cesi  ora  volgarmente  Macaria* 

EienUnl*  Lat.  Leontini.  Sic.  Lintini 
Città  anlichissiraa  e  tra  le  prime  mediter- 
ranee celebre,  discosta  tuttavia  circa  5  m. 
dal  mare  Junio  che  è  T  orientale  dell*  iso- 
la,  sita  in  un  declivio  e  rivolta  a  Maestro  e 
Settentrione,  conserva  ancora  avanzi  di  an- 
tica magnificenEa;  è  nota  ad  innumerevoli 
SI  poeti  che  storici ,  greci  e  latini ,  e  che 
^ien  mentovata  anche  allo  spesso  nei  secoli 
I  piò  recenti.  Descrivendola  esattamente  Po- 
libio nel  lib.  7  :.  La  ciltà  di  Lentini^  dice, 
se  poni  mente  alla  inclinazione  di  lutto 
il  luogo  pende  verso  settentrione;  in  mezzo 
poi  alla  città  stendesi  una  tal  quale  piana 
conttfUe,  nella  quale  è  la  curia  del  ma- 


LE 


jfisffofo,  to  eeée  dH  giuébdi,  e  fnalmmik 
lo  aleMo  foro; eirtandmnù iiaUM fueHt 

eom  oapiiiaiflii  e  eonpreelpixUcMikml; 
ma  la  pianura  che  è  neUe  tette  M  qiMi 
eoUi è  ingombradi  eaee  e  di  iea^.Daem' 
no  le  parK  dalla  cidi,  ima  che  dotta  cifre- 
mila  meridionale  detta  mtdMa  eomék 
mena  a  Siracusa,  alira  che  dalla  etàn- 
mila  oppola  a  Settenlriame  «iene  mi 
eampi  che  dicono  LeonOmi  e  im  ferrili- 
rio  adatto  a  cultura.  Un  meeétte  da 
appettano  JA$$o  scorre  oUre  la  rwbsm 
rupe  di  un  altro  cotte ,  giiella  cioè  da 
guarda  Oeeidenle.  Slendeei  eotto  te  tea 
rupe  una  serie  continua  di  motte  ceeeda 
in  pari  inlertaUo  di8t4mo  tutte  dot  fbmt; 
tra  queste  poi  ed  U  rueeeUo  è  interpmtM 
la  via  di  cui  ci  disse.  Era  questo  ri- 
spetto della  città  al  tempo  di  Polibio  che 
visse  al  certo  200  anni  a?.  Cristo.  Fatele 
poi  ed  Arezio  diconla  sita  al  loro  leope 
in  tre  valli;  ma  Tono  8*av¥i8a  che  si  steadese 
in  tre  colli  prominenti,  Taltro  in  due,  e  die 
sono  in  vero  i  colli,  non  essendo  il  lene 
che  un  poggetto.  II  primo  ha  nome  d  R- 
rane  munito  per  natura,  e  che  credesi  ee- 
munemente  essere  stato  abitalo  dagli  aib'- 
cbissimi  e  primi  fondatori  della  citli,  àt 
il  circondarono    di  muro   ampllssiino ,  e 
vi   soprapposero  una   fortezza  Irlangolife 
rivolta  coi  suoi  angoli  ai  Ire  prooMMterii 
dell*  isola  monumento  eino  al  nostro  ietfs 
quasi  ai  venturi  conservalo  dice  ricccs* 
nato  Arezio,  poiché  con  sommo  arlifiiìee' 
audace  lavoro  vedonsi  le  grandi  rupi  cei- 
fermate  in  fortezza,  e  sono  tagliati  i  mi  sassi 
in  luogo  di  munimenti ,  sebbene  gli  ^ 
fizii  superiori  andarono  già  da  gni  Ita- 
pò  in  mina  ;  su  questi  avanzi  sorgeva  a- 
struita  da  gran  tempo  la  regia  rocce  deh 
quale  diremo.  In  altro  colle  poi  cresceeà 
il  numero  dei  cittadini  aggiunsero  raUrt 
parte  della  città  appellala  perciò  città  bìì^ 
della  quale  dice  Diodoro  nel  lib.  1(  epi* 
sovrapposero  il  cosi  detto  Coelelie  aaece> 


585 


LE 

I  lerzo  colle  o  il  poggcUo  appellalo 
Uina  nei  bassi  tempi ,  era  occupalo 

terza  regione  della  città ,  un  tempo 
s  munita;  ma  è  incerto  donde  si  abbia 

il  nome  quella  contrada.  Fan  men- 

gli  scrittori  nazionali  delle  porle:  la 
a  di  cui  dà  nolizia  anche  il  Fazello 
e  menare  a  Siracusa;  la  Giunia  che 
*  appellò  regia  rimaneva  quasi  intera 
I  óék  1693;  la  Sedia  della  un  lempo 

Giuliano;  la  quarta  dai  vicini  bagni; 
Siro  la  Sempronia^  che  menava  anche 
scusa,  e  finalmente  la  Panaria  diruta 
\  nello  scorso  secolo ,  a  tralascia  le 
meno  frequentate.  Celebrano  anche 
ri  ediOzii,  né  vi  ha  dubbio  che  tanta 
ira  città  ne  abbia  avuto  magnifici,  ma 
monumento  ne  rimane,  o  si  è  incer- 
»mina  Tucidide  il  luogo  Focea  appo 
io,  occupato  da  alcuni  cittadini ,  che 
i  della  dimora  in  Siracusa  ritornarono 
^tria,  già  abbandonata  per  lo  innanzi, 
valida  fortezza  Bricinnia  anche  allora 
;ata  da  coloro,  testimònio  il  medesi- 
orice,  era  nel  territorio  Leontino.  Fa 
one  finalmente  Niccola  Russo,  nella  vita 
3.  Mari,  della  valle  di  Ceramia,  che 
i  appellata  di  S.  Margherita.  Credono 

appellarsi  la  città  in  numero  plurale 
h  costava  di  queste  due  parti:  nondi- 

dicesi  Leonzio  appo  Tolomeo ,  Fa- 
ed  altri  l'appellano  Leontino^  e  dai 
sni  e  dai  i\ormanni  Lentina.  Nota 
'io  quasi  tutti  gli  scrittori  tra  gli  an- 
;he  la  dicono  Leonlìni,  si  trai  latini 
rai  greci ,  ed  attesta  appellali  colla 
sima  voce  gli  abitanti,  che  diconsi  ap* 
noderni  Leontinii  e  Leontinesi.  De- 
ll Fazello  Tetimologia  del  nome,  dal- 
quenza  degli  abitanti ,  ma  ne  lo  ri- 
e  il  Cluverio  traendola  dal  leone; 
i  abbastanza  dimostrano  donde  sia 
i  1* appellazione  della  citiate  monete 
resentano  il  leone.  Diedero  forse  il 
secondo  altri  i  colli  dove  siede,  che 


LE 


si  hanno  la  forma  di  leone,  e  scrivono  al- 
cuni aver  Ercole  per   essa  passando  nei 
suoi  viaggi  dato  ai  cittadini  le  spoglie  del 
suo  leone,  donde  vengon  coniate  le  mo- 
nete e  segnato  r  antico  e  moderno  slemma 
di  un  leone.  Siccome  è  antichissima  la  ori- 
gine ,  cosi  è  anche  incerta;   poiché  affer- 
mano aversi  avuto  a  primi  abitanti  i  Le- 
strigoni che  furono  i  primi  coltivatori  dei 
campi,  donde  ne  furono  questi  detti  lestri- 
goni! appo  gli  antichi.  Solino:  vaste  spelon- 
che attestano  la  gente  ciclopea;  e  le  sedi 
dei  Lestrigoni  poi  così  ancora  si  appel- 
lano nel  Leontino:  diremo  già  delle  spe- 
lonche. Né  lungi  fu  la  terra  Xutia  da  JLulo 
figlio  di  Eolo.  Inducono  finalmente  Cerere 
che  visse  al  tempo  dei  Sicani  alla  semina 
del  frumento  nel  territorio.  Abbandonata  i 
Sicani  per  gli  incendi!  del  monte  Etna  la 
parte  orientale  deli* isola ,  ne  occuparono 
il  luo^o  i  Sicoli.  I  greci  Calcidesi  condotti 
da  Teocle  partiti  da  Nasse,  scacciali  guer- 
reggiando i  Sicoli,  occuparono  poi  Leonzio 
nell'anno  i  della  xiv  olimp.,  sotto  i  quali 
spiccò  la  repubblica  oligarchica ,  ammini- 
strata cioè  da  pochi.  Si  ebbero  una  volta 
a  duce  Lami  megarese  cui  scacciato  anche 
in  breve  tempo,  vissero  con  leggi  proprie,  e 
mandarono  una  colonia  di  cittadini  a  co- 
struire una  città  nel  territorio  occidentale, 
testimonio  Strabene,  che  dissero  Eubea  dal- 
risoia  della  Grecia  donde  Teocle  addotti 
aveva  i  Calcidesi.  Panezio  nondimeno  non 
mollo  dopo  se  ne  fece  tiranno  neiranno  ni 
della  xu  olimpiade  giusta  Eusebio,  il  quale 
secondo   Polieno  nel   lib.   dei   Stratagem. 
si  servi  del  seguente  artifizio.  Era  una  guer- 
ra tra  Megaresi  e  Leontini.  che  erano  con- 
finanti, e  crearono  !  Leontini  Panezio  a  du- 
ce, il  quale  s'impegnò  ad  alienare  la  ple- 
be dai  ricchi ,  poi  persuase  i  servi   ed  i 
curatori  dei  cavalli  nel  territorio  ad  ucci- 
dere i  padroni,  promise  conceder  loro  per- 
ciò i  cavalli  del  signori,  e  cosi  poco  dopo 
soggetlossi  facilmente  la  plebe,  ed  assunse 

74 


586 


LE 


ei  solo  r  imperio  della  cilt2i;  è  incerto  però 
per  quanti  anni  rabbia  occupato.  Forse  nel 
tempo  medesimo  Ippagora ,  Frinone ,  ed 
Enesidemo  leontini  dedicarono  ad  Elea  re- 
gione della  Grecia  un  Giove  di  7  cubiti 
di  altezza ,  che  teneva  con  la  stanca  una 
aquila  e  colla  destra  un  fulmine,  fatto  a 
private  somme,  come  scrive  Pausania.  Al- 
ieslano  poi  aver  superato  in  guerra  Fa- 
laride  tiranno  di  Agrigento  i  leontini,  aver- 
li spogliato  delle  armi,  ed  a  non  poter  pid 
macchinar  d*a1lora  di  nuove  cose,  gettato 
averli  alle  crapule  ed  alle  gozzovìglie , 
donde  Tadagio  appo  ì  Greci:  i  Leontini 
sempre  ai  bicchieri.  Fiori  Falaride  nella 
ix  olimp,  secondo  Dodvel;  nò  molto  dopo 
li  molestò  novellamente  Ippocrale  tiranno 
di  Gela  ;  ma  Gerone  Re  di  Siracusa  essen- 
dosi impadronito  di  Catana.  IVasso,  e  Leon- 
lini  città  calcidesi,  e  non  confidando  nei 
Catanei  e  nei  I\assii  perchè  i  piìi  remoli, 
li  traslocò  cacciandoli  dalla  patria  in  Leon- 
lini. 

Estinti  1  tiranni  pensarono  i  Siracusani 
di  soggcllarsi  i  nostri  che  reggevansi  a  leggi 
pronrie,  ma  fu  quinci  quella  celebre  guerra 
la  prima  degli  Ateniesi  contro  Siracusa,  di 
cui  si  ha  notizia  nelle  storie.  Fiorì  allora 
Gargia  famoso  oralorc  messo  legalo  dai  suoi 
Leonlini  ad  Alene.  Ingaggiando  finalmente 
i  Sicoli  e  principalmenle  i  Leontini  pace 
tra  loro  ne  furono  queste  le  condizioni,  che 
venissero  donali  i  Leonlini  di  siracusana 
cilladinanza  e  divenisse  la  loro  città  muni- 
cìpio di  Siracusa;  ma  insorte  poi  discordie 
tra  la  plebe  ed  i  più  ricchi,  emigrarono 
qucsli  in  Siracusa  come  cilladìni,  e  la  plebe 
profuga-c  vagabonda  abbandonò  la  patria,  che 
giacque  perciò  adeguala  al  suolo.  Ma  dis- 
gustali molli  del  fallo,  preso  un  cerio  luogo 
niunilo  di  Lcnlini  appellalo  Focoa  ed  occu- 
pala la  forlezza  dei  Jlricinnii,  si  difesero 
valorosamente  una  volla  conlro  i  Siracusa- 
ni. Vinli  finalmente,  slrella  federazione  coi 
Segeslani  e  coi  suoi   Calcidesi ,  chiedono 


LE 


novellamente  ed  ottengono  aiuti  dagli  Ate- 
niesi; segui  quinci  per  alcuni  anoi  T assedio 
di  Siracusa  per  questi  ed  i  confederati,  e 
finalmente  per  opera  dello  sparlano  Gilippo 
la  liberazione  di  quella  città,  che  fu  oppressi 
da  grave  eccidio  da  r^'icìa  duce  ateniese  col 
suo  esercito.  Neirnnno  ii  della  xciv  Olinp. 
Dionisio  divenuto  già  tiranno  di  Siracusa 
costituì  prima  di  oppugnare  Leontini,  ti 
avendone  sofTerlo  ripulsa,  condusse  Teser- 
cito  a  sottomettere  i  Sicoli,  rapi  con  \kknu 
Nasso,  occupò  Catana,  e  poscia  novellamente 
assalita  Leontini,  chiese  dagli  abitanti  die 
si   rendessero  ed  aggregassero  a  Sinm- 
sa.  Nessuna  speranza  di  aiuto  loro  rìmaneo- 
do,  e  coslretti  a  cedere,  si  sottoposero  aUi 
offerta  condiziona,  ed  abbandonata  duoti- 
mente  la   patria,   passarono  a   Siracusa, 
nondimeno  Dionisio  impose  un  presidio  alla 
toTiciza  dei  Leontiniy  e  raccolse  le  biade 
dai  campi  circostanti.  Non  nH>lto  dopo  a^ 
commiatando  I  mercenarii  Peloponnesii  che 
erano  circa  10000,  la  città  ed  il  territorìo 
dei  Leontini  diodo  loro  in  stipendio,  die 
per  r  amenità  del  territorio  accellarooo  la 
condizione,  ed  occuparono  a  sorte  W  abi- 
tazioni in  Leontini.  Scacciato  Dionisio  mi- 
nore per  opera  di  Dione,  cospirando  ooo- 
tro  di  questo  i  Siracusani  enlrali  in  so>pelto 
che  aspirasse  al  regno,  egli  sen  venne  in 
Leonlini  come  in  sicuro  rifugio;  e  conjiia- 
rando  poi  gli  amici  di  Dione  dopo  l' eccidio 
di  lui  conlro  il   traditor  Calippo ,  non  es- 
sendo riusciti  neirintento^  rifuggirunsi  is 
Leontini.  Si  difese  a  lungo  Icele  conlro 
Timoleonte  nella  cillà  novella  dei  Leonlini 
per  essere  abbastanza  munila  e  didicile  d<l 
espuguarsi,  e  superato  finalmente  fu  ucci'*. 
Quinci,   dice  Cluverio ,  fu  sempre  quffH 
città  una  fortezza  per  Dione  TimotfMi* 
ed  altri  die  guerret/giarono  con  Sir^cusé. 
Sollo  Gerone  II  fu    Leontini  tra  le  pri»« 
cillà  sollo  la  giurisdizione  di  Siracusa.  ^ 
miiggiorc  altra  parte  poi  dall'isola  ce«loUf  *' 
Romani  in  quella  celebre  divisione  della  ^- 


587 


LE 


Poscia  Geronimo  figliuol  di  Cerone, 
)rasi  dai  Romani  staccato,  fu  ucciso  in 
lini ,  non  molto  dopo  perciò  la  città 
I  fu  occupata  dalle  armi  di  Marcello, 
si  fa  memoria  di  Lentini  da  qui  ai 
i  cristiani,  tuttavia  nella  seconda  j^uer- 
rvile  leggiamo  avere  Salvio  duce  dei 
tivi,  che  aveva  invano  oppugnato  Blor- 
0,  reso  infesta  la  regione  morgantina 
al  campo  Leontino. 
Tudelendo  adunque  gl'Imperatori  di 
I  contro  i  seguaci  del  Cristo,  Tertillo 
de  di  Sicilia  portatosi  in  Leonlini , 
ati  a  lungo  i  fratelli  guasconi  SS.  AlBo, 
elfio  e  Cirino,  con  altri  innumerevo- 
i  li  adornò  del  martirio.  Yengon  se- 

allora  i  primordii  della  Chiesa  Leon- 
]uaritunque  il  Castiglione  appo  Pirri  li- 
t,  uot.  3  contenda  aversi  avuto  Pre- 
;ullu  culla  della  fede.  Neofito  del  re- 
ominato  Vescovo  il  primo  fiori  sotto 
lo,  da  cui  al  Concilio  Niceno  ii  conta 
»so  Pirri  12  altri  pastori  della  Chiesa 
na,  ed  attestano  esservi  perdurata  la 
sino  ai  Saraceni;  poiché  quel  Sinodo 
0  fu  raccolto  negli  an.  787  di  Cristo, 
Saraceni  stabilirono  la  tirannide  per 
nlia  nel  xx  anno  del  secolo  seguente, 
iati  questi  da  Ruggiero,  e  venendo 
ni  in  potere  ai  Normanni,  si  appar- 

alla  Diocesi  di  Siracusa,  ma  vien  do- 
di amplissimo  territorio,  cui  sinora 

confine  la  spiaggia  dalle  foci  del  Si- 

sino  quasi  alla  foce  del  Porcaria  o 
aniagia;  neir  interno  poi  i  colli  sotto 
nte  Lauro,  quei  di  Vizzini,  quei  di  Hi- 
ed  il  corso  del  medesimo  Simcto  a 
(giorno.  È  celebre  memoria  di  Len- 
egli  annali  Sicolo-Aragonesi ,  poiché 
aia  la  fortezza  dai  Chiaramontani , 
iineste  circondata  dai  regii  eserciti, 
rdamente  resistette,  sinché  finalmen- 

militar  valore  di  Artale  Alagona  ven- 

potere  del  suo  Principe.  Sotto  Har- 
^cuparono  Lentini  Matteo  Honcada  ed 


LE 


i  fratelli  di  lui,  ma  poi  capitolarono.  La 
resero  illustre  indi  di  loro  dimora  Maria 
moglie  del  Re  Martino ,  che  vi  mori ,  non 
che  Bianca  V  altra  moglie  di  lui ,  come  si 
ricava  da  molte  lettere  datate  in  Lentini. 
Dalla  morte  di  Ferdinando  il  Cattolico  i  Si- 
gnori  della  città,  che  erano  sempre  uniti 
in  affinità  ai  Catanesi  si  dice  essersi  ancho 
col  popolo  mescolali.  Viceré  Giovanni  Ve- 
ga,  invitali  i  cittadini  a  popolare  la  nuova 
città  di  Carlenlini,  contenti  della  patria, 
rigettarono  ogni  condizione;  scorsa  tuttavia 
non  lieve  ciurmaglia  dell*  infima  plebe,  sof- 
fri la  città  un  grande  scapito. 

Ha  dirò  ora  qual  sia  stalo  in  questi  ul- 
timi secoli  e  qual  sia  oggi  V  aspetto  della 
città.  Sedeva  nel  colle  del  Tirane  rivolta 
a  greco  ed  occupata  dalla  soldatesca,  la 
munitissima  regia  fortezza,  di  cui  oggi  avan- 
za una  gran  parte  della  torre  ottogona  for- 
mata di  pietre  quadre,  notate  variamente 
per  lettere  poco  conosciute  e  corrose  dal  tem- 
po. Discerncsi  inoltre  una  piazza  intcriore, 
e  perdurano  le  volte  sotterranee  mentovate 
dal  Fazello,  chiuse  da  molte  palle  di  pietra. 
Rimangono  poi  quasi  intere  le  inferiori  so- 
struzioni dell*  antichissima  lorre  triangolare 
di  cui  dissi.  Vedonsi  verso  Occidente  nel  col- 
le Nuoto  le  vestigia  di  un'altra  Nuova  fortez- 
za con  cisterne  ed  acquidosi.  Tanti  avanzi 
poi  rimangono  di  quadrate  ingenti  pietre 
delle  mura,  da  abbastanza  spiccarne  la  loro 
celebrila.  Dicono  autori  delle  mura  e  della 
lorre  triangolare  Dedalo,  Ercole,  o  i  Cal- 
cidesi; ma  io  ascrivo  opera  di  tanta  mole 
a  tempi  bassi  dopo  la  fondazione.  Anche 
le  ruine  della  stessa  porla  regia  ne  dimo- 
strano la  magnificenza,  ed  ivi  dicono  ucciso 
Geronimo  Re  di  Siracusa.  Osservansi  grotto 
da  ogni  dove  per  tutto  il  circuito  della  città, 
che  0  comprendevano  abitanti  secondo  V  an- 
tico costume,  ovvero  erano  addette  a  con- 
servar l'annona  e  ad  altri  usi  necessarii;  una 
fra  le  altre  distinta  in  varie  cellette  é  de- 
gna di  attenzione,  ed  alcune  sono  famose  per 


588 


LE 


monumenli  di  SS.  Blarliri.  Il  (empio  mag- 
giore sotto  il  nomo  di  S.  Maria  dalla  Cava, 
ifcrso  i  fianchi  del  colle,  moslravasi  ornato 
di  campanile  e  di  decente  costruzione,  pre- 
sentando i  segnali  della  consacrazione;  vi 
Istituì  un  collegio  di  canonici  nell*  anno  1632 
il  Vescovo  di  Siracusa  Giannanlonio  Capo- 
bianco  ,  e  fu  reso  insigne  da  Papa  Cle- 
mente IX  nel  iG68;  erane  il  Rettore  pri- 
mo ]^arroco  nella  città,  assegnato  dalla  su- 
prema sede  apostolica.  Attcstano  romune- 
mentc  essere  stata  questa  un  tempo  la  Chiesa 
cattedrale,  liberamente  arricchita  di  fondi 
dalle  SS.  Tecla  e  Giustina  matrone  leon- 
line,  e  poi  dai  Saraceni  devastata;  questi 
scacciati,  ristorala  dal  Conte  Ruggiero,  e 
compresa  nei  confini  della  diocesi  di  Sira- 
cusa, come  leggemmo  nei  diplomi  di  Urba- 
no li  ed  Alessandro  III  Rom.  Poni.  In  ade- 
guato ed  ampio  luogo  alle  radici  del  colle 
cominciò  a  fabbricarsi  dal  Senato  Leonlino 
nel  1517  la  elegante  Basilica  dei  SS,  fra- 
telli Alfio,  Filadelfio,  e  Cirino  martiri,  che 
sono  i  primari!  tutelari  ed  i  patroni  della 
città,  diruti  Ire  antichi  tempii,  quelli  cioè 
di  S.  Schasliano,  S.  Crisloforo,  e  dei  me- 
desimi tre  Frnlelli.  il  quale  ultimo  dicono 
essere  sialo  il  primo  nella  ciHk  ,  ed  unto 
dal  sacro  olio,  aver  conservalo  in  nicchie 
di  impulila  pielra  che  siiiora  perdurano  i 
corpi  dei  sanli.  Procurò  di  adornar  quella 
di  un  colle^'io  di  canonici  il  medesimo  Ma- 
gislialo,  e  r  ollcnne  in  prima  da  Giovanni 
llorosco  Vescovo  nell'anno  1573,  indi  da 
Piipa  Urbano  Vili  nel  1G36,  e  gli  si  accreb- 
be niaijgiorc  ornamento  dalle  sacre  spoglie 
dei  Ire  Marliri  fratelli  acquistale  o  traile  or 
con  preghiere  or  colia  forza  dal  monastero 
di  Fragalà,  e  chiuse  in  una  teca  di  argento. 
Essendo  dopo  il  tremuolo  del  161)3  da 
cui  fu  scosso  il  paese  ed  in  gran  parie  mi- 
nalo convcnuli  in  uno  i  collegii  sì  di  S.  Ma- 
ria della  Cava  che  di  S.  Alfio  nella  confor- 
ma dei  Vescovo  Asdrubale  Termine  nellan- 
no  1090,  fu  eretto  un  novello  tempio  sotto 


LE 


il  titolo  di  S.  Maria  e  di  S.  Aldo,  Mii  fu- 
rono trasferiti  gli  uflBcii  di  principale,  t 
commise   la  carica  parrocchiale  all'Arci- 
diacono cosi  detto  prima  Dignità  ;  sorse  io 
forma  più  ampia  nel  1747  e  di  giorno  ìd 
giorno  viene  abbellendosi.  Vi  ha  oggigiorno 
r  antico  quadro  di  S.  Maria  del  Castello, 
trovato  prodigiosamente  neiranno  1240  nelb 
vicina  spiaggia  del  caricalojo  di  Agniuni, 
e  trasferito  dalF antica  Chiesa,  è  grande- 
mente venerato;  non  che  consertasi  un  fonte 
di  marmo  parlo,  in  cui  dicono  comuoemeote 
i   cittadini  aver   rigeneralo    in   Cristo  col 
salutare  lavacro  S.  IVeofilo  Vescovo,  i  cre- 
denti, a  tacere  del  dittico  di  argilla  di  gre- 
co  lavoro ,   di    cui    altrove    sarà  menzio- 
ne. Enumera  il  Pirri  nelle  not.  di  Sirac. 
al  suo  tempo  7  Chiese  parrocchiali:  S.  Gior- 
gio, S.  Niccola,  S.  Teodoro,  S.  Venera,  S. 
Tommaso  Apostolo,  S.   Pietro  e  S.  Luca 
Evang.,  delle  quali  rimanevano  sotto  il  Ti- 
rone  prima  del  Iremuoto   S.  Niccola  e  S. 
Giorgio,  la  quale  ultima  appartenevasi  un 
tempo  al  monastero  di  S.  Maria  di  Bagnira 
deir  Ordine  di  S.  Benedetto:  spiccava  quelli 
di  S.  Pietro  nella  contrada  Cosentina,  cui 
erano  addelle  le  primarie  delle  famiglie 
leonline.   Mancale   oggi  le  altre,   por  es- 
sersi  diminuile   le  case  ed  il  numero  dei 
cittadini,  rimane  solamente  la  Chiesa  par- 
rocchiale di  S.  Luca  nella  piazza  a  setieih 
trione,  sebbene  sita  un   tempo  non  luofi 
dalla  descritta  Basilica  di  S.  Alfio,  e  le  r 
assegnato  un  sacerdote,  colla  cura  delle 
anime,  con  Chiese  minori  suffraganee. 

Venne  dato  un  luogo  in  basso  silo  ai  mo- 
naci carmelitani  dalFanno  ìi(H)  fuori  le 
mura  rimpello  oriente,  dove  trasforiran»» 
da  Gerusalemme  reliquie  di  santi  e  le  bel- 
lissime imagini  di  IV.  D.  Annunziala  e  del- 
l' Arcangelo  Gabriele:  vedesi  quinci  la  de- 
centissima  Chiesa  sotto  il  titolo  deirAniuo- 
ziata  con  le  annesse  abitazioni  dei  frali  «^'' 
sliluila  da  quel  tempo,  e  variamente  io  ap- 
presso  ristorata  ed  accresciuta  di  donali»» 


589 


LE 


privilcgii  da  Federico  III,  Marlino  ed 
Principi^  e  predpuamenle  da  Maria 
a  di  Sicilia.  È  costante  trtuiiziane , 
il  Pirri,  essere  qui  venuti  i  55.  An- 
ed  Alberto;  mostrano  quindi  un  pozzo 
lo  dal  medesimo  S.  Alberto  le  di  cui 
)  sono  salutari.  Alla  medesima  par- 
cid^entale  rinipetto  settentrione,  tut- 
nel  luogo  supremo  nel  colle  Evarco 
»ri  Conventuali,  vivente  ancora  S.  Fran- 
,  sotto  Onorio  III  neiranno  1226  fab- 
rono  il  convento  presso  la  grotta  di 
idrea.  S.  Antonio  dì  Padova  che  pro- 
s  gli  edifizii  vi  piantò  degli  alberi  cioè 
omi,  un  cipresso  e  delle  palme,  che 
a  dicono  sussistere,  rese  la  vita  ad  un 
ce  oppresso  da  una  mole  della  fab- 
f  sovrastando  oggi  la  pietra  alla  porta 
onvento  in  perenne  monumento.  At- 
IO  inoltre  la  grotta  di  S.  Andrea,  dove 
lo  stesso  S.  Antonio^  avere  anche  ac- 
un  tempo  S.  Pancrazio  Vescovo  di 
nina  imperversando  la  persecuzione  di 
le.  È  deposto  nella  Chiesa  il  corpo  della 
la  Maria,  che  seguendo  T  esempio  dei 
ricolmata  T  aveva  parimenti  di  bene- 
si  venera  finalmente  quivi  una  statua 
sa  Cristo  legato  alla  colonna,  con  som- 
jlto;  vedonsi  dall'anno  17 23  poco  sotto 
•go  antico  sorgere  e  chiesa  e  convento 
pid  bella  forma.  I  Minimi  di  S.  Frau- 
di Paola  si  ebbero  neiranno  1594  alle 
i  del  medesimo  colle  e  verso  la  mede- 
parte,  ma  in  terreno  piano,  antichissima 
la  consacrata  sotto  il  nome  di  S.Andrea 
lolo  che  leggo  avere  occupato  un  tempo 
alieri  Templarii,  quinci  assegnata  net- 
to 1126  dalla  Contessa  Adelasia  al  mo- 
ro di  S.  Andrea  di  Piazza  dell*  ordine 
Agostino;  vi  mostrano  una  pietra  colle 
di  S.  Alfio.  Ceduta  per  un  tremuolo 
ongiunto  convento,  e  più  nobilmente 
ata,  rende  eleganza  alla  citlà.  La  fa- 
a  dei  frati  Predicatori  quasi  stabilissi 
lezzo  del  paese,  nella  piazza  di  S.  Al- 


LE 


fio  nel  1480,  e  ne  sorsero  molti  uomini  ce- 
lebri dei  quali  diremo.  Il  tempio  fabbricato 
da  poco  rimpetto  Occidente  fu  unto  del 
sacro  olio  nclFanno  1738  da  Matteo  Tiù- 
gona  Vescovo  di  Siracusa.  I  minori  Osser- 
vanti fondarono  il  convento  sotto  titolo  di 
S.  Maria  di  Gesti  in  un  poggio  verso  la  piaz- 
za delle  fiere,  dieci  anni  prima  dei  Dome- 
nicani, coi  soccorsi  di  Antonio  Alagona  Ve- 
scovo di  Malta,  che  dedicò  la  Chiesa,  dov'ò 
il  sepolcro  di  Eleonora  Branciforti  mento- 
vato da  Gualleri;  nel  peristilio  è  un  pozzo 
profondo  dove  comandò  Tertìiio  si  gettas- 
sero i  corpi  dei  SS.  Marlin  Cleonico  e  Stra- 
tonico;  era  un  tempo  fuori  le  mura,  ma  ora 
il  luogo  è  frequentissimo  di  case  di  citta- 
dini, e  si  ha  come  parte  principale  dei  pae- 
se. Ne  sta  vicina  la  valle  di  S.  Margherita 
nella  quale  fu  una  volta  la  Chiesa  di  S. 
Maria  del  popolo,  che  abitarono  un  tempo 
gli  Eremiti  di  S.  Agostino,  ma  1* abban- 
donarono diroccata  pel  tremuoto  del  1552 
e  fabbricarono  un  nuovo  convento  nella  città 
presso  la  Basilica  di  S.  Maria  della  Cava, 
dedicato  il  tempio  sotto  il  nome  di  S.  Nic- 
colò Tolentino ,  donde  dopo  le  mine  del 
1693  emigrarono  in  luogo  pid  opportuno 
alla  piazza  principale.  I  Minori  Cappuccini, 
dair  antico  piò  alto  luogo  dove  dimoravano 
per  due  anni,  occupano  dal  1608  il  giogo 
del  colle  rivolto  a  greco  sotto  T antichissima 
fortezza,  dei  quali  la  Chiesa  dedicata  alla 
S.  Croce  è  ornata  di  elegantissimo  quadro 
doT*  è  espressa  la  storia  del  Cristo  morente 
del  pennello  del  Bassano.  L*  antichissima 
Chiesa  di  S.  Epifania  accolse  un  tempo  i 
Trinitarii  della  redenzione  dei  cattivi,  che 
poi  fissarono  sede  in  S.  Vittore  neiranno 
1630;  ma  nel  1693  soH'erta  ruina  il  loro 
convento,  venne  afi'atto  abbandonato.  Il  mag- 
giore Ospedale  col  monte  di  Pietà  ebbesi 
origine  dall'  anno  .1551  sotto  il  titolo  di  S. 
Giacomo  in  prima,  poi  sotto  il  nome  della 
Convezione  di  Maria  fu  concesso  ai  frati 
di  S.  Giovanni  di  Dio  nel  1612,  e  siede 


591 


LE 


abitanti,  ma  nel  1713  le  case  1288  e 
i  cittadini ,  che  ultimamente  (1760) 
^nnero  a  4369. 

ìamo  alcune  cose  sul   territorio  par- 
>  dei  campi  Leslrigonii,  poiché  si  ha 
primarii   dell*  isola.   Quinci    Cluverio 
bellezza  e  V  amenità  del  Leonllno , 
le  parole  di  Diodoro  che  dice  nel  lib.  4. 
tenendo  Ercole  pel  campo  Leonlino 
irò  la  bellezza  del  lerrUorio.  Ed  al- 
Diodoro  nel  lib.  5  scrive:  vogliono  che 
1  Mnora  nel  lerrilorio  Leonlino  il 
mio  che  chiamano  agresle,  Tullio  poi 
o  Ver.  lib.  3  appella  il  campo  leonli- 
)rgente  di  frumento  ed  uberlosissima 
di.  Sicilia.  Reca  Aristotile  lib.  3  de 
Anim.  cap.  4  esser  di  talmente   pin- 
Nisture  il  lerrilorio  Leonlino   da  mo- 
llilo spesso  le  pecore  per  la  pingue- 
anzi  i  pastori  giustamente  sul  far  sera 
cono  le  greggi  alle  stalle,  acciò  non 
ìgano  nei  pascoli.  Ricrea  del  resto  di 
;quisilis$imi  non  solo  gli  abitanti  ed 
ni  ma  anche  i  più  lontani  ;  esporta 
5  Tolio  e  rende  partecipi  gli  stranieri 
sua  fertilità;  fornito  di   boschi  e   di 
appresta  idonea  abbondante  caccia , 
nministra  linalmente  nei   fiumi  e  nei 
,  dei  quali  dirò,  copia  di  varie  specie  di 
ed  uccelli  acquatici.  Si  riscontrino  Fa- 
ed  Arezio.  Nel  medesimo  territorio  la 
Xutia,  la  fortezza  Rricinnia,  e  vaste 
^nche,  un  tempo  sedi  dei  Ciclopi ,  sin 
li  osservano;  poiché  occorrono  ovunque 
moli  tagliate  artificiosamente,  e  pre- 
no  Innumerevoli  grolle  vaste  certamente 
>fonde,  ma  che  di  basso  tetto  essendo, 
>olrebbero  in  niun  modo  accogliere  no- 
di grandissima  statura  diche  fingono 
i  i  Ciclopi;  vaste  disse  quindi  Solino 
e  spelonche  avendo  riguardo  alle  fa- 
Vengono  quasi  tutte  le  monete  anti- 
lella  città  a  dinotare  con  varii  simboli 
iilità  del  territorio  Leonlino ,   nelle 
principalmente    é  coniala  la  figura 


LE 


di  Cerere  coli* aratro  e  le  spiche;  altre  ce 
ne  hanno  si  d*  argento  che  di  rame  col  capo 
di  Apolline  Arcbageta  cinto  di  alloro,  inse- 
gna dei  Calcidesi,  colle  spiche  ed  il  leone; 
le  quadrighe  con  una  Vittoria  coronante; 
una  lesta  di  leone  colle  spiche;  una  figura 
equestre  ed  un  sacerdote  col  tripode;  con 
pesci  eziandio,  il  cancro,  e  la  faccia  di  Gio- 
ve Ansuro  coiraquila  ed  il  serpente,  e  in 
tutte  il  molto  AEONTmaN.  Trovansì  comu- 
nemente varii  monumenti  in  bronzo  ed  in 
marmo,  lucerne  fittili  di  vario  artifizio,  vasi 
piccoli  0  da  due  manichi,  ed  altri  oggetti  di 
tal  genere,  corno  avviene  in  frequenti  luo- 
ghi deir  antico  tempo,  e  nei  musei  di  Cata- 
nia, e  presso  Vincenzo  Ronafede  dotto  an- 
tiquario in  Lentini  conservansi.  Sta  il  paese 
in  37%  20*  di  lat.,  in  38%  42*  di  long. 

