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l
t •
DELLA SICILIA
DELLA SICILIA
DI
VITO AMICO
TRADOTTO DAL LATINO ED ANNOTATO
DA
GIOAGGHIIIO DinARZO
CHIERICO DISTIKTO DELU BEAL CAPPBUA PAUTUA
Volume Primo
PALERMO
TIPOGRAFU DI PIETRO HORVILLO
Ì8SS
jasy/.
; //
IL TRADUTTORE
Encomiare l'opera che io presento
per chi la conobbe superfluo sarebbe ;
rammentarne la rarità a chi indamo a
loDgo la ricercò inutile riescirebbe de!
pari. Mercè la versione che meditai e
che rendo di pubblica ragione non se
ne accrescono le belle doti, ma togliesi
la rarità ed appagansi le brame dei cul-
tori delle scienze storico-economico-sta-
tistiche.
n metodo tenuto dall'autore in ordi-
nare il lavoro è tutto al suo tempo ri-
ferìbile; in tre Talli erasi allora divisa
la Sicilia^ onde di queste egli forma le
tre parti del suo DizioDario ; ma soggetta
poscia ad ulteriori mutazioni sin dai prì-
mordii del secol nostro, poiché in sette
valli partita, oggi province, seguir l'or-
dine antico nella mia versione non con-
veniva ; ad evitare perciò sconcio sì fatto
ebbi cura di ridurre in una sola le tre
parti riunendone gli alfabeti ; perchè in-
tanto possa sapersi a qual Valle secondo
l'ordine dell'autore una voce si appar-
tenga, notai in principio di ogni articolo
la lettera iniziale della valle corrispon-
dente (V. N.) (V. M.) (V. D.).
La lacuna di quasi un secolo inoltre
che apresi dall'epoca di Amico alla no-
stra, meno interessante farebbe divenir
qaest' opera cotanto classica, se apposite
note non ne supplissero in qualche modo
il vuoto. Hi sgomentai in sulle prime
alla diflicoltà dell'impresa; nondimeno
ripresi coraggio, lorchè di rinvenir mi
fu dato in queste pubbliche nostre Bi-
blioteche opere interessantissime sul sog-
getto e precisamente delle monografie
che sono il migliore elemento di cui mai
avessi potuto avvalermi. Nulla si è da
me trascurato ad attingere lo scopo, e
se non m'avrò la ventura di riuscirvi,
supplirà r indulgenza dei miei lettori che
compatiranno^ io spero, alla mia età
giovanile ed alle deboli mie forze.
V Non saprei intanto incominciar la stam-
pa senza sdebitarmi verso chi più da
presso mi porse un ajuto di quella gra-
titudine che mi pesa sul cuore non pro-
fessata , e professata mi è soavissima ;
io devo adunque alla solerte Direzione
Centrale di Statistica per la Sicilia tutto
che spetta a notizie topografo-statistiche;
per tutto che poi riguarda notizie catastali,
al sig. D. Vincenzo Hortillaro Marchese
di Villarena per ingegno e dottrina pre-
stantissimo ; al P. Narbone della Compa-
gnia di Gesù per la sua Bibliografia di
Sicilia, uomo in cui la profondità delle
conoscenze non è scompagnata dalla ric-
chezza della erudizione; ad amici cari
per ogni verso che arricchirmi di neces-
sarie cognizioni premurosamente cura-
rono.
j*
VITA DELL'AUTORE
Fra' nomi illustri, che nel testé passato
seeolo hanno onorato la Sicilia, splende
giostamente con chiara luce quello di Ami-
co Abate Cassinese e R. Storiografo.
In Catania, città produttrice in ogni tem-
po di felici ingegni, nacque Vito Maria Ami-
co il di IS febbraio 1G97, da Vito Amico,
ed Anna Statella di famiglie nobili Catanesi.
lodinato naturalmente alla quiete ed al-
r applicazione^ malgrado la vivacità del suo
spirito, nel 1743 volle vestir l'abito bcne-
dellino nel patrio monastero, rinunziando
per sempre agli agi ed ai lusinghieri pia-
ceri che gli offrivano le domestiche como-
diti. In mezzo alle agitazioni tumultuose
die accompagnano la prima gioventù, lo svi-
luppo delle sue facoltà camminò con passo
cosi rapido che sotto la guida stessa della
se?era educazione si vide aperta innanzi a
se una carriera brillante^ nella quale pro-
|redi?a coraggioso, spinto dalla passione
di sapere che lo tormentava, dallo zelo in-
iaiicabile che lo animava ed ajutato dal-
faUirilà della sua mente , dalla lucidezza
del suo talento o dalla saggezza della sua
indole. Sono questi i felici augurii, dei qua-
6 il mondo decide sino dalla infanzia della
Doslra esistenza morale* e civile. Sobrio ,
prudente, severo neir adempimento dei suoi
doveri, dolce nelle sue maniere, egli acqui-
sii ogni titolo alla stima ed all'amore dei
tuoi monaci. Non aveva che 33 anni, allor-
diè venne fatto maestro dei novizi! , e loro
lettore nelle dottrine filosofiche e teologi-
che. Dopo due anni gli fu addossato insie*
me r incarico di computista della congre*
gazione Cassinese che sostenne per un bien-
nio con una esattezza e con una religiosità
straordinaria. La gloria letteraria che di-
viene passione nelle anime belle, il deside-
rio di essere utile alla ragione, che è in-
genito nel cuore delle persone di genio lo
indussero ad essere scrittore in mezzo ad
un vortice enorme di afihri gravi, nei quali
lo tenevano inviluppato gl'impieghi di som-
mo peso che sosteneva, che dovevano in-
ceppare il suo talento ed occuparlo inte-
ramente. Con un sistema di vita tenacemen-
te osservato , e con economizzare sempre
il tempo, come Plinio, egli giunse ali* adem-
pimento esatto di ogni impresa, alla quale
0 il dovere o la propria inclinazione Fave-
vano chiamato. Non dormiva che tre o quat-
tr* ore al giorno, e non mangiava che una
sola volta ed assai parcamente ; il suo pran-
zo era mischiato a frequenti letture ed in-
terrotto spesso per dover notare nel regi-
stro giornaliero quanto egli trovava di utile
e di confacente ai suoi studii. Essendo in
patria le sue passeggiate erano per le falde
deir Etna^ raccogliendo lave ed ogni gene-
re di prodotti di quel famoso vulcano ; al-
lorché era al suo monastero di Hilitello pe-
regrinava per quei monti calcarei, onde rac-
cogliere conchiglie fossili ed altre spoglie
deir antico mare, di cui ne facea anche ri-
messa ai dotti suoi amici d' Italia. Le sue
villeggiature èrano in luoghi dove pot^a sca^
vando ritrovare vasi greco-siculi, medaglie,
marmi ed altri resti di antico che potessero
illustrare la storia siciliana e le patrie au-
Ucbità.
8
Persuaso che ogni generazione di dotti
debba proporsi un doppio oggetto, queilo
cioè di rettificare gli errori dei secoli an-
tecedenti^ e r altro di aumentare la massa
del sapere umano, che con passo or pi&
or meno celere si avanza sempre, egli si
applicò con profitto ali* uno e all'altro.
Il Pirri avea fatta una Sicilia Sacra ma
come sono tutte le opere che trattano un
argomento la prima volta, era piena di la-
cune e d* inesattezze ; il Hongitore e T Ab.
Amico supplirono a tutto; quest* ultimo se-
gnatamente vi inserì le notizie delle abbazie
benedittine, e cisterciesi.
L'opera cosi completa ricomparve nel
1733 per le stampe di Venezia con la finta
data di Palermo.
La storia antica di Catania al pari di al-
cune altre città siciliane da varj scrittori dei
due ultimi secoli era stata involta in credu-
lità, ed in puerili invenzioni che deturpano
sovente i migliori tratti dei nostri annali.
Amico invitato dall* amore della patria si
diede ad illustrare una delle più belle città
dell'antica e della moderna Sicilia. La Ca-
tania iUuètrata in quattro grossi volumi
contiene nei primi due la serie cronologica
dei fatti e degli avvenimenti della città, nel
terzo le Iscrizioni, le medaglie, e tutti i pre-
giabili monumenti di cui va essa gloriosa,
nel quarto la biografia degli illustri Cata-
nesi di ogni tempo. Il tutto è maneggiato
con critica e con ogni maniera di dottrina
e dà a vedere 1* uomo di genio che si di-
stingue anche nei più minuti dettagli.
Era appena compiuta questa laboriosa
Impresa che egli ne prese un'altra. Man*
cava una storia ben fatta e generale del-
l' isola; il iìimoso Giovio persuase a Roma
n nostro Fazello a volerne essere il Livio.
Le decadi de rebuè riculié comparvero
nel 1558 , ma imperfette e piene di cre-
dulità del tempo, ancorché una delle più
belle opere che siano slate fatte in Sicilia
■ei nostri tempi. Essa ricomparve arricchita
di annotazioni, di giunte e di un supplemen-
to dal 1550 sino al 1749 in cui fa pubbli-
cata in tre grandi volumi, e là cosi grande
onore allo studio ed ai talenti luminosi del
nostro storico che la rese cosi importante,
che r invitto Carlo III si compiacque ordi-
nare che uscisse alla luce sotto gli augusti
di lui auspicii.
La Sicilia, oggetto in ogni tempo della cu-
riosità delle persone di ogni nazione, man-
cava di un libro che ne indicasse dettaglia-
tamente tutti i luoghi e che racchiudesse
la descrizione di tutti gli oggetti interes-
santi. Amico fece il suo Leocicon SictUum
Pan. voi. 6 in 4, 1757 dove con sag-
gia disposizione quanto in Sicilia è degno
di vedersi e di sapersi, quanto di più im-
portante avvi nella nostra storia antica e
nello stato presente. Fu questo Y ultimo suo
lavoro letterario.
Aveva una brama illimitata di sapere, era
infaticabile, metteva nelle sue occupazioni
un ardore che sapeva comunicare a tutto
ciò che lo circondava. Non era letterato per
pompa, ma per sistema, cosi egli consacrò
sempre tutti i suoi averi air utile delle
scienze e dei buoni studii.
L' uomo di lettere era per questo titolo
suo amico, e il giovane che volea istruirsi
diveniva suo confidente : egli incoraggiava
tutti con dei mezzi reali, e fu amante sem-
pre di supplire ai torti che la fortuna fa
spesso al talento ed al vero merito. Sia
dalla più tenera età avendo avuta affidata
la custodia della Biblioteca del suo mona-
stero non lasciò mai di arricchirla di nuove
opere acquistate col suo danaro, e col prez-
zo delle sue stampe in iscambio. È sua ope-
ra il Museo che esiste a fianco di queUa
Biblioteca, prezioso per molti oggetti e cer*
tamente uno dei migliori ornamenti della
Sicilia. Egli non solo vi radunava quanto
trovava di bello nella natura e nelle arti|
ma ne illustrava le cose più interessanti.
Si ha una dotta memoria sua inserita negli
OpuMCoH di autori siciliani, con la quale
spiega un basso^rilievo in marmo di gran,
valore, che il P. Scamalla altro illustre he-*
nedittino Catanese portò da Roma e cbo
rappresenta T iniziazione di una ragazza ni
sacri
Gli fu creila espressamente ana cattedra
di storia civile nella patria Università^ della
coi librerìa essendo slato fatto Custode per-
petuq, non solo Tacerebbe di un* altra delle
pili complete chQ fossero a Palermo, ma
destinò per compre di libri tutto T onora-
rio che gli era stato assegnato come Custo-
de. Generosità ammirabile e non molto co-
mane.
Era di un* attività straordinaria. Sosteneva
cariche pesanti del suo ordine, studiava,
pubblicava opere, manteneva un carteggio
assai grande con letterati nazionali, Italia-
ni, Inglesi e di altrove, dai quali come un
oracolo veniva consultato in punti di storia
siciliana. Priore per 23 anni andò reggendo
varii monasteri per risola, e non fu che
al declinare* dell* età che rinunziandovi ebbe
il titolo di Abate con tutte le preeminenze,
come scorgesi dal breve della S. Sede ema-
nato nel 1757.
Caro alle persone di lettere non lo fu
meno ai grandi. Carlo IH lo fece Regio
Istoriografo con un diploma del 1751, nel
quale quel generoso Re fa conoscere i sen-
Gmenti di stima e di riguardo che avea per
un uomo che tanto onorava la Sicilia. Il
viceré Foglìani giusto e stimatore dei talenti
lo ebbe in grande amicizia, ciò che gli valse
per rendere dei servigi sovente assai segna-
lili alla virtù, al merito ed alla umanità.
Fa sodo dell* Accademia di Londra , di
quasi tutte quelle d* Italia , e delle dotte
società della nostra Isola.
Fu compiacente ed obbligante ali* ecces-
so. Il suo cuore buono non si abbassava
mai sino alla vendetta, egli disarmava la
calunnia e 1* invidia con la beneflcenza. Nel
suo volto si vedea 1* uomo dabbene , e vi
regnava sempre la serenità che era nel suo
cuore, e nel suo sguardo vi si leggeva il
pensiero, e vi brillava il genio e 1* intelli-
genza.
Il di 5 dicembre del 1762 fu 1* ultimo di
una cosi bella vita. La mestizia fu genera-
le, ciascheduno avea una ragione per rat-
tristarsi. L*immortal Principe di Biscari Igna-
zio gli coniò una medaglia col motto —
Quem nulla acquateril aetas — chiaro ar-
gomento che fu esso segnato dall* amicizia
in lacrime. Le patrie Muse lo piansero as-
sise meste sulle sponde dell* algoso Ame-
nano. Fra gli scritti inediti del Can. Coco
si legge una elegia composta per cosi lu-
gubre circostanza che meslamente comin-
cia : — Hoc luAitu, hoc cuUu, serena hae
fronle frequenterà A nome della comune
patria io vengo dopo 56 anni a renderò
questo debole ma giusto tributo di elogio
alla memoria del mio insigne concittadino,
in quest* opera consacrata alla gloria degli
illustri siciliani estinti. — (Mcc.diBiog.
di OrtoLJ.
Ab. FIA1ICS8G0 Fehraea.
DEDICA DELL' AirrORE
ALL'ECCELLENTISSIMO SIGNORE
GIOYANNI FOGLLkNI
DI ABAGONA .
YICERÈ m SICILU
COMANDANTE IN CAPO DELLE ARMI
CAVALIERE DELL'ORDINE DI S. GENNARO
OTTIMO CONSIGLIERE E SEGRETARIO DEL RE
IN PACE ED IN GUERRA
YICE-BARONE DI PELLEGRINO E VAL MOZZOLA
MARCHESE DI RIVA, CARMUNO E PONTE D'ALVAROLA
SIGNORE DI CASTELNUOVO VIGOZZOLO ec. ec.
COMMENDATORE DELL' ORDINE COSTANTINIANO DI S. GIORGIO
D. VITO M. AMICO E STATELU
DELL' ORDINE DI S. BENEDETTO DEI CASSINESI
IN PERENNE MONUMENTO DI SUA VENERAZIONE
CON OGNI RISPETTO
OFFRE, DICE, CONSACRA.
^ccditntwimù Jfnncipt
Non a te questo lavùro dirigeei^ non
degli onùri tuoi compone mUe prime
fogme un serto ad attirarsi una prò-
iezUm di interesse. Toccavi appena
queste Sicule spiagge, e la tua fama
che atea di ciascuno l'attenzione de-
Ualo per averti U Serenissimo ed Au-
gustissimo Carlo Re nostro affidato del
suo potere primaria cura e scelto a
porte delle fatiche sue; quella fama io
dico che in te desideralo sostegno alle
kllere ed aUe arti annunziava, talmente
a tulli si fé' nota sul fatto da risplendere
in certo modo ancor fra le tenebre.
E mentre con sommo piacere nelle pub-
Uiche filosofiche assemblee assiderti, or
a questa o a queUa mostra di erudU
lione consentire, plaudire, ora accet-
ter ti ammirammo con viso ilare e gio-
eondo fimi di Etnisca o Latina Poesia,
truol opinione in noi non s'accrebbe
ddla tua premura verso gli ottimi stu-
iiifChi sebbene in estensione non pari
(A vero , del tuo innato amor per le
Muse e dell'ingegno in favorire le bra-
tue dei Letlerati non si avvide non par-
io? Ed io ottimo Principe oserò con
freghiere spronarti o con richieste a
sorger protettore del mio comunque
fiasi lavoro? Ti nominerò io in questo
^ regaluzzo, cui spesso e spesso con
non vulgare indizio di um^inità ebbi ad
esortarmi a pubblicarlo, talché non solo
voler esseme tu proteggitore mi cotn-
prendeva nuL neanco se tuo lavoro «de-
gnarlo ? Poteva a ben ragione prendere
opporlunissima occasione del mio prò-
posilo 0 dalla vetusta gloria di una
famosa nobiltà come la tua propagine
dei Fogliani, o di Sforza o*di Aragona
che per le parentele coi grandi Prenci di
Italia per le insegne dei Re e i generosi
titoli per le cariche supreme di Toga
di Spada di Bacolo, per vaste signo-
rie, 0 per preclare imprese in patria
0 fuori giganteggia, o dalla indole che
migliore nessun altro sorti, quale ma-
nifestasti nella patria letteraria pale-
stra, e che di coltivar mai sempre non
trascuri in isceltissimi libri che con-
gregasti con somma premura quasi gem-
me preziose a principale ornamento di
Mfosa tua. Non immeritammte daUe so-
stenute famose legazioni in Europa ,
dal giusto regims della Repubblica,
dall'uso degli affari, daUa brillante
esperienza nei grandi ed ardui trava-
gli di Corte, da una morale incorrotta,
da una esimia prudenza, dalla singoiar
benignità, che contieni in cuore ed *
esprimi, cui congiungi una soave cor-
tesia che tutti innamora, perchè ti at-
tiri l'ossequio, e la comun benevolenza,
dalla munifi^^enza verso i tapini e gli
umili, in te i Siciliani riconoscono la
delizia dell'universo, della umanità.
14
Potrei di motto ancora prolungarmi ,
e coA non mancare a un dovere^ com-
piacere U mio genio e compararti per
ogni verso a Mecenate e neWinfiammar
le voglie, e nel comprimer le voci dei
linguardi e degli Aristarchi; mi strap-
perebbe attor di mano la penna queUa
virtù di che più vai bette, la modestia,
dico 9 la pacatezza la onesta modera-
zione; peccherei allora contro gli or-
dini tuoi, avendomi di già comandato
di astenermi dalle lodi.
Rimane or solo che tu provveda al
mio bene atta mia industria, talché col
tuo nome a fronte consegua queU'onore
U mio libro di che manca nel vero.
Vivi a lungo, ed a noi, ed alla Repub-
blica dette lettere.
Da Morreale U 15 mano 1757.
L'AUTORE M SUO LETTORE
Obbligato dalla mia promessa sciolgo il
debito. Pubblicate da un pezzo le consi-
derazioni e le aggiunte alle Decadi sulle
cose sicolc di Tommaso Fazello spesso
ti rimandai al mio Dizionario Topogra-
fico di Sicilia, già preparato pei torchi,
atendo io stabilito non dover andar di-
sonito dalle aggiunte alla seconda De-
cade, ed in poche cose mancando, quali
altronde sperai fra breve supplirvi volli
far piccola posa per completarlo di che
volli avvisarti nella prefazione al To-
mo in acciocché fosse comparso più
ricco e più maestoso; ivi notai bensì
quanti prima di me mossero a descri-
vere la superflcie della Sicilia, ma solo
registrando nomi e distanze di territorii,
eccettuatine i principali ; io però giudi-
cai dovere trattarne più in copia. Fa-
idlo assumendo neUa prima deca quel
broro medesimo disse dei primarii luo-
^ soltanto, toccando di volo gli altri;
FArezio poco prima del Fazello sotto
rimperatore Carlo raccolse poche cose
wl rito della Sicilia; accennando il
laorolico alcuni difetti del Fazello tra-
sc(tfse rapidamente l'isola intera, né il
Bonfiglio, né lo straniero Domenico Nero
nella Corografia deUa Sicilia si allar-
garon di più. Gluverio solo si prefisse
di descrivere l'antica Sicilia, e stimo po-
tere appena spiegarsi quanto a lui debba
l'isola nostra; né tenue parte confesso
dei suoi studii essermi stata utile nel-
r illustrare le antiche terre. Il lavoro di
Antonio Filoteo di Gastroleone , scritto
quasi nella stessa epoca quando il Fa-
zello pubblicò i suoi, dove descrive at-
tentamente la Sicilia, benché degno di
venir pubblicato, si rimane ancor nel-
l'oscurità; nondimeno misurane la vaglia,
eome se da un unghia un leone, dalla
topografia dell'Etna stampata in latino.
Ci é rammarico esser periti i libri sulla
Sicilia di Pietro Ranzano, più importanti
che le opere dei scrittori sovraccennati,
sebbene alcuni compresi in molti tomi,
che riassumono la storia universale del
mondo si conservino nella Biblioteca di
S. Domenico in Palermo, che rifrustai
non senza molto piacere nelle ore di
ozio. Custodisce l' eruditissimo Domenico
Scavo ben noto al mondo letterario il
manoscritto autografo sulla Topografia di
Yal di Hazzara di Giacomo Adria, dove
segnansi le terre e descrivesi l' amenità
dei campi ; non é però intero. Giuseppe
Hazzara della Compagnia di Gesù nei
suoi annali prescelse da tutto il regno
la provincia indicata dal suo stesso co-
gnome , di qual lavoro m' avvidi nella
ricca Biblioteca del Collegio Palermita-
no ; ma avendo tutto in breve compen-
dio ridotto, indice di nomi anziché de-
^G
scrizione può appellarsi. Tre libri di
Marco Antonio Marlines sul sUo della
Sicilia^ compiuti in tutto, atti alle stampe
mi ebbi comunicati dal sullodato Scavo;
stretto imitator del Fazello di cui anche
•
spesso usurpa le frasi, poco tì mise del
suo ed aggiungendo i rapporti di ciascun
luogo ai punti cardinali a mettervi una
aria di novità , invece di promontorii
appella tre regioni della Sicilia, il Pe-
lerò, il Pachino ed il Lilibeo. Dai scritti
di Camillo Gamilliano e Giovanni Yen-
timiglia descrisse magnificamente Gian-
nandrea Massa della Compagnia di Gesù
le spiagge di Sicilia, ed addossandosi
una immensa fatica si propose, spiegare
tutto che leggi nel frontispizio di quc-
st' opera ; ma non raggiunse il suo scopo
con ugualtà, poiché avendo detto pro-
lissamente di alcune cose, di moltissime
non indicò che il nome solo ; ma dimo-
strano palesemente i miei lavori stessi
qual profitto ho cavato dagli sforzi di lui;
né usurpare oserei alcun che della glo-
ria di un tanto autore, che sempre per
grande me l'ebbi , anzi non ricuso di
confessare di aver seguito le sue vesti-
gia. Dirà la cosa stessa so le mie prò*
messe vengon compite; poiché f avrai
di ciascuna città , o terra , o castello
tanto antichi che moderni i nomi per
dovunque usati , V origine , il sito , {^
edifizii j le doti , i privilegii , le magi-
strature, il numero delle case, gli au-
menti, i pia celebri fatti, la gloria dei
cittadini, la ricchezza dei campi, le si-
gnorie, nel che altrove indicai essermi
stati di ajuto gli scritti dell* eruditissimo
Francesco Emmanuele Marchese di Yil-
lalba, e ciò che al sacro, al civile e al
naturale si spetta, e ciò che ai limiti
del Dizionario sarà di raccoglier conve-
nevole ; i monasteri dippiù, le torri , i
monti, i boschi, i fonti, i fiumi, le pa-
ludi, gli stagni, i laghi, i ponti, i seni,
i lidi, le isole adjacenti, le penisole, gli
scogli, tutti finalmente i luoghi dell'Isola
descritti, illustrati, accuratamente indi-
cato il sito e come innanzi agli occhi
collocati. Ma disconviene fermarti qui a
lungo sulla soglia ; ten vieni all' opera
scevro di ogni pregiudizio, la scorri con
giusto e prudente animo, memore della
povertà del mio ingegno, mentre dall'ot-
timo Dio imploro per te ogni bene.
DmOKABIO TOPOGRMCÒ
DELLA SICILIA
DELLA SICILIA IN GENERALE
%ì.—lkl nome delta SieUia.
Omero il pib grande e rinomalo appo gli
KriUori pro&ni appellava la Sicilia conB-
unle all'Ilalia itola del Sole per la sua
feeoDdilà, terra dei Ciclopi che ne furono
I primi abitatori (Odiss. lib. 9 e 12). Tri-
«oeia poi e Trinacria la dissero i Greci ,
Triquelra i Latini. Polibio sul principio del
n libro. — Dai Sicani ebbe il nome di Si-
tonta queir isola, detta lYinacria. — Ac-
nnna Dfodoro la ragione del nome lib. 5.
-ruoto dtdla figura ebbe un (empo il
wne di Trinacria; e più eyidentemenle
Konisio d'AIicamasso lib. 1.— iKcertwi
Trinacria dalla figma triangolare; Plinio
tib. 3, cap. 5. — Dalla celebrità pria di
b&o Sicilia, Sicania da Tucidide, da molti
Trinacria , e Triquelra dalla forma del
fiimgolo; Solino dai tre promontori cap. ì.
~d(ti tatti promontori come un triangolo
fgvrati; Mela al a dei Greci comparala
lib. 2, cap. 7. — Essa ben vasta, nelle tre
punte protendendosi, viene a formare il A
dn Creci; con più di armonia finalmente
Slrabone lib. 6. Da Trinacria la dice Tri-
nacrii, ed Ovidio fast. lib. 3.
Terra che per lr« tcogll al mar il stendo
Che dalla rorma Trioacrt ti appella,
e Tietzes Chiliad. dalle punte disseta Tri-
noeride e pel medesimo oggetto Trivertice
lieofrone; Orfeo e Pindaro JHeuspide; Hon-
00 THcefala e TricoUe, i di cui versi sono
accennati da Cluverio; ma Slefano, perchè
presso i Greci akpa vale promontorio e tre
promontori ha l'isola, Trinacria la dice, U
che ben anche osservò l' inlerpelre di Apol-
lonio— Timeo Trinacria disse la SicUia
perchè ridnta da tre AKPA5; ma affer-
mano gli storici, egli soggiunge, percM
Trinaco vi esercitò l' impero suo — atte-
stano Stefano ed Eustazio ciò non essere
stato detto dagli storici, ma dalla Sibilla.
AUor Trinacria ai nomò, che 11 prode
Trinaco, a quel che le tempeiU aflrena
iDclUo figlio, di cltUdl e merU
Rendeila bella
Alcuni, nota il sullodato Eustazio, dissero
ma insulsamente, appellarsi Trinacria per*
che simile ad un tridente, il che riferisce
anche il Cluverìo. — Altri ancor diconto
IHnaeria perchè stmjte ad un (ridente,
lo che discorda affatto dall' opinione de-
gli ioUichi, poiché la non sembra di tal
figura. Dai popoli Sicani, o dal loro Re Si-
cano, 0 sia che stranieri siano stati e ve-
nuti daUa vicina Italia, o indigeni siccome
presso gli anUchi si dispula, ebbesi il nome
di Sicania. Già udimmo Polibio e Plinio cui
anche si accoppia Dìodoro. — Dai Sicani
cultori fu detta Sìconto,* e Dionisio — ma
i Sicoli tragittarono dall'Italia nell'isola
vicina . . . allora vi dominavano i Stco-
ni, che Sicania dal proprio nome la dis-
sero; ed Isidoro lib, 14, cap. VI. — La Si-
cilia fu nominala Sicania da Sicanò ti-
ranno, e poi da Siculo fratello di Italo,
Sicilia. Dai Sicoli popoli dunque, come già
3
18
dissi da Dionisio, fu finalmente detta Sici-
lia, il che aiTerma Diodoro; finalmente^ egli
dice, dai Sicoli che qui trariparono dal-
V Italia Sicilia H disse. Quantunque tali
oose vedansi coriroborale da antichi testi-
monii, non mancano scrittori di polso a de-
durre altre etimologie. Bocharl dei primi
sella sua Geografia sacra lìb. 1, Can&am,
dove prova essere derivati tutti i vocaboli
si di Sicilia che delle altre terre dal lin-
guaggio fenicio; Escoly scrive, vale preMo
gli Ebrei Botrus, come Segai pei 5tK, o
Segula, il di cui plurale Segulcja pare Bo-
tris, per la qual voce è verisimile averla
chiamato Sicilia ^ quasi isola dei Botri,
poiché è abbondantissima in vini. Hauro-
jico^ Sicilire, disse^ vale il secare dei La-
tini, forse fu detta cosi dai Greci, perchè
oongiunta un tempo al continente, da cui
poscia 0 per tremuoto o per impeto del ma-
re fu distaccata.
Dalla fico finalmente e dairolio, di che
risola abbonda fanno alcuni derivare la voce
Sicilia, poiché presso i Greci :n'KH, vale-
fico, ed EAMA olio^ donde Sicilia.
L'isola nostra conservò un tal nome;
quantunque qualche volta nei bassi tempi
anche se l' applicò il regno di Napoli come
sotto il Ponteficato di Oemente IV nel 1265;
tenendo poi la sede di Roma Gregorio XI
Giovanna di Napoli regina di Sicilia, e Fe-
derico che ne era signore in sancir la pace
trai due regni vollerli ambi appellarli Tri*
fiocrte, per la qual cosa disse Martino il
regno di Napoli non di sua ragione, Sicilia
al di qua dal faro, e risola cui dominava
Sicilia al di là; acquistati Alfonso final-
mente ambìdue i regni, si proclamò Re deUe
due Sicilie della quale cognominazione usa-
rono sinora i successori di lui; del che s'in-
trattiene ampiamente il prestantissimo Hon-
gitore neir apparato alla Biblioteca Sicola.
S n. — Sito e figura della Sicilia.
Mostrai di sopra rassomigliare la Sicilia
per la sua forma il Greco a e T ineguale
triangolo. Essa fra V Italia, 1* Africa e la Sar-
degna sta posta, delle quali dalla prima da
Nord ed Est dista per un angusto stretto
un miglio e '/, 100 dall'Africa Terso Sud
ed Ovest, 230 vei^ Ovest dalla Sardegna.
Ugual distanza stabiliscesi da Plinio, cioè
12 stadii, dair Italia, che erroneamente To-
cidide trasporta sino a venti. Tolomeo e to
stesso Plinio s'ingannano nello stabilire la
Sicilia distante 180 miglia dall'Africa, piri-
che in realtà dal Lilibeo promontorio della
nostra Isola, al Mercurio dell'Africa ajq^eaa
contansi 100 m. Di nuovo Plinio abbacinalo
120 m., dice, distar dalla Sardegna. Le tre
punte per tanto colle quali il Pelerò, il Pi-
chino, il Lilibeo si terminano, celebre re-
sero la Sicilia negli antichi tempi, che ccndo
di lei simbolo imprimevansi nelle meda^e,
rappresentate da tre gambe, qual figura voi-
lesi delta, a denotarle, Trisceton^ tutto il
che dall'interprete d'Apollonio Argowmt:
lib. 4, Tzetze sopra Alessand. di LicofraniSf
Servio èuir Eneide di YirgiUoUh. 1, Stn-
bone lib. 6, Mela lib. 2, capo 7, Solino
cap. 11, Plinio lib. 3, cap. 8, Capella lib. 6
e da altri moltissimi, e da poeti si rimem-
bra ; dai quali tutti basta solo recitar le pa-
role dì Strabene. — Dan forma all'isola
tre promontorii; U Pelar o, che cai seni,
oggi coda di volpe, e colla terra dei Reg*
gini si comunica per una stretta; il Po*
chino, che volto ad oriente è bagnato dal
mare Siculo, guarda il Peloponnesa e la
via di Creta; è il terzo il Lilibeo confi'
nante coli' Àfrica alla quale è rivolto verso
Nord-Ovest. Non niego aver variato di pa-
rere gli scrittori sul sito di ciascun pro-
montorio, né è da stare allo stesso Stra-
bene, cui gran rispetto professar dobbiamo,
come esattissimo; e Cluverio che avendo
girato diligentemente l'isola l'annotò, ripro-
vando le carte della Sicilia lineate da To-
lomeo ora s' appiglia ad un autore ora ad
un altro, ed aiTerma con Dionisio essere il
Lilibeo rivolto all' Ovest, il Pachino con Mar-
ziano e Solino a Sud-Est o verso Est che
piega a fiord, il Pelerò verso Nord-Est.
19
Iiianto ai fianchi dell'isola, il selten-
le dal Lilibeo al Peloro, avanzandosi
ochi promontorii, T Orientale tra il Pa-
ed il Pelerò non lievemente s* interna
il Smeto, che sembrane il centro,
di là si dislingue in seni e punte;
mie stendesi quasi rettamente tra il Pa-
ed 11 Lilibeo, eccetto dove o con uno
altro breve promontorio sporge nel
; il lato orientale sembra come la base
iangolo, di tutti il meno esteso, gli
loe i più lunghi vengono a poco a
ooeopando il Tirreno e T Africano sin-
resso il Lilibeo si riuniscono, quale
co avaniandosi, la punta del triangolo
eoe aguzza presenta per alcun tratto
ira d* un arco piano. Viene battuto il
ellentrionale dal mar Tirreno o infe-
r orientale dall* Adriatico e dal Jo-
nar superiore; dall* Africano il me-
ale , e dove tende ad occidente dal
che fa parte dell* inferiore ; il mare
(^risponde al lato orientale ed austra-
cesi ben anche Siculo dalle Siculo
;e die bagna; finalmente qui, mi viene
Ile, costituire il promontorio australe
ili d' Europa col monte Calpe di Spa-
ì eoi capo Tenere oggi Maino del Pe-
■eso ; ed è perciò che io sospetto ap-
ri capo Paèèoro o Passalo ^ poiché
li là tragittarsi nell* altra parte del
i>, nell^Afrìca, come il Pelerò dalla torre
iiione deve risplendeva un faro, sorti
ro il nome, ed il Lilibeo venne chia-
capo di Marsala per la vicina città
enea così detta.
londo poi i Geografi che climi censi-
0, ione, paralleli, gradi di longitu-
e latitadine, la è posta la prima delle
di Europa nella zona temperata Aqui-
», tra il tropico del Cancro cioè, ed
■re circolo Artico ; nel IV clima circa
«Udo IX ed XI, fra il grado XXXVI
XVIlf <B latitudine; non convengono
iaati, staatechè da alcuni si stabilisce
^Bontorie australe di grado XXXVI
LXIV, da altri di grada XXXVlmin. XL;
il lido settentrionale di XXXVHI, XXV min.,
corrispondendo esattamente alla opinione
di tutti i moderni. Riguardo alla longitudine
vi ha tra gli scrittori maggior dissenzione,
deducendosi questa dalla linea del primo
meridiano^ quale collocano alcuni al Pico
di Tenerife, altri air isola di Ferro una del-
le Canarie; i primi cui mancano pur tut-
tavella XLVI minuti, computano Testenzio-
ne tra il grado XXX e XXIII e gli altri tra il
grado XXXVI con XXX min* ed il gra-
do XXXIX ; io seguo il di costoro calcolo,
il siciliano A^^atino Aidone nella sua tavola
della Sicilia va coi primi ; ti guarda dal Fa-
zello intanto che servitesi di tavole antiche
erra gravemente circa la longitudine e la-
titudine.
S III. - Difisione della SicUia dalP Italia.
Antichi scrillari riferiscono , m' appro-
prio le parole di Diedero al cap. 5, essere
stala la Sicilia congituUa un tempo o<-
V Italia ma poi per la seguente cagione
essersene divisa; laddove un angusto conr
tUiente era da ambi i tali battuto dal mnh
re, rotta dai fluiti la terra occupò l' acqua
quel mezzo dal che quel luogo venne deito
Reggio , qual nome poi ^ altribuiva una
città sorta molli anni dopo quel famoso
avvenimento; purtuttavelta soggiunge il Fa-
zello con altri autori esseme stati cagione
i veementi tremuoti; t* hai presso il Ciuve-
rio lib. 1 , cap. 1, versi di poeti si Greci
che Latini che affermano^ essere stata hb
tempo la Trinacria parte d* Italia, la fùria del
mare, e le scosse della terra averne mutalo
il sito ed essere state soverchiate dalle onde
le montagne; nota filosofi, storici, gramma-
tici della opinione medesima, e finalmente
espone del nostro Fazello le ragioni, che
costa non esser fandonie ; egli però ade*
rendo a Mariano Valguamera, di coi arreca
le non inferme congetture a provare , la
Sicilia essere stata sin dal principio isola
ne abbraccia il sistema , ed a ciò racco-
gUe 1 testimoBii degli aaUchi , aggìuigeii-
20
do non essere stata detta Reg^o la citl&
dalla celebre catastrofe, ma dal promon-
torio 6 miglia distante dal sito, di quel no-
me, come afTerma il sopraccennato Diodoro
prima che fosse stata quella fabbricata. Tan-
to lo avvallamento esser dovette, quanto com-
parve la longitudine dello stretto da Scil-
la, cioè, a Leucopetra o capo degli Amori,
ed in questo spazio sboccando al mare da-
gli anteriori gioghi degli Appennini molti
fiumi, non inconsidcratamenle può credersi
le loro sorgenti e di quei bensì, che scor-
rono dalla opposta banda di Sicilia non es-
sere stale prima di tal rivoluzione^ ma le
scosse medesime che la Sicilia dalla Italia
divisero averle finalmente aperto; le boc-
che dunque che ora si hanno i fiumi nello
stretto, provano ad evidenza essere stato que-
sto sin dal principio ; ma questo argomento
del Cluvcrio che il Valguarnera per T enor-
me attuale profondità stima ineluttabile, al-
tri facilmente contraddicono, stabilendo un
istimo tra la Sicilia e V Italia dal Pelerò al-
l'opposta punta di Calabria. Il Kircher del
Mondo sotter. tom. l,lib. 2, cap. 16, arre-
cando esattissime misure dello stretto^ vol-
garmente faro, al promontorio di Scilla, con-
fessa aver rinvenuto un tramite di scogli,
a un tal quale ponte nel profondo di quello
abisso che preso aveva ad esplorare; con
che non osta a credere lo sboccar dei fiu-
mi, la Sicilia essere stata un tempo unita
ali* Italia. Credono ciò alcuni doversi attri-
buire ad una poesia di Eschilo : non voglio
affermarlo con Diodoro il quale scrive : Gli
oniichi ècriUori di favole aiteéiano essere
stata la Sicilia penisola un giorno lib. 4.
Esiodo ed Omero precessero di 4 secoli
Eschilo, e descrissero per isola la Sicilia.
S lY. — Dimensione della Sicilia.
Scrive il Fazello costare il lato setten-
trionale della Sicilia di 281 m., di 193 il
meridionale, di 160 T orientale, è l'in-
tiero circuito del lUtorale di 634 ; e sog-
giunge le peculiari distanze di ciascun luo-
go da consultarsi sul principio della prima
Decade. Possidonio fra gli antichi, nota 21C
dal Pachino al Lilibeo, donde al Pachìoo
194, e 140 al Peloro che sommano S50 m.
Diodoro sul principio del lib. 6, è il eà^
cuito della Sicilia, scrive, di 4360 tfodKi
poiché uno dei tre lati comprende #7M
sladii dal Pachino al Lilibeo, dal UMbeè
al Pachino delle terre siracusane #JM,
stendendosi il rimanente per 1160; esaea-
do intanto lo stadio un* ottava parte di i^
glie, secondo il comune parere, 123 passi,
cioè, sarà secondo Diodoro il circuito dei-
risola 545 miglia, ed afferma Tucidide pe^
corrersi in otto giorni di navigazione lib. I,
di epoca pib recente il Haurolico l' estende
a 700 m., ed assegna le distanze dei luo-
ghi particolari della spiaggia marittima da
ciascun promontorio, esattamente corrispon-
denti alle indicate dal Fazello, ma afiénu
le dimensioni del circuito terrestre noni-
vanzare le 600 migUa. Cluverio finalmente,
che per intero un anno si spaziò a jginr
la Sicilia, propone in 4 tavole sentenze di
vani autori, notando nelle prime le distarne
di ciascun lato, e nell* ultima 1* intero d^
cuito ; le dice vere e genuine, accuratamea-
te da se stesso osservate, e conchiode, es-
ser di tutta r isola il terrestre circuito di
600 m.; avverte però che tragittando di
Messina per Palermo ed il Lilibeo sino i
Girgcnti, esser poco meno le miglia che di
Girgenti al Pachino e di là a Messina. E^
cene la IV tavola :
Da Diodoro 545 o 542 miglia.
Da Possidonio 550. Da Agrippa 618.
Dal Corografo presso Strabene lib. 6, 888.
Da Tolomeo 586. Da Solino 375 o 400.
Da Isidoro 400. Da Arezio 616. Da Fa-
zello 634.
Indicai altrove nelle note al Fazello quale
sia stata la cagione di tante diverse opinio-
ni. Deduccsi intanto esser piò lunga che
larga la Sicilia, correr dal Peloro al Lili-
beo di circa 220 miglia in lunghezza, e
150 nella costa orientale in larghezza, indi
procedendo verso r Ovest ristringersi un
poco, e finalmente al Lilibeo farsi angoslis-
§ Y. — Uberià dMa Sicilia.
Attesta Omero nell* Odissea essere si uber-
tosa la Sicilia^ che nei suoi campi non a-
rati, né anco seminati produconsi e lo bia-
de, e gli orzi, e le viti; notammo anzi di
sopra, dirla isola del Sole per la fecondità.
Di ciò che produce, testimonio Solino^ o per
la natura del terreno o per F industria de-
gli abitanti, lo che ottimamente si giudica,
tutto è ricchezza. Nota Plinio lib. 23, ca-
pit. 15, rendere la semenza in alcuni campi
agli agricoltori il centuplo di frutto, ne lo
Diega Fazello ; con più di verità tuttavia la
più ricca messe non dà in qualche luogo
che il trentesimo, o poco sopra il vcntesi-
mo ma qualche volta è avvenuto avere reso
forzo il sessantesimo dippib^ ed ultima-
mente, scrive il Maurolico, potere la Sicilia
contrastar coli' Egitto di ogni terra feracissi-
mo; e Gluverio molte sentenze degli antichi
esponendo che esaltano la fertilità dell* iso-
la—come grande la bellezza, esclama, e
la iohibrilà del del di Sicilia j coA in
ipiel molOj celebre la fertililà — e con-
ehiade — e per lale uberlà di terreno fra
Uade delizie crebbero i Siculi da passare
tu praterbio la Sicula mensa. — Pietro
Opmeer finalmente nella Cron. lib. 2, —
41KWÌ tu nesmn* altra nazione come in
fusta beatissima provincia di Europa,
Mio di che la tita abbisogna piii pre^
doso producesi ; di biade^ vino, olio, or-
taggi, UnOj vestii bestiame, cavalli, e di
mtaUi, oro, argento, bronzo, ferro quor
kmque siane il consumo come attesta Pli-
nio, in niente mancò, e sempre gravida
muiati liquidi e biade e succhi produs-
se. Qui al certo mi credo dovere gli EU-
sii eosiiiuirsi; di tali specie ciascuna, don-
de fabertà risulta della Sicilia, effusamente
eoamera il Fazello lib. 1, decad. 1, cap. 4,
ad io nelle note al medesimo considerai
esattamente, anche indicatine i luoghi, don-
de provengono. Soggiungerò qui solamente
alcun encomii di antichi scrittori che riguar-
dano tale fertilità. Pindaro dunque ricca in
armenti dice la Sicilia, pingue terreno Eu-
stazio in Omero, ostello di Cerere Ovidio^
fertile terra in biade soUxUa la prima
dalV aratro, e seminata Isidoro. Isola sa-
cra a Cerere ed a Bacco Diodoro, poiché
Cerere si è come abbastanza è noto la Dea
delle messi : granojo di Roma Strabene
lib. VI, cui consuona H. Tullio, contro Ver-
ro— U copioso granajo della Repubblica,
la nutrice, l'antico, ricolmo erario della
plebe Romana.
«
$ \l.-^ Meraviglie della SieUia.
Di tanti portenti della natura, di che per
beneficio del superno Artefice del tutto, va
bella a preferenza delle altre parti deiror-
be e risplende la notissima nostra Sicilia
r Etna meritamente occupa i primi posti ,
che forse anzi di tutte le meraviglie di che
risola abbonda è l'origine e Tunica ca-
gione.—£ manifesta, dice Baccio sulle
' Terme lib. 7, cap. 4, la natura del fuoco
in Sicilia, fiamma, vapore, cambustione,
fumo; e la materia, zolfo, terra grassa,
cenere, pumice, bitume, sale, calcanto,
varii metalli; ed i diversi effetti del fuoco
secondo la materia, utilissime stufe, ac-
que calde , tiepide , fredde , e non in
vene soltanto ma in fiumi interi , laghi ,
fontiy bagni; di si numerosi effetti una è
la sorgente, una la causa prima, T immensa
forza dell'Etna cioè, che nei profondi ba-
ratri per tortuose fornaci ommque diffìisa
comunica vapori per tutta V isola, che a
seconda del calorico che contengono j 0
bollono nelle caverne formando delle stu-.
fCj 0 venendo alle acque ed alterandole
formano tanti generi di bagni quanti in
tutto il mondo non sono. L'acqua cineri-
cia dunque dei campi di Girgenti, la puz-
zolente e zolfurea del lago Palicino, la
fredda, 0 bollente, 0 acida non lungi da
Paterno, 0 la pietrificantesi presso Sciacca
e Girgenti , la oleosa 0 bituminosa delle
22
terre di Girgenti, Pietra, Bi?ona, o di me-
lestissimo odore a Gela, o la mentovula da
Salino nuocevole ai serpenti, ed agli uo-
mini salubre non lungi da Pietra, la Buy-
buta di nome saracenico, o la medicata in
più luoghi, riconoscono 1* Etna a loro fonte
che r intera mole della Sicilia del suo fuoco
invade; il sale che sciogliesi col fuoco, e
crepita con l'acqua in Girgenti, trasparente
come uno specchio in Licata ed al Pachi-
no, yermigUo presso Centorbi e violetto al
Pelerò è a dirsi effetto del fuoco di Mon-
gibello. Passo sotto silenzio ciò che super-
stiziosamente gli antichi ascrivevano a pro-
digio, fra* quali il Fazello. Del fonte di
Diana o deir Alesino o del Gelose rinver-
rai a suo luogo neir opera le descrizioni;
e solamente soggiungo in tante meraviglie,
oltre Tuso comune della natura abbondar
la Sicilia di copiose ammirevoli sostanze,
come una volta affermava il siracusano Nin-
fodoro encomiato da Ateneo, e Polemone
nel trattato dei maratigltoH fiumi di essa;
testimonio Hacrobio nei Saturnali. Nei bassi
tempi Vincenzo Auria raccolse in un opu-
scolo manoscritto, che conservasi nella Bi-
blioteca del Collegio Palermitano i portenti
della Sicilia ; ed ultimamente il eh. Auto-
nino Hongitore intraprese un lavoro ove
raccolse ed ordinò, checché in moltissime
opere erasi pubblicato sulle meraviglie di
essa ; gioverà in fine ripetere le parole del
Kircher nella prefazione al Mando setter.
opera altrove da me citata. — Venuto nel
1637 in Sicilia, trovami^ il che ardente-
mente branuwa^ nel tealro d*una natura
che ipiegari in maraviglioéa varietà di
eoèCj e che di marafoiglioBO^ raro^ inso*
Mo e da destare ammirazione occorre in
tutto il GeocosmOj qui, come in Epitome
con una certa industria di sagace natura
trovai raccolto. In tutti gli elementi ci ha
un che nella Sicilia degno di attenzione ,
poiché oltre il già detto^ il fuoco dell* Etna
come canta il Poeta — serba fede aUe nevi.
Le acque tumultuanti dello stretto di Mes-
sina superano ogni capacità; non poco di
particolare si hanno le imagini aerie (di che
a suo luogo) sul lido di Messina, all'isoli
delle Correnti, e presso i Palici nei campi
Henesi. Peregrine cose e proprietà^ né al-
trove osservate ascondono le terre dell'Iso-
la, 0 sia che consideri le pietre di generi
svariati e di non vulgare eccellenza , o le
crete, le marghe, i fossili, i metalli, ed al-
tro di tal genere di che troverai menzione
in Boccone , Cupani , ed in questo Dizio*
nario.
$ yu.— Divisione detta SiciUa.
In Sicania e Sicilia fd risola un tempo
divisa; poiché terra dei Ciclopi, Iperia
de* Feaci , campo dei Lestrigoni piuttosto
dai Poeti che dagli Storici si disse. Sica-
nia dai popoli Sicani ebbe nome, Sicilia
dai Sicoli; le parti meridionali e setlen*
trionali^ secondo Tucidide iib. 6, ne spet-
tavano ai primi, occupato dagli altri il ri*
manente ; Questi con grande esercito^ dice
lo storico greco, passati neW isola, vinH
i Sicani ca^ciaronli nette parti di mexzth
giorno ed occidente, e disser SiciUa Pisa»
la che prima Sicania, e sui luoghi mi»
gUori sovraneggiarono ... ; ed ai nostri
giorni ancora le parti centrali, e le sei-
tentrionali possiedono. Scrive Diodoro » i
Sicani un di abitanti dell* isola intiera mossi
da paura del fuoco dell* Etna che in fari
punti prese a divampare , abbandonate le
parti orientali dell* isola aver trasmignii
nelle occidentali , e dopo molte età sbo»»
cati dall* Italia i Sicoli avere oecapato k
terre abbandonate dai Sicani; spinti pei
dalla brama di sempreppià acquistare •»
vendo messi a sacco i campi vicini, esseni
in molte guerre coi Sicani travagliali, sia^
che sanciti dei patti staUlironsi i confini,
che non é facil cosa poter derivare da^
scritti degli antichi ; e volendo indagar fét
congetture , costa non estendersi al di là
delle sponde australi del fiume Salso It
territorio dei Sicani , poiché Gela , o in»
tendasi 1* attuale Licata o Terranova fu città
23
dei Siraeasani. Inico e Camico in tempi po-
steriori città principali di Còcalo Re dei
Sicani , e metropoli dopo Agrigento , sul
lido del fiume Ipsa sedettero, oggi Belice
presso rimboccatura dell^Agragante o Dra-
go ; e falsamente il Fazello, come dicemmo
nelle nostre note , colloca Inico presso il
Some Inninio. Piii ingarbugliata la matas-
sa do?e a settentrione si fu stabilito il li-
mite ai Sicani; afferma Cluverio lib. 1, es-
sere stale occupate dai Sicoli le terre ?erso
Oriente, e dai Sicani le altre di là dai fiumi
delle duelmere, quindi secondo lui nomava-
si Sicilia la parte orientale , e le altre Sica-
oia; e lorchè, come credesi, conquistarono i
Siculi la parte meridionale sino ad Agrigen-
to, ride restringersi la Sicania d* ivi a Paler-
' iDO ; finché alla caduta dei Sicani final-
mente r isola intera s* ebbe il nome dai Si-
eoli; pure il Valguarnera altrove enco-
miato, aflérma le regioni occidentali essere
state sempre abitate dai Sicani : abitano^
dice Tucidide^ anche «inora % Sicani le
farti occidenkUi della Sicilia; sebbene
con Oiodoro alcuni scrittori la sentono al-
trimenti. I Greci poscia adducendo delle
eolooie ed i Fenici tennero le parti marit-
time rinculando nel centro e Siculi e Si-
caoi; ordinata ed aumentata però la po-
tenza di Siracusa, quantunque alcune città
e fra le prime Trinacria avrebbero voluto
lerlMire intatta la propria indipendenza, pie-
garono finalmente le cerrici al greco vin-
cilore« I Peni allora o Cartaginesi diflbn-
deadosi pei lidi occidentali ed australi del-
Tisola vi stabilirono F imperio di Cartagine,
ebe testimonio Diodoro, il fiume Lieo oggi
Platani divideva dal Siracusano. Traripan-
do immantinente i Romani fu in tre parti
divisa, parte verso Hord-Est e Sud di là dal
Sìflieto ubbidiva a Cerone Re di Siracusa
siDo al fiume Salso, da Agrigento ad Imera
settentrionale dominavano i Cartaginesi, e
la rimanente migliore parte sotto V Aquila
di Roma; finché scacciati i Cartaginesi nella
seconda guerra Punica la loro regione pie-
gà ai Romani, né dopo lungo tempo sva-
riati danni sofferti la potenza Siracusana a
questi si sottomise: in due province sotto
il loro governo, sec4)ndo alcuni, venne di-
visa la Sicilia, la Siracusana e la Lilibetana,
unica provincia Pretoria^ secondo altri, ed
indi Proconsolare sotto due Questori tutta-
via. Sotto grimperadori greci risedette il
comando in balìa di un Patrizio o Strate-
go , né partizione di sorta appare dai po-
chi monumenti che rimangono. All'epoca
dei Saraceni , come bene stabilisce il Fa-
zello in tre valli venne divisa dette di Haz-
zara, Noto e Demone; Normanni e Svevi u-
surparono una tale divisione, ma derivo da
alcuni monumenti essere stato sotto questi
ultimi stabilito il Magistrato di Giustizia al
di qua ed oltre il Salso; presso i Francesi
ci ebbero due Vicarii del Re uno al di qua
uno al di là dal fiume medesimo, quali ri-
masero sotto il dominio degli Aragonesi ,
poiché trovai recate da Pietro di Queralt
le vicende di Giacomo oltre il fiume Sai*
so. Poi sullo scorcio del secolo xiv la valle
Agrigentina ed Ennese si uni alle tre enu-
merate, cioè alcuni luoghi presso Agri-
gento ed Enna dalle antiche valli divisi ,
principalmente air età di Martino in una
novella si congiunsero; ma dopo pochi anni
ritornò l'attuale numero di tre valli gover-
nate da un Viceré. Chiese Messina la isti-
tuzione di un secondo Viceré che 1* avesse
governata, e cosi venisse bipartito il regi-
me dell'isola, ma a buon dritto oppostesi
le altre genti svanì la sua richiesta (1).
(1) Gomparre intanto per decreto di Ferdinan-
do! dato in Napoli 1*11 ottobre 1S17, diyisa l'Isola
in sette Talli il 1 gennaro 1S18; Tenne cosi ugua-
gliata alle forme, il 12 dicembre 1816, stabilite alle
terre di Napoli; Tennero cosi a rimuoTersi i molti
ostacoli nascenti dagli usi e dalle abitudini feu-
dali che aTrebbero paralizzato la nuoTa ammini-
strazione; soppresse poi per Decreto del 26 di-
cembre 1824 le tre Talli di Trapani , Siracusa e
Girgenti Tenne nelle quattro ridotta la Sicilia, di
nuoTO in sette nel 1825, sinché abolita quella di
Girgenti e nuoTamente poi restituita, acquistarono
tutte l'odierno nome di proTince. SuddiTidonsi
queste in 24 distretti, Palermo cioè comprende
quei di Palermo, Termini, Gefalù, Gorleone ; Met-
• i •
■ i
'/■
24
i vm. —àbUanti di SidUa e loro nwMro.
-Hon dubitarono gli antichi dei primi abi-
tatori della Sicilia poiché quasi tutti seguen-
do Omero ne introdussero i Ciclopi. Ome^
TO , dice Strabene , rieaca àaUa èiaria i
prineipii della sua poesia^ poiché e narra
onere Eolo sovraneggiaio mUle iiole di
Lipari , ed aMtato Ciclopi e Leètrigoni ,
gente tnospilaley i luoghi all'Etna victnt,
ed il territorio di Leonzio; crede egli,
conformarsi alle storie, ed il regno di Eolo
neUe isole di Lipari, la dimora dei Ciclopi
Ticino l'Etna, e Lestrigoni presso Leonzio.
Scrive bensì Tucidide, avere i Ciclopi sul
princìpio abitato la Sicilia, dei quali né il
genere, né il donde sieno venuti, ne donde
partiti confessa aver potuto indagare: ne
basti, soggiunge, ciò che dai Poeti se ne
disse, 0 che di loro sente da per se stesso
ciascuno. I poeti i primi, è pensiero degli
storici, diedero i fatti dei tempi antichi ve-
lati in qualche modo di favole, come è fa-
Tola infatti essere stati d*un occhio solo i
Ciclopi^ divorare i forestieri accostantisi
air isola, e gli altri mortali, sorpassare in
gigantesca statura : or io di costoro dissi
in larga copia nelle note alla 2* Decade del
Fazello, e considerai al lib. 1, cap. 6 della
prima la vera misura del corpo loro e de-
gli altri giganti. Prova Mariano Yalguamera
essere stati gli Eolici di razza greca, o Pe-
lasgici i primi abitatori della SiciUa; ne
dissente però Cluverio che crede piuttosto
i Calcidesi di origine greca ; tuttavolta eru-
ditamente dimostra il Yalguamera esservi
questi ultimi venute in colonie per dritto
ripreso; ed io, nelle note al Fazello, a pro-
var mi sforzai con mille congetture, da non
•ina, qaei di Messina, Cattroreale, PaUi, Mistretta;
Catania, quei di Catania, Caltagirone, Nicosia, Aci-
Reale; Girgenli, quei di Girgenti, Sciacca, Bivo-
na; Noto, quel di Noto, Siracusa, Modica; Tra-
pani , quei di Trapani, Maaara, Alcamo; Cai-
Uni'ssetta, quei di Caltanissetti, Piana, Terrano-
va ; sotto di coi comprendooil eircondarii e co-
muni.
•
poter dirsi di pii conveniente tra tanti
nieni , essersi dalla Iberia , provincb
FAsia, dopo le primitive divistani nel
pò di Sennaar recati nell* isolai trai
per terra T Italia, valicato lo stretto,
navigli , avendone imparato 1* uso , 8<
rettamente il pelago. Da qui la comoi
zione, che dopo i Ciclopi sieno da £
fiume d* Iberia venuti popoli in Sicilii
è certo avere i Sicani, che taU dal pi
signore appellaronsi , tratto origine
Iberi, ed esserne stati perciò i primi
latori. — Filisto, sono parole di Dioc
lib. S, nota esser venuti i Sicani, d^
Sicano fiume della Spagna presen
nome, da questa regione in colon
conquisto della Sicilia; ma Timeo r
guendo l* ignoranza di questo scr
prota ad evidenza essere stati indi
ma non credo necessario di regis
qui le molte ragioni che adduce a e
strare la loro antichità; e lo stesse
cidide che va con Filisto, avverte tu
essere stati i Sicani abitanti dell* isoli
teriori ai Ciclopi, anzi indigeni. IVarr
tanto Pausania Sicani, Siculi, e Frigi i
abitato la Sicilia ; essersi mossi i Sicoli
r Italia, dal fiume Scamandro i Frigi
Sicani però non aggiunge parola. Or
desi nato Terrore perchè la Spagna f
tempo al pari appellata Iberia , Torse
popoli medesimi della Iberia d*Asia, <
affermano; nessun fiume altronde nella
gna vien detto Sicanò, da cui è fama
preso nome quei popoli: i Sicani, se
do Diodoro , dimoravano nei borghi
avevano fabbricate le abitazioni sui c<
motivo delle scorrerie dei ladroni ;
eran già riuniti sotto 1* impero d*un ti
no , ma ciascuna borgata si aveva il s
quali i ladroni, di che paventavano i l
uì, non dimostra lo storico, ma forse (
di pirati, perchè ricusavano i Sicani di
bricare nelle spiagge. Come prese 1*
però ad eruttare sino a molti luoghi i
me desolanti, e venne non poco spazi(
grincendii devastalo, intimoriti gli a
^''
^<
tori abNuidmCe le parti (Aitali delusola
IrasBugrarono alle occidentali. Molle età
trascorse , passate colle fainiglie da Italia
i Scoli nella Sicilia occuparono le terre
lasciate dai Sicani ; avevano essi tenuta
quella parte d* Italia dove poi fu Roma, ed
essenda al di sotto in guerra ai Pelasgi ed
a|^ aborigeni , figli , spose , oro , argento
seco loro recando, cedettero a quelli T in-
tera regione , ed incamminatisi pei monti
verso il mezzogiorno, tutta percorsa la bassa
Italia e dofunque scacciati , preparate in
fine le nari al passaggio dello stretto, ed
osservato il roa^ placido allora, sboccarono
da Italia nell^feala vicina ; eran quivi i Si-
cani ; grande non era il loro numero ri-
guardo all'estensione della terra, ed i molti
campi non coltivati. Qui venuti dunque i
Scoli popolarono in prima le parti orien-
tali, le altre dappoi, e cangiato nome co-
minciò r isola a dirsi Sicilia ; cosi Dionisio
d*Alicarnasso, che seguendo Eilanico e Fi-
lislo, ne assegna il tempo prima della presa
di Troja; ma ArUioco di SìrootMa, egli sog-
giunge, non (iccennò il tempo del passag-
gio; Tucidide dice SicoU gli emigrati che
espusero gU Opici, ma molti anni dopo
la guerra di Troja; pure Cluverio riprende
di errore Tucidide, e con Ellenico e Fili-
8to, prima delF espugnazione di Troja sta-
bilisce avere avuto luogo in Sicilia le co-
lonie dei Sicoli.
Fiorendo i Sicani, i Cretesi non pochi in
numero , a vendicare la morte di Minosse
loro tiranno, irruppero in Sicilia, e soste-
noli dei contrasti si diffusero per Y isola ,
varie terre occupando. Un pugno di Tro-
jan! condotti da Elimo ed Aceste stabilironsi
nei luoghi presso Drepano ed il promon-
torio Lilibeo al fiume Crimiso, dove a caso
scoperti fortunatamente altri Trojani, dopo
r eccidio della loro città, unitisi fermarono
quivi insieme stanza, tutti appellandosi Eli-
mi, dal nome di colui, in cui , perchè di
regìa progenie, risiedeva la suprema auto-
rità. Dimostra Tucidide avere abitato cogli
Elimi in Sicilia i Focosi^ poiché compagni
di Enea. Presso Strabene lib. 6, alcuni dei
Tessali vengono bensì collocati in Sicilia,
come nota Cluverio; ma dicesi finalmente
esservi venuli, ultime colonie, i Greci negli
anni , secondo Tucidide , dopo espugnata
Troja 448 ; KCalcidesi scortati da Teocle,
i Megaresi, i Corinti da Arcbia, i Rodii, i
Cumani, i Samii, ì Jouli, i Morgeti, i Gni*
dii ed altri. Avendo però poco prima oc-
cupato i Fenici le parti vicine al mare e le
isolette per commerciare coi Sicoli , dopo
la venuta dei Greci , stabilitisi in Mozia ,
in Solunto, in Panormo, luoghi confinanU
cogli Elimi, vi dimorarono insieme. La guer-
ra che si accese tra Greci e Fenìci, fu oc-
casione ai Cartaginesi d' invader la Sicilia,
che se coltivarono o devastarono risola non
oscuramente appare dai loro fatti. Invo-
gliatisi i Romani dì scacciameli, nella pri-
ma guerra che dissero Punica, lì limitarono
ad alcune terre intorno al Lilibeo, costrin-^
serti nella seconda ad abbandonare l'isola
tutta. Recando allora i Romani estese loro
colonie , proclamata la Sicilia prima pro-
vincia fuori d* Italia; espugnata finalmente
Siracusa, intera la sottomisero id dominio
dell'Aquila, e di nuove colonie sotto Augu-
sto la vollero accresciuta; e non che leg-
giamo avervi avuto i cavalieri di Roma e
feudi e servi innumerevoli, ma le proprie
abitazioni benanche e le dimore. AI^fiBO lo
impero toccò la Sicilia ai Costantinc^^ta-
ni, ed i Greci perciò di nuovo in gran co-
pia vi si sparsero, poscia espulsi dai Sa-
raceni ; durato per pochi anni 1* impero dei
Goti, crebbe nell'isola il potere dei primi,
talché pochissimi degli antichi suoi indigeni
la TÌde, e questi dal barbaro giogo oppressi;
nuove città costrussero, molte ne devasta-
rono, confuso ogni cosa, gli antichi nomi
cancellati, fu veduta vestir la SiciUa forme
novelle ; finché dovunque oppressi dal va-
lor dei Fformanni , i vincitori in breve di
molto aumentati, estesamente stabilendosi
richiamarono la fede di Cristo. Avere al-
lora occupate i Longobardi alcune terre coi
Normanni, nel dice la loro lingua ancor su-
4
*
26
perslile, ina eonollt inni poco. È palese
cke risola Al dipoi s^^gella ai Germani, e
BUOfafliente ai Loosobardi di Piacenxa, ai
Francesi, agli Aragoiiesi, ai Catalani, a prìn-
cipi di ciascuna nanone; né GenoTesi, Pi-
sani, Lnccbesi, fiorentini , indperendo le
(«erre civili d* Italia, de^slettero in gran mi-
sero , nel tespo medesiBo , di emigrare
In Sicilia. 5el secolo xt inalmenle molle
colonie accorsero dalla Grecia in Impili par^
licolari, popolarono contrade che in breie
crescìnle in paesi, e nome e linguaggio e
fili sinora conserrano. Bel resto ciò che si
appartiene al nomerò degli abitanti, negar
non posso esser decaduto dall* antico, poi-
ché tanto celebre era un di la Sicilia, cbe
sul fiorir di SìraciKsa montala ad un milione
3 numi ni dei soli suoi dtladini; attestano
gii slorid la non essere slata inferiore ad
AÈtmty e ben sanno gli erodili ^lale la po-
pohiiMie di itene a quei tempi ; portò li
fucfffn in Afrìcn ai Cartaginesi mentre ne
un assediala, sola resìstette ai lomani, e
per occulta infusione dei muri cadde in loro
potere. Igrìgenlo, secondo Laenio autore
deik vita di EuHpedode. contava 800000 cil-
tndinì: è bcii cosa a ciascuno poter sapere
a numero rimiufule degli isolani. Quanto
al resta ci abbandonano del tulio i
menti degli antìcbi, e possiai
al pìh a numero dei Siciiiani al secolo Xn,
ai lenno fl primo registro; nel |umt«
deUo slesso secolo dunque, ikerè Gl^
la 3luia, compularousi i
ta ìSmU case, M8300 abilanli; ueT
no ìSi^ sotto Giovanni Tega govemanie per
Gwio T imperaiore I€i969 case, 73tSM a-
bitMMi: sotto il larcàesc di Kscaria nel
ISItt. t»€0«S case, 18^3S3 abitanti; sotto
iMf inbimi Golomm nel t583, 194^» case,
8IM44H abttanlL ne motto dopa nel t395 sot-
to a conte di Oiivnres IÌ4033 case. T30n«
poi l»l, Cofiolanodl
S Palermo,
fU»l cdtadmiemMeravanà messa, IMSI
peri awetlire
mai eonfarsi ^ abitanti di Palermo, e Hes^
Sina, come appresso. Ifd IC07, Tieeri fl
Marchese di Tigiiena, comparvero nd cen*
so amOO case ed 831»Uabitanli;in Palermo
18S18 case, 10498» abitanti; e nd 1613,
Tìcere fl Duca d* Ossuna, montarono ^ìmh
lani ad 8S7699 ed a 214104 le case; men-
tre contenevano 18591 Palermo con 111818
cittadini, e Messina coi suoi casali 914M
case, 537717 anime; la somnm perdi di
tutto U regno fo allora di 279161 case,
11072U abilanU. Sotto FlUberto Principo
di Savoja, eccettuati come dissi di sopra
Palermo e Messina, contavansi 224949 caso,
859221 abitanti; nd 1636, M34743 nume;
un sessennio dopo pd censo di Giofunni
di Cabrerà 888062; nd 1753, 222329 cnsa,
873742 abitanti; nd 1681 conlnin nncke
Messina 1011076 vile: nd 1714 finnlmento
268120 case, 983163 abitanti; a che sono
da aggiungere circa 11 1000 cittadini Paler-
mitani, e 40000 Ecdesiastid di lutto fl re-
gno, cbe non comprendousi dd censo. Una
novissima tavola slitislica della Sidlia si
darà Ira breve, cbe con gran vigìlansa ed
accuralexaa descriverà per alquanti nnm la
duodecioM età dd regno ; la mostrerò ndla
prima parte dd primo loum fitta per da-
scuna parrocchia; quando peri sarà esi-
bita daU*aulorìtà civile m*ii^egneri pre-
sentarla ai lettori in appendice (1).
^ lL.*^v€!MO, iellCFe, mrn in «Sicmm.
lìrmailnlf r ilf^rsif—i li Hi
le, nulla da me Skaiano pud
cbè non è lecito su questo
tingere ad alcuni degti antichi, che
partilo o per invidia o per diro
ronlaminirono pagine; e d
dd Faiello che narra cose
poi-
ai-
• per
S^
27
dliani, da render meritevoli di scusa le ca-
lunnie oltramontane ; e come non sarà lecito
il frizzo allo straniero se il nazionale osò
cotanto censurare? Ha a compire il propo-
sito , come nulla vi ha di piii puro e di
più salubre del cielo di Sicilia, cosi a po-
chi i Sidliam cedono in Europa per altez-
za d* ingegno; come acuti e pronti a perce-
pire Gcerone contro Yerr. 6, ed altrove,
Giul. Firmic. Astronom. lib. 1, gli commen-
dano; oratori di natura gli appella Apulejo,
per ispedile idee Silio lib. 14, per sali e
e fMsezie gli vanta; T agevolezza del mot-
teggiare Io slesso Tullio ne encomia, dotta
per eceeUeoza dùama Siracusa Tusc. 1, 5.
Ci è prova inoltre il frequentissimo cullo di
■inerva nella Sicilia, che dagli antichi ve-
aerayasi Dea della Sapienza ; cel provano
gli ossequi! dei Siculi ad Apollo ed alle
lose tributati, non che loro dovunque tem-
pii monete dedicarono, ma vollero anche
molte fontane fossero sacre alle nove so-
relle; e Virgilio celebra la Sicula Musa al-
ludendo a Teocrito^
Per le invenzioni principalmente i Sici-
Kaiii conunendansi. Cerere nata in Sicilia
A manifestò ad insegnare la cultura della
terra, la semina del grano, delle biade e del
necessario alla vita, il maneggiare gli stru-
menti da riUa, dice, aratro ec. ec. ; dettò
l^gif donde si disse legifera, intrecciò co-
rone di spiche, mostrò 1* uso del vino, si
ae([Qistò etemo T affetto presso gU uomini. I
Cidopi esercitarono i primi Tarte del ferro^
e fd)bricarono delle torri; i Siculi Dionisia
e Senagora costrussero placidissime barchet-
te, r uno a cinque remi, l' altro a sei or-
dioi; Gorgia Leontino fu il padre dell'arte
sofistica, ed altri ornamenti aggiunse aU*o-
nxione. Della Bucolica Poesia, delle Odi,
dei Cori, degli Epitalami, degli ornati Sce-
oiei, dell'antica e nuova commedia, dei
limi, della Tragedia, delle Maschere, della
Pilioodia, del metro Anapesto, Ibleo, Epi-
earmico, e di altre cose che alle arti liberali
si q>ettano furono i Siculi, inventori. La lin-
gua Italiana ebbe culla in Sicilia nella corte
deir Imperator Federico, al par della poe-
sia. Fu invenzione del Siracusano Epicarmo
il 0 ed il X dei Greci. Quanto non deve
ad Archimede in fatto di macchine l'arte
militare? quanto a Dionisio? a colui, testi-
monio Diodoro, la Calapulla, ed altra sin-
golarissima invenzione il Litobolo, che sca-
glia sassi di tre talenti , saette di dodici
cubiti sino ad uno stadio; taccio dello Spec-
chio Ustorio, delle branchie di ferro, e di
altri strumenti a lui attribuiti, come la sfera
di vetro, la chiocciola ( fra noi Pompa) ed
il modo di discernere la quantità di ar-
gento 0 di metallo in qualunque massa con-
sistente. La Medicina Empirica e Chirurgi-
ca , la Musica , la Geometria , la Gnomo-
nica , la Prospettiva , V Astronomia furono
dai Siciliani accresciute, illustrate, ed è per-
ciò che non è lerra da poter dirsi piò fe-
conda d'ingegni che la Sicilia. Vieni a con-
sultar Vincenzo Auria , che nelle svariate
invenzioni trovò materia ad esaltare i Si-
ciliani, feconda alla composizione di un li-
bro intero, da bastare a sufficienza lo spi-
golamento di osservazioni ed aggiunte ai
medesimo di Antonino Mongitore, che se
nominar volessi alcuni pochi celebri per
fama letteraria, al quali ogni straniero al
paragone rimane inferiore, qual gloria in
fatto di scienza non diffonderci sull'isola
nostra? Dai Fenici e i Caldei, e poscia dai
Greci prova il meritamente sullodàto Mon-
gitore, nella sua Biblioteca, essere state in-
trodotte le lettere in Sicilia; perlochè as-
serì Cicerone Divin. lib. 5^ essere stata nei
bassi tempi piena della dottrina dei Greci,
e più per la venula del celeberrimo Pi-
tagora, e di Platone, Eschine ^ AristippOi
Senocrate, e finalmente Porfirio e Plotino^
dei quali sappiamo non solo esser venufi
a visitarla, ma a comuniciirsi coi Siculi
bensì in letterarie radunanze. In ogni età
vide i suoi figli versatissimi in ogni genere
di scienze i nomi dei quali, gli scritti à ine-
diti che pubblicati rinvengonsi nella Biblio-
teca medesima, cm' fra breve comparirà un
supplimento^ lavoro del dottissimo Franco-
29
y» .?«m. C/tt-TmoA dei pia xHoslrì io k>-
rrà «^iti^mCi^tttem^ ««sa deità pensarsi <Je-
4tSbt \fXktit. deOe arti della
5 -?:— ^
S X« — ÀMiyM m9§i^!n^zyme désOa S
fi <fti^ delb ;i!*le mi leapo in Sidlia^
■MI e&e alle altre «aziofti eofMme. sa pro-
tra ed Midtge^a. the ttm enpO riti e lani
i^Hbàmadi ai 3iiaii della soper-
^ addr^la la Iobjp» ordine da OIUtìo
Caetaw ba^ro^e. Onero ed Euripide dis-
icf% i Ciekppf diipre^giatori della diTiniià,
wuk Tbvìf ed AldiDO de Reb. Sic. lib. 3.
tdeOaso ÌBfaoto ai ere eretto soli' Etna 0
Cklope FoliCnno tu tempio a Galatea ad
tuefuire nbertà di pastore, eopia di latte.
Re»fi»o ignora presso i Sicoli rantiehis-
rimo evito dei Palici , detU Rami indigeni
da Palemone, o figli di Adriano da Esiduo,
o di Giof e da Talia, o Etnei sorti daU* 0-
ceaiio e figli di Voltano da Sileno. Cerere
e Proserpina nate in Enna contrastano coi
Pilid r anticfaiti , il primo colto dei Sici-
liani però fu tribolato a Cerere. Enee fi-
glio <U Bota nato da Licasta di nobile seme
r ascrisse nel coro delle Dee, ed impostole
fl nome di Venere le?olle im delobro a po-
chi ogoale in magnificenza, di coi gli onori
ed il colto descrìie Nodoro nei sooi scrit-
ti. Celebra lo stesso aotore fl profato Ta-
lore di Leocaspe e dei ccmipagni condot-
tori dei Sicani, che Ercole uccise ?enoto
in Sidlia, ed U colto dei Siracusani per
Leocaspe derirasi da monete dove reime
impresso per riverenza ed onore. CoUitiui
dai SiraaumU U lago maggiore^ dice Gae-
lani« pcicìiè teneraiari e$H delta Ninfa
Areiuia, celebre per fiore di pudiciziay e
per la fuga, $ca$ìsa$$e F amante Alfeo^^^
essere stata ella la gloria dei fonti, prosie-
guc il medesimo, dei laghi, dei fiomi e
delle palodi, e loro Dira attesiafasi; e fii
perciù che I SìnmsMi rì^eOiroM fl In-
me Anapo. la iMie Gaae, ed fl Termeirile;
ì Se-eslaH fl rwpace ed fl Tdmiaso; ^
Agrigemliu FAgragCBle; a Cri» gli AwNmd;
l'An. fl Simelo, riMiseM • AflMMM i
Caianesi: fl Faniagia i TraOea; fl lago Per-
gnsa gli Immesi, e gfl IGm fl Ciimiso; iki
celebre presso ^ Ihki fl dctafcro defla Dim
cbe dicevano Iblea, saUa qoale scrivo Pio-
sania: ebbe Idraao oa tempio soirElaae
on simolacro colf asta; aoravi^ioso però
fa U collo tribolalo atta Padicizia dagU A-
grigentini. bello Fallare eretto ia Siraeasa
alU Coacordia. Calaaia profase onori aDa
Pietà, ed è certo, tempo, slatoe, monete,
avere ai doe fratelli Amfiaopo ed Anapia
consacrato, cbe iavotarono I genitori dal fo-
rore dell'Etna.
E se vooi comparisca più deUe altre aa-
zioni religiosa, eccola addetta alla Tenenh
zione di 5omi Barbari, Greci, Romani; e 0
monte Etna non solo dedicò a Volcaoc,
ma on celebre tempio in soo onore vi co-
strosse, altro Orione nel Pelerò a Netta-
no , testimooio Diodoro , ^ Agrigentini a
giove Atabirio, aU* OUmpico 1 Siracosanl,
air Etneo i Catanesi , i Tindarilani a Me^
corio, a Minerva Caldeca, a Gionone lid-
nia^ ad Apolline Libistino i Dafaiti e 1 Té-
meniti, ed a Venere celeste molte cittk sol-
levaron delotoi; pose Galeo im ara a sao
padre Apolline ; istitoirono aimoi gioodii e
sacrifizii ^ Agirli in onore di Geriono a
di lolao nipote d* Ercole, fl quale accettò
Ara* Sicoli i divini onori die altrove avea
ricosato, e qoivi eonsecrarsi Rome non di-
sdegnò. Fo al pari di on Dio celebrato Ari-
steo daUa coi beneficenza avevano appreso
gl'indigeni la coagolazione del latte, ^
alveari, e la coltivazione degli olivi; fo
compreso fra' Nomi dai Segeslani Panlacide
U pia bello del soo tempo, Bellona onorata
d'on tempio presso Enna dal tiranno Ce-
rone, avoli in venerazione i Dioscori in Agri-
gento , in Catania , in Tìndari , in Siraco-
sa, in molli loogfai. Quante colonie final-
mente invasero la SidUa tante diverse re-
ligioni Tennero IntrodoUe. Timoleone di Co-
rinto istituì in Siracusa il eulto della fortu-
na, i Cretesi in Engio delle Di?e madri,
Oreste Ticino al Pelerò di Diana Fasccllìle,
Ulisse di Ecuba e di Ecate al Pachino, i
Calcidesi Ticino Nasse di Apolline Archagc-
ta^ Enea in Trapani la Tenerazione della
madre Tenere ; questi ed altri Numi, ed al-
tri culti si ebbe la Sicilia dagli stranieri,
ed essa a Ticenda i suoi fra loro inlrodu-
ee?a: soi^ya un tempio in Arcadia a Ve-
nere Ericina, ed i Romani consacraronle
due delubri TOtiri; misero ambasciatori, in
crìtiche circostanze della Repubblica, in En-
na a rendersi Cerere propizia, donde il
di lei antichissimo culto traeva orìgine, e
poi di nuo?o alcuni dei suoi destinarono a
riparar le mine presso l'altare di Giove
adi* Etna. Cartagine emula di Roma prese
dalla Sicilia il culto di Cerere e di Proser-
pma. Ha perchè ricordar si fatte ed innu-
merevoli altre circostanze, che ai profani
siti, ai sacrifizii, agli oracoli, ai prestigli
ed indovinamenti degli antichi si apparten-
gono, se piii opportunamente ci è dato di
descrivere il culto del vero Dio e della fede
di Cristo, con fausti primordii promulgato
con raccolta di frutti ricchissimi esteso, con
solidissime basi stabilito?
Ci è prova della particolar provvidenza
dell* Etemo a prò della Sicilia la propaga-
zione del Vangelo sin dai primi esordii di
nostra Religione, pei sudori dei santi ed ec-
eeDenti Marciano, Berillo, Libertino, Filip-
po, Bacchilo ed altri discepoli degli Ape^ '
Itoli. Non solo essere stati costoro di ab-
bondantissima messe raccoglitori, ma costi-
totori della vera Chiesa, ci attesta il san-
gue dei Martiri nella prima persecuzione
di Nerone, e nelle susseguenti diffuso. Non
di podd è parere aver goduto la Sicilia
deDa presenza di Pietro, ed aver Siracusa,
ttlestano le sacft pagine, intesa la voce di
Paolo. Non niego, né però ardisco asse-
rire dovere stabilirsi dopo TAntiochesc, ma
prima delle altre del mondo, le sedi Ve-
scovili di Taormina e di Siracusa , dalla
quale, attesta il sullodato Gaelani , essere
stato prima di tutta Sicilia accolto e quivi
eretto al vero Dio a Cristo il primo tem-
pio ; altri però attribuiscono un tale onore
a Taormina , cui voglio sia stato destinato
r unico Vescovo Apostolico Pancrazio^ lo che
r eruditissimo Francesco Serio convìnce di
falso; ma inconcusso è però esser fioriti
sul terzo secolo in Sicilia non pochi eccel-
lenti Pontefici , talché caduta la supersti-
zione^ manifesto il culto della Cristiana Re-
ligione coi loro sudori si divulgasse, ed ac-
cresciuto il numero dei fedeli neirobblio,
crollasse il prestigio. Esserci stati prima
deir accanila persecuzione di Diocleziano-
dei pubblici tempii, dove celebravasi il sa-
crifizio incruento, ci atteslano gli Alti di
S. Lucia V. e H. , ma piuttosto , come io
credo, eran pubblici luoghi dove senza ti-
more alcuno congregavansi i Cristiani, poi-
ché non fu concessa, prima dell'Imperato-
re Costantino , facoltà di eriger pubbliche
Chiese e consacrarle. Rilevasi dair Isagoge
del Gaetani , tutte le terre di Sicilia mac-
chiate da gran tempo d*un culto infernale,
essersi al vero Dio inchinate, e addette ai
Sacri Riti ; ci hanno bensì delle congetture,
colle quali disputasi antichissimo presso i
SiciUani il culto verso la Madre di Dio ,
tempii in di Lei onore eretti , ossequii in
qualunque età. Ma tacer qui non oso, con
tal vivo desiderio aver V isola intrapresa la
fede dell* Agnello con tanta e tale costanza
ritenuto, che né partorì, né sviluppò autori
di eresie, il che a sua gran laude si dica;
nessun di noi promosse finora novella dot-
trina colla fede discordante, né osò alzare
un dito contro la cattedra di Pietro, maestra
di verità, poiché Porfirio, che dice siculo
S. Agostino, molti volumi scrisse nel Lili-
beo contro la Religione Cattolica , ma fti
Tirio di nazione : Gregorio Asberta, Ponte-
fice di Siracusa, che eccitò contro S. Igna-
zio i popoli in Oriente fu scellerato é vero
e di pessima vita , ma da nessuno notasi
macchiato di eresia, il che prova ad evi-
denza il Gaelani. Nulla trasandarono i Si-
30
culi a scdcciare alcuni della setta di Pela-
gio sbarcali in Sicilia a predicarvi dei falsi
donimi, ed altri poscia, e le spacciate ere-
sie respinsero. Convocati conciiii, inviati la
Sicilia vescovi suoi ai Sinodi Ecumenici,
ogni opera apprestò a conservarsi intatta
nella Divina Religione, ed un saldo muro per
fede ortodossa , per le Apostoliche tradi-
zioni oppose in ogni età; fu sempre un so-
lido refugio al pietosi Cristiani , né in al-
cuna sua terra s'infievolì mai lo spirito di
tutelare e conservare inconcussa o col la-
bro 0 coi scritti la religione della Croce,
e propagarla col sangue sin dai primordii
della Chiesa ai tempi ulteriori. Consultisi
il dotto Gaetani nell'Isagoge, donde que-
ste cose accozzammo.
S XI. — Governo ecclesiastico e civile
della Sicilia.
A nessuno fia dubbio essere stati impressi
sulla culla della fede,o come dicono nei tem-
pi apostolici, gli esordii della sicula Chiesa
come di sopra notai, ed in quei luoghi e città
dove sappiamo aver presieduto gli Apostoli
viene attribuita dignità patriarcale ; non al-
trimenti, dove credonsi da essi destinati i
pastori, la carica Arcivescovile, e ciò in bassi
tempi , lorchè furore stabiliti dalla Chiesa
Arcivescovati e Metropoli. Molti Vescovi apo-
stolici enumerando pertanto la Sicilia, esser
dovevan Metropoli Siracusa, Catania, Taor-
mina, Palermo, Messina, Agrigento^ ma gli
angusti confini della Provincia, mi credo,
ciò non permisero; nessuif^ Metropoli fu
dunque in Sicilia, nessun Primate, ed il
Romano Pontefice conobbero Patriarca le
Siculo Chiese, che quando 1* avesse voluto
r occasione, delegava le sue veci al Vescovo
ii pia antico, come afferma il Pirri. Conta-
vansi oltre le enumerate tvà le VescoviU,
Leonzio, Lilibeo, Tindari, Triocala, Terme,
Iccara, Mile, Cefalb, alle quali alcuni ag-
giungevano Cronio, Drepano ed Alesa di cui
r eruditissimo Rocco Pirri lib. 2, Not. EccK
Sic. 6 recentemente Domenico Scavo che
solo ne esclude T ultima. Passala risola ai
Greci nella partizione dell'Impero, d mo-
stra la disposizione dell'Imperatore LtùDtf
aver subito altre forme la Chiesiastica Po-
lizia^ poiché i prelati di Siracusa, Taormi-
na, Catania, diconsi Metropolitani ed Arci*
vescovi; Vescovi sufTraganei del Siraeusano
sono, testimonio Alberto Mirco, qoei di
Taormina , Messina , Agrigento , Palermo ,
Cronio, Lilibeo, Drepano, Termini, Cefalb^
Alesa, Tindari ed anche di Lipari; ma un
tale statuto di Leone venne fuori per opera
dei scismatici, e provan gli argooienti dd
sullodato Scavo nessun dritto avere afoia
i Patriarchi di Costantinopoli sulle Cbieie
Siculo. Si sa esser mancati tutti i Vescovi
di Sicilia sotto l'empio giogo dei Saraceni
fuorché il solo di Palermo Nicodemo, per^
ciocché il Conte Ruggiero lo restituì alla
sede nella chiesiuola di S. Ciriaco pressa
la città, evidente indizio che neanco in quel*
la età infelicissima mancò Palermo di Pastori.
Il medesimo Ruggiero volle poscia da Urbi«
no II Romano Pontefice, consacrati i Ve*
scovi di Troina, Agrigento, Catania, Sira-
cusa, Mazzara e Malta e trasferita in Mea^
Sina la sede di Troina dove rimase ; Urbano
poscia, assunto ad Arcivescovo quel di Pi*
termo, prescrissegli soggetti quei di Girgvn-
ti, Mazzara, e Malta, né lungo tempo dopo
il Monastero di Patti e di Lipari adomo di
dignità vescovile divenne suOhigaDeo di
quel di Messina che acquistò dritti metro-
politani. Patti e Lipari si ebbero Vescovi a
se^ e quello |di Cefalo fd dichiarato per
opera del Re Ruggiero il terzo Vescovo sog*
getto al bacolo di Messina. L'anno 1119
Guglielmo II costrusse dalle fondamenta il
monastero di S. Maria di Morreale, e dopo
sei anni impetrò esserne l' Abate creato Ve*
scovo, e poco di poi Ardvescovo, a cui U
decreto di Lucio II assegnò sulfraganei quel
di Catania e di Siracusa, dal che ambi per-
dettero il paHio di che erano insigniti, e
decaddero dalla immediata soggezione alla
Sede Apostolica.
Si hanno i Vescovi le proprie Diocesi o
31
ParroccUe, nelle quali e qael di Palermo
e gli altri istituiscono dei Vicari! , e quei
di Messina e di Cefalà Vicari! e Visitatori.
La cara delle anime nelle Diocesi di Pa-
lermo, Messina, Girgenti, Hazzara incombe
agli Arcipreti, in quella di Siracusa i Par-
rochi appellansi Beneficiali , in Catania e
Ceblù Vicari! e Curati poiché il solo Ve-
SCOTO è Parroco. È questo V ordine attuale
del goferno Ecclesiastico. Diremo in ap-
presso del Trìbnnale della Regia Monar-
chia.
È questa la forma del goYcmo civile di
tutta risola: un Supremo Regnante, un Vi-
ceré comandante delle armi, che sostiene
le Tcd del Re, presso cui risiede la som-
ma di tutti gli affari, e nella di cui assenza
per Regio decreto emanato, T Arcivescovo di
Palermo ascende a Presidente del Regno;
il Maestro giusUziero assunto un tempo dal-
le comarche, oggi il di lui Luogotenente ,
Presidente di giustizia, giureconsulto suc-
cede al Viceré, cui assistono tre Consul-
tori CriminaK ed altrettanti Civili col Pa-
trono del Fisco; un Presidente del Real
Patrimonio; tre Maestri di Ragione togati
giureconsulti, ed altrettanti della primaria
nobiltà, col Patrono del Fisco ed il Con-
servatore soprintendono al Regio Erario; il
Questore generale riscuote le somme delle
gabelle. Filippo II formò il Tribunale della
Sacra Regia Coscienza, di un Presidente e
tre Consultori cui ammettonsi ad esame le
cause di appello. Il giureconsulto Consi-
gliere del Viceré scegliesi dai primi agenti
della Regia Camera, che ha libero ingresso
a ciascun Tribunale, e il Secrelario di lui
che esercita gli uffici! di Secretarìo Regio,
n quarto neir ordine é il Tribunale della
Begia Monarchia che si ha un Prefetto di
ceto ecclesiastico; si attribuisce agFInqui-
sìlori della fede il poter giudicare delle
cose che la riguardano: la carica di Pro-
tonotaro stendesi per tutta l'isola; à cura
del Protonotaro della Camera Reginale delle
sole città che ad essa si spettano; la giu-
risdizione del Grande Ammiraglio eslen-
desi alle cause marittime; il Maestro Por-
ItUano ha cura dei Pubblici Empori! del
Regno; Y Vditor Generale bada a decidere
delle questioni dei soldati; il Maestro Se-
creto supplisce in lutto il regno le parti di
Procuratore Regio; il Percettore riscuole in
ciascuna valle i censi che si spellano al Re;
sommetle al suo esame il Maestro Giurato
i conti delle città soggelte al Regio Dema-
nio. Istiluivansi da gran tempo per tulta
risola sei istruttori della milizia indigena ;
i capi di comarca sono tanti quanle le città
soggette immediatamente al Re. Intorno al
Magistrato supremo del Regno composto di
12 Par! dirò qui Onnlmente e dei pubblici
Comizi! pib che si può brevemenle. I Co-
mizi! 0 le radunanze di tulio il Regno per
grande intervallo di tempo convocati, o ce-
lebransi in Palermo o altrove, giusta il
volere del Re; tre Bracci, cosi li appella-
no , in essi risiedono ; V Ecclesiastico che
costa di 66 Magnati dell* ordine sacro , Ar-
civescovi cioè , Vescovi , Abbati e Priori ;
il Militare di 58 Principi , 27 Duchi , 37
I Marchesi, 27 Conti, un Visconte^ 79 Ba-
roni; ed il Demaniale dei Magistrati di cia-
scuna città 0 terra legata al Regio Dema-
nio, 0 dei Procuratori 43 di numero. Quattro
Pari corrispondono a ciascun Braccio , ai
quali si affida la cura delle cose pubbli-
che , 12 perciò di numero ; i Curatori del
Regno diconsi volgarmente Deputati : di
questi é il primo Presule chi é a capo dei
Comizi!; il secondo il Principe di Butera,
il terzo il Pretore di Palermo. Vi sono al-
tri signori, che non me lo dimentichi, quali
non ban luogo nei Comizi! poiché sono
120 i Prìncipi di Sicilia, 82 i Duchi, 124
i Marchesi , 28 i Conti , 336 i Baroni o
feudatarii (1).
(1) Dall'epoca dell* Aalore alla nosira non poche
e nou iosif^niflcanli inalazioni ha sabìlo il gorerno
cirile deir isola, non ccceUualo in qualche modo
il chiesiastico. Sollo il regno di Ferdinando 1 nel
1819, cangiala la forma delle leggi, renne del pari
mulalo r aspetto della reggenza. Nel Re risiede la
somma degli affari di tulio il regno, presso di cui
4'
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• 1 '
32
Nelle peculiari città ^ villaggi e terre Io
Inquisitore dei delitti, detto Capitano, i Cu-
in Napoli un Minislro per gli affari di Sicilia;
risiede però in Palermo capitale della Sicilia nn
Luogotenente Generale con nn Slinislero di Stato
composto di quattro Direttori, cioè della Flnanxa,
dell'Interno, di Graxia e Giustizia, di Polizia.
Dipendono dalla Finanza: la Gran Corte del Con-
ti; la Tesoreria generale , che si compone d' on
Controloro generale , nn Tesoriere generale, ed
ono Scrirano di Razione coi rispettiri Secretirii
generali; il Gran Libro del debito pubbUco di
Sicilia con nn Direttore ed nn Secretario genera-
le ; il Banco Regio con un Direttore, un Consiglio
di Amministrazione e on Secretarlo generale;
r Amministrazione dei RegU Lotti ; le Direzioni
Generali dei Dazi! indiretti e dei Rami e Dritti
DiTersi rispettlTamente con on Direttore ed on
Secretario generale ec. ec.
Dipendono dall' Interno: le Intendenze nelle sette
proTince, che hanno on Intendente residente nel
capoluogo deUa proTincia , e dei Sottintendenti
che risiedono nei copolnoghi di distretto. Presso
le stesse Intendenze ayti on Consiglio cosi detto
d' Intendenza, il quale giudica delle cause del Con-
tenzioso amministratiro, in prima istanza se sono
affari la cui competenza finale è della Gran Corte
dei Conti, in seconda se la prima istanza è stata
incoata presso l'autorità comunale ossia il Sinda-
co; aTTi pure un Consiglio prorinciale che intende
all'amministrazione finanziera della proriucia;
l'Istituto d'Incoraggiamento, che si compone d'un
Presidente, un yice-presidente ed nn numero di
socii ordinarli ed estraordinaril , il di cui scopo
è quello di discutere e proporre al Real Goyerno
tutto che possa migliorare il nostro commercio,
la nostra agricoltura, le nostre Industrie ; la Sta-
tistica, con un Direttore centrale ed un Segreta-
rio ; il tuo scopo è quello di raccogliere e ridurre
in quadri sinottici tutte le notizie relatlre alla
topografia, alla popolazione, al commercio, alle
professioni arti e mestieri, all'industria agricola
e manifatturiera ec. ec. L'Istituto d'Incoraggia-
mento e la Statistica sono uniformi nel loro fine.
La pubblica istruzione, con un Presidente ed una
Commessione presso di se residente in Palermo ;
le Regie UniTersHà di Palermo, Messina, Catania,
i pubblici licei e le scuole di ogni sorta ne di-
pendono. I pubblici stabilimenti ; abbiamo in Si-
cilia un numero molto grande di pubblici stabi-
limenti, diretti taluni alla cura degl'infermi, ta-
luni altri al mantenimento , all' istruzione della
poterà gente, altri al soccorso degli agricoltori
poTori, ed altri finalmente ad opere di pietà e
religione; la direzione ora è affidata a fidecom-
missarii, ora a sopraintendenli e deputati, ora a
pubbUci (ooziootrU aecondo la Tolontà dogi* isti-
ratori ossia i Giurati, il Sindaco, i Giadid,
il Fisco formano il Magistrato ; ma di quo»
tutori, o secondo le massime amministratlTe: i pub-
bUd spettacoli, che sono sotto la Tigilania degli
Intendenti, Sottintendenti ec.; In Palermo la par-
ticolare fi ha una Soprintendenza, dipendente
. direttamente dal Goyerno. Il grande Archivio di-
pendente da un Soprintendente generale » e gli
Archiyii provinciali diretti da Archivarll gene-
rali sotto la giurisdizione degli Intenéenti; queste
officine custodiscono i diplomi e gli atti governa-
tivi e servono alla compilazione dell'istoria sazio*
naie ed agli interessi dei privati: i lavori pub-
blici ec. ec.
Dipendono dal Direttore di Grazia e Giustizia:
la Corte suprema di Giustizia, nella cui giurisdi-
zione van compresi tutti i Tribunali, tutte le Gran
Corti, e in generale tutto l'ordine giudiziario della
Sicilia ; è composta di un Presidente , un vice-
Presidente » otto Consiglieri , due Supplenti , u
Regio Procuratore generale, un suo Sostituto col
titolo di Avvocato generale , di un Cancelliere e
un vice-Cancelliere; giudica col numero di nove
votanti neir interesse delle leggi a ponderarne
l'applicazione nelle anteriori decisioni che an-
nulla di fatto alle volle. Le Gran Corti civili che
son tre in Sicilia ; la prima in Palermo e eom>
prende nella sua giurisdizione le province di 99»
lermo, Girgenti, Siracusa, Trapani, e Caltanisaetta;
la seconda in Messina , la terza in Catania eoa
giurisdizione nella sola propria provincia. Quelli
di Palermo ò composta di un Presidente, un vice-
presidente, quattordici Giudici, due Supplenti, od
Regio Procuratore generale, un suo Sostituto, ne
Cancelliere e un vice-Cancelliere ; è divisa in dat
camere; le di Messina e Catania sono composte
di un Presidente , sette Giudici , due Supplenti,
un Regio Procuratore generale e on Cancelliere;
giudicano soli' appello delle sentenze degli arbl*
tri e dei Tribunali civili e di commercio , e la>
tomo a vari altri articoli; vi sono sette i votanti:
Le Gran Corti criminali; ciascuna proTlncia ha
la sua Gran Corte Criminale , composta di ■•
Presidente , sei Giudici , un Regio Procoralor
generale ed un Cancelliere; giudica in prima ed
unica istanza tutte le cause dei delitti; il numera
dei votanti è di sei , ed in ngualtà di voti è li*
guita l'opinione f)ivorevoIe all'imputato; aleoae
volte ed in certi casi stabiliti dalle leggi atta*
mono titolo ed attribuzioni di Gran Corti spe-
ciali: il Tribunale di commercio residente in Pa-
lermo, Messina e Trapani composto di un Presi-
dente, quattro Giudici , cinque Supplenti ed «a
Cancelliere, giudica le cause dipendenti da atti
di commercio di terra e di mare: 1 Tribunali ci-
vili, che risiedono nella capitale di ciascuna pro-
vincia, composti di on Presidente, tre Giodlcl, aa
V "^
ste alcune principali si hanno la forma me-
desima di GoTerno , e godono dell' onore
del Senato e di altri privilegi come a suo
Regio Procuratore e un GanceUiere; quel di Pa-
lermo però di un Presidente, un Tice-Preildente,
otto Giudici , un Regio Procuratore , un suo So-
stituto, un Cancelliere, e un Tice-Cancelliere ; le
sentenze rengon pronunziate da tre Totanti: i Giu-
dici istruttori che risiedono nel capoluogo di cia-
scun distretto col grado di Giudici di Tribunale
ciTile : i Giudici di circondario, i Conciliatori.
Dipende dal Direttore di Grazia e Giustizia il
ramo Ecclesiastico per l'amministrazione, per U
parte spirituale però direttamente dal Re come
Delegato dal Pontefice. Cade qui a proposilo
dir qualche cosa sul r attuale goTcrno chiesiaslico
della Sicilia prima di entrar nella materia ammi-
aìstratiTa, si per seguire l* ordine dell'autore, si
per non trasandare notizie di non poca impor-
tanza. Sono ArciTescoTati attualmente le città di
Palermo, Messina, Morreale, Siracusa ; sono suf-
l^ganei all' Arci yescoro di Palermo i Yescori di
CeCalù, Uazzara, Trapani; a quello di Messina
({Qei di Patti, Lipari, Nicosia; a quel di Morreale
quel di Catania, Girgenti, Caltanissetta ; ed all'Ar-
ci?escoTO di Siracusa finalmente i Yescoyi di Cal-
tag irono. Piazza, Noto; tutti colle loro Diocesi cui
usegoano Parrochi, Curati, Arcipreti. Dei Pre-
lati con autorità Vescorile ò il primo il Cappel-
lano maggiore del Re che non soggetto a Yesco-
?i od Arcivescoyi esercita assoluta giurisdizione
fcscoyile sui siti, sulle case reali, sulle truppe
e sai comune di Calascibetta ; risiede presso il Re
in Napoli con un Yicario generale nei Reali do-
minii di Sicilia ; poi l'Archimandrita di Messina,
FAbate di S. Lucia.
Ricnardo ai Tribunali Ecclesiastici, dipendenti
ili Ministro di Grazia e Giustizia enumeransi ; le
Corti per le prime cause dei Regolari che giudi-
cano priyatiyamente in prima istanza le quistioni
ehe insorgono intra Clautira trai regolari , ad
eccezione delle cause di nullità di professione mo-
laslica; compongonsi dal proprio superiore assi-
itilo da quei congiudici, secondo le costituzioni
^* ordine, e da un Assessore giurisperito, ai ter-
Bioi del Real Dispaccio del 26 febbraro 179S ; le
Gran Corti yescoyili che riconoscono nel loro foro
tolte le cause spirituali e chiesiastiche ,, e su di
Mie dicono sentenza ; Tengono composte dal Ye-
MOTo e dal suo Yicario generale , da un Asses-
sore ordinario e due Assessori aggiunti giurispe-
riti. Le Gran Corti Yescoyili o Metropolitane che
conoscono in prima istanza nella propria' diocesi
latte le cause ecclesiastiche, sono poi Giudici di
appello delle sentenze che si pronunziano dai Ye*
«eoTi loro suflraganei ; compongonsi al modo sud-
• \: : 33
luogo apparirà nell'opera. Basii aver rac-
colto queste cognizioni in breve compendio
sulla Sicilia in generale.
detto : avverti intanto risedere in ogni Corte Ye-
scoyile o ArcivescoTlle un Ayyocato fiscale ed un
Procuratore fiscale : il Tribunale della Crociata
residente in Palermo conosce le cause relatiye
agii affari che interessano il cespite della CrociaU
e i debitori, e i distributori delle DoUe; componesl
del Commissario generale della Crociata che è ap«
punto l'Arciyescovo di Palermo, da un Assessore
e un Avvocato fiscale : il Tribunale deirAposto-
lica Legazia e Regia Monarchia composto dal solo
suo Giudice Ecclesiastico licenziato nell'uno e l'al-
tro dritto e cosUtuito in dignità ecclesiastica; ci
ha un Avvocato fiscale ed un Procuratore fiscale
giusta la Prammatica del Yieerò Marco Antonio
Colonna del 1583. É questo un privilegio magni*
fico concesso da Urbano 1! al Conte Ruggiero e
suoi legittimi successori per Rolla data in Saler-
no il 5 luglio 1098, confermalo dagli ulteriori Pon-
tefici, e colla concordia tra l'Imperatore Carlo YI
e Renedetto XIII nel 1728 ; privilegio che Carlo YI
di Rorbone diceva la gioja più preziosa della tua
Regal Corona come da un suo Diploma del 25 lu-
glio 1750 (Sicul, tanet. tom. lY); privilegio final-
mente (servomi delle espressioni deU'eruditissimo
signor Gallo) che in uno congiunge le due supre-
me potestà, la spirituale e la temporale, per cui
il Re nostro Monarca mentre con una mano im-
pugna lo scettro, colF altra qual legato de latere
della Sede Apostolica sostiene il bacolo. (Pragm,
Sanct. Ferd, JJ , 22 januarii 15ti Cap, tom. 1 ,
pag. 56). Il Giudice Ecclesiastico delegato che ne
esercita le veci conosce, salve alcune eccezioni,
tutte le materie chiesiastiche di giurisdizione sia
contenziosa sia amministrativa il cui giudizio sa-
rebbe privativamente riserbato alla Sede Aposto-
lica (Andr, Gailo Addii, ad Eineceio),
Ed il Tribunale dell'Inquisizione? Fu per sem-
pre abolito nel 1782. Il Yiceré Caracctoli , ac-
compagnalo dal Ministero e da una forza arma-
ta, in marzo di quell'anno memorabile per cosi
gran fatto, si portò al palazzo dell'Inquisizione in
Palermo, ed alzando la mano a nome dell' uma-
nità chiamò alla libertà ed alla luce del giorno
tante vittime miserabili che quasi dimenticata la
avevano in quelle fosse oscure; processi, scrit-
ture tutto fu dato alle fiamme. I Tribunali che
prima della venuta della Corte in Palermo, in al-
cune sale del Regio Palazzo, poi nelle case rispet-
ti ye dei Presidenti, come per Regal permesso ra-
dunayansi, sedettero il 3 febbraro 1800 nel palazzo
dell'abolita Inquisizione, detto dello Steri, e di
allora una iscrizione del P. Angelini, recata dal
Diblasi ne avvisò tutte le vicende.
5
AB
Lat. Abaeaenum. Sic. Abace-
na (Y. D.) Città mentovala da Diodoro, Ste-
fano, Sfida e FaTorìno ; fu detta Abaeaena
da Tolomeo, e ne è il nome della gente
Abaeenino. Erroneamente deduce il Fazello
dal lib. 20 di Diodoro esser sorta nei cam-
pi di Siracusa ; essendo stata quivi Bigeni
dubita alquanto potere aversi come un re-
siduo di quell'antica città; ma scrive Dio-
doro medesimo nel lib. 24 aver Magone
capo dei Peni contro i Messinesi, dopo de-
vastate le loro campagne e ritirato l'eser-
cito, stabiliti presso la città Àbacena gli
accampamenti; era questa dunque vicina
a Messina lontanissima da Siracusa: quivi
narra bensì essere stata accordata da Dio-
nisio tiranno di Siracusa una terra della
regione Abacenina ai Mcssenii che abban*
donarono Zancla , dove essi fabbricarono
Tindari; e Tindarì fondata nel territorio
Abaeenino vicino al mare , sotto Dionisio ,
sulla spiaggia meridionale non stette di-
scosta da Messina : nel i9^ lib. finalmente
afferma la città di Abacena vicina a Mile,
castello dei Messenii, enumera questi e gli
iòocenmi trai primi dei Sicoli che si uni-
rono al Cartaginese Amilcare , ed attesta
lib. 20 negli elogii essere Àbacenini e
Tindaritani collegati a Cerone tiranno, ed
aiere Agatocle grandemente stimato la loro
anùciiia. Aderendo al Bonfiglio il Cluverio
Bb. 2, cap. 12 afferma essere stata l'an-
tica e famosa Abacena di sotto un monte
scosceso, dove oggi Tripi, e sotto bensi que-
llo monte nota il Fazello lib. 9, cap. 7 scot
prìrsi air intorno mura di grande città, e
come appare vastissima e di gran circuito,
na sino alle fondamenta ruinata, pietre
foadrate, colonne infrante, archi abbattuti,
na non saper quale confessa : iOj soggiun-
ge il Cluverio, èono a bìwn dritlo per co-
loro che opinano esister oggi presso Tri-
pi i monumenli di Abacena, persuaso mag-
(fiormente daUe autorità di IHodoro e di
Tolomeo f poiché collocala costui sulla
AB
bocca del fiume Elicona, oggi d* Oliveriy
come di sopra nel lib. i, cap. S.
Cluverio stesso raccolse da Appiano, avere
Augusto prima che circondato avesse Mes-
sina, devastato il territorio Abaeenino, poi-
chò egli scrisse nella Guer. Civ. lib. 3. Mal*
menò dopo ciò la terra dei Palestenij e
fattosi a lui incontro Lepido ammassando
frumento y entrambi mossero ad assediar
Messina. Quali dunque i Palesteni? È a
correggere questa voce di Appiano in ibch
cenini come evidentemente lo indica il filo
medesimo della Storia e della Corografia.
Dice Bochart dedursi il nome di Abacena
dalla voce Punica Aboe che vale elevare ^
quale.consuona a maraviglia coi luoghi emi- .
nenti dove un tempo sorgeva la città. Al-
cuni tra Messina e Taormina stabilironla ,
altri nel territorio Sollerio, ma slngannarono
poicbò ivi un* altra ne sorse (1).
Anale, V. Villabate.
AMca. Lat. Rabica. Sic. Abica (V. M.)
Casale nel territorio di Trapani, altrimenti
Labicay che nel 1320 apparlenevasi di drit-
to a Guglielmo di Linquido ; Giovannuccio
suo figliuolo donoUa a Guameri Ventimi*
glia con una conferma di Federico II nel
1360, del che nel Capibrevio e nel Censo
di Federico II.
AMao. Lat. Abisus. Sic. Abìsu (Y. N.)
fiume che bagna ad oriente il territorio di
Noto , Eloro un tempo appellato , Labiso
da Arezio^ oggi anche AteUaro ed in sici-
liano TeUaru; precipita nel mar Jonio o
Adriatico. Erroneamente Strabene ed altri
degli antichi ferroan la sorgente deirEloro
al promontorio Pachino, poiché perenne e
copioso sgorga da Gallo ^ sotto quel colle
cui soprastà Ceretano quasi a 3 miglia da
Palazzoio; vi si uniscono al di sotto le acque
del Chiape e dell* Ilice, e cadendo poi al
(1) OsserTansene oggi le vestigia negli ubertosi
contorni del comune Montalbano , poco distante
da Tripi.
36
AB
basso Ad otto miglia, col nome di Atellaro,
accoglie sotto la rocca di Renda il fiumi*
cello DilemUi o Atellimisi che sgorga dalla
ralle dei Ser?i e dal territorio Graropolo
non lungi dalla fortezza di CastellucciOy e
scorrendo si lascia a destra un'antichissima
piramide orbiculare di pietre quadrate nel
luogo detto SaccoUnOy monumento, come
credono alcuni, di una Tittoria riportata dai
Siracusani contro i Cartaginesi capitanati
da Cromie; e poco dopo sulla fnn mede-
sima la piccola città Saracenica di Yhode^
do , e sul vicino colle dello stesso nome
molti sepolcri; a sinistra poi in luogo al-
quanto elevato detto Foye molte rovine di
antica abitazione ; scorrendo vieppiii vien
trapassato sul ponte Bayhachemo altrimenti
Baghachemo oggi S. Cosmano, e quasi ad
un miglio trasandato il primo, sotto nome
di AbisOj con sotterraneo lenissimo corso
sbocca nel mare. Di esso più diCTusamente
nella voce Eloro.
Anita. Lat. Habita. Sic. Abita (Y. H.)
Monastero di S. Maria dell* ordine di S. Be-
nedetto , due miglia a Nord presso Gibel-
lina, onorato un tempo del titolo di Abba-
zia oggi di Priorato; d* incerta fondazione,
appartenente però di dritto dì vassallaggio
al signore dì Gibcllina. L'istituzione del
Priore sì spetta al Vescovo dì Mazzara.
Aiiolla. Lat. Abolla. Sic. Abulia (Y. N.)
Antica città secondo il compilatore di Ste-
fano sulle cittàj dai Greci ABOAAA; ne è
Abolleo il nome della gente; credesi Avola
da Maurolico per 1* affinità del nome. Nota
Hobtein esserne memoria presso Goltz nelle
monete dell* Iroperator Vespasiano; giusta
gli altri scrittori il sito ne è incerto; Clu-
verìo anzi sospetta esseme corrotto il no-
me , leggoMij dice, di silo incerlo queste
città: AboUa Amatha ...tna perchè presso
Stefano innumerevoli sono i vocaboli cor-
rottij anche è a dubitar di questi.
Aboraiiffla. Lat. Aborangius aiU Bo*
rangius (V. N.) Territorio detto dal Fazello
AB
Aborancio distante otto miglia da Agrigento,
verso Nord. Vi ha una miniera di sale di
natura discordante dagli altri poiché dìscìo-
gliesi al fpoco , indurisce e scroscia nel*
Tacqua; Plinio lib. 31, cap. 7, il sale A*
grigentino che soffre nelfuoco^ b(Uza fuori
dall' acqua. Solino cap. 11, se al fuoco
congiungerai il sale di Girgenti si liquefa^
e se r ooco^^erat alV acqua stride come se
bruci. — Oggi soggiunge il Cluverio, sono
le miniere di detto sale nel territorio Bo-
rangio.
AG
AcarnaBla. (V. N.) Terrìcciuola un
tempo presso Siracusa, collocata da Fazello
non lungi dal tempio dì Giove Olimpico ,
della quale , scrive , nel luogo che oggi
dicono Carrano osservami alcune ruine;
Corrano detto ora dagli abitanti Pantano.
Lorchò nella Verr. 3 Cicerone nomina i
popoli Acaresì presso Siracusa, la città dei
quali Ortelio e Baudrand dicono Acara; sti-
mano alcuni aver quivi Tullio fatta men-
zione degli abitanti di Acarnania; ma Ortelio
numera Acara tra le città dì sito incerto;
Bonanno però nella Strac. Illustr. e Giove-
rio lib. 2, cap. 8 alTermano esserci errore
negli esemplari di Tullio e doversi in quel
luogo comprendere dei popoli Imacaresi,
dei quali Plinio; appigliarmi intanto a que-
sti non posso, poiché Imacara testimonio
lo stesso Cluverio, poco distava da Siracusa
come dirò a suo luogo; Giov. And. Massa
nella Stc. in Prosp. affermò Acarnania non
lungi da Siracusa poi distrutta dai Goti.
Acara« Lat. Aduara-^ Acarnania, Ima*
cara o Macara.
Acate* Lat. Achates — Sic. Agata e Gatta
(T. N.) Fiume detto Birillo da Cluverio e
Massa, di cui Siiìo Italico.
E quei che Tlpsa e il rumoroso AUbl
E quei che bagna lo splendcnie Acale.
Enumerando egli i popoli che soccorsero
M. Marcello consolo Romano ali* assedio di
37
AC
sa li accenna, imitando Virilio, dal
dei fiumi micini, e qui?i intese dir
loro che occupavano le rive dello
lentissimo Acato. Di questo fiume
nel suo Catalogo dei fiumi: è in
I V Aeaie dove rùwenganH dei kh
ieUo étesso nome da cui formanH
Rine, e Plinio lib. 36, cap. 19 par-
di esse, la pietra agata^ scrive, fu in
0 pregio ora in nessuno, rinvenuta
; tri Sicilia presso il fiume dello steS"
me, ora in molti luoghi; e Fazello
I, lib. 1, cap. 4; prima la Sicilia
ine V agata sulle rive del fiume Acate
% noi sconosciuto; altrove poi lib. 3,
, nota delle congetture di alcuni che
10 sia il fiume Salso o di Licata. Sic-
poi in Sicilia in molti luoghi occorre
^ nome Acate non è facile discernere
e fiume; poiché Cluverio bilanciando
gettare colie quali crede essere Acate
ilio scrive: nel lato settentrionale
9ola quantunque non piccoli sieno i
pure ìwn ce ne ha alcuna memo-
ressa gli scrittori; tuttavia benché
1 r Acate di splenderUi e luminosi
ti, nesmn quivi ne rinvenni, die a
driUo e meritamente si possa aver
ì epiteto; sul lato orientale poi, i
mobili fiumi ritennero presso gli au-
\ nomi antichi, nel lato meridionale
IO ne trovi alcuno non rammentato,
lo due tra Ippari e Gela, dei quali
nore vicino alla seconda, dicesi vol-
ente dagli abitanti Manumuzza, il
iore frai pili nobili di acque limpi-
«e e giocondo aspetto, dicesi Birillo,
9 congetturai dagl'indizii degli an-
esser V Acate. Con Cluverio HofTmann
ella corrottamente Gagate; Fazello
è suo costume descrive^ lib. 5, ca-
, la sorgente e il corso del Dirillo o
come vedremo a suo luogo» Bochart
, cap. 29 afferma derivarsi l'antico
del fiume dalla Toce Punica Acad
AC
per le macchie di quel nome che contiene
la pietra. Chiarandano di Piazza finalmen-
te, inCessendo la storia del territorio suo,
diffusamente dimostra non esser Y AceUe
degU antichi se non il Buffarito o Gatta
che scaturisce non lungi da Piazza, inaffia
i campi di Gatta e coir Erico scaricasi nel*
r altro di S. Paolo, poiché il nome di Gatta
si bave affinità coir Acate; occorre intanto
la pietra Agata dove scorro Gatta, che es-
sendo di basso nome e letto, né di splen-
denti acque, non potè esser mentovato da-
gli antichi scrittori ; e se é vero finalmente
ritrovarsi quivi l'agata, il che provar non
potei , dissi di sopra trovarsi tale gemma
in molti luoghi di Sicilia, e quindi essere
il nome ad altri comune.
Accia. (V. H.) Borgo nel territorio dello
stesso nome a 10 miglia da Palermo, non
discosto dal mare, che presentasi ai vian-
danti da Valdemona a Palermo verso Greco.
Quivi r amenissimo podere di Biagio Spuc-
ches e dei suoi eredi , che sostenendo in
Sicilia di cariche primarie vi congregò della
gente e costrussevi la Parrocchia dedicata
a S. Giuseppe: presso la Parrocchia me-
desima la suburbana terra del Principe di
Valguarnera , non che quella del Duca di
Angiò con elegante Casina non ancor com-
pita ed altre di minor vaglia.
Accula 0 Aerina. Lat. AccUla aut
AcriHa (V. N.) Città distrutta, di cui appo
Stefano: Acrilla città non molto dista da
Siracusa, ne è AcriUeo il nome della gente.
Credesi da Cluverio dirsi corrottamente Ac-
ciUa nei volgati esemplari di Livio lib. H,
poiché afferma Sigonio appellarsi Acrilla
da un codice antico. Costa dal succennato
Livio essere stata la sua posizione tra Aera
ed Ibla; è un colle non lungi da Palazzolo,
da ogni parte scosceso, perloché dicesi Pel-
legrino e volgarmente del Censo, che con-
tiene molte vestigia di una città distrutta,
dove opina Pietro Carrera nel Mss. del Diluc.
Istor., essere stata Acrilla. Sotto nome di
38
AC
AeriUa Strabone e Polibio, e dei moderni
Goltz e Maurolico ricordarono quella città.
Acello. Lat. Acellus. Sic. Aceddu(V. H.)
Castello, un tempo presso promontorio Egi-
tallo da Diodor. lib. 24. Glunio sen Tenne
agli accampamenti nel Lilìbeo; nottempo ob^
èolito Elice V occupò , fortificò l* Egital-
fo, qìmle oggi appellano AcellOy lasHa"
liti 8000 uomini di presidio; ma inteso
Cartaio, che tratlenevasi presso £rtce, il
nemico, quivi fra le tenel>re condusse sulle
nati una squadra e sconfitto il presidio
«' impossessò di Egilallo, altri uccise, al-
tri fugò ad Erice : 3000 armali da allora
in poi custodirono il castello; da tal non
iscarso numero di presidiarii stimo essere
stata di esteso circuito la rocca di Àcello,
della quale dippià dove diremo del pro-
montorio Egitallo.
Ad Aqallea od Acl-Reale* Lat. Ads
Aquilia. Sic. Jaci-Riali (V. D.) comune-
mente CuUa; ed Aci-Reale, poiché essendo
uno , e der principali municipii della città
di Aci, alienati gli altri e concesse le Si-
gnorie, rimase sotto il Demanio Regio ed
ottenne il 34 posto nei pubblici Comizii tra
le altre di Regio dritto. Prese nome secondo
il Bonfiglio ed il Maurolico da Aquiiio con-
sole Romano; del vocabolo Aci diremo al-
trove ; costui dice Bonfiglio fatta la guerra
servile elevò un castello a segnai di vitto-
ria nel luogo appellato Culla . Il borgo pres-
so Caianiay scrive Maurolico, crede^t detto
AquUia dal vincitore Aquiiio che vi aveva
stabUili gli accampamenti ; anzi direi ,
avere allora concessa Aquiiio T esenzione
ai soldati emeriti, che in quel luogo scel-
tosi ad abitare stabilirono una colonia. Se-
bastiano Girelli nota neir^ci Antico una
città ristorata da Aquiiio, in prima esisten-
te, e di vero ne riconosce gli aumenti de-
gli ultimi scorsi secoli verso il tempo di
Carlo Imperatore, poiché quando da Aci
cominciossi a tagliar la strada da Catania
a Messina, poi distrutta dalle enizioni dei-
AC
r Etna, dove da doppio commercio freqaen-
lavasi, avvenne essere accresciuta in ampia
città, ed esservi tratta ad abitarla la gente
dei municipii vicini. La pubblica e frequen-
tata strada di Messina volgeva pei più oe-
cidentali borghi, uno dei quali dicesi Via-
grande, dove molti aprivano delle ospite-
voli bettole, oggi conosciute dalle vestigia,
a comodo dei passeggieri. Non niego avere
Aci avanzato per T innanzi altre città, ed
in opportunità di sito, ed in vantaggi per
la vicinanza dei mare, ed in vistosa popo-
lazione, ed in magniGccnza negli edifizii.
Notano avervi tenute le sue radunanze un
Magistrato di città, cui le vicine contrade
appellavansi; il Municipio di S. Filippo però
per esserne la Chiesa la più antica, tì aveva
dei dritti parrocchiali.
Occupa Aci-Reale a Nord-Est le radid
dell* Etna dove bagnate dal mar Jonio, ed
appoggiasi ad un colle sotto il medesimo
tratto di ciclo, non disgiunto dagli altri ci^
convicini; air elevato sito prepara molto de-
clive scesa insino al lido una scala ad ar-
chi costrutta, e a pietre obblique, di spesa
non poca, la di cui parte supcriore bea
fortificata dicesi volgarmente Tocco ^ 1* in-
feriore poi percossa dal mare Scala di Aei;
raccolgonvisi le navi minori di carico, né
mancanvi di umili casuccie di marinai, di
granai, di casino di està a delizia dei dir
tadini, ed una piccola Chiesiuola rurale.
Sgorga verso destra il gran fonte delle io-
que Grandi che attestano gli scrittori es*
sere il fiume di Aci, ma noterò esserae
dubbia la opinione loro; bevono di qua*
st* acqua gli abitanti , e se ne servono ad
imbiancare le tele di lino, alla tessitura
delle quali massimamente si danno, eoa
che aprono commercio con tutta risola.
Agevolmente sopra Tocco sorge la dita
nei magnifici ed eleganti edifizii si pubblid
che privali, distinta, nelle piazze ed i larghi
come in appresso. Alla più grande Tia bui*
rittima corrisponde il più spazioso largo ri*
39
AG
cinto a Nord dal tempio principale e dal-
l'ospedale, ad Est dair elegantissima Chiesa
di S. Pietro, a Sud dei palazzo del Magi-
strato ed altre fabbriche, e Onalmente d*un
Monastero di monache ad Ovest; a questo
per ampia via inlermedìa succede un' altra
piazza certo di circuito minore ma ammi-
rabilo per la Chiesa di S. Sebastiano. Ad
Est nel luogo il piti basso le conserve dei-
r annona pubblica, ed a Sud presentasi una
diCBcile scesa ma per intervalli allungata
ed acclive; ivi la parte migliore della città
diiudesi col convento dei Carmelitani, alla
di cui piazza metton capo le vie principali e
diritte. Apresi riropetto la Parrocchia del-
ritria la piazza di riscatto ad Ovest, dove
tutto che tende al sostentamento della vita,
né d' ivi loutiino è V ospizio delle Vergini
povere. Seguono le contrade di S. Martino,
Gesà e Maria, S. Giovanni , e S. Michele,
eoa dette dalle Chiese che ci hanno. Dove
poi elevasi il suolo , ne sta a capo d* ogni
parte apparente il Convento dei Minori Os-
servanti e giù quel dei Padri Predicatori,
uà Reclusorio di monache e la Chiesa Par-
rocchiale di S. Giuseppe. 11 resto della cit-
tà tende verso Nord per le due rette vie
maggiori alla porta di Messina ed alla Chie-
sa di S. Maria sotto titolo della Direzione;
il Convento dei Capuccini soprastà alla
spiaggia del mare, ed occupano la non an-
gusta parte d*£st dopo il tempio maggiore,
^ ospizii dei Chierici minori, e degli as-
sistenti ai moribondi ed altre case private;
sopra Tocco finalmente donde cominciam-
no la nostra descrizione, la Chiesa Parroc-
chiale delle Anime sante.
Cosi generalmente percorsa la faccia del-
ia dttà passiamo a dire delle singole parti
ao& indegne di ricordanza. La precipua
Gkiesa parrocchiale dunque presenta un in-
gresso ornato con maestria di bianche co-
loane da Genova e di statue, un campa-
nile, ed un elegante prospetto interno, avvi
nella venerabile Cappella del SS. Sacra-
AC
mento la tomba di Ottavio Branciforti Ve-
scovo di Catania. Presenta il coro, dove ne
intende sin dal 16S0 ai divini ufficii un Col-
legio di Canonici^ l'altare maggiore dedi-
cato alla Madonna Annunziata; attirasi bensi
attenzione la cappella di S. Venera V. e
M. Patrona principale della città, con reli-
quie, simulacro ed ampio tesoro ; solenne
festa celebrano gli abitanti con pompa e
pietà a questa Eroina il 26 luglio, con ce-
leberrime fiere per tutta la provincia. Il
prospetto e la torre della Chiesa di S. Pie-
tro e Paolo leggiadramente è adorno di
doppio ordine di colonne; vi si amministra-' *
nò i sacramenti ed una compagnia di laici
ed un corpo di clero vi praticano pompo-
samente i sacri riti nei giorni festivi; non
d* inferiore vaglia è il tempio di S. Seba-
stiano, il di cui prospetto, la cupola oltre
ogni credenza torreggiano; vi ha bensì una
congrega di Chierici destianti alle sacre ceri-
monie ed alla custodia degli arnesi divini,
ed un religioso sotterraneo ; infiamma i cit-
tadini una pia emulazione per le due Chiese
e la loro cultura, e nella celebrazione delie
feste in gennaro non lieve religioso contrasto
si agita per tutti gli ordini. Vi hanno già
oltre la maggiore quattro Parrocchie: S.
Maria dell* Uria nel mezzo della città, S. Mi-
chele verso Nord-Ovest^ S. Giuseppe a Sud-
Ovest, e le Anime sante ad Est sulla sca-
la; il sobborgo CaviMaris volgarmente quar--
tiere verso Sud appresso la Chiesa dei Car-
melitani, attaccato ad un colle che soprastà
alla marina, va bello della Parrocchia, sacra
a S. Caterina; V antica contrada di PkUania
stcndentesi ad Ovest per circa un miglio
computasi come parte dì Aci, con Parroc-
chia dedicata a S. Maria di Monte Carme-
lo, che coltivasi da clero proprio, il di cui
dritto si compete agli abitanti perchè han
luogo nel Magistrato. Alle religiose fami-
glie precede d'età quella dei Carmelitani,
la cui Chiesa, giusta Pirri, fiori un tempo
sotto nome di S* Maria del Rosario; fu detta
M
àC
AC
frati Freikalori sirfh
a stabìlìroBO ìb
M iMp» Ufi iato sMIo i tìMo 4fi S. Do-
e fte ^asrtsem» mpóficeaii gii
Teeeellewa de^
— ìMfnIi dal dero dì Ad selle
wcre kitefe. Ero^ UUIo 0 suo Pietro la-
laiiMi a eMlrnr la caia pegii assistesti
m mmìk^mdL eoow aadie la chiesa di S.
Saria delle Grane. Tommaso di Schiros
dei Ckierìd miaori regolari medilo ad-
durre ia Ad wu Cimìglia di suoi, e tàb-
Wicala usa CUesa a S. GioTaani 5epomii-
reso, per la fusa di sue firtù e la somma
fieottdia delle aoo liefi aospìzii all'opera
che speriamo fra brere proaM»sa. Slanoo
Bel centro le moniali del chiostro di S.
Agaia solfo regola Benedetlioa. Eoumeransi
più di 38 chiese filiali tra le quali risplende
quella della SS. Trinità; da poco finalmente
stabili AnUmio Russo un ritiro per le ?er*
gini povere e fi attaccò nel 1660 un ospe-
dale per gl'infermi. Fuori, Terso Sud, la
Chiesa del SS. Crocifisso di cui ci ha un
immagine celebre per prodigii ; a Rord sul
poggetto un'altra detta del Calvario, ambe
prinrìpalmente frequentatissime dai fedeli
sulla feria vi ; a Ire miglia verso if ord-Ofcst
il pozzo di S. Venera, o fonie di acqua sul-
furea con Chiesa vicina, e camere da bagno,
oggi diroccate ; non che ad egual disianza
a ?lord-Ovest la casa degli Eremiti di S.
Maria di Loreto dove venerasi con pecu*
liar divozione l'immagine della Madonna.
Sorge nella piazza principale la casa Pre-
toria di magnifica fàbbrica^ dove si radu-
frivale case di dttadmi
botteghe di artigia-
Ad 1 ultima dita
delle prioie. È nello
al Tescovo di Catank
D BegiaM dvico p<H è
Giurati , U Prefetto
ed i Giudici secondo
del ftcgao. Da gran tempo il
delle «nmi destinavasi dal Re,
velia dai Patridi Catanesi; am-
■iatsra fl Procaralore volgarmente Secre-
lo. di drillo della famiglia Genovese De-
T^. che compri eoa somme versale nello
erario, i ce«. i hoiielli, le dedme dei pm-
guiséimi caaqM perpetuamente inafflati e
spaziosi, ricchi ìb lino, canape, legumi, or-
la^, frutti, vìbì, biade, altri tesori. Rap*
preseata lo slemaia di Aci un castello che
sovrasta al mare, drcoodato da scogli; mo-
stra tre torri ia una delle quali un vessillo,
nell'altra un leone. Tiene la dttià nei Re*
gii libri intitolata ÀmplUmma. Cinquecento
pedoni, suoi e dd Munidpii, quando temesi
del nemico, militano sotto un Colonnello ed
un Tenente-Colonnello presi dai Patridi di
Catania e scelti dal Senato della medesima.
Il censo degU abitanti nel secolo XVI fii
di 6S8I, le case 1744, nel 1632 furono 2127
le case, 8803 i dttadini, nel 1713, 2945 abi-
tazioni, 11601 ed ora 13383 vite. Ci ha fi-
nalmente il Capo di contrada^ ed esercita
dritti su 12 terre. Affermando scrittori na-
zionali essere stata Aci subrogata all'antica
Xifonia, dicono il pastore Aci celebratissiaw
dai poeti per gli amori di Galatea e hM
dlladino, esserne stalo il fondatore; dir6
di Xifonia a suo luogo, e poche cose del
pastorello.
In epoche Cristiane e nd 1* secolo del-
la Chiesa dicesi avere nobilitato Ad, Venera
Verg. e Mart., dai Greci Parasceve, la <B
cui vita apparve scritta da Anselmo Grasso,
dove a ciò provare ieggonsi raccolte con*
gctturc di vaglia non poca. Fiori ai nostri
41
AG
giorni il Sae. MarUno Maria di nobile ea-
salo, chiarissimo dell'esempio d*una vita in-
nocenle, del ferTentissiaio zelo alla con*
Tcraone delle anime e di altre esimie vir-
tù; furono nel 1720 trasferite le spoglie di
lui, a gran coocorso, nella Chiesa di S. Mar-
tino da lui eretta. Dicesi nella Biblioteca
Sicttla, del sapere e delle opere scritte da
Anselmo Grasso dell* Ordine dei Cappuccini,
Oratore e Storico di cui parlai, e Benedetto
Barbagallo autore della natièèima Proèii
e Teoria del Riio deUa Magna Begia Cu-
ria Sieula. Arcangelo Scandurra Cappucci-
no, ed Arcangelo Tropea Minore Osservante,
eruditi nelle sacre lettere e valorosi predi-
catori : Celestino Grasso del terzo Ordine di
S. Francesco, Maestro in S. T., Direttore
della pubblica Accademia dei sacri Canoni
ia Napoli : Atanasio Benedettino di cui ri-
mane il laToro èuUa venuta del re Giaco-
no in Calania: Erasmo Sciacca Poeta la-
liao e medico non volgare scrìsse in versi
esametri dell* indole varia delle febbri e
del metodo di curarle : Pier Paolo Platania,
e Yincenzo Geremia matematico e celeber-
rimo macchinista^ dei cui lavori si servi Pa-
pa Clemente X ; mori ottogenario in brac-
cio ai suoi, lasciando monumenti del suo
genio e dell* arte. Viveva in quest* ultimi
anni il Sac. Sebastiano Vasta Cireltl Retore
e Poeta ingegnosissimo, di cui ci abbiamo
rict Aniieo: Celso Grasso inoltre Abate
deU*ordine degli Olivetani; Mariano Leonar-
di dei P. Predicatori profondissimo Teologo,
iUitsIre per perizia di lingue, più illustre
beasi per la probità dei costumi e Tinno-
ceoia della vita; Domenico Cavallaro Mae-
stro del medesimo istituto, a niun altro se-
condo in zelo, prudenza e dottrina, attuale
bpettor generale della Sicula Provincia,
(ìiii diremo dei Municipii (1).
(IjOfff Acl-Reale è capo-distrelto in provin-
cia • 4ioeetÌ di Catania, disia da Palermo tSO mi-
fifa, a 10 da! capo-lnof o della proTlncia, al gra-
do 37, iS di latit., long. 33, SS. Le fa ratinale
AG
Aei<4ib-Anlonla. Lat. Ade S. Anioniui.
Sic. Jaci S. Antoniu (V. D.) Paese sopra
Aci-Reale verso Sud-Ovest in un campo pia-
cognome inposto da Filippo IV nel fOiS, ed accor-
dati nel 1806 al suo magistrato urbano titoli ed
onori di Senato. HannoTi attualmente 10 Chiesa
Parrocchiali snffraganee ali* insigne Matrice, con
un Collegio di 4 digniti, IS Canonici, 0 seconda-
rli, decorato di almuxio nero e Tiolctto, di moi-
xetta nera e Tiolella, di plnviale, matta ed armel-
lino. Vi fti fondalo nel 1741 1* ospizio dei Croci-
feri per opera di Pietro Barrabini, la cui fabbrica
ampliata poi da Giuseppe Vigo, e convertito in
loro casa nel 1016 da Pio VII ; è da ammirare poi
la casa dell'Oratorio dei Filippini ereUa nel 17M.
ed il loro Collegio con una Biblioteca fondato
nel ISOO; sorse nel 1814 il Reclusorio delle Pro-
Jeite per cura di Mariano Finocchiaro^ Valestro,
che ridusse bensì una chiesiuola campestre dere-
litta intitolata alla Madonna dell* Edera in ricco
e nobile santuario; ed il Reclusorio delle poTora
orfane istituito prima nel 1799 con le largizioni
dei cittadini, ampliate poi le sue rendite colla ere-
diti della signora Barbara Cantinella. Contansi in
somma in città 4S Chiese, 4 Conventi , ed altret-
tante case religiose. Avvisando il Re nel ISSO sor-
passare la popolatione di Aci i l&OOO, elevò a grado
di seconda classe il suo circondario, e non avendo
edi6tio la città destinato al giudice, un nuovo na
fu costruito dove 1* antico spedale, a capo della
via Carolina; sorge compiuto dal 1835 ed accresca
magniflcenta alla piatta del duomo; vi hanno an*
che dei piani atti ad albergare la gente che deva il
Senato ospitare. Si è molto quivi accresciuta in que-
sto secolo la cultura intellettuale, ed in prova di
ciò le scuole di mutuo insegnamento introdotte nel
18S4, sanissima provvidente del Resi Governo, cha
tende a generalittare si importante affare. Riguar-
do poi alle strade fu nel 1811 costruita la cosi
detta Carolina, magnifica, non di poco ornamento;
nel 18S6 quella di Mangano, nel 1828 quella di
S. Lucia. Sol promontorio verso Nord-Est trovasi
un telegrafo. Fu spesso sconquassata la città da
tremendi tremooti, ne Ai devastato il territorio
dalle devoratrici lave del Mongibeìlo, onde pres-
soché continuamente gli edifliii abbisognano di
riparo.
Vennero in Aci-Reale aboliti gli Ufflcii delTriba'-
naìe d' Inquisitione, dei Giurati, del Secreto, del
Giudice Civile, del Criminale, di quel di Appello,
la Protoconservatoria, il Palritio, la Deputatione
del Vice-Almirante. il Consiglio Civile, il Senato
nella forma antica, la Corte Mililare, il Prosegre-
10, il Vice-portolano, la Corte del Regio Corso,
a
42
AC
nissìmo, circondato da amene e fruttifere
terre, di non pochi abitanti, quali un tempo
abitavano il Ticino borgo CoèoloUo^ ora di-
Il Fisco, il Maestro credenziere ec. ec,; e tono
Tigenli atluilmente le cariche di Vicario Yesco-
▼ile, di Delegato della Monarchia, di Commissa-
rio della Crociata, il Decnrionato, il Senato com-
posto di un Sindaco e i Eletti, ilCanceUiere Ar-
cbivario, il Giudice del Circondario, il Giudice
Conciliatore, il Percettore, Il RiccTitore Doganale,
il Ricevitore del Registro, il Capo dei sorveglia-
tori. Montava la popolatione di Aci-Reale nel
1799 a ti99i. nel 1891 a 19769 e dall* ultima tavola
Slatislica dello scorcio del 1S53 a 93465 ahilanti.
Fra le Accademie di Aci, sovraneggia la detta
dei Zelanti fondata il S ottobre 1671 da Michelan-
gelo Bonadies ; doveva essa travagliarsi delle
scienze morali e delle lettere, e vi riusci per allo-
ra, e si accrebbe, e rifulse per nn secolo e pochi
anni; toccato poi il periodo del suo decadimento
cominciò poco a poco a paralizzarsi, sinché del
tutto peri nel fine del secolo scorso. Ma nel 1839
Gaetano D*Urso in prima, poi Lorenzo Maddem
eccitaronla di nuovo, e S. A. R. il Conte di Sira-
cusa socio protettore, diede tutti gli onori, i dritti,
gli obblighi, le proprieti dell* antica accademia.
fi divisa in due classi, una di scienze, una di let-
tere ed arti; va adorna d*una Biblioteca, di un
f abinello letterario , ed è di onore non che alla
citti, air isola intera.
La costa di Aci-Reale per la estensione di circa
«n miglio presenta una carriera verticale, che
sembra tagliata a picco, alta 400 palmi, composta
a strati di correnti di lava antichi, 1* uno sovrap-
posto air altro ; se ne contano da cinque sino ad
otto, e l'uno è interrotto dati* immediato da altri
strati piò piccoli di arene e scorie vulcaniche miste
a terreno allnviale; queste arene sono rossastre si-
mili alla ghiaja che si estrae dalle cave vulcaniche
( Duer. di Catania ). Il territorio di Aci-Reale è
di salme 9491 , 106 delle quali 8,987 in giardini ,
198,044 in orti semplici, 8,889 in canneti, 9,954 in
gelseti, 673,439 in seminatori semplici, 68,978 in
ficheti d'India, 98,818 in alberi misti, 9»S98 in man-
dorleti, 8,9i9incsstagneti,91,948in boscate, 879.309
in terreni improduttivi. Ci hanno in Aci-Reale del-
le magnifiche telerie che ne formano II principale
commercio.
Fra gli uomini famosi che si ebbero in questo
paese la culla, non nominati dal nostro Autore, o*
di epoca recente, ci abbiamo fra i primi il celebre
Pier Paolo Vasta nato il 31 luglio del 1697. Le
piò floride scuole dell* Isola segnavano l'epoca del
loro decadimento, artisti eccellenti non erano più;
Il solo Giovanni Locoro soprannominato il Sordo
AC
strutto; radunaronsi sullo scorcio del seco-
lo xTi intorno alla Chiesa di S. Antonio A-
bate^ ed accresciutisi di giorno in giorno,
d'Aei sforzavasi calcare le vie del sublime, ma di
meschina imaginazione e tarpate idee non vi rid-
selva; sorgeva il Vasta e sortita una imagini-
tiene creatrice, potente da se sola a prestargli
una sublime concezione del Bello, elevati spiriti,
ingegno destro e vivace, avvalorato da anima
gagliarda, vinse il suo maestro Giacinto Plata-
nia all'eli di soli anni sedici. Sen venne pei
a Roma; come non dovette ispirarsi quel genie
peregrino alla conskieraiione, allo studio di quel
monumenti che sollevano un uomo in estetica
contemplazione ? come non perfezionarvlsi f vi
ottenne difatti fama ed onori , venne amnaeste
nell'accademis di S. Luca fra gli eccellenti nel-
r arte. Percorse 1* alta Italia chiestovi dalia faaM
e da coloro che ne conoscevano la valentia, ri-
tornò finalmente nella patria recandovi da Roma
infinito numero di gessi, disegni, stampe, tele dei
più rinomati autori» di pregio straordinario; de>
sideroso darvi prova di se stesso vi dipinse a di-
spetto di Venerando Costanzo soprannominate il
Varvazza il coro della Rasilica di S. Sebastiano,
poi la Chiesa madre, quella dei SS. Pietro e Paole,
dei Crociferi, e del Suflragio, sinché nell'clA di 68
anni nel 1760 mancò al mondo artistico ed atta
patria. Tacere intanto non posso di VenermMd$
Ganci nato da basso casato in Aci-Reale nel 1748.
Oltre ad un ingegno brinante fti fornito dalla na-
tura di vivissima imaginazione. I primi lampi di
essa sfavillarono nel suo Poemetto Siciliano il Dm
Camiltu, lavoro morale che tende a coltivare nel
cuori giovanili la houli dei costumi ; ma afogglè
di tutto il suo splendore negli apologhi tolti ad
imitazione di La Fontaine da questo o da qoti*
Taltro favolleggiatore, ma adorni da Ini di clret-
stanze siffatte da esser non che dal volgo ma daHe
colte genti ricercate. Non supera il Meli (e chi pai
avanzar quel grande?) ma gli si accosta. Ahhraa
ciò lo stato ecclesiastico, al quale scopo che erad
prefisso dalla più verde gioventù studiò proCin*
demente il latino e conobbe in latta la kellena
loro i classici; fu Canonico della insigne CollefÌal8
della patria ; arse di filantropia perlochè
giorni intieri per gli ospedali, le carceri, e It
degli afflitti a consolare, a tergere II plantOt ai
acchetare gli animi, e largheggiare in 9V
Da fulminante apoplessia fu colpito nella Cei^
giata mentre versavasl nei misteri divini, onde
verossi quel che ei dir soleva a ehi mirandolo
fermicelo esortavalo a riposo : Buon tolilnlo «MN
iuì campo. (Ortolani Bioffrofii).
A3
AC
formarono la terra attuale, nel 1612 deco-
rala di privilegio del re Carlo li con altre
insegne di principato. Ha verso Sad i bor-
ghi Maoceri con una Chiesa, e Valverde,
dove una Parrocchia distinta da S. Antonia
occupa il centro del territorio, sotto il Vi-
cario del Vescovo che presiede allo sudetie
terre ; è diviso il Palazzo della Signoria
da amplissima e retta via che domina su
tutta la contrada, ed apre il prospetto inOno
al lido; d*ivi non lungi han cura i frali di
S. Maria della Mercede della Chiesa di S.
Domenica Vergine, ai quali Stefano Riggio
fabbricò il convento ed assegnò la dote ne-
cessaria.
Fu il primo signore in Aci il Principe di
S. Antonio secretarlo del Re, due volte Pre-
tore In Palermo, s*ebbe Luigi ed altri figli
da Dorotea Branciforti; Luigi onore di sua
famiglia e dell* intera Sicilia sostenne in
patria, in Ispagna, in Italia e nella Francia
le prime cariche, le piò gravi ambascerie
in tutta Europa ; generò Stefano con Cate-
riaa Gravina, ammesso oggi trai governanti
delle due Sicilie, i di cui elogii e del padre
penerò più appresso; del censo poi della
dttà dopo la notiria di S. Filippo (1).
Ael ■»— caor— ■ — lAÌ.AcièBonaccur'
Mi. Sic. Jaci Bonaccursu (V. D.) Terra alle
ndiei dell* Etna verso Nord-Est, cosi delta
dil nome della gente. Costa della contrada
dei ArìJoM e dei Leonii , dell* altra dei
Utt/tzxaH , e della terza dei Bpnaccorsi ,
daHa qoale ultima fabbricata sulla metà del
(t) .Off I è capo-circondario di 3* classe in pro-
Tloda e dioccal di Catania, distreUo di Aci-Reale
^irtanla ISS nif lia da Palermo, 10 iftl capo-luogo
itila provincia , 1 dal capo-laogo del distreUo ;
eoa ana popolaxione di 7154 abitanti. Il suo ter-
rilorio é di salme 977,t77 delle quali t,390 iii
fiardini, t3,S57 in orli semplici, i,6Si in canneti,
ItMn io sominalorii alberati, ll5,S7i in semina-
loru aofliplici, 9S,9il in pascoli, 395,86S in vigneti
alberati. 30,351 in ficheti d* India, 10,905 in ca-
slafoeli, 55.235 in boscate, 104,959 In terreni im-
prodottivi, 1,053 in snoU di case.
AC
secolo XVI prese nome il paese. Sorge da
lungo tempo presso i Pauloti la Chiesa di
S. Stefano, e quella di S. Lucia presso i jBaf-
iezzatiy dove un Sacerdote amministra i Sa-
cramenti. Quando però per voto comune de-
gli abilanti piò elegante ediOcossi la Chiesa
di S. Maria sotto titolo della Direzione nel
1688, vi si trasferirono i dritti parrocchiali, e
cominciò a vcnerarvisi Stefano protomartire
come principal tutelare. Avvi un* altra chiesa
inferiore alla prima, detta di S. Maria della
Consolazione, con una congrega di pratica
singolare: tra le rupi delFElna vien fre-
quentata S. Maria di Lavina per le grazie
conferite agli abitanti. — È sommesso il pae-
se ai principi di Campefiorito e costa di 208
case, 101 i abitanti; spellane la cura dell»
anime al Vicario dei Vescovo di Catania ;
ne hanno T amministrazione civile persone
scelte dal Principe. Sin qui la comarca di
Aci, essendo questa compresa trai suoi muni-
cipii. Appartenevasi un tempo ad un nobile
Genovese della famiglia Diana; unitamente
ad altri casali ottenne il titolo di Marchesato
nel 1652, di cui oggi gode Giuèeppe Nicolò
Diana Duca di Cefala (1).
Ad Castello. — Lai. Aci$ CasleUum.
Sic. Jaci Casteddu ( V. D. ) Sito sopra un* al-
ta e scoscesa rupe al lido orientale del^
risola, tra gli scogli dei Ciclopi, la terra di
Ongia , e le spiagge di Catania e di Aci.
Arezio ne scrisse : ad Euro una rocca éu
d'uno ècogliOy e che col mo villaggio detto
dal fiume Aci, appellaH anche Aci. Le rupi
color di ruggine, quali i vicini colli e i
massi enormi insino agli scogli della spiaggia
(t) Oggi è comune in provincia e diocesi di Ca-
tania, distretto di Aci-Reale, circondario Aci-S.-
Antonio, distante 184 miglia da Palermo, 11 dal
capo-luogo della provincia, 3 da quel del distret-
to, 1 dal capo-circondario. Il suo territorio è di
salme 84,094, delle quali 20.737 in seminalorii sem-
plici, 18,740 in pasture, 3i,376 in vigneti sempli-
ci, 1,169 in terreni improduUiTi,0,17S in suoli di
case. Contava alla fine del t8M una popolazione
di liS7 abilanti.
44
AC
soggetta ed all'isola del nome stesso, sono
a dirsi opera di natura, affatto diversi dalle
erazioni dell* Etna Tolgarmente Xiara; ma
a questi altaccansi ?erso Sud delle moli
Tomitate un tempo dal vulcano, non poca
varietà presentando, e nel curioso comlm*
ciarsi, e nel colore. Nei succennati colli fi-
nalmente rinTengonsi dei sassi ammontic-
chiati a poggetto dandole e peso del ferro,
pietre trasparenti, creta di monte, e simili
che non occorrono in materie Tulcaniche.
Elevasi quanto al resto una mole di sassi,
dove siede un castello, concava nelle parti
interne battute dai flutti verso oriente ; so-
vrasta perciò al mare ripida in tutto, se non
che verso Ostro attaccanvisi alle radici pietre
dell* Etna. Una scala scoscesa di cementi vi
apre la salita a Nord, ma s* interpone tra que-
sta e r ingresso del castello un ponte le-
vatoio, che 4ata 1* occasione e nella notte,
elevasi con catene di ferro e custodisce
rentrata;i muri sostengono intorno le volte,
nelle più basse si ha T uso delle cisterne,
in quelle di mezzo custodisconsi da scel-
lerate guardie onesti ed ingenui perso-
naggi^ ed accoglievano in prima i signori
del castello od i castellani ; poco piti in là i
magazzini delle armi da guerra e le car-
ceri dei colpevoli di delitti capiuli. La tor-
re più alla finalmente, a forma di lorica,
è destinata ai soldati di presidio sotto la
quale negli anni scorsi fu scoverta una
fossa rotonda scavata nel vivo sasso, dove
gli antichi abitanti scendevano dalla parte
superiore ; ma ne è 1* uso incerto del tut-
10(1).
Non appare in qual anno fu fabbricato
il castello, diconlo antichissimo, appellato
Saturnio da alcuni con Carrera ed Arcan-
gelo , e ciò portaci a credere 1* opportunità
del luogo , poiché da antichi tempi, quando
(1) Chi M non sia tlala no* antica conserva di
fimoieolo, cone quelle rlnrennle da molli ano!
nei largo del R. Palazzo la Palermo.
AC
vollero fortificarsi i lidi, si attestò esistere
un castello edificato su d*una rupe, dove po-
tere stabilirsi un sicuro presidio ed un asilo
contro le incursioni nemiche, che poi dis-
sero Aci dal fiume vicino, qual' è il nome
di tutto il circostante territorio. Sotto il ca-
stello, verso Nord-Est, fu nei secoli andati
un piccol villaggio con la Chiesa parroc-
chiale dedicata a S. Mauro Abate, ed altra
non discosta a S.Giuseppe, eretta dalla pie-
tà degli abitanti non lungi dal castello ; vi
ha una parte di mura colla porta versoi!
luogo medesimo, che le altre avanza in an-
tichità. Pirri stima contare il solo castello
Tela dei Normanni, poiché il Conte Rug-
giero avendolo concesso con tutto l'amplisi
Simo territorio alla Chiesa di Catania non
fa menzione di villaggio; largito poi dai
Vescovi di Catania a varii principi, perven-
ne agli Alagonay sotto i quali e vicino il
Castello ed altrove nel territorio stesso,creb-
bero le abitazioni, come dirò in appresso.
Oggi il possiede per dritto di clientela Obih
seppe Emmanuele Massa figlio di Cristo-
foro, nipote di Giannandrea; costui lo com-
prò da ministri del Re nel 1G47 con altri
municipi! di Catania , e sebben si oppo-
nesse il Viceré perché non fosse alieiia-
to dal Demanio, 1* ottenne in feudo eoa
dritto di armi ed onore di Ducalo da Car-
lo Il nel 1654: tiene il xni posto nel Par-
lamento. Piò giù degli altri Signori. Coa-
pularonsene sempre le case e gli abitanti
con quelli degli altri municìpii, ma nel 1118
fu notato il novero delle prime di 120, con
S21 abitanti, che crebbero ultimamente ad
824. 11 suolo é fertile in pasture, non però
in frumento ed in vigne, pure piantalo in
alcuni luoghi a vigneti non rende vano il 9Sr
dorè degli agricoltori. 1 pescatori che non
in poco numero vi stanno, travagliansi in
mare abbondante (!)•
(I) Oggi Aci-Castello è on conone in frovla-
tU e diocesi di Calania, circondarlo Àcl^-Aalo>
45
AC
Aeucmà^mwu Lai. Acii-Calena. Sic. Ja-
ci-€alina (V. D. ) Terra cosi delta dalla
Chiesa di Maria Vergine del medesimo ti-
tolo ; oggi fra le prime , e le più nume*
rose per la lunga dimora dei suoi princi-
pi. Siede sotto S. Antonio in terreno un
pò* declife, e volge a Sud-Orest a tre mi-
glia dalla città di Aci. Costa di tre Parroc-
diie, S. Giacomo nell* allo ad aquilone, S.
Maria della Catena dove viene il suolo ad
appianarsi, S. Maria della Consolazione ver-
so occidente; delle quali ne è la seconda
la primaria donde prese nome il paese, e
tanto sovraneggia per T eleganza e l'ampiez-
za degli ediAzii^ per la nave, le ali, le ab-
sidi, il campanile, T intiero corpo di S. Can-
dido Martire protettore del paese composto
in ricca arca, ed il famoso marmoreo sepolcro
di Gioacchino Riggio esimio un giorno, co-
me bensì pel Collegio Canonico cui nel 1730
Antonio D^Orso accrebbe la dote, e Pietro
GftDeltl Vescovo di Catania istituì. Da essa,
per vìa intermedia ed ampia molto, si viene
ad un largo dove s* innalza un magnlQco fab-
bricato degno in tutto di Regia Città, ador-
no di spaziose sale da radunanze e di una
Chiesa eretta alla più fina eleganza ; ricco
ia ornamenti, arazzi, scrigni, tavole, statue,
nsi, pronto da gran tempo ad accogliere
splendidamente signori; fu ordinato da Itii-
(i Kggiù Principe di Campofiorito reduce
itt Sicilia da una legazione del Re di Spa-
gn ai Francesi , V animo di cui non desi-
steia in alcun luogo, d* innalzare opere fa-
Bose.
Ci ha nel paese medesimo verso Greco
li», biffante 178 miglia da Palermo, 5 dal capo-
iMft. della proTiiicia,aUreUaoCi dal capo-distret-
to, 4 dal capo-circondario ; oe è il lerrilorio di
filflMi»,9Ì7, cioè 1,711 in giardini, 9,S16 In orU
icmplici, 153 In canneti, S,S08 in seminatorii al-
berati, SU.HO la aeminatoril teraplici, 104,717 In
paitore, 18,414 In ollveti, 20,379 in TigneU albe-
raU, 14,131 In ficheti d'India, 30,694 In mandor-
leti, 81,703 In terreni ImprodutllTi, 430 in ftfoU di
cast; ne è la popolazione di 1943 abitanti.
AG
un decentissimo convento di Minori Rifor-
mati sotto titolo di S. Antonio fondato da
Stefano Riggio nel 1689, con d* innanzi un
largo ; ad occidente la Chiesa di S. Giuseppe
con magnifica scala di pietra costruita a spe-
se deir Abate Ignazio Riggio ; quivi presso
sorge il ritiro delle vergini povere, che ii
suUodato Luigi costruì per testamento della
moglie Caterina, di cui attendiamo in bre-
ve il compimento dal figlio Stefano colle
rendite ereditarie ; Luigi curò un Partenone
nel piano superiore del suo palazzo, dove
radunò le donzelle prive di genitori, e die-
de loro i mezzi onde potere accasarsi, giu-
sta la pietosa disposizione della defunta sua
sposa. Ad un tiro di palla appo S. Giuseppe,
si rimira il quartiere di S. Maria della Con-
solazione con Chiesa parrocchiale di che di
sopra ; sgorga non lungi di là una perenne
e copiosa vena d* acqua che con gran pro-
fitto degli agricoltori feconda le terre di
sotto. Dirò pia giù del numero degli abi-
tanti e dei loro signori. Il vecchio Luigi
Riggio fu detto il primo, con piacere di
Cario II, Principe di Catena nel 1681, cui
sottentrò Stefano , poi Luigi II , per dono
di cui questo titolo pervenne nel 1708 ad
Antonino Riggio, il quale Consigliere del
Re e Questore del regno, fu grande in pru-
denza ed accorgimento; intorno agli eredi
di lui vedi Catena nuova (1).
Acl-s. PUippo. Lat. AeU-S. Philippuè.
Sic. Aci-S. Filippu (Y. D.) Villaggio con e-
legante Chiesa e campanile , cui alTermasi
essere stati attribuiti dritti parrocchiali dai
(1) Aci-S.Filippo-Catena oggi é comune in prò-
Tincia e diocesi di Catania, distreUo di Aci-Reale,
distante da Palermo tS4 miglia. Il dal capo-luogo
della provincia, 1 dal capo-distretto, anche circon-
dario, con una popolazione di 4967 abitanti. Se
ne compone il territorio di salme 490,703, cioè
11.080 In giardini, t.lOO In <:anneti, 17,761 in se-
minatorii Irrigui , 57,756 in seminatorii alberati,
130,833 in seminatorii semplici, 191,769 in oliveti.
9,713 in ficheti d'India, 1,343 finalmente In suoli di
case.
46
AC
Vescovi di Catania sugli altri municipii sino
dai tempi antichi, dalla puma Chiesa cioè
fondata dopo i Saraceni; si ha una cas-
setta d* avorio lavorata a semi-basso rilievo
in che portava il Parroco in Viatico agi* in-
fermi la Divina Eucaristia. Sorge il villag-
gio alle falde di un colle amenissimo, pri-
mo ad incontrarsi venendo da Catania dalla
contrada Nizeii. Va bello d* una via retta e
spaziosa dove si è la Chiesa Parrocchiale di
S. Filippo decorata dei Collegio dei Cano-
nici per concessione dei Vescovo di Cala-
nia, ed una dote assegnata agli alunni da
Filippo Rosa nel 1731 ; al di sopra la Chie-
sa nelFalto è la contrada dei Poronu, un'al-
Ira verso settentrione delta dei Finocchiari
con Chiesa nella strada che conduce in Ca-
lania, a Sud Reykma sulla pia eccelsa som-
mità , finalmente ad Occidente la casa di
S. Anna degli Eremili.
I villaggi che portano il titolo di Aei,
quali S. Antonio, Catena , S. Filippo, e S.
Lucia del quale in appresso, computavansi
colle terre vicine ; ma appare la loro prima
descrizione statistica distinta da Aquilea nel
1632, quando dì S. Antonio, S. Filippo e
contrade registra vansi 1740 case, 0994 a-
bitanti; nello scorso secolo poi 1861 case,
1069 abitanti.
Ael-Flame« Lat. Adi Flutiuè. Sic. Aci
Xiumi (V. D.) Ne è notissimo il mito : un
pastorello di forme leggiadre, gratissimo a
Galalea si moriva colpito da un sasso in-
gente dal Ciclope Polifemo, che perduto
della Ninfa, avendola veduta conversar col-
1* amante, svelta una mole dal virino Etna
scagliona contro il fuggitivo, e ne lo schiac-
ciò, poi rivissuto in fiume per opera dei
Numi a preghiere di Galatea. Scrissero Ovi-
dio e Silio di antichi mitologi conoscitori,
Tuno, essere il Simelo nato da Fauno e
la Ninfa Simetide, l'altro, che il pastorello
ftiggitivo disciolto in acqua scansò le fu-
rio del nemico, e mescolatosi alla nereide
AC
Galatea sgomentala dalla voce del Ciclopc,
nel mar vicino si sommerse.
Altrove pertanto osservai nella mia Ca-
tania iUuslrala ascondersi sotto il velame
dell'allegoria un nocciolo di verità storica,
ed avere Polifemo gigante, l'Etna cioè, cosi
oppresso dei suoi infocati massi il fiume
Aci, da lasciar soltanto scorrerne al mare
sotto enorme rupe dei rivi , che ritengo-
no l'antico nome di Aci; mostrai esser la
rupe dove oggi sorge la città, ed ora quei
rivi che presso il lido diffondonsi appellarsi
Acque Grandi^ e nelle note al Fazello,
citando Cluverio, similmente mostrai, unirsi
il fiume Aci sotto a scoscesa rupe alle ae*
que sgorgato a Regitana, che fecondano per
varie vene le terre d'intorno, ed agitano
non molto lungi dalla sorgente dei mulini,
e propriamente verso la contrada di Bar»
rocca infino al lido, che perciò si appella
dei muUniy e finalmente ai fianco occiden-
tale dei promontorio Xifonio , precipitano
nei mare Jonio.
Del resto rammentasi dagli antichi scrit-
tori : Esichio lo crede appo Colonia di Ad
cioè sul lido che ascrive alla più celebre
vicina città. Vibio nel Calai. — L'Addai
monte Etna ta a sboccare nel mare daUé
cui rive si sa avere il Ciclope scagliali
dei sasd contro Ulisse. Lo scoliaste di
Teocrito nel 1 Idil. Cosi appeUad U fimme
Ad in Sidlia perchè i suoi rivi sono pari
alle saette — ed il poeta: saera onda di
Ad; Silio descrive i tenuiy doleisdad rid
dell' Ad; erbifero dicesi da Ovidio, e So*
lino cap. 2^ nessun fiume avanza in fired-
dezza il fiume Aci, quantunque daUEU
na sgorghi; il che anche Teocrito aveva
espresso, gelido dicendolo o freddo; on«
de considerando il Fazello altro essere il
fiume in quelle parti che scorre nel lerri*
torio di nascali detto volgarmente flrtddù^
falsamente mostrò esser questo Tiicesine,
0 l'uno 0 l'altro confonde, o loro il nono
47
AC
medesimo attribuisce; la sgarrai! eoo lui,
come altrofe diremo , Arezio , Carnevale ,
Goltz. La descrizione di Clu?erio è esat-
tissima, erra però lor quando ai lido dove si
appressa, dilTonde il Qume nella contrada
dello stesso nome, poiché in tutto il ter-
ritorio bagnato dal fiume Aei non ci ha
contrada alcuna del nomo medesimo. Ri-
porto qui un epitalBo, dello apocrifo nelle
tavole di Sicilia di Gualterio , posto come
è bTola , da Aci. ~ Alla . Dea . O.igia • Sa-
Tuuiu • Hadbb . OBI • Nini . Figlia . Sposa . il
SVOLCBO • IL . TbHPIO • LA . ROGCA . IL . FlGLIO
DI • Aa • FAimo • Ripotb • di • Pico . Pbo3iipotb
M . Satubno . Fbatbllo . DI . Latino.
JLiU. (Isola di) Lat. Àei$ iMula. Sic. Iso-
la di Jaci (?. D.) Vedi Aci scogli.
Ael •• Emmlm» Lat. AeU S. Lucia. Sic.
Jaci S. Lucia (V. D.) Villaggio tra Aci-Reale
e Catena, da questa lontano un tiro di palla
eoa Parrocchia dedicata a quella Vergine,
decorala di Canonici sin dal 1134; di terreno
uguale dove sono ben fabbricate le case degli
abitanti, non è indegno di esser veduto.
jàcI«Blcale> V. Aci-Aquìlea.
Ad. (Scogli di) Lat. Ads Seopuli. Sic.
Scogli di Jaci (V. D.) dei Ciclopi, appellati
dagli antichi, volgarmente FaragUoni; vi
ha un* isoletta, inoltre, e nelF opposto lido
la terra di Tiizza; Questi scogli sono tal-
mente agozii da averli detto Slazio Silv.
lib. 5 ^K ardfui somì delle Piramidi; so-
no come disuguali gradini ; al primo che
è il irib basso , succedene un altro più
alto, elevandosi il terzo il triplo più del
primo; favoleggiano averti scagliati Polire-
mo contro i compagni di Ulisse, nel vero
però roanirestansi opera di natura. Succede
a questi l'hola di Aei altrimenti Trizza,
imo scoglio grandissimo che di circa 300
passi di circuito sollevasi in alto, egregia-
mento assicurando il seno vicino, dai venti
di Levante e di Mezzogiorno ; per opera
del Principe Luigi Riggio fu talmente pro-
fondato da potere accogliere bensì navi
AC
di gran mole ; venne un di munito lo
scoglio d*una fortezza di che oggi non si
rimangono che ruderi sulla cima, le porle,
la soglia ed una cisterna. Vedesi verso Oc-
cidente una grotta dove è fama esser vis-
suto un solitario, cospicuo in fior d'inno-
cenza; è capace d*un uomo, e T ingresso ne
è rivolto verso Seltentrione. A Mezzogiorno
una vedetta tagliata anche nel sasso, signo-
reggia il mare di sotto. L'isola inoltre non
costa d*una natura sola di pietra, poiché
altra è di tufo suboscura, altra fosca del
tutto, cui sono frammischiate delle pietruzze
splendentissime dette Berilli dai nostri;
venne forse verso la parte di Aquilone squar-
ciata da tremuoto, ed apresi ai flutti ad
Oriente. Verso il 1748 ordinò il suUodato
Luigi si fosse abbattuta a forza di puntoni
e di mine una parte della rupe a rendere
il seno pia sicuro dai venti , ma Timpeto
del mare scosse rincominciato lavoro e de-
vastollo. Al lido di Sud intanto ebbe cura
di costruire il medesimo Principe una pic-
cola mole di pietre quadrale a beneficio
dei marinai che sempre vi traggono, e di
accrescere V abiiazione ; fabbricossi un* eie*
gante casa ad accogliervi ospiti distinti, for-
tificò finalmente di due fortezze la spiag-
gia. Ci ha pei marinai e gli abitanti 205
di numero , le case dei quali 60 , la Par-
rocchia sotto il titolo di S. Giovanni (1).
(1) ContaBsi oggi In qpella lerrlcciuola un 600
•bit.; è distante 6 m. da Catania ed esporta orai
e Tini.* Gli scogli di Aci o dei Ciclopi sono ce-
lebri presso i mineralogisti dopo cbe Dolomieu
Ti scoperse per la prima Tolta Tanalcime limpi-
da» della da Ini zedile bianca ( mem, tur U» isUs
Ponce» ete. pag. 434 ) e cbe poi V Abate Ferrara
chiamò Ciclopite; ma oltrecciò ri ba on gran Da-
merò di cose ammirabili su questo fatto.
L'isola maggiore é tutta squarciala ali* intorno
da profondi burroni pei qoali se ne può discer-
•ere la costruzione interne. La sua massa prin-
cipale è di lava bigia o nerastra su cui si poggia
Immediatamente nna roccia spaziosa cheba Taspel-
to d* nna marna o di nna argilla, come è stata in-
dicata da Dolomiea; non tì hanno aopra però pian-
48
AC
Ael-ValTerde. Lat. Adi YaUU fMdié.
Sic. Jaci Valfirdi (V. D.) Vedi Yakerde.
Ael-noonla. Lat. Ads Xifonia. Sic.
Jaci Sifonìa (Y. D.) Appari negli anni scorsi
un*esaUissìma topografia di questa antica
città con tutti gli ediflzii, benché particolari,
indicati, ed espressi, eccellentemente condot-
ta, come si dice sulla descrizione d* un certo
Orofone; ma allora che altroTe avrò mostrato
non esser presso gli antichi opera di sorta
di questo scrittore, ed esser quella un mi-
serabile ritroTato di uomo piuttosto inca-
pace e di grossa pasta, nessun che ha fior
di senno saprà negarmelo ; non voglio per
ora infastidire i miei lettori , e trascorro
afanti, brevissimamente esponendo le con-
getture che rimangono delia Xifonia, o chec-
ché deve stabilirsi dell* antica Aci. AITerma-
no gli eruditissimi Orsino , Gualterio , ed
Agostino Dialog. esser da noi pervenuto il
cognome Adècolo alla famiglia di Valeria
Romana, perlocché arrecano molte monete
consolari di questa famiglia tra le prime
della Repubblica, dove vedonsi impresse
te meriteToli aUenzione fuorché il Muen^ian-
ikemum eryitaiUnum, che col Nodi/larum è comune
In Sicilia. A poca dislanta levasi on altro icoglto
sol mare a rorma di piramide, compoito di lava
prismatica bigio-srora, con pirossena giallognola
e lamineUe di feldspato e contenente talvolta glo-
hole di mesotipe madiata; ne è corerla la cima
dalla stessa roccia di apparenza argillosa , che
sembra dovesse originariamente formare un esteso
deposito. Due altri scogli più piccoli analmente
hu corteggio a questo, da coi non differiscono
nella struttara, presentando groppi colonnari della
laTS medesima. Sono quattro dunque gli scogli di
Aci o dei Ciclopi, quantunque Plinio non ne ram-
menti che tre , seopuli tt9$ Cyclopum , e se non
vogliasi ammettere in lui un errore, è forza cre-
dere che il quarto sia stato isolato dopo i suol
tempi, o da tremuoto, o dairurto deUe procelle,
poiché quell'ammasso di prismi può Tenir facil-
mente scompaginato. Cosi anche sembra Terisi-
mlle che tutti questi scogli siano stati un tempo
In continuità ed abbiamo formato un sol corpo co-
gli ammassi colonnari della costa donde furono di-
veiti. Y9di Biòl. tu Tom. XI éov€ ho pr§so qu$-
ili eognisioni.
AC
delle Sirene, mostri del mar di SidliAt co-
me fingevano i Poeti ; ecco le parole di
Orsino che descrive le famiglie romane dalle
monete : appartengoìiH agli AcìbcoU i pri-
ffi< tre denari^ nel èeeondo dei quaU ai ieor^
gè una Sirena impreuavi forse da C. Vale*
rio, per aeere abitato una voUa gli AH-
scoli nel territorio del fiume Aei popolalo
da Sirene, e di là partiti avere in prina
occupato il territorio Sabino e poi Roma.
Il fiume Ad che scorre dal manie Etna
fa detto AJklàO%, poiché, come oMioMO
da Eustazio , ai disse procedere a gui$a
di un dardo; gU abitanti ne furono i Fa-
lem, donde crederi essere stati appMaU
àdscoli. Ed avendo i Valerìi emigralo dai
Sabini a Roma sotto il governo di Taiio,
può dal detto di Orsino ricavarsi la origino
di Aci o prima o circa la fabbrica della
città ; non taccio intanto varii essere stati
i cognomi della gente Valeria, Flacci, Mes-
sala, Catuli, Pubblicoia, Levini, Corvini, che
di certo in varii tempi fiorirono e poi tea-
nero il Consolato della Repubblica; quindi
gii Aciscoli che stabilironsì nel territorio di
Aci, non possono al certo scambiarsi coi
Sabini; ma poiché la Sicilia divenne pror
vincia Romana perchè vicina , si curò di
abitarla, e le parti di Aci principalmente;
del resto, sotto la scorta di Valerio Mei*
sala, Catania si uni ai Romani; a ben n-
gione adunque sospetta il Carrera lib. 8,
cap. 18, totn. 1, essersi allora i Valerii,
presi dairamenilà del terreno, stabiliti nelle
rive deirAci.
Molti monumenti bensì ci rimasero del^
Tantica città sino alla contrada Niiell, comi
sepolcri^ ruderi di mattoni , frammenti di
statue, vasi a due manichi, lacrimatoi, lo-
cerne; e più di ogni altro una mole ingeo-
te di pietre quadrate nel territorio dei Pid
lungo la strada pubblica che conduce al
villaggio Porto, ci dà notiiia di antico e non
ignobile città, abitata un tempo, come cre-
do, a borgate al pari di oggi. Non dabUo
49
ì
■ì-
t
i.
t
AG
essere stata delta Àci dal fioine vicino ed
aver poi preso dal promontorio soggetto il
soprannome di Xifonia; del resto ciò che
si disse, prineipalmente da Orofone, è da
abbandonarsi colle favole antiche essendo
indegno albUo di memoria.
id imporre finalmente un compimento al-
le notizie di ici, riroane dir delle signorie,
col si addicono per dritto di clientela i
mnnidpj di essa. Scacciati i Saraceni largì
il eonte Ruggiero tra le altre possessioni
ad ingerio Vescovo di Catania, con suo
diploma del 1092, il territorio di Aci col
castello; ed allora fu onorato bensì Ada-
metto Sismondo dal Conte medesimo, della
carica di governatore di quello, come rin^
vengo nelle memorie di si nobile casato:
si ebbe poscia a successore il figliuolo
Stelano, il di cui erede fu confermato da
Guglielmo II nel 1173, e per essersi unito
a Tancredi col Vescovo di Catania diccsene
primto da Errico VI. Molte famiglie allora
aKtavano a borgate il territorio, con nomi
che persistonvi ancora; è però evidente, dai
querceti, che fìrequentissimi occorrono in
larìi luoghi, essere stato per lo più occu-
pato da densissime selve, che abbattute po-
scia e distrutte, -piantati i campi a vigne,
ad alberi fruttiferi, vestiti di gelsi i monti,
resero tal copia di frutto da superare Ta-
spettaiione dei cultori.
Consumati sotto i Principi Svevi 1 dritti del
Vescovato di Catania, anche la signoria di
iet sostenne perdite non leggiere; rimessa
poi alla prinuera integrità, sotto i Re di
Fraacia, per opera del Legato Apostolico,
lotto per negiigenxa del Vescovo Gentile,
soUo Federico II , ne ebbe il potere per
l'annuo censo di 75 monete d*oro Ruggiero
di Lauria Comandante del mare dell* isola,
che ne fortificò egregiamente il castello:
vi si difese una volta, come abbiamo dalle
storie, il nipote di Ruggiero contro il me-
desimo Re, e se l'ebbe Margherita figlia di
Ruggiero, lorchè quegli si uni a Roberto Re
AC
di Napoli; e morto finalmente nella patria,
pretese Roberto il possesso di Aci, poiché
era stato sancito doverne Lauria e gli eredi
tenere il possesso non ostante ribellione;
ma appellata la lite a Giacomo Aragonese,
costui decìse per Federico di Sicilia; solle-
vatisi i Galli sotto di lui, ostilmente inva-
dendo il territorio di Aci, devastaronlo col-
rineendio^ ed avendo e campi e villaggi de-
vorato, una pioggia di neve copri quelle rui-
ne, donde il motto dei Siciliani: Aci poi-
ché arse nevicò.
Blasco Alagana Tottenne dallo stesso Fe-
derico come se ne fa Menzione nel regi-
stro del 1320; ma sotto il Re Ludovico ne
rinvengo signore l'Infante Giovanni Duca
di Randazzo, alla morte di cui pervenne ad
Artale Alagona figlio di Rlasco, che nel 1301
s*ebbe una nuova concessione da Simone
del Pozzo Vescovo di Catania, di che con-
segui la conferma da Urbano V; disse ere-
de per suo testamento fatto in Catania, il
figlio Maziotia di letto illegittimo, cui, es-
sendo morto senza figliuoli, BUmco e dopo
di lui il giovane Artale successero; nemi-
co costui ai Re Martino, lungamente con-
tro gli eserciti regii nel forte di Aci, con
moglie e figli, si difese; cedette finalmente
con un accordo di cui ritrovai esserne que-
ste le condizioni: consegnasse Artale al Re
le fortezze di Aci e di Paterno, prendesse
a protegger Malta; ma dopo breve tempo
perdette Aci, né finalmente si ebbe la pos-
sessione di Malta; partito da Sicilia allora
mori in esilio. Celebrato dopo ciò il Re Mar-
tino in Siracusa il Parlamento nel 1398
stabili, rimanessero il territorio di Aci ed
il castello sotto il Regio Demanio; Alfon-
so tuttavia con lettere di Messina del 5
aprile 1422 li assegnò per 10000 fiorini a
Ferdinando Velasquez. Nel seguente anno
poi , essendosi lagnato presso il Romano
Pontefice il Vescovo Giovanni del Poggio
del dilapidamento della sua Chiesa^ pro-
curò il prelato di Siracusa, a comando del
50
AG
Papa, reslitiiirlo nella possessione di Aci e
negli altri beni male alienati; rappattumato
r affare , gravato Velasquez del censo^ as-
sunse il dominio. Volle allora Alfonso si
fossero tenute fiere nel territorio dì S. Ve-
nera, dove è un pozzo di acque termali ; e
rammentano che il Magistrato componen-
tesi dei singoli municipii, procedendo con
solenne pompa a cavallo dal villaggio Pa-
Tonio a piantarle^ non lieve danno recas-
se agli agricoltori; Timperatore Carlo v le
confermò e trasferille poscia in Acì-Reale,
dove ora verso i 21 dì luglio, con gran con-
corso del vicinato, celebransi ogni anno. In
quel tempo Adamo Asmando si disse Barone
di iici, perciocché largo in concedere il Ve-
lasquez^ segnò nel 1434 suo successore lo
Infante Pietro Conte di Noto fratello d'Al-
fonso , però nelle ultime disposizioni del
1437 Alfonso medesimo, e morto costui sen-
za figliuoli, lasciò successore Taltro fratello
Giovanni; frattanto rassegnò Alfonso per
4020 fiorini a GianUxUlisla Platamone da
gran tempo Viceré in Sicilia, e Segretario
del Re; ed avendo impetrato due anni dopo
Guglielmo Kaimondo di Moncada la terra
di lui, pagati 5000 fiorini per drillo di ri-
compra che avevasi il Re conservato, sei ri-
Tendìcò dipoi Platamone sborsati nel regio
erario 45000 fiorini; lasciolla nel 1451 al
figliuolo Giulio Sondo confermato con re-
scrìtto del medesimo Alfonso, il quale mor-
to, successogli in Sicilia il fratello Giovanni,
ripeteva da Giulio Sancio il territorio di
Aci col castello, che asseriva doverglisi giu-
sta il testamento delFInfante Pietro ; ingag-
giala una lite nella H. C. del Regno di Si-
cilia, decretò questa in favore di Giovanni,
il che mal sopportando Sancio, calpestando
la parola data al Re, nel 1463 si fortiGcò nel
castello, ma espugnato per opera di Nic*
cola Settimo, lui ed il figlio gettati nella
rocca Orsina di Catania , vi furon sino a
morte obbliati; Aci soggiacque al dominio
regio. Incalzando poco dopo una guerra,
AC
ne vendette Io stesso Giovanni la signoria
nel 1465 a Bernardo Requesens allora Vi*
cere, da cui dopo Ire anni per opera del
Questore di Sicilia, per più vistosa somma
sborsata nell* erario, se l'ebbe Anionio di
Mastro Antonio: Giulio Reitano poi presen-
tati al Re 40000 fiorini, prese Aci a vassal-
laggio, del che inteso il Mastro Anionio,
che comprata Taveva col patto di esser pre-
ferito a ciascun altro anche se presentato
avesse somma piii grossa, contò il congruo
danaro al Questore, di nuovo rientrandone
in possesso ; alla morte di lui fu succes-
sore nel 1478 il figliuolo Luigi di Mastro
Antonio^ cui nel 1505 sottentrò Salvaiore^
che la tenne sino al 1528. Appena compre-
sero allora gli Acesi vendersi dalla Curia
il dritto di ricompra , ed aver Saltàiort
presentato al Questore 5000 fiorini ad im-
possessarsene, per opera del Senato di Ca-
tania e per l'industria di Girolamo Ciief-
rera^ ambasciadori spediti air imperatore
Carlo equivalente prezzo offerendo, per de-
creto del 25 luglio 1521 , ottennero ve-
nire incorporati al Demanio Regio.
Rimase dunque per un secolo e più, sot-
to il potere Regio, inipinguossi come di so-
pra, Aquilea massimamente, finché questa
dalle altre terre divisa, il che i Regj Con-
sultori avevan segnato dieci anni prima, ri-
mase nel Demanio ; furon date le altre a
Niccola Diana, avendo sborsati nel Regio era-
rio 33000 fiorini. Successe a Niccola il fi-
glio Guglielmo, e si ebbe nel 1662 AdS.
Antonio, Catena, S. Filippo e gli annessi ca-
sali; ed avendo poi Stefano Biggio Prin-
cipe di Campofiorito contati 36000 scudi al
Questore del Regno ed altrettanti ai Diaaif
prese perpetuamente in vassallaggio le so-
vraccennate terre, alle quali annesse beisi
il borgo di Plataniaj che poco dopo vaa*
ne compreso territorio di Aci Reale. Seh
sevi, per dritto della moglie, Stefano Principe
dì Campofranco, primo Marchese di GiiM» g
stra , ornato in patria di cariche priouurtei I
51
i
Ì
AG
esercilò in critiche circostanze le Teci di
Yicerè, ed in Catania principalmente nel
1669, qaando il monte minacciò allagar la
cittì; Segretario del Re, Razionale deirE-
rario di lui. Legato in varie Corti, e finalmen-
te elelio Stratego di Messina ; fondatore, co-
me dissi di sopra, del Convento dei Minori
presso Ad-Catena, che disegnato dal 1633^
un tanto benefattore finalmente conobbe in
Istetàno nel 1689; si ebbe Luigi dalla mo-
glie Angela, primo Principe di Catena, Ca-
valiere di S. Giacomo, dei Pari del Regno
e Pretore di Palermo; celebrò le nozze con
Francesca Saladino^ donde nacquero Stefano
Prìncipe di Aci S. Antonio e S. Filippo, An-
drea Vescovo di Catania, ed altri. Nacquero
da Siefano e Dorotea Branciforti , Luigi ,
Andrea^ Michele, e Pietro il quale ascritto
in Roma trai Prelati, fini sul fiore la vita;
Andrea vivente , supremo Prefetto della
flotta Spognuola; Michele, Ammiraglio del
Re di Rapoli, Cavaliere dell* Ordine di San
Gennaro, Presidente da gran tempo di tutto
il regno , ora con altri moderatore delle
due Sicilie; il Prìncipe Luigiy Ammiraglio
di Sicilia in prima, e Vicegerente del Vi-
ceré, andatone nella Spagna Viceré di Va-
lenza ed Orano, Comandante dell* esercito,
ambasdadore presso i Veneziani, con pie-
no potere per Tltalia, di carica aguale de-
corato in Parigi , ovunque palesò somma
moderazione di animo, prudenza, destrez-
za, monificenza; meritò poi venir segnato
trai Grandi di Spagna, trai cavalieri di S.
Gennaro, S. Spirito, S. Giacomo, si attras-
se la confidenza dei Principi; dando un ad-
dio finalmente agli onori ed a tutto, a se
lungamente vissuto ed al Creatore, in Val-
verde terra di sua pertinenza , come era
slato soo desiderio, attese intrepido la mor-
ie nel 1758, ed ivi insieme coU'amata sposa
dorme on sonno di pace in comune mar-
moreo sepolcro; fu dessa Caterina Gravina
da cui si ebbe Stefano , Ignazio , Carlo e
Baldassare, di cariche ed onori insigniti; il
AC
primo inaugurato dal padre medesimo ad
un orrevole sentiero nel primario governo
della milizia del Re di Sicilia, suo Legato
in Ispagna , Comandante del Castel nuovo
in Napoli, Direttore del Regno, oggi appa-
recchiasi a cariche maggiori. La lat. di Aci
è di gradi xxxvii xl^ la long, quasi di xxxix
dalfisola di Ferro.
Ac4iaa del Corsali. Lat. Aquae ptro-
tarum. Sic. Acqua di li Cursali (V. M.) Ter^
ra nella spiaggia settentrionale di Palermo,
con una torre di guardia ed una sorgente
di acqua a circa due miglia dalla città (1).
Ac^ha del He. Lat. Regis Aqua. Sic.
Acqua di lu Re (V.M.) Fonte e Torre verso
Ponente nel seno di Castellammare o Se-
gestano. Vedi Fonte del Re.
Acqaa aianta. Lat. Aqua Sancla. Sic.
Acqua Santa (V. M.) Seno nel littorale di
Palermo verso Oriente sotto il monte Pel-
legrino, con un borgo di marinai ed una
Parrocchia (2).
(1) In quella torre coti detta dello Staxxone fé
receDtemente ttabilito no Telegrafo tra 11 Molo
di Palermo e Bagherla.
(8) Ivi sorge il UzxareUo di Palermo fondato dal
Duca di Albnqoerqae nel 1631; vi furono aggiunti
varii corpi nel 1771 e ristorato ed accresciato colla
debita magnificenza venne finalmente nel 1883,
sotto la vigilanza del Slg. Dnca della Verdura.
Occupa un grande spazio in riva al mare tutto ri-
cinto di mura che ben lo custodiscono; si ha due
porte una al Sud, 1* altra a Sud-Oyest che è la
principale, a cui si apre a dritta un angusto sepol-
creto ad uso degli eterodossi, piantato a mirti ed a
cipressi, ornato di tombe con iscrizioni ec. Vi sor-
ge nel mezzo di un gran cortile la primaria cap-
pella a comodo dei contumacisti, ed una piccola
scala di pochi gradini mette In un ciborio, dove
il simulacro in rilievo di M.* Immacolata, patrona
dei naviganti, lavoro dello scalpello dell'egregio
SaWatore Bagnasco, oltre il basso rilievo di pittura
di Giovanni Patricota situato nel cortile, ed il
busto in marmo del Re opera dell' abilissimo
Nunzio Morello. Ad un tiro di paUa dal Lazza-
retto merita attenzione la Regia peschiera di ce-
fali non molto eslesa, ma aggradevole al sommo.
Sorge nel territorio dell'Acqua Santa la maestosa
Casina del Principe di Belmonte fabbricata sul fine
del trascorso secolo, adorna di amenissima gio-
52
AG
i Tiva^Lat.ifua vtva. Sic. Acqua
fiYa (V. H.) Villaggio nella diocesi di Gir-
genti non lungi da Sutera e Castronuovo,
col titolo di Ducato sin dal 1686, alle fal-
de di un monte tra Camerata e Monte di
Hele 0 Hanfreda, chiuso dal territorio Ma-
ehinese che di molte sorgenti e vari fiumi
copioso, diede nome al villaggio, PìeI Capi-
brevio di Barbera si fa menzione del feu-
do Machinese presso Sutera, essere stato
di dritto verso il 1330 di Giovanni Loarria^
da cui passò alla figlia Marina moglie di
Santoro del Castello: succeduto poi al Ca-
stello Antonio Spalafora nel 1408, passò
quindi ai figli che rinvengo nel 1516 signori
del Machinese; compresselo tempo dopo
Francesco Abarca e lasciollo alla figlia
Francesca unita in matrimonio a Pietro
Oliveri, quale per varii onori rifulse. Pre-
sidente del Regio Erario nel 167S, elevato
al supremo posto del Consiglio Italico, mo-
ri in Nadrid lasciato il figliuolo Michele
che fu nominato il primo. Duca di Acquavi"
ra; nacque Pietro da lui e da Rosaria Pilo dei
Marchesi di Marineo , che generò France^
SCO con Caterina Gisulfo, oggi marito di
Rosalia Migliaccio: gli si compete il dritto
di armi ma non ha luogo nel Parlamento.
Un legato del Vescovo presiede al Clero
ed esercita dritti parrocchiali nella Chiesa
maggiore sacra alla Madonna SS., la di cui
festa^ come di primaria protettrice, celebrano
gli abitanti nella terza domenica di settem-
bre ; il loro numero nel 1613 fu di 549
coDda TiUt; ne è il sito fommamente delitioto •
iOTraoeggit sol mara, oggi di proprietà di Ferdi-
nando Morroy Principe di S. Giuseppe, Pandolfina
e B§lmont§ per dritto di moglie. Fa menzione
remditisiimo Scavo di on sale catartico trovato
in un'acqua che acaturitce da ona apertura a
pochi paMi da quel fabbricato In un masto del
Pellegrino, appellata da ciò dal volgo Palermitano
Aequa di la liaeea; sembra della stessa natura di
queUa detta dagritaliani dtlU Capanne in Noce-
ra, e fa da gran tempo encomiata dai medici co-
me an farmaco alle più gravi malatUe.
AC
con 137 case , ma si accrebbero sin oggi
ad 829. Il suolo ne è fecondissimo, abbon-
dante in pascoli a nutrire gli armenti, non
iscarso in oliveti, vigne ed altri utili (1).
Ac4iae «randl. Vedi Ad fiume.
Acradlna« Lat. Acradina. Sic. Agradint
(V. N.) La più grande e migliore parte della
città di Siracusa, detta a buon dritto rounitia-
sima da Plutarco, bellissima, vastissima, di-
visa da un muro dalle altre, Tica cioè e Rea-
poli, quali Diodoro nomina come sobborghi,
e dall'isola, ossia Ortigia per un angusto
stretto di mare reso come un istmo da un
ponte e da argini. Tullio contro Verr. Ci ha
un'altra città in Siracusa, cui è nome Àerth
dina, dote un estesissimo foro, bellissimi
portici, un ben collo collegio, amplissima
euria ed il famoso tempio di Giove Oiim-
ptco; le altre parti della città tagliale da
larga ed estesa via e da molle diagonali,
contengono edifizii privati. Fu in prima
unita ad Ortigia e popolosa, poscia abban-
donata a poco a poco dopo i tempi di An-
gusto al declinar deirimpero, distrutta fi-
nalmente dai Saraceni. Strabene lib. 6,
Maltrattata fra le altre ai nostri giorni
Pompeo, Siracusa, mandovvi Augusto una
colonia , ristaurò gran parte dell* antica
struttura; costava un tempo Siracusa di
cinque città, ridnta d*un muro della fan-
gliezza di 1800 stadii; ni stima a/ver pò-
(t) Oggi Àequaviva è un comune in provincia
distretto diocesi di Galtanissetta , circondario di
llussomeli da cui dista 8 miglia e 86 dalla prlasa.
Il suo territorio componesi di salme 81S,6SS: IJM
In giardini, l.Sll in orti sempHci, 0,OtS In can*
neti. iS,871 In seroinatorii alberati, eis,6ie In
seminatorii semplici , 76,816 in pascoli , i,aSft la
oliveti, 11,490 in vigneti alberati, 87,888 In vi-
gneti semplici, 1087 in ficheti d* India, 15,048 la
mandorleti, 1,735 in pistacchieU, 88,388 la lerrtnl
ImproduUiTi, 8,106 in suoli di case. Alla dislaaa
d*un miglio dair abitato nota Portolani Diz. Gaof.
esserti una miniera di salgemma di cui ti fa ose
con gran profitto, nel salare principalmente. Con*
tata neiranno 1788, 1953 abitanti, che eranal dimi-
nuiti nel 1831 a 1641 e nei fine del 1851 a 1513.
53
AG
tuio Àaguèl9 abbellire ima eUtà di A gran
drcttiio, ma aicer assegnato soUanio alla
parte abitata presso Visola Ortigia un nu-
mero maggiore di braccia per elegantemenr
te compire la parte di tal circuito di mu»
ra^ da potefe entro rinchiudervisi quello
duna cittàmoUo grande. Ortigia congiun^
geH al eoniinente con un ponte; dunqqe
ai tempi di Aagusto questa parte sola cioè
V Aerodina era abitata, che egli forni d' una
colonia. Verso la metà del vii secolo Y Im-
peratore Costante stabili la sua dimora in
Siracusa, ed è certo in quella parte; da
allora affermo essere Acradina a lungo esi-
stita, a poco a poco essersi spopolata sotto
i Saraceni, poi del tutto abbandonata e fi-
nalmente spiantata.
Aere. lat. Acrae. Sic. Acri (V. W.) An-
tica città in Greco arpai, della di cui gente
il nome Acrea, da Plinio lìb. 3, cap. 8 in
conio latino Acrese. Variano circa il sito
i Geografi , tutti però la collocano in un
luogo eminente, come suona lo stesso no-
me, il che indica Silio in quel ^erso Uh. 14.
Né i Tapsi, o quei deUe neTose rapi
lltBcaroo d*Acre...
Cluferio tra Doto ed Avola al convento
diS. Maria delFArco, Arezio dove era Chia-
niDonte, Fazello presso Palazzolo; prende
qaesti due argomenti da Livio e da Plutar-
co: Livio descrivendo il viaggio d'ippocrate
capitano dei Siracusani nota aver con 10000
pedoni e 5000 cavalieri fermato nottompo
3 campo presso icrtUa, e ritornato coi suoi
■ucello da Agrigento e rinvenuti scompi-
gliati e dispersi i Siracusani in piantar gli
accampamenti e molti inermi , fugò con
Ippocrate la cavalleria insino ad Acre. Ri-
tornando poi Uarcello in Siracusa, pose il
campo Ippocrate a due miglia presso il fiu-
me Anapo con Imilcone condottiero dei Car-
taginesi: tutto il che ci abbiamo da Livio. Dal
sin qui detto può ricavarsi^ essere stata
Aciìlla non lungi da Acre, distare da que-
AC
sta due miglia il fiume Anapo, potersi in
una notte far il viaggio da Acrilla a Sira-»
cusa, da cui non lungi colloca altronde Ste- -
fano la prima, e sappiamo non distar molto
Palazzolo dalle fonti dell'Anapo; non a ragie- -
ne dunque afferma il Cluverio,mal cementan-
do Livio, avere errato Fazello nello stabilire
Acre verso Palazzolo. Plutarco poi narran-
do il viaggio di Dione da Agrigento verso
Siracusa, dice aver posto il campo presso
Agras , e toltolo poi nottempo' , e venuto
ali* Anapo lontano dieci stadi! da Siracusa,
aver quivi salutato Taiba nascente; le foci
di quel fiume ne distano per fermo altret-
tanti. Può un esercito, a sentimento di Clu-
verio, percorrere in una notte lo spazio di
circa 24 m. tra Palazzolo e Siracusa, don-
de a buon dritto riprendesi di tale errore
il Fazello, che stabilisce Acre presso Palaz-
zolo, dai due argomenti addotti da Livio e
da Plutarco. Un convento di Cisterciesi fi-
nalmente porta il nome deirArco non del-
rircta come disse Cluverio, dove si ha
qualche vestigio deiranlico nome di Acre.
Dubita Cluverio essere stata dove oggi Chia-
ramente, quasi che la voce Acramonte si
sia corrottamente cambiata in Chiaramente;
dista però quella torre piò di 30 miglia
da Siracusa, cosi appellata dai borgomastri
Chiaramontani ; e rimanendo oggi presso
Palazzolo il vocabolo Acramonte^ il Fazel-
lo apertamente abbraccia la congettura di
Arezio.
Notando Stefano molte Acri , la terza ,
scrive , è opera dei Siracusani. Tucidide
nel lib. VI, Acre, dice, e Casmene furono
fabbricate dai Siracusani; Acre 60 anni
dopo Siracìisa, Casmene 20 quasi dopo
Acre. È noto già aver Siracusa cominciato,
nell'anno ii della xi Olimpiade, a popo-
larsi di Corinzii; fu dunque Acre costruita
nell*anno iv della xxmi Olimpiade, 663
anni prima di Cristo. Dalle tavole deiriti-
nerario romano ricavasi; da Ibla 24, dalle
Acri 18, da Siracusa 24 distare. Trovasi ne-
54
AC
gli elogi di Diodoro, avere I Romani per*
messo a Cerone, di ritener Botto U $uo im-
pero e % Siracusani e le città toro soggette
Acre, Leonzio^ Megara^ Eloro, Noto^ Joor-
mina.
Ecco quanto è scritto di Acre; ma ascol-
tiamo il Fazello che parlando della terra
Buscemi di nome recente, dove ripone la
sorgente del flume Anapo di Siracusa, sog-
giunge esser Palazzolo a due miglia di là;
detto un tempo Acre dai Siracusani, co-
struito sul fiore dei loro tempi: ne rima-
ne un vestigio al convento dei minori di
S. Maria di Gesù, che dicesi ancora Aere-
mante e corrispondendo atC autorità, pre-
senta una distanza con Siracusa di 2t mi-
glia. Checché dei rimasugli di Acre, dove
di Palazzolo.
Aerina. Lat. Acrilla (V. N.) V. AccUla.
Acrlstla. Lat. Acristia (V. M.) Villaggio
fabbricato sopra rupi eminenti, oggi deserto,
non lungi da Cìuliana e Chiusa; Fazello dice-
lo spiantato e dalle sue rovine accresciuto
Burgio. Francesco Venlimigtia possedeva
nel 1320 il castello di Cristla, secondo i regii
libri; nei 1408 apparteneva agli eredi di
Nicola di Peralta conte di Chiusa, Giulia-
na e Bivona. Dubita Cluverio essere stata
Fantica Scirtea di cui a suo luogo: non lun-
gi da Triocala verso Settentrione è un vii"
laggio deserto, volgarmente Acristia, che
si per la vicinanza che per una certa somi-
glianza di nome sembra siasi Vantica Sdr-
tea. Egli crede bensì esserle stata un tempo
vicina Crasto città (i).
Acuta. Lat. Acuta. Sic. Pizzuta (V. N.)
Piramide al Pachino, di là dal fiume Assi-
naro volgarmente Falconara.
AD
Adernlte. Lat. AdemiUs. Sic. Aderniti
(T. M.) Un tempo casale di Val di Hazzara,
(1) Credetl da «Ictmi eMtr lorU tra BItacqoino
e Sambuca.
AD
di cui sotto Federico II era signore Fron-
cesco Mangiavacca Milite Messinese.
Adernó. Lat. Adranum. Sic. Ademò
(V.D.) V/Adrano.
Adragno. Lat. Adragnum. Sic. Atragnu
(V. M.) Casale Saracenico non lungi da Sam*
buca , poi abitato dai Cristiani e concesso
con altri da Guglielmo II al Monastero di
Monreale; concediamo e doniamo^ sono pa-
role del real diploma, Palermo 1185, alla
chiesa medesima^ i casali di Giuliana^ Co-
mico, Adragno, Lasabuca e Senure con
tutti i toro lenimenti, pertinenze e cappel-
le. Dal beneficio dell'Arcivescovo di Morreale
passò alle signorie secolari; quindi se Y ebbe
Eleonora figlia deirinfante Giovanni ed il
suo erede Giovanni di Luna (V. Sambuca).
Afferma Cluverio avere Adrone mentovato
da Diodoro in questo spazio di terre, ce-
duto il luogo ad Adragno, detto deserto
dal Fazello e superstite solo per nome
e ruine.
Adrano. Lat. Adranus fluvius. Sic. Adra-
nu (V. D.) Vengono cosi appellate le vene
di acqua che sgorgano copiose sotto la città
dello stesso nome e sboccano nel Sinieto;
due principalmente meritano di essere com-
mendate, runa nominata cAìara, nera Taltra,
poiché limpide dà la prima le sue acque,
torbide la seconda. Per falsa persuasione
credono alcuni essere i fonti Delti o PiU-
cini, poiché Adrano, Dio del superstizioso
gentilesimo, dicesi dairanlìco Esichio padre
dei Palici, dei quali, alcuni stabiliscono la
favola presso il Simeto; né niancan di co-
loro che alTermano venir questo, sotto U no-
me dell* Adrano, che in questa età nostri
scorre nei confini di Adernò, e la barebella
pel suo tragitto prenderne il nome.
Adrano. Lat. Adranum. Sic. Ademò
(V. D.) Popolosa e ricca città con til<do di
Contado^ di antica origine, rammentata da
Diodoro, Plutarco, Ninfodoro, Eliano, Livio e
Plinio; Adranum dai Greci, come anche da
molti Latini; e dai scrittori del basso tMipo
55
AD
Adeniio, dai Siciliani Ademb. Sorge sotto
il monte Etna nei colli sopra il Sinieto a
Sud-Oyest, fu costruita secondo Diodoro
lìb. 13 4a Dionisio tiranno di Siracusa: Dio-
fiuto, scrive, fabbricò una eiiià mlh Btes-
so monie Etna , deità da lui Adrano da
un famoso temfdo. Esser fiorita prima di
Dionisio col nome di Inessa sotto TEtna,
poco si accorda colla storia; sorgeva Inessa
sin prima di Gerone è vero, ma il suo silo ri-
pongo altrove. Risponde la fondazione di
Adrano sotto Dionisio nel primo anno della xcv
Olimpiade, 400 anni prima di Cristo. Fa poi
menzione Plutarco, nella vita di Timoleonte,
del tempio di Adrano che diede nome alla
città: abitavano gU Adraniti una terra
fecola è vero, ma consacrata al Dio
Adrano teneraio in tulta Sicilia. Ellano
degli Anim. lib. 2, cap. 20 : ci ha in Si-
dita, dice Ninfodoro^ la città di Adra-
no, dove sorge un tempio al Nume indi*
gmoj che a^erma magnifico; ma vedre*
m aUrove cosa dicono del Dio , quan-
tmque famigerato, propizio y secondo ai
wppUdteToii. Più di 1000 cani vagolavano
intorno al tempio nutriti dai sacerdoti , a
ravviar coloro che pellegrinassero religiosi
al Rumè, fugar coi latrali e coi denti i
profimatori, i ladroni, ed accompagnar noi-
t^po i devoti alle case loro ; è notizia di
Beino. Adrano è quell'eroe per vero, da
coi , secondo Macrobio , ammoniti i Sicoli
della divina risposta dei Palici, offrirono nn
saerifizio. Riportata Timoleone vittoria con-
tro Icete , sacrificò nel tempio secondo il
Gostaoie delia gente, poiché i cittadini presi
d'orrore veduto Adrano bagnato di sudore
squassare un arme, a Timoleone il rac-
coDtarono neir entrare in città, e tentando
due sicarii mandati da Icete sotto spoglie
di conladini insidiare la vita del Corìnzio
addetto ai sacrifizi!, vennero presi, e dopo
avere svelato la trama furon, secondo Plu-
tarco nelle storie, rilasciati liberi.
Presso quel tempio sorgeva un giorno
AD
Adrano j ma Fattuale città credesi solle-
varsi in un più largo spazio; fiori al certo
non ultima tra le altre. Poiché narra Dio-
doro r assalto dato dai Romani ad Adrano
e Macella, nota come scrive Cluverio d'un
altro Adrano nella valle di Mazzara. Silio
del resto lib. iv enumera gli Adraniti tra
quei popoli nostri, che soccorsero il console
Marcello; e Plinio tra quei del centro; mol-
to illustri finalmente addimostranli le mo-
nete con Tepigrafe Aapanian, dove da una
parte si scorge un'Aquila che dilania col
rostro e le unghie un lepre, dal di dietro
un cancro cui sottogiace un pesce; se ne
ha poi di altre in cui si osserva il capo di
Apollo o di Adrano con una lira ed il
motto AAPANiTAN. Sorgeva al tempo dei
Saraceni , come costa da una pietra non
lungi dalla chiesa di S. Domenico segnata
di caratteri arabi, di cui si ha interpreta-
zione appo il Pirri. Non ignobile fioriva sot-
to i principi Normanni, e spesso viene en-
comiata Adelasia Contessa del luogo, nipote
del conte Ruggiero ; dicono essere stala
allora fabbricata quella torre gigantesca
che occorre di tutte la prima nella de-
scrizione di Adernò; é quadrilatera, ele-
vasi a 300 cubili , munila dì esteso ba-
stione con un ponte; le basse interne ca-
mere erano destinate ai malfaltori, i piani
superiori a tre ordini presentavano un gior-
no sale magnifiche; oggi pero più non so*
no in istato di potere abitarsi. Non distan-
te dalla torre é il tempio principale verso
Occidente dedicato a Maria Assunta, ampio,
decenlissimo, che da pochi anni minaccian-
do mina fu in forma più solida ristaurato
con nave ed assidi ; é V unico Parrocchiale^
adorno di un Collegio Canonico stabilito ver-
so il 1690 per ordine del Vescovo di Catania
e Diocesano, poi confermato nel 1706 dal-
l'autorità del Romano Pontefice, al di cui
Preposito e Dignità, come diconsi, si attri-
buiscono le cariche di Parroco ; nella piaz-
za dinanzi il tempio larga e spaziosa, sorge
56
AD
il Pretorio Civile dove esercitano il dritto
i Magistrati e i Consultori. Le altre parti
della città si hanno le loro Chiese che di-
cono filiali, dove amministransi I Sacramenti
a comodo degli abitanti, delle quali la prin-
cipale sul centro quella di S. Pietro pa-
trono del paese, bella per T eleganza del-
r edificio e grinterni ornati; ne è magni-
fica la cappella del S. Apostolo ; sono de-
corati gli Altari di antiche nobili pitture del
famoso Zoppo di Gangi ; una solenne festa
vi si celebra con gran pompa e fiere il di
primo di agosto. Neir altra parto, ossia la
terza, amministra i Sacramenti la Chiesa dei
SS. Salvatore, anch*essa maestosa, e posta
verso Oriente, presso alla quale al giorno
d*oggì la casa degli Esercizii spirituali; è
la quarta detta dì S. Leonardo Vescovo, ver-
so Nord-Est. Oltre di queste merita at-
tenzione, la Chiesa di S. Maria della Ca-
tena, elegantemente costruita a pubbliche
spese e convenientemente dotata^ dove ogni
anno ai 3 di agosto con gaudio universale
degli abitanti, sciolgonsi i voti a Maria co-
me a Patrona; non che quella di S. Nicola
Anacoreta cittadino di Adernò , fabbricata
come è fama nel luogo stesso dove nacque;
sono 12 le altre minori colle confraternite.
Trai Monasteri di donne viene il primo
quello di S. Lucia Y. e M. fondato fuori
il paese dalla contessa Adelasia nel USO,
impinguatosi largamente di beni e di ren-
dite; videro i nostri maggiori parte della
comunità condotta in Catania a stabilirvìsi
sotto il titolo della stessa Santa ; restano
nel territorio di Adrano ruderi del Mona-
stero e della Chiesa, consacrata nel 1159
dairArcivescovo di Bari , poiché trasferito
nel 1396 nel piano delle Rose alla parte
australe del paese, quivi sorge magnifico;
occupa il mezzo la Chiesa, ed ai fianchi da
Oriente ad Occaso stendonsi in un lungo
spazio entrambi gli edifizii, attirandosi l'am-
mirazione dei forestieri. Quasi nel centro
del paese elevasi dalfanno 1593 il ceno-
AD
bio dei frati Predicatori sotto titolo del SS.
Rosario, 30 anni prima stabilito al di fuori
nella Chiesa di S. Maria delle Grane, quale
Adelasia aveva assegnato con le terre dintor-
no alla Chiesa di Catania. Nella parte oedden-
tale abitano i Minori Osservanti on ampio
convento fabbricato, testimonio Uvadinge, dal
B. Matteo di Girgenti^ sebbene scriva il Pirri
averlo la Contessa Adelasia onorato dei suoi
auspicii sotto nome di S. Maria di Gesù
nel 1466^ dopo la morte del Santo; vi ha
un Collegio generale di studi! dell'ordiae,
dopo quel di Messina sommesso al Ministre
Generale, che ne assegna i professori; segnò
il tempio dell* olio sacro, giusta il co-
stume della Chiesa, Ludovico Gontriieri Ve-
scovo di Cartagine nel 1312, e d' insigni re-
liquie r adornò, dei legno della S. Croee^
delle Spine della corona di N. Signore; H
merita finalmente attenzione un siniolacfe
della Vergine sotto titolo di MonserraCoia
devota cappella, adorato dal popolo pei b^
befizii ricevuti. Alla parte opposta cioè ad
Oriente è adornato il Convento dei firati di S«
Agostino, dalla Chiesa di S. Maria Anmnuia-
ta, il quale prosperò dal 1424 fuori le mon,
collocato nel 1385 entro il paese dove ri*
mane finora. A 300 passi in questa parte
stessa il Convento dei Cappuccini Ikbbri-
cato nel 1 605 a pubbliche spese sotto gii
auspicii di Maria Immacolata; occorre il pri-
mo in sulla via. Fissarono di recente ad
1738 cioè, la loro sede in Adornò 1 Chierici
Regolari delle Scuole Pie, per dote del li-
rone Pietro Spedalieri , e gli annienti del
censo di Pietro CosU Ciantro della Odett,
perchè provvedesse allo studio ed alla cri-
tura degli abitanti; più i Benedettini di S.
Lucia, ed al lato aquilonare del fianco Mf
giore il Cenobio delle Vergini di S. CUaii,
decentemente stabilito a spese di Piaiit
ed Agata Bruno ; non lungi è il GoUegit
delle Vergini povere sotto la cura delle Mo-
nache di S. Teresa, fondato rimpelto la l•^
re nel 1693 ; e T Ospedale finalmente deve
57
AD
la compagnia dei Bianchi sollecita dei ma-
lati o dei pellegrini ne intende ad opere
di carità. Tali pubblici edifizìi non volgare
maestà conciliano al paese , ma anche le
privale case civili ne sono di principale or«
aamenlo, di eleganza e grandezza non man«
cando. Il sito di Adernò è lievemente de-
cUve, disposte con ottimo ordine sono le
vie e le piazze, talchò non Tultimo luogo
tiene nelle città deir interno. Quattro perso-
naggi olire il Proconservatore oggi ne com-
pongono il magistrato civile ; un tempo lo
Stratego e Prefetto del Castello giudicava
dei delitti, cui oggi furono sostituiti il vol-
garmente Capuano, i suoi Giudici, i Mini-
stri, gli Apparitori.
La milizia urbana o indigena Ta soggetta
ai dritti del Prefetto di Argirò e costa di
18 fanti, e 9 cavalli; ma custodiscono gli
idram'ti il vessillo della legione. Re è lo
stemma la figura del falso Nume Adrano
coli* asta, e carico di armi. Registraronsi nel
seeolo XVI 800 case, 6438 anime colle ter-
re vicine di Biancavilla e Centorbi; nell* an-
no 1632 1127 abitazioni, S933 abitanti, nel
111^ case 1S20, Si91 cittadini, ed ultima-
mente 7325. Si appartiene la città alla co-
narca di Randazzo.
L* esteso territorio verso le montuose fal-
de del Hongibello, comprende non poco spa-
no d* un bosco che volge ad Occidente, dove
lOBo in gran copia pinoti , querceti , al-
beri altissimi ed annosi > talchò di grandi
seghe mosse dalla forza delle acque ado-
rnasi a tagliarli, a comodo della circostante
contrada, o campi piantati a vigne ed al-
beri fruttiferi, e lietissime pasture; ingol-
badosi poi il territorio alle radici del monte,
abbraccia le rive del Simeto, abbondante in
oliveti, biade, ortaggi, e ricco in acque pro-
duce buonissime messi, corrispondendo al
sodordeir agricoltore. Biancavilla e Centor-
bi si spettano alla giurisdizione di Adrano,
entrambe non di poca celebrità: diremo
della prima in Val Roto, a suo luogo ora
AD
deir altra. Degna inoltre è da vedersi, come
antico monumento, la città o il luogo difeso
dagli Schiavi verso Occidente, poco prima
il passaggio del Simeto^ dove è un pon-
te di pietra detto di Carcaci dal villaggio
vicino ; di dugento passi di circuito , è
difesa d* una fossa scavata tra i massi del-
TEtna, dagli altri lati munita d* un mu-
ro levato della pietra stessa senza opera
di calce; coli* artifizio e 1* industria mede-
sima sono compattati i tuguri!, di che den-
tror ogni parte della > fossa occorrono del
frammenti di tegole: mostrerò altrove do-
ver questi ruderi attribuirsi ai tempi della
guerra Servile, parlando di Paterno, nel di
cui territorio rimane non dissimile vestigio
di queiretà. Non qui è a tacere delFantica
Chiesa dedicata a S. Domenica nello stesso
territorio, nel campo Policcllo, memorata da
Adelasia nel diploma, in cui segnò le terre
ad uso delle monache S. Lucia, di che do-
nò il monastero nel 1130; credesi esservi
rimasta un'antica memoria della supersti-
ziosa religione, consacrata alle Muse, per-
lochè appellasi il luogo yàUe della Musa:
è anche meritevole di ricordanza l'anti-
ca Chiesa dell' Annunziata abitata in pri-
ma dagU Agostiniani: rimangono colossa-
U avanzi di antico edifizio , creduti dai
paesani d'un tempio di Marte; finalmente
S. Maria del Rovere Grosso, monastero un
tempo, sotto titolo di Priorato, dell' ordine
di S. Benedetto, oggi annesso a quel di Li-
codia del medesimo istituto. Non lungi af-
fermasi rimaner vestigia di magnifico edi-
fizio, del tempio di Vulcano neir£tna cioè,
nominato dagU scrittori.
Lessi nelle tavole Sicole presso Guaite-
rio: Porticellum x/r sladiis ab Hadrano^
rupi incisa ad scaturiginem: Ceamadiaeus.
Phesinus. Poulenus. Lalus. Raiphus. Piu$
'^Hadranum Comitatus Domini Duds Men-
tis Alti: Camistratus. Ratori. F. Nicaeus
ClUschyluSj Chrisoli F. Ed il Pirri che par-
lando della sudetta Chiesa di S. Domenica
8
58
AD
e di Policello , iti m nera pietra^ èeritCj
queste Saraceniehe toei ri leggono latina"
mente: — Qiiiti su questo luogo avvenne
la morte di Àlbugazaro Principe dei Sa-
raceni.
Sorsero da Adrano uomini famosi: il B.
niccola Polili che trasse i suoi giorni in un
eremo Ticino Aicara, la cui Tita piena di
Yirlù e di prodìgi e la sanlissima morte è
descrìtta in un libro estratto dagli atti del
medesimo, e presso ilGaetani: Giuseppe del-
r Ordine dei Cappuccini, come dicesi lai-
co , che destinato per molti anni alla cerca
dei viveri pei frati, rifulse per innoccenza e
candidezza di vita; addetto ali* orazione, in-
tento a domar di continuo la carne coi di-
giuni, le veglie, il cilicio, i flagelli, si con-
servò intatto da ogni macchia; trasferìtosi
dal Convento di Castroreale, dove lungo tem-
po era vissuto, a S. Lucia, quivi spirò Ta-
ntma sua nel 1718 : Anna del Re donna re-
ligiosissima, professa dell* Istituto dei Mino-
ri, eccellente in purità di costumi, le di cui
azioni pubblicò Francesco Mosca ; ed Anna
Pietrasanta delle Cappuccine, vergine per-
spicua per pietà, del di cui spirito Francesco
medesimo si piacque. Fiorirono poi per
{scienze in Adrano: Agostino Pignatelli cele-
bre oratore in Italia: Pellegrino Scarvaglia, e
Fulgenzio Pecorella eccellenti nelle sacre
scienze, nelFarte del pergamo e nell* eser-
cizio di cariche primarie, egregiamente esal-
tati da Bonaventura Attardi Agostiniano; è
bensì lodato il Pellegrino dal Mongitore ,
nella Biblioteca Sicula: il Sac. Giuseppe
Galletto coltivatore delle umane lettere e
della poesia, scrisse in versi sulle eruzioni
dell* Etna, e pubblicò di altri poetici lavori
enumerati dal Mongitore.
Si rammentano i Conti di Ademò sino
dall'epoca normanna, poiché si ebbe la
prima quella città Adelasia^ nata da Matilde
o Emma flgliuola del Conte Ruggiero, e da
Rodolfo Signore di Monte Caveoso , rice-
vendo il nome di Contessa di Adrano; unl-
AD
tasi m nozze a Rinaldo Avenello partorì
Adamo e Matilde : prese a moglie il primo
la flglia del N. Re Ruggiero, ed ebbe Rug-
giero ad erede del Contado, che fa pre-
sente alla inaugurazione del Re GugUelmo,
e cognominossi Conte di Aquila e d* Ave-
nello ; fu bensì Direttore dei fondi nella
Campania, e Conte di Polizzi in Sicilia ; aBa
di cui morte nel II8S QuaUieri Pmiri *
Conte, e nei primi tempi degli Aragonesi
Pietro Luca Pellegrino, alla di coi flglia
congiuntosi in matrimonio Matteo Selafani^
divenne Signore di Centorbi e di Adrano,
e si ebbe dal Re le insegne di Conte; tu
principe di Chiusa, Sclafani, Ciminna, se-
condo i registri di Federico li; e si ebbe
due figlie dalle due mogli Bartolomea D'In-
cisa, e Beatrice Calvello , Luigia unitasi a
Guglielmo Peralla, e Margììeriia a Matteo
Moncada; morendo poi di peste, disse que-
sta, erede dei beni al di qua dal fiume
Salso , quella al di là. Matteo Moncada ,
divenuto perciò Conte di Adrano^ innalzò
in Palermo un magnifico palazzo nel 1390
ed altri eleganti fabbricati; successegli il
figlio Antonio partorito da Allegranza Abate,
dopo alcuni mesi dalla morte dei padre;
divenne nemico al Re Martino , ma poi
riavuto in grazia, fu nel 1408 noverato trai
Principi; morendo senza figli dopo cinqne
anni, lasciò Conte per suo testamento filo-
tanni^ nato dal fratello Guglielmo Raimoa-
do, poi Siniscalco, Cancelliere e Gran Gio-
stiziere; Successegli Guglielmo Raimomdo
detto Conte di Ademò, e 1* altro, suo figlio,
Raimondo Piero fu costituito Barone della
Feria, entrambi partoriti dalla moglie di Gio-
vanni Andrea Sfammaler Signora di Ha*
jorca; toccò a Guglielmo Cancelliere del
Regno e Viceré della Puglia, da Diana San»
Severino , il figlio Gioran rommaao prt-
nunziato Conte nel 1461; dopo la morte
del padre promosso Giustiziere di Si^ia,
due volte Presidente del Regno, Supreina
Comandante dell* esercito , prestanlissiiM
59
AD
essendo nelle arni e neHe scienie ; si
ebbe da RaìmoadelU Venlimiglia <rUjjflie(-
mo Raimondo j vi di qneslo nome nella
famiglia, che dichiarato nel 1301 erede
del padre, non che consegui le illustri ca-
ridie di lui, ma le egregie yirtà; prese in
moglie r unica figliuola di Antonio Honcada
Conte di Caltanissetta, che gli partorì in-
tmt#, di molli titoli decorato sotto Tlmpe-
ratore Carlo ¥; tenne oltre le Signorie
paterne e maleme. Paterno e Motta S. Ana-
stasia, e Tennegli partorito il figlio Frati-
eeaco suo successore da Giovanna Eleonora
De Luna, come dirò parlando di Cailanis-
setta , dove rinverrai registrati i di costui
eredi. Oggi è Conte di ildemò , Antonio
àkforez di Toledo figlio di Vincenzo Duca
di Ferrandina e di Caterina di Moncada,
eaumerati trai Signori di Caltabellotla.
Pongono Ademò a gradi xxxvii, xxx di
lat. e xxxTui, zxv di longitudine (1).
(t) Of^ è vn e«po-eir«ODdario di secondt clat-
K, lo proTiocia distreUo e diocesi di Catania da
cai dIfU ti miglia, • 151 da Palermo. É uoa città
che nel leeol bosU'O ha segnato l' epoca del suo
progresso. 01tr« le Chiese notate dall' Autore, me-
ritano oggi aUenaione^ quella di S. Giuseppe do-
tata dal Canonico D. Francesco Cri mi nel 1605 ,
iofe si richiamò 1* antica confraternita sotto ti-
tolo della buona morte» che esercita l' opera ca-
ritatevole di seppellire i morti poTeri; Ti è unita
ftella di 8. Nicolò di Bari o del SS. Crociflssp
istata da D. Filippo Costa colle leggi medesime
che adottò II Crlml per la sua; era piccolissima
Mi lecolo ZT , fu ampliata come attualmente si
trora nel iSOl, e d'aUora sino al 1815 si Tide ri-
iorgere come la più bella fra quelle di nuova ar-
ckilettnra; meritano precipuamente attenzione gli
•ioni del ano stucco, lavoro di Filippo Consoli da
Catania : quella inoltre di S. Antonio Ahate è bensì
■abilasente adornata; non che quella di S. Filippo
I e Giacomo riedificata su di antiche rovine : la
Qiiesa degli Agonizzanti sotto titolo di S. Gio*
▼anai Evangelista con alcuni monumenti degli an-
ticbi Cristiani : non posso passar sotto silenzio
qaelU di 8. Nicola Politi concittadino, citata dal-
l'Autore, ma dopo quell'epoca riedificata a pub-
bliche spese nel 1701 poiché ne andarono diroc-
cati ed II tetto ed il muro meridionale ; taccio di
altre di minor conto. Intorno al conventi ed al
AD
Adriano» Lat. Àdrianum nemuè. Sic.
Atrianu (V. M.) Bosco tra Frizzi e Bivona,
adatlissinio al cacciare. Uccisevi una volta
monasteri, noUafuorchè abbellimenti, ristauri rin-
vengo di nuovo, e dico solamente d*un Collegio
di Maria stabilimento di pubblica beneficenza : fa
l'Autore menzione della Chiesa del SS. Salvatore che
per la sua ampiezza e la grave architettura ser-
viva di Parrocchia, primachè ne fosse stato trasfe-
rito il privilegio a quella di S. Leonardo; dopo
ciò i Padri della Compagnia di Gesù vi unirono
la loro casa, quali nel 177a soppressi, restarono
frustranee le loro assegnazioni, vuota la casa su*
detta, finché nel 1786 vi s' introdusse il Collegio,
utilissimo istituto che molto influisce all'educa-
zione delle fanciulle di qualunque condizione, che
vanno ad istruirsi nella morale e nelle arti dome-
stiche. Merita finalmente attenzione il magnifico
teatro fabbricato ad imitazione di quello di S.Car-
la In Napoli. In generale poi il paese si è di molto
accresciuto in estensione, non poche case vi fu-
rono in questo secolo costruite, molte bellissime
strade tagliate, sin da quando venne a questo in-
tento deputata nel 1794 una amministrazione. Il
clima di Adornò, per la posizione della città, è tem-
perato e salubre, quantunque nell' inverno molto
vi si patisca il freddo; ne è fertilissimo il terri-
torio, di cui l'estensione di sai. 6522,908, cioò 8,213,
in giardini 62,147 in orti semplici, 1,703 in can-
neti, 891,010 in seminatorii irrigui, 856,482 in
seminatorii alberati, 1003,046 in seminatorii sem-
plici, 1848,210 in pascoli, 48,137 In oliveti, 278,240
in vi gneti alberati, 53,222 in ficheti d'India, 351,875
in alberi misti, 21,844 in castagneti, 280 in boscate»
1815,318 in culture miste, 3,452 in suoli di case. VI
bau trovato i mineralogisti dei sclorli simili a
quelli del Delfinato di Francia, ed anche della
sironxiana solfata. Una zolfalara scoverta nel
1820 accresce la ricchezza del commercio. La po-
polazione di Adernò ascendoTa nel 1798 a 6623 ,
nel 1831 a 10748, ed ultimamente a 12283. Sino al
1798 fu singolare il vestire greco delle contadine,
col manto di tela bianco sino ai talloni. Cosi dal
nobili furono per lungo tempo adottati gli abiti
spagnnoli.
Rifulsero famosi in questi ultimi tempi in Ader-
nò in fatto di scienze : Il P. Antonio Siverino
delle Scuole Pie, celebre Poeta ed eloquente Ora-
tore; fu il fondatore della Casa delle scuole, ma
immatura morte lo recise nel 1801 ; dei suol com-
ponimenti si stamparono in Messina diverse ora-
zioni funebri, dove si ammira la forbitezza del suo
stile: Mario Sanfilippo e Spltaleri nato nel 1761 ,
egregio predicatore; fu assunto all' età di 22 anni
alla dignità di Canonico non per altro che pel prò*
60
AD
Guglielmo II Re di Sicilia un cinghiale^ e
per voto ordinò vi si edificasse un mona-
siero, che volle unito a quel di S. Giovanni
degli Eremili di Palermo: scrive anzi il
Pirri avervi avuto una visione.
Adrlce. Lai. Adrix. Sic. Adrici (V. N.)
Città nel territorio di Siracusa, nella di lei
giurisdizione una volta, oggi di sito incerto:
ne dà notizia il solo Stefano ; idrìce ciìtò
dei Siracusani ; il nome della gente idri-
dna. Di essa Cluverio lìb. 2.
Adrone. Lai. idronu^. Sic. Adronu(V.]H.)
Borgo antichissimo tra Segesta e Macella,
talmente fortificato da non aver potuto espu-
gnarlo il brando dei Romani. AssalUOy dice
Diodoro lib. 23, per molti giorni i Romani
i borgo Adrone e Macella^ non espugnato
lo abbandonarono.
AG
Affato (••) lai. 5. Agalha. Sic. S. Agà-
ti (V. D.) Municipio di Messina verso Set-
tentrione, alla spiaggia del mare, non lungi
da Faro villaggetto cui si apparteneva. Vi
ha ai di nostri una chiesa dedicata alla Mar-
tire Verginella^ in cui amministransi i sa-
cramenti agli abitanti, oggi 2417 di numero
con quei di Faro (1).
prio iogegno, montò I pergami delle principaU
città deU* isola, fu decorato da Monsignor Deodati
delle insegne canonicali di Catania, dorè dettò le-
tioni di eloquente, ma nella ancor rerde età di 49
anni ti mori il 3 giugno del 1810; furono lo sue
opere pubblicate in di? ersi Tolomi In Catania nel
1816: Antonino Sidoti coetaneo ed emalo nell'elo-
qnenxa e nella dottrina al Sanfllippo; ed il P. Pie-
tro Sidoti analmente, delle Scuole Pie, professore
di poetica in quel Collegio, di spirito Montesco;
ed altri di raglia minore che anche §1 distinsero
e fàrono la gloria della patria loro.
(1) É una terra yicina all' Alcara de* Fusi ioprao-
nominata comunemente di MilitellotL differirla dal-
r altra nella provincia di Catania detta dei Baitea*
ti; fa compresa nella prorincia di Messina, di-
•tretto e diocesi di PaUi, distante M m. da Paler-
mo, 85 da Meisloa, 84 da Patti; ed è capo-circoo-
AG
ABmtm (9U) lai. 5. Agatha. Sic. S. Agi-
ti (V. D.) Celebre torre di guardia nella
parte aquilonare dell'Isola appo Capo d*Or*
landò, volgarmente 5. AgìUi; appellasi Gì-
sale Massa, poiché intorno alla torre sorga-
no alciue casuccie, una Chiesa con Si*
cerdote, volte a S. Filadelfo, villaggio si-
tuato sul colle vicino. La torre è armata
di artiglierie ad allontanare i pirati e tu-
telare le magni Oche Aere tenutevi ogni anno
in novembre con gran concorso del vici-
nato.
Agata (••) Lat. 5. Agatha. Sic. S. Agi-
ti (V. D.) Municipio sopra Catania nella con«
trada dei Balleaii con Parrocchia e Chiesa
del nome stesso. Lo appellano altri dai Vo-
lenti poiché vi dimora gente di tal nome (1).
Affaterla. Lat. Agatheria (V. H.) Fio-
roe; collocano due fiumi^ dice Arezio, vi-
cino Termini^ verso Palermo, uno dello
oggi Agateriaj Teresa l'allrOy che stimo
essere il fonie della Trabia: dunque Aga^
teria^ secondo lui, é il fiume di Termini;
venne anche rammentato dal Bonanno, ma
oggi perdette affatto quel nome.
AffaUrno. Lai. Agathimum. (Y. D.) An-
darlo di terza classe con nna popolaiioDO di
Il suo territorio è di salme 2089,555, cioè 17,571 a
giardini, 4417 a canneti, 3,S56 a gelseti, 6,061 a •#-
minatorii irrigui, 9,46S a seminatori! alberali, Tit
056, a seminatorii semplici, 1865,980 a paaeoU,
86,107 ad oliveti, 1,594 a rigneti alberaU, 8S,9aa
Tlgneti semplici, 9,300 a ficheti d'India, 1,666 a
castagneti, SI ,071 a boscate,867,S69a terreni tepro-
dnttlTi. Verso Snd-Est ed in poca diatanta da fM-
sto paese è istallato un telegrafo.
(1) Oggi è nn comune in proTlncla dlttretts 6
diocesi di Catania, circondario di Maacalada,
disUnte da Palermo 177 m., i dalla capiUie detta
proTincia, S dal capo-circondario. Ha una pope
laxione di 518 ed un territorio di salme 156,611,
75,73S cicè in seminatorii irrigni , 17,838 in vi-
gneti alberati, S,996 in firheU d'India, t7,171 II
alberi misti, 15,368 in boscate, 10,875 in cnhafS
miste , 0,099 in suoli di case , e 0,031 d' on pic-
colissimo Camposanto. É la terra di S. Agata
dei Batteati nn ei-feudo della famiglia Masaa del
Principi di Gastelforte.
61
AG
Uca clUà, delta bensì da alcuni Agatirna
qA Àgaiir so, nélìti parte aquilonare dell* Isola
tra Alesa e Tindari. Cluferio della sua ori-
gine lib. 2, cap. 6, tania^ scrive, ne è la
anHehitàj che rimonlcme la fondazione
ai tempi di Troja^ ed alTerma Diodoro es-
seme stato il fondatore, Agalirso figliuolo
di Eolo. Tane sono le opinioni riguardanti
il sito; falsamente pongonla alcuni a Patti,
come Mario, Nero, Riccioli ; altri dove sie-
de oggi S. Filadelfio, quali notò il Pazel-
lo, che riconosce Agatirno nel campo di S.
Martino occupato da ruine di antica città;
moiU Terso fllaino o Piracmone, confutati
dal Haurolico; ed afferma Cluverio, dalle
raine di Agalimo aver preso origine S.
Marco, ed opinano finalmente aver di 11
tratto il nome il promontorio d'Orlando,
(joali^ib sagacemente col Fazello, parlano
al mio tenue giudizio, poiché vi ha alle
orientali sue radici un seno per le navi,
ma insecuro, ed un castello di cui diremo
quando del promontorio, cui congiunto il
colle, conserva dei ruderi, aquedotti, matto-
ni, e molti rimasugli di antica abitazione ,
ed estendendo il suo vertice sulla pianura
molto ampia, detta dal Fazello di S. Mar-
Udo, compie un amenissimo prospetto in
tatto quasi il lido settentrionale.
È celebre Agatirno tra le città di Sicilia
seeondo Tolomeo, Strabene, Stefano, Plinio,
Silio^ Diodoro, Livio, Polibio ed altri; Si-
lio ne enumera il popolo tra quelli che
soccorsero il console Marcello ; scrivono al-
tri, aver dopo la prima guerra Punica tra-
sferito da intimo il console Levinio 4000
nomini, a popolar di una nuova colonia il
territorio Brucio e Reggio: erano schiu-
oia di malfattori , banditi , debitori, rei di
delitti capitali, e chi lussureggiavan di beni
in Agatirno , per furti e rapine ; mal sof-
friva la città ona folta popolazione. V. Ca-
po if Orlaindo.
Mms^rwu Lat. Agyriwn (Y. N.) Tedi 5.
FUippo d'Argirò.
AG
Airiioiae. Lat. Aniunié. Sic. Agnuni (V.R.)
da altri Angluno ed Agnuni. Lido nella parte
orientale di Sicilia, punto di traffico di Len-
tini, detto da alcuni Engio ù Morganzio;
è r ultima parte del seno di Catania, esten*
dendosi poscia il promontorio Tauro o vol-
garmente di S. Croce detto da Cluverio Xt-
fonio; ci ha una bettola^ e conserva esso
i vestigli d*un gran tempio che Federico li
aveva ordinato fosse eretto con gran ma-
gnificenza ; hannovi dei colli vicini , e bo-
schi attissimi a cacciare nel territorio detto
iVur^o , dove spesso quel Principe rilira-
vasi da Catania a ricrear Io spirito: solide
sono le pareti del sacro edifizio, alte verso
Nord otto palmi, un poco più verso Mez-
zogiorno; elegantissima ne è la porta, Ia«
voro gotico come dicono, dell* altezza del
lato meridionale ; tre assidi che rimangono
verso Oriente, stabiliscono la grandezza del
tempio , quale è di 2S0 palmi in lungo, di
circa 70 in largo; credest essere rimasta im-
perfetta quella fabbrica per la morte di Fe-
derico, 0 aver egli desistito dall'opera per
r insalubrità del luogo; credono altri averlo
destinato a Convento dei Cisterciesi di S.
Maria di Roccadia di Lentini^ perchè i mo-
naci stabiliti neir interno, trasferissero quivi
il domicilio; cosi sta scritto negli annali
Cisterciesi, mancando io però di antiche
carte non ardisco stabilire certezza di sorta.
Affosui. Lat. Augusta. Sic. Austa (V. N.)
Città marittima, nella spiaggia orientale del^-
la Sicilia con porto magnifico; fabbricata^
come è voce, tra Catania e Siracusa di là
dal promontorio Tauro , dalle macerie di
Megara^ in un chersoneso o penisola^ dal-
rimperatore Augusto, ristaurata poi dair al-
tro Imperatore Federico II Re di Sicilia ,
come nel dice un epigramma sulla facciata
del real Castello a Nord:
Àugustam Divui Auguitui eondidit urbim
Et tutu ut titulo sit V9n$randa suo.
T$utoniea Frid§rieus eam de prole secundus
DanavU populo fintbue, orctf, loco.
62
AG
Quantunque il tilolo dì Veneranda credasi
tenuto alla cìllà dagli Spagnuoli nei piik
bassi tempi , e distrugger si voglia mercè di
questa congettura non fondala sopra alcun
argomento, il testimonio di tanta antichità;
gli scrittori nazionali ad onta di ciò traggono
Forigine della loro patria da altri monumenti,
poiché fuori le mura a Sud dove estendesi
una penisola, occorrono dei ruderi e di con-
siderevoli rimasugli d*una città diroccai,
qual tratto finora appellano terra oti/icay
affermando esservi stata prima di Federi-
co II una città molto celebre; sospetterei
di Megara, se ad una voce gli scrittori non
ne avessero stabilito le vestigia presso le
foci deirAlabo ; credonla altri Gela. Distrut-
ta Centorbi nel 1242, che era insorta a ri-
volta, ridottine in colonia gli abitanti, volle
rimperador Federico, venissero ad abitare
Àgosta; fabbricò una fortezza sull'istmo, a-
dornoUa di quattro larghissime vie rette da
Tramontana a Nezzogiorno^ ed altrettante da
Oriente ad Occidente. Fabbricò il Re Gia-
como di Aragona, dopo scacciati i Francesi
dalla città, un muro di difesa sul centro,
dalla parte australe , con batterie ed una porta.
Costituiscono gli annali di Sicilia la fonda-
zione di Agosta nel 1229; Neocastro che com-
pillonne la storia nel 1229, cinquanta anni,
scrive, or sono, docc/ié fabbricassi Àgosta;
se da 92 anni se ne sottraggono 50, occor-
rerà il 42. Troncò un dubbio il Muratori
sul tempo deir origine di Agosta nella pre-
fazione al medesimo Neocastro; poiché sono
scolpiti in una lapide sulla porta deirantico
castello della città^ questi sciapili versi :
Ht^jut ap€X op^rii §x majMtaU dfcorU
Denotai Auihormn T§ Prider{e§ ìuuwì*
Tum Oria dena, d$e€m duo, mille dueenta trah§bai
TemparOf poMi Genitum per nova jura Deutn,
Come parmi, scrive il suUodato Muratori ,
non altro anno segna Fautore, che il 1242,
e volendo rinchiudere nel metro con una
circonlocuzione il quarantadue, scrisse tre
diecine, cioè trenta, piit dieci e due, o dodici,
AG
che congiunti al mille duecento, rendono H
1242; non niego intanto indicar queste note
il tempo quando si compi il castello , ed
essere avvenuta la prima rinnovazione di
Agosta nel 1229; del resto non sarebbe il
divario che di 13 anni, molto lieve perciò.
Passiamo ora a vedere qual sia lo stalo
attuale di tutta la penisola e della città.
Al sudetto muro va soggetto un trailo di
terra di circa un miglio di circuito, scapoiOt
ma che pure si solca, dove s* innalza ona
chiesiuola sacra al N. S. Salvatore, non
lungi da un fonte di acqua dolcissima dio
sì appella Claradiay dal che si osserva non
mancare Agosta assolutamente di acqua, se-
condo il Fazello. Dicesi, come mostrai, ter^
ra antica dai paesani, poiché conserva ve-
stigia di fabbricati^ e spesso appresta delle
monete di ciascun genere e metalli diver-
si, lacrimatoi, vasi a due manichi, Tasel*
lini delicatamente screziati. Notò Teradi-
tissimo Mario Murena, non oscuramente in«
dicare il terreno da scavi, distinto per varfl
strati, essere stato in varii tempi popolalo.
Sorge la città appresso il muro a Nord»
dov* è r istmo ed il castello che siede in
poggio elevato neir istmo medesimo, eretto
nel secolo xvr secondo le norme dell'arte
moderna, con valide fortificazioni ai quattro
angoli, e nel mezzo un* alta ed antica torre,
con forti ripari, e bastioni ad ogni porla ; è
battuto dal mare in ogni lato, menochè nel
meridionale, che artifiziosamente vedesilUb-
bricato secondo Tindoledel suolo a guardia
del porto. Ci ha prima delfistmo una ampia
e profonda fossa, per dove si dà adito al-
le acque del mare , donde il chersonesa
dell* isola; aggiungonsi dei ponti alle lb^
tezze semilunarì, uno dei quali appoggiato
alla porta di fuori a mo* di tanaglia, assi- *
cura il forte ; da questo si ha 1* unico in-
gresso alla città la di cui porta non è seevia
di bastione.. Nel continente ci ha per eer-
to una fossa con batterie di difesa, coperta
dalla via, munita di argini e di siepe. Bi-
63
AG
Tidesi la eiltà d(il caslello Terso austro per
ben ampio spazio; succede il palazzo del
prefetto, quindi un insigne convento di P.
Predicatori, che trae Torigine sin dalla fon-
dazione di Agosta, fabbricato per opera del
B. Reginaldo compagno di S. Domenico; è
ammirabile per la magnificenza: poi la gran-
diosa sala del Consiglio cÌTile; il tempio
principale sacro a S. Maria dei Miracoli,
elegantissimo per mole, ordine, prospetto,
cqH>la e svariati ornamenti ; vi è attaccato
uao spedale : non lungi il chiostro delie
Monache dell* ordine di S. Benedetto, sotto
titolo di S. Caterina Y. e M., fabbricato nel
1610 colle somme del Conte Giovanni Mar-
cello; verso Oriente quel dei Carmelitani,
fondato nel 1576 nella Chiesa di S. Agata;
quel dei Minori osservanti verso il 1620,
ia S. Maria delle Grazie ; e quel dei Pao-
lini con l'annessa Chiesa di S. Pietro e Pao-
lo nel 1634 : stabiUronsi i Minori Cappuc-
tìni in Àgoéta^ neiruUima parte della città
deatro le mura ad Occidente, nei primor-
dii del secolo xvii. Yi ha Taltra Parrocchia
detta di S. Sebastiano col suo Sacerdote,
quale col Parroco della Chiesa maggiore ne
iDlende alla cura delle anime sotto il Ye-
scovo di Siracusa, che delega le sue veci:
a questa Parrocchia van soggette altre dieci
Chiese. Degni sono di ammirazione i ma-
gnani dei Cavalieri di Malta, destinati a
preparare, ed approntare i viveri aHo tri-
remi, con un mulino a vento rivolto ad
Oriente, in fondo alla cittì presso le mura,
hssiaoio a dire del porto.
Apresi per circa dodici miglia^ talchò
paò dirsi propriamente un seno, nel di cui
iagresso sorge una torre con faro a como-
do dei naviganti, fortificata di artiglierie e
di soldatesca, detta AvoIob da Ferdinando
di Avalos, Marchese di Piscaria, Yicerè in
Sicilia, e protetto da una spaziosa sirte; con-
gioDgesi alla parte meridionale del cherso-
neso per un angusto tratto dì cementi, ora
diroccalo in qualche parte dall'impeto del
AG
mare. Nella parte interna del porto stesso ,
torreggiano due ben muniti bastioni sugli
scogll,detti volgarmente /brft, ad un dei quali
è nome Garsia dal Yicerè Garsia di Toledo,
all'altro Vittoria dcilla moglie di lui. La pe-
nisola è quasi tutta circondata dal mare
che vi ha un gran fondo, e solo ad esperti
nocchieri conoscitori di alcuni canali, luo-
ghi guadosi come diconli, è dato potere
prendere spiaggia. Yerso Oriente, dove è
il promontorio di S. Croce, incurvasi un altro
porto appellato At/bnto,le di cui acque meno
profonde^ non dissimili da quelle delle lacu-
ne, infettano Taria; quivi è una piccola secca
di quasi un miglio di circuito detta di S.
Pietro dagli abitanti. Yi si produce a ri-
bocco del sale che Plinio dice: (Uto a con^
servar le carni^ oèpro, seceo come quel
di Megara; ci hanno delle altre saline a
destra, donde non piccol guadagno ritrag-
gono gli abitanti, poiché se ne fa tralBco,
e per la Sicilia e per le province dell' A-
drintico. Sboccano in quel porto quattro
fiumi, TAIabo CarUara^ il Marcellino, Millia
detto da Livio, quel di S. Cosmo, ed il FAa-
deda o Molinello, di quali altrove, come
anche di Tasso altra penisola, dello scoglio
Rocadia e di altri luoghi e residenze ma-
rittime.
Ritornando alla città : ne risiede la Poli-
zia civile presso quattro Decurioni, il Sin-
daco, il Censore dei delitti, i Giudici, ma
il Prefetto della milizia col titolo di Gover-
natore ha cura degli affari principali, ed a lui
va soggetto tutto che spetta la guerra : vi ha
il cavaliere Bicevitore pel sacro ordine di
Malta. Gode la citta nei pubblici registri il
nome di yeneroncto, e dà il xxxvni voto nel
Parlamento Generale del Regno; ne è lo
stemma un' aquila coronata^ con sotto il
mare sparso di monete ; sono liberi in ogni
modo i cittadini , per beneficenza dei Re,
da pagare i dazii di trasporto, le case dei
quali eran 622 nel secolo xvi , nel susse-
guente 1185 e gli abitanti 5040 ; nel 1713
64
AG
le case 18S6 e 7646 gli abilantl, dall'om-
ino registro 9205.
Finalmente ci ha il Borgomastro, ma sen-
za terre soggette. Oggi si spetta la città al
Regio Demanio, ma un tempo col titolo di
Contado ubbidì a varii Signori: Gugliel-
mo Raimondo di Hontecatino aveva sposato,
sotto gli Aragonesi, Luchina di Alagona con
per dote Malta e Gozo; e Federico II per
aversi queste isole, assegnando Agosta a
Guglielmo, se ne impossessò; dal 1317 i
Montecatini si dissero Conti di Agosta ; an-
zi osservasi nel registro del Re sudetto^
aversi avuto AgQSta, Curcuraccio e Melilli
quali eran del Contado: successe il Aglio
a Guglielmo^ del nome stesso, cui poscia
MaUeOy che volle nel 1365, e di nuovo nel
73 confermata da Federico IH la mutazio-
ne. Guglielmo Raimondo III sottentrò a
Matteo, sotto cui vennero accresciuti al Con-
tado , Feria e Monte di Climate ; è quel
jRBimoso costui che trasferita nottempo di
soppiatto dalla fortezza Orsina di Catania,
la consenziente Maria figlia di Federico III
ed erede del Regno, alla sua di Agosta,
dove non senza di lei piacere orrevolmente
ritennela , e cinto da duro assedio , da
Ariate Alagona ed altri Baroni di Sicilia ,
con pari scaltrezza trasportò la Regal Don-
zella nel castello di Licata, poi in Sar-
degna, e finalmente nella Catalogna ad unir-
la in matrimonio al Re Martino; nel 1388
per la proscrizione di Guglielmo fatta dai
Siciliani, Arlale Alagona assunse Àgoèta e
lasciolla alla sua morte al figliuolo del
fratello Artale IL Dopo quattro anni ritornò
a Guglielmo sotto Martino, da cui si ebbe
in dono nuovamente e Gozo e Malta, quali
tuttavia non lungo tempo dopo, secondan-
do il genio del Re, rinunziò in favore di
Artale Alagona; ribellatosi nel 1308, non
che privato della carica di Gran Giustizie-
ro, di tutti i beni^ aborrito dai suoi, dagli
altri , si mori. A preghiere dei Signori
successegli nei primordi! del xv secolo.
AG
per liberalità del Re, il primogenito Jfol-
teo al Marchesato d* Ago9ia, che dopo sei
anni riconsegnò al Re con on cambio eal
Contado di Caltanissetta ed altre signorie.
Rimase Agosta sotto il regale domiido sino
ad Alfonso che concessela nel 1417 9l Die-
go Gomet di Sandoral , Adeleniado del
regno di Castella, con rescritto di Valenza;
ma avutosi poi da Giovanni Re di Rafani
il Contado De Castro nel regno di GasleBi
cesse quello di Agosta donandolo eoi eoa*
senso di Alfonso a Sondo di Lmidogm^
che per 5200 fiorini Aragonesi (m vale
ciascuno nove terl e '/>) vendettelo a Cii-
gUelmo Bellomo e ad Antonio figlio di
lui , secondo il volere del Re , da Napoli
li 12 giugno del 1444. Non molto dopo
iHe^ro di Busulduno Conservatore geae-
rale del Regno ^ perchè non bene alie-
nato, r incorporò ai regii dominii; creato
prefetto di Agosta ottenne la terra di Me*
lilli e poco di poi la stessa Agosta eoi
peso di sborsare a Pietro Bellomo ed ali
di lui moglie Giovanna, eredi di Gogliol*
mo 200<r once. Da Busulduno e Ferdiaaa*
do figliuolo del Re Giovanni, passò por
vendita nel 1362 a Raimondo GufflUkm
Montecatino Conte di Adrano , che r^
tecò a Bernardo Reque9en$ con la eoa-
ferma del Re nel 1576. Passò tosto a flit-
tan Tommaso figlio di Guglielmo, seeoa*
do Luca Barberi, benché altrove rinvei^
in tale epoca Signor d* Agosta AnUmio Mmt
tallOj che sborsò il prezzo al ReqoesoM.
Il Re frattanto ne concesse il drillo di ri-
compra pel contado, alla Regina Bisdbol»
la, che vendettelo a Guglielmo Muimmiè
figliuolo di Giovan Tommaso, e signore il
Adornò, Caltanissetta, da cui AnUmh; cko
sborsati 9000 fiorini prese i dritti del porti
e del caricatojo. Scrive Franceseo Tita o^
ser passata Agosta dopo il Hontallo a te-
glielmo Raimondo iv Conte di CaltaaioieMy
quale morendo lasciò al fratello Aaloaii,
ed il contado di Agosta ad Antonello
65
AG
ik>, ma di letto illegUUino, che con-
a titolo di dote nel 1472, alla aglia
iee^ sposata a Pietro di Cardona pri-
to di Af tale, Conte di Collesano ; ma
quattro anni assegnollo Pietro a Gio-
bmmaso Montecatino, che falsamente
il sullodato Tita , Signore di Calla-
Ui insieme e di Adernò ; pone poscia
ìe sino al 1511, Guglielmo, poi Aai-
0 r, ed Antonio progenito di lui, ere-
Ila paterna signoria; a buon dritto
^ ascrive ad AnUmeUo la compra dei
del porto e dell* emporio, che dicesi
lita prima dell* anno 40. Fu maritala
lia di Antonio a Giovanni Marnilo
nese. Conte di Congiovanni, il di cui
Tommaso Marnilo ne sciolse per
^ fiorini ogni debito, onde libero ed
ne da qualunque peso, si tenne il con-
d* Agosta assegnato in dote al &•
e nel 1516 pronunziò il giuramento
Ferdinando. Giovanni nominalo nel
pei dritti del padre e della moglie,
di Agosta, poi ne lasciò al figlio la
ria, donde passò a Federico Slailij
iccesse il figlio Àndreoila, quale es-
» sotto la tutela della madre , 35000
sborsati ai possessori Carlo d*Arago-
residente del Regno, à nome del Re,
lè si munisse risola contro le inva-
de! Turchi, prese la giurisdizione di
la e tosto la fortificò; nel quale tem-
Domerata tra le città regie, divenne
delle principali piazze forti di Sicilia.
aneeèco Vita scrisse la storia di Ago-
b la pubblicò neir anno 1663, sotto il
di Inritium ad Siculam hystoriamy
1 di lui fratello Onofrio molti lavori
[egno diede anche alla luce, lodati da
lino Mongitore nella BibHoL Sicnla^
rinvieni altresì Y elogio di Pietro Par
•o dell' ordine dei Predicatori , noti-
i Domenico Frieda detto da altri Pie-
rimeriti della Tita e T eccellenza della
na assunto al Vescovado di Lucerà dei
AG
Pagani. Nota il j^irri d*un M. Vincenzo Bar
ato, tennto come un secondo Angelo Cor*»
melUano nella sacra prediccuiione ; fu del-
r istituto di S. Domenico, dove in ogni tem-
po trovansi di celebri ingegni, che tralascio
per amor di brevità. Scrive poi il Fazello
intorno ai danni sofferti da Agosta: molti
guasti paii questa cUtà sin dal principio ,
e quando ribellatasi nel 1360 a Federi-
co III per Luigi Re di Napoli fu malcon-
cia dalX incendio, adegnata al suolo dai
Siracusani ed i Catanesi; tuttavia venne
poscia restituita alla primiera magnificen"
za da Federico stesso : ed in questa età no-
stra presa la roccanel <ft 17 luglio del ISSIj
da Sinano comandante di una flotta di
circa cento triremi di Solimano Re dei
Turchi^ tutta fu data in preda alle fiam-
me : ricorda Francesco Vita essere avve-
nuto lo sbarco del Comandante Sinano al
promontorio del Tauro, ed il devastamento
della città il di 26 luglio; ripetuto una se-
conda volta sotto TAmmiraglio Russano in
luglio del seguente 52 , e sotto Dragutto
una terza volta nel 60. Il castello dell* istmo
reso validissimo non che per fossato, per
nuove batterie dal Conte di S. Stefano Vi-
ceré in Sicilia, fu sconquassato da tremuoto
nel 1693, e destato visi un subito incendio
nella polveriera mercè il reciproco movi-
mento dei sassi, vieppiii s'accrebbero le ro-
vine, e fu fatta strage di gran numero di
cittadini, che superstiti ali* eccidio della pa-
tria eranvisi rifuggiti. Ristaurata a regie
spese, fu guastata dai Savoiardi nel 1718,
rintegrata indi di nuovo. Ne è il sito a
xxxvii, VII di latitudine, xxxviii, lvi di lon-
gitudine, giusta il più recente computo dei
Geografi.
Grande ne è il territorio talché esten-
desi da Oriente dal caricatojo di Lentini e
la terra di S. Calogero^ alla spiaggia di Tar-
già, di là dallo antico porto dei Trogili, ed
era un tempo di confine al Siracusano, al
Sortmese, al Leontino; passati a varii Si-
9
àG
\
AG
éà & 9mmem» ftr gfi aMUUie
IPirioMe 4i lai, e fcilMfwlf ddU poA-
fMa f»U dbe gli a celeèrm aelU slalr ;
il f idao i liaili del aio seqw (I).
(1) Offf Af «fU é Cip« cirr— <ii-i»v Schivato
ii r clMt0 CM Beai Bcierilto 4d 18 MTcsWa
éH UM, te proirteeU 4i Nato, 4iflralto a 4iocc»
41 SiraesM, diiUirte 4a Palersa 14S aMfUa, 4ella
faaU 51 roUbili , ti ■•■ ratabiU . M 4al capo-
teof a dalla praTiaeia, IS da Siraeasa. É ftaU la
tam la pie sciafarau di Sicilia; acabra che talU
gU claaMBli aMiaso coaf iarato alla taa dittm-
sioaa; isTafiotti , iaccndii, iroBaoU; ed io fa
McaxioM partieoUnacalc di qad dd 1848. cIm ea-
•aadofi per tetta llsola eoa TariaU iateasiU faitoai
iOBtirc, distniMc di Af otta quasi la tcrxa parte,
colla morte di bob pochi iadiTidai; BoadiaMBO
fabbricasi coBlioaaBicote sopra miae, e qoi coaie
a Portici prollèrir si possoso le treaneade parole:
posteri, posteri vestra res agitur. Ti si riparare-
Bo ed abbellirooo receoteaieBte al di foorì e Bel-
r iatenio i roiBati CoaveaU dei Paolotti, degli Ot-
servaati e dei Domeaicaoi. La Chiesa siadre iataa-
to fu decorata di on Collegio di Caoonici con lotte
le insegae di 1* ordine, per bolla data in Ronia
il 7 sctteaibre 1811 ed esecntoriau in Palermo il
di 18 loglio 1888, «tanta il permesso accordato cob
R. DiploBM del 80 aprile 1M8. AgosU ha di circui-
to pia di BB miglio e fa adonia di elegaatl ediflzii
COB comaM>di maganini. Il porto antico o Seno Jfe-
gofese di? esata impraticabile dopo il tremuoto a
(T.H.)Te.
m
è tfiméaai
« laschi éa
Sk.igridda(yj>.)
■ifffìflegio dd Grate
dilesslBS,
Itile di Agrfl-
li e Ifirrytr le ainie sìm e TÌMni-
1 cn su «BR ptr-
ed Orieaie, doie
ierreide il lerrilorio
«Adira lerapidel-
iRle Igrflbi qMlli8ea-
hn di ccffe: iM«alR dalle slesso lorreale,
fiif MJiMf . a {«adi, a tuigo aeiriafenio
da RM esaie alcRRO passarri.
Jk9^ (FiMe di). UL lyrtlto. &. Xio-
■i d'Idra (T. B.) ScalRrisce Rei eoUi, che
dal pwwioRlorio ArseRRO, oggi di S. U^
Mio, esteRdoRsi ìro a HessiRa, e sooo perle
delle feci di TaonaìRa. Accrescoofisi le 8C-
qRe RelTiRTerRO da poter dlfficilineDte tra-
ila dd 18*8, altaalmcate bbb dai pii •!-
deir iMla pei ripari che ri faruM Mi, é
BMtta fireqBCBtato, pel camasarao di tele, panai,
stole di scu, ed altri gcaeri di lasso, che caa-
Aeraao, a^le, cera, bambagia, seta,
, ferro, riao , alio , sala a sariela.
CoBUva AgosU Bel 1788 bbb popolasiaae di 8itt
abiUBti, di 8S87 ael ISSI e Bello seorrio del USI
di 1818S. HaaaoTi ogni aaBO due Sere per bettli-
me. quella cioè di S. CaleriBa il di 18 BOTcmlft
deUa durau di 18 gtarai, sUlalU eoa Raal Diapae-
cio degU 11 dicembre del 1718; qaeUa di 8. D»-
aaealco il 88 maggio, di doegionii, eoa la aoTraai
rtsolaiioBe, che ogai qaal Tolta succeda che te
feste del Corf us-l>omlBi o di Peatecoste affm-
gaao la aa dei giorai 88 e 88 auggio, la Sara ta-
ra trasferiu U gioroo segaeBte. Il territorio diAff
sta, iadusaf i la piccolissima terra di Rrucoli caa-
preade saloM 8809 J58, cioè 88,688 piafttate a gla^
diai. Il,tt8 la orU alberati, 187.888 la orti
plici, 4,U8 iBcaaneti, i88i,S78 ia acaalBatarli
plici, 17U.880 ia pasture. 940377 la ollvali, M
871 io Tigneti alberati.195,651 in rigneU aoB^
ci, 8^858 in ficheti d* India, 48,601 in alberi mirti,
8,074 ia sBoli di case. Nei eoatoral oaserrari la
Timpa cioè dirupo; luogo coasidereTola per graa*
di caTerne. L*aria è buona, come altresì l'acqui
potabile di poxio e di cisterna, non abboadanlii
ma per quanto si basta.
6T
AG
, seccano nella state. Ne è la foce
infoca alle radici settentrionali del
storio di S. Alessio, dove un villag-
a chiesa parrocchiale, di che in ap-
. Gafansi nella riva delle pietre
re, di che ci serviamo per le scale
lain dei nobili.
#» (V. D.) Terra sopra Argenno, vol-
ile Forvia. Yedi questo nome.
«Ma» LaL jytunM. ^c. Agogghia
I Pinole da cui prende il nome il
issimo e fertile territorio di Bigeni
il fiume CwiUara o Alabo, detto al-
ti fatano deWAguglia, nell* intemo,
to la penisola Tapso o Magnisi. È
ole quadrata, la di cui parte supe-
icossa da tremnolo, ruinò nel 1613«
o averla eretto i Siracusani dopo la
i riportata sugli Ateniesi^ sebbene da
credesi elevata in ben altri tempi«
AI
Lat. Aydanum. Sic.Aiduni(V.D.)
rolgarmenle Daidone, creduta da al-
aatica HerbUa^ di cui affermano rima-
istigìa dove oggi è CiUadeUa. Occupa
so di un monte a Nord-Est di ardua
ma in amenissime pasture , in fruiti,
Inade feracissimo. Secondo la voce
te rimonta la fondazione della città
)ca dei Normanni, per opera dei sol-
mgobardi, che dopo il conquisto del-
ottennero la esenzione, Io che anche
i Falcando, alla di cui opinione ade-
, scrive il Fazello : venne fabbricaia
e al lempo dei Normanni^ dai Lom-
venuti in Sicilia con Ruggiero, e
operati i Saraceni H ferm<xrono nel
cui éoUoétà la piana di Catania;
» i qudUi $inora ri rimane l'uso del
linguaggio. Scrive tuttavolta Are-
jeono poi i moderni^ addotta una
a dalla città di Piacenza, avere i
Cisalpini^ ora Lombardi^ abitalo
AI
Mazza e Ut città di Aidone non molto
discosta, il che ri vede dal linguaggio;
e loro si accordano i Regii libri, dove leg-^
giamo avere Uberto Hostaccìolo di Piacen-
za, di nobile stirpe, seco condotto in Sici-
lia molti concittadini e Lombardi, ai quali
il Re Federico'permise potere abitar Piazza
quasi allora deserta, e diede ad Uberto, pei
servigli prestati, la grande Targia e la pic-
cola nel territorio di Siracusa; dunque i
Piacentini, che attribuiscono la loro origine
ai Longobardi, succedettero ad antiche co-
lonie; né è a dubitare essere stata allora
concessa la città di Aidone, confinante a
Piazza, ai Piacentini, come oggi lo con-
ferma la lingua di ambi i popoli ; non du-
bito essere slata popolata prima di Fede-
rico. Neiritinerario Arabo descritto sotto i
Normanni, è la terra Ailduni non lungi da
Piazza, dove le sorgenti del fiume RambolOy
che accresciuto dalle acque di altri ruscelli
sbocca finalmente nel Moise o Simeto; né
dubito essere Ailduni o Aynduni lo stesso
che Aidone j sotto di cui scorre un fiume
dallo stesso nome detto delle Canne, ed
accresce il Simeto; dal che derivasi po<-
tere dirsi opera dei Saraceni, poiché pres-
so loro Ayn vale fonte e l'Arabo autore
dell* Itinerario celebra Aidone dalle fonti
del Rambolo. Forse si levò dalle mine di
Erbita! Vedi ErbUa e Cittadella.
Il pia grande tempio della città, nel luo-
go il più eminente, sacro al martire S.
Lorenzo, è il solo che ha dritti parrocchiali,
ma in quel di S. Maria della Piana, dove
il terreno si abbassa, si ha cura bensì della
salute delle anime. È venerato con ispe-
ciale pietà in Aidone S. Leone II Romano
Pontefice Siculo di nazione, perchè cre-
duto particolarmente di Erbita, e gli fu
dedicala la Rasilica coli' epigrafe: Oivo Leo^
ni Ciri et Patrono, Populus Aydonenris
BariUcam hanc erexit. — A S. Leone Citta-
dino e Patrono, il Popolo di Aidone sot--
levò la BariUea. Sorge in oggi ristorata.
68
AI
Ammirasi anche la Chiesa del Priorato di S«
Maria la Cava, di dritto, sin dalF antica fon«
dazione, dei Canonici di Catania, contrastata
un tompo dal Principe che credeva spot*
larglisi. Le altre chiese sufflraganee sono 13,
con asili di pellegrini e di putti di ignoti
genitori. Vi si contano tre case religiose:
la prima antichissima, dei P. Predicatori,
fabbricata nel 1419 dal B. Vincenzo da Pi-
stoja , detta oggi di S. Vincenzo Ferreri ;
r altra dei Minori Riformati presso la città,
dal 1623, sacra alla Vergine S. Rosalia; la
terza dei Cappuccini eretta nel 1611 nella
parte occidentale; fu abolita quella dei
Minori Conventuali, di cui fa menzione il
Pirri essere stata fabbricata nel 1545: abi-
tato finalmente da monache sin dal 1535,
fu il Monastero di S. Caterina di Siena sotto
gr istituti di S. Domenico. Un castello in
parto diroccato ai nostri giorni, domina tutta
la città dal lato occidentale; ri dimorava-
no i Signori. Segnano questi ogni anno i
Magistrati civili secondo le sanzioni del Re-
gno, profferiscono il xv voto nel Parlamen-
to, e godono del titolo di Baroni. Gli abi-
tanti che si appartengono alla diocesi di
Catania, van soggetti nello spirituale al Vi-
cario del Vescovo; riconoscono la comarca
di Piazza e comprendonsi nella prefettura
militare di Caltagirone con 54 pedoni, e 9
cavalli sotto i vessilli. Contavansi nel secolo
XVI. 800 case, poiché erra nel conto il Fa-
zello, e 4353 anime, nel seguente 1773
case, 6422 vite^ nel principio del corrento
secolo xviii. 1157 le case, 4446 abitanti,
ed oggi 5570.
Vi si gode d'un fecondissimo e molto
esteso territorio, poiché comprende i fondi
dì Buccarato, Femnia e Pietra Tagliata
con un castello dello stesso nome, dovi-
ziosi iti pasture per gli armenti, in albe-
reti, in vigneti, in biade ; bannovi altresì
dei boschi adattissimi alla caccia, che an-
che apprestano utile agli abitanti. Si nu-
merano tra gli uomini illustri: il Perrone
AI
Professore in S. T., dell* ordine dei Pre*
dicatori, di cui fiilsamento dice il Pirri,
essere stato novizio nel Convento di Aido-
ne, poiché fiori, come costa dalle afone,
mi secolo xnr, e la fondazione del con-
vento secondo Pirri medesimo avveoM nei
susseguente; di somma prudenza e so*
lerzia, né di volgare dottrina, fa nuuidato
in Sicilia da Papa Martino IV con Antonia
di Monte Gargano del medesimo istiCaio,
a difendere i dritti della Chiesa RooMma,
ed accolto dal Re Pietro I, venne con ogni
onoranza rinriato in Roma a comporre la
pace col Pontefice: Valerìano Balio, detto
dal Mongitore non inerudito poeta, che
pubblici un poema dove distinlamente de-
scrive la distruzione di GerosoUoMi per
opera di Antioco. Dicesi essere apparteno-
to Aidane sotto i Normanni, ad Adelasia ni-
pote del Conte Ruggiero, moglie di Ri-
naldo di Avenello, ed avere ella, secondo
il Pirri, istituito il Priorato di S. Maria la
Cava, di qual fondazione non mi ho certezu
alcuna. Nelle tavole della magnifica Cappella
di S. Pietro del R. Palazzo di Palermo tro-
vo menzione di Aidone o Adona, nel tem-
po dell* Eletto Gioeni di Catania , che ne
amministrò la Chiesa sotto il Re Ruggieri:
coti tenne ordinato di Aidane : ri oeef-
sero % Cappellani del Re la terza par-
te delle decime e le altre due parti
la Chiesa di Catania ; lo stesso delh
città di Castrogiovanni di regio dritto. Ilo-
tane poi le storie, essersi spettata Aidem i
Manfredi di Chiaramonte, ma averia con-
mutata nel 1257 col castello di Speriiagt
e trasferitone il dominio al vecchio Errico
itoMo, cui succedette il figlio Ru$$o Mem,
che nel registro sotto Federico II è roeih
tovato signore dei dritti di Noto, iuioae,
non che di Scordia inferiore e Luppino;
r ottenne dopo di lui il giovane Erricù
abbastanza celebre negli annali di Sicilia,
che divenne anche signore di Favara pel
dritto della consorte Inchina di Cbimh
69
AI
monte figlinola di Federico Conte di Mo-
dica e di Costanza di Honcada; divenne ni-
midssiroo a Federico III, la di cui regia
sposa Antonia assaltò nottempo in una tri*
rcflie presso la spiaggia di Reggio, perlochè
Tenne di tutti i beni spogliato. Indi rega-
lato di Aidone dal Re, con decreto di Mes-
sina del 1313, Bartolomeo Gioeni, ottenne
sndie, che se per caso venisse Errico a
conseguire il perdono, egli ed i figli si
resterebbono nella possessione di Aidone
e delle altre terre^ in perpetuo dominio;
successegli il figlio Perrone Protonotaio del
degno, che oflèrì Castroleone ad Errico,
ehe non voleva in modo alcuno rassegnarsi
a lasciarlo, ed ancor duro, Artale Alagona
laestro Ginstiziero l'espugnò colla forza e
consegnollo'a Perrone^ il di cui figlio Bar-
U^meo venne confermato nel 1392 per
benefizio del Re Martino, cui prestò gìura-
nento; fu Gran Cancelliere di Sicilia, ac-
cetto sopra ogni altro a quel Re per lode-
voli fatiche ; intimogli una lite Errico Ruè*
lù HI detto il pi& giovane, asserendo spet-
targlisi Atdone come nato dair altro Errico,
ma fa talmente deciso, che cedette al Russo
il Gioeni tutti i suoi dritti e sborsò questi
al primo 900 onze di oro, coli' approvazione
fi Martino nel 1411. Generò Bartolomeo
eoo Giovannella Aragona (fu data da ciò
Ila* aquila ai Gioeni per regio stemma da
inserìre nelle armi gentilizie che finora con-
serrano) Perrone //, da cui Bartolomeo III
gìttsia altri n, il di cui figlio Perrueehio; da
Fermcchio Bartolomeo, che nel 1494, nella
conferma che dicono Investitura, venne no-
Biaato Signore di Aidone, Pietra tagliata,
Castroleone, Noara, Valcorrente, Carbone,
ed Oliveri; Gian Tommaso di lui figliuolo
appena acquistò il potere della patema si-
gnoria nel 1541, fu detto per Regio diplo-
ma primo Marchese di Castroleone; Perruc-
duo II primonato di lui morì senza prole,
quindi passarono i beni paterni al fratello
Lorenzo che nel 1552 prese in moglie Ca-
AI
terina di Cardona erede di Giuliana, Chiusa,
Burgio e Calatamauro; ne nacquero Giovanni
e Tommaso; il primo con Caterina Aragona
e Taglìavia fu padre ad Alfonso, quale mor-
to senza prole, ottenne i possedimenti lo
zio Tommaso, per beneficenza di Filippo
III proclamato nei 1602 primo Principe di
Castroleone ; sposò Susanna di Bologna dei
Marchesi di Harineo, fu dei dodici Pari del
Regno e pef ben due volte Pretore in pa«
tria rifulse; di due figli Giuseppe e Lorenzo,
congiunto il primo ad Elisabetta Barresi di
infecondo letto, morì sul fior dell* età; ere-
de r altro, colla consorte Antonia Avarna
Signora di S. Caterina nella Calabria, ge-
nerò Isabella, sposata poi a Marco Antonio
Colonna Principe di Paliano^ donde Aidone
con le altre comarche passò ai Colonna
nel 1665, perciò ne fu in possesso Lorenzo
Onofrio Colonna e Gioeni, poi Filippo,
e finalmente Fabrizio Colonna e Panfilio^
il figlio di cui e di Caterina Salviati Xo-
renzo, vive attualmente. La longitudine di
Aidone è di grad. xxxviii. x, la latitudi-
ne XXXVII. XXII (1).
A%n%em. Lat. Ayngigeffis. Sic. Agigeffi
(y. N.) Piccola cala nella spiaggia meridio-
nale, mentovata dal Fazello, tra la bocca
del fiume Maulo ed il porto Lombardo os-
sia Caucana; dìcesi bensì Annichigeffi ed
Ayngigef.
/l) Oggi Aidone è capo-circondario di seconda
cJasse, in proTincla di GaltaDi§§eUa , distretto e
diocesi di Piazia, distante da Palermo 118 m., 47
dal capo-luogo della provincia, 6 dal eapo-distret-
to, 27, secondo l'Ortolani , dal mare Jonio. Con-
tafa nel 1798 una popolaxione di 3869 abitanti, si-
no al 1831 accresciutasi a U8S. ed al fine del 1858
a 5128. Ne costa il fertilissimo territorio di sal-
me 12306,838, cioò 6,965 in giardini, 0,484 in orti
alberati. 9,752 in orti semplici, 4,919 in canneU,
9,525 in pioppeU, 21,440 in seminatorii alberati ,
8722,789 in seminatorii semplici , 3096,925 in pa-
scoli, 46,301 in olifeti, 16,220 in vigneti alberati,
336,025 in vigneti semplici, 8,663 in ficheti d'In-
dia, 24,650 io noccioleti, 2,180 in moli di case.
70
AL
Alano. LaL Alabum. Sic. Alaba (V. N.)
Antico castello sulla riTa del fiume Alabo,
ia greco AAABON, dì cui Plutarco, Stefano,
e Clorerio con altri recenti scrittori ; sono
le parole di Cluverio: presM il compera
diatùre di SiefanOj Alabo cUtà e fiume gUè-
$ta Demeirio nei etnonimi; infleUeei Ala-
bone, U nome deUa gente è Alabonio. Sorse
senza dubbio questa città presso lo stesso
fiume, donde il nome, ma è Incerto in quale
luogo, a qual delle due ripe, ed in quale
tempo stata ¥i sia. Ne parlano anche Hoff-
mann e Massa P. 2.
Alano. LaLikiftiM. Sic. Alabu(V.N.) Fiu-
me, Cantava^ qual voce vale potile in latino;
scorre in Val di Noto, ed è ricordato da Dio-
doro, Esichio, Vibio, Plutarco, Tolomeo e tutti
quasi i Geo^Tafi , detto Alobo presso Plu-
tarco per menda del codice, e presso Vi-
bio Alato ; secondo Bochart dalla voce Ba-
iava, equivalente al duleedo dei Latini, per
la copia del mele della vicina Ibla e del
suo territorio. Ha le foci tra il chersoneso
di Agosta e di Tapso, la sorgente ai colli
di Ibla, oggi di MeliUiy che soprastanno
al seno di Megaraoggi porto d* Agosta; ne
è dunque brevissimo il corso, ma le acque
che abbondano neir inverno fanno dilBcile il
passaggio dove una volta s* innalzava un pon-
to, e ne ingombrano il letto di sterpi, pietre,
spine. Alla foce o come altri vogliono alle
sorgenti, Dedalo celebre macchinista, costruì
lAmbetra, o secondo il Cluverio un castello,
o una peschiera, come diremo a suo luo-
go. Quivi si veggono delle fonti magnifiche
di acqua dolce, donde cavandone gU abi-
tanti di Agosta, trasportante alla città nelle
brocche. Non lungi stette seconda alcuni
Tantichissima Hegara. Dalle acque dell^Alabo
viene bagnato il territorio sotto Helilli , che
perciò fecondissimo, appresta agli agricol-
tori frutti d*ogni genere, erbaggi.
Ainara. Lat. Albata (V. N.) o Albana.
Casale una volta sui confini del territorio
di Piazza, un migUo distante dallo antico
AL
villaggetto Comitini oggi Barrafranea. n
diede Errico Conte di Policastro, e per drìt«
to di Flandrina figUa di Ruggiero ignora
di Paterno, coi suoi viUani al Monastero
di S. Maria della Valle di Giosafat nd 1112.
Rimangono ancora non poche vestigia di
ai^loo suro «he iqppeUano gli abitanti IH»
biglUmi. Trovo notizia del Priorato di 8.
Nicolò dì Albara nei decreti di Federioo
emanati in Enna nel 1509, dove ordina si
lasciassero i beni del Priorato, e ne con-
ferma il Priore Bartolomeo nel possedi-
mento.
AlcaBaa.Lat.iUcafiitM. Sic. Arcamu(V.M.)
Nobile città e delle prime, situata sotto U
monte Bonifato a circa 1 migUa dalla spiag-
gia marittima del lato settentrionale. BgU
è affatto incerto, dice Arezio, il fondatore
di Alcamo; ove non fòsse il Trace AlcamOg
quale come scrisse Darete Frigio era mmUo
in soccorso di Priamo. È molto evidente
dai monumenti Saraceno-Siculi esser ve-
nuto un Adalcamo dall* Africa neir8S8, o
secondo Fazello, Alcamo, con numerosa flot-
ta di suoi, avere occupato alcune terre nella
spiaggia settentrionale della Sicilia , ed a
costituirsi in luogo muniUssimo, ad assico-
rarsi dai Sicoli, costruito una città ed oa
castello, cui assegnò il proprio nome, in eie*
vate e precipitoso monte detto Bonifato;
che poi Federico li fabbricò nel 1330 alle
radici del monte, come costa da un pri*
vilegio di lui, segnato in Giuliana nell'ago-
sto di queir anno. Diroccò Martino il ca-
stello dell* antica città, di cui oggi riman-
gono tuttavia delle vestigia, che crede bl-
samente Arezio deirantichissimaiceale;tf
monte Bonifato j egli scrive, sovran/eggia
su Calata fimi; ci ha sul vertice una eitià
in rotine ; dubitasi sia Aceete poiché fK-
nio ne dta i popoli; ma chi fmi oise-
rirlo ? Non niego esser di parere CloTmo ,
quelle pietre sull^om^aio^ alle ruine di Loga-
rico appartenersi; le son però diverse al
certo da queUe dell* antico Alcamo fliMiri-
n
AL
dai Saraceni. Sorge dunque ai nostri
i Alcamo sotto il monte , in terreno
Dente declive rivolto a Maestro; ne è
>arte difesa da muraglie, aperta e più
le r altra, che di mano in mano venne
scendosi. Si ha quattro Iati ineguali;
lel di mezzogiorno sorge un castello
iO di toni quadrate, due porte, delle
ona vicina al castello di cui prende
ne; altrettante ne ha il lato di Sci-
; presenta il settentrionale la elegante
di Palermo, per dove apresi un^aropia
[a via verso il castello; altre tre final-
i nel lato occidentale, e quella di mez-
ipellasi di Trapani cui corrisponde
inga retta via e la più larga, che con-
alla porta del lato opposto , e scor-
) di là la nuova città, il doppio della
I più grande, attaccasi al lato mede-
Tra ie due parti della città apresi
trgo, bagnato a Nord da un fiume ap-
0 la porta di Trapani ; quivi il suolo
la e perdesi nel basso territorio. Tut-
vie tagliansi quasi ad angoli retti. Si
dinanzi il castello una grandissima
a, ed altra davanti la Chiesa principale
tata a Maria Tergine Assunta, ornata
facciata esteriore di colonne di mar-
osso di Sicilia, elegantissima per pit-
t per la cupola neir interno. Ricorda
Ti aver Goffredo dei Roncioni Vescovo
izzara consacrato nel 1313 il tempio
^ore parrocchiale sotto titolo di S. Ma-
ella Stella, innalzato sin dalla fonda-
delia città , ora dei P. Domenicani,
anni dopo però fabbricarono i citta-
in più celebre luogo, non lungi dalla
i di Trapani un tempio novello ; poco
isla il palazzo del Consiglio Civile che
>ponde quasi al centro ed alle vie prin-
i. Non di volgar magnificenza vi sono
asteri di donne, cui sono annesse del-
jese; due cioè delFistituto di S. Re-
to sotto i titoli, uno del SS. Salvatore,
) di S. Francesco di Paola, un terzo
AL
di regola Chiarina col nome della Santa
per titolo. Il Pirri antichissimo appella il
primo. Radia nuova il secondo , dice del
terzo essere stato fondato nella chiesa di
S. Cosmo e Damiano. Due chiostri vi sor-
gono; uno dei Minori Conventuali di S. Fran-
cesco nella parte occidentale, eretto vivente
il S. Patriarca dal R. Angelo da Reale com-
pagno di lui, compiuto nel 1228; vi merita
attenzione il simulacro di S. Maria Madda-
lena in marmo bianco, lavoro del Gagini;
r altro dei padri di S. Maria di Monte Car-
melo nella chiesa di S. Riagip, sotto titolo
di S. Maria Annunziata, che bello di ma-
gnifico ediflzio e d*un atrio a colonne, sorge
a Greco neir angolo orientale delle mura,
vicino alla porta di Palermo dal 15... Ci mo«*
strano la pietà dei cittadini; la Casa dell^ora-
torio di S. Filippo Neri in S. Maria del-
r Ajuto dal 1633, il Ricovero delle Vergini
orfane povere nella decentissìma chiesa di
S. Pietro dal 1632, il Gineceo di oneste
matrone nella chiesa dell* Angelo Custode
sotto gr istituti di S. Francesca Romana,
lo Spedale di S. Spirito, il Ricovero dei
pellegrini in S. Giacomo, il Monte di Pietà
in S. Caterina a conservare i pegni degli
abitanti.
Nella rimanente parte della città meri-
tano attenzione; presso le mura la Chiesa
parrocchiale dei SS. Pietro e Rartolomeo,
bella di pitture e varii ornamenti, da Marco
Lavaca Vescovo Diocesano istituita, coli* al-
tra della SS. Trinità anche una volta par-
rocchiale , il Cardinal Giovan Domenico
Spinola però, congiunti di entrambe i dritti,
formonne una sola nel 1639; non che la
Chiesa di S. Oliva con una stàtua marmo-
rea di essa Vergine con beli* artifizio scol-
pita dal Gagini, dove molti sufTragii offè-
risconsi a prò delle anime condannate al
fuoco di espiazione, ed opere di pietà verso
i poveri si fanno; presso le mura neir an-
golo meridionale, il Collegio della Compa-
gnia di Gesù, cui è congiunta una splcn-
72
AL
IL
«da CUett sin dal 1«S«: raalkio
Temo deiP. Predicatori: «mI dei »Mridel
S"" Ordine io S. Maria deH'Ilria dal \nn
anno dei seeolo u, e aetTr irf i ^rte
di Oriente quei dei Paoloili: faUiricalo ap-
presso la chiesa del SS. Crociisso Terso lo
stesso tempo. Siedono a !lord nel dedifìo
i Gappocdnif die circa il ìSèù eransi sta-
biliti in parte pili reaMrta, e poi nd 1C2S
passarono per pie Gaosine in S. Anna; loro
rimpetto e Terso Occidente nd territorio, nna
decente casa per gli eserdzn qHrilnali:
quiri stesso ndla parte pi& bassa , Inngo
la Tia che conduce a Palenno, la Guesa
di S. Maria dd Miracoli frequentata con
culto particolare, dorè con ogni Tenerazione
ed ailetlo ne adorano gli abitanti e le genti
Ticino r Iniagine, come di prindpale patrona
della città: dicesi ritroTata in una Tolta
soUerranea, intessuta di densi Tepri , e fu
allora copiosa di tanti prodigi, da prendere
il soprannome dd Miracoli; con gran plauso,
«agnilka festa, e fiere celebrane il popolo
il giorno del ritroTamento nel di £2 giugno.
Bimpetto pd fl castello a Mezzogiorno fuori
le mura a drca 300 passi, V elegante Con-
Tento dd Minori Osserranti con bella Chie-
sa, a pubbliche spese, da Federico Henri-
quez signore un tempo , fiibbricato. D* in
non lungi stabilirono le loro case non po-
chi dltadioi, e quel luogo prende oggigiorno
r aspetto di sobborgo. Kota U Pirri aier
gli Agostiniani dal 1S70 abiuto Alcamo, ma
poi lo abbandonarono, come anche i Mer-
cedarii che eransi stabiliti alle bidè del mon-
te BotUftUOy donde diconsi anche soppres-
si i Minori riformati per decreto di Urba-
no Vili.
Fu Alcamo dalfeta degli Aragonesi ono-
rata del titolo di Principato, germinò fa-
miglie illustri, i di cui rami meritano l'o-
nore di Tenire arrotati ad Ordini Militari, e
godono dei prìvilegii medesimi, di che il
Conte di Modica. Si compone il Magistrato
della città dal Capitano delle armi scelto
i
dal le, da faMro Becvioni, dal Sindaco,
dai GhmIìcL mmmH mt nonna il Conte; ne
i lo <ilfi «n'afaia tra due querce ndlo
scudo; TU fiampuii ueMa eoumrca di Sa-
lenu e eaula di ■ilirii indigena sotto il co-
nnudo dd fnUUm fi Sdacca 100 pedoni
33 caTalli; si appuilieue alla dioced di
Manara; iurjgila un Ardprete alla cura
delle anime ed 9 Tìcarìo dd TescoTO pre-
siede al Clero. Xd secolo xti contaTansi
■d registri flSSS case, 1122 abitanti; nd
snssegucule 9N3 case, 9211 abitanti; Terso
i priaM»rdii dd presente 28Si abitazioai,
1104 anime, e ndT ultimo computo S24L
Ci ha un lerrilorio feracissimo, ricco in Ti-
gne, biade, alberi fruttiferi, oIìtoU, Testilo
di amene pasture, né asanca di sdTO mdlo
adatte ad una diTertita ed utfle caccia.
È incerto se ai tempi degli STeri e dd
normanni sia slata Alcamo soggetta a Si-
gnori. Sotto il regno di Pietro II Terso il
l2S0,erainTassallaggioa Giorouni, In&mts
dd Duca di landazzo, e da Eleonora figlia
di lui perTcnne ai Peralta. Sd ebbero pd
i Chiaramontani da cui Tenne rislauralo il
castello; il Ke Martino tolse loro per Cd*
Ionia il dominio ddla città , e dieddo ad
Ànionio Yeniimiglia, penrenuto quindi a
GuaUerio suo figlio nel 1391: 1* ottenne
poco di poi per grazia del medesimo Iti
Giacomo di Praieé Ammiraglio e Contesta-
bile del Regno , U di cui figlia Violunftì
sposò CìociiA Bernardo di Cabrerà recaa-
do per dote Alcamo, il castello Aoni/alo^Ca-
latafimi. L'ultima feroina dei Cabrerà ae
alienò le signorìe agli Henriquez ; ma neUa
metà del secolo xt compressele Pietro I-
gliolo di Kicola Spedale, Presidente di Si-
cilia ; fu Consigliere del Re, e morto sena
figliuoli, lasciò i suoi beni a Va$$aUo tra*
tello suo, dai di cui erede MaUeo tieomr
praronselc gli Henriquez ; di essi e dd lo»
ro successori Tedrai le notizie sul Contado
di Modica. Nel Parlamento il Signore di Al-
camo si ha il xua toIo.
73
AL
Diera il Pirri col Hongilore nella Bi-
a Sicula gli uomini illustri dì Alcamo,
ali io noto : Paolo di Alcamo novizio
scino, che ovunque rifulse per virtù,
se Torà del suo passaggio avvenuto
igosto del 1S77, quando vide la Ver-
asteggiata da cori di angeli : Ludovi*
terdote dello stesso ordine, di nobile
ia^ che passata nella solitudine par-
sua Tita, vesti le lane cappuccine ;
prigioniero dai Turchi, molti mali sof-
reduce in patria alGne, mori poi in
i in odore di beatitudine, in vita ed
rte facoltato da Dio di roaravigliosi
Ili : Mariano anche dell* istituto dei
iccini di magnifico ingegno e splen-
firlù; fu grande pel zelo alla salute
mime, perchè penetrò fino nella Ger-
e nella Persia; devoto alla Tergine,
mpose il primo lo Stellarlo del Con-
ento, mori in Palermo nel 1621 ; ce-
latti notan di lui Pirri e Hongitore:
lattlolo della famiglia dei Carmelitani,
lente negli studi di ogni arte, eloquen-
o Ecclesiastico, Rettore delle Accade-
li Sicilia, Padova, Napoli, Professore
iceo della Sapienza in Roma , Visita-
generale delle Provincie di Sicilia ,
li, Spagna, Padre dell' ordine ; Viceré
ea di Feria, per opera di Filippo IH,
evalo a Vescovo di Girgenti , e mori
Dente in Roma nel 13...; non solo
M> i nostri scrittori è famoso, ma pres-
Passavino , Lucio Belga ec. ec. : il
ìco Francesco Lombardo cognominato
totOy promotore nella patria di pie
B, la di cui vita piena di egregìi e
aneddoti fu scritta da Sebastiano Ba-
0.
)ri Giulio di Alcamo, cioè Vincenzo di
DO, sotto Federico II Imperatore, e Re
cilia, verseggiò il primo neir italiano
la, ed a lui perciò si attribuisce da
ciò, Allazio, Auria, e Mongitore Tin-
one dei verso italiano, sebbene io neghi
AL
il Crescimbeni, che stima esser fioriti Sici-
liani anteriori a Giulio , ai quali dà V in-
venzione della novella poesia; ne riman-
gono i versi presso il sullodato Allazio. Se-
bastiano Bagolino egregio Poeta, Filosofo,
Oratore, Pittore e Musico ;. poiché seguen-
do nei primi anni di sua vita il mestiere
del padre, studiò pittura, cui congiunse
per diletto la musica, e di molto in queste
arti elevandosi, venne alle umane lettere, in
cui talmente profittò, da prendere il nome
di Oratore e di Poeta ; visse qualche tempo
in Palermo ed in Napoli nella familiarità
di ingegni dottissimi , e finalmente in età
ancora fiorente di quasi 44 anni , cedette
' nel 1604 alla morte ; molti lavori ci lasciò
nella prosa italiana, spagnuola, latina, non
che nella poesia , ed i suoi epigrammi e
le elegie van tra i migliori , notali tutti
dal Hongitore nella sua opera: Pietro di
Alcamo deir Ordine di S. Benedetto di S.
Martino delle Scalo coltivò a maraviglia le
lingue ebraica^ greca, latina , celeberrimo
Poeta , fiori nel 1550 in opinione di gran
dottrina: Stefano Politi Filosofo e Medico
non volgare; rifulse nel liceo di Padova, e
pubblicò il libro: De intemi et extemi
hominis cura Pad. 1566: il Sac. Vincenzo
Politi figlio di Stefano, visse lungamente
in Roma Professore dell* uno e dell* altro
dritto , dove pubblicò alcuni suoi lavori ,
quali il Memoriale Clericorum ; Speculum
Vitae et honestatis Clericorum , ed altre
opere; parlano di lui Leone Allazio ed il
Mongitore: Carlo Lazio eccellente per dot-
trina e costumi pubblicò le Dilyicidationes
in Bullam Cruc̀Uaey et Triumphum Ma-
rianum de Deiparae Conceptione Imma-
culata ; fiori nel 1667 : Pietro Antonio Tor-
namira Gassinese^ avvocato una volta, poi
presi i sacri voti nel Monastero di S. Mar-
tino in Palermo, s* impegnò ad illustrare la
dignità del suo ordine, da nessuno in tale
argomento preceduto; molte opere scrisse,
delle quali molle ne pubblicò spesso enume-
10
74
AL
AL
rate dal Fazello; sostease la carica di Esaoù-
Mlore sinodale deU^Ardfeseovo di Paler-
mo, fa GoDsigiiere degl* IiH|iii5Ìlorì della
Fede, Decano e Priore dell'Ordine soo;
■M^ come afeia rissolo piamente nel 1681:
Silfio Tomamira Sacerdote della Compa-
gaia di Gesù per coslomi e sapere eccel-
lente, fratello di Pietro Inionio, esemplare
di religiosa amilli e poterli ^ dif olissimo
alla B. Vergine: diedesi costantemente per
sei lustri interi alle umane lettere , eser-
citò aspramente il suo corpo in digiuni,
flagelli , vigilie , dormi nel Signore final-
mente un sonno di pace nel 1681; pub-
Mici la Soeieias Jesu iliuàiraia In quat-
tro tomi, ed altri larii latori : Andrea Cor-
done dottore in Teologia ed Abate; sali
con sommo onore ì pergami delle primarie
citla dell'Isola e d'Italia^ Teologo e Poe-
ta non Tulgare; è lodato trai scrittori Si-
ciliani : Antonio Romano-Colonna finalmente
Retore e Poeta elegantissimo; Agostino Spi-
noo della Compagnia di Gesù, egregiamente
Tersato nelle umane lettere e nelle scienze
filosofiche; Giuseppe Abate, dell* ordine dei
Minimi, Teologo ed egregio predicatore, pe-
ritissimo nell* aritmetica ; Francesco Ta-
bano grande per poesia in cui riscosse
molte lodi; Girolamo Ausìlio fondatore del
Collegio delle vergini donzelle nella patria
siua; Francesco Laico che assegnò una ca-
sa alle oneste donne nel 1670^ perchè ri-
fessero a Dio, entrambi nominati con enco-
mi! degni dal Mongitore per gli opuscoli
che diedero alla luce (1).
(1) Of f i Alcamo è capo-dislretto della proTincia
di Trapani con qoaUro circondar ii, nella diocesi di
Maziara, dittante SS miglia da Palermo, 36 da
Trapani, i dal mare. Ti risiede un Giudice istrut-
tore col grado di Giudice di tribunale clTile, nn
Sottintendente, ed un Sindaco coi suol eletti: ha
cura della pubblica salute una deputazione sani-
taria di 4* classe. Riguardo poi alla attualità del-
la topografla, Alcamo si è in questo secolo estesa
di molto, le sue fabbriche aumentate, come accre-
sciuta mano mano la sua popolazione; nulla però si
(T. H.) Corrottamente Aki-
fro, CmUara. Tedi questi nomi.
Sue. (f . B.) Tedi Cmlora.
n*i«i LnU ileoro de
frìddiM. Sic. Ircara di U ftiddi (▼. 1.) Til-
laggio cosi dello dal fendo dei fMUti do-
ve è fabbricalo, a distìnguerlo dnU*allro
detto dei /hai in Tal Demone. Q«d fendo
nel territorio di €aslroB«ofO ri appnrleno-
Ta sotto Hartìno a SùmmOo di SiqwiMh
no, dalla m<^e, come abbiamo sei regi-
stro del 1408 sotto fl medesimo le. D no-
merita «m pecvliara attf liane. In UXÈm ài
▼enU rtnme aholilo ^ncl ddritria ael frati mi-
Borì del 3* ordine, di c«i però aneor U chien
ne sessiste, cb« cbiasa perckò pericolante II lette,
fra broTe verri riaperta già ristorala; fU AfOiU-
Diasi non erano piò sino dai leaipi dd noilra an-
tore, erano niiaaU la Chiesa, ora dal plcloal cilla-
diai acconclaUed aperU;raiaò beasi la piccola ma
grasiosa Chiesa di S. Lucia raori la città; t la bm-
gnifica Chiesa di S. tUTa adorM di helllaaimi mar-
mi, clM miaacciaTa niina, ▼eaae dal ISit al SS ri-
itoraU e Meglio adorna. Oaserrasi nrtla Chlcia
j dei minori OsserTaali raori le aanra» nn fnadre
creduto opera del Peragiao. in realtà non di lai
ma della soa scaola; rappresenta il Conto il Mt*
dica e la soa consorte, foadatorl di ^el teaifis
(Gastone Viaggio in Sic.) DellepabMichecasa ?«•
nero abolite, la Comunale ed il Monta di Fidi;
cominciossi a fabbricare quasi accanto al easlaila
Terso il iSIS un teatro, compito nel ISSO; elagni
te ne ò l'ialemo, ma non Ti corrisponda il pra-
spelto. Meriu anche atlensione il nnoTO cimlUf*
o camposanto a settentrione della città, naa il
molta estensione. MontaTa nel i7S0 la pupaUrii
ae di Alcamo a 13000 ahiUnti. a tSSOO nel ISSI, •
nel IS&S a tOS&S; tì abbonda una misarahile p*-
Teraglia; molto angusto ò il ceto cirile; triici-
rata massimamente la callura. La ana atteaaiaM
territoriale è di salme SS6i,S9l, cioò l.ltS in giv
dini, 1,049 in orti alberati. lS,St6 in orti mmr
plici, SS,G9t in canneti, i07,7tS in seaUnatoril al-
berati, Se05,sai in seminatorii semplici, tlSM^
In pascoli, 45,S0S in yigneti alberati, noi,OÌt is
Tigneti semplici, S9A57 in sommacchall, 0,111 la
ficheti d* India, 0,840 in terreni a dellste, ìjifn
in suoli di case; ò dunque abbondante praaMchi
in ogni genere di derrate, ed esporta fimmuli»
Tino, sommacco; tI si troTano (Orioimni Dif) Tt-
rie caTe di marmi, ed uno giallo.dandridllico p«-
ticolart e bellissimo.
75
AL
stro f illaggio intanto in Val di Mazzara, si-
Inalo nei confini della dioeesi di Palermo
le si appartiene. Oggi è onoralo del titolo
di Principato, prende origine dalla metk del
secolo scorso e siede in un* altura lieve-
menle declive un pò* più verso libeccio. Ne
occupa il centro la Chiesa principale ma-
gnificamente costruita, e dedicata alla B.
Tergine sotto titolo del Rosario, cui davanti
apresi un largo col Palazzo del Signore del
luogo ; altre cinque Chiese van soggette alla
maggiore ; presiedevi Y Arciprete, ed il Vi-
cario dell'Arcivescovo al Clero. Annuo ne
è il consiglio giusta le Sicole Sanzioni, da
eleggersi ad arbitrio del Barone. Eranvi
nella metà del secolo scorso 120 abitazio-
ni, 279 vite, ma nel 1713 registraronsi 48S
case, 1536 abitanti. Comprendesi nella co-
marca di Castronuovo, ed è bello di un terre-
ao feracissimo. Scrive il Barbieri del feudo
iti freddi^ e nota averne tenuto sotto Fe-
derico i dritti, NiUo o Benedetio de Mayda,
dalla di coi figlia conse(ruitili Ximene Vii-
iotòa, trasmiseli agli eredi. Gio/tanni An-
tonio YiUalba era sposo nel 1316 ad Eu-
lalia Ventimiglia, donde si hanno nel se-
eolo XVI Signori di Alcara i Ventimiglia:
1* ottenne poi in dote BUueo Scammacca
Signore di Murgo^ sotto cui prese a fab-
bricarsi il casale; Malteo successe a Blasco
nel 1640, cui il figlio Giuseppe Blasco , il
quale ottenne dal re Filippo nel 1708 le
insegne di Principe, e mori nel 1716 senza
aTQta alcuna prole da Caterina Francica; ven-
ne dunque il Principato a Raffaella Scam-
macca e Gravina^ moglie un tempo di Fran-
cesco Vincenzo Buglio Marchese di Bifara,
elasciollo al figlio Mario Buglio Principe
di Casalmonaco ; nacque da lui e Marianna
Piatamene Emmanuel Francesco BugUo
ehe vive felicemente, sposo di Stefana Gi-
solfo. Si ha la Signoria il drillo di armi,
e nel Parlamento del Regno ultima dei
Prindpati profferisce il lvu voto. France-
sco Emmanuele Marchese di Villalba V ap-
AL
pella Lercara nel suo magnifico lavoro Del-
la Sicilia nobile (1).
Alcara del fusi. Lat. Alcara de pisis.
Sic. Arcara di li fusi (V. D.) Piccola terra,
cognominata dei fusi a differenza del feudo
dello slesso nome in Val di Mazzara, che
come vedemmo dicono dei freddi; in fianco
scosceso di profonda valle formala, secondo
il Fazello ed altri succennali, dai Monte-
sori, guardando verso Scirocco. I colli Mon-
tesori vestiti di amenissime selve ed alberi
fruttiferi estendonsi da Troina a S. Filadel*
fio rendendo assai delizioso il sito della no-
stra Alcara. Occupa il fiume Chida, volgar-
mente Rosmarino (che secondo Cluverio dif-
ferisce dal Chida) il seno della valle; sca-
turisce circa i conGni di Alcara e va nota-
bilmente nel suo corso accrescendosi. Molli
aneddoli raccontano gli abitanti sull'origine
di Alcara, ne dicono antichissimo il castello
appellalo Tauriano. Nota il Fazello non aver
distato una volta da Alcara Crasto mento-
vata dagli antichi, cui si oppone il Cluverio
in altra parte additandola. La prima me-
moria di Alcara occorre in un diploma del
Conte Ruggiero in prò della chiesa di Troi-
na, dove le si concede ti Caslello Tauria-
no con luUe le sue pertinenze in Tal De-
mone , e la rocca che appellasi Alcara.
(1) Oggi è capo-circondario, in provincia e dio-
cesi di Palermo, da cui ò distante 37 miglia, di-
stretto di Termini donde Si. ContaTa nel 1798 nna
popolaxione di 5336 abit., di 6305 nel 1831, e nella
fine del 185i di 7463. Si ha salme 1831,977 di terri-
torio, cioè 8,307 in giardini, 86,811 in seminatoril
alberati, 1435,610 in seminatorii semplici, 873,138
in pasture, 15,649 in vigneti alberati, 76,934 in
Tigneti semplici, 0,580 in snoli di case. É un luo-
go assai umido e freddissimo per la troppa neve
che si ammassa nelle sue montagne neirinyer-
no, e molto più pei venti impetuosi. Ha ecci-
tato in qualche modo un commercio collo zolfo.
Nella contrada di Croce ci hanno le zolfatare di Cro-
ce, Piralno, Giordano, Romano, Sociale, Malato,
Colle di Serio, Florio, Rossi, e nella contrada di
Maidore quelle di Lello e di lelaldi : poche ne
sono soggette ad inondazione Interna, e queste
per la profonditi.
76
AL
E ramosa Id memoria di Taurìano negli atli
del II Sinodo Piceno sotto Teodoro Ycscoyo
di Sicilia, ed il Pirrì che asserisce in nes-
sun luogo della Sicilia essere Tauriuno
esistito, soggiunge tuttavia, avere il Conte
Ruggiero reso soggetto tra le altre terre
Tauriano, al Vescovo di Troina; esposi in-
tanto serpeggiare in quelli un qualche er-
rore. Alchares voce Saracenica, oggi Alca-
ra, provaci senza dubbio esservi stato ap-
posto quel nome dai Saraceni. Spesso viene
rammentala neir Itinerario Arabo, nel tem-
po del Re Ruggiero. Rimane oggi in gran
parte la fortezza Tauriana^ e credesi dagli
abitanti aver sofTerto ruina nel tremuoto
del 1490; le sottostà Alcaray dove merita
attenzione per la nobiltà deir edilizio il tem-
pio maggiore dedicato ali* Annunziata; mi-
gliore è la cappella sacra a S. Nicola Ana-
coreta patrono principale del paese, quan-
tunque la festa deirAssunzione della B. Ver-
gine vi si celebri del pari solennemente.
Van soggette alla Chiesa maggiore le altre
due di S. Pantaleone Martire, e S. Nicola
Vescovo, dove amministrano i sacramenti.
Sacerdoti destinati dalFArciprete. Sorgono
inoltre ai confini del paese due conventi,
uno dei Minori Conventuali sotto titolo di
S. Michele dal 1523, dei Cappuccini T al-
tro fabbricato nel 1374; ne sbucciarono uo-
mini eccellenti per dottrina, come in ap-
presso : merita finalmente attenzione il Mo-
nastero delle Vergini, sotto la regola di S.
Benedetto. Tutto si appartiene airArcive-
scovo di Messina che vi ha bensì dei dritti
temporali, perchè si appella signore di Ai-
cara. L'Arciprete, il Vicario, il Visitatore,
giusta le leggi della Chiesa di Messina, han
cura dello spirituale. Si addicono al gover-
no civile quattro Giurali, Tlnquisitor del
malfatto, il Sindaco, ed i Giudici scelli dal-
l' Arcivescovo e dai Ministri del Re. Erano
586 le case nel secolo xvi, 1438 gli abi-
tanti, nella metà del seguente 501 le case,
1681 gli abitanti^ nel principio del corrente
AL
336 abitazioni, 1225 vite, nel reeeniissiroo
registro statistico finalmente 1168. Re è lo
stemma un* aquila che vola, con una croce
rossa sul petto. La latit. di gradi xxxtih.
V, la longit. XXXVIII. xx. Comprendesi Al*
cara nella comarca di TortoricI e eella
Prefettura miUtare di S. Filadelfio, ed
somministrava un cavaliere, e 36 fanti.
Fiorirono in Alcara : Cosmo cognonunafo
il Teologo per la celebrità della dotlriiia,
deir ordine di S. Basilio nel Monastero di
S. Maria de Rogato; confessore di S. Ri*
cola Eremila di cui sublimò le Yirtù, e
scrisse la vita : Filippo Salerno Minore
Conventuale , che diede un gran saggio al
mondo letterario della sua eloquenza in va*
rie pubblicate orazioni ; quanto poi fosse
perito nelle scienze divine, mostranci le ca-
riche che con grandi applausi sostenne;
per ben sei anni egregiamente presiedette
air Accademia di scienze sacre in Vienna,
indi fu Teologo di Ferdinando Augusto;
giovò massimamente alla fondazione dello
studio universale di Praga, ed alcuna volli
vi sali la bigoncia di Dommatica; fu ret-
tore di molle province in Germania, in Si*
cilia, abbracciò finalmente la morte carico
di anni e di meriti nel 1676 : Michele Boi,
Filosofo, Medico e Poeta egregio. Cavaliere
dello Sprone d*oro, a lungo rifulse in Ro*
ma. Malia, Messina, e mori decrepito ad
1687 : Ratale Donadeo Medico e Poeta di
vaglia , nominato nella Biblioteca classiea
di Draudio e presso il Mongitore; scrisse
in versi Ialini De bello Chrisli ed altre
operette ; Michelangelo Cassaro profondo
nei sacri studi! e nella musica, fìunoso
nelle matematiche e nella medicina; mol-
te cose scrisse , ma pubblicò soltanto fl
S. Nicolai Vila, Poema. Aggiungi i susse-
guenti, peritissimi nella musica; Vincenio
Gallo , Villorio Laudo^ Francesco Bmno,
Giovan Vincenzo Valenti, tutti autori nel
secolo scorso di armoniose note che fecero
risuonare nelle primarie città, esaltali dal
77
AL
Mongìlore per la?ori che pubblicarono ; An-
Ionio Sardo finalmente, Abate di S. Maria
de Rogato , e Giuseppe Riccardo, egrcgii
predicatori per molto tempo nelle Chiese
di Sicilia e d* Italia; non che gli eleganti
Poeti 9 Kiccola Chiuppo e Placido Merlino.
Le campagne di Alcara possono contarsi
tra le più feraci di quelle contrade, poi-
ché Tengono bagnate da acque copiose ; so-
no piantate ad uUtì, viti, gelsi ed ortaggi.
Discuterò fra bre?e se vi sia sorta un tem-
po Demenna. Relf altro lato della valle ver-
so Nord ad un miglio e mezzo da Alcara^
sorge il Monastero di S. Maria de Rogato
dell'ordine di S. Basilio, celebre da gran
tempo per la pietà del Monaci ed una cfli-
gìe di Maria con somma religione venerata;
erano unite alla Chiesa le abitazioni dei Mo-
naci, che or più affatto non sono. D*ivi a
tre miglia apresi un antro nel poggio Ca-
lama tra spineti ed asprissime rocche, do-
ve noto a Dio solo trasse lungamente i suoi
giorni S. Niccola Politi di Adornò, e santa-
mente li compi; sei hanno a speciale Pa-
trono, come notai, gli abitanti di Alcara^
ne costodiscono con gran cura le preziose
spoglie, e solennemente ne celebrano con
fiere la festa il di 16 agosto. Afferma Pa-
lelle suir autorità di Dionisio d^Alicarnas-
so, avere sbarcato Enea nei lidi di Alcara
riinpetto le isole Eolie, ed avervi lasciato
Patrono Turio con alcuni dei suoi perchè
fondato vi avesse una città sul colle; ma
sembra asserir Dionisio altrove, essere ciò
anenoto appo il promontorio Orlando. Rav-
vi nel territorio il campo di S. Teodoro,
cosi appellato, perchè hanno memoria tra-
dizionale gli abitanti, di esservi dimorato
qael Santo Vescovo (1).
(t) Oggi è in proYiDcia di Messina, distretto e
diocesi di Patti, circondario di Militello; dista da
Pilerao 104 miglia, 90 dal capo-loogo della pro-
Tjncia, 34 dal capo-distretto , 4 dal capo-circon-
dirio. Ti ha nn monte agrario ad agcTol azione
ie^U agricoltori poveri , donde prestasi dei fru-
AL
Alcliiia. (V. N.) Castello che al tempo
di Martino appartenevasi con Llcodia, Alia
ed altre terre, a Calcerando di Saniapate.
Vedi Occhiala un tempio Echlela.
Aicusa. Sic. Arcuèa. (V. M.) Casale una
volta esistente, presso il fiume Torlo, ap-
partenentesi alla Chiesa di Cefalù per de-
creto del 1171 di Alessandro 111 Rom. Pon-
tefice. Oggi è una villa volgarmente detta
secondo il Pirri il feudo di Calcusa. È ben-
sì nominata in un diploma del Re Martino
del 1392.
Alesa, Lat. Alaesa o Halaesa. Sic. Alesa
(V. D.) Antica e famosa città nella parte set-
tentrionale dell'isola, non lungi dal fiume
dello stesso nome, oggi di Petlineo, nel ter-
ritorio che prende nome dalla Chiesa di S.
Maria di Palate dove ad un mezzo miglio
circa si trova il moderno villaggio di Tusa.