Ebbesi  molti  cittadini  illustri  per  santità, 
scienza  o  cariche  sostenute.  Enumera  i  pri- 
mi il  Pirri  scrivendo:  Sovra  ogni  allra  ctl- 
là  di  SiciHa  è  resa  celebre  Lenlini  pei 
nalali  di  molli  $anli.  i.  Le  SS.  MM.  sorelle 
Isidora  e  Neofita,  la  quale  ultima  fu  madre 
di  S.  Neofito  Vescovo  di  Lentini,  ed  Isidora 
madre  di  S.Tecla  sotto  la  crudelissima  per- 
secuzione di  Armato  prefetto  di  Lentini 
neir  imperio  di  Mass.,  nel  13  aprile  deiran- 
no 238 ,  sparso  il  loro  sangue  resero  un 
testimonio  illustre  alla  fede;  ne  furono  se- 
polti i  corpi  nel  proprio  sobborgo  dai  fi- 
gliuoli, e  fu  anche  dedicato  in  loro  ojiore 
un  tempio.  Dubitano  gli  eruditi  del  tempo 
di  questo  martirio,  e  nulla  se  ne  ha  di  pib 
incerto,  e  non  é  altronde  a  fidarsi  agli  Atti, 
perché  scritti  dai  Greci,  che  sono  di  tenue 
fede.  Soggiunge  il  Pirri:  Nel  medesimo  lem" 
pò  Benedella  nobilissima  donna  moglie  del 
B.  ViUUe  prefello  della  ctìtò,  colla  quale 
olire  una  (emina  generalo  aveva  i  figliuoli 
Alfio  Filadelfio  e  Cirino ,  e  che  perciò 
aveva  parlorilo  al  mondo  nmrliri  invil» 
lissimi ,  anch'  ella  non  mancò  della  pai* 
ma  del  marlirio.  Sia  Alfio  ed  i  fratelli  fu- 
rono Guasconi,  come  perciò  la  loro  madre 


592 


LE 


Benedella  ?iene  Irai  dtladini  I>ontfaii?  ed 
il  B.  Vilale  di  qual  ciUà  mai  fu  prefètto? 
11.  Prosegue  il  Pirri:  Ì0  martiri  $oUo  Ite- 
cfo  Imper.  nelFaiino  ÌS3^  diiee  JVereurfo 
MùUo  TertuMo  prende»  9oUo  V  impero  di 
lÀdniù ,  haUuH  in  prima  con  wrghe  di 
palma^  vengim  mozzi  del  capo  nel  20  di- 
cembre; ne  MppeUi  i  corpi  8.  Tecla  nel 
eobborgo  degli  Azinni^  dove  anche  in  loro 
onore  fabbricò  un  tempio.  Malamente  in- 
ducesi  qui  Licinio  Imperatore,  che  reggeva 
neir  oriento  con  Massimino;  né  aUora  la  Sici- 
lia andava  tra  le  Provincie  delfimperio  orien- 
tale; tra  Decio  flnalniento  e  Licinio  si  infrap- 
posero  circa  60  anni.  Ed  avvertiamo  questo 
cose,  a  ributtar  la  mal  concepita  opinione 
di  alcuni  sul  tempo  del  martirio  dei  SS. 
Fratelli,  che  riportano  alla  persecuzione  di 
Licinio;  imperocché  la  Gallia  e  la  Sicilia 
ubbidivano  allora  a  Costantino,  e  sotto  to 
impero  di  Licinio,  nessuno  incrudelì  con- 
tro i  Cristiani  di  Sicilia,  iii.  MoUi  SS.  Gmi- 
dei  MM.  comeriiti  sotto  gli  stesH  tiranni 
coMumarono  il  martirio,  iv.  Sette  martiri 
faneiuUi.  v.  /  SS.  MM.  Alfio,  Filadelfio  e 
Cirino  che  qui  trasmigrarono  daUa  Bret- 
tagna e  dalla  Guascogna,  vi.  Epifana  M... 
nata  in  Lentini  da  nobili  e  cristiani  gè- 
nitoriy  moglie  di  Alessandro,  che  fu  con- 
sigliere di  Tertullo.  vii.  S.  Tallelao  con- 
fess.  vili.  /  SS.  Stralonieo,  Cleonico,  ed  al- 
tri  MM.  nel  medesimo  tempo,  ix.  S.  Eu* 
lalia  V.  e  M.  cui  sotto  i  medesimi  Impe- 
ratori tien  troncato  il  capo  dattetnpio 
fratello  Sertiliano  per  la  conservata  fede 
di  Cristo.  X.  Le  5S.  Tecla  e  Giustina  V V. 
sotto  Valeriano  e  Gallieno  nelV  anno  260. 
XI.  Il  B.  Marco  monaco  sotto  Vlmp.  Decio; 
scrisse  in  greco  la  vita  dei  SS.  Martiri,  dei 
quuli  fu  presente  alla  passione,  xii.  S.  Neofita 
\esc.  e  con  fess.  sotto  il  medesimo  Imper., 
che  trasferi  i  corpi  dei  SS.  Erasmo,  Cleonico 
e  Slralonico  AIM.  dal  luogo   che  dicevasi 
di  Ercole  presso  il  Gumo  Teria  nella  cillà 
di  Lentini.  Si  ricordano  Gnalmente  appo  il    | 


LE 


medesimo  Pini;  S.  Donato  Presbitero  do- 
tato tra  gii  Ebrei  della  dignità  di  ArcMslaa- 
gogò,  sotto  il  nome  di  Samuele,  dai  SS. 
Fratelli  mondato  dalla  lepni  del  corpo  e 
convertito  a  Cristo,  cui  pib  di  1300  dei  suoi 
indi  rese;  il  B.  Eustaiio  Presb.  Sgliuob 
di  Donato;  S.  Rodippo  Vescovo  sotto 
elei,  e  Maasim.  Imperatori;  la  D. 
madre  di  S.  Eolalia  ;  S.  Ladano  Vesceis 
Leontino,  che  presiedetto  a  questa  Chiea 
per  anni  20;  Domisio  e  Publio  banditi  per 
la  fedo  sotto  Dedo  fiorirono  nei  bassi  lea- 
pi  in  opinione  di  santità;  Vincenzo  da  Lea* 
tini  laico  dei  Min.  riforinati  ;  Alfio  Areno 
Sacerdoto  Cappuccino,  cbe  mori  nella  dnà 
di  Sortine,  mentovato  dal  Gaetani  e  dal  Pi^ 
ri  ;  Giuseppe  Scammacca  della  eompagnii 
di  Gesù ,  che  conservò  immacolato  sino  al 
fine  della  vite  la  prima  stola  dellMoooceea* 
za  presa  col  battesimo;  predicò  la  qoir^ 
sima  per  ben  4S  anni  con  sommo  IroUo 
delle  anime,  e  lasdò  presso  a  cento  vola* 
mi  su  cose  divine  composto  in  legalo  e 
sdolto  sermone  e  scritti  di  proprio  posso; 
mori  in  Palermo  nel  1627^  e  ne  fan  nes- 
zione  Pirri,  Mongilore  ed  Agbilera.  Forono 
anche  Lentini  illustri  per   dignili  e  pff 
cariche:  Icele  oriundo  da  Siracusa,  mio  ia 
Lentini,  che  usurpò  la  siracusana  lìnaai- 
de ,  mentovalo  nelle  storie.  Tommaso  de 
Agno  dcir  ordine  dei  predicatori,  errooea- 
mente  ascrtllo  da  altri  ai  Messinesi ,  cbe 
fondatore  e  priore  di  S.  Domenico  di  .Napoli, 
dove  fu  Inquisitore  generale  delle  cose  di  k* 
de,  e  legato  del  sommo  Pontefice  in  orìeii* 
to,  rifulse  in  prima  Vescovo  di  Belleinuie. 
indi  Patriarca  Gcrosolimitono,  stima  il  Krri 
essere  stato  deslinato  alla  Chiesa  di  Xe$* 
Sina,  ma  forse  non  ne  consegui  la  dignità; 
dubita  anche  sia  sUto  Arcivescovo  Coscoli- 
no;  mori  neiranno  1276  ed  è  menlovalv  da 
Bzovio,  Ughello  e  dai  nostri  scrittori.  KiaaUo 
0  Reginaldo  da  Lentini  del  medesinio  isti- 
tulo  di  S.  Domenico  fiori  sotto  Carlo  1  di 
Angiò,  istituito,  giusto  Ughello,  da  CkMale 


593 


LE 


[T  TcscoTO  Harsicano  e  dopo  alcuni  anni 
)er  favore  di  Gregorio  IX  trasferito  alla 
chiesa  di  Messina;  ne  fan  menzione  il  Pirri, 
fontana  ed  altri.  Ruggiero  da  Lenlini  dei 
rati  Predicatori,  Vescovo  di  Melfi,  diverso 
lOalto  da  Rinaldo  ;  secondo  Bzovio  ordinò 
I  costui  Papa  Innoccenzo  IV  nell*  anno 
1251  dopo  la  morte  deirimperator  Fede- 
rico Re  di  Sicilia ,  si  portasse  in  Sicilia , 
ìd  intraprendesse  la  cura  della  Chiesa 
ì  dì  quel  regno;  è  mentovato  appo  U- 
[hello.  Fontana  ed  altri.  Introducono  verso 
[uesli  tempi  Rainiero  da  Lenlini,  che  por- 
;e  a  S.  Tommaso  d*  Aquino  le  sacre  ve* 
ti  della  religione;  scrive  Mongitorc  tale  o- 
lore  aversi  avuto  Tommaso  di  Agno;  dice 
I  Pirri  essere  Rinaldo  Arcivescovo  di  Hos- 
Ina  il  medesimo  che  Rainiero,  di  cui  dice 
lichele  Pio  aver  vestito  deir  abito  TAqui- 
late,  Simone  da  Lcntini  Vescovo  di  Sira- 
iiisa  nell* anno  1269,  mentovato  dal  Pirri , 
ppellato  altrimenti  Simonetto,  fu  figliuolo 
li  Alaimo  di  Lentini  Maestro  Giustiziere  di 
Cicilia  e  visse  sino  al  1296;  Simone  da  Len- 
in! dell'ordine  dei  minori  fiorì  nel  tempo 
lei  Re  Federico  II,  e  dalla  sua  sacra  co- 
cieoza,  suo  predicatore  e  cappellano  mag- 
iore  del  Regno,  scrisse  alciini  lavori  appar- 
menllsi  alla  Storia  Sicola,  e  tradusse  in 
dgare  vernacolo  il  lavoro  del  Malaterra 
lille  gesta  del  Conte  Ruggiero;  mentovato 
ai  Mongitore  nella  Bibliot.  Paolo  Bellar- 
ito  Abate  di  S.  Elia  di  Ambula,  Vescovo  di 
Jpari  ed  Inquisitore  della  fede  in  Malta; 
iiorl  nel  1592  sepolto  in  S.  Domenico  in 
«ntini,  nominato  dal  Pirri  lib.  3.  Giuseppe 
loie  dei  min.  osservanti,  esimio  Teologo, 
I  grande  destrezza  nelle  amministrazioni, 
1  procuratore  di  tutto  T ordine  nella  Curia 
emana  sotto  Bonaventura  Secusio  Hini- 
TO  generale.  Simone  Oscino  della  fami- 
lia  Conventuale  di  S.  Francesco,  famiglia- 
^  di  Pio  V  Rem.  Pont.,  ed  eletto  da  lui 
inistro  della  sicola  provincia  e  visitatore 
(oeralc.  Errico  Testa  di  primaria  nobiltà, 


LE 


onorato  della  carica  di  Notaio  sotto  Fede- 
rico Imperatore  e  Re  di  Sicilia,  da  lui  adi- 
bito in  ardue  faccende,  per  T esimia  destrez- 
za, ammesso  all'amministrazione  di  Parma 
vi  fu  morto  in  una  turbolenza  nel  1248;  fu 
uno  di  quei  poeti  italiani,  che  coltivarono  i 
primi  le  losche  muse-  Viene  encomiato  da 
Riccardo  di  S.  Germano  antico  autore,  da 
Allazio,  e  da  Crescimbeni. 

Il  primo  degli  scrittori  1  contini^  il  cele- 
berrimo trai  Sicoli,  Gorgia,  splendido  ab- 
bastanza pel  solo  nome,  visse  in  quel  tempo 
in  cui  i  Siracusani  opprimevano  LeonlinOf 
e  perciò  dai  suoi  mandato  in  Atene  ad  im- 
plorare aiuti,  talmente  commosse  gli  animi 
degli  Ateniesi  coireloquenza  che  volentieri 
gli  concedettero  ciò  che  richiedeva,  e  1* in- 
dussero e  colle  parole  e  con  grandi  donativi 
a  professar  pubblicamente  arte  oratoria;  fu 
discepolo  di  Empedocle^  maestro  di  Polo 
Agrigentino,  Pericle,  Isocrate,  Alcidaman- 
te,  e  di  altri  molti  chiarissimi  nella  filoso- 
fia e  neir  oratoria,  ed  a  lui  come  a  padre 
professa  checché  si  ha  d'ingegnoso  l'arte 
sofistica;  meritò  ei  solo  una  statua  di  oro 
nel  tempio  di  Apolline,  ne  fu  tanto  l'artifizio 
dell'insegnamento  dell'arte  oratoria;  visse 
108  anni  (1).  Erodico  fratello  di  Gorgia, 
commendato  tra  gli  antichi  per  la  medicina, 
ebbesi  a  discepoli  Ippoerate,  Socrate,  ed 
altri  illustri  uomini,  e  scrisse  sulle  cose  me- 
diche  e  èull'arte  ginnastica.  Agatone  Poeta 
tragico,  ei  solo  sapiente  e  di  bel  dire  nella 
scena,  discepolo  di  Socrate  e  di  Platone^ 
cui  fu  caro  trai  primi;  dicesi  gorgizare  nei 
suoi  giambi ,  cioè  imitare  il  concittadino 
Gorgia.  Giacomo  Leontino  nobilissimo,  so- 

(1)  I  discorsi  inlorno  a  Gorgia  Leontino  del  Sac 
Luigi  Garofalo  BeneGcialo  della  R.  Cappella  Pala- 
tina di  Palermo ,  comprendono  il  più  bel  lavoro 
che  mai  si  sia  fatto  so  quel  grande,  esaminan- 
dosi esattamente  e  colle  testimonianze  degli  antichi 
scrittori  e  la  vita  e  la  filosofia  e  Feloquenta 
Tetà  e  le' opere  dì  lui;  i  frammenti  ne  sono  in 
fendo  tradotti  in  volgare. 

75 


B94 


LE 


slenne  nel  secolo  xiii  e  nel  seguente  la  ea« 
rica  di  Notaio ,  che  addossatasi  allora  ai 
nobili;  tu  uno  dei  poeti  che  cantarono  in 
melro  italiano ,  e  dicesi  ugnale  a  Ciullo 
d'Alcamo  da  AUazio,  mento?alo  dal  Bembo, 
dal  Crescimbeni  e  dai  nostri;  Tisse  splendido 
della'  medesima  lode  Enrico  Testa  di  ed  par- 
lai. Ippolito  Arminio  o  Ariminense  rifulse 
nèiranno  it  con  fama  di  egregio  poeta , 
scrisse  nel  fili  T/ppomacAia,  e  ne  rimane 
memoria  nella  letteraria  storia  di  Sicilia, 
tom.  2.  Ortensio  Scammacca  della  Compa- 
gnia di  Gesù,  fratello  di  Gioscppe,  nominato 
pel  candore  dei  costami,  congiunse  le  pib 
seTcre  disdpline  alle  amene  ed  alle  tragi- 
che muse,  conobbe  profondamente  le  gre- 
che le  ebraiche  e  le  arabiche  lettere,  e 
stampate  30  e  pib  tragedie  di  vario  sacro 
argomento,  mori  piamente  come  rissato  ate- 
Ta  otlogenario  in  Palermo  neiranno  1648  ; 
Tiene  encomiato  da  Pirri,  Mongitore,  Aghi- 
lera.  Matteo  Candido  di  nobile  famiglia  co- 
spicuo per  letterarii  ornamenti  scrisse,  se- 
condo Hongilore,  $uUe  cose  Sieole  dall'an- 
no 1435  al  i5.  Agatino  Castiglione  teologo 
e  facondissimo  oratore,  tenne  allo  spesso 
di  erudite  coDcioni  alla  presenza  di  Paolo  V, 
che  poi  pubblicò,  compose  le  vile  dei  SS* 
Leonlini  da  recilarH  neW  officio ,  e  f u  a 
lungo  professore  di  Teologia  morale  in  S. 
Giovanni  dei  fiorentini  in  Roma;  mori  nella 
patria  neiranno  1631.  Domenico  Bottone, 
filosofo  e  medico  prestantissimo,  si  uni  a 
Pietro  Castelli  da  Messina  ;  il  padre  di 
lui  Piccola  Bottone  fu  anche  medico  dei 
maggiorenti ,  dei  Principi  e  del  Viceré  di 
Sicilia.  Lesse  quegli  lungo  tempo  filosofia 
nella  napolitana  Accademia,  e  meritò  ve- 
nir compreso  trai  componenti  la  regia  so- 
cietà di  Londra;  scrìsse  una  Pirologia  lo- 
pografica.  Alarcello  Conversano  nobile  e 
dotto  giureconsulto,  appena  valicati  4  lu- 
stri pubblicò  in  Singuktr.  Nicolai  Inlri- 
gliolo  Comììienlcurium;  morì  di  33  anni. 
Carlo  Antonio  figliuolo  di  lui  diede  alla  luce 


LE 


un  lavoro  sa  gli  nomini  iUaslri  in  santilk 
nella  sua  patria^  e  lasciò  mss.  un  Culeii- 
dario  dei  SS.  SteWani  coi  loro  elogii.  An- 
tonio de  Ingho  compose  verso  il  1590  Ah 
leodaoMi  Eeckeiae  urbieque  Leaninwnm^ 
esaminati  da  monumenti  istorici,  e  che  rimii- 
gono  mss.  appo  VincenzoBonafede  cheiònni 
ancora  una  storia  di  Lentinl,  ed  è  tatto  de- 
dito ad  illustrar  la  patria.  FiladelSo  lo- 
gnos  di  nobile  Simiglia,  dottore  in  enlraaM 
i  dritti,  pubblicò  vari  libri  sulle  sieole  ao- 
bili  famiglie  e  scrisse  parimenti  sul  Fé- 
apro  SidlianOf  sopra  il  ratio   di  Preeer- 
pina  e  le  zite  dei  filoBofi  eieoH.  France- 
sco Aparo  Sacerdote  eccellente  per  sacri 
e  profana  erudiuone;  pubblicò  il  «ieato 
UrUmfo  per  V  inauguraiione  del  Re  Carlo  II 
e  sulle  cause f  fenomeni^  effèiii  del  trewme' 
to.  Commendansi  finalmente  dal  Moagiloit 
nella  sua  Bibl.  Silvestro  Sigona,  erudito  arile 
greche  e  latine  lettere,  poeta,  storico,  e  fi- 
losofo che  fiori  nell'anno  1530;  Alfio  Fe^ 
rarotto,  patriiio,  di  cui  rimane  un*operetti 
delle  tegole  detta  poHiioa;  Girokno  Giiii- 
ramonte  medico  esimio;  Cirino  Mauro  St- 
cerdole;  Gabriele  de  Fabris  ;  Lorenzo  An- 
tico professore  dì  umane  lettere  noli*  om- 
versità  di  Padova;  Paolo  Blela;  Giuseppe  Ro- 
dolfo; Pietro  Clemente,  e  FiladelOo  Mauro 
della  Compagnia  dì  Gesù,  che  tutti  rifulsero 
pei  poetici  studii,  e  pei  pubblicati  opuscoli. 
£  da  aggiungere  a  questi  Niccola  Rosa,  di 
cui  descrìtta  in  verso  eroico  rimane  la  viu 
dei  SS.  Fratelli  nella  Biblioteca  dei  Cappa^ 
cini;e  Carlo  Ferrarolto  che  lasciò  un*  opera 
mlle  leonline  nobili  famiglie  e  m/M  tmt 
lozione  dei  SS.  Fralelli;  rive  Giuseppe  X. 
Demma  dell*  ordine  di  S.  Francesco  di  Paola 
che  amministrò  più  volte  la  sicola  proùD* 
eia,  istruitissimo  nelle  sacre  ed  umane  let- 
ere ,  ed  illustre  pei  sacri  drammi  pubblica- 
U(i). 

(t)  U  città  di  Lentini  èoggigioroo  ■Beap»<tf^ 
coodario  di  S*  claite  io  provincia  di  Nolo  ii  <*' 


595 


LE 

entlnl  (neviere  di)  Lat.  Leontinus 
I,  Sic.  Viveri  di  Lenlini  (V.  N.)  Allri- 
i  Vivaio.  E  adiacente  alla  cillà  dello 

50  miglia  rotabili,  nel  distretto  e  nella  dio- 
i  Siracusa  da  coi  28  m.  parimente  rotabili» 
al  mare  Ionio  dal  ponto  il  più  vicino  dove 
e  il  nome  da  Agosta,  a  S9  rotabili  e  a  91 
otabili  da  Palermo.  £  situata  precisamente 
ilde  di  ana  collina  ed  è  di  aria  cattiva  si  per 
lea  positura  del  paese,  che  pei  terreni  pala- 
)  per  la  vicinanza  del  beviere;  1*  acqua  però 
ite  e  di  pozzo  è  buona  ed  abbondante.  Yarii 
li  sotterranei  o  ruinati  in  parte  o  che  minac- 
mina  si  osservano  pel  paese,  ed  in  questo 
»  secolo  ne  venne  uno  scoverto  dietro  la  Cbie- 
ncipale,  e  che  merita  somma  attenzione.  Eb- 
«ntini  vari  nomi  appo  gli  scrittori,  essen- 
letta  Leontinum  da  Cicerone ,  Livio  ,  Mela; 
ìfif  pluralmente  da  Scilace,  Plinio,  Mela,  Ni- 
,  Hoffmann.  Leontina  Vrbt  da  Plinio  appo 
and«  Leontium  da  Tolomeo  «  Falcando^  Cel- 
L^ùntinium  da  Silvagio;  Lentina  noe  Gonc. 
LtL  S,  da  Urbano  II  in  una  bolla  del  109S; 
la  da  Tancredi  Conte  di  Siracusa  in  un  pri- 
>  del  lt04;  e  Hetapoli»  Leontinorum  cioè 
ì  deìla  città  dal  Gaetani  ed  in  antiche  scrit- 
Dti.  Reca  il  Torremozza  di  questa  città  54 
e  in  argento  in  rame  ed  in  bronzo  impron- 
ei  segni  recati  dal  nostro  autore^  e  tra  que- 
la  di  rame  con  un  cigno  e  1*  iscrizione  AEO- 
lA^  nella  quale  si  appone  al  nome  della 
loello  di  Gorgia  cittadino  in  grande  onore 

ntava  Lentini  nel  1798  una  popolazione  di 
abitatori ,  di  7276  nel  183t  e  Gnalmente  di 
nello  scorcio  del  1852.  Stendesi  il  territorio 
D  saL  !9392,390«  delle  quali  25,488  in  giar- 
1 1,490  in  orti  alberati,  55,976  in  orti  sem- 
7,826  in  canneti,  141,250  in  risaie,  308,117 
linatorii  alberati ,  12133,322  in  seminatori! 
lei,  6061,816  in  pascoli,  134,818  in  oliveti, 
4  in  vigneti  alberati,  234,125  in  vigneti 
ci,  35,208  in  sommaccheti,  18,157  in  6cheti 
a.  31,171  in  Gcheti  d*  India  ed  altro,  32,128 
cale ,  8,204  in  suoli  di  case  territoriali.  Ci 
ao  delle  storiche  ricordanze  sulla  prodigiosa 
i  dei  campi  leontini,  e  questa  non  si  è  affatto 
lita  se  si  coltivasse  ovunque  con  industria,  ma 
giore  ostacolo  per  fiorentemente  restituirsi 
tro  tempo  è  l'insalubrità  deiraria  non  po- 
i  per  essa  introdursi  nei  più  fertili  terreni 
ipoiaziooe  coltivatrice.  Il  maggior  commer- 


LE 


slesso  nome  già  descritta,  a  2  m.  circa  verso 
settentrione,  per  industria  dei  nostri  maggio- 
ri, dice  dopo  Arezio  il  Fazello,  raccolto  da 
fonti  indigeni,  dalle  piogge  e  dal  sinistro  ramo 
del  fiame  di  Reina;  sebbene  non  mancano 
chi  diconlo  aperto  nei  più  antichi  tempi  « 
ed  anzi  da  Ercole.  Presenta  in  tutto  Tan- 
no gran  copia  di  pesci  che  vi  si  re- 
cano minutissimi  dal  mare  e  dai  fiumi  vi- 
cini per  alimentarvisi,  ed  abbonda  in  non 
lieve  copia  di  grasse  anguille.  Attesta  Fa- 
zello aversi  il  circuito  di  20  m.,  dicesi  co- 
munemente di  18 ,  ma  afTermano  peritis- 
simi, molto  esattamente  misuratolo  nella  più 
estrema  dilazione,  non  esser  che  di  12; 
bisogna  dunque  che  sia  stato  molto  mir 
nore  negli  scorsi  secoli,  poiché  crebbe  ul- 
timamente^ che  costituito  un  gran  muro 
alla  sua  parte  orientale  Giuseppe  Bran- 
ciforli  principe  di  fiuterà ,  vi  raccolse  le 
acque  ;  ordinò  poi  in  quel  muro  alcuni 
acquidotti,  dai  quali  alternativamente  aperti 
nell'anno,  spirando  principalmente  il  vento 
occidentale,  derivansi  le  acque  nei  soggetti 
opposti  canali,  dove  graticcie  di  canna  di- 
sposte opportunamente  accolgono  le  anguil- 
le e  le  ritengono  nelle  acque  cadute.  I  suoi 
magazzini  diconsi  le  mortij  poiché  le  anguil- 
le prese  o  condisconsi  in  essi  col  sale ,  o 
esportandosi  vendonsi  per  tutte  quasi  le  città 
di  Sicilia,  con  triglie  o  altri  pesci  dei  quali 
si  fa  pesca  con  navicelle  e  con  reti.  L'in- 
gente rendita  che  se  ne  forma  non  pro- 
viene a  Lentini,  come  dice  il  Fazello.  ma 
ai  signori  di  fiuterà  ai  quali  si  appartiene 
il  lago.  Sboccano  poi  insieme  le  acque  del 
lago  nel  prossimo  fiumicello  di  Reina.  E  in 
esso  una  piccola  vicina  isola  presso  la  parte 

ciò  di  esportazione  si  versa  da  Lentini  in  frumento 
legumi,  olio,  vino,  riso,  sommacco,  soda.  Con  di- 
spaccio dei  30  aprile  1714  isliluivasi  un  mercato 
per  bestiame  che  si  celebra  con  gran  concorso  della 
gente  dei  paesi  vicini  per  15  giorni  a  cominciare 
dal  16  aprile.  Ci  hanno  intanto  nella  città  molte 
locande  ma  la  migliore  è  la  denominata  dal  leone. 


596 


LE 


occidentale  che  abbonda  ia4iccelli,  e  ti  eser- 
diano  perciò  gli  abitanti  amenisrime  e  flre- 
quenli  caccie  ;  ad  oriente  poi  un  piccolo 
borgo  accoglie  marinai  e  pe9calori;  indi 
le  decenti  case  pel  coratore  del  lago,  e 
non  ignobile  Chiesa  sacra  a  S.  Andrea  Ap<h 
aiolo.  Dalla  ficinanxa  di  questo  lago  difle- 
ne  insalubre  Tarla  di  Lentini.  Se  l'ebbe 
ncH'anno  1300  Ugoneito  di  Laxairo  ;  passò 
Indi  alla  Regia  Curia»  e  Federico  m  il  con- 
cesse neiranno  1366  a  Mallto  M&iUeeate' 
no  conte  di  Agosta;  poi  l'occupò  Manfredi 
Alagona  con  Licodia  e  Viuini,  per  la  fel- 
lonia di  coi  concesselo  il  Re  Martino  con 
Licodia  ad  Vgone  di  Santapaee.  Vedi  Li- 
codia doTO  si  parla  dei  successori  di  Ugone. 
lABtlsl  (Palude  Mh  Lat.  Leùniinen- 
9i$  palus.  Sic.  Pantanu  di  Lintini  (V.  N.) 
Yicn  rormata  dalle  acque  stagnanti  del  Qu- 
me  di  R^*na  o  di  S.  Leonardo,  dagli  an- 
tichi di  Teria,  a  5  m.  da  Lentini,  Terso  o- 
riente,  estendendosi  sino  alla  spiaggia;  la 
occupano  perpetuamente  canne  palustri;  ab- 
bonda sulle  rife  di  uccelli  di  varia  esotica 
specie,  ed  è  anco  copiosa  in  pesci,  ma  mi- 
nuli.  AITcrma  Arezio  ammettere  I  flutti  del 
mare,  il  che  vediamo  avvenire  nello  grandi 
lempcsle,  laonde  ne  sono  le.  acque  dal  sale 
turbate.  Si  appartenne  un  tempo  a  Rinaldo 
conte  di  Modica,  che  verso  la  fine  del  se- 
colo XII  concedcttela  ai  Templarii  come  ap- 
pare da  un  diploma  di  Federico  Impera- 
tore del  1210.  Era  soggetta  nel  secolo  se- 
{?uentc  sotto  il  Re  Federico  li  a  Giacomo 
di  Ducalo:  stette  poi  sotto  la  Signoria  dei 
Chìaramontam,  indi  soggetta  agli  Alagona^ 
e  scacciati  questi  dal  Regno,  1*  ottenne  da 
Martino  Guglielmo  Raimondo  ìlancada.  Co- 
nosceva a  signore  neiranno  1408  per  bene- 
ficio del  Re  Martino  Ludovico  de  Raya- 
lellis:  la  possederono  dal  tempo  di  Alfonso 
Enrico  Sigona  e  gli  eredi  di  lui,  che  vis- 
sero splendidamente  in  Catania  ed  in  Len- 
tini. La  lite  del  dominio  su  di  essa  è  og- 
gigiorno in  decisione.  Presenta  un'amenis- 


LA 


sima  caccia,  per  lo  die  vi  conviene  dalle 
vidnanse  nell'inferno  priniaTem  ed  animi- 
no gente  di  ogni  eondiiione,  percorroalt 
qua  e  là  interamente  con  piccole  navi ,  e 
ne  ritornano  indi  carichi  di  preda. 

Iieattml  (ftuaa  «l).ULJF1iiriiifIcM- 
fuma.  Sic.  Xinmi  di  UnUni  (T.  N.)  JI  Te- 
ria$  degli  antidii,  altrimenli  Begima  vena 
il  territorio  della  dHà;  andie  degli  it^end 
da  un  ponte  oggi  dimlo  di  tal  nome,  e 
finalmente  appellato  di  5.  Leonardo. 

mwam  (ftwMe  «1  ••)  LaL  5.  le^ 
«  flutius.  Sic.  Xiumi  di  S.  Luearda 
(V.  H.)  Vedi  Teria. 

.  li^onrorte.  Lat.  Leonforlie.  Sic.  Liaa- 
forti  (V.R.)  Nuova  dita,  fabbricata  doè  leiso 
i  prindpii  dello  scorso  secolo  xvii  per  open 
di  Pladdo  Niccola  Branciforli  Conte  di  lae- 
cuglia,  e  poi  decorala  nel  1622  degli  eaori 
di  principato,  sovrastante  ad  un  colle  che 
si  appartiene  al  territorio  di  Tavi,  in  dmUo 
comodo  silo  tra  Assoro  e  GastrogiovaBai; 
imperoccbò  sovrasta  quello  a  4  miglia,  lal- 
cbè  possa  dirsi  Leonforte  alle  ndid  del 
medesimo  monte,  e  dista  12  m.  da  EaM 
per  ampia  valle  intermedia.  Dissi  altrove 
nelle  note  al  Fazello  appartenersi  il  colle 
di  Leonforte  al  monte  Tavi,  ma  ci  ba  fra 
entrambi  un  angusta  valle  verso  Occidente 
per  la  quale  scaricasi  un  fiumicello,  cfa'^ 
uno  dei  capi  del  Crisa.  Diremo  a  suo 
luogo  di  Tavi  e  della  fortezza  Tabaro,  ifDp^ 
rocche  dista  questa  circa  un  m.  e  meno 
dalla  nuova  città,  conosciuta  appena  dalle 
rovine,  quindi  si  diede  occasione  di  scrì- 
vere a  Carlo  Yenlimiglia  essere  stata  on 
tempo  Tabas  in  Leonforte.  In  lieTissioio  àt- 
clivio  del  colle  si  ba  decentissime  abita- 
zioni la  primaria  e  più  nobile  |»arted^pii 
abilcinli,  divise  da  una  retta  via  lua(;a  W 
passi  circa  ed  abbastanza  s|uiziosa,  cbe$i 
ha  prìndplo  da  settentrione,  dove  due  co- 
lonne di  pietra  elegantemente  forbite  bn 
veci  di  porla,  ed  è  nel  centro  una  piaua 
rotonda  e  non  ignobile;  viene  tenniaata  U 


597 


LE 

Ezo  haromila  da  occidente,  ohe  sorge 
sziogiorno  rivolgendosi  magniGco  ad 
ile,  e  domina  Culla  la  regione  persino 
Iona.  Da  qoesia  contrada  poi  per  ardua 
rsa  slendesi  T  altra  parte  del  paese  a 
;e  radici  del  monte,  dove  meritano  at- 
one  Torto  botanico  dei  Barone,  un  eol- 
issimo e  delizioso  giardino,  ed  una  fon« 
,  adorna  di  statue  e  delle  armi  genti- 
,  che  dolcissimi  gorghi  dà  fuori  per  20 
lotti  di  bronzo.  Presentasi  inoltre  una 
:a  dinanzi  il  palazzo  che  scorre  da  orien- 
1  occidente,  cui  corrisponde  amplìs- 
stalla, dove  alimentansi  generossi mica- 
secondo  r  istituto  del  costitutore  Nic- 
Placido,  celebrati  per  risola  intera. 
I  veniamo  al  sacro  :  la  Chiesa  maggiore 
[maria  parrocchiale  dedicata  al  nome 
.  Giovanni  Battista,  il  di  cui  quadro 
a  altare  minore  a  sinistra  è  al  certo  esi- 

vedesi  ornata  di  colonne  di  integro 
scuro  marmo  di  Sicilia,  e  si  ha  ma- 
x>  il  prospetto  esterno  verso  Occidente 
etto  il  palazzo,  con  una  piazza  lastri- 

L' altra  parrocchia  destinata  in  onore 

anime  purganti  amministra  i  sacra- 
tagli abitatori  della  contrada  inferiore. 
i  famiglie  dei  regolari  ci  ha  il  tempio 

convento  dei  Minori  del  terz*  ordine 
anno  1619  nel  luogo  il  più  umile,  alla 
ì  estrema  del  paese;  anche  minori  Cap- 
ini ,  fondatore  Placido  Niccola  nel- 
lo 1627,  abitano  un  insigne  Convento 
altura  tra  occidente  ed  aquilone,  del  di 
[empio  neir  aliare  maggiore  osservasi 
ignifico  quadro  rappresentante  Tele- 
!  di  S.  Mattia  air  apostolato,  opera  stu- 
a  del  Horrcalese;  sotto  i  gradini  del- 
ire osservasi  poi  una  onoraria  lapide 
icrale  a  mezzo  basso  rilievo,  a  spese 
ìiiì  volte  connato  Placido  Niccola.  In 
sotterranea  cappella  a  volta  è  il  sepol- 
lei  Principi,  e  vi  merita  attenzione  in 
viglia  deirarte  un  antichissimo  qua- 
che rappresenta  il  giudizio  estremo.  I 


LE 


pp.  delle  scuole  pie  si  hanno  una  Chiesa 
nella  piazza  sotto  il  titolo  di  S.  Antonio 
Abate,  ed  a  spese  del  pio  Sac.  Gregorio 
Calania  venne  fondato  il  collegio  nel  ÌGèi 
per  la  istruzione  della  gioventù.  L'attuale 
Principe  Ercole  Branciforli  eresse  ancora, 
e  dotò  il  collegio  di  Maria  nelFanno  1728 
ad  istituire  ed  educare  le  donzelle.  Sì  con- 
tano altre  quattro  Chiese  minori,  tra  le  quali 
spicca  per  la  nobile  costruzione  quella  di 
S.  Giuseppe,  nel  poggio  ad  occidente,  con 
r  addetta  eontiraternllà.  L*  amministrazione 
cirile  risiede  appo  i  Decurioni,  il  Capitano 
il  Sindaco,  il  Giudice,  ed  il  Governatore 
eletti  dal  Principe  :  la  chiesiaslica  poi  sotto 
il  Vicario  del  Vescovo  di  Catania.  Compren- 
desi  nella  comarca  di  Aggira,  e  gode  di 
fecondissimo  territorio,  di  cui  diremo  ap- 
presso, quindi  i  cittadini  ne  abbondano  di 
beni  ed  accresconsi  di  giorno  in  giorno; 
ne  erano  infatti  593  le  case  dopo  40  anni 
dalla  fondazione  e  11S4  le  anime,  poi  nel 
1713  le  case  1702  e  6341  gli  abitanti,  che 
ultimamente  contaronsi  9032.  Siedono  i  Prin- 
cipi di  Leonforte  il  xiv  posto  nel  general 
Parlamento  dell* isola,  ne  è  poi  la  serie: 
Niccola  Melchiorre  Branciforti  primo  Conte 
di  Mazzarino  prese  in  moglie  Belladama,  con 
la  quale  generò  in  terzo  luogo  Blasco ,  cui 
istituì  morendo  suo  erede  e  gli  legò  Tavi  la 
madre,  la  quale  anche  avevasi  avuto  questo 
ricchissimo  feudo  dalla  la  sua  genitrice  Elisa- 
betta Gaetani  signora  di  Palazzolo.  Blaseo 
Vicario  del  regno,  Stratcgoto  di  Messina,  poi 
Conte  di  Camerata,  si  congiunse  in  prime 
nozze  con  Beatrice  Moncada,  con  la  quale 
generò  Niccola;  comprò  questi  Raccuglia  e 
Sinagra  e  fattosi  marito  di  Giovanna  Lancia 
dei  Conti  di  Montemele,  ebbesi  Orazio^ 
Giuseppe  j  ed  altri  figliuoli.  Mori  Orazio 
senza  prole;  Giuseppe  quindi  divenne  Conte 
di  Raccuglia  e  Signore  di  Tavi ,  prese  in 
moglie  Beatrice  Barresi ,  e  morta  questa 
passò  a  seconde  nozze  con  Agata  Lancia; 
generò  con  la  prima  Melchiorre,  e  con  la 