Fazello che afferma scorrervi il fiume Alesò
con prova di una antica iscrizione ripor-
tata da Gualterio, stabili tuttavolta Alesa
città a Caronia, ben 12 miglia d'ivi disco-
sta, ciò che lo stesso Gualterio ed altri ri-
gettano del tutto^ poiché riesce evidente le
città vicine ai fiumi prenderne il nome, od
usurparlo viceversa i fiunii dalle città; con-
fessa altronde occorrere nel luogo da me
indicato grandi vestigia di città distrutta,
mento con le norme generali e secondo Testen-
sione dei terreni; Tenne stabilUo dair antico pe-
culio fmmentario, di cui s* ignora 1* epoca della
fondasione ; dipende dall* Intendente , e yien di-
retto da due Deputati scelti ogni biennio dal De-
curionato con 1* approvasione dell'Intendente e
del Sindaco. L'estensione del territorio di Alcara
è di salme 8340,070, cioò 9,610 in giardini, 0,734
in orti semplici, 0,9S3 in canneti, 0,8S4 in gelseti,
13,011 in seminatori! irrigui, 794,639 in semina-
torii semplici, 831,334 in pascoli, 32,841 In oli-
Teti, 41,516 in Yigneti semplici, 623,035 in bosca-
te, 0,032 in suoli di case. Contava Alcara nel 1798
una popolssione di 1394 abitanti, ascesa nel 1838
a 1780, e nel One del 1852 a 2177. Gli abitatori ne
sono paciflci e laboriosi ed una delle loro prin-
cipali occupazioni si è 1* alimentare i bachi da
seta.
78
AL
ehe nota esser di Alela mentotata da To-
lomeo ; è certo nondimeno da \arìi codici
di geografi essersi appellata Alesa e non
AletOj né in alcuno degli antichi un tal no-
me s* incontra , perciò avverte Cluverio
essere erroneo 1* esemplare del Fazelio che
incerto cosi poi conchiude: siegue non disco-
sta da questa città distrutta più che un trar
di sasso la foce del fiume Peltineo appellato
Aleso in una lapide, donde, se questa è
Alesa, è a credere aver preso il suo no-
me^ come molte altre dal fiume vicino.
La novella lapide del resto, scoverta nella
predetta chiesa di Palazzi tolse ogni dub-
bio, poiché quivi si fa menzione del popolo
Alesino. A tutu i Numi il Popolo Alesino,
Diogene Lapirone di Diogene, per sua
beneficenza (sottihtendesi) commenda {i).
Diodoro parlando di Arconide che par-
tito da Erbita coi suoi aveva divisato sta-
bilire una nuova colonia, scrive essere stato
fondatore di Alesa lib. 14. Raccolta dun-
que la gente occupò un colle ben 8 stch
dii discosto dal mare, dove gettò le fon-
damenta di Alesa; ma essendovi €Mre cit-
là dello stesso nome in Sicilia, cognominol-
la Arconide dai suo. Ci han poi di coloro
ehe credonla fabbricata in prima dai Car-
taginesi, nel tempo in cui si segnò la pace
tra Amilcare e Dionisio; dal che può dedur-
si non oltrepassare la fondazione di Alesa i
tempi di Dionisio; egli è poi certo essere
stata una delle città della Sicilia dai Ma-
mertini^ non che dai Siracusani occupala;
obbedì poscia ai Cartaginesi, piegò quindi
ai Romani perchè vien dichiarata immune
e libera, e si ha l'onore del Senato. Fu
in quel tempo abitata da molte famiglie
Romane e travagliata alcuna volta dalle di-
iD eEoi:$ nA^i
O AAMO^ TUN AAAI^INAN
AIOFENHN AIOFENEOX
AAnipaNA
£TEPr£3^1AX . ENE&Efi
AL
scordio civili, Tenne dall* autorità di Claudio
Fulcro Pretore in Sicilia restituita alla pri-
miera pace , con prescrivere nuove norme
nella scelta del magistrato; è colui cai ae^
condo le congetture di Selinunie Drogon-
teo 0 Lancelotto Castelli, eressero gli ile-
sini una statua di marmo che si rinvenne
da gran tempo fra le ruine, e si ammira
quasi intera colle insegne, cioè le verghe ai
piedi ^ nella piazza di Tusa; manca però
della sinistra che impugna una scare, che
conservasi in una cappella della chiesa, ma
come seppi da colta persona, credonla gli
abitanti opera del secolo scorso, anzi era ne-
gli anni passali appiccata al braccio; il sol-
lodato Castelli però prova essere dello scal-
pello di un solo artefice e . la slima anti-
chissima.
Attesta H . Tullio nelle sue orazioni con-
tro Verro, essere stata Alesa con altre dita
deir Isola da varie molestie oppressa sotto
la di lui pretura , e scrive encomiandola
Yerr. in : molte sono le città di Sicilia do-
ve ci ÌM fior di ornatezza e di oneslà,
delle quali fra le prime è ad annaverani
Alesa^ poiché nessuna più fedele, più rie*
ca, piii autorevole ed imponente ne Hs^
verrai. Dopo la caduta della Romana Re-
pubblica sotto Augusto e i successori di lui
perdette il dritto di franchigia, poiché viei
computata da Plinio tra le città stipendiarie;
divenne municipio^ e gli abitanti oUennert
il dritto di cittadinanza, di che ci è provi
riscrizione addotta dal Castelli : Munidpkm
Alaesinum ' Municipio d'Alesa. Dubita 0
Pirri se sia stata decorata nel tempo slei*
so di sede vescovile^ o almeno sotto gli Im-
peratori Greci, poiché la disposizione di Leo-
ne il Sapiente dice il prelato di Alesa sog-
getto al Metropolitano di Siracusa, ma nel-
la recentissima storia di questa città, eoa
sommo studio ed erudizione lavorata dal Gi-
stelli, troverai una lettera di Domenico Schia-
vo dove, diligentemente il punto investigai-
do, ribatte le ragioni di Leone e di altri
79
AL
Acerto il tempo in cui sia perita; ai
di Strabone non era che un piccolo
;io: Alesa, egli scrìve, Tiiidari e Ce-
ìono piccole terre. Ne abbiamo men-
nel secolo vi di Cristo in una do-
e fatta da Tertullo ad un Monastero
€se, portata nella cronica di Leone
se, confermata daMabìlion dall* antico
lario; è comune opinione perciò es-
ista percossa dal ferro Saraceno. Ara-
1 terreno ai nostri giorni, ed appena
^onsi dei ruderi, eccetto la Chiesa
Maria di Palazzi di dritto del Ve-
di Patti con gli edifizii adjacenti co-
ri ad uso dei Monaci. Pubblicò in ra-
lla sullodata storia di Alesa il Ca-
l marmo mentovato dal Fazello, scrit-
entrambe le facce, ed altri monu-
che adornavano un tempo la città.
0 descrive il tempio di Apolline
r, dove gli abitanti di Erbesso e gli
, che eran del vicinato, in unico rito
IO sacrifizìi; il tempio di Mllichio
[ual nome o Bacco o Giove si appel-
piel di Venere ricordato da Cicerone
azione in, contro Verre,quel di Adrano
indigeno di Sicilia. Rammenta anche
>ide, bagni ed acquedotti, di che vide
Ilo le vestigia che sin oggi rimangono;
0 inoltre o le torri; e il Castelli
lì altri monumenti di minor vaglia
stesso rinvenuti nei campi di Alesa,
1 dire avanzi di statue, imaginette di
lapidi scritte ma frantumate, e mo-
dissi di già della statua del Pretore;
stesso portai nel museo di S. Nicola
aia, Tasi, lucerne, ed un serpente di
da ivi disotterrato. Vedonsi impres-
e monete le teste di Giove e di Apol-
nel rovescio i loro attributi, mani
mgiunte col caduceo segno di con-
lìre, archi, aquile, un milite astato,
a dì Apolline, e simili; ne è una in
^pigrafe^ aaai^a^, colle lettere ag-
AFX. cioè di Arconide, a differenza
AL
delle altre Alese che vi hanno in Sicilia;
si fa menzione nelle lapidi si in greco
scritte, che in latino, di Diogene, Lapirone,
C. Virgilio, Cornelio Schizia, Augusto Mu-
nicipio , che tralascio per amor d* essere
breve ; è a consultar con accuratezza il Ca-
stelli di cui sin qui mi son servito. Scrive
Cluverio sul porto di Alesa: {( solo dee"
rone è molto sicuro testimonio, esserti
slato altresì un porto nella spiaggia ;
quale scrive nella Yerr. ni: Enna è inr
tema in maggior parte ; aggiungi merli
gli Ennesi misurato presso quel fiume
il frumento , e di là nel giorno stesso
trasportato in Fintia, Alesa, Catania,
luoghi tra loro lontani, secondo i tuoi
ordini. Altrove affermai nelle note al Fa-
zello esservi anche oggi il porto sotto il
castello di Tusa o un asilo per le navi
da alcuni venti assicurate ; non mi ricordo
però avervi attribuito gli epiteti di grande,
d* tn^en(e, di magìio, come spaccia il Ca-
stelli senza ombra di vero; del resto ne
lascio il giudizio ai sa vii lettori.
AiMe. Lat. Alesae. Sic. Alesi (V. D.)
Nelle parti interne. Sappiamo da Diodoro,
come di sopra notammo , avere altre città
di Sicilia usurpato il nome di Alesa, ma nes-
suno degli antichi ne nota la posizione. Enu-
mera Plinio gli Alesini tra le genti dell* in-
terno deirisola; sorge intanto nel lato aqui-
lonare di questa la popolosa Collesano, che
dicesi dagli abitanti cosi appellarsi dal vicino
colle Alesano, dove sono dei ruderi ad un
miglio verso Occidente rimpetto la città, coi
quali confermano V opinione propria. Forse
Collesano fu una delle Alese, ma per sola
congettura il dico, nulla di certo stabilendo.
Negli atti dei SS. Martiri Lucia e Geminiano
nominasi un Alesa tra Taormina ed il Sìmcto *
0 il Guroe Onobala (poiché sotto nome di Si-
meto intendono dire di questo) nel lato orien-
tale; sono però segnati d* illegittimità dagli
eruditi, perlochè ignorasi il sito delle in-
terne Alese.
80
AL
Aleso. Lai. Alexuè. Sic. Alesu (V. D.)
V. Peliineo.
Ale«liio«Lat.ito«diniM.Sic.Alìsiiiu(V.D.)
Fonte mentovata da Solino cap. 2 e da
Rennio Fannie interpetre di Dionisio Ferie-
gese, e quantunque quieto e tranquillo scor-
ra nel suo letto, tuttavia al suonar della piva
eccitasi lieto come a canto, e preso dair ar-
monia gonGa e trabocca. Crede avere ciò
preso Fannie da Solino, il di cui testimo-
nio è alquanto debole; o favoloso un tal prodi-
gio^ 0 prodotto da demoniaci tranelli, secon-
do Gaetani nell'Isagoge, ad ingannare le
menti degli etnici. Nessun degli scrittori però
nota a qual delle Alese appartenuto si sia.
Alessandria. Lat. Alexandria. Sic. Li-
sciandra di Petra (V. H.) Paese presso la
fortezza di Pietra d" Amico che appoggiata
ad un masso enorme mostra oggi delle rui-
ne, donde dicesi Alessandria di Pietra.
Dista 4 miglia da Bivona, chiuso nei con-
fini della comarca di Castronuovo e della
diocesi di Girgenti. Riportasene 1* origine
al 1370, fondato da Blasco Barresi Signore
del castello di Pietra d'Amico e del ter-
ritorio; successegli il figliuolo Carlo^ a cui
Francesco padre di Elisabetta Helchiora,
che sposato Girolamo Napoli Signore di Re-
suttana e di Gampobello, partorì Giuseppe
e Pietro, e stabili morendo nelle sue di-
sposizioni, che i suoi figli e nipoti Baroni
é' Alessandria e dì Pietra d' Amico assu-
messero il cognome della casa Barresi. Il
primonato Giuseppe che assunse il princi-
pato d* Alessandria nel 1636^ celibe essen-
do, disse erede Girolamo II figlio del fra-
tello Pietro, Duca di Bissana, che ammoglia-
tosi a Rosalia Filingieri, mori senza prole,
onde raccolse i beni di lui il fratello Gtii-
seppe, che prese in moglie Rosalia Massa^
e mori del pari senza figliuoli; nel 1697
pervennero le signorie per sua disposizione
al terzo fratello Federico; costui Pretore di
Palermo, Vicario del Viceré in Catania, del
gabinetto di Villorio Amedeo , intimo Con-
ÀL
sigliere di Carlo VI Imperatore, onorato nel-
lo stemma del titolo dì Yiri fortis, dei Grandi
di Spagna, si ebbe da Eleonora BeUacera
Principessa di Honteleone sua sposa, il fi-
glio Pietro, oggi Signore di Alessandria e
di Pietra d* Amico adorno di molti altri ti-
toli, che sposata Elisabetta Hontapertfli, ge-
nerò Federico Duca di Campobello, oggi
per dritto della moglie Felicia BonfigUo
Principe di Condro in Val Demone.
Siede Alessandria in un terreno lieve-
mente inclinato ad Oriente, ne è parroc-
chia il tempio dedicato a S. Nicolò Vesco-
vo, cui van soggette altre sei Chiese mino-
ri: r Arciprete ha cura del ramo parroc-
chiale, ed il Vicario del Vescovo presiede
al Clero. Fabbricò una casa Carlo Barresi
pei Minori Conventuali nel 1392, dove è
un sepolcro pei Baroni. Ammirasi fuori le
mura il nuovo convento dei Riformali del*
r ordine stesso, e quel dei Carmelitani sotto
titolo dell'Annunziata dal 1608. Innalasi
oggi dagli abitatori un monastero per la
Chiarine, sotto titolo dell* Immacolata Coa-
cezione ; venerano essi qual Patrona pria-
cipale S. Chiara nella Chiesa di S. Harii
della Jtocca ricinta da rupe di gran moie,
donde, come dicono, gocciola in giorni sli-
bìliti un liquore salutare agUnfermi; ne disia
un tiro di palla, e vi sono aggregate le cise
degli Eremiti che badano a coltivarla. Sob0
ancora addetti gli Alessandrini al cullo di
S. Rocco e S. Rosalia Vergine, dai quali
vennero liberati dalla peste che infeston
il paese, e perciò lor sollevarono delle de*
ganti Chiese : sorge lo spedale per gfii*
fermi presso la Chiesa di S. Anna. È eoa*
forme il governo civile alle leggi di Sid*
lia; delega il Barone nel paese un fttkUà
ad esercitar le sue veci. Eran circa 110 k
case nel 1592, 307 gli abitanti; 516 le casi
nel secolo scorso, 2220 abitanti, seconde B
Pirri; dai Regii libri però 890 case, MI
abitanti; 1011 abitazioni, 3862 mime nd
I 1712, e recentemente 4037. È abbondante
81
AL
rio in Aigne, biade, pascoli, boschi,
he bisogna alla sussislenza. Fu ma*
sandria a Francesca Furìa del terzo
li S. Domenico di splendissime vir-
ai scrive Marchesi nel Diario Do-
0, ed accarataroente la vita Miche*
Chiararoonte anche di Alessandria,
0 dal Mongitore nella sua Biblio*
01^ Lat. Alexim. Sic. Alesi (Y. N.)
isola 0 scoglio nel seno di Megara
di Agosta, tra le foci del fiume di
ano, ed il lido di Roa^adia dove
scoglio dello slesso nome. NelFin-
Rord i ruderi di Megara, ed alla
di Gianlena un chersoneso, delle
te parleremo in seguito. — V. Massa
Pro^.
lo (8.) Lat. Alexius. Sic. S. Alesi
Promontorio, di cui afferma Cluve*
ro il Fazello ed altri, che stabili-
gennum al Capo Grosso, esser V an-
mnum. Sovrasta al mare Ionio, 24
[scosto da Messina, 6 dal promon<«
uro. Asprissime rupi ne rendono
i salita ad Oriente; anche più rui-
dalle altre parti. Neil* alto verso
sorgeva un tempo una torre forse
ia^ di che rimangono vestigia; ma
alto vertice è sin oggi una ben mu-
ca col suo presidio ed il Prefet-
4 cornane in provincia e diocesi di Gir-
xeUo e circondario di Bivona, distante
'alermo, SO dal capo-luogo della provin*
capo-distretto. Contava nel 1798 una
le di Ui6 abitanti, diminuitasi nel lS3t
1 aecrebbesi sino al fine del 185S a i85S.
territorio di salme 3330,75! , cioò 6,074
i, S05,623 in seminatori! alberati, S8!8,6S9
tori! semplici, 88,074 in oIìtcU, 81,392
semplici, 8i,t!9 in sommaccheti, 49,407
rieti , 0,433 in suoli di case. Vi lia una
nella contrada Giniò so di cni nel 1834
ciaroao dei tentatiyi; tì si troyarono po-
lolfi , poi si estinse e venne abbando-
inclpali feneri del commercio di AUS'
IBO il grano e le mandorle.
AL
to (1). Levasi poi ad Occidente, un colle
occupalo da Forzia d'Agro: sul lido verso
Messina, sotto la fortezza, una villa appar-
tenenlesi a Forzia, con una Chiesa coltivata
da un sacerdote che somministra i sacra*
menti agli abitanti. V. Argennum.
Airano. Lai. Alfanus mons. Sic. Alfanu
(V.M.) Monte nel territorio di Palermo, dello
dai Saraceni Yhalfanus, e Calaialfanus. Si
vuole cosi chiamato dairAdria, nella Topogr.
della Valle di Mazzara, da Alfano Maiiro,
o dalla città del nome slesso quivi situata,
di cuf crede occorrano dei ruderi allribuìli
però dai dotti all' antica Solunto. Stendesi
nel mare ad Oriente, nel lillorale di Pa-
lermo ; appare congiunto al colle Gerbino,
ma ne è in realtà diviso da una angusta
valle. Chiude il seno dì Palermo, ed è T ul-
timo dei monti che come una corona ne
circondano il territorio» Dirò altrove del-
le antiche rovine di Solunto descritte da Se*
linunte Drogonteo, Squallido , scosceso , a
rupi, a burroni, è sterile il terreno del col-
le ; una via sola può praticarsi nelle parli
settentrionali , che lastricata un tempo di
pietre quadrate menava alla città di Solun-
to; lievemente acclive e montuosa elevasi ad
un miglio verso Occidente, piega poi ad
Oriente dove tra vepri e spine si scorgono
i minali monumenti di una città che fu,
quale, come avvertii, descriverò accurata-
mente a suo luogo.
Ai«Do. LaU Alpheus (¥. W.) Fiume di
Elide nella Grecia , dove riconosce la sua
origine^ e fiume ugualmente di Sicilia poi-
ché sgorga in Siracusa ad Ortigia, e me-
scolasi alle acque di Arelusa, donde la poe^^
sia della fuga di Arelusa e degli amori di
Alfeo. Strabene mise in campo T opinione
di questo corso sotterraneo, che Cluverio
ammise, provando con molte antiche auto-
rità sboccare nel Jonio soltanto in parte;
ed aOérma Mirabella nulla potere contrad-»
(t) Oggi vi ò istallato un telegrafo.
11
82
AL
dirci, scaricarsi in parte le acque di Alfeo
nel Ionio, far sotto il mare il loro corso
per meati sotterranei, introdursi alle sor-
genti di Aretusa e mescolarvisi. Fu intanto
ammessa questa opinione non che da Vir-
gilio, Silio, Claudiano, Stailo, Lucano, Si-
donio, Ovidio che fiorirono in piii vicini tem-
pi, ma da Pindaro neUa I Remea, che dice
Aretusa saero risioro d' Alfeo , da Mosco
negli Idilli e da antichissimi autori recati
da Pausania , che riportano 1* Oracolo di
ApoUine Delfico ad Archia , concepito in
questi sensi:
Un* isolettft coi dier nome Orttgia
Dal iUar ridata oltre Trioacria siede;
]?i diffonde Alfeo la locid*ODda
Che ad Aretnaa Tagameale unisce.
Né sok) fu questa opinione dei Poeti, ma
d' innumerevoli filosofi e storici, come Pau-
sania, Plinio, Antigono, Carisiio, Timeo,
Seneca , Libanio , tralasciando i moderni
che con esperienze di altri fiumi ed os-
servazioni confermano lo stesso: Caristio
Stor. cap. 135. Aretina fonie di Orttgia
ha origine da Alfeo che sgorga nelf Eli-
de... taleliè ai tempi degli OUmpH quando
latatansi nel fiume le interiora delle ttl-
time èorgea l'acqua in SieiUa bruttata
di cècrementi, ed una tazza perdutasi una
volta neU* Alfeo rinvenneei in Aretwa; e
Pausania nelle Arcadiche: è dotato V Alfeo
di una natura dagli altri fiumi diversa^
poiché epe$io èotterra aseondendoeij poi
nuovamente ne sgorga. Emanando in pri-
ma da Filale e dai confbientij confanderi
nel territorio Tegeatide; di nuovo pro-
rompendo tfi Aaea e meècolandoei ad Eu-
rota, riprende una via sotterranea, e ri-
eortó nelle fonti che dicono Arcadi, tra-
scorso il terreno Piseo ed OKmpia sbocca
nel mare sopra Cillene degli Elei; né
vale a ritardarlo la violenza del mare
Adriatico , anzi impetuoso internandosi
nel pelago riappare in Ortigia isola di
Siracusa e mescolasi alla fontana di Are-
AL
tusa. Da ciò puoi ricavare assentir Pausania
alle favole dei Poeti, e stabiUre il eorso
sottomarino dell' Alfeo; ma in descrivere
nelle Eliache gli amori del pastore e della
Ninfa, notò essersi il primo trasfonnato in
fiume, e per sotterranei meati trasferito
in Ortigia a congiungersi alla amata Aretiisa
mutata in fiume anch'essa. È favola affitto
che scorra inconfuso TAlfeo in mezzo a|
mare, ma non ripugna al vero, potere per
meati occulti sotto il mare per M6 miglia,
pervenire in Sicilia. Piii giii diremo di
Aretusa.
Ali. Lat. Aleum. Sic. AU (V. D.) Città
nel giogo d'un colle donde è amenissinio
il prospetto dello stretto di Messina e del
mare Ionio; nella spiaggia orientale del-
r isola , discosta 15 miglia da Messina, a
Mezzogiorno. Placido Saperi antere lecai-
te ne attribuisce la fondazione ai Greci
Elidesi, che venuti, come egli scrive, in
colonia, stabilironsi in prima nel colle JR-
gtiorino, al promontorio oggi Capo tìrosse^
e secondo alcuni Argenno; dove molestati
allo spesso dalle incursioni dei pirati, tnn
sferitisi nel monte Saturnio oggi Spraverif
fondaronvi non meschina terra, donde dopo
molti anni partiti per l'incostanza deirarìa,
tennero il territorio sotto il monte medi-
Simo, distante tre miglia dal mare, che dis-
sero Eli dair antica patria Elide^ poi eo^
rottamente Alt, dagli eruditi Aletim; ciò ih-
bìamo dal Saroperi, provato però senzaaleon
testimonio di antichi autori^ ma da soie soa
congetture, poiché moltissimi antichi neaa-
menti vi si rinvengono. Sorgeva sotto 1 Si-
raceni, poiché nel 1093 soggettollo il eiale
Ruggiero al Monastero di S. Pietro e Ma
ed a Gerasimo che erane allora V Abile. B
colle poi che ne é occupato unito ad altri
vicini^ sembra rivolto al Saturnio, nmlt
celeberrimo di quei contomi.
Dìcesi aversi scelto gli abitanti a prlad*
pale patrona S. Agata Yerg. e HarL Cala-
nese nel trasferimento delle sacre spe||lii
83
AL
nella patria, poiché approdato sotto
acro conTOgUo con custodi, e Hau-
sseofo di Catania, a gran folla Iraen-
genle della vicina AU, ebbe lasciato
mne preiioso monumenlo del suo
io e divozione, il velo dove erano in-
s ossa, che a gran pompa recarono
le , e da allora si dettero al culto
la Vergine Eroina, e fabbricarono un
le tempio in onore di lei, che ne divcn-
principale, poiché la prima chiesa di
(desi essere stata consacrata alla B.
e delle Grazie, quale oggi rimane tra
ori. incendiatasi improvvisamente la
di S. Agata, ne sorse nel 1582, senza
Io a spese, una pib elegante e ma-
; ne è la lunghezza di 200 palmi,
la larghezza, di 100 1* altezza, e la
avanza i 150; è cinta la nave di 16
colonne di pietra, fabbricato in mar-
erpeggiamenti Taltare maggiore, ma-
e le cappelle di entrambi i lati, bel-
la facciata, molto famosa la prospet-
dal lido di giù, che dal mare, poiché
nel più aito luogo del paese e supera
ri non dispregevoli ediCzii; ne é suf-
ea la chiesa di S. Maria del Rosario
I sacerdote che amministra i sacra-
coadjutore dell'Arciprete, poiché un
o vi é solamente nella chiesa di S.
si ha cura bensì delle anime in quel-
. Spirito dove é una buona compagnia
d; speravasi da gran tempo poter
rìsi annesso on Monastero di mona-
ed air oggetto varii vicini edifizii si
larono y ma 1* opera é ancora in-
ula. Succedono a queste, altre sei
minori che non mancano di elegan-
a le quali enumerasi T antichissima
■aria de Nemare (del bosco) soggetta
naslero Basiliano di Itala. Sorge non
dalle mora il famoso convento dei
Cappuccini sotto titolo di S. Maria
uigdi, eretto sin dal 1674, con chie-
ra in rdiqaie di santi; é casa di Ko-
AL
vizii. Componesi in AU il Magistrato Civile
da 4 Decurioni, un Sindaco, un Inquisitore
del malfatto, e dai Giudici; tutti soggetti al
K. Senato, e segnati in ogni anno, s) per in-
dulto del conte Ruggiero, che per privile-
gio di Federico lU, dall* Abate di S. Pietro
e Paolo d* Itala come signore temporale;
ma spettandosi, come notai, i sacri dritti
air Archimandrita, sceglie il suo Vicario e
r Arciprete , ed esercita sul paese altre
autorità vescovili. L* esteso territorio di
maravigliosa ubertà produce vini squisitis-
simi celebrati dagli antichi, e dai moderni
ricercati, gelsi in non piccola copia, ed
olive; vi hanno miniere di ogni sorla di
metallo, rame, argento ed oro; occorrono
spesso nelle colline dei capislazzuli, delle
buone crete, boli di gran sotliKlà; é cele-
bre il liltorale per acque termali, salutari
in varie malattie, principalmente nelle cu-
tanee, dove da tutte le parti orientali del-
F isola viene neireslà a prender bagni non
poca gente, non esclusi i nobili. Porta il
registro stalislico di AU del secolo xvi, ese-
guilo sotto il Re Carlo, 407 case, e dopo lui
quasi 3817 abitanti; nel 1652, SU le ca-
se, 2934 abitanti; ai nostri tempi nel 1713
con grave decrescimento 451 case, 1663
abitanti. Presenta lo stemma due ale in
campo azzurro. Spettasi alla comarca ed al-
la Prefettura militare di Taormina, e dava 4
cavalli, 38 pedoni. Sta nel grado xxxvm,
XX di longitudine, e quasi xxxvni. di lati-
tudine. Contansi tra gli uomini iUustri di
AH : Riccola Coniglio Signore della città pri-
ma del 1093 , e nel 8cc<4o scorso Pietro
Fama, celebre nelle armi, chiarissimo pei
sostenuti onori. Cavaliere delia Gran Croce
di Malta, Giudice della M. C, Vicario del
Viceré; mori in Trapani nel 163... (1).
(t) Oggi Ali è capo-circMkl«rio di 8* cUtee^ io
proviocU e dittreUlo di lUitiDa, diocesi deli' Ar-
chimandrita, distaDla Si5 miglia da Palermo, IH
da MeaaiDa. Gonla?a Del ITMuaa popolationa di
84
AL
Alla. Lai. Alia. Sic. Alla. (¥. W.) Ca-
^alc un tempo esistente, detto anche Lalia^
nel territorio di Vizzini a Scirocco, in un
terreno piano; fu dato, come leggesi, dal
Re Martino ad Ugone Santapace e a Calce-
rando figlio di lui. Conserva oggi il nome,
sotto il volgare titolo di feudo.
Alia. (V. SI.) Villaggio di nome novello
presso la sorgente del fiume Torto nei colli
tra Sclafani e Vicari, un tempo nel terri«
Iorio di Polizzi sotto 11 nome di Lalla, co-
me ci rileva dalle disposizioni dei Re Federi-
co II e Martino. Il sito ne è poco acclive. La
chiesa parrocchiale di S. Maria della Grazia
ha una filiale commessa alle cure di un
sacerdote, i^'el 1113 vi si contavano 228 ca-
se, 60S abitanti, ed ultimamente 1959. È
r ultimo della diocesi di Cefalii e ne chiu-
de i confini; vi si gode d* un'aria salutare
e d*un terreno trai primi della provincia
per feracità. Nel 1320 appartenevasi in feudo
a Matteo de Milite, poi nel 1408, come
dai registri del Re Martino, ne troviamo si-
gnore Federico Crispo, poiché Matteo ven-
dettelo nel 1366 a RinaUdo Cri$po messi-
nese, come scrive Rarberi, che nota sino al
1310 tutti gli eredi di Federico o Errico.
Dopo i Cri$po pervenne ai Yillarauty e po-
scia ai Cifonti, e Luca ramo primario di
questa famiglia consegui Alia versoli 1557,
e lasciolla in dote alla figlia Francesca, che
prese a marito Pietro Celeste Principe di
S. Croce; Alia dopo la loro morte pas-
sò al figlio Giambattista. Aveva Francesca
impetrato dal Re nel 1615 la facoltà di am-
massar della gente nel feudo di Alta, ma
se ne dilTerì relTetlo, poiché nessuna men-
IS70, montò sioo al ISSI a 1852 , e rileviamo fi-
nalmente dati* altimo quadro fttatisUco esserne la
attuale di S186. Estendesi il suo territorio per sal-
me 19ie,l69; cioè 30.7S8 in giardini, 1,584 in canne-
ti, tt,7i6 in gelseU, 9,158 in seminatorii irrigui, 102,
885 in seminatorii alberali, 284,502 in detti sem-
plici, 1068,709 in pascoli, 58,224 in oliveti, 94,949
ni Tiffiieti alberati, 127,727 in vigneti semplici, 9,
AL
zione se ne fa nel censo del 1632. Dirò
dei successori di Pietro in S. Croce (1).
Aiiaoo. Lat. Alianus fiume (T. N.) V.
Buffarito.
Alleata* (V. M.) V. Licata.
Alice. Lat. Yhalicis. Sic. Alici (V. H.)
Stagno al di là dalla foce del fiume Belice,
verso Occidente. Si rifa dalle onde del ma-
re che vi tral>occano, perlochò nella state
è molto pernicioso agli abitanti. ScriTene il
Fazello nel lib. 6, cap. 4.
Alida. Lat. Halicyae (V. M.) AnUca citlà
creduta dal Fazello, servitosi di un volgare
esemplare di Tucidide, vicina a Centoripe:
fatto di ciò consapevole Niciaj scrive lo
Storico Greco lib. 7 , spedisce i SicoU ai
572 in flcheti d'India. 8,583 in castagneti, 92,827 ia
boscate. Sul monte Scnderi o Spar?eH abbondano
rarissime erbe medicinali molto dai botanici ricer*
caie; mostravisi nna profondissima fenditora ca*
gionata forse da gagliardo tremnoto; vi hanno
sulla cima di grandi conserve di neve che traspor-
tasi neiresià in Messina e nei contorni.
Passando intanto ai bagni, riconoscesi airetà no-
stra più che sempre la somma utilità delle acfie
minerali di Ali. A ve vasi da gran tempo notliia
abbondassero di ferro, di sale, di gas-acido, gat>
idrogeno solforato, e carbonico; mercè però la
indagini dell'egregio chimico messinese Gioac-
chino Arrosto si Tenne a scoprire, conteaenrisl
tale quantità di Jodio da renderle le pia pre-
gevoli e salutari dell'intera Sicilia, quale riiro*
yamento fu non solo attestalo dalle osserTaiioni a
gli esperimenti dell'Accademia Gioenia di Catania,
ma eziandio dal famoso geologo?. Barnaba La Tli
cassinese; perlocbè molte portentose guarlgiaii
yerificaronsi, e l'affluenza da tutta Sicilia ed ancfct
da oltremare eccitò un considereyole
nella città.
(!) Alia oggigiorno è capo-circondario di
in provincia di Palermo, da cui dista 43 Miglia, di-
stretto di Termini donde 18 miglia, diooeai di O
falò; con un territorio di salme 3183,928, cioè t.
824 in canneti, 40,742 in seminatorii alberaU, 2471,
204 in seminatorii semplici, 373,248 in pascoli, 18,
817 in vigneti alberati, 211,421 in vifiieU aeaipliH
13,072 in ficheti d'India, 2,179 In alberi 01180,2^
720 in mandorleti. 40,600 in snoli di case. Coniava
nel 1798 una popolazione di 3855 anime, cIm ilaa
al 1837 si accrebbe a 4036 ed al 1852 a 47M. Nt è il
grano il principale genere di commereio.
85
AL
onde poBèor doveva il nemico^ dU
igli aUegati, Cenluripini , Àlicei ,
permeikino; ma disse, come mo-
i?erio lìb. 2, cap. 6, Agirini i pò-
ini a CeDturipe, Fu intanto Alicia
lesimo tratto che Segcsta, Entello,
inte, presso il fiume Alice, non lungi
beo; tra EfUella^ scrìve il Clu?erìo,
iUbeo , ci aveva una città , il di
te $' inflette èolamenie in plurale;
\e; ed in formazione latina Hati-
; e soggiunge le parole di Diodoro
luoghi, come dal libro xiv; pre-
l'e^erctìo, invase Dionisio le terre
*taginesiy ed intimorì gli Aliciesi
^ggio^ per cui mandati amba-
i agli alloggiamenti y gli si colte-
; fatto che poi ci ripete; mentre
ìgesta era Dionisio accampato col-
io , ed aire?a Imilcone espugnato
nel lib. 22 ; allora si uniscono i Se-
d al Re firro^ poi gli Aliciesi e i
ni; dal lib. 23 finalmente; gli Ege-
oggetti in prima all'impero dei
nesi piegarono ai Romani, e lo
<eeero gli Aliciesi; dal che si vede
lenza, essere stata Alicia dalle parti
cania; altronde il fiume Alico donde
il suo nome fa in queste il suo cor-
ife Stefano: nota Duri molte città
'ieilia prender nome dai fiumi; Si-
ctoè, Gela,Imera, Comico, AUcoec;
a evidentissima e principale ci sono
ite le parole di Diodoro e di Tullio,
I Verr. dove: due sono le città fe-
la Mamertina e la Tauromenitana,
le libere ed immuni; Centuripe^ Ale-
esia. Alida, Panormo.
i il Cluverio conservare la famosa
Igarmente Salcmi, 1* antico nome di
perciocché presso i Greci Sale dicesi
mie derìvò Alico, che presso i La-
la Salso, donde Satemi; ed essendo
ni dello stesso nome cioè di Alico
Maggia australe della Sicilia, uno
AL
che sorge sotto Salcmi, 1* altro detto da
Platani , non sembra incongruente poter
Salemi essere stata Alicia; del resto è
opinione di Cluverio essor VAlico che scorre
presso Salemi il Salso nella origine (i).
(1) PUdìo enamerando nel lib. 3, cap. 8 gli abi-
tanti di Sicilia, fa meniione sì degli Aliciesi che
dei Semellitani : il Fazello nelle sue decadi Db
Rebus Siculù afferma essere state in Sicilia due
Alicie, confondene nna con Alesa o Aleten, e po-
nela presso Cefalù, nn mezzo miglio lungi da To-
sa» r«ltra vicino TEtna e Centnripe, ed appog-
giandosi a Plinio, che apprestagli nna consonanza
di nome, è di sentimento che l'odierna Salemi sia
stata piuttosto Semellio e non Alicia; anche Pirri,
cui é conforme altresì il Facciolati, si accorda al
Fazello a dir che Salemi sia stata abitata da qnei
Semellitani, di cui al citato lib. 3. favcHa Plinio.
Il Paci, oltre di Arezio, Jonio , Millio, il Cieco
di Forlì, Leandro, Alberto, ha menato sopra tutti
maggior rumore, appoggiandosi alPautoritA di
Plinio, da lui male interpretala, ma yedesl evi-
dentemente il suo errore per 1* egregia confuta-
zione fattane da Giuliano Passalacqua , che su-
perfluo sarebbe riportare, poiché opera notissima
all'amatore delle cose Sicole. Rispondo intanto
al Fazello, a^ermando non descriver Plinio topo-
grafia alcuna di Semellio, ma solo per ordine al-
fabetico enumerarla tra le altre città interne del-
l'isola; donde prende egli adunque quella natura
di luogo? cosa per essa intende? Né allro scrittore
ebbe a mani che Plinio, né attinse da altra fonte,
poiché questo solo adduco in testimone; se poi
ci é prova, come egli afferma, la proprietà del
nome, cioè la somiglianza di nome tra le due
città, lo stesso di tante altre avverrebbe , al che
ci sian d'esempio Solnnto e Selinunte; il Pirri
ed il Facciolati presentano in altra forma il pa-
rere medesimo.
A provare intanto la nostra opinione e non at-
tirarci la taccia di temerari! in opporci ad uo-
mini di polso, presentiamo il testimonio di quel
grand' uomo di Cluverio, che sostenuto da for-
tissime ragioni e da solide prove di ottimi ed an-
tichi scrittori , mostra non essere state città ap-
pellate AHcie né presso l'Etna, né presso Tusa,
e svolge il suo nitido parere al nostro conforme
per lunga dimostrazione, che meglio stimiamo ap-
prestar nell'originale latino dettato, come più au-
tentica. Porro j scrive quel sommo, inter Entel-
lam , ei Lilybeum fuU oppidum , cui voctUfulum
pluralii numeri Halieyae Stephano dicitur : et
inde oppidani eidem ex Diodoro Halicyei ; at /a-
tina formatiàne Cic. in Verrinit ei Plin. lib. 8,
86
AL
Alleo. Lat. Halycuè. (V. M.) Fiume, detto
anche Delia, BUigei^o, e Belligero e pres-
so le foci, delle Arene. Mostra tre sorgenti
presso Salenii; Rabisi, Giteli, Donna di
cap, 8, Halicyentet, Si^phani Epitomator: Bali-
cyae^ urbi Siciliae ; auetor§ Tkeopompo inter Ett.
tellam et Lilybeum tita. Cic, et Diodorus quoque
eodem eum Entello , JEgeeta ae Selinunte traetu
eam re feri ut lib, 14. «IHonytiut JBgettam atque
EnteUam obsidere juuit, Ipee vero exeunte Jam
aeetate, eum exereitu Syraeutae regrueue ett. iln-
ho adfinem delapso, AthenU summum magittratum
adit Phormio. Et Olympioe tum agebatur XCVL
Tum DionytiuM , edueto Syraeusie exereitu , Car-
thaginiemium ditionem invadit. Dumque agroe pò-
pulatur, Halieyenset metu perculei, tnUiit in ca-
tira legatiti tocietatem eum eo Junxerunt. At JEge^
ttani^ obtidientium munitionet ex improviio ador^
ti, igni tabernaeulit injeeto, magnum per ecutra
pavorem , atque tumultum eweitarunt » et eodem
libro haud multo poit, « Quum per hoc tempui apud
Mgeetam Dionytius eum exereitu haereret. Hi'
mileo vi Motyam expugnat » et mox « tum etiam
'AXtxvatoi Halicyentet defeiunt, emittitque Cartha-
ginientium in eattra legatiti tocietatem inive^
runt» et ex lib. tt, ita referunt excerpta lega-
iionum. Vi Bine Seiinuntii JUgi Pirro te adjun-
gunt : mox et AXtxvaTot Haticientet atque ASge-
stani » et ex lib. SS. Mgettani primum Carthagi'
nientium imperio tubjecti, ad Bomanot inclina'
runt , idemque et ^AXtxvouoi Halicyentet feeere.
« Verum in utroque loco eorruptum, ut pleraque
alia in dietit Legationum excerptit, legitur voca-
bulum *AXixvQitoi qui facilit erat ex tcriptoris lap-
$ut X in V} tf( u in v convertentit. Ex hactenue
igitur allatii diserte patet quam vehementer erra-
verit Eazellus, dum Halicyam urbem facit gemi-
nam; alteram apud Tusam in littore Tuseo; ubi
ego Alaeseam fuisse , supra cap. ostendi : alte'
ram ex Thucydidis sententia, circa JStnam et Con-
turipas : quum eorrupta legatur apud Thueydidem
vox *AXtxir»io(ouc prò 'A^viivorfa? ut eap. Vi docui.
Apud Stephani Epitomatorem ita legitur « Aeragas,
urbe Siciliae, a praefluente amne dieta : Ait quip'
pe Ducis, plerasque Sieularum urbium a flumini"
bus nomina habere; Siracusas tcilicet, Gelam, Hi-
meram, Selinuntem, Phaenicuntem, Fryeem , Ca-
mhum, *AXov)òv Halyeum , Thermum , et Camari'
nam. Certe 'AXwc(>c Ualicus urbe nulla memoratur
auctoribus apud celeberrimum illum amnem Ha-
lyeum ; quem nunc vulgo Platani dici supra lib, ì,
cap. XYII, docui. Inter Entellae vero ruinas et
Lilybeum, quo tracio StepKanus Halicyas collocata
etiam nunc celebre oppidum vulgari vocabulo di-
AL
Gurgo; incontra, bagnando il territorio detto
di Delta, il convento della SS. Trinità delio
stesso nome; accoglie le acque del Fiuoie
Grande, che scaturisce a Meuogtomo, ancke
eitur Salenii ete. qoindi eoBcbiode e De taetero
haud postremi fuisse momenH HaUeyeneium tini-
tatem ex supra citatis kistoriis haud obseure per*
spicitur. Eamdem dignitatem etiam posteriaribui
temporibus sub Romanorum imperio servavU, sie
quippe Cicero in Verrina IH » Faederatae dtita"
tes duae sunt , quarum deeumae venire non J9-
leant, Mamertina et Tauromentana: quinque prae^
terea sine foedere immunes civitates ae lihereie: Cem^
turipina, Halesina, Segestana, Halieyeneis^ Panaro
mitana; praeter ecu omnis ager Sieiikte deeutma
nus est. Siciliae Antiquae lib. 9, eap. XtU
HoffmaDn, Piccolo» Briezio, Carufo, Loof o, fata-
ti autori non potrei io spiegare a coiifoUdara II
mio parere, oltre la magnifica aoloriti del Clave-
rio! ma il vietano i limiti della brevità e delvoatre
lavoro'; gli è evidente però ebe la piA parte di
storici in fatto di cose Si cole abbracciaao il para*
re di questo storico. È una obbiexiona di akaai,
essere impossibile aver segnato Salami orifiaa si
vetusta, percbò noa monumento, non Taetifladi
anticbità ce ne da una prova , mentre sollavaarf
altrove sublimi avanti che ci affermano nna graa-
desia che fu, un avvicendarsi di cataslroCi, aa
teatro di antiche memorie; veniamo alFAb. Laaa-
te neiropera intitolata Stato generale della SieUia
p. 1, cap. 8, pag. M, dove appella 1* attuale ca-
stello di Salemi , avanzo di uno antichissimo di-
stratto ; ma e* non si son poi rinvenuta altresì ài
antiche medaglie e monete in accidenlali scavi,
non vasi e statue, per soverchio telo al Crìitia-
nesimo ed ignorante scrupolo, infrante e riiapolta
o per vile guadagno vendute a stranieri t leala-
ronsi forse degli appositi scavi? nulla dalle tenebre
Al mosso! come potere occorrere un che in aostia
giovamento? non è ciò però che militi contro Ta-
pini one nostra, anzi dalle tenebre medesima parlaci
una risposta : chi degli antichi avaa novella éé
teatro di Segesla, quel elio poi scoperto foraM
uno dei monumenti ipiù belli dell'Italia? nnGa-
glielmo Haris, un Samuele Angeli scoprlroaa la
questa età nostra preziose matopi in Sollaaalt!
presso Palermo vasi magnifici» lucerne, laerlsM-
toi, in cavar acquedotti ad abbonir la via che aM-
na in Morreale, oggigiorno si rivennero! per bea
diciassette secoli la marra a Taralro paasaroasai
campi di Pompei e di Brcolano, che ora apertlf
mostrano altre città, altre magnificenza. Graadeè
la Sicilia, ed il di lei non ben scrutato iena rt^
chiude la magnificenza dei padri noatri.
87
AL
solto Salemi; dicesi poi Biìigero o BelUgero
e delle Arene per le bianche arene die
ha nelle sue foci ; scaricasi finalmente nel
mare AflriGano tra il promontorio delle
Tre Fontane ed il Mazzarese. Ci ha un altro
Alice, ▼olgarmente Platani^ e Lieo, che
sitoalo Ira i dominii di Cartagine e di Si-
racusa, diTideva i due popoli: ne diremo
in appresso. Y. PhOani.
Allcorl. Lat. Aliewis ani Ericodeè.
Sic. Aricnri (V. D.) Isola sterile ed alpestre,
altrimenti ErtcuMj volgarmente AKcuria:
è una delle sette Eolie, a xxxtiii gradi di
longitudine, xxxin,xxx di latitudine, distan-
te dair altra vicina, Filicuri 5 miglia verso
Occidente, da Lipari 13 miglia, dalla pia
vicina punta della Sicilia, cioè da Cefali
20 miglia; è deserta e montuosa, e prende
il nome, secondo Strabene, Stefano, Isidoro,
dagli arboscelli di erice di che è piena ^
di cui il frutice è simile in colore a quel
della mirica , ed in foglia al rosmarino ;
fiorisce neir autunno , ed ha la forza di
cacciare i calcoli dalla vescica. Erronea-
mente S. Isidoro Orig. lib. 14 cap. 16 di-
stingue Ericode da Ericusa. Attesta Plinio
lib. 3 cap. 9, essere stata con Filicuri ad-
detta a stalle, a mandre del bestiame delle
altre isolette. È cinta di scogli ad Oriente,
non apre alcun riparo alle navi , e ne è
a drcuito di 7 miglia (1).
Aiw o Ayllei. (Y. M.) Antico frantu-
nuto casale nella via da Termini Inierese
a Palermo, dove la chiesa di S. Michele o
\ di S. Maria di Cmnpogrosso coli* annesso
conTento delT ordine di S. Basilio, fabbri-
ì ealo dal Conte Roberto Guiscardo nel 1071;
anuniransene oggi le quasi intere pareti,
fi) Ta alUialnieiite compreM nella proTincia e
MiiiiUvIto 4i ll«88iiia, nella diocesi e circondario
ti Lipari, • dista da Palermo 50 migUa; vi si tro-
rsM drile lave e del solfi, yegetanci oltre l* erice,
oUfi, paifliisii e capperi, e conta appena nna po-
pelasione di 443, per lo.più di mollo arditi ma-
rinai.
AL
e ad Ovest la porta colle absidi, nel colle
che poggia sul lido , e mostrano ancora
un resto di antica magniGcenza. Ricorda il
Pirri esserne state trasferite nella Cattedra-
le di Palermo le statue di S. Michele, S.
Basilio, e S. Lorenzo, poichò a questa ce-
dettero i dritti del convento.
Aiiffa. (V. N.) Palude nel littorale di
Noto presso la cala dello stesso nome.
Aliga ffraade. Sic. Alga (V. N.) Pro-
montorio, volgarmente Capo deW Aliga gran-
de, di là dalle foci del fiume Irminio oggi det-
te di Maulo e di Ragusa, ad Oriente, ed il
piccolo asilo di Pellegrina nel lido di Seicli,
tutto a scogU e a caverne. Quivi la cala detta
anche Aliga. Ne appellano Corvo ed Organo
ì marinai le rupi e le spelonche.
Ailmeiia. (V. D.) Villaggio detto ben
anche Mazza dal nome d*una bettola un
di esistente nei lati di un colle, oggi distrutta,
la quale cosi appellavasi per un leone che
aveva per insegna dipinto sulla porta, con
una clava in bocca dai Siciliani detta Mazza.
Si appartiene Alimena alla diocesi di Mes-
sina, quantunque afferma Pirri, essere stata
compresa sin dalla sua fondazione a Catania.
È rivolta a Nord-Est, ed occupa le giogaje di
alcuni colti, trai fiumi delle Saline, e delle
Vanelle, di cui a suo luogo; estesissime
quelle, vedonsi vestite neir inverno di neve,
e lungo tempo; le parti verso Sud-Est pren-
dono il nome di Areddola^ fra noi Ared^
dira, dair £dera^ e vi si osservano avanzi di
una città distrutta ed antichissima, ed an-
che vi occorrono di acquidotti di mattoni che
senza dubbio rimontano ad una rimota an-
tichità.
Sorge il villaggio nel mezzo delia stra-
da da Catania a Palermo , che riconosce
r origine nel 1628 da Giulio Cesare Impe-
ratore , cioè da Antonio. Alimena ii di
questo nome si ha una Parrocchia dedi-
cata a S. Maria Maddalena, adorna di co-
lonne e molto elegante. Abitano i Minori
Riformati, dal 1740 in luogo emmente verso
88
AL
Sud, il ben fabbricalo convento detto di
S. Maria di Gesù: un'altra chiesa minore
è dedicala allo anime purganti. Costa oggi
AUmena di 336 case secondo il registro del
1713 contava 1235 abitanti, che ultimamente
1S23, ma contò nel secolo scorso 41 abitazio-
ni, e 183 anime : è compresa nella comarca
di Polizzi ; fu decorata per benignità di Fi-
lippo IV degli onori di Marchesato, e vi sor-*
se il palazzo della Signoria con dinanzi un
largo, ed un fonte d* acqua.
Fu assunto il primo a questo onore il
suUodato Antonio, che si ebbe Orazio dalla
moglie Francesca Urbano ed Imperatore,
il quale, poi morto prima del padre, generò,
eolla moglie Onofria Colnago , i figli Cìu-
lio Cesare IV e Carlo , non che Dorotea ;
entrambi i primi morirono senza prole,''per-
ebè r ottenne il figlio di Dorotea, e di Ste-
fano Bonzo Girolamo BenzOj che si' disse
GiuKo Cesare Imperatore YI, e sposata
Melchiora Rosso, lasciò la sola figlia Do-
rotea, alla di cui morte Giulio Benzo fra-
tello contrastò il Marchesato di AUmena;
oppostoglisi tuttavìa nel 1111 Giuseppe Bo-
sco, Principe di Belvedere e figlio di Dorotea
ottenne la Signoria per sentenza dei Consul-
tori di Sicilia nel 1131, e si disse GiuUo Ce-
sare Imperatore VII; è attuale Consigliere del
Re, e generò con Lucrezia Lancia, Vincenzo,
marito a Caterina Branciforti. Spetta al Mar*-
cbese di Alimena il xxxvi posto nel Par-
lamento.— Produce il territorio, viti, fru-
mento, legumi, ortaggi, ma è quasi inetto
per gli alberi; non manca di acque nem-
nien nelle alture, come notai, dove rimangono
le vestigia degli antichi acquidocci. Nel feu-
do di Burfara alcuni sepolcreti ci dan notizia
di antica vicina città nel colie dell* Edera,
di che dissi di sopra (1).
(t) Oggi è comune io provincia di Palermo, di-
ftlretto e diocesi di Cefalo , circondario di Petra-
lia toprana, ditUnte da Palermo &3 miglia, S6 dal
capoHlitlretto, 10 dal capo*cireondario. Ne è la
0O« etlenslone territoriale di Mime 3971,654, cioè
AL
AlImliiaMi. Lat. Almenusa. Sic. Arml-
nusa (V. M.) Piccolo villagio o contrada, nel
feudo dello slesso nome, fondato da poco,
la di cui Chiesa Parrocchiale dedicata a S.
Anna Madre della B. Vergine è quasi unita
al Palazzo della Signoria. Comprossi il feu-
do di Almenusa il chiarissimo Mario CutelK
Conte dì Villarosata, nobile Catanese e ce-
leberrimo Giureconsulto, e lasciollo al fi-
glio Giuseppe, colla disposizione che se
mancasse di erede diretto, curerebbe fon-
dare un collegio di nobili giovanetti con
rassegnazione di Aliminusa ed altri saoi
possedimenti ; ma da Giuseppe che fu an-
che signore di Valle d' Olmo, nacque Ath
Ionio da cui Giuseppe Giovanni, quale fio-
ri ornato di varie erudizieni, ma mori senza
prole nel 1141. Mossero allora i Calanesi
a voler fondare il collegio secondo la di-
sposizione di Mario, e concessero ad Igni*
zio Paterno Prìncipe di Bìscari per censo an-
nuale, la contrada di Almenusa e le terre
annesse. È soggetta nello spirituale al Ve-
scovo dì Cefalo, e non ne arrivano gli abi-
tanti ad un centinaio : il Barone vi ha po-
tere di vila e di morte (1).
OfiH a giardini, l,OtS ad orti semplici, 1,111 a
canneti, 0,798 a seminalorii irrigui, i,881 a temi-
natorii alberaU , Si67,6S3 a seminatorii lemplici,
1066,161 a pascoli, 3,173 ad oliveti, 4.614 a vigniti
alberaU, 112,688 a Tigneti semplici, 4,SM a IleMI
d* India, 8,664 a mandorleti, 1,908 a fraaainetl.ll
816 in snoU di case; da tutto il che si vede nan
essere affatto negato qnel territorio alla prein-
xione degli alberi, come dice 1* Autore, maftffie
non fattosene ancora a quei tempi un eagaee ••
sperimento sembrò non corrispondere. Contava
Alimena nel 1798 3376 abitanti, 31&5 nel 1811, e
finalmente nel fine del 1851 circa SSM.
(1) Oggi è un comune in provincia di Palaimi»
distretto di Termini , circondario di MoateaMf*
giore, diocesi di Cefalo , distante 36 nalglla dal
capo-luogo dalla provincia, 11 dal eapo-dltlrilltt
1 dal capo-circondario. Il suo territorio è di mi*
me 761,616 , cioè 31,757 in seminatorii tXkm^
414,584 in seminatorii semplici, 60,796 In pasda».
11,641 in oliveti, 10,168 in Tigneti alberaU, tUjMS
in vigneti semplici, 7,315 in ficheti d* India, ia,4il
In boscate , 4,580 in frassineti , 0,039 in
89
AL
Alloro. (Vorre dello) Lai. Lauri 7\ir-
ru. Sic. Turri di l'Addauru (Y. D.) Torre di
guardia di là dalle foci di Furiano.
jaiiMBlro» (Y. D.) Casale di Bavuso,
cioè un castello col palazzo della Signoria,
onoralo nel 1534 degli onori di marchesato.
Si spetta ai Cottone (1). Yedl Bavuèo.
Alterano «1 BoMo. Yedi Baida.
Altari. Lai. JEgimuH. Sic. Otarl (Y. M.)
Scogli o piccolissime isole tra la Sicilia e
la Sardegna.
Altarlva. (Y. K.) Yedi «tew.
Altavilla. (Y. M.) Altrimenti Itola lun-
ga 0 Isola dei sorci; è una delle cinque
isole fra Trapani ed il Lilibeo o Marsala,
non lungi dal littorale, delle quali la prin-
cipale dicesi S. PoiUaleone^ a cui sta pres-
so AltaTilla^ che prende il nome dai ghiri
di die abbonda, poiché questi in Sicilia di-
eonsi Sorci.
Altavilla. (Y. V.) Scoglio nella spiag-
gia orientale di Siracusa.
Alto tonte. Lat. Altus fons. Sic. Altu
tonti (Y. H.) nel territorio di Palermo , e
dà il soprannome ad un famoso monastero
cast. CoDtaTa AlimiDiifla nel 1798, non più di 709
«kiUiiU, accretciotlsi Intlno al 1831 a 9iS, ed
«llimaBMnle a 1194.
YarHIeaUsi. come si disse daU* autore, la de?o-
InioBe den* eredità di Ifarìo GaleUi in prò dello
tUbiUneoto, nel 1747, eensaali i beni ad Ignazio
fatffnd, se ne ioaprese in Catania la fabbrica. Nel
ITTI ne segni Tapertora, riformata la rolonU del
tMatere si nel ramo letterario, che si estese ad
OfBl sdama , che nelle condizioni dell* ammes-
ta», che si allargò sino agli estranei di ceto no-
Ule, col pagamento di onze ae annnali. Ha la fi-
rva di nn rettangolo, ed ò attaccato ad un giar-
liao che gli al appartiene; componesi di da e or-
bisi, ed è decorato di magnifico portone di entrata
(«a otto colonne geminate di marmo, che sosten-
foao balconata a lirello del secondo piano; di-
<e|ao del signor Ittar: la corte poi è adorna di
la portico circolare di archi e colonne di buon la-
Toro esegaita sol disegno del Yaccarini : lo stabili-
acato ha 1800 onze all'anno di rendita, e prese il
toaae del fondatore, appellandosi Collègio CutelU.
(t) Oggi è on ex-fendo dei Principi di Castel-
■■OTO di essa Camiglia Cottone.
AL
di Cistercicsi detti di S. Maria ; è abbon-
dantissimo in acqua, e perchè in luogo ele-
vato verso Sud-Ovest dicesi Alto^ ed irriga
le estesissime terre sottostanti. Era chiuso
un tempo da un Parco col quale nome si
appella oggi dagli abitanti il villaggio vi-
cino (t).
Aiuiixio. Lat. Aluntium Haluntium ed
Alonlium da Tullio (Y. D.) Antica città di-
strutta nella parte settentrionale della Si-
cilia, non lungi dalla spiaggia, in un colle
eminente difficile alla salita, come attesta
Cicer. nella vi Yerr. — essendo tenuto Pre-
tore in Alunzio^ solerle e diligente non
meno volle visitar la città perchè di dif-
ficile e faticosa salita. Dubitasi intanto del
silo preciso; il compendìatore di Stefano,
come corregge Cluvcrio, disseta vicino a Ca-
latta; nomina Plinio lib. 3, cap. 8. Ce/'o/à,
AlunziOj Agatimo^ la Colonia di Tindari;
e Tolomeo^ Cefalti, la bocca del fiume Ma-
nale^ Alesa, Calalta, la bocca del Chida,
Alunzio, Agatirno; nel quale tratto ritro-
vandosi oggi i due villaggi di S. Filadelfio
e di S. Marco, che conservano entrambi ri-
masugli di antichi monumenti, è quislione
quale di questi sia sialo ad Alunzio sosti-
tuito. Nota il Fazello, che le acque dolci
nel lido rimpetto S. Filadelfio, scorrevano
sotto Alunzio lib. 1, dee. 1, e poi nel lib. 6,
cap. 4. — si giace sotto il villaggio di S.
Filadelfio l'antica città di Alunzio, di cui
ancora ammiransi gf ingenti e maravi-
gUosi monumenti distrutti nel piò. Vi rin-
(1) Fu celebre quel monastero per esserTisi ri-
tirato il famoso Paolo Silfio Bocconi Botanico del
Granduca di Toscana, nato in Palermo nel 1633;
pubblicò un piccol numero di opere che trattano
di piante della Sicilia, della Francia, deiritalia,
dell* isola di Malta, della Corsica, del Piemonte •
della Germania; lasciò principalmente alcune JRt-
cerehe sul corallo^ tulla pietra itellata, iulla cont"
bustione deWEtna; fu membro deirAccademia dei
Curiosi della Natura, encomiato grandemente dal*
l'Abate Francesco Ferrara (Ortol. Blog.) Il mona-
stero dopo i tempi del nostro Autore Tenne abolito,
ed incorporatene le rendile al Regio Erario.
12
90
AL
tenni un' aniichièiima lapide di marmo
BcriHa in caratteri Greci. Per la città al-
ireA occorrono di grandi mine di anti-
chi latori. Afferma Cluverio lib. 2, cap. 4,
a ben ragione avere indicato quel luogo
il Fazello, poiché nota Guallerio nelle Ta-
vole, aversi chiarissima memoria del Mu-
nicipio di Alunzio dopo S. Marco, e ri-
porta molte lapidi quivi trovate dal n. 309,
al 317, tre delle quali ricordano il Municipio
I. Liviae . Augusti . Deae . Municipium. IL
Municipium . Alontinorum ... Beneficii.
Caussa. III. Augusto . Divi . F. Pontif. Max.
Municipium. Insulsamente può dirsi essere
state trasferite dal colle sotto S. Filadelfio
a S. Marco, poiché nota Gualterio esser
grandissime né meno di nove , come dirò
parlando di S. Marco, né alcuna amicizia
passa trai due paesi, né gli abitanti di S.
Filadelflo permesso 1* avrebbero a quei di
S. Marco. A quale antica città si appar-
tengono intanto quei grandi avanzi, quelle la-
pidi quadrate che occorrono entro S. Fi-
ladelGo? né Tolomeo né Plinio né altri
scrittori cel dinotano, é ancora in discus-
sione se siano di Alunzio, della di cui ori-
gine scrive Dionisio di Alicamasso nel lib. 1,
dove della peregrinazione di Enea : da Bw
trinto traggittasi il Ionio : presi alcuni
piloti per condottieri che gli si unirono
a compagni, ed anche Patrono Turio coi
suoi; molti di questi ritornarono indietro
donde eran venuti poiché l'esercito per-
renne in salvamento in Italia; ma Patron
fupersuaso da Enea affinché gisse con gen-
te a formare una colonia , alcuni però
dei suoi compagni rimasero nella flotta;
scrivono taluni avere fermato il loro
soggiorno in Atunzio città della Sicilia.
E se é vero che rimonta Alunzio ai tempi di
Trojafu senza dubbio delle antichissime città
di Sicilia. Ne reca il Paruta due monete di
rame, una con testa cinta di corona d*alloro
col motto AAONTiNilN nel dinanzi, ed un bue
inchinato nel rovescio, su cui la lettera A;
AL
presenta T altra una testa parìmenii coro-
nata di ellera, ed una corona di alloro^ nel
di cui mezzo la stessa epigrafe AUmtino-
rum. Celebra Cicerone nella vi Verr. At"
cagato Alontino, uomo non solo tu patria
ma in tutta Sicilia famigeraio, cui diede
Merre V incombenza di scrutare l* argento
celato in Alunzio, onde potare imbarcar-
selo (1).
AM
AiiiMtrata. (V.D.) Città, altrimratiime-
stratus, oggi Mistretta. Siilo per adattare
questa voce al metro, Tae^^orcia^ lib, U.
(1) Ci fa anche sospettare con foDdamealo es-
sere stata Alunzio dove oggi S. Filadelfio , allH-
mentì S. Fratello, una medaglia rin?eniila qniti
dairerndilo Domenico Schiaro, il quale aperta-
mente abbraccia questa opinione. Cosi egU scrive
ad un soo amico in Palermo:
S, Fratello i giugno m$.
Vi rimetto una medaglia antica ^ la quale ftr
essere inedita vi dovrà recar piacere. È deses
pressoché simile nel conio e nella grandigia cJlr
vostre palermitane f che da una parte kannm il teUe
di Giove, e nel rovescio V Aquila; ma le lettere che
in essa sono belle , chiare , e lampanti dicone:
AA0NTINI2.N. (^osi non dovrete più dubitare^ che
V antica Alunzio fosse stata dove sorge qutfta pa*
tria mia, o in questi contorni. Vorrei però sapen
da voi, se Vanimaletto che sostiene VAfisUa tei
piedi sia un sorcio o una perora ec. ee.
Rioyennesi anche presso S. Filadelfio ai leapi
dell'Autore una pregeTolissima iscrixiooe,4icai
non so come non abbia avuto notizia ; credasi ii
Alunzio, non già però che cel dice il conleials»
ma il luogo dove fb scoperta, che è appunto Tia*
dicato dagli scrittori: fu pubblicata la prima toIU
neUe noTelle letterarie di Firenze del 1749, p. Tli
XAPITIIIN • EnO
nONTON • KAAO
OP*ITIANO NIE
• • •
. • •
AOTAO . ENEUJTE
Graiis super-
abundantibuM, pulchro
Orphitiano : :
Servo renovavit
Questa nuota forma di il fu ignota a Montfàt-
con, ed ai più celebri antiquarii.
91
AM
CamUaia Nema§ii
Venit Àmastra vtrit .
Scortata dai Nemei $en vien§ Àmastra,
V. MMreUa.
AiMca» Lat. AmbieuB. (V. H.) Antica
villa, di cui Diodoro al lib. 20 ; villaggio
<cft6 appeUan Gorgia ed Ambico. Dicela
Cluverio di sito incerto, lesse egli tuttavia
appo Esichio; appellasi Targio in SiciUay
un manie dote nidificano gli avvoltoi, dan-
de dieauèi forgi; può dunque congetturarsi
avere scritto Diodoro Torgio. Il monte de-
gli avvoltoi, ai di cui fianchi è mia opinione
essere stato Ambico, sorge trai colli di Iati
e di Cefalà appartenentisi alla valle di Haz-
zara.
AHtfritorl. (Amqmm M) Lat. Ambleris
foni. Sic. Acqua d* Ambreri (V. M.) Fonte di
nome Saracenico, di acque limpidissime, de-
scritto dall* Adria e dall'Inveges, nella parte
australe del territorio di Palermo, da cui
dista 4 miglia, alle radici del monte Orio-
ehiula. Gli sta presso la villa detta un tem-
po imòlerj, ora in siciliano yt7kr6tanca,
eogli onori di Contado, adornata delizio-
samente di fontane, bellissime casino, ver-
neri, melaranci, mirti, bossi, da Giambat-
tista Alliala Cavaliere Gerosolimitano. Fu pri-
no Conte di YiUabiaBca, per decreto di Filip-
po IT del 1635, Benedetto Emmanuele, che
onorato nel Regno delle cariche primarie
t di illustri gradi di milizia si ebbe dalla mo-
{iieLeandra Suarez, Francesco ed altri Ggli,
(piesti generò con Dorotea Vanni, Benedet-
ta Ily il di cui figlio Franeeéco Emmanuele
marito a Zenobia Vanni vive ricco di prole;
pubblicò ultimamente un lavoro magnifico
ioUtolato la SietUa nobUe^ diviso in quat-
tro tomi, di che molto profittai per questa
opera mia (1).
Amenaiaa. Lat. AmenanuB (V.D.) Fiume
che per occulti canali scorre sino a Cata^
fi) Oggi è un rnscello presto U Gratta, neUe
eampifae ferUUstime tra Palarmo ed il Parco.
AM
nia, ed aprendosi la foce sotto le mura
australi della città, scaricasi nel mare; di-
cesi Amasena altresì, Amenas, e volgarmen-
te Judicella. Nota il Maurolico esserne la
sorgente appresso Randazzo, verso le ra-
dici settentrionali del monte Etna, dove il
lago Gurrida, le di <;ui acque sotterra in-
troducendosi accresciute da piogge e nevi,
in nessun luogo esterno appariscono, ma
correndo 40 miglia sino a Catania, quivi è
credenza si manifestino; sminuisconsi per-
ciò le acque del Corrida, quando ingros-
satosi r Amenano, allaga la città vicina.
Celebrasi da Pindaro, Ovidio, Claudiano,
non che da storici e geografi, Tolomeo,
Stefano, Strabene ed altri. Ci abbiamo da
Ovidio potere seccarsi occupatene le fonti,
e da Slrabone, che avendo per alcuni an-
ni mancato di acqua, poi cominciato avesse
a scorrere di nuovo, ed indi avvenne, che
0 naturalmente o per industria dei cittadi-
ni ingrandironsi i canali, che ciò non ostan-
te capir non potevano la ridondanza delFac-
qua, che piò volte erompendo fuori, in-
vase le parti inferiori della città, ma quindi
ricominciò a scorrere regolarmente. Abbon-
dò neiretà mia, ma non avvertii esser prima
mancato, sebbene anche scarseggiare qual-
che volta il vidi; pure ai tempi di Carrera,
come egli attesta, mancò per ben 12 anni,
perlochè credevasi si avesse aperto un'al-
tra via, ma verso il fine del marzo del 1634
ritornò con grande allegrezza dei cittadini,
incanalandosi nel suo letto; nel quale senso
devono al certo comprendersi le parole di
Ovidio e di Strabene. Attestano Fazello,
Cluverio, ed altri scrittori nazionali scatu-
rir riffieiMifto da un fonte non ancor be-
ne investigato alle radici deirEtna, correre
a canale ricolmo per mezzo alla città, tu-^
rate qualche volta le vene delle sorgenti,
svanire per alcuni anni, e poi d*un subito
con violenza erompendo esalare una aria
crassa e pestifera; osservammo la ragione
del mancamento^ insegnaci 1* esperienza lo
92
AH
ammorbamento dell'aria; nessuno finalmen-
te nota le stragi di che, come essi soggiun-
gono, è cagione. Scrive Carrera con Arcan-
gelo^ avere improntato ì Catanesi le monete
loro del genio di questo fiume, ma ne mo-
stra l'epigrafe CamcLseni; attesta intanto
Pancrazio averne vedute in Palermo col
motto AMENANOG. Servonsi i cittadini delle
sue acque a muovere ' nella città e fuori
le ruote da mulino, ma sono altresì dol-
cissime a be versi.
AmeMio. Lat. Ameselum (V. R.) Antica
cilth accennata da Diodoro nel lib. 22 del-
le scelle: espugnata Mite, Cerone /e* pri-
gionieri 1S00 BoldaU; e èoiiomesèe rabi-
damente altre terre, marciò sopra Ame-
selo sita tra Centorbi ed Aggira, quan-
tunque munitissima e da numeroso pre-
sidio difesa^ cadde nel potere di lui^ che
rispettando i presidiarH ed arrotatili
nelle sue file , dislrussela : da ciò deriva
il Cluverio essere stata dove oggi Ragal-
buto, che sorge nella strada tra Centorbi
ed Argirò, alla destra del fiume Salso^ in
un'altura; la parte occidentale del suo
territorio tocca Argirò, quella di oriente
e di mezzogiorno confina con Centorbi.
Soggiunse il medesimo scrittore , essere
il nome di Ameselo una corruzione del ge-
nuino di Simeto di cui scrive Tolomeo, e
registrane Plinio le genti tra le interne;
ma non essendo alcuna somiglianza tra lo
voci AMh:seaon e ^tmhbo^, ed essendo
vissuti Plinio e Tolomeo lungo tempo do-
po Cerone che distrusse Ameselo, forse dai
rimasugli di questa sorse Simeto ricordato
da quei due scrittori: sono del resto in
dubbio, come dirò a suo luogo, se sìa slato
il Simeto presso RagalLuto, o presso 1* antica
Ameselo.
AmeiitrAte* Lai. Amestratus (Y. D.)
Città antichissima, oggi Histretta, dai Greci
Mytistratum, della quale Polibio lib. 1 . Pre-
se Mitistrato luogo per naiura munito, e
che perciò $o$tenne lungamente l'assedio,
AH
e Diodoro lib. iS -^ aUara i Romani asse-
diarono Mitistrato , fabbrieairono molle
macchine ad espugnarlo, ma 4opo $etk
meH levato il campo, perduti motU lol-
dati, mordendosi il dito abbuniMmtmh.
Indi assediato una terza tolta MUisiratù
i Romani, lo espugnarono, adeguaranlo ai
suolo, vendettero i superstiti^ Agitavasi al*
lora la prima guerra Punica, e presiedevano,
trai Romani Aulo Acilio, e Ciyo Sulpiiio; dalle
lunghe di costoro oppiignazioni, deacrillt
in piii larga copia da Zonara, vedesl essere
stato Mitistrato naturalmente munitissimo.
Il Fazello cosi lo descrive : Mitistrato, se-
condo Polibio lib. 1, è una città aniiehis-
sima detta Amestrata da Cicerone e da
Plinio, oggi Mistretta; molti monumenH
di antica città si ammirano verso il mola-
te, ed un castello vetustiseimo. Vedi Mi-
stretta.
Amorello. Lat. Amurellus. Sic. Mured-
du (V. N.) Fiume. Vedi Moretto.
Amorio. Lat. Amorium (V. M.) Casale
un tempo esistente sotto il monte iato,
mentovato nelle carte della chiesa di Hor-
reale. Dìcesi iimro in altro diploma.
Amue. (V. N.) Casale nel territorio di
Argirò, offerto da' pietosi fedeli al Modi-
stero di S. Maria di Latina in Gerosalen-
me^ con la conferma di Papa Benedetto XI
per bolla pubblicata in Roma nel 1304.
AN
(V. N.) E registrato trai viU^T
della diocesi di Siracusa in un diplook M
1093 di Papa Urbano II, riportato dal Fi^
ri, anzi vi è segnato cpme punto di divi-
sione : le terre dei seguenti confM fca*
gono concedute dal predetto figlio MH'
giero Conte alla Chiesa medeeima, ciaè
dal castello Limpiados inHno al /hHM
Salso dove scaricasi nel mare, e come Ma- ^
ta al di sopra tra le divisioni di Coltra i
giovanni ed Anaor, e qttindi lendeiide «'
i
93
AN
Maurtmeo aèeende al fiume di Cathael-
far ec. ee. Nei diplomi poi di Alessandro
III, doTO notaosi anche le Parrocchie dei
luoghi sadeltiy non si fa menzione alcuna
di Anaor. Ti ha oltre il fiume di Terranova,
che parlisce verso la sua origine la chiesa
di Catania da quella di Siracusa, il monte
iKatmi, dove notano gli scrittori essere stato
un tempo un villaggio, a parer qaio Anaor
e Meneo forse JTatirofieo, donde si ascende
al fiume di Catalfaro.
Anapo, Lat. Anapus. Sic. Anapu (¥. W.)
Fiume del territorio di Siracusa notissimo
appo gli antichi, si poeti che storici, Teo-
crito cioè, Tucidide, Plutarco, Livio, Eiiano,
Silio, Ovidio, Yibio ed altri. Ne espone il Fa-
lcilo il corso e le fonti Dee. 1, lib. 4. Scatu-
risce sopra Buscemi città, nel territorio Buffa*
re oggi Gufano da 366 piccoli rivi di acqua
limpidissima, che in unico fiume raccolgonsi,
che prende il nome della contrada;oltre scor-
rendo poi per Palazzolo lasciasi a sinistra
nei colli. Feria e Cassare , dove da altre
fonti accresciuto prende il nome di Grande
e dicesi anche della Feria: per tutto que-
sto tratto ed altro di alquante miglia ne
lussureggiano di platani le rive, ed abbonda
di saporite anguille e di trote. Trascorso
il territorio di Feria accoglie sotto Panta-
Uca, un tempo Erbesso, città deserta, il
fiume di Bottiglieria, e poco dipoi alla chie-
sa della SS. Annunziata sotto Sortine ag-
giungendosi al fiume di questo nome origina-
rio dal fonte Gorgiano, introducesi nel ter-
riiorìo di Siracusa. Ivi scorre placidamente.
Ira verdi margini ombreggiati da salici e da
pioppi, in un letto profondo^ onde frequen-
tasi a ritroso ogni giorno dai pescatori colle
navi, e pria di scaricarsi nel mare, con-
giungesi a destra alle acque del celebra-
tissimo fonte Ciane oggi Fisma; viene quivi
tragittato per un piccolo ponte di leguo,
e sbocca nel porto di Siracusa, dalla quale
dista dieci stadii incirca. Il Cluverio addotte
le opinioni degli antichi riguardo all*Anapo
AN
ed al sito ed alle allegorie , registra il
passo di Vibio dal Catal. dei fiumi, L'Aneto
di Sicilia^ che per 2 migHaj ascondendosi
sotterra in Siracusa, tiene a mescolarsi al
mare, dicesi Ano, poi Anapo e nella sorgen-
te Antisforo : dippiii soggiunge il Cluverio :
ed in oggi celatosi nell'està per circa 8
miglia dalla foce in un meato sotterra-
neo, riìiasce finalmente dopo S miglia di
corso, e scarica nel mare le sue limpide
ed abbondanti acque. Sospettassi dagli eru-
diti esser viziati nel piti quei vocaboli in
Yibio; sembra tuttavia essere stata det-
ta Antisforo la parte superiore dalla sor-
gente, il mezzo dove scorreva sotterra
Anos, l'ultima insino al mare Anapo. Fa-
voleggiano i Poeti deir Anapo, dicono degli
amori di lui colla Ninfa Ciane, che final-
mente si ebbe; ed in Ovid. Metam. lib. 5.
son queste le voci di Ciane.
Ed Anapo mi amò, nò da terrore
Come costei, ma sol da amor commossa
ìlio Tacceltai...
Scrive perciò Eiiano: pare^^iono V Anapo
i Siracusani ad un uomo, e venerano Cia-
ne sotto le forme d'una donzella. Canta
Teocrito neiridìll. 7., essersi assisi i Ci-
clopi alle rive dell' Anapo, e Polifemo coi
primi.
Deir Anapo sul margin Polifemo
Ricavai avere avuto l* Anapo in molti luo-
ghi dei ponti, di quali è celebre anzi gli
altri quel dove accadde la battaglia tra Si-
racusani ed Ateniesi descritta da Tucidide
lib. 6, che narra essere stato poi distrutto
da questi ultimi. Variano i letterati circa
r etimologia della parola Anapo, le opinioni
del quali rigetta Cluverio come fandonie.
Vedi Bottiglieria.
Anelilo. Lat. Ancylium. Sic. Anciliu.
(V. N.) Antica citlà, altrimenti Icilio, se-
condo Cluverio di silo incerto, i di cui cit-
tadini erano detti Acilii o AciUesi. È men-
zione appo Diodoro d*un territorio dello stes-
so nome; scrive egli nel lib. 36 ^ sollevatisi
94
AN
{ «erti, rifuggitisi dopo V emigrazione
nel tempio dei Palici^ maturavano una
rivolta j ed essendo in molti luoghi cre-
sciuta quesC audacia , ben 32 schiavi di
fratelli ricchissimi scossero i primi nel
territorio Ànciliano il giogo di servitù;
dove intanto sìa questo territorio, quantun-
que non possa ricavarsi dalle parole diDlo-
doro, è facile congetturarlo nella parte me-
ridionale, dove Siracusa ed il tempio dei
Palici, percciochè narra lo storico quivi es-
sersi radunati. Rammenta Tullio Yerr. 3, il
popolo Iciliesej che a dir di Ciuverio è
forse detto Ànciliese negli esemplari auto-
grafi; scrisse Stefano d*una Ancirio città
d* Italia, ma non furono mai quivi Ànciriesi
attesta Ciuverio, perlochè crede avere com-
preso la Sicilia ncir Italia.
Andra* Lat. Àncyra (V. M.) Cosi detta
da Tolomeo, da altri Ancrina. Città distrut-
ta tra Eraclea ed Agrigento, il di cui sito
sembra indicalo dal Fazello Dee. 1, lib. 10,
secondo Ciuverio: Vabhattuta Eraclea, dice
quegli, a 7 miglia da Jaio, sudi un monte
tra Pecuaro e PkUaneUa, osservasi qual
grande città distrutta. Yien mosso Ciuverio
dal passo di Diodoro lib. 14, dove*narran-
do, essersi dati tutti i Sicani, atterriti dal
numeroso esercito , a Dionisio intento ad
assediare Modica, soggiunge; delle altre
città sole cinque rimasero fedeli a Car-
tagine; Andra doè, Solunto, Segesta, Pa-
norma, ed Entella; poi afferma saccheg-
giati da quel tiranno i territorii dei Solun-
tini, dei Panormitaoi, e degli Ancirinesi.
Come le altre quattro era dunque posta
Andra nei confini dei Sicani, alla destra
riva cioè del fiume Alice oggi Platani, non
lungi da Eraclea , dove , secondo Fazello,
ci han vestigia d*una città distrutta.
Anco. Lai. Ancus (V. W.) Fiume secondo
Arezio, lo slesso che VAnapo, detto bensì
Aneto da Yibio, come accennai.
Andi-M (••) di PlasM* Lai. S. An-
dreas de PkUia. Sic. S. Antria di Chiazza
A«
(V. N.) Priorato deir ordine dei Canonici di
S. Agostino (1) Vedi Pituza.
Andrea (Cniesa dt «.) S. Andreae Ee-
desia (V. N.) al Pachino. Ne parla M. An-
tonio Hartines nella Descriz. mss. della
Sicilia: sono ammirabili sopra MarzamenOj
ad un miglio verso Occidente, le mine di
una città distrutta, dove rimane un laa-
pio dedicato a S. Pietro^ di cui a mezzo
miglio osservansi famose , grandièBime
vestigia d'una vasta città ma diroccata sin
dalle fondamenta, ora terreno arato; da
ivi ad ugual distanza un tempio d'una
celebre antichità, mancante solawèente di
tetto, oggi consacrato a S. Lorenzo^ eoa
sotto una chiesa a volte, sostemUa da co-
lonne; ad un miglio dal tempio è una
chiesa fabbricata a gran masri, a colonne,
a volte, dedicata a S. Andrea, lontana i
miglia d<iUa spiaggia, dove anche sedanti
rimasugli di antica abitazione. ScriMDC
quasi lo stesso il Fazello , ma ne trama
la topografia da Siracusa a Pachino^ e Marli-
nes da Pachino a Siracusa. Ci ha inoltre
il porto e cala Marzamemo^ discosta cir-
ca 6 miglia verso Oriente dal promontoiìo
Pachino.
AneUi». Lai. Anellus (Y. N.) altrimenti
Niveo 0 fontana grande. Fonte soUo il et-
stello deir antica Noto, donde TAssioaro,
che dicesi altresì in corso Falconata e
di Noto; ne scrive il Fazello. Littara nelli
Corradiade lib. 1.
Il niveo fonie, cai die nome Anello
Il Panico idioma...
0. Angelo di Broli». Lat. S. Angelim
de Brolo. Sic. S. Ancilu di Brolu (V. D.)
Paese ricco e popoloso, nella spiaggia set-
tentrionale della Sicilia, detto cosi dallik-
moso castello di Brolo, a distinguerlo dat>
r altro in Val di Hazzara soprannominalo
Muxiaro. Dista circa 3 miglia dalla spiaggia.
(1) Merita attenzione il quadro di S. Agata del
Ligoxzi di Verona nella chiesa.
95
AN
Dove apresi un seno iDlermedio irai pro-
moolorii di Calava e d* Orlando, occorrono
due Talli amenissime dette dai Siciliani
Xinmari (fiufnane) daUa confluenza dei
ruscelli, in una delle qnali in un sito emi-
nente sorge S. Angelo j nelF altra il castello
di BrolOj ehe sovrasta al mare^ come di-
remo. Il terreno dei nostro paese è declive,
e tende a Maestro; poiché ci ha dalla valle
un* agevole e breve salita alla Chiesa Par-
rocchiale di S. Filippo e Giacomo; poi quasi
nel centro vedesi Tal tra di S. Maria, eh' è
la prima e la più antica, bella di magni-
ficenza non volgare e di elegante fabbrica ;
è la terza quella di S. Niccolò Vescovo; ed
occupa finalmente le parti più alte quella
del SS. Salvatore; le quali quattro Chiese or-
nate di dritti parrocchiali, alternativamente
ogni quattro anni, esercitano il potere di Ma-
drice, come fu da gran tempo decretato, a
troncare ogni lite; tutte intanto coi loro
chierici celebrano con ogni decoro i sacri
riti. Lasciò le sue sostanze Martino Taviano
ad istituirvi on collegio Canonico , ma
ancora se ne attende l'esito (1).
Stendesi sopra il paese una pianura, dove
merita attenzione il famoso ed antichissimo
monastero di S. Michele Arcangelo sotto
gristituU di S. Basilio, ammirabile per la
stnittura, le doti, i privilegi, la suppellettile.
Dna magnifica statua di S. Michele, ed al-
tri preziosi ornamenti ; ne era un tempo
l'Atmté assunto dall'ordine, oggi scelto
fidecommissarìo dal Re^ come noteremo,
del dominio temporale del paese, ed i mo-
naci che officiano sotto il rito Greco van
soggetti al da loro cosi detto. Abate rego-
lare. Gli abitanti poi conoscono a loro pa-
store aeglt aCTari spirituali 1* Archimandrita
di Messina dello stesso ordine; crebbero dai
pochi che rimasero supesliti dai Saraceni,
furono assegnati dal fondatore Ruggiero al-
le cure dei monaci, e riconoscevano a lo-
ci; Non ebbe poi più effetto.
AN
ro capo il supremo Prefetto del monastero.
Vi accorsero poi, a loro comodo per lo spi-
rituale, religiosi di altri ordini nei tempi
posteriori: i frati Predicatori cioè, il con-
vento dei quali è destinato allo studio dei
novizii; ne ò decorosa la Chiesa presso il
mercato, dedicata a S. Antonio: i Minori
Osservanti, che abitano nella parte supe-
riore del paese nella chiesa di S. Maria
degli Angeli, con una antica famosa pittu-
ra che la rappresenta: i monaci di S. Fran-
cesco di Paola negli orli 1 più elevati, che
occuparono dal 1582, donde godono di una
gratissima prospettiva. Sorge finalmente iicl
centro del paese un nobile monastero per
le Monache di S. Chiara', ammirabile per lo
virtù delle educande. Né manca spedale
per gì' infermi , fondato splendidamente
dalla nobile famiglia Amato a spese pro-
prie nel secolo scorso, né il Priorato dei
Cavalieri di Malta nella chiesa di S. Maria
dciritria, della S. Lateranense Basilica sot-
to tìiolo della SS. Trinità, né altre chiesiuo-
le finalmente, istituite ad esercitarvi opere
pie. Non di poca bellezza sono al paese
le case dei nobili cittadini; or pubbliche
perciò ora private, talché reca piacere ai
forestieri , ottimamente in prospettiva co-
stituito. Si ha a singoiar Patrono S. Mi-
chele Arcangelo; apronvisi le fiere celebri
per quelle contrade, nel mese di novembre
per regio indulto^ nel largo dinanzi il Mo-
nastero , quando celebravisi la festa del
Santo in rito Greco, larghe ejemosine si
fanno altresì dal 1642 per liberalità del no-
bile Giuseppe Angotta; é degna di atten-
zione la pompa ecclesiastica. Magistrato Ci-
vile il Prefetto , V Avvocato dei dritti del-
l'Abazia, e r Assertore sono scelti dalfA-
bate; i Giurali, i Giudici, il Sindaco, van
soggetti ai R. Consultori ed al Clavarie. Non
entra nel Parlamento, ma v'interviene TAba-
te cogli altri corpi chiesiastici assumendo
il XVI posto. Il Vicario dell* Archimandrita
esercita giurisdizione sui chierici. Si appar*
/*
9&
AN
tiene il paese alla comarca di PalU, di cui
riconosce il Prefetto militare, arrotando
sotto le bandiere 11 cavalieri e 42 pe-
doni. Eranvi nel secolo xvi 792 case, 915
nelseguentCy quando contava 4099 abitanti;
rcgistraroDsi nel 1113 192 abitazioni, 3039
paesani, e recentemente 3899.
Notano di ciò che si spetta ali* origine
del paese; esterminati Ruggiero i Saraceni
di questa contrada, aver voluto in monu-
mento della vittoria elevare un amplissimo
convento a S. Michele sua scorta, averlo
accordato ai monaci convocativi sotto gli-
stituti di S. Basilio, e ad Erasmo primiero
Abate, con tre ville del territorio, donde
aveva scacciato il Saracenico sciame, ap-
pellate Lmcan, Anzan, Tondoncononj su
cui concesse per un suo diploma potestà
generale air Abate, fuorché sul delitto di
sangue o di tradimento. Rimangono, presso
il convento dei Paolotli, vestigia d*una tor-
re antichissima, che appartenevasi al casale
Tondonconese; era Lisican rimpetto al nuo-
vo S. Angelo dove coltivatissimo il terreno
a poderi, e la chiesa di S. Maria Annun-
ziata che si tiene il nome di Lìbico; non
ardisco intanto affermare essere stato An-
zan neiralto, dove ritrovansi dei ruderi,
che appellausi volgarmente di Casiellac'
ciò; nel sudetlo diploma di Ruggiero
enumeransi Ànzan, Liticati, e S. Angelo
come casali soggetti ali* Abate, ed in un al-
tro il Monastero di S. Angelo appellasi di
Liéico Tondonconon , con che Ruggiero
concede ali* Abate il potere di stabilire
i Ministri in Anzan e lArican ed il dritto
di qualunque esercizio.
Nel cenno su questo Monastero enumera
il Pirri 1 Abati di istituto regolare, dei
quali eccone i nomi: Erasmo dal 1084;
Teodoro successore di lui (1145) cui Rug-
giero accordò molti dritti con suo privi-
legio, ma ignorasene 1* epoca del governo,
come i nomi degli altri che ressero 1* Aba-
zia sino al 1332; poiché allora Macario
AH
Cappellano di Federico III, di molti onò*
ri e' varie grazie da lui decorato dicevad
Abate, dopo cui Franceèco Marino donato
dei medesimi onori, e di esenzioni acere-
scinto ; Angelo rifulse in questa dignità ad
1393, ed ottenne dal Re Martino, come ak
antico nella sua Abazia, d* esser Signore di
S. Angelo si nello spirituale che nel teni-
poralp; Onofrio Rizzi di nobile stirpe, mo-
naco di S. BasiUo, eletto Abate dai suoi
venne confermato dal medesimo Re nel
1408, dopo di cui Adriano de Scolari^ die
meritò altresì la benevolenza del Re Alfon-
zo ; successegli Giuliano di luceheH che
governò il primo 1* Abazia a Commenda;
Bessarione celeberrimo trai Greéi, in pri-
ma Arcivescovo Niceno, poi Cardinale della
S. Chiesa Romana, successe nel 1441 a
Giuliano j ed altri dopo lui, muniti della
prime dignità chiesiastiche, nominati Signori
temporali o Baroni del paese, vi elessero
il Capitano, uno dei Giurati, il Giudice, il
Mastro Notare; ed il Balio; parimenti Fat-
tuale Abate Antonino Riggio dei Priadpi
di CampoBorito, chiarissimo per eosluiai ^
e scienze, dimorante in Roma, dove pro-
gredisce vieppià in orrevole carriera, di
tali cariche va bello.
Rimane tra la Chiesa del Priorato, e le
soggette al Monastero di S. Angelo, llMri
il paese, quella di S. Maria dei Giardid
mentovata dal Pirri , dove si venera m
statua in marmo di Nostra Donna odebra
per predigli, di cui molte cose registra Ai*
berte. Mostrano gli abitanti nel supreaa
vertice del colle, ruine di antica Chiesa, ad
un sepolcro di marmo di uno dei cooori-
litoni del Conte Ruggiero , che uedso dd
Saraceni in conquistar terreno i NonnttH
ni, quivi dicesi sepolto. È amenisdOM il
territorio di S. Angelo, ricco in pastore,
vigneti, ulivi, gelsi, alberi fruttiferi, in ogd
stagione salubre, nutrisce innumerevoli agri-
coltori, che passano la vita in campagna,
perloché ne occorrono frequenlisdnie k
*s* •' •
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97
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e
AN
otpanne, che eonfose alle casine saburba-
Be dei paesani recano non poca varietà.
Tanta oggi 1* illustre Vincenzo Natoli, che
lungo tempo trai primi rifulse nel foro di
Palermo e sali ad ogni grado, Govemadore
poi nella suprema Curia di Napoli, per dot-
trina e morigeratezza di costumi esimio, e
reduce, destinato Presidente del Patrimo-
■io lteg[io in Sicilia, è sempre suo prima-
rio impegno di giorno in giorno superarsi.
La longit. di S. Angelo è di gradi xxxviii,
XXX e la latit. di xxxyni, xt(1).
AiM^elo (Fiome di ••) Lat. S. Angeli
fbntnium. Sic. Xiumi di S. Ancilu (V. D.)
Scorre nellMuTemo per la convalle dello
stesso nome, ed accresciuto delle acque
dei ooUi occupati da Fumari , Librìzzi ,
lartino e lo stesso paese di S. Angelo ,
scaricasi nel mar Tirreno. Vedesene quasi
secco il letto nell* està, quando servonsene
fgà abitanti a muovere le ruote dei mulini
(l)0n;idl è capo-circondario diacciasse, in pro-
ìiacia di Mettioa, distretto di Patti, diocesi del-
^Àrehimandrita, distante da Palermo lOS miglia,
ttda Messina, 18 dal capo-lnogo del distretto. Me-
riti attentione nella chiesa del Gonrento dei Mi-
Mirì Osaervanll nn magnifico simnlacro di N. S.
Crocifisso, ma ne ignoro l' autore ; se ne celebra
era molta derozione in ogni anno la festa nel di
tre di maggio, e processionalmente condacesi in
Kricolose circostanze del paese. Nella chiesa par-
loechiala di S. Filippo sono di buone pitture, co-
tte anche nella chiesa di S. Michele un bel qua-
dro che rappresenta la deposii ione dalla croce.
Kttiato II feudalismo cessò 1* Abate, come dice-
tanio, Commendatario, di arerò ginrisditione ba-
rraala sni paese , poiché alfin dei conti non era
ehi un signore feudale come gli altri; gli rima-
sero alcuni beni, come un ex-feudo, che gli con-
lerrarano 11 titolo , ma poi consumati o dimi-
■■iti, non più alcuno renne in tal carica assunto.
Csntaransl in S. Angelo nel 1798 in popolazione,
aS4i abiunti, 4000 nel 1831, e 5064 nella fine del
Ifit. n suo territorio è di salme liS0,338, cioè
S6;»0 in giardini, 3,481 in orti semplici, 0,996 in
canneti, 6,800 in gelseti^ 9S3,437 in semina torli
iplici 587»t31 in pascoli, 30,S6S in oUreli, 49,
In vigneti semplici, 4,536 in ficheti d'India,
38,964 in castagneti, 118,533 in boscate. L*olio e
la seta ne sono I principali generi del traffico*
AN
sotto S. Angelo, e ad altri usi. Ne fan^meAzio*
ne il Fazello, il Maurolico, il Ferrarlo^ il qua%
le falsamente confondelo col fiume di Patti.
Angelo (••) lo Massaro. Lat. 5. in-
geluè de Muxaro. Sic. S. Ancilu di lu Mu*
xiaru (V. H.) Siede nella parte meridionale
della Sicilia nella Valle di Mazzera, e la
Diocesi di Girgenti, presso le rive di Alice,
Yolgarmente Platani ; contavanvisi nel seco-
lo xTii 302 case, 1121 abitanti, oggi conta
però 283 case, 949 abitanti. Ne è montuoso
il sito Terso Occidente, e rivolto ad Ostro^
La Chiesa maggiore parrocchiale, del titolo
della B. Vergine, ya soggetta ali* Arciprete;
il singoiar Patrono però S. Angelo Martire
di Licata yenerasi in propria decentissìma
Chiesa. Abitavano i Carmelitani, ai tempi
del Pirri^ presso la Chiesa di S. Maria del-
l'Uria, poi costretti dalla povertà ad abban-
donare il convento. Poco dista di là il forte
Mushar in una rupe, mentovato dal Fazel-
lo, di nome saracenico, ed espugnato dal
Conte Ruggiero con Naro nel corso mede-
simo di una battaglia: Giacomo Adria nella
Topografia della Valle di Mazzara MussarOj
scrive, è una terra distrutta; non ne è alcu-
na menzione appo Fazello. Tuttavia, del casal
di MussarOy non che di Ragalnoto, S. Gio-
Tanni e Favara trovo Signore nel censo del
Re Federico Terso il 1320 Giovanni di
Chiaramonte; indi impossessavasene nel
1392 Andrea di Chiaramonte, per la di cui
ribellione dal Re Martino, ne assumeva i
dritti Raimondo MontecatenOj commutatolo
con Girgenti che allora spettavaglisi ; per
fellonia di lui investi il sudetto Principe
del Castello di Mussaro e dei feudi di Gua^
ètanelta, Ragalnoto, Favara, e S. Giovanni,
Filippo de ISarinis, presso gli eredi di
cui sino a Pte(ro Ponzio mi so essere ri-
masti Mussaro e Favara; la di costui figlia
Maria cfe Marinis sposò GioTanni Aragona
di Tagliavia primonato di Carlo Principe
di Caslelvetrano ; nacque da essi un altro
Carlo, che generò con Giovanna Pignatelli
400
AN
già pei casali di S. Anna, S. Martino , e
Partenico, dei quali il censo del 1408, sotto
il Re Martino, dice Signora la madre di
Antonio e Franceèco Lancia. Quìyì era da
gran tempo l'antico Monastero e Priorato
di S. Anna detto di CaUUi, sotto gì* isti-
tuti di S. Benedetto, di cui scrive il Pirri
nella Notizia sulla Chiesa Arciv. di Messi-
na, ed alTerma averlo fondato a proprie
spese nel 1124 la Contessa Adelasia, e po-
scia essere stato annesso al Cenobio della
Valle di Giosafat.
Anna (Torre dt ••) Lat. S. Annoe Tur-
riè. Sic. Turri di S. Anna (T. D.) Fabbri-
cata nelle rupi dell'Etna, e propriamente
nel promontorio Xifonio, che dicano Capo
dei Mulini, poiché si ha vicino un casale
con mulini^ che si appartengono ad Aci,
il di cui Magistrato si ha oggidì la cura
della torre. Fu anticamente affidata con tì-
tolo di Contado alla nobile famiglia cala-
nese d'Amico, perchè fondata in territorio
di sua pertinenza.
Sorge di Ggura quadrata, ben munita
di cannoni^ ed è la vedetta primaria della
spiaggia orientale; giacché quel promon-
torio forma la punta settentrionale del seno
di Catania, onde appellasi Xifonio.
Annanmlata«Lat.i4fmiincia(a. Sic. Nun-
ziata (V. D.) Municipio di Messina a Nord, in
Ungila di faro, lungo il Udo del mare, con
una Chiesa della B. Vergine dello stesso
titolo^ ed una Parrocchia; di 94 case at-
tualmente, e 438 abitanti.
Annanslata.Lat. Annunciata. Sic. Nun-
ziata (V. D.) Municipio della città di Ma-
scali, volgarmente Quartiere, donde é
distante un miglio e mezzo verso aqui-
lone, alle falde dell'Etna. Vi ha una Chie-
sa sotto lo stesso titolo. Vedi Massa-An-
nunziata,
Antlilo.Lat. Antillus. Sic. Antiddu (V.D.)
Casale appartenente a Savoca, non lungi
dalia spiaggia orientale, volgarmente in-
tiddu, e da Rocco Pirri Antellis. Vi ha una
AN
Chiesa parrocchiale sacra alla Tergine,
sotto i dritti di Savoca (1).
Antonio («.) Lat. S. Ankmku. Sic. S.
Antonia (V. M.) Piccolo paese. Tedi Ciath
ciana.
Antonio (S.) Lat. S. AnUmiuB. Sic. S.
Antonia (T. D.) Paese, detto altrimeati
Aci-Soprana. Vedi Aci S. Antonio.
Antonio (••) Lat. 5. Antoniua. Sic. S.
Antonia (V. D.) Casale di Castroreale, die
prende il nome dalla Parrocchia intit<dala
a quel santo tutelare ; dista un miglio e 'A
dalla città ad aquilone verso la spiaggia,
dov'è la cala di Cottone firequentatt da
navi.
Antonio («.) Lat. S. Anionim. Sk. S.
Antoni (V. M.) Isoletta rimpetto Trapani.
Antoiio. Lat. AntuKum (V. M.) Castolo
espugnato dal Conte Ruggiero, come at-
testa Malaterra nella Tita di lai, apparto-
nentesi alia Valle di Mazzara ; oggi di sita
incerto.
Anisan. (V. D.) Contrada di Saraceid,
di cui dissi dove di S. Angelo di Iroio.
AP
Apolline (Tempio «) Lat. ApoUUi
Templum (V. N.) o Refugio, sotto none
di Litnstino, al promontorio Pachino. Il*
zollo abbacinato dalle parole di Paosanii^
stabili la celebre Moria al Pachino; qiM
(1) Attoalmente è un Gomnne ia provteeia li
Heuina, distretto di Castroreale, drcondariaK
Savoca, diocesi deirArchimandriU» dlataalalal*
gìU dal mare, ISS da Palermo» i6 da
Sorge sopra una ooUina. Nello scordo dal
presentava ana popolazione di 719. ConpfWiM
il SQO territorio in salme 1716,711 , delle fvl
l,38a in orti semplici, 0,941 in canneti» ll«l1lli
gelseti, U,89S in seminatorii alberati, 7ft3^ ti
•eminatorii semplici, 5U,4S3 in pastore, V^HS li
Tigneti alberati, 43,844 in yigneti aenpUci^ti^
in flcbeti d'India, S3,S87 in boscala» SBI^Mli
terreni improdottivi, 0,03S ia snoli di cast.'
•noi teneri di esportazione I Tini # la
1Q1
AP
disse afer letato i Hoziesi on tempio ad
Apollìne, per aver egli liberato la città dal
duro assedio dei Ubici. Oggi è comuae
eertezza degli eruditi esser sorta Mozìa al
Lìlibeo. Costa altronde dall'itinerario di An-
tonino, dove si fa menzione del Refugio di
Apolline, HTer distato il tempio 20 miglia
dalla terra Erea o Ibla Erea, e 31 dal
territorio siracusano. Sappiamo da Hacro-
bìo il perchè quel Dio venne soprannomi-
nato lAbiètino lib. 1, cap. 11. Apollo Li-
hisHno è celebralo appo il promontorio
Padiino in Sicilia con somma venera-
zione ^ poiché appena una floUa di Li'
bici approdò nel promontorio ad invade-
re la Sicilia, ApoUo invocato dagli abi-
tanti, tuècUaia una peste fra' nemici, e
quasi tutti con subita morte uccisili, ven-
ne soprannominato Libistino. Non lungi
dal promontorio è oggidì un paese ben po-
polato, feudo d*Ipsica, volgarmente detto
Spocca/bmo , dove addita Cluverio il sito
dd tempio di Apollìne. Scrive il Fazello
del promontorio : ad Oriente non sihaal-
cm seno eicuni, ma dove guarda Mezzo-
gwmo una caUi appellata da Cicerone
toniro Verre, porto del Pachino, volgar-
mente oggi Longobardo... È attaccata al
fOTto una città diroccata di quasi un mi-
f/Ho di circuito: è probabile appartener-
si le mine del Refugio di Apolline a questa
dttà, che crede, errando, lo stesso Fazello
essersi Hozia. Attesta Cluverio essere quei
ntderi nel Pachino il porto medesimo mcn*»
tofato da Cicerone; e ce ne è conferma
il cìreoilo di quasi un miglio. Potè dunque
k questo villaggio del porto del Pachino
sorgere il tempio di Àpollme Litristino.
àwéUmkUu (V. D.) Antica città, sul di
ad silo variano di opinione gli scrittori
■azionali. Riponete Arezio nella spiaggia
aettentrionale, dove oggi Pollina, nell'alto
d*un eolle; vi si accosta il Cluverio: il
ft09tro Fazello neir agro di Catania tra Ccn-
torfoi e l'Etna, e con lui Coltz : riconosce
AP
il Maurolico due Apollonio: ilpoUom'a,
scrive, ora PolUna, vicino CefalU, fab'
bricata dalle reliquie di una più antica
Apollonia nell'agro di Catania. Huovonsi
a ciò, Arezio e Cluverio perchè riunisce
Tullio Apollonia con Alunzio e Capizzi, e con
altre terre di quel lato aquilonare; Verr. 3:
— comprendete andar la nobilissima Tin-
dari, Cefatù, Alunzio, Apollonia, Engio,
Capizzi infestale da questa iniquità dei
Decumani. Fazello che pose falsamente En-
gio verso la foce del fiume di Lentini, e
vide forse il depravato passo di Stefano,
dove notando costui nel mondo molte Apol-
lonio , la settima ripone, presso Lentini e
Calatta; leggesi però Apollonia, appo Dio-
doro, come congiunta a Centorbi, e collo-
cata non lungi dalie parti Etnee. Vedremo
altrove il vero sito di Engio: Cluverio emen-
da ottimamente il testo di Stefano: la settima
presso gli Alunlini e Calatta, poiché in-
congruamente avrebbe posto Apollonia tra
Calatta e Lentini, sedendo la prima nella
parte settentrionale dell' isola , e V altra
nell'orientale; Alunzio però e Calatta coa-
vengono per sito. Scrive finalmente Dio-
doro: lo stesso Agalocle, marciato per
l'interno, sforzasi noltempo ad entrar di
soppiatto in Centuripe, col favore di al-
qtjtanti cittadini; sveUUesi però le insidie,
accorrendo il presidio, ne viene scacciato.
Chiamato poi da alcuni cittadini di Apol-
lonia, cfte avevangli promesso la patria,
l'assale; ma presi i traditori e scannati,
persistette in quel giorno ad oppugnare, ma
senza frutto, da molti incomodi aW indo-
mani molestato, dopo perdita non lieve di
suoi, a stento s'impadronisce della città, e
molti dei cittadini scannati, ne mette a
piba i beni. Scacciato adunque Agatocle
da Centorbi nottempo, potè nel giorno se-
guente 0 nel terzo venir sopra Apollonia
(non perciò fu questa vicina a Centorbi) ed
espugnarla nel giorno susseguente: è que-
sto intanto un altro passo di Diodoro. —
102
AP
aualita Engio Timoleone, eiUà aggravata
dalla tirannide di Leplina, la tratagliatia
di contìnue oppugnaLioni. PercoMo il ti-
ranno da terrore, e chiedendo capitola-
zione, fu mandato nel Pelopomeso, e per-
chè ilendeca aUreA $opra Apollonia U
tuo dominio, n ad Engio che a que»ta
disse i suoi dritti e le leggi me. Avendo
quivi, essere stalo Engio verso la medesima
parte dell'isola che Apollonia, e nlevaado
da quel che diremo in appresso, seder Pol-
lina non lungi da Engio, quivi bisogna pa-
rimenti confessare il sito di Apollonia; en-
trambe insieme sottacquero alla tirannide
di Leptina (1).
AQ
Avalla. (V. n.) volgarmente Occbialii.
Terra distraila da un Iremuoto nel 1693,
nel di cui silo sorge oggidì Gr<mmicbele.
A«Bll«. (T. D.) Colle nella parie me-
ridionale del Hongibello , la di coi som-
mit& nell'eruzione del 1635 descritla da
Garrera e da altri , Tu come dicono , per
800 passi coverta in giro da un mare di
lava; ne è ricordania nelle storie.
AqBiiMu ossia Aci-Reale, volgarmente
Gulia, di cui parlammo.
(l]Cirlii)aii(<Hii)dl ÀpotUm<a\ttmtàat]\«tam-
ISTite dil Parati : prManU U prima la tMla di
un glorane, e o«l roveiclo ona clava; •lladen-
dotl, Hcoodo 11 MiJ«r, pw la letta del (lovane
al tiraDDo Laplina, coitr«llo a cedere aUa clava,
cioi alla fona di Timoleone: il Mierva aella
Mconda nediglla il capo di Apolline cotodbIo
di alloro con le lettere TAEU e mei totmcIo nn
candeliere cinto da nna corona di linro, col
motto APOAAONIATAN : icorfeil nella tema la
letta di Proterplna coranaia di tpiihe, ed il ro-
vetcio come la teconda: non mai le ho credute
della aoitri Apollonia; polcbì non è lUtt alcuna
volta ricordanta di etaervitl rinvenute; quante
Apellonle Intanto nelle altre parti occupate dal
Greci, amicamente non tortero! le ci votllamo
attenere al Haler, rlipondo che alla Bn Qne non
egli ci preieata che nna allntione Incapace di
fondamento; Il ParnU non ci areeea poi nga-
mento di torta.
AR
Aracona. (V. M.) PaeseUo costruito nel
feudo Diesi per opera di Baldassare Ka-
Belli, compreso nella provincia ctuesiaslict
e la comarca di Girgenli, detlo cosi da Bea-
trice Aragona madre di Baldassare, e sorto
verso il 1606. Occupa il giogo d'na colle
rivolto a Levante, e dove U lerreoo lieve-
mente declina è ornato dell'ampio ed ele-
gante palazzo della signoria; ne sta presso il
tempio prìDcipale sacro al SS. Crocifissa,
che è r unico parrocchiale, ed aounlnistrui
dall'Arciprete; verso Heiiogioroo atxrf^ Q
convento dei frati di S. Daria della Ker-
cede , colia chiesa della di S. Maria dd
Rosario Patrona principale, il di cui gimio
festivo si celebra con pompa e con fiere:
in altre cinque chiese si celebrano gli ult
cii divini; fuori la città è un cenobio <K
padri Cappuccini, costruito dai Baroni nel
1689. Ministri scelti dal Prìncipe ban cara
della Polizia Civile ; vi ha egli potere di
vila e di morte, ed occupa nel General Par-
lamento del Regno il posto di /Keaj, dova
siede Aragona, cioè il xxxi. Dicesi casale
nel Registro dei Baroni s(^tto Federico D,
e possedovalo Mariano Capece cogli altri
terreni di Mulolta, Comiano, Ragalmloo, e
Bocale, dai quali mi so provenire 150 ooM.
Pervenne da Mariano a Ifieeolò AbeUt, cbe
vendetlelo a Rinaldo di Bonito, il qoale
poi come nemico al Re Martino venne pa-
gliato dei beni; si ebbe allora Diesi cofU
annessi feudi Guglielmo Raimondo JfMUt-
cotino per la di cui ribellione, lo stesso le,
con diploma segnato in Catania nel d) t
luglio del 1395, ne investi Guglielmo T»
timiglia da cui l'assunse Antonio BemUt
nipote di Rinaldo dal figliuolo Hiceetò, ek
nel censo di Martino del 1308, diceslMr
getto alia Curia pei feudi di Dieri, Bocale,
e Ragalmico. Margaritella nipote di Alto-
nio l'assegnò in dote a Luigi .Vonloperto,
dai quali nacque Pietro Antonio; morto sei"
za flgliuoli, successegli la sìrocchia IsabeUi
nel 1517, che trasferì i suoi drilli al ■»■
103
AR
AR
rito Baldoèsare NoBeUi: fiori il loro figliuo-
lo Giuuparri sotto Giovanni de Vega Yi-
cerè Terso il 15i0; fu Prefetto militare nella
Talle di Hazzara, ed unito in matrimonio a
GioTannella del Porto, generò Baldassare II,
che presa in moglie Antonia Gajemi figlia
del Barone del Fiume Salso, ebbesi ad erede
il figlio Gaspare II nel 1558; costui primo
Conte di Jomiso, e marito a Beatrice di Ara-
gona meditò la costruzione di un nuovo vil-
laggio nel feudo di Diesi y secondo la fa-
cdtà concessa da gran tempo dairimpera-
tor Cario Y, alla sua famiglia : nato da lui
Baldassare III prese in moglie nel 1598 An-
tonia Saccano Signora di Casalnuovo, e fe-
ce si che interpellato il Re a nome di tutto
U Regno, ottenne V esecuzione del rescritto
dell'Imperatore nel 160S. Ottenuto 1* ampio
potere del ferro, adunò della gente, e co-
me notai, diede principio ad Aragona: Lui-
gi figliuolo di lui ottenne dopo dieci anni
gli onori di Principe, e meritò la suprema
Prefettura nella provincia di Cosenza nella
Calabria; ebbesi a consorte Eleonora Car-
riglio e Toledo, con cui generò Baldassa-
re /y, nominato nel 1673 Signore di Casal-
nuovo, Conte di Jomiso, e Principe di Ara-
gona; mostrò egregiamente fedeltà al suo
Ke nella guerra coi Francesi , e celebrate
le nozze con Celidonia Fiorito e Tagliavia
ebbesi figliuoli Stefano e Luigi; fu Cava-
liere del Yello d'oro, Signore del Golfo
di Castellammare, e disse finalmente al
mondo il comune addio. Morto poi Stefano
senza figliuoli , iMigi ottenne le signorie,
ed ascritto per privilegio di Filippo Y trai
Grandi di Spagna, esercitò egregiamente le
Ted di Yicerè nella valle di Hazzara; avuti
figliuoli da margherita Branciforti, e morta
poi questa, e fattosi Sacerdote , disse suo
successore il primonato Baldassare; meri-
tò questi i primi onori nella patria e nel
Segno, poiché destinato ambasciadore al Re
Carlo, divenne tosto dal gabinetto di lui, non
che Bracciere della Regina, Gentiluomo di
Camera, Cavaliere di S. Gennaro, Presiden-
te Supremo del Magistrato di Sicilia, ed
inlimo Consigliere, in quali cariche accreb-
be la concepitane opinione, accrebbe la
gloria del paese, appagò le voglie del suo
dilettissimo Prìncipe. Morto in Parigi nel
1133, lasciò Luigi, che avevasi avuto da Lau-
ra Morso e Filingieri attuale Dama di Corte;
Luigi oggidì Principe di Aragona, marito a
Stefana Morso, per dritto della quale Signo-
re di Poggioreale e di Gibellina, Capitano
della Guardia del Corpo in Sicilia rifulge,
e ricco di larga prole.
Contavansi in Aragona nel 1633, 626 case,
249!^ abitanti; nel 1113 1220 case, 432»
anime, e recentemente 3822. Fecondissimo
ne è il territorio, e somministra tutto che
necessario al sostentamento, in maggior par-
te piantato a mandorleti donde cavano i
possidenti un grosso profitto. Yi ha un trat-
to detto Macalubi (Yedi questo nome) dove
per alquanti jugeri il terreno è condannato
ad una sterilità perpetua , ed abbonda di
fenditure, da alcune delle quali scaturisce
un* acqua solfurea bollente, ed in altre si
versa ; se verga o altro lieve corpo vi si
getta subito viene balzato in alto (1).
(t) Oggidì è in provincia, distretto e diocesi
di Girgenti, circondario di Grotte, distante 68
miglia da Palermo, 8 miglia e mezzo dal capo-
luogo della proTincia, 6 dal capo-circondario. É
male edificata e contiene nn antico castello dove
si ammira nna bella galleria di quadri, molte an-
tichità, e si gode di beUissima veduta. Montata-
ne nel 1798 la popolazione a 6535, a 5850 nel 1831,
e finalmente a 6990 nel fine del Ì85S. S. Elisa-
betta e Joppalo sono dei sotto-eomani ad essa
riuniti, non compresi però nel novero della popola-
zione, ma neUa eslensione terriloriale. Conta per-
ciò salme 5050,829 di territorio, 1,050 cioè a giardi-
ni, 190,016 a seminatorii alberati, 4790,086 a se-
minatorii semplici, 67,409 a Tigneti semplici, 1,
350 a ficheti d* India, 0, 488 a culture miste, e 0,
430 in suoli di case. Esporta mandorle, tì si trova
in copia dello asfalto, ed hanoovi delle zolfatare
non soggette ad inondazione; quelle di Licata e
Scarita nella contrada YocaU, una in quella di
Diesi, otto appellate di Amenta nella contrada
S. Vincenzo; ne é lo zolfo di 2* qualità.
104
AR
Aragona* (Y. D.) Casale nn tempo esi-
stente nei territorio detto oggi volgarmente
di Ragona, tra Centorbi ed Adernò, con una
torre. Appartenevasi nel 1408 a Giovanni
EschisanOj come si rileva dal censo del Re
Martino; a Perotto di Modica nel 1479,
che il vendette ad Artale Mincio^ donde
pervenne a Giovanni Paterno, ed oggi per
dritto dei padri suoi ad Ignazio Paterno
Principe di Discari (1).
Arbeia* (V. H.) Antica città di sito in-
certo, volgarmente Arabeja. L*Epitomatore
di Stefano: Arbeta piccola città di Si-
dtia, delta di cui gente il nome Arbo-
leo , secondo Filisto, SicuL ter. Ub, 8.
Snda poi : Arbele piccola città di Siciliay
o Arbela. Stimavansene famosi gli abitanti
neir artifizio di mentire, onde quel prover-
bio : Quid non /ies Arbelas ii te conferas?
mentovato, testimone Cluverio, da Aposto-
lio. Silio finalmente lib. .14.
La fertile Arebea, T eccelsa Jeta
Jeta fu nella Sicania, dove oggi Jato, se
dunque Arbela stette da presso a Jato, fu
di certo anch*essa in Yal di Mazzara, che
comprende la parte principale della Sica-
nia.
Arclaageta* (Y. D.) Piccola statua di
Apollo condutture, situata non lungi dalla
spiaggia, alle rive del fiume Onobala, oggi
appellato Cantara o di Calatabiano. Dei
Greci, i Calcidesi i primi, dice Tucidide
lib. 6, partiti dalVEubea in una flotta^
(1) Ci ha una sorgiTa di acqaa panolente ne-
rastra e zoirurea. L'opera intanto che merita
tomnia ammirazione in quel feudo, si è il magni-
fico ponte fabbricato nel 1761-66; per esso tradu-
consi le acque deUa sorgente di Policello da una
cima di rupe ad un*allra, a traTerso del fiume
Simeto; T altezza degli archi rendeva rettilineo
il corso dei canali dell' acqua, ed essendo perciò
smisurata non fece reggerlo agli urti d'un Tento
impetuoso, forse accompagnato da tremuoto, che
nel 178S l'aUerrò; fu riedificato nel 1786-91 se-
condo il disegno del francese M. Fontaine, e vi
sono ammirabili le leggi dell'idraulica, e la so-
lidità deUa fabbrica.
AB
Cùn Teocle capo detta colonia, fabbrica'
rono Pfasso, e costruirono un'ara ad i4pof-
line Archageta, che ora si vede fuori te
città, dove quante volle partono dalla
Sicilia, sacrificano all'oracolo e lo tnler-
rogano: ed Appiano Bel. Civ. lib. 5. JKae
Cesare ambasdadori in Taormina a ri'
chiederla della resa; ma non essendo
stati ammessi dal presidio, oUrepassaio
Cesare V Onobala, lasciatosi addietro U
tempio di Venere, visitò Archageta; è dei-
sa una piccola statua di ApoUine^ dedi-
cala daUa prima colonia fondatrice di
Nassa. Dicono essere impresse le m<mete
di Taormina della testa di Apolline cinta
di lauro, e l' epigrafe APXArETA (1).
Crede Cluverio collocata oggi questa sta-
tua sulla riva sinistra del fiume Asine, oggi
Fiume Freddo, poicbè pone Kasso tra que-
sto e r Onobala; ma altrove dimostrerò il
sito di Nasse essere stato appresso r Ono-
bala, dove oggi siede la rocca Schìson, e
proverò essere quivi altresì Archageta, ébis
sembra da Tucidide posta al di fuori : poi-
ché Cesare Augusto, come dice Appiano,
navigato 1* Onobala onde assalir Taonnioi,
occupò il tempio di Venere presso Ardiagi'
la; è dunque congruente si fosse accampalo
nel luogo il più vicino alla città da assediare^
e dair Asine progredendo, che è più 1iid|ì
che r Onobala, si avesse scelto un luogo op-
portuno. Se stabilissimo Archageta ad Asi-
ne, 0 bisogna supporre distarne il ciiiyo
di Cesare^ o non avere il suo esercito ìt
trapreso l'assedio di Taormina. Nessun de*
gli antichi afferma ciò che Fazello nella Dee.
1, lib. 1, cap. 2, aver coir ara e laslaitt
levato Teocle un tempio ; dubito del leflH
(1) Ne ho vedute di bronzo nel medag llart lit
Sac. D. Carmelo Felice, con una tetta di A^l*
nel dinanzi, e nel roTescio una tetta di toro il
una clava, con d* intorno il motto APXATETA:
ce ne hanno altresì con invece di clava, un grif*
polo d'uva sul capo del toro: tono tulle oomuiii'
si me, e di conio diverto.
105
AR
afere accennato Olimpiodoro di qaest*Ar-
cbageU, presso Fozio nella Biblioteca ; nota
nna statua inaugurata dagli antichi nelle
spiagge di Sicilia, rimpetto Reggio, a scansa-
re il fqoco dell* Etna, ed allontanar la fre-
quenza dei barbari; Bguravasi perciò pre-
mente con un piede un fuoco perenne ,
un flutto perenne coir altro, il cbe ci Ten-
ne tramandato da superstizione dell* antica
gente.
Arcitf. (Y. D.) Cala Ira il promontorio
Raiscolmo e Milazzo detta un tempo Ifath
lù€0.
Ardtfdemao. Lat. Archidemius fons.
(Y. N.) Fonte, di cui Cluverio : tra Ciane
e VAnapo è un fante detto volgarmente
Cefoitno ; credeH esser lo stesso quel che
ri oppeUa da Plinio Archidemia , ma non
è aicim documento a confermare tale opi-
nume; dicelo Arezio ircAidemMaa: sono
parole di Plinio lib. 3, cap. 8. Sira,cusa
eoiortta col fante Aretusa^ quantunque le
fonlt TemenilCy Archidemio^ Megea^ Cic^
ne, e MUichia traggono le loro acque
naif agro siracusano .
ArcMrafl. Lat. Archirafis. Sic. Arcirafi
(T. D.) Torre nella spiaggia di Mascali, ap-
presso Capo Secco, con un piccolo villag-
gio fondato da poco da Giovanni Natoli
Principe di Sperlinga, percioccbè, posse-
dendo il territorio di quel nome, ne con-
gregò in un punto gli agricoltori , e vol-
ane decorata la Cbiesa parrocchiale del ti-
tolo di S. Maria della Lettera, per indulto
dell'Arcivescovo di Messina, cbe vi deputò
un Sacerdote alla cura delle anime. Dicono
parimenti Archirafi un luogo nel vernice del-
TEtaa, appellato con più di ragione da al-
tri. Torre del Filosofo, come noterò in ap-
presso (1).
AreUmmmsu Lat. Archimusis. Sic. Arci-
mesa (V. D.) Colle, non lungi da Hontai-
liano, mentovato dall'Adria. Portatovisi il Re
fi) Oggi a paota deU*Olmo, presso Torre d' Ar-
chirafi e Riposto, è ifltaUato un telegrafo.
AR
Federico per consiglio di Rinaldo di Tilla-
nova valorosissimo medico, sollevavasi dalla
podagra; passava intanto la notte in Mon-
talbano.
Arco. Lat. Arcus. Sic. Arcu (V. W.) Uno
dei fonti del fiume Cacipari, volgarmente
CassibiU.
Arco. Lai. Arcus. Sic. Arcu (V. N.) Mo-
nastero di Cisterciesi detto di S. Maria del-
r Arco^ nel territorio dello stesso nome, di-
stante S miglia dair antico Noto, verso Aqui-
lone. Venne fabbricato nel 1212 per opera
di Isimbardo di Morengia dei sicoli Otti-
mati, e Signore di Noto, e sotto Federico
Re ed Imperatore Romano, ne accrebbe la
dote. DifTusamentc se ne parla nella Sicola
Monast. Storia. ProfTerisce T Abate nel Par-
lamento il Lix voto nel Braccio Ecclesiastico.
Crollò per un tremuoto il monastero, nel
fine del secolo scorso, ed un altro ne co-
struirono i monaci assai elegante nella città
nuova, dove attualmente dimorano.
Ardaria. Sic. Lardarla (V. D.) Munici-
pio di Messina, volgarmente Lardarla. Ne
bagna i confini un fiume dello stesso nome^
e scaricasi nello stretto.
Arena (Monti della) Lat. Arenae mon'
tes. Sic. Munti Riferi (V. D.) Nel lato me-
ridionale deir Etna; sono propriamente due
colli, unitisi sin dal 1669, quando vennero in-
granditi da una tempesta di arena vomitata
dal vicino vulcano; diconsi anche Monti Ros*
m', dal colore. È ammirabile sotto di essi una
voragine verso mezzogiorno, donde sboccò
un torrente di lava; è profonda alquanti
passi, e discendevisi a scrutare arcani di
natura, e contemplar le ignivome gole og-
gimai chiuse , donde sgorgava la ruinosa
tempesta. Il circuito di quei colli è di più di
un i/a miglio, una sterilità perpetua ne ac-
cresce lo squallore, mentre altri dell' ìn-
dole stessa, nella stessa regione, pid an-
tichi quasi interamente, sono vestiti di vir-
gulti, né i pid recenti, quelli cioè da po-
co formati dal vulcano, mancano di erbe.
14
406
AR
• Areiia(Moiiastero di •• !f iccold del-
la) Lat. Arenae Monasierium (Y. D.) hi
istituto Benedettino, antichissimo^ fondato
nel 1656 da Simone Conte di Policastro,
nipote di Ruggiero dalla figlia Flandrina;
prima unito al cenobio di S. Leone di Pen-
nacchio, poi air altro di S. Maria di Lieo-
dia, fiori per la perfezione degli ottimi no-
?]zii alla vita monastica; quantunque oggi
manchi di monaci, che dimorano in Catania
nella famiglia dei Cassinesi, conserva tut-
tavia, fornito di congrui edifizii. Tenore
di egregia fama e di antico lustro. Ne è
il cemeterio in somma venerazione ai ter-
rieri. Rimane una cisterna che merita at-
tenzione per la sua grandezza, ed altri mo-
numenti che resistettero al tremuoto del
1693.
Arena (Flanie della) Lat. Arenae flu^
Tius. Sic. Xiumi di la Rina (V. N.) Altri-
menti Salemi, ed anche dagli antichi Ua-
lycus : male credesi da alcuni il destro Be-
lìce.
Areneiia. Lat. Arenella. Sic. Rinedda
(V. M.) Antica tonnara, non lungi da Paler-
mo, sotto il monte Pellegrino, comunemen-
te appellata dell* ireneUa. Dal i296 dice-
fasi Signore deirireneUa Giovanni Calvelr
lo; appartenevasi nel 1408 a Roberto della
stessa nobilissima famiglia, ed oggi gode
dei titolo di Duca MI Arenella Vitale Val-
guarnera Principe di Niscemi (i).
AretuMu Lat. Arethma (V. N.) Cele-
berrima fonte di Siracusa, un tempo di
acqua dolcissima, di grande estensione, e
eopiosa in pesci, che al dir di Tullio ver-
rebbe tutta coverta dal flusso del mare, se
eon ripari non ne fosse staccata. Oggi però
è ristretta in un angusto letto, manca per-
ciò di pesci; separata dal mare, dove sboc-
cano le sue copiose acque, dalle mura della
citt<^ ; dolce al palato dei nostri padri, ora
(1) Oggi è di proprietà del Signor D. Vincenzo
Florio dei primi negozianti di Sicilia che vi fab-
bricò altresì na molioo a vento da tommacco.
AR
lorda di un non so ebe di salmastro , la
che si attribuisce ai tremuoti sofferti da ^-
racusa nel secolo xvi. Prodigii favoleggia-
no di essa gli antichi, e come notai Tap*
penavano alito di Alfeo, che sebl>ene ori-
ginario in Acaja nella Grecia viene a sgor-
gare presso Or ligia. È noia, scrive Pausa-
nia nelle Eliache, la favola di il/èo, es-
sere stato un eaccùUore, avert amata Art*
tusa, anch'essa piacentesi della eaeeiaf
die avendone rifiutate le nozze, H dice,
mutatasi in fonte, essersi trasferita in Or*
ligia presso Siracusa, la stessa mutazione
avere effettuila Alfeo in se stesso per l*mMO-
re che verso lei trascinavalo ; (H che fa^
Cile è a vedere, poeticamente essersi detto)
e sotto il mare scorrendo essersi cangkrn*
io alla fonte appresso Siracusa, aUa reaUk
del che può fede prestarsi; e ponderandd
il riportato oracolo del Delfico Apolline, eoi*
chiude : e da ciò che uniscen il fiume il*
feo all'Aretusa, si diede luogo alla fmela
delPam^re d' Alfeo.
E qui a rammentare il surriferito detH
del medesimo Pausania intomo aU^AUèo,
per ben due volle ascondersi, e sgorgare
poi nei varii campi; donde chiaramente ap*
pare se a ben ragione il Cluverio riprenda
Fazello, il quale scrive : poiché di UM jfi
antichi, che questo prodigio di natura df-
scrissero, nessuno osò credere F Alfeo ah
sorbito alla foce o mescolato alte «cfil
del mare; (come stimò Cluverio eon Stn*
bone) ma che introdotto in fnediienml
meati, o in tulio o m parie, per corse sé»
tomarino , venisse poi a riscaimrire ito
ad Aretusa: di questa poi ci baan» difem
opinioni. Fazello stabilendola al lata età*
dentale, Aretusa scrive, era una volta M
grandezza indicibile, poiché motti rwsstm
che sgorgano all'intorno, e acorrsnasf*
gi a guisa di fiumi per vie diterse peeoè
i magazzini dei conciapelèij vuime <i
prima uniti, formatano un lago, che 4d
circuito d' uno itadio stendevaei dallo ^t*
107
AR
eo donde oggi ègorga^ 9lno 6l fonte^ che
M'eià mia prenderà nome dai Canali^
talché ancor èi osservano vestigia di sassi
e di acque dov'era l'antica porta della
città deUa Ar^usa da Livio, ma neWetà
mia dei Saccari^ donde secondo ìm entrò
Marcello fkeW isola. Ha sembra raccoglier
Cluterio da Livio, sboccare TAxelusa nei por*
fo minore ed al lato aquilonare dell'isola,
0 air orientale; poicbè Merico, uno dei Pre-
fetti deUa città, neir assedio di Marcello, pre<*
se a custodire quella parte di città che sten-
desi dal fonte Aretusa sino al porto grande.
Kra una porla presso Aretusar, dove not-
tempo ordinò Marcello sbarcassero quelle
«diiere, cui Merico, secondo il patto, do-
veva dare adito in città : era secondo Livio
rimpetto Acradina, dì cui tutto il muro esle-
Tìere, nota Gluverio, esser ricinto verso
Oriente dal grande e dal piccolo porto.
Scrive inoltre Tullio essere stato il fonte
di Aretusa nella punta deir isola; lunga in-
tanto risola essendo, e venendo a formare
di una delle sue estremità, col promontorio
Pleoimirio, il porto grande, unita T altra in
fari tempi per un ponte ad Acradina, sem-
bri aver parlato Cicerone di una delle due,
lèè a dar lu<^o a dubbio aver indicato con
liiio il fonte nella estremità, presso Acra-
ditt. SoIìqo finalmente sombra accennare
il ONigiungimento del Porto Marmoreo o
■iH^re eoi fonie Aretusa. Questi ed altri
tnlti recali il Cluverio, conchiude: è certo
BinffuCj essere slata ÀretìAsa in q^tel sito
tee descrieonla gii «ulort vicoli, non solo
tsmni opparienutaAm'adinaalmareester-'
metal piccolo porio^ ma al grande aUre-
i,ed in questa sua parte avere Marcello
ertmaio lo sbarco nel luogo deUa porta^
Ae era vicina al fonte di Aretusa; aver
TaOio appellata Ortigia, dove il fonte, isola
tdrena, in comparazione alle altre parti di
Sineusa« Solino finalmente enumera i piJk
ilaslri Monumenti contenuti nel porto mar-
«oreo ed U fnnle di Aretusa. Aggiungo ciò
AR
che dice il Fazello delle dighe che difen-^
devano Aretusa dall' impeto del mare, a co-»
noscere nelF intero aspetto fonte si celebre;
erasi dunque ben vasto il fonte di Aretusa^
abbondante in pesca, attorniato di massi
disposti a mo' di rete nel more, che im*
piastrati di molta mistura di pece e di
bitume ne allontanavano i flutti; se ne
ammirano ancora evidenti vestigia, per^
ciocché alVetà mia vedevansi i vicini fon*
dachi dei conciapeUi fabbricali su queste
masse di nuUerta bituminosa . . . Sparì ùi-
tanto ad un tratto l' Aretusa negU anni di
mia giovinezza nel 10 gennaio del 1SÙ6^
ma molte fonti di acqua sgorgarono nel*
l'istmo ed il lido del porto marmoreo^
che poi imm(mtinenle mancarono al riap-
parir dell Aretusa.
ArsenniuMi (V.D.) Promontorio tra Hes*
Sina e Taormina, oggi detto di S. Ales^'o,
quasi negli orli dello stretto; è celebre nel-
le tavole di Tolomeo, il quale però si per^
de nel segnarne la distanza, secondo lui
di 10 miglia, in realtà di 6 dal monte Tau-
ro, dando occasione a Haurolico e ad altri
dopo di lui di afTermare, essere il Capo
Grosso degli antichi. Per colpa però dei
librai trovansi spessissimo volte cangiati j
numeri nelle tavole di Tolomeo, o mal se-
gnali; del resto sembrami affatto incon-
gruente, che messo da parte quel Geografo
li capo di S. Alessio, che è un vero pro-
montorio, cioè un monte che stendesi nel
mare, abbia voluto indicare colla voce Ar-
gennum il Capo Grosso. È dubbio degli eru-
diti se Plinio ricordando in questa stessa
spiaggia il promontorio Drepano^ parli di
Argenno; io credo piuttosto sia Drepono il
Capo Grosso. Vedi S. Alessio.
Arida* (V. D.) Antica città secondo
Tullio, fabbricata, come dal Lessico di
HoCTmann, dal Sìcolo Archigene; sembra es-
ser sorta, come nota lo stesso scrittore, nel-
la parte settentrionale della Sicilia.
ArmeUlno» Lat. Àr$neUinus. Sic. Ar-
108
AR
millinu (Y. N.) Monte, il di cui dorso è oc-
cupato da Piazza a nessuna delle cillà interne
seconda, con sorgenti di acque limpidissi-
me alle radici, come scrive il Pìrri, e va-
gamente ameno. Ne parleremo di nuovo
quando di Piazza.
Arse. Sic. Arsi (V. D.) Casale della chie-
sa di Cefald, creduto Alcusa dal Pirri tom. 2.
Ariana* (V. D.) Municipio di Messina a
Mezzogiorno, detto da altri Arlièia, dal Pir-
ri Lariilia; occorre in una gran corrente
non lungi dalla spiaggia, discosto 8 miglia,
per la strada regia, dalla cillà. La chiesa
parrocchiale va sotto il titolo di S. Maria
di Porto-salvo : contanvisi 80 case, 300 abi-
tanti, e ne è il Patrono S. Biagio.
Ari/ewMÈÈmla. Lat. Artemisium (V. D.)
Tempio di Diana Fascellina, cui d'intorno
sorgeva da gran tempo una piccola terra do-
po Pelerò. Diana dicesi Artemis dai Greci,
onde si appella Artemisio il tempio. Men-
tovando Silio lib. 14, le città ed i popoli
di Sicilia, canta:
Mille dal tempio FatceUin, dimora
D^Ua Taorioa Diva...
rammenta la terra dove sorgeva il tempio di
Diana, e di mille soldati che ne venivano
tratti fuori. Ricaviamo da Igino, e da altri la
ragione di questo soprannome di Fascellina
dato a Diana, poiché egli scrive Mitol. cap. 26,
dopo che IGgenia figliuola di Agamennone
ebbe schivata, per compassione del Nume cui
andar doveva immolata, la morte, venne con-
segnata al Re Toante e fecesi Sacerdotessa
di Diana Dittimna, rapito poi col fratello
Oreste il simulacro della Dea fuggissene
in Italia , ed avendolo nascosto tra fa-
sci di legna, ne pervenne alla Dea il sopran-
nome di fascellile; afferma il medesimo
scrittore essere stata parimenti detta Facel-
lina, dalla face eon che suole descriversi.
Dicesi vinto Sesto Pompeo da Cesare Augusto
presso Artemisio, tra Milazzo e Nauloco, se-
condo Appiano, Dione, Svelonio; scrive Dio-
ne : appresso Artemisio oppose Sesto a Ce-
'4
AR
sare venuto in Sicilia il eampo^ e vedendo
Pompeo, nota Appiano, essere per giungere
Agrippa, passa al Peloro abbandonate le
gole di Mite, che immantinente Cesare oc-
cupò, anzi con Mite stessa ed il tempio
di Diana, dove un piccolissimo villaggio,
in cui favoleggiano essère stale le Halle
dei bovi del Sole, ed avere Ulisse sognato.
Da tutto il che stabilisce Cluverlo il tempio
di Diana o Artemisio appresso le gole sa-
dette, non lungi dal fiume Mela , oggi Rii-
cito, appellato perciò da Vibio nel Calai,
dei fiumi, corrottamente Fetelino. Accostasi
a Cluverio il Massa nella Sic. in Prosp.^ po-
nendo V Artemisio tra il promontorio Bais-
colmo e Milazzo, ma afl'ermano alcuni re-
starne avanzi nel territorio appresso Milaz-
zo, che appellasi volgarmente SoUarìo;
né sembra dissentirne Arezio che nota pu^
landò di Tindari appresso Mite : è fama esser
quivi approdato Oreste col simulacro
Diana Fascellile. Venendo in appresso i
Milazzo ed ai suoi confini, dirò qualche el-
sa degli armenti del Sole^ e del sonno di
Ulisse.
Awi/emtno. Lat. Artisinus. Sic. ArtisiBO
(V. N.) Monte detto Lartisina dal Pini,
quasi nel centro dell* isola, perlochè seie
appella 1* ombelico, e la divide oggigiom
in tre valli, che singolarmente rignarii;
quindi volgarmente si crede esservi slati tre
massi e tre sedi, giusta la divisione deUi
isola rivolti alle parti corrispondenti. Cre-
desi uno degli Eroi, poiché verso la pule
di Oriente sono alcune fonti spettantesia
Crisa, volgarmente Dittaino; e scriv^ TiMi:
Crisa da un monte Ereo, donde affennii
con Cluverio essere TArtesiuo ano dcfli
Erei. Quivi, dove stendesi una amena pii-
nura, sorgeva un antico convento, o Cf€iOi
del titolo di S. Maria di LaHieùM delro^
dine di S. Agostino della rirorma di Cu-
torbi, 17 miglia distante da CalasctbeHit
dove ai tempi del Pirri menavano i IMi*
con grande austerità e eoa innoceBai
109
AR
la Tita, ma oggi è deserto ; tì ve-
(ligìosaiuento pregando, nel mese di
le genti ed il Clero di Calascibet-
falde deU*Arlesino verso Ponente è
Icilino, donde il fiume Murello (!)•
AS
èito> Lat AMneUtm^Sìc. Asined-
I.) Pìccola isola^ volgarmente le-
non lungi dalla spiaggia, dove sorge
di S. Giuliano , tra il porto di Tra-
la cala di Bonagla; è deserta e
Illa ricinta di acutissimi scogli come
londe, secondo Orlandino, deriva il
ae (2).
elio. Lat« Asinellus. Sic. Asinedda
Fiume e villaggio appresso Cefalii.
nello.
«•• (T. D.) Fiume , oggidì appella-
lo, che dà il nome al vastissimo
0 donde prende origine. Dicesi ice-
a Tucidide, come bene avverte Glu-
ma altri erroneamente il dicono
1 larghe fonti non lungi dalla fo-
dotte dalle nevi dell* Etna; abbonda
di copiose e fredde acque, né vie-
mesciuto dalle piogge; in qualunque
ò perciò ne è uguale la misura, e
igittarsi a piedi. Nel territorio dello
lome è una torre famosa, della quale
in appresso.
»rAiio. Lat. Aiparanus. Sic. Aspa-
f. n.) Scoglio nella spiaggia di Si*
ad Oriente, mentovato dal Gamillìa-
dal Yentimiglia. Yi ha un capo del
lesso, ed un molto ampio asilo, che
:aUo fomuilo di roccia calcarea, che' 1a-
eftra delle paote acute e %\k dà ona for-
me; troTaoii alle sue falde grosse masse
ifa eoosposta di cioUoli silicei e quarzosi
a un cemeoto siliceo-calcareo; Ti si osser-
vale anche nelle allure vicine, delle moli
inarzose, il di cui selce è rosso e turchi-
y. Ferrara Guida in Sicilia.
liTtsi dai marinai perché assai pericoloia.
AS
perciò dicono porto, non lungi dalla spiag-
gia e dalla cala Rossa (1).
AsparaneiicN Lat. Aspranellus. Sic.
Aspraneddu (Y. N.) Piccola isola, ad un tiro
di pietra dal lido sudetto di Siracusa, tra
Asparano ed Arenella; vi ha altresì una
caia, ed un capo del nome stesso, appresso
il promontorio Longo, ed il porto d' Ongia,
dinanzi il Plemmirio.
Asfldnari». Lat, Asèinarus (Y. N.) Fiume
oggr appellato fiume di Noto e Falconara^
dagli antichi KOiAo:^ noxAMO:^, cioè scor-
rente in terreno concavo , e ciò per avere
profondo il letto in qualche parte, ed alte
le rive, come dirò. Prende origine dalla
valle che difende T antica Noto, nel lato oc-
cidentale, sotto una fortezza della città, da
un fonte ^ che si dice dagli indigeni Fon-
tana Grande, ed altrimenti Mveo ed inil-
(o, donde impetuoso erompe a tal segno,
da muovere macine di mulini da frumento ,
ed a circa un miglio, rinchiuso come in un
doccione, precipitarsi tra rupi ruinose. Ac-
coglie allora le acque del fonte Giandrone,
' ed a mezzo miglio viene accresciuto dal ru-
scello Ginuardo o Ainuardo; verso il quale
luogo sono i fondachi di cuojame dei Notini.
Né lungi di 11, percorse già dieci miglia, ac-
coppiasi per sino alla foce , alle sorgenti di
Nucifora , Turturone e Bombello ed altre di
minor conto. Scorrendo pei lieti campi, ren-
dendoli oltre modo fruttìferi e ricchi, bagna
le mura meridionali della nuova Noto, e
prende il nome dal campicello Lombardo;
ma depostolo, sino al territorio di Ragal-
modica dicesi fiume di Noto, entrando poi
nei confini del feudo di Falconara, lascian-
dosene a destra la quasi distrutta rocca,
ne riceve il nome. A circa un miglio e mez-
zo però, prima di scaricarsi nel mare, scor-
re di nuovo per un canale profondo ingom-
(1) Non è molto distante da Fontana Bianca;
credesi in queste Ticlnanze T antico Polinolo, di
cui parla Plutarco nella Tila di Nicla, fabbricata
per opera del firateUo del Re Gerone.
110
AS
bro di rupi e di massi, dote i Siracasani
(come abbiamo da Tacidide) sconfissero Te-
sercito degii Ateniesi tra se tumultuanti,
del che dirò poco io appresso. Abbonda in
frotte ed in saporitissime anguille, ed ò
piantato per lungo tratto, dall'una e dal-
r altra riva, ad orli ed albereti fruttiferi.
Yerso Austro , presso la foce, è la Balata
di Noto, né molto lungi alla sinistra, una
famosa tonnara delta del fiume di Noto.
He è mentovato questo tratto di mare per
ima battaglia navale tra la flotta Inglese e
la Spagnuola nel 1118 (1).
(1) AUMnceodio destato dal testameato di Car-
lo II, ai tredici anni di guerra, in cai la Ger-
mania, r Inghilterra, l'Olanda soHevaTano il tri-
plice brando contro la potenza francese, fu la
pace di Utrecht un'argine, un rimedio. Toccò per
Mta la SiciUa a Vittorio Amedeo Duca di Sa^oja
•he seppe colla sua solenne beneficenza attirar-
sene Taroore. Pei maneggi intanto di Giulio Al-
Beroni che era salito a Cardinale, e priitio Mini-
stro di Spagna, Tingente armata spagnaola Tenne
Bel 1718 ad impossessarsi della Sicilia : seppe egli
ingannare tutte le potenze di Europa, finse di fare
on secreto accordo con Vittorio Amedeo, di assali-
re 11 Milanese, che conquistato doTesse, cedendo la
Spagna, rimanere in mani di lui. Fidossi, e traendo
^alla Sicilia U fiore degli eserciti suoi, prescriveTa
al Maffei suo viceré, facesse buon viso alla flotta
spagnaola, se mai si accostasse all'isola, poiché
•mica: accostò, ma il più nero tradimento era
ordito: la Sicilia le cedette, sproT?eduta ed inerme,
le sole piazzo forti resistettero; il Marchese di
Leda a nome di Filippo V pubblicaTa un manifesto
inorpenando Tenir a scacciare Vittorio, perché
mantenuto non aveTa le condizioni della pace di
Utrecht di conserTare al regno: sus leyes^ con-
itituciones^ cafniolot del reyno, pragmaticaSf cO"
stumbres, libertadet, y immunitadet, y exemcio-
nes. Ma In fortuna non sempre seconda i dise-
gni dei facimale; l'Inghilterra, la Germania, la
Fk'ancia, il Re Vittorio, coUegaronsi contro la
Spagna; la Trancia occupò la Narvarra e la Ca-
talogna; spedì l'Inghilterra l'ammiraglio Bing nel
mediterraneo con Tenticinque vascelli, a rinfor-
lare nei luoghi non ancora occupaU dalla Spagna,
i SaTojardi, a distruggere la flotta spagnuola co-
mandata dall' ammiraglio Castagnedo. incontra-
roDsi nel dì 11 agosto nei punto segnato dal no-
stro autore le due armate, si batterono con pari va-
lore, mt ferito U Gasiagoedo e costretto t ritirarsi,
ÀS
Ha a ben ragione disse il Faxello cele*
bre quel fiume per la strepitosa littoria dd
Siracusani contro gli Ateniesi, ed è fidsi
alTatto r opinione di coloro, che dicono et»
sersi ingaggiata ad Eloro, che perciò ap*
pollano Assinaro; poiché abbiamo da Tu-
cidide, Qhe passato il fiume Erineo, per co-
mune sentenza il Miranda attuale, prese
Nicla coi suoi un luogo eminente, coadMse
poi r esercito al far dell* alba aU* Assinan»,
0 per estinguerne la sete o perchè hA
mente passatolo avesse a scansare i Beni-
ci che da ogni parte con saette e giavel-
lotti molestavanlo. Succedendo dunque Fai»
conara a 6 miglia da Erineo, fu qui Và»^
éinaro. Soprastando a questi, cioè agi
Ateniesi, da ovtingue i Siracusani^ poiM
era scoscesa la riva, a furia di dardi fik
cevanne strage. Ecco il suddescrito easale
di Falconara adatto ad insidie. Elore fé
si ha un non breve corso sotterraneo, eoal
dissi di sopra parlando di Abiso^ dd cU '
dirò piò riccamente. Parlammo della Tom
Acuta, volgarmente Pizzuta^ appresso taf
sinaro (i).
Assoro. Lat. Assorus. Sic. Asaro (T.IL)
Fiume appellato Chrysas dagli antiefai, l
volgarmente Dittaino, di cui a suo luogl.
Ha tre sorgenti, una sotto la città di às^
sarò, r altra sotto Leonforte, ed in anÉii
luoghi muove macine da mulini ; sette ii^
i
piegò per gVInglesi la fortuna; vi perdette la Spi*
gnail vascello comandante, e dieci altre navi, Idll
quali due dati* incendio consonaate; n reato dtft
fiotta sperperato e in foga apptrodò dopo gleni Ì|
Palermo. Erasi già acquistata la aignoria delflW
Carlo VI assunse il travaglio di cacciare griM*
sori dall' interno, convenutosi dover poi rUMM^
la , e darsi in cambio a Vittorio la Sar^egMi
Il Re Fiiippo Al obbligato a chieder pa^» *^
Tebbe a condizion di aderire alla eomwmtàsiè
fatta dagU alleaU di ceder SioHia e aarecgMti
tristo Alberoni fu rimosso dal MiBitlcro, • M^
ciato dal regno per volere del Dvea di
(1) L'etimologia della voce A$9inmrus
nota il Massa nella Sic. in Prosp, , è |irefa
voce punica htusinor, che vale propriaMtatt t
canale appeUato dal latini liié«#.
. .)
.4
I
J
ilf
AS
teano la feraa^ cui si aggiangono le abbon-
dantissime acqoe, che scorrono dal colle
Tali: eongìungonsi tatti ruscelli nel terri-
torio ebe giace tra le colline, donde sboc-
cate, formano nn fiume appellato oggicU Dif-
famo.
a— of ■ Lat. AsèùruB. Sic. Asaru (¥. If .)
Antica città deir intemo; occupa il dosso
del monte della Slella verso Libeccio, quasi
ìnaeessibile da Scirocco, doy*è una fortez-
xa. Tien detta dai Greci AX^OPo:^ ed A^-
3!OPION, Asaru dai Siciliani. Re scrifono
Diodoro, Stefano, Tolomeo, Tallio, e Plinio,
dei quali il primo nel lib. 14, i soli Asso-
riai, governando Dionisio, non essersi dati
li Cartaginesi^ ed afere indi con lui pat-
teggiato : in tempi posteriori dicefali forti
e fedeli Cicerone nella Yerr. 4* , sebbene
MB fosse di tal grandezza e nobiltà la città
hro da poter sostenere il paragone di Agri-
(oito; adoravano con gran rispetto il Crìsa,
fjtm del fiume vicino^ come dalle parole
ddlo stesso Tullio: {{ Crisa è un fiumef
dbe 9e&rre pei eitmpi degli Aasortm', dai
fÈoU ri ha per un DiOy e con somma re-
tifUme ri tenera; ne è il tempio nella
ria iiessa dell'agro, per cui da Assoro
ri viéiie ad Enna, con un ritnulacro mar^
mereo del IHo^ dinrigne scalpello; quale
M« polendo Verro, che tutte aveva furato
le statue di Sicilia, toglier per se, pel sin-
gihre rispetto che avevasi al delabro, ne
ciBaise ai suoi la cura. Fa menzione ÌFa-
kBo ici ruderi di esso tempio esistenti al
«0 leoqpo lib. iO, dee. 1, tre grandi or-
rid e nme porte rimangono di questo tem-
ftè «Ile radiei del monie AssorOy in mo-
Mnenlo di atUichità. Penetraronvi dunque
•mala roano, nottempo, impre vedutamente
fMpoleoM) e Cerone ad appagare 1* ingor-
digia di Verre> abbattute le porle tentarono
I Atrio, ma avvedutisene i custodi ed ap-
ptDati col segno del corno i vicini^ la die-
te» cotoro a gambe^ non altro rubalo aven-
do cbe una pìceoUssima statua di bronzo/
AS
Ancora sussistono mura délV'antióa città
fabbricata da masri maratigliosi, con una
porta. Sono impresse le monete, testìmo-^
nio Orsino, della testa di un giovane im-
berbe , con lunga capellatura e del motto
A25^0POT, nel rovescio la figura del fiume
Cbrysas^ con nella destra un orciuolo, e
porgendo colla sinistra il corno dell* ab-
bondanza, e dippiù il nome impresso cioè
kpti^a:^; ricavansi dalla collezione del Pa-
rata: e basti suir antica Assoro; poiché
nulla può ricavarsene dell* origine da sto^
riche fonti , e dal solo Diodoro appare es-
sere stata delle sicole città , cioè eretta
ed abitata dai Sicoli : non dubito della
sua esistenza sotto i Croci ed i Saraceni;
trovo annesso, sotto I Normanni il Priorato
di S. Leone di Assaro al collegio mona-
stico di Catania nella Chiesa Cattedrale, e
concesso nel 1186 a Pietro Confirate Priore
allora della medesima Chiesa. Dopo Tecci-
<Uo dei Francesi venne in potere del Prin-
cipe Roberto, che essendo stato scacciato dal<^
la Sicilia, ritornò la città agli Aragonesi suol
legittimi signori, che nel 1336 la elevarono
a Contado. La Chiesa del Priorato di S. Leo-
ne divenne poi parrocchiale e primaria
nel paese, per opera del conte Vitale Val-
guarnera, e venne unta del sacro olio da
Giacomo Valguarnera Vescovo di Milazzo;
è a questa sufTraganea un* altra Chiesa sot-
to il titolo di S. Lucia, dove amministransi
altresì 1 sacramenti; due altre a comodo
della gente stan soggette al Vicario del Ve-
scovo di Catania: sono destinati nelte Chie-
sa maggiore agli uHicii divini 8 Canonici, 4
Dignità, ed altrettanti amministratori di sa^
cramenti. Dove sono intanto gli avanzi an-
tichissimi del tempio, dei quali dissi di so-
pra, sorgeva ai tempi del Fazello la Chie-
sa di S. Pietro, comunemente San Petif
forse quella che dieesi soggetta al Monaste-
ro di S. Filippo d* Aggira, mentovala dal
Pirri.
Passando ai Monaci; i frati Carmelitani
\\2
AS
ad un 'A miglio faori il paese erano un
tempo attaccali alla Chiesa di S. Petronilla,
ora però non sono più: meritano oggi atten-
zione : il convento degli Agostiniani nel cen-
tro del paese , sotto il patrocinio della B.
Vergine e di S. Niccolò Tolentino ; rimonta
come abbiamo dal Pirri, in un* antichità pri-
ma del 1465, fabbricatone un nuovo nel sito
della Chiesa deir antico dal Conte Giuseppe,
nel corso del secolo xvii, ed accresciuto di
, beni e di privilegi; quel di S. Maria degli an-
geli dei Minori della più stretta Osservanza,
eretto sin dal 1622 a pubbliche spese, vi-
cino Tognoleto; e quello dei Minori del terzo
ordine prima a 300 passi fuori le mura,
del titolo di S. Maria di Gesù, ora di S.
Caterina, dentro il paese. Virginia. Valguar-
nera germana del Conte Ponzio eresse nel
1560 il monastero sotto gl'istituti di S.
Chiara, dove ella stessa religiosamente vis-
se e mori. Sorge l'antica rocca nella som-
mità d'un colle, verso oriente, ora deserta,
ed il Palazzo del Signore verso la parte
aquilonare del paese ^ dove anche il tem-
pio maggiore che sovraneggia un gran lar-
go. A nome del Conte presiede sugli abi-
tanti il cosi detto Gotemalore, che ha la
cura di riscuotere i dritti. Dirige le pubbli-
che cose un Magistrato composto di 4 Decu-
rioni, il Sindaco, il Prefetto^ ed il Giudice,
che esaminano i malfattori, tutti in ogni anno
scelti dal Conte, che nel General Parlamen-
to del Regno occupa il xi posto. Comprende-
si Assoro nella comarca e la prefettura mili-
tare di Agl'ira, e dà due cavalli e 46 pe-
doni alla bandiera provinciale. Contiironvisi
nei registri del secolo xvj 923 case, 992
nel seguente, e 3988 abitanti; sui primordi!
deir attuale 894 case, 2115 abitanti, e dal-
r ultimo stato 4008. Ne è la Patrona prin-
cipale S. Petronilla V. e M. che venerasi
con divozione particolare.
Feracissimo in tutto il territorio, bene inaf-
fiato, e ricco in pasture, e dà agli agricol-
tori vini, olio, frutti, ortaggi, in gran co-
AS
pia; ci hanno, come anche asserisce H Fa-
zello, cave di alabastro, e ne abbondano
all'intorno le colline, eppure nessuno pren-
de la cura di aprirle. La lat. di Assoro è
di gr. 31,26, di gr. 38, 3 la long. Dida-
mo intanto brevemente delle Signorie. È
mia congettura essersi Aèsoro appartenolo
a Principi consanguinei del conte Ruggiero^
dalla donazione del Priorato di S. Leone
alla Chiesa di Catania , che per loro libo*
ralità cominciò ad impinguarsi sino dal Wh
gere. Nel 1299 Scolaro degli Uberii Pre-
tonotaro del Regno, nativo di Firenze, ft*
gliuolo di Giovenco, già legato del Re Fe-
derico al fratello Giacomo Re di Aragona,
si ebbe in dono dallo stesso Federico li
terra di Assoro coi casali di Gatta e di Coa*
drò, e i feudi di Cicaldo e di S. Lorenzo;
poi verso il 1320 dicesi ScalorOj nel ceasa
del medesimo Re, soggetto alla Curia, e sol*
to Pietro II figlio di Federico ottenne eoi
altri tre signori il vessillo di Conte di Ci*
tania, di qual singoiar benefizio, nel solea-
ne giorno di sua inaugurazione nel 133(,
a preferenza degli altri, volle quel mout
ca onorare; Michele Piazza nota nella sol
cronaca i nomi degli altri : Rosso Russo lei*
sincse Conte di Cerami , Matteo Polizzi Coa*
te di Noara, Guglielmo Raimondo di loa-
tecateno Conte di Adernò. Ma collegatoii
Scoloro ai Polizzi contro il Re, roanctndi
della data fede, costretto al bando, fa dei
beni privato, pervenendo la Signoria di ii-
soro e di Gatta air Infante Giotanm fc^
mano del Re; poi Scaloro ritornato in gii*
zia sotto Ludovico, ottenne la Signoria, ai
sollevatisi non molto dopo gli Auùreri cn»
delmente T uccisero. Troviamo conte di 11*
soro e di Colesano^ al tempo di Federici
III, Damiano Polizzi, morto in esilio a Ni
nel 1348. Fu dato Assoro dal medesimo II
nel 1356 a Malico Alagona^ volgaraeill
Maziotla, Prefetto della Regia Cavailerit;!
dichiarato poco dopo in un privilegio diil
in Girgenti nel 1366, non avere in aldi
113
ÀS
Acato Scoloro degli liberti verso
ietro, restituì tutti i beni del padre
reOj menocbè Assoro che conces-
Antonio di Montecateno Conte di
, sotto di cui ribbellossi il paese dal
espugnato da Errico Russo, venne
:o a Luigi d*Angiò. Tuttavia tra le
mi di pace, cedette Assoro al nostro
o, che Io restituì agli Alagono] ma
Isi questi dal Re Martino, Simone e
Yalguaniera nobiUssimi fratelli Spa-
Tennero donati del paese con decreto
in Catania nel di 20 gennaio i393.
li ed Antonia erano nati ad Andrea
berti, Il primo si morì senza figli, An-
reso a consorte Luigi Montaperto, ot-
al Re Martino, come erede di Andrea,
di Gatta e di Condro, i fondi di Cical-
S. Lorenzo, che lasciò ai suoi, come
IO. Comprò frattanto Vitale Valguar-
territorii di Caropepe e Rosaura, e
)8 apprestò X omaggio nel censo del
no Martino per Assoro e i sudetti;
i Simone ceduto i dritti suoi quattro
ima, nel di 10 ottobre in Catania; en-
morìrono senza prole, perciò suc-
il figlio di Francesco loro fratello
ssedimenti , di nome Giovanni o
iseo il giovane, come rileviamo da al-
che ottenne dal Re Alfonso nel
Iritlo universale di armi nelle sue
he; da lui e Marchesia nacquero Già.
i Vitale II; al primo assegnò il pa-
>ossedimenU nella Spagna, dichiarò
37 suo successore nelle Signorìe di
Viiale sposo di Antonella de Cente-
he si strìnse per giuramento al Re Al-
nacque da lui Giovanni^ che rifulse
il Presidente del Regno di Sicilia,
ntrò in dominio nei primordii del
XV il nipote Ponzio, nato dal gih mor-
ncesco: successegli Girolamo, che
nato dal Re nel 1509, mori sullo sbuc-
i suoi giorni cedendo il luogo al fra-
itale; da questo nacque Girolamo,
AS
che nel 1S17 pronunziò il giuramento al Re
Ferdinando; e Giovanni figliuolo di lui^ Stra-
tego poi di Messina, fu per benignila dell'Im-
peratore Carlo V^ nominato Conte di Assoro
nel 1543; promosso Ponzio a ii Conte la-
sciò Giuseppe suo figlio da Diana Lancia e
Centeglles, il quale vissuto 42 anni, morto
in Assoro nel 1618, fu sepolto nella Chiesa
del convento di S. Agostino; da lui nacque
Francesco, che fondato in Caropepe un vil-
laggio, imposevi il nome della propria fa-
miglia, e col consenso di Filippo IV si dis-
se nel 1126 Principe di Valguarnera; fu
Pretore di Palermo, ed esercitò le veci di
Viceré per risola tutta; da lui e da Doro-
tea Lancia nacque Giuseppe , il quale go-
vernò la propria patria, e prese in moglie
Vittoria Errichctta, dei quali il figliuolo Fran-
cesco^ Cavaliere di S. Giacomo^ dal gabinet-
to di Re Carlo II, famoso in varie militari
prefetture. Pretore di Palermo, Principe di
Ganci, Marchese di Regiovanni per dritti (Iel-
la moglie Antonia Graffeo. Successegli Giu-
seppe nel principio di questo secolo, che
immantinente esercitò con lode la Pretura
nella patria, e generò con Marianna Gra-
vina sua moglie Francesco Saverio, Pie-
tro^ e Domenico, il quale ultimo fu Ve-
scovo di Cefalo, Colonnello il primo, capo
della guardia del Corpo del Re di Sarde-
gna, Cavaliere alunno dell* Ordine della
SS. Annunziata, dal gabinetto di Carlo Re
nostro , generò tra le altre Marianna con
Agata Branciforti dei Principi di Butera ,
ma lasciata vergine, alla morte immatura del
padre, ed erede , maritossi con Pietro suo
zio ornato di molti onori; risplende questi
di varii tìtoli; ascritto al Sacro Ordine di
S. Giovanni, negli anni di sua pubertà fu
coi suoi alla guerra di Corfò, Comandante
supremo delle triremi dell* ordine, delle
guardie del Corpo e dal gabinetto di Em-
manuele Re di Sardegna, finalmente Colon-
nello, fu trai pericoli della nuova guerra
itaUatoa. Godono i Conti di Valguarnera delle
15
114
AS
Signorie di Assoro, Ganci, Gradina , e S.
Giovan di Galermo sotto TEtna, del Prin-
cipato di Bozzetta, e di altri feudi, dei quali
diremo a suo luogo.
Contansi primi fra gli uomini illustri di
Assoro; Giacinto Pensabene peritissimo giu-
reconsulto, che dopo percorsi tuUi i gradi
dei Tribunali, sali a Consigliere del Re, e
mori nel 1691; il di lui figliuolo Niccolò
nato in Palermo, fu elevato alla suprema
dignità di Regente d* Italia; Arcangelo Go-
tino del terz* Ordine dei Minori, Maestro in
S. Teologia, fondatore dell' Accademia dei
Concini in Roma nel 1670, pubblicò i Con-
dlii degli Apostoli, si mori in patria; Mi-
chele Cantelli della Comp. di Gesù elo-
quentissimo sul pergamo; Alberto Scarpuzza
famoso predicatore ancb* egli , encomiato
daU* Attardi (1).
(t) Assoro oggidì è In ProYincia di Catania ,
disIreUo e diocesi di Nicosia, circondario di Leon-
forte » distante da Palermo 127 miglia , 60 dal
capo-laogo della provincia, 14 dal capo-distretto,
4 dal capo-circondario. Oggi non è che largo in
notizie , che attestano un deplorabile decadi* l
mento. Ti manca già il convento dei Minori del
S^ Ordine , abolito nel di 15 ottobre del 1777, la
di cai Chiesa accennata dairAatore del titolo di
S. Caterina, è attualmente una Parrocchia; man-
cano parimenti gli Agostiniani, e la Chiesa è al-
tresì ruinata, come collaterale a quella dei Car-
melitani, che ora più non sono, come l'Autore
stesso ci avverte. Tenne poco fa costruito un pic-
colissimo camposanto con corrispondente cappel-
la. La Chiesa sufTragaoea di S. Lucia manca del
tetto, come minate in parte, in parte distrutte sono
le Chiese di S. Antonio, S. Maria di Loreto, S.
Rocco, S. Didaco, S. Maria della ProYvidenta, S.
Maria dei Miracoli, S. Agata, dentro il paese, ed al
di fuori quelle di S. Maria, S. Giuliano, S. Pietro,
S. Vincenzo, quelle della S. Croce, del Crocifissel-
lo, e a due miglia di S. Elena, dove processionalmente
popolo e Clero portavansi in ogni anno. Oggi la Ma-
drice va adorna d'un Collegio Canonico, ed oltre
di un bel CrociGsso, sono da ammirare sei buone
statue in legno, quelle cioè di S. Sebastiano, S.
Niccolò da Tolentino, S. Leone, S. Pietro, S. Gin-
teppe, e la più bella di S. Crisenzio; credole di
scalpello del 400 o di prima, perla profusione del-
l'oro principalmente nei veititi , che fu propria
di quell'epoca, dei tempi anteriori, e venne mano
AS
Amtu Lai. Aitié. Sic. Asti (T. M.) Vedi
Caccamo.
AT
^tallirlo» Lat. AUOnryum (Y. M.) An-
tica città non lungi da Agrigento, e men-
toyala da Stefano. Era un monte del nome
stesso, e favoleggiano dei buoi di bromo
postivi sul vertice, annunziar col mogito
ai popoli qualche grande o famosa eati-
strofe di quelle parti; attestano esser quivi
sorta la città, di cui parlanci due monete
appo il Parata essere stata ai tempi suoi
famosa; una impressa d* un bue col giDO^
chio inclinalo ed una stella , 1* altra d*oe
cancro. Nota Fran. Major appartenersi ai
Rodii entrambi quei simboli, ed ai vìdiii
Agrigentini, quindi non di lieve peso è li
congettura avere avuto Aiabirio i Rodii a
fondatori, appo i quali dicevasi Atàbfirim
un monte, ed Atabiria una citik, donde il
nome di quella di Sicilia.
Atdiaro. Lat. AieUaruè (Y. R.) nme.
Vedi Ahiso, Eloro.
mano perdendosi col raflSnamento del fvsto Mi
posteriori. Ci ha un monte agrario di presttl •.
in frumento, dipendente dall* Intendente, diriM \
da due deputati da lui eìeUi in ofni doe uét j
Tenne fondato dair antico pecùlio fra Dentarle» pV j
sovrana disposizione del 25 giugno del IM; 1 !
capitale è quello stesso proYeniente dalTntti {
peculio, istituito colla legge del 13 febbraraiit ^
1813, riscuotendosi allora il 5 per 100 per ••
sola Tolta su* contribuenti della fondiaria. Gi^
lava Assoro in popolazione nel 17M circa tMl^
dividui , 2983 nel 1831 , e nello scorcio M liii
2983. Gompreodesene il territorio in mIbm Itf^
532, cioè 3,927 in giardini, 5,184 in orli alkllA
4,282 in orti semplici, 3,565 in canneti, 1M,90 li
seminatorii alberati, 4490,662 in seminatorU li^
plici, 1314,462 in pascoli, 483,279 in Tigneti ai^
rati, 13,273 in ficheti d'India ed altro, 1,111 li
suoli di case. Nella contrada di LìTodi, in qeMli
territorio, è una zolfatara, due altre nella eoaUtll
di Pozzo, una in quella di Zimbalio; latte il ^
tività ma soggette ad inondazione per acqeaMi^
giva. Trovasi altresì nei terreni di Assoro
tiià di bellissimo alabastro, pietra epatica è
trilica.
115
AT
AUna. (Y. H.) Antica città di sito incerto.
AV
ATiia« (T. N.) Salina nel promontorio
Pachino, o stagno formato dalle pioggie,
che secca nella state in sale. Dicesi anche
Datila dal Fazelio.
Air^ia. Lai. Aboia. Sic. Aula (V. N.)
Città popolosa, creduta da alcuni l'antica
Ibla, tra il Pachino e Siracusa, distante
circa 4 miglia da Woto, verso la parte orien-
tale dell* isola, tra il grado 38, 9 di longi-
tadine, 37, 7 di latitudine, un '/. miglio circa
distante dalla spiaggia, trasferita dal decli-
fio del ricino monte di Aquilone, dove quasi
lotta soccombette al tremendo tremuoto del
1693. Mostra una figura esagona, con gran-
dissima piazza quadrata nel centro, ed altre
quattro minori nel centro dei fianchi australe
e settentrionale, e degli angoli orientale ed
occidentale^ donde le quattro più grandi
Tie metton capo nel largo maggiore. Due
Tie altresì procedono dai singoli lati, e ren-
dono elegantissimo il sito della città e molto
comodo agli abitanti, poiché essendo rifolte
aisolstizii. Tengono riparate coll*ombra delle
bbbriche dal calore, e meno soggiacciono
al freddo ed ai venti. Agli angoli ed ai lati
dell'esagono sono dei forti, ma ancora im-
p^etti, ai quali sono appoggiate quattro
porte primarie, che corrispondono ai quat-
tro ponti cardinali. Ubbidiscono gli abitanti,
ialonio a cose chiesiastiche, al Vescovo di
Sfacosa, sotto la cura immediata d*un Par-
roco, n tempio principale dedicato a S.
IDeeolò di Hira sorge elegante nel lato aqui-
baare del largo maggiore, e vi salmeggiano
agni giorno i divini uflicii i Sacerdoti, con
eoogruo stipendio; anche nella Chiesa di
8. Tenera, che siede nella piazza minore
li mezzogiorno amministransi i sacramenti,
a comodo maggiore degli abitanti : questa
Martire Eroina è la patrona del paese, a
di coi onore nel di 25 loglio celebrasi ogni
AV
anno orrevolmente la festa, con fiere. Ci
hanno due conventi^ uno di Minori Osser-
vanti neir angolo a Nord-Est, introdotti nel-
r antica città da Carlo Aragona Duca di Ter-
ranova, e Marchese di Avola, e Conservano
il titolo di S. Maria di Gesù ; dei Cappuc-
cini r altro, fuori le mura, nel territorio,
verso Nord-Est, con una Chiesa mentovata
dal Pirri, e fondata secondo lui nel iS80;
da pochi anni in qua venne introdotto un
Ospizio di novizii della Compagnia di Gesù,
per opera di Niccola Boninconto Avolese,
del medesimo istituto , presso V elegante
Chiesa di S. Giovanni, in un angolo del-
r orientale piazza minore : un Monastero di
monache finalmente, sotto la regola di S.
Benedetto, del titolo dell* Annunziata, eretto
da Giovanni Orosco di Artz Prelato di Si-
racusa, oggi trasferito non lungi dall* an-
golo aquilonare della nuova città : ci aveva
la casa dei SS. Leonardo ed Elisabetta dei
Cavalieri Teutonici, soggetta al Gran Mae-
stro della Magione in Palermo, mentovata
dal Mongitore, ma che perì coir antica città.
Altre quattro Chiese dobbiamo aggiungere
alle enumerate, quelle cioè di S. Sebastia-
no, di S. Antonio, di S. Antonino, e di S.
Pietro Apostolo, di decente struttura, ed
opportunamente collocate.
L* antica città situata in un fianco sco-
sceso d'un monte, con delle grotte inca-
vate nella rupe, come era costume degli
antichi, sorgeva ricca di edificii, munita
d' un castello con due torri nel luogo il più
eminente^ dove il palazzo del Barone, a di
cui presidio, con decreto di Carlo d'Angiò
del 1272, fu destinato un Castellano Scu-
diero e sei soldati. Erano le parti primarie
della città; la superiore in un ampio pia-
no, che prese il nome dal castello^ di S.
Leonardo o di de Marchis la seconda^ cfe
Balzis la terza, e Viagrande la quarta, che
volgarmente dicevasi ma dell'Uria. Era il
tempio maggiore a stile gotico, né dissimile
a quel della tutelare S. Venera ; il Monte
fl6
AV
di fiHk, rOspedale, e la Ok» Fame-
chnle dd SS. Pietra e PiMio, tatti erano sof-
getti alia pmrìpale, au tatti dal 1693 ia
fai nùaariMbo, aoa BMMtraado ora pia die
Buseraade raiae. lesta qoasi iatero tul-
lavoita fl eosfeato dei Cappaedai aelT ai-
tara pi& eauaeote, da ogni lato sooferto,
ed ora atiiialo da ereauli. Contano del
aMdeHmo treaooto, essersi S4iaarciata ona
parte del eolle Cerno adjaceate alla dtik^
af er predpìialo eoa tremeado fragore nella
sottoposta Tallèa delta di Camerale, fran-
toaiando nalinl, con non poca perdila di
ooaiìoi. Ci abbiado poi dagli annali, essere
stala dai Torchi incendiata e saccheggiala
la città nel IS72, sotto Clulaccio Grande
Ammiraglio; poscia dai cittadini rislorala.
Rei 1342 ebbesi, per prìnlegio dell'Impe-
ratore Carlo, gli onori di Marchesato, quan-
do conlafanfisi, testimonio Faiello, 749 ca-
se, né longo tempo dopo 4904 cittadini ; ac-
crebbesene il nomerò nel secolo segoenle,
e eonlaronsi, secondo fl Pìrrì, 1218 case,
ma secondo i libri regìi 1066, e 4413 abi-
tantt; 1283 le case della nooia città nel
1713, e 3069 abitanti, ed ultimamente 6044.
Presiedonn on Inquisitore di reali, 4 De-
curioni, U Giudice^ il Sindaco, eletti in ogni
anno ad arbilrìo del Marchese. Sorge rele-
gante casa del Magistrato rìmpetto la Chie-
sa maggiore, con lo slemma della città or-
nato di una croce che soTrastà ad una co-
rona, e di tre api. U Capitano delle armi
eletto dal Re, è destinato a custodire la
spiaggia. Ha passiamo a dir del territorio,
che sebbene di angusti confini, inaffiato
tuttaTia dalle acque delle sorgenti Ticine,
abbonda in orti, frutteti, Tigne, che dan-
no in larga copia un Tino magnifico e
grandemente ricercato, produce altresì can-
ne da zucchero ed abbonda in alTcarì; è
copioso in olive, mandorle, biade, legumi
ed ogni genere di ortaglia, appresta pingui
pasture per le gregge e per gli armenti:
è inaffiato parimenti dal fiume Mirandaj di
AV
•rare aleiMii /bce ili
rfére le coMie rftrenj^ono dolci
, e soggionge^ olle ave fonU
è irote dke da «n allo oMe guarda U
Faekima. Tien chioso dal iome Caeipari
o CotfiNfi, e eonqirende una gran ? allea
detta Caragramde: delle qoali cose diremo
in particolare. D mare mino è abbondaate
in pesci, e ri è una Dunosa tonnara detta
del (hume di Noia. Dalle foci dell'iiasinaro
oggi Palcamara stendesi U lilo della foggia^
do? e occorrono ddle acqoe marine stagnan-
ti. 5on longi daUa foce del GassibiU è aaa
grotta detta del CuMreUo, coi rimpetto, ia
mezzo ai lirotti del mare, sgorga ona 80^
gente di acqoa dolcissiau, e con tanto im-
pelo, da contrastare il corso alle piccale
nari.
Contò ÀTola tra gl'fllastri sooi figU: li-
chele Cairi sommo filosofo e medico, i di coi
libri pubblicali enumera U Mongilore neUi
sua Biblioteca, ma erroneamente orede il
Pini esseme il nome Aleé$andbro; mori ad
1370: Beatrice Cairi figUa di Michele, AImk
dessa del Monastero, istruitissima in ogni ge-
nere di alte discipline e principalmente neDa
poesia latina: scrìsse di questi poco b, IV
ruditissimo Francesco d*ATola Minore Cap-
puccino, nella sua storia patria ìhla ie#
vita di cui asserisce essere stata Àt^k;
gli si oppose un anonimo di Roto, le à
cui ragioni, che riporterò altroTC, abbattè
Francesco con un altro laToro pubblicato.
Passiamo alla serie delle dinastie di Ite-
la: Scacciati i Saraceni, che eransi a hap
in Avola e in Noto difesi contro gli sbni
dei Normanni, occorre primo Signore dcBa
nostra città Rolando Landolina, poiché il
Re Ruggiero con diploma del 1149 a Gior|ii
Stratego di Messina e figlinolo di Rolaidi,
esaltando i meriti del padre, dice qaesH
suo amico e Barone di irola. Rd IM
Carlo li Re di Napoli , che TeniTa spl^
ciando doTerglisi la SiciUa, concesse iveii
e Busceroi, come narra il Borrello nel diitf
117
AV
della nobiltà napolitana al sao intimo Napo*
kone nobile catenese, detto perciò cata-
fieo. Diedela In vassallaggio Federico II
alla Regina Eleonora sua moglie, nei pri-
mordi! del secolo xiv, che alla morte la-
sciò cogli altri feudi al figliuolo Guglielmo
Noto ed Avola; morto senza prole, ne tenne
il dominio nel 1338 Tlnfante Giovanni Duca
di Randazzo quarto figliuolo di Federico,
alla di cui morto e del figlio suo Federico^
successero ad Avola Giacomo di Ballo Mi-
lito, ed il figlio Lorenzo, come rilevasi dai
diplomi del Re Martino; la vendettero que-
sti alla Regina Elisabetta moglie di Pietro II,
che stimata cordialmente dai suoi vassalli,
volle non venisse mai Avola conceduta ad al-
tri che a Principi di sangue regio, pure
derivasi dai registri del Re Martino non es-
sere stato ferma alla promessa, poiché vi
si trova averla assegnato a Ruggiero di
SeandolfOj Cancelliere della Regal fami-
glia. Consigliere e familiare^ qual dona-
zione tuttovia mancò di effetto, poiché sotto
Federico III figlio di Elisabetto e di Pietro,
appartenevasi Avola al Regio Demanio:
r ottenne poi dal sudetto Principe, Giaimo
di Alagona , che cedette però i dritti di
gabella dovutiglisi dalle vendite del vino in
Siracusa. Deroga poi Federico, nel suo pri-
vilegio del 1358, alle grazie fatte dai suoi
predecessori sulla non alienazione della
dttà di Avola, confermate dal Re Ludovico,
e concesse massimamente a Ruggiero Scan-
dolfo ; mal crede poi il Pirrì nella sua Cro-
nologia aver dal medesimo Ludovico con-
seguito Avola r Alagona: insorto però Gia-
como contro Federico, con diploma dato
in Catania nel di 23 di aprile del 1361,
concessela il Re con Buccheri e Jassibili
a Belando di Aragona, come a suo zio, ter-
zo figliuolo spurio di Federico II; si ebbe
da letto illegittimo i figli Alfonso, Federico
e Giovannello^ ed antepose, con approva-
zione del Re nel 1369, Federico ad Alfonso
meno adatto a regger sudditi. Il fratel Gio-
AV
vannello successe a Federico morto con al-
cuni suoi famigliari da un partito ; presentò al
Re Martino, nel General Parlamento tenuto
in Noto nel 1398, i diplomi di Federico HI
ad ottenerne la conferma, in qual serie di
privilegìi leggesi nel di 28 di ottobre il già
detto di sopra sulla vendita fatto da Ballo
Milite, e la donazione al cancelliere Gan-
dolfo. Ebbesi Giovannello dalla moglie Gio-
vanna unita in prime nozze a Giacomo Ara-
gona, Beatrice e Giovanni lì: superstite
essa al secondo marito, prese il terzo, co^
me altrove dirò; Giovanni intanto, da pec-
caminoso commercio con Eleonora, generò
Pietro o Pieri ed altri figliuoli e figlie, di-
chiarati legittimi dal Re Martino, in Cata-
nia 25 di agosto 1408. Morto il padre, sot-
to la tutela della zia Costanza di Aragona,
fu detto Pietro, Barone di Avola, ed entrò
in potere nel 1419 ; successe a Pietro nel
1452 Giovanni figliuolo legittimo, ne otten-
ne nel seguente anno la cosi detto /nve-
stilura^ secondo un rescritto del Re Alfon-
so, e sposò Beatrice de Cruillas figtiuola
di Berengario con per dote Terranova; fu
poi confermato Gaspare loro figliuolo Si-
gnore di Àvola e di Terranova nel 1470,
e prese in consorte Chiara Aragona sua zia,
che gli partorì Beatrice e Carlo; fu mogUe
la prima a Gianvincenzo Tagliavia Conte
di Castelvetrano, e Carlo ancor giovinetto
alla morte del padre, rimase nel 1470 sot-
to la tutela della madre Signore di Avola
e di Terranova, ma ottenuta dopo tre an-
ni r autorizzazione dal Re Ferdinando, to-
sto prese in isposa Giulia, che moglie in
prima di Carlo de Luna e Peralta, ebbesi
ripresa Giuliana come di dritto di dote. Nac-
que unica erede da Carlo Aragona la Con-
tessa Antonia, confermata nel 1513, che
Francesco Tagliavia primogenito di Bea-
trice e di Gianvincenzo, dei quali abbiamo
detto^ dair ultimo comando del padre mo-
rente, prese in consorte, assumendo il ti-
tolo e lo stemma della famiglia Aragona.
118
AV
Morto costui senza prole, Giovanni terzo
figliuolo di Beatrice sposò Antonia, con dis«
pensa del Romano Pontefice, ed ottenne
le di lei signorie. Tenne dichiarato dal Re
nel 1342 primo Marchese di Atala e di
TerranoTa; fu gran Contestabile di Sicilia,
ed Ammiraglio , due volte Presidente del
Begno^ accetto moltissimo ai Re dì Spa-
gna; il figUuolo Carlo II Marchese di Avo-
la ai pàìeruì titoli aggiunse altri maggiori;
dei Grandi di Spagna, dei Cavalieri del
Tello d* Qro, per ben sette anni Presidente
e sommo Prefetto della Catalogna e della
Insubria, legato dal Re Filippo II al Par-
lamento di Cotogna, ed alla morte di lui
sapremo Governatore del Consiglio, ed ono-
rato del titolo di Grande Siciliano {Magni
Sicul%)\ (u il primo Duca di Terranova,
Principe di Castelvetrano, Conte di Borget-
to, ed ebbesi dalla moglie Margherita Yen-»
timiglìa molti figliuoli, dei quali il primo
Giotanni^ per dritti della moglie Maria de
Marini^ Marchese di Favara, e morì prima
del padre, lasciando il figliuolo Carlo, che
succeduto al nonno, fu detto in Marchese
di Avola; Cavaliere del Vello d*oro, e som-
mo Maestro della cavalleria in Sicilia, spo-
sata Giovanna Pignatelli figliuola del Duca
di Monteleone, generò Giovanni^ Pietro, e
Diego; Giovanni marito in prime nozze a
Zenobia figliuola del Principe di Guastalla,
a Giovanna Mendoza in seconde, nessuna
prole lasciò superstite; Pietro Archiiuandri-
la di Messina, e supremo Regente dltalia
mori di morte immatura; Diego fu tv Mar-
chese di iltola, grande Ammiraglio di Si-
cilia, Principe del Romano Imperio, dei
Grandi di Spagna, Comandante della caval-
leria nelle due Sicilie, Viceré di Sardegna,
Ambasciadore di Filippo IV appo Innocenzo
X Romano Pontefice, e di altre illustri ca-
riche onorato; generò con Stefania Cortes
Marchesana di Valila neir America, (Tìoran-
na Tagliatia, Aragona, PignateUi, Cortes
0 piii titoli; moglie questa ad EUore Pi-
AV
gnatelli Marchese di Caronia in Sicilia p<ri
Duca di Monteleone, partorì Kiccoiò nel
1652. Ettore nel secolo scorso, Kiceolò nel
1720, chiarissimi per la carica di Viceré
di Sicilia, furono Marchesi di Avola: nac-
que da Niccolò Diego Aragona e Pigna-
telU^ da cui Ettore^ ornamento attuale della
famiglia, spesso colla moglie dimorante in
Sicilia. Occupano il 3^ posto i Marchesi di
Avola nel Parlamento Generale del Regno,
sono soggetti al servizio militare ed alle
singole vicende, cosicché nelle successiofii
sono tenuti a pagare il dritto d* Investi-
tura. È soggetta la gente alla comarca di
Roto, da gran tempo comprendevasi nella
Sergenzia di Lentini, con qual^ nome ap-
pellano la Prefettura della Milizia si pro-
vinciale che comunale, e somministrava 8
cavalieri e 48 fanti (1).
(1) Oggi Avola é OD capo-eireoDdario, coorttl
Rescrilto del 18 novembre 1SÌ6, dichiaralo di 1*
classe, avendo la soa popolaiione oltrepassato il Da-
merò di 10000 anime cogli annessi villaggi: ècoo^
presa questa città in provincia, distretto, e diocesi
di Noto, da cai dista 5 migliale 174 da Palanno.
Ti fu nuoTamente costruita la Chiesa di S. Gi<h
vanni Battista, compito un camposanto nal tSU,
e faUa la strada provinciale nel 1839, tacendo dei
due ponti di Sgangaporta e di Cavonaiia neUl
strada che porla a Nolo costrniti nel 181S, eq««l
di Cavoiata eretto nel 1854 nella strada medesisa,
ed in quella poi che conduce a Siracusa qoel di
Borgellusa, nel 1839. Vi ha un monte agrario dh»
dipende daU* Intendente, diretto da due deputili,
in ogni triennio da lui eletti; fu istituito nel \M
con la somma di ducati 371 allora dovuta al 11*^
chese Loffredo da Messina pel cessato peculio
fromentario; il frumento prestasi ai coloni pretio
un garante solvibile con atto presso il CoDcilii'
tore, e ad ogni colono possono prestarsi sioo i i^
tumoli di Trumento. Il territorio ò di salme 3891^
771, delle quali 10,U6 in giardini, 1,504 in caaae-
ti, 27,423 in seminatori! irrigui, 1222,976 in seai-
natorii alberati, 738,162 in seminatorii semplici,
1435,490 in pasture, 100,922 in oliveti, 201,284 ta
vigneti alberati, 146,173 in vigneti semplici, l.&ll
in ficheti d'India, 4,258 in culture miste, 4,616 la
snoli di case; può appellarsi in toscano piogae
alberese^ poichò non produconvisl a meraviglU
le biade, come aU*iAContro gli alberi e gli arbt-
i\9
AV
ATola (Torre di) lai. Àvaloè Turris.
Sic. Tarri d'Aula (V. N.) Torre neU'im-
boccatora del porto d'Agosta, Tolgarmenle
Airola.
sti f Balsamo Viaggio), Fa celebre an tempo per
rindostrìa delle canne da niccherò» che ora col-
tifansl per lo più per farne II rhum, ignoran-
dosi l'arte di raffinare II primo, stantechò quel
che per raTaoli facoTasI era nericcio e somma-
mente Imparo. Il clima di Avola è cotanto caldo
che a principio di giagno latte le biade sono di
già mielate, e l'erbe dei prati cosi aride come
se In taglio, donde ò che il colore degli abitanti
ha an non so che di lionato o tare. Montava la
popolazione nel 1798 a 6789, ad 88S3 nel 1831 ,*e
finalmente a 9897 nel fine del 185S. Abbondanvl
le api, e Ti lavorano an mele soavissimo; qaeste,
secondo il P. La Garda, diedero il nome alla città,
ed a 800 giudìzio tanto è dire Avola quanto Avi-
la, ovvero Apiola; ma asserisce il Pirri che dal
principio appellata Ibla, le fa poi dal Mori can-
giato Il nome in quel di A»ola* Molte tonnare
AY
Aynmiramlla. (V. H.) Casale della
Chiesa di Girgenti, di cui è menzione nelle
bolle di Clemente IV del 1266.
AZ
(V. N.) Cosi è detto Assoro ,
di cui dicemmo di sopra da Arezzo.
ABones. (V.M.) Città mentovata da Dio-
doro nelle scelte delle Legazioni lìb. 23,
parlando delle imprese di Pirro : soHomiée
in prima Eraclea, poi occupò Azones. Cla-
Terio che avverte non poche mende nelle
scelte delle legaz. non dubita affermare es-
servi scritto Azones invece di Mazaro ca-
stello, poiché da nessuno è usato tal nome
Azones.
stanno aperte nel sno li iterale da giugno ad ot-
tobre: nel monte Scaladisa presso il fiume Cas-
sibilo ed Avola, è oggidì Istallato un telegrafo.
ATVBBTBITIA PBB LÀ LITTERA A.
Pag. 18 Un. \%^Yilla1ba
Pig. il Un. 9 neHa nota— 130.
Pag. 80 Un. 4— JVenrovam
Pag. 51 Un. 80— Orienta
leggasi
Ylllabianca
183
mentovato
Tramontana (incorreiiono dell'originale)*
ÀTvertlamo dippiù cbe colla seconda cifra, nella Indicazione della estensione territoriale in col«
tare, lotendonst millesimi.
120
BA
Asliea dlla^ JòaceM, di coi di-
di sopra.
LaL Malta. Sk. BaSa (T. D.)
Dei «aidpii di Castroreale, da cui di5la
circa 2 «{lia Terso Sod-OresL Si ha una
parrocdiia ialilobla a S. Carlo Borromeo;
e Bostrano ifi presso ona Chiesa detta deUe
TameUe^ dofe è fama afer S. Tenera, per
la fede di Cristo, sabito il martirio. Biman-
goDO altresì, non imigi dal Casale, festigia
d*iiii castello fabbricalo dal Re Martino, im-
minente ad ona angusta strada che mette
nell'interno dell'isola. Sono Ticini a Badia
i municipìi di Calali e di S. Hichele, del
quali dirò in appresso (i).
mma^^rÈau Lat. Bayharia. Sic. Baaria
(T. M.) Estesissima ed amena campagna, ad
Oriente del territorio di Palermo, adorna
air ultima eleganza di casine suburbane di
signori; lungo sarebbe tutte descri?erle, dirò
tuttavia delle primarie. E prima occorre
r amplissima villa del Principe di Bulera
che dicesi anche Conte di Raccuglia^ ad Est
di cui da pochi anni fu promosso un vil-
laggio con una Chiesa, dove amministransi
i Sacramenli alla gente sotto la cura del
Maestro Cappellano di Palermo; dicesi al-
trimenti Raccuglia nuota; ne sono i Pa-
troni tutelari Gesù, Maria e Giuseppe , e
componevi di 70 case e 300 abitanll. So-
vrasta ad una altura, a mezzogiorno di quella
terra, la villa Valguamera, dove nulla de-
sideri che tenda alla delizia delibammo;
magniGca è altresì quella di Aragona, né
quelle di Cattolica, Filingeri, Patagonia, Lar-
darla, sottostanno per fabbriche, ornamenti
e disegno; sono palazzi degni tutti da grande
città. Chiude Accia, di cui già parlai, quel
territorio dalla parte di mezzogiorno, e
dalla parte opposta, il sobborgo Ficarazzi,
(1) É OD toUo-comane aggregato a Castroreale,
▼icioo a quello di S. Michele, nella provincia di
Meffina, distante 155 in. da Palermo, 39 da Mes-
•ìna. Contiva circa il 1844 una popolazione di 1183.
I BA
eoa Tillaggio di eoi diremo a suo luogo. Va-
rie opinioni si agitano solla ¥Oce Bagheria^
in latino Bagharia. Scanello la nomini
BaduMria pel tempio di Bacco costruitovi
una Tolta, come si crede, poiché è abbon*
dante in eccellenti Tini; ma non ce ne ha
(^di alcuna menzione; afferma Tommaso
FazeUo dee. I, lib. 8, essere un nome
Saraceno che indica un terreno renoio , e
soggetto a firane; V interpetra Cascino ter-
ra maritiima^ cui si corrisponde il sito,
poiché nel più è bagnata dal mare, e gode
della Tcduta dei seni di Palermo e di Ter-
mini, poiché Bahar fra gli Arabi vale nMire.
Francesco Agio peritissimo nelle lingue stra-
niere, BahriOy scrive in un manoscritto per-
venutomi, donde forse scaturì la voce Ba-
gherìa, si ha presso i Punici in senso di
gran mosca, e questa credesi volgarmente
un presagio di calma di mare; é lecito con-
getturare se abbia originato da U il nome
della nostra terra (1).
(1) É capo-drcondarìo di t* claiae, in profiada,
distretto e diocesi di Palermo, da cai duta f aii-
glia, 1 dal mare. Alle etimologie recate dal aoitrs
Aotore sul nome di questa terra ne aggioagoai
nn* altra gli abitanti ; abbondaTa od tempo io ar-
menti Uagherìa, perlocbò si disse comanemaati
in Ternacolo Saeearia , qnal Toce per volger £
tempo corrompendosi e sformandosi nel tiioM*
Tenne a formarsi, come attaalmente. Boaria. Li
Chiesa accennata dall* autore ad Est del palaaa
del Principe di Boterà Irenne fondata nel ITU;
fa poi trasportata nel 1771 nel luogo attaala,iil
centro del Comune, fabbricata in maggiore grai-
dezza con innanii una pianale costituita Madri-
ce, non più soggetta al Maestro Cappellano del Osn
di Palermo: le ò soffraganea la Chiesa del Collegio ^
Maria, Palazio un tempo del Principe di Lardarìa*
fondato nel 1816 dal Beneficiale D. Giuseppe Chili*
lo Carato della Chiesa Madre, ed aperto dopo li
morte di lui ; yì si ammaestra da solerti monachi
ad arti donnesche la gioTCutù feminile; UChil
del Miseremini eretta dalla deroiione dei Mali
nel 1722 : un' altra detta del Sepolcro fondata ad
1737 da D. Giuseppe Toscano. Era un luogo da*
stinato al ricreamento dei Signori, perlochè fodia*
mo quelle casine magnifiche o piattotto •gnp'
421
BA
(iMritt (Home della) Lat. EleìJh
heruB. Sic. Xìumi dì la Bagaria (Y. M.)
)icesi così poiché bagna il territorio di que-
mUsì in coi SODO profasi di grandi tesori. Al
primo entrare sorge on grande ediGzio, apparlenen*
tesi allora al Principe di Cattolica, cinto di gran mora
MBe ona forteua , in coi sono oggi allogate le
iroppe di presidio; merita poi attenzione il ca-
lino dd Mocipe di Patagonia, tanto celebrato dai
brcsUerl e specialmente dal Conte di Borch, per
0 straTaganti Ggore e la singolarità delle imagini
Baprìccioae di che ò adorno; entratovi ti sembrerà
in altro mondo, la |;ente più mostruosa per Ggora,
■casa in campo nei poemi del Bamajan e del
iahabarat ti si presenterà alla Tista, e to intanto
se rimami dilettato e eonfoso; donde qoella fa-
Boea ottava del fecondissimo genio del Meli:
Giovi guardau da ìa sua regia immensa
La Mia viUa di la Bagaria ,
Unni torti iftqtitrisei, etema, e addenea
L'abborti di bizzarra fantasia;
Yiju, dissi, la mia 'nsufficienza
Mostri nn' escogitai, quantu putia ;
Ma duìfi tirminau la mia putenza
Dda stissu aeeuminzau Palagunia.
Singolare contrasto a questa farnetica villa fa l'atti-
cisDO di qoella di Valguarnera, considerevole per Te-
niaente soa posizione . poiché sovra una collina
due sovraneggia ed il mare, e le estese circostanti
campagne^ nella quale oggi è istallalo nn telegra-
fo; non sono a tralasciarsi non mentovali, il ca-
ttao del Marchese Inguaggiato di una vaga e bella
trcbitettora, nò quelli del Principe di Trabia, del
Conte S. Marco, e nei contorni, nella strada da
taglierìa a S. Flavia rifatta in modo più commodo
^aneoo, qoei del Principe di Colò, del Principe
il & Cataldo, e del Principe di Torremozza. So-
niaeggia intanto il paese il palazzo del Principe
il Balera, nel fondo della strada principale, bello
'i grandi ornamenti, di arcbitettora, e di parti-
ttbrìlà; di altre ville di vaglia inferiore non te-
■iim> conto, qoantonqoe non dispreggevoli per
fnfgao e leggiadria.
L'estensione territoriale di Bagheria è di sal-
se l(64,t53 , delle quali 16,604 in giardini , 4,
US io canneti, 217,013 in seminatorii semplici,
Ì)S,SSt in pascoli, 15f,30t in oliveti, 183,126 in
vigneti alberati, 456,317 in vigneti semplici, 86,
IM in sommaceheti , 94,729 in ficheti d* India,
•,M0 in ficheti d'India ed altro, 0,359 a terreni
a delisia, 3,139 in snoli di case, 0,040 finalmen-
te in camposanto. La popolazione di Bagaria
BÀ
•
sto nome appartenentesi a Palermo, ed è
attraversato da un ponte ad un arco appo
il yillaggio dei Ficarazzi. Sgorga da amplìs-
sima fonte, in una grotta sotto la rocca di
Rìsalaimi, lungi 10 miglia dalla spiaggia
del mare, e prende varii nomi dalle terre
cbe inaffia; poiché airosteria dei Mirti pren-
de il nome dai Mirti, sotto Hisilmeri, dote
accoglie le acque del fiume dello stesso no-
me, di Hisilmeri, poi della Bagheria; indi
sbocca nel seno di Palermo, tra le foci del-
l'Oreto, ed il capo dei monte Gerbino. Er-
ra Fazello confondendolo coH'Oreto, fiume
altresì della piana di Palermo^ poiché Tolo*
meo che parla dcirEleulero, interpone sei mi-
glia tra la sua foce e Palermo, lo che si é in
realtà, ma scorre avanti i*Oreto a 300 passi
dalle mura.
Bagni. Lat. BiUnea. Sic. Yagni (V. N.)
Territorio cosi detto da avanzi di Bagni,
che rimangono d'incerta distrutta citlà nel-
la spiaggia australe della Sicilia, o più pro-
priamente vicino al lido rivolto al mare Afri-
cano, tra le foci dei fiumi Irminio ed Oano,
volgarmente Maulo e Frascolariy appo la
cala di Marzarello. Crede Fazello essere un
resto della citlà d*Inìtto^ Cluverio di Cau-
cana, come esamineremo a suo luogo. Se-
condo il medesimo Fazello, quel territorio
ricinto di colline, irrigato da acque, perciò
adattissimo alle culture, e splendidissimo
in amenità, del che ci son prova le ve-
stigia degli antichi fruttiferi albereti e
degli orti, si ha un miglio di circuito. Di tre
Bagni due sono in parte diroccati, intiero
r altro sinora, magnifico per fermo, e da
poter compararsi a quei di Roma. Sul pog-
getto vicino indicano le famose ed ammi-
revoli ruine, essere stato un teatro. Di tutto
ciò diremo altrove.
Bagni. Lat. Balnei. Sic. Yagni (V. If.) Pic-
colo villaggio nel territorio di Noto e nella sua
era unita nel 1798 a qoella di Palermo , ascen-
doTa nel 1831 a 6i68 abitanti^ e nel fine del i852
a 9838.
16
122
BA
eomarca, falsamente indicalo nelle moder-
ne tavole alla destra del fiume Anapo so-
pra Siracusa, da cui dista nel vero 15 m.
Terso Sud-Ovest. Dicesi allrimenli Canicat-
tini e sorse nel 1618 nel feudo dello stesso
nome. Ne è amenìssimo il sito in un pog-
gio, né diaria inssilubre, e mostra air in-
torno rimasugli di antica abitazione, di cui
non è più memoria. La parrocchia sacra
a S. Michele Arcangelo viene amministrata
da un Sacerdote , cui il Yescovo di Sira-
cusa delega le veci; le è soggetta un'al-
tra Chiesa detta delle Anime Sante. Si
ha 300 case incirca con 1060 abitanti ,
che ubbidiscono al borgomastro onorato
di titolo di Alarchese e dritto di armi. E
feracissimo il territorio, in vino , olio, biade
ed altri frutti: riceve dal vicino fondo Car-
dinali acque buonissime^ che precipitevol-
mente cadendo in una grotta profonda, sva-
niscono del tutto, e credcsi sgorghino di
nuovo dai fonti di Pisma e Pismotta o Ciane,
donde prende origine il fiume di quel nome.
Tenne la Signoria di CanicaliinU sotto Fe-
derico II, Giovanni di Miglioiia e gli eredi
di lui; passò di poi a Tommaso Capichio
dalla di lui moglie Violanta; Pandolfina
loro figliuola prese in prima a marito Fran-
cesco di Moach, poi Bartolomeo di Alia-
«tUa da Curicene, Giudice della M. R. Cu-
ria, che alla morte della moglie ne conse-
gui tutti 1 beni per beneficenza del Re Mar-
tino. Compresseli poi Guamuccio di Ala
Catanese, da cui ed Agata nacque AUegran*
zia moglie di Andrea del Castello. Ven-
detterli costoro nel 1413 a Perrucchio Da-
niele da Roto, che subito ottenne la con-
ferma dal Re Ferdinando; ne nacque Gu-
glielmo Daniele, da cui il figlio Vincenzo,
che nel 1310 giurò, come Signore di Ca-
nicallini, a Ferdinando 11. Mario Daniele nel
1680 fu il primo Marchese e fondatore di
Bagni, cui succedette Giuseppe Daniele e
Pallavicino f e poi a questo Antonino, il
di cui primogenito Giuseppe, generato con
BA
Anna Bonanno, è oggi fivente^ ed anito ia
matrimonio a Flora Mugnos (1).
Ragni di €)efìilA* Lat. Aquae Cepha-
lenses. Sic. Vagni di Cifalà (Y. M.) Acqua
chcL scaturiscono sotto una rupe, su cui siede
il Castello di Cefalà, lungo la via da Palermo
a Siracusa, nel territorio detto della Fede.
Dicele Arezzo molto salutari agFiofenni, e
Fazello dee. 1, lib. 10 Bagni aUumtnosi.
Ne è menzione nella vita di S. Angelo Car-
melitano, che fiori nel secolo xin, il quale
sanò alcuni leprosi^ non introdotti ancora
nel bagno , dell* acqua d* un ruscello vici-
(t) Oggi è un Cornane in proTincia ài Noto,
distretto e diocesi di Siracusa, circondario di Fhh
ridia, distinte da Palermo 144 m., delle qoali SS
rotabili, 91 non rotabili, 15 non rotabili dal capo-
laogo della provincia , 9 rotabili » 6 non rotabili
dal capo-distretto, 6 non rotabili dal capo-ciroon-
darlo, 12 non rotabili dal mare di Siracnsa cbi
ne è il più Ticino. Sin dal 1810 la Chiesa iliall
delle anime purganti ricostmivasi per l'ingfiedi-
mento, essendo ab antico ona Chiesa piccolianaa,
e r attuale accresciuta dallo stato primiero» fu
pletala nel 1826; intanto dal 1859 in qui
gettale le basi perla nuova costruzione d*ana CbieM
Madre, stante la piccolezza dell* attuale, coi coi-
tiguo si allogò dal 1837 un Orologio Comneak.
Nel 1840 venne compito un Camposanto con cap-
pella corrispondente, costruito roagni6co ponte mI
1796 , il quale poggia da una parte col terrìloril
di Canicattini e dall* altra con quel di Noto; è
un'opera privata della famiglia Trigona Sant'Ai*
fano da Noto, per mettere in comunicazione l'a*
feudo d'Alfano coi comunisti agricoli Canicst*
tini. Nel 1846 comincia vasi la costruiione dA
strada rotabile, partendo dalla Comune, dirigendoli
ad incontrare quella di Sirarasa per Noto, iiM
ali* ex-feudo Caveseccbe , sospesa nel 1847. Nei
Testensione territoriale di salme 715,891, cioè SU»
244 in seminatorii alberati, 223,330 in scmioalMi
semplici, 121,636 in paKoli « 21,438 in figiHi
semplici, 3,176 in 6cbeti d' India, 0,177 in ìMÌÌ
di case. Fu separato da Siracusa questo Ommm
con decreto dei 18 oUobre 1827, per cui con CM
computavasi per popolazione nel 1798; aaceadefMt
nel 1831 a 3373, e nel fine del 1852 a 4681. Ti
si respira ona buona aria, e Tacque di pono e li
cisterna è buona altresì ed abbondante.
423
BA
> tre riTi di natura affatto diversa,
liscosti di bre?e spazio, freddo uno,
OD altro, 0 caldo il terzo, e vanno
>larsi in una casa a volle, efficacis-
\r esperimento, alla cura delle ma-
nCanee principalmente; non manda-
nte acque alcun odore di zolfo, né
la sapore alcuno, conservate per al-
*e raffreddano, divengono buone a
e purgano il ventre. Il bagno si ha
if ed in giro delle nicchie a pro-
1 sudore (volgarmente sudatoi), cui
isi delle comode stanze da poco co-
non si ha menzione presso gli an-
jruso di queste acque, pure una
ne in grandi punici caratteri del tem-
Saraceni, dai quali dicesi fabbricato
Ilo di Cefalà, posta neireslremità di
reduta oggi illegibile, dichiarava es-
ile quelle acque copiose. Per alquan-
o svanirono, poi sgorgaron di nuovo,
ommità della rupe e nella rocca, di-
isere un sotterraneo con bagno, dove
0 ai tempi nostri ha penetrato (1).
al di «ciacca* Lai. Aquae Saccen-
1 Selinuntinae. Sic. Vagni di Sciacca
Acque termali vicino Sciacca^ dette
di Sciacca, che prendono altresì il
jalla vicina antica città di Selinunte.
orìgine dal monte di S. Calogero o
iimmare, appellato una volta Cronio,
ono delle grotte. Ne scrive in gran
il Fazello, le di cui parole riassu-
: ascendendo il monte dal mare Li-
on molti anni sono ana frana ne rovinò in
I fabbriche, che ora Tennero rifalle con pia
usa nel loogo della sorgente, ed in modo
acque tema far cammino sorgono dalla
Iella rocca dentro la prima vasca. Sono
, Irasparenli , sema colore , e gU abitanti
istrada dopo che raffreddano servousene
I cucinare. Segnano la temperatura di 31,
• secondo Fontano, contengono acido car-
carbonato di calce, carbonato di magne-
laoza nainoM, solfalo di calce, e mariato
BA
bico^ occorrono quattro ruscelli divisi da
poco spazio, ma di qualità diverse; il pri-
mo è zolfureo, vien detto salso da Strabone
lib. 6, e fa naturalmente bollenti i bagni
e salutari; il secondo è appellato santo, per-
chè bevutane T acqua, rilassa il corpo come
per santa naturai facoltà; indi segue il
terzo, e finalmente il quarto che salso e
quasi tiepido, è giovevole rimedio a seccar
le piaghe, e scorrendo pel sottoposto terri-
torio, produce una congerie nerastra aspra
porosa , di pietra. È rimpetto, nella rupe
che sottostà al monte, una spelonca, che
tramanda Teco delle voci lontane o som-
messe. Non d^ivi distante è un pozzo ob-
bliquo ed immenso, in cui si ode un grah
rumore. Air angolo del vertice, verso mez-
zogiorno, sono tre spelonche incavate nel
vivo sasso; è sacra una a S. Calogero, di
nessuna particolarità la seconda è famosa,
r altra con un bagno sudatorio per tutta Si-
cilia celebre, dove senza uso di acqua cal-
da e col solo vapore, si hanno naturalmente
copiosissimi e naturali sudori. A destra
del monte è una amplissima spelonca,
ed a mancina un naturale profondissimo
pozzo, dove scorrono abbondantissimamente
di molle grondaje di acqua calda. Sembra
asserir Diodoro nel lib. 5, essere stato que-
st'antro costruito da Dedalo. Il monte poi
in moltissime altre parti manda vapori zol-
furei (i).
Bavnl di sclafank (V. M.) Vedi Seta-
Zani.
Bavnl di «eteste. Lai. Aquae Sege-
stanae. Sic. Yagni di Sigesla (V. M.) Scrive
(t; Ne scriveva il Kircher: fra tutti i bagni del
fMtido celebri sono quelli che si trovano nelV an^
dea città di Selinunte , oggi detta Sciacca , in
Sicilia ec Nel 1838 si atteodeYa al ristoramento
di questi bagni, a renderli più decenti e pia co-
modi agli ammalati « pei quali si sono costruita
deUe stanze adatte. Nel monte donde scaturiscono,
trovansi piriti di ferro, e cave di zolfo e di sal-
gemma.
126
BA
a GiliforCe Riccabono successore di Orsino ,
ma venne poi del tulio a distrudersi; il mo-
nastero^ purché ri Hano sempre marUenuii
i manadj fu incorporato nel 1510 alla
mensa Arcivescovile. Poi Giovanni Paterno
Arcivescovo di Palermo ristorò il tempio e
le abitazioni dei monaci, vi accrebbe di
esimie fabbriche, orti amenissimi, e ruscelli,
a suo diletto e dei suoi successori, e volle
appellar quel luogo di S. Giovan Battista,
una di cui statua marmorea elegantissima
collocò nella chiesa (1). Abbandonatolo i Be-
nedettini, r ebbero una volta i frati Carme-
litani, ma finalmente Diego Aiedo nel 1595
concesselo ai Minori Osservanti. Arezzo,
sul sito della Sicilia, celebra i ruscelli di
Balda. Ancor vi si osservano ruderi del
casale: il territorio piò che mai fecon-
do è piantato a vigne , ulivi , ed albero-
ti (2).
Balda (Altareiio di) Sic. Latareddu
di Baria (V. H.) (3).
Balda. Lat. Bayda. Sic. Balda (V. M.)
Rocca sotto Erico, non molto discosta dal-
r antica Segesla, a 4 miglia da Castellam-
mare. Appartenevasi nel 1320 a Bernardo
di Passaneto, poi a Riccardo Abate, che
dichiarato nemico al Re Martino^ per be-
neficenza di questo, cbbesela in prima .41-
legranza moglie di Matteo Montccateno^
poi Antonio del Bosco, come erede di Gia-
coma di Passando sorella di Bernardo. Eu-
femia figliuola di Antonio, e moglie di Fran-
cesco Sieri, contrastò spettarlesi, dopo la
morte del padre nel 1404 ; ma la ottenne
(f) È del magniBco scalpello dì AntODello Ga-
gini.
W Lo spedale fattovi fabbricare dal Re France-
sco I inerìla attenzioue per la pulìleiza e la de-
cenza con che è lena lo.
(3) Nuovo villaggio a doe miglia da Palermo,
a tre dal convento di Baida, da cui prende il sopran-
nome, nella strada che mena a Bocca di Falco, con una
parrocchia foodaU per dispaccio del 87 ottobre 1799,
ed una kuoU comunale.
BA
Guglielmo nato, (traduco letteralmente TAa-
tore), dalla medesima Antonia ed i figli sud
altresì Insino al 1563 , quando Vineemo
Bosco Conte di Vicari ne fece on cambio
con BkLsco Corvino , rice?uta la terra di
Mezzojuso ; gli eredi di Corvino però, re-
stituito nel 1579 il castello di Balda al Bo-
sco, se la ripresero: comprosselo da ca-
storo Francesco Tarallo nel 1679» col soo-
cedette il figliuolo Simone Harchese deOa
Feria , ed indi Francesco i? Signore di
Baida^ dai Tarallo. È munitissimo pel sito
e pei bastioni, decorato di nuofe fabbridia
a comodo dei coloni dell* estesissimo te^
ritorio, degno in vero di ammirazione, ed
appare da lontano ai viaggiatori di quelle
parti.
Baidone. Lat. Baidunus. Sic. Baidui
(V. N.) Fonte, le di cui acque accrescoM
il fiume Cacipari, poiché caduto questo dal
teritorio sotto Palazzolo, dove si ha origine,
accoglie a sinistra le acque delle fonti é
Anillo, Arco, dei quali dicemmo, Baidms
0 Bella, e prende il nome di MagtMB.
Bttlnalo e BaliMitana» (V. N.) Lago.
Vedi Busailtono.
Bajttcìieino. Lat. Bayachemus. Sic. Ih
jachemu (V. IV.) Ponte oggi detto di S. Co-
smano, che non lungi dulia spiaggia del
mare congiungc le rive deirEloro oAUm
volgarmente Atellaro.
Balata. (V. M.) Casale mentovato nelle
tavole deir Arcivescovato di Morreale, Ini
fiumicclU di Calatrasi e Frattina. Oggi Mi
è più, ma 11 lerritorio a seminatori!, si hi
il Lxiv posto nel registro dei beni deli
Chiesa della città sopradetla.
Balata di .«Voto. Lat. Balata Neti. Sto.
Baiala dì Notu (V. N.) Cala alla destra r^
del fiume di Falconara, o Assinaro» àM
apresene la foce.
Baiateiia. Sic. Balatedda (V. M.) A*
nella spiaggia australe dell* isola tm AUcili
e Girgenti, mentovata dal Fazello, e che ii*
coverà soltanto piccole navi.
127
BA
iMtrate. (Y. H.) (1).
netto. Lat. Balleitm. Sic. Baddettu
) Piccolo fiume mentovalo dal Fazello,
( Gomooe di Balestrate non ? iene mento*
il nostro storico, poiché non era io quei
che on territorio di poca rinomanza. Ma
astato oggi dichiaratoComone ci conviene far-
la. 8en giace trai finmi di Calalnbo e di S.
distanti otto miglia tra loro, e che melton
I golfo di Castellam'mare. Serve di confine
alla foresta di Partenico, da cui é affatto
»« ed è stato ex antiquo ritenuto nel regio
o, molava infatti conlinuamente di Baroni
e di Abati la selva Partenia, ma le Bale-
1 tali cangiamenti non soggiacevano, onde
a Federico il in giugno del 1307: Marilimam
et jus maritimae dieti nemoris, lamquam
qoo ad regiam dignitalem spectanlia, quau"
littore marit infra terram perjaetum bali^
otenderitf Curiae nostrae reservavimus, (ex
leiiiae de anno 44S5 et U56 foL ^85),
'ne la prima concessione nel 1456 fatta nel
ebbraro da Alfonso il Magnanimo in bene*
Niccoia Eleofante « non abrogando però i
et demanio e quel sopra ogni altro di le-
iooservato 6n sullo scorcio del secolo xviii
iato di Palermo... Nieolao de Leofante ejus-
erediòys et succeesoribue damue, donamus
:edimu3 j^m dictum territorium per iactum
ì,eum iilvis, nemoribiu pascuis lignis ec. con
altresì di fabbricare, coltivare, renderlo in
poiché non era che mal coltivalo e boscoso^
demanio regio oppresso più dal superfluo che
«ssario spronato. Si attivò allora la cultura,
principio e perfciionamento a ben munito
.veniva fondata da Francesco Bologna ge-
i Niccolò una fabbrica di zuccheri, fondalo
{mino di vini da Giacomo Santoro. Eran
fine del secolo scorso quelle terre in po-
Pielro Miceli, Paolino Gesugrande, ed Igna-
fieo , ma ancor non eran che fondi « con
abitazione; e Sicciara principale borgata del
io per la fertilità, la estensione dei poderi, la
là del mare io qualche modo avanzava per
Ito le altre parti ; come anche per popola-
efae di 500 abitanti; Trappolo altra borgata
m nelle Balestrate venivane dietro, e non
che circa tOO anime. Fu nel 1800 che la
li 8. Anna di Sicciara venne elevata a real
kia con assegnate in territorio le intiere
la, che con decreto del S9 marzo 1820
Mi In QB sol G>mane, destinata per capo-
BA
che sbocca nel Bali o Jato. Ha origine soUo
il colle di S. Cosmo 3lart., e bagna i tcrri-
torii Giovan n uccio , Giarobasio,* Decisa e
Balletlo, da cui prende il nome^ ed avendo
due iragelti nella pubblica slrada, congiun-
gesi al Jato nel luogo dello Fallamonica.
Il territorio di Bullello è notalo a num. 35
nel registro deli' Arcivescovado di Horreale.
BariMara. (V. M.) Terra dove fu un
tempo Sogesla.
Barcellona. Lai. BarccUonelta Sic. Bar-
salona e Barciliona (V. D.) Primario e fa-
moso municipio di Caslroreale, che si pre-
senta nella slrada Regia da Messina a Pa-
lermo; disUi dalla cillà per 3 miglia a Nord,
ed è bagnalo dal fiume Longano che ne
scorre pel mezzo; è più d'ogni altro po-
poloso, e neir elegante Chiesa di S. Seba-
stiano si amministrano i Sacramenti : vi fa
da poco accresciula l'altra di S. Giovanni
Ballista, dall'altra parte del flume a como-
do degli abitanti. Vi hanno un Convento i
Minori Osservanti dello di S. Antonio di
Padova fondato nel 1630; rimangono, pres-
so il fiume, delle case per monache ma
vuole oggidì per T insalubrità del luogo. Il
casale Naseri di cui daremo altrove no-
tizia, tocca la parte meridionale di Bar-
cellona (1).
luogo la borgata di Sicciara come laogo centrale»
e sede dell'amministrazione comunale. Oggi il Co-
mune delle Balestrate è in provincia e distretto
di Palermo da cui dista S7 miglia^ in circondario
di Partenico da cui dista 9 miglia, in diocesi di
Morreale. Contavanvisi nel 1831 1069 abitanti, e
1420^ nel 6ne del 1852« fertilissimo ne è il terri-
torio, e comprendesi in salme 407,166, cioè 8,119
in canneti « poiché dalle cannamele eslraesi lo
zucchero di che ci hanno alcune fabbriche, 71,
962 in seminatori! semplici, 112,680 in pascoli,
9,430 in oliveti, 172,543 in vigneti semplici « 28,
275 in sommaccheli, 2,580 in ficheti d'India, 1,445
in frassineti, 0,132 in suoli di case. Verso Sud-Ovest
dal Comune , ed in poca distanza è istallalo on
Telegrafo.
(1) Il Comune di Barcellona, con Pozzo di Gotto
che è un sotto-cofflone, con Beai Decreto dal 29
128
BA
nmrrmcem TeceMa. Lat. Barraeea ve-
tuè. Sic. Barraeea secchia (Y. D.) È una
grotta Terso 1 fianchi meridionali de]l*Elna;
Ti si penetra per angusto ingresso, ma tro-
fasi poi spaziosamente incavata a volta nel
vivo sasso, talché, dice Filoteo^ può facile
mente eiercilarvm alla gioètra, con lan"
eia e cardilo. In un angolo a tramontana
occorre un* altra grotta lunga quasi quaran-
ta passi, nel di cui fondo dalle grondaie
formasi come un ruscello.
■arcione. Lat. Barcluniè. Sic. Barcuni
(T. N.) Casale mentovato una volta nel re-
gistro di Federico IT, di pertinenza di Gu-
glielmo Yentimiglia.
Barrarranca o Contieino (V.N.) Città
di cui dice Fazello essere stata fabbricata
ai suoi tempi: ne TalTerma dì nuova fon-
dazione il Marfihes, e frovola compresa un
tempo nella Diocesi di Siracusa; poiché enu-
merando Papa Alessandro III in un suo di-
ottobre del 18 il fa elerato a capo-laogo dì cir-
condario di 8* classe, divìdendosi dal circondario
di Caslroreale, cui era rianiln. Comprendesi nella
pro^ncia e diocesi di Mes!iina. distretto di Castro-
reale, e disia 140 miglia da Palermo, 30 dal capo-
luogo della provincia, 4 dal capo-luogo del distret-
to. Ne Venne allargala la Chiesa Madrice ed or-
nata nella più 6na eleganza, ma T opera attende
ancora il compimento, rimodernato il teatro, che
può contarsi come il più bello del dislrello. La
popolazione di Barcellona computavasi nel 1798
con quella di Castroreale , montava sola , neanco
col sotto-comune di Pozzo di Gotto che non vi era
stalo ancora riunito, nel t83t, a 9818, e nel 6ne
del 1859 col sollo>comune a 18701. L'estensione
territoriale ne è di salme 2921,764, cioè 185,374
in giardini . 54,285 in orti semplici , 10,357 in
canneti , 22,735 in gelseti , 2.526 in semìnatorii
irrigui , 474,259 in seminatorii semplici , 688,708
in pascoli, 560,538 in oliveti , 427,019 in yigneti
alberati, 349,069 in vigneti semplici, 149.894 in
boscale. Lodasene l'industria degli abitanti nella
cultura della terra, nella perizia della pesca, e la
attività in varie manifatture. Ci abbiamo dalle sto-
rie avere alle rive del 6ume Longano sconGlto il
tiranno Cerone, con 10000 fanti 1500 cavalli', le
Khiere perniciose deiMamertini comandali da Qono.
BA
ploma del 1168, le parti di quella Diocesi,
registra a n. 15 (a ChieM di Idmvidnù
con iue pertinenze j dopo quelle di liz-
zarino; e Barberi che scrisse circa il 1511,
pone Contnctiio nel suo gran Capibrefio
tra le terre e i casali esistenti a sao tempo;
credola abbandonata perciò ed in lotto poi
estinta per qualche tempo sinché sorse noo-
Tamente, ristorata da Matteo Jtorresi Mar-
chese di Pietraperzia; e situata essendo ol-
tre il fiume Braemi tra Pietraperzia e Maz-
zarino, che diTìdoTa la Diocesi SirtcosaBi
dalla Catanese, cominciò dopo il rislaoio
a computarsi come parte di questa incoi
oggi comprendesi. Rimangono ancora afai-
zi di una famosa torre di Convieino appo
l'antica Chiesa maggiore, ed ano dei qiial>
tro angoli della moderna città costituisce i
confini del territorio detto della Torre^ poi-
ché gli altri tre corrispondono ad altrdtoili
territorii, talché il largo centrale di Bana-
franca sta nei feudi di Sfornita, Bueciiffii
Tardara e della Torre. La faccia del paesi
é piuna , sopra un alto poggetto, e ai kt
vie retle, perlochè riguarda tutti i poDli€l^
dinalì, e perchè è molto soggetta ai venti set-
tenlrionuli, vi si gode dì un aria salutarci'*^
tuale tempio maggiore, ch*é 1* unico Pl^
rocchiale, intitolato a S. Maria deUa Pari*
ficazione , é sotto la cura del Vicario M
Vescovo e di Sacerdoti da lui destinali, fi
avevano un tempo una Casa i frati di S. lo-
roenico, fondata a spese di un Signore, éà
poi abbandonarono per la povertà del fan*
go e la diminuzione delle rendite; ranuMi-
ta il Pirri esservi ritornati nel 1615, M
oggi non vi sono più; nota dlppiù un dio*
stro dei Conventuali di S. Francesco, chi
sorse, testimonio Filippo CagUola nel IStt
ad un tiro di pietra fuori la città, e ndh
Chiesa, sin dal 1224, vedovasi un'antichii*
Simo ed elegante quadro di S. Maria io»
gli Angeli; è fama, dice quegU, estere iMl
questa immagine presso gli oòikntf da
immemorabili tempi nella CMeea
129
BA
ae«e, poicia àUa venuta dei fraU^
wppreeUUa dM' Arciprete per VaU
maggiore. Anche costoro poi manca-
ed in loro luogo i Riformali sotto ti-
li S. Francesco occupano quei chio-
A han cura delia Chiesa, che appel;
lolgarmente di S. Maria di Gesù; de-
ceUe si costrussero di proprie mani,
la nuoTa Chiesa fabbricarono, con che
igon magnificenza al paese. Fonda-
li recente nel 1737, i Sacerdoti Diego
ino ed Alessandro Bufalino^ a proprie
, somministrando però la somma Er-
iranciforti Principe di fiuterà Signore
lese, un Monastero per monache fie-
Jne, con un elegante tempio intitolato
S. Trinità. Venerano i cittadini come
rio tutelare S. Alessandro Pontefice
lire, ma celebrano con singolare pom-
»n fiere, nel di IS di settembre, la fe-
S. Maria della Stella. Erano 232 le
iella metà del secolo xvi, 522 nel
ite^ con 1943 ¥ite secondo il Pirri,
minor numero secondo i Regii libri
S52; nel principio di questo secolo
itaronsi 997 case, 3777 anime, e dal-
ia rifista 5022. Gode il Signore, sin
!64, del titolo e de^'li onori di Mar-
e prolTerisce il settimo Yoto nel pub-
^nsesso del Regno; sceglie in ogni
! Magistrati Civili, secondo le sanzioni
ipali, e si serve di assoluta facoltà
i. Va soggetto il paese alla comarca
iza, era sotto la Prefettura della mi-
Dfincialedi Caltagirone, ed apprestava
Jli, e 16 pedoni. Produce il fecon-
0 territorio tutto che bisogna al
ano ed anche alle delizie della vita,
ancante di acque nutrisce armenti,
poco esteso, poiché occorre giusto
miglio dalla città di Piazza verso
), a quattro m. da Pietraperzia verso
e-Maestro,ed altrettanti incircadaHaz-
a mezzogiorno. Conviene presentare
* ordine i borgomastri di Convicino^
BA
dei quali occorre il primo Berengario di
Albara^ che prese forse il cognome dal ter-
ritorio vicino altrove mentovato. Compres-
selo da lui Franceèco Ventimigliaj per be-
neficenza di Federico II, Conte di Geraci,
e con approvazione di lui commutoUo poi
per Motta di Pittineo con Alafranco di
S. BaHlio mentovato nel censo di Federico
II; alla morte di lui, sborsalo il prezzo con-
gruente, Tebbe nel 1330 dagli esecu-
tori dell* ultima sua volontà Abone Barreèi
Signore di Pietraperzia, colla conferma di
Pietro li, per diploma segnato in Palermo
nel di 8 luglio dell* anno seguente. Suc-
cedette ad Abone il figlio ilr<a(e, che in-
vesti di Conticino il fratello Vgonetto^ cui
successe il figlio Ardmbao^ col quale in-
gaggiò una lite Giannantonio fiarresi figlio
di Artale, che asseriva dinanzi al Viceré,
spettarglisi Conticino; ma non ancor de-
finita, mori Arcimbao senza prole, onde
Giannantonio V ottenne , il di cui nipote
Matteo fu il fondatore di Barrafranca^ o
il ristauratore di Comsicino; si ebbe que-
sti il figlio Guglielmo^ da cui nacque Pie'
trOf nominato, per benefizio del Re Filip-
po II, nel di 12 dicembre 1564, primo Mar-
chese di Barrafranca ; dopo Pietro la so-
rella Dorotea maritata a Giovanni firanci-
forti Conte di Mazzarino , donde Fabrizio
Branciforti: vedi degli altri dove parlasi dei
Principi di fiuterà oggi Signori di Barra"
franca della medesima illustre famiglia.
Corrisponde il sito del paese a gr. 37,20
di latit., a gr. 37,46 di longitudine (1).
(1) n Cornane di Barrifrinca, eh* era dipendente
dal circondario di Pietraperzia, fu elevato i capo-
circondario di Z"^ classe dal 1846 in poi, col De-
creto del 17 dicembre del 1845. Va compreso nella
proYÌncia di CaltanisselU, distretto e diocesi di
Piazza, e dista 103 miglia da Palermo « 23 dal
capo-lnogo della provincia, 19 dal capo-luogo del
distretto. Ascendevano It popolazione nel 1798 a
5948,6 nel 1831 a 7687, e Bnalmente nello scorcio
dei 1859 ad 8451. Ne èretteniione territoriale di
17
130
BA
Lat. Barrifaudum. Sic.
Barrìfaadu (V. N.) Territorio ad 8 miglia
da Lentini Terso Occidente, do?e il fiume
Scuma dividesi arlifiziosamente in due ra-
mi, dei quali il sinistro sbocca nel Beviere.
Bart^rtome* (S.) Lat. S. BartoUh
wiaei flwDius. Sic. San Hartulu (T. M.)
Fiume detto dal Fazello Crùnisio o Cri-
miéOf e dal Cluverio Scamandro; depo-
nesi nel seno Segestano oggi di Castellam-
mare (1).
Bartolomeo (••) Lat. <S. BartolameuB
Sic. San Martulu (V. H.) Casale oggi di-
strutto, altrimenti Carabbo, nel territo-
rio di Sciacca. Sotto Federico li era sog-
getto a Luigi d'Incisa Cavaliere di Sciac-
ca, cui succedette il figlio Giacomo; 1* eb-
be poi Artale Alagona^ e ribellatosi, die-
delo il Re Martino a Guglielmo di Perai'
ta; successegli Niccolò^ da cui compresselo
per mille fiorini d*oro Giatanni di Pe-
rotto^ con approfazione del Re manifestata
per diplomi. Pure sotto il Re Alfonso, Atir
tùnio de Luna Conte di Caltabellotta ere-
de del Peralta, intimata una lite a Pietro
Perotto figlio di Giovanni^ che godeva del-
la signoria di S. Bartolomeo, la vinse in
giudizio appo Niccolò Tedeschi giurisperilis-
simo: fu questa la scintilla degli odii trai
Perotto e i de Luna^ che produssero un'a-
perta guerra civile volgarmente appellata
Caso di Sciacca.
mmaimò (V. D.) Casale un tempo situato
nliiie t04S,tS3, cioè 5,458 in giardini , l,6Si io
orti lempUci, 0,930 in canneti, 0,798 in pioppeti,
SM5i in seminalorii alberati, 1585,035 in semi-
■atorìi semplici , 588^013 in pascoli » 14,757 in
oliTeti, 136,503 in vigneti alberati, 146,997 in ri-
gneli semplici, 38,840 in ficbeti d* India, 14,333
io mandorleti , 155,844 io terreni improdottiri »
0,143 in sooli di case. Nel suo territorio, contrada
Gelati, è ana lolfara non soggetta ad inoodaxione
apparteneole ali* eredità Balera, e distante 84 mi-
glia dal laogo dell* imbarco dello zolfo.
(1) Nasce da doe capi , ano presso Calatafimi ,
r altro Bella pitnara dell' HabiU.
BA
nella piana di Milazzo , doTe il !• Fede-
rico II nell'anno ISIO gettò le fondamenta
del famoso monastero di S. Chiara di Ba-
sico, sotto gì* istituti di S. Francesco ; ebbe
cura poi di trasferirlo nella città di Raroetta,
e Pietro figlio di lui vi confermò nel 1336
i beni, i privilegii, le immunità , e vi attri-
buì i dritti di casale; del pari Ludovico nd
1343, e finalmente Alfonso nel 144S. He
fu la prima Abadessa Caterina sorella di
Pietro, figliuola del fondatore Federico^ mor-
ta in odore di beatitudine; Costanza poi
Vicarìa di Sicilia Tamministrò, ed ascrisse
nel numero delle monache la sorella Eu-
femia, -che anche ne fu a capo, e rifulse
altresì Vicarìa del Regno. Vi vestirono pa-
rimenti il sacro velo. Bianca, Violanta, Eleo-
nora, sorelle di Federico III, Margherita
zia, e finalmente Camiola Senese, di coi si
ha menzione nelle storie, la quale si chii-
se in quei chiostri, sprezzata la mano i
Rolando Aragona. AfTermano essere stÉ»
trasferito il Monastero in Messina in qn^
sti tempi, 0 perdurando quello appo la pri-
ma^ essersene edificato un novello, don
ai nostri giorni sorge con pari splendore (!)•
BMiilcaui. Lat. Baxilicaia (V. N.) I
{ diplomi sovraccennali di Alessandro III
i merano come membri della diocesi
sa; le Chiese di Basilicala^ e queUe deliat
terrriloriOj con pertinenze; intendendo èi
vìllaggetto GrassUiato, di qual nome oggi
rimane il castello, come diremo a suo iQOgt^
BMiiio (».) Lat. S. BaMiuè. Sic. S.
Basiliu (V. D.) Casale nei feudi seUealrit-
nali di Messina , verso Milazzo , di dritti
sotto il Re Federico II, di Itvelo Chieemi
e di Borgio Cirino sotto il regno di la-
tino. Spiantalo già il casale, spettavasiMl
(I) Nella Chiesa di 8. Blarìa di Banco ia
sina, meritano aUenxione quattro dipinti» eisè il
Natività, del pennello di Deodato GsÌMCcia» li ^
Resarreiione del Rodriqoea, V ImBacoUta di A|i* /"
slino ScilU, ed i Magi di FranoMO Omuièèi |K r
affreachi sono del Tiiraari.
13t
BA
L MareeUo Cirino erede di Borgio;
gi è soggetto a Placido Ruffo ^ per
della moglie Hargherila Cirino.
Jiio (S.) Lat. S. Barilius. Sic. S.
i (Y. D.) Fiume detto Mela da Filippo
, ma ignorato o tralasciato dal Clu-
che aflerraa esser Mela il Nucito.
[> dee. I, lib. 9, cap. 7. Nelki spiag-
m olire da Caslroreale è la foce di
me... dello di S. Basilio dalla Chie-
di queslo nome^ colla foce dopo di
ègorga dal fianco occidentale del
dot)* è fabbricato il titlaggio S. Lu-
ola il medesimo Amico esserne stata
apo la foce nel porto di Milazzo; ma
struiti degli argini, mutatone il corso
» occidentale di quella città, da ivi
ersi nel mare.
lino (S.) Lat. S. Basilius. Sic. S.
i (V. Ff.) Colle del territorio di Len-
isale una volta, e forse non ignobile
io. I ruderi degni di ammirazione^ lo
piano che in largo estende il ver-
si colle, il munitissimo sito, le fre-
grotte, le piedre quadrate, e sovra
Uro r amplissima Basilica scavata nel-
»e, dove sccndesi per gradini dal lato
le, innumerevoli vestigia di antichità, ci
loessere stato popolato il luogo, e molto
0 appo gli antichi. Vi si gode di una
attiva amenissima, poiché si ha sog-
Lentìni col lago da Mezzogiorno, e lo
«imo territorio di Catania da Greco; né
la da ogni parte la salila, eccetto che
•eecio, dove si vede evidentemente es-
lata un tempo la strada e T adito. Lo
io intanto della Basilica sudctla è il
Ite: una gran mole di sassi eguaglia
Tertice del colle, e scavata presenta
una fossa quadrata divisa qua e colà
^li intervalli da 32 colonne rustica-
iavorate; sovrasta una lunga pietra
arsale della medesima rozzezza, su
ggia un altra sul centro poco più
i, che ferma quella dì sotto; quella
BA
però che sembra come capitello, sostiene
dairuna e dairaltra parte equilibrati e
perciò solidissimi gli epistilii. Stendonsi
al di sopra di grandi sassi per tetto, non
a Yolta ma piano , lievemente inclinato
ai lati esterni, oggi in maggior parte di-
strutto; rimangono vestigia intorno quei Iati
d*un condotto, doye incanalavansi le ac-
que piovane. Yedonsi nelF interno lato orien-
tale delle absidi o nicchie, delle quali in una
a destra è un tumulo adatto ad accogliere
un cadavere; vi si osservano delle pitture
che sanno dei tempi moderni, alludenti
ad imagini sacre e quasi cancellate. Non si
sa a qual uso sia stata destinala la grotta
^i cui si ò fatto parola; non avanzano
indizii di Chiesa sopra fabbricata , talché
possa dirsi una adunanza sotterranea.
Sembra del tutto improbabile esservi i
primi penetrati i cristiani per tema delle
persecuzioni , come crede comunemente il
volgo, poiché era apertissima; sebbene non
si conosca a sufficienza dove tendano i con-
dotti destinati a ricever la pioggia per non
essere intieri, nondimeno, secondo il mio
parere, questa cava sotterranea fu prima
una conserva di acqua e forse poi le ab-
sidi e le pitture vennero aggiunte dai pietosi
cristiani perché a Chiesa si accomodasse. Sot-
to i Normanni poi villaggio o casale non esi-
stiva. Rinvengo concesso dal Re Ruggiero
nel 1137 ali* Archimandrita di Messina il
feudo di S. Basilio del Fiume Freddo nel
territorio di Lentini. Nei registri di Re Fede-
rico 11 e di Martino, dicesi soggetto il feudo
ad Alafranco e poi ad Antonino di S. Ba-
Mio; cognome, che la di lui nobile stirpe
prese da questo territorio, poiché nomi-
navasi in prima da Lentini.
BasUuB»»« Lat. Basiluzuè. Sic. Basiluz-
zu (V. D.) Una delle isole Eolie^ Heracleo-
te$ appellata dai Greci, cioè di Ercole dai
Latini. Dista da Lipari verso oriente 10 m.,
e quantunque di non più di due miglia di
circuito, è adattatissima alla cultura. Ne fa
432
BA
nemione, come osserva CluTerìo, r Itine-
rario delle Isole, e la dice collocata Ira
Efonimo e Strongoli.
Bataria. (T. M.) Foresta o bosco della
Curia; se ne ha menzione nei registro di
Federico II, dove dicesi spettare a Giatanni
MoBcay che possede?aIa a nome di Giacih
mo ChiaramotUe. Pagava 4S BcuUati.
Battalaro. Lai. Battalarum. (T. H.)
Gasale e Castello spettantesi una volta al-
la Chiesa di Horreale, di cui fa menzione
il Re Guglielmo li in un diploma del 1181,
e ne descrìve i confini tra Busacchino e
Contessa. Dato egli T aveva tre anni prima
a Goffredo di Batlalaro e per fellonia di lui
ne diede il Re i beni a quella Chiesa, conce-
dendone il diploma nella festività dell* Assun-
zione suir altare^ secondo i*antico costume;
ma essendo Casale compreso nei confini
della Diocesi di Girgenti, Bartolomeo Ve-
scovo di essa cedendo ai suoi dritti , lo
largì al Beai Monastero nel 1179. Og-
gi è un feudo deir Arcivescovato di Hor-
reale, nei di cui registri occupa il num. 67;
conserva vestigia del castello.
Batfe. (V. N.) Villaggio una volta nella
Diocesi di Siracusa, di cui è menzione in
un diploma di Alessandro 111 delFanno 1168:
le chieèe di Batte e me pertinenze. Man-
cando oggi buona parte di queste terre,
ovvero i nomi allora in uso, è afTatto incerto
qual si venisse col nome Balte; dicesi do-
po Palazzolo; non se ne ha intanto alcun
vestigio neir Itinerario Arabo in quei tempi
dettato ; credo adunque sia cogli altri un
nome corrotto in quel diploma.
Batieati. Sic. Vattiati (V. D.) Villagget-
lo sotto TEtna, sopra Catania, di cui era
una volta municipio, oggi di pertinenza,
cogli altri delle contrade medesime, delle
Signorie Massa. Prende la Parrocchia il ti-
tolo della SS. Annunziata, ma il patrono
principale degli abitanti è il martire S. Lo-
renzo, di cui celebrasi la festa. Venerano
anche S. Agata con particolar divozione,
BA
che dà il nome ad una chiesa
poco di sopra, nella contrada dei Valenti.
Nei censo del passato secolo segnaronsi 61
case, 271 anime, ma 417 nell'ultimo. Ve-
di per la nota S. Agata dei Baiieati.
Bauicanl. Lat. Baiticanié. Sic. Vaili-
cani (V. H.) Fiume che nasce dal fonie
Seorciavaeea^ nel territorio di Gorleone;
bagna poscia i confini di Contessa, e fe-
conda il territorio di Torretta, dove ammi-
ransi i ruderi d*una antica torre, ed ae-
cresciuto dalle acque del Bruca sbocca ad
Belice (1).
Batu^ Lat. Battum. (V. D.) Casale ap-
partenente alla Chiesa di Cefalù, in im À^
ploma di Martino del 1393 dove registri
i beni di quella.
Bauduno. Lat. Baudwiuè. (V. If .) Fol-
te del Cassibili. Vedi Bcdduno.
Bauio. Lat. BauH fona. Sic. Vada (V.H.)
Fonte sotto Palazzolo, donde scaturisce fl
fiume Cassibili, da cui dista 3 miglia vem
Sud-Est.
Bavoso. Lat. Bavuium. Sic. Bavosa
(V. D.) Paese detio Bavosa nei Begli Ti*
buia ni, e Babusa appo Arezzo sul silo deHi
Sicilia, che circa le foci di Hile, situalo s«
un colle rivolto a Nord, signoreggia il sotti-
stante mare. Ha 90 case secondo una Mt-
vissìma rivista, e 300 abitanti, ma neO^cÉ
del Fazello 112 case, 41S abitanti. Fa OM*
rato del titolo di Contado dai Be Filippa
II nel 1590. Vi sorge una sola Chiesa ptt^
rocchiale dedicata a S. Nicola Vescovo, sof-
getta con 11 altre Chiese minori alri^
ciprete di Bametta. Sur un alto psf-
getto levasi un convento di Minori, setti
gli Osservanti una volta, oggi sotto i Coi-
ventuali, fabbricato sin dal 1386 sotto ili-
(I) Dà nome ad do ex-feado con titolo éi la*
calo appartenente alla famiglia Termioi. UM|eli
sue rife era il distratto castello Tkuffrium, • t*ae*
tica borgata Gisia, e sinora tì ti Todo ti colà
castello del Conto Raineri.
133
BA
S. Maria isnuniiala. Ha il Pnl&z-
Conle, che sofraslA a lutlo il paese,
forma di castello, pcrlocbè dicesi
fuovo, cogli onori di Principato, a
a per amenissima strada fiancbe^;-
I pioppi; il Casale altresì oel più
> , presenta il titolo di Marchesato
Dira, talché bella è quella contrada
Utoli. Comprendesi nella comarca
roreale, e la Prefettura militare di
la Diocesi di Messina. Vanta a Pa-
I Madre di Dio. Il suo terrilorìo at-
te in acque, è piantato ad albereti
i, Tigne, oIìtcU e gelsi , poiché vi
ine r artificio della seta.
re la prima mentione di Bavuso sot-
Lragonesi, poiché sotto Federico II
aggetto agli eredi di Giotanai di Stm-
iprosselo con Honforte iKccoIa Catta-
«Bidente di Sicilia verso i primordii
secolo, e venne poi soggetto alla
lel registro di Martino, per BaxMO
e lerricciuole. Pervenne non lungo
dopo in nome di doto ai Pulicbini,
Desti ai Moncada; ma apparlenevasl
)4 a Lorenzo Sarullo; passò poscia
teóai, e tu dato per pegno ai Crisa/i
H); r ebbe colla condizione mede*
iglielmo Spatafora nel 1630, e ce-
lalmente ai Codone, poiché Andrea
tla famìglia, che avevasi acquistato
p-ossa fu detto Barone di Bavuso ;
da Ini Stefano, nominalo Conte nel
lasciò i figli Andrea e Giuseppe, il
nccesse al fratello, morto sema pro-
isciò il figlio GiTOtamo, per volere
> Filippo IV Prìncipe di Caslet-
dei dodici Pari del Regno, grande
iglìo di Triremi si in Sardegna che
ia, e sì ebbe in moglie, con per do-
mtado di Naso, Flavia Cibo fìgliuola
le di Pietro, donde Ctotanni Emma-
il quale sebbene venuto a seconde
non lasciò alcun figliuolo, perlochè
le Cottone figlio di Carlo, (fu questo
BA
fratello di Girolamo), ottenne le signorie nel
1670; Principe di Villanuova fu anche co-
stui, e Marchese di Allamira, e con Agata
Amato ed Albata generò Filippo, che oggi
si ha il domìnio di S. Caterina; nacque da
lui e da Anna Maria Morso, Gaetano, che
sposata Lucrecia Cardona, è onorato dei ti-
loli di Allamira e di Villanova. Profferisco-
no i Conti di Bacnso nei Generale Parla-
mento del Regno il xxsi voto (1).
Barcn. (V. M.) allrimenU Baylh. Torre
in una porla di Palermo detta un tempo
dei Patilelli ; ancor sorgeva al lempo
del Fazello, ed oggi corrisponde alia Chiesa
Parrocchiale di S. Antonio. Dicevasi febbri-
cala a guardia sì del destro che del sini-
stro porto, che di ih allora slendevansi, ed
era scolpila di una iscrizione. Crede fal-
samente Barone, come avvertono il Valguar-
DCra, il Di Giovanni e l' Invoges, che seguono
il Fazello, essere stata dove oggi l'Ospedale
di S. Giovanni di Dìo. La torre di Bayeh
scrive il Fazello, netla di cut sommità «1M-
titte Bcolpita ancora l' intiera iscrizione,
non d'impaccio (M' abilazione] ma chi vi
abilava nel fS34, rìnnotandone ii muro
occidentale, donde comincia la pi& famosa
ria della antica città, ne traspose le let-
tere incise nel vertice, e molte ne dimez-
zò. Riporta l'epìgrafe, di cui parla, tradot-
ta in latino, ed ì frammenti in caratteri
Punid, nel lìb. 8, dee. 1, cap. 1. Le pietre
di che era fabbricata la torre erano di tal
mole, che tre buoi aggiogali a stento po-
(t) Oggi è an cornane ìn provincii diitrelta •
dioccti di HeMÌPi, cÌrcoDd*rio dì Geno (UeMina):
dilla ti m. dit cipo-lot^o della proTiocia, cbe ne
4 allrett il cipo-dii(ret(o, t dal capO'circoDdarìo.
ConliTi nel 1T9S ioli Si3 ibiUali, TIO nel 1831,
ed 879 nel Gne del 1852. Le laa etteniione ler-
riloriele è di Hlme 133,961, cioè S.Oia in giirdi-
ni, l.»tO in canneti, 0,S91 in gel*eli,«,ai6 io le-
■ainalorii albereli, 16,395 in leminilorii templicì,
13,331 in piKoll, 33,B85 io oliveli, »,ei3 idtì-
gneli leinplici, 0,i38 in boicale. L'aria ne i mU
134
BA
teTano toglierie dal laogo. Yenne spiantata
■el 1564, per comando di D. Garzìa di To-
ledo Viceré, in tracciar la Regia strada a
poche altre seconda in Europa, detta del
CaséorOy poiché gli angoli ne impedivano
la direzione. Scrive il Yalguarnera esserne
stato il vero nome Baylhy e corrottamente
appellarsi Baych dal Ranzano , qual voce
equivale al latino DamuSj come se la sede
di Sefo di cui parla T iscrizione (1).
(i) La diseimioiie loU' antichità della Torre di
Bajch sembraci di importania non lie? e. É dessa
ano di quei monomeuti, che fece lambiccare il
eerrello ad nomini di alta risma p ad indagarne
la fondazione: non fa scieniiato che non ti s* inte-
ressasse, non amatore di cose patrie che fatto non
•Tesse lo sne indaginL Yersafasi tnllo V astruso
della questione in istabilire di quale mano siano
stati i grandi caratteri, che portava in fronte scol-
piti^ a dedarre da essi una conseguenza sull' ori-
gine. Infatti Pietro Ramano ingannato dai tra-
nelli degli Ebrei, fa di parere ne sal.sse l'epoca
della fondazione, ai Caldei, ai Damasceni, ai Fenici,
anzi a non altro egli si appoggia che sulla inter-
pretazione dei caratteri fattane da Ebrei, di cui ri-
posa flolla fede; la tradizione dei loro padri sulla
esistenza di essa, un antichissimo codice Ebraico,
la interpretazione di un Siro peritissimo , come
fpacciaTui , nel caldeo, in realtà un impostore,
ehe arreca come una conferma , un* antica tra-
duzione con cui tutto combinata, sono per lui
argomenti irrefragabili; e cosi in Tero si sarebbero
creduli da ognuno, se altro STÌloppo in tempi ul-
teriori non si avesse avuto la faccenda. Non est
alius Deus prcieter unum Deum , non ttt alius
potens praeier eumdem Deum, neque e«f alius
Victor praeiereumdem,quemcolimus, Deum. Hi^Jus
turris praefeciui est Sepho filius Eliphaz, filii Esaù,
fratris Jacob, /S/tt Isaac, filii Abraham, et turris
quidem ipsi nomen est Baych , sed turri huic
proximae nomen est Pherat, è questa la versione
che egli ne porta, volendo dedurre T antichità di
Palermo: saggissimi lettori alla prima comparsa
risum teneatis? Non sono nostre finzioni, scrive
intanto, rimangono dei pubblici monumenti delle |
nostre attestazioni; chi l'avesse per incredibile
vengano a periti di caldeo , leggansi da essi le
lettere incise in patrii caratteri, e vedranchenon
è vana jattanza dei Palermitani il ripetere V ori'
gine loro da tre mila e quasi cinquecento anni.
Abbiano intanto riguardo chi han fior di senno,
BE
Hìiémtm. lai. Betta Fané. Sic. Beddo
Fonti (V. N.) Fonte che shocca nel fiuaie
Gassibili. Vedi Baidone.
Sefo figlio di Philipax non etiera mUHù fimétm
della torre ma prefetto, donde ardiste ajftrwmn,
aver Palermo anteceduto a Sefo. Gli aerìtlori che
fiorirono dopo Ini segnitaronlo cieraneote in foiai
falsa opinione, di tatti il più accanito il Gas. Ht-
nsenico Schiavo, che a stabilire l'antica i
Uzione, scagliasi contro il Clavorio , il
FAssemanni che 1* ebbero candidaoaeate par oh
favola; Mariano Yalguarnera sebbene abbiaat vc>
dote le diflkollà, si sforzò a tntt'aooM a diaci»»
glierla confermandovisi. Facile è abbatlare gli aa»
gomenti del Ranzano. La interpretazione degli EM
è una ciancia, è una favola ingegnosa. Chi m •
quale privata o pubblica utilità dei Giwiei S
Palermo, scrive l'eruditissimo Salvatore
poteva servire il lusingare il popolo con
diose delt afUichità della sua patria; e
non 6oe alcuno particolare abbiali apintì,
è palese la superbia loro, che memori deU*
grandezza aspirano sempre ad un ingiganti
che non vien conceduto? Mostrar la
della loro nazione, mostrar che erasi
sino in Sicilia, che àYeià signoreggiato, mI
tarpato intendimento esser non poteva ana
disfazione? Gl'ingegni siciliani cercarono i
dissolversi da una servilità che loro non convaaifa:
s'introdusse lo studio del linguaggio arabico e fi-
sroagaronsi allora le ebraiche menzogne; measiM il
communicazione i nostri cogli scienziati di sllie-
mare, si vide che la iscrizione non era che il
arabo, non però comune, ma cufico, eooM ssrist
il Torremuzz4 : in hoc scriptorum dissidio si aMMi
liceret prof erre judidum, dicerem charaeteresiiÈm
non Chaldaicos neque Arabieos comunes asss, fff
Arabicos veteres, vulgo cuficos dietos..., di ftM
servivansi in Sicilia i Saraceni a segnare i
menti sacri ed i pubblici , di che vedesi
adorno il vertice della Torre della Coba,
mente dei Borgognoni, e di quella di CeCdà,tll
Chiesa del Monastero di S. Maria delle TeffÌM il
Palermo. Tale opinione sembra oggimai
ma. Né Caldei dunque né Ebrei furono i
tori della Torre di Baych ; iscrizione e
ron opera dei Saraceni invasori. Il Faiello ai di
cui tempi era ancora in piedi quel aaonnMHlib
non potè che raccorne un frammento, (cbè il ri»
manente era perduto) troppo piccolo inTafe*Vi
da polervisi conoscere il genere dei carattMl; '^
maggior frammento ci fo però tramandalo ia M
f i
135
BE
^Uce. (V. M.) In antico Belich. Casale
Saracenico non lungi dal confluenle dei ru-
leelli del medesimo nome, ed alla destra
iponda del sinistro Belice^ poiché sono due
cose in appresso diremo, i fiumi Belice, il
destro cioè ed il mancino. Ne è menzione in
n priTÌlegio del Conte Ruggiero del 1092;
dofe desciivonsi i confini della Chiesa di
lanara, e nei diplomi di Pasquale Rom.
fonU All'epoca di Guglielmo li non era
pift, come ricavasi dalle tavole della Chie-
la di Morreale. Eravi presso, TOspedale del-
l'ordine di S. Lazaro, sotto il titolo di S.
Caterina di Beliee^ di cui rimane oggi la
Chiesa nella cura d'un Beneficiale eletto
dal Ke, d' un Canonico di Girgenli una volta,
eoli' annao provento di circa 500* onze. Il
territorio d'intorno ancora ritiene il nome
di BeKce^ si stende diviso in 4 parti, e con-
ila con Castelvetrano e Menfri. Abbon-
àt in boschi, ed in gineprai, che aprono
eoTiU alle fiere ed ai cinghiali, alla di cui
CMcia si fersano i Grandi del Regno. Ap-
farlenevasi un tempo a Matteo di Perol-
lo, compresselo nel 1S73 Carlo di Arago-
•a, e ne è oggi in potere Fabrizio Pigno-
li Prìncipe di Castelvetrano.
ìtto di Marco Antonio Martinet, ed in
MMino di entrambi troTanti i nomi di Baych
fWnl, Mo. Eliphaz, né alcun altro nome proprio;
h invtnsiono aaaolnta degli Ebrei , che. i padri
iMlri, riguardando i lumi di qnel secolo, com-
pSkSR, a'iiigoiiarono senza ritegno. Non presenta
il pDittttto cbe on accozzamento di espressioni
iesiaBÌcb«— non est Deus itisi Detfs.ium tsfpo-
ìmla Mfiia fortitìido niH in Beo forte omnipo-
IM» dalla sora xxxnii — ad Deum quod pwti-
ett Deus» nisi ipse vivens aetemus, dalla
in. Nola altresì il sig. Tjchsen, leggersi nella
r lKnlÌMa«et frscenfiim, e le tocì di aTanU.seb-
^ kiM Mrìtte eoo molta negligenza, permettono ri-
«umo trigesimo primo, che insiemeanno S31
maonaeltana, in arabo Egira, (958 di G. C)
ad ^sala anno pmò credersi essere stata compita.
Bmeiiidciido intanto di Sefo e di tutte le baje e
le CuMÌooi«, abbraccio la etimologia mila voce
lijeh, data dal nottio scrittore.
BE
Bellce, lat. Belicis Arx. Sic. Bilici (V. D.)
Castello sul monte Nebrode, tra Polizzi e
CoUcsano. Al tempo degli Aragonesi appara
tenevasi a Francesco VenlimigUa^ che pos-
sedeva le signorie di tutta la circostante
contrada, e Collesano, alla di cui morte, ce*
duto al Re, ne lo restituì ai figli cogli altri
villaggi e feudi. Pervenne con Collesano
nel secolo xv ad Errico RtisiOj poscia ai
Cardona e finalmente ai MontecaiinOy co-
me parte del Contado di quello. La Signo-
ria di £e/ìce contiene dodici feudi e molto
grandi, dei quali hannosi alcuni Signori
particolari, come dirò più in appresso a
suo luogo.
Beiice. lai. Belicis. Sic. Bilici (V. M.)
n destro ed il sinistro, dei quali il pri-
mo dicevasi dagli antichi Crimisius^ e sboc-
ca nel sinistro, che appellavasi Hypsa, tra
Sciacca e Tantica Selinunte, e precipita nel
mare Libico. Di entrambi diremo a suo luo-
go. Conserva il destro antichissime ruine
d*un ponte, che chiedono riparo.
Bella stonila. Lat. Pulchra foemina.
Sic. Bedda fimmlna (V .N.) Acquidotto nel ter-
ritorio Siracusano, mentovato dal Fazello, do-
ve incanalansi le acque da Sorlino o Xutino.
Bellampo. Lat. Belampus. Sic. Beddu
lampu (Y. H.) Monte del territorio di Pa-
lermo verso Settentrione. È sterile e di sco-
scesi scogli ricinto^ donde ben questo no-
me ^11 si compete, poiché Belam vale 5/e-
rile presso i Saraceni. È piantato verso le
falde , a vigneti ed oliveti ; bene adatto alla cac-
cia. Gli sottostà una terra amenissima a col-
line^ a poggetti, di che a suo luogo diremo.
Beiiilloru Lat. Belli/hres. Sic. Beddi-
fiurì (V. D.) Piccola terra sotto TEtna, so-
pra Catania, appartenente alla Parrocchia
di Valverde, da cui dista 600 passi ad 0.
S. 0, con una Chiesa dedicata a S. Anto-
nio di Padova (1).
(t) Oggi è aggregata ad Act S. Antonio in pro-
vincia di Catania. £x-feado della Cimiglia Riggio.
136
BE
>llnc«ldo. (T. H.) Casale distrutto
presso Sciacca, nel bosco Rifesi; apparte-
nevasi, per dono del Re Guglielmo del 1162,
alla chiesa di Girgenti.
Belmonte. Lat. BeÙw mons. Sic. Bei-
munti (V. N.) Casale un tempo, secondo
Massa e Sihagio, oggi territorio, volgar-
mente appellato feudo BelmotUino, verso
la parte estrema della piana di Catania, sot-
to i colli di Aidone ad 0. S. 0. Si ap-
partenne una voi la a Giacomo di Alago-
na, e per fellonia di lui T ottenne prima
dal Re Martino Giacomo CampolOy poi Leo-
nardo FoèsarOy da cui comprosselo nel
1407 Giacomo Gravina soprannominato Pi-
no, secretarlo del Re; Tebbe da Antonio
Gratina erede di Giacomo Guttierres Val-
le nel 1S28, da cui dopo 16 anni compros-
selo Giovanni Ferrara; si fu finalmente nel
15S8, sotto il dominio di Francesco Roma-
no y che vende ttelo ad Ambrogio di Santa-
pace allora Conte di Butera e Marchese di
Licodia, donde ne sono oggi Signori i Bran-
ciforti.
Belm^Bie. Lat. Belmons. Sic. Belmun-
ti (V. D.) Casale non più esistente vicino
a Frazzanò ed a Mirto, nella parte aqui-
lonare della Sicilia, mentovato dal Fazel-
lo (1).
Beimoiile. Lat. Belmons. Sic. Belmun-
ti 0 Mizzagnu (Y. M.) Possedendo Yincen-
10 Affliuo Cavaliere Palermitano l'estesa
terra del Mezzagno, ad 8 miglia da Paler-
mo, ne impetrò dal Re Filippo IV gli ono-
ri di Principato nel 1627, ed il di lui fi-
glio Marcìiese ottenne il dritto di armi, e
la facoltà di potervi costruire un Casale
sotto nome di Belmonte: morto costui sen-
za prole, successegli il fratello Albano, cui
il figliuolo Vincenzo ed il nipote Gerardo
Melchiorre^ che si ebbe ad erede Ninfa Af-
(1) Il castello Belmonte, come attesta Loca Bar-
beri nel suo CapibreTÌo, parlando di Mirto, Capri,
Franano e Belmonte. fa riedificato da Federico
di Aragona nel 1896.
BE
flillo e Gaetani, maritata nel 1658 a Frm-
cesco Ventimiglia Signore di Gratteri e di
S. Stefano; da questi Tebbe Gaetano Veth
timiglia, e poi il nipote Giuseppe Enmuh
nuele nato da Vincenzo Principe di Tilli
d*oro^ fratello di Gaetano, e da Marìanmi
Statella; onorato di varii titoli, ìntimo Se-
cretarlo del Re, dei dodici Pari del Regno,
Pretore di Palermo ben due volte ^ otten-
ne di nuovo la facoltà di formare un ca-
sale del nome di Belmonte , a quaF uopo,
radunate poche famiglie, fu il fondatore del
villaggetto che dicesi oggigiorno Mezzagnù;
unito in matrimonio ad Isabella Alliata,
adorno di prole, si vive oggi in Napoli
Gentiluomo di Camera del Re Ferdinando.
Il di lui fratello Salvatore è Vescovo di Ca-
tania (1).
BeipiMso. Lat. Belpassus. Sic. Bedds
passu (V. D.) Terra alle radici australi del-
FEtna, detta altrimenti Fenicia ManeodM,
e da gran tempo Maìpasso. È sotto h si-
gnoria dei Moncada Principi di Paterni;
perlochè sono confinanti entrambi i leni-
lorii. Essendo stata nel 1669 devastata dal-
le fiamme dell* Etna, cominciò di nuovo t
sorger nel territorio MezzocampOj e presi
(1) Oggi è on comune in proYincia, dittrdta, •
diocesi di Palermo, da cai dista 6 miglia, ed al-
trettanti da Misilmeri che ne è il capo*circon<i
rio. Dicesi comunemente Bf exxagno, e oontan mI
1798 una popolazione di 930 abitanti, aamealiliii
sino al 183t a 8043, e nel fine del 1858 a liti.
Vi Tenne fondata. la Chiesa madrice nel 1778 di
Giaseppe Emmanuele Ventimiglia Principe di lé>
monte, e la Chiesa del Bliseremini Del 1841 dil
Palermitano Domenico Corrao. Si Tenera difR
abitanti con parlicolarilii il SS. Crocifi«o, di cai
celebrano solennemente la fetta nel di 3 di
gio in ogni anno, con concorao del popolo
mitano. L'estensione territoriale di Behnoateédl
salme 1057,813, cioè 927 in giardini» 8.M4 il ^
canneti, 446,309 in seminatorii semplici, 118l,llf j
in pascoli, 87,013 in oliTCti, 18,500 io ?igneliil" m
berati , 180,943 in vigneti semplici , 833,811 il
sommaccheti, 11,908 in ficheti d'India, 0,171 ì*
suoli di case*
4 37
BG
il nome di Terranova e di Fenicia Mon-
cada, come §e risorgesse come una Fenice
dall'incendio; creduta dì aria malsana da-
gli abitanti^ fu abbandonata del tutto quasi
con intatti gli edìfiziì, rimanendo deserta
quantunque in regia strada. Prese dunque
a gara a fabbricarsene un* altra in più adat-
to sito, lievemente declive verso Sud, ven-
ne chiamata Belpasso sin dal 1C95, mu-
tato il nome dell* antica, detta Malpasso.
Si accrebbe notabilmente in breve tempo,
talché prima del quarto lustro della orìgi-
ne nel 1713^ conlava 773 case, 3426 abit.
ed ora 5209. La Chiesa principale , del
titolo deir Immacolata Concezione della
Tergine, magniGcamente fabbricata, sorge
nel mezio del paese con dinanzi un am-
pia piazza; è decorala di un Collegio Ca^
nonico formato da tre Dignità, 12 Alunni
4 Hansionarii ; a questi è affidata la cura
delle anime, e si commette la potestà di
assegnare minori Sacerdoti nelle Chiese <lcl
S. Salvatore e di S. Antonio, dove anche
eonferisconsi i sacramenti ai fedeli. Cele-
brasi solennemente una festa con fiere in-
ODore della singolare patrona S. Lucia Ver-
one e Martire Siracusana, di cui nella chie-
sa maggiore è un* elegante cappella. Altre
quattro chiese filiali meritano attenzione,
destinate a coltivare la pietà degli abitanti;
e dal 17... vi sorse un Convento di Minori
Hbrmati sotto gli auspicii di S. Antonio
a Padova.
A circa 150 passi è la villa £oreUo o Stel-
la Aragima^ cosi detta dalla chiarissima^a-
liglia dei Duchi di Hontalto, che subro-
pla air antico casale delle Guardie, si ha
h Chiesa parrocchiale di S. Maria. Presiede
d dero di Belpaéso e di Borello un Yi-
eario del Vescovo di Catania ; esercita in
sslrambi il Magistrato le parti del Barone,
e eomputansi come una sola terra nella
Comarea di Catania e nella Prefettura mi-
litaro di S. Filippo d*Argirò. L* amplissimo
lerritorìo stendesi in lungo ed in largo ver-
BE
so mezzogiorno, in ogni modo fertile in bia-
de^ e piantato a vigne dalla parte dì Nord sot-
to TEtna, somministra agli abitanti tulio chcò
necessario al conscrvamento della vita (1).
Belvedere (V. ?f.) Piccola terra. Mu-
nicipio di Siracusa, soggetta oggigiorno ai
Signori Bonanno. Siede in un poggio ap-
pellato Euryolum da Fazcllo, Mirabella ed
Arezio , dov' era un tempo una rocca : il
poggio Euriolo , scrive Arozio, con una
fortezza , secondo narra Litio , or detta
Belvedere, mira due mari^ quinci il por-
to di Tapso^ e gìiindi il porto di Strocuaa:
e Fazello: sopra Epipoli e LabdalOy a circa
due òtadii ad occidente, è un poggetto ri-
pido da ogni parte, appellato Euriolo da
Tucidide... nella sua sommità si scorge
una rocca eretta rozzamente dagli anti"
chi, oggi in parte diruta, che presenta una
cisterna cavata nel vivo sasso e che «t-
gnoreggiando l'amena prospettiva inter-
posta tra il Pachino e il Peloro, Belve-
dere vien dai Siracusani appellata. No-
tai nelle aggiunte al medesimo Storico, non
corrispondere alla magnificenza di Eurialo,
né questa inelegante struttura, né la cisterna
che rimane; fu di tale ampiezza e talmente
munita da non aver potuto espugnarsi daire-
sercito romano, che sotto Marcello occupava
Epipoli. Cluverio, seguendo i sullodati scrit-
tori, stabilisce anche Eurialo a Belvedere^
e servesi di varie congetture , che vane
(t) Oggimai è capo-circondario di 8' classe, in
proTÌncia , distretto e diocesi di Catania , da cai
dista IO miglia, e 174 da Palermo. Erane la po-
polazione nel 1798 di 5114, di 6531 nel 1831, ed
altuaimente di 7438. Comprendesene il territorio
in salme 10611,961, cioè 17,506 in orli semplici,
1,496 in canneti, 267,035 in seminatorii alberati,
5177,1 10 in seminatorii semplici, 873,503 in pascoli,
90,181 in oliveti, 273,297 in Tigneti alberati, 241,990
in 6cheti d* India ed altro, 112,244 in alberi misti.
538,007 in boscate» 1113,241 in colture miste,
1530,001 in terreni improduttivi , 3,941 in saoli
di case, 0,250 in camposanto. L*«ria ne è sana.
Borello è od soUo-comano riunito a Belpasso.
AQ
138
BE
dimostrai , affermaiido col iBonanno essere
sialo Euriaio a Mongibellisi. Dei resto va-
riando gli scrittori di opinione in assegna-
re il vero sito dei luoghi appresso Siracusa,
nulla può aversi di certo. Il poggio Belve-
dere sembra al Gaetani ed allo stesso Bo-
nanno il colle Temenite mentovato da Tu-
cidide. Narrasi esservi stato un tempo un
bosco sacro, ed un tempio dedicato ad Apol-
line. Sotto la diruta rocca siede adunque
oggidì il villaggetto , la di cui unica Chiesa
parrocchiale ò sacra a S. Maria della Con-
solazione, ed ha soggetta quella di S. Pao-
lo di cui ora han cura gli eremiti. Scrive
11 Pirri essere stata la prima conceduta da
principio ai frati Agostiniani, ma poi cedet-
te alla cura d*un Sacerdote Beneficiale. Bi-
conosce la sua origine questa piccola terra
circa il 1630, quando Giuseppe Bonanno
Principe di Linguagrossa ottenne poter co-
struire un casale nella contrada Carancino e
Belvedere, tuttavia sotto la siracusana giu-
risdizione. Nacquero da Giuseppe e Corne-
lia Settimo Franeeseo e Vincenzo, dei quali
il primo morì senza prole, ebbesi T altro
da Angela Grimaldi il figliuolo I>omenico,
da cui e Dorotea Nava nacque Vincenzo li;
menò costui in moglie Bosa Hugnos, donde
nacque Giuseppe fatto padre da Giulia Fi-
lingeri al vivente Vincenzo III marito di
Vittoria Vanni, ricco in prole, Principe di
Linguagrossa, e Signore di Carancino, Bel-
vedere^ Bulgareno, ed Alcimusa. La prin-
cipale patrona del villaggio si è S. Anna
madre della B. Vergine. Numeraronsi nel-
r ultimo censo 366 abitanti che godono dei
privilegli di Siracusa. Leggemmo aver con-
cesso la Begina Bianca, cui appartenevasi Si-
racusa, il feudo di Carancino e di Belvedere a
Giuseppe Arezio nel 1406; dagli Arezio passò
finalmente ai Bonanno, ed entrambe queste
famiglie fioriscono tra le piò nobili diSiracusa,
e splendidamente sin oggi si sostengono (1).
lì) Oggidì è QB totto-oomone in provincia di
9(Qlo, dislrttto, diocMi • «ircondtrìo di SiracoM,
BE
(V. D.) Nuovo villaggio ver-
so le falde orientali del Hongibello, altri-
menti Piedimonte, di cui diremo in ap-
presso.
BerliMilda. Lat. Pémòoyda. Sic. Bi-
ribaida (V. H.) Castello a piedi di un col-
le verso tramontana, dove sono festigia di
una distrutta rocca appellata Caslellaecio. Il
colle dicesi volgarmente Cozzo^ nel terrilo-
rio di Hazzara , presso il promontorio di
Tre fontane, o di Granitoli. È mentovato nei
regii libri il bosco Beribaida, dove sorge
un castello, appartenentesi sotto gli Aragone-
si a Tomm€uo Corvino, e per di lui fellonia
dato allo spagnuolo Graziano de Xttair^ po-
scia a Garsia figlio di lui, altrimeniì Cor-
9%otto. Succedette a costui la figliuola Gio-
vanna, alla di cui morte, senza prole es-
sendo, ne investi il Be Federico III nd
1350 Perrone Gioente riggettando Presiost
moglie di Garsia, e la sorella di lui Sere-
na, dimoranti nella Spagna. Passò da Pet-
rane a Barlolomeo^ che vendetlelo nel 13M
a Ferreri di Ferreri, donde 1* ottenne in-
tonto di Plqja coir obbligo di assumere co-
gnome ed armi, confermando il Re Marti-
no. Succedette ad Antonio morto senu i-
glìuoli, Serena nata da Ferreri e moglie di
Guglielmo Inveges; a questa la figliuola Ar-
gherita^ che prese a marito Giannotto di lari-
no e dicesi confermata da Alfonso nel 1453:
nato da questi Melchiorre, ebbesi ad erode
GiovanneUa, unita in prime nozze a Kén
Sobìa, a Bernardino di Termini in
de. Da lui nacque Antonio^ oggi xn
ne di Beribalda, Prìncipe di CaslelteraW,
Conte d*IsneUo, e per dritto della moflis
dittante da Palermo 145 m. Ne fo calcolala la pa-
poUxione nel i79S per 400 abitanti; prioui dal liti
Tenne aggregato al cornane di Siraciiaa»o cantava
650 vite, e 797 nel fine del 1S51. Venoavt naliMt
portalo a compimento un campoaanto , can aap>
pella corrispondente^ Se ne computa eoo Sìfaean
Teitensione territoriale» e aolle tnt allnrt è po^ ^
un telagrafo. Jl
139
BE
Eleonora, Signore di Baacina e di Monte-
maggiore.
Beranlsvco. Lat Bermiiuci. Sic. Ver-
misaca (V. M.) Gasale di Pietro di Moach,
sotto Federico II, che possedefa altresì
Sortine ed altre terre, come diremo a suo
loogo.
Bevlan^. Lat. Bitianum. Sic. Viviana
(T. M.) Castello e Gasale, che appartene-
fasi, sotto Martino, a Guglielmo di Honteca-
tino con Camerata e la rocca di Pietramotta,
nel territorio di Castronuovo.
Bealere «i l^nttni. (V. FI.) Vedi Len-
tini (Ugo di).
Barato. Lai. Buykutus. Sic. VÌTutu
(V. R.) Fonte di nome saraceno, che man-
da fuori acqua adattissima a rammorbidire
a Tenlre, presso la spiaggia, nel lato orien-
tale del promontorio Pachino, do?* è una
cala detta PorltceUo , tra la foce del-
nioro ed il porto Vindicari. Hannofi altri
roscdli in Sicilia deUa medesima proprietà
e della slesso nome, dei quali principale
i quel di Termini Imerese.
aerato. Lai. Aiyftiiltis. Sic. Vivutu
(T. M.) Fonte appresso Termini, donde sca-
tariscooo aeque salutari, principalmente a
nalattie cutanee. Altre due ce ne hanno
del medesimo nome nel territorio di Pa-
lenao, Bagherìa, sotto il colle Bongiordano
0 Porlella di mare, non dissimili di natu-
ri e d* indole, dei quali uno, testimonio
riaieges, abbonda prima del sorgere dei
sole in acque oleaginose; le ha 1* altro
lolfuree. TroTolle salutari Giacomo Adria,
peritissimo medico, che ne ebbe esperienxa
dalli guarigione di Tarie malattie (1).
(1) La Mqoo del BeTOto preno Termini lono
idlt eoBlrada evi dìiDDo il nome. Don loogi dalle
irìtiuli radici del monte Polìeri , lonUne dalla
ciUà nn '/• miglio circa. Parte te ne aerbano in
u peno, parie agorgano in nna raaca destinata
»à iaaliare i giardini. Tra 1* ano e Y altra tì ba
Wera diatama. SoDolimpidiaaime e trasparenti, ma
prive di odore e aon molto grate al gusto. Segnano la
lamparatara ofiinaria, e eootengono acide carbooi-
BI
Biasio (••) Lat. S. BUuiuè. Sic. S. Brasi
(V. M.) Nuovo villaggio, appartenentesi ai
JoppulOy nella diocesi di Girgenti, confinan-
te a Sud colla contrada di Sutera; costa
di 400 case e 1700 abitanU, sin dal 1659
onorato del titolo di Ducato. L'elegante
chiesa parrocchiale dedicata al tutelare S.
Biagio Vesc, è sotto la cura d*un Arciprete,
con una sufTraganea. Il palazzo del Barone
sorge decentissimo. Il grande territorio ir-
rigato da acque, ferace in biade, unito ad
un altro spettantesi a Clanciana o S. An-
tonio, anche di drillo della famiglia Jop-
puto, apparlenevasi un tempo a Giovanni
Gerardi. Nel 1666 comprosselo Diego Jop-
piilo da Girolamo Ficarra, ed impetrata
la facoltà a poter congregar di gente, no-
minato poco avanti P Duca di S. Biagio, al-
Iribul al nuovo villaggio il nome medesimo
del S. Vescovo. Sostenne Diego le prime
cariche nel Regno, ed eletto Reggente dita-
lia, egregiamente si a questo soddisfece per
molti anni, come agli altri ministeri; nac-
que da lui e da Sigismonda D' Onofrio, An-
ionio Giuèeppe , che fu Regio Razionale
e Pretore; unito in matrimonio ad Antonina
Gianguercio generò Pietro, da cui, con la
moglie Agata Spadafora, nacquero Anto-
nino e Ludovico; il primo si morì senza
prole, perlochè Ludovico nel 1716 diven-
ne Duca di S. Biagio; colonnello di
un* ala di cavalleria, ascritto Irai Grandi di
Spagna, cadde valorosamente combattendo
contro i Mori in Orano nel 1732 ; marito
ad Isabella Pescatore Matrona Spagnuola
generò Pietro //, che vive oggi in Madrid.
Si ha nel Parlamento di Sicilia il xx po-
sto, e gode del dritto di spada (1).
co, cariionato di calce, carbonato di magnesia^ sol«
fato di calce, sostanse organiche^ muriate di magne-
sia« solfato di magnesia, mnriato di soda, secondo
Fnritano.
(i) Oggidì è «0 comune in provincia e diocesi
di Girgenti , da coi dista 9 miglia • meiso , di-
stretto di Bivona da coi dista 9 m.« circondario
4A0
BI
Biasio (S.) (Fiume dì) Lat. S. Bla^us
Sic. S. Brasi (V. M.) Scorre ad Oricnle Ter-
so Girgenli, sotto la quale città mescolan-
dosi al famoso fiume Drago, assunto il no-
me di Agraganle, sbocca nel mare Africa-
no; il luogo diccsi Buccello. Fu appicca-
lo quel nome al fiume che scaturisce dal-
le sorgenti dei colli vicini, dal territorio e
la chicsiuola dedicata al Vescovo S. Biagio.
Poi dicesi anche di S. Benedetto^ dalla
contrada delio stesso nome, e dalle acque
che ne sgorgano. Falsamente Cluvcrio e
Massa confondono il S. Biagio col fiume
di Naso, che scorre come diremo a suo
luogo, a quattro miglia da Girgenli; preci-
pita nel mare^ di là dal promontorio Pun-
ta Bianca, donde sono discoste le sorgenti.
Traggittasi per un ponte presso la città, e
nella state quasi secca del tutto.
Blancawllla. Lai. Albatilla. Sic. Bran-
cavilla (V. D.) Terra dei Greci Albanesi una
volta da cui prende del pari il nome di Gre-
ci. Sorge sotto TElna verso Sud-Ovost, nel
territorio di Adernò detto Callìcari, da gran
tempo come un municipio di questa città
e del Contado, donde disia due miglia. Si
ebbe origine verso il USO, quando emi-
di Camerata , da cai dista 8 miglia , e 58 da
Palermo. Vi fiorì nello scorcio del passato secolo
il P. Fedele Cappuccino pittore e poeta dramma-
tico noQ volgare ; fu socio di varie accademie io
Roma ed in altre cospicue città , e ci lasciò un
dramma sol martirio di S. Biagio , ed altro sul
figliool prodigo, nei quali è da correggere Fio-
troduxione del burlesco a cose aflatlo gravi ; nei
Dialoghi familiari sulla pittura scorgesi molta
perìzia in alcune dimostrazioni, ma perdesi spesso
in inezie fanciullesche. Nel convento dei Cappuc-
cini in Palermo sono alcune sue tele. Comprende
il territorio di S. Biagio salme 8S76,135, cioè 4,898
in giardini, 17,820 in seminotorii irrigui, 45,954
in seminatore alberati , 1636,163 in seminatori!
semplici « 461,212 in pascoli, 16,841 in oliveti,
55,212 in vigneti semplici, 31,654 in mandorleti,
6,401 in snoli di case. Ne ascendeva la popolazione
Del 1708 a 2500, a 1911 nel 1831, e nel fine del
1852 a 2135.
BI
grarono dairEpiro in Sicilia colonie di Gre-
ci, molestate dai Turchi, come dirò a suf-
ficienza parlando della Piana dei Greci. Im-
petrato il terreno alcuni di essi dal Conte
di Adernò, costruirono piccole eise in pri-
ma, in una lietissima irrigata pianura, incli-
nata verso Sud, e adorna a Nord di basse
collinette; vi si accrebbero a poco a poco, e
lasciato il greco rito, si appigliarono al lati-
no. Vi ha il tempio principale, unico par-
rocchiale, dedicato alla Madonna della Li^
mosina, molto elegante, e posto nel sito fl
piò elevato a Nord. Stendonsi poi delle
case private, in alcune delle quali non
si desidera gusto. La grande Tia da Oriente
ad Occidente ha nel centro il mercato, e
termina con una piazza, dove è il conveote
dei Minori Riformati, fondato dal 1684 sot-
to gli auspìcii di S. Antonio. Sotto il mer-
cato è la decentissima chiesa della Terghia
Annunziata con largo, data una volta dal pio
Sacerdote Giuseppe Piccione fondatore, ai
novizii Paolotti, che abbandonatala poco b,
passò a Sacerdoti, che ne han cura del col-
to. Sorse anche in questo secolo un no*
nasiere di Vergini presso la Chiesa nia{^
giore. Conta finalmente il paese quattri
chiese filiali destinate a Confraternita, an-
tico tutelare è il Martire S. Zenone; ma ce-
lebrasi con gran pompa la festa di S. PI»-
cido Abate dagli abitanti nel di 5 ottobre, e
come Patrono lo venerano. Va soggetto 3
clero al Vicario del Vescovo di Catania: li^
ne proprio Magistrato Civile dal 1680, mei-
tre dal principio della fondazione compre!-
devAsi nel contado di Adernò, soggettooe ai
ministri. Il primo censo del 1632 mostri
576 casc^2211 abitanti^ contaronsi nel llISt
1128 case, 4202 abit. ed ultimamente 5361.
Il piccolo territorio inaflfiato di abboodai-
tissime acque dalle colline del MongibeUo,
diviso per mezzo dal castello di S. Filippo,
ferace in biade, piantato a vigneti dalla
parte di Sud, sovrasta ai campi stendealid
per le rive del Simeto; e da questa parla
j
141
BI
perciò magnifico riesce il prospetto del pae-
se, che è collocato al medesimo grado di
longitudine e latitudine che Adrano. Ne
enuncia 11 Mongitore nella sua Biblioteca,
Francesco Gemma, che pubblicò un poema
suir incendio dell* Etna, e Giacomo Aglio di
liu, versato anche nella poesia (1).
Bianco. Lat. Album. Sic. Brancu (V. M.)
Promontorio ette si avanza tra la foce del
fiume Alico o Platani, ed il lido di Sicu-
liana, nel lato meridionale delKisola. Eravi
un tempo da presso Hacara, poi Minoa, e
finalmente Eraclea, di che dirò, né man-
cano ì ruderi di un gran< j acquidotto ap-
parlenentesi a quest'ultima. Una torre di
guardia fabbricatavi sopra scosese rupi ap-
pare da lontano. Poi la valle di baipasso
con un rivo di acqua dolce, la grotta del
Bue Marino, altri scoscendimenti, e la torre
Mannaia^ di tutto il che a suo luogo diremo.
BiMno. Lat. Bibinum (V. N.) Leggesi
nel catalogo di Scobari di Bartolomeo lxiv
« Vescovo di Siracusa: dedicò la chiesa di
S. Niccolò di Buscemi, e quella di S. Lo-
renzo di BUnno; questa, dice il Pirri, forse
fu al di fuori dalle mura di Siracusa, vi-
dno a quella di S. Ippolito, che ora si han-
(1] Qoefto Comune che faceva parte del circon-
4arìo di Ademò» fa creato c«po-Ìaogo di circon-
dario con Beai Decreto del 30 settembre 1839 ;
iadi con Real Rescritto del 18 agosto 1841 fa ele-
valo dalla 3* alla t* classe. Com prendesi nella
proTÌocia dUtretlo diocesi di Catania da cai di-
ita ti miglia e metto , 150 miglia e metto da
Menno. Oggi ne è decorala la Madrice d*an col-
lagio di Canonici insigniti , che ti esercitano gli
tficii diyini. La popolatione ne ascendeva nel
1718 a S870,a 10388 nel 1831, ad 11166 nel fine
^ last. Ha un territorio di salme 8656,189, cioè
^,Sai in giardini, 9,8U in canneti, 810,428 in
^aMniDatorìi irrigui , 353,899 in seminatorìi albe-
^ti, 854,421 in seminatorìi semplici , 632,077 in
Ì«seoU, 10346 in oliyeti 453,026 in TÌgoeli albe-
rati, 63,051 in ficheti d'Inda, 157,938 in alberi
^usti , 39,605 in castagneti , 876 in boscate , 508
àa callo re mille» 8,802 in taoU di case, 0,094 in
^aaspoiaiito.
BI
no i frati eremiti di S. Agostino, Ma la
crederci piuttosto distante da Siracusa, poi-
ché ne sono mentovate insieme per la dedi-
cazione, le chiese di S. Niccolò di Buscemi
e di S. Niccolò di Palazzolo, site nelle ter-
re del medesimo nome. La terra Bibino era
altronde vicina a Palazzolo, ed ivi fu un
casale con la chiesa di S. Lorenzo. Se ne
fa menzione in un diploma di Tancredi con-
te di Siracusa: concedo finalmente il ca-
sale de Montanis, che volgarmente dicesi
Bibino.
mauLhi.Bidis, Bidum, Bidinum{\.V.)
Antica città, per sola congettura collocata
da Arezzo, Fazello , ed altri , nel territo-
rio di Siracusa. Colloca Cicerone poco di-
stante da Siracusa la gente Bidena , e
8cnrene della patria: piccola città det-
ta Bidi , ora territorio di Bigeni , tra
Tapso ed Eurialo, dov*è una piramide,
rovinata in parte. Sono queste parole di
Arezzo che altrove tuttavia aveva scritto: i
popoli Bideni, la di cui città che di-
cesi oggi Vizini , non è ignobile. Fazello
poi: appresso il distrutto Castelluccio è
una città , dove sorge una Chiesa in-
titolata a S. Giovanni di Bidini; dubito
non sia Bidi piccola città, e non lungi da
Siracusa, come afferma Cicerone. Se-
guendo Fazello il Cluverio: ti hanno
nel territorio di Siracusa rimasugli di
antica terra, a circa 1S miglia dalla
città , verso scirocco , con un tempio
detto volgarmente di S. Giovanni di Bi-
dini. Con entrambi si accorda il Mirabella;
Bonanno tuttavia crede costruita la Chiesa
di S. Giovanni, nel territorio Bibino, di
cui dicemmo, ed è menzione nei registri
di Federico II, e di Martino. Possedeva sot-
to Federico , la terra di Palazzolo ed il
feudo di Bibino, T erede di Guglielmo Ca*
stillar, e sotto Martino Alberto di Bodio.
Ignazio Noto scrive nella sua storia di Vt-
zini, tutti costoro ingannarsi (V. Vizini).
Molte cose narra Tullio di Epicrate citta-
BI
dino di Bidi, e della sua pingue eredità,
che giusta le leggi della cillà conseguir
doveva , e di Verre finalmente contro di
lui, con quoi tranelli spogliato ne l'aves-
se (1).
(I) Dn dello di Tullio mlae ìd iiconvalgimenlo
terìllori di polio io fillodi cose aicole lul «ilo dì
Bidi. Ftiello Irai primi, e «eco lui Clavcrio, Mira-
belli, AreziD, Pirri, appoggiiDdoiì ill'iularitì di
Cicerone, dittero Bidi licioa a Sir«CDsa. Non ta-
rono tulli perà di pari aeatirnenlo, ia itlabilirla in
parie medeiima; dubilò il Faiello, (fa ttala ^hbI
ruinalo vitlaggitto fS miglia dittant» da Siracuia
vtrta Oeeidtnta, dova vtdeti oggi una Chieta de-
ditola a S, Giovanni di Bidini; e poi scrive di
Titini; filini città di nuovo noma e grand», do-
vi, a>mt dietmmo allrovi, ha origini il DìriUo,
Ha Iona seguaci redeliiiimi il Clurerio ed il Mi-
rabella; non cosi dell' Aretio il quale dice di Bidi,
ti$tr» ora l'agro Bigini Ira il Tapio t l'Eurialo,
dov' 4 uno piramide rovinata in parte. Non (o
inlanlo per ijualeiitanlaneocaiiibiaaieDtDpoi icri-
Yi: i popoli Bideni, la città non ignobili dei quali
ora ffiiinf, i vicina a Licodia. Dei pari il Pirri,
il quale ateodoci prima cooiradello, icrlxe poi nei
«Doiiiaonimi: Bidci-dii Bidtnum-nl Bitiniam-nii
Ag. Bidmut Cic. Bitijuntii. Biguardo alla opi-
nione del Bonanno Gnalmente. dico che nesso di
•orla non può dedurli dal suo diacono; tì mella
in dubbio ogni cow, e nulla al On dei conli li
eoncbiade. Colora che ttimarono esier sorla Bidi
nel lerrilorio di Siracusa, lulti ti appoggiiroao
all'auloriUdi Cicerone, ma se badalo beat area-
aero a ciò che egli in appresso ne dice, cioè, li
inltdtata aiet morlua, f picralem Bidìnornm ligi-
bui hatrtdim uit oportertt, avrebbero ricavalo, es-
sersi goTernat* Bidi con allre leggi che non quelle
di Siracusa , onde sorger non poleti nel lerrilo-
rio siracusano, poiché se sialo lo fosse, dove*! ei-
•ere soggella alla capilale, né una cilti, piccola io
paragone di Siracusa, avrebbe polulo emanciparsene
dalla giurisdiiione. Siracusa, e chi lo ignora 1, era la
prima delle ciiu siciliane, e chea dir di Slrabone
vaoliTa un circuito di ISD sUdl, cioè di ben 31
miglio, seni! comprese le cilll suburbine, e di
ciò è irgomenlo la dislinia che l'iolramelle tra
Paianolo e Siracusa; Paianolo che risorta dalle
mine di Acre dista quasi 30 miglia da Siracusa;
•d Aera •rK:ondo Tucidide, «ri un'aulica cilil d«U
r agro siracusano: • certo dunque che prr Io meno
il larritorio di si gigautesM cilti eiteudaTasi a 30
■Edio. Lai. «Ìdium(V.D.)Caslcnò.rFpi-
(ornatore lii Stefano, scrive Clu>erÌo nel lib.
2, cap. 6 , soggiunge dopo BMi, ci ha un
miglia. Scrivendo Cicerone. Bidi non lungi da Si-
raevia, non vuole con ciò ligniDcircì, se non che
distante dal territorio sTracusaDO. non solo per la
ragione sudelta, ma poiché se giusta Falcilo avesse
voluto additarla dove oggi la Chiesa di S. Giovanni
di Bidini. avrebbe scrino nfll'agro nraeutano, •
non gii non lungi da Siraruia. Posto ciò come,
ripigliar si potrebbe, può ammettersi Viitni too-
dalB sulle rovine di Bidi. mentre disia beo 30 Bi-
glia da Siracusa! il non lonye di Cicerone nou poo
indicar diilania al gnndp; rispondo a ciò colta
parole del Bonanno, il quale di lalto avendo du<
bitilo, volle anche mellere in dubbio colesti ob-
bìeiione; i dubbio, scrive infatti, se Bidit daMeil
annonerara Irai luoghi apparlenenliii a nolitfi
firacuiant, ;uantun;ui dica Tufd'o ntUa V ailoM I
eonfro Vtrre. — Bjdia oppidulum est tenue , s
non longe i Sjracusis: perché tnolta allr* t
lo n lanini me da Siracuia, coma Cnmenna dilli
qìàaii ben 60 miglia, i delta da Vibio viHn* a
Siracuta. coiì iniitmemcnli i' ffloro vien dtl
Plinio non lungi da Siracuta . i pur tappiamo d»
la diitania che is ni inlramtttt non è m«n AJt
miglia. So Plinio dunque e VÌbÌo aervironsi
frase non longe per additare uni dislinaa nag
di 30 miglia, o quisi uguale, e se fu un veuc
) idioma latino, come non potè in simile e
slama Cicerone lertineneT e non V adoprò 3
medesimo Fszcllo per additare una dislaotadill
miglia, quanti ne passano da Siracusa a Bucc
■nlfrta Buxcma, Palaiolui, Sorlinum, FtnM 0
Bueherium, oppida non longe a Sgraeutil •
(erronea, medi belli. Jacopo regi deditioium {*•
cerunt, Vn. dee. i. lib. », cap. 3, voi. ), peg. M
edit. 111. 17(9. Un litro contrario at^OBenle d
si mette inlanlo dinanzi, fondilo sul Dome; i
somlgliania può scorgersi, ci dice Faiello, U
nomadi Vìiini, equcllodì BìdiT e caUaqaira»*
del Tardii nelle sue annoltuori d'
della Sicilia di ScberifElidrù: umM
pur farli le ragioni del P. Noia contro del f oMM
« del Cluvirio, bieogna confetiare eh» in TitM
deve rieonotetrti l' antica Bidi. lo da mio e
vi aggiungo, come facilmenla da Bidi polMU
Saraceni /'ormar ritini, fra U quali voci affi
gli Jrabi vi i la iota differenza di im psmle.']
cM la D t la Z dei latini dagli AtaM Mi wir*
eolio ileiio elemenlo, con la sola dffftrtnta Am
punto, (una cioè il i>Aal j falira Hai il Dht^J
1A3
BI
olirò eoèietto detto Bidio, nel territorio di
Taormina. Re è incerto il sito particolare^
poiché non se ne ha memoria alcuna presso
gli antichi. Opina il medesimo autore, es-
sere stato dofe oggi Nascali, ed io come
a sao luogo proYcrò, mi penso esser ivi
sorta Gallipoli ; iiè vestigia di sorta di
luogo aniicoj soggiunge egli, rintengonsi
eggidk nel territorio di Taormina; ma in-
r if vi 9i potè aggiungere pel Tanuin^ ostia Nunna^
wiomé f cioè il tegno flnaU della reduplicazione
dellm «osioiM » e eoeì formoesi da Bidi , Bisini ,
•
eke ìq inUrpeiro vetusta, sguallida dalla voce o^
Madkeam , forte seorgevanei allora le rovine del-
tamUea città desolata. Domando intanto come
può dirsi nooTO il nome di Yixini da Faxello
Miitlora del 1500 , te qaeato ti areya la città ai
ItBpi dei Saraeeni U del che ci è proya la deseri"
KOM detta Sieilia earaU dalla GeograBa Nubieae,
e la Geografia della Sicilia sotto gli Arabi , opere
iaaerile oella raccolta delle cose arabe del Gre-
gorio; ia anbe le quali ti fa menzione di Yiiini
eoa ^oeelo none attuale, (Gregorio rerum Arabia
tantm ampia eoUeetio pag, 4%0el%SediU Panwr^
m 4790Ì. Ma interroghiamo il territorio della
Yizioi 9 offoscato dalla caligine degli anni,
obblÌTÌone abbandonato; irariati mona-
de antichità » urne » lacrimatoi , rati, mo-
nti, ìddetli , looeme » maaserixie in argilla, me-
éaglBe, tatto è pel nottro asaonto; di qnale antica
lillà li ha menxione nel territorio di Yixini le
•aa iolameote di BidiI a quale città adunque»
fiaaia anticaglie » te non a Bidi , si apparten*
|aaal Abballata cori la opinione del Faxello, ca-
éaae qnelle parimenti dei seguaci suoi. CluTerio
le MfÀ alia lettera. Mirabella del pari , Arezxo
Yiit la ineoIBcienxa degli argomenti e si ripigliò,
Pirri. Aderisce alla nostra opinione
di taggissimi storici, Maorolico, Massa,
1 Basto Aotore , Ferrarlo, Masbel , Yillabianca,
Mfey, Paaqealiao^ Ortolani, Carta, e l'Abate
ttwiime Diauno-Fecro nel suo Discorso sulVan"
MmMU.
Ifilla intanto ei abbiamo di eerto solla origine
il MK» DtUe molte grotte a forma di case, a due
piani, ed anche ia alcaae a tre, dentro l'attuale
Tmm» Beila perle principalmente che attacca le
Miche alle oiodeme fabbriche, è mio sospetto
HmooCarae rorigiae tino ai iieoli: ne
hngao lettore il giodieinie.
BI
gannasi a partito, poiché yarie comtme-
mente se ne scorgono. Del resto Mola sopra
Taormina, detta antica dal Fazello ed ines-
pugnabile pel sito, forse fu Bidio.
Bitara (Y. M.) Un tempo Castello Sa-
racenico in Yal di Mazzara, espugnato nel
1086, come scrive Malaterra, dal Genìe Rug-
giero con le altre terre, Naro, Sutera e Li-
cata, nella medesima regione. Dicesi anche
Ragai Bifora. Sorge attualmente Bifora
nuovo villaggetto nel territorio dello stcjeo
nome, detto anche di Licata, poiché moKo
non ne è distante, e dicesi sostituito allo
antico castello. Vi ha unica Chiesa con un
Sacerdote che esercita le veci del Yescofo
di Girgenti. Costa di 30 case e 70 abitanti.
Sul principio del secolo vi il feudo Bi-
fara, nel territorio di Licata, appartenevasi
a Bernardo yillardita, o come leggesi nel
Registro del 1408, a Berengario , che an-
che colla moglie possedeva la terra di Fa-
varotta. Scrive il Sai vira essere slati sotto
Martino questi territorii di Bifora e di Fa-
varotta, di Calcerando Hugnos; ma notasi
nel censo la moglie di Berengario. L'ot-
tenne per dote Ruggiero di Honafria milite
e famigliare dì quel Re, la di cui pronipote
Palmay sorella ài Andrea di Monafria^si spo-
sò col Cav. Ludovico Buglio di Licata. Fa
Signore dopo di questi Andrea di Bifora^
che unito in matrimonio ad Antonia Yalle
catanese, generò iVario, da cui e da An-
tonia Gravina dei Marchesi di Francofonte
nacque Francesco, dei sei Pari di Paler-
mo, ed Oltavio, il quale ottenne le prime
cariche governative in Catania dove pro-
pagò la sua famiglia; si ebbe Francesco,
il figlio Hario ii, versato nelle belle arti e
nelle scienze, marito a Rosalia Serovira si-
gnora di Fiume Salso, dove nacque Franr
Cesco Vincenzo detto primo Marchese di
Bifora nel 1658; quantunque leggasi al-
trove, nei diplomi di Filippo lY, anche de-
corato Hario di questa dignità. Francesco
Vincenzo si ebbe da Rallaella Scammacca
1il4
BI
Prineipessa dì Alcara il figlio Mario in, che
fu perciò Marchése di Bifara^ Signore di
Alcara e primo Duca di Casalmouaco. !!ac-
que da Mario ed Anna Plalanione Emma-
nuel Francesco oggi Tìvenlc ed unito in
matrimonio a Stefania Gisalfo. E pingue il
terreno di Bifora , bene irrigato , quindi
ubertosissimo in biade, ed abbondante in
pascoli (1).
KlseMl« Lat. Biginis. Sic. Bigini (?. M.)
Rocca mentovala dal Fazello Dee. 1, lib. IO,
sul dosso di un colle elevato^ a circa due
miglia verso mezzogiorno da Partanna, so-
pra r antica città di Selinunte , le di cui
rovine vengono oggi dette Terre dei Pulci.
Vi ha una sorgente sotto la collina detta
anche Bigeni^ che scarica le sue ncque
abbondanti nel fiume Hadiuno o Selìno ,
le quali un tempo incanalavansi per acqui-
dotti, dei quali rimangono ancora vestigia
non ostante 1* ingiuria dei tempi. Giacomo
Adria nella Topografia della Valle di JHaz-
zara^ fa menzione di Bigeni come villag-
getlo, con un forlisHmo caslello; vi ha
un fonie di acqua riva che scorre per un
canale di piombo. Fu il fondalore di
quesla lerricciuola Anlonio da Fonie, che
per facoltà di Carlo Re ed Imperalore, es-
sendo quasi perila la ristorò. Ci ha un
tivojo nella contrada, dote deliziosa-
mente nutresi ogni genere di pesci, con
anche delle alose. Ha neir età del Fa-
zello, che visse poco dopo dell* Adria non
rimaneva vestigio di Casale. É stato oggi
censuato il territorio al Collegio di Salemi
della Compagnia di Gesb.
Blgenl. Lat. Biginis (V. H.) AltrimenU
(i) È un tolto comune aggregalo a Campobello
di Licata, in provincia, distretto e diocesi di Gir-
geoti, circondario di Raranusa, distante 90 miglia
da Palermo, 6 del mare» e lìtaato in una pia-
ovra dì aria malsana» con sole 66 anime* ed no
territorio di 765 salme. Vi ha una lolfara non
soggetta ad inondaxione denominala Di-bella, a 6
Biglia dal punto dell' imbarco, limitrofa ai terreni
foltÌTati^ eoo zolfi di S* qualità.
BI
Bigemiy e nei Regii libri lAbigini. Casale
e feudo spetlantesi una volta ai Hontaper-
to, nel territorio di Naro , dove oggi Ca^
slrofilippo. Male confondesi da alcuni colla
rocca Bigeni presso Partanna di cui di so-
pra si disse.
milleml. Lat. BiUiemià. Sic. Biddle-
mi (V. M.) Alta montagna deira«rro Paler-
mitano ed acclive nella parte principal-
mente che guarda Palermo, cioè la meri-
dionale, piantala a vigneti, alberi, ulivi;
e Beleem suona fertile presso i Saraceni.
Sorge a IVord appresso Belampo, con alle
radici la cala mariltima Sferra •cor allo, e
non lungi dulia spiaggia V Isola delle Fé*
mine. Famigerate ne sono le pietraje, don-
de vennero cavate le gigantesche colonne
che adornano principalmente il tempio di
S. Giuseppe in Palermo, e nel regno di
Napoli ammirevoli per numero e mole, so-
stengono i grandiosi portici del magniiieo
Palazzo regale in Caserta. Apronsi nel OMm-
te profonde grotte, dove attesta Carlo Vea*
timiglia, non una volta sola essersi Iroviltt
ossa di giganti.
Kimarl. Lat. Bimaris (V. D.) Monte,
volgarmente Dinnamari, dagli antichi Sa-
turnio, sulla spiaggia di Messina, cosi dello
perchè dalla sua più alta vedetta, secoade
alcuni, sovraneggia due mari, il Tirreno ed
il ionio. E parere però di altri dirslINi*
namari, o monte delle damme, perchè te
sue parti selvose e scoscese abbondano ii
damme. Da Diodoro poi è detto CakHi^9
Dimmari dal Fazello. Afferma Brìezio es-
sere rivolto al Pelerò, ma lo è verso na*
zogiorno il nostro Nettunio; il Pelerò, lol*
levasi a Nord-Ovest. I Gumi altronde sepi*
ranli, quantunque sembrano unirsi. Dovi
un'antica vedetta, fabbricarono gli abitua
una Chiesa alla B. Vergine, che aneorii
rimane , con somma pietà frequentala (1)»
(i) Contiene questo moute« dei narai. e v>il
minerali ed insetti, e prìncipaloieaU
J
«45
Bt
Blnrt« Lat. Birgis- Sic;. Birgi (V. H.) Pia-
rne, che è r antico Acitio. Stima Cluverio es-
ser Acitio il Carrabi, ma notai di sopra esse-
re stato questo da molti degli antichi ap-
pellato Ati. Secondo il Fazello si ha il Birgi
dae sorgenti che spicciano a 6 miglia verso
Settentrione dalla città di Salemi, delle qua-
li dicesl una di S. Giorgio, di Mangiadaino
raltra; accresciuto poi da svariate acque,
scorrendo a roo' di falce tra Marsala e Tra-
pani, sbocca nel mare. Irrigando neireslà
le circostanti terre, quasi a piede asciutto
si tragitta vicino alle foci, ma diviene for-
midabile neir inverno ed inonda i campi.
Giacomo Adria T appella Cintio, ed alle sue
foci colloca la città dello stesso nome, di
coi intanto non è menzione negli scrittori.
Blriseri- Lat. Birigeris. Sic. Birigeri
(?. If.) Fonte d'acqua lattea appo Buccheri,
mentovata dalFArezio ; è infetta da parti-
celle di zolfo , ed è eificacissimo rimedio
& curare le malattie cutanee.
Macari. Lat. Biscariè. Sic. Biscari (VN.)
Ron ispopolata città, alla riva sinistra del
fiome Dirillo o Acato, sopra un poggio,
on tempo però in sito declive sui margini
tiessi del Gume; travagliata sempre dairin-
salabrità dell'aria. È insignita degli onori di
Principato, e va compresa nei confini della
Diocesi di Siracusa. Stette verso la mede-
sima contrada il villaggetto Odegrillo, o
KHUo^ che prendeva nome dal flume, ed
appartenevasi alla giurisdizione del Contado
li Iodica: volgarmente dicesì Biscari so-
tlitaita a Dirillo, ma tra gli ediGzii di que-
sta ed i ruderi dell'antico, s'interpone una
distanza. Sorgeva Dirillo neir età di Harti-
10, e Biscari riconosce il suo nascere ver-
so il fine del secolo xv. Bimangono anti-
che rovine, e una porta quasi intera colle
farfalle; tì si troTioo altresì tartarughe ed altri
rettili; ed é abbondante in caccia, al di Tolaiili,
elle di qnadnipedi» trai quali lepri, conigli, Tolpi,
e raramente qualche martora. I botanici 1* hanno
eome intereaaaote per piante rare, che vi vegetano.
BI
armi del Barone, che era da gran tempo
della famiglia Castelli; ma sono piane e
rette sin dal nuovo tremuoto le vie alle
quali corrisponde il Castello o il Palazzo
del Principe, cui si sta presso la elegan*
tissima Abadiale Chiesa di S. Giuseppe
adorna di colonne, fondata da Agatino PQ"
temo, riservato a se ed ai suoi il dritto
di patronato, di scegliere l'Abate dalla pro-
pria famiglia. La Chiesa maggiore parroc-
chiale dedicata a S. Maria della Grazia, si
ha sufTraganea quella di S. Antonio, con-
ceduta una volta dal Principe ai Carmeli-
tani, i quali avendola finalmente abbando-
nata, Vincenzo nipote di Agatino, ad ecci-
tare il culto di Dio, Chiesa e Cenobio con-
cedette ai Minori Cappuccini. Vi è inoltre
nella Parrocchia una famosa Cappella de-
dicata a S. Biagio Vesc. e Mart. particolare
Protettore degli abitanti. Secondo le con-
dizioni del regno viene stabilito dal Prin-
cipe un annuo civile Magistrato della città;
il potere ecclesiastico poi ed il regime delle
anime risiede appo il Parroco o Benefi-
ciale, ed il Vicario del Vescovo. Va sogget-
ta alla comarca di Caltagirone, ma le dà^
Scicli un Prefetto di Milizia provinciale sotto
di cui riscuotono stipendi! tre cavalieri e 10
fanti di Biscari. Vi si contavano nel seco-
lo XVI 150 case, perlochè dicesi dal Fazello
piccolo villaggio. Ma nel registro del 1652
315 case, 1108 abitanti, nel 1713, 384 ca-
se, 921 abitanti, ed ultimamente 1519. È
fertilissimo ed irrigato il territorio, presen-
ta amene pasture agli armenti, ed appre-
sta insigne copie di biade agli agricoltori,
che massimamente arricchisce col canape
ed il lino. L'altezza polare della città
tocca quasi il 3V grado, eccede appena il
38® la longitudine. Mi ho sulle signorie le
seguenti notìzie; Antonio Beneventano si
ebbe sotto gli Aragonesi il feudo di Biscari,
da cui passò ai Lamia nobili di Lentini.
Ribellatosi Ruggiero di Lamia da, Martino,
venne privato dai beni; perlochè ottenne
146
BI
il feudo Giacomo Serra Milite Siracusano,
il quale essendo morto senza figliuoli, lo
assegnò il Re, con diploma dato in Catania
nel di 23 febbr^o 1396, a Niccolò Castagna,
che essendo Questore del Regno ne divenne
Preside; Tondettelo a Matteo Mazone colla
conferma dello stesso Martino nel 1408, e
costui a Bernardo di Cabrerà Conte di
Modica, cui intimò una lite il catanese An-
tonio de Castellis che T ottenne finalmente
in giudizio nel di 13 aprile 1(16 per dritto
della madre Costanza Lamia; successegli
Corrado, cui il figlio Guglielmo Raimondo,
che venne confermato dal Re si nel 1478 che
nel 1516; divenne per dritto della moglie
Isabella Viperano, Signore di Catalfaro e
di Favarotta, e Razionale del Re, sostenne
con lode le primarie cariche del Regno, fu
il fondatore della villa di Biscari , lo che
d afferma lo stemma ed il nome segnati
in una lapide di un'antica porta ancora esi-
stente. Nacque da Raimondo Giovanni Mae-
stro Razionale altresì sotto il Re Ferdinan-
do , ed il figlio di lui Raimondo generò
Giovanni ii , che fu padre a Yincenzo, il dì
cui figlio Ferdinando fu nominato nel 1566
Signore di Biscari, e fu T ultimo dei Ca-
stello^ poiché mori senza figli: per dfitto
perciò di Francesca Castelli figlia di Giovan-
ni, di lui madre, Orazio Paterno catanese
ne fu detto erede nel 1578, con la condi-
zione di assumere le armi ed il cognome
dei Castelli : da lui nacque Francesco a cui
morto senza prole successe nel 1709 il fra-
tello Vincenzo, la di cui unica figlia ed ere-
de Maria si ebbe a marito Agatino Pater -
nò suo parente^ il quale il primo dal Re
Filippo IV ottenne il titolo di Principe nel
1623, e sostenne le veci del Viceré nella
Valle di Noto; caro per varii titoli a Filip-
po, caro alla sua patria Catania per molti
beneficii, e principalmente in una gran ca-
restia; da lui dunque e Maria, nacque Vin-
cenzo II, che generò Ignazio con Felicia
Gravina dei Principi di Palagonia; unitosi
BI
questi in matrimonio ad Eleonora signora
di Paterno, Ragalcaccia^ Spinagailo, fu pa-
dre a Vincenzo iii, che accrebbe le avite
possessioni, e per la bontà dei costumi si
distinse; da cui ed Anna Scammacea Igna-
zio li , profondamente Tersalo negU studii fi-
lologici, e nella poesia, intento a raccogliere
monumenti antichi si della patria sua, che
di fuori, non che opere di natura o di ar-
te, tutto collocò in un gran Museo con ele-
gantissimo ordine, che si rimane air ammi-
razione si degli stranieri che degli abitanti.