598 


LE 


seconda  Placido  Nieeola\  il  qaale  Cata- 
llere  di  S.  Giacomo,  Vicario  generale  del 
regno ^  Pretore  di  Palermo,  Stralegoto  di 
Messina,  fabbricò  Leanforie  e  ne  fu  detto 
primo  Principe;  avevasi  anche  comprato 
Garlenlini  che  ritornò  poi  al  regio  dema* 
nio,  e  riccTette  in  dono  dal  Duca  di  Mas- 
sa, Mascalucia  terra  sotto  TEtna  donde -fb 
detto  Duca  di  S.  Lucia;  morì  nelFanno  1660, 
e  sen  giace  appo  i  Min,  Cappuccini  di  Leon- 
forte  in  un  sarcofago  che  rivendo  si  pose 
con  sotrapposta  una  epigrafe.  Ne  fu  la  mo- 
glie Caterina  Branciforti,  nipote  di  Fabri- 
uo  Principe  di  Butera  dal  flgUuolo  Gio- 
Yanni,  della  quale  osserTasi  la  tomba  splen- 
didamente lavorata  di  marmo  lidio,  con  un 
epigramma;  protennero  da  questi  Giusep- 
pe, Francesco  ed  altre  figliuole:  (rjiisep- 
pe  u  di  questo  nome  ingaggiata  una  con- 
?eniione  con  V  altro  cugino  Giuseppe,  di- 
tenne  anche  Principe  di  Pietraperua,  e  Ca- 
valiere del  Vello  d*oro,  Pretore  di  Palermo, 
Vicario  di  Sicilia,  Viceré  di  Aragona ,  dei 
12  Pari  del  Regno,  Conte  di  Raccuglia,  Si- 
gnore di  Leonforte,  con  Caterina  Bran- 
ciforti pronipote  di  Fabrizio  generò  il  fi- 
gliuolo Baldassare,  che  mori  senza  prole 
in  età  giovanile;  né  mollo  dopo  egli  slesso 
se  ne  mori ,  e  disse  erede  il  primogenilo 
del  fratello  Francesco.  £ra  slato  Francesco 
Duca  di  S.  Lucia,  Prelore  di  Palermo,  dei 
12  Pari  del  Regno ,  chiaro  di  altri  titoli , 
e  dair  ultima  terza  moglie  Beatrice  Carret- 
to nata  dal  Conte  di  Ragalniuto^  generato 
aveva  Placido  Kiccola,  il  quale  fu  dunque 
come  erede  del  padre  Duca  di  S.  Lucia,  per 
drillo*  dello  zio  Giuseppe  Conte  di  Raccu- 
glia, Principe  di  Pietraperzia  e  di  Leon- 
forte,  e  finalmente  nominatone  di  Bulera, 
Mazzarino,  Mililello  per  la  morie  di  Giulia 
Carafd,  Cavaliere  del  Vello  d*oro  simil- 
mente, e  dei  Grandi  di  Spagna,  visse  sino  al 
1123,  e  morto  essendo  oltenne  Leonforle  nel- 
l'anno 1728  Ercole  Branciforti,  Principe  di 
Scordia,  iii  di  questo  nome,  il  di  cui  figliuolo 


I 


LE 


Giuseppe  oggi  marito  a  Slefìuiia  Valgnamen 
è  Principe  di  Leonforle;  dirò  allrofe  di  co- 
sloro,  come  anche  del  primi  baroni  di  Tavi. 
Il  territorio  cireondalo  da  eolline,  ferace 
io  biade,  abbondante  in  paseoli,  non  nia- 
cante  in  alivi ,  largo  in  fnuDenlo  ed  ia 
rino ,  e  giocondo  per  le  vene  di  acque 
donde  si  prodaeono  le  pielriuae  di  M- 
zoarti,  adattissimo  alla  eacda,  saluberriao 
nella  state  masshnamenle  nei  looghi  sope- 
riori  reca   buoni  guadagni  agli  abilaaii; 
ri  ha   poi  fireqaenza  di  viaggiatori,  poi- 
chò  essendo  costituito  il  paese  a  mezza  vii 
per  Palermo,  giornalmente  ne  accoglie  ce- 
lerò che   ri   passano.    Il  piccolo  fioaie, 
detto  un  tempo  di  Tari,  ora  di  Leonforle, 
derivando  da  varie  fonti  Ira  le  valli  da 
oriente  e  meizogiomo ,  sbocca  nel  fiume 
di  Assaro,  il  quale  cangiato  il  nome  di  Cria 
che  si  ebbe  anticamente  in  qnel  di  Dìttaioo, 
si  scarica  nel  Simeto.  Ebbesi  illustre  pe^ 
sonaggio  Pietro  Mancuso,  giureconsulto, 
sommamente  addetto  alle  amene  lettere  ed 
alla  poesia  ;  ne  sono  celebri  I  dramoi  per 
la  yenustà  dello  stile  ed  il  concerto  delle 
sentenze,  dei  quali  molti  sono  pubblicati, 
ed  altri  mss.;  fiori  sul  principio  di  questo 
secolo  (1). 

(1  )  Leooforto  è  aUaalmente  on  capo-cìrcoa^rio  di 
S*  classe  in  proyincia  di  Catania  da  coi  ditta  SI  b.. 
distretto  e  diocesi  di  Nicosia  donde  ti  in.,e  Ili 
da  Palermo.  Ridente  ne  è  l'aspetto  ed  abboadi 
grandemente  dì  acque  che  formano  prìncipalnestt 
la  soa  riccheiaa  e  la  fertilità  del  sno  terrilonik 
La  Chiesa  del  conyento  dei  pp.  Cappacciai  è  fr^ 
giata  di  eccellenti  dipinti;  oltre  a  qaello  di  PifUt 
Novelli  neir  altare  maggiore,  nei  sepolcri  delU  «0 
Branciforti  ci  ha  ana  madonnina  col  baabìaa  * 
due  angioli,  quadro  creduto  di  Raflaello.  m*  tU 
a  mio  credere  si  accosta  più  al  fare  del  Cav.  M- 
pino;  r  inferno  ed  il  paradiso  sopra  legno  ia  p^ 
cole  figure ,  dipinto  in  cui  si  comprende  tatù  ii 
sublimiti  dantesca.  G  ha  in  questa  città  un  Boait 
agrario  che  presta  frumento,  fondato  nel  1S39.  cW 
dipende  dairiotendente,  il  quale  ne  eligc  ia  oca* 
due  anni  due  deputati  amminislratorì,  che  forsaa 
do  una  commeMioiie  col  parroco  ed  il  Sindaca  é- 


599 


LE 


Lai.  Leon.  (T,  N.)  Antica  pic- 
cola cillà  a  circa  7  m.  dalle  Epipoli,  che 
gli  Aleniesi,  approdando  al  porto  dei  Tro- 
gili,  occuparono  appresso  Tapso.  Tucidide 
nel  lib.  6.  Gli  Ateniesi  raccolle  le  truppe^ 
e  con  tulle  partiti  da  Catania,  nel  luogo 
che  appellano LeorUe  a6  o  7  stadii dalle 
Epipoli,  espongono  la  fanteria  nascosta- 
mente dal  nemico;  approdano  le  navi  a 
Tapso;  ne  tengono  di  corsa  immantinente 
aUe  EpipoU  i  fanti.  Livio  poi  nel  lib.  24. 
Marcello  ritornando  in  Lentini,  traspor- 
tali nel  campo  i  frumenti  e  gli  altri  rt- 
reri,  lasciato'd  un  piccolo  presidio,  sen 
venne  ad  essediar  Siracusa;  mandato  indi 
Appio  Claudio  in  Roma  a  chiedere  il  con- 
éolaio,  presiedette  T.  Quinzio  Crispino  in 
luogo  di  lui  alla  flotta  ed  al  campo  an- 
iico;  e  communi  e  fabbricò  gli  invernali 


itribaifcODO  le  derrate  in  proporzione  delle  terre 
cbe  coltìyano  i  poyeri  coloni;  ne  ascende  il  capi- 
tale a  tal.  319,  tura.  7,  yalutati  in  denaro  al  prezio 
corrente  in  due,  S108 ,  70.  Conta  vasi  nel  1799 
in  Leonforte  una  popolazione  di  9757»  poi  di  10678 
nel  1831  e  finalmente  di  lli76  nello  scorcio  del 
185S.  Presentansi  illostri  dopo  1*  epoca  dell*  Ab. 
Amico;  Domenico  Campione  esimio  giurisperito* 
il  quale  occupò  i  primi  posti  nei  nostri  tribunali 
e  pubblicò  nel  1766  una  difesa  delle  ultime  vo- 
ionia  dei  defunti,  e  si  mori  nel  1778  di  aoni  78. 
Il  dac.  Giuseppe  Castagna  accorato  storico  sacro 
acrisse  un  libro  intitolato  /(  linguaggio  dei  tanti 
padri  e  degli  scrittori  ecclesiastici  d'ogni  secolo 
iniamo  alte  prerogative  di  Maria  Vergine  rica^ 
wmU  dalle  loro  opere  autentiche  pubblicato  in  Pa- 
lermo nel  1777.  Il  sig.  Michele  Nicoletti  pubblicò 
in  Catania  nel  1836  un  bel  lavoro  intitolato  He- 
fnorie  sulla  città  di  Leonforte. 

Standosi  il  territorio  in  sai.  4518,951,  delle  quali, 
dettagliando  in  culture,  17,096  in  giardini,  8,813 
io  orti  alberati,  8,530  in  orti  semplici,  1,668  in 
canneti,  S08,510  in  seminatori!  alberati,  S5t8,499 
in  aeminatoriì  semplici,  1336,083  in  pascoli,  313, 
408  in  Tigneti  alberati,  72,420  in  ficheti  d'India 
S9»517  in  boscate,  0,032  in  terreni  a  delizia,  0, 
039  in  snoli  di  case  territoriali,  0,614  in  campo- 
aanto.  Esporta  principalmente  grano  Tino  e  cacio. 
L'aria  ne  è  molto  sana. 


LE 


alloggiamenti  a  S  m.  da  EssapUo ,  nel 
luogo  appellato  Leonzia.  Stima  Claveiio 
essere  il  medesimo  luogo  il  Leonle  di 
Tucidide  e  il  Leonzia  di  Livio,  ed  emenda 
cosi  le  corrolte  parole  di  questo  storico: 
communì  lo  stesso  ed  edificò  gli  allog- 
giamenti d*  inverno  ad  un  miglio  e  mezzo 
da  Essapilo,  qual  luogo  appellano  Leonte. 
E  come  mai ,  egli  dice ,  distante  5  m.  il 
campo  dalla  cillà  che  assediare  ed  oppu- 
gnar si  doveva?  e  come  di  là  polevan  farsi 
i  presti  ed  occulti  impeli  alle  mura,  e  come 
proibirsi  i  viveri,  i  soccorsi,  le  provigioni? 
Lo  slesso  Livio  poi:  Prese  indi  ad  oppu- 
gnarsi da  terra  e  da  mare  Siracusa,  da 
terra  da  Essapilo,  da  mare  da  Acradina. 
Contende  Mirabella  essere  siali  due  luoghi 
diversi  Leonte  e  Leonzia  da  questa  gran 
Yarielà  di  intervalli  che  attribuisce  ciascua 
autore  ai  suo  luogo,  e  dai  ruderi  che  os- 
servansi  a  5  m,  dalle  Epipoli.  A  questi 
riduce  Cluverio  gli  argomenti  :  non  aver 
potuto  collocarsi  tanto  distante  il  campo 
dei  Romani  che  assediavano  Siracusa ,  e 
nulla  di  maraviglioso  se  nel  territorio  su- 
burbano di  si  grande  e  celebre  cillà  rilro- 
vinsi  comunemente  molte  vestigia  di  edi- 
fizii,  poiché  dovette  esser  circondala  di  bor- 
ghi, case  di  privali,  e  di  ville.  A  ciò  final- 
mente che  soggiunge  Mirabella,  di  mento- 
Tarsi  cioè  Leonzio  nei  bassi  tempi  da  Ugone 
Falcando,  è  facile  risposta;  intender  Fal- 
cando sotto  il  nome  di  Leonzio  la  cillà  di 
Lentini,  come  si  mostra  dai  contesto. 

Ijercarn.  Lat.  Lereara.  Sic.  Arcaradi 
li  friddi  (V.  H.)  Paese  altrimenti  Alcara 
dei  freddi  di  cui  parlai,  e  ne  dissi  creila 
la  chiesa  maggiore  dairanno  1731  e  de- 
dicala a  N.  D.  sotto  il  titolo  del  Rosario; 
ma  come  ne  sento  è  sacra  alla  medesima 
sotto  il  titolo  della  Neve.  La  Vergine 
del  Rosario  venerasi  come  Patrona ,  e  si 
ha  chiesa  propria.  Presso  quella  di  S. 
Giuseppe  venne  poco  fa  fondato  un  Col- 
legio di  Maria.  Hi  seppi  finalmente  aver 


60Q 


LE 


itìù  poi  il  nome  al  paese  LbmMù  L&t^ 

€§rù  che  ae  fadgnore  dopo  1  TiUalba.  Ve* 

di  Aleara  (1). 
liMin«ito.  UUiffneliimi.  Sio.Aslnedda 

Q  Udnedda  (V.  M.)  laola  o  BOOgUo  rim* 

petto  Trapani.  Tedi  AmìmUo. 

litagf«i>  LaL  Auitìjommiè  aut  h^ 
Uéamni».  Sic.  (ialiidoru  (V.  D.)  Piccola  terra 
nelle  colliaa  e  nella  spiaggia  tra'  due  pro- 
mooitoiii,  il  Tauro  ed  il  S.  Aleirio  o  Ar- 
genno.  Vedi  GoUidoto. 

Utmmmam*  Lat.  Imomium.  Sic.  Lofansu 
(Y.  H.)  Isola,  dagli  antichi  Forbanria,  rim- 
petto  Trapani,  a  10  m.  nel  mare  ocdden* 
tale  di  Sicilia,  e  di  otto  m.  di  cireoito;  ò 
nota  a  Tolomeo;  1*  appella  Plinio  Bocinna> 

nel  lih.  St,  e.  8.  ma  1*  Epitomatore  di  Ste- 

• 

(I)  Iluo«ra  ui  I^areut  nel  1778  r  eMnio  Aoto-^ 
nino  FurìUno  ohe  nelle  fiiiehe  icieiiie  e  priaci- 
palmeote  iielU  chimica  lasciò  di  te  gran  fama»  in 
prima  dimòsiratore  alle  cattedre  di  storia  natoralé» 
e  di  ohimlca  nella  nniTertità  di  Palermo,  della 
qnale  nnima  entrò  in  proprietà  nel  f  SSS  degna- 
mente aenia  profio  eonooncu  PnbUicò  nel  1819 
il  TralUkio  di  CMmiea  farma€$ui{ea  in  %  voL  in- 
8,  elogiato  al  sommo  dai  giornali  stranieri^  indi  nel 
18S5  V  Analisi  delle  aeque  termali  diSclafani,  di 
Céfàià  Diana,  di  Termini,  e  di  quelle  non  termali 
del  Bevuto,  che  si  rìleiiiie  in  Parigi  qoal  oapola* 
Toro  di  sciensa  e  di  essUezza»  e  l'egregio  Bar. 
di  Feratsac  trascrissela  nel  voi.  zìi  del  suo  Bui- 
letin  universel  dee  tciencet;  fece  anche  di  pubblica 
rsgiooe  nel  18S8  io  quattro  grossi  yolomi  io  8  un 
Cono  di  chimica  filosofieo'pratica  in  coi  Tcdonsi 
giganteggiare  ad  un  colpo  e  V  ingegno  e  la  dottri- 
na; i  due  tomi  Gualniente  dei  Pensièri  fisiea-èki* 
mica  sulla  vita  stampati  nel  1881  sono  il  più  bel 
lavoro  che  imaginar  si  possa  in  un'epoca  in  cui 
la  medicina  eletlropatica  »  spoglia  del  mislicismo 
tedesco,  e  doviziosa  delle  novelle  ricerche  francesi 
su  le  fuuziooi  dei  nervi»  progredisce  mirabilmente 
nel  suo  cammino.  Bferitossi  perspicui  onori  nelle 
più  distiate  società  di  Europa,  fa  socio  corrispon- 
dente dell*  Accademia  anatomico^Mrurgiea  di  Pe- 
rugia,  dell'  Accademia  dei  Quaranta  in  italiat  del' 
V istituto  d'incoraggiamento  in  Napoli;  cbtndeva 
però  i  suoi  faticati  giorni  col  compianto  degli  scien- 
ziati che  ne  eouobbero  il  valore  nel  18  luglio  1888 
sorpassati  di  tre  anni  gli  11  liislci  di  soa  vita. 


IX 


fimo  con  nmi  Kefo  meada  dice  JUflMii 
dtA  di  SidHa.  È  ma  dette  Egadi,  la  pik 
fidna  alla  spiaggia  ^  e  di  nitiasimi  aesgli, 
ma  nondimeno  è  abbondante  in  paseelit 
qrindi  dioe  Gloferio  «ter  preso  il  nssN 
di  FmlMisia  dalte  vacdie  e  dagli  ar» 
menti;  e  di  Bncinna  dailinoi;  fedesi  sa- 
che  piena  di  arbostl^nè  manendU  seni  Ba- 
ttesimi al  naviganti;  dissete  FÉsélte  atta, 
dal  contfaiente^  ma  ad  il  tt  VenUsyilis. 
Vedi  dei  signori  di  Levnnso  dove  parlsd 
di  Marettimo. 

(iMtodU)(T.H.)  Vedi  BgaiL 


U 


Ulrfnlsit.  Ut.  IÀbigM$.  Sic.  LHiìcìbì 
(Y.  M.)  Casale  nel  territorio  di  CStrgcali 
apparteneotesi  ai  Monteperto,  ai  tempi  dd 
Re  Aragoneri.  Ankmto  Di  Fonie  era  Si- 
gnore del  territorio  di  Libigini  nel  ISOS 
come  si  ha  dal  Capibrevio;  era  già  ndaato 
il  casate,  ma  intonio  impetrò  te  facnlli  di 
congregar  gente. 

liSiirinni.  Lai.  LibrUium.  Sic.  Librinl 
(V.D.)  Paese  nella  diocesi  eeoraarca  di  Palli, 
che  corrisponde  alla  medesima  olila  verso 
austro,  sopra  colline,  costituito  neiranno 
1392  da  Bartolomeo  di  Aragona,  e  cbe 
conosce  oggi  a  Signore  il  Tescovo  di  Palli* 
imperocché  sorgendo  In   quel   luogo  una 
torre,  di  drìlto  vescovile,  ed  assegnata  li 
cillà  in  clientela  di  Vt'nci^iierra  AragtmA, 
avendo  questi  il   tutte   usarpato,  edifice 
Il   di  lui  flgliuolo  Bartolomeo  il  paf« 
intomo  la  fortezza,  che  per  la  di  lui  relioaia 
diede  iu  dono  il  Re  Martino  ad  CteoHoni 
CenteUes;  pregò  poi  il  Vescovo  nel  \M 
acciò  si  rendesse  alte  sua  Chiesa,  ed  «t* 
tenne  di  più  per  munificenza  del  Se  il* 
fonso  la  facoltà  di   eligervi  i  magisIralL 
La    parrocchia   o   te   principale  Chiesa  i 
sacra  a   S.   Michele  Arcangete,  e  si  bi 
sotto  di  se  5  filiali  ;  abitevano  un  leoh 
po   i  Carmelitani    nel  territorio,  aia  si 


COI 


LI 


no  per  la  tenuHà  delle  rendite.  Con- 
solto  Carlo  Y  343  anime  ,  ma  nel 
i  ne  segnarono  802;  nella  mela  del 
seguente  417  case^  1567  abitanti  ; 
1713  si  ebbero  311  fuochi  e  1106 
,  che  sono  attualmente  (1760)  1078. 

0  è  il  territorio,  e  somministrando 
ta,TÌno,  frutti,  biade,  arricchisce  i  co- 
i  sorsero  egregi!:  Andrea  Muscarà 
giureconsulto  e  celeberrimo  av?o- 
*egiato  di  meriti  e  di  onori,  poichò 
ette  pili  volte  giudice  della  SI.  R.  C. 
omesso  nel  1666  a  Patrono  del  fisco 
strossi  incorrotto.  Anionio  Collurafi 
10  per  la  insigne  erudizione,  e  chia- 

per  la  commendazione  dei  letterali; 
eri  in  Venezia,  dove  in  breve  tempo 
ulo,  lesse  per  pubblico  decreto  le 
ene  scienze  ed  istituì  molli  discepoli 
lalla  primaria  nobillà,  i  quali  si  eb- 

1  posto  trai  celebri  eruditi;  ascritto 
nmo  onore  nelF  ordine  cavalleresco 
[arco,  caro  sommamente  a  Ferdi- 
[II  Imperatore,  ed  a  Filippo  IV  Re 
pagne,  fu  eletto  pubblico  cronografo 
rno,  e  donato  della  dignità  di  Ciantro 
appella  Palatina  di  Palermo  ;  fiori 
letà  del  secolo  xvii^  e  pubblicò  ai- 
pori  nominati  singolarmente  dal  Mon- 
nella  Biblioteca  Sicola(l). 

QO  comune  in  proYÌDcia  di  Messina  da 
1  54  m.,  distreUo,  circondario  e  diocesi  di 
ade  4  m.  Si  ha  due  sole  chiese  delle  quali 
I  principale,  e  T altra  minore  è  dedicata 
della  Catena;  4  però  ce  ne  hanno  nel  ter- 
Ritornarono  i  PP.  Carmelitani  ed  occupano 
oso  convento.  Ci  ha  una  pubblica  scuola 
ire  pei  giovinetti,  e  finalmente  un  monte 
tal  convertito  nel  1838  da  una  colonna 
ria  istiti^ta  da  Biagio  Celauro  per  la  pani- 
nel  1785;  dipende  dal  Consiglio  generale 
»izii,  e  vien  diretto  da  due  amministratori 
nnalmente  dal  Decurionato  coli* approva* 
r  Intendente;  il  capitale  è  di  sai.  69,  tum. 
nento,  valutato  in  denaro  al  preaio  cor- 
docati  667.  SO;  si  distribuisce  con  obbli- 
lioanzi  il  Giudice  Goociliatore  io  quella 


LI 


LtcAtii.  Lat.  Leocata.  Sic.  Licata  (V.  M.) 
Città  regia,  altrimenti  Alicala;  conosciuta 
nelle  tavole  siculo  col  titolo  di  diletta; 
occupa  il  lato  australe  della  Sicilia,  la  de- 
stra riva  deirimera  meridionale  volgar- 
mente fiume  Salso,  in  un  promontorio  che 
finisce  in  ingente  ed  elevato  scoglio,  verso 
le  radici  del  colle  dove  fu  un  tempo  Fin- 
tiade,  e  contasi  tra  le  prime  deirisola:  si  ha 
il  XIX  posto  nel  parlamento,  costa  di  3696 
case  e  10960  abitanti,  ed  è  capo  di  Comarca. 
La  prima  menzione  nei  tempi  dei  Normanni 
sotto  il  nome  di  castello  Limpiadoé  chia- 
ramente dimostra  essere  stata  ristorata  nei 
tempi  dei  Saraceni,  ma  nulla  può  stabilirsi 
di  preciso  e  di  certo.  Si  accrebbe  cer- 
tamente ed  era  abbastanza  popolosa  nei 
primordi!  del  secolo  xiii ,  e  nel  1220  vi 
subì  il  martirio  S.  Angelo  nella  Chiesa  del- 
l' odierno  suo  ordine  carmelitano.  Una 
flotta  di  Turchi  recò  T  ultima  strage  a 
Licata  nel  1S33.  Sotto  Filippo  IV  cedette 
per  due  anni  a  signore  particolare  che  ne 
aveva  sborsato  il  prezzo  nel  regio  erario, 
ma  richiamata  poi  al  Demanio,  commessa 
nuovamente  alla  cura  di  4  decurioni,  di 
un  Sindaco,  e  di  un  Ispettore  per  le  armi, 
accresccsi  di  giorno  in  giorno;  poichò 
contava  sotto  Carlo  V  1496  case,  e  poi  1715 
case  neiranno  1S95  e  7229  anime,  dopo  cioò 


quantità  che  si  domanda^  avendo  riguardo  alla  pro- 
bità dei  chiedenti.  Contavansi  ISOO  abitanti  net 
1798,  indi  1476  nel  1831,  e  173S  nel  fine  del  185i. 
L*  estensione  territoriale  di  Librizzi  è  di  sai.  814« 
764,  delle  quali  S,80t  ingiardini,  2,409  in  orti 
semplici,  S,065  in  canneti,  17,793  in  gelseti,  S4, 
640  in  seminatorii  alberati,  294  J68  in  seminato- 
rii  semplici,  840,173  in  pascoli,  10,895  in  oliveti, 
20,655  in  vigneti  alberati,  42,636  in  vigneti  sem- 
plici,  0,368  in  sommaccheli,  6,515  in  ficheti  d*In* 
dia«  7,229  in  castagneti,  9,190  in  noccioleti,  23» 
227  in  boscate.  L*aria  è  sana. 

Vien  detta  questa  terra  Libritium,  Britxi,  Bri' 
xi,  orum  dal  Pirri,  Libricium  dal  Maurolico,  Li- 
britium  dal  Pirri  e  dal  Carafa,  Librizii  da  Arezio» 
Libriecum  da  Goltiio. 

76 


602 


LI 


r  eccidio  dei  Turchi;  e  circa  altrettante  ne 
contava  nella  metà  del  secolo  seguente,  seb- 
bene alquanto  diminuito  ne  rechi  questo  nu- 
mero il  Plrri;  ma  nel  1713  leggonsi  segnali 
9209  cittadini,  che  ultimamente  come  dissi 
10960,  trai  quali  si  contano  molli  di  no- 
bili famiglie  ed  ascritti  ad  ordini  caval- 
lereschi. Presenta  finalmente  Licata  proprio 
stemma,  4  torri  cioè  sovrapposto  ad  un 
muro. 

È  munita  la  città  di  mura  baluardi  e 
di  triplice  fortezza,  poiché  air  estremo  pro- 
montorio di  S.  Giacomo  siede  un  castello 
su  di  una  rupe  percossa  dai  flutti  della 
forma  di  una  tanaglia^  da  dove  {ruarda  la 
città;  i  due  baluardi  quinci  di  Agnesa  quindi 
di  Mezzocasale  custodiscono  la  spiaggia. 
Air  angolo  rimpctlo  Greco  è  la  torre  di 
Terra  Gioeita^  e  ad  Occidente  sorge  la 
fortezza  nuova  in  lievemente  sollevato  ter- 
reno. Delle  porte,  è  una  quella  di  Agnesa 
verso  la  medesima  parte,  donde  si  viene 
al  vicino  caricatojo  del  frumento,  sotto  il 
baluardo  dello  stesso  nome  ;  un*  altra  ne 
conduce  dalla  parte  opposta  alla  cala  ma- 
rina :  la  terza  Nova  guarda  Oriente  e  la 
foce  del  fiume;  verso  Aquilone  è  la  quarta 
delta  di  S.  Angelo,  e  per  la  quinta  che 
appellasi  Grande  è  popoloso  adito  ai  cil- 
iadini  pel  sobborgo,  il  quale  è  amplissimo 
od  uguaglia  una  cillà  murala,  cui  sovrasta 
nel  poggio  ad  Occidente  il  castello  di  S. 
Angelo  discosto  mezzo  miglio;  e  dividesi 
dalla  più  grande  via  che  corrisponde  alla 
porla  di  S.  Angelo  nelle  contrade  di  S. 
Antonio  e  di  S.  Paolo.  Il  tempio  maggiore 
parrocchiale  di  stile  gotico  sollevasi  ma- 
gnifico non  lungi  dalla  porla  marittima  verso 
mezzogiorno  ed  oriente,  addetto  alla  Deipara 
Vergine  della  Nova,  e  decorato  di  un  cano- 
nico collegio  formato  di  30  componenti  ai 
quali  presiede  1'  Arciprcle.  Sollosià  nel  sob- 
borgo occidentale  la  Chiesa  di  S.  Paolo, 
dove  Saccrdoli  destinali  amministrano  i  sa- 
crameiili,  ed  anche  una  volta  in  S.  Antonio 


LI 


era  la  medesima  facoltà,  testimonio  il  Pirri, 
toltane  per  ordine  di  Tincenio  Bonineontro 
Vescovo  diocesano. 

I  frali  di  monte  Carmela  si  fabbricarono 
il  convento  di  S.  Maria  Annunziata  nel  sor- 
gere  del  xiii  secolo  a  S  m.  dalla  città,  de- 
corato deir  abitazione  di  S.  Angelo  trasferi- 
tosi in  Sicilia  da  Gerusalemme  sc4>rsi  4  lustri 
del  medesimo  secolo.  Fu  questo  poi  traslo- 
cato fuori  le  mura,  ed  è  costruito  magnifici- 
mente  all'estrema  parte  aquilonare  del  sob- 
borgo di  S.  Antonio,  con  chiesa  adorna  di 
buona  prospettiva  di  cupola  e  di  campanile, 
attaccata  ad  ampio  atrio  ed  alle  abilazioai 
dei  monaci.  Altro  poi  ne  sorge  del  mede- 
simo ordine  dentro  le  mura,  decorato  ora 
del  titolo  di  S.  Angelo,  dove  un  tempo  fo 
r  antica  chiesa  degli  Apostoli  SS.   Filippo 
e  Giacomo  vicino  il  mare ,   nella  quale  il 
S.  Martire,  mentre  contro  il  vizio  lofein 
nella  predicazione  della  parola  divina,  per- 
cosso  ida  cinque  pugnalale  dall' adultero 
Berengario,  soggiacque  gloriosamente,  ed 
ivi  composto  il  sacro  corpo  venerasi  eoo  pri- 
mario onore  sino  ai  nostri  tempi  serralo 
in  una  teca  di  argento.  Mostrasi  anche  od 
fonte  nel  luogo  del  sepolcro  appellalo  Po::ù 
di  S.  Angelo.  Varii  contrasti  ci  ebbero  per 
questa  chiesa  tra  i  carmelitani  ed  i  sacer- 
doti secolari  e  perciò  emanarono  i  papi  «ani 
decreti;  la  possedono  oggigiorno  i  monaci. 
e  vi  si   celebra   solennemente  la  feslitiià 
del  S.  Martire  nel   giorno   16  di  agosto. 
quando  è  addetta  solamente  la  cillà  ad  ofi4>- 
rar  con  primario  culto  il  palrono,  aocbc 
con  Gere  istituite.  Antichissima  secontlo  ii 
Pirri  è  la  Chiesa  dei  min.  Conventuali,  ooè 
dalFanno  1318,  ma  caduta  essendo,  leaK 
ristorata  e  rinnovellala    egregiamente  p^ 
opera  di  Baldassare  Milazzo  presso  q^ 
di  S.  Angelo,  e  di  novelli  edifiiii  deeonH 
in  ogni  parte.  Si  raccolsero  gli  Ossenaito 
una  volta  nella  chiesa  di  S.  Ciregorio  i«* 
1589  ad  un  miglio,  ma  assunto  il  lilolo^ 
S.  Maria  di  Gesù,  istituirono  prima  in  lo<^^ 


603 


LI 


to  avanli  le  mura  verso  occidenle  umili 
e  poi  dcccntlssime  nel  1622.  Venne 
^menicani  11  luogo  nel  centro  del  sob- 
)  nel  1618,  e  lor  cedelle  la  Chiesa  di 
ilonio  da  gran  tempo  parrocchìnle,  per 
Jone  del  Vescovo  Vincenzo  Bonincon- 
;he  adornarono  dì  novelli  eleganti  edi- 
te! poggio  alle  parti  occidentali  abi- 
i  Min.  Cappuccini  dal  1S72  la  Chiesa 
Michele  distante  800  passi.  Era  nel 
)  un  convento  sotto  gr  istituti  di  S. 
ino  che  oggi  conoscesi  dalle  rovine, 
ico  monastero  di  monache  finalmente, 
irofessano  T  ordine  di  S.  Benedetto» 
Ottavia   le   costituzioni    cisterclensi  » 
sotto  il  titolo  di  S.  Maria  dell'Aiuto, 
$ciuto   neir  anno  1636  per  opera  e 
e  di  Giuseppe  Serravilla,  e  trasferito 
blesa  dì  S.  Andrea  verso  Oriente,  rim- 
quella  di  S.  Angelo,  gode  della  ve- 
lella  vicina  spiaggia, 
lolto  encomiato  Vescovo  Buonincon- 
sUtul  un  ritiro  alle  vergini  donzelle 
di  genitori  neiranno  1696,  dai  beni 
;hele  di  Tauromeno  da  Licata  Cano-. 
li  Girgenti.  Spicca  il  collegio  di  Ha- 
idato  da  poco  ad  istituzione  del  bel 
Apresi  uno  spedale  ai  poveri  infer- 
rato dai  consodali  di  S.  Giacomo  Apo- 
ed  annesso  al  priorato  di  S.  Giaco- 
Altopasso.  Altro  ancor  meno  celebre 
»  nel  1640  colle  somme  di  Bonaventura 
io  accoglie  gli  incurabili;  il  Monte  di 
il  S.  Salvatore  commettesi  alla  compa- 
ei  Bianchi.  Oltre  le  Chiese  accennate 
ieci  filiali  se  ne  contano,  dove  sono  co- 
le confraternità  laicali.  Fa  menzione  il 
el  monastero  benedettino  di  S.  Maria  di 
ca  oggi  caduto  ma  antichissimo,  a  4 
la  città,  che  volle  un  tempo  unire  il 
;lielmo  ali*  abazia  di  S.  Giovanni  de- 
roili  in  Palermo.  I  domicilii  dei  pri- 
rgono  decenti«simi  per  la  città.  Molto 
è  la  piazza  alla  porta  di  S.  Angelo 


LI 


dove  sorge  il  palazzo  Pretorio  a  raccogliere 
i  Magistrati.  Nel  palazzo  di  Alfonso  Rois  si- 
gnore di  S.  Stefano  conservasi  una  lapido 
colla  scritta:  Cae$aribus.  Sacrum.  L,  Coe- 
lius.  M.  F.  Qmdraius.  D.  S.  P.  Neir implu- 
vio della  fortezza  di  S.  Giacomo  è  un*al- 
Ira  iscrizione  appellata  da  MaOei  psephisma 
dei  Gelei,  dove  si  manifesta  una  costituzione 
del  Senato  in  pubbliche  lettere  per  la  co- 
ronazione di  Eraclide  curatore  del  Ginna- 
sio e  dei  giovani  del  medesimo ,  mostrata 
dair eruditissimo  Pizzolanle  ritratta  in  ramo 
in  figure. 

Ma  in  occasione  di  questa  epigrafe  occorre 
qui  a  brevemente  esaminare  se  sia  stata  un 
tempo  l'antica  Gela  nel  poggio  che  sovrasta 
Licata,  ma  io  in  collocare  ivi  Flntiade  non 
reco  ingiuria  a  si  fatta  città,  imperocché  que- 
sta a  nuir altra  va  sotto  delle  antiche  dciriso- 
la,  ed  asserendo  esser  sorta  Licata  da  Flntia- 
de, non  viene  a  detrarsi  alcun  che  ali*  onoro 
di  lei;  1* accennato  Pizzolante  sforzasi  a 
svellere  gli  argomenti  di  Cluverio  certo  con 
ottimo  ed  acconcio  metodo,  ma  giudichino 
altri  se  felicemente,  e  sembrami  ponderata 
la  cosa  e  nello  note  al  Faz.  e  qui  scrivendo 
di  Terranuova.  11  territorio  di  Licata  pro- 
duce il  tutto  che  si  è  necessario  ni  comodi  ed 
alle  ricchezze  della  vila,  quindi  copiose  ne 
sono  le  biade  che  esposte  nel  nobile  pub- 
blico caricatojo  esportansi  oltremare  ed  ar- 
ricchiscono le  altrui  provincie-  Siede  Licata 
in  iV ,  30*  di  long,  e  iV  di  lat.  Manca 
del  dritto  di  spada. 

Diede  in  ogni  tempo  uomini  celebri  ed 
illustri,  dei  quali  ecco  il  catalogo  :  Beren- 
gario Pucella  Arcidiacono  in  prima  poi  Ve- 
scovo di  Girgenti  verso  la  fine  del  secolo 
XIV.  Giuseppe  H.  Tommasi,  chierico  rego- 
lare, illustrìssimo  per  dottrina  e  santità  di 
vila,  Cardinale  di  S.  B.  C,  del  dì  cui  inge- 
gno i  monumenti  si  sono  già  pubblicati  in 
molli  tomi,  e  ne  sono  oggigiorno  in  esa- 
me in  Boma  in  sacra  ruota  le  virtù  e  le 


.604 


LI 


^la.  Luigi  Lanuzza  Sacerdote  della  Coni* 
pagnia  di  Gesù,  uomo  apostolico,  commen- 
dalo per  santità  dei  costumi  e  gloria  dei 
miracoli,  di  cui  anche  afTermano  la  storia 
della  fila  e  gli   atti  illustri  da  discutersi 
prossimamente  in  sacra  ruota.  Pietro  Tom- 
maso Sanchez  dell*  ordine  di  Monte  Car- 
melo, uomo  dotto,  esaminatore  del  Clero 
romano,  professore  neir  accademia  della  Sa- 
pienza, sollevato  nel  1710  al  grado  supre- 
mo di  generale  che  sostenne  gloriosamente. 
Gaspare  Pizzolante  istruitissimo  nelle  umane 
e  divine  lettere^  sommo  moderatore  degli 
studi  appo  i  suoi  in  Koma,  assunto  nel  1722 
al  generale  regime  deli*  ordine,  e  compito- 
ne il  tempo,  nominalo  Vescovo  Cerviense; 
scrisse  un  lihro  sulF  antica  Gola  approvato 
dagli  eruditi.  Bonaventura  Murchio  splendido 
per  acume  d'ingegno  e  bellezza  di  virtù,  pro- 
fessala la  medicina  V  amministrò  senza  al- 
cun lucro  agli  infermi;  fu  tutto  pei  poveri 
e  non  una  volta  spogllossi  delle  proprie  ve- 
sti a  coprirne  i  nudi;  inlento  all'orazione  me- 
ritò venir  da  Dio  decorato  di  maravìgliosi 
benefìci,  fondatore  in  Palma  di  un  nuovo 
«Moniilico  islitulo  approvato  da  Papa  Ales- 
sandro VII,  addisse  se  stesso  ed  i  suoi  al 
cullo  della  divina  Eucaristia,  ed  ivi  stesso 
morto  piamente  nel  1663  lasciò  grande  opi- 
nione di  se  medesimo.  So'io  accennati  nella 
sicola  liibl.   Giacomo  Latomia  dclT  ordine 
Carmelitano,  pubblico  professore  di  Teolo- 
gia nei  licei  di  Siena,  Padova,  Firenze,  ed 
egregio  predicatore;  Luigi  ed  Antonio  Sero- 
vila  minori  conventuali  ,    celebri  nella  sa- 
cra eloquenza:  Francesco  Barberino  Benici 
erudito  matematico,  Diego  Feria,  France- 
sco Blundo,  Pietro  Anelli,  e  Pier  Paolo  Si- 
colono  poeti  eruditissimi  che  tutti  per  mo- 
numenti d'ingegno  dati  alla  luce,  merita- 
rono il  posto  tra  gli  scrittori. 

Dicemmo  già  del  caricatojo  di  Licata  cc- 
lebralissìmo  in  tutta  questa  spiaggia  che 
sollevasi  appresso  la  citlà  verso  oriente , 
fornito  di  amplissimi  granai,  magazzini,  e 


LI 


molti  comodi  al  carico  delle  uvi*  Dicii- 
roo  altrove  panda  del  fiume  Salso  (I). 

(I)  La  città  di  Licata  è  atioalaiepte  ob  eape^ir- 
condario  di  V  classe  in  proviocia  dìf fretto  a  d»- 
cest  di  Girgenti  da  eoi  ditta  S'5  m.»  e  •<  da  ft- 
leriDO.  La  ebieia  prioei^le  è  decorata  d*ìaii|at 
collegio  composto  di  15  caaonici»  edellocarìciMdi 
Vicario,  GaDtro,  Parroco,  Tesoriere,  ArcidiacMa,s 
conUDsi  in  tatto  SS  chiese.  Sol  castello  che  prands 
il  nome  da  S.  Angelo  è  posto  no  telegrafo. 
Viene  appellata  periscorrezione  Leccata  àa 
dro  Alberti,  Licata  dal  Gaelani,  Leccata  da  Iri 
Nicolosi,  Pirri,  Bandraod,  Maordlioo,  FatcUo,Itii- 
ehata  dal  Maarolico,  Lalicata  òm  Silvagìo  e  da  Are- 
xio,  Lerata  da  Malalerra,  Maorolico,  Faiello,  m  par 
non  è  scorrezione  dei  codici,  AUckata  da  rirri,Cin> 
fa  ,Gaetaoi,Baudrand,  AcAala  da  Maarolico  eO^lttio. 
Estende»!  il   territorio  di  qaesU  citU  «aito  al 
piccolissimo  dell'  aggregato  sotto-ooraane  di  Bifan 
in  sai.  10775,753,  deHe  quali  it,t1S  in  giardioi, 
a9,6S4  in  orti  semplici,  1,  375  in  canneti.  309,147 
in  semioatorii  alberali,   6721,670  in  senioatoru 
semplici,  3083,165  io  pascoli,  59,616  in  olifeU. 
104,740  in  vigneti  alberati,  S3S,6SS  in  Tigneti  le» 
plici,  15,380  in  ficheti  d*India,  0,968  in  coltors  mi- 
ste, 100,556  in  terreni  improduttivi,  5,877  io  «elidi 
case  territoriali;  dalla  parte  meridionale  è  cacari» 
arenario,  e  vi  si  rinvengono  delle  conchiglie  fowli. 
dalla  parto  di  nord  cavasi  lo  xolfo,  che  proTÌene 
anche  al  commercio  nella  citlà  da  altri  lemu»ni 
dai  quali  si  Irasporla.  Pochi  molluschi  nodi  e  con 
chigliferì  si  hanno  in  quel  mare,  squisiti  però  f<i 
abhondanlissìmi  ne  sono  i  pesci  di  coosueU  «pe^'f 
Ascendeva   in  Licata  la    popolaiionc  nel  i:9«  ^ 
11250  anime,  a  13Ì65  nel  1831,  a  15055  nel  fii« 
del  1832  dall'ultima  tavola  slalistica. 

Facciamo  nuovamente  meniione  tra  gli  eKtan 
personaggi,  quantunque  già  nominalo  dairaolore.di 
Giuseppe  M.  Cardinal  Tommasi,  poiché  dopo  (pif< 
l'epoca  è  sialo  ascritto  nel  numero  dei  beati.  ><) 
miniamo  innollre  il  p.  Emmanuele  Agoilera  geliti 
nato  nel  1677,  e  che  dopo  aver  letta  filwoli  f 
teologia  si  rivolse  sopra  ogni  allro  alle  lettere  la 
line  nelle  quali  scriveva  con  gusto  e  fr*Bcb«oi: 
sotto  il  nome  di  Domenico  Galletti  risUmpo  «■ 
suoi  accrescimenti  in  Macerata  nel  1"3I  la  f^' 
teologia  del  p.  Placido  Spapafora  ;  l'opera  di  h» 
però  che  venne  grandemente  accolta  per  k)  v\^ 
silo  latino  dettalo  è  la  storia  della  proviocii  «^ 
suitica  in  Sicilia  in  due  voi.  in  fol.:  fa  per  «t- 
que  anni  rellore  del  seminario  dei  nobih  f  ■*' 
in  Palermo  a  28  agosto  1740.  Salvatore  Losik»'*' 


605 


LI 


Meo.  Lai,  lyeuB  (V.  N.)  Fonte  del  ler- 
ritorio  di  Lentini,  non  conoseiulo  dal  Fa- 
lello,  e  di  cui  parla  Plinio  nel  lib.  33  cap.  2, 
esser  cosi  pestilenziale  che  be?utone  alcuno 
ne  morirebbe  al  terzo  giorno.  Rufo  Efe- 
sio dicene  anche,  secondo  il  medesimo  Fa- 
zelk),  che  per  un  sorso  solo  se  ne  perisce 
subitamente  ;  ma  al  certo  dicono  i  citta- 
din!  essere  un  capo  del  flume  Lisso  verso 
la  valle  occidentale ,  che  univasi  a  quello 
doT*era  al  nostro  tempo  un  ponte  di  gros- 
sa pietre  quadrate  demolito  ultimamente;  la 
sequa  ne  è  oggi  Insalubre,  ma  non  già  mor- 
tiferà  come  al  tempo  di  Plinio  e  di  Rufo. 

Ucodla  (V.  D.)  Piccola  (erra  di  recente 
origine  ed  antico  monastero  di  S.  Maria  del 
medesimo  nome  di  ordine  benedettino^  alle 
radici  dell*  Etna,  donde  guardano  Libeccio, 
sopra  Patèrno:  dimostrai  già  nel  suo  luo- 
go, con  non  vane  congetture,  essere  slata 
]*  antichissima  città  di  Etna,  La  parrocchia 
del  borgo,  sotto  il  titolo  del  SS.  Crocifisso, 
è  unita  air  elegante  tempio  del  monaste- 
ro, e  ne  è  rettore  un  monaco  del  mede- 
siaip  ordine.  Ascrìvesl  la  fabbricazione  del 
cenobio  nell'anno  UGO  a  Simone  Conte  di 
Policastro  nipote  del  Conte  Ruggiero  dalla 
figliuola  Flandrina,  Il  quale  concesse  al  prio- 
re Geremia  le  amplissime  terre  e  la  facol- 
tà di  congregar  gente.  Ruggiero  quinci  Ve- 
scovo di  Catania  sollevò  nel  1192  il  mona- 
stero ad  abaziale  dignilà ,  e  gli  uni  quel 
di  S.  Leone  di  Pannaccbio  e  quel  di  S. 
mccolò  dell* Arena  deiristituto  medesimo  , 
assunto  in  Abate  Pietro  Celio  fornito  di  o- 
fni  genere  di  virtù,  priore  da  gran  tempo 
di  S.  Leone  e  di  S.  Niccolò;  entrambi  poi 
nel  1S07  furono  annessi  alla  cassinese  con- 
gregazione, sotto  la  quale  oggi  perdurano 
col  volgare  titolo  di  S.  Niccolò  deirArcna. 

nato  oel  1745  fa  insigne  archeologo,  tcrìtse  Tarie 
dissertazioni  che  si  ?ersano  su  antichità  siciliane, 
•  si  oonser?ano  mas.  in  Licata  presso  la  sua 
famiglia,  e  che  non  potò  1*  autor  pubblicare  a  causa 
dì  esser  morto  nel  1778  nella  verde  età  di  SS  anni. 


LI 


Un  collegio  poi  di  monaci  coli*  abate  sta  dal 
1560  nel  magnifico  monastero  di  Catania,  4 
monaci  in  quel  di  Licodia  ed  altrettanti 
sacerdoti  secolari  ne  intendono  a  celebrare 
gli  uflicii  divini  (1). 

lilcodlA.  Lat.  Lyeodia,  Sic.  Licuddia 
(V.  N.)  Ricco  paese  a  2  m.  verso  maestro 
sopra  Vizini,  ornato  degli  onori  di  Mar- 
chesato nell*anno  1510  per  privilegio  di 
Ferdinando  il  Cattolico.  Siede  sopra  colle 
proclive  verso  austro  partito  da  una  lunga 
via  da  oriente  ad  occidente  nella  -quale  in- 
corrono altre  da  aquilone  a  mezzogiorno. 
Una  insigne  rocca  munitissima,  eustodita 
dalle  regie  truppe  al  tempo  dei  Francesi, 
dominava  tutto  11  paese  verso  maestre  ;  or 
devastata  da  un  tremuolo  nel  1693  non  pre- 
senta che  grandi  ammirevoli  ruine.  Ne  fu 
sotto  da  gran  tempo  la  primaria  parrocchiale 
Chiesa  di  S.  Antonio  Abate,  dov*è  il  sepol- 
cro di  Ambrogio  di  Santapace  primo  Mar- 
chese e  Presidente  di  Sicilia,  ma  nel  162^1, 
annuendo  il  vescovo  di  Siracusa,  il  tempio 
di  S.  Margherita  Y.  Patrona  singolare  de- 
gli abilantl^  costruito  in  mezzo  alla  piazza 
magnificamente,  meritò  l'onor  di  maggiore, 
e  vi  ha  sede  il  Parroco  ed  il  clero  vi  si 
raduna.  Si  ha  una  dote  pinguissima  da  le- 
gali di  pii  cittadini  cioè  di  sopra  mille 
scudi,  destinata  ad  ornare  gli  ediOzii,  a 
sollevare  i  poveri  nei  loro  bisogni,  al  culto 
divino,  alla  compra  dei  sacri  paramenti , 
ecc.  Consecrollo  e  il  dedicò  ai  nostri  giorni 
secondo  il  costume  della  chiesa  Matteo 
Trigona  Vescovo  di  Siracusa.  Si  ha  soggette 
7  chiese  a  filiali,  e  fu  decorato  un  tempo 
il  paese  di  4  case  di  regolari,  ma  or  di 
tre;  quella  cioè  dei  Carmelitani  che  occu- 
parono in  prima  la  chiesa  di  S.  Pietro,  e 
che  dicesi  oggi  di  S.  Pietro  il  vecchio,  an- 
cor memorabile  per  un'antichissima  imagine 
della  B.  Vergine  avuta  in  primario  culto; 

(t)  É  attualmente  qnesta  terra  mn  sotto- comune 
riunito  a  Paterno. 


606 


LI 


Irasferironsi  poi  neir  anno  1575  alla  parte 
seltentrionale  per  lìberalilà  di  Antonia  re- 
ligiosissima donna  moglie  del  signore  Am- 
brogio^ fabbricati  un  ampio  chiostro  ed 
elegante  tempio,  oggi  nofiziato:  i  Frali  Pre- 
dicatori che  dairanno  1430  presa  a  se  la 
chiesa  della  Confraternita  sotto  il  titolo  del 
S.  Salvadore,  nel  seguente  secolo  poi  a 
spese  del  principe  Ponzio  Santapacc,  accre- 
sciute le  fabbriche,  decentemente  verso  au- 
stro si  costituirono;  e  Gnalmenle  i  Min.  Cap- 
puccini che  nel  secolo  xvi  si  ebbero  asse- 
gnato un  luogo  alla  parte  orientale,  questo 
dice  il  Pirri  preclaro  ed  antichissimo,  e 
scrive  giacerne  nella  Chiesa  Muzio  Ruffo,  la 
moglie  Camilla,  Gutterra  Velasquez  principe 
di  Palazzolo,  e  Giuseppe  Sacerdote  fratello 
di  lui  ornatissimo  di  ogni  virtù.  I  Min. 
Conventuali  fondati  nell'anno  1493  nella 
chiesa  di  S.  Niccolò  Vescovo  di  Mira,  Tab- 
bandonarono  nello  scorso  secolo ,  e  son 
mentovati  dai  sovraccennati  Pirri  e  Cagliola. 
È  anche  distrutto  il  monastero  di  S.  Chiara, 
che  fabbricato  neir  anno  1595  coi  tesori  di 
Alflo  Vassallo,  era  secondo  il  Pirri  specchio 
di  regolare  osservanza ,  ed  andò  in  ruina 
nel  tremuoto  del  1693;  ma  è  in  vigore  sotto 
nome  e  regola  di  S.  Bcnedello  un  nobile 
ed  cleganle  nionaslero,  che  riconosce  ori- 
gine dall'anno  1575,  alia  di  cui  abadessa 
si  compete  T  amministrazione  dei  priorati 
di  S.  Iconio,  di  S.  iMaria  de  Latere  presso 
Butera,  e  di  S.  Maria  deli' Alto  nel  terri- 
torio di  Terranova,  per  diploma  di  Papa 
Pio  V.  11  beilo  ospedale  finalmente  sotto 
il  titolo  della  SS.  Trinità  sorge  molto  co- 
modo verso  quasi  il  centro  del  paese,  ad 
accogliere  gli  infermi,  mostrandoci  la  pietà 
degli  antichi  baroni.  A  queste  sacre  succe- 
dono le  case  prìvple  dei  cittadini  che  osser- 
vansi  con  splendido  ordine  disposte.  Sorge 
un  sobborgo  fìnalmente  a  libeccio  dove  il 
colle  lievemente  per  un  poco  s'inchina. 

Tanti  antichi  avanzi  conserva  poi  Licodia, 
che  è  già  come  chiaro  agli  scrittori  dopo 


LI 


il  Clmrerio,  essere  stata  nel  luogo  roede^mo 
Eubea,  il  che  recai  a  suo  luogo,  e  descrìssi 
le  grandi  grotte  cemeteriali  ed  il  loro  len- 
dimento ,  alle  quali  è  adito  non  lungi  dal 
diruto  monastero  di  S.  Chiara.  Delle  quali 
e  di  altri  ruderi  non  venga  a  noia  di  ri- 
petere qui  le  parole  del  Fazello  :  In  ele- 
vata e  écoBcesa  rupe  è  Lieodia  paese  di 
nome  iaracenicoj  dove  sono  maraviglioie 
ruine  di  antichità  sebbene  proètrate  e  le- 
po^^e  ifhgran  parte;  vestigia  senza  dubbio  di 
antica  giacente  città...  ci  ha  una  spelonca 
sotterranea  che  stendesi  immensamente.  Ma 
crede  il  Haurolico  non  doversi  attribuire  il 
nome  di  Licodia  ai  Saraceni,  ma  ai  Greci,  ap- 
po i   quali  ATKO:i^   vale  lupo,  fu  quindi 
apposto  il  lupo  nell'antico  stemma  del  paese 
portante  colle  zampe   un  yessillo,  quan- 
tunque oggi  venga  per  insegna  una  figu- 
ra di  donna,  coronato  il  capo  di  torri,  e  che 
reca  spiche  e  pane  sotto  entrambe  le  brac- 
eia,  la  quale  o  presenta  il  simbolo  di  Ci- 
bete  e  di  Cerere,  o  allude  alla  fertilità  del 
territorio  di  Licodia  ed  alla   famosa  for- 
tezza; del  resto  non  fu  nota  ad  alcuno  de- 
gli antichi  sotto  questo  nome.  Sotto  i  Sara- 
ceni poi  ne  fu  varia  la  fortuna,  poiché  le^gesi 
legata  per  lo   piò  in  dritto  di  feudo  sotto 
varii  signori.  Comprendesi  ora  nella  comarca 
di  Vizini ,  e  dava  sotto  il  prefetto  di  Cai- 
tagirone  per  la  milizia  48  fanti  ed  II  ca- 
valli. Si  ha  un  annuo  magistrato  composto 
di  decurioni,  di  un  sindaco^  di  un  capita- 
no, e  di  giudici  scelti  dal  Signore  del  luogo. 
Recò  il  censo  da  Fazello  700  case,  e  ncl- 
Tanno  1595  4522  cittadini;  nella  meli  del 
secolo  seguente  dai  regi  libri  1128  case. 
4371  abitanti;  per  testimonio  del  Pirri  \W 
case,  4023  abitanti,  e  1409  case  nel  17U 
e  5203  anime,  il  qual  numero  corrisponde  an- 
che al  novissimo  censo.  Possiede  il  paese  a 
titolo  di  eredità  la  famiglia  napolitana  de^ii 
Ruffo,  che  Signori  di  Scilla  in  Calabria,  io- 
lervengono  perciò  ai  Parlamenlì  di  Sicilia. 
e  siedono  il  secondo  luogo  trai  Marchesi. 


fiOT 


LI 


!fon  leggesi  poi  a  chi  sia  ceduto  in  vassallag- 
gio sotto  i  Rorroanni,  gli  Svevi,  e  i  Fran- 
cesi, imperocché  sotto  di  questi  ultimi,  ri- 
troYO  nel  registro  di  Carlo  I,  tratto  dalla  re- 
gia Siela  di  Napoli,  che  nelFanno  1272  il 
easteUo  di  JLtcodto,  era  custodito,  per  un 
mUile  coéMUmo  e  quattro  servienti ,  e 
perciò  il  credo  allora  immediatamente  sog- 
getto al  regio  potere.  Nei  tempi  degli  Arago- 
nesi, dicesi  Conte  di  Lieodia  Riccardo  Fi- 
Ungeri^  il  quale  nipote  di  Riccardo  Conte 
di  Harsico,  e  Viceré  di  Sicilia  sotto  i  Re 
Corrado  e  Manfredi,  ebkesi  ad  erede  Gui- 
dane, donde  Giavanni;  dal  quale  Guido- 
ne n  che  mori  senza  prole;  quindi  toccò 
il  possedimento  di  Lieodia  al  suo  nipote 
Manfredi  Alagona^  il  quale  ribellatosi 
coi  suoi  dal  Re  Martino  perdette  tutti  i 
beni.  Si  resero  benimeriti  però  presso 
quel  Principe  Ugo  Santapace  e  i  di  lui  figli 
Uganetto  e  CalcerandOj  che  avuti  aveva 
dalla  moglie  Beatrice,  volendo  quindi  il  Re 
premiarli,  con  diploma  dato  in  Enna  nel  1392, 
assegnò  Butera  al  padre  Ugo,  Yiuni  ed  il 
lago  di  Lentini  ai  figliuoli  di  Iw*;  poscia  asse- 
gnando Tìzini  alla  camera  della  Regina,  loro 
sostituì  le  città  di  Lieodia  e  di  Occhiala.  Ugo- 
neiio  morendo  senza  figli  dichiarò  suo  erede 
Caleerando,  da  cui  e  da  Violanta  de  Rois 
vennero  Ugonetto  ii  e  Baimondo,  dei  quali  il 
primo  ottenne  vastissimi  domini  nella  Catalo- 
gna e  neirisola  di  Cipro;  il  secondo  le  dina- 
stie di  Sicilia,  e  presa  in  moglie  Eleonora 
Valgaamera  dei  Conti  d*  Assoro  generò  Pon- 
siOf  meritossi  la  conferma  dal  Re  Alfonso 
nell'anno  1453,  e  si  mori  vecchio  neli*anno 
1485.  Ponzio  secondo  di  questo  nome,  im- 
perocché il  padre  di  Ugone  Conte  di  Bu- 
tera fu  appellato  Ponzio  i,  unitosi  in  ma- 
trimonio con  Eleonora  N.,  generò  Baimondo, 
Ugone  ed  altri  figli ,  né  lungo  tempo  al 
padre  sopravvisse.  Raimondo  fu  Presidente 
del  Regno,  e  con  Giovanni  Valguarnera 
Barone  di  Assoro  amministrò  egregiamen- 
te per  due  anni,  ed  indi  per  altri  due 


LI 


con  Giovanni  Centelles ,  ed  avuto  il  figlio 
Ponzio  ni  si  mori  nel  1401.  Questi  dopo  8 
anni  mori  senza  prole ,  e  lasciò  il  posto 
allo  zio  Vgone,  che  fu  dichiarato  nel  1510 
primo  Marchese  di  Lieodia;  ebbesi  in  mo- 
glie Antonia  Filingeri  dei  Conti  di  S.  Mar- 
co, e  dietro  di  aver  generato  Ponzio,  Fran- 
cesco, e  Raimondo,  infelicemente  mori.  Pon- 
zio IV  dopo  di  lui  fu  dichiarato  erede,  e 
celebrate  le  nozze  con  Isabella  Branciforti , 
essendo  stato  Viceré  negli  anni  1516  e  1541, 
ricco  di  prole  passò  a  miglior  vita  nell'  anno 
1342.  Ambrogio  primogenito  di  Ponzio  fu 
il  primo  Principe  di  Butera  neir  anno  1562, 
caraliere  del  vello  d*oro,  Maestro  giusti- 
ziere del  regno,  perpetuamente  trai  12  Pari, 
e  Presidente  per  2  anni  ;  la  di  lui  moglie 
però  Antonia  del  Balzo  fu  sterile,  quindi 
venne  in  possesso  dei  vastissimi  stati  nel- 
Tanno  1565  il  di  lui  fratello  Francesco^ 
che  era  stato  Strategoto  di  Messina;  sposò 
Imara  Benevides,  e  accrebbe  gli  aviti  beni 
colla  baronia  di  Palazzolo;  essendo  in  vita 
e  mancando  di  prole  legittima^  dichiarò  ere- 
de di  Butera,  Occhiala  e  del  lago  di  Len- 
tini Dorotea  Barresi  moglie  di  Giovanni  Bran- 
ciforti, generata  dalla  sorella  Antonina  e 
da  Girolamo  Barresi,  ma  trattenne  per 
se  Lieodia  e  Palazzolo;  vicino  a  morire 
neiranno  1590  dichiarò  erede  di  queste 
terre  la  figlia  Camilla  generata  da  illecita 
unione,  coli' obbligo  di  prender  gli  eredi 
il  cognome  di  Santapace.  Ma  Fabrizio 
Branciforti  figlio  di  Dorotea  lacerando  i  ma- 
temi  atti,  e  contendendo  Lieodia  per  dritto 
ereditario,  sì  impegnò  ad  ottenerla  anche 
colle  armi  ;  composte  tuttavia  le  cose,  e 
rimesse  ai  supremi  consiglieri  del  regno 
per  esaminar  le  ragioni  di  ambe  le  parti, 
1*  alTare  e  anche  tutt*  oggi  in  giudizio. 
Camilla  in  prime  nozze  s*era  unita  con 
Pietro  Gutlerra  Velasquez ,  ed  in  seconde 
con  Muzio  Ruffo  ;  avea  col  primo  generato 
Francesco  Marchese  di  Lieodia,  col  se- 
condo Vincenzo.  Morto  Francesco  senza  fi- 


608 


LI 


gli,  ottenne  1* eredità  Vincenzo  Ruffo y  a  coi 
una  seconda  YOlta  mosse  lite  Margherita  di 
Austria  nipote  di  Fabrizio,  ossia  insistette 
sulla  incominciata  istanza,  la  quale  fu  di  nuo- 
vo assopita,  siccome  ò  tutfoggi.  Ma  Fabrizio, 
figlio  di  Vincenzo  e  dì  Giovanna  Ruffo, 
Principessa  di  Scilla  e  Contessa  di  Sinopoli 
neir  anno  1665  ottenne  il  dominio  di  Li- 
codia  per  cessione  del  fratello  Francesco; 
morto  il  quale  senza  figli,  venne  in  pos- 
sesso di  lAcodia  il  terzogenito  Tiberio. 
Costui  sposò  Agata  Brancìforti  matrona  si- 
ciliana, donde  Guglielmo^  dal  quale  e  da 
Silvia  Morra  Carlo  Antonio  Ruffo  marito 
di  Teresa  Ferer  de  Strada,  cameriere  del 
Re;  fu  figliuolo  di  costoro  Gugiielmo  An- 
tonio j  il  quale  unissi  in  matrimonio  con  Lu- 
crezia Reggio  dei  Principi  di  Campofiòrito 
e  figlia  d*  onore  della  Regina  e  si  ebbe 
il  principato  di  Palazzolo  ed  il  marchesato 
dì  Scilla. 

Il  territorio  di  Licodia  abbraccia  molti 
fondi  fertilissimi  in  biade  di  qualunque 
specie,  in  vigneti,  oliveti,  alberi,  selve,  bo- 
schi, e  luoghi  da  pascolo,  per  cui  vi  si  nu- 
triscono in  gran  numero  ed  armenti  e  greg- 
gìe;  vi  sono  abbondanti  gli  alveari  e  quelle 
terre  riescono  amene  ai  cacciatori,  utili 
agli  abitanti,  e  rendono  ricchissima  la  cit- 
ta. La  latitud.  di  Licodia  e  a  37^  la  long, 
a  38^  24*;  vi  si  gode  saluberrima  aria,  e 
temperato  clima.  I  cittadini  sono  industri; 
e  non  vi  mancarono  dei  letterali  trai  quali 
Antonio  Mongitore  nella  sua  Bibl.  Sic.  ce- 
lebra Andrea  Mugnos  di  nobile  schiatta,  ve- 
nustissimo siculo  poeta;  e  Francesco  pa- 
dre di  Andrea  insigne  per  letteratura  gre- 
ca, per  amene  lettere,  e  per  toscana  e  si- 
cola  poesia;  eragli  prediletto  il  pindarico 
mclro,  nel  qual  genere  tiene  primario  po- 
sto trai  poeti  (1). 

(I)  Con  regil  decreto  del  18  marzo  1844  il  co- 
rnane di  Licodia  che  dipendeva  dal  circondario  di 
Viiini  fu  elevalo  a  capo>luogo  di  circondario  di 
3*  classe*  e  si  comprende  in  provincia  di  Catania 


u 


iiiiiiie*.  Lat.  LUffbaeum.  Sie.  Capa  Bo- 
eu  (V.  H.)  Uno  dei  tre  prìmiirìi  promon- 
toni  della  Sicilia  verso  occideole,  volgar- 

da  coi  disU  te  m.,  distretto  e  diocen  ài  Caltagi- 
rone  donde  iS  m.«  e  lil  da  Psdermo.  La  soiaaM 
oltrepassante  i  1000  scadi  aooai  di  rendita  mn- 
levala  dall'autore,  e  proTenieote  da  un  capilais 
sborsato  dal  pio  Sac  Martino  la  Basta  Gaooaics 
della  Cattedrale  di  SiracoM ,  salta  fine  del  seeob 
XYi  a  Francesco  Santapaoe  mardicte  di  Licodia, 
precisamente  di  due.  tSiS.  30  aonaali,  per  forti 
e  ragionevoli  insisterne  della  città  fa  coordinala 
e  divisa  dal  Re  Ferdinando  con  dispaccio  del  1  aov. 
1801;  con  metà  della  rendita  s' istitoi  giasta  i  f o- 
leri  testamenlarii  una  cosi  detta  FidceoaieiesMna 
amministrata  dai  confrati  di  S,  MargberiU,  ad  'm- 
piegarsi  in  sollievo  degli  indigenti,  in  ristaare  detta 
chiese ,  in  abbellimenti  e  compre  di  arredi  per  la 
maggiore  ec.;  dell'altra  una  parte  si  dbpose  in  kgali 
da  sorteggiarsi  nella  festività  di  S.  llargberìta  pa- 
trona del  paese  in  favor  di  quattro  douEelle  deUi 
famiglia  del  testatore;  altra  finaloaente  per  la  fon- 
dazione di  un  monte  agrario ,  prescrìvendo  pera 
dover  tale  assegnaaione  cessare  allorqoando  la  ce- 
lonna  frumentaria  fosse  portata  sino  al  bisognevois 
che  deliberoasi  dal  Decorìonato  sino  a  SOO  sabM 
di  frumento ,  e  destinarsi   alla   fondaiione  di  ea 
collegio  di  Maria  che  di  già  ò  in  corso  di  coitre- 
zione,  asceso  al  limite  il  capitale  del  monte,  il  <|«>- 
le  dipende  dal  Consiglio  generale  degli  Ospizii,  «d 
è  amministralo  da  due  Depalati  che  questo  etift; 
il  frumenlo  si  accredita  per  verbali  amminislralivi 
giusta  le  istruzioni  del  1838;  le  quantità  che  ti  ài- 
slribniscono  sono  rimesse  alla  prudenza  degli  aami- 
nislratori  che  devono  avere  riguardo  aUa  solvibiliti 
dei  chiedenti  ed  alla  estensione  dei  terreni  che  col- 
tivano. Ascendeva  la    popolazione  di  Licodia  od 
1798  a  6995,  diminuita  nel  1831   a  5799.  e  aelk) 
scorcio  del  I85S  di  6097  anime.  Estendesi  il  ter- 
ritorio in  sai.  70i5,012,  dello  quali  dettagliate  par- 
ticolarmente in  colture,  1,465  io  giardini,  5T,iSI 
in  orti  semplici ,  0,289  in  canneti.  16,403  io  s^ 
minalorii  alberali,  3589,021  in    seminatorii  lev 
plici,  8778,040  in  pascoli.  56.574   in  oliveli.  1*. 
099  in  vigneti  alberati ,  222,159  in    vigneti  ws* 
plici,  9.963  in  sommaccheti,  10,165  in  Bcheti  4i 
India,  91,528  in  alberi  misti,  941,314  io  bofcate. 
1,390  in  snoli  di  case  territoriali;  vi  si  coltiva  eoa 
sommo  proBlto   la  nicotiana  lati  folta   e   Ttnfw- 
iti  folta  se  ne  manipola  un  tabacco  nominato  ia 
tutta   risola  per  la  semplicità;  esporta  anche  fr«- 
mento,  olio,    vino,  sommacco.  L'aria  vi  è  saleàre. 


609 


LI 


mente  Capo  BoeOy  da  cui  prende  princi- 
pio il  teno  lato  dell*  isola  ad  occidente  ed 
aquilone^  dove  ba  termine  Jl  meridionale; 
e  piano  e  1>asso  slendesi  per  tre  m.  co- 
perto dalle  acque,  cioè  subaquaneo.  Im- 
propriamente quindi  appellasi  prafnenio- 
Ho,  che  suole  sollevarsi  per  alte  rupi  ed 
eminenti  scogli,  come  avverte  Cluverio.  Egre- 
giamente poi  canta  Virgilio  Eneid.  lib.  3: 

M  LìIUmo  trascorro  i  goadi,  acerbi 


M 


!••• 


per  esserne  ciechi  ed  acerbi  i  guazzi  sotto 
le  onde.  Tien  mentovato  quasi  da  tutti  gli 
scrittori  che  pariano  della  Sicilia,  si  poeti, 
che  storici  e  geografi,  dei  quali  si  hanno 
i  lestimoaii  appo  il  medesimo  Cluverio.  Ha- 
jolo  €olIas.  13  fa  menzione  di  una  fonte 
al  promontorio  Lilibeo,  che  non  accrescosi 
per  altre  scorrenti  acque,  né  si  diminuisce 
per  le  bevutene  o  toltene. 

UlUtos.  Lai.  LOyhaeum  (V.  M.)  Antica 
e  celeberrima  città,  descritta  da  Polibio  nel 
Ub.  1  con  queste  parole:  /(  terzo  promon- 

Meriteno  attooxiooo  eome  etimii  neUe  icìeiixe, 

•  naU  in  Lico4ia:  il  P.  Pietro  lUrio  Ridolfi  del- 
l'ordine  dei  earroeliUni,  nato  nel  5  gìagno  del 
leoo;  san  in  Eoma  ancor  giovane  la  bigoneia  di 
dogBMiiea  laologia  e  poi  fa  promoiao  per  la  prò- 
fènda  dottrina  e  aagacilà  alla  carica  di  conaoltore 

•  qoaliacatore  del  tribunale  dell*  Inqoisixione;  fa 
parioienli  insigne  sai  pergamo  e  venato  nella  poe- 
sia di  ebe  die  wggio  per  le  stampe;  mori  final- 
mente nel  la  aprile  1771.  Sebastiano  Andrea  Ri- 
dolB  fratal  minore  del  precedente  del  medesimo 
ordine  carmelitano  fa  dottore  in  teologia,  e  pro- 
feaeoce  di  dritto  canonico  nei  collegi  di  Firenxe 

•  di  Pavia;  lelantissimo  neirosaervanxa  delle  mo- 
■aalicbe  discipline  ;  mori  nel  febraio  del  1750  di 
anni  49.  Il  8ac  Gioseppe  Scordino  nato  nel  S  ot- 
tobie  t7Se  fo promosso  al  parrocato per  l'indefesso 
rtndio  delle  discipline  ecclesiastiche,  profondo  teo- 
Jago» esimio  oratore;  pubblicò  molte  omioni  fo- 

•  si  asari  nel  ISll.  Luca  Francesco  La  Cia- 

letterato,  storico,  archeologo»  giuri- 

»  fé*  noto  il  suo  nome  oltre  il  faro;  lasciò 

flsamorie  storiche  sopra  Licodia  saa  patria 

ispra  Nolo,  e  conchiadeva  la  sua  vita  in  Roso- 

ì  nel  la  gingno  del  1847. 


LI 


iùrio  delP  isola  appellasi  Lilibeo,  dote  è 
una  città  che  ne  prende  il  nome,  che  era 
allora  assediata  dai  romani,  egregiamen" 
te  munita  di  mura  e  circondata  da  una 
ampia  fossa,  e  dalle  acque  dal  mare  slcr* 
guanti,  per  le  quali  è  aperto  Vingresso  alta 
porta.  Attesta  Diodoro  nel  lib.  23^  aversi 
avuto  la  fossa  60  cubiti  di  largheiza  e  40 
di  altezza  ;  quindi  appella  altrove  inespu- 
gnabile la  città  nel  lib.  26  e  dicela  10 
anni  assediate  dai  romani ,  e  presa  fi- 
nalmente con  somma  violenza.  Ne  ba  sulla 
origine  il  medesimo  storico  nel  lib.  22^:  la 
città  di  Lilibeo  venne  fabbricata  dai  Car^ 
taginesi,  poscia  che  il  tiranno  Dionisio 
aveva  espugnato  Mozia  di  loro  dominio^ 
raunati  poiché  coloro  che  erano  rimasti  su* 
perstiti  alla  mina,  li  costituirono  in  K- 
libeo;  le  quali  parole  non  devonsi  inten- 
dere certemente  della  prima  fabbricazione 
della  città,  ma  di  una  nuova  colonia  indot- 
tovi dagli  avanzi  di  Hozia,  che  aveva 
scritto  altrove  il  medesimo ,  nell*  Olimpiade 
Lxxxi  essere  sorta  una  guerra  tra  gli  Ege- 
stani  ed  i  Lilibetani  sopra  il  territorio  sito 
al  fiume  Hazaro.  Dionisio  poi  devastò  Mo- 
zia nella  Olimp.  xxv.  Ce  ne  litteste  Qce- 
rone  T  ampiezza  nella  ver.  5,  dove  appella 
Lilibeo  splendidissima  dita,  e  nel  romano 
itinerario  o  tavola  si  appone  al  suo  no- 
me il  segno  di  primaria  città.  Dicene  sul 
nome  il  medesimo  accennato  Diodoro  nel 
lib.  13.  Appellatasi  il  pozzo  Lilibeo  ^ 
ma  dopo  molti  anni  /b  la  causa  del  no» 
me  della  cUtà  da  presso  fabbricatoti.  Ma 
non  dimostra  lo  Storico  donde  sia  stelo  ap- 
piccato al  pozzo  neir  antro  della  Sibilla  il 
nome  di  Lilibeo;  derivasi  del  resto  da 
molli  dalla  voce  punica  Lclub  cioè  alla  Li' 
bia,  0  dall'  altra  Lilybae  cioè  ai  Libii,  im- 
perocché il  nostro  promontorio  guarda  la 
Libia. 