Yive unito in matrimonio ad Anna Morso
dei principi di Poggio Reale, fecondo di pro-
le, e non ignoto al mondo letterario (1).
BlflilrLLat. Biriris. Sic. Bisiri (Y.I.)
Casale detto Mazzarese dal Fazello, presso
la città di Mazzara, oggi spiantato, ^ abi-
tato un tempo dai Grecia che passarono
ai tempi del medesimo Fazello in Contessa
(I) Biscari è an connine in ProTincia di noto»
distretto di Modica da coi dista il miglia aoa
rotabili. Diocesi di Siracusa, donde f rotabili SI
non rotabili» Circondario di Vittoria^ da cai è ba-
lano 6 miglia non rotabili , 44 del pari da Koto,
135 da Palermo, 44 rotabili, 0! non rotabili, Il aoa
roUbili dal mare Africano. RorinaU di già lactia-
sa Madrice , se ne eseguisce attaalmenta la ries-
struziooe nel sito medesimo. ATTÌsa il Sacco sMt"
▼isi introdotte ai suoi tempi, cioè nel iaa id
secolo scorso , due fabbriche di manifattnre, aai
di tele 6ne, l'altra di colla, ignoro se sono sia'sfi*
L*aria è poco sana pel macero dei canapi, tèi
lini , e la coltirazione del riso aquatico prsM
TabiUto. L'acqua è di fonte, buona ed abboadaala
Apresi ogni anno in Biscari una fiera per bufila*
durante due giorni, afrenendo la festa di 8i>^
cenzo Martire, che ha luogo 22 giorni dopo Vfi^
di Resurrezione. Nel 1790 tì si contaroao t7<t
anime, 2447 nel tS31« e finalmente tOM adii
scorcio del 1852. L'estensione territoriale di tf*
scari è di salme 6154,604 cioè 9, 254 in giardiiit
17,874 in orti semplici, U34S in canneti, It,!!'
in risaie, 774,01 f in seminatorii irrìgui» M»^
in seminatorii alberati , 2308.708 in aeaùnaltfv
semplici, 1437,544 in pascoli, 136,085 ia otifili»
62,064 in vigneti alberati, 169,669 in tigaili
semplici, 0,585 in culture miste, SU .100 in ttf* J
reni improduttifì, 1>106 ia taoli di
r
14T
1
imi
BI
naoTO TiIIaggetto. Ne fa menzione il Pirri
not. 6.
Blsaana (Y. M.) Territorio Terso Gir-
genli, alla destra sponda del fiume Ipsa, e
dal 1670 decorato del titolo di Ducato. Vi
hanno innnmereyoli crateri numerati sino
a 150 da Giacomo Adria, donde scaturi-
sce bollendo , putrida e puzzolente acqua
mischiata di terra, che allorché vien fuori
coir acqua, si ammassa intorno al cratere,
ma è poi di nuoyo assorbita , e s?ani-
sce; poiché non é già perenne T eruzione,
ma in tempo stabilito suscitasi una tem-
pesta continua per alcuni giorni, e quella
cessando, stanno i crateri, e i solieyamenti
della terra svaniscono in piano. Ayyiene un
gran fragore neir eruzione, e qualche vol-
ta tanta è l'abbondanza delle acque
venire ad allargare il lago; ma non sem^
pre sono i crateri nello stesso sito, né del
medesimo numero. Durante l'eruzione ri-
mane deserta la contrada, trasferendosi in
altro luogo gli abitanti, a non infettarsi del
tremendo fetore, ed anche perire; lungi ne
vanno gli armenti e le pecore, né uccello
vagola per Taere vicino, che ne morireb-
be. Lo stesso in poche parole rinviensi de-
Krìtto in Fazello: non lungi da questo ter-
fUorio Aborangio, tra Girgenti e Bivona,
è un lago zolfureo detto volgarmente Bis^
SOM, di quasi cento passi di circuito^ con
due crateri, che mandano perpetuamente
a vicenda delF acqua, alt altezza di tre
cubili. In quel tempo forse quando il Fa-
lello visitò il luogo presentava ^Méona quel-
li figura; cel presenta T Adria come io dif-
iiisimente ne ho detto. Venne anco detto
saracenicamente Baxtiluba per Bissana. È
il Signore del territorio il Prìncipe di Re-
loUana, della famiglia Napoli, perciò Duca
di Bissana. '
■Itigenaa (V. M.) Antica rocca di là da
Siculiana, verso Occidente, non lungi dal
mare, sotto Angiò o il villaggetto di Monte-
allegro. Vi hanno vestigia di antico edifi-
BI
zio, e di città distrutta di nome incerto. Ve-
di il Fazello-
Biirona. Lat. Bixona , antic. Bihona.
Sic. Vivona (V. H) Antica città, una volta
popolosa, detta da altri Bishona, onorata
la prima tra le Signorie di Sicilia del titolo
di Ducato da Carlo V nel 1554, ornata poi
della prerogativa di Città. Sorge alla sini-
stra del fiume Alba o Hajasoli, nella Dio^
cesi di Girgenti, e la comarca di Castro-
nuovo, su di agevole poggetto, sotto alta rupe,
in luogo ameno ed irrigato da acque vol-
garmente Fiumara. Dìcesi di nuova data
dal Fazello, ma si oppongono Goltz, Orte-
lio, Bonanno e Haurolìco, stabilendo esser
sorto Ipponio una volta nel di lei sito, ai
quali io aderii nelle note al Fazello; però
meglio ponderato 1* affare, pongo in que-
st'opera r Ipponio luogo di delizia di là
da Siracusa, discosto perciò le mille mi-
glia da Bitima- Vi fu fabbricato un castel-
lo da Gi^ycanni Aurea Ammiraglio di Sici-
lia sotto gli Aragonesi, che minato nel se-
colo XV mostra ancora macerie. Costa og-
gi la città di 1024 case, 3303 abitanti; con-
tava tuttavia ai tempi del FazeUo 1525 ca-
se, e nel 1595, 7109 cittadini; ne erano
finalmente 1870 le case al tempo del Pirri,
6386 cittadini; tanto si é diminuita la po-
polazione nello spazio di un secolo, quan-
tunque sciolta negli scorsi anni dai balzelli.
È commessa ali* Arciprete la cura della
Chiesa maggiore Parrocchiale di Binona,
sita nel luogo il più elevato, e dedicata alla
B. Vergine, di cui conserva un'antichissi-
ma statua di marmo, dai pietosi fedeli ve-
nerata. Ha ammìnistransi anche i Sacramen-
ti nella chiesa di S. Giovanni, forse in quel-
la di S. Agata ai tempi del Pirri, che di-
ce questa seconda Chiesa Parrocchiale con
suo Rettore , ed afferma conservarvisi con
somma venerazione degli abitanti l'antica
imagine della Patrona principale S. Rosalia.
Contansi oggi altre cinque Chiese minori,
di maggior numero una volta, delle quali
148
BI
alcune, mancali i ciltadini, ?eggonsi descrle.
Elevasi ora nel silo il più frequenlalo il
Collegio della Compagnia di Gesù , fabbri-
calo dal palazzo di Giambatlista Perollo, tra-
sferito dal luogo antico, dove vivente il S.
Patriarca Ignazio era stalo costruito nel
1336 per opera di Isabella de Tega mo-
glie del Duca Pietro de Luna^ che anche far-
ricchi di pingue dote, sborsati per la fab-
brica 30000 aurei; ne riposano le spoglie
nella Chiesa, in cui conservasi un tesoro
di sacre reliquie notate dal Pirri, che le
afferma ottenute da Giovanni de Vega Vicerò
di Sicilia, mentre era Oratore in Roma. Per
altre monastiche famiglie; stabilironsi nella
Chiesa di S. Michele nel 1394 i Minori
Conventuali, per opera di Ruggiero e Bona
nobili Senesi ed abitanti in Bivona. Occupa-
rono al di fuori gli Osservanti, verso il 1300,
S. Maria di Gesù, cui dopo 84 anni succes-
sero i Riformati. Si stabilirono anche i
Cappuccini nel 1372, a spese di Giovanni
de Luna, fuori la città ad Oriente; tennero
due anni dopo i Carmelitani la Chiesa di
S. Antonio Abate, che era stata da gran
tempo Ospizio dei Frati minori; vennero nella
Chiesa di S. Maria di Loreto i Domenicani
nel 1490 per opera di Tommaso Filìngieri
di Bivona , ma abbandonaronia dipoi ; ri-
tiraronsi anche gli Eremiti di S. Agostino
riformati di S. Adriano, che nel 1618 eransi
stabiliti neli*antico tempio di S. Maria del-
rOlio^ a due miglia dalla Città, per cura
del Vescovo di Girgenti Vincenzo Bonincon-
tro; prende il nome quel tempio da una
Ticina sorgente, nelle di cui acque galleg-
gia un olio di soave odore, giovevolissimo
alle malattie cutanee. Vi sovrasta il mon-
te delie Rose , di cui farò in appresso
parola. Sorgono due monasteri di mona-
che, uno antichissimo sotto la regola di S.
Chiara, che nel principio del secolo scorso,
dalla Chiesa di S. Sebastiano presso Ga-
rila^ venne trasferito neir altra di S. Paolo,
dove posero i primi fondamenti i Padri |
BI
della Compagnia di Gesù: il secondo del-
le donzelle povere, che professano le isti-
tuzioni di S. Benedetto, Ticino alla Chiesa
di S. Mauro Abate. Fa menzione anche il
Pirri d*un Ospedale,, e dell' antichissimo
tempio della Vergine eremila S. Rosalia,
dove si venerano pietosamente alcune di
lei reliquie ritrovate in Palermo, e si am-
mirano alcuni quadri mentovati dal Pini,
che presentano la Diva animata dal Si-
gnore, con gli Angeli e gli Apostoli che le
fanno corona. È oggidì rovinato un Mona*
stero Benedettino col titolo di Priorato, in-
signito del nome del S. Patriarca, ed an-
nesso una volta all'Abbazia di S. Giovanni
degli Eremiti in Palermo, distava 4 miglii
verso Tramontana nel territorio, che abbella
Bivona della fecondità ed amenità sai*
Arezzo poi dice; ciUà ornata di moU$
fonti, e di cUberi, famosa per la diinora
di Proserpina; indi nel modo seguente la
descrive Giacomo Adria : è Ma BitHma «i
fin piano, nel di cui mezzo scorre un grm
fiume con alt intorno 1S molini; abbondé
in biade, frutti, ulivi, vigneti; due toUs
all'anno, in primavera ed in autunno, dà
soavi fiali di mele; è adoma anche di io-
schi, di selve, di armenti e di taoi,
nell inverno rieri travagliata dai nembi,
e le caverne dei suoi monti sono albergo
di avvolto], IVon che il monte delle Rose,
ma quel della Quìsquina, assai famoso per
la celebre grotta di S. Rosalia, che descri-
vero largamente in appresso, comprendesi
in questo territorio. Al tempo dei Aoroiai*
ni non era Bivona che un casale, poiibi
cosi vicu rammentata in un diploma di da*
glielmo II del 1172, in cui dcscrivonsi i
confini della Diocesi di Girgenti. Anche ael
secolo seguente mantenne nome di easthi
prescrìvendo il Re Manfredi al suo Maestro
Segreto Pietro di Capuana, di pagare le de*
cime a quella Chiesa, dalle terre di SciI^
ca, Licata^ [Varo ec. e dal casale di ffìroiui* Z
Leggiamo poscia aver data Bitona la le* f
U9
BI
stanza moglie di Pietro a Federi-
ipo; passò di poi sotto il dominio
lovese Giovanni Corrado di Aurea
Ammiraglio in Sicilia, che yi edi-
I castello , poi minato : questo ,
lo, r ottenne Simone di Montecati-
ne si ha da un diploma di Federi-
el 1320. Si appartencTa sotto Fe-
[II a Giovanni di Chiaramonte Con-
iccamo, Signore di Sutera, Siniscal-
Regno, che si ebbe da Isabella Ven-
r unica flgliuola Costanza, che con
le Bivona prese a marito Giovanni
(, il loro figlio Niccolò fu padre a
la e Margherita, delle quali celibe
prima, T altra con estesissime si-
fu data in moglie ad Arlale de Lu-
sanguineo del Re; Bivona perciò
i De Luna, della di cui serie dirò
Di essi Giovanni yincenzo domò
"0 la gente ribellatasi, volendo di-
s dal potere immediato del Re, e
olla a dovere, ed allora si dice di-
la rocca.
[>ote di lui Pietro de Luna marito
«ella de Yega fu nominato il primo,
laroni di Sicilia , dall' Imperadore
, Duca di Bivona; ne nacque Luigia,
ritata a Cesare Moncadaj si ebbe
olo Francesco; vedine i successori
parla di CaUabelloUa e di Falerno,
ila nel 1736 Federico Yincenzo To-
ara di Forrandina, per dritto della
Caterina di Moncada; ai quali suc-
nel 1736 il figliuolo Antonio Al-
U Toledo Duca di Bivona. Gode
Ito di armi, sceglie gli annui Hagi-
nel Generale Parlamento del Regno
»a il voto il primo trai Duchi. Com-
li la città nella Prefettura della mi-
Sciacca, e dà 108 fanti e 20 cavalli.
s al Clero il Vicario dei Vescovo
3nti.
isserebbe a buon dritto la sola Ere-
Rosalia gli uomini famosi di Bi-
BI
vona, se Tana e futile non fosse, opinione
dei Bivonesi sui natale di lei; tutti comu-
nemente la confessiamo nata in Palermo,
quantunque le terre delle Rose, e di Quis-
quìna della paterna Signoria sin* ora a
Bivona appartengansi. Sono commendati
per rinnoccenza della vita; Maria Rocca-
forte Vergine Moniale deli* Ordine di San
Benedetto, la di cui vita fu data alle stam-
pe; encomia il Pirri Sebastiano da ^t-
vona dei Minori Cappuccini, per austerità
di vita , somme virtò eccellente , piti
eccellente bensì pei doveri di carità eser-
citati nella peste, di che mori nel 1577:
Francesco dei Riformati detto Bivonese dalla
lunga dimora, ma nato iu Camerata, mori
nel 1619 in grande opinione di santità:
fiori Giuseppe Romano celebre Dottore in
Filosofia ed in Medicina, poeta ingegno-
sissimo, e lodato nelle Muse Sicole dal
Gagiiani: Vincenzo Romano dell'Ordine dei
Predicatori, gravissimo Teologo, Predicatore
a pochi secondo nel suo tempo, Esami-
nator Sinodale e Prefetto della Provincia,
che dopo pochi mesi rinunziata per umiltà
la carica, in sante opere versato, attese in
patria la morte nel 1660, ed indi tre anni
dopo, vennero pubblicate in Palermo le sue
orazioni sacre : Michelangelo Maymone della
piò stretta osservanza di S. Francesco,
Teologo e Predicatore, scrisse la Crono-
logia di Gesò Cristo sino da Adamo, e dimo-
strò, falsamente notarsi in S. Anna un triplice
connubio. Scrivon di lui Tognoleto e Mon-
gitore. La longitudine di Bivona è di
gr. ir Ì0\ di 37*^ 40', la laUtudine (1).
(1) É nn Capo-distretto con i circoodarii > nella
Provincia e Diocesi di Girgeuli, da cui dista Simi-
glia, da Palermo i6. Vi risiede un Giudice Istrut-
tore col grado di Giudice di Tribunale civile» ed
un Sottintendente. Sin dai tempi remoti esisterà
un peculio frumentario risultato di una imposta
tulle, proprietà* per agevolare la pubblica panifi-
cazione. Nel 1839 fu cambiato in Monte agrario
per disposizione Sovrana, e destinato a provvedere
i poveri coloni di semenze. Il motao si fa per
150
BI
BUir (Y. H.) Casale assegnato dal Conte
Ruggiero nei 1093, colle circostanti terre,
a Stefano Vescovo di Hazzara. Ne è men-
zione in un diploma di Pasquale Rom. Pont,
in cui descrivonsi i confini di quella Chiesa,
dove erroneamente denominasi Buzir.
Blaolo. Lat. Bizoluè. Sic. Bizolu (V. H.)
Sorgente sotto il monte Jato ad Occidente,
donde scaturiscono acque abbondevolissime,
che accrescono il fiume Bali volgarmente
Jati. Tre altre sorgenti del medesimo fiu-
me appellansi dal Fazello di Chiusa, Gi-
nestra, e Canavera.
BL
Blandlnea (Y. H.) Torre ali* acqua dei
Corsali nel littorale di Palermo, cui lasciò
il proprio nome il fondatore Blandino, secon-
do Adria nella Topog. della Val. di Hazz.
BO
Bocaie. Lat. Bucalis (V. H.) Casale del
territorio di Glrgenti , soggetto verso il
atto d'obbligo presso il Conciliatore. Non vi è
qoantità stabilita da darsi ad ogni colono : non si
fa Tcrun esito per ramministrazione. É diretto da.
dne deputati eletti in ogni due anni dallo In-
tendente. Comprendesi il territorio di Bidona
in salme 5189,01! cioè 37,608 in giardini « 160»
613 in seminatorii alberati , 4876,135 in semi-
natorii semplici. Vi sono rarietà di belle agate,
di diaspri, di petrolie, e si ba una sorgente d' ac-
qua talmente bituminosa, cbe si accende arvici-
nandovi un lume. Nella contrada Balata comin-
ciaronsi sin dal 1834 dei tentatiyi sopra una zol-
fatara, si trovarono pochi primi zol6« poi si estinse
e venne abbandonata. Si confuse da taluni con
Vibona Valenza di Calabria, della quale scrisse
Strabene; da Maurolico, GoUz, Ortelio e Bonanno,
creduta l'antica Ipponia fabbricata per opera del
tiranno Gelone quasi a trofeo della scooGtta dei
Cartaginesi in Imera, da cui si asserisce essere
stata detta altresì Corno di Amaltea. Per la sua
fertilità, nota l'Adria esser detta Bitbona quasi-
ché due volte all'anno desse prodotti e ricchezze.
Non poco sofferse tra le guerre civili di Sciacca
BO
1320, sotto il Re Federico, a Mariano Cnh
pece, insieme con Hulotta, Camiano, Diesi
e Ragalmalo, allora parimenti casali, pos-
seduti sotto il regno di Martino da Anto*
nio di Bonito. Vanno oggi tatti soggetti i
varie Signorie, ma Diesi, dov'è il villaggio
Aragona, si appartiene a Luigi Naselli, di
cui già dissi di sopra.
Bocca di Falco. Lai. Bueea Fard. Sic.
Vucca di Parca (V. H.) Contrada nel te^
ritorio di Palermo verso Occidente, soUo
monte Cuccio; vi si aprono delle valli ir-
rigate da uberrimi ruscelli, per dove è una
pubblica strada alle montagne di S. Marti-
no ed altre della parte Occidentale , ed
alla Portella di S. Anna. Non ne è spa-
ruta la villa, e van belle le terre 8obll^
bane degli abitanti di verzieri amenissiod.
Vi sorge una Parrocchia, tutto il che ioOd-
sce alla gajezza ed alla leggiadria del vii-
laggelto (1).
Boccetta. Lat. Bozzeita. Sic. Bon^
(V. D.) Sobborgo di Messina, che stenderi
verso Tramontana a circa 100 passi, con a
ruscello (2).
Boclna. Lat. Baucina. Sic. fiocina (VJ.)
Terra nella Diocesi e Comarca di Palermo,
tra il Perollo e il de Luna. GontaTa nel 1791 ni
popolazione di 2582, poi di 3256, nel 18St,f id
6ne del 1859 di 3413, di 47899 dell'intero disMIik
(1) Vi è oggigiorno una Chiesa abaiiale sacn-
mentale intilolata a S. Gregorio Papa, fondala èà
Benedettini di S. Martino delle Scalo nel ITSTa
supplita ad una Chiesa dimla poco distante; vi
amministra i Sacramenti un BeneCciale seellaàl
fondatori. Sorse anco in Bocca di Falco wA tUt
una Chiesa economicamente soggetta alla Biil
Parrocchia dell* Àltarello di Balda, per decfils li
S. M. il Re Ferdinando II (D. G.). che ti ha alli«l
ana casina. Nel centro del rillaggio è ana Isalatt
a comodo degli abitanti.
(2) Alla Boccetta , nel fondo della famiglia à
Domenico, contrada Scirpi, lungi da HessÌM én
miglia, il terreno è calcareo arenoso, leoonehìfil
fossili sono per lo più microscopiche , ooaat li*
rebbero piccoli buccini , cerile , terebratsW. 9
madrepore.
151
BO
eeorata degli onori di Principato sin dal
€23. Sorge in an luogo sovra colline, nel-
I montagna detta del Cane^ a Sud-Est. Se-
;nasi la di lei origine nei primordii del
ecolo passato, ed appartenevasi una volta
1 Grande Spedale di Palermo, da cui pas-
òalla famiglia Migliaccio. Contava nel 1633
S case, 368 abit.; in questo* secolo tutta-
la 302 ne sono le case, e 128S le anime,
d ultimamente 1504, la di cui cura spirilua-
ì incombe ad un Arciprete, che conferisce i
acramenti nella Chiesa maggiore sita nel
entro del paese e dedicata a S. Marco. La
ifile economia spettasi a coloro che secon-
0 le leggi del Regno vengono ogni anno
^ati dal Principe, il quale gode del drit-
ì di spada, e prolTerisce il 23^ voto nel
arlamento. Ne è il Palazzo in un silo emi-
ente. Ad educar le donzelle fu stabilito
ecentemente un Collegio di Maria , e tre
lire Chiese vi hanno bensì, oltre la Par-
occhia. Mariano Migliaccio Marchese di
lontemaggiore, per benefizio di Filippo IV,
•mie nominato nel già suddetto anno pri-
llo Principe di Bocina, che dei 12 pari
Id Regno, e tre volte Pretore di Palermo,
Doatrasse matrimonio con Violanta Marni-
lo, donde nacque il figliuolo Ignazio va-
loroso nelle armi, abilissimo a trattare ne-
|Oiii pubblici; egregiamente amministrò nel
leste passato secolo, inviperendo la guerra
dei Francesi, la affidata Provincia di Cata-
na con i suoi confini, sostenne le prima-
rie cariche della patria; si ebbe erede da
Uerezia Sarzana il figlio Mariano^ che con
Beonora Naselli e Tagliavia generò Igna-
lio ncui fu superstite la sola figlia £(eonora,
ehe prese in marito Antonio Termine; ingag-
giò una lite allora Mariano Migliaccio nipote
rignazio dal fratello Luigi; non doversi
1 lei le paterne signorie; chiedendo venir
referjto alla femina; a lungo si pondera-
MIO ragioni, ma finalmente fu deciso per
'konora. L'agro di Bocina nutre in ame-
t pastore numerosi armenti, produce bia-
BO
de di ogni genere, nò manca in vino ed
in olio (1).
BiNsinna. Lat. Bucinna (V. M.) Secon-
do Stefano Bizantino città della nostra iso-
la, forse la Buda di Tolomeo. Nota Ciu-
verio non essere mai stata in Sicilia città
di tal nome; ma Forbanzia venir sotto no-
me di Bocinnaj che ò una piccola isola
adjacente alia spiaggia, rimpello Trapani e
Liiibco. Vedi Levanzo (2).
Boeo. Lat. Boeum (V. M.) Uno dei tre
principali promontorii della Sicilia detto un
tempo LUibe e LiUbeo dalla vicina città.
Vedi LiUbeo.
B<»goi»eUo. Lat. Bugubellum. Sic. Bu-
gubeddu (V. N.) Casale concesso dal Re
Guglielmo alla Chiesa di Siracusa. Ne ri-
mane menzione nelle lettere di Alessandro
IH a Riccardo Vescovo di quella Chiesa nel
1168, datate in Roma, dove leggesì: ed an-
che a te ed ai tuoi successori veniamo a
confermare col presente privilegio il Ca-
sale Bugubel 'vicino a Siracusa^ coi vii-
lani e tutte le sue pertinenze^ quale ti fu
concesso , e per te alla Chiesa di Sira-
cusa^ dal nostro figUo carissimo in Cri-
sto Guglielmo egregio Re di Sicilia^ con
pietosa largizione. Nessuna pubblica copia
si ò fatta ancora di questo diploma di Gu-
glielmo, che si conserva nel tabularlo della
Chiesa sudetta, a poter discernere il sito
(i) Oggidì i an Gomiine in Prorinoia, e Diocesi
di Palermo» da cai ditta it miglia, distretto di
Termini, da cai dista li miglia, circondario di
Giminna da cai dista S m. Comprendesi la saa
estensione territoriale in salme 1286,148, cioè 0,180
in giardini, 8,578 in orti alberati, U88 in can-
neti« 874,799 in seminatorii alberati, 158,948 in
pascoli, 280,183 in vigneti alberati, 18»992 in som-
maccheti, 7,089 in ficheti dìndia, 1,055 in ficheti
d'India ed altro, 0,260 in suoli di case. Contava
nel 1798 ana popolazione di 8894 abiUnti , di 2472
nel 1881, e finalmente di 8900 nel fine del 1858.
L* aria è bnona, ed amenissime le pestare.
(2) Hoffman ed altri Togliono che dalle ine ro-
vine ne sia nata Boterà.
152
BO
del Casale; ma aggiunti poi il Pontefice,
i Casali di Tremiglia, Ciphilim, e quel di
S. Maria Maddalena, congetturiamo nona?er-
ne molto distato Bogobello.
Boi^omeno. Lat. Bugumenum (V. M.)
Rocca dei Saraceni, espugnata dal Conte
Ruggiero, e poi distrutta, testimonio Ma-
laterra nelle imprese di lui. Era nella val-
le di Mazzara.
iioigarano. Lat. Bulgaranuni. Sic. Bui-
garanu (Y. N.) Casale verso il 1320 di Pe-
iruccio di Lmquida^ come si rileva dal cen-
so di Federico II; sotto Martino però nel
1408 di Pietro di Axono. Oggi è un feu-
do famoso per vigneti e seminatorii, nel-
Tagro di Lentini, ad Occidente della città,
spettanlesi a Vincenzo Bonanno Principe
di Linguagrossa per dritto della sua nonna
Rosa di Mugnos.
Bolo* Lai. Bolum (V. D.) Casale un tem-
po del Vescovo di Messina, di cui non rima-
ne oggigiorno che la rocca nelFalto di una
rupe, rimpetlo Brente, e sotto TEtna, quasi
a Word-Ovest.
Bonagla (V. M.) Cala vicino Trapani ,
sotto il monte Erico, oggi con una tonnara,
ed una torre di guardia. Dicesi volgarmente
Maremma di Bonagm.
Bonasia (Y. N.) Cala appresso Tapso,
che occorre ai naviganti verso Siracusa, nella
di lei spiaggia ad Oriente. Secondo alcuni
non ne stette discosto T antico porto de* Tro-
gili. Ci ha vicina oggigiorno una tonnara
dello stesso nome, detta di S. Bonagla.
Bonalliergo. Lat. Bonaìòergum. Sic.
Bonabergu (Y. D.) Rocca mentovata dal Fa-
zello, 0 m. distante da Nicosia. Appartene-
vasi sotto il Re Martino a Salimbenio de
Marchisi.
Bonconulgllo, Lat. Boniconsilii sco^
pìilus. Sic. Boncunsigghiu (V. M.) Scoglio
0 piccola isola vicino al littorale di Trapa-
ni, a Tramontana. Nota Orlandino, essersi
chiamato una volta di Malconsigiio , poi-
ché Giovanni dì Precida ed altri Signori
BO
vi tennero un consesso nel 1282 contro i
Francesi. È mentovato da Fazeilo su' Ve#-
pri Siciliani^ e da altri.
Bon fornello. Lai. BonfomeUui. Sic.
Benfurneddu (Y. H.) Rocca nel lato setten-
trionale dell* isola, di là dalla foce del Fio*
me d'Imera, a mancina dei suoi margini,
non lungi dalla spiaggia del mare ; ridnla
dall'amplissimo territorio di S. Kiccolafo^
se dagli antichi appellato Minervak. TI
sorgeva il casale saracenico Odesaare^ poi
detto Senescalco, e Analmente Banfam^lo;
conceduto dalla Regina Costanza alla Chiesi
di Cefalù nel 1198, confermato dopo tre
anni dall* Imperatore Federico; fa dato po-
scia verso il 1424 ad Arnoldo Sonia C#-
tomba Signore della terricciuola d' /meito,
col peso di apprestare a quella Chiesa sal-
me 2S di frumento. Ruinato il casale, pe^
venne il castello col territorio a Blaseo il-
liala Signore di Roccella , sotto di coi h
nel 1677 decorato degli onori di Principilo;
si ebbe poi quel territorio Federico di Jb-
poli per dritto della moglie Eleonora, e
trasmiselo al secondo nato Crisioforo^ che
si uni in matrimonio a Giuseppa Zati Si-
gnora di Rifesi , e vien detto Principe di
Bonfomello.
Bonifteto. Lat. Bonifatus. Sic. BoniMi
(Y. M.) Monte, altrimenti Bonifacio, verso
il di cui vertice venne un tempo costroKl
r antica famosa Alcamo, di cui parlai A
già, e che volle uguagliata al suolo il li
Federico; ed anche la rocca che dopo W
si rimaneva, cadde distrutta per ordine dal
Re Martino , nei primordii del secolo iv:
poiché quel Re fé' menzione nel 1398, di
Alcamo e della rocca di Bonifaio. Qaiiif
aITcrma Cluverio, essere slato anche Loi-
garìco, mentovato dagli antichi ; neirAnko
Itinerario della Sicilia, scritto nel tempo
del Re Ruggiero : da Trapani , notasi, al
monte Àm^c che è molto ripido^ im <t^
ca 10 m,, 20 da questo ad Alhamo, hn^
spugnabile per le fortificazioni che hi
153
BO
rd. Dista 13 miglia dal marey
\a cala che diceH Medager. Bon-
(le lessi altroTe, Capitano dei Sa-
ie liberò in Alcamo i suoi, da duro
appressi dai Siciliani, dette il no-
el monte. AfTerma Sebastiano Ba-
af erto preso dai buoni seminati ;
Saium) e scrì?e finalmente l'Adria
L ubertà : fecandimma è la man-
dantata verso Greco a vigneti ,
ed ulivi, ed abbondante in pa-
lla parte di Mezzogiorno. Nel ver-
geva un castello di cui conser-
xora alcune vestigia, ed un Ora-
Chiesa consacrata a S, Maria
», la di cui imagine fa rinvenuta
a dipinta in una parete. La città
mentovata dagli antichi, sorgeva
Ifato verso la parte settentrionale,
lei diplomi dì Guglielmo II dei
ri ed abitanti del Bonifato, nel
i confini della Chiesa di Morreale
. Era questo però T antica Alca-
eoi dicemmo di sopra dei citta-
MMilere. Lat. Bonpensiere , aut
Sic. Bonpinsierì (V. H.) Piccolo
, altrimenti Naduri, di pertinenza
trissima famiglia Lancia; poiché
gente il primo nel territorio Pia-
lavio Lancia Principe di Trabia ,
1630, volle se ne consacrasse a
0 Mart. la Chiesa Parrocchiale, ed
lore ne accrebbe, dedicata al SS.
». Venti anni dopo vi si contavano
, 403 abitanti, nel corrente secolo
, 473 abitanti, ed ultimamente 474.
(desi nella comarca di Sutera^ don-
4 m. a Sud-Est; va soggetto al Ve-
Girgenii che delega un suo Vica-
iano il sito, fertile il terreno, non
^ Tarla. Si venera dagli abitanti ,
ppe sposo di Maria, come patrono
Rei principio del secolo xv era
il feudo di ^onpeimere a Riccardo
BO
di Monleleone, l'avevano ancora gli eredi
di lui nel secolo xvi, come è manifesto dal
Catalogo di essi appo Barberi. Cedette po-
scia ai Lancia che godono del dritto di
armi, ed hannosi il xxxii posto nel Parla-
mento (1).
BoniriclniN Lat. Bonvidnum. Sic. Bon-
vicinu (Y. N.) Casale e rocca nel territorio
di Lentini, altrimenti Silvestro , di cui è
menzione nella vita del Re Ludovico; poi-
ché venuto in questa villa Artale Alagona
reduce da Siracusa a Catania , vi fu avvi-
sato delle insidie tramategli dai Chiara-
monte. Sorgono vicine nella via le Spelon-'
che dei Rigilani appellate oggi volgarmente
Jazotti. Appartenevasi un tempo Bonvicino
alla regina Eleonora , ma cedette poi à
Matteo Alagona, che ribellatosi, concedet-
telo il Re Martino nel 1393 a Bernardo
di Bruquelares morto senza figliuoli, onde
r ottenne dal medesimo Re Guerao de
Alarcon, da cui pervenne a Luigi de Ra-
jadellis, che vendettelo a Guglielmo di
Asmaro mentovato nel censo del medesi-
mo Martino del 1408. Successegli il figlio
Ludovico, che si ebbe Novella dalla mo-
glie Eufemia , ma con autorizzazione del
Re nei 1511, cedette il feudo a France-
sco fratello di Ludovico, il di cui figlio
CrirolamOj «otto Carlo Imperatore e Re di
Sicilia, infelicemente mori, lo che fu causa
di tramestio al popolo di Catania d'onde
era Giustiziere. Trovo Signore di Bonvicino
(1) É un Connine nella provincia , distretto « e
diocesi di Caltanissetta , da coi dista Ì3 m., cir-
condario di Serradifalco^ da cui dista 9 m. La sna
estensione territoriale è di salme Ii0i,i68, cioè
0,163 in orti semplici^ 0,045 in canneti, 0,030 in
pioppeti, 895,491 in seminatori! semplici, 2t5,94i
in pascoli, 1,784 in Bcheti d* India, 19.255 in
mandorleti* 78,649 in terreni improdottiyi, 0,048
in suoli dì case. Vanta dei buoni pascoli , ed
esporta altresì mandorle. Con tara Bonpensiere nel
1798 soli 700 abiUnti, 530 nel 1831, e 538 alla fine
del 1852. Vi louo delle zollare, ma non in at-
tività.
20
154
BO
nel principio del secolo xyii Giacomo Cam-
polo, i di cui eredi perdellero parimenti
sotto Carlo H; comproéselo poi da! Demanio
regio Cristoforo Massa Conte di Aci- ca-
stello, al di cui nipote oggi è soggetto. Ri-
mase il casale sino al secolo xv, ma da indi
in poi non fu pid interamente. Durava la
rocca sino ai tempi del Fazello ; oggi non
rimangono che ruderi , grotte , vestigia di
torre, casette da villa, granài, un molino a
comodo degli agricoltori , ed una Chie-
sa (1).
Bonirlcino* Lat. Bonvicinum. Sic. Bon-
flcinu (V. D.) Rocca tra Isnello e Collesa-
no, verso il lato settentrionale della Sici-
lia. Bonvicino, dice Arezio, è un tillaggio
quarì ai nostri tempi formatosi. Oggi è de-
serto , ma intatta ne rimane la fortezza ,
bagnata dal fiume di Monale o di Pollina*
Boranglo. (V. M.) Vedi Aborangio.
Bordonaro. Lat. Bordonarum. Sic. Vur-
dunaru (V. D ) Casale o Municipio appar-
tenentesi a Messina , dalla parte meridio*
naie, quasi a 2 m. dal lido dello stretto.
Re è sacra la Chiesa parrocchiale a S. Ma-
ria delie Grazie. Contanvisi oggi 240 case, e
circa 800 abilanli, che erano sopra iOOO pri-
ma del contagio. Quivi presso è il Convento
di Nostra Donna d* istituto Basiliano , fab-
bricato dal Sacerdote Scolari, Signore del
luogo una volta, da Ruggiero di Segreto,
e da Ula GralTeo moglie di lui. Sorge, cosi
scrivene il Pirri, in una pianura amenissi'
ma, bagnata da ogni parte da un fiume
detto volgarmente Fiumara di Bordonaro;
e fa menzione dì un'antica imagine della
B. Vergine, eccellentemente espressa, data
in dono ai monaci dagli stessi fondatori.
Sovrasta a Bordonaro il Monastero di 5.
Pantaleone, anche di Basiliani, sito in
(i) Oggidì é ao casale nella prorincia di Noto»
diitrelto • diocesi di Siracusa « circondario di
Lentini, distante 56 m. da Noto, 160 da Paler-
mo; territorio salme 600.
BO
elevata collina , e fabbricato per cure •
spese dei Segreto ed Ula, sovraccennati;
di entrambi i corpi fu Sabba il primo Ret-
tore, ed oggi ne siedono nel Parlamento
gli Abati di S.. Maria nel xxxvi posto. Re
prende il nome un piccolo fiume, che nel-
r inverno offre molto dilBcile passaggio.
Borono. Lat. BoreUus. Sic. Bareddo
(V. D.) Piccolo Tillaggio una Tolta, oggi
Belpasso, di cui parlammo.
Borgetto. Lat. Burgettum. Sic. Barget*
tu (V. H.) Pìccolo villaggio nella Diocesi di
Hazzara, non lungi da Partenico, apparta
nentesi al Convento dei Benedettini di S.
Martino; siede sovra un colle Terso Meno-
giorno. Ne lo diede nel 1360 coi territorio
la nobile Matrona Margherita de Bianco ve-
dova di Giovanni di Caltagirone, ad Ango*
lo Senisi Abate deir ordine sudetto, ma eoa
la pia condizione di dovere cosiniirvi in
Monastero in onore di S. Benedetto. D le
Federico III diede immunità al territo-
rio, quindi Urbano V concedette la bùfSà
di fabbricare il Monastero. Angelo ne iaf^
stl il fratello Giovanni, che si disse perdi
Abate di S. Benedetto del BorgtUù^ m
attediato dalla frequenza della gente, si tn-
sferi coi suoi nel vicino ripidissimo Mi-
te delle Ciambre. Molestati poscia i bmwìcì
dalle ingiurie di uomini scellerati, luaf^
ro costretti a rinunziare T antico sito iA
Borgetto, e costruirono un nuoTO monaiil*'
ro alle radici del colle, intorno 9i vài
radunò poi un villaggctto, accorsavi geaU*
Non è distante la Chiesa parrocchiale (^
Borgetto sacra a S. Maria Maddalena, fa
è aiUdata la cura delle .mime ad un ■#*
naco Arciprete scelto dair Abate, ed iili-
tuìto dal Vescovo di Mazzara. A mantenerli
gente a dovere segna i Magistrati il M*
desimo Abate di S. Martino, ed anco «0*
mette le sue veci ad un monaco, che é^
cesi Rettore. Contansi nel censo recentiMi*
mo 1147 abit. , 370 case.
Ferace è il terreno, abbondantemente i^
155
BO
e prodace olio, donde ricavasi gua-
Don lie?e (1).
secco. Lai. Burgelium. Sic. Burget-
M.) Oggi è decorato del titolo di
0, folgarmenle Menfri^ e nei Regii
I Toce saracenica, Burgio Milluèo e
» Crisiano. L'ottenne Corrado Bo-
li Manuele^ per benefizio del Re Gia-
nel 1237; valoroso milite trapane-
> dei cavalieri scelti a compagni di
Aragona ad attaccar in Burdegala
lata battaglia con Carlo d*Angiò; nel
di Federico II notansi i figli di lui
b e Corrado^ uno Signore di Burgio
Biano, r altro di Burgio di Milluso.
:he il terzo Ruggiero notasi Signore
;uso, donde i Marchesi di Villabian-
[gono retta origine. Nacque già An-
ia Corrado, cui succedette Antonio
i slesso nome, donde Eufemia sposa
!esco Ventimiglia, che nel censo del
rtino, dicesi soggetto alla Curia per
• Milluso appartenente a sua ihogUe;
0 di prole maschia, lasciata soltan-
igliuola Pina^ alla di lui morte Eu-
si uni in matrimonio a Nino Taglia-
[Dore di Castclvetrano, e diede Pina
%séare figlio di Nino da un'altra mo-
iovanni, di costoro primogenito, alie-
Signoria di Burgctto, che tutta volta
sUe anni^ nel 1499, si richiamò Gian
IO erede di lui, pagatone il prezzo
pratori, ed aggiuntone, come dico-
mpendimento, lasciollo ai suoi ven-
% questi Carlo rifulse. Principe di
ao Cornane in provincia e distretto, dio-
Morreale, circondano di Parlenico, da cui
D.» e 17 da Palermo. Conia salme 718,317
Orio, 7,701 cioè in giardini, 0,970 in can-
600 in seminatorii irrigai , 74,961 in se-
i alberali«il0,820 in seminatorii semplici^
o pascoli, 5 1,1 64 inoliveti, 62,776 in vigneti
41,269 in sommaccheli, 0,800 in terreni a
0,921 in suoli di case. Vi si contavano
circa 4011 anime, 4993 nel 1831, 5S9Ì
deli* anno 1851. Esporta grano od olio.
BO
Casfelvefrano, per vari! titoli commendato,
come in altrove, primo Conte di Borgetto
per privilegio di Filippo II del I36S; i di
cui successori registrai parlando di Avola,
Menfri o Borgetto. Comprendesi nella Co-
marca di Sciacca, presso le rovine della
antica Inico, alla sinistra riva 'dell* Ipsa, og-
gi Belice , in un piano verso mezzogiorno.
Vedi Menfri.
Borrone* Vedi Burrone.
Koitigllarla. Lat. ButligUaria. Sic.
Buttigghiaria (V. N.) Fiume, altrimenti del-
la Feria, dal villaggetto dello stesso nome
di cui bagna i confini. Accresce TAnapo,
cui si unisce sotto il monte Erbesso, oggi
Pantalica; ma nasce a 2 m. sopra Feria
a Sud-Est, e dopo altretlante miglia di corso,
tutto viene dalla terra assorbito, e scorren-
do sotterraneamente per un miglio^ dì nuo-
vo apparisce per uguale spazio; svanisce
poi una seconda volta, ma dopo un miglio
ritornando al di sopra, si unisce alFAnapo
sotto Panliilica. È qui a proposilo ciò che
nel Calai, dei fiumi scrisse Vibio , che
disse iine^oTAnapo: rine(o di Sicilia ch^
scorre sotterra per due miglia, mescolasi
al mare di Siracusa , ed espellasi Ano,
poi Anapo, nella parte superiore Antisfo-
ro. Soggiunge a ciò il Cluverio : O^j^t netto
state a 7 m. in circa dalia foce intro^
ducendosi in un meato, ne rinasce finaU
mente a S m., e con limpide ed abbon-
danti acque, sbocca nel mare. Dotti inge-
gni sospettarono da gran tempo, in Vibio
esser viziata la più gran parte delle vod.
Nondimeno sembra il sudetto fiume essere
stato distinto col nome di Antisforo nella
parte superiore dove era un ponte,
indi detto Anos nella parte media , ed
Anapo finalmente insino alla foce. Varia
Cluverio da Vibio, poiché nota il primo scor-
rer per 1 m. sotterraneamente, per 2 T al-
tro; Vibio, come dal surriferito ci abbia-
mo, più congruentemente scrive per fermo,
ma spesso il Cluverio si allontanò dal vero
158
BR
sorge oggi Xara nuovo fillaggetlo : era al-
lora estesissimo, e dalla spiaggia allarga-
roDsi i suoi conGni sino alle falde meri-
dionali del monte Euraco.
Brolo. Lai. Brolug. Sic. Brolu (V. D.)
Rocca marittima , detta Yoab ai tempi di
Ruggiero, nella spiaggia settentrionale, tra
i promontorii di Calava e di Orlando^ ma
a questo pid vicino. Siede sopra un pog-
gio, alle foci di un fluine dello stesso no-
me, dagli antichi Timelo^ ed è battuta dalle
onde del mare; ammirabile per l'ampiezza
levasi in alto, e munita di grosse artiglie-
rie rende sicurissima la sottoposta spiag-
gia. Ebbe a Tondatori antichi Primati di Si-
cilia, tra i quali registrasi, sotto Federi-
co II, Bartolomeo di Aragona^ ma risto-
raronla poscia i Signori Lancia^ la quale
famiglia sotto i Svevi rifulse congiunta ai
Re in parentela, perciocché Bianca Lan-
da fu moglie deirimperator Federico Re
di Sicilia: è celebre nelle istorie il di lei
fratello Federico Lancia. Sotto Martino era
Perrucchio Lancia il Signore di Brolo ;
quantunque avesse concesso quel Re ai Si-
gnori Aragona il caslfllo nel 1392, per ri-
bellione del Lancia; ammessi in grazia però
dopo breve tempo Perrucchio ed il figlio
Corrado^ restituì loro i beni, ed appellò
Corrado j con suo diploma del liOi, capo
della famiglia Lancia. Succedettegli Per-
rucchio II, a cui Valore, ed a questo nel
1486 Guglielmo e Blasco; morto però sen-
za prole il primo, T altro nel principio del
secolo XVI fu Signore di Brolo, Ne fu Gi-
rolamo il successore, da cui Blasco nel 156i,
che si ebbe ad erede Girolamo //, che eb-
besi Ggliuolo Ferdinando, da cui nacque
Francesco. iNel i62( era Fabrizio il Barone
di Brolo, il di cui Gglio Giuseppe, ne ot-
tenne da Carlo II nel iG86 gli onori di
Ducato. Nato da lui e da Felicia Alessan-
dro, Girolamo y oggi è Duca di Brolo; ma
vendette poco fa ad Ignazio Vincenzo Aba-
U Marchese di Longarine la rocca, Tan- :
BR
nesso Urritorio, e la Signoria di Ficarra.
Ha vedendo costui accrescersi gente presso
la rocca di Brolo, fabbricò una Chiesa de-
dicata a S. Girolamo, da elevarsi a Par-
rocchia dair Arcivescovo di Messina. Cele-
bravisi la festa con famose fiere. Sono oggi
le case di Brolo computate con quelle di
Ficarra 381, e gli abitanti 1961. La terra
Jonnello si appartiene a JRrolo (f )•
Bronto. Lat. i?rofUea. Sic. Bronti(T.D.)
Oggi ricca e popolosa città, che occupa It
radici del monte Etna , o i fianchi versa
Tramontana, e prese il nomo da uno de
Ciclopi di Vulcano, ben noto ai poeti. Abi-
tano oggi i cittadini nel territorio del Con-
vento di Maniaco , in un terreno un poco
declive verso Occidente; abitavano a bo^
gate prima dell* Imperator Carlo T, ed il
un sol corpo radunati vissero a lungo sog-
getti air Abate di Haniace. Ceduta peri
queir Abazia all'Ospedale Grande di Pa-
lermo , per decreto di Ferdinando II ed
approvazione di Papa Innoccenzo , se ns
sottomisero ai Direttori i Breniesi. D driUs
di armi appartenevasi però come oggi ai Is-
giì Amministratori^ cui sforzano i cittadisi
soggettarsi in pieno vassallaggio , e veair
la città segnata tra le Demaniali. Il teapii
principale è sacro alla SS. Trinità, dove ss*
no addetti , sotto V Arciprete , al servigia
divino 24 Sacerdoti con chierici. Sof|i
presso le mura a Libeccio molto elegaali
e cospicuo , e sonogli suffraganee altre 1
(t) Oggi è an Comiine compreso arila Vlt-
Tìncia di MeMÌoa, Distrello e Diocesi di Patti, Or-
condario di S. Angelo, distante da ìlessioa S40^
da Palermo US, da PaUi 13, da S. Angelo 6. Gm-
Uvanvisi 599 anime nel 1798 , poi 7Sft oel ISIIt
e finalmente 1049 neUo scorcio del ISSI. Mi ^
l' estensione territoriale di sai. Ssa^TOi» •«STI é/è
in giardini, S,039 in canneti» 15«S01 io
8,904 in seminatori alberati, 7S,S8i in
tori semplici, 4,053 in ficheti d'India» 7.4SS is
castagneti , 13,095 in boscate , 0»207 in smB #
case. Nel mare di Brolo armati in ofniannsMi
tonnara.
159
BR
mioori. Il Monaslero dell* Ordine di
ilio venne trasferito dal Casale Ha-
di cui diremo, alla Chiesa di S. Blan-
miro la città verso Nord. Nella parte
onale sono i Minori Osservanti, sotto
0 di S. Vito Mart. ; Tuori la città però
attenzione il Convento dei Cappuc-
bbricato nel 1627,; inoltre la Casa
Filippo Neri, il Monastero di donne,
1 titolo di S. Scolastica e la regola
Benedetto, FAIbergo dei poveri, e dei
-ini ; fabbriche e stabilimenti tutti di
ì onore al paese. Molte case civili
DO anco attenzione, lunghe e spazio-
, amplissime piazze.
impi del Fazello contavansi in Brente
se, 2813 abitanti, ma nel 1652 creb-
1834 le prime, ed a 6151 gli abi-
enameransì nel registro del 1713,
924, abitanti 6936, sinora accresciu-
7949. Ne è il principale Patrono S.
Tescovo. Mostra un* aquila nelle sue
propria insegna della Sicilia, nel di
Ito un* altra aquila senza corona. La
ilione spirituale si appartiene al Ve*
li Morreale, cui era soggetto il Mo-
» dì Maniaco. Fa parte della coroarca
dazzo. Il suo territorio è abbondan-
• in vigne , ulivi , mori , ed alberi
ri ; non iscarso di acqua , ricco in
», donde un gran numero di greggio
ono di lane , e di panni , che sono
i migliori non solo di quelle parti, ma
a risola. Yan primi tra gli uomini
1 di BroDte : Vincenzo Orlale Sacer-
in ogni genere di virtù versatissimo,
ieo della Chiesa di Palermo ed aman-
olitudine, perchè più quietamente si
tasse negr istituti della cristiana per*
e. Alcuni anni prima della morte si
nel Convento dei Carmelitani di S.
i, fuori le mura, ed indossata la veste
»le, con maggior contrasto esercitò
ta innocente. Quivi onoralo più volte,
5 tutto in se raccolto in orazione, del
BR
colloquio della B. Vergine, come si dice;
morì finalmente in grande odore di beati-
tudine nel 1673. Paolo Orlale encomiato
dal Hongilore per la perizia delle leggi, e
del dritto', per la conoscenza delle bello
lettere; ascritto nelle primarie Accademie
della Sicilia, credesi aver dato alla luce,
una notizia della Genealogia della chiaris*
sima famiglia Denti. Ebbesi il figliuolo Car-
lo Orlale, giureconsulto ed egregio filologo;
che coltivò istancabilmentc il suo ingegno,
in una scelta biblioteca, che seppe accu-
ratamente formarsi. In un suo lavoro sono
raccolte le dissertazioni legali stampate da
lungo tempo alla spicciolata, si sopra i feudi,
che sopra altre questioni difese da primarii
avvocati. Tommaso Schiros Chierico rego-
lare, eloquentissimo oratore, teologo di sa-
na e profonda dottrina ; in fatto di costumi
a nessuno nella età nostra secondo, con-
sultato come un oracolo da tutti, accetto ai
Signori, il di cui favore ad evitare, lunga-
mente dimorò nella città di Aci, dove isti-
tuì la sacra Casa di S. Giovanni Nepomuce-
no. Attese lieto la morte pieno di anni, e di
meriti nel 1759. La latitudine di Brente è
di 37* 45', la longitudine di 38^ 25* (1).
(1) È OD capo-circondario di S* classe in pro-
Tiucia« diocesi e distretto di Catania, da cui dista
85 miglia, e 160 da Palermo. Venne cosi appella-
to, come nota il nostro autore, dal Maurolico, il
Samperi, il Fazello^ 1* Arezzo, il Lelli ed altri, dal
nome di Bronte ono dei tre Ciclopi addetti nella
fornace di llongibello a lavorare ì fulmini di
Giove e le armi degli Eroi. I due suoi compagni
appellansi Sterope e Piracmone, nei nomi dei quali
significansi il Tuono, il Fuoco, e Tlncudine; poi-
ché Bronte è Toce originata dalla greca Bpovrij
(Tuono)« Sterope da atépo^ (baleno) e Piracmo-
ne da «H>p (fuoco) ed Jbtfxoy (incudine), quantun-
que quest'ultima yoce faccia derivare il Conti da
4rOp od «KfAVj^ quasi voglia intendersi fuoco pos-
sente, fuoco vigoroso.
È attualmente in Bronte uu Monte agrario in
frumento, fondato nel 18M; dipende dall* Inten-
dente, che sceglie in ogni due anni due deputati^ e
la diftribuzione delle derrate fi fi da una com-
K-
460
BR
^ (V. N.) Castello nel seno marit-
timo dello stesso nome, e caricatore rim-
petto Catania, nel lato sinistro del promon-
meMioDe composta dal Sindaco^ dal Parroco, e dai
Dopatati del Monte, a proporzione delle terre che
ogni colono poTero coltiva. La nota di distribu-
zione dcTO essere approvata dair Intendente, os-
•eryate prima le debile formalili Telate dal Beai
Rescritto del 20 loglio Ì84S; le obbligazioni poi
di coloro cai si distribaiscono le derrate sono ri-
cerate dal Conciliatore. La sna aria è sana, e se
De comprende il territorio in salme 17749,091,
delle quali 4,M8 in giardini, 4,630 in orti alberati,
9,568 in orti semplici, 38,033 in seminatoriì irrigai,
35,6S6 in seminstorii alberati, 7687,316 in semplici,
3802,316 in pascoli, 93,428 in oliveli, 66,121 in vi-
gneti alberati, 401,838 in vigneti semplici, 40,950 in
ficbeti dlndia, 57,118 in mandorleti, 57,959 in pi-
•taccbeti, 3177,118 in boscate, 8270,338 in culture
miste, 3,464 in suoli di case. I rami principali
del tuo commercio sono grano, formaggio, man-
dorle e pistacchi. Salendo da Brente verso il mente
Etna rinvengonsi di sostanze Tulcaniche dell'eru-
zione del 1888; verso occidente del paese il ter-
reno è calcareo, e vi si trovano alcune conchiglie
fossili, terra alluminosa, traccia di ferro e di piom-
bo. Sotto le scorze degli alberi annosi , e le sec-
che foglie dei boschi vicini sono dei rari insetti.
La popolazione della città ascendeva nel 1798 a
9153, ad 8871 nel 183i« e Gnalmente nello scorcio
del 1852 a 10931.
Tra gli uomini, di cui T edace tempo non sa
distrugger la fama, e che coi loro merili solleva-
rono un monumento più durevole del bronzo, me-
rita il Venerabile Ignazio Capizzi il primo pesto
tra quei che di loro nascita onerarono Brente.
Sorti i natali nel 1708, e sullo sbucciar dei giorni
Booi d*un branco di pecorelle fu misero custode,
ma alla custodia di altro gregge à^evaìo Dio se-
gnato. Dopo varie circostanze di casa sua, indos-
Mto l'abito chiericale, pervenne a 86 maggio 1736
al Sacerdozio, cui con ogni premura aveva aspi-
rato da gran tempo. Si ascrisse allora alla Congre-
gazione di Nostra Donna del Fervore in Palermo»
e vi stabili che ogni sera vi si tenesse aperto un
oratorio in utilità dei fedeli. E qui non mi è da-
to dal limite del lavoro, poter ben pennellare i suoi
travagli, T umiltà del suo spirito, la filantropia
inconcepibile, in tutto il che si ebbe a compagno
il Sacerdote D. Isidoro del Castillo dei Marchesi
di S. Isidoro. Istituì nella Parrocchia dell' Alber-
garla ia Palermo una congregazione del titolo di
BR
torio di Tauro, cioè quel di S. Croce, op-
posto ai settentrionali, discosto 3 ni. di
Agosta. Neil* intemo di questo seno apresi
Saera Uga eùntro il peccato, venvto in Boom bsI
1750, e dopo due anni ritornalo in Palermo, si^
ritirò nella convivenza di S. Enlalia, e poeto niaBO
alla cultura di quella Chiesa sfornita dei aacri tep-
pellettili , ne ricolse a tovrabbandonarla » qaiadi
v'introdusse l'Oratorio quotidiano e ecriaM atti
uopo un rendimento di grazie alla SS. Trinità»
pubblicalo nel 1775; nn altro ve ne apri la stia
per gli nomini che di tutte condizioni acoorreva*
no. Fu grandemente accetto al Viceré Fogliani par
la candidezza dello spirito, e la beltà del ano
Ma l'opera che grandemente di sua santità ed
pel simile ci è testimone, è il famoso Semiaaria
di Brente. Disegnò in sua mente nel 1774 dover
provvedere la sua patria di una casa di cdnea*
zione chiesiastica divisa in quattro dipartimenti,
l'uno di studio, l'altrp di assistenti ai moribondi,
un terzo di amministratori di sacramenti, nn qaff^
to di Missionari, e non ostante la propria povertà
anzi miseria, e le molte barriere che aU'eSelle
del suo scopo interponevansi, ei giunse a gellari
in quell'anno medesimo la prima pietra deQ*e£*
fizio, e nel corso di cinque anni impieganM
30000 scudi, ridusselo in modo da aprire le pub-
bliche scuole a ricevere moltissimi convittori; mi
potè però vederne il compimento, che a eansa di
sua morte venne sino ad oggi differito. Quaelat*
que in tali anni occupato dall'apostolico minislers,
scrisse un libretto sotto il bel titolo di iMVtn
della grazia nel convertire il peccatore » che ad
1775 diede alle stampe, altro di Cert'monis nel ss-
altre Ta^tfo monastico nel 1776, e poi la S^^ft-
zione del nome SS» di Gesù, che fn stampala ad
1784. Non però desistette di predicar novene, sscr-
cizii e domeniche pei monasteri e chiese di qit"
sta nostra città^ insino a che dalle fatiche trait*
gliato, con flogosi epatica consumò il cofsadn
giorni suoi a 27 settembre 1783, lasciando nn at*
me immortale per le predizioni avverale, pei pl^
tenti operati in vita, nel di della morte, e dsfi
ancora, perlochè tuonerà una voce onnipossiiii
dall'alto del Vaticano, a proclamarne la caaeaìi*
zazione; e la cara Sicilia, e la riconoacenle Bnt*
te andran di lui gloriose.
Se nel Capizzi ebbe la Sicilia on* Apostole, Si*
cilia, Italia, intero il Cattolicismo videro in Kit-
cola Spedalieri l'oppugna loro del prestigio e dsli
miscredenza, il proclamatore di ona filoeoia pia
che mai sablime. Diviti i filoiofi a unmà u
46f
BR
^ del fiame di Porcaro, o Panta-
ancbe dicono di Bruca. A destra
), non lungi dal lido, apresi un si-
lotto io bandiere dei sislemi, abbassato
concetti r ingegno dell* nomo, da mille
igitato, di coi non sa a qnale appigliarsi^
a l'epoca del nostro Spedalieri. Nacque
roota nel 1740 da onesta famiglia; ven-
to nel Seminario di Morreale, dorè lesse
arate FilosoOa e Teologia nella sua gio-
mobbe il tempo in coi vi rea; si accorse
Mosae di idee strane ed oscure che ay vi-
li allora, eran principii evidenli e gio-
ii potevaai ordire una saggia dottrina, a
I interessi affatto disparati, a sorger nor-
ilto comone; per farne abbracciar la scelta
Tia rimaneva, il dimostrare cioè che il
gli areva tatti proclamati,- a rimettere in
calma neirinterno dell' nomo, ad ordinar
bisognava far gustare i dettami della nuova
li aegnaci delle antiche opinioni, conci-
Vangelo gli amatori delle noTitè. Dimo-
oraali principii dal dritto naturale donde
conseguentemente le naturali leggi, de-
i dati* analisi deir oomo« e prevalendosi
i Tori pensamenti dei novatori; difendere
là del Vangelo; conciliare i principii del
itorale coi vangelici; ecco il triplice sco-
Spedalieri, con che viene a capo del gran
A ciò tendono infatti i sei libri sui dritti
h n€i quali si dimostra che la più sicu-
la dei medesimi nella società civile è la
ì Cristiafuif a ciò V Analisi delf esame eri~
cristianesimo di Freret, a ciò la Confu"
ielV esame del Cristianesimo fatto da Gib-
a sua Storia della decadenza dell* Impero^
i oltimi due lavori Tiene principalmente
e la seconda parte del suo scopo; vi cam-
lire la somma erudizione e la pienezza di
teologica, la più sottile metaGsica. Il Car-
itrdil sommo 61osofo ne fece grandissimi
: le nniversità di Padova e di Pavia of-
illo Spedalieri splendide cattedre, da lui
per non dipartirsi dall* amato soggiorno
I. Da mia parte non dilungandomi ne di-
ne a capo dei propugnatori della GlosoGa
a' religione. Mori in Roma nel di 24 no-
1795. Brente a tal Gglioolo è tenuta di
■mortale.
fresca è la perdita di Arcangelo Spedalieri
di Niccolò , medico di gran Taglia , ac-
mo anatomico e naturalista, nato anche
BR
curo e capace asilo pei legni ; ma dove
per circa un miglio il mare s' introduce nel
fiume e quasi yì stagna, presenta alle pic-
cole navi sicuro ricoTcro, il quale tratto
dicesi Canale dagli abitanti. Neil* inverno
però accresciuto il torrente dalle acque
che scendono dai colli vicini, rende quel
luogo non sicuro, ed accrescono il pericolo
due rupi che levansi per circa 20 cubiti
neiruna e T altra riva; essendo però sereno
e tranquillo il corso delle acque, a destra
dal medesimo veggonsi zampillar vene di
acque zolfuree assai giovevoli per morbi
cutanei. V. Pantagia.
Pieir interno, dove sorgono di basse col-
line e dei poggetti , meritano attenzione
le vestigia dell'antica città di Trotilo, di cui
diremo a suo luogo. Oggi però sorge non
lungi dalla spiaggia una casa di eremili
sotto gli auspici! di S. Maria di Dania (1),
dove molti raccolgonsi nel vero servìzio di
Dio lontani dalle procelle del mondo. Pas-
sando a dir della rocca, si ebbe origine
verso il 1468 da Giovanni Sebastide, che
coslrussela sin dalle fondamenta dove eie-
vansi a destra le rupi, a custodia del ca-
ricatore ed in guardia del porto*; donde
quella lapide scolpila nel fronte esteriore:
Baslide vocor, quoniam Bastide Joannes
Haec fieri feeit, sumpsique nomen ab eo
Bastide è il nome mio, Icto la fronte
Per il Bastide, e a lui devo il chiamarmi.
È molto ampia, a Tolte, e munita di ar-
tiglierie, con bastione preposto alla porta
verso mezzogiorno, con argini, via secreta,
. siepe e fossa. Vi stanno dei soldati presi-
diar! con un prefetto; né manca di carceri
in pena dei facimale.
in Brente e morto in Alcamo da pochi anni. Ci
lasciò le seguenti opere: Analogia che passa tra
la vita dei vegetabili e quella degli animali: Ri-
flessioni patologiche sulla rottura dello stomaco:
Medicinae praxeos compendium,
(1) Parola corrotta da Adonai.
21
162
BR
Appare nei rcgii lil>rì la prima memoria
di Bruca nel 1466, quando il Be Giovanni
concedelle in dono alla Begina Giovanna
sua moglie, per diploma dato in Villa di
Prato, il porlo, il caricatore, non che il cir-
costante territorio; ne commise questa la
cura a Giovanni Sebastide^ Moderatore
della Camera Beginale , e pei meriti ce-
dettegliela con tulli i dritti che vi aveva,
confermando il Be nei di 22 settembre. Nel
1509 la vendettero gli eredi del Sebastide
ad Eleonora Lullo ed ai figli di lei , qual
compra venne confermata nel 1518 da Car-
lo Augusto Be di Sicilia, a preghiere di
Cesare Lullo. IS'è molto tempo dopo, estin-
ta la famiglia Lullo, venne devoluto al Be
il castello per opera di Diego de Boxas ,
che erane il Prefello; ma nel 1573 Tollenne
Antonio Conso, e poi un altro Anlonio di
S. Martino. Oggi è soggetta alla giurisdi-
zione del Be, che vi assegna il presìdio,
ed un custode, sotto il^ supremo Prefetto
della milizia di Agosla (1).
Braca (V. M.) Fiume che si ha la sor-
gente in fiusacchìno , nella piazza stessa
di mercato; bagna i terreni dell* antico con-
Tcnto di S. Alarla del Bosco, sbocca poi
nel Batlicane, ed unisconsi insieme al Be-
lice. Ne fa menzione il Fazello.
Braca (V. M.) Asilo nella spia^rgia me-
ridionale, vicino la foce del fiume di Belice.
Braca (V. N.) V, Bucra.
(1) Dicesi anche Bracola. Oggi è un sotto-comane
•ggregalo ad Agosla, di coi ?a compreso nel cir-
condario» in provincia di Nolo, distrello e diocesi
di Siracusa; dislanle S9 ra. roUbili, 22 non ro-
tabili dalla prima. 9 rolabili, 13 non roUbili dalla
seconda, 4 non roUbili da Agosla, 49 rolabili, 91 *
non roUbili da Palermo. £ silualo in una pianura
di aria malsana pei luoghi acquitrinosi prossimi
all'abilalo. L'acqua yì è buona ed abbondanle.
Accenna il Sacco esservi stala ai suoi lem pi co-
ttruiU una Parrocchia sotto il lilolo di S. Nic-
colò. La sua eslensione lerriloriale si co m pula con
quella di Agosla, essendone un sollo-comune; del
resto quel suolo abbonda in frumenlo , orzo, e
legumi, ed il mare dà una buona pesca di varie
BU
Bacalca. Lat. BuQcialca. Sic. Baciarci
(V. N.) Casale esistente sino al 1570, sotto
Hineo, verso greco. L^ebbe in prima il Hi-
lile Teobaldo BuxiaUa^ da cui passò a
Ruggiero di Lucilla. Per dono deirimpe-
rator Federico I ottenne la conferma dd
casale nel 1228 AdeUcia nipote di Bog-
giero,; e moglie questa a Saldano di CimÌ-
do gli partorì Tomabene che fu poi Si*
gnore di Bucalca; da lui Saldano n, poi
Soldanella^ a cui la sorella Giacoma suc-
cedette , che costretta a cedere la eredità
fraterna, ebbesi a successore raffersario
Simonella di Ruira; ma SignoreUa figlio-
la di Giacoma, mossa lite al Attira , Fot-
tenne, ed impetrò la conferma dal Be Fe-
derico III, per diploma del 1375: ebbesi
a marito Manfredi di Marino^ con coi ge-
nerò Gusmerio , a cui secondo il registro
del Be Martino, appartenevasi il casale nd
1408. Ma era stato concesso dal medesioM
Be nel 1397 a Bernardo di RuèceUo^ poi
però restituita SignoreUa ed il figlio Gasine-
rio in grazia del Be, ne riacquistarono il poo-
sedimento. Vendettelo indi Gusmerio a Inf-
ilerò di Alberghino da Caltagirone, da ad
pervenne a Giacomo Adamo; comprosselo
da Adamo nel 1303 Fortuna Tedeschi j Pi-
trizio catanese, ed a lungo i posteri di lui
tennero il fondo, dr già spiantalo il casale:
ma finalmente lo comprò da Franeeseo ft-
deschi, Giacomo Interlandi nominato poi
Principe di Bellaprima nel 1710; suecei-
sogli il figlio Pompeo oggi vivente. Ti hi
il Signore il dritto di armi.
BuccHerl. Lat. Bucher. Sic. Bocchcri
(V. IN.) Città saracenica, nella comarea i
Pioto, e la provincia chiesiastica di SiracM;
occupai faticosi colli detti dell* Alloro, r^
putati i piò alti di tutta la regione ; son
accessibili cessando il verno, e da quivi M
amcnissima ed ampia pittura si scorge, di
una parte del monte Etna sino alle basM
specie di pesci. ConUTa nel fioe del ISftt circi
116 abiuoti.
163
BU
lairallra della spiaggia meridionale
Itale sino al promontorio Pachino.
tempi dei Normanni rifulse degli
i Contado, poi nel 1627 si ebbe il
Prindpato per opera di Girolamo
^e erane il Signore. Sorgeva un
n un'erta, a mezzogiorno, dove sono
id di astica rocca ; ora in un seno
ti, rivolto a Nord, bagnato dalle ac-
1 fiume che scorre dal fonte Canale^
»€0 accresciute neir inverno dalle
e dalle nevi, e che vi hanno il loro
erse Ovest. Occorre colà un lungo
MO ponte, che congiunge i lati dei
e la città, che stendesi dall'una e
ra parte in due regioni. Corrisponde
e ad oriente una piazza, dove sorge
rice Chiesa dedicata a S. Ambrogio
>, con dritti parrocchiali, e diretta
Sacerdote col titolo di BeneGciale ,
^ il costume di tutta la Diocesi ; le
iganea la Chiesa di S. Maria Had-
, dove amministransi i Sacramenti
nte deir altra parte, ed altre undici.
no i Minori Cappuccini sotto i con-
I paese , e vi si stabilirono sin dal
requentando per gli uflicii divini la
di S. Maria della Grazia, occupala
empo dai Carmelitani ; ma poi sta-
D un novello domicilio in sito più alto
Dtrione, 300 passi discosto dalle mu-
armelitani^ abbandonato Tantico sito,
ironsi nel 1622 presso la Chiesa di S.
ni, cui dettero il nome di S. Maria di
Carmelo, ma vennero poi a mancare
verlà di rendite, e gli eremiti suppli-
el luogo. Nel 1433 fabbricato a spese
che, in alto sito, verso mezzogiorno,
tasterò, per opera di Gregorio de Ber-
alla Chiesa di S. Maria Annunziata,
istituirono le Monache sotto la regola
&nedetto:gli eremili finalmente, detti
[aria di Fonte Aurato si han fuori le
»se decenti. Ad un mezzo miglio sotto
3 è una sacra grotta appellata di S.
BU
Niccola, celebre per religione, e pib per an-
tìchilà ; vi si ammirano varie pitture di gre-
ca mano; ed affermano essere stata la prima
Chiesa dei Cristiani , prima dei Saraceni,
poiché dicesi essere stata negli antichi tem-
pi e la città e la rocca, opera dei Leontini,
quantunque debba attribuirsene il nome ai
Saraceni. S. Maria del titolo deirimmaco-
lata Concezione oggi è la Patrona tutelare
della città; pure versanlisi parte dei citta-
dini nella primaria divozione di S. Maria
Maddalena, parte del Mart. S. Vito, ne cele-
brano a gara con fiere i giorni festivi.
Si ha la città insegna propria, cioè tre
colonnette con due spade incrocicchiato, ed
una corona. Secondo le leggi comuni, T an-
nuo magistrato civile è ad arbitrio del
Principe. 11 Vicario del Vescovo però eser-
cita giurisdizione sullo spirituale. Va bella
di uomini chiarissimi : Stefano dei Minori
Cappuccini, predicatore di insigne pietà, di
cui il Pirri contaci maraviglie , nelle Nat
iuUa Chiesa di Siracusa. Silvestro e Cle-
mente, del medesimo Ordine, commendati
negli Annali per innocenza di vita ed esì-
mia virtù. Giuseppe Riccio enumerato dal
Mongitore trai sicoli scrittori per le tra-
gedie che diede alla luce.
Si ha un territorio fecondissimo e ridon-
dante di olio, vino, biade, pascoli; ma i suoi
colli sono coperti neli* inverno di molta ne*
ve, che perciò conservasi In gran copia nel-
le grotte, poi smerciata dagli abitanti con
non piccolo guadagno nelle parti vicine.
Contavansi nel secolo xvi 810 case , 3029
anime, nel censo susseguente eransi dimi-
nuite le case a 762, e gli abitanti a 2992,
ma si sono oggi aumentati a 3444. Milita-
vano di questi sotto la bandiera provinciale
ed il Prefetto di Caltagirone 37 fanti e 5
cavalli. Si hanno i Signori di Buccheri il
xxvii posto nel Parlamento , trai Princìpi.
Ne è questa la serie. Sotto i Normanni im-
padronivasi della città Moberio Paitmò^
che leggo spesso soscritto nei diplomi di
164
BU
quei Principi. Il di lui figlio Costantino
è dello Conte di Buccheri in una lapide
rinvenuta a mio tempo in Catania, di cui
arrecai nella storia, dorè Matilde pone un
epitaffio nel 1160 al marito Costantino di
Paterno figlio di Roberto, Conte di Bue-
cheti e di Partanna^ in armi famoso. Con-
fermano ciò antichi scrittori di questa fa-
miglia , che notano apposti un tempo gli
stemmi della famiglia Paterno nel castello
della città. IVel 1240 Alaimo Leontino di-
cesi Signore di Buccheri^ Palaxzolo, e Ode-
grillo ; attestano essersi in questi tempi
stabiliti in Catania ì Leonlini; forse dun-
que il padre di Alaimo si ebbe Buccheri
dagli eredi di Costantino, o per dote, o per
vendita. IVon ricavasi però dagli antichi
scrittori avere ottenuto la città i predeces-
sori di Alaimo per beneficio del Re Rug-
giero, come attesta il Hugnos nel suo Tea-
tro dette famiglie. Mori intanto Costantino,
come dalla citata epigrafe^ dopo il mede-
simo Ruggiero. Fu anche Alaimo, come di-
remo, Borgomastro di Ficarra per dritto di
moglie ; aveva perduto sotto ì Francesi
queste Signorie; non solo perciò aderi a
Pietro Aragona , ma trai primi fabbricò
la ribellione da Carlo: ottenne poi dal-
l'Aragona, e Buccheri, e gli altri suoi drit-
ti; tuttavia sotto Giacomo figliuolo di Pie-
tro, come reo di Maestà^ perdette coi beni
la vita. Piegò allora Buccheri a Riccardo
di Monlalto catanese, cui successe il fi-
gliuolo Gerardo^ confermato nel 1313 da Fe-
derico II. Ebbe a successore Ctotonnuccto,
che nei 1339 disse omaggio a Pietro II,
e quantunque secondogenito, fu preposto
dal padre al primonato Riccardo; Regio Ma-
resciallo sotto Federico II, di molto aiuto
gli fu. Non è qui fuor di proposito notare
un mio errore; poiché nelle note al Fa-
lcilo Dee. 2, lib. 9, cap. 6, n. 3, scrissi,
essere stato Rolando Aragona , Signore di
Buccheri e Prefetto di Siracusa , e falsa-
niente accusai l'autore di dimenticanza.
BU
Nacque da GiOTannuccio Giùranni^ regi-
strato nel censo del Re Martino del 1408
ed altrove^ trai catanesi feudaiarii. Dope
tre anni vennegli tolta la Kgnorte di Buc-
cheri, perchè ribelle alla regina Bianca, ti
investitone Antonio BarreH Conte di li-
litello ; ma ritornato in graiia, e restituilt
nei suol beni, ebbesi a suecessore il IgUo
Giotannuccio n^ da eui Qiowumi^ die pro-
fessò obbligazione nel 1453 sotto AlfoaM.
Crede Barberi superstite nel 1506 CaUàié fi-
gliuolo di Giovannie di Violanla, nui rinTengo
altrove intromettersi Troiàio e FWppOj ed
esser provenuto da Giovanni it il padre di
Cataldo^ il quale dicesi Barone di Baecheri
nei regii libri del 1537; sueeedellegli 6i-
rotamo a cui poscia Yincenzo; da lui /«a-
beila figliuola ed erede, che prese a Ba-
rilo Girolamo Morra nobile napolilaao,
donde nacque Girolamo ii, che ottenne il
primo nel 1627 i titoli di Principe di Al^
ehert, e presa in moglie Giotanna BinOy
generò Visconte Morra^ il quale eooprosBi
il drillo di spada per 6000 scudi sborsai
al regio Questore, e si ebbe da bibeOi
Di Giovanni il figlio Francesco Principe di
Caslelrao per dritto di madre, poi marilo
a Fciicia Coltone; nacque da questi /m-
bella Morra, che maritata a /domenica *'
Giovanni Principe di Trecastagne, partorì
Anna Maria Signora di Buccheri, Gran Cro-
ce di S. Giovanni di Gerusalemme; da cai
e Giuseppe Agliata Borgomastro di Villa-
franca nacque Domenico, e da questo. Gii-
seppe, costituito nel 1752 Principe di Al^
cheri per donaxione della nonna. Difesa
altrove degli Agliata. La latit. del paese
è di 37% di SS^" 30' la laUt. Dissi di gii
del fonte Birigeri, che è appresso Aicckri,
e le acque che scorrono nel meno il paese
spettano al capo destro del fiume di S. Leo-
nardo 0 di Regina (1).
(i) Il comuDe dì Boccherì che dipenétva éà
circondario di Paianolo fa elerato a capetoH*
165
BU
Mnena (V. M.) Casale apparlenen-
a Chiesa di Horrealc, mentovato in
toma di Guglielmo II del 1181, dove
onsi i beni ed i confini dei fondi di
Chiesa.
te (V. FT.) Città antichissima di sito
*9 mentofata da Tolomeo, e creduta
; da Hoffroann.
te (V. H.) Città nel lato australe
(iciUa , secondo Tolomeo , ma oggi
incerto.
r«. Lai. Buera. Sic. Vruca (V.N.)
ilorio nel littorale australe deirisola,
alo da Areiio^ e detto dal Fazello
di cui anche è memoria appo To-
Non aUro può essere, dice Cluve-
idario eon Real Decreto del 15 oUobre 1853;
idetì nella diocesi provincia e distretto
da eoi dista S4 in. non rotabili^ 53 ro-
1 non rotabili da Palermo, 16 non rota-
mare ionio; l'aria ne é buona, abbondante
Facqoa. Vi ba una celebre 6era per la
del SS. CrociGsso in ogni anno, che co-
lei lonedl che precede la domenica di Pen-
I dora per 11 giorni: il negozio è per be-
per tesanti ed altre merci. Ne ascendeva
asione nel 1798 a 4198, a 4SI3 nel 1831,
ael fine del 1853. Ne costa il territorio di
103,369, cioè 0,875 in giardini, 0,799 in
irati, S,369 in orti semplici, 0,S73 in can-
gisi io semiuatoriì alberali, 1366,547 in
mi aemplici, 1131,468 in pascoli, 78,978
i, 76,497 in vigneti alberati, 170,934 in
WBplici, 1,613 in somroaccbeti, 6,031 in
rindia, 5,093 in alberi misti, 304,054 in
3,039 in soolì di case. É nn composto
be lave. Info basaltico e calcareo, ed oltre
ino cotognino yì si rinvengono degli ayan-
lid fossili trai qnali, Sakn coatiatw, Su^
aieìlaide$ , commutata , transver$a, Car*
ikereulatum. Arca antiquata, Àvicula ta»
P9cten cri$tatus. Natica millepunetata
thUi, Trochui rugoius, Turritella iuban*
Plurotama cataphrata , turricula , fusui
IVtlon corrugatum, chenapus pei graculi
j eomatuMf Buccinum prismaticum, sC"
tim, Tercbra duplicata^ Valuta rarispina.
Ila antigulata, Canut, Brocchiif Denta*
coagulare, virtebre di pe$ei ee.
BU
rio, che quel che più lungo dal Udo si
avanza, detto volgarmente dagli abitanti
Capo di Scarami, o di Scalambri. Siegue
Caucana terra diroccata, con un porto che
dicono Lombardo. Collocalo il Fazello dopo
le foci del fiume Irminio , o di Ragusa ,
dov*è la cala o il piccolo porto di Mar»
zarella. È ad un miglio e 'A egli scrive,
dove alcune moli, e la rupe rossa, di cui
è impenetrabile se sia la detta Bruca da
Tolomeo, Vedi Scalambri.
Baitorera (V. M.) Casale appartenen-
tesi alla Chiesa di Palermo^ mentovato nei
diplomi del 1215 dell* Imperator Federico,
dove notansi i beni di quella. È un ter-
ritorio dello slesso nome presso Corleone,
di cui si ha memoria in un diploma dì
Guglielmo II altrove encomiato.
Bamtrito. Lat. Buffarilus. Sic. BufTa-
ritu (V. N.) Fiume, Gatta, ma falsamente
appellato Acate dal Cbiarandà ; scaturì*
sce nel territorio di Piazza che dicono Mu-
liana , a tre miglia da quella città , verso
Scirocco; poi scorrendo trai villaggetti Ima-
cari, e Cansaria oggi S. nichelo, dicesi Tmi-
chio dal feudo dello stesso nome; feconda
poi la terra di Gatta, donde prende anche
nome, delle di cui acque si accresce , di-
vide scorrendo la terra di Serravalle, dove
un* antica e celebre torre, e i campi dei mo-
naci, ed accoglie il ruscello Heneninoi Sotto
il canneto di Mineo gli si unisce il fiume Ca-
talfano, altrimenti Erico, e di Palagom'a, e
finalmente presso Tosteria Gulterra, sbocca
nella riva sinistra del Gurnalonga, altrimenti
di 5. Paolo. Vedi 5. Paolo (fiume dij.
Baitoro. Lat, Buffarus. Sic. BuCTaru
(V. N.) Fonte tra Palazzolo , e Buscemi ,
donde riconosce T origine il fiume Anopo,
detto anche della Feria; ma sono piuttosto
nel territorio dello stesso nome , perenni
e limpidissime vene di acqua, 360 e pid
di numero, che radunatesi, sboccando nel
sottostante letto deir Anapo , formano in
gran parte quel fiume.
166
BU
monitor (?. M.) Loogo do^e si osserra
nna delle latomie o pietrige dell'antica
Selinunte, sito verso Aquilone, a 4 m. dai
diroccati monumenti di questa città; è de-
scritta colle altre dal Fazello.
Bvleiier (V. H.) Casale presso la Chiesa
di Horreale, mento?ato nei diplomi di Gu-
glielmo n del 1176. Da Cascino, nella vita
di S. Rosalia, viene descritto Bulcher come
una terra fruttifera , come quella difatti
dove sorge oggigiorno la città di Horreale.
Affermerebbero al certo i poeti avervi Po-
mona stabilito sua stanza; non solo ric-
ca in produzioni agli abitanti, ma anche
alla vicina Metropoli di Palermo. Cre-
dettelo il Fazello ali* Ospizio di Biiharrah
tre miglia da Horreale per la somiglianza
dei nomi; ma stabilironlo altri dove siede
oggi la stessa città. Affermano aver preso
quel nome da Bulcher Principe dei Sara-
ceni di Sicilia, che succedette a Fato Amira.
Baonpiecro. Sic. Bonipetru (1).
BmrsenlMlma (V. H.) Casale oggi non
pia esistente, appartenentesi di dritto alla
Chiesa di Palermo. Diedclo Ruggiero cogli
altri dei conGni di Naro, e Limpiados, o di
Licata, a Camuto Saraceno, ed al figlio di
lui, che convertitisi alla religione cristia-
na, ne donarono Ruggiero Fresca Arcive-
(1) Si troTt la più antica menzioDe di questa
pìoGola lem di recente fondazione nella Deiert-
Mi<m9 Geografica dell'Isola di Sicilia, di nn ano-
nimo che tutti sappiamo essere lo SchiaTO^ dora
leggati ; discosto tre miglia (da Petralia sottana)
$Wfi il casale di Puonpietro novellamente edificato;
e ti ricaYa dal tempo in cni scrisse qnesl* antere
atter torta nel declinare del secolo scorto. Oggi è
ao comune in ProTÌncia di Palermo, da cni dista
gO miglia, distretto di Cefalo da cni 30 m., cir-
condario Petralia soprana da cni 9. Si ha un ter-
ritorio di tal. S38,563« che diviso in rulture 0,185
in canneti, 7,715 in seminatorii alberati, 177.563
in seminatorii semplici, 17,78i in pascoli, 0,98i
in oliTeti, Si,853 in Tigneti semplici, 1,259 in fi-
cheli d' India, 0,Si5 in suoli di case. Contava nel
1831 una popolazione di 1782 anime« e nel fine
dell* anno 1S5S di Sit4.
BU
SCOVO di Pdermo nel 1141, indi eoneedoti
disseli il Pirri dai successori di questo Rug-
giero a Haziotla Aligosa.
Baiala. Lat. Burgium. Sic. Biirgio (T.I.)
Ricco e popoloso paese, appellalo Borgelto
nel registro di Martino, ma falsamenle dal
Fazello e dal Pirri cognominato MUmrio;
poiché questo cognome si appartiene ad on
altro Borgetia presso Relice, appartenen-
tesi nei primi tempi degli Aragonesi ai la-
noele ; il nostro intanto siede a Sud-Ovest,
in un poggetto lievemente declive, bui sca-
broso, alla sinistra del fiume Isburo o di
Caltabellotta ; comprendesi nella comarca
di Corleone, di dritto della Splendida fih
miglia di Peralta^ come vedremo in appres-
so, con Chiusa, Giuliana, Sambuca, Calta-
belletta, ed altre Signorie di questa Cuni-
glia : si ha un castello, nel sito il pi& ele-
vato, quasi ancora intero , sovrastante da
ogni parte ad una rupe scoscesa , dove è
il palazzo del Principe. Sorge Dell*dlodeI
paese a Mezzogiorno la Chiesa maggioie
parrocchiale di S. Antonio Abaie, ampia,
elegante, adorna di statue e di pitture, fNh
dala sin dal tempo dei Normanni, di che
ci è prova un* epigrafe nella cappella di S.
niccola; ricca altresì è la cappella del SS.
Sacramento, e graziosamente adorna rat
tra del tutelare S. Antonio: va soggttli
questa Chiesa airArciprete, ed è freqnea-
tata e coltivata da ben 28 Sacerdoti; k i
sufTraganea 1* altra antichissima di S. larii
della Misericordia, destinata altresì ad §■*
ministrare i Sacramenti ; ed altre otto, eoa
r Ospedale per gì* infermi ed il Monte i
Pietà.
Il tempio di S. Sebastiano verso Occi-
dente si appartiene dal 16.. • ai Arali Cv*
melitani. Gli Agostiniani sotto il liiola A
S. Leonardo radunaronsi presso il ctaldi
nel 1620, avendo una volta occupalo hoii
la Chiesa di S. Lucia dei Giardini, ma ri
ritirarono. Sono i Minori del lene OrdiM
nella Chiesa del Mart S. Tito» dove 4
167
BU
issima statua ben lavorata da Sera-
mbri del medesimo istituto. Trovia-
e gli Osservanti, costituii al dì fuori
[aria della Grazia, cedulo il luogo
rmati nel 1602. I Cappuccini final-
che dimoravano sin dal 1570 in luo-
;ce80 detto Xarabiti , trasmigrarono
1 in luogo più agevole ed irrigato
oe^ tra Burgio e Villafranca; quivi
ite sopra perenne fiumicello. Verso
del paese sorge dal 1540 un ricco
ero di monache che professano gli
di S. Benedetto, sotto il patrocinio
Pierina T. H.; un altro di Chiarine
stabilirsene ai tempi del Pirri, ma
non andò innanzi. Lo stemma del
iresenta un Castello sopra una rupe^
e appoggiasi un Leone che porta un
. Abili gli abitanti ai lavori di creta
fusione delle campane, non lieve
no ne traggono quasi da tutta la pro-
Erano 650 le case ai tempi del Fa-
he afferma essersi accresciuto ^ur-
ie rovine di Camico e di Acristia ;
I 1595, e 4407 abitanti; nel secolo
e, secondo il Pirri, 1159 case, 4475
, ma dai regi libri del 1652 com-
si 1239 case, 4790 abitanti: nello
di quel secolo 1391 case , 5354
, ed ultimamente 5522. Compren-
irgio nella diocesi di Girgenti, ed
>vo esercita i dritti sul clero per
di un Vicario. Risiede la cura de-
li civili presso Magistrati assunti se-
ti costume dal Barone. La milizia
a è sotto il Prefetto di Sciacca, che
sotto il vessillo 13 cavalieri, 67 pe-
JBurjjrio.ProfTerisce il Barone nel Gen«
mto del Regno il xxv voto. Il primo
a ha menzione è Federico di Anlio»
rso U 1350, Conte altresì di Histrctta,
lotta ed altre Signorie, ma per fello-
ni si concesse Burgio con Calalubo e
mmare a Raimondo Peralta Ammi«
1 Aragona, dopo cui è notato nel cen-
BU
so del Re Martino Matteo Peralta. Passò dai
Peralta ai Cardona donde r ebbero i Gioe-
ni, e finalmente i Colonna del quali dirò
in appresso in larga copia. Il territorio di
Burgio ha molte sorgenti di acqua, perlo-
chè va trai primi della provincia per la fer-
tilità; principalmente in agrumi abbonda,
in olio^ vino^ mele; va ameno in pasture,
perlochè è gratissimo alle greggio ed agli
armenti. Scrive T Adria: Burgio grande
paese costruito in una valle tra Villafran-
ca e Chiìisa è ubertosissimo, ed abbon-
dante in volatili. Ne è la longit. di 37"",
e la latit. di 37'' 38'.
Rendettero illustre la patria : Sebastiano
Sacco dei Minori Osservanti, esimio teolo*
go, e mollo versalo nel dritto canonico,
celebre predicatore, mentovato dal Mongi-
tore nella Bibliot. Sicola; scrìsse il florum
faseiculum ex Theologia Morali: un maz-
zetto di fiori colti dalla Teologia morale;
opera divisa in due volumi. Domenico Mo-
nacò del medesimo ordine, commendato
per la singoiar divozione verso S. Anna
madre della B. Vergine, profondamento
erudito nella sacra Teologia, ed encomiato
dal Mongitore. Francesco Turano, Canonico
di Girgenti, nel Regio e Pontificio dritto
versatissimo, famoso Teologo, e Matemati**
co, Abate Condocense, ben nolo al mondo
letterario. Fa menzione il sovraccennalo
Mongitore di Michelangelo dell* ordine dei
Cappuccini, illustrissimo predicatore, che
amministrò egregiamente la sua monastica
provincia; è mentovato dal Pirri; Biagio del
medesimo istituto, poeta chiarissimo; Filippo
Giacomazzo, encomialo nella Biblioteca Si-
cola; Giacomo Sitaiolo, Vicario Generale del
Vescovo di Girgenti^ fondatore di opere pie
nella patria, vivente ai tempi del Pirri: Gia-
como Turano versato nelle divine e nelle
secolari scienze; versalo negli sludii di poe-
sia e di eloquenza. Canonico di Girgenti,
Vicario Gener.; scrisse sin dalla Concezione
la vita della Yen. Maria Crocifissa, di cui
168
BU
aveva diretto lo spirito: vive in Roma in
gran celebrità di fama Domenico Tura-
no, Teologo della Compagnia di Gesù, con-
saltato come oracolo nelle sacre lettere dai
primi Cardinali, e dai Principi i pia gran-
di. Eccitatosi un tramestio negli abitanti nel
1647, per {scarsezza di annona, Ottavio Lan-
cia Principe di Trabia tutto restituì alla
primiera tranquillità, condannati di una
multa gli autori del tumulto (1).
■artio. Lat. Burgius. Sic. fiurgiu (V. N )
Fiume nei territorio di Butera, che si uni-
sce al iVau/Ho, a 6 m. dalle foci dì questo,
né molto dopo sbocca nei mare AfTrico, ap-
presso la foce del flume di Terranova.
Burrone. Lat. Burronis. Sic. Burruni
(V. H.) Isola con saline ed una torre di
custodia, che occorre la prima dopo il pro-
montorio dì S. Teodoro^ nel lato Occiden-
tale dell'Isola, rimpetto le rupi Spagnuole,
nello Stagno fra Trapani e Marsala, ma a
questa alquanto più vicina. Il promontorio
dello Burrone dista un m. e 'A da quel di
S. Teodoro, con cui erroneamente confon-
desi. Tra risola, e i promontorii è un an-
gusto canale detto formidabile da Camil-
liano, poiché scorre in alcune ore nei seni
come un precipitoso torrente, che voltati
a vicenda i flutti, si attrae le piccole navi
contrariando i venti (2).
(1) Oggi è an Capo-circondario di 8* classe* in
provincia e diocesi di Girgenti , distreUo di Bi-
Tona, da cui dista 10 m., 34 m. e </• da Girgenti,
48 da Palermo. La sua estensione territoriale è di
sai. 3427,538, cioè 18,731 in giardini, 8,781 in orti
semplici, 0,358 in canneti, 176,788 in seminatorii
semplici, 790,403 in pascoli, 94,613 in oliveti, 15,
598 in vigneti alberati, 42,746 in vigneti semplici,
5,686 in ficheti d'India, 467,035 in bosc^te, 0,740
in culture miste, 1,358 in suoli di case. É fertile
in grano, olio, Tino, mele ed in erbaggi, in che
consiste il principale suo commercio. Ne ascen-
deTa la popolazione nel 1798 a 5868 abit., a 5555
nel 1831, e nel fine del 1858 a 5808.
(8) È disunte 11 m. e mezzo da Trapani, 7 mi-
glia e mezzo da Palermo.
BU
BaMccliino. Lat. Buèochinum. Sic. tu-
sacchinu (V. H.) Paese di nome saracenico,
poiché come nota Francesco Agio Canoni-
co Gaulense, peritissimo nella llogna Po*
nlca^ Bu suona moUo^ Sekuin abbondante
in acque o acquoso ed appare evidente-
mente averne dato il territorio d'ogni parte
irrigato l'occasione al nome. Faceva parie
un tempo della diocesi di Girgenti, ed a
preghiere del Re Guglielmo il, Bartolomeo
Vescovo di essa ne donò liberamente quel
di Horreale; ma soggetto essendo a Boberto
Makonvenanty la di cui figlia Maria avevi
presa in moglie Roberto di Tarsia col eoa-
senso di Guglielmo, con per dote JKMicfiii-
noy Roberto lo consegnò nelle mani del Re»
che il concedette ali* ircivescovo della Chie-
sa di Horreale, ed ai monaci che in essa et*
ravano a servir Dio. Siede Bisacquino nel de*
clivio di un colle rivolto a Libeccio, alia
sorgenti del fiume Bruca; sovraneggia Taae*
nissima veduta del sottostante irrigalo te^
ritorio di Chiusa , Giuliana , Contessa , ed
altri villaggi, sino alle parti di Sciacca, che
ne è discosta 18 m. Sorgo nel meiio del
paese la primaria Chiesa Parrochiale, bei
grande, elegante, e titolata di S. Giovai
Battista, poiché un* antica dicevasi sacra a
S. Maria degli Angeli. Vi han cura dd di-
to divino : un Arciprete, 4 Amminislnlori
di Sacramenti, non che 12 Canonici, e
Mansionari.
È nella piazza una limpidissim foale
costri^ita di marmo bianco, con elegsiti
ornati , per ordine dell* ArciTescovo Ladt-
vico de los Cameros; indi si ha orìgine il la-
me Bruca che si scarica nel Belice. Gas*
prende Bisacquino il Convento dei CaiM-
litani sotto il tìtolo di Maria AnaiiBiiiia;
verso gli orli un monastero di MoiUMfte B^
nedcltine sotto gli auspici di S. Niccola Ve-
scovo; un Collegio di Maria rceenteMrie
istituito ; uno Spedale per gì* inferni pitw
la Chiesa di S. Maria degli Agoniaiiilit
dove é in vigore un Monle di Pietà; u
169
BU
dell' ordine della SS. Trinila ; un
» di Minori Cappuccini al di fuori,
S. Anna, fal)bricalo sin dal 1633
elevalo; e finalmente altre sei Chiese
i alla parrocchiale. In un colle fa-
d un miglio dal paese, vedesi verso
la Chiesa di S. Maria del Balzo,
un'immagine portentosa della B.
, onorala di ogni culto dal popolo,
a festa solenne con fiere nel mese
lo.
Hlono alla gente, per ciò che riguar-
[>iriluale, il Vicario deirArcivescovo,
che al temporale e le rendite, un
ilore; quattro Giurati han cura delle
economiche cose. S. Rosalia è la
principale. Componesi T insegna di
la con una corona. Le case non sono
210, con 6203 anime; eran le prime
i secolo XVI, nel di cui fine 2652 gli
; nel 1632 contavasi 967 case, 3731
, che nel principio del corrente S002;
rciò di un terzo accresciuto ir paese
ni nostri. È il territorio attissimo
Itara^ dovunque piantato a vigne ,
ed altri alberi domestici , e non
in frumento. Fu da gran tempo con-
ne conservare in Bisacquino il ves-
tile truppe della Prefettura di Sciac-
star doveva 11 cavalie];i e 50 pedoni,
riguardo alle celesti dimensioni è di
' di longitudine, e ZV 43* di latitu-
leritano gloriosa ricordanza : Cosmo
ira, detto di Gesù e Maria^ Chierico
Icuole Pie, prestantissimo per costu-
tlrina e prudenza, che dopo varie ca-
aeir Ordine, sollevato alla primaria,
ì meritò una gloria ; poiché vacillante
e in decadenza per un decreto del
li Papa Clemente, lo sostenne, lo ri-
r accrebbe; fu caro ai Principi, e
enti della vita di varii beneficii da
cricchilo, in Lui si addormì in Paler-
J 1688 , lasciando appo i suoi , un
immorlale. Pietro Fontanella di san-
BU
gue chiarissimo, insignito di laurea in ambi
i dritti, ed in teologia, precipuo coltivatore
della sacra eloquenza, profondo nella scien-
za dei costumi. Abate di S. Andrea, Priore
di S. Maria de Burgitabus; molte cose pub«
blicò , e di assai piik lasciò i manoscritti.
Prospero Pacifico dell* ordine della SS. Tri-
nità della redenzione degli schiavi, rifulse
nella sacra dottrina e nelle umane lettere,
grandemente commendato per la pietà. No
tratta anche il Mongitore con grandi enco-
mi (I).
Banalttone e Bosalttonello. Lai. fitl-
saitunuSj et Busaitunellus. Sic. Busaittu-
ui e Busaittuneddu (V. N.) da altri Baisato
e BaièoluneUo. Laghi abbondanti in pesca
al promontorio Pachino, non lungi da Fi-
callo. È un fonte nel villaggio del fondo
Ispica, volgarmente di Spaccaforno, appel-
lato sin* ora in nome saracenico Fatara^
le di cui copiose e ridondanti acque, poichò
irrigano le confinanti campagne, unile come
in un lago di 'A m. di circuito con le acque
deiripsa, sboccano indi in un altro il doppio
maggiore, e finalmente scaricansi nel mare.
A questo è nome BusaiUone, Busailtonello
al minore. Sino alla foce conservano le
acque il nome; indi nelle la volo occorre
il fiume Busaitlone tra Gorgo Salso, ed il
piccolo promontorio di S. Maria di Ficallo,
(1) Oggigioroo è an capo-circoDdario di 2* cUt-
te, io provincia di Palermo, da cui dista 51 m.
distretto di Gorleone da coi dista li ta,, diocesi
ài Morreale^ L' aria è baona. L' ospizio deU* ordi-
ne deUa SS. Trinità vi fu abolito. L'estensione
territoriale ne è di 3333,303, cioè 6,894 in giar-
dini, 6,414 in orti semplici, l,3il in canneti «
lil,9i7 in seminatori alberati, 1982,757 in semi-
natori semplici, 10t2,S65 in pascoli» 55,554 in oli-
Teti, S7,889 in vigneti alberati^ 79,297 in Tigneti
semplici, 5,615 in sommaccheti, 6,997 in ficheti di
India» 11,645 in alberi misti, 3»940 in boscate,
0,836 in snoli di case. Nelle sue campagne yì sono
quantità di diaspri, agate, ed argilla rossa. Nel 1798
si contayano 8080 abitanti , 8193 nel 1831, ed
8897 nel fine del 1859. Yi si ialrodassero Tarla
fabbriche di fisi di creU.
22
170
BU
doT* è una torre. Ne stanno rimpetto gli
scogli dei Porri.
Basammara. Lat. Bmamarus nUmè»
Sic. Busammara (V. n.) Monte tra il casale
dei Greci, volgarmente Pianay e Corleone,
sovrastante al celebre bosco del Cappel-
liere. Ivi era un tempo il non ignobile vil-
laggio Calala Busammara y di cui riman-
gono ingenti ruine,e che ripete Torigine dai
Saraceni. Il monte poi levasi in tal forma,
che a chi viene da ogni parte sembra nel-
r altura come cinto di mura , e presenta
un'insigne fortezza di città. Altrove verrò
intanto ad esaminare se intorno a questo
monte sia sorta Magella, antica città del-
l' Isola. I boschi del Cappelliere e della Fico
vestono le infime falde del Busamaro, le di
cui altre parli in qualche luogo sono a se-
minati e ricche in pasture , ma scoscese
rupi e faticose occupano le superiori.
Baseeiio. Lat. Buxellum. Sic. Busced-
du (V. i\.) Casale nelle parti di Noto, pos-
seduto con altri sotto Federico II da Pietro
di Moach.
BascemU Lat. Buxemium. Sic. Busce-
roi (V. IS.) Paese nella Provincia e la Co-
marca di Noto, sotto la Prefettura Militare
di Caltagirone, cui somministra un cava-
liere e 40 fanti : compreso nella Diocesi di
Siracusa, in SS"" 32 * di long. Se"" 53 ' di lalit.
Fu onorato dal 1356 del titolo di Conta-
do. Occupando ad Austro il lato declive di
un colle, siede rimpetto Palazzolo^ scor-
rendo pel mezzo un fiumicello , che è il
primario dalle fonti dell' Anapo. Sorgeva
un tempo in luogo pib elevato; ma allct-
tati poi gli abitanti da un* aria pib bella ,
discesero ai luoghi sottoposti ed agevoli;
laonde F antichissima Chiesa maggiore de-
dicata a S. Niccolò Vescovo^ ed unta dcl-
rOlio Santo, secondo il costume della Chiesa
Cattolica, da Bartolomeo Vescovo di Sira-
cusa nel 1215, rimase senza cultura, e fi-
nalmente verso lo scorcio del valicato se-
colo cadde per un tremuoto ; perlochè no-
fiU
velia ne fabbricarono gli abitanU di dm
ignobil forma, cui poscia nel principio del
medesimo xvii secolo vennero concedati
dritti parrocchiali, un l]|eneficio^ e la prepon-
deranza sulle altro quattro Chiese minori.
Sorgeva anche sopra scoscesa ingente rupe,
che oggi appellano Jfonle, una celebri
rocca minata pel medesimo tremaoto,
fortificata di due munitissime torri , dove
era T ingresso da oriente ad oceaso, e i&
altrettante bensì rimpetto le sottoposte cast
degli abitanti a tramontana, di cai riman-
gon sin' oggi delle vestigia. È menzione di
Buècemi in un diploma di Alessandro DI,
dove sono descritti i confini della diocesi
di Siracusa deH168; e forse in on altro di
Urbano II viene nel 1093 sotto il Dome eo^
rotto di Ferina. Leggiamo anco finalflirate,
neir itinerario del Cristiano Arabo, dblaic
Abisama sotto Ruggiero e Guglielmo 1 ■•
verso mezzogiorno da Buccheri , e costa
distarne altrettanto Buscemi , che peróè
è lo stesso che Abisama. Dal che rica-
vasi essere esistito Buscemi sotto i Sa-
raceni. Nel tempo dei Normanni nel IMI
fu decorato del Priorato di S. Spirilo soOt
r istituto di S. Benedetto, per liberatili
di Guglielmo Conte dì Marsicano, e di Ste-
fania moglie di lui, come si rileva dalle lare
lettere arrecate dal Pirri, in coi espri«esl
evidentemente avere accresciuto la giuri»»
dizione di Lorenzo Vescovo di Siracusa:^
mancarono i Monaci. Viene la dignità eoa-
ferita a chierici secolari, ed in loro bete*
ficio cedono le possessioni. Avevano aacte
dal 1577 stabilito sede in Buscemi i B*
nori Conventuali, e prima i Domenicani, M
entrambi 1* abbandonarono. Supplirono sd-
lo scorcio del secolo xvi i frati CarmelRaii,
nella di cui antichissima Chiesa, ed amU
in culto singolare, venerano i cittadini «i
imngine del SS. Crocifisso. Dopo i tea|l
del Pirri, avuto le monache benedettine I
tempio di S. Giacomo Apostolo, abiliroal
un decente Monastero. L'ospedale flnataM*
•r*
ili
BU
ÒSSO la Chiesa di S. Bartolomeo,
accogliere infermi e poveri. Sovra
t ad un miglio e mezzo dal paese
scavata nel vìvo sasso la Chiesa
tre, o ana sacra grotta detta da-
ani Ciwa di S. Pietro , di dritto
lesa di Catania, dove sono dipinte
ere ìmagini in greco stile ; presso
di marmo a sinistra è la cattedra
le parimenti di marmo , a destra
Itra grotta più interna intitolata a
^f con una imagine antichissima del
{elisia^ di cui nel dì festivo quivi
gni anno il Clero dal paese per
t maggiori. Ci hanno anche mol-
e di antichi fedeli. Intorno alla
Oèrta, come dissi, da Guglielmo al-
ea di Catania , è un ampio fondo
m alla prima. Rimane ancora ad
io dal paese V antichissima Chiesa
iorgio , suifraganea al convento di
I di Betlemme , ed oggi air Aba-
'errana , ai tempi del Pirri come
inosa. Spettasi il xiii posto ai Si-
i Buscemi nel Generale Parlamento
DO ; han dritto di spada, e scelgono
lagistrali giusta le leggi della Pro-
1 Vescovo di Siracusa commette al
la cura delle anime, al suo Vicario
dizione sugli ecclesiastici. La Patro-
jpale degli abitanti è la B. Vergine
He fu il numero nel fine del se-
I di 2338 , e di 394 case secondo
lo ; verso la metà del seguente 310
551 vite, da Pirri 327, 2720; nel
io di questo secolo 534 le case, 2093
che oggi 2340. 11 territorio piantato
i e a vigne produce anche in ab-
za biade e pascoli; in un elevato
ompresovi, solamente acclive da Oc-
, sui di cui vertice apresi un* amena
1 a 6 m., ammiransi i ruderi d'una
tsìma città , appellati Casale dagli
i; ed allo spesso vi si rinvengono
oni monete di ogni metallo, vasi
BU
di creta, lucerne, ed idoletti. Fu anche ri-
trovata una volta in questo territorio una
imagine della B. Vergine, e trasferita nel
paese, di cui scrive Domenico Alberti.
Tenne il primo Buscemi Silvestro Mar-
sicano nipote del Conte Ruggiero da Gof-
fredo, ed erede del padre consegui in Si-
cilia il Contado di Ragusa, e quel di Mar-
sico nella Calabria. Non mi è incongruente,
avere Goffredo dì cui dirò in gran copia,
ricevuto Buscemi dal genitore Ruggiero con
Ragusa e gli altri feudi nella parte stessa
deir isola, quantunque in molte lettere non
si nomi che di Ragusa. Nacque già Gugliel-
mo da Silvestro, come notaio fondò colla mo-
glie Stefania nel 1091 il Priorato di S. Spi-
rito: mi penso essere rimasti sterili, poiché
si ebbero a successore nel Contado di Ra-
gusa Sikestro de Bem. figlio di Goffredo^
terzonato di Silvestro Harsicano; e fu an-
che Signpre di Buscemi. Leggesi dato nel
1299 Buscemi con Avola a Wapoleone Ca-
ianeo da Carlo 11 Re di Napoli, che face-
va anche le parti di quel della nostra Si-
cilia; ma non trovo averne conseguito il
possesso. In quel tempo è incerto se sia
pervenuto ai Yeutimiglia ; poiché nel censo
di Federico li non ci ha menzione alcuna
del paese: sappiamo intanto essere stata
in quei tempi Ragusa con Modica, Scicli ,
Chiaramente ed altre terre^ sotto la Regia
Curia ; perciò Buscemi dominato prima dai
Signori di Ragusa, ai tempi degli Aragona
era forse sotto il potere del Re. Enrico Ven-
timiglia nel 1370 era Signore dì Buscemi,
e si ebbe Guglielmo dalla moglie Filippa:
fu padre questi poi a Francesco e ad An-
tonio , mentovato il primo nel censo del
Re Martino 1 , e morto prima del padre ,
lasciò erede Gaspare , il quale prese in
moglie Caterina Statella unica figlia di
Riccardo, per di cui dritto divenne Signore
di Passando, e per questo e Buscemi pre-
stò il giuramento nel 1453 sotto Re Alfonso.
Guardati qui dalle fàvole di Filadelfio Mu-
«72
BU
gnos, che introduce circa il tempo stesso a
Signore di Buscemi Francesco Prefetto del-
la Camera Reginale. Dice poi essergli suc-
ceduti Pielro, Guglielmo ed Ettore, ed af-
ferma quello Rettore della medesima Ca-
mera, ed aversi questo, Signore di Passa-
neto y a?uta la custodia dei castelli di Si-
racusa e di Lentini. A Giovanni dunque
nato da Gaspare, e morto senza prole, suc-
cedette il fratello Francesco confermato
dal Re nel 1490 nel dominio di Bu-
scemi. Da Francesco Gasare n, enume-
rato nel 1511-16 trai Baroni, la di cui fi-
glia Giulia erede, si ebbe a marito, con per
dote Busccmi, Bernardo Requesens Signore
di Pantelleria, Razionale del Regno, Stra-
tego di Messina. Scrive Hugnos , da Pier
Guglielmo esser nato Giovanni, che ascritto
ai Cavalieri Gerosolimitani, cedette il luogo
alla sorella Giulia. Ha Gaspare ii dicesi
nei regi libri T ultimo di Ventimiglia; Ber-
nardo Requesens poi leggcsi accresciuto
dalla Signoria di Buscemi nel 1519 per drit-
to della moglie Giulia. Successegli il figliuo-
lo Giuseppe nominato dal Re primo Conte
del paese nel 1566 ; Antonio da lui primo
Principe altresì di Pantelleria o di Cosira;
prese in prime nozze Isabella Moncada che
lo fé' padre a Salvatore , Diego ed altri;
Diego nato in Buscemi, datosi alla carriera
ecclesiastica, rifulse Archimandrita di Mes-
sina , Arcivescovo di Caltagirone , e final-
mente Primato dì Mazzara ; nominato con
encomi! dal Pirri. Salvatore generò con
Giovanna Gaetani ed Aragona Antonio //,
da cui Saltatore Francesco che pel dritto
della madre Eleonora Gravina fu altresì
Signore di Mazzarone; da lui e Vincenza
Morso Antonio #/#, Giovanni e Carlo; pre-
siedette questi agli eserciti del Re di Sar-
degna, DucadiSavoja, e fu dei primi neirOr-
dino Gerosolimitano di S. Giovanni. Si strin-
se Giovanni a Filippo V, e divenne, come
dicono. Maresciallo di Campo. Antonio ri
Conte prese in moglie Giuseppa Carretto,
BU
Principessa di Tenlimiglia, e Contessa di
Ragalmuto , a nome di cui consegui pure
queste comarche; Francesco dopo lui, chia-
rissimo per prudenza, accorgimento e co-
stumi, più volte Pretore in Palermo, inti-
mo Consigliere del Re, si ebbe da Ro-
salia Napoli il figlio Giuseppe ÀnUmio,
oggi marito a Maddalena Braneiforli , dei
Principi di Butera. Giuseppe Antonio flri-
tello di Francesco pei meriti della vita gii
Abate Benedettino di S. Martino delle Scale;
pel sommo sapere risplende oggi Tescofo
di Siracusa. Discutesi altrove deirorigineda
Requesens in Sicilia (1).
Batartaro. Lat* ButarlaruB. Sic. Ba-
tartaru (V. N.) Monte nelFagro di Viziiii,
di cui fa menzione Ignazio Noto nella St.
di Yizini. Erasi un tempo un casale.
Batatli (V. N.) Casale saracenico CM-
(1) È OD cornane io proTincia, dittratlo e Ut-
cesi di Noto, da coi disia 10 m. noo rolaUi. or-
coudario di Palazsolo, da coi i pariaaeBti oeo le-
labili, 57 rotabili, 91 doo rotabili da Menoe^M
Don rotabili del mare Jooio che ne è il |Nè Ti-
cino. Vi è on Monte agrario, che Tenne ittitiita
Del 1830^ sotto la denominazione di pecolie fra-
mentario, per contribuzione: nel 1840 fa iofcrtìla
Dell' attuale, per efletto di SoTraoa diapania-
ne. Prestasi in frumento non meno di dnatt*
moli, né più di una salma a persona» previa la
garante solubile con atto presso il coocilialiic>
Viene amministrato dal Sindaco, e da dno depaWi
eletti in ogni due anni dalf Intendente. Yiéafà
anno una fiera per bestiame, teasulì ed altri wmó,
ed occorre per la festiviti del SS. Crodiffe wm
due giorni di Tenerdi e di sabato che preceto*
la prima domenica di maggio. Asceodefa la pa-
polazione nel 1798 a S8i0 anime, a 3158 Mi IISl
a 3075 nel 1852. La sua esteDaione terrilorialtè
di sai. 2537,923, cioè 4,997 in giardini, 5,fM ìi
orti semplici , 0,944 in canneti , 6S,054 in smm-
Datorii alberati, 1877,594 in aeminalorii aaaiplici»
4i3,779 in pascoli, 28,546 in oliveti. 15,9aian-
gneti alberati, 108,010 in. vigneti aonplid » 4,111
in ficheti d'India, 0,683 in cultore aaiate, 5,10
in suoli dì case. Il più gran oomnertiodi
fazione che faccia questa terra « oonsiato in
olio e frumento. L'aria ò booaa» conaef
tretl buona ed abbondante.
173
liU
fesso dal Conte Ruggiero alla Chiesa di
Messina nel f090, oggi amplìssimo paese
di denominazione altresì saracenica, Ra-
gaUnUo.
Bmiera (V. N.) da alcuni Buterium. Una
forse delle tre Ible, cioè VErea, o MaiUh
rio^ polche conserta finora molti monu-
menti di antichità, che diedero occasione
di asserire ai sicoli scrittori^ esservi stata
or una or altra antica città, come nei luoghi
propri! si vede. Era un tempo onorata delle
Insegne di Contea, poi di tutte la prima di
Prìncipalo, per decreto del Re Filippo del
1563 ; non certamente pel merili della fa-
miglia Branciforti, come scrive il Pirri, ma
per briga di Ambrogio Santapace, che era-
ne allora il Conte. Ne viene dunque il Prìn-
cipe , primo trai Baroni di Sicilia , ed è
il solo che siede perpetuamente tra i do-
dici Pari del Regno: porta il vessillo re-
gale nella inaugurazione del nuovo Re, e
ne annunzia il nome al popolo. Sorge Ru-
teni nella valle di Noto e la diocesi di
Slracasa , In un giogo di un alto monte,
bticoso alla salita, e da ogni parte ricinto
di Hcoscesi scogli, talché può solamente sa-
lirrisi per una via verso Aquilone; stendesi
InllaTolta in ineguale pianura, e sembra
presentare la figura di una falce. Una rocca
Iibbricata in un poggio, alla parte meri-
tionale del paese, con una porta rivolta a
Settentrione, mostrasi in ogni modo antica;
ne sono fortissime e solide le muraglie di
pietra quadrata di 18 palmi di larghezza,
e sorgono a tanta altezza che sostengono
tinqne ordini di volte, anch* esse ai lati di
pietre quadrate. Yl è un cortile ed un am-
plissimo spazio, conserve di orzo e di fru-
loento, riposti di armi, stalle per cavalli, e
profonde spaziose fosse. Una insigne cister-
«I sopra ogni altro, scovcrta da pochi anni^
sopera ogni aspettazione; poiché sì è di fi-
|wa oTale, con grande artifizio compatta,
Mamente dalla parte esterna acuminata,
appoggiata al suolo; dagli altri lati però
BU
sta da se sola, talché sembra del tutto opera
di un sol masso. Le fronti esterne della
rocca sono inaccessibili da ogni parte, ed
i soli angoli presentansi agli oppugnatori,
e munitissìmi. Intanto il paese, certo ricinto
una volta di mura e di torri, apre due porte
non inelegantemente costruite, delle quali
una detta di S. Pietro é rivolta a Setten-
trione, Taltra Regale a Greco, donde ri-
mosso un argine enorme, dì che gli abi-
tanti avevanla chiusa , il Conte Ruggiero,
se é vera la tradizione, dopo molti anni
di assedio, finalmente fu ricevuto dai Sara-
ceni rendutisì nel 1089.
Rimpctto la rocca ofTresi a Nord il tem-
pio sacralo al nome di S. Tommaso Apo-
stolo, molto elegante, sotto la cura di un
Sacerdote, che con altri a lui soggelti am-
ministra la Parrocchia. Sotto la rocca poi
sorge la Chiesa di S. Maria, che era un
tempo la principale, e dicevasi di S. Maria
presso il caslello; ne erano destinati al ser-
vizio i monaci cìsterciensi, stabiliti dal Re
Guglielmo nel Convento di S. Maria di
Allo che sorgeva sul vertice di un colle,
di là un miglio fuori il paese , dove ri-
mangono ancora vestigia di celle , cui
però intera rimane unita la Chiesa. SI
questa che quella presso il castello oc-
cupano oggi i Frati Minori che abitano dal
1577 il convento di S. Frdncesco. È un'al-
tra casa religiosa di Minori Osservanti ,
detta di S. Maria di Gesù^ fabbricata nel
paese nel 1322; e non lungi dalla porta
di S. Pietro occorre un insigne monistero
di monache dell' Ordine di S. Benedetto,
titolato di S. Giovan Battista, antichissimo,
dove verso il 1315 Tommaso Vescovo di
Cefalo lasciò in conserva una cassa piena
di reliquie di Santi- Erra il Pirri, scrivendo
avere avuto origine nel 1608, poiché ci co-
sta aver Girolamo Bologna Vescovo di Si-
racusa, a preghiere delle monache, esposto
uel 1S42 alla pubblica venerazione la cassa
sudetta: l!a anche menzione il Pirri della
BU
miraglio medesimo; e se. ammetter due Gu-
glielmi vorremo, uno sotto il Conte Rug-
giero, l'altro sotto l'Imperatore Errico, non
è questo a dirsi quel figlio dì Robcrlo o
marito di Alargherilo de Luce, che impos-
sessava.';! nei principii del secolo sin del
dominio dì Butcra. Ael I21'J rinvengo Con-
te di Butera e di Pulernò Bernardo di
Ocrea nelle tavole dì S. I<iìccolò dell'Are-
na di Catania; conTcsso però i};norare con
qual dritto abbia conseguilo: morto senza
figliuoli Guglielmo Malconvenunt , si uni
forse Miirghcrita in seconde nozze con Ber-
nardo Ocrea ! Da Bernardo, Raimondo Gran
Cancelliere di Sicilia sotto il Re Federico
e ManTredi, cui succcdcllc nel 1232 Gual-
tieri di Ocrea. Non lungo tempo dopo Cai-
vano Lancia parente dell' Impcralor Ftrde-
derico da parlo della moglie filanca. Ma-
resciallo del Regno, ebbesi largita la Con-
tea di bufera , PalermV, S. Filippo; se-
guite avendo le psrli dì Corradino, caduto
in mano ai Francesi, privalo dei beni, fu
decapitato col Ggliuoto GaleoUo nel 12f>$.
Mancami sotto i Francesi la serie dei Conti,
e credo essere rimasta immediatamente
Butera sotto il dominio regio. Scrive Fran-
cesco di Aprile nella Cronol. lib. 1, cap.
30, aver Gualtieri di Caltagirone ollenulo
Bufera da Pietro di Aragona, servitosi del
testimonio di ffcocastro, il quale scrive,
cap. 6t. Ist., essere ritornalo Gualtieri al-
la sua sede di-tt' epcel»a Butera, dove fu
succeduto dall' infrintc Giacomo figliuolo di
Pietro; si ebbe il primo mozzo il capo per
essersi dato a suscitar gente contro il Re;
ne abbiamo nelle storie. Giìi nel censo
di Federico II, circa il 1320 Lupo di At-
berli Regio Milite diccsi soggetto per la
terra di Butera, che pagavagli onze tOO.
Trovola poi signoreggiata da Ariate Alao-
na, che dicesi Conte di Hislrelta e di Bu-
tera. Aveva forse succeduto Arlale a Blatco
padre, di cui dubito alquanto abbia te-
nuto Butera. Sotto Federico Ul ribcUaroasi
gli abitanti di Ariate, ed oppugnati invano,
composta Gnalmenle la facenda, ritornaro-
no all'ubbidienza. Succedette ad .Artale il
fratello Manfredi, cui il giovane Artole
figliuolo, nemicissimo al Be Martino, per-
lochè spogliato poscia dai beni, partito dal
Regno, mori esule nel principio del seco-
colo IT. Scrive in gran copia Fazello da-
gli Alngona, delle loro egregie prodei-
ze, e cariche sostenute- Allora concesse ìb
prima Butera il Re Martino a Mainolto Sor^
lino Milite, poi ad Vgone Sfinlopnee o Saar
tapau, che traeva origine dalla nubilissima
famiglia Adtimara che era mollo illustre
pel Principato Santapau nella Catalogna, •
valorosamente aveva comballuto contro i ri-
belli nella Sicilia, come costa da un ampi*
diploma del medesimo Re dato in Castro*
gìovanni nel di 1S di ottobre del 1392; a^
iziunse la torre Falconara nel mcridionalt
lido vicino di Butera, ed altri beni; si (1
quivi menzione dei Casali dei SS. Jiitoì»,
Pietro, Cahildo. Giuliano, e Giacomo
presi nel lerrilorio della nostra terra o^
non più esislcnti. Ponzio padre di Cjoai
rifulse per varie cariche nella
e nell'Isola dì Cipro. La moglie
gli partorì Igonollo, Calcerando
cessori, Ponzio Raimondo custode
se sacre in Lerìda nella Spagna, ElooDOrt,
Harchìsia, Bealriee, Sibilla e Oiovunna- 1*-
ri Ugonc prima dell'anno 1400, otleut
Ugonotto insieme col padre del sovra»*»-
nato Re, Viiini e Licodla, e poi nel 1391.
rinunziala Vizint , ottenne Ocula ed il la-
go dì Leulini. Ma succedette CaleeraaÀ»
ad L'gono suo padro nel contado di Bi^a*,
nò molto dopo il fratello l'gonotlo nwria
senza prole, e mcrilfi da Martino la n*
ferma, da Catania 11 di oiarzo 1399; usi»
in primo nozze a Vìolaala de Buls H^
di Sancio Conte di Gagliano, e questa ■!•■
funta, contrasse una seconda volta c«Blt-
donta Carduna, e si ebbe da entrambe Tf»-
Botto u, Raimondo, GugUelaia, Fnnttit».
177
BU
e Marchisia ; disse il primogenilo erede
dei beni della Spagna, e morendo nel 1438
consegnò Buiera^ Lìcodla^ e gli allri feudi
di Sicilia a Raimondo, il quale impetrata dal
Re Alfonso la conferma nel 1433 , presa
in moglie Eleonora Yalguarnera figlia del
Signore di Assoro, ebbesi erede Ponzio iij
e mancò di Tita nel 1475; ci è testimonio
la storia della famiglia, essere stato Pon«
do Presidente del Regno, ma ne manca il
Bome nel catalogo dei Viceré appo il Pirri,
come anche nella Cronologia di Antonio
d'Amico ; mori 13 anni dopo il padre, la-
sciando i figliuoli Raimondo ii, Antonio, Ca-
taldo , Ugone , Beatrice ed Isabella. Rai-
mondo erede governò due volte risola in
assenza del Viceré Gaspare de Spes, e sem-
pre meritò una lode non volgare ; mori nel
1491^ ed il di lui figlio erede Ponzio in non
si ebbe prole da N. Orioles figlia del Baro-
ne di S. Pietro da Patti, e compi il corso di
sua ?ita nel 1307. Consegui perciò le Si-
gnorie Vgane n suo zio, quartonalo di Pon-
zio n, yolle nominarsi primo Marchese di
Ucodla, e morì appena tre anni dopo il ni-
pote. Generò con Antonia Filingieri de' Conti
di S. Marco, Ponzio, Francesco e Raimondo*
Pofuio IT dopo la morte di Ferdinando il
Cattolico e T espulsione di Ugone di Mon-
eadi, sostenne le veci del Re con Simone
Veatimìglia, e seppe raffrenare con ottimo
consiglio i popoli in quel tempo insorti,
coae dalle storie; la sua moglie Isabella
Kranciforti figlia del Conte di Mazzarino gli
partorì Ambrogio, Francesco ed Antonina,
che si succedettero a vicenda. Mori Ponzio
■el 1342, di nuovo Presidente di Sicilia, im-
itoffio eletto dopo tre anni Maestro Giusti-
siero dairimperatore Carlo, venne poi prò-
BOSSO al governo dell* isola alla morte del
Heeré Ferdinando Gonzaga ; chiese il pri-
Do Tenore dì Principato per Butera e 1* ot-
tone nel 1363 dal Re Filippo II; rifulse
M Cavalieri dei Vello d*oro, perpetuo
Pari del Regno, ed accrebbe le avite for-
BU
tune dei fondi di Belmonte e di Radali. Non
ebbesi figli dalla moglie Antonia del Balzo
matrona napolitana , ma illegittimamente
Ponzio 0 Carlo; e morto nel 1363, conse-
gul Francesco fratello di lui da gran tem-
po Stratego di Messina il possedimento
delie dignità e dei villaggi, e visse sino a
vecchiezza. Antonina sorella di Ambrogio
e di Francesco frattanto , preso a marito
Girolamo Barresi Signore di Pietraperzia,
dato aveva alla luce Pietro e Dorotea ; il
primo era morto senza prole^ Dorotea ma-
ritata a Giovanni Branciforti Conte di Ma-
zarino gli partorì il figliuolo Fabrizio^ cui
cedette il Principato di Pietraperzia per
dritto della madre che era succeduta a
Pietro , per eredità paterna gli fu devo-
luto Mazarino, e per dote della moglie Ca-
terina Barresi la Signoria di Militello. Poi
Francesco Santapace ii Principe di Butera,
non avendo avuto alcuna prole da Imara
Bennvidcs, rinunziò nel 1380 in favore di
Fabrizio Branciforti pronipote, alle terre
di Butera e di Occhiala^ ritenendosi la so-
la Licodla. Indi Fabrizio Branciforti fu ni
Principe di Butera, Cavaliere del Vello di
oro , ascritto trai Grandi dì Spagna , e
molti figli generò con la moglie Caterina,
Francesco cioè e Giovanni, non che Cate-
rina, che anche lasciarono figli; Vincenzo,
Pietro, Filippo, Dorotea, Imara ed Isabella,
donde nessuna prole rimase. Francesco
morto prima del padre ebbesi Margherita
da Giovanna Austriaca. Giovanni, menata in
moglie Giovanna Branciforti dei Conti di
Raccuglia , generò &ìbriele^ naturalmente
scilinguato, Giuseppe, Agata e Caterina, e
mori anche prima del padre. Da Caterina
finalmente, terza figliuola di Fabrizio, e da
Niccolò Placido Branciforti Conte di Raccu-
glia e Principe di Leonforte, nacquero Giu-
seppe detto secondo, Francesco, ed altre
cinque femine. Morto Fabrizio in Morreale,
e sepolto nel Monastero delle Stimmate in
Palermo fondato dalla figlia Imara, nac-
478
BU
que nel 1624 una contesa tra Margherita
Austriaca flgliuola di Francesco, e Giuseppe
primonalo da Giotanna , per Buiera e le
altre Signorìe, che in fine talmente fu de-
cisa, cedesse Butera a Margherita, Maza-
rino a Giuseppe. Quella dunque già Signo^
ra di Hiiilello per dritto ereditario del pa-
dre, conseguita Buiera con le amplissime
annesse giurisdizioni, lutto trasferi a Fe-
derico Colonna cui fece suo sposo; il
quale figliuolo al Gran Contestatbile, fu Prin-
cipe di Paliano, dei Grandi di Spagna, e
Tenuto una volta da Sicilia nella Catalogna
supremo Comandante della milizia, rese
Talorosamenle al Re Filippo quella provin-
cia, e percosso da una scheggia di un colpo
di cannone, sopravvenuta la febbre si mo-
ri nel 1641. Sopravvisse Margherita sino
al 59^ anno, e morendo in Roma, lasciò
tutti i suoi drilli feudali ai Branciforti.
Nacque un figlio da lei e da Federico in
Militelio , cui fu imposto nome Antonino ,
ma estinto ancora infante, fu quivi stesso
sotterrato nel tempio di S. Benedetto. In-
sorta una lite dopo la morte di Margherita
tra Giuseppe di Mazarino figlio di Giovanni,
ed un altro Giuseppe Conte di Raccuglia
nato da Caterina , convennesi finalmente ;
sotto il potere di quel di Mazarino Buiera
colle altre Signorie, sotto il vero dominio
di quel di Raccuglia Pictraperzia con Bar-
rafranca: laonde Giuseppe nipote di Fa-
brizio Branciforti da Giovanni, nominato iv
Principe dì Buiera, celebrate prime noz-
ze con Agata Branciforti, ebbe Giovanni,
Casimiro e Caterina, che perdette ancor in
fasce: contrasse poi seconde nozze nella
Spagna con Antonia de Veras nobile donzel-
la, che i supremi Consiglieri di quel Regno
dissero nulle : unitosi perciò in terzo letto
a Luigia Moncada Gaetani, dei Marchesi di
Sorlino , e non avutane alcuna prole , si
mori nel 1675, e rimase erede Agata so-
rella di lui, che avevasi avuto in marito Fa-
brizio Caraffa Principe di Roccella , e del
BU
S. Romano Impero , donde erano nati Cirio
Caraffa e Giulia ; per testamento di Giusep-
pe fu detto perciò t Principe di Buierm
Carlo, che prese in moglie IsabeUa Avaloi
di letto infecondo, e fu colpito da morte im-
matura nel 1695. Appena raggiuBgerà qual-
cuno il vero merito di Carlo , e nella re-
pubblica letteraria, e sui popoli soggetti,
poiché fermatosi in Mazarino, quifi ialea-
tìssimo agli studii , avendo ac^^uratameate
riguardo al governo dei suoi, lasciò in mo*
numento del suo ingegno un eèemplare di
orologii a sole in un grosso volume agli stu-
denti di matematica, ed ai ministri dei Pria-
cip! una norma come accoppiare la poli-
tica coi cattolici dommi , ed altre opere ;
ristorò alcuni villaggi di sua pertinenza con-
quassati dal treinuoto del 1695, trasferì Oco-
la in sito più adatto, rifece chiese, e splen-
dette per esempii di magnanima pietà. 6m-
lia sorella di Carlo ebbesi a marito Fabrizia
Caraffa. Principessa dì Butera in sesto luoga
dalla morte dei fratello, morendo nel 170}
chiamò erede Kiccola Placido Branciforti.
Rato questi da Francesco secondogenito di
Kiccola Placido Conte di Raccuglia, fu pro-
nipote di Fabrizio Branciforti dalla figliaob
Caterina- Francesco fratello di Giuseppe n,
primo Duca di S. Lucia, Cavaliere di S.Cìt-
comò. Pretore di Palermo, dei 12 Pari del
Regao, unito in prime nozze ad Anna Gi-
tani, a Dorotca Valguarnera in seconde, •
finalmente a Beatrice del Carretto dei Coati
diRagalmuto, ebbesi da questa terza iKcco-
la Placido; mori nel 16S4. Piccola indi pri-
ma già conseguite le Signorie del padre •
dello zio Giuseppe, S. Lucia, Raccuglii,
Leonforte, e Pietraperzia, rifulse tu Pri^
cipe di Buiera, Cavaliere del Vello d*ere
e della SS. Annunziata, uno de* Grandi di
Spagna, supremo Prefetto della eavaOerii
di Sicilia, celebre per pietà e per eostasi;
generò con Stefania Vcntimiglia sua eoa-
sorte sole cinque femine , Caterina , li-
rìanna, Agata, Beatrice , e Maria Roialìi .
j
179
BU
delle qaali diede in moglie la prima ad
Ereote Michele Branciforti^ e morendo di-
chiarò erede nei 1722. Il padre di Ercole
fa Girolamo primo Duca Branciforli , di
eoi altrofe diremo ; splende oggi quegli trai
Grandi di Spagna, Cavaliere di S. Gennaro,
Saerelario del Re, de* 12 Pari del Regno,
e fode di copiosa prole: prestantissimo
per ottimi costumi, grandezza di animo, e
piaceTOlesza; dirò di Sakatore suo primo-
genito dote di Pictraperzia. Sórge Bulera
in 31* 57' di longit. e in 3r 8* di laU-
tndine (1).
mmtmrm (Flome «II) Vedi Naufrìo.
SatrmMo. l^t. Buiraidum (V. M.) Ca-
lale un tempo appartenente a Manfredi
Colare milite sotto Federico II.
CA
(V. H.) Antica città , di cui si
ignora il sito. Vien menlo?ata da Diodoro
nel lib. 15, in descrivere la guerra tra Dio-
nisio e i Cartaginesi , insieme con Cronio
(1) È vn Cornane io ProTincia dì GaltanissetU,
lìitrclto di Terranofa* diocesi di Piazza, circoo-
larìo dì Rìesì, distante S7 ni. dal capo-loogo della
FroTÌneia, 10 da Terranofa, 10 da Rìesi, 115 da
hienDo, 7 dal mare africano. Eraoe la popola-
tÌM« net 17M di 4074 abitanti, di 4364 nel 1831,
• iaalmente di 4409 nella fine del 1852. Coni-
praiia reatoBiione territoriale salme 16895,200,
cioè 7,835 ÌB giardini , 30,731 in orti semplici ,
IfSSI in canneli, 5,478 in pioppeti, 90,915 in se*
■iailorìi alberati* 11529,970 in seminatorii sem-
plici. 4115,436 io pascoli, 10,632 io oliteti, 470,
tu in f igoeli alberati, 5,889 in ficheti d* India ,
IJIl in earnibbeti, 620,652 in terreni improdnt-
Utì, 2,647 in sooli di case, 4,978 in camposanto.
Isritano attenziooe i pascoli amenissimi pel be-
aiaae, il grano. Torio, e la soda. L*aria fi è sanis-
naia. Nella eootradaSoor Marchese nel territorio
è' Intera è la solfara Magaloso di proprietà del
Csate Tasca; ooo ò soggetta ad inondazione , di-
lli 14 ai. dal luogo dello imbarco « e 2 dai ter-
rtii coltivati ; ne ò il zolfo di 3* qoalità. In Bn-
tara é tatallato oo talegrafo corrispondentt eoo
Tamoova.
CA
che oggi è il monte vicino Sciacca dette
di S. Calogero ; stimo perciò esserne stata
Cabala vicina.
CaMiieadla (T. N.) Casale nel terri-
torio di Erico spettantesi una volta a JVie-
coki Abaie nobilissimo Signore di Sicilia,
cui succedette il figliuolo Riccardo dichia-
rato nemico dal Re Martino. L'ottenne poi
Guglielmo Bosco^ indi i Ruvoli Barchino*
nesì; poi i Provcnzani, i CarafTa, e final-
mente per dritto di Anna Caraffa, Marcello
Fisicaro, Caraffa e Provensano.
Canocsa (V. H.) Zabul dai Saraceni, og-
gi Sambuca {{).
Caccaoiii. Lat. Caccabus. Sic. Caccama
(V. M.) Città ricca ed abbondante, appresso
Termini Imcrese, alle radici occidentali del
Monte Euraco, discosta 4 m. dalla spiaggia
settentrionale; ne è rattezza polare di 38%
di circa 3V 30* la longitudine: dagli ul-
timi Greci che furono in Sicilia si disse
Cucumum^ al tempo dei Saraceni Karcheè^
sotto il quale nome appare nei diplomi dei
Re Normanni ; dicesi altrimenti Caecabe, e
nel volgar siciliano Caccamu. AfTerma J'In-
veges essere T antica Carlagine Sicola di
che fa menzione Stefano, fondata da Amil-
care Capitano dei Cartaginesi, della quale
dirò altrove. Va soggetta oggi al Principe
di Calati, Duca di Asti o di CaccamOy dalla
nobile famìglia Amalo ^ che vi sceglie an-
nui Magistrati, vi ha drillo di spada, e prof-
ferisce nel Parlamento il xv voto. È sotto-'
messa la città pegli afTari chiesiastici allo
Arcivescovo di Palermo, intorno ad ammi-
nistrazione di Sacramenti ali* Arciprete re-
sidente nella Chiesa maggiore. Compren-
desi nella Comarca e la Prefettura di Ter-
mini, e somministra 75 fanti, 14 cavalli. L*in-
segna della città è oggidì una testa di cavai-
(1) Crede il Lello sia stato no casale di nome
moresco* dato alla Chiesa di Morreale nel 1185 dal
Re Guglielmo IL opponendosi al Faiéllo, che ere-
dettelo col nostro autore la terra detta oggi da
noi Samboca.
180
CA
lo, eoi Trisceìon, ossia il simbolo della Sici-
lia ; era an tempo un pajuolo, cioè un vaso
di bronzo sovrapposto ad un tripode , detto
dai Greci KARABH ; donde ne venne il no-
me ; quantunque non manchin di coloro che
deducono F etimologia dal notissimo canto
delle pernici.
Siede tutta verso Scirocco in una rupe,
la di cui parte superiore che rappresenta
una testa di cavallo, verso Occidente inac-
cessibile ed ardua , sostiene una rocca
munita di mura e di torri , che mostrando
generale antichità, è credula dalFlnveges
opera dei Cartaginesi. Apresi una piazza
ncir interno di essa, doY*è una Chiesa de-
dicata air Immacolata Concezione; hannovi
poi di grandi sale ad albergar comoda-
mente i Signori, stalle, granai, cisterne,
carceri. Un piccolo ingresso che ha verso
Aquilone ammette gli abitanti di Terra
vecchia: Terra vecchia è una parte della
città intorno alla rocca, chiusa da mura,
con quattro porte ; vi è il tempie princi-
pale verso Oriente, di antichissima fonda-
zione, del titolo di S. Giorgio Martire, più
magniGcamente ristorato nel principio dello
scorso secolo, a pubbliche spese; conservasi
in una cappella una statua di marmo della
B. Vergine della Grazia avuta in culto
principale. È congiunto Rabbato alla Terra
vecchia, o un sobborgo, oggi altra parte
che appellata da una Chiesa, di S. Bar-
tolomeo, comprende un convento di frati
minori del titolo di S. Margherita, fondato
nel 1407 per opera di Niccola di Prades^
r ospedale di S. Spirito, il monte di Pietà,
e la compagnia dei Bianchi : oravi un tem-
po il monastero di S. Chiara oggi mi-
nato. Piii giù Terranova 3* parte della
città, anche detta Brancica, presenta il
tempio di S. Maria Annunziata a preferenza
delle altre chiese elegante , dove si am-
ministrano i sacramenti alla gente , non
•he uu Monastero di monache Benedettine,
titolato di S. Maria della Mensa, che som-
CA
mamente risplende trasferito dal saburbai»
territorio, ed ha unito il convento dell'or-
dine di S. Domenico eretto una volta nella
Chiesa di S. Maria della Concordia. Ta ador-
na altresì d* insigne monastero di S. lana
degli Angeli dei frali predicatori, fondalo
dal B. Giovanni Liccio nel 1586 , e reso
più nobile per la sua dimora ; e di non
angusto reclusorio di donzelle. La 4* parte
della città nei luogo 11 più elevato della
Curcuraccio e Terranova superiore, è ador-
na dei tempii principali di S. Midiele e
di S. Biagio; altre minori e decenti Gbiese
sorgono in ciascuna delle altre parti, come
anche graziose ed eleganti case di privali
cittadini. Fuori della città vi ha il tempio A'
S. Nicasio Martire, della legione dei Tebei,
con precipuo culto frequentato, cui dal 1S74
era unito il convento di S. Caterina dei
P. Carmelitani) oggi diroccalo. Su di un pof-
getto amenissimo fuori il * paese vedesi il
Convento dei Minori Cappuccini, eretto Taa-
no 1589, e nel territorio della Scala qadto
di S. Maria delF Ajulo dei fraU Eremiti di
S. Agostino della riforma Centuripina , h
cui origine monta al 1568, e non ulIiflM
splende fra gli altri dellisola.
Le quattro descritte parti della città coa-
prcndonsi in un circuito di circa tre miglii;
contengono 1159 case, ed abitanti 5712,
giusta r ultimo censo, sebbene se ne leg-
gessero maggior numero descritti; iap^
rocche nel censo dell* Imperatore Carlo leg-
gonsi case 1406, abitanti 7289, e ciò ad
1595. IVel seguente secolo eran le easi
2192, ed 8324 gli abitanti. Inveges lad*
mente afTerma, sotto Filiberto di Sif^^
essere state le case 2524, e 1000 gli abi-
tanti*
Vastissimo è il territorio di CaecaM»
stendendosi per 50 miglia circa tailorti
airEuraco ed al colle di Cani. Compreip
deva i priorati dell* ordine di S. Benedetti,
di S. Piccola de Remora, e di S. Maria della
Nuova , dei quali la storia ho descritti
181
CA
lastiche notiiie. RacchiudeTa 12
linati dairinveges, ma di questi
esiste, se non sotto il nome di
ondità ed abbondanza di tini e
Ito a pocbi è secondo, per cui
omo Adria, essere Caccamo una
a sita su di un colle, di ricchezze
di tino abbondante , ed a cui
nea ai bisogni della tita. Da-
aura, sotto la Torre di Piciarone
licello abbondantissimo di acqua,
» utile ai cittadini ed alle vicine
igando i frutteti, gli orli, ed ogni
ura; le varie vene che dalle terre
ne accrescono Tuberia loro na-
elcbre ponte ne unisce le ripe
litlà, che Manfredi di Chiaranionte
questo nome dedicò alla Vergine,
a un'iscrizione.
giorno soggetta alla diocesi del
Il Girgenti, e Caccnmo e Broc-
lavano la vi delle prebende dei
di quella Chiesa. Il Re Guglielmo
ignò a quel Vescovo 1250 tari,
e di frumento, e 138 dì orzo, sui
a Dogana di Girgenli. Per lo spi-
a soggetta al Vescovo di Palermo,
ostui conceduto avea Corleone alla
Morreale. Prima di Guglielmo,
a Invcges essere stato Signore di
nel 1094, Goffredo Segeyo, e Ade-
lie di lui. I\el 1150 r ottenne Mal-
Ilo. Guglielmo concessela poi al
ìiotanni Lavardino, il quale mal-
i sudditi, fu spogliato di quel do-
^acciato dalla Sicilia. Nei 1203 ,
piore di Caccamo Paolo Cicala ^
icora Conte di CoUesano e Con-
del regno ; e morto senza erede,
I Re di Sicilia assegnoUa alla
Palermo nel 1215 , dandola a
de Castago Arcivescovo, da cui
incesi, venne in mano di Fulcone
0 figlio di Riccardo, Vicario di Carlo
CA
d*Angiò in Sicilia, verso il 1260 : il figlio
di lui PorriHo generò Sanda maritata a
Galasso Estendardo, il quale per dritto
della moglie divenne Signore di Caccamo
e di Gagliano, e ne rimase in possesso sino
airespulsione dei Francesi dairisola, quan-
do Caccamo incrudelì più degli altri paesi
contro i Francesi, come leggesi nelle sto-
rie. Nei tempi avanti gli Aragonesi , rin-
vengo aver ceduto Caccamo a Federico
Prefoglio, cui succedette la figliuola Mar-
chisia moglie di Federico di Chiaramonte,
cui intanto il primogenito Manfredi Conte
di Modica e Signore di Ragusa. Soggiacque
di tanto in tanto in quel tempo alle incur-
sioni dei Francesi, e principalmente nel
1302, quando oppressa da durissimo asse-
dio, seppe difendersi per la fermezza delle
mura dagli impulsi dei nemici , ed impe-
dirne la incominciata foga- Proseguendo poi
rinveges nella sua storia di Caccamo la
serie dei Chiaramontani , fa menzione di
Giovanni figliuol di Manfredi e di Isabella
Mosca, e di Manfredi ii figlio del vecchio
Giovanni, per privilegio di Federico II ap-
pellato Conte di Chiaramonle o di Cacca-
mo; poichèii giovane Giovanni offese Tanimo
del Re, come ci abbiamo nelle storie, e de-
cadde dai beni; venne dato allora Caccamo
a Manfredi, con legge che abolito T an-
tico nome, d* allora in poi si fosse detta
la città Chiaramonte. Da Manfredi e da
Mattea Aragona nacque Simofie poi marito
a Venezia Palici, e morto senza« prole nel
1356, nemico al Re Martino, r infante Fe-
derico divenne in sua vece Conte di ChiO'
ramante o di Caccamo, che assunto al re-
gno dopo cinque anni, investi del contado
di Caccamo Giovanni in figliuolo di Er-
rico di Chiaramonte , nipote del vecchio
Giovanni. Da lui e da Isabella Ventimiglia
la primogenita Costanza non consegui CaC'
eamOj che il medesimo Federico accordò
a Manfredi in figlio di Giovanni, da letto
illegittimo, come stima Tlnvegcs; e gH
182
CA
annali registrano ampiamente le egregie
imprese di lui , che fu altresì Ammiraglio
di Sicilia. Da questo ed Eufemia Ventimi-
glia nacque Andrea , molto illustre pari-
menti nei medesimi annali. Dopo la di co-
stui caduta, il Re Martino stabili Conte di
Cuccamo Gueraldo QueraU catalano, suo
segretario , contro di cui presero le armi
i Caccamesi ; non mancarono di assalire il
presidio della rocca, ma ricomposte le cose,
impetrarono perdono dal Re ; ritolti dal do-
minio di Gerardo ?cngon segnali in prima
della Jte^ta Corona e del Demanio^ poi
ottengono con diploma di Catania del 19
marzo 1396, non potere in alcun tempo
Tenir di nuovo la città alienata o conce-
duta ai Baroni; ed allora Antonio Paolillo
fien costituito a nome del Re Prefetto di
Caccamo: ma tutto ciò non ebbesi effetto
di sorta, poiché trascorsi appena nove me-
si, Giacomo de Prades di regio sangue
ed Ammiraglio di Sicilia, fu detto Conte di
Caccamo; imperocché delusi di nuovo i cit-
tadini dalle furberie di Errico di Chiara-
monte, insorsero temerariamente contro il
Re. Fu commesso a Giacomo V incarico di
sottometterli, al che con ogni diligenza si
diede, sebbene lungo sia stato l'assedio
per la fortezza del luogo , e la somma re-
sistenza dei cittadini. Ha assoluta Cacca"
mo altresì da fellonia siffatta, segnata nel
P.arlamento di Siracusa tra le Signorie Baro-
nali, fu data a NoUo Moncada^ poi a Giaco-
mo Prades, il quale fondò il Convento dei
Hinori presso la Chiesa di S. Margherita
nel 1407, e mori onusto di onori, lasciata
bambina, da Eleonora Venlimiglia^ Violan-
tOy che data In moglie a Giovanni Ber^
nardo di Cabrerà Conte di Modica, porto-
gli Caccamo, CalataGmi ed Alcamo. Dirò
altrove^ quando di Modica, dei Cabrerà e
degli Henriquez, che poi furon Signori di
Caccamo Giovanni Àlfonzo Y degli Henri-
quel concedettelo per 48000 onze a Fi"
lippa AmalOj da cui nacque Antonino ^ don-
CA
de Andrea, il di cui flglioola Filippo in-
tonino, oggi é vivente; di tutti i quali dire
di nuovo, e più in copia quando a GalfJ
verremo.
Tratta l'Inveges degli uomini più iDa-
stri di Caccamo nel lib. 3, cap. 5, dove h
menzione in primo luogo di S. TeocUsto Aba-
te dal Greco Menologio, dal Gaetanl, e dal
Ferreri. In SicUia nel ManaHero di Clh
cumo, di S. Teoctiéto Abate; fiori nell^aa-
no 830 di Cristo, illustrò 1* ordine di S. Ba-
silio, e visse forse nel Monistero di S. Ri-
colò de Remore, che sorgeva un tempo fuori
Caccamo, nel territorio del medesimo nome,
ed esisteva sotto i Normanni. Con molti ar-
gomenti dimostra intanto l'Inveges venir
Caccamo, sotto il nome di Cueiifiio. È il
secondo ornamento di questa serie il B.
Giovanni Liccio dell* ordine dei Predicatori,
la di cui festa celebra da poco tempo la
Chiesa di Sicilia^ per decreto del Romano
Ponteflce, e con ufficio proprio. Fab>
bricò nella patria sua il Convento di S.
Maria degli Angeli, ed altri in Tarii luoghi
riformò ristorando, e rese più illustri coi
santissimi esempii di vita; onorato da Bia
di maravigliosi prodìgii, si addormentò il
Lui in Caccamo, dove oggi si veaera*
no le sue spoglie. Fiorì nel secolo iv. An-
tonio Biagio Canonico della Chiesa di Pa-
lermo, Abate di S. Anastasio di Castelboona,
ornato di incorrotti costumi e di felidA
di ingegno; dopoché si versò nelle lelien
belle nella Accademia Salernitana, prM
ad istituire in Palermo i figli del Tleeri
Ferrante Gonsaga, cui segui fuori Sicilia,
e per molti anni fu compagno; molti M-
numenti di sua dottrina enumerati dal Isa*
gitore fé' di pubblica ragione : redace ia
patria, ivi a sante opere intento non iM
Yolta rifiutò umilmente il TescoTato, ed al*
tese intrepido la morte nell'età di più A
sessantanni nel 1572. Filippo Fase, i^ili
di Antonio, famigliare di Francesco Cai#
nal di Rebibba, eletto Vescovo di GrigiaM
I
il
\
183
CA
noi Regno di Napoli, pret^nuto dalla morte
non consegui tal dignità. 11 Sacerdote Bar-
tolomeo Amico, le di cui opere esimie di
tirlb registra in buona copia il suUodato
Infeges; fiorì per non ?oÌgare scienza, spro-
nato in Roma negli studi dell* esempio di
S. Lnigi Gonzaga, e dalie ammonizioni di
S. Filippo Neri, cui commise i secreti di
sua coscienza, ritornato in Caccamo si die-
de a Ulti' nomo insìno alla vecchiaia a ri-
formare i costumi dei cittadini; morì otto-
genarìo santamente nel 1644-, onorato pei
mentì di nobile sepolcrale epìgrnre. Andrea
Sottile, di cui rimane repitaflio nella Chiesa
del Seminario dei Chierici di Palermo, di
cui per più di 30 anni incaricato, fu tipo
ed autore di pietosa disciplina; vi ebbe
sopra 1200 testimoni di angelica purezza^
di pastorale sollecitudine, sommessione,
tolleranza, e di altre virtù; e questi giova-
netti in ogni genere di pietà col labbro e
coi fatti seppe informare : piuttosto mutò
la vita anziché perderla in Palermo nel
1646. Felice Henriquez di Cabrerà, appel-
lata Anna nel secolo , professa del mona-
stero di Caccamo, dedita sommamente alla
contemplazione, amantissima della Divina
lactristia e della Vergine Madre , dalla
<iaile venne visibilmente sanata da un tre-
iseado apostema apparsole; ricolma di me-
riti e di eroiche virtù, sul fior dei giorni,
Ba già matura pel cielo, dormi nel Signore
ad 1615, in vita ed in morte onorata da
Uidi prodigi. Fulgenzio deir ordine degli
keaùA di S. Agostino della Centuripina
iferma, cui presiedette Vicario Generale,
frisse la vita di Andrea Guasto. Giorgio
^accarino, ascritto al Collegio Canonico dei
^. Cobo e Giuliano in Roma, vien com-
mendato dal Mongitore per gravi dottrine.
Ciadnto Ciaccio Sacerdote dell' Oratorio di
^Uemio, per dottrina ed erudizione pre-
HiBle, mentovato dal medesimo Mongitore.
Giordano Faso detto di S. Vincenzo, degli
Afoaliaiaoi riformati^ Teologo ed esimio pr«-
CA
dicatore, di cui Mongitore neir appendice
fa ricordanza (1).
(1) Oggi Caccamo ò an capo-circondario di 9*
classe, in provincia e diocesi di Palermo da cai
dista SS m., distretto di Termini donde 4 m., ed
altrettaoti dal mare. La città nello spirituale è go-
Teroata da on Arciprete, che presiede alla nuova
rcYerenda Collegiata di IS Caoouici e 18 Bene-
ficiali, ed oltre pinguissime prebende esige per
consuetudine la decima in frumenti per tutto il
territorio. Aggiungiamo al recato dall'autore un
Collegio di Mari* ad educazioue delle ragazze, da
pochi anni introdotto, un Albergo di poveri , e
la casa o?e uacque il B. Giovanni Lìccio mento-
vato nel testo, mutata iu Chieda nel tSIS. Ha
due mercati annuali , uno nell' aprile per S.
Giorgio, r altro per l'ultima domenica di Agosto
per la festa di S. Nicasio altro protettore della
Comune, nato in Trapani dalla famiglia Borgio,
e che militando in fiarberia da Cavaliere Geroso-
limitano, Tu per la fede ucciso. Le fabbriche del
castello, delle primarie Chiese, e di qualche casa
particolare, sono costrutte a calce, ma nel gene-
rale a gesso, per la qual cosa assai soggette al-
l'umido ed alla mina. Circa a pubblica ittruziono
si dà nelle cosi dette scuole normali la bassa ed
alta grammatica, la umanità e la rettorica, lotto
a peso della Comune. La filosofia e la teologia
dovrebbero darsi dai Domenicani, e dai Conven-
tuali, che a Cai* uopo ricevettero dai trapassati fon-
datori delle assegnazioni. Ingenerale poche famiglie
sono ricche^ ma nel tutto la popolazione vive in
agiatezza-
li sito alpestre ed elevato rende Tarla pura, ma
fredda; scarsa è però T acqua, onde una pubblica
deputazione soprainlende agi* immensi stagnoni ,
per uso non solo degli abitanti « ma anche del
bestiame da stalla. La parte del territorio che
forma il lido del mare, giunge al Capo Grosso, do-
y'è una torre di segnale, con telegrafo. Trovansi
diaspri, agate, e marmi diversi , e più anche del
porfido detto di Darazzo, ed estraordinario; sor-
prendenti ne sono anche i berilli, o cristalli di
rocca; ne ò in pregio altresì la terra alcalina as-
sai stimata per Le purgazioni. Ci hanno dei belli
minerali, come il piombo e lo allume che con
poca fatica raccogliesi: credesi eziandio che racchiv-
da quella terra delle miniere di argento e di ferro
al dir degli antichi, ma non sono a nostra cogni-
zione. Contava Caccamo nel 1798 una popolazione
di 64S4, di 6063 nel 1831, e finalmente di 7054
nello scorcio del 1859. Gomprendeaene il territo-
i84
CA
Caelpari. Lai. Cacypariè. Sic. Cacipari
(V. IV.) Fiume e rocca, oggi Cassibili, e
Yhasibilis sotlo ì Saraceni, tra Siracusa e
Pachino, discosto 12 m. da quella cillà, o
tragillasi a piedi, nella via donde si va a
Noto. Prende origine sotto Palazzolo a 3 ni.
Terso Scirocco , dal fonte Baule , ed in-
grossato da altri rivi formati dalle fonti
deir Anillo , dell* Arco , di Baidone , e di
Bella, usurpa il nome di Magnisi. Dividendo
poi una gran valle, detta dai Siciliani Ca-
vagrande, viene accresciuto da altre fonti
che in essa scaturiscono. Lasciandosi indi
a mancina tra scoscendimenti di montagne
la rocca Cassibili^ da cui prende il nome,
rio in salme 10359,055, cioè 23,397 in giardini,
1,651 io canneti, 310,817 in seminatorii albe-
rati, 7158,191 in seminatorii semplici, 1850,687
in pascoli, 59,758 in vigneti alberati, 323,817 iu
vigneti semplici, 113,334 in somroaccheli, 28,230
io ficheti d* India, 2,220 in ficheti d'India ed al-
tro, 177,379 in alberi misti, 307,250 in boscate,
2,505 in suoli di case; ò fertile, variato nel suolo«
e perciò in ogni anno sono ubertosissimi i pro-
dotti, e non mai si conta un'assolata cattiva rac-
colta. Vi sono anche molte sorgive, parte salse, e
parte zolfuree, che lasciansi, non mettendole a pro-
fitto, né per risaje, coltooerie, né per ortaglie.
Decorò la cillà dei suoi natali nel 17... suor
Febronia Ansatone, ritiratasi nel ritiro di terzine
francescane, a vivervi una pacifica e santa vita,
donde poi si trasferì nel R. monastero di S.
Chiara in Palermo, ove con gran fama dei mira-
coli operati, rese in grembo al Signore lo spirito:
venne dall'Arcivescovo dichiarata Venerabile, e il
•00 processo è in sacra ruota in Roma. Nel Par-
lamento del 1812 Giuseppe Amato godente di pia
Yoci in quell'assemblea, fu uno di quei generosi
che volontariamente si dispogliarono della feuda-
lità di Sicilia, chejure sanguinii si avevano, quali
rappresentanti i commilitoni del Conte Ruggiero.
Mori questo nel di 13 gennaio 1813 e gli succe-
dette Giuseppe de Spucches ed Amato duca di S.
Stefano di Briga, il quale fu succeduto a 3 agosto
1823 dal prestaulissimOiAnfom'no de Spuechei e Bra^
neoli, di svariate cariche ed ordini insignito, pa-
dre a Giuseppe de Spucches e Rufib Principe di
Gelati di lucidissimo ingegno, conoscitore profondo
dellegreche lettere, brillautissìmo nella poesia, e che
molti lavori pubblicò^ di grande onore alla Sicilia.
(
CA
scaricasi dopo un miglio Del mare Jooio,
tra le foci del fiume Miranda o Erineo, ed
il piccolo capo appellato Galera in fema-
colo, cui succede a Settentrione la cala di
Fonie BianeOj poi il promontorio Lango^
ossia Ongia, È menzione del Caeipan
nel lib. 7 di Tucidide , dove descrife il
viaggio dell* esercito Ateniese da un* alta
rupe verso Pachino: sul far dMalba
pervennero al mare, caedarouMi iieUa
tia Elorina^ e pervenuti al fiume Cad'
pari ascesero nell* interno ^ e colà dateci
fiume si viene, malmenarono le scoUe dei
Siracusani j che assiepavan la via di for-
tificazioni e di ripari; respinii fueitf
tuitavolta, passarono il fiume. Rimangono
oggigiorno appresso Cavagrande vestigia
di acquidolli, pei quali esportavansl le acqoe
delltt Cava, ed in parte quelle del Cadip&ri,
nel territorio Siracusano. Vedi intorno alla
rocca la voce Cassibile (1).
caciro. Lat. Cacyrum (V. If .) Antica dllà
di cui Cluverio nel lib. 2; nel mederims
trailo, cioè a 15 m. da Siracusa, verso Oc-
cidente, oggi sorge Cassare in^olgare^f'
pellazione. Won è dubbio sia slata dtM
KAXTPON, Cacyrum, da Tolomeo, dotds
gli abitanti venner delti Cacyrini, fàs
leggonsi Cacirini nel lib. 3 , cap. S M
Plinio. Ha il paesello Cassaro è di dom
recente, né nel suo territorio scorgonsi tifi
vesligia di antica abitazione, che si av1€^
tono esservi slato un tempo Cadrò. Forsi
furon di Cadrò quei ruderi di anlichisB-
mo minalo villaggio esistente presso la*
scemi , come notai di sopra, ed appellili
(1) Nel fendo sito presso il fiome da cai pmJt
il nome, sono sovra un'altura degli «Taaii di IUb> ^
bricati; vi si scopri un bagno nel 1771 dal Cmfs _ '
Gaetani, con delle stufe, e stame oraatt di liiift
di marmo di yarìo colore, dove si riofaMt •>
meizo busto ed un basso rilievo di ceeetlcalib* P^
Toro, che si conserTaoo nel Momo Borboaictìi
Napoli.
Non fo il perchè venne ricoperto di lena»
185
CA
dagli abitanti Casale! non oso affermare
se sia sorta Caciro nel territorio siracusano,
ma nulla ci yieta congetturarlo.
CaAanu Lat. Chadara (V. N.) Rocca, al-
trimenti Cadrà e Yìiodra, da altri Idra.
CadlMlmo. Lat. Cadisrimum (V. N.)
Casale di cui si dice nel censo del Re Mar-
tino, essersi appartenuto nell'anno 1408 a
Gugliehno Baira^ i di cui eredi falsamente
ogfi appellati dal volgo eredi di Borgia ,
fivenli splendidamente in Siracusa trai pa-
trizi, diconsi Signori del Casale, e possie-
dono oggidì deserto il territorio, e scarso
di abitanti.
Cadrà (T. R.) Altrimenti Kadra e Yadra.
Castello distante un mezzo miglio da Fran-
eofonte, per yalie intermedia; famoso un
tempo, minato oggi per tremuoti. Dicesi
anche Idra.
Cala. Lai. Chalae (V. W.) Refvgio di
Caia nell* itinerario Romano, per fermo di
sito incerto, creduto pure da alcuni nella
ìaile di Roto.
Calaaaiirna. Tedi Yenlimiglia.
Calamonacl. Lat. ^Ca(amonactim. Sic.
Cilamonaci (V. M.) Casale mentovato si nel
registro del Re Federico , sotto Bemar-
iù Integes, che in quel di Martino del
iU6, di dritto di Giovcmni Imeges. Oggi
è un Tillaggetto nella diocesi di Girgenti ,
t la comarca di Sciacca, con una Chiesa
parrocchiale dedicata a S. Vincenzo, con
BB Arciprete che ha cura delle anime , e
Kgge altre due Chiese. Vi furono da gran
tempo i Carmelitani, ma poi T abbandona-
tilo. L' origine sua 0 il ristauro non sor-
passa i primordiì del secolo xvii, poiché
il casale per molti anni non era più. Con-
hofisi oggigiorno 226 case, 989 abitanti,
ehenel 1713 erano 6U, e nel 1632 136 le
case, 669 gli abitanti, sebbene il Pirri, che
scrisse nel medesimo tempo, assai minore
lumero ne accenni. Il territorio di Cala-
monaci ferace in biade e confinante con
quel di Caltibellotta , è fecondato dalle
CA
acque del fiume Isburo, in cui scarica i suoi
ruscelli. Piantato allresl a vigneti , or-
taggi e spessi albereti , somministra agli
abitanti ogni comodo della vita, e final-
mente ameno in .pasture accresce gli ar-
menti e le greggio. L'ottenne il primo dal
Re Giacomo Berengario Villaraul Conte di
Caltabellolta , ma abbandonata questo la
Sicilia, pervenne per beneficenza di Fede-
rico li a Berengario de Spucches , la di
cui figliuola Antonia prese in moglie, Ber^
nardo Inveges nobile di Sciacca, donde
Periconio, da cui Amato sommamente caro
al Re Martino: gli succedettero Giovanni
e Gugliehno, che conseguirono Reribaida
per dritto della madre Serena. Estinti gli
eredi di Giovanni, Margherita figliuola di
Guglielmo divenne Signora di Calamonaci
e di Reribaida , da cui ed il marito GiO"
vanni Ferreri de Marinis nacque MelcMor,
cui fu superstite Giovannella sposa a Pie-
tro di Sabia, e questo morto, a Bernar-
dino di Termini verso il 1600 , donde
nacque Antonio; da lui Bernardino ii, ma--
rito a Zenobia Rologna, cui fu figlio Ttn-
cenzo Maria primo Principe di Castelter-
mini nel 1630, e primo fondatore altresì
di Calamonaci, verso 1 principìi del me-
desimo secolo. In quel tempo Francesco
Marchese di Montaperto, divenne Signore
di Calamonaci per dritto della moglie
Melchiorra de Spucches: crebbe il loro
figlio Niccola Giuseppe Principe di Raffa-
dale^ i di cui successori daremo in appresso
parlando di Raffadale (1).
(1^ £ un comune io provincia e diocesi di Gir-
genti, distreUo di Bivona, da cai dista 13 miglia,
circondario di Ril>era da cui an m. e mezzo^ S8
m. e mezzo da Girgenti, 54 da Palermo. La sua
estensione territoriale è di salme 187tJ90 cioè
1^777 in giardini, 25,581 in seminatorii alberati,
1403,4U in seminatorii semplici, 356,156 in pa-
scoli, 36,848 in oliveti, 47,132 in vigneti sem-
plici, 0,282 in suoli di case. Contava nel 1798
ioli 780 abitanti, 751 nel 1831, e finalmente 740
nello scorcio del 1852. Esporta grano, orzo, olio;
186
CA
Calanna (V.D.) Monte rimpello Mcara,
celebre per la dimora di S. Pìiccola Ere-
mita; appellasi Calapnis negli alti dì que-
sto Santo, come notò il Massa. \ediAlcara.
Calanna (V. D.) Colle nel fianco del-
TEtna, verso la parte orientale ed australe,
sopra Hascall , alle di cui radici è una
valle del medesimo nome, dove sgorga una
fonte di ac/iua dolcissima.
caiaporro. Lai. Calaporrus (V. M.)
Asilo nel seno di Castellammare, tra la
torre di S. Cataldo, e Capo Ramo. È una vo-
ce saracena, poiché il Kala presso gli Arabi
è la statio dei Latini , come insegnano
r Abela, e Francesco Agio. Trai Sicoli poi
anche dicesi cala il lido dove approdano
piccole navi.
CalHmeinettm.Lsii. Calataxibetha{\.lS.)
Di regio drillo, soprannominata Yittrice. Sie-
de in confine della Valle di Noto, nel giogo di
un alto monte lievemente inclinato a Mez-
zogiorno. Ebbesi a fondatori, secondo al-
cuni, i Conti Roberto e Ruggiero, e loro
per fermo deve accrcscimenli, che vi si stabi-
lirono in oppugnar Caslrogiovanni , che
siede neir opposto vicino monte. Signifi-
cando Palazzo il Saracenico Betha^ può
credersi facilmente essere stato imposto
tal nome al luogo dai barbari: incerto è
intanto se sia stalo ristorato dai INormanni
il casale costruito un tempo sotto i Sara-
ceni, 0 nuovamente edificato. Cascino nel
lib. 1 , cap. 2 della vita di S. Rosalia ,
scrive Aì'6e( equivalere a quiete , poiché
colà i due fratelli riposaronsi qualche tempo
vacando dalla milizia; o calzare , poi-
ché il colle dovo é situata questo rap-
presenta. Accrebbesi poi in città, che Rug-
giero munì di mura e di rocca verso Aqui-
lone, ed ornò della Chiesa di S. Pietro.
Resala poi magnifica, e in ogni parte co-
spicua Pietro li, nello spesso villeggiarvi,
r arricchì di fondi, e delie decime dei cit-
producc erbaggi per pascolo di bestiame^ *\ grosso
the minuto. L'aria no è malsana.
CA
ladini. Regìa ne disse la Cappella, il di coi
rettore decretò fosse appellato Canonico, e
computato tra gli alunni di S. Pietro dd
Regio Palazzo di Palermo; si ha eostoi 12
preti coadiutori , ad assistere ai sacn
uflicii, insigniti di almazio di color nero,
e regge parimenti un* altra parrocchli d^
dicala a S. Antonio. Oltre la Ballici di
S. Pielro, ne è un* altra della Yergiae As-
sunta in cielo, che gode nella città il dritti
di Madrice, di che alterna le itd in agri
anno con quella, sotto la giurisdizioBe dd
Cappellano Maggiore primato della dttL
Sono entrambe sotto la protezione Begii*
e mostran dinanzi T ingresso, e titolo ed
armi. I Vescovi di Catania vollero iaeor
porata un tempo Calaseibetia nella kn
Diocesi, ma sempre e sinora si stabili vf-
parlenersi al Regio Cappellano Haggiore.
Ne sono da pochi anni in qua i citladid,
in quanto ad alTari spirituali, sotto la can
del Legalo Apostolico, Giudice della legii
Monarchia, e van soggetti alla potestà tf-
dinaria di lui. Spiccava tra le case di Bi-
naci, il Priorato di S. Barbara dell'ordite
di S. Agostino, e della Congregazione i
S. Spirito; ma abbandonatolo i moDad,i
Rettori dello spedale romano di S. Spirito,
scelgono un Priore che è tenuto a profes-
sar la regola ed a mantenere i titoli, i^
pella antichissimo il Pirri il Convento dd
Carmelitani che dicono fondato circi 0 se
colo xvi; quel dei Minori Osservanti, cke
descrilto come piccolissimo dal Pirri, fi
non esiste oggigiorno. I frati Predicaliri
abitavano un tempo fuori le mura il le**
pio di tutti i Santi, andalisine poi dalla pi*
verta costretti nel 1523; ma di nuovo rilie
nati, e dentro lo mura dopo cinqaanl'ii'
ni, appena scorso quel secolo, per mede
sima cagione abbandonali i chiostri, diedtf
luogo ai monaci di S. Maria della Mercede,
che occuparonlo dal 1175. Yi giace co«-
posto sotto r altare maggiore il corpo di
Bernardo Cirio Domenicano, chiarissimo pff
-A
187
i \ita^ di cui fan menzione Gaela-
*rì. Abitano già i minori Cappucci-
379 ad un miglio dalla città, verso
Occidentale, in amenissimo e pri-
to, dove inchinavasi un pochetto il
1 colle. Gli eremiti di S. Agostino
itoiipina Riforma abitavano da gran
el vicino poggio Artesino, celebri
astica osservanza, ma Tabbandona-
"80 il One del secolo scorso. Non
S. Maria, verso il centro della città,
no magnificenza vasti chiostri di
ì sotto gli istituti di S. Benedetto,
dal secolo xvi, sotto il titolo del
itore. Lo spedale degli infermi eb-
idatore nel 1347 Niccolò di Arcan-
renne confermato dopo 12 anni da
del Pozzo Antistite di Catania. Lo
ofio finalmente, titolato di S. Gio-
Mi la Porta Latina, riconosce V ori-
principii del secol scorso. Enu-
24 Chiese minori, tra le quali spic-
a di S. Antonio, che sorge in un
medesimo nome, ed in un piano
nenie adorno in ogni parte di edi-
cura oggi dei dritti del Clero il Vica-
egato; impongon le leggi agli abitanti
Ioni, un Censore di delitti, i Giu-
Sindaco, ed occupa la città nel Par-
generale del regno il xxiv posto.
e nobili e rìccbe famiglie andava
la poche ne rimangono, ed esiste
il palazzo dell* insigne famiglia di
Fava. Appena discernonsi oggidì gli
della rocca confusi colla Chiesa
ietro, e le mura sono in maggior
uinate. Presenta la regia insegna,
la con nel petto due Leoni: costi-
na comarca, e comprende soggetti
; ma riconosceva F Istruttore della
provinciale di Aggira, e sommini-
) cavalli, e 80 fanti. Nel censo sotto
atore Carlo computavansi 1260 ca-
1633 1183, e 4870 abitanti: nel se-
>rso 1033 case, 4303 anime, e 3623
CA
ultimamente. Dista un miglio e mezzo da
Castrogiovanni, da cui è riparata da una
valle profondissima Sta in 37^ 30* di lon-
gitudine^ 37^, 30* di latitudine.
Gode del resto Calascibetla di un terri-
torio a pochi dell* isola secondo per ferti-
lità, e tutto somministra al bisogno ed al
ricreamento della vita. Nel feudo della fico^
di dritto della Madrice di Castrogiovanni, è
una fonte di acqua detta di Arallo, accostan-
tesi per colore alFambra, offende in qual-
che modo col calore la lingua, e diviene
caustica. È famosa la città perchè vi finii
suoi giorni Pietro II Re di Sicilia; il corpo
tuttavia fu trasferito nella Cattedrale di Pa-
lermo. Va gloriosa di Simone Napoli di
nobile stirpe, dei Minori Riformati, che ri-
mise in ottimo stato molti Conventi del suo
ordine nell* isola, e dall* estremo rigor di
penitenza, e dalle eroiche virtit commen-
dato mori in Giuliana: di Giuseppe Vita
dell* Ordine dei Predicatori^ uomo d* inge-
gno profondissimo nella S. T. M«, cui nes-
suna opinione o sentenza pervenne nuova
in fatto di tale scienza ; dicesi perciò ver-
sato talmente nelle opere di S. Agostino,
da indicar particolarmente, aperti i libri di
quel Santo Dottore, subito la cosa propo-
sta. Essendosi elevato per religione, virtù,
ed altresì per innoccenza di costumi, e pub-
blicati molti lavori, mori in Palermo nel
1677, e venne sepellito in luogo a parte:
di Luca finalmente , Sacerdote e Teologo
Cappuccino, che scrisse la Summa Summa-
rum dei casi morali. Encomia entrambi il
Mongitore nella sua Biblioteca. Fiori in
questi nostri tempi Agostino Aidone^ fa-
moso matematico, che scrisse molti pubblici
famosi lavori (1).
Caiaui (V. M.) Casale dato, come dal
Pirri abbiamo, da Bartolomeo ascritto al
Collegio Canonico di Palermo e di Girgcnli,
alla Chiesa di quest'ultima.
(i) Oggidì U città di OalasGÌbetta ò un capo-cìr-
coadario di 3* classe in provincia di Galtaaissetta,
188
CÀ
OalataMano. Lat. Calalabianum. Sic.
Calalabianu (V. D.) Terra con rocca di ori-
gine saraccnica^ di che ci è prova li no-
me medesimo, che in punico idioma di-
cesi Kalghala Bian^ cioè luogo ripido, col
nome del fondatore Biano. Sedeva in un
colle, alle radici orienlali deir Cina, non
lungi da Taormina, sopra Nasse, ed oggi
situata nel fianco del medesimo colle ri-
guardante Scirocco^ presso le ripe del fiu-
me Onobale, che prende il nome dal me-
desimo CalatabianOj viene divisa nel mez-
zo da angusta convalle , occupata parimenti
da case di abitanti. Kel vertice del colle,
distretto di Piazza, da cai dista t6 miglia, 39 da
Caltanissetta, 103 da Palermo. Va compresa nella
diocesi del Cappellano maggiore. Può dirsi il paese
il più ameno , il più gaio, il più bello di Sicilia
tutta. Evvi una colonna frumentaria, cognominata
di Salamone, poiché fu fondato lo stabilimento nel
1779 dal Sac. D. Salvatore Sslamone, con la con-
dizione di mutuarsi i frumenti a tuminate, cioè
per tumoli; è dipendente dal Consiglio generale de-
gli Ospizii, e l'amministrano il Sindaco^ due com-
ponenti della Commissione di beneficenza, e un
Deputato ecclesiastico, eletti dal Vescovo; illimi-
tata intanto è la durata della carica. Il presti-
to si fa con atto innanzi il Conciliatore , con le
norme generali. Se ne comprende il territorio in
salme 52t2,874, cioè S,805 in giardini, 1,358 in
orti alberati, 13,933 in orti semplici, 0,485 in
canneti, 0,041 in pioppeti. 17,856 in seminatori!
alberati « 3750,621 in seminatorii semplici , 1043,
704 in pascoli, 33,126 in oliyeli, 15,058 in vigneti
alberali, 240,338 in vigneti semplici, 21,520 in
ficheti d'India, 0,372 in pistacchieti, 5,872 in ca-
stagneti, 2,287 in noccioleti, 2,138 in suoli di case.
Ti hanno tre zolfare in attivitA, possedute oggi
dagli eredi di D. Calogero Deodato, nella contra-
da di Pampinello, appellate di S. Caterina, Pe-
darso e Sarmentara; non sono soggette ad inonda-
zione, disiano 46 miglia dal luogo dell'imbarco,
• danno uno zolfo di 3* qualità; non sono intanto
in attivila quelle di S. Pietro, Pampinello, Mon-
ca, Grillo, e Malpasso. Incontransi di buone con-
chiglie, ed inoltre asfatto, solfato di calce, ed ac"
qua acidula cioè l'acqua d'ambra. Ascendeva nel
1798 la popolazione di Calascibetta a 4780, a 5073
nel 1831, e Qualmente sino al fine del 1852 a 4951
fi è diminuita.
GA
dove rimangono ancora di antichi avanzi,
sorge la rocca munita di vasti baluardi che
stendevansi persino alla città, a renderne
sicura la salita. La Chiesa maggiore della
Madre di Dio Annunziata, dedicata al MI^
tire S. Giorgio patrono principale del pae-
se, sita in altro poggetto, sotto la rocca,
nella cura di un Arciprete, è Tanica par-
rocchiale, da poco tempo in qua nobilmes'
te ristaurata, con soggette altre sei Chie-
se minori. Bada al Clero TArcivescoTO di
Messina per mezzo di un suo Ticario. D
Principe di Palagonia, di famiglia Graviai,
signoreggia sui cittadini, dei quali 800 il nu-
mero, con 250 case, per antico compolo,
ma ascendono oggidì a 1300, e vanno eoa-
presi nella Comarca di Linguagrossa. D ter-
ritorio adatto a biade, somministra lottiiia
ubertosamente vini , ortaggi , mori , copia
non lieve di orzo, ed abbonda in legoflii,
principalmente di ortaggi.
Passiamo ai Signori: Pagano e GuaUkri
de' PariH^ Conti di Avellino in Calabria,
occuparono sotto il Re Ruggiero nel iISS
il castello di CalalabianOy per fellonia dei
quali ne investi Costanza Imperatrice e Ito-
gina Arnaldo de Regio nel 1213. Federieo
poi figliuolo di Costanza, concesselo a Ouair
tieri de Paleariis suo Cancelliere^ e V^
scovo di Catania. Pagati poi 13000 terldal
medesimo Vescovo al Conte Arnaldo, aniieo
signor di quella terra, perchè più non aves*
se dritto sul castello, ottenne Gualtieri ma
slabile donazione, confermata in Messiaa,
con diploma del IS di marzo , da Grego-
rio Teodoro Cardinale e Legalo del somaa
Pontefice. Allora entrò nei possedimeaU
del castello e del paese , sotto un padi*
gliene intrecciato di rami di alberi, eoa*
si trova nelle Tavole di Catania, alla ripa
del fiume. Essendo ite a fondo le Sk9k
Chiese sotto il medesimo Imperator Fede
rico , i successori di Gualtieri perdetler»
il castello. Ma Rodolfo Cardinale della S.
R. C. Vescovo Albanese, Legato della Se
489
CA
e Apostolica, per Tolcre di Carlo d*Angiò,
Uora Re di Sicilia , nel 1266 pronanziò
na sentenza, per la quale introdusse la
Ihiesa di Catania ed Ottone Capece anti-
tite nella possessione di Calatabiano, di
Itrì villaggi, e di altri dritti. Persistette sotto
I medesima Chiesa per sino al 13 ..• , ed in
[nel tempo passò per concessione in pos-
edimento laicale, ed ubbidì a Ruggiero
Coieria, Ammiraglio di Sicilia e di Aragona,
la cui pervenne alla flgliuola Margherita.
fancati però in dovere 1 Lauria , leggesi
id censo di Federico II, il dominio di Ca-
tUabiano insieme con Regalmuto, in mano
i Brancaleùne Auria genovese.
Dopo i Lauria ebbe Calatabiauo Enrico
loMO, poi Manfredi di Chiaramente, la di
ni figliuola Costanzaj recollo per dote ad
Motifo Carrello^ che era venuto il primo,
li tal nobile famiglia in Sicilia dalla Spa-
:na. Dìedelo nei 1393 il Re Martino a <rue-
no cK Queralla, ma non lungo tempo dopo,
ìoè appunto dopo due anni, Bartolomeo
ÌTogona venne in potere del castello, don-
le passò a Bartolomeo de CruyllaSy che
asdollo al figliuolo Giovanni , mentovato
lel censo del medesimo Martino del 1408.
ie r ebbero dai Cruyllas in pegno, i Ma-
nUo messinesi, sotto il Re Giovanni nel
1547. Ne furon poi Signori Enrico e do-
t€mni Romano-Colonna , ed il figlio di
costui. Compraronsi il castello nello scor-
do del xn secolo i Gravina. Poiché da
IKana Cruilla e Ferdinando Moncada, ge-
Berata Contissella, fu moglie di Girolamo
CSrorina, cui portò in dritto Francofonte e
(Maiabiano , donde oggidì i Principi di
Magonia discendenti, sono i Baroni della
dttà, ed hanno il 3^ luogo nel Parlamento
M Regno. Vedi Onobala per fiume Ca-
ktabiano. Ne è la laUt. di iV 45', la lon-
studine di 39"" (1).
(1) Oggigiorno ò on cornane in provincia di Gata-
tia, distretto di Acireale, da coi ditta 18 m., dio-
Mi di IfcMiaa, circondvio di LioguagrofM da
CA
CaiataMel (V. D.) Città saracenica. Ve-
di Casal vecchio.
Caiataeilter. Sic. Calatalfanu (V. K.)
Monte in cui fu un tempo una città. Te-
di Catalfaro. Vi è un fiume dello stesso
nome.
Calataflml. Lat. Calatafimis. Sic. Ca-
latafimi (V. M.) Non piccola città detta Ca-
lata/io dai Saraceni secondo il Pirri. Ha
origine , giusta alcuni , dali* antica città
Longarico verso Ponente, distante dal monte
Erico 18 miglia, e 3 dai ruderi di Segesta,
non molto da Salemi, alla cui comarca si
appartiene : fa parte della Diocesi di Maz-
zara, riconosce i dritti del Conte di Modica,
che come Conte di Calatafimi occupa il xi
posto nel Parlamento. Vedremo altrove se
sia stato il luogo dell' Otivay di cui si fa
menzione neir itinerario d'Antonino. Sor-
ge sul fianco di un colie stendentesi da
Libeccio a Levante, inclinando verso Mez-
zogiorno. Il gran fabbricalo dell* antica
rocca posto sul ciglione, verso Ponente,
coi dista 10 miglia, 28 da Gataoia, 184 da Paler-
mo. Vi ha on monte agrario di prestito in fro-
mento, che dipende dall'Intendente, fondato nel
1796, amministrato da due deputati eletti in ogni
due anni dal Consìglio generale degli ospizii. Ne
ascendeva la popolazione nel 1798 a 1600^ a 2033
nel 1831, e analmente dall* ultimo quadro itati-
ftico a 1890. Ne ò l'estensione territoriale di saU
me 1387,640, cioè 33,692 in giardini, 107,118 in orti
semplici, 6,S25 in canneti^ 2,365 in gelseti^ 287,
522 in seminatorii alberati, 227,180 in seminato»
rii semplici, 319,221 in pascoli, 35,138 in olivati
318,805 in vigneti alberati, 49,445 in terreni im«
prodottivi, 0,929 in suoli di case. Afferma G. Po-
wer trovarvisi delle tracce di ferro, pietre quarzose,
e silicose, ed i seguenti fossili organici, cioè: Cor»
buia nueleui, Pecten iaeoboeui, opereulari$, variui.
Ostrea cornueopiae, Cochlear foliosa. Natica glacui»
na, Turritella terebra, Pleurotoma crispatum. Fu*
iu$ eehinatui, Buceinum priitnatieum, asperulum,
mutabile, semistriatum, Dentalium elepkantinum,
Dentalis strangulatum; dicesi pure esservi dei gia^
cinti, L*aria di Caltabiano è umida, ed il suo mag-
gior commercio di eaportasione consiste in ono,
legami, ed olio.
190
CA
in gran parte intero , è da gran tempo
illustre perchè palazzo del Signore , no
sta intorno terra vecchia circondata un
giorno da muraglie, come si osserva da-
gli avanzi, e dalle porte che ancora esi-
stono. Su elevato poggetto ergesi il tem-
pio maggiore dedicato a S- Silvestro sotlo
la cura dell* Arciprete, antico e di non ine-
legante struttura; a sinistra nel basso os-
servasi la Chiesa del SS. CrociCsso, principal
tutelare, magniCca e di nuova fabbrica, ap-
pellata dello Spedale. Nella sottoposta parte
è un sobborgo colla Chiesa di S.Giacomo Apo-
stolo, ed il convento di S. Francesco dei
Minori Conventuali, fabbricato a spese di
Giacomo Culi cittadino, dal 1543. Da que-
sto tempio stendesi un'ampia via verso Le-
vante, che divide in due parti la città; vi
è prima una piazza commerciale , ed in
luogo più elevato, e dalla parte dei Sieda-
ri sorge un antichissimo monastero di Car-
melitani, sotto il tìtolo di Maria Annunziata,
cui gli annali dell' Ordine appo Lezana, di-
cono fondato nel 1440: siegue un'altra piaz-
za anche estesa col nome di S. Michele, si
detta dal convento dei Minori del 3^ Ordi-
ne, e circondata dalla casa Pretoria, dal
monastero delle monache deir istituto di S.
Benedetto, consacrato alla martire S. Cate-
rina, con convenevoli rendite accresciuto
per opera di Salvo d* Amore nel 1584, e dal
convento del 3'' Ordine nel 1597. Più in giù
ergesi la Chiesa di S. Maria Maddalena
che prende il nome dalla contrada, asse-
gnata una volta nel 1554 agli eremili di S.
Agostino, che T abbandonarono dopo il tem-
po del Pirri. Quinci attaccata alla via mag-
giore presentasi la Parrocchia di S. Giu-
liano con Rettore proprio, mollo decente^
ed opposta alla piazza minore commerciale,
appresso la quale con poco declivio si sten-
dono le contrade di RazzOj di Porrazzi e
di Petrolo, in cui sono le Chiese di S. Isi-
doro, di S. Rocco e di S. Vito, tra le quali
r ultima in un luogo più elevato verso Lc-
CA
vanto, serve per gU esercizi! spirituali, e
si ha annesse delle case testé costruite. I
minori Cappuccini stabilironsi dal 1S88 ver-
so le parti superiori del paese, in un pog-
getto, con un fiumicello intermedio, dove
un ponte molto cospicuo, a spese del sul-
lodato Salvo d* Amore, né molto da ivi è
distante una gran diga, fin dove si limila
la copia delle acque che scorrono nell'in-
verno dai colli vicini , a non recar male
agli abitanti. Nelle parti rimanenti sorgono
altre Chiese: l'Arciprete Giannantonio Bran-
di dotò, come dice il Pirri, nel 1630 quel-
la di S. Rosalia, delle donzelle che man-
cano di genitori, tra il castello e la Chiesa
Madricc; vi sorge oggigiorno altresì un Col*
legio di Maria; vi sono parimenti quelle
di S. Antonio, S. Giovanni, e delle anime
sante: fa menzione il Pirri del Priorato di
S. Giovanni di Castelluccio, annesso al Con-
vento Cistcrciense di Fossa naova,che peri,e
le di cui rovine osservansi nel giardino dei
Carmelitani.
Fecondo oltremodo il territorio di Cckh
iafimi, e vestito di pingue erba, appresta
amene pasture agli armenti, talché il cacio
di Calata/imi , é famoso a preferenza di
quel delle altre parli; somministra altresì
grande abbondanza di frumento, e di altri
legumi, ed arricchisce gli abitanti celien-
ti, l'olio, e i frutti di ogni genere. Fonti
copiose verso le radici del colle bagnano
i campi sottoposti, inaffiano gli orti, né
perenni sorgenti mancano nel Dance tntit
Simo del colle ad uso dei cittadini. D in-
me Crinisio sbocca per le parti aqmlonari
e mette in attività 14 mulini. Presenta qa^
sta* regione un ingente antico tempio quasi
intero, spellantesi un tempo a Segesta, so-
stenuto da 36 colonne di stupenda grossezia,
poiché di circa 8 palmi ò il diametro di
ognuna. Scegliesi dal Signore un innoo
Magistrato conforme ai riti dell'isola, ed
il Vescovo di Mazzara stabilisce un suo Ti-
cario a badare al Clero. Contavansi ai tempi
191
CA
o 603 case , e 43i2 ciKadini nei
*i; nel secolo seguente 1271 case
1339 nel pubblico censo, e 5767
nel 1713, case 1S52 e 6089 anime,
namente 7400. Passiamo agli uomi-
ri: il Beato Arcangelo dei Minori
Ili preclaro per prodigii in vita, e
Drle; si giace nel Convento di Al-
il suo Ordine. Paolo d* Amore Cap-
flgliuolo di Salvo d* Amore, meur
al Pirri per dottrina e virtù. Vito
professore di dritto , celebre trai
siicela sua , e decorato nel foro
ime dignità, dei 12 Pari del Regno,
di somma integrità del Regio Era-
a M. C, e del Fisco per quasi 22
Presidente in fine della Sacra Re-
;ienza; mori in vecchiaia, e venne
nel tempio di S. Zita in Palermo
6. Tito Alberto Mostacci , monaco
5 Carmelo, Teologo, dottissimo Pre-
, falsamente creduto di Erice, per
i sua dimora in quella città: inse-
rc scienze per molti anni, e sali i
i non solo nei principali tempii di
ma altresì in Italia , sempre con
auso e diletto ascoltato: pubblicò
orazioni, e fiori in questo secolo.
co Avila congiunse ai più gravi stu-
oedicina e di filosofia, nei quali fu
ite , le amene lettere , e pubblicò
irti del suo ingegno, dal Mongitore
ibi. Sic. ricordati. Girolamo Triolo,
a buon dritto dal medesimo Mon-
trai dottissimi avvocati, fu Giudice
itorio Palermitano , e mori verso il
!i rimane di lui una risposta in fa-
ll Grande Ammiraglio di Castella ,
li Modica.
amo primo Signore di Calata/imi
; di Aurea genovese; non oso intanto
re, né posso consentirvi, essere stato
^ prima dei tempi di Federico li,
t soggetto. IVe investi poi il mede-
sderieo il figliuolo Guglielmo , per
CA
la di cui morte senza prole, F ottenne lo
infante Giovanni fratello di lui : da lui o
da Cesarla Lancia , Eleonora Infantesèa^
che si ebbe il dominio di Calalafimi , e
prese a marito Guglielmo di Peralta. Verso
tali tempi gli abitanti chiesero si ascrivesse
la loro città nelle Demaniali, e ponderatesi
le ragioni, 1* ottennero. Il Re Martino tut-
tavia con suo diploma del 1398, ordinò
potere ben investirsi dei beni del Demanio
i Regii consanguinei , confermò perciò la
Infantessa Eleonora della Signoria di Ca-
lata/imi, ricevuta dal padre per dote nel
testamento, e nuovamente ne la investi.
Enumera le parli del Principato, cioè, la
terra di Giuliana^ il Casale di Ad/ra^na^
col castello di Sambuca, la terra di Ca-
latamauro colla fortezza j il casale di
Contessa , ed il casale di Comico. Nac-
que Niccolò da Eleonora e da Guglielmo,
che per fellonia del Re Martino spogliato
dai possedimenti, si* mori in Caltanisselta.
Succedette tuttavia Margherita nei beni pa-
terni^ ma lo stesso Re dividendo dagli al-
tri Caiatafimij concessela a Giacomo de
PradeSy che nel censo del 1408 dicesi Si-
gnore del castello e della terra di Cala-
tafimi Giovanni Bernardo di Cabrerà Con-
te di Modica prese in moglie Yiolanta fi-
glia di lui con per dote Alcamo, Caccamo,
e Calata/imi, dei quali beni impetrò la
conferma del Re Alfonso nel 1443. Insorta
però contro di lui la plebe di Modica ac-
cusandolo di varii delitti, procurando Già-
tan Éemardo discolparsi appo il Re, co-
stretto a subire una multa per impetrare
il perdono, vendette Calata/imi ed Alcamo
colla rocca di Bonifato per 9000 aurei a
Pietro Speciale figliuolo di Niccolò da gran
tempo Viceré, nel 1357, ritenutosi il po-
tere di ricompra, come prima il volesse,
tutto il che con la conferma di Violanta e
dei figli. Succedette a Pietro il fratello
Vassallo, ed a questo il figliuolo Matteo,
da cui si richiamò i beni nel 1S27, sbor-
192
CA
salo il prezzo equivalente, Federico Ben-
riquez erede di Cabrerà; ma diede in pe-
gno Calata/imi a Ruggiero Aiutami Cristo
nativo di Pisa, che poi si ricomprò nel 1531,
con decreto del Siculo Magistrato Luigi C-
gliuolo di Federico. Dopo di lui venne Lui-
gi Uy ed altri sino ai nostri tempi furon Si-
gnori di Calaiafitniy dei quali dirò al-
trove in buona copia (1).
{^) É an capo«circoDdario dichiarilo con reale
rescritlo del 30 dicembre 1850 di 2* classe, aven-
do la sua popolazione unitamente a quella del co-
mune suffraganeo di Vita oltrepassato il numero
di iOOOO anime. Comprendesi nella provincia di
Trapani, da cui dista S5 ro. roUbili, distretto di
Alcamo, da cui 11 rotabili parimenti « diocesi di
Mazzara, donde S7 non rotabili, 10 non rotabili
dal golfo di Castellammare, che è il mare più vi-
cino. L'aria vi si respira più fresca che rigida,
anzi salubre e piacevole, ed è assai pura, non es-
tendo nel territorio nò paludi né fiumi, che sta-
gnando la rendano pesante ed infetta. Le sor-
genti di acqua sebbene sono scarse nell* interno
della città, trovansi però in tutti i vicini contorni
fresche e limpidissime, tra le quali è da notarsi
quella di Ariceli per la copia delle pietre medici-
nali di Belzuaria che manda fuori, molto ricercate
odr estero. Nel 176S a cura di pietosi citUdini si
ottenne la facoltà da M. D. Girolamo di Palermo
Vescovo di Mazzara,perla cotanto religiosa opera
della Esposizione circolare cotidiana della SS. Eu-
caristia. Crescendo di giorno in giorno la divozione
e la frequenza del popolo, verso la sacra imma-
gine di G. Crocifisso, conobhesi che langusta Chie-
sa di S. Caterina, dove si venerava, non era af-
fatto adatta ad accoglier la moltitudine accorren-
te: fu allora nel 174t che si dio principio al-
la fabbrica di ampia basilica la di cui spesa di
18000 scudi venne tutta dalla pietà dei fedeli som-
ministrata. Il tempio videsi sbrigato nel 1759, ben
adornato di stucchi. D. Vincenzo Blundo R. Milite,
Barone delli Naduri gettò le fondamenta del tem-
pio sotto il titolo dell' Imm. Concezione di Maria
nel 1778; portata la fabbrica un pò* presso al com-
pimento^ morì quel pio Signore^ onde Topera venne
ben presto abbandonata ma eccitatasi negli abi-
tanti da pochi anni, non volger divozione, nel 1850
si potè veder compita. Ad un miglio dalla città eres-
se nel 17S1 D.Bartolomeo di Gregorio una Chie-
sa in onore di S. Maria della Atna. Verso Setten-
trione, presso U città, era anche ona cappella^
CA
Calalamaora. taf. CakUamaìtruè. Sic
Calataraauru (V. M.) Rocca da gran tempo
famosa, detta una volta CakUamar dai Sa-
dedicaU a S. Maria delU del Giwmmarito, la quali
nel 1797, fu talmente accomodata , che vi si cs-
lebra spesso la messa, il che ci abbiano da Pie-
tro Longo. Per la festività del SS. Crocifisso, dM
con pompa indicibile si celebra, occorre ana fa-
mosa fiera per tessuti, altre merci, e bestiaM,
autorizzata con Beai dispaccio dell' 8 aprile IM7;
il suo cominciamento è nel di ai di aprile edba
la duraU di 15 giorni. Devesi alla pietà del fall
Pietro Slabile un monte di prestito^ che ttabiA aeOi
propria casa col capiule di 2000 odio, come le-
che un orfanotrofio per donzelle, che veagoooit-
dirizzate con ogni cura da ottimi Direttori a Istlot
ed arti donnesche, secondo la rolontà del testila-
re; ne fu l'apertura a 25 marzo 1849.
Nella strada grande di Calatafimi sono incastrata
nel muro della casa dell* Arciprete D. Franceice
Avila tre iscrizioni rinvenute io Egesla« dcUi
quali la seguente è la più pregevole poiché da mm
si rileva essere stato in Egesta no androM , mI
quale radunavansi i deputati della pubblica aa*
ministrazione« il di cui capo appelUfaai G«oa*
nemone.
lEPOMNAMONEaN TITTEAO:^ APTEMUOFCnr
TAN EDMEAEIAN EnOIH^A TOS EPPON
TOT ANAPEilNO:^ RAI TA25 nPOEAPAlS
METAT IEPO*TAAKiiN
Comprendesi il territorio di Calatafimi ia laL
8000,891 cioè «0,766 in giardini , 4,12» ia irti
semplici, 16,150 in canneti, 0,403 in pioppeti, Itili
149, in seminatorii semplici, 742,800 ia paMÌii
183,035 in oliveti, 6.501 in vigneti alberati, SM.
641 in vigneti semplici, 7,756 in ficheti d'iadiif
141,978 in boscate, 477,522, in terreni improdattifi
0,836 in suoli di case. Tacendo delle ane
trattate di sopra dal nostro autore, aggi
che gli abitanti trovansi ben provveduti dei
di molti molini ad acqua. Abbondante è la aa^
ciagione, e principalmente di conigli e di
ci. Nei contorni si è trovato qualche Tolta
basirò riconosciuto adatto alle opere di
Montava a 10000 la popolazione di Calatafimi ^à
1798, ad 8285 nel 1831, e finalmente ad 8948 Bili
scorcio del 1852. A contrìbusione dei cittailBiii
è incominciata la strada che mena in 8ef«lk
terminatone già un miglio e mezBO circa.
Merita un posto tra gli uomini illnstri £ O*
latafimi il Sac. Pietro Pomo , nato nel di • |ii*
'
f
ì
493
CA
siede in eleTatissiina rupe, da ogni
coscesa, intorno alla quale scorgonsi
le case degli abitami. Credono fai-
e, come dimostrerò altrove, nel me-
silo essere stata F antica Entella;
rocca che sin* ora intera conserva i
ò yolte, le stanze e le inferiori fab-
, a nessun uso tuttavia destinate e
leserte, attribuiscesi ai Saraceni o ai
Alle radici del colle scorre un ru-
di che si accresce il fiume Belice.
ire i fianchi un tetro bosco , a spi-
la volta, e sebbene oggi sia popò-
altissime querce e di elei, abbonda
ì e piante medicinali , ed è adatto
cela. Ne sta vicino il Monastero di
lSlt« d*inibatl costoni i, di spirito eloTato
ontiDua coDtemplaiione, e 1* ardente zelo
saia di Dio; non so perchè non mentovato
ore: morto nel giorno 13 aprile del 1693;
i eadarere giace sepolto in nn luogo se-
dentro la cappella del SS. Sacramento della
lladrìce« doTO anche si giace il buon Mi-
llo Gallo, il quale fissnto in opinione co-
i santità, mori nel 19 maggio 1734; ìtì è
eparatamente sepolto il corpo del Sac. D.
IO Mucaria la di cui carriera rifulse per
lio di ogni firtù, e dell* umanità peculiar-
riconceatratosi in grembo al Signore il 15
759. Merita parimenti una memoria il Sac.
00 Palma di esemplarissima ?ita, encomiato
0 parrocchiale in cui si nota la morte ar-
a 13 dicembre 1740: tnortutupost innu^
Uà exempìa ehristianae virtutis. Merita un
ai Sioomo, i Mostacco, gli Avila^ i Triolo,
ino Parisi nato nel dì 16 no?embre 1695 in
ai, come si ha dai libri parrocchiali di qne-
: fa ano dei più stimati cerosici, e ci lasciò
ero di medicina, morto nel 1764 in Palermo.
Stabile nato in Palermo a 18 gennaio 1704
»ro in entrambe le leggi, e di molto onore
ria« decorato delle cariche di Giudice Pre-
e del Real Concistoro; mori nel 1774 in
». Il P. M. Giuseppe Torreggiani del terzo
di S. Francesco, che passò in Roma il più
ma. Consultore della Congregazione dei SS.
Bosinalofo apostolico del Clero Romano, So-
' Accademia di Religione Cattolica, Procu-
ìeoerale del suo Ordine.
CA
S. Maria de Nemore di ordine Olivetano,
fabbricato negli ultimi anni del secolo xiii,
di cui altrove nella monastica storia di Si-
cilia diedi notizia , e più in appresso ac-
cennerò alcune cose. Ebbela la famiglia
Aurea^ poi Tlnfante Guglielmo ne T otten-
ne dal padre^ ed ebbe a successore il fra-
tello Giovanni^ cui succedette la figliuola
Eleonora moglie di Guglielmo Peralta, don-
de Niccolò e Giovanni. Da Giovanni il gio-
vane Niccolò Signore di CakUamaurOy Bur-
gio. Giuliana, Adragna, Contessa, Comiso,
e Chiusa, che con Isabella Luna sorella di
Artale, generò Niccola in morto tra le fa-
sce, e Caterina^ la quale crede del padre
essendo, preso in marito Alfonso di Car-
donay gli partorì Antonio^ da cui nacquero
Alfonso u e Caterina^ la quale, morto sen-
za eredi il fratello, maritossi con Lorenzo
Gioeni, della di cui progenie dirò altrove,
parlando di Chiusa.
Caiatamet (V. H.) Casale saracenico op-
presso da ruine^ sotto Calatafìmi, dove sono
le acque termali di Segesta^ che descris-
simo di sopra. Esisteva sotto i Normanni,
e leggesi dato dal Conte Ruggiero al Ve-
scovo di Hazzara nel 1018, con diplomi di
conferma di Papa Pasquale II.
Caiatrasl. Lat. Calalrasis (Y. M.) Roc-
ca che occupa il vertice di una rupe da
ogni parte scoscesa , in un colle un poco
acclive ma sassoso, bagnato verso le parti
aquilonari dal fiumicello dello stesso no-
me , ed ebbesi sotto i Saraceni non spa-
ruta terra, di cui rimangono monumenti,
mentovata sino ai tempi dei Normanni , e
forse di antichissima origine, poiché atte-
sta il Fazello essersi d'ivi non lungo di-
sotterrato al suo tempo, e propriamente
nel 1550, un cadavere di gigante. Il circo-
stante territorio a rupi ruinose anch* esso,
ma fecondissimo, erasi un tempo appartenu-
to a Goffredo Malconvenant Ammiraglio di
Sicilia, ed a Giovanni, Gualberto e Gugliel-
mo figliuoli di lui, che cedettero la rocca
25
494
CA
ed il tcrrilorio, donati essendo per favor di
Guglielmo di altri beni nel 1161. Gugliel-
mo n poi concedcttela al Monastero di Hor-
reale, con diploma dellottobre del 1172.
Annuendo il Re Martino, occupato da laici
essendo il castello, restituiscesi al Vescovo
della medesima Chiesa. Il fiume di Calih
trasi ha la sorgente nel feudo di Pielra-
UmgGy da cui assume in prima il nome;
poi accresciuto dalle acque del fiume di
Mal vello, prendendo il corso sotto la rocca,
dove tragittasi per un ponte di pietra , si
scarica finalmente nel ficlice, unito al ru*
scello di Frattina.
Catana. Lat. Catec/a(V.D.) Aulica città,
di cui scrive in buona copia il Cluverio nel
lib. 2: Più olire da Alesa fu una citlà
che dal silo appellavasi dai Greci Kala-
cte, ctoé bel Udo, qual nome fu poi can-
gialo da' Romani in Calacta. Ne fecero
menzione Erodoto, Cicerone, Diodoro, To-
lomeo , Ateneo , gì* Itinerarii Romani , e
Strabone; dei quali alcuni l'appellano Ca-
kUa e GakUa; e perciò Plinio ricorda nella
Sicilia i popoli Galatini. Cosi registra To-
lomeo il di lei sito : Alesa, Calalla, la foce
del fiume Chida, Alunzio, Ayalimo; dalle
tavole dei viaggi: Cephaleclo Alaesa 18, Ca-
lacta 12; Fuzello poi: Da Cefalù al ca-
stello di Tusa 17 m., da Tosa ad Alesa,
ora Caronia 12. Soggiunge Cluverio : Da
questi intervalli sarà Caronia la slessa
Calalla, che con un gran strafalcione col-
toca il Fazello ad una terra 30 m. più
in là da Caronia, che appellasi volgar-
mente S. Marco. Parlando altronde di Ca-
ronia, il medesimo Fazello afTcrma, occor-
rere da per tutto per quasi 2 m., e do-
vunque si scava, alla foce del fiume dello
stesso nome, verso la Chiesa dell* Annunzia-
ta, ne* pubblici territorii e vigneti, frammenti
ed antiche mine; e queste certo, proseguo
il Cluverio^ sono di Calatta collocata nelle
tavole a 30 m. da Cefali^, e la medesima
amenità e bellezza delle spiagge di Ca-
CA
fonia, che diligentemente indagai, par-
laci apertamente essere staia quivi Cc'
latta. Aggiunge poi emendato il testo di
Strabone, come anche 1* Itinerario di Anto-
nino, ed indi discendendo all*origine di Cé-
Ia((a, riferisce quel detto di Erodoto lib. (:
In questo stesso tempo mandwono i Zm-
elei a sollecitare i Joni per fabbriam
nel Bel Lido ma eillà. È poi il Bel iÀie
dei Sicoli in quella parte della SidKé
che mira il Tirreno. Persuasi intanto i Jo-
ni da Anassila tiranno di Reggio nemico
dei Zanclei, non curare il Bel Lido verso
cui navigavano, ed occupare Messina vuo-
ta di gente, acconsentirono, onde si diOeri
la fabbricazione di Calatta.
Ma dopo circa 40 anni, che fa il tono
della Lxxxiii Olimpiade, Ducezio condottoro
dei Sicoli^ abbastanza celebre nella storiit
fuggendo da Corinto , dove per comtado
di Timoleone praticava vita privata, fingete
dosi comandato daU* oracolo^ come narra
Diodoro, affinchè rendesse celebre aaUaSì-
ct7ta per abitanti Calam Acten^ cioè U M
Lido, venne con gran quaniiià di genr
te, che un soggiorno vi cercavano, ori d
unirono alcuni Sicoli, e tra questi Àrt$'
nide Principe d' Erbita; e poco dopo h
Olimpiade lxxxv afTcrma : aUùra in SUO-
lia Ducezio, c1%e era stalo tiranno delb
5tcu{e città, fabbricò la città dei Ce»
tini, e portatavi graih moltitudine di ۥ-
Ioni cominciò a riprendere il goteme ei
Sicoli, ma prevenuto da un morho^ ttt
sarono con la vita i suoi tentativi. Q•^
sto scrivono gli antichi sulla di lei otìfot
Cecilio Retore rammentasi come da Ci*
latta ossia da Bel Lido, dall* Ateneo; N*
Ilo nella 3* Verrina nota vicine AoustraH
e Calatta; celebra Eupolemo da Calalti;i
Uionisio d'Alicarnasso fa meniione delTir
tichissimo storico Demetrio. Laerzio qnii'i
nella vita di Demetrio Falereo , scriveadi
di molli di un tal nome, colloca il nosin
SiciUano in &" luogo , ed altesU di vm
[
195
CA
.0 libri suIFAsia e suirEuropa. Ta-
Calatta, oratore perspicuo, ed enco-
a Laerzio, Lascari e da Goltz ; scris-
e tuceesHoni dei filosofi , sulle
H èopienity ed illustrò Omero. Lo
tleneo nel lib. 12'' dice da Calalta Sì-
qoale fu non volgare storico, scrisse
>inane vicende, secondo afTerma Li-
Ielle Sicole, secondo Ateneo e Laer-
11* Etna altresì e di Cipro; fece delle
e scrisse di storie fiivolose : e que-
re da Stefano, da Plinio, da Tzetze
Litri attribuisconsi a lui. Il Paruia
lue monete dì Calalta, una con sulla
nterìore un capo di un giovane, che
nte Hjyer opina essere il volto di
t o di Arconide, imperciocché en-
questl fondatori di Calalta erano di
vetta, come ricavasi dalle loro im-
nel rovescio hanno una nottola, in-
li Pallade, sovra d* un vaso coirepi-
lAA&TiNAN ; la seconda ha un capo
> con una corona di ellera, ed un
o d*uva col medesimo motto.
) Cluverio Calata esser diversa da
, questa marittima , quella medi-
i, ì di cui popoli Galalini numera
rai mediterranei. Alcuni credono,
tftì per le scorrerie dei Tusci e
ani, avessero retroceduto col tempo
Maggia settentrionale per circa 8
dove fabbricarono la città che ap-
io Galati. In qual epoca si fosse
Calaita è incerto; nel tempo di
e era in piedi e celebre ; Paolo Dia-
rerma essere stata ruinata dalle sa-
ie masnade (1).
tUUMK Lat. CakUubum (V. M.) Ca-
e da gran tempo casale non lungi
010 , verso Settentrione , appellato
i Calalo, compreso nella diocesi di
, e mentovato nei diplomi del Conte
De rioyenne tra le roTine il mtnicodi
fittile tcritto di caratteri Egiiiaoi.
CA
Ruggiero e di Papa Pasquale II, in cui
se ne descrivono i confini. Fu un giorno
sotto il dominio di Federico d*Antiochiaj
e questo ribellatosi dal Re, fu concesso a
Raimondo Peralta. Nel censo del Re Mar-
tino si dà sotto il domìnio di Blargherita
figlia di Kiccolò Peralta, i di cui eredi poi
possederonlo. Oggi è nella contea di Cal-
tabellotta.
Calava (V. D.) Promontorio formidabile
ai naviganti, al lato Settentrionale delF Iso-
la, sotto il villaggio Giojosa, e la Chiesa di
S. Giorgio, nel 38"" di longit.,Sulla vetta ovvi
una torre ad uso di vedetta ; al basso pro-
fonde grotte bagnate dalle onde del mare,
che In tempo sereno presentano un asilo
ai viaggiatori. E nel capo occidentale del
seno di Patti e di Oliveri , stendesi verso
Ponente, e si avanza tra il capo di Milazzo
e d'Orlando.
t'Aiiiaca (V. M.) Casale appartenentesi
nel 1320 a Masino di Michele ^ come si ha
dal registro di Federico II.
Calcara (V. M.) Piccola isola rimpetto
Trapani, con una torre, ed una chiesiuola
intitolata a S. Alessio.
Caicaraco. hai. .Carclharachium (V. N.)
Casale una volta, oggi Carcacia secondo
il Pirri, nel territorio di Lentinl, apparte-
nente alla Chiesa di Siracusa, concesso per
liberalità del Conte Tancredi nel 1104 al
Vescovo Ruggieri primo di questa città, do-
po r espulsione del Saraceni^ con suol con-
fini e sue pertinenze, come leggesi nel di-
ploma recato dallo stesso Pirri.
Caicbes (V. M.) Oggi Caccamo, ma giu-
sta il Pirri feudo di Carcadè il che si niega
dairinveges, afTermando esser di Caccamo.
Scrivevasi anche Kalclies.
Calcoraccio. Lat. Calcuractum. Sic.
Carcarazzu (V. D.) Fiume che nasce nel ter-
ritorio di Maniaco^ non lungi da Bronte; me-
scolasi a quel di Trolna, e sbocca nel Si-
roeto.
cai€iiM (V. D.) Casale della Chiesa di
196
CA
CeCdi. mt9tùJ2lù m m diploaa di Papa
AlesiaMiro 111. » evi soao re^islrafi i beai
di qaeila del llii. 0^ mni è pìi, m
il terrìtom me aaalieae fl mtmt.
€MK»m$m. UL Caliate*. Sic. Caliata (T.D.)
Colle del iaaco orìealale deUEtea, caa-
al bosco di Calaaia ed a Cenila,
CA
Ut ColMolte*. Sic. Cala-
cioUa (T. 5.) FivBicello co^ deUo, eooie
se pieetio calice: apre la foce tra Olif eri
e Faraari. ed ka poco di sopra la sor^eale.
CMiwfl.Lal. CmilmrU. Sic. Caddan(T.5.)
Foado ofp %^$^^mo tra Tìnai e Klilello.
casale va leapo apparleaeale» ai territo-
rio di Leatioi. cbe prese aoae dai fratelli
gajiielaio e ^Mcami CaUari^ cbe per fel-
looia dal le Federico U, perdettero tatti
I beat: §m allora coacedato il casale dal
■edesiaM Friacipe a Miecardo Gmarma,
•mie se ae dice Sijaore Gio^mmftto f -
gliaolo di fticcar»IOr ael re^stro del 1320,
e ae aiera otiemilo la coafenaa ael 1312.
Sueeedettegli /"tlippo. dopo di cai Tollea-
ae Niccolò , coi aMrto seaia f^ooli so-
praTTCDoe la suora Samdelia , che lasciò
suoi eredi ì figliuoli Jiecoiò e Francesca ,
che generò con ToouDaso di Xessina Xi-
lite. Morto senza figliuoli Niccolò, Framee$ca
difenne Signora di Caiiarì. che maritata al
messinese Pietro BonfigliOj, generò Bomfi'
glia de Bonfiglio.e questo morto nelfin*
fanzia, T ottenne Pietro da Francesca nomi-
nato. A questo si oppose Pieiro di Chia-
ramonle, Prefetto del castello di Catania,
che aTCva ottenuto Callari dal Re Martino.
Ma ceduto il Chiaramonte nella lite, vien
confermato il Bonfiglio dal medesimo He
nel 1404. L* ultimo dei Bonfiglio fu roMMO-
so, cui succedette nel 1635 il figlio della
sorella Otlatio Minuiolo: oggi il possiede
il di costui erede e pronipote AtUomimo
Minuiolo Principe di Collereale. Amanza de*
cenle abitazione pel Barone, tuia chiesiuola
campestre, ed umili casette per coloni. 11
I
oripae daeo-
■aisce a qsel
in quel
(T. R.) GUà
dai Calcidesi, cai-
locala da FaicHa e da alliì dare ora Ter-
r4i.lMrì ae sMOscom cw Ctarerioa
ia TaMeaiBe , fCfsa la parte orieo-
tale.
(¥. D.) Giti
da ana dells
^oali scrifo la^
di Chio: Aspo
I i4!Sf MI caoCTo coloaio da ilai-
sa; ed mètm del fmri Immetm^ che ls^
gè rn^eflo m ifeffio, «Ilo slrelfo di
SìctlM^ CMmdm e CmUipoU neerelfero
colonie. LCpiloMalore di Stefaao: CaUi-
poli, scriie :. cìUà « Sictiui , e gH M-
tamii CmUipmiiii: att la laluM soggiaiige
Qa? erìo CmUipoiiimmi. Fiorita ai tempi di
Ippocrale Uraaao di Gela , poiché dice di
lui Erodoto, ael Uh. 7, IppoGraie mi$eéì
i Collìpolilam. fvei di .lasso, i Xcmcfeit
ed i leonliai, pmgmi cùtUro % SiracutOHi,
e Mol/iJ^'me auisaode <ii iMrbari; neUf
^mlì t^ttagtie Getame 9i tfislinse per ftf-
torìa: e poi fa questi tiranno di Siracua;
dalle quali parole di Erodoto ricsTi di'
lerio essere sUU CaUipoti nel lato oriei-
Ule deir isola. CoBosciamo finalmente à
Silio nel lih. 14, sino alla guerra Posid o
esser durata Callipolì:
Chiese il aosan SigMr di Pietra. • cUiit
CaUipoti eoa Bona aaaico patto.
CiaccTa roTinaU con le altre ai tempi li
Strahone : perctoccàè oggidi , seri? e e(K
nel Uh. 6, noa coaoseìoaio e^èere aWdi
/mera, mom Gela, mom CaiUpoK. £ fit*
stìone del sito tra gli storid, poiché pi^
landò di Mascali il sullodato Cluverio, dm
falsamente collocò Etna il Fascilo , eli
stesso autore sospetti di Bidio, sog|ias|e:
197
CA
ego essere stata quivi CalUpoli.
noo appoggiandosi ad argomento di
a colloca nel lalo meridionale. Ma
)i nascali nella Dee- lib. 3, cap. J,
do rimanere oggidì intomo alla
lODumenti di antiche minate città ,
nbranmi fuor di proposilo le con-
dì Claverio.
telo. Lai. CaUisium (V. M.) Casale
eppe Amato de Cardona verso il
>llo Federico, con Xilinda e Villa-
Apparlenevansi parimenti nel 1408
itifii Amato de Cardona.
DBlana. Lai. Caulonia (V. N.) Cillà
ia secondo Stefano, detta cosi ncl-
irio di Antonino, propriamente Cau-
Sospetta Claverio essere stala una
Dv* oggi Pietraperzia. È mia opi-
isser sorla appressò Imera mcridio-
dia valle di Mazzara, come dirò più
inamente in descriverla. Vedi Cau-
Itero (S.) Lai. S. Calogerus. Sic.
ira (Y. N.) Castello e piccolo fiume
>iaggia settenkrionale del territorio
ini, verso settentrione, appresso il
go di Horganzio, volgarmente Agniu-
;e sopra rupi non inelegante rocca,
Idia della cala e della tonnara del
no nome, con una specola. Erom-
il ruscello da fonti vicine, apresi la
rso la stessa rada.
i«ero (S.) Lai. S. Calogerus. Sic.
ira (V.H.) Monte sopra Termini Ime-
letto dagli antichi Euraco ; levasi
t aquilone, oriente e mezzogiorno ,
dente però è unito a basse colline,
ede Caccamo. Neil' acutissimo ver-
ma piccola cella , dove abitava un
di santissima vita, alla di cui morte
[a in chiesiuola, diede nome al mon-
^hè i monaci presso i Greci diconsi
fii altrimenti vien detto Craco, ed
, come aSèrma Cluverio. Alle sue
( Broccato, e poi F antichissima città
CA
di Termini Imerese, ma verso mezzogiorno
il nuovo villaggetlo Xara- È vestito di dei)3i
albereti, e verdeggia per sino alla vetta, sin
dove è ardua la salita, eppure ogni anno
per volo sancito vi salgono le genti circo-
stanti.
Calogero (S.) Lai. 5. Calogerus. Sic.
San Caloiru (V. M.) Monte ai bagni di Se-
linunte, oggi Sciacca, un tempo Cronio;
prese il nome altresì da un santissimo so-
litario, ed ai tempi dei Saraceni dissesi
delle Giummare^ dalla voce Gemmar che
corrisponde alla palma selvaggia, di che
abbonda il circostante territorio e lo stesso
monte. Afferma il Gaetani nella vita di S. Ca-
logero, essere stato detto Cronio una volta
dalla figura , poiché ha forma di teschio
umano, o forse perchè del tutto nudo, nò
erba produce o alberi, ed è dannato ad
una perpetua sterilità, dicesi Cronio. Ver-
so i suoi fianchi sono le acque termali, e
delle grotte ad uso di bagno, che sopra
descrissi^ parlando delle acque di Selinun-
te. Vi si osserva altresì un antro, dove a
lungo trasse i suoi giorni S. Calogero, og-
gi mutato in Chiesa, che gli è consecrala.
Caltabellotta. Lai. CalatabeUoUa. Sic.
Cartabillotta (V. M.) Famosa ed abbondante
città della provincia di Girgenti, di nome
al certo saracenico, poiché Kalgha ne vale
luogo scosceso, e rupe elevala dove è fab«
bricata una rocca; Bellus poi, come insé"-
gna Bocharl significa quercia. Perciò ai lem-
pi dei Saraceni, il colle dove sedevano e
città e rocca era vestito di querce. Ha sor-
se dalle mine dell* antichissima Triocala,
di cui diremo altrove. Adria nella topogra-
fia: è un luogo eminente ^ si ha due ma-
gnifici castelli, oggi in mina, uno sul ci-
glione del monte, l'altro nel mezzo. Siede
sul vertice la città sopra pietre molari,
ed ivi si venera una parte della testa di
S. Anna. Dal vertice del monte parasi agli
occhi la giocondissima prospettiva del ma-
re; ò rivolto a Scirocco, e ne siede nel
f98
CA
mezzo un castello col palazzo del Barone.
N^n lungi sorge la Chiesa principale, sal-
erà alla B. Vergine Assunta in cielo, sot-
to la cura deir Arciprete. Le è sufTraganea
un'altra parrocchiale, sotto titolo di S. Lo-
renzo, secondo il Pìrri di S. Michele, isti-
tuita nel 1630. Eravi un tempo un noviziato
della compagnia di Gesù, cessato dal 1558
per iscarsczza di rendite. I frati Carmelitani,
rivendo S. Alberto, stabilironsi a mezzo mi-
glio dalla città , nella Chiesa di S. Be-
nedetto, ma verso il 1175 si raccolsero den-
tro le mura, presso la Chiesa di S. Maria
della Grazia, di cui è una famosa statua di
marmo (1). Sorgeva il Convento di S- Agosti-
no, del tìtolo della SS. Annunziala, sin pri-
ma del 1335, di che mi sembra esserci pro-
?a un antichissimo simulacro della B. Ver-
gine del Soccorso, mentovato dal Pirri Ad
un miglio verso 1* angolo meridionale del
monte , dov'è, testimonio lo stesso Pirri,
la Chiesa di S. Maria di Monte Vergine ,
ed i ruderi di Triocala , scorgonsi ancora
yestigìa .di monastiche celle, e la stessa
Chiesa ha un'antichissima tribuna, il che
ci fa credere esservi stati monaci cremili
di S. Agostino , come afTerma l'Attardi.
Vedesi costruito dal 1614, in luogo ameno,
al di fuori verso Oriente, a limosino di pie-
tosi cittadini^ un decente convento di Mi-
nori Cappuccini; e sorge oggi un mona-
stero di donne, sotto regole benedettine,
presso la Chiesa di S. Antonio, che da gran
tempo era unito alla Chiesa di S. Maria
di Valverde. Tra la minata Triocala e
la nuova ciltii, nel fianco australe del mon-
te, è un grande antro ed una antica Chiesa
dedicata a S. Pellegrino, dove riferisce la
tradizione ed insegnano le sue azioni, aver
passato una volta quel Santo Vescovo in-
noccente la vita, ed avere brillato in varii
prodigii. Qual cittadino perciò, ma per opi-
(1) Dello scalpello del genio fublime di
Dello Gagioi.
Anto**
CA
nione volgare, e Patrono speciale lo feae-
rano gli abitanti; né manca chi il credano
primo Vescovo di Triocala, destinato da
S. Pietro. A tre miglia è celebre il lem*
pio di S. Giorgio detto da Triocala, a due
ordini di colonne, fondato ^al Conte Bug*
giero, che per una vittoria quivi ottenuti
contro i Saraceni, fondò al suo Patrono •
tutelare, aggiuntovi un monastero di mo-
naci dell'Ordine di S. Basilio, e concedu-
ta una pingue dote. È soggetto ora, soUb
titolo di Priorato, all'Archimandrita di Mes-
sina, e nel suo territorio siede il villag-
gio Villafranca.
Si appartiene Caltabellotta alla comarea
e prefettura militare di Sciacoa , ed ap-
prestava 7 cavalli e 50 pedoni. Decorala
dal 1335 degli onori di Contado, dà ai suoi
Signori il V posto nel general Parlamento.
Costava nel secolo xvi, secondo Saocetta,
di 871 case, ma secondo Fazello di 1096,
e di 4056 abitanti ; di 1660 case nel se-
guente , e 3904 abitanti , come si ba dal
Pirri, ma dai regii libri 994 case, 3380 abi-
tanti. INel 1713 contavansi 860 case, 3551
abitanti , che ultimamente 4091. Segna il
Conte il Magistrato civile della città, ed 3
Vescovo di Girgenti l' ecclesiastico. Re 1
la longit. in 37** 40', e la latit. in 37* 37*.
Il territorio grandemente esteso oggi fi
soggetto a varii Signori ; è feracissioM) li
frumento, in ogni genere di biade ed ia
legumi; abbonda in vino, olio, cacio, ed
in altre produzioni della terra, in ortaggi
e pasture, nò manca di mele, né di canapi
0 lino. Viene abbondantemente irrigato dil
fiume che sgorga da Fatara da copioso •
grandissimo fonte, allo radici orientali del
colle, e da altre acque. Comprende boscU
e selve , ed appresta gioconde e copioii
caccio.
Ebbesi Caltabelloiia illustri citudini: S^
bastiano dell* Ordine de' Carmelitani, insi-
gne per pietà e per prudenza . e mento*
vato dal Pirri ; fu Vicario generale del Ve-
f99
CA
Hazzara, e morì in Licata nel 1603:
0 Tomini , eremila Agostiniano ,
li probità di costumi e di ogni sa-
*ofana erudizione ; predicò in varie
quaresima con sommo frutto , e
Ila patria nel 1547: Antonio Sco-
te di S. Caterina di Linguagrossa,
ì della Chiesa di Palermo, Giudice
linalore Sinodale, come si dice ; fu
di Giuseppe il Presidente, e mori
: Giuseppe Scoma finalmente, Pre-
della M. R. C. mentovato dal Mon-
ome esimio in entrambi i dritti ,
issimo per vasta dottrina ed eru-
dopo passato per tutti i gradi del
nseguilo il posto supremo , la di-
ìè di.Presidente della M. R. C, me-
ir lodato nei regii diplomi di Car-
oichè rifulse per prudenza in trat-
>e , somma integrità nei giudizii ,
ro altresì alle muse; mori in Pa-
el 1696, lasciati monumenti di ter-
ingegno, enumerali dal Mongitore
blioteca.
imo alla serie dei Conti: sotto i
il dicesi ceduta Callabellolta per
uà e bellezza del suo territorio a
di regio sangue, ed ai primi del-
o; negli ultimi tempi degli Svevi a
ì di Antiochia , dapoicbè quella
1 assegnata ad un personaggio di
reale. Boccaccio nel Decam, gior-
, not. 6, afferma che Pietro d'Ara-
Costanza sua moglie, diedero Cal<
a e Cefalù a Periconio nobile gio-
aa povero in averi , ed alla di lui
Elisa , vergine prima ingenua , di
. accetlissima a Pietro ed a Costan-
1286 ritrovo di avere Costanza
di questa Signoria insieme con Bi-
jderico di Campo, I nostri sicoli
ientemeno affermano, che Federico
pAta, erede di Corrado, nei primi
egli Aragonesi, ebbesì CaHabellot-
;ello, Histretta, Capizzi, Calatubo,
CA
Castellammare del Golfo, ed altre Signo-
rie. Nel censo di Federico II Consalvo de
Olio pagava onjse 30 pei terragi di Cai*
tabelloUa. Finalmente da un diploma di
Pietro II, segnalo in Catania nel 1336, co-
sta le città e i beni di Federico d'AntiO'
I
cAta^cioè Callabellolta ec-, per essersi unito
ai Francesi, essere stali assegnati, sotto titolo
di Contea a Raimondo di Peralta^ Ammi-
raglio del Regno di Aragona, e consangui-
neo del Re. Da Raimondo V ottenne (ru-
glielmo^ che presso Catania nel 1347 fu
dai nemici ucciso; a colui Luigia Signora
di Sclafani piirlorilo aveva Guglielmo u ,
volgarmente Guylielmono , cui fu data in
moglie Eleonora , figlia dell* Infante Gio-
vanni Duca di Randatzo, con in dote Cal-
tanisselta, Calalafimi, Conlessa , Giuliana ,
Comiso, Sambuca^ Calatamauro e Adragna,
per cui divenne dei primi borgomastri di
Sicilia. Da Eleonora e Guglielmo nacque-
ro Niccolò e Giovanni ; quegli sposò Co-
stanza di Chiaramente , con per dote Bi-
vona; Giovanni ebbe il figlio Niccolò da
N. N. Dal vecchio Niccolò nemico del Re
Martino per destino di Callanisselta nac-
quero Giovanna e Margherita ^ e la pri-
ma per opera di Eleonora Infantessa e di
Martino , fu data ad Artale de Luna , di
sangue reale , contro il volere dello zio
Giovanni, che destinato 1* aveva al giovine
Niccolò : ma prima di goder del matrimo^
nio, l'infante Giovanna mori, e per ponti-
ficia dispensa , Artale ne prese in moglie
la sorella Margherita^ da cui nacque Afi-
tonto de Luna e Peralla^ che ammogliossi
colla figlia di Antonio Gardena, donde nac-
quero Carlo^ Eleonora e Sigismondo. In-
gannasi il Pirri, affermando nella sua Cro-
nologia, in questo tempo Conte di Calta-
bellotla Antonio Gardena , giacché ne go-
deva il di lui genero de Luna» Carlo frat-
tanto, non avendo avuto figliuoli da Giulia
Alliata, si mori , ed in suo luogo , la so-
rella Eleonora moglie di Antonio Alliata,
200
CA
arendo nel 1491 conseguila la Contea, ne
fece Signore il marito : roa Giovati Vin-
cenzo^ come figlio di Sigismondo de Luna *
terzogenito di Antonio, ne domandò la pre-
ferenza , e r ottenne in giudizio ; questi
Strategoto di Messina, Presidente del Re-
gno, domò e passò a fil di spada i Bivo-
nesi, che gli si erano ribellati ; con Diana
Moncada generò Sigismondo n, autore del
Caso di Sciacca, il quale con Luigia Sai-
fiati e Medici, nipote di Leone X, avuli i
figli Pietro , Giuliano e Giacomo , esiliato
dair isola infelicemente si mori.
Pietro per benefizio deirimperator Car-
lo donato dei paterni beni, fu il primo Du-
ca di Bivona, ed ebbesi due mogli, Isabel-
la de Yega figlia del Viceré Giovanni, don-
de Luigia^ Bianca, ed Eleonora, delle quali
fu superstite la sola prima; la seconda poi
Angelica Laccrda la quale gli partorì GiO'
vanni de Itina, che allettato da Bellada-
ma VII trai Marchesi di Giarratana, bellis-
sima di aspetto, la prese in moglie, e mo-
rì senza figlia perlochè la sorella Luigia
Luna e Yega maritata a Cesare Moncada,
Principe di Paterno, divenne Duchessa di
Bivona e Signora di Caltabcllotta, e di al-
tre città: Cesare lasciò erede il figlio Fran-
cesco generato con Luigia^ ma si mori pri-
ma della moglie, per lo che questa venne
a seconde nozze con Antonio Aragona Du-
oa di Montalto, e proccurò che il figlio Fran-
cesco si unisse in matrimonio con Maria
Aragona figlia unica del marito Antonio
dalla prima moglie; per cui Francesco di-
venne Duca di Montalto e di fiivona, e Con-
te di Caltabellotta e di Caltanissetta , da
cui e da Maria nacquero Antonio e Cesa-
re; da Antonio e da Giovanna La Ccrda
Luigi Guglielmo, il quale con Caterina Mon-
cada de Castro generò Ferdinando , V ul-
timo de* Montecatini, che privo di maschi,
diede in moglie Caterina, avuta da Maria
Teresa Faxardo^ a Giuseppe Toledo Duca
di Ferrandina, e lo lasciò morendo erede
CA
di vastissimi possedimenti. A costoro at-
taccò lite Luigi Guglielmo Moncada, ni-
pote ed erede di Cesare, Duca di S. Gio-
vanni^ la quale lite si sciolse in questo se-
colo, restando a Caterina CaUabeUotta coi
altre possessioni ; Luigi però ebbe le Si-
gnorie di Paterno, Caltanissetta, Riben,
Melilli , colle terre aggregate , di cui ap-
presso farò parola. Federico figlio di Ca-
terina, da cui naoque Antonio AUsarez To-
ledo, è oggi il Conte di CalUbellotta (1).
Caltabellona (Fiume M>. Vedi /i-
buro.
Caitegirone. Lat Calaki^eramm. Sic.
Cartagiruni (Y. N.) Città gratisrima, poidiè
di questo titolo vien decorata sin dal liM
nei regii libri, la prima delle mediterranee
di tutta risola; occupa quasi il centro della
Tallo di Noto, e comprende la prima paria
(0 Oggi è un capo-circoDdario di S* ciana,
provincia e la diocesi di Girgenli, diatretlo di Sciae-
ca, da cai disia 10 miglia, 83 da Girgentì , 99 di
Palermo. L* aria ne è sana , amaniaaimo il sita,
(alche Triocala venne appellata la TieiM ciUà di-
stratta, cioè (re volte bella. Per donasaone detti
signora Teresa Grado^ di 63 onie di rendita, a 310 il
contanti, per un palazzo lasciato dal fa di costei ai-
rito signor D. Pietro CrìsaG, ed altre soBBa cit
computate insieme nna ingente ne compoagow»
con ogni premura brigasi attaalmente a potar d*
darre il sudetto palazzo in Collegio di Maria soOs
regola di Card. Corredino; la spesa non aa sai*
rebbe intanto a moltQ, imperocché pietosi kèà
han curato donare altresì arredi sacri a sonak-
bondare; attendesi 1* approTasione. L*
territoriale di Caltabellotta fa coooprtsa ia
5527,717, e dividendo in coltare, 4,035 ia fìtf*
dini« 318,730 in seminatorii alberati, IM7,77tii
seminatorii semplici , 3707,977 in pascoli, 3il,iti
in oliveti, 81,864 in vigneti alberati, 34,173 li
vigneti semplici, 1^739 in sooli di casa. I pei**'
rii rami del sno commercio tono grana, ^
ed eccellenti fichi secchi, forse i migliori dalla si"
tre parti in cui parimenti si fanno. PiagaiinM
sono inoltre le pasture « onde si fabbrica aa far*
maggio assai nominato. Montava nel 1733 la pt-
polazione di Caltabellotta a 4768, a 4633 aell'aBBi
1831, e finalmente a 5334 nello scorcio dal 11^
I
201
CA
icesi di Siracusa, in 38^ 10* di lon-
» e 31^ 10* di altezza polare. Som-
5 celebre risplende per l'ampiezza
»ndifà del territorio, per la magni-
legli edifiziiyla nobiltà dei cittadini,
lei Senato, i prÌTÌlegii dai Re, ed
ti di natura* Incerta tuttavia ne è
I, cbe senza dubbio è antichissima,
Inato il nostro Fazello, crodesi ai
ritlori, appo i quali vario è il nome;
ileiini che riconoscono CaUUa e Co-
me due belle antiche città di Sici-
lia marittima dicono sita al Bel Li-
i spiaggia settentrionale, quella me-
ea, i di cui popoli detti da Plinio e
one Calatinij dove siede questa ne-
ra alTatto l'Arezzo scrivendo: Opu-^
uà 6 moUo prospera è la ciUà ap-
oggigiorno CaUaginme^ situata in
mante; e èervendoci di una con-
crediamo essere stata Calatta o
^<affMrieata da JHicezto; poiché chi
nò la Calatta di Ducezio sita sopra
)e7 Ma Calatta e Calata fu presso gli
ma città medesima; e Plinio si esten-
escrivere i popoli mediterranei. Ca-
[ronde è voce saracenica apposta
tiltà di Sicilia^ e dinota abitazione
0 elevato. CaUagiro o Caltagirane
IO altri autori essere il nome della
lasi abitazione sia stata in luogo ele-
ìigolatOj poiché Ciro presso i Sara-
e Angolo. Neir Itinerario Arabo, sot-
pero e Guglielmo appellasi spessis-
Ite Colato CaiMorJa. Credesi distar
lai Tero, né alcun suffragio si hanno
>rie coloro che affermano aver trat-
ì ed origine da Cerone famoso Uran-
leilia. Crede Francesco Aprile in-
la sua patria in quel verso di Silio:
frMfaeatJin loe fonti o Ytgedrasa;
fl Yo^edm^o, che a comune senten-
Bume Manumuzzay trae origine sot-
(girone; per cui Silio mentovando i
CA
popoli ausiliarii di Marcello e dei Roma-
ni , yolle notar sotto il nome di quelli
che abitano alle fonti del Vagedrusa i Cai-
tagironesi, quantunque tenessero allora un
altro nome. Se poi siano simili i nomi che
ci trasmette con Pacio , qui non é luogo ad
esaminare esser Vadgerusa il nome legit-
timo di Yagedrusa , e combinar Gerone ,
stimalo avendo con forti congetture, potersi
giusta Silio convenire, che T antica Gelonia
sia la mediterranea Gela; imperocché Pli-
nio e Tolomeo fecero menzione nella Si-
cilia delle terre Cetonie, lungo tempo do-
po che giaceva minata Gela marittima fa-
mosa città. Non saprei decidore se derivasse
il suo nome dalla marittima Gela o dal gi-
gante Gelone figlio di Imari e di Etna, per
cui ragionevolmente ha detto taluno, di ave-
re i Saraceni aggiunto il prenome a Gelonio
antica città, dicendola Calatagelone. Com-
provano ciò molte ossa di gigantesca sta-
tura trovate qua e là sui dossi di quella
collina, e l'insegna della città che era un
tempo un* aquila con Tali stese che affer-
rava tra le sue unghie la bocca di un gi-
gante; il quale stemma per molto tempo
si osservò nella torre del Tempio maggiore,
ed oggi neir aula del Palazzo civile. Si con-
sultino sull'origine di Caltagirone Pacio ed
Aprile.
Siede tutta sopra un colle, il di cui gio-
go occupava un tempo una munitissima roc-
ca^ e presenta oggidì ruine da ogni parte,
cui vanno unite verso Occidente mura quasi
intere verso il declivio del colle , sino al-
le basse case dei cittadini, e circoscrivono
il circuito. È divisa la città in 6 parti, delle
quali diconsi le superiori del Castello^ del
Tempio maggiore, e di S. Giorgio , quelle
di mezzo di S. Giacomo e di S. Giuliano,
le ultime di Postema, e di S. Pietro, e di
queste la prima riguarda Oriente , Mezzo-
giorno l'altra^ cui é unito un umile pog-
getto, dov'è il famoso Monastero di S. Fran-
cesco, e finisce quello in una amplissima
26
202
CA
pianura Terso Mezzogiorno^ dove si offre
una gioconda prospcUi?a della città. Tra
il colle ed il poggctto è un ponte di pie-
tra che merita attenzione, di cui venne in-
cominciata la costruzione nel 1566; nel mezzo
poi del paese è una scala abbastanza spazio-
sa, dalla quale per 155 grandi gradini ascen-
desi alle parli superiori, costruita verso il
1506. A piedi di questa, stendesi una piazza
ornata del palazzo del pubblico Consesso
e del Senato costituito dal 1(83, di un ele-
gantissimo fonte di marmo da Genova^ e di
case di nobili. Apronsi da qui due strade
piane e rette, australi, cbe dividono la cit-
tà ; alle quali se ne aggiunge una terza ,
precipua altresì, che corrisponde alla chie-
sa di S. Giacomo Apostolo, nobile perchè
in ogni parte adorna di case di signori; si
termina colla porta e colle mura. Sotto la
rocca, nel vertice supremo del colle, è la
chiesa principale, sacra oggidì alla B. Ver-
gine Assunta, volgarmente del Monte , ma
un tempo a S. Niccolò Vescovo, da ogni
parte cospicua per la mole dell' edifizio
ed il campanile ; dalla quale occupa il se-
condo posto Tantico tempio di S. Giuliano,
che rimonta airetà dei Saraceni, e sebbene
da gran tempo fregiato d* onore Canonicale,
cioò dal 1400, poiché leggonsi nei diplomi
del Re Martino, recali dal Pirri, Bernardo
di Callagirone e Bartolomeo Barletta Ca-
nonici di S. Giuliano , ed essendo questi
mancati, meritò venir decorato da Papa Ur-
bano Vili nel 1631 d*un insigne Collegio,
fornito d*un Proposito^ cui incombo la cura
delle anime, e di altri 19 alunni , a tutti
ì quali somministra la dote il Senato cui
si appartiene relezione. Occupa quasi il
centro della città, e sorge splendidamente
si per la grandezza della mole e la sim-
metria , che per gli estenii ornamenti del
prospetto, e gì* interni delle cappelle. Oc-
corre una terza chiesa a Greco verso i
fianchi del monte , cioò la parrocchia di
S. Giorgio Martire, costruita dalla pietà dei
CA
Genovesi neiranno 1000 , come dirò più
in appresso. La quarta finalmente parroc-
chiale di S. Giacomo Apostolo presenlasi
ad Occidente con un Collegio di Canonia,
fondato, come si dice, da Ruggiero Coole
di Sicilia, ed oggi addetta alla venera-
zione del Santo , che è primario tutelare
e Patrono della città; sostenuta da màt'
moree colonne, adorna con ogni magnifi-
cenza di atrii « cupola , prospetto , oUiene
il primato trai sacri edifizii ; eonservansi ia
una cappella insigni reliquie di Santi, noa
che l'intero corpo del B. Gerlando Cava-
liere Gerosolimitano. Vi si celebra nel di 2S
di luglio una solenne e celeberrima festa
con fiere. La quinta parrocchia era lu te»-
po in S. Maria de' Miracoli , ma Giovanai
de Torres Vescovo di Siracusa deliberò ad
1500 si distruggesse. Stabiliscesi nel IMS,
per liberalità del Magistrato, il Priorato di
S. Maria dello Grazie , nella cbiesa deDe
stesso nome ed il territorio CrisloMra,
in prima sotto la Congregaaione di S. Gioh
gio in Alga, ed assegnasi a Giatim ANip
pò Barone di Caltaginme, die maaciii
avendo, si dà ai Benedettini dopo 11 uè,
sotto Pio Minardo Priore. L'ottenne wi
secolo seguente il Sacerdote Giacomo Hh
remato ed altri dopo lui , ed è nooiaaH
dal Senato medesimo ; si conferisce Ofir
giorno a nobili cittadini ascrìtti alla mi-
lizia chiericale, che ottengono ristitoikl
dal Vescovo di Siracusa. Afferma fl Finii
nelle notizie $uUa chiesa di Sirac. , 9t
partenersi a Caltagirone da cui dista tt
miglia il Monastero Cistcrciense di S. Il*
ria di Terranova, decorato di abaiiale SU'
re sin dal 1476, per opera di AnUmio Bt
rotta, ed oggi conceduto in commenda, ci»
me si dice , ai Legati Apostolici o Gkrfkl
di Begia Monarchia, ed esserne nella eli
un ospizio pei monaci: anzi rimangono i^
Cora vestigia di questo, con una Clih ^in
la, ed afTermano da per tutto i dltadMt
aversi trattato della translaiione dd li-
I
lì
1
!
i
1
203
CA
» nel luogo medesimo. Scrissi in gran
di questa Abazia nelle monastiche
di Sicilia , lib. 4, parte 3, not. 6.
I l'Abate il xur posto nel Parla-
, alla quale carica accresce oggi ono-
idiè ne è insignito , Agatino Riggio
(Ila, perspicuo per chiarezza di san-
podii secondo per Yirtù , scienza ,
na in maneggiarsi e prudenza, Ar-
»yo dì Iconio , Tescovo una yoìUi di
f ora Giudice delFApostolica Legazia*
e ad Oriente nel medesimo centro
città il collegio della Compagnia di
Mm tempio unitoci, celebre per edi-
cosiruito a pubbliche spese nel 157 1,
\ essendo S. Francesco Borgia Pre-
Generale , a buon dritto appellato
TI ginnasio di ogni scienza. Am mi-
presso il ponte, nel poggelto di Hez-
lO, rinsigne ed ampio Convento di
icesco d'Assisi^ di cui di sopra di-
; e dicesi fabbricato prima che i
avessero occupato la Sicilia nella
di S. Michele. Ne stabilisce la fon-
t tuUayolta Vvadigo nel 1391.; Ca-
nile Pro?, di Sicil. nel 1236: in quel
magnifico molti interi corpi di Santi
o sotto r arca di ciascuna cappella ,
rane i tirati una reliquia del legno
• Croce, donatifo della Regina Bian-
) sorsero uomini illustri , dei quali
appresso. U Senato di Caltagirone,
tta una dote, stabili la Casa dei Chie-
olari ministri degli Infermi nel 1606
lizio con Chiesa di S. Giovanni Evan-
destinato una volta alla confraternità
adii. I frati Predicatori, del titolo di
lenico hannosi un Monastero abba-
decente, con nobile Chiesa annessa,
«rie orientale^ verso i fianchi del
e montane 1* origine al secolo xvi.
lieo vedesi quello, che abitano nel
IO giogo verso la medesima parte,
Castello, gli Agostiniani, ed è no-
n dall' Attardi tra le case degli Or-
CA
dini di Sicilia. Dicesi sia slato prima, rac-
colti nel Parlamento gli stessi cittadini, .
stabilito in città, come rireriscc il medesimo
Autore nel cap. i 6 : poveri ne dice i frati
il Pirri nel 1606, e di mano in mano ac-
crebbero i Signori le loro fortune. Nobile
ed antico dice lo stesso, il convento di S. Ma-
ria di Monte Carmelo, che afTenna fondato
TAprile dove lievemente declina il suolo,
al tempo dei padri suoi. Non lungi sorge
dal ponte lo Spedale, dove sin dal 1S91 si
esercitano i fratelli di S. Giovanni di Dio
in oflicii di carità. Vennero i Minori del
terz* Ordine in S. Maria della Misericordia
nel 1620; e nel 1623 i frati Riformati abita-
rono ad Occidente in luogo elevato la Chiesa
detta di S. Bonaventura e si Tanteriore
piazza, che Tedifizlo del convento appog-
giato ad antiche mura, dov'era un tempo
la porta detta del Conte sono in questa
parte cospicui. Riguardo poi a monasteri
di monache, sorgeva il primo ai tempi
del Re Ruggiero, del nome e la regola
di S. Benedetto, dove afferma il Pirrl,
esser vissuta a lungo santissimamente S.
Lucia , che ritiratasi poi nel monastero
Salernitano ivi celebre di gran fama di
pietà, volò in grembo allo Sposo; ne fior)
un altro di S. Maria Annunziata del Monte,
altresì di Ordine Benedetlino, i quali due
Ruggiero Bellomo diocesano Antistite uni
nel 1426 a quel del SS. Salvatore del me-
desimo istituto. Antica ne è l'origine, e non
volgar la magnificenza, per la custodia della
monastica disciplina. Quello di S. Grego-
rio, sotto l'istituto del Patriarca S. Bene-
detto, giusta Pirri è antichissimo, e sorge
nella parte superiore; ma Aprile il dice
edificato nel 1543. Quello di S- Chiara del-
l'ordine dei Minori, è detto parimenti an-
tichissimo da Pirri , e dìconlo fondato hi
Sicilia nel nascer di queir ordine stesso ;
sorge splendidamente con una Chiesa ele-
gante, quasi nel centro della città , verso
Oriente ; amendue e con quello del SS. Sai-
204
CA
Tatore risplendono per la regolare osser-
vanza, per la ingenua chiarezza delle alun-
ne, e le congrue rendite. Un quarto sotto
la regola di S. Teresa , ebbe origine nel
1734, presso 1* antica porta del Conte verso
Ponente, nel palazzo di Bonaventura Secu-
sio un tempo Patriarca, e Vescovo di Ca-
tania. Un quinto finalmente detto di S. Ste-
fano sorge nel basso della città, presso le
mura, verso Mezzogiorno, distinato ali* isti-
tuto delle Chiarine; ebbe origine nel 1S45,
ed è adorno altresì d'una dote sua pro-
pria. Vi ha un OrfauatroGo stabilito nello
scorso secolo, dove educansi le ragazze,
sotto la cura d' un Magistrato ; ovvi un mon-
te di Pietà per gli infanti esposti, uno Spe-
dale per le donne inferme ; ed altre pie
opere ; le quali tutte sorsero per la muni-
ficenza del Senato, e sono sotto la di lui
giurisdizione.
Fin qui si è detto delle sacre fabbriche
dentro la città, ora diremo poche cose su
quelle di fuori le mura. Presso la porta
del Vento, verso mezzogiorno, distante cir-
ca 100 passi, s'incontra il Convento di S.
Francesco di Paola, a cui il Senato asse-
gnò nel 1592 la Chiesa di S. Antonio Aba-
te, r arricchì di beni, ed ornolla di edifizii
decentissimi. Verso la stessa parte sur una
collinetta fu innalzata la casa dei Rifor-
mati di S. Maria degli infermi nel 1670,
dove i frati alquanto tempo vissero sotto
la prefettura di Giacomo Parisi^ severo os-
servatore degli istituti di S. Francesco; ma
ì Pontefici non vollero approvar tal me-
todo di vita , quindi abbandonata la casa
da lungo tempo, fu ristorata da poco, af-
finchè i cittadini avessero e luogo ed op-
portunità di occuparsi degli esercizii spiri-
tuali, lungi dai mondani strepiti. Ad un
miglio circa, per opera del B. Matteo di
Girgenti, pei frati Minori Osservanti sorse
il Yen. Convento di Sicilia sin dal 1422, fa-
moso per l'ampiezza e bellezza degli edi-
fizii; col tempio decorato di una statua in
CA
marmo della B. Tergine ; racchiude una
cappella molti corpi di ottimi ascetici esi-
mii per illustri virtù; tlcuno dei quali
sin oggi intero si mostra. Ad un miglio •
mezzo nella parte orientale della città ibi*
lavano un tempo i Minori Cappaediii, nt
nel 1607 fecero loro la Chiesa di S. la-
ria dell' Itria ad un tiro di piein, verso
Scirocco , e adattandola ai loro uri la re*
sero oltremodo traricca io rdiqoie dì nuli,
ed a raccome questo gran tesoro diodo
massimamente opera Innoconio di Gallagi-
rone Generale di tutto F Ordine , di eri
altrove diremo. A mezzo miglio dalla cillà
verso Occidente, merita atleniiotte la cori
detta Commenda dell' Ordiaè Geroodfari-
tano di S. Giovanni. Venne sostltoU alTal-
tra di S. Maria del Tempio, ^oEganBOilo
di TenchiOf a 6 miglia presso il villaggio
di S. Michele, la quale oggi non è piti, o
dicono alcuni con Gaetani essere appailo»
nula da gran tempo ai Cavalieri Tempiali
sebbene il Posio ed il Pirri rtsserteaM
destinata sin dal principio ai GeroaoHaiio*
ni, afTermasi avervi passato i giorni ìmIm
alla morte il B. Gerlando di Alemagaa i
cui feci di sopra parola. Lo atesso Hni
encomia la Commenda di S. Giovani •
Giacomo^ eretta nello scorso sec<do ptf
opera di Giacomo Ottaviano Gandisre 6^*
rbsolimitano.
Passiamo ai progressi della nostri di»
ed ai privilegi di che ora va l>ella. àMt
do i Genovesi grandi stragi cagionalo ai Sa-
raceni, che possedevano quasi tutto lo in*
le del mediterraneo, venuti nell'anno IM
sopra la Sicilia, fatto lo sbarco con iagoiii
armata verso la spiaggia di Cafnertma^ f^
tavansi ad espugnar CaUagiraney prinaiii
fortezza di quelli, e a sacro etooNOii
prendendo principio, levarono con nnalah
re un tempo a S. Giorgio , nel di cri ■a*
ro applicarono una lapide coli* anno Ma
fondazione : rimase sino al 1693 , qomlo
crollò, ruinala da uu tremuoto la torre, bi*
205
CA
Dironsi perciò per molli anni d'ella
coi dicesi aver data la propria inse-
ma croce cioè di color rosso in cam-
meo. Similmente ne scrivono gli scrit«
azionali, né sembrano dissentirne Fa-
ed altri, che ascrivono ai Genovesi la
I di S. Giorgio colla torre, ed afTer-
aver da essi ricevuto i nostri lo stem-
dla Croce. Alla venuta de' fformanni
ninalo in Sicilia il vigor dei Genove-
»po espugnata con somma gagliardia
mo, il Conte Ruggiero che aveva
lato una Tolta i territorii di Calia-
e per sino a Butera, nel corso della
ia , per la quale si rese soggetta
di Sicilia, impadronitosi della rocca
le mora, che annunziarono resa, vi
id circa il 1011 il culto divino; né molto
ì dopo, riportato intorno ai confini un
» sai nemici, lieto venne accolto dalla
che dicesi del Conte. Si distrusse poi
1, volgarmente Judica. Ribellatasi que-
)tlo il Re Ruggiero figliuolo del Conte,
andò nella fortezza del sito, poiché
in arduo ed insormontabile colle, né
tndanrisi se non per angustissimo tra-
come dirò a suo luogo, venne data
^ dal medesimo Principe, coiram-
DO territorio di Camopetro, ai popoli
li; per l'astuzia e l'ajoto di una citta-
oceò ai Caliagironesi la vittoria sui
, de! quali gli estesissimi campi vengon
irò donati, sotto T annuo censo di cin-
nila feri d*oro, e i loro abbastanza
d confini da Occidente e Hozzogiomo,
Oriente altresì dispiegano, allargano.
elmo I accrebbe la liberalità di Rug-
con on nuovo suo diploma del 1160.
el 1220 leggiamo aver dato la città
erator Federico a Guidone suo secre-
onde i posteri di lui, si appellano
Uagirone^ Nei primordi medesimi del
degli Aragonesi, da Gualterio va-
\ e nobile cittadino. Conte di Butera,
reva congiurato U primo contro i Fran-
CA
cesi, ed era poi divenuto nemico ai Re Pie-
tro e Giacomo, agitala la città di varie tur-
bolenze, diede prova ai suoi Principi della
sua fede; travagliata senza riposo con for-
tune diverse sotto gli Alagona e i Chiara-
monte da tristi guerre civili^ venne ri-
storata finalmente per beneficio del Re Mar-
tino, ed accresciuta di nuovi privilegi. Sotto
10 scettro di Alfonso fu tributaria all'In-
fante Pietro; e tuttavia da quel Principe,
che con somme di oro ne sollevò 1* erario,
venne di nuovi onori e doti arricchita. Ot-
tenne sotto Ferdinando il Cattolico onni«
moda potestà di spada, qual grazia poi con-
fermò ed ampliò nel 1559 Filippo II. Venne
sancito nel 1612, indossasse il primo dei 5
Signori la carica di Patrizio, istituita nella
prima metà del secolo scorso. Nel 1637
stabilironsl sei Signori alla civile Ammini-
strazione, poi decorati dell' onoratissimo ti-
tolo di Senato. Van vestiti di toga, e prof-
feriscono nel Parlamento del Regno il xii
voto. Presiede altresì alla città un Questore
in cui risiede generale potere, con dritto
di spada , assistito da* Giudici giurisperiti.
11 Sindaco ha cura delle cose del popolo,
ed il Procuratore Regio volgarmente Se^
ereiOy dei regi dritti: un vicario finalmente
esercita le veci del Vescovo di Siracusa.
L'Istruttore Provinciale della Milizia Comu-
nale risiedette da ^ran tempo in CaUagi-
rone^ oggi però cambiato l' ordine di que-
sta Milizia per le nuove sanzioni, vennero
esentati i cittadini dal consueto peso di
tributare 52 cavalieri e 162 fanti. Eranoi
nella metà del secolo xn 2104 le case, e
nello scorcio del medesimo 10216 anime;
nel 1652 contaronsi 2950 case, 10951 abi-
tanti; ma dal Pirri 3069 case, 11495 abitanti;
nel principio del nostro secolo case 2868
e 11592 vite; e da una nuovissima rivista
statistica 16035. La maggior parte di que-
sta gente é addetta al travaglio rurale, e non
poca moltitudine di artefici intende a la-
vori di creta. Ha la città un vastissimo
206
CA
lerrìtmìo; Taile ddla creU preade dì gior-
M m gMTM Bacfior progresso. Conpres-
doBri MDa conarca dì CalUgìroiie 12 ter-
re che siano allorM. U lalit della cilla
è di 31* 12* e la bwgiL di 38* 10*.
PersoMggi iltaslri: S. Locìa, di evi aBeraa-
ri, seeoado Pirri, aier subito la professione
■ett*aalieo looaslero di S. Benedetto, don-
de poi passò in Salerno; ma giusto le
castigazioni delT Aprile, ignorò fl Pirri le
fere opere di Loria. Questo dunque Testi
neUa patema nobOe casa to teste di Santo
CUara, pei eoDa curatrice, di coi serrifasi
neDo spirituale todirìzzo, deriderando una
rito pili perfetto , nascostomente passò in
Salerno, dote entrato nel monastero di S.
■aria Maddalena, con ogni santità ri passò
to rito e ri mori. Oggidì questo confento
è d'istituto Benedettino, ma ri professatane
un di le monache to regoto di S. Fran-
eesco: è a consultore il medesimo Aprile
nel^b. r deUa Crono!. Sacra al 1300.
Kiccardo dell'Ordine dei Minori Gonfen-
tuali si ha come beato dai suoi , fiori nel
13C0: Antonio Scalmato, di nobile famiglia,
cospicuo per santità e per innoccenza di
rito , minore Ossenrante : Antonio Etiope
chiarissimo per semplicità di costumi e
candidezza. Giacomo Parisi del medesimo
istituto, non dissimile in virtù. I corpi di
questi tre conser? ansi ancora incorrotti net-
to cappella di S. Maria di Gesù, e ne ri-
mangono appo i suoi raccolte le opere, per
mandato del Vescovo Diocesano. Guglielmo
Bucceri Sacerdote, di nobile stirpe, intento
alla pia stretta disciplina ed alla penitenza,
mori in Piazza ottogenarìo trai Riformati.
Angelo Musico Sacerdote degli Osservanti,
destinato da gran tempo ad educarne i no-
rizii, passò poi ai Riformati, e mori in Castro-
giovanni famoso per la santità dei costumi,
Tommaso di Torre, e Ludovico Marino dei
Riformali, celebri per T austerità della vito
e la penitenza, vengono tutti encomiati dal
Tognoleto, dal Pirri, dal Gravina, e da al-
CA
tri. Biagio Bahito Saeerdoto Cappuccino, e
Bonafcnlnm Laico , totegri seguaci dello
strettissimo istitato, ed esimii coltivatori di
potertà. Innoccenio Mardnon dopo diia-
rissime gesto Custode generale di tetto
r Ordine, per gi* incorrotti costumi, to pro-
fondità detto dottrina e to destreiza nd-
l'agire, ai primi Signori ed all' Imperator
Ferdinando, caro trai primi; per ordine di
Papa Innoccenio X« l^ato al Be di Fraa-
da, mori ndto patria nel 1C59, doTO eoa
somma pompa gli si celebrarono gli osse-
quii luneralL Sono spectolmente registrati
dal Pifri: Pietro maestro in S. Teologia^
dell' Ordine dei Mmori^ peir meriti di vita
e di dottrina eletto Tescovo di CelUù, a
tale dignità renunriò. Giotanni Bosa del me-
desimo istituto , chiamato alto bigonda di
Mazzara , ri si rese celelM«« Giovaaai
Burgio netto medicina prestantissimo, m
quale scienza lasdò alcuni tovori , chiaro
altresì per nobUtà , Abate di S. Maria di
nuova luce, Tescovo di Mazzara e di Sh
ponto, e finalmente Arei?escoyo di Palenao,
presiedette a tutto il Regno, e fini di vi-
vere nella patria. Bonaventura Secusio, Mi-
nistro generale dell* Ordine dei Conventui-
li, Legato per la pace tra Spagnuoli e Fran-
cesi appo il Papa, Patriarca Costantinopo-
litono, presiedette prima alla Chiesa di Pat-
ti, poscia a quella di Messina, finaloeola
Vescovo di Catonia, fini la vito nel 1618.
Vengono encomiali nella Biblioteca del Hon-
gitore: Giovanni Kicola Rizzarì di aoUle
famiglia, versato nella scienza del drillo
e nella poesia. Manfredi Sammataro, gio-
condo poeta altresì, Giovanni MistretU gin-
risperito, Francesco Monteleone^ Girolam
Lancia, SeraGno Calascibetto dei Minori Os-
servanti, Predicatore; Giuseppe Lauria della
Compagnia di Gesù, esemplare di religiosa
perfezione, e celebre in eloquenza; Mario
Trabucco, Antonio Politi celebri medici
ed illustrissimi : Michele Perremuto , già*
dice più volte neir aula detto M. R« C.
207
CA
per acutezza di ingegno e luci-
li natali, ciascuno dei quali si fecer
nre al mondo letterario per varie
e. Spiccano però sopra tutti: An to-
rte della Compagnia di Gesù, filo-
sologo, e retore, a pochi secondo,
DO per le opere pubblicate in cia-
imo: Baldassare Puglia Minore Con-
e, chiarissimo in poesia latina, e ver-
gile pili severe scienze, e principal-
nella Storia Ecclesiastica, che lesse
»mma lode nelle pubbliche Acca-
di Bologna, Pistoja, e Napoli, e
la luce vari monumenti di suo splen-
no ingegno, si mori nel 1103: Nic-
Dmbardo di perspicui natali, della
piia di Gesik, chiese di esser man-
lle sacre missioni nella China nel
>er ben 58 anni intuonò la voce del
0 nelle vastissime provincie di quel-
ro, e propagò con gran frutto la re-
di Cristo: per 12 anni direttore di
missione, morì finalmente in Pechino
iS: molti lavori pubblicò in Chinese
td istituir quelle genti, e sotto quel
rien mentovato con lode da Harrac-
rioli ed altri. Paolo Francesco Per-
ii patrizio, giurisperitissimo, che pub-
in un volume le dissertazioni sulFIm-
ito Concepimento di Maria, ed il
fio dei GiurUU in 5 tomi, e lasciati
mU manoscritti, seppe procurarsi un
famoso; Consultore ben cinque volte
I. R, C, morì in Palermo nel 1690.
inalmente nel patrio Collegio della
ignia di Gesù Pietro Forte, che piib-
m correttissimo lavoro sul Giudice
'Votare dei Regolari; ed ha prepa-
ei torchi le Cansulle Canenico-mO'
^blicò il primo la storia di Calta-
il Maltese Mario Pace della Com-
di Gesù , poi il Patrizio Pier Paolo
I, che lasciò molti altri manoscritti
strazione della patria; ultimamente
SCO Aprile^ di nobile famiglia, alunno
CA
della Compagnia di Gesò^ nella pubblica
Cronologia Sicola Sacra e Profana, lavoro
di erudizione,dove inserì le notizie sulla pa-
tria, di cui aveva preparata pei torchi una
più copiosa storia, che per le grandi oc*
cupazioni non pubblicò. Raccolse Girolamo
Bonanno, Signore di Rosabia, tutti i privi-
legi della città dal 1161 sino ai nostri
tempi , r illustrò di eruditissime note , e
pubblicherà un elegante Compendio di
Sacra e Civile Storia Sicula. Diciamo or di
volo qualche cosa di principale sul terri-
torio che dissi a buon dritto estesissimo nel
principio. Al monte in cui sorge la città
è un altro congiunto dalla parte setten-
trionale^ nel di cui supremo vertice è una
torre, dove era un tempo un molino a ven-
to con ai fianchi in gran copia dei tubi
simpalici. Sotto la città verso Scirocco sono
due fonti di pietra , di acqua dolcissima ,
con dei vivai : sgorga quest* acqua a 5 mi-
glia^ e costruiti degli acquedotti altresì per
le viscere dei colli, quivi con non lieve
spesa venne trasportata a comodo dei cit-
tadini, per opera del Senato. Stendesi il
territorio a Mezzogiorno verso Camerina,
e prende quivi il nome di Faianasi , ora
di S. Pietro; in parte però ad Oriente, sotto
i colli di Judica o Zotica e di Torrisi, viene
irrigato dalle acque del fiume delle Canne
0 di Crisa, volgarmente Diltotno, ed ap-
pellasi Camapietro. È diviso questo in 48
fondi, ed è compreso in 80 miglia di cir-
cuito; abbraccia quello 7 fondi, ed esten-
desi in giro 20 miglia; si ha dei boschi,
ed è piantato in qualche parte ad ulivi, ab-
bonda in pascoli, e produce biade di ogni
genere. (1)
(1) E OD Capo-distretto con 8 circondarli log-
gelli, nella proyincia dì Catania da cai dista 48
miglia, e 129 da Palermo; residenza d'an Giudice
Istmttore col grado di Giadice di Tribunale ciyile,
e d*nn Sottintendente. Sin dai primordii del secolo
XVII chiese questa città» vescovo proprio, e sotto
il ponteficato di Urbano YIU ne atansò le li Unse
208
CA
CaltanlMetuu Lat. Càlatanixecta. Sic.
Cartanissetta (Y. H.) Città abbondante e ric-
ca appresso il fiume Salso sulla destra rì-
a R« Filippo lY ; fi oppose però il YeicoTO di 8i-
racuia» cai era loggetU* onde rimate sopito Taf-
fare sino al 1803» quando M. Giamb. Alagona re-
nntoYÌ per sacra tìsìU iti cessò i snoi giorni* ed
allora si rincalzò la richiesta al Re Ferdinando III
che aTondole fatto baon riso, interpose i suoi of-
ficlì presso la S. Sede, la <iaale destinò delegato
•poftolieo M. Raff. Mormile AreiYescoTO di Palermo
ehe istraitone Tintiero processo informatÌTO, lo intiò
alla S. C Concistoriale; nnoTamente insorse la
Chiesa di Siracusa , ma non fu più luogo a con-
tese, usciU la bolla di Papa Pio YII del li set-
tembre Ì8i6« per la quale Caltagirone a YescoTado
ìstitniya, e onde Teniya consecrato primo Ye-
•coTO M. Trigona e Parisi, già proposito e Yica-
rio Apostolico di Piazza sua patria; poi trasferito
aU'ArciTescoTsdo di Palermo nel 1833. Fu in tal
•olenne occasione che la Chiesa parrocchiale di S.
Giuliano renne eleyata a cattedrale, poi adoma-
ta dall'ottimo YescoTO, di cupola, stucchi, pro-
spetto elegante, e dei parrocchiali dritti decorata
la Chiesa di S. Pietro. Yenne intanto abolito il
Priorato di S. Maria della Grazia ed assegnatele
rendite al Seminario Yescoyile. Dopo 1* abolizione
intanto del 1766, la Compagnia di Gesù non è più
entrata in Caltagirone, se ne ammira però nella
Chiesa la statua di N. Donna, di Antonello Ga-
gini, di layoro squisitissimo. Furono del pari abo-
liti i minori del terz* ordine in S. Maria della
Miiaiieordia, onde nel loro conyento si stabili un
albergo pei poyeri uomini, oggi ben regolato. Del-
r antico Monastero di 8. Teresa non esiste più
yestigio, quindi del collegio della Compagnia di
Gesù yenne dal Re Ferdinando I assegnata una
metà per le monache, l'altra per la reale Acca-
demia degli Mudii ornata di un gabinetto di Sto-
ria Naturale e di Archeologia donatole dall'ottimo
Signor Cay. D. Erom. Taranto-Rosso con analoga
piccola Biblioteca, ed inaugurato a di 30 maggio
del 1843, d*un ricchissimo gabinetto fisico, e di
una cattedra di calcolo sublime nuoyamente isti-
tuita, oltre le esistenti di Fisica principalmente,
di Matematiche, di Metafisica, e di belle lettere.
Merita anche attenzione la pubblica biblioteca ricca
di edizioni pregevoli, e ben coltivata. Prendono
nn posto primario tra le fabbriche di data recente
i noyelli tempii del Cuor di Gesù e delle anime
purganti, di svelte e piacevoli forme, adorne di al-
tari di marmo e di suppellettili ricchissime, dai
CA
fa, nelle colline Terso Libeccio; preseati
la forma di iin'aqoila, aperte le ali, mi
seconda ad altre mediterranee città, per
prineipii del secolo oorrcnle fabbrìeate. Nella ttnda
rotabile ehe porta sino al eonyento dei Padii Fran-
cescani di S. Maria di Gesù fa innaliato dalla
Comune nello scorcio del secolo passalo «■ b^
bricato magnifico a rìcreamento detta genie, adone
bellamente di marmi, gajo ed dagaalo; ed si di
dietro di questo ebbe cominelanMiilo mA liH m
eccellente pubblico giardino iogleee, rioeo di sva-
riati generi di piante, adorno di tlatse, aa non
ancor terminato : nnoye yille e buone easiae di
campagna si sono costmite e pianUlo nel piane
di S, Maria di Gesù. A 30 maggio tStS ywM
aperto nn elegante teatro, fabbricato dal 18M a
cura del Sottintendente Grifeo a epoio del Ce-
mune, dal Palazzo Comunale, di ehe maneai
si comprò ali* uopo nel 1840 il grandioeo
del Principe di Rellaprima sito nella piana
Loggia nel centro della città. Passando ai
stabilimenti di beneficenza, fo ittitnito nei
cipii di questo secolo on collegio di Maria
nato alla educazione delle ragano, eolTi
zione della Comune di 416 onze annuali,
ospizio di beneficenti per ragazzo povere, deie
si yersano nelle arti donnesche, poiché ei hanm
dei telai di ogni manilattara di seta e eeliee»
istituito verso il t84t; fondato eziandio nel Itii
nn monte di prestito in frumento che
dair Intendente, da cui yengono scdti dee
tati per l* amministrazione , la carica dei qeafi è
biennale. Vanno finalmente trai primi isblrissli
di Caltagirone le pubbliche prigioni, fendale wà
sorger di questo secolo con la ingente wmmuà é
14000 onze*
Tenendo poi alle strade, tutte quasi queUe M>
la città si sono con ogni premure bitrìctte; M*
le esterne intanto sono quasi in compimenle lei^
tabili a Granmichele , ed a Catania , ed in in-
gresso quelle che menar devono a Terranova, si
a Palermo, il Comune indossa il pagamenla ài
dazii comunali dei quali il popolo ha franchifiii
dal che, e da tutto il surriferito ne dednnà ff*
curato lettore la ricchezza, perlochè
le primarie di Sicilia, e continuamente
sce in magnifici stabilimenti ed omamenli ds
grande città. Molti fondachi di ogni genere di mm*
canzie vi si stabilirono , onde abolite lennew !•
fiere di tcMoti , restando solamente quelle di ài*
stiamo, una cioè occorrente nella tene deaamiM
di settembre per la fesU del SS. ffnriJMi dd
209
CA
A e popolazione. Comunemente cre«
orìgine saracenica, e per interpre'*
di Malaterra appellasi Castro delle
y ma secondo Cluverio corrisponde
ioni, nel laogo mentovato presso lo
io di Antonino. Nelle parti supe-
dia dttà verso aquilone, sorge il
ito Benedettino di S. Flavia V. M.^
i Tenne fondato nel 1593, ed ornato
ilissimi edifici da Maria Aragona
del Conte Francesco Moncada. Do-
li terreno comincia ad appianarsi,
si l'elegante Collegio della Com-
U Gesù, con tempio e cappelle ader-
irli marmi, un tempo sotto il nome
gala , oggi di S. Ignazio , eretto
9 ad opwa e spese di Luigia Du-
di Bivona; di fironte del suo eccel-
rospetto corrisponde amplissima via;
> aHia ai Si di agosto per la festività di
OBieo. Non è a dir dai eommercio che
salo grasdaneiite , e tìo meglio accre-
ana, onde di oMlto si è aomentata la
•0» ehe di 19609 nel 1798, erasi acero-
ateie nel tasi, e finalmente a ben iiOiO
dd 1851, di 81886 deU* intero distretto.
elidasi il territorio in sai. 84685,637, e
0 in coltore sai. 25^943 in giardini» i85«
rti semplici, 1,676 in canneti, 116,893 in
vii alberali, 18818,779 in seminatorìi sem-
11,714 in pascoli, 388,786 in oHyeti, 888,
rigoati alberali* 8843,771 in Tignali sem-
375 in ficheti d'India, 11,188 in aU>eri
884«088 in boacala, 5,893 in terreni im-
ri: r estensione territoriale poi deU* intero
di saL 87461,880. Ti sono Tarie cave di
argilla, che serre di nuteria agli industriosi
di comporre slslnetle colorale rappresen-
i somma natoraleua ed espressione i co-
1 vastira in Sicilia « onde sono molto ri-
i forestieri. Parte del territorio è cal-
,eTÌ si rinTcngono tra gli organici
Jfocfra inflaia, iriangolata, Ttllin, pul-
Cyf Asrsfl venetinna » Venus Brognartii ,
Cardium eiliaté , Natica miUepunciaia,
imi, Buceinum mutabilis, stmhtriatum ete.
m dénialis. L*aria è sauissima, mancasi
aeqaa sorgÌTS, onde sono in baona copia
li ebtarne.
CA
verso Oriente sorge il famoso Palazzo del
Signore, cominciato a comando del Conte
Luigi Viceré di Sicilia, di cui si osserva
solamente il basso piano, ma magnifico,
dapoichè morto Fautore rimase ìmperfeU
to. Interseca la vìa una spaziosa piazza, dove
il tempio maggiore parrocchiale del titolo
di S. Maria la Nuova, imperocché la Chie-
sa principale, un tempo presso la rocca ,
dicevasi di S. Maria la Vecchia, che cesse
il luogo alla nuova, fabbricata con pia di
magnificenza sulla fine del secolo xvi , in
un luogo più adatto verso Oriente. In que*
sto tempio Luigia de Luna trasportò nel
1600 dalla rocca le antichissime imagini
di S. Maria della Grazia, e degli Angeli,
dipinte sulle pareti; é molto venerato da-
gli abitanti: ultimamente vi si formò l'in-
signe Collegio canonico, e siccome gli abi-
tanti venerano specialmente qual Patrono
principale S. Michele Arcangelo , volgar-
mente da lui prende nome la Chiesa, quin*
di con solenne pompa se ne celebra con
fiere la festa nel di 30 di agosto, ed é per-
ciò che le pareti interne, e principalmente
nella navata, sono dipinte di varie figure
rappresentanti angelici ministeri. Ifella stessa
piazza dicono fondata nel secolo xvi 1* an-
tichissima Basìlica di S. Maria Annunziata,
con aggiunto il Convento dei Carmelitani che
oggi non é discosto verso Mezzogiorno dal
palazzo del Conte. Segue la Chiesa di S.
Domenico e il suo decente Conventò, che
dicesi opera del B. Reginaldo discepolo del
S. Patriarca; ma presso Pirri notasi per
anno di sua fondazione il 1480 , e dice-
sene fondatore Antonio Moncada, il quale
ridusse in piii elegante forma quella Chie-
sa, dove egli e gli altri Conti stanno se-
polti. I Minori Conventuali sotto gli auspi-
cii di S. Francesco dal 1507 sono stabi-
lili verso la stessa parte, e comodamente
vi abitano ; i Riformati nella opposta parte
occidentale dal 1637, per opera di pietosi
cittadini , occupano un ampio luogo sotto
27
211
CA
le torri cioò , il ponte dinanzi la
a Tedelta, e le basse costruzioni con
) cavate nella rifa pietra. Ne è am-
I r area> dov* è una Chiesa dedicata
a Donna della Grazia, dove scoverto
N> il cadavere della Contessa Ade-
ipote di Ruggiero, col capo ricinto
corona di rame, con in una pia-
segnato il di lei nome e la prò-
per ordine di Luigia de Luna venne
to nella Chiesa di S. Domenico, in-
aile spoglie degli antichi Conti. Al
^0 di questa rocca è assegnata,
tempi dei Normanni, la terza parte
ìecime della città. Sotto Carlo d'An-
ne destinò alla custodia un Castellano
soldati. Notasi nelle storie, esservisi
te volte i Signori di Sicilia radunati,
i morte del Re Giacomo, cioè quando
& di proclamare Re Federico 11 fi-
di Pietro, e nel 1364 sotto Fede-
[, a di cui comando radunaronsi i
ad estinguere la lunga guerra civi-
che era fortemente travagliata la
Questa rocca dipinta in uno scudo
lo stemma della città, la quale de-
sìi tempo del titolo di Contea, per
^di Federico II meritò venir di nuo-
rata di tal dignità, nel giorno di sua
ratione, pnde i suoi Signori pren-
I n posto nel Parlamento Generale
pK> , hanno il potere di vita e di
segnano i Magistrati, F Inquisitore
A malbtto, quattro Decurioni, il Sin-
ìd i Giudici, non che presentano gli
U S. Spirito da istituirsi dal Ponte-
gli Arcipreti del paese,
rtilissimo territorio dà in abbondanza
di ogni genere^ si ha un lago ab-
ito in pesca, giocondissime caccio,
trai primi a pascere gli armenti e
^e, non mancante di vino, olio, me-
tti, ortaggi, piò che ogni altro po-
di agricoltori, che formano un ceto
ISO nella città. In questo medesimo
CA
tratto di terra appellato del Golfo inferiore
è sotto un* alta rupe il fonte delF acqua
santa, che producendo il sapore del latte,
e di pingui sostanze composto, che ad oc-
chio nudo veggonsi galleggiare, è dotata
della facoltà di rammorbidire il ventre. So<-
no altresì delle fonti alla destra riva del
fiume Salso, che danno petrolio e bitume
non dissimili al Giudaico. Costa oggi Col-
ianièsetla dì 3728 case, 14829 cittadini,
conteneva nel secolo xv 1230 case , con
8723 abitanti, e nel seguente giusta il Pirri
2630 case, 10604 abitanti, che però nei
regii libri 10080. Va soggetta alla Comarca
di Calascibetta ed al Prefetto Militare di
Caltagirone, e somministrava 18 soldati a
cavallo, ed 84 pedoni. Ne è commessa la
cura delle anime ad un Arciprete sotto il
Vescovo di Girgenti, che segna però un suo
Vicario a regolare il clero. È FArciprete
un Regio Cappellano per rescrìtto dell' im-
perator Federico, nominavasi un tempo dal
Re ora dal Conte, presiede al Collegio Ca-
nonico, e prende la terza parte delle De^
cime della città, perciocché si appropria
tutti i dritti di Cappellano della rocca, co-
me venne in giudizio decretato.
Tolta ai Saraceni il Conte Ruggiero, dopo
la guerra di Agrigento nel 1086, Caltanis-
setta con altri muniù castelli di questa
parte, quella concedette al figlio Giordano,
che morto senza eredi diedela alla figlia
Matilde o Emma , da cui e Ranulfo Si-
gnore di Monte di Caveoso nacque ide-
IcMia, che maritata a Rinaldo di Aquila,
estinta come vedemmo in Caltanissetta nel
1150, vi venne seppellita. Il figlio di co-
storo Adamo^ prese in moglie N. di regio
sangue^ e generò Ruggiero d'Aquila; costa
a nessuno di questi due essere stata sog-
getta la* nostra città, poiché Goffredo Conte
di Monte Caveoso , proccurò farne consa-
crare la Chiesa di S. Spirito nel 1153, sotto
il Re Ruggiero da Giovanni Arcivescovo di
Bari ; dicesi questi da Ugone Falcando, Si-
212
CA
gnore di Noto e di Sclafani , e pri?ato di
occhi per essersi ribellato al Re Guglielmo,
esser perito nelle carceri di Messina. AfTermo
esser passala d'allora la città nel Dema-
nio regio, sino all'epoca dei Francesi; poi-
ché il Mugnos a nessuna autorità appog-
giandosi, disse avertasi avuta da Gugliel-
mo II Saturnio Ferro. Nei primi tempi
dunque di Carlo d'Angiò, ubbidì al Re Cor-
radino c-on altre primarie città di Sicilia ,
per opera di Corrado Capece, e pel valore
di Niccola Haletta resistette una volta contro
1 nemici; con Caccamo e Gagliano è con-
ceduta poi dal medesimo Carlo a Fulcone
del Poggio Riccardo^ cui succedette il fi-
glio Parisi, ed a questo Sancia, quantunque
questa più congruentemente dica Ferrante
di Marra nata da Fulcone, parlando di sua
famiglia, fog. 400; ed unita in matrimonio a
Galeazzo Estendardo, portogli in dote le
Signorie del padre. Assunti gli Aragonesi
al regime dell' isola , per munificenza di
Pietro I, Raimondo Alemanno divenne Con-
te di Callanissetta, ed occuponnc la rocca
sino ai tempi di Federico II, cui salutò Re
trai primi dietro la morte di Giacomo , e
poco dopo morto, diede luogo a Corrado
Lancia, cui Federico II nel i297, pei me-
riti suoi e degli antenati, dichiarò Conte
della nostra città nello stesso giorno di
sua coronazione in Palermo. A costui, dopo
tre anni essendo morto , successe Pietro
Lancia figlio del fratello di Manfredi; quin-
di nel censo dei Baroni dello stesso Re, avuto
nel 1320, dicesi posseder Pietro le terre di
Naro, Caltanissetta, coi casali Delia e Sam-
buca: ebbe figlie Giovanna e Cesarea; alla
prima diede Naro in dote , Caltanissetta
alla seconda, che prese a marito l'Infante
Giovanni Marchese di Randazzo , da cui
Federico , il quale alla morte del padre
nominò Abate di S. Spirito Guglielmo Bar-
cio che mori fanciullo , per cui rimase
Eleonora erede di Giovanni, e fu data in
moglie a Guglielmo Peralta, da cui Kic-
GA
colò, il quale per fellonia dal Re Martino,
mori nella rocca di Caltanissetta , dove fti
sepolto.
Erra Pirri nel dire^ verso questo tem-
po Francesco Ventimiglìa Conte di Cal-
tanissetta aver conferito TAbaiit di S.
Spirito a Bartolomeo di PoIìzeì, gitcchè per
diploma del 1361 chiarissimamente dedi-
cesi, a preghiere del Ventiiniglit essmie
stato investito Bartolomeo da Federico DI.
Dubito fosse stata allora la città immedia-
tamente dal Re soggetta , poiché essendo
l'isola straziata da molte tnrboienie, nei
può stabilirsi cosa alcuna di certo. Lo sles-
so Principe adunò nella rocca on* assemblea
di Signori nel 1364, per conciliare gli ani-
mi, e proscrisse Francesco Yentimlglia spo-
gliato dei beni, e che non acconsentifa alla
pace, insieme a Federico di Ghiaramoate
e compagni. Computavasi quella tra le ro^
che che riconoscevano Taatorllà del Be Fe-
derico ; quivi portatosi Artale Alagona flh
Toreggiato dal Re, dicesi aTcr sedato i la*
multi suscitati tra il castellano ed i terram*
ni. Finalmente nel 1366 Eleonora Inpmtessit
disturbata forse dal possedimento della dttif
provò con testimonii il dritto eredilario«Ls
quali cose addimostrano, che per qoalehs
tempo fu quella città, sotto Federico ID, st
delta al Demanio Regio. Morto il figlio Xi^
colò, la stessa Eleonora legò Callanisselli
a Ramondetlo figlio illegittimo di cestri;
morto il quale, volendo Martino ripigfinsi
la città, confermando le altre Signorie ri
Peralta, persuaseli a rinunziare a qoesli»
né dopo molto tempo assegnolla ndlM
a Sancio Rois de Lihori accelUssiM t
lui, insieme con Capizzi e Histretla; ai
Sancio donato di 20000 fiorini, cedette <
nuovo la città restituendola al Re, Il ftth
nel 1407, fatta convenzione con Mattea A
Honcada figlio di Raimondo , ne ebbe èi
lui Agosta, ed egli concesse CaUaniiSSllM t
Matteo, quinci nel censo del 1406 dicesett
Conte. Ritroviamo essere stato dopo
2f3
CA
i CaUanisseUa Enrico Rìaséo^ mi
iamo che per solo breve tempo fu
di qaesta Signoria, come costa di
ad altri avvenuto sotto lo stesso Har-
latteo e da Contissella Aragona nac-
ìoglielmo Raimondo iv gran Can-
^ il quale dalla legittima moglie Gio-
fTentimiglia non avendo avuto eredi,
il luogo al fratello Antonio^ e que-
SCeftina Isfar ebi>esi la figliuola Con-
I che prese in marito Guglielmo Rai-
Moneada v, gran Giusliziero del
^ Conte di Adornò. Nato questi dal
) Giovan Tommaso, di cui altra volta
no, il quale ripeteva origine da Gu-
ì Raimondo ni, e da Malico primo
di dUUmisèelta y perlochè dicevasi
gli Conte di questa, aveva inlimata
e ad Antonio , interrotta poi colle
le nozze tra gli eredi di entrambi.
I da questi Antonio ii^ da cui e Gio-
Eleonora de Luna Signora di Cal-
ila, Sclafani e Caltavuturo , sorse
Kico-primo Principe di Paterno, unito
matrimonio a Caterina Pignatelli,
Cesare j che governò per ben tre
I dalla moglie Luigia De Luna e Vega
ea di Bivona , ebbesi Francesco ii ;
9 quegli nella Chiesa della Compagnia
ù. Francesco prese in moglie Maria
la Duchessa di Hontalto, per dritto
consegui quella famosa Signoria. An^
u loro figliuolo, presa in moglie Gio-
di Corda, divenne padre di Luigi
Imo VI , e poi iniziato al Sacerdozio
essala la regola della Compagnia di
disse un addio al mondo; e la mo-
iovanna consacrossi parimenti a Dio
inasterò dell'Assunta da lei stessa
> in Palermo. Presiedette per due
ìHgi al Regno di Sicilia, ascritto trai
di Spagna, e nominato finalmente Car-
della S. C. R. Con Caterina Moneada
el Marchese di Aitone generò Fer^
CA
dinandOj che contratte le nozze con Maria
Teresa Faxardo, lasciò ¥ unica figliuola Ca-
terina maritata a Giuseppe Duca di Fer-
randina. A questo si oppose Luigi Gugliel-
mo Mofy:ada Duca di S. Giovanni Conte di
Camerata, poiché il padre di lui fu Ferdinan-
do nato da Ignazio, il quale fu secondogenito
di Antonio ni. Rifulse Luigi itai Grandi di
Spagna e i cortigiani del Re Carlo, ed
ebbesi da Giovanna Ventimiglia i figli Fer-
dinando e Francesco Rodrigo^ dei quali
il primo mori sul verde dei giorni, Fran-
cesco Principe di Paterno, Duca di S. Gio-
vanni, Conte di Callanissetla e di Came-
rata, vive oggi marito a Giuseppa Ruffo,
che gli partorì due figliuoli. Poiché ne ot-
tenne il padre in giudizio, solo le Signorio
che gli si dovevano a buon dritto.
Uomini illustri. — Gabriello Minore Cap-
puccino, che secondo il Pirri fu a tutti am-
mirabile per asprezza di penitenze e splen-
dore di virtò. Antonio Bellavia dalla stessa
puerìzia cacciatosi nel sentiero della vlrtò,
meritò venir onorato di vari benefici da
Dio e dalla Beata Tergine ; entrato nella
Compagnia di Gesò^ diede un gran saggio
di religione e di dottrina ; destinato pre-
dicatore della fede nella provincia del Bra-
sile condusse i barbari al costume della
legge di Cristo e della vita umana; in
assistere i morenti Lusitani feriti nella guer-
ra, in tale uffizio di carità cadde trucidato
dagli eretici Ollandesi; è mentovato dal-
l'Aghilera. Girolamo Gravina chiaro per
origine di famiglia, nato in CaUanisseUa
dove a caso trovavansi i parenti; accolto
in Palermo nella Compagnia di Gesù, con-
cepì il desiderio della peregrinazione delle
Indie, ed apparate le umane e le divine
scienze, appagato nelle brame, intraprese
il viaggio , e venne in Macao citta della
China; poi per varie province stese della
Croce r imperio, sofferti di sommi trava-
gli, illustrò del lume della fede popoli, ot-
timati, compose un libro di dommi in lin-
214
CA
gua chinese, presiedette quid eoa gran
fratto al suoi, e fiori di eccelsa firtù : ac-
corse a vederlo essendo a morte ficino ,
gran copia di primati di ogni ordine, e gli
fu fatta funebre pompa secondo il chinese
costume, ma tradotta in cristiane cerimo-
nie, ed onorato di nobile sepolcro. Passò di
fuori circa 30 anni di fita, e mori nell'età
di 70. Biagio de Haira dei Minori Cappuc-
cini , portento del secol scorso , per elo-
quenza, religione , .firtù , per la impareg-
giabile carila ed il dono della profezia il-
lustrissimo; dormi piamente nel Signore, in
Militello nel 1684; pubblicata ne è la ¥ita.
Filippo Ferrarlo dell'Ordine di S. Maria
del Carmelo, Professore di S. T., eccellen-
tissimo Predicatore , a lungo professò in
Roma le sacre scienze , e fisse Direttore
degli studi. Consigliere ed Elemosiniere dei
Re Martino e Ferdinando, Legato ai Romani
Pontefici^ Teologo di Urbano VI, Cameriere
di Giofanni XXIU, Tescofo di Patti e di
Girgenti, Cardinale finalmente di S. R. C.
a tutto il mondo ben noto morì pieno
d*anni nel 1421 ; pubblicò Sermoni sui
Santi de tempore^ e le lodi di Maria ; f ien
mentofato dal Triteml, Posse?in, Marraccio,
Gesner, da scrittori Carmelitani, e dai no-
stri Pirri, Hongitore, e Gaetani. Tommaso
Tamburino della Compagnia di Gesù, ag-
giunse a costumi integerrimi, egregia dot-
trina; scrisse il metodo della confessione
che per fenti folte fide egli stesso impres-
sa, pubblicò altresì 1* esposizione del De-
calogo, il laforo sui precetti della Chiesa,
sulla Bolla della Crociata ed altri monu-
menti del suo ingegno ; mori ottogenario in
Palermo nel 1615. Lucio San Marco disce-
polo di Tommaso difese in un libro pub-
blicato la dottrina del suo Maestro, il quale
laforo attribuiscono alcuni a Tommaso me-
desimo: Niccola Aronica esimio Giurecon-
sulto rifulse Irai primi affocati, fu giudice
del Pretorio di Palermo, e mori nel 1680 :
Vincenzo San Marco, Prete in prima del-
CÀ
r Oratorio di Palermo, trai primi della pi-
Iria per ogni genere di dottrina e mas-
simamente eloquenza, per sante opere pre-
stantissimo, mori nel 1688: Diego Filippani
Sacerdote della Compagnia di Gesù , di
singolare facondia , di che die* profa sol
pergami di Italia e di Sicilia^ noB senza ap-
plausi in ogni parte ascoltato, somoianienta
f ersato nelle umane lettere, nella Teologia,
e nelle sacre scienze, morto in PalenM
nel 1674. Vengono encomiati dal Moogi-
loro Girolamo Jacona , Girolamo Goagent
Minori Cappuccini dalle grafi discipline,
e dair ampia maniera di dire ; Giancrise»
slomo degli Agostiniani scalsi; Angeliee dal-
la più stretta Ossenranza di S. Fr«Mesei|
predicatore ; e Giofanni Maria Amiee del
medesimo istituto, decorato delle primaria
cariche dell'ordine, ed islancabile piefi-
calore della parola di Dio. È degno final-
mente di rinomanza Mariano Aurislolo, egfi
fifente, non che poeta ingegnosissime, 1
che ci attestano i suoi piccoli lafori, m
fersato grandemente nelle sacre aiiMl—
e nella loro storia, sebbene infoilo in mila
negozi ; celebra costui un monte del IM^
ritorio da capo a fondo squarcialo in Am
parti , dof e si f enera la memoria ddh
Passione del Signore , poiché dkonlo fii*
garmente diviso alla morte di Crisla. U
longitudine della città è di 31* 36*, la la-
mudine dì iV 36* (1).
(1) La città di CalUninetta è nna
delle tette proTÌnce dì Sicilia nm dal lata, di-
staute 9t nìglìo da PalerHio, eoo aoggelti i di-
stretti di Piatta • di TemooTa. È teda fi tv
Intendente, d*ana Gran Corte Criaiinala« a iTai
Tribonale ciyile, d* nn Giodieato d* iHiwiana a
Circondariale» a d*nn Coneiglio d'aapiii. Fa Mi*
la in tede VescoTile per cotlitaiiono di fifaCi^
1 gorio XVI emanaU a a& maggio ISii, e taliMi
I dal regio delegato a Palermo nel !• taglia ddb
. stesso anno, e oe è primo YeaeoTO Talta^ B>
Antonio U. StromUlo teatino di Gntfa. Rdte «a*
drice già eloTsta a cattedrale si aMaaìra la fà^
tara della gran folta dal pannello M ~
215
CA
Lai. Caltaregium. Sic. Cai-
1 (V. H.) Casale una folla nel ter-
di Girgenti; ora distrutto.
I éeì Protettore S. Michele Arcangelo, ed
> del bettitterio di ignoto aotore. Merita
lemione oella Chieia di S. Domenico , il
leir alUre maggiore di Filippo Paladino,
iche è QiM piccob tela che rappresenta il
ii 8. Flavia nella stanza dell* Abate. Igno-
M del passaggio dei Minori Riformati al
» di 8. Maria degli Angeli dei Minori Os«
; tì hanno perciò dne case religiose. Nel
r popolare diTozione, in occasione del
D aaiatioo flagello, che nella città non im-
•, TOBue fabbricata ona cbiesinola con con-
■OB ancora abitato, faori la città, ed ab-
d 1854 in ritornar la piaga fatale. Tenne
IfliBolita nel 1848 la Chiesa di S. Paolino
MoiaTa rorina , onde altra bellezza pre-
ima. Etti odo stabilimento infantile di
beneflcenza fondato nel 1853 a cura
mo Barone Ferrnggia; un ospedale mili-
ico in prima^ ristorato nel 1854; una pob-
;giadra Tilla piantata nel 18^1. £ stata ge-
ito abbellita la città da pochi anni di ot-
bricati, di bnone locande, e di strade
I. fi in costruzione la strada rotabile che
•1 ponte di Capo d*Arso, di coi appresso
la qoale doTrà prosegnirsi per yarii pnnti
ino determinati dalGoTerno. ContaTasi nel-
tal 1798 ona popolazione di 15627, di 16563
1,6 finalmente di 17691 nel fine del 185S,
Mpresa la borgata di Fayarella superiore
ande assolatamente dal comone. Era la
une dell* intera proyincia di Galtanissetta
I di 155025^ di 168589 nel 1881 , di 183776
1858. I contorni sono in gran parte di
karia dove si trorano dei fossili organici,
lali Cythtrea rugosa^ Cardium rusiieum,
wHfuaia , Peeianeulus violaeetu , Pscfffi
Hit, Anwnia ephippium^ Natica miUepun^
^SmeeOaria à^rfa, Murtx fronciiltM, Bue»
strralttM femiffrioCiim, Dtntalium dinia»
«ma perforatui etc Com prendesi il tor-
di CalUniasetU in saL 88959,584 , che
II» in colture 7,484 in giardini , 85,864
teoaplioi, 3,930 in canneti, 3,128 in piop-
l,S78 in aeminatorii alberati^ 18558,808 in
srii aeniplici, 2215,692 in pascoli, 363«079
li, 148,875 in yigneti alberati, 413^909 ia
iMiplici, 81,187 in ficheti d'India, 84,974
i misti, 187,789 in mandorleti^ 16,514 in
CA
CaliATotora. Lat. Calatamturum. Sic.
Cartavutaru (V. H.) Città detta dai Saraceni
Calatabuiur, oggi in un colle a Libeccio,
un tempo in altissima rupe da ogni parte
scoscesa, dove rinvengonsi reliquie di rocca
e di mura; è nella valle di Mazzara, la
diocesi di Cefalù, la comarca di Polizzi, e
la Prefettura militare di Termini. Riconosce
suoi Signori i Duchi di Ferrandina nella
Spagna, ma era soggetta ai Montecatini;
poiché la figlia di Ferdinando di Maneada^
Caterina^ ebbesi a marito Giuseppe Toledo
di Ferrandina. Prende il Barone il ux?
posto nel Parlamento del Regno; sceglie
i Magistrati , gode del dritto di spada , e
presiede a Scillato municipio di CaUaink»
turo^ di cui diremo in appresso. Contaronsi
nel registro della città nel 17 i3 eseguito,
computando altresì Scillato, f 508 case^ 4508
abitanti, che tuttavia oggi da una nuovissima
rivista sono 3905. Nel secolo xvi eran 650
le case, 2763 gli abitanti; nel seguente li60
le case e 4f95 le anime secondo Pirri; e
dai pubblici libri 1058 case, 3963 abitanti.
La Chiesa maggiore sacra a S. Bartolomeo
Apostolo siede nella rupe sotto la rocca,
piitacchieti, 688,384 in terreni improduttiri, 4,168
in inoli di case. L'estensione territoriale poi di
tutu la provincia è di lal. 184890,988. Nel ter-
rittorio di Caltanisaetta sono InnnmereToli lolfa-
tare, e principalmente nelle contrade di Misteri,
Stretto, Giffodraffi, Gessolongo, linsta, Ginrfo, Geb-
biaroisa , Grasta , Bifaria , Trabonella , Mandola »
Tnngio , Grottarossa , e principalmente in quelle
di 8. Cataldo e di Tubi , delle quali alcune sono
soggette ad inondazione per acqae sorgive, e quasi
tutte dan zolfo di 8* qualità.
Arreca il TorremuzM due medaglie di Nisa, ehe
è r antica Caltanisaetta, una di rame con una te-
sta barbuta di Giove, coronata di alloro, altra di
bronzo impressa di un'aquila con una fiaccola sotto
i piedi, ed una spiga di grano col motto NI^l^AIAN.
Nel campo detto Pietrarossa si è trovata poi la
seguente iscrizione; AlKAHIIia KAI IMEP.
naTAMOAAMo:^ tìx Ni-:si:e-:eaTHP:eiN.
(Ad Esculapio ed al fiume Imera Salvatori il po-
polo di Nisa).
216
CA
ma nel nostro tempo, essendo del tatto di
ardua salita, rimane deserta, e la parroc-
chiale dei SS. Pietro e Paolo, che le è
sabrogata , occupa il centro del paese in
un poggetto. È in animo ai cittadini fab-
bricarne una novella in luogo opportuno,
ma ancor non si è messa mano all'opera.
I minori RiformaU del titolo di S. Maria
di Gesù distano verso Occidente un tiro
di pietra; nella piazza dinanzi la Chiesa è
una fonte a comodo dei cittadini. Gli Ere-
miti di S. Agostino abitano sin da prima
del secolo x?i, verso Occidente, nel Convento
di S. Giovan Battista^ e riconoscono a fon-
datori i Signori del paese della famiglia
Spadafora: finalmente abitano le monache
Benedettine un monastero verso Austro, sotto
il patrocinio di S. Maria della Nova , che
venne fabbricato verso il 1625, con danaro
ammassato da pietosi cittadini. L' Ospedale
ed altre 10 Chiese minori sono sulfraganee
alla maggiore, cui a frequentare, sotto il
Vicario del Vescovo si raduna in ogni
giorno un clero. U territorio è fertilissimo
in frumento, e somministra in copia altre
biade ^ vino, olio, e frutti; è adatto alla
caccia, e vestito di pingue erba appresta
pasture alle greggie ; vien bagnato dalle
acque di un liume che ha origine da Sell-
iate, e le di cui ripe congiunge ad undici
miglia un ponte, in una valle.
Pervenne la Signoria della città e del
Municipio, sotto i Normanni, ad AdelaHa
nipote del Conte Ruggiero , che era suc-
ceduta alla madre Emma o Matilde. Da
Adelasia il figliuolo Adamo ed altri da
lui generati. Nel 1320, sotto Federico II,
appartenevasi a Federico di Manna. Per
dono di Federico III ebbene il dominio
nel 1374 Orlando Cavalieri. Era nei prin-
cipii del secolo xv di Raimondo di Lup-
piano , da cui comprosselo Errico Russo
nel V anno del medesimo secolo; poi il
Russo entrato nel possedimento di Scillato
e di Sclufaui, sborsatone il prezzo a Già-
CA
comò di Prades , riunì in una queste tre
signorie, e ne impetrò la conferma dal le
Martino. Morendo non lungo tempo dopo,
disse erede il figlio Raimondo^ quantunque
di letto illegittimo, per facoltà dal Re Al-
fonso, cui morto senza figliuoli succedette
Antonio Spadafora nato dalla sorella di
Russo. Il figliuolo Pietro succedette ad
Antonio e lasciò erede Tunica BeaMee,
la quale maritata a Sigismondo de Luna
Conte di Caltabellotta, partorì Giofoon Ybif^
eenzo^ donde Sigimnondo n, da cui Pie*
tro: Luigia unica figliuola, unita fu ma«
trimonio a Cesare Moncada Conte di Cai*
tanissetta, trasferì i dritti di Caltavuturo,
Scillato, e Sclafani alla famiglia Honteca*
tina. La longitudine del paese è di 31* 35\
la latitudine di SI"" SO'. Occorre nella via
per dove si va a Palermo. Sovrasta aDa
rupe su cui notai seder la rocca un^altra
mole più ampia , ma insormontata , doii
scorgonsi avanzi di antica abitadone (1).
(I) É oggigiorno on eomoiia in proviacii é
Palermo, diilretlo di Termini, eirooDdario di Ita*
temaggiore, distante iS miglia dal capo luogo deli
proyincia, tS dal capo laogo del diatrc€to« t dil
capo-circondario; nella diocesi di Celale. IMh
Chiesa antica madrice sotto la rocca, deierta di gii
ai tempi dell* Autore, non Tedesi oggi che il nli
campanile « e ruderi di cappelle. La Chiesa fK^
roccbiale intanto di S. Pietro e Paolo, venne <
quella sostituendosi, elevata madrice. L*abolileoM»
Tento degli Agostiniani, per cura di Mr. CMlsfi
Yescofo di Cefalù, si permutò in Collegio di Maria,
dove educasi con ogni solerzia la gioTeatè tai-
nile: la Chiesa è molto frequentata per la gna
Teneraxione in che è tenuta una magnifica stalu
di N. D. del Soccorso^ in onore di c«i si celsbii
la festa nella seconda domenica di selteflahre. iMi
Chiesa di Casale merita attenzione il qeadie dil*
Tadorafione dei Magi di stile raffeelleeee, MB
creduto dagli abitanti dello steeao RafteUe.
Chiesa dei Riformati di S. M. D. G. è U
della Visitaxione, della scuola del MorrealeM Vsm
lì è più ospedale. In occorrenza della feaU di&
Bartolomeo in ogni anno è una fiere di panni t
bestiame, della durata di quattro giorni, a
ciare dai Si di agosto. ContaTe il ooauae
J
'>4>
217
CA
lv*rl4»» lat CatcariuB. Sic. Canaria
•) Monte che è a circa un miglio da
I, coi è unito un altro coHe minore,
>mmo sino alle profonde radici sqoar-
da un tremuoto, che Tolgarmente aff-
ino ayvennto nella morte di Crislo;
i sorgono dei monumenti in memoria
Passione del Signore nel eolle roag-
; e da quesU prende il nome di Cai-
u
ìwmrummm Lat. Càlvarusus. Sic. Car-
li (T. D.) Piccola terra sotto il governo
ssina, Terso Maestro, che Tolgarmente
i Diètretto aquilonare. Sorge sul fian-
bassa collina con 158 case e 600
Iti, sebbene a metà del secolo scorso
ayesse 188 case e 711 abitanti. È
Ita ai Messinesi Montecatini^ che trag-
origine dai Signori di Monforte; ne
dritto nello spirituale V Arciprete di
tta, alla di cui Parrocchia appartiene,
blesa madre è sacra a S. Margherita
iie e Martire, e si ha tre sufTra-
L n Convento dei Minori Riformati
in amenissimo poggetto , alla cui
iia è commessa una religiosissima
ne di Cristo Signore coronato dì spi-
lla di cui venerazione accorre molta
A dai paesi vicini, che da lontano.
lano del Barone elegante e dccentis-
sl leva presso la riva di un fiume. Il
ffrio è abbondantissimo in frutteti^ oli-
viti e mori. Si appartiene il paese
itn eiret 3984, poi 3716 nel 1831, e 4285
M del 1853. Se ne comprende il territorio
• 5344,530, delle quali 5,334 in giardini, 6,
I orti semplici, 0,733 in canneti, 134,787 in
Morii alberati^ 4339,573 in seminatorii sem-
993,503 in pascoli^ 88,434 in olÌTeti, 30,109
oeli alberati, 351,356 in vigneti semplici, 0,
I fommaccbeli, 33,067 in ficheti d' india, 9,
i alberi misti, 34,381« in boscate , 0,671 in
9 miste, 0,035 io suoli di case. Si troYano
Bootagna dei belli diaspri gialli con macchie
ape, • verdi con macchie gialle, ed anche
ro.
Ci
alla comarca di Castroreale, ed era sog-
getto alla Prefettura militare di Patti. La
longitudine è di 39** 10', la latitudine
di 38* 10'.
Nei regi libri computasi Calvaruso come
parte del territorio di Rametta, per cui sem-
bra appartenerne la fondazione ai coloni di
questa. 11 Re Federico concessela a Per-
rone Gioeni, il di cui nipote Perrone minore
vendettela nel 1391 a Giovanni Taranto
Giudice della H. R. G. Dal figlio di Giovanni
l'ebbesi Niccolò Castagna Presidente deL
Regno, assegnati gli altri beni al Taranto,
e ciò nel censo del Re Martino nel 1308.
Lo stesso Niccolò dicesi Signore di Monte*
forte, Saponara, Rocca, Ravosa, Calvaruso,
Rappano, Maurojanni, e di S. Pietro. Suc-
cesse a costui Pina di Niccolò^ nipote dalla
parte della sorella, maritata a Rodrigo Ven-
timiglia, donde Eulalia, poi moglie di Fili-»
berlo Polichino; Gaspare loro Aglio ebbes!
la sola Agnese, cbe sposò Federico Mon-
cada, per cui divenne Signora di Monforte
e Calvaruso: da costui Giuseppe e Ce8€h
re; ebbesi il primo Monforte, Calvaruso il
secondo, e gli onori di Principe per pri-
vilegio di Filippo IV nel 1628; rimasto
senza prole disse erede Giacomo figlio del
fratello , da cui Guglielmo i. E da co-
stui e da Francesca Marino venne Giaco-
mo iij in prima Colonnello della fanteria
Spagnuola, poi sollevato alle prime dignità
militari; fu maggiordomo di Amalia Regi-
na di Sicilia e Cavaliere di S* Gennaro..
Fu seguito costui da Guglielmo^ nato da
Anna Rocca, cameriere del Re ed anche in-
signito dell* Ordine di S. Gennaro; ebbe a
moglie Geronima Digiovanni e Pagano, donde
Vincenzo marito di Flavia Ardoina; viven-
ti. Godono i Principi di Calvaruso del
IX e XX posto nel Parlamento. Oggi Tom-
maso figlio di Giacomo è Arcivescovo di
sua patria, commendato pei suoi cortesi co-
stumi, per prudenza, per zelo, il di cui
fratello Pietro è Principe di Montecatino
28
j'
218
CA
• Castelbianco , e Begio nazionale (f ).
Oaivamao. Lat Calvarwui. Sic. Carva-
rusu (V. D.) Fiume che prende origine dai
monti ^erso Rametta e la terra dello stesso
nome, nel di cui territorio scorre, e sca-
ricasi nel mar Tirreno tra Raiscolmo e
Mite (2).
Ciavistama. Lat. Càlvisiana. Sic. id.
(V. N.) Antica città, t{ di cui silo, dice
GluYerio, pone AtUonino 8 miglia discosto
da Gela. Slimerei io di quel che alle fonti
del fiume Ippari o di Camerina dicesi
volgarmente Comiso. Ma a Comiso stabi-
liscono altri Casmena^ intanto nulla mi ho
di certo sul sito dei Caltisiani.
Camarlna (V. N.) Antichissima città di
Sicilia, mentovata da Pindaro^ Tucidide,
Polibio, Diodoro, e da altri si poeti che
storici, cosi parimenti appellata dai Greci,
dalla palude vicina dallo Scoliaste di Pin-
daro e da Stefano , e sita se crediamo
all' Inveges ed al Romano, dove un tempo
la regione Iperia di cui diremo a suo luogo.
Se ne segna T origine nel in anno della
XLix Olimpiade, i72 anni dopo la fonda-
zione di Roma, 528 avanti Cristo; sebbene
fi] £ on cornane in proTincia^ diocesi e di-
itretto di McMÌna, circondario di Gesso (Messina)»
distante da Messina 16 m. e 6 da Gesso. Contava
nel 1798 una popolazione di 801 anime ^ di 9i3
nel 1831, e nel 6ne delfanno 1852 di 1160. La
fna estensione territoriale comprende sai. iÓi,600«
che divise in cultore 6,551 in giardini, i,566 in
canneti, S,607 in gelseti, a9,6tl in seminatorìi
•empiici^ 934,533 in pascoli, 32,956 in oliveti, 37,
981 in vigneti alberati* 43,565 in vigneti semplici,
1,193 in castagneti, 4,516 in boscate. Ti si colti-
vano con ogni attenzione dagli abitanti i bachi
da seta. L*arìa però è malsana.
Salendo fango il fiume, in entrare a mancina,
in una piccola strada rimpetto il convento dello
Bce9 Homo, e propriamente nel fondo del fu Prin-
cipe di Montecateno, è una miniera di magnifico
carbone fossile, e sospettasi esservene una di ferro.
(9) Presso questo fiume sono due variazioni di
diaspri gialli con macchie verdi, e viceversa, ed
altrcd qoaltro Ttrìità di «gate
CA
rigettando 1* orìgine alla xly Olimpiade, ne
r assegni più antica il Glaverio collo Sco-
liaste di Pindaro. Credonsene comaneflientc
fondatori i Siracusani, che sotto la scoria
di Dascone e di Menelao, 135 anni d«^
fabbricata Siracusa, impinguatisi in poleua
ed imperio, quella sollevarono. È intanlo
ad attribuirsi a favola come dirò altrove,
r opinione di averla fabbricato Cham« Col-
locala Tolomeo nelle parti mediterranee,
Terso la parte meridionale ; aia slava loa
lungi dal lido trai fiumi Oano od Ippari,
che diconsi oggi giorno di Froieolari %
di Camarana^ ed avevasi sin daU*<ffigiae
una palude dello stesso nomo ed il bosco
di Pallade; poiché nella proleiiono di tal
falso nume vivevano in antica aapersliiioae
gli abitanti, per cui Pindaro cantando di
Psaumida di Camerina vincitore in Olia-
pia, nell'ode t delle Olimp. disse:
O Pallade divina,
Mentre torna d'Olimpia, egli s*i
E alle lodi festoso il Ubbro t^ìaia
E il sacro bosco* e dèiTOàB U
E la patria palude,
É dell' Ippari canta i fonti e V
Che nella valle lieta
La crescente ogni di plebe diaela.
(Yers. del EoigU.)
Essendo in breve tempo cresciuta» ribd-
lossi dai Siracusani che F adegoareta d
suolo r anno xlvi dalla sua fondanola»
come scrive nella Periegesi ScimnodaOUi,
o Marciano, ma secondo altri nell*anai A
Rifubbricolla poi Ippocrate tiranno di fichi
il quale 1* ebbe in cambio di molli Siraea-
sani prigionieri, che debellato a^eva preno
il fiume Eloro, come nel lib. 7 di Erodili,
ed avendovi addotta una colonia di «Ni,
la restitui air antico splendore ; finalMirii
il Re Gelone la distrusse, perchè maedi-
natrice di novità, e trasportonne in Ski-
cusa il popolo, cui concedette la dllai
nania. Scrive Diodoro nel lib. U, cha i Gè-
219
tttati dairopportunità, non molto dopo
»arono. Essendosi unita nella prima
panica ai Cartaginesi, e soggiogata
Dani^ fu abitata giusta Polibio da
nana colonia. Non trovasi in alcuno
0 quando da loro ribellata si fosse.
i al celebre e potentissima città sita
mia lieve altura, non altro si rimane
nome, tuttavia per lo spazio di un
e mezio di circuito trovansi ingenti
in massima parte sepolte. Le spiagge
BO smisurate moli gettate nel pro-
dei mare in forma di porto. Sul ver-
tlla giacente città ewi una Chiesa
ta alia Vergine, dove celebrasi la
i 13 di agosto con fiere e gran fre-
i di popolo; ewi ancora piccola torre
rata specola di elegante lavoro, che
A ruderi eresse Berdardo Caprera^
Ita Cammarana; fuori la città verso
è un luogo insigne per gran numero
olcri , che sublime si leva a forma
za, di pietre quadrate. Dice Cluverie,
'adizione dei nostri padri tulli gU
i monumenti IrasportcUi furono nella
lolgamente detta Terranova^ dUtan"
m. da questo luogo- Psaumida fi-
i Acrone fu da Camarina^ vincitore
Ite nei giuochi Olimpici , cioè colla
iga, col cocchio da muli, e col cete-
er cui vien molto encomiato da Pia-
nelle odi nr e v, e vi è commendato
oto per tali vittorie, ma altresì per
1 profusa liberalità verso gli amici e
pili, pei pacifici impegni in ammini-
la Repubblica, e pei sacrifizi offerti
Rumi. Fiori ristaurata da Ippocrate;
I parimenti nobilitata per 1* arrivo del
Orfeo che credesi da alcuni da Ca-
ia, cioè da Svida, Giraldo, Lascari,
Crasso, e Fazello; e scrisse sulla di-
di Ercole ali* inferno ed altre cose.
I Parate monete di argento e di bron-
Caraerina, col molto kamapinaiììN,
iAPiNiiN , con le teste di Apolline.
CA
Pallade, Ercole, e Medusa, colla figura di
Ercole ancora , colle quadrighe, colla Vit-
toria, coir astete Minerva, Marte, una spica,
un gallo , una nottola ed altri simboli ,
principalmente Y oca e i pesci, che si ap-
partengono al lago, e che vengono inter-
petrati da Scine e da Avercampo (1).
€aiiuirima (V, K.) Lago o palude che
circondando la suddetta città, ne rendeva in-
fetta T aria, un giorno seccate per opera
dei cittadini; oggi stagnandovi le acque del
fiume Ippari, non è poco estesa principal-
mente nelllnverno. Dice Cluverio , quella
palude oì>vero lago o * stagno situato in
amenissima pianura y sotto le medesime
vestigia della città di Camarina in ispch
zio triangolare j chiamarsi volgarmente da-
gli aMtanli, lago di Cammarana, come an-
che il fiume che passa in mezzo al lago
dicesiy fiume di Cammarana; e dopo molte
notizie che adduce di Ippari^ cui inutilmente
i latini scrittori sembranmi di aver chiO'
malo palude, giacché non è formata daUe
acque piovane, ma da 20 indigene fonti.
Laonde più rettamente i Greci disserta
AIMNHN , doè lago. Aristerco Scoliaste di
Pindaro dice: la palude Camarina figlia
dell'Oceano, da cui fu anche c^peUata la
città. Su i versi poi di Virgilio, del lib. ni.
della Eneide:
Da langi appare Camarìoa, e il iato
Non accordò che fi moTeiie...
(I) Porta il Torremaua iS monete di GamerìDa,
con testa di Piaomide , e nel royescio ona qua-
driga» oona Tìltoria, ed an cigno sottostante, con
testa eiiandio di donna e due pesci, e nel rove-
scio una Tittoria con iscndo ed una melarancia,
anche con testa bicorne e due pesci, e nel dietro
Leda sa di un cigno ed an pesce, altre con una
tesU di Cerere ed nn Pegaso dairaltra faccia;
tatto in argento > e col motto KAMAPINAliìN.
Troyansi delle tombe nel territorio, massimamente
incayate nei 'massi del monte, come anche dei yasi
di finissima terra cotta di STariati disegni, di che
il celebre Principe^ di Biscari rinvenne in gran
nomerò, ed adornò il tao pregevole museo.
220
CA
Scriye queste cose Servio : evrt una pa-
lude presso la eiltà di tal nome, per cui
un giorno avendo la siccità prodotta una
pestilenza^ consultalo Apolline se esau'
Tire ifUeramenle si dovesse^ rispose , non
muovasi Camerina^ imperciocché megUo
immobile. Spreggialo il quale oracolo sec-
carono la palude , e cessata la pestHen-
za, entr€Ui per quella parie i nemici^ ne
pagarono il fio. Sul luogo stesso del Poeta
recita il medesimo , Sabino ; ciò anche
mostrano Svida ed altri , le di cui parole
estesamente scrive il Cluverio.
Camarlna (flame di). . Lat. Camari-
fioe flutius. Sic. Xiumi di Camarina (V. N.)
Hipparis dagli antichi. Pindaro dopo il sur-
riferito, canta mentovando Ippari:
Dall'ampio sen per lai di travi eletti
Sollecita fabrii seWa s' adone;
£i pianta eccelsi tetti»
E dairorror di squallida fortooa
À insolito splendore
Solleva l'ignorato abitatore.
(Trad. del Borghi.)
ed a ciò si aggiunge negli scolii : Accumula
senza intermissione un gran bosco y ed un
luogo mollo eccelso, donde possan formarsi
e stanze^ e di grandi abilaziont Ne ad-
duce poi il popolo dalla inopia in luce
e letizia, tutto daW abbondanza cavando,
poiché é capace di navi e copioso in pe-
sca; 0 come altri spiegano: Costa esser
r Ippari il mezzo onde poter fabbricare ,
imperciocché scorrendo nel bel mezzo della
palude Camarina, e turbandosi viene a for-
mare una sorta di fango di cui si servono i
Camarinesi pei mattoni da fabbrica. Ma
sembra intenderla altrimenti Didimo, poi-
ché dice non potere in tal modo agitarsi il
fiume, da venire ad apprestare tal copia di
fango ad una città da poco tempo comin-
ciata ad abitarsi; ma alTerma piuttosto scor-
rere il fiume per mezzo alla selva, dove
venivano i Camarinesi a far legna per co-
struzione di ediRziì, e non sapendo per
dappocaggine il modo di condurli e tra- j
CA
sportarli in patria, riceverle quei fiume, e
con una impetuosa corsa asportarle nella
città. Si accoppiano altri a Didimo contro
il medesimo Scoliaste di Pindaro, (cose
anche nella sua versione, come Yedemaio,
il famoso Giuseppe Borghi). Nasce il fiame
di Camarina circa a due miglia sopra la
foce da due fonti, da uno tbbondantissiBO
nel mezzo della piazza di Jomiso, appel-
lato di Diana, da Solino, da altro a^ m
miglio da questo, verso Maestro, che manda
fuori tale copia di acqua , da bastare ia-
fra ad un tiro di pietra ad agitare molmii
e si abbia tal sufficiente impeto a mei*
tere in attività le macchine con che si fc
la carta. Le acque di queste dae sorgeati,
unendosi ad un mezzo miglio sotto il
desimo villaggio, formano il fiume die
tinuando il corso bagna Camerino. Alle
sue rive è feracissimo il suolo in ogni ge-
nere di biade, in alberi domestici, e bis*
simamente cedri, melagrane , melarance.
Canta Rennio sul primo fonte :
É di Diana il fonte, onde ne igoifi
L*onda di Camarina: impora mane
Indarno tenterà di mescolarla
Al dolce dono di Lieo...
Cioè come afTcrma Solino ; se donna ia-
pudica ne scarichi T acqua nel vino, MB
possono queste due sostanze in una con*
giungersi, e cosi confermavasi della ai*
glie il marito , lorchè ne era in sospetto.
Vedi Ippari.
€^4ima«ena« Lat. Camasena (Y. D.) N-
le più antiche città di Sicilia, come afe*
roano Carrera , Grosso , Grassi Orian£ni|
Fazello ed altri, i primi dei quali la sidi*
liscono sotto TEtna, dove oggi è Calanii;
Fazello è incerto del sito; Orlandino la
presso Trapani ; Grassi sotto Aci, nel
ritorio detto oggi Gasena, circa il proMn»
torio Xifonio; la vuole Inveges assolali*
mente favolosa. Ne fan fondatore Comsm
fratello di Giano e suo compagno od ti-
gno, e lo stesso Cham figlio dì Noè.
i
221
CA
Lai. Camastra. Sic. Cama-
V. H.) Pìccola recente terra col tìtolo
cato sin dal 162S, illustre nel diplo-
mi Re Filippo, alliimenli delta ilamu-
ella comarca di Naro, e la diocesi di
ali, sotto una collina verso niezzogior-
tempi del Pirri avevasi 40 case e 10
iti; dal censo del 1653 nei regìi li-
D ne contano un maggior numero ;
113 costava di 98 case, e 328 abi-
oggi di 414. La Chiesa maggiore par-
lale sotto un Pievano, è sacra al SS.
ore; riconosce a fondatore Giacomo
«se, che fondò il primo quella città
(20. Il territorio per dritto della ma-
tacalda Dejoèa se Febbe nel 1408
o Palagania trai primi custodì della
t Maria. Molti anni avanti, per dono
iderìco II ottenuto V aveva Galeano
IgUO' Giovanni Anlonio oriundo da
, degli eredi di Matteo , vende Itelo a
ardo Lucchesi suo concittadino, o se-
0 altri rassegnò in dote alla figliuola
pa. Da Bernardo e Filippa Patagonia
ine del secolo xv Antonio Lucchese^
0 Bernardo u. Da lui Matteo padre
iaeomo^ che fu il primo Duca di Ca-
ra, Signore di Sommatlno, e fondatore
terricciuola. L'unica figlia ed erede
stoi Giovanna, fu data in moglie a fito-
i Antonio Lancia Principe di Trabia
1623, da cui venne Lorenzo, che ge-
Ottavio con Luigia Moncada, ma ot-
1 il titolo di Duca Giuseppe Lancia
Ilo di Lorenzo. Fu quegli dell' Ordine
leresco di Alcantara , Pretore di Pa-
I, adorno dei primi onori nella milizia,
ilo le veci del Viceré in Catania, e curò
staurare questa città diroccata pel tre-
» del 1693; daMelchiora Castelli ebbe la
Giovanna, che maritossi ad Ignazio Lan-
glie di Ottavio, e rese a quello il titolo
mastra. Il territorio è fertilissimo (1).
oggidì è on oomane in provincia, diocesi e
Ko di Girgenti, da cui ditta li m.,circon-
CA
Camleo. Lat. Camicuè. Sic. Camicu
(V. M.) Città antichissima dair epoca dei
Sicani, del di cui sito variamente opinano
scrittori. L'Epitomatore di Stefano dice :
Gamico città di Sicilia in cui regnò Co^
calo. Fabbricolla Dedalo quando fuggiasco
da Minosse venne da Cocalo , e dove lo
stesso Minosse per tradimento di Cocalo
mori soffocato nelle acque del bagno , per
cui i Cretesi a vendicare la morte del loro
l\e assediarono Camìco per cinque anni, né
potutala espugnare, nò più a lungo dimo-
rarvi, abbandonatala si partirono. La mag-
gior parte di costoro sì sparse per varii
luoghi dell'Isola ed occupò diversi sog-
giorni. È certo però dì essere sorta Camico
nella Sicania, giacché siccome altrove si
disse la Sicania fu quella parte dell'Isola,
dove i Sicani furono respinti dai Sìcoll, poi
dai Greci ed altri popoli, che guarda Li-
beccio. Cluverio descrivendo il fiume delle
Canne scrìve: al di qua un miglio dallo
ètesèo, ed altrettanto del mare, ewi una
piccola terra in aspro sito, e fortificata
per natura, che gli aìntanti volgarmente
dicono Siculiana. Questa pel suo sito det-
to avrei essere V antica città di Gamico;
ma lo stesso Dìodoro scrisse nel lib. 4 che;
Dedalo passò molto tempo presso Cocalo
e i Sicani, ed appo tutti fu in somma
autorità, e sommamente onorato per F ec-
cellenza di sua arte. MolH lavori fece in
questa isola che durano sino a noi; poi
soggiunge: nel territorio di Gir genti che
dario di Palma da cai 4 m. distante^ 80 però da
Palermo. £ posta in una pianura di aria mal-
sana. Se ne comprende il territorio in sai. 904,
124» e dividendo in colture 0,888 in giardini 0,
501 in orti semplici, 0,413 in pioppeti, 28«9i5 in
seminatorii alberali, 678,387 in seminatorii sem-
plici, 0,607 in sommaccbeti, 1,592 in ficheti d'In-
dia, 12,711 in mandorleti^ 0,09i in suoli di case.
Il maggior commercio di esportazione che si fac-
cia consiste in mandorle. ConUva Camastra nel
1798 ona popolaaione di soli 800 abitanti, di W^
nel 1831, di 999 nel fine del 1852.
222
CA
ora «I appella pre$$o CamieOy innalzò iu
di vna rupe una eUtàj di tutte la più
munita. Essere stala qucsla cillà la rocca
di Girgenti costa da Polibio ed altri, i quali
parlando di Agrigento stabiliscono in Comi-
€0 la rocca. Erodoto più antico di Diodoro
e Polibio, attesta avere gli Agrigentim al
sao tempo abitato Comico. Strabene però
nel lib. 6, dice di esser Gamico caduta ,
perchè non era più di proprio dritto, e che
cambiata in rocca di Agrigento perduta
aveva la forma di città. Fazello stabilendo
Gamico dentro i confluì di Girgenti non osa
con certezza determinarne il sito. Ortelio
• Leandro dicono esser sorta in un luogo
munitissimo, dove Dedalo conservò i tesori
di Cocalo :, finalmente coloro i quali con-
fondono Inico 0 Inicto con Comico errano
assolutamente; imperò Dedalo fondatore di
Comico dicesi da Pausania negli Acaici, di
essere stato accolto da Coccio in Inico sua
città, per cui era Inico prima di Dedalo.
Che Onface sia stata appellata Gamico non
invano congetturarono alcuni, affermando
essere stata altresì detta Onface la rocca
di Girgenti; del resto poteva venirsi in Ga-
mico per una sola stretta via. A non lasciar
cosa indietro sottometterò qui le parole
di Bochart sopra Comico , che riguar-
dano questa antichisssima città. È un èo-
gno eèserti slate due Comico ^ una che
formava parte di Agrigento, altra nel
Itiogo già detto, né osta che a questa si
appartenga checctiè leggcsi di Comico
presso gU antichi. Diodoro scrive, certa-
mente aver Dedalo fabbricato Comico in
quella porte di Agrigento che or dicesi
sul Comico, né deve ciò prendersi nel
senso di essere stata una parte di i-
grigento; vuol solamente che quella re-
gione in cui fu fabbricata Comico fosse
stata detta la parte Agrigentina sul Co-
mico, e ciò a suoi tempi, cioè quella par-
te del territorio di Girgenti sita presso
il fiume Comico. A questo sentimento di
CA
Bochart in gran copia risponde Gioseppe
Pancrazio nel Tesoro delle Sieole €mliebUà.
Tom. 1.
camice. Lat. Camieus (Y. H.) Fiume,
giusta Gluverio e Bochart dopo Agrigento,
e che dicesi oggigiorno delle Canne ; se-
condo altri è lo stesso Agragnnte, impe*
rocche stabilendo quelli la cillà di Camieo
presso Siciiliana, stimano Comico il fuM
delle Ganne^ di cui dirò in appresso» e <ke
ha origine verso Siculiana; al contnrio co-
loro che per Gamico intendono b foca
Agrigentina, affermano che il fiame oggi
appellato Agrigentino si sia detto un gisr*
no Gamico. Dori da Samo affenna Ais
la città di Gamico prese il nome dal Ah
me.
Camillo. Lat. CamiUus (Y. N.) Seoffis
nella spiaggia di Siracusa verso AqnHoat,
cui corrisponde di rincontro una rada^ ni
grotta, ed un fonte di acqua. Da qaesU nst
lungi aprivasi un tempo una grotta detti
dei Fornelli , su cui scorgevasi un aniiea
sepolcreto , la di cui bocca da dopo 1
tremuoto del 1693 ingombrala di massi, nst
presta adito. Segue indi il capo dello Sjpiah
Ione e i due fratelli, scogli per certo pil
elevati, poco tra sé distanti ed un 40piHÌ
dal lido , dov* è Grotta Sonia popolala é
navicelle da pesca.
Cammarata. Lat. Càmarata. Sic. Cas-
marata (V. M.) Città cosi detta da oaa ai-
mera a volta o grotta, nella vicina coUiii
onorata deironor di Contea dal 1452, iH^
che r aveva Federico Abatelli. Sorge sai
fianco dei colle dello stesso nome, neh
diocesi di Girgenti e la comarca di Gastit-
nuovo. Credono Ortelio e Leandro esser
sorta dalle rovine dell* antichissima Gaaks;
stimano altri in quel sito Inico, ed kftm
Camarina. SMngannan tutlavolla, giacchi
affermiamo che le antichissime e celebo^
rime città di Gamico ed Inico siano
site in altro luogo, e lantìca Camerina
eh* essa assai lungi collocata, venne a
223
^
£
CA
care. Se esiste?a sin pria dei Saraceni si
controTerte , parlandosene però nei primi
tempi dei Normanni, aflermano a drillo di
essere sfata fabbricata sotto i Saraceni. Oc-
cupa un terreno decli?e verso mezzogior-
no. Risplende per chiese ed edìGzii civili,
e presenta ona rocca un tempo munilissi-
ma. Guglielmo Raimondo Honcada ebbe
Cora di innalzare e rendere più augusto
fl tempio maggiore dedicato a S* Niccolò,
rislaurandone 1* antico. L'arciprete ha le
primiiie della città, giacché le decime si
appartengono all'Arcidiacono di Girgenti.
Altra Chiesa parrocchiale sotto il titolò di
S. Tito Martire, stabilita per comodo degli
ahilanti dal VescoTO Rodolfo Pio, è soggetta
alla principale, con altre i5 Chiese mino-
ri, ma le Chiese di S. Maria di Caccia-
penrieri e di S. Lucia del Monte fuori la
dttà, riconoscono 1* autorità del Vescovo
di Gefalik , le quali Chiese al certo Lucia
Signora della città concedette nel ii41 a
fiidla dioeesi, con % bargesi abitanti nel
kniiofio. GioYanni ArciTCSvoYO di Bari poi
«MKacrò a preghiere della medesima Lucia
fidla di S. Maria, dove abitarono da gran
teapo 1 Minori Riformati. Radunaronsi
il prima nella antichissima Chiesa di S.
■^jb i Preti Filippini, fondatori Francesco
Cinico e Giacomo Majo, donde trasmigra-
liae, acquistato in S. Didaco un luogo più
sppqitimo. Matteo di Girgenti, sommini-
ibmdo i Conti una somma, fabbricò in un
rito amenlssimo sotto il colle Terso Mez-
ngioiM il nobile convento dei Minori Os-
Mmatl Bol 1428 , che cedette una volta
. li Hformati, e ritornò ai primi nel 15i2:
Il aadie una Tolta una casa pei Conven-
haK, ma oggi non è più. Si ebbero il loro
lito i Cappuccini , come anche i Carmeli-
W, ma ritiraronsi nel vicino villaggio di
& GioTaDnl. Rimangono i frati predicatori
ieB'ospiiio di S. Antonio, loro concesso
kl 1470 da Francesco Abatelli: un decente
leoaatero, di cui fu il fondatore Franco-
CA
SCO Branciforti nel 1621, Tenne abitato da-
gli Agostiniani Scalzi. Due chiostri di mo-
nache di ordine Benedettino accrescono
bellezza al paese , uno sotto nome di S.
Maria degli infermi ne fabbricarono nel
secolo XVI i Conti di Abatelli, altro di S.
Domenica Tergine, che riconosce origine
dai Branciforti ; a questi è decentissima
dote, e congruente è il numero delle
alunne. Finalmente il monte di Pietà ed
il ricco spedale sussistono per la munifi-
cenza dei Conti e la premura dei cittadini.
Il Vescovo costituisce un suo Vicario alla
direzione del Clero ; ì Signori si hanno il
dritto di armi, scelgono il Magistrato civi-
le e stanno in viii luogo trai Conti nel
Parlamento. Eran soggetti gli abitanti al pre-
fetto militare di Cìngenti, e ne seguivan le
bandiere 19 cavalli e 110 fanti. Eran le
case 1806 ai tempi del Fazello, ed 8092
anime nel medesimo secolo. Pirri nota nel
seguente un aumento, cioè di 2295 case ,
8704 abitanti. Nel 1713 i munìcipii di Ca-
merata e di S. Giovanni contarono 2085
case, 7645 anime, ed ultimamente 7802.
La latitudine è di 37"", 40, e la longitudi-
ne di 37'', 20*. Sotto i Normanni avea dritto
su Camerata Lucìa Cammarata nobilissima
femina, il di cui marito è d* ignota appella-
zione, ma i figli Adamo, Galgana, e Sibilla, si
soscrivono nel diploma del 1141. Indi il Re
Manfredi con suo diploma del 1257 die Cam-
marata a Federico Maktta suo consangui-
neo 0 nipote, da un figlio bastardo. Pre-
side del Regno. Di costui narrano gli an-
nali essere stato ucciso presso Erico dal-
l'Austriaco Gabano. Sotto Giacomo Arago-
nese era Signore della città Manfredi Ma-
letta volgarmente ManfreducdOy nipote di
Federico, Conte di Mìneo e Signore di
Paterno. Ma Federico li fratello di Giaco-
mo, per essersi Manfredi col figlio unito
ai Francesi, la diede nelFanno 1302 a Vffi-
ciguerra Palici Regio Cancelliere , di cui
r unica figlia Mocalda si maritò con San-
224
CA
ciò d^ Aragona. Questo dicesi figlio illegit-
timo di Pietro I; quindi nel censo dello
stesso Re, nell'anno 1320, dicesi di posse-
dere ti castello e la terra di Cammarata
cogli aggiunti casali, gli eredi di Sando di
Aragona. Pirri afferma che nel 1361 era
sottomessa la città a Corrado di Auria Ge-
novese, ma altrove io leggo Federico di
Aragona figlio di Sancio, da cui e dalla
consorte Giovanna d'Austria vennero San-
dolo e Yindguerra; sposò il primo Lucia
Polizzi doride MazzioUo. Non so poi per
qual ragione furon privati della città gli Ara-
gona^ giacché successe a Corrado il di lui
fratello Ottobono Aurea che fu, dicesi, Tau-
tore 0 il ristauratore della rocca. Essen-
dosi questi ribellato dal Re^ ebbesi la città
nel 1364 Yindguerra d^ Aragona, poiché
il figlio del fratello Sanciolo si mori senza
prole. Da Yindguerra venne Bartolomeo
dapprima accettissimo al Re Martino , poi
gran nemico, e per lungo tempo si chiuse
e difese nella rocca di Cammarata; vinto
finalmente da Bernardo Cabrerà, fu spogliato
di tutti i beni : allora Martino die Camma-
rata a Bernardo Queralt Vicario della Si-
cilia di là dal fiume Salso; né molto dopo
r ebbe nel 1396 Guglielmo Baimondo
Moncaday per aver ceduto ai dritti di Li-
cata. Dair erede dì costui nel 1531 com-
prollo per 40000 fiorini Giovanni Abatel-
li, il quale Preside del Regno, Pretore di
Palermo, preclaro per altre cariche, ebbe
a moglie Eleonora di Chiaramonte sorella
di Andrea, da cui Federico, chiamato a Conte
di Cammarata nel 1451 dal Re Alfonso; ancor
egli fu adorno di varie cariche nel regno e si
ebbe dalla consorte N. De luna Francesco
non inferiore ai suoi predecessori per me-
riti, per dignità, per signorie; ammoglia-
tosi questi con Margherita di Cardona, ne
ebbe il figlio Antonio, il quale ottenne dal
Re Ferdinando nel 1501 la conferma di
tutto ciò che per dritto paterno possedeva.
Pretore della Patria, Questore del Regno,
CA
Tice Giustiziero e Strategoto di Messina, ge-
nerò con Isabella Branciforti Margherita,
data in moglie a Federico AbaieUi Baro-
ne di Sambuca, suo zio; imperciocché Ita ge-
nerato da Francesco. Federico si meritò il
titolo di padre della patria, Ammiraglio di
Sicilia, Legato appresso il Re, per mxAto
tempo contrastò doverglisi la Contea di
Modica a dritto della sua nonna Eleonort
di Chiaramonte; accusato finalmente di eoi-
giura contro il Re, infelicemente mori. Li
moglie Margherita dopo la di lui morte,
per regal munificenza fa Signora di Cash
marata, e prese a marito Blaseo Brand-
forti Barone di Tavi, Strategoto di Messina,
della corte di Filippo II, decorato di vari
gradi nella milizia. Nacque da costoro fij*
rolamo Brandforti, celebrato dal Mongitort
nella sua Biblioteca qual gran lellerilo,
che afferma essere stato Vicario del Ticerè
nella valle dì Demana; ed Ippolita SetliM
e Barresi gli partorì il figlio £rcole, cks
nel 1577 venne detto primo Duca di S.
Giovanni; da cui e da Isabella d*AragOM
sorse Girolamo u, al quale con Cateriia
Gioeni nacque Francesco marito di Aolo-
nia Gaelani, donde Girolamo ut, il qoile
con Luigia Moncada ebbesi Giuseppe Berli
nelle fasce, e Gaetana la quale fu data il
moglie a Ferdinando Moncada dei Priih
cip! di Paterno, figlio di Ignazio. Da c^
storo Luigi Guglielmo marito a GiofaHl
Venlimiglia , padre di Ferdinando CMÈè
di Cammarata rapito da immatura noitt^
e di Francesco BodrigOj che vive maiii
di Giuseppa Ruffo , Conte di CaltaninHH
Principe di Paterno, e padre. 11 terrilofto
di Camerata é fecondissimo in biade,
nissimo , ed irrigato da moltissime
Un monte dello stesso nome , di eoi ip*
presso diremo , vestito di molli alberi , i
giocondo per la caccia, ed utile. Il laai
di S. Pietro, appellato anche di Piatali^ i
abbondantissimo in pesci. È cosi ricct 1
territorio di frutti di ogni sorta , che k
225
Ck
partecipi di sua fertilità j\f>n solo le vici-
ne e lontane genti, ma anche Palermo; per
coi non dico dei suoi pingui erbaggi, degli
eliTeti, lilif mele, lino, canape ed altri
eommodi, di cui godono gli abitanti. Sotto
la colUna, a tre migUa, nel campo CaUfer-
rara, terso Lefante, evri un fonte di acqua'
medidnale , che dicono gli abitanti sudo-
rifera ed antifebbrile; né lungi due gor-
ghi puxzolenti e neri , le cui acque rica-
dono donde sgorgano» Yi è celebre una
ttioiera di sale.
Sono mento?ati dal Pirri come illustri
del comune: Gioran Clemente laico dei Hi*
Bori Ossenranti , assiduo nella preghiera ,
che molto soffri dal demonio , da cui fu
percosso nel fentre a segno che ne crepò,
restituito in salute dalla Vergine che tì-
fibilmente gli apparve; il di lui corpo si
giace sotto 1* altare di S. Maria, dove ac-
cadde il prodigio. Andrea d'Aragona sa-
eerdole dello stesso Ordine, onorato da Dio
con prodigii in vita ed in morte. Andrea
loreoio laico, adorno d*ogni sorta di virtù,
predisse Fora di sua morte, e la sovrastante
nina a eoloro che faticavano sotto una ru-
pe. Antonio Etiope, umilissimo ed insigne
per carità verso i poveri ; fu degno di ve-
éeie TAngelo suo Custode , alcuni giorni
Irina della morte; illustre altresì per
pofteatosi fatti. Pietro dell'Ordine dei Car-
wMtani, il di cui cadavere si venera gran-
iiMBte in Siena. Rei passato secolo Giu-
seppe Taverna Cappuccino, illustre per vir-
É ed innoceenza di costumi , celebre per
piiertà e prudenza, adomo da Dio di su-
ini doni e di profetico spirito, morto in
Memo quasi ottogenario nel 1678. Si ce-
lebrano da Mongitore nella sua Biblioteca ;
Imrizio Di Gregorio dei Frali Predicatori,
chiarissimo per erudizione e dottrina, ador-
10 delle prime cariche nei Licei del suo
Ordine e nelle province , e molto accetto
ai primi Signori ; visse a lungo in Napoli
nel Convento di S. Caterina dei Formelli,
CA
la cui farmacia ornò di varii monumenti
antichi, di varii naturali arcani e prodi-
giosi, che un giorno io vidi con som-
mo piacere, e che egli descrisse in parti-
colare Ubretto venuto alla luce nel 1642 ;
ivi dopo nove anni mori, lasciate molte ope-
re celebri per erudizione e per ogni genero
di disciplina, descritte dal Mongitore in lun-
go catalogo. Ludovico La Lumia illustre dot-
tore in entrambi i dritti, ne resse la Con-
tea facendo le veci del suo Signore; divolgò
in Palermo le Allegazioni dei dritti nella
causa dello spoglio- Francesco Dispenza
giureconsulto e poeta non volgare viveva
in Napoli nel 1636. Giuseppe Taverna Mi-
nore Cappuccino, e Giacomo Verga Sacer-
dote, annoverati trai Siciliani scrittori: ai no-
stri giorni Pier Vincenzo Piatamene chiaro
per nobiltà ed ingegno. Maestro dell* Or-
dine di S. Domenico, amministrata con som-
mo encomio e prudenza la provincia di Si-
ciUa, fatto Vescovo di Lipari^ resse quella
Chiesa molti anni con opinione di ottimo
pastore; mori nel 1110 (1).
(1) ÀMorde ad ineoereoti lono affatto la opinioni ^
di Ortalio a di Laandro eha eradattero sorgar Cama-
rata dall'intica Gamico, ad Aratio da Camarìna. Ri-
mattando i miai lattorì all' amditÌMÌmo canno dal
Ban. D. Catara Pasca, daooro daUa nostra Sicilia» sai
comnna di Camarata , (Giorn. di se latt. ad arti
p. la Sia. V. h, z.) non aitando dal mio lavoro in di«
mostraiioni di troppo dilungarmi, diao soltanto
dadnrsi dai principali storici dalla Sicilia, atsara stata
Gamico a Girgenti molto Tioina, mi passo dall' A-
raiio dalla fandonia di ani a primo colpo si Toda
la graf asta ; dalla rorina di Gamarìna disUnta la
milla miglia, Camarata non potava formarsi. Il
noma di ama poò fard sospetUra assar fabbrica
da' Stracani , poicbè sambra dariyara dall'Arabo
Kamarai gbianda, o Gbbamrat Tino, ma non ò al-
cun yestigio di monomanti cba ca lo attasti , ad
il fidarci a mara sapposizioni è seguirà un sutama
equivoco^ oggi dalla buona crìtica rigettato. Incli-
niamo perciò piuttosto airopiniooa del sullodato
Ab. Pasca, cha crade dofarsi dare a qoesU terra
origina normanna, onda ne appara la prima men-
zione da nn docamanto dal liOi, quando na ara
19
226
CA
Caminarala. Lat. Camarata. Sic. Cam-
narata (V. H.) Fiume. V. Platani.
Cammarata. Lai. Camarata. Sic. Cam-
marata (V. H.) Monte appellato Kamara da
Cascino in greca appellazione, che vale
fomix j testudo , camera presso i Latini ;
Signora la Lucia> accennata dall* anfore. La fatica
del Pasca merita qualunque riguardo, e può giu-
dicarsi come un prospetto di una storia che po-
trebbe ingrandirsi ; i conoscitori la lodarono per '
r ordine e la divisione sistematica delle sne partii
secondo la maniera dei moderni statisti, onde po-
trebbe servir di modello.
Lasciando intanto da parte ciò che si spelta
mera erudizione^ e discendendo alla topografia del
paese; Camerata sorge sovra una rupe di terra
calcare, a strati sovraimposli. É un capo circon-
dario di S* classe, compreso in provincia e diocesi
di Girgenli , distretto di Bivona , da cui dista 12
miglia, 15 da Girgenti, 50 da Palermo. Il tempio
di S. Niccolò di Bari venne da pochi anni ornato di
fregi a stucco, per le cure dello Arciprete D. Fran«
Cesco Paolo Alessi, e nel destro lato merita atten-
zione ana antichissima cappella dedicata alla Ma-
donna dei Miracoli, con nna statua della Tergine
di lavoro fittile nell*atto di ninnare il figliuolo;
tì è nna comunia, con preti decorati di rocchetto a
mezzetta nera. In occorrenza della festività, nello
ottobre di ogni anno, si apre dinanzi la Chiesa una
fiera pel corso di otto giorni. Alla pubblica istru-
zione si è provveduto con tre scuole, la comunale
che è elementare, destinata pei soli fanciulli; altre
due ne furon fondate per beneficenza di Pietro Pa-
nepinto sin dal 1775, una eziandio elementare, ed
un altra di rettorica. Tra gì' istituti di pubblica
beneficenza è ormai una casa di orfane, e lo spe-
dale: del monte di pietà, in progresso abolito,
furono assegnate le rendite al mentovato spedale.
Ascendeva la popolazione di Cammarata nel 1798
a 5123, a 576S nel 1831, e finalmente a 5037
nello scorcio del 185S. Ne è T estensione territo-
riale di salme 118000, cioè 8300 in seminerio, 5
in ortaggi, 30 in vigneti, 150 in mandorleti, 5
in agrumi, 12 in giardini, S788 in rampanti, 156
in paludi , SO in boschi di allo fusto. L'agricol-
tura può dirsi in buono stato, ed il prodotto princi-
pale che si ritrae è il frumento, l'orticoltura par-
ticolarmente trovasi al presente in uno stato mi-
gliore che pria. A quattro miglia, nel Monte Rosso,
è una cava di agate, e molte varietà di diaspri,
una miniera di Salgemma, e ealce compatta.
CA
poiché vi ha una. grotta o un antro grui-
demente esteso, a volta, aperto verso Oc-
cidente dalla Chiesa di S. Elia, ed air op-
posto lato del monte detto Tibrieo, eoo
r uscita non lungi dal fiume di S. Pietro.
Dalla parte occidentale sorge il monte delle
Rose di quasi uguale altezza e circuito die
il monte Cammarata, i quali perciò Pli-
nio , Cascino , ed Inveges stimano i Ge-
melli, quantunque il Cluverio affermi i Ge-
melli Hontemele, e quel che gli è da presso;
e vi consente il Maurolico.
Cammarl. Lat. Camariè. Sic. Cammui
(V. D.) Municipio di Messina immediata-
mente appresso la porla di Ciera, verso
austro, con una parrocchia sacra a S. Gio-
corno , non lungi dalla regia via retta ed
ampia, sopra S. Clemente. Tra la porta ed
il Municipio è la fiumara dei Camari, •
un fiumiccllo, le di cui acque ^edueoari
alla cillà sin dal 1547 (1).
camopletro. Lat. Camopeirui (V.H«)
Amplissimo territorio, che costituisee parli
della piana di Catania, appartenented aBa
città di Caltagirone, un tempo di Zotica o
Judica, delle di cui spoglie si imposesst-
rono i Caltngironcsi. Vien bagnato dal fioBe
Diltaino e delle Canne, è feracissimo il
biade, ne manca di selve, dette Xara, wU^
tissime alla caccia. Dove non biondeggiiii
le messi è piantato ad ortaggi, e di pii'
gui guadagni.
Campi di lientlnl. Lat. Laeétryg$ié
campi. Sic. Campi di Lintini (V.n.)ddi
anche Lesirigonii , poiché notano gli ii'
tichi interpreti di Omero essere stati oca*
pati dai giganti Lestrigoni. Plinio nel lib. )i
(1) É on casale di Messina nel circoidariaé
Cazzi, edividesi in inferiore a toperiore. VitUàì
primo due miglia , ed ba nna popolaiioM di Mi
anime in circa, per lo più esporta olio* M^*
e melaranci, e la sua aria è temperata. CaaMP
superiore dista 3 m. da Messina, esporta poca vM»
olio, e seta, e vi si respira un'aria tasa; H
monta la popolazione a circa 1074.
*
r
f
I
t
227
CA
Catania colonia j i fiumi SimetOf
i eampi Lestrigonii, la città di
iO. Quindi quel di Silio nel lib. 14.
Timi colpi sai Leontini campi
ron raina, nn di terra dal duro
trigone Tessata...
iponelio. Lat. Campus bellus. Sic.
>edda (V. M.) soprannominato di
Piccola terra nella contrada dello
nome, che stendesi in largo sopra
sa, nella giurisdizione di Licata, ce-
per la fertilità. Fu una volta sog-
nilo Federico III, aStmone de Matteo j
1408 a SancioDexeo, né lungo lem-
0 passò' a Marino de Matina nel
1 ad altri della medesima famiglia; e
mte nel principio dello scorso se-
Matteo Trìgona; dalla qual nobile
Dori Asdrubale nel 1629, la di cui
Giovanna Trigona fu moglie a Vin-
Ramondelto Sammartino, a nessun
0 trai Patrizii di Catania, donde Rai-
e Giovanni; rimase quegli nella pa-
di venne nel 1684 Signore di Pardo;
nte Giovanni nella scienza delle leg-
iseguite nel Regno le supreme di-
generò Raimondo ed altri, con Isa-
ari. Ed il giovane Asdrubale figliuolo
(»<e, questo disse morendo erede di
bello, cui aveva data in moglie la so-
milia Trìgona. Giovan Maria loro fi-
f nominato Duca di Hontalbo, del ga-
del Re, ben quattro volte Pretore di
o, dei 12 Pari del Regno, levate in
jtmpo magnificentissime pubbliche
rese più elegante la Regia città, e
marittima parte ; morto finalmente
>6, lasciò il figliuolo Antonio gene-
Q Maria Riggio, Colonnello della Re-
izia, e Prefetto di triremi. La Chiesa
ghiaie di CampobellOy sotto un Ar-
, porta il titolo di S. Giovanni Bat-
riconosce la giurisdizione del Ve-
li Girgenti, che delega un suo Yi-
CA
cario. Elegante è il palazzo Baronale. È
situato il paese in lieve ameno poggetto; ne
sono rette ed uguali le vie, copiosissime le
fonti nel territorio, ricche le messi e le ven-
demmie, pingui i pascoli. Vi si contavano
113 case nel 1713, e 202 gli abitanti; ma
oggi 1356. La longitudine finalmente è di
37^ 40', la latitudine di 37« 15' (1).
Campoiieilo. Lat. Campus bellus. Sic.
Campubeddu (V. H.) Villaggotto nella co-
marca e la provincia chiesiaslìca di Mazzara
altrimenti Berìbaida o Perrìbaiday dalFan-
tica saracenica rocca del medesimo nome,
che siede, secondo Fazello , alle radici
del colle di Cozzo ad aquilone, verso la
destra ripa del fiume dell'Arena, a circa
3 miglia dalla spiaggia di Sclinunte, ed il
promontorio di Trefontane. È il sito di
(1) Il Cornane di Campobello di Licata, the fa-
cea parte del circondario di Rayanusa, fa elevato
a capo-luogo di circondario di 3* claue con real
decreto del tS settembre 1841; comprendesi nella
provincia, diocesi, e distretto di Girgenti da cai
dista S9 miglia, e 90 da Palermo. L*aria vi è sana.
Ne montava la popolazione nel 1798 a 4138 anime,
a 4968 nel 1831 , e finalmente nello scorcio del-
Tanno 185^ a 4990> senia compresi gli abitanti di
Bifara, sotto-comane che con real decreto del 12
aprile 1847 vi fa riunito. Ne è l' estensione ter-
ritoriale di salme 8018,328, e dividendo a cultore»
8^383 in giardini, 6,382 in orti semplici, 0,380 in
canneti, 0,556 in pioppeti, 17«336 in seminatori!
alberati, 1398,619 in seminatorii semplici, 384,668
in pascoli , 85,846 in olivati , 80,994 in vigneti
alberati, 147,353 in vigneti semplici, 6,348 in fi-
cheti d'India, 5,688 in mandorleti, 1,079 in ter-
reni improduttivi, 0,417 in suoli di case. Il pi&
gran commercio di esportazione di questa terra
consiste in grano ed in olio. Oltre la zolfatara
sovraccennata parlando di Bifara, è nel territorio
di Campobello, contrada FavarotU, la detta Garzia,
di proprietÀ del Principe di Patagonia , e nella
contrada Ficazza quella di La Lomia. che si ap-
partiene a D. Ignazio Lomia, entrambe non sog-
gette ad inondazione, distanti 6 m. dal luogo del-
r imbarco, e che danno un zolfo di 2* qualità. In
poca distanza dal comune verso Nord-Est è posto
un telegrafo.
228
CA
Campohello un poco declive sotto la roccaj
Terso Austro : è diviso da ampie e rette vie;
contava 95 case 234 abitanti ai tempi del
Pini, ma 209 case 842 abitanti in questo
secolo , ed ultimamente 1018. Gode del
titolo di Ducato dal i638 , circa il qua!
tempo riconosce sua origine. Il maggio-
re e parrocchiale tempio si ha il nome
di S. Maria della Grazia, ed era, testimo-
nio il Pirri , da gran tempo sotto la cu-
ra dei frati Predicatori. Sorge quasi nel
centro relegante palazzo del Duca, che ha
potere di vita e di morte, e pronunzia il
IX voto nel Parlamento. Di questi occorre
il primo Giuseppe di Napoli di Troina su-
premo Reggente nelle Spagne per T Italia,
dei di cui predecessori dissi altrove par-
lando di BeribaidGy ne dirò intanto gli
eredi e i Duchi di Campohello parlando
di Resuttana. Il territorio è favorito da Ce-
rere e da Bacco, servendomi delle voci dei
poeti, ed è ricco in pasture ed erbaggi (1)«
W Oggigiorno è an comoDe in provincia di
Trapani, da cui è distante 86 miglia , delle quali
4 rotabiU 88 non rotabili, distretto e diocesi di
Maxiara da cui dista S m. non rotabili , circon-
dario di CasteWetrano , da cui i rotabili, 36 ro-
tabili 30 non rotabili da Palermo, 4 non rotabili
dal mare di Trefootane, che è il più vicino. Me-
diocre ne è l'aria, pei luoghi acquitrinosi Ticini
air abitato ; di fonte e di pozzo è 1* acqua, bastante
e buona. Ne montavano gli abitanti nel 1798 a
1800, a 8197 nel 1831. e finalmente verso il prin-
cipio del 1853 a 4008. Il suo territorio ò di an-
gusta estensione^ e sono i suoi prodotti principali
il grano, l'orzo, il vino, i legumi, e Folio, ma
il vino e l'olio formano il suo principal commer-
cio di esportazione: comprendesi in sai. 1S43,738,
e dividendolo in culture 1,375 in giardini^ 8,110
io canneti, 1,387 in seminatorii irrigui, 3,069 in
seminatorii alberati, 436,888 in seminatorii sem-
plici, 818,859 in pascoli, 140,681 in oliveti, 189,
986 in vigneti semplici, 850,144 io boscate, 0,035
in suoli di case. Presso quetCo comune trovasi la
roccia calcarea, dalla quale si cavarono i massi
che furono impiegati alla fabbricazione dei colos-
sali edifizii di Seliounte, poiché tuttora se ne os-
servano dei iomigliantL
CA
CampoliiAiieo (1). '
Campodono. Lat. Campodonui. Sic.
Campndunu (V. If .) È un eolle iu cui siede
in gran parte la città di Aggira.
Campoffeliee (2).
CampollorKo (3).
(1) t an monta delle bolo Eolie deirdteiia di
>/4 miglio, e della Innghena di pie di «■ aiglio.
Sembra da lontano come coperto di nave» ed è coa-
posto di bianche teorie yalcaniche» voigaraanU
pietre pomici, della qnali ti fa trallieot bob tob
per la pulitura degli strumenti inaeeiaio» infv»
ro ec. ma anche per la fabbricasiosa dalla valtab
per Io che principalmente dagli abitanti di
ti adoprano. É nudo di ogni vagatatioaa,
di infruttuosi sterpi a di qualche erba aalvaiiet»
ma in somma scarsezza.
(3} É un piccolissimo comnna di
gine, in provincia di Palermo, distraila a
darlo di Cefalù, da cai dbla 10 m..
da Palermo. Vi ò una parroecbia in am ti am»
ministrano alla gente i taeramanti. Mom ta Mk
menzione né nella detcriziona gaograBet dil»
Schiavo , neanco nel Dizionario di Sacoo; pma fll
abbiamo dal quadro statistico dal 1798 aw età*
tato in queir epoca 441 abitanti » n dimimriitaa
a 896 nel 1831, ed erano finalmanta 481 mI Ì*
nire del 1858. Si ha un territorio di taL 888,811»
cioè 3,491 in giardini, 8,739 in ortitampUci, 81,118
in seminatorii alberati, 543,118 in taminalorii ita-
plici, 157,509 in pascoli, 109«565 in olivati* WJM
in vigneti semplici, 86,275 in aomatacdMli» 8,^8
in ficheti d'India, 11.440 in frasainaU, 0.181 Ì8
suoli di case. É un ex-feudo della Camigiìa 18**
ziaui, dei principi di Furnari» ad atportaafia»it"
mento, sommacco, e regolizia.
(3) Scrive Io Schiavo : Campofiorito di
eenU origine: ed avendo questi dettato nella i
metii del valicato secolo, eontemporai
Amico, che anzi ne fa menzione nella taa il
duzioni al Lessico , poco stette quatto
formarsi dopo la compilazione dell' opera
biam per le mani nella quale altrooda
feudo mentovato non si ha no articolo che
ttcolarmente ne dia notizie. A comodo
tanti vi ha una parrocchia, a va eompram H i^
mune nella provincia di Palermo» da cai dilto tf
m. , distretto di Corleone da coi a m., aiici^
darlo di Bisacquino donde 4 m. è kwlaM.al
appartiene alla diocesi di Morreala. Se M Ma^
prende il territorio in tal. 1171,948« a éin[
229
CA
Camporranci»* Lai. Campus francìis.
Sic. Campufrancu (V.H.) Paese della dio-
cesi di Girgenti, sotto la comarca di Ca-
stronuoTO, ma nella giurisdizione di Sutera,
ornalo degli onori di Principalo, sorlo nel
1573 nel territorio del fonte delle Rose^
fondatore Pietro Campo. Occupa il dorso
d'un poggetto lieTemente declive, rivolto a
Greco sotto Sutera , da cui è discosto un
miglio e mezzo circa. È decorato di una
Chiesa maggiore sacra a S. Giovanni an-
te portam lalinam sotto un Parroco Arci-
prete, e di altre tre minori Chiese, non che
n bello del convento dei Minori Conventua-
li, del titolo di S. Francesco, fondato nel
1595 secondo Cagliola, o nel 1580, come
scrive il Pini; e del palazzo del Principe
elegantemente costruito. Ne fu il cenno
slatislieo nel 1653 di 341 case, 1146
abitanti ; dicelo accresciuto il Pirrì di 481
CMe; Yi si contavano 531 case nel 1713,
e 1830 abitanti , e dall' ultima descri-
doae 2254. He è S. Anna madre di Maria
la ^edal patrona. Si compete ai Signori
il Mito di armi, ed occupano trai Principi
il nx posto nel Parlamento. Ne è questa
li serie: Pietro Campo primo Signore del
Illese e fondatore generò con Isabella Ca-
-- iMIi il figlio Giovanni ed Apollonia che
it il sposa a n. d* Afflitto. Francesco erede
di ^vaani consegui la Signoria nel 1581,
di ed frcote e Pietro il quale spaccian-
do mere slato dal padre nominato, ingag-
'^ gii ima lite con Eleonora figliuola di Er-
l Mie, aui sofferta mia ripulsa, cedette il luo-
^ il cillort/ 0,896 in pioppeti, 891,614 in semina-
i M btìgni, 8,318 in semìnatorii alberati, 254,889
^ il fiicoli, IMi in olÌTeti> 8,544 in vigneti albe-
Mi, 9^908 in TÌgneti semplici^ 1,638 in ficheti di
Ma, 0,478 in saoli di case. Rimangono le pro-
iniomi al mantenimento del comune, e neUe bnone
laeeolte eapofta framento. É on ex-feudo dei Prìn-
tipi di Campofiorito. Se ne fece notixia nel censo
ilaliitieo del 1798> lorchè contara 775 abitanti, si
acerdbbe la popolaxione nel 1781 a 978, e finalmente
Milo sooreio del 1858 erasi accresciota a 1144.
CA
go alla nipote, che prese in marito jFabrt-
zio Lucchesi, il quale nominato nel 1623
Principe di Campofranco^ ebbesi da £(eo-
nora i figliuoli Francesca ed Antonia, dei
quali quegli mori senza prole, Antonia avc-
ifa rinunziato al mondo ; indi Stefano Big-
gio Principe di Campofiorito, avente il
dritto di Apollonia figliuola di Pietro I, en-
trò nel possedimento di Campofranco. Ma
Antonia presa 1* avita eredità, sposa a Sal-
tatore Lucchesi, a lui trasferì nel 1669 il
principato; il loro figliuolo Giovanni prese
in moglie Stefana Bosco, donde nacque
Emmanuele^ che con Domenica Gallego ge-
nerò Antonio, oggi dal gabinetto del Re,
Colonnello di cavalleria^ versato nelle uma-
ne lettere, e principalmente alla poesia,
talmentechè di qualunque proposta ma-
teria, secondo T occasione, componga eru-
ditissimamente in verso latino; divenuto pa-
dre per Anna Maria Tommasi. Il territorio
del Fonte delle Rose, dove è il fertilissimo
Campofranco, abbonda in acque, e gia-
cendo trai fiumi Salso e Platani, è alle vi-
cine terre inferiore (1)
Campo Mlnervale. Lat. Campile iVi-
nervatis (T. M.) Celebrato dagli antichi
presso Imera, dove sono le acque termali.
(1) É on cornane in prof incia, diocesi e distretto
di Caltanissetta , circondario di Mossomeli da co i
dista 7 m,, 96 dai capo-luogo della prorincia e del
distretto. Non ne ò sana 1* aria, e se ne comprende
il territorio in sai. 8266,701, e dividendo in col-
ture 1,184 in giardini, 1,007 in orti semplici, 0,40t
in canneti , 0,711 in pioppeti, 36,981 in semina-
torii alberati, 1188^683 in seminatorii semplici,
857«848 in pascoli, 5,875 in oliveti, 11,487 in vi-
gneti alberati, 8,776 in vigneti semplici, 8^545 in
ficheti d'India, 11,751 in mandorleti^ 0.408 in pi*
sUcchieti, 304,681 in terreni improduttiri, 0,088
in suoli di case: vi sono delle zolfatare, e vi si
trova solfato di stronziana. Il più gran commercio
di esportazione è in grano ed in mandorle, ma la
cultura nel Tero non è molto praticata dagli abi-
tanti , i quali nel 1798 montavano a 8703, a 8808
nel 1831 , e finalmente a 8697 verso il principio
del 1853.
230
CA
Favoleggiano arcrselo scelto Minerva ad uso
delle medesime acque. Dicesi oggigiorno
di S. Niccola, alla sinistra ripa deirimera
settentrionale , o fiume Grande ; dov* è la
rocca di Bonfornello.
Campo dei FU. Lat. Campus Piorum.
Sic. Campu di li Pii (V. D.) Nel fianco del
monte Etna è un tratto di terra conser-
vato illeso prodigiosamente dai fiumi di
fuoco, a commendare con perenne monu-
mento la pietà verso i genitori dei fratelli
Amfinopo ed Anapia. Calando verso Ca-
tania Vigneo torrente, scrive Pausania, né
ad oro né ad argento volgendo la mente
sollevarono sugli omeri, questi il pad/re^
la madre quegli, e via. Ma incalzati dal-
Vincendio, poiché pel peso che rifuggivan
lasciare in niun modo affrettar potevano
il passo; affermano, essersi diviso il cocen-
te fiume, ed incolumi aver passato pel
mezzo i garzoni coi genitori. Ed insino
alVetà mia sono onorati dai Catanesi.
Poiché sollevarono loro una statua, ed un
tempio nel medesimo campo ^ che venne
detto dei Pii, dalla pietà dei fratelli; e co-
niaron le monete colle loro imagini, ad
eternare si celebre fatto. Perl la memoria
del luogo, 0 coverto il campo da nuove
eruzioni oggigiorno piCi non si mostra.
Camporeale (!].
(1) £ an comune situato sopra di un colle nel
declif io, in proTìncia dì Trapani, distretto e cir-
condario di Alcamo, diocesi di Morreale, distante
38 m. rotabili 9 non rotabili dal capo-luogo del
distretto, che ne è altresì il circondario, 18 ro-
tabili, 6 non rotabili dalla diocesi , 17 rotabili 6
non rotabili, da Palermo, 15 non rotabili dal golfo
di Castellammare che ne ò la spiaggia più vicina.
Non Tiene mentovato dal nostro autore, poiché ne
risale l'epoca della fondazione al 1779. Vi è una
parrocchia dove si amministrano i sacramenti agli
abitanti, i quali rengon diretti nello spirituale da
un Arciprete. Si apparteneva con titolo di prin-
cipato alla famiglia Bologna Beccadelli dei Mar-
chesi della Sambuca , e montava la popolazione
nel 1798 a 950, accresciutasi a 2041 nel 1831, e
Bualmente nello scorcio del 185i a 3041 , L*aria
CA
C^amporotondo. Lat. Campus Rolm-
dus. Sic. Campurotunnu (V. D.) Yillaggetlo
alle radici australi deirEtna, sopra Catania,
verso Libeccio, che devastato dalle fiam-
me verso il 1669, di nuovo scorgesi risto-
rato non lungi, nel medesimo territorio. N«
era soggetta una parte al Principe di Pi-
ternò, altra era poi dei municipi! di Cata-
nia; ma compresselo nel 1654 Diego Jki-
tano , che il volle decorato , annuendo il
Re, dell'onore di Marchesato, nell'anno se-
guente. La parrocchia dedicata a S. Aato-
nìo Abate, è sotto la cura del Yescovo di
Catania, che delega le sue veci ad un prete,
poiché ne era un tempo il Rettore un Oh
nonico di S. Maria dell* elemosina. È qoisi
piano il sito^ angusto il territorio, mancante
di acque , mentre nutro tuttavia delle vili
e degli alberi fruttiferi, i di cui frutti ra-
de saporitissimi la cenere dell'Etna. D
censo di Camporotondo indicavasi un tea-
pò con gli altri munìcipii ; ma nel 17iS
contaronsi 80 case, 181 abitanti , ed ulti-
mamente 437. Comprendesi nella cooura
di Catania. Se ne enumera primo Marchete
il sullodato Diego, da cui passò la Sijpio-
ria nel 1706 alla figliuola Cìii^eppa Èri'
tano, poiché Pietro di lei fratello, che eri
stato inauguralo nel 1668, mancò di vis
prima del padre. Da Giuseppa e Pieliv
Natoli di lei marito nato Francesco, cefi-
segui il Marchesato nel 1730; a luì e a4
Antonia Crìsafi succedette il figliuolo Pie-
tro morto senza prole, onde divenne li^
chcsc dì Camporotondo nel 174S Mmis
fralcllo dì lui, unito in matrimonio a Maria
Palli (1).
salubre come anche Tacqna è buona ed abboaiaalfc
Le produzioni principali del tuo territorio «et
il grano, Torzo i legumi, ed il maggior
di esportazione che faccia si versa in
(1) È un comune in profincia diocesi a diilftt*
to di Catania, donde dista tO miglia, ciitMidarìs
di Belpasso da coi 4 m.,e 183 da PaleraM.Seaa
comprende il territorio in sai. S4S»909, cioè SII
4
231
CA
le. Lai. Canalis. Sic. Canali (V.K.)
parie del fiume di Pantagìa o di
doTC questo scaricasi nel mare,
rimcnli Bruca. Yedì Bruca.
lotto. Lai. Canalottus. Sic. Cana-
li.) Fonte mentovato dal Fazello,
torio di Chiusa, la di cui acqua
ice.
•tra. Lai. Canistra. Sic. Canni-
D.) Municipio della città di Castro-
tré miglia dalle sue parti aquilo-
Chie^a dove amministransi i Sa-
i agli abitanti è sacra a S. Giobbe
i confini del casale di Landro ,
^rto, e 11 comprende.
(Montasna iU). Lat. Canis Mon-
)ic. Huntagna di Cani (V. H.) di-
esi CamOy Carni. Nel territorio di
», appresso Termini Imerese, col
prospetto , e degli avanzi di an-
i. Yi ha una grotta donde cavasi
Ira alcalica, un tempo ridotta in
appellata terra di Tavemaro, un
ìmedio a varie malattie. Si ha pa-
delle fonti di acque salutari verso
: contiene agate, diaspri, porfido,
pietre di tal genere. OlTrcsi luci-
nottempo ai naviganti; nei suoi fian-
lonari è carbonchio, o qualche co-
mOe^ al pari di stella, che in nes-
;o si è mostrato colla luce del
E persuasione intanto di alcuni
ncarvi delle vene metalliche, per-
icevasi dai Saraceni Monte Aureo;
que uomini leggieri affermino vol-
nplici, 41,314 in seminatorii alberati, 46,
ÌTelì, 33,S42 in Tigneli alberati, 12,234
d'India, 89,511 in ficheti d'India ed al.
il in boseate, 91,698 in cnltnre miste, 0,
oli di case; comecbè angustissimo pro-
booni vini, e dei saporiti olii; il Tino in-
genero principale di esportazione. Con-
1798 una popolazione di soli 37t abitanti,
1 1831, e finalmente erasi accreMiuta a
ne del 1858.
€A
garmcnte possedere tal nome, pei tesori
che nasconde. Riesce adattissimo alla cac-
cia, poiché nutre delle fiere, volpi^ lupi,
principalmente nei densissimi ed incogniti e
selvosi boschi, che allo spesso occorrono per
tutto il monte.
Cani (iMia del). Lat. Canum Inmla.
Sic. Isula di li cani (V. N.) Nella spiaggia
di Siracusa, e talmente depressa da ve-
nir allo spesso coperta dai flutti del mare.
Canlcattì. Lai. Candicaltinum. Sic. Ca-
nicatll (V. H.) Città oggi abbondante , ap-
poggiala al declivio di un monte verso 0-
rienle , a 4 m. dalla regia città di Naro :
è di figura ineguale, e divisa da vie affat-
to anguste tortuose ed ardue, e dal letto
dì un torrente, dov* è un ponte di pietra;
ma splende non ignobile di pubblici e pri-
vati edifizii. La Chiesa principale sacra a
S. Pancrazio Vescovo, di cui è famosa la
festa con fiere, quasi nel centro, ammira-
bile per mole, ordine ed ampiezza, attende
r ultima mano; il Parroco poi e 12 Man-
sionarii insigniti di almuzio han cura delle
anime , e badano ai divini ministeri nella
Chiesa di S. Sebastiano che sorge nelle
parli inferiori. Ne stan soggette alla mag-
giore altre sette, tra le quali quella di S.
Biagio dal 17S3 per amministrare i sacra-
menti agli abitanti alle altre unita, spicca
maggiormente. Afferma Filippo Cagliola
che i Conventuali di S. Francesco riuniti
si siano dal i554; il Pì.tì però ne at-
tribuisce la fondazione al Principe Filippo
Bonanno nel principio del secolo xvii, verso
le parti d'Oriente, in un piccolo poggetto^
dove osservasi un convento con magnìfica
Chiesa adorna di pitture, marmorei sepol-
cri , e stucchi. Sorgeva poco popolata
quella parte di paese, di qua dalla ripa
del torrente, che estendesi sino alla bassa
estremità della piazza commerciale, e mena
ai sottoposti amenissimi orti* Non lungi dal-
la piazza maggiore verso Settentrione sorge
con r annessa Chiesa lo spazioso convento
232
CA
dei Cannelitaiìi quasi deserto, che ricono-
sce la sua origine nel principio del pas-
sato secolo. La casa dei Predicatori dal
1609 in un luogo più basso verso Mezzo-
giorno fu innalzata ampia ed elegante per
opera del sullodato Filippo Bonanno. I Mi-
nori Ossenranti dal 1633 possedono verso
restrema parte settentrionale un Convento
ed una Chiesa sotto il nome di S. Spirito,
degnissima d* osservazione, dove stanno le
spoglie dei Baroni , e si celebra solenne
festa del Patrono S. Diego, con Aere. Reca
onore al paese il Monastero delle Vergini
sotto la regola di S. Benedetto, quasi nel
centro in un poggetto verso Ponente, eretto
nel 1650. Sorge vicino 1* Ospedale di S. Se-
bastiano , in cui si ha cura degli infermi
e dei pellegrini, nella cui Chiesa meritano
attenzione la tela di S. Giuseppe, ed altre
pitture ; il collegio sacro alla Madre di Dio
è di recente origine.
A questi sacri ediBzii corrispondono al-
tri pubblici monumenti. In un poggetto
verso Tramontana , dove un tempo era la
rocca , levasi il palazzo del Principe che
guarda Mezzogiorno. Distinguesi per le va-
ste stanze, le sue volte, i varii ornamenti,
le pitture, le splendide suppellettili: il pian-
terreno è destinalo ad oflicine e per arme-
ria celebre in tutta risola, dapoichè vi si
contengono militari armature di ogni sorta
in lunga ordinanza, e principalmenle ca-
valleresche, d* argento e d*oro intessute,
né solamente di comune ma di gigantesca
misura, tra le quali uno scudo ed una ce-
lata a mezzo basso rilievo; dippid bellici
strumenti a mano, di vario e straniero ar-
tificio, a due a tre canne, adatte a cacciar
fuori più palle in un colpo; schioppi pneu-
matici, daghe, spade, puntoni, lancio, spa-
dette alla spagnuola , clave con else ele-
gantissime , una spada singolare che di-
cesi volgarmente essere stata del Conte Rug-
giero, ed innumerevoli altre cose di simil
genere ivi raccolte dagli antichi Baroni avi-
CA
di di gloria. Nella molto ampia piaiu di
questa magione osservasi una torre eoa
orologio. Non nego esservi stala nel me*
desimo luogo una rocca di cui fon memo-
ria gli storici, nm non ne esiste orma al-
cuna. Due sono le piazze commerciali, al-
tra ornata di un fonte di marmo da G«bo-
va, abbondante in acqua, con una statua é
Mercurio, detto BurgaMno; altra pift gm-
de nella bassa regione, nel coi centro sorga
più elegante fonte a tre ordini, adorno di
una vasca, della statua di Neltmia, di
altri emblemi, e sull'alto di quella della
Fama, che sembrano meraviglie ddl*arle;
sparge acqua in abbondanza ed è cMns
da cancelli di ferro : sul confina ddla dtt
verso Mezzogiorno stendesi per drea m
migUo una larga via, che porta a Naro, da
entrambi i lati chiusa da alberi verdi ed
opachi, che nel principio ha una fonte co-
spicua di marmo abbondante in acqna; mI
mezzo un'altra più magnifica verso N*
nente^ colle statue di Adamo ed Eva,
obelischi, monete, statue di fiere, e lo
ma della famiglia Bonanno ; immensa ia*
sca accoglie le acque, dove nutronsi dei pe-
sci , cui succede amenissimo verdeggiato
orto ; i quali monumenti nell* una e Falka
via ed insieme nella piazza , avendo id
1660 a spese sue creato, istituito, kmUà
il Principe Giacomo ni , deve giustaaodl
appellarsi il novello fondatore di CanicaiL
Gode la città di un aere temperata, raechii-
desi nella comarca di Naro e nella dioeerf
di Girgenti, di cui è soggetta al Goveni-
dorè militare , e presta 3 cavalieri o <7
fanti. La longitudine è di Sl^" 30*,Ulal-
tudinc di 37'' 20 \ Al Barone competo I
dritto di armi , ed ha il xvii posto Mi
Baroni , sceglie i Decurioni e gli altri 1*
nistri. Dipende il Clero dal Vicario M
Vescovo; vivono comodamente i dttadlri;
per Tuberia del territorio si raccol|ito
messe abbondanti. L*agro di Canicaflli
tra le due fonti del fiume di Naro, li^
j
233
CA
feudi Dammisa, Vitosoldano ,
isalotlo ed allri ; ciascuno per gli
ili pascoli accresce il bestiame ;
lanie di cacciagione pel suoi bo-
^r le selve ; ferlilissimo è il suolo
Ilo ed altre biade, di vini eccel-
la frutti, mele* In Vitosoldano, di
, scoYersero da gran tempo una
1 Nostra Donna, cbe riportarono
k due miglia d*ivi distante. Oc-
altresl agli agricoltori dei ruderi
abitazione, né pochi frammenti
le, monete d*ogni metallo, princi-
Consolari, ed altri monumenti, per-
ai tempi degli Etnici, che dei Cri-
plamo essere stato il luogo frequen-
imisa a 3 m. verso Oriente, non che
isalotfo , ad un miglio verso Set-
, mostrano parimenti antichi avan-
Bzil , dal che ricaviamo non es-
ìresca orìgine la vicina Canicaliu
inzione al fermo, quantunque ri-
^Igarmente ai tempi del Conte Rug-
ai regii libri tuttavolta nel seco-
[M>ichè Luca di Formoso di Gir-
nentovato Signore del castello, che
I Martino per essersi unito a Rai-
loncada, e chiuso in prigione col
dicesi rimesso in grazia nel se-
ma dubito se sia stato rimesso nel
lento del castello, poiché nel censo
esimo Re del i408, trovo soggetta
l a Salvatore di Palmeri^ dal di
) Antonio compresselo nel 1453
di Creècenzio anch* egli di Gir-
quale ebbesi da Alfonso la facol-
alare i confini del casale. Succes-
figlia Giùvanniy donde sorse Bai-
oarìtata al Cavaliere Calogero Bo*
1 Caltagirone, il quale confermato,
^eorato nel 1507 del potere di armi,
0 legato per la patria a Ferdinan-
ttolico, meritò venir insignito dal
0 Re del cingolo militare : il di cui
Filippo presa in moglie Eleonora
CA
Piatamene di Siracusa, fiori per gloria mi-
litare e grande virtù di animo, sotto Car-
lo T, cui fu destinato ambasciadore per la
patria. Contese una volta in armi nella rocca
di Terranova centra Vassallo Gravina Si-
gnore di Belmonte e di Causarla, cui mise
in fuga coi suoi ; piacentcsi dei cavallere-
schi ludi, diede un famoso saggio di de-
strezza e di perizia; con ogni cura final-
mente ordinata l'armeria di Canicalti, e la-
sciato il figliuolo Giovan Battista^ mori dopo
la metà del secolo xvi. Giovanni prese in
moglie Isabella Rocca, con cui generò Fi-
lippa ed altri figli; da Filippo e da Anto-
nia Romano Colonna Signora di Montalbano
nacque Giacomo^ che eccellente in lettere
ed armi, di molto bene fu cagione alla pa-
tria Siracusa , di cui pubblicò la storia;
primo Duca di Montalbano adornò Canicatll
di pubblici elegantissimi edlfizi, protesse
i letterati , fu per molti titoli commende-
vole, lasciò da Antonia Balsamo figliuola ed
erede del Marchese di Limina e Principe
di Roccafiorita, Pietro e Filippo Centu-
rione dei Cavalieri Borgognoni custodi del
Viceré, e dei 12 Pari del Regno; ma non
ebbesi prole dalla moglie VIolanta Rotar-
bartolo, onde vennegli subrogato nel 1661
Giacomo figlio di FiUppOy e presa in mo-
glie Francesca Marini; divenne padre di
Filippo^ donde Francesco Principe di Cat-
tolica^ di cui ed altri diremo altrove (1).
(1) Oggigioroo ò QQ eapo-cireondario di a* clai-
le iD provincia diocesi distretto di Girgenti , da
coi dista ai m., e 7t da Palermo. Con decreto del
Re Ferdinando I ne venne mutato lo spedale In
eoUegio di Maria, doye educasi alla civiltà ed aU
r economia di famiglia la gioYent& feminile. Fiori
intanto in questo secolo in Canicattl Vito Lumia
Arcidiacono della cattedrale di Girgenti, nelle fi-
losofiche dottrine prestantissimo, di cui da pochi
anni piangiamo la perdita» L'estensione territo-
riale ò di saL 7068,834, e dÌTÌdendo in culture, 11,
50S in giardini, 8,948 in orli semplici, a,616 in
canneti, 1194,806 in seminatorii alberati, 5039,
548 in seminatorii semplici , a06,863 in pascoli,
30
234
CA
canlcattinl. Lat. CandicaUinum. Sic.
Canicallìiii (V. N.) Vedi Bagni.
canoaieiio. Lat. CatmateUìM. Sic. Can-
naleddu (V. D.) Fiume che scaricasi nel
lido di Caronia, aquilonare della Sicilia,
aventcsi origine nei colli vicini.
Cannateilo. Lat. Cannatellus. Sic. Can-
nateddu (V. H.) Fiumicello che trae origine
dalla sorgente del medesimo nome; bagna
i conGni del villaggetto di S. Margherita,
e sbocca nel Carrabi.
Canoairera (V. M.) Fonie del fiume
iato, di cui fa menzione il Fazello nella
dee 1, lib. 7.
Canne (Fiume delle). Lat. Cannarum
fluvius. Sic. Xiumi di li canni (V. N.) Nelle
parti di Noto, le di cui sorgenti sono nei
colli, su cui si leva la città di Aidone; indi
bagna T osteria delle Canne, dalla quale
prende il nome, ed unito ad un altro fiu-
micello bagna altra bettola detta della Ga-
bella, di cui assume parimenti il nome;
accresciuto poi dalle acque di altri fiumi,
Catalfaro, Hineo, Buffarito, e Patagonia, di
Gunialonga e di S. Paolo, sbocca in gran
parte nel Simeto; ma si ha foce propria,
delta un tempo di S. Paolo, come dirò al-
trove.
Canne (Flame delle). Lat. Cannarum
fluvius. Sic. Xiumi di li canni (V. H.) Un
tempo Gamico secondo Cluverio ed altri,
alle di cui ripe cioè sorgeva Gamico, Me-
tropoli del Re Cocalo, di qual città dicem-
mo di sopra. AfTerma Duri dato a Gamico
il nome dal fiume, ma viceversa Bochart.
389,578 ÌD Tignett alberali, 17,710 in yigneli sem-
plici, 53,635 in Bcheti d'India, 10,916 in alberi
misti, 9,209 in pistacchieti, 108,719 in terreni im-
produttif i, 5,278 in suoli di case: il maggior com-
mercio di esporlazione consiste in frumento. Ne
ascenderà la popolazione nel 1798 a 16455 anime^
a 17384 nel 1831, a 17789 nel fine del 1852. Ten-
ne da pochi anni costruita la strada rotabile, che
per un braccio porta a Girgenti, per altro a Li-
cata, il quale ultimo venne da circa due anni
cgmpito.
CA
Nasce sopra il villaggio Siculiana discosto
un miglio e mezzo dalla spiaggia marittì-
ma, ed accresciuto dalle acque del mede*
Simo territorio, scaricasi oeirAOHcano.
«sannita (1).
CannlBBaro«Lat. Canizaruè. Sic. Can-
nizzaru (V. M.) Fonte nel territorio di Pi-
lermo, dai Saraceni Aj/nnizzar^ Kemonius
nei diplomi di Guglielmo U del 1166. Ha
la sorgente presso il Parco ^ e scorrendo
per la valle detta della Fico agita macine
da frumento, diCTonde perciò subitamente
acque abbondanti dal profondissimo aogu-
sto fonte. Dopo irrigato un tempo il paler-
mitano territorio, venuto alla ciltà, dirideu
r antica e la novella, Paleopoli e nes-
poli dove oggidì il quartiere deiriiòer*
garia, che perciò dicevasi Kemonia allempo
dei Normanni, cioè torrente. Fa menzioBe
delle di lui ripe il Malaterra nel lib. 2,
che piantate ad alberi da entrambe le parti
(1) Chiamansi con questo noma ona eostrada»
ed una collina nei dintorni di Palermo « distaiti
circa un miglio Terso Oriente dal villaggio di Po^
Iella di mare. Sino a pochi anni addietro gli avaut
di antiche fabbriche, i frammenti di Tasi itiilì.
le monete greche e puniche, che aTrieo
incontrare in quel sito, non aTean fatto
nemmeno il sospetto che aTesM potuto
un' antica città. Quando ami, oltre i molti
cri sparsi per la campagna, foron coli seevflti
nel 1695 e nel 17S5 due sarcofagi di m»nm, é
una forma e di una tcoltura assai carattarìstisbi^
I nostri archeologi lungi di apporti al Tem,pm-
sarono che avesse potuto esser quello il loogapff*
scelto per sepoltura di illustri cittadini di féth
mo , 0 della vicina Solnnto. Pobblioatasi fraHaill
nel Journal Asiatique, n. 49 annéé 48iS, la nh
sione di un frammento del viaggio dei Marni
Spagnuolo Ebn-DjobaYr« il quale visitò la
sotto il regno di Guglielmo II, le partioalaiilà
tate da questo viaggiatore rendono oramai il
bitato che attorno la collina della Cannit
sullo scorcio del secolo xii un Castrilo araW, ^
cut fondazione era antichissima, ed anttrìact sit
conquista dell* isola fatta dai Musalmani. Il nsM
del castello arabo era Casr^Sàdf ma ignoto è
della città, di cui aveva preso il luogo.
235
CA
Lano agli occhi un amenissimo spet-
scaricasi ora nell* Orelo. Ha di trop-
resciuto in tempi piovosi ne tende
^Qte alla città , batte le mura sot-
alazco reale, ed incanalandosi per
io costruito da pochi anni, dinanzi
sdesime mura australi, sotto il forte
Ito dei Greci, \iene a mescolarsi
re. Dioesi in altro nome fiume di
»po, poiché accresciuto dal rove-
ìììe piogge, sino a Palermo se ne
mimmom Lat. Ctmnizus. Sic. Cannìz-
IV.) Lago abbondante in pesca^ a tre
dalla terra di Chiaramente verso
[ite.
tara (V. R.) Fiume detto dagli an-
labo tra le penisole di Agosta e
Vedi Alabo.
lara (Y. D.) Fiume Alcantara e di
ìrianOj cosi appellato perchè tragit-
r un ponte di pietra, poiché Ponte
i Saraceni dicesi Cantara. Vedi
a.
UMreUo, lat. CantarélluA. Sic. Can-
1 (V. D.) Borgo appartenentesi ad
Filippo, con Chiesa soggetta alla
duale del medesimo S. Filippo.
Mi* Lat. Capadum. Sic. Capaci
Piccola terra nella giurisdizione di
», da cui dista 12 m. circa verso
le, un m. e 'A dalla spiaggia ma*
sotto un colle rimpetto risola delle
; non eccede per oHgine la metà
olo x?i. Ornata dal 1624 degli onori
tea oggi è soggetta a Girolamo Pilo.
uido Arezio essere stata verso que-
ie Hozia, di cui fon menzione Po-
Tucidide, scrive non lungi esserne
nii, nel podere cui é nome Capece.
. il centro del villaggio la magnifica
^1 Barone, intorno alla quale sorge
IJore tempio parrocchiale dedicato a
(mo, ed altre due Chiese minori si
IO, sotto r Arciprete, e riconoscono i
CA
driltì del Vescovo di Mazzara. Erano 321 gli
abitanti nel 1S93, ma nel tempo del Pirri
615 anime abitavano in 141 case, nume-
ravansi 221 case nel 1713, ed 882 abitan-
ti, ed ultimamente 1057. Possedeva il feudo
del medesimo nome con Falconara nel 1308
Fior de Chissari: nei primordii del se-
guente secolo Giliberto di Bologna vien
detto Signore di Capaci , e gli succedette
Francesco, cui tftrotamo. Leggiamo di Fran-
cesco, seguite le parti del Re, essersi con
altri opposto agli sforzi di Giovanni Luca
Squarcialupo, ed averlo finalmente ucciso.
Fu parimenti Signore di Cefalà, fondatore
della terra di Harineo, Questore di Sj-
cilia, ed ebbesi a moglie Antonella. (?<-
rolamo mori prima del padre sul verde
degli anni, succedette perciò a Francesco,
Giliberto Conte in prima di Marineo, poi
Marchese, da cui Vincenzo Pretore di Pa-
lermo, dei 12 Pari del Regno, Strategoto
di Messina , dei di cui figli generati con
Emilia Aragona, Francesco e Giulia^ prese
in moglie il primo Ippolita Larcan con cui
generò Beatrice , maritata a Giovanni Bo-
logna^ e morto senza prole neiranno xxn
di vita sua; Giulia sorella di Francesco,
dalla di lui morte indi 1* ottenne, presa in
moglie da Vincenzo PHo e CakellOj e per
privilegio di Filippo IV, ne ottenne il ma-
rito il titolo di Conte di Capaci; nacque
da questo Lorenzo marito a Luigia Orioles
privo di prole, perloché il di lui germano
Girolamo, conseguite le signorie nel 1633,
ne fu ben 55 anni in possedimento , di
sterile letto però con Anna Valle e Poma:
succedettegli il giovane Girolamo figliuolo
di Vincenzo, nato da Francesco fratello
del vecchio Girolamo , Principe parimenti
di Roccapalumba , Vicario del Viceré per
risola, e Pretore in patria rifulse, ebbesi
il figlio Ignazio da Orsola Migliaccio , da
cui e Giovanna Francesca Dente , nacque
Girolamo oggi in vita. Ne diremo nuova-
mente lorchè di Marineo. Levasi nella spiag*
236
CA
già di Capaci una torre di guardia (1).
Caparrloa (V. D.) Colle che si leva
tra le mura di llessina da Occidente, rim-
pelto la rocca di Hatagrifone, celebre per
l'apparizione di noslra Donna, che vi volle
in suo nome fabbricata una Cbiesa, donde
dicesi di S. Maria dell* Alto , cui fu con-
giunto dal i389 un cenobio di Monache
sotto regola di S. Bernardo, ed alla Re-
gina Costanza attribuiscesi la fabbricazione
della Cbiesa. Dicono essere stata miraco-
losamente ivi trasportata la tavola del
Tolto della Vergine di color suboscuro.
Vedi il lib. 3 , cap. k dell* Iconologia di
Placido Samperi, che narra la storia sin
dalla fondazione.
capeiOMioa. Lat. Capiloniana. Sic. Ca-
pizzana (V. N.) Luogo mentovato nell* Iti-
nerario di Antonino e nelle Tavole; Iliner.:
da Catania a Girgenti cogli alberghi ora
MtabiHii 91 m.y così: da Catania a Capito-
niana 24, ai Fitoso/lani 21, ai CaUonitani
21 ec. le tatole : da Catania a Capito-
nia 24, ai FUosofiani di Gela 21 ec. A
che il Cluverio: Se correrai 24 di retta via
da Catania veno Girgenti giungerai in un
(1) E oggidì an connine in provincia e distretto
di Palermo , diocesi dì Morreale , circondario di
Carini « da coi dista 5 m., e 12 da Palermo. La
tua aria é salubre^ e comprendesi il suo angusto
territorio in salme 467,304, e dividendo a cultu-
re, 1,170 in giardini, 0,560 in orti semplici, 0,444
in canneti, 18,7S1 in semìnatorii alberati, 138,
017 in semìnatorii semplici, 44,668 in pascoli,
92,118 in ofìyeti, i,865 in fìgneti alberati, 10,558
in vigneti semplici, 67,843 in sommaccheti, 53,968
in ficheti d'India. 38,780 in ficheti d* India ed
altro, 37,487 in frassineti, 39,900 in terreni im-
produttivi , 0,135 in suoli di case. Alle falde dei
monti sono foreste di manna che in lungo ordi-
ne verdeggiano, e di che mollo si servono gli
ftranieri : apronsi anche delle cave di eccellente
marmo. Nelle caverne poco lungi discoste rin-
vengonsi ossa foasili d* enormi cetacei , che sba-
gliaronsi dal buono Fazello per ossa di gigantL
Contava nel 1798 una popolazione di 8415, di
3111 nel 1S31, e finalmente di 4845 nel fine del
1851
CA
luogo non lungi della deitra ripa del fiu-
me di Erice, ora cognominato di S. Àio-
Io, quaH a mezzo corso, tra Lentini e le
antiche veitigia di Sergenzio, che dieonti
oggi volgarmente la Cittadella^ dm' è Ce'
pitoniana. In qualunque silo stabiliscasi
Sergenzio, falsamente direbbesi eolloetlt Co-
pitoniana tra Lentini e Sergendo ; male
Cittadella alla destra del flome Erico, poi-
ché è un altro Erico, dal fiume delle Cuiie,
che scorre sotto Aidone. Roteremo doo es*
ser lievi dappertutto le mende di Claverie
verso i luoghi intemi della Sicilia che noa
osservò. Del resto la via retta è discosta M
miglia da Cittadella e più di on m. da Ca-
tania. È intanto nel territorio di Gamopielro,
sotto i colli di Jtidtca alla destra del Grisa
oggi Dittaino, il luogo Capezxana^ dove em
altri insegnano Pacio ed Aprile, essere stala
Capitoniana. Consuona altronde il noae,
ed accordasi del tutto la distaua di 21 ■«
Non costa se sia stata CapiloniaDa un sieit
albergo a ricoverare i viaggiatori o colti-
vato villaggetto.
capimmi. Lat. Capitium. Sic Capini
(V. D.) Città appartenentesi a Gabrtdk
Lancelotto Castello Principe di Torrentf*
za, insigne oggi pel titolo di Aurea ctÉ
e gli onori di Marchesato, un tempo é
Contea. Occupa il giogo di elevata calli
verso Libeccio. È nel supremo vertice M
antichissima rocca, ma ruinosa, DObiBMi
una volta dalla dimora di Pietro II di in-
gena ; e mostra il regio stemma eoi vei-
sillo in giorni stabiliti deiranno.
Vedremo pih in basso se sia stala C^
tina. Il tempio maggiore non lungi iali
rocca conosce a tutelare S. Niccolò T«*
scovo di Mira, cui onorano patrono gii ali-
tanti una con S. Giacomo Aposl., di coi aa*
che la Chiesa parrocchiale è soggetta a pi**
prie Rettore; presiede inoltre rArdpiii
ad altri sei Chiese minori , snlhragaBea a
quella di S. Niccolò, ed è segnalo Pupari
del Collegio Canonico da poco istiluiia^ 1
j
I
m
r.
9
3
P
i
237
CA
lori 0 sservanti, sodo il nome di S.
Gesù, aliiiano un Convenlo alFestre-
I paese, che dicesi un tempo abi-
Conventnali* Sorgo poi un decen-
monastero dell* ordine di S. Bene-
itto il titolo di Maria Annunziata, e
ale abbastanza ampio, per gli infer-
pellegrini, è attaccato alla Chiesa
ntonio Abate. Ammirasi al di fuori
I di S. Maria del Piano, e T altra
enedetto, nelle quali vivevano i Mo-
lto gli istituti del medesimo S. Pa-
amministrate oggi da Giovimni C€h
rateilo del Barone, e ne decora la
li vani privilegii. Imperocché il Ret-
qaella siede il xxxyi posto nei Co-
si Regno, e può servirsi delle me-
insegne che gli Abati di S. Giovan-
I Eremiti in Palermo.
li sacre e civili case ornata Capiz-
»mpa di bellissima prospettiva; e ne
179 le case nel 1593, ai tempi del
, 4503 gli abitanti; nel 16S2 le case
3435 gli abit. Nel 1713 contaronsi
e, 2622 abitanti, che ultimamente
mo a 3180. Il magistrato scelto da
mpo dal Protonotaro del Regno, co^
!iltà Demaniale, oggi ad arbitrio del
le, costa di '4 Decurioni, un Sindaco,
Prefetto nei delitti. L* Arcivescovo di
intanto deputa i suoi amministratori
itodia del Clero. È piantato il ter-
ad oliveti, vigneti e mori, e tai-
ra bello di albereti carichi di ogni
di frutti^ da credersi non a torto
elio appartenersi ai monti Eroi; ab-
Inalmente in pascoli, ed arricchisce
^rizia. Mostra per insegna da tempi
>rabili una testa di uomo colle spal-
1 figura appellano Prosoma. Com-
i nella comarca di Nicosia, e la pre-
militare di S. Filadelfio, sommini-
on cavaliere e 45 fanti. Fu a lungo
Je, ed a non soggiacere ai Signori
te ricomprossi dalla clientela.
CA
Confessiamo iporare se sotto i Norman-
ni che tolsero Capizzi dai Saraceni , sia
stata soggetta a particolar Signore. Sotto gli
Svevi però troviamo aver tenuto la Contea
di Capizzi Corrado Principe di Antiochia,
figliuolo di Federico di Antiochia (fu que-
sti generato con Margherita dall' Imperator
Federico Re di Sicilia); fu detto perciò di
Capizzi^ e falsamente confondesi dai nostri
storici, come avvertii nelle mie note al Fa-
zello, con Corrado Capece nobile cavaliere
napolitano, e valorosa lancia; nominato il
medesimo nel 1265 Signore di Alba, Celano
e degli Abbruzzi, amministrò la Sicilia pei
Re Manfredi e Corradino, e menata in mo-
glie Beatrice figliuola di Galvano Lancia ,
generò Federico, Bartolomeo, e Francesco,
i quali due ultimi furono Arcivescovi di Pa-
lermo. Da Federico nacque un figlio del
medesimo nome, che nel 1305 succedette
nella Contea di Capizzi, ed inoltre fu Cancel-
liere di Sicilia, Signore di Mistretla, Castel-
lammare ed altre terre. La di lui nobilis-
sima moglie Margherita di Consolo o Escolo
gli partorì Pietro e Giovanna la quale prese
in marito Francesco Gesualdo; Pietro nel
censo di Federico II dicesi Conte di Ca-
pizzi, Ribellatisi poi dal medesimo Fede-
rico, a favore degli Angioini, gli Antiochia
di Capizzi, rimase il paese sotto il Re: Pie-
tro II concesselo a Blasco di Alagona:
fu Conte di Capizzi sotto Federico III Fran-
cesco Polizzi Conte di Cerami e di Capiz-
zi, ma unitosi ai Chiaramontani e privato
dei beni, e Capizzi e Cerami per libera-
lità del medesimo Re cedettero nel 1361
a Bernardo di Spadafora. Sotto lo scettro
del Re Martino Sancio Rois de Lìhori ot«
tenne finalmente la terra con Gagliano, Mi*
stretta, e Regitano, dei quali dicesi Signore
nel censo del 1408. Aveva dato al certo
Capizzi Martino ad Vgone di Ballo, dal
di cui possedimento, sborsata una somma,
dicesi essersi redenti i cittadini, e tra le
Regie città aver quella il Re segnata; ma
238
CA
cambiato di parere , a?eala conceduta al
Lihori nel principio del secolo xv, donde
se l'aveva il figlio di lui sotto il Re Alfonso,
che decretò, che come prima Capizzi e Hi-
stretta non più a Baroni si affidassero, poi-
ché gli abitanti di entrambe le città diedero
al Lihori la somma congruente in oro. Ri-
mase, sino al 1682 nel Demanio^ ma sbor-
sato il prezzo nel Regio Erario, prese Ca-
pizzi Lancellotto Castelli ^ e donato del
titolo di Marchese, ritenne il dritto di se-
dere il xxxii posto nel Parlamento. Regi-
streremo altrove, parlando di Gagliano, i suc-
cessori di LancelloHo.
Fa menzione Tullio lib. 2, della città
Capiiina tra quelle vessate dalla sete dei
Decumani sotto Verro. Non mai tuttavia ab-
biamo incontrato da quale gente sia stata
in prima fondata, o quali fortune abbia in
tanti secoli passate. Convengono gli scrit-
tori esserle succeduta Capizzi ed averne
conservato il nome, poiché Tolomeo porta
Copytiufìiy che aiTermano nulla difTerire
dalla Capitina di Cicerone. Asseriscono del
resto alcuni appellata così Capizzi dalla
forma del colle in cui siede, poiché il vertice
rappresenta una testa. IVe é la lat. di 31^,
45 , la long, di 38% 5' (1).
(1) Oggidì è on capo-circondario di 3* classe
in provincia di Messina, diocesi di Patti, distretto
di BlistrotU, da cai dista IS m., 75 da Messina,
103 da Palermo. A qael che riferisce T autore, ri-
gaardo a topografia, si è accresciuto un collegio
di Maria giovevolissimo alla edocaxione delle ra-
gazze , come anche varie congreghe , oratorii e
confraternite destinate al culto di nostra fede:
tredici ne sono le Chiese esistenti. Molto influi-
scono però alia istruzione le pubbliche scuole
di amanita, di rettorica, e filosofia, oltre la pri-
maria e secondaria per la istruzione della gio-
ventù. Succeduta V elevazione a capo-luogo di
circondario vi si organizzò una casa Comunale, e
▼i si istituì un monte agrario nel 1796 , da cui
si presta frumento ; dirigesi da due Deputati , «
dal Sindaco, eletti dal Decurionato con 1* approva-
zione dell' Intendente per ogni due anni. Nel 1849
intanto fa disposto, che metà del capitale rimasto
CA
CapoMaiieo. Lat CapiU album. Sic.
Capubrancu (V. M.) o promoolorio tra Si*
culiana e le foci del fiume Pbtani, eon
una torre d' ispezione. È del medesimo no-
me e volgarmente Puntoòtaneo, il pronoin
torio tra le foci del fiume Ipsa o di Siro
e Monte Chiaro. Sta rìmpelto uno scoglio
nel mare, ad un mezzo miglio dalla spiig-
gia^ e dicesi Pietra Padelta, di 200 passi
di circuito.
dair antico peealio servisM alla fondaiioM iti
monte agrario, che presta con 1« nonM gemnli;
1* altra metà fa impiegaU alla iatiUnìoM di n
monte di pegnorazione , approTato con tiifiaai
regia, e con accurato ordioe diretto. Merita aockt
attenzione un teatrino di particolar patroBaan,
un decente albergo per forestieri, e yarìa chi
palazzate giusta la moderna elegaoma.
11 clima vi è dolce, e grandemeiita lilaiMt»
Taria sempre fresca^ pura e secca dà aribppeil
ingegno agli abitanti , che godono «sa lasfi
vecchiaia; se ne contavano 3484 nel 1791, psi
853S nel 1831^ e finalmente 4iai alla fioe del ISSI
Il territorio è feracissimo di tatto ehe è aeeMt*
rio ai bisogni della vita ; estendeai in sai 8MY»
605, cioè 17,614 io giardini, 668,777 in wmiai
torii semplici, 1165,603 in pascoli, 114,781 il
vigneti semplici, 1,453 in ficheti d* India, tjm
in casUgneti, 368,250 in boscate, 707,143 ia tsr-
reni improduttivi ; squisitissimi sono i frutti di
produce, e ne vennero in motto le driegie: i fct*
sebi abbondano eziandio in caccia. Vi vagellai
molte piante medicinali ricercate dai botaaìdcli
anche vi sono masse di asfalto , molte varietà é
marmi, mucchi di pietre calcinate annerite,cbeda
sospetto d* indole vulcanica e di antiche Isichl
rivoluzioni. Le acque potabili sono dolci, làM
pide, e salubri; una sorgente di aoqaa loltoi <
vi è nella contrada Acquasanta , sperimaalala
salutare pei morbi della cuta« e che perciò di i
nome a quella contrada.
Il suolo di Capizzi di anche oeeopazioai tfi
archeologi, perciocché ne occorrono dì
tutto monete in oro, argento, rame. Greche,
ne. Bizantine, e vi si osservano sepolcri^
vasi, vestigia di remotiuima abitazione ec,
preziosissimo è quel mss. del Larcan. Dt If\
antiquorum populorum, et urì^ium insuìoi
in territorio et civitate Capita imvenHs...
ptii anno 4808: nel quale lavoro si v
che provare di Capizzi aicone monete.
239
CA
Lat. Caputarsuè, Sic. Ca-
(V. M.) Ponle che eongiunge le ri-
irimera meridionale o del fiume
sotto i colli su cui siede Caltanisset-
Tormato da un arco, appoggiasi da
ibi i lati ad altissime rupi, ed apre-
la lieye salita a yolte^ dove sono del-
s pel viandanti. Attesta una iscrizio-
ere stato costruito sotto T Imperatore
f , Viceré Giovanni Vega, a pubbli-
ese, nel 1553, col Regio stemma, due
ette^ ed il motto Pluè uUra^ È 1* al*
lell'arco di 80 palmi, di 93 la lar-
, He montò la spesa a 2000 onze.
o A* Arso. Lat. Capvtarmm. Sic
"sa (Y. N.) È un territorio^ a manci-
fiume Salso meridionale, di cui era
e nel 1320 Guglielmo di Palermo
trogiovanni; poi nel 1408, sotto Mar-
ìugUelmo di Lelo, da Castrogiovanni
{li : si appartiene oggigiorno a Cu-
Creécimanno da Piazza. Prende
»lo il nome il celebre ponte ad
X», i di cui lati appoggiansi da
be le parti a rupi altissime, hi
nenti una solfara, dalla quale non
» un fonte di acqua un tempo salutare,
poco, perchè o infetta da materie ve-
\, 0 perchè vicina alla solfatara, dive-
lortifera a quei che ne bevono: è
perciò la grotta donde scaturisce, ad
de. Dicemmo poco fa del pon«
I è qoflsU la iscrìiione: Carolo Y Impera^'
mmtui de Tega Prorex, ad itinerantium
altm, Aehatem fluvium, ponte publiea tfm-
fMfmelo, de€oraì>it Futi aedifieatus a diio-
riUfif venetii anno mdlvi prò mercede
n biendUetexpemie totius Trinaeriae Re-
tai aUiiudo palmorum 80, latitttdo vero
, Jfonti oomprende come qael fiame« cbia-
•pre r Imara merìdionale, dica»! Acate in
ipide. fi in coilroiione la strada rotabile
liaaetu a qaetto ponte, la qoale doyrà pro-
per Tarìi pnnti che saranno determinati
lorerno.
CA
CapogrosM. Lat. Caput grossum. Sic.
Capu grossu (V. D.) Drepanum da Plinio,
che sotto il villaggio Itala, insieme con
Leucopetra promontorio d'Italia, termina
da Mezzogiorno il Siculo stretto. Credesi
da Maurolico V Argennum di Tolomeo, ma
falsamente, come, di sopra si disse. Altri
confondono il Drepano coli* Argenno, ed af-
fermano essere il capo di S. Alessio. In tempo
d'inverno vien battuto dalle onde del mare,
che lascia libero nell'està il lido sottoposto,
talché può tragittarsi a piede asciutto.
Capo &• oriaudo. Lat. Caput Orlandi.
Sic. Capu d'Orrannu (V. D.) Ripido colle
verso Settentrione, sovrastante al mare, con
celebre rocca a cavaliere del sommo ver-
tice, a 5 m. dalla città di Naso, compreso
nella di lei giurisdizione. Ne sta sotto ad
Oriente un piccolo asilo di navi ed una
osteria. La Chiesa nella rocca conserva una
piccola imagine in marmo della B. Ver-
gine, nota per predigli, con gran fiducia in*
vocata in ajuto dai marinai nelle tempeste,
in di cui onore ai 22 di ottobre celebrasi
dai popoli d'intorno una graziosa solennità,
con fiere per tutte quelle parti frequentis-
sime. Nella medesima rocca è un domicilio
del Conte di Naso , e dei cannoni ad im-
pedire le scorrerie dei pirati. Dicesi im-
posto alla rocca ed al promontorio il nome
di Orlando da uno dei commilitoni di
Carlo Magno, e coi primi ce lo afferma
Goffredo di Viterbo nella Cronaca; poiché
si è fama esser Carlo venuto una volta in
Sicilia, quivi fabbricata una rocca, ovvero
a questa delle altre in prima costruite
posto il nome di Orlando suo commilito-
ne, bravo nelle armi. Dissi già di Agatirno
situato un tempo nel piano vertice dell'al-
tro colle ad Austro. Dirò parlando di Naso
dei Signori cui è slata commessa la rocóa.
È oggigiorno posseduta da Giovanni San-
dovùl.
Capo PaMaro» Lat. Caput Passarum,
Sic. Capu Passaru (V. N.) V. Pachino
240
CA
€Apo«ec€o, Lat. Caput Siccum. Sic.
Capu Siccu (V. D.) Alla orientale spiaggia,
appresso il lido di Hascali e la torre di
Archirafl. Dicesi secco dalle moli etnee cui
è unito. Non lungi è la mentOYata rada di
S. Tecla.
Cappelliere (Bosco del)* Lat. Capii*
leriè Nemw. Sic. Yoscu di lu Cappidderi
(V. M.) Si appartiene al Vescovo di Mor-
reale, notato a num. 43 nei diplomi di
questa Chiesa^ appresso l'antico Parco, trai
territorii di Corleone^ Piana e Harineo, ed
occupa le radici della montagna Busamma-
ra. Stendesi ampiamente in gineprai, sehe,
cavernosi dossi . occupato da querce , elei
ed altri alberi; abbonda dapertutto in porci,
damme, cervia conigli, ed in fiere.
Capri. Lat. Caprié. Sic. Capri (V. D.)
Piccola terra, municipio di S. Marco, da
cui molto non dista; poicbè sorge nel lato
del colle a Libeccio, che oggi è accanto
S. Marco. La Chiesa principale porta il
nome di S. Maria Assunta, e va sotto il pa-
trocinio del Martire S. Costantino; le pre-
siede un Sacerdote, alla di cui cura com-
mettonsi altre sei Chiese minori; ma ne ap-
partengono i dritti parrocchiali air Arci-
prete di Calati, sotto il Vescovo di Messi-
na. Comprendeva nel secolo xvi, sotto Tlm-
peratore Carlo, 128 case 478 abitanti, 190
case 723 abitanti nel 1652, ma se ne di-
minuì il numero nel 1713 a 113 case 3S1
abitanti, che 541 ultimamente.
Hannosi i Baroni di Capri il l posto nel
general Parlamento, dei quali ecco la serie.
Rei 1320 appartenevansi i villaggetti di Ca-
pri e di Mirto a Vitale de AloyHo : sotto
il Re Ludovico ed il fratello di luì, otte-
neva la famiglia Araganay Capri con S.
Marco, Mirto, e Frazzanò. Ribellatisi da
Martino gli Aragona, leggesi conceduto S.
Marco ad Abone Filingeri; Capri e gli altri
municipi! a LancelMlo de Larean; giun-
sero poscia ai Filingieri, ma Capri cedette
nel secolo seguente, in luogo dì pegno, a
CA
varil Signori, ai Bahamo doè, al Brand'
fùrliy ai Cordona^ ai quali appartenevasi al-
tresì nel 1620. Ma essendosi riservato i Fi-
lingeri il dritto di ricompra, nella metà del
secolo scorso si richiamarono Capri. Ve-
dine dove di S. Marco (1).
Capato. Lat. Capulw. Sic. Caputa (T Jl.)
Monte nel territorio di Palermo, cui sovra*
sta verso Libeccio, e stendesi per ampia
radici , e dove verso gli estremi australi
fianchi adeguasi, un pò* dedive , sostieM
la città di Morreale decorala di Afdve*
scovo; era però nobilitato un tempo di CMO
suburbane di Re di Sicilia, die quivi spai*
savansi nel cacciare. Verso Maestro è anila
a dossi di altri colli , e signoreggia cai-
valli vestite di erba ed amenissfane in arba-
scoili^ e si ha 1* insigne Convealo di S. Mar-
tino detto delle Scale. Verso fl verliee
•
orientale stendesi un'ampia pianura, riea
in frutteti, vigne ed ulivi; siede alle radW
il cenobio di S. Maria della Roeea. H sa*
premo poggio verso Occidente eorrispoa*
alla celebre via della città Metropoli, deli
del Cassare, e mostrava una roeea tùké^
cata ai tempi dei Normanni , ehe coastf*
vando oggi intere le mura, alcuni areU l
le scale, presenta antichità colla magnikei*
za^ e dicesi Castellacelo, di cui in apprenà
Dove siede Morreale ricrea la dtlà A •*
piose vene di acqua , ed irriga gU «fi •
i frutteti persino alle infime valli. Qii*
poi tanti frutti di loro ubertà sommiaislrM
da prendere il primato tra* terrilorii èàr
risola. Dirò altrove in copia di Morreilei
(t) È attaalmente «n oomane in prat inii jl
MeMina , distretto e diocesi di Patti»
di Naso, distante 75 n. dal capo-lsof»
TÌocia« ae dal capo distretto « a dal eaf» ci
dario, e 103 dalla capitale Patenao. É
una valle riciota da montagne , di
GonUva nel i79S soli ftOS abitanti, SIS mIIA
e finalmente 635 nello scorcio del lasli Si
prende il territorio in saL 293,377 » e
in cnUare,0«70a in canneti, 11,440 ••
559 in leminatoril alberati, tts^toe in
241
CA
Mi* (ilaaie ael). Lat. Carbanis
Sic. Xidml di la Carfoni (V. D.)
eolH soTrastantì a Cefalù, appréssro
scaricasi immaoUnente nel mar
6 dicasi dal Fazello di nuovo
(Y. B.) ViUaggetto o Casale
ma che ancora era In piedi ai tempi
Ilo: appreèso BroiUty scrìfe nel
aip. S, verso OcetderUej a S miglia^
^gio Carbone. ApparteneTasi nel
Bartolomeo di Gioeni, poiché si
dera nella Signoria di Paterno- Vi
la santissima vita , verso il secolo
. Pagano monaco nel Convento di
lo dell* Arena, di cui nella Chiesa
I spoglie conservansi.
wtte (Cala di). Lat. Carbonis sta-
. Cala di hi carvuni (V. D.) Nella
di Nascali, appresso Nasse, al lato
e dell* Isola.
Miccia* Lat. Carcharachium(\.ìi')
araeo.
»ieKLat.rarcac{ét.Sic.Carcaci (V.D)
terra, oggidì sotto titolo di Ducato^ ap-
Itesi a Ymeenzo Paterno Castello^
destra ripa del Simeto, sotto Cenlor-
rende il nomenn ponte di pietra per
dello stesso, donde non lungi Borni
[ea medesima precipitano dalla rupe
Imposto fiume con giocondissimo e
» spettacolo. Merita anche atten^
rima die questo stesso ponte oecor-
Ud, 46.9Ì5 in pascoli. 13,176 ia oliteti,
I tigaeli ieapliei, t,fS3 i ft eaitagoeti, 14,
iteato; è moiittioso • poeo fertile, me la
i felii rendelo abbondante io seta , per-
ioiio in qualche modo ricchi gli abitanti.
liandio nn monte agrario, convertito nel
r antico peculio framentario eh* erasi fon-
isas, a presta cen le oerme generali, e
l'etlensioae dei terreni che yoglionsi
; dipende énW InUodente, e lo ammini-
Sindaoo, e doe Depotali, i quali ultimi
li dal Decnrionato coli* approvazione del-
ite; e la loro carica è biennale.
GA
ra, un vestigio di antica abitazione, volgar-
mente detto Civita. Ebbesi il villaggio nel
corso di questo secolo degli accrescimenti,
per opera del medesimo Vincenzo, e ta
Chiesa parrocchiale riconosce a tutelare S.
Niccolò Vescovo. È situato in un piano, e
stendonsi le vie ad angoli retti. Vi si nu-
merano circa 100 case e 345 abitanti. Fera-
cissimo è il territorio, e copiosamente ir-
rigato. Comprendevasi nella Signoria di
Randazzo nel 1408, sotto la clientela di
Bartolomeo Spadafora, come da un diplo-
ma di Martino altrove accennato. L'ebbe
lungo tempo negli scorsi secoli la famiglia
Romeo di Randazzo , sotto i di cui auspi-
ci! assegnano V origine dei villaggio. Re ha
oggimai il Barone un posto nel Parlamento.
Va soggetto ali* Arcivescovo di Messina, che
delega ad un Sacerdote la cura delle ani-
me (1).
Cardlaale. Lat. CardinaUé. Sic Cardi-
• nati (V. N.j Casale nella regione di Noto,
dato da Adelasia nipote del Conte Ruggiero
al Vescovo di Cefalù, colla Chiesa di S. Lu-
cia presso Siracusa, che dal Re Ruggiero era
stata fondata, nella quale leggiamo nel 1216
fabbricato un Battisterio. Reca il Pirri i
diplomi della Contessa, nelle Nota sulla Chie-
sa di Cef., nei qoali si ha parimenti men-
zione dei conceduti casali di Ciropico, Agu-
glia, e lattila, nel medesimo territorio di
(1) Oggigiorno è vn eomnne nella provincia di Ca-
tania , diocesi e distretto di Nicosia da cui dista
SO m., circondario di Gentorbi, da cni dista 7 m,,
99 da Catania, t45 éii Palermo. L'aria 4 malefica
perlocbò la gente non può prosperarsi , infatti
yi si conUrano nei 179S soli S5t abitanti, dimi-
nuiti sino al ISSI a t3i, ed a 90 nel fine del tS52,
onde d imminente nn dissohimento. Il territorio è di
9àl tS99,96S, cioè 1^939 in orti alberati , 90,093
in eotoneti, 195 in semtnatorii irrigai, 659 in se-
miaatorii semplici, 63i,696 ia pascoli, 7 in olireti
3,266 in alberi misti, 4,716 in suoli di case, dal
che si vede essere nella maggior parie crollate.
Esporta principalmente grano e sugo dì regoliiia
che serve per le tinture ed anco per farmaco.
31
242
CA
Siracusa. Girolamo Bologna Yescofo Sira-
cusano folle annessa questa Chiesa nel 1S42
al Tesoriere della sua Cattedrale; ultima-
mente però il Vescovo di Cefalb proccurò
richiamarla a se insieme coi fondi e le con-
nesse terre, donde è sorta una lite di cui
ancora si attende decisione.
cardiuaie. Lat. CardinaKè. Sic. Cardi-
nali (V. D.) Fiume nella Signoria di Nolo,
che presso il villaggio di Bagni nel terri-
torio CannicatUno^ in Saraceno AyticaitìnOj
tutto mirabilmente assorbito svanisce, ed
ìndi sgorga alla fonte di Pisma o Ciane,
come di sopra notai. Prende il nomo dal-
r amplissimo fondo Cardinale^ dove rico-
nosce sorgente, che sin dal tempo del Re
Martino appartenevasi agli Arezio. Nota
Fazello le acque per alcuni acquidocci a 12
m. scavati nella rupe derivate nei territo-
rii di Siracusa, e rimaner dìppib vestigia
parimenti di ponte. Dicesi Anco dair Are-
zio, di cui ecco le parole : Il fiume Anco
non lungi dnlla città di Koto, inaffia un
fondo di mio padre e della famiglia Arezio,
e gli è nome Cardinale. Ed immantinente
dove ne è venula al fine, si assor bisce in
una profonda valle, e del tulio scompa-
risce per lo spazio di 11 m., e riappa-
filo nel territorio di Siracusa, vicino lo
Anapo, emerge di nuovo non lungi dallo
stesso fonte Ciane da lago di immensa
profondità.
Cariddl. Lat. Charybdis. Sic Cariddi
(V. D.) E il mar procelloso sotto una tor-
re di ispezione, o faro, volgarmente Lan-
terna, di cui diremo in copia parlando del-
lo stretto di Sicilia o faro di Messina ,
dove narreremo la flaba di Cariddi.
Carini. Lat. Carinis. Sic. Carini (V.M.)
Città, un tempo la celebre Iccara, o se cre-
diamo ad Arezio Cetaria; occupa un colle
amenissimo, piantalo a giardini, ad olive-
ti, a vigneti, non lungi dalla spiaggia aqui-
lonare, a 18 m. dalla Metropoli Palermo,
nel di cui territorio si comprende, appresso
CA
Capaci. Ne è incerta T origlile,
mente il ristauro, poiché sorsa
promontorio dove oggigiorno I
Carini. Prima poi dei Saraceni
no stabilita nel luogo dove ora ^
Chiesa di S. Niccolò con avana
città distante un m. dall* attuale
il nome di Carini, era decorai
dra vescovile, e per teslimonu
Diacono dicesi distrutta dai Sar
volla inlera il Conte Ruggiero, 4
dai barbari stessi restituita; poid
do la parrocchia di Hazzara, b
di Carini, di cui dice il terrilo
nante al palermitano. Una rocca ì
pe oggi è rivolta ad Aquilone,
spaziose sale ad albergare i B
esterne fortificazioni, che il Pii
ad opera di Manfredi di Chiarai
cui mostravasi lo stemma. Ha ne
Carinesi^ e contraddicono, nessun
manere onde quei possa dirsi
della Rocca. Nola il medesimo aul
un tempo la Chiesa principale a
liano, dal 1450, ed essere a qi
ceduta quella del Mari. S. Vito
sopra la porta era notalo Tanno
trasforili i drilli parrocchiali a
elegantissimo di S. Maria delFAs
In promoversi però di questi edi
piti nella metà dello scorso secolo,
i cilladini nella Chiesa di S. YH
nel piìi decente luogo, essersi e<
sacri misteri, e sostengono, in t(
scorsi questa slessa dell* Assunti
stata solamente parrocchiale. Sor
il centro della città, e ne viene ì
sotto titolo di Arciprete^ che ogi
col soggetto Clero ne intende ai (
fieli. Dove non lungi elevasi
s'incontra un'ampia piazza da mer
è accanto il Convento di S. Maria
sarìo dei frati Predicatori, fondato t
a spese di Mariano Vechio uomo
Simo e dotto; circa il qoal tempo ti
243
dirimenti io luogo più basso,
ìncenzo de Grua Talamanca
n?ento dei Carmelilani. Fu
ituali dal 1612 la Chiesa di
albergavano i Riformati del
ito , ma che ora non sono
onio Lamancusa. Erano in
Osservanti nella Chiesa di
alena presso il luogo Belve-
nilà; emigrarono quindi nel
a Chiesa di S. Lorenzo, che
ilevato giogo. Questo diede
mte Rodolfo Bonello al Ve-
iOì r occuparono i frati della
esti abbandonatala, gli Os-
ai Cappuccini nel 1603 Fa-
tta pianura fuori la citlà,
Cesare ed Agata Bosco ,
ippella nobile il Convento.
3ir Ordine di S. Domenico
1 tempo un monastero, non
, sotto titolo di S. Mercu-
latolo per respirare un'aria
a novello ne abitarono nel
somministrando la somma
nzo- L*Ospcdale di S. Spi-
finalmente, chiude la serie
acri. L' elegante palazzo
diGzii di gentiluomini, ac-
uto alla città, che compren-
ricche famiglie, dalle quali
pe r annual Magistrato con
nprende nei confini della
mo, e vien computala nella
re di Morreale, ma soldati
cura di custodire la spiag-
li si appartiene. Si ha un
torio^ da cui si ricavano i
cui perciò fanno gran ri-
ani. Era piantato un tempo
rchè acquoso, e sommini-
tiero in non poca copia; ma
la r aria agli abitanti, poco
da pochi anni in qua co-
I
CA
testa produzione. Vien celebrato nel mede-
simo territorio il fonte Poliseno le di coi
acque sono dotate della facoltà di purga-
re; il pozzo parimenti nel vertice del S.
Hocco si ha delle vene del saper del lat-
te, celebri perchè vi si vedono galleggiare
sostanze oleose. Fu il censo del secolo xvi
di 460 case 3343 abitanti, quel del se-
guente di 1014 case 4134 cittadini; nel 1713
conlaronsi poi 1183 case, 3826 abitanti, che
4376 ultimamente. La lat. è di 38M5*, di
poco più di 37^ la long. Vanta Matteo Or-
lando maestro in S. T. dell'ordine dei Car-
melitani, di cui dopo sostenne le cariche
tutte, segnato per 12 anni Generale, ma
scorsine 8 appena, assunto in Sicilia alla cat-
tedra di Cefulù: fiorì per ingegno, costumi^
prudenza ed altre virtù, per lo che fu ac-
cettissimo ai Papi, ed a Signori secolari.
Adornò, accrebbe il patrio convento, cui isti-
tuì suo erede morendo nel 1693. Fu an-
che illustre Giambattista Pagano, del 3® or-
dine di S. Francesco, prestantissimo nelle
amene lettere e nelle solide scienze; filosofo,
e principalmente ingegnosissimo matema-
tico: entrambi registra il Mongitore nella
sua Biblioteca, Vengono mentovati dagli
Agiografi i Vescovi di Carini, dei quali du-
bitasi se debbansi attribuire alla nostra Si-
cola Carini, od air altra del medesimo no-
me in Calabria. Scrisse S. Gregorio al Ve-
scovo di Reggio, si incorporasse Canni
mancata di pastore , per esser deserto il
luogo. A che proposito ciò se fosse la Carini
di Sicilia? Il medesimo Pontefice impone
poi a Barbaro Vescovo di Carini la visita
della Chiesa di Palermo , vacante per la
morte di Vittore, e presenta la vicinanza
del luogo, talché creder dovremmo, aver
Barbaro alla nostra Carini presieduto. Ve-
desi dunque riposta in contradittorio la
cosa. Resta a parlar dei Baroni.
Tenne Carini sotto i Normanni Rodolfo
Bonella dei Conti della Puglia nobilissimo,
che come vedemmo diede la Chiesa di S«.
244
CA
Lorenzo nel 1114 al Vescovo di Patti. Succes*^
9egli Matteo BoneUo, celebre negli annali di
Sicilia per Tuccisione del Cancelliere Majone
ai tempi di Guglielmo I. Palmeti Abate
Signore di Carini fu di grande aiuto a
Giovanni di Procida e compagni in discac-
ciare i Francesi; e sino a morte, espresse
sua fedeltà ai Re Aragonesi, poiché si mori
nel i 300 per ferite toccale in battaglia na-
vale. Succedettegli Niccola, poiché nel censo
di Federico II teneva in suo potere le roc-
che ed i casali di Cefalà, Asinelio, Carmoraci,
Ciminna, Cabiscudi, Inico, e Tirarini, che
eomprendcsi nella Signoria di Carini; ven-
dette nel 1330 il castello di Cefalà a Gio-
vanni di Chiaramente. Sottentrò dopo lui
il figliuolo Errico y da cui Riccardo^ che
per fellonìa da Martino vien privato dai
beni, la di cui figliuola AUegranza tuttavia,
maritata a Matteo di Moncada, ottenne per
beneficio del Principe la città di Carini.
Ma felloni anche i Moncada, vien donato
nel 1396 Antonio Bosco delle Signorie di
Carini e di Cefalb; né lungo tempo passò
Carini nel 1303 ad Ubertino de Grua Ra-
zionale del Re, la di cui figlia Aleria venne
presa in moglie da Giliberto Talamanca^
che anche consegui la città, con patto però
che dovesse egli coi suoi successori as-
sumere il cognome e le armi di Grua. Ne
nacque Ubertino marito poi a Diana Casta-
gna, donde Giliberto u e Giovanni; da
quello e Margherita Ventimiglia nacque una
sola figliuola, onde, per dritto de* Francesi,
l^te(ro figliuolo di Giovanni ottenne il pos-
sedimento nel 1478 , il di cui erede Gio-
van Vincenzo generò Pietro u con Ilaria
Aiutami Cristo; toccò a questo in consorte
Maria Tocco e Manriques (leggiamo altrove
Eleonora) donna di regio sangue, donde
\incenzo, da cui Cesare marito ad Angela
dei Bosco, che gli partorì Vtncenj:o //, che
per privilegio di Filippo IV del 1622, Prin-
cipe di Carini, quattro volte fiori Pretore
di Palermo, più fiate ascritto trai 12 Pari
CA
del Regno, ed ebberi da Tineeiin de Coati
il figliuolo Ce$are, nonùDato Duca di Vii-
lareale nel 1670; fu anche tre volte Pr^
toro nella Patria, de* 12 Pari del ResM,
e di altre earicbe insignito; prese in pio-
glie in prima Anna Crìsafl, dalla quale A-
besi Vincenzo perduto aul fior degU avi;
venne in seconde noue eoa Laurea leDa-
cera , e perdette in vecchi^a la luce nel
1682. Venne dopo lui sostituito Vinceiito,
nato da Antonino altro figliuolo di Cesare,
che anch*egli lungo tempo visse di vani
onori iUustre, dal Gabinetto di Tillorie
Duca di Savoja, dei 12 Pari del Regiet
due volte Pretore di Palermo, valse di
molto per prudenza ed autorità. Contraili
duplice matrimonio con Giovanna Oaelo,
ed Ippolita Sanfilippo Duchessa di Grotte,
ebbesi dalla seconda Antonio, Principe di
Carini, Duca di Grotte per dritto della ■•*
dre, e pel matrimonio con Maria BeUaeen
Marchese di Ragalmico, e di altre sigaani
decorato: esercitò tre volte in patria la h^
tura con lode non volgare, dei 12 Pari M
Regno, dal Gabinetto del Re, ed laqafllv
del malfatto; occupa il xvii posto trai tnt
cipi, e vive padre a Vincenzo Duca di TI'
lareale unito in matrimonio a Lucrezia Km*
ciforli dei Principi di Butera , dai quali i
prole. Deriva si da questa serie di BaMi
per nulla avere avuto i Chiaramoataai il
clientela Carini, ed esserne stati legillisi
Signori. Lo stemma che dicesi volgaroMiii
alla rocca impresso, affermano i CarìMi
non avere in luogo alcuno veduto. Del rdH
chi negar potrebbe aversela forse usorpiii
i Chiaramontani, mentre ogni cosa a ina
piacimento in Sicilia esercitavano (I).
(1) Oggigiorno Carìui è un Mpo*liiofo éi
dArio, elefalofì nel lSt7, in profincia •
dì Palermo, da cui dista t7 m., eoo Bolla dalTi^
no 1844 smembrato dalla diocesi di ìlanafa^ii
aggregato a qaella di Morreale. Per religìesaii*
sinoaxione dell' Arciprete Sac D. Carlo
legò la maggior parie dei avo petrìaoMe H
i
Uà
245
CA
Pini (Varo di). Lat. CarifiU Wuruè.
(uni di Carini (¥• M.) Sono i ruderi
oUca Iccara, di coi diremo a suo luo-
to D. Giuseppe Pecoraro nel 1783 , per la
ODO di un Collegio sotto titolo di Maria
rata, il di eoi istituto ha per oggetto
laoaa e ristmxione delle ragatze del paese.
lamo Poeoraro fratello del fondatore D, Lai-
anoya GoYoroatore del Principe di Carini,
. SaUadore Caccamo degli Eremiti Agosti-
!orono gli esecatori, e portarono a compi-
quell'opera, che eoli* assegoaxione di onze
sali, fatta dalla comune ed altri assegnati
ha una rendita di onze 361 annuali.
ìli fu fondata una pubblica Biblioteca, per
1 Parroeo Arciprete D. Domenico SchiaYO,
ocale della Madrice Chiesa, aumentata nel
1 Parroco Arciprete D. Calogero Goastella
nel 1837 dal suo successore D. Liborio
Fanne inoltre fondato nel 1824 un Liceo
i a peso della Comune » e ohe si ha dal-
eol metodo di Lancaster, sino alla reltorica.
degli uomini illustri di cui Amico fa
le meritano ricordanza: Matteo Dibella e
Boa socii amendue dell* accademia degli
li Palermo, e dei quali trofansi alcuni
imenti poetici nella raccolta del Rodi, ed
I dei pastori Ereini: Andrea Gallina eSchia-
ite medico che fiori in Palermo circa la
l seeob scorso; lesse con molto plauso nella
dtmia Palermitana un discorso sul carattere
m medicina • dei yeri medici, poi pub-
Laigi Sarmento morto nel 1775 : il yillano
ambino nato nel 1731 e morto nel 1803
li ferie siciliane poesie doTO ammirasi lo
« dì nn genio autore, conserTste nella pub-
Uioteca di Carini: Suoro Rosaria Caterina
» fiori nel monastero di S. Vincenzo, e fu di
■pio per la sua vita religiosa • penitente,
MI lama di santità nel 1716; il mona-
» ieriisa la fila pubblicata in Palermo
«
^ntaya k popolazione nel 1798 a 7000, ac-
ad 8684 nel 1831, ed a 9880 nel fine del
ìonéo ì quadri statistici; per notizie par-
i erede attoalmente di 10495.
MI il territorio in sai. 4489,090, e diyi-
colture, 61,877 in giardini, 3,100 in cau-
sai in seminatorii irrigui, 1090,974 in se-
semplici, 1445,355 in pascoli, 658,830
, 140,515 in vigneti alberati, 164,456 in
UDpUeiy 675,969 in lommacchetj, 53,395
CA
go, al capo dell* Orsa, eh* è ad Occidente
del seno di Carini. Sorge quivi una torre a
eustodìa della spiaggia.
Carientiml. Lai. Carleoniimm. Sic.
Carlintini (V. N.) Cillà sotto regìa potesti,
appartenentesi alla diocesi di Siracusa;
siede sopra un colle che sovrasta da Greco
air antichissima città di Lentini, ed il fon^-
datore Giovanni Vega Viceré di Sicilia nel
1531 imposele un tal nome dall* Imperator
Carlo V. Il colle appellato dalla Meta, a
nessun altro non sottostando, estendesi per
ampia ed adeguata pianura non mancante
di acqua, appena china a Maestro, guarda
tutte le parti del cielo; la città poi mu-
nita di mura dai medesimo Vega a pre-
stare un asilo sicuro ai popoli d* intorno
contro le incursioni dei nemici e dei Turchi,
ò insigne per Y ampiezza, e gode di tanta
salubrità d' aria, che sembra stabilito a prov-
vedere alla sanità dei Leontini, i quaU tut-
tavia anteponendo per la maggior parte le
antiche stanze, negarono abbandonare il
terreno dei loro padri. La prima e più de-
gna Chiesa di Carlentini dedicata alla Ver-
gine senza ombra di colpa concepita, quasi
occupa il mezzo, e levasi tra gli altri edi-
fizli per r altezza della mole, e presentasi
parimenti agli occhi da lontano; minata per
un tremuoto nel 1693, sorse di nuovo in
non volgare magnificenza; riconosconla ma-
dre cinque Chiese minori. I Conventtiali di
in ficheti d'India, 84,986 in frassineti, 47,399 in
carrubbeti, 0,373 in suoli di case. Il maggior com-
mercio di esportazione che vi si faccia, si versa
in vino, olio, sommacco, ed in manna di ottima
qualità. A detta del D.' Riolo sgorga un'acqua
solfurea nel fondo della Carrubella, di una fa-
coltà diuretica e purgante; nel convento poi dei
Francescani havvi un poizo la di cui acqua sapo-
ritissima è sublattea. Sono degni di considerazione
gli antichi sepolcri a 3 m. dal paese nella pianura
della Foresta, incavati in modo singolare ed arti-
fiziosamente nel vivo tufo, dei quali potrà vedersi
la descrizione in un articolo scritto nel giornale
della Lira 1854 a febbraio, anno 8,* n.* 7.
246
GA
S. Francesco ?i ayeYano un tempo an con-
Tento fondato Terso il IS62 , ma l' abban-
donarono e vennero nel medesimo posto
sabrogati i Riformati del medesimo istituto
dal 1620. Dice anche introdotU il Pirri i
Carmelitani verso il xix anno del medesi-
mo secolo, e dopo 20 anni i firati Predica-
tori, do* quali or non sono piii i conventi.
I monaci Cisterciensi abbandonato Tantichis-
simo loro Convento di S. Maria di Roccadia
in umile sito fabbricato dai Re di Sicilia,
per r intemperie dell'aria, e per esser
quello in gran parte ruinato pel trerouoto
nel 1693 stabili ronsi nella spiaggia setten-
trionale di Carlentini. Godono i cittadini di
assoluta esenzione da balzelli, quelli tut-
tavia eccettuati che si appartengono alla
custodia deirisola. Ilannosi a Patrona prin-
cipale S. Lucia Verg. e Mart., e godono di
fertile ma angusto territorio ; formano il
civile Magistrato della città 4 Decurioni,
il Punitore del malfatto con dritto di armi,
il Sindaco, ed i Giudici giureconsulti, che
tuttavia non tiene posto nel pubblico Par-
lamento. La città dicesi Imperiale; mostra
nello stemma un leone decorato di corona
in campo azzurro; esento dal peso della
milìzia provinciale, non va soggetta ad al-
cuna comarca, contiene finalmente dal cen-
so sotto i Savojardi 900 case, 3331 abi-
tanti, che ultimamente 3176. Nello scorso
secolo dal Pirri 1210 case 5412 abitanti,
il quale numero è certamente minore noi
regii libri; poiché nel censo del 1652 con-
tansi 721 case 2787 abitanti. Era un tempo
una tavola di marmo sulla porta occidentale,
con questo distico:
Carolas Aoslritcus Qainlos hic condidìt Urbem
El celsam fecit samplibos ipte sais.
Vedonsi nel medesimo centro della città
vestigia di rocca, che peri dal tremuoto del
secolo già scorso. Nel 1626 per istrettezza
deir Erario Regio si vendette Carlentini
con altre terre a Placido Nìccola Branci-
forti Principe di Leonforte , ma dopo due
CA
anni venne richiamata a! Regio Aemmita
ed alle primiere libertà (I).
Carlo (••) Lat. S. Coroku. Sic. S. Cam
(V. M.) Villaggetto , altrimenti ZafM^ co-
struito verso il 1620, e poi onorato del
titolo di Contado , ndla comarca di Cor-
leone e la diocesi di Girgenli : siede sopra
umile collina ad austro , sotto Chiosa •
Giuliana, a destra del fiume Isburo. Costala
ai tempi del Pirri di 28 case 106 abitaDti,
ed oggi di 35 case e 136 abitanti. L' unica
Chiesa parrocchiale è dedicata al Santa
dello stesso nome. Le acque sgorganti pw
varie vene rendono fecondo il prato, /da
Lercari Cavalier Genovese, che sen veane
il primo in Sicilia nello scorcio dd se-
colo XVI, a trattar patrii negoaii, difeaif
marito a Girolaroa Piatamene^ congregi
gente e venne nominato Conte; maritò roaici
figlia Ippolita a Lancelloito Ca$ieUo 9tìth
(1) É attualmente on comone in proTiacift i
Noto, distretto e diocesi di Siracaia, da c«i dirti
9 miglia rotabili IS non rotabili, circoadaiii i
Lenlini , da coi no miglio non rotabile , it Mi
rotabili da Noto , 29 rotabili 91 non rotabili à
Palermo, 10 non rotabili dal mare Ionio, il fd
ponto doYe dicesi particolarmente di Agofla. Il
sua vera posixione è sulla pianura di no erto an-
te, vi si gode di un' aria lalobre, di fonte ■• è
Tacque ed abbondante ma mediocre, percbé
risce da punti che contengono delle materie i
Accadendo in ogni anno la festi? ita di S. Matteeifi' .
stolo, cioè a 19 settembre, apreai in Garlenliain "i
copioso mercato per bestiame, tesanti ed altra utrik J
della durala di 10 giorni, ed istituito eoa diifi^ J
ciò del 18 aprile 1559. NoUsi ne/rniftine MI» |
A Ifabetico dei comuni d$lla prwnt^eia di JVela, im
varie notizie itatisticke, non averti Cirlialiii
territorio proprio; pur tutta Tolta nella KotiMkmf'
nomieO'Statittiche ora ricavate iui eata$iiéi ;
deU* eruditissimo sìg. Marchese Di ViacaaM
tillaro, di quel laforo notai sol fMtnctpia
mi nelle mie notiiie catat tali , ritrovo mrmé I
piccolissimo territorio sai. 5.916, cioè 0,111 li
giardini , 0,890 in seminatorii alberati , ••§14 ii
seminatorii semplici, S in pascoli, O.tsa i
d* Indiai 0,304 in suoli di case. Ne bmmU
giorno la popolaiiona a 4589 abitanti.
i
247
GA
Casfroserrato. Nacqae da qaesli
0 il di cui figlio LancelMio Fer-
> succedette ali* avolo; poiché que-
nori prima dei genitori. Prese in
Margherita Colonna y e mori vec-
iza prole. Successegli perciò GiO"
Lancia sorella di Melchiorre e fi-
di Giuseppe Lancia Duca di Ca-
dalla quale ed Ignazio Lancia nac-
ueppe^ oggigiorno Signore di S.
i Principe di Trabìa: poiché Anto-
guano ottenne il titolo di Conte,
a medesima regione stette T antica
della quale a suo luogo diremo (1).
iBla (V. D.) Paese della diocesi di
e la comarca di Mistretta , sul
i un colle Terso Greco; poiché da
ne sta sopra il vertice d*un altro
li ha un* antichissima rocca, di cui
ione nel diploma di Carlo d*Angìò,
de enumera i soldati custodi dei
di Sicilia nel 1172: il Castello di
1 èi custodisce da un castellano
oe quattro «erttdort: questa rocca
ca si presenta a coloro che viaggiano
a spiaggia, e quasi intera si con-
el fianco settentrionale della città.
Oriente ne sotlosià la Chiesa prin-
di S. Maria deiritria, affidata ad un
Ite , cui stan soggette altre quattro
oggigiorno on coinaoe in provincia di
di coi dista 55 miglia, dislreUo di Cor-
I cni dista 16 m., circoodario di Chiosa
bla 4 m., diocesi di Morreale. La parroc-
lìeata a S. Carlo, da cni prende il nome
ara, è decorata, siccome porta il Sacco nel
Miorio, di ona confraterniti laicale. Con-
1798 ona popolaxione di 190 abitanti, di
'anno 1831, e finalmente di nnoYO erasi
na 191 nel fine del 185S. Il sno territo*
•aL 281,119 « piantatene cioè, 0,840 in
0,090 in canneti^ 35,063 in seminatorii
184,448 io seminatorii semplici, 35,549
li, 8«766 in olifeti, 9,815 in vigneti al-
,131 in vigneti semplici, 0,936 in ficheti
0,055 in snoli di case. Il primario snp
;io di etportaxione conabte in biade.
GA
Chiese minori. Ma il tempio Abaziale di
S. Pancrazio é sommesso ad un proprio
Rettore, che il Re fa istituire dal TescofO
Diocesano. Uh tempo era dell* ordine di
S. Basilio il convento dei frati di Monte
Carmelo, fondato dal Conte Ruggiero, che
piccolissimo sorgeva nella città, ed era in-
teramente distrutto: aulico é il convento
dei Blinori fabbricato nel 1579 sotto il
titolo di S. Francesco, e che lungo tempo
fu soUo gli auspicii della Vergine Assunta.
Costa il paese di 208 case di 1226 abi-
tanti, ma nel 1713 erano gli abitanti 624,
mentre nel 1652 in 170 case ne dimora-
vano 409. Venerano por patrono S. Roc-
co. 11 Clero é soggetto al Vicario dell* Arci-
vescovo; il Magistrato civile é segnato dal
Principe.
Sebbene sia incerta 1* origine precisa di
Caronia , pure non sorpassa 1* epoca dei
Saraceni; se ne fa menzione nel diploma
di fiicLOlò Arcivescovo di Messina nel 1178,
in cui assegna alcune Chiese della sua dio-
cesi a Timoteo Abate di Maniaco dell'Or-
dine di S. Benedetto: concediamo ancora
in Caronia la Chiesa di S. Niccolò e di
S. Maria lungo il mare. Giusta Pirri Fran-
cesco Ventimiglia nel 1296, Ind. v, ottenne
da Federico 11, Caronia. Tuttavia non tro-
vasi nel Diploma dello stesso Federico;
ed occorre nel 1330 Signore di Caronia
Matteo Palici celebre nelle storie. Barone
ancora di Tripi^ Saponara e dello stesso
bosco di Caronia y Vicario del Regno di
Sicilia, il quale dietro varia sua fortuna, fu
ucciso dal furibondo popolo di Messina, e
cessò di eccitar turbolenze neirisola. Indi
ritrovo soggetta la città a Blasco cTAto-
^ona; finalmente nel 1408 era nel dominio di
Errico Rosso Conte di Colesano, da cui ven-
ne insieme con Colesano ai Cardona e Hon-
tecatino e da costoro 1* ebbe Ettore Pigna-
telliy iA]^erciocché dicesi nel censo del
159S, che gli eredi di costui possedessero
Caronia, ed oggi anzi si appartiene loro la
248
GA
città. Rei Parlamento Ti hanno im foto, e
godono del dritto di armi. Nella sua ame-
nissima spiaggia notai, nn giorno esser sor*
tia Calatta. Il territorio abbonda di pascoli,
onde nutre gran quantità di pecore e di
bOYi. Le sue colline sono ingombre di
boschi, di sehe e di spineti, n fiume che
ha il nome della città, che sgorga sotto
le colline del territorio di Mele e di S. Pie-
tro, mette foce nel Tirreno, tra quelle di
SerraYalle e di Furiano. Che sia il fiume
Aleso non costa. È sita in 38"^ 10*, di lon-
gitudine, SS"" di latitudine (1).
c^roniA (Bosco di). Lat. Caraniae
nemus. Sic. Voscu di Carunia (V. D.) Va-
stissimo denso ed orrido, albergato da cin-
ghiali e da fiere, piacevole ai cacciatori.
Manda gran quantità di carbone in Palermo.
Nel 1408 era di AtUonio Yeniimiglia, come
si rileva dal censo del Re Martino, sebbene
la città si apparteneva ai Russo. Oggi è
soggetta ai Pignatelli, arreca molto lucro
ai terrazzani, i quali sono principalmente
addetti a carbonizzare.
Caropepe. Lat. Caropipis. Sic. Carra-
pipi (V. n.) Fondo un tempo, volgarmente
(1) É an cornane ìa provincia di MessÌDa, di-
ftrelto dì Miilretta, da cui dista t5 m., diocesi di
Patti, circondario S. Stefano di Camaslra^ da cui
dista 6 miglia, 96 m. da Messina, 54 da Palermo. Il
ano territorio si comprende in sai. 12393,063 delle
quali difidendo in colture, 6,391 in giardini, 1,S43
in orti alberati, 1,464 in orli semplici, 0,504 in can-
neti, 11,359 in seminalorii alberati, 4279, 070 in
feminaiorii semplici 4702,410 in pascoli, 94,640 in
oliveli 37,597 in vigneti alberati, 91,184 in vigneti
semplici, 0,896 in flcheti d' India, 0,059 in suoli
di case, 3165,462 in boscate, che per la gran co-
pia di legna da carbone che danno, formano il
genere principale del suo commercio in esporta-
xione. Per 1* amenità e T ampiezza dei pascoli le
greggie e gli armenti sommamente vi prosperano,
onde vi si manipola un saporito formaggio. Esporta
anche grano, vino, olio, orzo. L*aria però non
corrisponde, poiché è malsana. Contavansi in Ca-
ronia nel 1798 circa 1691 abitanti, aumentati nel
1831 a 1783, e finalmente nello scorcio dell'anno
18S3 a 2352.
CA
feudo, che circa il 1320 apparlenen^
agli eredi di N. Fenirij coi pagaia 200
seuiaU, indi se l'ebbe TommMo Criipf,
da cui compresselo Viiale Yatguarneréj
come si scorge per diploma del Re ■l^
tino dato in Catania nel I4M. Lo stesso do-
po quattro anni, nel censo del medesiflio
Re, giurò per la città d*Assaro e pei feodi
di Rosmarino e Carapepe. Rei 1553 6bh
vanni erede di Viiale ti faMirlcò mi fil-
laggetto, e chiamoUo Valgaamera dalla sua
famiglia. T. Valguamera.
enarrai»». Lat. Cara/m». Sic Garrabi
(V. M.) Fiume dagli antichi detto AH ed
anche AHUj creduti 'r/a&uro dalUceioioe
Ferrario. Sgorga sotto Galtabellotta tem
ponente; e nel corso accoglie Fonata ai-
sia il fiume di S. Giovanni, che ha origiiè
presso Sambuca. Più sotto è accresdote éà
Cannatene, di cui parlammo, e da altre |tt
basse sorgenti, e copioso sbocca nel mm,
a 5 m. da Sciacca: Camaho appeDasil
territorio di S. Bartolomeo, dove li 0
giorno nn casale di cni parlai.
Carrabo. Lat. Atyè, Sic. Carraha(T.l)
Fiume dagli antichi Ati^ da Tolomeo (li-
sta Cluvcrio VAcUiO' Non dubito, ei èei,
che VAti di Plinio, sotto il cui nomee'
tro Dio fu celebratisèimo dagli onikH
adulterato il vocabolo, $ia stato in MH
del genuino e proprio Adii. Da nUe
Àti ed Ipsa pongonsi tra Termini e Si»
linunte : oggi tra Sdacca e le mtae M
Selinunte sono due soli fiumi, il Cotféè
ed U Belice. E siccome il ilelice tommt
mente slimasi Tlpsa, TAti sarà il ConN^
Carruba* Lat. Caruba. Sic. Camtl
(V. N.) Casale nella comarca di Agosts* '
cui fa parola Francesco Vita nella storili
Agosla nel fog. 86.
Carraba. Lat. Caruba. Sic. Cur*
(T. R.) Fiume a circa un migUo, ndTii*
strale lido, dalla rocca di Falconara, k cri
sorgenti distano dalla foce sei miglia» il
appellansi di S. Pietro. Verso Orienta H*
249
CA
e foci del fiume Ifaufrio che dicesi
Yhofìiba e Carrvba.
«toara. Lai. Carrvbara. Sic, Car-
(T. D.) municipio di Messina verso
orno, con una Chiesa non lungi dalle
Lat. Carthago 5i-
. M«) InYeges impegnasi a mostrare,
alata nella nostra Isola una città
sotto il nome di Cartagine, su cui
edificata poi Caccamo, oggi soggetta
dì della famiglia Amato^ della quale
Aio detto di sopra. Imperciocché di-
[Mtomatore di Stefano : essere Ippa-
i presèo Cartagine^ giusta Polibio
/, ed aUrave^ esser Misistrato una
ciUà presso Cartagine, secondo lo
?oUbio nel Ub. 1. Se ne fa di en-
memoria dallo stesso, nella Sicilia,
bbe perciò una Cartagine, presso cui
stabili Ippana e Misistraio* Cluverio
tuttavia avere Stefano errato, o do-
Imeno comprendere che Ipp<ma e
Ilo state fossero città di quelle parti
lartaginesi si appartenevano; al quale
lo stesso Inveges si sforza di ade-
d resto in Punico idioma la Carta-
rìcana dicevasi Raceabe, adunque se
unica lingua si vuol dedurre il nome
iicola CarcabOj a dritto la Sicola
(ne bisogna annoverarsi tra le altre
t«€iie« Lat. Cartuehium. Sic. Car-
'• ■•) Casale appartenente alla Chiesa
usa, e mentovato nel diploma di Pa-
isandro m.
■«i«Lat. Carusius. Sic Carusi (V.D.)
Ito a mezzogiorno sotto TEtna, de-
dagrincendl di quel monte nel 1669.
icea. Tedi Ogliastro piccolo paese.
ale dei oreci. Vedi Piana.
ìàwtkomtmeo. Lat. Casale monachi.
salmonaci (V. H.) Mario BugUo nel
fu da Filippo V dichiarato Duca, poi
ì ; dopo cui Emmanuele Francesco
CA
figlio di lui e di Anna Platamone,il quale è og-
gigiorno anche Barone di Alcara e Marchese
di Bifara. Rei cen^ di Federico II dicesi
Signore di Casahnonaco presso Palermo
Giovanni d'Aragona figlio di Sancio.
CasmlnaaTo. Lat. Casale nowm. Sic.
Casalinovn (V. D.) Piccola terra sulla piana
vetta di alto poggetto, verso Levante, sulla
sinistra ripa del fiume Oliveri.
Ebbe origine nel corso del secolo xvi,
imperciocché ai tempi di Carlo Y contava
27 case, ed a metà del secolo seguente
206 case ed 836 abitanti : ai nostri giorni
sono 246 le case e 963 gli abitanti. Il re-
gime di unica parrocchiale Chiesa dedicata
a S. Francesco d'Assisi, e di altre tre spet-
ta ad un prete , sotto la giurisdizione
deir Arciprete di Montalbano. Decente é il
palazzo del Barone; e questi occupa il xx
posto cogli altri Baroni nel Parlamento, ha
il potere di armi e conferisce i civili im-
pieghi. D territorio insigne per ulivi, vi-
gne e mori, produce gran quantità di seta,
olio, e vino. Neil' anno 1408 ne fti Signore
Anlonio landa, come dal censo di Marti-
no I; gli successe un altro Anlonio suo ni«
potè, cui nel 1S05 il figlio Binaldo. Anto-
nella figlia di Rinaldo, in seconde nozze si
maritò con Baldassare Sdaccano Conte di
S. Pietro, che perciò fu detto Signore di Ca*
salnuovo, donde Giacomo, e da lui Antonia,
maritata nel 1598 a Baldassare Naselli, e
madre di Luigi. Morto però il marito venne
a seconde nozze con Pietro Gaetani Mar-
chese di Sortine, e gli cedette il paese,
alla morte di cui ne ebbe il dominio Bal-
dassare figlio di Luigi per dritto di sua
nonna. Di lui e dei suoi successori, vedi
Comiso ed Aragona. Il paese si comprende
nella diocesi di Messina e la comarca di
Patti (1).
(ì) Terra in prò? ineia e dìooMÌ di MeitÌDt^ da
cui disU 46 m., distretto di Cutroreale da coi diiU
16 m., e circondario di Norara da coi SS. Vi è
no monte agrario istitoito nel Ì8i6 mercè di sopra-
32
250
CA
Ciasale del Santo. Lat. Casale San-
cii. Sic. Casali di lu Santo (V. D.) Trai mo-
nicipii di Messina, verso Austro, con 65
case, 283 abitanti, ed una Parrocchia de-
dicata alla B. Vergine della Consolazione;
sito sopra luoghi montagnosi ad un m. e
mezzo da Messina. Vi è il monastero ha-
siliano di S* Maria delle Grazie, e la casa
di S. Maria degli Angeli per gli Eremiti.
CasaiiBo* Lat Casalinus- Sic Casalinu
(V. D.) Cosi appella il Fazello il luogo dove
oggi presso Brente si osserva il Convento
e la Chiesa del monastero di Maniaco. *Tedi
Maniace.
CasAiotto di Cammarl, Lat. Casaiot-
tuè Cammarum. Sic. CasaloUu di Camma-
ri (V. D) Al di sopra del municipio dello
stesso nome. La Parrocchia è sacra alla B.
Tergine Annunziata, e dista un miglio dalla
città di Messina.
Casal weeeìà%o. Lat. Casale vetus. Sic.
Casali vecchiu (V. D.) Terra appartenente
air Archimandrita di Messina, non lungi da
Savoca, nelle colline sopra lo stretto, dove
è terminata dal promontorio di S. Alessio.
La parrocchiale Chiesa è sacra a S. Ono-
frio, la quale non è cerio, dice Pirri, se
tasse alla fondiaria. Il capitale yenne aomentao-
dosi con gli interessi sul prestilo, che si fa previa
fidejussione, sino alla quantità di tre salme a per-
sona, secondo la loro soWibililà e V estensione dei
terreni da seminarsi: prestasi frumento; è am-
ministrato dal sindaco e da due amministratori, i
quali due ultimi sono eletti dal Decurionato con
r approf axione dell* Intendente ; la loro carica 4
biennale, il Sindaco prò tempore. Contavansi in Ca-
MlnuoTO nel 1798 cirea 1351 abitanti, diminuiti
sino al 1731 a 1302, e finalmente 1510 nel fine
del 185S. Il suo piccolo territorio comprendesi io
aal. 5SS,930 , delle quali 2,800 in orti alberati,
2,983 in orti semplici, 0,636 in canneti, 0,355 in
gelseti, 20,672 in seminatorii alberati, 290,969 io
leminatorii semplici, 132,097 in pascoli, 8,200 in
oliveti, 15,991 in vigneti alberati , 33,913 in vi-
gneti semplici, 1,524 in ficheti d'India, 2,753 in
castagneti, 10,637 in boscate; esporta seta. L*aria
ne è buona.
CA
sia la stessa di S. Onofrio di Calata^
biei , come nel privilegio di Vgone Ardr
vescovo di Messina. Forse dìcevasi Cala-
tàbiei sotto i Saraceni, e cambiato nome
fu dai moderni detta Casatvecchio. Il mo-
nasiere poi di S. Onofrio è numerato nel
privilegio di Ugone segnato nel 1130, fri
gli altri soggetti air Archimandrita ; né se
ne ha notizia in altro luogo. Soggiunge lo
stesso Pirri : ewi un' olirà Cìdesa in Ce-
sakecchiOj di S. Maria AnnimziaUij mMs
i monaci BasiKani. È incerta la popolaiioiie
nei trascorsi secoli, poichò eompatavasi trai
municipii di Savoca, ma nel 1713 ftiroBO se*
paratamente computate le case di Casahfee*
chio in numero di 500, e gli abitanti in !»•
mero di 1882. È riunita con Savoca nelh
eomarca e prefettura militare di Taormiai;
sta in ir SS* di latitudine, ed in 39^ e 5* «
longitudine. Re è oggidì il Gerarca edl
Signor temporale Giovan Francesco Di Gre-
gorio^ come Archimandrita di Messina (i).
CMAnova (V. N.) Rocca di Sirum
sull'entrata del porto minore, fondata à,
Giacomo Alagona, come giusta Fazello noM
una lapide sulla porta. Sen giace oggi Ri-
nata da un Iremuoto, e siccome inutile lOi
fortificazioni attuali della città, è sUU li-
teramente adeguata al suolo.
Casba (V. ]\.) Casale un giorno nel Itf-
rilorio di Castrogiovanni. Se Tebbe 0^
(1) Oggidì è nella provincia di BlessiM* A-
stretto di Castroreale da cai dista 34 m., drese-
dario di Saroca da cai dista nn m. diocesi M*
TArchimandrita distante da Messina 34 ■..etti
da Palermo. Va compreso il territorio di Caal*
▼ecchio in sai. 1005,931 delle quali, diti^siii
particolarmente in cullare, iS,34S in giardìait ^
SSl in canneti, 31,461 in gelseti* 346,689 iait*
minatorii semplici, 473*846 in pascoli , 16,781 ìi
olifeti, 86,737 in Tigneti semplici, 3,844 in i*
cheti d* India, 1.938 in castagneti, 43.606 in W»
scale. L*aria è salubre. Erane la popolaùoMMl
1798 di 3633, ma soffri la gran diminuioM sai
ai 1831 quando di 1717, e finalmente nello
de! 1858 di 1996. I generi principali dì
lione di questa comooe lOBO Tolio • la
251
CA
li Peiro90y cui successe la figlia pri-
lla Venerea moglie dì Riccardo de
o,e ne olteone la conferma nel 1130
lerico IL Riccardo nemico a Ludo-
mne spogliato dei beni ^ e se ne
il casale a Siheètro Traverso. Ve-
però affermando esser di suo dritto,
(be in giudizio nel 1354. A costei
e la figlia Costanza moglie di Fran-
i Cosenza, il quale cadde in disgra-
1 Re Martino, quindi 1* ottenne da
Re il Giudice Simone dei Falconi di
betta, nel 1394; indi Riccardo di
ortOj e quale erede di costui Leto
\d€Uajora nel 1490, e Niccolò Malr
ggi tal fondo è senza abitanti.
■leBa (y. N.) Antichissima città di
sita dove tra Camerina ed Acre an-
ittà, sorgono quinci e quindi Comiso
i : è incerto quale delle due fu sur-
a Casmena. Si fa memoria da Ste-
7<wmetia ^tà di SieiKa giusta Ero^
ei lib. 7, quindi % terrazzani dice-
Cannenei. Tucidide nel lib. 6. ilcre
itena furono fabbricale dai Siracu-
ere 70 anni dopo Siracusa, Casme-
ebrea dopo Acre. Costa Siracusa es-
ita abitata dai Corinzii 1* anno 2 del-
ì XI, Casmena adunque fu fabbri-
rea la xxxiii Olimpiade, avanti G.
(45. In questa città furono esiliati
ìri scacciati dai Cillirii; Gelone poi
icendoli da Casmena in Siracusa si
onl di questa, come attesta Erodoto,
colloca Casmene presso la sorgente
Miri, avendo seguito, non mi so come,
iglianza del vocabolo con Jomiso o
. Ciò nega il Fazello senza addurre
di sorta, come nota Cluverio, che
^sere stata Ceumena tra Acre e Ca-
, non lungi dalla spiaggia, giacché
I lib. 2, che i Greci portando la
volta colonie neW isola, occupa-
spiagge e i luoghi a queste vi-
mendo i Sicoli V interno» I Sira-
CA
cusani adunque, fabbricala Siracusa, inol-
tratisi verso mezzogiorno, fabbricarono
primieramente Acre, indi assai lungi Cas^
mena^ e finaimente al di là Camerina^
città in parte marittime, in parte non
mollo dalla spiaggia discoste. Esponendo
poi il suo giudizio su di Casmena, soggiun-
ge; quinci io argomenterei essere stata
Casmena dove or si osserva la nobile ed
amenissima Sdcli. Perdio ed ultimamente
Carioto s' impegnano a stabilire questa con*
gettura di Cluverio. Tedi ScicU.
CasMiro. Lat. Cassarus. Sic. Cassara
(V. N.) Piccola terra, forse Cadrò , nell'età
di Fazello appartenentesi alla Diocesi di
Siracusa, onde afferma nella dee. 2, lib. 10,
distare in pari spazio di 6 m. dalla Chiesa
di S. Giovanni di Bidino : Cassaro vien dopo
ad una piccola terra sita in una profon»
da valle, e che per tre miglia lussureg*
già di platani- Per tale valle scorre il fiume
Anapo, il quale separato dalla sorgente
Buffaro accoglie le acque del territorio di
Cassaro, e prende il nome di grande. Are*
zio : evvi un altro fiume che sbocca nel
porlo grande, volgarmente detto Alfeo;
questo è V Anapo... la sua origine è presso
la sorgente Guffera , ticifio Buscemi no*
vello paese, e scorre al di là di una vaUe,
la quale è divisa da quello che dicemmo
Pacioro, or PalcLzzolo, e viene a Cadrò
oggi Cassaro. Queste terre da Tolomeo
sono dette mediterranee.
Filadelfio Hugnos ne deduce il vocabolo
da Alcassar duce saraceno, lo che si è una
favola. Dicono che sotto i Normanni sia
fiorito un certo Francesco de Alcassar sU
racusano, governadore della rocca Pantali-
ca, fondatore delia piccola terra. L'anno
1320 occupavano il territorio di Cassaro,
nella comarca di Noto, gli eredi di Giovanni
di Cassaro, ai quali fu sostituito Parisi di
Cassaro. È incerto se i Baroni avessero
preso dal fondo tal nome, o viceversa. Di
Parisi parleremo in appresso. Oggi però
252
CA
Ca$$aro dal basso, dove stava sotto antica
rocca fabbricata nella rupe, fu trasferito
sopra Io stesso fiume in un luogo elevato
nel declivio, verso mezzogiorno. La princi-
pale Oiiesa è dedicata a S, Pietro Apostolo,
ma il singolare patrono dei cittadini è S.
Giuseppe sposo di Nostra Donna. Due Chiese
minori van soggette alia maggiore. Vi sorge
on convento dei frati Minori Osservanti de-
dicato a S. Maria della Grazia. Le colline
che intomo si levano, e che formano la
parte migliore del territorio, sono ingom-
bre di sehe e di boschi, il perchè i ter-
razzani si esercitano a preferenza a far car-
bone. Ebbe il titolo di Principato nel 1631
diede al suo Principe il dritto di occupa-
re il XXXVI posto nel Parlamento trai Ba-
roni, godendo il Principe del dritto di
armi e della scelta dei Magistrati. Un Par-
roco designato dal Vescovo ha cura dello
spirituale; il Vicario tiene il foro ecclesia-
stico. Racchiudesi nella comarca di Noto;
ed oggi ne sono le case 273^ gli abi-
tanti 1116, che nel 1713 erano 886; nel
secolo precedente furono 174 le case, 735
gli abitanti, ma nel 1595 appena si conta-
vano 222 abitanti, quindi non trovasi censo
presso Fazello. Ritornando ai Baroni. Da
Giovanni Cassaro vennero Parisi e Cesa-
rea, quegli stabili in Siracusa in case sue
il Monastero di S. Benedetto, la cui Aba-
dessa fu Cesarea, sostenendo tal carica con
una esemplare innocenza di vita sino al 1441.
Succedette a Giovanni Pietro di Cassaro, il
quale morfo senza erede e figli, ebbe a suc-
cessore come il più vicino in grado, Anselmo
Spadafora, per decreto della M. R. C. nel
1397: dopo Pietro 1* ottenne la sua figlia
Regale j che si ebbe a marito Pietro de
MuleiOy e ne ebbe la conferma dal Re Al-
fonso nel 1420. Nacque da costoro Spala
Muleta, cui fu subrogato nel 1453 il figlio
Niccolò, quinci Giovanni Maiteo, e morto
senza figli, ebbe crede la sorella Marghe-
rila nel 1490, la quale maritata a Pietro
CA
da Siraeusay si ebbe Margherita^ che prese
a marito Pier Gaetano Marchese di So^
tino. Da Pietro venne Cesare Principe di
Cassaro per concessione di Filippo IT;
fii Vicario Generale del Regno essendoli
scarsezza di grano, Strategoto di Messina,
e quattro volte Pretore di Palermo. Da Aua
Aragona prima moglie non ebbesi atenas
prole, da Anna Carretto però ottenne Ae-
tro e Giuseppe; il primo si ammogliò eoa
Antonia Sciaccano, ed ebbe la figlia Ami
maritata ad Ignazio Moncada, la quale escte*
sa dalla successione, nel 1641 fa didiiarali
Cesare figlio di Giuseppe Principe di Cas-
saro, Marchese di Sortino; questi data n
addio al mondo si fé' Gesuita, per cui |l
fu sostituito il fratello Luigi, il quale coi
Maddalena Strozzi generò Ceèore^ che coi
Giulia Bologna ebbesi Pietro^ coslituito Msr
cipe nel 1699, e presa in moglie a Laif il
Lancia, generò Cesare vivente senza pnk
Vedi Cadrò- La lat. di Cassaro è di ST
circa, la long, di SS"" 36' (1).
(1) É tUotlmeDte an cornane in profiaeiafi-
fltrelto e diocesi dì Noto, da coi difU SS m, wm
rotabili, circondario di Feria doode anmigUoMi
rotabile, Si non rotabili dal mare Jonio ém
prende il nome di Siracusa^ e 60 rotabili, ti Mi
rotabili da Palermo. É aito sopra «a colle di ws
salubre, e vi si ha dell'acqua di cislerea t^
fonte, buona ed abbondante. Yi ha on nioala in*
roentario; e rimonta Torigine di questo itabili— '
to al 1812, formato colla cootribniione éà I
per 100 una sola volta, sulle terre rifelais ad
1810. Al 1841 fu cambiato io oaonte agraria, gì»
sta le generali istruzioni; prestasi il froacola ìi
non meno di S tumoli, né più di noa salai*
persooa, previo un garante solribile con atto
so il Conciliatore; Tiene amministrato dal
e da due Deputati, la carica dei qoalì dee ehi
naie, e Tengono scelti dal Consiglio Geoenlt il*
gli ospìzii. La popolazione di Cassaro nel ITMii*
di 1680 abitanti , di 1750 nel 1831 . e dì iM
nello scorcio del 185S. L* estensione del tcnilMli
di Cassaro comprendesi in sai. lOSO^lY, Mi
qoali diridendo in cultore, 9,108 in orti stafiA -
0,393 in canneti^ 314,018 in aeminalorii sesflA
418,276 in pascoli . 32,897 in olÌToU, 11^ li
253
CA
libile. Lat. CasèibUis. Sic. Cassi-
, N.) Fiume, lo stesso che Cacipariy
sopra parlammo.
(V. N.)*OA^* ^^^' Quisquina.
u Lat. Caslania. Sic. Casta-
D.) Terra, nella comarca e giurisdi-
i Messina, Terso Nord : è sita in quel
li terra che dopo Messina quinci al
liadi a Difoieto si estende ^ abbon-
Q vigne, oliveti, e mori^ principal-
!n quei luoghi dove le colline dol-
e al lido s* inchinano. Giace nel de-
aeridionale, con una parrocchia de-
. S. Giovan Battista, che ne è la prin-
ed un'altra sacra alla SS. Trinità^
è suffraganea con altre otto Chiese
. Il Convento dei Cenobiti di S. Ago-
i onore della Vergine Annunziata dal
) dei Paolotti in onore del fondatore
ncesco verso il 1574, costituironsi ;
ono comodi e decentissimi gli ediGzl
ibitanli. Un giorno riconosceva il do-
lci Senato di Messina, ma nel 1673
)ssela Giuseppe Gaudioso dai regii
ì, e ne volle il titolo di Marchese,
figlia ed erede Yittoria ebbe in
il palermitano Giovanni Alessandro
[, per cui divenne Marchese di Ca-
. Tornò indi nei passati anni sotto
òsik del medesimo Senato, il quale
^ggi agli eredi Gailetli annuo censo^
naro versato da Giuseppe Gaudioso
Erario. Sullo spirituale contendono
risdizione il Gran Priore di S. Gio-
Gerosolimìtano in Messina e TArci-
o; mentre la lite è in decisione in
il Vescovo di Patti si ebbe racco-
la la cura delle anime, che nell'ultimo
furono 1630 in 391 case.
liberftti, i0,i54 in yigneti semplici. 6,6i7
ti d'Indii, 6,3ii in alberi misti. 300,777
Ite, 0,86S in sooli di esse. Il più grande
BÌo di esportaxione di qaesto comune oon-
ghiande ed in carbone , donde ricavano
1 guadagno i trafficanti.
CA
CMtaaéa. Lat. Castania. Sic. Castania
(V. D.) Terra tra Naso e Tortorici , nella
regione settentrionale, poco distante dal
promontorio d* Orlando, per cui detta Co-
stanèa di Capo d Orkaido. Sorge in un
poggetto verso Libeccio, bagnata a Levante
ed a Settentrione dalle acque del fiume di
Fitalia, per cui ò oppressa da un* aria in-
salubre. Le sovrasta una rocca oggi in ro-
vina , quinci sorge la decentissima casa
baronale , e la Chiesa principale sacra a
S. Bartolomeo Apostolo, con altre 11 mi-
nori. Vi si osserva il Monastero dei Frati
Predicatori, che dicesi fondato da uno dei
compagni di S. Vincenzo. Gli abitanti però
venerano per singolare patrona la Madonna
della Catena. Si appartiene alla comarca
di Tortorici, ed è sotto il Prefetto militare di
S. Filadelfio. Neil* epoca del Fazello erano
632 le case, nel seguente secolo 760 con
2792 abitanti; a di nostri sono 333 case, non
più di 1192 anime. Un tempo era formata la
città di tre contrade, delle quali oggi ne
sono due superstiti, cioè S. Marina e Casta"
nèa, giacché Randacoli col borgo e casale di
S. Marina, di cui si fa menzione nel censo del
Re Martino del 1408, non più esiste. Santa
Marina, essendo sotto T agenzia di Ciu-
seppe Sollima, ottenne da Filippo IV, per
privUegio del 1648, il titolo di Marchesa-
to. Non cosi avvenne della contrada di
CasUmèay imperocché Giuseppe Gaudioso
p^r volere di Carlo II nel 1683 fu dichiarato
Marchese della terra testé descritta dello
stesso vocabolo; il che non fu avvertito dal-
r eruditissimo Francesco Emmanuele. Di S.
Marina parleremo a suo luogo. Fa menzione
il Pirri del Monastero di S. Maria di Ca-
stanèa dell* ordine di S. Basilio, ed afferma
essere stato colla Chiesa di S. Maria di
Mallimaco presso Castanèa. Passo intanto
ai Baroni.
Fu sotto rimpero dei Normanni Signore di
Castanèa e di Naso Abate Barresi, e lessi,
sotto il governo di Pietro d'Aragona, esser
Ci
I, • diri fai a|»pre8M. Teno Settaii-
M0M è pnfaMrfi il Prionto di S. Abi-
slaris,al di od lettore è mi posto id Pir-
iMMito, m teapo dagli annessi della SS.
Milla di mano, ed oggi perdo di patro-
■atoedi 1^ dritto, descritto da me ndle
•Offacceaaate Mtiiie. Sorge finalmente la
CUesa di 8. laria ddla Grada, nella parto
nastrale del territorio, a 6 m., dotato di lar-
1^ rendite, decorata del titoto di Priora-
to. Le qnaU cose si gettano al nostro pae-
se , e dioonsi fdgarmente CastoBHono ;
notori ne Itarono i Marchesi di Gerad ,
che to scelsero, posti da parte gli altri
possedimenti, come toro sede, sin dal primo
fondatore Aldatmo, come già notai. Da il-
iMno nacque il Tcccfalo Franee$eo infelice-
mente morto to Gerad, donde Ewimanuel»
e #lranceico n, dd qoali mori quegli senia
filinoli. Atmcesco intonto generò £r-
rfeo, coi succedette 1* erede fiioMnnt,
di sopra commendato, e primo Marchese di
Gerad, sepolto in Castelbnono da questo,
ÉnicniMf cui succedette £rr<co m Marche-
se, dd di cui figliuoli Filippo e Simone,
morto il primo senza prole, 1* ottenne il
secondo nel 1500; dopo di cui Giotanni
il, donde Simone n, che ammogliatosi con
Maria della famiglia Ventimiglia, generò
Giovanni ni, il quale fu inaugurato primo
Principe di CasleUmono nel 1595, diede
il T Toto nel pubblico Parlamento. Scrìverò
degli altri dd nostri tempi parlando di Ge-
rad.
' Essendo il paese sommamente popolato
e dell'aria to piò salubre, e nel sito il più
ameno^ il Prefetto ddla Signoria di Gerad,
0 to suprema Curia vi si stobiiisce ; ma un
Magistrato particolare invigila ai comodi del
territorio e degli abitanti. L'Arcivescovo di
Messina secondo lo leggi della Diocesi
costituisce un Vicario un Visitatore pel re-
gime del doro. Incombe finalmente allo
Ardprete la cura detto anime, ed ha cura
della communta addetta agli ulBcii divini
at
Bdto CUesn HMigtoTO. Ik fl ems
ilelbMiio, mA nacoloifi di Itili
abitanti. Mi accMale di ICII Ci
abitanti; Mi 1T13 pollMt CM|,
tanti, die nliiinnmenie Mtl. ■«
fd jk a evo ddln coauurcn, da m
m., ed en aosgetin alto piiM
tare di Tendni col vprefltafti
SS Suiti. Bn hb terreno iBfae^
importa biade. Tini, firolti» evlm
mente abbonda in oiiteii, che 1
primario etoinenla del goedagaa
tanti; piantati mostm poi da «f
campi a flrassineti, dimde eavad i
na gomma, e donde non plccsb
d rileva. D tonto di Cornar nsn
paese è mentovato poidiè hanns
quo proi«ielà porgntifn.
Re sorsero finalmente fllnstri m
dassare Abmsd estinto giorecssi
dopo sostenute varto earicbe nd
dato al sacerdodo , pobblicò m
mi recati per ordtoe dalMongiiM
Biblioteca , che d fiume awerlH
fatico» tovori, d nelle teologidia
legali sdense : ebbed a padre 01
lasdò mss. ta storia di Coddhia
mtata da Rugiero Ventimiglia adii
già delta sua famiglia. Vien eoi
netta mededma Biblioteca Vineeas
per vastisdma erudidone. È aaei
bocche de* dttadini Giuseppe Pird
botanico, che molti tovori compoe
erbe anche non senxa profondila le
le proprietà descrisse. La longiti
latitudine è drca di 38* (!)•
(t) È Gutdbuooo oggigiorno uBSir^
dlt t* duie, in proTincia di Pd«rat»<
60 m.» distretto o dioooti di GofU*, *
L'arii è baona, o ae ne coo*P*r*"*'||^
ul. 8Si7,53l, delle qaaU doltadim^
tioDe in coltore, V,SiO in giardini. Hi
ienplici, 1, 8SI in canneti» ISOi,SSi
ni temiAioi, 6»I,«SS in paMoU, JW,
veti, SS,Ut mvignea alberati, asv«is
tÌ57
Bltaeela. Lat. Coètellaiiam: Sic.
izzu (V. H.) Antica rocca nel som-
ice del monte Caputo , altrimenti
• di S. Benedetto^ perchè un tempo
a^nlesi ai monaci. Sovrasta Paler-
le corrisponde rettamente alla via
le. Re rimangono intere le esterne
sette torri esterne, e grotte a vol-
struzioni. Apresi una porta verso
ione, verso Mezzogiorno vedesi sita
(0 ampia Chiesa, cioè le nude mu-
B. Dicesene volgarmente il fondatore
10 II; durava intera sino al 1370,
Giovanni di Chiaramente comandò
ggesse, per togliere un asilo ai suoi
ma Papa Urbano V ai di lui sforzi
tdosi^ ne ordinò il ristauro. Lessi
tati una volta accusati ai Chiaramon-
lonaci di S. Martino per aver pre-*
rocca ai faziosi. Scrive Fazello aver
iccio la forma di un Convento, ed
presentare una Chiesa sostenuta da
, e le altre celle dei monaci, scb-
ii difTormate dall'antichità; ma oggi
vestigio ne rimane. Kon è tempo
far parola della favola sul mostro
*mo uscito da questa rocca.
ellaccio. Lat. Castellatium. Sic.
izzu (V. M.) Rocca ruinosa tra Ter-
8,099 in ficheti d'India, 45,118 in al-
i, 26,386 in castagneti, 198,135 in bo-
^«059 in frassineti, 0,103 in terreni a de-
15 in terreni improdatti?i« 1,988 in suoli
per l'amenità e l'ampiezza dei suoi pa-
nerose ti sono le greggie; il maggior com-
i tsportazione consiste poi in olio, ed in
i ottima qualità. Contaya questo comune
una popolazione di ben 7080 abitanti,
li diminuiti nel 1881 a 6090, e finalmente
ra nel 1852 1* antico vigore, rimontando
ria dolce ma lacrimevole insieme la ri-
di Vincenzo Mogavero nato in Castel-
b1 1803 , estinto dall* iodica piaga ai 9
l 1837 ; fu un giovane medico di belle
che onore avrebbe apportato alla Sicilia,
alla scienza; ci lasciò qualche memo-
ta nel giornale di scienze mediche.
CA
mini e le foci del fiume Torto, poco dalla
spiaggia distante ; parte da gran tempo del
casale di Broccato.
Castellaccio. Lat. Caslellatium. Sic.
CasUddazzu (V. M.) Rocca diruta in una
collina del monte di Cozzo del territorio
di Mazzara, sotto di cui siede oggi verso
Aquilone la terra di Campobelfo ; un tempo
Beribaida.
Castellacola. Lat. Castellatium. Sic.
Castiddazzu (Y. SI.) Rocca sotto Siculiana,
alla sinistra ripa del fiume AHco , sopra
Campo Bianco ; si scorgono air intorno
di antichi monumenti, e ruderi di acque-
dotto.^
€««tellaeelo. Lat. Caslellatium. Sic.
CasUddazzu (Y. M.) Monte appresso Licata,
dove sono gli avanzi di una diruta rocca.
Vedi Dedalio.
Castellacelo. Lat. Castellalium. Sic.
Castiddazzu (Y. M.) Nuovo villaggetto oggi-
giorno, ma antichissima rocca; occorre a due
miglia da Bagheria, non lungi dalla terra
dcir Accia, onde dicesi altrimenti Castel
d'Accia. La magnifica Chiesa parrocchiale
con cupola, sacra alla Immacolata Conce-
zione di Maria è' soUo un Arciprete. Ne
sono 183 le case, 400 gli abitanti. Fecondo
è il territorio , vi sono cave di marmo
bianco. Appartenevasi alla famiglia Spada-
foray poi Requesens; ed oggi ne è il Barone
Ignazio Vincenzo Abaie Marchese di Lon-
garine (1).
Castellacelo. Lat. Caslellatium. Sic.
Castiddazzu (Y. M.) Scoglio nella spiaggia
di Palermo sotto il colle Gerbino, da ogni
parte battuto dai flutti.
Castellacelo. Lat. Caslellatium. Sic.
Castiddazzu (Y* M.) Torre d* ispezione nel-
la spiaggia marittima di Sciacca, non lungi
da Palma novello villaggio.
Castellammare. Lat. Castellum ma-
ris. Sic. Casteddammari (Y. M.) Città detta
(1) £ no sotto-comune aggregato a Solanto.
33
258
CA
Toigarrocnte del Col/b, perchè sitA nel fon-
do del seno dello slesso nome ; giacché il
seno dicesi da noi Golfo per distinguersi
da Caslellammare fortezza di Palermo. Do-
po il capo Rama nel lido seUentrionale, un
gran tratto a seno, verso Occidente, acco-
glie le acque del fiume Scamandro, Tolgar-
mente S. Barlolomeo, ed ha una fortezza
sulle rupi bagnata dalle acque, unita con
un ponte verso Jllezzogiorno alla murata città,
la quale anche da ogni parte dalle acque
circondata, con un ponte uniscesi a spazioso
sobborgo; il quale, ed insieme la citlà^ sono
ben popolati e con un caricatojo di frumento.
Nella forte7.za sorge il palazzo del Barone
con doppio piano a volte, e nel superiore
le artiglierie per allontanare in caso il ne-
mico. Pfel mezzo stanno ampie sale da con-
gresso, il pian terreno dalle acque battuto
contiene oflicine, e cisterne incavate nel
sasso. La città sostenuta da declive conti-
nuata rupe, splende per la sua parrocchiale
Chiesa dedicata a S. Pficcolò, elegantemen-
te intonacata, ed è cinta da muraglie. La
detta Chiesa lungo tempo era delle sulTra-
ganee della R. Cappella di S. Pietro del
R. Palazzo, come attesta Pirri il quale af-
ferma che vi fu il convento dei Minori og-
gi abolito. Pfel sobborgo hanno decentissi-
ma casa da poco tempo fabbricata, i Chie-
rici regolari, ministri degrinfcrmi. Sorgono
altre sei Chiese minori, e nella città e nel
sobborgo. Seguono amplissimi granai che
presentano ai naviganti F aspetto di una
grande città. Un tempo nel secolo xvi era-
no le case, giusta Fazello, 123, e i terraz-
sani neiranno 1393, secondo i regii libri^
463 ; nel tempo del Pirri eran 207 le
case, 790 gli abitanti, ma nel 1633 com-
putavansi 323 case , 1279 abitanti ; nello
scorso secolo erano 416 le case, 1338 gli
abitanti, che ultimamente giunsero a 2238.
Castellammare comprendesi trai confini del-
la diocesi di Mazzara e la comarca di Sa-
lemì. La milizia urbana attende alla custo-
CA
dia della spiaggia propria: il Hagislral»
civile dipende dall* arbitrio del Barone; ad
un Arciprete si appartiene la cura dells
anime, al Vicario del Vescovo è commesso
il Clero. In un fertilissimo campo detto Fpa-
ginm ergesi un monte non lungi dalla città,
nei cui fianchi sono incavale profonde smi-
surate grotte. Guigliardoito gode eaandio
della stessa fecondità, e presenta in loigo
ordine dei sepolcri incavati nel sasso. Quind
le celebri ruine dell* antica diroccala diti
di Segesta , ed il tempio quasi intero dM
poggia sopra 36 colonne di smisurala gnuH
dezza , perlochò gli antichi e i moderni
appellano il nostro emporio, Segestaoo.
Passiamo ora ai Principi.
Sorgeva la rocca sotto i Saraceni, ma la
città crebbe regnando gli Aragonesi. Tra
questi Federico II stabili Signore della città
Federico di Anliochia , il quale datosi ai
Francesi, fu la rocca consegnala a Boberf»
d*Angiò; e poco dopo ricuperatala avei*
do Pietro II, nell'anno 1336 la eonecsN
a Raimondo di Peralia, da cui, sotto t¥
dorico III, passò a Guglielmo ed a JNcealè
eredi di Raimondo. Per essersi quesfullias
ribellato, il Re Martino nel 1399 U diedi
a Giovanni Perollo , e poi la restiloi a
Calcerando di Peralta, annoverato Ini
Signori nel 1408. L'ottenne poi Pietro Sfi^
da fora e Ruffo, nipote ed erede, per parte
della sorella di Errico Rosso, la cui Iflii
Beatrice portolla in dote primierameate i
Gaspare de Spes Viceré di SiciUa eiHi
Contea di Sclafani e Rorcella, indi i
secondo, Sigismondo de Luna. Allora CM*
prossela da costoro Niccolò Afflitto^ il quii
rassegnò in dote alla figlia, maritala M
Giacomo Alliata Cancelliere del Regnagli
ritornò di nuovo a Pietro de Luna ed ala
di lui figlia Luisa de Luna e Tega^ fkè
n^l 1595 chiamavasi Signora di Casteiha*
mare, e maritata a Cesare Moncada, partili
Francesco^ dal cui nipote Luigi nel IM
comproUa Francesca BaUamo ed
259
CA
«ssa di Roccafiorita , e morendo la
al figlio Pietro Balsamo 9 a cui in
luogo sosUtul Diego Aragona far
I, in secondo Giovanni Yenlimiglia
di Gerad, in terzo Baldassare Neh
e Pietro morisse senza prole, il che
\tj quindi successe DiegOy al quale
senza prole successe Giovanni^ i di
li Rodrigo Blasco e Ruggiero Yen"
la morirono ancora senza prole ma-
per cui nel 1698Baldassare Naselli ni-
el terzo sosUluilo, divenne padrone di
ammaro, e dei suoi successori parlai
do di Aragona. Oggi vive Luigi Na*
narito a Stefana Morso. La latitudine
»ttà è di 38% 5\ la longitudine di
0'. (1).
ttoAlmeota Castellammare è od capo-cir-
0 di 3* claiie in proriocia di Trapani, da
a i m. rotabili 20 non rotabili , distretto
mo da coi 7 non rotabili, diocesi di Max-
1 coi 40 non rotabili^ 32 rotabili 7 non ro-
a Palermo; è sito propriamente in ana de-
«Dora, e signoreggia il golfo dello stesso
L'aria ne è mediocre pel macero dei lini,
bene io luoghi non molto ricini allo abi»
I decorrono le acqae sino a luoghi pochis-
istanti; Tacqoa potabile vi è di fonte e di
imona e bastante. Ammirasi * nella Chiesa
■■ bello simulacro di N. D. del Soccorso,
I però« siccome dice Sacco, sebbene sia di
ina, non la cede in finexza al magni6co
orientale. Vi è una fiera per la solennità
^e in onore di lei in ogni anno si oele-
ir bestiame, tessuti, ed altre merci, che dura
i a cominciar dall'S di agosto. Esistono in
«mare due ospiiii. Tu no dei PP. Cappnc-
altro dei Minori Riformati ; del pari due
asti, ODO abolito con una chiesetta in cui
sadro rappresentante Cristo al sepolcro, di
oro il pennello f l'altro neanco messo in
. Ne montava la popolazione nel 1798 a
ntanti, ad SiOS nel 1831, e finalmente si
e in pochi anni ad ltS87« come nella fine
1 fu indicata. Comprandosi il suo terrilo->
laL S08t,87i, delle quali di?idendo in cul-
ria in giardini, 5, 070 in orti semplici, 18,
canneti, 544,183 in aeminatorii semplici,
S in pMColi. 85,834 in oliveti, 123»080 in
CA
Castellaiiiiiiare (Ckilto di). Lat. Gul-
fuè CaslelU ad mare. Sic. Gurfu di Casted-
dammarl (V. M.) Era un giorno il seno Se-
gestano e prende il nome dalla città del
Castello.
Castellammare. Lat Castellum ma-
riè. Sic. Lu casteddu (Y. M.) Sorge nel-
r orientale spiaggia di Palermo. Da Fazello
antica fortezza^ da Ugone Falcando antico
palazzo appellalo, presenta la forma di pic-
cola città non seconda alle altre poche in
Sicilia per le sue fortificazioni e naturali
ed artificiose^ imperocché è bagnata dalle
onde del mare da Mezzogiorno, Legante
e Tramontana. Sorge intera sopra moli di
pietra, e da Occidente è circondata e chiusa
con ogni industria ed arte. Si è perciò che
difende la città, rende sicuro oltremodo il
porto, come un giorno difendeva le due foci
deir antico, delle quali una sola al presente
rimane. Credesi opera- di tempi antichi, ma
la sua rista urazione ascrivesi ai Saraceni^ i
quali prima d* innalzare il novello palazzo
lo scelsero per soggiorno degli Emiri, for-
tificarono con molte torri, ed ivi innalza-
rono una Moschea per la maomettana su-
perstizione; ma Roberto e Ruggiero scac-
ciati i Saraceni, Tacerebbero di novelle
fortificazioni giusta i tempi; finalmente Io
Imperatore Carlo V la cìnse di smirurati
Tignetl alberati, 351,715 in yigneti semplici , 10,
634 in iommaccheti, 6,853 in ficheti d'india, 58»
146 in b08cate« 638,568 in terreni improduttivi,
1,150 in inoli di case. In un monte che sorge nella
pianura detta Traginisi alla quale non da molto
tempo fu costruita una strada rotabile , sono
delle caverne profondissime: il suo terreno poi
è calcareo arenoso nella parte settentrionale, e vi
si trovano alquante eonehigU9 fonili. Armasi una
tonnara nel suo mare nell'està, e ri si pescano
eziandio dei molluschi nudi conchigliferi. 11 mag-
gior commercio di esportaxione consiste in som-
macco« vino ee.
I bagni di acqua termale di Castellammare sono
nella «tà frequentatissimi, poiché molto gioTevoli
per varie malattie, e principalmente per le cotinee.'
260
CA
bnstìoni, il che ban fallo i suoi successori
secondo chiedevano le opporlunilà dei tem-
pi; poiché sotto Filippo II il Viceré Gio-
Tanni di Cerda nel 1560 aggiunse novella
corona di baluardi a quei che eretto aveva
Carlo, ed ultimamente, nel principio di que-
sto secolo il duca di Uzada , di un terra-
pieno di muri recinto, la munì. Compren-
de oggi una Chiesa parrocchiale (1), ha delle
amplissime stanze pel supremo Comandante
della milizia, che il secondo posto tiene
dopo il Viceré. Ila delle carceri pei col-
pevoli plebei, e delle custodie pei nobili.
Lungo tempo in questa rocca univansi i
Consultori per amministrare la giustizia, ed
ivi si conservavano i pubblici atti del Re-
gno, ma nel 1593 accesa la polveriera, gran
ruina intervenne, le interiori parti della
rocca conquassaronsi , e molti schiacciati
ne furono, perché i tribunali vennero tra-
sportati non molto dopo nel Regio palazzo.
Castellana» Lat. Castellana. Sic Ca-
stiddana (V. I\.) È uno stagno appresso il
capo di Harzarello nella spiaggia australe
deir Isola. Seguono verso Oriente le foci del
fiume Irminio.
Castelli di Saturno» Lat. Cronia Ca-
stella, Sic. Casteddi di Salurnu (V. M.) Ca-
stelli, posti verso le parti occidentali del-
r Isola, come da Diodoro nel lib. 3. Re-
gnò Saturno in Sicilia ed in Affrica, non
che in Italia, e stabilì il suo imperio nelle
parti occidentali, e disposte ovunque guar-
nigioni per le rocche tenne al dovere %
sudditi, donde avvenne che per le parti
occidentali di Sicilia, i luoghi ovunque ptti
elevati appellansi Castelli Cronii, cioè di
Saturno.
(1) Questa parrocchia, come anche 1* intero ca-
atello, qual sito apparlenenlesi al Re, ra soggetto
al R. Cappellano maggiore , il quale yi segna no
Parroco, e dae cappellani coadjatori; ?i si ammi-
nistrano i sacramenti alle truppe di presidio ed
agli abitanti. Meritano attenzione nella Chiesa ì
quadri di S.Gaetano, di N. D. del Rosario, e diS.
Silvestro, buoni lavori del peonelio di Vito d*A ona.
CA
Castellacelo, Lai. CaèleUueimi^. Sic.
Castidduzzu (V. N.) Rocca dirata nel pro-
montorio occidentale del seno di Mara
verso Pachino, che stendesi al mare verso
Mezzogiorno, di qual nome appellansi pa-
rimenti ed il seno ed il proroonlorio. In
si ammirano in giocondissimo sito i monii-
menti di famosa caduta città, di un m. f
mezzo di circuito, e della rocca battuta
dalle onde del mare, ed avaniano Testifii
di case di antica fab)>rica in esistenti liMh
ghi sotterranei, oggi appellate Ca$UUued$
da questa diruta rocca. È congetlora di Fa-
zollo esservi stata Callipoli o Eubea, ma
io avendo collocato Callipoli al lato Orien-
tale deir Isola^ e nelle parti medilerrtnee
r Eubea nelle note al medesimo FazeDo,
after mai con Cluverio esser questi aTanii
intorno a Marza monumenti del tempio di
Ecate e del sepolcro di Ecabe.
Castellaecio. Lat. Castellucium. Sic
Castidduzzu (V. N.) Rocca a 5. m. so^
Terranova verso Aquilone, sita in an eolle,
le di cui radici vengono bagnate dal fioan
di Gela o di Terranova. Fu un tempo eoa-
ceduta dal Re Federico III nel 1361, col
fondo delle terre d* intorno^ a Perollo de
Moach milite Caltagironese. Passò sotto lar-
tino in mano di Ruggiero Impancila, che
essendo dall'Isola partito, non impetralaae
dal Re la facoltà, consegnando la rocca ad
un suo famigliare, Alfonso con decreto dei
19 ottobre 1422 segnato nel castello di
Aversa, revocando T alienazione, concessela
a Ximene de Corella, Coppiere Regio, dal
di cui eredi passò ai signori di Terranofa»
oggi signori di Castelluccio.
casfeiiuccio. Lat. Castellucium. Sic
Castidduzzu (V. N.) Rocca ch« siede sopii
! un colle, nel territorio occidentale di Mi^
I alla sinistra ripa del fiume Atcllaro o AlHse* i
I dalla quale dista circa un miglio. Fu 0 |
tempo di Eleonora regina, come ìtfpi
' notato nel censo di Federico II suo oarilc
Venne poi nella Signoria di Maltto Niki,
261
CQÌ fellonia Toltenne Guglielmo Rai-
tancada, che concessela a Maileo
0, ma entrambi opposti al Re Harli-
tanel 1397 al messinese SuUmbenio
i con diploma segnato in Catania.
1 diedela dopo 20 anni a Kiccola
ì di Noto, cui il Re Alfonso conce-
facoltà di rifabbricare la rocca, col
Ilo mero e misto impero, per di-
lei 6 di ottobre. Succedette a Pìic-
igliuolo Pietro nel 1453, a cui Mat-
questo poi Niccolo ii, da cui Bianca
ina: morì quella senza prole, ondo
^5 r ottenne Caterina.
«Itacelo. Lat. Castcllucium. Sic.
uizu (V. N.) Piccola isola rimpetlo
lontorio Plemmirio.
tellacclo. Lat. Castellucium. Sic.
Inzzu (V. D.) Casale concesso dal-
ator Errico, Re di Sicilia^ alla Chiesa
[aria de Latina in Messina.
tellacclo del Molo. Sic. Castid-
iì lu Molu (1).
lellacclo. Lat. Castellutiufù, Sic.
luzzu (V. I>.) Villaggio, appartenenle-
1300 a Francesco Yenlimiglia, ed
lesimo secolo devesene ascrivere la
, poiché nel 1267 nel diploma di
Jessandro III, in cui notasi il con-
ia Chiesa di Cefalb, nessuna roen-'
i fa di Castelluccio. Siede nei monti
ei quali parla il Fazello, e nella loro
le; con una rocca che ergesi dalla
accidentale, sotto di cui è la principale
parrocchiale , sacra del titolo alla
i di Nostra Donna, cui assiste una
mia di Sacerdoti : enumeransi altre 12
minori, e rimpetto la rocca ergesi
di S. Maria dell' Ajuto con un Con-
li Osservanti di S. Francesco dal 1634,
li Terso il 159S cedettero il luogo
mali. È Castelluccio nella diocesi di
no piccolo castello di figari quadra, for-
tre bastioni^ e di una torre riquadrata,
inde il Molo di Palermo.
CA
Cefalo, come notai, e nella comarca di Mi-
stretta, e dà Tenore ai suoi Signori di
sedere il xii posto trai Baroni. Fiori nel
secolo xTi di 346 case, 1617 abitanti, nel
seguente di 528 case, 1695 abitanti, e fi-
nalmente ai nostri tempi di 367 case, 1210
abitanti, che finalmente con non lieve per-
dita vedonsi ridotti ad 826.
Fu soggetto ai Ventimigtia sino al 1480,
quando Enrico Conte di Ceraci, ricevuto
il prezzo, rassegnò a Matteo Speciale, da
cui comprollo poi Niccola Siracusa , ma
lo ricuperò Simone Tentimiglia nato da
Enrico , e perciò nel 1499 ubbidiva ad
Antonio figliuolo di Simone. Fecerlo di
loro Signoria i Lercano nel 1536, ma non
perdettero i Yentimìglia il dritto di ricom-
pra. Poi passò colla medesima leggo agli
Ansatone y dai quali ai Timpanaro ^ che
verso i principii del secolo xvii dicevansi
Signori di Castelluccio. Ma nel 16341' ot-
tenne Erasmo Cannizzaro, cui succedette
la figlia RaffaelUiy ed a questa Luigia Bot-
tone e CannizzarOj la di cui erede Agata
Agras lasciò a Francesco suo figliuolo^ il
quale nominato nel 1726 con diploma di
Carlo YI Duca di Castelluccio, da Eleonora
Parisi ebbesi Giovanni, oggi vivente. Con-
fermai altrove nelle note al Fazello esser ce-
duto sotto Martino Castelluccio ai Peralta,
ed ai Montecateno, perciocché Antonio ed
Enrico di lui fratello dai Tentimiglia, nemici
al medesimo Re, decaddero dai beni, e furo-
no altrui concesse le loro Signorie. Ma ritor-
nati in grazia, vennero di nuovo sostituiti alle
primiere dignità; del resto essendo, come an-
che oggi, altri casali del medesimo nome,
non nego poter facilmente inciamparsi in
qualche equivoco in assegnarne i Signori.
Hanno i terrazzani in primaria devozione,
e venerano il tutelare S. Placido Abate e
Mart. Sono vestili i prati di pingue erba,
ed abbondano in pasture, sono piantate a
vigne le terre, a gelsi, ad ulivi. Il Barone
si ha dritto di armi^ e segna il Magistrato
262
GÀ
cifìle. Presiede il YescofO per merzo di
un suo Vicario. La lat. è di 37% 50* la
long, in 33^" (1).
Castelnaovo. Lat. CoèteUum novuni.
Sic. CaslernoTu (V. D.) Vedi Bavuso.
Casteltermlnl.Lat. CaéteUwmTherme.
Sic. Castertermini (V. H.) Terra volgarmente
Termine ed aUrìmenti Manie d*Oro^ alla
destra riva del fiume Platani, sotto Sutera^
verso Libeccio* Riconosce la Chiesa di Gir-
fenti e la Signoria civile di Castronuovo.
di nome novello, ma ben popolata; poi-
ebò il suo censo del 1653, e come credo
il primo, recò 544 case, 2276 abitanti ; nel
1715 poi 1324 case e 5171 abitanU,
ed ultimamente 5245. Il sito è lievemente
declive verso Mezzogiorno ; la primaria
Chiesa che è sola parrocchiale, sacra alla
B. Vergine del Rosario, con altre sei, cui
presiede, ò commessa alla cura dell* Arci-
prete. I Minori Cappuccini in più elevato
luogo dal 1722 si stabilirono. Decentissima
è la casa del Barone, che appellano Castel-
Io, con molto ampia piazza; donde aprcsi
spaziosa e retta via sino alla Chiesa delle
anime purganti , che assai bella si pre-
senta. Adornano poi la via da entrambi
i Iati eleganti case di citladini. Oggi si ap-
partiene il paese al Principe di Castelvetra-
(1) È oggigiorno un cornane in pro?incia dì
Ifewina^ distreUo e circondario di Mistretla, da
cai ditta 6. m., 117 da Messina, 78 da Palermo,
neUa diocesi di PaUi. Vi è on monte agrario che
giusta le regole generali presta frumento» inrertito
dal peculio nell'anuo 1842, e diretto dalSindaco,
e da due Deputati scelti dal Decurionalo eoo la
approraiione dell* Intendente , la carica dei quali
è biennale. L'estensione del suo territorio è di
taL 1569,550» delle quali dÌTÌdendo in culture, 709,
S50 in seminatorii semplici , S76«707 in pascoli •
8,543 in oliveti, 99^121 in yigneti semplici, 74,970
in boacate, 11,600 in frassineti « 0,059 in suoli
di case, il suo più gran commercio di esportaiione
consiste in manna che è di ottima qualità. L*aria
▼i è sana. Ne montaTa la popolazione nel 1798 a
1709, a 1749 nel 1831 , e finalmente a 9359 si
accrebbe tino all'anno 1859.
GA
no, Duca di Terranova, detta fiimiglit Pi-
gnatelli; ma Vincenzo Maria di TermM,
per privilegio di Filippo del IC29, ne ci-
tenne gli onori di principato, t li Irasnisi
ai suoi, oggi signori di Isnello e di Bociii.
Rota Francesco Emmanuele alla fiuniglii
medesima essersi un tempo appartemil9
CasteUermini^ donde gli compete 0 Irci*
tesimo terzo posto trai Principi; • i IHnV
di Terranova ed 1 Principi di CastoivelnM
come Baroni di Jfonle d* Oro, prollériseoM
il LI! voto nel Parlamento, godono del pa-
tere di armi, e segnano il magistrato, ii-
gusto è il soggetto territorio, ma fertile;
frequentano tuttavia gli abilanli 0 videi
feudo di Fontefreddo soggetto al Conte 4
Bastiglia^ donde ubertose messi raceolgoM^
con non piccolo lucro. Sta in 31*, 2S*i
long, in 37% 43* di latitud. (I).
0) Oggigiorno é un comone in prorine^ 9 ^
cesi di G Èrgenti, diitretlo di Bivona» da evi dirti
6 m. e mexxo, e 18 n. e metto dialasU da 9k»
genti, 55 da Palermo. Nel 18SS venifa ii
ciato il prospetto della magnifica Cbitsa
oltre la qaale sono altre otto Chieae. Vìen Iravtr»
salo il comune dalla strada rotabile, che mena di
Palermo a Gìrgenti, ed essendo perciò mollo lire*
qaentato.la cÌTÌli»aiione ri si mostra in ne iefioi
progresso, onde renne da brefe oostilnito «n tM-
trino» dei più eleganti della prorincia. Salakt è
il clima « e se ne comprende il territorio in al-
me 5318.480, delle quali 13,688 in orli ifflirii
108,464 in seminatorii alberati , 3877.855 in sa»
minatori! semplici, 1775,811 in paitnre» Ì8,tlt
in oliveti , 58,049 in vigneti aempiici , 14,881 li
sommaccheti, 1 in boscate^ 1,864 in collare Mi^
81,956 in terreni improduttivi , 1,801 in anefi di
case. 1? i« e nella contrada Chioddia
una tolfara soggetta ad inondatione por le
8orgi?e « ed altra nella contrada Manganalo Mi
soggetta ad inondazione^ entrambe diaeoelolla»
dal luogo deirimbarco« e 10 dal ponto pie
della strada a ruota che ri condooo:
nominata Timpi di Malta è nel aito
chia, ed altra nel terreno dell'Accia,
non soggette ad inondamento e distanti 88 wl
dal mare, 8 dal più ricino ponto dolb atradi fi*
labile che ti mena ; tutte a «/• na. dai
collifati , 8 che daa loifo di S* qualità»
263
ti-
CA
«••telvetwiii©. Lai. Casfellum rete-
fonum. Sic. Casledduviiranu (V. M.) Clllà
Beila diocesi e comarca di Hazzara, de-
^oelU di Aceti che ne di anche dì i." Da ciò si
flodu OD aignificante coafmercio, onde la pubblica
proaperìlà aapira ad on miglioramento » cui non
potrà mai perrenire finché gli ex-baroni non to-
gfioa eoocedere e ripartire agli abitanti in discrete
teaate i loro ex-feodi, dei qaaii questo territorio
è q«aii totalmente costitoilo.
Ne asceodefi la popolaaione nel 1798 a 5590,
a ftS9i nel 1831, e finalmente a 6493 nello scor-
do del 1851.
Fereone resterà io Italia e nella Repubblica let-
teraria il nome di Giovanni Agostino de Cosmi
■ito in Gasteltermini a di 25 luglio del 1736,
laico per la magnifica direzione nel corso scola-
itieo, perlocbè nelle principali città di Sicilia to-
aiff eletto Moderatore delle pubbliche scuole , e
Birettore degli stodii e della Uni Tersità di Cata-
aiadal VescoyoHr. Salratore Veutimiglia nel 1761;
dofe sfoggiò delle sue altissime mire, dove i suoi ag-
postati pensamenti fò praticare, donde cavò sommo
proltto; Tenuto in Napoli, quinci iuRoma, lascian-
da di se indelebile il nome, poi ritornato in Catania,
fialeUo a costode della Biblioteca, di che donato aTC-
TaMr. Tentimiglia TuniTersità degli studi!, e la ordi-
tele qoÌTi apri cattedra noToUa di direzione, e di
sairta alla gioTentù studiosa. Nel 1788 furono dal Re
iiititsite le scuole normali in Sicilia, e ne fu il De
Gi«u, che di duoto in Napoli dimora Ta, eletto il
Mnttort, onde portossi in PalerQio ad ordinar le
asse con r intelligenza del GoTerno, doTO IroTan-
étà MflT aprile del 1789, fu dal Re promosso ad
«apio canonicato della Chiesa di Girgenli, dispen-
atfa la residenza. Pubblicati nel (799 i PrineipH
fimarvU del dinono . poi nel 1803 gli EUmtnXi
M fMùgia in fra volumi, dei quali come a sup-
Ifanaato «na fradtiatona di cento letierB scelte d^
tktnmf e la (radiatone dH memorabili di So-
Mrim da SenofonUf laTori in serTizio delle
proaegol a rendersi olile sino ai primor-
ìl dd 1810» qeando già ai Si gennaro, steso sul
tMe di Borie profferiTa agli amici poche ore pri-
vi £ mandar k> spirito quelle tenere parole: di che
tfkn d$lmai amici $$ io muojof V amicizia resta,
9mi immortale l
A Nieeolò Caeciatore celebre alliero del Piazzi^
e ée gii eiieocdeTa nella direzione della specola
A Memo» fa patria eziandio Gasteltermini. Lo
HlMrio failone del ano maeatro che confessaTa
Tiniio afolo a coadJBtore nei laoi itadii» gli €0«
CA
corata al tempi di FazcHo del titolo di
Contea, poi dal 1564 avanzala del titolo di
Principato. Anticamente, nota il Pirri, di-
cerasi castello Entellino, il che divolg&
il primo r Arezzo: Rimangono gli Entelli^
ni vicini popoli, abitanti l* antica EnteUa
con detta da Entello compagno di Ace^
èie, che poi trovo appellata negli annali
di Sicilia Castello Entellino , oggi però
Casteketrano. Ma T antico scrittore Isacco
Tzelze fu Entella moglie di Acesle, donde
il nome air antica città di Sicilia, che te-
dremo a suo luogo essere stala altrove. Ho*
ta Cluverio aver piuttosto occupato Elcetio
il sito di Castelvetrano , il che anche al«
trovo è ad esaminare. È certamente CO'
stelvetrano ricco ed abbondante, e slede
in un campo un poco declive verso Sci*
rocco, con larghe e retle vie, e magnifica
rocca, dovè il palazzo del Barone, la quale
comprende il tempio di S. Pietro^ ornato
dal i670 di insigne collegio canonico; raa
la principale Chiesa del titolo di Maria Ter-
gine Assunta è alla destra della città; l'al-
tra parrocchiale di S. Giovanni Battista
principale patrono^ alla sinistra; entrambe
sotto rArdprele, e per mole, grandezza,
ed ornamenti esimie. In quella di S.Giovanni
però ò una statua dì marmo del medesime
santo, del famoso scalpello del Gagini: enu-
meransi poidicìotto Chiese filiali, ed alcune
addette a confraternite di laici; dieci con-
venti sotto varli istituti, ed uno di monache,
ai quali la seguente origine si assegna.
Antonio Tagliavia Signore della città stabili
i Frali Predicatori nella Chiesa di S. Maria
di Gesù, ad esser centro di studii dell* Or-
dine. I Minori Conventuali fuori la porta
del titolo di S. Francesco, abitano un sito
gtitol nna fama eccellente; più ancora glie ne con-
ciliano le sue opere, parlando alla posterità come
sostenne il decoro del nostro Osservatorio, e man-
tennelo nello stato in cai laMiato l'aveTa 1* im-
mortale Piaui*
2r)4
CA
amcnissimo dal 1534. 1 Riformati per opera
di Zenobia Aragona e Gonzaga occuparono
nel 1613 la Chiesa di S. Maria dell* Uria,
e di S. Lucia. Il magnifico Principe Carlo
Aragona diede in prima un luogo ai Cap-
puccini nel 1SS8, e fabbricò una Chiesa
sotto il patrocinio di S. Anna , ma poi a
pubbliche spese si concedette la Chiesa di
S. Rosalia; ed un più grande cenobio. I
Carmelitani, s) nel convento di S. Maria dei
Miracoli costruito a contribuzione dei cit-
tadini , che neir altro più antico di S.
Niccolò nel secolo xti, abitarono. Segna-
rono il sito e la somma congruente ai mo-
naci di S. Agostino nel 1584 i nobili Si-
gnori Angelo e Leonardo de Maja, colla
Chiesa di Nostra Signora della Consolazione;
del quale ordine ancora ai Riformati della
Congregazione di Centorbi assegnata la Chie-
sa di S. Maria della Presentazione del ti-
tolo dell' Ajuto, toccò un domicìlio molto de-
cente verso il confine della città nel 1637.
I monaci di S. Teresa conoscono la loro
origine dopo la metà dello scorso secolo.
I Paolotli sotto il nome del santo fondato-
re, furono stabiliti da Giovanna Aragona e
Pignatclli dal 1607 dentro la città, nella
contrada di S. Leonardo, e dai lodati dei
Maja agevolati. Le monache che professano
la regola di S. Domenico hanno sin dagli
antichi tempi un monastero, e van belle
del titolo della Vergine Annunziata. La pietà
dei Baroni costruì un collegio di ragazze
nel 1622 presso la Chiesa di S. Giacomo.
II monte di pietà e l'ospedale pei poveri
amministransi dai fratelli della Compagnia
dei Bianchi. Antichissimo è il Monastero Be-
nedettino della SS. Trinità nel territorio
cognominato di Delia o di Ficano, a circa
un m. e 10 passi verso Occidente, di Re-
gio patronato, di cui faremo altrove pa-
rola.
Per quanto riguarda le civili e pubbli-
che abitazioni, essendo la città abitata da
oneste, ingenue, e ricche famiglie, si tro-
CA
vano molte case di privati assai <
nò vi mancano delle buone piane
decente palazzo pretorio. La fortezn
un giorno poco sopra dell* antica di
cessa da un fulmine minò, e gli
ne esistono. Oggi sono le casa 345
ladini 11979. Numera il Pirri 128
e 5081 abitanti, ma nei regi! libri
stesso tempo nel 1633, se erralo
fosse, si leggono 4041 case, 13361 1
Sotto rimperadore Carlo erano 132
se, 10S29 gli abitanti. D Magistrato
la forma delle leggi municipali, en
e ad arbitrio del Principe, cui 8p<
dritto di armi , e Txi posto nel
mento. Il Vicario presiede al clerc
dei Vescovo, il Governadore di Scu
mandava V urbana milizia di 88 lan
cavalli. Gli amplissimi prati di G
trano abbondano di vene d* acqua,
alcuni luoghi sono paludosi, chiusi
mi di Arena e Madiuno, per cui
poco salubre; ma lussureggiano i
per Tuberia delle biade, pei lielisì
scoli che nutrono copiosi armenti
vi sono singolari e squisiti, Folio,
il mele sempre vi abbondano^ com
vi hanno delle miniere di bianchiss
le (1); nei boschi aperti e spaziosi ali
cinghiali in gran copia ed altre I
caccia presentando ai Principi giocc
vertimento.
Si fa menzione degF illustri ciltad
cifico deir ordine dei Cappuccini d
vita, illustre per molti miracoli e p
di profezia, il di cui corpo è in
venerazione appo i suoi. Angelico <
dello stesso ordine nel settimo mese
prova tolto al mondo, nel 1594, e
di lui fu veduta salire driltameoto i
sotto forma di splendida fiamma. G
M. Luna Minor Cappuccino ancora
(0 OggigiorDO queste miniere • ignora
luCameole.
265
CA
il lettere e prudenza nelle ammìni-
i, mentovato dalPirri. Giovanni Quar-
Acerdote illustre per santità di vita,
ire in Palermo dì opere pie , di cui
»re, che afferma essere nota parimenli
tempi la fama delle di lui virtù. Bar-
iggio insigne avvocato in Palermo,
ipre intento ad uiDcii di carila; si
utU) a difendere i poveri, ed a pa-
uche le spese nei loro giudizi!, e
tò, come dicono, di dare alla Ver-
1 suo santissimo Sposo, e al divino
sotto forma di poveri, deirclemosina;
alla virtù, alla contemplazione, con
ima di santità mori in Palermo nel
morto spirò un soavissimo odore^ e
> volto spiccarono raggi di luce, sic-
attesta lo scrittore dì sua vita. Ebbe
;lie Vincenza Sveglia, donna lodata
per esimia virtù, e i Agli Girolamo
Cesco Maria Maggio, egregii e cele-
i personaggi, che a dritto possiamo
originarli di Castelvetrano. Raffaello
deir ordine dei Predicatori, chìaris-
er ingegno e dottrina, lodato pe^ la
là della vita. Cappellano di Carlo II
Kapoli, il di cui animo offese per
iibblicato il libro sulla Vera elezione
mie/ice Urbano MI, per cui fu messo
^re, e ne fu tratto alla morie di
è mentovato da Fontana, Altamura-
ia allri. Simone d* Aragona Cardinale
la Romana Chiesa, figlio del celeber-
larlo magno SicolOy segnato Arcive-
li Palermo. Pietro de Luna illustre giu-
ulto,i dicui pubblicati raccolti Comì-
Uecla consiliaj, ed i lavori manoscrilli,
la dotlrina sono al sommo encomiali
nendali dal Hongitore. Felice Bran-
e dell'ordine dei Cappuccini, in som-
>ia versato nelle sacre scienze e nel-
leaza; pubblicò il traltato della sacra
i predicare e varie orazioni, e la-
eparalo pei torchi un corso di Teo-
jiorgio Tagliavia della Compagm'a di
CA
Gesù, della famiglia baronale, in cui bril-
lò insigne felicità d'ingegno, solida virtù
e prudenza singolare; adibito perciò a reg-
gere vari collegi, prese a regolar la provini-
eia Yenela , e diresse in Roma la casa della
Apostolica penitenzierla; ebbe grande au«
torilà appo i primarii principi del secolo;
quivi chiuse i giorni nel 1659. Giuseppe
Pomio versato negli studii di matematica,
filosofia, e medicina, non che nelle ameno
lettere, vissuto a lungo in Palermo con non
volgare fama, rifulse parimenti per inte-
grità di costumi: stampò un traltato sulla
cura delle febbri putride , e preparò un
lavoro compilo su tutla la medica scienza.
Pietro Maggio sacerdote dell'oratorio di Pa-
lermo, preslanlissimo nelle più gravi di-
scipline, in colta eloquenza, ed onnigena
sacra erudizione, Esaminator Sinodale del-
la diocesi di Palermo e chiaro di altri ono-
ri, mori nel 167 1, commendato nella Bi-
blioteca Sicola^ Pietro Martire Scandariato,
dell* ordine dei Predicatori, precipuo per
integrità di vita, versatissimo nella scolastica
e morale Teologia, nei sacri canoni, nelle
umane lettere, nella latina ed italiana elo-
quenza, e mentovato dal Mongitore. Biagio
Militello addetto alla scienza del dritto, ed
amante altresì delle Matematiche; Giudice
diresse la Curia del Grande Ammiraglio di
Sicilia, nominato nella Biblioteca Sicola
per dottrina, integrità, ed opere pubbli-
cate: ed ivi anche «l'encomiano Francesco
Maggio peritissimo nella musica , e Paolo
Anca deir ordine di S. Agostino.
Ma già occorre primo Signore di Castel-
vetrano Tommaso Corvino (1), che divenuto
(1) Fone per mepda del tetto originale viene no-
miDato primo Signore di GasteltetreDO questo Tom-
maio Coryino, giacché fa in effetto il primo Ba-
rone, Tommaso Lentini, che per fellonia fa spo^
gliato dei possedimenti^ il che viene cbiaraibente
a conoscersi consaltando il diploma del 18 gen-
naro 1299, che si conserra tra i manoscrilli della
Biblioteca Comunale di Palermo (Q. q. G. 8], non
34
266
CA
nemico al Re Federico ne Tenne spogliato
dei beni, cioè della nostra città, di Pietra Be-
lice, e di altre terre, delle quali Tenne dona*
to, dal medesimo Re, Bartolomeo TagUofoia
Cameriere della Regina Eleonora, con di-
ploma dato in Polizzi nel 1296, separata la
foresta di Beribaida ed il fiume Hadiuni.
Succedelte|,'li il figliuolo Antonio^ volgar-
mente appellato JVtno, che nel censo del
1320 del medesimo Federico dicesi anche
Signore di Sommatine. A questo, Matteo
confermalo dal Re Ludovico, indi il figlio
suo Antonino , di cui è menzione nel
censo del Re Martino del 1408, sotto nome
di KinOy cui nacque Baldassare^ donde
Crìovanni donato dcirinveslitura nel 1453,
da cui Nino in nel 1479, e di nuovo dopo
9 anni sotto il nome di Antonino da auto-
rizzazione astretto. Dopo JVtno, Giovan Vin-
cenzo maritato a Beatrice di Aragona, al
quale concedette il Re Ferdinando nel 1502
pieno diritto ed il potere della spada nei
suoi possedimenti. Ne nacquero Francesco
e Giovanni f quegli prese in moglie Anto-
nia Aragona Signora di Avola e di Terra-
nova, e mori non lasciata prole alcuna; in-
di per ispeciale indulto del Romano Pon-
tefice, divenuto Giovanni marito alla cogna-
ta Antonia , divenne Marchese di Avola e
di Terranova, ed Ammiraglio di Sicilia : toc-
cò loro il figliuolo Carlo ^ che per benefi-
cio del Re Filippo II, fu delto primo Principe
di Castelvelrano nel 1544, e decorato di
somme cariche e dignità, meritò venir ap-
pellato Magno Siculo; i di cui successori
che da dae antiche copie aolenticbe deiristesio di-
ploma, esistenli, una presso la Cancelleria Co-
muDale di GasteWetrano , • Taltra presso la fa-
miglia Lentioi di delta Cornane. Potranno altresì
riscontrarsi airassanto« la storia del Caso di Sciacca
di Francesco Sevasta, pag. Ili, edizione del 17S6
• la Sicilia nobile del Yillabianca^ nei quali testi-
raonii parlandosi del detto Tommaso Lentini Ba-
rone di Castelretrano, si accennano le ragioni del
passaggio della possessione nella famiglia Taglia? ia.
CA
dissi parlando di Avola. Oggi è il Princip e
Fabrizio Pignatelli, la di coi moglie è Co-
stanza Medici dei Principi di Oltajano. Ke-
gli scorsi vicini anni Fabrizio si stairill
ona volta con Costanza in Coalelvefroiio ,
ebbe cura del bene dei soggetti, e prone-
dette anche alle cose sue. Non longi dal
paese rimangono avanzi di antica cittày die
dicesi volgarmente fabbricata dai soldati
veterani romani^ ai quali davasi dispensa
da militare, ed assegnavansi terre a col-
tivare, donde ottenne prima il nome. È
Castelvetrano in 3V 45* di latit-, in 36* 21*
di longitudine (1).
(1) Attnalmente Castelvetrano é Capo-eùtoa-
dario dichiarato di S* elasse con real decreto M
34 giugno 18S8; nella provincia di Trapani, da cn
dista 4 miglia rotabili 18 non rotabili, distrette
e diocesi di Mazzera da cui ti non rotabili, 7 aon
rotabili dal mare « 3i rotabili SO non rotabili da
Palermo. Vi merita attenzione il Duomo, open
iniziata nel 1500, epoca in coi l*arte fioriva ae-
dellata solle classiche forme del BniDeUescbi, se-
guito dal Majano, dal Bramante, dal Saogallo, e da
altri sommi artisti; ma nel mentre lo stile dalii-
torgimento delle arti penetrara nell* isola, in fn»
da a tutto il gusto del medio ero, prime che Tst-
te si rÌTestisse di quel carattere paro ed origi-
nale dei Cinquecentisti , saccede? a la eomiieie
ed il principio della goffagine del secolo xn; qeia-
di il Duomo di Castelrelrano tra lavori ptegetsli
e interessanti per lo stile, fu terminato colgmli
e l'imperizia artistica deirepoca barocca; fi ■§-
rita attenzione la magniBca cappella della Maéia-
lena« della quale l'architettura, gli stocchi egli sf*
freschi sono di Tommaso Ferrano figlio dd ccb*
bre Autonino: ra adorno eziandio del quadre dil-
r assunzione della Vergine, originale di Orazio Ftf^
ratio , non che di quel di S. Chiara che wmkn
originale di scuola fiamminga , e della statua di
marmo della Vergine del Giglio, buono lavoro dils
studio del Gagioi. Nella CollegiaU « del di «il
Collegio Canonico suU'introdozione , è a
gere V epoca del 1670 dall' aotore eegnela ,
riscontrando carte originali negli arcbiTii, tveiai
quella del 1673, si ammira il quadro di fi.
SCO di Paola, buoniuinu copia di scuola
Nel tempio di S. Giovanni, oltre la stntoa, il
dro della Vergine delle grazio è orìgiank di ISi-
2B7
GA
CJ^^stisitoBe. Lat. Casirum leonis ani
Castilionum. Sic. Castigghiuni (V. D.) Fa-
mosa città decorata del titolo di AmmoM,
tra NòTelli, BOB che li tela della decoHaxione di
8. GioTaBBÌ, oof ia eMtU di ignoto aotore di scoola
fiaoamiBga; 4|Beito tempio è stato rifatto da uo meno
leoolo ÌB ^Bli,la enpola ed il campanile inoaliati
ialle foBdamenta, impiagati saccessiTamente più
a ilOOO dBC Bella intera riforma. Del No?eUi aU
trert è il S. Gregorio Taamatorgo nella Chiesa dei
Teresini; e della soa scoola il quadro di S. Teresa,
in fnellm dei Gappoccini di scuola flamminga é
il 8. Sebastiaso. In 8. Domenico sono dei bei laTorì,
il tappelkHie deiralUre maggiore» la cappella del
coro, OTe in tatto, pittore, scoltora, ed archìtettora,
fono opera di Antonino Ferrarlo modellate sali' ar-
dito e TÌTace carattere del Buonarroti , come ne
icrì?e l'architetto D. GioTanni Biga in ona descri-
lione inriatami, che bob essendo all' opera intera
CMifaceBlBy di pobblica ragione non feci. Va bella
anche questa Chiesa del qoadro rappresentante Tin-
cantro di Gesù colla Vergine nella ria del Calva-
rio, copia dello Spasimo di Baffaello, egregiamente
cia|BÌIa da Pietro Pondulli da Cremona, non che
dei quadri della Circoncisione , della Vergine del
Eosarìo, e di Gesù nell'orto: nel monastero poi
dall' AnnoBxtata è il quadro della Annunziaxione,
arìi^nale di Orazio Ferrano. Nel quartiere di S.
AitoniBO Bell'anno 1760 fu innalzata una Chiesa
latto l'iBTOcazione di 8. Bartolomeo Apostolo, alla
qnle fiiroBO aggregate alcune poche rendite di
■aa Gbiesietta campestre dello stesso nome , sita
in quella contrada ; fu opera del Sac. Baldassare
lioearì; ìb qaesto altimo TOBlennio fu rifatta in
«ade elegante, ed ora compiuta è di somma uti-
ilà alla geute poTora di qael quartiere, e decorosa
SUB città.
Ddla gtBBU di Sicilia formaU in rirtù dei di-
ipaeei Beali dd 17 ottobre 1753 e del 17 dicem-
Ile 17t8, fonmo aboliti i tre conrenti, di 8. Fran-
awo dei PP. CoBTeBtoali, degli Agostiniani Ere-
■ifi, e dtfU Agostiniani Biformati della Centn-
lÌpÌM eoBgregazioBe ; le* rendite forono incorpo-
ala alTerario, che proTTOde al colto delle tre Chiese,
dde qoali aaerita attenzione il quadro della sacra
ftaigfia, iB quella dei CarmelitaBi, i quali prima
dil Deerelo oraBai ritirati da 8. M. dei miracoli
il & Niceolò, perchè quella loro casa minacciaya
mÌM, 6 perchè le rendile eransi diminuite oon-
iimrobneBta. Nel 1758 la casa dei pp. dell'Ora-
Inìo, eeioltisi dalla Tita comune, fu inaugurata a
Wigio di Maria, oggi dei primi della dioecM di
CA
da cui è detta Castiglione la contrada e
la valle Yicina. Siede solfo il monte Etna,
nei colli levantisi alle parti aquilonari^ de-
Maizara; accresciuto di continui legati , talché si
è già fatta domanda al Gorerno per la accetta-
zione di un capitale di due. 1200 donato dal Sac.
Vincenzo Ferro a 6ne di fabbricarne altro braccio,
con prospetto nella piazza del Daomo; ri sta aperta
dal 1848 una sala d'istruzione per le fanciulle.
Il Sac. Giaseppe Denaro raccolse nel 1805 in mi*
sere case Ticino la Chiesa della Catena alcune poyere
donzelle, che mantenne del sao; nutri?a egli il de-
siderio di fondare un orfanotrofio, e quell* opera
era l'inizio del suo disegno, che ebbe con>pimente.
Ottenne dal Duca di Terranora Principe della città
la proprietà di quelle case, e le fanciulle furono
ivi accomodate alla meglio; per gli atti di reli-
gione si serrirono della Chiesa colla quale confi-
na?ano; soffrì quel buon prete dai nemici del be-
ne, ma da inrilto fu sempre in trionfo, ottenne
le debile approrazioni dal Governo, che in pri?i-
legio affidare al Vescovo 1* amministrazione della
nuora casa pia, a vantaggio della quale fu decre-
tato r investimento di varii legati pii a persone
incerte. Il Denaro moii nel 1839, e fu sepolto nel
compianto delle orfane e di tatti i buoni nella
Chiesa delle sue figliuole, dove una modesta pie^»
tra rammenta che ei visse. Per disposizione di te-
stamento, i considerevoli beni di lui furono ere-
dità dello stabilimento , che da mezzo secolo
di vita presenta un aspetto morale-economico
assai interessante. Il fabbricato si rese nuovamente
in architettura quanto semplice altrettanto bella
e grave. Si vive in perfetta comunanza; si lavora a
vantaggio della casa che provvede le orfane di tutto;
terza parte della comunità veste l' abito religioso
professando la regola dei Serviti , e queste mo-
niali hanno il debito di educatrici; le altre volendo
prender marito , vengono all' uscita dotate dalla
pia magione. In notare le opere di beneficenza, noo
può certamente trascurarsi il monte di pietà; il
mentovato dall'Amico ed amministrato dalla com-
pagnia dei Bianchi, venne meno da gran tempo,
ma nel 1840 per la pietà religiosa di Giovanni la
Chiana, era aperto a bene dei poveri un monte
di prestito di 1800 due. Un decreto regale sottras-
se 1 amministrazione al Consiglio della pubblica
beneficenza, affidandola ad una commissione lo-
cale. Il fondatore diede quasi tutto il suo con sommo
soddisfacimento mentre ancora vivea ; mori nel
maggio del 1844 di anni 86 ; fu pianto come vir-
tuoso cittadino e sommo filantropo, di che anche le
268
CA
corata degli onori di Principato , dante ai
suoi Sign ori la prerogativa di profferire il
settimo voto nel Parlamento- Ne è declive
diipotizioni leiUmentarie tono foleaoe tMlimonio,
in OD grao numero di pìi legati. Al di faori della
città, vicino il convento dei pp. Cappuccini, fn
innalzato il camposanto, che si apri finalmente
nel 1840; non ha valore artistico « qoantonqae
prenda sempre un aspetto di miglioramento nelle
forme esterne.
Diffondere i lumi ò lo stesso che moralizzerei!
popolo e migliorarne le condizioni; e questo ve-
diamo nella nostra città per V introduzione delle
debite scuole. Nel 17SS« in conformità delle dispo-
sizioni goTernatire, fu aperta ai fanciulli la Lan-
castriana^ e nel 1845 il Liceo Comunale^ di cinque
cattedre provvedute a concorso, due di gramma-
tica, una di unune lettere^ una di eloquenza, ed
una di filosofia e geometria: fu inaugurato solen-
nemente nella sala del municipio con erudito di-
scorso.
Non mancò mai la nostra città di figli per
untila o per dottrina illustri^ che le facesser co-
rona. Alla filatera recata da Amico, noi qualcuno
da lui dimenticato e di gran merito ne aggiun-
giamo, e coloro che gli successero.
Furono illustri nel secolo zyii, tralasciando del
Fre. Giambattista Majore Domenicano, insigne in
dottrina, familiare di Paolo IH R. P., che gli offri
il gOYorno di molte Chiese da lui rigettato, e del
Pre. Lettore Antonino M.^ Cingales dell* istesso
ordine , celebre per pietà , morto in Salerno nel
1C98« doYe sin oggi è inteso col nome di Padre
Santo, facciamo menzione nel secolo zyii dei
fratelli Giuseppe e Baldassare di Bissi , entrambi
nella corte di Madrid, sotto Filippo IV, dei quali
il primo dopo la morte della moglie entrò nel
sacerdozio, fu Cappellano del Re, come risulta da
una fede dei 7 febbraro 1737 del Parroco di S.
Alartino GoYernatore dell' ArciYescoYO di Toledo:
leggiamo di Bartolomeo in un manoscritto auten-
tico, essere passato in Aleroagna « ed eletto nel
1638 capitano di fanteria alemanna ; nel reggi-
mento di Giacinto de Vera armò cavalieri del suo,
per la compagnia, servi mostrandosi sempre ma-
gnanimo e valoroso, nel 1641 chiese ed ottenne
il permesso di ritornare in patria da Ferdinando
Imperatore d' Austria, che gli dio attestato di lode
per aver militato da ottimo campione; documenti
tutti citati nel ceooato mss. Fu celebre in musica
D. Giovanni Palazzotto Tagliavia, eziandio egre-
CA
il sito verso Oriente , e 1* altura pi& du
viene occupata verso Scirocco da due ro^
che diIBcilissiaie ad espugnarsi per nato-
gio teologo, e maeetro al celebra FiMeam M^
gio; sUmpò in quella fcienin alconiUvorì aslls
dai conoscitori encomiatL 11 Fadr« GevoraMSci*
raglino deirordine dei pp. RifbriBati, io età di ani
65 morto in Palermo nel 1711 a 4 Inglio; fii in-
signe teologo e Pro? ineiale » cleUo da ìmaùcmm
XI. Prefetto e Vicario Geaenla ddle ■ììììb« A
Affrica^ ore ebbe anche le fonùoDi di AgealtCI^
nerale del Re di Spagna; etercilò per hm 14 ani
il suo nuovo ufficio con molta lode • grandi van-
taggi della Religione, carisaimo a Carlo II; inéè
quattro oapizii religiosi del eoo ordina in qtsel paeic,
ano pei prigionieri cattolici, e inalneote «■ Ve-
icoYato a spese del Re di Spagna • cai dopotaili
apostoliche fatiche TcniYa ilbnooniaaiottarieelf
Tato, ma nella sua yera e profonda oniUà rifn-
UYa una tale carica.
Successero ali* epoca di Aoaico, al aortro tcaft
fiorendo: Francesco Saverio Carmelo Tila, me fi
15 aprile 17)7 ; ebbesi la laarea nd driUe e id
corso teologico. Canonico di Mazzajt» dove fii ciill»
Vicario Generale e .poi Ciantro prim dignilà wà
1750 dal VescoYO di quella Chiesa» dopo la asili
di cui fn Vicario Capitolare , e poi olcUo e esa-
sacrato Vescovo di Filomelia in partibui; ansa
del Vicerò (Uiramanico, caro fu anche la Bobs,
e familiare ai Signori Spinola ed al Ponlefies firn
y\, di attività incomprensibile, di somau msaisn
nel governo ; amò i poveri largheggiando lars ia
elemosine; si morì nel 1806, quando Ticina, seeaaif
una lettera di M.^ Sortine di Ronaa ( docaMsM
di famiglia), la di Ini promozione a Cardiaalfr '■
virtù delle sue disposizioni testamentarie. Mani
si ebbe molte opere di cristiana beaeficeas^ 1
Sac. Vincenzo Maggio nato nel 1753, ■orto il il
aprile 1794, fn dotto teologo, e Yersato nelle scitfi*
matematiche , nell' astronomia , nella uMdicisi:
nella sua poYcrtà offeriYa il sacrifizio eacsrìdn
per la conversione dei peccatori, senza nca**>
la consueta elemosina; vivente ebbe fsasa di ^
racoli e di santità; alla morte espresse U popsla a*
gni d'immenso dolore, lacerò le sne vesti cssm ì|*
getto di sacre reliquie; viva ne perdara laasaMil^
Il Can. Giovanni Vivona nato li SO aprila 1^
morto U 99 luglio 1830; nella carriera dette sctfb
mostrò sempre penetrazione di mente, aito*
chiarezza di idee; fn teologo profondo e ils«^
sottile, formato sopra le opere dnU^AqaiaaH*^
269
CA
artificiali fortiGcazioni, poiché sono
Ite di TITO sasso, in cui anche esi-
implissime cisterne. Rimane ancora
rediletto; neUa ctrrieri della predicaxione
latore inTÌncibile, ed in Trapani lasciò una
I immortale di se nell* occasione di esservi
' Ui mistione; scrìsse più opere, e ride la
OSIMI morte la titolata: eternità delle pene
Uà eoUa iola ragione: il quale la?oro, som-
ndizio di splendidi ingegni che lo esamina-
in monumento non perituro della dottrina
ToiM sommamente logica dell* autore; in
DA troppo astratta e metafisica raccoglie
mò dirsi nella -specie a fine di prò tare ia-
nente la tesi; sono mss. ancora di lui, la
del contratto sociale di Rousseau, la storia
iute donata al Comune « un compendio
I metafisica ed elica, e finalmente un opu-
r facilitare gli allievi nella predicazione:
ìù di un' opera apologetica sulla Religione,
Bfuta degli errori del secolo ligio al Yol-
aUa Enciclopedia Francese, fu interrotto
I morte. É gloria del Vivona il non essersi
nei soli studii ecclesiastici; fu cultore egre-
fisica, della medicina^ della botanica,'della
lice, della storia , della geografia , e della
; alla sua dottrina aggiunse la pietà , e la
è ragguardevole pregiava confondersi col
per assistere alle sue istruzioni , ottime
te materie, per metodo chiaro, per dottrina
i; soffri contraddizioni solo per essere mag-
Dtti a giudizio comune; l'invidia opponesi di
la al vero merito.
reodesi il territorio di Castelvetrano in sai.
S, delle quali li,8i0 in giardini, 34,424
(empiici, 6^800 in canneti, 6783,547 in se-
li semplici. S087,18S in pascoli , 1877.126
I, 136,080 in vigneti alberati, 911,572 in
lemplici, 17,600 in ficheti d'India, 40,010
i misti, S86,460 in boscate, 466,078 in ter-
rodottivi. 1S,S40 in suoli di case. I generi
di esportazione sono i Tini da gran tem-
ti in proverbio. Tolio ed il grano, che ar»
lon piccol lucro ai cittadini, i quali ascen-
ael 1798 a 14782, diminuitisi nel corso
I 19669, e 13658 secondo il quadro stati-
1859. Il commercio si viene ad agevolare
ne strade sin dal 1853 iniziate , una che
;• la città con Palermo per Salemi, e l'altra
bara, dove si hanno i vantaggi del porto,
inoltre nella città in ogni anno due mer-
per tessati ed altre merci, nella terza do*
CA
alcuna parte di mura, nelle quali una \oIla
fidando i cittadini, ostarono alle regie trup-
pe; né mancano avanzi di porle, alle quali
tuttavia si dà il nome di Pagana o di Re-
gia. Nella rocca primaria è il palazzo ba-
ronale, ed oggi carceri pei colpevoli. La
Chiesa principale intitolata ai SS. Apostoli
Pietro e Paolo, con campanile, sorge nel
luogo il piii elevato; la parrocchiale di
Nostra Don^^a nella parte inferiore, le suf-
fraganee di Pagana e di S. Marco verso
Oriente, e pel resto del paese altre 12
filiali ubbidiscono ali* Arciprete ; cui di-
consi soggetti i villaggi di Linguaglossa,
Francavilla, Motta, Roccella e Mascali, seb-
bene i loro Rettori che si hanno la mede-
sima dignità, le contrastino di loro diritto.
L* orìgine del tempio maggiore rimonta al
1105, come si ha da una scritta lapide ap-
poggiata al muro della torre, sebbene Tedi-
fizio della porta principale non ecceda il
1438, come si nota in una epigrafe appic-
catane in capo.
Delle case dei Regolari, entro le mura,
sorge antica e decentissima quella dei Car-
melitani sotto il titolo dì S. Martino, fondata
dal 15. ..Un monastero di monache attende
r ullima mano. Al di fuori intanto è 1* an-
tichissimo monastero della SS. Trinità, di
ordine benedettino, che prima vicino il fiu-
me edificato, ad un miglio, poi ad un tiro
di pietra dalla città, manca oggigiorno di
monaci, di cui in luogo Preti secolari sotto
un Abate che si ha il iix voto nel Parla-
mento, ne intendono ai sacri misteri. Il Con-
vento di S. Agostino sotto la riforma di Cen-
torbi, costituito ad opera e spese dei cit-
tadini nel 1610, riconosce a padre Andrea
di Enna autore della Congregazione, pri-
mieramente in S. Maria di ÀUamigUo nel
menica di aettembre per una solennità della B.
Yergino, della duraU di quattro giorni; altro di
bestiame ai 34 giugno per la feetività di S. Gio-
Taoni in quel giorno folo.
270
Ci
territorio Metoieio^ ma sia dopo 40 anni
sorge non lungi delle mura. Viene indi
r Ospedale» ad accogliere infermi e pelle-
grini, dinanzi la porta Regia, a qual pietosa
opera un'annua e congrua rendila fu de«
slinala dai cittadini. Vi ò un fonte di acqua
perenne, di che si beve. Corrisponde ir
nalmente un sobborgo sotto la Chiesa mag-
giore, molto frequente, ma in ruinoso sito.
Lo stemma presenta una rocca a tre ba-
stioni, sostenuta da ogni parte da leoni.
Il magistrato civico rien segnato dai Baro-
ni , non può tuttavia dall* ufficio venir ri-
mosso ad un solo lor cenno; poiché del
dritto di spada, che Tommaso Gioeni primo
Principe di Castiglione si comprò, i ter-
razzani si liberarono, soggettandosi ai Regii
amministratori, sborsata la somma, e resti-
tuitala a Tommaso. Erano 447 le case nel se-
colo xvi, e 1632 gli abitanti, nel 1652 le case
647, e 2467 gli abitanU, e nel 1713 final-
mente si numerarono 718 case 2674 abi-
tanti. Comprendesi nella Comarca di Lin-
guaglossa, e seguivano la bandiera del-
ristruttor di Taormina 4 cavalli e 36
fanti. Pie è il pastore 1* Arcivescovo di Mes-
sina, dì cui si sta soggetti al Vicario. Il
prato di Castiglione è amplissimo , a ben
40 m. circoscritto, a boschi, a selve, a quer-
ceti, a seininatorii , a vigne, ad oliveti, e
gelsi, principalmente a noccioli; corrispon-
de abbondantemente ai sudori degli agri-
coltori, e provvede al necessario per la
yita : né di pasture manca, né di acque ,
grato agli armenti, adattissimo pei majali.
Testimonio Luca Barberi, fu Castiglione
di regio dritto sotto i Normanni, come anche
sotto gli Svevì e i Francesi. Ai tempi di Gia-
como I e del di lui fratello Federico ce-
dette a Ruggiero di Lauria Ammiraglio
di Sicilia e d* Aragona, che reso nemico,
con varie fortune resistette, come notai, alle
regie truppe, talché si ebbe finalmente la
Signoria 1* Infante Giovanni Duca di Ran-
dazzo I la cui figliuola Costanza con per
CA
dote Castiglione, Errico StateUa prese
in moglie. Errico Bo$$o poi ne fii Si-
gnore sotto Federico IH, ed essendosi quin-
di reso fellone , 1* ottenne Perronc fiioorf
Razionale del Regno, con diploma datato ia
Messina nel 1373, cui succedette il flgUaoio
Bartolomeo. Caleerando di VillontiovataBiie
tuttavia la città sotto il Re Martino, il quale
prima di comporre le sue cose in «Sidlii,
agitato da varii sciami di Signori , ora ad
uno ora ad altro concedette le Signorie, ed
emanò di molti diplomi , coi quali in oa
solo anno troviamo molti Baroni del me-
desimo paese. Un diploma dunque di la^
tino del 1394 assegna anche la città di Ca-
stiglione a Bartolomeo figliuolo di Perrom^
Cancelliere del Regno, il quale ottenne ia
moglie Giovanna d* Aragona figliuola di fia-
glielmo, nato da Federico III per letto B*
legittimo, ed inserì al suo lo stemma dd le.
Succedettegli Perronc ii, i di cui succes-
sori ti hai parlando di Aidone , che come
Principi di CoiiigKone , si hanno sin dd
1602 il VII posto trai Sicoli SignorL
È ad annoverarsi tra gli illustri : S. Chre-
mes deir Ordine di S. Basilio, fondatore dd
Monastero del S. Salvadore di Placa, A
cui é la vita appo il Gaetani: Antonio FOolei
degli Amodei uomo d* ingegno penetraalt
e di somma erudizione , che lasdò ass.
r ampia storia di Sicilia dai primi fondalMi
ai suoi tempi; nonché una accuratissiai
descrizione dell* Isola in elegante toscaai,
e pubblicò in latino la Topografia del Hoali
Etna; é mentovato dal Hongilore che ii
dice incerta la patria ; visse lungo teifi
in Roma , e lasciò appo i Bolognetti fii*
tera sua opera, ed io vidi il primo loai
delle sue Storie nella Biblioteca dd lah
chese di Giarratana. La longitudine A Ct*
èiiglione é in 38"", 40\ e la latitudine h
37% 50' (1).
(1) CoD Reti Decreto del 1* loglio iS4T 9 •-
mane dì Gutiglione col no terrìlerio fi
i
271
CA
^ Lai Coètrum. Sic. Crastu (V. D)
SDloyato nel censo di Marlino del
terieo Spadafora per Castro Cik-
% Umnara di OUveri.
»aupp€N Lat. Coètrum PhilippL
afilippu (V. M.) Paese nel terri-
gini, fabbricato Terso il 1584 da
tarreale Duca di Hetìnna, Ylcerè
, Secretano e poi Maestro del
irlo. Venne onorato del titolo di
Ito Vincenzo Cigala nel 1623, cbe
[ IX posto trai Duchi ucl Parla-
) ne amministra la Parrocchia, sa-
. Vergine del Rosario, da un Arcì-
ì anche presiede a due Chiese mi-
arte della Diocesi di Girgenti, e
larca di Naro, e siede in un pia-
>rd-£st, Terso Libeccio dello stesso
i destra ripa del fiume del nome
, col palazzo baronale nella oc-
parte, ed ampie e rette vie che
$0 dì cireondario dal S gennaro 1848
iraodosi dal circondario di Lingaaglos-
odesi intanto nella provincia di Cata-
iitlrelto di Acireale, distando 36 dalla
daUa seconda, e 181 da Palermo. Vi
) agrario che dipende dall'Intendente^
lo da doe Deputati, che scelgonsi dal
merale degli ospiiii in ogni dneiuini;
alo nel 1796, e presta frumento giusta
;eaerali. Ne ascendeva la popolazione
2847 abiUnti, a 3838 nel 1831, e finai-
15 nel declinare del 185S. Si compreo-
MTÌtorio in sai. 10341,609, delle «piali,
n culture, 5^029 in giardini, 113,233
plici, 0,855 in canneti^ 5,841 in gel-
0 io seminatori! alberati, 1S95,806 in
lemplici, 1605,793 in pascoli, 17«t45
111,831 in vigneti alberati, St3,965 in
plici, 22,664 in ficheti d* India, 3013^
ri misti, 37,976 in castagneti, 299,706
ti, 1759,301 in bofcate. 0,240 in oui-
1459,055 io terreni improduttivi, 1,466
case. Il suo più gran commercio in
1 consiste in grano, olio « bozzoli da
le e ghiande; le greggio e gli armenti
10 al sommo, estesissimi ed ameni ei-
■flcolL L'aria è lalabre.
CA
rintersecano. Secondo il Pirri costava di
210 case 184 abitanti, ma dai R. libri del
1632 eran 283 le case 1116 gli abitanti,
che in questo nostro secolo 868 in 246
case^ ed ultimamente 1021. Appartenevasi
Ubigini ?erso il 1408 a Pino di Monta-
pertOf 0 Ctooomo, cui nel Censo dicesi sog-
getta una metà del feudo di Cometa. Yen-
dettelo Pino a Venuto de Brando da Gir-
genti^ nel 1415; la di cui pronipote Coitoti-
za prese a marito nel 1481 Gerlando de
PortOj e gli assegnò per dote Libigini con
terre annesse come erede. Dai nipoti di
Gerlando, dopo scorso quasi un secolo, com-
presselo il mentovato Stefano^ e vi stabili
il villaggio; presa in moglie Francesca Lan-
dolina, venne accresciuto di altri beni, ed
ebbesi il figliuolo Michele, il quale si con-
giunse in matrimonio colla sorella di Vi-
sconte Cicala^ e largì al cognato la clien-
tela del paese, cbe in un diploma di Fi-
lippo III venne nominato Duca di Castro-
fiiippo, ed alla di cui morte T ottenne Mau-
rizio nipote dalia sorella e figliuolo di Mi-
chele, e con Margherita Montaperto generò
Domenico f da cui e da Melchiora Monta-
perto nacquero Maurizio u e Giuseppe^
dei quali il primo^ morto senza prole, nel
fior degli anni cedette il luogo al fratello
unito ad Ippolita Valguarnera nel 1698,
donde Domentco, confermato Duca nel 1140;
il quale non ebbesi alcuna prole da Cate-
rina de Farina, dalla seconda poi Felice
Paterno, dei principi di Biscarì, Marianna^
Giuseppe e Giovanni^ i quali morirono non
ancor sorpassata Tetà infantile; Marianna
perciò vive oggigiorno Duchessa di Castro-
filippo e Signora del piccolo villaggio di
Monreale. È della medesima latitudine che
Canicaltij da cui dista un miglio, tocca però
il 31% 25' di longitudine (1).
(1) Si comprende Gastrofiiippo in pFo?ÌDCia di*
stretto e diocesi di Girgenti» da coi dista li m.»
e 7i dt Palermo, circondirio di Naro da coi 4 m«
272
CA
Caslroglovannl (V. K.) Vedi Enna.
Ca«tr0na0vo.Lat. Castrum novum. Sic.
CastruaoTu (V. H.) Città, mediterranea, di
Regio dritto, nella diocesi di Girgenti, e
Capo di comarca, con sotto di se nove altre
Signorie, distinta nei pubblici libri del ti-
tolo di Città Fedelissima' Si ha per istemma
una rocca, dalla di cui sommità spicca il
Tolo un* Aquila incoronata, e tiene il xxxt
posto nel Parlamento del Regno. È situata
sotto ingente mole, tra ardue rupi, e guarda
Mezzogiorno ed Oriente. Sopra la mole, ri-
manenti ruìne mostrano ad evidenza es-
sere stato quel sito un tempo abitato^ e
perciò riportò il nome di Nuovo^ come se
fosse indizio del novello edilizio; ma Y an-
tica segno ò aOatlo incerta. Presentano il
Gualtieri ed il Gaetani una piccola lapida in
marmo bianco nel suolo dell* attuale Chiesa
madre con questa iscrizione: Hic Requie^
scit in Pace Pladdia Vnivera. Quae Vi-
xit Ann. PI. M. xxxv. P. C. Basilii V. C.
Per Indinone Quarta Anno xxc: il quale
epitaflio dice Gualtieri essere stato scritto do-
po il Consolato di Basilio, Ind. iv, che cade,
nel 566 di Cristo. Scrive il Gaetani nelle
Animad. Lanno xxxy dopo il consolato
di Basilio Ind. iv, era Tanno 370 dì Cristo,
7® deirimper. Giustino il Giovane, percioc-
ché non avverte quel dolto ingegno quelle
note 33 indicare gli anni che pici o meno
visse Placidia, non poi gli anni dal Con-
solato di Basilio. Aveva detto dell* antica fab-
bricazione di Castronuovo^ esser per lui
affatto imperscrutabile il nome dell* antica
città, ma persuaderne T antichità: 1^ le ma-
Ne ermo 1471 gli abitanti alla fine del 1798, indi
1633 nel 1831^ e finalmente 2372 nello scorcio del
18SS. L*aria è sana, ed eslendesi il piccolo terri-
torio in sai- 821,459, e dividendo in cultore, 6,
213 in orti semplici , 12,701 in seminatorii albe-
rati« 616,084 in seminatorii semplici , 121,053 in
pascoli, 54,913 in Tignati semplici, 7,446 in som-
maccbeti. 1,520 in ficheti d'India, 0,764 in col-
lare miste» 0» 765 in sooii di case.
CA
cerio e i ruderi di un* antica minata terra,
che scorgonsi in un monte sopra CasirO'
nuovo; 2® le ossa di gigantesca misura che
ritrovansi in varii luoghi della città; 3* le
pitture greche di che serfiYaal l' antica Si-
cilia nelle pareti delle antiche stame, cone
nella Chiesa di S. Giuseppe sol monte, e
di S. Basilio di Helia ; osserfasi ancora m
antico battisterio a costume greco, perforala
nel fondo, donde compito il Battesimo per
una doccetta si cavavano fuori le aoqae;
4"^ le lapidi e le iscrizioni si greche che
latine , per cui eosta che la etttà oggi
detta Castronuovo fabbricaia in otUiM
tempi fià dei cristiani isHiM fondUk
Lo stesso Pirri quinci procara di rica*
vare la stessa antichità dal Monastero di
S. Basilio di Helia distante 3 m., e di cri
fa menzione Gaetani ; imperciocdiè corti
essere stato molto più antico pria dei Sa*
raceni quel convento, che colla loro diana
nobilitarono il B. Vitale Abate, ed U di Iri
discepolo Elia cittadino di CosfromM^
imperciocché costoro fiorivano sotto 1 Si*
raceni.
Dicono di questi aver distrutta la citli,cki
il Conte Ruggiero rifabbricò in luogo pH
adatto, scelto sotto sovrastante collina, li
dì erta salita: fu opera dello stesso lif-
giero la fortezza che signoreggia tutta la dt
tà, come ancora la madre Chiesa che disili
Pirrì dedicata a S. Maria dell* Fdtenzo, si»
i Signori Venlimiglia: ma Hanflredi diCkii*
ramonte nel 1373 comandò di editori
con maggior magniGcenza presso la riccii
e dedieolla al Mart. S. Giorgio PHiii^
speciale di sua famiglia, come mostra
iscrizione su di antico trave. PensaroM|tl|"^
i cittadini di ergerne un'altra assai |Ì.j
nobile sotto gli auspicii della SS. TriAl
e ne compirono un novello e più ébgin^
nella metà del secolo scorso, cui IMrriMff
un Arciprete con altri del Clero per
brarvi i divini uflicii; ha suffraganee
16 Chiese minori^ tra le quali merita aMHi^
V
273
CA
Ila della Vergine S. Rosalia ono-
^eciale colto dal cittadini; dippib
ì dei Minori Conventaali fondato
lità di Ottobono di Auria dal 1356,
in tiro di pietra dalle mura nella
S. Rocco, e che oggi dentro le
irta il titolo di S. Francesco. Il
irri afferma, la prima colonia di
li in Sicilia portatavi da Remar-
gio del medesimo Ordine, chia-
òT santità di yita, aver occupato
li S. Riccolò ad un m., nel 1533,
tolo nel 1625, trasferissi nella
na Chiesa di S. Maria di Ragnara,
della fortezza. Sulla fine del xv
Carmelitani da lungo tempo abi-
Ua Chiesa di S. Simone, ma poi
marono. Il monastero delle mo-
Igarmente Radia grande^ sotto re-
idettina, nel 1580 sorgeva presso
ili S. Antonio Abate, verso la spiag-
ale della città, poi trasportato nella
1 S. Caterina trattenendo titolare
leir uno e delF altra ; ma la pic-
lia sotto il titolo di S. Agata rac-
1 1615 ragazze orfane: finalmente
ar Ospedale ed il Monte di Pietà
ì dei poveri, degli amiQaIaU, e dei
, rendono lodevole la pietà dei-
Fa menzione il Mongitore delle
ne JVece((uf e dei CavaUeri Teuto-
Haria dei Miracoli che esiste, e
Irea fuori le mura, il di cui tem-
ccato, dei membri della Magione
0, in una notìzia di questa. Il mo-
hisiliano di cui ho fatto parola ,
tio i Saraceni; scacciati costoro da
i Milazzo, fu assegnato ai monaci
dì di Ragnara nella Calabria, la
Jesa sacra a S. Rasilio, che dice-
eUa dal territorio dov* era fabbri-
servava molti antichi monumenti.
e oravi un altro nobile tempio sa-
ìetro, in cui nel 1391 il di 10 lu-
oni di Sicilia radunarono il Par-
CA
lamento contro il Re Martino: stima il Pirri
essere stato quello di S. Pietro in Castr<h
nuovo j che Ruggiero di Rernavilla e la di
lui moglie EUusa donarono alla Chiesa di
Patti, come rilevasi da un diploma del Conte
Ruggiero del 1094; vi si celebra in ogni
anno una festa con fiera.
Fu varia la fortuna di Coètronuovo. giusta
i Raroni a cui fu soggetto; imperciocché il
Conte Ruggiero, avendolo ristorato, assegnol-
lo in clientela a Buggiero di BemaviUa
suo nobiUssimo e valoroso cavaliere, la di
cui moglie fu Eliusa figlia di Serlone e pro-
nipote del Conte. Altri dicono essere stato
CiMtranuovo assegnato da Ruggiero a Ser-
lone, con Ceraci; indi venuto alla figtia EUu-
sa, per dritto della quale Taveva il Berna'
villa. Nacquero ad EKusa ed a Buggiero
i figli Rinaldo e Rocca, dei quali il primo
mori senza figli ; promise Rocca lo stesso
Conte Ruggiero ad Ugone di Creone, ma
forse si riservò Coètronuovo^ poiché per
generosità di Manfredi, il consegui verso
il 1260 Guglielmo Ventimigliaj il di cui
erede fu Luciano mentovato dal Pirri. Sotto
Federico II dlcevasi Signore di Castrotiuovo
Conrado di Auria Genovese, Ammiraglio di
Sicilia, e venne nel censo del medesimo Re
Baffaello figliuolo di Corrado, cui succe-
dette Oltobono, per di cui orgoglio il Re
Federico lU richiamò a se la cìiìk , e poi
ne investi nel 1374 Manfredi di Chiana
monte. Non lungo tempo dopo T ottenne
Blasco di Alagona; ma per fellonia degli
Alagona e dei Ckiaramonie dal Re Mar-
tino, soggettoUa questi ad Antonio di Monr
cadOj che gli rinunziò Salemi di suo prò*
prie dritto^ poi a Guerao di QueraUa. Trovo
enumerato Caslronuovo nel 1798 nel Par-
lamento di Siracusa, tra le città demaniali;
ma avendo Matteo Moncada ceduto al Re
il Contado di Agosta, questi gli fé' soggetta
Caltanissetta e nuovamente Castronùovo.
Matteo segnoUa a Gaètone, cui morto senza
prole succedette Guglielmo Baimondo pri-
35
274
CA
mogenito di Matteo nel 142...; ma ricevuli
questi 15000 Gorini, rese la città, che poi
sotto la R. Potestà sino ad ora rimase.
Comprolla al certo nel 16. •• Girolamo Jop-
polo, e Tenne detto principe di Coitronwh
vo, ma raccolta la somma dopo due anni,
e pagatosi del prezzo Girolamo , vana fu
dichiarata la vendita. Numeransi sotto Car-
lo y in Castronuovo 955 case, e nel 1595,
come si ha dai Regi libri, 3452 cittadini:
sotto Filippo IV 986 case 3518 abitanti, ma
da Pirri verso quasi il medesimo tempo
1289 case 508( abitanti; sotto Vittorio Ame-
deo 979 case 3791 abitanti, ed ultimamen-
te 4555. StabiliscoDo il Magistrato, 4 Decu-
rioni, il Sindaco, ed il Questore.
Eran soggetti per la milizia urbana al Pre-
fetto di Gìrgenti 10 cavalieri e 56 pedoni.
Limpidissimo e fecondo territorio presenta
copiose biade ed ottimi pascoli, arricchisca
i coloni di vino , olio , mele, frutti; si ha
di grandi miniere di marmo giallo, donde
furono cavate delle enormi moli ad ornare il
Regio palazzo di Caserta.
Merita venir segnato trai primi nella serie
degli uomini illustri: S. Vitale Abate che,
invasa risola i Saraceni, si ritirò in Cala-
bria dal monastero di Aggira, dove era una
volta piamente vissuto professala vita mo-
nastica, e venuto per molti luoghi, ovunque
lasciò monumenti di sua santità; e Anal-
mente nel monastero di S. Adriano da lui
costruito, decoralo della carica di Abate,
indi ad altro venuto presso Rnpolla, san-
tamente finì i suoi giorni. Ebbesi a com-
pagno e discepolo S. Elia figliuolo del fra-
tello, che anch*cgli per Tinnoccenza della
vita e r emulazione delie virlb dello zio,
sorti eziandio un santo esito di vila; fio-
rirono verso il 1380, e celebrasene con so-
lenne rito la festa a di 9 marzo. Kella
Biblioteca sicola si enumerano trai sicoli
scrittori, Bartolomeo Comando di Caèlro-
nuoto Maestro dei Minori Conventuali, che
espose in Roma le sacre e le naturali
CA
scienze , non che i chiesiasUci canoni , e
perpetuo Parroco rifulse nella Basilica dei
SS. 12 Apostoli; e Girolamo Traini Minore
Cappuccino, ferventissimo predicatore delU
parola di Dio ed esimio Teologo (1).
Castro Wimo. Lat. Ca$irum Rao. Sie.
Crastru Rau (V. D.) Viilaggetlo alle radid
del Monte Etna verso Greco, sotto Cisti^
ne, alla riva sinistra del fiume, nelk dio-
cesi di Messina. È di novella appellazteMi
siede in un poggetto nel fendo Sigoia,
e decorato degli onori di IVtiic^Milo. He
è sacra la Parrocchia a S. Giovanni» e li
si contano 30 case ed 80 abitanti. Se ai
attribuisce la fondazione a fiioronniliiv
donde prese il nome. Ba Ini nacque il
Taormina Giovan Franee$eo ^ che dapa
alcune magistrature nel slcolo foro, MÈè
nel 1590 Vicario del Maestro Ginstiziefte
Presidente della M. R. C, versatesi ia fri
dignità per molti anni , lasciò il Sgliadi
Vincenzo , donde ÀnUmia , che prae ia i
(t) Altatlnente è aii eapo-eireondario fi t
se in proTincia e diocesi di PelenBO, de eoi è é»
sUnte 44 miglia, distretto di Teraaini da cei tt
Esercita i divini nflicii nella Chiesa Maggiait m
clero insignito, ed assistono aUe altre
confraternita laicali. Era intanto la
nel t79S di 5S1T abiUnti, di 4M0 nel ISSI t^
■almente di 3994^ con bob lieve discapili • al
principii del 1S53. Se ne comprende 1* empiala
ritorio in saL 11063.4S3. delle quali, dividseàii
cultore particolari, 16,948 in giardini, tl,9Tlh
seminatorii alberati, 7693,589 in seminalerii a**
plici, 3049,937 in pascoli. 56,917 in ctìfé^0l^
in vigneti alberati, 118,858 ìm vigneti sifl|H
11,949 in Gcheti d'India, 78.637 in basolitli
796 in snoli di case. Oltre le cave dei.aaaraia*
tovate daU* autore, vi si trovano tre vaM4
agate. Esporta principalmente olio, grane 6^^
le, poiché abbonda anche in api. Anlonin ^
nato in Castronuovo acquistò nel
nome di sommo 6losofo« e di'tplendi
nio, del quale siccome porta lo Scine,
alcuni lavori pubblicati , rimangono dai
scritti pregevoli in rìgnardo airtpoea tncii^
se. ma che o^i bob avrebbero il pia V^
appU
ilo
CA
icido Di Giovanni f il quale ri-
1632 gli onori di Principe, ed
glio Yincenzo, morto senza pro-
dato perciò dal fratello Giovanni,
nessan figliuolo fu superstite.
dopo i fratelli habella Morra^
^sedimento di Caslrorao al ma-
nie Morra Signore di Buccheri.
I questi FranceècOy marito a te-
me e Rocca, ai quali fu super-
gliuola Isabella avvinta in sacro
unenico di (liovanm Principe di
le , donde Marianna maritata a
Alliata Signore di VìHafranca; va
(ignita della Gran Croce dell* Or-
. Giovanni Gerosolimitano^ ed è
la di Gastrorao, che ?a soggetto
rea di Linguaglossa, gode di fe-
to, piantato a vigne, oliveti, e mo-
ncante in biade, poiché viene ir-
le acque dell* Onobala. Sta in 39,"^
ed in SI,"" 4S* di laUtudino.
n-eaie. Lat. C<istrum regale. Sic.
1 (Y. D.) Città Demaniale^ che sie-
ommità di un alto colle, ad Aqui-
petto Milazzo^ discosta 5 m. dalla
nelle parti mediteranee. È capo
B, parte della diocesi di Messina,
U* istruttore della milizia indigena
cui somministrava 23 cavalli e
famosa del tìtolo di fedelisHma,
xxxvii posto nel Parlamento, ed
SI di varii e sii^golari privilegii del
co II, da cui si ebbe e nome ed
enti. Circoscritta di muraglie, si ha
) verso Oriente, dette dei Legni e
ca; una terza verso Occidente che
Irizino 0 Cristina^ ed una quarta
ione detta di Rainieri è la pia
cké verso la medesima parte dopo
issi scorgonsi ruderi dell* antica,
ina rocca verso Mezzogiorno, di fi-
(mlare, e che siede nel supremo
m preposte fortificazioni. Intorno
ed alle radici del colle va adorna
CA
al nostro tempo di 24 municipii, dei quali
ti hai notizia dove si offre V occasione del
nome. Degli antichi poi, di che pia di 20
si contavano, alcuni deserti, alcuni ad altri
congiunti : esistono oggigiorno Barcello^
na, il più grosso degli altri, Milid^ Rodi,
Protonotaro, PortosalvOj Acqua della Fi-
earra, CenUneo, 5. Antonio, Pìasari, S.
Venera, S. Paolo, Gala, Bafia e Caialimita.
Contaronsi nel secolo xvi in Castroreale coi
casali 2427 case 10705 abitanti; nella metà
del seguente 2787 case 10087 abitanti,
sotto il Duca di Savoja 2226 case 8404
abitanti^ e 9007 nell* ultima descrizione.
Credo fermamente sulla origine, essere
stata nel colle la terra Crizina o Crislina,
donde prende il nome la porta occidentale,
poiché ne fa menzione Federico II nei suol
diplomi del 1324: considerando, si nota ,
la fede, l* obbedienza unitersale , la fe-
dellà della genie deUa terra di Cristina
nella piana di Milazzo»., il castello j la
fortezza , e la stessa Aerra Cristina , cAe
per maggior scurezza e sat/vamento di
t<U nostra gente fedele, di nuovo costruirsi
provvedemmo ec; il che indica aver fab-
bricalo Federico il castello ossia la rocca^ ed
averlo dato ad abitare agli antichi abitanti
di Cristina, donde venne il nome di Ca-
stroreale. E non si viene con ciò a ripro-
vare r oj^nione del Fazello e del Pirri^ che
scrivono molti dispersi villaggi avere il Re
in uno riunito, cui concedette Regie inse-
gne, e nome, e privilegii. Prendono poi ad
esaminare se sia stata nel sito dov'era Cri-
stina la città di Crasto, di cui affermano es-
ser gli avanzi nel terriforio Bistorino, come
sepolcri incavati nel sasso, grotte, vaselli^
lucerne^ ed altri oggetti.
Occupa quasi il centro della città la Ghie-
sa principale dedicata ali* assunzione di
Maria, unta del sacro oUo, elegantemente
fabbricata, con cupole e campanile; le
corrisponde un'amplissima piazza, dove ve-
desi il palazzo del consiglio eivile, e te
276
CÀ
principali case dei nobili; non long! ne sor-
gora r antica nella piazza dell* Aquila , e
la contrada Giudaica^ sotto il titolo di S.
Sebastiano Martire, come ricavasi dai rn-
dori; ma un' altra antichissima appartenente
alla terra di Cristina^ dicevasi di S. Nic-
colò, iu luogo di cui è oggi sostituita la
Chiesa di Gesù e Maria con confraternita,
Terso Occidente, non lungi dalla porta.
L* Arciprete è il Rettore del maggior tem-
pio, primate un tempo del Collegio Cano-
nico, non che dice il suo dritto per la citlà
e i suoi municipii, ma da gran tempo pre-
siedeva agli altri vicini villaggetti Oliveri,
Furnari, e Hazzarà. Il Collegio istituito nel
1G02, essendo causa di Utigii, oggi è abo-
lito. Ma acciocché si provvedesse al comodo
dei cittadini, venne concessa ad altre tre
Chiese la facoltà di amministrare, avendo
cura TArciprele dei Sacerdoti. Porta la prima
il titolo del SS. Salvatore, sotto la rocca
verso Mezzogiorno, e vi ha una famosa statua
in marmo di S. Giovanni; altra di S. Pic-
cola dei Poveri, dove si venera una pie-
tosa imagine di Gesù Crocifisso; la terza
di S. Marina nella contrada settentrionale,
arricchita da Ottavio Preconio di tavole ma-
gnificamente dipinte, ed altri doni. Tralasciar
non voglio averne conteso a lungo i Ret-
tori coir Arciprete sulla giurisdizione, ed
avere avuto nel 1607 sentenza contraria.
Spicca tra le altre Chiese minori, che enu-
meransi persino a 13, quella della Imma-
colata Concezione, la di cui festa celebrano
con gran pompa gli abitanti come a Patrona,
e quella di S. Leone dove radunasi una
confraternita di nobili.
Adornano non poco la città varii conventi
si dentro le mura che fuori e nei muni-
cipii; il Monastero cioè di S. Blaria de Gala
di monaci Basiliani , di cui diremo a suo
luogo, nel casale dello stesso nome, e quel
di S. Antonino dei Riformati in Barcellona,
di cui pariai. Quel dei Minori Osservanti
nella Chiesa di S. Maria di Gesù dinnanzi
CA
le mura , in un poggio Terso Occidente ,
fondato da uno dei compagni di S. Ber-
nardino da Siena, merita attenzione per la
grandezza ; quello eziandio dei GonTentoaH
anche al di fdori ad un tiro di pietra dalla
parte della rocca, costituito nel 1503 e aacio
alla Vergine Annunziata, di coi è oraalo
della statua in marmo del famoso Gagini,
non che del quadro della nascita del Si-
gnore donato da Carlo Imperatore e Ikllo da
Ottavio Preconio alunno del medesimo Coi-
Tento. Quel dei Cappuccini del titolo di S.
Maria della Grazia, prima nel 15M ad m
'A miglio circa verso Aquilone, doTe seoi|eri
una sorgente ammirabile di acque tersal,
donde per 1* insalubrità dell* aria a caan
del fiume vicino, trasferitisi nel 1618^ U*
bricaròno un Convento nella medesima eot-
trada , attaccato alle mura. L* Oratorie di
S. Filippo Neri Terso Oriente^ che bblri*
cato a proprie spese da Damiano de Km
nel 1632 , 1* assegnò ai Preti. Erano al (■
fuori la porta di Crizina i GonTentt dei Ci*
nonici di S. Agostino e dei CarroeUtani, ahi»
liti nel 1669 con decreto di aemente IX
per mancanza di congrua dote; dami
tuttavia le Chiese titolari, ed i conventi <•>
nosconsi dai ruderi. Si trattò nel 1144 i
stabilire in luogo opportuno il Collegio dcft
compagnia di Gesù, a spese di FraaoM
Monanda nobile e pietosa matrona, Mk
mancanza di Regio Placito, ne distolse siMl
qui r opera. Dei monasteri di meiackCi:
altro di S. Maria dei Martiri degl* isSd
di S. Benedetto ebbe origine nel 1514 i
spese di Pietro Santoro; altro di ChiiriN
di S. Maria degli Angeli, ne fé cosInÉtl
sullodato Preconio nel 1S16, liberataNril
lo dotò, e ne consacrò la Chiesa uà aM-^j
Preconio nipote. Entrambi nel centra éH
città formano uno specchio di regolale i^
servanza , ed illustri Tergini d* inaeccfli ]^^
vita ne sortirono. Tra' luoghi pii, si aitfi
rane due case d* Ospizio, una della ptfl^,
cazione di Maria per gli ammalati, altra Mk
277
CU
Mi pellegrioi poveri. Sorge non
Tortezza un Monte di Pietà per
illecite usure, cui curarono di
lel 1615 Pietro Crisafulli, ed
U Soggiungo che appresso V an-
dl Rainieri, ergesi la Chiesa
della Pietà dove pi unisce una
cittadini: è dessa edificata so-
intichissime ^ le quali incavate
resentano angusto ingresso « e
edeli vi celebravano i sacri mi-
ricavasi da varii altari, che ivi
e da altre sacre vestigia; quinci
>uò, quel cotte essere stato abi-
ima di Federico e forse dai pri-
vila cristiana religione,
ora a parlare dei Magistrati ci-
eleggonsi per iscrutiDÌo, in cui
ttadìni di tutti gli ordini; di otto
mentati al Re, giusta il maggior
ladini, scelgonsi 4 Decurionì|
ìli* Annona; poi scelti altri quat-
olari, aggiungonsi ai Curatori;
ìvigiia ai vantaggi della plebe;
)re del mal fatto e i di lui col-
[>erili amministrano la giustìzia
to di armi; finalmente un Regio
e i Balivi del Principe soprain-
legozii. Lo stemma è un castello
un* Aquila, colle insegne Ara-
ono dei sobborghi, quel di S. Mar-
iente, quello dì S. Maddalena
ente appresso le mura. Il ter-
icissimo in vino, olio, seta, frutti,
ninistra poi olio agli stranieri
a, celebre per tutte quelle con-
ignato dal fiume Longano che
la città verso Tramontana, di
ì parleremo, e dal fiume Prato
)ìOf che volgarmente sì appella
ì08$olino: trascuro dir degli altri
igano e del Rossolino sono con-
gno di memoria il fonte di Ve-
lo Arezzo, più rettamente di
le cui acque minerali e ferra-
CA
ginee gli diedero il nome di èonguigno.
Dista dalla città verso Oriente circa 8 m.,
ed appartiene al territorio del municipio
di Rafia. La Chiesa vicina, ivi edificata pel
martirio della S. Vergine avvenuto nello
stesso luogo, è veneratissìma dai cittadini.
È certissima tradizione avere S. Venera
nobilitato di sua nascita questi luoghi , e
principalmente Gala, che non è l'ultima trai
municipii, quivi mostrasi non solo un fonte
del suo nome, presso cui mori, ma anche
la spelonca di cui si fa memoria nei diplomi
della Regina Adelasia^ nella quale occultossi
la vergine per qualche tempo, dove presa,
dai fratelli fu uccisa il di 24 giugno del 928
per la fede dì Cristo; avendo quella per
loro cittadina, e sperimentatala spessissimo
fiate loro propizia, la venerano qual princi-
pale tutelare. Gli abitanti enumerano altre
Vergini nei secoli d'appresso illustri per
integrità di vita, la quale schiera guidò Vir-
ginia Preconio nipote di Ottaviano per parte
del fratello, di cui parlerò in appresso. Co-
stei dal Monastero Benedettino di Messina,
di S. Maria della Scala, trasferita per de-
creto di Pio V in quello di S. Maria di Ra-
sicò dell* Ordine di S. Chiara, e di là nella
sua patria, fu fondatrice di quel di S. Ma-
ria degli Angeli, cui avendo santamente isti-
tuito, onorò di sua piissima morte, porlo-
che vi si conserva decentemente incorrotto
il di lei corpo. Per brevità nominerò sola-
mente le altre Vergini di innoccente vita,
e celebri per prodigii; quinci sono encomiate
Angela e Laura Calamoneri , Anna Crisa-
fuUì, Francesca Sardo, Laura Giangiarre,
Innoccenza Colloca, Giovanna Lapis, Giu-
seppa Molina, Maria Scilipoti, Paola Flores,
le quali tutte nei detti monasteri da diversi
tempi resero illustre la patria. A costoro si
aggiungono Angelico Fava Cappuccino, per
gì* incorrotti costumi gratissimo a Dio ed
agli uomini; Pietro Lapis dei Minori Osser-
vanti nobile di schiatta e più di vita, chiaro
per innoccenza angeUca e semplicità, detto
278
GA
Tolgarmente Pietro Cagino; Matteo Raimondo
Sacerdote^ dei fondatori della casa di S.
Ealalia in Palermo , famoso per sacre
cariche e virtù; trascuro gli altri a causa
di brevità. In ecclesiastiche dignità avanza
i più celebri Ottaviano Preconio Minore Con-
ventuale, sommo Teologo ed Ecclesiastico
facondissimo^ Confessore dell* Imperatore
Carlo V, Abate primieramente di S. Pietro
e Paolo d* Itala, indi Vescovo di Ariano, e
di Cefalù in Sicilia, finalmente Arcivescovo
di Palermo, dove rifulse per profonda dot-
trina , apostolico zelo , ed esimie virtù ,
mentovato da Ughello, Pirri, Mongitore e Va-
dingo. Ottavio Preconio il giovane^ nipote per
parte del fratello del detto Arcivescovo,
Priore di S. Andrea di Piazza, Abate di S.
Michele di Troina, benemerito della sua
Chiesa , encomialo dal Pirri e dall* Auria.
Filippo Crino accettissimo al Cardinale Sac-
chetti per le egregie virtù e prudenza, per
di lui opera Vescovo di Belcastro nella Ca-
labria, il quale passato in Sicilia alla pa-
tema casa, e ritornato nella sua sede, si
mori. Francesco Stilo delF ordine dei Pre-
dicatori, Vescovo di Lipari circa il 1476,
di cui fa memoria il Pirri dopo Pio negli
elogii degli uomini illustri di queir Ordine
ma tace dei natali; tuttavia i patrii scrittori
il segnano trai loro concittadini. Leonardo
Bevilacqua Abate Basiliano, Cappellano del
Re Alfonso; Marcello Impallomeni Cappel-
lano d* Innoccenzo X Sommo Pontifice, Ar-
ciprete in patria ; Ottaviano Basilico Pre-
conio Abate di S. Salvatore de Placa; Pietro
Celi Generale dell* Ordine di S. Basilio;
Francesco Deluca Regio Cappellano mag-
giore ed Abate di S. Lucia, di qual dignità
furono adorni altri due cittadini, cioè Leo-
nardo, e Simone Rao, il quale in sede va-
cante fu Vicario della Chiesa di Morreale,
e per privilegio avuto cittadino palermitano;
Bartolomeo Copellino chiarissimo dottore in
S. T., che visse nella Corte del Re Cattolico,
e risolse Abate di S. Nicolò de Fico; tra-
CA
lascio di dir degli altri che ottennero delk
cariche nella Cattedrale Chiesa di Messina.
Si fa menzione trai decorati di pobUi-
che primarie cariche nella secolar polidi,
di Giovan Francesco Rao patrono primie-
ramente della M. R. C.» e poi Presideate;
Vicario del Maestro Giustiziero, ^endMi-
simo in amministrar la giustizia Lado Beili
eziandio integerrimo Presidente della Se 1.
Coscienza e della M. R. Caria, e Doflieriai
Saginisi Giudice della M. R. C. Rende og|jl
illustre la patria Domenico Pensabene pa-
trono del fisco del Regio Erario, estarii
per dottrina, costumi, e piacevolezza, €i>
stode vigilantissimo dei Sicoli privilegi. li*
comia finalmente il Mongitore per laiiri
pubblicati: Andrea Ferrarìo del primo iil-
tuto dei Carmelitani, Predicatore e Teeli|a
a pochi secondo, famoso per santità di 4h
e regolar disciplina: divolgò i DioM M>
timenti di S. Maria Maddalena dei Hatt
la saetta del Divino Amore, ed altre mk
Paolo Crineo: medico versatissimo, che M
dubitò di scrivere contro Francesco liMb
dottissimo protomedico di Sicilia. Piefnfl*
cero professore di umane lettere, pohbM j
un trattato, in' cose grammatiche; Mareoà
Rovere Poeta non volgare, nota al Voi*
miglia. Mariano Pavone prestante poeta»
eh* esso, e Vincenzo Cucuzza, Monaco 01*
velano, Teologo, Matematico e Poeta. Ott
mondano inoltre Antonio Fava Medico e H*
losofo, pubblicò le Istituzioni alla fieli oIìbIìi
Giacomo di Gregorio lasciò un trtUatifli
Censì, appo Pietro di Gregorio ; Gkm
Tommaso , e Mario Lombardo periliHiiI ;
musici, e Mario Gatto certamente il ffii»
ai suoi tempi nella scienza aritmetica» If
giungo il genovese Antonio Mairaone , ik>
compose esattamente la storia di Caslnrtl'
le, a me liberalmente trasmessa, tali
molte cose racimolai. Sta la città hi 9t
di long, in 38% 20* di laUtnd.
il Mugnos nei Vespri Siciliani, le ù
di Castroreale prima di Federica il;
279
GA
la è la fede di questo Scrittore per-
mi astengo di enumerarli (1).
ù ParUmento del 1812 Castroreale fa ele*
eapo-laogo di diilretto, con soggetti 4 cir-
i; qoiDdi dìTenoe tede d*on Sotti iitendente^
Giiodice circondariale fanzionante da Istrut-
feran atato nel 1806 dal Re Ferdinando
e confermato l'onore di Senato, e con-
mero e misto impero. Comprendeai nella
ia e diocesi di Messina , donde è distante
s 148 da Palermo. Tenne aperto nel 1839
«io di strada rotabile^ che da Barcellona,
de nella strada consolare da Messina a
ì , mena alla nostra città , trotasi tuttora
ilo > ma Terrà fra breve portato a termi-
oai sin qni erogati doc. 14000, e secondo
spendenti relazioni altri 7000 ne abbiso-
Dnde portarsi a compimento. Venendo al-
\f osaenrasi la magniGca Porta Rainieri «
di copiosi intagli, ed elevata nel 1808 in
Bile dna antichissime che iyi troTavansi,
e per rendersi maggiormente ameno il sito.
fica delia Chiesa maggiore, è d'ordine co-
a sua forma può uguagliarsi ad una croce
)d è sostenuta da 16 grosse ed alle colonne
ito, e di marmi con molta magnificenza
Ti si osserYano alcune buone dipinture di
lannello, ed alcune di Francesco Cardile,
ACisione per Antonello, ed altre. Vi Teniva
I nel 1854 la Meridiana da Niccolò Perroni
ini modello di quella di Messina. Nella
kia del SS. Salvatore^ la di cui porta mag-
4* ordine gotico, spiccano sn quadri di mi-
gio il S. Leonardo e la Vergine con S.
> e 8. Matteo del Riccio, la TrasGgurazione
M> di Maggio, ed il quadro di tutti i santi
Tolta, opera stupenda del messinese Bon-
i disse della Chieta dell'Annunziata, dova
OBTento dei pp. GouTentuali abolito per
la di reudite nell'anno 1785 , onde restò
li regio patronato. Nella Chiesa di S. Vito
, siraeolosamente ai tremuotl del 1783,
tatti i Ticini fabbricati ne restarono TÌtti-
redoDsene sin* ora le roTine, poiché non
pia eloTati per esser quel quartiere eccen-
la città; è commendoTole la statua della
opera di Francesco Antonio Molinaro, ed
nadrì pregeToli. Nella Chiesa della SS. Tri-
erraai la pittura magnifica di Antonello
'appreaentante i misteri della Tita e morte
nlore^ die minaeciaBdo deperimento Tifa*
Bgnati dal R. GeTorno dei ristoratori. Nella
GA
Castroreale (flame di). Lat. longa-
nus. Sic. Xiumi di Castruriali (V. D.) Da-
gli antichi Longano. Fiume mentovato da
parrocchia di S. Niccolò è un bellissimo quadro,
e molto pregCTole^ diviso in sei pezzi, dietro lo
altare maggiore; tì è inoltre la stupenda taTola
della strage degli innocenti^ credula comunemen-
te di Polidoro. Di altre pregeToli opere di pittura
e di scultura Tanno adorne le altre Chiese e le
citate , che fastidioso sarebbe enumerare ad nna
ad una. Nella casa però di Giuseppe Pjrroni Sol-
ìjmB, autore di una descrizione topografica di Ca-
stroreale, sono da ammirare quattro quadri cre-
duli di Caravaggio da alcuni, da altri della scnola
dello Spagnolelto , la nascita del Redentore, la
strage dell* Innoccenti, i Magi , la Circoncisione ,
oltre poi a pitture dì pregio minore: si consenra
una buona collezione di monete antiche. Ritor-
nando alle Chiese; i tremuoti del 1783 fecero crol-
lare quella dell* abolito convento di S. Agostino;
fu però costruita di nuovo nel 1805 invece della
piccola antica , quella del monastero di S. Maria
dei Martiri dell* ordine di S. Renedetto« in forma
moderna; e riformata fu anche nel 1853 1* antica
dell* oratorio di S. Filippo Neri.
Il teatro è a due ordini di palchi, destinato si
alla prosa che alla poesia , ridotto in miglior or-
dine dal 1838. La coltura sommamente è Tenuta
al nostro tempo in felice progresso, e pubbliche
scuole di filosofia^ eloquenza, umane lettere, gram-
matica « vennero dal 1805 stabilite. Si trova isti-
tuita sin dal 1749 un'accademia di scienze, let-
tere ed arti, titolata dei Pellegrini afi'aticatt, che
si è distesa da 20 anni in qua, si nel continente
italiano che eziandio nella Francia.
Presso il monastero di S. Maria degli Angeli
sorge in nn piano spazioso il monte di prestanza
fondato nel 1800 dal citUdino D.' Pietro Crisa-
fnlli: osservasi anche in quel largo nn grandissimo
fabbricato, che prima della libera panificazione ser*
Tiva air amplissimo peculio frnmentario, istitnito
dalla filantropia del Bar. Don Paolo Muscianisi;
dei molti capitatiìAi esso, oggi non ne rimangono che
pochi, i quali Tengono impiegati pel monte agrario:
in metà del fabbricato si ò sostituito il.R. Giu-
dicato e sua Cancelleria, nell'altra il quartiere
per le truppe transitanti. Salendosi dal piano per
alcuni gradini si perviene al castello destinato og-
gidì ad espiazione delle pene pei malfattori; non
lungi è 1* ospedale dotalo ultimamente nel secolo
XTU di molte rendite dal buono Francesco Caliri,
oltre le Tarie aggregate anteriormente da altri. Due
280
GA
Diodoro nel lib. 22 che T appella Loetano,
poiché parlando di Cerone II scrìve : FtU"
Uk una irruziùne, nel Mewinue %i %iàbU\
•ODO le tale principali, oot par gli aomini, altra
per le donae*
Comprendati il territorio di qnetta città in saL
4400,681» delle quali» dividendo in enitore, 51 ,a9i
in giardini, li^OOO in orti gemplici, 15«802 in can-
neti, 4,099 in gelseti, 881,009 in feminatorìi lem-
pliei, 8808.887 in patcoli, 841,484 in olivati, 104,
788 in vigneti geroplioi, 0,949 in caatagneti, 813,
800 in boscate. Sono nel territorio ottime acque
minerali giovevoli a svariate malattie, ma quelle
che tutte sorpassano sono nella contrada Twmini
di CofCrorsals, dove anticamente erano poche va-
Khe per oso di bagni, concesse per privilegio del
Re Filippo IH nel 1048 al comune; oggi però
sorge nn grandioso stabilimento fornito del biso-
gnevole, e dato in enCtensi a D. Ignaiio Coppo-
lino Colloca. Il colle di Castroreale presenta una
varietà ammirevole di terreni conchigliari e ma-
dreporici, quindi allo viali, e trovaronsi financo al-
cuna volta delle pietri6caiioni di pesci. Eiiandio
si osservano tuttora delle grotte incavate ali* in-
tomo e nel centro della città, ali* uso moresco, ed
nna particolarmente sotto il monastero di S. Ma-
ria degli Angeli.
Formando un sol comune nel 1798 Barcellona
e Castroreale, ne ascendeva la popolazione ad 11140,
ma poi diviune , era la popolazione del secondo
nel 1831 di 5770, e analmente nello scorcio del
1858 di 7350.
Ueritano ricordanza dopo T epoca dell* autore per
meriti e per cariche, il Pre. Mario Cammariart
della Compagnia di Gesù, di ottimi costumi e di
esatta osservanza; compiuto il corso delle scienze
ebiesiastiche diessi allo studio della natura, dislin-
gnendosi particolarmente nella botanica; Mrisse sui
fiori, e dietro respalsione del suo ordine sen venne
in Roma, e poi ritiratosi in Viterbo vi fini i gior-
nL II P. Filippo Stylo ei-gesoita, conoscitore del
Latino, ed eccellente imitatore dei classici, nelle
matematiche, nella fisica, nelle dottrine teologiche
versatissimo; se ne dispersero i mss.; il Sac. Gio-
vanni Stracuzzi diede una versione di Orazio, pub-
blicò il considerevole lavoro, da pofetlole ponti ficiap
scrisse il sacrifizio della messa, e fu in proposta di
Vescovo di Lipari. N. Placido Francesco Pyrront
bnon poeta latino, siciliano, ed italiano, socio di va-
rie accademie, fu uno dei promotori dell* accademia
PelUf ritti degli Aflaticati di Castroreale, costituita
•el 1749; asori nel I803« Tommaso del rouo» nato
GA
al fiume Loetano; A quuto $i oj»pofero i
Mamertini comandati da Scio che ordi-
nate le me schiere tien eoUreUo a poaia-
re il /lume. Ed ivi attaccata la battaglia ri-
mase Geronc Tincitore. Polibio parimeBlI
dice del medesimo Cerone findtore. Kel
lib. 5. Al campo di MUe pres§o il fmm
che dtceH Longano osmUÒ il nemico. Sog*
giunge il Claverio. Quel fiume Longano wA
campo di Milazzo nessun altro può easere
se non se quel che scorre dal sinistro ed
occidentale lato di Milazzo, che dicesi ora
volgarmente dagli abitanti fiume di Castri-
reale, e porla il vocabolo di Polibio IoA»
ganon , e di Liodoro LocUmon , che Aei
viziato nelle scelte delle Legazioni, dota
occorrono innumerevoli errori di tal generSt
Vanno con Cluverio Fazello e Massa; Bd-
samente perciò dicesi Rizzolino nella Mapfa
di Seultero. Ne sono tre le fonti; la priaa
detta dell'uomo morto, a 3 m. da Castri»
reale verso Snd-Est, precede 11 fiuniesli
di Crizina cosi detto dalla contrada da
bagna: altra scaturisca da farli gorghi isM
il colle del Re , verso la parte Orieiiril
del medesimo Castroreale, dicesi di S. (Sii*
vanni della Chiesa vicina. Queste due €#>
vengono in una, sotto Castroreale, e progH»
dendo, accolgono il fiume di Gala, che sflii
dal territorio dello stesso, presso il Cisil
di S. Giacomo, si unisce ai due, e tolti il-
a 18 gennaro 1706» Tenne eietlonel 1748
di Messina « A??ocato ascale» Aaseasort e Ticah
Generale in Tisita; finalmente nel dirwahrs tUt
elevato da Mr. Ardoino a Vicario Generale, siili
ad Arcidiacono; eoi cappello arcÌTeeeorile il 1^
SCOTO di Antipatro. Celestino CaUri GappneeiM|8Ì
1704 ProTinciale in Messina, mI 1758 per bai*
di Dl Doosenico Yalgnaroera YeaooTO di GsfaNbh
per le soe grandi Tirtù posto in Boaaina del Tmi>
Tato dal rieeréde LaviefuiUe; nml ndb pibiii*
agosto 1773. Uigi PeUisieri Gindke dsli M
Corte in PaleraM nel 1818 14, iodi nel 1881 Ill-
aidente del THlNuale GtìIo di SiracMs; BSdh
Messina nel 1888. Antonio SiUpigni Gindìea ddk
G. Corte in MeasÌBa, iMno ad 1881.
"^
281
CA
Dnsi di Castroreale. Aprono final-
oci air occidentale lido di Milazzo,
si nel Tirreno.
Ito. Lat. Casulutum. Sic. Casu-
la Casale del territorio di Noto,
ntesi un tempo nel 1320 a Per*
£dnquidaj come ricavasi dal re-
Federico II, e pagavagli in ogni
fondi di Crimasta e Bulgarano
ti.
Lat. Calhal (V. H.) Casale men-
on diploma del Conte Ruggiero
In proprietà, dice, di Giorlando
\i Girgenti, e degli altri Vescovi
è il Casale Calai con cento vii-
0 Fazello leggesi Catha. Il me-
iggiero, descrivendo i confini della
Siracusa, come leggesi nei di-
rbano li, nota: Dal Castello Lim-
irfino al fiume Salso, ec. Da Si-
no al Castello LimpiadoSy cioè
^e cominciò la divisione; ed* al-
castello LimpiadoSy cioè Ideata.
mltiA. Lat. Catalimitis. Sic. Ca-
IT. D.) Casale, dei Hunicipii di
le, da cui dista un m. e 'A verso
ò mezzo da Baffia. La Chiesa di
della Provvidenza, dove gli abi-
aentano i Sacramenti, è soggetta
Bte della città,
lo (S.) (Fiume di). Lat. S. CathaU
Sic. Xiumi di S. Catauru (V. H.)
ella.
lo (S.) Lat. 5. Cathàldus. Sic. S. Ca-
li.) Paese onorato sin dal 1627
buzioni di Marchesato; ebbesi ori-
^rimordii del medesimo secolo, nel
ntorno Caltanissetta detto del Ftu-
, perchè vien bagnato dall' Imera
le, altrimenti Fiume Salso. Preso
a S. Cataldo Vescovo di Taranto,
Qserva frammenti di ossa, e siede
^lo lievemente declive verso Sci-
tinto per rette ed ampie vie. La
aggiore Parrocchiale sacra a Ha-
CA
ria concepita senza peccato, quasi nel cen«
tro, da poco tempo con somma magnificenza
costruita, risplende decorata di un Colle-
gio di li sacerdoti sotto di un Arciprete, cui
altre sette minori van soggette. Giuseppe
Galletti Signore diede in questo secolo ai
frati di S. Maria della Mercede un molto
ampio e decente Convento^ dove educansi
i novizi per la professione, non che donò di
un luogo adatto i Cappuccini, e per opera
di lui venne accresciuto il paese, oltre la
costruzione di elegantissimo palazzo. Va
soggetto al Vescovo di Girgenti, che ne com-
mette le sue facoltà ad un Vicario ; coin-
prendesi nella comarca di Calascibetta, e
viene diretto per magistrato segnalo dal
Marchese, il quale profferisce il xxix vo-
to nel Parlamento, e gode del mero e
mi^to impero. 11 primo censo del paese,
nel 16S2 presentò 373 case 1366 abitanti;
nel 1713 poi 974 case 26S9 anime, ed
ultimamente 4794. 11 territorio ferace in
frumento ed in biade, vien reso assai piii
fecondo dalle vene di acque, e riesce
adattissimo a nutrire gli armenti, arricchi-
sce quindi i coloni, ha molti lavoratori, non
manca in vigne o in oliveti, né riesce disag-
gradevole al cacciare.
La famiglia Barresi ebbesi un tempo sog-
gette le terre; poi Federico II ne invesU
nel 1300 Bernardo Siniscalco, e se Tebbe
indi Biccardello de Testis marito di Isolda
Siniscalco f come nel censo di Martino.
Mazzullo Salamone poi nel 14... per dritto
della moglie Eleonora de Testis. Da Yio-
tanta Salamone Tebbe in nome di dote
Antonio di laio, la figliuola ed erede dei
quali prese in marito nel 1338 Tincenzo
Galletti. Da questi Asdrubale, donde Vin-
cenzo e Niccolò. Morto quello T ottenne il
secondo, che raccolse la gente, e il di cui
figliuolo Vincenzo generato con Camilla Ma-
cinghi fu primo Marchese di S. Cataldo per
concessione di Filippo VI; ne fu moglie
Maria Di Napoli, colla quale generò in primo
36
282
CA
laogo Giuieppe, morto nel flor degli anni^
indi il fratello Vincenzo fu nominato per
decreto di Carlo li Principe di Fiume Sal-
so ; rifulse cavaliere di S. Gennaro , Giu-
stiziero di Palermo, e di altre cariche de-
corato; da Maria Di Gregorio ebbesi i G-
gliuoli Pietro, Ignazio^ Giuseppe e Niccolò.
Addetto il primo al sacro ministero, Par-
roco in prima di S. Antonio in Palermo,
unico e supremo Inquisitore delle cose di
fede, Yescovo di Patti e di Catania, esimio
per virtù e scienza, mori sorpassati i no-
Tant*anni. Ignazio morì giovane senza pro-
le; Giuseppe benemerito dei suoi vassalli,
mìlite di Alcantara, dei 12 Pari del Regno,
Pretore di Palermo, Secretarlo del Re, non
generata prole alcuna con Perna Gravina,
mori nel 1751 in S. Cataldo; iVtcco/a per-
ciò che da gran tempo era stato appellato
Marchese di S. Cataldo^ ne divenne Si-
gnore, e Principe di Fiume Salso; fu dei
Pari del Regno, e con Vittoria Vernagallo
ebbesi il figlio Vt^oHo decorato del titolo
di Marchese di 5. Cataldo, marito ad Ippo-
lita de Grua, dalla quale arricchito di pro-
le, si vive col padre. Sta S. Cataldo in
37* 27' di latitud., in 37^ 35' di long. (1).
(1) Oggidì è un capo-circondario di 3* classe ,
in provincia, dislrello, e diocesi di Cai la uì ssella.
Ne costa il territorio di sai. 4165,214, delle quali,
dividendo parlicolarmenle ìii cullare, 3 J55 in orli
femplici» 0,054 in canneti, 125,851 in seniinatorii
alberati, 3110,314 in semiuatorii semplici, 465,822
in pascoli « 18,120 in oliveli , 109,626 in vigneti
alberali, 137,477 ÌA vigneti semplici, 6,275 in fi-
cheti d'india, 41,761 in alberi misti, 45,588 in
mandorleti, 4,572 in pistaccheli, 94,378 in terreni
improdatlivi, 1,621 in suoli di case. Ci hanno varie
lolfare , nella contrada di Mandrazzi di mezzo é
la delta Stincone 33 m. distante dal luogo del-
l'imbarco, nella contrada Dragaito la delta Bosco
a 34 m. dal mare , nel silo Nicolizia quella di
Apaforle a 32 m. della spiaggia, tulle e tre sog-
gette ad inondazione per l'acque sorgive; nella
contrada Carcia poi è la zolfara di Villarmosa, e
nella contrada Carciulla quelle di Mangione e
Botlostradone, non soggette ad inondazione ed a
CÀ
Catalftino (V. M.) Vedi Alfano.
Calai raro. Lat. Calalaelfar. Sic. Catal-
faru (V. 1\.) Casale tm tempo appartenentesi
alla parrocchia della Chiesa di Siracusa, e
detto Kaltuelfar negli altrove mentovati di-
plomi di Urbano II e di Alessandro III, m»
lungi da Mineo, terso scirocco e mexiogior-
no. Sedeva in un colle che vediamo oggi
piantato a vigne ed oliveli; avaniano til-
tavia intorno i dossi di questo dei rimasogliy
che costa essere di epoca anteriore ai Sa-
raceni e deir antichissima città di Erica, h-
zello : gli sotrasta, cioè a Hineo, rena
Mezzogiorno a J m. il monte Caialfaro H
nome Saracenico, dote vedami ingnU
ruine di pietre quadrale di antica e iU
ruta città. È incerta 1* epoca della ruM.
Gli abitanti di Minco che dicono essm
stato Catalfaro sotto la Signoria della kn
città, trai di cui municipii credonlo segn*
to, dicono esser minato sotto gli Aragoid^
in tempo delle guerre civili. Alle radici ài
colle sono abbondantissimi fonti diaefib
donde ha sorgente il fiume del medcriii
nome, e Calataelfar vale ai latini rifili
sito, 0 colle di ècaturigini. Urbano U ni
le sue ripe in descrivere i confini dell
Chiesa di Siracusa ; poiché accrescici
dalle altre fonti dei colli vicini, sbocci il"
torno i confini di Patagonia, del di coi 10"]
rilorìo accoglie le acque, indi congiust*
BufTarito precipita nel fiume di S.
Vedi £rtce.
Caiani. (V. M.) Casale apparici
sotto Federico 11 a Giovanni di Lochifit
Catania. Lat. Catana. Sic. Catanii(T.I
Città sita tra le valli di IVoto e di
ora ad una or ad altra attribuita; ma ia
70 m. dal luogo dell' imbarcow Ti ti cara
solfato di stroniana, tal fossile e geaao
I rami principali del suo commercio tOM It
de, il fino, ed il zolfo. Aiceodeva la
nel 1798 a 7879, a 7598 nel 1881 , e i
ad 8978 nel finire del 18&8.
283
CA
ai tempi del Fazello compresa,
diciamo or bene in gran copia.
tla.Lat. Catana. Sic.CataDÌa'(V.D.)
ncipali città di Sicilia, ed appel-
lò terza sorella del regno; deco-
itolo di chiarissima; siede tra le
foto e di Demana, yerso le australi
*adici del monte Elna, bagnata dal
re. È piano il silo verso Scirocco,
Ileva Terso Greco. Sia in 37, "^ 30*
line ed in 38,'' 45' di longiludioe;
Xìò di un clima temperalo, né in-
e per rigido inTcrno. Munita di
rtezza e baluardi, nello scorso se-
»o il 69, per un lorrenle di fiamme
prima, poi pel treroubto del 93
rono gran parie, e conservane oggi
rerso le parli marillime, incuslodile
medilerranee restando; sebbene sia
in alcuni luoghi inaccessibile per
ammontate dair incendio. La rocca
I Orsina dalla stessa fondazione,
a gran tempo per la dimora dei
onesi, sita in quadro, è difesa da
(li angoli e da altrettaute nel mezzo
m lato : si ha una porta con ponte,
da Aquilone, ed assiepate avendo
pi dell'Etna le altre fronti, quasi
lair antica magnificenza; presenta
artiglierie, armerìa, sale, soldati
dio con un Prefetto dei più degni
lei Regio esercito, ed è annove-
le sei fortezze dell* Isola. Tre dei
durano interi; il Grande e quel
Tuccio battuti dalle onde del mare,
li S. Giovanni per la porta medi-
1, dei quali il primo fabbricato di
iiadre e secondo le regole deiran-
lìlettura, è ammirabile per Taltez-
llarga T angolo di Scirocco. La porta
i attenzione, delta di Mare, nella
onte meridionale delle mura, venne
lopo il nuovo tremuoto ; antiche le
anguste prestano anche adito al
re parti intanto, siccome mancano
CA
di mura , cosi neanco hannosi porta , ec-
cettuata la sola del /br(tno, che apresi rozza
dal 1672 nelle preposte mura, verso le me-
diterranee partì occidentali, rimpetlo il ba-
luardo di S. Giovanni.
Da alcun limite non essendo la città cir-
coscritta, e stendendosi ad ora ad ora da
ogni parte con nuovi edifizii, come Tocca-
sione opportuna a comodo dei cittadini se
ne presenta, può appena assegnarsene U
circuito, poiché la via principale da Occi-
dente verso Oriente, appellata del CorsOj
stendesi per circa un ro. e 'A, T altra da
Austro ad Aquilone, dov* é la parrocchia di
S. Agata e la contrada dello stesso nome,
avanza un m. e 4(K) passi, donde affermo
a buon dritto occupt; Catania un terreno
di 4 miglia. E le mentovale vie, come altre
rette ed amplissime e lastricate principal-
mente di pietra deli* Etna, in cosi armonioso
ordine sono disposte, da provvedere egre-
giamente al comodo ed al commercio degli
abitanti, e non poca ammirazione eccitare
nei forestieri. Apronsi in larghi, in quadrivi!
molto estesi, ed in frequentissime piazze,
delle quali quella che corrisponde alla mag-
gior Basilica, é ornata di una colonna ge-
roglifica sottoposta ad un Elefante; quella
del mercato detta di S. Filippo, é cinta di
marmoree colonne, quella del palazzo della
pubblica Accademia, dove sono le fiere del
lunedì, presenta un fonte col simulacro di
Cerere, ed abbella la recentissima piazza
verso la estremità della città sopra il lito
orientale la statua di marmo della Patrona e
Cittadina S. Agata, eretta in voto per la
peste del 1742, di che liberò la patria. A
queste vie ed elegantissime piazze corri-
spondono prospetti di Chiese, di Conventi^
e di privati edifizii fabbricati a tutta ma-
gnificenza. Incominciamo dai sacri.
La maggior Basilica Cattedrale^ che porta
il nome della sovracennata Vergine S. Aga-
ta, costruita per opera del Conte Ruggiero,
costava tutta di quadre pietre etnèe, ed
284
CA
era sostenuta da colonDe di granito cosi
detto di Egitto; conquassata però dai tre-
muoti, e principalmente da quello del 1693,
avendo perduto e nave e pronao e torre,
rimaste le sole absidi, ristorata al nostro
tempo per cura del Vescovo Andrea Riggio
con assai più belli ornamenti, decorata di
superba fronte, the tutta si compone di
grandi lamine di bianco marmo da Geno-
va e di suboscuro da Sicilia, di egizie
colonne ornata , occupa un postò prima-
rio tra le sacre moli dell* Isola intera,
nei primordi! medesimi della fondazione
cedette ai Benedettini, che dicevansi Cano-
nici, dei quali 1* Abate era il Vescovo; però
nel 1568, per decreto di Papa Pio V, ven-
nero loro subrogati i preti secolari. Parlan
di questo tempio in gran copia il Pirri ed
il Grossi. Seconda dopo la cattedrale la
Chiesa collegiale ed eziandio Parrocchia e
Cappella Regia di S. Maria deir Elemosina,
occupa quasi il centro della città, di bella
cupola prospetto adorna perfettamente ,
decorata d'insigne Collegio Canonico dal
14i8 per diploma di Papa Eugenio IV, non
che per volere del Re Alfonso. Sorgono
altre otto Parrocchie per le varie contrade,
e ne sono le piò eleganti ed ampie quelle
di S. Biagio, dov^è la fornace di S. Agata,
il luogo consacrato cioè al martirio del fuoco
da essa subito, ed altra che è la maggior
noi sobborgo, oggi detta di S. Agata extra
muros, entrambe con campanili.
IVella parte verso Libeccio è 1* amplissimo
convento dei monaci Cassinosi di S. Niccolò,
il tempio, gli atrìi, i giardini, la biblioteca,
il museo, tutto in tal modo è splendido,
da non potere ad altro in Sicilia eguagliar-
si, poiché da tutti pienamente magnifico
si predica. Ne fu T origine in un bosco nel
1156, la translazione nella città nel 1558,
e la novella fabbricazione dopo il tremuoto
nel 1708. L'Abate ha voto nel Parlamento
cogli altri Magnati della Chiesa. 1 Minori
Conventuali, dei quali si afferma essersi in
CA
prima costituiti nell'area della rocca Ora-
na, vennero accresciuti di dote dalia fc- i
gina Eleonora , e stabiliti in an cooTeato
per di lei opera fabbricato nel 1329 sotto
il titolo di S. Francesco, in luogo amnata,
e del suo sepolcro onorò ella il tempio.
Oggi appare dalle ruine, Convento e Chim
essersi in piò elegante forma compolli, j
Anche i Minori Osservanti abitano nelTu-
lica Chiesa di S. Agata , e cuslodìscoao I
sepolcro dove essa fu dopo morte deposti,
collocato in elegantissimo altare di marmo,
donde non lungi ancora esiste il carecw
della S, Martire. I Terziarii del medesimi
ordine, che abitano sin dal 1609 in S.!<icedl
di TrisHno, occupano ora la iv parte deBi
pubblica piazza ettagona. Il Convento U
frati predicatori, rimpetto il palazzo vesct*
vile, del titolo di S. Caterina di Slena, vcam
eretto a spese di Margherita di Arcangdi
nobile matrona , e la magniGca Chiesa li
breve attende Y ultimo compimento ; è I
secondo, essendovene un altro del medesiii ^
istituto, che sorgendo al di fuori, pd *•
scriveremo. Il Convento degli Eremìfi i
S. Agostino dìcesi sopra edificato prima W
1229 ad antiche volte, presso l'antico teatri,
di cui ancora avanzano ammirevoli ruiae;
va sotto gli auspicii di S. Venera , mi i
nostri giorni usurpa il nome di S. Agostitii
e cospicuo per la fabbrica si solleva. 1 W" ■
nilariì della Redenzione dei Cattivi , occt- ■
parono dal 1580 il tempio di S. Adm,
detto del Castello dalla vicina rocca, e li
ha le abitazioni, che corrispondono oggi*
giorno ad una delle vie principali pws»
il mercato. I Carmelitani di primo istitill \
fabbricarono la prima loro casa di SIdfc'
sopra le mura australi, verso la parte ■••
rittima, fondatore Desiderio La Placa, do 1
promosse la nuova riforma, ed oggi si H
annessa una Chiesa decentissima ; entro M
chiostri un'antichissima abside credesiaitf
avuto Tuso di bagno. Il primo finalmeili
che accolse in Catania i Teresiani fu Om^
285
CA
ìTìi nel 1643, che abitano presso
ancia.
i di S. Maria di Monte Carmelo
lei tempio fuori porta Stesicorea, poi
la di Acì, ?erso Aquilone, subito dopo
ta dalla Siria in Sicilia, nello scor-
secolo XII Tengon dotati di tesori
anza Regina ed Imperatrice, accre-
K>i di grandi donativi dal Re Mar-
la altri Principi. Veniva da gran tem-
mo il Convento di nobile atrio Cle-
ante abbellito di marmo da Genova^
ni magnificenza restituiti eziandio gli
oggigiorno, quando vediamo la Chie-
\ i più stretti Osservanti alunni del
no Ordine, che ottennero il convento
Il , e di giorno in giorno di varii
nti il forniscono. Comprendesi nei loro
l'antichissima chiesiuola di S. Leone,
^istente, dove venne da gran tempo
ato in un sepolcro il corpo di S.
L'ordine dei Predicatori ottenne la
sede di Sicilia in Catania; impetrò
nte nel 1420, dopo varii domicilii, la
parrocchiale di S. Maria Maggiore
. porta del Re Terso Settentrione; e
», amministrando la somma i Mon-
, ed altri nobili Signori, il celebre
)ro, che crollato in gran parte pel
Ito tremuoto , vediamolo ai nostri
iella maggior parte ristorato. Con-
nella Chiesa intero il corpo del B.
lo Scammacca, e nell'altare mag-
a' antica famosa tavola della Vergine
ario. Ad un miglio, in un colle ele-
sse Occidente, fabbricò Blasco Ala-
eonyento di S. Maria di Novaluce,
in prima da' Cartusiani , poi dai
tini; e l'Abate oggigiorno segnato a
»lere occupa un posto nel Parla-
Però mancati quei padri vi si col-
I gli Agostiniani Scalzi ; poi nei
dì questo secolo, altrove emigrando
ialobrìtà dell'aria verso la parte
fuori porta Lancia, novello decen-
CA
tissimo CouTcnto fabbricaronsi , e degno di
attenzione per l'ampiezza. Presso alla me-
desima regione, fuori porta Ferrea, ai lido
del mare è la Chiesa di S. Francesco di
Paola, con unito il Convento fondato por
opera e spese di Raimondo Cicala; crollò,
ma intere rimasero le celle meridionali dei
frati , onde ristorate le altre e la Chiesa ,
non ignobii luogo occupa oggi il Convento
trai sacri domicilii. Un novello ne fu eretto
nel 1622 in un poggetto fuori la porta di
Aci, del titolo di S. Maria della Speranza
amplissimo ed ammirabile; antico altro, che
in prima dinanzi la porta di Decima, verso
Austro , sopra i ruderi della Naumachìa ,
costituito da Bernardino da Reggio uomo
di insigne santità e dottrina, dopo alcuni
anni alla parte aquilonare di Cifali trasferito
nel 1551; Catarina Fimia nobile matrona
ordinò venisse compiutamente fabbricato,
e celebre è la memoria di S. Michele.
TersQ Occidente, ad un mezzo miglio, sta-
bili il B. Matteo di Girgenti i Frati Minori
Osservanti sotto gli auspicii di S. Maria di
Gesù. Introdotti i Riformati nel 1626^ Tenne
più ampiamente ristaurato il convento , e
di nuovo nei principii di questo secolo ;
sorge decenlissimo, e ne è adorna la Chiesa
di una bellissima statua di N. Donna in
marmo bianco, e di un'antica cappella della
famiglia Paterno col magnifico simulacro
di Alvaro ornamento della medesima stirpe;
La Chiesa della Concordia cedette nel 1687
agli alunni di S. Maria della Mercede, per
promozione di Giovan Battista Rosa del
medesimo ordine, sita in mezzo alla via
che mena ai sobborghi, elevata a filial
parrocchia nel 1732 dal Vescovo Pietro Gal-
letti; sorse da questo istituto il B. Alessandro
di Catania illustre della gloria del martirio.