Parlano  comunemente  gli  aniicbi  del  por- 
lo del  Lilibeo,  e  ne  raccoglie  Cluverio  i 
testiroonii.  Dicelo  il  Fazello  sicurissima  ed 

77 


u 


iear  Min 


<5iii*i  Olla  il  SrioiSL.  *      "     *" 
jiiUiit*   ivtl«    avruluMtfii   joAvnire. 

^ii^iilV        ««iV^Uftf?    HnMtil    Iftl    "«MB^a   M    a 

Sr«vM^^  .»  K'«  ^  iiiiw  ver  «ipuiew 
u.i.  «-«ìlÀi   Ui'^uaiSl  À  k^  T'-iM.  -«rie  {iK&i 

i  jtu«*  .>iii>4i.^":xcii^  .>niit<r-saiii*  A  jui« 

>-ù*i     >a:T«:*rtti  imi  ii^:-*iiiir  u  "nula.  M  iC^ 


I  HHii  del  kttfo.  Ile  tu- 
■i  ■■  eeppo  dipMMi 

»€mmmmé^TmUitM 

InNMalilf- 

Geasafetleèi 

p   laiMi  ite  «icaiiiaMb  Sicilia.  UHM 

m  leiscriikwKIi- 

fiMlteri  2  k«l;  il  m 

èdoMloM  a* 

■eU*aitoitJ» 


•ti  Fiinili  iMtanli 
di  brou»  cil  api 

A  A^uffiw.  SU  tÈn,  lu  tripode  ed  u  (ri- 
&•  -rte  <frisfe  tn  I*  unghia  sìoislii  vi 
nuia^  :  «ffiifi  ùiboli  ad  IpolUne  spcOuii, 
r^dfnufi*  a  lii  auDe  essere  stala  pna- 
4sgiuiUìimkt  *MelU  iJiiòeo:  in  cìucketei 
<«v  i"  aa.f aJiaL  AiATaAiTA>. 

i  jcesMi^n  ceiebri  dei  iib'beosì  coìIim: 

5  %c«^n»Tc»Mft»  e  nari.  soUo  INodciiu* 
e  »■  I  iiailiai  Fìfeseasino  Vescof 0  aarheadii 
jiuna.  li  crkWffràM  per  santità  e  scica» 
ÀfiikL  'it  tm  ayera  si  servi  Leone  T  looiv 
^iounke.  e  (ii  spedi  larìe  lettere  ia  m 
ési^  ^vaA  traUasi  del  compolo  ddli  ^ 
stfi  fiiiipiìài  :  ^  era  adomo  e  di  à^^ 
e  A  «ttoae  leiiere  :  fu  ie^^ahi  Ji  1^ 
*r  nri  conb*  calccdonese.  ore  ci(U  ^^ 
ft*.  imàri  CMdttBÒ  Cntieiie  e  Diosctf*.^ 
li  fcùo  tra  tstli  soscrisse.   e  forkoc^ 

6  ^ffin«  M  Mescoli  ired  :  tu  baiti* 
A  Ìl  utSo  e  di  Altri  p^rsonaf^i  di  p» 


611 


LI 


LI 


.  Devastando  i  Vandali  la  Sicilia  sollo 
eneo  passò  Pascasiuo  molto  tempo 
irissima  prigionia,  e  forse  mori  an- 
a  carcere;  è  nominato  da  tutti  gli 
bastici  scrittori,  Tritemio,  S.  Isido- 
lellarmino,  Cave,   e  dai  nostri  an- 

Gaetani,  Pirri,  e  Mongilore.  Teo- 
Vescovo  nel  tempo  di  Gregorio  Ha- 
e  Decio  Forense,  il  quale,  testimo- 
>  stesso  Gregorio,  fu   dal  suo  clero 

trascinato  al  Vescovato;  sotto  di  lui 
lata  nobile  donna  fabbricò  un  mona- 

per  le  sacre  vergini  dedicato  a  S» 

apostolo  e  ad  altri  SS.  Martiri,  il  di 
mpio  fu  consacrato  da  Declo,  per  or- 
dì Gregorio;  a  questa  donna  scrìsse 
lio  il  S.  Vescovo,  e  la  regalò  di  varie 

reliquie.  Sono  celebrali  finalmente 
;he  sottoscrisse  il  decreto  del  conci- 
teraiiese,  e  Teofane  che  intervenne 
>ncilio  Niceno,   quai  Vescovi  di  Li- 

Tralascio  di  parlare  di  quei  citta- 
lustri  di  cui  si  fa  memoria  nelle  ri- 
tavole, e  tra  gli  etnici  il  nobilissimo 
laggio  Crisagorlo,  a  di  cui  preghiere 
sofu  Porfirio  compose  T  Isagoge  al 
eriermenii  di  Aristotile.  Probo  uomo 
imo  ed  eloquentissimo  Irai  sofisti  dei 
&mpi,  per  conoscere  il  quale  Porfirio 
lo  nel  Lilibeo,  e  lungo  tempo  vi  di- 
per  godere  della  dottrina  di  Probo, 
le  attesta  lo  stesso  Porfirio  nella  vita 
4>ne.  La  Sibilla  ancora  che  falsamente 
I  Guroana ,  e  che  fu  Sicola  e  forse 
aoa;  gli  antichi  dediti  alla  super- 
e  la  stimavano  una  profetessa,  ed  ella 
0  antro  dov*  è  il  pozzo,  dettava  loro 
aeoli,  che  ad  ognuno  il  futuro  pro- 
no. Slrabo  finalmente  celebre  presso 
lichi  scrittori  per  la  sua  acutissima 
giacché  da  sopra  un  poggelto  presso 
^eo  osservava  la  flotta  che  usciva  dal 
fi  Garlngint  e  ne  numerava  le  navi  e 
ì  delle  vele.  Siano  dette  queste  cose  di 
»9  oggi  Marsala  y  di  cui  appresso  par- 


leremo, giacché  sotto  questo  nome  viene 
nei  regii  libri  e  per  la  bocca  di  tutti. 
Del  pozzo  poi  della  Sibilla  diciamo  anche 
a  suo  luogo. 

lilmasone.  Lat.  Limagunié.  Sic.  Lima- 
uni  (V.  N.)  Fiume  cosi  appellato  dall' Are- 
zio,  ma  dagli  antichi  Irminio,  oggi  di  Hauti 
e  di  Ragusa.  Vedi  Irminio. 

Llmlna  (V.  D.)  Paese  col  titolo  di  Mar- 
chesato, che  siede  a  capo  di  un  fiume  so- 
pra lo  Stretto,  in  un  poggio  declive  verso 
oriente  e  mezzogiorno;  ne  è  sacra  oggi  la 
Chiesa  parrocchiale  a  S.  Domenica  Vergi- 
ne, sotto  la  cura  di  un  arciprete,  ricono- 
scendo S  soggette  a  filiali,  e  presentasi  alla 
vista  nel  luogo  il  più  alto  non  lungi  dalla 
fortezza  che  vedesi  sovrapposta  ad  una  rupe 
famosa  un  tempo ,  ora  in  ruina.  Il  signore 
Pietro  Balsamo  concedetle  nel  162i  ai 
Minori  Conventuali  la  Chiesa  della  Madonna 
Annunziata  e  le  congruenti  rendite  per  gli 
edifizii  e  per  ralimento  dei  frati ,  dei  quali 
il  convento  occupa  oggi  nel  centro  popolosa 
piazza.  Coniprendesi  Limina  nella  comarea 
di  Taormina,  ai  di  cui  Istruttore  era  sog- 
getta riguardo  al  militare.  Contava  nel  seco- 
lo XVI  sotto  r  Imperator  Carlo  V  224  case,  e 
nel  seguente  censo  deiranno  1615  erano 
un  le  anime;  poi  315  case  nel  1652  e  1491 
anime,  e  nel  1113  vennero  303  case  e  1491 
abitanti,  dei  quali  la  ultima  rivista  recò  il 
numero  di  1554.  Si  va  soggetti  airAreive- 
scovo  di  Messina  riguardo  allo  spirituale , 
e  si  ubbidisce  ai  Bonmmo  oggi  Principi 
di  Cattolica ,  che  siedono  ii  xvi  posto  nel 
Parlamento  ed  haunovi  il  pieno  potere  di 
armi.  Fecondo  è  il  territorio  ed  irrigato 
dalle  acque  del  fiume  dello  stesso  nome, 
se  ne  ricava  abbondevolmente  olio,  vi- 
no, seta,  biade,  e  vi  hanno  le  greggio  un 
pascolo  gratissimo.  Sta  ii  paese  in  39^  di 
long,  ed  in  31''  e  50*  di  lat. 

Rotai  altrove  essersi  appartenuta  Limina 
a  Giovanni  duca  di  Bandazzo ,  ed  essere 
passata  alla  morte  di  lui  alla  figliuola  Co- 


612 


LI 


9lanza,  che  si  ebbe  a  marito  Enrico  Sia- 
iella  appellalo  perciò  Barone  di  Limiiia. 
Afferma  Barberi  nel  Capibrevio  donato  di 
quel  paese  sello  Federico  II  PariHo  Daci- 
paro  messinese  e  lascialo  da  lui  al  fi- 
gliuolo Gerardo ,  che  morendo  sema  fi- 
gliuoli cedette  a  Perruecio  de  Pariei  fra- 
tello germano ,  con  chi  ingaggiò  una  lite 
Raffaele  d*Àuria  come  Ammiraglio  del  Re- 
gno, asserendo  appartenersi  a  questa  digni- 
tà i  paesi  di  Limina  e  Pagliari ,  ma  nel- 
l'anno 1333  ToUenne  PaririOj  cui  -sncce- 
delle  Niceolaj  dopo  di  cui  il  fratello  Zac- 
cheria  nato  in  secondo  luogo  a  Ferruccio,  e 
cbe  notasi  nel  censo  del  Re  Martino.  Man- 
cando costui  di  prole  chiamò  la  nipote  Ma- 
calda  nata  da  Niccolò;  ma  leggesi  questa 
altrove  Nicoletta  figliuola  della  sorella  di 
Zaccheriaj  la  quale  moglie  a  Pìiccola  Bai* 
samo,  gli  trasferi  i  dritti  suoi  ;  quindi  lo 
Infume  Giovanni  fratello  del  Re  Alfonso  di- 
chiarò signore  di  Limina  nel  1415  il  Bai- 
èamo.  Passò  dai  Balsamo  alla  famiglia  Cri- 
safi,  ma  chiese  preferenza  Tommaso  Giri- 
falco marito  di  Antonella  Parisi,  famigliare 
<lcl  Re  Alfonso  e  suo  secrelnrio,  e  fu  di- 
chiarato Barone  di  Limina  nel  1453.  La  di  co- 
storo figliuola  ed  erede  Francesca  fu  presa 
in  moglie  da  Bartolomeo  Porco  cavaliere 
messinese,  ed  in  seconde  nozze  da  Giro- 
lamo della  medesima  famìglia ,  donde  311- 
nuda  astretta  in  matrimonio  ad  Alfonso  Si- 
scari.  Cedette  novellamente  in  vassallaggio 
ai  Balsamo^  sborsatone  il  prezzo  quindi  Pie- 
tro ,  primo  Principe  di  Rocrafiorita  venne 
anche  appellato  nel  1599  Marchese  di  Li- 
mina  per  privilegio  di  Filippo  III:  fu  Ca- 
valiere di  S.  Giacomo,  dei  12  Pari  del  re- 
gno, Slrategoio  di  Messina,  ma  nessuna  prole 
si  ehhe  da  Francesca  Aragona  donna  di 
somma  pietà.  La  sorella  Antonia  perciò 
alla  morte  di  lui  ottenne  lo  signorie,  e  mo- 
jrlie  da  gran  tempo  di  Giacomo  Bonanno 
i^uca  di  Montalbano  e  signore  di  Canicattl, 
generò  con  lui  Pietro  ,  di  cui  registriamo 


LI 


I  successori  parlando  di  CMieaifi  e  di 
Cattolica  (1). 

UaipladM  (V.  M.)  Castella;  dorè  sU- 
billsconsi  i  confini  delia  dioeeri  di  Siracosa, 
alla  parte  australe  ed  il  Udo  del  mare  li- 
bico nelle  antiche  sicole  carie,  BeHe  qnati 
dicesi  comunemente:  il  easieUo  lAmpimiM 
cioè  Chaiaj  ed  in  una  di  esse:  il  eoileUo 
Limpiados  cioè  Licata^  come  poco  dì  so- 
pra avvertimmo.  Erroneamente  alconi  fl 
costituiscono  alla  sinistra  del  floroe  Salso,  e 
stimano  essersi  appartenuto  alla  diocesi 
siracusana. 

ubarli».  Lat.  Linarius  (V.  D.)  Hoote 
presso  Hessina  di  cui  è  meazione  fai  un  di- 
ploma del  Re  Ruggiero. 

Undll  (V.  M.)  Tucidide  nel  Kb.  6:  ia- 
iifemo  da  Bodi  ed  Eniimo  da  Creta  adda- 
cendo  rispeUivammJle  (e  loro  coloitie  fab- 
bricarono Gela  nelF  anno  Tir  poi  die  prese 
ad àbUarsi Siracusa^  impoalo  ilnomeoib 

(t)  LimÌD«  è  oggi  aa  eomiiBe  in  pcoTiada  •  ^ 
cesi  di  Manina,  da  cui  è  disUnto  17  ■.,  diitnlto 
di  Gatlroreale  donde  SS  m.,  ciroondarìodi  Satact 
da  cut  5  m.  Un  aniico  pecnlio  fntnMotarìa  fa  età- 
rertito  nel  1813  nell'  altaale   monte  agrario  cbe 
presta  fra  mento  nella  quantità  che  p«ò  meriUre 
la  condiziooe  economica  del  chiedente;  il  cipiuk 
è  dì  sai.  21  tum.  6  Talnlato  in  denaro  al  preso 
corrente  in  due.  164.  16;  dipende  dairiotfoéeote 
ed  è  diretto  dal  Sindaco  e  da  dne  amminiflralen 
eletti  dal  Decnrionato  biennalmente.  Coatafisii 
nel  paese  1007  abitanti  nel  17V8«  dimionitisi  i^ 
8i7  sin  nel  1831,  e  1184  nel  Gne  del  1851  $i  ^ 
stende  il  territorio  in  sai.  377,213,  delle  qaili^* 
505  in  giardini,  14,232  in  gelseti,  2,055  io  rio- 
neti ,  127,649   in  seminatorii  semplici,  97,til  ia 
pascoli,  10,G88  in  oliveti,  92,227  in  Tigoeli  ftm- 
plici,  5,305  in  castagneti,  17.260  in  boscaK.  Mll 
in  suoli  di  case  territoriali-  Il  maggior  conBerno 
esportalifo  se  ne  versa  in  frumento  ,  olio.  vìm. 
seta.  Presso  il  villaggio,  in  coi  si  gode  di  arìj  mbi. 
è  una  miniera  di  carbon    fossile  chiamalo  (U  f^ 
cnui  torba,  e  frammischiato  con  molta  grawoff* 
e  gres  rosso  antico  ;  Madama  G.  Power  fo  it<^> 
ricala  nel  1836   dal  regal  Governo  di  fart  ii  ■■ 
tal  sito  eseguir  degli  scavi  per  prender  òn  mT 
di  tal  carbone ,  che  sperimentato   con  bracian< 
Irovossi  di  mediocre  qualità. 


613 


LI 


eiUà  dal  fiume  Gela;  euendori  appellato 
Linda  il  luogo  dove  ora  è  «ito ,  e  che 
in  prima  fu  munilo  di  un  muro.  Rica- 
vano  da  eiò  Fazello  e  CloYerio:  aYer  vo- 
luto il  Rodio  AntireflM)  da  Lindo  cillà  me- 
tropoli dell'isola  di  Rodi,  traitene  eolonie, 
appellar  linda  la  città  novella  in  Sicilia 
dal  nome  della  patria  ;  e  venendo  poco 
dopo  Entimo  da  Creta  coi  suoi,  e  raccol- 
to in  comunanza,  accresciutasi  la  colonia , 
avere  a  comune  voce  appellato  la  città  ri- 
dotta in  forma  migliore  dal  vicino  fiume 
Gela.  Quindi  Erodoto  lib.  1  appellò  Undii 
i  fondatori  di  Gela,  ed  attesta  T accen- 
nato Tucidide  a?ere  entrambi  addotto  la 
loro  colonia.  Sebbene  di?olghi  recentemen- 
te Carlo  Pizzolante,  nella  sua  eruditissima 
opera  sull'antica  Gela,  a  fondatori  di  JUh- 
dli  0  i  Sicoli  o  i  Sicani  o  finalmente  i  Cro- 
tali dopo  l'eccidio  del  loro  Re  Minosse 
nella  reggia  di  Cocalo,  profughi  e  vagabondi 
per  risola.  Tedi  Gela. 

WAwÈMmm  del  taro.  Lat.  lAngua  Phari. 
Sic.  Lingua  di  lu  foru  (V.  D.)  È  il  promonto- 
rio peloritano  o  più  propriamente  il  lite  che 
scorre  a  guisa  di  lingua  rimpetto  la  Cala- 
bria ;  donde  prende  principio  dalla  parte 
aiioilonare  il  celebre  stretto,  cui  è  sovrap- 
posta la  torre  del  foro.  Dicesi  anche  LÙi" 
mua  di  faro  tutto  quel  tratto  di  terre  dalla 
^piaggia  australe  del  porto  al  capo  Raiscol- 
mo  verso  il  lite  settentrionale  della  Sicilia, 
e  dagU  antichi  Pelorias.  Vedi  Faro  e  Pe- 
laro. 

Ubo»  (1). 

Ulmri»  (2). 

lilmgMigiooMi  ÌM.  Lingua  Groèéa.  Sic. 
Lingua  grossa  (T.  D.)  Città  appartenentesi 
al  regio  Demanio^  cosi  appellala  o  perchè 
esprime  colla  sua  situazione  la  forma  di 


(t)  Lioera  é  od  toiio-comuDe  aggregalo  ad  Aci- 
»«alé,  a  7a  m.  da  Galania. 

<t)  LiagM  è  00  folto  cornane  aggregato  a  bi- 
liari* 


LI 


una  lingua  giusla  Maurolico ,  o  secondo 
altri,  testimonio  Fascilo,  per  la  durezza  del 
linguaggio  che  gli  abitanti  usano.  Ne  è 
menzione  in  un  diploma  del  Conte  Ruggiero 
deiranno  1145,  ma  non  ne  occorre  il  no- 
me nel  censo  della  Diocesi  di  Messina,  alla 
quale  si  appartiene,  incominciato  nelle  lettere 
apostoliche  d'Innoccenzo  III  del  1198,  seb- 
bene ci  abbiano  alcuni  nomi  non  noti  di 
paesi.  Siede  alle  montagnose  falde  del 
monte  Etna  verso  maestro,  ed  occupa  un 
suolo  adeguato  e  declive  lievemente  verso 
austro.  Il  primario  tempio  unico  parroc- 
chiale sacro  alla  Vergine,  affidato  all' Ar- 
ciprete,  sorge  elegante  quasi  nel  mezzo 
del  paese,  e  vi  si  venera  religiosamente 
una  sacra  spina  della  corona  del  Signo- 
re, ed  in  suo  onore  nel  di  3  di  maggio 
si  celebra  con  gran  pompa  la  festa  da- 
gli abitanti;  una  communia  di  Sacerdoti 
inoltre  vi  è  destinata  pei  divini  uflicii.  I 
monaci  di  Monte  Carmelo  si  hanno  un  am- 
pio monastero  costituito  verso  il  xvi  secolo 
in  luogo  popoloso  con  fabbriche  degne  di 
attenzione  e  con  pingue  dote;  i  Paolotti 
stanno  decentemente  ali*  ingresso  del  paese 
verso  mezzogiorno  dal  1584;  i  minori  Cap- 
puccini su  d*un  altura  formata  da  sassi  etnei 
verso  occidente  costruirono  nel  1641  un 
insigne  convento,  ma  giusta  i  loro  istituti 
presso  le  mura.  Yedesi  al  di  fuori  TAbazia 
di  S.  Caterina  dell*  ordine  di  S.  Benedetto 
con  antichissima  chiesa  e  le  abitazioni  cadenti 
dei  monaci,  i  quali  dal  secolo  xvi  1*  abban- 
donarono; l'Abazia  lasciavasi  da  conferire 
in  prima  dai  signori  della  città,  indi  per 
regio  beneplacito  come  per  dritto  di  patro- 
nato; ne  era  rettore  nel  1160  Francesco  Bu- 
setli,  ed  avevasi  perciò  il  xiu  posto  nel  par- 
lamento. Ci  hanno  nella  città  9  chiese  mi- 
nori tra  le  quali  sono  da  notarsi  per  la 
mole  degli  edifizii  quelle  di  S.  Egidio  Abate, 
dell*  Annunziata,  e  di  S.  Antonio  fornite  di 
confraternita. 
Una  sola  via  diritta  da  mezzogiorno  a 


614 


U 


trtmonlana  difide  la  dUk ,  con  un  largo 
innaBii  la  Chiesa  maggiore  e  inni  liugi 
dalla  piana  da  mercalo  o  dal*  palaito  del 
conaiglio ,  nella  quale  sboccano  allre  mi- 
nori vie.  Sorgcfa  nn  tempo  il  palasio  ba- 
renale  che  oggi  conoscesl  dalle  ndne.  Al 
di  Itaori  immedialamenle  ci  ha  r  Avviando 
doè  un  denso  bosco  di  noci  avellalane,  i 
di  cui  alberi  sono  talmenle  intrecciali  e  ?e« 
stilo  il  suolo  di  erbetle  e  viole  che  reca  de* 
litia  ai  viandanti.  U  rimanente  del  terri* 
torio  è  coverto  in  alcuni  luoghi  di  sassi  et« 
nei  e  tuttavia  è  pianlalo  ad  oliveti«  ed  al- 
trovo  0  più  fertilmente  a  vigne,  aiori,  biade, 
alberi  fkntureri  e  pingui  pascoli.  Se  ne 
comprende  nei  confini  la  casa  degli  ere- 
miti, volgarmente  Xara^  sotto  il  titolo  di 
S.  Maria  di  Lavina,  coltivata  da  pii  Sacer- 
doti; vi  si  venera  una  immagine  di  R.  D. 
edfihre  per  miriti  prodigii  e  pel  concorso 
dei  fedey  che  vi  accorrono  sin  dà  lontani 
paesi.  La  città  sin  dal  1630  è  soggetta  imme- 
diatamente al  Re.  Il  governo  ne  è  commesso 
a  4  Senatori,  al  Capitano,  ed  al  Sindacob 
Si  ha  r  attributo  d'hdegra^  innalsa  per 
istemma  un*  aquila  volante ,  ed  occupa  11 
XLin  posto  nel  Parlamento.  L*  Istruttore 
dì  Taormina  comanda  la  urbana  milizia 
composta  di  3  cavalli  e  40  fanti  ;  è  la 
capitale  ddla  comarca  e  si  ha  soggetti  i 
vicini  paesi.  Nel  censo  del  Re  Carlo  con- 
tava 574  case  e  2106  abitanti  ;  nel  1652 
erano  1050  lo  case  e  4101  gli  abitanti,  ma 
nel  il  13  furono  601  i  fuochi  e  2251  le  ani- 
me. UtiguagloBsa  non  ha  drillo  di  armi. 
Barbera  descrive  gli  antichi  Signori  ai 
quali  era  affidato  il  governo  di  Linguaglossa, 
ed  11  primo  è  nel  catalogo  PliecM  di  Lau- 
ria.  Nel  registro  di  Federico  II  nel  1320 
leggesi  Anastuèia  FUingeri;  quinci  sotto 
Martino  per  regio  diploma  da  Lenlini  nei 
1392  leggesi  Niccolò  Crisafi  Maestro  Notare 
della  pubblica  Cancelleria,  cui  succedette 
nel  1401  il  Dgiìo  Giovamii  regio  Maestro  Ra- 


U 


liottalet  a  ed  id  iU»  iVieeolOifo.  Fa  poscia 
erede  Coetaw»  4glia  di  M  che  maritala 
ad  ifiloiifo  di  IfoMo  nel  1419  ani  drillo 
della  mo^e  divenne  Signore  di  Ungua- 
glossa,  ma  peri  sema  prole,  per  cui 
Al  erede  iNeeofè  u  Qrtm(i  nel  1493  per 
donaiioae  di  lui.  Il  Iglio  flswMia  delle 
eoaMnemenle  MmmMù  fti  dal  padre  pte- 
fsrito  al  iralello  Giovanni  ed  ebbesi  la 
conferma  net  ISIS  per  regio  diploma,  /«a- 
teite  flgUa  di  MimMo  vendetleia  nel  1568 
a  Sl^wM  CoiUme,  e  eoatui  nUa  hmiglii 
Font,  per  cui  Airlolóaieo  FnM  e  la  sia 
figliuola  SiMa  erediinrono  Ungnaglean 
sulla  fine  del  secolo  xn.  Nd  1909  f  ettei- 
nero  in  vendita  1  Bonmmo^  imperocchs 
Orazio  Barone  di  Ravanosa,  Belvedere  e  Ca- 
raadno  comprolla  dai  FmM  e  la  vaile  de* 
corata  del  Utolo  di  prinelpnlo  nel  liti.  I 
cittadini  però  pagati  5299  aurei  al  regis 
erario,  da  ciU  se  i*  ebbe  Oraafo ,  chicaae 
nel  1630  al  regio  demanio  appartenere. 
I.  AofMntno  tuttavta  si.  temerò  il  tWe 
del  Principato  e  nel  1799  Wncewte  U- 
nanna  marito  di  Vittoria  Tanni  etane  il 
Principe. 

Nel  dominio  di  Ltnguaglossa  è   un  bo* 
SCO  alle  radici  dell  Etna  in  cui  ci  hanno  dei 
pini  di  enorme  altezza  donde  rìcafasi  la 
pece,  il  perchè  dice  Fazello  :  afecoaie  giatt 
tra  le  sefoe  etnee  è  nobiliiaia  da  un  ftoie* 
di  alberi  picei.  Sorgendo  rimpetto  Casti- 
glione trovasi  in  gr.  39®  di  long,  ed  ìa  37* 
e  SO*  di  lat.  Fan  menzione  i  cittadini  di 
un  illustre  personaggio  quari  Fraacf^ro 
Laguzza  dell'ordine  dei  Carmelitani  iash 
gne  per  dottrina  e  più  per  santità  di  ro- 
slumi  ;  governò  più  volte  quelta  profiacsi 
rendendosi  commendevole  nelle  cariche.  K^ 
ri  flot.  3 ,  Uh.  3.  tà  nioniione  di  aa  N* 
roenico  da  Linguaglossa  dell*  ordine  dei  pre 
dicatori  zelantissimo  sacro  oratore,  ialeoit 
alla  cura  delle  anime  e  celebre  per  la  «Hi 
penitente,  pei  costumi  inlegerremi  e  pa  ni- 


615 


LI 


racoli;  morì  in  S.  Stefano  di  Bivona  dove 
conaenasi  con  aomroa  venerazione  il  suo 
corpo  (!)• 


(I)  LiogaagloiM  è  an  capo-circondario  di  a*  datie 
iB  profincia  di  Catania  da  cni  dista  3a  miglia» 
éittrolto  ài  Acireale  da  evi  sa  m.,  dioceii  di  Mei- 
aina  »  a  ISi  ni.  da  Palemo.  Notasi  Lingua  Grof$a 
io  on  pririlegio  del  Re  Ruggiero  del  1145  e  da 
Aresio»  Faxello,  SiWagio;  Lingua  gloua  dai  Man* 
rolicOy  Lingua  craua  dal  Briexìo,  ed  il  nome  ag- 
géltifato  per  la  gente  Linguagrouensit  da  Filoleo. 

Il  monte  agrario  fondato  da  Antonino  Mannina 
Mi  tiaa  si  ha  nn  capiule  di  sai.  41 .  tum.  4  di 
fromento  Taintato  al  presao  corrente  in  dnc.  aso. 
aa;  il  frumento  si  accredita  per  Terbali  ammini- 
tlratiTÌ  giusta  le  istruiioui  del  1838,  e  le  quantità 
cIm  ti  distribuiscono  sono  rimesse  alla  prudenia 
dvgli  amministratori,  i  quali  devono  arere  riguar- 
do alta  aolf  ibilità  dei  chiedenti  ed  alla  estensione, 
dei  terreni  che  coUifano;  del  beneficio  del  prestito 
■•  gode? ano  sino  al  1818  anche  i  panettieri,  i  quali 
paga? ano  per  ragione  d*  addita  grana  60  siciliani 
paìr  ogni  salma  di  frumento  «  ma  da  queir  epoca 
in  poi  rimasta  libera  la  panificazione,  il  genere  si 
neeradila  ai  soli  agricoltori.  Ci  ha  nn  altro  monte 
agrario  per  segala  fondato  nel  1813  da  9.  Fran- 
eeaco  Pafumi,  che  Tiene  amministrato  secondo  le 
iatmsioni  generali,  e  sì  ha  un  capitale  di  sai.  as, 
lam.  15  di  segala  Taintato  al  prezzo  corrente  in 
dnc.  aoa.  aa.  IstituiTasì  finalmente  nn  peculio  nel 
tata  dal  Canonico  D.  Rosario  SUnghitti  il  quale 
laaciò  la  aomma  di  due*  4ao  ali*  oggetto  di  com- 
perarsi olio  negli  anni  di  ubertà  per  Tendersi  al 
pabblieo  negli  anni  di  carestia  con  grana  50  di 
pia  per  ogtti  cafiso ,  destinandosi  il  prodotto  alle 
apete  di  amministrazione.  Dipendono  i  tre  stabi- 
limenti dal  Consiglio  generale  degli  ospizìi«  e  viene 
eiaaeono  amministralo  da  due  deputati  eletti  nei 
primi  dna  biennalmente,  neir  ultimo  triennalmen- 
te dal  Consiglio. 

Era  nella  città  nel  1798  una  popolazione  di  1507 
anime,  di  8705  nel  1881  «  e  di  4601  dall* ultima 
toTobi  autistica  del  1851.  Stendesi  il  territorio  in 
aaL  3488,548,  delle  quali  4,809  in  orti  semplici , 
10,073  in  aeminatorii  alberati,  863,781  in  semina- 
tori! aemplid,  556,857  in  pascoli,  161,475  in  tì- 
ICfieti  alberati,  86,677  in  ficheti  d'India,  954  in 
ntberi  misti,  78,588  in  castagneti,  111,555  in  noc- 
ci^lati.  1199,878  in  terreni  improduttÌTÌ,  1,417  in 
•«oli  di  caw  campestri.  L*aria  ti  è  salubre. 


LI 


UmoM  (1). 

UpMrt.  Lai.  UpartB.  Sic.  Lipari  (▼.  D.) 
Isola  che  giace  rimpetto  la  Sicilia  verao  aqui- 


(t)  Rechiamo  la  descrizione  dell'isola  di  Linosa 
del  signor  Pietro  Calcara  tratta  dalla  stessa  fonte 
che  accennammo  parlando  di  Lampedusa. 

«  Linosa.  Il  dopo  pranzo  dell*  8  giugno  con  un 
picciolo  ìeuio  destinato  alla  corrispondenza,  mi  re- 
cai in  Linosa  isola  che  non  oltrepassa  sette  miglia  dì 
perimetro;  essa  dista  14  miglia  marittime  da  Lam- 
pedusa e  presenta  una  forma  pressocché  circolare 
allungata;  la  sua  massima  lungUezza  *t  calcola  dalla 
cala  della  pozzolana  sino  al  piano  boscoso  diretto 
ad  oriente  e  non  giugno  a  tre  miglia,  mentre  si 
reputa  di  nn  miglio  e  mezzo  la  sua  massima  lar- 
ghezza. 

Tutta  r  isola  risulta  di  quattro  montagne  poco 
eleTate,  e  Torrido  aspetto  Tulcauico  di  tutte  le  sue 
parti  dà  una  chiara  idea  dei  prodotti  spirati  dalla 
forza  di  Tulcanico  laTorlo;  lave  in  correnti,  aspettò 
tetro  e  nero,  scogliere  squarciate  dall*  impeto  delle 
onde,  littorale  quasi  inacessibile  destaronmi  nel* 
r  animo  Tiva   impremione  —  Ma  osserTando  da 
presso  la  natura  geognostica  di  questo  suolo,  ra?» 
Tisai  nel  centro  i  crateri  di  sollcTamento  trachitico 
posti  nei  siti  bami,  e  la  roccia  trachitica  apprewn- 
tarsi  tufacea,  e  dell*  identica  natura  di  quella  che 
io  aTca  raTTimta  nell*  isola  di  Ustica;  al  di  sopra 
della  trachite  che  mostrasi  di  Tarlato  aspetto  e 
colore,  giaoesl  il  snolo  Tulcanico  rappresentato  dalla 
tefrina  compatta  e  porosa  contenente  il  feispatoa 
1*  OTilina,  e  bene  si  scorgono  le  correnti  Tulcaniehe 
addosntele  une  sulle  altre,  le  quali  lasciano  osser- 
vare gli  estinti  crateri  dai  quali  sin  da  tempi  im- 
memorabili si  Tcrificd  FusciU  dei  piroidi  materialL 
Per  si  fatu  condizione  di  suolo,  risola  è  in  realtà 
ferace,  in  fatti  gli  oleastri,  le  filliree,  ed  il  lenti- 
sco  con  altri  alberetti  da  bosco  tì  crescono  pi  A  ri- 
gogliosi e  folti  che  nella  Ticina  Lampednm,  le  piante 
spontanee  ìtì  sono  in  maggior  copia,  come  fra  non 
guari  si  riloTerà  da  nn  emtto  rendiconto  che  in- 
serirò nella  memoria  relatiTamente  alla  descriziona 
di  queir  isola. 

É  priTa  LinoM  di  torrenti  e  di  fonti  e  solo  si 
troTsno  186  cisterne  che  gli  antichi  abiUlori  tì 
costrussero  e  che  ad  ogni  passo  ri  a*  incontrano 
atuccate  nei  piccioli  ruderi  di  cam,  oTrero  preaso 
le  clausure  —  Gli  ottantacinque  coloni  ohe  furono 
colà  istallati  sin  dal  84  aprile  dello  scorso  anno  1845, 
siccome  rinTonnero  le  cisterne  priTO  di  acqua,  per 


u 


|pwrUt«ì  ìli  filili  ImIiw  «Mi  II  fMi*  U 
W  «r%  ti  4  MIm  M  fMl 


IM  WtmgKL  iWBHMiM 

fattefla  nel  Kb.  5  dote  tmr 
sd  CgUMU  di  Eolo ,   diee  di  AH»- 
OUoMe  J«fioeo  il  doMMo  di  I^i- 
e  fmi  éopù  moUi  mmi  mnmtmM 
dieolfiMfoH,  pemmnmm  dkmà 
totmrie  «  BùdU  e  di  M- 
«dlMfiie  a  duce  a  eii  Ai- 
CWdi»  IrMferilifi  «i  5iciKc  mM» 
ir  OKii.  mpprodatcm/ù  ut  IwjM  i^ 
liWe».  GU  Ege$itmi  «Hors  erf  • 
eMiòolleraiio  Ira  loro;  mietei 
ài  federosUme  dei  SeMmacM. 
feriMmre  metta  gmem  efrs  fi^ 
U  WÈeéerimo  PemkMo.  FlnliiSeMm- 
pfiTW  rilOfuoroeM  <  iwpgriW* 
tm§immU  difetUaito  $eeUiMéiti 
Teiiare,  ed  EpUenUley  jftntfk 
U  ceno  pai  mot  Tintm».  Hneui 
a  Kpori,  ed  euendort  fMi  «d- 
lewfwwieiile  enteMi^  ri  jferwemenl^ 


617 


LI 


eUmente  in  aeeomunarri  per  abUazUme  cùi 
terrazzani  dei  quali  500  appena  erano  da 
Eolo  mpeniiii;  da  Pausania  e  da  Antioco 
sebbene  discordino  in  alcune  cose  ci  è  dato 
raecogliere:  avere  gli  Gnidii  nell*  Olimp.  i, 
580  anni  ay.  n.  Cristo,  istituito  il  corso  dal 
Lilibeo  pel  Tirreno  alle  isole  Liparèe,  dove 
forono  accolti  in  comunanza  nella  città  dai 
posteri  di  Eolo.  Del  resto  anche  soggiunge  lo 
Slorico  di  quelli:  Poscia  rendendo  infesto 
gli  Elrusci  il  nuu^  coi  lalrodnii,  irata- 
gUaU  dalle  loro  incursioni^  prepararono 
una  flotta,  e  distribuUi  in  parti,  aUriin  uso 
comune  eoMvavano  i  territorii  delle  isole, 
éknano  aUri  di  presidio  e  di  resistenza  con- 
irò  i  pirati.  Divisa  poi  tra  loro  Lipari  nel- 
la  guide  ri  era  la  città,  coltivavano  le  terre 
delle  aUre  in  comunanza;  dipartiteri  finah 
menie  tutte  le  isole  rino  a  20  anni,  trascorso 
il  lempo  le  dividono  a  sorte-  Vinsero  poi 
0K  Eirusci  in  molte  battaglie  navali,  e 
eonaaerarono  in  Delfo  memorabili  Decime 
daUe  spoglie. 