In celebre parte della città sollevasi la
casa della Compagnia di Gesù, fondata vi-
vente il medesimo S. Ignazio per opera
di Ferdinando de Voga figliuolo del Viceré
Giovanni nel 1555; ne è ammurabile il tempio
286
CA
per prospetto, cupola, colonne, pitture, sta-
tue, le cappelle con ogni lavorio elegantemen-
te in vario marmo e di indorati metalli ador-
ne, nobile T atrio, tutto finalmente per ogni
Terso compito. Venerasi oggigiorno in un
altare minore una tavola di Nostra Donna
trasmessa da Roma da S. Francesco Bor-
gia. La famiglia di S. Gaetano pose una
colonia in Cata$iiane\ 1727, per industria
di Innoccenzo Savanarola alunno di essa,
nella regione orientale di Civita. Si ba
oggigiorno decente e cospicua Chiesa con
congrue case, con elemosine spontaneamente
apprestate ed inopinati sussidii fabbricate.
Innoccenzo Vescovo di Catania chiamò nel
1626 i Chierici Regolari Minori, e loro con^
cedette il tempio di S. Michele ; V accreb-
be poi di beni Giovan Battista Paterno, ac-
cumulati da Flavia Ansalone; godono di
amplissima casa ed a poche seconda nella
città ; attende la Chiesa un più bel compi-
mento. Sotto il medesimo istituto, e gli au-
spicii della Concezione della Vergine, as-
segnati in dote i beni Bartolomeo Asmun-
do, dei quali divenne erede, eresse una casa
in un poggetto verso Occidente, dove ve-
desi, come dicono^ il carcere dei SS. Al-
fio, Filadelfio e Cirino. I minislri degl* in-
fermi volgarmente Crociferi, adunaronsi nel
1696 a comando del Vescovo Andrea Rig-
gio, ed ottennero la Chiesa di S. Maria di
Dagala coll'anlica tavola della medesima:
fabbricano case magnifiche, la maggior par-
te delle quali si mostra a venir ammirata;
il tempio, cui ordinò si compisse con egre-
gio prospetto il sovraccennato Pietro Gal-
letti per somme raccolte attende Tullima
mano. L'Oratorio di S. Filippo, in questo
stesso anno in cui scriviamo, prese a pro-
muoversi alla parrocchia di S. Marina verso
Occidente, e viene di giorno in giorno ad
accrescersi.
Erano in Catania nello scorso secolo vari!
monasteri di donne; aboliti quei di S.
Maria di Porto Salvo, di S. Lucia, di S.
CA
Caterina V. e M. altrimenti Badi
sotto regola Benedettina, degli h
di S. Chiara, quei di Monte Vergin
vivente ancora la medesima Santi
S. Girolamo e quel di S. Maria
na ; esistono oggi : quel di S. Gid
cui fondatori son dal tempo celati,
di Cerere, poi in quel di S. Sofia a
Ione a 3 m. dalla città collocato
tempo, indi verso la parte Orienti
nel centro nel 1709, dove com
abitano le alunne, godendo del tei
spicca per ordine, grandezza ini
esteriore venustà ; quel di S.
to, fondatori Alemanna Lumella
giero Matina nel 1336, che levas:
primo, è degno di attenzione per V
del sito, gli edifizii, e V ornalissim
quel di S. Placido Mart. costituito
coi tesori di Ximene e Paola de
non che i donativi della Regini
compitissimo ai nostri giorni^ e
verso ammirabile; dicono compi
la casa paterna di S- Agata. Quel
Trinità nella parte occidentale, che
a fondatore Cesare di Agosto i
assai celebre per la mole degli •
gran circuito, e T eleganza del tei
prospetto e torri; quel di S. À
venne stabilito nel 1020 per opei
smo Cicala rimpetto la Chiesa Ci
che grandeggia per chiostri degi
mirazione e la magnificenlissim
del tempio; e quel di S. Chiara fii
fondato a spese di Antonio Paten
di Oxina nel 1552, che sorge ili
l'augusta costruzione ed il nobil
vi è congiunto T antico cenobio e
rolamo.
Non mancano poi di case destim
uificii di pietà. Levasi ranlichiss
date di S. Marco nella piazza' s
ammirabile per la magnificenza <
fizii e la grandezza , opera proti
1720 da Niccola Tezzano perpeti
287
CA
di Catania; poiché prima in diversi
Brasi slabiiilo dal U45. Segue 1* al-
$• Marta, in tempi recenti istituito,
iocarabili e gli affetti di piaghe in-
), nel lato occidentale di Monte Ver-
'e case appartengono alla custodia
>nzelle, delle quali la principale, sotto
i S. Agata, fondata dal 1586 a pub-
)esa del Senato, e colle somme del
Giovan Paolo la Rocca; altra dopo
loto nel sobborgo, stabilita per opera
ìnto Paterno ; la terza vedemmo nei
i scorsi anni, da limosino raccolte
adini, e da somme lasciate da Giu-
di Moncada, per gli orfani e i di-
sotto titolo di S. Maria della Prov-
, verso Fattura orientale di Monte
, notabilmente accresciuta. Quella
(aria Maddalena per le donne pen-
ì Orfanotrofio finalmente, ristorato
n a comando del Viceré Giovanni
lUe antiche Terme di S. Panlaleone,
blesa di S. Maria Maggiore; trala-
di parlare di due Monti di Pietà, cui
non é stato segnato luogo partico-
\ il primato tra le Chiese filiali quel-
• Maria deirAjuto, cui fu da poco
annessa la Cappella di N. Donna di
del tutto corrispondente al prototi-
i una congregazione di Sacerdoti dal
decorata. È anche eccellente il tem-
3. Martino, frequentato dalla nobile
[nia dei Bianchi, e fabbricato sopra
arco di Marcello. In S. Maria della
in S. Orsola, in S. Giuseppe non
eleganza. Dicono essere stata S. Ma-
a Rotonda un antico tempio a tutti
consacrato, volgarmente Pantheon,
•iato ai sacri riti dall* Apostolo S.
H^nto alla Chiesa maggiore ed alla
(za , e corrisponde alla parte ma-
r elegante Seminario dei Chierici,
per opera di Antonio Paragone, ac-
CA
cresciuto dai successori di lui, ed ultima-
mente di grandissime salo adornato. Vicino
al medesimo tempio Cattedrale il palazzo
Vescovile splendido si offre, reso nobile dal
Vescovo Salvatore Venlimiglia di bello e
cospicuo ordine di appartamenti ; merita
attenzione il suo prospetto meridionale im-
posto alle mura marittime. Levasi dirim-*
petto, il famoso palazzo dei Principe di BU
scari, dove si presenta un molto celebre mu-
seo. Alla estremità della citlà^ verso Oriente,
é un collegio per la gioventù, cui il sommo
Mario Cutelli, primario Consultore nel Regno,
disse erede nel testamento, a nessun altro
di Sicilia secondo, che si aprirà quanto pri-
ma. Trai civili pubblici edifizii é F Accade-
mia delle scienze^ sita in un quadro, de-
gna del tutto di ammirazione per la gran-
dezza delle stanze, per una compitissima
biblioteca, ed altri ornamenti; cui é sog-
getta verso Oriente la piazza del Lunedi con
una fontana, ed accresce magnificenza. Vie^
ne sempre più aumentando la fabbrica del
Palazzo Pretorio, talché una delle quattro
parti vedesi portata sino alla sommità, e
con ogni solerzia le altre parti delFedifi-
zio vengono avanzandosi, di non poco or-
namento si alla piazza principale, che alla
città. Ivi radunasi il Senato ed i pubblici
consessi; poiché costa il Magistrato di sei
personaggi scelti dal Re dal ceto dei no-
bili, cui seguono il Sindaco, il Patrìzio che
tiene il primato, ed il Giustiziere^ cui as-
sistono tre Giudici. Occupa quegli il terzo
posto nei Comizii, e quante volte congre-
gansi i Signori, il Pretore di Palermo e i
Senatori ne prendono in mezzo il legato ,
e con solenne pompa in venire raccolgono.
Presenta lo stemma un elefante, su di cui
siede Pallade, che allude air universale stu-
dio delle scienze, del quale Catania venne
decorata dal 1445 sopra le altre città di
Sicilia per beneficio del Re Alfonso e di
Papa Eugenio IV.
Contaronsi nella nostra città sotto Carlo
288
CA
Imperatore 4901 case; ma nel 1595 presentò
S150 case e 25024 abitanti coi suoi casa-
li, quali poi smembrati, si descrissero 2560
case, nel 1652, ed 11340 cittadini; nel 1113
poi 4160 case 16222 abitanti, che 25848
ultimamente computaronsi in 5110 case.
Essendo periti intanto col tremuoto del 1693
quasi 18000 cittadini, restatane solamente
la terza parte superstite, il numero di 11340
della metà dello scorso secolo, afflitto meno
corrispondente sembra al ?ero, perciocchò
di tante mila nello scorcio del medesimo
potò la città aumentarsi , che altronde da
nessuna sciagura era stata trafagliata in
quei tempi. Non mi protraggo intanfo di
molto suir indole dei cittadini a non sol-
levare il proprio. Sono però al certo tra
gl'isolani, miti d'ingegno, sottili di mente,
propensi per la patria, boncToli verso gli
stranieri, religiosi, obbedienti ai Principi
ed alle leggi. Sedendo in fecondissimo ter-
ritorio addiconsi principalmente alla colti-
vazione, si danno alle arti, ma ricusano di
servire. Ma le son queste cose da dissimu-
lare , e giova solamente presentar memo-
rie di antichi, acciocché profitti dagli esem-^
pii la tarda posterità. Ne presento i pri-
marii, ed offresi primieramente:
La Tergine S. Agata, che sola bastereb-
be onde Catania splendesse piò bella tra
le altre città di SiciUa e le regioni del
mondo. Lessi ultimamente, non senza riso,
una lettera negli atti degli eruditi d'Italia,
che facevane la patria appresso Civita, vicino
Paterno; imperciocché l'eruditissimo autore,
molte cose abbracciando ed incongrue e
ridicole, fa trasparire al postutto non co-
stargli; opperò questa lettera alle altre sue
pubblicate operette non corrisponde, e del
tutto é a condannarsi alle tenebre. Agata
incontrò per Cristo la morte sotto Decio
Augusto, e diedele la Chiesa il primato tra
le sue Eroine. Adoma il secondo la serie
S. Euplìo Diacono, che preso il martirio
sotto l'imperator Diocleziano, e le di cui
Ck
egregie gesta d abbiamo riferita m
ecclesiastici sotto il fine del 3M
tri Martiri eziandio e PoDlefld <
santità occorrono. Sono commend
simi al comune voto del popolo, ]
da immemorabili tempi, e da noi d
né intanto ne mancarono predai
nocenza ed eroidie virtù, dd quali
mio e nominai nella CaUtniailbut
Trai Catanesi decorati di eedea
gnità spiccano S. Agatone e S.
giusta alcuni, romani Pontefld
de Tedeschis e Giovanni de Pr
dinali; pervengono a 50 e p
scori, e a lunga schiera sego
onorati di primarie sacre carich
mero degli illustri personaggi ii
dritto , e supreme prefetture pa
tarsi appena, che per le rispettiva
sificai nel connato lib. xii cap. i
chi si computano celebri nelle
per monumenti pubblicati, o per
Spiccano tra gli antichissimi TI
alunno di Dafni, ed il filosofo e I
Caronda; e giova qui recare il
Niccola Tedeschi, che a buon drii
lano Lucerna del Dritto, ed empi
veci di tutti. 11 Hongitore poi fa
di piò di 120 scrittori Catanesi i
Biblioteca^ né ali* ozio nel nostro
arrise, e molti comniunicarono
vori col mondo letterario in ogni
scienze.
Sull'origine di Caiania rigetU
volo al solo fermo mi appiglio , ci
stati i luoghi sotto TEtna freqi
primi abitatori; onde ai poeti
d'inventar la favola di Polifemo
dopi. E non sarà incongruente i
essersi ammassata gente alle rive <
nano, onde non del tutto favolosi
i nomi di Aci, Simeto, Galatea, de
Polifemo, e di Etna, ma da rìferi
mi Principi della nostra regione
loro mogli. Impariamo da antichi
289
CA
i popoli indigeni dell* isola ^ come
si provò ^ a?er le parli medesi-
tato. Poiché si afferina aver lasciato
li, per tema delle fiamme etnèe, le
li regioni dell* Isola, trasferite le sedi
larte meridionale, che denominarono
. Occuparono poscia i Sicoli il lor-
dai Sicani abbandonato , ed indi i
colonie nell'Isola adducendo, scac-
>1 ferro i Sicoli, presero Lentini, Co-
d Siracusa. Poi Evarco conduttore
dì Calcidesi assunse T imperio di Ca-
che d'allora diremo una delle pri-
citlà di Sicilia. Donde intanto abbia
il nome, o dagli stessi Calcidesi, co-
munemente si nota, 0 dai Fenici se-
Bocbart, molto si è discusso nelfAp-
agli annali di essa : fiori con leg-
prie, confederala ad altre città Cal-
insino al tempo di Cerone I tiran-
Siracusa, che con grandi forze espu-
ft, cacciatine i cittadini, diedcla ad al-
ibitare, in Etna mutatone il nome. Mor-
ò Cerone, ritornando in patria i citta-
er ricuperarla, ne scacciarono i Cam-
che non a dritto 1* occupavano. Si av-
areno le fortune sotto i Cartaginesi
lisio I, ed oppressa una fiata dalla
de di Mamerco, per breve tempo ne
le il giogo; imperciocché liberata
loro di Timoleonte conseguisce T au-
gnila di Repubblica,
'anno 489 della fond. di Roma, nella
limpiade, diedesi Catania al Console
erio Messala, che erasi appaciato con
) II, ed essendo divenuta la SiciUa,
lata Siracusa, prima provincia della
a potenza, ubbidì eziandio Catania ai
Pretori, e dopo T eccidio di Siracusa
mini benefizii venne arricchita da
Ilo Console trai primi. Scrive Plu-
nella vita di lui: da Marcello mol-
ire di quelli che sono in Roma^
ri ai Numi dedicati; ed in Catana
ii Sicilia ione per lui un j/tnim-
CA
èia; del quale che credesi ristorato da Mar*
cello scrissi altrove in copia. Sono in dub-
bio se abbia veduto Catania sotto i roma*
ni quei pubblici e magnifici monumenti;
teatri cioè, anfiteatri, terme, ippodromi,
e naumachie, di cui i ruderi grandi per fermo
si rimangono. Nel capitelli delle colonne >
che appartenevansi alle terme, e che sono
adattate oggi alla fonte del tempio maggiore,
leggevasi: Q. Lusius, Laberius. ProconsuU
Tf^inas. Nel conservatojo dell* acquidot-
to, in siciliano Botte, sotto Licodia, dondo
deducevansi in Catania le acque in uso della
Naumachia, era questa iscrizione: Curatores*
M. Malculnius ec. ; le quali entrambe sono dei
tempi romani. Direbbe alcuno essere stati
allora ristorati, ed in secoli anteriori qo-
stituiti. Lascio la cosa indecisa e ad altro
mi affretto.
Credesi Catania non partecipe dei mali
della guerra servile, sebbene trai suoi con-
fini spesso siano impazzati i rebelli; non
provò tutlavolta la sete di Verro, di che fa
menzione Tullio, che appella Catania dtlà
ricca ed onesta. Ardendo la guerra civile
tra rimperatore Ottaviano e Sesto Pompeo,
da questo travagliata e mandata a male la
città nostra, venne poi beneficala dall' Im-
peratore, e segnala tra le colonie roma-
ne. Vi rifulse tra le prime la legge
del Vangelo, ed ebbesi Berillo a Vescovo
Apostolico, che vi fondò la Chiesa. Agitata
da varie procelle, principalmente sotto Decio
e Diocleziano, decorata del prezioso sangue
dei figli suoi, e principalmente di Agata
e di Euplio, piCi bella risorse. Resa pace
alla Chiesa, posò una Yolla la Sicilia; ma
nelle barbaresche invasioni dei Vandali e
dei Goti da varie stragi fu oppressa. Una
lettera di Cassiodoro ai Magistrati, scritta
a nome di Teodorico, dichiara Catania in-
tenta sotto costui al ristauro delle mura;
non molto tempo dopo pel valore di Beli-
sario scacciati dalla Sicilia i Goti, e da Ca-
tania tra le prime città, fu sotto l'impero dei
37
290
CA
Greci. Ed allora nella Bizantina partenza «b-
besi in ospite la città nostra, per intero un in-
Terno, Vigilio Romano Pontefice, e nel mese
dì dicembre molti fide da lui ai sacri ordini
promossi. E sedendo al goferno della me-
desima Chiesa Leone Taumaturgo, Eliodoro
IraTagliaTa i nostri dei magici suoi incanti,
ma per Tammirabile firtCì e la santità del
Yescofo Leone, toccò finalmente la meritata
pena, e yenne dal contatto rimosso, viyo
bruciato.
Appena può in breye certamente esporsi
quali e quante sciagure abbia risola dai Sa-
raceni sofferte ; e Catania fu a lungo parte-
cipe del loro tirannico dominio; ed il più
Talldo presidio perdette, il corpo cioè de Ila
cittadina S. Agata, che Giorgio Maniace tra-
sferì in Bìzanzio, acciò nelle mani dei bar-
bari pervenuto non fosse, e finalmente resa
in libertà per opera del Conte Ruggiero,
non che richiamata per dritto antico alla pri-
miera ?escovil dignità, molto piò che prima
illustre si mostrò, ed accetta divenne tra
le prime ai Principi Normanni successori
del Conte. E sotto il tempo medesimo per
disposizione del Superno videsi rese nuo-
vamente intere le spoglie di S. Agata. Ma
nel 1169 da violento tremuoto dalle ime
sedi squassata, soffrì la perdita di ben 15000
cittadini, ed il devastamento dei campi dalle
lave deir ignivomo Hongibcllo. Imperatore
Enrico VI, per essersi con alcune altre città
ai ]\ormanni congiunta Catania^ rifuggendo
dagli Svevi, fu presa con somma violenza,
ma restituita subito in grazia, colmolla En-
rico di varie grazie e favori. Affermano
averle voluto far onta Federico, I tra i Re
di Sicilia, U tra gli Imperatori, ed avendo
stabilito la ruina di tutti i cittadini, per in-
tercessione di S. Agata dicesi ritirato dai
reo consiglio. Travagliata sotto i Francesi
la provincia di Catania, incorata dall* esem-
pio delle altre città sorelle, scosse il giogo
di Carlo, e diedesi agli Aragonesi, che eb-
besi propizii. Pietro, che vi radunò primie-
CA
ramente a consiglio i Sindael della
Noto , prima che parlilo fosse per
gala air intimato singoiar certame.
mo, cui venuto in Catania, non v
soccorsero i cittadini, acciò la poten
ceso abbattesse. Federico li, che aU
di Giacomo, nel tempio maggiore,
applausi di tutti i Consultori del I
dei Legati, la prima salutò suo Re; i
volte coi suoi soldati e cavalieri dife
pugnando. Tenne sotto il medesim
rico per tre anni Roberto d'Angiò
tradita da Virgilio di Scordia. Poi
talmente fu sì a Federico che ai
addetta, da appellarsene comunem^
esserne sede. Pietro dopo la morte
dre celebrò in Catania il Parlarne
ivi si ebbe dalla moglie Elisabetla
mogenito Ludovico^ ed altri dopo
avendo un tal beneficio per inten
di S. Agata ottenuto, colmò i nostri
beneiicii. Ludovico lasciato ancora
lo, fu coronato Re in Palermo ; p
volta colla madre e lo zio Giovanni
in Catania, per qualche tempo ri
ma turbate le cose deir isola per an
di alcuni Signori e la malizia dei Pa
con seco menato avevano per forza i
na il Re e la madre di lui, si acci
guerra civile, che tuttavia non poi
mente acquetarsi in qualche modo,
Tcccidio dei Palici; lasciata quindi]
e ritornando Ludovico in Catania,
presidio di Blasco di Alagona, a lui
altri Signori resistette, e di special
e privilcgii rimunerò i cittadini , (
van valorosamente macchinato in ro
rivoltuosi; morendo finalmente in ì
mandò €i trasferissero le Isue spo
sepolcro dell* avolo, collocato nella
principale di Catania. Assai maggiori
accolsero Federico, nato anche in
impadronitosi del Regno dopo la m
fratello Ludovico a somiglianza <
1 antecessori, stabili sua sede nella |
291
CA
b liberalmente gli abitanti di nuove
tà pei prestati servizii, dopo cele-
uivi sue nozze* Ebbesi dalla moglie
a la figlia Maria , al di cui parto
la madre, yenne nella Chiesa di S.
lepolta : Tlnfante prese ad educarsi
i tutela dell* Alagona , che al sacro
K>rtata 1* aveva. Stabilita una pace
e tra i Sicoli, ma anche con gli An-
appena potè Federico goderla; poi-
pellato dalla morte, segnali 4 Yicarii
gno, disse erede Maria, che a lungo
I cura di Artale Alagona, dimorò in
, donde sottratta per inganno dalla
orsina, venne fatta moglie di Martino
a Duca dì Montalbo. Entrambe le di
consorti amarono Catania , ed egli
nani dell' Alagona, dopo molti bellici
li strappatala^ di sua dimora e di mol-
iegii decorata la volle. Maria si giace
goletto figliuolo sepolta in Catania, e
> lasciato erede del Regno, venendo
ade nozze con Bianca di IVavarra,
, partendo dall* isola, lasciò in Catania
i dei Regno. Di costei e di Martino ò
^ fama in S. Niccolò dell'Arena, pel
dissimo dono del chiodo di N. S. fatto
aci, che dimostra la liberalità del Prin-
)à avanza le particolarità della patria
t, che tal singoiar presidio consegui,
successori di Martino, per ardimento
Dardo di Caprera, lo stato di Cata-
*bido divenne ; ma si acchetarono i
m finalmente alla cattività di colui,
a eziandio la pace della Chiesa pei
i di Tommaso di Asmaro nominato
ica, e di Mauro di Cali Vescovo, fu re-
i dalla nuova elezione di Giovanni del
I. Alfonso costituito Re dopo il pa-
srdinando, radunato già in Messina il
lento nel 1421, sen venne in Cata^
1 ne confermò i privilegii, nuova-
dopo due anni di altri ornandola,
poi di lui fratello, nominato Duca
I, e Federico dragona Conte di Luna,
CA
nato in Catania al Re Martino da Tarsia no-
bil donzella Catanese, vennero nella città
reduci dalla guerra d'Affrica, ed alcuni gior-
ni dimorativi^ intervennero ai ludi cavalla-
reschi celebrali nella piazza del LunedU
Pietro quindi prese la volta per mare verso
Palermo, Federico presa seco la madre Tar-
sia, a Trapani. Di nuovo in Sicilia trasfe-
ritosi Alfonso, ricreò Catania del suo aspetto,
e di nuovi privilegii decorò il Senato, ed
anche poi una terza volta coi fratelli Gio-
vanni, Errico, e Pietro per 9 giorni. Ordinò
la mole del porto, con non lieve vantaggio
dei cittadini; e finalmente stabilendo, fosse
in ogni tempo in Catania una pubblica Ac-
cademia» stabilì ricchi onorarli ai profes-
sori assegnando a ciò alcuni balzelli.
Per benefizio di Giovanni e di Ferdinando
il Cattolico, i privilegii, le consuetudini, gli
statuti della nostra città, non che i dritti
di quella Chiesa, stabilisconsi confermati, e
costituite le opere dei legati. Allora fu san-
cito essere Catania la terza sorella, afTalto
uguale a Palermo ed a Messina, e decretò
con regio Rescritto, si stabilissero alterna-
tivamente per ogni anno in coleste tre pri-
marie città dell'Isola la Suprema Curia del
Regno, la Sede del Viceré, e le sale dei
Consultori. E costa essersi ciò eseguito per
molti mesi ed anni eziandio, come ce ne
recano ampia prova i pubblici Parlamenti
ivi tenuti. Succedettero di grandi tumulti
in Sicilia alla morte di Ferdinando, che con
maggior violenza scoppiando in Catania, in
sanguinose fazioni vi si formarono. Ma raf-
frenò quei movimenti il Duca di Monlelcone
Viceré, e presa vendetta dei colpevoli, re-
stituì la primiera tranquillità. La venuta poi
di Carlo Imperatore promosse una felicità,
e sotto di lui fiorirono le cose nostre. Ma
fu infaustissimo il secolo xvii, per ile-
rato terribile incendio dell'Etna^ perlo-
ché venne devastato il territorio , e pel
tremuoto, pel quale la città non rimase che
un monte, di ruine. Diedero prova i citta-
292
CA
dini della fede loro nella lunga perniciosa
guerra coi Francesi ed in altri pericoli, e
Terso i suoi Principi attaccatissimi si dimo-
strarono, da questi a vicenda di grazie
e favori rimunerati. E come noi viventi, pre-
mendo le orme dei nostri padri, ci sfor-
ziamo ad offrire argomento di assiduo os-
sequio, cosi speriamo meritarci beneiicenze
novelle.
Sul fecondissimo territorio, ed il prima-
rio di Sicilia per biade e frumenti, chec-
ché può dirsi, sempre di gran lunga minore
deve stimarsi; poiché comprende la piana
appellata di Catania^ pel solo nome cele-
bre, le radici del Monte Etna, delle quali
è gran fama, e tra gli antichi e trai mo-
derni (1).
(!) Catania (Kar«-Erya sotto 1* Etna) è ooa delle
capitali delle sette proTÌncie della Sicilia^ compren-
deodo i distretti di Catania , Caltagtrone, Nicosia^
Acireale. É sede d'an*lDteodenza« d*aD Consiglio
generale degli Ospizii^ d*ana Commessione provin-
ciale, d' nna Amministrazione comunale, d* una Di-
rezione di dazii indiretti, d' una Direzione ed una
Ricevitoria di rami e dritti diversi, di una Ammi-
nistrazione del Regio Lotto , e di una Direzione
delle regie poste e dei procacci, d* una Ricevito-
ria generale, d*una Percettoria Comunale, d*una
il. Corte vescovile, d* un delegato di monarchia, ec.
L' estenzione in superficie ne è canoe 607.774,
esclusi i quartieri di S. M. di Gesù, Cefali, ed Ogni-
na, in circuito canne 4080 lineari, tolti eziandio
i sudetti quartieri, in lunghezza canne 1600, can-
ne iOil in larghezza. 11 numero delle Chiese am-
monta a 103. Si disse del prospetto del Duomo, ma
1* interno a croce latiìia è adorno dì magnifici mo-
numenti; la prima porta laterale è fregiata di bassi
rilievi e di rabeschi, che credonsi lavorati dal Ga-
gini, e dopo la morte di lui adattati: d* ivi entrando
osserverai a sinistra il martirio di S. Agata di Fi-
lippo Paladino , indi magnifico quadro che rap>
presenta la sacra famiglia con S. Giovanni del
Oitanese Abadessa ; il S. Francesco di Paola di
Giuseppe Guarnaccia , il S. Carlo Borromeo del
Veneziano, S. Rosalia, S. Febronio , S* Anto-
nio di Padova e S. Antonio Abate di Gugliel-
mo Borromans, ed altri che tralasciamo. Gli af-
freschi della volta e delle mura del coro sono di
tk>rradino Romano eaeguiti nel 1628 , soprt gli
CA
Catania (Flame di). Tedi Simeto.
€atapedente.Lat. Calapedofiie<(V.N)
Parte del monte di Aggira, mentOTala dal
italli, dove è scolpita in legoo U tìU di S. Agati«
osservasi a Nord il sepolcro di CoeUnia figlia tf
Pietro lY Re di Aragona , t Sad qaelio dì Feda>
rico II di Sicilia, di GìoTtnni suo figlio • di Li-
dovico, di Federico III, di Mtria e del piccolo Fe-
derico figliuolo di lei e di Martino; ma nella iscfi*
zione in calce di questa tomba dicesi erroneaatill
Ludovico erede di Federico e non TÌcevena, e Mr
ria moglie a Federico anziché figlinola. Nella ca-
meretta di S. Agata conservasi an meno baili
d* argento della Santa « smaltato d'oro» adoni
di gioie, di che la presentarono molti Prìacìpb
con entro la testa della Verginella; aiia chi
foderata in argento con rilievi oe cooflerva Mi
mammella e le viscere. Nella sacrestia meritai
attenzione, un grande affresco del Migneai , cki
presenta Catania in atto di yenir sepolta dalli Iik
mana cocente del Mongibello neireratioM ài
1669, i quadri dei SS. Apostoli, di varìi foiMi
di ordini regolari, la maggior parie del Gianfìriithi
e parecchi di Giacomo Yigneris messineae, ^aa*
tunque, credansi da altri del palermitano Loveided»
lieve del Morrealese: il lavacro con fregi, <
pie, ec. stimasi del G agi ni o di qualche vi
artista che seppene bene imitare lo stile. €aail
dalla porta maggiore scendesi da sinistra per ai
scala a volta nelle antiche terme scoperte il
a molti altri antichi monumenti dall* illustre!
cipe di Discari, e diconsi Achillee, poiché
nome si rileva da iscrizioni rinveoutevi; eraa il
sette parti divise ed ornate di bello stncco
a fregi, a figure, anzi viene assicuralo essere
ricche in capitelli e colonne di marmo traiMli
poi nella cattedrale. Nella piazza Slesicorèa è h
Chiesa di Carcarella in cui osservasi la foraaii
donde S. Agata usci illesa dagli ardenti
Nella collegiata dì S. Maria delia elemosina,
un bel prospetto a due ordini corìntio e
sito, osservasi nell' interno, che è a tre navi ,
quadro di 5. Apollouia del Sozzi, nna statai
Concezione, ed un Crocifisso in marmo in
dimenzioni; e pia merita attenzione la
deir abside minore a Sud, sostenuta da quatta
lonne dì verde antico; il Collegio canonico si
pone di 18 canonici , 4 dìgnitii , SO mai
ed un prevosto. Nella Chiesa del S. Carcere,
detta perchè ancora vi si osserva la pri^ìaM
cui fu rinchiusa la vergine Eroina, fissa l'
zione la porta d* ingresso, che segna lo stale
293
CA
nella Tita di S. Filippo, dove il Santo
scacciò demoni che travagliavano
omini ma che parimenti bestie.
ara in Sicilia nel secolo xi; tì campeggia
itìco , il greco, il normaoDo; dall* epoca
ro in cai fo costniita sino al 1734 servi
»re ingresso al duomo, poi alla casa co-
lende nel 1750 hi qnìfi trasferita; vi è
le il quadro di Bernardino Niger sopra
esegua la data del 1588, e figura S. Agata
casi imperterrita trai carnefici, un'onda
popolo, l'anfiteatro crollante nel fondo;
»ne, la forza del colorilo, 1* anima , ren-
iime agli occhi dell* ammiratore. Nel cen-
ircere è un altare , e dinanzi 1* ingresso
di lare con due pedate della santa, e la
oi si consenrarono le sacre reliquie lorchò
ittopoli pervenute in Messina qui venne-
late. NeUa Chiesa della Madonna dell* Ajo-
go dello stesso nome, osservasi un quadro
steli Pietro e Paolo d'ignoto autore e
la cappella ad imitazione di quella della
Loreto. Nel largo dell* Ajoto è la Chiesa
S. Giacomo, nella quale è un quadro del
ma cappella, autore della S. Agata sopra-
parente del palermitano Niger egrègio
•cultore del secolo iti. Nella Chiesa di
0 che dà il titolo alla strada dove sorge,
del Santo è di Rosario Berna da Cerami,
Crocifisso e quel di S. Andrea Avellino
1 Serenar!. In S. Maria di Novaluce os-
la Madonna di forme bellissime e di tì-
Msione dei fratelli Catalano da Messina,
8. Lucia ed un S. Agostino del sudetto
In S. Anna finalmente, nella strada di
w, una sacra Famiglia di eccellente scuola
Passiamo alle case religiose,
i Tennero soppressi dopo la generale abo-
r ordine nel 1767; i Teatini eziandio, per
di numero, alla fine del secolo scorso. Il
dei Benedettini riedificato e riabitato da
De nel 1735 sorge magnifico con un tem-
MO nella piazza dello stesso nome, a croce
*D un gigantesco prospetto di pietra cal-
le colonne del primo ordine di si gran
lon si è avuto 1* animo di portarlo a com-
»r la difficolti della esecuzione, ond' è in
disegno di cangiarne la forma, tornando
Nel tempio dunque è maraviglioso l'or-
Mcondo scrivono stranieri autori, gareg-
!0 con quel di Trento; ebbe ad autore
del Piano Calabrese, inesperto nelle
CA
CafaraMone. Lat. Cataramniè (V. N.)
Lago del circuito di '/>, m. ed altrettanto
discosto dalla spiaggia australe, non lungi
scienze , inesperto nei principii di meccanica , il
quale riuscì, direi senza saperlo, ad una delle mac-
chine meravigliose, che mai avesse l* ingegno del-
Tuomo ideato; ha ben 7i registri, 5 ordini di ta-
stiere, 1916 canne; costò ali* autore li anni di la-
Toro, e due. 30000 ai monastero ali* acquisto del
materiale. Sono ammirevoli quivi eziandio quadri
di artisti eccellenti, il S. Gregorio del Camuccini
opera unica in Sicilia, e delle più belle sorte da ar-
tista si illustre, la decollazione di S. Giovanni,
la liberazione dello Schiavo perS. Niccolò di Bari
e la nhscila del Tofanelli, il S. Giuseppe ed il marti-
rio di S. Agata di Mariano Bossi, il martirio di S.
Placido, e della sorella di lui S. Flavia del messi •
nese Cav. Campolo, due quadri di S. Benedetto del
Cavallucci, un S. Gennaro, ed un S. Niccolò di Bari
del La Piccola, la elevazione di questo santo ali* ar-
civescovado di Mira del Cades, un Sant' Euplio del
Nocchi, un S. Andrea di Ferdinando Boudart, e
nella sacrestia la istituzione degli ordini benedet-
tini del sovraccennato Bossi, ed il magnifico di Tobia
liberato dall* Angelo di Pietro Novelli. La meridiana
cominciata dal Cav. D. Niccolò Cacciatore fu inter-
rotta dalla sua morte, onde una nnoTa ne Tenne se-
gnata dai Talorosi astronomi Barone di Walters-
hausen, e Dr. Peters. £ fornito il monastero di
ampia e graziosa villa, d* un orto botanico, di due
refeltorii, d* una magnifica biblioteca di ben aoooo
Tolumi, frai quali 600 edizioni del secolo xv e non
pochi manoscritti; si distinguono tra le edizioni an-
tiche un Cesare del 1469, un brcTiario dei 1478,
le noTO commedie di Aristofane del 1498, la guerra
di Procopio del 1470, ec„ e frai mss. una Bibbia
in caratteri semigotici del secolo xiv, un martiro-
logio, una regola benedettina in volger siciliano, che
portano la datadell854«un trattato sulla sfera tra-
dotto dal greco in latino, da latino in gallico, e da
questo in Tolgar fiorentino da notar Benoivenni nel
1313, e^ altri di simile pregio; si riguardano an-
che come parte della Biblioteca 300 pergamene
conserTate nell* archivio; alcune delle quali mon-
tano ai primi tempi della dinastia normanna, ma
non sono state sinora illustrate. Comprendesi in
cinque stanze un bellissimo museo; sono nella pri-
ma 80 vasi greco-sicoli e romani, lucerne figu-
rate, idoletli; nella seconda una collezione di og-
getti di storia naturale; nella terza manifatture
dei mezzi tempi, nella quarta armi antiche da fuoco,
antiche macchine, pesi, misure, lavori di piombo
i%i
396
CA
senransi ?esligia d* una rocca 2 m. dal paese
difllante, sofiupposta a rapi una Yolta. Sor-
ge oggigiorno la Cbiesa parrocchiale di
il fobbrioato, dui tenta midite » freipieiilaliiiima
la ChieM dagli abilanli del quartiere; alle alnone
elle Ti dinonno i parenti Jtpprettano il aoatenla«
mento» non oflfrendo l'opera che il lolo albergo;
dne laiei ed nn eeeletiaitioo ne compongono la
commemione. Pel CimHnHUorio d$Ua pùrUà, nella
ttrada della Maddalena^ fondato ed aperto^ 1775
da Ntccola Tedeichi priore canineae , dotato del
Senato di dnc OS annuali di rendila^ e nel 1785
dal tesoriere Giofanni Lullo della ioa ricca ere-
dità con obbligo di dorenriai mantenere la figliuole
di Gataneei dottorati in legge; e pel Cwu$rvatario
della Prcwidemxa nella strada dei marmorei, pro-
moMO nel 1751 dal Pre Sacco, e dal Priore Rii-
lari, donato potteriormente di buone rendite la-
sciate da pii testatori, goTcrnato secondo le regole
dei coUe^fl di Maria, si pose in campo il progetto
in i|uesti ultimi tempi di yolgerli ad educandario
di domelle ciyilL Nel CantmrtMiario deU$ vergi"
fislis si ammettono le lanciolle in grado di mari-
tarsi; non bannosi qui? i mantenimento o istroxio-
ne, ma solo ricetto, ed un legato di due. 80 che loro
si paga dalla famiglia Carcaci; fu fondata quest'opera
nel 1580 a spese in parte del senato ed in parte
di Giampaolo La Rocca nobile cataoese; è in pro-
getto l'ampliarla di nooTC fabbriche. Neil' orfano-
trofio fondato dal Viceré GioTanni de Voga nel 1555,
si accolgono i fanciulli maschi privi di geDilori o
di mezsi d' istruzione» vi ricevoDO educaiiooe ec-
clesiastica, e Tcstono abito talare. Il Vescovo Ven-
timiglia provvide di abitazione nel 1777 l'allaala
Albergo che era comincialo a sossistere di eleìnosine,
e nel 1708 di rendite; vi si accolgono gli inabili
di entrambi i sessi. Soppressi intanto i gesuiti, la
casa eie rendite furono destinate del Re Ferdinan-
do III alla fondazione di un collegio di artisti;
oggi però se ne ò cangiaU rislitnzione in ospi-
zio degli esposti per le province di Catania e di
Noto, che con grande afiluenza concorrono; grandis-
Simo è il Dibbricato, con due sontuosi portici al primo
ed al secondo piano, e nel terzo amena terrazza;
magnifica è la Chiesa, decorata di gajo prospetto
e divisa in tre navi; l'affresco della cupola è del
Sozzi, e le figure dei lati di essa, copie dell* origi-
nale di Vito d* Anna in S. Caterina in Palermo;
la Madonna dell'altare maggiore ò una copia su
quella di S. Maria Maggiore in Roma, donala da
S. Francesco Borgia, di cui anche è un quadro, opera
di Filippo Tancredi, un S. Stanislao Kolslha del
8. Haria deirimoiacolaUi Ciheerii
novella pensano gli abitanti di Cife
soUo il litote della Vergine Ani
Tuccarì ed nn S. Franeeseo de B^gii à
nese Luciano FotL Fa paiok rmiloro <
deli di S. Marco e di S. Marta, dai fnaU
oggigiorno si è stabilita una acoola di ci
dica ; il fabbricato gmndioeo ed a dna
spaziose sale ed un teatro anatomleo, m
ceto il gabinetto delle preparaiioni , e
cera ricco di rarii oggetti; Famministi
quel di S. Marta, in cni nulla oa ka di i
siede -presso un rettore aasiatilo da •
gratuitamente si prestano alla cura degli
.Nella Tia di Montesano è U iVonff di Deodé
in memoria del buono e filantropo preb
ancora i Catenesi non si rammentano i
lacrima che scorra loro sul yiso; lascia k
gui eredità a questa opera dove si esi
interessi al 4 per 100, ma non si pegnera
ma maggiore di 80 due; uguale è la i
Jfonfs 5. Agata stabilito nel 1785 nelli
monale dov' è eziandio il Afonie di pietà
istituto è quel di apprestar danaro , vai
agli indigeni ritirati, e medicamenti, a
slenza agli infermi poTeri; tì si sorteggiai
anno dei legati. A queste opere puoi aggi
case di vaccinazione, i legati detti opsi
Crocifisso, e due distribuzioni di pane i
una dinanzi al portone del palazzo arci<
r altra a quel del Monastero dei Benede
Oltre il Collegio Cutelli, di cui parlamm
di questa famiglia, ed oltre il seminario
rici , in cui dall' epoca dell' autore non i
che una buona biblioteca adorna di as
gallicano stampato in Venezia nel U99,
zioui del secolo xv e xvi, sovraneggia sul!
R. Università, che dà nome alla sottcstaal
fondata dal Re Alfonso nel liii, arricchii
e di rendile dagli ulteriori Sovrani insi»
quando ebbesi accordali da Ferdinando
due. annuali, e finalmente nel 1818 un'
1800 due. all'anno: magnifico è l'edifis
prospetti, due empii portoni, un portico,
archi sono sostenuti da pilastri cui è m
altro portico; 36 ne sono le cattedre oci
eccellenti professori: comprende anche 1
teca comunale di ben 40000 volumi, ricca <
greci e latini, antichi e moderni, sopra I
vi si diilinguono un Pentateuco di tal
rarità da non trovarsi neanco nella Vat
Plinio del 1471, un Lattanzio» an Diosc
tu^^*
.'V
*
J' <.
Ck
ErroMiffienle dice questa il Pirri, sacra a
S. Cataldo. La casa baronale è decenltssi-
U1%,Ò9§ copia della slorit d«Ua guerra di Troia
lOiM un e r altra del 1498 ediz. di Afetsina,
uSaida del 1499, sua bibbia complacentia di pri-
Medaiooe» ana poliglotla ed ona condioense,
iaa copie del Seneca ona del 1478 altra del 1475,
uQaiBtiliaao del 1471 «un Aulo Gelilo del i47S,
uGofamella del 1494, i capitoli del Regno slam-
yaliiollcisiaa nel 1497, an Hontano del 157S; frai
MUMMcrilti on Cesare e la vita dei Filosofi , una
hàkk ed on codice arabo, ed inoltre on codice
ia porgaa^na con caratteri semigotici, e col tìto-
Ir Cmuueiudinei Civiiatis Cataniae, il magnìfico
aitografo finalmente dell'orto secco di Gupani, 1 1000
fiiaBi e Tarie rarità furon dono in parte di Mr.
Tuiiniglia, in parte del fu bibliotecario Can. D.
ffttoeico Strano, e di altri amatori; si allogarono
IMHi in due stanze particolari , ma siccome ap-
fvleaeatisi alla Biblioteca pubblica ne abbiamo
fittile le citate pregevoli cose. Nella Università
Ih lede la celebre Accademia Gioenia fondata nel
lan da dotti Catenesi^ e da fra Cesare Borgia cbe ne
il il primo presidente; radunasi in ogni mese« e
pifcHica in ogni anno i suoi atti. £ adorna ancbe
di BB ricco gabinetto di Storia Naturale , che ha
ÌMIì acquisto di quello del cav. Gioeni , ricchis-
daM ia Tarli oggetti^ e di un medagliere; adorno
i prìflio di varie collezioni di mineralogia , fos-
dK organici, lave, ed altri prodotti dell'Etna e
dd valcani estinti dalla provincia di Noto« tutto
fcatte dai Signori Alesai, Gemmellaro, Di Giaco-
A, Maravigna, Cosentino, che ne hanno pubbli-
Ma le descrizioni; il secondo contenente una buo-
■iiMM serie di anonete, delle quali molte inedile,
k doM» io parte del benemerito Air. Yentimiglia
ad 17gS, in parte comprato dall' Università nel
ML Ed essendo a parlar di musei e di meda-
.^jbri bisogna avvertire che più di ogni altra città
.-^Sieilia, M» eaelttsane Palermo, ne primeggia
-fthnii per la riocfaezza. Quel solo del Principe
-.di liMarì potrebbe forBaare il disegno di un intero
himeda noi costretti a non istoocar per la prò-
Jadtà è gittoooforza dame an sol cenno, con che
à impossibile potere al vivo presentarsi
dell'imaginazione. £ contiguo al pa-
del Prìncipe, nella strada S. Placido a pian
GU oggetti contenuti furono trovati da
più parie in più punti della Sicilia , e
Jriddpnlmeflite nel territorio di Catania • Presen-
9ÈaÈÌ ia eaCrare due cortili preceduti da vestiboli,
M fuM oao adorno a moro di figurine a mez-
297
CA
ma ; ed enumeransi altre cinque Chiese
miDori. La patrona principale è S. Caterina
zo rilievo e di sarcofagi dei bassi tempi; l* altro con
nel centro il busto dell* immortai fondatore: ordi-
nati poi in entrambi dei busti di moderni illustri
catenesi, e due statue rappresentanti, una Lucrezia
in atto di vendicare il suo scorno, T altra Cleopa-
tra morsa dal serpe ^ e colonne di marmo e di
granito, e lavori in argilla, e basalti dell'isola dei
Ciclopi, ed iscrizioni ; il lastrico è degli avanzi
dell* antico foro.
Dal destro vestibolo entrando per una piccola
porta si viene in una cameretta dove si osservano
piccoli oggetti di bronzo, argento, rame, interes-
santi pel disegno, ed antichi strumenti di agraria.
Segue la galleria^ la di coi volta è sostenuta da co-»
lonne, adorne di capitelli , architravi , rinvenuti
parte nel teatro e parte altrove, con fregi allu-
denti, secondo il Signor Iltar, alle vittorie di Ro-
ma contro Cartagine^ o di Ottaviano contro Pom-
peo, o di Costantino contro Messenzio; sono ornate
le pareti di più che 300 iscrizioni , e delle quali
varie spettano soggetti esclusivamente catenesi:
il magnifico torso rappresentante secondo alcuni
Giove giusta altri Bacco, ma mozzo del capo e con
un sol braccio senza man^ tronco il fusto, ed
a dimenzioni doppie del vero, presentasi il primo
all' occhio perito; fu rinvenuto nel sito dell' antice
foro, e sembra di greco scarpello, ma il panneg-
gio assai studiato dà sospetto che sia di romano.
£ adorna generalmente questa galleria di statoe,
busti e teste; tra le prime meritano particolare at-
tenzione una Centauressa in atto di correre , la-
voro di gran vaglia, una Pantasilea in rovesciarsi
morente dal cavallo, due Veneri, ed una Alusa di
greco lavoro; trai busti si distinguono un Giove,
ed una Venere col capo adorno a guisa della Me-
dicea. Sotto un* urna però rinvenuta in Aggira leg-
gesi in greco: Diooono figuo ao Apolunb: forse
riposò in essa il frale del sommo Aggirese; è un te-
stimonio non da rigettarsi quantunque sian con-
trarii alcuni che il dicono morto in Roma, ed altri
in Siracusa; ma non poteva la patria richiamarsi un
soo figlioolo anch'estinto? L* architrave della porU
che conduce agli appartamenti superiori è delGagi-
ni, donde segue una serie di stanze, le quali osservi
destinate alla collezione degli oggetti analoghi , e
del medesimo gen^e. Ricca è la raccolta dei lavori
fittili rinvenuti in varie interessanti città dell* isola,
vaai • patere, deschi, ampolle, locerne, lacrimato],
utensili domestici* fantocci da trastullo pei bambini,
statue» tra le quali ona di figura eginetica che si
298
CA
Verg. e Hart. da cui riceve il nome, seb-
bene il fondatore. GitUio diede nella sua
vuole di tempi antichisiimi. La collezione degli
oggetti riguardanti storia naturale coroprendesi in
varie ripartizioni; sono ordinati in nna camera
conchiglie , coralli , crostacei , pesci , millepore»
madrepore» ec in altra due colonnette di lapislaz-
zuli, varii pezzi di stalagmiti levigate» varii mi-
nerali delle cave di Sicilia e di altrove, raccolta
di varie lave vomitate dairEtna, e da altri vulcani»
e di marmi fragili e duri: sono in altra stanza
varietà di ambre insettifere, e fossili organici di
ogni razza; segue una collezione di mostri uma-
ni , bruti, ed animali o imbalsamati, o nello schele-
tro ed una piccola mummia intera. Altre due stan-
ze sono destinate alla conservazione delle armi ,
di quelle a fuoco di prima invenzione in nna, delle
armature dell'età di mezzo coi corrispondenti ar-
nesi da cavallo in altra. Gontansi nel ricchissimo
medagliere, che fa anche parte del museo, ben 1000
monete consolari di argento, 4800 di Imperatori
Romani da Augusto a Manuel Gomneno, per lo più
in rame, e 1500 dei bassi tempi; vi si osservano
poi i medaglioni in argento di varii Pontefici, da
Eleuterio a Clemente XIII in rame, la serie cro-
nologica , parte in argento, e parte in oro dei Re
d'Inghilterra da Guglielmo I a Giorgio II; degli
uomini illustri del secolo di Luigi XIY , di quei
di casa Medici e Farnese, dei Dogi di Venezia, e
di varii moderni Principi e Signori, che diffusero
la loro dottrina , e furono in Europa accetti ; le
monete in oro dell'impero Ottomano da Osman
ad Ilabdulhabid , e finalmente una collezione di
pielre intagliate con iscrizioni greche e latine» ed
una sceltissima raccolta di cammei. Si vedono in
oltre in una delle stanze, più di 60 dipinture di
Polidoro da Caravaggio, in altra due guerrieri del
Rubens , due antichi trittici ed altre pitture di
minor pregio: e ciò basti pel museo dell' immor-
tai Principe di Discari » che dal 1758 quando
fu aperto, di nuovi e preziosi oggetti sino ad
ad un certo tempo fu accresciuto, arricchito; ma
oggi vedesi con sommo crepacuore io un misero
deperimento , con che vengono a perdersi tanti
sodori» ed ingenti somme che vi vennero impiegate.
Oltre a questo va adorna anche Catania di altri,
certo di minor pregio, ma che meritano nn po-
sto trai monumenti i più belli di Sicilia. Il ga-
binetto Maravigna, nella strada di S. Maria dell'Itria,
è giovevolissimo alla gioventù per la sua disposi-
zione, e particolarmente in fatto di orittognosìa
classificata secondo Deudant » di geologia secondo
CA
origine alla città il cognome di sui fami-
glia, chiamandola Grimaldo. Ifel censo di
Leonhard» e concbigliologia che si eospeoedi MM
apecie.tra siciliane ed estere, tra !• qvali noo ■aoeii
delle rare. Ci ha poi nna eolleiioiie mineralogici
dell' Etna, del Vesuvio, e dei Yalcani estinti deBi
valle di Noto e del Lazio , ona odlesioM nias*
ralogica delle isole Eolie» e delle province di ft-
dova e di Vicenza» altra orìttognoelica del Tinli
del S. Gottardo, e del Pelerò, altra di omì kmi
cavati in Palermo neUe grotte di Maicdolei»
ed in Siracusa , nna sUnia finalmente dcHiiili
airorignottosia del Piemonte. La colleùone ddcir.
Giacinto Recupero è nn resto della riccliiisiaaàl
Dar. Alessandro Recupero, della qoale noe pai
dirsi che parte l' attuale ; primeggia aiia raceski
di monete sicole in oro, argento» bronzo e
medaglie imperiali, normanne, e aiciliane,
nna amplissima di piombi diplomatici spettaatsa
a Papi e varii Imperatori di Oriente; meriUaai^
tenzione tra le pitture» nna Madonna che poppi 3
figlio, lavoro in tavola del Perugino, ani Sa-
sauna del Tintoretto, tre eremiti del Novelli, TaMC
filiale di Guido Reni» nna ninfa tra dae satiri tm
in grembo un putto creduta di Annibal Ciraecii
nna S. Caterina della icoola di Leonardo da Titòt
una S. Agata del Murillo, nn S. Sebastiano di tti>
nigi Calvarti , varie teste del Rubens , del Wii*
djck» dell'Albani, del Cignani, un paese delOii-
dio, e varii del Redinger, del Swaneld , del Pas-
si n, del Wuthj , ed alcune prospettive del CiHl
e del Canaletto ; vi ha inoltre ona raccolta di fin
etruschi, una di mineralogia, ed altri oggetti cai-
cernenti storia naturale. Il gabinetto del caltfto
rinomato Carlo Gcmmellaro comprende, oltre tii
collezione geologica siciliana di conchigtii vi*
venti e fossili di svariati insetti con ogai cn^
tozza ordinati, una eccellente raccolta di qaadrì.
nella quale spicca un bozzetto in matita di ali
Madonna creduto di Raffaello, nn ritratto dfl Ti^
toretto, uno delMengs, nn busto di S* BtfkM
del Caracci, un Lot di Pietro da Cortona, sci *>^
miti di Salvator Rosa, varii paesi di Poelembercc.
Il gabinetto di Rosario Scuderi consiste ia ii>
raccolta-di 200 dipinti, trai quali primeggiale, Mi
testa di Cristo coronata di spine del Caravagfi^li
una cantante anche di.lni,una tavola cherapfrMrih
la Vergine col Dambiuo del Tintoretto, nna taila C
g. Giovanni del Novelli, l'adorazione dcillifi^
Vito d* Anna, una Sacra Famiglia del Caracci. ■!
Bladonna svenuta di Sebastiano da Veneiia. f ^ ^
naimente due paesi di Salvator Rosa ; segai v*
i
299
CA
0 II del 1320 Manfredi di Ghia-
e possedeva i feudi di Risiealla e
di stampe ilimaU la prima dell* isola, di-
iode , alemanna , italiana , flamminga e
, delle qnaii nell* italiana è la Lucrezia
iToro di molta rarità di Antonio Raimon-
a collezione degli schizzi di ogni genere
tutta degli artisti i più celebri, Polidoro,
pò, Ribera, Giordano, La Rosa, Vito d'An-
loliec.; ossenrasi finalmente, oltre varii og-
storia naturale e di archeologia, un mar-
epolcro dello scal pollo del Gagini , dov' è
aitato Cristo spirante, sostenuto da due An-
mnseo dell* ab. Francesco Ferrara, di cui
una parola, ricco di 2600 monete, fra cui
ledite 6 rare, di cammei, iscrizioni, lucer-
nette. Tasi , antiche stampe , ed una rac-
i erbe che fegetano intorno ali* £tna« man«
1 parte mineralogica, di che il professore
B air Università di Palermo, dove per più
tstri sedette la cattedra di storia naturale;
«ima e scelta biblioteca versantesi in ogni
i letteratura , arti , scienze , delle quali à
rìncipalmente nelle naturali , comprende
Itti i classici greci, latini , inglesi e fran-
più pregiate opere degli illustri Siciliani
e moderni, e yarie edizioni del secolo zv
Merita finalmente una ricordanza la qua-
lel Duca di Rruca ricca di pregevolissime
tra le quali una Madonna di Paolo Ve-
la fortuna del Rubens, una testa di Ma-
iel Guido , un ritratto del Ribera , varie
lei iilO, ed altri dipinti creduti dal Peru-
lominiamo finalmente i 100 quadri del Prin-
Isavoia, dei quali alcuni pregevoli, e varìi
la fiamminga, i medaglieri dei Signori Carlo
mico Gagliani, le collezioni di conchiglie,
i oggetti di storia naturale del dottor Aradas
^iazza Ciantro, lasciando da parte le parti-
liblioteche, che lungo sarebbe il descrivere^
di proporzione al lavoro che ci abbiam per
li. Un detto sulle opere pubbliche.
Bsa comunale dopo vani subiti cambiamenti
ti si rialzò nel sito e forma attuale; ha la
proesimamente di un rettangolo, e presen-
lati dei nobili prospetti, con portoni che ri-
ndosi comunicano in un cortile a foggia di
• ; è adoma generalmente di varii antichi
trai quali primeggiano un torso di Fauno,
inzo di un obelisco ornato di geroglifici. Si
ano trai dipinti un S* Cristoforo di gigan-
latura^ nell'attitudine che ci indica il suo
CA
di Cipunia^ il quale nel medesimo censo è
una seconda Yolla chiamato Signore di Ris-
nome, ed una Madonna del Novelli, una S. Teresa
d* ignoto autore, i ritratti in dimensioni oltre na-
turali di Filippo V e di Elisabetta Farnese donati
alla comune dal Principe di Aci , una tavola di
scuola eccellente , ed antica , rappresentante S.
Onofrio , ed altri diversi saggi di giovani Ca-
tanesi pittori, ì preziosi ritratti di alcuni filosofi
del pennello del palermitano Giuseppe Platauia ra-
pito poco fa a noi ed al mondo artistico. Sono
nella città ben tre teatri; il teatro Riscari« di fi-
gura bislunga e nel fondo arcuata, è ornato di
tre ordini di prospetto, oltre il loggiato; il teatro
comunale provvisorio, ha un mediocre ingresso,
una figura regolare , ed un ampio palco scenico
con le scene elegantemente dipinte e con quattro
ordini di palchi, ma quel che veramente corrispon-
derebbe alla città sarebbe il teatro che da ben 80
anni si ebbe principio nella piazza Novaluce e di
cui non vi ha di compito che le mura esterne, e
due ordini del prospetto; fu tale Tidea grandiosa
del disegno. Costerebbe di 5 file di palchi di 19 in
ciascuna, e potrebbero comodamente sedervi iiOO
individui; ogni palco è fornito di gabinetto, e nel
centro di ogni fila incontrasi gran sala dove si
possa far posa e non mettersi in contatto coir aria
non confacente; sale inoltre per balli , concerti ,
stanze per rinfreschi , case per gli attori, e tutto
ciò che in una parola può essere utile e dilette*
Tole nei sollazzi delle scene. Per una scala ma-
gnifica scoverta in parte ed in parte coverta a
volta che si compone di grossi mattoni a più or-
dini , si scende ali* antico teatro , neUa strada cui
dà il nome; il diametro interno è di pai. 99,
met. 85,542, r esterno di paKseo, met. 108,01 i,
la semicirconferenza interna, paL 155 , met. 39 ,
990, l*esterna, paL 620, met 161, 508. L'edifizio
ò di grosse pietre di lava , tramezzate le volte
da doppio ordine di mattoni ; vi si osservano ,
oltre un numero di svariati oggetti che sarebbe
lungo il descrivere, tre ordini di corridori che
menaTano al primo, al' secondo precinto « ed alla
orchestra ; del resto gli ornamenti , la terrazza
il portico, i corridori ee,, ci danno a conoscere
essere architettura romana; ma alcuni restauri
mostrano essere posteriori al secolo terzo, oltre
una lapide trovatavi e che si conserva nel museo
Biscariano, dalla quale ricavasi essere state ristaurate
sotto il regno dei tre figliuoli di Costantino. L*Odeo
è ad Ovest del Teatro, da cui per la più bella
scala si commanicava ; è assai ben conservato e
300
CA
galla e di Favara , ebe dieonsd sili net le-
nimefUo di Caslrogio/canni- Nel censo di
senrÌTi principariiieiite per It prove miisictli; ne
è di pai. 167, net. 43,086 la lungliezza esteroa ,
di pai. 5&6,7,met. 14.330 rintema,di pai. 83 */•'
mei. 31^543 la largfaeiu esterne, di 27;8,4 Tia-
terna ; il seni iperi metro esterno di pai. 961,3,3,
mei. 67,663, interno pai. 87,4,5, met. iS,540. Ha
doe ordini di sedili, nn ingresao solo nel maro, che
difide i sedili, ed una orchestra, coronata da 17
stanze a folte inclinate, delle quali 11 rimangono,
e trasformate in poveri abitari; la periferia esteroa
poggia sopra archi sorretti da pilastri. Questi doe
grandi monomenti di antichità hanno arricchito i
musei di preziosi oggetti. Sarebbe a dire di altri
antichi ediGzii, e del tutto mancati, o di cui ri-
mangono della Testigia, ma non consentendolo
la concisione del layoro nostro rimettiamo i let-
tori alle guide particolari. Ritornando però al pro-
posito, il largo della marina è stato adorno e ri-
partilo in grazioso disegno per mezzo di alberi
quali Tengono a formare dei fiali ornati di colonne
di granito, che sostengono dei riverberi, e di se-
dili di marmo; le sere dell' estate f iene illuminato,
e Ti risuonano a ricrcamento dei cittadini, nelle
fere del giof edl e delle feste, le bande musicali. Il
carcere fu eretto a spese della prof lucia nel 1825
nella strada dei quattro cantoni; ha la forma ret-
tangolare, ed è a tre piani, capace di 300 indivìdui;
la cappella è in tal guisa congegnata che ogni de-
tenuto può sentir messa senza cambiar di luogo.
Sin dai tempi più remoti Catania per naturale
disposizione e per V abbondanza dei prodotti , e
per la frequenza dei villaggi , fece conoscere il
positivo bisogno di un porto nel suo littoralo ;
ebbene in varii tempi, ma vennero distrutti e co«
porti dalle lave deir Etna e qualche fiata dalla
furia delle tempeste. Oggi però il molo di Cata-
nia, opera grandiosa, e da quattro secoli con vani
sforzi tentata vedesi al compimento. La imbocca-
tura del seno ove si offre, esposta ai venti forani
compresi tra il Nord-Est ed il Sud-Est ÌO.^ Sud. tu-
telata essendo per gli altri rombi della costa, che
comprendono gli estremi capi dei moliiii. e di S.
Croce, ha canne 540 di larghezza, e 850 circa di
lunghezza (Giuseppe Zahra-Piano sol molo di Ca-
tania); ha il lato destro, nel principio, di masso
vulcanico o di lafa , poi coperto di grosse pietre
delia stessa natura, ed in seguito circondato per
la lunghezza di canne 70 da una banchina che
termina in fondo al seno tutto arenoso ; il lato
sinistro è costeggiato parimenti di lafa scabrosa
CA
Martino I. dell* anno 1408 possedè?! pd
dritto della moglie il feudo di Risigallo nel
•pianata oggi in parte per la recieioiie degli icagii«
ed il suo fondo ebe con dolce pendio sonde vcm
il largo è coperto interameote di tcMci arant,
perlochò ò idoneo al soateBinsenlo delle aMQc«ill
nnofo molo si protrae da sotto ilbaatiofteS. Agiti
per Sud >/4SndEst, nella laDghena di 47 caiM,!
nella larghezza di 40 palmi; eoetitaeadoqoeata pM
l'antico braccio, secondo il ptogetto del soviMcn-
nato Zahra^ costruito negli aaiii 1793-95 e IMI fi-
slaorato nel 1841, accresciate abbellito sei iUft4l;
dal 6 luglio i84i ai 1854 continulo al di iMn
della estremità del braccio aiedeeimo, alla distsaa
di canne 6 >/«, per canne 70, lango la difoma
di Sud 4** Est, e piegando poscia con «■ tapk
di 132® circa, ovvero nella direxioM di Sad 44*
Ovest, ò stato condotto per altre 80 eamse fonaseli
il martello, secondo il progetto dei SigaoriSalfalMe
d* Amico e Diodali Cappella incaricati all'oepe. li
tal maniera il molo guarentisca il parta da tetti
le traversie che si comprendono tra il Nord-Iil ié
il Sud-Est Può contenere ben 60 legai di vtà
grandezza, e si ha una profondità di acqae, nfr
ciente a ricevere la più grossa savi asercaaliit
da guerra , poiché queste acqoe neUa parte fii
tranquilla sono di palmi 30 a palaai 43 elm é
quelli che ricovera 1* attuale darseaa coatraita id
1792. L'ingresso del porto volto a Sod-Sod-Eil fi-
rettamente, di canne 100 tutte praticabili da qH^
siasi legno, a contar dalla punta del naartello, csdi'
dendo le altre canne 35 che avanzano ad arrìfaM
a quella del Pescatore perchè di poco fondo, ritiOi
facile per V entrata e 1* uscita dei bastimenti cai V4
dei 33 rombi di vento, oltre dei rombi siiVQffffii
lorchè spirano freschi per mezzo delle berdatiil
Sud-Est e r Est-Sud-Est provenienti da regioos lu-
tane cioè dalla Morea, da Gandia, dalla Siria e M
r Egitto, la massima traversia vi prodacooo foni*
samente soffiando; le correnti littorali demiaHti
che procedono dal faro di Messina passando Umpk
e chiare pel lite di Catania non si spuirnsatiai
di tal forza ed energia da spingere alla rotta m
nafiglio.
La topica situazione del porto ia leUiioai é
paesi commercianti è molto opportana , a Mi
altresì perchè non circondata da montagna dM
circoscrif ono l'occhio deirosservatore, anzi
si da un Iato delle ubertose e variopinta pii
e dall'altro la città in vistoso e magniSee
signoreggiata magnificamente dall' ifnii
gibello.
301
CA
IO lerritork) AdIoiììo dì nodula; e
ilorio di Calascibella trovasi ap{Mir-
» è eo«tniito dì fabbrica di eakeslnizzo^
dai Francasi, goaraolito da oaa scogliera
Dttora iiicoiD|MaU con bancbioa larga 88
wperta di lastre laTÌche e con maro di
il lato dei largo alto pai. 85 al di sopra
0 ordinario del mare, grosso nella base
e pahni 6 nel irertice terminalo cìrco-
«tito neir esterno e coronato nella sora-
peiii di taglio di lara lavorati, fornito di
te e M colonne di detta pietra per gli
sitnati a distanze ugnali , oltre gli auel-
erro; ha due principali scale , una delle
'estremiti dell* antico braccio pel traffico
{latori.
e in quest'anno 1855 a darsi opera nel-
1 del martello alla costruzione del faro
limi sul livello del mare coli' imbasamento
di pezzi di lava lavorati^ su cui si fer-'*
grande lanterna. Questa maguifica opera
ostruita a spese del comune di Catania;
I erogata dal 88 luglio 1841 al 31 dicem-
pei soli lavori che la compongono, ascende
le cifra di due. 501968. 16. 5, dei quali
e dnc. 00478. 66« sono stati dati in soccorso
erario e dalla provincia, metà cioè dalFono
iir altra, come rilevasi dai rescritti dei 9
1850, e 16 giugno 1853, e ciò oltre la
f oggigiorno si eroga per completare la
per la cosi raziono del faro e per altri
concbiusione.
olazione di Catania ascendeva nell'anno
M)81 abiUnti, a 58433 nel 1831, e final-
61599 nel declinare del 1852^ quando
11' intero distretto era di 165482, e quella
1 provincia montava a 407587.
asaro tra gli illustri Catanesi^ ed in tutta
mi continente eziandio rifulsero: il nostro
co, della cui vita ed opere non diciamo
rendo a principio del Lessico presentato
deir Abate Ferrara; il lettore ha potuto
sa di esso il suo giudizio, che se in
corrispondente air alto lavoro, ne incolpi
traduttore e di povero ingegno. Gia-
ernò Castello dei duchi di Carcaci, e
Asmondo Paterno marchese di Sessa
t della Gran Corte civile^ meritano rino-
lali giarisperiti insuperabili. Giovanni
segnalò per virtù, dottrina, e conoscenza
ze maestre, professor di metafisica e di
nella patria universilà. Agostino Giuffri*
CA
tenere il feudo di RièicaUia ad Antonio
Ferrer. he\ resto Giulio Grimaldi nel 1601
da famoso nella medicina e protomedico, professore
di medicina legale nel medesimo ginnasio; anche
nel dritto naturale e nella metafisica versatissimo:
fu autore del Tyroeinium phisi^um per varias
as*erti<m$s expositum stampato nel 1748 e del-
r altro lavoro. In phisica-medicam theoriam comr
pendiaria expositio nel 4743 ; pubblicò eziandio
r altra opera intitolata la filosofia morale data ai
torchi nel 1767, e varii altri opuscoli scrisse, dei
quali alcuni conservansi mss. nella biblioteca co-
munale. Niccolò Maria Riccioli Cassinese , egregio
poeta, professore di Dommatica in Catania nel 1783«
fu il coordinatore della biblioteca dei benedettini;
oltre varie forbite sue rime, ci abbiamo di pub-
blica ragione di dissertazione veritatum catholi"
carum enchirydion in quo polemicae diueria^
tiones de scriptura sacra, de traditionibus eor-
hibentur. Il cassinese Francesco Onorato Colonna,
eruditissimo nelle storiche cognizioni di cui so-
no varii opuscoli , che conservansi nella b^
blioteca dell* ordine. Oh quanto dolce riesce al
catanese la memoria d' Ignazio Paterno Castello
Principe di Biscari; fu tutto per tutti, lo scien-
ziato, l'artista, lo studioso, ed anche il povero rice-
vevan da lui istruzione o soccorsi; il solo monv-
mento di che facemmo parola ci parla il merito
di lui, pel quale alla morte di Voltaire fu eletto
accademico di Bourdeaux; pubblicò alcuni opuscoli
appartenentesi ad oggetti archeologici. Leonardo
Gambino letterato insigne io varie scienze , tenuto
in pregio da Formey e da Genovesi , eletto per-
petuo professore di metafisica nell* università degli
studii, di quale scienza pubblicò nn saggio nel
1766, e poi nel 1767 un trattato sotto il nome di
leggi di collisioni del dritto naturale, ed alcuni
pensieri filosofici da servir di supplemento al primo
MS^io; fo caro ai dotti ed al Croverno, Giudice
della G. Corte in Palermo dove fini suoi giorni.
Giuseppe Sciacca versatissimo nell* idioma latino,
in cui furono pubblicate varie sue poesie nel 1778
dal Can. Giuseppe Amantia. Raimondo Platania
vero filosofo, e di vasta erudizione in varii rami
dello scibile; i quali tutti yengoi|0 ecclissati dal
lucidissimo ingegno del famoso Vito Coco nato nel
1783: fu teologo del Vescovo Ventimiglia, custode
della biblioteca pubblica, e canonico della catte-
drale; si rese immortale princi pallente nella di-
plomatica e nello studio degli archivila nel che
si versa il suo lavoro pubblicato nel 1776 Colleetio
monumentorum ad tumdum eeeluiae jura cala-
302
CA
era il Signore del territorio di Risicalla, il
cui figlio Pietro Andrea per privilegio di
nenHs : diede anche alla loce nel 1780 on piano
di slndiL Leges a Ferdinandi III latae omni eon-
silio et munifieenHa: ed altri opuscoli dei quali
alcuni mss. allri pubblicati. Franceico Rossi Giu-
dice più Tolte della G. G» e del Segreto di Messina
autore del Contpeetus Juris puòitci feudalis eom'
munii ae siculi in theses redactus, stampato in
Napoli nel 1718. Niccolò Paterno Castello Barone
di Regalcaccia, fratello d'Ignazio; Carlo Felice
Gambino di morale irreprensibile; Domenico Car-
bonaro^ nei poetici ludi brillanlissimo; Francesco
M. Scuderi nacque nel 1733 in Yiagrande bor-
gata di Catania , famoso nella medicina e nella
letteratura» eleiato dal Re a protomedico, profes-
sore di medicina pratica degli studii, e degno al-
lievo di Agostino Giuffrida; scrisse due volumi sui
▼ajuolo, stampati in Napoli nel 1789, e poi gli elemen-
ti di Gsiologia pubblicati in Catania nel 1815, perlo-
chò ottenne riconoscenza al suo gran merito do-
TUta; ci fu tolto infelicemente ai 80 del 1819.
Rosario Scuderi nipote del precedente nacque
anch'esso in Yiagrande ai 15 ottobre 1767; fu di
ferma memoria, di spirito penetrante, di fecondis-
simo ingegno; si ammaestrò nel seminario yesco-
▼ile di Catania, ed in Napoli particolarmente nella
medicina, in quali scienze sali a grande altezza;
dettò l'introduzione alla storia della medicina, e
tatuni discorsi; sedette neiruniyersità degli studii
di Palermo la cattedra di medicina teorica, e mori
in Verona nel 1806. Antonio di Giacomo cele-
bre anch' esso nelle scienze mediche , virtuoso
cittadino, ed ottimo padre di famiglia, lasciò varii
eccellenti mss. sulla scienza che coltiyò. Giacomo
Zappali professore di patologìa diede alla luce opere
di fisica e di medicina che anche oltremare furo-
no approvate; fioriva nel 1783. Alessandro Recu-
pero nato nel I7i0, nella numismatica yersatissimo;
fondatore di stupendo museo; ebbe gran fama
nel continente, e mori in Roma nell* ottobre del
1803. Giuseppe Recupero autore della storia natu-
rale e generale dell' Etna, onorato qual socio del-
l' accademia dei Colombai di Firenze , e degli
antiquarii di Londra. Michelangelo Mariella ret-
tore del seminario chiericale, dove ayeyasi catte-
dra di teologia morale e [dommatica, nato nel 1748
mori nel 1818, lasciando mss. alcuni suoi lavori,
ma pubblicò V opuscolo contro i pregiudizii degli
spiriti forti nel 1779. Sebastiano Zappala cantore
della cattedrale di Catania» nel greco e nel latino
yersatissimo. Giovanni Andrea Paterno Castello
CA
Filippo IT ranno 1625 fti dichiaralo Prii-
ciee di S. Catarina. Da lai e da Maria Gri-
de! Marchesi di S. Gioliano per ben Ire yolle ia
Catania Abate dei Benedettini, profeaiore di scieasi
teologiche nell* universiU degli ttndii, e biUiolr
cario, conoscitore eziandio dell* ardieologia, acci»
demico di Londra; pubblicò il Lattamio, JltM^
tibus persemptorum, con erudita addiiioBi, ed albe
sue operette originali diede alU luce. Giuisppi
Gioeni che die* in tutta Sicilia , partieolarMili
in Catania^ nna spinta per la aciaiiza aalaiiii,
rinfervoratovi dal celebra Dolomiaa, eba fiatai
in francese le eruzioni dei Moagiballo del tTII
dal Gioeni descrìtte; pubblicò anche in NapaK ad
1790 la litologia vesuviana, a formò il sooi
fu professore di storia naturala nella antversili,i
alla corte , agli scienziati , eba foleadoae sa^
rar la memoria, in onora di lai, da coi presero il §#*
me, r accademia di scienza natnrali oostìloii
Oli V io Sozzi« che segna un'epoca nei ìmIì
arti siciliane, fu egregio pitterà, mori in Sysccs-
forno dove lavorava nella Chiesa nBaggiors,ad
1765 ; meritano anche rìnomausa par perizia asli
pittura Luigi Montallo morto in Caitro|iafaiA
che lasciò per suoi lavori il S. Isidoro nella ChiM
della Palma ed il ritratto del Re Fardinaado 1 ftt
la casa comunale, ed altre cosa. Sebastiaaoblla*
naco che dipinse la cupola dal palano del Fin*
cipe di Biscarì delle avventura di Dl Chisciolli»
lasciò anche delle opere in Minao, Siracusa e Ua>
tini, e nel monastero di Sortino, io qual
mori; lasciò degli affreschi considerevoli.
Cali fu un ottimo scalpello, a ne è testiiaoais^li
statua di Ignazio Paterno prìncipa di Riscarì wà
museo questi fondato, oltre Tarii altri suoi kfté
degni di attenzione. Saverio Landolina Niva aito
in Catania da illustre famiglia ai 17 febbrsfaif^
è uno di quei privilegiati ingegni, che per oik
loro parte, come cantava il Venosino, haaaoicM-
zato la falce di Libitina. La fama di qocit'aoal
si diffuse per tutte le colte nazioni del Boai^*
morirà lorquando non sarà più cultura ; sM* i
nel seminario di Morreale per cura di Moafc iMr
dolina Vescovo di Midi suo zio , trasse ésfi *
tichi scrittori greci e latini di grandi ooliiia
descrivere i soblimi monumenti delle
racuse, sul quale proposito pubblicò infatti
scolo; ma ciò non era il soggetto di m
r antica carta del papiro pianta indigena £ V*
terreni fu da lui riconosciuta alla riva dsIGtfft
ed egli avea già ridotto alla vera Ictioaa il ^
di Plinio laddove parla dalla carta papiiasM;lT^
303
CA
^ora di Ficilini Tenne Giulio n,
a in moglie Agata Bologna generò
U scienu fé* plaoso alla scoverta; seri*
srico Uttaler da Copenaghen encoroiaD-
UTonzione; l'Accademia Ercolanese per
chiarissimo Francesco Emmanaele pro-
iù belle lodi; la Reale Accademia delle
belle lettere di Napoli, 1* Accademia di
iccolgono il Landolina trai socii. Il suo
>pra il papiro che in tale occasione pab-
un abbono di an gran lavoro che era
re ; questo però infelicemente non fa ai
Hnesso; ma costituiscono indestmdibile
lo le rinnoTSte antiche carte che troTansi
gabinetti letterarii d* Europa coli* epigra-
nandi III Sieiliaé regis providentia ar^
iartaepapiry texendae multis'ante seeulis
m Xawrius Landolina Nava Aegiptio
eyrpo Cyanes Syraeusarum fluminis t'n-
4n>awt: PUnii leges variantibns codieibus
perimenteque étnendatis in integrum re-
ipuri tuopt$ glutine in aquq diligentiS'
o; scapo in philaras diviso: sutis pia-
noe tabulaé transversa adlinita sehedis
eisis atque siecatis: seabritiis dente le-
inis fermentati colata aqua iterum su-
I ; iterumque charta erugata et polita
MDCCLXXX. Pubblicò dei lavori di
ole; coltivò anche le muse; fu integer.
nella vita cheyenivagli tolta daemiple-
li già era per quattro anni travagliato ,
Domenico Tempio, al dir dello Scinà
B dalla natura dotato di poetica vena,
siciliano, e le sue rime furono stampate
I sua patria nel 1814-15 col frontispizio
ìuminicu Tempiu Catanisi. La sua poesia
», ma vivace ed animata, onde cantava
r immortale Borghi:
solo il Tempio che folleggia e ruzza.
cbinda questa serie il nome di uno
di altissima fama facciam menzione del
Francesco Ferrara nato in Yiagrande,
inomanza appo gli stranieri perchè uno
ichi che esaminò le cose nostre in fatto
naturali: sono questi i lavori da lui
'Contemplazione deUa natura d^Bonnét
dal Francese con annotazioni e giun-
ia generale dell* Etna. — Sopra il lago
— Sopra l'ambra Siciliana. — Sul mele
>pra Nasso e Canipoli. — Campi fle-
neralogia della Sicilia. — Sopra Tinda-
CA
Pietro Andrea //, il quale per 1250 mo-
nete d*oro Tanno 1661 YendcUe il paese
ri. — Descrizione deirElna. — Guida dei viaggia-
tori in SicUia. — Sopra i tremuol'i della Sicilia.
— Cenni intorno agli oggetti a vedersi in Palermo
e contorni di esso. — Sopra il sito di Palermo. *-
La natura, le sue leggi , e le sue opere. — Storia
di Catania. — Storia generale della Sicilia; delle
quali opere non ci attentiamo dare giudizio parlan-
dolo autori ai quali con venerazione ci rimettiamo.
Ma se il Ferrara conchiude la serie degli uomini
che nelle scienze furono celebri e per esse in-
nalzarono dei monumenti che coi secoli contra-
stano, Vincenzo Bellini siede a capo di coloro
che sentirono nell* anima un sentimento di beati-
tudine, una bellezza incomprensibile; nacque il
primo giorno di novembre dei 1802: Catania non
festò^ non ne disse parola , ma quel silenzio era
foriero di una voce che sarebbe tuonata altissima
neir intero mondo artistico e civile. Bellini fu gran-
de! e le armonie da lui composte in suono sublime
che ti tocca il cuore, non possono non ispirare se
non 1* insensato; contrastata gli fu la via dai pa-
renti, ma il genio trionfò; ebbe a maestri dell* arte
in Napoli il Tritto e lo Zingarelli , uscitone dalla
direzione, imprese lo studio dell* anima propria,
meditò gli antichi esemplari, concepì una riforma,
considerando lo stato contemporaneo della musica
italiana. In Parigi erse la piramide dei suoi trionG,
composta già nel continente d'Italia la maggior
parte delle opere inspirato nel più dalla bel-
lezza, dalla meUifloità dei versi del Romani, che
vestiva d* impareggiabili note. I teatri del mondo
risuonavano dello stile pindarico del Pesarese;
Bellini non lo segui, ed invece si apprendeva ad
nno stile che accostiamo aUa dolcezza del Cantor
degli amori. Non qui posso io dar cenno dello stile
dell* immortai genio , piacemi addurre una parola
dell* egregio Giuseppe Borghi che tei descrive a
meraviglia : Scegliete una compctgnia di abili sttO'
natori, fate che in una notte di maggio, al chiaror
della luna, nel sito più delizioso, alla vista della
marina e dell' erbe, quattro voci di quelle che toc-
cano veramente, secondate dagli strumenti, cantino
a voi solo e seduto in disparte, le più soavi me-
lodie dei capi d'opera del Bellini, e voi ne cono-
scerete f anima meglio auai che se io tentassi di
farvene delineamento colle parole. La cantica del
Borghi su quest'anima candida e bella, è nn lavoro
che durerà colle opere del Catenese. Infelice! cade-
va nella polve donde U Signore seppe si bellamente
ritrarlo toccato appena il sesto lustro di sua vita;
304
CA
a Scipione Coltone Marchese di Àltamira,
e poi Conte di Bavoso, il quale trasmiselo
ai suoi. Ritenne ì dritti tuttavia di Riricallo
ed il titolo di Principe Pietro Andrea, come
anche il figlio GiuUo nato da Emilia Ca-
stello di lui moglie. Successegli Pietro
Andrea ut il quale morto lasciò erede la
sorella Emilia j sposa a Diego Giardina,
Marchese di S. Ninfa l'anno 1552. La città
conteneva 392 case^ e 1021 abitanti, secondo
11 Pirri 360 le case, e 125 gli abitanti : ma
nel 1113 erano 484 le case e 1932 gli abi-
tanti, che di recente montarono a 2092.
Il Signore di S. Catarina occupa trai Ba-
roni il Lini posto, gode del dritto di armi
raccoglie dai suoi campi ricchi proventi,
mi eolU gioTenlù ti eompoie oda fama che lo farà
ricordare dallo flraiiiero con un accento di mara-
TÌglia e dì yeneraKione, e da Sicilia e daUa patria
con una lacrima.
Il territorio di Catania, de' più fertili dell'Itola,
comprendeet in tal. 9401,161, e difidendo in cui-
tare particolari, 87,108 in orli alberali, 0,171 in
eanneti, 1SS,751 in seminatorii aUierati, 6&16,670
in leminatorli lemplici, 1146,761 in pascoli, S68,
084 in oHveli, 498,056 in vigneti sempUci, 80,987
in ficbeli d* India, 82,917 in 6cheti d' India ed altro,
11,193 in mandorleli , 540,949 in terreni impro-
dnttiyi , 8,849 in aooli di case. Aprono un gran
commercio in Catania le magnifiche seterie che
danno dei drappi facilmente scambiantiii con quei
di Francia; se ne fa ascendere in un anno lo smalti-
mento a 13284 Bfsxze, di canne 26 per ognuna da
1170 telai, poiché se ne proTTcdono Sicilia, Napoli,
Malta; ri sono anche rinomati i tessuti a cotone.
La città che si è oramai provveduta di porto comin-
cia a sostenere un commercio attivo come le altre
città che ne sono fornite. I primarii generi di
esportasione sono frumento ed allre biade, loiro,
tessuti a seta, tessuti a cotone, nastri, stracci, pelli,
cantaridi, pistacchi, cotone, seme di cotone, seme
di lino, lana ec. agrumi in casse, regolixia, som-
macco , ec Olire la fiera che in ogni lunedi
apresi nella piazxa stesicorea, ne sono altre quattro
•straordinarie annuaU nella città, una la prima do-
menica di maggio nella piazza del borgo, altra nella
V domenica nella piazza di S. Ilaria di GesA, una
la 1* domenica di agosto neUa piazza di S. Vito, una
il t settembre nella piazza del Castello.
CA
giacché fecondissimi tono di bMk
e corrispondono 8U*iDd«8lria del ì
coltori. Siede il paese in SI* e 4i
giUtdine in S7^ ir di latitadiM
eaimmttt. Lat. Cataraeiie 0
casali di Messina Terso meiiogl
una Chiesa. Se ne b meniioBe
in un diploma di BartokMBeo da
cui enumera i beni di S. Maria i
malore.
. cmtemm mmmw9u Lat. MeUfivea
Calina nova (V. II.) Altrimenli MU
Fondo oggi piccola terra appartei
Riggio sotlo Centorbiy di cui un U
mava parte del territorio, per cui
a Matteo di Sclafani Conte di j
(1) £ attualmento un capo cireoadario I
in provincia distretto e diocesi di Gal
da cui dista 18 m., ed 80 da Palermo,
cenlro delle due strade rotabili che cu
Catania ed in Messina, e dell' altra dm i
trayersa GaltanissetU^ est in Girgeati eh
conduce^ Tiene sempreppià prendendo n
la cÌTÌltà degli abitanti, anmeatosicoasidei
il commercio , di Tarii ornamenti Ta i
fornito. Per oblazioni Tolontarie di pie!
si è fabbricato nel 1854 un convento d
trodoasero i PP. Cappuccini. £ in cosU
Ospedale Givioo per le somme lasciale i
sizioni testamentarie dell* ultimo defunl
di CastelnuoTO che ad altre opere di bene
allri somme disponendo pose mente. Ne
la popolazione nel 1798 a 8700, a 8181
e finalmente a 6186 nel declinare del I
grado però che si respiri un'aria pura,!
sofferta la falce colerica del 1837 e dal
Benza VescoYO di Nicosia morto nel 11
perenne ricordanza a questo Comune d
palria, delle sue tante virtù, religione e
Com prendesi il territorio in sai. 4370,ii
quali 0,093 in giardini, 0,068 in orti al
880 in orti semplici, 0,888 in canneti,
seminatorii alberati, 3857^617 in semiaal
plici, 336,517 in pascoli, 8,880 in vigac
ti, 143,674 in vignali semplici , 18,506
d' India, 0,684 in snoli di case. Ha detta
solfato di stronziana« carbonaio di calca
zato: principale commercio di esporUa
le biade, il vino» vati di gnIi^ t lo aol
4- I
303
CA
i Centorbi. Da lui Tanno 1351 se
r 1500 aurei DeHtUa di Bentin"
;lie di Gerardo Bonsole, e ne ot-
conferma da Eufemia Vicaria del
da Federico III; e poi Gerardo
0 eredi di Desiata. Da Gerardo
[ moglie di Giovanni Eschifano da
1 Onofrio Tornèo cioè Bartolomeo;
uno 1407 TEscbifano e Bartolomeo
•er metà erano padroni ciascuno
entre. Dice il Barberi nel 1453
rsi ad Onofrio ii figlio di Barto-
a cui nacque Ifocella moglie di
) di Perno. La famiglia Perno fiori
I e Siracusa, e tenne Meliventre
i alla metà del secolo xvi: fu poi
lei feudo Francesco Slatella dei
Hongelino, ed il trasmise ai suoi,
di costoro fu Gaspare Statella,
ino al 1613 visse splendidamente
a^ e lasciò Tunica figlia Anna
i quale maritossi con Antonino
ei principi di Campofiorito, che
[azionali regii, Questore generale
}, donato del titolo di Principe
, ed ebbe a figli Andrea^ ed Ago-
[uale fu Vescovo di Cefalìi, ri-
|ual primato nelle pubbliche as-
della provincia, trai dodici Pari
, Giudice dclT apostolica Legazia,
icovo di Iconio; Afìdrea però suc-
padre nella Questura; il' primo
stra del fiume Crisa, non lungi
su dolce poggetto, raccolta alquan-
9 fabbricato il piccolo paese die-
ome di Catena nuova; gettò le
ta della Chiesa Parrocchiale del
Gesù e Maria, verso mezzogiorno,
ive tempo T allestì; costruì ampie
e; T intero edifizio di forma qua-
inò, che di giorno in giorno vicp-
^cresce ; racchiudesi nei confini
;esi dì Catania; ne sono 200 le
0 gli abitanti. Da Andrea e da An-
[io di lui moglie nacque Antonino,
CA
il quale alia morte del padre avvenuta
in questo anno 1757, fu dichiaralo Prin-
cipe di Catena nuova col consenso del Re,
e Questore generale (1).
cattatilo. Lat. Caltainum (V. D.) Ca-
sale un tempo circa i confini della terra
di S. Lucia, appartenentesi a Giovanni di
Manna ed agli eredi di lui sotto Federi*
co II.
Cattafl. Lat. Catta/ls (V. D.) Casale nel-
la contrada dello stesso nome, appartenen-
tesi nel 1320 a Niccolò de Pactis. Nel se-
colo XVII apparteneva ai Balsamo, finalmen-
te ai Principi Massa. Oggi il territorio è
comunemente un feudo.
Cattolica. Lat. Calholica. Sic. Catolica
(V. M.) Novello paese ed abbondante, com-
preso nei confini della comarca e della dio-
cesi di Girgenti. LJmperator Federico Re
di Sicilia, assegnato aveva alla Chiesa di
Palermo i casali Platani e Captedi ,
con tutu i loro ienimenlij giusta un di-
ploma dato in Palermo nel mese di otto-
bre del 1211; questi, secondo il Pìrri, fu-
rono poi appellati i casali di Platani e Pia-
tanelHy concessi a varii Signori, sotto annuo
censo, dagli Arcivescovi Hi Palermo. Quinci
Tanno 1642 Francesco Isfar e Corilles Si-
gnore di Siculiana, a cui vennero i casaU
ma deserti, sulla sinistra ripa del fiume
Alice oggi Platani, gettò le fondamenta del-
la terra di Cattolica in quel luogo che chiama-
vano Ingastone, e pregò nel 1620 Filip-
po III a nome della figlia Giovanna, aflinchè
donata fosse del titolo di Principato. Oc-
cupa un terreno dolcemente declive verso
(1) Oggidì è un comoDe in proYÌncia di Cata-
nia > distretto e diocesi di Nicosia , da coi dista
42 m., circondario di Centorbi da cni 6 m. 153
da Palermo, e 42 da Catania. Umida è Taria, e
la territoriale estensione è di sai. 610,863, delle
quali 6,884 in seminatorii alberati, 553^95 in se-
minatorii semplici, 45,135 in pascoli, 5,181 in fi-
cheli d* India, 0,068 in suoli di case. Esporla grano
ed orzo. La popolazione del 1798 era di 878 abi-
tanti, di 1044 nel 1831, dì 1333 nel fine del 1852.
39
306
CA
Scirocco; rette ne sono e larghe le Tie, con
un magnìQco palazzo del Principe. Si ha
quasi nel centro la maggiore parrocchiale
Chiesa sacra allo Spirito Santo^ che prese
a fabbricarsi con somma magnificenza, e sot-
to cui stanno altre due minori soggette
ad un Arciprete. Nel tempo del Pirri yi
erano i frati di S. Maria della Mercede,
dal 1515 il tempio sacro airimmacolata
Concezione; furono dimenticati dal Pirri,
il quale afferma essersi riuniti nel 1626 nel
tempio dell* Annunziata i Carmelitani della
prima riforma, sostituendosi ai Carmelitani
Conventuali per opera e somme di Gio-
vanna di Bosco e Corilles; credesi esser
costoro del tutto mancati, perciocché non
ne resta memoria alcuna* Gli Agostiniani
della Congregazione di S. Adriano l'eremita
abitano in S. Giovan Battista fuori la città,
dove sorge 1* antichissimo tempio di S. Ma-
ria di Platani : finalmente un collegio di Ma-
ria per r istituzione delle donzelle è stato
testé stabilito.
Cattolica gloriasi di essere sotto la tutela
della palermitana Vergine S. Rosalia. Il suo
stemma presenta tre colli, dalla cui som-
m\\k spiccano delle fiamme, su cui una
stella. Al tempo del Pirri erano lo case 655
gli abitanti 2599; nei regìi libri però del-
ranno 1052 trovansi 1072 case 4288 abi-
tanti ; nel 1713 numeravansi 1407 case
e 4588 abitanti, che ultimamente crebbero
a 6560. Segna il Prence 1* annuo Magistrato,
gode del potere delle armi, ed occupa
il posto xiii nel Parlamento. Nel fertilissi-
mo territorio un tempo fabbricossi la Chie-
sa di S. Maria di Platani, la quale essendo
ruinala, venne da un* altra sostituita detta
di S. Maria del Ponte, dapoiché da gran
tempo a circa 3 miglia dalla città sopra il
Platani sorgeva un magnifico ponte, che
ascrivevasì ai Chiaramontani, dei cui sette
archi uno ne rimane, donde può argomen-
tarsi quale slata sia la mole. Il medesimo
territorio distinguesi pei vasti e pinguissimi
CA
pascoli, che aumentano ed il bestiame e
gli armenti, celebre eziandio per vino, mele
e frutti.
Passiamo ora alla serie dei Principi. £ia-
«arnia hfar unica prole di Franceieo ni-
rìtossi a Yincenzo Boèco Doca di Hisilmeri
Cavaliere del Vello d*oro, il quale pib volle
fu trai 12 Pari del Regno, e Pretore ii
Palermo. Da costoro Francesco Giviliere
d'Alcantara e Prefetto della siciliana »
lizia fu nel 4655 dichiarato Principe, e prese
due mogli, Maddalena de Basan figlia del
Marchese di S. Croce Grande di Spagna,
morta la quale, si ammogliò con Tommasi
Gomez de Sandoval sorella di Rodrigo Dna
de Infantado, Viceré di Sicilia, da od si
ebbe Giuseppe e Rosalia; quegli rifulse
Maggiordomo di Vittorio Amedeo di Savqji,
e Cavaliere della SS. Annunziata , e loi
ebbcsi figlio alcuno dalla moglie CosUaa
Dona dei Duchi di Tursia, e da Anna Gn-
vina. Rosalia fatta moglie di Filippo Boati»
no. Prìncipe di Roccafiorita, si ebbe il igBi
Francesco Bonanno e Bosco ^ che nd 111|
dopo la morte dello zio Giuseppe, fa dichii*
rato Principe di Cattolica. Francesco ascrilli
ai Cavalieri del Vello d'Oro ed ai final
di Spagna, Ambasciadore presso ViUorii
di Savoja, Maggiordomo del nostro to «1
intimo Consigliere dell' Imperator Cario U
pii volte Pretore nella Patria, dei 12 h'
del Regno, Vicario finalmente del ViceriJ
di altre cariche decorato, visse sino allTJl!
ne furon mogli Isabella Morra, ed Aii> ^
Maria Filingeri, dalla quale si ebbe di J*
Giuseppe marito di Giustina Dorromeo «
Grillo, Grande di Spagna, Maggiordomo*!
Re, ancor vivente e padre. Slendesi U •*
gitudine di Cattolica in SS"", la laUtadieeii
37" 30'. Molte cose diconsi sul colle ad «•
vicino, di cui parleremo in appresso (Il-
ei) È oggigiorno an capo-circoodarìo iì 1^
in provincia, distretto e diocesi di Girgaatit *
cui dista 19 m. e '/t . e 64 da Palermo. Il tcnilK*
307
CA
»■!•• (V. H.) Città un tempo della
Scrive Stefano: Caulonia è città
[fa, àwene un'altra in Sicilia; %
\ni dicanii CauUmiati e Caulonii.
itonino nell* Itinerario. Da Catania
nii per mansiùni testé stabilite
CapUoniani 24, dai Filosofiani m.
CaUoniani 21. Capitoniana, giu-
verio, è il luogo dove è Citta-
resso Aidone, ma già non conviene
luogo riporre mansione di sorta,
i Pacio doversi presso Capezana ,
ìtorio Camopetro. La Filosofiana ò
igi da Piazza, la Caulonia di Stefano
3061.884» cioè 11,480 in giardini, 10,642
empiici, 0,935, canneti, 115,701 in semi-
U)erali, 1807,049 in seminalorii semplici,
in pascoU, 31,314 in oliteti, 49,785 in
empiici , 8,725 in 6cheti d* India , 0,878
re miste, 0,494 in suoli di case. Hannori
nelle contrade Fratta e Rocca perciata «
7 m. dal luogo dell' imbarco , ma senza
mota^ poiché se ne manca; è un'altra sol-
1 contrada Piana o Vizzi a 5 m. dal luogo
irco; tutte con zolfo di 8* qualità. Si
anche cristalli di carbonato di calce di
me e colorì, ed una miniera di sale fos-
Terso la parte meridionale è una mon-
basalto, molto interessante. Il maggior
ìio di esportazione consiste nello zolfo, in
olio, frumento, e biade. Neil* anno 1814
facoltose nel fine di agerolare la pubblica
ione, conyennero nel contribuire ognuno
ma, ed istitairono un peculio frumenta-
tai peculio col Tolgere degli anni si au-
onsidereyolmente, e quindi il frumento per
iperfluo per la pubblica panificazione si pre-
^n parte ai coloni poreri per semenze e soc-
rertito lo stabilimento nel 1838 in monte
framentarìo renne destinato per esclusivo
detti coloni; dipende dall* Intendente, ed
nistrato da due deputati da lui eletti in
innio. Le obbligazioni si fanno ai termini
mzioni generali, innanzi il Giudice con-
I, ed in ogni partita si riuniscono più per-
idate. Il prestito si fa nella quantità com-
alla rispettiya eoltirazioue. Montava la
lel 1798 a 7060, che pervenne in moto di
mento nel 1831 a 6003 , e finalmente di
Ho scorcio del 1852. L*aria è temperata.
CA
che è la stessa che la Calloniana di Anto-
nino è collocata da alcuni presso Pietra-
perzia, passi m. xv distante da Piazza , e
non procede al di là, imperocché rimane
a destra di coloro che vanno verso Girgenti,
ed il numero dell* intervallo che giusta Clu-
verio non sembra corrotto, altronde non
combina; perlochè sembra non doversi
collocare Caulonia dopo rimerà meridio-
nale ossia il Fiume Salso , circa i confini
della Valle di Mazzara, tra Piazza e Gir-
genti, ma il sito ne è dèi tutto incerto.
Cava. Lat. Ispica (V. K.) Angusta valle,
non lungi dal promontorio Pachino, in luogo
mediterraneo, ove oggidì si osservano an-
cora alcune orme di antica abitazione. Fa-
zello e con lui il Pirri, da Silio, vi riconoscono
Hipsa 0 Yspa, ma qui, come avvertono Clu-
verio e Cellario, parlasi del fiume Ispa, al-
tronde presso gli antichi scrittori non si fa
menzione alcima della terra d*Ispa. La rocca
d' Ispica, volgarmente Forzia, e nei regii li-
bri Fortalizio, non fu diversa dalla terra
detta fondo d'Ispica, oggi Spaccafomo.
Cava donna. Lat. Cava donnae. Sic.
Cava di la donna (y.N.)È un fonte nel ter-
ritorio di Siracusa distante dalla città 7 m.,
verso Sortino^ e detto celebre dal Fazello.
Cava di «orgia. Lai. Caca Gorgiae
(V. N.) mentovata da Arezio descrivendo il
territorio di Giarti presso Siracusa.
Cava grande. Lat. Cava grandis. Sic.
Cava granni (V. N.) Nella contrada di Noto
presso Avola. È una convalle molto estesa,
tra colline in cui scorre il fiume Cacipari,
che accresciuto dalle fonti di quella viene per
aperti campi. Fazello la dice di giocondis-
simo aspetto.
CE
CeftiA. Lat. Cephala. Sic. Cifalà (V. H.)
Rocca sulla cima di alta rupe^ che d'ogni
dove scoscesa, per sei miglia stendesi in
circuito intorno alle radici, presentando dif-
ficili accessi verso iSettentrione ed Occi-
308
CE
dente. Secondo Fazello il nome Febbe dai
Saraceni; ma secondo il Gaetani è d'ori-
gine greca, signiflcando capo, la parola
greca ke«aah, ed in elTelto la rupe sembra
metter faori an capo allorché mirasi da
mezzogiorno, ove terminando acuminata con-
tiene di sopra la detta fortezza. Dicono alcuni
con Cluverio essere stata colà V antica città
di Paropo, ma mostrerò in appresso essere
stata Paropo in altro luogo. Il fronte della
rocca guarda Scirocco, e sorge TediOcio
per molteplici Yolte- Sembrano muniti e
la porta e gli atrii, e dentro le mura è una
Chiesa. Rella rupe medesima è incavata una
occulta scaia, donde si scende alle radici
del monte fin dove le acque termali sgor-
gano. Oggi cominciò a fabbricarsi una pic-
cola terra verso Maestro con una Parroc-
chia soggetta al Vescovo di Girgenti. Disia
Cefalà dalla città Metropoli 20 m. verso
Mezzogiorno, è insignita del titolo di Du-
cato, sebbene un tempo i Signori se ne
siano detti Baroni , e stati dei primi del-
r Isola; godono del dritto di armi , e ri-
scuotono pingue censo da quel territorio
ricco d*ogni sorta di biade. Si fa menzione
dì Cefalà nei primi tempi dei Normanni,
si dà un diploma del Conte Ruggiero, in cui
segna i confini delia Diocesi di Girgenti, che
nella Istituzione delle prebendo della me-
desima Chiesa fatta anche da Ruggiero, con-
fermata da Papa Urbano II nel 1093, dove si
legge: la quarta prebenda fu Cefalà con suo
tenimenlo, olire la Chiesa di S. Maria e Vo-
ipedal^ nella tia di Palermo. Cefalà fu
commutata per la mensa dei Chierici per
SOO terì;di Busacchino cioè sul cambio di
JfonreoZe. Dissi di Busacchino; ò incerto qua-
le sia la Chiesa di S. Maria, lo spedale poi
credesi quello sotto il titolo di S. Lorenzo
fondato dai Re di Sicilia nel territorio di
Cefalà, di cui sotto Federico Imperatore
era Rettore GoiTredo Chierico della Cap-
pella di S. Pietro, come leggesi nel Pirri.
iS'on si scorge abbastanza se Cefalà sia ap-
CE
parfenata al Vescovo di Girgenfi, o a qnl-
che altro Signore. Nell'anno 11... ne eri k
possesso PaUnerio Abaie, cai successe il t
glio Niccolò celebre negli annali di Sicilia;*
lui comprolla nel 1329 Giaf)mmi di CUà'
ramatile Conte di Modica, donde ManfnHt
che vendettela per 3000 fiorini nel J31I
a Federico dei Federici da Sdacea, dal eii
potere rivocoUa Biceardo Abaie fi^ fl
Niccolò, il quale, nemico del Re Martina, k
spogliato dai beni. Da quel principe l'ol*
tennero primieramente Federico, posdì al-
tri, cioè Tommaso degli VlozoneUif tìk-
vanni d'iprMta, e finalmente Pietre M-
mondo de Falgar nel 1404, il quale, seoni
appena un anno, concessela a Giovami M
Abatelli per onze 850, riceTondone la coa-
ferma dal medesimo Re. Nel eenso poi dei
1408 diede Giovanni T autorizzaziooe; eb-
be per moglie Eleonora Chiaramoate t
glia di Manfredi, fu chiaso qual Conta i
Camerata, Preside del Regno sotto AUmm^
e per altri onori; morendo nel 1453 didùirl
Signore di Camerata il primonato Federiei^
e r altro figlio dello stesso nome CtocMii
di Cefalà, al quale morto senza prole SQ^
cesse il fratello Manfredi^ donde Federiti
Signore di Gibellina per dritto della moglii^
dal quale venne Giovanni Manfredi paài
di Federico j i di cui figli si ritirarono ia Cil^
nia, egli cessò di vivere in Patti nel 1523: li
poi Barone di Cefalà Francesco Botogne, I
quale era Conte della piccola vicina terra i
Harineo, ed ebbe per figlio Giliberto, da cri
dicono essere stata trasmessa alla famiib
Bosco nel 1530, però ritrovo che il terriH-
rio di Cefalà era soggetto a Giacomo 5ff-
vuzzOj cui succedette Luigi, i di cui ere!
lo legarono alla pia Opera di S. Orsola il
Palermo in sollievo delle anime del Paria- 13
torio. I Rettori di queir opera la vendeOcif
nel 1620 a Kiccolò Diana, cui succfdeOi
il figlio GuglielmOy da cui e da Agata Col-
nago nato Kiccolò, fu per privilegio di Ca^
lo 11 nel 1G84 dichiarato primo Duca diU*
309
CE
iti con Antonia Parisi generò Mi-
ito ad Emilia Castello donde Giù-
colò oggi vìvente, Marchese ancora
>rso, Mecenate dali* Accademia dei-
ara poco fa istituita in Palermo,
e concesse uno spazioso ed ele-
rdino fuori porta di Castro, che
1 1754 ad eruditi esercìzii in prò
nza; di lui moglie fu Felicita Pilo
da cui ebbe un figlio. Il medesimo,
della nuova piccola terra, racco-
gente a stabilirla. La lat. è di 38%
di 37% 26' (1).
no» Lat. Cephalinum. Sic. Cifalinu
isale della chiesa di Siracusa, asse-
i Tancredi Conte di Siracusa figlio
Imo e nipote di Ruggiero dair an-
con altri beni : donazione confer-
Papa Alessandro III con suo di-
Benevento il 28 aprile 1168, che
[ Casale ChisilL È non lungi da
comprendesi nel suo territorio,
jgiorno deserto.
no (V. N.) Vedi Archidemio.
iu Lat. Cephaledis. Sic. Cifalù
^ittà oggi vescovile, assai nota a
Diodoro, Silio, Antonino, Tolo-
tio, Mela, e Cicerone. Strabone af-
ere state Tindari, Agatirso, Alesa,
, piccole città; Diodoro nel lib. xni
ìstello, Cefaledio: Imilcone cogli
i unì cogli abitanti del castello
dio; ed afferma Cluverìo essere
ina la memoria di questo, poiché
ciò neir anno i dell* Olimp. xcvi,
comune in provincia e diocesi di Pa-
relio di Termini, da cai dista 18 m. ,
di MezzoJQso, da cai dista i m., e 20
>. Ha sai. 478,522 di territorio, delle
8 in canneti, 296,742 in seminatorii
0,722 in pascoli, 5«937 in oli veti, 101,
leli alberali^ 21,354 in vigneti sempli-
I ficheti d'India, 0,094 in suoli di case.
DO dei diaspri. Nel 1798 contava 570
68 nel 1831 , e 645 nel fine del 1852.
Da.
I CE
396 anni prima di Cristo. Soggiunge lo stes-
so Diodoro: Agatocle espugnato Cefaledio
gli die per governatore Lettina , e poco
dopo chiese lo stesso che gli si consegnasi
sero le due cUtà Terme e Cefaledio colle
loro giurisdizioni. Finalmente nel lib. xxiii:
i Romani edificata novella flotta dopo il
naufragio^ con SSO navi drizzatisi sopra
Cefaledio la presero a tradimento: ma Ci-
cerone nella y Verrina dimostra al senato
che la nobilissima Tindari, Cefaledio, Ale-
say Apollonia, ec. furono rovinate per la
scelleragine dei Decumani; cioè vessate dal-
r avarizia del Pretore Verro; e nella Vcrr. v,
la celebra come insigne per la dignità del som-
mo sacerdote. Scandio parlando della di
lei origine, alTerma esser Cefaledio opera
dei Calcidesi; attesta però Tucidide che nella
regione settentrionale esisteva una sola gre-
ca città, cioè Imera, per cui vanamente si
asserisce esserne stati i Greci autori; Auria
neirist. di essa, T ascrive ai Sicani, quinci
nelle sue monete , qual pe.**enne monumen-
to di suo pellegrinaggio per le nostre spiag-
gie, vi si osserva improntata la figura di
Ercole, dapoichè i suoi viaggi intraprese
sotto i Sicani. Dice Bochart con IIotTmann
esserne punico il nome, giacché Cefalud
in lingua punica vale rupe piegata, ed il
vocabolo combina col luogo, come descrive-
remo in appresso, sebbene comunemente
affermino gli scrittori esser greca la voce,
da Cephas capo. Quinci oggigiorno gli abi-
tanti assumono in loro stemma! pesci 'ce-
fali, e Duasquio pretendo esser derivato il
nome alla città da tali pesci di cui abbonda
quel mare.
Ke nota Fazello egregiamente il sito. Fu
locata anticamente sulla vetta di scoscesa
e vasta rupe, la quale di figura quasi cir-
colare qual promontorio volgesi verso Le-
vante. Per ingiuria dei tempi divenuta pic-
colissima città, quasi rovinata, e di diffici-
lissima salita, il Re Ruggiero trasportolla
in un angolo sottoposto a quella rupe, nella
310
CE
spiaggia, nobilitoUa della dignità vescovile
e di un insigne tempio, che per TOto fatto, de-
dicò al Salvatore ed ai di lui Apostoli, e co-
sta dagli annali quale sia stata Toccasione del
voto di Ruggiero (1). Non nego essere stata
ornata, prima della tirannide dei Saraceni,
Cefalù di sede yescovile , come dimostra il
Pirri, ma quelli scacciati, addetta V aveva il
Conte alla diocesi di Messina, n Re Rug-
giero figliuolo del Conte poi radunati i ter-
raizani alle radici della rupe di cui dissi,
stabili loro le mura ; ma per dritto di ri-
cuperazione, impetratane dall'Arcivescovo di
Messina la Parrocchia, fatti venire dalla
Calabria i Canonici Regolari di S. Agosti-
no e collocatili nel monastero a ciò co-
struito, li addisse al servizio della Chiesa ,
a Vescovo novello concedette nel 1145 la
città stessa di Cefolù, che sino alla fine
del secolo xii ed i primordii del seguente,
fu perciò soggetta al suo pastore; perciocchò
verso questo tempo cedette al Genovese
(t) Sì rietTa da un mss. del lSi9, detto coma-
Demente Rollus ntbeus, in folio, che rilornando
Ruggiero in Sicilia da Salerno fa battato da tal
furiosa tempesta da essere imminente la morte;
laonde quasi dbperando di salrena, conGdando
solo nella gloria del motore d'ogni essere, facea
voto di edificar sontuosa Chiesa a Dio SaWatore ed
ai suoi Apostoli, dote prima sarebbe approdato
scampando dalla furia del mare : e perchè posava
spinto dal vigor dei marosi alle spiagge di Cefalù,
ordinò vi si fosse in prima fabbricata nna Chiesa
in onor di S. Giorgio» quella stessa che indi crol-
lata e rbtorata dai marinai dicevasi di S. Leonar-
do air epoca del Faiello» quindi al suo voto adem-
piva dando opera al sontuoso tempio, che sin' ora
come un monumento grandioso di queU' epoca
ammiriamo» Il sovraccennato mss. fu compilato
da un notaro appellato Ruggiero, con tutte le for-
malità giudbiali, per ordine dì fra Tommaso Du
Butera Vescovo di Cefalù, onde riunire i« na
sol corso i privilegii e le rendite deUa sua Chiesa.
Conservasi nell'archivio del capitolo, e riconoscen-
dosene l'autenticità è stato approvato da tutti ì re-
gii V'isìutort non escluso il celebre Mi. De Cìoc-
ehim ella sua visita.
CE
Paolo Cicala j Contestabile del Re, Conte
di Gollesano e di AliOa.
Disturbato nel 1223 il Yescofo Arduino
dall* Imperator Federico, abbandonò la su
Chiesa e V isola ancora ; il Re intanto oc-
cupò il castello e la città; ma per aatorità
del Romano Pontefice ne Tenne restifob
la Chiesa ai dritti primieri. La rocca 111*
tavia commettesi alla custodia delle r^
truppe nel 1232, finché per una costiUuioM
di Alessandro IT rendesi il medetimo ci*
stello^ che era passato in mano dei dtladU
al Vescovo Giovanni u. Sotto Carlo d'iagil
Tenne stabilito lo stesso. Sotto gS An-
gonesi tuttavia se rosurparono i Gend
Conti di VentimigUa; imperocché fn/M'
SCO sotto il Re Pietro portaTasi come SI»
gnore di Cefalù, i di coi eredi e ifMI
non altrimenti T occuparono, and cuiei*
rono di mail il VescoTO cbe ripeteva i M
della sua Chiesa. IK nuoTO però inseriti
tempo del Re Martino nel 1393 le fot,
e andando in male Cefalk ostìlmeBle n*
pita, stabili il medesimo Re che pii
cedesse alla Signoria dei Raronl; la ff/tH
sanzione durò certamente a lungo: pokli
nel 1400 Cefalo suffragava il pieooifirift
a Giovanni Abatelli, il che appellano fM
e misto impero , poi si dà In clieoleii I
Bernardo dì Requesens, e finalmente adii»
Ionio Ventìmigtìa, per 1000 fiorini femf
neir erario del Re Alfonso. Non lungo teifi
dopo tuttavia, reso il prezzo Loca di &^
zana Vescovo, ad Antonio, redense la dÉ»
Ritorno al tempio principale, che
alla vista oggigiorno intero coi
ornamenti a musaico, e da colonne 28 pM
alte ed 8 di diametro grandi sosleiA
con esimii campanili, in luc^o elevalo,
U costituì il Re Ruggiero e consacroUt
12«7 Rodolfo Cardinale delU S. IL C,
scovo .libanese. L' imperator Federico,
ueir assenza di Giovanni Veneto T
ordinò con somma prepotenza si
sero in Palermo, di cui li orilooò id
i
311
CE
amosi sarcofagi di porfido , che
^e Ruggiero, come leggesi nel di-
pese in segno perpetuo di sua
d in uno dei quali vicino al coro
e si componessero le sue spoglie.
y equestri e famose figure del me-
Ruggiero e di altro Re , si am-
li Iati dell* abside , ed accrescono
sorgono parimenti con ogni de-
stituiti i sepolcri dei Vescovi dei
ipi, una veste di Ruggiero in seta,
ossuta conservasi nella sacrestia, e
anche la tomba di Eufemia sorella
ico morta in Cefalù. I Canonici re-
S. Agostino, come avvisai , stabi-
nedesimo fondatore, a lungo vi ce-
0 i sacri uflicii e i ministeri, ma
re del Re Carlo II ed un pontifi-
ritto di Qemente X del 1671, fu-
0 subrogati i Preti secolari, promo-
afTare il Vescovo Giovanni Roano,
)vò soltanto due dei regolari. Scris-
qaesta Chiesa Benedetto Passafiu-
irandino. Ne stan presso le case
nici ed il decentissimo Palazzo Ve-
corrisponde di rimpetto il semina-
shierici , che primo eresse in Si-
éscovo Francesco Gonsaga^ ed am-
i successori di lui, ed ultimamente
> nostro secolo Demcnico Valguar-
e più elegante (!)•
mi addorre qol un qoadro cronologico re-
1 cottnizìone della Calledrale di Cefalù,
raccolto nell' egregio lavoro ral I>aomo
le e aopra altre Chiese Sicolo-Normanne
ico Lo Paso Pietrasanta Duca di Serradi-
• 3 agosto, Roggiero per la sofferta tem-
roto di edificare un tempio al Salvatore.
Oecad. 1. iib. ix e ni e Ms. del 1329.)
• Ind. Tin , cioè prima di settembre in
ocia l'indizione ix, Ruggiero si reca al
dei Canonici Regolari di S. Agostino in
sr inyiUrli a trasferirsi nella Cattedrale
;h' era per innalzarsi, e riconoscerla co-
riacipale del roligtoso istìtoto. (Diploma
nei libro dei prifilegii della Cattedrale).
CE
Sono in Cefalù molte famiglie di rego-
lari: i Minori Conventuali, dei quali affer-
mano a?ere abitatoli convento dal 1225, fon-
datore S. Antonio di Padova; poiché costui,
venuto in Cefalù, lo promosse, e piantò di
proprie mani un cipresso che dicesi aver
verdeggiato per ben 300 anni; mostrano al-
tresì un albero di melagrana ancora esistente,
ed il sacro vaso con che, come attestano,
consumava il sacrìGzio ; è sito fuori le
mura verso Occidente, molestato perciò
dalla inclemenza dell* aria , come affer-
ma il Pirri: gli Osservanti del medesimo
Ordine non molto distano dalla porta ma-
rittima^ stabiliti nella Chiesa di S. Niccolò
dal Vescovo Francesco Gonsaga nel 1590:
i Frati Predicatori dal 1521 nel territorio
di S. Biagio a 2 m. , fondati sotto il titolo della
SS. Trinità, per opera di Girolamo Vitale ven-
nero trasferiti in sito più elevato della città
nel 1540, furono accolti i CarmeUtani, sotto
gli auspicii della Vergine tutelare, nella Chie-
sa di S. Sebastiano nel 1574, per opera di
Alberto di Monaco: i monaci di S. Maria
della Mercede della redenzione dei cattivi,
1130. — Ind. ìx, Anacleto conferma con una bolla
la dipendenza dei religiosi di Bagnara da quelli
di Cefalù, e le fatte donazioni. (Pirri. Not. Eccl.
Messan. pag. 388). ^
1131. — Nel giorno della Pentecoste il Re Rug-
giero getta la prima pietra della Cattedrale di Ce-
falù. (Pirri 1. e).
1138. — In febbrajo Ind. x, Giorgio Ammiraglio
divide e segna i conBni delle terre assegnate da
Ruggiero alla Chiesa di Cefalù. (Diploma in Tabul,
Eccl. CephaU, che si consenra nella Bibl. comunale
di Palermo).
1132. —In marzo Ind. x, Ruggiero con solenne
diploma greco-arabo arricchisce questa cattedrale
di gii fabbricata di larghe donazioni (Pirri^ 1. e.
pag. 79»;.
1145. — Ruggiero aggiunge nuoye largizioni alla
succennata Chiesa ed ordina la costruzione di due
urne porfiretiche. (Pirri 1. e pag. 800).
il4g, ^£poca in cai si compirono i musaici
del santuario, come ricayasi da iscrizione a mu-
saico dell'abside.
312
CE
sotto gli aaspicii di S. Pietro Nolasco, splen-
didamente vennero dotati dal YescoYO e
da Stefano Himiera seguace dell* istituto,
nel 1629.
Gli Agostiniani mentOTati dal Pirri due
Monasteri abitavano un tempo, ora non più;
quel di S. Maria di Gesù al di fuori, quel
di Porto Salvo subito appresso la pprta di
mare. Venne dato un sito ai Cappuccini a 4
m., neir elevato colle Gibilmanna, di cui a
suo luogo in più copia diremo. Siede nel
centro il monastero di S. Caterina, di mona-
che sotto regola di S. Benedetto, che nobile
si mostra per gli ediOzii, e come uno spec-
chio della più stretta disciplina; se ne dice
fondatore dal Pirri Antonio Paragone mes-
sinese di patria, Vescovo di Gefalù, afferma
però r Auria esseme stato ristoratore. Marco
Antonio Gussio fabbricò una casa per le
donzelle prive di parenti, ed accresciuta di
congruente dote la Chiesa di S. Leonardo
dedicata un tempo da Ruggiero a S. Gior-
gio, loro assegnò. Osservansi finalmente
in Cefalù due spedali pei pellegrini e per
gì* infermi, fabbricati per sollecitazione del
Vescovo Francesco d'Aragona, sommini-
strando delle somme insieme coi cittadini.
Celebra F Auria il tempio di S. Stefano
dall'eleganza e la bellezza degli edifizii, i
quali sono destinati alla compagnia delle
anime purganti; è adorno di famosa rac-
colta di reliquie, registrate dal medesimo
scrittore.
Succedono a questi sacri, i pubblici e
civili monumenti in ornamento della città.
Presentando la rupe una figura di testug-
gine, ed in alto levata, come un promon-
torio al mare sovrastando, forma degli
asili dei fianchi nel lido ad accoglier
navi , da ogni banda sicuri dall* opposto
vento. Uno di questi dicesi il porto, sotto
le stesse mura; altro distante un miglio e
mezzo dalla ciuà verso Oriente, appellasi
volgarmente Calura; ed un capo medesimo
o promontorio ha nome Blarchiafava^ e da
CE
ogni parte per tutta la spinerà •
naie si ha per conspicao. Eniras
da ogni dove cinta di mora, per
da Occidente, Settentrione ed Ori
queste la prima distinta col nome ì
conduce i cittadini nelle parti in
munita di artiglierie evita gli io
nemici; altra detta deU*ilrefia p<
coglie gran copia di arena e di pi
sino alla spiaggia^ appellasi anchi
cerò Ossuna, presso la quale eri
torre ben fortificata; appellano la
Piseato 0 di ilare, dalla quale n
sunita la fortezza di Gnmario e <
chele, battuta verso le radici dai :
mare. Succede altra fortezza edii
d* elevato lido. E torre intanto e
sono munite di cannoni. Indi Tullii
verso Oriente, che prese il nome di
ea dalla vicina contrada dove ahi
Giudei, compie il circuito della dui
cesi dairAuria di un miglio e mezzo
porta nomasi altresì di S. Antonio
Cina chiesetta; presso S. Antonio
ingenti antiche ruine, avanzi deiru
falUj la quale quantunque nel moi
potè al lido un caricatojo, dove
portassero delle merci dagli straa
cittadini frumenti ed altre proda
altre parti esportassero. Le strade i
anguste ed in gran parte rette,
sulle altre che conduce a porta d
nella quale ammirasi la mole di aai
fizìo costituita come dicono da Ri
per domicilio Regio, volgarmente
che si ebbe nel ICOC dai Ventimi
ne erano da gran tempo posscssor
bile famìglia di Fiore, che poi co
ai monaci di S. Domenico. Occupa
della città molto ampia piazza, oi
un fonte di pietra che dà copiosissii
a comodo dei cittadini; è altresì i
di marmo nella piazza del Duomo i
per ordine del Vescovo Francesco
Sorge nel sommo vertice della
313
CE
ea, dalla quale la rupe medesima
stello. È questa inaccessibile , e
uè essendo da quasi ogni parte
cinta da un muro tuttavia, né può
non da Libeccio, il qual luogo
»giamente munito. La rocca si ba
sime cisterne e la famosa Cbiesa
di S. Anna; e sotto di essa osser-
ibe grandissime grotte. Non lungi
i Cbiesa dedicata a S. Venera, in-
guaio osservansi dei ruderi di an-
. AGTermano scrittori nazionali es-
> in quel luogo il tempio di Giove
ignita del sommo Sacerdote men-
i Tullio, sotto di cui sollevasi la
I oggi viene sotto nome di Coro.
) quello da colonne che oggigior-
idattate ad ornamento della Chiesa
, raffermano anche nei tempi
al vero Dio dedicato. Presiede ai-
in nome del Re uno dei Capitani
tzia con un presidio, avendo cura di
città e spiaggia. Invigila poi al
Sila prima il Magistrato, che prof-
IX voto nel Parlamento del Regno,
(r istemma la sacra immagine del
, sotto la quale occorrono a man-
iriciole di pane tre pesci cefali.
> sotto Carlo V fu di 935 il num.
e; nel 159S poi 359S i cittadini,
;2 le case 1335, 1889 gli abitanU;
le case 1460 e le anime 4013 ,
imente 5442. È capo di comarca
mo 4 suoi cavalieri e 42 pedoni
re della Prefettura militare di Ter-
de di aria saluberrima; è in 38%
Ut. in 37'', 50* di long. La istìtu-
Yescovo, come affermai, è di an-
imperocchè Niceta Vescovo di Ce-
critto al concilio costantinopolitano
Vescovo di Cefalù dicesi da Mi-
tto al trono di Siracusa; restituito
;ro^ Jocelmo offresi il primo Prio-
nastero di Bagnara, cui, acciocché
ella grazia del medesimo Re, Ugo-
CE
ne Antistite di Messina assegnò la diocesi.
Ma Jocelmo, ed il successore di lui Arduino
diconsi soltanto eletti; Rosone però intraprese
il primo Toner della consecrazione. Quei
che oggigiorno intanto siede al governo,
Giuseppe Castelli, secondo la serie del Pir-
ri è tenuto il liv, ed è celebre per 1* esi-
mia probità dei costumi. Appellato al Par-
lamento del Regno siede l'viii posto trai
chiesiastici Gerarchi, ed è suffraganeo al-
r Arcivescovo di Messina come a Metropolita-
no. Speftavagli in pieno dritto la città dì Ce-
falii. Ma ai nostri tempii dice il Pirri, può
conoscere il Vescovo tutte le civili cause
di appello dalla Curia secolare di CefatU.
Esercita giurisdizione contenziosa contro
i laici, nelle cause che concernono Vtc-
tualia. Più, che dinanzi il Vescovo o il di
lui Vicario si creino i ministri della città.
Rimettonsi finalmente alla camera VescO"
vile le pene imposte dal fisco della città
per delitti e contumacie. Queste cose dal
Pirri.
Si distinguono per la pietà dei costumi:
Antonio Lo Duca Sacerdote, che visse lun-
gamente in Roma, dove, come credesi^ mori
in opinione di santità; mentovato dal Gae-
tani neiridea, dal Pirri, dalFAuria, e da
altri. Francesco dell* ordine dei Cappuccini
a cui morendo si presentò in vista la Bea-
tissima Vergine, come attesta Boverio; e
Giambattista de Francfais, di cui più in bas-
so diremo. Lodano decorati di ecclesiasti-
che dignità: Ruggiero dei Chierici della R.
Cappella di Palermo, Vescovo di Malta ver*-
so il 1253; Enrico dell* Ordine dei Minori,
Vescovo di Malta altresì nel 1304; Pietro
Guerreri Abate di S. Maria di Bordonaro,
poi Urgentino Vescovo in Italia, di cui fa
menzione Ughello ; Ruggiero Vaccalora
Ciantro di S. Pietro del R. Palazzo, e R.
Cappellano ai tempi di Martino, cui visse
grandemente caro; e Pietro dell' ordine dei
predicatori. Inquisitore delle cose di fede:
Vincenzo PassaGume da Cagliola dei Minori,
40
314
CE
Vescovo di Patti e di Kariana fuori Si-
cilia, ma ne tace il Pirri la patria. Rota
Auria, essere stato VescoTo di CefaUi un
Francesco del medesimo istituto , ma nes-
suna altra memoria rimane di lui. Trai sicoli
scrittori sono mentovati dal Hongìtore:
Matteo d*Anna dell* ordine dei Predicatori,
Esaminator Sinodale, sommo predicatore,
coltivatore della poesia e delle lettere ame-
ne; molto scrisse in verso ed ò encomiato
dall* Aaria e dairAllazio: Antonio Lo Duca,
di cui sopra si disse, commendato^ da He-
nochio, Pancirolo, Panvino, Yoga, ed altri
appo il medesimo Hongìtore: pubblicò le
OrazUmi iui ni Angeli. Benedetto Passa-
fiume Minore Osservante chiaro per erudi-
zione e dottrina, scrisse sull'orciàie detta
Chiesa di Cefotb, e la fMa di Franeeèco
Gonzaga: Giaseppe Flores esimio poeta ed
astronomo non volgare^ i di cui latini
ed itali carmi die* alla luce Vincenzo Au-
ria: Giambattista Spinola pubbUcò l'Idil-
lio Belvedere, e lasciò altre opere giusta
il testimonio dello stesso Auria: Giambat-
tista de Franchis dell'ordine di S. Dome-
nico, personaggio dottissimo ed esimio por
religiose virtù, di tenacissima memoria
giacchò soleva minutamente ripetere chec-
ché letto avesse; nel Tribunale d'Inquisi-
zione Gensor di libri per ben 40 anni, diede
alla luce molte opere riferite dal Mongitore,
che molle cose scrive sulla preziosa morte
di lui e le cariche cui fu sollevato. Sebastia-
no Campo medico e poeta, eccellente nel-
l'una e neiraltra facoltà: Stefano d'Anna Par-
roco di S. Croc45 in Palermo, teologo e poeta
non volgare: Paolo Velasquez uomo accetto
alle muse, e Tommaso Federici frate di S. Ma-
ria della Mercede, encomiato per la sua ora-
toria arte, Teologo eziandio profondissimo,
Pro? inciale, Definitore Generale di quell* or-
dine. Q ha chi afferma che Vincenzo Auria
chiarissimo per erudizione, sia stato di Ce-
falù, ma spessissimo appella Palermo sua pa-
tria, e Mongitore 1* ascrive trai Palermitani.
CE
Abbiamo 4 monete di bronio dd
Gefalù, in cui è scollalo o il Wfù
ve, 0 la figura di Ercole, e nel rovai
clava a quel Dio allusiva, o iu
rio, ed eziandio Diana, Il die ti
lucida il citato eruditissimo Aorii.
ritorio ò fecondissimo in Uado , il
fruttiferi, ulivi, mori, riti, fratti, «di
ad ogni campestre deliria, per ca
avere avuto Cefidfa il titolo di dita
tiè8ima; è ingombro di bosdii e di »
sono sotto la giurisdizione dd Ve»
il mare abbonda in pesd seco»
SiUo (1).
(1) Oggigiorno è un capo diitrelto eo
condarìi soggeUi, in proyincia di Pakn
dìsU 46 m. Fra le ({oindici numela recai
sta città dal Torremiiiia» moelraBO alcuM
di giovane nomo • nel roveacio nn Bacaa
aedere; altre la tesU di Mereorìo» e ma
un nomo ignudo col caduceo, che anche
per Mercurio; in altre una teata di Bred
nani e le leUere KE*A.^ od roteaeioi
dei fulmini e la pelle di un leone: da
monete» e da una iacrizione monca della ]
nea: TOTHOAT::: NOT-PAT 01 AAAO
HPAKAEI, che ritroTasi neU' archivio da
ArcivescoTÌle, sì deriva eaiere stata la dtl
consacrata ad Ercole. Osservasi un tratto i
tiche mura composte sema ealce e di gr
pietre quadre, che sono le più grandi ad
Sicilia a tal uso.
Il prospetto della Cattedrale adorno di
tico diviso in tre archi soatennti da qai
lonne è adomo ai fianchi di dne torri qaai
terminano in alto a foggia di pirandda.
navi il fabbricato^ sostenuto da colonne qi
di granito; la pianU però soUeraai vana
per ({uattro gradini, dove quattro grandi i
vansi sulla solea, poggiando aovra aontnon
Nella conca dell* abside vedesi in musaiei
gine del Salvatore cui è quel tempio dai
sottostanno altre imagini rappreaentanti la
Angeli^ Santi» con arabeachi ed iacrition
che ed or latine in caratteri sicoli-norast
prii air epoca della fondaiione. Dal lato
gelo è sito il soglio reale, e neU'oppoil
scovile. Il chiostro poi attiguo alla Chie
chi acuti che poggiano aa colonnette bini
315
CE
urla (Y. H.) Casale presso Mazzara
glielmo Halconf enant Ammiraglio di
b la sua moglie Margherita conces-
r Ospedale di S. GioYaniii in Mes-
mno 1203. È oggigiorno^ dice il
oU del Prior. di Hess, tin mem'
Grangia deUa Commenda di Mar'
» (V. «). Antica città, do?* è Sicu-
1 18 m. da Girgentì, come Cluverio
(lerario di Antonino per le stazioni
ae ricaTa. Ecco il testo: da Agrigento
\ m. 18, da AUava li, alle Acque
,eUo afferma, Siculiana essere stata
ra fabbricata da Federico Ghia"
ano j ma eredola io piuttosto da
aurata, e rifabbricata lorchè fu in
distrutta. Certamente per molti
pria di cotesto Federico, la città
ire 6 di arabeschi ò an prezioso mono-
ibe la cede solamente a quel di Monreale
rento dei Benedettini,
iaserrare ancbe in Cefalà il ricco gabinetto
Xì di storia natnrale possedato dall' egre-
vr Enrico Piraino Barone di Mandralisca.
lagna che domina la città è composta, se-
' egregie G. Power « da un genere di
letto lumachéUa, clie sotto l'azione del fuoco
ealce bianchissima e bitume spleudentissi-
e fanno taroleri ed altri ornamenti di molta
; ci hanno poi sulla sommità di belli cri-
earbonato di calce« quattro Tirietà di dia-
nnque di agate. Estendesi il territorio in
[,909, delle quali 7,508 in giardini, 18,866
lemplici, 0,958 io canneti, 557,989 in se-
ii semplici, 1088,880 in pascoli, 339,170 in
88S«58e in yigneti semplici, 16,411 in fi-
India, 56,434 in alberi misti. 96,681 in ca-
, S66,7S9 in boscate, 808,809 in frassineti.
I suoli di case; di 76884,884 1* estensione
tale dell' intero distretto; le frutta sono squi«
orU manna, olio e pesce salato, poiché ab-
iasimo é il mare ricino, ma il porto non
rfere che un picco! numero di legni. Erane
azione nel 1798 di 8937 abitanti, di 8793
1 , e finalmente si accrebbe a 10376 sino
èl 1853. quando quella dell' intero distretto
703S8. Sul castello di Cefalù è posto un
CE
iti 9ife8<o sito /il appellata Cena; e poco
dopo soggiange, da Girgenti però alla
piccola terra di SicuKana si computano
18 m., dal che ricavasi con manife-
stissimo indizio essere stata la Cena di cui
parla Antonino.
CenUiieo«Lat. Centineum. Sic. Centine»
(Y. D.) Trai municipii di Castroreale donde
dista 3 m. verso Maestro. La sua Chiesa par-
rocchiale sacra alla Vergine è antichissima,
come si mostra dal suo edifizio di greco
stile, di nere pietre costruito. In questo
luogo trasmigrarono gli abitanti di S. Ca-
taldo municipio altresì di Castroreale, e vi
innalzarono un tempio dedicato al S. Ve-
scovo. Dista Centineo dalla spiaggia circa
un m. e mezzo (1).
centorbl. Lat. Centuripae. Sic. Cen-
torvi (V. N.) Celebre un tempo ed antica
città, giusta Polibio, Tucidide, Pomponio
Sabino, Tolomeo, Mela, Plinio, Tullio, e
Strabene, detta dai Greci KENTOTPinAi e
KENTOPUIA. Sorge su* colli asprissimi, che
i fiumi Simcto e Ciamasoro separano dalle
radici delFEtna da verso Libeccio. Strabene
dice nel lib. 6 : è sita Centuripe sopra Ca^
tania^ confinante coi monti Etnei, e col
fiume Simeto; e Pomponio Sabino sopra Vir-
gilio Eneid. lib. 8. tra Cetonia e Centu-
ripe è U fiume Simeto, e Silio nel lib. xnr.
E r Erica sublime e di Centorbi
L'eccelsa retta...
Tucidide nel lib. 6 dicela città dei Si-
coli : gti Ateniesi ritornati in Catania ed
(1) £ tuttayia un casale aggregato a Castroreale,
di un 400 abitanti circa. Nella Chiesa si osserva,
particolarmente nell'altare maggiore, il quadro del-
la Yisitazione dello stile di Alibrandi, ma imbrat-
tato dalla mano di coloro che procuraran metter
le brache agli stupendi nudi di Raffaello; il qua-
dro dello altare laterale rappresentante la Tergine
deiridria con quadretti all'intorno^èdi Gio. Do-
menico Quagliata. L'aria del villaggio è buona, e
▼iene diretto nello spirituale da un cappellano cu-
rato eletto dall'Arciprete di Castroreale.
316
CE
M fatta raceoUa di frumento, con tutte
le truppe partaronH in Centuripe città
dei SicoU, deve giusta il patto entrati,
incendiate le biade degli Ineuèi e degU
Iblei, ri partirono ritornando in Catania:
quinci Nicia Yolle per alleati i Centuripini;
lo stesso Tucidide nel lib. vii soggiunge:
fatto in tal eoa Nicia coMopevole, spe-
disce meèri a quei eicoU donde era per
paMore il nemico, ed ai socii di Centu^
ripe e di Aggira e ad aUri, affinchè non
permettessero U passaggio. È vero cer-
tamente ciò che Gelilo ricchissimo Agrigen-
tino celebre per ingegno e costumi, spe-
dito dai suoi ambasciatore ai Centuripini,
da loro deriso nell* assemblea pel suo sot-
tile e spregevole aspetto , giusta il testi-
monio di Diodoro, rispose : esser costume
degli Agrigefttini spedire personaggi di
prestantisrima forma presso le città di
nome iUustre, personaggi però rimili a
lui presso le basse , né degne di venire
apprezzate. Imperocché soggiunge Cluve-
rio , non era da paragonarsi a Siracusa ,
Agrigento^ Selinunte, Segesta, Imera, Leon-
tino, Catana, e città di tal fatta; di essere
stata tuttatsia una celebre e ricca dtlà
tra le mediterranee, da ciò ricanari che
ebbe Principe proprio ossia Regolo, e dice
lo stesso Diodoro nel lib. xiv. Dionisio
strinse alleanza con Aggiri tiranno degli
Aggireri, con Damane Principe dei Centu-
ripim. Avendo i Romani invaso la Sicilia
sotto il console M. Oltacilio, ed occupati i
luoghi intorno ali* Etna, Centuripe ed Adra-
no, difendendo la propria libertà, ne sosten-
nero lungo tempo r assedio; gli Adraniti
finalmente furono con violenza espugnati,
i Centuripini però si resero spontaneamente
e furono dichiarati immuni dalle gabelle,
e liberi ; ma nessun altro a preferenza di
Tullio anche nei posteriori tempi celebrò
r opulenza e la gloria di Centuripe; impe-
rocché nella 3* verr. alTerma di avere i
proprietarii Centuripini, il cui numero nella !
CE
Sicilia è molto grande, nomini onestissimi e
strarrìccbi, scelti tre amlMuciatori loro di*
tadini, contro Terre, aflBnchè per loro te-
stimonianza conoscesse il Senato le cilaaiià
non d* un solo territorio ma quasi deli* il*
tera Sicilia; poicftè orano i Centmipitdper
quari tutta la Sieliia, e guari in iulH i
confini haninori possedimienti. indi aeBi
2* Az. dice Centorbi famosa dell*onofe del
Senato, assai amica e fedele, e per ega
verso al popolo Romano congionta; l'ap-
pella neiraz. 3' per sancite costiiuziooi in-
mune e libera; nell* az. i' molto graade e
ricchissima di tutu la Sicilia; neU*az. Spi-
nalmente per fede, antichità e lega diroigi
venir dai Romani riguardata. Impenrersaadt
in Sicilia la guerra di Pompeo, la diti <
Centuripe non di lieve ajuto fb ad AaginH^
e perciò da lui ristorata, e forse di ona c^
Ionia fornita. Strabene nel lib. 6. ii^M*
ristorò Siracusa, rimilmente Catwrit^ et*
me oncAe CenluHpe , la quaie difi i
mirande ajuto gli fià in debellar Pomfm
Scorgonsi perciò ingenti ruine della
città, rocca e mora oggi crollate degainii^'
di ammirazione, e nelle macerie troverei b
gran numero monete di bronzo e di argcfr
to, improntate del volto di Giove e di kf^
line, 0 di vari! simboli, il tripode e la lift •
significare il culto di Apolline, la ^
e r aratro a dinotare la cultura del Itf*;
rilorio e la fecondità, i pesci aiiuto'j
ti al fiume vicino , il leone ai btfdlj
presso TEtna o ad Ercole e Tei
KENTOPiniNAN. Occorrono avanti opi
tro preziosissimi lapilli, o invano
ricercate, o raramente rinvenute,
quali scorgonsi incise o scolpite figure,
in tale e tanta copia, da essersi sopra
altro resi eccellenti i Centuripini ndri
di scolpire ed incider gemme, come
desi comunemente dagli amatori di
chilà , a tacere di opere di musaico,
quali avanzano frammenti, anzi mo>i
esimio in questo genere un piccolo
317
CE
no a Yedere dei pesci ariifìciali
i, che scaricata dell'acqua avre-
ato guizzare come se vivi e reali,
lavoro audò a male ai nostri
r negligenza di un idiota. Disot-
lelle statue di marmo, e sole
dche volta, figure fittili, vasi di
le genere ed artifizio . lucerne^ e
uentemente , che a nessun altro
intichi luoghi dell'Isola in copia
iza di monumenti siffatti va Cen-
ionda. Fiorì sotto i Normanni , e
0 spesso mentovata nei diplomi
e r altro Ruggiero* Ha 1* Impera-
rico, per essersi da lui ribellata,
^, e ne trasferì i cittadini in Agosta
i ristorato; rilevo però avere scan-
)cca, poiché non molto dopo sotto
Lugiò a lungo vi si difese Corrado
alorosissimo cavaliere napolitano^
le parti di Corradino, come nelle
detto: dopo ciò, dice Fazello, Gui-
9 di Carlo espugna Centorbi, e
rrado èin d^il fondo la distrusse.
jdio tuttavolta in nessun luogo avrei
malo del tutto deserta la città di
li cittadini; indi il medesimo Fa-
n/urtpe, dice, antica e grandissi-
jmpo^ ma ora distrutta ed obi-
rari coloni y volgarmente detta
ed Arezio : V amplissima Centih
allora ...ora detta Centorbi, non
composta^ma di tugurii di giunco
lia accomodati. Nel 1348 ottenne
di ristorare il paese Francesco
iOnte di Adornò; da per tutto indi
vi gente frequentò quel luogo,
Pirrì afferma aver contato al suo
ì case, 565 abitanti, quantunque
ibri dicasi costare nelFanno 1554
se, 819 cittadini ; toccò accresci-
laesto nostro secolo, poiché nel
ava 119 case , 3055 anime , ed
te 4938. Vien computata oggi nella
la prefettura militare di Aggira,
CE
e dalle novissime divisioni appartiensi alla
valle Demana. Riconosce la Signoria del
contado di Adrano e al suo Magistrato era
da gran tempo soggiogata, ma oggi servesi
di proprio^ segnato dal Conte. Fa parte della
diocesi di Catania, il di cui Vescovo delega
le sue veci al regime delle anime ed aUa
cura del Clero. Ne intendono i terrazzani
alla cultura del territorio, ma principalmente
nei fondi loro addetti ed assegnati stanno
a seminare il più bel frumento, che ma-
gnifico tra le prime terre vi si produce, e
non piccol guadagno ne traggono. Ha ora
diciamo del sito. Siede neir altura di un
colle, e distendesi da Aquilone ad Ostro,
dov* é precisamente la rocca o ingenti mine
di questa qua e là giacenti per inaccessi-
bili rupi, volgarmente ora detta Torre di
Corradino, della quale diremo; verso aqui-
lone é la Chiesa maggiore parrocchiale sacra
all'Immacolata Concezione di M. Vergine,
ammirabile per la mole, ed ampia da ogni
parte, sotto il qual titolo é tutelare la Ver-
gine agli abitanti; le vanno soggette altre
cinque minori. Sorge il convento di S. Ma-
ria della Stella, dove in prima fu la Con-
gregazione degli Agostiniani Riformati, usur-
pato il titolo di Centorbi dalla medesima
terra; ne fu autore Andrea Guasto da Ca-
strogiovanni nel 1519, che profferita in
Catania nella Chiesa di S. Agostino coi
compagni la professione della regola , si
trasferì in questo luogo , quasi allora de-
serto, e fabbricate anguste celle, pose i
rudimenti di vita eremitica, e propagoUa in
progresso per la Sicilia. Sono degne di
attenzione tra gli edifizii, fabbriche a mat-
toni di antichissima torre appellata Sicchia,
quelle a volta di Dogana e di Pannaria
che scorgonsi quasi di ruine coverte. Af-
fermano comunemente della torre, avervi
abitato il Re Corradino, lo che si é tutto fa-
voloso, perciocché non mai questo Prin-
cipe vide la Sicilia, ma piuttosto in memo-
ria di Corrado Capizzi, che erasi unito a
318
CE
Corradino contro Carlo, come notai, affer-
mo essere slato qael nome alla faurre
appiccato; e questa appartencTasi ed ter-
tirorio ai Conti di idemò.
Sorse un tempo da Centuripe Apuleo Gel-
so peritissimo nell'arte medicai di cui parla
Scribonio Largo appo Colti; rifulse ai tempi
di Augusto, e sotto Tiberio scrisse Mille erbe
e iuUe rurali eeee^ di qual laYoro là men-
lione Senrio sulle Georg, di Virgilio, e su-
gU alberi: fu precettore di Vocdo Valente
e del medesimo Largo. Si ùl menzione di
Apuleo che desse in ogni anno ai suoi un
rimedio di grande effètto contro i cani rab-
biosi, giacché sapeva che spesassimo ed
annualmente monlayano in rabbia i cani
della sua patria. Encomiano altresì Leone
Centuripino eloquentissimo ojatore, conosci-
tore delle lettere greche, che fiori nel se-
colo Tui di Cristo, e pubblicò gli elogii di
S. Leone YescoTO di Catania e di S. Gia-
como Apostolo. Commenda Tullio, Filiarco
nunrio dei suoi cittadini al Senato nella,
causa di Terre* nato in ampUseima città
ed in ampUsetmo rito. Yìen celebrato da
Solino e da Plinio il croco ed il sai di
Centuripe; nel lib. ii, dice quegli: checché in
SicUia ri produce, o dai fecondi raggi
del sole o daK intendimento umano ,
sempre aU'ottimo si accosta^ se non che
U frtUto della terra vien vinto dal croco
di Centuripe. Plinio nel lib. 21^ cap. 6.
Il piU bel croco è in CUicia e quivi
nel monte Corisco; poi nella U^ia , nel
jfonle Olimpo, finalmente in Centorbi in
SicUia; nota Solino del sale: /metalli delle
saline che sono in Agrigento o vicine a
Centuripe ri usano siccome sasri, impe-
rocché vi ri incidono delle figure espri-
menti 0 faccie di uomini o di Numi. Pli-
nio poi nel Iib. 31 , cap. 1. Sono varii i
colori del sale^ rosso in Menfij rossastro
verso 0x0^ porporino in Centorbi; ma la
miniera oggigiorno^ che io sappia, è inco-
gnita. È a ìfedere sui Signori di Centorbi
CE
dò che dicemmo dei Conti di Adnno; no-
tiamo qui tutta Tolta, essere sCaIs qntsu
antica città sotto i Homuuuii in possedi-
mento di Adelasia nipote di Buggieie a
della di lei madre JTafilde ùEmtna fi^Mh
dello stesso Ruggiero, che afom Ib maril»
GoOIredo signore di monte Ga? eoso. Airfa
eia poi fu data in moglie al Conte di Afs-
nello colla Contea di Adornò ed altre tene,
che sotto i figli di lui passarono. Trsie
sotto gli Aragonesi il dominio di Àésnà^
e di Cenlorfri in mano di JPieIro imem M-
lejjfrino, la di cui unica fif^uola oonginilaa
jralleo Sdafanif questo no slabilikgttlBi
Conte; è perciò a riprendere Loca Baitafy
che difolgò usurpatore Matteo in octasioai
della guerra drile sotto il He Lodeiin;
e ciò ignorò Isidoro Terrina nella
fesa pel duca di Ferrandina. Dallo
Matteo passò ai iTonlecafena, da queMi di
famiglia spagnuola di Toledo. Sta CmÈM
in ir 40* di latitudine, in SS* di
dine (1).
(1) É ittnilmeata GentoriH va
di tena cliise^ in profincia, dialreCto siSomi
Nìcosia, distante S6 m. da Catania capitali M
proYincia» ed altrettante da Nieoeia» 141 4»^
lermo. Vi ha di recente fondanone nn collii'
Blarìa costituito dal cornane a li apffls IMd
approYato con n. nescrìtto del 16 mano iStttt^
di cni oggetto primario è la edncanone ddiA^
selle alla economia familiare « alle arti fi A
lettere; è sotto la regola del Cardinal OkiM
Fu eretta nel 1S40 daUa pietà dei §eiéì •md
le care del fa tter. Cantore D. Tito nugi li iM
pii indifidni ana Chieia dedicate poi àt^Ce^
ciflsso, e neUa Chiesa di & Antonie AkiH |É
oblazione Yolonteria dei fedeli» ad
telante missionario Can. D. Gio?anni GriniÌi%!
CastrogioYanniy si oostml ana 8. CiM di
imitasioae del tipo. Passando alle opmi
il camposanto attaalmeote in weroisii •
nel 1S17, è sito aUa estremità del pesia»!
coUina Ycrso meuogiorno* con nn penili
di Cappoccini per la coitodia* e la
nella Chieia di S. Niccolò di Bari; aia Arili
Ubile che ri condnce dalla piana III if^'
1S4S dal Sindaco D. tpilanio Mm»
r*—
319
CE
» 4eU« Sicilia. Lat. Umbilicus
Sic. Ylddicu di la Sicilia (V. D.)
rolgannente la città di Castrogio-
notai altrove occupare il monte
che non dista da Castrogiovanni,
dell' Isola, nel di cui vertice sono
I pietre, che guardano le rispettive
ai. Lat. Ceramis. Sic. Girami (V. D.)
ta da alcuni CeramiOf che secondo
so B. Gioieppe AdIodìo Lo Giodice,
M con di aprire eiitndio nel 1S53 ona
iota che dal largo del mercato pubblico
Dtico caateUo di Gorradino. Si costruÌYa
1 cornane nel 1S39 ana yia rotabile
leggiato va ad onirsi alla strada regia
inme; trovasi attnalmente in rìcostm-
oralmente tutte le altre strade interne
1 a ruota, ciò che è ammirabile per la
Dpica del paese, posto sulle alte vette di
• di montagne. Il peculio frumentario,
9 agrario, formato nel iSi3 e ben am-
per alcpianti anni dal fu Can. D. Epi«
»po, somministra della semente in fru-
ioloni poveri, in agevolazione dell' agri-
iministrato in atto da due deputati bien-
dair Intendente a proposta della Decn-
no dal comune mantenute due scuole
comunali, una col metodo di Lancaster,
idimenti grammaticali di lingua latina
. Ci ha eziandio una biblioteca pubblica
l fo Can. D. Calogero Dibenedetto nel
pprovata con R. Decreto del 5 novem-
Gontaya Centorbi nel 179S una popola-
(55 abitanti, di 6079 nel ISSI, e final-
r044 nello scorcio del 1S59.
ideai il territorio in sai. 7449,S20, delle
endo in culture, 4,106 in giardini, 104,
oneti, 8S,875 in seminatorii irrìgui^ 86,
linatorii alberati, 3394,356 in semina-
tici, 3166,925 in pascoli, 7,904 in oli-
8 in Tignati alberati, 119,386 in vigneti
81,497 in ficheti d'India, 8,213 in aU
427, 155 in terreni improduttivi, 9,103
case. Nelle contrade di Marmerà e di
ino fi le zolfare dello stesso nome, nella
i Pietralonga la detta Chieffi, soggette ad
e per le acque sorgive, con zolfo di 2*
porta questo comune frumento, cotone
. L'aria ne è sanissima.
CE
Haurolico prese nome dai Greci, poiché
sorgendo in forma di tegola, che dicesi da
quelli nijMifAOffy guarda in sito declive Au-
stro ed Occidente. Non ne è menzione appo
gli antichi y e non ben procede essere stata
in questo luogo Erbesso, imperocché quan-
tunque siano state un tempo in Sicilia due
Erbesso, altra vien collocata, come attesta-
no, nella Signoria di Siracusa , altra nella
Signoria di Girgenti. Ebbesi adunque cer-
tamente Cerami a fondatori i Greci , che
avanti i Saraceni dominavano in tutta risola,
ma é incerto precisamente in qual secolo,
n Conte Ruggiero, testimonio Goffredo Ma-
laterra nel lib. 33, udendo essere dai ne-
mici oppugnato il Castello di Cerami, mandò
avanti il suo nipote Serlone che ne sostenesse
r impeto; dicesi aver questi sboccato per
le porte contro 1 barbari, di quali era in-
gente moltitudine, ed averli messo in fuga;
né molto dopo sopravvenuto il Conte, diretta
la squadra coir ajuto di S. Giorgio che mo-
strossivisibileai suoi, scompigliò con memo-
rabile strage, come scrive in copia Fazello
con Maurolico. È poi a maravigliare come lo
stesso Fazello affermi essere stata Cerami
sobborgo di Capizzi, donde dista 4 miglia.
Siede la rocca celebre sin' ora nel ver-
tice supremo della rupe ripida da Oriente
ed Aquilone , e domina tutto il paese ; è
quivi il palazzo baronale fornito di magni-
fiche sale e camere da consiglio, e della
Chiesa del medesimo S. Giorgio, che é la
parrocchiale della rocca firequentata dal
Clero nella notte del Natale di N. Signore,
che coli* Arciprete vi celebra i divini offidi
ed il solenne sacrifizio. Il tempio mag-
giore, quasi nel centro verso Occidente, sa-
cro a S. Ambrogio dottore della Chiesa, la
di cui festa con comune pompa celebrano
i cittadini come di prmcipal Patrono , è
commesso ad un Arciprete che esercita coi
suoi le cariche parrocchiali ; gli suffragano
altre 7 minori Chiese. Sotto la rocca verso
Oriente si formò circa il 1580 il Conventt)
320
CE
del terz* Ordine di S. Franceseo, di cid è
tutelare S. Michele. Alle ime parti del
paese verso Aquilone, abitasi dal 1620 il
cliiostro di S. Maria di Monte Carmelo, sotto
gli auspicii della Tergine Annunziata, n mo-
nastero di monadie è adomo del titolo di
S. Maria ^ Lavina, sotto gU istituti di S.
Benedetto; erano quelle un tempo fuori il
paese ; stanno oggi sotto il tempio prind-
pale e mostrano un'antichissima tavola di
di N. Donna, illustre per maravigliosi pro-
digii, A drca un mezzo miglio è il Priorato
del SS. Salvatore, destinato ai Monaci Be-
nedettini di S. Ificcolò dell' Arena, per do-
nazione di Simone di Policastro, dì cui di
nuovo farò parola.
Di questi sacri edifizii ornata Cerami ot-
tenne dal 1663 l'onore di Principato; ha
36 fanti e 4 cavalli sotto l'Istruttore mi-
litare di S. Filadeliio, e comprendesi nella
comarca di Troina; riconosce a pastore l'Ar-
ti vescovo di Messina, che commette le sue
parti al Vicario Visitatore. Contava nel se-
colo XVI 671 case, 2084 anime; nel seguente
762 case, 2767 abitanti; nel 1713 in 649
case 2434 anime ^ che ultimamente 2290.
La lat. è di 37^' 40', la long, di SS"" 5'. Il terri-
torio ferace in biade produce mori ed al-
beri fruttiferi, né manca di boschi; vi si
scorgono vestigia dì sobborghi, i nomi dei
quali Ragali, S. Maria, e Zuccaleo. Nel feu-
do di Gallo è una copiosa miniera non an-
cora aperta, come anche non lungi una sa-
lina. Viene bagnata finalmente da un fiu-
me, le di cui ripe sono congiunte da
un ponte magnifico ed antichissimo, del
quale affermano aver parlato Cicerone nelle
Verr.; si ha origine sotto Capizzi e scari-
casi nel Salso verso la pietra di Serlone.
Diede finalmente Cerami degli uomini
illustri : Luca Nicasio del terz' ordine di S.
Francesco, che dotato d'innocenza di vita
e di chiarissima virtù, distinto da Dio
per maravigliosi predigli, visse a lungo in
Messina, dove depose la spoglia mortale,
CE
che recentemente conservasi ndla steretfa
della Chiesa. Fiori eziandio Bonaventura dei
Rosso del medesimo isliUito, maestro in S.
T. e per dottrina e per integfflà di co-
stumi cospicuo; fti in Roma Proeoitlim
dell'ordine, ed ebbesi desfinate «leue pro-
vince, e per ben due volle alla Sieola pre-
siedette ; promosse con ogni calore in È^
ma il collegio dei suoi di S. Paolo di Are-
nula, e l'accrebbe di edifliH, e per bei N
anni visse colà accettissimo a tolti; perito
nel consigliare i Primati andie eodeaiasllci,
e primarie Matrone, sino al 1713 qanii
piamente morì.
Molte cose occorrono dei Baroni, dw se-
gnano oggigiorno gli annoi Magistrali, ai
hannosi il dritto di armi. Viene 0 priae
nella serie, Simone Conte di Policastro n^
di Ruggiero dalla figliuola Flandrina; ceao^
dette al Monastero di S. Maria di Ueeft
la Chiesa del SS. Salvadore appo Cerrn^
220 passi discosta verso Oriente, colle dn^
stanti terre, che oggi è insignita dell' oaM
di Priorato. Successegli ad erede il flgiMi
Manfredi Conte altresì di Mazzarino. Teoidl
sotto i Francesi la nobilissima fami^ i
Arnoldo. Nel 1320 nel censo di Federici
lH'e(ro d* Antiochia dicesi Signore di C^
rami, ossia di due parti di essa, poiché h
terza era soggetta agli eredi di Qimmd
di Manna; imperocché, come dissi, Ireiik*
borghi 0 casati minori erano uniti a C«^
mi* Possedeva il medesimo Pietro, t titiii
di beneficio, i paesi di Capizzi, listiclii
e Regitano; nessun dubbio perciò, vM
avuto Federico figliuolo di lui, cui il leM
Principe costituì Conte di Capizzi, conei»'
tane le storie, soggetta Cerami per M
di feudo verso il 1335. Non abbasliaai-
scerno, e solo per congettura, eoiaeà^
que Pietro II abbia nel seguente anae c#
cesso gU onori di Conte di Cerami a JM*
Rosso, nel solenne giorno di sua iaeonM*
zione in Re, e molto congruentemeale aM^
rei la fellonia d'inliocsfteiio, priachè W*
321
«._
CE
gli onori intrapreodesse; perciocché f^ede-
ftco di Antiochia erasi imito a Francesco
TeQUmiglia negli ultimi tempi del Re Fe-
derico ed aveva con lui eccitato turbolenze^
e forse dai beni era decaduto, onde della
di lai Signoria devoluta nelle mani del Re,
secondo il costume, fu disposto in favore di
Rosso Rosso; e questi potè venir nominato
Conte di Cerami nel 1336.
Mancato eziandio il Rosso nei doveri, con-
segni Cerami con Capizzi Francesco Palici
figlio di Ificcolò, che per qualche tempo
vi presiedette, finché disturbato e spogliato
dai beni, cedette il luogo a Berardo di
Spadaforaj che, pel rescritto di Federico HI
del 1336, prese quella terra in possedìmen-
W; successegli il figliuolo Tommaso nel
13t3, coi cinse della benda nuziale Bea-
trice Russo figliuola di Errico; e questo
brieo leggiamo trai Conti di Cerami, ma-
lilo a Locca di Chiaramonte; né fuor di pro-
posito in quel tempo quando due vantavansi
Itfoni del paese medesimo, imperocché in
innde sconcerto eran le cose deirisola, per
h malizia dei Signori. Sotto il re Martino
lieo segnato Guglielmo Russo a successor di
fbmmaso, che dalla moglie Eleonora cbbesi
fi figliuolo Ludof)ico, soggetto alla Curia pel
CMello e la terra di Cerami nel censo del
Medesimo Martino del 1408. Pietro gene-
HttD di Lodovico, fu Signore nel 1443 donde
MnieOj coi succedette Girolamo nel 1508,
si ebbe in moglie Caterina Barresi, don-
nacqoe Vincenzo Girolamo poi marito
Isabella Larcan^ ai quali nacquero Gior-
, Beatrice, e Paola la quale ultima erede
^po l'immatura morte del fratello, e Con-
^^msk, divenuta moglie a N. Camole Cava-
messinese, partorigli Girolamo, che
norma dell* avolo assunse il cognome
^ le armi dei ilusso, e prese in moglie Isa-
^ma Carretto dei Conti di Regalmuto.
1leU*anno 1601, conosco appo Sancctta,
il di lui Epitomatore che nota i Baroni
r sino ali* anno vi del secolo scorso, cs*
CE
ser venuta Cerami in potere di Giovanni
Carretto ilii««o Barone di Cerami. Stemma:
una stella d' oro cadente in campo rosso;
case 500; possiede altreA MiliteUlo Y. D.
cose 400j 1606. Possiede Cerami la fami-
glia del Carretto. Ma appo Emmanuele SicU.
Nob. Par. 2, lib. 1. Da Girolamo ed Isa-
bella accennati nacque Giotannij cui con
Melchiora Angotta toccò il figlio Francesco
Russo che merita menzione per Y acquisto
del mero e misto impero nel 1640, che
meritò anche il primo il titolo di Principe
nel 1663 per privilegio di Filippo IV, ed
ottenne il v posto nel Parlamento trai bor-
gomastri; esercitò eziandio Francesco nel
regno la carica di gran Gonfaloniere^ di che
Damiano Russo^ per beneficio dei Re Ara-
gonesi, dicesi da gran tempo decorato, da
quando fu intimato in quell'epoca il mi-
litare servizio della Sicilia. Da lui e da
Alessandra Santacolomba nacque Gtotanm',
che con Remigia Scammacca sua mogUe
generò Domenico, il quale ebbesi Giovanni
da Anna Polizzi, registrato trai Patrizii di
Catania, marito ad Olivia Honcada, che vivo
oggi per bontà di costumi e studii di fi-
losofia ed eloquenza prestantissimo. Notiamo
qui alTermarsi appo taluni, Francesco Yen'
timiglia esser divenuto Barone di Cerami
per somma congruente sborsata, averla as-
segnata in dote alla figlia Elisabetta o Isa-
bella e maritata ad Errico Rosso; dò non
trovo presso quegli scrittori che trattano del-
Funo e r altro Francesco Conte di Ceraci (l)é
(1) Cersmì è aa cornane ohe comprendesi neUa
provincia di Catania, distretto e diocesi di Nìcoiia
da coi dista 9 m., circondario di Trofna donde 6
m. distante, 48 da Catania, e 137 da Patermo. Ti
ha on monte agrario da cui prestasi fromento, fon-
dato nel 1S38 ed amministrato da due depotati,
la carica dei (|oaH è biennale, ed eletti daU*ln->
tendente da coi dipende lo stabilimento. 11 ter-
ritorio ò di sai. 4766,605, delle quali 3,950 in
orti semplici, 58,i7S in seminatorii alberati, S369,
804 in seminatorii semplici « 1804^77 in pascoli^
30.757 in vigneti alberati» 287,176 in vigneti teoi-»
Ai
322
CE
Cerataao. LaU Cerotaiiiiffi (Y. FI.) Y.
€iarraiana.
Cerelma e Oerclmlte (Y. N.) Isole tra
la Sicilia e l' Affrica, da questa distanti 18 mi-
glia e più da quella; perlocbè appartenen-
tisi air Affrica.
Cerclari. Lat Circiuriè. Sic. Circiuri
(Y. N.) altrimenti Cùreinri. Lago di cui
r Arczio indica il sito: ire fonti di non nuh
dioere ampiezza sono certamente tra la
terra di Scicli e gli stagni Fiorini; ad
uno è nome Samuele^ ad altro fonie di
S. Paolo; U lago poi non del medesimo
nome perciocckè l'appellano Circhiuri.
È abbondante in pesca , un miglio dalla
spiaggia distante, ed apre la foce do-
T*è il capo e la piccola rada del mede-
simo nome. Martines da Fazello : appresso
Pozzallo a 2 miglia è U capo KaganutOf
e segue una piccola cala^ doff è un lago
del medesimo nome, e di là un miglio e
mezzo occorre il capo Cerduri, ed una
piccola rada cui è vicino il lago ad un
tiro di pietra^ che rende pescoso il fiume
appeUaio di S. Paolo.
Cerda (V. H.) Terra di non antica fon-
dazione, col titolo di Marchesato, apparte-
nontesi alla chiarissima famiglia di S. Ste-
fano ; altrimenti Tacernanova. Occorre a
coloro che viaggiano per Palermo tra Cal-
tavuturo e Termini, in un terreno piano
poco avanti il tragitto del fiume Torto; ivi
è un ponte di Pietra detto della Meretrice,
che oggi non è di uso alcuno, perciocché
disia di mollo dalla via pubblica. La Par-
rocchia è sacra alla Yergine sotto titolo del-
r Immacolato Concepimento; deccntissima è
la casa baronale; ricavaronsi 16 abitazioni dal
plict , SIS, 4 49 io terreni ioprodoUiTi , 1.590 io
•aoH di cete. EiporU grano, Tino e legumi , e si
trofa anche nel sao terreno dello tchigto minaceo,
argento, rame, $al fouHe, e zolfo, Aicendefa U
popolazione nel 170S a 9667, a 4596 nel 1931 « ed
a 5169 eraii accreMinta tino al 1959. Salnlifera
è l'aria.
CE
censo del lllSed SSabilanli. Ulerriloriovict
sotto il nome di CakMa^ dote Cerda 9iede.
Ebbe un tempo dritto sa di eoo, fitlOerto
CenieUes Conte di Collesano; ebbelo poi la-
ciano YenUmiglia Signore di Gastronnm^
donde pervenne alla ftoiigllt Bordit inpe-
rocchò Antonio Bardi eonproilo nel 14519
lo lasdò al figlio Salvatore, che élkm
nel 1526 daU' Imperatore Cario ▼ la Itooii
di congregar gente. Ebbelo, sliorsaiMS 1
prezzo aj Bardi, Giuseppe Sanio Slefams
Cerda Signore di Fontana morata e di Vsle*
lunga, che promosse le fiilibriche nel Itti, e
divenne dopo tre anni per diploma di filV"
pò IV Marchese di Cerda. Da lui e ds fiii*
seppe Bertela, Aleseio consegai le SigMiìi
nel 1614, che con Antonia Rolarbartols (9-
nerò Giuseppe^ il quale vive Tribano deli
regia Milìzia, Prefetto del Castello di Palo'
mo, ed unito in sacri vincoli ad Ele9MB
Vanni, ehbesi da lei il figlio Alesilo. Gsà
del potere di armi, e proOérl il voto ad»
r ultimo Parlamento del Regno nd USL
Fecondo è il territorio di Coleiiia, ott odi
e numerose valli occupano il feudo saàà
feraci in biade per 1* industria degli sgri*
coltori (1).
C)e9Mird. lat. Cesarum. Sic. Qsarò(T.I-)
Altrimenti Cesaredium, o Chisaro deVbt
la. Paese che gode dello stemma Docalei
(1) É un cornane ìd proTineia di Palerae. ^
stretto di Termini da cai ditta IO m., cbwi*'
rio di Gaccamo da cai 10 n. diitaote, 94 da 1^
lermo nella di coi diocesi si comprende. Csil—
nel 179S in popolaxione 1196 abitanti, 1991*
1831, e 9409 sol Cne del 1959. La estemìsnitf
territorio di Cerda è di sai. 1995,919, delle ^
1,590 in giardini, 1,590 in canneti, 99,199 ìi»;
minatorìi irrigai, 1001,999 in sensinatorii «af^
497,006 in pascoli, 70,310 in oliTeti , 4 ,SÌt*
vigneti alberati , 197,616 in vigneti seaf^ >*>
743 in sommaccheti, 9,634 in ficbMi d*lDdia, A
370 in boscate, 0,643 in snoli di case. Il mo all'
gior commercio di esportaxione consiste il vi*
ed in olio : V aria è boona ma ti si sotwes b
nebbie, poiché è sitnato in uam Tslie.
323
CE
artenenlesi ai Colonna-Romano: si
nella diocesi di Messioa, nella prò-
)ll*IstruUore di Taormina e nella eo-
Troina. Sorge in arduo sito, separa-
Levante alle fonti del Simeto dalla
"roina, verso Maestro da Brente. Sta
ìff di long, in iV W di latitud. La
le Chiesa dedicata alla Vergine As-
solto la cura d' un Arciprete , cui
(gotte altre cinque Chiese filiali. La
1 un tempo assegnata ai Minori dal
ito il titolo di S. Rocco; oggi ador-
1623 di conTenevoli fabbriche per
0 del Principe oggi va sotto il nome
logoro. La rocca che sorge nelF alto
;gio era celebre un giorno, or va
rovina.
menzione per la prima volta di Ce-
tempo di Federico II, imperocché
tincipe spogliatene Inquinta Asma-
fn, e Nida mogli di Raimondo Mon-
^r avere ucciso a tradimento il fra-
aeobino di Pozzuoli Signore del
lonoUo a Cristofaro Romano V an-
^, il quale fu medico regio , Stra-
li Messina, ed ebbe in moglie Lucia
i Manfredi di Chiaramente. Sino
i di lui credi possiedono Ceserò;
li nel 1408, nel registro di Martino I,
aliene di Tommaso Romano dipen-
lUa Curia pel castello e la terra Cesa-
1 feudo di S. Lucia; ottenne altre Si-
e si annunzia dal Mongitoro Maestro
tTO del Regno. Ebbesi a figlio Cri-
il giovane da cui GiannanUmio, dal
'ommaso II nel 1455 fu dichiarato
di Ceserò ed altri dopo lui, la cui
registra in appresso parlandosi del
i Dionisio. Per privilegio di Carlo II
3 fu dichiarato primo Duca dì Ce-
lonio lappola Presidente del regio
che dal giorno di sua morte dichiarò
Ei figlia Rosalia moglie a Calogero
e RomanO'Colonna, il quale fu dei
del regno, Blaestro Razionale del
CE
regio patrimonio, due volte Pretore in Pa-
lermo, e visse sino ài 1740; successegli
per cessione patema Calogero Gabriele
nipote di Giovanni Antonio e figlio di Eleo-
nora Branciforti; occupa Calogero il xxvii
posto nel Parlamento, dotato di egregi! co-
stumi e degni di un primario personaggio,
encomiato ancora per cultura d* ingegno (1).
€eten» (V. M.) Antica città marittima,
posta da Tolomeo tra il fiume Rati oggi
Jati e Palermo, per cui credono alcuni di
esser sorta presso la spiaggia in quel luogo
che ad un colle soggiace dove secondo Fa-
zello fu Elima, oggi volgarmente è detta Pa-
lamita, e vi sono orme di antica abitazione.
Cluverlo tuttavia stabilisce Partenico presso
Palamita, unendosi col Fazello giudicadoversi
collocare Celarla tra il caricatojo di Sege-
sta, volgarmente Castellammare, ed il capo
di S. Vito, dove appariscono manifesti in-
dizii di antica città, con una torre d'ispe-
zione detta dai vicini ScopeUo; ivi si fa pe-
sca di tonni che sogliono salarsi , per cui
dal yocabolo Cela ossia tonno fu in latino
idioma appellata Celarla. Da Plinio si fa
menzione dei popoli cosi detti Citarii dalla
città.
W Oggi è on capo-circondario di 3* classe in
provìncia di Meiaina, distretto di Ifistretta, da coi
dista 30 m., diocesi di Patti, distante da Messin»
71 m. 30 da Mistretta. Ci ha on monte agrario, che
dipende dairintendente. ossia peculio inyertito, fon-
dato dal 1788, e che presta fromento con le regole
generali; è diretto da doe deputati e dal Sindaco eleUo
dal decorìonato con i* approyaxione dell'Intendente,
e la carica è biennale pei due, in corso pel Sin-
daco. Dai 18 a 80 giugno ?i si apre una fiera per
bestiame, tessuti, ed altre merci. Contava nel 1798
una popolazione di 3820, di 3378 nel 1831, e di
4181 nel fine del 1852. L'estensione territoriale
di Cesare comprendesi in sai. 11915,945, delle quali,
dÌTÌdendo in culture > 7,570 in seminatorìi albe-
rati, 8918«004, in seminatori! semplici^ 7035,980
in pascoli, 4,585 in figneti alberati, 93,350 in vi-
gneti semplici, 1863,339 in boscate, 0,117 in suoli
di case. Il suo primario commercio di esportazione
viene costituito dal frumento.
324
GH
u Lat JlemofiitM (V. M.) Fiu-
me. Vedi Catmizzaro; sgorga nel territorio
di Palermo sotto il Parco, detto in Saraceno
femofifo, che vale presso noi iùrrente.
oiMraomeM ««AgMto. I^it. Cherso-
nenia AuguUe (¥. N.) «Vedi Agoita^ Ma*
gniri. Vedi Japso Massa Olireri.
GMUmunonte. Lai. Ctomsmona. Sic.
Cliiaramanti (V. N.) Paese oggigiorno ricco
ed ablK>ndante, sito sulla vetta d*un colle
alle cui radici verso Levante si ravvisano
le vestigia di Gulfi piccola antica terra. Fa
parte della Contea di Modica, e la sua ri-
staurazione si ascrive ai Chiaramontani Si-
gnori, che gì* imposero il nome. Non è evi-
dente secondo Arezio e Maurolico che ivi
stata fosse Acre, il che a suo luogo dimo-
strai. Fazello alTerma, non meno di 8 m.
da Ragusa dista Chiaramonte sapra erte
e sassose eoUine, paese fabbricato da Man*
predi Chiaramoniano , detto aniicamenie
GulfiSj ma di sito poco piU basso, e le di
cui vestigia ancora e Chiese diroccate vi
si osservano. Volle Manfredi, secondo la
storia, che fosse cinto di mura, come dagli
avanzi si rileva. Rei iine del secolo xiii,
assediato fortemente dai Francesi sotto Rug-
giero Lauria, per alquanto tempo gagliar-
damente ai nemici resistendo, poi cedendo
sin dalle fondamenta fu distrutta. Sono parole
di Niccola Speciale : tentarono di espugnar
Chiaramonte con violenza^ e temendo gU
abitanti del primo assalto^ difesero le loro
mura , non polendo poi sostenere gli ut'
teriori impulsi^ scelsero di rendersi e de-
posero le armi; soggiunge la strage Io sto-
rico, la crudele barbarie dei nemici, i quali
non risparmiarono età, né i bambini o lat-
tanti 0 i feti ancor neir utero materno,
dal che ricavasi che pria dei 1299, in cui
tali fatti avvennero, stabilir si deve T ori-
gine dì Chiaramonte, o almeno dopo Tinau-
gurazione di Federico II avvenuta Tanno
1296. Immediatamente i Gulfensi furono
trasportati in un luogo più elevato che Man-
CB
fredi subiiamenfe mani, periodhè Bieiilò 1
nome di fondatore di Gbiaramonle. Ruoia*
mente si compose dopo V eccidio, ed sffi
occupa il quarto luogo nella Gontet di li*
dica. L* antica rocca o torre, tpprena k
Chiesa di S. Giovan Battista, conserva i||^
poche vestigia, poiché peri pel tre«Mli
dello scorso secolo, ed oecapa il looge lÉ
elevato del paese, n lempto maggiore i
S. Maria La Uova, sacro alla Nalivill deli
medesima B. Vergine, è roniooparrocchiile,
con un sacerdote che ha cora di aaine;
non d'ignobile forma si leva dairanno ISM,
e di nuovo dal 1606 accresciuto di intd
edìflzii, rivolto verso Occidente, cai Cl^
risponde una piazza destinata a pobUto
mercato , dov' era un tempo ona foDlm.
Sono a queste sufflraganee altre otto CUsii^
tra le quali quella di S. Vito Patrono dh
gelare della città, molto elegante, bbM
cata a voto degli abitanti, ed avola d«|p
esteri in venerazione. Pirro Hi neuiiM
della Chiesa di S. Maria Annaniiala, et
disse altresì destinata a conferire i sa»
menti agli abitanti, dov' è una celebre i»
gine della medesima Vergine. Oeca|Mii
quella di S. Vito i Frati Carmelitani dal ISN^
ai quali diconsi più antichi i Minori Cii-
ventuali fondati per opera di Antonello Ttf*
torcto , perciocché dal 1452 secoodo Gi-
gliola stanno ed officiano nella Chiesa di*
dicata a S. Francesco. Abitavano ia pri*
ma gli Osservanti Riformali nella Chiesi i
S. Giovan Battista, in luogo elevato pnm
le mura , indi nel 1620 si raccolsero ili
parte orientale del paese in un*altun;i
antichissimo questo tempio di S. Gioiaiiii
dicesi annesso alla Commenda di S. fi^
vanni di Randazzo, ed in somma veaefr
zione appo i paesani secondo il suUoàll
Pirri. Il titolo dei nuovo cenobio è S\ &
Maria di Gesù. Nella metà del secolo si
fu dato ai Cappuccini il tempio di S. liA
di Gulfl sotto il paese, di cui dirò; ma ad*
Tanno 90 emigrarono nella Chiesa difc
325
CH
addalena presso il paese in un pic-
le che occorre a chi entra Terso
le; in qual tempo certo gli Eremili
postino della Riforma di Centorbi,
nella Chiesa dei Golfi, dov*è un
I simulacro di N. D. illustre per in-
oli miracoli, onde se ne celebra in
0 dagli abitanti la festa con solenne
e come Patrona venerasi la Vergi-
lota negli atti dell' Ordine a?er nel
■ercenarii sotto titolo del SS. Sal-
utato una Chiesa in Chiaramontey
i bellissimo simulacro di N. Signore,
iche che professano la regola di S.
io hanno unito il Monastero, fondato
di N. di Castronuovo, alla Chiesa
itarina V. e H. dal 1576; altre da
radunarono sotto gli istituti ed il ti-
3. Teresa. Ultimamente fu istituito
detto collegio di Maria alla istru-
ii sesso feminile. Sorge anche ol-
lesti luoghi uno spedale per alber-
surare gli infermi poveri. Conserva
onte r antico stemma dei Conti, cioè
ti, cui aggiunsero un tempo gli abi-
Ogura di N. D. concepita senza pec-
) è il sito un pò* a seno, ed in de-
Tolto a Greco; è diviso in vie rette,
d ampie pei luoghi principali, delle
pi& grande dicesì del Corso; né
eleganza nelle case private dei cit-
Si appartiene alla comarca di Cal-
, e riconosceva il prefetto della Mi-
>vinciale di Scicli , sotto le di cui
ì aveva 78 fanti e 21 cavalli. Ne
nero delle case da Fazello di 1191,
)tta di l'300 sotto Flmperatore Carlo;
»rò le anime 5830 nel 1595; nella
1 seguente secolo le case 1353, gli
48.71, né assai ne dista il conto del
1 1713 numeraronsi 1657 case, 5539
e da una novissima rivista enume-
6222 abitanti , che van soggetti al
di Siracusa ed al di lui Vicario ri-
illo spirituale, ed ai supremi Hagi-
CH
strati della Contea nel civile; hannosi i loro
Decurioni, il vindice dei misfatti, i giudici,
e godono dei privilegii della Contea me-
desima. Il territorio è fecondo ed irrigato^
somministra in abbondanza agli abitanti bia-
de, vino, olive, canape, ortaggi, pascoli, e
nutre molte greggio ed armenti. Celebri
uomini resero illustre il paese: Tommaso
Chiaula, al tempo dei Re Martino ed Alfon-
so, che laureato poeta scrisse un corpo di
tragedie, e felicemente compi un poema
sulla guerra di Macedonia in 24 libri in
verso eroico; non che pubblicò la vita di
Alfonso cui fu accettissimo. Giovanni Anto-
nio Canneci giureconsulto esimio scrisse un
trattato magnifico sui feudi. Vito Piza dell'Or-
dine dei Minori, professore di scienze nei
suo convento dì Padova, lasciò monumenti
dh eccellente ingegno ai sacri oratori, ai
teologi, ai filosofi; ne è un encomio appo
Uvadingo. Egidio Mancuso dei Minimi, teo-
logo e filosofo esimio; Teofanie Mancio, i
quali vengono elogiati dal Mongitore nella
Biblioteca (1).
(1) Il circondario di Chiaraiiionte« che fin del
1S34 era stato elevato alla 8* clasae, per effetto
della separafione dei dae corno ni di Monteroiso e
Gìarratana* che pel Beai Decreto del 17 febb. 1835
composero il nnofo circondario di Monterosso è
attualmente considerato di 8* classe, perchè la sua
popolazione rimane al di sotto di 10 mila anime.
Gomprendesì nella proTincia di Noto da cui dista
30 m. non rotabili, nel distretto di Modica donde
12 m. non rotabili , nella diocesi di Siracusa da
cui è distante 9 m. rotabiU, 89 non rotabili^ e fi-
nalmente 49 rotabili, 91 non rotabili da Palermo,
34 non rotabili dal mare Africano, e propriamente
nel tratto doY* è soprannominato di Pozzallo^ in qual
punto gli è più Ticino. Dall'epoca del paese alla
nostra questo comune ha riceyuto degli abbeUi-
menti , e principalmente nel 1818 cenando ebbesi
cura di fornir di selciato le strade interne rota-
bili, ed inoltre una strada a ruota intercomunale
Yenne aperta da Chiaramente a Gomiso nell'anno
1858. Yarie Chiese furono anche ricostruite ed
abbonite, la Chiesa madre nel 1780 « ì\ convento
dei M. ConventuaU nel 1885 , e quel dei Minori
Riformati in corso di fabbricazione e di ristauri.
326
CH
CftMto (?• H.) Casale ailico ogp di-
strotto, ina nel di eoi territorio p«* oaa
faDe ìDlernedia appresso Solerà sorse Oh
ikUermkd, di ad si disse.
CHI—, LaU Ommo. Se. Chiosa (T. H.)
nobile paese, e eapo di Coolea, che ere-
desi fkbbrieato Tolganneiite p«* opera di
3feUeo Sclafani Conte di Ademò nelT anno
1320, secondo Faiello; imperocdiè forse nd-
l'annunziato anno CIittfM esisteia, e dice-
Tasi casale spettante al medesimo Matteo,
che fieno nel censo di Federico II a Signore
del casale di CMm; imperò questa Toce
CkiM per- menda di Amanuense Tenne in
luogo di CkiuM. Secondo lo stesso Fazello
ed il Pirri prese tal nome, perchè Matteo
avefa un territorio chiuso per pascolo dei
cavalli, dote gettaronsi le fondamenta; ma
altri spacciano aver preso tal nome perchè
U Cbieu di S. FUippooel 1840, e quella MI' Im*
nucoUU nel 184S; è in eoetinziooe un ameno
camposanto. Dal monte agrario istituito nel 1819
sotto nome di peealio con la tassa del S per 100
sulle terre rifelate, prestasi frumento, le cautele
pel prestito dannosi in pegni, o con fidejussione
di persone solfìbili, la cai scelta essendo a ben
Tista dei deputati , questi medesimi restano soli-
dalmente garanti coi fidejassori; dipende daU* In-
tendente ed è diretto da due depotati scelti da
lui, la carica dei quali è biennale. Era la popo-
lazione di Chiaramonte nel 1798 di 6594, di 8113
nel i821, e nel fine del 1852 di 8623. L'estensione
territoriale è di sai. 6014,745, delle quali 9,560
in giardini, 9,621 in orti semplici, 0,593 in can-
neti, 31,078 in seminatorii irrigui, 963,301 in se-
minatorii alberati , 2907,049 in seminatori! sem-
plici, 1640,908 in pascoli, 456,943 in oliTeti,
323,751 in figneti alberati, 381,373 in Tignati
semplici, 3,798 in ficheti d' India, 9,170 in suoli di
case. Il suo maggior commercio di esportazione
consiste in grano , olio , e cacio. Per la festiTÌtà
di S. Vito dai 13 giugno per uso infeterato apresi
una fiera di 8 giorni per bestiame, tessuti^ ed altre
merci, e nel giorno 13 agosto un' altra per bestiame,
durante 17 giorni , in occorrenza della solennità
dell* Assunzione di N. D. É situato propriamente
il comune in alto ed isolato colle, gode perciò dì
aria sana, ed ba dell'acqua buona, ed in abbon-
danza.
GB
e éMii-
esseadoM il silo fin tre
■iddfinaie faborOy
Siede in nn po^io jttwù Gice»,
figura qnadnuigolare^ dimo Mio
da una falle, ehe per la twppa pioggìi s^
largarono da per Mio le ac^M édìth
renio, talché an^e mimm inialr in itrim
case di terrauani. La priiiria Chiesa |»
roechiale dedicata a S. Hkcolè TcscmIi
soggetta quella di S. Caiema
si ha cura di anBoustrare i
quella cioè nelle parti al £ qsà deDa uh
nel luogo il più basso, ralln ndle pirf
oltre la valle nel sito sapremo, bm siH
un solo Arciprete e 3€ preti, dw in €§>
trambe han cura deUe cose dinne.
È ornala eziandio Chiosa di larie CM
di monaci e di 9 Chiese cosi dette ilìdl;
imperciocché la Chiesa di S. Leoaardid
di fuori, che Nieeola PeraUa loUe ali
al Monastero di S. Martino delle Scale Él
1391 , acciò fosse un ospizio pei
cedette poi nel 147S ai padri della
gazione OliTetana, che ad un tiro di pìii|j
dal paese fabbricarono nel 1614 aavditl
celebre convento in elefalo ed ameaésiii
sito. I frati predicatori occuparono nooka»
gi dalla rocca la Chiesa di S. Mani ri
1331, somministrando le sonmie e laM;
il Conte Alfonso di Cardona, ed abitarMl
poi il tempio del S. Rosario di già periMJ
Toccò ai Minori Conventuali la Chiesa <lit^
Antonio verso la Parrocchia di S. Calcfii
nei 1543, per opera di Tommaso
io maestro delF ordine. Per liberalilà
medesimo Alfonso stabilironsi nel
nella Chiesa di S. Vito e gli
ad un miglio, da lui donati del deceDle<
bio, che venne dato ai Riformati nel iS
promovendo la cosa Innoccenzo CaUaK
del medesimo istituto, esimio per iaaoci
di vita; vi si venera con somma
il simulacro dei volto di N. S. ed ìi
reliquie di Santi per dono del m<
Innoccenzo vi si conservano. Si
PiflMi^
327
CH
i Cappuccini dal 1581 soUo la
. Vito fuori la città. Gli Ago-
1625 abitavano in S. Niccola
lura, ma l'abbandonarono. Le
ìi sotto regola di S. Benedetto
loco monastero, pegli edifizii as-
>ile, addetto alla Madonna An-
resso il tempio maggiore verso
(ullodato Innoccenzo, raccolte in
somme, procurò costituire una
1 tìtolo di S. Anna per le don-
y a qual pia opera prestò ajuto
^renzo Gioeni. Da pochi anni
llegio di n. D. del Lume. Vi ha
in decente Spedale, amministra-
^mpagnia dei Bianchi. Celebra
Pirri le congreghe del S. Sal-
ile anime purganti , di S. Ca-
ccio illustri.
D del Conte, o la rocca da gran
icua, oggi ruinosa, siede in un
>, nella di cui piazza nel dì fo-
li Patrono S. Bartolomeo si ten-
i fiere. Le case dei cittadini, che
te per le contrade del paese
gli accrescono bellezza. Il Conte
i armi^ segna gli annui magi-
eggono il popolo, e siede il x
arlamento. Dirige il Clero un
Vescovo di Girgenti. Eran sog-
fetto militare di Monreale 68
lavalli. Comprendesi finalmente
la comarca di Corleone; conta-
Carlo V 924 case, e nel 1595
gli abitanti; sotto Filippo IV nel
\e 1368 e gli abitanti 5297; nel
(e 1211 e 4861 gli abitanti, che
) 5615. Corrisponde il sito quasi
gitudine ed a 3r 40* di laUtu-
i Chiusa il primo, come avvertii,
ìfaniy la di cui figlia Luigia,
PeraUa prese in moglie con per
a e le altre signorie oltre il fiu-
Da questi Guglielmo , donde
scondogenito, cui toccò Chiusa
CII
per testamento del padre. Il figlio di co-
stui e di Elisabetta, il giovane Niccolò men-
tovato nel censo del Be Martino, mancò di
prole; quinci T ottenne la sorella Caterina
maritata ad Alfonso di Cordona Conte di
Beggio, il quale rifulse Maestro Giustiziero
del Begno , e ne generò Antonio anche
Signore di Giuliana, e Viceré di SiciUa, il
di cui figliuolo Alfonso, Conte di Chiusa
divenne per privilegio di Carlo Imperatore
nel 1535, ed ebbesi ad erede la zia Cfh
ierina, maritata a Lorenzo Gioeni Marchese
di Castiglione; poiché Diana sorella di Al-
fonso sposata a Vespasiano figlio del Viceré
Gonzaga era morta senza prole nel 1593.
Giovanni poi succedette a Lorenzo , ed a
questo Alfonso che non ebbesi prole da
Maria di Avalos. Tommaso quindi fratello
di Giovanni primo Principe di Castiglione,
fu detto Conte di Chiusa. Vedi degli altri
dove dissimo di Aidone.
Si resero illustri trai cittadini : Innoccenzo
Caldarera Laico delF Ordine dei Minori, di
cui già sopra dicemmo ; ne é pubbUcata
r ammirabile vita; fiori tanto in Sicilia
che in Boma accettissimo ai Prìncipi ed
al sommo Pastore della Chiesa Urbano VIII,
da cui di varii piccoli doni regalato, tra-
smiseli al convento della patria; onorato
da Dio di maravigliosi prodigi, illustre del
dono della profezia, travagliato da lunghe
malattie , lieto finalmente soggiacque alla
morte nel 1631. Clemente de Martino Abate
dell* Ordine Olivetano e generale Visitatore
in Sicilia, diresse il suo quarto Monastero
del Bosco, da quel di S. Leonardo nella
patria sua molto meritando, ebbe cura con
più di magnificenza fabbricarlo; presso le
mura nel 1624 é mentovato dal Pirri. Giu-
seppe Bicdo insigne giureconsulto ed in-
gegnosissimo prete, pubblicò due tomi
sui pvbhUci giudizxi, molto approvati
dagU uomini di lettere , e varie operette
divulgò in metro italiano, enumerate dal
Mongitore, appo il quale si fa pure men-
328
CH
zione di Niccolò Blasco, nelle umane lettere
Tersalissimo, die scrisse solla grammalica,
e rese sommamente illoslre la poesia si-
ciliana.
A pochi altri dell* Isola affermasi ce-
derla quel territorio lietissimo in pastore,
ferace in biade ortaggi fhitti mele olio
Tino, celebre per abbondanxa, e A larga-
mente ne proviene ogni frutto, da sommi-
nistrare in gran copia e ciò che ò neces-
sario, e ciò che è delizioso alla rita. Se-
condo Fazello in esso e propriamente nette
eanirade cui è nome Giardinetto e Co-
nolo/to, è un'acqua che impietrisce; il che
affermano e Pirri ed altri. Miga però at-
testa nella sua Peragrata Sicilia^ igno-
rare affitto gli abitanti del luogo interro-
gati, di tale acqua, o perchè mai non
Tafrertirono, o perchè per Tene occolte
incanalatasi siasi col tempo dunenticata (1).
(1) Oggi Chiusa è oo eapo eireoodario di tersa
dam, in profincia di PalenBO, dittreUo di Gor-
ìmne, da coi diala 11 m., diocesi di llorreale, di-
staote da Palerano 51 bh. Precipitata per ana frana,
poiché Bolto a qoesle è disposto il territorio , la
Chiesa maggiore mentoYSta dall' autore e dedicata
a S. Niccolò, per la pietà degli abitanti ne venne
vn* altra magniCca da pochi anni compita a tre
Mifi e oon capota , nelle coi ali meritano atten-
liooe i quattro dettatori del rangelo, stnpenda-
mente dipintivi daU* egregio Giuseppe MeK. Il bel
monastero adomo di magniBca Chiesa sito a tre
miglia dal paese appartenentcsi agli Olivetani, fu
dal 1794 dato dal Re Ferdinando I agli Agosti-
niani cahi. La sna estensione territoriale è di sal-
me aee5,e2T, delle quali dividendo in culture, 0,SSS
in giardini, 1*543 in orti semplici, 1,79S in can-
neti, 319,551 in seminatorii alberati, 1M4,604 in
aeminatorii semplici, 5et«eiS in pascoli, 117,5ie
in olivati, 71,159 in vigneti alberati, e8,77S in
vigneti semplici, 40,540 in sommaccheti, 19.540
in Bcheti d* India , 104,514 in boscate » 0,554 io
suoli di case. Varie sorgenti di acque reodono le
sue campagne, nelle quali si gode di un' aria sa-
nissima, fertili e pittoresche; e nel territorio rin-
veogonsi bellissime varietà di agate. D suo mag-
gior comoMrcio di csporlaaiooe» consiste io liro-
to.
a
ctMa^Lat. Xiaea (V. M.) Sco|
passi di drcoito, nel mare di Liei
dal continente per nn angoalissii
ciMtitomi. UU CIfagISmim
fegghionl (V. HO Capo nel lido
tra Ippari e la foce dd INriHo
asilo dello stesso nome, flon Ioni
scogii, dai siciliani SeogUeltt; i«
la cahi di YiUoria e la spiaggia •
È qoi racdiinsa Faria in fannia
sotterranee, e che confinano al ■
de succedono degli strepitosi ria
che diede occasione di soq^eltar
nasio Kircher, che aprasi sol
gran canale, donde il mare AIIM
qoi sino allo stretto di Messina
turba talmente col vigore dei
acque del Tirreno e dell' Adriadc
concorrono, da formare quelThi
bollore infesto ai nafiganli, e e
Tolgarmente Garofalo.
Gerone appre$$o Ceniuripe ri
nemici pose gli oceampamenHj e
l'esercito presso il fiume Ciamas
giunge a ciò il Cluverìo : questo Ci
esser quel fiume che sgorgato sopì
Tento di Haniace scorre oltre Cei
poi si scarica nella sinistra del Sii
il fiume di Haniace assai prima si
Simelo, né si appartiene al territori
Centorbi; dunque il fiume dofe Gè
se il campo, che congiungesi al Sii
to Gentorbl è il Salso, che io appel
tale, poiché scorre verso Oriente. Hi
i colli verso Kicosia, dove sono m
sale, bagna il terrìlorìo di ?(i5Sorù
oltre la pietra di Serlone sotto i
Aggira, dove divide la valle dì .^olo
la di Demana, correndo sotto la
Regalbuto da coi prende il nome,
mente sotto Gentorbi dove diflkil»
Ne ascendeva la popolaiìone nel 171
nel ISSt a 6U>5 , e finalmealo octto s
iS&S a «794.
329
Ci
3i neir iberno, e finalmeote sbocca
eto. Vedi il seguente articolo.
uMMiro. Lat. CyàmtuorìM. Sic. Cia-
(V. D.) Fiume mentovato da I^olibio
idi appellasi Salso e Ragalbutano.
fonti sopra Nicosia verso Austro, don-
lungi vengono turbate le acque per
iera di sale, perlochè dicesi Salso;
Tendo pei campi di Bonalbergo, dov*ò
re dello stesso nome, bagna ancora
r antica Trappeto appartenentesi
> di Nissoria, e quinci la pietra di
, Tolgarmente di Samo. Sotto Argirò
rolgesi verso Tramontana, ed acco-
le acque che scorrono da Cerami,
liane e da altri luoghi^ depone il
Milso. Terso la stessa regione feconda
i di Regalbuto e ne prende il nome;
rso Oriente rade la terra di Cen-
finalmente presso il tragitto e la
di Adornò s'imbocca nella destra
1 Simeto e perde il suo nome.
■Hre. Sic. Ciambri (V. H.) Il Ho-
di S. Maria su di un colle asprìs-
sl medesimo nome, non lungi dalla
i BorgeilOj da Andrea Guardabaxo
palermitano assegnato ai monaci di S.
Ito chiamati dal vicino monastero
^10. Ivi Giovanni Senese stabilito
dal fondatore B. Angelo fratello ger-
ii S. Martino visse alquanto tempo;
^ tra spineti e querce menò una vita
I Giuliano M^ale; vi dimorò final-
Tinsigne Folengio monaco, altrimenti
» Coccajo, poeta ingegnosissimo, e
• quel luogo coi suoi versi. Le acque
territorio Ciambre Corbella sono
ate come diuretiche e purgative.
■clan» (Y. H.) Piccolo paese altri-
I. AfUonmo ed un tempo Chincanaj
io del titolo di Principato dal 1677.
dia sinistra del fiume Majasole, Alba o
sotto la rocca di Pietra d'Amico, dov'è
dria; e riconosce sua origine dopo
i del secolo xvu per opera di Diego
a
Joppolo Signore del feudo di Cianciana
e Duca di S. Antonino, la Chiesa parroc-
chiale sacra alla SS. Trinità e Y altra alle
anime del Purgatorio, stanno sotto la cura
deirArciprete, nella diocesi di Girgenti. Pa-
trono degli abitanti è S. Antonino, alla di cui
Chiesa è attaccato il Convento dei Minori
Riformati testé istituito. Il primo censo del
paese trovasi nei regli libri del 1713, e pre-
senta 698 case e 2302 abitanti , che oggi
sono 2874. Ritrovo il Casale Chincana nel
territorio di Camerata sotto Federico II, ap-
partenersi a Bartolomeo da Brindisi citta-
dino Catanese; sotto Martino però Y ottenea
Berengario d' Orioles. Nel 1666 da Giro-
lama Ficarra comprò il feudo Diego Jop-
polo duca di S. Antonino , Presidente
del R. Erario, Vicario del Maestro Giusti-
ziere, ed in fine Reggente del supremo Con-
siglio d'Italia, da ^ui e da Sigismonda d'Ono-
firio venne Antor^ 'o, Maestro razionale. Pre-
tore di Palermo, che ottenne da Carlo II
le insegne d| Principe, e fu ancora nomi-
nato duca di S. Biagio; ebbesi in moglie
Antonia Gianguercio, donde Pietro, da cui
e da Agata Spadafora nacquero Antonino,
Ludovico e Diego, dei quali il primo
mori senza prole; il secondo fu trai
Grandi di Spagna, Colonnello della caval-
leria deir esercito del Re cattolico, e mori
nel 1732 combattendo valorosamente con-
tro i Mori sotto Orano; Diego presa in mo-
glie Isabella Pescatore, che sposata si aveva
Ludovico, oggi risplende qual Cameriere
del Re, e Vicecomandante della spagnuola
milizia. Pietro figlio di Ludovico e di Isa-
bella, Principe di S. Antonino, Grande di
Spagna, e Vicecapitano della Vallona Cu-
stodia, vive tutt' oggi. Il territorio di Cian-
ciana è trai primi per la sua fecondità (1).
(1) Cianciana è nn comone in profincia e dio-
eesi dì Girgenti, distretto e circondario di Bifona.
da cai ditta 8 m., 88 da Girgenti, 60 da Palermo,
10 circa dal mare Africano che guarda tra Sica-
liana e Sciacca. É diviso da dae buone fie, una
42
330
a
ciane. Lat. CyaM. Sic, Pisma o Pismotta
(¥. FI.) Fonte o lago a destra delFAnapo.
Nel territorio di Siracusa sgorgano due sor-
genti, a poca distanza tra loro ; una mag-
giore, minore Y altra, dicesi Pisma la prima,
la seconda Pismotta, o Pi$ma di Cirino :
scorrendo quella accoglie a destra la mi-
nore, e cosi accresciuta, dopo breve inter-
vallo sbocca neU*Anapo. Adunque le fonti
di Ciane credesi presso gli antichi storici
e gli insigni poeti, essere spiragli del fiu-
me Cardinal, imperciocché questo fiume
d« menogiomo doY*è il cooTeato dei Riformati»
a tramontana do?e il mercato; 1* altra da Oriente
ad Occidente ornata dell'antico palazzo Dncale e
della Ghieaa madre abbelliu aitile jonico nel ISSO»
per nn legato del fn D. Pietro Martorana ed Arcnri;
forge da Oriente della medetima yia la nofella Ghieta
del Carmine gaja e grazioaa, ed è nel centro qnelk
del Porgatorio ingrandiU ed abbelliU nel ISSO ,
4M;canto alla qnale fa ediflcata nel 1S44 la casa co-
munale. Occorrendo la festtfità del Patrono S. An-
tonio di Padova si celebra nna piccola fiera.
X*etteniione territoriale di Cianciane è di tal. Ili7«
390« delle qoali 0,441 in giardini , 1,S73 in orti
•empiici, 140,676 in seminatorii alberati^ lati,
1910 in seminatorii semplici^ 6SS«S53 in pascoli, 27,
003 in vigneti aU)erati« 51,954 in vigneti sem-
plicL 1,114 in ficheti d'India, 0,375 in col-
tare miste, 0,^93 in suoli di case. Ci hanno
bielle xolfatare e belle ttronziane , «alce carbo-
nata in cristalli ec II suo maggior commercio
di esportazione consiste in frumento ed in vino.
Ne erano gli abitanti neU*anno 1798 secondo la
statistica di quel tempo 3400, nel ISSI erano 3049,
e finalmente 3815 nello scorcio del 1S5S. Ebbe i
natali in Cianciana nel 1776 Francesco Arcnri
nomo di esimio ingegno e di maschia eloquenza •
conobbe il greco ed il latino « fa prestantissimo
nelle amene lettere ed eminente giureconsulto.
Fu eletto colle auliche norme Giudice Pretoriano,
quindi coir ordine noveUo Presidente in prima del
Tribunale Civile, e poi della Gran Corte Crimi-
nale in Palermo; moriva nel 1833 in Palermo toc-
cati appena i 59 anni di sua vita. Conobbe anche
profondamente, le matematiche le scienze natura-
li, e particolarmente 1* agraria, anzi introdusse in
Sicilia U produzione dell'indaco e della cera
fetale.
CI
interamente fissorUto nd ferrilorio Guii-
caUino, credesi a buon drillo Tenir fèori ii
questo luogOi poiché non ? edond in dira
parte sgorgar e le sue eopfosissime aeqie,
che hanno quinci siOiilla profoiidilài da eli-
dere sempre le ricerche di chi con fisi
procura d'indagarne il Inisso fondo; creiet-
no 0 decrescono al crescere o decresens
della luna, il che fu da Plinio oaienali,
e che da noi parimenti si sorge. Si B^
scolano le sue acque coU'Anapo dopo ■
miglio circa di corso in profondo Ietto mi
comodo per harchette; le ripe da entraahi
le parti ne sono giocondamente coperti
di salici e di canneti, e lo slesso iattsi
s) erboso, che in alcuni mesi deiraaas,
crescendovi i Tirgidli, è impedita la lini
naviganti. Confluiscono le acque ad ta »
glio circa dalla foce, per coi Ovidio de tml»
lib. 3. Eleg. 10, dice:
Meaoe col Giano l'Ànapo il i«o cono.
Yibio però falsamente alTermà che rAifi
passi in meuo al Ciane , alla quale mr
giunzione sembrano di alludere i versi fi
Ovidio nel 5*" delle Metam.:
Ed Anapo mi amò^ né da terrore
Come costei ma sol da amor eommoiM
Mio r accettai....
dapoìchò atterrita Proserpina, coi tnsò*
nava rapita Plutone nel suo cocchio, ctM
videla Ciane Kinfa siracusana stese saki
le braccia per opporsi al rapitore, (*»*
le due fonti di Ciane)
Kè pi& rattenne di Satnmo il igUo
Lo sdegno, ed i terribiU destrieri
Colla foce esortando, il regio aeeltra
Con forte braccio nei profondi gorghi
Infisse, e allora la percossa terra
Sino al UrUreo regno apri nna via
E neir iato immane accolse il cocchie
Precipitante....
331
CI
poi Cerere la figlia, come egli
>siegue :
ne Tenne; ella se ormai non fosse
in eangiaUy ogni portento
saprebbe, ma la lingua e il labbro
ipondean, aè rinyentr poteva
isieri nn imago; alfine un segno
inifestOy e il cinto cbe nel riyo
erpina cadde, galleggiante
neir onda....
)rir tali favole afferma Diodoro nel
esservi stata nel territorio di Si-
I gran fonte detto Ciane e sacro
: imperocché favoleggiano che
\eco portando presso Siracusa su
chio la rapita Proserpina, aperto
>{o di^ce^e eolia involata verso
fé derivò allora la fonte Ciane;
i in ogni anno i Siracusani ten-
nne adunanza^ immolandosi dai
iccole vittime y sommergendosi
popolo dei tori neW acqua. Di-
Elfi tal rito sia stato introdotto da
Morchè seco menando i bovi di
correva la SiciUa; e nel llb. 4
)à, che: essendo entrato nella di-
tei Siracusani^ e conosciuto il
Proserpina, offrì sommi sacrifi-
)ee, immolò eccellentissimo toro
, e comandò che un tal rito con
està presso Ciane ogni anno gli
!:elebrassero.
liteo nel lib. 3^ sulle cose Sicole,
lutarco nelle parallele divulgò i
lenti non favolosi di Ciane : Ci'o-
racusano sacrificava a tutti gli
le al solo Bacco, quindi Vinfe-
, intemperante il rese, per cui
oso luogo sforzò la figlia Ciane^
avendogli tolto V anello il con-
a nutrice per conoscere il vio-
ravagliata però da fiera pesH-
città, avendo il Pizia Apolline
bisognare agli Dei Averrunci im-
nefando , ignorando ognuno co-
alo volesse, Ciane comprenden-
CI
dolo^ afferrato il padre pei capelli, sa-
cfi/Icolto a quei Numi, ed indi sul mede-
simo scannò se stessa (1).
GiavAMiio. Lat. Ciaurellus. Sic. Cia^a-
reddu (Yé N.) È uno scoglio rimpetto la cala
dello stesso nome , il quale guarda verso
Oriente la foce del fiume Cacipari nella
spiaggia vicina.
Glcaidi. Lat. Cieàldis (V.n.) Casale un
tempo di pertinenza di Scalerò degli Urber*
ti, indi dei Montaperto , in cui oggi è la
terricciuola [Montellegro , altrimenti Ande-
gavio, volgarmente Angiò.
ciclopi (tkMvii del). Lat. Scopuli Cy-
elopum. Sic. Scogghi di li Ciclopi (V. D.)
Sono tre rqpi sporgenti nel mare, di fronte
al borgo detto frizza, posto sulla spiaggia,
nel fianco meridionale del seno di Cata-
nia, dopo il promontorio Xifonio e V isola
anche detta dei Ciclopi, e che oggi acqui-
stò lo stesso nome di frizza. Diceli il CIu-
verio sporgenti rimpetto il borgo di Niceto
0 di S. Aniceto, volgarmente Pìizeti, il quale
è sito sopra alto colle; piccoli li descrive
ed a forma di cono, in retta linea presso
il lido^ con proporzionato ordine dalla
natura situati; di modo che il primo più
vicino air isola è il più grande, quello di
mezzo è minore, e 1* ultimo il più piccolo.
Favoleggiano i > Poeti d* essere stati lanciati
dal Gigante Polifemo contro il fuggitivo Ulis-
se, y. ilei scogli.
cier» (V. D.) altrimenti Zaera. È una
vasta contrada fuori la porta Imperiale dì
(!) Alte rive del Gane verdeggia in gran copia
il papiro somigliantissimo in totto a qael di Egitto,
creduto perciò della medesima specie da' grandi
botanici; le preparazioni di esso del Gav. Lando-
Hna del quale facemmo motto parlando di Cata-
nia saa patria, rendoulo agli usi stessi in che ado-
peravanlo gli antichi dei quali anzi credonsi sotto-
stanti le preparazioni ad uso di carta a fronte
di quelle del sullodato ingegno la di cui riscossa
fama e celebrità nojoso sarebbe replicare. V. Ca-
lane.
Ckrm i
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Mi IC»
iMb«fMM|(r««Ai «dlfiM Mi U7( Mi Bnccio ^S.
hMmmt^àUérrtglA^ ftXU aovtlU fabbridM Mia
fMÌM4MU, m» ÌMliM«te gì«4U il 4ii€gM M Ki>-
m««K> ^>rl0 MarelkiMi hiMlurovo fattMle; U
l;li»#M fff t0n%aet9iM md tnU; «witoio m i il ^-
•«ff A^« «MI H Im II II cIm 4i peMaté fi fpiecaM in
«r«M mUimo « piltore^ as A* Gi«fasDÌ credalo di
OMrfKio VnMfi, ana dacollaiìoM dal Baltiita di
Oi'ftanni f alco^ il martirio dai M. Placido a con-
pfffAi, tto n. Mauro cba libera 8. Placido eaicato
in ana palada^ a la morta di S. Beoedatlo di An-
tonio ll<»ira, la Maddalena ai piedi di Critto di
Mtierio Httblia. Hpiccano poi nella bella e epaxioM
Mcrffttla , due antiche tafole rappreeentanti, ooa
la Vergine ohe ninna il Bambino, a l'altra un S.
liiotannl lecnaU dell'anno tSCK), on trittico un
pn unaMo del Polidoro* una Maddalena del Bolo-
gna Tiarittl, la fuga lo Egitto di Alfoofo Rodri-
di G. a X. aaBa ^asia a
TaMn£. lappcaeaCaala la T<
Criilo, eivM
Ca«aadè apcra di
Emao rimigiae di
■dio EiccBO. ad ia fatila di S.
lilobra di Gìou BaltiaU QaagliaU.
ed il Moau-.ero dello Spirito Saalo fm
1191 a spesa della bwma Tadota
picdola» ad apparteaaalari aM' ordiaa
eoo rigorofo peaaello tì dipiagaYa A. 1
TeoaU del & Spirilo agli Apostoli; b
a federe poi credasi dì Anlooello da Mi
Battista che predica alb tarba sliausi dd
di Raffaello 9 i quadri ad olio deUa Irìbi
di Antonio U Falce da Mesriaa, aotata a»
affreschi delle Tolte; nella sacrestia il S-
coi quadretti all' intomo aopra taToU è
opera del secolo xt. Di ritorno alb tu
si Tede la famoM porta Imperiale arclla
dopo U Tenuta dell' Imperator Carb ^
di lui memoria aTulo on tela apileUk
deU*architettara a dorico aaaplica»
333
CI
i Palermo, decorato degli onori di
a 5 m. da Caccamo, sollevandosi
e dairimo in sa, siede alla ripa sini-
fiame di Termini, e la sua rocca che
laogo elevato presenta mine. Il tem-
giore sotto an Arciprete, e frequen-
an aero, sotto il titolo di S. Ha-
dalena, sorge in primario sito sotto
za. Il convento dei Frati Predicatori
> a S. Domenico venne fondato nel
m; quel dei Hinori Conventuali sa-
• Francesco, che segna certamente
medesima secondo Cagliola, Hani-
l'Ord. dei Hin., e quel dei Cappuc-
ri le mora fabbricato in ameno pog-
d 1588, meritano attenzione per la
coltura; né quel dei Paololti co-
da! 1608 congiunto alla Chiesa di
Patrono degli abitanti, ò di minore
[ito al paese* Avevano luogo un
i Carmelitani , ma V abbandona-
ancando le necessarie rendite. E
m nobile monastero per le mona-
Io titolo e regola di S. Benedetto,
idano la pietà degli abitanti il col-
Maria poco fa costruito, e la casa
> per gli infermi ed i pellegrini. Ac-
Polidoro da Ganvaggìo: è adoroa di 4
mune, e d*iino loccolo a bassirilieTi; la
gala fa di SOOO scadi: da qaesta entrao-
ilasiil largo deU'ospedale, do?* è aochela
Sb Cecilia, ooogrega dei magici nella qaale
ladro di GiambailisU QaagliaU ; Taatore
nae di on cooTento di mioori in S* Ge-
, non ne ho notixia alcuna. Nella Chiesa
8. Loda è il Taghissimo quadro della Ver-
8. Placido e compagni, ed on di S. Nic-
lo goaslo dal tempo, di Antonello Riccio.
i che rappresenU la Vergine a sedere ed
IO solle braccia è grazioso ed onico la-
ti reste di Tommaso d*Arzo, che Gorl
1516, il di cai ritratto vedesi nel basso
che TollescriTenri Masi d'Arxu, tì hanno
la boooa S. Locia^ e gli affreschi del Tnc-
brotteti di mano imperita. Verso l'angolo
sa doT*era T antica Unirersità di Messina
• dei forni per la troppa. V. Menino,
CI
crescevano la milizia comunale sotto il Pre-
fetto di Termini 5 cavalieri e 54 fanti di que-
sta terra. Computavansi sotto Carlo V 1030 ca-
se appo Fazello, 4346 anime nelFanno 1395;
nella metà del secolo seguente 1449 case,
5716 abitanti; nel 1713 si enumerarono
1442 case, 5419 terrazzani, ed ultimamente
5376. Gli annui Magistrati scelti dal Barone
ne amministrano i dritti; presiede al clero
un Vicario dell* Arcivescovo di Palermo. Ai
Signori che prima Baroni^ poi Duchi dal-
Tanno 1634, si compete il x posto nel Par-
lamento, e commettcsi pieno potere di armi.
Sotto i Francesi fu data la terra di CU
minna^ da Carlo II Re di Napoli^ che an-
che da sicolo Prence la faceva, a YirgiUo
Cataneo. Secondo attesta Borello Vindic. Nq-
bil. Neapol., la fondazione di Cimìnna per-
ciò o antecesse ovvero accadde nel tempo
dei Normanni. Trovola poi soggetta» ai Pe-
rotto. Disseta Aprile nelle Sic. Stor. com-
putata tra le signorie di Matteo Palizzi; ma
al tempo di Federico II di Aragona ne go-
deva il possedimento Matteo Sctafani^ come
si ha nel censo del medesimo Re del 1320;
la figlia di lui e di Bartolomea Incìsa fu Lui-
gia, che nel 1333 fu data in moglie a Gu-
glielmo di Peralta, con per dote Ctminna,
donde Guglielmono il quale commutò il
paese con Giuliana, concedendolo a Gu-
glielmo Yentimiglia nel 1369 eolla con-
ferma di Federico III per suoi diplomi
dati in Corleone un biennio dopo. Rifulse
questi Siniscalco del Regno, e roostrossi
egregio verso Martino I , e gli eredi
di lui diconsi Signori di Ciminna nel
registro del medesimo Principe. AfTeriùa il
Barberi nel Capibrevio aver succeduto a
Gugliemo un figlio del medesimo nome, la
di cui unica figliuola Isabella prese prima
a marito Giovanni Ventimiglia Marchese di
Geraci, e quindi in seconde nozze Gu-
gliemo Moncada, Conte di Caltanissetla; ma
nel vero fortemente quegli abbacinato potè
queste cose mostrarci, imperocché il Yen-
334
CI
llffliglia sopraffisse por circa 7 anni al Mon-
tecateno ; e perciò Ai il solo marito d7sa-
hMaj cai moria presene un'altra. Qoinci
6ugHelmo Moncada dif enne Signore di Ci-
mUma nell'anno 1393 per afer presa in
moglie fiiooofifia figliuola d*I$abeUa e del
Marcliese di Ceraci , cui alla morte della
madre toccò Ciminna. Infeconda costei col
primo marito, credesi esser fonata in se-
conde nozze con altro personaggio di sua
llimiglla, di cui s'ignora il nome; imperoc-
diè morendo disse erede per Cimtnna GUh
wm Tineenzo Tenttmiglia nato da lei. Da
€higttehno Paolo, che f ifOfa nei primordii
del secolo xfi, donde Guglielmo Tnel 1517,
eoi succedette GirokunOj ed a lui GugUel-
ma rij la di cui unica figlia superstite Ati"
tanta maritata a Mario Graffeo Signore di
Partanna, partorì Guglielmo fii nominato
Principe del paese medesimo nel 1627. Da
lui e da Eleonora Bologna nacque JTaHo,
per prifilegio di Filippo IT eletto Duca
di Ciminna nel 1634. Diremo dei succes-
sori di lui parlando di Partanna.
Meritano attenzione particolare tra quei
che questa terra resero illustre: Elisabetta
Tripode chiarissima per innoccenza di fita,
che indossata la feste delle oblato di S. Be-
nedetto, fatta specchio d*ogni firtù, santa-
mente fini; ne scrissero la vita Santoro Gigas
ed Antonio Tornamira: Otiafiano Bulgarino
delFordine dei Predicatori, cui s'incorporò in
Napoli, rifulse per fila incolpabile e per dot-
trina; toccò in quella prof incia tutti i gradi
supremi, ed a se medesimo sempre eguale
meritò l'amore dei soggetti e la stima dei
Principi; scrisse la fila di F. Domenico Ot-
tomano: il Sac. Paolo Amalo matemati-
co e macchinista singolare, non pochi mo-
numenti pubblicò in Palermo dell'inge-
gno suo e dell'arte, sorpassò gli ottani' an-
ni, difulgò un libro sulla prospettifa ap-
profato dai dotti, ed altro ne preparò: il
Sac. Felice Urso Cappellano di Teodoro
TriTulzio Cardinale e Viceré di Sicilia, era
a
cui partilo per la Sardegna, indi stabi-
lendosi in Roma , fi mori per fini tiloB
commendato: Vincenzo Amato peritisdmi
nella musica e regolatore dell' ordiesli
della Cattedrale di Palermo per mold ani;
ne sono sinora mentofate le saere eauori
con sommo applauso accolte: Bonaiealma
Battaglia del terz* Ordine di S. Franeeieib
Maestro e Deflnitore Generale, fleti fonli
delle pi& grafi scienze, e yrtntìUim
nelle amene lettere ; tatti raenUmH M
Mongitore nella sua Biblioteca Sieoia.
È celebre la fecondità del territorio di C^
miUmaj e piantatene a vigne per lo pUb
terre, riescono graUssime pel fino, di qti
genere di commercio rino a Palermo Inf- 1'
cando gli abitanti, non lief e lacro ne Irqp*
no. È della medesima long, che CaecHii
circa iV, 30', e quasi 38^ di laUtod. ì
fata nello stesso paese sotto la CUm i^
S. Vito una fonte d'aeqoa aalmastia (l]i
ciBlsl. Lai. CMKs. Sic. Cinisi (T.
Casale soggetto dall' anno 1263 a
PipUone, la di coi nipote ileaNmdn d^j^
in matrimonio a Niecola Bdkigheri^
Y eredità alla figlia Violania, mariUH
1349 a Faeio de Facio, e per d<
di questi due coiyugi nel 1383 e nel II
(1) Ciminoa è on eapo-cireondarìo éiS*(
in proTÌneia e diocesi di Falermo da €■■
tS m,, in dbirelto di Termini donde tS. 1
Tento di S. Francesco di Paola li Tenne
nell'anno t79S e nessun* altn cambiuieitei
Tità è aTTenota. G>niprendeai U terrìtensiil
me 3091,S31t delle qnali diTÌdcndo in
9,699 in giardini, t,S77 in orti semplici,
canneti, 61,S87 in seminatori! alberali ,
in seminatorii semplici, 3i8,ns in pesesJii
in ollTCti, 37,679 in Tignati alberati, iti
Tigneti semplici, 111,988 in sommacebsiL
in flcbeti d'India, 1,050 in flcbetid' Indilli ■
tro« 83,649 in aUieri misti, 11870 in
Ti si troTa inoltre deUo lolfò e
lixsato di calce. Il suo maggior traflko di
tasione consiste in Tini ed in mandoitoi Ti ài
ta?ano 6150 anime nel 1798, diminnili fà%i
nel 1881» e a 4951 nel fine del 1851.
335
CI
! al monastero benedetlino di S.
ielle Scale. Malaterra fa menzione
i preso con Jato dal Conle Rug-
>. 3, cap. 20, ma non affermo se
>arlare del nostro. Sorge non lungi
iaggìa aquilonare in un terreno lie-
decUve, e popolato da ben 3000
talché può a buon dritto appel-
ftse; la Chiesa maggiore parroc-
icra a S. Fara Tergine Abadessa
lel 1672, col permesso di Giuseppe
escoYO di Hazzara (poiché Cinùi
lene alla di lui diocesi), dopo quat-
ebbcsi un Arciprete, cui assegnò la
udetto convento di S. Martino, col
i eligcre e presentare ad Arci-
0 dei suoi monaci. Indossò il primo
i Serafino Gonsalez istituito dal me-
fescofo. L'Abate però non solo
)0 sceglie ma ed i Decurioni e
Magistrati secolari, come Signore,
eno dritto regge r amministrazione
monaci. Da un letto di torrente é
fillaggetto di Terrasini da Ciniri
beccio; non jtocca il 37® di longi-
sta nel 38'' 15' di lat. Il territorio
in biade, piantato in oliveti in
»pia , ed abbondante di legumi
ì ed in largo ingombro di fras-
uali alberi incisi danno la manna
commercio della quale talvolta ce-
ni misura e non poco lucro se ne
Era un tempo il terreno mancante
^ ma poco fa scovertisi dei gorghi,
0 abbondantemente irriguo. Nei di-
si Conte Ruggiero, nei quali si de-
i confini della parrocchia di Maz-
i fa menzione di CineSj e disse
avere a prendersi pel casale di Ci"
i Cioisi è no comnoe in proTincia • di-
Paterno da cai dista SS m. diocesi di
circondario di Carini donde 9 miglia.
lell'anno 1798 ona popolazione di 5598,
li a 4669 nel 18SI, e nello scorcio del
CI
Cipresso. Lat. Cypressuè. Sic. Cipres-
8u (V. N.) Monte tra Catania e Lentini, ri-
volto alla spiaggia marittima, mentovato ne-
gli atti del SS. Vescovi Everio Catanese e
Neofito Leontino. È un colle sopra il ter-
ritorio del Simeto cui corrisponde il sito*
ciranUuuLat. Ciramiium. Sic. Cirami-
ta (V. n.) Fiume tra Licodia e Militello,
che riconosce sua origine da varie fonti di
poca nominanza , e scorrendo tra le valli
delle colline ai medesimi paesi apparte-
n'entisi, scaricasi nel fiume di Scuma, ed
uniscesi nel territorio di Lentini a quel di
Regina o di S. Leonardo, dagli antichi di
Teria.
ClrtasUonl (Monte del). Lat. Giuni-
mariarum mons. Sic. Munti di li giumma-
ri. (V. M.) È il monte di S. Calogero presso
Sciacca, di cui dicemmo; detto delle Gium-
marej che abbonda in palme selvatiche in-
torno alle radici. Vedi 5- Calogero.
citcadeli«.Lat. <d. Sic. Citatedda(V.N.)
verso Aidone, altrimenti piccola città; è
descritta si accuratamente dal Fazello che
te la pone alTatto dinanzi gli occhi: a due
miglia da Aidone verso Oriente, sottostà
nei eolle una città ruinata, detta dhii
terrazzani Citadella^ dove oltre i di-
ruti tempiij ammiransi con gran piacere
ingenti ruine di case e di mura, anche
un teatro quadrato coi gradini semidiruti^
ed altreA vie pei cocchi. Eziandio vi è
un dossa soprannominato dai terrieri
Sella d'Orlando; avanzano inoltre sin-
J853 di 5985. U territorio è di sai. 1977,599, delle
qnali S,7S2 in orti semplici, 0,8S8 in canneti,
601,814 in seminatori semplici, 701,943 in pascoli,
1S,43S in olivati^ 95,560 in f ignoti semplici^ S64,
158 in sommaccheti, SS,0I7 in ficheti d*India« 149,
694 in frassineti, 3,S33 in carrubeti, 0,398 in suoli
di case. Esporta principalmente olio e buonissima
manna* Il mare Ticino che è il Tirreno è abbon-
dante in pesca , anzi in ogni anno neUa state si
pone nel littorala ana tonnara. Ti si respira una
aria salubre.
33(r
a
ora mattoni di aonma grosMxxa, edieth
fora roMO, non du qua « là maraBigliote
fòndammla di cau: i qaaU oggetti atte-
ttano «Mairi itata in ontfeM tempi no-
ÌMe città che forte /ti V antica Erbita ec.
E cod in vero sono persaaai gli AidonesI,
periochò difoIgBDo loro condltadino S.
Leone n sommo Pont, cui dicono di Erbita
gli scrittori della Tita; ma invero dimo-
streremo a sao luogo essere stata Erbita
presso Kicosia. Stima di Sergenzio il ela-
terio nel lib. ì, cap. 8 come dirò piti In
appresso ; di coi descriveado il sito da
antichi scrittori; queito «ito, dice, eoncietie
CMlfamenfe silo rutne di tmtiea eiUà tra
Mtneo ed Àrgirb , posta non btngi dotta
destra ripa del fiumo Crita, di' è tolgar-
nenfe or detta CWodeUa. Alla età mia
occupati i villani a coltivare il territorio,
spesse volte trovarono appo CilfodeUa delle
figure in creta di due palmi, rappresen-
tanti Mde, che conservansi nei musei di
Galania, con piccoli simulacri della mede-
sima materia e dello stesso nome, ivi stesso
ritrovati, che ci avvertono esser quivi stato
ft«qaente il culto di esso. Occorrono ovun-
que ai coloni moneto di bronzo e di ar-
gento degli Imperatori Bomani, che ci sono
argomento esser durata la città sino ai tempi
posteriori, e i grandi avanzi che ancora
si osservano chiaramente l'attestano. Tedi
Sergenzio.
citlndelUk Lai. id. Sic. Citaledda (V.n.)
Altra al promontorio Pachino. Cosi appellano
le vestigia di una diruta città, testimonia
U Fazello, il quale dice: torratla al porto
Yindicari ad un Itro di pielra verso Oc-
cidente , ed in quella peniaola che fa la
satina di Auc«(o , Macara città men-
tovata da Cicerone contro Yerre, Tot. nel
Ub. 3° e Plinio , squarciata in marori-
j^tioai ruderi appellala ancora incorrotta-
mente dagli abifonlt di Xoto dai villani del
territorio e dai vecchi col suo nome. Ma-
cari, ma tolgarmenle Cittadella. Però Ma-
cara o Imacara Ai dui moditnraMa, tit
Centorbi e Caplul, secondo Totone». Altroi*
de il volgo appella di Maetra ^ nani ddi
città minata, la quale voce noa ha mKb
atBnltà con Moooro. Tolomeo non da
stabilisce nella Geogr. Eloro al Padnt,
ma Ima o làaxa menlovatt da SIcùn, d
che altrove. Crederei perelò potere atti-
bnirsi ad Ioana queste veett^ di QttadeBq
ma ctfmmette la qulaUoiie a migUor tam»,
cista (T. M.) TUIaggetlo nelU Ki«iii>
dono di Trapud, Tolgarmente dello&
Lorenxo. Y. XiUa.
CL
cieoMBto fa.) Lat. S: Clmau. 9t
S. Crìmenti (T. D.) Mooldplo di HsiAi
verso metzoglomo, die occorre presso k
porta di Ciera , e la parto eslie« i
Dromo. La Chiesa parrocdilato deJok
al medesimo S. Pontefice è gradosti^,
ampia , mentovata dal Bonflf^ , ti '
limamcnta dd Gallo neU'ilfiparais
AmuU. di MettliM. Ti ha nn CMVcdli
Carmelitani scald sotto gli aospicB i
Alberto dal 1650 fondato colle somM 'j
Cesare Romano , e varie case
di nobili eiiladini, e botteghe di ai
Ne è memoria in un diploma di
de Luce dell'anno 1195.
cnim«(e (Monte di). Lat. JToal
mafis. Sic. MunU di Crimali (T. H.)
colle tra Siracusa e Sortino B aiiHi
entrambe distante, con una rocctddis!
nome mentovata dal Fazello. A]
a Guglielmo Montecateno, per fefli
cui diedolo il Re Martino a Contii,
Castello Cavdiere Catanese, che
nel censo del medesimo Prindpe. Se I
poi Niccolo Spedate ai di cui erc4I|
CO
Ut. i
nicu (V. n.) Slagno ad on miglio di
337
CO
0 elo slesso circa dalla spiaggia,
lito però di 2 in.; le di cui acqae
non solamente negli orli inari->
In sale, ma sino al centro, ed ha
lile che quanto sale se ne toglie nel
allrettanto nella notte se ne accre-
nentovato da Plinio nel lib. 31
di l«apo. Lai. Caìida LupL Sic.
Lupu (V. N.) Altrimenti Stagno
Terso i lidi del promontorio Pa-
i Oriente.
Hi». Lat. Caput Cophani. Sic. Co-
li.) Capo nella spiaggia occlden-
resse quello di S. Vito, sotto Erice,
da torre in custodia del lido e detta
>?anni. Prende questo nome dal vi->
le Cofano y alle di cui radici è il
ffouto le di cui acque sono giove-
malattie cutanee.
Bbeira (V. R.) Era una piscina, o
secondo Cluverio lib. 1, cap. 6, alla
fiume Alabo oggi Cantora. Fazello
la rocca, che era ai tempi di Dio^
che oggi diruta mostra poche ve-
la sono queste le parole del lib. 4
ro: Dedalo molto tempo passò appo
ìd i Sicaniy ammirato da tutti per
nza delV arte. Sollevò in quest'iso-
e opere che sino al nostro tempo
no; imperocché presso Megara, con
lioso ed ingegnoso artifizio, fece la
Mmòetra, dalla qìMle il gran fiu^
^fi si scarica nel mare vicino. Af-
flino aver Dedalo fabbricato Colm-
ila fonte dell* Alabo , e Vibio nel
ei fiumi: V Alabo dei Megaresi ,
di Ciri fonte Dedalo dilatata, rese
orto... e la contrada dal medesimo
levastati. Dunque a raccogliere le
eli* Alabo, che per la loro abbon-
evastavano i campi, edificò Dedalo
la. Poiclkè Colimbetra è una pi"
ì un lavacro o un lago in cui
ansi le acquCy e dove può nuotarsi
CO
anche sottacqua; come soggiunge Ci uve*
rio. Ha i testi di Vibio e di Solino ci la-
sciano dubbiosi sul sito di Colimbetra^ se
alla foce ovvero alle fonti; ed io credo po-
tere anche stimarsi nella foce , che forse
angusta essendo non accoglieva le copiose
acque deirAlabo, che perciò retrocedendo
mettevano a male i campi.
ColiMano. Lat. Colesanum. Sic. Culi-
sanu (V. D.) Primario paese nella valle di
Demana, di cui tra le Contee occupa il pri-
mo posto: Golesano altrimenti Yholisano
siede oggi in terreno ineguale, alle radici
del monte Aspro dei colli inferiori di Re-
brode, rimpetto monte d*Oro: tuttavia in
antichi tempi sito in un colle da ogni parte
scosceso verso Occidente, si reputa una delle
Alese, come indica lo stesso nome; poiché
Colle Alesano potè facilmente divenir Cof-
lesano per ellissi di lettere. Afferma Dio-
doro nel lib. 14 esservi state in Sicilia
piò Alese, le cui parole, dicendo dell'Alesa
di Arconide, che sorge sotto Tusa, diggià
recai. Quinci Plinio indicando popoli Ale-
sini mediterranei, credesi trattare degli abi-
tanti della nosta città, come io accennai par-
lando delle Alese mediterranee , e vera-
mente quella che ancora esiste nel vicino
colle verso Occidente, ove gir si poteva per
una sola via da Levante tuttora lastricata,
presenta ruderi e frantumi di antichi edi-
fizii che ci attestano di una antica città. Il
Pirri che con Fazello 1* appella Collisano
falsamente afferma appo Arezio stimarsi
Alesa^ e certamente a buon dritto se Arezio
parla dell'Alesa di Arconide che sorse altro*
ve. Del resto le parole di Strabene si riferi-
vano nelle mie note al Fazello : Alesa città
dei Mandust sita in un luogo elevato ,
è circondata da muraglie e da due fiumi;
il che convenevolmente s* intende del colle
dove giacciono gli avanzi della città, imper-
ciocché questo si comprende nei Rebrodi,
ed é ricinto dairimera e dal Metto o
Monaie. Cluverio stima parlarsi dì Paropo
A3
I
838
CO
aolica duà, di cui fa meinoria Polibio nel
lib. 1, ma il lesto dello Storico si oppone a
Claverio come anertii, e sembra collocare
Faropo Ira Termini Imerese e Palermo ;
stondesi però CoUesano a dodici miglia di
là da Termini. E?n obi dice la torra minala
in quella collina, ayersi a?uto orìgine dagli
aranzi dì Imera distratta dai Cartaginesi.
. Qaella cbe oggi esisto credesi opera dei
Saraceni, nel 1063 espugnata una colla rocca
dal Conto Ruggiero e dato preda ai suoi ;
quinci di saracenico nome, la region Bayhor
rima e perdura Tantica Chiesa di S. Niccolò,
la quale scacciali i Saraceni fìi edificato la
prima nel paese dentro la rocca dal Con-
to medesimo, avendone poi Adelasia, ni-
poto di Ruggiero Signora di CoUesano, fab-
bricato un* altra sacra alla Tergine Assunto,
diedele il luogo principale ; altra noyel»
lamento con gran magnificenza costruitasi,
dedicato ai Principi degli Apostoli, ottenne
sopra tutto le altre del paese il primato;
r antichissima torre del campanile^ un tempo
in difesa dei torraizani ha su d* una. fine-
stra una lapide con riscrizione : mi fece nel-
Vaniao del Signare 1060; sebbene il segno
del numero degli anni chiaro non apparisca
come di presenza avverti, ed esprime forse il
secondo secolo sopra m.; la scala poi dello
stesso tempio, rivolto a Maestro, fu a
pubbliche spese fabbricato 1* anno 1488, e
di molti gradini formato magnificamente
lavorati stimasi degna di ogni ammirazio-
ne: imperocché la Chiesa sorge in luogo
elevato; è la primaria parrocchiale e fu con-
sacrato da Mariano Manno Vescovo di Ti-
voli l'anno 1548, ed è adorna dei corpi
dei SS. Martiri Giacinto, Marco e Basiila.
L* altra Chiesa parrocchiale di S. M. la Vec-
chia fabbricato come dissi ed arricchito da
Adelasia, fu consacrato da Drogone Vescovo
di Squillaci Tanno 1140, e conserva ele-
ganto stotua in marmo della Vergine, ve-
neratissima dagli abitonti. Ha cura di en-
trambe le parrocchie il Vicario del Ve-
00
scovo di Gehli, che vi iiMgna i Preti per
amministrarvi i aacnmenti; ma Mito CUsn
maggiore una oommiuito di M SacerUI
altonde ai divini uiBdi, da evi dipeadoas
altre otto detto Chiese vinori.
Due antichissimi monastoii di nonid li-
nedettini appartongono a CMtmmOj di S*
Maria del Pedale ad un miglio dalto cillk,
con gli onori di Abazta, e di 3. Maria de
BurgUabm col titolo di Priorato a S ■•
Conosce quelto a fondatrice nel USO k
spesse volto mentovato Contossn Adelasia, oé
è oggi raccomandato alto cara di chleiid
secotori; T altro deserto dal 135S è di re-
gio Tributo^ ed ha luogo nel Parlameilii
Fa menstone il Pini dei Minori Conveatmi
costitoiU dal Conto CUiberto Cèiifelles ad
1431 in luogo elevato rimpelto Occidealf^
dei quali oggi rimano soltanto k CUm
sacra a S. Giacomo ipostolo , illustfe |d
sepolcro di Piefro di Gardena , «li
abitozioni dei monaci ; perdoechè cesM
r abbandonarono nel 1102; tnUavto da qtt
sto convento di S. Francesco prende now
una delle contrade deUa dtlà. La fanigli
di S. Domenico da gran tempo sotto il f*
telo dell* Annunziato Nuova si assembri ad
1520, poi sotto quel del SS. Rosario cai l»
ri delia Contessa Susanna Gonsaga ad iJSB
stobiliscesi verso Libecdo. Venne scsiik
nel 1614 un posto ai Minori Sibraialit a
300 passi verso Austro , sotto gli asvid
di S. Maria di Gesù, celebre oggigiifl*
per la strettissima custodto deli*Istitali»'*
stinto perciò nella prorincia ed adsif
Jtecesso, Accolti in prima i Cappuccini M
da gran tempo abitovano i CaraeUiaiii|tÌ
trasferironsi nel 1603 neUa Chiesa di S.1^
ria dei Miracoli, dagli abitanti graatowi
coltivato per una imagìne della aiAtf
Dio, singoiar Patrona dì ColeMne, < ^
si fa feste con gran pompa nel 27 ifA
Le monache finalmento sotto la rcfdi'
S. Benedetto hannosi il chiostro ii * '
conspicuo verso Aquilone, per aiuiùto*»; -
339
CO
ani de Torno dal 1330, che prima
di S. Rocco poi di S. Caterina
una Chiesa, splendidamente vi ahi-
rciò è soprannominata di S. Cate-
contrada aquilonare. Notansi dal
monte di pietà, ed un ospedale,
ne è alcuna menzione nel recentis-
dro: è in vigore un collegio dì Maria
ocazione delle donzelle, fondato da
ipo nel 1140.
ea ammirabile un tempo, nella qua-
asi verso Oriente 1* ampio palazzo
, appena mostra oggigiorno il suo
principalmente dall'anno 1693,
la un tremuoto fu conquassata. La
ran tempo illustre i Conti di loro
e, la Tollero adoma di sale, e di
da consiglio, e di loro nascila
mo Pietro Aragona Duca di Hon-
1527 e luigi Guglielmo Honca-
h di Sicilia e Cardinale di S. R. C.
K Attestano popolatissimo il paese
pielli, talché numerasse 15000 abi-
a nel censo di Carlo Y presentò 828
06 abitanti nello scorcio di quel
nel 1652 cran 3658 i cittadini, e
( si descrissero 689 case, 2087
A loro direzione il Signore che
ì di spada ed occupa il terzo pò-
Conti nel Parlamento , sceglie un
lore, che dà il dritto col Magistrato
le leggi del Regno. L*aria di Col-
sanissima, donde prende nome se-
enni. 11 territorio in lungo ed in largo
Simo in frumento è in vino abbondan-
icipalmente nel cosi detto Calabrese
scato, adatto a cacciare, con copiose
iccresce le greggio, occupato anche
t selve e di oliveti. Vi occorrono
issime le cave di diaspro e di porfi-
lè di queste pietre veggonsi da ogni
stricate le vie.
da CoUeètmo S. Cristoforo Abate
ine di S. Basilio, S. Saba Prepo-
monastero di Aggira appellato il
CO
giovane , e S. Macario fratel germano di
Saba , mentovati nei calendarii basiliani,
ed affermano conservarsi appo'^i Troinesi
le spoglie di S. Cristoforo. Fiorirono nel
secolo X negli ultimi tempi Andrea Hastril-
lo nato da Mario Mastrillo , Governadore
del paese, ed Arcivescovo di Messina;
Luigi Amato che Ciantro della Real Cappella
Palatina di Palermo, Priore di S. Andrea
di Piazza, ed eletto Vescovo di Girgenti
nel 1570, riconosce a patria CoUeMno; Er-
rico Cicero Abate di S. Maria del Pedale:
Michele Sincero Abate di S. Maria del Bo-
sco dell' Ordine Olivetano. Trai Sicoli scrit-
tori notansi dal Mongitore nella Biblioteca:
Illuminato Oddo Cappucino, di amplissima
dottrina, filosofo e teologo esimio^ somma*»
mente ornato di religiosi costumi, ed ad-
detto in devozione primaria verso la Beata
Vergine , del di cui colloquio yicino alla
morte fti^ come aifermano, onorato: Giacomo
Amato, Giureconsulto e Poeta non volgare,
pubblicò un erudito poema sulla vita ed il
martirio di S. Cristina: Giovanni Rustico
Medico e Botanico illustre: Giuseppe Sc-
minara Minore Riformato, insigne appo i
suoi per costumi destrezza e scienza; indi
pel Re Cattolico messo Legalo ai Luoghi
Santi di Gerusalemme , tutto iri ottenne;
presiedette Vicario ai Comizii di tutto V Or-
dine raccolti in Ispagna , e diresse final-
mente la sua provincia; ò mentovato dal
Tognoleto e dal Mongitore: Martino Motta
prestantissimo nella musica , e regolatore
della Cappella Pontificia sotto Innocenzo X
ed Alessandro VII.
È un dubbio degli eruditi se per dono
del Conte Ruggiero sia ceduto CoUesano
a Ranitlfo Maniaci ignoro di Monte Ca-
veoso, marito di Matilde figliuola del me-
desimo Conte; imperocché Adekuia nata da
quelli nel 1120 aveva CoUeMno in posse-
dimento con Ademò, come di sopra si disse;
le quali terre , quantunque quella abbia
graziosamente ricevuto dal Re Ruggiero,
340
CO
essendo stata data in moglie a Rinaldo, fa-
Gilmente può sospettarsi che quel Re suo zio
abbia voluto anche allora richiamarla ai
dritti patemi, imperocché Ruggiero aveva
spogliato di tutti i beni il cognato Ranulfo,
avutolo a nemico. Nacque Adamo da Ade'
lasia 0 da Rinaldo, ed ebbesi in mo-
glie la figliuola dello stesso Ruggiero , e
da costoro prole alcuna non rimase, come
rilevasi dal silenzio degli annali. Pervenuto
perciò Collesano alle roani del Re, conces-
selo poi riraperator Federico a Paolo Cicala
Genovese, Contestabile del Regno nel 1205,
di altre primarie cariche decorato , ed
unito in matrimonio a Speranza Mosca figlia
di Riccardo, ebbesi Guglielmo Cicala nel
1262 Strategoto di Messina, e padre della
nobilissima famiglia in quella città. È del
tutto oscuro chi sotto i Francesi, e nei primi
tempi degli Aragonesi abbia posseduto Col*
tesano a titolo di beneficio. Nel 1305 Fran-
cesco /, Signore di Ceraci , della chiaris-
sima stirpe Vciìtimiglia ebbeselo in titolo di
Contea, per generosità del Re Federico, del
di cui figliuolo Pietro però incorso nello sde-
gno, perdette CoUe^ano colle altre signorie,
e finalmente la vita. Rinvengo perciò nel
1340 Damiano Palizzi Signore di Assoro
e di Collesano , e rifulse Regio Cappellano
Maggiore, Ciantro in Palermo, e Cancelliere
del Regno; ma scaccialo questo dalla Si-
cilia, cedette nuovamente la città ai Venti-
miglia, e Francesco ii di questo nome per
liberalità di Federico HI fu nominato Conte
di Collesano , che lasciò al figliuolo An*
ionio, che avevasi avuto da Isabella Lauria
in secondogenito, ed aggiunse lo Signorie
di entrambe le Pctralic, di Belice^ di Ca-
ronia e d*lsnello; molti benefizii consegui
Antonio dal Re Martino, ma da lui man-
cando, prigione finalmente nella rocca di
Malta, quivi visse sino al Regno di Ferdi-
nando 1: in qual tempo tenne Collesano Er-
rico Rosso, e nel censo del Re ftlartino per
questo ed altri possedimenti dicesi soggetto
CO
alla Curia. Liberato Antonio nel 1415, a
morte vicino, spogliò dei beni Franeeseo
generato con Margherita Peralta, a lui poM
condisoendente » chiamata per testamento
nella successione della Contea Costanza,
che ebbesi figliuola dalla seconda mq;lie
Alvira Moucada. Questa di molti beni Si-
gnora, da molti richiesta, unita finalmeolt
in matrimonio a Giliberto Centettes nobilb-
simo Signore di Valenza, dissalo Contadi
Collesano. Ma Franeeseo frattanto difea-
deva col ferro i dritti suoi, ed oecnpait
paesi, che espugnati non dopo lungo VusfS
dalle regie truppe, furono a Costanzit^ re-
stituiti. Contese poi Franeeseo colle leggi,
ed anche perdette in giudizio, che sforzan-
dosi i successori di lui sotto varii dominii
a ripigliare, vollero appellarsi Conti di Ctf-
lesano.
A Gitiberto decorato di varie supreme cari-
che e della Prefettura di Sicilia dal iH/èm
molta lode, succedette il figlio Antonio ll^
chese di Coirono, notissimo nella miliziani
nelle cariche che esercitò con mollo sflm^
dorè: poi divenendo contrario al Re A1Cmi%
come negli annali si nota, perdette le Sigsè»
rie: quinci Pietro Cardona Maestro Giosi-
ziero di Sicilia, pei grandi meriti versoi
medesimo Principe vien donato del paese i
della rocca di Collesano^ cui suceedellel
figlio Artale Marchese di Padula, doaà
Pietro ed Antonio; rifulse questi CanceUiefl
del Regno di Sicilia e Grande AmnurafSv
Pietro nell*anno 1478 entrò nel possei»
mento , ed ascritto trai Grandi di SpifM
e i Cavalieri del Vello d* Oro , Legato Al
Siciliani a Ferdinando il Cattolico, Cail^
stabile del Regno ed Amirato , valse fV
r isola intera per la somma autorità; ì^
dopo di se Ariate che mori sul fiore, ed ia»
Ionia la quale maritata ad Antonio fif^
gona, Duca di Montalto, divenne mi*« • ^- -^
Pietro d* Aragona e ad i4n/onio, che s* 1*--
cessore del fratello morto senza prolfi*! •"
r ampia eredità dei possediiueoti . 1^
^)^
341
CO
valoria e per allri litoli si distinse;
D moglif Maria di Cerda, ebbesi
figlia Maria moglie a Francesco
\a Signore di Paterno, del quali al-
^striamo i successori.
paese finalmente in 37^, 40* di la*
I in 38^ di longitudine, comprendesi
>marca di Cefalù, conserva il yes-
Uà milizia comunale, sotto Tlstrut-
Termini, cui somministrava 4 ca-
e 70 pedoni. Lo stemma presenta
ihio coronato d'alloro, sedente in
, con sotto i piedi un vaso donde scor-
dio acque^ e che tiene colla destra
lo e colla sinistra un libro (1).
leMno è un eapo-oircondtrìo di 8' classe
icU di Palermo donde dista 4S m.« distretto
di Gefalà donde 14 m. Nella Chiesa mag-
liroprtameDte nel cappellone yì hanno gli
dello Zo^po di Ganci, ed oltre varie ma-
pittare in essa ed in altre Chiese, è sopra
0 oggetto ammirabile il quadro detrai-
gìore in S. Maria del Pedale. Roinarono
* 1767 le antiche Chiese di S. Rocco e della
della Neye, e quella dell* Immacolata
le pei tremooti del iS 15 e per la tem-
1 ISSI, oltre Taboliiione delle piccole
chele , S* Antonio , e N. D. della Gra-
ordine del Vescovo diocesano. Tenne
rmata nel 1853 la Chiesa diS. Giacomo,
i la Chiesa ed il conyeoto dei pp. Do-
nel 1769, riformata ed adorna la Chiesa
istero benedettino di S. Caterina nel 1851
Pn inoltre sostitaito nel 1818 nn locale
io e più decente a quel che precedente-
islea per ospedale pubblico; e si istitai-
I pubbliche scuole nei 1819, primaria una
Mondarla.
astri neUe lettere si serba ancora la me-
ir Arciprete D. Francesco Testajoti e del
iioranni di Maria, Rettore il primo del
ì YescoTile di Cefalù ed ivi Professore di
irto nel 1830, e Taltro nel 1888; entrambi
mi nelle leologiche discipline,
istituito nel 1804 dal fa Mr. Gioeni Abate
ia del Pedale, un legato di maritaggio di
per 25 donselle da estrarsi in ogni anno a
da pagarsi tostochè saranno segniti gli
Era la popolazione di Colletano nel
CO
^ Colli. Lai. Colles. Sic. Coddi (V. M.)
È una contrada nel territorio di Palermo.
Terso settentrione, amenissima per subur<-
bane magniOcbe abitazioni di Signori, ^ille,
orti, giardini, Tigne, oliYeti, fonti, celebre
tra le prime e fatta quasi per delizia. Eb-
besi questo nome perchè giace tra dei colli
e stendesi 12 m. in lungo, -e 6 in largo.
Il palazzo suburbano del Principe di Re-
suttana si ha una parrocchia. Hi passo di
altri per numero ed eleganza non indegni
della città vicina, a non andar per le lun-
ghe (1).
1798 di S875 anime, di 3408 nel 1831, e di 37S8
nel fine del 1858. Estendesi il territorio per sal-
me 8889,478 delle quali dividendo in cultore, 30^
067 in giardini, 23,504 in orti semplici, 4,09« ia
canneti, 46,683 in seminatorii irrigui* 16,808 in
seminatorii alberati, 175,880 in Tignati semplici,
89,118 in sommaccheti, 16,730 in ficheti d*India
186,978 in boscate, 0,860 in culture miste, 3,698
in suoli di case. Il suo maggior commercio di e-
sportazione consiste in frumento, olio, yino, e som-
macco; e dal 87 al 88 agosto ti si apre una fiera
per bestiame e manifatture. Ci hanno finalmente
in alcune contrade del sue territorio, delle cave
di diaspri e di porfido, e sorgenti di acque zol-
furee.
(1) La pianura dei Colli è signoreggiala dalla parte
occidentale dal Pellegrino, in fondo dal monte Gallo
ed anche del monte Belliemi; diyidesi propriamente
in tre contrade: la cosi detta di Sferracavallo che
cominciando da S. Polo ha confine dopo circa e
m. di lunghezza al mare di Sferracayallo; va ricca
di ville per diporto, e principalmente della snbur-
bana casa del monastero del Cancelliere, del pa-
lazzo del Marchese Airoldi* di quello del Principe
di Resutlana do?* è l'accennala Parrocchia, di
quel del Principe di Pandolfina ec Ma il magni-
fico istituto agrario in educazione ed istruzione dei
giovanetti coloni merita attenzione sovra ogni altro
oggetto; il suo fine é diretto a formare agricoltori in-
telligenti e pratici che possano o prestarsi utilmente
air ufficio di buon fattore, o ben coltivare la terra
per conto proprio; a tale oggetto i suoi alunni ri-
cevono tanto r istruzione mentale necessaria a ben
eseguire tutto ciò che concerne la coltivazione della
campagna, quanto una istruzione pratica per av-
vezursi al lavoro manuale. Dà comodamente ri-
cetto a 88 oonyittori studenti, a due sorregliatori
342
CO
ColomlMira (V. N.) Capo nella spiaggia
australe, cosi appellato dalle colombe che
Yi nidiQcano ed altrimenti Braccio^ cui so-
che fon viti comune con essi^ • «d an direttore; oltre
le fCQole, la cappella, e quanto si appartiene alla
edacazione morale ed istrattiva degli alunni, mo-
strando lo spirito coordinato e sistematico del fon-
datore e la ralenzia dell* architetto Antonino Gen-
tile. Di ordine dorico-sicolo ergesi semplice e
maestoso portico, nel di coi meizo scendesi nelle
stame inferiori doT'è T abitazione dei convittori,
poiché in volendosi dare allo edi6zio quella gravità
di forma e proporzione che a tal maniera di archi-
tettura si addice, seppesi talmente combinare che
il solo piano superiore esca dal livello del terreno,
restando il primo piano al di sotto della linea di
terra: ai lati del portico apronsi due ampie sale
per le lezioni, fornite di macchine e di tuttoché
alla agraria scienza si abbisogna; al di cui ingresso
sovrasti una iscrizione che ci addita la fondaziono
dello stabilimento, ed il nome dell* anidre di esso.
Alia fMtnoria
Di Carlo Cuttone
Principe di Cattelnuovo
N,^ a SO settembre 1736 H* a 29 dicembre 18Ì9
Fondatore di questo ginnasio
Eloquente conq^endio
E testimonio solenne
Di virti* cittadine
Che le lontane generazioni
Sapranno onorare.
Inauguralo il 16 novembre 1847.
Rimpetto in marmorea medaglia è scolpilo il ri-
tratto deirimmortal fondatore: il quale lasciò erede lo
stabilimento della sua vasta erediti; però con varii
legati che venendo estinguendosi vi saranno incor-
porali. É da aromirarvisi parimenti una collezione
dendrologica, che possiamo affermare essere unica
in Italia, e ciò sia detto in onore dell' ottimo di-
rettore del ginnasio prof, D. Giuseppe Insenga, che
aveva cura di formarla, di ben disporla, e pubbli-
cavane un catalogo encomiato principalmente nei
giornali tedeschi; oltreciò un ricco semenzaio
ed un orto secco. £ ricinto il fabbricato da 7 sai.
di terreno di sua pertinenza, piantalo in amena e
gaja villa in sollazzo della gioventù studiosa. Oltre
procedendo incontrasi il villaggio di S. Lorenzo
con una Chiesa e varie graziose case per vil-
leggiare. D* ivi a tre miglia si perviene alla
terra di Tommaso Natale, con una Chiesa par-
rocchiale, e di U ad un miglio alla terra di Sfer-
racavallo, dove sono varii e deliziosi casini e ville.
CO
Trasfa la torre d'ispezione VigHena e so-
no attaccato duo piccole cale appellate Ca^
nalotti. Gli è presso una salkia» cognoaù*
abbondante in Bcheli d*lBdii od diTeti« • dialairta
S m. da Palermo. La contrada di Mondello «ap-
partiene eziandio al territorio dei Colli; la stria,
gono a destra il Pellegrino » a sinistra il iMBle
Gallo coda degli Ericinl che sia qtd la lai|o
ordine si stendono , ed atlargaaai eoi caspi dai
Valdesi dov'è nnaChieu parroocbialaaallèlagìa-
risdizione del Cappellano maggiore > fondata wà
1799; a piò del Gallo e nella punta che ad mare
si stende , è un piceni gruppo di case che fw-
mano propriamente il villaggio di Mondello, eJ I
mare sottoposto abbondava usa Tolta in tonai, b
questa contrada merita attenzione sopra ogai alM
la villa della Favorita che a S3 gennaro 1799 pai>
sava dal Barone della Scala D.Giaseppe Lombare
a S. M. il Re Ferdinando, di unita a sai. 1. 8. S.S,
di terre indi ridotte a flora. Il graziosiasimo easin
è fabbricato sul gusto chinese , fiancheggialo à
due scale a lumaca; nella stanza inferiore da bill
sono moltissimi quadretti ad acquarello che rapf»
sentano costumi campestri ; la stanza da lede I
bella per ornamenti di dorature e disegno ; i a-
volieri sono tutti ammireroli perchè di coilHl
pietre, e principalmente tre che presentano ìanBè
di marmoreo tondo , perfettissime pietrìfianfll
deodriditiche, di ceppo una, dei rami le altre te
La villa sottosta ole è molto bella per la bimni
disposizione dei bossi«non lungi dalla quileéatf
gran vasca signoreggiata da una copia dell* Ereill
Farnese. L'ampio territorio incorporato dal Be Ftf"
dinando I al suo casino era tutto piantato a hem^
ed abbondantissimo in caccia^ in sollazzo di Isi di
in ciò sommamente spassavasi« or diviso io nM
colture a proGtto: stendesi dal principio dc&fil
che mena al villaggio di S. Lorenzo, pia ia U Al
palazzo del Marchese Airoldi, sino allaspiiflM'
Mondello, donde presso al caseggiato sUkiM
una estesa palude abbondantissima di sqniiil'F'
sino alla terra dei Valdesi e ad impedire U ìsCebM
dell* aria che nei tempi trascorsi tra vagliiTiffll
genti, vi s'introduce Tacque del mare, erìM
intanto la perdita dei pesci con degli ìnfeiàt^
appositamente nelle imboccature impoiti*
La contrada di Malaspina sita alle Me al
monte Belliemi, è rultima che compone ^^^^
rio dei Colli, ed oltre varii palazzi nirali di Si0^
si ha l'amplissimo Deposito di mendicità, ekei
nel 1835 quando il Governo era intese a
vare la cìtli dal funestissimo morbo da cw
343
CO
IO Hceoj ed indi segue la foce
di S. Croce. Ad uà miglio circa
0 nel ncìno colle è una fabbrica
li pietre quadrate sostenute da
Merio dipinto appellata dai tor-
ma dubbio un magnifico vetusto
Lat. Co^inbaria. Sic. Cu-
^ N.) Grotta non discosta dal pro«
leUo stesso nome, descritta dal
questo modo ; era dipoi una
r grotta^ al di aopra aperta ed
niro la quale urtando i flutti
DO» ammirevole epuma solleva-
producevimo un rimbombo al
iole, cAe udivaei per un Sto m.
e ehe poi Tenne a sterminarla così
e. Fra la misore di preeaoxione sani-
Itata qoalla di raecogliere IMminento
accatloai, che nadi e sudici popola-
non ostante il nomerò dei reclusi nel
si poveri. Ecco intanto istituito già il de-
mdieità per donne povere, nato senza
e sema regole, ma eoi tempo fa quella
lite dettate. U taalaggio ottenuto fece
laiderio di teder perpetuato «no atabi-
circostanse straordinarie aveaa fatto
a subito e di un modo affatto precario;
ezzi dai Deputati^ col sovrano rescritto
% issa fa costituito il titolo fondamen-
ntodimendieità. Non si credette allora
•ifidare k cristiana educaiione delle
icbe, se non cbe ad nn corpo di so-
la, che sotto r istituto di S. Vincenzo
t>Uiscesi nei dipartimenti di donne ad
I atti di pietas in educarle alle arti eco-
nodo le norme del S. Istitutore, a «or-
e nad^i di famiglia ed abili manifat-
lè uscitene prenderan marito, con un
ppresta lo stabilimento. Datane la cura
s Principe di Patagonia lungo sarebbe
I grandi vantaggi che vi procurò; in
e costituisce oggi colla vicina casa detta
!ra dove anche oltre il corpo donnesco,
Iberga di mendici uomini, una grande
leficenza in tutto ammirabile.
Ili la parte più amena del territorio di
iilissima , e ohe appresta grandi ele-
nmercio alla città.
CO
Ma nel 1SS2 dalla forza deW urtante ma*
Tepik impetuosamente battuta^ erotlò nelle
sue viseere.
CoioiiUMirau Lat. Colombaria. Sic. Pa-
lummara (V. H.) Un tempo Plejade. Pic-
cola ìsola 0 scoglio nel porto di Trapani
adjacente da Austro» alla parte estrema del-
la città, con una rocca m unitissima e quasi
inespugnabile, sin da antichi tempi fabbri-
cala e ristorata allieta del Fazello. Stima-
no essere un'antica torre opera dei Tro-
iani, che con Enea in questa spiaggia ap-
prodati, i luoghi vicini occuparono; perlo-
chè r antichità di una qualche cosa volendo
gli abitanti esprimere, dicono comunemen-
te contare gli anni della Colombara di Tra-
pani. Re assegnano altri la fondaiiotte ai
Cartaginesi, dove affermano aver quelli col-
locato un faro, quando scacciati 1 Greci e
i Sicani da Trapani, occuparono la città.
Narra Zonara di Numerio Fabio Console
Romano, aver insidiato nell* assedio di Tra-
pani r isola e la rocca Calandra i che
avevano in prima occupato i Cartaginesi,
mandate nottempo delle truppe^ che ucciso
il presidio la tenessero: ciò udHOj soggiun-
ge, Amilearef eoi mattino contro quelle ei
partì, alle quaU non potendo Fabio apprje-
etare tguiù Trapani medesima assalse. Di
ciò poi atterrito Amilcare, si raccolse den-
tro le mura; Fabio indi occupò Colombara,
e r angusto frapposto spazio palustre uni
con argini al continente, acciò piii facile
r oppugnazione riunisce. Occuparono i Ro-
mani Colombara^ sotto il consolato di Lucio
Metello e H. Buteano Consoli. La rocca
riparata da Sergio Riccioli per comando di
Federico II, poscia per cura del Vicerò Gio-
vanni Vega di nuove mura e baluardi mu-
nita, presenta un'amplissima cisterna in
conserva di acque, delle artiglierie, ed
bassi im presidio con un Prefetto. Sta di
fronte alla fortezza S. Francesco della città,
dalla quale è divisa per un 400 passi di di-
stanza, e domina gli scogli vicini. La torre
Ui
co
. fa un tempo DoUUtata dalla' dimora di Co-
stanza moglie di Federico tlt, quando da
AragooB venula in Trapani per ordine di
Guidone Tentimlglia Prefetto della città,
che allora tulio potefa, iaibito lo sbarco,
acciocché alio sposo non si unisse , quiri
per alcuni ^oral dimorò, come negli An-
nali si nota.
fìtrtombe (Isole delle). Lai. Colum-
banuH iatula. Sic. Isula di li Palumml
(V. H.) È piccola, e nel medesimo trailo
di mare, cosi appellala dalle colombe sil-
Testri che In gran copia Ti nidificano, o
secondo altri dalle cofombe della Venere
EricEna; donde anche si ebbe il nome la
già deicrilla Cohmbara.
tlmlonnu. Lai. Colamna. Sic, Culonna
(T. H.) Torre nella spiaggia aquilonare ap-
presso TermÌDi, tra la rocca di S- Hiùcolò
e la foce del fiame della Hiiicia, o di Ponte
rotto. Sorge sovra tnsormonlabilo rupe, in
coalodla si della sottoposta spiaggia , che
della Tla di terra, dove sono anguste foci.
Oeloane. Lat Columnae. Sic. Culonni
(T. R.) Houle colle nel territorio di Sira-
cusa, appresso il fiume Anapo, dove an-
ticameole il tempio di Giove Olimpio, di cui
ledonsiesìslenli due colonne, donde prende
il nome 11 poggetlo, ed occorrono ovunque
dei ruderi. V. Olimpio.
coMcta (V. M.) Honte nominalo da Gia-
como Adria, detto da altri jlmòferi, sopra
la valle del Fico, appresso il territorio di Pa-
lermo, verso il di cui vertice è una cava
di marmo rosso.
CenUano. Lat. Comiatmm (V. H.) Ca-
sate un tempo nella Signoria di Girgenti,
soggetto a Mariano Capizzi con Diesi, Bo-
cale, Ragalmici, ed altri feudi, I quali ul-
timi nel censo del Re Martino dicesi di ap-
partenersi ad Antonio di Bonito, ma non
vi si fa alcuna menzione di C^omiono.
c<»BKlcbl«. Lai. Comichium. Sic. Cu-
micchiu (V. M.) Casale un tempo mento-
valo dal Faaollo, sotto il collo dove slava
CO
Aerislla. Era soggettò al Confi di Caltabd'
lotta; Antonio Ima dMelo ad incelo Ai-
Mano da Sciacca, da eoi eonproHo i»
dreoUa ÀWaia; se ne h memoria mI di>
plomi di GugHelOM I deD'ano IIM.
«•KiiM. Ut, GoMtew. ffle. CralH
(V. n.) Isoietla tra Kalta e Goio, dedaM
Saraceni iremmiMie. Ti Ita an le^« «U*
tallone, come vedete da Testata, a ilaHri
da meati di piombo e di creta da paci
rinvennti pei quali dedacevuid le aeqw:
o^giorno Intanto & muiilla di TaUda kr>
leua fabbricata nell'anno IStS pe^oidha
di Luigi Tignancourt gran Maestro di lisll^
In custodia del porlo. DI qnà colle sm» |
tiglierie, di là in Goio gli of^osU I
nel luogo che appellano Mugglùm, i» J
pediseono affatto ai nemid 11 passeggia, il J
eludono ogni sfono. Il terreno delreMi |
ferace ed appresta biade di ogni |
Si ha 4 m. di circuito, 330 passi hi I» J
ghena, 60 circa la largheua.
Cluverio nel Ub. 2, cip. 18. forlMiadl J
tra MaUa e Gozo H giace un'itolelta Mi 1
vo^ormenfe Cornino. Sndm sMerM* I
lo l'antico nome ntAISiU cioè EfaHl, I
e «e ti rendi in latino futcania. l'Mf 1
rario delle ùofe: te isole Matatha, ft I
itia e Falaeron; cosi cerUutenle ti f^ f
esemplare neUa Spagna, delle fwifl
prime eorre$ti in quetto modo:
MaUa, Efeelia; indica poi U aito itemfl
tra voce dovere indicar Goio. Forse n
appellala Vulcanla , percbi ebbe q
volta vomitato fuoco sotterraneo: imp«rM
attestano alcuni le Isole medesime eM"!
siale antichi prodotti vnlcanici.
CeMlMtio. Lai. ComiMttui.Skff^
minoUu(V. N.) Pib piccola isola Miandlo, ii
vero scoglio attjacente a CoaiAio. a
da Malta e Geco.
CMMlM. ut. YhamiMtm, Sic <
(V. K.) Paese ricco e popoloso, «1 «
di Conica, parie un tempo drlLi n '
di Modica, e sito perciò verso le r*r>>*
343
CO
l'isola , in terreno quasi piano ,
amili colline come soYrastanli da
rao, ed indi Ragusa e Chiaramente
te. Gli diedero il nome attuale i
e gli antichi Siracusani 1* origine,
fermano Tolgarmenle esser nel lue-
Simo seduta Casmena colonia dei
li nella xxxii Olimp., lo che cor-
con innumercToli monumenti e
i al di dentro che al di fuori nel-
1 Conte, alle Perrere, nella contra-
dere, intomo al Castello, ed in al-
i campi, doTO occorrono altred
ieri; certamente come chiarissimi in-
limostrano esservi da gran tempo
tazione, ed antica città ayere oc-
nel terreno. Ed essendo stata non
Camerina altra colonia degli stessi
ni, Cosmetui, do?e i Gcmoriy cioè
di quella Metropoli» scacciati dai
doè dai plebei, si raccolsero, non
Jle roine di Camerina sorgendo
no Comiso, l'affermano, daconget-
lando, sostituito a Casmena. Avver-
UTerio nell'Itinerario di Antonino
lipsiana ad 8 m. oltre Gela, stimò
e! paese, che ora aUe foci dello /p-
ìel fiume di Camerinaj tolgarmer^
l Comièo. Altronde la contrada Cal-
0 certamente marittima, ed è men-
d medesimo Itinerario che descrive
brezzo sul sito della Sicilia: Ca-
lice^ appelliamo Comiso^ dov'è co^
na fonte. Fazello finalmente, non
Idotta alcuna ragione, come avverte
rio: a qveetOy a Chiaramente cioè,
a einieira ComUo paese di no*
Mcenico ad 8 miglia^ imigne pel
i Diana appo gli anlichi celebrar
wo che Mmano eèsere siala que-
metui, errano affollo. Altrove poi
lalmenle quesla Siracusa in pò-
1 accrebbe, che poi i Siracusani t
Sicilia fabbricarono; Acre, Co-
Camerina, ed Enna^ delle quali
GO
Aere cerlamente in monti nevosi^ Casmene
poi in piano. Nò però indica il luogo di
Casmena, sebbene a Palazzolo stabilisca
Acre. Del resto collocano altri quella al
territorio di Scicli, il che a suo luogo trat-
tiamo.
Ad antiche mentovate costruzioni sovrap*^
posto Comiso in terreno ad Aquilone incli-
nato, verso il medesimo punto si ha una
porta, donde ai terrazzani è la via alle
primarie città dell* isola, del nome di S.
Biagio, di cui vi è una bellissima statua di
marmo. A questa porta sono vicine fabbriche
di antico castello, sulle quali oggi è costruito
il Palazzo del Conte. Quinci la magnifica
Chiesa del medesimo S. Biagio^ ih quale si
è il principale tutelare del paese, che di*
visa in tre parti è ornata di colonne di pie-
tra e della cupola. Né lungi di là spicca il
tempio maggiore del titolo di S. Maria del-
la Stella, di scultura elegante ed ampia,
e la cupola non che le forme interiori a
pitture, ad oro, a stucchi, con ricche e niti-
de sacre suppellettili; gode sola di dritto par-
rocchiale, è fornita di un collegio chiesia-
stico in cui dairanno 1641 mantengonsii
Canonici, poiché loro assegnò le congruea*
ti prebende il Conte Baldassare; fu unta
secondo il costume dell* olio santo, e de-
dicata da Asdrubale Termine Vescovo di Si-
racusa; finalmente ne ò in costruzione un
esimio prospetto, ma presenta oggidì la sola
parte inferiore. Segue a sinistra il fonte di
Diana di cui Fazello ^liffusamente scrisse,
ed abbonda di tanta copia di acqua che
parte scorre per comodità dei cittadini in
doccio di bronzo , parte in grande abbon-
danza in adatto ricettacolo per purgare i
pannilini. La piazza commerciale non ne
dista, ed è adoma di convenevoli e ben pu-
lite case di privati cittadini; a destra sorge
un ritiro di sacre Vergini con decente Chie-
sa sacra a S. Giuseppe ; vi si professa
la regola di S. Teresa^ e sebbene ristrette
ne sieno le rendile, risplende tuttavia per
A4
346
CO
fila, eostami, e edesU rieeheiie; se se ri*
porta la fondaiioae ali* anno 1619 per <qpe-
ra di Pietro di Palazzo» che lo costitoi per
accogliere le donzelle poyere. Altro ceno-
bio sotto lo stesso istituto , * dedicato alla
Regina del cielo {Regina CoeU), ricco, né
meno insigne per pietk, riconosce la sua ori-
gine dal medesimo Pietro sin dal 1619, ed è
Terso Occidébte ri? cito. Entrambi gli edifizii
sono circondali da orli assai spaziosi, dove
si osservano avanzi di antichi bagni. Su
dolce poggio nel centro della città sorge
r antichissima famosa Chiesa di S. Maria
Annonzìata, in cui dalFanno 1645 un coro
di dodici Canonici coir Arddiacono attende
ai sacri uiBdi; 20 altari minori si hanno
sacerdote proprio ; ri si riuniscono quasi
800 frateUi sotto il Ulolo del SS. Rosario:
gli edifizii presentano un'antica forma, e
la principale porta si ha impresso Tanno
1591, nondimeno le inteme pareti con
decoro ornate risplendono, l'apice del cen-
tro da ogni parte agli occhi si presenta,
il prospetto e la tórre superbamente or^
nati; dedicolla con solenne pompa il Ve-
scovo Matteo Trigona, i pii fedeli Tarric-
chirono di entrate e di sacre sappellettiii.
Tra questo tempio ed i sudelli monasteri
siede l'oratorio di S. Filippo Neri, con de-
cente e magnifica Chiesa, con delle stanze
eccellenti pei preti congregali, fabbricato nel
1618 a proprie spese dal detto Pietro di
Palazzo, confermato poi da Urbano VII!
Rom. Pont, ed arricchito di privilegii. Yer-
«0 Levante vedesi un collegio di Maria per
educar le donzelle presso la Chiesa di S.
Giuseppe^ opera di Tommaso Blundo. Ver-
so Ponente presso i confini della città, è
il convento dei Minori Osservanti sotto il
titolo di S. Antonio di Padova, la di coi cam-
pana fusa l'anno 1314 mostra avergli dato
i primi auspicii di sua fondazione il secolo xv;
secondo CagHoIa vi abitarono un tempo
i Conventuali : contiene la Chiesa del me-
desimo convento una cappella pel Signori,
CO
in cui il sepolcro del Conte Gaspare Na-
selli è degno di attenzione. Finalmente i Mi-
nori Cappncchii, nei poggi poco elevati va-
so Mezzogiorno si raunavano nel M14. Rdla
stessa contrada ergesi la Chiesa di S. Maria
di Monserrato cui sono atteeeali ediIsH di
antico convento in rovina e di ordiM
incerto. Verso Settentrione Aiori la paria
osservasi il tempio di S. Maria del Canada
coi ruderi del convento delT ardine meie-
rimo. È dentro la città lo spedale per||i
infermi poveri con una GUean sacra aUi
Purificazione di Maria con conveoevele rea*
dita. Finalmente altre sei Chiese mineri ss-
no destmale a coltivar la pietà nei cillaAri.
Si comprende Cami$o nella eomarea di Ori-
tagirone, sotto la militare prefelinra di Sci-
cli : i chierici obbediscono al Veaeoie i
Siracusa, ed al suo Vicario; an Parroco oh*
neficiale veglia alla cara delle anime; I
Magistrato è annuale, ed a cenino del Cia-
to, di cui fa le veci il Governatore. B kh
tiiissimo territorio somministra biade d'afri
sorta , rino, olio , flrntti , canape » per cri
provvede ai bisogni degli aUtanli, egrcgit
mente nutre le loro greggio edanneali,c
larghe rendite conferisce ai Baroni. La M-
brica di carta presso la ripa del fiume ck'èh
prima istituita in Sicilia, è ammirevole per
le varie macchine a ruote, e pel magaici
edifizio. Sulla vetta della collina, sottscri
un giorno sorse Camerina, e dall'altro tm»i
sta il paese, è un antico tempio sacre ali
Vergine, frequentato dalle genti cireoniidM^
dove solenne festa si celebra negli ii
di agosto. 11 numero delle case sotto CmIi
Imperatore fu di 643, nel 1595 erano ItS
gli abitanti , e nel seguente secolo leci^
do il Pirri 1S76 le case, 4A33 gU abiWi;
6ia dai regii libri nel censo deiraaae a^
desimo leggonsi case 122S e 4371 aUMfi
nel 1113 erano 2226 i fuochi, 7402 gì iM»
tanti, che di recente 9145. La longitndlBii
di 38% 15*, la latitodine di 36% ST.
Finalmente illustri cittadini fan cekkrefri
347
CO
ipio. Pietro di Palazzo fondatore del -
Orio di S* Filippo, promotore di en-
I i monasteri, di cai fu Proposito a
omatissimo di virtb degne di eccle-
^y e nelle sacre scienze istruitissimo,
nel 1630. Mansueto Cocuzza dell'or-
de! Cappuccini, Francesco nel secolo,
SSimo per umiltà, obbedienza, tempe-
, semplicità, singoiar divozione yerso
rgine , assiduo nella preghiera , da
1 molti doni arricchito, volò al cielo
146.
mo Signore di ComUo fu Berlingkeri
lòera, verso la fine del secolo xiu e
pio del secolo seguente, come dai re-
regii si rileva, che poi da lui comproUo,
D U prezzo, Giovanni di Chiaramonte
vate nel censo di Federico II, e che
atosi nemico del Re fu spogliato dei
dei quali donato Pieiro RegiOj da
eeotò, donde un ii Pietro, la cui figlia
ede AnfUiHa maritossi con Niccolò
:lio, portando Comiso in dote; da co-
lacque Pietro, che visse sotto Martino,
et registro dello stesso Principe nel
occupava Comiso con Modica Berardo
pera, cui successe Giovan Bernardo,
»tto Alfonso Tanno 14S3 avuto ilprez-
raze 300... vendette la terra e la for-
0 la torre di Comiso a Periconio
H Signore di Mastra ; succedette nel
il figlio dello stesso nome, e per cui
lato Periconetto, donde Baldassare,
wsò Isabella Hontaperto, con per dote
io di Diesi presso Girgenti. Gaspare
i loro figlio colla moglie Giovanna
rto generò BaUUusare ii, il quale
iiovanni de Vega capitano delle armi
inato alla difesa della Valle di Maz-
soddisfece egregiamente alla carica.
aUassare prese in moglie Antonia
i dei Signori di fiume Salso, e lasciò il
raspare di età minore, e che di 12 anni
ise nozze con Beatrice Aragona, e
ino 1571 per beneficio del Re Filip-
CO
pò II nominato conte di Comiso, impetrò
poi facoltà di fabbricare un villaggio nel
feudo di Diesi, cui die nome Aragona. Bea-
trice alla morte di Gaspare che lasciò di
due anni il figlio Baldassare, passò a se-
cónde nozze con Giacomo Saccano Signore
di Casalnuovo e di S. Pietro, donde nac-
que Antonia Saccano, la quale fu data in
moglie a Baldassare, e come erede del pa-
dre divenne Signora di Casalnuovo. Nac-
que Luigi da questa coppia , primo Prin*
cipe di Aragona, di cui altrove dimostrerò i
meriti; divenuto marito ad Eleonora Carri-
glio generò a Baldassare, il quele Cavaliere
del Vello d*Oro, esercitò con onore le
veci del Viceré imperversando la guerra
dei Francesi; del pari supremo Prefetto ed
Istruttore dell* esercito; finalmente iniziatosi
nel sacerdozio verso i principii di questo
nostro secolo si morì, lasciato dalla sua
moglie Celidonia Fiorita e Tagliavia il figlia
Luigi, da cui e Margherita Branciforti, nac-
quero Baldassare r di questo nome ed
altri. Morta Margherita s'incorporò Luigi
alla chiesiastica milizia, e lasciò al primo-
genito le amplissime signorie, il quale adi*
bito in varie principali pubbliche cariche,
seppe con sommo splendore commendarsi,
imperocché fu Pretore di Palermo, dei 12
Pari del Regno, legato di Sicilia al Re, Ca-
valiere di S. Gennaro, Maggiordomo Aella
Regia di Napoli, e Consigliere, rifulse poi
Presidente del supremo Tribunale di Si-
cilia; mori in Parigi nel 1753, e le spo-
glie di lui trasferite in Comiso, nella Chie-
sa maggiore sono sepolte. Ebbesi ad erede
con Laura Morso figlia d* onore della regina
r erede Luigi r, Grande di Spagna, dal ga-
binetto del Re, Centurione dei Custodi del
Viceré , cui Stefana Morso Principessa di
Poggioreale oggi é unita iu matrimonio.
Ricevei poco fa un esemplare di antica lapi-
de scritta in Greco, trasmessami da Comiso,
che di errori caricato da qualcuno dei Gnosti-
ci 0 dei Basilìdi» forse fti dato alla luce da
348
CO
Marco Efesino delta stirpe dei Basilidi , non
che si conosce dagli occulti caratleri che
sono in fondo ed altri qaà e là per epigra-
fe, ma perchè circa il fine del secondo ver-
so ben chiaramente si esprime il nome
ABPA0IA, che volgarmente leggesi negli
Amuleti e nei Talismani dei medesimi ereti-
ci. Gli Gnostici travagliarono la Chiesa nel
secolo III, e direi perciò verso quei tempi
scolpita quella lapide, onde ci ò argo*
mento verso questa epoca con molta ce-
lebrità essere il nostro paese fiorito (1).
(1) Gomiso é attaalmente an eapo circondario di
S* classe in proYÌucia di Noto donde dista 47 mi«
glia rotabili, distretto di Modica donde SO m. ro-
tabili, e poi 59 rotabili, 9t non rotabili da Palermo,
9 rot 37 non roL dal mare affricano doye dicesi d|
Pouallo. Per effetto del R. Decreto del 1S37 si apri-
rono nel 1847 due strade regìe, ana per Ragusa
altra per Vittoria restate incompite per mancanza
di mezzi: fi compi però nel 1853 ana strada in-
tercomunale cbe unisce Gomiso a Chiaramente.
Cominciossi nel 177S il magniflco tempio di Maria
Annunziata portato a termine in questi ultimi
tempi. L* antica Chiesa della Collegiata anche sotto
il titolo della Annunziazione fu eleyata a Parroc-
chia nel 1817. In conseguenza di disposizioni go-
Yernati?e ebbe origine nel 1845 un monte agrario
che dipende dall* Intendente che scieglie due de-
piitHti,cheper 2 anni lo amministrano col Sindaco
del Comune. Il prestito si regola secondo la quan-
tità dei frumenti che ci hanno; ed il modo è l'u-
suale. La incendiata cartiera di proprietà del Prin-
cipe Aragona fu nuoyamente costruita a spese del
proprietario nel 1825. Poi nel 1834 il bel fonte
nel centro del comune fu abbellito di ornati ad
intaglio, e cancelli di ferro ali* intorno. Un teatro
comunale si apri nel 1842 diyenulo per la molto
eleganza di sommo onore al comune, e piantato
un orto botanico nel 1804 di grande utilità e leg-
giadria, L'aria è buona, come anche buona e
^astante l'acqua. Contava Comiso nel 1798 una
popolazione di 10445 anime, di 12670 nel 1831,
e Cnalmente di 14432 nello scorcio del 1852. Esten-
desi il territorio in sai. 2099,727, delle quali 4,099
in giardini, 15,503 in orti alberati, 23,403 in orli
semplici, 1,460 in canneti, 24,176 in seminalorii
irrigui , 752.856 in seminatorii alberati , 327,712
in seminatorii semplici, 371,786 in oliyeti, 93,455
io Tignati alberati, 145,777 in boscate, 2,336 in
CO
ComlM (UMorale del). Lat. Plaghe
CalviHamèj Me$apotamio , Pkigereù tire
Cymbae. Sic. Pr^a di la Gooiisu (T. H.)
Si ha dair Itiner. di Antonliio : ab Agri-
genio per mariiima loca ^yraciiati M.
paè$. cixjuii. DaedaUo xwnu PIMU r.
Eefugio ChaUs xmi. Plaga JTeMpoto»
mio xji. Plagareo^ me CywUHtB xnif . Jk*
fugium ApoUine xi. Plaga Syroeueiè nm.
AfTerma Clu?erìo dover intendersi per pto-
gas, e Refugia (come si ha nel testo) dh
more ovvero asiù nel lido, appartenófiri
al territorio delle terre medesime, deBi
quali i nomi registra. Per DedaUo infiuUi
intendesi dal medesimo il castello da DadA
costrtiito; PUnlis prendesi per Fintia, ddh
qaale altrove dirò : Refagio di Cale fé
vicino asilo di Gela; CaMHana; esamk
questo un paese , secondo Quverio, alb
fonti dell* Ippari, volgarmente Comi$è,i
lido del territorio di Jomiso o Gomiso svi
la Plaga CalvirianUj altrove stabilii di l^
sopotamio, per essere stata ona posa Mi
fiumi Ippari ed Oano poco tra se disoMi»
poiché in latino ilTesopokimio suona Mi*
ramnium, cioè tra due fiumi. Plageree #
Ctmòe finalmente credesi da Claverio il fiU
di Ibla Erea , poiché nell* esemplare M
medesimo llinerarìo ed in altri luoghi legfi
Ibla il Surita per Cimbe. Ha nuomneiii
qui avverto sugli Itinerarii, per viiio d^ |^ '
amanuensi esser ricolmi di mende, edi^
pena potersi apprendere i siti legiUioiAf
luoghi, dove principalmente i nomi sitf ^
corrotti. È a lodare certamente il Q^ L ;■
culture miste, 3,869 in tooli di case. Il ii0 sf^
gior commercio di esportaxione consista "• *J
in Tino, in carU ec. Nella seconda éimmà»^
luglio, occorrendo la festa di 8. Biagio, afiw
fiera di 9 giorni, per bestiame , tessuti, té m
merci; altra per la festiyiU di S. ElisibHUaj
novembre durante 8 giorni, stabilita eoa tm
spaccio del 1813, per bestiame eaiandio,
ed altre merci : altra finalmenta per éut
in Pasqua di aeturretìont, per solo
349
CO
vedette ali* emenda^ ma alcuna
smente la cosa gli ridonò.
i'LaU ComUinum. Sic. Curomi-
Piccola terra nella yalle di Gir-
>yissima fondazione, fabbricata
), al tempo di Pietro Carrera,
egli stesso, e decorata poi del
Dcipato. Si giace nel territorio
nome sotto il colle CumatinOf
ipo era un castello tra Grotte ed
lupando un terreno declive Ter-
mo. La Chiesa maggiore sotto
el VescoTO ò sacra ali* apostolo
Appartene?asi un tempo Co-
ÀbcUej per fellonia dei quali
10, fu data a Guglielmo di Monr
iche fellone, nel 1391 se l'ebbe
do Principe Foriunio di Cor
le commutatalo dopo due anni
0 Arezzo Razionale del regno,
i consenso del medesimo Re,
^aternò, volgarmente Giarrtiia.
i agli Orioleéy donde toccò ai
(e era Signore nel secolo scorso
llaeeraj fondatore del villag-
di cui figlia dicesi erede Carlo
i cui comprolla Michele Gra^
f2, e si disse nel seguente anno
Comiiini con rescritto di Car-
1 in moglie Albira Perremuto^
ori Emmaiwéle poi marito ad
etani. Michele loro figliuolo si
dei genitori; 1* ottenne perciò
fratello di EmfMxnuele nel 1707
trìmonio con Antonia Gravina:
ichele loro figliuolo, cui è mo-
a Gravina; rifulse Inquisilor del
Palermo, commendato per som-
1 costumi, e grandi meriti. Cor-
nitini ai medesimi gradi di long,
ragona, dalla quale poco è di-
suso del 1713 portò 208 case,
, che ultimamente furono com-
. U territorio non soltostà certa-
CO
mente per fertilità ai vicini campi di Ara-
gona e di Grotte (1).
ConeHeo. Lat. CùiichtUB (V. H.) Lago
mentovato tra gli antichi da Licofrone nel-
l'Alessandra, che fu nelle parti della Si-
cania, imperocchò il poeta nomina Conekeo
con Trapani , Erico, il seno Longarico , Io
stagno Gonusa, ed i campi dei Sicani. Stima
Cluverio dei laghi Borangio nel territorio
di Girgenti e di Bissona, di sopra de-
scritli, notissimi per varie meraviglie, ma
nulla ardisce affermar di certo. Appo gli
altri non ò menzione alcuna di Concheo.
Goa«r4^ Lat. Condronum. Sic. Cundrò
(V. D.) Terra col titolo di Principato sita
in un poggetto ed in una valle, verso Libec-
cio, sopra la sinistra ripa del fiume Noci-
to, la di cui Chiesa parrocchiale dedicata
a S. Maria di Tindari, nella diocesi di Mes-
sina, sotto la cura di un Sacerdote, ha suf-
fraganee S altre minori. Abitano i frati
di S. Francesco di Paola in luogo pib ele-
(1) fi ao cornane io proTineia distretto e diocesi
di Girgeoti da cai dista 8 m., circondano di
Grotte donde dm. e 66 da Palermo. Ti si con-
tarano iS35 abitanti nel 1798, poi 1017 nel 1831,
e 1059 nel fine del 185S. Costane il territorio di
sai. 1084,845, delle qaaU, 0,587 in seminatorìi
alberati, 1081,875 in seminatorìi semplici , 1,784
in Tigneti semplici, 0,048 in cnltare miste, 0,047
in sooli di case. HannoTÌ moltissime solfatare,
delle qoali quella di Jannazii distante 16 m. dal
mare, e quella di Ifintina posseduta da D. G io-
ranni Gramitto che ne dista 18, non sono soggette
ad inondasione ; le altre però tì sono lotte sog-
gette per le acque sorgÌTe;oioè 11 oella cootrada
Mintine distanti 19 miglia dal laogo deirimbarco,
8 di Maodrazsi , e le 8 di Balata liscia che oe
distaoo 18 m.; altra di Mandrazai, le due di Cro-
cilla, equeUa di Feliciache ne distano 16: le due
di Coyello stretto, e quelle di Rametta, Sinadro,
Stretto, e Sfondato a 19 m. dal luogo deirimbarco;
le qoaU ultime con queUe di Mintine danno uno
zolfo di 3* qualità, di 8* le altre, fuorché quella
di Crocilla, e quella di Felicia che lo hanno di pri-
ma. Presso U monte Castellaccio non loogi dal
comaoe, sgorgaoo delle acque solforee.
350
CO
Tato costiluiti dal 1650 dal Barone sotto
gli auspici! del S. Patriarca. Riconosce orì-
gine il paese nel secolo xiy, indi nel li08
nel censo del Re Martino dicesi di pertinenza
dìholda Scalisi^ dalla quale passò a iVtc-
cola Caslagna ed ai PoUchini eredi di lui.
Nel 1421 per beneficio del Re Alfonso, Gio-
tanni Bon/lglio Milite prese Condro che ai
suoi un tempo si apparteneva, ed ebbe a suc-
cessore il figliuolo PietrOy cui Filippo^ donde
BemardOy dai di cui successori rettamente
sino al 1637 trasse origine Francesco^ che
appellato Principe di Condro da Filippo IV,
prese in moglie Antonia Honcada, la quale
gli partorì il figliuolo Paolo Bonfiglxo che
fu Maestro Razionale; a lui ed a Giulia San-
tacolomba nacque Franceèto primo Mar-
chese di Leone Vago, che con Cornelia Lan-
cia generò Pietro^ ultimo delia famiglia Bon-
figlio^ Principe di Condro , imperocché a-
vendo generato con Eleonora del Pozzo e
Cirino i figli Paolo^ e Felice^ e quegli unito
in matrimonio a Vincenza Natoli e Russo,
nessuna prole avuta, essendo per qualche
tempo vissuto, entrambi di pestilente lue
caddero nel 1743, lasciala Felice erede, che
vergine essendo ^ unita in matrimonio
a Federico di Napoli e Moniaperio portò a
questo in dote la Signoria di Condro; gode
del dritto di spada, profTcrisce il xxxv volo
nel pubblico Parlamento del regno, e segna
i Magistrali. Erano 300 le case sotto Car-
lo V, ed 845 le anime; nel 1652 le case 267
ed 813 gli abitanti; nel corrente secolo 238
le case, 694 gli abitanti, che ultimamente
847. Comprendesi Condro nella comarca
di Milazzo ed era soggetto airistruUore di
Palli. Sta in 39'' 10* di long., in 38'' 15* di
lai. (1).
(1) Il comune di Condro comprendesi in prò-
yincia distrello e diocesi di Messina da cui dista
Si m. , circondario di Milazzo donde 7 miglia.
L'estensione territoriale è di sai. i74«i74, delle
quali difise in culture^ 1 1,905 in giardini, 4,097
in canDeli, 14,041 in •eminatorii alberati» 5S,883
CO
ConterrABa (V.H.) Credesi quelli mpt
circa il promontorio di S. Vito dal resto
della montagna squarciata, a meizo m. dal
lido. Afferma Giacomo Adria esser qoin siali
un tempo la città Conierrana^ che dicesi dal
volgo ruinata da un tremuoto e dal mare
assorbita.
Cono (••) (1).
CoatoMA. Lat. ComUisèa. Sic. Cuntta
(V. H.) Paese situato in un terreno quasi
piano alla riva sinistra del fiume Battici^,
non lungi da Bisacquino ; ebbesi origiie
nel 1450 sotto 1* antica roc€a del colle di
Calalamauro, come attestano i nostri storici.
Greca gente che abitava da gran tempo li-
siri Casale di Hazzara , abbandonatolo fri
si raccolse sotto gli auspici! di Caterina Ctf*
dona Contessa di Chiusa, pose le fondaMih
ta di nuovo villaggetto, che in breve leapi
si aumentò. Quinci sotto Carlo ImpenM
conlavansi 68 case , e più di 300 anse;
neir anno lii del secolo seguente erano fN
in 2S3 case secondo il Pini , sebbene «^
nissero nei regii libri 183 case, 753 lU-
in «eminatorii semplici, 40,817 in pascoli, U,ni
in oliyeti , 27,743 in TÌgneti alberali , 50^7 il
vigneti semplici , 2,962 in castagneti , i,i91 il
boscate, 0,115 in suoli di case. Esporta Wao, A
e castagne. Ne ascenderà la popolaiione nei ÌT^
ad 834 , a 760 nel 1831 , e Gnalmente a Mi «i
declinare del 1852.
(1)8. Cono è un sotto-comune riunito al eo
S. Michele, in profinciadi Catania da cai dista ^^
distretto e diocesi di Caltagirone, circondario £V^
bella, a 138 m. da Palermo, appartenentesipei^*'
al principio del secolo xix alla yalle ài IW*
alla diocesi di Siracusa. È sito in io
appartenevasi col titolo di Marchesato alia
Trigona dei marchesi di Floresta, ed ebbe i
datore Ottaviano Trigona nel 1784. Il
abbondantemente irriguo si comprende ia m
piantate a vigne, ulivi, e ficheti d'India,
nel suo nascere soli 400 abitanti, or a?
752 nel 1831, e sinora a 901, i quali veogoast
nello spirituale da un Vicario curato. Il
commercio di esportaiioDe eonaiite ii
ed in vino.
^""^
_ *
351
CO
1713 eonlaronsì 522 fuochi, 2070
be altimamente 24S2. Compren-
ssa nella comarca di Gorleone,
e la Prefeltura di Monreale sotto
vano Ì5 saoi fanti : Ta com-
I Contea di Chiusa, ed è sog-
escoTo di Girgenti. Va tuttavia
reco e latino, e si ha una Chiesa
[e sacra alla Vergine Annunziata
di entrambe le Chiese. Fecondo
ne ò il territorio, ed i suoi Si-
Dno il xxYi posto nel Parlamento,
redi dove dicesi di Chiusa e di
•bbtttato r impero bizantino e rim-
yalor degli Ottomani, il saperbo Amo-
riyolse net liSt le terribili rae armi
erria e T Albania, e Gioyanni Castriota
ra allor tagli Albanesi, ebbe a cedere
Iroja capitale del suo stato, e lasciare
id Amorat i quattro suoi 6gli maschi;
1 forono di lento yeleno morti, ed an
ne Giorgio serbato al destino dei fra-
) nella corte e nella religione di co-
lomtnato Scanderberg che Tale Alea-
>re. Distinguevasi tal gioyine per la
si portamento e deU*animo, e perciò
ito abile postolo il Saltano col grado
al comando di cinqae mila uomini,
> il sao valore nelle primarie batta-
licate cogli anni le prove della sua
Iella più grande perizia nel goerreg-
» dei più esimii capi dell* esercito mus-
ché su di esso area veduto Amorat la
speranza per noyelle conquiste che sui
itaya: non eransi dimenticate intanto
Castriota le antiche rimembranze, che
I ritornare alla fede avita, e nutriya
I sullo assassinio dei fratelli. Varie
l'agevolarono, ed egli ad eseguire il
I il destro da una disfatta in cui AH
Delia vinto dagli Ungheri comandati
Giovanni Coryino Uniade^ rimase pri-
iché preso allora il comando delle
landola a gambe eransi saWate , dal
el Bassa fé' spedire a nome del Sul-
le al comandante di Croja con cui pre-
segnare allo Scanderberg la citti: que-
TÒ , syelossi ai concittadini , ne fu
e proclamato sovrano. Inferocito Amu-
I
CO
Contesse. Lat. Camitièèae. Sic. Cuntissi
(V. D.) Municipio di Messina verso Austro
in DramOi eh' è pubblica ampia via da me
rat per uli tranelU, mandate a quella volta tre
numerose armate, vennero poste in fuga da un
pugno di Albanesi guidati dall* invincibile eroe ohe
sparse il terrore sin dentro i domini! del rio Sul-
tano: ìQOOO fanti 60000 cavalli ritornarono tem-
po dopo capitanati da Amurat e cinsero di as-
sedio la città ; Scanderberg molestò con 18000 dei
suoi da un'alta montagna la formidabile bandiera
ottomana» ne entrò sino nel campo, ne distrusse
le macchine da guerra, ma al fin dei conti non po-
tendo il deaole opporsi al potente, richiese da Al-
fonso Re di Sicilia e di Napoli, un rinfono di
uomini e di vettovaglie che tosto gli fu apprestato,
e cosi yide levarsi l* assedio; il Sultano tal cre-
pacuor ne ebbe che ne fu spinto al sepolcro.
Per le turbolenze poi dei baroni e gli sforzi non
mai acquetantisi degli Angioini, veniva agitato il
trono di Alfonso , e Giorgio memore dei soccorsi
avutine, spedi tre colonie militari comandate da
Demetrio Reres, e soggiogati cosi i rivoltuosi, ebbe
il Reres in ricompensa la elezione a comandante
delle Calabrie , ed uno dei figli suoi per nome
Giorgio innalzato al grado di Capitano, fu in
Sicilia spedito per tenervi presidio contro le
scorrerie degli Angioini come si rileva da un
r. diploma del 1* settembre 1448. Tal guer-
resca colonia fermossi un biennio nel castello
Bisiri tra Mazzera e Marsala a custodire le spiag-
ge occidentali, toltasi però ogni tema d'invasione
angioina, abbandonato il castello, venne nel 1450
a fermar domicilio negli stati di Caterina di Car-
dona siccome nell* autore si accenna , scegliendo
ad abitazione il feudo di Contessa dove sorsero
delle case ed una chiesetta in nome della Madonna
Annunziata.
Repressi gli sforzi novelli di Maometto II suc-
cessore di Amurat, non ostanti deserzioni suc-
cessive, fu trai turchi e gli albanesi una tregua
perfetta. Moriva intanto Alfonso il magnanimo, suc-
cedeva al trono di Napoli Ferdinando Aragona di
lui figlio naturale, e nei regni di Aragona e di
Sicilia Giovanni suo fratello. Ribellaronsi allora
alcuni baroni di Napoli da Ferdinando, chiamando
al trono il pretendente Gioyanni d'Angiò figlio
del vinto Renato, che sceso in Italia fu ricono-
sciuto dai ribelli e da molte province del reame.
Il Castriota che fu sempre per la casa Aragona,
spedi rinforzi nel 1460, accorse egli stesso nelle
352
CO
altroTe menloTata. Prese nome da tre ma-
trone messinesi, Violanta Palici. Eleono-
ra Precida, e Beatrice Belliftori, le qaali
anno legaente, sciolte l* medio. 4i Barletta dorè
era confinato Ferdinando, e con tale impeto arto
le bandiere angioine, ohe il duca potè appena tal-
rar la yita precipilotamente tar ana trireme, e
dietti Tinto il Piccinino al duca di Milano. Si rete
allora in Napoli Ferdinando intieme collo Scander«
berg, dorè questi una corona d'encomii rìceTette, e
Ferdinando regalò tolte le troppe AliMneti, atte-
gnando al Sire e dai saccessori di Ini in qualità di
feudi, Trani, Siponto, la rocca di Monte Gargano
col tempio di S* Michele, ed il castello di S. Gio-
Tanni il Rotondo. Profittando Maometto dell' as-
senza del tuo nemico, estese i confini degli slati
suoi, ma le sue mire erano rìTolte a quella Alba-
nia che ayeta roso il cuore del padre suo, ed era
l'oggetto di una yendetta che attenderà occasione
di sfogare: fu aytisato del ritorno di Giorgio ,
onde sperando coglierlo airimprortiso senza chic*
der rottura di tregua, infadeta T Albania con un
corpo di 10000 uomini capitanati dall' esperto Si-
nanem: accaniti furono i contrasti, la colonia si-
loia fondatrice di Contessa accorse in ajnto, la
fortuna fu come sempre contro il Sultano costretto
a leyar l' assedio dalla capitale. Castriota poco dopo
renderà lo spirito a queir Essere che cosi yaloroso
e sublime ayeyaglielo largito, nel 1466. L'elogio
di lui Tien parlato dalle medesime sue gesta. Gli
Osmali intanto incoraggiati da tale catastrofe piom-
barono sull'Albania, doye incontrarono pel corso
di 1t anni gagliarda resistenza, costretti a rito«
glier r intrapreso assedio contro la capitale Croia.
Ma il Saogiacco Matel tempo dopo ayeyaT onore
ili infelicemente espugnarla ed inalberanri sui ba-
luardi il fatale yessillo della mezza luna abbatten-
done la croce, date però dagli assediati le più
grandi proye di pazienza e di yalorla da emulare
i patimenti che avea sofferto l'ebreo nella patria
oppressa dalle aquile romane.
Gioyanni figlioolo di Giorgio e suo successore
se le caiende della patria fosser perdurate felici,
rifuggifasi nel regno di Napoli, seguito da yarie
famiglie, le quali antivedendo la rovina della loro
patria presero sin dal 1467 a passare in Sicilia,
regnando Giovanni d'Aragona. Fu in quel dato
tempo la terza venuta degli Albanesi nel Regno
di Napoli, e la seconda in Sicilia, nella quale eb-
bero da loro origine Palazzo Adriano, Mezzojnso,
e Piana dei Greci. Scampando rimasugli di gente
frattanto dalle mani del vincitore, scampando alle
CO
perchò meglio ai difini offidi si dessero, la-
sciata la città, dopo la morte degli sposi dis
erano Conti di Sicilia, ìtì staMliroM stana,
earnefieine ed ai wiMacri, rtitAwmmà ad «aire ai
loro compatriota ridottiti in StcOisu Eraso tiaqae-
tU emigrati qoegU AUMiieti Kairìoa feodaleridi
Gontetta nel 1450, i quali arendo di già filetMls
come ti ditte, ora rettitoiti ia Sicilia, ita Tuairaas
con altre nuoTO famiglie angli tuti dei Cmétm
PeralU, concretando l'affitto dai daa tedi <
G»ntessa e di Serradooio pel cono di boto md,
e prima di spirar questo lenpo oltaaaaro i mpi
della gente da D. Alfoaio la eoaceatioaa da
due feudi per dritto di eapitolaaioae, par k qBdi
ti ebbero accordato permeato di rioootraira 3 «•
tale di Gontetta da loro abbaadoaato, giadi
il privilegio loro accordato ad agli lalarmari
dal padre di D. Alfonao : parlodiè nomiadi l
formarti il paete nel 1450 • ai anara i btB»
me Chieta, di S. Niccolò di Blira, cIm por It m
elegante arcbitettura di ordiaa coaipoaila e fta-
piezza, fu costituita tempio aMggiora; allia
cala alla Madonna della Gramia dalla
della Fayara, ana alle aaima taala , aaa
a Maria Immacolata ed a S. Eocoa» la ^aalt caé*
UU nel 1774, fu riedificaU a apeaa dal Taais
foraneo Sac. D. Filippo Lojaooaow Appefla 3 aa>
atro Autore erroneamente dalla 8. Aaaaaatlill
Chiesa maggiore, poiché sebbene era qaifi sili»
camente quella dei Bisirioti tolto aa tale ti^i.
poi fu intitolaU la novella a S. Niccoli di Mia
Fu dunque dai nuovi Albaneai fonnato Ulaaii
il novello paese, da dorar venire ammiaiilfsis à
un Capitano e da Giurati naturaU del caoiis»
desimo, senta che nessun ealraneo poteas sanf
carica, secondo la connata capitolaiione f ìnatj
abitatori di lo ditto casali non siaao teaatis
angaria, e che lo capitano e jorati di ditti arf
digiano essere di In ditta casale), il cbsn
per molto tempo, sin quando vi si ii
i Latini dei circonvicini paesi, ai quali,
rendo in gran numero, venne il bisofaod**,
ministrarsi i sacramenti secondo il profrìidii
non ostante T uniti della religione; U chs fèll,
sorgente di mille quistioai trai due dsrì isMaj
di giurisdixione, alle quali flaalmenltàè
sto termine con reciproci accordi,
rò la supremasia alla Chiesa Greca.
Servaci un tale interesaante episodio ptf
scere la venuta delle colonie greco-altea*
Sicilia; ad averne poi materia più estesa,
il magnifico lavoro sol cornane di Coatiai
353
CÙ
a saBte opere, sino alla morte
i giorni. La Chiesa parrocchiale
^rotetione dell' Immacolata Con*
B6 Lojacooo donde moltinime oooo»
IO attinte.
di GonteiM fa fondato alle falde di
>lline che dominano un amplissimo
saontes oomprendesi nella provincia
leUa diocesi di Monreale.dal 1S45, che
irtenera a quella di Girgenti, oltre on
eco che Tolle istituito il Re Perdi-
r ordinazione dei chierici di quel rito»
di G>rleone^ nel circondario di Bisa-
i SS m. dal capo-luogo della profin*
capo distretto» a 5 dal capo-circon-
lal mare africano. Salubre è il clima
abbondante il territorio di acque prò-
9 soTraatanti colline. La gente ascen-
10 17SS a soia indiyidui , diminui-
ino al ISSI» e noTellamenle anmen-
nel ine del 185S; addiconsi princi-
agricoltora» ma tengono inviolabili
nrincipii della nostra agraria. Com-
^aato territorio in saL 7895,705» delle
in orti semplici» 0»934 in canneti»
•je» 5Si9»51S in seminatorii semplici»
pascoU» 30,S55 in oliveti» 74»! to in
liei» 1,851 in sommaccbeti^ 8,643 in
ia» I3»e87 in alberi misti. 405,534 in
)8 in suoli di case ; vi sono cave di
li gesso e piriti di rame, ed a due mi-
une sopra un'altissima e deserta rupe
ar osaervansi le vestigia d* un castello»
una conserva di acqua in buono stato;
anche gli avanzi di un casale» detto
1 privilegio di Guglielmo II del 1185.
ommercio di esportazione del comune
Tane» olio e vino» e con real decreto
irò 1845 si è accordata V apertura di
era di bestiame edì mercanzie pel di 8
per gli animali» e dell* 8 ai 15 per le
imo bsciare innominato trai cittadini
un Hiccolò Ghetta rettore del Semi-
in Palermo ricordato graudemente pel
i« per la bontà, per la Glantropia; lasciò
luir albanese dialetto» un vasto dizio-
voro di etimologie , storie dell'Epiro
donia ed altre cose» che conservansi
ella biblioteca del seminario greco In
arte presao gli eredi*
CO
cezione, eon campanile. Altrimenti dicesi il
borgo CaUspera in greca voce, come altesta
il Samperi. Nella Chiesa un antichissimo
quadro della B* Vergine, e in somma vene*
razione alla gente , che attesta lascialoYi
da marinai greci (1).
Coatniieriilo^Lat. ConMemius (V. M.)
Colle nel terrilorio di Bivona, a 3 m. da
quella ciltà, dove credesi un*0(cculta miniera
d* oro. Alle sue radici verso Austro è una
fonte, le cui acque naturalmente salse asciu-
gansi neirestà in sale. Luca Barberi ri-
porta varii Signori di Contubernio sino
al 1515.
coBwieiiMN Vedi Barrafiranea (2).
(1) AttesUno il Sacco e T Ortolani nei loro dizio^
narii della Sicilia osservarsene nella parrocchia
un bel quadro di Polidoro da Caravaggio» ed il
primo attesU esservi due ospizii»uno di Paolotti » Fel-
tro di Francescani. De il territorio una mediocre
raccolta di vino» di olio e di seta.
(8) CoNTicufo. — • Convicinum o Gomtchinum.
U Pre. Dionigi da Pietraperzia nella sua msa. eia*
borala storia dì Pietraperzia» suppone essere vissuta
in Caulonia o Petra sua patria un cotal saracene
di nome Kan o Kane» che aveva delle possessioni
non molto lungi da Petra, ed in un punto medio fra
r antica Caulonia e Convicino. Crede egli » chn
il piccolo castello abbiane avuto il nome da Kaii
vicino , cioè castello vicino al latifondo di Kan;
se non che è da pensare che la esistenza del Sa*
raceno Kane non é provata con irrefragabili docu-
menti. La etimologia di Convicino é velata da una
qualche oscurità» ma è sempre vero che Barra-
franca esiste nel luogo dell' antico Gonvidno» ben*
chò pift estesa dalla parte del nord-esL Seconde
il nostro autore il largo centrale di Barrafranca
corrispondeva alle estremità dei feudi Sfornino,
Bucciarria» Torre, e Tardare (vedi Barrofrafica];
ma chi reca rocchio a ir attuale topografica iitua-
zione del paese troverà che il largo centrale oc-
capa quasi una estremità dell' ei'feudo Torre.
È nondimeno ad avvertirsi che erra il Gav. Fer-
rara» nella sua storia della Sicilia antica e moderna»
ove dice che l'aria di Barrafranca è insalubre» e
scarseggiare il territorio di alberi» di ulivi e di vi*
gneti» perchè il genio agricola degli abitatori di
quella comune sa ritrarre dal territorio di Gon-
vicifio tatto che è necessario alla vita. Fra gli
45
354
CO
tmw^m (?. D.) Dai latini SterquUbOum
(conserfa di letame), n lido di Taormina
verso Settentrione e Greco, intorno al
qoale vedesi emergere tutto die fti sommer-
so da torliine nello stretto di Messina. Stra-
bone nel lib. 6. Moslrasi anche CaHddi po-
co prima della eiUà nello eUretlOy profon-
dUà prodigiosa^ nella qwde i boUori del
Faroj per la nalwa del luogo^ inghioUono
i roveèciaU naidgìi;... idi cui frammenH
eiammonianoalUdodelierriioriodlTaor-
Mbuij che da dò dieeH Copria o leianugo^
ne parla io stesso il Fazello; dista quel lido
30 m. da Messina.
CoMOBiABA (Y. M.) Luogo mentoyato
nell' Itinerario di Antonino, tra Piazza e Gir-
genti, dalla qoale dista 13 m., e 12 da Cai-
lonianoj che stabilii di sopra a destra del-
rimera meridionale. Erroneamente collocalo
il CluTcrio alla sinistra ri?a del fiume Agra-
ga, imperciocché questo scorre avanti dalla
città dello stesso nome; crederei dunque
piuttosto essere slata un tempo Corconiana
alla sinistra del fiume di Naro o presso
Ravanusa. In alcuni esemplari per una G in-
direttamente posta notasi Gorgonianis.
Corieone* Lai. Corico. Sic. Cunlgghiuni
(V. M.) Città del regio demanio , molto
famosa, nell* occidentale regione dell'isola,
ad altra non seconda tra le mediterranee
decorata del titolo di Generosa , occupa
quasi il meuo della valle di Mazzara, alla
sorgente del Belice, dista da Palermo verso
mezzogiorno 24 m. Credesi da Cluverio
r antica Schera, o dalle sue mine risorta.
Era nota pria dei Saraceni , e fu da co-
storo di due rocche munita, dal Conte
Ruggieri racchiusa trai confini della dio-
cesi di Palermo, da Guglielmo II però di
quella di Morreale per dono dell* Arcive-
scovo di Palermo nelle cui lettere appel-
•UbnimenU che onorano Bamfraoca Iuttì para
il Collegio di edocuione deUo dooselle orfane »
fondito dalU famiglU nonfimro e Mewina , ed
aperto Tanno tSM.
00
tasi Castello , ed addetta a partieobr Si-
gnore. Essendo Federico I Me di SidGi
ancor nelle bade , Ita dai Saraceni 8a^
diegiata, ma da ona novella colonia d
Longobardi sotto Oddone Ctmenaa^ per
indulto di Federico Re ed Imperatore rama
1227, Ita riabitata e resa più rleen e po-
polosa. Fortificata validamente ^ resisieis
a|l*assedio dei Francesi, I quali vi perdsl-
tero il fratello del comandante Bnamo,
ucciso con una pietra da una dommirt-
to quelle mura. Dicesi die nel 1282 de
stata dal Senato di Palermo dldiiarate secl^
ed onorata della presensa di Federico DL
Martino I nel Parlamento tenuto in Ski-
cosa registrò Cotieoiie tra le dtlà deaM-
niali, ma poi la concesse a Catrado Ifm-
ratto da cui trovasi richiamata nd
del 1406. Dichiarasi capo delta
Dice Faiello che nd 1SS6 le case ddtadBl
essendosi aperto il sodo, rovesctarono di
dalle fondamenta, imperdocchè sorge ia|i^
teCorleone su dolcemente dedive coUImcIi
sovrasta un campo piantato da ogni pai
ad alberi amenissimi, ed in parte so impili
fianco dello stesso colle, e presenta nm
Maestro come un anfiteatro, chiosa dt I^
vanto e Mezzogiorno tra due asprissiM
rupi, sulle quali poggiano doe liuleiis, k
pib alta ddle quali tra* propri! mderi n^
volgesi , r altra quasi intera è oggi do^
nata alla custodia dei malbttori. Soao a-
Cora in piedi le muraglie che sorgono icfli
Greco, ove magnifica porta presenta Vit^k
so, altrove osservansi però quasi dimak
colle loro torri. Lungo ta porta coiri^^mt
ampia e retta via, che conduce a Itfp *
spaziosa piazza circondata dalla priacffA
Oiiesa, da una decente casa preloriiiit't
molte case di nobili elegantemente corife
te; quinci apresi in alto altra via ietti #
fiale a salirsi. Tutta ta dtli è di q«*
due strade dirisa da altre mdliisiacM'
versate , ed ornate di sacri e ciifli tf
fizìi. La Chiesa maggiore riataorala dil
«- i
355
CO .
olla torre del campanile sita nel
la citlà f sollevata con dei gradini
iizioni prende il nome da S. Mar-
>?o, ed ò insigne per un collegio
di 24 Canonici , il cui Primate
> esercita i parrocchiali uiBcii;
in culto singolare il cittadino
S. Leo-Luca , la cui festa cele*
solenne pompa il primo giorno
Ha filiali altre 36 Chiese tra le
aneggia quella di S. Pietro, dove
strano anche i sacramenti, e le ai-
addette a congreghe di laici, e
ir fomentare la pietà dei cittadini.
> di S. Domenico stabilito dal 15...
mo sorge con elegante Chiesa; è
> quello di S. Agostino, i di cui
rincipio raunaronsi a 3 m. dalla
Bartolomeo, dall'anno poi 1330
mura il novello convento ediflca-
0 il nome del S. Patriarca e
ome attestano gli annali di quel-
1 Vescovo diocesano, conservan-
drittì proprii, assegnò un luo-
melitani ; e credesi che la loro
Qonti a pria del secolo xiv, impe-
èrmano che il convento del SS.
sia stato fondato per opera di
». I Minori Riformati di S. Maria
al 1539 occuparono il convento
igo tempo possedevano gli Osser^
stituto medesimo; ed i Cappuccini
» la loro casa fuori le mura, in
ggio di amenissima veduta, verso
ti 1570. 1 minori del terz* ordine
0 la Chiesa di S. Maria delle Gra-
orità di Matteo Monlesano Priore
ibitante in Palermo^ e ciò nel 1618.
re risplende la casa di S. Filippo
ata verso la fine del secolo zvii.
tà sorgono eziandio due monasteri
ito di S. Benedetto, uno sotto il
Maria Maddalena, a mezzo miglio,
istaurato per munificenza di Gu-
giacchè volgarmente se ne crede
CO
fondatore 8. Gregorio Magno, ed è nobile
pegli ediflzii, ricco di rendite, di sacre sup-
pellettili, di buon numero di monache ed il-
lustre per la disciplina; Taltro sotto il titolo
del SS. Salvatore fondato dal B.Alberto Car-
melitano quasi dal v secolo risplende per
gli esempii della pib stretta osservanza; a
questi un terzo se ne aggiunse il più re-
cente, dentro la città, sotto la regola di S.
Chiara che porta il titolo della Vergine An-
nunziata, anche esemplare di monastica per-
fezione. L' Orfanotrofio delle ragazze è sotto
la cura del Magistrato; lo spedale ò affi-
dato alla compagnia dei Bianchi; vi sono
due Monti di Pietà, uno per provvedere ai
bisogni dei Sacerdoti, altro pei cittadinÌ4
Amministra le cose sacre un Vicario del-
l'Arcivescovo di Morreale; attendono al
civile il CapUatio^ i Giudici con dritto di
armi, un Pretore e quattro Curatori coi
Sindaco, i quali scelgonsi da nobili fami-
glie, ed occupano il xui posto nel Parla-
mento. Lo stemma presenta un leone che
alTerra colle unghia un cuore. La milizia
comunale di 33 cavalieri e 110 fanti rico-
conosceva l'autorità del Prefetto di Monreale,
Usano gli abitanti l'idioma lombardo, che
ricevettero dai primi ristoratori. Il registro
sotto Cario V recò 1353.case^ 6118 anime,
poi furono 2639 le case, e 8902 i cittadini
nel 1552; nel secolo corrente 1808 le case,
7055 le anime, che computaronsi ultima-
mente 9066. Il territorio stendesi amplis-
simo sotto la città, adatto alle produzioni
delle biade, agli oliveti, alle vigne, a giar-
dini , e di alberi da ogni parte fecondo ^
vestito di erba, di ortaggi, di pascoli, nò
disaggradevole a cacciare. Un celebre fonte
nel feudo dei Giumenti emette delle acque
dal mese di marzo a settembre, e secca del
tutto nelle altre stagioni dell'anno. In S.
Maria delle Vigne la detta Acqua Sonia leg-
gierissima^ ha facoltà purgativa, e adoprasi
a varie malattie dello stomaco con profitto
di salute. Ha larghe ed abbondanti scaturì-
856
CO
gioni f eraó il Terdee deUa città , dov* è la
Cliiesa di S. Maria, formano il fiume dello
stesso nome, che neU*inyerno accresciuto
scorrendo rode alcuna Tolta il sottoposto
suolo, e dissolTO le radici su cui siede Cor-
ieona; vedesi quinci fenderd la terra e
nuotare gli edlBzU. Il fiume di Frattina ed
il Sankifano che con quel di Corleofie sca*
ricansi nel Belice, accrescono la lèracitk del
medesimo territorio. Tocca la dttà il 37^
di lat. il 37* 55' di long.
Uomini illustri.— S. Leo-Luca che fisse in
Calabria, traTagliando i Saraceni la lucilia,
e diresse santamente in Mola il monastero
deir ordine di S. Basilio, dove depose il suo
llrale, chiaro di già per Tarli predigli, e di
aante opere onusto, è come io dissi 11 pa-
trono della patria. Bernardo Latini di umile
nascita, laico cappuccino, uomo non Tolgare
per altissima contemplaxione, per ammlrabi*
le penitensa, per dispreuo di se medesimo;
«simio per la carità Terso Dio ed il prossimo»
illustre per marafigliosi Tìsioni, antlTeggen-
te infine di molti OTenti e della sua morte,
placidamente fini di TiTCre nel Signore il
di 12 gennaro 1667 in età di 62 anni; ne
è pubblicata la Tita. Giuseppe laico esian-
dio del medesimo ordine, di portentosa asti -
nenia , di altissima povertà , celebre per
relRcacia d'insistente orazione, spesse Tolte
consolato dalla B. Vergine Tlsibilroente ap*
parsagli , e ricreato di flredda bcTanda
nel punto della morte che in Girgentì gli
aTTenne nel 1380. Arcangelo di Girolamo
e Paolo Foresta dell* ordine dei Minori Os-
senranti, chiarissimi per innoccenza e san-
tità di vita, dei quali le opere lasciò scritte,
testimonio il Mongitore« Michelangelo di €or-
leone del medesimo istituto. Martino del-
1* Ordine dei Minori GonTeatuali , somoM-
neate caro a Federico 111, da cui fu spe-
dito legato per la pace a Giovanna Regina
di Rapoli. Antonio Sanano monaco di S.
Martino e I^ore, pubblicò le storie della
dtlà dai primofdii sino ai snoi tempi;
I
CO
nominato finalmente Abaie di S. Maria di
Campori presso Firenie» ivi piamente cosn
aTca Tissuto si mori. Protasio Abate dct
risUtuto OliTctano di S. Maria del
Tigilantisslmo Visitatore in SkdXbi^ e
mente Abate Generale di tolta la Cengia
gallone, mori nella patria irfeno di
nel 1606. GerTasio e GlrolaaM
altresì Abati OliTOtani. Giacmno GoMo^e
Tincenxo Fermatura, Yicarii ddln dtoearii
Morreale, Tacando lasede- Tineenao Ga|pM
Regio Cappellano , Abate di S« Angela i
Brolo nel 1607. Bartolonieo Altarllla Giadki
della M. R. Curia sotto Federico m, da cri
fu spedito legato al Pontefiee, ai Piiacl|i
di Aragona, ad .altri, e finalmente a 6i^
Tanna Regina di Napoli nel ISIS, Ita 8^
re di Cannicattini nella falle di Rote, fi^
Tanni Naso dotto ed erudito, preceUmedl
Lucio Marineo, e secretario nel Senato i
Palermo^ pubblicò un poema aiilla
Mia delle cose, lasdò un laToro
costumarne della dttà di Palermo,
supplemento alle noliiie di Scobari
cose di Siracusa, ed altri mss. Fiorila Mi
1417 Mariano Maringo chiarissimo Ginree»
sulto, che fece di pubblica ragione i libri ai
Kio della M. £. Curia Sieola. FraaeM
di Amore dei Minori Ossenranti, iUi
nella sacra eloquenza; Giuseppe di lirdÉ(
esimio poeta; Serafino dei Minori BifonMl(J
notissimo per le sacre spedizioni nelnpi
del Messico, e per la descrizione delle |i^
rincie medesime; Simone di Girotan^i'
poetici studii nominato; Talerio IUbm ^
sofo e medico non Tolgare : tutti mait^
dal Mongitore nella Biblioteca sicoU (f^
(1) CorieoM è attMlMcalc ■■ capo-Mii*^|
i circoadtrii toggelti, e cooipraatoi ■dlir'*'^
da dì PìiknMsda coi dìtU Si B..eMlli "
ài MorrMle. n tnnpio maggiort fa mMkf^^
Tarìi oraasaBli frtfiato mI IS4e« aifcèbi
• la tpata arogala dal nar. ìk, Laolaci
casi aaclM la émm CImm et & AgoUiat t
Raadia Ciana ricaalimila cea Baratta ilili
357
5.
CO
Lat Cometom. Sic. Carneta
(Y. R .) Casale un tempo soggetto ad Aggira.
t0ltoBÌeo« di pUsUei ItTorì amate alegantemanta;
BOB più esìsta però nna Chiesa dedicaU al martire
8. Cristofaro che era sino al 1818» e raotica de-
Licata a S. Rocco minò ioteramente nel 1845» ed il
aiamlacro del tanto consertasi oggi in an altare deUa
Chiesa di 8. Maria della Misericordia. La casa dei Fi-
lippiBi con rannessa Chiesa fii nel ISSO da qnei preti
cantressa in Collegio di Maria. 11 monastero di 8. Ma-
ria Maddalena di monache benedettine» fabbricato
Balla parte settentrionale della città per core del
FoBt. 8. Gregorio Magno nel Ti secolo» crollò nel
Ittf , perlochè ritiraroosi le monache nel sodetto
collegio aia quando nel ISU» fabbricatosi un mo*
aailaro botcIIo contiguo alla Chiesa di 8. Rosalia»
iraBneio ad abitanri. Pericolante essendo ed in
laogo franoso il convento del terz* ordine di 8.
flrancesco sotto il titolo della Grazia» e temendo I
persistervi « fn fabbricato un conventiBO
alla Chiesa di 8. Giovan BattisU di re-
gpo patronato che loro fu conceduta nel 1840»
fBudo cominciarono ad abitanri. Dal principio
àà corrente secolo sin* oggi si istituirono varie
di pubblica beneficenza che onorano ed ab*
no il paese. Nel 184S da una sorgente uber-
di acque» che nell* ex-feudo di Guneri nella
(■te australe scaturiscono , per un acqoidotto si
iManalarono nelle pubbliche fonti e nelle case
,|Bticolari» fu costraito perciò altro pubblico fonte
MBa piazza superiore del novello monastero di 8.
iHslia» e vari abeveratoi in diversi punti del pae-
^^ Abbellita fu la casa comunale, ristorato ma-
JriScaaMBla lo spedale degli infermi con decentis-
jbi rsgolamenti diretto; accresciuto di nuove fab-
^dpicbe Forlanotrofio, piantata una 'vaga villetta
piazza del convento dei Cappuccini» dei quali
Chiesa il gran quadro rappresentante 8. Fran-
è di Pietro Novelli; opere tutte eseguite dal
t al 48» sottintendente essendo il cav. D. Flo-
IKgiorgio di Lanciano» il quale aveva au-
la cura di riformare e lastricar molte vie, tal-
attoalmente il paese si ha un aspetto magni-
le bello. L'aria vi è temperata e salubre;
* abitanti sono operosissimi» ed erano 1S5S7 nel
• aecresdntisi a 1S7S8 nel 1831 e finalmente
a 1S679 nello scorcio del 1852: è la po-
deir intero distretto di 5S444. Gompren-
*'' il vasto territorio di Gorleone in sai. 1416S»
'» delle quali dividonsi SS»34S in giardini» i,
» in caBseti» S,S01 in pioppeti, 60»1S9 in se-
i albaiati » 10863,104 in seminatori! sem-
CO
Como di Amaitea, Lat. Cofmfm
AmaUheae. Sic. Cornu di la crapa (V« N.)
pUci» S74a»303 in pascoli» 34S»11S» in oliveti» 78.
763 in vigneti alberati, Si4»55S in vigneti sem-
plici» 16,807 in ficheti d* india» 3,805 in alberi
misti; r estensione territoriale finalmente di lotto
il ' dbUetto è di sai. 4S991»086. Il maggior eoBi-
mercio di esportazione consiste in grano» in olio»
ad in vino. Sul monte detto dei Cavalli di 4. m.
di circuito» dof'era secondo gli storici 1* antica
Schaera» donde crede Cluverìo esser sorta Corleone»
osservansi degli avanzi di mura di grossissimi
mattoni » e rinvengonsi monete di oro e vasi di
finissima argilla etruschi e romani.
Vanta Corleone aver dato i natali ad uno dei
primi letterati dei tempi moderni ; dico di Fran»
Cesco Paolo Nasce, il qij^ale sorse nel 1764» data
sin dal verde splendidissimo mostra del vasto suo
ingegno nel seminario arcivescovile di Morreala
dove veniva educato alla morale ed alle sciente»
e che allora era sorgente di genii di gran valore*
per le norme saggissime nelle quali le menti gio-
vanili si conducevano, e preso poi il chiesiastico ca«
ratiere» fu primieramente chiamato a professore
delle filologiche scienze nel seminario arcivesco-
vile di Palermo dall'Arcivescovo Sanseverino» lessa
belle lettere nel Collegio real Ferdinando» precet-
tore di oratoria e di poetica nella palermitana
accademia degli stodii» succedendo al celebre Vosco
nel 1804» al ritorno poi dei Gesuiti nel 1805» nel
collegio dei quali era piantata T accademia, sorla
rUni?ersità degli stndii» vi ebbe nel 1806 la bi-
goncia di filologia, conobbe profondamente la let-
teratura del Lazio e le lettere belle, nelle quali si
distinse impareggiabile; piantò le basi della scienza
estetica e le die una spinta» quindi riscosse nna
corona di onori dovuti al gran merito, venuto an-
che nominato Cavaliere dell* ordine di France-
sco I» nel ISSO. L'anno 1830 fu Tultimo di sua vita»
quando la letteraria repubblica soffri in ciò per-
dita irreparabile. Il piccolo volume dei lavori di
loi intitolato — Inseriptiones carmina et Umoratétt
che non sono pertanto tutte le sue occupazioni» ne
danno a vedere l'alta valenzia. — Ricordasi anche
con grandi encomii dai Corleonesi il Can. D. Gae-
tano Berlingeri, il quale saU i pergami nella Chiesa
dei PP. dell'oratorio di 8. Filippo Neri e nel Duo-
mo in Palermo, ed in quel di Napoli, riscuotendo
sempre dei sommi applausi» del Can. D. France-
sco Scarpinati profondo nelle teologiche scienze a
morto nel 1715 conservansi varii mss. riguardanti
sacro materie. U Can. D. Liborio Gaspare Casta-
358
CO
Loogo mtiitOTalo da Ateneo nel lib. IO:
Duri Samio M. dCAgaiode: aUa eiUà di
IppaniOj diee^ mostrai un boèco grande-
mente ameno e lieto, irrigato di acque,
dove Gelone appettò Corno di AmaUea lo
epazio da lui fabbricato. È incerto il sito di
Ipponio. Dissi altrove, nelle note al FaiellO)
essere state secondo ClayeriO) presso gli
antichi una città sola, Ipponio Ippana e Sit-
tana, e collocarsi perciò erroneamente Ip-
ponio da Mirabella dov*è il Como di Amal-
tca presso Siracusa, perdocchò Ippana o
fu Biyona o stette presso Caccamo. Ma af*
fermiamo ora da altre congetture essere
slata Ippana da Ipponio diyersissima, e col
Mirabella adersi forse ayuto il sito appo o
intomo Targia.
correnti (Isola dello)* Lat. Curren-
tium Insula. Sic. Isula di li correnti (V. R.)
Al porto del Pachino sono degli acanzi di
minata città^ che disse falsamente Mozia
il Fazello, e quinci soggiunge : A i m.da
Mozia città diroccata, occorre una certa
rada anticamente detta di Alga, oggi Porto-
palo , da cui ad altrettante miglia è una
isola discosta dieci passi dalla piccola
spiaggia, e detta delle Correnti, dove scor-
gesi qualche volta un che di maraviglioso
che ricordai aver veduto in altri luoghi
di Sicilia; imperciocché prima di sorgere
il sole si osservano delle imagini di uo-
mini e di flotte combattenti che poco do-
po staniscono aW apparir del sole. ScriTO
il Massa esser dal lido distante 40 passim di
circuito 400^ e giacere tra il seno di Marza
e Pachino. Si ha una cala dello stesso nome.
Corvo» Lat. Corvus. Sic. Corvu (V. D.)
Borgo appartenentesi un giorno alla città di
Maniaco , oggi in soggezione di Bronle ,
mentovato dall'anno H18.
gnaoo GDalmeote, dotato d* iogegno e di alle erodi-
lioni adorno* ci lasciò una ditiertaiione ilorico-
crìtica laU* antica Scbera, oggi Corleona, itaropala
in Palermo nel J79e in 4, e fini di YiTere nel
1800.
00
Corvo. Lat. Conms. Sie. Cono (▼. N.)
Sorgente del fiume di Tiiini o IHiillOi sotto
la città dello stesso nome.
Conno (•;) LaL 8. Cosmanme. Sic S.
Cosina (Y. R.) Torre nel territorio di Ago-
sta, ed oggi un fondo oon Chiesa cu^
pestre sacra ai SS. Cosmo o Damiuo. Da
giorno se Tebbe Ibnmaoo SMfasdi indi
Artak Alagona.lL Re Martioo nel ISWh
diede a Giovanni Beliamo^ i di ad erefili
possedettero Inngo tempo; Tenne poi in pe*
tere dei Trigona, e dei Sforrota, noUB fi
Piazza, indi al collegio ctnonieo dd On*
mo della stessa città. Ti fti da gran teayi
un casale.
Conno (S.) Lat S. Caemanus. Sic S.
Cosimo (Y. R.) Fiume tra Hegara e la pe-
nisola di Tapso , si detto dalla Chiesa »-
era ai SS. Cosmo e Damiano, o dal Ibaii
dello stesso nome; alla sua foce è mi bii
fabbricato di pietra quadrata daU*Impcn-
tor Federico I Re di Sidlia, per la pesci»
giusta Fazello. Sorge alle radid degli DM
colli, doY* ò la scala dei GigU, di eoi a sik
luogo diremo, e bagna un territorio fendi*
Simo di cannamele. Sovrasta a tal sorgeste
trai colli medesimi il comune di MelSli.
coomo («•) Lat. S. Cosmanus. Sic. S.
Cosimu (V. N) Ponte. Tedi Bqfadums.
coata fìreddo. Lat. Costa frigida. Sie.
Costa Fridda (V. K.) Lago nel territorio ddh
slesso nome tra Caltagirone e Termos
abbondante di pesci e di yolatili, di no ai*
glio di circuito.
cotirg** Lai Cotyrga (V. M.) Anto m
di cui fa memoria Tolomeo. Dice Ore*
essere stala a destra del Platani; dd f«*
è in forse, giacché dicono cbe nclli sH*
regione sorse un giorno Ancirint, i^
ciocché, soggiunge, non esser i«***
trovarsi due città cosH tra loro cie*^
conoluio. Lat. Cusulutum. Sic. Ctf^
lulu (V. N.) Casale nel territorio di U0
zio appartenente nel 1S20 a fermcen*
Linquida
359
CR
Craneo. Ut CraneuB- Sic. Craniu (Y. M.)
Monte che sovrasta Sciacca, altrimenti 5.
Calogero , da altri appellalo Cranio , ma
secondo Fetimologia) siccome osservasi in
tatto nado qoal cranio, è stato più conve-
nevoUnente Cranio appellato.
craste. Lat Croèiuè (V. M.) Città anti-
diissima, del di coi sito variamente opinano
S^ scrittori. Fazello la vuole nel Tal De-
mone presso Alcara^ e scrive ritenerne quel
luogo il nome« Ne firn menzione Erodoto,
Fllìsto, Stefano, Poleroone, Neante, Snida,
ed altri, dei quali alcuni la collocano nella
Sicania, perlochò dice Cluverio, è faMssima
la èenienza del Fazello che stabiliéce Cror
eia presso Alcara. Secondo Erodoto sem-
ina doversi costituire nei contomi della Mi-
Eraclea, perchè lo storico narrando
stata Eraclea fondata dallo spartano
Sorieo, afferma come di lui opera il sacro
koachetto, ed il tempietto appresso CrasHj
dMfeato a Minerva cognominata Crastia. Uc-
dM Dorieo, afferma dì essere stata Minoa
•ccopata da Eurileonte. Stefano scrive nel
■i. della atta: Fu Crosto, citlà dei Sicani,
ifMte lo eeriitore Filisto, Sicular. Rer.
Vk 13^ da lei ebbe origine il comico £pi-
ttmo^ e parimenti la meretrice Laide giti-
tk Neante^ giacché afferma Filemone di
^t»vi etaie in questa città beltiseime
p^^#i«e; la gente appellasi Crastina. Snida:
J^pioormo figlio di Titiro o di Chi-
e Sieide, da Siracusa ovvero da Cra-
citià dei Sicani; quinci conclude Clu-
: costando da Erodoto e da Diodoro,
lorieo venne in Sicilia, attestano Snida
Sleboo essere stata Crasto citlà dei Sicani.
è ragione a dubitare che Dorieo abbia
brieato nell'isola il tempio di Minerva
Mio; sorse adunque la citlà nei confini
' Sieanif nei contorni di Eraclea Minoa.
^^eiamente in questo tratto mediterraneo,
^ìrvaiisi gli avanzi di una città^ volgarmen-
4eCla Acristia, della quale se affermerai
re slata Crasto non saresti lontano dal
CR
vero. Del resto molti dicono che la Laide
sia stata della città d'Iccara.
Crmtm (Y. M.) Monte collocato da Tolo-
meo tra Palermo e Triocala, detto anche
Cratone. Oggi alcuni sotto il nome di Grata
intendono le Nebrodi ossia le Madonie, il
che nega Cluverio, opinando che sia stata
appellata Creta quella giogaja di monti da
Nebrode verso Palermo.
Cremastro» lat. Cremastrum (V. D.)
Casale concesso nel 1193, per munificenza
di Margarite da Brindisi Conte di Halta^ al
monastero del S. Salvatore di Messina, ed
airArchimandra Leonzio. Era sito nel territo-
rio di Mescali presso Calatabiano.
CrliMl (V. M.) Fonte del territorio di
Palermo volgarmente detto Gabriele. Vedi
questo Aome.
Crlmastra (V. N.) Casale che nel 1320
apparlenevasi a Perrucd^ o de Linquida.
cmnlM. Lat. Crimisus (V. M.) Fiume
notissimo agli antichi poeti e storici, detto
altrimenti CrimnisOj Cirimisso, e Crinisio;
secondo pensa Cluverio è il destro Belice;
Fazello poi scambialo col Freddo altrimenti
di S. Bartolomeo , che tuttavia afferma lo
stesso Cluverio cogli antichi essere stalo lo
Scamandro. n Belice apre la foce tra Sciac-
ca e Mazzera nel lido australe dell* isola,
quel di S. Bartolomeo scaricesi nel seno di
Castellammare alla spiaggia aquilonare.
Muovesi Fazello da una favola che recita
Servio nei Com. ali* Eneid. di Virg. li-
bro 1^ e V^. Egesla cioè figliuola d' un certo
Trojeno Ippota per avventura trasporteta in
Sicilia essere stata violata dal fiume Cri-
miso mutato in cane, donde nacque Egesto,
che diede nome alla città di Segesla da
lui fabbricata, verso il lato settentrionale
dell* isola, donde il seno dicevasi dagli an-
tichi Scgestano; è dunque a collocare il
fiume Crimiso verso la perle medesima. Pom-
ponio Sabino sopra Virgil. scrive essere
stato Crimiso un re^ cui la moglie Egesla
partorì il figliuolo Egeste; fti perciò de quel
360
GR
re imposto U Bomo al flomo. B davo-
rio insegna eosCar cUarissiniamenle da Pia-
taroo sa Ttmoleonle, e dallib. !• di IHo-
diNTo: essersi mosso questo doee coi sooi
da Siraeosa verso Ulilieo contro i Carta-
genesi approdali con Hotta, ed avere sba-
ragliato al Grimiso i nemici die a tutta fona
lo incaliavano: elibesi questa battaglia al
Crimiso nella spiaggia meridionale, dove gli
eserciti di Timoleonie e dei Cartaginesi ven-
nero incontro da Siracusa al Ulibeo. Costa
dunque evidentemente essere stato il Cri-
mise uno del maggiori fiumi di Sicilia tra
il Lilibeo ed Agrigento, ed appellarsi og-
gigiorno il destro BMee die sboccando nd
sinistro che si è T Ipsa degli antichi , in-
sieme nel mare sicolo verso Mesxogiorao
predpitano insieme. Confonde poi Cluve-
rio le fonti dd destro Belice con quelle
dell* Ipsa, essendo affatto diverse; perdoc-
diè il destro nasce sotto Eolella aulica dttà,
onde Vibio nel Calai, dd fiumi; <l CrimUo
fe SMUa €Ma città di Attlae, qual voce
ÀiUae afferma il medesimo Cloverio dover
leggerd EhteUa. Occorre a dire giusta il
mio tenue giudizio dell' Istoria favolosa di
Egesta dove si fli menzione del re e del
fiume Crimièo di cui usurpa Virgilio il no-
me, Fanlico Scamandro oggi di S. Bartolo-
meo aver preso eziandio il nome di Crf-
mtso; imperocché in nessun altro modo può
togliersi la discrepanza del poeta peritis-
simo dd luoghi cogli storici; è a scusare
perciò il Fazello, per aver collocalo il Cri-
miso, appoggiandosi a Virgilio, verso Sege-
sla, di cui ci abbiamo anche monete im-
prontato di un cane, alludendo alla fàvola
di CrimUo mutato in cane; sebbene erronea-
mente abbia addotto un monumento della
vittoria di Timoleonte contro i Cartaginesi,
che è a dire essere evidentemente acca-
duta presso il Belice- Del resto nota Fa-
zello essere stato detto Crinièo il fiume
dal Gred , poiché alte si ha le ripe. 01-
tre gli accennati Plutarco, Diodoro, Vibio,
Cft
Virgilio eoi sooi inferpnell, fiseeio
dd flome Crimiso, Igino, UoofroM
lui sooliastt, bacon, FmB» Probo,
ed altri. Ron ometter 10^ iBataBOole
adorato i Segestmii comò in IMo fl
dd fiume Crimiso sotto la wpèdt
fldie attesta EliaioYar.Hi8t.lib.lcap. SI
CMMiio. Lai. Crimltt» (T. R.) Is*
nominato da doverlo, Urabdla, lÉidK
Aredo, e detto akpaion aehas (i
pe) da Tucidide; che nota nel lib. 7,
già rassedio di Siracusa, gU Ateaiesl,
vendo ddl* Anapo, cord 60 sladii, esaen
d dall' altura, dove erand la notte aiaUlii II
un luogo campestre, eqoivi aver poatoBcm^
pò. Indi soggiunge: Frattantù i fffrofo—i
preoccypaiMlof'iilleftefe|kis»oj|f<o, fldtt»
$ero di muro. Erm ardmù U poMii, dk
09fi<Ia(oafiq»(,edOTeMii homo
Jhfpe...£lrloerofMrf tfiuoyo dbe
Mnsi oppugnare i soMoafanK ItariMl «
ma fsrUi da motta gmUo da kiogQ
lo, né polendo /ire vna aorMta,
èoro e d acquietarono. Cdlo atei
descrive Faidle il Crimite^ ma alferma
nanne che malamente Toddide appelli M^
getto il Criroite, essendo un monte; 9Ì i
tronde il cammino degli Ateniesi nm
Catania già loro alleata, pd CrWH,
che a dnistra sotto Bdvedere e più hu^k
situato, sarebbe statoscondgliatamealeisl»
preso, e d sarebbe assai prolungalo, e pai
difficoltà dei passi e per Fasprezza delle n|l
riosdto incomodo, mentre il passaggio fife
Belvedere sebbene erto e difficile, por I*
via più breve era a coloro che ia ùlaki
portassero, e più convenevole per eoiArf
un* armata. Ha simili varietà di scriOtri d
luoghi intomo Siracusa , ben Hak^
lira breve l' eruditisdmo Cesare Gaetmii
poiché le singole cose esaminando, eM
turo giudizio didflrando, la più certi
rione sarà per profferire. Alle radidM
mite sgorgano abbondanti vene di aeqUi
fuali per docde d nemid nascoste ai
361
CR •
ino a Siracusa dedussero. Ilavrene
leste, che oggi sgorga presso il
Bonagia. Vedi Umbria.
)m (CiBui del). Lat. Lepas (V. N)
as da Mirabella» Ciuverio, ed
quale scrisse : è un monte dif-
\pi a picco ^ il di cui fronte è
0 Curiato^ cioè Behedcre, do?e
rezzo stabilisce Y Eurialo, ti /lan-
i rivoUo ai guazzi deWAnapo ed
a Tapso, oggi Magnisi. Il tertice
ia da Tucididej ed ora Monte
[iacchè ÌD greco akpaion AEnA:$
ia rupe. Vedi Crimite (Monte di).
Lat. CArya<M(V.N.) Vedi IHUaino.
m (M.) Lat. 5- Chri&lina. Sic. S.
^ M.) Piccola terra di recente ori-
dei secolo x?ii, nella giurisdi-
alermo e sua diocesi, non lungi
a dei Greci, perlochò gli abi-
ervano il greco rito* La par-
sacra alla S. Vergine (1).
(••) Lat. S. Crucis opidulum.
ici (V. N.) Piccola terra Terso la
neridìonale dell'isola distante 4
re, nel fondo di Masacanibro ap-
si al Priorato dei SS. Lorenzo e
Scicli, il quale è ancora sulTra-
nonastero di S* Filippo d' Argirò,
1 Giambattista Celeste Reggente
del titolo di Marchesato adorna
ne del secolo xvi. Ebbe il nome
igine di S. Elena madre di Co-
pressa colla Croce, nell' antichis-
lina è attualmente no comune in pro-
nto e diocesi di Palermo, da coi ditta
»ndario di Piana dei Greci donde 8 mÌ->
ontarano nel 1798 soli 650 abitanti, ao-
789 nel ISSI e finalmente a 1057 nello
1859. Il suo territorio comprendesi in
5« delle quali 16,866 in seminatorii
1,050 in seminatorii semplici, 4,097
4,986 in yigneti semplici, 4,059 in fi-
B, 8,718 in castagneti, 135,800 in bo-
I ia suoli di case. Ti si troTano Ire
iasprì e quattro di agate.
CR
Simo castello, come Pirri attesta. Del ca-
sale di S. Croce di Basacambre fa men-
zione il diploma dell* Imperatore Errico Y
neiranno 1195 datato in Ragusa, dove enu*
mera i beni del Convento di S. Varia di
Latina presso Gerusalemme, cui successe
quello di S. Filippo d* Argirò dietro di es*
sere stata dai Turchi devastala la Palestina.
11 territorio di S. Croce come confinante alla
Contea di Ragusa, trovasi mentovato nel diplo-
ma di Ludovico Re dato in Catania il 19 mag-
gio del 1343, in cui conferma quella Con-
tea a Manfredi di Chiaramente. Nel 1450
Giacomo Paterno Abate di S. Filippo, sotto
annuale censo concesse il castello e le terre
annesse a Pietro Celeste Strategoto di Mes-
sina, da cui Mielate j che s'ammogliò con
Margherita Pancaldo da Messina e ne ebbe
Pietro fi, il quale sotto Ferdinando il Cat-
tolico valorosamente militò, e da Beatrice
Cali si ebbe Giambattista, il quale marito ad
Angelica Di Niccolò, generò Pietro in suo suc-
cessore, da cui e da Francesca Clinico o Chirco
da Catania nacque 1* egregio personaggio ed
ottimo giureconsulto Giambattista n^ che
nel 1600 per privilegio del Re Filippo fu
nominato Marchese di S* Croce. Fu egli
Protonotaro del Regno, Presidente del Re-
gio patrimonio, Reggente di Italia, e marito
di Lucrezia Migliaccio; successegli Pietro ^
dei 12 Pari del Regno, Pretore di Pa-
lermo, Cavaliere di S. Giacomo, marito di
Francesca Cifontes dalla quale si ebbe Crtant-
battista nij il quale con Angela De Grua
generò Pietro r , che da Agata Sanfilippo
dei Duchi di Grotte si ebbe Vitale e Giu-
seppe; il primo marito a Raffaella Bugilo
non ebbe alcuna prole , per cui Giusep'
pe divenuto Marchese con Rosalia Grimaldi
generò Giambattista il quale oggi sen vive
marito a Girolama Oneto. Il sito di S. Croce
è dolcemente declive verso Meziogiorno;
la Chiesa maggiore ò sacra alla Vergine, e
diretta da un Sacerdote col titolo di Bene-
ficiale, soggetto al Yescovo di Siracusa.
46
362
CR
Fino al 1 605 i Carmelitani abitarono la Chiesa
sacra alla B. Tergine , giusta il Pirri , ma
dal bisogno astretti Fabbandonarono. Vanno
i terraziani sotto la comarca di Caltagiro-
ne: erano 155 le case^ secondo il Pirri , e
gli abitanti 586 ; nei regii libri però, giu-
sta il censo del 1652, contavansi 116 le case,
399 abitanti, nel 1713 poi erano 260 case,
921 le anime, che ultimamente crebbero
a 1638. Il Magistrato è scelto dai Marchesi,
1 quali godono del dritto di spada ed hanno .
il xTi posto nel Parlamento. Estendesi il
territorio sino alla spiaggia, ricco in vigne,
ulivi, biade, canape, e d*acque abbondan-
te (1).
(t) Il oomaoe di 8* Croce oompreoden ndU
proTÌncia di Noto da cui dista 40 m. non rotabili^
nel distretto di Modica da coi 6 rotabili li non
rotiibìli, nel circondario di Comiso donde sta a 10
m. non rotabili, nella diocesi di Siracusa donde
è lontano 60 m. non rotabili , e S cosi parimenti
dal mar di PousUo altrimenti l' Affrioano» dal pon-
to il più Ticino. Sta nel declÌTÌo d* una collina, e
Ti si respira un* aria mediocre per la coltiTaiione
del riso aquatico in punti poco discoali dall* abitato;
r acqua yi è di fonte e di cisterna, buona ed in
copia. GontaTansi nel 179S nel comune S093 abitan-
ti, S739 nei ISSI, ed ultimamente nello scorcio del
lS5a perrennero a 3i59. Gomponesi il territorio
di sai. 850i,S65« delle quali S,5Sa in giardini, 107,
91S in seminalorii irrigui, S7i,963 in seminatorii
alberati, 1364,S54 in seminatorii semplici» 460^393
in pascoli, 3,450 in oliveli, 1,999 in vigneti sem-
plici , 5,i3S in Gcheti d* India, i«436 in alberi misti
0061, in colture miste, 26,931 in carrubbeti, 9I3«
4il in terreni improdutlÌTÌ, 1.419 in suoli di case.
I generi principali del suo commercio sono il gra-
no e l'orzo. Occorrendo la festiyiU di S. Rosalia
Vergine Palermitana nei giorni 8 e 4 settembre
apresi in ogni anno una fiera di bestiame. Si è
di già incominciata una strada rotabile da S. Croce
per Punta seccale 1* altra per Manarelli è rimas!a
incompiuta.
A poca distanza dal comune è una magnifica ya-
ica di pai. 74, met 19,98 di long., e dì pai. 50,
net. 19,90 di larg., di pietre quadre formaU, do-
te per un acquidolto scorrono da una sorgente
delle acque limpidissime; credesi da Cluyerio il
fonte di Diana molto celebre appo i poeti. Non
langi daUa yaica oiteryanii poi presso an orto
CR
CMce <«.) (V. N.) Bosecdlo Ae dcritt
da abbondantissinia sorgente appellala ni-
gannente Fmara e da Areno Aiieibft
non lungi dal paese, terso Lefiele, ei
apre foce nel mare tra nnninio e YOtm
ossia Fraseolari. Il suo corso non è pil
di S m.
Croce (Capo dU «•) Lat. 5. Owii es-
pili. Sic Gapu di S. Crad (V. R.) Mi
dai Saraceni B(riiaUb. È no proiMMlNil
australe del seno di Galania e di
0 a Settentrione da quel di Hegara.
oggi il nome da una chiesiuola, la
sorge tra le due rade di Femtma
e del Sai/catare f o perchè si avaua nei
con tre punte in forma di Croce, o
mente se si Tuole atlenerd ad una
tradizione, perchè Ivi T Imperatrice
madre di Costantino, rilomando da Gens-
lemme col legno della S. Croce, spiali ài
venti discese. La orientale punta è |i^
ceduta da uno scoglio; il lido dall'asit
dall*allra parte ha delle grotte, abbondai
vene dì acque, e molte piccole cale, ia ai
delle quali nel ISSI approdò ranmirvli
turco Sinan, donde si avanzò per derasM
la vicina Agosta. Non lungi dalla spiaflk
è una profonda ed altissima eaveroit M
molti andirivieni, detta del Manata, i^
ve poco fa si scoprirono delle tombe it
cavate nella roccia dalle quali si tsM*
scro ossa che superano la comuae slaM
umana , e che si conservano qual mM*
mento di antichità. Del resto dice ClmcA
essere stato quel promontorio appellali 1^
fonio; gli altri corografi Siciliani pcr4«*
vono di essersi detto Xifonio quel che vd*
garmente si appella Capo dH Moììmì, ck
è r allra punta settentrionale del seso i
Catania : da Diodoro e Tolomeo appeUtd
ayanxi di antico bagno di tre stante •
di pietre quadrate senta calce» e macerie 4i
fabbricati sin al mare; può credersi aTcr ~
acqae daUa yiciaa conterrà*
363
CR
ce Clurerio : Tolomeo portandosi
ino terso Peloro, incontrò Si'
atonia , U promontorio Tauro ,
el fiume AlabOy e del Pantagia,
colonia f V imboccatura del Si-
lormina colonia: indi soggi un-
ne erroneamente pone il Simeto
iia e Taormina 9 così male il
Ho Tauro tra F Alabo e Sira-
ìrlochè avviene j come qualche
sospettato , quel vocabolo , eS'
*otto dal genuino eA^o:^ : queste
le etjidenti parole di Diodoro
^4 : Dopo dò essendosi colV eser-
zato a 160 stadii da Siracusa
^ U co A detto Tauro j piantò il
edi del proroonlorio Tauro.
» (V. H.) Antichissima città di sito
ella sicana regione. Polieno de
. lib. 5 : Imilcare presso Cranio
il campo contro i Duci di Dio-
orche gli abitanti di Cranio vo-
jcogliere in città i Cartaginesi,
l U permettevano ... e più sotto:
Imilcare nascostamente si ap-
le mura^ e gli aprirono le porte
)e desideravano accoglierlOj en-
m in città ignorandolo i Duci.
Cronio nel lib. 15. Diodoro, per
irio appella luogo il Cronio ma
chiaramente dicelo città munita
;lie. Nella disposizione dell* im-
pone stabiliscesi il Vescovo di Cro«
il Metropolitano di Siracusa. Gli
dubitano per tal motivo se esi-
Cronio in bassi tempi ; Pirri e
confessano non potere assegnargli
determinato.
CU
(T. N.) Chiamano Cubo i terraz-
ivanzi di antica diruta città , trai
ina piccola fabbrica a volta che
mane. Descritto Fazello Portopa-
CU
Io, poco dopo soggiunge : a 2 miglia nel-
l'interno dalla spiaggia sono di grandi
avanzi di antica città di un m. di cir-
cuito, e che dicono Cuba, poiché conserva
ancora un piccolo ricetto a volta.
Cuna (V. N.) 0 il territorio Longarina
appresso Siracusa. Vedi darti. Alla ripa
sinistra del Crisa nelF interno sotto il monte
Scalpello è il fondo Cuba, ed un feracis-
simo tratto di terre , con una osteria non
lungi dal nuovo villaggio di Catena, quasi
a mezza via, donde da Catania ritornasi
ad Aggira.
Calia ( V. H. ) Castello mentovato dal
Boccaccio nel Decamerone giorn. 5, notte 6,
nel territorio di Palermo, lungo 1* amplissi-
ma via che da questa conduce in Horrea-
le, dove oggi è il quartiere dei soldati Bor-
gognoni, cioè di quel corpo di cavalleria
che è destinato alla custodia del Viceré.
L'antico edifizio è opera dei Saraceni come
chiarissimamente il mostrano gli esterni orna-
menti^ le pietre con arabiche iscrizioni, le
volte ec. Ebbe il nome da una delle figlie
di un Emiro, come anche il castello della
Zisa, cosi detto dalla sorella di Cuba. Ame-
nissimi giardini un giorno lo circondavano
in delizia dei re Normanni. Oggigiorno di
fronte sorgono magnifiche case ed orti ame-
nissimi col nome parimenti di Cuba, de-
corati del titolo di Principato un tempo ap-
partenentisi a Ttnceruso Rao Direttore dei por-
ti di Sicilia, ora spettantisi alla famiglia Ka-
poli, sebbene Geronimo Landolina ottenuto
quel principato il volle distinto del titolo
di Torre bruna. Reca Barberi molti Gover-
natori del Castello di Cuba sino al 1SÌ6.
Oggi si appartiene ai Princìpi di Pandol-
fina (1).
(1) Scrive il P. ì\^$» che cavando dati* ara-
bo r etimologia della Voce Cuba viene a dinoUre
polla di acqua , e perciò allesU estere stato im.
posto un lai nome alla torre poiché il suo ter-
ritorio che per ben dae miglia anticamente in
giro si stendeva pianUto in villa a delizia degli
364
CU
rHM«i« (V. D.) Uno dei borghi di Aci,
Terso Ponente, sopra S. Lucia.
cacete. Lat. Cuduè. Sic. Monte Cuccio
(V. M.) Monte, ad occidente del territorio
di Palermo, di forma piramidale, sulla cui
Tetta sgorgano acque dolci e fredde. Teggon-
8i nei fianchi Tasto e profonde grotte^ ed alle
falde estesissimi albereti fruttiferi, ed oIìtoU.
Al Cuccio sono uniti altre due monti più
bassi, anch* essi acuminati (1).
Bmirì s ne abbonda grandemente ; non può però
rigettarsi astolntamente 1* opinione di Amico che
la stima appellata da una delle Gglinole dell* Emiro,
poiché si ha parimenti nna probabilità. Sussiste
attnalmente gran parte dell'antico palazxo, ma del
portico e del Tirajo che erano ancorasi te mpi
del Faaello non più sono Testigia. Una iscrizione
araba era intagliata nei merli che circondaTano
la sommità del castello, fu però con grande nostro
crepacuore da poco abbattuta , sebbene siasi in
qualche modo conserrata disposti in ordine i merli
ritolti. Secondo reca il Caruso nelle sue memorie
storiche fu questa torre il tremendo teatro delle
Tendette di Errico VI Imperatore e Re di Sicilia,
consorte a Gostanza la Normanna, contro i seguaci
di Tancredi , poiché fece quiyi loro soffrire ipià
atroci tormenti.
(1) Dair araba Toce eux corrotta poi in cuc-
cio prese nome questo monte per la sua forma.
La cima é sparsa di non fermi massi , di fosse ,
di cayerne che Tenendo occultate dall'erbe e
dagli sterpi non poco insidiose riescono; la sua
altezza sulla superficie del mare è di 3470 piedi,
e la temperatura dell* acqua bollente che scaturisce
nel Tertice SOS, 4 di Farh.
Merita somma allenzìone la grotta delle quat"
tro arie accanto al Monte Cuccio, e sovrastante
al monastero di Baida, alla quale placami recare
la gita del chiarissimo Ab. Scinà^ da lui medesimo
descritta.
Era il di %7 luglio del 4816, quando V ho vi-
titofa eolla icorta di due guide, e in untone del
Sig, Bivona e di Giovanni Diblati, Volle il primo
farmi compagnia per amicizia « che ha verso di
me, 9 il secondo è colui, che mi assiste aU' espe^
rienxe di Fisica, ed è stato l unico compagno di
tutti i miei travagli,
M^rovveduti adunque di candele, e coli* ajuto d'una
Beala a piuoli scendemmo tutti tre in una buca,
donde comincia il cammino sotterraneo, V oscurità
e io sfanCo. Tutto lo spojtio intfrposto all' ingrtsto
CU
evolte (y. D.) Due manicipii di Mes-
sina sulla regia yia, terso meiiogiomo, i
sei miglia dalla città, uno dei quali serie
a al fondo deUa $iroUm i ditiinio In Crt l'Jlfcsiuilf.
olii 9 egli è wro , ma liiMf M» afnsfK » a twtmà,
Ciascun di questi eatiffiando fiam/è, $i vm akhu
Mando, $ r tino meffe nétV olirò per ini àtiae fr-
reno, la cui bocca i appena eapetee déUm psrsaaa
d' un uomo, t viottoU hanno €1 dono rteisiCs, •
cosi umido, ek€ faeiU cosa i lo $dt;feooMmr$, mm
di fatto sdrucciolò il mio OMtiwimUo, che mi nip-
pe un bel cilindro di disfallo. Bd io e U tipitit
Bivona saremmo del pari eaduH, se non fesssn
staH nostri afferraioi le staUaHH rauiose , che H
alto in basso coprivano a rivesHfxsno dàffuM s
V altra banda quelU pareii.
Ma la fatica maggiore fu fnétta di li «ih san
i buchi terreni. Conveniva moUorei hoeoom, s
strisciando la pancia in terra mmndare i pM
in dentro, che restavano pendenti in arte» ptrtU
il piano sottoposto era più baseo. tn nnoUfi^
9ti buchi, che la guida denotninava ii woeì parlqp^
avvenne che il signor Bivona piegando A emfe,
come una biscia, e gridando oh la gran
poti a stento passare. Ma io e 'I mio
riiffi dopo Poltro, lordi e disperati restassmeìm'
pediti e rattenuti per gii fianekL
Tanti travagli non conducono in fne, tki
tre gallerie, luna delle quaU.eh'i la più fresa
è larga SO piedi, lunga SO, alta 46. in msae «
questa si trova un lago d'acqua Umpidissinstìl»
6 piedi, a cui d'intorno sopra uno strette Mi^
^tns a gran fatica si cammina. Ma il tette i k
muraglia sono una maraviglia a vedersi ptf ^
copia, purezza, e varietà delti stallatiti, CreffA
funghi, orecchioni, tubi, coni, elave, cokesi,*
tante altre forme capricciose , pendenti fts ^
tetto sino all'acqua, e disposte con ordine f J'"'
metria, ricordano la grotta d' Antiparoa, /ii*^
les , d* Arcj , ed altre già descritu e f^mssL U
stallatiti, che sono traslucide, col favor Mi ^
cole biondeggiano, traspariscono, e pigliene i^
bianze piacevoli e bizzarre, come l' ocehie i ^
fantasia, secondo lor costume, le van roffetsi' y ^
do. La luce stessa dei lumi , che si meeeees *
giro, scopre nuove forme, e rischiara grepfi ••"
velli, da* quali essa riflettendo nelV aefee i ^
questa sopra la muraglia, offre punti di vids*^
talora sorprendono e sempre dilettane. Se itM
montagna si aprisse un cammino (il che stfP^
facile) che diritto guidasse a questa geUerii»^
potrebbe per whuo di hmi epani fué i It^ ^
f
365
CU
80 di ima colUBa, 1* altro io una piana-
ra; la parroecbia del primo è sacra all'An-
mmiiata, quella del secoado alla Vergine S*
Marina. Re sono 77 le case, 406 gli abi-
tanti, sotto la giurisdizione del senato di
Messina.
CwMM^ Lat. Cummus (V. N) Vedi
Lombardo.
CNqMMN Lat. Cuppus (V. N.) Sorgente
dd fiume S. Giuliano ossia Yhadedaj a
UMiaUatiH date uno di quegli spettacoli templiei,
a vaghi, di cui gV Inglesi, più che altri, sentono
U piaeeref e apprezzano la beUexsa e la leggiadria.
QìMsta grotta , se fosse stata più accessibile ,
mrtòbe wtaia a fuesfora distrutta. I vioitoU in
fatti Btmo staH interenmnte spogliati, e già si
o portar la devastaMione nelle inteme
i ccmtadini rompono eoUe pietre i pia
MK gruppi per vendorli a coloro, che ne ornano
i fcmU delle viUe, o i presepii nelle feste del S.
ifuando fuelU spettano le stallatiti, se ne
•I di /Worl Cìi^ il rimbombo; e quando
41 fiemi si applica t orecchio atta superficie , si
stnHo te voce di ehi parla nei sotterraneo non
wttrknmUi che <l flremito di una d^le più gra^
CMDit tf* Ufi piemo forte.
IM esmpmuiura dsXC etequa e deW aria fìélVin»
fuma galìeria era 64*; nel metto de' vioUoli
€é^;9opra la montagna aìVombra84*;alsoUSS^;
m «IT omòra eolla paXia del termometro profon»
dkOm due pollici in terra 96o, Per lo che la dif-
feremMa tra la temperatura intema ed estema era
A il^* in tutta la grotta non s' incontrò un ani"
t, ni si ffide un lichen, un hisao, o segno al"
di vegetatione. Di che forse alcuni potranno
^mgian fare te masìcanta di luce solare, e la fem-
WmeUura , che costantemente bassa là dentro si
Ma i più sennati non si accosteranno
laro opinione ricordando , ohe le crittogame
U freddo più rigido, e che' gli «sca-
Kiii e tasUi altri animali tfivono senta conoscere
9m honefica luce del sole. Chi per altro potrà «tip-
inorte la natura in una grotta, che comu"
i, sebben per viutte, coW atmosfera , ed i vi"
alla nostra superficie, se alcun luogo non si
, in cui queUa sia senta forta e senta
? Sono le stallatiti, che sempre crescendo, e
ricoprendo, non danno comoda tana agli
, e incrostano e nascondono i bissi e i
CU
quattro miglia sopra Lenlini, ?erso meuo*
giorno.
Corcaracclo. Ut. Cwnsuracium (V. K)
Terra poco distante da Helillì, verso tramon-
tana, che giace oggi diroccata sovra un pog-
gelto d*una valle bagnata dal Gume Marcelli-
no. Secondo attesta Fazello ruinò nel tempo
del re Federico. Dice Arezzo: in quel tempo
ineuii Calcidesi ottennero Leonzio e Co-
tanoy Lamide da MegarOy addotta una co^
Ionia dal Peloponneso lunghesso U fiume
Pantagia^ a mezza via che daSiracusame^
na a Leonzio^ fabbricò la dtià di Portilo,
detta da Tucidide Trotilo, dai nostri €«r-
curacdo (come io giudico)^ già antica ed
in ratina. Ha confondendo malamente il
fiume HarcelUno col Pantagia affermò T Are-
zio di essere Trotilo e Curcnraccio la stessa
città. Ebbesi una rocca munitissima » in cui
Matteo Montecatino Signore di essa, scac-
cialo dai Calatini, si ritirò, ed avendo ten-
tato di occupare Sorlino, Perdio Signore
di questo, avendo gagliardamente assalito
Curcnraccio, la prese* Non oso aflèrmare
se in quella circostanza per la ribellione
di Matteo sia stata poi diroccata.
€arciaraccla« Lai. Curcuracium (V. D.)
Terra sui colli del Pelerò, verso settentrione,
a 4 miglia da Messina, di cui comprendesi trai
municipii;la Chiesa parrocchiale è sacra alla
B. Vergine dei Bianchi; ci hanno 44 case,
412 abitanti e le si appartiene il marittimo
borgo di Pace.
Cntame* Lat. Cutamen (V. M.) Casale
nella diocesi di Girgenli, come ricavasi da
varii monumenti in cui si descrivono i suoi
confini.
Cuteml. Lat. Cutemis (V. M.) Casale
sotto la giurisdizione di Caccamo, come
scrive rinveges nella Sicola Cartagine.
Cute. Lat. Cutodum (V. D.) Bosco e ter-
ritorio nei confini di Randazzo concesso nel
1344 a Corrado di Procida dair Infante
Giovanni. Cedette in dote poi agli Spada*
fora ed ai Platamone. GiuKa figlia di Luigi
366
CU
Piatamene moglie di Aleèsandro FUingeri,
la diede a Girolamo suo figlio da cui
Alessandro oggi Principe di Cutò ; poichò
CD
ottenne questo titdo per prifttegio dal le
nel 1641 Francesco Platamane.
AVTBRTBRZE PER LE LETTEIB B E C.
Pag. 139 Un. • nelle note<
Pag. 16S Un. 15 neUe note<
Pag. 19S lin. 1 nelle noie
Pag« SSO liQ. 43 nelle note-
Pag. aso lin. iS nelle note -
Pag. 197 Un. ai nelle note
Pag. 397 Un. 37 neUe note •
> 9 miglia e meno.
•7 miglia e meno.
.(7).
seriise il
PeUegrìni degli
▲SatioatL
■ man
> Apolllne
Leggui
• miglia.
75 migtia.
(i).
icriiia fai
dei PeUegrìni iLiblieati.
mani,
Baglierla« — I grappi mostraosi e biizarrì dd palano Palagonia Tennero nel più dittratU.MM
con qaanto senno. Nel territorio , e principalmente neUa parte lottopoita al monto Alfano o Catattui
•I sono troTatì di antichi sepolcreti, che si riportano al tempo del dominio Gartagincse in Panoras.
Balera* — 11 comune di Boterà che oomprendefasi nel circondario di Riesi, con reni decreto M
10 maggio 1347 fa elefato a capo-laogo di ciroondario di 3* classe dal 1^ gennaro 1843 in poi» mUtàè
di 2* classe qoello di Riesi.
€asfelwetr«na« — Nel settembre del lSi7 , ad un terso di migtio in disUnsa da CaslelTiinBi
salia dritta della strada foori porta S. Francesco di Assisi^ e propriamente in ana poaeessione deismi
Atria , sei migUa dal mare si esegaiTa nna cara , doTO i picconieri alla profondità di IS palmi rii
niTano no resto organico fossile ohe per mancanza di necesurie conoscerne ridnoe?ano in ùuàmi
n signor D. Rosario Lentini ne oalcolaTa solle rimasto traccio resteniione in pai. 15 circa, e da aismi
peni da lai raccolti e da nn dente rinTonotofi in ottimo stato di oonsermiona riconoecera imissMii
professori di storia naturale signori Pietro Calcara e Bar. Porcari gU aTanii di ona amiaiifala
della specie deUe foche antedìlaTÌane.
367
DÀ
•ne. Vedi Aidane.
Irla. Lai. Damiriuè (V. H.) Fìumo
lutarco rammemorato dai geografi
Hoffmann ed Ortelio, ma d'incerto
ìlla parte della Sicaoia oggi detta
Nazzara.
Vido. Lat. Darfudum (V. H.) Casale
gOYcrno di Sciacca appartenentesi
Io di Sciacca ai tempi di Federi-
sotto Martino però ad Orlando di
one ed a MtUteo di Mtmcada.
ggigiorno in rovina.
OH (V. N.) Seno e cala nel porto
e di Siracusa di cui fanno memoria
}, Diodoro e Stefano, ma Dio-
la ancora del castello Dascone; Ste-
dice: Dascon è castello di Sicilia^
ì Filislo SicuL Rer. lib. 6, al Plem-
Dascone; il nome della gente è Da-
0 Dasconite; imperocché unendo
col Plemmirio non Y*ba dubbio cbe
[ nostro che è presso Siracusa, giac-
smmìrio è un promontorio alFimboc-
el porto medesimo. Ivi oggi è il sob-
li Hilocca con elegante torre, e
IO fondo 0 feudo si appartiene ad
Montalto signore siracusano. Un
tenicsi , secondo Tucidide lib» 6. ,
zarono un terrapieno di alberi re-
forma di steccato , in guardia
ivi. È questo il concavo porto e
IO suo ritiro, dove Eurimede capi-
gli Ateniesi, comandando Talade-
»lendo prender di fianco l'ala op-
)ì nemico, mentre allontanossi dal
;ir esercito, circondalo dai Siracu-
itro lui rivolli, secondo il testimonio
)ro nel lib. 13, cadde prigione.
DE
Jéo. Lat. Daedalium (V. H.) Ca-
he si ebbe anche il nome da Fa-
iranno di Agrigento , per essere
riposto il celebraUssimo loro di
DE
bronzo opera di Perillo , siccome attesta
Diodoro^ sito tra Girgenti e Fintia oggi Li-
cata, non lungi dal lido, siccome neir Itine-
rario di Antonino in cui sta scritto: da
Girgenti lunghesso il mare a Siracusa
m. p. cxxmiy dalDedalèo iviu^ da PUnli f,
la cui voce è corrotta dovendosi dir Finti.
dapoichè da Girgenti a Licata si conta-
no 24 m. circa , donde Plintia invece di
Fintia che è la stessa Licata. La collina
presso la vetta è scoscesa, stendesi per quasi
mezzo miglio, e vi si giunge per una sola
via dalla parte di levante pei gioghi dei
colli vicini, dista da Licata 5 m., vi si os-
servano gli avanzi di rocca un giorno ma-
gnifica e perciò chiamasi Castellacelo. Credo
che ivi sia sorto il castello Dedàlèo^ da Dedalo
fabbricato, e ciò siccome disse Teruditissimo
Filiberto Pizolanti, sebbene egli erroneamen-
te ritrar procura essere stato dapprima appel-
lalo Gamico quel luogo; imperocché Dedalo
potè fabbricare in altro luogo presso Girgenti
la rocca Gamico e qui il castello del suo
Donae; convenir possono ad ambi gli smi-
surati avanzi delle muraglie, e T ardua e
diiTicile via. Gluverio fa menzione del monto
Ecnomo , a cavaliere di Licata , nolo a
Diodoro , alle cui radici occidentali col-
loca il Dedàlèo; ma non vi si osserva om-
bra alcuna nò di rocca, nò di piccoli ru-
deri^ nò convengono tra loro le distanze.
Altronde non avrebbe dovuto dimenticare
Gaslellaccio , dove lo stesso Fazello avverte
vestigia di antico castello.
Delta (V. H.) Terra sotto la dizione di
Licata, nella comarca di Girgenti^ appresso
Naro, non lungi da Ganicattl, un tempo di-
pendente' da Corrado Lancia Maestro Giu-
stiziere di Sicilia , il cui nipote ed erede
Pietro Lancia la diede in dote con Naro
alla figlia Giovanna maritata ad Arl(Ue
Alagona. Credesi che Petiliana giusta
minerario romano sia distante dai Filo«^
sofiani 28 m., e da Girgenti 18, e che
sia stata ornata d'un tempio sacro alla
368
DE
BeUm DiftM , donde prèse il nome. Sor-
geva sa scoscesa rape un castello oggi
rovinato , di cui rimangono solamenle al-
cane volte , e grotte e maragHe ad atrii
' appartenenti , e merli , ed avanti di torre
rotonda , la quale sovrastava qoal vedetta
airiatero castello. La terra poi , da quel
luogo distante circa 100 passi , fondata
l'anno 1622 sopra vicino poggetto, che
guarda Ut^ccio, è circondata da campagne
amene fertiUssime bagnate da ruscelli »
con un palaszo proprio del Barone sito
nel basso in vastissima piazia, dov*ò una
fonte di acqua perenne. Ivi stesso sor-
ge la Chiesa parrocchiale di S. Maria di
Loreto sotto la cura d*un Arciprete , dove
si è una cappella sacra alla patrona S. Rosa-
lia con di lei relìquie, ed ha soggette altre
due minori; un tempo sorgeva in un luogo
pib alto presso a quella di 8. Maria del
Carmelo con un convento di frali, che oggi
diroccato presenta solamente i ruderi. Il
primo censo della città thlto nel mezzo del
XVII secolo presentava 288 case e 1071
abitanti ; Pirri però numera 320 case e
1127 abitanti; nel 1713 erano 403 le case,
1423 gli abitanti, che ullimamenle giunsero
a 1705. La sua lat. è la stessa quasi di Cani-
catti, la long, dì 37.^' Il Signore ha dritto di
armi ed ii xxvii posto trai Marchesi nel
Parlamento, imperocché dopo gli Alagona^
per privilegio di Federico III passò il ca-
stello di Delia nel 1366 a Matteo di Chia-
ramonte; ma per fellonia di Andrea^ con-
cesselo prima il Re Martino a GugKelmo
Jtfoncada, poscia a Pietro Mazza Catalano,
che con Andrea Ortolano commu tolto pel
fondo Condoverno nel 1399, perlochè que-
sti nel censo del re Martino dicesi Signore
del castello di Delia e del feudo di Da-
misa. Dal di costui pronipote Pompeo com-
prossello Bernardo Lucchesi Barone di Mi-
licia nel 1516 , donde passò a ^Giuseppe ,
che il primo congregò della gente, e per
diploma di Filippo IV vicn detto nel 1623
I
DB
Marchese di Delia, Ba lai e da Gidia Spi-
lafora nacque fioipart, da coi Metro sm-
ceduto dalla aereUa QUUa^mìùtìàà aJli^
cola infonfo JUieeibeii, Jtarte onica ìm
ii|^a fki sposala da FerdiMHMfo CroriM
Principe di Palagonia, nella ^pnle lluii|ii
passò la signoria; ne dei aucctaaeri Im-
eiamo altrove paróla (1).
mMm (V.M.) 100861010 del litote ddi
SS. Trinità, detto un lampo di JKmm, ck
sorge presso Gastolveirano nel feradsdM
territorio di DeUa. Diseete il FaieUo deir<N<-
dine di S. Basilio; renonaera il Pirri mi
Priorati BenedetUni, imperoccbè nel 190
Giovanni degli Orsini Cardinal di Team, I
volle congiunto alla san Abaiia di S. fii^
vanni degli Eremiti, e coacesaelo ai miiid
di'S. Benedetto. Essendo di regio PH»*
natoi Principi di Sicilia dalla morie di Cii-
vanni vi assegnarono 1 Priori, che pnih
riscono il um volo nel Parlamento. Geli
oggi di questa dignità Agatino Biggitfiii'
dice deUApostolicalegaiia. Vedi il mia Im-
re delle monaslidie noliiie della Sidiik
Delia (V. M.) nome coal detto dali»
ritorio dov*è il monastero dello slesso nom^
lo stesso che quel delle Arenet e riSo*
degli antichi.
menaana» altrimenti Demetma (T.A)
Città oggi scomparsa e conosciuta dal mIi
(0 Oggi è an eoomno ia proriMii
e diocesi di GilUnisMtU di evi éifU li .
cirooudario di SonmatìBO doode 4 mì^ ^"
conUvano SiSO aniiM sai I79S. poi SlSi aiittfl»
e fiiiaLmenta SSSV nello scordo del ISSI. Gmfi^
desi il territorio in tal 666,907, delle fuK Mi
in collore, S,0t6 In giardini. l,tH in erti i^
plici. 0,197 in canneli, a,76e in piopfeli, ^
in seminatorii alberati, 4St,a0i inseMÌaslirii'^'
plici, 31,977 in pascoli, t9,SiS in olimi,
in Tìgneti alberati, Si,6SS in Tignaci samfi
907 in ficheti d'India, 81,663 in ■■■'•ii'^
153 in colture miste, 11,161 io terreni
tivi. il suo cooiioereio si vana in die, is ^
ed in poco lolle poiché si iu oai seifan* L'^
è buona.
369
DE
aUa qoale Tcnne deDominala la \al-
^pondentei ai tempi dei Saraceni,
mtovala appo il Gaelani nella vita
iica Abate Carboùense> che dicesi
ser nato. Leggo in un diploma del
iaggiero del 1090, in cui si descri-
M>nfini della diocesi di Messina: Ya
Milazzo e corrisponde a Demermd;
dopo: diedi anche appo Demenna
Uo di Alcara coi suoi tenimenti:
deduco non esser distata da Al-
go ArcivescoYO di Messina nei suoi
del 1131 , enumerando le chiese
e air Archimandrila , registra S.
9 di Demenna; di cui fa menzione
1 Re Ruggiero in una carta colla
onferma nel 1134 i drilli edi beni
cilia che in Calabria concessi al-
landrilato: nella diocesi di elessi-
sue pertinenze S. Stefano . . . . S. Bar-
' Demenna- Parlando poi dei Mona-
ggetll al medesimo Archimandrita,
"a essi al ix posto S. Filippo di
\a. Indi Alessandro IH Rom. Pont,
liere deir Archimandrita Onofrio, e
Guglielmo, prendendo sotto Tapo-
protezione il Monastero Archiman-
del SS. Salvatore di Messina, con
^sessioni. Obbedienze ed ÀbaziCy re-
a Chiesa di S. Barbaro di Demenna^
XII Cai. di Nov. Ind. ix. Tanno 1175
carnazione del Signore. È il confi-
le r accennato Re Ruggiero, di S.
0 di Demenna j siccome ascende
della medesima chiesa^ e dà so^
monte Ardea ec. Del resto credonsi
i della Chiesa di S. Rarbaro, quelli
)rgonsi nel territorio di Alcara presso
rgio, do¥*è una fonte che dicesi an-
i S. Rarbaro , e dello stesso nome
D circostanti. Affermano finalmente,
stero di S. Filippo dì Demenna quale
si oggigiorno di Fragalà.
isiBiil. Lat Aynsindis (V. H.) Fonte
rritorio di Palermo, a mezzo mi-
DE
glio dalla città, appellato Aynseilime in
saracenica voce dal Fazello , imperocchò
Ayn, come dissi altrove, in punico vale fonte.
Nasce abbondevolmente sotto una grotta ,
verso la parte occidentale^ e le acque ir-
rigano gli orti. Falsamente F Adria nota da
questo fonte avere origine le acque di
Zisa e di Cuba , che volgarmente dicesi
scorrere dal Gabriele (1).
DI
Diana di CeMIà. Vedi Cefalà.
Diana (fonte di). Lat. Dianae fons.
(V. N.) Erompe oggi nel mezzo della terra
di Comiso 0 Jomiso, ed è il sinistro capo
del fiume Ippari, che scorreva verso Ca-
marina celebre città una volta, ed ora toc-
candone i confini detti di Camarana sbocca
nel mare Africano. Cluverio nel lib. 1, cap.
14 conosce anche il fiume di Diana, e dice
esser quello, che dal cospicuo fonte di Fa-
vara sgorgando, al villaggio di S. Croce
verso il promontorio Rucra si scarica, ma
erra. Solino cap. 11: i portenti nei fiu*
mi sono assai varii: V acqua di quel di
Diana se toccata da mano impudica non
può mescersi al vino. E Renaio Fannie
interprete di Dionisio:
SoQ qui yarii portenli» e memorandi
Per Torbe intero; è di Diana il fonte;
E ben di Camarìna il flatlo accoglie.
Impara roano indarno di Lièo
Tool mescolarlo al dono...
Dal che soggiunge il Cluverio: miso certa-
mentCy interpretar Fazello questo fonte di
(1) DmisiNNi. — Questa fonte non per altro ha
rinomania che pel suo nome, alla interpretazione
del quale sono yarie le opinioni. Dice il Palermo
nella sua Guida derivar la voce dair arabo Bken
desein, cioè fonte del più grotto fango, ovvero di
Ben dim, cioè fonte che tcaturitce in eottoposta
palude, o secondo il Cascini da Hin Senin, fonte
purgato. Sgorga dentro una spelonca eh' è in
piUoresca fossata dove le lavandaje palermitane
imbiancano i pannilini.
47
370
DI
IKoM per 9tieUo da cui <I /Itime /ppori per
la palude Camarina sboeca nel mare, èoP-
io la vedetta medeeima di CamoHna an-
tica eiUà. Ma Solino non fonie eolamenie
ma fiume V appeUay che seorra vicino Ca-
marina^ qual nome neemm aUro aliribui-
$ee al rivo d'Ippari. Ma chi non Tede lo
allucinamente di Cluverio? n rito di S.
Croce non iscorre per Camarina, come costa,
ne potè scorrern un tempo. Diana scorre
sino a Camarina, e secondo RenniOi acco-
glie Fonda a Camarina; falsamente dun-
que si asserisce che sia quello il fonte ed
il fiume di Diana. Del resto ottimamente
Solino disse Diana l'Ippari dal fonte di
Diana donde riconosce origine. Il fonte
stesso di Diana a Comiso, oggi con ragione
appellasi fiume, perciocchò con molta af-
fluenza ne sgorgano delle acque , che for-
mano un fiume: Ha poi, soggiunge Cluverio,
confesso esser la cosa molto anMgua ed
incerta. La volgare e comune opinione poi
riconosce Diana nel fonte di Comiso. il fon-
te, dice Fazello, scaturendo in mezzo alla
piazza^ con tal furia vomita le acque^
che immantinente ad un tiro di pietra
bastano ad attivar dei molini e forma un
fiumicello. E poco prima parlando dell*Ip-
parì : flosce a 12 m. sopra la foce, da
abbondevolissima fonte detta un tempo
Diana. So avere scritto TArezio: è ancAe
un fonte presso Camarina, la di cui foce
appellano Grafuscolaro; altro poi il fonte
di Diana nel territorio di S. Croce oggi
detto Paradiso; di cui GiuUo Solino fa-
volosamente fa menzione. Tuttavia questo
autore, che scrisse il primo sul sito della
Sicilia, ammise molli errori; e che con Ca-
marina il Frascolari ossia 1* Oano degli an-
tichi? Di questi, poi, cAe sono tra Camice
rina e Pachino, propone far parola; dun-
que le fonti Frascolari e Paradiso non si
appartengono a Camarina, e sono in effetto
molto da essa distanti verso Pachino.
Diana (bMco M). Lat. Dianae nemus
DI
(T. N.) Nel territorio di Aggira n
dente, roentoyato dagli aniidii
Vi è l'antico castello appellalo poi
mauro; non lungi era il casale detti
Diana (tempia M). LaU JKi
fium (V. D.) Vedi Artemièio.
Dlceapali. Lat. DiceapoUs 0
antica Segesta di cui in appressa
cosi nominata da Agatode Re éi
sani, per averri stabilito giuM
confro i cittadini da lui ril>ellalisi
Didlme^Ut. Didyme (V. D) Ve<
mtmi. Lat. Diesis (V. H.) Casale
pò, dove oggi è Aragona.
DUemlsl. Lat. DilemiHs. Sic.
(V. N.) altrimenU AtiUemiei. Fium
sorgente nella yalle dei Serri,
del territorio di Noto, e si Tersa i
Abiso sotto la rocca di Renda. T.
Dlnnamarl. Lat. Dinnamaris.
namari (Y. D.) Monte sopra Messi
austro. Vedi Bimari.
Dloniaio (Bocca M). Lat. IKoi
(V. N.) appo Siracusa. Vedi ùriig
Dlontolo (OraccMIo M). Lat.
ouris. Sic. Cricchia di Dionisiu (
Tolgarmcnte Grotta parlante o i
Nessuno osa negare , avendo vednl
latomie essere state in Siracusa ac
carcere, cioè luoghi, donde cavati
si a costruir la città, vi si chiudev
i malfattori; tuttavia Cluverio presi
da Tullio il solo carcere di Dionis
contro il chiarissimo Mirabella, che
ceri ammise nelle latomie, uno ciò
tovato dal medesimo Cicerone conin
Ub. S, e detto di Dionisio ; altre d
no. Var, Hist. Ub. fi cap. 44, ce
verso Acradina; il terzo finalmente,
è menzione appo Plutarco nel M
Eurialo e Labdalo. Il carcere di <
tualmente parliamo. Grotta parlanti
garmente Orecchio di Dionisio, in
parte di città appellata Neapoli, goti
cidente, ed intorno gli sono late
37!
DI
gran parte senza volta, ed ac-
alla conservazione y dov*è una
$tra, come una piramide, avente
[ specola. Le altre poi sono an-
sime, ma a volta, sovrastate da
agenti rupi, che da ogni parte le
I, tagliate dal ferro a guisa di
lite a queste latomie, e la dol-
Bclive discesa apresi da mezzo-
quelle con volta sta a destra la
fknUe, ovvero V Orecchio , opera
npararsi ad altra, alta 60 palmi
irca 20 larga, ma verso il mezzo
e spazio per due cavità stenden-
ove aguzzamente terminano, ven-
lìitare una chiocciola, e congiunte
un canale prolungato sino alla
lai quale artiCzio ne viene, che
nmessamente pronunziate chiare
» ; per la qual cosa dicono aver-
0 Dianièio acciò apprendesse i
lei prigionieri, per mezzo di cu-
spositi fori al di sopra origliando.
ir in Mumrg, Ub. 9 cap. 4, è
ce, la grolla in tivo sasso, che
Ilo a chiocciola lerminando in
male, insinuatasi nel gabinello
lo del cuslode della spelonca;
perciò, che ogni minimo sire*
morio, entrando nella chioccio^
ìèse ai custodi nel gabinetto, do*
fue detto anche sommessamente
to^ come se a presenti trasfertca-
gabinetto sin* oggi certamente ri-
non può discemersi donde in
sia la discesa. Forse allargatasi la
la spelonca per corso di tempi da
i è fatta qualche mutazione nel
stesso canale, di cui sopra dicem-
uro occupato, 0 intersecalo in tal
9 al gabinetto corrisponda , è
aperto. Indi prosegue il Rirhcr:
canale col muro , le voci mor*
egenerane in bellissima e ma-
i eco.. .un suono di esclamazione
DI
diviene come un tuono; pianamente per-
cuotendo il mantello colla mano si ha
come l'esplosione d'uno schioppo; anzi
non solo intende la voce, ma alquante
voUe la ripete. Una musicale cantilena^
qui da due voci cantata subito si cambia
in un concento di quattro vod, mentre la
riflessa voce del primo, accoglie bel'
lamente guefto del secondo; cosa de*
gnissima ad udirsi. Queste cose scrive
.quegli, che confessa avere molto appreso
dal mirabile artiGzio di questa grotta a spie-
gare gli arcani del suono. Avendola io da po-
chi anni novellamente visitato, un nobil mio
compagno die' fuoco ad una pistola, che
percosse le orecchie come se il fragor di
un cannone e più. Non dubito affermar
contro Cluverio, con alcuni eruditi, aver
chiuso in questo luogo Verro i cittadini ro-
mani, ed essere stato questo il carcere di
Dionisio mentovato da H. Tullio (1).
Dimio. Lat. DiriUus (V. N.) Fiume, da-
gli antichi Acato , di cui in sufficienza di
sopra parlammo. Nasce per due capi ai
colli di Yizzini e di Licodia. Scaturisce in
prima dal fonte del Paradiso nel territo-
rio Mogio a 2 miglia verso Oriente dalla
imminente Yizzini, accoglie le acque del-
l'altro fonte di Favarotta, e scorrendo
si congiunge coli* altro capo, unendosi an-
che dove guarda Aquilone a quel di Yiz-
zini, a 2 m. sotto Licodia, e formato da tre
fonti non molto di là distanti; dei quali
il primo un tiro di pietra lontano s'appella
Corvo j il secondo che erompe poco sotto
(1) 61i«neUi di pietra viri che in questa latomia
si osserTano non poteyano seryire a legaryi ani-
mali da soma per la loro altezza, ma piottosto,
come ossenra ottimamente il Gay. Landolina, a so-
spenderfi oapoyolti pei piedi gì* infelici prigionieri.
Nell'interno» doye yiene a terminare il canaletto
che chiude la volta della spelonca, yedesi un'aper-
tura recenteipente scoperta, e nell* ingresso dì que-
sto meato si rin? enne un ben conservato schele-
tro amano ed un lungo chiodo.
372
DI
prende il nome dalla vicina chiesiuola di
S. Angelo; il terzo finalmente sotto la for-
tezza della città si dice Messer saracenica-
mente; i quali fonti insieme congiunti muo-
vono in prima delle moli di frumento. Vizzini
è sita perciò tra due ruscelli, ossia capi del
Dirillo, che poco dopo al di sello unen-
dosi al molino del Barone formano il fiume
detto di Vizzini; caduto questo tra valli a
6 miglia circa, nel luogo che dicesi Raju-
telo, al tragilto del Paratore, accoglie il fiu-
micclio di Monterosso non lungi dal mede-
simo villaggio, che scaturisce dalle tre fonti
di Coruletlo, Pracbio e Catandono. Indi
lasciando a sinistra Monterosso, continuante
il corso per 4 miglia, si unisce al fiume di
Mazzarone, che ha la sorgente ad un m-
e mezzo da Chiaramonte verso settentrione,
e ne prende il nome. Scorrendo per 4 m.
bagna dalla sinistra eziandio la terra di Bi-
scari, sotto cui tragittasi per un ponte. La-
sciasi indietro Odegrìllo o Birillo, minato
villaggio di nome saracenico, di cui usurpa
la voce, dove per varii anfraUi feconda al-
cuni fondi a seminato, delle isole del Bi-
rillo; e d'ivi non lungi Ira Camarina e Ter-
ranova enlra nel mare sicolo-afTricano. Ci
hanno dalla terra di Discari alla foce ben 8
miglia. In entrambe le ripe del Dirillo
formavansi a maraviglia delle selve di
sugheri densissime un tempo, e perciò
apprestanli sicurissimi nascondigli alle fiere
ed ai ladroni, come scrive il Fazello; ma
oggi queste terre^ per la coltivazione meno
spesse ed ombrose , non presentano più
delle selve inaccessibili. Alla destra non
lungi dal lite ci ha lo stagno Conanico e
Catarasuno, e l'antica salina vuota di acque,
di tutto il che diciamo a suo luogo.
Dlriiio. Lai. Odegrillum (V. W.) Casale
alla estremità del fiume del medesimo nome,
sito un tempo in un poggclto, non lungi
dalla terra di Biscari, che argomentano al-
cuni dai suoi avanzi accresciuta. Era mem-
bro della Contea di Modica e se ne fa men-
DI
zione in un diploma di Harlino con coi ne
stabilisce Conte Bernardo di Caprera. Ifella
stesso poggelto esiste oggi una chiesa eaa-
peslre con case e granai per oso dei eoa-
ladini. Fazello disse Signore di Boecherif
Palazzolo ed Oldorigo cioè OdegriUo sie-
come io congetturo, Alaimo dì Lenlioi solla
Pietro d' Aragona, e i figli suoi. Regsaidt
Federico II, il palermitano Orlando de Mi-
lia fé* giuramento al Re per OdegriUo, coM
leggesi in un registro dei medesimo.
Dltt»lna. Lai. Chrysas (V. PI.) FioiDe,
dagli antichi Crisa, dai Saraceni Affn Di-
ctayn, e nel diploma di Urbano II in eoi
descrive I confini della diocesi di Siracosii
Hìiethechaym. Si ha molle fonti: sotto is-
sare, dove il sopraccennato tempio di CHm
Dio deir antica superstizione; sotto Leoi-
forte nuova città; sotto i monti Tavi ed Ir*
tesino; congiungonsene poi le acque, adilta
a porre in movimento moli da frumento, il
amenissima spaziosa valle, chiusa da aasln
dal monte di Castrogiovannì, presso k di
cui radici sgorga anche verso aquilone olii-
micelio ed accresce il Biilaino, Questo do*
que da quelli tutti formandosi, dirige il corso
verso oriente, e da ogni parte bagnando i
campi, accoglie il fiume di Aggira che scorre
neir inverno, e lasciatasi a sinistra laooofi
terricciuola di Carena oltrepassa le radia (U
colli di Judica, Scalpello e Torcisi, fecoaà
gli amplissimi fondi di Camopietro, e ììbiÌ'
mente nella piana di Catania sbocca daft
destra riva nel Simeto, nel luogo detto ni*
garmenle Passo del Cavaliere. Alle J<
ripe si accampò coi suoi il cartaginese 1t
gone. Avevasi un ponte al tempo dciJ«**
manni detto del Ferro, e dai Saraceni C^*
tarisech. Neil' inverno riesce formiJiWr
ed avanzando le ripe allaga i campii
torno con non lieve danno dei coIodì*
Divieto. Lat.Dtre/Min. Sic. Divelu(T.li)
Torre d* ispezione Ira il promontorio di !■•
scolmo e Blilazzo, verso Nord, presso !!?•■
sotto i colli del Pelerò stanno delle vU^
r„
t
373
DI
esazione dei balzelli, e per im-
)di ed oggi dìcesi anche luogo
omeo fa memoria deli* antica
S dì cai dice Arezio essere a^an- '
di Diveio. Cluverio però scrive
rrore nel Geografo, dovendosi
Ho in vece di Dimeto. AflTer-
iffmann la torre di IHre^o es-
agli antichi appellala Nauloco^
la egli, che nel luogo medesimo
rre, fu un giorno JVautoco, ma
iresso Divelo non è alcun co-
por le navi, mentre Nauloco
0 di navi. Devesi perciò collo-
0 luogo e stimo alla foce del
DO
ea (S.) Lat. S. Dominica. Sic.
i (V. D.) Borgo della terra Faro
il lido, con una parrocchia dello
3. Vedi Faro.
ca (».) Lat. S. Dominica. Sic.
i (V. D.) Borgo nel territorio
ì con chiesa sacra alla stessa
iganea alla parrocchia di Roc-
mcA. — È sito questo casale a sei
scella y. D. e ne dipende in tutte le
k chìesiasliche che municipali e giu-
di pertinenza dei Spadafora sin dal
>icbò la concessione ya ugualmente
di di Roccella ricevuti in cambio del
ina. Per circostanze feudali fu signo-
irii iMironi, finché pervenne in ultimo
Villa franca che vi esercitò con privi-
anze speciali separata padronanza. La
nome di S. Domenica è stata sempre
ime filiale dalla parrocchiale di Roc«
menomare la giurisdizione di qoe-
landa di D.* Vittoria De Giovanni
I principessa di Villafranca Signora
nne elevata a parrocchiale dal dio-
icoTO di Messina nel 1706, ed a buon
h sei miglia di strada coverta quasi
iteci neir inverno eran causa di mille
ze e disagi neii* amministrazione dei
DO
iloiila. lat. Crecum (V. N.) Grotta
alla ripa del fiume Pantagia, oggi di Por-
caro , sacra al culto della Vergine , dove
per tradizione alquanto tempo si occulta-
rono S. Neofito da Lentini e S. Agatone
VescoTO di Lipari coi loro compagni, per
ischi vare le persecuzioni dei gentili, come
negli atti loro presso Gactani si legge. È
favola che ivi coi suoi fratelli nascosto anche
si sia S. Alfio. Da quella ebbe nome Ja casa
degli cremiti S- Maria di Donia.
Donna (V. H.) Gorgo a capo del fiume
deir Arena, ossia dì Delia, sotto Salemi.
Donna alta (V. M. e D) Sorgente del-
rimera meridionale, alle radici occidenta-
li del monte Nebrode, mentovata da Fa-
zello.
Donna lineata. Lat. Aynlucata (V. N.)
Sorgente, giacché Àynìn saracenico linguag-
gio questa imporla. Diccsi comunemente Don-
nalucata, e da Arezio Annalncata: A metà
quasi di cammino, ei dice, tra Erminio, fiu-
me di Ragusa, e Modicano, etti la piccola
foce della sorgente di Annalucata, la qaalè
poco distante dal h7o, nessun conosce se
preso abbia il nome dalla pietra agaia;
rimpetto si osservano zampilli di acqua
dolce tra le onde salse. Dice poi Fazello;
dalla foce, del fiume Medicano, dista un m.
presso il Udo insigne sorgente, chefrequen'
te tien fuòri in copia tra le acque stesse
del mare, tuttoggi appettata Aynluaata in
saracenica voce. Sembra confonder Fa-
zello il fonte non lungi dal lite, coll'affluen-
tissimo gorgo di acqua che in mezzo ai flutti
sacramenti. Gol novello sistema non potendo reg-
gersl a comune questo villaggio, fu dichiarato per
sovrano rescritto contrada di Roccella cui Tenne
riunito. Oggi vi ha una popolazione di iOOO abi-
tanti, ma senza la menoma cultura intellettuale.
Vi dimora un corpo di guardia urbana scelto trai
primarii individui. Il territorio è tutto addetto
alla semina della segala, del frumento e ad erbaggi
poiché i rigori del clima per la veemenza del vento
settentrionale non vi consentono altra coltara.
374
DO
erompe; poiché due sono, come Arezio dimo-
stra, e eon molla chiareua vengono avver-
titi 0 dal lido 0 dalla vicina magnifica torre
del medesimo nome, che sorge quasi in
un poggetto , e si appartiene al Collegio
della Compagnia di Gesù di Scicli. Coloro
poi che stabiliscono a Scicli l'antica città
di Casmena aifermano essere stato sacro
a Cerere il fonte di Aynliueata, ed intorno
aver celebrato un tempo la gente coli' an-
tica superstizione le Cereali alla Dea.
Dorso «eir Asino. Lat. Tagara Leo-
nia. Sic. Schina di 1* Asinu (V. D.) Declivio
sotto il vertice supremo dell' Etna verso orien-
te^ e cosi detto perchò presenta la figura
d'un dorso. Era?i un tempo una ingente
fossa 0 cratere , che accoglieva le acque
delle liquefatte nevi, coperto poi da un tor-
rente di lava nel principio del secolo scorso.
DR
urotoBo («rotte «!)• Lat. DraphonU
Crypta (Y. If.) mentovata negli atti di S.
Agrippina, presso Hineo e ricetto di de-
monii , donde fuggirono alla venula del
corpo di quella S. Vergine e Martire.
Drago. Lat. Dragus (V. H.) Fiume, al-
trimenti Agragante^ che scorre coli* altro
di S. Biagio sotto Girgenli. Arezio sul sito
della Sicilia; due eono i fiumi ^ dice, con-
giunti alla medesima uscita^ dai quali
V antica Agrigento era ricinta, Drago Vuno^
V altro di 5. Biagio, che dove confluiscono
formasi il solo Agragante. Falsamente con
altri afferma Cluverio essere Y Ipsa il Dra-
go, appoggiandosi alle parole di Polibio,
che dice; è cinta inoltre di fiumi, Girgenti ;
al lato australe cioè scorre ampio rivo
che si ha eziandio il medesimo nome della
città; bagna la parte opposta ad Occidente
ed a Libeccio, quel che dicesi Ipsa. Ma
il testo di Polibio non ben compreso fu ca-
gione di errore a CluTcrio; imperocché quel-
Fantico scrittore, nessuna menzione intro-
DR
duce del fiundcello di S. HagiOy Ime perchè
piccolo allora e senza nooie; e eoHa vm
di Ipsa intende il finnia di Uno, A» pM
Inn^ certamente scorre oltre i eeoini dd-
l'antica Agr^to, e ne ÌMigiia le eonMi
occidentali, opposto ad OecideBte ed a li-
beccio; certamente la destre ripe delT^
guarda verso Occidente e libeeeie, ai
viene circondata dalle mara di QStpti
che tendono verso (Meste. Rè in ataa
alti^ sembra potere piegarsi Polibio, ss
non voglia dirsi da alcuno esservi ìdchii
errore per gli amanoeoai , scrivendo jm
Ocddenie^ OrietUe. Laonde il Drofo e M-
gragante bagna il lato ocddenlale ed la-
sieme quel di Libeccio di Girgenti,!
giunto non lungi dal Uto col S. Bia|^,
ricasi nel mare presso il caricatojo di fti-
mento, oggi intomo il porto reeenleMaii
fondato: nasce intanto sotto la terra di Mh-
dali distante S miglia dalla città, acco^b
acque del territorio Mi^jamco, ed allri i»
scelli dai vicini colli sgorganti, e cosi si»
cresciuto tragittasi sotto la città p« oa y»
te. Ne fu tanta la celebrità appo gli aaficK
che ne abbiamo delle monete con capo ben
dato, un avvoltoje sur una colonna, oo ai*
ero ed il motto appafas.
Dromo. Lat. Dromus. Sic. Dromo (T.l.)
Via regia adorna di case suburbane di maé
nesi , e di municìpii verso Austro rìioM,
dei quali sono i nomi, S. Clemente, GiiA
Contesse, Tremestieri, e Pistunera, dei qtfi
in particolare nei luoghi proprii si h nSH
zione, e che si hanno dùese parroedAl
con campanili.
DU
Due fìroioiii. Lat. Duo flralrei. Sie. Bi^]
frati (V. R.) Scogli al lite orientale di S;
racusa poco tra loro discosti, a 40 passi
spiaggia, alti ed inaccessibili, rimpetto
Santa, non lungi dalla cela di S-
375
£C
he (cenotaflo àih Lat. Hecabei.
pMttm (V. N.) al promontorio di
ippresso Pachino, che volgarmente
sape di Marza ^ Odisseo dai Grecii
nangono^ secondo Fazello, dei monu-
i minata grande città un tempo fa-
«r im ffl. di circuito, e diconsi da
0 Cenotafii di £ca6e, ed avanzi del
di Ecate. Tzetze antico interprete di
ne su quel del medesimo poeta nel-
indra^ t{ Pachino scoglio a mo'
n amrà un venenmdo cenolafio ,
Lo ècogUo a mo' d'isola è il
lioHo della Sicilia che appellano
e>, dove VUsse fabbricò un cenoia-
Ecàbe aiierrUo da essa nelle tene-
nume, perchè essendo stata dai
apidatay egU lanciò contro lei la
jnetra- È il eenotafio un sepolcro
cioè tumulo ononario. Ne fa men-
'letze medesimo.
le (Tempio di). Lat. Hecaies Tem-
r.N.) costituito anche da Ulisse. Ec-
arole di colui: Ulisse j perchè aveva
\o Umciaio pietre contro Ecabe^ pe-
do la Sicilia^ venia nel sonno Bpa-
^ ragion per cui costruì il tempio di
che essa era slata la causa degli speU
orno a questi illustri monumenti del-
lite, può rilevarsi esser sorta una città,
lamento che il promontorio offre si-
coverò, creduto da Cluverio il porto
sa, mentovato da Cicerone, appellato
ipo di Odissea dal medesimo vicino
atorio.
oatpedoii» Lat. Hecatompedon- Sic.
edi (V. n.) Ampia contrada dentro le
Il Siracusa ampia 100 piedi, nella
mirato coi suoi Dione per le porte
ttà venendo da Leonzio, si oppose ai
mi , testimone Plutarco nel Dione.
etili (y« N.) Antica città, mentovata
loro, Polibio, Stefano, i di cui cit-
liconsi EchethUi, ed in latina forma
n$e$. E sita tra Leonzio e Camarina,
EG
tuttavia d'Incerta fondazione, espugnata da
Xenodoto Duca degli Agrigentini verso la
cxvii Olimpiade, venne da lui donata di
libertà e del popolar regime , come atte-
sta nel lib. 20 Diodoro. Fiori poi nel se-
colo cccxi avanti Cristo, essendo Siracusa
sotto Agatocle, parte del di cui esercito oc-
cupò Echetla; sono queste le parole dello
Storico: gli Agrigentini, Enna liberata^ sen
vennero ad Erbesso fortificata da una
guarnigione di Siracusani j ed attaccato
acremente il conflitto j venendo anche i cU-
ladini in ajuto^ si giunse ad espugnarlo.
Da questi mentre gU Agrigeniini tengonsi
inceppati , una parte di uomini lasciata
da AgcUocle in Siracusa^ presa Echetla^
saccheggiano il Leontino ed il Comari-
nese. E tale rovina^ gravemente trova-
gUava le città^ che devastata la regione
eransi tutte le biade corrotte. Laonde in
questi luoghi venendo Xenodoto, annienta
la guerra dai Leontini e da quei di Camari-
na; ed espugnata Echetla città fortemente
munita j vi rese la popolare ammini-
etrazione di repìMUca; terrore ai 5tra-
cusani recò. Narra Polibio nel lib. 1 sulle
cose agite sotto Cerone II, avere i Romani
assediato Siracusa e poi Echetla posta nel
confine dei Siracusani e dei Cartaginesi.
Certamente avevano aderito di già ai Car-
taginesi quei di Camerina e i Leontini ,
e varie altre città sotto Agatocle prede-
cessore di Cerone, perlochò rettamente di-
cesi Echetla sita nel di costoro confine.
Conchiude laonde Cluverio: da questa de-
scrizione di PoUbio adunque j e dalla
sopra recata storia di Diodoro , Echet-
la /il sita nel mezzo tra Leonzio e Cama-
rina, rivolta da Siracusa verso Occidente.
Parlando Fazello di Occhiala, ed affermando
rimanere ancora intorno ad essa maravi-
gliose vestigia di antichità, da questo in-
dotto il medesimo Cluverio^ non dubita col-
locare Echetla ad Occhiala; imperocché
nel volgar nome di quella riconosce un tal
376
EC
qoal segnale dell' anilca voce EeheUa. Di-
rò altrove di ùechialà.
BenojBio. Lat. Eenomuà (V. R .) Colle
Bei campi di Gela, secondo Massa; più ret-
lamenie secondo Cluyerio oltre rimera me-
ridlonale, come è a dire a suo luogo.
Benome. Lai. Eenamus. (T. M.) Colle
doy*è il castello di Falaride; credesi falsa-
mente dal Fazello il poggio Mueiaeco^ e
fi sono ingenti pietre quadrate, e scorgono
monomenli di antica struttura; ma costa
essere stati questi ruderi della città Fin-
tlade , fabbricata da Fintla tiranno degli
Agrigentini, distrutta Gela* Il medesimo Fa-
zello dice YEcnomo un baluardo, alla de-
stra ripa dcirimera meridionale o del fiu-
me Salso in un poggio dello stesso nome
per dove Gela guardava occidente, impe-
rocché disse questa là dove oggi siede Li-
cata. Sembra esser Cluverio del medesimo
sentimento, affermando esser quello il colle
EcnomOj che oggi volgarmente dicesi mon-
te di Licata, e da occidente come un pro-
montorio nel mar si protende. Sono poi le
parole di Diodoro che indicano il sito del-
VEcnomo: Agalocle, udito avere i CariO'
gineri occupato nel territorio dei GeleH
U monte che diceH Ecnomo, a tutta forza
contro loro stabiliva contrastare... teme^
va poi massimamente della città dei Gè-
lesi per avere inteso esser nel loro ter-
ritorio tutte le truppe nemiche... Lasciata
dunque nella città mollo valida guarni-
gione ^ pose il campo rimpetto i nemici.
Tenevano i Cartaginesi il colle Ecnomo^
dote dicono essere stato il castello di
Falaride^ in cui si narra avere tenuto U
tiranno il toro di bronzo^ di tal concerto^
in supplizio j che sottoposto il fuoco tutta
la macchina si arroventisse; e dall' empia
O'udeltà verso i miseri toccò al colle U
nome di Eeiìomo , cioè di scellerato ^ di
me fondo; e poco dopo: nel mezzo de-
gli alloggiamenti era un /lume, c/ie come
una difesa contro U nemico entrambi si
EC
fecero. Esposi poco aTinli eoa Ciaveile, 1
castello di Falaride neirEcaomo essere sla-
to appellato Dedàlèo, il moslrai aovrappe-
sto al colle che dicono oggi Caafeihrccii,
opperò affermo qui consegoenleflaente rl^
nomo il colle CoaMIoecfo. Huovoai ài
testo di Plutarco, che descriveado il lì^-
gio di Dione, noia essergUsi rilMliati h
venire in Siracusa 200 agrigentioi oavaM^
che abitavano intorno i'jEcnoaio, il fMli
laonde fa confinante col lerrllorio Agi^
tino, la qual vicinanxa di territorio csrth
mente si compete piii al Castellacela ck
al Muciacco.
ED
fiderà. Lat. Areddola. Sto. ireddin
(y. D.) Colle sopra Alimena verso austro il
cui sono, come avvertii, antiche e non |ie>
cole vestigia di acquidotto prìncipalaol
a mattoni; grotte inoltre molto iatrt^
nelle quali comunemente ai oecuUaaaiP
assassini di strada.
BdiMa (V. N.) Porto al PacUao. Ce-
rone contro Ver. lib. 5. Avanzata^ k IH"
ta. Romana, finalmente approdò al NMè
nel quinto giorno , era salpate dal p«ii
dì Siracusa. Ecco pot, prosegue 1* OrMi^
repentemente si annunzia natigH S f^
rati esser nel porto di fdisM, die fii^
è ti nome di quel luogo; la nostra fé^
era nel porto Pachino. Queste
nella spiaggia orientale del Pachine
il Peloro, è detto ora dai naviganti U^
bardo secondo Fanello, Hanamemidafli»
verìo. Quello poi detto Edissa era
verso il Lilibeo e stendeyasi nell*)
spiaggia; oggi dicesi Maria^ e da oa ttPj
diroccato CasieUaccio; ma Tdoaei'^
questa spiagi^ia del Pachino rieoaiMi^
promontorio Odisseo per cui sospetti
verìo essere stato presso Tullio
nome di Edissa. E presentate le
del Fazello : presso fuealo «tesse
377
ED
fino dei monumenti di insigne mi-
à pel circuito di un miglio e mez-
igia di una rocca battuta dal mare
le di antica architettura in tuo-
rrofiet, pm^ cui argomentasi esservi
^ giamo celebre città di cui non
gnare il nome che anticamente ri
oggi però a causa di abbattuta
diceri Castellaccio; indi soggiun-
erò giudico di esser quello stesso
ìe corrottamente in Tullio è detto
di Edissay mentre dai Greci era
0 Uxorio Odisseo. E certamente
M favoleggiarono che Ulisse nei
suoi Tiaggi approdato sia in que-
EG
ii« Lai. JEgades (Y. H.) Le isole For-
Egosa, e Jera^ oggi dette LevansOy
no e FofDognana, adjacenti alla Si-
spetto Trapani ed il Lilibeo. Stima
» essere Jera Maretimo Facognana
'orbanzia, Lefcanso^ aggiunge anzi
nzione da Plinio lib. 3 cap. 8, del-
Incinna , e la Jeroneson , e crede
Bi la Forbanzia di Tolomeo, 1* altra
ppare dal nome Jera. Duasquio e
sostengono dover dirsi Egati o dalle
Ivatiche o dalle rupi e gli aspri sco-
he è gran copia appo Jera e For-
lalchè non possono approdarvi che
i periti dei luoghi. Del resto Livio,
f eia, Silio e Stefano diconle Ega-
aspirata 1* ultima sillaba, come av-
nedesimo Duasquio, che nondimeno
danna la voce JE^ade^* usata da Eu-
J contrario Cluverio riprova coirau-
1 Nonio e di Fraculfo entrambe le
ole» ed JEgathes come erronee. Po-
tìe Eguse^ H qual vocabolo sebbene
4>Ia isola sia proprio, tuttavia anche
e si applica.
ri sono le Egadi pel massacro ea-
daltai flotta romana Prefètto Catulo
EG
Lutazio Console, ai Cartaginesi diretti da An-
none , poiché perdettero 120 navigli , dei
quali 50 andarono a fondo, e 70 con 10000
prigionieri caddero in potere del vincitore;
e fu allora imposto fine alla prima guerra
punica. Afferma finalmente Pompeo Sabino
aver di queste detto Virgilio.
Are l'Italo appella i mssì avvolti
In mezzo ai flutti...
Ma altre affatto credonsi le Are o i sassi,
dove si sancirono i patii di entrambe le
genti; e come sassi o scogli posson dirsi
le Egadi essendo ampie isole come sarò
a mostrare; altre al fermo tra la Sicilia e
la Sardegna diconsi Are in mezzo ai flutti^
Cluverio seguendo Sabino incorse anche in
errore. Nei luoghi propri! fiirò parola di
ognuna.
Egesta. Vedi Segesta.
Vedi Favognana,
EL
racetio. Lai Elcethium (V. M.) Parla
di quest'antica città Cluverio nel lib. 2:
cfa Tolomeo net meridionali mediterranei
luoghi verso il promontorio Lilibeo ri col-
loca la città di ElcetiOj da cui secondo
Plinio in alcuni esemplari antichi^ fU'
tono i terrazzani delH Elcetieri, mentre
gli esemplari comuni Ecestieri U appel-
lano. Evvi oggi una città tra Mazzara ed
il fiume Belice^ detta volgarmente Castel*
vetrano; ignorò se sia l'antica Elcetio,
imperocché nel suo stesso nome manife-
sta l'antichità' Affermano alcuni con Are-
no che Castelvetrano sia stata edificala snl-
le rovine di Entella, ma vedremo che En-
tella era altrove situata.
Bilanc Lat. Blianum (V. N.) Casale nei
territorio di Piazza verso Levante, ed anche
detto Aliano, mentovalo nelle tavote del seco-
lo XV da Chiarandà. Attualmente è in rovine.
Biicona. Lat. EUcon (V. D) Vedi Oli-
veri (Jltime di)^
48
378
EL
Bilma. Lat. Elyma (V. M.) Antichissiaia
cillà fabbricata giasla Fazello dal Trojano
Elimo, il qaale, minata la patria, prima
di Enea venne con Aceste in Sicilia- Lo stes-
so autore ne assegna il sito sul monte cbe
sovrasta TEgestano seno, e dista dal lido
2 miglia. Erto è quel monte^ elevato, sco-
sceso, sicurissimo per Tunica salita verso
levante, abbisognevole di poca guarnigione,
sulla cui vetta stendesi una pianura di un
m. circa, dove osservansi gli avanzi di dl«
roccata citlà^ smisurati massi, mattoni, vasi
cisterne, e verso ponente i monumenti di
distrutta fortezza, e gli avanzi eziandio di
un sobborgo, indizii tutti di popolata e ben
costituita terra, che il volgo oggi appella
Alimita 0 Palimita. Cluverio tuttavia sulla
stessa collina ripone Partìnico quale an-
tica città, ed afferma non esservi stato ve-
stigio alcuno di Ellima, quindi' ei vuole es-
sere in Dionisio incorso un errore facendo
menziono di EUma invece di Erico. Al-
tronde Tucidide fa menzione nel lib. 5
dei popoli Elimi, né annovera Elima tra
le città di Trojana orìgine. Ha sono i Si-
ciliani diversamente persuasi e dicono che
Elima sì fu un giorno famosa città, come
nolla Decade 1, del lib. 7 cap. 5 del me-
desimo Fazello, e nelle mie note alla sua
opera. Del resto Haurolico stabilisce Elima
presso Erlce; Valguarnera però tra Sege-
sla ed Enee; Golzio poi va con Fazello.
Erroneamente scrive il Ferrarlo rimanere
ancora una terricciuola dello stesso nome.
Sappiamo da Dionisio aver sollevato Enea
in Elima un ara a Venere.
BilMiietta (••) Lat 5. EUsabeiha Sic.
S. Lisabetta (V. H.) Piccola terra nel ter-
ritorio di Cometa in diocesi e comarca di
Girgenti, appartenentesi ai Hontaperto Prin-
cipi di Raffadali; occupa il declivio di un
colle rivolto ad austro non lungi da Aragona.
Venne oggi avanzata nel titolo di Ducato,
di che dal 1748 è onorato Antonio Monta-
perlOj della Corte del nostro Re, e di lui
EL
Legato al Re di Polonia. Fabbricolk I
Niccola Gimeppe Marchese di Moi
nel 1620, cui succedette il figlio J
«co, donde Nieeola Giuèeppe n
Principe di Raflàdali; dei di cosini
Bernardo ed Anionio^ oggi qaegl
Barone di 5. EUsabeiia siede nel
mento il xxiv posto e gode del
delle armi; dell* altro di già dicemi
parrocchia sotto il Vicario del Vesc
ha la cura di amministrare i sacraoM
dicala a S. Carlo Vescovo tiene s
altra Chiesa minore. Notasi dal Pirr
mero di 113 case e di 679 abitanti,
regii libri 179 case, 739 abitanti; e n
101 case 310 abitanti, che nltii
te 915 (1).
Blorina via (V. N.) Stcndevasi
racusa insino ad Eloro, occupata, s
Tucidide, dagli Ateniesi dopo discioll
sodio a Siracusa. È poi antichissfa
questo solo argomento la città di j
e non ultima ò a dirsi delle Grechi
Bioro. Lat. Ehruè (V. N.) Fio»
gidl Àbièo e Tellaro, la di cui origine
progresso di già descrissi. Dicesi (N
alcuni secondo Fazello, imperocché
la sua foce bianchissimi uccelli, che <
(olorenj cigni, a torme si posano. De
Uehi vien mentovato da Stefano, fi
Plinio e Virgilio, il quale canta n<
3 dell Eneid.
Supero il piogae tool del tardo Elofo
imperocché ad un m. dalla foce per
ed arenoso letto al placidamente ia
(1) 11 sotto-comane di S. Elisabetta è il
rato a qael di Aragona , perloochè ti coaj
io proYÌncia dìttrello e diooeti di Giifcali
ditta S m. e meuo, circoodario di Groitt
C m., e 6S da Palermo. I prodotti del tao
littimo territorio tono il grano. Fono, i !
ed il Tino, coi quali generi mantiene ont
confacente alla taa grandeisa. L* aria è m
ti contavano 1700 anime nel 179$. poi t
ISSI, e ISOI nello acorcio del tS5S.
379
EL
guisa di stagno, sembra appena che
a; Dell'inverno poi dai fluiti del ma-
dia violenza dei venti chiuse le foci,
ntemente riboccando, similmente che
, da ogni parte allaga i campi e vi
; donde quelli sommamente s^impin-
e divengono feracissimi in frumento,
, canape, biade, legumi ed alberi do-
L Clamoroso V appella Silio, non per-
1 lito vicino producono le procelle del
[fragore, percioccAè questo epiteto ai
dice Cluverio molto inetto starebbe^
*chè neirinterno, per sassoso ed alpe-
Ilo precipita con sommo strepito. È
laute in pesca ^ onde il Siracusano
laro riferisce nelle navigazioni, te-
io Ateneo lib. 8 , esser dei lupi nel
Floro f e grandi (mguille tatmente
rale, da prendere U pane dalla
di ehi l'offerisca. Stefano: Dicesi
^ar dei pesci talmente assicurati
rendono dalla mano U ct6p, come
Homo da Apollodoro Cron. Kb. 1.
ibre il fiume medesimo si per Tin-
vittoria di Cromio genero di Gelo-
e di quella da Ippocrate riportata;
ccbè quegli soccorrendo il suocero,
sulle rive 1 Cartaginesi, come canta
ro nelle Nemèe, Taltro vi superò i
isani e preseli prigioni. Erroneamente
»nio Sabino disse cader F Eloro nei
LeonUni. Non provasi da antico te-
lio essergli venuto il nome o da Eloro
ili* Isola 0 dagli Elori popoli della
I, dei quali una colonia, mentre cer-
ina sede, non cautamente tragittando
ime, ne peri sommersa. Gaetani nel-
oge fa menzione dei pozzi alle ripe
edesimo, e della Chiesa di S. Paolo,
rarie maraviglie si osservano , e di-
appoggiandosi alla voce popolare, es«
questa spiaggia il S. Apostolo ap-
o nel suo viaggio da Malta a Roma.
ro. Lat. Elorus (V. N.) Città cosi delta
ime; onde dice Vibio nel Catal. dei
EL
fiumi: r Eloro di Siracusa dal quale la
città. E Stefano: Eloro dita di Sicilia della
dai fiume Eloro j che è al Pachino. Del
suo sito parta Fazello dee 1, lib. 4, cap. 2*
Appresso la foce del fiume Assinaro sino
ad Eloro castello diroccctto, tutta la spiag-
gia Uttorale fermamente oggi detta Laufi
è fragorosa ... Dove finiscono le strepitose
spelonche di Laufi, è un luogo appena un
m. dal mar distante , volgarmente detto
dal signor del luogo di Muro Ucco RocarOj
dov' è una grande ma già ruinata città, che
dai teatri che vi sussistevano sino a' tempi
da poco trascorsi e dei quaU ancora
si osservano le fondamenta, appellano Co-
liseo e S. Filippo; vedesi ricinta in gtiol-
che modo da umile vallèa e di un m.
di circuito; e quantunque se ne ammiri-
no le mura ruinate fatte un tempo di
grandi pietre quadrate, e scorgansi me-
morabili macerie di rocche e di edifizii,
sotto quai nome sia appo gli antichi fio-
rita, (poiché non fu posta in questo terri-
torio dagli scrittori V antica Eloro , cAe
forse pose perciò Tolomeo mediterranea, e
che Stefano Bizantino appella citlà , e
che tosto segue aUa Piscina del me^
desimo nome , Castello da Plinio J , mi
è incerto. Poi fo discorso della via, delle
pietraje, della piscina, e del fiume Eloro.
Aggiunge a ciò Cluverio il suo calcolo scri-
vendo: Da questa descrizione derivo in pri-
ma, quei ruderi un miglio drca dal mar
distanti essere avanzi deU' antica città di
Eloro : poiché anche da Tolomeo la città
di Eloro nelVintemo non si pone così lungi
dal mare perclkè poi era talmente vicina al
mare che notoUa Scilace tra le città marit-
time, quantunque questo autore, non tanto
al rito ma all'origine Greca pose merUe-*.
Apprendo poi dal Ub. 32 cap. 2 di Pli-
nio essere stato oltre questa cUlà, anche
il castello Eloro con piscina. Né poi
PHnio era quello per appellar castello
che prima di lui Scilace, Cicerone e Li'
380
EL
fiOj e dopo U 9U0 tempo Tolomeo ^ Ste*
fono e yUdo diuer dita: eèsere stata poi
questa celebre e non solamente U eastellOi
ad evidenza apparisce si dagU a/canzi di
teatri^ rocche^ ed altri edi/izii, e da sepot-
ereti^ come anche perchè la via, come da
celeberrimo luogo sino a Siracusa «leti-
dendosij dicevasi dagli abitanti Elorina*
Seilace indicò 1* origine nel Periplo dove
facendo parola delle mariUime dtlà Greco-
Sicole, la città di Siracusa , dice , dopo
questa la città di Elaro, ed il promontorio
Pachino, Assediando Marcello Siracusa , a
favor dei Peni erasi ribellata ; e scrive
Livio nel lib. 24: frattanto Marcello con
quasi la terza parte delF esercito j partito
a raccogliersi le dtlà, che nel movimento
delle cose a favor dei Cartc^ginesi m^ansi
rtbellatej riprese Peloro^ leggo Eloro, ed
ErbessOj da se medesime dantisi. Pelerò
eziandio 1* appellò H. Tullio nella Yerr. 4
e tra gli scrittori nessuno lascia sospetto
della città di Peloro^ né mai se ne rinven-
gono vestigia di sorta; a buon dritto adun-
que nota il Cluverio lib. 1, cap. 13 esser
corrotta quella voce appo Cicerone e Livio
dal nome genuino della città Eloro.
Parla il Fazello dal suo territorio: Questo
terrilorio Storino sino al nostro tempo è
giocondissimo per la prospettiva, e la terra
ed il mare mollo piacenti e grati per
cacete, uccellagioni, pesche di fiume e
marine; cui anche per la varietà dei fiori,
pel concento degli uccelli, per l'amenità
del luogo, Ovidio lib. fast. 4 appella
r Storia Tempe pianura sempre verdeggian-^
te come se perpetua prinMvera vi sia. Ci
ha oggi il lago detto Gorgo di Laufo, non
lungi dal mare, e discosto un m. e mezzo
dalle rovine del castello Elorino; ed indi
ad un tiro di palla dal mare sono le pietr^je,
donde vennero cavate le moli alla fabbri-
cazione della medesima città.
Bloro (Ga«Celloepescliieradl). Lat.
Efori Castellum et Piscina (V. N.) Appresso |
EL
le pietrine lunghesso il lido occorre il Castel-
lo di Eloro niinato inlenunente; di eoi è il
circuito di 300 passi, e gli afanii qua e lèse
ne osservano (^ sollem. Ifi sorge k font
Sta in pace di coi a sao luogo dirò. Tent
mezzogiorno è la peschiera in ona fivi rqe»
oggidì celebre pei sooi molli avuiti, ||s^
che tuttora esser? ansi i gradini pd qosH iH
abitanti di Eloro scendevano alle Scafe;
vi hanno inoltre degli acqnidotli in cri
incanalavansi le acqae del ticino Ine
Eloro, ancora intatti onde con soHMialk-
ciltà vi si potrebbono introdurre le acgae*
Erroneamente Fazello ricava dalle piNls
di Plinio che tale piscina sia siala btta di
Cesare; eocene le parole : in msoUe viUsM
Cesare sipaseono conte proprie wimiit^
sci, ma dò che gU antichi jsfferwsenm
pegli stagni f abbiamo nùi osservate us
lungi da Siracusa in Elaro easMIe é
Sicilia; nelle quali parole non sembra a
cennare se non che nelle ville di Cesare li
erano dei mansuebtli pesd eooM nella pi-
scina di Eloro , imperocché in qoal ari
luogo rimoto delle siciliane spiagge lra«-
vasi la villa di Cesare colla piscina, don
mai non approdò?
EN
Bngio. Lat. Engium (V. D.) Antia dtt
da Plutarco Stefano ed altri detta Engfiss,
dai Latini Enguium, giusta Cluverio; i
mentovata da Diodoro , Cicerone , Pliini
Tolomeo e Silio. Cluverio ne assegna il sili:
(Me prime radid del monte MaroM, dm
questo ri unisce colle vette Erèe prtsss k
sorgente dell Aleso. Poiché Fazello falsuM*
te scrive : Engio dttà antiehisrima
non lungi dal fiume feria, la quale o
lima 0 in quel luogo dta che prima Osfi^
appellari ora Lognina e dagli ontiM fH^
di Ulisse; o in quello cheigniuni ri o|vA
oggi caricatojo di firumento di Leniim, (•*
me congetturano alcuni dati* auterili H
381
EPC
0, 0 medUerranea distante d'Aggira
Kiy giusta IHodoro nel Ub. v, fu fab-
dai Cretesi. Errò ancor Haarolico
abilire due città dello stesso nome,
dilerranea e 1* altra marittima, im-
lè sorse ona circa a un m. e mezzo
da Engio-nuoYO ossia Ganci dove
il monastero dì S. Maria della con-
>ne cassinese, cosi appellato dal tcc-
gio. Ha esaminerò le parole di Più-
di Diodoro , da cui può giudicarsi
sia la congettura del Fazello. Per-
ioderò non già nel 5 ma nel 4 lib.
0 dei Cretesi Tenuti in Sicilia col
Minosse in seguela di Dedalo, uc-
* inganno Minosse tra se ribellando-
ma aver alcun fabbricato Eraclea Hi-
littorale di Girgenti. ifcum, soggiun-
^orse i tuoghimediterranee, scelto un
wniUOy f)i fabbricarono una dita, cui
ro nome Engio dal fonte che vi scO"
Ecco come apertamente dice es-
ito fondato Engio nelle parti medi-
e. Prosegue indi: Sotto V eccidio
a, gli Engiini, presero in comunanza
ittà^ Storione tenuto in Sicilia coi
, per esser della gente medesima,
endopoi dalla cUtà munita^ e sotto-
io alcune terre dei confinanti, molto
spazio si usurparono; e poi più e
i^inguatisi di ricchezze, sollevarono
ipio alle Madri, e con diligente ve-
me di donativi queste Dive pre-
mo. E queste affermano da Creta
\sferite. Non discerno in qual luogo^
^ testo, faccia menzione lo storico
ira distante 100 stadii, e fa le ma-
Cluverio di quale latina lezione di
ì abbiasi voluto servire il Fazello;
forse le voci greche Oehyran poKn,
t leggi in latino, dtlà munita, abbia
0 interprete tradotto per nome pro-
città di Ochira, come avverte il me-
Clnverio; e che poi Fazello ridusse
Ira.
EN
Già scrive Plutarco in Marcello : è in Si-
cilia la città di Engio non molto ampia
ma antichissima^ e nobile della presenza
delle Dive che dicono Madri; dicesene il
tempio fabbricato dai Cretesi, e mostra*
vansi alcune aste e celate di acdajo con
delle iscrizioni parte di Mariane e parte
di Ulisse, che alle IHve consacrate l'ave-
vano. Quelle che qui Dive madri da Dio-
doro e da Plutarco si appellano , Magna
Madre dicesi da Cicerone nella 3* Verr.
Il tempio, della magna madre si è appo
gli Enguini; dove quel medesimo P.
Scipione aveva posto loriche , celate .
di acciajo scolpile in istile corintio , e
grandi idrie di simil genere , e di per-
ielio lavoro, scritto avendovi il nome
suo. E nella S' Verr. dicela Madre Idea:
Te 0 Santissima madre Idea venerata ap-
po gli Enguini in augustissimo e religio-
sissimo tempio, così lasciò nuda quel
Yerre, da rimanere or solo il nome del-
l'Africano, e vestigia di violata religione,
non più essendo i monumenti di vittoria,
e gli ornamenti del delubro. Dove allude
Foratore alla vittoria di P. Scipione Afri-
cano nella 2* guerra punica, debellati i
Cartaginesi; imperocché Scipione finita la
guerra e presa Cartagine, proccurò che
fosse a tutti i Siciliani reso checché ave-
vano i Cartaginesi involato. Delle fortune
poi di Engio dice Diodoro nel lib. 16.
Timoleone assalita la dtlà di Engio tra-
vagliata dalla tirannide di Leptina , di
continue oppugnazioni la molestava , di
tutta forza vi si opponendo, acciò cac-
datone il tiranno rendesse agli Engiini
la libertà. Preso Leptina da terrore e ren-
dendosi, ricevuta fede di salvezza, fu man-
dato nel Pelloponneso; e perchè gli Apol-
loniensi soffrivano eziandio il di lui do-
minio, raccolse insieme Apollonia; e sia
questa che agli Engiini rese il suo dritto
e le leggi sue. Ecco aflTerma Apollonia co-
me vicina ad Engio ; Apollonia ò poi alla
382
EN
spiaggia aquilonare dove si è anche Engio.
Che più che Tullio nella 3 Verr. congiunge
la cillà di Engio colle finitime Tindari ,
Cofaledio, Alunzio, Apollonia, Capizzi 1 Silio
finalmente canta Engio nel lib. 14 , con-
federata ai Romani nel tempo dell* assedio
di Siracusa:
CallipoU con Roma in pace tlrioM
E ancor Engio sassosa...
Sono del resto sotto il monastero bene-
dettino di S. Maria varii monumenti di an-
tichità ; occorrono monete , lucerne , mat-
toni, ne lungi di là dei sepolcri. È un fonte
nei confini medesimi del Monastero, donde
sgorga rimerà meridionale, da cui volle
Diodoro denominato Engio. Di ciò che poi si
appartiene al monastero di Ganci-vecchio,
ebbe origine nella metà del secolo xi? presso
la Chiesa dell* Annunziata^ che era parroc-
chia di Ganci vecchio sotto i Saraceni ed era
rimasta superstite alle rulne della città. I
monaci per ¥ insalubrità dell* aria 1* abban-
donarono nel 1653, e venendo in Castel-
buono, ivi fabbricarono un nuovo convento
sotto gli auspici! della medesima Madonna
Annuniiata « dove oggi abita 1* Abate , che
siodo un posto nel Parlamento cogli altri
cassinosi. DurA Kngio in quel luogo sino
al tempo di Fodorìco 11 che sin dalle fon-
damenta volle noi 1299 n>unata la città,
|>er essersi ct>ntr\> di luì rìMIala con Fran-
cesco Conto dì Goraoi, por come narra il
cri>nìcìsla >iìc\>4a S|^ocUlo; quantunque Su- i
riU e .Marra dicano dìr\Hvala Emgio da
Krni>> genitore di Frano\^sc\>» per averne j
congiurato gli abitanti c\^ntr\> Federico ed ]
il medesimo Knrioo; indi ì cittadini venendo
nel colle uoinof^bbrìcaronsi un nuovo paese,
di cui diremo^ Y. fHtiioi\
Bmm« • c«Mr«tl«TaM«l» Lai £9umu
Sic. Castrugìuannì ^V* ^.^ al tempo dei Nor-
manni r<Mln«iiiiii\ CJttà dooorau del titolo
d*/»lejl|m5^Nll^lle. perche occupa il dorì^
d*un monto da %H^ni parte elevato e $c^>-
sce$o« i^ Ml«i, dice Cic. netta 6 Terr.. «i .
EN
un luogo aUi$»lmOj e nel di cui ttrlkt
è una pianura^ e perenni acque; tutta poi
la eiUà ri apre <n odili; e poco sopra
aveva detto : ti qwU luogo, eAe è ai(o nei
mezzo delFièola, diceH Ombelico detia
SiciUa. Livio eziandio nel llb* 4: Amm
eUuata in luogo elevalo e da ogni park
$co$ce$o. Strabene finalmente nel lib. (:
nella parte mediterranea, sorge Enna ia
pochi abitata, e «ita in un paggetto tmte
di ampie montagnose pianure, che poi"
soMi tutte arare. Dicela Stefano faUrteala
dai Siracusani : Enna città di Sicilia, eoa
legge il Fazello, è fabbricata daiSiracumi
condotti da Enno. Ma Cluverio nel om
esemplare : Enna città di Sicilia /bòW*
ccOadai Siracusani, 70 anni dopo la stem
Siracusa; erroneo dice perciò 1* esemplari
di Fazello. Diodoro tuttavia sembra sb#
Urne la fondazione molto tempo piik ia 1^
imperocché scrive nel Uh. 5 parlando U
ratto di Proserpina : Diceei poi rapita mi
campi vicini ad Enna, il quale luogo fnh
so la città è adomo di viole e di etn
specie di fiori, e degno di ossertaxims»
Dovette al certo Cerere abitar colla figiii
un luogo frequentato da gente, comedonH
a primaria matrona e forse regina di lift
risola, la di cui figliuola celebre perUuM
di bellezza fu chiesta in moglie da Orei
Re dei Molossi, il che ricusando la madre, n*
nulo in Sicilia con una flotta se la npL
Quantunque poi altri scrittori dicano npii
Proserpina nel monte Etna, come ceretti
mostrare con varie congetture nella sUdl
di Catania, non voglio qui andar per le hs»
ghe. È ammirabile, scrìve Cluverio, fomit
rotte nei libri degli antichi eonfooim^
ai questi due vocaboli Enna ed AM»
onde avviene che altri affermano esser fd
ritto accaduto nelFEtna altri ad AM
Del resto disse Pomponio Mela nel lik t
cap. 7, primaria fama aversi avuto Eaai pi
tempio di Cerere, ed attesta Ciceroae i^
la 4 Terr. esser sino ad fiuta veoofi b*
383
I popolo romano a placare Vanti-
I Cerere : imperocché tanta H era
Uà e V antichità di quella religio-
dice, che colà venendo non al (em-
Cerere ma a Cerere medesima di
embrasse. Fa menzione il medesimo
di statue dì marmo e di bronzo di
rapite da Terre colla sua masnada
^nte dalle sue sedi, come dirò in ap-
dì questo tempio parlando; dubito
slato in Enna costituito da Gelone
di Siracusa, come Fazello e Cluve-
Fano dai lib. 1 1 dì Diodoro, iroperoc-
Ito tempo prima si dovette in Enna
re a Cerere un tempio per 1* antica
e verso lei. Altrove poi avvertii seri-
€unì essere stato quel Re autore
ipio in Etna presso Catania. Prese
ecco le parole di Diodoro, a fab*
a Cerere un tempio nell'Etna; e
IVO era collocata nel sacrario; mor-
essendo^ si lasciò imperfetta quel-
; ma neanco in questo voglio con-
• Che poi quel tempio imperfetto di
sia stato sacro a Bellona , come
jcello e da lui Vincenzo Littara nella
Dss. di Enna, si oppone alle evi-
me parole di Diodoro addotte di già.
indando qui checché a favole si ap-
^ se vogliamo stabilire con Stefano
uu dopo la fondazione di Sira-
r origine o piuttosto al ristauro di
>incide nel iv anno della xxviii Olim-
&65 anni avanti Cristo. Ha non è me-
li essa nelle storie prima dei tempi
ne, il quale, come tedemmo, sol-
ile spoglie dei nemici im celeberrimo
a Cerere. Poca fede ò a darsi alle
di Fallari, nelle quali molto prima si
ione dì Enna, poichò credonsi comu-
) dai critici per apocrife. Da questo
i Gelone verso la Ennense Cerere,
ioslamente disseta città 1* accennato
lotto i Siracusani allora. Alla morte dì
Ducezio Re dei Sicoli in%a$e Enna^
EN
dice Fazello, città dei Gred^ ed uccisone
fraudokntemente il Principe, se ne tmpa-
dronisce. Neir Olimpiade xciv* Dionisio ti-
ranno di Siracusa, testimonio Diodoro, ag-
giunse Enna con altre al suo dominio, im-
perocché ponendo mente a sommettere le
sicole città piantò il campo sotto Enna, e
persuase il cittadino Acimncsto ad usur-
pare la tirannide della patria; ottenuto 1* in-
tento, non ammise nella città Dionisio; irato
questi stimola i cittadini a cacciare il ti-
« ranno ed a rimettersi in libertà; entrò quivi
egli per mezzo di suoi fedelissimi, e fatto
prigioniero Acimnesto consegnoìlo ai citta-
dini per portarlo a morte, e non reso alcun
danno alla città, retrocesse. Non molto dopo
arrotato un esercito di Cartaginesi se ne
impadronì per tradimento; di quali imprese
si tace dal Fazello e dal Littara, i quali
mancavano di alcuni libri di Diodoro; tro-
vansi però nelle nostre aggiunte. Negli ul-
timi anni dì Dionisio e del giovane suo figlio,
Enna fu occupata dai Campani che posse-
devano alcune terre della Sicilia; pel va-
lore però del Corinzio Timoleonte, tratti a
morte i tiranni si riacquistò la libertà che
si perdette sotto Agatocle nuovamente. Com-
battendo costui heir Africa contro i Carta-
ginesi, sforzandosi gli Agrigentini d*impadro-
nirsi del dominio della Sicilia, ed essendosi
resi gli Ennei, ritornarono di nuovo in libertà.
Essendo poi console C. Harcello e guerreg-
giando in Sicilia contro i Cartaginesi ed i Sira-
cusani, gli Ennei si unirono coi Romani ì quali
sotto il prefetto Lucio Pinario ne ebbero
un valido sostegno. Né lungo tempo dopo
i Principi di Enna, giusta il testimonio di
Livio, convennero col Cartaginese Imilcone
di consegnar la città, ed avendone chiesto le
chiavi da Pinario, né potendosi calmare per
le sue ragioni, rimise il Romano la risposta
al popolo radunato nel teatro, e combinato
coi suoi segretamente al da fare, chiusi nel
teatro i maggiorenti, spedi contro loro già
tumultuanti armate soldatesche , le quali
384
£N
avendo quel luogo di strage ripieno, incru-
delirono contro tutti gli altri cittadini. Cosi
Enna soggiunge Livio nel lib. 24, o per ma(t-
gnilà 0 per necessaria impresa fu rite*
nula. Marcello non disapprovò V afovenu-
tOj ed accordò ai soldati di Enna la preda^
giudicando che le sicole guarnigioni ai'
territe si asterrebbero da tradimento. La
notizia di quella strage, siccome di una
città sita nel centro della Sicilia chiara
per se stessa e per le sue insigni fortifi-
cazioni, e perchè sacra a causa della ra-
pila Proserpina, quasi nel giorno mede-
simo si sparse per tutta l'isola.
Fu ancor devastata pei danni della guer-
ra servile che vi scoppiò a primo colpo,
autore il Siro Euno servo dell' £nne«e An-
tigone; nò lungo tempo dopo romani amba-
sciatori vennero spedili nella Sicilia per pla-
care TEnnese Cerere. La rese poi celebre
Cajo Verro per la propria avarizia^ e dice
Tullio nelle Yerr. che i cittadini scelsero
alcuni personaggi a Legati ad annunziare
le rovine della patria loro. Ciò che soffri
nella guerra tra il figlio di Pompeo il
Grande ed Augusto, che nella Sicilia in-
crudeliva, ed in qual modo abbia mostrato
ad Augusto la sua fcdellà dandogli dello
vettovaglie, tacciono le antiche storie, ma
le antiche monete che nel suo museo con-
serva r eruditissimo Gabriello Lancelotto
Castello Principe di Torremuzza coir epi-
grafe MVN. ENNA. ci assicurano di essere
stata questa decorata da Augusto della pre-
rogativa dei municipali dritti per essersi a
lui unita ; imperocché egli , come affer-
ma il medesimo Castello nella sua storia
di Alesa, compita la guerra, pretese che i
Sicoli fossero stati rimunerati di privilegii
di tal fatta. Sotto i Saraceni computavasi
EnìM tra lo primarie fortezze della Sicilia;
espugnata da Alaba loro Duce sebben mu-
nita da valido presidio di greca soldatesca,
e lesto vi costìtui un tempio nel suo rito
iVasgiad , dove chiamava il popolo in
EN
adunanze ; e Tenendo i RormaDni, quivi
spessissiroe fiate , dopo a? ole varie batti-
glie, come in luogo sicuro si raccof^va-
no. Costa poi essere slati da JSlMiaeoiwo
che tramarono insidie ai valorosissimo Ila^
manno Serlone. Noa d! poco BioiiieDto h
r oppugnazione di essa fatta dai Renuaii;
a promuover la quale, nelF opposto noale,
donde forse scacciato averano i Sancari,
che senza difese ti abilaTano on borgt,
sollevaron coloro un castello, e finalowile
non conseguirono la città, come si ha dille
storie^ se non per resa fatta da Aronlo pre-
fetto degli Ennesi. Fu allora quivi addotti
una colonia di Lombardi , e coasemae
ancora il nome appellandosi Looibirii
la quasi diruta regione Ira T antica imi
ed il tempio di Cerere. Ristorò poi li
rocca Federico II Imperatore, e I* li
di Sicilia. Ma il Legato del Pontefice, ai
sotto Corrado Ernia con altre città si (tt
addetta, la malmenò; perciò Hanfttèi-
glìuolo di Federico nuovamente cose pri-
ma la rese. Erane destinalo alla costoii
sotto i Francesi un regio Milite. H CtaHi'
lo, dicesi in un mss. oggi citalo nel Ioa. i*
par. i^ delle mentovate lettere, di Ciutr^
giovanni un milUe, e cinquanta seniesA
Non poco accrescimento si ebbe li cHi
sotto Federico II, imperocché egli faUriei
un* altra fortezza per suo passatempo ed
state, dove la sua moglie Eleonora oM
si fabbricasse gran tempio ; ed ou uh
vincitore del Principe di Taranto eoirtii
trionfo in Enna con magnifico apparta
e tra gli applausi dei Siciliani. GreUeM^*
Pietro il quale nella està passar soleiap
volentieri i giorni in Enna ed in CalasiAA
ma sotto i Re Ludovico e Federico di ^
rii tumulti agitata or le regie parti or qHi"
le dei nobili favori. Ritrovo essersi •edt'
sciuta per beneficenza del Re Martino, !►
perocché essendosi da lui ribellato (i^ ^
ni degli liberti nipote di Santoro, coaii'*
il Re si mettessero a suolo Condri, Gii^ i
i^-.
385
EN
IO a Giofanni apparlenenli, e che
! in Enna si trasportassero; qaiDci
onlrade di questa città ii nome
ì da quei terrazzani. Egli stesso
di abitare Enna colla moglie Ma-
il regno di Alfonso accadde lo
lei tempio maggiore. Sotto Gio-
icerò Lupo de Urrea tenne nella
ftrlamento presieduto dall* Infante
0 Carlo Imperatore e sotto Filippo
ran numero di cittadioi spenti da
peste. Fioriva nel secolo xvii come
dal censo degli abitanti ; ma per
iriato alcuni di essi i famigliari del
i Catania, per giusto divino giudi-
a poco mancando, decadde dalla
magnificenza ed appena ne con-
te orme. Passeremo ora a parlare
*e antiche, indi delle moderne,
celebre fra tutti era il tempio di
1 il suo culto sparso quasi per
ondo. Scrive Tullio nella 4 Verr. :
ieWEnnese Cerere è privato e
ed ammirevok in tutta la Sicir
olamente i Sicoli ma le altre
ìora e nazioni prestano a Cerere
me grandissima; e dice Arezio
Simo Tullio: il simulacro mar-
i Cerere e quello della Dea
*ano grandi e famosi ^ ma anti-
nolto; inoltre erane un altro anr
ì in bronzo di mezzana gran-
ii singolare lavoro eolle fiaccole,
tempio in luogo aperto ed esteso
due statue una di Cerere e Toi-
ittolemo bellissime e molto gran*
^ere nella destra un bel «tmtito-
YiUofia. In tanta dignità si aveva
npio presso i Gentili, che i servi de-
I ostilmente, come dissi, i beni dei
non osarono né assalire nò toc-
*
imulacro d*oro della Dea ornato
sime gemme, per timore di essa;
IO Verro depredollo, lo spogliò, od
togliesse la statuetta della ViUoria
EN
dal gran simulacro ; gli altri poi , scrive
Tullio, furono in pericolo per la loro bel'
lezzaj ma saM per la grandezza, giacché
la loro traslocazione sembrava difficilissima.
Prosegue il Littara : giacciono al presente
questi monumenti ttUtij ed appena se ne
osservano gli avanzi. Moltissimi però vi si
portano per osservarli in memoria della
loro antichità o fama del loro antico cul-
to; il luogo però è assai scosceso, e nella
parte estrema della rupe a perpendicolo^
come il mostrano molti sasH svelti dal
monte e caduti nella bassa sua radice.
Rimane tuttama osservabile un pozzo che
conserva dell' acqua pel corso intero del'
Tanno j manessuno vi si accosta per estrar^
ne a causa del rischio di inabissarsi nella
$ua profondità', ne sta vicino sulla vetta
d' un poggetto un sasso smisurato che di-
cesi V ara di Cerere; poiché credono gU
abitanti che ivi a Cerere sacrifica/vasi: un
luogo interno tutto scavato nellarupe rilte*
ne piccola parte del tempio , donde la
voce tradizionale^ che quella colonna del
diametro di due piedi, alta dieci, ben for*
bita , che osservasi neW anteriore e si-
nistra parte del tempio maggiore , fosse
stata da questo luogo ritolta, ed anche
le altre due che sono site nelT antica rocca
nella cappella di S. Martinopresso la voUa
delT altare. Il resto del terreno di questo
luogo è ingombro di ruinate pietre, o pre-
sento di quelle di cui gettaronst le prime
fondamenta di quegli antichi edifizH. Sin.
qui Littara.
Dinanzi il tempio di Cerere Tcdevasi il
magnifico di Proserpina, ovvero della Dea
Libera di lei figlia con una statua di essa;
né lungi sorgeva, secondo Fazello, il tem-
pio di Bellona, di cui afferma essere stato
opera di Gelone. Ebbe, giusta Livio, la città
un teatro, del quale dice Littara, innalza-
tasi neir antica rocca, il che però non
ricavasi dalle parole di Livio , anzi io mi
penso piuttosto essere stato costruito fuori
49
386
EN
di essa in qualche celebre luogo della città.
Il medesimo storico ci descrife le sue mu-
raglie e le porte contro le scorrerie del
nemici, ma di queste diremo a suo luogo.
Sono i sudetti scrittori incerti del campo
dof'ò perpetua primavera, e dicesi es-
sere stata ^ rapita Proserpina mentre rac-
eogUeva dei fiori colle sue compagne,
se sulla vetta della montagna o alle basse
sue radici, dove forse era il soggior-
no della madre; ma in quel tempo, non
essendo stata ancóra occupata da abitanti
Femplissima vetta, nulla ci vieta di dire ,
lihe trovavasi nella superiore parte ame*
Dissima verdeggiante pianura, dove la
Dea godea unitamente alle sue ancelle ;
questa pianura rivestivasi di fiori in prima-
vera, ed i soli poeti finsero di verdeggiare
in tutte le stagioni, imperocché nell* inver-
no per molti mesi è di nevi coperto quel
monte^ ed il più freddo di tutta la Sicilia.
Dice Diodoro nel lib. 5, essere gtata Pro-
serpina rapita neUe praterie presso Enna^
le quali sono motto vicùie atta dttà, ed
ammirabili pei loro variopinli fiori, dei
quali è tanta la fragranza, che i cani cor-
rendo in traccia delle fiere impedito il
loro olfatOy non possono sentirle. È quel
prato sull' alto suo dosso e piano , e da
molti ruscelli bagnato; alto poi aW in-
torno e da ogni parte scosceso. Del resto
soggiunge il medesimo dei sottoposti campi:
nelle vicinanze si ha delle seke dei
prati e dei verzieri; dei quali dirò in ap-
presso. Mostrano finalmente 1* antro ai lati
del monte verso settentrione donde Dite
usci dair inferno per rapire la vergine,
vastissimo una volta e d'ingente altezza,
che appellano Pavido; ne è menzione appo
gli antichi, ed oggi se ne osserva chiusa la
bocca. Osservano qui, prima che venga ad
altro^ monete solamente in rame impresse
della testa di Cerere col motto ahmhthp
e coronato comunemente di spighe , e
nella parte posteriore delle faci, un becco.
\\:<\.
EN
il Pegaso, una èlani, le spighe, ccdriscri-
zione ENNAIAN. Le latine poi à haiao di
una faccia un capo di émam velalo, Ibm
di Proserpina eoli* epigrafe A. GESTITS
Q. HTNAaTS, nel rovesdo le quadrighe
nelle quali Cerere vien colie fad tiaspM<-
tata e le lettere MVH. BRIIA. Ne è appi
Avercampo una di prima grandena; aUm
di seconda presenta una testa di donna, ei
una figura in piedi che tiene colla
una patera eoli* epigrafe MVR.
Littara descrive la forleiaa come
ediflzio , ma io lo ripongo tra qaelli és
sinora perdurano.
Dunque 1* antica rocca di origine igMi
sovrasta al tempio di Gerera ed alle «
rumo ; imperocché afferma Livio che fl^
lava un presidio di Romani nella raeca ah
nese, e Strabene la mendmie in SdBii
tre luoghi munitisaimi o forteoe; »
rittime Siracusa ed Erico, asedilernHi
la sola Enna; é luogo A per lieta |»
spetto ameno, che munilissimo per ik i^
turale verso oriente ad aquilone. BMll
rupe ed ali* intorao a perpendici^ i il
stadii al fermo di circuito sostiene m
rocca quasi quadrata, inespugnabile, si ts
in moltissimi luoghi abbondantissiaie ké
di acque, che naturalmente sgorgano i»
raviglia nella sassosa vetta del noale, •
che dalle basi della fortezza perpetoiaab
emanano a vani usi dei cittadini. SoitiM
un tempo l>en 20 torri, delle quali U
gior parte oggi é in rovina; apritaai
porta ad occidente, dalla quale parte
giungesi alla città, munita un tempo dil^
gine e fornita di ponte di legno cbete^
mente , esigendolo la necessità , peM
alzarsi ; non che sottostava una fossi p
piccolo intervallo di lunghezza, come ris*
vasi dalle vestigia e dal nome dd vio>*
borgo^ che appellasi dal Ponte. Chiusi f>
questa porta, altra se ne apri verso u^
dov'è angusta la via, e più diflicile Faccia
so , cui si ascende per gradini; art**'
387
EN
[e muraglie, custodisconla aroplis-
, e ferree imposle la muniscono:
della fortezza costa di tre atrii,
0 di essi è fornito di mura e di
olte, tra le quali spicca la cosi
e Pisana; sono delle carceri nelle
irìori, aule nelle superiori, sale da
gabinetti qua e là disponi a co-
micilio per primarii personaggi,
tenti di soldati, guardarobe, granai,
stabilimenti a yarii usi. Nel primo
un pozzo di acque salmastre; ed un
de potrai congetturarne Tampiezza.
> le parti esterne in lungo ed in lar-
nuragiie, delle torri e Tardua na-
luogo. Sebbene poi Teminentis-
fondita del monto squarciato, e la
Miesima in ogni parte TOdesi fab-
li mattoni, si ha tuttavolta dispo-
sommità alcuno batterie dove vi-
e scolte, acciò alcuno arrampican-
osasse salire; queste medesime
ossia abitazioni per le scolte, non
sotto della rocca, ma pure intomo
>, dove esigevale il luogo, perdu-
^ntro la rocca è la Chiesa di S.
onta una volta dell* olio santo, di
menzione essere stata Cappella Re-
1 diploma del 114S di Gioeni Ve-
Catania. Fa menzione Littara d*un
volo eco tra il teupio di Ce-
i rocca, che riporta le parole dalle
[>ci affatto colla medesima forma.
II sollevò già verso il 1300 un*al-
i detta Nuova dalla gente; rimane
a austro e zefiro in un luogo un
elevato, e signoreggia quei prati
ippo gli antichi dalla copia per-
)i fiori.
iiueste verso mezzogiorno proten-
ùamente la città verso mezzogiorno
ed alpestre , eguale in parte ,
i^uni luoghi elevata secondo la na-
luogo; perciocché per sei miglia
EN
stendendosi il vertice del monte, come dissi,
tutto è ben popolato. La chiesa maggiore
sotto la nuova fortezza, eretta ed arricchita
per opera della Regina Eleonora , va
bella di eleganti e nobili forme^ e di stu-
penda volta, sotto il titolo della Vergine
Assunta, nella quale elegantissima è la cap-
pella della SS. Eucaristia, per prezzo arti-
fizio e magnificenza ammirabile. Disse il
Pirri autori di questa Chiesa Martino e Ma-
ria, e dicela appellata S. Maria Magna
nei regii libri; ma volli appigliarmi al so-
vracenaato Littara, che 1* ascrive per tra-
dizione dei cittadini ad Eleonora. La forni
Martino di varii possedimenti e donativi ;
mostrano poi nel tesoro il pomo d' oro della
spada regale, ed a lui riferiscono il privi-
legio delle celebri fiere nella piazza nel
giorno di S. Martino. Le presiedeva un tempo
un Priore, che insieme con 4 perpetui cap-
pellani, che dicevano Canonici, amministrava
ai cittadini i sacramenti, e con chierici ed al-
tri preti aiutanti ne intendeva in ogni giorno
al culto divino. Sola questa perdurò lungo
tempo parrocchia, ma ^opo il concilio
celebrato in Trento Niccola Caraccioli Ca«
tanese e Vescovo della Diocesi, costituì al-
tre Chiese sacramentali pel numero dei cit-
tadini e diede la cura delle anime ai soli
Cappellani. Formossi poi nelFanno 1699
un collegio di Canonici da 20 sacerdoti, dei
quali 4 sono le cosi dette Dignità, 8 poi
i minori e diconsi Canonici secondarii; sono
quelli subrogati ai 4 cappellani, ed in-
combe ai secondarii la cura e l'ammini-
strazione delle Chiese ^sacramentali. Vien
decorandosi questa Basilica di giorno in
giorno di novelli edifizii, di arazzi e di
preziosi ornamenti, imperocché dai proventi
annuali, si per la liberalità del Re, si per
donazione di nobili cittadini si ha ben 4800
scudi. »
Dopo la principale tiene il secondo luogo
la Chiesa di S. Giovanni Battista sita verso
388
-EN
ooddenle rimpeUo GalasdbeUa, che m lem-
pò , prima della Regina Eleonora , frolfa
della prerogatita di maggiore, come Io at-
testano i di , lei antichissimi edifliii, di coi
una cappella è decorata di nn osso tal-
lonare di S. Andrea Apost. ; radunansi on
ceto di 60 seniori a discuter di dò che al
pabblico stato si appartiene. Segoono le Ghie*
se di S. Cataldo, S. Tommaso Apost. , S.
Giorgio, S. Leonardo, S. Bartolomeo Apost.,
8. Leone VescoTO di Catania, S. Pietro
Apostolo, della SS. Trinità, e di S. Cata-
rina y. e M., nelle quali si dà opera al
conferimento dei sacramenti da istttnto diCa-
racdoli e di altri snccessori di lui, e sono
In Tarii luoghi nella dttà disposte per
le singole regioni, ma essendo poi decre-
sduto il numero dei cittadini e le case, oggi-
giomonon yan più comprese nelle parrocchie
le chiese della SS. Trinità e di S. Caterina.
Già delle funivie regolari è sotto ogni al*
Ira antica quella dei monad di S. Fran-
eesco della prima btiturione^ lolgarmente
1 Gonfentuall, ai quali il Be Federico, diede
luogo nel 1320 sotto il tìtolo dello Spirito
Santo per fiibbricare on convento, doy* era
la torre rotonda, molesta un di a Buggiero,
(ò detta dal Pirri CaèteUo)^ e perciò dal-
rincendio Tessala, che oggi in gran parte
rimane, Terso ocddente^ ma del tutto ab-
bandonata, e dicesi Tolgarmente di Frate
Elia, l frati poi similmente al tempo del
Be Martino nel 1394 emigrarono nel mezzo
della dttà, dove si fabbricò nobile con-
Tcnto con Chiesa sacra a S. Andrea , nel
palazzo di Andrea di Chiaramonte e di Sca-
lerò degli Vberti, col consenso del mede-
simo Be. 1 monaci di S. Domenico per opera
di Tommaso Fazello Predicatore in Enna
nel 1339 e le somme di Francesco Yale-
sano, assunto il titolo del S. Patriarca, si
stabilirono. Antichissimo dice il Pirri il Mo-
nastero degli Eremiti Agostiniani , ma gU
AnnaU del medesimo ordine ne riportano
la fondazione al 1584. AOcrma il medesi-
EN
mo autore esser anche di antlei fondisioM
quel dd Carmelitani nel tempio ffi S. Bh
ria Annunziata, che crollato neiraiM 1118
Tenne a pubblidie spese ribUo. I BMri
osserTanU prima del 1505 ftoaioa teseli
fuori la dttà a mezzo miglio, ottenuta r»
tica chiesa di S. Maria di Porlo sdit, d
quali dice Pirri esser anceedall 1 Memi
nel 16S0. Fu questa diiesn sotto te |^
risdizione delia maggiore, perlodkè Mi
giorno festiTO di Maria ddla Tisitazii,
die è la patrona prindpale della dna SUI
questo tìtolo, quivi i Ganonid celebrane I
dirini misteri , e con grande aUnena i
popolo, e coli* interrento dd MaglMH
conducendo k belUssiflia stallia delta ^
riosa Tergine, a pubblidie spese oe btkf
giano solennemente il giorno I dHaWi
anche con fiere. Si rimane appo qimii i»
ti un antro nell'orlo, dalla di ed
appena di died piedi, seolando per
ranno le acque, ri perdurano llreddiiÉH^
Sotto ta rocca cominciò a tabbricani H
1590 presso S. Maria di Laureto, UéÈMh
nio Littara, te casa dei Minimi di S. tnf
Cesco di Paola, e prese degli acaesci— 1
dopo 16 anni, a spese di Maria di Parisi nl^
le matrona. I Cappucdni dall' anno 1331 h
luogo pift basso appeUalo DeUra • dm
un m. dalle mura a pubblidie qpese it*
bilirono un couTcnto sotto titolo di S. 1^
ria degU Angeli, ma a eausa ddririii^
ccTole del luogo sottostante, trasMni'
nel tempio di S. Paolino a mezzo adi
dalla dttà. Non di poca magnificeBit i t
nalmente il Collegio delta Compagik'
Gesù fondato dal suo gran palizio d ff*
ricchito degli a? iti tesori da Aaloiii k;
tondo nel 1616, coirajuto delta nogiiA^
stanza e del iiglio. Di tolti rultiailii^^
ligiosa casa ospedale di S. GioTaaii < Vj
fu eretta in CasirogioTanni nd IM i
ha unita la Chiesa di S. Gtacoiio. IH*
i minori CouTentuali Riformati ta S.
della Concordia sotto le mura, ad i
389
EN
Tennero soppressi con decreto di
mi ; è tuttavia la chiesa in sommo
e memorabile per la pace fattavi
e Ruggiero con Amuto-
inoltre commendala la pielà degli
lai monasteri di donne ed altri
!ie meritano ricordanza per grandi
i cristiana religione. Yien primo
)• Benedetto per la perfetta esser-
Ila regola del S. Padre, fonda-
rricchito nel secolo xvi da N. di
), del cui stemma vien decorato,
ir ordine stesso nella fine dello
ecolo sotto titolo di S. Michele si
d palazzo del Signore di Capodar-
erzo antico e ricco sotto titolo dì
> delle Vergini sotto gì* istituti di
irmelo, sorge nella contrada Giù-
n quarto della medesima regola
ì di S. Marco del Popolo ebbe ori-
la beneficenza di alquanti nobili
^. Un quinto antichissimo secondo
sotto il nome le gì* istituti di S.
on sesto finalmente del titolo di S.
Ila Grazia venne fondato nel 1626
ir nobili donzelle da Costanza Re-
ligiosa matrona, ed al quale Fran-
lieo Vicario della Chiesa di Cata-
Bsse colla clausura poter fare gli
li delle Chiarine. A spese della
a Costanza, per le ragazze povere
parenti fu innalzalo un ritiro sotl«>
di S. Maria delFOdìgilria: per le
i penitenti donne ò aperta una
^sso il tempio della Concezione.
Je di S. Lazzaro detto anche di
0, Al quello stesso di S. Spirito in
to al Romano; Pirri fa memoriti di
doppio nome ma ingannasi; fu un
ricchito di beni e di fondi come dai
omi del 1421; erangli suflTraganei
lali di Collesano , Nicosia e Feria;
lancare, ed in suo luogo si costituì
$S. Rocco e Crispino. Era soggetta
Ei in Castrogiovanni al Priorato di
:EN
Naro di S. Giacomo di Altopasso e che ne
prendeva il nome mancò eziandio. Rei terri-
torio a sci miglia in Rosmanno ò una casa di
eremiti : a due miglia sorge quella di S. Gio-
vanni del Lago, che il Pirri stimò il Priorato
di S. Maria di Betlemme fondato dallo En-
nese Sataimone come membro di S. Maria
di Gerusalemme; ma quella che è oggi
aggregata al monastero di S. Spirito in
Caltanissetta è diversa dal Priorato di
Sataimone. Gli abitanti dicono esservi stato
altro monastero del titolo di S. Croce fuori
la città dell* ordine di S. Benedetto, e TAba-
zia di S. Maria di Fundrooe ossia Condro
oggi trasportata in Piazza , si comprende
trai confini del territorio di Enna. Non tra-
lascio qui di numerar tutte le chiese della
città al numero di 38 oltre la maggiore,
coltivate dalla divozione dei cittadini.
Facciamo però ritomo alle civili cose.
Presso gli avanzi del tempio di Cerere è
una porta quasi intera che dava nei campi,
oggi inaccessibile per la sua precipitevole di-
scesa. La porta detta di Palermo, per cui
si viene a questa regia città ed alle altre
parti occidentali dell'isola ò di meno ardua
salita e guarda il settentrione ; ò rivolta a
ponente la porta Papardura^ a tramontana
Ptédotla, ad oriente quella di Partosaivo^
donde è la via per Catania; verso mezzo-
giorno apresi Carusa ed Amuia, e la detta fi-
nalmente Giannioscura guida alla sorgente
di acqua saluberrima dello stesso nome. Enu-
mera oggi la città 9 contrade, tra le quali
Lombardia tra la rocca ed il tempio di
Cerere ò deserta e riconoscesi dalle mine;
la detta Fvndrò dai paesani fundronesi sta
nel luogo più basso; quelle dei Greci e
PiècioUi hannosi come sobborghi. Lo stem*
ma ò una rocca turrita dalle cui sommità
escono tre spiche. Componesi il Magistrato
civile di 4 Decurioni, il Vindice del mal-
fatto, il Sindaco ed i Giudici; T ecclesia-
stico del Vicario del Vescovo di Catania.
Occupa il XVII posto nel Parlamento , co-
390
EN
stituisce comarca e riconosceva il supremo
Istruttore della milizia comunale di Aggi-
ra, cui dava sotto le bandiere 219 fanti e
58 cavalli. Il censo sotto Carlo Imperatore
al tempo del Fazello fu di 3480 case ; ed
afferma Littara montare a 5000 le case de*
gli abitanti nell* anno 1580, cioè nel tempo
in cui scrisse; disse il Pirri costare di 407 i
case, 14547 abitanti, ma dai regii libri nel
1652 di molto minor numero appare la sta-
tistica, cioè di 2687 case, 10500 abitanti;
si ridusser le case nel 1713 a 2182 e ad 8634
gli abitanti, ma questi ultimamente furon
noverati 10378. n territorio, come costa da
Cicerone e da Diodoro^ superava un tempo
gU altri di tutta V isola per selve , laghi ,
terre fruttifere e giardini, né oggi sottostà
ad alcun altro; onde Ovidio fast 4, parlando
della SiciUa, ed appellandola sacro ostello
di Cerere, soggiunge :
Y* ha più citudi, e di terren ben colto
La fertil Enna...
Diremo a suo luogo del Lago di Per-
gusa, che è il più celebre degU altri, cioò
Logaatrello e Sfondato fecondi in pesci ^
e che hannosi sorgente nei fondi dello stesso
nome. Si appartiene oggigiorno quello ai
Grimaldi, il secondo poi ai Rosso, palrìzii En-
ncsi. Nota Lattanzio parlando di Cerere,
narrarsi in tutte le storie la medesima Dea
aver ritrovato primieramente le messi nel
terreno di Enna, il che allude alla prin-
cipal fecondità di questa; e perciò la
slessa Cerere secondo altri dicesi Ennese
cioè nata in Enna, poiché essendo la Dea
delle biade, non altrove fu conveniente avere
culla, che dove la messe uber tesissima si pro-
duce. Attesta il Fazello aver reso alcuni
fondi una volta centuplo , appellati perciò
del Centenario. Diodoro mentovando in Si-
cilia r agreste frumento, intese anche dir
di quel del territorio Ennese. Scrive Tullio
esser solilo al suo tempo seminarsi nel ter-
ritorio di Enna sino a 3000 misure di fru-
mento. Tralascio qui di alTastellare altre
EN
cose sul medesimo soggetto a lutti notis-
sime acciò non ecceda i miei confini. Emap'».
un fonte di acqua zolfurea nel fondo deUo
volgarmente Piano di Tanehi^ efficacissi-
ma alle malattie cutanee, e che bevuta toglie
r idropisia; forse rivo fangoso. Invertendo
in pietra durissima la terra ed il saolo
sopra cui scorre , onde Strabene dice wA
lib. 2 , cap. 103 : preMO Sina in SieSià
scorrere un manie; e leggono aleani Emm;
facilmente me ne passo, perdoccbè ad-
r uno e neir altro luogo nulla appare di
ciò. Delle miniere di sale, che appellaaai
da Enna, e ne distano 20 miglia circa, ap-
presso rimera o il fiume Salso meridìt-
nale, dirò in appresso.
Rifulsero illustri uomini e per pieli •
per scienze e per cariche. Adoma il priM
la serie S. Elia monaco deir Ordine di 8.
Basilio, che fiorì nell* anno del Signore M
sotto gli Imperatori Michele e Basilio; (i
atti della di lui mirabile vita pubblicè I
Gaetani nel tom. 1 dei SS. Sicil.; e k
menzione il medesimo autore di altro Bh
verso 1080 , splendido per innoceena i
costumi. S. Luca Abate Carbonense dal Pini
e dal Gaetani nominato; i di cui filUira^
colti con testimonii che giurarono, coBStf*
vansi in Armento terra della BasiliciH, ed
abbiamoli di pubblica ragione nelle sovrw*
cennale vite dei SS. Sicil. Tengono eoa*
mendati nella vita di S. Luca hi B. Cii^
rina meniate , ed i figliuoli di lei AnMii
e Teodoro , tutti BasiUani ; i quali mmii
avverto dirsi eziandio nativi da DemnM •
Demana antica città oggi diruta. MaUeoO
ratolo per lungo tempo appo Scalp^Boii
una vita eremitica si diede, perlocbékil*
r appellano gli Aggiresi e i confinaolL ii*
drea Guasto, il quale anch*esso ibìii*
volta le case degli Eremiti di Jadiea e i
Scalpello, poi professo in Catania deb i**^
gola di S. Agostino, ed autore ddli ^^
gregazione riformata detta CenturìpiatAI
primo Convento in Centorbi costiluiiOf e si*
1
391
EN
*ii monasteri per la Sicilia piamente
Kegalbuto nel 1619; ed anche a
LO i Siciliani il nomo di Beato. Gom-
il Pirri Antonio Arangio dell* Ordine
licatori, Ruggiero e Bernardo Sa-
Cappuccini, e Pietro Laico, che dice
)er purità di costumi e por santità,
lati in morte da Dio di maravigliose
Borirono al secolo xvi, ed è anche
mgere Adriano Laico del mede-
line, morto in Malta con fama di
Girolamo de Angelis della compa-
Gesù, fenne 1* ultimo in quest* or-
la a nessuno ò a compararsi per
ta; penetrò nel Giappone nel 1611,
mdendone in breve la lingua pre-
i^angelo ai popoli di quella vastis-
trada e con gran frutto alle volte ;
, insorta una persecuzione, rimase
nascostamente sotto veste giappo-
i novelli fedeli a lungo di se ali-
trasandato il pericolo della morte.
Giappone ad altre ragioni trasfe-
itrodusse il primo la dottrina di
^1 Regno Fezzo^ e quivi anche con
itto di anime sudò, e finalmente
compagni, dei quali fu duce nella
Fendo in et^ di 36 anni, prese il
rivo al fuoco condannato il di 4 di-
lei 1713. Né gloria minore fu ad
cittadini per iscienzo preclari. L*an-
a Cerere Sicola Ennese, appo gli
«rtanto come Dea vien celebrata,
essa dato ai mortali Tuso del
e dettate delle leggi donde di-
fera; onde Ovidio, altri tralascian-
I delle Hetam.
t prima coU'adanco aratro
16 la gleba, e traaie daUa terra
e e miti alimenti, airaom la prima
I dettò; di lei ti ò il tutto un dono.
medico o filosofo è detto Ennese
rrano, Tiraquello, Goltz, Lascari
fa precettore del Cretese Eudos-
1 nella cv Olimpiade; altri però
EN
il credono Gatanese. Il medico Filonido
ancora , di cui abbiamo un* opera de albo
vereiro^ e giusta Galeno il lib. xviii della
medicina, si appellò Ennese da Dioscoride,
Arezio, Goltz , Lascari , Scanello ed altri,
da Etna però da Tiraquello e Grosso,
come neir istoria si disse di Catania. Or-
landino suir Etna fol. 32 secondo Pirri, fa
memoria di Floridico chiarissimo medico.
Raimondo Ripa medico di Federico III giusta
Pirri, al cui figlio Giovannuccio fu data l'Aba-
zia di S. Filippo. Filippo da Castrogiovanni
M. in S. T. dei minori conventuali fu Cap-
pellano del medesimo Re; Giambattista
Bruno dello stesso Ordine di gravi scienze
adorno, e principalmente delle matemati-
che , pittore e poeta illustre , e dal Hon-
gitore encomiato tra i sicoli scrittori. Ot-
tario Catabone Canonico della Chiesa di Ca-
tania, peritissimo nella musica, fu Sacrista
della Cappella del Pontefice Paolo Y. Per
la scienza medesima vengono celebrati An-
selmo Facio Agostiniano dal Hongitore, e
Vincenzo Gallo dei Minori dal Littara. Sono
encomiati trai celebri chiesiastici del seco-
lo XVII il Carmelitano Andrea Ferreri, ed
il Cappuccino Andrea da Enna. Lo stesso
Hongitore celebra Adamo Laurifice, Ferdi-
nando Leto, Giuseppe Spina^ Mariano Per-
rone, e Vincenzo Bonanno, pei loro poetici
studii, e per le opere che pubblicarono.
Eusebio da Enna sul principio del seco-
lo XVI fu Abate della sicola benedittina
prorincia, e governò più volte il suo mo-
nastero di Fundrò , e quel di S. Niccolò
in Catania. Antonio Russo della medesima
dignità adorno diresse ottimamente il suo
monastero di S. Maria di Morreale e di
S. Martino delle Scale , e mori quasi no-
nagenario. Bartolomeo Valesano Cavaliere di
S. Giovanni di Gerusalemme, famoso per
coraggio, e per la militare scienza, egre-
giamente servi nel secolo xrii la Veneta Re-
pubblica nelle ultime sue guerre; fb perciò
trai primi nella milizia, e finalmente scelto
i^
f
393
EU
supremo Comandante, fini in f eoeaia i snoi
giorni; padano di lui gli Annali della mede*
sima Repubblica. La long, di Gastrogio-
fauni è di 37^ e 50*, Talteiia del polo di
31^ e 30' 0 40*, giusta le ultime osserra*
lioni del Conte di Schmettau, sebbene il
UttaA riducali a 12*.
Finalmente tratterò qtà dell* antica Iste*
ria di Enne, per coloio che 8*impegnano
di ascrif eme la fondazione ai primi abitatori
dell'isola chiunque stati si fossero- Afferma il
Uttara che i primi aUtatori stabilito aTOSsero
il loro soggiorno nelle grotte presso il monte
€h*è r ombelico della Sicilia, e ricalalo giu-
stamente da varii luoghi di tal fatta qua e là
scoverti e scavati nella rupe; per cui Cerere
al certo, cui dicono esser nata in quel
monto, 0 che ri stabili suo domicilio, fiori
in quel tempo in cui gli uomini rif evano
nelle grotto; e moglie quinci del Re dei Si-
cani, che erano popoli indigeni, gli partorì
Proserpina. È incerto qual nome il monte
si avesse avuto, imperocché sebbene credasi
da alcuni che Enna deriri dal greco vocabolo
ENNAIEIN che significa cbUar neWintemo,
e che moltissimi dicano con Valguarnera,
che la prima lingua degli abitanti dell* isola
nostra sia stata 1* eolica affine alla greca,
tuttavia l'autorità di Stefano che tutto dagli
antichi ritrasse, deduce la voce Enna dal
condottiero Enno. Quinci la Cerere Ennea
presso gli antichi poeti e storici fu detta
dal nome a quella terra poi appropriato.
Crebbe la città sotto i Sicani e fu accre-
sciuta di nuovi coloni , né dubito che in
quel tempo siasi verificato il ratto di Pro-
serpina fatto da Orco Re dei Molossi. Ritiran-
dosi poi i Sicani nelle occidentali regioni
a causa delle eruzioni dell'Etna e le tre-
mende devastazioni , i Sicoli occuparono
quel monte abbandonalo, per cui Diodoro
annovera Enna tra le sicole città. Essen-
do costoro col tempo mancati^ Enno seco
menando una colonia di Siracusani, ripo-
polò la città, e costoro o scacciarono colla
fona i Seoli, o eoBlédenllsi eoo etri ul-
tamente ri abitarono. CoA io per eonget-
tura aOtarmo àntidiisaimn l*4ttigiiie di Bua,
e la verità dei delti di StahM. Crede at
enno essersi su questo luogo HsfolegglMi
dai poeti sul ratto di Preoerplmi, ma d
stanca trarre pia a luafo la oosa cha
io solo compendiar profili. SeriHO dal
ratto medesimo evideolemente CbmÈm
le cui parole e versi interi recai, damif
vendo 1* eia poetica di Catania,
con quei poeti si annovera die vollero
Cerere, e la di lei figlia 8uli*Elaa
Si consuiti Chiudiano, e con Clavarie 1^
gi JSnna ed Ennea Inveee di £Im, é
JSAiea- Dirò brevissimamenla in line di éi
divulgasi sul suo nome, e qui rho
in fine per non interrompere il Ilo
storia. Abbiamo detto con SteCuM»
stata Enna cosi della dal
JSInno, né nuoce che nessuno aloriei |A
di Stébno ne abbia fkllo meniiene,
che Stefkmo certamente eoosnllò
autori le di cui opere a noi ma fi^
vennero. Alcuni altri, recai di Mf0f
derivare anche dalla voce £NNAi£or, eh
vale abUar dentro ^ perchè Enna siede Mi
mezzo della Sicilia, perlochè i suoi aliMf
stanno nel centro dell*isofai. Bochart»
condo il suo solito dicela appellala ài
voci puniche £fi Naan che vale fealii
amenttò. Sotto i Saraceni fu deUa
mente Castro Janni o Castro iqis;
Aayn presso quei barbari valeva /Me^
lochè le diedero nome i fonti, che
signe portento di natura, occorreoo e
pianura ed in tutto il monte. Janni pei
ficando appo i Sicoli Giovanni^ il Tolga
la perciò Castrogiavanni; è però a
come favola essere apparilo S.
Ruggiero neirassedio di Enna, e fattela
della vittoria, dal che volle il Conio la
allora appellata Caslro^formni (1)
(1 ) La Toce Cittrogiotamii è a paitr «il
eorroziono di Cmtirwm Enna^ fikliiM
W-
393
EN
lA (?. H.) Monte ed antica città
Ala» alla destra ripa del fiume di
li Ca«IHaffin<« procedente da C4-
i qotli ponti di difformasione ti acco-
iaaimo aUa roce madre che stabilii; ò
«ome io stimo« a rigettarsi qaal farola
lambiccamento.
ne di Castrogiofanni ò attaalmente an
ndario di 2* classe in provincia di CaU
distretto e diocesi di Piazza « da cai
I., 3S dalla capitale della proTincìa, 103
IO. La Chiesa madre non è, come nota
(titolata alla Tergine Assunta, ma a N.
to il titolo della Visitazione, che è la
ìncipale degli abitanti; è assistita da on
posto di i dignità, 18 canonici, 13 se-
I di 7 chierici > di varii privilegii de-
tempio è di architettura gotica tranne
ile, e nel muro meridionale ha incastrata
oa antica scanelata , che si vuole abbia
I del tempio di Cerere. Entrando dalla
giore le due prime colonne che sosten-
ive sono del Gagini; il fonte dell* acqua
a sinistra è sostenuto da un pezzo
bro trofato nelle rovine di Enna, che
a nn baccanale con varii puttini. Nel
dell'altare maggiore sodo 5 quadroni
no che rappresentano, il primo a destra
me di Maria, il secondo la Presentazione,
Assunzione^ il quarto T Immacolata, ed
la presentazione del divin Pargoletto,
astri che dividono Taltare pendono due
oblunghi del cav. Arpino o della sua
s rappresentano per ciascuno tre misteri
religione; ci hanno poi 5 quadri del Bor-
I Madonna del Pìliere nel T della Chiesa
; S. Costantino e S. Martino anche
nella navata, dov' è parimenti un Cro-
ira tavola di scuola del trecento; il Bat-
l Cristo; S. Giacinto e S. Lucilla nella
«tra. 11 cornicione della maggior navata
li 13 quadroni, gesta di SS. Ennesi.
icrestia e nella sacrestia meritano atten-
Eeee homo e i pitture sopra tavola del
Nel tesoro finalmente sono di varii bei
sfiati in argento, frai quali una magni-
oa di gotico stile. Nella Chiesa inoltre
edetto ò nella prima cappella a sinistra
iipinto di Filippo Marcano Dolce. Nella
8. Agostino il quadro dell' Epifania ò
olo, e quel di N. D. della Mercede dello
Ganci. Osservasi nel maro esterno set-
EN
Belice, eh* è Tlpsa degli antichi. Collocala
Cluverio appresso il fiume Crimiso o il Be-
tentrionale di quella di S. Antonino ana colonna
creduta opera d^li antichi Re Svevi che abita-
vano Castrogiovanni, che presenta le misure lineari
di Sicilia, presa per norma in questioni e propo-
ste di riforma, come avvenne lorchò componevasi
il codice metrico di Sicilia ; sono poi nella Chiesa
di S. Francesco d' Assisi una tavola del trecento,
che rappresenta 1* Epifania e gli affreschi di frat»
Lupo da Castrogiovanni nel cappellone, da cui fu-
rono anche dipinte le Chiese di S. Croce e del
Collegio di Maria. Nella Chiesa di S. Maria del
Popolo, detta erroneamente da Amico di S. Mar-
co dei Popolo , sono dei quadri ad olio e degli
affreschi di facilissima e peregrina composizione
di Saverio Marchese da Castrogiovanni egre-
gio pittore dei nostri giorni. Nel collegio della
Donna Nuova è dello Zoppo di Ganci il gran
quadro della strage degli Innoccenti a piccole
figure, nella Chiesa dei Cappuccini del Menniti
il S. Carlo Borromeo^ e si vuole del Tinto-
retto il dipinto che rappresenta lo Sponzalizio di
S. Caterina nella sacrestia della chiesa di Monte-
salvo.
Dato di volo uno sguardo alle opere di arte« pas-
siamo alle cambiazioni topologiche. Occorsa Taboli-
zione dei Gesuiti nello scorcio del valicato secolo, la
loro casa di Castrogiovanni divenne Monastero di S»
Chiara e di S. Maria delle Grazie, che essendo
due comunità divise in proprii monasteri, si
riunirono, perché della regola medesima di S.
Francesco, ed in quel di S. Chiara si introdusse
un collegio di Maria, ed in quel di S. Maria delle
Grazie si ò ora costituito un orfanotrofio provviso-
rio perchè V antico in mina, ma la non andò cos^
da allora» quando vi fu stabilito il convitto degU
studii , che non ò più oggigiorno r malgrado una
assegnamento della comune di onze SOO annuali
approvato dal Re Francesco I; ma invece, di fianca
air attuale monastero di S. Chiara è un buon liceo-
di studii, fornito di 5 cattedre, di umane lettere^
di grammatica superiore^ eloquenza^ filosofia, geo*
metrìa ed algebra ^ oltre due scuole normali pei
fanciulli. La Chiesa però del monastero di S. Maria
delle Grazie fu destinata in Chiesa parrocchiale,
per essersi demolita 1* antica di S. Giorgio. Il con-
vento dei Carmelitani sorgeva nel largo dlS. Gi-
rolamo, e precisamente dov' è ora la casa dei fra-
telli Severino , ma passò poi ad Ovest del paese
dov*ò tuttora. U monastero di S. Maria del popolo
era di rimpetto l'antico castello dlFederico^ donde
50
394
EH
dalle eoi fonU eertamento dista non
molto, n monto poi discosto 2 mi^ dal«
la traiferito preno il eooraoto dai PP. Gappactni
all'altra attraBsità dal paaaaa Nord-Ofait: la Ghi»-
aa è aM>daiiii»iau; ara formato il eampanila da
«oa torre dal madio aro deturpata ora par F in*
trodaxiooe di intagli non oonfaoenti. U monaftero
di S> KielMle di regola benedettina» sotto titolo
in origine della Gonceiione di Maria, fabbrioò una
Chiesa novella di boona arohitettnra e di fonna
lotonda, essendosi pel passato serrilo di nna an-
tica Chiesa di gotico stile» di cai si OHerrano le
Tcstigia. Il ritiro delle donne, detto delle Reepen-
tite, fa nel secolo scorso conTcrtito in monastero
di donne sotto il titolo della Gonceiione^ sotto la
regola di S. Francesco. Essendosi demolita la Chiesa
parrocchiale di S. Giovanni BattisU che era, se-
eondo il Littara, d* no hello stile gotico-norman-
no» oggigiorno norellamente si rifabbrica, non
altro esistendo dell'antico che la sola torre del'
campanile; ritrovansi nelle sne fondamenta di spa-
liose cattcombe incarate nella Tira pietra ripiene
di ossami, con Tasi che si ascrivono all' epoca gre-
ea. La parrocchia di S. Tommaso Apostolo ò stata
fra poco rinnoTcllata, con l'altra di S. Leonardo^
ohe prende la rendite dall'antica intitolaU alla
8S. Trinità , che pie non esiste come quella di
8. Caterina^ che sorgerà presso la Chiesa di S.
Giorgio.
In decadenza e quasi in aboUxione ò lo spedale,
stabilimento abbisognefole moltissimo in paese ben
popolato. La Biblioteca pubblica è ornata di Tarli di-
pioti di maestri eccellenti noe che di un gabinetto di
numismatica e di laTori fittili riuTenuti nelle
ro?iae di Knna. Nella casa comunale fondata dal
senato nel 18U raunsTasi la cotanto nominata Ac-
cademia Pergusea non più progredita da pochi
anni, ma che doTrebbe dai cittadini con ogni amore
promuoTcrsi , perchè sorgente di utilissima gara
negli studii. Trascurasi anche e si ò quasi abban-
donata la tanto ben ideata Accademia filarmonica,
che si tencTa due Tolte la settimana, fornita anche
di un archi? io; non la dovrebbe andar cosi di tante
buone istituzioni in un psese dei pie culti del-
r isola nostra.
Conta CastrogioTanni 10 Chiese psrrocchiali, 7 con-
Tenti, 7 monasteri di donne, un collegio di Maria,
un orfanotrofio, le Chiese filiali. Il TCro stemma del
paese rappresenta un' aquila a due teste sotto una
corona, e nel centro uno scudo con in mezzo un
leone, delle spighe, e Tarie stelle. Contava nel 1798
CutrogioTanni llliS anime, 11748 nel ISSI,
El»
la roeea CalatrasI , da ogni parie a aeo-
scese ed inaceessiUli rupi, ai ha mia soli
18178 neOo seoreio del ISit, e par Miiiie fsr*
tìeolari 4811 case, 18481 aoiaae «ttoalaseale.
Perdnreri splendente fineM aniè eiriltà lafms
di Giuseppe iiessi nato in CaaliogioTaMi aai tè*
bnjo del 1774; faron grandi i tmàk fdmi&HBÈ a
forieri del aonuno ingegno ehafiiTiloon a effli^
parsi. Apprese in Catania elo^nenfli metsaaMnaa»
tematiche sotto Raimondo Flntnaia, nln
aaere si rirolse sotto il doosenienno Aninnine
nisi, ed alla eccleaiastica ginriapradnni
sotto Sebastiano Zappala. Fa neaanlo ni
ucerdotale. Formatosi alle aeienne» oCtenne a esn-
eorso ad onta di mille oppoainioaii in cottaèn d
giurisprudenza chieaiastica in Cnlnnia. Un era filili
l'animo ano ad nna riforma aeieoliaca chefanni
tenere nel conto conToneTole i aonoUi ed i fl^
drigali in gran proso in qaei tenapi» • rii
il Toro gusto per le seieaie e le asiebe
niente, come erasi risentita di già tolta
e Ti rinsd; poiché eooalnnnDdo nlTaggisMi m
Tarli nobilianmi ingegni, si Tenne a cesiankiii
magnifica accademia detta Gioenia, deslinrii A
storia naturale di Sicilia aha aaiebe aeisaas si
anche alla amena letleralam» e fii le alabiiMiife
di un'adunanza, ohe TonlTa a nsoatrara ai mbIi
scientifico essersi anohe Sicilia risT^gliali ài-
l'arcadico letargo. Sorpassano ogni credma i
traTSgli dell' Alessi per assegnire nn tale Mpii
ed asseguitolo ad incamminarlo al pis|iHm
Una descrizione fisico-mineralogica dalls tm |S»
tris Enne era il primo ano parto cha^iM
di pubblica ragione e leggera nell' accadmik
ComponeTa inoltre nn lavoro ani MoegMid
altre due memorie , una sugli ossidi di tSAt
sui silicati appartenenti a Sicilia e wirstiidi
trar se ne possa , e l' altra anlla Tsra «ipia
del succino, fatiche di somma emdisioes; mi*
scorso che può servir d' introduzione aUs fldh
già dei tre mari che cingon la Siciiia, slbe^
ossa fossili ritrovate in ogni tempo in ^eol^ì''^
nn breve ragionamento sulla scoperta ddh >**
gnesia solfata in Sicilia, che leggea ■<B*I*'^
adunanza del maggio 1885 per la eostitaniaii^
società economica in Catania , aa'orsiiom ì^
sul genio inventore dei Siciliani, che ■0^1
lodi della Biblioteca italiana, per la cofii Mff
trio amore, la ricchezza di emdiztone. e b i^
sita latina eloquenza, altre angli stateli nò^
sopra Caronda e le ano leggi , gli elogii dd G^
Gioeni di Girolamo Ramperò • di ÌMnm»^
395
EN
lel sommo vertice apre una pia-
circa 4 miglia di circuito adattis-
a lettera solle scritte ghiande di piombo
n Eooa, che poò aTeni come appendice
>1U delle iscrizioni del Torremnzia, ed
ri grandiosi nel divisamente , che sarebbe
IO nomerare senza potere assaporarne lo
qoali ti rìTelano 1* nomo infaticabile, ed
or eccellenza in grandi materie. Ma Topera
ì coi secoli e non farà mai dimenticare
di lai ò la classica Storia erittea della
dia quale prese tntt' altra via di quella
ir denno coloro che amano di esser prò-
e storici , ma per l'immensa erudizione
naleriale a chi assume l'impegno di scriver
itoria di Sicilia di che si manca sinora;
MTerchio affastellamento di cognizioni, e
ritica rare volte usata nell' inquisizione di
cade alle volte negli errori dei quali ab-
epoca del Mongitore e degli antichi nostri
La moltiplicili dei suoi sorprendenti U-
itti di siculo tema, acquistarongli un grado
i di riputazione in Sicilia ed oltremare
atti gli scienziati. In guiderdone ai me-
lai un canonicato nella Chiesa collegiata
tia, fu eletto rettore nel collegio delle arti,
Alo con altri per un vescovado che poco
•lato per le sue fatiche, e che non so per
^ione non consegui. Fu voglioso di gloria
pinse a si grande altezza e gli fu di sprone.
Don mai preso da orgoglio, amatore della
bbiam veduto quanto amator delle scienze
eienti6ci stabilimenti. Fu aperta ai dotti la
, adoma in ogni parte di gessi, minerali.
Ile, ossa fossili , collezioni di stampe , di
lavori fittili, e ricchissimi medaglieri, pit-
iltare di grandi maestri ec. ec essendo stato
remaroso delle arti del bello, le quali col-
ritrovansi oggi disposte in magnifico museo
sa dei fratello D.' D. Antonino in Gastro-
1. Correva il IS^ lustro della sua vita tra
ri e gli studii e godeva gii di una celebriti
Ita col sudore , ma la falce cholerica che
infaticabile nell'epoca tremenda del 1837 fa*
Miggiacere ai colpi. Il 31 di agosto fu V ulti-
sl bella vita; sepolto tra una moltitadine
rideva la tremenda moria, non un fiore
0 folla terra che lo accolse nel sonno di
. • e forse V ossa
mozzo capo gf insanguina il ladro
s lasciò sol patibolo i delitti.
EN
sima alla cultura; ^edonsi quivi dissemi^
nate vestigia della città, lasciata altra par-
. Siano di esempio ai venturi i giorni di sua vita I
Si resero anche illustri in Castrogio vanni, per le
loro virtù e per l'ingegno, il D." D. Francesco
Benigno Tremoglie prestantissimo in giurispru-
denza e letteratura ; il Parroco D. Angelo Ganci
gran teologo e poeta; il sac D. Giuseppe Candrilll
di eccellente ingegno nelle 'metafisiche scienze;
il sac. D. Gaetano Guglielmari facondo ed egre-
gio oratore; P. Ambrogio sacerdote dei Minori
riformati versatissimo nelle matematiche; D. Se-
bastiano Ajala famigliare del Re Ferdinando I, e
che si mori in una legazione in Austria, ed altri di
alto nome che illustrarono la patria sommamente.
Il fecondissimo territorio di Castrogiovanni
estendesi in sai. S16i3,093, delle quali, dividendo
in culture^ 17,374 in giardini, 45,580 in orti sem-
plici , 13,466 in canneti , 1S9«944 in seminatori!
alberati, 15558^827 in seminatori! semplici^ 4430^
634 in pascoli, 143^486 in olivati^ 72,965 in vi-
gneti alberati, 1171,76! in vigneti semplici, 7,304
in ficheti d'India, 16,500 in alberi misti, 8,980
in culture miste« 8,673 in suoli di case. Hannovi
• zolfare, dette cioè di Falconetto, La Macchina,
Leila, Yolparella^ Misericordia, Caliato^ ScavonOr
e 8 di Zito, vi sono impiegate 3000 persone circa,
e si lavora in tutte le stagioni; danno zolfo di 1*
8* e 3* qualiti, non sono soggette ad inondazionOr
e distanti dal mare da 30 a 50 miglia.
Nelle vicinanze di Castrogiovanni trovansi ia
varie contrade stronziana« soICsta, mista spesso con
barite, lignite fibrosa , calce carbonata , alabastro
bianco grigio e rossastro, agarico di montagna con
cristalli in piramidi, piriti di ferro solforato, po-
tassa nitrata e salnitro, pietra arenaria calcarea
con fòssili organici, variati di aarr agate arbori*
nate, zinco, piriti di ferro, di rame, pietre quar-
zose, siliciose> e schisto cuticulo^ ferro mammel-
looare argilloso, e raro geodico , calce carbonata
rossa, e finalmente ad Alimena a 14 m. una mon*
lagna di sai fossile comune cristallizzato in certi
punti in cubi coloriti. Il gesso crisiallizato ha cosi
sottile le sue parti ed al tempo medesimo al for-
temente compatte, che è impossibile, secondo dica
il conte di Borch, determinarne la figura prima; io
il credo però col sìg. Wallerio di figura fibrou;
ne ò grandissima la trasparenza, talché a prima
vista sembra uno spato. La criatallizzazione poi
del gesso in groppi ck' i opaco in iCastrogiovanni
sembra a principio quella del precedente, ma ò
differente; poichi presentasi il gesso sotto una for-
396
m
te in pascoli pei cavalli e pei buoi, pian-
tata un tempo a vigne, poiché tra le pri-
me terre, testimonio Strabene, dava ottimi
vini; onde Silio cantò:
Per ampie vigne Terdeggianta Entella.
Tarlo è il nome della città; dicela EnteUa
Diedero, ed EfUeltini i suoi abitanti Plinio
e Cicerone ; Tzctze Entalla ed AleUa da
AUUa moglie di Egesto, donde quel detto
di Vibio : il Crinièo in SicUia alla cUtà di
Atilac^ cioè di Atilla. V origine ne è anti-
chissima poiché si riporta ai tempi trojani,
ed anche sono varie le opinioni sul fondato-
re, imperocché altri ascrivono lo stabilimen-
to di Entella ad Egesto o Aceste, di cui dicesi
aver fabbricato Erico ed Egesta ossia Sege-
sta; indi Isacco Tzetze sopra Licofrone, che
disse Aceste fondatore di tre luoghi, scri-
vendo aver preso Crimiso in consorte una
delle figlie di Fenedamonte, ed aver gene-
rato Egesto, soggiunge : cosini fabbricò in
Sicilia ben tre ciUà, una che dal suo
nome disse Egesta, aUra Erice, la terza
ina globulare, con una tinta giallastra, la cristal-
lizzazione ne è laminosa, non sono poste però le
lamine 1* une sul!' altre, ma partono da un centro
comune a ciascun globo, per confinare alla circon-
ferenza do?e l'estremità si rotondano. Intorno poi
ai fossili organici tro?ansi fra gli altri nei dintorni
di CastrogioYanni Lucina trantversa, Donax, Pin-
na, Peeten, Chama, Ballanus ec. Hannoci anche
nei boschi dei porci-spini, martore, donnole e lupi,
piccoli mammiferi rari in qualche modo in altri
luoghi dell* isola.
A sei miglia yerso ostro da CastrogioTanni sul
molino del Paradiso è la grotta dell* Inferno, so-
migliante a quella delle quattro arie nel monte
Cuccio nel territorio di Palermo descrìtta dallo
Scini, ed a quelle di Melilli e di Pantalica; rende
an magnifico effetto e fu mentovata anche da So*
lino. £ ampia e tì si entra per tre bocche; le
cristallizzazioni di acque tì si compongono in
maraTÌglioae maniere che quelle ttallatiti rappre-
sentano; tono intanto co?erte da sottilissimo li-
chene che yariamente le colora , e penetrandoci
1 raggi loUii moatraai ono spettacolo magnifico.
EN
EnteUa o Atetta dai nome dèlta megUe.
Poi canta Silio nel lib. li.
An*Eltoreo Aoeala ogwNr la caio
Di EnteUa il noma...
perciocché a questo trojano fu sempre ama-
bile il nome di Entella per la memoria della
moglie. L'ascrive Servio sul 5 delFEneid.
ad Elimo, che credcsi figliuolo illegittimo
di Anchise. Virgilio finalmente nel mede»
Simo 5 libro introduce Antello amico di Ace-
ste a tenzone nel cesto con Darete, §ma
dubbio con poetica fantasia, avendo Io stes-
so Aceste preso moglie per nome EnleDi,
e dicelo fondatore della città dello stessi
nome. Del resto scrive TEpitomalore di Sto*
fano sulla città : Entella eiUà di SteOÌÈ,
ne erano però gli aKntanli Cmi^fatd M
nazione , compagni ai Cartaginesi. Col-
tamente come alferma Diodoro nel lib. li,
lasciati Dionisio i Campani, partiti qnni
per Entella, persuasi i cittadini a coneedar
loro il dritto di cittadinanza, oppressili fé
nottempo per tranelli, trocidarono qsMt
avevano ecceduto gli anni della pneriiia,el
appropriatesi le loro donne, si usurparoaol
possedimento della città, secondo QaTem
nell* anno ii della xciv Olimpiade, qoal In-
de fu certamente in molto uso presso i Cam*
pani. Dopo cinque anni ora Entella ia M*
federazione coi Cartaginesi, ma dopo i tret-
ta se la sottomise Dionisio, secondo lo sles*
so Diodoro nel lib. 13 , il quale dice Ea-
tella nel lib. 16 espugnata dai Cartagiaeri,
e dopo tre anni data in libertà per opot
di Timoleonte; Timoleonte, ei dice, s*im-
padronl di Entella, dove uccise 13 ciUadiri
che seguivano le parti dei Cartaginesi, deaà
gli altri della libertà. Rimaneva sotto il Cat-
te Ruggiero ed i figliuoli di lui, ma sotto
rimpcrator Federico Re di Sicilia, aiti*
dola i Saraceni insieme a Jato presa in lofi
tutela, giacque dalle fondamenta crollato,
non mai da allora rifatta. Alle radici aqm-
lonari del coUOi per dove guarda Cataimit
J
397
EN
notissima miniera di pietra alaba-
dove anche apronsi dei bagni a to-
arie malattie^ mentovati dal Fazello.
;$ta città finalmente Castel?etrano eb-
;econdo Arezio , il nome di Castello
ino.
EO
le (Isole)* Lat. Eeoliae Insulae. Sic.
(V.D.) Volgarmente Lipari dalla pri-
tra quelle , e Yulcanie dai monti
ai che vi hanno; bagnate dal mar
9; adjacenli all'Italia ed alla Sicilia,
questa un pò* più vicine^ site al lato
lare di essa, rimpetto il territorio di
> , altre piccole, altre poi maggiori ,
li come famose presso i poeti , per
stabilito la sua sede Eolo Re dei
e dìcesi avervi anche avuto una fu*
ulcano padre del fuoco; onde Eolie,
ie e da* Greci Efestiadi si appclla-
diconsì anche Piote da Omero ,
sono bagnate air intorno dal mare.
! Arno Giannattasio da Diodoro: ìm-
\è BoetOy ei dice, venendo ad Eolo
atemo y ed avuto da lui in luogo
to , passò nel regno di Eolide ed
\ il nome della madre Arne a quel-
ime. Dice poi sul sito il medesimo
0 lib. 5 : Giacciono giie^(e i^o{e tra
iia e r Italia con corso diretto dallo
e da orietUe ad occidente; distanti
fSO stadii dalla Sicilia; uguali quasi
*o in grandezza; ma la più grande,
pari, si ha un circuito di ISO stadii.
1 poi Plinio, dair opposta parte del
(etauro che bagna la Calabria parte
I, distar 12 miglia le Eolie; ma er-
corse negli esemplari suoi; imperoc-
irciano Capella e Solino Epitomatori
crivono distar le Eolie dall* Italia 24
quante in realtà se ne computano.
si combina già sul numero di esse;
cchè alfenna il Fazello esser 10 le
EO
isole e vi nota Alicudi e Filicudi. Gli antichi
tutti di unita sette le dissero , e ne arre-
ca Cluverio per intero i testimonii ; quan-
tunque alcuni dì essi come Servio ed Isi-
doro dicanle 9 ripetuto il nome di due, ed
Appiano facciale 3 lasciate Filicudi ed Alicu-
di, poiché distanti dall* Eolie. Nasce da ciò
la discrepanza, che lasciano le piccole come
scogli, ed una come poi dirò emerse nuo-
vamente pel vigore del fuoco. Dieci io ne
noto cogli scogli, alle quali se aggiungerai
Filicudi ed Alicudi saranno 12; ecco i nomi
di ognuna: Lipari^ Vulcano, Lisca bianca.
Saline , Slrongoli , Panaria , Basiluzzo ,
Vulcanello, Danilo, e dalla mappa di Seut-
tero si ha Tilanavi oltre Alicudi e JFtW-
cudi; sono poi gli antichi vocaboli: Lipari,
Yulcania, altrimenti Thermissa, ed Riera,
Evonimos, IHdyma, Strongyle, Phaenicu-
des 0 Pkaenicusa, Ericodes o Ericusa,
Hicesia, Heracleotes. Nessuno degli anti-
chi fa menzione di Vulcanello e diconla
sorta al tempo di Plinio o poco prima. Non
ardisco indovinare intanto perchè Hicesia ed
Heracleotes, che giacciono tra le altre, non
siano state insieme registrate. Ricordarono
le prime Eustazio e Tolomeo, tuttavia ve-
diamo descritta Eracleote neir Itinerario
dell* Isole, come avverte Cluverio. Dirò lar-
gamente nei luoghi proprii delle doti di
natura; ci mostra oggi con chiarezza Tespe-
rienza Vulcano e Strongoli esser di quelle
le due ignivome. Lipari è popolosa, quasi
sterili alcune, altre feconde per 1* industria
degli agricoltori^ tutte finalmente mon-
tuose (1).
(1) Secondo i più accorati natoralisti rilrovaDst
in queste isole le seguenti prodazioni valcaniche:
amianto, ferro ossidato oligeste, sobossidato^ ferro
idrato; arragonite calce carbonata manganesifera;
calce idrosolforata calcarifera; ferro manganesifero
e calce magnesia carbonata^ quarzo agate; quarzo
roseo, quarzo pietra pece; idrato resinoide; lave
a base selciosa di ugual frattura ma in altre cir-
costanze differenti. Lava sparse di crisolite e
melanite > pirossenich e con cristalli di anfigeno ,
398
EP
, «pipali* Lat. Eptpolae (Y. H.) La ip* par-
te della città di Siracusa verso greco, alle
altre sovrastante, famosa al certo per pub-
blici edifiiii, ma sprovveduta aflàtto di pri->
vate case di cittadini. Era munita di mura,
ordinate da IHonisio con somma celerità, e
che volle fermissime ed interrotte da torri,
testimonio di tutto Diodoro nel lib. 14, di cui
queste sono in compendio le parole : DUh
nkio tiranno di Sicilia, richiamando aUa
memoria che la cUtà di Siraetua nella
guerra coloro gU Alenieei fu cbUa da un
mare alFaltrOf e temendo che HmUe «fi-
fortunio non venisèe aUra voUa a speri'
menlarej e f uscita nei campi a chiuder'
Ieri affatto; imperocché vedeva essere
opporiunissimo il sito delle EpipoU r^n-
petto Siracusa; raunati architetti^ ricanoò
dai loro pareri dover mtunirri le Spi*
poU; dove ora esiste il muro ad Essa^
pilo^ imperocché questo luogo rivolto a
settentrione è tutto scosceso e per l'asprez'
za dalla parte esteriore inaccessibile. De-
sideroso diisifiie di compir fra breve le
eostruzionij congrega da ogni parte dei
territorii della gente ^ donde scelse rino
a 6000 uomini idonei al negozio e di for*
te complesrione .... Laonde netto spazio
di 20 giorni ri protrasse il lavoro del
muro a 30 stadU di lunghezza, ed a tale
ciisiiaDite; roceia feldspatìca con cristaUi di calce
carbonati e gismodina ; meliilite , nefalina , spato
lamelloaOy ed idroclorato ramìfero di soda, che
raramente si rinviene nelle incrostature di Vul-
cano. Oltre alle quali produzioni vi furono rin-
yenuti dalla esimia Gio?auna Power; come ella
stessa fa meniione: tracbito con rame solfato;
rame idrosolfato; rame ferro solfato antimonifero ;
rame idrocarbonato; rame idrato: rame quanife-
ro; rame ossìdolato; scisto argilloso » sabbionoso ,
alluminuso, granitoso ossidiane. Le TetriGcazioni
Tolcaniche poi» che in tutte tali isole si ossenrano^
han fatto conchiudere ai geologi che le sostanze
delle isole Eolie sono affatto diverse da quelle
del Mongibello. Nei loro mari vi si pescano molte
y ariete di coralli e quantità di molluschi nudi a
conchigliferi dei più grandi dei mari di Sicilia.
EP
altezza da oonfroafore eolia ìim sUMUIà
qualunque forza nemica , imperocM era
ad iniervaUi fomUo di alte torri, e ee-
èlaca di sasri di quattro piedi mUfkis-
samente coiiUuiU. Di quella forSficaiìoM
ali* intomo, da Diodoro -avvertila, scrive k
larga copia Tuddide nella Goer. Pelopaa.
lib. 6, ed assegna il luogo: Quei ksogo in»
tanto è arduo, rino aUa città alquwsls
deeUve, e largo affatto verso dmilro; te-
de i Siracusani posergli il nowse diEfl'
poli, per esser il più alto degUaltrUO^
cupate poi le EpipoU gli Ateniesi, netta ft
alta eetremUà di quelle, per etri r^^ardi
verso Megara, sollevarono un castrile n-
pra labdalo, acciò fosse coneena driis-
gagli e del tesoro, quante voUe a m»
battere uscissero. Diremo a soo loogs i
Labdalo; fo menzione poi Livio di ImUs^
che era 1* altura colla fortesia , periMU
dicelo il Ouverio parte deUe Spipafl, di
altri dei nostri con Ini ; appeUari 9§^f
ei dice. Belvedere, pereftè ài hmgs ritk
largo aW intomo riguarda. Poi 4)M#i
Epitomatore di Stefano, soggiunge, dM^^
Eurialo la rocca delle EpipoU; soespdk
EpipoU una piccola terra di Siramst^
ria in luogo scosceso. Ha dimostrai ife^
ve , non essere stato Eurialo a Bdfri&ii\
ed in appresso apparirà pi& aropianA
Fu al certo Eurialo parte delle Efipdt
fabbricato dal medesimo Dionisio, e i cri
rimangono delle vestigia nel luogo, iij
appella il volgo MongibeUiri. Del resHi ffi
estendevansi le Epipoli sino a BelfaMf
dove sono le vestigia delle mura e èi^]
torri con tanta magnificenza da
costituite? Era dunque a MongiMM
ve sorgeva Eurialo , il termine delli
poli ; sotto Eurialo anche in un
il castello Labdalo^ opera degli Al
d*ivi non lungi Essapilo, che vidao a'
appartenevasi alle Epipoli , quind
occidente sono le Latomìe o k
in uso di carcere , come altre qoà •
399
EP
tali Platarco nella ?Ila di Dione :
iindi le EpipoU, liberò i ditadini
m tenuti prigioni^ munì la rocca
ìiTO. Avendo Dionisio di mara Cir-
io Epipoli conflnanti a Tica ed a
che erano parti di Siracusa, non
lamento afferma il Cluverio essere
battuto il muro tra le medesime,
larcello Capitano del romano eser-
capalo Essapilo ed impadronitosi
ìipoUj prese poi Tica. Diremo in
i di EurialOj EsmpUo e delle
ER
Lat. Heradea (T. H.) cogno-
(tiioa, un tempo Macara. Descris*
molta esattezza Fazello nella Dee.
sap. 2, e Dee. 2 lìb. 1 cap. 2 in-
n Minoa, e dimostrala sita eviden-
appresso Agrigento verso occìden-
romontorio che dicesi oggi Capo
tra Siculiana e la foce del fiume
D di tal parere è anche Cluverio,
adola collocata alla foce medesima
ini , checché Pacio opponga ; è
«rciò r errore delle genti di Ter-
vantandosi essere stata un tempo
loro patria ; né i regii diplomi »
armano Terrore medesimo, danno
alla volgare opinione; imperoc-
antichi Geografi e Storici asse-
el sito si a Minoa che ad fra-
quali recherei le parole, se non
imo Fazello largamente conside-
desse conchiusione. Diremo in ap-
dl'origine di Minoa, e qui farem
motto sulla fabbricazione di Era-
ristauro di Minoa. Erice^ dice
el Kb. 4, accettate le condizioni^
con Ercole, a certamCj e tinto
f)%en destituito del po'ssedimento
ione, che Ercole come un dopo-
ìdette agU abitanti in wufrutto.
ER
finché qualche di lui discendente non «e-
nisse a richiederla; come poi awenne^ che
lo spartano Dorico venuto in Sicilia^ ri-'
cuperatigli aviti possedimenti costruiErch
elea. Pausania lib. 3, da Aristofane: gli Era^
cfc'cU, scrive, non potendo per la povertà
abitare in Atene ed in altre parti della Gre^
eia^ di nobilissima famiglia essendo, sen
vennero in Sicilia e fabbricarono la città
tU Eraclea; queste cose con poca varia-
zione riporta Erodoto nel lib. S imperoc-
ché narra aver consigUato un certo Anti-
orate dagli oracoli di Lajo a Dorico , che
fabbricasse in Sicilia Eraclea, affermando
esser degli EracUdi la terra di Erice, da
Ercole stesso acquistata; ed alquanto dopo,
navigarono poi insieme con Dorico aUri
Spartani di lui compagni nel dedurre la
colonia, che venuti essendo in Sicilia
con flotta ed ogni apparecchio, superati
dai Fenicii e dagli Egestani soccombet-
tero in battaglia , U solo Euriteante in
questa strage rimasto superstite, che rac-
colte le reliquie dei sud, occupò Minoa
colonia dei Selinunzii e liberò questi
dalla monarchia di Pitagora; e que^
sto ritolto, egli medesimo invase la tiran-
nide di Selinunte, ed in breve se ne mi-
se a capo ; perlochè il popolo fatto im-
peto contro di lui, sebben rifugiatosi aU'al-
tare di Giove Forense, lo scannò; e questo
ci narra Diodoro. Fazello negif accennati
luoghi» da quelle parole degli scrittori
raccoglie alcune cose che forse nessun
prima di lui palesò; aver cioè conseguito
subitamente la regione di Erico, dichiarata
la progenìe, volentieri cedendo gli abitanti,
ed aver tra Girgenti e Selinunte verso
il promontorio Bianco sulle ruine della città
Minoa già minata, fabbricato una città che
disse Eraclea da Ercole; quella pertanto
sorse per poco, che i Cartaginesi o per in-
vidia 0 per paura che Eraclea impingua-
tasi qualche volta non distruggesse 1* im-
perio dei Fenici , confederate cogli Ege-
AOO
ER
stani le loro armi, con grande esercito as-
salirono, e presala sin dal fondo mina-
rono, sconfitti nccisi Dorico e gli altri
spartani duci, scampatone il soto Eorileon-
te; non molto dopo tuttafia condottaci
una colonia di suoi rifecerla i Sdinonxii, e
Pitagora assunto il titolo di tiranno, poscia
la diresse. Ha resa al nome antico ed alle
I^gi» nofellamento appellata Minoa, Eori-
leonte superstite ai duci spartani, raccolte
da ogni parte le relìquie degli Eraclidi ed
assalitala, acquistatala con somma Tigoria,
e tolto Pitagora, disciolse i Selinuntìni dal
monarchico giogo. Ha avendola quinci egli
medesimo invaso, dai Selinunzii infiammati a
sedizione , dinanzi airaltare ucciso cui erasi
rifugiato, cadde nel sangue suo ; il che può
agevolmente aiTermarsi essere avvenuto, ma
nessun degli antichi , che io sappia , cosi
apertamente ce lo attestò. Afferma al certo
Diodoro avere i Cartaginesi minato dalle
fondamenta Eraclea; ma di queste cose^ sog-
giunge, dal 9tio tempo $eriviamù separa-
tamente; quasi che si sieno fatte molto dopo
la fabbricazione della città; in nessun luogo
del resto se ne fa cronologicamente men-
zione , perlochè s* ignora affatto il tempo
della distruzione di Eraclea dai Cartaginesi.
Sotto il nome di Hinoa ne prese 1* im-
perio Dionisio Tiranno di Siracusa; quinci
Dione ad essa sen venne, passato per Agri-
gento lasciatevi le spoglie ed il bagaglio ,
e contro Dionisio 1* esercito condusse.
Non voglio del resto dissimulare, che da
Pluterco dicesi allora Hinoa piccola città
della signoria dei Cartaginesi. Circa 48 anni
dopo era già nuovamente città famosa, quinci
il tiranno sottomise i cittadini di lei che
eransi alla libertà restituiti. Avvampando la
seconda guerra punica era ai Cartaginesi
soggetta: /mitcone, dice Livio nel lìb. 4,
che a lungo avea tenuto la flotta al pro-
montorio del Pachino^ sbarcò ad Eraclea
che dicono Minoa 2*000 fanti , 300 ca-
tatti , li elefanti. I mali della guerra
ER
servile travagUarono Eredea^ ma 11 Coih
sole Supilio, addottavi una coloiiia di la-
mani It rese alto stato primitfo e di leg|i
la muid. Teslinionio Cicerone nella V f «•
fb da Terre grandenenle ? esaatn. Ukttà
finalmente Pietro Diaemio esser dd trib
minate sotto i Saraceni demstalori ddTi»-
la. Sopravaniano tnttavia delle watigia di
esporremo daUe parole del Faiello.
Erane il circuito di due miglia, slh li
ima rupe poco elevate,e da ogni partepdi^
palmento da quella die dai Haiti è baMh,
scoscesa e mnnitissima. Rolla oggi iilim
di antico edifizio, ma dapertutto passa Fifr
tro. Verso il centro della città sono auffi
diìe sotterranee spelonche artificiali, Coi
d abbiamo incerto se dano steto diim
0 sepolcri. Donde la città mirava aqa&w
ci ha un poggio , nel di coi vertiee «i
una fortezza oggi dette Castellacdo.
mura per duo al fiume Lieo
ancora intiero un acquidotto, costnitoi
pietre quadrate ma calcaree , delie fsl
grandemente abbonda la contrada, fili^^
tri monumenti della ciltà mancandodiJ
se ne ignora Fuso. Dinanzi le man ttM^
vansi ancor molti granai nella vira ift
incavati che sovrastano al mare , nd fi
gli Eracleesi conservavano in ogoi mii
frumenti ; imperocché fu Eraclea ntf^
Simo emporio di frumento, come iM*
Polibio nel lib. 1, lorchè dice riporUUi^i
r annona al Lilibeo nella prioM l^i
punica. Vedonsi inoltre d di sotto I0|j
vate anche nelle rupi ed intere
delle conserve confinanti al lido, edilizi
desimo negli scogli subaquand tiglio*
gli Eracleesi uno asilo, per cui pottf^j
sicuramente approdare i navigli ad
tere i frumenti. All'estremo della dita
sovraste al mare è oggidì una torre
zione dette di Capo Bianco. Conchiafc'
ndmente lo Storico: U eito dette cfli'
talmente grato ^ ammiratrile e
alla vita tunana^ che non so /tetro '
401
ER
foiglie cai Re di Sicilia, per merla
fOnamerUe fatto cadere in estingui-
AfTermo con Eraclide essere stata
nte appellata an tempo Minoa Ha-
r r amenità del sito, quasi Città
Dice inoltre nell* Isagoge il Gaetani
l>ro della ruinata città esser sacro
Giovanni. Cavansi comunemente col-
dei mattoni e dei frammenti di yasi
ccorrono anche appo Paruta quat-
arìe monete di questa città di rame,
Qto e d'oro, colla testa di Pallade,
tgine di Ercole strangolante il Leo-
che colla faccia di Cerere adorna
le, coir epigrafe hpakahtxìn ed
i blancne* Lat. Herhae Blanchae.
rì ^ranchi (V. N.) Antichità. Presso
, ad un miglio dalle vestigia di diroc-
à appellate Hachere , verso austro ,
n colle piuttosto basso, nel di cui
è una ammirabile moltitudine di
che occorrono qua e là costruite di
juadre presentando per lungo tratto
ì città.
9MO- Lat. ErbcMUè (V. H.) Città
tempo appresso il territorio di Agri-
mentovata da Polibio nel lib. 1 e
doro nel lib. 20 e 23; scrive que-
rlando degli accampamenti dei Ro-
Bll' assedio di Agrigento. Yettovaglie
i apparecchi gli altri compagni
wano frequentando Erbesso e poi
$ta città non molto distante dal
parcamente mercanteggiando essi
mij fomivansi in larga copia di
ìe loro abbisognasse. Il che avver-
lannone che veniva in ajuto ai suoi
lesi in Agrigento assediati, riunito in
i tutto l' apparecchio di guerra e le
pria d' ogni altro per opera di tra'
$' impadronisce di Erbesso e tron^
alloggiamenti dei nemici ogni spe^
ivettavagUa: e questo afferma Dio-
mnone con tutto V esercito venne dal
ER
Lilibeo in Eraclea, in qual tempo giunsero
coloro che offrivano la resa di Erbesso.
Cosi altrove narrando la spedizione del
Duce Agrigentino Xenodoco, per mettere in
libertà le città dell* isola, scrive: gli En-
nesi, spediti ambasdadori, rendono la ci(-
tà agli Agrigentini, i quali messala in Kr
berta si drizzano verso Erbesso, che da
una guarnigione custodivasi. Sebbene tali
cose dette si fossero di Erbesso presso Agri-
gento, dubito se intender si dovesse di al-
tra città dello stesso nome presso Siracu-
sa. Fazello e Cluverio ricavano da tal de-
scrizione di Polibio essere stata Erbesso so-
pra Agrigento , ma io non so rigettare se
ad Erbesso sia stata oggi sostituita la pic-
cola terra di Grotte. Soggiunge Fazello : la
etimologia greca non assurdamente npor-
ta la ragione di tale antico nome alle
spelonche che i Siciliani volgarmente
chiamano Grotte; ma sembra che Grotte
sia situata in luogo più rimoto, di modo
che assediando i Romani Agrigento, avesse-
ro potuto i loro confederati trasportarvi di
là soccorso e vettovaglie, e che essendo-
sene impadronito il cartaginese Duce tolsit
ai Romani un qualunque soccorso. Abbiamo
detto ciò per non ingannarsi gì* incauti dal-
l'ombra sola del nome.
BriieMMi. Lat. Erbessus (V. N.) Città,
da Plinio Herbessus coU'aspirazione, la cui
gente ò detta Erbessina; diversa dalla
Erbesso sopra Agrigento. Ne fan menzione
i nostri Diodoro Pausania e Livio , ed oggi ,
giusta Fazello, si nota sotto il nome di Pan-
talica, sebbene asserisca Cluverio essere
stata dove oggi è Palazzolo. Ecco le pa-
role di Fazello : è la dUà di Pantalica
sopra deserta rupe a picco da ogni parte,
da moltissime spelonche incavata, cinta da
fiumi, e naturalmente munitissima. Mostra-
no chiaramente ed il luogo e l'etimologia
del nome essere stata un giorno Erbesso^
dapoichè questa voce corrisponde in lati'
no a pieno di spelonche; erapoi grandey
51
402
ER
eon antri arlf/lefo«amenÌe iiUagUaUj dei
quali pel gran numero è rinara degna
di ammirazione ; al qual parere mi appi-
glio imperocché stabilii Acre presso Palaz-
lolo. Cluverio però che collocò Acre nei
contorni di Avola per leggerissimi argomen-
ti favorisce il Faiello, e muovesi a ciò, pd*
che espugnata Leonzio da HarcellOt Ippo-
crate ed Epicide Pretori di Siracusa da
quella città già saccheggiata rifugiaronsi in
Erbesso, e certamente avrebber potuto con
più di faeiltà penetrare in Siracusa che in
Pantalica; ma e non con pari facillà si sareb-
bere portati in Siracusa piuttosto che in Pa-
lazzolo? e nessuno indovinato avrebbe il
motivo della loro venuta in Erbesso dopo la
espugnazione di Leonzio. Ciò che soggiun-
ge delle spelonche che anche in gran nu-
mero si trovano in Palazzolo, è un argomen-
to meno calzante, che in questa regione non
t' ha alcuna terra che non abbia delle spe-
lonche in gran numero artificiosamente in-
cavate, ma se ne osservano in maggior
copia in Pantalica che altrove. Già Dio-
doro nel lib. 14 due cose noia di Erbes-
so, e che Dionisio abbia assediato la pri-
ma di suo diritto essendo, come le altre
città di Sicilia Sergenzio, Horganzio, Er-
bita, Assoro, e per la cospirazione dei suoi
soldati sia ritornato in Siracusa sciolto lo
assedio, e che abbia finalmente trattato la
pace cogli Erbessini. Vedi Pantalica.
BrMUu Lat. Ilerbita (V. D.) AnUca città
sita secondo Fazello ed altri^ non lungi da
Aidone nel luogo che oggi appellano Cit-
tadella ; ed altrove io la stabilisco oltre Ni-
cosia verso aquilone , dove ancor si scor-
gono dalle reliquie avanzi di ruinata città,
e sotto il nome di Casalini. Dalle mace-
rie di essa affermano il Cluverio, TArczzo ed
il Gaetani essersi accresciuta Nicosia, dalle
quali non molto dista oggi la chiesa cam-
pestre di S. Maria della Grazia, volgarmen-
te di Vaccara, appartenentesi ad Erbita,
dove attestano essere stato un convento di
ER
ordine benedettino. Reca! nelle note al Fi-
zollo le parole di Quverio, colle quali eoi
molta evidenza attesta essere stala AMi
presso Rlcosia. Afferma Diodoro nel lib. tt
e 14 essersi da essa dedotte colonie, ei-
sendone Prefetto Arconide, e bbbrkale mI
lido aquilonare Alesa e Galatla, alla qab
ultima Ducezio Re del Sicoli apprestò at*
che ajuti e braccia. Costa pei frapponi d-
tre 30 m. tra Rlcosia ed Alesa e CaUk
senza occorrere altra dita ; agevole ca
perciò agli Erbiienei difendere le loro n-
rittime colonie; al contrario se ad Aidm
la collocherai, erano a valicarsi dagli fiM-
tensi i confini di Centurìpe, Aggira e ImI*
mente di Enna allora celebri città , per
venirne a Culatta e ad Alesa.
Del resto dichiara essere stata fròtta eli-
rente edi ampio imperio il non averiip^
Ulto espugnar Dionisio potentissimo linM
di Siracusa» Diodoro nel medesimo lib. U:
Promoèio indi il campo , da Enna (Mi
prese ad oppugnare Erbita; ma MaM-
io alcun evento la eoea^ ingaggtalM m
pace, venne colle truppe eopra Cuimk!
né molto dopo : Arconide Prefetto di 1^
Mki, poscia che acetano gli Ertrited ^
mata con Dionisio la pace, nrolM ffli-
mo alla costruzione di una nuota cUè;
imperocché si aveva motti merceaorii, i
gente raccogliticciaj che erasi ammassa
nella città per tema della guerra di V^
nisio. Collegossi poi , testimonio il Dell'
Simo Diodoro, coi popoli Tindaritaai ^
to trai Sicoli potenti. Vien celebrala qat*
ci da Eforo , Stefano , Tolomeo , Plinio i
Cicerone oltre Diodoro; quantunque di 9t
Sii Tolomeo notandone il sito tra Aggina
Leonzio o tra Centuripe e Hineo abbia i^*
posto a Haurolico, Fazello, Pirri ed M
che collocassero Erlrita ad Aidone dot'i
Cittadella, il che avvisai di sopra. CiccKii
poi nelle Yerr. 2* 3* 4* e 5* encoaiii |l
Erbitensi ed il loro territorio devastilo àk
V avarìzia del Pretore cogli altri coaia»
403
ER
ilesa, Cefaledio, Tenne, Amastra-
ri; massìmamenle però ne indica
k con quelle parole: Vediamo
ìBta ed abbondante j quantun»
la stata da costui spogliata e
3. Fa menzione di Filino che vi
Ila, insigne per eloquenza e no-
ìse nei tempi cristiani , e dicesi
te aver da essa sorto S. Leone II
ntefice. È tuttavia occulta Tcpo-
uina, se non si vuole aver fede
•Iacono , che divolga Erbita di-
i Saraceni neiranno 800, insie-
primarie città mediterranee del-
I. Lat. id. (V. K.) Antica città,
ido alcuni dove oggi sono i ru-
le miglia da Aidone verso oriente,
lente il luogo dicesi Cittadella;
gli Aidonesi si persuadono dagli
discendere. Altrove è mia cre-
ver collocarsi presso Nicosia.
u Lat. Berbula (V. H.) Città di
to; fa menzione Plinio dei popoli
l trai mediterranei.
» (tempio M). Lat. Herculis fa-
N.) Plutarco su Nicia fa memoria
0 di Ercole airinterno seno Dascone
dionale asilo del porto di Siracusa,
parole: Collocò Nicia il rimanente
ere nel lido^ abbandonato avendo
alloggiamenti e le mura contigue
!> di Ercole; indi soggiunge, es-
ì portati i Siracusani ad offrire
:rìfizii. Giusta Cluverio dalle ro-
|uesto delubro fabbricossi il tem-
ili. Maddalena, per cui quel luo-
Maddalena.
• Sic. Muntipiddirinu (V. H.) Monte,
i detto Pellegrino, e Castello. Sor-
solitario air occidente del litto-
^alermo, cui era un giorno sovrap-
Castello detto Ercta e mentovato
•ro e Polibio ; questa voce vale
in latino. Si ha nel lib. 22 di Dio-
ER
doro : Pirro assale tosto Palermo , ed a
forza se ne impadronisce, occupata poi la
fortificazione delFErcte rese suo tutto che
i Cartaginesi possedevano; e nel libro se-
guente : atendo i Romani con 40000 fanti
e 1000 cavam assediato il cartello Ercta
non poterono espugnarlo. Polibio con esat-
tezza il descrive nel lib. 1 : Amilcare co-
gnominato Barca colla consueta flotta ap-
prodò presso i confini di Palermo, ed ivi
occupò un luogo presso il mare sito tra
Enee e Palermo, che appellasi Sopra il
Carcere ...; giacché è un monte da ogni
parte scosceso, che dalla pianura sottopo-
sta elevasi altissimo ed ha un circuito non
minore di li m. e mezzo nella sommità; lo
spazio centrale è adatto a pascolare il
bestiame ed a produrre delle biade. Sta
al soffio dei venti marini, ed è interamente
scevro di bestie pestifere. DalV una parte
e V altra, doè dal mare, donde uniscesi
ai luoghi mediterranei è circondato da
scoscendimenti e predpizii che abbiso-
gnano nei loro intervalli di piccole for-
tificazioni. In questa pianura ergesi un
colle coA formato dalla natura che sembra
una rocca o vedetta per osservare le sot-
tostanti terre. Tre vie presenta il monte
e difficili; due da terra ed una dal mare.
Avverte Cluverio che quella prima indica-
zione del monte, tra Palermo ed Erica è
troppo vaga, frapponendosi un intervallo
di ben 60 m. Il circuito di 42 m. e mezzo
corrisponde anche ali* estensione delle sue
radici. Affermano Fazello e Cluverio avere
un solo difficile accesso verso mezzogiorno,
ma questo presenta oggi magniflca scala for-
mata per cura del Senato di Palermo con
immense spese, il di cui tortuoso cammino a
molti archi appoggiato, rende agevolissima
la salita ai carri medesimi ; un secondo
accesso dalla parte mediterranea verso oc-
cidente indicato da Polibio apresi nella
valle del Porco, ma non vi possono neanco
generosi destrieri salire ; dalla parte di
404
ER
mare non oserebbe alcuno tentarne la sa-
lila senza cerio pericolo di ruina. La fer-
tilità poi del anelo non è tal quale la de-
8cri?e lo storico, daf^oichè sebbene le ra-
dici di quel monte feraci siano in biade,
tuttavia le sue fette sassose essendo, abbon-
dar possano solamente in fertili pasture,
ma in gran parte mostrarsi squallide per la
loro sterilità; del resto contiene delie pie-
tre preziose e yì si ca?ano alabastriU di
tarii colori tra cui il cotognino; per lo che
Giordano Cascino pretende d'essere stato
chiamato Pellegrino per le sue peregrine
cos^e. Finalmente il colle airepoca di Polibio
poteva far le ?eci di rocca, mancava però
di ogni fortiGcazione. Pretende Tlnveges
die sia ivi slato il Cronio o Saturnio co-
struito da Saturno , e trovasene i ruderi
ancora nel luogo verso aquilone, detto Strth
faedo. Oggi sul poggio verso mezzogiorno
smisurata statua della Vergine Rosalia pog-
gia in una base, cui sogliono i naviganti da
lungi salutare con lieti evviva e colpi di
eannone. Ivi presso ergcsi una torre di
ispezione. Dell* antro poi dove lunga pezza
visse e depose il suo frale S. Rosalia Ver-
gine Anacoreta Palermitana si è fatto un
tempio frequentatissimo dal popolo, come
dissi nelle note al Fazello Dee. i, lib. 7,
cap. 6 , e di cui forse sarò altrove per
trattare. Vedi Monte pellegrino.
Erel (Monti). Lai. Heraei montes. Sic.
Munti Erei (V, N.) cioè Giunonii, cosi detti
da Giunone llera^ del sito dei quali varia-
no di opinione gli scrittori. Ne fa menzio-
ne anzi descrivcli Diodoro nel lib. 4. Sono
in Sicilia i monti Erei, che dicono mol-
to opportuni per amenità^ natura, e èito
particolare^ al ricreamento ed al piacere
nella state. Soggiunge molte cose sulla
fecondità, sulle fonti, le selve e la valle ,
che riporteremo a suo luogo. Quinci nota
Cluverìo occupar gli Eroi un immenso spazio
di terra in lungo ed in largo, dalla città detta
volgarmente Piazza sita appresso le fonti
del fiume Gela, rino alla tom die appdlad
Noara posta tra Taonnlna e Pitti, dew
Gonnettonsi al Nettunio, ossia al BMMile Fe>
loro. Comprendono da ooddenle fl Relmde,
oggi Madania o Harone; per la quale ragi^
ne stabilisce Cluverio esser gli Erei l
di metà di Sicilia. Faiello rioonoaee
Erei i monti che sorgono fra Traina e L
Filadelfio, donde ri ha la sorgente II
Furiano, qoipci dieonsi volgannente
ttèori come se ne avessero corrotto fl li-
me. Scrissi altrove accoslandoml al T«a*
timiglia raccogliersi Ibeilmeute da THi
appartener TArtesino ,* di cui parlai , i|ji
Erei; imperocché dice quegli: U CHmit
un monte Ereo; ed il Grisa TolgarBMii
IHttàino si ha la fonte solio ArlesÌBt,e
riconosce origine nella valle a Ini ni^
posta. Bonanno e Hazzara sUmando lUilM
essere Ragusa , non lungi ne slahiliMM
i MonU Erei nei colli di Usia. ìgÈ^È
Roto finalmente prova con molti argoMil
sorger gli JSrei presso Vizzini. Ha soaM^
mente persuaso comUnarsi fl tolte chirf^
ferma Diodoro per gli Erel , inlorao i
Nebrode volgarmente Madonie allriaerf
monte Harone, da non doversi a mio pei*
samento altrove ricercar gli £ret. Tedi
seguente artìcolo.
Erel (monti). Lat. fferoet mofi/ef (TI)
Honti, donde attesta Vibio scaturire il Ori*
sa. Fazello disseli falsamente Aerei, »
deudo esserle dalFaltezza tornato qnelaoifc
Cluverio Giunonii da Giunone detti M
dai Greci. Descrivonsi da Diodoro mI
lib. 14 con queste parole: SonoinSiél^
i monti Erei che dicono molto^opp^rt^
per amenità natura e eito particelmté
ricreamento ed al piacere neUa iMi
imperocché vi sono aperte molte /imii fi^'
eevoUssime per la dolcezza dette acfff
fomiti di alberi di ogni genere; ti t*
copia di grandi guercie , cAe prodieii*
le ghiande di rimarchetole yronesBii
anzi il doppio maggiori ed U ieppiÈ é
\
405
ER
Ui di quelle deUe altre terre. Ab*
IO anche in ortaggi , e vi ri prò-
> èpanianeamente le viti di una
i ubertà di frutti ...In questa regione
eonvalle vestita di alberi, bella
casa divina j e fu un bosco de-
alle Ninfe. Quivi affermano esser
nfhi da Mercurio e da una Ninfa,
ìiede il nome la spessezza e la mot-
e dei lauri: queste cose ci abbia-
Diodoro, il quale dice non averli
duti ed osservali, poiché attesta, da
rsi opportuni ai piaceri delia state.
ȴasi intanto essere un solo il ver-
monte come nel Hongibello neirEri-
Pellegrino, come avverte il Cluverìo,
$ nota occupare gli Eroi un grande
li terre in lungo ed in largo estese,
za, dove i fonti di Gela, a Noara,
rmina e Patti dove congiungonsi al
ossia al Pelerò. Ha nondimeno seb-
m nego aversi avuto gli Eroi molti
I molte valli così in lungo ed in largo
tisi, ed avere occupato uno spazio di
m., in nessun modo posso dalle paro-
odoro ricavarlo ; poiché chi mai di-
che il cartaginese esercito stretto
ime, ristorato dagli abbondanti frutti
Irei a tante mìglliga di uomini di-
on esauriti, come scrive Diodoro, si
[oà e là disperso ed incalzando
ra in varii e separati luoghi ferma-
d monte adunque molte vette e valli
andò, e sebbene collettivamente detto
et Diodoro non è ragione che occu-
esse metà dell* isola. Che se il Ne-
o Harone oggi Hadonie , si ha
stte, ed amplissima valle nel mezzo,
mte di querce platani ed altri al-
liziosi, non comprendo sufficiente-
^rchè altrove si faccia degli Erei
il parere di Cluverio so di esser-
opinioni di scrittori sul sito di que-
i, imperciocché afferma il Fazello
ER
che i Monlisori fra Troina e S. Filadelfio
furono un giorno chiamati Erei , né erro-
neo é un tal parere, dapoiché vi conven-
gono le qualità descritte da Diodoro. Ca-
raffa, Ragusa, Hazzara, Noto, Bonanno ed
altri appellano Erei i monti di Lisia presso
Ragusa , amenissimi e fertilissimi , quinci
Tibia Erea era loro vicina. Venlimiglia mosso
dair autorità di Vibio Sequestro sostiene es-
sere uno degli Erei TArtisino, donde ha
origine il fiume Crisa. Bagolino il ricono-
sce nel Bonifato monte sopra Alcamo; Ar-
cangelo poi e Carrera scioccamente cor-
reggono il testo di Diodoro dicendo do-
versi appellare Etnei e non già Erei. Fra
tanti diversi pareri non oso profferir giu-
dizio, ma inclina il mio animo sul Nebrode,
ed ho stimato colà trovarsi gli Erei dove
si ha le sorgenti il fiume Imera; e le
Imeresi Ninfe giusta i Poeti piansero la
morte di Dafni sugli Erei educato, qual
loro vicino pastore.
EremUl (Talle degli). Lat. Eremita-
rum valUs. Sic. Vaddi di li rimiti (V. D.)
Valle alle radici del monte Nettunio, per
dove questo guarda Messina. Ci ha una im-
mensa e lunga voragine aperta da un tre-
muoto, e come dicono comunemente alla
morte di Cristo.
Brgenslo. lat. Ergentium (V. W.) An-
tica città detta anche Ergento e S^enzio
dai Latini. Vedi Cluverio lib. 2, cap 8. I
terrazzani secondo Plinio e Stefano dice-
vansi Ergentini. Ne parla Silio nel lib. 14:
Àdramo^ a insieme Ergente...
quinci Cluverio credela sita non lungi da
Adrano trai fiumi Simeto e Crisa; Tolomeo
però la colloca nelle Tavole tra Centorbi
Aggira e Mineo, t( quale sito^ soggiunge,
corrisponde alle rotine di antica città
rita tra Mineo ed Argirò non lungi dalla
destra ripa del fiume Crisa , oggi vol-
garmente Cittadella. Vivevano gli Ergen-
tini con proprie leggi, quando Dionisioi
406
ER
assalendo la loro dita, la espognò e la sot-
tomise con Horganzio Enna ed altre sicole
terre. EsisteTa nel tempo di Plinio, giae*
che egli trai popoli stipendiarli di Sicilia
enamera gli Ergentini. Dicono alcuni che
Ergeozio abbia ceduto il luogo a Rogai*
buto terra mediterranea tra Gentorbi ed
Argirò.
BrlM. Lat. EryiX (Y. N.) Città sotto 1
Saraceni Calaiaelfarf di cui feci parola.
Al lago dei PaUci^ dice Cluferio nel lib.
2, cap. 9. éùforastaca da mezzogiorno la
afUickièiima ciUà di Erico ^ in latina
formazione Eryea ed Eruca ^ Hla in un
monte di cui gH abitanti appo l'Epitoma-'
toro di Stefano $ono detti EricH ed Eri-
ceni; e Filisto nel lib. i Ber. Sieular. dì-
cela etUà di Sicilia fondata da Erico. Fa-
lcilo ne indicò il sito e le sue parole ad-
dussi parlando di Calatalfaro. Soggiunge
Clu?erio parlando del fiume Erice: appren-
do da Macrobio o dallo scoliaste di Sto-
fono, questo fiwne di S. Paolo esser l'È-
rice degli antichi, e quelle ruine alle sue
fonti nel monte Catalfano essere avanzi
di antica dttày dei quali scrittori il pri-
mo Salumai. lib.S^ cap. 19: Callia nel
T delle stor. sulle cose sicole scrive: di-
sta Erice dai confini di Gela 90 stadii
circa. Molto deserti ed incolti sono poi
ed il monte e quella che fu un tempo
città dei Sicoli; sotto cui sono situati
i Palici. Da queste parole di Macrobio e
da quelle anche di Stefano deduciamo es-
ser fiorita Erice ai tempi di Filisto; e ve-
dersi poi al tempo di Calila quasi distrutta
e deserta. Filisto fu affine al tiranno Dio-
nisio, e coetaneo; Callia visse dopo Aga-
tocle, polche in molti libri ne disse le im-
prese. Sono queste finalmente altre cose,
che leggonsì nel lavoro di Slcfano sulle
città, riferite da Cluverio oltre il soprare-
cato : Acragante città di Sicilia detta così
dal fiume che innanzi ne scorre; tmpe-
rocdkò dice DuH: molte città della 5<ci-
ER
Uà aver preso iinomedai /Iimiì, cioè Si-
rocttsa, Gela, Imera, Seiintmle, Erke, Ck-
mico; diede nome alla citli, secondo IM
da Samo appo Stefimo, Il flume dello sleai
ncime.
BriM. Lat. Erj/ee (T. R .) Himie, allri-
menti di S. Paolo non lungi dalla km.
Fazello che malamente appella 11 Sìmé^
e dice Terla U fiume di Catania volgaiMih
te Giarretla, dopo la descritione di qnoÉ
scrive : e Avendo scorso il Terla» occomt
4 miglia la foce del fiume Simelo, che ip»
pollasi oggi di S. Paolo; sgorga da
fonti non lungi dalla città di Hineo,
quali sono i nomi : Macubo , PipbiOi 0^
chlalà, Canale Calcagno » e Fonte tanÈk
E questo quel medesimo fiume a|^^
scrittori celeberrimo, poiché nel c^o tf>
stante al certo 30 miglia dalle todàk
veleggiò dai poeti , la NinlSa Talia
da Giove aver partorito due gemelli, «ài;
siderando per tema di Giunone veairi
terra assorbiti, arrise queste eertaMBM
di lei deslderii, tuttevia dìedeli paesi
alla luce, donde si dìsser Palici, qmU^
nati dalla terra, e dagli antichi SkAi
ebbero a Numi, ai quali consacrò rfli*
chità ed un lago ed un tempio soiruttii
al capo di questo fiume , e varie mh^
glie ». Fu principal cagione deirerroni>
Fazello e ad altri di avere appeUilo Sthi
retta Terla e fiume di S. Paolo il S^tki
quel verso di Virgilio:
• • • . dì Simeto intorno
I rifi, doye dei Palici è Tm
Placabil pingae....
Imperocché i Palicìi gorghi sotto liaet,<
me altrove stebilisco, sono le foatt à
ai gorghi del S. Paolo; adunque
giusta Virgilio Tara dei Palici laagkMl
Simelo, questo si crede il fiume di S.
Vibio altronde nel Catel. dei fiumi
Simeto presso i Palici, ma sebbene Mi
dica 11 lago presso 11 Simeto da VlrgHiil
poetica licenzai e lo slesso ai aOemi ^^
407
ER
Uco, avendo riguardo alle pa-
sta, non li ha ragione perciò
ire ì nomi dei fiumi del terri-
ania; per cui resta dimostrato
neto un fiume diverso da quel
ossia dairErice. Frattanto mo-
rso dell* Erico, il quale oggi
uà scaturigine dal nome del
\ dicesi Calatalfaro; le acque
ti celebrate dal Fazello, avendo
unito il ruscello di Bucalca ,
trai fondi di Favarotta e Naf-
Naflia i Palici), presso i con-
[onia accolgono tutte le acque
Titorio e ne prendono il nome,
!ano sotto il canneto di Mineo
iiffarito, con cui riunito allar-
» r ospizio di Gumalonga nei
Gultcrra, e sotto quel nome
ne sino al territorio di Grotte,
Ito le acque di Bagnara, di Si-
[inante, ed oltrepassa la chie-
Paolo da cui prende il nome;
uola è una grolla incavata nel
li volta altro smisurato sasso
ma tra la volta e quella mole
>iccola pietra che la sostiene;
I il volgo a singolare prodigio,
là semplicità dice essere ivi di-
apo S. Paolo Apostolo, in cui me-
ta ne prese il nome; stagna indi
ianura di Primosole e nel terri-
lari, e si tragitta con un ponte
circa mezzo miglio appellato di
dal 1620 in gran parte avanti
edesimo sbocca nel Simeto e
il rimanente scorrendo sino
I, scaricasi nel mare.
t. Erix (V. H.) Monte e città.
;e comprende verso austro ad
no della penisola di Trapani;
lìtario, ed è il piCi alto dei
ola eccetto il Hongibello e le
Tengono battute dal mare le
Tertice nel più deiranno è
ER
coperto da una nube; gode tuttavia di tanta
bontà di aria, che sino alla età decrepita
uè giungono fermamente gli abitanti. Nella
vetta medesima stendesi una pianura, dove
sorse un tempo il celeberrimo e ricchissimo
tempio di Venere, e poco giù siede oggi
una città dello stesso nome altrimenti ifon-
iensi e S. Giuliano, detta Eccelsa nei regi
libri, antichissima, e celebrata da vari scrit-
tori, pel culto alla medesima Venere da-
gli abitanti e dagli stranieri prestato, di
cui ora dirò. Rimangono ancora avanzi di
tempio e fabbriche di pietre quadrate; la
via che pei burroni della scoscesa rupe an-
gusta e diflicile era un tempo, per opera
di Dedalo peritissimo macchinatore, per am-
plissima muraglia facile divenne, e quasi
intera perdura; osservansi antichissime ci-
sterne in uso di ciascuna casa, sebbene non
manchino anche in tanta altezza dei pozzi;
occorrono finalmente tanti ruderi di edifi-
zii da presentare un saggio di una città tra
le prime famosa. Il Trojano Egesto ovvero
Elimo ne sono detti i fondatori non che
dagli storici, ma anche da* noti interpreti
dei poeti; però secondo altri preesisteva ai
tempi Trojani la città di Erico e se ne aveva
celebre il tempio, Y una e 1* altro fabbricati
da Erico figlio di Buti scacciato dalla Be-
bricia per la sua fierezza e di Licasta, es-
sendo il signore della regione, diede a
quelli il nome suo; e volle pertanto con-
sacrato il tempio a Venere per esser bel-
lissima Licasta madre di lui, creduta al-
tra Venere e stimata da delusa e cieca gente
degna di onori divini. Chi ascrivono ai Tro-
jani la città, dicono sollevato alla madre
Venere da Enea il tempio, che era ricinto
da una fortezza, avevasi duecento custodi
e sostentava sciami di bellissime donne che
si prostituivano per guadagno; conservava
grandi donativi in oro si dallo stesso fon-
datore Erice che da Enea e da altri prin-
cipi offerti, ed un aureo ariete sopra ogni
altro lavorato con tanto artifizio da credersi
408
ER
I vivo, dedicalo da Dedalo.
Appent Eriee, cadde da Ercole ucciso Io
saiisarato eadsrere fu deposto intorno allo
ftlde nell'anlro' dello Martogna, e di-
cesi rinrenuto ne) secolo xvi.
É ancor degno di memoria essere stati
destinali dai Ronmiii 17 trikuli dallo città
di Sicilia al tempio di Venere in Eriee, es-
seral neUa città medesima costituiti due de-
lubri al nome metlcsimo intitolati, che B-
nalmente crollalo per l'anticliit^, al tempo
df Tiberio Cesare e di Claudio, dall'erario
pubblico si sia rlstaurala, come alTermano
STetonio e Tadto; [lurlullavia deserto dicelo
Slrabone colle terre vicine al tempo suo.
AUeslB Giacomo Adria essere ruinalo da
00 tremuolo in quella notte, in cui venne
al mondo il Cristo, ma non appoggiasi ad
alcuna Ultore. Ile riportano Fazello e Gual-
terì una lapide colf iscrizione latina. DeiE.
Tsinii. EirciHU. Dictnin. — alla Dka Ve-
nere Ericina dedicalo; ed altra ne arreca
n Gaelani std mitilo custode, ma con varie
lacoDe Pm.... Miutes. Qci h ìiio>[te Ertco,.
Ed... Mostra il Parula due monete di ar-
gento e quattro di rame, quelle impron-
tate 0 d'una lesta di un vecchio coronala
di alloro e la lettera E iniziale della città,
o della lesta di Cnjo Causidio Pionio ed il
prospetto del magmGco tempio coli' iscri-
zione EBYC ; rendono le altre la colomba
Erea sacra a Venere, la figura dì Ercole,
le teste di Giano e di Venere col greco
nullo EPTKEINON.
■a tengo a tempi più reliei , quando
eliminate le orrende superstizioni, accolse
Eriee il Yangelo e dagli avanzi del de-
lubro fabbricò una basilica alla Vergine in
delo assunta, che divenne perciò la ma^
giore e primaria parrocchiale; ed essendo
usi gli abitanti ed I coloni ad od^ir nell'ago-
sto a Tenere le decime delle biade, ad
abolire gl'impuri riti, occorrendo il tempo,
oOeriron da allora i pietosi fedeli donativi
■d olocausti alla inlenerata Hadra. Bipa-
ER
rata di novelli cdifizii sotto i Chiaramon-
tani se ne ingrandì la mole , e venne de-
corata della famosa cappella di S. Mcorfft
dalla medesima chiarissima famiglia: vi ha
sede un Arciprete, che si ha cura dì aia-
minislrare ì Sacramenti. Altra Chieda pu^
rocchìale sacra al Vescovo S. Cataldo stor-
gesi fondala in un secondo cantone Jeill
cillà. Antonio Lombardo Vescovo dì S»-
zara elevò colle altre io parrocchia JrQi
3' sezione, l'altra intitolata a S. Antoai»
Abate: prende il nome la quarta dal Pi-
trono S. Giuliano , costruita circa il lOM
per ordine del Conte Ruggiero, nella
sì dà opera airammjnìslrazione deli
menti nel!' altra parte della città ;
propriamente nel luogo medesimo, don
al Ite Buggìero appari S. Giuliano
cando un destriero come neve , tcsGIo t
porporina clamide, stringendo nelle
un nibbio, e da cani preceduto; occspil
luogo dell'antica parrocchia di S. Fil^
e minacciando mina pel corso de^an^'
rislaurava nel 1613; vi ha la slalu ■^
morea di S. Giovanni il BailisU del ÙoM fM
scalpello di Antonio Gagìni. ÌVon mi ho aA
se da questa appariiìonc fatta al Conlelir
giero, prose il nome di S. Giuliano II*
ih, o dall'altra che volgarmenle si
quando il medesimo santo Martire mi
bene armalo sulle mura sbaragliando iSt
raccni che in assedio tenevano la òAi
facendone precipitar dì molti dilla noi
non lungi , nel luogo cbe dicono UCM
fossa dei Buscaim , imperocché ilU *
conda apparizione si assegna l'aniM iM
quando viveva il Conte Ruggiero- ,f"*
Fra lo Ericinc monaslithc faiui^ " ~
tutte è la prima quella dei CamdUH >
il titolo della Vergine Annunntò, (i ■■
curò slabDir nelle case proprie Ti ff)
Bernardo Mililare nel 1423, dorè a &•
rane le reliquie di S. Alberto hf m
come dicono eilladino. I DonMiei tf
Undo U eoDrenlo di S. BAalo i 0
409
ri-
ER
secondo Cordicé neirist. di Eric, ina nel
1523 secondo Michelangelo Pio. I Minori
Conventuali Tennero cosUtuìU da Francesco
Yentimiglia nel 1364, ma come si ha da Uva-
dingo nel 1399, costitaili nel palazzo della
duarìssima famiglia di Abate, decorato,
come si dice, della natività di S* Alberto,
ai ebbero unito l'antico tempio di S. Ma-
ria dei Greci. Matteo del Monte fondò nel
l€26 il convento del terz' ordine di S. Fran-
cesco nella Chiesa di S. Sebastiano. I Cap-
IHiccini nel 1371 sotto gli auspici! di S.
Qirolamo abitarono un eremo fuori la città
ia amenissima valle , dove avevano santa-
■ente abitato 40 anni prima Bartolo di
nobile e Niccola Panfalcone Ericini. I Pao-
lolli finalmente, che dal 1626 avevano po-
«o il convento di S. Maria Maddalena ap-
fresso le saline di Trapani, travagliati dalla
Ittilabrità del luogo , un novello ne fab-
no alle radici del monte sotto il nome
;jlel S. Fondatore. Passando alle monache,
e dell'ordine di S. Benedetto abitano,
il titolo del SS. Salvatore, il palazzo
Conte Errico Tentimìglia, da lui accor-
, mentre bandito nel monte passava
lita, edificatevi a sue spese le celle e la
. Ifell' antichissimo tempio di S. Pie-
Apost. ebbero sede le Chiarine da
del 1362, accresciute poi dì ediOzii
4i rendite da Giovanni Maranzano ; ma
tempo dopo vi si surrogarono quelle
istiloto teresiano. La Chiesa di S. Carlo
Ile dal 1617 le vergini orbate di ge-
, dove vivono colle elemosine della pie-
gente. Ci hanno secondo il Pirri tre
ali ; quel di S. Spirito sulTraganeo
altro di Roma del medesimo nome; quel
8. Alberto con un monte di pietà, fon-
ato terso il 1431 per cura della nobile
iqMgnla dei Bianchi; e finalmente quel
8. Caterina costruito dal Cav. Giovanni
f^grana nel 1335 , e sono a questo de-
ste farie pingui rendite per altre opere
!• Enumeransi 4 chiese filiali sotto FAr-
^
ER
ciprete; e mentovate il Pirri queste Chiese
quelle aggiunge, nelle quali sono vigenti
Benefica di regio patronato : quella di S.
Giuliano del Castro, del capo di S. Vito,
di S. Giovanni di Castelluccio, di S. An-
gelo del Monte o di Scopello, ed altre
0 fondate nella stessa città o nel territorio
di essa, poiché ampio è il territorio di
Erice e fertile in biade, vino, olio, pascoli,
frutti, ortaggi, e mele.
Il littorale che gli si appartiene sten-
desi ampiamente sotto il monte da Castel-
lammare alla punta di S. Pietro, si ha delle
tonnare ed abbonda in saline. IVutronsi nel
monte di S. Vito dei cavalli selvatici, di
piccola statura, ma generosi d'indole, ciò
eh' è allatto insolito negli altri boschi del-
l'isola; dense selve poi, ombrosi boschi, e
quel di S. Vito e gli altri monti vicini sono
adatti alla caccia. Lo stemma di Erice pre-
senta l'insegna del Patrono S. Giuliano. For-
mano il Magistrato, 4 Decurioni, l'Inquisitor
del malfatto, ed un Sindaco che occupano nel
Parlamento il xxix posto. Fu sempre Demo-
niale per condizione, e sebbene sotto il Re
Alfonso sia stato venduta ad una nobile fa-
miglia di Caltagirone per sollevarsi il re-
gio Erario, fu poi tuttavia resa al Demanio
né più dal medesimo separata. Nel censo
di Carlo V erano 1343 le case, che nel 1542
trovaronsi 1894, e 7700 abitanti, ma nel
1652 furono le anime 6856; ed in questo se-
colo xviii contavansi 1734 case, 6157 abi-
tanti. Non va soggetta a comarca, e sola-
mente dava sotto l'Istruttore militare di
Sciacca 26 cavalli e 78 fanti. Presiede al
Clero un Vicario del Vescovo di Mazzara.
Da scrittori nazionali e da altri ascrivonsi
tra gli Ericini il B. Alberto ed il B. Luigi
Rabbatà dell'ordine Carmelitano, che con-
tendono i Trapanesi loro concittadini. En-
comiansì per la singoiar pietà verso Dio,
Natale Salerno Gesuita, ed Andrea Beva, i
quali vennero con altri spediti per predi-
care il Vangelo agli abitanti del Bengala ;
4t0
ER
doTe il Salerno dopo sostenute molte fati-
che per la verità nel 1605 in età di anni
34 fu monco dei capo per ordine del Re
di Achim. Tito Laico Cappuccino la cui assi-
duità di preghiera oppriroe?a i demonii,
vaticinata Torà di sua morte spirò piamente
nel Signore nel 1311. Francesco Sichichi,
il quale dal secolo in cui visse da sicario
cambiata vita ed indossata eremitica veste
si scelse un'abitazione presso S. Maria del
Bosco in una spelonca, dove tra digiuni e
spirituali esercizii vita solitaria menando e
giornalmente communicandosi , mori con
fama di santità nel 1390, e fu sepolto in
Chiusa. Viene dal Pirri encomiato Ludovico
Sichichi del terz* ordine dei minori per la
sua somma venerazione verso la Vergine,
e per gì* incorrotti costumi. Vito Carvino
pubblicò la vita e preziosa morte di Mattia
di Labita del terz* ordine dei Carmelitani
celebre per la sua innoccenza ed illustri
virtù. Sono di Erico siccome leggonsi
lodati nella Sicula Bibliot. Giuseppe Cor-
dici dei Minori osservanti, insigne per dot-
trina, lungo tempo Prefetto di studii nel
suo convento diBrixia e laureato in queirac-
cademia mori in Piapoli nel 1343; ne fa
menzione Uvadingo; scrisse alcuni comenti
sulla logica di AristoUle. Antonio Toscano
Maestro Agostiniano, Professore di sacre let-
tere, cloqucntissimo oratore, governò lode-
volmente la provincia di Sicilia, e mori nel
1353. Vito Salerno dcirordine dei Carmelita-
ni celebre per eloquenza e teologiche scien-
ze che lesse nell* università di Padova, ed
osservantissimo della sua regola; essendosi
reso in patria nel 1341 vi mori nel Signore.
IN'iccolò Toscano peritissimo nella musica,
e dotato del mirabile dono d'imitare qual-
sivoglia cantilena^ encomiato dal Pirri e dal
Mongitore pei libri da lui sulla musica pub-
blicati. Pietro Cordici medico celebrato dai
medesimi scrittori pei monumenti che la-
sciò del suo ingegno. Il Sac. Carlo Giu-
seppe Cicala Canonico di Mazzara, visse in
Roma e destinato da UitanoTIIIpredicatora
del Vangelo nelFisola di Greta, a lungo vi
profuse sudori, ritornato imperversando h
peste presiedette per obbedienia agli spe-
dali dove contratto il morbo mori nel inS.
Antonio Cordice di nobile famiglia, versa-
tissiino nelle pia interessanti scienze, pal-
tò nelle lettere amene, menò ona vili é
filosofo, conobbe molte lingue, e senu pe-
sa dedito a raccogliere monumenti di &è-
tichità, d'illibati costumi rifulse; compM
la storia della patria e mori nel 1666. K0-
tro di Piazza medico empirico, celebre iel-
la Francia e nell* Italia principalmaate il
Roma appo i principi Colonna, con chioid
e purgativi arcani farmaci sanò inaiiaere-
volo gente da insanabili malattie , ed n-
sunse un nome famoso; morì nel 1(I&
Francesco Palma per lucideiza d'ingtfm
visse a lungo con gloria in Palermo; fami
sacerdote mortagli la consorte, spiccò «f*
giormente per integrità di costumi, e tasdrf
monumenti di sua dottrina vi mori ni
1694. Giovanni Ancora Retore e Poeta; 61*
seppe Grimaldi non volgare Oratore; Vfe
Carvino finalmente Arciprete nella palri>i
in tutte discipline erudito, di cariche, e i
onori decorato, versatissimo nella patria sto-
ria , meritossi somma stima appo i suoi 1
gli stranieri, e carissimo divenne ai sui
Vescovi; mori in Erico nei primordiiM
secolo attuale: pubblicò un libro SuUa^
gine ec. della Chiesa Ericinaj ed altri Ì-
bri dal Mongitore enumerati.
Vien mentovata appo Erico 1* acqua d'ai
piccola fonte, in vernacolo fonticeUo appa-
iata volgarmente Pescbiera d*ApolliBe:i
salubre ed eilìcace contro F idropisia. K*
remo giù di un puzzolente gorgo ari ^
ritorio Ericino. La long, di questa cìtlà i
di 4r e ìo\ la lat. la medesima che qodb
di Trapani di 38% 0 3* (1).
(1) Il cornane di Monte &GmlUDO.cbe mff^
appelUfi il paese fabbricato foU* antica Snei>i*
Ali
ES
tUcLat. Bexapylum (T. N.) Porta
^ Siracusa, gìusla Cluverio, verso
>ne e maestro, che accoglie chi ven-
•ndario elevato dalla terza alla secon-
oon real rescritto del sei febbraro 1841^
•aa popolazione aoita a quella dei co-
[raganei di Sala perula e Poggioreale ol-
l numero di 10000 anime, (lomprendesi
incia nel distretto e nella diocesi di Tra-
cni dista 8 m. rotabili, 3 m. rotabili e
tabili dal mar Tirreno dove dicesi prò*
9 di Bonagia, e 7S rotabili da Palermo.
B è Tarla e bastante l'acqua. Oltre la
armorea di Antonello Gagini del S. lilo-
1 chiesa di S. Giovanni e quella di S.
elio stesso scalpello, merita attenzione un
ladro che rappresenta la madonna. Con-
omune nel 1798 una popolazione di 8t7S
li 10249 nel 1831 , di 12587 nell* entrare
. L'estensione del territorio è di salme
1, delle quali, dividendo in culture, 55,
iardini, 19,955 in orti semplici, 1,2S2 in
7938,592 in seminatorii semplici, 7226,
tascoli, 208,022 in oliveti, 12,655 in vi-
lerati, 353,296 in vigneti semplici, HO,
lommaccbeti, 10,182 in ficheti d'India,
in terreni improduttivi, 11,901 in suoli
La formazione del monte è di roccia cal-
Dchigliare che cuopre l'antica e compatta,
alcuni di transizione cioè il carbonato
antico, che però in alcune parti e prin-
ite nella media e nella superiore del monte
libera e sgombra dalla prima. Ne sono
i e pregevoli i minerali, e possono cen-
tra le terre, \dL silice, T allumina, la calce
^nesia, combinate di ordinario ad altre
dalle quali possono facilmente estrarsi
terarne lo stato di semplicità , e tra le
è molto bella una nella contrada di S.
I contiene della magnesia e del ferro. Ban-
dire degli alcali cioè la soda e la potassa,
letalli una miniera di argento nella con-
>positamente detta deW Argentarla, men-
lal Fazello, e ferro, stagno, rame e mor-
ta nello stato di ossidazione e di miscuglio,
i r Erico ancora un gran numero di cave
di in colori e materie differenti detti co-
»nte di Trapani, ed alabastri di estrema
varii anche di colore e di forma, oltre
ero straordinario di pietre focaje o selciose
le: ai piedi del monte è finalmente una
porfido» e nel fondo denominato Laci due
ES
gono da Hegara, Leonzio, ed altre città del-
risola dalle parti medesime, costituita al
muro di Tica. Imperocché riportati varìi
passi da Livio e da Plutarco, conchiude: af-
ferma Livio, Ippocrate ed Epicide essere
entrali in Tica da Megaraper Essapilo, ed
indi narrano sì Livio che Plutarco, avere
Marcello assalito anche Aerodina con tut-
te le truppe, sforzalo veementemente U
medesimo Essapilo, ed esser poscia ve-
nuto sulle Epipole. È dunque cei'to essere
stato Essapilo la pubblica e maggiore por-
ta di Tica aperta verso Megara e Leon-
zio. Ha avanti Cluverio, Arezio Mirabella
e Fazello, conlese essere stato Essapilo
lo stesso che il castello Labdalo, e nella
parte estrema di tutta la città oggi Hongi-
belllsi, rimpetto Eurialo, lo stabilirono; co-
sicché la via che da Eurialo conduceva a
Tica presso il lato settentrionale del Lab-
dalo ne tendesse; nondimeno testimonio
lo stesso Cluverio ciò non viene a combi-
narsi colla storia, imperocché Tucidide at-
testa costruito il Labdalo dagli Ateniesi nella
sommità deirEpipoli, dove impropriamente
si direbbe essere stata la porla: afferma
finalmente Bonanno essere stata Essapilo
grotte che abbondano in stallatiti, T effetto delle
quali abbiamo altrove descritto. Vi vegetano in gran
copia delle piante, e molte medicinali e spesso rare,
che si attirano l'attenzione dei Botanici, ed erro-
neamente il Fazello ne lo disse sterile nei suoi
carmi ; dalle piante venefiche poi che produce
profusamente chiaro si scorge il perchè Seneca
nella Medea parlando del dono preparato con pia
veleni a danno di Giasone fa dire alla nutrice:
Postquam evocavit omne serpentum genus
Cangerit in unum frugis infaustae mala
Quaecumque generai invius, saxis Erix,
DeU' antica città rimangono le mura della co-
stmzione che si appartiene al passaggio della ci-
clopea alla regolare, alcune cisterne e pozzi. Tra
gli avanzi del tempio e nelle sue vicinanze si rin-
vengono monete anticaglie e pregevoli camnei
parte incisi e parte rilevati sopra pietre orientali,
dei quali fece buona raccolta in Trapani il signor
Luigi Barbieri*
A»
ES
da «ora soUo
Ukdri»^ dia fate si tfilia idlto per sei
aè si iggMUawm fet kn^allo
Mm dt Ite^ M «nif^péi K^aw Tka,
t «wfcra la iiìik uafctés a»» funi» A
ihMK la HMii JÉl lifei^ Sk IteéHP» e Sili,
MÒMt ili «aMMn^ litiaini ti
lira» Ja ftM<ni>aftiaHi ia Mjfim Mila>eta
iÉ»i>yaa «M c^Mi» iNHcarrMHla jMT fSm
awrlmula Mia Vèmnà inI «ttt «raiì^ ard^
nnaa (t rmikmms0 in .termlAMi^ K«l ap-
pr«4;;ì4K tf ifià amila i^a^^a ail fiptct^
ik in lisMiMta^a <m tBgiiwHmè «Mlacaci
pa» yarKjyioii* <ieì pap^far» alto araaa Mi*
i'««iNXi'«la acW<^ M opriMara ia parla. ..«
a yià jpMfwicala (a <M4a parla di SsmfUm
aroM c«MM4iicMUa cMiciecaytfera. faida ta-
laruiMMero ì pretori: poi sag^taage. Jfa
aaiHfo («WiNiMUa a coaiaiaoiiearaao le oree-
«Ma Mhk moUUmiiM dba «i di deniro
ìhmi HaM aiàiar a^jfara càa /bori ai ron-
p<Aeiifeer h fiorie^ a lalle crollale, aicttromen-
l«» /il l'uavlla m Ef^apilù la squadra.
>oHe quali parole si là menzione del
\wo$%> di Es^^pilo diverso dalle porte del
UKHiesiuio: e dicesi dippiù capace di acco-
glierò una squadra il che da porta comechè
aiuM lua^^iore non può Terìficarsi: nel li*
bro 23 poi parlando della espugnatone
Uolla medesima città fatta da Marcello, dice:
tf^^so Kssapilo e una pittala porla: ttm
grtm rifforiiì tomimtiata a rompern. dal
fts<s^o muro si tra dalo il stgnoj e già da
OifHi parit mtm furiitamtntt wuè im palese
ii^irasi ct)N Oj^ii sforzo la fatttmda: tan
p^rtìttht fi tra arrirala all' Epipoli luogo
l^tH tHsliHlilo: e poi: col giormo imframto
t:*Mpili\^ Marctllo tom luSlt le imppt ea-
li*filfi ntlla tillè riroht tulli a prtmdtr
l«* t»t mt\ IVA quella inltranU porticella pres-
so r^^npilo adunque occom^no le Epìpoli
III Mmu^i <^ a (aasuUanc tailtam diche
I
ES
raltroYO citalo Cesare Gaetani scriTc su di
Essapilo, imperocché aflénna essera €oa>
giunto al castello Knrialo, ed aUa E^pipil
appartenersi.
waat««. (Y. R.) Parte della diocesi di S-
racusa, forse AMcemi, allrimenli JPmimm
e dai Saraceni Abisama, di cuidicaiUN.
Tien menlofala in nn diploma di Urbaas n
aUroTO riportalo.
ET
UL J;Ami.Sìc. Mimcibedda(T.».)
CelebefffiBaa monta, dei primi fermtmeili
per allena estensioae e doti di natura ai
(fi altri di Eoropa, cosi detto dalla nisliBp
aa* se crediamo ai poeti, figlinola dei Ct
dape Iriarao coma si ha da Demetrio Ci-
latiaaa. a naia dai Cielo e dalla temse-
condo le SiYola di Alcinoo, o finalocili •
dal leslammiD di Sileno dal padre Ocem^
ma pia idfimMnla appellato giusta Glirn*
rio, 5alde Canta, Talgoamera ed altri sai*
tori dal gflfca vocaholo AieEiN che lakl
nostro «niere. Bai Saraceni poi che a Imp
la Sicilia trava^iiiarono si disse fiìòelomoele,
e dai Sicìiiatti poi Mougibello come se JM
dei Jfonli. ?lel Iato orientale dell'isola. •
quasi nel di lei centro, solo e senx'afet
che gli stia presso, elef asi a tre miglia po^
pendicolarmente secondo la relazioie i
Cristoforo Clavio che ousorollo mercè I
quadrante esteso in giro 100 miglia aelt
amplissime falde bagnate da oriente H
mare ionio: da aostro la spaziosa piana i
Catania, ed il tome Simeto da occideiii
lo circondano, e per tango trailo lo ci^
coscrìvono da aquilone i colli: ne sono fr
sagefoU comnnemente i dossi, ma in q«l'
d^ luogo lievemente declivi poggelli nH
che anipìi piani ne oniscono i lati, cht
tuttavia vedonsi conicamente sorgere siM
al sommo Tertice da chi da lontano rìgni^
dali. più propriamente considerati perù, rap
presentano pinllasla cmoli di scoscese tapi.
A13
ET
line che sorgono confusamente,
ali medesimi dividonsi in (re rcgio-
occhè la più alta è infeconda che
;e moli composta ed occupata
perpetue eccettuati pochi mesi
; la media è coverta di opachi
li roveri, corri, abeti, fagi, quer-
presenta anche dei deboli arbu-
isiroamente ginepri molto noti ai
alla enumerazione dei quali ha-
appena una pagina, e contiene
ì profondissime grotte. La infe-
one finalmente a vigne, oliveti,
ed ogni genere di alberi , è
giro di copiossime vene di ac-
hi, castelli, villaggi e città, ed
»ggio e quantità da potere appel-
icolo di natura, ed a buon dri-
;iardino perpetuo. Dalla estre-
iiesta regione verso austro alla
il vertice supremo conlansi quasi
r orientale lido di Taormina dove
più acclive 20, ed altrettanti da
dalla ripa del fiume Simeto; da
inalmente città aquilonare e dai
i contasi minore distanza cioè di
lon dritto quinci da Seneca nelle
i Vertice Sicolo, da Pindaro nella
ina Celeste, e da Silio il Tifeo o il
i monti, perlochè la parte princi-
orale di Sicilia, con sommo diletto
* osservatore da quella altezza,
no già qualche cosa di sfuggita
vertice; si ha non men che tre
ircuito, e nel centro era lo smi-
ere con delle fenditure di varia
d alquanti passi. Qui, donde il
da maestro soUevavasi una pro-
non ardua salita, dov*era la
0 la fornace; imperocché nello
IO questo aspetto del vertice
assolutamente, che la promi-
a forza del fuoco erompendo,
rientali del cratere si divise in
dà sin oggi dal centro e fiam-
ET
me e fumo, perlochè più alto divenne lo
stesso monte. La interna fornace poi di zolfo
e di altri minerali riboccante, che accesi
dalla forza dei venti, vengon fuori dalle ime
viscere del monte in ceneri ed immensi globi
di fumo e fianmie e fiumare di fuoco, non ra-
ramente senza rumore, ma allo spesso con
orrendo boato, e tanta agitazione della tì-
cina e dell' aria lontana financo, che pal-
pitando mille e mille animi, il monte stesso
sembra che crolli dall'imo. Abbondando
inoltre il fuoco, tutto il cratere occupando,
allargatine gli orli, or dall'uno or dall'al-
tro lato scorse sinora; e da poco tempo si
apri il corso e la via sol da scirocco. Cre-
scendo la materia alle volte, squarciansi
gl'inferiori fianchi, e scaricasi una enorme
congerie di pietre liquefatte, che devastano
persino Catania e i sottoposti campi in giro.
Son questi quegli incedii, le di cui storie
narrano non pochi scrii tori, ed accurata-
mente il Fazello nella 1 Decade, ed io nelle
aggiunte alla sua opera sino ai nostri tem-
pi. Esattamente è descritta in un opuscolo
particolare dell'eruditissimo Giuseppe Re-
cupero la recentissima efuzione di acque
calde e salse dalla sommità, delle quali fu
ricolma la gran valle del lato orientale e
del meridionale, e che Tennero poi assor-
bite dagli iati e dalle fenditure del monte,
nel quale lavoro espose anche le ignee ma-
terie , quasi nel medesimo tempo vomitate;
darà alla luce fra breve il medesimo Recu-
pero gl'incendii dello scorso e del corrente
anno (17S9 — 60) donde divenuta l' Etna,
come avvisai, con due capi assolutamente
cambiò le antiche sue forme. Ma eccederei
1 confini se volessi rimembrare anche in
compendio le cose che gli si appartengono,
imperocché van per le mani moltissimi li-
bri, nei quali registransi in lungo le doti
di questo spettacolo di natura (1).
(1) La descrizione topograBca dell'Etna falla dal
nostro autore sembra assolotamente non confacen-
AH
ET
LtL JOma (?. D.) GOà nficlii»-
sfaDa alienati aodie /iietMi del coi alo
TariiBo gli MriUori di cose sieole. n Fa-
lello ed Ferrano eolloeolia a Mascali nd
ianeo 4»ieBlaIe del moale dello slesso noBie;
terso la parte neridioiiale il Cloferio dot* è
ffl eonrento Benedeltioo di S. IGecolò del-
r arena; Garrera sopra Paterno nel Iih^
die dicono ag^ CMIa; eonfondonla tartt
fa al ratio M latofo» Ma chi ri laea ma geBcrala
éatTopara» radri enera particolanBaota uri lao>
ghi proprìi daterìtta la parli ad i piccoli mooli
eha la gran BMla compongoao. DoTianiaio noi fop-
pfifa ad an tal Tooto topologico sa ci tùme in rasili,
Ma eoo la fatta oaaarraaiona aarabba un ripatara
ciò cba rAnico colloca altroTa a chaaltrore noi
eorradiamo di aggiunta.
L'altaua dal Mongiballo dal livrilo dal nara
compataai par paL lt79a mal. S300»939« a 93 m.»
il ioo parìmatro alla basa. La circonfarenaa i di
ISO n. qaella del aommo cratara di pai. 14400«
mat jm5»S00; altana pai 1SS4 met 357,07S. In-
caloolabila ne i la profondità poiché or decrescono
ad or ri aomanlano la materia. La parta della hasa
liTolta a masxogiorno i 15 m. più estesa dalla
fettantrionale. poiché da qaella parte sono sboc-
cate per lo più le eraiioni. Non permettendo qal
la mole del lavoro potermi io distendere sulla li-
tologia, mineralogia e zoologia etnèa rimetto i
miei lettori alla Storia naturale e generale del'
VEtna del Can. Giuseppe Recupero colle aggiunta
del suo nipote Agatino Recupero , al Prospetto di
una topografia fitica dell' Etna e suoi contomi, ed
ai lavori sul confine marittimo dell' Etna; — sulla
vegetazione di alcune piante a varie altezze del cono
delVEtna^-e sul trattato terrestre dell'Etna,
del presta olissimo Sig. D. Carlo Gemmellaro, al-
r opera sulV influenza dell' aria alla sommità deU
V Etna ed alla Storia generale sul monte mede-
fimo del Cav. Abate Ferrara, al trattato sui 60-
ichi dell'Etna del Sig. D. Salvadore Scuderi, ed
air appendice alla guida di Sicilia di Giovanna
Power, nel quale ci hanno molti buonissimi qua-
dri sulla mineralogia e la vegetazione del Mon-
gibello. Volendo intanto dar nozione delle eru-
zioni di questo monte dai tempi immemorabili ai
nostri giorni, sarebbe temerarietà lo svisare il la-
voro cronologico nella storia critica dell* Etna del
Can. Giuseppe Alessi, eh* è il più esatto ed il più
largo in emdiiione storica^ parloohà, coma cosa oti-
ET
geogral tom kànnòj ed I cittadini ièi-
■ìli io sostengono femuunento ; io pri 4
congeUnre ricavando , dissi altroio adb
noie al Fkiello eolloeala Etna dofs sg^
siede fl Monastero di lieodia di kieM*
lino isliUilo, appoggiandomi massiflMBMli
al leslimonio di Strabone, lo di eoipmll
dellib.6: è vMm a Centar^ In ptotii
farà di Mui, dono 9Ì po9mio e ti*»
tiMsa, vanga ad inboimlo fui ri fa ferina èi-
l'anlora.
QUiDEO CRONOLOGICO
DELLE ERUZIONI DELL'ETRA
DAI TEHPi nunonitiu agu Armii
Priaif $nuUnU dtV Etna nella frandf tfeds
dalla noftira.
l.PrìacharOcaaiioaTaaBaalH (▲a.af.li^tf^
haadooalo il suolo di Sicilia.
S. Quando l'Oceano aollenBoa-
ri aelle infima Talli» od antro par
la colonna, a divisa la Sicilia da
lUlia.
a. InnnmaraToli arnioni che
hanno formato i Taij immensi
strati deirEtna, che osserransi
nella parte orientale e nel can*
Irò stesso del monte. — Riscon-
trisi il corpo della storia critica*
Eruzioni probabili aUé epoche mMe§ié^
I. Qaella simboleggiata da Pin-
daro, ApoUodoro, ed altri scrit-
tori, in Tifeo, Tifone, o Enea-
Udo partorito in Sicilia, erut-
tante fuoco e sassi, che scorreva
pel mare sìculo, seppellito da
Giove sotto r Etna, dove con-
tinua ad eruttar fuoco : più di
anni tOOO
a. Simboleggiata da Aristotele,
Cicerone, Diodoro, ed altri acrit-
tori in Plutone che rapisca la
prole di Cerere e sprofonda
air Averno; e più apertamanta
nelle fiaccole accese da Carerà
al fuoco etneo meno di anni 1000
S.QaeU'accannala daArìalo-
415
ET
hi vogliono éalire il monte ^ che
ìtninda ad elevarsi. È poi il colle
l'età di Fetonte fi- (An* «t. la n* eraj.
primiero Gioye greco
noi 1900
poca di Bacco > con
rono i siculi Ciclopi
, e co* dardi etnei»
no descrive; tra gli
....... 1500 e 1370
>oca deir Ercole teba-
ata da Diodoro« Or-
co; pria deiranno. 1370
ni storiche e di probubilità aforieo.
poca dei Sicani de-
Diodoro pria del*
1470
a dei fratelli Pii, de-
Licurgo, Strabone,
ed altri scrittori. Pria
.88 assegnala daSlo-
Eliano, e probabil-
r anno 736 e 456
abilmente all' epoca
sulla congettura del-
eltere, tra la 30 e la
la quale è confermala
ente; dappoiché Pit-
:ò Tela di Falaride.
•ni 660 e 579
labilmente ali* epoca
:be Tenne in Sicilia
narrai di Paros l'anno
np. 47 594
bilmente alPepoca di
secondo Licostenetra
540 e 437
bilmente all'epoca di
miate, autore dell' Ar-
con pria dell'Olimp.
528 O 5S5
bilmente all'epoca di
le descriTO l'Etna e le
li circa rOlimp. 76. 479
ibilmeote all' epoca di
) secondo Ippoboto e
raroiimp. 84, e 90. 444 e 420
) incendio rapportato
e ali' arrivo delle co«
e in Sicilia^ cioò dal-
ET
di Licodia rimpetlo Centurìpe, da ivi sol-
levasi il monte, e nei tempi antichi di là
r Olimp. il tino alla 75 « tra (An. av. la n. era]-
gli anni 736 e 477
10. Secondo incendio rappor-
tato da Tucidide confermato dai
marmi di Arundei e da Cedreno
circa la Olimp. 75, an. 4 . . 477
11. Terza eruzione all'epoca
di Tucidide circa 1' Olimp. 88
an. 9 o 3 427
19. All' epoca di Artaserse . *
rapportata da Orosio circa la
Olimp. 93 408
13. All'epoca del primo Dio-
nisio descritta da Diodoro circa
1* Olimp. 96 an. 1 396
14. All'epoca di Platone, come
da Laerzio, Ateneo, Sozzomeno»
Apulejo ed ailri scrittori circa
r Olimp. 98 anni 1. . . . 388
15. All'epoca di Aristotele, il
quale spesse, e varie ne accen-
na, circa!' Olimp. HO, . . 340
16. Probabilmente V antica
eruzione rapportata da Tullio,
che produsse due giorni di te-
nebre, la quale da nessun altro
greco e latino scrittore è cosi
divisata, e che ad epoca incerta
appartiene •
ERUZIONI
ACCADUTE SOTTO L^IHPERO ROHARO
Eruzioni di epoca eerta descritte dagli storici
delle eruzioni dell'Etna, seguendo principalmente
la Cronologia di Glareano,
1. Eruzione rapportata da
Giulio Obsequente essendo Cons.
Gn. Gepione e C Lelio: Mone
jEtna ignibus abbundavit. BU, 9 160 614
9. Rapportata da Orosio Cons.
Servio Fulv. Fiacco, e Q. Cal-
furnio Pisene; Mons JEtna vo-
stos ignee eruetavit, Sieiliae
semper vemaculum gentis mon^
Olimpiadi
Anni di Aoma
Et
I n D chi salir volessero il vcrtico
u li nn(unque oggi altra via si ten-
5(ri'. Confermata da ObieqaeDle: OlimpUdì
laont .£tna majoribui ìoUto Anni di Roma
arni ignitus 3 161 61B
3. Rapportala daOrosioCons.
M. Emilio, e L. Oreste: jEina
taundavitigneitglobii.Contei-
iBùla da ObMqoeDlB : ignem
luper verUcem late diffudit; e
da X^wyiaa: .Etneii ignibnt ab
ipia monU'i vertite ... incr^tH-
biliur mirum t 1G3 630
i. Beicriila da Orosio. Coos.
L. Geo. Metello e Proc. Gd. Do-
mitio: jElna mont ultra loll-
tumtxariil. Desolò Catania. Il
Senato rilasciò il tributo di uuo,
o di 10 anni 4 Iflt 639
5. Pria della guerra tra Ce-
sare 0 Pompeo descrilla da Pe-
tronio: ^tna t'orntur igHibai
iruolitii; e da Ldcsdo: Ignii in
Buperium tecidil lolui . . 1 Q £ 1S5 705 0 100
6. Alla tnorlo di Cesare, rap-
portata da Livio e da Sergio:
fiamma ex ^Inaa monta dc/Iu-
Xlt. È confermala da Virgilio. S 181 TIO
7. Maneggiando Augusto la
gnerracoDlroSest. Pomp. ioSi-
cilia; /itela sunt jElnae horTcmU
fnmitui. et longi mugiiui ex-
eandeKentihui ignibat. Appia-
no i ISt 119
8. Viaggiando (Jiligola in Sic.
che foggir Jìtnei vtrticit fumo
ac murmvre pavifaelui. 5»et.
Non sappiamo se proruppe fuo-
co 10 4 S03 187 0 T81.
9. 10. 11. A queste lì aggiun-
gano quella dell'epoca di Vespa-
siano luir autorità d' Idacio ,
quella rapportata da Bolla odo,
e r ultima da Forio; di cui fa-
remo con do in progresso secoodo
l'ordine cronologico. . ■ .
Erutioni ricavate da' clanici leHtlori , the ap~
paleiano una conlfnt4<uione di frequenti fuochi
dell' fina.
I. Apollodoro cho descrive
la gigaotomachia dice; che nel-
1
ga da Catania. Si ha poi nell' lUnei
Antonino: Centuripe dalT Etna fS,
r Elua vi sono eonlinne eruiio- (i,n. bt. li
ni: A quo in hanc uiqut tem-
peitaiem, ob fulminum jactum
frtquentem, ignium i» «o /Urt
tpiramenta videnlur. Eì visse
nell'anno 1 dell' Olimp. 160, e
l'emiioni precedono l'anno 140
1 Locreicio descrive i fuochi
dell'Elea e le sue erniioni:
Fiamma farai fotlii Aùtaae fot'
naribut efflel-Expediam . . . tdeo-
que extoilere flammai fr.Nacqne
96 anni av. la nostra era; ti uc-
cise neU'Olimp. 181 in etl di
4!, 0 di 13 anni, (^impose il suo
poema negli uUiinl sei anni dì
sua malattia tra il eu5, e 101
di Rooia. (Quelle eruzioni pre-
cedono dunque l'anoo . . . 8S
3. Cicerone nelle aringhe coa~
tro Verro dice, che prorompe il
fuoco dall' Etna : ignibat qtti
tx JElnai vertici «runipunt.
Quelle precessero il suo conso-
lalo, o sia r anno 3 della Oltmp,
179; le eruzioni precedono dott-
4. Catullo coetaneo di Cice-
rone conrerm.i che l'Etna bru-
cia va, dicendo: Cum lontum ar-
derem quantum Thrinacria rw
pei. Mori & anni av. Cicerono
pria di quell'epoca ardeva a sna
età l'Etna 4B
a. Dione Cassio afferma, che
l'Elira bruciante fu foriera della
guerra di Cesare e di Antonio:
ab £tna ignii pturimui abun'
davit . damnumque urbibut el
agrit dedit. Ciò avvenne l'anno
secondo dell'Olimp. IS7, « di
Roma TSa SI
6. Virgilio descrive oelleGeor-
giche la eruzione che preeetae
la morie di Cesare Augusto, a
noli' Eneide lo varie eroiionì
prodotte da Tìfeo; Raplii flam'
mam expirare camini». Ei la-
ido iucompiia l'Eneide allasna
morte \ anno 3 della Olimp. SO,
A17
ET'
2; le tavole poi Cenluripe dalVElna
iadi credo trasposte appo Antonino
dei numeri, onde è a leggere : Cen-
dall' Etna 12, Catania 18, la qua!
i sifTattamente emendata combine-
n tutto col monastero di Licodia,
nque al contrario Cluverio riprenda
) nelle tavole, e difendasi col testo
bone il quale scrive distar FEtna da
80 stadii. Tucidide nel lib. 6: Rilor-
i Ateniesi colle navi in Catania ,
Ite le truppe èi partirono a Cen-
città di Sicilia j dove entrati per
zionej ne andarono poi incendiando
fi degl' Inessei e degV Iblei. Etna
i un tempo Inessa; quinci il terri-
I 735 ; le eniiioni pre- (Àn* vr. la Dt era)
Tanno 18
10 Liberto e Biblioteca-
kugasto conferma che
I r Etna a sna età; Qui
Ihtic ardere àieitur, • (Ad. dopo il prino.
rnelio Severo visse nel- della o. era)
a eti di Angusto esnt
0 di nostra era. Nel
ma parla dei continui
iell'Etna: Quae eau$sa
t Explieet in demum
ilaneo di Severo fu Ovi«
e viaggiò in Sicilia e
liaa bruciante; vidimut
oelutn splendescere flam-
ri r anno 4 dell* Impero
neiroiimp. 199, e se-
Uri 17 anni dopo la no-
. 11 suo viaggio in Sici-
ielle eruzioni precedono
a
irò Siculo toccò gli anni
sto, e disse cbe bruciava
lino a suoi giorni: Ad
uè tempust e che erut-
na, sassi infocati; e che
i dell* isole eolie coma-*
coir Etna bruciavano
ivamente; Ideoque al"
rdere vieibus Intularum
, tt j£tnae • • : .
ET
torio Inessense, e le messi ad Etna si ap-
partenevano. Credcsi essere stala Ibla a
comune calcolo di tutti gli scrittori dove
Oggi Paterno, o nella vicina altura alla parlo
occidentale di esso; e perciò ritornando gli
Ateniesi da Centuripe in Catania, incendiale
le messi dcgV Inessei e degli Iblei, veni-
vano fermamente trai campi di entrambi;
essendo dunque il territorio di Licodia con-
finante a quel di Paterno, come Ibla a Pa*^
terno, con pari ragione è a stabilire Inessa
a Licodia.
Nota Diodoro nel lib. 2 1* occasione ed
il tempo in cui Inessa abbia cambiato il
nome in Etna: Cerone Re dei Siracusani,
scacciati i Nassii ed i Catanesi dalle sue
io. Strabone descrive tutti i (An. dopo il princ.
fenomeni dell' Etna: Nunc rivos della n. era)
igniti liquoris emittit, nunc fU'
liginem et flammas. Morì solito
r impero di Tiberio, e quelle
eruzioni preced. Fanno. . . 80
11. Giustino favella dei per- (An. dopo Un. era)
petui fuochi deirEtna; perpetui
JEtnae montis ignee— Ncque dw-
rare tot saeeulis tantus ignis
potuissetSadem eaussa perpe^
tuos ignee facit. Visse probabil-
mente sotto r impero di Anto-
nino quando TElna e Sicilia
tutta in molli luoghi frequen-
temente bruciava: frequenter et
compluribus loeis nunc flam-
mas, nunc vaporerà, nunc fu»
mum eructet 5i
13. Pomponio Mela narra,
che assidua bruciava l' Etna:
Nunc adsiduis ignibus flagraL
Fiorì sotto Claudio, morì lo
anno 54
13. Seneca descrive le ridon-
danze di fuoco dell'Etna : JEtna
aliquando multo igne abundavit
e che giornalmente fosse divo-
rato dal fuoco. Incredibile esse
nee montem qui devoretur quo»
tidie minui, an deterat assidua
vis ignium nescio> Fu morto da
Nerone 6S
53
A19
ET
a senile, notano comunemente
ippo TElna avere a lungo di-
rubelii, e persuadono le con-
* occupato la vicina città di Adra-
quinci runa e F altra città opera
Ielle quali una si riconosce dai
0 Adrano, altra sotto Licodia,
rò a suo luogo. Tullio contro
fertilissimo il territorio Einense
0 per frumento. Diodoro che
tempo di Augusto alTerma aper-
si lib. 14 perdurar Etna: DiO"
lice, permase i Campani che
Catania , acciò emigrassero
ì che or dicesi Etna , per
interdum favillcLs, (An. dopo la d. era)
t vomit incendia,,,
od videtur tncen-
odoro presso Fozio
e all'eia di Placido
3 Costante quando
rava le di loro pos-
Sicilia, fa questa
JairEtna: Ex aetneo
n detrimentum
vvenne tra l'anno. 417 e iSi
Calabro concbinde
I sua età di conti-
i: Quae adhue eon^
ìitur, Ei fisse sotto
;ondo, negli anni. 500
ma Nonno cbe nel-
ateri deUo accesso
fuoco scaturiscono
gore del covile Ti-
) sino a quella età
adoprare il linguag-
ico per l'eruzioni
lì visse sotto Ana-
ro, circa l* anno . 500
ìRUZIONI DELL'ETNA
ÌECOLO vi SI50 A TUTTO QUASI
IL SECOLO Xll.
(An. di n. era).
Ksolo 1 si no al secolo 500
o dunque quanto
detto rilerasi, che
ET
esser validissima difesa. Parlano di Etna
gli Itinerarii Romani e quello di Antonino,
e ne assegnano le distanze , ma non as-
segna alcuno r epoca della mina. Presen-
tansi due varietà di monete di Etna, ed es-
sendo sovra le altre volgari ed ovvie, ci mo^
strano l'ampio commercio di quella; mostra-
sene in una, testa coronata di spiche, comò
credo di Cerere , e la cornucopia; in al-
tra la faccia raggiante di Apolline e nel ro-
vescio un milite armato e con asta, entrambe
coir epigrafe AiTNAiftN. Falsamente confon-
donla alcuni con Enna per Y imperizia dei
luoghi.
Btnosla. Lat. Einosia (V. D.) La stessa
dal secolo primo sino all'in-
tero secolo quinto di nostra
era Patricio, Piouio, Minucio,
Felice, Daciano, Geronimo,
ed Agostino ci offrono una
serie non interrotta d'incen-
dii dell' Etna ; onde gli au-
tori profani da noi nel pre-
cedente discorso arrecati con-
fermansi, e traccia di tal'altra
eruzione in quei secoli ci
offrono.
1. Procopio quindi afferma
non solo, cbe nel secolo sesto
il fuoco dell'Etna bruciava, ma
cbe perpetuamente bruciava ,
ed in torrenti di fuoco al pari
del Vesuvio prorompea : a In-
atbus ardente igni perpetuo...
oQuae omnia in ^tna quoque
a Ceri solent ». Ciò corrisponde
all'anno
a. Dal secolo sesto sino al
principio del 1^, Gregorio il
grande attesta ; cbe in Sicilia
appresta il fuoco, cbe eruttasi,
un crogiuolo di tormenti; cbe
i crateri dell* Etna di giorno in
giorno accresconsi; e cbe quivi
è di Vulcano il baratro : a In
«foveam Vulcani quae est in
a Sicilia... In Siciliae insnlis,
a eructante igne, tormentomm
« ollae parnerant; quae lazitit
(An. di n. era).
560
clic Etna da. Fazcllo , il quale ndiliicG
'Jiodoro, che nfTcrina essere siala Eina
ppellala un tempo Eimpsin, che da nllri
liccsi Inessa. È un» pulìcla menzogna che
islnm un giorno EInosia in unii alta velia
Ili un colle, come alTormano dal Taroloso
Orofonc.
EU
. La!. Euboea (V. iV.) Antica cil-
tìi, e con nnlicliissinie mcnlovala da Mar-
ciano (li Eraclea, le quali o furono popo-
lale dai Greci, o furono fabbricale non mollo
dopo le colonie greche; ecco le parole di
colui; K dopo quesic i Leonlitii da Kasso, e
Zanclc che era sila rinipeKo Reggio allo
Dal
qaoliilìe RDÌbugeicretcunl B. (Ad. di
ipporUniIoche
eoi
ra).
Bagoberlo i
luoghi Tutcanii (li Sicilia rnn-
ferma , che sino a rodi del
*ecolo Mltima l' Eloa brucialo
■reue e3g et*
4. Godefrldo da Viterbo ci
descrive l'Etna Tomilanle fiam-
me col ipcolo oltaTOL V Mona
oibl Hammarom. quas cvoroìl
B X.ìn», vocatur b; onda Carlo
H. De fu «orprean : sMìr^Iiir
patriis/ElnaiD rutilare r*TÌI)it 768 airsi4
5. Pozio alTGraiando, che
auidnamenle ascende il fooco
nell'Etna al pari del monlo
nella Licia; a Iib assidue in JEl-
nam ignem ascendere", ci ap-
palesa, clic nel uccoli) DODO, in
cui euU vìtcb. Don avea l Ei-
na inlermesfo i snaì incendi SSS
6. U alalua creila da Elio-
doro por accrescere il fuoco
eineo: «Ne ijiiando proiuropeDi
■ :Elnae llnmnia urbem accen-
B dal u: e l cspretsiono del Pro-
fello Lucio, che l'Etna è l'o-
recchio di Vulcauo; auris Vul-
cani , argomenlo ci appresta,
che là Vulcano nel secolo d^
cima tiaiDmeggiava .... Dtl
slrnllo di Sicilia. Cnlanin e Callipoli rìtt-
TCllero colonie- INiiovamcnlr puiluroDodi
qucsli fabbricale I» due cilln Kiihea e Jlìlf.
Scrive Erodoto nel Iib. 8 aver Gelone Ti-
ranno di Siracusa, nd accrescere la !tua diti,
trasferili in Siracusa Cninarinesi e Mfp«ff)i.
concessane la cilladinnnia, ctl aver dm-
sialo lo loro citili, e soggiuugc: editmt-
decimo fvce cogli Eiibci che »ono in Si^
tia. In qual tempo poi sia stala prràit-
mente eostruiln Eiifiea sebbene non mU
Marciano^ oltiniamcnle io ne riposi l'orìfiN
non lungo tempo dopo le colonie prertf;
imperocché come i Siracusani, dopo porti
anni introdolla la colonia del Corìntii, i
costituirono come muniripali le cillà Mk
parte australe, e così i Leonlini dieden
7. Aimonio che narra la della (An. di n. mi,
visione di Di);ol>erl<i , e ctic
dal 970 sino al mot fu abbate
di Flcurj , rende probabile la
eonliuuozione dei fuochi eliiei
nel secolo decimo .... 970 IDdl
8. ti Solilario che vivea di
rinipello l'Etna, e che anoun-
clava ad Odilone, che là vicino
dt di farcDli fìainnie : a Sunl
a vicina nobis loca, es quibus
■ gravissima Oamiuiruni evo-
1 raunlur iucendia, a ci con-
duce dal decimo sino a mela
del secolo undecimo . . . 9SI al IPU
9. Pier Damiano, cbe narra
quell'avvenimeDlo, scrivca net
tOS7 , e mori Del IOTI ; ondo
argomeDiar lice. chetino a sua
eUancorl'Etuabrucialoaicsse. 10S7 al IDI)
10. ConfermaDsi le eruiioni
del secolo undecimo da liau-
fredo lUalalcrra, che alfelà di
Rogerio ci narra, che erano
nrenljssime alcune esli Ìd Si-
ila, a causa della i
^I^EIna: a Crrlis lemporilms
ab aeituanii incendio >ul-
phurei monlis aeiias acerii-
11. Ci
va, che nelle
tlagioni, all'epoca cioi
il21
EU
Eubea nel territorio che fecero pro-
nci noterai Y errore del Fazello, il
•tiene essere stata un tempo £ubea
*le meridionale del Pachino, dove
on sembra congruente avere i Leon*
Ito colonie fuori dei loro confini.
Cluverio le parole del medesimo
u Licodia dee. 1, lib. 10. In una
oata ed a picco è la città di Li-
nome saraceno, dove sono am-
mine di antichità sebbene prO'
sepolte nella massima parte, ve-
ìza dubbio di antica crollata cit-
\ quale mi passo essendomi in-
e soggiunge; fu questa forse la
ibea colonia dei Leontini, tmpe*
^anco il sito non lungi da Teria
e dalla fonte del fiume di Leon-
lìò in Sicilia si ha per evidente,
nelle tavole deir isola essere stata
ì in Sicilia, erano (An. di d. era),
mi accadute, leqoali
lenza offeriyano .
ell'epoca in poi Pier
attesta i continui
e continue eruzioni
« In Sicilia monte»
nfernalem seniper
jEtna mons fre-
n immensura ignea
mquaque diffundit»
ccia il periodo pre-
1166, sino al 1169,
ribile tremuoto ac-
'eruzione ; onde il
catena le eruzioni
indecimo e duode-
bili furono gli ef-
izione del 1169 de-
esense, da Filoteo,
la Ugone Falcando,
repitaudo infuria-
i bus et perstrepen-
que flammis (Filo-
la infierì più del
la plus solito sae-
>ce i macigni, bro-
1166
EU
Licodia fondata in quel luogo dove un tem-
po Eubea. Quinci mostrano gli abitanti spe-
lonche tracciate di lunghe e tortuose vie^
0 sepolcreti dove trovansi comunemente lu-
cerne e vaselli, incavati nel vivo sasso, non
dissimili da quelli che vedonsi in Siracusa,
apprestano monete, patere ed altri monu-
menti di antichità, scoverti allo spesso da-
gr intagliatori e dai coloni pei campi.
Bunes (V. D.) Uno dei gioghi del monte
Nettunio, mentovato da Polibio col nome
di Senes e da Diodoro, di cui sono le pa-
role: Addotte dunque entrambi le truppe
contro Messina, Cerone pose il campo nel
monte Calddico, i Cartaginesi posarono
cotV esercito di terra nel così detto Fune,
e colla marina forza occuparono il pro^
montorio Petoro. Lo stesso si ha da Poli-
bio, ma chiama Senes YEunes,
Eariaio. Lat. Euryalus (V. N.) Era un
«ciò il campo di Catana: m- (Ad. di d. era},
« pibus ingentibus, agroqoe ca-
atanensi combusti! (Fazello^:
a sprofondò alquanto la cima
«deirElna: pars ^tnei cacu-
a minis visa est aliquantulum
asubsedisse (Ugon Falcando)^
a coi suo tremito atterrò Cata-
a na: terraemotu suo Catanen-
asium fines atqoe urbem la-
a befactaTit (Fazello); e per dir
tutto in una parola col Falcan-
do portò la desolazione a Si-
cilia, a Desolationem Sìciliae. 1169
Tanto terribili furono gl'in-
cendj dell* Etna bruciante in
« queir epoche ^tnae flagrau-
tis incendia!. (Falcandus).
ERUZIONI DELL' ETNA
DALLA FINE DEL SECOLO XII, SINO A META*
DEL SECOLO XT.
1. Quando Enrico sesto im- (Era volgare),
padronissi di Sicilia TEtna vo-
nmoso ca.stcllo nelle Epipoli appresso Sì-
iisa del di cui silo vnriano gli scrillori,
croccile il nostro Fazcllo con Areno,
lUverio costiluiscono Euriulo dove ora
'0 il comune di Belvedere: sono quo-
te parole di Cluverio: Eurielo, o come
<gesi appo Lirio Eurìnlo è un coHe su
cai sorge una fortezza del medeBimo no-
me, parie delle Epipoli, è filo gitasi
retiatncnle terso occiiienle equinoziale,
declinando «n pochino verso occidente
$aislizifiic; dicesi ogyi volgarmente dagli
abitanti Belvedere, poicliè mira in lungo
tn largo ed all'inforno. Illa le rorliricni;ioni
dello Epipoli non islcndcvansi persino a
Belvedere, conio notili di sopra, ne nppa-
riseono vesligin nennco lievi del muro co-
slruilo da Dionisio jill'Eurialo; finolmciilc
allrove anclie notai, gli nvnnii ili cislcmn
e di antico cdilìiio da l'iizcllo rimembrali
miUra Baronie, cnino jfTer- [Eri volgare),
ma Cesareo EijIctbarcIiceDse.
B Idem Hans flaramai evo-
i> mit ticut VuUaiiai » anno
di DOtlra era tl04
i. Il medriiaiaCeiareo narra
di essersi neccio Ire anni ilopn;
• circahocUienDiiim, un grsu
» fuoco nell'Elnn; focum ms-
gnom; ciò corriiponde al . 119T
3. Scrìvendo Cesareo l'opera
degt'illuilrl prodlgiì nel \ìaì,
e dicendo che quel monle vo-
miti fuoco al pari di Yul-
cano, onde bocca d'Inferno
«Osd
mi F
B fcrni ", argomcDlasi di ajei
brucialo nel USI
4. Finita notando un Incea-
dio nel regno di Federico secon-
do imporalorco rcdisicilia. il
i(nalo regnò dal 1197 sino al
1)50. slabilisco una epoei di
eruiione acradula probabll-
menle pria del tSSS
i. In morte di Carla di An-
giù, come aliesla Niccolò Spe-
ciale, t'Etna enillò con vio-
non corrisponderne nlla magnifieenia. laon-
de più congrucnlcincntc dice Bonanno sia-
liilendo YEurialo a J/onjióeHm, imperoc-
ché è un poggio cui lutto corrisponde ciò
die reca Livio nella descriiiouc dì funaio:
è un poggio, narrando, nelln parie e»(^^
ma delta città , ricolto al mare, e som-
stante alta via che mena ai campi ed al-
l'intorno dell'isola, comodissimo ad acco-
gliere i titeri. Ecco oggigiorno il poggio
appellato Hongibellisi, rivollo al mare, il
cui è più distonie Belvedere: nella parit
estrema della citlìi, corno dichiarano suT-
ficienteracnle i ruderi di mura, che ttmii-
nnna con esso; sovrastante alia ria rif
mena ai campi ed all'interno, essendo di
questa via lontano Belvedere alquanti stiiliì,'
moKo comodo finalmente a ricerere i ci-
l'pn, e clii detto avrebbe un luogo crln. »
quasi a picco da ogni parie, adaKo adi»
lenii scosse fuoco da Orlenie, (Ei:
e cinse colle ìnPocaTe lare la
Chiesa dì 5. Stefano. « percorw
quindici mila paesi. Carlo mori
net usi calcolandone il prin-
cipio sili 3^ marzo, « secondo
k nostra era nel , . . . IIBS
6. Dalla Cronologia dì Seto
ricavasi che nel 1333 il di 30
giugno l'Elna affondò fra i
tremuoli.e vomitò incendi de-
stroltori: « jf^ina sutnidil caa
■ magno lerrae mola et eja-
■ ctis ignibas vicinia rasta *.
La cenere n« giunse sino* Hal-
ta. Due anni pria secondo il
Gonloul l'Etna fu da orrido
tremuoto conquassalo a Uona
n horrendo lerrae molo quti-
» Miut» IStt
T. A iS giugno del 13»,
mugghiò il monte, aqnarcìowì.
affondò sulla rupe dì Uniam,
proruppe fumo, incendio, lor-
reDie infuocalo: nuvola di mii
fra mmore spavenlevot«. Di
orieoie e da occidente eroi-
ttroDO ediGcii, aaaorbiromì rivi.
423
EU
yi?eri dai ciltadini ed ai presi-
arduo è il poggio dove Belvedere
ransi in lungo ed in largo le sot-
nlrade. Ha anche un dello di Tu-
iferma la noslra opinione; narra
iegli Ateniesi parlila da Catania,
0 a terra nascostamente la fante-
contrada della terra che dicevano
icosta sei o sette sladii dalle Epi-
odale a Tapso le navi; la fante-
unge, immanlincnie ne vien di
^ra le Epipoli, ed ascendendo
ì l' occupa priachè accorressero
ani, conosciulo il fallo, dal
te eransi Irincerali. l^on erano
mite in quel tempo le Epipoli,
lita ancor sul poggio la fortezza
il l>orgo Lconte è silo appresso
condo lo slesso Cluverio; im-
incongruo appare avere scelto
Belvedere arduo e scosceso ,
il pili basso colle MongibelUri,
essendo senza fortificazione, ed
terra in mare fa- (Era Tolgare).
rimbalzate. Al 15
ippe il fuoco TÌ-
melta tra oriente
*no , sì ecclissò il
la terra, aprironsi
e yomitanti fuoco
laronsi le valli, ti
. Sgorgando il cra-
ittro torrenti par-
ivi; due portaronsi
ci, il terzo ai con-
i.Colonnedi fnmo,
ni e baleni scop-
cima air Etna. La
mbrò le regioni,
gie, arnien!i, petci
erirouo, come Ni-
s attesU . . . 1399
13 vomitò TElna
ufocali adusti con
« Similea evomit
losque lapidei oam
bus. Silfag . .1333
EU
in ni un modo essere accorsi a scacciare il
nemico i Siracusani occupati nella rivista.
Erano le Epipoli ben custodite, ed Furialo
fortezza di esse era di pifii valide fortificazioni
munita, quinci Marcello occupate le Epi-
poli ordinò si assaltasser Eurialo; presiedeya
allora al forle Filodemo Argiro stabilitovi da
Epicide, che il Romano sollecitava alla resa,
non dubitando, se Filodemo raccogliesse i
suoi nella rocca, potere sbaragliare 1* eser-
cito; laonde Marcello vedendo non poterri
né per resa né per assalto avere Eurialo^
rivolse le armi contro la città; né molto
dopo Filodemo perduta speranza di ajuto,
capitolando, acciò con onore sen ritornasse
ad Epicide , Iratta seco la guarnigione ,
consegnò il colle ai Romani. Marcello, ri-
cevuto V Eurialo^ munitolo di preHdio,
era già libero dal pensiere che una ma-
no di nemici venendo dalla fortezza
travagliasse i suoi chiusi ed impediti
entro le mura. Diffusamente queste cose
riportai, acciò mostrassi l'ampiezza del-
9. NiceforoG regora argomen- (Era Tolgare)
lo et porge dì aver TEtna bru-
ciato verso il 1351 dicendo.
«Siculi ignis spiracula subter-
araneorum Thypbonum fiata
a accendi audivimus . • . 1851
10. Da Simone da Leontino e
da antiche Cronache ci è stato
tramandato che nel 1381 a 5,
o 6 agosto proruppe il fuoco
dell'Etna; bruciò gli alberi dì
presso ed attorno Catania. Sem-
bra quel profluvio originalo da
ana profonda fenditura, o da
sotteh'aneo canale . . • • 1881
1 1 . Alli 9 novemb. , alle ore S,
o 3 della notte proruppe il fuoco
dal gran cratere, si apri quindi
cinque bocche sopra S. Nicolò
della Arena^ cessò allora di erut-
tar dal cratere; tremuoti, du-
Tole di fuoco pietre scagliate,
torrenti infuocati, doTastazionì
per lo spailo di sei miglia da
A24
EU
TEurialo , quali (ruppe e quante alber-
gasse, talché li romano esercito temesse
assalirlo. E grandi ruine ve ne sono in Mon-
gibellisi in testimonio. Fazello che afTermà
essere stato quivi Labdalo; questa, ei dice,
era coiiruila con maraviglioso arli/izio
di ingenti pietre quadrate, e la ma ma-
gnificenza ci viene attestata dagli avanzi
dell* edifizio , dei quali oggi non riman-
gono maggiori monumenti di antichità
della minata Siracusa. Presentane quivi
sotterranee vie che conducono a fnolte
parti della città, di pietre quadre co-
struite, per le quali o il Re o qualche
forza potesse facilmente pervenire ad al-
tra parte della città, o sorta una sedizione,
ovvero facendo impeto il nemico. Appel-
lano oggi questo luogo i Siracusani Mon-
gibellisi in vernacolo. Penetrando alcuni
in queste vie avvertirono degli anelloni di
pietra attaccati ai muri nei quali forse i
soldati legavano i cavalli.
L*Eurialo diccsi anche dai Greci Eurye-
lus , quinci Stefano altrove citato : Dicesi
oriente ad occidente^ Toga e (Era Tolgare).
morte di cittadini , durata di
sedici giorni furono di questa
eruzione gli efTetti ricavati dalla
Cronica di Simone Leontino ,
da Silvaggio ec. Se ne ravvi-
sano le vestigia da Monti Arsi
ad Aci S. Antonio .... 140$
12. Nel 1444 tremò l'Etna,
scrollaron le rupi in cima ,
sprofondarono nel baratro che
ampliò sua voragine; prorup*
pero terribili inrendii , sgor-*
garono torrenti infuocali , si
diressero ver Catana» travolto
il corso devastarono da Mou"
Peloso in fino a S. Gio. la Punta;
durarono per dodici giorni.
Ranzano, Pier Geremia, e Fa-
zello lo allestnno. «Monscon-
tt tremuit... a summo cacumiue
0 vastao rupes dissolutae.... in
a ipsam voraginem coDcideront
EU
Furialo la rocca delle Epipoli, ed anche
Fazello scrive Euriolo , ma ser> itosi di
esemplare erroneo: da Tucidide nel lib. 6
quasi una grande ampiezza indicante ca-
si si appella; e da Diodoro nel Uà. ÌO di-
cesi Euryclos cioè gran circolo. AfTermaDO
ora alcuni non esser disgiunto il Labdalo
dairEurialo, il che esamineremo più ia
basso parlando del primo.
FA
Faceiilno. Lai. Facellinm (V, D) Fra-
me presso Pelerò confinante col tempio di
Diana del medesimo nome. Vedi Mela.
Falaeron (V. IV.) L'isola di Gozzo cosi
appellata appo Antonino. IVola tuttavia Qtt
verio essere incorso errore nel testo delllti-
ncrario , ed esservi scritto Falaeron per
Gaulon.
Faiarlo. Lat. Phalarium (V. N.) Castelli
presso Gela oggi Terranova, in un colle •
promontorio discosto 5 m. dal rEcnomo al-
che antico castello presso Licata, e due ni-
«...bialDsperpetaosmolloam- (Era Tolgare).
<t plior est faclus... terrifica ili-
ce cendia... primum ignis coo-
« Ira urbem se tulit... alio suHni
« inter convertii, obvia quae-
«que absumpsit tiii
13. L'anno di Cristo 1446
alli 25 dicembre nella ora prima
della notte eruttò l'Etna nella
pietra di Mnsarra ali* oriente,
come rapporta il Silvagio . 1446
14. Il Silvagio medesimo da
più anticlie cronache ricavò
un'eruzione accaduta alli 21
settem. del 1447, e probabil-
mente dairalla voragine. Non
arrecò questa danno . . . 1447
Molte delle precedenti eru-
zioni sono stale ignorale o Ira-
scurate dai recenti scrillori.
Tulli però aflermano di essere
stalo in calma TElna quasi per
an secolo.
425
FA
ilconara nuoya fortezza. Ebbesi
I famoso Falaride tiranno di Agri-
IRUZIONI DELL'ETNA
DEL SECOLO X?, A TUTTO IL SECOLO XVI.
asserisce che poco (Era volgare).
àfttvvion massimo
I percorse 200 stadi.
rma che percorse
e ricolmò il porto
*slo fa ricolmo da
', e forse 1* eruzione
ricolmò gli avanzi.
ne pria del 1470.
De avvenne do D<]ue
1470
(ali suir Etna: vide
•
itere all'Euro-Noto
ifuocalo, e che ne
co: a Subilo efflu-
rìvus». Frale Ugo-
irni pria salilo sai
veduto avea prat-
fuocali ed incendi
turo montera cum
ncendia caligino-
ivveiine nel . . 1494
salitovi nel 1533
a del monte aco-
I circonferenza di
nn piccolo foro in
loppone una o più
oro* egli accenna,
antica cronaca , e
rroano quell'acuta
estremo profluvio
> derivala, a Ab eo
lis McccciLiv, pro-
fluvio ejectum era-
inhesisse. Nel 1494
(ere quattro sladii
1 riferir di Ugone;
isi e compissi quel-
li 1494 e pria del. 1533
tarzo 1536 appar-
ivi infuocati sul*
orrente di fuoco
b dal sommo era-
oriente, cui altro
Bronte ed Àdrano
. Tremò la terra,
linio, eratlaronsi
FA
genio che ne credono il fondatore. Ne
fa menzione Diodoro ed oggi è distrutto.
macigni. Il giorno dopo, secon- (Era volgare),
do il Silvagio, proruppe un gran
torrente di acqua dalle lique-
fatte nevi. Il terzo giorno apri-
ronsi tra 1* austro ed occidente
ingenti successivi bocche erut-
tanti sassi che ersero monti.
Nella parte inferiore spalanca*
ronsi tre voragini, d*onde prò*
ruppero tre torrenti di fuoco.
L'uno sepelll T eremo di S.