Attesta  poi  il  medesimo  storico  essersi  mol- 
to avanzata  la  città  di  Lipari  non  solo  alla 
felicità  ma  anche  alla  gloria;  imperocché  è 
adorna  naturalmente  di  bei  porli  e  di  fa- 
oioso  terme,  le  quali  non  solo  restituiscono 
gì*  Inférmi  in  salute,,  ma  per  singolare  con- 
fidenza alle  acque  non  poco  giovamento 
arrecano;  molti  perciò  travagliati  in  Sicilia 
da  particolari  infermità  trasferisconsi  in  que- 
sl*  Isola,  e  coli*  opinione  sola  nell*  uso  della 
eaMa  lavanda  guariscono  più  presto,  ripren- 
dendo r  antico  vigore  della  salute.  Questa 
medesima  isola  si  ha  trai  metalli  il  famoso 
allume,  donde  ridonda  sommo  commercio 
ai  Liparesi  ed  ai  Romani,  da  altre  terre  non 
provenen'do,  ed  essendo  tuttavia  di  grande 
uso;  ed  a  buon  drillo  i  Liparesi  che  ne 
hanno  il  monopolio,  accresciutine  arbilra- 
riamente  i  prezzi,  ne  ricavano  incredibile  gua- 
dagno. Del  resto  questa  isola  non  compren- 
de un  grande  spazio,  è  mediocremente  fera- 
ce in  biade  ed  abbonda  in  produzioni  idonee 


LI 


al  nutrimento,  imperocché  somministra  im- 
mense varietà  di  pesci,  e  gustosissimi  frut- 
ti. Sin  qui  Diodoro,  da  cui  spicca  cosi  di- 
stintamente la  descrizione  di  Lipari,  che 
basterebbe  se  pur  nuli*  altra  cosa  si  aggiun- 
gesse. Soggiunge  nondimeno  Cluverio  non 
essere  affatto  vero  da  nessun*  altra  terra 
provenir  lo  allume,  costando  dal  lib.  5  di 
Dìoscoride,  che  viveva  nel  medesimo  tem- 
po che  Diodoro ,  prodursi  allora  in  Melo, 
Macedonia,  Sardegna,  Frigia,  Africa,  Ar- 
menia e  in  molli  altri  luoghi,  il  che  anche 
attesta  Plinio;  proveniva  anche  poi  nella 
nostra  Sicilia  presso  Fiume  di  Nisi,  vicino 
il  quale  una  piccola  terra  diccsi  Rocca  Alu- 
mera  dallo  allume,  come  dirò  in  appresso. 
Attestano  Plinio,  Strabone,  Aristotile  e  Si- 
lio essere  stale  anche  in  esse  una  volta 
Ignee  esalazioni,  di  che  ancora  rimangono 
vestigia,  sebbene  oggi  nessuna  eruzione  ne 
sia  avvenuta,  anzi  non  sappiamo  essersene 
vedute  da  molli  secoli. 

Tucidide  ci  narra  nell*  Olimp.  xci  i  Lipa- 
resi alleati  ai  Siracusani  nella  guerra  mos- 
sa dagli  Ateniesi.  Dopo  19  anni  però,  dice 
Diodoro  essere  stata  occupata  risola  dai 
Cartaginesi  e  multata  di  30  talenti;  presso 
il  medesimo  autore  si  encomia  Timasiteo 
duce  dei  Liparesi,  per  avere  accolto  libe- 
ralmente gli  ambasciadori  romani  ch'erano 
slati  spedili  con  doni  in  Delfo,  dedottigli  dai 
suoi  pirati,  e  che  in  prima  furono  accom- 
pagnati in  Grecia  per  sua  guarnigione,  indi 
rimessi  in  patria;  dopo  131  anni  avendo  i 
romani  tolto  Lipari  ai  cartaginesi  dichiara- 
rono i  discendenti  di  Timasiteo  liberi  ed 
immuni  da  qualunque  tributo.  Afferma  Pli- 
nio Gnalmente  lib.  3  cap.  8  essersi  in  Lipari 
formata  una  colonia  di  Romani.  Ciò  che  di- 
cesi poi  della  chiesa  di  Lipari  e  del  suo  Ve- 
scovo Agatone  noi  primi  secoli  dell*  era  cri- 
sliana  si  è  incerto,  e  per  tradizione  si  afferma 
in  queirepoca  esservi  approdato  il  corpo  di  S. 
Bartolomeo.  Augusto  Vescovo  di  questa  Chie- 
sa si  sottoscrisse  sotto  Simmaco  nel  Sinodo 


.9' 


GIS 


LI 


Rotnaiio,  e  da  lui  ne  enumera  altri  sei  il 
Pirri,  e  finalmente  afferma  che  circa  la  metà 
del  secolo  ix  furono  gli  avanzi  del  S.  Apo- 
stolo trasportati  in  Benevento.  Nella  cele- 
bre divisione  del  romano  impero  di  cui  par- 
lano gli  storici,  Lipari  e  la  Sicilia  furono  ag- 
gregate all'  impero  Bizantino.  Occupata  poi 
dai  Saraceni  gemette  oppressa  da  quel  ti- 
rannico giogo  sino  al  secolo  xi.  Liberata 
da  Ruggiero  fu  resa  alla  fede  di  Cristo^  ed 
ornata  di  un  monastero  di  Benedettini  sotto 
il  titolo  di  S.  Bartolomeo,  il  di  cui  primo  Aba- 
te fu  Ambrogio  il  quale  governava  ancora  il 
monastero  di  Patti.  Divenne  poi  cattedra 
vescovile  ma  suffraganea  ali*  Arcivescovado 
di  Messina,  e  per  lo  spazio  di  due  secoli  il 
Vescovo  di  Patti  e  di  Lipari  resse  unitamente 
quelle  Chiese- 
Essendosi  unita  agli  Angioini,  anche  dopo 
la  ribellione  dei  Siciliani,  sancita  in  fine  la 
pace,  nel  1363  fu  consegnata  agli  Aragonesi 
di  Sicilia;  quinci  per  volere  di  Federico  III  fu 
data  in  feudo  ad  Vlfone  di  Procidaàa  cui  non 
molto  dopo  rivocata  di  nuovo  fu  concessa  a 
Federico  di  Chiaramoniej  per  opera  di  cui 
venne  forse  in  potere  di  Giovanna  Regina  di 
Itapoli  e  dei  suoi  successori,  nel  qual  tempo 
per  decreto  di  Bonifacio  IX  fu  separata  dal- 
la Chiesa  di  Palli.  Quando  poi  Alfonso  nel 
1443  uni  alla  Sicilia  li  Regno  di  Napoli,  de- 
cretò che  Lipari  facesse  parte  di  questo,  e 
fedele  si  conservasse  ai  suo  figlio  Ferdinan- 
do. Nei  1544  Ariadeno  Barbarossa  ammira- 
glio della  flotta  turca  o  meglio  pirata  e- 
spugnolia  violentemente  e  saccheggiatala  la- 
sciolla  deserta  trasportando  prigioni  gli  abi- 
tanti; ma  quei  che  fuggirono  ritornali,  prese- 
ro a  ripopolarla,  mentre  altre  colonie  dai 
varii  luoghi  notabilmente  V  accrebbero;  indi 
sotto  Filippo  111  nel  1609  fu  resa  ali* an- 
tico governo  di  Sicilia,  ed  ebbe  assegnato 
un  Tribuno  militare  per  governadore. 

Giusta  la  sua  prima  fondazione  la  città  co- 
stituita da  Liparo  sopra  scoscesa  rupe  non 
si  è  rimossa,  è  dal  mare  bagnata,  e  for- 


LI 


nita  di  una  fortezza ,  di  an  tempio  nag- 
giore  sacre  da  antichi  tempi  a  S.  Barloionee, 
il*  un  vescovile  palazzo  e  di  eccellenti  pri- 
vati edifizii;  è  da  ogni  dove  da  muraglie  ri- 
cinta ;  ha  r  ingresso  per  unica  porla  oaila 
ad  un  bastione,  custodita  da  una  soldatesca. 
Le  case  poi  dei  cittadini  stendendosi  sino 
al  porto  l'accrebbero  di  un  sobborgo  adorno 
di   una  Chiesa  sacramentale   sacra  a  S. 
Giuseppe   stabiUtavi   nel   seGolo  xvn  dal 
Vescovo  Giuseppe  Candido.  Ivi  sopra  na 
poggelto  che  sovrasta  al  lido  anche  ftiorì 
la  porta  sorgono  due  conventi  di  Minori, 
uno  di  Osservanti  edificato   da  circa  200 
anni  appartenentesi  alla  provincia  di  Ca- 
labria, altro  di   Cappuccini  stabilito  nel 
1554  ed  apppartenentesi  alla  provincia  di 
Messina.  La  cattedrale  poi  è  adoma  di  oa 
insigne  collegio  canonico  formato  da  4  di- 
gnità, dodici  canonici  primarii  e  da  altretlaali 
secondarii.  Il  Vescovo  come  pensa  il  Pirri 
dal  1400  era  di  apostolica  coUazioDe  e 
da   Ughelli  si  annovera  alla   diocesi  nh 
mana  ;  era  decorato  di  tal  carica  nel  17(0 
Vincenzo  Defrancisci  dell'  ordine  dei  predi- 
catori celebre  per  la  singolare  prudenu 
e  per  lo  zelo;  alla  sua  curia  si  rimeUooo 
le  cause  civili  e  quelle  di  Baglivalo  per  as- 
tice dritto  in  via  di  appello;  ne  formano  la 
dote  le  decime  su  qualunque  genere,  essendo 
questo  solo  il  dazio  da  pagarsi  dagli  abi- 
tanti immuni  da  ogni  altro  balzello. 

Dura  sinora  dagli  antichi  monumeoti  di- 
nanzi  la  porta   della  Chiesa  principale  h 
seguente  iscrizione  riportata   da  Gualleri: 
Cornelio  Musarlo  Procurai.  Ti.  C<k$.  Àug. 
El  Juliae  AugusL   Ex.    D.  D.  P.  P.  td 
altra  ai  gradini  deiraltare  maggiore:  /^ 
iif.   Max.    Ti.   Caesaris.    Reca  il  Paru»* 
4   monete  di  rame  impresse  del  trìdeole. 
deir  acrostolio  o  il  rostro  della  nave  su* 
boli  dei  cittadini  intenti   alle   cose  oMn'* 
time,  di  una  testa  di  vecchio  dioolanle  Li- 
paro  0  Eolo  0  finalmente  Tìmositeo  di  ca 
parlammo;  cinque  ne  vidi  con  una  fi|vr> 


619 


L( 


i  donni  che  presenta  un  Taso ,  che  sii* 
merci  alladere  alle  ninfe  non  che  alle 
aeque  termali  che  sgorgando  da  una  rupe 
a  6  m.  dalla  città  verso  maestro,  sono  no- 
minate dagli  antichi  e  dai  moderni  scrittori; 
ci  hanno  delle  stufo  nelle  quali  convengono 
gr  infermi  per  T  uso  delle  acque,  e  stimasi 
esservi  slate  un  tempo  singole  sedi  adatte 
ad  ogni  particolare  infermità,  del  che  oggi- 
giorno si  è  perduta  quasi  la  memoria;  da 
tali  acque  caldissiiqe  del  resto  nessun  no- 
camento  ne  proviene  alle  terre ,  anzi  si 
hanno  tra  le  prime  per  la  fecondità  e 
producono  in  gran  copia  viti  e  fichi,  danno 
celebratissime  uve  passe  e  generoso  vino  per 
le  mense  dei  ricchi,  e  arrecano  agli  abitanti 
un  gran  traffico  pei  fichi  sin  fuori  dell'iso- 
la; né  scarseggiano  in  biade  olio  e  le- 
gumi e  danno  anche  abbondevole  raccolta 
di  bambigia  talchò  quasi  tutto  il  necessario 
traggono  gli  abitanti  dai  prodotti  dei  loro 
terreni.  Vedasi  quel  che  si  disse  poco  innan- 
xi  da  Diodoro.  È  circoscritto  a  18  m.  il 
circuito  di  tutta  1*  isola;  e  sta  in  SS""  e  40* 
di  lat.  e  38"^  e  45*  di  long.  Composeil  citta- 
dino Pietro  Campi  la  intera  storia  di  Li- 
pari e  delle  isole  àdjacenU,  che  sappiamo 
conservarsi  mss.  da  Girolamo  Landolina 
Prindpe  di  Torrebruna  (1). 

(1)  L*ifoUi  di  Lipari  preienU  una  conlinoa  serie 
di  crateri  di  en»ione«  e  le  più  antiche  prodazioni 
▼oleaniche  vi  fono  le  lave  por  finche,  e  sono  stale 
•cyiiite  da  depositi  feldspatici  e  pomicosi.  Il  monte 
pili  etevato  detto  8.  Angelo  è  an  vulcano  spento, 
eone  rilevasi  dalle  sostarne  di  che  è  corap6sto , 
daUa  forma ,  e  dal  cratere  circolare  che  offre  in- 
teriormente l' idea  di  cono  rovescio,  sebbene  alte- 
rato dagli  estinti  crateri  che  il  ricingono,  dei  dia* 
netro  di  paL  i50,  met.  S4,500,  ed  in  coi  conser- 
vasi dentro  gran  copia  di  neve  dagli  abtfanti  co- 
^rendoai  con  erba  e  con  terra.  Al  nord  del  monte 
altro  ••  ne  osserva  denominato  Cratere  della  Ca- 
Hoffna  t  pift  basso ,  ma  con  caratteristiche  meno 
equivoche  di  essere  stato  un  Tolcano;  ò  intera* 
laesto  coperto  di  bianca  cenere  che  a  primo  colpo 
'iie»bra  creta,  ma  non  altro  è  che  pomice  càlci- 


LI 


MMabtonca.  Lat.  Eeanymoi.  Sic. 
Lisca  branca  (V.  D.)  Isola  detta  dagli  an- 
tichi Evonymoè,  che  giace  tra  Stromboli 

Data  ed  estremamente  rarefatta  ;  altri  monticelli 
della  natura  medesima  addimostrano  esser  prodotti 
di  fuochi  sottorranei.  Il  monte  della  Guardia  pre- 
senU  chiaramente  nella  sua  votu  la  lìnea  di  ctr- 
conferenxa  del  suo  cratere.  Le  vetrificaxioni  vul- 
caniche ovunque  poi  si  osservano  nell'  isola  e  nello 
altre  vicine  han  fatto  conehiudere  ai  geologi  cho 
ne  siano  le  sostarne  diverse  affatto  da  quelle  del 
Mongibello  perchè  diverse  le  lave.  Generalmento 
intanto,  giusta  le  relaxioni  di  M.°^  Giovanna  Power, 
presenta  il  terreno  nella  superficie  un  tufo  vulca- 
nico, ed  alla  base  uno  strato  di  argilla  vulcanica 
che  appellasi  pore«Uan<(e«  ma  vi  si  scorgono  com- 
binate varie  sostarne;  ci  ha  dello  smalto,  del  feld- 
spato, ed  anche  taluna  volta  dei  granati  sebbene 
amorfi  e  facili  a  tritolarsi. 

Fu  Lipari  negli  antichi  tempi  molto  nominata 
pei  bagni  siccome  si  osserva  sin' oggi  dalle  auliche 
stufe  alle  falde  del  monte  S.  Calogero,  al  di  sotto 
le  quali  un  quarto  di  m.  è  una  sorgente  di  acqua 
quasi  bollente  che  pone  in  movimento  molini  es- 
sendo copiosissima,  e  raffreddata  bevesi  dagli  abi- 
tanti. Il  bagno  mentovato  da  Polibio  in  Lipari  fa 
rinvenuto  mercè  le  cure  dell'esimio  Vescovo  Mon- 
signor Reggio  tra  il  palano  vesvovile  ed  il  semi- 
nario dei  chierici  nel  sorgere  del  secolo  presente; 
sono  tre  stame  a  circa  pai.  8;  met.  a, 64  di  pro- 
fondità ;  della  seconda  e  della  tona  è  a  musaico 
il  pavimento,  e  costa  nell'una  di  un  tondo  in  cui 
si  esprime  una  sirena  che  guida  un  cavallo  ma- 
rino, neir  altra  è  a  foggia  di  cornice  che  consiste 
in  quadrettini  che  rappresentano  varie  figure  M 
nel  centro  un  bue,  un  cavallo  marino  e  tre  del- 
fini, quel  si  è  lo  stemma  della  città;  nella  prima, 
stanza  nulla  ci  ha  che  meriti  considerazione,  ma 
vi  è  contigua  una  vasca  in  cui  si  rinvennero  uten- 
'sili  fittili  «  cioè  lucerne,  vaselli ,  tazze  ec  di  che 
gran  parte  si  conservano  nella  biblioteca  vescovi- 
le. Sotto  le  stanze  era  il  passaggio  delle  acqua 
termali  sostenuto  da  80  colonnette  formate  di  mat- 
toni, donde  s*  introducevano  le  aeque  nelle  camere 
per  conduttori  di  creta  cotta  di  piccolissimo  dia- 
metro. Se  a  taluno  però  venisse  in  grado  di  volere 
osservare  un  tale  antico  nobile  monumento  molto 
celebre  perchè  nominato  da  un  sommo  storico 
deli*  antichità ,  ne  dismetta  il  pensiero  poiché  fu 
novellamente  sotterrato  venendo  cosi  meno  que* 
sto  ornamento  della  città. 


620 


LI 


e  la  Sicilia  ;  è  una  delle  Eolie  perlochè 
erroneamenle  credette  Ustica  il  FazeltoT^vo- 
nima.  Si  ha  meno  di  7  m.  dì  circuito,  dista 

cine.  Ben  S3  rarie  monete  antiche  reca  il  Torre- 
mnzza ,  delle  quali  qaaltro  coli*  iscrixione  greca 
ITAPIAN,  oltre  i  simboli,  cioè  una  colla  testa  di 
Cerere  net  dinanzi  e  nel  rovescio  un  granchio» 
altra  con  aquila  che  lacera  un  lepre  nella  faccia 
anteriore,  e  nella  posteriore  un  del6no«  altra  co- 
niata di  una  testa  con  elmo  nel  datanti  e  nel 
di  dietro  una  daya,  e  T ultima  analmente  con  la 
testa  barbata  di  yecchio  nel  dinanzi  e  nel  ro- 
vescio r  imagine  di  Bacco;  le  prime  due  in  argento 
e  le  altre  in  bronzo. 

É  oggigiorno  qoest'  isola  un  capo-circondario  di  S* 
classe  in  provincia  e  distretto  di  Messina,  da  coi  dista 
7i  miglia  della  Sicilia,  e  24  dalla  punta  di  capo  Pas- 
sero che  ne  ò  la  parte  più  vicina  e  78  da  Palermo, 
propriamente  giusta  le  nuovissime  osservazioni  in 
38,*  28*  35*'  di  laL,  e  32,''  35*  25'*  di  long.  Dai  greci 
mss.  che  si  conservano  nel  monastero  di  Grotta 
Ferrata  tradotti  nel  latino  per  le  istanze  del  Can. 
Agatino  di  Castiglione  tenuti  nella  chiesa  di  Leu- 
tini  appare  esser  nell'anno  254  governata  la  Chiesa 
di  Lipari  da  un  Santo  Vescovo  per  nome  Agatone 
e  quindi  stabilito  già  1*  episcopato  sin  dalla  metà 
del  terzo  secolo ,   ma  rovesciato  dalla  saracenica 
infestazione   e  restituito  da  Raggiere,  Giliberto 
primo  Vescovo  nel  1144  ed  i  successori  di  lui  go- 
vernarono questa  chiesa  insieme  a  quella  di  Patti 
sino  al  1400,    quando  Bonifacio  VII!  le  divise  e 
feceoe   due  dislinli    vescovadi;  ò   degno  somma- 
mente di   lettura  il  cenno  storico  sulla  Chiesa  di 
Lipari  del  Can.  Carlo  Rodriquez  nel  voi.  75  pag. 
273  e  voi.  76  pag.  33  del  giuroale  di  scienze  let- 
tere ed  arti  per  la  Sicilia,  dove  sostiene  con  va- 
levoli documenti  non  esser  più  quel  vescovo  dipen- 
dente dall' Arcivescovo  di  Messina,  ma  direttamente 
da  Roma.  Nella  città  la  Chiesa  cattedrale  è  fornita 
di  18  canonici  e  di  altrettanti  eddoramadarii  giu- 
sta avverte  il  Sacco  nel  suo  Dizionario,  dove  fa  an- 
che memoria  di  un  collegio  di  studii,    di  una  bi- 
blioteca pubblica  «  di  una  casa  di  educazione ,  di 
uno  spedale.  Ci  ha  inoltre  un  seminario  di  chie- 
rici  stabilimento  di  cui  vediamo  oggimai  ornata 
ogni  sede  vescovile.  Sono  adorne  varie  Chiese  di 
buone   pitture,    ma    non    di   artisti    di   altissimo 
nome.  Nella  chiesa  dedicata  al  Concepimento  Im- 
macolato di   Maria  Vergine  è   una  tela  lunga  tre 
palmi  per  2  e  '/a  che  rappresenta  il  martirio   di 
S.  Bartolomeo  di  Giovanni  Barbera  da  Barcellona 
buono  artista  siciliano;  nell'  ala  destra  del  tempio 


u 


7  m.  da  Lipari,  con  vestigia  di  antica  ei« 
sterna  e  di  una  casa  campestre. 
Umìm  (monti  deUa)  Lat.  Liriae  moih 


medesimo  è  ùnUltra  tela  longa  8  pai.  per  5  che 
esprìme  S.  Giovanni  Nepomuceno  del  pennello  dal 
valente  Cieeio  Solimene,  come  si  osserva  dalla  mae- 
stà dei  panneggiamenti  dalla  gagliardia  e  la  Datari- 
lezza  del  oolorito  e  dalle  grazie  ed  il  vezzo  dei  volti, 
caratteri  che  gli  faron  tempre  proprii.  Io  aatfir  la 
Chiesa  di  S.  Pietro  osservasi  da  tinistra  «oa  tavob 
lunga  pai.  6  per  6  opera  in  vero  di  egregia  mano^ 
ohe  rappresenta  da  mancina  un  S.  Giovanbattisla, 
in  mezzo  la  Vergine  assisa   col  divino  pargoletto 
sul  seno,  il  quale  benedice  S.  Niccolò   vestito  di 
abiti  episcopali;  ai  piedi  della  Vergine  è  un  pat- 
to che  tien  fissi  gli   sguardi    al    celeste  Bambino; 
la  grazia  e  la  delicatezza  vi  campeggiane  al  sca- 
rno ed  incantano  esteticamente  ;  un  pessimo  pea- 
nello  vi  guastò  buona  parte  del  panneggio;  un'tscri- 
zioncella  che  leggesi  nel  basso  in  corrotto  italiano 
addimostra  essere  dipinto  di  un  napolitano  di  ewà 
non  si  segna  il  nome  nu  l'anno  1&65;  una  tavob 
bislunga  di  palmi  ^8  per  1  e  '/%  che  quivi  stesso 
si  conserva  esprime  la  decollazione  del  Battista  a 
vi  si  ammira  naturalezza;  nel  contigno  oratorio  è 
un  S.  Pietro  sciolto  dalle  catene  ed  abbracciato  ad 
un  angelo  che  il  conduce ,  eoo  una  vaga  glorìa 
ueir  insù  ed  ai  piedi  tre  guardie  immerse  nel  sonoo, 
in  una  tela  di  pai.  5  per  7  e  */%  circa;   vi   meri 
tano  riguardo  il  colorito  e  l'  armonia  ma  la  pro- 
porzione vi  è  lesa;  una  scritta  nel  ba^so  ne  indici 
il  cognome  dell'artista  e  Tanno:  boleti  pinxit  anno 
Z>nt.  Ì7f6,  Del  liparese Giuseppe  Russo  èGoalmenle 
una  Madonna  del  Rosario  di  pai.  5  per  4  e  inezia 
nella  chiesa  diS.  Maria  delle  Grazie^  dovedipin^r 
anche  un  a  fresco  nella  cupola   maggiore  che  pre- 
senta l'assunzione  di  Maria  con  18  figure;  fraocoe 
scorrevole  si  ha  il  maneggio  dei  colorì»  perìzia  c^i 
trattamento  della  luce  nei  colori  locali,  nei  rifift^i. 
negli  sbattimenti.  Passiamo  alle  notizie  statistiche 
e  catastali. 

Era  nell'intera  isola  nel  1798  una  popoUiìoii 
di  12483,  di  14467  nel  1831,  e  finalmente  di  l^diS 
nello  scorcio  del  1852.  L'estensione  territoriale  e 
di  sai.  5.')27^39a,  delle  quali  25,307  in  giardini. 
2,813  in  orti  semplici,  2,28t  io  canneti.  48l.ri 
io  seminatorii  semplici,  1526, S20  in  pascoli.  H- 
418  in  oliveli,  628,314  in  vigneti  alberati,  à5.<ì^ 
in  ficheti  d'India»  20.366  in  alberi  misti,  471.yi» 
in  boscate,  2277,660  in  terreni  improdutlifi.  U'* 
270  in  suoli  di  case,  0,005  in  camposanto.  Tra  It 
produzioni  più  copiose  mettiamo  i  fichi  che  loo^ 


621 


LI 


ies  (V.  N.)  nel  territorio  di  Ragosa;  giogaje 
ainenissime  di  colli  vestite  di  pascoli,  alberi 
rruttiferi,  ?iti,  aKve  ed  altre  piantagio- 
ni, ed  irrigate  da  dolcissimi  e  limpidi 
roscelii  di  acque  insino  alle  basse  radici. 
Ci  hanno  chi  stabiliscono  in  esse  i  Monti 
Eroi,  Giuseppe  Hazzara  cioè  nella  mss. 
Storia  di  Sicilia,  Bonanno  che  afferma  esser 
r  antica  Ibla  Erea  Fattuale  Ragusa,  Caraffa, 
ed  altri,  dei  quali  esaminiamo  le  opinioni 
parlando  degli  Erei. 

jLlftlco.  Lat.  Lmcw  (V.  D.)  Casale  che 
a)  tempo  del  Conte  Ruggiero  era  abitato  dai 
Saraceni.  Il  Conte  poi  ne  raccolse  i  suoi'abi- 
tatori  e  quei  delle  vicinanze  nel  solo  paese 
di  S.  Angelo,  in  cui  perdura  la  Chiesa  di 
S.  Giovanni  di  Luieo,  Vedi  Angelo  (S.)  di 
Brolo. 

Uslmeiia.  Lat.  Lysimelia  palus.  Sic. 
Pantaneddu  (V.  N.)  Palude  nel  territorio 
siracusano  tra  Acradìna  un  tempo  e  le  ripe 
del  fiume  Anapo  al  porto  grande;  è  men- 
tovata da  Tucidide  nel  lib.  6 ,  che  narra 
ivi  sbaragliati  e  sconGlti  i  Siracusani  da- 
gli Etrusci  confederati  degli  Ateniesi.  È 
piana  e  depressa,  ed  ancor  vi  stagna  del- 
l'acqua nella  primavera  nell'autunno  e  nel- 
r  inverno.  La  celebra  anche  Teocrito  nel- 
r  Idillio  1  con  questi  versi  : 

E  0  Proserpi  o a  to  che  colla  madre 
Degli  affluenli  Efirenri  coi  tesori 
Grande  città  di  Lisinelia  ali*  onda 
T  ayesti... 

Arezio:  Yenivano  ad  Olimpio  per  la  pa- 
lude appellata  Lisimelia  da  Tucidide  e  da 
noi  Panlanella ,  per  una  tia  ritrovatasi 
al  noèiro  tempo  lastricata  di  grandi  pie- 
tre, che  regnando  V  Imperator  Carlo  V. 
giovarono  aUa  (orticazione  detta  città. 


«qoieiiiatiaiì»  e  le  nye  dalle  quali  si  estrae  on  vino 
doleiisiino  che  addìmandasì  malvatia;  ingente  vi 
è  poi  il  commercio  dell*  ava  passa  si  grossa  che 
piccole  ,  la  quale  ultima  dicono  volgarmente 
poswolina,  e  ne  tono  grandi  dall'  estero  le  ricerche* 


LI 


Occupata  la  palude  dalle  acque  nelV  in- 
verno e  di  molto  fango  insozzata ,  nessun 
accesso  presenta  ^  fineliè  non  vien  seccata 
dal  calore  nella  primavera  e  nella  state. 
Scrive  Fazello  esser  questa  palude  fuori 
le  porte  di  Neapolì;  eccone  le  parole:  Era 
di  fuori  una  palude  appellata  Lisimelia 
da  Tucidide  e  volgarmente  oggi  Panlanella, 
dai  di  cui  vapori  e  di  altre  ad  essa  a(fja- 
centi  infettavasi  tutta  la  città  di  Siracusa 
e  principalmente  questa  parte ,  come 
scrive  Seneca  nel  lib.  della  Consolaz.  a 
Marzia  e  come  noi  sperimentiamo.  Era  poi 
una  via  lastricata  di  grandi  pietre  qua- 
drale seoverta  al  mio  tempo ,  cAe  di  là 
menava  al  fiume  Anapo  e  sino  ad  Olim- 
pico; e  svelte  quelle  pietre  se  ne  fabbricò  il 
grande  baluardo  della  città^  che  ne  so- 
vrasta oggi  alV  unica  porta.  Dice  Mira- 
bella stendersi  questa  via  da  Olimpio  sino 
alla  città  di  Eioro.  Sembra  negarle  entrambe 
Bonanno,  da  Olimpio  ad  Eloro  e  da  Neapoli 
ad  Olimpio;  ma  e  non  ò  ragione  a  negar  la 
fede  ad  Arezio  e  Fazello  sincroni  autori,  che 
attestano  chiaramente  di  questa  ultima  es« 
seme  state  tolte  le  pietre  alla  costruzione 
dei  baluardi  che  dicevansi  allora  di  S.  An- 
tonio e  dei  Setteponti;  della  via  Elorina 
poi  ci  ha  il  chiarissimo  testimonio  di  Tu- 
cidide, quantunque  forse  non  sia  slata  questa 
costituita  colle  magnificenze  medesime  né  la- 
stricata di  grandi  pietre  quadrate.  Afferma 
finalmente  Plutarco  nutrirsi  una  moltitu- 
dine di  anguille  in  questi  luoghi  fangosi 
presso  Siracusa  che  prendono  moltissima 
acqua  dagli  stagni  e  dal  fiumi ,  e  perciò 
copiosa  pesca  ricavarsene. 

lilsso.  Lat.  Lissus  (Y.  N.)  Ruscello  men- 
tovato da  Polibio  nella  descrizione  della 
città  di  Lentini,  che  di  sopra  recai.  La 
scoscesa  rupe  dell'  altro  colle^  quella  cioè 
che  guarda  occidente  è  bagnata  dal  ru- 
scello che  appellano  Lisso;  e  questo  ve- 
diamo principalnienle  neir  inverno  sboccar 
dopo  un  mezzo  m.  dalla  sorgente  nel  Te- 


622 


LI 


ria  0  Reina,  poiché  sgorga  nel  colle  Nuovo^ 
scorre  verso  T  amica  Chiesa  di  S.  Maria 
della  Cava,  ed  accresciute  dalle  acque  della 
fonte  Lieo  e  dalle  pioggie  sotto  la  città  di 
Lenlini  verso  settentrione,  confondesi  oon  lo 
stesso.  Teria.  Ebbesi  nome  giusta  Bochart 
dalla  voce  punica  Laièch  che  suona  leo- 
ne, dalla  vicina  città  di  Leontlni.  Fa  men- 
ziono Ortelio  del  fiume  Elisio  nella  Sicilia 
d*  incerto  sito;  è  forse  il  Lisso? 
litvelò  (i). 


LO 


l/ocadt.  Lat.Xocac(iiim.8ic.Locadi  (V.D.) 
Piccolo  paese,  dei  municipii  di  Savoca,  so- 
pra il  letto  del  fiume  di  Fiumedinisi  verso 
mezzogiorno,  non  lungi  dalla  spiaggia  dello 
stretto,  a  4  m.  da  Savoca.  La  Chiesa  par- 
rocchiale è  intitolata  a  S.  Caterina,  ma  il 
patrono  degli  abitanti  è  S.  Sebastiano  Hart. 
Vi  si  contaron  1S  case  nel  il  13  e  291  abi- 
tanti, e  va  soggetto  anche  nel  temporale  al- 
l'Archimandrita  (2). 

liocarlco.  Lat.  Locaricum  (V.  M.)  o  Lon- 
garico.  Antica  città  mentovata  neir  Itinera- 
rio di  Antonino,  della  regione  delle  acque 
segeslanc  neir  interno  ,  secondo  Cluverio  , 
che  stima    sviluppar    la    cosa    dagli  spa- 

(1)  È  un  soUo-comune  aggregato  a  Ramella. 

(2j  Oggi  è  un  comune  in  provincia  di  Messina 
da  cui  disia  22  m,  distretto  di  Caslroreale  donde 
24  ,  circondario  di  SaYoca  da  cui  6  m.  ,  diocesi 
deir  Archimandrita.  Contava  350  abitanti  nel  1798, 
poi  390  nel  1831.  e  445  nel  fine  del  1852.  Si  ha 
sai. 58,785  di  territorio,  dellequali  0,705  in  giardini, 
0,121  in  canneti,  2,197  in  gelseti,  1,082  in  semi- 
uatorii  irrigui,  0,113  in  seminatorii  alberati,  10, 
979  in  seminatorii  semplici,  8.333  in  pascoli,  1, 
861  in  oliveti,  1,056  in  vigneti  alberati.  14,646  in 
\igneti  semplici,  0,C60  in  ficheti  d'India,  0,173 
in  castagneti,  0,656  in  boscale,  16,263  in  terreni 
improduttivi.  L*  aria  vi  è  buona.  La  maggior  parte 
degli  abitanti  si  addice  alla  cultura  della  terra  ed 
all'artificio  della  seta.  Questo  piccolo  paese  viene 
appellalo  Locades  e  Locadius  dal  Fazello,  Locadi 
da  Arezio,  Loccadi  dal  Pirri. 


LO 


zìi  prescritti  neir  Itinerario  ;  è  una  ciUk^ 
dicendo,  a  non  ptii  éi  3  m.  d(Me  atideMe 
acque,  volgarmetUe  della  Calalafimij  ffum 
lungi  daUa  quale  osservanei  eoUmne  ^ 
voèlo  anlico  lempio  rille  luUora;  a  gue- 
$li  avanzi  sovroèla  un  monte  dello  to^ 
garmenle  di  S.  Bonifacio  eulta  cui  teUa 
i  ruderi  si  oseerv<mo  di  antica  diroceala 
ciUà;  moslra  dunque  il  eUo  eeeere  fueik 
le  rovthe  deU*  anlica  Longarico.  In  altro 
luogo  parlando  del  monte  Bonifato  o  di  S. 
Bonifacio  mostrammo  essere  questi  ruderi 
dell'antica  Alcamo  ediGcata  dai  Saraceni;  ma 
non  vi  ha  ragione  a  negare  che  questi  aies- 
sere  innalzata  Alcamo  sulle  rovine  dell'an- 
tica Longarico. 

i<€>gntna  (V.  R.)  Seno,  in  cui  è  una  torre 
d*  ispezione  appresso  il  Plemmirio  promon- 
torio del  porto  di  Siracusa,  detto  da  altri  di 
Longino,  dopo  cui  segue  la  foce  del  Cas- 
sibili.  Appella  Tolomeo  quei  promonlono 
capo  Longo,  cui  soTrasta  una  torre.  Apresi 
circa  40  passi  1*  imboccatura  di  quel  sene, 
allargasi  e  protendesi  al  di  dentro  per  230 
passi.  Di  fronte  sorge  un*  isoletta  deldreuilo 
di  240  passi  distante  altrettanto  dalla  tem 
ferma,  con  un'antica  cisterna.  Dice  Areiio: 
Sopra  il  Plemmirio  qxmei  a  6  miglia  erri 
il  promontorio  Longo  ,  ora  Longino  e 
piccola  cala. 

L.ognlna  (V.  D.)  Ricovero  di  na?i  nella 
spiaggia  australe  di  Catania  con  una  tom 
d' ispezione  ed  una  Chiesa  sacra  alia  Ver- 
gine, dov'  è  un  di  lei  simulacro  mollo  Te- 
nerato  dai  fedeli;  il  regime  ne  appartiene 
ad  un  rettore  di  regia  elezione.  Fu  i>ì  un 
tempo  il  porto  di  UUsse,  per  cui  quel  seno  se 
ne  dice  parte,  sicuro  altronde^  ma  capace  di 
una  0  due  triremi,  e  detto  volgarmente  porto 
di  Lognina.  Ma  gti  antichi  scrittori  Plinio. 
Omero  Virgilio  descrivono  vastissimo  il  |»orio 
di  Ulisse,  giacché  alla  sua  imboccatura  sieo* 
devasi  l'isola  che  oggi  si  crede  quel  trailo  A 
terre  coverto  da  moli  etnee  ed  appellato  Itoi^^ 
lo.  Dai  podi  però  era  un  tempo  appel'j'^ 


623 


LO 


Capraria  queir  isola  per  le  capro  che 
yì  pascolavano,  e  vi  sorgevano  una  torre 
ed  una  Chiesa;  poiché  il  seno  interno  del 
mare  essendo  stalo  riempito  da  una  lava  et- 
nea nel  secolo  xiv,  può  appena  segnarsi* 
Cluverio  poi  che  dice  di  avere  Ulisse  ap- 
prodato al  lido  di  Erico  nega  di  esservi 
stalo  porto  in  questa  parto  orientale  del- 
risola,  e  ne  adduce  a  ragione  non  osser- 
varsene indizio  alcuno;  dovea  però  avver- 
tire che  in  ciascun  tempo  per  le  eruzioni 
dell'Etna  cambiasi  T  aspetto  delle  spiagge 
orientali  della  Sicilia,  e  certamente  lo 
slesso  Cluverio  oggi  non  conoscerebbe  più 
le  spiagge  meridionali  di  Catania  per  le  lave 
del  1669.  Virgilio  del  resto  che  approdò 
In  Sicilia  descrive  quel  porto  come  ingente 
ed  ittunolo  dai  venti,  e  canta  essere  colà 
approdalo  lo  stesso  Enea,  il  che  se  non  fosse 
avrebbe  finto  insulsamente  una  fandonia. 
Parla  ancor  diffusamente  di  questo  porlo 
Garrera  nelle  Memorie  di  Catania,  ed  io  nei 
miei  Annali  su  questa  città  molte  ragioni 
addussi  per  mostrar  favoloso  ciò  che  divol- 
gasi della  fortezza  Lognina  fabbricata  da 
Aei.  Vedi  su  ciò  il  2^  tomo  del  Massa. 

I^mnlMinla.  Lat.  Lombardi  vieus  (V.  D.) 
Borgo  che  era  sotto  il  monte  Etna  verso  mez- 
zogiorno divorato  dalle  fiamme  nel  1669. 

I^onyarina  (V.  N .)  Salina  alla  spiaggia 
meridionale  del  promontorio  Pachino  presso 
Harsa  o  il  porto  Ulisseo,  altrimenti  lago 
di  Longarino;  di  figura  quasi  triangolare 
e  di  circa  4  m.  di  circuito.  11  fondo  Lon- 
garino  del  terrilorio  di  Noto  in  cui  era  un 
lago,  apparlenevasi  nel  1320  a  Niccolò  Lan- 
cia, e  poscia  era  soggetto  al  tempo  del  Re 
Hartioo  a  Mainilto  di  Sortino. 

E^agarlne*  Lat  Longarinw.  Sic.  Lun- 
garinu  (VIY.)  Territorio.  Giurie  di  cui  dissi, 
che  prende  forse- il  nome  dal  promontorio 
Lungo  e  dalla  cala  che  abbiamo  descritto, 
quinci  Arezzo:  Ed  il  mediterraneo ,  dice, 
appellalo  territorio  Longarino*  Qmci  né 
iimgi  dal  mare  le  Tenone^  oggi  mine  n- 


LO 


resie,  territorio  di  Ciarle.  Trovasi  Signore 
di  questo  lerritorio  della  siracusana  dizione 
in  un  registro  di  Federico  II  Ansatone  di 
Ansalono  messinese,  e  nell'anno  i408  in 
potere  di  Gerardo  di  Giordano.  Vedi  Gè* 
reati  e  Ciarle. 

lionyt.  Lat.  Longis.  Sic.  Lonci  (V.  D.) 
Paese  posto  nella  valle  tra  Calati  e  Torto- 
rici,  con  una  Chiesa  parrocchiale  sacra  a 
S.  Michele  Arcangelo  sotto  un  sacerdote  cu- 
rato, e  10  altre  minori.  Ci  ha  eziandio  un 
ospizio  pei  Minori  deir  Ordine  basiliano,  ed 
una  rocca  oggi  in  ruìna.  11  patrono  è  S. 
Leone  Vescovo  di  Catania.  Si  appartiene  alla 
diocesi  di  Messina  e  la  comarca  di  Tortorìci, 
soggetta  airislruttor  di  S.  Filadelfio  per  ciò 
che  riguarda  il  militare.  Sotto  Carlo  V  con- 
tava 172  case,  e  neiranno  xcv  del  suo  se- 
colo erano  578  gli  ahi  lauti;  nelle  metà  del 
secolo  seguente  numeraronsi  289  case,  i054 
abitanti;  nel  1713  furono  le  case  158,  409 
gli  abilanti,  e  nel  1760  contar onsi  827.11 
territorio  abbonda  in  oliveti,  vigne,  mori, 
e  la  gente  è  addetta  alla  manifattura  della 
seta.  Ha  la  stessa  long,  e  lai.  di  Calati. 

Appartenne  air  inclita  famiglia  di  Lancia 
insieme  con  Calati,  Ficarra  ed  altre  terre 
nei  primi  tempi  dei  Re  Aragonesi^  e  Federi- 
co 11  con  un  diploma  dato  in  Catania  nel 
1302  confermò  il  dominio  di  Longi  e  Casta* 
nèa  a  Gaelolto  ed  al  di  lui  figlio  Corrado, 
Barbera  fa  menzione  di  Valore  Lancia,  cui 
sotto  Martino  successe  Blasco,  per  la  di 
cui  donazione  ne  fu  erede  nel  1453  Cor^ 
rado,  il  quale  s'ammogliò  con  Fiordelisa 
Ventimiglia  con  per  dote  il  feudo  Verbum- 
caudo,  donde  Perio,  morto  il  quale  ne  ot- 
tenne il  dominio  nel  1308  Antonino,  ed  i 
di  lui  eredi  sino  al  1639,  quando  Flavia 
Lancia  figlia  ed  erede  di  Pietro,  moglie  di 
Gasparo  di  Napoli,  fu  dichiarala  Signora  di 
Longi,  e  per  di  lei  teslamento  ne  ebbe  la 
signoria  il  figlio  Silvestro,  che  marito  di 
Coslanza  Pilo  ebbe  il  figlio  Gaspare,  il  quale 
presa  in  moglie  Melchiora  Monreale  generò 


624 


LO 


con  essa  Giuseppe,  che  per  dritto  dei  ge- 
nitori fu  anche  Marchese  di  Melia  e  vivea  nel 
1760  marito  a  Maria  Paparda  dei  Principi 
del  Parco;  godeva  nel  paese  di  impero  asso- 
luto,  sceglieva  i  magistrati,  ed  aveva  Tvui 
posto  trai  Baroni  nel  Parlamento  (1). 

lionytno.  Lat.  Longinum  (V.  N.)  Casale 
appartenentcsi  a  Bartolomeo  di  Petramola 
Milite  sotto  Federico  II,  e  che  era  nella 
Valle  di  Noto  tra  Licodia  e  Butera. 

liongo.  Lat.  Longum  (V.  N.)  Promonto- 
rio nominato  appo  Tolomeo.  Vedi  Lognina. 

liongoiMirdo.  Lnt.  Langobardus.  Sic. 
Lummardu  (V.N.)  Porto  al  Pachino,  di  cui  dice 
Fazello:  il  promontorio  Pachino  verso  oriente 
non  si  ha  verun  seno  sicuro  ma  presenta 
un  ricovero  verso  mezzogiorno  presso  la 
spiaggia  deWistmo,  che  Cicerone  Yerr.  7 
appella  Porto  del  Pachino  oggivolgarmen- 
te  Longobardo^  capace  soltanto  di  triremi  e 
di  piccole  navi,  e  die  avendo  la  imboccatu- 
ra per  tortuose  giravolte  si  ha  l'ingresso 
obliquo  e  difficile.  Sono  poi  parole  di  Cice- 

(1)  Longi  è  UD  cornane  in  provincia  dì  Messina 
da  cui  è  loDlano  83  m.,  dislretlo  e  diocesi  di  Palli 
donde  31  ,  circondario  di  Tortorici  da  coi  10  ni. 
Appellasi  Longium  dal  Maurolico  e  dal  Pirri,  che 
il  dice  anche  LonguSf  e  Longi  dal  Fazello.  Il  sig. 
Francesco  Collone  vi  islitniva  nel  1644  un  pecolio 
frumenlario  per  la  panificazione,  accrescinlo  di 
«Uri  lascili  posleriorì;  fu  indi  converlilo  in  roonle 
agrario  che  presta  previa  Gdeiussione  solidale  al 
piò  due  sai.  a  persona;  dipende  dal  Consiglio  ge- 
nerale degli  ospiziiy  ed  è  amministrato  dal  sindaco 
e  dair  arciprete  designali  dal  fondatore  durante  il 
periodo  delle  loro  funzioni;  il  capitale  è  attualmente 
di  sai.  232,  tum.  3  di  frumento  caloolate  in  da- 
iiaro  al  prezzo  corrente  in  ducati  1857.  50.  Erano 
1211  gli  abitanti  nell'anno  1798,  poi  1364  nel  1831 
e  1821  nel  fine  del  1852.  Se  ne  estende  il  terri- 
torio in  sai.  1527,515,  delle  quali  dettagliate  in 
culture,  0,956  in  orli  semplici,  0,417  in  canneti, 
3,678  in  gelseti,  U,941  in  seminatorii  alberati,  181, 
172  in  seminatorii  semplici,  1217,476  in  pasture, 
8,608  inoliceli.  13,349  in  vigneti  alberati,  18,067 
in  vigneti  semplici,  1,548  in  ficheti  d'India,  11, 
945  in  caslagneli,  5i,758  in  boscale.  Esporta  prin- 
cipalmente seta.  L'aria  vi  è  buona. 


LO 


rone:  Poi  cfie  la  flotta  $i  avanzò  alquante 
approdò  finalmente  nel  quinto  giamo  al 
Pachino  ;  aveva  essa  sciolto  dal  porto  di 
Siracusa:  poscia  prosegue:  ecco  poi  «ui« 
spettatamente  si  avvisa  le  navi  dei  pireÈi 
esser  nel  porto  di  Edissa;  il  quale,  di  cui 
parlammo,  al  promontorio  Ulisseo  noto  da 
Tolomeo,  dicesi  oggi  di  CasteUuccio  o  di 
Harsa.  Cluverìo  collocali  porto  Padiino  di 
Cicerone  dov*  è  Harzamemi  nel  lato  sinistro 
del  promontorio,  imperocché  dice:  il  portò 
Longobardo  è  molto  più  inadatto  sebbe- 
ne abbia  dovuto   comprender  la  flcOa 
mandala  contro  i  pirati;  del  resto  il  F^ 
zello  ne  soggiunge:  secondo  Solino  pesco- 
sissimo quivi  è  il  mare  in  tonni y  ricci, 
conche  e  in  ogni  altra  specie,  ma  esseth 
done  oggi  deserte  le  spiagge  o  mancando 
di  operai  ci  sembra  infecondo.  È  vidoa 
al  porto  Longobardo  una   città  ruioatadi 
quasi  un  m.  di  circuito;  ma  nulla  eonser?a 
infero  di  edi6zii.  e  presenta  comunemeole 
giacenti  a  suolo,  rozze^  ineleganti,  ammon- 
ticchiate vestigia  di  antichità.   Rimane  S6 
midiruta   una   chiesiuola  sacra  a  S.  Gio- 
vanni non  lungi  dall*  istmo,  e  fuori  laciliii 
verso  occidente  sepolcri  tagliati  nella  rup« 
giusta  r  antico  costume.   Era  sita  qiiesU 
citla  in  un  piano ,  e   stende  vasi  dairisliDO 
sino  alla  rupe  acuta  detta  oggi   in  venu- 
colo  Pizzuta,  battuta  dai  fluiti  dal  mare,rbe 
presenta  giocondissima  prospettiva  verso  Pa- 
chino. Dice  lo  stesso  Fazello  esser  questi  ru- 
deri di  Mozia,  ingannato  dal  testo  di  Pausania 
in  cui  si  pone  Mozia  al  Pachino.  Ma  attestano 
comunemente  gli  eruditi  essere  incorso  erro- 
re appo  Pausania  per  incuria  dei  copisti,  ecol 
loca  con  Cluverio  Mozia  al  Lilibeo.  Costa  perù 
essere  stata  al  Pachino  questa  città  sin  Dei 
tempi  cristiani  da  S.  Girolamo  nella  vita  di  S- 
Ilarione;  poiché  questosnnto  vecchio  saliloin 
un  naviglioche  navigava  per  la  Sicilia.  ofT^rto 
in  nolo  il  Vangelo,  quivi  rallegraraéi  di  eé- 
seresiimato  mendico  dagli  abitatori  di  q*^^ 
luogo:  pensando  poi,  che  venendo  nef- 


I 


625 


LO 

Orienie  scoverto  t  avrebbero  ^ 
ai  luoghi  interni.  Dal  che  ri- 
re  sialo  abilalo  il  luogo  ed  ap- 
i  negoziami  di  Oriente  per  Iraf* 

n  (V.  D).  Castello  apparlenen- 
ipo  a  Catania,  noto  presso  gli 
ilisto,  Stefano,  Diodoro  ed  altri, 
neinenle  essergli  succeduta  Io- 
sa ferlezza  ,  di  cui  si  è  di  so- 

(*). 

»(2). 

»  (•)  di  Blblno.  (V.  N.)  Vedi 


LU 

[V.  M.)  Piccolo  paese  di  nuova 

territorio  Culla  appartenentesi 
alla  illustrissima  famiglia  di  Pe- 
«ricalo  alla  destra  ripa  del  fiu- 
}lgarmente  M^jasole ,  in  terre- 
mte  declive  verso  Oriente  per 
Francesco  Lucchese  nelPanno 
tcorato  quattro  anni  dopo  degli 
irchesato.  Oitenne  Luccliese  il 
ulta  per  aver  presa  in  moglie 
Perollo  erede  dei  beni  della 
diede  il  nome  di  Lucca  a  quel 

citta  di  Lucca  donde  origi- 
A  sua  famiglia.  Si  diede  alla 
[giorc  il  titolo  deir  Immacolata 
,  ed  è  amministrata  da  un  Ar- 

altrc  quattro  minori  Chiese  , 
ispezione  del  Vescovo  di  Glr- 
enso  al   tempo  del  Pirri   recò 

case  e  740  abilanli ,  i  quali 
lontavano  a  1715.  U  marchese 

armi,  il  xxxi  posto  nel  Parla- 


è  OD  sotto-comune  aggregato  a  Bar- 
ite S9  m.  da  Messina. 

è  un  sotto-comune  aggregato  a  Ra- 
>  22  m.  da  Messina. 


LU 


mento  e  Y  elezione  dei  magislratl.  Neil*  anno 
sudetto  erane  signore  Geronimo  FilUujeri 
e  Di  Giovanni,  Colonnello  di  caTalleria  e 
per  dritto  della  moglie  Bianca  Farina  e 
Raimondetta  Duca  di  Sammartino  e  di  Fab- 
brica, ai  quali  fu  figliuolo  Alessandro.  Im- 
perocché Francesco  fondatore  morendo 
senza  prole  ne  lasciò  signora  la  moglie, 
la  quale  sterile  in  seconde  nozze,  lasciollo 
in  legalo  al  Collegio  nuovo  dei  Gesuiti  in  Pa- 
lermo, Lauria  Bologna  e  Platamone  otten- 
ne Lucca  per  commutazione  con  altri  feudi 
e  maritata  al  vecchio  Geronimo  Filingeri  gli 
conferì  il  marchesato,  dal  qual  matrimonio 
venne  Alessandro  i,  primo  Principe  di  Cutò, 
cui  successe  Girolamo  ii  ed  a  costui  Ales- 
sandrOj  il  quale  rinunziò  le  signorie  al  fi- 
gliuolo Girolamo  ma  ne  trattenne  T  am- 
ministrazione. Quel  territorio  è  fecondissimo, 
spazioso,  ed  irriguo ,  per  cui  corrisponde 
alle  fatiche  dell* agricoltore  (i). 

lancia  (ft.)  (V.  D.)  Municipio  di  Aci.  Vedi 
Ad  S,  Lucia. 

liucla  (».)  (V.  D.)  Paese  sotto  TElna  oggi 
Mascaluda ,  di  cui  a  suo  luogo  diremo. 

liucla  (••)  (V.  D.)  Casale  dei  municipi! 
di  Messina  verso  mezzogiorno,  la  cui  par- 
rocchia è  sacra  alla  stessa  S.  Verg.  e 
Mart.  Si  aveva  76  case  e  277  abitanti  nel 
i7i3,  e  38S  nel  1760;  sita  nell* interno  di- 
sta da  Messina  8  miglia. 

(1)  Oggi  è  un  comune  in  provincia  e  diocesi  di 
Girgenti  da  cui  dista  32  m.  e  mezzo,  distretto  di 
Bivona  da  cui  9  m.,  circondario  di  Burgio  donde 
2  m.,  e  52  da  Palermo.  Vi  si  contaYsno  1060  ani* 
me  nel  1798,  poi  1836  nell'anno  1831,  e  1724  nel 
Gne  del  1852.  L*aria  vi  è  umida  a  causa  della  si- 
tuazione del  paese,  e  se  ne  compone  il  territorio 
di  sai.  1118,068«  delle  quali  0,715  in  giardini^  87, 
151  in  seminatorii  alberati,  657,631  in  seminato- 
ri! semplici,  147,908  in  pascoli,  136,944  in  oliveti, 
65,544  in  vigneti  semplici,  13,966  in  sommaccheti 
4,045  in  Gcheti  d*  India,  3,722  in  pistacchieti,  0, 
442  in  suoli  di  case  rurali.  I  generi  principali  di 
sua  esportazione  sono  il  frumento,  Tolio,  ed  il 
lommacco. 

79 


1 


626 


va 


01.)  (V.  >.)  GOà  Mi  CMpo  dL 
■Oatìo,  seda  del  GanpdtaM  Mggioffe  dei 
Belilo  di  SidBa,  die  dieefli 
Abele  di  8.  Lodi,  aMgMiigH  dtlTi 
12M  per  deoelo  di  Federiee  lapeialeie»  e 
Re  di  aeiUt,  die  seeildt  i9  sonane  dd- 
faniaM  sm  ne  esMesae  i  driitf  a  firefarie 
■aslaeeiey  il  quale  eia  Mattia  deOa  eappd- 
la  regia^peflocliè  iasieaM  ne  ea«egal  raai» 
aAdsbaiioiie  cUesiasliea  di  8.  todaà  Ma  per 
doaasioae  dd  eoale  Ivggieio  ateade  la  las- 
sallaggio  S.  Loda,  essale  alleia,  l*abale  A 
Fatti  e  di  Upari,  poi  Teseofo,  e  Federieo» 
iBorlo  Slefkoo  prebio  di  eoinuabse  le  GUe- 
se,  attentate  avendo  il  Iktto  eontro  i  drilfi, 
Giacomo  saeeessore  di  Sldiuio,  inpq^naTasi 
nel  1228  rifendicarai  la  Oiiesa  di  8.  Liìda 
eome  sua  parroediia,i8titoita  noaffimeoo  ana 
eonfenadlone  si  eooipose  r  alTare  per  molti 
anni,  ma  scorsi  quattro  lostri  aoofamttle 
Filippo  altro  Teseo? o  lagnatosi  deUa  alieala* 
ikme  fiitta  alla  sua  Chiesa,  si  ebbedall*lm- 
peralore  la  terra  di  Sinagra  quella  rinonxiala 
di  S.  Lucia.  Succedettero  altri  dopo  Gr^o- 
rio  nella  carica  di  Cappellano  maggiore  ac- 
cennati da  me  nel  lib.  4,  parte  3  della  Si- 
cilia sacra,  registrando  per  uUimo  Antonio 
Ura  da  Milazzo  eletto  nelPanno  i733,  cui 
succedette  dopo  4  anni  Marcello  Huscella 
morto  pochi  mesi  or  sono  ;  ivi  ne  esposi 
i  drilli  e  le  prerogative,  poiché  dissi  sedere 
r  Abate  di  S.  Lucia  T  undecime  posto  trai 
personaggi  chìesiastici  nelparlamento,  quasi 
decorato  dì  vescovile  carica  godere  di  ogni 
ordinaria  potestà,  e  dall*  anno  1580  esser 
tenuto  alla  residenza,  perlochè  sono  costretU 
gli  abitanti  ed  i  vicini  corrispondergli  delle 
decime  nella  somma  di  1300  scudi. 

È  poi  computata  la  città  di  S.  Lucia  tra  le 
demaniali  da  molti  secoli ,  e  non  va  soggetta 
all'abate  se  non  nello  spirituale,  e  nel  di 
costui  palazzo  per  antica  consuetudine  con- 
servansi  le  bilance  e  i  pesi  detta  seta  di 
cui  si  fa  gran  traffico  netta  contrada.  1  Giu- 
rati, il  Sindaco,  ed  U  Capitano  amministrano 


UT 


B  dfito  iCfiaM 


ISIS  sai  di- 


carldie  ariBiari  1 
aànam  14  caiani 
Il  taaaMe  aaOa  Caria 

caaey  e  ad  ^eaaa  dcH 
taall  ia  88S 
fM  e  3CM  su  abipaai  ;  aal  1713  tà 
casali  di  S.  Il^ppa  e  del  SeeeeraaSNcsa 
e  SUI  abUaali,  che  aliiaaai talli  4SL 
He  è  1  sHe  decBfe  fersaariealaed  afB- 
kae,  e  sia  iaSS^,  IS*  di  laLaSr  S*  di  ki«. 
La  Oiiesa  maggiore  die  è  Taaiea  psivN- 
dyde  m  solle  il  fiieio  di  S.  Lada  Ta|. 
e  MuU ,  ed  il  lettore  Abaie  seegpe  lr^ 
saeerdod  addetti  alla  asuinislniioas  M 
saerameaU;  ri  ba  come  se  cattedrale  BB  cd- 
1^  di  18  Canonid,  dd  qpiali  i  primi  tjh 
doao  dde  digaità  di  Arddiaeoao,  di  SscsBi 
e  di  Ciaatro;  la  eoUadoae  pd,  tccelhili 
r  Arddiaeoao,  d  api^Értieae  ia*Akale.  Le 
SOBO  adii  il  seoiaario  dd  ddmrid  faaàH 
da  Steoae  laipeliberi,  ed  il  palaaadi- 
liale.  Bssea^  tndaieale  ddaa  dia  nÉali 
Chiesa  per  ia  troppa  aatidiità,  ed  lutasti  i^ 
Boltre,inlonto  de  FranehU  AlNite,per  h  esi- 
mia pietà  verso  Dio  di  che  era  dolalo,  ae- 
gnifica  novellamente  sin  dalle  fondaaesli 
a  sue  spese  la  eresse;  e  Vincenzo  Fimi' 
lura  successore  di  lui  la  compi. 

Sorgono  poi  altre  due  Chiese,  daUe  fnli 
la  gente  partecipa  i  sacramenti;  fieli 
di  S.  Niccolò  Vesc.  cui  sono  destinili  be 
cappellani ,  e  queUa  di  S.  Maria  ddrii- 
nunziazione  commessa  a  1  sacerdoti.  Cea* 
tansi  poi  6  filiali.  L'antica  fortezza  che  ser 
gè  sulla  fetta  del  piii  eminente  cotte,  ef|i 
distrutta,  era  sacra  alla  Madonna  ddli  sete 
o  delle  celle  con  una  beUissima  sUtai  i 
marmo  bianco  della  medesima  Vergine,  ali 
quale  occorrono  ogni  giorno  si  i  dtldìa 
che  gli  esteri  con  somma  yenerazioBe.  Gki 
un  Oratorio  di  S.  Filippo  Neri.  Ocespmi 
le  monache  un.monaistero  quasi  ad  caik* 
del  paese  sotto  regola  benedtttiaa  e4  i  1- 


627 


LU 

S.  Antonio  di  Padova.  Fu  dato 
)  fuori  il  paese  nel  1532  ai  Minori 
tali,  colla  Chiesa  di  S.  Maria  delle 
a  cattedrale  allora  del  paese  come 
agliola  da  Tossinìano,  il  che  era 
ncongruente  poiché  non  vedo  co- 
a  essere  cattedrale  una  Chiesa  di- 
soggella  alle  incursioni  di  ladri , 
;lj  dice  ;  appartenevasi  forse  alla 
le  di  S.  Lucia  e  dicesi  erronea- 
attedrale.  Neil*  anno  poi  i622  per 
iodi  del  sito  si  assegnò  il  convento 
1  paese,  e  ne  fu  intitolata  la  Chiesa 
ncesco,  all'  estrema  parte  orientale 
là.  Sorgo  il  convento  dei  Cappuc- 
r  anno  i610  ad  un  trar  di  pietra 
jra  nella  parte  opposta.  I  frati  Os- 
finalmente  di  S.  Maria  di  Gesù  ahi- 
pio  convento  in  cui  educano  i  no- 
*  estremità  del  sobborgo.  Fuori  la 
desi  la  Chiesa  di  S.  Michele  col- 
0  spedale  addetto  ad  accogliere  i 
B  ricco  sovra  ogni  altro  il  territOf 
lio,  vino  e  seta,  ed  abbondante  in 
rtaggi  ed  erbe.  Credesi  da  alcuni 
icomo  da  S.  Lucia  dei  Minori  no- 
li sua  nascita  questa  città,  che  dopo 
e  molte  cariche  nel  suo  ordine, 
cello  in  prima  Arcivescovo  di  Mes- 
Sislo  IV  dì  cui  era  stato  discepolo, 
venutone  al  possesso  e  promosso 
della  Chiesa  di  Patti  per  molti  anni 
ente  vi  presiedette;  ma  dice  il  Pirri 
patria  di  lui.  Tommaso  da  S.  Lu- 
medesimo  istituto  è  accennato  dal 
.  Ci  ebbero  finalmente  illustri  in 
Cherubino  Mostracio  sacerdote  dei 
>sservanti,  primario  coltivatore  della 
e  del  silenzio,  intento  continua- 
Ila  contemplazione  delle  cose  super- 
e  si  ebbe  allo  spesso  divine  Visio- 
eso  illustre  da  Dio  di  maravigliosi 
in  vita  e  dopo  la  morte.  Dicelo  il 
profondissima  umilia  e  di  oèpris- 
ila^  che  non  mai  bevette  del  winOf 


LU 


domò  perpetuamente  la  carne  col  cili' 
do,  sempre  vestì  unica  rude  tunica.  Re 
fanno  menzione  Arturo  nel  Martirol.  in  cui 
Beato  Tappella,  Tognoleto  ed  altri,  e  sonosi 
riferiti  gli  atti  di  sua  vita  nella  S.  Rota; 
mori  in  Girgenti  nel  i388.  Innoccenzo  Mi- 
lazzo del  medesimo  ordine,  ma  passato  poi 
ai  Riformali,  zelantissimo  predicatore  delta 
parola  di  Dio,  promotore  singolare  deiristi- 
tuto  in  Sicilia,  insigne  per  penitenza  e  con- 
templazione; sperimentò  moltissime  volte 
estasi  e  delizie  di  spirito,  conscio  finalmente 
di  sua  morte  ebbe  fine  santamente  in  Piazza 
nel  convento  di  S.  Maria  di  Gesit  da  lui 
riformato,  nel  i593;  ne  fecero  menzione 
Gaetani,  Pirri ^  Chiarandà  ed  Arturo,  che 
distinguelo  del  titolo  di  Beato  (1). 

(1)  Incorporala  rimase  1*  Abazia  della  cillà  dì 
S.  Lucia  air  ufficio  di  Cappellano  maggiore  sino 
alla  morie  di  If.  Marcello  Moscella,  lorchè  yacala 
TAbaiia  e  la  Cappellania  maggiore,  venne  inler- 
rogato  il  Viceré  per  regie  letlere  se  potessero  le 
due  cariche  diyidersi  ;  rimessa  la  faccenda  a  Do- 
menico Peusabene  Patrono  del  fisco  se  ne  ebbe  a 
risposta  convenire  affatto  si  separassero,  e  s'isti- 
tuisse giusta  la  regia  sanzione  del  1750  a  Cappel- 
lano maggiore  in  tutto  il  regno  il  Giudice  della 
R.  M.  Furono  questi  i  primi  passi  allo  smembra- 
mento, che  venne  difetti  approvato  dal  Senato  su- 
premo di  Sicilia,  e  confermato  dal  Re.  Giambatti- 
sta Riccioli  fu  promosso  unicamente  al  beneficio 
che  veniva  sotto  il  nome  di  Abazia,  ma  ciò  a  niun 
modo  accettando,  esponeva  non  venir  riconosciuto 
dal  popolo  dì  S.  Lucia  affidatogli  in  cura  senza  il 
titolo  dì  Cappellano  maggiore,  venire  a  perder  ben 
eoo  onze  annuali  solite  pagarsi  ai  Cappellani  mag. 
glori,  e  però  o  gli  venisse  resa  la  consueta  dignità 
0  avrebbe  chiesto  venia  per  dispensarsi  da  una  mole- 
stia. Lanciavansi  anche  al  Re  dalla  città  delle  carte 
chiedendo  Abate  ed  insieme  Cappellano  maggiore, 
negando  altrimenti  la  soluzione  della  pensione. 
In  una  matassa  cotanto  ingarbugliata  fu  prescelto  a 
fabbricare  accomodamento  M^  Alfonso  Airoldi  poi 
Giudice  della  R.  M.  e  Cappellano  maggiore  «  il 
quale  bene  avvedendosi  non  poter  venire  a  capo  di 
quistioni  di  dritto  senza  iUustrazioni  dei  fatti  dai 
quali  dipendono,  vergò  una  memoria  storica,  n«lU 
quale  accuratamente  stabilendo;  1.  esser  parroc- 
chiale la  ehiesa  di  S.  Lucia,  ed  il  suo  Parroco  e 
Rettore,  detto  un  tempo  BtnsfeiariQ,  per  erronea 


628 


LU 


Ilaria  (S.)  (V.  D.)  Fiume,  Pachysus  da- 
gli antichi,  dalle  di  cui  foci  non  lungi  nel 
mar  tirreno  alleslano  gli  annali  ingaggiala 

consoetodine  addimandarsi  Àbale;  2.  esser  la  cap- 
pellania  maggiore  quasi  officio  di  giurisdizione  ve- 
scovile  »  ed  esserle  state  sottomesse  tulle  le  regie 
cappelle,  e  colle  prime  la  stessa  chiesa  di  S.  Lucia 
dopoché  dall'anno  1250  divenne  regia  cappella; 
3.  essere  stali  separali  il  beneficio  parrocchiale  e 
rolBcio  episcopale  sino  al  1505  così  esigendo  la 
diversa  natura  e  costituzione  di  entrambi;  4.  es- 
sere avvenuto  per  cause  incidenti ,  essersi  uniti 
l'uno  all'altro  ed  essere  rimasti  entrambi  indi- 
Tisi  ,  formò  fiHalmente  il  suo  consiglio  appog- 
giandosi alle  prestabilite  fondamenta;  convenir  si 
dividessero  le  cariche  di  Parroco  e  di  Prelato,  ma 
tutta?olta  esser  giusto  conferirsi  distintamente  al- 
l'eletto  Riccioli  il  benefìcio  e  l' ufficio  di  Cappel- 
lano maggiore  nella  Chiesa  di  S.  Lucia,  venendosi 
così  a  calmare  l' irritamento  del  popolo  ,  toglier- 
si le  quislioni  sulla  rendita  ,  e  rimaner  libero 
alla  M.  S.  l'istituzione  di  un  Cappellano  maggiore 
per  tolto  il  regno,  cui  non  solo  si  assegni  la  Chiesa 
di  S.  Lucia,  bensì  tutte  Io  regie  cappelle.  Suffra- 
garono sentenza  a  lai  prudentissimo  consiglio  il 
Patrono  del  R.  F.  ed  il  Giudice  della  R.  M. 
Monsignor  Girolamo  Palermo  Arcivescovo  di  Lao- 
dicea ,  ai  quali  si  unirono  i  togati  Giureconsulti 
dei  quali  si  componeva  il  supremo  Senato  di  Si- 
cilia; ed  il  Re  approvò. 

Morto  però  il  Rìccioli  non  entrato  ancora  nel 
possedimento  del  beneficio,  nella  vacazione  di  M''* 
Marcello  Moscella  fu  solamente  nominato  Abate  di 
S.  Lucia  nell'anno  1767  Scipione  Arduino,  e  nel 
seguente  anno  Cappellano  maggiore,  ma  per  la  città 
od  il  distretto  di  S.  Lucia  e  sinché  non  fosse  venuto 
in  grado  alla  M.  S.  di  eligere  il  Cappellano  mag- 
giore per  lutto  il  regno  Sicilia  con  lutti  i  drilli, 
le  prerogative  e  lo  facoltà  apparlenenlisi  ad  una 
Ini  carica  ;  sotto  tali  circoscrizioni  furono  prima 
Abati  di  S.  Lucia  indi  Cappellani  maggiori  isti- 
tuiti Emmanuele  Rao  nel  1771,  Carlo  S.  Colomba 
nel  1780.  Alla  morte  di  quest'ultimo  avvenuta  nel 
1801  ,  non  dimenticando  il  Re  le  sue  precedenti 
disposizioni,  stabilì  di  unirsi  al  Cappellano  mag- 
giore di  tutto  il  regno  di  già  con  ferme  basi  ri- 
costituito la  giurisdizione  della  Chiesa  e  del  di- 
stretto di  S.  Lucia;  mal  però  tali  cose  sofìfercndo 
questa  città  vedendosi  tolta  la  residenza  del  Pre- 
lato scriveva  reclamando  non  competere  al  Cap- 
pellano maggiore  la  giurisdizione  ma  airAbale>  e 
commetteva  uovellamente  il  Re  qu est' affare  a  pon- 


LU 


battaglia  navale  tra  Ottaviano  e  Sesto  Pom- 
peo. Conosco  origine  nel  territorio  di 
Castroreale,  alle  radici  orientali  dei  colli 

derarsi  per  le  giuste  ragioni  alla  Giunta  dei  Pre- 
sidenti e  Consultore.    Il   lavoro   pabblicato  alUtn 
dall'  esimio    Francesco    Cupane    ÈonsoUore  delU 
Curia  del  Cappellano  maggiore,  in  coi  stupenda- 
mente illustrò  la  causa  del  R.  Presale  da  loogbis- 
sima   serie  di  diplomi   e   di  gagliardi  argomenti , 
non   lasciò  nulla  a  pensare  sulla  decisione,  di  ni 
fu  la  somma:  essere  stata  ascritta  la  Chiesa  di  S. 
Lucia,  sin  dal  secolo  xiii.  in  cui  fu  mutata  io  rap- 
pella  regia,  al  Cappellano  maggiore;  nessun  potere 
che  ecceda  i  limiti  di  dritto  parrocchiale  areroe 
mai   avuto  il  Parroco  o  Rettore  che   per  erronea 
consuetudine  si  disse  Abate,  laonde  conceduta  al- 
l'Abate  la  cura  delle  anime   e  ramministraiios^ 
dei  sacramenti,  dovere  assegnarsene  al  Cappellino 
maggiore  la  giurisdizione,  acciocché  non  roalme' 
nata  la  canonica  giurisprudenza  venisse  a  molarsi 
il  Parroco  in  Prelato,  ed  a  troncarsi  dal  dritto  de! 
Cappellano  maggiore  questa  rcgal  cappella  eoo  di- 
minuzione della  regia  dignità;  fu  questa  seotenii 
confermata  con    regal  decreto,  per  cui  riprese  b 
debita  potestà  la  giurisdizione  del  cappellano  mac- 
giore.  Ma  pei  maneggi  della  città  e  del  distretto  the 
ben  conosceva  la  perdita  della  sua  prepoodenou 
ueir allontanamento  dell'Abate,  nel  4  gioguo  1919 
fu  emanato  in  Napoli  dal  Re  Ferdinando  1  un  «ii^ 
crelo  partecipato  al  comune   con  rainisleiiale  J^ì 
Duca  di  Gualteri  dei  20  settembre  dell  anno  nw 
desimo,  con  cui  vi  si  reintegrò  l'antico  Abate  tm- 
denzialc    con    tulle    le    competenti    giarisJiii*«i 
«  nella  Chiesa  di  S.  Lucia  di  Milazzo  è  reiot^'^no 
l'antico  Abate  residenziale  con  quelle  precmiDeu? 
e  giurisdizioni  che  ha  goduto  della  sua  prima  r^ 
motissima  orìgine  sino  all'anno  1801  e  nello  $la«^' 
modo  e  nella  stessa  forma  che  le  godeva  nella  d«Ui 
epoca  ».  Fu  questo,  come  vedesi  chiaramente,  m 
separamento  dalla  giurisdizione  della  Cappellaita 
maggiore,  che  oggi  infatti  non  vi  ha  alcao  dntio. 