Leone, Taltro scorse ver Pater-
nò, il terzo tra Paterno e Ca-
tania: eruttossi gran fumo: il
medico Negro vi restò morto. 1536
5. Continuarono i fuochi sino
al 1S37. « Incendia haec inler->
» roissis temporibus lotum us-
» que in annum mdxxxyii per-
» durarunt; il di primo di mag-
gio tuonò, tremò per dodici gior-
ni Sicilia: aprironrsi voragini
di fuoco sotto Sparvieri: crollò
parte di Corleone: percorse la
lava 15000 passi; Moopilieri e
Nicolosi bruciati furono: il cra-
tere eruttò immensa cenere;
fino a 300,000 passi lungi; dan-
neggiò i campi, estinse i bachi
da seta; rimugghìò terribilmente
l'Etna; l'apice del monte crollò
nel cratere : cessarono quei ter-
ribili effetti in luglio, ma non
già le flamme e gli incendi in
cima all'Etna: « Flammis ni-
» hilominussuicas incendisque
» in mentis vertice remauen-
» tibus. (Filoleo) 1537
6. Quindi il Filoleo attesta di
aver veduto il dì 31 loglio 1540,
il sommo cratere circondato di
smisurati sassi eruttar fumo
e fuoco: « Fu muro, interdia
» ignem effóndi, e l'altro in-
ferior cratere all' Euro-Noto di
Catania erullare evidentemente
fuoco: a Ignis quandoque evi-
« denler ejectabatur »; onde
l'Etna da ambo i crateri erot-
Uva fuoco il di 31 luglio del . 1540
54
Nò oiancao dì coloro che congeltorano cs'
sere sla(o il Falario dove siede ora Fal-
conara.
T. Il Falcila «alila aull'Elni (Era volgare),
fida nel dt SS luglio del liii
apetlamenleglietprni lerrìliili
fuochi uel sommo vertice dcl-
l'EIae: a£lcrno9 illos ic let-
ti ribìlci gammi vcrlicit ignea
0 liquido intoili ic dìMincla
H cuolampUli u. Uà diipirili
erano i uuì molari che viMo
ave» l'iono preccdeolo il fi-
loleo isti
LBiMlilailFiloleanl soma
nel iUS imi dj CMtr tallo
crallito nel baratro qHilo pria
airiatomo redeaiì , ■ qiaato
agli ed il FaxHIo Tettai» area.
no. Daoqae dal titl lino al
ISti.iaeni il Fanlla dloe di
ewere eeaaale le Sanema, jw
aìamo aBafHara di eaaarri ataw
freqaeoU rorine cagiaBate da
qaelle eterna fiamme; ■ erebra*
e moniia raiaaa in baralram i
If» 'I llil e IStt
9. Il d) primo Dovembre dal
ISMemllò l'Etna Tnoco lopra
Uonforle di Bandaiio da dna
cnieri, donde *mi»n rati maci-
gni laniiaTanii. Poicia nel bo-
aco delle Lente di Uhgnagloiia
ipTofondà Dn' ampia Toragina.
formoMi iodi il monte deno-
minato Caldaja dei diavoli. Ut.
anonimo, Sampieri, Baliagero
Spondano . Corunnalli ed allri
icriltori issa
10. Rocco Pirri fa meniione
di on altro incendio devaila-
lore accadalo nel . ... ISTI
ti. l'Etna erotto ittoendii
ne Iremo Sicilia per leitima*
niania di GoatoaUa.BTÌetio,
Natale Conti, Lodovico Creme-
nese ed altri acriltori, nel . 11TV
11 Secondo nn'anlica ero-
naca proroppe l' incendio etnee
ptobabìlmanta da monte Ilice
a li dinaae Terao Ad nel . itn
rnlarlo. Ui. l'hnlarium (V. H.
tico cfislcllo a|ipar(cncnte.si a Gela, sii
sia Cluvcrio in un colle, ctie sotrai
ERUZIONI DELL'ETNA
DEI SECOLO XTII.
1. Compendiando, ora, tutta
Icerutioni del secolo ivri.lrovo
che dopo il tSil , in cai il
Faiello vide il «ommo cratere
iOOOpaui di cìrcuilo.eraii in-
nalzila come una torre lol «om-
ino cratere, che riiirelio avealo
a Ire miglia. Ciò non aecadda
aino al liSO, ni dal tMS, ia
ani riprete leeniiÌDni,iiaa al
IBflB, incniiiaella ciaaerollA.
Avvenne dnnqna qoaloba ara-
■ione di teorie a di arena In
il tua 04 il K
9. Bideiloui veameata il
foooo nel lAO) e qaal fao-
eo (dice il Carrara) eomiaeialo
dall'anno 1501. i datalo iati-
no al prttenle anno léU , nt
tappiamo quando tari per I-
mre, dal ISei d IMI
3.QueitoacceNofDOCOBellBD3
fé' varie rimarchevoli eraiioni.
Nel leOT erutti dall' alu vora-
gine ver levante, copri un gran
lagn «Ila dittanaa di an miglia,
ti te' di erottali tatti un arco
che dappoi crollò. SquarcioHÌ
pure il monte a poneoie, e dan-
neggiò i poderi di Adornò. A
88 luglio apriHÌ (opra Rtndiiio
con vivitiimo lome . . . tMT
i. Nel teiQ a 6 febbr. apritii
aopra ua'allra caverna di fooco
e corte uo miglio verao AdernÒ.
Ai tre mt^ioda on'allra vo-
ragine corte largo due e la^a
cinijne miglia. Bruciò la fi-
nite, diuDCggiò la SciambriU
e la Citlema , toccò la toglia
di Adernò, ballò tatti bianca-
tir! Toiiicci tolforci . . . Utt
5. Il di 15 tgoilo UH, cadde
per Iremnolo NtM , apriati il
427
FA
lustrale, e deUo oggi di Gmirdia,
m. da Licata verso oriente, 2 dalla
esalò micidiale lolfo»
si profoodissioM fea«
irga dae palmi. A 9
14 tremò selle ToUe
si apri r £liia piA
S. Maria, corse Ter
.rollò il monte fattosi
a nel 1607 , corse 10
ego! con gran furia ,
bosco della Foghita
e del Pirao, corse per
li f come da antichi
Tasi; onde s'inganna
I dicendo che in 10
M>rse due miglia dal 1614 al 1694
91 febbrarol693 in-
loco dell* Etna, crollò
D quella notte, in soU
pronippe 1* incendio,
iza snperstizioM fé'
0 ad incantati macigni 1683
ibile fu rernxione del
nò, tremò V Etna dal
dicembre. Alle ore 11
»pra Serra Pizzuta. A
)rtto sboccò il fuoco
1 del monte, per molte
ceso nel piano delle
L 93 crollarono case
Ugne. A 97 aprissi
te nel Trifoglietto, 9
ila precedente Tora-
ì cessò allora di fu*
iciò vigne e boschi
Il primo gennaro del
»ssi il torrente in sul
I ponente ne' confini
I e Paterno. Formò
sima dell'Etna, rad*
li i tremuotL Li 16
n due torrenti, l'uno
stagne e Viagrande,
so Pedara desolando
jello del Fieri per-
iglia; cessò. Alti 15
remuoti: alzossi TiTa
I cima air Etna e ne
un torrente. Alti 94
La suprema Toragine
;lietto fumarono. Net
FA
rocea di Faloonara, 12 dall' antica Gelala
atliial6 Terranova; Tiea mentOTato (Co-
primi di maggio 1* incendio Ter
leTante e ponente bruciò le
quercie dell' Edera. AUi 91 giu-
gno un tremuoto scosse Treca-
stagne. Alli 91 accrebbesi il
fuoco; scorrendo sotto i proprt
macigni inaridiTa gli alberi del
Trifoglietto e delle cave dello
Zappino e del Monaco , e del
piano del Lebro. Aprissi per S
miglia larga fenditura fetida
eulante. A 5 luglio sprofondò
il terreno pel circuito di ottan-
ta passi sotto la costa dell'A-
quila. Agli undici agosto ap-
parve lucido lo ascoso fuoco
che fatto aveasi un ponte.
Alli dodici agosto in Catania
ed altrove lieve tremuoto. Con-
tinuò tutto noTembre lo in-
cendio. Nei primi di dicembre
campeggiò per l'Edera brucian-
do boschi. Per tutto febbraro
fumò la cima dell'Etna, ooa-
Unnò lo incendio, formossi in
quella eruzione gran copia di
ammoniaca vario-colorata.Dnrò
sino alli 97 aprile del 1638 e
continuava mentre allora il Car-
rera scrìvea le Memorie stori-
che, e le sue prime filosofiche
osservazioni sugl'incendi del-
l'Etna, dal. ..... . 1634 al 1638
8. Nel febbraio del 1648 pro-
ruppe l'Etna verso Castiglione,
e fé' poca lava; forse dove ap-
pellano le campane (masse
vuote e profonde) . . • • 1643
9. A 90 novembre del 1646,
ad ore 18 fiaccossi il monta,
danneggiò Castiglione; cessò il
fuoco a 17 gennaro 1647 ; si
estese la lava sino al sentiere
di Linguaglossa, formò proba-
bilmente Monte Nero • . . 1646
10. Nel febbr. del 1641 pro-
ruppe il torrente nelle parli
scoperte del monte, «o brao-
cio si diresse a tramontana ver*
so Brente, trascorse ìm 94 ore
me dalla pari ione dell'autore) nelln val-
le di Noto, e q i ne diciamo novellamcnle
perchè da Fazello e da allri si slabilisce Ge-
lflD0Op*MÌ,ÌDgnjà alcune case,
irreilossi al liome. L' altro
braccio a lefanle piambiù Della
valle della lUaccLia. Si apri
on'alira bocca sopra Adergo:
proruppe fu t iosa me n le colla
largheiia di due miglia, tì
bruci6 molti boscbi: durò per
i dal.
Il . La più ipavenlevols ern-
lione di qucslo secolo fu quella
del 1069. Agli H marzo li o-
■curò il «ole; Iramnnlalo es-
sendo, successero tremooli sino
agli li. A mFixogiotno crollò
Nicoloii, Aprissi la mallìua di
meiiogìorno a ititenirione dal
piiDO di S. Leone a tnoale Fra-
mento tpfso il supremo cra-
tere profun disili ma rendtinn
lit^a cinque a sei piedi, su cut
apparse fulgido splendore. At-
l'oi
a fr^' i
nili I
prìHi voragine di Tuoco sotlo
la Hociila lungo la Tendilura.
che proruppe in ceneri e mmì
luonanda. Dopo nieu'ora lun-
ghesso a 300 possi spalancM-
wue nn' sllra, ed altre quattro
al tramontar del sole squarcìa-
lasi la terra aprissi amplissima
torafine, mille pinoi dalla pri-
stesso. QuesLa tra fumo tuoni
e tremuoli lanriù troppo allo
infuocali sassi. La notte vomitò
profluvio di fiioro largo due
miglia precipitando ver mex-
logì orno alle falde di ftlompì-
lieri. Vi là torcendo all' occi-
dente bruciò la Guardia, La
manina del giorno II ricolmò
Malpasso. A sera devastò molli
borghi; aprirooti sette borcha
che riunironsi coli' ampia vo-
ragine ; tramontato il sole gp
braccio di fuoco ulto il moa-
ticello Uompllieri, il traforò,
usci ali* apposto, pirla n* fu
la ad Alicala, ed il Falario perciò i
ne crede dislanlc.
Falconara. Lai. idem. Sic. Fan
depresto cogli olivi e le viti,
e ai sperse là dal nord al sud '
lunga profonda fcodilara larga !
sei piedi. Scrollalo con grande !
strepilo il Monte torse il cam-
mino ed atterrò quel villaggio.
Alli 13 seppellì borghi e caso I
di Mascalucia. Eruttando la I
:si, e per ìhOOù pasti
D elevnssi ■ 6 piedi,
isino a (jilabria. Sino
al ì
sereno. Alle ore sedici tremò
il monte, la cima crollò «pro-
fondò la voragine, divenne da
Ire a sci miglia di circuito; una
colonna di arena infuocata o-
■ceodone ottenebrò l' aria, e
caddero lungi otto miftia, ed
un sasso lungo GU palmi crollò
alla dislania di un miglio. Il
Catania trasportò gslleggiaato
per alcune ore un colle pian-
tata a vigne, che quinci copri
il lago di Aniciio della clr-
conferenia di sei miglia. Per
deviare il torrente da Catania
nomini coraggiosi ruppero la
indurala lava vicino alla sor-
genie, donde sboccò 11 torrente.
Di lì distolti, e superando il
profluvio te mura di litania
vi opposero terrapieni. Sepol-
lene parie, precipitò nel mare
e vi ammanò un promontorio
di un miglio. Agli It luglio
cesto l' eruzione ed il fuoco,
scappandone qualche rivo dallo
lave che sepellirono gli orti ed
i ruscelli alle mura di Catania.
> le tav
al e
der delle piogge, ed ìnfunca-
vansi i fumsjuli dopo 8 anni.
Gran copia di ammoniau va-
rio-colorata fa coli nccolia.
429
FA
>cca neir australe spiaggia della
I sovrasta ad un piccolo promon-
> stesso nome appresso le foci del
S descrÌMe, spiegò
Ho 1669
) passarono le fiamme
ire sino al seltembre
rissi allora il monte
liMusarra e scorse
ra tuoni e tremnoli
rupi, ma non oltre-
Ide di quel monte
te selve. . . . 1689
688 sboccarono dal
re le infuocate lare
rientale Ter la Tallo '
be ne fu ricolma»
re miglia, le laTe
sotto le neTÌ che
efaceTano , Tidesi
di neve sommossa,
oggi ti contino iqnai
eggianti per sette
1688
larzo del 1689 pre-
petuosi Tenti, alli
18 si apri il monte
otto la precedente
3rse la lava Terso
0 miglia bruciando
tenia e la Macchia*
una Tallo. Il di 19»
aliato nei confini
i Catania ed alla
nomini ne resta-
ed altri maleoncL
1 di arena eruttata
;io. La selTS intorno
1 bruciata, ed altri
neni sono descritti
dal Bottoni . . 1689
193 in cui il tre-
linò quasi Sicilia
;ania,uscironroori
Tatare infiammati
1693
mo disciagoniTO-
lel 1694 per lo spa-
lesi arena; il tre-
> gli aTanzi delle
) nascenti case di
1 cessò per lo spa-
FA
fiume Naufrio o di fiuterà, e del Caniba.
Leggola concessa da HarUno I in di lui
diploma segnato in Castrogioyanni al 18
lio di tre anni dicontinoamente
atterrirla I694
Dal principio al termini del secolo xviii.
!• Proruppe 1* incendio nella
mezza notte degli 8 di marzo
dal fianco orientale, quasi 4 mi»
glia al di sotto la cima, nella
oontrada del Trifoglietto. Spa-
lancò tre bocche dalle quali
igorgaTan tre fiumi di fuoco
e percorsero in cinque giorni
tre miglia, si dÌTÌsero quindi
in più braccia e circondarono
la deliziosa Tallo Galanna. Ebbe
principio r eruzione agli 8 di
marzo, e fini agli 8 di maggio. 170B
9. Nel 99 noTembre dalla
inprema Toragine proruppero
fiamme ed eruzioni di infoo-
eate laTe^ che precipitosamen-
te scorsero nei confini oc-
cidentali diBronte per Io spa-
lio di 8 m., distrussero gran
parte del bosco denominato dei
VituUi, arrecarono gran tema
agli abitanti^ né si estinsero
che a 10 di maggio del 1798;
il sommo cratere cambiò allor
di figura e ritrovossi colmo di
scorie tìnte di rosso • . • 1797
S. Agli 8 dicembre prorup-
pero dal Tertice in pria fumo»
indi globi di fiamme, final*
mente il torrente di fuoco, che
ingombrando le piagge occi-
dentali danneggiò il Ticino
bosco di Adernò sino al gen-
najo in cui si estinse. • • 1789
4. Nel l"» di ottobre del 1735
bruciò orrendamente* e nel-
Tora decima della seguente not-
te in mezzo ad orribili muggiti
scagliò dal sommo cratere ce-
neri, fiamme, ed infuocati sassi
a smisurata altezza, conquassò
spessamente il suolo ali* intor-
no, e quinci il ridondante faoco
54*
oLlolire lói id Ugone Santa pnce colla Con-
tea di Butcra. Sia oggi;,'iorno alla custodia
di quella spiaggia corno punto d'ispezione
si volle FonlrolUaicili, Lingua-
glossa e Brunte recando duprr-
latlo incendia; ed inlerrolla-
nienle scorrendo per «IquRDti
meti, alia luetl dì luglio 1736
CMtó 1785 e )73fl
5. Braciò più valle sonii re-
car danno; icaiiliò polveroM
■rena » molla disianza, « Tor-
nia cima ver l'auslro. . . 17ti e 17*5
6. Sbùccù ia lava dal cratere
■ir est nel «eilembrc, e dopo
«perii i labri dello slesso,scarse
nella valle del Bue. od ioGerl
«ino al nuovo anno 1718 . 17(7 e 17iB
7. Sboccarono dal cralere dsl-
duecarreuti di Uia.una diret-
ta verao lud.rallra verta I'mI;
■' U dello sletso mese un no-
Tttlo cralere si formò nelU
pianura dieira It rocca di Un-
urra, da cui usci un Sanie di
Uva che in sei giorni corte
quasi sei miglia. Questa eru-
lione è memorabile per l'im-
iiiinsa corrente di acqua cha
usci dal sommo cralere la
quale prendendo la diretione
orienlale calò nella Valle del
Tritu^tiellu. Corse B tu. e si
arrestò dopo Calanna eia lava
del Home Calino .... 1175
B. Usci nel 17a9 dal cralere uà
torrente di lava cbe giunse nella
valle del Triroglietlo. Nell'anno
■ppresfo pria che l'antecedcnla
eruzione interamente cessasse,
■t vulcano si apri nel territorio
di Uronlc e cacciò delle pietra ■
grande allena, ed un tiume di
lava che copri varie campa-
gne ne9 e 1760
9. EITetiuoisi ai 38 di luglio
nel luogo Tacca del Barile e
fu accompagnala da quanlili
ioiuiensa di arena e cenere. 11
lurtcute iDrocala distrusM le
dell'isola. Alcuni dn questa rocca ai
no il nome dì Falconara al flume
frio. I
piò grandi qncrcie dell' Etna e
formò, Monte Bosso , durando
circa un mese ITG3
10. Nel di n aprile ad ore
ai si apri il vulcano vicino il
luogo dello la Pomice, la lava
da quesl' apertura vomitata so-
pra quella dell'eruzione prece- ■
dente sì diresse verso i monti dì (
Contrasto . Calvarina ec. A 30 '
dello stesso mese nel plano dd
Cbiallosìfarinarono liaperture
dalle quali uscirono pietre in*
numerabili, ceneri ec. Lalavs
distrusse le più belle quercia
dell' Etna, quelle del bosco del
Chiatto, delia pianura di 51at-
(eo Caruso, della Cusla de' Cerri
e del pieno della valle del Cor-
vo ec. Sepelll le grolle , ma-
gazzino di neve apparleneote al
ciò Nicolosi e la Pedara . , IITS
11. L'erurioni del 1780 prin-
cipiarono con Gamme e fo-
no del ergere e poca Uva
che dallo slessa sboccò. Inco-
minciò poi ad eruttare maci-
gni infuocali. Le scosse erano
terribili e produssero non poco
timore agli abile nli della prima
e seconda regione. A 18 maggio
si apri nn novello cralere al
sud verso la metà del vulcano
nel luogo dello In Tacca della
Sciacca, dal quale usci nn tor-
rente di lava che andò a cir-
condare la montagna della Par-
raenlelli , e si divise in due
braccia , dall'ovest e per po-
co spazio rivolse il camino
>U' est .
poi !
glia distruggendo molle cam-
pagnc. Si aprirono in seguita
altre voragini dalle quali usci
immensa quanlilì di lava . I7S0
U. Nel marzo cacciò molto
fumo dal supremo cratere. N«l-
r aprile fu accompagaato 4a
431
FA
iara« Lai. idem. Sic. Farcunara
urne che è lo slesso che TAssi-
detlo per qualche tratto dal fon-
moggi li e da forti
A' Sé ana sparen-
;ia sanguigna leni-
are le contrade roe-
IlElna. Gli animi
areno atterriti» ma
nello di Giuseppe
fatto per la subii-
dei Yulcani. Àna-
trovò una polverosa
Icanica con mate-
lose miste alla piog-
dal cielo, ne ìniiò
ì al Plinio inglese
3 ne colse grandis-
Per tutto il mag-
l'anno eruttò l'Etna
iamme e sassi in-
looazioui e violenti
ossi di liquefatta la-
) cratere, donde ri-
rapidamente nelle
vaile del Bue pre-
1781
:ano in questa ero-
iuta nel mese di
> immensa quantità
he cadde nelle tre
irrivò sino a Malta,
ciato dal cratere »
osissimo , presentò
10 degno di osser-
}oichè nel suo cen-
va la più viva ba-
Jscirono dal cratere
i di lava, una delle
resse verso Bronte
miglia: la seconda
t il Nord '/4 verso
quattro miglia in
sii use: si apri in-
:ano a mezzo miglio
lere, e mandò della
se un miglio circa. 1787
il 1777 ilgrancra-
ua tre volle fumò,
o al settembre dei
ì cupamente muggi.
Ito fumo. Mei pri-
FA
do del medesimo nome che bagna, e dalla
torre.
Falcone. Lat. Falco. Sic. Facci di lu
mi di marzo, tra copiosissimo
denso fumo, appalesò alte fiam-
me, le scosse ed i muggiti si
accrebbero nelle falde orientali;
ne' primi di maggio il fumo
elevossi in colonna fronzute
qnal pino, foriero di vicina eru-
zione. Difatti la sera degli 11
e IS due torrenti di lave tra-
boccarono dal gran cratere «
Tuno verso Adernò ed arre-
itossi a m- Bosso, l'altro più
copioso precipitò nella valle del
Trifoglietto e si eslinse ( per-
corse 9 miglia) presso lo Zoc-
colare. Tremava dell* alto sino
e metà il monte, e forte mng-
gito sino a Catania ti odia.
Negli ultimi di maggio estuante
aqnarciavasi fendevasi il monte
nel piano del Lago: sprofondò
orribilmente nel piano della Ci-
iterna: aprissi una bocca di
fuoco nella Conca del solfixio
d* onde sboccò rivo di ardente
lava nella valle del Trifoglietto:
la rupe soprastante inabissò:
si apri un'altra voragine lungi
S50 passi dalla prima, d'onde
sgorgò infuocata lava percor-
rendo 150 piedi , e si estinse.
A.ccrebbesi 1* eruzione nel di
primo giugno. Aprissi nuora
bocca, forte rimbombando^ nel-
la parte meridionale sulle al-
ture del Solfiiio, Altre bocche
•palancarousi al di sotto, che
mandarono piccoli rivi infoo*
ceti, la prima vomitava no
forioso torrente ; drizzossi al-
l'Ovest: spaziossi nel piano del-
l'^rct'mtja; seppelU in parte
quel monticello, colmò la ralle
Ai Gioacchino: quinci diviso in
due braccia desolò le fertili
campagne di Cassone , e por-
tossi a devastare le Tigne a rin-
contro Zafarana: ivi partendosi
in tanti rivoli fi arrestò nella
I.) Monte che sorge nel ler-
ùi Qo verso niezzogìorno, dello
Il MedagUa, nel di cui con-
coIIìdi de" Tigneti poco diitanll
da quel villaggio, ch'era com-
preso dallo paura di Ticino
eccidio.
É stata qacita ona della più
tenibili cruiioni. L'EtDa tu in
gran iraTsglio per più di on
annoi la gnu Toragioe vomilè
inceatantemcDte comò un Oume
di liquefatto metallo . or am-
montandoli , or aprendosi ca'
nali «oiterranei , or elevaodo
moDlicclli gallegianti alta ra-
perficie, or colmando valli od
apjHanando colline . or tra-
scinando gli ammuuiali maa-
)i. or disfacendosi questi fra-
goro«a mente, e dapertullo la-
te allagando; tal che si cal-
coli di avere imgorabrato ano
■palio di più di 30 miglia al-
l'intorno coll'allcua di più di
300 piedi, olire delle coniide-
revoli colline formateai, e dello
valli più di 400 piedi profonde
colmate. Questo sorprendcnle
tpettacolo ci è varìameote dal
Ferrara e dal giovine Recupero
deaerino, secondo le varie epo-
che in cui TÌsitaronlo ed i varti
Continuò l'infuocalo torrente
per lutto gennaro «erpeggianda
bmciante fra l'alia neve onderà
coperto il monte, ed olTrendo
dilettevole «cena nel sileni io
delle notti, fra tuoi orrori m»-
dei imi. Prosegui a lulloaprilo
sotto un alto strato di scorie,
e minacciava d'invadere i Car-
pini al sud ; ma nel mese di
maggio il travs^iodel vulclDO
tenne meno, l'ctuiione ceaiò. ITSi
l». Eruttò il vulcano dal cra-
tere molla cenere ed arena e
pocalav«gÌu9laÌI!l1aravigna . tT9B
1«. Eruttò dal cratere fumo
e fiamme aecondo il medesimo
HaraTtgoa 1TS8
cavo lalo per dove guarda la ciltà
tansi Dgli occhi delle rupi con pr
ze di virgulli e con projezioni di
Dal principia dtt ucoto Xlx al li
I. Apre la scena delle eni-
lioni del secolo iii la eruzione
d'immenso fumo rosacggiaote
carico di arena e di grosse lu-
cide icorio reirilicale, dal som-
mo cratere il di ii febbraro
eruttate. L'impelo ed il vento
traspoTlaronle impeluosamenlo
alla Zafarana, e monta Ballo
alla Aocca dtll Ape od io altro
contrade,! cui abitanti assaliti
furono da una pioggia di aaiù
di due Ire o più pollici di dia-
metro, tal che erano in punto
di abbandonar le dimore, se
cessata non fosso dopo meisa
ora , tornalo il monte io csU
ma. 11 socio Haravigna alFer-
ma inoltre di aver l' Etna emt-
tato flamoie, lo che il giovane
Becupero tace itOÙ
I. L'eruzione si ctTeltaò alle
ore le dei t.S novembre nella
collina della valle del Barone
dietro la rocca di Slasarra , a
la lava era «1 lloida, e scorrerà
li rapida sopra i Zappintlli e
Dogala lonsa.cht sulle prime
un'ora. Il d) seguente nel pia-
no dei Curmi si divise in due
braccia, l'uno che sembrava
dirigersi ter Corrino ed Algt-
ratti si arrestò ini nascere,
l'altro minacriava le vigne delle
CaiiìU, e gli abitanti del Milo.
e forse le Giorrt ed il Ripa-
ito, li arrestò nel principio
della contrada detta la i:irrit«
circa due m. o metzo distante
dal ;lfi7(i. Dal supremo cratere
fn eruttato immenso fnmoar^
ni, scorie, ed alcuni peni di
lava antica frai quali duo li-
mile ad una regolare colonna,
levigato, luogo pai. 18 e unto
433
FA
lo Dna medaglia con Tolto d*inipe-
lecorato di lunga zazzera e di al-
I ciò da lontano e da un luogo de-
stro di pai. 8 loogi d«
sre OD quarto di mi-
iene oggi ridotto in
1 un beo piccolo cor-
....... 180S
lò per 47 giorni, fiam-
«r 28 e ne fta scosso
1 3 luglio. Agli 11 di
coleo Da di fumo ele-
»digiosameole soll'al-
a montagna. Dagli It
I di agosto videsi bra-
' interno del suo era*
allora della circonfe-
>57 ed alla profondità
anne siciliane, piano
, fesso long i ludi nai-
ra Itelo in varie parti ,
a due profonde gole
del diametro di S
olla distanza di 80.
»vano quinci fiamme
Neil' intervalli del-
9 veder potevansi I
iti vulcanici delle pa-
ttate di eCQorescenze
Miline,amroouiali.Agli
rescenza si accrebbe
:he dalla gola di Ovest
iquida lava nell'altra
anciò arene e scorie
ire neir interno nn
lonticello in contatto
occidentale del gran
>er dove il GemmeU
il dite agosto discen-
surare la corrente dì
ra larga canne 8, alta
25« calda al grado 801
eith, trovarla nera,po-
laminettedi feldspato
neri , e rinvenire il
(1 monticello profondo
e della circonferenza
42 1805
dal mese di dicem-
il vulcano avea dato
' interna accresciuta
>er il fumo maggiore
FA
terminato a chi riguarda; da presso però
non apprendesi so non confusa congerie
di sassi e di sterpi talché non appare
cbe vi Tomìtava, e per le scosse»
e detonazioni , che interpola-
tamente faceansi sentire. A' 87
marzo però di quest'anno, in
maniera si accrebbero i snoi
fuochi, cbe dopo varai terre*
moti cbe fecero sentirsi sino a
Lìngoaglossa, una bocca si apri
ampia 126 canne al nord-est,
dell'ultimo bicorne, da cui con
immensa copia di arene, lave
antiche, e scorie, nscì un corso
di lava che si diresse al Nord«
poscia al nord -ovest, e si fer-
mò nelle vicinanze del monte
8. Maria nel di 1<> aprile 1800.
distante circa 3 m. dalla sorgen-
te. In questo tempo, fiamme»
famo> e cenere venivano emt-
tate dal sommo cratere. Nel
giorno 28 marzo dell'anno stes-
so, continuando sempre i tre-
mnoti, si aprirono nella regione
scoverta pel tratto di 3 m. altre
9 bocche in linea quasi retta
a varie distanze > cioè 4 nel
luogo detto Piano delVEtna^
che guarda al settentrione, e
6 nel luogo denominato Tacchi
di Coriaxxo , le quali tutte
cacciavano fumo, fiamme, sco-
rie antiche, e ceneri. Nel gior-
no 29,mezz*ora dopo tramontato
il sole, all'ingiù di Monte Rosso,
nella contrada detta la Cerchie-
ra , dopo violentissimo terre-
moto, si apri il vulcano, for-
mando più di 20 bocche, dalle
quali uscirono fiamme, grossi
macigni, scorie, arene, ed nn
fiume immenso di lava , che
riempi un gran vallone in di-
rezione di Linguaglossa. Questa
lava fini di scorrere nel di 0
aprile di quest'anno 1809, e
devastò le vigne e le terre se-
minatorie del Barone Cali, arre-
standosi a 16 canne di distanza
dal suo casino, e grandissimo
55
r
vcsiigio alcuno dell' anzi Tcdulo simulacro.
Itegli scorsi anni essendo io in Palermo non
potei distinguere quella figura; da poco
diana reco a quelle del Boe.
CagDoaB Della coolcads del Pic-
calo, essendosi fermataGOcaano
luogi dalla sua Casina. . . 1809
5. Fumò in quell'anno per
giorni 31 , ai 16 febbraro un
tremuoto »cos>e Calaoia e He>-
lina; coalomporaneametile ap-
parve lominoìa meleors, che
rischiara il mnntc e tvani in
cima all'Etna: luccedellera al-
tri % tremooti, e nefjii uUimi
dì dicembre eruttò finmme per
sei giorni dal vertice del man-
licetlo farmalosi nell' interno
del gommo cratere nel tBD5.
Gli orli di quel monlicello pre-
cipitando in le medesimi, «er-
rarono l'aperta gola, onde vi
si paiseg^iava intrepidamente,
esalandoqoinri poco fumo dal-
l'ai
e dalle
6. A 16 febbroro di qanl'anno
*erto le ore S di notte dal
wmmo cratere, «'innalzarono
terribili fiamme che illumina-
rono il tulcauo sino alle falde.
In questo tempo i paesi Ticini,
e specialmente Catania e Me*-
■ina furono gagliardamente
7. Nella Dotte del IT maggio
alle ore S il *uliano li apri
in ì luoghi: nella Sciar* del
Floeofo in vicinanin della tbIIs
del Rue ove formaroDii t era*
mediatami
nere, che eleiouì in forma di
pino, e preie 1* din
grande allena, ioimensa quao-
(ili dilava pistosa, che lolidi-
ficandosi nell'aria in globi, ca-
devano a dentro o negli orli
di essi craleri: il quarto eroi ■
lù, ancora, aa piccolo lorreoie
dì lava che da li a paco (i ar-
^
FA
tempo però, da una finestra del r.
con sommo piacere del tutta la CM
fìssali appena gli occhi al luogo, i
reilò. L' altro luogo ore ti aprì
il monte »\ fu nella contrada
di Giannicila . da ove, oltre '
delle maleiio incoerenti, fa
cacciato un grosso torrente di
Uva, che pigliò U direiions I
della valle del roedeaimo nome. *|
Nel giorno 18 del medesimo <>
mese, la lava acorreva rapida- I
mente, esi incamminò net piano '
delTrifuglietlo. e giunse la sera '
nel piano delli Kivittoli. quat-
tro m. lungi dalla sorgente. In- ■■
tanto i I crateri della Sciara
del Filosofo proseguirono ad
ernllare le solile Boalaoie in-
coerenti. Il giorno tegnente la
lava si diresse verso la valle del f
Cirraiio. die riempi. Il torrenls '
giunse al I giugno nel piano
dì Calanna, ove >i fermA. Net
giorno 11 di esso mese, il vat- «
cano sì apri in to altri Inoghi, ii
cioè un poco sopra del cratere -•
diGiannicola, ed in vìcioanta
del cratere della Sciara del Fi- ■>
losofo. Dalla prima apirtnia ^
eruttò fumo ed arena, e dalla 0
seconda, olire delle materie in- -fl
coerenti, un piccolo cono di «J
lava. Dal cratere di Gianni- «1,
cola intanlo la lava proseguiva «■
a scorrere, e giunte nel piano
del Trifoglielto. ed andò a pre- —
cipitarsi in quello dì Calanna,
ininò nel 5 agosto del mede-
B. Dal 17 a aHfebbrsro IS3t
proruppero arene Garamce sco-
rie. Dal di ! al ìi mano . *i
videro esplosioni intenaiilenti
dì arena. Nel giorno 4 si trovi
il sommo cratere ripieno di teo-
rie e di arene, su cui sgorgò
la lava, formando come un pa-
vimento regolare e levigato,
lungo più di tOO paL, e la^
A35
PA
lesto monle sgorgano le copiosis-
i di Haredolce e di Favara.
■Ino. Lai. FantoHnum (V. M.)
icesso dal Re Gugliemo II nel 1184
a di Horreale, ma di cui oggi non
con yestìgio.
li le antiehe gole, e
enero in siti diTerti;
vicine al Yerticeoc-
rutlavano Tiè roag*
torbioi di arene fra
;>ntiuuarouo le ero-
imo sino alli 28. Dal
aprile esplose forno
Erullò lava alle ore
Tio 4 la quale tra-
lal ricolmo cratere
avvallala del Nord,
lai rivolo sopra quel
> al piede. Si divise
accia , ed arrestoMi
Mezzogiorno del di
Da maggio sino a 80
vi fo qualche espio-
sottilissima arena »
emito di terra nelle
Dee, ed Acireale ne
Sei di 30 settembre
quattro esplosioni di
IO cariche di sotti-
ne e scorie. L* apice
) precipitò dentro la
acciò ulteriori mine,
nmo cratere ne restò
Da settembre a lotto
ccadde qualche silen-
»sione di sottilissima
1831
rimi giorni del mese
111 sommo cratere si
>rie ed arene , delle
ì quasi ripieno. Indi
che andò a coprire
I materie incoerenti,
e gole esistenti nel
itarono coverte, e 3
e aprirono. Nel gìor-
eruttò lava, la quale
parte di nord, sino al
lei cono, e si arrestò
0 tegnente* Indi fi
FA
Fara«lloiil« Lat. Faragliones. Sic. Fa-
ragghiuna (V* D.) I scogli dei Ciclopi nel
lilo meridionale di Aci, cosi delti oggigiorno
volgarmente. Vedi Ciclopi (scogli dei).
FarcUlBa (V. M.) Casale conceduto dal
Conte Ruggiero nel 1098 al Monastero di
S. Maria della Grotta in Marsala: confer-
mata la donazione nel 1130 dal Re Ruggiero
figliuolo del Conte.
Farina (V. N.) Cala appresso Marzameno
verso Pachino : vi è una spelonca notissi-
ma ai ricercatori di antichi tesori.
Faro di Memlna. Lai. Fregili Sictt-
lum. Sic. Faru di Missina (V. D.) Detto an-
che di Reggio, Regino, e col nome accen-
nato, per le vicine città. Circondando il ma-
re Adriatico o ionio la Sicilia da Oriente
e Mezzogiorno, ed il Tirreno da Occidente
e Settentrione, dove in angusto passaggio
pel ravvicinamento delle terre continenti
entrambi i mari con corso alterno fluiscono
e refluiscono, dicesi Freium quasi frequen-
te, essendo terribile ai navigli, e frema e
ferva quasi in ogni tempo. Credesi dagli
antichi e dai poeti svelta d*ivi per un tre-
muoto Sicilia da Italia; il che lasciam colle
favole, come altrove mostrammo nelle note
videro solamente eruzioni di
fame denso, e poi si vide
r apice occidentale precipitarsi
dentro il sommo cratere che
riempi intieramente . • • 183B
ArVKRTBllZA.
La prima parte di questo quadro cronologico è
lavoro del chiarissimo Alessi, il quale 1* introdusse
nella sua storia delle eruzioni insino alla flne del
secolo xTii, quando non continuando col primitivo
metodo seguiva col solo metodo narrativo, che fui
costretto a ridurre nel cronologico, prendendo
anche relazione dai quadri del signor Maravigna;
un tal lavoro tratto da si grandi scrittori perviene
come si vede sino al 183S. Appongo io la continua-
zione suUe ulteriori eruzioni alla voce Mongibello
per non arrecare no significante dissesto alla edi-
zione.
436
FA
al Fazello. Nondimeno tale angusto spazio
si inlromelte da Cent promontorio d* Italia,
Torre CabaHi dagFindigeni, al Peloro vol-
garmente Faro, che alcuni scrittori affer-
mano con Isidoro stendersi a 3 m., altri a 2,
allri finalmente conCiuvcrio ad uno e mezzo.
Da Peloro o Faro sino a Reggio contan-
sene 18, ma dal margine estremo del porto
di Messina dove Lanterna e Cariddi o Ga-
rofalo alla parte occidentale di Reggio, det-
ta volgarmente Coda di Volpe, affermano
essere un intervallo di soli 10 m. Prolun-
gansi questi lati alle foci del porto e dove
slendesi verso mezzogiorno il lido di Reg-
gio e di Sicilia, ma la grande estuazione
o il fremito delle onde^ donde come avvi-
sai la voce fretum, non viene ad acquelarsì
se non che all'Argenno in Sicilia, ed al Ca*
pò delle armi nella Calabria (1).
Il flusso e il riflusso delle acque alternando
di sei in 6 ore viene a compirsi quattro volte
nel giorno intero: se tende da Auslro verso
sellcntrione dicesi ascendente, al contrario
se da Settentrione verso mezzogiorno descen-
denle. Le navi perciò quante voile incorrono
nel filo principale opposto, detto reuma in
greco dialetto, sebbene «iccolgano a vele
slese propizio vento, per nessuna forza pos-
sono muoversi e progredire, finché evitalo
il filo altrove diriggano il corso, e dagli
esperti chiamati dal porto riducansi al sen-
tiero. Non raramente avviene però che ten-
tando temerarii nocchieri degli sforzi, affon-
dano.
Scilla finalmente è uno scoglio attaccato
(I) NeU'arlicolo 3« sulla Divisione della Sicilia
dall' Italia t d* inlroduzione al Lessico, e propria-
mente a pag. 30 rig. 8, erroneamente io tradussi
capo degli amori, ma indottovi da una menda ti-
pografica dei testo in cui si legge Amorum e non
già Armorum, ma scervellandomi sempre dove mai
sia questo capo dogli .4 mori non potei far di meno
di attenermi strettamente all'autore. Conosciuta
r origine dcir errore mi fo' un dovere renderla
di pubblica ragione apponendo la mia discolpa.
FA
al lido di Calabria, ed appellasi dalle pri-
me lettere che ne formano il nome, poi*
che per T acqua che scorre sotto lo scoglio
senlonsi con molta chiarezza risuonare. Sot-
to il nome poi di Cariddi intendesi il mar pro-
celloso, poiché la prima sillaba ne espriott
il mormorio, e dicesi anche dalla vicina torre
dov*è unalofiiema, e dal greco Gahfan,
cioè buono lume. Veggonsl inoltre dei vortid
alla cosi detta Fo$9a deUa nare^imperocdiè
quivi il filo 0 il reuma tende da Faro; indi pi
al lido di Messina dirigesi dov'è un si-
gnifico giardino suburbano: e per& fu dati
occasione ai poeti di fingere, che Scillt e
Cariddi siano state donne cangiate dai No-
mi in mostri marini^ i di cui Ganchi divo-
rano perpetuamente dei cani latranti, come
Natale Conte Nit. lib. 8. cap. 12. Sullo
cause dei vortici è a consultare il Rircher
mond. soUer. Di Morgana nel medestao
stretto lo stesso autore al lib. 10 cap. 1. ,
deirArte Magna (1).
Faro. Lat. Pharus. Sic. Fani (?. D.) j
Villaggio e torre d'ispezione che indica h ni j
del porto ai naviganti con faci nella notte. 1
È attaccata alla torre una fortezza forniti /
di artiglierie e custodita da presidio (fi t
soldati sotto un prefetto. Altrove notai li f
etimologia del nome, poiché <f>A}'0:s dioo* L-
ta appo i Greci Lume. Ed appellaodoa f
tutta la vicina contrada col nome di Firs,
vollero che anche cosi appellato si fofi*
il primario paese di essa , come poi fi
allri dei quali si disse, S. Agaia, Curci-
raci, e Pace. La Chiesa maggiore di fflw
sacra alla Vergine della Lettera, pre^l^«
da un parroco diretta, ad altre 10 fiiiaii.
Van soggetti poi gli abitanti al Senato*
Messina , che costituisce Duca un patriii*
(i) si consolli sul fenomeno della Fata w(>ry«^
il discorso del Sig. Guglielmo Cipozzn. e la b^
moria dell' Ab. Doni. Scinà sui fili rt/lut t te-
lici apparenti dello stretto di Messina, labori il*
terili nel voi. 1 delle Memorie solU Sicìli* ^
sudelto Sig. Capozzo raccolte.
A37
FA
!ipi settentrionali. Il sito del pae-
\i montagnose è rivolto a Sciroc-
nputano le sue case 266 con S.
;li altri casali , e ne erano 1451
nel 1713, oggi 2017 (1).
a (V. D.) Castello concesso nel
Conte Ruggiero al Monastero di
meo in Lipari. V. Filalia.
A (Y. N.) Fonte non lungi dalla
irra di S. Croce, da cui prende
1 fiumicello dello stesso nome ,
llaggetto anche detto Favara e
>i da Fazello Rasifcarimi. L*ap-
luverio Fonte di Diana ^ forse
da Arczio il quale dice : tallro
fante di Diana nel territorio di
» detto ora Paradiso , e di cui
\ente fa menzione Solino. Da
a quegli scorrer Tlppari o il
Gamarina, il che tuttavolta non
ezio; ma errano entrambi; impe-
3nosce origine dal fonte che erom-
a copia a Comiso ; e questo è
Diana mentovato da Solino e da
resto la voce Favara è saracenica,
asi perciò a varie fonti e terri-
. Sicilia, dove con impeto erom-
[orghi dalla terra delle acque;
gorgo dicesi volgarmente Favara.
» di Noto sono le più celebri: Fa-
} Spaccaforno donde sgorgano in
ia le acque ed air intorno fecon-
mpi, e quinci formansi i due laghi
i, dei quali dissi altrove, e sboc-
Imente nel mare: Favara fonte
) Marcellino sopra Sortino verso
detto insigne dal Fazello: Favara
rirminio sotto Vizìni , dei quali
go parliamo nella descrizione di
urne-
Imente è on casale aggregato a Messina
»polaziooe di SOOO aoime circa, e che
» , e seta ; dicesi anche comunemente
aro.
FA
FaTara (Fondo di). LatFavaraeFun-
dus. Sic. Feudu di la Favara (V. N.) Fondo
dove sono frequenti sorgive di acque, pres-
so il territorio di Caltagirone, decorato oggi
del titolo di Marchesato, ed appartenentesi
a Giuseppe di Ugo.
Favara (V. M) Fonte che feconda il
territorio di Palermo, ed ha origine sotto
il monte Falcone o della Medaglia. È un am-
plissimo fonte del medesimo nome nella
regione della città di Mazzara, di che ac-
créscesi il fiume di Marsala, mentovata
dal Fazello; dubito se le sue acque per
quegli acquidotti di pietra dei quali rimane
gran parte, sino al Lilibeo ne venissero.
Favara è voce saracenica come esposi al-
trove, con la quale dinotansi le acque che
sgorgano con veemenza dalla terra; e vol-
garmente diciamo Favare le amplissime
fonti.
Favara (V. M.) Da altri Fabaria. Paese
e gran fortezza costruita per opera di Fe-
derico di Chiaramonte. È distante 4 miglia
verso Oriente da Girgenti, nella di cui dio-
cesi, conìarca, e provincia militare si com-
prende. Occupa la fortezza il centro del
paese, rimpctto alla quale stendesi un largo,
né lungi di là sorge la Chiesa maggiore de-
dicata alla Vergine Assunta, con un Arci-
prete ed un coro di sacerdoti che indos-
sano Talmuzio. I Carmelitani sotto titolo
deir Annunziata si hanno un nobile Conven-
to, e nella Chiesa è una cappella dedicata
a S. Antonio di Padova, il quale è il pri-
mario tutelare ed il patrono del paese.
Fa menzione il Pirri dei Minori Conventuali,
e Taltrove accennato Caglìola attesta aver co-
storo abitato Favara nel 1530: ma quinci
restituiti i Carmelitani nel 1574^ imperver-
sando la peste, a conferire i sacramenti ,
dice aver sofferto delle perdite; oggi noa
sono più: ritiraronsi gli Osservanti ed i
Cappuccini a causa dell* incostanza dell'aria
secondo il medesimo Pirri. Il Vescovo Lo-
renzo Gioeni costituì da pochi anni con dote
/i38
FA
un collegio di Maria pel bel sesso: contansi
poi 9 Chiese minori, e spicca il magniGco
tempio di S* Rosalia tergine, consacratole
votivamente dal magistrato per l'estinta lue,
e quel dei SS. Cosma e Damiano di padro-
nato del Barone. Un ospedale finalmente
ci cra^ testimonio il Pirri, nella chiesa di
S. Nicolò, oggi deserto. Costava Favara sot-
to Carlo Y di 90 case, ma si accrebbe no-
tabilmente il paese nel secolo seguente poi-
ché nel 1640 contava dal medesimo Pirrl
716 case, 2731 abitanti, e nel 1652, 918
case, 3638 abitanti: quinci nel 1713 com-
putaronsi 1343 fuochi e S337 anime , che
ultimamente 6009. Han dritto su questi 4
Decurioni, un Sindaco, un Inquisitor dei
delitti ed il supremo Prefetto scelti dal mar-
chese; un Vicario del Vescovo esercita giu-
risdizione sul clero. Pingue è il suolo del
territorio ed abbondantissimo di acque ,
somministra agli abitanti ed alle vicine gen-
ti biade di ogni genere, ed empie i granai
del vicino caricatojo di Girgeuti, i suoi pa-
scoli sono ubertosissimi, nutre perciò in non
piccol numero greggie ed armenti, né man-
ca di fruiteli , vigneti, oliveli e di comodi
campestri.
Autor della rocca fu Federico Chia-
ramontano, come avvcrlii, verso il 1270, e
chiaramente cel dimostra lo stemma dì sua
famiglia a quella in fronle; egli morendo
. nei 1313 lasciò erede dei suoi possedimenti
la figliuola Costanza^ la quale moglie in
prima a Brancaleone di Auria poi ad An-
tonio Carrello ebbesi prole da entrambi;
tuttavia Giovanni di Chiaramonte fratello di
Federico nel censo del 1320 dicesì signore
di Muciaro di S. Giovanni e di Favara.
Sotto Martino I Guglielmo Raimondo Non-
cada prese nel 1352 Favara con gli altri
beni dei Chiaramonte in luogo di GirgenU,
ma per la fellonia di lui, dice Barberi nel
Capibrevio, esser ceduta la fortezza ad E-
milio di Perapcrtusa e Muciaro a Filip-
po de Harinis, ma il registro del medesi-
FA
mo Principe del 1406 presenta questo Fi-
lippo signore di Muciaro, di S- Giovanni,
e di Favara^ quantunque dica anche si*
gnore della torre di Fabaria nella giuri-
sdizione di Girgenti Berengario diPe^ape^
ima. Qitinci riporta quegli altri della b-
miglia di Peraperlusa poi detta di CaUeUar^
dai regii tabulari dove notansi le itticeètUmt^
ai quali fu soggetta Favara, ed addace Ah
gUelmo padre di Lucrezia, la qoale fa ■»*
glie nel 1509 a Giosuè de Harinis sigave
di Muciaro, dando al marito Favara; il
questi Ponzio de Marinis donde GUmbkm
e Maria; cinse quella della benda Boath
Ferdinando de Silva che nei diplomi M
Re Filippo II è appellalo Marchese di th
vara, ma essendo mancala di prole, Mari§
moglie di Giovanni Aragona Tagliavia, eoi-
seguita Favara, lascioUa al figliuolo Carb
duca di Terranova. Fabrizio PignalelUmf
avendo dritto da Carlo, dicesi Marchese i
Favara, gode del dritto di spada . ed i^
cupa il V posto nel Parlamento. Tooal
paese i medesimi gr. di lai. che Girgeii}
e 37*» 20' di long. Nomina il Pini fe^
nardo da Favara dei Minori Riformali esh
mio per lettere e per pietà e che àirtsst
ottimamente la sicola provincia e la ciU-
brese, e mori in Palermo con non lieve 6*
di sanlilik nel 1658. Paolo Bellomo naloii
Favara, educato in Girgenti, del le^ofl^
dine dei Minori , nominato principalfMilt
per costumi, destrezza, ed ingegno; dof*
sostenute tutte le cariche nei suoi coofeiS
decoralo con somma gloria deHonorc di pn**
re generale, fiori in questo secol noslro(l)«
(1) Dall'araba Toce Favara. che Tale •ciUrip'*
di acqua essendone abbondante il lerriton» * i
questo comune, vuoisi da alcuni abbia F"*.
nome, la quale opinione è la più volgare; flsa c'*'*
da allri che nel monte che ergesi a Nord-Oii^
dal paese alle di cai falde sono ruderi ài tki^
torri e la così detta di Callafaraci ancora it P
di, sia stata una grossa borgata saracena
Rojalfabar, distrotta la qoale^ alcuni degli
439
FA
wmwmroum (V. H.) Piccola terra, la di
cui parte superiore si appartiene al mona-
stero Benedettino di S. Martino, difisa Tal-
attinti dalVabbondanza dì acqua liaoo venoti a
piaotar loro lUnxa nel sito attoale» che appella-
rono Fabar dall' aolica loro patria, indi latina-
meote Fa6ana,ed oggi F avara; la qual seconda
opiaiooe incontra più difficoltà della prima la quale
è aoileoola dal fatto; anzi altri vogliono rivendicare
Hpoaseaso diRajaUFabar.qaarè Reffaadali,ed al-
Iroiide la cronologia e la critica non possono accor-
darasolledoe epoche della distruzione di Rajalfabar
• b fondazione di Favara, nulla potendo conchin-
emù dalle vestigia dì saracena abitazione che tut-
tora rimangono sul passaggio. Non credo inesatto
Il mio parere, che fabbricata la fortezza dai Chia-
iMMNite, da allora siasene radunato all' intomo il
pMM, poiché da più in la non si hanno che no-
lim Oicore e senza argomenti di sostegno. E la
fMtaua ò stato mai sempre il monumento prin-
dlile del comune « la quale però si è diminuita
aai foci estesi fabbricati^ poiché comprendeva an-
ikè nn altro forte terminato ai quattro angoli con
Imi, r ultima delle quali fu demolita con parte
Ma cinta di morì merlati dopo il 1890. Divide-
tMl in due piani, ingombra ovunque di sotterra-
Wk andirivieni , trabbocchelli e labirinti inestri-
lÉbili» oltre che nella spessezza delle grosse mura
muk tagliate delle scale che ad ogni luogo e ad
fIffKk piano communicavano. Dal lato meridionale
ì per un portone ancora esistente che met-
ìb un andito, donde nel chiostro, mediante
PICO di sesto acuto, al quale altro ne fu ag-
in appoggio che allargò il vivo del pilastro
cambiarne la figura « ed in cui vedesì tut-
incastrata una lapide di rozza pietra che me-
attenzion^ pei curiosissimi caratteri, e ci reca
lisa ed il nome di un Bernardo Sitineri
CQitmi i cosi deUi iuprarchi nelf iscrizione
ordine di Pittro Perapertuta signore allora
'lenendo però più da presso al comune di Fa-
fn aeparato dal circondario di Palma ed ele-
a capoluogo di circondario con real decreto
i novembre 1838 ed ìndi con altro real de-
del 5 novembre 1840 elevato dalla terza alla
classe; comprendesi nella provincia distret-
O diocesi di Girgenti donde dista 6 miglia e
0 70 da Palermo. Conta li Chiese: la Chiesa
Ilaria del Transito era nei pri mordi i del paese
ipale, ma cresciuto il popolo, fu di bisogno^
^elU minore, fabbricar 1* attuale» e sebbene
FA
tra da un angusto Ietto di torrente, ai Prin-
cipi di Carini. Vedi Terrasini.
Favoarnana* Lat. idem. Sic. Faognana
più ampiamente, ò nondimeno angusta por troppo
per r odierna accresciutasi popolazione; ne venne
abbellito il prospetto nel 1828 e adornato dì stuc-
chi e di pitture 1* interno nel 1830. Alla fine dello
scorso secolo era una cappella intitolata a S. Vito;
il rettore dì essa D. Vincenzo Mendolia assunse
r impegno di fabbricare una Chiesa sufficiente-
mente ampia, ma lasciatene ad una tal quale al-
tezza le mura se ne mori ; nel 1808 il Sac Don
Vincenzo Alendola e l' architetto D. Benedetto Ca-
stellana continuarono a spese loro, compirono la
Chiesa con elegante disegno, fondaronvi un bene-
ficio; divenne sacramentale nel 1819. Nel centro
del comune sorge Tedifizio del collegio dì Maria
che dice fautore costituito da Mr. Lorenzo Gioeni
ma che molto prima lo era stato: D'^ Maria
Aragona e Marini dei Marchesi di Fa vara posse-
deva in quel sito ampio palazzo, che destinava ad
uso di monastero di monache desiderandovi delle
mutazioni e degli accrescimenti, al che eseguire di-
sponeva una somma coiraolenlico testamento per
Notar Giovanni Aloisio Gandolfo, 17 Marzo 15*
Ind. 1616; ma siccome 1* opera dopo la morte di
lei procedette molto lentamente , e scorso dì già
un secolo, il Vescovo Francesco Ramirez dell'or-
dine dei Predicatori, in occasione di sacra visita
ordinava che quella casa servisse a conservatorio
di donne senza attendere alla primiera destina-
zione, e ridottasi già in buono stato , per dispo-
sizione del sovrannominato Mr. Gioeni fu stabilita
in collegio di monache di domenicano istituto
quale il monastero esser doveva , ed è venuto
sempre estendendosi, ial che oggi va trai primi
della diocesi ed è di mollo utile al paese per la
educazione del sesso feminile alle arti ed alla do-
mestica economia. La chiesa di S. Francesco al-
l' oriente del comune, e che appartennesi una
volta al convento dei Francescani da molto tem-
po abolito, reslava col titolo di beneficio dì S.
Francesco e poteva considerarsi come una piccola
parrocchia della borgata divisa da Favara per una
valle e che comprendeva più dì 500 abitanti, i
quali nel 1809 mossi da un panico timore l'ab-
bandonarono atterrando le case e piantandone il
terreno in ficheti d* India ; la chiesa rimase sino
al 1837 sotto custodia di eremiti, ma destinata in
queir anno tremendo della colerica lue io prov-
visorio camposanto, non potendo più resistere i
curatori al lezzo dei malsepolti cadaveri, l'abban-
■■•<^^-^:f^S^ -
(V. >.) boia, aHrimeaU detta fmighma,
Ji'oveniana nei libri del Be Kailiiio; Bguaa
Cd e^uKda^ anUcU. dalle o^e ifi che
ienirom, • poM dopo f» dMidha; fi ^uMooggi
m looge di oTTon por b |«it« àA pme.
BcbboM BOB fi abbi! il cobdim dei riiwrebft-
ToH pabblici Bonomoili, wntini poro qaiii in-
pronlalo dalla natura dl'iadola di i^A popolo
BB aiBoro od un puto per le opere ■rchitetloni-
■bOi onde ■ dir Tero, te «i coarranii lo tlato al-
taale delle bbbrii^ eon qsel dei teoipi enteriori
al 11W| ri M Motte ikm pia no baan fiUaigio
na un' impronta di cilli. Lt popoUirone ha
Tieenlo nu grande aanenlo in qoeito aecolo,
poicbinel il B8 eonta Tanti TSB8 anime, perrennte
«1 iBSla BStM.eadlllOt nel Boedel 1S53,ma
per Dotiiie particolari atloalnente a meglio clie
IMM, ragion per co! anebe le caie banno (abllo
■B oontiderende aomenlo , a non volendo |vima
«aciiai dalla periferia •'inoalurono molti piani,
• eoaireui Inalnenle ad eatendere i confini *!•
darò da BB deoMBÌo animani molti qnarliarL Si
MBO iaoUre abbellite dai proprietarìi le eampagoe
MB ameniarime ville e caNni , e per metterli in
mmaDiaaùoBO eoi paaao ai aono ooilniite delle
Urade rolalilli, tra legnali iMritanomìaaniqnelIa
«he mena a S. Benedetto diatanle poco più di nn
miglio dalla linda proriociale da CalUnlMella
a Girgeoli, il qoil trailo facìliHimo a co*irair«i
poiebè in piano, «e*i veaiHead ewgnire, congion-
gendo la itrada a raola di S. Beoedetlo colla
prarinciale nel ponto dello Piano di Clero Ira
Cemilini e Grolle, li ricaverebbe molto alile, poi-
ché euendo alata poiU a termine lin dal 1860 la
via comunale da Favara a Gii^enlì , h accorce-
rebbe più di quattro migli* il carnmino, sarebbe an-
che più animato, l' incontrerebbero varie torgeoti
di acqna, variì beTCraloj,un comod i sii mo corno ne
ed altri vintaftgi, oltre dd gran riiparmio nella
maonteoiìone; dei qaali giovamenti ai fi parola nel
contiglio provinciale di (iirgenti, onde è a iperare
che tìano lolto^iti all' intelligton del S. Governo.
E fabbricata Favara in una pianura , ma dal
livello del Mediterraneo dal qoale ditta i miglia
e'innalia all'alteuB della Bupe Atenea di Girgeoti.
Sta nei medeaimi gr. di tatii,, che li coita di Af-
frica, quindi vegetano nelle me terra l'aloe, il
ginmmBTTo, il carrobbo, il piilaccbio origìnarii di
qael continente; è dominata dai venti di Tra-
montana e di Levante e rinfretcala dal Ponente;
molti torrenti ne bagnano le campagne in tulle
dinBioBi, • du grandi aorgeBti ci hanno dwoin
tflohi eone o^ «Ibaaten, i^fetMa di
ninio Capraria. InfMe fMlwflB di
«efJo A^ie, djgwlt iyfw. Stole vi
il comune, e ne accreicono ricchena. L'agrìoil-
Inra vi prospera a maraviglia e la nlennona Ur
ritorìala è di ul. illB.oas. delle qaali divido^
in cullare 10,011 in giardini, I,t06 in orli im-
pliri, Tie.lDl in temioalorit alberali, i7';l,tnia
icminalorii semplici, IB3,6t6 in paicoli. Ì9.)1IÌB
vigneti alberali. S7,T6S in vigneti aempJìci, ijlt
in Gcheti d'India, O.BIl in culture mille, I1JII
in terreni ìmprodDtlivi, l.ltfi in eoolì di can*
barbane. Voi dello lorgeali della riccheiu M
cornane sano le mandarle ed i Sebi cbe Ttnat
compresi dcIIs cultura dei giardini , oltre lt ca-
naglie, i U^umi, il sommacco. Da qualche una e
tono introdotte oumeroio pìanlagioni di glin
cbe vi pratperano a maraviglia, e se inlaela b
pasloriaia non vi ti è distesa , gli è a caaii ctt
le terre annnalmonte ti seminano.
La maggiore ricchezza però di Favara i iiinifl ,
a dir vero nelle toe montagne che taaUtm
olire dello zolfo dei pregevoli minerali qoibtM*
allume. luarvaitita, vetrìoolo, belltstiinc tlroaia
itiiijalllti di quarto, feldspato, tciurli. ^eoa, bìi
selcuitc, alabatlro, roccia dì gran ilo , pirin «
nana e calcare, liccbè lo iludioso dì metallB|i
potrebbe af^giongere la ciò qualche |mi:ìm A I
!Helatluigia Uocimatliea del conte Dorrb (ttfB- I
corso questa coita con occhio da Giosefo, la wt J
fare intanto recano un commercio mollo «ip* [
sante; una no hanno panico lami ente le "tini"
di l'riolo e FaUirotti, dae quella di Roccjnwi.^
quella di Cailellina e tre la di OrUa. drUrlBÌ |
quella di |>tinlc> e quelle di Soccaroiu k
getlc ad inondazione per le acqoe Mr|i» t,
del Gume. ma non già le altre; dar
di 1' quililìi fuorché ijactla di Faliirotta rhi 4l\
ab mai si sospende dallo tcavamenla: i
lo a 7 m. dil luogo dell' irobarci* , da
dui ponto più prossima dalla strada a
vi conduce, e ! m. dai ierieoi colliill
le due di Koccarossa che uno ne diti
Paniamo Gnalmenle agli nomini cbe *i *
tarono una fama doratura presso i vrnlan, r
aciciize e per morale integerrima, ed e
lo splendore della patria Favara. I
Piicopo profondo nelle icienie del Utilto •
medicina, nella teologia polemica, iloris d
ttica, molli onori riportò in Roma dsu ^
del tuo grande ingegno e ne riportò 11 b
dottorale mi Bora degli anni ,
441
FA
idenlale della Sicilia, rimpetto Tra-
ilibeo oggi Marsala, distante 12 ni.
inente, di figura allungata, e di 14
xuito, quantunque il Carrera e più
geografi ne Testendano a 18. Si ha
ni capaci di numerosissima flotta,
• a 26 enumerano il IHiger ed il
^lia, ma quel di Calarossa è il più
di tutti ed il più sicuro. Una for-
m soldatesca di presidio ed un
detta di S. Caterina, non che due
Ycrso le spiaggie custodiscono la
struiti 0 piuttosto ristorati nel i6S5
ine del duca di Infantado Viceré
ftgli amici, percorsa orreroliisima car-
orl il 19 aprile del 180S non ancor toc-
tastri di vita sua. Il Sac* Yincento Men-
I teologiche discipline dotiissimo, fini i
i giorni a S4 aprile 180S. Il Sacerdole
Cafisi pel 800 enciclopedico genio che
lostre fece in Roma ritplendere, ebbesi
) laurea e l'onore del titolo di Canoni*
ticenae; spiccò sommamente nella sacra
I mori Arciprete del comune nel S5
lOS. Il Sac. Gaetano Mendola profondo
«xione fa bensì sommo filosofo, studioso
ra« versatissimo nelle lettere greche e
iacenlesi della poesia; si mori nel di 19
del 1817 di 97 anni, ed il di lui fra-
D. Andrea Mendola che superavalo in
i;egno ed erudizione, fu medico filosofo,
ilematico, amante degli sludii di storia
igraria, geografia; buon padre, buon
n mori in eU di 86 anni a S3 giugno
(1 Dr. Antonio Cimino esimio chirurgo
3 ottobre 1839 di anni 56 nel compianto
ttadini. Il Sac Giosuè Licata, Canonico,
> Capitolare della chiesa cattedrale di
I dotato dalla natura di altissimi talenti
rofondo sapere che rendevalo dei primi
fiati della Sicilia. Valicati di un annoi 19
a vita, carico di anni e di meriti, mori
; finalmente Mr. D. Ignazio Cafisi Ar-
Farara sino al 1829 poi Canonico di
quinci elevato a Vescovo in partibus
Fa eloquentissimo sul pergamo, moriva
a 10 aprile del 1844 , ed altri che di
t ma di fama minore tralasciamo, a
r con ana filatera di nomL
FA
di Sicilia che in essa approdò; imperocché
leggo aver?i costituito un castello nel
fine del secolo xv Andrea Riccio Signore
dell* isola, la quale fu già abitata sin da
principio 9 per la fecondità del suolo, da
contadini che ci avevano delle casuccie,
ma aumentatisi mano mano sino a circa
2000, bisognò istituirsi una chiesa parroc-
chiale sotto il titolo dcirimmacolata Con-
cezione con un curato sotto il Vescovo di
Hazzara, ed il formatosi paese fu decorato
dagli onori di marchesato. Spicca Fatth
gnana per la fertilità dei campi e la copia
delle acque, è grandemente idonea perciò
alla cultura, anzi afferma Orlandino cosi
dirsi dai venti favonii (Zefiro) , che cagio-
nano la fecondità delle terre. Nutre con
pingui pascoli le greggie, coltiva alveari, e
quindi produce saporito cacio e gratissimo
mele , dal che si ritrae guadagno per
le vicinanze della Sicilia sino a Palermo.
Presenta abbondante caccia di cervi e di
conìgli e gode finalmente di mar pescoso
ed abbondante principalmente in gamberi,
locuste (pescej^ cancri, e molli generi di
testacei; è nominata principalmente per la
pesca dei tonni.
È celebre per V antica strage dei Carta-
ginesi e la vittoria dei Romani ; in niun
modo però combina col vero che sia stata
la Capraria mentovata da Omero, famosa
per le fiabe del gigante Polifemo e di Ulisse,
come afferma Cluverio; imperocché senza
alcun dubbio è a stabilire sotto l'Etna la
sede di Polifemo, il che Carrera nelle He*
morie su Catania , ed io altrove mostrai.
Ad un angolo deir isola verso mezzogior-
no eludono di quando in quando gli occhi
dello spettatore varie meteore nell'aria,
imperciocché stimasi vedere delle flotte
accorrenti, eserciti che vengono a batta-
glia , ed innumerevoli figure di animali ,
la causa di che lasciando in discussione ai
filosofi, passo ai Signori dell* isola. Palme-
rio Abaie da Trapani sotto 1* imperio degli
5G
SvcTì, 'C di Favognana, lasciò credi ,
i I i: Quinci sotto Ludovico vien men-
tovai rtto, che valorosamente operò
np.i no , ed altri sino ai tempi
i ullimo dei quali fu Mccolò,
liuola Allegranza moglie di
i moncada , conseguendo i dritti
ti oi, riccvcllell per bcnefìcenza del me*
e mo Re nel 13'J2 ; mn non molto dopo
ritornò Facognana al regio Demanio, fal-
lito Matteo il sacramento; quinci nel Par-
lamento, celebralo in Siracusa nel 139S, vie-
ne essa collo altre registrata. Fu concessa
dopo sede anni a Luigi di CarisHmo, la
di cui erede e figliuola porlolla in dote a
Benedetto Imo Riccio Inquisitore dei mi-
sfatti in Trapani, da cui passò ai suoi suc-
cessori, tra i quali si fa meazìone di Àii'
drea primo fondatore del castello nell'iso-
In nel Ii98. nel lj90 era sotto i Fitingeri,
imperocché si diedero 120 onze annuali a
Giovati Francesco Riccio, toltogli il domi-
nio dell'isola. Mella metà dello scorso se-
colo fu soggetta collo altre del medesimo
tratto a Giacomo Brignoni genovese. Com-
prollu (innlmenle nel 1651 Angeto Palla-
vicino genovese anch'egli, ed ottenne ul-
timamente il titola di Marebese Giovanni
Luca Patlavicino pronipote di Angelo. Sta
Favognana in 37" 5' di long., in 38° di
lat. (I).
(I) L'isola Favignana eoitUuifce oggi un capo-
cìrcDDdario di lem cUue in provÌDcla dislretto
e diami di Trapani, da cui dieta ta m., e 60 da
Palermo. ContBTa net 1798 uoa popolazione di 8030
ahiUnii, di 3<i78 nel ISSI e Goalmenle di 1383
nello acorcio dei Ihbì. Se ne estcode il territorio
in h1. 1303, g&l, delie quali, dÌTidendo io culture.
K.sei iu giardini. t6,ìì0 io orti semplici, eie,
033 ia aemÌDatoriì icmplici , 51«,I10 in patcoli,
IT ,£39 in vigooli «empiici. S4,aal io Gcheli d' in-
di*, t ti. i31 in terreni iiuprodullivi, 0,330 in luoli
di case campealii. L'aria è buona, come anche I ac-
qua abliondanle. che ricavali dai poni e dalle
ciilerae. Ci tiaono varie grolle delle quali poche
coD lUlliiLiii, ma fovracaricbe le «tire di info.
FHTOin. Lai. Fabula (V. S.)
Cerone Re di .Siracusa, costituito e
a grandi spese dinanzi le mara d
desima ciltti; detto dai Greci htsc
di da Mirabella MitoiiB. Ne fn i
Ateneo nel lib. ìì da Sileno Calai
pò i di cui esemplari incorse il
Gelone per quel di Cerone, che I
fondatore dell' orlo. Quivi il Un
dicava gli alTari del popolo: laofi
Giacomo Avcrcampi» aver preso
nome dalla confabulazione.
FÉ
Felice. Lat. Felix. Sic. Filici
Torre di guardia che sorge Ira le
fiume (Ielle Canne sulto Siculiana e
Gariòici.
Femlne (l>oIa delle). Lai. Fi
Isula di li Fimmini (V. M.) i»l
sono di Carini, un tempo Iccarì dH
porto di Cullo. Sta a 100 passi (
lido, e si ha una torre d'ispeiioM
vaio poggio, colla f]unle sono casU
asili. Scrivono il BunCglio ed il *
dopo il Valguarncra , esservi stai
lica famosa Hozia, ed aITcrma il v
mancre una via subaquanea dal co
all'isola, ossia un istmo, di cui fan a
gli scrittori per Moiia. Ruderi, fi
di mattoni, avanzi di doccionati ri i
esser quivi sorla un tempo cilli i
gare; ed altri sono persuasi, dopo
raccolse il Cluverìo, che siano sUI
Le pietre tono generalmente di naUr
ed il Signor Ortolani conte*» averti t
farina foHile di Wallcrio. E fertile it 1
B nella stale vi è iu allWili ta pMM <
SpcsM accade nella calma d«ì «enti •
■t molto noto fenomeno della Fata UMp
pi^ vario e gajo che noi laot «wen M
di Uesiioa. L'iiola di Fatifoana i k«I
in luogo di esilio ai colpevoli conlMH
ciò popolala in gran parte da genie ul
forte di S. Calerin) è poti» un Tftefri
443
FÉ
d io vorrò a suo luogo colle ra-
i Cascino, su Hozia ed il di lei sito,
iensi risola colla tonnara alla chiesa
reale, ma per concessione degli Ar-
ri possiedela oggi il Conte di Capaci
i soggezione dell* ArcivescoYO.
Ida Moncada. Lat. Phoenicia Mon-
Jic. Terranova (V, D.) Paese. Avendo
(9 devastato grincendii dell'Etna
M> situato verso Libeccio alle radici
Ite, si scelsero gli abitanti un piano
icosto da Talcorrente, dove novello
mimarono, e diedergli tal nome
a risorto dall* incendio come una
e dal Barone Raimondo GugUelmo
la. Ha conquassato da un tremuoto
^3, lasciato alTatto deserto per Tin-
ie deiraria, non mostra che ruine
ubblica regia via tra Catania e Pa-
I che perciò dice il volgo Terranova.
t»Lat. Pfierai(y. M.) Torre anlichis-
A dai primi abitatori in guardia della
Palermo^ e di cui rimanevano vestigia
il novello convento di S. Giovanni
Sotto questa torre era la porta
t<. Vedi Bayeh.
Ilnanda (Isola) (1).
d fu appellala l'isola volcanica torta nel
1 1831 rimpetto Sciacca, e precisamente
ienominato dal Signor Smith nel suo At-
meo Nerita. Erane irregolare la cinta , e
srrayasi non essere altro le parti premi-
le Torlo irregolare di una immensa e
onda voragine. La cinta superiore delTorlo
Levante, di lotte era la più alta, e se ne
.*altexza sol livello del mare dal Signor
I che di presenta 1* osservò, di 60 piedi
Meno elevato però e più basso verso po*
I r orlo settentrionale del cratere, e por-
iistintissime prominenze coniche ai due
ini; bassissimo verso mezzogiorno^ ed ap-
ngoevasi quel di ponente. L'intero dia-
l*iioUi, preso nella direzione di oriente
ite, si calcolava di 800 piedi francesi, di
no della voragine, e non meno di no
^lio il ciTcnito di tolta la prominenza,
nata la massa di scorie nere« lapilli e
FÉ
Feria. Lat. Ferula. Sic. Ferra (V. N.)
Paese che sorge verso il fiume Anapo, nel
fianco di un colle ad un m. da Cassare e
a 24 da Siracusa, sovrastato^ non lungi, dal
monte di S. Venera; dicelo recente il Fa-
zello, ma antico il vantano gli abitanti ad-
ditando grotte ed antiche abitazioni fornite
di sacre immagini di greco stile, ed una
celebre sulle altre per la dimora della V.
S. Sofia, non che cel dimostrano dei se-
polcreti tagliati nel sasso, che attestano es-
ser quivi stata qualche città prima dei Sa-
raceni, riabilata dai Longobardi al tempo
dei Normanni, e cui diedero il moderno nome
di Feria. Stette a lungo in terreno declive
verso Austro con muniUssima rocca, e va con
quelle terre, che nella tregua coi Francesi,
stavan per Federico. Tutto nondimeno mi-
nò il paese pel tremuoto del 1693^ che
come sufficientemente conoscesi, con gran
violenza scosse la valle di Roto, dal quale
tempo prese a ristorarsi in adeguato ter-
reno verso la medesima parte meridionale
non lungi dall' antica, ed oggi sorge non
ignobile, perciocché ritrae la forma di un* a*
quila e di una croce, divisa per una retta
ampia e lunga via appellata del Corso, per
la quale estendesi in lungo, verso il di cui
ingresso è una piazza, e nel centro ima fonte
di acque saluberrime a comodo pubblico.
Quinci la maggiore Chiesa parrocchiale di
buona costruzione sorge verso Oriente sa-
cra a S. Giacomo Apostolo , ritenuto Tan-
tico nome con proprio Sacerdote decorato
del titolo di beneficiale, coadjutori che
apprestano opera a conferire i sacramenti,
grosse ceneri, ni vi si scorgevano» in parte alcuna,
vestigia di corrente di lava ; ripide ne erano le
falde. Vomitava giganteschi globi di forno bian-
chissimo, scorie, nera cenere, lapilli^ qualche volta
acqua fangosa, ma lava non mai. Negli ultimi
giorni di agosto mancò di forza V eruzione ,
cessò in settembre, venne meno il fumo in ottobre,
si estinse del tutto in novembre ; in dicembre
r isola era sparita ed il mare riacquistava lo spt-
lio occupato dalla vulcanica materia.
•^#
444
FÉ
ed altri cbiesiastiei ehe intendono tosteme
^ uflBeii divini. Di là si ammira il eospicoo
tempio di S. Sebastiano Mari, primario pa-
trono degli abitanti, e ebe sperasi in breve
venir decorato di on collegio^ di canonici
istìtoito per somme di Yarii fedeli; vi ba
però un coro cbiesiastico al cotidiaiio
divino servizio, vi si conserva per indulto
del R. Pontefice sin dal 1660 il divinis-
Simo sacramento dell* Eucaristia , si vene-
rano molte reUqiùe di santi, e va adomo
di marmorea statua del S. Martire, magni-
ficamente lavorata e mentovata particolar-
mente dal Pirri. Si ha memoria di questa
Cbiesa dal 1481 per Dalmatfo da S. Dio-
nisio governatore della Chiesa di Siracusa.
àUre cinque minori Chiese fomentano in
farli luoghi la fede negli abitanti ; fra le
quali quella di S. Caterina Verg. e Hart.
con un monte di pietà ed un ospedale.
Trai monaci dice antichissimi il Pirri i frati
carmelitani, ed a buon dritto, imperocché
Lezana fa memoria del loro concento di
Feria « e protrasse gii annali dell'ordine
sino al 1400 soltanto; mancarono però
travagliati dalla scarsezza; nondimeno ye-
desi costruita sotto il titolo del Carmelo, da
pochi anni, una Chiesa non lungi dalla piaz-
za. I minori Conventuali abitavano fuori le
jnura il convento di S. Maria di Gesù, in-
grandilo dalla Regina Bianca; imperocché
era di costei confessore F. Antonio Milone
chiarissimo per iscienza e virtù, di cui di-
remo più In basso. Succedettero a questi
i Min. Rsformali nel 1628, per industria dei
quali si ripararono gli edifizii crollali pel
tremuoto, e toccano oggi Torlo della cillà.
Abitano anche i Cappuccini del medesimo
ordine, tralasciali dal Pirri, un luogo adat-
tissimo airisUtuto fuori il paese sin dal
1S79. IVel vicino lerrilorio di S. Martino era
un tempo il priorato sotto titolo di S. Gre-
gorio dei membri di S. Spirito in Sassia ,
del di cui tempio nei ruderi osservansi
ì segnali della sacr,a unzione, e non lievi
afanti di estollo maraioveo stpolero. la
anticbi tempi ma feudmeota fl MoontBii
destinato alle saare ^n^M, sono II ptf»'
dnio di S. Roeeo e 41 8. Benedette AMe,
di cui quelle esservuo b tegoln; fai^ciie*
che cestiva nel prfmer^ éA aeeoli n,
e vi trassero refi^osaamMe ij^arai, h ma
tempi, molte mafirone t^^mtìm di
n paese d ha alaaiaia propria, dal
farla che nafce in teitanta adaraa di MI
Mazzieri precedoaoil miqciatffaiaaiiaaBlMll
eletto ad arbitrio del Barone a dia si ìà
Tcnevoie palagio nella piaiaa;
un tempo al prefetto dalla viiliiia
ciale di Lentini un eavaliM« a €5 IM^e
eomprendesi nella comarea di Raio. Mi
rimperator Carlo V ooslata, tastosatei
Fazello, di lll8 case; sotto Filippa ITii
I65S di 1078 case a 3»7« aniaie; mM
Pirri verso il medesimo teaspo di iSM
e 5132 cittadini ; in questo noslia
(svin), 723 case 2408 anima; a daT
registro 30U. Seda in 38* ifi lem.
37* di lat. Angusto ne è il territorio
Mezzogiorno di S. Martino, ricco e
per fecondità; da Settentrione ed OeridttH
stanno intorno delle colline a varie caNai
dalla industria dei coloni disposte; Imii'
in esse delle grotte , delle quali ia
per volgar tradizione si nascose S. Séit
e vi scaturisce un ruscelletto di acque
gato a di lei preghiere^ Produconsl
devolmente le noci nella valle, per la
scorre Y Anapo mollo pescoso e deUt
Feria. Si celebrano come illustri sai
Feria , Antonio Milone ascrìtto dai
trai beati; Filippo Hineo deir Ordine
gli Osservanti e di vita candidissiaia;
naventura da Feria , splendido ia
e nelle sacre scienze , e Matteo Ossa
di cui meriti , dice il Pirri , si è
Iddio operar dei portenti; i corpi dd
Ione e del Cuso conservansi nella
di S. Maria di Gesù. Per grandejafi
trina Giuseppe Cassarino giurecoasall
g^j^tfi
A45
FÉ
imi, Patrono del Fisco della M. R.
lente Reggente d'Italia appo Ma-
nesco Salemi giudice della S. R. C.
» Failla peritissimi eziandio nel
quale Formica, Vincenzo Bartoli,
zo Dionisio, che nella diocesi so-
ie Yeci del VcscoYO di Siracusa;
rtoli Minore Riformato, e Giro-
zardi Cappuccino prestantissimi
è è a tacere di Gaspare Lanieri
>mmo valor dell* animo consegui
i ì gradi supremi della milizia.
0 a dir dei Baroni i quali oggi
si occupano il ulx posto nel brac-
de: il primo è Francesco Pal-
ei primi tempi dei Re Aragonesi
Feria; poiché non leggo se sotto
li GofTredo figliuolo di Ruggiero
cupato colla Contea di Ragusa,
quinci un sospetto se sia stata in
[> 0 non ancora fabbricata Feria
i. Dopo Pallavicino se l'ebbe
CentelleSy da cui passò a NiO'
[a, il quale prestò il sacramento
a Federico II per Giarratana ,
Sina , Murchella , Borgomagnino
idi; vìveva sotto Pietro II figliuolo
;o e presiedette al regno nel
ei seguenti; tenne eziandio in
ne Longi e Castanea. Nel 1375
irasi Feria a Pietro Giulio Ravi-
cui figliuola Maria, con per dote
ra, fu presa in moglie da Gio-
gona figliuolo di Blasco nel 1388.
lia degli Alngona dal Re Mar-
lielmo Raimondo di Montecateno
to di Feria nel i394. Di questa
me varie cose io lessi : Raimondo
reva Girgenti, quinci volendo Marti-
tarsi quella cillà, concessegli Feria
leni e paesi. Scrive il Barberi nel
) aver Raimondo prestato al me-
fi 2000 fiorini, ed aver rassegnalo
del Re risola di Malta , con
orzi, cavalli ed armi ad Artale
FÉ
Alagona acciò ritornato fosse al dovere.
Quinci Martino a rendere il prestito e com-
pensar di Malta Raimondo, gli concedette la
Contea di Agosta congiuntevi le Signorie di
Feria e di Sortine come membri della Con-
tea, per diplomi dati in Catania nel 15 feb-
braro del 1395, ma dopo due anni rivoltatosi
Raimondo, ne furono i beni incorporati al
fisco; ma riavuti poi in grazia i figliuoli di
lui , Matteo , Antonio e Giovanni, con tal
patto rese loro i possedimenti del padre,
che cedesse Agosta a Matteo , Adernò ad
Antonio^ Feria a Giovanni^ il quale ultimo
succedette al fratello Antonio morto senza
figliuoli, e cedendo egli eziandio al comune
destino, lasciò Signore di Feria Antonio
Perio secondogenito, da cui procedette An-
tonio PeriOy giovane che fu detto anche
Giovanni, dopo cui sostituito il figliuolo
Antonio Perio Ambrogio generato con Pe-
ruzza Girifalco, confermato dal Re Alfonso
nel 1453 : ebbesi questi in moglie Alvira
Cruyllas colla quale generò Giangiacomo e
Francesco, quegli ucciso dai nemici peri
senza prole maschile, quinci Francesco ot-
tenne Feria nel 1499 , e disse il giuro al
Re Ferdinando nel 1516, donde procedette
Gaspare Moncada, il di cui figliuolo Giro-
lamo nacque da Eleonora di Gardena, dal
quale e da Mattea Spadafora dei baroni
di Venetico sorse Cesare Alfonso che marito
a Giovanna Cardoneto con essa generò Isa*
bella, data poi in moglie ad Antonio Reque-
sens signore di Buscemi; unica figlia di co-
storo Anna, congiunta in matrimonio a Gith
seppe Rau impetrò nel 1625 il titolo di
marchesato dal Re Filippo IV; nacque da
essi Francesco , il quale contrasse nozze
con Cirilla Mastrilli dei Marchesi di Turtu-
reto, ed ebbesi ad erede il figliuolo Giu-
seppe II, il quale menata in moglie Isabella
Impellizzeri vide da lei Simone Rau, mari-
tatosi a Vincenza Vassallo, donde France-
sco consorte oggigiorno ad Angelica Arezzo,
che gode del solo titolo, imperocché nel 1718
essendo o} w itala Signoria da vari pesi, nò
in Torze essendo a pagarli, sborsatone i) prez-
zo, presela PiclroTarnllo da Palermo, Signore
dì Baida, e Duca di Miratila, che lolla in mo-
glie Cirilla Bau figliuola di Giuseppe, presiò
giurnmenlo per Feria. Da questi nacque
Francesco il quale divenula marito ad Eleo-
nora Olivcri duchessa di Acquaviva è in-
teso comunemente duca di Feria (1).
(1] Il comune di Feria è iltoalnicnle an capo-
circondtrìa di 3' cImib ìd proTincii dUlretlo e
diocesi di Nolo, da cui diiU SI m. non roUbilì.
quiDli BDcuri dal mare Jonio ubenec il più vicino,
nel punto precisameule dov'è loprannomiodo di
SiracuM, e &9 rolaliìli, fit non rotabili, da Palermo.
Vi ti cosimi un campoaanlo nel tsto all' eslreniilà
tnperiare del paese ed nnito propriamenle al
Couvento del Cappuccini. Venne comincialo nel
1S53 no trailo di ilrada rotabile comuiiatB di circa
Ire miglia, di cui gii un '/i di m. è adallo a ruo-
ta; assume principia dai piano cosi dello di S. Sla-
ria che prende questa deooaiinazione dall' antico
convento dei Biformsti Bollo titolo di S. Miriadi
Gmù , e perviene lino alla campagna nominata
Sarranìeri, che fa parte del territorio di Feria,
doude dovTÌ continuare per Gonginnger<>i al ter-
riloTÌo di Lentioi. Venne fondalo nel comune nel
ISiS con le norme generali del 1838 un monto
agrario per frumento di clie si presta non più di
una salma a persona, previo un garante tolviiiile
con alto pre«so il Conciliatore; è amministrato dal
Sindaco e da due deputali srclli annualmente dal-
l' Intendente, da cui dipendano. Duona uè è l'aria
e buona ed abbondaute l'acqua potabile che «i ba
da tonti e da cistenio. Al 1 di agosto vi ii apre
nn mercato per cooccssione del Uoverno sotto li
Si aprile 18S5, in bestiame tessuti ed altre merci,
e cbe dura T giorni. Estendeti il territorio in
III. lìOS.llo, delle quali, dividendo in calturo ,
7.SÌ8 in orli alberati. DO, 16S io teminatorii albe-
rati, 7ti,'':3 ÌD aeminatorii semplici, 180,113 in
pascoli, 141. l&i in vigneti semplici. ì,\Si in fi-
cheti d'India , 1,384 in colture miste, 53,878 in
terreni ìmprodotlivi. 0,433 in sooli dì case. Con-
lavasi nel 1798 una popolaiions di 3598 anime,
dì 383e net IB3t, e di 3953 nel fine del 185t.
Nel vicino monte di S. Martino sono delle grotte
incavate nella roccia e stame sepolcrali con varie
iicriiioni incise sai vivo sasso. Trovaoai nel tufo
bataltiM alquanti faaaili organici.
Feria (anm« di) Lai. iTuriui
Sic. Xiumi di Ferra (V.N.) AKrimei
de, cioè r Anapo, di cui dicenimi
bondanlc in pesca di saporite ang
troILe, nel lerrilorìo del paese da ci
il nome, e si stende per ben quali
verdeggiandone di platani eniranibi
Verino. Lai. FerlUum (V. D.
appartencntesi un tempo al moni
S. Placido, ina oggi rovinaU).
Ferreo ponte. Lai. Ferreugpm
t'niia un tempo le ripe del Crisa soli
Vedi Cri»a.
Ferro (Capo df). Lai. Caput ft
Capu di Fcrru (V. M.) Slendesi tra
a Lilibeo.
Fettina (V. K.) Casale nel terr
Caslrogiovanni. oggi ruioalo e di cu
moria in un diploma dell'Imperatori
Re di Sicilia del 1210.
Feltelno. Lai. Phetidnu» (V. D.j
appellata dal Fazello Facelmo o i
oggi ciucilo.
FI
Flcaida (V. M.) Casale apparle
nel 1320 a Gtoratint Calrello.
Flcailo. Lai. FieaUus. Sic. C<ai
Maria di Ficaddu (V. Pi.) È un luogi
spiaggia australe verso il Pachino,
una Cbicsa sacra alla Madonna. Ami
appresso le Toei del Tiume Busaìtioi
cui feci di sopra parola , molti ani
piccola terra che dicono gli ahilaoU F
dov'è un tempio molto cospicuo, ■
nato, sopra ì di cui ruderi sorge U<
di M. V. Il colle vicino a questi nidm
dendosi nel mare a guisa di proiiMi
appellasi volgarmente Cozzo di S.
di Ficallo, il di cui giogo era occq(
una rocca della quale e di altre moi
durano le ruine. Allo radici del coli
gnato dalle onde del mare sgorgu
vìvo sasso molle fouU di acque Me
447
FI
ìdesiina dìruta terra osservasi gran-
fonte, e quinci il Jitlorale e la con-
>pellata Ficallo, irrigata di fonti e
, giocondissima inoltre per la pesca
i caccia, presentano molte delizie.
ìggeita^ dice il Fazello, alle aeree
ni di cui facemmo parola nell'isola
'orrenti. Ignorasi però qual sia
mica città, sebbene il Haurolico
icallo dal nome attuale.
rmmmà. Lat. Ficaralium. Sic. Fica-
• M.) E un villaggio nel territorio
di Palermo, con una Chiesa par-
e sotto il titolo dell' Ascenzione del
, a 4 miglia dalla città, in regia via.
osservare il palazzo suburbano del
con sontuosa scala, mentovato dal
; le altre case circondano dai lati
ibitate da 19i anime. Fu un tempo
miglia La Grua^ poi passò ad altri
lente comprollo dai Teatini Luigi
Giardina di Gueguara e Lucchesi
e di S. Ninfa, che nominato Prin-
Ficarazzi nel 1733 generò il figliuolo
on Giulia Mass9, oggi Barone. Ren-
riguo e fecondissimo il terreno le
el medesimo nome, che scaricansi
e della Bagheria; è piantato in canne
lero, vigneti, oliveti, ed altre piante
d, e con grande bellezza vediamo
;giar di alberi la via che d' ivi mena
no. Compete al Principe il dritto
I, Ya soggetta la parrocchia al Mae-
pellano di Palermo. Sorge non lungi
re d'ispezione del medesimo nome
ùaggia, e ad un tiro di pietra è
\ detto della Bagheria o dei Fica-
i cui altrove diciamo (1).
coniane dei Ficarazzi comprendesi nella
I distretlo e diocesi di Palermo, da coi
Biglia circondario di Bagheria da cui 3
laggio denominato Ficarazzelli può dirsi
comnne, e si ha ona chiesa oltre la par-
di Ficarazzi. Gontavansi 1078 abitanti nel
i 1460 nel 1831» e 1577 nello fcorcio del
FI
FicarasBl (flimie di)* Tedi Bagheria
(fiiume di).
Fiearra. Lat id. Sic. id. (V. D.) Paese
non lungi dalla rocca di Brolo verso Mez-
zogiorno, il quale siede in un poggio di-
vìso dai letto del fiume Timeto appellato
altrimenti di Naso, dai territorio di questa
terra e da altri eziandio da un ruscello verso
Aquilone. Ha un* antica fortezza celebre dal
tempo dei Saraceni, rivolta verso Oriente e
Settentrione, ristorata ultimamente per ordi-
ne dell'attuale Signore di cui è nella piazza
un* elegante casa, volgarmente Palazzo. La
Chiesa maggiore sacra alla Vergine Annun-
ziata sorge sopra la piazza e vi è un'ima-
gine della Vergine coir Arcangelo in mar-
mo parlo , di esimio lavoro e di maravi-
gliosa bellezza, celebrata in cappella pro-
pria nei mese di agosto, e con festivo con-
corso, e con fiere, dagli abitanti, pei largiti
benefizi; si ha però eziandio in prima-
ria venerazione la inefiabile SS. Trinità
come antica tutelare del paese. Servo-
no a questa Chiesa principale un Arci-
prete, ed una communia di sacerdoti, cui
stan soggette altre sei filiali con delle con-
greghe. I Frati Osservanti di.S. Francesco
sotto il titolo di S. M. di Gesù dimorano
air orlo del paese, fondati verso il secolo
XVII. Dicesi avere i Carmelitani abitato dal
1610 il convento sacro alla Vergine Dei-
para. Le monache, che professano gli isti-
tuti di S. Benedetto, abitano decentissimo
monastero molto vicino alla Chiesa maggiore.
Apresi finalmente una casa d* ospizio in
mantenimento dei poveri. Vgone Arcive-
scovo di Messina concedette un tempo al-
l'Archimandrita 1* abazia di \S. Angelo
185S. L*aria ne è poco buona e se ne estende il
territorio in sai. 174,950, delle quali, dividendo in
culture, 87,911 in giardini, 9,072 in caunelì, 18,
880 in seminatorii semplici « 4,800 in oliveti, 48,
605 in vigneti alberati, 74,461 in vigneti semplici
3,541 in ficheti d* India , 0,880 in suoli di case.
Trovansi nei dintorni diaspri e marmi bellissimi.
44S
n
di Fiearra d^' Ordina ^ S. Basitio, sotto
titolo di Harla di Moota di Dio. Contavaiisi
nel paese mUo rimperalon Carlo SOO case
« (691 anime Terso 11 fine del secolo; nel
Wi% segnan»^ 680 case, 2620 abitanti; al
.DOSlro lampo nel i713 vedonsi nel registro
eoa Brolo 381 case, f42iabi(anQ, nlliina-
mente 1967. Si appartiene alla parrocctiia
di Messina, quinci un Vicàrio dell' Arcire-
tooTO ed un Tisitalore invigiluio al regola-
mento del Clero. Biconoscono i paesani la
comarca di Patti , e l' istruttore della me'
deaima cillà, cui somministrafano 30 fanti,
e 6 caTalli- fiode il Barone del titolo di
marchesato, eserdta il dritto di spada, siede
jl primo posto nel Parlamento nel braccio
luronale, e seg^a i magistrali- Corrisponde
n silo in 38' 30* di long., in 38° 15' di lai.
È aentOTato il territorio per la ferlilili, e
produce principalmente mori ed ulivi, e reso
irriguo per vari ruscelli corrisponde all' in-
dnslria dei coloni. È illaslre trai cittadini
di Fiearra Francesco dei Min. Osservanti,
cbe fiori Deflnitore della romana Congrega-
aione di tulio l'ordine; erroneamente giu-
dica ireiio sulla fondazione di questo paese,
dicendolo di recente origine, imperocché la
rocca, come alTermai, ascrivcsi ai Saraceni;
nel 1198 lien mentovala Fiearra nel regi-
- atro delia diocesi di Messina; e si ha soggetta
ai Borgomastri sollo il regime degli Sveti.
Imperocché Guglielmo Amico accetto al-
l' Imperatore Federico pel valor militare, e
da lui inviato Ifunzlo per la pace al Sol-
dano, consegui Fiearra che perdette sotto
Corrado; ne era moglie MactUda Seaklta
la quale per beneficio dì Carlo d' Angiò ot-
lenne i possedimenti del marito già morto,
ed unita in seconde nozze ad Àlaimo di
fenltnt valse moltissimo sotto Pietro per
ricchezze ed autorità, imperocché Alaimo
aveva coi primi congiurato contro i Fran-
cesi: dopo la morte dì Maealda e di Alaimo
ottenne Fiearra Ruggiero Lauria. Non è però
Terisimlle cbe a costui sia sialo dovuto come
erede di Guglielmo, imperocché rAragontie
Lauria nessuna parentela o affimlfi polr»
aversi collo Svevo Amico. II tauria adun-
que se r el)bc in dono dal Re tiiiicomo ,
e lasciollo alla sorella sposala a Comdt
di Lancia cancelliere del re^no e Siguorc
di Longi e dì Caslanca; a questi sotlfjiró
Perrucchio donde del censo di Fcdenco
nominasi Blasco Barone di HongeUoo, Un-
gi, Galali, e Fiearra. Perrucc/iio tt vSfX
l'animo del Re Marlino, e decadde evi l-
gliuolo Corrado, dai beni che Tennero nò-
ceduti dal medesimo prtedpe a lafcfc
meo Arcana ; ma pai ftanme «>lraBÉi it
ceTOli in grafia nel ISM. Comi» fM
dopo 44 anni si ref^tatn fr« gli aliti la>
todì soggetto alla Curia; nTrfMmM Hr^
fuecAfo III marilo i Hai^beriln di IMhi^
cui sellentri jl fralelle Folore, doade Al-
gUetmo Raimondo, 1) quale sena pnla,ki-
sferi anche 1 saoi drilli ael baleila JhM^
i di cui figliuoli e nipoti sIm a FfMàtfK
Unea diretla rifulsero stipiti dalla M^
Lancia. Fabrtsio n«l I6M fa detto fria
Marchese di Fiearra par od rescritto dlK
lìppo IV, e da lui venne Franeeaco uaMfe
sacri vincoli con Agata Ansatone, il qatleaa
ebbesi prole, e perciò il fratello Jattato
meritò il titolo, e divenuto erede, paa'
Giuseppe, Duca di Brolo, padre a Gintmt
vivente oggigiorno ; ma Fiearra rieoaiMi
nel 1737 il dominio di Pietro napoli Priac^
di Resuttana, e poi Ignazio Vfoeensa iW
Marchese di Longarino, sborsato il fttmi
liancia , presela nel aeguenle anno (!)■
(1) Ficam è vn comaiia ia yroriBÙi ht^ ■,
(ina di cui diita 6T m., diitrello « dMcwdi'' ■
doDde IT, circondino di S. Aagdo di ti^l»'~
10 m. CoiDprnidMÌ it IWTÌtono ia nU •1I,A ^
delle quali diviie io callora, t,8M in |ÌMd'
eot in caoDeli IS.SIS in gélwti, M.Slt ■ N* ■
nalorii allierati, ISS.SM in eeninaloro Ma|Ìk
ISt.OSO )B piicoli, »6,1U in oUveti, t.SUÌi*
gneli alberati, S4,88< in vignali wplÌHi iW
in cailagneli, S,Ot> in Mcci^eti, U,ìIIìbI»
tMt«, 0,W> ÌB IDOU ^ CSM. U HanMT C«
A49
FI
M (Vom del), lat. Ficué iurriè.
Tutti di la ficu (V. N.) nel seno Me-
O9 oggi di Agosta, in custodia del lit*
5. Vi è una fonte del medesimo nome^
asa suburbana del collegio di Siracusa
appartiene l'amplissimo territorio, ed
bettola.
co [Wontm del). Lat. Ficus fon$. Sic.
iva di la Ficu (V. If.) Sorgente del flu-
laulo appresso Giarratana.
ea-(iraue del), hai. Ficus vallis. Sic.
i di la Ficu (V. M.) Valle tra Ambleri
arta monti del territorio di Palermo ,
tre colline annesse verso Austro; sten-
por sino al Parco, ed apre una via nel-
)mo.
eo d*iiidla (Torre deUa). Lat. Fi-
^ndiae Turris. Sic. Turri di la ficu
lia (V. M.) Vedi Mondello.
emwmsu (1).
ladeiflo (S). Lat. S. Philadelphus. Sic.
ateddu (V.D.) Paese congiunto ai colli
ovrastano il littorale aquilonare della
I a 3 miglia, tra il fiume Furiano e
arino, il Chida degli antichi, quantun-
ra entrambi scorrane un altro appel-
lali'/n^oniio, e sia incerto agli scrit-
inora quale dei primi due siasi stato
ida. Attestano alcuni, dagli avanzi dol-
ca Alunzio che osservansi non lungi
olle, essersi formato S. Filadelfio, il
d ogni costo sostengono gli abitanti.
Udo di sopra io di ciò, dissi essere in-
I ancor la cosa, imperocché altri sta-
gno Alunzio a S. Marco. Osservansi
fltporUziooe cootiste io olio, leU e fratli
L*arìa tie èBaoa. GonUvansi 1S96 abiUDti
W, poi 1982 nel issi e finalmeote dt aS75
M del 1S50.
M Ficozza è OD TÌUaggio presso il monte Bus*
ira eoo 00 regal palazzo soborb&no fattovi
ira dal Re Francesco l, e cinto di boschi ab-
iti di cacciagione che formaya il principal
del soTrano, il quale yi Istìtol ona fiera dai
15 maggfo per la festività di S. Isidoro
a.
FI
per fermo, come avvisai, nel colle vicino,
ruderi di non piccola terra, che confesso,
costituita altrove Alunzio, ignorare a che si
appartengano. Tra questi si ha una lapide
nel muro occidentale della Chiesa che di«
cesi essere stata un tempo Abazia dell' or-
dine di S- Basilio, con questa iscrizione:
OAAMO:ie AN AFONA lEPAI^IOT MB ETEPPE-
:ièiAX ENEKEN BEOU^ uAXi. cioè: Popu-
lus Domum Hiertisii Benefica Ergo IHis
Omnibus. Ed anche in angolo d* una cap-
pella della Chiesa parrocchiale di S. Rie-
colò , nel paese, è un' altra lapide colla
scritta ^o:9^inoAi:i^ , la quale fu trasferita
dal colle vicino, a voler trasandare delle
lucerne, dei vasi, dei mattoni, e di altri
oggetti siffatti, che presentano certi indizi!
di antica abitazione, sebbene nulla affatto
particolarmente dinotino di Alunzio. Impe-
rocché le altre cose, che volgarmente si
adducono sulle ossa dei giganti, sopra Tnrìo
fondatore, sulla vicina città di Vascona, non
sono che sogni del volgo, né voglio trattener-
mi a notarle. Del resto il sito di S. Filadelfio
è declive verso Austro, Occidente ed Oriente,
imperocché da settentrione sorgeva nel-
Talto un* antica rocca , magnifica un tem-
po, oggi nota dagli avanzi; in un poggio
verso Occidente è la Chiesa maggiore de-
corata del titolo di Maria Assunta, in altro
ad Oriente la Chiesa parrocchiale di S. Nic-
colò che emula la prima pel luogo primario
e r antichità della fondazione ; entrambe
sono frequentate da Clero a se, e sotto Par-
roco proprio, che ne intendono gareggiando
con pia emulazione ai divini ufBcii, e nella
prima che é la sede dell' Arciprete, ornata
di doppio ordine di colonne, dicesi conser-
varsi con somma venerazione 0 in tutto 0
in parte i corpi dei SS. Alfio, Filadelfio e
Cirino , che tuttavia i Leontini affermano
ostinatamente essere appo loro interi; sono
i primarii patroni degli abitanti, ed affer-
mano esser venuto il nome volgare al paese
dai Santi fratelli, cambiato poi in S. fila**
57
450
FI
Helfio, ed in S. Fratello. Sotto la Chiesa
di S. Maria an elegante Monastero acco-
glie le sacre vergini intente alla esatta cu-
stodia degr istituii dell* Ordine diS. Bene-
detto. Verso settenlrione fuori le mura ò
il convento dei Min. Riformati detto di S.
Maria di Gesii e di S. Antonino , che co-
nosce r origine dal 1616. Erano, secondo
la tradizione, i conventi di S • Domenico e
di S. Francesco del terz* ordine, ma ne
avanzano appena ruine. Tra le Chiese fi-
liali r antica dei 10000 Martiri era soggetta
alla Basilica Latcrancnse; sacerdoti desti-
nali vi amministrano i sacramenti come
anche in S. Giovanni presso i RiformaU;
altra sotto gli auspicii del SS. Crocifisso di
figura ottogona sorge ammirabile per le fab-
briche e per gli ornati; nella casa degli
Eremili dei SS. Fratelli rimangono delle
nicchie, nelle quali attestano aver deposto
S. Tecla i beati loro corpi.
Si ha il paese stemma proprio, cioè una
aquila nel di cui petto è una fascia col motto
Spero. È sede di un Istruttore della mili-
zia indigena, qual carica esercita il Barone
che scegliesi un Legalo. Gode del mero e
misto impero o deir assoluto drillo di armi,
e comprendesi nella comarca di Mìslretla.
Si ha cura delle cose sacre un Vicario del-
l'Arcifescovo di Messina. Sorveglia al ci-
vile il Magistrato , assegnalo annualmente
dal Barone. Il registro fallo sotto Carlo V
recava G36 case, e nel 1595 eran 2300
anime; nel 1652 le case 950 e 3419 abi-
tanti, nel 1713 le case 858 e i cittadini
3236, che ultimamente 3613. Nel sottopo-
sto lido detto dalle Acque dolci sorge T am-
pio turrito palazzo del Barone con artiglie-
rie, ed umili case air intorno. L'esteso ter-
ritorio è fertile, ameno, e ricco di biade,
seta, olio, vino, ortaggi e fruiti, nò sottostà
ad alcun altro, adattissimo parimenli alla
caccia. È S. Filadelfio, né erroneamente,
una delle colonie di Lombardi addotte dal
Conte Ruggiero, il che ci mostra chiara-
n
mente il linguaggio degli abitanti, 0 pib
oscuro degli altri dalla medesima gente ia
Sicilia stabiliti. Fiorì il paese sino ai no*
stri tempi, ma ultimamente nel 1734 dopo
non poca pioggia in molti jogeri sprofoii-
dando il suolo, quasi una metà Terso po-
nente ne trasse in roina , ed aprendosi la
terra, assorta quasi in metà la parrocdua
slessa di S. Maria, perì con gran perdili,
ed in luogo più opportuno prese a rilkb-
bricarsi. Sta in 38"" IO' di lat. ed in qmsi
uguale long.
Non ritroviamo, sotto il dominio di coi
sia stato S. FiladelGo al tempo dei nor-
manni e nei primi anni degli Aragonesi.
Sotto Federico III se V ebbe la famiglia Ara-
gona, ma essendo mancato al dovere Fui-
dguerra figliuolo di Federico Aragima,
perdette le signorie, che diede il medesino
Prence ad Oliveri di Meèàina , cui sa€c^
delle Enrico Rumo, che divenne fellone
anch' egli verso la fine del secolo xv: quind
nel censo di Martino del 1408 noroinaTaa
Barone della terra e del castello dì 5. Fir
ladelfio, Angeloiio di Lare(mi i di cui tné
se ne dicono padroni sino allo scorso s^
colo XVII. Appo Barberi che reca in lungo
la serie , notasi ultimo Antonio Larcw^
Chiese sotto Alfonso il paese di essere aicriilo
al Demanio, ma ne fu rigettata la domanda;
novellamente pregoUo sotto Ferdinando oa
invano. Il censo del 1593 reca Signori i
Larcan de Soto come anche Sancella oel
1628. Giuseppe Lucchesi divenuto Marcb^t
di Delia, come erede della zia Giulia Spor
tafora e Larcan conseguilo S. Filoddf^
nel 1639, lasciollo ai figliuoli Gaipartt
Pietro, dei quali quegli morì senza prok.
celibe Pietro chiamò in successione ia sorel-
la Giulia, che unita in matrimonio a I^icttM
Antonio Lucchesi gli partorì Anna Mcf^
moglie a Ferdinando Gratiìia Principe^
Palagonia, da cui Ignazio Sebastiano padre
di Ferdinando //, il quale vive Barone di?-
Filadelfio e siede il iv posto nel Parlancil'
I
451
n
ini illustri: — Il B. Benedetto co-
ato il nero dal colore del suo volto,
.0 tuttavia per candore di animo e
limi; abitò in prima nell* eremo, poi
lori Riformati, e splendette dotato di
virtù, e fu onorato da Dio di maravi-
^rodigii in vita ed in morte; ne sono
ati per le stampe i fatti, e recati in
ipia appo il Tognoleto; il quale en-
eziandio le vergini Brigida Car-
ed Alessia Steccato, seguaci del me-
istiluto, che fiorirono nello scorso
per innocenza di vita ed esempii di
igolare; non che Serafino Definitore
e del medesimo Ordine chiarissimo
^bilà. Celebransi nella Bibliot. Sicola
)menico Candela della Comp. di G.,
Teologo e Predicatore, che resse la
ia, pubblicò dei libri sulla Verginità;
in Catania nel 1606 con gran fama
là ; e Giuseppe Cigola della mede-
)mp. sommo Oratore Evangelico; le-
Sicilia alle romane radunanze ; e
so finalmente alla reggenza della
ia pubblicò le suo orazioni quare-
[>redjcate per 4 lustri (1).
ppo («•) Lat. S. Philippus. Sic. S.
(V. N.) Valle nel territorio di Ho-
)Ye sono innumerevoli grotte in abi-
degli antichi, e si osservano a?anzi
zii e frammenti .di colonne, vestigia
oggi a noi ignota.
:gi S. FìUdelfio è OD capo-circondario di
itse in provincia dì Messina da coi dista
distretto di liistrettà donde S7, e diocesi
. Se ne estende il territorio in sai. 45i6«
ileqnali 84,866 in giardini, St,713 in orti
, 0,334 in canneti^ 1473,415 in semina-
iplici, S13S,124 in pascoli, 121,500 in oli-
i.060 in vigneti semplici, 8^611 in ficheti
600,631 in boscate, 2,143 in suoli di case,
laggior commercio di esportazione consiste
I, olio e cacio poiché il territorio è ober-
ì in pastore. L'aria ne è non buona. Vi
iva nel 1798 una popolazione di 4124
di 5895 nel 1831 e Qualmente di 2275
>rcio del 1750.
FI
Filippo («•) Lai. S. Philippus. Sic- Jaci
S. FiUppu (V. D) Municipio di Aci : Tedi
Ad S. Filippo.
Filippo (••) Lat. S. Philippus (V. D.)
CasaloUo; piccolo villaggio dei municipii
di Messina verso austro sopra Dromo con
sua parrocchia divisa da quella di S. Filippo
inferiore.
Filippo (fi.) di Frasaio. Lat. S.PAaif>-
pus de Fragalà. Sic. S. Fillppu di Frava-
là (V. D.) Vedi Fragalà.
FUippo (fs^> Lat. S Philippus Sic. S.
Fìlippu (V. D.) Piccola terra apparlenen-
tesi alla Parrocchia e Signoria di S. Lucia,
come un di lei casale; siede in un poggio
nella contrada di Milazzo con una Chiesa
sacra al medesimo Santo, dove pratica la
gente i sacramenti. Vi ha un antica Abazia
dello stesso nome dell* ordine di S- Basilio
tributaria al Re; ed era di essa decorato
nel 1760 il Sac Giambattista Yaccarìno Pa-
lermitano, che prolTerisce 1* ultimo voto nel
Parlamento nel braccio ecclesiastico; se ne
ascrive la fondazione al Conte Ruggiero;
affermano esservi mancati i monaci nel se-
colo XV ed essere stata approvata nel 1355.
Dista 5 m. verso Nord da S. Lucia.
Filippo d' ArgirO (S). Lat. Agyrium.
Sic. S. Filippud^Argirò (V. N.) Cosi detta
per la dimora e la tomba di quel santo ,
da altri Agira ed Argira. È delle città pili
antiche delibisele e sorge in un colle che
termina in cono. Dice Cluverio : ne è sì
antica V origine c/ie fu mentovata ira le
foKoolose imprese d'Ercole. Attribuiscesi ai
primi abitanti della Sicilia o almeno ai Si-
cani, ed in questo luogo attesta Diodoro
nel libro 4 che in magniGci sacriflzii ed in
feste dai superstiziosi Argiresi fu Ercole
qual nume onorato; e sebbene in nessun
luogo fosse stato a lui sacrificato, ebbesi
r onor del primo sacrifizio in Aggira; sono
sue parole: lo stesso Dio gli preconizzò la
sua divinità^ imperocché non lungi dalla
città in sassosa via vide come in cera im-
A52
FI
preèèe le orme dei suoi bovi; adunque per
esser grato di un tanto onore fattogli da-
gli abitanti, scavò presso la città una fossa
di quattro stadii di circuito formandone un
Iago che rese celebre pei suo nome e per le
orme ivi stampate dei bovi suoii innalzò un
tempio con un boschetto a Gerione, altro
celebre ai nipote Jola, ed il primo stabili
la sacra cerimonia che i fanciulli dalla pri-
ma età le loro chiome a Jola consacrassero;
la porta dove i sacriGzii gli si facevano fu
detta Erculea ed ivi in ogni anno celebra-
vansi dei giuochi ginnastici ed equestri. Da
ciò soggiunge Cluverìo: è dunque Aggira
una delle antichisiime città di Sicilia^
giacché dice la favola essere morio Er-
cole sul principio della guerra Trojana,
300 anni prima che i Greci le loro co-
lonie nelVisola trasportassero: giustamen-
te quindi rimprovera il Fazello dì aver det-
to essere slata APrTPO:^ appellala dai Greci
per Targento che ricavavasi dalle sue mi-
niere, poiché quel nome non dai Greci ma
dai primi suoi fondatori le venne, essendone
stata r origine assai più antica della tras-
migrazione dei Greci neU* isola. AfTerma poi
Diodoro che al suo tempo quei ciUadini
veneravano ancora con sommo rispetto il
bosco sacro a Gerione, osservando ancora
le cerimonie già stabilite per Jola; dice
egli: è tale la maestà e la santità di que-
sto tempio che coloro i quali non fan par-
te ai sacrifizii perdono la voce e come
esanimi divengono j e come prima sciol-
gono il voto dovuto sono novellamente
alla primiera sanità restituiti; il che noi
crediamo essere avvenuto per demoniaci
prestigli. Abbiamo oggi degli altri monumenti
di Ercole nelle antiche monete^ in cui oS'
servasi da una faccia il di lui capo, dal-
r altra la intera figura di lui ncll* atto che
tronca le teste deiridra Lernea colla clava^
e r epìgrafe ArrpiNAiiiN; una moneta pro-
dotta dal Paruta presenta Jola col capo gio-
vanile, e sotto di luì la pelle di un leone
FI
ed un cane che fa in brani un irco , eoa
medesima epigrafe. Vestigia di sorta non
rimangon di lago, di tempio, di bosco, di
palestra, di porta, dei quali si fa menziane
sopra da Diodoro, né gii autori assegnano il
luogo dove siano stati. Fazello tuttavia af-
ferma vedersi monumenii deW anUea eilià
in ingenti pietre quadrate^ in queUa eo»-
trada che dicesi oggigiorno Lombarii&t
dove eziandio ritrovansi allo spesso mondo
in bronzo, argento^ ed oro, ben conitle.
Sotto r impero dì Dionisio ed il domiiuo
ampio di già dei greci nella Sicilia, fa a
tiranno della nostra città del medesimo no-
me che essa, cioè il Principe Aggiri che
gran potenza si ebbe sugli altri piccoli lo
di Sicilia, imperocché doroinava tulli i
circostanti castelli, ed a non poche geni!
dettava le. sue leggi- Dopo di lui si fa mei-
zìone deir altro tiranno Apolloniade sca^
ciato dalla città pel valore del corintio Ti-
moleonte; quinci i cittadini resi liberi fr
ron donati di Siracusa ; Timoleonte stessi
assegnò 10000 coloni in Aggirio, poicU
amplissimo ne è il territorio , e singohre
r amenità della regione: e sebbene delle
minori città si fosse , tuttavia per U
sudetla copia dì biade, non che la foni
di nuovi coloni alla divisione dei campi,
ma sollevò in essa un teatro il pia beìk
di tutta Sicilia dopo Siracusa, e delubri
di numi, una curia con foro, torri mapù-
fiche, piramidi per mole ed esimio arlif*
ciò ammirabili, di tutto il che non rìmiai
oggi memoria, se non che ruderi iofonù
affatto. La fortezza poi stante nel più tilt
estremo, assai magnifica un tempo oggi r»-
vinata nel più, credesi opera dei Sancea
dallo eruditissimo Bonaventura Attardi, sel-
la Storia Patria; ne è però memoria ai lea-
pi del tiranno Aggiri: Diodoro nel lib. li*
Popolosissima era in quel tempo Agji^
talché conteneva non men di iOOtt oh
iadiniy anzi abbondante annona era f^
parata nella cUtà a latito mottilvM
453
n
ripMta nella rocca ingente èomma
laro^ che aveva guadagnalo Agiri
ecidio di ricchiéèimi eilladini. Già
ipo dei Romani secondo Tullio era
ed illustre il popolo di Aggira^ one-
Ue prime la cillà, ricca la gente,
i i proprietarii. Giusta Plinio eran gli
i trattati come i popoli del Lazio^ anzi
io altri diconsi donati dei privilegii
rioni. È ancora in questione se abbia-
^Tuto la fede Cristiana dai discepoli
apostoli, imperocché ci han di coloro
ttestano aver appreso S. Filippo la
la da S. Pietro, e da lui essere slato
0 in Sicilia; altri al secolo ▼ ripor-
a vocazione degli Aggiresi al Vangelo
;>era di S. Filippo, trai quali Euse-
rittore della vita di lui; ed i miracoli
J, talché visibilmente scacciò dalla
demoni, e le azioni, si da Atanasio
1 questo Eusebio discepolo di lui si
pubblicati; mori nella medesima citlà,
polto dai suoi nella grotta , e disse
laoi nelle YUe dei SS. SicMani es-
^rdurati sotto i Saraceni un monastero
la chiesa sotto gristituti di S. Basilio
liti da pii fedeli alla tomba del santo,
i Aggira prese da allora a chiamarsi
Jif>po. Scacciati i Saraceni, monaci
ettini abitarono il cenobio, che poi
bbesi in celebre Abazia suffraganea al
stero di S. Maria di Latina in Ceru-
me, e la città fu assegnata alla dio-
ici Vescovo di Catania.
losti cosi r origine ed il progresso di
I, acciò più propriamente al mio pro-
mi accosti, comincio dal sito na-
del colle. Il monte cui si appog-
;gira, dopo il fiume che ne prende
le dal territorio e sbocca nel Crièa ,
asi lievemente sol da Libeccio, arduo
»to, e finisce in una piramide, di cui
nmità é occupata da un antica turrita
Ea, da ogni parte tuttavia ruinosa, sotto
ale verso la parte medesima sono an-
FI
tichissime case di paesani colla parrocchia
di S. Maria Maggiore insignita di un col-
legio di canonici, e fu questa la prima chiesa
di Aggira dopo i Saraceni. Quinci verso
aquilone , come va inclinandosi il colle ,
estendonsi delle case con eleganti chiese
delle quali la primaria parrocchiale an-
tichissima e fornita di Canonici, sotto il ti-
tolo del S. Salvatore, sorge nel punto dove
riposa il corpo di S. Filippo Diacono mi-
nore; é poi r altra é parimenti antica di S.
Niccola di Mira, il di cui altare principale
é formato di varie scritte ma dimezzate la-
pidi e di altri antichi monumenti. Del re-
sto il prospetto di tutta la città é rivolto
verso libeccio e mezzogiorno dove é de-
clive la salita e non angusta pianura detta
Sobborgo, occupata dal celebre tempio di
S. Filippo, cui vicino erano gli edifizii de-
stinati un tempo per T Abbate e pei monaci,
or quasi deserti; é ammirabile per gli antichi
ornamenti, le colonne marmoree e 1* ampiez-
za , ed é fornito di campanile ; entrando
occorre a sinistra una grotta o una cella
ornata di scale e di balaustri di marmo dove
si compose un tempo il corpo di S. Filippo;
bavvi un'angusta cappella sostenuta da colon-
nette e che presenta l'antica semplicità; di
rimpetto, un pezzo di colonna sostiene il fon-
te dell* acqua battesimale, adomo del simula-
cro di Gerione e cavato dai ruderi della
antica città. Succede la cappella dove con*
servansi in un arco le reliquie del mede-
simo tutelare; le pitture degU altari intanto
contano un'antichità, tra le quali la prima-
ria é quella di S. Maria di Latina, qui tra-
sportata al tempo di Enrico VI Imperatore
e Re di Sicilia dal monastero di Gerusa-
lemme con altri ricordi di quella santa re-
gione da Facondo Abate; vi é anche l'an-
tica cappella di S. Agata con un quadro
mentovato dal Pirri. Furono surrogati ai mo-
naci i preti secolari nel 1630^ che intendono
agli ufficii divini sotto un Priore scelto dal-
l'Abate Commendatore, decorati del titolo
454
FI
« dello insegne di Canonici. Dissi io in gran
copia di questo monastero nello notizie mo-
nastiche della Sicilia, dove feci memoria
della serie degli Abati e degli uomini illu-
stri. Già le altre parrocchie sorgono per la
città; quella cioè di S. Antonio di Padova con
un collegio di Canonici con prospetto nuo-
vamente costruito e campanile nella pub-
blica piazza; quella di S. Margarita Vergine
famosa per la struttura, con collegio cano-
nico ed altre prerogative sotto la rocca ver-
so occidente nel centro stesso del paese;
quella di S. Pietro sotto la medesima for-
tezza e da essa non lungi, elegantissima,
nella quale il primo dei Sacerdoti e eletto
dal Re col tìtolo di vice-parroco; e final-
mente la chiesa di S. Antonio Abate dove
sei sacerdoti ornali anche d* insegne, pre-
stano quotidiano sacro servizio a Dio. Delle
case monastiche^ il convento di S. Agostino
sollevato nel 1512, e quel di monte Car-
melo verso il 1612 presso la Chiesa di S.
Slaria Maddalena, adornano la città per la
decente struttura; era un tempo una casa
di Agostiniani della sicola riforma eretta
nel 1627, ed oggi non è che un ospizio
del medesimo ordine. Nel sobborgo verso
austro occupa il poggio la chiesa di S. Ma-
ria degli Angeli dei minori del terz* ordine
unita al cenobio, e consacrata dal 1561;
poi dalla parte opposta sorge il Convento
dei minori Rirormali in S. Maria di Gesù
fondato dal 1620; verso la qual contrada
a mezzo miglio circa abitano anche i mi-
nori Cappuccini dal 1608 sotto T invocazione
di S. Maria della Grazia. Dei monasteri di
monache nel mezzo delia città, sono anti-
chissimi e sotto la regola benedettina, quel
di S. Maria della Raccomandata che ha
origine nel secolo xiii , e quello dedi-
cato sotto il Re Martino alla stessa Vergine
Annunziata; un terzo sullo grisliluti di S.
rrancesco od il lil(»lo di S. Chiara fu costi-
tuito nel ir>;n da Uoni<,'na Delfia nobile e
piissima donna nelle proprie case. Ci ha
n
finalmente on ospedale per gì' infèmu , e
la Chiesa di S. Giorgio sotto il potere dd-
r Abate di S. Michele di Troioa , eoe dd
Sacerdoti addetti. Inlonio poi a r^iae
chiesiastico un Vicario del VescoTO di Ci*
tania presiede a tutto il clero. A nessoM
delle chiese si dà il titolo di maggiore; 3
Patrono principale è S. Filippo, la di ari
festività celebrasi nel mese di aprile cm
somma pompa con celeberrime fiere per
quella contrada, e con grande eoneorso dd
vicinato. Formano il magistrato civile Ym-
quisitor dei delitti, 4 Giurati, ed 0 Sindaci,
dei quali oggi relezione si appartieie d
ministri della Camera Reginale^ ialpen^
che Argirò è una delle cioqoe dtlà desi-
nate ad essa. Porta per insegna on aqiOi
nel di cui petto è Tiroagine tutelare di S.
Filippo, va decorata del titolo di lntegN,
siede pel suo legato il xxxn posto id
Parlamento, si ha per benefizio delrIlBp^
rator Carlo V assoluto potere di ami, i
capo di comarca, era da gran tempo pf^
fettura della milizia provincialCi e soaai'
nistrava 14 cavalli e 131 fanti. Il regislit
statistico di Aggira del secolo xvi recò iNi
case, 7615 cittadini; nelfanno 1632 («'
taronsi 2193 case, 8291 abitanti; al oostn
tempo nel 1713 erau 1986 case, 738 abi-
tanli ed ultimamente 8106. Sta in 37' M'
di lat., in SS"" 10* di long. Ebbesi uolf»,^
pò proprii borgomastri: leggo poi nel lOH;
Guglielmo Malo Spalajo Signore del picx
aver dato al Monastero di Lipari le tl^dat
delle terre del monte Agirlo, e la Chiesa i
S.Filippo con terre e \ Ulani; il chcwi-
fermò il Conte Ruggiero in un diploma s^
guato neir anno medesimo. Poi Roberto T^
scovo di Catania concedendo o conrrncji'*
al Moìxaslero di S. Maria di Latina M
che nella villa di S. Filippo a ctó*
èlica giurisdizione èi appar/«ir«<*, W*
terìmo cioè^ ipomaiiy sepoUure m dti !►
lini cìie dei greci ^ tutte le decimt.^
la chiesa di S. Giovanni falla ctitir^
455
n
ùwmni di Roccaforte, e luUe le altre
» eccettua S. MartOj la eappella del
re della ViUa, e V oratorio di S.
\o appartenenteri ai figliuoli di Po-
di Pariei; eh* era allora dunque Si-
nella viUa di S. Filippo; ed il prìYilegio
iMrlo fu datato nel febbraro del 1 170.
no Lancia n nel parlamento tenuto
ietta nel 1256, nominato Conte del
palo di Salerno , e gran Maresciallo
Uà, fu accresciuto della contea di Bute-
lei paesi di Paterno e di S. Filippo.
nel 1268 fu priyato dei beni e do-
to col figliuolo Galeotto da Carlo
li, per odio verso il Re Corradìno
>nsanguineo. Sotto il medesimo Carlo,
da uno statuto altrove accennato del
»el castelli dell* isola nostra, per cui in
la deUa fortezza di S. Filippo destina-
uria ìm Milite castellano e 12 ajutan-
ere stata Argirò in dominio regio. Sotto
I di Aragona appartenevasi ad N.
Ues; nel dominio poi di Federico fi-
) di lui verso il 1320 dicesi Ferrario
Bttis soggetto nel. registro al Re per
o e il castello di OUveri; Fazello dice
» Ferrando Bello Catalano di stirpe, e
la volta si difese nella rocca di Aggira
^ercito di Enrico di Chiaramente nemi-
0 del Re Ludovico e dei Catalani : ecco le
1 dello storico: Con poco travaglio H
ì parimenti Aggira, i Chiararoontani^
qualche modo resiètette ai vincitori
iezzay perocché ne era prefetto Fer-
> BeUo Catalano di stirpe, che stretto
issimo sitOj e a tutta la città sovra-
ni talmente opprimeva con -sassi il
0 e gli resi cittadini, che abbando-
le case, furono costretti ad emigrar
^arte inferiore. Vinto finalmente per
ia di annona e di acqua, capitolò
beroinenle sen gisse coi suoi in Cor
, Persistette sotto i Chiaramontani per
0 anni e più, ma nel 1332 diessi al
Imo Re: poi novellamente si uni ai
FI
rubelli signori, e mandati quinci i cittadini,
ambasciatori in Catania, perdono imploran-
do, invitaron Ludovico a venire ad acco-
gliere la città , ed il principe vi assenti, e
nel novembre del 1354 colla suora Eufe-
mia, col fratello Federico, Blasco Alagona
e i suoi, sen venne .da Catania in Aggira,
dove persistette alquanti giorni, e lasciato un
prefetto nella fortezza, mosse per Calascl-
betta. Bonaventura Attardi nella storia pa-
tria disse allora costituiti signori del paese
Conrado e Tommaso Spala fora, ma rin-
vengo io avere il Re Martino distrallo nel
1393 dal possedimento di Argirò Ariate Arar
gona: concessela il medesimo Principe al
suo famigliare Sancio Ruis de lAhori, e
dopo tre anni la conferì a Raimondo Aprile
che gli die* in cambio Sortine : ma nel re-
gistro del medesimo del 1408 appartene-
vasi Aggira air impero della Regina, onde
si diceva della camera reginale. Nel 1625
soffrendo il Re penuria di danaro per la
lunga guerra in Italia, comandò al suo Vi-
ceré che si vendessero alcune città dell* isola
tra le quali fu compresa Aggira; laonde en-
trarono in possedimento del paese nostro
Ottavio Centurione, Carlo Strada, e Vin-
cenzo Squarcia fico, genovesi: ma i cittadi-
ni, mutuandosi, offerirono 38000 aurei che
vennero pagati poi ai genovesi, onde ritor-
narono quelli ai dritti primieri: quindi fu
sancito ciò che molti anni prima erasi con-
fermato; che d* allora non più dal regio de-
manio Aggira si svellesse.
U territorio della città è feracissimo,
abbonda in oliveli, vigne, albereti fruttiferi,
e pascoli, e non sottostà ad altro della
Sicilia, quindi al tempo di Tullio sotto la
pretura di Verro erano 250 i proprielarii
(^roiore^ ricchissima ed ottima gente e del-
Tordine equestre che avevasi estesi campi ad
arare; cui dà tal nome Cicerone in più luo-
ghi : nò solo fa menzione del numero :
Aggira, ei dice^ città onesta di Sicilia
tra le prime, di ricca gente, e di sommi
456
!FI
proprielartt acanti la pretura di eoètui.
Nel medesimo lerrilorio ci ha rasura di oro,
argento e di altri minerali, e testimoni!
gli stessi abitanti, dopo le pioggie occor-
rono comunemente piccolissimi pezzetti di
questi metalli. Hi ebbi io in copia grani di
marcasita, che credono alcuni concrezioni di
zolfo, onde si argomenta esseryene miniere
nel territorio. Non manca intanto di acque
nelle alture; e verso le radici non lungi dalla
città ne erompono larghissime vene e ba-
stano ai coloni. Nel feudo di Lavanca è il
fonte di SalineUa le di cui acque scorrono
neirinverno, seccano e formansi in sale nella
state che raooogliesi indurito. Presenta dei
boschi e delle opache selve per caccio. A
tutto ciò alludono le imagini e i simboli
che sono improntati nelle antiche monete
di Aggira^ sebbene Avercampo nelle sue note
alle sicole monete, siccome osservasi in al-
cune il Minotauro, riportalo alle colonie dei
Rodii ma altri non inettamente a signiGcare
la fertilità del territorio: dicendo io adunque
di notarsi nelle tre col Minotauro nel rovescio
éduna faccia giovanile nel dinanzi,rindustria
dei coloni di Aggira, veggano gli eruditi se
posso mai cadere oggetto delle censure di A-
vercampo. Non fu sogno di alcuno aversi avuto
Aggira colli valori da Rodi; indicano già altre
monete di varie figure coniale^ la felicità
del territorio di Aggira , come , dal capo
di Giove Conservatore, secondo T epìgrafe
Enu^iinATPOT, ed il Jola irapìedi cioè il
nume della citta coronato dalla Vittoria, o
avente nelle mani il corno dei cacciatori
0 una cornucopia , un cane ai piedi , da
sezzo un cervo , ed un ramo , tutto il
che come notai si appartiene al territo-
rio. Non dissimuliamo potere anche notare
Ercole, ed il Toro colla faccia umana e la
cornucopia, poiché egli venuto a tenzone
con Acheloo mutatosi in toro, fendettegli un
corno , ed anche il pesce, il lago scavalo,
la palerà dei sacri misteri, e le cerimonie
in che Ercole ammaestrò i cittadini e vari
FI
altri simboli di varia e di incerta signii-
cazione : quinci conosco prendere altre vie
Seine, Paruta, ed Avercampo interpetri delle
siculo monete messi nondimeno in campo
le facili significazioni e come OTYie dall* Ai-
tardi usurpate nella soa storia patria, delti
quale dirò-
Gli uomini illustri che riconoscono a pa-
tria Aggira altri son celebri per la saalilà
della vita, altri per lettere; ma non TOgfo
qui dissimulare di coloro che per la loaga
dimora o per monastica professione Ira gU
Aggiresi confusi illustrarono la città. Laoode
conveniente sarebbe recare in primo luogo
strettamente la vita di S. Filippo, ma due
che ne corrono quella cioè di S. Atanasio,
e quella di Eusebio monaco^ sono di Itile
mende contaminate che appena possiano
crederne un ohe di vero. Incerti no soie
i natali, la età iu cui fiorì, Tarìo il loego
della morte , le gesta i portenti eonhi»-
mente marcati; mandato dal Romano hh
tefice, (paiono queste cose inconeosso}, li
Sicilia, acciò spargesse il seme del TaagoK
pertossi nel monte Aggiro sotto l'Etna, e
scacciò visibilmente da quei luoghi i Demoii
che vi si erano stabiliti : quinci non UbI«
col labro che coir esempio chiamando i
circostanti popoli al legittimo cullo dei*
r Agnello, e le degne virtù introduceedo
del cristiano, chiuso in angusta cella, addii
di molli discepoli, e per innumerevoli i^t*
digi per tutta risola sommamente riM)t*
Lasciati finalmente molti imitatori di perM-
tissima sua vita, conseguito il felice iat«
meritò orrevole sepolcro in una celli ii-
feriore; è grande sinora pel potere sai spi-
riti infornali che invocato scaccia dai cotp
splende dovunque per fama di saoliiif*
diede nome al paese. Notansi dei $aojs^
guaci, 5. Filippo diacono, appellalo H fit*
vane, palermitano di patria: S. Cs^M
monaco, scrittore della sua vita che eoa U
ne venne in Sicilia costruito un mooasitft
sotto la regola di S. Basilio. Sì dislitf* 1- :.
457
n
S. Luca CasaUo da Nicosia, S. Leoluca da
Corleone, 5. YUale da CastronuoYO, S. Sa-
ba éa Aggira^ S. Luca da Demana, S. CrU
Btoforo da CoUesaao, S. Erasmo^ tulli Abati
del medesimo cenobio, chiarissimi per in-
noceenza di ?ita; GuaUieri eziandio mo-
naco; S. Saba il giovane da Collesano; S.
Macario del medesimo paese, 5. Lorenzo
da Frazzanò, e dopo il passaggio agi' istituti
di S. Benedetto^ e dopo il ristauro del mo-
nastero per beneOzio del Conte Ruggiero,
Fnmeeseo Pagano de PariH Abate, nato
in Aggira, flgliuolo di Gualterio de Parisi,
poichò questa famiglia dimorò lungamente
in Argìrò: non costa però da monumento
di aorla se abbia tenuto il dominio del pae-
se JP. Ewlachio Abate di S. Blaria di La-
tina e di S. Filippo, che ristorò ed ampliò la
Chiesa cadente del suo couTento: D. Filippo
de Candora abate di S. Niccolò de Arenis ,
da mentovarsi per integrità di costumi, e
.per avere gettato il primo in Catania le fon-
damenta del convento medesimo di S. Mcco-
ìòi D. Martino da S. Filippo Abate del mp-
Bsslero di Morreale, e Visitatore della sicola
pfOTinda. Notansi dalFordine dei Minori nel-
la cronaca dei Cappuccini, Stefano Migliaci
^Bto Sac. e Sikestro ZuccareUo laico, dei
igvall visse quegli nel 1583, questi nel 1600,
flBlrambi chiarissimi per eroiche virtuose
Francesco da S. Filippo dei rifor-
, e Filippo Dolcelti fondatore dello
di Scopello nel territorio di Aggira,
levati con lode nel grande Henologio
fico; di questo secondo dicesi altrove.
ba eziandio nel Paradiso serafico di Lu-
Piaztsa da Aggira, dei cosi detti Ri-
ti Terziarìl, che chiuse i giorni di una
innoccente nel 1641. Ma già passiamo
ordine a coloro che nelle lettere si di-
ro, dei quali è a capo della serie il ohia-
storico Diodoro Sicolo che lungo
^mqfo visse in Roma, e compi la Biblio-
in 40 libri, studiando al lavoro per ben
anni . Percorse quasi in tutto 1* Asia ,
FI
r Africa, r Europa con somma fatica, acciò di
presenza comprendesse i costumi delle genti
e consultasse documenti. Diede nei primi 6
libri le storie intralciale colla favola sino
air eccidio di Troja, indi comprese in 14
libri i fatti di tutto il mondo dalla presa
di Troja ad Alessandro il Macedone; prose-
guì negli altri 20 sino ai tempi di Giulio
Cesare, imperocché visse sollo il medesimo
Giulio e toccò ancora il tempo di Augusto:
peri la maggior parte di questi libri, ed egli
mori di 12 anni neir Olimpiade 17S* in Si-
racusa, 0 come vogliono altri in Roma. Gli
scrittori di ogni tempo encomiano Diodoro
dopo Plinio, ed a lui deve moltissimo prin-
cipalmente Aggira e la Sicilia tutta. Sopra
ogni altra cosa^ dice Cluverio, èomfna^
mente celebre resero la memoria di Ag-
gira i natali del medesimo DiodorOy cui
solo quasi dovettero un tempo i Sicoli e
devono insino ad oggi ogni memoria di
antichità. Vedi la Biblioteca del Mongito-
re. — Isacco monaco di S. Benedetto, se-
condo Wione, Basiliano giusta il Pirri, di-
scepolo di Barlaamo, insigne matematico e
poeta versato nelle sacre scienze; secondo
Clavio, Vossio ed altri fiorì nel secolo xi^
giusta Scaligero nel 1312; ne fan lodevole
memoria Riccioli, Petavio, HoOmann, Sisto
da Siena, Moreno, ed altri; e le di cui opere
furono pubblicate in Roma, e sono nume-
rate dal Mongitore; nelle più celebri Biblio-
teche di Europa e nella Vaticana princi-
palmente esistono altri suoi mss. molto de-
gni di luce. Raffaele Bonerba Agostiniano
Maestro in S. T. diede alla luce dei trat-
tati filosofici e teologici e le sue applaudite
orazioni. Fortunato Fedele sommo medico e
filosofo fu il primo che pubblicò alcune opere
medico-legali dai dotti approvate, indi il Pa-
trocinio della medicina o le Mediche Relazio-
ni e Contemplazioni; morto nel 1580 fa se-
pblto in S. Maria degU Angeli. Francesco .ff<l-
lauro Dottore in S. T., storico e poeta, scrisse
in un poema la vita di di S, Filippo. Viveva
458
FI
neiranno 1610 Benedetto Fedele Aglio di For-
tunato, del ten* ordine di S. Francesco, dot-
tissimo nelle divine ed umane lettere, Mae-
stro in S. T., pubblicò molte orazioni sul-
r Eucaristico Sacramento, sui Santi, ed un
quaresimale; ornò di biblioteca il patrio suo
convento, e finalmente preclaro per la pietà
mori trai suoi nel 1648; viene encomiato
dal Bordoni nella Cronaca deU* Ordine, e
dal Mongitore. Giatanni Severino, prima
Dignità della Chiesa Palermitana e Ciantro,
Abate di S. Riccolò di Reale, Priore di S.
Giacomo di Altopasso, Visitatore deUe chie-
se di regio patronato nella valle di Noto,
disse ancor vivente erede del suo la casa
della Compagnia di Gesù per gli esercizii
spirituali, istituita in Palermo, e mori vec-
chio nel 1116. Bonaventura Aiiardi degli
Eremiti di S. Agostino , Maestro emerito,
spiccò sommamente neUltalìa per la esimia
dottrina, regolò il primo in Catania la Cat-
tedra di Teologia Polemica, presiedette una
volta alla sicola provincia, e pubblicò dei
lavori sulla venuta di S. Paolo in Malta con-
tro Ig. Giorgio, sui Conventi di S. Agostino
in Sicilia, una patria istoria, ed altre cose;
sen vive carico di anni (1157) (1).
(i) Il comone di S. Filippo d*Àrgirò è an ca-
po-circondario di S* claise in protiocia di Cata-
nia da coi ditta 50 m., distretto e diocesi di Ni-
eosia donde li m., e li3 da Palermo. Si ha an
monte agrario che presta fnimento » fondato nel
iS3S, ed amministrato da due depotati eletti bien-
nalmente dall* Intendente, poiché da esso dipende:
i capitali sono qoei medesimi proTcnienti dallo
abolito pecolio annonario istituito colla legge del IS
febbraro 1813 « rìscootendosi allora il 5 per 100
per una sola Tolta soi coutriboenti della fondia-
ria; con soTrana riaoloiione del 15 giugno 1S3S
fu disposto come in ogni altro, che fosse invertito
in monte agrario da amministrarsi giusta il re-
golamento ministeriale del • giugno del medesi-
mo anno; la distribuaione si fa da una commes-
tione oomposU dal Sindaco, dal Parroco e dai De-
putati del monte in proponione delle terre di ogni
colono povero; la nota però di distrilHiaione esser
deve approvau dall* Intendente , oiiervate primi
n
FI Uhm (0.) wrmmme m plccrt<. LaL
8. PhiUppm magnuB e( porvm. Sk. S.
Filippu lu granni e lu nieu (V. D.) Piccole
terre nella giurisdiiioiie aoslrale di Mes-
sina a 3 m., sovrastanti a edline, ed ap-
pellate da una celebre Alwudt BaaiHaM ddto
stesso nome, cosi dal Hni descritta lib. 4
net. 14. È bella queef Ahaxta^ dbe atryt
In amifiefile e gioeandinimù colle, per li
èolubriià deUofia, per la fowrMà de§H
aUkerifhMtferiedU graxioeo aeorrereM
ruscelli, e te fnagw^Umìxa del lèaipia di
iiile gotico, e V ampiezza dette eUmse 4§
traffteo. Ai fianchi di questo colle adoa^
le debite formaUlà volnU dd RmI EemnOe U
ao luglio ISil ; le obbligaiioni inlanlo di oàm
eui si distrilNiifce il firnaaento eoM» rìeevute éà
ConciUatore. Contava Af^n noi ITta nna psf^
lailone di SllS anime» di 7ise buI ISSI, e
mentn di 7631 ndlo sooreio del ISSI.
il territorio in tal SSSl.lIl» éMm ^mli dm«ii
culture, 5,004 in orli eempiiei^ e,ftM in mmà,
545,130 in seminatorìi aUbunti » Sns,3» il •-
minatorii semplici, 4504,0M in pneeii, ll,lfrii
oliveti , 145.101 in vigneU alberati • 131,311 il
vigneti semplici, 10,0SS in Beheli d* india, SiiM
in alberi misti, 4,716 in aneli di case; neUicm*
Inda Modica propriamente, ci banno due tMm
denominate Serra della Campana, non soggcUt d
inondaiione, entrambe a 50 m. dal luogo dcBI»
liarco, ed a 3 dal punto più prossimo dalls slfsà i
mota che vi conduce, con lolfo di 3* fttSà;
ci ha poi nel medesimo punto quella della Gm-
pana, che non è in altÌTÌtà perchè dà fi*
idfo ed esige molu spesa ; si la inlante su*'
vare che nel luogo medeeimo D. Francesce Wttm
di quella comune ha fatto aprire un albe li*
che dà molto solfo: neUa contrada CBOiéli
toliara Mangiagrilli , ma esaendofi bmIu m^
neir interno , ed essendo lo lolfo molto imMt*
distaccarsi « non conriene ai proprietarii éfà
in attifità , molto più cbe il materiale 4i p^
tolfo col bruciamento e perciò 1* introito è ■*•
dell'esito; queste due ultime Inatti fé disimi V
m. dal mare , e 3 dalla strada a ruota. TitWiS
inoltre in quel territorio piriti di ai|taliia
rame , marmi beliimimi • e 1* argilla
Saponacea , fuHonum, di cui i conladini
al bucato, essendone r effetto non iaferisna^
del mpone, e gr Inglesi ad ingramare la
459
n
sorgono le piccole terre di S. Filippo il
gnmde e del piccolo, delle quali costa la
prima di 130 case e 600 abitanti con la
parrocdiia di S. Nicola e dae chiese mi-
nori, r altra di 75 case e 400 abitanti con
una parrocchia sotto il titolo di N. D. e 2
chiese filiali. Sono poi soggette entrambe
al regime del Senato di Messina ed all'Ar-
dfescoTO della medesima città.
Il cenobio denominato dalla sacra spe-
lonca^ nella quale attestano aver passato i
giorni una volta S. Filippo d*Argirò, fu co-
struito nel 1100 in onore del medesimo
Santo per TOlere del Conte Ruggiero in mo-
numento perenne degli abattuti barbari^ che
^ concedette ampli possedimenti, come
costa da un diploma del medesimo, che
Atanasio Abate presentò poi per la confer-
■Mi ài Be Ruggiero. Perdurano i monaci si-
no ai nostri tempi sotto F Abate regolare;
aui essendo la dignità di regia presenta-
BkHie, ebbesi ad Abate ComfMniaiario dal-
l'anno 1449 Bessarione celebre Cardinale di
&■•€., successore ad Adriano Fiamma
idliaio Prelato dai monaci. Era nel 1170
SamiaBiiele Filingeri e Cottone palermita-
y ^e percepisce annualmente 60 scudi
dai residui dei beni, quantunque af-
fi Pirri, che pervenivano un tempo
', ed a 100 al suo tempo; si ha il xxxii
nel Parlamento del regno (1).
401 «elennl. Lat. PhUo-
GéUsMium. Sic. Sufiana (V. R.)
secondo Cluverio, oggi famosa città
aDe fonti del fiume Gela. Re è men-
neiritinerario Romano e di Antonino,
si ha: da Catania ad Agrigento per
Ct)llslÌB chieu principale del yillaggio diS. Fi-
fl gruuto» allrìmenU dello ioferiore, merìla
un quadro di Deodato Goinaccia rap-
iBUata la Yisìlazione, ed in quella inlilolala
llnrìa Maddalena in S. Filippo il piccolo, al-
mIì superiore, il qvadro esprimeole la Vergine
I iSBibiiio» di Mariano Riccio. La popolazione ti
qualche poco in entrambi accresci ala.
FI
le pose ora ètabiUte 91 m., in questo mo»
do: ai Capitoniani 24, ai FUosofiani 21,
ai CaUoniani21, ai Carconiani 22, ad Agri-
genio 13. Ed in altro: da Catina, Capi-
toniana 24, ai Filosofiani Gelen$i 21, ai
Petiliani 28 , ad Agrigento 18. Vedi in
appresso scrivendo di Piazza.
Finale. Lat. Finalis Stalio. Sic. Finali
(V. D.) Cala nella spiaggia aquilonare a 6
miglia da Castelbuono. Vi sorge una de*-
centissima abitazione del Marchese di Ce-
raci che è il signore del luogo, con una
torre d* ispezione in elevato scoglio appellata
anche dal Marchese e di Pollina, poiché
si solleva alle ime radici del monte in cui
siede Pollina. Ad essa intorno cominciò a
costruirsi un paese, che non altro però pre-
senta se non le costruzioni delle fabbriche
ed intere alcune case, con delle rette yie
tracciate solamente , e sopra ogni altro i
principii di un convento benedettino.
FlnoccHiaro (Borgo dei)* Lat. Ftno-
chiarii i/tcus. Sic. Terra di lu Finucchiaru
(V. D.) Borgo tra Aci-Catena e S. Filippo
con una chiosa, alla parrocchia di questo
appartenentesi.
Flntiade. Lat. Phiniia (Y . M.) Celebre
città a mib tenue giudizio, dov*è oggi Li-
cata, che sorse dagli avanzi suoi ; poichò
la colloca Tolomeo tra Gela ed Agrigento,
sebbene erroneamente la voglia mediterra-
nea, mentre con evidentissime parole la
colloca Diodoro nella spiaggia , scrivendo
nel lib. 22. Erano tiranni in Sicilia, Icete
in Siracusa, Fintia in Agrigento, Tinda-
fiori in Taormina. E poco dopo: Solleva
Fintia una dita denominata Fintiade dal
suo nome, e vi colloca i Gelesi espulsi daUa
patria; è sita poi questa al mare. OflTeso
avevano i Gelesi il tiranno Fintia, ed egli,
assalitane gagliardamente la città avevala
espugnata ed atterrata, espulsine i cittadini
acciò emigrassero in una novella, ed espor-
tassero il tutto da essa. Poiché, soggiungOi
distrutte le mura e le case di Gela, tras»
460
n
ferì U popolo in Fintiade , dopo eu$r$t
eoBtmUe le mura^ ed un'inrigne piazza^
ed i iempii dei IfumL Dice Claverio avre*
nuto questo fatto negli an. 47f di Romai
282 a?. G. Si fa poi menzione dal mede*
Simo Diodoro lib. 24 del porto e della cala
di FirMa o FUUiadej per doye attesta es*
sor piegati colla flotta i Romani , ed afer
trasferito Giunio Gonsole dopo la strage dei
suoi. Incorse neiritinerario di Antonino
la voce PUnU per Phintia: Da Agrigento
pei mariUimi luoghi in Sbraeuèa IH ut.,
eoià: A DedaUo 18, a Plinti S, al Eefagio
di Cale 18. Pel Dedalio intende il castello
altrimenti appellato di Falaride , dov*è il
monte Ecnomo di coi altrove dicemmo, per
Plinti 0 Phintia dov*è oggi Licata^ per
Befi$gio di Cale la spiaggia di Gela do-
v*è oggi Terranaova. Leggesi finalmente
appo Tallio Ili Verr. PhUia per PUniia
in luogo marittimo, come attesta il Ciu-
Terio. Rannosi di monete di Finiiat nelle
quali ci hanno testa di giovane di vecchio
e di donna, e nel rovescio un cinghiale col
motto BAXIAEQS «INTIA.
«••ali. Lat. FisauUè. Sic. Fisauli (V. D.)
Gasale nella signoria di Ceraci posto nel
basso un tempo ed ora distrutto, poiché es-
sendo infestato dalla intemperie deU*aria
Alduìno Conte di Ceraci opportunamente ne
trasferì gli abitanti in Gastelbuono comin-
ciato allora a fabbricarsi.
Flaleiielll (Ilario di). Lat. FiehiseUii
vtcìis. Sic. Burgu di Fisicheddi (V. D.) Borgo
con una Chiesa appartcnentesi alia parroc-
chia di S. Giovanni della Punte di Catania
essendone un municipio della parte aqui-
lonare.
Fltalla. Lat. Phitalia. Sic. FiteUa (V.M.)
Casale di nome saracenico appartenentesi
alla terza prebenda della Chiesa di Girgenti
con grande ed antichissima fortezza dei
Baroni della famiglia Settimo.
Fitaiia (V. D.) Castello di cui bagnava i
eonQni un ruscello dello stesso nome, oggi
n
EappuUa. Ritrovo RIalit nel 1196 ad re*
gistro della diocesi di Hessiiia , e m era
Signore nel 1320, eooie riporlaal nel emn
di Federico n. Tifala Akielo di HeMlMli-
rone di Capri e di Mirto terricdoole e»
finantl. Ben dicelo colioealo Massa ad to-
mo 1, tra capo di Orlando e S. Marea e di
nome saracenico, e eoafondelo col sevn^
connato castello Faialia eoooadalo dd On-
te Ruggiero al Teseovo di Patti. Sai tmm
di Fitalia vedi GakM e Zappmilm.
WÈwume emutm. Me. aOuml caoda (f. E)
Tedi Bagni di SegeOa.
nuMMMtoi. ut. Fkmm WmKgiL
Sic. Xiumidinisi (T. D.) Paese ood detto dri
fiume che ne scorre dai eoofinl, esa sa
fortezza in alte rupe. Siede in ripidi da-
elivio rivoltò a libeedo , sopra lo Mnfli^
a 15 m. da Messbia, verso Menocfovas,!
cui nel sottoposto lite è on borgo dda^
deshno nome nella regia via, eolia CVmi
di S. Giovanni dove amminiatraBSi i not*
menti, e con una fortessa. La Chiesa p»i^
ditale sacra alla B. Tergiae deDa PiiMoi-
zione nelte cura di un Ardprete, ecnii
sotte la rocca il pik alto luogo nd fMM
verso Occidente, e presiede ad dtre M
Chiese. Con essa tuttevia contende dd pri*
mate la parrocchia di S. Pietro. Ti cnn
da gran tempo i Minori Conventuali di
flraU Garmditeni, ma or solamente ne ri«i-
gono le Chiese dette di S. Francesco e Mi
SS. Trinità che coloro abbandoaaroae. la
lungi nei territorio è l' Abazia di S. laii
di ordine Basiiiano ma senza monad, sa
distinte dal Pirri da quella di S. IBoi-
dro di Nicone mentovate nei diplomi di Ut
giero del 1145. Ste il paese nelU coaaa
e la prefettura militare di Taomiii» *
eomprendesi nd confini delte DiocMi'
Messina; ne erano le case 54S nd secoli i*
e gU abitenti 2366; nel 1632 te caie SII
e 3112 le anime; nel corrente seootoi^
684 le case, 2396 gli abitanti, che rilii-
mente 2661. Predede al Clero uà fMk
461
FI
escoYO, ed ai terrieri il Magistrato
Signori, con potere di spada ed
Marchese; eccone il catalogo.
d'Angiò venendo sotto Carlo I
icia in Italia, avendo valorosamente
il proprio braccio pel suo Re in
ttaglia in cui perdette Manfredi il
vita, ottenne in moglie la di costui
b presi in nome di dote Ftumedìnt-
riano, Noara ed altre terre^ divenne
Ila nobilissima stirpe di Gioeni in
ne afferma TlnvegesiVòft. dei Vie.
• di Federico II del 1320 si nota
siedalo al medesimo paese Rug^
ViMone cui anche apparlenevansi
di Nicosia; poi se 1* ebbe nel 1336
K Villanova per dritto della mo-
ice che forse fu figliuola di Ruggìe-
nsalone, sulla sua Famiglia, aversi
clientela il paese Bonsignore di
. Ma nel 1393 Tommaso Romano-
per privilegio del Re Martino, per
Messina in mano al suo Principe,
luito Signore di FiumedtnM, Mon-
Cattasi, S. Alessio ed altre terre;
;liil figliuolo JFtitppo mentovato nel
lei medesimo Martino; ed a costui
donde Tommaso legato di Messina
ònso nel 1443 ; dal di lui figlio
\Uo il nipote Giacomo che unito
ionio a Paola Romano-Colonna dei-
medesima, signora di Gesarò ed
nero Mariano^ cui succedette NiC"
[uale poi Antonino padre a Giu-
1 a Francesco. Fu questi primo
Reitano, ebbesi quegli il figliuolo
ì padre a Calogero Gabriele Mar-
Fiumedinisiy che per molti titoli
levole, accrebbe lo splendore della
nominato anche Duca di Cesarò,
Sì in sufficienza parlando di que-
•
ritorto ricinto di rupi apronsi del*
ion notissime miniere dì varii me-
Jte non che di novelli fondachi ap-
FI
parienentisi ad esse, ma di antichissimi in*
cavati nel sasso, dove dalla terra e dalle
pietre si discerne dagli operai con non
lieve utilità Toro, F argento, il bronzo,
il ferro di . già cavati ; occorre in oltre
in copia lo allume , il porfido , ed an*
che il lapislazzolo. Rinvengonsi dippià mo-
numenti di antichità, vasi, sepolcri , uten-
sili domestici in bronzo, che sembra favo*
rir le congetture degli scrittori, che intorno
a questi luoghi stabiliscono 1* antichissima
Nisa; quinci piuttosto da essa al fiume ed
alla vicina terra fu posto il nome, che com-
mutò la posterità in quel di Dionisio, come
giù dirò parlando di Nisa. È mentovato del
resto per Tuberia il medesimo territorio
piantato ad oliveti e mori, e presso la spiag-
gia ad albereti fruttiferi, onde corrispon-
de al travaglio dell* agricoltore. Dice il
Fazello sul fiume detto Enise dair Arezzo:
Occorre appresso AH la foce del fiume di
Dionisio dello volgarmente di Nisi^ che
dicesi appo i greci Chrysotoas^ poiché
scorrano tra le arene del rapido torrente
rasure di oro; formasi questo da molt€
fonti che scaturiscono dai colU vicini;
non mi so intanto donde abl^ia ricavato le no-
velle sulle rasure di oro e sul Chrysotoas.
Del resto il Carnevale segue il Fazello, ed
ai detti di lui si appoggia (1).
(1) Fiomediniti è oggigiorno on comooe in prò.
TÌDcia distretto a diocesi di Messina da cai dista
SO m.» 6 circondario di ÀU da cui 5 m* Ci ba un
monte agrario che presta frumento , fondato nel
1797, amministrato dal Sindaco nella durata della
carica e da due amminutratori eletti biennalmente
dal decnrionato con l'approTaiione dell' Intendente;
i capitali che potrebbero comporre .un totale di
due mila ducati circa sono in parte nelle mani di
alcuni debitori ed in parte presso il comune; a
rirendicare i primi si è intrapresa lite; al comune
si è accordala diiaiione.
In orìgine era peculio frumentario. Conta vansi
nel 1798 nel piccolo paese S193 anime, S8U nel
isti, e finalmente Si71 nel declinare dell'anno
1858. Se ne estende il terrìtorìo in sai. 1483,606,
delle quali dÌTise in cultare 10,778 in giardini.
462
FI
Lat. JFIutfteii frigUbum.
Sic. Xiumi fridda (V. D.) Goal appellano
r ampUssimo fondo presso X Onobala o il
Cantata tra Rasso o Mascali, donde rico-
nosce origine 11 fiume del medesimo nome;
imperocché la fonie non lungi dalla torre
talmente abbonda in copia di acque , da
formare un ampio e sommamente gelido
fiume, che scaricasi ad un m. circa nel mare
Ticino; né accresce^ per le pioggie inver-
nali, nò decresce nella state, talmentechè
può facilmente passarsi a nuoto ; gli pro-
viene la freddezza dalla neve del vicino
monte Etna, alle di cui orientali radici sten-
desi il territorio. Disserto gli antichi A&ìm
come altrove notammo, alla di cui sinistra
notai dicendo di Archageia esservi stato il
delubro di Venere. Di ciò che poi si ap-
partiene alla molto famosa torre , stavate
attaccata la Chiesa detta di S. Giovanni di
Fiume-fireddo; diede quella in dono il Conte
Ruggiero al Vescpvo Giacomo Mennuges col-
le drcostanli terre; ed indi questi alla sua
morte assegnoUa a Gioeni Vescovo idi Ca-
tania, come costa dai suoi diplomi vergati
in greco , e segnati dall* anno del mondo
6611, nel tabularlo della Chiesa di Catania,
donazione confermata dal Vescovo di Mes-
sina nel 1106. 0 concesselo a laici qual-
1,030 io canneti, 11,869 in gelseti, 4,811 in se-
minalorii irrigui, 8«l&i in teminatorìi alberati,
lS2,9t9 in seminatorìi semplici, ^7S,335 in pa-
scoli, 13,364 in olifeti, 5,879 in Tignati alberati,
53,993 in Tigneli semplici, 1,926 in ficheti d'In-
dia, 1,1S8 in casUgneti, 456,198 in boscata,
116,177 in terreni improdattifi » 6,019 in sooli
di case sobnrbane. Primarii oggetti di esporta*
lione commerciale sono Folio e la seta. Contiene
qoel medesimo territorio Tarie miniere di ar-
gento che rendevano il 10 per cento al tempo di
Carlo TI Imperatore, il quale ne coniò gran nu-
mero di monete coir epigrafe, ti Haec funditur §x
viiceribus meis» come anche poi sotto Carlo ili
Borbone. Ci hanno inoltre miniere di ferro ramo
lineo, antimonio ec. ed alcuni, trai quali Amico,
han creduto erroneamente trovarvisi la laznlite
ossia il lapislaxsolo.
n
eano dei mcetaoH di fiioeiii, o perdettero
1 Veseovi il territorio navpalo sotto ris-
perator Federico con altri ben! delk m-
desima chiesa dissiiMill. Quinci wiliil ad
1406 a Signore di Fium^MUù nei «m
del Re Martino Zaeearia et fatiti, ciI Si^
cedettero i figlinoli alno al secolo xn. h
r ebbero negli acorsi aani i Laximi wM
Hessineri col titolo di HaroiiI, e r
finalmente la flimiglit GraokM (I).
fi) Oggi Fiamefreddo è an wna in pntii*
eia diCaUnia da eoi dittate M.,dialnltadiAd-
reato donde 16 m.« cirooiid«no di timgu^imm
da cui 9 m. ed in dioeeii di Mìmìbì Contava wà
1708 soli 500 abitanti. 700 noi ISSI ••SI asti*
ne del 185S. L'aria è malsaiw» • n mmtmkl
territorio in sai. 580,158, ddle qiudi dividoids io
caltore, 19,550 in giardini. 5,405 ìm orti al«A
6«451 in canneti, 58,004 in oaminatorii iifiiA
14,sao in aeminatorii alborati» SS,70S ■■ fwi»
toni semplici, 77,540 in pattare» t,S54 m ^Mk
104,670 in TigneU alberati, 1,701 in ficWiid: io-
dia, 8,018 in mandorleti , l«4Sf in onoG di ani
eampestri.
Ebbesi dagli antiehi il Barn U noM « Àad
indicare il corto dcdlo aeqve Toloei al par di OM
saetta indicata dal nome : fo detto poi B^tlMt,
Assin o Aeetinei, ed attetU il Signor Honasat
nel suo Dii. che la yoce AsHn valga in ùffìMS
idioma appunto Fiume fnddo » eoa che daa^
siamo in chiaro aforsi anche aTOto aatii
il nome dal suo oarattere principale. La
della freddezza fu dai nostri scrittori, trai ^
Amico (V. AHne), attrìboita aUe aeri li^pieiatla M-
r Etna che tì scorrono; ma le aci|ne di ^nesls la-
me, osserra ottimamente il Recapero nella SL dd*
l'Etna Yol. 1 pag. i55, sono per bea 10 ai. dkIMii
dalle nefi perpetoe del monte e toperaeo assai*
mente In freddezza quelle di S. Giacomo ediO
lanna che ne sgorgano a non più di 8 o 4 ik a n
tono un Tcro scolo; sono queste piuttosto fre^ki
che firedde, ma bagnandoai la mano di qaelle d*
tre si ricoTe una iropretnooe pia aceti cted
toccarsi del ghiacio; immergendoti il tenaanstit
alla loro scaturigine fede abbassarti it mtfcuria p*
ben 11 gradi da qoel che toccaTO In sella tipa ma*
tre nelle acque comuni si è nno o dee gra4i ani
il calor dell'atmosfera, e 4 in qaelle di Caltaai •
di S. Giacomo. Distrutta adnnqoe a cagioes £
freddezza le neW dell'Etna, biaegaa indagarasb
463
FI
Lat. Flumen prigidum.
li fridda (Y. N.) Casale an tempo,
le, ma bisogna anche prima ouerfare
Ielle acqoe« qoal ti è di nuocere censi-
te alla più gran parte dei yifenti bevote,
* dolori di Tenlricolo spasmodici e cro-
B spesso mortali al bestiame. L*espe-
eraio dal Can. Agatino Recupero per
distillazione dì quell'acqua lasciò nel
ale alcali pnro senz* altra materia, ma
molto frequente nelle altre acque del
non di né il grado di freddo né 1* ef-
>; ma ponendo mente ad esaminare la
del letto del 6ume, Tenendo essa at-
ipia dalla calamita, appoggiandosi al
ne rìcaTato da grandi sperienze che que-
iri te non il ferro, bisogna conchiudere
Uro sia quel sedimento che una terra
ma miniera di ferro terriGcata fangosa
apore di yitriolo marziale, il che non
0 alcuno sulla natura Titriolica, la quale
Iella somma freddezza e del nocumento,
icqna non si riufiene fitriolica sostanza
Ite il sale alcali, come mai l'acido tì-
oanicarTÌ quelle due qualità non esi-
Iqui Tiene in difesa la ossertazione del
llerìo Hjdr. Gap. $. 8. p. a08 il quale
Titriolo Telatile dal fugace, essendo
1 Tepore o esalazione sensibile ed acida
1 donde aTesse fatto efferTescenza il tì-
altro un Tero Titriolo per la cozione
ione che non si risoWe in fumo o Tepore
ido natura, affatto sparisce, e ciò princi-
Dando la sostanza Titriolica si unisce con
lenza alcalina. Verificandosi dunque nella
a una tale unione, rendesi affatto insen-
ipercettibile la sostanza Titriolica, non
«rè di comunicare all'acqua i caratteri
ezza e del nocumento. Potrebbesi in-
edere come possono due sostanze in se
rane rìtroTarsi in un acqua medesima;
B il Titriolo Telatile diTenga fugace
MÌ coir alcali, non deTC Terificarsi ciò
e nell'acqua col sale Titriolico ed alca-
ne però quando si uniscono ed attrag-
t sali e si opera la noTella loro recom-
»er la qoale perdesi il Titriolo , perle*
e a luogo le due sostanze dimorar nel-
iza ricomposizione; il che si conferma
nn e da SlaTe.
del Fiomefreddo non è di piò di un m.;
)nza delle tue acque che non mai sì
FI
di cai in Tastissima rupe ed alla da ogni
parte rimangono tutta\ia vestigia. Ci ha
oggi il fondo dello stesso nome con capanne,
granai e Chiesa campestre in comodo dei
coloni^ compreso nel territorio dì Lentinii
dov'è adeguata pianura detta di Catania, un
poco sorgendo dai colli auslriili. Apparto-
nevasi nel 1320 sotto Federico II a Simone
di Fimetta cui rendeva 200 aurei annuali;
passò poi agli Aktgona^ per la fellonia del
quali da Martino, concedesi a Giacomo Cam"
polo colposo di presentare un pajodi guanti
di camoscio allo stesso ed ai suoi succes-
sori nella annuale soUennità del Natale ,
per diploma dato in Lenlini nel 1392 ;
ma si oppose a questo Cristoforo di Mon-
teaperlOi che date in giudizio le sue ra-
gioni ne l'ottenne, ma divenne non lungo
tempo dopo nemico al Re , quinci conse-
gui il Casale Guglielmo lùcari, morto
il quale donoUo Martino a Pietro de Vrgel
suo scudiero , contro di cui ingaggia-
rono lite Pietro Antonello e Tommaso di
Montaperto figliuoli di Cristoforo; tuttavia
confermasi a quello il possedimento del Ca-
sale nel 1451; quindi nel censo del mede?
Simo Principe dopo sei anni dicesi Signore
di Fiume-freddo Pietro de Argulo (cosi sta
scritto per menda degli amanuensi) cioè
di Vrgel. Si appartiene oggi ad Antonio Are^
zio Patrizio di Siracusa, Signore di Targia,
che trae il sangue da quel famoso Giacomo
d*Arezio Razionai del Regno.
Floine grande. Lat. Fluviuè magnuè.
Sic. Xiumi granni (V. R.) SimetOy Giar-
retta e fiume di Catania dalla vicinanza
con questa città. Dicesi Grande poiché
avanza gli altri di tutta rìsola e pel corso
accrescono o decrescono per qualunque accidente
si attribuisce dal Sig. Henchel generalmente a
eorso sotterraneo da luoghi lontani, ed alle parti
minerali di che si compongono; nutriscono delle
mignatte, anguille, e delicatissime e molto grosse
trote, e vi germogliano il juncut acuita dì Lin-
neo, e U Marehantia poUmarpha^
A65
n
ne giace sotto la destra ripa. Scorrono poi
quelle pei campi bagnando le contrade set-
tentrionali della città di Licata, ed han-
Bosi le foci appresso di questa verso Oc-
cidente. Dicesi dal Fazello torrente, e sec-
cando nella state dà del sale.
FL
navi* («.) (1),
nocearo. Lat. Floccarum (V. D.) Ca-
sale appartenentesi nel 1320 a Francesco
Banumo ed al tempo del Re Martino a Fran-
ee^eo Lancia^ e soggetto alla madre di lui
dMla famiglia Romeo.
Jnaresta. V. Foresta.
VloridUu Lat. Floridia. Sic. Xìuriddìff
(▼• II.) Paese a 10 miglia circa da Siracusa
verso Occidente, e municipio di essa, quan-
tunque coi titolo di Ducato soggetta a pro-
ferii Signori; ebbesi origine verso il 1640
per opera di Giacomo Bonanno , sebbene
lieavo dai regii libri essere ivi stato un tem-
po OD casale. Siede in amenissima irrigua
pianura, cbe non immcritamente dicevasi
ana volta Real Villa, ed è diviso da dritte ed
anipie vie che s'intersecano ad angolo ret-
ti» La Chiesa maggiore parrocchiale sacra
e S- Bartolomeo Apostolo è amministrata
ia un prete assegnato dal Vescovo di Si-
i, e le van soggette altre tre Chiese
lori. Il Barone non entra nel Parlamen-
ti, né si ha dritto di armi, poiché si ap-
fnliene ai magistrati di Siracusa ; quindi
la statistica di essa comprende il numero
(i) È 00 TUIaggio rìooìlo al comone di Solanto
allo io «mena piaoora di aria Mna, ad on miglio
éA mare, dote ci ha una tonnara, e a 10 da Pa-
tamu A oo ex-^eodo dalla famiglia Filangieri cbe
Wè otteone il titolo di principato. Ci ha nna par-
soecbia che graiioaamente di una idea nelle pic-
calo forme della Baailica di S. Pietro in Roma.
9Mlo acarao è il nomerò degli abitanti, ma fre-
fMotisaimo è il ponto massimamente nella state
tnnodovi a aleggiare da Palermo non poca gente.
B picoolo territorio è fcarso di acqoe.
FL
delle case e degli abitanti di Floridia, seb-
bene questi ultimamente siensi computati
a 2327. Il fondo di Floridia fu un tempo
di Corrado di Camera alla di cui morte
concesselo Federico li nel 1297 a GiUio
de Assin Milite regio, cui succedette il fi-
gliuolo Guglielmo, da cui Paola unica fi-
glia maritata a Giovanni di Perno, Cava-
liere Siracusano, e meritò la conferma dal
Re Martino nel 1396 ; trovo tra gli eredi
di costoro sotto la Regina Bianca, Lemno
di Perno senza dubbio figliuolo di Paola
e di Giovanni, confermato da Ferdinando
nel 1505 Bernardino e Valore, ed altri che
se r ebbero sino al secolo xvi. Passò quindi
ai nobili cittadini Buonajulo. Dalla moglie
Flavia Buonajulo se V ebbe Lucio Bonan-
no terzo figlio di Filippo Duca di Montai*
bano, cbe nel 1628 fu decorato delle insegne
di Duca di Floridia; fu questi 1* autore del
paese, e visse ad avanzata vecchiaia; eb-
besi il figliuolo Filippo decorato di varie
cariche militari, da cui e da Lucia Adamante
Lucio li, il quale prese in moglie Eleonora
Scammacca, e gli successe il fratello iti-
tonino, da cui e da Polisena Landolina nac-
que Micì^ele dal quale ed Antonia Spada-
fora venne alla luce Giacomo, che intro-
dottosi nella milizia e decorato di onori,
contrasse le prime nozze con Antonia Hon-
cada figlia del Principe di Calvaruso, e
questa morta, ebbesi poi in moglie Maria Yen-
timiglia dei marchesi di Ceraci, e senza fi-
gli si mori in Napoli. Quinci la di lui so-
rella lucia maritata ad Ignazio Migliaccio
Duca di S. Donato restò erede del paese
dei quali il figliuolo Vincenzo vivente è Duca
di Floridia (1).
(1) Floridia è an capo-circondario di 3* classe
in provìncia di Noto da cui dista 22 m. rotabili,
in distretto e diocesi di Siracusa donde 9 miglia
rotabili, 59 rotabili 91 non rotabili da Palermo»
• rotabili dal mare Ionio nel tratto che fien so-
prannominato da Siracusa. Si portava a com-
pimento nel IStO la elegante chiesa madre» a
prendevasi ad ingrandire nel iSI5 la chiesa sa-
59
|6«
FU
. Fiort*. LiL n«r» «icHi. Sic Terri
di Froiia (T. D.) Borgo appartoiaitfld il
ptede di S. Gionnnl della Pimta, verso met-
K^omo, dOT' i la ChiosB di S. Ilaria di
Bavanusa.
FO
: voMib UL PAocooi (T. N.) AnUeo ea-
atello de' Leontini e nel loro lerrllorio, ma
d' lacerto sito, ed ocoapato dai fuoAuidid
di questa ciui. Pfe parlereno dorè di Lea-
lioi farem discorso.
. Vedi Cerda.
. LaL Fundu$
^ Sic. Feadu di li nnischl (V. If .)
Gaia appresso le foci dell' Abìso o dell' Elorb
nei Ilio orientale a 1 m. dal Pachino e meo-
. tOTBto dal. Faxello.
Vuaumm. Sic. Funtona (V. D.) È un
borgo s(Mo Valverde municipio di Ad verso
cnmMUUdelCanaiMpiocoliMiiBaallan,* mb-
f ila ii^*aiiiia 18M, moh ■■oh* qMlla éi S. Ab*
Ionio di PadanpioooliMÌBM windio rìc4MtraÌT*d
ptrl'iDgrandiinento nel 1816 ecompìnU nel 1841
preodeia il nome d« GmA e Miri*. Pone*iiÌ ter-
mina Del IBtS ad nu eampoMnto fornito della
eonraceule cappella, ed alla elegante caia comv-
nale nel iBSi, che li é propria aHolntamente del
eomnne. Si poueTi tenDÌne Bnilneote nel uede-
aimo anno H alla itrada regìa rotabile inter-
coronoile, che provenendo da i|aella di Sìracnu
tia priocìpia dal oomìDciamaDlo del larritorìo, e
preciiamente da] fondo denominato lo tuo e Ira-
Teraindo II eomnne penieoe lino al Bue di qoello,
nel fondo del HarcliMe Gargallo topranoomiuata
della Uarcheta. MonlaTa la popotaaiooe nel 1198 a
i130 anima, a TfSS nel 1B3I ed accraacìolaii ad
6453 sino al fine del IBSa. L'ealeniiona territo-
riale ò di *al. llBI,St9, delle quali dÌTÌie io caU
ture, i.BOS in orli alberali, ilO.SSJ in wuinatorii
alberali, 3&i,63S io MmÌDalorii lempliGi. 154,388
in paacoli, SB.lll io oliveli, ta.eto in botcate, S,
003 io looli di caie. L'aria è booaa, come BDcbe
r acqua boona ed abbondante. Il tao maggior com<
marcio di eiporlaaione coniitte in olio, ed in Cf ni
anno ai tiene on piccol mercato per bestiame,
letinti ed altre merci.
inai», «od detto 4a tta foato cha m-
nano portonloaaaetfe ifo^tfa Mito flfa-
trocinio della Vergine,
Fontann Freddai- Lai. Fon» Ftvji-
dm. Sic. Funtana fridda (V- M-) Forteiu
verso le parti occidentali di Sutera. allri-
menlì Battida od in vernacolo Battigiio.
mentOTala dal Fazcllo lib. 10, cap. 5. Sor^c
neliavalla q»perteiiented mi territori» tei-
80 e (ta posseduta un lenpaW C ~
e poi dai JfoiilecafeiiB- aotta )
sala flnabaente a fiiwaw iraw» lariwali
del repio, la di eoi er«da • HgWasli a^M*
siile laurina, maritata a Coirad» Laaeii Si>
gnore dì Flcarra, laadoUa al I
efo, cui soccedelte . il trailo V
to senxa prole suocesse Cotanta maili» é
Hanllredl (Moles nd lUO. S di coiton t^
ia dello Conte di Baatida per dlptol n-
gnalo nel 1621, Barone di FMtaaa tnàk,
col mero e misto Impero: Cafertaa aUaa
de«U Orioles votandosi a Dio, eedele I
dritto di snceessloiie al cmglai A«ti
GaeUmi nato dalla ila Hatabian, dsali
Francesco attuai Coirie di Baaliflia che di
Caterina Vanne ebbosi Emmanuele. n Icr-
ritorio Gomiso è molto esteso, fertile ed ir
rigao.
Fontana twmn*^ Lat. FoM gMmét.
Sic. Funtana granai (V. R.) In una nUi
sottoposta alt' antica l<iolo donde talaealt
di continuo erompono delle acqne da (ir
mare un fiume. Ve^i Astiaaro.
Fontana (rande. Lat. Anelli» fm.
Sic. FunUna granni (V. K.) Vedi ÀaiUt.
Fontana ninrata> Lai. l'Oni ■utroM-
Sic. Funtana murala (V. M.) Casale a^
Genie alla terra di Cameraia, dreondalodi
terre fecondissime in biade , scucilo A
tempo ai Chiaramonte , quiad ai Xaaca-
da , poi ai VentimigUa, e flnalmeola p«
donazione della moglie Coleràia se l'eMl
Attlonjo Bftrreti Conte di Pietrapenia, d»
de oggi si appartiene ai Prlndgi di Bnlsn.
Fontane blanciM» LaL fonie* altoc
467
PO
Dtani Tranchi (V. N.) Cala piattosto
oggi con tonnara, Ira il promontorio
e le foci del flame Gacipari. Dirò
se sia stato quivi il porto IfamiaU
lentovato da Plinio. Mostra del re-
Dogo tante testigia di antica abita-
ihe può dirsi senza fallo essere sta-
llata negli antichi tempi. Vi ba una
i custodia della tonnara.
le del Be. Lat. Fom regis. Sic.
li lu re (V. H.) Vedi Re (forOe del).
moBia. Lat. Phorbmtia (V. H.) al-
i Bocinna. Vedi Levtmzo»
9ene.Lat. Furco. Sic. Furcuni (V.D.)
conceduto nel 1211 dalF Imperator
0 Re di Sicilia alla Chiesa di Hes-
»me ne costa da un suo diploma,
«te* Lat. Foresta. Sic. FurestafV.D.)
ferra detta altrimenti Fhrestaj ncl-
esi di Messina^ di recentissima ori-
rso i principii dello scorso secolo x?ii,
liei aquilonari dell'Etna, tra le due
e fonti del fiume Onobala o Can-
1 patrono della Chiesa parrocchiale
la un prete è S. Giorgio Martire; si de«
0 nel sorger di questo secolo x?ni
e 202 abitanti, ed.ultimamente 398:
el titolo di Marchesato, di che fu
0 nel 1619 per privilegio di Filip-
nianio Quintana Duegnas Consiglie-
Ficerè, e cui succedettegli la figliuo-
hlora moglie di Ferdinando de To-
Sylva spagnuolo. Alla morte di Mei*
avvenuta in Foreèta, il Principe PaO"
ino nipote dalla figliuola, ascritto trai
di Spagna, e detto nel 1673 Marche-
^oresta ebbesi Michele Àrdoino da
uà Fumar! , che dalla corte di VII-
i Savoja e di Carlo Re nostro , fu
e di Aicontri per dritto della moglie
a Rocea , dai quali venne Pietro
archese di Fore$ta* Si appartiene a
ferra il borgo di lirefontane di cui
diremo. È un feudo denominato di
1 altrimenti detto ZalTerana nel ferri-
i>
FO
torio di Castroreale , ornato del titolo di
Ducato , appartenentesi ai Bonanno (1).
JVortora* Lai. Furfiira (V. H.) Piccola
isola 0 scoglio a mezzogiorno da Malta rìm-
petto il seno detto della Pietra nera , di
pochi abitanti, ma abbondante in conigli ,
quindi frequentata dai cacciatori; vi ha una
Chiesa con un cappellano.
Forailciie (isele delle). Lat. Formi'
earum insìèlae. Sic. Isuli di li furmiculi
(V. M.) Cioè scogli a sei miglia da Trapani
che diconsi delle Formiche da Orlandino
per essere ripieni di pietruzzole loro so-
miglianti. Vi è abbondante la pesca di gam-
beri e cancri, non presentano ricovero, ma
verso la spiaggia orientale vi si osservano
vestigii di antica torre.
Fernelle. Lat. FumellM. Sic. Furned-
du (V. N.) Grotta nella spiaggia di Siracusa
verso levante, sotto le mura dell'antica Acra-
dina; ivi non lungi dalla città si osservano
delle vie con sepolcreti scavati nel vivo
sasso, come negli antri di Pelope o di S.
Giovanni. Ai nostri giorni ne è chiusa la
imboccatura, imperocché nel 1693 un gran
tremuoto spiccò dall'alta volta della grotta
gran mole che ne chiuse poi 1* adito.
(1) ForaiU altrìmenti Floresta è attoalmente an
comune in profincia di Metsina da coi disia 80
m., dbtreUo edioceii di Patti donde SO, e circon-
dario di Tortorici donde 8. m. Si ha an monte
agrario per frumento fondato nel 1838 con pochi
risparmii su Taxienda comunale; dipende dall* In-
tendente ed è amministrato dal Sindaco pel ìeta-
po della carica e da due Deputati eietti biennal.
mente dal Decurionato con l' approva xione dello
Intendente; presta con le condizioni e con le nor-
me generali, e Tintore quantità di frumento de-
stinaU ai prestito è di salme 19 e tumoli tredici
falutala in danaro al prezzo corrente in ducati
tva. 85. GonUfansi nel 1798 soli 900 abiUnti, 809
nel 1881 accresciutisi a 1174 sino al flne del 1858.
Se ne estende il territorio in saL 1759«375« delie
quali 91 in seminatorii alberati^ 1040,530 in se--
minalorìi iemplici« 617,845 in patoolL L*aria*è
nna*
468
FO
Porno. Lai. Fumuà. Sic. Fama (Y. R.)
Cala appresso Hilaszo, do?e dicesi sbarcato
il Conte Ruggiero la prima yolta che ap-
proda nell'isola.
Fonia a*Agrd» Lat. FoHia Agro. Sic.
Porzia d*Agru (V. D.) Un tempo fortezza
d'AgriUa nel cocuzzolo di elefato e scosce-
so colle, un poco prono yerso Austro, ed
esteso verso Occidente, sopra il promonto-
rio Argenno, oggi di S- Alessio, nella dio-
cesi dell* Archimandrita. Nel centro, che è
il luogo più nobile, offresi il tempio della
Annunziata di forma elegante, è nel più
alto sito dov* era un tempo la rocca osser-
vasi r antica Chiesa del Crocifisso, patrono
degli abitanti; sono entrambe dirette dallo
Arciprete e frequentate da 12 Sacerdoti.
La festa del patrono si celebra con somma
pompa e con fiere nel giorno dell'esalta-
zione della S. Croce. I frati di S. Agostino
sono uniti alla Chiesa della SS. Trinità dal
1608, per opera di Andrea di Francavilla
maestro deirOrdine. I minori Osservanti
* abitano solto gli auspicii di S. Caterina un
ottimo convento. Ma tutti avanza per ma-
gnificenza ed anticbilà il monastero basi-
liano dei SS. Pietro e Paolo, cominciato
dal Conte Ruggiero nella Scala di S. AleS"
sio, quindi dal Re Ruggiero di lui figliuolo
compilo nel 1117 ed a preghiere di Gerasimo
Abate fornito di pingue dote, fu donalo ad
Agrilla e poi a Porzia; è antlcbissinio il
tempio, unto del sacro olio, ed ornato
di varie Insigni reliquie di santi, siccome
attesta il Plrri. Dichiarano i regii diplomi
appo il medesimo Plrri riportati, 1* attuale
Abate Commendatore Carlo Vigliena de Per-
las barone e signore del paese , munito
della prerogativa di eligere il Magistrato
e di sedere il xxiii posto nel Parlamento.
Inculca i doveri al popolo T Inquisitore vol-
garmente capilanOy scelto dal Re; presie-
de al clero un Vicario dell* Archimandrita.
Comprendesì Porzia nella comarca e nella
prefettura della milizia indigena di Taor-
30
mina. He erano le case al tempo delie
Imperatore Carlo 392, e numeraronst poes
dopo 1138 abitanti; nella metà dello scorso
secolo 498 case, 1947 abitanti; nel 1713
contaronsi S48 case, 2088 abitanti, che ul-
timamente 2liC. Coroprendesi il lerrilorit
in ineschi, selve, pascoli, Tigneti, od in lc^
re coltivate, ma è piantalo principalneito
ad oliveti ed a gelseti. Bimangono tesligii
dell* antica fortezza menlovaUi di sopì
verso libeccio in sito, elevalo « disHala di
quella di S. Alessio sopra il promoaH-
rio. Sta il paese in 38* e 50* di lat e 31*
S* di long. (1).
Wommm «et Butolmi. Lat. Fosso Ah
BtaUnorwn. Sic. Fossa di li Bualiini (T. E)
È un luogo a picco nell*Erice verso il pm-
fondo sassoso, donde dieesl essersi pie-
cipitati i Saraceni atterriU della voce À 1
Giuliano nelF assedio di Erice.
W0mMk «eUa mmw^ Lai. Fona Msk
(1) Fonia d'Agro è oggigiorao va
proTincia di Metsina da cai dista ti ■., Milli
dì Cailroreale da coi 30« circondano di SaTOcadiaii
5, e 806 da Palermo, diocesi dell* ArebiaMadrìlL
La Chiesa denominata del SS. Crociasso cWi»
geTs nella fortena del comune, occupata ael tlH
daUe truppe britlanniche. Tenne abbandonala li
indi crollò. Con due. 60 risparmiati sn X vimÈt
municipale fondavasi nel 1840 on monto agiM
per frumento che presta con la limitaiioatfi
tomoli 4 a persona; dipende dell* Intendente » li
è amministrato dal Sindaco per la dorata ddh
sua carica, e da due depotati eletti in ogni lasi
dal Decorionato coli* appro?axione detl* InteodcaM;
1* intera quantità di frumento destinata al
è di sai. S tum. 6, valutata in denaro al
corrente in due. 15. 90. ContOTansi 17&4ahilMÌi
nel t79S, poi 1704 nel 1831. e 17S5 nello leifai
del 1S5S. L* estensione territoriale è di «L IHi
986, delle quali divise in cnltare 11,939 ti p**
dini, 9,370 in canneti, 10,571 in gelseti, Sti.lH
in seminatorii semplici, 79,669 in pascoli, Sl,f9
in oliveti , 90,796 in vigneti semplici . I.Ctt ii
castagneti, 3,85 1 in boscate. Il suo prìmarìocs»
marcio di esportaxione Gonfiato in olio ed ia «1^
L'aria è sana.
/iC9
*0
(sa di la navi (V. H.) Torre dispe-
"a Hazzara ed il Lilibeo.
FR
ralA* Lat. Fragalatis monaslerium.
lYalà (V. D.) Monastero dMstitulo ba-
sopra an altura, distante 600 passi
ìTTà dì Frazzanò, dedicato per vo-
^ €onte Ruggiero al suo tutelare S.
0 secondo alcuni ristorato; poiché
0 essere state nel medesimo luogo,
lei Saraceni, sacre abitazioni per mo*
mcedulevi quinci le circostanti ter-
delo ad abitare nel 1090 a Grege-
ie, piissimo uomo, ed ai compagni
che reserlo celebre di molto per
abile vita. Diplomi di Ugone Vescovo
ina lo appellano di S. Filippo di
ki dalla valle in cui sorge ; poi
Uro fu detto dalla vicina terra di
e quinci ebbesi il nome da Fra-
*ritorio suo e nei di cui conGni si
nde. È diretto oggigiorno dai Ret-
lo spedale grande di Palermo, im-
lè la Regina Margherita il volle
el 1188 al monastero benedettino
iace , ma nondimeno ebbesi proprii
asiliani. Ferdinando II finalmente
0 in Palermo lo spedale grande
tìtolo di S. Spirito, impetrò nel
16 gli congiungesse il Pontefice le
US. Maria di Maniaci e di S. Ft-
i Fragalày ragion per cui a nome del
Donastero i sovraccennati rettori sie-
el Parlamento il xxxii posto. Visse
. Lorenzo di Frazzanò, come dire-
poco, ed Arsenio monaco che com-
1 greco carme sul mart. di S. Vito,
ial Gaelani , e che credono esser
irima dei Saraceni.
■Ito. Lat. Fraynitum (V. W.) Ca-
fnlovato in un diploma del Re Gu-
del 1178^ dove si fa menzione dei
S* Maria della valle di Giosafat*
FR
rrancainila. Lat. id. Sic. id. (V. D.)
Paese molto celebre nei sicoli annali si anti-
chi che moderni: siede in un poggio alle ra«
dici deirEtna verso Greco e la di cui altura
è occupala da una rupe con una fortezza fa-
mosa neir epoca degli Aragonesi, oggi però
inutile quantunque quasi intera , sotto la
quale verso la medesima parte in un terreno
lievemente declive abitano i cittadini, e fre-
quentano principalmente le più umili e pia-
ne parli del colle, che vengono perciò sotto
il nome della nuova terra. Nondimeno la
Chiesa maggiore sacra alla Vergine Assunta
conserva T antico sito e domina oggi tutto
il paese, donde non lungi sorge il palazzo
baronale ampio ed assai magnifico, che
gode della vista dei mare da Aquilone. È
quella Tunica parrocchiale^ che riconosce
a rettore un Arciprete a cui è indossata
la cura di altre otto minori, ed è decorata
della decentissima cappella del Crocifisso, di
cui è certamente rozzo il simulacro, ma
sommamente prodigioso e coltivato perciò
con festiva celebre pompa nel mese di apri-
le dagli abitanti e genti vicine. Tra le filiali
la insigne ed antica Chiesa della Verg.
Annunziata è destinata anche alla ammini-
strazione dei sacramenti, nella quale ce-
lebrasi la festività di S. Barbara vergine e
Mart. primaria patrona degli abitanti, con
fiere, apprestando le reliquie del di lei
corpo i monaci del vicino convento di Placa;
sorge anche la Chiesa di S. Paolo, donde
i cittadini del novello paese ricevono i sa-
cramenti.
In parte dopo 1* ingresso abitano como-
damente gli Eremiti di S. Agostino conse-
guita la Chiesa di S. Sebastiano nel 1599
per opera di Giacomo Balsamo Visconte,
ma come si nota nelle storie dell* ordine,
abitavano sin dal 1380 la Chiesa di S. Maria
di Tindari nel bosco. Il Convento dei Car-
melitani sotto titolo della Madonna, fondalo
dal 1642 per opera del Visconte Pietro Ruf-
fo, sorge sotto il palazzo baronale* Dal 167i
470
FR
ed tesori di Giaeomo flgUoolo di Pietro
8oUe?osd eoo eleganti fUiiiridiei rimpetto
la Chiesa dell* Annunziata, il monastero di
monache sotto gl*istitoti di S Teresa. Ul-
timamente i Basiliani eon on Abaia rego-
lare staUUronsi in Franca?illa, imperocché
pel non liofe sconquasso deg^ ediflziii mi-
nacciando di giorno in giorno totale mi-
na il monastero del SS. Sal?atore di Placa,
abbandonatolo, e benevolmente dai nostri
accolli, disegnano fabbricare nn nuovo con-
vento. Quello dei Cappuccini, fabbricato
per limosine sin dal IS70 nel poggio ver-
so scirocco donde apresi ingresso al paese,
è adattissimo agi* istituti dell* Ordine, e re-
ca il titolo di S. Maria delle Preghiere.
Congiunge al paese il poggio un ponte ma-
gnifico detto dei Cappuccini che una iscri-
aione appiccatavi afferma ristorato sotto Fi-
lippo lY. Questo colle è notissimo al no-
stro tempo, dove nel 1719 1* esercito Spa-
gnuolo non una volta represse i reiterati
impulsi dei Germani, e con gran valore ne
sostenne gli assalti. Non è da preterirsi
la magnifica fonte marmorea nella piazza
di S. Paolo adoma di statue e di figure,
e che emana copiose acque, né da tacersi
del palazzo del nobile Michele Cagnone de-
gnissimo di venir edificato in mezzo ad una
metropoli. Conta Franca villa oggigiorno 131
case, e 2821 abit., che computaronsi sotto
Vittorio di Savoja 2626: quantunque sotto
rimpcrator Carlo T si segnarono 544 case,
e non lungo tempo dopo 2265 abitanti; nel
1632 furono 113 le case, 2869 gli abit. Gode
per privilegio di Carlo II del 1618 del titolo di
città. Ne va soggetto il clero all'Arcivescovo
di Messina; eleggono i Baroni annualmente il
magistrato, profferiscono I* ultimo voto dopo
i Conti nel parlamento^ ed esercitano il po-
tere di armi. Comprendesi nella comarca
di Linguaglossa, e va sotto 1* istruttore mi-
litare di Taormina cui appresta 1 cavalli e
42 pedoni. Tocca il 31^" 50* di lat. il 38^
S5* di long. Il territorio ne è fecondo, pian-
FB
tato prinelpainieDie In iiBd, vili, mori, el
andie in biade ed la liso , siendentesi ii
pascoli, e molto adallo alle prodiudoai ddb
biade; bannori bosdieH, adve, qnereeii m-
nosi, che nutriscono in abboBdnnia greggiei
najali ed armenti, e sono molto aceondali
cacda. Tien bagnato UnaloMnle dal Ine
die assume il nome da FrancaTllla, eia-
giungesi ali* Onobala o di CalalaWane, •
scaricasi nel mare. Grodiamo Irai cMMU
di FrancavOla degno di nieBiortDia: fiiih
seppe Presdmone diiarlaaimo gioreceMrib
da ascriverti ai i^ft preatanii poeli
mostrano le opere di lui recala dal
toro; decoralo di cariche e di onori, eais-
brato in tutta Italia, per gU elogi di flariri
scrittori. Encomia il medesiiiio Hovgikn
per erudizione, scellena di eoslonri, e fie*
tà Pier Paolo genitore di Gioeeppe; ei ii
oltre Giuseppe Pittalia, egregio a^a picrii
e nell'arte oratoria, e eonoaeitore diivii
scienze; e Michele Caroodo celebfeft
ianoccenza di rita non solo, ma perchè h
sacra e prolhna enidiiione ed la uilimM
i dritti versatissimo ; molto caro perdi i
principi ed a tutti accetto. Fan meaniii
finalmente deirArciprete Tommaso di F^aM%
che piamente per la giustizia mori, accia
da un' empio chierico, di cui ave? a ripM
i vizii; Paolo sacerdote Cappuccino laii*
rabile per pazienza; Elisabetta Costa, spki*
dida per asprezza di vita e per diriaiMi*
templazioni, ed il Carmelitano Gioseppel*
so precipuo in dottrina, ed insigne ia orift
e mansuetudine.
Dicesi volgarmente dell'origine dd pM
non aver sorpassato i temi^ dei Ifontftffe
affermano altri aver tratto principio • i^
me dai sddati llrancesi di Carie Iipii
esistendo per 1* innanzi dello Caaiaslrs,ài*,
de poi fu cognominata hi ricina lodi*lK
testimonio il Fazello, al tempo A 6i|^j
mo I, ma più celebre divenne sello fji
genesi, dalla munificenza dei quali Ai
cesso a Ruggiero di Laoiia Àauaira^
47 i
FR
e di Aragona, dì cui perseverò an-
n soggezioDe dopo la sua fellonia;
Federico II poiché intraprese il re-
dei Regno, Tiolentemenle assalitolo,
lollo dalie mani di Lauria e dei Fran-
se Fetbe poi 1* Infante Giovanni Nar-
di Randazzo e dopo costui la figliuola
%za maritata ad Enrico SiaieUa Si-
di Castanèa, figliuolo di Accursio pri-
questa famiglia in Sicilia. Ebbesi yarìi
4 sotto Martino, cioè CaUerando di
^ma^ Giovanni Villadecani e Filippo
o; nondimeno nel Parlamento tenuto
acusa nel 1398 sotto il medesimo Re,
si Frantavilla tra le terre di regio
lio, e nel registro del medesimo Prin-
lel 1408 dlcesi appartenente alla Ca-
della Regina, sotto la quale durò sino
)% , poiché in corso di questo anno
tgo Signori di Francavilla Niccola Mon^
!o e Bartolomeo Bomano. Ma chie-
lel seguente anno i cittadini venir ri-
al Demanio^ al che non si acconsenti.
rato aveva Taormina, sotto Carlo V, An-
Balsano, la quale città avendo poi or-
li Re s'incorporasse al Demanio, con-
6 ai Balsamo nel 1538 Francavilla
titolo di Yisconte. Chiesto nuovamente
iUadini nel 1601 il ritorno al Dema-
BgiCossi a lungo la causa portata in
d nel 1632, e vi rimase indecisa, te-
aio Vincenzo Cutelli. Fu celebre in-
Anloftio dalla esimia destrezza nel ma-
0 degli affari , imperocché ben due
sostenne con lode le veci di Yiceré
dui tempi; il di lui figliuolo Giacomo
Mossi anche rinomanza per la pietà;
fnUa erede di costui , che maritata a
• Buffo gli assegnò la signoria in dote,
» nel 1614 a Carlo Buffo confermato
ilo per privilegio di Carlo II, donde
URO ornato del conoscimento profon-
1 ogni scienza , e la di cui casa era
a ai dotti. Tenuta poscia Franect-
In potere del Re, sborsati Dome»
FR
fiico Ofie(o Duca di Sperlinga 2000 e più
scudi nel regio erario, la ottenne ed im-
petrò nel 1619 dai medesimo Carlo II il
titolo di Visconte. Succedette a Domenico
il fratello Francesco unito in matrimonio
a Girolama Yalguarnera, dei quali il figliuo-
lo Stefano fu Giustìziero in Palermo, ed eb-
besi Framcesco dalla moglie Rosalia Mon-
reale, nominato Visconte nel 1141, impal-
mato con Stefana Gravina, anche Prìncipe
di S. Bartolomeo, di sceltissimi costumi
ornato e vivente oggigiorno (1160) (1).
(1^ Mancando assolatamente di sorgenti donde po-
tere attingere Tepoca della fondazione di FrancaTÌlIa,
bisogna in qoalche modo approssimarsi al proba-
bile arendo riguardo alla flsonoroia dei tempi, mas-
stmamente se possan questi combinarsi a monu-
mento che ne presenti sospetto. Un tal metodo di
indaga^ione, che pnò adottarsi felicemente in ogni
oscurità di storia, è tenuto con molto accorgimento
in un lavoro deli' eruditissimo Ca?. D. Vincenzo
Cordaro-Clarenza, addimandato Notizie per Fran»
coWlfo, nel quale io yedo adottata una opinione
che oonfacendosi moltissimo al mio intendimento
espongo come più adatta, fi parere di alcuni (non
però di Amico, come in qualche luogo ho Ietto,
poiché egli non fa che solo recar 1* opinione) averne
Itabilìto le fondamenta i Franchi al tempo di Carlo
Magno nello scorcio del secolo Tiii o il sorgere del
IX. Ma erano questi piuttosto tempi di distruzione
che di estendimento, giacendo la Sicilia sotto la
sfena degl' imperanti romei, e non estendendosi la
bandiera del gallo conquistatore oltre il Tronto ed il
Garigliano, per trovar quivi un politico baluardo nel
Principe di Benevento Argirisio ii. L* industria mi-
gliorata dal governo moresco credo bene abbia dato
piuttosto orìgine ed a Francavilla ed a Castiglione ed
alle vicine borgate. Mentre Europa tiranneggiata
dall' anarchia giaceva nella barbarie e nell* igno-
ranza, Adelkam primo emiro dei Saraceni stahili-
tbi in Sicilia nelV 8S7« ed ■ suoi successori, presen-
tavano on era di soUevamento e di progresso nel-
r isola massimamente in fatto di agricoltura e di
agevolazione aUa ricchezza nazionale ; abolito il
lervaggio colonico sostenuto sotto i governi impe-
rìaU, resa agli agricoltori la libertà del travaglio, di-
visi fra' proletarii i possedimenti ritolti al gabinetto
costantinopolitano, premiatele industrie campestri,
introdotte novelle piante, novelle coltivazioni, no-
velli prodotti, novdli modi idraulici» novelli tes-
tta
• Lai. Francui font. Sic.
FnncuronU (V. H) Paese nei colli apprcs-
nti, foOMBtaU k pabblica popolare istraiione,
■pTreadendMi le cosliiaiioiii del mondo fitico o del
■orale, • coti dìroitaodosi aocbe le scienie pra-
tieta agronomidie canrellaodo dal pensiero le ideo
tradilioBoli cho ri oppongono in ciò direllainente
al progreito. Con della occssioiii coUoto rasgaifi-
•hOi coir ertenrione cosi viva dei mezzi di su»i-
•Unia, molti pliuroD si grandemente lo genera-
lioni, 0 fri poco tempo; le abiUiiooi che popola-
Tinti ioUraenle pieiso allo ipisggle ti avauiaroDO
Bell'inleraoed occuparono l'isola iolera; ben IrenU
BOTelIi Mmoieipii furono ciliiìcali e loslo si tenne-
n »■ gnu namero di liorgbi, e di villaggi; me-
dienUllB Irìbnlo permeltcvasi adunarsi > crisliani,
■Mreiter libero cullo, lavorar le propriecampagne,
ftbbrìcani d' iolorno. francavilla polc esser bene
UM delle lerro la i)Qel totale progredimento fsb-
brÌMle, nolto I»ù che anclie occorre a coinpro-
ver r ■sranto il vedere in questo comune una chi«-
KIU ■DlicbitiiiM al 1093 frequentata da S. Cre-
■ete, dove fa poi fabbricalo il tempio ed il ba-
filiano mODUlero del SS. Salvatore della Placa;
che te ta eppellata antica al 1063 è slmono a se*
(urne U toodaiione al secolo i il cbe può fot-
aer argomenta da>Ua riunione quivi in quel tempo
■Tvenata. Delle Chiesa di rito greco intanto recala
dal YineiMonum. ffraect'n'Iujpijg. 37,dal.>fonio>ii)
Da prolopopia pag. aei, e AtW tnaentariam tctlt*.
Mtu. mu., governala in Fraocavilla da un Pro-
tepipa tolta Leone 111 lianrico, e che farebbe sup-
porrò nna borgata nella meli del secolo vili, uon
bìtogot tener conio poiché non è le non una pue-
rile fandonia attinta da i|aei scrillorelli dalle leg-
gende biian ti oe rìgelule e dispregiate nel più dagli
autori di polso poichà piene di coufusione di falsiti
di ineiattaue. Ecco adunque l'opinione dimostrata
egregiamente dal gig. Cordaro ed arricchita anche di
■Uri validi argODQeoli cbe nou arrechiamo avendo
rìgnardo alla proponione del lavoro. (lumunquo
però veda la faccenda è i neon Ira stabile esser quella
terra ariatita ai tempi dei ^orlnanlli (Pìrri Sic.
Sacra NoL 10. lìb. 4. SS. Salvaloris do Placa. —
Tillabianca Sic. >'ob. lom. a, pag. SG7 e seg. —
Hta. che cooaervasì nella Uibl. Com. di Palermo
Q. q. B. flt). CvDcedetie ami il Conte Ruggiero nel
IODI a fra Cremele il feudo della Placa, ed allri
bOMhi nei coalorui di t'rancavilla. quantunque mai
vednlo •• DO abbia l'autografo diploma della dont-
liooe. (De tiocchìi Sacrae Itegiae Viiitationit de-
entai tom. 9, pag. m « leg).
80 Occidente del Icrrilorio di Lcntini, dì-
liso per angusta valle da Yhadra Cadrà o
Francavìlla e attualmente an capo-circoodarit I
di 3* classe in provincia e diocesi di Ueuinade
cui dilla i4 miglia, distretto di Oslroresle dmiit
St m., tS.i da Palermo, 8 dal mare. Ci hanno M\» ■
graziose strade e laslrìcale alcone di lava drll'Elaa,
delle eleganti case, e buoni fabbrica li. Olire la foaU
adorna di statue cbe abbella la piccola piana 4i
S. Paolo, altra se ne è da pochi enoi coitraiu a
spese del coniane in parie più batta tu cmaii^
della gente. L' eccellente ponle di fabbrica coMraits
nel 1585 a spese comunali , rìsiaoralo nel Itti.
perfezionalo nel 16i3 e da poca tempo abbeiliu
congiungecol poggia dov'è il convento deiCappe^
cini oggi sede di stadio, passando sul GeM
addimandalo di Francavilla. 1 Basìliaoi
siero del SS. Salvatore della Placa at(
minato, siccome accenna lo sleMo Xb. Ai
der nell'abitato per tema di mina desìi (ditti
ed eransi dati già a fabbricare il chioslro alWt
alla Chieaa di S. Maria del Bosariodove si vali
tuttora le apposte fondamenta, ma disfuslitiU
villane maniere di alcuni Signori, pensiiDM in
«ferirsi in Castiglione prendendo a loro «kiìmi
il fabbricato dell' antico castello, ma rtstaio il fi
curatore del Barooe cui quel sito si appirlw"
■IrctlissimocoD un feudatario d! FrancailUa»
nilo loro avversario fé' andar fallito quel cdtfD.pM-
lochè avuto convenevol permoso dai Re t'«rJia»-
do III venirono in Randaizo nel 1770 dot*»
cortesemente, sinora vi si esercitano in optftfii-
Gli Agostiniani scalzi sebbene rimasti iopniUf
Greto della aboliiiono dei conveotini dd ITH.i^
bandonarono il paese pochi anni dnpo. CobIk^
nel t7es nna popolaiione dì S8tO abitinii, 'itM
nel tB31. e di 3410 nello scorcio del IULU
genteè addetta principalmente all'africoliari'
non mai cade in miseria, ra
lavoro. L'estensione territoriale è di sai. ruM, ^
delle quali divise in cullare, lo.ui io fi"^-^ .
0,430 in cauoeli, 8,8(18 in gcUeii . U.^uàf^-.
minatori! irrìgui. 31,348 in leniinitorii lU*"'' ^^
1647.039 in seminatorìi eempUci. IIOJ.IM i«l''J ■■
scoli, 3,<l» in oliveli, 37,5GH io vitMi' ^ '
03,555 in vigneti templiei. 6,517 in Mtn ^
dia , 11,011 in alberi misti, i.GOO io cmU '^
139.431 io boBcato, &16,60S in terteai iaf ''^
tivi, 0.065 in suoli di case rampetlii- ^' ^*
tura è molto ìu vigore. Il suol» i iliU"' ^
careo sabbioso e teppo di ciottoli <(Bin« *^
bt««cie.Ci hanno, c«ine o«MrTBil*i|a>)'E'
Ilari fi"
A73
FR
Cadcra antica rocca che attestano Arezio e
Fazello essere la Idra di Tolomeo, e scri-
Tc Fazello: MUUeUo nuova paese e a 4 mi"
glia^ indi a tre la rocca (kdnaj ed in pari
Jipozio Francofonte celebre anche e novel-
la terra ed inrigne per le abbondanti fonti
cfte aW intomo ne scaturiscono; nel qual
ksogo Tolomeo ripone Idra. Scrive poi Are-
zio : Yerso Lentini scaricasi un fiume far»
maio da due fonti , dei quali ad uno è
marne GUeppo^ all' altro Passonito^ pres*
so Francofonte e l* Idra citata da ToUh
wseo , dov'è ora solamente una torre ro*
tonda a quasi sei miglia verso Occidente
da Lentini; diconla Cadrà i nostri. £ di
silo amenissimo, eslendesi in lieve declivio
terso Oriente, e tuttavia inclina verso Set-
Imlrìone, da qual parte è in qualche modo
lidoa la salita. Verdeggia poi da ogni par-
ie io fruiteli , orli e giardini , imperocché
4 efltuenlemente irriguo, donde proviene al
peese il nome. Nel luogo il più elevato
vene Occidente eravi un tempo una cele-
bre turrita fortezza, che scossa dai Iremuoti
Mio scorso secolo si ristorò acciò il Ba-
si avesse convenevole domicilio. Go-
dagli avanzi aversi avuto otto torri in
ijtoo, le tre più eminenti verso il centro ,
tolte orbicolari^ elegantissima quella di mez-
•e. Beca magniBcenza alla piazza del pae-
In cui sorge il novello palazzo sollevato
«reotUnti colli deUo rocce composte in fina
di quarzo, di iDÌc«> di argilla» di schisto ar-
>, di lignite^ d' arena, con frequentissimi pi-
^ di ferro: negli schisti Inngo queUe coste poi
I^.^^Umtì tracce di argento di rame di piombo di
mio 9 di ferro spatico ed anche miniere di
non attirate ainora. L*aria è salubre dal
di settembre al giogno, ma da allora tì rie-
o pestilenziale per la macerazione del lino cbe
' ^ luogo U rire del fiume di Calatabiano. Si
^^eilliiio le Notizie per FraneatHlla dell'esimio
Cordaro-darenza la?. ciL (Giorn. del Gabin.
deirAcc Gioenia T. 1* Bim. S^"), dorè si
ingono varii saggissimi mezzi di miglioramento
(ipalmente riguardo all'agricoltura e ad evi*
r infettamento dell' aria.
FR
da Ignazio Sebastiano Gravina, cui è vicino
il maggiore ed unico tempio parrocchiale
sacro a S. Antonio Abate , e di cui falsa-
mente dice tutelare il Pirri S. Maria ad Ni-
ves, che è la special patrona'; vi ha un col-
legio di canonici istituito dal 1741 , al di
cui primate si appartiene la cura delle a-
nime; vi splende perciò fervorosamente il
eulta divino, né manca eleganza negli edi-
flzii. Le Chiese soggette sono 6- Furono ac-
cettati i minori dal 1536^ e secondo il me-
desimo Pirri mancarono nel 1640 i Herce-
darii ; Cagliola tuttavia nessuna menzione
riporta nei suoi lavori di questo monastero
abbandonato dai suoi. Ferdinando Gravina
costituì nel 1583 un convento per TOrdine
Carmelitano sotto il titolo di S- Maria, agli
orli orientali del paese, dove sorgeva la
Chiesa di S. Caterina V. e H.; ultimamento
lutlavia fabbricarono i frati nuovo convento
dentro il paese verso la pubblica piazza.
I minori osservanti parimenti non lungi
dalla medesima piazza abitano T antico ce-
nobio di S. Maria di Gesù, che col valsente
somministrato dai cittadini e con somme
del Barone fu fondato nel medesimo luogo
dove era Tampio palazzo di Perruccio Gioe-
ni. Hannosi Analmente un monastero le mo-
nache deir Ordine di S. Benedetto elevalo
nel secolo xvi, e con tal magnificenza do-
tato da abitarvi 60 retigiose; vi è annessa
la Chiesa di S. Antonio di Padova, anti-
chissima, siccome ne attesta la porta ed una
iscrizione. Fuori il paese verso Occidente
è la casa degU Eremiti sorta da pochi anni.
Gode oggi Francofonte del titolo di Mar-
chesato che ottenne nel 1S65 Girolamo Gra-
vina , e dà ai suoi Borgomastri la facoltà
di sedere il ix posto nel Parlamento. Va
soggetto ad. un Vicario del Vescovo di Si-
racusa riguardo a dritti chiesiastici, ma si
appartiene al Marchese la elezione del Ma-
gistrato secolare con drillo di armi. Com-
prendesi nella comarca e nella prefettura
miUtare di Lentini, sotto il di cui Istruttore
no
474
FR
militavano 2 cayalieri e 41 pedoni di Fran-
cofonte. Sta in SS"" e 30' di long, in SI"",
5* di lat. Contava ai tempi del Fazello 634
case e 2328 cittadini. Vennero nel censo
del 16S2 case 19S e 2816 abitanti, il quale
namero corrisponde quasi a quello ripor-
tato dal Pirri un decennio innanzi; nel 1713
eran 662 le case, 2379 le anime^ che in
una nuova rivista 2791. Ferace ne è il ter-
ritorio sopra ogni espressione, perciocché
abbonda in biade di ogni genere, legumi,
ortaggi, lino, olio, canape e vino; il fiume
che ne scorre pei confini abbonda princi-
palmente in trote. I boschi e le selve ap-
prestano il giocondissimo sollazzo delle
caccie.
Ebbesi ad uomini illustri secondo il Pirri
od il Hongitore: Benedetto Gaeta dei mi-
nori, che ancor giovane si ritirò nell* eremo
di Rosmanno, recò onore alla religione ed
a tutti divenne esemplare; si occupò per
quasi 8 lustri alla educazione dei novizi!,
principalmente addetto agli studi! della
teologia morale, e senza riposo nondimeno
dìcssi alla contemplazione delle cose ce-
lesti ; in porlcnlosa estasi fu tratto , pre-
disse li futuro, operò portenti; mori in Pa-
lermo santamente trai Riformali in età di
70 anni nel 1G30; pubblicò molte cose enu-
merate dal Mongitore e scrive il Pirri essere
sLito padre di coscienza alle monache di
8. Chiara in Napoli. SeraGno da Franco-
fonte laico, mentovato dal medesimo Pirri
e dal Gactani per fama di ottima vita e
di sante opere; mori in Messina trai rifor-
mati nel iG24.
Kicoiioscono a comune voto gli scrittori a
fondatore di Francofonle Artale Alagona.
Scacciati gli Alagona dall'isola daMarlino, vien
donato nei 1302 a Giovanni di Lamia che fel-
lone anch' egli, fu deposto; dicdelo quinci il
ììcanorlinglieri Cnnjllas suo Cancelliere,
Camerlengo dei Regno, e per altre cari-
che illustre, con Calatabiano, Slonforle ec,
per diplomi dati in Catania nel 10 novem-
FR
bra 1394. Lasciollo questi al figliuolo £io-
vannij il quale nel censo del medesimo Mar-
tino nel 1408 disse il sacramento pel n-
sale d! Jadra di Francofontc; morto seni
prole ne fu erede il fratello Aerltn^kri,
che però Banerberi lo dice figliuolo, e eoa-
fermato dal Re Alfonso nel 1434; successe
a costui il figliuolo Giovanni , che ancM
egli fu Camerlengo del Regno , e Slnli-
goto di Messina nel 1479. Succedette a Gìi-
vanni la figliuola Isabella^ impalmala a U-
gi di Aeugna, primogenito del Viceré Feri-
nando, dai quali nacque Diana presa iami
glie da Ferdinando Moncada; conferoit-
entrambi dal Re Ferdinando nel 1509, ne k
sostituita dopo la morte. Cotìiissella alhi-
menti Conie$$a Moncada Aeugna e Cru}1lai,
la quale prese in marito Girolamo Grmu
Signore di Patagonia nel 1531. Ottenne 4ll^
sti il primo gli onori di Marchese dal le
Filippo II nel 1363, e trasmiseli ai sooi;
conseguite Ferdinando le signorie del ge-
nitori, molti figli si ebl>e, dei quali il pri-
mo Girolamo prese il sajo cappuccino e ih
fulse per religiosi costumi; il secondo{^
nito Lorenzo nominato Marchese mancò di
prole; quindi sostituito Derlingheri, gfim
Ferdinando, con Felice Gravina, cbe morti
prima del padre, lasciò Luigi o Liài^
successore all'avolo Berlingheri. Fu Ludontf
il primo Principe di Palagonia,cui surcedeÉ
il fratello Ignazio , cui il figliuolo Fnir
nando, dondelgnazio Sebastiano suec^M
da Ferdinando Francesco, Da Ferdinaik
Ignazio Sebastiano n, padre di Ferdmt^
do Francesco ii vivente e padre: «leìqrf --
dirò in gran copia enumerando i Signori <
Palagonia (1). .
(t) U comune dì PrancofoDte col ? ilUcfìotfifV'
Mreto cbe forroiTa parte del circoDdarìo éì if^
dia fo elevalo a capo-loogo di cirroadario £ '
classe con Regal Decreto del 19 luglio 18i(: e**"
prendesi nella provincia dì Noto da cai di<M V
m. non rotabili, in distretto e diocesi éì S*r*^
donde 34 non roUbili, e la parìaienta aoarotitf ^
'
t-
475
FR
Fraseolarl. Lat. FrMColariè. Sic. Fra-
sculari (V. N.) Fiumo nella spiaggia meri-
dionale, ed asilo di navi non lungi dalla
foce ; r appella il Fazello Frafuscolari.
rrateiio («.) Vedi S. Filadelfio.
Prattina. Lat. Fractina. Sic. Frattina
(V. H.) Fiume che sgorga sotto Corleone
terso Occidente, nel territorio dov*è Bu-
samroara, ed unitosi a quel di Corleone
sbocca nei Calatrasi , e finalmente si pre-
cipita neir ampio fiume di Belice; irriga i
lerritorìi appartenentisi alla Chiesa di Mor-
reale, e diviene formidabile neir inverno.
Cnuwand. Lai- Frazanum. Sic. Fraz-
lanò (Y. D.) Paese che fa parte oggigior-
no della Contea di S. Marco , nei di cui
r"-
ionio Del punto che gli ò pih ficino dov*ò
di Agosta, 3i rotabili 91 non rotabili da
o. Ci ha oggidì un monte agrario fondato
«i resti a riscuotersi dell* antico peculio, e quan-
Iraqae l' origine siasi attribuita al 1839» pure ebbe
dhlto dal 1843 in poi; prestasi frumento non più
di ^Ballro salme a persona con cautele in pegni
• eoa fidejnssione di persona soWibile, la cui scelta
a ben vista dei Deputati, questi medesimi
solidalmente garanti coi Gdejussori; il ca-
|Me è di tSO salme di frumento ralutato in de-
iNe al preuo corrente in due. 13S0; dipende il
dall' Intendente, ed è amministrato dal Sin-
6 dai due Deputati eletti dall* Intendente in
■ bieBoio. Gontaronsi in Franconfonte 3489 abi-
mA 1798, poi 4058 nel 1831 e finalmente 4314
•eorcio del 1858. L' estensione territoriale è di
;448, delle quali, difidendo inculture, 24,983
ini« 4,SS0 in orti semplici, 1,012 in canneti,
.Tte in semioatorii irrigui, 960,499 in seminatorii
i, 1716,228 in seminatorii semplici, 1363,191
li, 17,115 in oli veti, 75«764 in Tigneti al-
99^871 in Tigneti semplici, 8,197 in som-
i, 7,310 in ficheti d* india. 4,656 in alberi
120,090 in boscate, 0,193 in culture miste,
in snoli di case. Il territorio è fertile ed ir-
ed il maggior commercio di esportazione
in frumento orzo ed olio, e tì si apre un
lo. L'aria è cattiTa pei luoghi paludosi che
no r abitato, ma abbondante ottima e sa-
è r acqua poiché traTorsando dei terreni ghia-
si fa purissima colla permeazione non tì es-
altre sostanze solubili che la rendano eattifa.
FR
colli sollevasi appresso Capri Terso Sci'
rocco in un terreno lievemente declive, e la
di cui Chiesa parrocchiale è commessa alla
cura di un Arciprete con altre sei minori;
gode del patrocinio della Vergine Assunta ,
ed è fornita di un coro di Sacerdoti che
salmeggiano cotidianamente. Gli atti del B.
Lorenzo Monaco, del quale dirò in appres-
so, fan menzione della Chiesa di S. Fila-
delflo tra le filiali, non che di quella della
SS. Trinità dove abitò il medesimo Loren-
zo verso il fine di sua vita , e depose il
frale. Dista 5 m. il monastero basìliano di
S. Filippo di Fragalà di cui diedi notizia.
Convengono esser saracena l'origine di Fraz-
tanò, come si vede dal nome. Quinci per
dono del conte Ruggiero signoreggioUa il
primo Piccola Camuglia; conobbe poi il
dominio di Garda Sando de Emr signore
di S. Marco , ed ubbidì lungo tempo nel-
r epoca del Re Martino ai signori Ara-
gona e tolta a costoro T autorità per ordi-
ne del Re, toccò il possedimento di Fraz-
zanò ad AngeloUo de Larcan con Mirto, Ca-
pri, e S. Filadelfio verso il fine del secolo
xrv. Per beneficio del Re Alfonso finalmente
passò nuovamente al Conte S. Marco al-
lora Riccardo Filangieri nel 14S3, i di cui
eredi sino ai nostri tempi possedonlo col
titolo di barone, col dritto di armi, ed il
LI posto nel Parlamento. Si appartiene alla
diocesi di Messina e la comarca di Tor-
torici, e segue Tlstruttor militare di Mi-
stretta. Contava sotto Carlo V 125 case,
C33 anime nel 1595 ; alla metà del seco-
lo scorso erano 248 le case, 895 gli abi-
tanti; nel 1713 poi 178 case 482 abitanU,
che ultimamente 912 : stando finalmente
sotto il medesimo sito Capri, Mirto^ Fraz-
zanò, e S. Marco, poca è la discrepanza
della lat. e della long.
Gloriasi Frazzanò di S. Lorenzo monaco
basiliano che venera come patrono, sorto
da ottimo casato , professata vita monastica
prima nel monastero di Fragalà, poi in quel
A76
FR
di Argirò, Tisse noa yolla solitario sotto i
monte Etna, ed uscito in peregrinazioni per
terre aliene si distinse do?unque per pro-
bità di costumi; reduce finalmente nella pa-
tria, lasciolla erede morendo del suo sacro
corpo: ne rimangono gli atti appo il Gae-
tanl. Fiori in questo secolo Policarpo Allò
Definltore generale nel medesimo istituto,
insignito poi della dignità al>azi8le, e pre-
cipuo promotore del novello monastero in
Palermo della regola che atea professato;
viene encomiato dal Hongitore, il quale fh
anche menzione di Domenico Bordonaro e di
Antonino Mauro, che dice a ragione pre-
stantissimi nella poesia e nelle amene let-
tere. La fertilità del territorio è come in
Capri, di cui altrove si disse (1).
(1) Incerti è F orìgine di Franano, e mobilia
alcnni fondato con Longi dagli abitanti della città
di Crasto, nell* anno 835 quando fo qneita distrutta
dai liarliari, ma nulla però poò dirsi di certo, né
rigettarsi la gratnita asserzione di Amico, essere
stata nna terra dai Saraceni costituita. Si ebbe
di^li scrìttorì nomi affatto Tarii , Fraynit in un
diploma del 1188 recato dal Massa nella Sic. in
P rosp., Frani Frazzana e Fragaron$ in altro del
1282 accennato dal Mugnos, Frajctno in altro ne-
ttilo dal Pirri del 1188, Francmo dal Magnos nella
TÌta dei SS. AlGo Filadelfio e CiriDo, Frassino dal
Bordonaro nella vita di S, Lorenzo di Frazzanò ,
Farzano da Massa nei mss. di Storia Sicola, For»
zana dal Fazzello, Franzanio e Frauxaneo dal
Pufrtiese nella storia di Sie, ed in quella del Masbel
Frazzanò ed anche Forzano , o Gaalmonte Rom»
zano in antiche carte geografiche.
Oggi è un comnne in provincia di Messina da
coi dista 75 m., distretto e diocesi di Patti donde
26 , circondario di Naso da cui 6 m. fi silo pro-
priamente in una valle e ricinto di monti. 8i ha
molte Chiese oltre le accennate dall'autore ma
tutte di antica data e la Chiesa madre intitolata a
Maria Annunziata e non già ali* Assunta come dice
Amico è adorna di un magnifico marmoreo si-
mulacro della medesima Vergine scolpito dal 6a*
iziui. Ci ha un monte agrario per frumento, sta-
bilito nel 1838 dall'antico peculio frumenlario; si
ha un capitale di sai. 138 e lum. lidi frumento
c.i*colalo ci prezzo corrente in due 849. SO;
presta colle norme generali e aeoondo la esttosione
PR
Lat FVomfofiis flueiu». Sic.
Frannaoi (V. D.) Fiume che nel lido di
Milazzo appellato dagli Archi scaricasi ad
mare.
Fronte (V. R.) Eletata pianura nel fer-
lice di un colle, rimpello Aggira terse Li-
beccio, dofe dicesi volgarmente dagria-
digeni essere stato T anfiteatro di qucllt
città, da Diodoro mentoTato, imperoediè fi
si conser?ano grandi atanzi, e sopra opi
1
dei terreni che roglionri seminare ; dipende ià-
Y Intendente ed é amministrato dal Sindaco e <t
due Deputati eletti in ogni due anni dal Ileceris-
nato coir approTaiione dell* In teodolite. Conta fuii
aS40 abiUnti nel 1798, poi SSii nel ISSI e iasl-
mente 3410 nello scorcio del iSSi. L'esteniisM
territoriale è di sai. S95,S09, delle qaali diviis p«
coltiTazioni, 0^486 in canneti» tp04a in gebfti. Mt
579 in seminatori! alberati, 99,899 in aearioaliri
templiei« 97.109 in pastore, 80,899 in oUfsli, IT,
841 in Tigneti semplici , 7,489 io caatagoall 1^
940 in boscate. 0,1 5t in sooli di caan.
Tenendo agli «omini illoslrì, biaogna §mmkm
neir autore il cognome di Antonino Maoio ia alt
tonino Magri, nomo di mdta ioaportanu pvb
cariche sostenute, pei composti IsTorì, 9 f^^
somma eradixione, secondo eosta dal SloafiM
Bibl. Sic. tom. 1, pag. 49, luTeges Ann. Sic ft^
104. Ragusa Bibl. Sic pag. lOf . Aorìa Croa. H^ #
t. 1 pag. 218 e da altri. ìlerita inoltre rkeriim M
il D.' D. Pietro P^trolo florito nei priaorèi àf J^
secolo xfii Giudice della Gran Curia PrHoriaatf f^
Catania, diede alla luce dei lavori:— Far b W
apostolica di Papa Niccolò V.— Della Regia Pna9^ [
tica di Alfonso nel 1609.— e le Addizioni sopra il 1^ i
del Regno di Sicilia nel 1614. L* Abate D. '.1^1^ f*
zio Consaloro censore del Tribunale d'Iaqtisi''
ed il Sacerdote Lorenzo Manna Arcipreta M" !
patria, poi Commissario del S. Uffizio e lltfèaaPl |
Apostolico, entrambi per dottrina preitasti^
E per concbindere col nome di nn noiaockscd'
non pochi onori nella sua tarpata canicrt oi9
toTiamo il D.' Lorenzo Angileri esimio Bottai*
dicina e nella poesis, che pubblicò Tarii tati** * .
di essa scienza nel ISiS, nna tradazione MI' ^]
so ferii morbi cronici di Stoll arricchiu A^i
datte note, e varii componimenti poetici: «efl^l
que infelicemente alla falce colerica del l^*^'*
tolse dal grembo alU belU SieUia il fior 4ai ip ^
•COI.
i
\
477
FR
aXro un quasi intero parimeoto di lapidi
profonde e larghe , in IS palmi di lun-
ghezza.
«ramento (Monte «al). Lai. Frumenti
moHs. Sic. Hunli di lu furnientu (V. D-)
nella soprema australe regione dell'Etna,
cod appellato, imperocché sorge io guisa
di un cumulo di frumento, ed è sparso di
ghtm'e o granelli di arena; altro se ne presen-
ti in pari forma e sotto il medesimo nome
Terso Greco, più basso nondimeno dell' au-
iirale.
FU
Farteao. Lat. FurfoniM. Sic. Furiano.
(V. D ) Fiume dello da Tolomeo Chydas,
ta CaUlta ed Aluniio antiche città , cioè
mìa e S. Marco secondo i moderni ,
qualunque sostenga Fazello essere il €hy-
iiu l'attuale Hosmarino. Rasce dalle fonti
Sùiazzo, iVufticotto, e Kiraglia Irai monti
Sorì, che iilTerma il medesimo Fazello es-
»ri gli Erei conQnaati a Troina ed a S.
filtdeliio : scorse le vallèe di tai monti,
ticiisi nel lite sottoposto a S, Marco alle
|Be dolci, A congiungesl col mar Tirre-
(I).
farle di Meulna. Lai. Fwioe Me»-
iSii^'. Furii di Missina (V. D.) Sono
'bnr^'lii d/i Heuogiorno e da Settentrione
;eiii al dominio di Messina , dei quali
singolarmente.
lì*«rnMri. Lat. Fumaris, Sic Fumar!
b.) Paese nella comarca di Patti e dÌo-
^*** dì Messina, non lungi dal castello di
B^eri . che Tiene nel censo insieme con
^Ptari stede fn un poggio verso Maestro,
Mn un'antica rocca oggi in ruina.
Mpio prìociptle intitolato al SS. Croci-
% af lu la carica arcipretole, e ad al-
ioqae Chiese presiede. Vi ba un pio-
«onTenlo di Carmelitani , sacro alla
^'t MUm •oa Tidouiu è pento nn leUgrifo.
FU
Madonna tutelare. Giuseppe Hillcmaggio da
Fumar!, celebro per eloquenza, visse ver-
so la Rne dello scorso secolo; ascoltato per
ben due volte in Palermo con gran plauso
nelle primarie Chiese , ftorl anche in Na-
poli, io Soma, io Venezia, ed in Malta per
l'efficacia e l'eleganza del dire , e mori fi-
nalmente Arciprete nella patria nel 1702.
Si appartiene il paese attualmente ai Mar-
ziano, cbe son principi di Furnarl dal 1692;
godono del dritto di anni , siedono il lvi
posto nel Parlamento , e scelgono i Magi*
strati; da gran tempo appartenevasi alla
nobile famiglia di FumaH; imperocché il
primo per magnificenza di Federico III eb-
besi il territorio Biagio Fumari nel 1375,
e vi fabbricò la rocca, e congregatavi gente
diede al paese origine; avevaselo me-
ritato Biagio presso il medesimo Prìncipe,
poiché conservato aveva sotto la regìa ob-
bedienza la terra di Trìpi incorsa in fello>
nia. Viveva a! tempo di Martino un altro
Biagio che nel censo del 1(08 ero tenuto
in dritto di vassallaggio pei feudo di Fur-
nari. ISon preterisco tuttavia aversi nel re-
gistro dì Federico 11 un Bartolomeo di Mani-
iCiUco Signore del casale di Furnari;e Fran-
cesco Emmanuole ricava diii pubblici la-
bularìi nel lib- 1, p. i della sua 5fc. nob.,
averlo in soggezione Giovanni e Stefano
di Mauro prima dì Biagio dì Furnari: al-
trove poi nei lib. i dice dì Filippo Fuma-
ri, che nei primordiì del secolo sin trasfe-
ritosi dalla patria Genova in Sicilia, si eb-
be in prima le terre dai principi Svevi ed
indi da Pietro di Aragona verso il seno di
Patti, oggi appellato da Oliveri, nelle quuli
fabbricò un castello , cui impose il nome
della famiglia: se l'ebbero poi per dritto
ereditario altri da lui oriundi sino ad An-
tonio costituito Duca dì Furnari per privi-
legio dì Filippo IV, il dì cui pronipote Fer-
d^ando Saverio, rapito sul fiore degli anni
nel 1750 fu l'ultimo Duca, imperocché con-
seguilo olla morte di lui il titolo Pietro
478
FU
Ardoino e Rocca yendettelo a Giuseppe Pa-
terno Tedeschi patrizio di Catania.
Già comprosselo il primo dai Marziano
ÀnUmino appellato Prìncipe di Furnari, cui
succedette il figliuolo Lorenzo marito a
Giovanna Perpignano e Leofante , donde
Antonio u che si ha in moglie Emmanuela
Valguarncra. Erano 138 le case di Fumari
sotto Carlo V , 691 gli abitanU ; nel 1652
poi 229 le case, 845 gli abitanti, nel 1713
le case 175, e 688 le anime, che ultima-
mente 1043* U territorio abbondante in
olifeti, mori, e biade è irrigato dalle ac-
que del fiume Galiclotto; tocca quasi li 39^
dì long, ed i 38, 10* di lat. (1).
riimari. Lat. Fumarie arx. Sic. Fur-
lizza di Furnari (V. D.) Forte o torre di
ispezione verso il promontorio di Milazzo
appresso Occidente.
Fasara (V. D.) Monte alle radici au-
strali del Mongibello, sotto cui emanò 1* in-
cendio del 1669, e che talmente appellasi dal
frutice del medesimo nome in che abbonda.
GA
«abeiia (V.N.) Fiume volgarmente Gur-
naionga, che si ha nome da una osteria che
accoglie i viandanti dalle orientali parti del-
r Isola a Piazza, donde si va a Palermo, e
siede alla sinistra ripa.
(1) Fornari è allualmente un comune in prò-
. TÌncia e diocesi di Messina da cui dista 36 miglia,
dislretlo di Caslroreaie donde 10 m., quanti an-
che da Novara che ne è il capo circondario e
140 da Palermo. Erane la popolazione nel 170S
di 1428 ahilanli, di 1395 nel 183t e di 1875 nello
scorcio del 1852. Estendesi il piccolo territorio ìd
sai. 564,23U delle quali divise in culture, 10,056
in giardini, 1,177 in orti semplici, 5,817 in can-
neti, 2,852 in gelseti, 207,075 in seminatorii sem-
plici, 63,835 in pascoli, 155,367 in olÌTeti« 35,313
in vigneti alberati, 90,293 in vigneti semplici, 8,
125 in boscate, 0,321 in suoli di case. Esporta
principalmente vino ed olio. Su di una collinetta
vicioa al cornane è posto on telegrafo.
GA
Ciaftrléiet Lat. Gabriel. Sic. Acqua di
In Grabieli (V. M.) Sorgente nel territorio
di Palermo sotto il monte Caputo donde
sgorgano abbondantissime tene di tcgea,
che raccolte in prima in conserTa, per Tini
e larghi conduttori irrigano in parte le ter-
re sottoposte, vengono in parte nella duà
a comodo dei cittadini. Dicesl dai sanceii
Crtftet, e presenta due gorghi, dei qoaE
uno dicesi attualmente il Gabriele maggia
re, ed un tempo Niseui, e T altro minen.
«adeAl. Lat. Ghadedi (V. H.) Casik
di Saraceni, sito alla destra ripa del fiume
Abiso 0 Eloro, oggi ruinato. Ossenransi co-
munemente dei sepolcri nel colle del ae-
desimo nome.
«ami* Lat. Gaggie. Sic Gaggi (Y. D.)
Piccolo paese altrimenti Raggi o Gagget
in un diploma del Conte Ruggiero del fOi7
Staggi^ sito sotto Taormina, terso il tea»
del torrente che scorre alle radici del noi-
te Tauro, un tempo dei municipii della ■^
desima città, appartenentesi oggigiorao i(f
Spucchcs duchi di S. Stefano. La Chiai
parrocchiale sacra a Maria Annunziala ùnt-
na della elegantissima eappella di S. Se
bastiano Slart. patrono degli abitanti, occupi
il centro, e nella vicina altura è il mpir
fico palazzo baronale. Vennero nciroUf*
mo censo case 101^ erano gli abilantì W
nel 1713, ed oggi computansi 412. hs^
nello scorso secolo in potere della ooUt
famiglia di Mauro che comprollo dai fl#
stri del Re. Se T ebbero quinci i Bmi
forti principi di Scordia, e poi cedette per
rendita agli Spucchcs. Fiori poco la sip^
di Gaggi Biagio Spucchcs che purgò iap*
parte Tantichissimo teatro di Taormina e h
protettore eccellente agli eruditi arcbeolipi
Riparò inoltre da devastamento varie scfìit
tavole appartenen tisi alla patria, eie v«fe
collocate ordinatamente in un gabinedii|
ciò destinato; cedette immaturamente ife T
morte nel 1753, lasciato il figliuolo Cì^
tanni Baitiela vivente oggi ( i7(iO), M*! _^
A79
GA
GA
di S. Stefano^ e Barone di Gaggi, unito in
matrimonio a Maria di Gregorio e dante il
LxiY Toto nel Parlamento (1).
CSAVliano. Lat. Galianum. Sic. Gag-
ghianu (V. D.) Antico paese sotto dirupata
e scoscesa rupe^ sovrapposto a declive al-
tura, rivolta a Scirocco, da ogni dove ri-
cinto da colline; le viscere poi della rupe
da ferro incavate presentansi in forma di
fortezza che sebbene attualmente sia invol-
ta in ruine conserva non oscure vestigia di
antica magnificenza, e decentissime abita-
ci) Gaggi è attualmente nn cornane in provin-
cia e diocesi di Messina da cui è distante 36 m.,
distretto di C4astroreale donde 30 m., circondario
di FrancaTilla da e ui S m. La sua fondazione può
ascriTersi all'epoca saracena, come si osserva da
fablnricbe rimanenti, che però il volgo fa rimon-
tare 1 tempi molto più in là. Di veramente sto-
lieo ei abbiamo essersi appartenuto sin dai tempi
dei Normanni con Mongiufiì Graniti e GaUidoro
4 domÌDÌo di Taormina. La Chiesa maggiore è
•doma di una magnifica marmorea colonna di
gieeo bvoro, e di pregevoli quadri di ottimi pen-
•elli dell* antica scuola messinese. Nella Chiesa
di & Sebastiano conservasi una statua di creta del
StBlOy edi buono lavoro, e si è in questi nostri tempi
CHBpita altra Chiesa sotto il titolo di S, Maria de-
iC Angeli. 0)ntavansi 460 anime nel 1798, poi 390
■il 1831, e 398 nello scorcio del 1853. Risiede
r«aiministrazione spirituale in un Curato eletto
Arciprete di Taormina^ come unica giurisdi-
rimasto a questa città sul comune. L*uberri-
e vasto territorio era compreso dai feudi de-
soati di S. Croce, Montenero, Montedoro e S.
sica, ed eslendesi in sai. 301^52 delle quali
do per coltivazioni 4,243 in giardini, 18,
orti semplici, 0,745 in canneti, 1,350 in
iy 164,847 in semina torii semplici, 83,141 in
, 11,534 in oliveti, 15,206 in vigneti sem-
0,148 in ficheti d* India 8,142 in boscate.
^■^■pricoltura non vi è praticlita con molta pre-
1» €d i primarii generi di esportazione sono
V l'olio, e la seta. Ci hanno in varii punti
e di marchesite, stagno e piombo non però
'Atività. I boschi abbondano di caccia massima-'
tUi nella primavera e nell* autunno, e sono fre-
ttati dalle ricercatissime martore, la pelle delle
' forma an oggetto di lusso per le donne. Il
è caldo, e non mai tì risiede neve.
zioni appresta pel Barone con oratorio, da
poco tempo formale. Derivasi come appare
dai ruderi^ aver compreso un tempo la me-
desima rocca cinque torri, dodici fosse e
cisterne, diciassette spelonche da congresso,
trenta aule e pia, nella maggior parte nel
vivo sasso incavale. Sorgeva presso la Chie-
sa di S. Pietro che era la primaria e la
parrocchiale; ed essendo nel sito il pid
alto, ed infrequentata, verso la metà del se-
colo XIV si scelse T altra magnifica di S.
Cataldo Vescovo patrono degli abitanti , e
le vennero ceduti i dritti della prima. In
memoria del fatto, muove dalla Chiesa di S.
Pietro sin' oggi la solenne processione nel-
la festività dei Corpo dei Signore: in S. Ca-
taldo però esercita la carica T Arciprete
colla communia ed amministra i sacramenti;
è solenne il di del medesimo santo, si pei
popolani che per le circostanti genti, per-
ciocché è a lui conservato il cullo primario.
Tra le dodici liliali quella di S. Maria della
Grazia appresta anche i sacramenti agli abi-
tanti. Perdurano trai regolari gli eremiti di
S. Agostino che diconsi dai terrazzani fon-
dali nel secolo xv nella Chiesa di S. Gio-
van Ballista. Prova T Attardi con ottime ra-
gioni esser fioriti lungo tempo prima del
1607, quantunque gli annali dell* ordine si-
no ai 1631 ne avvicinino la fondazione. Il
Conte Lancellotto Castelli fabbricò nel 1657
verso Aquilone nella parte estrema del paese
un convento ai minori riformati acconcio
ed elegante, e nella Chiesa dedicala a S.
Maria di Gesù conservasi il corpo di S. Mau-
rizio martire. Abitavano al di fuori gli Ago-
stiniani di S. Adriano della riforma centu-
ripina in S. Maria del Piano, ma no anda-
ron via scossi da tremuoto gli edifiziì. Ce-
dette ai Carmelitani nel 1624 la Chiesa di
S. Antonio Abate, ma la pochezza di ren-
dite fu cagione di andarsene dopo quasi
otto lustri. Fu data nel 1668 alle monache
Teresiane la Chiesa di S. Maria delle Gra-
zie^ cui verso ì principii del medesimo se-
r--^ ._•".'
480
GA
colo era atlaecata ona casa di doniellepo-
fere come costa dai diplomi di Pietro Ridi
Arcivescovo di Messina. Adoma finalmente
la piazza un elegante marmoreo fonte or-
dinato nel 1659 dal Conte Lancellotto. Va
soggetta la milizia comunale di Cagliano al-
ristruttore di S. Filadclfio ; si appartiene
la gente alla comarca di Troina, il Clero
ò sotto la giurisdizione dell* Arcivescovo di
Messina rappresentato da un suo Vicario; il
Barone clie ha dritto di spada ed il xv po-
sto nel Parlamento, un tempo col titolo di
Visconte oggi di Conte, sceglie i magistra-
ti. Al tempo di Carlo V si ebbero dal cen-
so 126 case, 2954 abitanti; e nel 1652 quin-
ci 1150 case, 3875 abitanti, e contaronsi nel
1713 case 697 e 2449 anime, che ulli-
mamente 2526. Perdurano nel feracissimo
territorio monumenti di antichità, e ne pro-
viene ambra nera. È piantato ad oliveti, gel-
seti, frutteti, pascoli, nò manca di caccia. Sta
il paese in SS^" 10* di long, in 37'' 3S' di lai.
Giliberto PeroUo Signore di Gagliano sot-
to i Normanni, ebbosi in consorte GUeUa
figliuola del Conte Ruggiero vedova di Zap-
parrone, ed ottenne Sciacca in dritto della
medesima moglie; ne fa menzione il Pirri
nelle Koiizie Meséin. sino al 1142, di qual
tempo reca diplomi del Re Ruggiero, dove
il Perollo fa menzione dei suoi predeces-
àori baroni di Gagliamì. Sotto i Francesi
dicesi dagli annali dì Sicilia aver conse-
guito la Signoria di Gagliano Fukone del
foggio Riccardo Vicario del Regno per
Carlo V; succedctlegli Perruccio suo figliuolo
e la nipote Sancia, che si ebbe a marito
Galasso EslendardOy che scacciato coi suoi
in quella celebre cospirazione dei Sicoli
contro i Francesi, ebbesi il paese Pietro
Procida forse figliuolo di Giovanni, da Pietro
di Aragona : cedette poi a Montanerio Pe-
rio de Sosa che con astuzia militare^ in-
gannati i Franceschi, trasseli fuori da Ca-
tania e slerminoili, come dalle storie ci
abbiamo, e perciò appo il registro di Fé-
GA
derioo ae ne dicono gli eredi tmso fl 13!l
soggetti alla Caria per la lem ed il o-
stelio di Gagliano : poi scilo II regno di Lu-
dovico fti concesso a Buggiero IMoiito,
e scacciato costui dagli abilanli travagliili
per rimpotenza del suo regiaie, toccò il pn-
sedimento ad Eufemia regia Inluile soreh
di Ludovico Vicario della Sicilia pel In-
Ielle Federico ed Abbadeasa del monutai
di S. Chiara in Messina, morta la quale ii
CeMh nel 1349, prese Gaglino a sé jBenur*
Spadafora^ quantunque poi 1* abbia kgk'
limamente ottenuto per benefizio del wt
desimo Federico. U vecchio Martino e»
cesselo nel 1392 a Perlo Sando de CeUt
jwro il maggiore della sua Simiglia, sck-
dato da jBoòerlo Diana priore di S. fii-
vannl di Roma e di Messina rinvigorilo diff
Alagona che occupò la terra per 4 lù
Composte poi le cose impetrò flpriatà
Martino il giovane quanto Tivease; certi-
mente nel 1408 per la morte di /Km.
Sondo Rui$ de Lihari famigliare dei aefe-
simo Prindpe pagate circa mille oais en-
prollo dalla regia curia , e meritò iiA*
il titolo di Visconte : ritirollo il Re Aito»
nel 1455 per la facoltà riservata dalla b-
ria« e concesselo a Ludatieo de Pert^
cui succedette il figliuolo Raimondo.
Almerico Centelleè che dicevasi Hn$
Sondo de Colotajuro n come erede M-
r antico Perlo, verso il principio del si(é
XVI ingaggiò una lite coi possessori sdì
signoria di Gagliano e la vinse in giodiiii.
perlochò ne fu nominato Visconte; fa i^
vematore della camera reginaie, o dd |>^
trimonio appartenentesi alla Regina, però*
Prefetto di Siracusa, dove approdalo cflMi*
do il gran Maestro dei Cavalieri di M*'
fu accolto splendidamente nel soo paltf^
Un altro Almerico per privilegio di I#
pò li divenne Conte di Gagliano, taié^
Pari del Regno, e con Diana Valguan^
generò Antonia la quale maritala in fiW
nozze a Lorenzo Calletti, Vicario nelii Tit
481
GA
ra e Stralegoto di Messina, si cb-
uoli Alerano e Piccola. Àlerano
0 perirono alTogati dalle acque es-
oliato un ponte in Palermo, Anto-
ò prese in seconde nozze Alerano
che per dritto di lei Conte di Ga-
icario di tutta risola, Coppiere di
1, Cavaliere di S. Giacomo, fu ap-
»adre della patria pei meriti verso
ssendo stato privo di prole, alla
iifUoma, impadroniscesi del con-
^Ui GaUelli , e presa in rooglio
Hastiana fu padre a Lorenzo ed
5C0 , dei quali il primo unito in
lio a Caterina Fardella mori senza
e Francesco non conseguita la Si-
bbandonò la Sicilia ; imperocché
i appropriata Caterina a nome di
sumata , e vendcttcla a Gregorio
per 92000 aurei nel 1629. Lan-
figliuolo di Gregorio Principe di
rato fu Marchese di Capizzi, da
ppolila Larcara nacque Gregorio^
jncellotto Ferdinando^ alla di cui
nza Ggtiuoli conseguisce Gagliano
rolatno Marchese di Motta di Af-
arito a Susanna Giglio, 1* erede dei
i primogenito Gabriello LancelM"
ad Anna Maria Paso, di colto inge-
er esimii costumi commendevole,
ra gli Arcadi col nome di Drogon-
cio di altre più celebri accademie
e di Sicilia, pei pubblicati lavori
», vive oggigiorno ricco di prole (1).
mooe e territorio di Gagliano con R. De-
S6 mano 1847 fa dÌTÌso dal circondario
ed aggregalo i quello di S. Filippo di
imprendendosi pertanto nella provincia
i da cui diate 49 m. e nel dtstrello e la
Micosia donde 18 m. Il monte agrario
nto deve la ana origine a D. Salvatore
il quale nello scopo di agevolarecF agri-
fondo con testamento del 5 aprile 1706;
è di i30 aalme di grano , vaiolato al
rente in due. IMO; dipende dal Consi-
ile degli Ospizii» da coi sono elelli biea-
GA
Galdara (V. D.) Casale nella signoria
di Milazzo , conceduto con altri boni nel
1114 da Bartolomeo de Luce al monastero
di S. Maria di Roccamadore. Se ne dicono
soggetti i tre piccoli casali Pappalardo,
Masclario, e Campegio; oggi è in ruina.
Gala (V. D.) Dei primarii municipii di
Castroreale verso greco con la Chiesa par-
Yocchiale di S. Maria Maggiore. È celebro
per r antico ed insigne monastero basiliano
intitolalo di S. Maria , costruito sin dalle
fondamenta nel IIOS da Adelasia moglie
del Conte Ruggiero in un poggio a due m.
e mezzo dalla ciUà^ largamente di pos-
sedimenti dotato, ed ancor donato alla pic-
cola terra di Gala. Attestano essere stato
greco il villaggio di Gala prima dello stesso
Ruggiero , e cosi appellato dal Latte. Di-
chiara Intanto Adelasia in suo diploma aver
concepito lo stesso Conte^ dopo espugnato
Milazzo, il voto di fabbricare il cenobio, ed
averne già posto le sostruzioni. Se ne ri-
corda Arnesio a primo Abate, ed oggi so
r ha affidato Pietro Sandoval dei Principi di
Castroreale. Nei conGni ci ha la grotta di
S. Venera della quale altrove diciamo. In-
corrono le case e gli abitanti del munici-
pio nel censimento di Castroreale (1).
Bslmente dve deputati che Insieme al Sindaco ne
intendono all' amministrazione; le qnanlilà che si
distribuiscono sono rimesse alla prudenza degli am-
ministratori • i quali devono avere riguardo alla
solvibilità dei chiedenti, ed alla estensione dei ter-
reni cbe coltivano. Era la popolazione nel 1798 di
S8S6,dì 3513 net 1831 e di 3586 nello scorcio del
1852. Eltendesi il territorio in sai. 8279,801, delle
quali divise in colture 0,056 in giardini, 65,468
in seminatorìi alberati, 1918,785 in seminatorii sem-
plici, 1064,886 in pascoli, 28,949 in oliveti, 3t,95S
in vigneti alberati , 123,855 in vigneti semplici,
15,257 in ficheti d' India , 0,653 in suoli di case.
Il suo maggior conraiercio di esportazione consiste
in grano in orzo ed in legumi. L' aria non è molto
sana.
<1) Oggi è un comune aggregato a Barcellona in
provincia e diocesi di Messina da cui dista 33 m.,
distretto e circondario di Castroreale, con una pò-
61
482
GA
«aiMTiim (V. D.) Antica ciUh da Stefano
e da FaYorino, Galena da Diodoro : fabbri-
cata da Italo Horgete nel medesimo tratto
che Centuripe Ycrso il monte Etna ed il
fiomo Simeto ai stette. Dicela sita Arezio
dove oggi Gagliano, né ò discorde il ela-
terio, perciocché questa ?oce potè nei tempi
posteriori dedursi dall* antica Galariana; al-
tronde i popoli' Horgeti scesi dall* Italia in
Sicilia occuparono luoghi ?erso Simeto, e
fiibbricaronne non lungi Horganzio. Narra
Diodoro nel lib. 16, che chiamati in ajuto
dagli EntcUini strettamente assediati dai Car-
taginési, i fiotofifii, mandarono loro 1000
uomini con dei sussidii , ai quali tuttavia
venuti incontro nel viaggio i Cartaginesi,
circondati venendo dalla moltitudine , tutti
furon trucidati ; dice il medesimo nel
lib. 4 occupata Galaria dal Siracusano Di-
nocrate, che guerreggiava col tiranno Agato-
cle : IHnocrate^ sono le sue parole, menda
cogli emM sopra 3000 fatiH e non men
di iOOO eavaUi, occupa Galaria, acendolo
àpùntaneamente chiamato i ciUadini, e
discacciata la fazion di AgatoclCy pone il
campo dinanzi la città. Poi attestandola ri-
cuperata da PasiGlo Capitano dì Agatocle,
sojrgiiiiige : Pasifilo ricìiperata poi Galaria
condannò di morte gli autori della fello-
nia. E queste cose narra dopo che era an-
data a male a Dinocrate la spedizione con-
tro i Centurìpinì; e poniamo perciò GaliJi-
rina col suUodato Cluverio non lungi da
Centuripe.
«alata (V. D.) AnUca città , Calata , i
di cui abitanti riportati da Plinio trai mediter-
ranei diccvansi Galatini. Nota Arezio, senza
però alcun testimonio, ivi aversi avuto un
tempo origine la Ninfa Galatea, e gli è
conforme Siivagio. Confondonla alcuni col-
r altrove mentovata Calatta città marittima;
poUzione di 98G abitanti diretti nello spirituale di
an corato eletto dall'Arciprete di Gastroreile. L'aria
è baona.
GA
ma il Grammatico Prisdino dlstlngneleMb
chiaramente nel lib. 2 dove si legge: Av-
nesla PreneMino; Calata ColaMmi; Cetafli
CalaUino. Ne indica Cluverio il silo: etn
Apollonia ed il fiume BoamartnOt «ite /Mr
del fiume di FitaKa^ è una terra wigth
menie detta oggi GalaU, eAe dfeeMii»
ticamente Calata. — Dirò poeo ippnM
di Galaii.
CMUatM (V. DO Antica terra , mmìi
Goltz un tempo alle rlpf dd ione OH*
da oggi Furiano^ nominala per la coffi i
latte. Ha non essendone roeniieiie akai
appo gli antichi sembra che la coaM
Goltz con Galaia o con Calaiia^ che UT
gevano nella medesima aquilonare spiiBii
di Sicilia.
«alati. Lai. Gatatis. Sic. Gaiad (T. 9.)
Paese sito alle fonti del fiame di IMb
volgarmente di Zapputta oltre Torlorid, il
un piano di colline, di origine saraeaÉ%
e detto nelle antiche carte Galaih; preseci
una fortezza ma in mina, e la Giiie» Mf-
giore parrocchiale sacra a S. Giacoaw Ipì-
stelo, sotto la cura di un Arciprete e ft^
nila di 10 sacerdoti che vi salroeppiNl
divini ufìTicii; le van soggette le 12 Chiese
minori, delle quali due sono assegnile fff
r amministrazione dei sacramenti. Si htfN
i Minori Osservanti un convento soUo 9 f*
tolo della SS. Annunziata airesIreniliM
paese; e sorge un deccntissimo niooislen
per le monache benedetline nel luog9 fi
abitato. Hannòsi i Baroni una elegante es-
sa, costituiscono i magistrati, eserciiml
dritto delle armi e siedono il xiv posto id
Parlamento trai Prìncipi. Si fa mvkm
del Priorato di 8. Anna di Galath disMi
Benedettino costruito nel 1124 dsEleiflW
di Hallaurazio, consentendo la ContessaA'^
lasia, nelle tavole del Monastero di S. lidi
di Valle di fìiosafat , cui fu quello wnti^
so. Imperocché aveva ella votalo due Chiet*
una in onore di S. Anna ed altra delti Tt^
gine Deipara, priachè si fosse messa ia
4-83
GA
)erainen(e fosse pervenuta in Geroso-
nsacrò la prima Guglielmo Arcìvesco-
cssina nel 1124, quindi nel diploma
datore Eleazaro cosi si sottoscrive.
^liehno per la grazia di Dio Ye-
ti Messinay che insieme col vene-
Vescovo di Mazzara nella festività
indrea (cosi il diploma ohe io iridi,
5. Anna come attesta il Pirri) la
sudetla in onore di S. Anna con-
imo, intervenni e lo confesso. Se
inche menzione in una bolla di In-
» II nella quale si enumerano le
sulTraganee al monastero di Valle
ìfat, e nei diplomi di Re Guglielmo II,
cesi averle concesso GolTredo Yesco-
Messina, Batlisterio^ Cemeterio^ e
Itone, quantunque credo più tosto
lielmo che dal Vescovo GofTredo con-
queste facoltà alla Chiesa di S. Anna,
€chè Goffredo non era più trai vivi
1120.
fin qui detto ricaviamo essere stato
Normanni il dominio della terra di
o presso Adelasia nipote del Conte
ro 0 presso Guglielmo di Mallau-
^adre di Eleazaro che se Tebbe forse
)lasia : dicolo poi passato a Pficcola
ìUa che falsamente dicesi da alcuni
) di Calati sotto Ruggiero. Presen-
regislro nel 1320 circa astretto in
li feudo nel censo di Federico li a
Lancia^ e sotto Martino nel 1308 ave-
inche in vassallaggio Corrado Lancia,
cchè sebbene come fellone sia de"
Corrado di tutti 1 beni, ed abbia
in di lui luogo surrogato il Re Bar-
o Aragona, poi richiamato in grazia
103 era slato già rimesso ai drilli
: se l'ebbero indi Perrucchio Lancia^
Imo Raimondo, E lasco e Girolamo,
'amiglia medesima; e noi principio
u>ìo scorso era soggetto agli Squilli
di Landro, trai quali poi si fa men-
li Giacomo nel 1696 e di Pietro.
GA
Compresselo da questi Filippo Amato, ornol-
lo del titolo di Principato nel 1644, e re-
selo illustro del così detto mero e misto
impero; fu Giustiziere in Palermo, Senatore
tre volte e dei 12 Pari del Regno, Duca di
Asli e Conte di Caccamo; ebbesi da Agata
Bugilo il figliuolo Antonio Cavaliere d'Alcan-
tara, marito a Francesca Agliata, donde An-
drea unito in matrimonio ad Alessandra
Russo, dei signori di Cerami, padre di Fi-
lippo Antonio, il quale vive ed ebbesi dalla
moglie Belladama Settimo il figliuolo Gioa-
chino, la di cui moglie è Antonia Corvino.
Sta Calati sotto la prefettura militare di
S. FiladelGo, ne erano 450 le case sotto
Carlo V, e nel 1592 erano 1183 le anime;
alla metà del secolo seguente 466 le case,
1861 gli abitanti; nel 1713 le case 365, e
926 le anime, che ultimamente 1464. Sta
il paese in SS"" 30* di long, in 38'' 8* di
lat. Vanta a cittadino Antonio Cingalio
poeta egregio , ed illustre al suo tempo
pei lavori in versi latini e toscani; men-
tovalo dal Parula, dal Veneziano, e dal
Hongitore. Il territorio è piantato in oliveti,
mori, ed alberi fruttiferi, non mancate di
biade, ed adatto per la caccia (1).
* (i) Galali ò allaalmenle un conone che oom-
prendesi nella provincia di MeMÌna da cai disia
78 m., dislrelto e diocesi di Palli donde 18 m., cir-
condario di Torlorici da cai 5 ni. La Chiesa madre
dedicata a 8. Giacomo il minore è pregeTole per
la baona archiletlura, per gli stacchi e per le vaghe
dorature; nell'altra sacramentale intitolata a 8. Loca
Evangelista merita attenzione un grappo di nn tot
masso di alabastro di figara natarale rappreseotante
la SS. Trinità lavorato con mollo gasto, e Anal-
mente nella Chiesa anche sacramentale di S. Ca-
terina si ammira ana statua di marmo della Santa
di buono scalpello. L* antica colonna firamentarìa
fondata nel 1630 da Vespasiano Ruffo e posterior-
mente accresciuta per opera di altro benefattore
veniva nel 1838 mutala in monte agrario che pre-
sta con fldejussione solidale senza limitazione; il
capitale è di sai. 531 di frumento calcolato al pretto
corrente in duo. 3086 ; .dipende dal consiglio ge-
nerale degli Ospizii, ed è amministrato a vita dal*
484
GA
iaaiati (FIviim mi). Lat. GalaiU Flth
tius. Sic. Xiumi di Calati (V. D.) Si ha le
fonti nel colle della terra dello stesso no-
me, e quel di Tortorici scarica in esso le
sue acque sotto Fitalia, dalla quale si ad^
dimanda; e finalmente tra il Uto di S. Marco
ed il promontorio Orlando sÌM>cca nel mare
ed appellasi da ZappuUa. Tedi ZappuUa
e Tartarici.
«alati. Lat. GalaiU. Sic. GalaU (V. D.)
l' arciprete dal Tiearìo e da doe amminittratorì • 0
da Qo conungiiineo del testatore « come per di
eoitai testamento. CootaTansì nel paese 1791 abi-
tanti nel Ì79S, poi iSiS nel ISSI e finalmente tS05
nello scorcio del lS5t; V indole ne è molto buona,
e sono industriosi nel trafficare ponendo in oom*
mercio frutte seccbe^ bestiame, lane, laiticinii, seta,
e Tanno a laTorare, mancando di fatica nel pro-
prio paese, nei Tasti Ticini territori!. La primaria
festiTitA non celebrasi pel giorno intitolato al pa-
trono S. Giacomo il minore, ma nella prima do-
menica di agosto quando già si è sbrigati dalla
messe e dalla estrazione della seta; apresi allora un
mercato per bestiame tessuti ed altra merei, e dure
tre giorni, aTendo principio nel sabato, 0 cbinden-
dosi al lunedi. L' estensione territoriale è di sai*
me 1C3C,980, delle quali dìTise in culture, 6,756
in gelseti, 37,6 tS in seminatorii alberati, 371,610
in seniiualorii semplici, 1013,874 in pascoli, 11,917
in oliveti, 59«576 in vigneti semplici, 7,134 in ca-
stagneti, S,581 in noccioleti, 7,816 in boscate',
104^19 in terreni improduttivi, 0,Ì76 in suoli di
case. V aria è sanissima e salutifera. Nel fondo cbe 1
si addi manda dell' Acquasanta sono delle sorgenti
di acque sk calde cbe fredde, amare, salse, xolfuree,
mercuriali, arsenicali e gìoTCvoli a Tarie malattie.
É decorato attualmente del titolo di Principe di
Calati il sig. D. Giuseppe De Spnccbes e Ruffo Depa-
lato Amministratore della Deputaxione della R. Uni-
Tersità degli studi! in Palermo, Tersatiaimo nelle
greche lettere^ e nelle poetiche discipline; pubblicò
un corpo di Tersioni dai drammatici poeti greci« e
poesie di squisito gusto, maschi pensieri, ed impa-
raggiabile eleganza.
Merita ricordanza tra gli uomini illustri di Gelati
il sig. D. Emmanoele Parisi, che dopo sostenute le
più onoreToli cariche dell* antico sistema fu nomi-
nato nel 1816 Ministro Secretarlo di Slato per 'gli
affari interni, e ne mori in esercizio in Napoli nel
t8i6.
GA
Hanicipio di Messina da dd dista T a., sili
alla parte meridionale In loogo dedife vera
Oriente, con una parrocchia sacra aS. Aiar
aTevasi 75 case e 294 abitaatt ad 1113,
cbe oggi 30S. Ta soggetto al aaaala ddh
citlà e dà il nome ad oa Oduo taaM-
10(1).
cuiiMvra (V. N.) Torre secondo IMb
appo SiracQsa, e giusta Hirabelta ad mm
estremo di Acradina ad AquiUne,
al porto dei Tro^U, non lungi daUa
Scala greca : E posta da Areaio ifi
doT* è la medesima Senta greca : Era M-
ire una torre nella parteestremB MIaM
ehe guarda Setienkione^ detia ouUemmÉlÈ
Galeagra ara dai noeiri Saala greca. Sth
billscela il Cloverio a Tica, in qndla pnH
cioè dove unìrasi ad Acradina. Livio: ■
cerio Damarippa da Spartm amadWidi
Siracusa al Be FUippo era tfafo pnm
da na^ romane; moleslora laoiMie grméh
menie Epicide il gran pensiero éi n*
mer coèiui; presiedeva questi aDoit ab
Siracuse^ né condieceee Marceli», doèeM
l'esercito Romano: mandati a dteiM
del riscatto di lui sembrò luogo pA ip-
portuno ad entrambi quel di mezzo mst
simamenle al porto dei Trogitiperlatsm
cl^ dicono Galeagra, In quel collocai
misurato coirocchio il Romano Mìlite il mt*
della ciUi\ dcscrisselo a Marcello, il qoih
ordinò si adattassero le scale, e queste ar
costate al muro di Tica, penetrò nella dBk
tolse poi i vessilli alle interposte man é
Acradina , come dal medesimo Livio cWi*
ramcnte ricava il Cluverio. Poco conciaia»
temoiile dico Bonanno collocata Galeigii
lungi dalle mura della città, sopra il parti
dei Trogili, acciò il difendesse dalle leai-
che incursioni, imperocché il sito di qar^
(1) É sede di circondario di 1* ciane ttuH
oggigiorno 400 abitanti circa diretti icBo ip
tnale da nn cappellano curato. L' aria è ma. d
i taoi contorni esporta tìbo olio ed
485
GA
lesi adnllo ad aver potuto misurare
10 iDilìle con 1* occhio 1* altezza del
atl. Ut. GaleaiU lìyhkL (V. n.)
est anche GaleotI, e Cereali da Pau-
lel di cui sito diremo in appresso.
Filisto esserne stati i cittadini in-
di sogni, ed «ver avanzato gli altri
che erano in Sicilia nelle cerimonie
In Olimpia presso il cocchio di Ge-
Giove scettrato di antico lavoro di-
isser dono di questi Iblei. Era un
iella città dedicato alla diva Iblea,
re un tempo per la somma vene-
dei Sicoli. Scrive Tullio de Divinat.
iver la madre del tiranno Dionisio,
inta di lui avea sognato partorire
elio, consultato i Galeoti in Sicilia,
oserò dover essere il suo parto chia-
Illa Grecia e di grandi fortune. Quin-
I Stefano eséere % Galeoti genie in
t>riìmda da Galea figliuolo di Apol-
da Temisia figliuola di Zebio Re
ìerborei; alteslano poi €Ueuni e«-
tUeoli una razza di vali in Sicilia.
rmo. Lat. Galermuè. Sic. Galermu
Ponte del territorio siracusano verso
ite; che sgorga oggi sotto quella
^lla quale sorgevano Tica ed Acradi-
la Taracali, ma si ha forse origine
:e Crimite, Al vertice del teatro^
Eello, dal lato di Tica, in un antro
de e per ampie docce e condut-
acque Mito quella rupe e per
9imo tratto scavali , emana una
lAe del tutto tasciiUo V antico greco
Hcesi oggi dal saracenico Garelme^
na appo noi forame di acqiui^ cor-
mie Caler mo,
«mi». Lat. Galermuè. Sic. Galermu
Piccolo paese e casale un tempo
lia dalla quale dista 4 m. verso Gre-
^de alle falde australi dell' Etna. La
bla sotto il nome di S. Giovan Bat-
fondata sopra una grotta ampia In
GA
largo, che dicono Arcangelo e Carrera esser
quella, donde usci col cocchio Dite per
rapir Proserpina che raccoglieva dei fiori
neirEtna: ma si disse altrove di questo
ratto , che secondo altri fu presso Enna.
Comprò Galermo nel 1641 dalla regia cu-
ria Girolamo Gravina pretore una sola volta
di Palermo, e più tra i 12 pari del Regno,
la di cui figliuola ed erede Marianna ma-
ritossi con Giuseppe Valguarnera Principe
di Ganci, donde nacque Francesco Saverio
nel 1705, Cavaliere della %S. Annunziata,
e Tribuno militare appo il Duca di Savoja,
dal gabinetto di Carlo Re nostro, cui suc-
cedette unica figliuola superstite Marianna
che prese in isposa lo zio Pietro Valguarne-
ra, uomo chiaro per^gni verso, e ne ebbe fi-
gliuoli. Sono 116 le case di Galermo, 458 gli
abitanti secondo il censo del 1713; ma com-
putaronsi questi 526 nel 1160. Si appartiene
alla comarca e la diocesi di Catania; viene
anche sotto il nome di S. Giovanni di Ga-
lermo, perchè patrono, la di cui;feslività ce-
lebrasi con somma affluenza di gente (1).
«alice. Lat. GaKds Fluentum. Sic Xiu-
mi di Alici (V. N.) Fiumicello sotto il Si-
meto verso Nord, che scorrendo nella piana
di Catania, confluisce nell* inverno con ru»
scelletti che scendono dai colli verso le fal-
de meridionali dell* Etna in profondo ma li-
maccioso letto sotto la scafa di S. Agata, dov*è
(i) É attnalmente no cornane In proYincia di-
slretto e diooeti di CaUnia da cui dista 4 m., cir-
condario di Mascalocia da coi 1 m. e 177 da Pa-
lermo. Contava 735 anime nel i798, poi 931 nel
1831 e finalmente 1093 nello scorcio del 1852. L'e-
•tension^ territoriale è di sai. 138,931, delle quali
diYise in cnltnre 15,550 in feminatorii alberati,
14,457 in oliYeti. 11.998 in TÌgneti alberati^ 13,444
in ficheti d' lndia« 39,406 in ficheti d' India ed al-
tro, 37,197 in boscate, 19,959 in cultore miste.
Esporta in poca copia Tino ed olio, ed il suo ter-
ritorio oltre Tarie prodazioni ? nlcaniche che con*
tiene, è ricoperto da nna lava impietrita del Mou*
gibello in dne miglia di langbezia ed ano di lar-
gbezxa.
486
GA
un ponte di pietra ad arco, detto di S. Paoio*
Le sue acque non iscendono al mare ma
qua e là nel territorio di Tilialegra for-
mano degli stagni detti GaUci spargen-
dosi nelle sottoposte terre, imperciocché
in saraceno Ylialicius importa laglietto o
fossata dove sogliono stagnar le acque pio-
vane nei campi.
€Mii. Ut. id. Sic. Pantanu di li gaddi
(T. N.) Stagno, deUo Pantano dei €MU nel
censo di Federico li, appartenentesi a iVio-
eolò Landa^ il 4uale signoreggiava le terre
di Giarratana, Feria ed altri castelli del ter-
ritorio di Noto. Spettavasi sotto il Re Mar-
tino a MainUio di Sorlino.
CMOUcioa (V. N.) Gasale nel territorio
di Piazia, che Simone Conte di Policastro e
di Butera nipote di Ruggiero neiranno 1106
con suo diploma concesse coi VUlani al
Monastero di S. Andrea. Se ne fa memo-
ria dal Gbiarandà nella storia di Piaiza.
«•indoro. Ut. GaUus aureus. Sic Gali-
doru (V. D.) Paese detto altrimenti Letojanr
nU sito sopra declive collina tra Fonia e
Taormina, di cui ò un borgo stante nel lido
con elegantissima magione di magniGce la-
voro fabbricala un tempo dai Baroni, e con
una chiesa sacra a Alaria della Grotta in
cui si amminislrnno i Sacramenti, dietro la
foce del ruscello di Lelojanni. Era trai
munieipii di Taormina, ma nel 1632 in
drillo di vendila per ordine del Re cedette
ai Reilano. Ansatone^ mila ma famigKa^
tuttavia afferma signore di Gallidoro negli
anticbi tempi Kiccola Crisafi, regio Razio-
nale, Slralegolo di Messina, e dello stesso
parere è il Minuloli parlando del Priorato
di Messina. Compresselo poi il primo Fran-^
Cesco Reiiano, decoralo del lilolo di Mar-
cbese. da cui nacque ÀiUonio nel 1649, xii
Pari del Regno, nemico del Re Carlo; quindi
i suoi successori si ebbero il tìtolo di Mar-
chesi di Gallidoro, ma i regii consultori nel
1678 trasferirono il dritto di quella terra ai
Vigoé originarli da Genova ed anche il titolo
GA
che Michele Bosacca signore di Corvo ollea*
ne pagatone il prezzo. Erano nel 1160 ia
possedimento Gimtiniano Vigo. U chioi
maggiore sacra a S. Teodoro o a S. DeodaH
secondo altri è sotto la cura di un Aid-
prete, e le sono suffiraginee altre 3 cfaicM
minori. Parlando il Pirri di Gallidoro k
menzione del Priorato BaalUano di & Eai-
lione la coi Chiesa era in rovìiia. Rei lo^
ritorio sono miniere d'oro donde pnada
il nome U ciuà ed altro di piaoibo e i
rame, che per indulto regio da poco aparie
danno non lievi guadagni. Gli abilaaii aepa*
rati da Taormina nel censo del 1652 cnw
1246in 305 case, nel 1160 ii 584 case, UN
abitanti, che nel 1113 erano 2312(1).
«ouo. Lat. GaUuè. Sic. Gadda (T. E)
Monte nel territorio di Palenno vene Koid,
altrimenti XondeMo, che si oeserva dal N-
legrino in meuo alla valle del Laoro dtf*è
una fonte e nelU velia oua forre d*iiK-
zione. Secondo il Cascino Gal è voce pa-
nica che vale basso monte, donde JbaMii
e corrottamente JToiuieUo; ma allriacrf
ne pensa Vincenzo Digiovanni nel Merai
ristoralo , ed afferma esser cosi deUo 9
monte dalla figura di un gallo che presei-
ta in una rupe ai naviganti da allo nm
Fazello fa menzione di una cala dello sia»
nome dove crede esser luti* oggi a^
deir antichissima Mozla. Il capo di GaUoid
(I) Gallidoro ò oggigiorno un eoaiM io pit-
▼incia e diocesi dì Metsina da evi diiU St»t
difttrello di Cattroreale da cai 4i m., circoatoii i
Taormina donde Si m.GonliTa ito abitanti atHTHi
poi 030 nel 1831 e finalmente ItSS netto icoitìt ^
i85i. L'estensione territoriale è di sai IHM
delle quali divise in colture 9,170 in Kiaiia>
i,3S0 in canneti. 0.895 in gelseti, l.OtS io •■I'
natorii irrigoi, 155,580 in oeminatorii mm^ ^
751 in pascoli, 14,740 inolÌTOti« Sl,SHin vpé
semplici 1,484 in ficheti d'India, 0,100 in ttttipl^
ti, 4,100 in boKate. EsporU olio. A f^mèàwpf
Sacco dicesi ci hanno delle nsiniero di noi ti
I piombo nelle ine compagno, osi credo
aver prooo U nomo da vna niMOim di oio<
•_5,
A87
GA
el soUoposlo lido stendcsi nel mare
>tissimo ai naviganti ira l'isola delle
j e la torre di Guardia di MomUl-
0 (Capo «!>• Lat. Caput Galli. Sic.
1 Gadda (V. H.) Nella spiaggia sel-
lale di Palermo appresso Mondello
Ide d* un colle , e detto da Gallo
fondello. Wct il Cascino che Gal in
rate colle.
o. Lat. Gallum. Sic. Gaddu (V. M.)
che il Conte Ruggiero assegnò alla
di Palermo nel i086; vien menlo-
on diploma del i21i deirimperator
oin cui descrive tutti i beni di quei-
sa.
tm im. Tifo). (2).
lino. Vedi Camillo.
»t. Lat. Engium. Sic. Ganci (V. D.)
;itlà decorata oggi del tilolo di Prin-
ssegnala ai signori Valguarnera Con-
soro; siede sul declivio di alto colie
cirocco, nei fianchi meridionali del
9 o Monte Harone, la di cui velia
tata d* insigne fortezza, e di 3 torri
i; è q nella intera ed ornata di eie-
anze dà comodo domicilio ai suoi
i, e delle tre torri altra è intatta ,
i rovina , altra interamente distrut-
rnonte Gallo è alto al di fopra del li? elio
) circa paL 1166 mei. 558,828. Si appar-
eognosticamente considerando» ai terreni
il, cioè di composixione giurassica formata
carbonata compatta sotto il carattere prin-
te che la distingue col nome di ciaca, di
svariati marmi ci ha bellissima serie e
•Q principalmente considerare, la cieca
a e la chiara» la calcidoniata con macchie
«anche sporche detta pedichiosa, la grig-
mne gialle e macchie calcidoniate e quella
lehie nere, e finalmente il marmo grigio
;liie nere, ed il nero grigio con vene bian-
4m e minute.
tsOi 8. Vito è un comune aggregato a
Mra in provincia distretto e diocesi di
U coi è distante 17 m. e mezzo, circon-
▲11, eoo 400 abitanti circa.
GA
ta; diccsi esservene stale delle olire di cui
tuttora si osservano le vestigia e le fonda-
menta. La chiesa maggiore sacra a S. Kiccolò
Vescovo è bella e spaziosa, ed internamenle
molto ornata. Slabìlironsi i Carmelitani nel
secolo XIV e si hanno il convento quasi nel
centro sotto il tilolo di M. del Carmelo. I Cap-
puccini nel 1372 occuparono quella bassa
parte della città dove sorge Finterà torre,
e ne è adorno il convento di convenevoli
fabbriche; eleganle è il monastero delle
monache benedettine cui è atlaccata la
splendida chiesa sacra a S. Pietro Apostolo,
li gineceo dei SS. Cosmo e Damiano com-
prende insieme oneste donne e vergini. Ha
cura delle anime un arciprete che è il
capo della communia, assiste nella chiesa
principale , e presiede ad altre sette
chiese minori. Il clero è sottomesso al Vi-
cario dell'Arcivescovo di Messina. Il Patro-
no del paese è lo Spirito Santo di cui ce-
lebrasi solenne festa nel sacro giorno di
Pentecoste. Il Capitano, i Giurati ed il Sin-
daco sono scelU dal Signore della città che
gode del dritto di armi, ed occupa il xxxii
posto nel Parlamento.
Comprendesi Cangi nella comarca di Ni-
cesia, ed apprestava alla prefettura militare
di S* FiladelQo 4 cavalli, e 53 fanti. Sello
Carlo V presenta il censo 977 case, e poco
dopo 3204 abitanti; nel 1652 erano 904 le
case, 3399 gli abitanti; nel 1713 poi 1180
le case, 4008 gli abitanti; ed unita a Villa di
oro che le appartiene presentò ultima-
mente nel 1760 4974 abitanti. Allude lo
stemma al fiume Gangi , che porta a fior
d'acqua una corona ed un regio scettro.
n sito è in 37'' 55* di long, ed in ZV e 45*
di latitudine. Amplissimo è il territorio, e
tra quei del Val Demone feracissimo in qua-
lunque genere di produzione, e gratissimo
ai caodatori, piantato ad alberi firuttiferi,
ed in pasture dove pascolano armenti e
greggie. È celebre trai cittadini Gaetano
Salerno a pochi secondo nella pittura» e di
488
GA
cui innumereToli tele si oflserrano per tolta
la Sicilia; percliò loppicante fcnne sopra-
nominalo lo Zoppo di fiatici. Il Mongilore
nella sua Biblioteca encomia Filippo Ker-
sbel carmelitano, personaggio dottissimo, fi-
losofo e teologo egregio e di dolcissimi co-
stomi adomo; scrisse un trattalo soirimma-
colalo Concepimento di Maria essendo an^
cor sul ?erde negD anni 19, lasciò allri
monumenti del soo ingegno ed è lodato da
Allazio, Harracio, Morer, Possein, Gessner,
Riccioli, Hoffmann ed allri ; alconi però di
costoro il credono da Gand nel Belgio, ma
prova il Mongitore essere stato Siciliano e
da Gangi.
La serie dei signori deve ripetersi dal Tenti-
miglia; giacché Tanlica Ganci loro soggiacqoe
ed ai loro predecessori Conti di Geraci; im-
perocchò Riccardo primo Conte di Geraci fa
signore di Madania o di Nebrode, e costa
appartenentesi Engio alle falde delNebrode,
come da Cloverio ricavasi. Del resto Enrico
Yeniimtglia appare il primo signore di Gan-
ci, e nolai il suo figlio o nipote FraneeseOf
sotto cui fu diroccala ed edificala Ganci in
silo novello. Francesco n figlio di Fran-
cesco I sopra le rovine dell* antica Ganci
innalzò il convento Benedettino di S. Maria,
e ne agevolò i fondatori. Sino al Ì5i9, in
qual tempo scriveva Sancella, ritrovo signori
di Gangi i VenUmìglia, e credo verso un lai
tempo una parte sia siala assegnata ai cavalie-
ri di Malia, di che sembra osservarsi una me-
moria nella porla orientale che dicesi di
Malta; ma non so donde se 1* abbiano avu-
ta. Ffel secolo xvu venne in potere dei
Graffeo col castello di Ragalgio vanni; quin-
ci per rescritto di Filippo .IV fu dichiarato
Principe di Ganci il Marchese di Ragalgio-
vanni Francesco Graffeo^ che con Girolama
GiufTrè, non avendosi avuta prole alcuna, ne
lasciò erede Francesco figliuolo del fra-
tello Giuseppe. Da lui e Caterina Grimaldi
nacque Giuseppe ed Antonia^ la quale per
essere sialo il fratello senza figliuoli ne ot-
■
tenne la auceeaslone, ed onila in malriaM-
nioeon Francesco Valgummera parlari fiiii-
•eppe padre di Froneesco SmtHo^o tklr§
rivente (1760). Francesco lasciò unica IgGi
Marianna die prese a consorte lo lio Hs-
tro(l).
Tedi MUhOo (S.J.
cmi-Jai— i> Ut. eardatm&U (Y. M) 0-
sale della Chiesa di Girgenli per dono e pri-
vilegio di GogUelmo li nU 1111.
^iMPwmmm. Lai Gara/^. Sic. Ganli
(Y. M.) Magnifica fonte in Palemio di Uaa-
chi marmi, le coi acque hannosi origias A
Àveringa nella contrada di Baiala nm
Ponente. Il GomaffeUo è un'altra foaliii
non lungi dalla prima. Credono altri k *
sorgente del Garraffo dentro la dUà àm
era il macello (3).
(i) Gangi è •ttoalmMla nn capo'dreosMii
a* datie In provioda di Paltrmo 4a cdMitt
m., dìftrttlo • dioG«M di GeISriA da ed 17 a. 0»
Uva nel 17aS mia popdadone di USS aMaaiìr'
974S nel ISSI e dì 9590 nel Boe flSSS. Cofapoaai
U territorio di saL TiSS.Ses» delle quii iIìtìiì*
pecaliari colti?axioni» 5S,0S6 in aeninatorìi •it'
raU, 5aS6,160 in seminatorìi senpUci. 1Ctl,tSii>
pascoli» 8»a0S in vigneti alberali, \%IM^ ■> ^
gneti semplici, 10,637 in castagneti, S9.5rTiakt-
scate, 4,865 in frassineti, 1,457 in snoli tfi a»
Esporta principalmente grano e cacio. Osi C dtf
agosto Ti si apre una fiera per bestiame, t 4dK
al 17 dello stesso mese per maniCitlorc. Latrili
ulnbre.
(a) Ganxirri è nn sotto-comnne aggregalo 1 1»
Sina e perciò nel soo distretto e dioesa t i ^
circondario di Pace, disUnteS aa. daVa sitti ni
ben iOOO abiUnti.
(8) È innaliau questa mannorea fsatsm di
addimandasi del Garraflb in va riciale lidri^
di larghe pietre, chinoo da caBcelli cen Mi*
lonnette che lasciano in più luoghi il pM'ff'
alle Tie di dietro. Il laTOTo è nMlto pnftiilid
ardita Tidea; daUe Tane boeehe di naìin #-
topoato ad on' aquila sol di cni dorm è i as^ |^
lacro deli' abbondanaa sgorgano lo aeqna màaiB
in bacini a dna ordini, dei ^mU fnei èà fri^
489
GA
la (T. N.) Baluardo, Tolgarmenlc
el porto di Agosla ricinlo dalle ac-
i lungi dal quale ne è un allro dello
: ebbe nome da Garsia di Toledo Yi*
Cicilia, Comandante della flotta spa-
li quale dal 1S34 al 68 ne tenne il
>. Sorge in uno scoglio distante circa
i dal più interno e curvo seno di quel
irso meriggio rimpelto la foce del
iddeda o S. Giuliano. Abbassandosi
% per mezzo di un istmo subaque-
cesi air allro bastione che ebbe no-
I moglie di Garsia. Vedi Agosta.
»ei (V. M.) Rocca tolta a' Sarace-
onte Ruggiero nel 1086, testimonio
a. Vedi Guaslanella,
i (V. fi.) Un tempo casale e rocca
:a e Mineo detli Agata dal Chiaran-
è un fondo con torre, granai, chiesa
re e con varie macchine agitale
que. Trai suoi conGni scorre il fiu*
irito che dicesi anche Galla. L*eb-
no il fiorentino Scoloro degli Uber-
ai Assoro da Federico II, e ban-
Pietro li ed indi riavuto in grazia,
0 dagli Assorini, Pietro concesso
il fratello Giovanni, Infante, Duca
uzzo , ma Andrea nato da Scalerò
Galla col consenso del medesimo
riebbe però Assoro, dopo cui fu
lovanniy il quale nemico di Federico
ogliato dai beni, partissi dalla Si-
i allora messa a suolo la rocca di
DO soflteniiti dalle code, qaei del lecondo
ì di qaatlro delfini. Nel maro a destra
e è in uoa nicchia una slalaa di marmo
tante il genio di Palermo a sedere, con
1 piccole statue di SS. Vergini palermitane,
>tto gli stemmi dei quattro cantoni della
lendo poi sulla sinistra dal prospetto del
la TÌa degli Argentieri dopo non guari
ne in larga piazza con nel mezzo la fon-
Garraffello eretta nel 1591, che Tersa da
in gran copia per otto canne di bronzo
1 e leggerissima acqua, di cui servesi gran
acitlA per la somma freschezza nella stale.
GA
Galla e distrutto il casale. Per beneficio
poi dello stesso Re ebbesi Galla Ruggiero
di Scandolfo, alla cui morte successe An-
tonio di Villanuova, ma partito dairisola,
lo stesso Principe nel 1371 T assegnò a J9ki-
sco di Taranto Calanese. Frattanto Anto-
nia degli liberti^ figlia di Andrea e sorella
di Giovanni^ moglie di Luigi dì Alonlaperto,
pretese in giudizio i beni del padre ed ot-
tenne la possessione di Galla e di altri feu-
di sotto il Re Martino, e che poi lasciò al
figlio Bartolomeo: ma nel censo del mede-
simo Re ne fece giuramento Ludovico o
Luigi marito di Antonia: nel 1511 dicesi
dal Barberi signor di Gatta Pietro figliuolo
di Bartolomeo; nel 1577 appartenevasi a
Francesco Starrabba Conte di r^aso, da
cui comprolla Antonio Trigona, Signore di
Spedalotto pel suo fratello Marco, di cui
altrove si dice. Antonino nipote di Mar-
co quindi se Tebbe, e nel 1604 la ven-
dette a Francesco Guffaro, donde il figlio
Natale, il quale ne trasferì il dritto a Vin-
cenzo Micdchè avutone il prezzo: Anna fi-
glia di Vincenzo moglie di Scipione Digio-
vanni signore di Trecastagne, ebbesi Tunica
figliuola Girolamo dalla quale e dal ma-
rito Pietro Rocca Principe di Alcontres nac*
que Caterino moglie di Michele Arduino,
ai quali succedette Pietro signor di Gatta
attualmente (1757).
«atta. Vedi BuffoHto.
«ani. Lat. Gozis. Sic. Gazzi (V. D.)
Municipio di Messina nel Dromo verso mez-
zogiorno, la di cui chiesa parrocchiale con
campanile è sacra a S. Niccolò (1).
GÈ
Ctoia (V. D.) Antichissima celeberrim a
(t) Gazzi è an comune aggregato a Messina da
cai dista % m., sede di circondario di 1* classe pei
eontomi della città, con ona popolasione dì 1400
abiUnti circa.
62
Ago
CE
città del cui sito controvertono gli scrittori
di cose sicole; io nelle note al Fazello
stabilii con Cluverio Gela dove or sorge
Terranova. CoUocanla altri, cioè Arezio, Fa-
zello ed ultimamente il Pizzolanti, a Licata
oltre rimera meridionale. Appoggiandomi
adunque alla opinione medesima costi*
tuisco Gela nella valle di Noto , dove ò
Terranova, e rimetto i lettori agli argomen-
ti ponderati nelle sudette note. Fu detta Ge-
la anticamente, poiché così T appellarono
dal fiume dello stesso nome Tucidide, Ero-
doto, Diodoro, Plutarco, Stefano, Suida,
Duri, Tolomeo, Strabone, Plinio, Vibio ed
i più celebri poeti Silio, Claudiano, Ovidio,
Virgilio. E forse le venne un tal nome o dal
ghiaccio; imperocché questo, secondo nota
Suida da Erodoto, dicono appellarsi Gela
nell'idioma degli Opici e dei Sicoli^ o
da Gelone figliuolo dell'Etna e d'Imari.
Fu costruita o ristorala 45 anni dopo Si-
racusa, cioè nel ni anno della xxii Olim-
piade, 690 avanti Cristo. Dice poi Cluverio
dal principio e nella fondazione essere stata
appellata Lindii ainaioi da Lindo città di
Rodi, donde parlironsi i primi che condus-
sero la colonia. Tucidide nel lib. 6. Anti-
femo da Rodi ed Entimo da Creta adda-
cendo colonie, fabbricarono Gela in com-
mune opera, imposto il nome alla città
dal fiume Gela, appellandosi Lindii il (tio-
go dove ora sorge, e che già per lo in-
nanzi era munito. 11 che ponderando scrive
Fazello: non però egli dichiara che genie
siano stali questi Lindii Cfte avevanla per
V innanzi occupata e ricinta di muraglie;
del resto scrive Erodoto nel lib, 7, ben
chiaramente essere stata fondata Gela dai
Lindii che sono da Rodi, e da Antifemo.,.
il che stimo così pianamente dover pren-
dersi, che in diversi tempi siano conve-
nuli Entimo ed Antifemo, e questi il primo
con una colonia di Lindii da Lindo città
di Rodi abbia stabiliti i confini delta città;
quinci poi Entimo sia sopravvenuto coi
GÈ
moi Cretesi per patto composto a compire
l'opera incominciata, ed a crescere U pth
polo, e promiscuamente avere ftbitato la
città appellata per comune anuenso Gela.
Fa menzione poi Pausania del medesimo
Antifemo per aver saccheggiato Oaibce cilli
dei Slcani, trasportatone indi in Gela il si-
mulacro di Giunone opera di Dedalo. Rea
Plinio i Geloni trai popoli medilerraneì ,
e Tolomeo colloca Gela a 10 miglia dalla
spiaggia, ma ricavasi apertamente da Dio-
doro lib. 13, non tanto intervallo esstrt
stato tra la spiaggia, la foce del fiume e la
città: jDopo ciò venendo AmUcare sopra
Gela pose il campo al fiume dello stesso no-
me; e quindi : ma Dionisio come perreimt
alla città pose il campo vicino al oiart t
ciò faceva unicamente acciò non si disper-
dessero le truppe, ma da quel luogo iétes$o
fatto impeto ed in terra ed in mare la bat-
taglia ingaggiasse. Erasi ad attaccar balU*
glia da terra e da mare coiresercìto di iniil-
care, il quale dunque aveva posto a Gelali
campo presso il mare. Comandò poi Dionisio
che una squadra costituita dai soccorsi degli
alleali, lasciata a destra la città, alIitosiaF-
frettasse; e gli stessi Cartaginesi sen ten-
nero premurosamenlc più a quella parie,
nella quale di nessuna fortificazione afTaUo
avevan munito gli accampamenti presso
alla spiaggia. Spedì altra squadra dai Si-
coli che oltrepassato da sinistra il Gela, in
invadessero i ripari dei nemici, ed fgii
stesso con una mano di merccnarii si ap-
pressò alla città da quel luogo do>>raoo
le macchine dei Cartaginesi. Ordinò fioal-
mente alla cavalleria che come cedessero la
pericolo le bandiere dei pedoni, passato il
fiume sui campi si manifestasse. Dalle quali
cose appare manifestamente essere stilala
città alla destra ripa del fiume, non lungi dal
mare ed in luogo elevato; quinci dieesi da
Callimaco, Gela imminente al fiwmei'à
qual luogo a circa 300 passi da Terraso^
conserva sin* ora molte ed ingenti vesli(i>
491
GÈ
chi cdifizii; ed ivi stesso vide il Clu-
rella una colonna di siile corintio, non
ola mole, con amplissimo epistìlio;
Fazello di questi ruderi: Osservan"
Hmpctio le ìuura di quesla citlàj
Oriente^ a qu<m 300 passi un gran
^ minalo di anlica fortna^ composlo
adrale ed ammirabili pielre, una
w, mancando le allre, ancora eie*
i coW epislilio , al di sollo in-
fondamenta^ nella piazza della
; maggiore un frammento di altra
^ di forma medesitna.,., e tra il
e le mura delUi dita , vestigia • di
antiche^ e vasi figulini di bellis*
d antichissimo lavoro^ sebbene co-
lente coverti nel suolo; monete
coli* impronta di Cerone ^ e mot-
3 in rame ed in argento di bello
che presentano da una parte il Mi-
*o, è a stabilire senza alcun dubbio
fui sorla un tegi^po antica città. IVola
3, essere stata erroneamente creduta
olla dagli abitanti Eraclea come
. suo luogo, anche egli però fal-
le eziandio disse essere stata Cal-
indicò Virgilio di qual grandezza sia
ìela, che disse immane nel lib. 3 dcl-
de.
••
immane Gela coi dà ndme il fiome.
irono quinci^ come avverte Cluverio,
che afTermano aver inteso Virgilio per
le in questo verso non la città ma il fiu-
oichè interpretano Gela quel ruscello
mghissimo scorre in questa spiaggia,
mente ora detto Salso appo Licata.
i Plutarco nel Timoleonte afferma es-
tata uu tempo Gela delle grandi città
Cicilia; e Callimaco non Tappella colla
rOAiN comune ad ogni città, ma AI^tt.
^cchè in breve tempo toccò tanti ac*
nenti che presso il cviii anno dalla
ione spediva una colonia di suoi
GÈ
condotta da Aristoneo e da Pistilo i quali
fabbricarono la città di Acragante. Attcsta
il medesimo storico averla istituita i fon-
datori colle leggi doriche ; ed essendovi
una volta venuta in uso T oligarchia , sia
stato cioè il pubblico governo in mano di
pochi, ubbidì per sette anni a Cleandro Pa-
lareo che occupava la tirannide, cui morto,
soggetta per altrettanti anni ad Ippocrale
fratello di lui, estese i suoi conGni, peroc-
ché domò il tiranno col ferro alcune città
dei Calcidesi, yinse i Siracusani, e resili
prigioni ne ricevette in cambio Camariua,
e ristoroUa , e finalmente nell* assedio
di Ibla minore soggiacque valorosamente
combattendo. Gelone defraudati ai domi-
nio i figliuoli di Ippocrate , occupò egli
stesso r impero, e presa Siracusa, commen-
dò la patria al fratello Terone , il quale a
lungo la resse, ma richiamato anche in Si-
racusa dopo Gelone, rese forse la libertà ai
cittadini: nò Polizelo né Trasibulo fratelli
di lui trovansi tiranni di Gela ; ma aver
congiurato i Gelensi al discacciamento di
Trasibulo che dalla morte di Cerone trava-
gliava Siracusa con crudele dominio. Fu
poi a lungo oppressa Gela dalla tirannide
del crudelissimo Lampico , testimonio Lu-
ciano; e dopo la guerra attica miseramen-
te saccheggiata dai Cartaginesi, senti Tec-
cidio. Rifulse allora la somma virilità di
animo delle donne Gelensi; Mora, per prov-
vedimento di Dionisio che era accorso in
aiuto alla città, abbandonata la patria, i cit-
tadini si raccolsero tutti in Siracusa , e
quinci per dritto di ricuperazione ritor-
nati, la ristorarono. Timoleonte poi spurgata
dai tiranni risola intera^ avendo rinvenuta
Gela quasi deserta, la popolò di una colo-
nia di Chiensi. Passò varie calendo sotto
Agatocle, e giacque finalmente devastata
del tutto da Fintia Tiranno di Agrigento,
282 anni avanti Cristo; né volle solamente
trasferiti si fossero i cittadini nella novella
Fintiade da lui fabbricata, ma ordinò bensì
492
GÈ
che le pietre stesse venissero trasportate,
acciò qualunque memoria di Gela si C4ìn-
celiasse. In quale evento videsi in quel
tempo incrudelir la figlia contro la geni-
trice, poiché Agrigento aveva da Gela ri-
conosciuto sua origine , come notai da
Tucidide.
Si fa menzione di molti monumenti di
Gela, ed egregi!, essendo opere di Dedalo,
dedicate un tempo dagli Argivi in onore
di Giunone, poi trasportate in Omrace città
della Sicilia e finalmente In Gela in pri-
mario ornamento della città , avvertendoci
esservi forse slato in questa un tempio
di Giunone. Celebra Pausania nel lib. 6^
un eccellente dono posto negli Alti dai
Gelei. Il gran simulacro di bronzo di Apollo
e per bellezza ammirabile erane collocato
dinanzi le mura , con gran religione ve-
nerato dalle genti, e dedicato dai Gelensi
all'oracolo del medesimo Dio; rapironlo i
Cartaginesi, come scrive Diodoro nel lib. 13,
e trasportaronlo quindi a Tiro; il che cer-
tamente dà a conoscere un tempio di lui,
anzi fuor di proposito non sarebbe Topìnare
esserne frammenti le di sopra mentovate
colonne ; e non dubito essere stati più at-
taccali a questo Dio dell* aulica supersti-
zione i GcIcnsi che prendono origine dai
Rodii e da Lindo ; poiché Rodi é un* isola
sacra al Sole, ed appo Lindo costruì Carele
queir enorme colosso del Sole. Sembra ri-
cavarsi che si abbia avuto Gela un Ginna-
sio, 4la uno iscrizione da essa trasportata in
Fìntiade e da questa nella fortezza di Lica-
ta, che r eruditissimo Conte MalTei tradusse
dal greco nel suo lavoro sulle Antichità che
io riportai nelle note al Fazello , ed ulti-
mamente pubblicò Carlo Filiberto Pizzolan-
ti ; perciocché in essa per decreto di Era-
clidc Ginna$iarca, dei Senato di Gela, e
del Popolo, si fa menzione di chi ricevette
corona per lo studio e 1* assiduità al Gin-
nasio, e porlansi 12 incoronali giovinetti,
trai quali é un Geloe Gorgili. Soggiqn-
GE
gè poi quel chiarissimo : cansertari fiM-
èto marmo nella fortezza di lÀeaia^ <Mri'
menti Alicalay città di Sicilia. Contenendo
poi lo pso/Uma dei Geleni^ e essendo itale
ritrovato nel colle ricino a Licata^ pre-
sentasi come grande argomento in C0«-
ferma di essere quivi' slesso sorta Fault'
ca ciUà di Gela. Ed io dissi di già; costreH
i Gelesi ad abbandonare la patria avers
anche le pietre trasferite in Finlia nofci-
lamente fabbricala, che sede?a nel colle ri-
cino a Licata, come dirò a suo luogo. Wee
il Fazello decorata Gela del sepolcro dei
poeta Eschilo, con sovrapposto questo epi-
taffio:
jEsehilus Euphorionis Atkenis maini, in am
Frugiferis, Jacet Me, post sua fata, (rflof.
Eschilo da Eoforion sorto in Ateot
Seti giace qaì di Gela nei fecondi
»i, Tarcali di sna tìU i lasll
Da Goltz e da Paruta finalmente d ik*
biamo monete di rame e di argento, neh
quali leggono 1* epigrafe teaa:!^, ma Fu*
crazio nella recentissima collezione ne ad-
duce alcune col motto rEiVai^N, cometi-
che si ha in rilievi da me in più iuo{iii
osservati. Riportano da una il Minotauro,
che allude ai Cretesi fondatori della citii,
e dairaltra parie la faccia di ungio^neo
di due congiunte, che esprimono i Duci della
colonia, Anlifemo ed Entimo. Fu madre io-
che a chiarissimi uomini ; Gelone, il quale
.fu appo gli antichi un ottimo principe,
che non solo diresse la patria ma Sin-
cusa, e la sollevò air apice delia gloria ira
le città greche. Gerone, che succedelle al
fratello Gelone in entrambi i dominii e ri-
fulse per le valorose e chiarissime f^
contro i Cartaginesi ; accrebbe il suo r^
gno, fu vincitore per ben quattro volle l^
gli Olimpici ludi, morì finalmente in Clt^
nia dove si meritò un sepolcro. Celelir&ifi
parimenti Pausania figliuolo di Anchite, B^
dico e prestantissimo filosofo, cospiciio pef
493
GÈ
e per ricchezze, visse per somma
là ad Empedocle congiunto da allor
Blese, da lui encomiato con un distico
aerzio. Timagene filosofo e discepolo
raslo e di Scilpone , testimonio il
no Laerzio , viveva sino alla cxviii
de, e Plutarco cita di lui un libro
mi. ApoUodoro poeta comico, di cui
ffiemoranza Ateneo o GiuL Polluce;
tempo di Nenandro verso la cxxi
ed il Mongitore ne enumera le com-
Archestrato poeta e filosor^ che di-
tri da Siracusa, splendette per on-
erudizione, ma gran tempo diede
m; ne sono citate le opere appo
Simo Mongitore. Euclide celeberrimo
ra credesi da alcuni da Megara; fu
da Gela come si attesta da non
lai Hongilore addotti; oltre i libri
ementi scrisse altre cose ad illustrar
malica ; fiorì nella cxiv Olimpiade
gran nome acquistò appo tutti i
»
i Sleoia. Lat. Gela Sicula (V. N.)
0 Pacio ed Aprile sita dov*è oggi
-one, creduta da altr4 Piazza. Non
non essere stata aOatto, ma appro-
D voglio tutte le congetture degli
i. È a consultar Chìarandà sopra
Don Yolere ingolfarini in on pelago di opi-
àlto avverse, e metter mano ad ona ma-
' troppo arraffala senza poterne trovare
o , rimetto i lettori alle opere di : Carlo
olarUi Memorie storiche dell* antica Gela
>pera postuma PaL 1753 in fol.; di Fran"
riU I>ella Cronologia universale della Si-
ili, Pai. 1735 in fol.; di Giov. Paolo Chia"
lazza antica, nuova, sacra e nobile libri tv
1 e Mesa. 1654 in 4*; di Gaet, Linares
«role sul vero sito di Gela in Licata Pai.
B*» di G. Dimensa e Velia Osservazio-
lo topografico dell* antica Gela Pai. 1846
re il Fazello, il CInverìo ec. i quali tutti
o cke abbattersi 1* un contro V altro senza
hioder nulla di affaUo reale , or parteg-
ir una, ora per altra città.
GÈ
«eia. lai. Gelas (V. N.) Fiume , oggi
detto di Terranova, e volgarmente Haroglio,
di cui cantò Ovidio fast. 4.
E tu o Gela che ognun pel vorticoso
Tuo fluito schiva...
Poiché, come si dice, forma alle foci dei
vortici , onde non può dai piccoli navigli
aversi adito. Quindi Boehart che afTerma
aversi avuto un tal nome il fiume dai Pu-
nici, dice la voce Gela derivata da Bela
significare vortice o gorgo, e conviene colla
voce ebraica Col che imporla /Iu(<o^ che dove
ci ha vortice ivi è continuo movimento di
acque e fluitar continuo. Però a ragione il
Cluverio poco apprezza i comenti dei Gram-
matici Iratli da Erodoto, Snida ed altri, seb-
bene r etimologia punica recata dal Boehart
non trovasi presso il medesimo e che io ab-
braccio come la legittima donde deriva il
vocabolo del fiume, che devesi convenire
che i Fenicii , che sono gli stessi che i
Punici, abitarono i primi queste spiagge,
meridionali dov*è il Gela. E qui notar si
deve che il Salso, cioè rimerà meridionale
presso Licata ha cosi bassa l'imboccatura,
che neirestà può tragittarsi a piedi asciutti;
perlochè Ovidio se fosse il Gela avrebbe er-
roneamente detto di avere dei vortici, laon-
de falsamente la città vicina di Licata
si prenderebbe per Gela. Non nego cre-
dere alcuni di essersi appellato Gela dalla
spessa caligine e dai vapori che tramanda,
dapoichè gli antichi sicoli appellavano Gela
la caligine. Hi so finalmente da Niccolò
Leonlino su Yar. St. lib. 5, cap. 10, che
iioèi acquistiUo il nome per la freddezza^
ma sembrami una fandonia di coloro che di-
cono, essere stati il ghiaccio e la caligine
appellali 6eta dagli antichi Siciliani che però
usavano il greco idioma, e poi nessuno ha
sognalo che Gela o il fiume di Terranova
producesse ghiaccio e vapori a preferenza
di tutu gli altri fiumi dell* isola. Non nego
che neir inverno verso la sorgente sia gè-
494
GÈ
lido, poiché sgorga non lungi da Piana,
e gli abitanti di questa diconlo il fiume del
ghiacdOj ed in propria lingua il Ghiozzo.
Ha anche gli altri fiumi delF isola che trag-
gono origine dai monti sono freddi nello
in?erno^ giacché accresciuti dalle nevi li*
quefatte delle montagne, né perciò pren-
dono nome dal freddo o dal gelo. Par-
liamo ora del suo corso e dell* origine. La
sua primaria sorgente é nel territorio di
Bellia, non lungi da Piazia, verso Greco^
dove lussureggia intorno in platani e pioppi,
ed accresciuto da altri ruscelli scorre a
circa mezzo miglio dalla stessa città verso
Nord, irrigando ed orti e giardini; accoglie
quinci le copiose acque delle fonti Lardari-
no e di Ramaldo, e scorrendo leggermente
col nome di Ghiozzo a iOO passi dalla spiag-
gia occidentale di Piazza in piano letto, ba-
gna la vastissima contrada detta dei Para-
tori e di Casale, dove prestasi a muovere
roolini , ad adacquar le terre e ad altri
usi; ma un giorno scorrea nel mezzo di an-
tica non comune citte, come addimostrano i
grandi monumenti degli edifizii. Uscendo
dal territorio di Piazza sbocca nel Mazza'*
rìnese, ed indi da altri ruscelli accresciuto
tocca ì confinì di Terranova e scaricasi nel
mare Sicolo-AITricano.
Geleniil (Fllosollana del) Lat, Gè-
leniium Philosophiana. Sic. Sutìana (V. I\.)
Se ne fa memoria nell* Itinerario di Anto-
nino, in plurale: da Catania a4 Agrigento
per le pose ora stabilite 91 m. in questo
modo : ai Capitoniani 24, ai Filosofiani
Gelensi 21 ec. Legge però il Simler: a
Gela od ai Filosofiani. Attesta il Surita
nel regio esemplare trovarsi: a Gela os-
sia ai Fivosofiani. Confessa poi il Simler
non potere render ragione come qui leg-
gasi Gela, mentre pensa il Surita di parlarsi
della Gela mediterranea di Tolomeo. Clu-
verio però stabilisce Filoso fiana presso la
celebre città di Piazza da cui non lungi sgor-
gano le fonti del fiume Gela. Altronde poi
GÈ
i confini di Gelfl stendevansi di mollo ver»
levante e mezzogiomo. QuIdcI Calila pmM
Macrobio Satum. 5, eap. 18, disse Erica, k
quale distava da Gela almeno 40 m-, ih» al-
tro lontana che 90 stadi! dai suoi confiai ebè
firn. In un diploma poi di Papa AImmi-
dro dove si numeravano le terre delia eh
cesi di Siracusa ed 1 beni assegnali ai T^
scovi leggesi: il cosale di 5. Yfmcmuùpnt
$0 So fiana. AOìemia il Cbiarandà che il »
sale di Sofiana era disiarne dairanlicalte-
za 3 m. verso Libeccio , e perdurava sd
1470, ove forma Filosofiana una delle paie
di Antonino.
«elol (campi) (V. R.) Celebrali da Tw-
gilio nel y deir Eneide.
Appare da lontano Camerioat
Ed i eampi Geloi ...