Il  primo  Abate  Prelato  della  Chiesa  di  S.  Locti 
di  Milazzo  fu  D.  Giacomo  Coccia  che  erane  »>'^' 
Parroco  in  prima  e  Preposito  .  indi  eletto  dilU 
S.  Sede  Vescovo  in  partibus  per  bolla  data  io  R^- 
ma  nel  27  settembre  1819»  cseculoriata  io  N>{k^^' 
a  7  dicembre  del  medesimo  anno. 

Questa  città  è  attaalmcnte  nn  capo-cirfon4ar>.> 
di  3"  classe  in  provincia  e  distretto  di  Mestine*  ^' 
cui  dista  28  m.,  e  nella  diocesi  del  suo  AUte  H 
seminario  dei  chierici  fondato  da  Mr.  SimoM  1b* 
pellizzcri  siccome  attesta  il  nostro  autore,  m^^^'' 


629 


LU 

e  di  Timogna ,  da  perenni  acque 
igorgano,  e  che  formano  subitamente 
Ilo  detto  di  Sonata,  col  quale  nome 
o  sino  ai  confini  di  5.  Lucia,  dalla 
lillà  appellasi  il  fiume,  e  sotto  que- 
lle scaricasi  nel  mare  nella  spiaggia 
zzo.  Esamineremo  fra  poco  se  sia 
r  antico  Meìas, 

ia  <».)  de  monfanels  (V.  N.)  Mo- 
deir  Ordine  di  S.  Benedetto,  presso 
)  ed  oggi  diruto  villaggio  di  Menda 
0  e  Palazzolo,  appartenentesi  non- 
•  al  territorio  di  Noto  e  perciò  ap- 
di  S.  Lucia  di  Nolo;  ne  parlai  dif- 
nte  nelle  notizie   monastiche  della 
Alla  selva  ed  il  querceto  cui  è  nome 
di  cui  si  fa  menzione  in   un  regi- 
Fcderico  II  e  dicesi  bosco  di  Boato, 
ìnentesi  a  Piccola  di  Lancia,  co- 
ma  Chiosa    il    Conte    Buggiero    in 
li  S.  Lucia  Vedova  Bomana  dov'  erane 
ica  alla  Martire  medesima  intitolala 
la  grotta  ed  un  fonte,  fabbricata  da 
la  nobile  matrona  un  tempo  e  por- 
le spoglie  della  medesima  S.  Lucia, 
Martire  Geminiano  ;  le  uni  il  Conte 
asterò,  ma  lasciollo  imperfetto,  come 
ino  Littara  ed  altri,  e  quinci  Tancredi 
di  lui  dal  fratello  Guglielmo,  costi- 
la quello  Conte  di  Siracusa.  glMm- 

fondatore  nel  1701  comìociò  a  sentir  de- 
nto, fioche  M.**  Angelo  de  Ciocchis  trovatolo 
bolilo  nella  sua  regia  visita  il  volle  risto- 

saoi  dritti  primieri,  ed  alla  primiera  gran- 
Contayasi  in  qaesta  città  nel  1798  una  po- 
ne di  4633  anime,  di  6S75  nel  1831  e  fi- 
te  di  7784  nello  scorcio  del  185S.  Estendesi 
torio  in  sai.  5000,635,  delle  quali  divise  per 
'.ioni,  78,160  in  giardini,  14,660  in  orti  sem- 
»,745  in  canneti,  8,899  in  gelseti,  510,922 
inatorii  semplici,  3589,744  in  pasture,  353, 

oliveti,  386,831  in  vigneti  semplici,  6,313 
eti  d'India,  6,112  in  castagneti,  40,116  io 
'.  L*aria  vi  ò  sana.  Vien  detta  qaesta  città 
i  Sanctae  Luciae  dal  Baodrand. 


LU 


pose  l'ultima  mano,  ed  il  volle  annesso 
air  altro  monastero  del  medesimo  istituto 
di  S.  Maria  e  dei  12  Apostoli  dì  Bagnara 
nella  Calabria,  celebre  allora  per  la  sua 
floridezza.  Molto  tempo  ne  fu  sotto  T  Aba- 
te che  vi  assegnava  il  Priore;  ma  nel  1477 
essendo  stato  commendato  per   ordine  di 
Sisto  IV  ai  canonici  di  S.  Giovanni  di  Late- 
rano  Quel  di  Bagnara,  il  nostro  demonlaneis 
fu  loro  anche  conceduto,  i  quali  ne  eligeva- 
no  pure  i  priori.  Nel  1668  lutlavia  Simone 
Fimia  nobile  Catanese  impcirò  cU   essere 
eletto  Abate  di  S.  Lucia  de  monlaneis  per 
regio  decreto,  giacché  si  conobbe  esser  quel- 
TAbazia  di  regio  patronato,  e  da  quel  tempo 
i  suoi  Settori  si  cosllluiscono  dal  Be  e  nel 
Parlam.^  occupano  il  Min  posto  nel  braccio 
ecclesiastico.  Ci  ha  nella  Chiesa  il  marmoreo 
sepolcro  del  Conte  Boberto  morto  in  età  gio- 
vanile, e  di  cui  parla  il  Conte  Tancredi  suo 
padre  nel  diploma  del  1103.  Perdura  sin 
ora  r  abside  di  queir  antichissima  chiesa, 
e  una  parte  credesi  ediflcata  dalla  matrona 
Massima.  Fa  menzione  Gaetani  nelle  vite 
dei  SS.  Siciliani  tom.  1  della   grotta  con 
fonte,  dove  scendevano  i  fedeli  per  gradini 
in  venerazione  verso  i  SS.  Martiri,  e  ad 
attinger   V  acqua  salutare  allora  agli   in- 
fermi. Vedi  su  ciò  la  notiz.  ii  lib.  4  della 
Sic.  sacra  p.  2. 

I^acla  (9.)  (V.  N.)  Sobborgo  di  Lentini 
Vedi  Maddalino.  La  Chiesa  di  S.  Lucia 
gode  del  titolo  di  Abazia. 
lionardello  (S.)  (1). 
liuogo  ali*  ailvo.  Lat.  Locus  ad  oli- 
vam.  Sic.  Locu  di  F  oliva  (V.  M.)  Mento- 
vato nelF  Itinerario  di  Antonino,  a  24  m. 
dal  Lilibeo,  e  che  Cluveriodice  convenire 
al  sito  della  città  di  Salemi.  Sono  sue  pa- 
role: il  lerrilorio  di  Salemi  è  firacissimo 
di  alberi  frulliferi  e  sopra  tulio  di  ulivi. 


(1)  Casale  aggregato  a  Giarre. 


630 


LU 


i«apia  (V.  N.)  Casale  un  tempo ,  oggi 
paese  detto  MonieroéèO^  di  cai  a  suo  laogo 

diremo.  Ritrovo  nel  registro  di  Federico  II  __^ _  ^ 

Lupino  appartenenlesi  a  Rosso  Rosso,  e  non    I   r  innanzi  sotto  II  nome  di  Monte  lahalmo. 


LU 


dubito  esser  lo  slesso  che  Lopla  imperoccliè 
Monlerosso  come  fedremo  ebbe  il  none 
dai  signori  Rosso  sebbene  sia  slato  per 


FlJNE  DEL  PRIMO  VOLUME. 


^1 
••I*. 


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a, 
I 

i  f 


N       • 


LIA 


-■   à 


:^a 


APPENDICE 


(o  della  pubblicazione  del  presente  Tolnme  ci  sono  perfennte  delle  notizie  relatiTO  ad  alconi 
li  compresi  in  esso,  che  per  la  di  loro  importanza  sia  amministratifa,  che  storica  ed  artistica 
pregio  dell*  opera  di  non  lasciare  ignorare  ai  nostri  cortesi  lettorL  Sono  le  seguenti  : 


AB 

ena«— I  ruderi  di  qaesla  antica 
)sservano  proprio  sotto  Trip!  nella 
Uentrionale  verso  Tindari,  anzi  si 
ra  che  il  castello  di  Trip!  sia  stato 
0  sugli  avanzi  di  una  vedetta  di 
,  quindi  erroneo  si  è  averla  coUo- 
rvedutamente  a  pag.  3S  pre§so  Mon- 
che ne  dista  più  di  sei  miglia. 
•  An tonto.— Questo  capo  circon- 
r  sovrano  decreto  del  26  febbraro 
;tato  elevato  dalla  3*  alla  2*  classe 
ndosi  le  domande  del  comune  di 
na  che  chiedeva  venir  promosso  a 
»  circondarlo. 

alena.  — Fiori  in  questo  comune 
del  secolo  scorso  Francesco  Rossi 
pubblicò  in  Napoli  nel  i792  il  la- 
lolato  CoMpcclus  JuHé  publici  feu- 
mmunis  ae  sicuU  in  theses  redac- 
$  publico  pHmum  certamini  in  si- 
gymnasio  expomiij  inde  in  uium 
carum  praeleetionum  compluribuB 
onibus  illwiratU  V,  /.  D.  Fran- 
089%  i^wdem  facuUatis  regius  an- 


AC 


teeesBor.  Vedi  Prospetto  della  SI.  lett.  di 
Sic.  nel  sec.  xviii  dell*ab/Dom.  Scinà  voi. 
3,  pag.  163. 
Aci-Piaianè.— Vedersi  Piatane. 


AL 


Alla.— Questo  capo  circondario  con  mi- 
nisteriale dell*  il  settembre  1855  è  stato 
elevato  dalla  3*"  alia  2*  classe. 

Altmena.- Venne  elevato  questo  comu- 
ne a  capo-circondario  di  3*  classe. 

Alnnato.  —  Recandosi  in  nota  a  pag.  90 
una  lettera  che  dà  contezza  dì  un*  antica 
moneta  di  Alunzio  ritrovata  nel  territorio  di 
S.  Fratello,  la  diciamo  diretta  dal  Can.  Do- 
menico Schiavo  ad  un  suo  amico  in  Paler- 
mo, e  siccome  lo  scrittore  si  annunzia  nato 
nel  sudetto  comune  verrebbesi  a  confondere 
Palermo  vera  patria  dello  Schiavo  con  S.  Fra- 
tello, ma  essendosi  fatta  diligenza  ali*  uopo, 
ricavasi  dal  primo  volume  pag.  xvui  delle 
Memorie  storiche  da  servire  alla  storia  let- 
teraria di  Sicilia  raccolte  dallo  Schiavo,  e 


c;j2 


AL 


dalle  quali  adducemmo  la  lettera,  esser  ver- 
gata da  FiladelRo  Brunelli  da  S.  Fratello 
e  diretta  al  Gan.  Schiavo  palermitano. 

AN 

Anna  (S.)'^  Con  real  decreto  del  29  a- 
prile  i8S4  questo  comune  fu  aggregato  a 
quel  dì  Caltabellotta  per  la  significante  di- 
minuzione degli  abitatori. 

AS 

Amaro.  — Per  real  decreto  del  3  marzo 
i83i  fu  elevato  a  capo-circondario  di  3^ 
classe  segregandosi  da  quel  di  Leon  forte 
cui  era  riunito. 

BA 

Baiflierla* — Nel  territorio  e  principal- 
mente nella  parte  sottoposta  al  monte  Al- 
fano 0  Catalfano  si  sono  trovati  antichi  se- 
polcreti che  si  riportano  al  tempo  del  do- 
minio cartaginese  in  Panormo.  I  gruppi  mo- 
struosi e  bizzarri  del  Palazzo  Palagonia  ven- 
nero nel  più  distrutti,  non  so  con  quanto 
senno. 

BU 

Batera.— Oueslo  comune  che  compren- 
devasi  nel  oircontlario  di  Riesi  con  regal 
decreto  del  10  maggio  1847  fu  elevalo  a 
capo-luogo  di  circondario  di  y  classe  dal 
1^  geniiaro  1848  in  poi,  restando  di  2^  clas- 
se quello  di  Riesi. 


CA 


Cala«cllìetta.  —  Avendo  V  egregio  M/ 
D.  Giovanili  Angelo  de  Ciocchis  nella  sua 
regia  vìsita  conosciuto  appieno  gli  anti- 
chi privilegi  della  chiesa  di  questa  città  , 
conobbe  essersi  svelta  ingiuriosamente  dal- 
la giurisdizione  dei  Cappellano  maggiore  ed 
alla  diocesi  di  Catania  incorporata,  quindi 
dichiarolla  regia  cappella  soggetta  ai  Cap- 
pellano maggiore,  e  sottomise  ad  un  regio 


GA 


canonico  quale  unico  ed  universale  parroco 
le  chiese  di  quella  città  e  di  quel  distretto 
che  stabili  appartenersi  alla  regal  cappella. 
Ma  non  fu  tosto  ciò  approvato  dal  Re  e  man- 
dato in  esecuzione,  poiché  prestando  orec- 
chio benignamente  agli  alti  lamenti  del  Ve- 
scovo di  Catania,  ordinò  la  discussione  del- 
TafTare,  e  che  il  regio  Visitatore  venisse  a 
pubblicar  la  sua  difesa,  onde  meglio  dir  sen- 
tenza sulle  ragioni  delle  parti.  Per  tre  ar- 
gomenti contendeva  principalmente  il  Ve- 
scovo di  Catania  non  potere  dividersi  dalla 
sua  giurisdizione  la  Chiesa  dì  Calascibetta 
1.  per  non  essere  regia  cappella;  2  per- 
chè esistente  nella  diocesi  di  Catania  ;  3. 
perchè  una  lunghissima  prescrizione  di  tem- 
po corroborava  la  vescovile  giurisdizione. 
Si  rispose  al  primo  mostrarsi  con  antichi 
ed  autentici  monumenti  esser  la  Chiesa  di 
Calascibetta  regia  cappella  ;   al    secondo 
esser  certamente  circoscritta  nella  diocesi 
di  Catania,  ma  costituirne  un  territorio  se- 
parato; al  terzo  risolversi  in  privilegio  del- 
la regal  corona  la  carica  episcopale  del  Cap- 
pellano maggiore  nelle  regie  cappelle  e  però 
non  esser  soggetta  a  nessuna  prescrizione. 
Vedutasi  dunque  a  chiare  note  la  ragione 
delle  parli  e  la  futilità  delle  difese  del  Ve- 
scovo ,  non  solo  fu  approvata  la  proposta 
del  R.  Visitatore  dalla  Giunta  dei  Presiden- 
te e  Consultore,  ma  ed   anche  dai  togati 
Giureconsulti  che  riferivano  in  >apoIi  al  Kc 
delle  cose  di  Sicilia ,  e   fu  emanato  final- 
mente il  regio  decreto  che  venisse  la  Chiesa 
della  città  di  Calascibetta  coll'anncsso  di- 
stretto nella  giurisdizione  del  Giudice  della 
R.  M.   istituito  qual  proounilore  dei  drilli 
della  Cappellania  maggiore.  Quando  pero 
per  diploma  del   Re  Ferdinando  IH  ema- 
nato in  IVapoli  nel  li  maggio  17Di  ^cnnr 
ristabilita  Tillustre  carica  di  Cappellano  nia^^- 
giore  del  reame  siciliano  rimasta  oscurala 
sino  a  quel  tempo  con  gravissima  lesione 
delle  sovrane  prerogative  e  delle  regalie, 
il  drillo  chicsiuStico  sulla  città  ed  ildblrei- 


633 


CA 

àlascibctta  fu  resliluilo  al  sudeUo 
ano  maggiore  che  vi  esercita  pel  suo 
generale  residente  in  Sicilia  la  ce- 
ca giurisdizione. 

Rglrone.  —  Tra  gli  uomini  illustri 
uirono  le  epoche  descritte  da  Amico 
0  rinomanza  sorli  in  Caltagirone,  per 
Paolo  Perremuto  Arcivescovo  di 
,  Girolamo  Aprile  primo  Vescovo  di 
norlo  nel  Ì83S,  Ignazio  Hontemagno 
Conventuali,  Vescovo  di  Girgenti,  pe- 
i839,  Filippo  Uernandez  e  d*An- 
»ale  cassinese  nel  monastero  di  S, 
dell*  Arena  in  Catania  sommamente 
imerilo,  estinto  nel  i81i;  Giuseppe 
a  Baglivo  del  sacro  ordine  geroso- 
•.  Si  resero  illustri  nelle  scienze  sa- 
lazio  Lo  Carmine  professore  di  teo- 
parroco di  S.  Giorgio,  autore  del 
le  trattato  sui  contratti  ;  Giacomo 
maestro  di  teologiche  disciplino,  ar- 
0  e  parroco  di  S.  Giacomo,  che  lasciò 
e  produzioni  canoniche  e  dogmati- 
atelll  Antonino  e  Salvatore  Di  Gras- 
quali  r  ultimo  scrisse  la  vita  di  S. 
»  e  lasciò  mss.  quella  del  Venera- 
Ivatore  Scordia  parroco  nella  ma- 
isa  antica,  ed  incompiuta  T altra  del 
noocenzo  Marcenò  da  Caltagirone, 
•  generale  delf  ordine  dei  pp.  Cap- 
Paolo  Longobardi  deir  ordine  dei 
uali,  professore  di  teologia  nel  se- 
vescovile  ,  lasciò  pregevole  corso 
0  d*  istituzioni  dogmatiche.  Furono 
in  giurisprudenza:  Michele  Perre- 
^residente  nei  varii  tribunali  dei- 
sistema  in  Palermo ,  Domenico 
0  autore  di  vari  opuscoli  ricordati 
ììììi  nel  Prospetto;  Antonino  Balbo, 
co  de  Silvestro,  I  fratelli  Niccolò  e 
i  Perez,  T ultimo  dei  quali  fu  pro- 
di legge  nella  reale  accademia  della 
lì  distinse  nelle  scienze  naturali  Gio- 
lio,  che  sebbene  nato  in  Palermo, 
ir  ben  60  anni  in  Caltagirone  dove 


CA 


diffuse  il  gusto  della  fisica  essendone  staio 
professore  e  lasciò  pregevoli  mss.  sulle  i- 
stituzioni  di  fisica  generale  e  particolare,  se- 
zioni coniche  ed  analisi  sublime,  oltre  varii 
commendevoli  opuscoli,  dei  quali  alcuno 
vide  la  luce.  Riscosse  applausi  nella  medi- 
cina Biagio  Crescimene  esimio  chirurgo,  di 
cui  ci  abbiamo  due  memorie  date  alle  stam- 
pe^ una  sulla  assimilazione  dei  succhi  ec. 
altra  sul  modo  di  estirpare  le  cavallette. 
Si  versarono  neirarcheologia:  Girolamo  Bo- 
nanno Barone  di  Rosabia,  ricordato  da  Do- 
menico Scinà  per  le  sue  produzioni  archeo- 
logiche e  diplomatiche;  Giuseppe  Maggio- 
re Marchese  di  S.  Barbara  nominato  ezian- 
dio dallo  Scinà  pel  suo  valore  neirarcheo- 
logia e  nelle  belle  lettere;  furono  entrambi 
costoro  fervidi  promotori  dell*  accademia  ca- 
latina.  Raccolsero  finalmente  grandi  onori 
neir amena  letteratura:  Vincenzo  Aprile  ba- 
rone di  Cimia  che  diede  poesie  di  gusto 
squisito,  talune  delle  quali  ci  abbiamo  pub- 
blicate; Francesco  Antonio  Mineo,  maestro 
e  definitore  perpetuo  deli* ordine  dei  pp. 
Conventuali,  professore  di  belle  lettere  nella 
reale  accademia,  autore  di  pregevoli  ora- 
zioni, delle  quali  taluna  è  stata  pubblicata; 
e  finalmente  Gabriele  Messina  che  lesse  es- 
tetica nella  R.  Accademia,  lasciò  mss.  una 
versione  delle  odi  di  Orazio,  e  varie  poe- 
sie che  videro  la  luce. 

CallanlsMf ta.  —  La  festività  di  S.  Mi- 
chele Arcangelo  che  erroneamente  notossi 
nella  pag.  209  avvenire  a  30  di  agosto  an- 
nualmente, si  celebra  nel  giorno  29  di  set- 
tembre proprio  del  santo,  lorchò  si  aprono 
amplissime  fiere  che  attirano  il  concorso  dei 
vicini  comuni.  Oltre  le  opere  di  arte  no- 
tate a  suo  luogo  meritano  anche  somma  at- 
tenzione, nel  tempio  principale  oltre  la  volta 
dipinta  magnificamente  dal  Borromans  ur 
bellissimo  Cristo  in  legno;  nella  chiesa  di 
S.  Giovanni  sulla  porta  d'ingresso  un  pic- 
colo marmoreo  S.  Giovanni  della  scuola  del 
Gagini;  nel  collegio  gesuitico  un  quadro  che 

80 


fi- 


634 


■^ 


tk 


U,i 


ijrappresenta  S.  FraaSMoo  Saferlo  con  in 
basso  risorisione  8aeerdo$  0.  Mattem  Crt' 

^Mladono  pin^dnU  ItSOj  e  neUT  altare  nag* 
giore  d^  «tessa  cUosa  il  martirio  di  S.  Aga-> 
la  dipinto  da  Agostino  Sdlia;  in  8.  Soliastia- 
no  una  stopenda  statoa  in  legno  die  rappre- 
senta il  santo  titolare,  del  secolo  xthi;  nella 
chiesa  del  confento  di  S.  Ilaria  degli  an- 
geli  una  Madonna ,  dipinto  delia  fine  del 
secolo  xf ,  e  nel  refettorto  ona  mesu  Ognra 
che  rappi^esenta  S.  Pa^,  una  croce  col 
Cristo  dipinto  dell* epoca  medesima,  ed  un 
quadro  dèi  secolo  zn  if  cui  si  ha  nostra 
Signora  degli  angeli,  molto  guasto  da  estra* 
nio  pennello  ;  sono  due  bellissime  pitture 
nella  chiesa  di  S.  Domenico,  rappresentonto 
una  la  Vergine  con  yarii  santi  domenicani 
del  Paladino,  altra  i  SS.  Martiri  delto  Zoppo 

-  di  Ganci;  fuori  la  città  finalmente  nella  Chie- 
sa di  S.  Spirito  sono  due  affreschi,  uno  del 
prindpio  dei  secolo  xni,  allro  del  xiy. 

CABicatsi.— Varie  opere  di  arte  di  molto 
pregio  meritano  atteniione  in  CanicatU:  nella 
chiesa  principale  una  stupenda  madonnina 
del  pennello  di  ottima  scuola  del  1500;  al 
convento  del  Carmine  un  bellissimo  qua- 
dro che  rappresenta  la  sacra  famiglia  cioò 
la  B.  Vergine  col  bambino ,  S.  Anna,  S. 
Gioacchino  e  S.  Giuseppe  con  riscrizione  JVo- 
nocoluB  Rac.  ubcxixiu;  nella  Chiesa  dello 
Spirito  Santo  una  buona  statua  di  marmo 
che  rappresenta  R.  Donna  delle  grazie  ai 
di  cui  piedi  sta  scritto  da  un  lato ,  a  di- 
vozione di  frale  Arcangelo  di  Canicaiiì 
16t9j  e  dall' altro  S.  Maria  Graliarum.  La 
fontana  col  Nettuno  mentovala  dali* autore  è 
della  scuola  di  Michelangiolo. 

Carlentinl.  —A  pag.  246  nella  nota  per 
questo  comune  si  disse  che  giusta  V  ultimo 
Indice  alfabetico  dei  comuni  della  provin- 
cia di  Roto  non  avevasi  territorio  proprio, 
mentre  secondo  il  catasto  ne  ha  uno  di  sai. 
5^  milK  916,  nel  quale  si  praticano  talune 
piccole  culture.  Intanto  il  Direttore  della 
Direzione  Centrale  di  Statistica  per  la  Si- 


e4 


eilia  Sig.  Barone  d^Anlalbe  eoi  aoo  Mto  sa- 
lo per  lotto  ciò  che  rigoarda  la  Mata  ala- 
lisliei,  wèL  ha  nanifaatato  dM  bt  proparts 
del  detto  bdiee  allibolieo  pertonilade  ea- 
monale  è  da  intondeni  niui  eelanalana  à 
terre  al  di  là  deU'aUlato  e  delle  mm  à 
on  comuM,  e  che  la  dalla  sai.  5,tM  A 
terre  che  flgwaaa  mal  eaiasto,  giwialaii* 

potute  dicbiaouMi  flUtegil  daU'InteaiflM 
della  profflBeia  di  lato,  e  altro  Ma  aaaecte 
I^cooli  apadi  aha  riavengonai  ta  raUkH 
a  te  aMiagKa  onde  renimdato  eamae  i 
dreaitoB. 

in  è  grato  riferire  questi  chiarfaaenii  p«* 
ohe  da  essi  si  fede  come  te  nostre  aiti* 
rità  gareggiano  di  premura  per  racesrtfr' 
mento  del  serriate  pubblico. 

€MaiBa»v«.  «- Con  decretodel  lOam 
1854  f enne  questo  comune  ameabrafa  M 
drcondario  di  Nofara,  ed  incorpoiala  i 
quel  di  Hontalbano  istituito  eoi  medoiM 
decreto. 

€3Miai«amSa*^Coa  real  decreto  M 
1*  maggio  1854  qneato  aotto-eomaaa  cte 
dipendeva  da  quel  di  Solanto  Ita  proaiew 
a  comune  separato  con  amministraxiiae 
propria. 

casielVeirano. — Annunziamo  eoa  sia- 
mo nostro  cordoglio  la  morte  del  CaassìM 
Francesco  Croce  che  avanzava  di  4  ani  i 
10  lustri,  avvenuta  in  Castelvetrano  sas  pi- 
tria  nella  sera  del  2  agosto  1835,  nel  eia- 
pianto  di  quanti  ne  ammiravano  le  virti  d- 
vili  escientiBche;  per  ben  sette  lustri  ìmfk^ 
la  sua  opera  al  bene  della  gioveatili  da  at- 
timo maestro  di  lettere  e  di  scienie,  e  pri- 
mo a  diffondere  i  lumi  della  patria  appli- 
cando neir  istruitene  dei  giovani  i  aioa 
principii  di  pedagogia,  ma  neir  ultiM  de- 
cennio di  sua  carriera,  occupata  a  coaeorsi 
nel  1845  la  bigoncia  del  corso  filosolca  ad 
liceo  comunale  seppe  con  somma  precisiiae 
e  chiaressa  svolgere  le  teorie  Uosoficbe. 
A  gran  mente  congiunse  un  cuore  che  scali 
nobilissimi  affetti,  e  la  sua  memoria  a^ 


*c 


635 


CA 

y  perchè  avvincolata  al  progresso  let- 
^  e  scìenlìfico  della  città  sua  pa- 
3Conda  di  alti  ingegni.  Lasciò  varii 
che  saranno  pubblicati  dai  suoi  di- 
i  ai  quali  fu  carissimo,  avendo  loro  la- 
nel  cuore  il  germe  di  una  riverenza  che 
erra  meno,  ma  sarà  vivo  stimolo  d'in- 
pamento  a  coloro  che  sono  chiamati 
ipire  il  sacro  dovere  deir  istruzione, 
settembre  del  1847  ad  un  terzo  di 
»  in  disianza  da  Castclvetrano  sulla 
della  strada  fuori  porta  S.  Francesco 
isi  e  propriamente  in  una  possessione 
gnori  Atria  a  sei  miglia  dal  mare,  si 
iva  una  cava^  dove  i  picconieri  alla 
idìtà  di  i3  palmi  rinvenivano  un  re- 
*ganico  fossile,  che  per  mancanza  di 
sarie  conoscenze  riducevano  in  fran- 
ti signor  D.  Rosario  Lentini  ne  cal- 
li sulle  rimaste  traccio  l'estensione  in 
i5  circa,  e  da  alcuni  pezzi  da  lui  rac- 
e  da  un  dente  rinvenutovi  in  ottimo 
di  conservazione^  riconosceva  insieme 
)fessori  di  storia  naturale  signori  Pie- 
alcara  e  Barone  Porcari  gli  avanzi  di 
(misurata  cagnesca  della  specie  delle 
antediluviane. 

ttoitca.  -  Neir  anno  1842  fu  tolto  dal- 
re  nella  Chiesa  del  SS.  Rosario  in  que- 
>mune  un  quadrone  ad  olio  tratto  nella 
osizione  e  disegno  dal  Guido  e  sulla 
re  stampa  di  Raffaello  Morgen,  rap- 
intante  S.  Giovanni  Battista  predicante 
■esorto,  giusta  le  parole  del  decreto 
vile  «  per  non  esiere  il  santo  coperto 
o  al  petto  )) .  Questo  quadro  prege- 
limo  non  solo  pel  nome  dell*  autore, 
»erchè  non  esente  dl|i  meriti  che  si 
10  al  moderno  iioiCàlore  dalla  parte 
olorilo  e  della  generale  esecuzione,  ri- 
si nella  galleria  del  signor  Marchese  Bor- 
o  prestantissimo  amatore  di  belle  arti. 


t: 

CH 


CMiisa.  —La  volta  del  cappellone  della 
Chiesa  madre  di  questo  comupe  è  fregiata 
di  magniflci  afTreschi  del  prestantissimo  Sig. 
Giuseppe  Meli,  che  ne  dipingeva  lAiche  lo 
ali  della  cupola,  e  decorava  di  altri  affre- 
schi la  volta  della  chiesa  della  SS.  Annun- 
ziata, in  cui  pure  si  ammira  un  suo  bellis- 
simo quadro  ad  olio  che  rappresenta  la 
sacra  famiglia.  Nella  Chiesa  del  convento 
dei  pp.  Riformati  merita  somma  ^U^nzione 
neir  altare  maggiore  un  gran  dipinto  del 
Monocolo  di  Racalmuto,  ed  il  bel  quadro 
ad  olio  dell*  esimi»  Cav.  Giuseppe  Pensa- 
bene  dei  pochi  giovani  che  vantar  possa 
attualmente  la  Sicilia  noli*  arte  di  Raffaello, 
nella  Chiesa  del  convento  dei  C&ppaccini 
si  ammira  un*  opera  stupenda  dello  Zoppo 
di  Ganci. 

CI 

cimlnna.  —  Questo  capo-circondario  fu 
elevato  dalla  3*  alla  2*  classe  con  real  re- 
scritto del  16  marzo  1834.  Ci  ha  di  parti- 
colare in  questo  comune  in  fatto  di  arti 
belle:  nella  Chiesa  del  Purgatorio  un  qua- 
dro a  sei  scompartimenti  che  rappresenta 
la  Madonna  con  varìi  santi,  del  principio 
del  secolo  xvi;  in  quella  di  S.  Giovanni 
un  quadro  con  fondo  d*  oro  in  cui  figurasi 
la  B.  Vergine,  S.  Giovanni,  e  S.  Michele 
Arcangelo;  nella  Chiesa  del  convento  dei 
pp.  Predicatori  finalmente  una  bellissima 
statua  di  N.  Donna  del  Laureto  colla  se- 
guente iscrizione  intagliatane  a  piedi  ioni 

DUDABV  FIERI  FECIT  HDXXXII.  S.  HARIA  DI  LORITV. 


CO 


Conte  Errico  fStayno  del.)  —  (V.  N.) 

Vedersi  Sta\^no  del  Conte  Errico. 

Collesano.  — La  fiera  che  si  appose 
erroneamente  a  pag.  341  avvenire  in  questo 


<    • 


ERROBI 

Pipa  Hill 

11  9  Tiii-BAioni  DI  Pklliobiuo  i  ValMobolì 
Maicbub  01  Rita  Gakmìajio  b  Posti  d'Al- 

▼AROLA 

16    11  VìIUUm 

ti      3  Salino 

i8      t  Termenite 

S8      i  Agragente 

f8      5  Ancaseno 

%9    li  Isagoge *    ,    '    •    ' 

ai    i5  del 

il    ai  PlaUnia 

il    i3  130 V 

i3  15  fa  il  primo  Signore  in  Aci  il  Principe  di 

S.  Antonio 

ii     7  fa 

50   93  ioao  

53    18  riprendasi 

53    i5  GloTerio 

57    91  S.  Lucia 

6i    19  1929 

79  2i  Giovanni  Infante  del  daca  di  Randazzo 

79    il  riconipraronsele 

75    ia  Villalba 

88    19  Saperi 

95    38  Civile 

lee       i 1659  

119     18  vicino 

131    33  aò 

139    ii  t  m.  e  mexzg 

155    36  distretto 

168    i5  7  m.  e  mezzo 

179    39  Qltagirone 

199    10  (t; 

t09    9i  30  di  agosto 

996  i9  UtOOO 

999     9i  è        

Sii     98  Not€ 

9i8    99  soggitla :    .    .    . 

9i8    15  credali 

S5I     19  ad  una 

979    16  l'antici  segno 

979  il  elej^anli 

980  i7  scrisse  1 -    .    .     .    . 

980    51  PellegriDi  degli  Affaticati 

997  39  ApOLLiNk 

806      9  il  tempio 

99i      7  Japso  Massa 

339    9i  Laera 

836    10  commette 

838     93  1769 

8i8    34  riunisce. 

8i9      9  ridonò 

857      1  Cornum 

857     i9  ionoratei 

359    90  Perrueei,  o 

861       8  Curiato 

86i      3  Monte  Caccio 

881  19  percorse  i  luoghi  mediterranee ...» 

il3    99  Vascesa  e 

iil      7  Niger 

4i9    i3  Francesco  •    • 

451    33  né 

45i     99  738 ;     . 

47i      6  Ranerberi 

491     37  (V.  D.) 

495     3i  1670 

509    98  formato 

»03     18  tSli       

597    16  pur 

535     ii  che 

535     i5  sicuri  sia 


CORREZIONI 


Marcbisi  di  Pilli6bi!io  Val  Mozzola  ViC0BAR0!II 
Rita  Carmiaro  r  Portr  ii*Ai.tarola. 

VilUbianca 

Solino 

Temeiiite 

Agragante 

Amaseno 

nell'  Isagoge 

il 

liatania  poeta 

183 

E  questo  Riggto  primo  Principe  di  Aci  S.  Antonio 

si  raccolse 

9Ì000 

non  riprendesi 

Arezio 

di  S.  Lucia 

1292 

Giovanni  Infante  Duca  di  Randazzq 

ricompraronseli 

ViUabiancR 

San  peri 

civile  — 

1156 

giusta 

ne 

16  m. 

distretto  di  Palermo 

75  miglia 

Cartagine 

(1) 

99  di  settembre 

19016 

non  è 

Notixia 

soggetto 

creduto 

eh' è  una 

l'antica  origine 

elefante  tempio 

scrisse  sul 

dei  Pellegrini  Affaticati 

Apollonio 

nel  tempio 

Tapso,  e  Massa 

Zaera 

commetto 

1669 

riescisse 

ritornò 

Comu 

orationee 

Ferruccio 

Eurialo 

Munti  cuccia 

Percorsi  i  luoghi  mediterranei 
ascesa  è 
Negro 
Ferdinando 
ne 

7380  , 

Rarheri  ne 
(V.  N.) 
1760 
formata 
liti 
par 

che  sia 
sicuri 


Avveutesza.  —  ItociiiKlo  liiulure  in  \ani  luoj^lii  dell' (i[)er:i 
Icslimoiiiaiizc  dalle  sccllc  di  Diodoro,  si  esprime  in  fclogU: 
VT  io  pcn<!nnJo  nel  principio  del  mio  lavoro  qunl  signiflcahi 
«pporrc  ili  corrispondenza  ad  una  lai  voce  avendone  molle- 
plici  in  tal  caso,  e  non  rivolgendomi  ad  allrn  derivazione  sr 
non  dal  greco  pj  ftcjie  e  i«r«  dico,  donJc  si  rormano  le  voti 
Ialine  del  medesimo  senso  eulogium  eclogìum  ed  esalln- 
monlc  elogium,  tradussi  piCi  toIIo  elogio  in  questo  volume: 
l'illeltendo  perii  non  aversi  lU  un  tale  storico  opera  parlieolare 
di  elot;iÌ .  abliraccio  piutloslo  in  derivazione  da  fXAo^r,  scetln 
indicando  così  le  scelte  delle  sue  storie ,  in  quale  occasione 
nvrcbUesi  doiulo  usare  in  sph'clis  prescindendo  da  una  ranciJa 
parola  .sorgente  di  dubbii. 


.  —  ItceniHÌo  l'iiulurc  in  \arii  luoghi  «IcU'ojicrii 
tcnlimonianzc  dalle  scelle  di  Dìodoro,  si  esprime  in  ecloffia; 
vr  io  pensnntlo  nel  prÌDCipio  del  mio  Invoro  qu.il  sìgnifìcnlo 
Apporre  in  corrispondenza  ad  una  Ini  toce  adendone  niollo- 
plici  in  tal  ciiso,  e  non  rivoli^endomi  nd  allrn  derivazione  so 
non  dal  greco  ^'  bene  e  'ir^  dico,  donde  si  formano  le  voci 
Ialine  del  medesimo  senso  im{ogium  ecMj/i'uRi  ed  csnlln- 
mcnlc  cìogiitm ,  tradussi  più  volle  elogio  in  questo  volume  ; 
ridellendo  peri  non  nvcrsi  di  un  tale  slorico  opera  particolare 
di  elogi! .  abbraccio  piulloslo  la  derivazione  da  cnùoyit  gcella 
indicando  cosi  le  scelte  delle  sue  storie ,  in  quale  occasione 
B^Tobbesi  dovulo  usare  in  »elecli»  prescindendo  da  una  rancida 
parola  sorgente  di  dubbii. 


f  ■