Situati alla parte occidentale deDa dti
ampi! ed ammirabilmente piani, Ira 0 n*
dello fiume Ceto ed il Raufrio , a 3 ■• il
certo dalla spiaggia , dalla quale vespai
divisi da ontf continuata giogaja di ciK
Sono poi grandemente feraci in IhiaMBii
nominalissimo in tutta Sicilia. Vd teafi
i confini di Gela stendevansi anche ai ■^
desimo occidente oltre rimerà oli Sai»,
da Oriente però ed Aquilone per circa V
miglia. Scrive Solino essere uno slagMii
questo territorio che col fetore alloaM
gli accostantisi, ed attesta anche bìolo»
mente di due fonti altro rendere feconda m
sterile donna tostochè ne abbia bevuto, iM*
sterile se feconda: ci ha oggigiorno ad («^
fini di Callagirone il fondo detto Jlo^affi*
nese, dove scaturiscono due fonti Ira Ifli
vicini, dei quali uno di acqua tetra t ni*
furen, altro dì limpidisisima. Gooleslial
Pacio ed Aprile essere stali questi i wftt
tovati da Solino, imperocché sin là lorcifl
YAgro Gelense o della sicola o della fsrea
Gela. Finalmente il sale Geloo dkesi à
Plinio nel lib. 31 e. 7, essere di laDtospta*
dorè da accogliere le imagim* sìccosm s|(^
495
GÈ
1 Iago poi del medesimo territorio
il medesimo, prodursi nei margini
i nella slate.
Bili (V. H.) Secondo Fazello i monti
ìse e di Camerata , dei quali de-
{ià il secondo e vedrai pel primo
Gonio, Diconsi Gemelli per es-
lla medesima altezza , e per non
d non lungi uno dalFallro. Attesta
appellale Gemelle le montagne di
?le alle quali si appoggia il paese
lesimo nome. Alle regioni orientali
»rodi , volgarmente Hadonie, sono
colli , tra loro in lutto uguali che
anche Gemelli. Vedi il seguente
Htl (V. D.) Colli al lato orientale
'Ode, volgarmente Madonie, del tut-
ti per circuito ed altezza , sopra
tono verso Scirocco: alle loro radici
*
ebre monastero dell* Ordine di S.
to sacro alla Madonna del Parto,
lo il primo il B. Guglielmo da Fo-
ie illustre per la sua santità, e final-
^nde onore recogli depostovi il
e. Sono altri Gemelli mentovati da
I da molti antìcbi scrittori, di che
0 parola di sopra.
ite (V. M.) Casale leggilo alla Ghie-
irgenti nel 1280, quando era il Ve-
oberto, da Sapia nobile donna.
«t* Lat. Hieracis. Sic. Jìraci (T. D.)
si appellata dalla greca voce Jerax
e tra noi Avvoltoio , poiché forse
dificano questi volatili; è sita nel
di un colle da ogni parte scosce-
resso Ganci, agli estremi colli del
(ebrode verso settentrione ed orien-
orata un tempo del titolo di Con-
1 prima tra le altre donata, pei gran-
ii di Giovanni Ventimiglia, dell' o-
Harchesato, titolo novello sino a
npo in Sicilia. Sollevasi la fortezza
ira suprema verso Libeccio, molto
$ per natura e per arte munitissi-
GE
ma da gran tempo; sussistono le mura al-
r intorno, ed una porta massimamente ver-
so Greco, dalla quale parte unita la città
ad altre colline si ha il pib facile adito;
diciamo altrove aversi avuto a fondatore
la fortezza il Conte Ruggiero , ed essere
stata opera di lui almeno la torre. La
Chiesa di S. Bartolomeo Apostolo è Tunica
parrocchiale, e siede in luogo cospicuo con
una communia di Sacerdoti presieduta dal-
TArciprete, cui van soggette altre dieci mi-
nori. Osservansi dentro le mura i chiostri
delie sacre vergini sotto regola benedet-
tina ; al di fuori nella piazza vicina alle
mura fu dato nei principi! dello scorso se-
colo agli Agostiniani della Centurlpina Con-
grega il tempio di S. Bartolomeo, nella di
cui parete meridionale osservasi un angu-
stissimo sepolcro con iscrizione, in cui ripo-
sano le spoglie del Conte Francesco i. Venne
assegnato il convento sin dal 1589 ai Min.
Cappuccini in profonda valle presso le fonti
del fiume, verso Greco. Finalmente accogUe
uno spedale nella città gì* infermi poveri
e gli accattoni.
Comprendesi Ceraci nella diocesi di Mes-
sina, nella comarca di Polizzi, e nella Pre-
fettura militare di S. FiladelGo, cui appre-
stava 5 cavalli e 41 pedoni. Contavansi
sotto Cario. 977 case, 3I2S abitanti; nella
metà del secolo seguente 860 case, 3219
abitanti; nel 1713 coutaronsi 2732 anime
in 807 case, ed ultimamente 3010 Individui
si ebbero nel 1670. Se ne nomina il Signore
primo Conl« d* Italia per la grazia di Dio^
e Marchese di Sicilia ; e da gran tempo
certamente ei solo gloriavasi trai baroni di
Sicilia di questo titolo : quinci chiamavansi
nelle pubbliche tavole e nei diplomi tutti
i Conti di Sicilia^ ed il Marchese, cioè di
Ceraci , quando si dovessero intimare gli
ordini del Re, come si fa palcsamenle nei
capitoli del regno. Amplissimo è il territo-
rio se terrai T occhio a tutto il dominio del
marchesato, e magnifico per oliveti, vigne.
496
GÈ
selve di frassini, donde proviene in gom-
ma la manna moUo abbondevolmenle, bia-
de, ortaggi, ed alberi fruUiferi che sommi-
nistrano il necessario agli abitanti , boschi
finalmente nei quali nutronsi i castrati ce-
leberrimi per tutta quella regione. Il prio-
rato di S. Maria della Cava, monastero un
tempo, comprendesi nel medesimo territorio,
arricchito di pingue dote dal Conte France-
sco 11 e di cui oggi si appartiene la presenta-
zione ai Marchesi. Rese illustre la patria Gio-
vanni Maria Ceraci dell* ordine dei Cappuc-
cini , che lesse trai suoi le più gravi scien-
ze, ma più intensamente incombendo allo
studio dello virtù, si commendò dall* assi-
duo e quasi non interrotto esercizio di pre-
ghiera , dal prudente governo dei suoi in
primarie cariche lodevolmente sostenute nel-
la provincia, e per lo zelo finalmente della
regolare osservanza; oltre i 90 anni piissi-
mamente come era vissuto si mori nel 1640
in IHicosia.
Ci ha di coloro che stimano esser suc-
ceduta Ceraci a Trinacia, né dissente il
Maurotico , ma nel vero sembrando costi-
tuire Diodoro, nel lib 12, apertamente Tri-
nacia non lungi da Pah'ca e da Mineo ,
non so qui come appigliarmi alla loro opi-
nione. Ognuno potrebbe sospettar con non
vana congettura aversi avulo a fondatori i
Creci, tuttavia nei bassi tempi priachò sia
ceduta la Sicilia ai Saraceni, se l'etimolo-
gia del nome è legittima; ma non ardisco
dire alcun che di cerio. Attestano i sicoli
annali espugnata la città da Ruggiero ,
con gran forza soggiogata , e data in vas-
sallaggio a Serlone fi^'liuolo del fratello pel
suo valore e per le magnifiche gesta presso
Cerami operate, aggiunto il titolo di Conte
nel 1072, li Bonfìglio nella parte 1. lib. 4,
delle Sic. Ist. non avvertendo essere nella
Calabria un'altra Ceraci, nota da Malaterra
lib. 2. del Duca Roberto fratello del Conte,
reso prigione dai Geracesi e poi liberato da
Ruggiero, le quali cose certamente non mai
GÈ
sognò il Malaterra della nostra
Quando però Serkme circondato pc
die dai Saraceni gloriosamente lo
suoi la morte nella rupe appellata i
Ione dalla di lui catastrofe, ed og{
di Sarno^ N. moglie di lui Ggliuola
dolfo Conte di Baja venne data in
con per dote Ceraci per ordine di Ri
ad Engelmaro mili40 non eletto, i
loroso, non lungo tempo dopo pe
doveri receduto, il Conte rlchiaiiM
la città.
Lo stesso Malaterra nel lib. 3, e
estesamente descrive la ribellione e
gelmarOj io la racconterò in poche (
Celebrate con solenne pompa le i
presso Ceraci dove il Conte aveva fori
una torre, Engelmaro innalzando a p
sua munita magione e dissimulando
sformato avendola in fortissima tom
carezzando i cittadini e seco loro 1^
delle amicizie, cadde in sospetto, e
imposto di diroccare le alle merlate
mila della sua casa. Ricusò fidaodc
r aiuto dei terrieri , né coloro ai qv
r ordine di atterrar la torre ed iai(
nare Engelmaro eseguirono il coiuj
imperocché dice lo storico: odiavano t
la nostra genie e si attendevano che i
gesse discordia, non pace trai n
Dal che ritraggo , che allora la ma
parte di Ceraci era occupata dai Snn
per cui Ruggiero strinse colf esercii
città , del che accortisi i terrazzani
careno alla loro promessa e loste$><!
gelmaro atterrito, per non cader nflif
del Conte, di nascosto fuggì. La di M
glie però recatasi dal Conte per «
rame la pietà, memore egti del nif
le accordò un salvocondotlo. per jkw
al marito. Il Conte poi riconciliati i <
riebbe Ceraci.^ Se avesse diroccalo r
torre siccome non si nota dallo slu
non voglio alTermarlo.
Avea Serlono avuto dalla consorte
497
GÈ
ìusa che il conte assegnò in mo-
Ruggiero di BematiUa signore di
uovo, dotandole la Contea di Ge-
mutisi costui i Agli Rinaldo e Rocca,
compagno di Bocmondo e di Tan-
porlalosi nella Palestina, vi fu dai
li ucciso, e sepolto nel i098 nella
di S. Pietro d'Antiochia. Rinaldo
andò lo stalo di Sicilia, fu spogliato
li^ ed indi giusta il Halaterra ricon-
per mezzo dei' Principi fu di nuovo
ì del possedimento di Geraci; con-
egli il convento di S. Maria di Pa-
)bricato nel territorio di Tusa al Mo-
di Patti e finalmente morì senza
go di Creone consanguineo e fa-
e del Re Ruggiero per diploma dato
na, ottenne Geraci; di cui stimo esse-
» appellato nelle genealogie di altri
i Guidone Imperiai Conte, deco-
tal titolo per la moglie N. dei Ven-
i, e succeduto dal figlio Guglielmo
one detto da altri di Ventimiglia^
3 si ammogliò con Rocca BemavUla
ì Ruggiero e di Eliusa, per non es-
rata dei dritti dei genitori e del fra-
>pra Geraci : qual matrimonio ad-
'asi in un diploma della Chiesa di
li deiranno ii&2 , recato da Pirri
. 3, not. 3, dove si soggiunge : Rocca
a Ruggiero di Bamavilla, mogUe
%po di Guglielmo di Creone^ col
jlio Ruggiero. Ruggiero Creonense
le un tempo anche chiamato Conte
ici , è colui che udita la ribellione
ìssinesi, ribellatosi egli stesso da
Imo 11^ fortificò le sue terre e tras-
lto partito gli abitanti di Cefalù. Ri-
in grazia del Re e della Regina
amministrò il Regno, secondo Fai-
Capece e Fazello. L* unica figlia di
Brrera o Guameria per ordine di
VI Imperatore e Re di Sicilia fé' de-
5 i limiti della sua contea nei 119S,
GÈ
e visse unita in matrimonio con Aldoino
di chiarissimo sangue.
' Dedusse Aldoino la sua famiglia da De-
siderio Re dei Longobardi, fu signore delle
isole Ischia maggiore e minore e di Pre-
cida, ed ebbesi due femine da Guerrera,
Regale primogenita, che mori senza preso
marito, ed Elisabetta, come costa dal te-
slamento di lui del 1232, che vide auto-
grafo Carlo Ventimiglia, testimonio il Pirri.
Questi poi senza por mente a Carlo intro-
duce a forza un Ruggiero figlio di Aldoino
e di Guerrera^ e narra essergli succeduto
Aldoino li ed a questo finalmente Elisahel-
ia. Riferendo anzi le gesta di Ruggiero di
Creone al nipote Ruggiero^ che dice nato
da (rtierrera, e stabilisce eziandio promos-
so al governo del regno sotto Guglielmo;
scrive poi esserne fiorita la madre Guer^
rera sotto Enrico. Hello spazio di 70 anni
circa finalmente presenta cinque Conti: Rug-
giero marito di Rocca, Guerrera moglie di
Aldoino, Ruggiero loro figlio, nuovamente
un altro Aldoino morto nel 1232, ed Elisa-
betta secondogenita di costui, le quali coso
sembrano del tutto incongruenti , e più
verisimile appare, essersi impalmata nel
123,. • circa con Enrico figliuolo di Gu'»
glielmo Ventimiglia EUsabetta Contessa
d* Ischia e di Geraci y nata, siccome av-
visai y da Aldoino e da Guerrera. Erro-
neamente espone anche il Pirri la fami^
glia di Guglielmo , come Ruggiero Venti-
miglia sotto il mascherato nome dell* Jn^en-*
«<6i(e l'addimostra in moltissimi luoghi neK
la Genealogia dei Conti di Geraci.
Imperocché il Conte Guglielmo Ventimi-
glia oriundo da Genova detto dal Pirri pa-
dre di Enrico^ venuto in Sicilia collo svevo
Imperatore Enrico, prese in moglie non pri-
ma del 1260 Irene Lascari figlia dello Impe^
ratore Rizantino, secondo lo scrittore Rzovio
num. 2, e da Rosio Relig. Jerosol. par. /,
Hb. ii e da altri. Attesta il Surita Ann. Ara-
63
498
GÈ
gan. Ub. 4, eap. J, fom. /, esser passala
la medesima Irene ?edo?a di Guglielmo con
tre figliuole neir Aragona nel 1215, e nota
no?ellamente nel lib. 5, cap. 105, tom. 2^
con Foglietta , Giastiniano , e Bisarro M.
di Gen. scaccialo dalla patria il medesimo
Goglielmo nel 1252, Altro fu dunque Gu*
glielmo Yentimiglia padre di Enrico, suo-
cero di Elisabetta. Raimondo de Soliers afil-
le Àntìeh. di Maniglia eap. 66 propone a
ceppo dei Yentimiglia in Sicilia, Guglielmo
oriundo da Marsiglia, famigliare di Fede*
rico II Imperatore e Re di Sicilia, nò
dissenlono Giovanni e Ruggiero nelle jjfe-
neahgie della medesima fomiglia. Appog-
giandosi air antica tradiiione sostengono Ml-
cbele di Piazza, Paruta, Sancelta, Zazzara,
Haurolico e quasi tutti i sicoli scrittori, es-
sere indigeni i Yentimiglia in Sicilia, ed aver
tratto origine dai Normanni; e non rifiuta
il sovraceniiato Insemibile le cose che vol-
garmente si dicono dei 20000 Saraceni sba^
ragliali con grande eccidio nei gioghi dd
Rebrode o delle Madonie da Baldoino o da
altro dei signori Normanni con soli 1000
cavalli , donde proviene il cognome alla
stirpe. Comunque vada la (accenda ci ha
chiarissima menzione di Guglielmo Yenti-
miglia in un diploma del Re Manfredi, con
cui sceglie a suo Vicario in Sicilia nel 1258
Federico Lancia, e perdurano negli annali
verso I medesimi tempi splendidi monumenti
di altri della medesima progenie.
L* oliavo dunque da Serlone , se andia-
mo coir InsenMilej ma secondo Pirri il x,
Enrico Conio di Ceraci j come marito di
Elisabetta, ottenne dal Re Manfredi nel 1238
le terre di enlrambe le Petralie, che diven-
nero perciò delia Contea di Ceraci; se ne
ha memoria appo il Villani ed il Surita sino
al 1266, imperocché dicono aver precipi-
tevolmente portato Manfredi la guerra con-
tro r Angioino , né aver atteso Enrico
yenlimiglia^ che con sicole truppe reca*
vagli dei soccorsi. Soggiunge il Pirri, aver
6E
pugnato Talorosamenle JEinrioo
deiresMrcilo sicolo contro F Angioino, e il
morì lasciati i figlioli AMoIm e Fkanoa-
SCO. Scrive pòi Hiccola Speckie ndUb.!»
eap. 9 avere Airieo dnmmente
Gang! di sua pertinenin , ed
averlo al snolo adeguato per enerri riM-
lalo coatro il Re Federico e eoniro di té,
il die alTerma ancora Soriln. Perl attnaii
Aldoino nel 1289 presso PaHanio, dote la
triremi del Re Giacomo fecero nankagii!
laonde Enrico ta aoperalile ai figlrii
Aldoino; poiché Federioo anceedells il
fratello Giacomo. Ma ò 1* Awauttai a
dimostrare a tuU* uomo essere alale Fk»
Cesco figliuolo ad Aldoino; laonde sa»*
cedette jFroneesco nipote dal iglinoia al
Enrico» e conseguiti tulli i beni delTavilib
divenne sommo Gerarca, e là dello Osili
d'Ischia maggiore e di fierad, la qal
Contea comprendeva entmmlie le fHaSÈt
Cangi, Castelbuono , S. Mauro, Tnsa, Ut
stelluccio, Gratteri, Garonin, Sperlinga,M*
Uneo, PolUoa, U Castel di S. Giai|ia,i
feudi di Albiro, Resuttana, Belice ed dH
signorie ; ebbesi in moglie Coslania soni-
la di Giovanni di Cbiaramonte Coati i
Modica, colla quale fatto divorzio nel US
per la sterilità , passò a seconde aioi
con Margherita di Consolo, e ne ebbe Sfi
Emmanuele e Francesco u costituiti ini
l'uno per la Contea di Gerad, r altra pir
quella di Collesano. Ci hanno nelle storilb
egregie gesta di colui, come anche TìbìbIìci
fine sotto Geracf , avendo difeso a ìuf
il paese contro il Re Pietro II.
Dichiarati rei di offesa maestà Fraacoci
ed i figli di lui dal medesimo PriadH*
passò la Contea in potere del Re, e si tf*
segnò in carico della dote alla Regiaifr
sabetta. Ma avendo conosdulo l.adofifiil*
gliuolo di Pietro la fede ed i acrili &
vecchio Francesco , riavutine in gruii i
figliuoli donolli dei paterni beni ad VBL
Emmanuele poi, coi era toccata com A>
A9d
GÈ
ìoria di Ceraci, si morì senza prole,
suecedeilegli Francesco u dello Frati'
Uo da Michele dì Piazza, che impetrò
i da Federico lU le cillà di Termini e
blu, compressi Isnello, ed occupò il
lo di Roccella concedulo dal Vescovo di
; ebbesi anche egli la cura dello stalo
Uia e fu grande per pietà; prese in
i Elisabetta flgliuola di Niccola Lau-
dia quale si ebbe Agli e flgliuole, ed
9 sopra gli altri successore nella Con*
Ceraci, ed Antonio cui lasciò Col-
», entrambe le Petralie, Cratterì, Roc-
Isnello, Caronia, Belice, e Termini,
bbesi quegli alcuna prole dalla prima
i Costanza Russo , morta la quale ,
seconda Bartolomea Aragona generò
nolo Giovanni \ cui ancor Piccolino
itinata in moglie per volere del Re
10 Agata di Prades nata da Ciaimo.
[>ace ed In guerra chiarissimo de-
primo Marchese di Ceraci pel rescritto
ò Alfonso del 1440, Viceré due fiate
ilia, ed una in Napoli, grande Ammi*
, Conte di Monte Sarcio nella Cala-
e di altri titoli celebberrimo, ebbesi
ata a figliuoli Antonio e Ferdinando:
sino a decrepita vecchiezza e sepolto
itelbuono nella Chiesa di S. France-
Pa decoralo di un degnissimo sepol«
epitaflio riportato da Cualleri nelle
9 di Sicilia. Antonio annunziato Mar-
nel 1473 per testamento del padre,
^ colla moglie Margherita di Chiara-
Enrieo e Maria, la quale cinse di ben-
xiale Ariate di Cardona con per dote
M>. Enrico divenne Vicario del Regno
nde Ammiraglio, ed ebbesi in consorte
ora sorella di Pietro Cardona Conte di
lano. Perchè ingaggiato con Pietro sin-
certame nel 1481 dichiaralo fellone
glialo dei beni, morì esule in Ferrara
farono superstiti i figliuoli Filippo e
\e; restituito Filippo in favore del Re
lando, donato del marchesato e degli
I GÈ
altri beni paterni nel 1490, morì senza fi-
gliuoli; quinci il di lui fratello minore Si-
mone vien costituito nel possedimeulo del
marchesato per nuovo diploma del Principe
nel 1500. Fu Viceré di Sicilia, e generati
dei figliuoli dopo sette anni colla moglie
Elisabelta Moncada, abdicò volonlarìamente
agli onori, e volle iniziarsi al sacerdozio;
annegò finalmente nelle acque di un torrente
sotto Taormina. Suecedeilegli il figliuolo
Ciovanni nel 1527 unito in matrimonio ad
Elisabetta Moncada dei signori di Ailona nella
Spagna, donde Simone Stralcgolo di Mes-
sina, Vicario del Viceré nella Valle di Do-
mane, marito a Maria VenUmiglia Signora
di Ciminna e di Sperlinga, e Carlo barone
di Naso: Simone poi ebbesi il figliuolo Gio-
vanni che anch* egli Stralegoto di Messina,
esercitò le veci di Viceré nelle valli di Noto
e di Mazara; fu quinci per tre anni presi-
dente del regno, nuovamente poi per uno,
e nominato primo Principe di Caslelfouono;
non ebbesi prole da Anna Aragona Taglia-
Tia, né dair altra moglie Dorolea Rranci-
forte ; quindi Giuseppe figliuolo di Carlo
chiamalo a conseguir la signoria, generò
Francesco con Anna Antonia di Aragona ,
che dei xii Pari del regno, Colonnello della
cavalleria, non una volta fu Vicario del Vi-
ceré, e con Maria Spadafora generò CHo*
vanni supremo comandante della cavalle-
ria di Sicilia, maritato a Felicia Marchisi,
Principessa di Scaletta « di cui consegui
r ampia eredità, non che Girolamo che ver-
so il fine dello scorso secolo divenne Mar-
chese di Ceraci come dirò in appresso.
Imperocché agli accennali Giovanni e
Felicia toccarono i figliuoli Francesco Ro-
drigOj BlascOj e Ruggiero. Inauguralo il
primo nel 1676 alla morte del padre eb-
besi in moglie Caterina Pignatelli , dalla
quale consegui Giovanni ed EllorCj rapiti
negli anni puerili. Blasco prese in moglie
Felicia figliuola di Rodrigo nel 1689, ma
cedendo poi al destino comune lasciò erede
500
GÈ
il fratello Ruggiero. Si Oppose a questo
Felicia, contratte seconde nozze con Urbano
Barberino Principe di Palestina, chiedendo
preferenza, ma sino a Madrid appellata la
causa, cedette la sentenza nel supremo Con*
sigilo d'Italia in favore di Blasco, il quale
fornito di modi e per pace e per guernii
insigne per erudizione prudenza ed al-
tre virlii, anche in breve tempo non presa
alcuna consorte, fio) la vita: perlochò pas-
sò il marchesato a Girolamo per vincolo
di parentela; da lui e da Giovanna Corvino
nacque Francesco nominato Marchese nel
4707, unito in matrimonio a Girolama Ca-
terina Di Giovanni, il figliuolo dei quali GiO'
vanni i dopo un altro lustro conseguito il
marchesato, da Carlo VI Imperatore nomi-
nato Principe del S. Rom. Impero, col ti-
tolo di Celsitudine, e la facoltà di coniar
monete, ottenne il privilegio nelle sue Si-
gnorie nel 1723^ trai Grandi di Spagna per
decreto di Filippo V , dei Cavalieri della
SS. Annunziata per benefizio di Vittorio
Amedeo duca di Savoja, e Cavaliere dello
Ordine di S. Gennaro per diploma di Carlo
Re nostro; eletto finalmente supremo Pre-
sidente del sicolo Consiglio appo la R. Cu-
ria nel 1737, e dìppìd Consigliere di Stato,
visse in Napoli sino al 1748, e vi mori caro
a tutti per la piacevolezza dei costumi, per
la non volgare bontà, e la religione verso
Dio ; ebbesi il figliuolo Luigi Ruggieri da
Livia Sansevcrino figliuola del Principe di
Bisigoano, e vedova del Principe di Monte
Mileto, il quale sostiene oggi (1760) le dignità
e le signorie paterne, ed è vivente, senza
prole nondimeno, si dalla prima moglie Ma-
ria Teresa Moncada, che dalla seconda Ro-
salia Romano-Colonna. Sta Ceraci in 38*
di long, in 37^ 50' di lat. (1).
(1) Geraci è aUoalmente on cornane in proTÌu«
eia dì Palermo da cui dista 60 m., distretto e dio-
ceti di Gefalù donde 90 m.» circondario di Gangi
donde è lontano 6 m.» Ci ha un peculio frumenlario
ma non in attività. Gootivasi nel 1798 ona popolazio-
GE
CterMuo. Lai. Gerbinus. Sic Mondr-
binu (V. M.) Monte, altrimenti Jfon^erMMf
cosi appellalo dai Saraceni per essere a-
spro ed Incolto verso i fianchi; è roltiiia
che ehitide il territorio di Palermo vena
Mezzogiorno, si ha nel Torlice una torre A
guardia, ed è unito air Alfano o Catalfaw
di cui già dissi. Verso le radici è piantali
a vigne, che producono ottimi vini, donde
anche le venne forse appiccato il none,
imperocché il Gerbin dei Saraceni vale fra
noi vaso di vino.
«ereatl» Lat. GereattM. Sic. Lungarioa
(V. N.) Territorio mentovato da Fazello. od-
ia giurisdizione di Siracusa , soggiacente ai
colli dove sorgeva la torre Cassibili, oggi
Longarine. Vi si osservano ancora di gnuiA
acquidotti, coi quali deducevansi le acqui
del Cacipari ad irrigare il medesimo terri-
torio. Essendovisi scavato nel 1548 per (tf*
dine di Giorgio Adomo Cavaliere Gerosoli-
mitano, slmhattè in uno scheletro di esa^
me statura, come ne è testimonio il ID^
desimo Fazello. IMcesi dairArezio GimU
di cui in appresso direma.
desso. Lat. Gypmm. Sic. Jibiso (Y. D.)
Terra saracenica un tempo, a 4 miglia di
Messina verso Settentrione, valorosameote
occupata dal Conte Ruggiero; siede in est^
so dosso detto in siciliano serro, è dd
municipii messinesi ; occorre appresso i
ne di 3364 anime» di 2775 nel 1S3I e di SiOT acflt
scorcio del 1S58. L' estensione territoriale h&^
6425,901. delle qaali divìse in cnllore, d.^U n
giardini, 2,985 in orti semplici, i,t48 iaesnadi.
1076,463 in seroinatorii seroplici, 979t,536 ia ft-
scoli, 109,514 in oliteti, 11,027 in figneti i»i;
rati, 529,521 in vigneti semplici, 8,857 ia fic^
d'India, 31,322 in aU>eri misti, 50,998 ia «^
gneti« 486,533 in boscate, S2U56S in fraMtaiii.
3,196 in suoli di case terrUoriali. H maggior «s*
mercio di esportaxione consiste in olio, tìm»(*^
e manna di ottima qualità, • mi si aaarìiti^
nersi una Cera per bestiame e manifittart w
giorno 24 di agosto in ogni anno. L'aria è mI**
bre.
501
GÈ
i di S. Rizzo, yerso occidente, e so*
ggia la soggetta spiaggia aquilonare,
ica fortezza sorge pericolante verso
>• La Chiesa parrocchiale di S. Anlo-
be qu^st occupa il centro del paese
un Sacerdote curato che ha cura delle
)j ya soggetta air Archimandrita, con
i minori. Il convento di S. France-
i Paola, fornito di decenti fabbriche,
^sce sua origine dal 4623: abitano al
»ri i Cappuccini chiamati nel 1584, ed
»si un cenobio adattissimo al loro
0. Furono nel secolo xyiii sotto il
di Savoja 1145 le anime, 301 le
ma verso il 1760 si diminuirono
) a 998, e nei secoli scorsi non
e di Gesso censo statistico di sorta,
nministratori non vi hanno dritto di
imperocché sono scelti dall'Abate di
sgorìo, come signore temporale. Reca
alla patria Filippo da Gesso, monaco
Francesco di Paola, splendido per in*
nza di vita e per santità, e reso illustre
0 di vani prodigi. Il territorio secon-
natura del suolo, dà in abbondanza
vili, e mori , produce le biade per
0 sì abbisognano agli abitanti, è cor-
ide ai lori sudori (1).
GH
btat.Lat. eA{bJn{8(y.N.) Fortezza det-
Pazello YghUnnij sopra un colle verso
rfluo è oggidì an coniane aggregato a Me»-
lede di ano degli esterni saoi cireondarìi
11 cktae; ne dista 10 m. e conta circa 1700
u Merita attenzione nella Chiesa dei Gap-
ana copia della Natività di N. S. del Po-
lipinta da Catalano 1* antico, dove si vedono
ionefoli cambiamenti, ed ana Vergine del
o del pennello di Onofrio Gabriele. Esporla
>\o territorio che si comprende nel Messi-
lio e seta» e ci hanno varie cave di gesso
usarne il nome, talco, pietra serpentina, ed
o; nella roccia calcarea sotto la fortezia tro-
t$r9bra(ula vitna di piccola grandezza*
GH
Pachino, ad un miglio e mezzo dalla spiag-
gia, tra le cale di Farina e di Harzamemi.
Il lago del medesimo nome alla radici del
colle dista circa 800 passi dalla spiaggia.
«MoHOé Lat. GMozzuB. Sic. Jozzu (V. M.)
Fiume. Vedi Gela fiume.
Gì
«lamptierl. Lat. Jampileriè. Sic. Giarn*»
pilieri (V. D.) Villaggetto trai municipii
di Messina verso Mezzogiorno , in una
valle, il di cui aspetto corrisponde verso
Oriente alla regia via. Spicca la Chiesa
maggiore dedicata a S. Niccolò Vescovo,
con un campanile, e non lungi sorge T al-
tra minore di S. Brunone appartenentes!
ai Gartusiani di S. Stefano di Calabria.
Contava nel 1760 189 case e 734 abitanti,
che neirultimo registro del 1713 furono
68S. Incombe la cura delle anime al Yi-
cario del Yescovo di Messina. Ne ha gli
onori di Duca per beneflzio di Carlo II Ugo
Pape figliuolo di Cristoforo Razionale del
Regno; toccò a quello dalla moglie Camilla
Montaperto il figliuolo Giuseppe j primo
Principe di Yaldina; quinci consegui il ti-
tolo nel 1745 il fratello DomenicOy alla di
cui morte fu appellato Giuseppe Duca
di Giampilieri cui succedette il figliuolo
Ignazio, oggi Razionale, uomo chiarissimo
ed a nessun altro secondo nella integrità in
esercitar la carica (1).
«laacasclo. Lat. Giancarium. Sic.
Giancasciu (V. M.) Paese, altrimenti detto
Joppolo. Vedi questa voce.
«laadraBM (V. N.) RuscellOi altrimenti
(t) Giampilieri è nn comune aggregato a Mei»
Sina e che si comprende propriamente nel circon*
darlo di Calati» distante 11 m. dalla città e con nna
popolazione di IMO abitanti diretti nello spirituale
da on cappellano curato. Ti si osserva una bellis-
sima Madonna della Pietà di Diodato Guinaccia.
Nei suoi dintorni trovasi la piombaggine o grafite.
Esporta olio seU ed agrumi e 1* aria vi è buona.
502
Gì
di Eriee e di Calaialfairo, che accresciuto
dalle acque del flumicello di . Palagonia «
sbocca nel Gurnalonga.
WagoMo Lai. Gianguttum. Sic. Jan*
gttuu (V. R.) Antica fortezza nel cocuzzolo
di un colle, discosta un miglio da Aggira
Terso Austro , e di cui si esser? ano oggi
ingenti avanzi.
«laniena (T. H.) Piccola penisola nel
seno di Megara tra le foci dei fiumi di Can-
tara e di S. Cosmo.
«laBnicaSiiiàl«Lat. Fbannicallina. Sic.
Cannicattini (V. N.) Valle mentovata dal Fa-
zello, ed oggi la terricciuola Cannicattini di
cui vedi a suo luogo.
«laB^aoio. Lat. Giampautuè. Sic. Gian-
paulu (V. D.) È un territorio nella dizione
aquilonare di Messina decorato dell* onore
di ducato, appartenentesi da gran tempo al
MaruUo. Re fruiscono oggi del titolo i si-
gnori Paterno da Catania, che mutato nome
intondonsi duchi di Cercaci.
Cllar«lBa. (1).
«lardilBéiii. UL JardtneUuB. Sic. Jap-
dineddi (V. H.) Piccola terra appartenen-
tesi air Arcivescovo di Horreale, verso le
parti aquilonari ed occidentali, sotto i colli
di S. Martino, formato di 51 case e di 209
abitanti nel 1760, che erano 170 nel
1713. La Parrocchia sotto la cura di un
Sacerdote cosliluilo dall'Arcivescovo è sa-
cra a S. Giuseppe sposo della Vergine. Era
un altro casale di Giardinelli discosto af-
fatto dal nostro, una volta nella dizione di
Girgenli, ed apparlenevasi ad Andrea Ta-
gliavia sotto Federico IL Rei secolo se-
guente, nel censo del Re Martino dicesi ap-
partenersi ai figli del medesimo Andrea.
Vien mentovata nel territorio di Chiusa la
(1) Gìardioa è an villaggio dipendeota dal eo-
muna di Rafladali. La sua popolasiona ohe trova-
vasi rianila a quella di RaOadali, fecondo l' altìma
numerazione che vi è stata eseguita, ascendeva «Ut
fine del lS5i «I n. di as anime.
Gì
contrada Giardinelli, doT* è ui ImIì^ k di
coi acque impietriscono (I).
Ctt«rtUBi« Ut. ftrtdartm. Sic. JMW
(T. D.) YUlaggio nella apiaggin del aeat
soggetto a Taormina verso Heuogiome, «a
ima Chiesa sacra a S. Paneraiie Teaciie
di cui è una statua verso Oriente (1).
CUamiteBa. Lai- 6iaraimia. Sle. Oth
ratana (Y. R.) Paese detto dagli andcUCii-
relofMim, e decorato oggigiorno dd liirii
di marchesato, appartonenteai una vaila ili
Contea di Modica. Descrivendo Areslo i tai-
ghi tra Camerina e Pachino , dice : wmm
U fiume Umagùne apjMreèto i papM CI-
retanti dei quali et fece meiisioiie de Ot
cerone, cfte alMano la terra CereUme^ ^
lnoifRenle GUaraUma. Congiungesi 1 li-
magone coirirminio, o ne sono llreddisriM
le acque, quindi il Pirri au CtarrolMa, di
eua, dice , euumamo aeqme firedéMmtf
cioè alle radici del colle aa coi aarga I
paese, silo in declivio e rivolto ad Oiìmlt
Stava un tempo priachè sia minale pd tra*
muoio allo spesso mentovato del Ina ài
secolo scorso, nel più elevato ed ardoa hi*
go del medesimo colle, a 2 miglia dal di
attuale ; occorrono ivi comunemente verf-
già di antichissimi tempi, e vi si sona rif*
(t) Sorse il f illaggio di Giardineni nd
pio del secolo xviii con quei di BoifsUo • 1^^
telepre^ che tutti presentano oggi il pnniissory*
coltura ed il commercio del territorio di Futièa
£ attualmente un comune in proTincia edìitiita^
Palermo da cui dista 17 m.« ciroondarìo di Nrfi*
nico donde i m. • diocesi di Morrsak. GHaa
soli SSe abitanti nel iTSa, poi iSS osi list ti*
oalmente 609 nello scorcio del lS>t.Hali«la*
di territorio ed esporta principalmenleelis l'ai
ne è molto sana.
(1) Giardini è un eooinM in Profiasia • ^
cesi di Messina da cai dista SO
Castroreale da cui sa m. • Ben
Taormina da cui è diacoalo ■■ m. e msm» In
si ha che un piccoUsainM» territorio di IM *^
Non comparisce nei quadri popotaiìoM dal tm*
del iSSt non essendo sUto allor eollsUalSkt|i^
senU IMS abitanti ueU* ultimo del ISU.
•• t
503
Gì
) scof erti i ruderi di un bagno eie-
ole a musaico adorno; dissoUerransi
lente grandi vasi con manichi, ya-
ucerne fittili, monete, ghiande di
delle quali seryivansi i frombo-
altri oggetti di simil genere ; né
> dei sepolcreti. Presentasi poi nel
paese, primo ed ammirabile il pa-
onale di non poca eleganza e gran-
ii esimio tempio maggiore parroc-
itto il titolo deirAnnunziazione del-
ie, sotto di cui è la decente Ghie-
Bartolomeo Apostolo primario Pa-
sgli abitanti , dove si conferiscono
lenti, e una terza cosi detta Sacra-
intendesi sotto il nome di S. An-
cate. Tommaso de Herbes Vescovo
usa dato aveva dal 1814 ai Minori
iiali la Chiesa di S- Agata fuori lo
•aese; In progresso poi di anni si I
ro al di dentro, ed abitarono per
tempo il Convento di S. France-
i travagliati dalla povertà dopo la
il secolo XVII ed il tempo def Pirri
nenzione di essi, 1* abbandonarono.
IO poi del pellegrini fu eretto dalle
inta nel 1620 per opera di Giovanni
;a , Moderator della provincia dei
Illa Mercede, un Convento del roe-
ordine sotto il nome di S. Marghe-
. ebbesi celebre secondo il medé-
rri la cappella di S. Maria della
che oggi vedesi parimenti abolito.
s Chiese minori sono sufTraganee alla
liale, nella quale un sacerdote ha
ile anime , il quale è ai comandi
covo di Siracusa, imperocché Giar-
se ne comprende nella diocesi. De-
(larchese annualmente i suoi mini-
regime civile, ed occupa il x posto
»ral Parlamento. Va soggetto il pae-
comarca di Caltagirone , ed allo
e della milizia provinciale di Scicli^
cui bandiera si spedivano 2 cava-
lo fanti. Il numero delle case sotto
Gì
r Imperatore Carlo fu di 498, ed erano poi
2346 gli abitanU nel 1595; nella metà del
secolo seguente computa vansi 591 case nei
regii libri, e 2184 anime, che appo il Pirri
1147 ; nel 1113 erano 628 le case, 23S2
gli abitanti, che 2742 nell* ultimo statistico
registro. Lo stemma rappresenta un anfo-
ra, che dicesi in Sicilia giarra.
Non trovo signore nel paese al tempo
dei Normanni; è lecito tuttavia sospettare,
che rabbia concesso il Conte Ruggiero al
figliuolo Goffredo colla Contea di Ragusa
e le confinanti terricciuole. Enrico VI Re
di Sicilia ed Imperatore donollo nel 1195
a Rinaldo Acquatita suo famigliare. Pos-
sedevalo sotto Manfredi Gualleri di Cai-
iagironCy cui confermò il dominio Pietro I
di Aragona dopo scacciati i Francesi, e vedo
essere stato costui Razionale del Regno, seb»
bene non ne lo registri il Pirri. L'ottenne
dopo la morte di Gualtieri Giovanni Len^
(ìftf, ma nel 1320 prestò T omaggio Niccola
Lancia al Re Federico per Giarratana ,
Ossina, Feria ed altri possedimenti; nel 1360
dicesi signore di Giarratana Giacomo ito-
gona , per la fellonia di cui coi suoi, se
l'ebbe per beneficio del Re Martino colla
Contea di Modica Bernardo Cabrerà ^ cui
divenuto nemico alla Regina Bianca, con-
cesselo essa nel 1411 a Sando di Bere*
dia^ ma ritornando Bernardo nel favore
di Ferdinando , restituito nei beni, lasciò
Giarfatana al figliuolo Giovanni Bernardo
che vendettela nel 1453, secondo Luca Bar-
beri, a Guglielmo o Niccola di Camèaggio.
Leggo poi altrove esser ceduto il paese a
iV. Spadafora pagatone il prezzo ; ma si
ritenne il Cabrerà il dritto di ricompra.
Compresselo da questi, scorso appena un
anno, Simone o Simonetta Settimo colla
facoltà del Re Alfonso di cui era famiglia-
re, e prese a se ogni dritto, e dicesi Ca-
slrum Giarralana nella carta della vendita.
Succedette a Simone il figliuolo Giovanili
Antonio^ ed a questo Bartolomeo e Mal'
^^r-w
504
Gì
ieo, dei quali morì quegli senza prole; questi
con Antonia Scillia generò JficAete, da questa
famiglia Seltimo y Barone di Gituratana,
da cui e da Belladama Barresi flgliuola del
Marchese di Militello nacquero Carlo e
Blasco. Per beneGzio di Re Filippo II ot-
tenne Carlo gli onori di Marchese noi 1569,
ed ebbesi il figliuolo Garsia, che mori sen-
za figliuoli; quinci fu Blasco suo zìo asse-
gnato III Marchese nel 4582, il quale con
Giovanna INaselli generò Michele, Ruggiero,
Carlo, e Belladama, che tutti decorati del
titolo del Alarchesalo, dissero ì loro dritti
ai soggetti ; imperocché Michele presa in
moglie Emilia Agliata ebbesi Blasco ii
che mancò di prole; cui perciò succedette
nel 4607 lo zio Buggiero^ che mori ancb*egli
non lasciato alcun figlio, laonde succedette il
fratello Carlo, cui morto anche senza figliuo-
li, succedette Giovanni i nato dalla sorella
Belladama e da Girolamo Settimo nel 1641.
Morto costui r ottenne il fratello BUlsco,
secondogenito cioè da Belladama e da Gi-
rolamo, ed essendo anche di letto infecon-
do istituì erede il figliuolo del fratello
Ruggiero, Girolamo, il quale contrasse le
nozze con 3Ielchlora Parisi, donde nacque,
Trajano nel 1679, destinalo a Marchese,
e che fu tolto da morte immatura prima
del padre Girolamo, lasciato il figliuolo jRii^-
giero ornalo delle insegne di Marchese nel
1715 alla morie di Girolamo; è vivente colla
moglie Marianna Gìoeni, avendo a fratelli
Giovanni Sellimo costituito poco fa Principe
di Camaralino, e Girolamo Ispettore pel
Ro della cavalleria di Sicilia, ricco di pro-
le. Varie cose diconsi degne di memoria
di Girolamo , per essere stato un perso-
naggio di acuto ingegno, ed eruditissimo;
conosceva la storia dei suoi e degli antichi
tempi ed a lui quale oracolo di politica
consigliavansi nelle criliche cose i Siciliani
tulli: fu perciò caro ai Principi, accetto ai
suoi, ovunque conosciuto dagli scienziati, ed
accrebbe cosi Tonor della patria ed acqui-
ci
sto gloria immortale; lasciò una bi
fornita in copia di mss. rigaardan
cipalmente la storia sicola, e ?arii
menti del suo ingegno da darsi ali
Si consulti in ciò 1* erudita opera d
cilia nobile, di Francesco Emmanu
tom. 2''.
Giarratana acquistò grande onc
esserne sorto un Antonio del min
servanti illustre per Tlnnoccenza de
tremendo maravigliosamente al deii
che mori in Modica dove gli fu fatti
dido funerale. Fecondo è il territor
città imperocché il fiume Manlio e
zio dice Limaguni^ e gU antichi I
che trae Torigine dalla fonte del
della Favara nel colle stesso di Giar
colle sue acque irrigando quei luogl
duce il necessario alla vita ed alle <
Sta in SS^" 25* di long., in 37^" circa
titudine (1).
(1) Giarratana è attoalmente in proTiw
cesi di Nolo e dista 84 m. non rotabili 4
luogo della proTÌncia, distrelto di ìlodie
14 in. non rotabili, circondario dì Monterò
de 3 m. parimente non rotabili, ed iooltr
tabili 16 non rotabili , dal mare Jonio o(
dove si addimanda da Siracusa , e 29 rotj
non rotabili da Palermo. Sorge sopra qdj
di aria malsana per le acque stagoaoti p
all'abitato, ma abbonda di buona acqua |
di fonte e di cisterna. Nel 18i5 fu isttii
monte agrario per agevolamento dei col
I oggetto di somministrar le semenze; dipew
r Intendente ed è amministrato dal Siodici
due Deputati daU' Intendente in ogoi à»
eletti; presta frumento in quantità secoa^
sogno dei coloni, e le cautele daooo>i io p
con fidejussione di persone solvibili. U coi
essendo a ben vista dei Deputati, questi Be<
restano solidalmente garanti coi 6deju«h>ri.
tavansi in Giarratana iiiS abitanti nel t')
2798 nel 1831 e analmente 2368 nello Kort
1852. £stendesi il territorio in sai. J30i,)M
quali dividendo in culture, 4,906 io giardiai
in orti semplici , 53,452 in semioatorii ail
1783,995 in seminatorii semplici, 398.64i^ io f
5,224 in vigneti alberati, 154,617 in lifo^i
■ • ••
* ■
• -.1'
505
Gì
ratana (flimie di). Lat. Fluvius
anae. Sic. Xiami dì Giarratana (V. N.)
Igarmente MauU ed aDlicamenle Ir-
-Lat. id. Sic. Giarri (V. D.) Mu-
di Hascali nella yia consolare che
alle dì Nolo reca a Messina. La
parrocchiale sacra a S. Gìoseppe è
cura di un Sacerdote curato. È suo
i. Leonardo con una chiesa nella
ia. Il censo delle case e degli abi-
unilo a quello di Nascali^ ed es-
notlo opportuno il luogo, giornal-
>i accresce (i).
46 in Gcheli d'India, 0,026 in collare mi-
in suoli di case territoriali, li suo mag-
niercìo di esportazione consiste in frn-
▼ino. Per la festività di S. Bartolomeo
ene net giorno 20 di agosto^ tì si apre
orni annualmente an mercato per bestia-
Dti ed altre merci.
comune di Giarre si è grandemente ac-
in questo secolo, poiché non essendo
rcio del trascorso se non nn municipio
ili non per anco collcttato , oggi avan-
I ampiezza e popolazione ,il paese stesso
ggregato, costituisce un capo-circondario
ise in provincia di Catania da coi dista
stretto di Aci-reale donde 10 m., diocesi di
a 193 miglia da Palermo. L'attuale Chiesa
e prese a fabbricarsi nel 16 novembre
. per opera del Sac. D. Domenico La Spina,
nosine di pii fedeli « dietro un real do-
lalo in Napoli nel 3 loglio del 1794 «
ato a 27 agosto dello stesso anno. Attesta
che scrisse nel 1799, esservi inoltre un
di Agostiniani scalzi, on oratorio di S.
ieri, ona scuola di grammatica e di belle
i on carìcatojo in distanza di on miglio
Ito. Contava nel 1798 una popolazione
abitanti , ma insieme a Mescali cui era
visone però, 17649 anime nel 1831 e 6-
I 16904 nello scorcio del 1852. Estendesi
rio in salme 2429,367, delle quali divise
azioni, 9,884 in canneti, 98,564 in semi-
Iberati, 285,445 in seminatorìi semplici ,
pascoli^ 1764,390 in vigneti alberati,
io alberi misti, 20,441 in mandorleti ,
i castagneti, 6,788 in coltore miste ,
Gì
«larrettai. Lai. JarreUa (V. D.) Il pib
gran fiume in tutta la Sicilia, altrimenli
Simeto, che ha il corso nel territorio di
Catania, cosi detto dalla Scafa, trai Sici-
liani GiarreUaj colla quale tragittasi in
quattro punti. ^
«larte. Lat. Gyaries o Gyas (1^^^
Territorio detto dal Fazello Gereati, « '•
TArezio dice: U territorio Giarte •
ècrièse Plutarco net Dione essere s \^i
tiranno Dionisio, comprende e vilt
schi e vette di monti ed it giogo c/vr^= ->-
desi verso occidente, detto ora Ciil^^v;
Gorgia. Ne fa menzione Fazello scK ^
voce Gereati; ma ascoltiamo CluTcrio*.'^
parte del territorio di Siracusa vii
al mare, oltre il castello Olimpio, fu deua
Gyas. jDtce Plutarco su Dione parlando
di Dionisio. « Chiese per se che gli fosse
lecito di portarsi colla fede pubblica nel-
ritalia, e mentre ivi abitava trattenersi nel
territorio siracusano T usufrutto di quella
vasta regione, che chiamata Giate, oggi Lon-
garina e Cuba, stendesi dal mare nello
interno ». Vedi Gereati.
«laHoUna. Lat. Giazolina. Sic. Jazzu-
lina (V. H.) Torre di guardia nel seno di
Castellammare verso rinlerno , due volte
percossa da fulmine, e perciò attualmente
ruinosa.
«Ibelllna. Lat. id.Sic Ijbiddina (V.H.)
Antico paese con una fortezza edificata da
Manfredi di Chiaramente, che si ha Tenore di
Marchesato dal 1619, e comprendesi nella
diocesi di Hazara e la comarca di Sale-
mi; è sito in un poggio ad austro, il di
cui vertice è occupato da una rocca sovrap-
posta ad una rupe. La chiesa maggiore par-
rocchiale sacra a S. Niccolò Vescovo con
un Arciprete, ed altre due minori soggette
che dicono filiali, siede anche nelFalto. Il
convento dei Carmelitani costituito nel se-
6,488 in suoli di case. Esporta framento vince
mandorle.
64
»,
._i
506
Gì
colo xn porta il titolo dalla Tergine An*
fiunziata. Occoiwno i Minori Con? tntnali dal
1570 la Chiesa di S. Biagio. Quella Onal-
mente di S. Maria di Bekedere ai confini
del paese fu data nel 1629 per opera di
Anianio Mar$o primo marchese . ai Rifor*
mati di S- Agostino. Fa menzione il Mrri
deir ospedale di S. Antonio per gì* infermi;
ma il collegio dedicalo a S. Maria Imma-
colata Tenne fondalo e formato dopo di lui.
Sorge a 2 miglia verso aquilone l'antico
cenobio di S. Maria di Abita, di cui si fa
parola altrove. Il territorio di GibeUbMif
fecondo in ogni genere di biade, è pian-
tato a spessi albereti, e nel feudo di Abita
ci ha un fonte di acqua solforosa salutare
nelle malattie cutanee.
Sui baroni di GibeUina , avviso essere
appo il Barberi ed il Faiello due fortezze
del medesimo nome, delle quali essi costitui-
scono una nella dizione di GirgenU, altri
di cui ò parola nella comarca di Salami.
n easteUo GibeUina^ scrive quegli, d<ce«f
fabbrieaio da Guameri YenUmigUa cui si
apparteneva Alcamo, ed afferma altrove fon-
data GibeUina nel feudo di Jacra dal me-
desimo Guameri signore di Alcamo, e con-
ceduta dal Re Martino a Niccola di Lom'
bardo e Michele di Boi. Facendo menzio-
ne finalmente una terza volta di GibeUina,
afferma esser passala ai Chiaramofiiey indi
sotto Martino ai Monlecatenaj e per la fel-
lonia di costoro, per benefizio del mede-
simo Re, a Filippo de Harinis ed ai figliuoli
di lui. Quinci nel censo del 4408 dicesi
Filippo signore del castello di GibeUina.
Scrive Fazello dee. i, lib. 10 cap. 3: Ite-
galmuto ciUà saracenicaj dov'è una for*
tezza ereUa un lempo da Federico di Ghia'
ramonle, cui succede a t miglia la rocca
GibeUina; e poco dopo : Sala di Donna, e
dopo un miglio GibeUina dove perdura
ancora la fortezza creila da Manfredi di
Chiaramonle. Ingarbugliata però essendo
la matassa, dirò in serie di coloro che si«
Gì
gnoreggiarono tribeUbia, donde gli altndi
mardiesi si hanno il dritto, iffecote lom-
bardo nel censo di Martino dicesi soggetti
alla Curia pel cosMio ed il Imogù di &*
beUina; la di cui nipote imigia maritati
a MMpredi AbalMU lo assegnò in bom
di dote. Federico figliuolo di Manfredi len*
dettelo a Vfaicomo FenMai^lia per 3SW
Aorini, e compresselo da quello per MM
fiorini nel 1311 JVorlolDMeo de Corteri si-
gnore di Misirindino, il quale kscioUo ai §•
gli Cakerando ed Àgata. Caiteramie •
Trqjano Abaie marito di Agata a Gioimm
Mono lo consegnarono rieevnto il gfanto
prezzo ; donde Giavamd Morso succedili
da Antonio, il di cui nipote iiilaate
per diploma di Filippo III fti nominalo t*
marchese di GibeUina ; ne fu moglie iB*
sabetta Lancia, che mori nel monastero é
S. Vito neiranno 1639 con grande opiaioBi
di santità. Ad inloniiio soeeedette FraMf-
sco figliuolo di Btoèco fratello di W,
Principe di Poggio Reale, che non ebM
prole da Anna Bosco , onde ne fa iM*
cessore il fratello fidapore, marito a Laan
Bellacera, Cavaliere di Alcantara, dai qoili
nacque Pietro Morso Cavaliere di S. Gii-
como, colonnello al tempo della guem
francese, comandante della fortezu di Sa-
letta, dei i2 Pari del regno, e Pretoi«<
Palermo; nacque da lui e da AntoaiaFv-
della Giovanni Francesco, che aocbe m-
stenne le primarie cariche nella pilrà*
colonnello negli eserciti spagnuoli, fl^
natore di Marsala, e prefetto delle trireai
di Sicilia , vicelegato finalmente nellcstf-
cito di Carlo Imperatore , e dal gabiiHb
del nostro Re; unito in prima a Rosalia FQi^
gieri, poi a Teresa Bonanno e Bosco, ì»!f^
cinque femine che furono poi maritate a ^0
primarii personaggi, e Stefania la seccali
lasciata vergine alla morte del padre, wv^
tata a Luigi IfaseUi Conte di Cooiiso t^
della sorella , lo costituì marchese H ^
beUina. Si ha il dritto di spada, asse{ii a**
" i
• 507
Gì
nualmenle i magislrati, ed occupa il xxii seg-
gio nei Parlamenlo. Sia il paese in 36® 40*
di long., in 37'' 40* di lai. V. per la noia l*ap-
pcndicea queslo 1® voi. alla voce Gibellina.
dlMlBuinna. Lai. idem. Sic. Gibiliman-
na (V. D.) Mante di Manna sovraslanle alla
cillà di Cefalù verso Libeccio , nel di cui
comignolo è una Chiesa sacra alla Vergine,
con un ampio Convento di Frati Cappuc-
cini. Ardoino Vescovo di Cefalù la volle or-
nata dal iS28 del litolo di priorato, e fu
consuetudine dei successori di lui confe-
rime la carica ai Canonici regolari Ago-
stiniani stabiliti nella caltedrale. La fonda*
lione poi del convento cade nel 1566, e
se ne compula di 4 m. la distanza dalla
' dttk. Fa menzione il Pirri di una Imagine
della Vergine dipinta in una parole, avuta
dagli antichi in grande venerazione; ma
usa statua in marmo della medesima oggi
è avuta da tutta quasi Sicilia in sommo
rispetto per le grazie ricevute, ed i bene-
IciL Conchiude il medesimo Pirri essere
stalo queslo cenobio fecondissima sorgente,
donde fiorirono sempre oltimi fratelli, ed
afaDii per esempi di vita; Irai quali ce-
kbra Fileone da Trapani, che si acquistò
appo tulli nome di gran saggezza, e fu reso
iliostre dal Signore di maravigliosi prodigi.
WMlroMa. Lai. GibUrussa. Sic. Gibili-
rassa (V. H.) Monte detto dai Saraceni Gie*
^itoM,cioè come interpreta Cascino, Mon-
te Capo, 0 Termine, poiché le giogige dei
monli da Erico nel territorio di Palermo
ai mezzogiorno, han fine in quel colle con
^ unite montagne di Hisllmeri; quantun-
4<H» Agio de Soldanis scriva dinotare la
"^oee Roè$ Oryzam una specie notissima di
l^da. In una sotterranea grotta trovossi
^^ antichissima figura della Deipara Ver-
sine che venerasi con gran rlspetlo dalle
^^ine e dalle lontane genti. Ci hanno an-
^^^ delle cave di bellissimo diaspro. Slen-
^onsi alle sue radici il territorio dei Cia-
^^Uli, la valle d* Anania^ la terra dei Fica-
GI
razzi, ed altre contrade che danno un gu-
stosissimo vino, olio, biade, e frutti (1).
Mbllaeno. Lai. Gibilsenum (V. N.) Ca-
rdie appartenenlesi a RafTacle di Bracciforli,
come si ha dal censo di Federico IL
«iblso. Lai. Gibisus (V. D.) Terra aqui-
lonare. Vedi Gesso.
«Igante («Srotta del). Lai. Giganlis
Crypta. Sic. Grulla di lu Giganli (V. M.)
Allrimenli Martogna, sotto il Monte Erico,
dove Irovaronsi nel secolo xvi un corpo ov-
vero ossa di sterminata statura, credule vol-
garmente del gigante Erico , come attesta
il Pirri. Fa menzione di essa il Kìrcher nel
Hond. Setter, tom. 2^ e dicela vasta, ed alla
circa 30 piedi.
«igilo. Lai. IfMum. Sic. La Mulara (V. M.)
Piccola terra nella piana di Palermo, sotto
Morreale, verso Libeccio, dove sono delle
fabbriche di carta; fondolla e no raccolse la
gente Biagio Spucches^ Presidente, chia-
rissimo in giurisprudenza, grandezza di
animo, destrezza nel maneggio degli affari ed
in altre virtù, e lasciolla morendo a Jfarco
Spucches figliuolo del fratello. La chiesa
parrocchiale è sacra a S. Giuseppe. Vi si
contano 90 case e 300 anime (2).
(1) EleTMÌ 18t2 piedi sol livello del mare, e
presenta diaspro giallo brizzato di acoro con mac-
chie rosae» ed agate gialle aporche di macchie verdi
acare. Ne abbondano le falde di lerra rosso-brn-
nastra.
Prende nome dalla voce araba giabl che vale
monte e rusia che è lo stesso che rais o reit cioè
capo o principio, poiché in vero questi montagna
è la prima dei monti palermitani.
(8) Il villaggio di Giglio prese questo nome dal
giglio d'oro che è nello stemma gentilizio della
famiglia Spucches cui si apparteneva^ e dicesi an-
che Mulara comunemente per le pietre molari che
ci hanno nella contrada. Per cura dell' ex-barone,
il signor D. Antonino de 8pocches Duca di Caoca-
mo« ne divenne la chiesa soccorsale della parrocchia
di Mezzomorreale nel 1839, ma non sono più in
attività le fabbriche di carta. Vaghissima è la con-
trada ed irrigata abbondevolmente, produce in gran
copia agrumi e ne apre an commercio mollo con-
508
Gì
«lieppo. Lat. GUeppus. Sic. Cileppa
(V. N.) Fonte del fiume di Leotini, secondo
Aresio, verso Buccheri.
ciinur«o. Lat. Ginuardus (Y. R.) Fon-
te che accresce il Falconara o TAssioarOj
fu detto AymuMTdM poiché Ayn fate presso
i saraceni Fon/e. ConOoisce ad un miglio
e mezzo appresso il capo del medesimo
fiume.
«o|oMu Lat. Jaju$a. Sic. Giiqusa (T. D.)
Terra sopra Patti detta volgarmente Gictf o-
aa di Guardia. Fabbricala nel 1366 Vin-
ciguerra Aragona, ma per la fellonia da
Martino I di Bartolomeo figliuolo di lui,
passò in possedimento del Vescovo di Patti
che era il signore diretto del territorio,
sebbene dal tempo del Pirri dicesi essere
ancora la lite in decisione. Gode di aria
temperata , e con giocondo aspetto della
circostante contrada, guarda oriente e mez-
zogiorno ; sembra perciò come una terra
suburbana pei Vescovi di Patti^ che vi han-
no decentissime abitazioni. La chiesa par-
rocchiale decorata della dignità di un Ar-
ciprete , sostiene attualmente tredici cosi
delti Beneflciali, sebbene il Pirri maggio*
re he rechi il numero, e va sotto il titolo
ed il patrocinio di S. Niccolò Vescovo di
Mira, la di cui antichilày dice il oiedeslmo
Pirri , addimostra una certa chiesiuola
di S. Niccola del Monte. Affermano aver
frequentato dal 1610 i padri dell* oratorio
di S. Filippo Neri la chiesa della Madon-
na della Grazia , allriroenti dei Giardini ,
non mollo distante dal paese, per gli e-
sercizii spirlluali, dov* è un simulacro di
marmo della Vergine, nota pei portenti, e
con solenne pompa festeggiata : ma scri-
ve il Mongllore nelle addiz. a noi. 5 della
Chiesa di Pai. ma questa congregazione
è allualmente estinta dal Sinodo di Mat»
siderevole coU' estero. Yien frequentali nella state
e neir antuono dai cacciatori a rete per 1* abbon-
danza dell* nocellagione.
Gì
tee Faxio, ed iioi afoMO ea$HluSremìi dal
t70X chteriei aeeolori iK friia eoanow:
ma io mi seppi rimanere entramU i celi,
e quest* ultimo radunato nella chiesa di S.
Maria della Neve. Poco te eziandio nel liti
1 Minori Conventoali di S. Fnneeseo stl-
levarono un convento, soccorsi dalle soa-
me del pio Sacerdote Cono Pisani, e nel
luogo novello si resero nell'ottobre del ae*
desimo anno. Due monasteri di donne sor*
gono inoltre , altro col titolo di S. Abbi,
altro di & Giovan Battista, aoUo la regoli
di S. Benedetto, albergando le povere T€^
gini. È aperto uno spedale per gl*iBÌà^
mi mondici e pei pellegrini. Meritano al*
tenzione finalmente la chiesa del SS. Sal-
vatore^ e nel prossimo borgo quella di S.
Leonardo, dove amminlstranai i aacraneaS
agli abitanti.
Si appartiene Giojoaa alla comarca e alla
prefettura militare di Patti. Erano 260 le caia
nel censo del ISSO e nel 1593 si oontaraia
1341 anime; nella metà del secolo segneato
2619 vite, ed in questo nostro secolo ina
contaronsi sotto Vittorio Amedeo 198 caie,
2907 abitanti, che ultimamente 3182; sai
quali dice i suoi dritti il Vescovo di Pilli
anche nel temporale, costituendo i suoi mi*
nislrl, ai quali oggi non si compete il pieio
imperio cioè il drillo di armi ; scbbeie
allesllno mollo chiaramente i regii diploai
essere stato concesso questo drillo, d'i0p^
rio e di potere, ai Vescovi Arnaldo Alber-
tino nel 1537 e Bartolomeo Sebasliu^'
Occupano in copia il territorio di Giojia
vigneti, ollvcli, e mori: ma vi produco»)
tra gli altri alberi i fichi frutti doletesi»
ed in tutta Sicilia nominati. Si b aieiiit'
ne tra gì illustri uomini Francesco oàMi*
Osservante, per dottrina ed eruditioae >-
signe , Secretarlo del suo Generale ii ^
ma , e DcQnitore di tutto T Ordino. 0^
tovato dal Tognoleto e dal Mongllore. K-
tro del medesimo istituto, chiaro per la M*
lezza dell* ingegno, per le cariche ftìt^
509
Gì
sostenute nella provincia, e per le miix del-
l'animo che mostrò in copia nella lunga
educazione dei novìzii, e più nei libri pub-
blicali a loro istruzione, come i sovraccen-
nati scrittori ricordano (1).
«lordano. Lat. Giordanus. Sic. Pur-
tedda di Mari (V. M.) Monte solitario nel
territorio di Palermo, altrimenti Bongior-
dano^ e dall'Adria Portelkt di mare^ e
Specchio. Ne sta sotto la terra dell* Accia,
e la sorgente del Bevuto che si unisce al
fiume di Bagheria. Succedono quinci i ter*
ritorii della Bagheria e di Solante, piantati
a vigneti e ad albereti fruttiferi in delizia;
nei quali anche sono palazzi suburbaoi dei
signori dei quali si disse.
«lorslo (••> Lat. S. Georgius- Sic. S.
Giorgi (V. M.) Fonte del fiume Birgi o Aci-
tio, sotto la città di Salemi, mentovalo dal
Faiello.
CI lovannl (iSrotte di S.) Lat< S. Joan*
fdè Cryptae. Sic. Grulli di S. Ciuvanni
(V. R.) Necropoli celeberrima ed aolichis-
sima nella città di Siracusa, e propriamente
in Acradina, che a guisa di città sotterra-
nea scavata nel sasso ne scorre proten-
dendosi per varii andirivieni che non ten-
terai senza scorta o facelle. Ne diede Tic-
li) GiojoM è auaalmente oq comune in pro?ÌD-
eia di Messina da coi dista 59 m.» distretto dio-
oisi e circondario di Patti donde 9 m. G>utaTa
Bai 1798 nna popolazione di 3508 abitanti, di 3638
■al 1831 e di 4435 nello scorcio del 1858. L'esten-
iioiie territoriale è di sai. 880,863« delle quali di-
vise per coltivazioni, 3,759 in giardini, 4,398 in
orti semplici, 6,116 in canneti, 10,050 in gelseti
M»494 in seminatorii alberati, 199,888 in semi-
3uaorii semplici, 348,065 in pascoli, 78,039 in oli-
▼•ti, 17,188 in figneti alberati, 91,611 in vigneti
**^plici, 8,548 in castagneti, 17,143 in boscate«
^•^70 in suoli dì case campestri. Essendo sito il
l^*ee in riva al mar Tirreno abbonda sommamente
^ pesci, e specialmente in tonni nella stale per
ri una tonnara presso il capo Calavi. Il mag-
eommercio di esportazione consiste in seta,
^^Mcchi, pesce salato e cacio. L*aria della con-
é DOO buoni.
Gì
nograGa T esimio mirabella, non certamente
intera come egli medesimo avverte, impe-
rocché a nessun fu dato penetrarla in tulto^
e se ne vede qualche altra parte scoverta
dopo r opera di lui, ed altra manifesta un
tempo chiusa attualmente. Prese il nome
da una chiesetta sacra a S. Giovanni, dove
si vedono vari! avanzi degli antichi Ve-
scovi della città, che un tempo vi si asco-
sero, ma negli alti di S. Marciano Ve-
scovo dicevasi anlri-pclopii, forse dall'ar-
tefice , che come sospetta il Gaetani , ap-
pellavasi Pelope. Per le nicchie qua e là
nei fianchi disposte ed anche nel suolo
stesso incavate, occorrono non raramente
lucerne fittili, lacrimatoi e monete di ogni
metallo, né vi mancano iscrizioni in lettere
greche o latine espresse o collo stilo o
col minio. Ritrovansi ancora rotonde volte
che finiscono acuminate, volgarmente dette
Conopei, nelle quali sono scavate i più in-
signi sepolcri; ci erano un tempo in dati
luoghi e ad intervalli spiragli donde entrasse
e Tarla e la luce, ora quasi turate dalla
terra e dalle pietre. 11 sovrastante territo-
rio poi 0 é tutto' dall'aratro rimosso, o ser-
ve ad altri usi dei coloni. Giovanni Andrea
Massa enumerando queste grotte trai famo-
si spettacoli dell'isola nostra si perchè di-
vìse da ogni parte di transvcrsali ed innu-
merevoli vie, si perché sembrano senza ter-
mine, nega col Gaetani potere recarsi alcun
che di certo del loro uso, e riporta le pa-
role del medesimo dall'Isagoge alla Sico-
la Storia cap. 28: e che diremo dunque^
essere stale queste grotte di Siracusa «e-
polcn di gentili , o cemeterii dei cri-
stiani e dei martiri? Certamente gli argo-
menti entrambi i pareri confermano. Forse
poi die rovesciata Siracusa dalla sua ma-
gni/icenza, venuta meno la frequenza
di popolo, e passando i gentili alla fede
di Cristo, come mancarono gli Etnici da
queste èpelonclie e sepolcri, per le criti-
che circostanze dei tempi, presero i Cri-
510
Gì
èliani a celarvi < corpi dei martiri f Non-
dimeno non è oggigiorno dubbio alcuno
cbe siano stale in uso per gli Etnici e pei
Cristiani, a seppellire o i morti naturalmen-
te di coloro, 0 i martiri di questi. Hannori
in alcune nicchie segnali di martirio, e co-
nosconsi da sacri indizii alcune destinate
ai cadayeri di coloro che erano giganteg-
giati nella vita per la professione di fede;
la maggior parte e la principale di quelle
accolse o le ceneri dopo la combustione
dei corpi o le spoglie degU Etnici, secondo
le condizioni dei tempi; le vedrai quindi
di varia grandezza, imperocché altre di due
palmi, altre di quattro, le prime assegnate
per seppellirvi gFinflinti ed 1 fanciulli,
queste per quei di qualunque età e sta-
tura (1).
«lovaimi (S.) Lat. 8. Joannes. Sic. S.
Ciuvanni (V. M.) Novello paese decoralo del
titolo di Ducalo dal 1S87, sorge sotto Ca-
merata alla sinistra riva del flume Turibulo
cbe si scarica nel Platani, e dolcemente
scorre tra mezzogiorno e ponente , e vien
diviso in rette vie. La chiesa maggiore
parroccliiale snera a S. Giovanni è sotto la
cura d* un Arciprete, con altre sette minori
chiese filiali. Dice il Pirri che i Carmeli-
tani dal convento di S. Basilio di Came-
rata quivi trnsportaronsi pochi anni dopo
la fondazione del paese, ed i minori Cap-
puccini occuparono un amenissimo luogo
Irriguo, sito nel campo intermedio ma più
vicino a S. Giovanni , destinato a luogo
di noviziato^ il che tutto per opera di Ercole
(1} La necropoli ò Beatala in on Uifo conchigliare
limile a quello di che sono costraile le mora di Si-
racusa. Le gaUerie che mano mano s'incontrano
tono larghe or più or meno da palmi 12 a 16 ed
alle da pai. Sa 18. Ciò che attoalmente si osserfa (a
dedurre aversi mollo ancora a scoprire. Vedasene
il magnifico disegno che comprende la ta? ola xii
del quarto volume delle ^n(tcAt(à della Sicilia
$spoite ed illustrate per Domenico Lo ¥atO'Pi%»
tratanta Duca di Serradifalco,
Gì
primo Duca, il quale ne dedleò la Chiesa
a S. Francesco e la donò del teschio di
S. Aurea vergine^ una delle eompagne di
S. Orsola. Il primo censo di S. Giovani
fu fatto nel 1395, come dai regii libri à
ricava , imperocché non ne era al leaiiM
dell'Imperatore Carlo; secondo il Plrri nd*
la metà del secolo xvi contava 200 cue t
500 abitanti, e negli altri censi Irovaai orili
joou Camerata. Per beneficio di Filippo IL
Ercole Brand/Mi ne fu il primo IhMi,
che fu anche cavaliere di S. Giacomo del-
la Spoda, ambasciadore presso Tlaper^
toro Rodolfo e di altre cariche ornalo, dei
di cui successori si disse scrivendo di b-
nierata (I).
(1) I>alU oonflaeutt di aleoDi rìgsgwili che is»
dono dal monto di CamoraU cha sto a ■MHninnsL
due miglia distaato dal paeta» ibrmaai «■ ìmnm
4i breve cono cbe addimaodaii Tmrièmh e ^M*
nel vicino fiomo Piatami e propriaaMsla in ^1»
go che appellano |»aafo d$i BarHtn^ cba toalfli
base della rapo a divida CanaraU dalla fmn i
S. GioTanni efaa aorga MiroppoaU riva; «ad
aoalniito pontieallo «nitea i d«a aaigiai, m e*
Tarchiato Dell' inverno dalla acqaa del loritalf a
rende aOatto inutile al commercio Ira gli abitiiii
dei due comuni. S. Giovanni ebbe orìgiae ad lUl
dal conte Federico Abatellis che fn il prìao i >•*
dunar gente ed a formare il caseggiato ia fd
suolo lutto pianeggiante, indi per privilegisi^*
Imperator Carlo V fu riconosciuto Ira le csdM
università cioè i comuni baronali di allora. Vnim
poscia ad Ercole nranciforti toccò poi a«Bc m^
cessioni e nei rootamenli la aorte medesiiii cftì
Camerata, ed è attoalmente on oomsae ia fmf*
eia e diocesi di Girgenti da cui disU It sH|là«
mezzo« distretto di Bivona da eoi ltBÌ|Bi.cìh ■ j
condarìo di Camerata donde è distante mn» ■' I *
glio, e 50 da Palermo. É diviso nel manà^
ampia via selciata di piccole pietre, a esata it
gigiorno 15 Chiese inclusa la maggiora dsM* *
S. Giovanni Battista patrono del paese, li * ca
festività occorrendo, ai apre noa Sera di
a di altre merci; la chiesa ai ha oaa
di preti che vi recitano la sacra
goiti di rocchetto e moztetta nera eoa etfpi(<^
ma la sola dignità chiesiastica è qvcUa dcTA»^
prete. Contava il paaaa nel 179S oaa fnfU'f'^
511
Gì
Il (S.) detU Eremiti, lat. S.
Eremilis. Sic. S. Giuvanni di
M.) Convento Benedettino nella
mo, sotto il regio palazzo, verso
1 antichissima Chiesa sacra dalla
li SS. Giovanni ed Eremiti; era
Bgoriani conventi fabbricati in
. Giorgio. Dichiarato regio per
i e ricca dote e la ristaura-
la Ruggiero Aglio del Conte nel
i abati proprii e fiduciari! dello
e sino al 1527, in cui Tlmpe-
\ per accrescere la magnificenza
rale di Palermo, ne concesse i
]lanonici dal medesimo stabiliti,
nano riuniti un Abate ed occu-
1 posto nel Parlamento (1).
123 nel 1831 , e finalmente rilevasi
ahimè tavole statistiche del 1852.
Tritono in sai. 1988, delle quali 400
8 in ortaggi, 48 in vigneti, 160 in
I mandorle, 26 in agrumi, altrettante
70 in rampanti, 160 in paludosi, 40
dL L'agricoltura può dirsi piuttosto
», mercè V istancabilità dei terrazzani
ior numero dannosi alla coltivazione
prodotto principale che si ricava è
oltre una ricca produzione di man-
Lacchi. Il vino è poco gustoso. L*or-
1 giardinaggio vi prosperano in uno
Qte migliore che per Tinnanzi, e si
la da pochi anni la coltivazione de-
le incominciarono a formare una sor-
mercio. Dalla pastorizia si hanno in
i formaggi che si esportano nei paesi
suo slato potrebbe migliorarsi colla
dei prati arti6ciali. Si ha cura delle
imero degli alveari è molto ristretto,
cera rimangono ad uso degli abitanti,
territorio finalmente tre cave di sal-
'tenentisi in proprietà agli eredi del
*a terno.
IO della Chiesa presenta quattro cu-
a affatto orientale che ne adornano
sriore. La pianta è a croce latina e
Ita senza le laterali che si osservano
) nelle altre chiese siculo-normanne,
a sono incrostate di musaici, merita
Gì
CHovannl (••) di c»aleriiio.yedi Ga^
lermo.
«aioirannl (grolla di S.). Lat. S. Jo-
annis Crypta. Sic. Grutta di S. Ciuvanni
(V. M.) Al Lilibeo, altrimenti pozzo della
Sibilkt^ sotto la chiesa di S. Giovanni Bat-
tista, donde un tempo davansl gli oracoli
ai pagani da una femina^ che credevasi ispi-
rata dai Numi, ma nel vero delusa dal de-
monio. Dice Solino esser colà il di lei se-
polcro e r appella la Cumana. Gaelani però
neirisagoge con più di convenienza la dis-
se la Sicola. Apresi la discesa nella grotta
mercè gradini tagliati nel vivo sasso ; è
dessa di figura rotonda , a volta , e con
uno spiraglio di circa tre palmi donde ri-
ceve la luce ; presenta verso ponente una
apparenza di ara^ ornata di varie pittu-
re rappresentanti mostri marini , e te-
sellato il pavimento a pesci di varie fami-
glie. Finalmente un pozzo o una fossa con-
tiene delle acque salmastre. Il Gaetani ne
fa menzione al cap. S.
Uovannl (S.) della pania. Lat. 5.
Joannes de Puncta. Sic. S. Giuvanni di la
Punta (V. D.) Terra al fianco australe del-
TEtna a 7 m. da Catania, di cui era mu-
nicipio, che sorge in un piano; ò ammira-
bile pel tempio parrocchiale sacro a S. Gio-
vanni Evangelista, pel palazzo baronale, per
la sua ampia primaria via, e per Tamenissi-
mo territorio che la circonda. Si appartiene
oggi ai Conti Massa Duchi di Aci-castello,
i quali nel 1646 F ottennero con altri ca-
sali, pagatone il prezzo, dai Consultori del
però attenzione no quadro dì Tommaso de Vigi-
lia. Il chiostro annesso è formato di archi acuti,
che poggiano sopra doppie colonne con capitelli
bellissimi. Dicesi da alcuni essere stala ooncedota
dal re Ruggiero ad alcuni eremili fatti venire in
Sicilia da Monte Vergine di Puglia. Mercè la non
curanza di quei tempi» trovasi ormai abolita la
Chiesa in deperimento deplorabile per le arti ,
ed abbandonato il pregevole chiostro alla ingiuria
dei tempo.
512
Gì
Regio Erario. Si appartiene alla diocesi e
comarca di Catania. Contava 267 case nel
1713 e 2060 abitanti, che nel 1760 erano
15S9 , ma nel secolo xyii erano state 226
le eéàe e 935 gli abitanti. Il patrono ne è
S. Gloranni Battista. Esistono molti dei suoi
borghi, aia un maggior numero ruinarono,
e yì si ossonrano orme di antichi monumenti,
principalmente nella contrada dei Dolii, vol-
garmente BottacHe^ dove ci ha una fiibbrica
dei Dolii costruita a cementi; e sepolcreti,
è gli avanzi di edifici! mostrano di essere
stata un tempo popolosa. Il territorio non
secondo ad altro per la sua fecondità vien
piantato a vigne dai Catenesi. Vive (1760)
Giuseppe Recupero Canonico di S. Maria
dell'Elemosina chiesa collegiale di Catania,
personaggio eruditissimo, e che diede alla
luce un lavoro sull* ultima eruzione del-
FEtna , e sulle acque che ne sgorgarono
dalla vetta; e quello sulla colonna gerogli-
fica di Catania e la dissertazione sui legit-
timi Ialini atti di S. Agata andran fra breve
sotto i torchi (1).
(t) Il comone di S. Giovanni la Punta compren-
desi atlaalmenle in provincia dislrello e diocesi
di Catania da cai dista 5 m., circondario dì Ma-
•calucia donde 3 m. , e 178 da Palermo. Contava
85G abitanti nel 1798« poi 1615 nel 1831 col sotto
comune aggregato Trappeto, e Biialmenle 1907 nello
icorcio del 1858. Comprendesi il piccolo territorio
in salme 527,573, delle quali dividendo in cullare»
3,480 in orti semplici, 75,843 in sominatorii al-
berati, 135,531 in seminatorii semplici, 57,587 in
pascoli, 144,981 in vigneti semplici, 14,386 in G«
cheti d'India, 77,571 in alberi misti, 17,198 in
terreni improduttivi, 0,857 in suoli di case, 0,138
in camposanto. Il suo maggior commercio di esporr
fazione consiste in vino. L'aria è sana.
Il nome di Giuseppe Recupero che suona glo-
rioso negli annali scientiGci non solo della Sicilia,
ma d'Italia intera e d'Europa, del Filosofo del»
V Etna come si piacque appellarlo il DIblasi nella
6t. Civ. del Regno di Sic. tom. 1 pag. 74, di quel*
r illustre che die' la spinta agli studiì delle scienze
naturali e del più maguilico e raaraviglioso oggetto
della nostra Isola, merita venir salutato nel Les-
sico di V. Amico che gli fu compagno nel sao lem-
Gì
«love (Moate dU). Lat. Joob iioa«.
Sic. Munti di Giovi (Y. D.) Montagna pres-
so Tindari tra Milauo e Patti , celebrali
dal Fazdlo.
pò, eoi rìspotto il piAgnodeod il pia Molila. Fi^
mare iaUoto «n oenno ImignAoo di u laaleei»
mo potendo far teioro di qaello coaipoite cgm
giameote datt* esimio sig. D. Agaliao Loago fn^
femore di esica tperìmeàUlo mU' Uftlfenitt di Oh
tania mrdibe Tana e aaperllaa Catiea* qmé it-
ehiamolo noo ottaado in ralla per la femdacn*
ebione ai limiti del Utoto nostro. Facciam peiò n*
iervare porsi ivi a patria del Reeopero CaUaia ■»
tre ebbeti i naUli in 8. GioTanni deUa Pnal8»alcfci
certamente può addoni ragione. Temer qecfU mi
terra dell' agro Gatanete e comò anaoUlor|oàli
primaria città.
« Il canonico Giuseppe Kecnpero dolalo è* m
genio straordinario per lo sciente naloraii aac^
in Catania nel ITtO in nn epoca Tale a direbpìÉ
sfavorevole a* buoni stndj , ed alle otliam Ad-
pline. I fonesti effetti del terremoto àé iM,éi
distrusse CaUnia fin dalle fondamenUt b ta>
denta in coi erano te scieue e le Isltere ii latti
il regno, e i cattivi metodi d'btmioneallHiii'
Tslsi erano altretUnti cagioni, cbe impsdìTasili
sviluppo del talenti , e perpetnavano rigasna»
I dotti di quel tempo imbevati de' pregisdiq «^
aveano ereditato dai loro antecessori fi miMs^
vano quel sistema d'insegnamento, ch'enpraff*
a soffocare qualunque scintilla di genio, (daccm
dilavano quelle dottrine , che lungi di rìichiav
r intelletto vieppiù l'offuscavano. Il nostfolcc*'
pero passò la gioventù con siffatti maeilrì. vie
sin d'allora il vuoto delle cognizioni dei noi tt^
ed ardentemente aspirava dietro a più solide e pi
positive conoscenze. Mise taltavia a profitto leif
plicazioni della sua giovanezza, coglieo^ ^"^
di più istruttivo ed ameno aveano la kiloil**
profana ed ecclesiastica, e versandosi cos fff^
nell'antiquaria, nella nomismalica, e arili ^P^
matica, come ne fanno ampia prova sa li>t^
d'istituzioni canoniche scritto con parili c^^
ganza in latino , la vita di S. Agata, che ^^
l'approvazione del dotto abate Aoico, e rcii>|
del pregiato nostro obelisco e dei saoi gM*P*
monumento prezioso, che attesta l'iotisa rebiì^*'
che ebbe Catania col sapiente Egitto. Qectt**!'*
restano tuttora inedite presso il sao sipoK ^
vesto Agatino Reeopero. Era il nostro astsft^
camente intento agli stadi ecclmiasltci, > >*■'
n
4
•a
513
Gì
>aU« Lat. Agrigenlum. Sic. Gir-
. M.) La più nobite città un tem-
Siracusa in tolta l'Isola, detta dai
I il 800 stato, qoando l'eraiione mista
5 di fuoco aTTenota in marzo del 1755
teressato le TÌcine pofiolaxioni ed il go-
regliò r attiviti del sao genio, e deter-
na Tocaiione alle scienze naturali* Ecci-
ennato ajbate Amico a stendere in lui
azione di qoel portentoso fenomeno, egli
gl'incomodi di sna salute, portossi più
nell'anno sulle più elevate regioni del
osservare le traccio, che lasciato avea
aensa piena di acque, che sgorganda con
I celerità e violenza dal cratere in mezzo
le colonne di denso fnmo« e fra spessi
ea lungo il dorso orientale della mon-
:orso in mezz'ora uno spazio di iO m.
pposilando sull'aspra superficie delle lave
profonde spaccature e da enormi cavila
usa copia di arena, che formò un alveo
*no due mila passi italiani, ed alto olto
) aver considerato attentamente le varie
li di quel prodigioso torrente, e dei fuo-
ersero contemporaneamente allo stesso,
profondamente meditato sulle cause pro-
|ueir ammirabile fenoqaeno, pubblicò il
Ielle sue ricerche e delle sue riflessioni
so storico sopra il vomito delle Acque
li Mongibello. Questa sua prima produ-
ntrò molto bene presso i letterati, a se-
9 ne fecero delle traduzioni in diverse
antunque 1* autore fosse solito chiamarla
'bo e delitto della sua gioventù. Da qoe-
1 canonico Recupero divenne l'amico e
e di tolti i letterati e curiosi che si
a visitare l'Etna, i quali non restavano
piaciuti delle belle prospettive e delle
produzioni di quel vulcano, che della
iella erudita conversazione, del natura-
lese. Da quel tempo in poi egli si ac-
composizione di un'opera vasta e diflì-
iver dovea per oggetto la Storia naturale
delC Etna, lì progetto stesso d' inlra-
ina si interessante ed ardua fatica an-
rUore onde il Recupero era animato per
ento della scienza naturale dei vulcani «
ei suoi lumi, ed il suo irresistibile en-
ter le solide ed utili conoscenze. Portò
sta fatica, quantunque la morte che lo
i agosto 1778 neir età immatura di 58
}li avesse permesso di condurla alla sua
Gì
Greci AKPArA:$ e mentovata da moltissi-
mi scrittori si poeti che storici. Scrivene
della origine Tucidide nel lib. 6 : AfUife"
perfezione, e di corredarla di tutte le cognizioni
chimiche e mineralogiche, che sono state poscia
il frutto dei nuovi metodi e dei nuovi processi
analitici. Tuttavia spicca in quest' opera pubblicala
in Catania nel 1815 in i voi. in i® da suo nipote
il prevosto Agatino Recupero, e dallo stesso arric-
chita di copiose annotazioni e snpplimenti , ove
si trovano tutte quelle notizie posteriori all' epoca
della morie dell'autore, e le nuove cognizioni di
chimica e di miueralogia^ spicca io dico, una va*
sta erudizione, una giudiziosa critica, una solida
dottrina^ una superiorità d'ingegno, ed un'esat-
tezza di raziocinio, che lo rendono distinto fra i
naturalisti e i fisici del tempo suo. Se poi si ri-
flette che egli visse in tempi ed in luoghi, dove
s' ignoravano le scienze naturali, e si aveano po-
chi mezzi per osservare e per esperimentare, la
nostra ammirazione dee crescere in proporzione,
e maggior tributo di lode prestar dobbiamo alla
sua memoria.. La sua opera ò divisa in 3 parli.
Nella prima si descrivono con molta precisione il
sito, la grandezza^ l'altezza^ le regioni diverse del
monte, le contrade che comprendonsi ne' suoi am-
pj confini, il cratere infine, e tutto ciò che di
ragguardevole la natura offre all'osservatore nella
vasta estensione della montagna. La seconda parte
abbraccia la storia dell'eruzioni, tanto di quelle
avvenute in tempi ignoti, quanto di quelle acca-
dute nei tempi storici, e di cui esistono le memo-
rie. L'eruzione del 1766 ne chiude la serie, che
è stata dal continuatore portata sino all'ultima,
che successe in ottobre del 1811. La terza parte
finalmente contiene il sistema fisico dell'Etna. Si
rapportano le osservazioni ed esperienze fatte dal-
l'autore sopra il fuoco e materiali di Mongibello
e si espone la via che segue la natura nella pro-
duzione dei fenomeni vulcanici , e la semplicità
dei mezzi, che adopera nelle sue stupende ed in-
comprensibili operazioni. É qui che Recupero mo-
strossi superiore al secolo in cui scrisse. I più dotti
viaggiatori di Europa hanno nelle loro relazioni
reso conto dell'alta stima, in cui tenevano un si
dotto naturalista. Il barone di Riedesel, il signor
Brydone {\oyages en Sicile et Malte tom, 1 pa»
gina 453 e 457.) ed il conte di Borch [Lettressur
la Sicile tom. 4 pag, 471) non trascorarono di
farne l'elogio. Buffon lo cita in più luoghi del
supplì mento alla Teoria della Terra {Supplimento
atta teoria della terra tom. 4,) e ^r tacere di
65
514
Gì
mo da Rodi ed Entimo da Creta addu-
eendo colonie fabbricarono in comune o-
pera Gela 45 anni dopo la fondazione di
Siracusa: dopo 108 anni dallo «loòtli-
mento della laro cillà^ coelruirono i Gè»
lenii la cillà di Agraganie denominando'
la dal fiume. Conobbe Gela sua orìgine
nell'anno 3** della xxii olimpiade, 690 anni
ayanti & C.^ quinci Cluverio dice fondata
Agrigento nella xlix olimpiade » 584 anni
ayanti G. C, ma Dodvel neiraniio primo
della L olimpiade. Afferma Eliano eziandio
ayer preso il nome dal fiume, htor. lib. 2,
e. 33, e dicela Pindaro ncirode 2* delle
Olimpiadi , città 4AUacolo del /lume, per
ayersi il medesimo nome che il fiume Agra-
ganie. Polibio però da Fazello ne deduce
r etimologia dalla fertilità del terreno. Di-
cono poi autori della colonia Gelense Ari- *
stono e Pistilo. Polibio descrive la città nel
lib. 9 : Agrigento per la fermezza delle
fortificazioni^ per la bellezza^ la magni-
ficenza dei monumenti e V annona éorpae^
ea molle altre città. Imperocché eèsendo
fabbricata a 18 stadi dal mare^ sommi»
nislra in abbondanza tutto ciò die suole
dal mare apprestarsi. Ne è poi il dr»
cuito sì naturalmente che per arte egre-
giamenle munito, edificalo il muro nel
vertice di una rupe di nuda e durissi-
molti altri il cav. Uamilton (Mylord Hamilton
Leu. 4) versatissìmo nel sapere Yulcanico, lo ri-
conosce per uomo' di spirito, e per Tauico in Ca- i
tania che conosceTa bene l'Etna. Fu promosso da
monsignor Vcutimiglia al canonicato della catte-
drale di Catania. Fu secretarlo dell'accademia dei
pastori Etnei, socio dei colombarj di Firenze, e
membro dell'accademia degli antiquarj di Londra.
Era stato destinato dalla benigniti del Sovrano alla
cattedra di storia naturale dell'università di Ca-
tania, ma la morte che immaturamente lo colse
io impedì di sostenerla , e privò la studiosa gio-
ventù del non ordinario proUtto« che da un no-
mo cosi profondo nelle tìsiche conoscenze dovea
compromettersi ».
Agatino Longo Prof, di Fit. Sper.
nell'Università di Catania,
Gì
ma selce, or per la natura del ktogo or
dalFarle e daWinduèiria a aeondefctaen-
H. È cinta itioUre da fiumi: $ecrre al taf^
australe quel del medeHmo nome, dogM
la parie opposta ad occidente e Khecde
quel che diceri ipsa. Dande la cMà mira
oriente, èorrOila una roòeaj die è cJrcM-
data dalla parie esiertore da wm tenh
gine atta ed inaceeèribUe. Ammelie pei
dentro i muri da un sola ingresso dd dm
daUa citlà. Oseervari nel eommo vertìes
U tempio di Minerva, ftiel éi Giete àia-
hirio , .... quel di Giate Oltepfo , Ace
sebbene non riari introdotto il calie, per
la grandezza tutta/da e F ampiezza deUs
incominciaio lavoro, non la cede ad a(-
eun greco monumento.
Ha la descrizione del medesimo leiopii
ricavasi dal lib. 13 di Diodoro : Fu f im-
pedimento la guerra al tempio di Giovt
Olimpio, essendo già ddno alla eostrt
zione del tetto; e da quel tempo poi, devi-
stata la ciltà^ non mai vahero gK Afri-
gentini a compir r ediflzio » die Met
deri 360 piedi in lunghezza e S0 in Ist-
glhczza e 30 piedi sotlevaH eccettuatenf
tuttavia le fondamenta: è questo ilfii
grand-e che ri ha nell'isola, e meril^
anche venir cogli altri a compara'Mst
per la grandezza dette sostrnzioni. >"***
quinci lo storico a descriverne le sin^
parli, sorgerne cioè ie colonne insieme ilk
pareti di forma rotonda di fuori e neU'i**
terno quadrata, il drenilo delle quali f^
20 piedi dalla parte estema con tanta m-
piezza di scanelature da poterrÌMoMte
comodamente il corpo umano, e l'isiff^
poi 12 piedi. Soggiunge essere amaun^
I portici per l'ampiezza, nella parte orift*
tale dei quali vedcvasi scolpila li g*^
dei giganti opera eccellente per grainleo
ed eleganza, e da occidente rcspu|n»2i^
di Troja con gli eroi vestili degli abili on*
facenli: avanzano ancora i ruderi dt (p^
sto magnifico edifizio appellalo della geiH
r..
515
Gì
li Giganti, e di cui si ha una topo-
rola nella chiarissima opera delle
Uìchilà delineala da Giuseppe
, chierico regolare, dove anche
Taccaralissiino scriUore gli altri
li deir antica Agrigento, cioè il
Cerere e di Proserpina mento**
izello, ed oggi dedicato in catto-
»tto 11 nome di S. Biagio; quel di
ieo nella rocca, memorato da Po-
Hratagem.,quel di Giunone Luci-
stimonio Plinio era un esimio qua-
usi; quel di Giove Alabirio e di
ei quali fa menzione Polibio co-
imo; quel di £rcole in cui come
Tullio era un simulacro in bronzo
; quel della Concordia e della
dal medesimo Fazello mentovati;
iculaplo, donde Terre rapi la bel-
itua di Apollinc ; quel di Vulca-
ni poggio vulcanio, celebre appo
jel di Castore e Polluce, da Pin-
piscina profonda 20 cubiti, am-
iglio in lungo ed in largo de-
Diodoro ; gli acquidotll Feacii ,
(lati da Feacc soprintendente de-
;i ; il magnifico teatro celebrato
Frontino; e finalmente il se-
Terone ; dalle quali e da altre
asi esser vero ciò che attesta
RUrovansi oggi qui ingenti e
i avanzi di antichi tempi, mas-
e da quelta parte delP attuai di-
i a Scirocco .... e confesso per-
ne altre antichità aver ritrovato
la da compararsi a queste. Di-
iuo luo^o di Gamico antica for-
[grigento, e dei fiumi che si ap-
0 alla medesima città mentovati
K Dimostrerò frattanto quale siasi
e aspetto della città,
la novella Girgenti quella parte
lei colle dove stava Y antica rocca
imtco, rivolta ad occidente e mezzo-
ai mare vicino; comprende quinci
Gì
quel forte fatto dalla natura e dalFarte, di
cui parla Polibio, e tutta perciò è in sito
declive. È in un'altura il tempio principale
decorato di cattedra vescovile, sacro dall'an-
no 1301 a S. Gerlando primo Vescovo della
città dopo scacciati i Saraceni ed avuto
dai cittadini a singoiar patrono; unito a
questo è T ampio e decentissimo palazzo
vescovile, né lungi di là sorge nel luogo
il pili elevato verso Oriente una fortezza mu-
nilissima un tempo, e fatta costruire, come
si dice, da Gualtieri successore di Gerlando,
contro le irruzioni dei Saraceni. Lo stesso
tempio maggiore fu costruito di pietre qua-
dre per comando di quel santo Vescovo,
e compitosi dopo sci anni volle dedicarlo
alla Deipara Vergine ed a S. Giacomo Apo-
stolo; consacrollo poi nel 1303 Bertoldo di
Labro; ristauralolo a grandi spese il Ve-
scovo Francesco Gìsulfo rìdusselo in forma
migliore; e laltro finalmente Francesco Rhini
Tornò di elegantissimo prospetto rivolto ad
occidente. Vi è un collegio che costa di 20
canonici, 30 beneficiati, e 26 mansionarii;
ma spiccano trai primi, il Decano^ il Gian-
tro^ \ Arcidiacono y ed il Tesoriere; go-
dono tutti di pingui prebende^ e riscuotono
le rendite dalle decime della diocesi. La
antica casa dei Chiaramente celebrata dal
Fazello , di cui dice presentar 1* aspetto di
piccola città, ne sta a pochi passi; vi co-
stituì primieramente nel 1375 Cesare Ha-
ruUo il seminario dei chierici, che poi am-
pliò nel 1607 Vincenzo Bonincontri Ve-
scovo anche egli, ed a gara procciirarono
i successori di lui di accrescerlo, talché ere-
desi comunemente il primo tra gli altri di
tutta risola. Segue la casa Pretoria sulfi-
cientemente elegante, presso la piazza; bene
ornate sono le altre case dei nobili, ma
ritengono quasi tutte vestigia di antico tem-
po. Distinguonsi tra le chiese, le parroc-
chie di S. Michele e di S. Pietro, che si
hanno curati proprii, e la terza di S. Croce
nel sobborgo, sotto il dritto della chiesa
516
Gì
caUedrale, nella quale poi è il maestro cap-
pellano uno dei canonici secondarli alter-
nalivamenle, e per un anno sostiene la ca-
rica: enumeransi inollre 7 minori o filiali
chiese, con delle congreghe di laici, in
tutte le quali non manca decenza.
Alberga Girgenti molte monastiche fami-
glie, si al di fuori che dentro le mura. Fu-
rono accolti ì benedettini ad un miglio in
S. Maria di Bonamurone, che poi nel 1228
per l'autorità del Vescovo Ugone ed il de-
creto deirimperator Federico, sen vennero
al di dentro sotto Teodosio Abate, alle case
del Saraceno. Fu addotta un* altra colonia
di Cisterciensi nell'antico palazzo di Falari-
de per donazione del medesimo Vescovo
nel 1219, agendo Peregrino Priore di S. Ma-
ria di Adriano. Occuparono poscia entram-
bi i luoghi i Cappuccini e gli Osservanti,
come dirò. Abitarono ì Canonici regolari di
S. Giorgio di Alga il iempio di Monteser-
rato a 5 m. dair attuale città^ che era un
tempo il delubro di Vulcano nel colle vul-
canio, degnissimo dell* ammirazione di tutti,
non lungi dalla sorgente dove galleggia del-
rollo. L'abbandonarono quelli verso il 1626,
ma si accrebbe a pubbliche spese la Chiesa
in ossequio di N. Donna, e delia Vergine
S. Rosalia, e venerasi oggigiorno con som-
ma frequenza una statua di marmo di quel-
la bellamente scolpita. Diccsi dato il pri-
mo luogo in Sicilia agli eremili del Carmelo
trasferitisi dall'Asia sotto la scorta di S.
Angelo, in Girgenti e propriamente in Ra-
baiello ossia piccolo sobborgo , di nuove
fabbriche poi decorato dalla famiglia Chia-
ramente. Fabbricarono nel medesimo sob-
borgo Federico Chiaramente , ed I fratelli
di lui nel 1315 un coayento ai monaci di
S. Domenico , che spicca oggi dentro le
mura verso la piazza maggiore , non solo
per gli edifizii ma per la regolare osser-
vanza e la esimia dottrina dei monaci ;
imperocché incombe la cura a due di
loro di leggere canonica e morale tco-
GI
logia nel collegio dei SS. Agostino e Tom-
maso istituito presso il seminario dal Ve-
scovo Francesco Raymirez. Rei 1S06 MaD-
firedi di Chiaramente assegnò il suo gru
palazzo con congruenti rendite ai minori
Conventuali alle mura della città, verso au-
stro, sotto la piazza minore, costruì obi
chiesa con campanile, nella quale vedesi
incora lo stemma della famiglia, e dorè
ordinarono i primarii signori in ogni tempo
la loro sepoltura ; a pochi di Sicilia la
cede il convento per la costruzione. Ai-
che i minori Osservanti occuparono sello
il titolo di S. Niccola V antico palazzo (fi
^alaride abbandonato dai Cisterciensi, che
dista un miglio e presenta di grandi ruiae.
Il fondatore Matteo da Girgenti». chiarisa-
mo per pietà, che stabili on terzo conreolD
in Sicilia sotto gli auspicìi del Re Alfonso,
ne fondò poi un iv sotto il titolo del lari
S. Vito nel colle a mezzo m. verso orieole,
i quali secondo Ronaventura Sciascia fm-
no concessi ai riformati del medesimo or
dine nel 1580. Il terz* ordine di S. Fran-
cesco mercè le cure del monaco Girolano
Rizzo fissò la sua sede nel 1523 nella cìàt-
sa di S. M. della Consolazione, oggi di 5.
Anna alla piazza. Cedette un tempo ai ùp-
puccini r antica Chiesa di S. Maria di BoBa*
murene, dov'è una imagine di nostra Doom
dipinta in una parete, splendida per prò-
digii, di cui celebrasi la festa che occorre
agli 8 di settembre con solenne pompa e
con fiera; ma dal 1697 trasferi lisi i Fnti
in altra piò opportuna contrada sotloil bmo-
te Ateneo verso scirocco, istituita chiesa Ba-
vella consacrata da Francesco Raj-mirei,*^
un nuovo convento, vi trasporlarono l'i»*'
gine della Vergine. Già i minimi Paoioii
occuparono in Rabatello nel 1330 l'osp^
dale di S. Croce , e magnifico resero B
convonlo e piamente dal popolo freqaeotó».
secondo ne fa memoria il Pirri. Gli eredi
di S. Agostino promossi dalla nobile tstt
glia Setajola, si ebbero nel 1384 pre»
5i7
Gì
la chiesa di S. Sebastiano dentro le mura
▼erse austro, appresso la porla marittima,
un decente convento. Il Vescovo Antonio
Lombardo recò varii beneficiì ai Merceda-
rii accolti nel medesimo anno nella Chiesa
di S. Maria della Hisericordia celeberrima
da gran tempo per prodigi! e per la vene-
razione dei fedeli. Fa menzione il Pirrl dei
medesimi Riformati costituiti dal Vescovo
Vincenzo Bonincontro nell^anno 1620 nella
diiesa di S. Giacomo parrocchiale un tem-
po fuori le mura; ma oggi dei due rimane
^questo secondo nella medesima chiesa di
S. Giacomo verso occidente. L'oratorio fi-
Balmente di S. Filippo Neri eretto nel 1656
p^ opera di Antonio Antinoro pio Sacer-
dote, Detrasticbisslma ma piccola Chiesa
ti S. Giuseppe, ridotta In forma piii am-
9^8 f oggi splendidamente presentasi non
lungi dai foro.
Dei monasleri di monache è insigne il so-
firannominato Grande^ d* istituto Cistercicn-
«e,iiella Chiesa di S. Spirito, ascritto ai Chia-
ttOHinte dal Fazello e dal Pirri, ma detto
-a ÌHion ^liRo daH*ldveges opera di Mar-
^•dsia Prefoglio madre di llanfiredl Conte
-di Modica, come "si 'ha dalla carta della fon-
dazione del 1299; eran soggette le mena-
tile nel principio all'Abate del Cenobio
'M Casa di msìre , or ne spetta la cura al
' VeseoTo; né adoimano gli egregii ediOciI so-
la porta del Ponte la orientale contra-
L. Altro che dicono piccolo porta il titolo
^ S. Maria deirAjuto fabbricato, secondo at-
^iesta il Pinri, dal 15... e sotto la regola di S.
^3hiira; ne è elegante la chiesa, magnifico il
"Monastero in mezzo alla città. Comprendesi
-Soiio il medesiteo ordine dei Minori Tul-
detlo oggi di S. Vincenzo, costituito dal
da Diego Haedo Vescovo nella chie-
di S. Maria della liaccomandata, e tra-
ilo in luogo più adatto sotto il re-
forte nel secolo seguente da Bonincon-
^^-^ Ilon tralascio mettersi in chiaro dalle
^^Itere di S. Gregorio Papa, del monastero
Gì
di monache di S. Stefano , che slette ad
un miglio dalla città, e giusta la fama e
le vestigia dove sorge oggigiorno V antica
Chiesa di S. Marco. Comprende il gineceo
di S. Anna le donne converse , fondato
per ordine del medesimo Vescovo Bonin-
contro verso occidente, cui è attaccato un
ritiro di vergini donzelle. Apresi amplissimo
ospedale pei poveri infermi; altro conclave è
in azione verso Austro appresso la piazza sot-
to il nome di S. Giovanni di Dio per le ra-
gazze, non che un collegio di Maria pel
medesimo bel sesso reca il titolo di S. Ro-
salia. È stabilito finalmente in S. Cecilia
un Monte di pietà sufficientemente ricco, ad
estirpare gV illeciti negozii, sotto la cura dei
Vescovi. I militari cavalieri Teutonici col
loro Gran Maestro occuparono da gran tempo
la Chiesa di S. Maria Maddalena, che Gio-
vanni di Chiaramente soggettò accresciuta
di beni alla Magione di Palermo nel 1S34;
ma fu addetta nel secolo seguente per do-
nazione di Bernardo di Caprera al messinese
Priorato dell' Ordine Gerosolimitano. È o^
la commenda di S. Giovanni Battista alla
porta del Ponte, nella quale celebrasi una
solenne fèsta a S. Maria Maddalena.
Dura sin' ora la maggiore e principale
parte delle mura e delle torri che sorgono
per intervalli; è in una altura il regio an-
tico castello dove sono solamente ergastoli
pei facimale. Hannovi sette porte; tre da
settentrione, dei Cavalieri, Bibcrria, e di
S. Maria degli Angeli , 4 dal Ponte irerso
Oriente; verso Austro Panettiera; la Marit-
tima verso Libeccio, la di Mazzara o del Ba-
gno, verso Maestro. Sollevasi magnifico ponte
di un arco sopra TAgragante o il fiume
Drago. E attualmente alle mura popolatis-
Simo ed ampio sobborgo verso Occidente.
Si costruì ai nostri giorni alla spiaggia del
mare la mole del porto, somministrandone
le ingenti somme il Vescovo Lorenzo Gioe-
ni, ed ivi è ancora un celebre caricatojo
di frumento. Di tali pubblici monumenti
518
Gì
ornala la città si ha a buon drillo nei sicoli
regìi libri il lllolo di JUagnifica. Mostra per
isteiìima in uno scudo dei giganti che sosten*
gono collo spalle una fonezza, ed è capo
di comarca. 11 prefetto della indigena mi-
Jizia in Girgenti aveva sotto le bandiere
702 fanti 146 cavalli , raccolti dalle terrò
circostanti. 11 capitano delle armi delegato
dal Re sostiene le parti supreme si nelle
cittadine che nelle guerresche cose. Costa
il Magistrato di 4 Decurioni, di un Sinda*
co, non che di un Capitano il quale si ha
dei compagni periti nel dritto, i quali non
giudicano dei capitali delitti : proiTeriscono
quelli il V volo nel pubblico Parlamento. Co-
stava la città nel secolo xvi di 2450 case, e
di 11792 abitanti, nel seguente di 2398 case^
e di 9125 abitanti; ma dal Pirri di 2262 fuo-
chi, ed 8882 individui; contava nel 1713
case 2844 ed 11372 abitanti, che ultima-
mente 15070. Occupa il Vescovo il vi posto
nel Parlamento e va soggetto alla Cattedra
Arcivescovile di Palermo. Possiede ampia
giurisdizione eziandio in Girgenti, pre-
siede al sacro in altre sei regie città, ed
oggi si ha circa 50 terre che al lempo del
Fazello erano 25 delle ma^'giori. Computasi
r attuale Vescovo Andrea Lucchesi da Mes-
sina a pochi secondo per nobiltà, dottrina,
e gravità di costumi, xlvi da S. Libertino
Vescovo nei primi secoli della Chiesa, ma
XXXV da S. Gerlando dopo scacciati i Sa-
raceni.
Indicato il sito si della novella che del-
r antica Girgenti, piace qui gustar di volo
delle varie sue fortune. AfTormano gli an-
tichi scrittori aversi avuto Girgenti lievi
primordii, ed è facii cosa potersi ciò de-
rivare, che Gela donde partissi la colonia,
appena avevala preceduti! di un secolo, e
deve perciò opinarsi aver potuto spedire di
poca gente. La vollero i fondatori, se pre-
star dobbiamo fede a Tucidide, sotto le do-
riche leggi, attesta quinci Luciano essere
stali dorici gli Agrigentini ; diceli poi Jo-
GI
Dici Strabone nel lib. 6. Soprabbondando pd
di beni il loro territorio, come dice Diodo-
ro, e mancando 1* opposta Affrica di molte
produzioni non ancora inlrodoUen nei ter-
reni, esportavano in vendila in Cartagine
abbondantissimi generi, ed i coltifalori dei-
r Agrigentino lucravano in cambio ricchezze
immense. Avvenne perciò che allenala uni
moltitudine del vicinalo, capibiate le sedi, in
come a granajo comune traesse « e per Usta
affluenza talmente si accrebbe la popola-
zione, che in un ambilo di 10 m. conte-
neva la citte, secondo Diodoro, ben 20000(^
anime; (erra il Fazello dicendola abitata da
800000 dal Laerzio che ne porta il nuoier»
di 80000) circondata di borghi e di munid-
pii, di famoso earicatojo fornita alla spiag-
gia, meritò il nome di Grande da £Iop^
docle, di Yasia da Plinio, opulenlissioia di
tutte quasi le greche città da Diodoro. Cadde
in progresso Agrigento sotto la liranoide
di Falaride, il di cui nome è nolo per la
crudeltà, e stette in dura servitù per bei
28 anni. Fu nondimeno da lui di mura ri-
cinta e resa pid celebre per varie spedi-
zioni che si ebbero felice successo ; costì
finalmente essere stata nobilitata della pf^
senza di Stesicoro e di Pitagora cbe i s(
chiamò una volta. Ucciso Falaride, rfci
Eraclide a tiranni di Agrigento Alcamfoeed
Alcandro , né dissente Dodvel , caduti i
quali non lungo tempo dopo prese la sigw*
ria della patria Terone ottimo al cerio ti
illustre per molte vittorie sui Cartapiaes
riportate, cui succedette il figliuolo Tris-
deo, insensato e crudele, scaccialo ooo noU»
dopo dai cittadini, da quando loro rifulse
finalmente la desiderala libertà ; ilnpero^
che composta pace coi Siracusani, reiteri-
rono gli Agrigentini lo slato della Rep^
blica, e proccurarono d*allora di procedei*
alle città compagne. Non lunga fu poi li
guerra trai medesimi popoli nel lerioan»
della Lxxxiii Olimpiade, e che cedetlei
male ai nostri* Disse erroneamente Fr«alii^
519
Gì
Gì
nei Siratagcm. aver fayorito gli Ateniesi: fu-
rono loro però confederate alcune città di
Sicilia, ma non si conia Agrigento tra quelle,
sebbene abbiano negato ostinatamente gli
Agrigentini gli ajuti dai Siracusani richie«
sti. Travagliata la città di lungo assedio
dai Cartaginesi, e finalmente espugnata e
devastala fieramente, talché nessun oggetto
presentassero dlntero i tempii stessi dei
Homi, per opera di Timoleonte ristorata ri-
Tisse , e dedotte colonie dair Acaja , e ri-
cblamali nella patria i cittadini dispersi,
come ne attesta Plutarco. Afferma nondi-
meno con molta evidenza Diodoro nel lib.
xiii essere stato concesso ai cittadini di Agri-
gento di ritornare ai patrii lari prima già
dei tempi dionisiani. Tìmoleone perciò de-
dotta una colonia, rifalle le mura, stabiliti
nei loro, domicilii gli altri abitanti ancor
diq>ers],può dirsi il ristoratore dì Agrigento.
Con si celere e felice incremento novel-
lamente Ira pochi anni si compose e tal-
mente, da avere cozzalo nella cxiv Olim-
l^de gagliardamente coi Siracusani i piCi
f^randi potenti di allora, coi quali non dubitò
jMmmenli di combattere sotto il tiranno Aga-
lode; poiché, vessando costui non che i suoi
wmm % finitimi popoli, chiamando In lega gli
Jàgrigentini e Messeni e Geloi ed Acro-
ito da Sparla che presiedesse alle Irup-
» intrapresero valorosamente la guerra ;
inciliati però gli animi per la inlerposi-
le del cartaginese Amilcare si compose
pace , ma combattendo Agatocle nel-
*^AllHca contro i Cartaginesi, trovata i no-
opportuna occasione di collegarsi i po-
deir isola e di regolare a loro arbi-
le cose di Sicilia, raccolto un esercito
indato da Genodoto, trassero a se Gela,
lerina, Eraclea, Echetla ed altre città,
leggiarono i territorii dei nemici. Ma
'^ durò certamente a lungo una tale pro-
trila, non una volta superati da Lellina
■ttandanle supremo della milizia slracu-
1^ si acquetarono contenti dei loro con-
fini sino alla morte di Agatocle; dopoché
sorgendo molli tiranni per la Sicilia, Fin-
tia si rese soggetta Agrigento, combattè con
Icela siracusano sotto Ibla Erea, devastala
Gela, costituì in una città novella da se ap-
pellata i trasferiti cittadini, chiamò in ajuto
i Cartaginesi. Distolto Finita, chiamato Pirro
Re deir Epiro a Principe dagli altri di Sici-
lia, in prima gli ubbidì, ma e questo anche
andatone via, cedello Agrigento nelle parli
di Cerone, e conlese confederala a lui con-
tro i Campani abitanti di JMessina, ed am-
mise finalmente dentro le mura i Cartagi-
nesi. Indi nella prima guerra Punica, aven-
do i Cartaginesi opposto la munita città co-
me la primaria fortezza per provvigione e
per truppe contro i Romani, dall' esercito
consolare stretta da durissimo assedio, ce-
dette finalmente ai vincitori, e fu loro
data in preda. Nella seconda guerra ,
dopo il naufragio della flotta romana al
Pachino , viene novellamente invasa dai
Cartaginesi , e rotte le mura devastata ,
esposta quindi alle rapine dei Galli che
militavano sotto gli slipendii di coloro; ricu-
perata finalmente dal Console Levino, viene
abbandonala sconvolla e deserta. Pretore
della Sicilia Tito Manlio non molto dopo,
per un decreto del Senato , raccolta una
colonia da molte terre vicine, e spinti gli
antichi cittadini al ritorno, prese quivi pro-
priamente a ripopolarsi, dove fu Tanlica
fortezza appellata in Camice. Verso quel
tempo, acciò non si angustiassero dai nuovi
coloni gli antichi cittadini, sane) per legge
Scipione nella terza guerra Punica, di non
esser quelli non più che questi ultimi, co-
me attesta Cicerone nella 4 Verr. Attestano
del resto antiche lapidi, aver poi mandato
gli Agrigentini ambasciadori ai Romani, ed
essersi serviti di sacerdoti propri!.
Nei tempi cristiani meritò Girgenti come
una delle primarie città dell* isola venir co-
stituita sede vescovile e commessa a S.
Libertino, venirne consccrata del glorioso
520
Gì
suo sangue sparso per la fede di Crislo; è
meozione di lui appo gli atti di S. Fe-
lice Vescovo in Affrica , il quale dicesi
accollo in Girgenli , navigando per Ro-
ma. Ebbesi poi di altri pastori cospicui
per santità, mentovati dal Pirri sino a S.
Termogene Vescovo nei primordii del se-
colo IX , ultimo prima del saracenico gio-
go ; imperocché scrivono essersi dati coi
primi gli Agrigentini ai Saraceni neir825.
Ricaviamo dalla storia saracenico-sicula es-
sere insorti i Saraceni di Sicilia e princi-
palmente gli Agrigentini contro gli AfTricani
neir anno 920 imperocché era allora Agri-
gento popolata di una gran moltitudine
d'indigeni, avere sbaragliato T esercito di
Salemi Emiro, ed assalita la stessa Paler-
mo aver chiamato in ajuto i Greci, e tra^*
vagliando poi una fame crudele quei del-
r isola, dispersi qua e là gli Agrigeniinij
aver preso T Emiro la loro città, che fi*
nalmcnte venne in potere del Conte Rug-
giero nel 1086. Gemette Girgenli sotto il
tirannico barbaresco giogo per ben 260
anni e stretta dal Conte da 4 mesi di asse-
dio, gli cedellc, ed egli accolla la moglie
ed i figliuoli di Tamillo, con tal decenza
traltolli da aversene attirata la benevolen-
za, e resi con tutta la famiglia alla fede
di Cristo. Richiamata la dignità Vescovile
sotto il medesimo Conte, fu Gerlando inau-
guralo primo Vescovo, il quale non solo si
diede ad ampliare la religione , ma inde-
fessamente ebbe cura di ornare la città e
di promuoverne le fortificazioni. Trai suc-
cessori di Gerlando spiccarono Gentile e
Rartolomeo , clie decorati delle prime ca-
riche neir aula regia, soslenuero con ogni
lustro la Chiesa di Girgenli. Sotto gli An-
gioini unironsi i nostri a Conrado Capicio
che seguiva le parli di Corratlino, e furono
poi sotto il dominio di Carlo soggiacendo
al timore. Stabilì allora sua sede in Gir-
genli , secondo Pirri, la famiglia Chiara-
monte, nobilitò la città , promosse magni-
ci
fiche opere , e fi durò sioo ni tempi del
Re Martino. Fa menzioDe il Fazello delk
solenni nozze celebrate con pompa graa-
dissima e concorso di signori, tra il Conte
Enrico Rosso e la figliuola di Federiee
Chiaramente. Dopo la morte di Andrea
Chiaramente , che recavasi da Signore di
Girgenli, Guglielmo Raimondo Hontecaloie
usurpò anche per se i dritti della dui,
ed ebbe a successore il figlio Natteo. b
per fellonia dal Re Marlino registrala Gir-
genli dipoi tra le città demaniali , fi ri-
mase. Divisa quinci T isola in 4 valli ebbe
nome la seconda da Girgenli ; nondimeoe
nel 1648 diede Francesco Trahina Vesco-
vo di Girgenli 120000 aurei in sollievo del
regio erario, e redense, applaudendo i cit-
tadini, con quella somma la città che il^
vano esposlo in vendita, e si stabili per-
ciò da aHora che più non si distogliesse
dair immediato potere del Re.
Si fa menzione degli antichi egregii Agri-
gentini : Empedocle di nobilissima stirpe,
filosofo celeberrimo non solo , ma aicki
medico, poeta, storico ed oratore egrepOt
la fama di cui è sul labro di tutti, ed
ovunque ne risuona il gran nome; scrìsst
sulla natura delle cose, e di altre maierie
in prosa ed in verso (1).
Acrone altrimenti Creone nato da Xeooie
mollo ingenuo personaggio , compagno di
Empedocle suo concittadino nei Olusofa
studii, lesse pubblicamente rettoricaiuAlfiK'
e meritò venir dello padre della ma^ifi^
empirica: visse avanti Ippocrale, ed etro^
mente, come notò il Mongitore, dicoa^fr
versi da Fazello e da Pirri Acrone e Crf^
ne. V\\ allro Empedocle nipote dei pn«*>
0 dalla sorella o dal figlio, uomo di ^^
(1) Si coDSutli il iii4gQÌ6co laToro del ■^'^
abbastanza applaudilo Abate Dotofuico Sci**"
Memorie sulla vita e filosofia di Empedo:ìf 6f'
gentino. Voi. 2. Pai. 1832. in cui si hanno ••«•''
raccolti e nel testo ed in noa fedele traini'''
i frammenti del grande Glosofo.
^ ^
521
Gì
Gì
e Tineilore nei ludi di Olimpia, filosofo in-
signe parimenti e poeta. Polo discepolo
di Gorgia Leonlino valse moltissimo nel-
r eloquenza e nella filosofia; avuto perciò
a buon dritto secondo filosofo da Empe-
docle, illustrò egregiamente la patria. Me-
tello chiaro in dottrina^ e peritissimo nella
musica, da cui Platone apprese Y armonica
scienza. Archino poeta che prese un gran
nome per le pubblicate tragedie. Carcino
serittor di tragedie secondo Svlda , ma di
commedie da Laerzio, visse in Siracusa con
Esdiine appo Dionisio minore, chiarissimo
per 160 composte tragedie. Damolco disce-
polo o figliuolo di Epicarmo, e secondo
Stiano Antegonista, detto da alcuni da Si-
racusa, illustre nella comica poesia, ed au-
tore di 14 favole. Mosco discepolo di Gor-
gia secondo Silvagio. Filino istorico , ad-
detto alle armi ed alle lettere , segui il
campo di Annibale, descrisse la guerra tra
Cartaginesi e Romani per la Sicilia, e fiori
nella cu Olimp. Sofocle finalmente eloquen-
lisaimo secondo Tullio nella 5* Verr. Ma
andie diede Agrigento dei famosi pugilla-
tori e capitani; Terone di cui si disse, Xe-
Bocrate fratello di lui, vincitore del cocchio
nei Pizii, cui Pindaro dedicò due odi. Exe-
neto che accolsero sommamente i cittadini
ritornando da Olimpia colla palma con 300
quadrighe di avorio tirate da destrieri come
■neve- Antistene cognominato Rodo, splendi-
dissimo e di grande animo. Gelila ricchis-
lO e modestissimo, celeberrimo per data
pitalità. Finlia finalmente di cui feci pa-
la, ed altri mentovati comunemente nelle
storie.
In tempi più felici dopo intrapresa cioè la
dottrina dell'Agnello, diede degli uomini di
C^u lunga pih illustri, dei quali i primi che
borirono per fama di santità e di virtù, do-
ti di sacra infula: S. Gregorio I Vosco-
di cui è menzione negli atti di S. Agrip-
; vedesi un tempio a lui sacro, detto
Jltfpe, dov'era un tempo il delubro di
Esculapio. S. Potamione che resse sotto il
Ponteficato di Agapito la Chiesa di Girgcnti.
S. Gregorio II discepolo di Potamione e
successore nel vescovato, dell* Ordine di S.
Basilio, reso illustre da Dio di maravigliosi
portenti; due altri Gregorii III e IV^ Liberio,
Felice, Ausonio, Teodosio e finalmente S.
Ermogene tutti chiarissimi pastori della pa-
tria avanti T irruzione dei Saraceni: e dopo
ne ressero la Chiesa Bertoldo del Labro
ed il B. Matteo de Gimmara, primo propa-
gatore del suo Ordine dell'osservanza in Si-
cilia, compagno di S. Bernardino da Siena, e
carissimo al Re Alfonso per la interezza della
vita; Nicola inoltre anche del Minori^ rettore
della sicola provincia, quinci Primate Emo-
nense e finalmente Arcivescovo di Palermo;
Pietro Rogano dei Frati Predicatori, Ve-
scovo di Mazzara; Matteo Vescovo di Creta,
accetto al Re Martino ; Luca Zarzana dei
Minori, Vescovo di Cefalo, e Giovanni Mon-
taperto di nobilissima famiglia, le di cui
esimie gesta attestò il Pirri nella Not. della
Chiesa di Mazzara, che resse quegli ottima-
mente, ai quali tutti aggiunge il medesimo
Pirri Niccola Valla dell'Ordine dei Minori,
Vescovo in partibus di Medaura in Africa,
di cui diremo; e Guglielmo della famiglia
di S. Domenico, commendato per la dot-
trina e per la pieti; inquisitore delle cose
di fede in Sicilia neM3i3 circa. Già furono
anche cospicui cittadini di Girgenti per co-
stumi e perfezione di vita; la B. Eudosia
penitente di cui è menzione negli atti di
S. Gregorio li , la quale verso lo scorcio
del VI secolo morì santamente in Roma,
sepolta nel monastero di S. Cecilia : la Ven.
Maria Crocifissa dalla Concezione, detta nei
secolo Isabella Tommasi, sin dalla puerizia
di ammirabile perfezione, professò la re-
gola di S. Benedetto, fornita di celesti doni
e di eroiche virtù ; mori piamente nella fine
del secolo passato. Bonaventura Sciascia
laico dei Min. Osservanti^ trasferì alcuni
monaci sicoli con sommo zelo alla piii stretta
8R
522
Gì
regola dei Rirorinali , e proYvedette egre-
giamente a molli monasteri ; se ne disse
di sopra. Giovanni di Alagòna del medesi-
mo Ordine 9 ferventissimo saero oratore,
rifulse per 1* esempio di ogni Tirtii e per mi-
racoli. Matteo similmente di appena 20 anni
soperò ognuno in perfezione di buoni co-
stumi e si mori pietosamente nel 1606. Cele-
brano dai Min. Cappuccini Sebastiano sa-
cerdote, primario predicatore della divina
parola , cospicuo per la purità della rita,
e Ludorico anche sacerdote, commendato
per la virtù dell'astinenza, per 1* esercizio
deir orazione, e per 1* amore di altissima
povertà ; morirono entrambi profetato il
giorno della loro morte nel 1571 e 11 ; se
ne ha menzione dal Pirri, dal Gaetani, da
Aprile, e dagli Annali degli ordini.
Encomiano degli scrittori S. Gregorio Ye-
8C0V0, di cui si disse , per alcune omelie
atti dogmi della fede, e iui digiuni cAie-
rarii, pubblicate in Antiochia ed in Costan-
tinopoli, e per la interpetrazione delle sacre
lettere, come si ha presso il Gaetani ed il
Mongitore. Niccola Valla dei Conventuali di
S. Francesco, Vescovo in Africa , uomo di
insigne erudizione, poeta ed oratore eloquen-
fissimo; pubblicò molli lavori enumerati
in lungo catalogo dal medesimo Mongitore.
Federico Dclcarretlo, nobile agrigentino,
scrisse con somma erudizione Sulla espil-
atone di Vgone , e mila guerra portala
da Carlo V in Africa ; i quali lavori si
sono pubblicali ultiroamenle nella colle-
zione degli opuscoli stampata in Catania.
Martino Persona Carmelitano, che flori nel
secolo XV, esimio poeta al suo tempo. Carlo
Caruso Giureconsulto di gran nome per le
opere stampale, il di cui figliuolo Giuseppe
fu nolo anche nel mondo letterario. Mario
Diana dell* Ordino di S. Domenico, dottis-
simo, diede alla luce Videa dei drilli del
foro interiore. Giuseppe Biondo delta Com-
pagnia di Gesù, dolalo di scienza e di pietà,
decorato con onore non volgare delle ca-
GI
riche primarie in Sicilia. Franeeseo Fetio-
nio dei Min. Riformali, che compose db era-
diUssimo lavoro sulla Geneologia di S. hau
e di S. Gioachino. DomeDieo Palaamigiii,
teologo, predicatore e poeta egregio, dd
di cui ingegno i parti reca in oopia il Mai-
gitore, da cui regislranai con lodo Deb
BiM. Sic. AgoatiDo Laiara, Francesco Aa-
tOBio Bardi, e Franeeaoo IMÌfarretto pocl
non senza nome; Gorradino del Pano gii*
reconsulto, FranceacoCafallo niedieo,GiM*
battista Garvana eloqoentisainio onlore. Fe-
derico Agrigentino, Gloriando Maaeardi, b-
dorico Hatrascia , e Pietro Attardi leatoii
e celeberrimo professore di drillo caasii-
co. Vengono finalmente enoomlaU dal Pini,
Andrea Scaloso, e Bartolomeo Daidene, M
ed eruditi maestri dell* Ordine del Miaorit
Regolatori della Sicola prorinda.
Non rimangono lapidi scrille di sorla appi
Gualtieri che corrispondano ad una teli
città, il che recaci mararigUa: poHeaBsl
Fazello ed il medesiaio Gualtieri la
posta nella piazza (1).
COIfCOBOlAB AGBIGCm
IIORVI SACRVn
RESPIIBLICA LILTaiTA50
ava DEDICANTIBCS
H. HATERIO CAHOIDO PaOCoS
ET L. GORHELIO MARCELLO Q.
PR. PR,
Delle monete una se ne ha di oro e*
un cancro ed un* aquila che aifem cok
unghia un pesce; 13 di argento col ciio*
e r aquila, una colla figura di Qk^^
una testa coronata, 17 con una qsKinp
(1) GoDMnrui incattnU profirìaiNM ■ ^
etleroa parete della caia eomooale ia Girfcalk t
§6 06 ignora l'occasione a T epoca dal riliivia*'
lo. y. la nota oegneale.
^d
523
Gì
colombe che dilaniano colle unghia
iglio; molle poi di rame quasi colle
me Ggure e colle leste di varii nu-
*ere, Narle, Ercole, un Iripode una
ec. e ne presenta Filippo Paruta
col mollo AKFArANTINiiN.
i conoscersi facilmenle la uberlà del
io di Girgenli, da esservi stato da gran
costituito nella spiaggia il caricatojo
lento, ed avuta cura ultimamente di
rvi il porto , spesavi una ingente
ad esportare oltremare le ricchez-
medesimo territorio, ed importan-
estere merci provvedere ai comò-
li abitanti. Affermano comunemente
ichi essersi accresciuta un tempo
mordii medesimi la città , ed es-
imente pervenuta al colmo delle
ze e ad immensa moltitudine di
, come indicai di sopra, da espor-
ella opposta spiaggia della vicina
copia di frulli e conseguir guada-
mensi col traffico grandissimo. Non
IO dunque i coloni di cosa alcuna
necessario alla vita ovvero alla de-
li fa menzione del resto appo Clu-
lagli antichi scrittori di sorgenti di
nel medesimo territorio nelle quali
ia deir olio : si ha nel lerriiorio di
li in Sicilia, dice Diascoride lib. 1.
K>, tiri liquido bitume che galleggia
argenti di acqua e di cui si ser-
per le lucerne invece di olio. Plinio
. 35. cap. 13. E formasi da una
li argenti in Sicilia un rito pingue
rido oleaceo; raccolgonlo gli a6t-
olle spoglie delle canne, immanti-
cosi attaccandosi; se ne servono
lucerne invece di olio ed anche
abie dei giumenti. Solino nel cap. 2.
i il medesimo olio : unguento medico
le malattie degli armenti. Dice
mie il Fazello servirsi del medesimo
rigenlini a curar varii generi di
ÀITenua poi Strabone nel lib. 6. es-
GI
sere un Iago verso Girgenli, lo di cui sa^
pore è al certo marino, ma di natura affat-
to diversa; imperocché non sommergoìisi
gì' inesperti nel nuoto , ma galleggiano
a modo di legni; non conoscesi oggi però
lago di tal maniera. Nota il medesimo So-
lino aversi il territorio di Girgenli delle
fangose scaturigini; dicesene ora Bissona
il luogo. Parla anche Plinio nel lib. 31.
cap. 7 del sale di Girgenli. Vedi Àboran-
gio (1).
(t) Girginti. '^ìion descrìvendo in qualche modo
il nostro autore che il solo tempio di Giove Olim-
pico e nominando soltanto gli allrì grandiosi mo-
namenti che pur troppo ci presentano Y antica ma*
gniGcenza dell* isola nostra, ò necessario farsi da
noi parola di essi, avendo preso le belle arti oggi-
giorno r interesse dovoto. A non confondere in-
tanto le descrizioni degli antichi oggetti coi mo-
derni e non invilupparci nel presentar gli uni
agli altri confusi, rominciaro dai vetusti, seguiam
con quelli di tempi moderni, ovvero colle cam-
biaiioni novellamente avverate negli stabilimenti
e sacri e profani , e le bellezze e le particolarìtà
che mostrano.
Movendo dalla porta di Ponte eh* ò un brutto
avanzo dell' età di mezzo, vedesi a sinistra il con-
vento di S. Vito, con dietro la rupe Atenea che
ò la più alta cima dei monti che ivi soUevansi^
sulla quale era una volta, secondo Diodoro, il tem-
pio di Giove Atabirio e di Minerva di cui non ve-
densi più vestigia ad onta che il Ferrara attissti
esserne avanzi. Seguendo verso Sud-£st all' angolo
della rupe, sorge la Chiesa di S. Biagio, sui resti
del celebre Tempio di Cerere e di Proterpina, del
genere detto dai Greci antet, la di cui pianta esiste
quasi intera ed una gran parte delle mura della
cella lunga pai. 79, 6 oltre il prolungamento del
pronao di pai. ii, e larga 48 ; erane l' ingresso da
Oriente, dove oggi l'abside deUa Chiesa. Scendendo
poi verso Mezzogiono si osservano avanzi delle mura
dell* antica città di pietre riquadrate , e poco di
poi il Tempio di Giunone Lucina dinanzi a cui
apresi una piazza che si giudica essere stata de-
stinata pei sacrifizii, pel passeggio del popolo, go-
dendo dell'amena veduta del mare« delle spiaggia
di Gela e di ridenti pianure. Una magnìGca
gradinata mena all'ingresso, maestosa T archi let-
tura^ ed il prospetto rivolto ad Oriente; la pianta
di Bgura rettangolare. Sorge sopra alta base sor-
524
Gì
AsvttfaBte» Lat. Agraga$ Sie.
Xiumi di S. Brasi (T. H .) Fioroe da cui fu
delta anticamente la città ficioa, appellato
oggi di S. Biagio ed anclie Drago.
dUU da qoattro gradini GooUssi nel
trantaqoattro colonne del diametro di paL 5 » 1 »
del più M dorico greeob con venti ecanalalnre per
egnnna» di nna lielliMinia lagooM il eapitcHo, ed
oltre i ioliti anelleia loUo r eehino« altri dne ehe
tagliano le Manalalnre pretto il tomn» tcapo
finmiando nn biaiarro collarino; era il tntlo ini-
piattrato di calce colorata lieveniente a Tarie tinte»
di cni può vederti difficilmente qualche retidno
adle cave angolature; tono ditpotte gtntla la fonna
perìttera, tei per ogni facciata, ed ondici in da-
aenn lato nMggiore , molto però rovinate. Altm
quattro adomano la cella , dne cioè nei pronao
fra gli enti, e dne nel poetico. Stendeti il tempio
in pel U9. 6^*n lunghena nello ttilobaU olirò
i gradini, ed in pel 65, 4 in largbena. Dicati»
come rammentano Plinio, Diodoro, Arittotile« e»-
lervi ttata nna Uvola dipinU da Zeoti, che eepri-
meva la Diva Ginnone,'al lavoro della quale itco
lenti tpogliar nude le più leggiadra donselle della
città , dalle quali pretccbe cinque a tenrirgli di
modello alla Dea del dipinto, onde cantò Arioitot
Qnaodo Zeuti 1* imagioe far volte
Che por dovea nel tempio di Giunone
E ttnte belle uode insieme accolte,
E che per una farne in perfezione
Da chi nna parte e da chi un'altra tolte.
Discordano del resto Dionisio di Alicamatto e
Cicerone rapportando un tale evento ad un* Elena
dipinta pei crotoniati. Il sito del tempio ha molto
di pittoresco ; ci ha di rimpetto una cisterna, ed
alle falde della rupe su cui si erge sepolcri in»
cavali a volta nel vivo tasso, appartenentisi cer-
tamente all'epoca romana. Sorge di là poco di-
scosto il Tempio della Concordia in cui si ha
Tagto assolotamenle di osservare la solidità ed il
semplice dell'arte in tutta la loro magnificenaa,
ptrtimonia« riposo e ragionevolezxa. Rimane quasi
intero, come se il tempo edace osato non avesse
spiegar la sua potenaa in un monumento che non
merita che venerazione , ma la mano dell' nomo
che vantasi di una ragione da cui è governato,
deformollo e il manomise con perfidissimo restauro
(1837}. É simile nelle forme a quel di Giunone,
ne è lievissima divergenza nei dettagli e nello
dimeni >oni; dorico anch' esso 1* ordine e perìttero«
Gì
«Ma (V. H.) Terra oggi ralMta e di
coi fa meiuione Faiello allo radici di n
colle alle sponde del Suine lato.
cttoiM (T. 11.) nome , delio alIriMii
aoeteonlo da ognal ■nmavo di ooiosoo aetame ti
inteme, del diaaMtio di paL i, 0; a'Orieote k
porta della cella neUoaaatn* o eoa ém
ianeU lagKalo oaHa giiiitmi età wmm. li
eke chindovn la calla doUa parlo
tolto dai GnoUaw • ianliò no
iaUtoIaU a a Giorgin dalle Bnpn,
anello aperti i dodici archi aho rf
maggiori dei muro. Tenendo nlln
eompreti gli tcalini ò Inngo
ililobaU pai. Ifti, 6, largo 04» 10* A
0 pretto il tempio di Ercole
alanie tepolcrali, con nicchio e
Ito nmfio ài EreoU io ^gooahmla la pitali ad
issa dallo onorati pietra cho roecnpavana, e m
rieultò la Inngheau non eooiptuta la giadiatnii
paL tftf, a la larghena in paL OT. H perioititè
formato di SO eolonno doricho del diamtM à
ptL S, 5, 10, mattilo pariptero adanlpratUtpo
le dne nel pronao a nel poalioow la fonde ddh
eella otterraai la baee dov' em la ■agnii
In bromo f opera di Mironn, n\
cole in aomma venemione appo gli
i quali la difetero dalle intidie di Terre cht l«*
lava rubarla ; era costume dì baciarla mi
che perciò ne rimate logoro coli' andar del
al dir di M. Tullio, il quel confettava cwn h
più bella che ti aveste mai veduto: fue nm f^
Cile dixerim ptidquid vidisu pmlekrimi. Xrtfsm
all'angolo di traumntana una tlatna id mnm
ttatuario di Etculapio mutilata , poco miasft ài
vero, che si conserva nel museo della 1. Cai1i^
sita di Palermo. Adomava qud tempie iasttif»
condo Plinio anche un famoeo dipinto di Um,ét
creduto de lui di valore non oornspsateO i
qualunque prezzo, ne le* dono agli Agrigeeliai éi
ivi il collocerono; ma ne ditcorda Cicsrsmtd
suo libro de inveniion^ ehe dicelo doaale ai asO>
niati; cel pretenta Plinio lib. nxv ctp. t>S ^^
magni/leuM e$t Jtipittr ejus in Carene edilsiMO*
Dii$, et Erculee infame drofonaf afrmifolaei, ^
menu moire corom pmvenie, etAmpkUrieee ft»
ipetro il tempio tecondo il Serradifalct, t aàiti
di altre ttupende pittore e tmltnre; si ba à^
intendenti come un capo d* open greca , d ps
rarehitetturache per rarcbeologia, iablti
peno d'arebiirave caduto dalla parte di
525
Gì
ehe scaricasi nel fiume Pantagia o
ri, e si ha origine solfo if monte Dia"
jpra. Vien mentovato dal Gaetani sotto
nbi i nomi nelle Vite de! SS. Sidl.,
b dice, alle sue sponde aver costruito
iblio pio e ricco uomo una Chiesa
circa ss palmi verso le? ante dalta colonna
le, con un foro a soltosqnadri, piramidale,
lo a porri dentro TuliTella e tirarlo in sa
ir fra noi, ci mostra la conoscenia dì que-
■mento presso gli antichi. Dietro il tempio
grande apertura detta Porta aurea, che era
Ica porta della città di cai non rimana Te-
e a poca distanta è la cosi detta Tomba di
che consiste in un gran basamento quadrato
irgheiia di paL tO, ed alto 16, S, alquanto
lale, e con nn secondo ordine decorato ne-
oli di quattro colonne joniche con capitelli
ibbelliti negli angoli di fogliami e di ovoli.
Imi 13« 3, ìucIusotì il fregio. In ognuna
oattro pareti ci hanno delle finte aperture
rilicTO nella pietra ; r altezza finalmente
jtro monumento è di pai. 86. Balla diver-
leUo stile, massimamente delle colonne, sono
I opinioni sulla sua costruzione; credesi da
dell'epoca greca, stima il Serradifalco col
il ed il Gourbillon non essere che un romano
lo simile a quei che ci hanno presso Ter-
Albano e S. Remigio; altri infiue che sia
lamento il qua! dimostri la nascita dell* or-
nico , cui non erasi ancora assegnata la
iente intavolatura. Sembra impossibile del
be un edifizio cotanto piccolo ed indegno
lagnificenza agrigentina siasi appartenuto a
roneche regnò per ben sedici anni con splen-
oa gloria e che meritossi alla morte onori
Seguendo poi la discesa osserrasi alquanto
ra una rustica fabbrica che forma gli avanzi
nfiio di E$eulapio che era edificato a sola
M pilastri angolari, col suo pronao, dove
isi forse due colonne isolate nella linea mo-
del pilastri angolari dinanzi alla porta che
f a oriente; eran di fianco le due scale come
1 delia Concordia « ed al di dietro senza
, dalla parte esteriore verso occidente, due
colonne scanalate impegnate nella muraglia
enti angolare Erane la lunghezza nello sti-
di paL 77 circa, di poco men che la metà
bezza, e di pai. i, 1 il diametro delle co*
Non rimangono attualmente che gli avanzi
scalini aiti paL $> 8 ta cai i pilastri e le
Gì
alla Vergine verso il ni secolo di Cristo ,
dove poi visse lungo tempo allontanatosi
dalle cure del secolo.
«ladecca. Lat. Judeea (V. N.) Casale
appartenentesi al territorio di Butera, ed
alla Chiesa di Siracusa , mentovato in un
mura della cella eoo le doe mezze colonne senza
capitelli. Era in questo tempio la famosa statua
di Apolline scolpita da Mirone cheavcTane inea*
strato in un del fianco a piccole lettere di argento il
proprio nome; fu involata dai Cartaginesi nel iOa
av. C quando misero a sacco la città di Agrigento
nel principio del regno di Dionisio, restituita da
Scipione minore Affricano presa Cartagine, rubata
finalmente da Terre. Seguendo intanto il cammi-
no osservansi a sinistra gli avanzi del famoso Ttm»
pio di ffiové Olimpico di cui parla suflicientementa
l'autore versandosi in erudizione storica. É un
evidente testimonio delle parole di Empedocle a
di Platone sugli Agrigentini: aedifieant tamquam
nunquam 9$$ent morituri, edunt et bibuni tam^
quam erae eaent morituri. Sorse uno dei più
magnifici della Sicilia e della Grecia , e secondo
dice Diodoro^ mentre gli altri sono cinti o di co*
lonne o di pilastri, riuniva questo entrambi i modi
di costrozione, di modo che le colonne chiusa in
metà nel muro che occorre lungo il peristilio^
passano da forme quadre nell'interno in rotonda al
di fuori» formate di pietre cilindriche, ed a cunei
unite insieme con segmenti , e congìungentisi ad
altra pietra nelPasse di ciascuna colonna del se-
midiametro di tO piedi nell'esterno e la larghezza
di piedi 1, a « talché potrebbe starri dentro il
corpo di un uomo , ed i pilastri di It piedi di
diametro nell' intemo. La figura del tempio è pa-
rallelogramma rettangolare, e se ne addimanda
il genera peeudoperiptero , faUo talao ed ipetro.
Là lunghezza dello stilobate senza i gradini ò di
paL 4t9, a, e di 807 la larghezza. Ne erano so-
stenuti i lati maggiori da li colonne sporgenti
alla metà delle mura corrispondendo in ognuna
di esse on pilastro come si è detto, eccettuatene
le angolari che erano assolutamente rotonde; il
lato occidentale avevano sei comprese le angolari,
sette l'orientale; nel prospetto di occidente vedo-
vasi scolpita ad alto rilievo nel timpano del fron*
tono la guerra di Troja, ed in quel di oriente la
guerra dei Giganti contro Giove» opere eccellenti
mentovate nel testo. L' interno del tempio era di-
viso nella sua lunghezza in tre scompartimenti da
dna fila di pilastri, 18 per ogni lato, a da un ma-
&26
Gì
diploma di Papa Alessandro III , dato in
BeneTento nel 1168.
«lallaoa. Lat. Juliana. Sic. Glaliana
(T. H.) Nobile paese naluralmenU fortiB-
^cato^ sopra scoscesa rupe, da Federico II
circondato di un muro e munito di una
ro elle concatoiiafali» ed irpronaoen anehe di? ito
dilU eella per va pìceolo maro a forma di pial-
letta. Negli stvpeodi arami meritano atteniiooo
oltre i frantomi di eornice« arehitraf e » capileUit
eolonne, quei di no baiamente roboitiifimo aor-
montalo da cinque gradini, dei quali il ioperìore
nianoa di pedata ed è adorno di nn plinto con doe
fiteie lof rasUte da uno slilobato. Più importanti
tono però gli aTanii delle cariatidi, delle qnali di
ondici rimasugli, ne compete una il signor Politi
della longbeiia di paL 30. e che sen giace distesa
nel tempio; è di stupendo sealpelb, e presenta nn
ragionevole sfoggio di anatomia ohe esprime la
fona oonveniente al sostegno d' ingenti massi; tono
ignudo quatte cariatidi, inanellati i capelli, coperta
di una benda la testa« eccettuatine gli resti di una di
fluuliebre faccia. Presentano una istudiata.imita-
ilone di antichi modi nella rigidena dei contorni
e nella dureua delle masse, ma la semplicità, la
straordinaria franchena, ed una graiia neU* inaio*
me, danno a vedere essere dell'età greca la più
bella per le arti. Varie sono affatto le opinioni de-
gli scrittori sol sito che si abbiano avuto nel tem-
pio. Il Lopresti da Girgenti supponendo aversi
STuto la cella tre porte , stima che unite due a
due col dorso al muro di quelle ne sostenevano
l'architrave^ opinioue adattata come più probabile
dal Palmer! ; le coitituisce il Tommasioo sui pi-
lastri corrispondenti alle colonne; Tab. Maggiore
nella fronte interna dei pilastri della cella« pre-
sentandone gli argomenti dalle dimensioni della
altezza, e finalmeote osserva il sig. Politi avessero
formalo nn secondo ordine nella cella composta
da circa ventiqoaUro pilastri, sostenenti un sem-
plice architrave, e so questo un attico cariatico
per sostenere roltima cornice dell* ipelros, così che
il numero delle cariatidi doveva essere uguale a
quello degli auli di sotto. I frammenti infine dalla
parie di occidente e dal lato meridionale del tempio,
e prìncipalinenle un torso forse di Giove che fulmina
i giganti, una magnifica bocca di donna col mento,
una quantità di grandi pietre scolpite, e delle drap-
perie iucrostate ancora di calce, furono trasportati
per ordine del a. Governo nel museo della Uni-
versità degli slndii in Palermo. Seguendo iAlanto
Gì
rocca ; sorgo a poca disianza da Chloii.
Disse Giaconio Adria essere una aeeshi
dllà sita suU* alla iella di on colle, salto
cui è una aUiufma rapa , doDe fnm i
laro nidi le aqyUe; e diasela colonia opt-
lentissima in UiUo con feeondo terrUorio,
il etBuniao , volgendo verso Mòrd, icof|fi ||i
avamidi un l*amj»<d ehe ereden dai ■oderai saril-
torì,i quoti Fon l'altro ti copiaroBO, quel di Ci-
«fors e di PoUiict di cai casta Fiodaro aclt m
ddle Olimp. Era dal geaan aattfito pgipitmi t
ne era fornito il perirtilio da Si colauaddrd-
tena di paU U, 1, S, a dd diaoMlni di paL 4,7,
tredici oioè nei lad a tei sai praipcUi sa-
prete quelle degli aagolL Por ordina Mlt Gmh
missione della antichità di BiaiUa ai fa iftalnr
dalle pietra a dalla terra clia da «alti ttcdi b
eoprivano dall' etiniio Tillaraala a dai
fr. Cavallari eha ne rilevanMM la pianft
la quale ne abbiamo dedotto il eauaa; ai disattr
nrono moltittimi ruderi di ookmaa tra «a aa^
Ohio di iMtamanti; ti erettalo tm fuatlra pdÈà
tra oolonaa con la propria loro trahaaiinot •>
di nn echino Intagliato, a taratiaala ai
gola dritta ricoa di effigiata latto di laaoi
l'acqua piovana, la quali tatto Iwooa titdkdi
in Palermo, a adorna una il notaa dd sì|. 9i*
liti in Girgenti, del quale parlaraaao. È parai
del sig. Lo Fase Duca di Serradiialoo esacr di gnn
costruzione e ristaurato poscia dai Bomaai. lai
si osservano contigui a misere cstuccie i rsili ad
Tempio di Vulcano, cioè due fusti di celoeM id
pia nozze nelle scanalature, il che potrebbe iuk'
durre la fondazione di epoca romana, quantaa^
i più bravi architetti non desistano afiaUo dirli 'i
greco tempo; soUevansi quei fusti sopra ilcaai|»
dini poggianti su parte delle fondaaMata.Piéi»
con sicurezza intitolato da allora a Takaas, ^
esser vicino, come Solino cai descrive, al l^<b
fé* dir delle Csndonie sull'olio galieggiaats sdh
acqua non solo ad antichi ma anche a mtét^
scrittori, trai quali il sig. Eiedeael delass à^ #
Ficani il quale pria di farlo osservara ill*ioì(*
fé' versarvi di soppiatto un otre d'olio, mi iaitd'
là non presenta che torbide e laagoae acqtft tf
Aequidotti Feacii ai quali si ha iagnsmr*'^
che casa di particolare in Girgenti; non ceaddo^
che in una catena meandrica di grette impl>»
nelle quali nulla merita attensiona dalls
toro. Della Piscina non riaaana veitigis
già minata al tempo di Dtodoro. fimm i f^
527
Gì
adatto a pascoli. Era nei primi tempi dei
Normanni, ed onìla ai borghi Sinurio, Adra-
gnoy Zabut, e Comicchio^ siccome cosla da
diploma di Guglielmo II nel 1183. Dap-
prima fu decorala del titolo di Signoria ,
indi nel 1543 di Marchesato. Nella fortezza
diùo del cooTento di S. Nicola è on'aotica fab-
brìea che moatra qq tempietto io antis , di coi
ffnne qoattro coloooe formaf aoo il prospetto dalla
porte di orieote; le goccio sotto la lista dell'ara
cbttroTe il preseotaoo dorico-greco, ma fan sospet-
tare però rionire ed il dorico ed il jooico come
aelUi tomba di Terone» e la sagoma dei capitelli degli
jNitì» • la base attica, e le complicazioni oelle mo-
é&mmìam del fopracdglio e negli stipiti deHa parte
nritreasata» la qoale por devastata dai Goti che
loadoltwoBo al loro stile il sesto acato, fecero oeU
rbitenio OBO volta a crociera. La larghezza dello
olilobata dalla parte orientale, oltre le basi dei pi»
è di peL M, e di 49 la longbezza, ed il dia.
di prospetto dr pai. 3, 4; addimandasi tal
r Orolorio 44 FalaHdé. Sonosf rinrenote
$É fooi contoroi del fraotomt di statoe, e prio-
■oo sto pendo torso ignodo con nella
tinialra parie di ama clamide, che poò ere*
émà di «n Dfereorìo; ti si raccolsero aoche nove
gm Maasi di ooa cornice corintia in marmo bianco
ém corooora al certo ona qoalèhe fabbrica di for^
■tt rotonda; si osservano adattati egregiamente in
Ha OMiraglia eircolare appositamente costroìta, e
il ricordano T antico romano tosso. La Chiesa di
& Maria dei Greci finalmente ò costroita sogli
naui di a» Tempio oredoto per la sola voce tra«
WiMle di GioM FoUeo, del qoale si esser-
Mo io parte dairesteroo verso settentrione i
Jtei ranghi A pietra che componevano il fo-
lli ieaMbter delUl colonne del diametro di pal-
M 5, 1 oBVe e '/i; la strada sovrapposta copre ona
lell» ststahota coi gradini però ben conservati.
Foliene che avendo apprestato gK Af ri*
Palando delle somme a compirlo, se ne
«gli Bé asorpar la tirannide delfai eitti.
Bete eert ono agoardo ai più interessanti mo-
nti dell* antica Agrigento^ trasandati gli og^
ti di vaglia mnnon, apjpoggiatici principalmente
lavori aolle antidfalità agrigentine deir esiridio
Paliti, atropa colossale solle antichità dì
dell' eraditMmo sig. Doca di Serradifalco',
Goida per la Sicilia di II. Giovanna Power,
ora alla deaerizione del civile staio di Gir-
yAti pabbliei ftabilìBienti sì chìesiaslioì ebedì
Gì
avevano ampie magioni i Signori, ma
fu data ai monaci Olivetani la metà che
guardava il paese verso tramontana, poiché
questo è rivolto verso Greco. La parroc-
chiale Chiesa maggiore sacra alla Vergine
Assunta sorge nella parte bassa, comune-
beneficenza, e negli oggeUi primarìidi belle arti che
si attirano in essi attenzione.
La città di Girgenti è ona deUe capitali delle
sette Provincie di Sicilia, distante 76 m. da Paler-
mo, cen soggelli i distreUi di Bivona, e di Sciacca
olire il proprio. É sede del Vescovo, dì on Inten-
dente, d*ona G. Corte Criminale e di on Tribo-
nale Civile, di on Giodicato d'istrozione e Circon-
dariale, d*uu consìglio di Ospìzii, di ona Depo-
tazione sanitaria di Sgelasse, di ona dogana di 1*
classe. Il dnomo era a principio di costroziooe go-
tica , di forma polìgona le colonne e faccettate ,
ma fbron qoeste sconsigliatamente imbottite di
calce, apposti pessimi ristaori, archi pesantissimi^
e plinti ingenti sotto le basi^ mutato il carattere
gotico in forme estranee afiatto senza nemmeno
onilà. Entrando nella maggior navata vadosi a
sinistra nn rustico marmoreo sarcofago , che ad
onta della vergognosa storia degli amori di Fedra
pel figliastro Ippolito che rappresenta nei soni qoattro
lati in rilievo, è desti osto ad on dei sacrosanti osi
deHa Chiesa Cattolica, alla conservazione dell' ae-
qoa santa per 1* amministrazione del battesimo. Nel
lato di tramontana non perfettamente finito è isto-
riata la caccia di nn cinghiale in nn bosco; Ippo-
lito che inforca nn bellissimo destriero dìfendesi
colla lancia dalla belva atterrita da cinqoecani che
le sono addosso; i tre cacciatori con clava pietra
e freccia tentano ucciderla, ed ona qninta figora
aizza colla destra on caoe che addenta il cinghiale
in ona delle gambe posteriori, e tiene on parazo-
nio colla sinistra; tutto vi è vita. Nel lato minoro
di oriente rappresentasi Fedra ferita da Cupido;
abbandonata so di ooo scanno volge il capo alla
notrice che le alza il velo dal fronte e le scioglie
le treccie, mentre nove delle soe dooòe le fan co*
rena e doe cercan confortarla intrecciando il loro
canto al soon della lira; al lato opposto di Cupido
ò on cane; la base ò adorna di fogliami e di ani-
mali. Neil* altro lato maggiore è scolpito Ippolito
in on noovo apparecchio di caccia, e circondato
da dieci cacciatori, da cani, da destrieri; alla soa
destra la notrice gli porge sommessamente i doni
e i dìttici amorosi che Fedra gì* invia, e ne svela
r ardentisiimo dimoro per Ini; inorridisce il prode
528
Gì
mente però dicesi intitolata a S. Giuliana
Tergine e Martire Patrona speciale dei ter-
rauani, del di coi teschio gran parte fé do-
nato da Diego de Haedo Vescofo di Gir-
genti, e consenrasi in una cassa d'argento,
celebrandosi la di lei solennità con gran
•I foMito aamiBiio» il rigsUa» • Tinto dagli
giorì M giara il titottiio; è aéorao altral il etsB-
fra dilla baie di fogliaoM e di aaioMli. U ^«arto
lato dal larcolago Beno rile? ato dagli altri a
«MI aonpito ia tolto rappraaanta il tragiao fina
d'Ippolito fOfaaeiito dal earra» Inidnato dai
tra corridori maiai in praeipitoia rotta dal bm-
atro marino ad onta dagli afoni di nn corag-
gioio icadiaro eho tenta rattanerli. NeU* angolo
riniitro della parte raperiore gnalaMnta redeai
aealpita la teila di nn boe marino aama eoma*
Altro antico fareofago di Buurmo bianco indoaaato
da an eleùmte» col ritratto di aa giofane in aa
diaeo iOiteaato da doe genii con altre Bgnre fini-
botiobe » OfierTaTaai non molli anni or tono nel
daoBM atateOf bm contiderato come aa lafiorma
maaio, aon per anco aTondo rìgaardo di aorta alle
iaoiiioBi ed llloflnoioai cbe lato ne aTarano il
irOrTiUe, il Principe di Biioari ed altri cbiarii-
aimi arcbeologi, renne cbiaao armeticamaato an-
tro il graada larcoCago per aaeglio maataaar l*ae-
qaa lottrale cbe ne trapeUfa, privando la dita
di on ocello che le era non di poco ornamento;
ai potrebbe, etlraendoai, ioToUre ad on deplora-
bile deperimento, ma cosi lascialo di TanUggio in
non cale, ci retlerà solamenle il rammarico di non
arere rimedialo a tempo. Altro ae ne oMerva di
pari antichità nell' ingresso della porta maggioro
al deslro lato, di bianco marmo come i doe, li-
acio perfellamenle, e con coperchio a frontone or-
nalo di on meandro dipinto alla greca; Torlo so*
perion è terminato da ona gola di poco aggetto
o becco di ci?ella dipinto a fronde, e questa pit-
tura la grandexza e la inlereua il rondone me*
ritevole di speciale attenzione e di non poco in-
teresse. Osser?an8Ì nel duomo oltre i mentOTali
sarcofagi , uno stupendo quadro della B. Tergine
col Barobino di Guido Beni, e 4 grandi quadri cbe
nppresenlano S. Antonio, N. D. del Bosario nel-
r alUro delle anime del Purgatorio , la Madonna
88. col Bambino nelle braccia e circondala da 8.
Anna, 8. Liborio, 8. Biagio, 8. Luca, l'Arcangelo
Baffaello nell' allaro di 8. Liborio, e quel dei 88.
Cosmo e Damiano presso 1* altero di 8. Antonio,
del Can. Nunaio Magro « di cui si dubita se nato
Gì
festa e fiere nella prima domenica di set-
tembre; nn* Arciprete e sacerdoti insieaM
ritmiti attendono al coito divino; è deconli
ona cappella di varie teche con reliquie di
santi e prindpalmenle di od brano ddh
Sindime di 6. G. della larghena di
in es-
atti*
in Girgentl o in lagabnnto o ■arto in
Si agaato del ITSi,diaaepole ini IfnvnIB»
oaaarra dalla maniero, daVam Min
piegbe dei panni e dalla |
a pie del 8. Antonio, lavoro dannla da
Cbiesa per eaaaro alato in proaaia
promoaso al canonicale, vadeai il
eoU' iaeriiion« Nfmuim$ Mti§r9
no 470S. MeU'aroyTio del é
aenrasi nn raro di terra colta
tato perobè il priaao rinTonnto io qnaila
in leeltà non del aalgliori ebn ci
pia nei gebinelli di bmUo eiUà delTiaab,
Tansi altri quattro auoi dipinti di
di eiroa S paL di kingbena, dnonU daMT
cono a Giuaeppe Ticari, dui faali
uno la cena di Bmniaua, akiu b
Pietro, altro G. Griato paipniu m1
da 8. Tommaro, ed il fnarlo k Giaditla
di Oloferue. Dipinro nella Cbiaaa ini
nn quadrone dei pie belli, thm roppffeaauta
colò di Bari, ed altro ancbn m aaaai pii
cbe esprime il luogo:
Doto rumano spirito ai purga
E di salire al Gel diTooU degnai
situatone in prima nel eappoUonu, aaa tahe «a,
confinato nella sacrestia, aoalitnito da nn £piiii
del sig. D. Carmelo Argento da Girgenti sfisw
di Antonio Manno. Nella Chieu del PP. Ornh
litani ci ba del Magro il quadro ebe roppianaO
8. Angelo moribondo , a nella sacraslia dai Ff*
dell'Oratorio di 8. Filippo Neri dna quadri di
misura per IraTorao dipioti, eapriaaenli ia
deisa al naturale ed In aroiio fignro,uno lai
saliaio di & Giuseppe colU B. Yergine* l'albe b
adultero sai? alo da G. Griato, oltro ?arìi airi A*
pinti cbe ritro? ansi di Ini in altro Gbiaia, ai li
Tari! paesi non eccettuato Palanao.
TiTcote 8. Alfonso dei Ligneri ronne bai*
nel ir7S la casa dei PP. Lignorini contigmdp^
Beno TescoTile, e si è già compilo nett'eaesll»
un gran tempio di arobitattnro joniea, fnf^
di buone pitture, eretto in onoro dellaielml^*
eoaacincialo nel tSiO. Fu demoliu inlaaia
529
Gì
mano: si ha 9 Chiese filiali, ed in quella
di S. Margherita con una confraternita ewi
un simulacro del SS* Crocifisso sommamente
il 1S36 la Chiesa di S. Stefano faorì la città. Isti-
tohrantt in ({oesto nostro secolo le scaole coroo-
nali col metodo di Lancaster, sino alla conoscenza
dalla grammatiaa italiana e latina a render la gio-
Tenta capace al più eletato metodo del seminario
nel qoale i Domenicani furono discaricati dati* ob-
blifo di apprestare i professori. Stabilivasi nel 1840
una tcnola di calligraGa , ed una scuola di dise-
gno nd 1S50. Venne costruito nel secolo scorso
da M.' Ramirex Vescovo della diocesi il collegio
dentro il seminario dei chierici , dove passa da
questo il fiore della gioventù che per istretto con-
eorM delle studiate materie ha dato saggio delia
•na preponderansa, a compire il corso degli studi!
•ansa spese di mantenimento che indossa affatto
il eoUegio sudetto; è questo uno stabilimento che
iftìtnita una somma gara negli studiosi, ha formato
ingegni altissimi nelle chiesiasticha scienze, che si
httino anche attirato lo stupore degli stranieri.
n Goniervatorio Gioenino iuoltre deve la sua fon-
danone sulla prebenda del Tescorato al Vescovo
6ioeni da cui prese il nome, e vi fu erogata la som-
Ma di 8S000 scudi; quadrato è Tedifitio e a due
fieni ; sUbill il tesUtore dovervisi mantenere IS
Taechi, e 7S alunni a studiar gramatica, musica,
o qneU'arte che più torni grata « ma diminuite
oggi le rendite si è anche diminuito il numero.
La pubblica biblioteca vicinissima al duomo, fon*
data con pochi libri da Mr. Lucchesi PaHi> senza
aistenu bibliografo » senza fondi , viene a poco
a poco leeman/lo anziché aumentarsi , e qon
«arila alcuna attenzione. Il gabinetto artistico ed
aiohaologioo del sig. D. Raffaello Politi amatore
daite patrie cose e dei pochi che possa oggi van*
lar nulla di eccellenti nella pittura, merita una
attenta risila dal viaggiatore; vi ha una scelta col*
kaiono incorniciata della più belle stampe moder-
M!p che comprese colle antiche conservate in por*
liiagli ascendono a ben SOOO, tra la quali delle
mm e dei preziosi originali ; uno stupendo
delle più rare figure litografate in
ed altrove, una raccolta numerosa di gessi;
gabinetto di storia naturale colle più rare stron-
, solfi crbtallizzati, conchiglie» ricercatissime
|fllrificasioni ec, un piccolo medagliere, ed una
di oggetti antichi, trai quali degli stupendi
Étlili greco-sicoli « idoletti, bronzi, alabastri,
nti di antica scultura ed architettura ri-
ati nei territorio di Girgenti, e principalmente
Gì
miracoloso e molto venerato dai paesani.
Al tempo del Pirri i Carmelìlanì che dolila
Chiesa di S. Antonio fuori del paese pas-
un magnifico torso di un Apollo del più bel se-
colo della scultura in marmo pario e metà del
naturale; finalmente una piccola ma scelta biblio*
teca artistica e letteraria, adorna del gran Dante
dedicato al Canova da Renzi, Marioi e Binisi, adi
molle altre opere di gran lusso e di valore ingente.
Il sig. Politi apre nella sua casa un piccolo ma
grazioso teatro in sollazzo della gente, ed è unico
nella città. Fu costruita nel 1832 una casa di com-
pagnia denominata il casino Empedocleo, fornita
di ampia galleria e di varie stanze contigue ador-
nate elegantemente; presenta un bel prospetto con
al di sopra nel centro le armi di Agrigento e. la
testa di Empedocle. Radunasi anche in Girgenti
una società economica per lettere e scienze, che
ha dato alla luce alcuni dei suoi atti applaudili
dai giornali esteri e nazionali. Si ha il comune
un monte agrario, poiché in questo veniva inrer-
tito per sovrano rescritto del 31 agosto iSiS un
peculio fruroentario fondato nel 1750 da Blonsig.
Gioeni Vescovo diocesano; dipende dairintendentet
e viene amministrato da tre Canonici e dal Ret-
tore delle opere pie, eletti a vita dal Vescovo; il
capitale è di sai. 548 tum. a di frumento. Telo-
tato in denaro al prezzo corrente in due S8i9, 60;
i prestiti si fanno per via di pubblici strumenti*
Per le cure dell' Intendente il signor Palizzolo fa
cominciata nel 1850 a contribuzione di partico-
lari una villa pubblica, poi continuata e mante-
nuta a spese del comune con annuo assegna-
mento; è fregiata di statue di marmo che formando
un semicerchio chiudono nel centro una colonna
su cui vedesi il busto di Empedocle esimio lavoro
dello scalpello di Villareale; per la posizione 4
sorprendente, poiché offre da un lato la Teduta di
gran parte della città, una prolungata catena di
monti e valli da tramontana . e da mezzogiorno
un orizzonte aroenissimo che signoreggia un mare
azzurro in pace, sparso di legni mercantili. Si 4
anche aperta una pubblica passeggiata di conside-
revole lunghezza ed ampiezza, che mostra i ma-
gnifici monumenti dell' antica Agrigento ed in se-
guito una vasta pianura che offre a destra il corso al
fiumeii^ra^a(Drago)«le di coi acque vedono con-
fondersi col mare. Costmivasi nel 173S un camposan-
to presso la sommità della Rupe Atenea nella quale 4
istallato un telegrafo, come altro é anche posto nel
molo. Una buona parte della lunga strada princì-
pale della 'città si é da poco tempo lastricata, a
fi 7
630
Gì
sarono ni di dentro in quella dcH*Annun-
ziaUi nel 1594, a noslri giorni mancarono.
I monaci Olifelani cui si apparteneva la
eootinuata fra brcre , sì porterà al termine. Dal
1737 al 40 fu la ciuà tutta girata di strade rota-
bili comunali che si riducono sino al molo e me-
nano agli antichi monumenti greco-sicoli. Vedi
Molo di Girgentù
Contavasi nella città nel 1798 una popolazione di
^1882 anime, di 17767 nel 183t compresavi quella
del sotto-comune Montaperto, e finalmente di 15643
nello scorcio del 1853. Era la popolazione dell'intera
proTincia nel 1798 dì 217877 anime, di 225038 nel
1831, e di 248545 nel fine del 1852. L'estensione
territoriale di Glrgenti comprendesì in sai. 15108,
751, delle quali divise in culture, 25,874 in giar-
dini « 30J75 in orti semplici, 2,511 in canneti,
•57,536 in seminatorii alberali, 10156,746 in se-
minatorii semplici, 2991,638 in pascoli, 189,013
in vigneti alberati, 336,078 in vigneti semplici,
41,914 in ficheti d'India, 671,886 in terreni im-
prodottivi, 5,380 in suoli di case. L'estensione
territoriale poi dell* intera provincia coìnprendesi
in sai. 161068,417, delle quali 290,873 in giardini,
63.591 in orti alberati, 263,928 in orti semplici,
46,627 in canneti, 348,441 in risaje, 14.389 io
pioppeti, 135,643 in seminatorii irrigui, 8630,504
in seminatorii alberati, 104607,100 in seminatorii
semplici, 34388,242 in pascoli, 2710,211 in oliveti,
2177.540 in vigneti alberali, 4037,346 in vigneti
semplici, 422,702 in sommaccheli, 422,703 in ficheti
d'India, 1.3U6 in ficheti d'India ed altro, 33,047
in alberi misti, 390,041 in maudorleli, 66,123 in
pistacchieti, 624,921 in boscaU> , 2,046 iu terreni
a delizia, 11,186 in culture miste, 7,192 in car-
rubbcli, 1386,965 in terreni improduttivi, 84,343
in suoli di case territoriali, 1,316 in camposanti.
Ci hanno quattro zolfare nel territorio della città
e propriamente nelle contrade di Chimente, Fauma,
Gibisa , Finaila; si addimandano dalle contrade
proprie, non sono soggette ad inondazione fuor-
i-hè la prima per l'acqua sorgiva, disiano da 7 m.
a mezzo dal luogo dell' imbarco , e da 4 a 6 dal
puato più prossimo dalla strada a ruota che vi
conduce; danno le tre prime zolfo di 2*" qualità
e di 3"* r ultima ; scavasi in tutte per T intero
anno e bruciasi da luglio a dicembre; impiegansi
20 braccia nella prima, 12 nella seconda, 10 nella
teiZii, 8 neir ultima; la zolfara nella coulra da Suzza
non ò in attività. Esporlaii^i annualmente, più
che 800.000 quintali di zolfo, ed il commercio
di esportazione si versa anche copiosameutc in gra-
Gì
Chiesa di S. Caterina , per opera di Leo-
nardo Abate del Eosco stabilirono loro do-
micilio in Giuliana nel Ì6i7, e per beneli-
BO, orzo, legumi, pistacchi, carrubbe, temi di Hm,
sale e gesso. Manca di acqua il territorio e si è
già dato in appallo al signor D. Enrico Parisi oi
lungo corso di acqua per la cifra estimativa di
onze 146,000 a spese del romane, e per la terza parte
deUa prebenda vescovile. Il terreno di Girgeoti con-
ponesi di calcareo arenoso a strati orbxontali iadi-
nati , di tena formazione , ed a pochi passi dopo
la porta dì Ponte verso il Game di S. Biagio vi
furono rinvenuti dalla esìmia Giovanna Power i
seguenti avanzi fossili organici :
Mactra infiala, Bronn triangoìa, Ren. £«cìm
commutata, Phil. Cytherea fTenetiana, Lamk^ api'
calis, Phil. exoleta, Lamk. lineata, rugo$a, Bron^
Venus radiata, Broe. gallina , L, decussata, L
Cardium eehinatum, L. rusticttm^ JL. pectinatum,
Lamk. Cardila suleata Brug. Pectuncnlut dfcy-
meris, Lamk* violacescens, Lamk. aurilvi » Dtfr.
Nucula piacentina. Lamk. Polii. Pkil, Pinna.
squamosa , L. Spondylus craprisguama, laai
Ostrea Lamellosa, Broc. plicatnìa, L. eomìteapiat.
Lamk. depressa, Phil. foliosa, Broe. AnomiaEpIdp-
pium , L. polymorpha , Phil. Terebratula Htm
Lam. Emarginula elor^gata. Costa. Rissoa aisiw-
donta, Bivon. pulchella, Phil. radiala, PhiL .Tt
tica millepunctàta, Lamk. Guilleminii, Payr. ron-
rena , Lamk. Turrilella tornata , K'óning. wn»»-
cularis, Riss. terehra Broc. Pleurotoma plicatum,
Lamk. gracile, PhiL Fusus exiguus, Lamk. eden-
latus, Lamk. Chenopus Pis Ptìicani, Phil Bve-
cihnm mutabile semi striatum. Broc. Linnei, hf
Columbella rustica, Lamk. Mitra truncata,Lai^
Conus mediterraneus. Lamk. Deutalium tltf^^
Unum, L. Balenus tulipa, Ranz òalanmdes.
Il D** D. Gaetano Nucito faceva anche dHle ^*-
perle interessanti per la geognosia, ina uoo otl*
dato ancor parte pubblicamente in profitto it^
scienza.
Ebhesi a patria Girgenti l'esimio Filippi» foétn
che può computarsi Ira qu!^gli uomini rh« iff*-
jono sulla terra come gli astri dalla i^ìtué*^
chioma ad annunziare la magnifìceoza dell El^^
nelle stupende sue opere. Il nono giorix) drl ^•
tembre del 1789 udiva il primo suo tacili»' **
spiccava la giovinezza per una ^omna vì^^'*'^
d'ingegno che non può non avverarsi io coKjfvi*^
giganteggiano poi nelle scienze; uscito àtì *f*^
nario dove erasi formalo insino alle fi!uH>6(bf^i
scipline con incomparabile progrcssu, ioc!i::«^ p^
531
Gì
el Marchese Marco Antonio Colon-
do ollenulo quella parie della for-
cèdi fronte alla cillà, inularonla in
te allo studio di 61o8o6a morale, onde
irai al foro come occasione continua dà
ceisaolemente la prediletta scienza; Tenne
Palermo, hiaagoravasi già in Sicilia una
lei codici criminali. Una grande influenza
) i Principii della legislazione criminale
i allora dal Fodera, che contava appena
ao terzo anno di vita; furono nna deci-
decreto: mostra in quel lavoro ch*eter-
00 nome colla voce della umanità che
lui un benefattore, quali TÌzii offendessero
rione . criminale in Sicilia , riguardata e
zioni delle pene , e nella processura
I , e nei regolamenti di polizia , signifi-
idarsi i suoi principii suU* unico sistema
libtlità, appoggiandosi ad un mare di eru-
ntica e moderna. Prendeva intanto a tra-
r ordine intero dell* isola cangiando fi-
Interamente e nel politico e nel legisla-
' amministrativo e nel giudiziario, tal che
istemi legislativi comunque modellati sa
oattro lustri pubblicati nella Francia, re-
momento Olio stato d* ambiquità, dì osco-
controversie, principalmente nella ritologia
ad opporre a ciò un rimedio pubblicava
il Fodera, che avevane a prima giunta
la trama, un primo volume di comen-
1 nuova procedura, qual lavoro poi non
•e, divenuto superfluo sopravvenendo in-
i so ciò dalla Francia. Mentre però oc-
in lavori che sempre più ne confermavano
a opinione , mentre scioglieva indubi-
e, in opera data alle stampe nel 182t, la
I qoistione elevata intorno al dritto della
le in possesso dei beni del debitore per
l'interdetto salviaoo, che intendevano i
esercitare in virtù dei loro contratti an-
oichè la nuova reggenza ipotecaria e la
la spropriazione forzata, avevan fatto di-
disparate lientenze V intero foro; mentre
li nella meccanica e nella fisica inventava
«bine e pubblicava lavori per la oom-
dello zolfo senza che lo sprigionamento
)lforosi avesse prodotto danno alla vege-
elle piante, non desisteva di far di con*
onere la sua eloquente voce nel foro alla
ir innocente, che rtpotava à gran fortuna
Gì
convento sotlo il titolo della SS. Trinila, che
proccurarono fosse insignito del lilolo di
abazia* Si ebbero le sacre vergini da gran
poterlosi avere a difensore nella ingente moltito*
dine che gli accorreva scorgendo in lui certa vit-
toria , pubblicava una farragine di memorie, che
mostrano l' uomo incorrotto, il Blosofo, il più gran-
de dei legisti del suo tempo. Negli ultimi anni
di sua vita fermavasi nello studio della musica, e
scrisse un'opera cui diede il lilolo di Scienza dtX'
V armonia per nuove vie condotta eotto le leggi
generali dell'acustica, seguita dalla storia delle
principali teorie armoniche. Fu anche poeta e la-
sciò sino ai nove canti un poema che doveva esten-
dersi, secondo si prefiggeva, sino ai trenta e più;
fingendo un viaggio verso la sede dei sapienti, pone
in iscena i più grandi filosofi dell* antichità e dei
secoli a noi più vicini, e per loro disputazioni di-
mostra il sistema deiruniveno, le catastrofi della
terra, i fenomeni della natura, le origini, le re-
ligioni, i rivolgimenti, la morale, la politica delle
nazioni e degl* imperi , svolgendo ogni ramo di
conoscenze umane. Toccava appena gli anni quaran-
tasette, nove- mesi e ventisei giorni di vita; scop-
piava in Palermo nel fatale 1837 il morbo ster-
minatore che recideva i più bei fiori del giardino
Oreteo, e cadeva anche egli nel di 5 di luglio fra
il compianto di pietosa consorte, dei figli, e de-
gli amici, che sino all'estremo istante gli faceaoo
lugubre corona piangendo il benefattore della uma-
nità, on dei più grandi giureconsulti che vantato
ai abbia Europa, il filosofo, 1* ingegno capace del-
l'apprensione di ogni scienza. Era franco e leale
nel cuore, nobile nell* animo, rispettoso del nodo
di amicizia; il suo aspetto il dimostrava quale
era, composto a gravità e piacevolezza, imponendo
venerazione, conciliando affetto. Il di lui fratello
Michele Fodera fu grande nella medicina, e sali
tant*alto in tale scienza da averne avuto la cat-
tedra di un ramo in Parigi.
Meritano una ben ferma ricordanza appo i ven-
turi come grandi per dottrina e per cariche so-
stenute: Mr. D. Giuseppe Ugo, Canonico in prima
della Cattedrale, eletto Arcivescovo di Sorrento
nel regno di Napoli nel 1839 e morto nel 18i(L
Mr. D. Niccola Sterlini, in prima professore di me-
tafisica nel seminario dei chierici , divenuto poi
Vescovo di Calvi e di Teani nel regno di Napoli
nel 18iS. Mr. D. Cesare Sajeva, parroco dapprima
nella città, sollevato indi al Vescovato di Piazza nel
532
Gì
tempo due monasteri, il Benedellino sacro
a S- IViccolò dove da un antico si ritirarono
nel ISSO, e quello delle Chiarine sacro a
S. Rocco che poi stabilirono nella Chiesa
di S. Giuliano ; ma Vincenzo Bonincontro
Vescovo Diocesano li riunì in un solo, che
oggi rimane sotlo la fortezza, avendo però
ritenuto il nome di S. Piiccolò,
A mezza via tra Giuliana e Chiusa è il
celebre convento dei Minori Riformati de-
dicalo a S. Anna del Bosco, dato loro dal
15S8 per opera del laico dell' Ordine stesso
Bonaventura Sciascia, e che comprendeva
anticamente circa il secolo xv degli Eremiti
0 poi gli Osservanti ; viene enunciato dal
Pirri per avere in ogni tempo avuti per-
fettissimi monaci. Le civiche cose si ammi-
nistrano da un Magistrato eletto dal Mar-
chese ; il Clero è soggetto al Vicario del
Vescovo di Girgenti. Piel 1S9S recò il censo
SiO case, 2294 abitami; nel Ì6S3 erano
697 le case, 21S1 gli individui, ma giusta
il Pirri furono S13 le case, 2143 le anime,
e nel 1713 S7S i fuochi, 2281 gli abi-
tanti, che ultimamente pervennero a 3S36.
Il marchese ha dritto di armi ed il it posto
nel Parlamento. La serie baronale è anti-
chissima e no ho incerte notizie, imperocché
Guglielmo II nel sudetto anno concesse il
paese alla Chiesa di Monreale con Adragno
Comicchio ec, dubito se l'Arcivescovo Caro
ripreso da Innoccenzo III di avere alienato i
beni della sua Chiesa, Tabbia assegnalo in be-
nefìcio di estranei; poiché sotto Federico II
1815. Mr. D. Gaspare Gìbìlaro merlo con grande
fama di dollrina e di sanlità nel gennaro del 1838
contemporaneamenle all' arrivo della promozione
al Vescovato di Patti. GT insigni canonici Alonge
• Lombardi, sommo canonista il primo ed a po-
chi in tal diritto uguale, per grande studio delle
filosofiche e discipline e per santità di vita Taltro
perspìcuo, e finalmente i sommi scienziati ed an-
liquarii D.*^ D. Vincenzo Gaglio e ì),' D. Giu-
seppe Lopresti , tacendo di molti altri parimeolì
di gran merito , ma di fama certo inferiore.
Gì
8i apparteneia al Regio Demanio e da lui
fu munito di una muraglia e di una tor-
tezza. Federico III nel 1371 infesQ Gii^itei-
mo YentimigliUj di Giuliana e di Quiin-
na; Martino I però concessela ad Eleonon
Peralla ed Aragona figlia dell' Infante Gio-
vanni, moglie di Guglielmo Peralla, la quale
nel 10^07 dichiarò erede per Giuliana, San-
buca^ ed Adragna Raimondetio nato da ma
concubina del figlio Gio?anni. Sappiano
dalla Sicilia nobile del chiarissiroo Fraa-
cesco Emmanuele che il Re HartìDO eoa-
cesse nel i398 la Signoria di Giuliana a
Giofoafma e Margherila Peralla figlie di
Niccolò, ma credo essere ciò a?Tenuto pei
meriti dell* avola Eleonora^ che il Re ap-
pellava sua zia. Alla morte di Raimonda
senza figli , fu qual erede eletto Signore
di Giuliana, Sambuca ed Adragna, Ànime
de Luna figlio di Margherila Peralla e di
Artale de Luna; fu dunque Giuliana di lai-
mondetto, né solo per donazione di £(eaao-
ra. Da Ànlonio de Luna e da R. di Cardoia
nacque Carlo, e si congiunse in malriooiie
con Giulia N., la quale sotlo il pretesto di
esser consumata la dote, dopo la morie di
Carlo ottenne Giuliana ed assegnolla li
dote al suo secondo marito Carlo Aragwi
Barone di Avola, da cui pervenne ad àè-
ionio Cardona Conte dì Chiusa per dritta
materno, e dopo lui per diploma di Carlo
Imperatore se Tebbe nel 15i3 i^/biuo Coiue
di Reggio e di Chiusa e quindi Marchese di
Giuliana. Successe ad Alfonso la figlia M-
na, la quale maritata con IV. figliuolo dei
Viceré Ferdinando Gonsaga non el»be>i
prole, laonde successe la zia Caterina mo-
glie di Lorenzo Gioeni ed Aragona. Tir*
laudo di Aidone ne notai i successori $ìm
a Fabrizio Colonna Panfilio oggi Marchese
di Giuliana,
Secondo Adria il territorìo del paese t
fecondissimo , si ha delie miniere di orv
di argento e di ferro , presenta osua^fl*
agate, diaspri, porfidi di varii colori. W^
533
Gì
lini illustri : Placido Castagneda di
spagnuolo, nato in Giuliana , Abaie
no di S. H. del Bosco di Calalamau-
rno di molle virlik e principalmente
denza e destrezza nelle amminislra-
di cui parlai nelle mie monastiche
; ottenne nel 1391 che il suo mo-
) del Bosco fosse unito alla congrega
le Olivete. Olìmpio Abate dello stesso
ero ed ordine, celebrato per la dotlri-
er la pietà, fiori sulla fine del seco-
scrisse suir orìgine, progresso, e pri-
del suo monastero, encomiato perciò
ngil. nelFAppar. agli Annali Sic; fu
Isilatore della provincia di Sicilia. Fi-
larìno adorno di scienze e di costumi
lli^ fu canonico di Girgenti e visitatore
le di quella diocesi. Leonardo mo-
li Abate Olivelano promotore del
ero della SS. Trinità in Giuliana nel
cui piii volle presiedette. Cheru-
ivallini ottenne la stessa dignità e
b per più anni lodevolmente I mo-
del Bosco e di Giuliana. Giuseppe
Gesuita Rettore del Collegio Hassi-
Palermo è lodato pel suo eminente
) e singolare perizia nelle cose sacre,
ri, Mongitore, Labeo e da altri; lesse
I in Parigi , Teologia in Padova ,
L e Palermo, mostrò ovunque la sua
citrina , e diede alla luce in due
i comentarii sulla 3* parte della
di S. Tommaso , ed altri teologici
La lai. di Giuliana ò di ÌV 40\ la
i 36* 50' (1).
iliana è attualoente no eomnne io pro-
i Palermo da coi dista 53 m., distretto di
I doode li m. « circondario di Chiusa da
. Sino al ISii formara parte della dio-
Srirgentt, io Ttrtù però della bolla In «u-
iilitanti* £eel$iiae specula emanata da Pa-
trio XVI ai 20 di maggio 18ii, esecuto-
18 taglio deiranno medesimo, dopo sovrano
del 3 loglio 18ii, ne fa smembrata ed
ita «Ila diocesi di Monreale. La chiesa
le è stata abbellita e Tenne fornita di
Gì
«laliano (Monte s.) Tedi Eriee e Monte
5. Giuliano.
«lallano (Piiime di N.) Lai S. Juliani
fluviuè. Sic. Xiumi di S. Ciulianu (V. N.)
Il primo dopo la penisola di Agosta, che
si apre la foce nel seno di Hegara; verso
la spiaggia era detto dai Saraceni Yhadeda,
volgarmente Jaddeda^ e nell* interno pren-
de il nome di S. Giuliano dal territorio.
Se sia il Mila o Hillia mentovato da Li-
vio, che scorreva tra Leonzio e Alegara,
è incerto. Dice TArezio: /( fiume Milita
giuBla lAvio tra Leonzio e Siracusa è
oggi il fiume di S. Giuliano. Uniscesi
Leandro ad Arezio , ed afferma Cluverio
essere il loro parere più fermo di quel di
coloro che vogliono essere il Mila il flu-
me Marcellino che scorre poco dopo il
Jaddeda. Ha la sua origine a 4 miglia sopra
Lentini verso mezzogiorno, dalle sorgenti
Salice e Cuppa, le quali distano un miglio
fra loro e riunisconsi poi nel solo fiume ab-
bondante di anguille; bagna il feudo di S.
Giuliano ed i confini della piccola recente
terra ViUasmundo^ dove presenta non poco
campanile di che mancava, nel ISSO ; si stabili
nella sacrestia nel 155t-5S aq coro per Tinferno. La
chiesa di S. Vito Tiene riformandosi elegantemente
mercè le core deirattaal beneflciato Sae. D. Sebastia-
no CantaTCSpri che ne ha assnnto lode? ole preroara.
Nel sorgere del secolo corrente, utitaWasi il collegio
di Maria in edacazione delle fancinlle, sotto la
regola del Card. Corradini, Gontara Gialiana nel
1793- ana popolazione di 3S30« di 3215 nel 1831
e di 8378 nello scorcio del 1852, oggi per tocì
particolari di iOOO. L'aria tì è sana. Gomprendesi
il territorio in sai. 1S76«919, delle qaali 1,110 in
giardini, 1,510 in orti semplici, 0,841 in canneti,
75,396 in seminalorii alberati, 755,953 in semina-
torli semplici, 270,585 io pascoli, 68,815 in oli-
Teti, 17,960 in vigneti alberati* 43,795 in vigneti
semplici, 0,540 in sommaccheti , 8,850 in ficheti
d*India« 13,090 in alberi misti, 18,470 in boscate«
0,304 in saoli di case territoriali. 11 soo maggior
commercio di esportazione consiste in olio. I con-
tomi di Gialiana abbondano in ben 46 varietà di
diaspri ed in 12 di agate, recate nella Lytkographié
Sieiliinnc del Conte di Borch.
534
Gì
GO
elevate le sue rWe; poi nella via donde si viene
in Siracusa appresta difficile tragitto nel-
r inverno. IVon lungi dalla foce in cui pos-
sono le barchette introdursi sino a circa 2 mi-
glia, occorrono frequentissime grotte, nelle
quali sono tagliate profonde nicchie , non
dissimili a quello che vcdonsi negli antri
di S. Giovanni in Siracusa; per varie tra-
sverse vie ravvolgonsi, e presentano comu-
nemente lucerne, piccoli vasi , lacrimiere,
e vi si rinvengono monete, dal che si de-
duce non esser vane le congetture di co-
loro che attestano per ogni verso^ essere
stata un tempo abitazione nella penisola
di Agosta, 0 forse di quei d*lbla Galeole
ovvero di altri di nome e condizione in-
certa, imperocché neanco possonsi dire se-
polcreti dei Negarcsi, poiché Megara dista
al fermo 4 miglia, e le acque dell* Alabo,
del Marcellino e di questo nostro fiume
scorrono tra Megara ed il luogo che de-
scriviamo. Altronde avevano i Megaresi am-
plissimi tratti di terra dove comporre i ca-
daveri dei suoi; ovvio intanto e vicinissi-
mo occorreva il luogo agli abitatori della
pcnisoln.
Olummare (Monte delle). Lat Gium"
mariarum mons. Sic. Lì Giummari (V. M.)
11 monte di S. Calogero presso Sciacca, di
cui dicemmo, così dello dalle palme selva-
tiche di clie abbonda alle falde. Vedi Ca-
logero (S).
esilinone (Mence di). Lat. Junonii
monles (V. D.) Monti appellati dagli antichi
da Giunone che dicesì in greco H^'pa. Vedi
Erei monti,
CSluseppe (S.) del Morlllll (1).
fi) Il comune di S. Giuseppe dei lUortiUi com-
prendesi aUualmente in provincia distretto di Pa-
lermo da cui dista 19 m., circondario della Piana
donde • m., diocesi di Morreale. É un ex-feudo della
famiglia Beccadelli Bologna e comprato insieme ai
denominati di Macellaro, Pietralonga,$paracia,Dam-
musi della Axienda gesuitica da D. Giuseppe Becca-
Lai. Guedìmus. Sic. Gucciuoi
(V. N.) Fonte del Gume dì Sorline, di cui
dice Fazello: al rerltce delta ttrru di
delti di Bologna Marchese della Samboca, confenni-
tigli con la concessione del mero e misto impere eoa
ralla giorìsdizione, il poter farri aniTeniti ops-
polaziooi e relaire i censi accollati nella eaapn,
per decreto del He Ferdinando I? dalatoiaB Nir
poli a 30 maggio del 1779. GontaTa nel 1T9S oaa
popolazione di 987 abitanti, di 4095 nel IDI,
analmente di 4774 nello scorcio del Ì85S, ed o^
di 0000 per notizie particolari. Ne è il terrìtoni
di sai. 1193,856, delle qoali divise io caltBre,flC
880 in giardini, 8,835 in canneti, 549,078 ia it-
minatorii semplici, 57.049 in pascoli, 9,620 iaoli*
Yeti, 32,073 in vigneti alberati, 473,139 io Tip((i
semplici, 0,189 io suoli di case territoriali. L* ini
Ti è insalubre ed esporta orzo, frumento, TÌnot Um^
La saa posizione è sol pendio di un moate ck
alquanto ripido nel ponto in coi lo soTraila. tm
nn passaggio un pò* brusco si declina poscia ia
una dolce pendenza.
Descriviamo lo stato del terreno so coi siede,
e dei contorni. Al di sopra yi è on amaia«a é
breccia minuta di natura calcare, non misCa ^aaa
ad altra materia , che le potrebbe dare sa ctfH
legame, e per ciò scorrevolissima. Sotto qaert'ao-
masso di ghiaja il suolo, per quanto si posoat
profondare le osservazioni , rinviensi di oatan
marnosa. La ghiaja che sovrasta alla maroJ ooo
ha in tutti i punti la stessa profondità, lo qofili
parte del comune che esule tuttora essa è poco
profonda , e lo slato della marna compi riioe ap-
pena si cavi per pochi palmi , e tanto pia uà
quanto sta più sotto. Ma andando più iaoiBU
verso l'estremila opposta del paese queir nDim^
di breccia sovrasta altissima salta marna. Appa^^*
dove quest' ammasso di ghiaja è più aMo m «>'
no già da molto tempo osservati segai di n^
vimenti interni e temuto ano scosceodimenio. Ib
in marzo del 1838, dopo che le piogge erioo sutf
per molti giorni dirottissime, s'avverò io ^*^
una frana tremenda. Tutto ad un tratto dill >■'
terno della pendice sbucò copia immeo«adiK^
rompendosi a forza la via in diversi punii: q«o
r acqua sconvolse con impeto incredibile tBltoq8°
cumulo di ghiaja; la costa della roootagoa v*^*
scese spaventevolmeote e rofinando offerti titu
quella porzione del comune che posava sulla brfc*
eia; restò solo in piedi quella che sta itaaiedii'''*
mente sulla marna.
n comune contava un'esistenza settoagf airii .
535
GO
erompe una fonte cui è nome
!, {fonde immantinente procede il
[e questo perciò appellasi e dn
1 sul nascere qaando ti accadeva la grande
nzi la maggior parte ne periva. Vi aveva
pio, appena compìulo a braccia del popolo
uè volontarie pblazioni: era la chiesa ma-
frati di Maria Immacolata un altro a loro
iveano iniziato; entrambi rovesciarono, e
la della Chiesa al crollar delle fabbriche
Mva de se sola a martoro. Fu commo-
Ltacolo in verow Le case dei terrazzani
maggior parte ad unico piano ; poche a
essun bello stile di architettura; circa a
ne su di un fluido galleggianti, da im-
li di ghiaja che dall' alto rotolavano spinte
verso il fiume Jato precipitavano. Ve*
una maceria, e di presente sparire tra
che come mare in tempesta fluttuava.
nulla poteron salvare delle loro mas-
vino e frumento e quant' altro si aveano
) roine fu sperduto. Però in cotanto eccidio
dividilo perde la vita; per un buon na-
arca di salvezza il caseggiato rimatto ,
circostanti paesi emigrarono.
fu mai la causa di questa frana? Tra
i paesani ò invalsa la opinione seguep-
mte che signoreggia il paese sorgeva la
o , da cui tuttavia ritiene il nome quel
alaterra cronista dell* ondeciroo secolo
essa non volendo sottomettersi al Conte
costui la cinse di forte assedio, ma fece
la lunga ed ostinata resistenza, si perchè
ino da circa 13000 famiglie, come an-
lè vi erano alcune caverne sotterranee
Dservavasi gran -quantità di bestiame,
tmmìnistrar di che vivere per gran tempo.
7aricfo, Bibliotheea historica Regni 5<-
— Gaufridi JUalaterrae rerum gestarum
Guiscardo et Roger io ejus fratre in Cam'
puHa , Brutiis , Calabria et Sicilia lib,
T. et Ì4). La città io fine fu smantellata
so II. Or fondandosi so questo passo del
siccome oggi non si rinvengono affatto
ali caverne, credono che esse siansi sep-
lossistano tuttora occulte dentro il monte,
ino di acqua, e lorchè non ne possono più
, essa traboccando sia astretta a farsi
le viscere del terreno, e che allorquando
! appunto la frana la quantità dell'acqua
chiò la loro capacità, essendo aiata enor-
GO
Sortino e da GoecioneJ che indi ad ap-
pena cento pasH viene accresciuto da due
sorgenti, atira a mancina detta argentea^
me produsse col suo impeto i danni sudetti.
Ria quésta è una mera congettura , non avva-
lorata da alcun indizio esistente.
É noto piuttosto che le marne non danno pas-
saggio alle acque; ne rammolliscono i primi strati,
ma nell'interno vi si insinuano a stento e lenta-
mente, e quando se ne sono un poco imbevute non
ne assorbiscono di più, e la rigettano assolutamente.
Allorché ad uno strato di marna sta sovrapposta al-
tr'k materia che dia pronto sfo.o all'acqua, essa
vi ii' insinua per mezzo, ma giunta alla marna e non
potendo penetrarla , è obbligata a scorrere sulle
sua superficie. Ma in tal guisa trasporta con se e
fa sdrucciolare sullo strato della marna tutte le ma-
terie che le stanno sopra, e ciò con tanto più dì
violenza quanto più strabocchevole è la copia di
acqua che perviene sulla materia marnosa. e quanto
maggiore è la pendenza del terreno.
Ecco dunque la causa di quella frana. Le acque
trapelavano in gran copia a traverso l'amnlasso
di breccia , ma pervenute allo strato di marna
sottostante, non potendo inviscerarvisi e sperdersi
in meati sotterranei, vi stavan sopra. Cosi minavano
a poco a poco qnel vasto cumulo di ghiaja , a
lasciavano apparire alla superficie suprema del
terreno quei segni che diedero a temere di uno
scoscendimento. Appena le piogge dirotte e con-
tinuate per molti giorni fecero colare sulla
marna una copia immensa di acqua , l' impeto
con cui non potendo scorrervi déntro le sdrucciolò
sopra« fu tale, che sconvolse e scompigliò tutto
il terreno soprastante.
Questa spiegazione non è una congettura; è il
fenomeno che si avvera per 1* ordinario in luoghi
conformati in quella guisa.
Quanto si è detto si applica in generale a tutte
le terre circostanti al comune sopradetto, poiché
tutte con piccole varietà offrono poco più poco
meno le stesse circostanze , e però a parlare in
termini generali, direi che un certo timore bi-
sogna che per tutte, poiché non sono certo i luo-
ghi più sicuri sia riguardo ai quali si possa asse-
rire senza alcuna esitazione, essere impossibile vi
accada mai alcun sinistro.
Intanto oltre al buon numero delle case rimaste
dopo l'avvenimento franose, quasi il doppio se
ne sono innalzate intorno a quelle, non che una
ben grande ChieM, non compiuta ancora d'abbel-
536
GO
per le argentee arene cAe reea^ aUra a
deeira Bugio , e frfù uUeriarmenie $oUo
il paese da un altro fonte cui è nome Pri-
limeoli, datUnaU a parroeehia » oltre la ehiaietU
eh' Mutava sotto titolo del SS. Cuor di Getò, die
si trovaTa pria della oostrasione del eooiane,eioè
quando i PP. della compagnia di Gesù possedeTano
qoei terrìtorìi. e che anche oggi si ingrandìsee
con rarie cellette , sotto titolo di Maria SS. della
ProTfidema di eoi aTfi nna preziosa imagineso*
pra laTagna. Fa questo quadro a caso rinfenato
da nn contadino nell'ez'feodo Dammasi a poca
distonia dal cocnone nei primordii de soo nasei-
mento, ed in ogni anno ai 15 di agosto si celebra
sontoosa festa in onore di Maria sotto eotal titolo
scelta a protettrice del paese.
San Cipirrello.— Direi che al presente il sito del
comone rimasto illeso pare il meno infeUoe dei
drcostantL Tenendo da Palermo, per buon tratto
prima di arrivare al paese , la pendice de* monti
è tutta franata. Segno appresso qoel terreno e quella
parie di comune che s' è descritta; nella estremità
opposte , al di là dello spailo orribilmente con-
quassato dall' ultima frana» e scendendo sempre più
al basso nella Tallo , sorge come nn paesetto ehe
appellasi San Cipirrello. Il sito n' à molto irrego-
lare e Tarlo ne' suoi accidenti Nel luogo più
alto alcune case sono piantate sulla rocca , ma il
resto che sta in luogo più basso ed alpestre, parte
posa sopra un terreno argilloso e conforme a quello
di S. Giuseppe, e parte sull'arena. Per quelle case
poste sulla rocca non c'è da dire, le altre soste-
note dal suolo marnoso si trovano in condizione
peggiore di quelle di S. Giuseppe, poiché il luo-
go è qui più inclinato e più basso ; le acque tì
debbono pertanto scorrere più abbondanti, e più
rapide, e se mai per tal riguardo può esservi pe-
ricolo per S. Giuseppe , qui non può che farsi
maggiore.
Dunque in questo nuovo sito non si guadagna se
non per quei pochi punti in coi è la rocca, ma per
tutti altri si peggiora, se aggiunger non si voole che
per trovarsi più basso di S. Giuseppe l'aria non
vi può essere che meno sana , ed oltre a ciò la
penuria delle acque, onde non saprei veder ragione
preferirsi S. Cipirrello a 8. Giuseppe, il quale
ultimo sebbene sia chiuso alle spalle ed alla fronte
da' monti, verso Occidente gli si apre a rincontro il
golfo di Castellammare, che gli dà un' aria sfogata
e libera , il che anche con poche varietà per la
terra di S. Cipirrello, ma come posto in sito più
elevato ha quello sema dubbio del vantaggio, mas- i
GO
Ilio. AeeogUe poi alti Chiesa dell* Ann»
liata le acque di quel di BaOtgU^ia, ed
OD tempo per alcuni aequidoUi di ceneili
e per molte sotterranee Yie DagniBeameild
costruite per 20 miglia al certo , dednee-
Yasi alla città di Siracusa, oggi però cs*
sondo diruti quei canali aea«ee il tum
Anapo. Assediando Siracusa gli Aleaiea,
ruppero, come narra Tucidide nel lib. I, i
conduttori di quegli aeqoidotli, aedo i di-
ladini per .mancania di acqua teniiMft
forzati alla resa. Marco Antonio ■aitlNi
fit menzione di questo flume, die nett'il-
tobre del 1537 aumentalo di gran piogii,
crebbe oltremodo, e per la sua fiolòa
aperta la terra presso il monte CliaMle id
luogo che dicesi MwrgheUa^ ne fti lateit*
mente assorbito, ed indi scorrendo sotte^
rancamente per 4 miglia Terso Nord adh
pianura di S. Cosmo, tenne fuori aoteHi*
mente ad un miglio e mezzo dal am;
poscia i Siracusani a grandi spese esiMI
nuovi canali nel seguente anno poco ali
sopra donde era stato assorbito, riitcttf*
no 11 corso al tetto primiero.
simamente che acque tì sono di buona Raditi
ed in grande abbondania.
In conchinsione però non il solo S. Gimiffs «
tutta la regione circostante non è certo Is MgBi**
che poteva prescegliersi per fondare na psaSi i'
i fondatori avrebbero fatto meglio a stsbiSniii
luogo diverso; tuttavia in altro sito diqnsOscsiln'i
non si migliorerebbe o si andrebbe incoatn i cn*
dizioni più triste. L'uomo intanto ha cifs fifSi
che gli costò il sudore , e gli si afcioas mfe»
piA quando il versò a procurarsi il ricsfus» o
cui accolse la consorte, procreò figlif scaikkli
famiglia. Catania seppellita pie Tolte soUo b ^
fu sempre rifabbricata sul sito medesisMiMp**
il pericolo che i torrenti di fuoco voailsti'''
l'Etna la seppelliscano altra Tolta; Is Oài^
sconvolte da' tremnoti rimasero care si »P^
aU* esterminio. (Vedi Botta Storia €it$lU Cm^
del Guicciardini lib. 49); i terrsuaai ii & ^
seppe hanno lo stesso amore per le glaba aii^
I nostri antichi però avevano piàsenacliaM*^
tendo fondare una città sul luogo medeiisM. ckt^
antica» laKiavano la Tallo, e salivano sai i ^^
537
GO
. Lai. Gulfis. Sic, Gulfi (V. N.) An-
icciuola sollo ardue e pietrose col-
re poi fu edificato Chiaramonte. Era
1 del Re Federico, ed oggi ne sus-
ileuni avanzi e chiesiuole. Rimane
il tempio di Maria SS. cognominato
molto illustre per la statua della
, in ogni anno con gran concorso
e gran pompa festeggiata. Nel i5S0
bricò di fianco il convento dei Cap-
i quali trasmigrando nella parte
ale di Chiaramonte, cedettero quel
^li Agostiniani della riforma di Cen-
•oo. Lat. Cotranus. Sic. Cutranu
Lago nel territorio dello stesso no-
trìmentj Cotrano , appartenentesi
[Calogero Gabriele Colonna Duca di
dal territorio di Palermo. Esten-
giro un miglio circa , ed abbonda
i, tinche e saporitissime anguille,
si fa gran vendita In Palermo.
ano. Lat. Godranum. Sic. Cutranu
Villaggetto cosi appellato dal lago
osto del medesimo nome, detto anche
, che siede tra Marineo e Mezzo-
Ila comarca di Palermo. Si appar-
Duca di Cesarò della nobile fami-
>nna queir amplissimo territorio do-
ese ed il Iago; la Parrocchia dedicata
Irò apostolo è amministrata con altra
ninore da un Vicario deirArcivescovo
*mo, che ha cura delle anime. Verso
dello scorso secolo contava la villa di
ì e 76 abitanti; crebbe quinci sotlo
na e nel 1713 ne fu il censo di 87
233 abitanti, che ultimamente 419.
il signore Giovanni Valguamera
ci registro del 1408 ed appo Bar-
di cui figliuoli vendettero il posse-
» a Bartolomeo di Sfontaperto, cui
Ile ad erede Pietro, donde se Tebbe
lo Valguarnera pagate SOO onze;
so però come sia passato al col-
mila compagnia di Gesù di Palermo*
GO
Trovolo soggetto nel 1666 a Laneellotto Ca-
ètellOj e poi ad Antonino Fatara nel 1681.
Calogero Colonna Romano finalmente T ac-
quistò verso la fine del valicato secolo ,
donde il suo nipote Calogero Gabriele^ il
quale splende per bontà di costumi, pron-
tezza di spirito, ed altre virtù dagli esem-
pii dei suoi maggiori. Siede il Barone di
Godrano nel pubblico Parlamento del Re-
gno il iviii posto e gode del dritto di
spada (1).
<}ong«leo. Lat. Gmgaleus. Sic. Gun-
galeu (V. H.) Lago, nel vasto feudo Ragal-
giofTali presso Vicari, appartenentesi al si-
gnore Pietro Squillo Landre, abbondantis-
simo di anitre e di altri aquatici uccelli, per
cui frequentato dai cacciatori.
«onlo. Lat. Gonius (V. M.) Monte ac-
cennato da Aristotile nel lib 2. de Aud., e
creduto Io stesso che il monte delle Rose,
il quale ò uno dei Gemelli di Plinio. Sono
I le parole del Filosofo : Dicono esservi nel
Cartaginese tm monte detto Gonio, pieno di
ogni sorta di materiale di cose, principal-
mente di varie specie di fiorii del cui
odore partecipano in lungo tratto i luoghi
vicini e gratissima ad aspirarsi rendono
Varia. Lì presso è un fonte donde sgorga
deWolio, il di cui odore somiglia alle goc-
ciole del cedro ... ; presso quel fonte di-
cono esservi un sasso naturale di giusta
(1) £ aUnalmenle an eoraune in provincia e
diocesi di Palermo da cai dista 3i m.» distreUo di
Termini donde SO m. , circondario di Mezzojaso
da coi è distante i miglia. Contava 663 anime nel
1798, poi 749 nel 1831, ed 805 nel fine del 1853,
Si ha in territorio sai. SiiO,10l, delle qaali divise
per collifaxioni, 0,880 in canneti, 1,319 in seroi-
natorii irrigai, 1317,003 in seminatorii semplici,
695,769 in pascoli, 1,785 in oli veti, 8,646 in vigneti
alberati, 45,058 in vigneti semplici, 0,653 in fi-
cheti d'India, 148,676 in boscate^ 0,319 in suoli
di case territoriali. L'aria ne è sana.
Addimandasi Gudoranum in pubbliche antiche
scritture, Guteranum dal Carafa, e Gud9ranum dal
Pirri.
68
538
GO
grandezza^ da cui netta alate emanano
fiamme, neW intemo però scaricasi una
voragine di acqua che non la cede in
freddezza alle nevi. Parlai di quel fonie
oleoso dove di Bivona ; oggi del sasso
non esiste orma alcuna, e forse non è mai
slato, e deve fra le favole ascriversi ciò
che il Filosofo suH* altrui relazione attesta.
Il monte poi delle Rose sovrastante a Bi-
vona, la di cui etimologia forse deriva dalla
voce saracenica Ross che vale capo^ som-
ministra ai botanici larga copia di erbe,
quinci per essere sempre florido e le sue
vette amenissime, alcuni credono di aver
preso il nome dalle ito^e. A questo monte
sono attaccali i colli della Quisquina.
«ona»a(V.M.) Stagno tra il GumeBelice,
e TanlicaSelinunle^ volgarmente detto Yhalù
ce, pestifero nella siale, al quale si riferisco-
no le parole di Laerzio nella vita deirAgrigen-
tino Giosefo Empedocle lib. 8 , Avendo in*
vaso la peste a causa deU*adjacenle putido
fiume i Selinuntini^ tal cAe ed essi periva-
no e le loro mogli pericolavano nel parto,
pensò Empedocle il modo di far cofifluire
due vicini ruscelli neWallro, affinchè le sue
acque per tal mescolanza si raddolcissero.
Avverte Cluverio che Diogene erroneamente
appellò fiume quello stagno e tacque dei
due altri vicini il Sclino ed il Belice. Presso
Licofrone nella Alessandra si fa menzione
di Gonusa,
Gonzaga (V. D.) Castello di custodia del-
la città di Messina sopra elevato colle che ne
guarda libeccio, a 300 pnssi dalla città, fer-
mamente munito, di forma quadrata, e fab-
bricalo nel 1540 da Ferrante Gonsaga Vi-
ceré di Sicilia sotto Carlo V Imperatore e
Re.
caorglo. Lai. Gorgium (V. M.) Città di
incerto sito giusta Diodoro lib. 20, che in
altri esemplari leggesi Gorgonium.
Gorgo caldo. Lat. Gurges calidus. Sic.
Gurgu caudu (V. M.) Presso Segesta. Vedi
Bagni di Segesta.
GO
Corto della donno* Lat. Gurges don-
noe. Sic. Gurgu di la donna (V. H.) da
cui emana il fiume dell'Arena sotto Sale-
mi. Gibeli e Rapisi rivi dello stesso fiume
hanno anche ivi la loro sorgente a 3 miglia
dalla città verso ponente.
Ck»rgo di l^all. Lat. Gurges Loìipki
(V.N.) Lago presso le rulne dell'antica Eioro,
non lungi dal mare, trai fiume Eloro o Abiso
e TAssinaro, distante un m. circa dalla pira-
mide orbicolare volgarmente Torre Pizzuta.
Nel censo del Re Martino leggesi appartenere
11 fondo di Laufi a Giovanni di Aragona si-
gnore di Ragalmudica, Bonfala , Baoto, ed
Avola, dove è il gorgo Budello.
Ck»rso «auto. Lai. Gurges salitut. Sic
Gurgu salilu (V. IV.) Lago presso Pachino
che formasi da acque piovane e dolci, le
quali né sboccano nel mare, né sono dal
mare turbate; produce però un boonissiaio
sale. Gli scogli dei Porri sono lungo quel
lito.
Ck»tterimi Lat. Gutterra. Sic. Gulterra
(V. N.) Osteria nella piana di Catania sotto
Mineo, presso cui il fiume Erico sbocca nel
BulTarilo.
«oso. Lai. Gaulus. Sic. Gozu (V. ^.)
Isola a mezzogiorno della Sicilia, verso mae-
stro da malta, il di cui circuito è di 30 m., U
lunghezza da Rasalcal al capo S. Demelrìo
12 m. e la maggior larghezza di Leafro al ca-
po di Zalbugo 6 m. È inferiore a Blalla in si-
stitii, ma del pari feconda, neanco la cede alia
vicina Sicilia. La sua figura quasi triangolare
somiglia una lazza, donde diccsi arer pre>4)
il nome; dal promontorio di levante e dal sih>
maggior fianco settentrionale guarda la n-
cilia, dairaustrale e dal suo minor fiaoo'
verso scirocco è rivolta a Malta; la pund
occidentale ed il fianco medio sono baile
dal mare africano. Dista 40 m. dalia Sia-
Ila, da Malta un angusto stretto cb'c hrp>
circa 3 m. e 1 lungo ^ appellalo volgar-
mente Freo ; vi sorgono le ìsole di Co-
rnino e Cominolto , che più sono \kiB( '
f ^
539
GO
che comanemente chiamasi Goio.
odoro, Procopio, Mela, Cappella, e
dicesi Gauk>, da Slrahone Gaudo^
lomeo Glauco , neir epoca saracena
[«cM, in barbaro Ialino GaudiuHum^
tavole di Antonino Falacra^ da Giù-
mio di Cttmone, da Callimaco la ce-
Ogigia di Omero o rìsola di CaUp-
I Ovidio 3 fast, dice^ erroneamente
a, ma Callimaco è notato da Apollo-
[>resso Strabone di errore , mentre
nasi Cluverìo di far conoscere in
risola di Calipso. I primi abitatori
BO diconsi a comune calcolo i Fenici
doro, dei quali afferma Tucidide avere
Ito dal principio i luoghi marittimi
Sicilia e le isole per commerciare,
le parole di Diodoro: Tre isole giae-
verso mezzogiorno all'incontro del-
ilia in mezzo al mare. MaUa^ ne è
Ima; descritta la quale, soggiunge:
in' altra in alto mare che dieesi Gau-
rimenti ammirabile per la comodità
orti e colonia dei Fenici. Sembra a
lel lib. 14, che altri dopo i Fenici,
t Greci, abitarono Gozo con Malta, im-
;hè nota quel poeta avere i GauKr
A ì Maltesi spedito soccorsi a Marcello
le Romano, che portava la guerra in
contro i Siracusani ed i Cartaginesi,
ict, dice Cluverio nel lib. 2. cap. 16,
mi, se furono allora Gautitani^ co-
lei Cartaginesi , non era loro K-
arbitrio prender le parti di altro
0 e del romano massimamente. Del
è la medesima la fortuna di Gozo
li Malta ; come dunque si ò veduto
antiche monete e da lapidi iscritte
i Greci occupato Malta, è a sta-
parimenti essersi costituiti in Go-
opo la prima guerra punica Malta
0 cedettero ai Romani colla Sicilia
Sardegna ; quantunque occupate sui
rdii della seconda da un presidio di
[inesiy cedono al Console Romano
GO
sul primo venire. Persistettero sotto i
Romani , unite alla Sicola provincia , ed
avata poi Malta tra le compagne della re-
pubblica , donato Gozo del privilegio di
municipio, il che attestano suiVcientemenle
delle lapidi scritte , in una delle quali
C. Vallo Postumo Patrono del Municipio^
SI appella. Se ne hanno registrati in or>
dine i Decurioni. È incerto se un tale
onore abbiasi avuto sotto Augusto o in
tempi posteriori. Le accennate iscrizioni
corrispondono air epoca di Antonino , e
vengono riportate appo Gualteri, Cluverio,
Massa ed altri. Sotto V imperio dei Greco-
romani sciogliendo Belisario con una flotta
da Caucana spiaggia di Sicilia , approdò
alle isole di Gozo e di Malta, donde si tra-
sferì neir Africa. Cedette Gozo ai Saraceni
che usurparono il dominio e la tirannide
della Sicilia ; ripresa da Ruggiero , visse
poi sotto i medesimi Principi ai quali Malta
sottostette. Una flotta di turchi comandata
da Sinano invase Gozo nel 155! , deva-
fltoUa , ed addusse in servitù sino a 6000
abitanti.
È tanta strettezza di mare tra Comino e
Gozo che due baluardi nella spiaggia del-
Funa e dell* altra forniti di artiglierie proi-
biscono il passaggio ai barbari; comandò la
costruzione di quel di Gozo, che ò somma-
mente munito, alla cala Mugiar, Martino Gar-
zes Maestro deir Ordine nel 1605, e lo appellò
dal suo nome di S. Martino de Garzes oggi
corrottamente Garza. Giacomo Francesco
di Charobray Baglivo dell* Ordine ne volle ivi
fabbricato un altro validissimo a sue spe-
se ultimamente nel poggio Kas Tafal (1).
Apresi la pia grande e la primaria cala
deirisola capace di grossi navigli nel fianco
settentrionale rimpelto la Sicilia, cognomi-
fi) Avvenne ciò oel I7i9, ed il baglivo segotTa
la ptanla di una citU che venne fabbricata dopo
la taa morte, ed addimandMi in onor del ino no-
me Città Ckamlnvy.
5A0
GO
nata Mar$afiimOj aUt custodia di coi co-
stituì un Ibrte fl Gran Maestro Loigi di
Vignacoort. ^cde in on* altari a 2 arigiia
dal lido ana fortcna, ùpent «n tonpo dd
Gartagioesi, munita poi secondo le regolo
dell'arte moderna, circondata da oriente n
menogiomo da sobbolla, dd qnaK fl iiri-
mario sotto la rocca medesima dicesi Aob-
6alo. La primaria Chiesa panoechialo de-
dicata alla ladonna Assunta, molto degna
di attendonet è Ibmitn di un collegio di
eanonid; Ita eretta dal Tescoto Baldassare
CagUares nel I(i23, poi conlènnata da
Urbano TIII; le ^sono sniinganeo quelle di
S. Giuseppe, e di S.larbaniT., eia cap-
pella di S. aaria di Cam dentro il cUnso
della medesima iorteiin è sommamente da-
gli abitanti coltinita. E decento lo spedalo
per le donno , molto adalli il pabao del
prelelto, la curia, Farmeria, i granai pub-
blid. Amministransi i sacmmenli aDa genia
in labbato ndla Cbiesa di & Giorgio lart
fondata prima del secolo xt. Rannosi te
cose di sMund, qneUa doè dd Gon-
YentuaB di S. Francesco, che dice anti-
diissiiììa il Pirrì« quella degli igostiniani,
antica anchVssa e fondata nel 1153, e qudta
dei Minori Gappudni. ai quali concesse fl
Vescovo nd li36 la Chicsn di S. Maria
deUe Graiie. Spicca tra le iliaU Tanticn
di S. Giovanni Evangelista « di cui le la-
pidi sepolcrali che s^nio ancor nd cemete-
rio ci attestano essere stata sin prima dd
1210. Pubblìct\ p^vo fo queste tapidi, che
ordinò Tattual Vescovo di Alfetun si adat*
tasserò in mura* l>rviditis$imo Francesco
.ij^io di Snudano Canonico dì Goio« e no>
ta esser dd capitani e dd ve$cori de-
ttanti ndU sacra speditiono c^Nitio i tnrdn
p^mossa s%>lto Ludovico Ite dd IVancesi;
axsse^snasi verso qud tempo il rilonM» dd-
rcscrvilvv francese dallMlrica« Osserransi
anche quivi clcjpantcmente OM^miti T ospe-
dale iKT (li uxvmìnì. il pàlauo dd Ma^
»tralo^ ed i quartieri «ùtitari. Dd itsio netta
GO
rocca ed in Rabbato air ingresso del paeie,
a S. Giorgio, ed in caso privato notò 1
Godteri tdi illustri monamenU in la^
scritte, da moster soli TanUca magnil-
cenia di Gazò. Ed appo A? ercampo read
una moneta appartenentosi n Goso con bb-
liebro folto di Pallado dnto di galea li
luna crescente, o con Pallado medesina
all*impiedi coll*aslro sdaro.
Fa meniione il Pirri di altri 4 casali ot-
te AoMofa, dd qndi reca i nomi; Dmn^
loacori, Seolendi, e Moganro^ nd qmB
contafansi 495 case 1884 abitanti , dn
prima dell* Irruiione di Sinano erano sofin
ad mila. Ma sono oggi dnquo: SceuMa veno
lo stretto, ta di cui Chiesa parrocchiale i
dedicata n Giomnni Battista , ed unta dd
sacro olio; a questa ridno scrifo Abehri-
tefard un ingento masso largo e luago U
piedi, appoggtate ad alte 4 BMrii idaori
etevatoda terra sd piedi. Garòo in uncanpt
piano appresso ta forteiia, ricco e pop^
teso, colta parroceUa sacra dd titola ah
Tidtaiione ddta Vergine. Sminai ia ita
rupe sotto ta medesima fortesta, colla po^
rocdùa di S. Margherita T. Ifadur ia coDe
irriguo e fecondo , la di coi parrocchia è
j sacra d SS. Apostoli Pietro e Paolo. Seta-
fftref d Ghazzenin pingue ed abboodule,
sotto gli auspicii della natiTilà di larìi,
netta di cui degantissinia Chiesa amniai-
stransi i sacramenti; e findmente lehfi
in un poggio, con ta parrocchia ialiloUi
alta Vergine Assunta, alla sptaggia occidea-
tale.
Era un tempo il regime dell* isob sM
a Arefdlo deUa Terga, assistilo dai Già-
did e dal Magisteto drUe ; dicesi on a
comindo da un CaTaliere di S. GJoraaai
riccgerento dd Gran Maeste. Obbediscoa»
neUo spiritude gl'isolani d Vescof o di lalli
che dìced anche di Gaio, e ne fa le m
un Vicario da lui assegnato; un Parroco pa
d ha ta cura delle anime. Moste fia^
i steamaa particolare^ doè te monti drcaa*
541
GO
i fluiti in campo d* argento. Ne sono
)00 le anime. La spiaggia dalla parte
cioè da mezzogiorno ad Occidente,
ca 12 m., inaccessibile per alte e
sime rupi, non presta adito alle navi,
ole cale tì sono : Scilendi e Dueyra,
iiali nella prima è uno scoglio su-
so, neir altra anche uno scoglio però
to detto Agirùy nel di cui Terttce na-
irba subrossa^ detta volgarmente fun-
alta; il promontorio di S. Demetrio
ode Dueyra, dove la Chiesa del S.
*e ergesi su di ardue rupi, sotto le
la grotta liecha Zarcha con una
lacuna di acqua marina. Quinci la
un. torrente che si ha le sorgenti
lesa di S. Maria di loreto. Segue
BaAar, da altri Bayda^ donde poi ò
i la spiaggia. Sopra il porto o la rada
timo sono le foci di un torrente
arrendo dalla fortezza va sotto il
i S. Maria. Poi la Chiesa di S. Paolo
brte in custodia del porto; indi oc-
amato asilo ed il promontorio orien-
lello stretto la cala Mugiar^ dov*ò un
i presso la di cui foce è una pie-
Adrata di sette piedi detta delle
he appena urtata muovesi e risuona,
la fortezza Garza, e poi le rupi di
lai. Le parti interne dell* isola sono
ed amenissime e costano di sei al-
terposli dei campicelli piani. Scatu-
da molte fonti freddissime saluber-
dolci acque; abbondante è la prò-
) del frumento e delle biade, per
intero anno abbondano di fiori gli
donde si cava un pregiatissimo me-
lone gli alberi saporitissimi frutti, nò
o le viti, gli ulivi, i pascoli, nò final-
rbe medicinali, delle quali scrisse nel
irò Lausio di Malta erbuario. L*alaba-
rò che fu da poco tempo rinvenuto si
e perfettissimo, e comunemente sono
nati dei testacei montani di varia fer-
ve si alToltano i boschi le lepri ed i
GO
conigli apprestano delizia ai caccialori. Ab**
bendante è la preda di uccellagione nella
caccia principalmente cogli sparvieri. Rigetta
Cluverio come falso ciò che disse Solino da
Plinio, e Fazello da entrambi, che la terra
di Gozo uccida lo scorpione fiero animale
di Africa, e che nò vi nascano serpenti,
né vi possan vivere da altri luoghi portati.
Plinio, altronde non di Gozo ciò afferma ma
di Calata tra la Sardegna e l'Africa, come
ricavasi mollo chiaramente dal suo testo.
Dice più in copia di Gozo il sovraccennato
Agio, il quale infaticabile, nolo al mondo
letterario pei lavori pubblicali , da ascri-
versi meritamente tra gli eruditi di questo
secolo, si ha pel torchi una Storia di Malta(l}.
(1) L'aspetto del Gozo che in-^tto fa parte del
possedimenti brittannici ò più ameno che quel di
Malta, per come si rsTvisa. Il soolo è general-
mente argilbso a differenza di quel di Malta di na-
tura calcare per tutto, eccetto qualche parte di terra
Tegetale sfuggita ai furori del mare in interYaUi
di rupi o in qualche iralle. Le rocce del Gozo han
la proprietà d' impregnarsi dei Tapori atmosferici
e risoWerli in acqua« e scavansl anche facilmente
dair azione dell'acqua marina che rodeli insensi-
bilmente lasciando in ogni cavità che Tiene a for-
mare una tal qoal copia di sale. Ci hanno inoltre
cave d'alabastro, che dar potrebbero dei prodotti
bellissimi ed interessanti pel commercio. Fertile é
il terreno, e gli abitanti hanno tanta cura dei co-
toneti e dei seminatorii di frumento e di orzo ,
che gli alberi stessi non che altre culture si ban-
discono come parassiti molesti delle predilette colti-
fazioni. Il frumento ed il cotone danno d'ordinario
da sedici a diciotto per uno« e la raccolta annuale
del cotone ascende eomoncfmeute a circa 95000
libbre senza compreso il seme. Ameni tì sono an-
che i pascoli, e TuTa di ottima qualità.
La capitale dell'isola è il castello del Gozo unito
al Rabbato. Gli aTanzi di antichità, come fusti di
marmoree colonne, capitelli, frontoni, o baMirilievi
che incontraTansi un tempo venendo alla città, ci
attcstano essenri stati dei sontuosi edifizii, dei quali
però non può segnarsi epoca. Presso il Rabbato nel
giardino di Biazi è una grotta con circa 60 sepolcri
molto larghi, lunghi 6 piedi, e scaTati nel sasso.
8ei casali sono inoltre attualmente nel Gozo«
cioè: Nadur, Scicara o Caccia , Zebog o Zebacco»
j
K42
GR
«radeiliuLal. <d. Sic. Gradigghia. (T.M.)
Asilo nella spiaggia di Girgenti non mole-
stato dai Tenti, di un m. di circuito, in cui
possono i grossi navigli slare al aicnro e
dar fondo. Sovrastagli llonterosso.
GarÌM> , Samial , Scienchia. Nel essale Scieara Oi-
genresi od eDlieo ediflzto in ro? ine appellato Torre
dei Gigaoti. Nei oonlorni diZebog» a poca distansa
dal moole dofe troTansI le ca? e di alabaitio, è no
•nUco con? ente di Gappoecinl notabile per la di-
spoiiaione e l' oleosa della aaa architetlora » il
di cui ingretso preseota un lavoro di seoltora di
somma grasia e delìcateiia, e le arcate sono ador-
ne di ghirlande e di Tati. Netla TaUe che mena
dal cooTcoto al porlo di 8. Paolo è una gratta ohe
la osserf arsi ai Tiaggiatorì come ana delle cose
più interesisnti dell' isois , senta poterne gin-
stiGcare la rìnomansa; fi si penetra per nno
strettissimo corridojo in capo al quale è ana sala
di 36 piedi di diametro incerata nel tìto sasso.
Le stan Ticino di altre stanze parimenti scsTate
nella roccia, ma che Tengono a poco a poco di»
stmtte dal fonto di nord e dall'acido marino che
if i abbonda; ona sola se ne fede ben conserrala
con nel centro una tavola di pietra intorno a coi
seder potrebbero comodamente otto persone.
La popolazione è di circa 17000 anime, il che
non rappresenta affatto il settimo di quella di Mal-
ta. Spaventevole è finalmente l'intrepidezza dei
cacciatori gozzitani; la sola vista delle rocce della
sponda reca orrore, eppure un non piccol numero
d'iovidui passan la vita loro tra quegli scoscen-
dimenti , poiché sostenuti da corde che fermano
in sommità dello scoglio perpendicolare, lasciansi
coraggiosamente sdrucciolare in quegli anfratti e
spelonche dove sanno che i colombi o altri ac-
celli costruirono il nido , e talvolta per ghermire
sin^nco la preda nelle cavità delle rupi si slan-
ciano senza ad altro appoggiarsi che alla corda
dalla quale dipendono. Fu un tempo proibita una
lai caccia, ma la proibizione facendo nascere una
ricerca degli uccelli che venivano in qualche mo-
do a mancare, accrebbe un più grande impegno
pel maggior guadagno ai cacciatori. Vedi la 5fort'a
di Malta e Gozzo opera di Federico La Croix. Ve-
nezia 1850. — Vedi Malta.
(1) É un villaggio aggregato a Spadafora S. Mar-
tino in provincia di Messina da cui dista 36' m.,
distretto di Castroreale, circondario di Taormina.
Conta circa 1700 abitanti , e si ha S97 salme di
territorio.
GR
ciraiaitt«LaC. GtanUiè. Sle.Gm
Paese sotto Taorminn Tene Oedd
cni si appartenei a un tempo ai ■
in an letto di flumioello volganM
•Mira, non lungi da Gaggi. La CU
giore parrocchiale dedicala a &
ristorata poco fa per^ eleanosioe 4
è di elegante laforo. È il Palroao i
S. Sebastiano Mari. , e riconoeco
a Pastore rArcirescoTO di Mea
commette ad un Sacerdote la a
anime, ed a Signore temporale il I
di S. Isidoro; imperecchè compra
regi! Consultori destinati al pabhl
rio Gat9ia Ma$iriUo nel 1639 sboia
aurei, e ne impetrò quindi il titolo
diesato trasferito da Tortorid. Ji
figlio di Garèia e di Lucreiia 0
trai 12 Pari del Begno, Giustinen
lermo, e generò con Flaiia LaM
èia II t Maria; ride quegli morir
unigenito Domenico; Maria diteai
glie a Diego di CtMigtia genere
unito in matrimonio a Marfisa PMi
mundo, donde nacque Diego n $i
chese di Graniti. Luca Barberi f
zione nel Capibretio dì Àdernik
niii casale sito tra Taormina e Fth
appartcnenlesi un tempo a Francefeo
cui succedette il figliuolo Mccolò, i
donoUo ad Enrico Rusèo Signore
done, riservatosi Tusufrutlo. Passò dai
a Niccola Ca$lagna nel 1372 , e (
agli eredi di lui sino n Federico M
che Tendetelo a Giacomo Bai»m
1498.
Contavansi in Granili nel 1652 «m
e 1105 anime, oggi 280 le prìne,
censo di questo secolo 917 gli abitui
ultimamente 1227. Comprendesi kB
marca di Taormina, di cui ts sofgcA
r Istruttore della milizia. Ferace i ì
rkorio e produce ulivi e mori, ni a
di altre produzioni necessarie alla «iU
nella medesima lat. che Taoroiiiia, <
543
GR
g. Ili un diploma del Re Rug-
1117 si fa menzione della terra
le di Granili (1).
Hit (Capo di). Lat. Granilolis
Hum; Sic. Granìluli (V. H.) Pro-
nella spiaggia di Selinunle oggi
I, che dicesi anche delle tre fonti
'ghì che sono nel lilo. Sorge vi-
orre dello slesso nome, e di rim-
lungi dalla spiaggia giacciono tre
»gli.
iiciMle. Lat. Gran lUichele. Sic.
eli (V. N.) Paese, eh* è F antica
chialà), e siede nel campo del me-
ne, fondato da Carlo Caraffa Prin-
ulera, imperocché essendo crol-
iggior parte Occhiala antica terra
muoio, trasferì colui da alpestre
genie che restava circa il 1694
anura vicina ad Occhiala, verso
novello elegantissimo paese co-
lino si formasse una piazza esa-
di cui singoli lati stendendosi
cacciano in sei piazze minori co-
I angoli retti. Corrispondono ad
li ediGzii e le quattro vie inlerme-
lividono in giro il paese, ma dove
ì piazze minori le vie e le case'
tane dei parallelogrammi. La
iggiore parrocchiale rivolta a 11-
almente un cornane in provincia e dio-
fina da cai disia il m., distretto di Ca-
Dde33 m., circondario di Taormina da
S. Contava la popolazione di lt66 anime
»i di 1466 nel 1831, e finalmente di 1763
iranno 1852. L*aria ti è malsana. La
del territorio è di sai. 404,090, 'delle
per coltivazioni, 0,639 in canneti, 4,
eli, 0,9S4 in seminatorii irrigui, 6,715
rii alberati, li0,385 in seminatorii sem-
64 in pastore, 1S,571 in oliveli, 1,910
liberati, 95,620 in vigneti semplici, 1,
i\ d* India, 0,351 in mandorleti, 4,915
96, 171 in terreni improdnttivi. Il mag-
rcio di esportazione ne consiste in vino.
GR
beccio, da recente magniBcamcnte costruita,
va solto il titolo di S. Niccolò, ed allre cin-
que la riconoscono a Madre. Abitavano un
tempo i Minori Osservanti in Occhiala, ed
oggi hannosi il convento all'estremità del
paese verso mezzogiorno sotto il titolo di
Maria Annunziata. Incombe ad un Parroco la
cura delle anime e presiede al Clero un Vi-
cario del Vescovo di Siracusa. Ubbidiscono i
paesani ad un magistrato annuale secondo le
leggi del Regno destinalo dai borgomastri. Si
appartiene^ come era un tempo di Occhiala,
alla comarca di Caltagirone e la prefettura
militare di Lentini somministrando 20 pe-
doni. Lo stemma è un aquila. Nel primo
censo sotto Carlo V presentò Occhiala 191
case e 1276 anime; indi nel secolo seguente
430 case, 1965 abitanti, ed oggi il novello
paese costa di 695 case, e di 4282 anime,
che erano 2379 nel 1713. Il territorio è
adatto alle biade, alle vigne, agli ulivi, al
pascoH ed ai frutti, manca però di acque;
vi sorge la casa degli eremiti e a due mi-
glia dal paese dicesi volgarmente di S.
Maria della Piana; due altre sono anche
frequentate dagU eremiti , umili al certo
ma decenti al culto religioso. L* altezza
polare è di 37^ e pochi minuti , e sta in
38®, 9* di long. Sono oggi i suoi signori !
Principi di fiuterà. Vedi Occhiala (1).
(1) Granmichele è capo-circond. di S* classe in
provincia di Catania da coi dista 36 m., distretto
e diocesi di Caltagirone donde 7 m., e 136 da Pa-
lermo. Erane la popolazióne nel 1798 di 7687 ani-
me, indi di 8438 nel 1831 e di 8935 nello scorcio
del 185S. Il fertile territorio estendesi in sai. 1668,
135, delle qnaU 6,636 in giardini, 1,S53 in can-
neli, 6,138 in seminatorii irrigui, 3,738 in semina-
torii alberati^ 1032,108 in seminatorii semplicii
388,691 in pascoli, 96,764 in oliveti, 5,496 in vi-
gneti alberati, 385,439 in vigneti semplici, 31,808
in ficheti d'India, 0,574 in sooli di case territo-
riali. Il principale prodotto che forma una sor-
gente di commercio esportativo è il vino. L'aria
ò buona.
544
GR
«rMMitai#» Lat. GroififKafitJii. Sic.
Grassuliata (V. R.) Fortena celebre un tem-
po e che ancor sussiste ai nostri giorni aee-
Tra però di soldatesca e di presidio. In-
certa ne è r origine, nu furono da gran
tempo popolati i luoglii d' intomo con nna
parrocchia che si appartenem alla diocesi
di Siracusa. Occupava la rocca sotto Gu-
glielmo I. Bartolomeo GroèmMato^ e sotto
Carlo di Angiò leggesi destinato alla custo-
dia di essa un regio Milite con un prefet-
to. Nei primi tempi degli Aragonesi JNc-
eonlo PaMonelo. Giustiziero della Valle di
Girgentl die' mostra della sua fede a Giacomo
figliuolo di Pietro, o poi a Federico fratello
di lui, e Talorosamente pugnò nell'espugna-
zione di Aidone. Eletto aveìa il medesimo Re
a Signore di Gra$$uUaio Guglielmo di Pai-
loUa ma divenuto fellone , trasmise in Ric-
cardo i drilli della fortezza ed i fondi delle
terre adjacenti; ebbesia successore il figliuo-
lo Auj/iSfiero, che soggetto alla Curia nel censo
del roedesiino Federico per Grassulialo, Pa-
lagonia, Passaneto, e Tavi, ne conseguiva
una rendita di 900 onze; ofTese una volta
il he Pietro 11 unendosi ai Palizzi, poco
dopo però richiamato al dovere, consegui
la grazia del Re per opera di Blasco di
Aragona. Nola il Fazello in quella cospira-
zione dei Signori di Sicilia contro Martino
Buggiero Passanelo Conle di Grassuliato,
che è n dire o nipote o figliuolo del so-
prannominalo Ruggieri, imperocché mi ri-
cordo aver io lello Rogerello Passanelo,
cosi forse appellato dai Siciliani a distinzione
del padre vivente dello stesso nome. Dice il
Pirri lib. 3, noi. 2, essersi ribeUato da Blar-
tino Blasco Passaneto che dice figliuolo di
Riccardo, per la di cui fellonia adunque
concedette Martino tirassulialo a Niccola
dei Bracciforti Signore di Mazzarino, cui
succedette poi il figliuolo Tommaso notato
nel registro di Martino, di varie Signorie
fornito; mori senza prole, onde ottenne il
forte il fratello Federico primogenito di
GR
JNecolò, e da Faderleo le 1* eBbeiù i Prii-
dpi di Bntert.
€Mu|to (Vw» «alte). LaL firastam
fiifTts. Sic. Torri di U grasH (V. R.) Tedi
PMralagliaia
cmuierf. Lat. eratleHe. Sie. Gralieri
(V. D.) Paese appresso Cefallk terso Ocd*
dente, di nome Saraeeiiico a min €redcnl^
ma tf eff 0 dal crofare per f oe^iHi dm Mk,
presso Pirri ed altri, imperoediè eomms
mente d hanno delle grolla die JHhaiisi
limpidissimi gorghi nel ano tarritorie, ei
anche crateri dai quali seaturiseono dda
acque sommamente purgati? e, delle foigtf*
mente del BemUo. È memoria di totteif
sin dal tempo dd Normanni , imperoccli
in un diploma della Contessa Adelasiadd
11 12, in eoi si confermano le immudli ddh
Chiesa di Palermo, è soUoserillo mi A-
gUelmo di Crafferi, che daUlo sia Htfs
signore dd paese, imparocdiè ^ aaiieli
assumevano il cognome dalla eonicgdli
Signorie* Sotto Federico I Imperatore, • le
di SicUia ri Ik menriona di tìtMerte é
Monteforte Conte di Petralia e Signore li
Gratterij Senescalco del medesinio i^'od-
pe, che visse marito ad Isabella Contessi.
Manfredi flgliuolo di Federico e dopo li
morte di lui Bailo di Sicilia, comroati 3M
onze legate dal padre alla Chiesa di 1^-
lermo da spendersi in riparo degli edill-
zii, concedendole la terra di Asinelio t li
terra di Gratterà nel 1230. Cedetle M
ai Signori Ventimiglia; ma di questi /Wa*
Cesco perdettela colia vita ed allri beni, M-
lonc divenuto da Pietro 11. Raccolto in gn-
zia del suo Principe Francesco n e tùsst
guite le Signorie del padre, assegni M-
teri con Collesano ad Antonio altro dd i*
gliuoli, e questo morendo privò delle el^
dilà Francesco in generalo colla prìna Bi-
glie Margherita Peralla, poco a lui rìspd'
toso. Ma Francesco prese a difemlere ceUf
armi i drilli suoi e poi colia legge; rial-
sta tuttavia sospesa la causa io giadìu'». f>
Bi5
GR
solamente inlrodotlo nel possedimento di
Gratteri, e ne diremo poco appresso dei
successori.
La primaria Chiesa parrocchiale è sacra
a S. Michele Arcangelo, sotto un prete cu-
rato, o il Vicario del Vescovo di Cefalù, di
cui si comprende nella Diocesi. Altra sotto
11 titolo di N. D. è destinata bensì aU*ammini-
ttrazienedei sacramenti, che non mi so se sia
quell'antica Chiesa di S. Maria che Giliberto
di Monfortc Signore del paese concedette al
medesimo Vescovo di Cefalb. Enumeransi
12 filiali. £ dei Minori delia prima Custo-
dia o dei Conventuali T antichissimo con-
vento di S. Maria di Gesù fuori il paese,
dove fece i rudimenti di perfetta vita 5e-
haaiiano da Gralteri Sacerdote che passò
Bi Cappuccini comre dirò in appresso; ma di
gran lunga più insigne spiccò il monastero di
S. Giorgio sotto V ordine Premostratense in
prima, casa attualmente delia cavalleresca mi-
lilla di S. Giovanni; il costrusse e lo dotò il
Deea Ruggiero primogenito del Re Ruggiero
aeD*anno 1140 circa, come attesta il Re Tan-
credi figliuolo del medesimo Duca in un suo
diploma del 1190. Papa Lucio 111 preselo poi
nel 1182 sotto 1* apostolica protezione, e rin-
iOTÒ la conferma del suo predecessore In-
Mccenio II. Martino finalmente come di
legio Patronato eommendollo a Benedetto
le Ginestra Canonico regolare.
Sede il Barone di Gratteri il ix posto
ael Parlamento, gode del mero e misto im-
|Mro, ed assegna il magistrato. Compren-
%mA il paese sotto la comarca e la prefet-
tura dell* Istruttore di Termini, e 2S fanti
ft€ militavano sotto le bandiere. Contaronsi
lotto Carlo V 597 case , e nella metà del
mcfAo seguente con non lieve discapito 13S7 .
Ulinti in 384 case; furono al nostro lempo
"33 le case^ 1094 le anime, che uUima-
ft^ate 1357. Sgorgano nel territorio acque
itiobri comeawisai, e vi occorrono allo spes-
1^ dei berìlli. Produconsi abbondevolmente
^ biade, gli ulivi, le viti, e sono vestile
GR
le colline di alberi fruttiferi, né mancano
ubertosissimi pascoli, né dense selve e bo-
schi adattissimi alla caccia. Il fiume d*Isnello
bagna i conGni di Gratteri e tragittasi con un
ponte non lungi dal paese. Il ben munito
forte Roccella, di cui diremo, sollevasi in
custodia della spiaggia. La long, è di 38®
e 45*^ e la lat. avanza appena i 38®. Me-
rita ricordanza Sebastiano da Gratteri sa-
cerdote cappuccino, la di cui vita e la morte
dicesi illustre per maravigliosi predigli ed
onorata della frequente apparizione di Cristo
e di Nostra Donna ; mori in Castelbuono
nel 1S72.
Ritorno ai Signori. A Francesco, di cui
parlai, e ad Eleonora de Prades succedette
Giovanni nel 1453, cui Francesco iv donde
Pietro che viveva nel 1516, giusta Luca
Barberi. Pietro fu succeduto da Carlo, cui
nel principio del secolo xvii Pietro u ap-
pellato, pei suoi meriti verso i concittadini,
padre della patria. Per gli altri successori
vedi S. Stefano di Bivona (1).
(1) Gratteri è qq cornane io proYincia di Pa-
lermo da coi diaU 48 m. , distretto e diocesi di
Cefalù donde 9 m., circondario di Gollesano da cai
5 miglia. TroTasi in costruzione ooa onoYa Chie-
sa madre e verrà tra breve compita. La Chiesa
dei SS. Rosario renne abolita nel 1818. Contava
nel 1708 ana popolazione di 1787 anime, di 1784
nei 1831 , e di 8520 nel fine del 1858. L'esten-
sione territoriale ne è di sai. 8368,819, delle quali
classificate in particolari coltivazioni, 0«384 in giar-
dini, 3,781 in orti semplici, 0,954 in canneti, 18,
868 in seminatorii alberati, 794,894 in seminalo*
rii semplici , 1087,801 in pascoli , 78,$03 in oli-
yeti, 8,100 in vigneti alberati, 120,534 in rigneti
semplici^ 10,465 in sommaccheti« 8,828 in ficheti
d'India, 833,494 in boscate, 76,868 in frassineti,
0,731 in snoli di case territoriali. I principali ge-
neri del suo commercio esportati vo consistono in
frumento, olio, manna, sommacco. L'aria vi è sana.
Yien detta questa terra Gratterium da Maaro-
lico, da Fazello, ed in un privilegio del Re Martino
del 1308, Graterium da Rriezio, Gratieris dal Pirri,
Gracteris da Arezio, Craterium anche da Mauro-
lieo e da Pirri, Grateris da Silva gio. Gratterà in
un privilegio del 1131 di Ugone Arcivescovo di
69
546
GR
<ir«Tia«. (Y. D.) Paese, allriménli Pte-
efte, alle tolde dell* Etna Yereo maestro, a
5 m. da Catania ed un giorno di lei mu«
Dicipio, cbe conosce oggi a suo signore
Pietro Yatguartìera Conte d' Assoro, dei di
cui predecessori parlai nella Toee Galermo,
e che se l' ebbe in compra dalla regia co-
ria nel 1646. Girolamo Gravina Y onorò del
titolo di Principato, cambiatole il nome di
Plache in Gravina. Il tempio prindpale pre-
sentasi sopra an poggetto a chi viene in
paese,-è sacro a S. Antonio di Padova ed
ha filiali cinque Chiose. La cura delle ani-
me si appartiene al Vicario del Vescovo di
Catania. Contaronsi 176 case nel 1652, e 115
abitanti; nel 1713 erano 208 le case, 768
gli abitanti, che nel 1760 montarono a 1122.
La patrona del paese è la Vergine S. Rosa-
lia, la di cui festa celebrasi solennemente
dagli abitanti. Il Principe di Gravina ha il
dritto di armi ed il xlh seggio nel Paiia-
roento. Nacque in Gravina, ma educato in
Catania dalla puerizia fu tenuto qual cela-
nese, Agostino Giuffrida professore di arti
e di medicina , e primo interprete delle
stesse nella patria accademia; die* alla luce
vari! lavori riguardanti medicina, filosofia,
poetica ed oratoria. Il territorio è piantato
a vigne, ad alberi fruttiferi ed a gelseti, in
grande spazio (1).
Messina, in altro del Conte Roggiero dei lOSS, e
del Re Ruggiero del 1134.
(1) £ oggigiorno an cornane in provincia distretto
e diocesi di Catania da cai dista 5 m., circondario
di Mascalucia donde an mìglio « e i7S da Pater*
mo. Ci ha an monte agrario per frumento» che
dipende dall* Intendente^ e formato nel 1845 da no
abolito pccalio giusta la sovrana f isolazione del SS
giugno 1838 ; è diretto dal Sindaco e da due de-
putati eletti biennalmente dall' Intendente; il ca-
pitale è di 14 sai. calcolate in denaro al prence
corrente in duo. 136; le obbligazioni di coloro coi
distribuiscesi la semente, ricevonsi dal Conciliatore.
Contavausi in Gravina 1103 abitanti nel 1798, poi
1101 nel 1831, e 135S nei fine del 185S. Steudesi
il territorio in tal 239,415, delle quali 1J13 in
GR
(V- »•) (4).
CMwta (V. H.) (2).
<iras»rS0 Oi.) LaL 5. Gregùrtm Sic. S.
Grivoli (V. D,) Terra nei colli che som-
etano Catania, nella bassa regioae del Iti*
gibellò, municipio un lempo di quella dtt,
ma soggetta ora al Duca di Ad-Caslellas
Massa. La Chiesa principale è sana a S.
Gregorio e si ha due Chiese filiali sogplli
al Vicario del Vescovo di Catania. Alta as-
Tella e magnifica oggi ae ne lUiMea neh
fidna piasia per pie etemoaiae dd Ma-
li, sacra ali* Immacolata Conceiioae, la di
cui festa si celebra con gran pompa a|i
otto di settembre. Rei secolo xfn efaae 131
le case 556 gli abilanti, nel zvni efaae 118
le case e 561 gli abilanti, die menliiiM
nel 1160 a 635 (S).
«rasoriii.(tO. Lat. 5. Gregùrkii. Se. S.
GriToli (V. D.) Terra sotto Gesso vaso ■»
logioraor nella fia consolare appremoh
collina di S. Bino, lungo la rifa dd i»
scello appdlalo daU' antico Ticino
ro ddl' ordine di S. Basilio.
60 case e 221 abilanti giusta il eeasodel
orti semplici, OJSS io gelMli, 74,Stf iu
torii alberali, 17,345 in oliTeCi, 50,440 in fifMii
alberali, 24,045 io flebeti d' lodia , 40.8Tf ia h^
•cale, 18,890 io eoltoro misto, 0,150 in «sGd
caie territoriali. Esporta prìodpalmcnte me, b
aria è sana.
(1) Comune aggregato a Ifitano ioprofiadii
Messina da coi dista SO miglia.
(S) É oo Tillaggio a drca 8 oi. da Pftkrasea
oo cooTOolo dì Minori OasemolL
(3) Atloalmeoto è oo oomooo io profilai é-
stretto 0 diocesi di Cataoia do coi disia 7 d^
circondario di Mascalocia doodo 4 ss., e tn 'i
Palermo. Ne erano Sto gli abitaoti oel 17M' f*
1452 oel ISSI e fioalmaoto 1014 oelloMSfà*^
lS5a. L*esleosiooe è di sai. SSO^Otl, dette fdiS,tlt
io orli semplici, 08,S40 io semioatorii atasli.a>
S81 io semioatorii semplid, à5,9S0 io paioii >>•
740 io olÌTeti, 53,230 io figoeti alberali. lt.ie
in flebeti d'india, 15,508 io boscate, 19.t^*
lerreoi improdotlÌTi, 0,411 io sodi di
loriali. L'aria è boooa.
547
GR
e che sono attualmente S32. Va soggct-
un Abate e si annovera trai niunicìpii
itrionali di Messina. Si appartiene alla
d dell^Archimandrita ed ha due chiese
. Un borgo sito non lungi chiamasi
\otto. Il monastero di S. Gregorio ven-
ndato circa il 1063 dal conte Rug-
f il quale per la resa dei Saraceni
isessatosi di Gesso, borgo sito ad occi-
sul declive di un poggio, chiamati i
ci di S. Basilio, fabbricò loro magione
esa, e concesse i circostanti campi dai
li del territorio di Messina per sino a
so ed innoltre il feudo di S. Anastasio
grò di Randazzo e finalmente il bor-
isse. Non rimane memoria alcuna dei
abati, eletti nel principio dalFAr-
mdrita del SS. Salvatore di Messina,
Re Ruggiero soggettò dopo alcuni anni
itro monastero, e ne fu V ultimo Leon-
risafi, erudito nelle lettere greche e
, monaco basiliano^ gratissimo ad Eu-
I Y ed al Re Alfonso, e che fu sollevato
ignita archimandritale. Yenne però af-
in primo luogo a Giovanni di Campa-
rerso il 1466, col volere di Paolo II
Pont. Ne gode oggigiorno Emmanuele
eri dei Conti di S. Marco, che si ha
i posto nel pubblico parlamento del
\ ed assegna il magistrato del paese;
(Oggetto il Monastero di monache della
inunziata in Rametta. Celebrano i mo-
ri greco rito gli uiBcii divini, sono pre-
li dair abate regolare, e somministra
di alimenti il Commendatario.
Itone. Lat. Gryphu^^ Sic. Huntagna
Maria di Gesù (Y. M.) È un alto monte
parte australe del territorio di Paler-
rerso le di cui radici rivolto ad oc-
te è il convento di S. Maria di Qesù
lin. Riformali, da cui prende anche
> il nome. Diconlo poi Grifone, im-
chÀ verso gli alti gioghi verdeggianti
esenta un tale uccello, quindi per la
lima ragione dicesi Falcone, e da al- ì
GR
tri monte dei èerpentL Yerso greco aprcsi
nello stesso vertice una fossa o grotta con
una fonte di acque appellata della Vergi-
ne Maria. Alle parli inferiori dei monte
sono la Favara di S. Filippo , di cui feci
parola, e Mare dolce cioè copiosissime ve-
ne di acqua con antica piscina o nauma-
chia , che descriveremo a suo luogo (1).
Grimaldi. Lat. GrimaMiè. Sic. Grimardi
(Y. M.) Paese decorato del titolo di prin-
cipato, oggi S. Caterina.
«rlpparo. Lat. Gripparum. Sic. Grip-
paru. (V. D.) Casale nel territorio di Messina
a settentrione, che appartenevasi nel 1320
a Francesco Romeo^ ed indi a Raimondo
figliuolo di lui. Compresselo Francesco
Spina sotto Ludovico, e la sua figliuola cin-
se di benda nuziale Rinaldo Lancia^ quindi
(1) Il Grifone è alto lol mare 8777 piedi, gia-
lla le ouervazioni barometriche prese dal ponto
della acala dei Mezzagno, da coi scendendo a de-
lira si Tiene alla lerriceinola che le dà il nome,
e salendo a sinistra alla cima del monte. U sor-
prendente da qoeir altare la Todata, poichò dalla
pania eh* è sporgente Tedesi la pianare di Palermo
coi suoi fiami, i sooi golfi, a ra a perdersi 1* oc-
chio nel mare che sembra talora limitato dalle i-
solette che presentansi al par di nabi. Alle falde
del monte merita attenzione il pittoresco convento
di S. Maria di Gesù dei Fr. Minori Riformati; sa-
lendo pochi gradini, offresi una terrazza circondala
da sarcofagi e da sepolture gentilizie delle nobili
famiglie palermitane^ e nel centro una fontana di
forme STelte, mediocre di scnltura, con una iKriz io-
ne che nota essersi ivi portala nel 1634, per cura del
Viceré duca di Alcalà, Tacque della sorgente d'Am-
bleri. L'antica porla di gotico stile è ben lavorata
in pietra. Ben tenuta ò la Chiesa , e nella prima
cappella a destra conservasi intero il corpo del D.
Matteo da Girgenli fondatore del convento nel
1426, e di rimpetto a sinistra le ossa ed il cranio
del D. Benedetto Nero da S. Filadelfio. Yedonsi sa
di un altarino due statue di marmo; due cappel-
loni sono quasi sotterranei. Dal convento che è
mollo ampio ed ameuissimo si salisce per le rupi
del monte ad un dilettevole belvedere, donde può
ritrarsi uno stupendo quadro dell* agro palermi-
tano.
648
GR
nel censo del Re Martino dicesene signora
la madre di Anionio e di Franee$eo Landa.
Se rebl)e dai Lancia sl>orsatone il preuo
iAidavieo Spadafara nel 1459, i di eoi sue-
cessorl possiedonlo oggi con la terra di
MarUoi.
OrMHMN Lat. Groèsum. Sic. Grosso (V.D.)
Promontorio detto volgarmente Capo, nel
lito australe di Messina, che protendendosi
quasi tra Messina e Taormina nello stretto,
è coverto dai flutti nell'inverno. Non è vero,
come altrove notai, essere stato appellato
Argenno dagli antichi, imperocché quel di
S. Alessio è l'antico Argenno.
«rotte. Lat. GruUae. Sic. RutU (Y. M.)
Paese tra Girgenti, Raro, e Sutera appar-
nentesi quindi alla diocesi di Girgenti, al-
la sua prefettura militare, ed alla comar-
ca di Raro. Credesi comunemente surro-
gato ad Erbesso antica città per la somi-
glianza del nome., poiché Erbesso vale
presso i Greci luogo di spelonche, ma al-
trove forse stette Erbesso e più vicina a
Girgenti, e non mancano intanto delle spe-
lonche In questo tratto di terra, donde pos-
sa dirsi altro da quelle il luogo delle spe-
lonche, cui corrisponde il sito di Erbesso.
Del resto è incerta l'origine di Grotte
che rlcevelle Rodrigo Sanoes da Pietro Ara-
gona, donde l'occuparono i Ventimiglia.
SoUo il Re Martino Ludovico di Monta-'
perlo ed il figliuolo di lui avevan soggetti
i territorii di Grotlicello e di Grolle di
Leone nella signoria di Girgcnli. Il mede-
simo Ludovico, essendo stato conceduto nei
1396 da Martino il feudo di Grolle a Fi-
lippo Caslrogiovanni, richiamò quello ai
drilli suoi e lo lasciò al figliuolo Antonello
nel 1414. Morto questo senza prole disse
erede Federico figliuolo del firalcllo, il di
cui pronipote Baldassare marito ad Anto-
nia Buccalandro mori senza prole, e gli suc-
cedelle la sorella Lucrezia unita in matri-
monio a Lorenzo Tagliavia- Deriderlo di
S. Filippo da Piazza comprò Grolle, forma-
6R
tosi da costoro già sin dai priiMrdH M
secolo XVI in paese, sborsato 42500 oase ad
16S4. Tolle il medesino per privflegio dd
Re Filippo IV insignita la signoria degli oae-
ri di ducato nel 1U8, molte egregie im-
prese operò nella patria, e provvedette il
vantaggio dei paesani. Ebbesi da Olii^ii
Galfuri il figliiiolo Fafiee il quale eoa Ip-
polita Starrabba generò fiMMMUO mirili
ad Isabelhi Galletti , donde nacque ijppe-
Uta erede di Grotte ndte in OMlriaiOBii i
Vincenzo Gma Talamanea^ che wmktlÈ
duca di Grotte nel 1721, ebbesi infoiiia Sf-
ai vivente, eletto poco fa cavaliere di S.
Gennaro dal nuovo Re Cattolico. Si hi I
xn posto nel Pariamento, gode del drilli
di armi, conte attoalmente 3530 seggeOi
che nel 1713 erano 2324 in 540 case; 10
anime contevansi al tempo di Cario V, m
4041 nel 1595 ; secondo Q Pirri 3Cf tm-
chi 1595 abitenO.
Rei declivio di cavernoso colte siede li
terra di Grotte verso meuogiomo. La CUi-
sa parroccbiale è intitolate a R. Doam dei
Rosario, è però la patrona della geote S.
Venera V. e BI. Ha cura delle anime il Ti*
cario del Vescovo e si ha soggette illre 7
chiese minori. Erano inoltre i Minori Coi-
ventuali dal 1S73, ed i Carmelitani inS.li-
ria Annunziala, ma Tabbandonarono eoslrel-
ti da povertà. La lat. di Grotte è di 37*.
25', la long, di 37* 30* (1).
(1) Il cornane di Grolle, che è aUoalatil* ■■
capo-circondario di 1* claiie« in provincia diUffi-
lo e diocesi di Girgenti da cui diala to niglitf ^
segnato dali* epoca di Amico alla nostra la gm
progresso cìtIIc, di che son proTa ì aaolti sutf*
menti costitaiti, che crooologicaìnente uoisfiai'.
e pei qoali Ta trai principali dell' intera ìmU. W
la cooperazione del fo pio Sac. D. Galcedooìt Sm^
reale fondessi nel 1774 on collegio di Mani is
edncaxione delle fanciulle del paeae, ai^gragale A
Chiesa del Pargatorio e sotto la regola dd Cai
Corradini. Stabilivasi poi nel 177S un Boati i
Pietà dal fo D. Giacomo Lo Bosco donaU u 9-
piUle di onte 400, di cui i fratti ad praslitoiii*
549
GR
rotte Maclieri. Lat. GruUae Mache-
Sic. Grulli Nacheri (V. N.) Sono gran*
;>clonche non lungi dal Pachino, dove
Hadella, scavate nella rupe e famose
la copia dei sepolcri.
per tOO a ragion di anno, per lo che e per
largizioni è ayanzalo ad onie 900. Su di on
Ticinissimo al cornane fi cosimi nel 1836 la
a rnrale del CaWario per opera del fu Biro,
nino Mangione, e di Biro. Gioseppe Valenti
ettato ne aTeva le fondamenta, ma reniva
lita perchè minacciante mina nel 1821 quella
I rurale di S. Giuseppe. L'orfanotrofio di
Alo povere^ demolito nel 1819 per TCtustà di
iche, fu riedificato nel 1841 per le cure del
lerito D.' D. Filippo Sferlazzas di cui dire-
bbe trovavasi allora membro della Commes-
amministratiTa del paese. Essendosi costruita
ada provinciale da Girgenti a Caltanissetta ,
inicipalità di Grotte chiese che traversasse pel
ne, e 1* ottenne nel 1842 coli* obbligo della
per la costruzione nell'interno, per l'abbat-
to di case, e per tre grandi tagli, ed in tal
ebbesi la strada che suU* interno del comune
col livello ed in un solo tratto del ter-
i> col livello al di sotto del 5 per 100. Con
ine di pietosi particolari orgevasi nel 1847
9 il paese la chiesa sotto il titolo di S. Diego,
ipese del solo comune si costruì nel 1854 un
re circondariale con otto stanze pei vari ceti
ed imputazioni.
»tte contava nel 1T98 una popolazione di 4472,
1 4469 nel 1881, di 5658 nello scorcio del 1852,
'a per notizie particolari di 6141. Ne merita
>ria tra gì* illustri cittadini il D^ D. Filippo
mo Sferlazzas morto neiretà di anni 80
854 , chiarissimo nella legislazione , storia ,
ologia^ geografia e scienze naturali. Occupò
cariche nell'antico sistema, poi nel novello
adice del proprio circondario, e poi Consi-
provinciale di Girgenti ; filantropo , disin*
ato, venerato da* buoni, e da* buoni alla morte
lauta
errìtorio estendesi in sai. 057,513^ delle quali
sudo in culture, 10,761 in orti semplici, 0,
I canneti, 36,245 in seminatorii alberati, 886,
n seminatorii semplici, 2,275 in pascoli , 3,
a vigneti alberati, 14»098 in vigneti sem-
2,278 in sommaccheti, 0,108 in culture mi-
565 in suoli di case territoriali. Esporta fru-
» e fomoMCCo. L'aria ne è sana.
GR
«ragno (Torre di). Lat. Grugni tur-
riè. Sic. Turri di Grugnu (¥• D.) Torre 4i
ispezione nel lido di Cefalii tra la città e
gli scogli dei sette Frati.
GU
Gaadasna. (1).
«aaiteri. Lat. GuaUeris. Sic. Guarteri
(Y. D.) Terra trai municipii settentrionali
di Messina, quantunque corrisponda a gre-
co della città; siede in un pianterreno ver-
so il ietto di un fiume che bagnandone le
estremità si unisce al INocito, e guarda
Oriente. La elegante Chiesa maggiore rico-
nosce a tutelare S. l\iccolò Vescovo di Hira,
ed ha soggette altre quattro minori. La
pietà del barone e della gente costituì un
convento sin dal secolo xvi ai frati Carme-
litani , e Ta sotto il titolo di N. D. Sono
27S le case nel censo di questo secolo,
884 gli abitanti, ed ultimamente 1077. Sta
in 3r 5* di long., in SS.^" 13* di lat. Presiede
al clero un Vicario dell' Arcivescovo e gli
(1) É una Tallata nella sommità di cui sorge una
chiesa istituita in onore della Vergine Assunta di
cui si venera il simulacro, dalla Regina Maria Ca-
rolina, per essersi quivi altronde rinvenuto ascoso
nella grotta poi mutata il quadro che rappresenta
Maria e Giuseppe col divino fanciullo, che oggi
si osserva nell' aitar maggiore. Sorgono da sinistra
gli avanzi di un palagio di epoca normanna de-
nominati la Torre dei Diavoli , e consistenti in
una gran sala con porta e finestre a sesto acuto
e con colonnette, sotto le quali scorre una striscia
dentellata, ed in un sotterraneo, che forse serviva
di bagno ai tempi di allora allungandosi quasi
insino'alle rive deirOreto che scorre nel basso
della vallèa. Nella sovrastante pianura di FaltO"
miele ohe stendesi insino alle falde dei monti Gri-
fone e della Medaglia sono anche incavate nel vivo
sasso delle stame sotterranee di forma rotonda
con in giro dei sedili ed un desco di pietra nel
centro, le quali fanno asserire esservi stati sopra
un tempo casini deliziosi degli arabi principalmen-
te, e scendervisi di U nella state a ricrearsi della
fretchessa e desinare.
550
CO
ai «ppMlteaeh tmnUBtt
M U eiffle aaaiBUnlori M
che qMBlaaqae bai vaidpS ai
fkOMMMlri,
Ario» diaiBid* dii
dri: Anaa|»l» fi— Uni che
aircffdHttdei
cuìchedi tiMI» r«f<dneii
leda Mi ItMaUft
acMavinipriiri
ddccstMri ci I
i
lesMiirth,
IM SMi Mi liMT,
tdfe. Se te
Ldic.
e
Mi
E» a Gm§9kbméi Jhrw» (Icfs» dlmie
>aUeo^ per pritflepo spedate dato ia Spìim
lel ISIL per rakila preslatosii valorosa-
neale ia Gef«aaia« «love il Eariao afea
leso pel aiedeiSÙM Isaperalore* F«
dolo dal proaipole #«r>ol»iga appellala
«arinecj* ael ceoso di FedcffìM n ael ISa»
fi^ra« eui siKeedelle 3 %BmIo Mfira dos-
de JMle« Mmrimù detto aarhe ée focsef-
Kit. emnaemlo Ini boroM ael 1399 al Ica-
pò di lartiao : qataei (Mo«nio aipoie di
lai Yien nt^;:i$lnlo nel eemso del ■rdriìio
Ke. da <cui Mfiro coafinvalo dal Ke IK
loa$o ael USI eoUa daitSMb del drillo dei
Fraadii* padr^ di iMonr^a ii e di Jadn^
^io: iiapefo<vliè cullai prese il p»!cedi
aienlo di tìiialteri dopo il fraMb
ta prv4e. e rocaipà%a pusla 3
ftirberì ael ISIlK Spktv trai s«tess$orì di
Aadfeoao. CoHmIim karoae aa<èe di Trift
e ^^]4oaoUro, aailo ia «iriMiaìi a Tì#>
f
CU
il igHa dai qoall Som-
daca di GoaHcri per ea io-
di nippol? del IttS. FrmuxM
aUdheuecM Aua Gralèe dd
di rarfaan padre ad EHmàeHa,
iilHsA Uielo lio fiMpare pd
appaaia da Allmao, e aaperAk
Mi lisi; alla di od «orlo m-
iiriaila AfMftelki mA poMfr
ia digMiied attrila
€mgè9 PriMipe di IMmm,
Mteia MdriaaBio a Giofaiai
dai qMB Mcqpe CirolMio dd
firidelBagM, Freiata di PalMM,
deiriaipanlor Gailo VI, m-
tìÈè a Laan 6rM, fi9M alM al 1149, dipo
ai ii ■ifflifiH il priiMseidto EeaoMto
firatfba MMipe di PaifaMa,DQCi
• diGMllari, cmalicro di S.
finMii • pma te moigàb Nl^iaSlih
■dk. ddla «Mia ai ebbe GiralaM. D 19*
lOoffia di «Mlteri pianalo ad oBvefi, Mri,
e biade corrispeade abboadeiolMi
ed aniecUaee gli «gricdioiL
appartMOlo aa gìerM il pM-
se alla parrocdiia di S. Lucia (1).
r^awiaia (Y. D.) Borgo di Gicyosa. Tedi
Civaia.
«saHMto (V. D.) Piceola lerra ia coi visse
laago leaipo la regiH Eleonora mogUe di
Federico II , doade sea Tonifa f^eqlleBf^
ai aMaaslero boiedellino di S. .^i^
n appdlacoaiM'
, è «B H— ■! ÌA piOTÙMia 9 dioMB £
da tm Ala 13 ai., dreoadarìo & Ladi
i m.. «acaai MT abaie. Coatara IM* aki-
kI iTfO. pai IMt Mi 1811. «1741 adU i-
tut. L'cslCMioM IflfTitorìale aa è «al
Mia fKàì dima ia eolUTasiaai. U,^
, 14,400 ÌA tMiÌMlorìi albaraU. ».•»
anaplici, M5«44rr ia paaeoK, HIM
«fiTtii. O.IOt ìm T^MCi alberati, tt.tU ia n-
ù IS.eTI ia te-
di oaa lemiorìali. EifMO
▼loo ed olia. L aria r
551
GU
ir Arena per darsi alle cose divine,
istata in gran parte dagrincendii
la e moslra ora rovine, e sopra o-
'o una cislerna appellata della Re-
ilaneUa (T. H.) Fortezza detta Ga-
ai Saraceni, della quale attesta Ha-
essersi dal Conte Ruggiero espu-
on altre vicine come poco di sopra
Ne occupava il territorio sotto Pe-
li Bartolomeo di Moniaperio , Ai
iscia ai Chiaramonte ed ai Monteca-
d appartenevasi sotto il Re Martino
pò de Marino nella dizione di Su-
vwontwu Lat. Guelphonia (V.D.) For-
igia di Messina grandissima un tem*
garmente Caètello di Maiagrifone^
Ulte alla città ad occidente, costrui-
ta le norme dell'antica architettura,
di origine antichissima, ed era nelle
dei Cartaginesi, come ricavano da
. Mostrano un'antica cisterna, con
mamenti in marmo che esprimono
»rstizìose fiabe dei gentili. Fu ono-
lesta fortezza della dimora dei Re
esi e principalmente della Regina Co-
moglie di Pietro.
iaiocii (V. M.) Torre nella spiag-
S. Giuliano o di Erico, in custodia
avi del vicino asilo detto delle Grot-
Un fiumicello del medesimo nome
non lungi le foci , e scaricasi nel
domanilrt. Lat. Guidomandris Sic.
nandri (V. D.) Piccola terra detta an-
eomandri^ sopra la spiaggia dello
, alle parti australi della giurisdizione
Sina, dalla quale dista 4 miglia, ed
li baroire siede il xxn posto nel Par-
0 dei Regno. La Chiesa maggiore
chiale intitolata alla Madonna Annun-
otlo un prete curato si ha una fl-
ma sorge al lido con alcune case
;sa di S. Maria di Laureto. Conta-
GU*
ronsi nel secolo scorso 83 case 336 abi-
tanti, ed oggi dal censo statìstico 78 case
392 anime. Il dominio civile si appartiene
ai Principi di Scaletta senza facoltà di armi;
la spiritual giurisdizione però si appartiene
all'Arcivescovo di Messina. Essendo in parte
soggetta con Artalia alia casa d'ospizio di
S. Giovanni gerosolimitano, Salimbenio Mar-
chisi signore di Scaletta concesse a quei
Cavalieri il feudo di Schittino nel territorio
di Paterno, ed egli s'impossessò dogi' interi
casali. Nota il Rarberi essere stalo soggetto
ai CAtar omoffUe , per cui leggiamo averlo
ottenuto colla prefettura di Scaletta sotto
il Re Martino Niccola di Patlij come dirò
in appresso parlando di Scaletta (1).
«arafl. (2).
«arnaioiiffa (V. N.) Fiume del terri-
torio e della piana di Catania, di cui dice er-
roneamente il Fazello dee. 1 lib. 3 cap. 2,
scaricarsi o nel Dittaino nel Crisa, prima
che questo bagni i confini di Aggira, Cen-
torbi e Ragalbuto, imperocché distingue il
Gumalonga dal ruscello delle Canne e di
(1) Goidomandri OTTero Ogliomandri è aUaal-
mente un comone in proTiocia distretto e diocesi
di Messina da coi è disUnte li m., circondario dì
Ali da coi disU 7 miglia. Avevasi 482 abiUnti nel
1778, poi 645 nel 1881 e finalmente 801 nello scor-
cio del 1851. Conta saL 108,875 di territorio, cioè
5,891 in giardini, 0,854 in canneti, 0,850 in gei-
seti, 14,848 in seminatorii alberati, 58«357 in pa-
! scoli, 16,989 in oliveli, 9,774 in vigneti alberati,
8,910 in ficheti d'India, 0,067 in colture miste.
11 principal commercio di esportazione ne consi-
ste in Tino ed olio. L'aria ne è umida.
Il nome di questo paese è stato dai sicoli scrit-
tori per lettere Tarlato: Guiditnandru9 dal Pirri e
dal Faxello, Guidimandrutn dal Garafa, Guidiman^
èri da Areiio, Guidomandr$ anche dal Pirri, Gui-
domandri in un prÌTÌlegio del Re Martino del
1404, Lundimandro forse per errore dell* edizione
neir Isolano del P. Coronelli.
(8) £ un comune aggregato a Barcellona in pro-
Tincia di Messina da cui dista 82 m., distretto di
Castroreale, con una popolaiione di circa 800 abi-
tanti
553
HE
tompedon (V.N.) Tedi Ecalom"
•esila (V* N.) Vedi Cornino.
MtiatfM (V. D.) Isole Tulcanie,
jlcanio dai Greci dicesi H*<|Mu«fiiM.
ìari.
AeotM (V. 0.) Isola, della dai la-
cole, e volgarmenle Boiiluzzo^ di
sse.
HU
iMUayn (V.N.) Fiume. Vedi Cri-
aino, qual nome trasse da quello
s fu dello Dillaìno dal nome sa-
luelhechayn.
Vedi Simelo.
lA
«I. Lai. laMca o Yhabica (V. M.)
lì lerrilorio di Solerà, che dìcesi
nel censo del Re Marlino a Tom-
Michele nel 1408.
«a. Lai. laddeda o Ykadeda (V.N.)
di S. Giuliano di cui si disse di
le di cui rive è un sepolcreto di
ilio. Oggi il medesimo luogo di-
cenlcamenle beri. Vedi GiuUano
di S.J-
II* Lai. YlMdidiè (V. H.) Fonie, le
]ue deducevansi per acquidoUi alla
Lìlibco. Altrimenli Xadiddi.
u Lat Yhadra (V. N ) Fortezza al-
della Cadrà col vicino casale, che
Irò del 1320 dicesi appartenere ad
Morlillcri, ed a Niccola di Lamia.
Iquanti passi per valle intermedia
ofonte; quinci nel censo composto
*tino nel 1409 leggiamo il casale
ilo hadra di Francofonie appar-
a Giovanni de CruìUas^
iMiui (V. N.) Monte nella diocesi
sa, di cui le Chiese enumera con
lA
altre Papa Alessandro III in un suo diploma
in favore del Vescovo Riccardo, datalo
in Benevento nel 1168 come a quella ap-
parlenenlisi; ecco le parole del breve apo-
stolico: Bimanga inoltre fermamente a
te ed ai tuoi sueeeésori qualunque poa-
seseione e ^atunque bene ec, trai quali
eèprimiamo segnatamente : le Chiese della
città di Siracusa, le Chiese del mont€
JahalmOj e quali sono nel suo territorio
coti pertinenze- Sembra esprimer qui Monte
Rosso , imperocché non ci ha altro luogo
nella medesima diocesi sotto il nome di
Monte. Registra quinci immediatamente le
Chiese di Mohac o di Modica, e poco prima
enumera quelle di Ragusa tra le quali si
giace Monte Rosso. Avrei pensalo di Ghia-
ramonte se non in bassi tempi sia venuto
quel nome al paese dai Signori Chiara-
monte , e che dicevasi un tempo Golfi»
Vedi Monte Bosso.
diaica. Lai. Yhalca (V. M.) Era uno spa-
zio tra r atrio del regio palazzo di Palermo
e le case private della citlè, circondato dia
un muro , e così dello saraccnicamente »
qual luogo cinto air intorno. Aveva una
porta in una contrada reità della città, ed
era destinato ad albergare i custodi della
fortezza ai quali presiedeva un Visconte,
acciò fossero pronti a repentini bisogni.
Vedi Fazello lib. 5 dee. 1.* Altra è la
Yhalcia in Palermo che comprende con la
parrocchia di S. Niccola una fortezza ma-
riltima ed una osteria, mentovala dal me-
desimo Fazello.
diallele Lat. Yhalicis stagnum (V. M.)
Stagno appresso la foce del fiume di Belice
verso Occidente. Vicn ributtalo dal flutti
del mare , perlochè diviene pernicioso ai
terrazzani nella slate. È mentovato dal Fa-
zello nel lib. 6. e. 4»
^ammeu Lai. Yìkammet (V. M.) Fonte
di acqua solfurea, oggi Calameth, dove i
bagni di Segesta altrove descritti.
^Ml. Lai. Yhasis (\. M.) Torre nel lik
70
fó4
ìk
•mbdf Licata od saeeeia H Mate Ci-
TawJMH (T. W.) Tea
«alt. UL AifUf. «e. SHri Jtla (T. ■.)
Vrese farw il mme qoeslo iwe diB»
|nea TMe bastv Ae Biioaa bi tattoò
pre/toiilMM, piridii scorre te ilte e pr»-
fciMte rlTe. Attesta nondimeae 11 Onrerie,
die n vero no nome fii JatU o MkUt,
poiAi sewre dal monte, od colta CMà
Mstraitail un tempo è nome /alo, di cai
diremo. La sua foee è tra U earieiloio so-
festeDO o^ di CoiMlamwun, ed il capo
Marna: nesono quattro le Ibntt: tKnesfrv,
Ckhàta, Aisolo, e CtmoiMni, nei etdli e
Mi lerritorii étA medesimi nomi; dove
oonfioiseono sotto il monte Jota pongono
tal moTimento molinf , accolgono nel terrf-
lerio FaUamonaeo il rosceHo Bsltotlo,
e sotto -Dome del fiame Jato bagnano
le, terre del feudo Janquadara. Succede
poi un esimio ponte ad na arco, i di eoi
piedritti poggiano da ambe le parti sopra
lageoti rofri; l'appellano Tayhuro dal Ti-
cino diruto casale saracenlco. Resi poi fé-
condi i terrJlorii di Valguamera sotto
Parlinico tragittane per altro ponte ebe
prende il nome dalla Chiesa di S. Uarìa;
nh lungi di là si scaricano nel mare. Il
Bali 0 Jali dice» anche Tayhuro dal ponte
dello slesso nome-
«alo. iat- Jatua (V. M.) Monte e pic-
cola terra oggi ruinata, che credesi comu-
nemente la Jcta degli antichi, i di col po-
poli Jetini enumeransi da Plinio trai me-
diterranei, e che Silio sì ba come cele-
bre; ...reccetso Jeta, Appellasi oggi toI-
garmenle S. €o»mo dalla Chiesa nel Ter-
ticc del monte dedicala ai SS. Mari. Cosmo
e Damiano, dlcevasi perà un tempo Jfonte
Azu, e di Gazu. Sollevasi da ogni parte ri-
pido come a picco con ardua salila, ed in-
tnlti ai suoi supremi dossi non può TenirsI
che per uggioso calle ; raccolgonsi nondi-
meno nel giorni d«Ua Pentecoste le eircon-
TÌctne genti, e con somma frequenta TÌsitaos
la Chiesa e venerano i SS. Martiri; si appir-
tiene quella ai parrocbì della Ciiìesa di
Morrcale, ai quali si compelono i drilli del
territorio ed i censi; sebbene il Conte Rug-
giero concesse Jalo nel 1093 al Vescotodi
Hazzara, e Guglielmo I vollcnc suggelligli
uomini ai monaci Cistcrciensi di S. Ificcolù
di Gurguro; (ullavia Guglietnio II diede in
dono net 1176 alla Chiesa di Horreale il
castello o la terra di Jalo; indi furono con-
cessi molti privilegi! agli abitanti dall'-U-
civcicovo Benvenuto. Ha quivi ridonisi i
Saraceni per la fermezza del luogo rìbel>
landosi contro Federico 1 Re di Sicilia, ed
avendo resiselo , dopo Img» atmt» #■
strasse a Be ite. dal niiiilaaiiiali ta «p»
guata forteua, dlstrmae 11 etnie; nl^
I Mori Delta Poglta colle loro ta^gie, *
restila) finalawila il luogo alta CUe»
Scrive Diodoro ao|^UÌ 1 JUtef ri Cv>
tagteeat, m da «tostt itvtflMM. «m-
ctaado n pTMlAo. dlennal al Imbm^ •
loro, eoMe abrmano, a^rvitaraM cw il-
tri dei soccorsi per l' assedio di SraMi.
Stefano Da menzione di Jeta. Jtìa caitrik
di SicUia, secondo FUièlo nel lift. 9; Jtbt
dtce«i ta gente. Rimane ancora ubi at-
nela di rame in cui si esprime an wUMi
fornito di scodo e di asta, e nei romcii
una corona di alloro col motto WTOes.
IB
Ut. l^loCaleolitCTX)
del di cui nome dissi altrove. Del te^ii
poi e della condizione dei dUadài M
rincresce ripeter da Pausania : GentHé-
gU slewt Calane*! fi» HdoUa te ferme
borgo. Ewi un l«mpio «acro aUa BiM0
«Atamano Iblea assai veneralo dai SM 1^
ed io $Hmo che da costoro /W btifsriéi
in Olimpia la statua di fijoee anlfe*
giacché i batitaH, coma tutu gUalH^
fanti dt SieUia interprtU «om <Mfi«-
593
i e dei sogni , ed avanzano gli altri
I cuUura delle cerimonie degli Dei,
Hne afferma FiUsto. Nota Cluverio che
oscitanza degli scribenti fu delta (re-
{ essendo giusta Tucidide Gekati il suo
e legittimo, e secondo Stefano Galeoii:
9 Pausania esservi al suo tempo Ga^
l borgo dei CaUmesii essendo sialo
Siracusani^ imperocché quel piccolo
ro cognominalo Geleati^ silo nel lido
Sir<ymsa e Lenlini^ per una colò"
di Greci Megarasi fu poi dello Me*
\; dal lìb. 2 cap. 8, il che procura
rovare dalla storia di Tucidide e da
irco, dei quali credette tramandare,
Nicla comandante degli Ateniesi, shar-
ie truppe, avesse inutilmente assediato
Géleali; e Analmente conchiude: ri^
si da questa istoria esser marittima
ittà che Tucidide appella Geleati,
re non fu altra marittima di tal nome^
juella sita tra Siracusa e Lentiniap-
Uà poi Megara. Leggo però in Tuci-
f che gli Ateniesi una seconda fiata
ìdo coi fanti le sicole eittàj giunsero
a Catania percorrendo intomo il ma»
«0 seno coUe navi cariche di preda.
la parte di esercito dunque di cui
ssi Nicla per V oppugnazione di Galeoti
MlcTa per 1* interno, e quindi potè Ga-
esser sita in mediterranei luoghi. Sono
arere di Cluverio^ Pietro Carrera, Gian-
rea Massa ed altri. Le congetture poi
ancesco Aprile nella Cren. Sicola lih.
ip. 7 su Galeoti sono assai diversCi
rocche questo autore credendo Gela
terranea diversa dalla marittima af-
i che da questa Gela fu da Tucidide
Hata Ibla Galeoti. Asserisce poi che
ila mediterranea sorse dove ora ò Cal-
me, e che nel suo territorio fu da* Si-
fabbricata Geleati. Intende ancora che
leniesi avessero malmenato le biade di
a Ibla , ed insieme con Reina e Ca-
ci vuol persuadere che sotto di essa
IB
fu Ippocrate ucciso nella guerra coi Sicolt;
meritamente quindi disse Pausania la sua
Gereati vicina ai conQni di Catania, impe*
roche il territorio della Gela mediterra-
nea confinava come oggi con quel di Ca-
tania, né dubita per le sue congetture per
quanto riguarda questa sua Geleati sul tem*
pio e la superstizione di quei cittadini di cui
parla lo stesso Pausania. Ha si allontana
dal vero lorchè scrive essere stata situata
Galeati da Cluverio , Scine , e Baudran^
presso Paterno^ dal Carrera presso Acqua
rossa vicino Paterno, da Riccioli e Fazello
presso Judica, imperocché questi scrittori
parlano dell* Ibla maggiore come chiara*
mente addimostrerò. L'ultima terza opinione
^ su Galeoti è dell* erudito Bario Moreno da
Agosla che credela sita nella penisola
di Agosta nel luogo che chiamano terra
antica, ed il ricava da antichi grandi edi-
fizii e monumenti, imperocché se giusta
Cluverio dovette Galeoti esser marittima, la
terra antica nel chersoneso bagnata da tre
parti dal mare poteva esser comodamente
assalita ed oppugnata dalle ciurme di Ni-
cla. Se era Galeoti presso Megara perchè
Pausania non disseta Hegarese? e certamente
il luogo corrotto di Stefano tutt' altro forse
dicea di ciò che leggesi nella seconda corre-
zione di Cluverio:... Ficcola^idi cui terraz*
Zani erano Galeoti o MegareH. Finalmente
1* antichissimo Tucidide fa menzione sempli-
cemente di essere stata Galeoti assediata da
Nicla, ed egli stesso poco prima avea par-
lato della origine dell* Ibla Hegarese. Io
penso sul silo di Galeoti nulla potersi as-
serire di certo, essendo il nome d*lbla
derivato dal Re Iblone, che governò i Si-
coli, mentre i Sicoli in varii luoghi dal Pe-
lerò al Pachino stabilirono il loro soggior-
no, e quindi in questo tratto dell* isola varie
Ible furono stabilite; oso appena indicarle
segnatamente.
Ibla Brea. Lat. Hybla Heraea (Y. N.)
Tolomeo nelle tavole colloca Ibla tra Pa-
S56
diino e Gela; e senia Mio TErea die Sle>
fimo disse Bra^ ed il nostro Faiello Nera,
ed appellaronla anche minore o la mini-
ma delle Ible. Descrifendo Antonino il fiag-
gio marittimo tra Agrigento e Siracusa, nota
nagarea o Ciwibe. Io, dice Glaferio, clie
legge nel Begio pi& emendato esemplare
deir itinerario di Antonino, HabUUéo avere
a UggerH Erea: Haga di Erea o di Ma.
■a occorrendo in questa regione molto yo-
«tfgia di antichi edifixii, controTcrtesi an-
cora dove sia stata questa Ibla minore o
Erea. Il medesimo Gluverio, Bonanno, Ven*
timii^ia , e Haziara la collocano a Bega-
sa. Ibla Erea, dice qaogli, oppreiideH es*
asr qaeUa cftld, che in colto elemio di-
eesiar volgarmetUe Kagu$a. Bonanno qnind
stabilendo i monti Erei yerso Bagusa, cre-
de a?er sortito il nome questa Ibla da tali
monti. Fascilo non al certo una Yolta, seb-
bene perplessamento , scrive esser seduta
Bjrea nel colle dove oggi Bulera. Èra una
ferra Ibla in SieiUa che appeUawm la
mAiore, di eoi Pausania non fa moUo. Tu-
cidide Mtania nel lib. 4 atleèta essere etaia
nel territorio di Gela^ dove nota ucciso
Cleandro Principe dei Gelei ^ e Stefano
r asserisce anche appellata Nera. Pecca ia
queste parole il Fazello riportando da Tu-
cidide essere stato morto Cleandro sotto
Ibla, imperocché non Tucidide ma Erodoto
fé' parola esser caduto sotto Ibla Ippocrate
fratel di Cleandro in una masnada contro
i Sicoli. Dissela intanto Stefano Hera non
già Nera. Si soggiunge appo il FazcUo :
ma gU è incerto quale sia stata deUe
città che conservano monumenti antichi
in quel territorio ; ne ha Balera^ e ve-
densi eziandio nel territorio Gelso ruine
di antichi tempii , dei quali non si ha
alcun che da congetturare. Non molto do-
po conferma il medesimo: sovrasta a Ter-
ranova ed al suo territorio ad 8 m. Bulera
terra di nuovo nome, sita in elevalo mon*
le, costruita sopra ingenti ruine di antica
eMkudtma^ e di cui ma caserteo se lia
fiala riMa ndnore. In tano loog» Inai-
Biento: da PieIraperMia vetoa Mtxxagier'
ma' a fi m. m etnietra è Ailera efte «#•
eira woltt mannwmnii di mmlidiiiàf mamsa
asserisco, se sto stola r Ala osinare. Bica
blso perdo CHaTorio qoesto aonpelto di h-
leUo, poiché -il sito di Ibla. oca eenispsa
de a Boterà nel romani ilinenrfi, booe psii
a Bagosa. Ma ingannasi, pofchè OMBlreste»
tasi emendare 1 oorrotUsaianl eaemplsri
degli iUnerarii, non gii rfloraò fldiee la ke*
eenda del designare 1 laogbi e lo dilre del-
le miglta. Si ha nelle tavole Agrtgaala Cd-
oisiona xuv. iK6le zxiv. i|rrio xvio. tgra-
curie XXIV. Dall'Itinerario poi di Adeaias
Àgrigeniù CaklHana xl 6ÌMo xxir. Jfrii
XVIII. ^ffocuiis XXIV. Falaaoieale dke Qa-
verio ta terra GalvlsiaBa esser Gomisa, re-
sUluisce ottimanMnte iKbla e fiiftlaad Us,
come corrente anche reUaniMito Tencn dsl
liome Agris per Acris. Mn sono qoari tfai*
quo fldse le noto ; ImperoeehA eU ad la»
Iraprendendo un viaggio da Agrigenia a Sh
racusa occuperebbe in prima Goosise, fé
Bagusa, poscia Acre o Palaxzolo ? Soao tal-
mente tra se distanti questi luoghi, che aia
rettamente e per breve tratto condacoas,
ma fan dilungar di molto ; e che? giaee dt
Agrigento a Siracusa Butera nel meuo, d
Acre tra questa e Siracusa ? Potnu appeal
dunque dedurre qualche cosa di certo dalle
tavole dei. viaggi. Hi so aversi CInverie e(*
gettato tacitamente un tale argomento; d
aver detto essere stato intrapreso il liaaii
per anfratti, ad evitare Taspreiza dei oMaii,
ma non vide egli i luoghi medilernadi
poiché se veduto gli avesse di presean,
non avrebbe ciò in modo alcuno aferoi*
to , poichò ugnalo aspreixa si ha di esa-
mino, nò pih agevole ò Tuna che rslht
via.
Ignazio Roto nella sua storia di Viiia
ammonta molte cose sull* Ibla Erea e A*
essere stata ad un m. da Viiini verso Oc-
557
IB
le, poiché è celebre appo gli antichi
ile Ibleo ed ancor viene oggigiorno
iato pel suo miele il territorio di Vi-
I monti Erei furon presso Bidono
la fu delta da essi Erea. Altra Ibla
lente prese nome dal Tiranno Bute,
I Boterà quasi Butishera. Celebransi
0 cotante terre in Sicilia per la copia
:cellenza del miele , da potere de-
per questa cagione a stabilire molto
Disse il Noto di tutti il primo essere
i monU Erei appo Vizini. Essendo
te del resto il nome di fiuterà gratuita-
1 si asserisce riferirsi all' Ibla Erea.
osto Erodoto fa menzione d* Ippocrale
avvisai di sopra, che invase il prln-
• di Gela dopo la morte del fratello
dro, e molte imprese operate chiara-
I nella guerra contro i Sicoli, gloriosa-
I soggiacque sotto la nostra Ibla con-
ro accanitamente pugnando. Attestano
i abitanti di fiuterà che nella fine dello
» secolo mentre in un antica sobborgo
aese detto di S. Cosmo zappavasi la
in coltivazione, si imbatterono i villani
sepolcro a mattoni , dove ritrovossi
efaeletrOy con lamine di stagno scriU
a spada preziosa, ed una lucerna di
; ricavossi dai caratteri il nome d*Ip*
^e; affermano però rimaner la sola
a. Le quali cose se sono elle vere
no essere stata quella la tomba del
> di Gela che fa sepolto dai suoi
rritorio dove era soggiaciuto , e non
congettura darebbero di Ibla appo
i. Rota Diodoro negli elogii, che con-
ro sotto Ibla con armi nemiche Fin-
Agrigento, Icele da Siracusa, delle
città eran tiranni. Emenda cosi il Cla-
ft parole dello Storico dal lib. 22.
» allora tiranni in SicUia Iceie di S<-
z; Fintia di Agrigento, Tindari&ne di
lina ed aUri di eitlà minori. Finiia
\ Ice te apparaechiatiri ad una guerra
ro sen vennero ad Ibla tpUgaio
IB
Veeereito : cioè, soggiunge il medesimo Oli-
verio, r uno adduceva da Agrigento V eser-
cito, l'altro da Siracusa, ed a mezza via
incontratisi sotto Ibla con armi infesto
contrastarono; il qual fatto si assegna pri-
ma della guerra Punica.
IMa iii«9Clore.Lut. ByblamcQor (V. II.)
Dopo descritta la città di Adornò sotto il
monte Etna soggiunge il Cluverio : l>el re-
$to nel medesimo tratto tra il monte Etna
ed U fiume Simeto sorse la città di lòia
cognominata maggiore da Tucidide , li-
tiOj Pausania, TotomeOj e Stefano; e ro-
diate le parole di Pausania e di Tucidide:
laonde io giudico^ dice, essere stata tibia
maggiore nel medesimo sito dove ora il
celebre paese dello volgarmente P(Uemò,
distante 4 m» da Adrtmo e 18 da Cala-
nta in circa. In assegnare le quali distan-
ze tuttavia errò,' imperocché conlansi 9 m.
da Adornò, e 12 da Catania. Scrisse il Fa-
zello nel medesimo senso : l' Ibla maggio*
re era sita nel. territorio caianese, testi*
mofiio Pausania, di cui attesta Tucidide
nel Kb. 6 essere etala non lungi da Inessa
e Ceniuripe, quando fa menzione degti Ale*
niesi ritornali in Catania presa Centuri-
pe ed incendiali i campi degli Inessei
e degU Iblei. Ne fa menzione Tolomeo so*
lamenle quando dell' Ibla mediterranea,
che era mtch'essa deserta al tempo di Pau-
sania, sebbene ne perdurasse il nome, ed i
suoi ciUadinidicevansi solamente Iblei, ^g^
giunge una sua congettura sopra IblaTiella,o
dice forse Tiella appellata maggiore, e con-
chiude : la quale avendo al nostro tempo
perduto anche il nome, è dubbio se sia forse
ludica città deserta ed in ruina. Soggiun-
ge nuovamente nel lib. 10. cap. 2: non lungi
dislava da Centuripe una seconda Ibla,
come abbiamo da Tucidide; e ponendo le
surriferite parole delio storico prosegue:
Ne fa menzione Pausania nel tib 4, e
dice essere stata al suo tèmpo minala af*
fatto; ne fa memoria anche Tolomeo che
558
IB
dicela mediterranea nelle tavole. Non 1-
scorgo perchè in questo luogo abbia detto
seconda Tibia presso Cenluripe; poichò ap-
pellandosi ed essendo la maggiore dal me-
desimo Pausania le sarebbe piuttosto con-
venuto il nome di prima; ma ebbe forse
riguardo air ordine dell* origine, e pro-
pose a questa Tibia Megara fabbricata pri-
ma della maggiore. Del resto non parla di
questa Tolomeo nelle tavole, ma deWErea
sita tra il Pachino e Gela, come vedemmo,
che era anche essa mediterranea. Arezio
che conobbe solamente una Ibla occupata
dai Hegaresi la costituì a Melilli. Opina Lo-
renzo Anania essere stata Ibla dove oggi è
Mazzara, verso la parte occidentale della
Sicilia, che forse è del tutto diversa dalle
addotte. Attesta ultimamente Francesco Ma-
ria dei Min. Cappuccini nella jsua Ibla re^
diviìja esser succeduta Avola alT/bto mag-
giore, e riporta in suo aiuto le opinioni di
alcuni recenti scrittori Maurolico, Calepino,
ec. e dal territorio adattissimo agli alveari,
dall* affinità del nome, dal costume dei Si-
coli neUa scelta del silo, poiché Ibla è co-
me io dissi opera dei Sicoli, da antichissi-
me grotte flpalmenle^ sepolcreti, vestigia di
mura, vie tagliate nel sasso che sono fer-
rai indizi! di antica abitazione, sforzasi con
molta erudizione alla prova deli* assunto.
Avendo però dimostrato vane un anonimo
le ragioni e le congetture di lui, con novella
apologia prese a difender la causa.
Non qui tralascio essersi ritrovata un* an-
tica moneta delTIbla maggiore recata da
Paruta, e che attestano alcuni occorrere nel
territorio di Paterno. Rappresenta una fi-
gura di donna alT impiedi ornata di velo e
di monile, dietro la quale è un* ape da una
parte, e daU* altra anche una donna appog-
giala ad un'asta che presenta un vaso ed ai
di cui piedi è un cane còl motto htbaa^
MErAAA:^; indica la donna la dea Ibla men-
tovata da Pausania, Tape la soavità del mie-
le, il cane i territorii adatti alla caccia.
IB
IMa Meffara. Lat Bybla Megara (T J(.)
Diciamo altrove se sia stata Galeatis, e ne
diremo novellamente dove, di Megara.
IMA MtBOM. Lai. Bybla minùr (V.N.)
Vedi Erea.
IMA «ella. Lat. Bybla TieUa (V. X.)
Dice Stefano sulle Città da Filìslo sical. rer.
lib. 4: una poi deUe Ible appellari lieUo.
Pensa Fazello della maggiore, ma dicendo :
Stiella eaètello di Megara in Sicilia; ap-
pellari la gente StieUma^ soggiunge Oli-
verio essere stata Tiella un castello dell* Odi
Megara , esseme corrotto il nome dal le-
gittimo Stiella, e soggiunge; esaeiufo 4M-
bioM ed ambigua la voce Megara, poiché
rignifica altrimenti U territorio della città
dei Megaresi. Da Cicerone poi da Melai
Plinio la stessa città j una qwjUche parie délr
l'Ibla Megarese ^ o la fortezza potè essert
appellala Stiella. Narra Tucidide nel lib. 6
che gli Ateniesi spiegando le vele da Catuia
sbarcando nel territorio di Megara , ass^
diarono un certo castello dei Siracusaai e
non espugnatolo si ritirarono in Teria. Me
Stefano appellar Castello di Megara qod
che Tucidide disse dei Siracusani, i quali
da gran tempo eransi impadroniti del ter-
ritorio di Megara. Stabilisce Ortelio Stielli
nel Chersoneso, dove oggi è Agosla. Cbi
sarà se la direi Melilli sita nei colli Iblei e
che oggi comunemente dicono Ibla? E in-
certo in qual epoca siano mancate le Ible
in Sicilia. Dice Pausania esser conosdati
dal solo nome la Maggiore al suo itapo
e Gereati essere stata ridotta in borgo. i(-
ferma Strabene rimanere il nome d'Ibis
per T eccellenza del miele Ibleo. Tolofl^^
tuttavia nelle sue Tavole fa menzione d/ 0'
Ibla mediterranea, Mela e Plinio diif^
un tempo detta Ibla^ e negU gi^iti^-
Martiri Siciliani.
ime. Lat. Hyblae (V. K.) In numero fi^
rate, per esservi state molle città id^
desimo nome in Sicilia, cioè fa mtji»^
la minore e la piccola , la MegortH, ^
!•'
559
IB
Gekati, la Erea e la TVelki, del sito delle
quali è gran dissenzione tra gli scrittori ,
né un sol parere se ne ha sul numero.
Riferirò in prima le parole degli antichi
coi quali si fa di esse menzione, esponerò
poi le opinioni dei moderni, ed indi dimo-
strerò il mio parere candidamente. Tucidide
Del lib. 6 sulla Hegarese, esaminando le ori-
gin! delle sicole città: verso il medesimo
iempOi dice, Lami éa Megara adducendo
una colonia approdò in Sicilia , e fab-
bricò sopra il fiume Panlagia la dita di
Troiilo. Ma abbandonandola poco dopOy ne
renne coi suoi in Leonzio.... scacciatone
fhmhnente dai cittadini erse Tapso. Morto
potefa, emigrarono gli altri da Tapso ^
€ eondotti da Iblone Re dei Sicoli , che
imehe lor dato aveva la terra, fabbrica^
rono Megara detta Ibla. Cioè, come sog-
giunge CluTcrio: Perduto appo Tapso il
loro Duce Lami i Megaresi, facendola da
fondatore Iblone Siculo Re , posero una
dttà» al Ticino fiume Alabo, detta Megara
4aUa loro antica patria, Ibla però ezian-
iUo dal Duce Iblone. Strabene però nel
n^. 6. non farla se non nel Duce dei Ma-
gatesi: Teocle^ dicendo, raccolto nelV E%^
imi vn gran numero di coloni , ed on-
mr delta Jonia e di Dori, dei quali gran
forte erano Megaresi, navigò in SicUia^
td M i Calcidesi fabbricarono Nasso^
t Megara quei di Dori , cui fu nome in
frtea Ibla- Afealo saputo Strabene da
Uovo, e con? enendo , scrive Marciano da
Iraclea: / ealeideei fabbricarono Nassa i
ìmgeresi Ibla, cioè non fabbricarono no-
fillameDte Megara in Sicilia^ ma presero
' ad abitar quella città fabbricata dal re Iblo-
M sotto il nome d*lb1a. Quinci Servio alla
Jirfaia Egloga del Marone: Ibla o Ible è
dUà detto Sicilia, che ora dicevi Megara.
Stefano Analmente delle Città: Le Ible sono
tre ^Uà della SidUa: la maggiore i di
, •■< ^bitanli dieon$i Iblei; la piccola i di
«rf €»bitanU Geleati, Megaresi; la minore
IB
poi dicesi Era . . • Ibla dal Re Iblone; per
la qual cosa sono appellale Ible molte
delle Sicole dttà. Ne appellarono Mega-
resi gli abitanti. Avverte Cluverio essere
corrottissimo questo luogo, correggelo per-
ciò nel Uh. ì : Le Ible sono tre città deUa
SidUa, la maggiore, i di cui abitanti di-
consi Ibld e Megaresi; la piccola i di cui
abitanti Geleati, la minore poi diceri Era.
Dissero Ibla la maggiore dal Re Iblo, e
Megareri gli abitanti. La qual correzione
non essendo fermamente all'autore stesso
al fin dei conti piaciuta, cosi emenda Ste-
fano nel lib. 2. Le Ible sono tre dttà della
Sidlia. La maggiore , i di cui abitanti
diconri Ibld, la piccola i di cui abitanti
Geleoti e Megareri. La minore poi diceri
Erea. Appellarono Ibla la piccola dal Re
Iblone, e Megareri gli abitanti.... ed ap»
pettate Ible perciò molte ricole dttà.
A preferire alla prima questa lezione, un
passo di Pausania nelle Eliache sembra es*
sere al proposito, dove si legge: Furono
le Ible due dttà in Sidlia, delle quali una
cognominata Gereati, F altra, come era,
cori dicevari anche Maggiore, e ritengono
rino ad oggi gli antichi nomi. Altra nel
territorio di Catania deserta certamente;
V altra detta Gereati dai mederimi Cala*
neri fìi ridotta in forma di borgo. Parla
d*lbla nel territorio di Catania Tucidide
nel medesimo lib. 6 , dove dice gli Ate-
niesi ritornati in Catania, esser partiti con
tutte le truppe contro Centuripe, ed essendo-
vi entrati per convenzione, ritornarono no-
vellamente in Catania, incendiando le Ma-
de e degVInessd e degVIbld. Ecco dun-
que Ibla ed i suoi campi nella via tra Cen-
turipe e Catania. Se dunque Tibia del ter-
ritorio di Catania fu la maggiore secondo
Pausania, non si conviene il titolo di Mag-
giore air Ibla Hegarese, e sono a dirsi della
Maggiore %YIbld ed in niun modo i Mega-
resi come si ha dalla prima emenda di Ste-
fano. Scrive già Tucidide nel medesimo lib.
5G0
IB
<l di Gereati o Geleati ridolta in forma
dì borgo secondo si lia da Pausania: Gi*
rata attorno allora j gli Ateniesi, la spiag^
già dei Sicoli, che erano allegati^ ordi-
nano mandassero le loro truppe... colla
metà poi dell'esercito assalita Ibla Geleati
che era nemica e renitente^ non valsero
ad espugnarla. E Plutarco in Nicia: Ed in
prima mentre gira intorno in lontananza
dai nemici i lidi di Sicilia, die' loro
animo ; in modo maggiore sprezzato poi
per aver assediato Ibla piccola terra ed
esserne andato via prima di espugnarla^
si raccolse finalmente in Catania^ donde
mosse per Centuripe. Fa menzione Livio
nel lib. 26 di un* Ibla sita presso Horgan-
zia e Hagella cillà confinanti al calancse:
JLoro, cioè ai Cartaginesi, eransi date rivai-
iandosi le terre Morgantine^ e ne seguirono
la rivolta Ibla e Magella. Non dubito
perciò avere inteso Livio dell* Ibla del ter-
ritorio di Catania. Fan menzione dei popoli
Iblei Tullio Ver. 3, e Plinio lib. 3 cap. 8,
è incerto però a quale siansi appartenu-
ti. Tolomeo pone un* Ibla nelle città me-
diterranee della Sicilia^ che conoscesi, dal
luogo esser VErea, Oltre a questa però
leggesi appo di lui di un* altra cillà di
nome vario negli esemplari , poiché ora
Idia ora Idra, dì qual nome secondo dice
Cluverio non fu cillà di Sicilia mentovata
da altro autore. Dunque, ei dice, atteste-
rei esser corrotte entrambe le voci dalla
genuina Ibla, Occorre ncirilincrario di An-
tonino or Gibla or Mbla, e finalmente Hi-
bla. da diversi codici, corrotti comunemente;
ma il silo assegnato indica anche TErea.
Disse Erodoto esser caduto sotto Ibla Ip-
pocrate tiranno di Gela nella guerra coi Si-
coli. E scrive finalmcnlc Diodoro aver com-
battuto sotto Ibla Finlia ed Iceta Principi
di Agrigento e di Siracusa.
Iblei colli. Lat. Ilyblaci colles (V. IV.)
Sono quelli che verso il seno Megarese
oggi di Agosta, sovrastano alla spiaggia, e
IB
trai primi per amenità, 8ommÌDÌslrano i gor-
ghi alle fonti del flume Alabo e di altri: noa
sono molto elevati, ma perchè abbondtnli
in ogni specie di Cori e principalmente ia
limo , si hanno degli alveari , donde pro-
viene saporitissimo miele, celebre appo gli
antichi ed i poeti massimanìenle. Quindi si
hanno famose le api Iblee^ ed il timo di Ibis
celebrasi da Virgilio nelle Egloghe, da ■a^
ziale negli Epigrammi, da Stazio neirAdùi.
lib. 1, da Ovidio nelle Trist. e Pontic. ei bri
di Ibla dal medesimo Marziale e da Silio. Andò
già in proverbio che commendandosi alcuat
dagli oratori per la dolcezza deireloquenUi
del titolo di Ape Iblea o sicola si notasse.
Ed avendosi eccellentissimo da lutti il midt
cecropio o attico dal monte Imelto, bxt*
van seguirgli gli antichi in eccellenza l'I-
bleo. Tra questi colli è la terra di Melìlli
detta volgarmente Ibla.
IC
Lat. Ichana (V. N.) AnUta Cini
al Pachino promontorio di Sicilia, allo spes-
so di sopra mentovato, nella sua spia^pi
orientale, secondo Cluverio; imperoccbè To-
lomeo pone nelle tavole al luogo medesi-
mo Ina , la qual voce sembra corrotta di
Icana per menda degli amanuensi. Pliaii
nei lib. 3 cap. 8. fa menzione dei pop«ii
Icanesì. Stefano Analmente Icana, dice, pic-
cola città di Sicilia , cosi detta, pettH
nella espugnazione di lei, grandissimi (
diligente opera apprestarono i Sirams-
ni, ed IXNANAN vale desiderare; Icmtisi
se ne dice la gente. Quantunque poi i^
sun vestigio occorra altrove appo gli s^
tori di questa spedizione dei Siracusani*
e perciò crede Cluverio quel rauViv*
suir origine del vocabolo un putido fO>
mento dei grammatici, potè Stefano, c<^
sopra avvisai, leggere negli antichi , «ieUc
opere dei quali manchiamo, e la regione*''
tronde con Eloro, Noto, e molle terre <iii^
561
IG
era di siracusana signoria. Che se dirai a^er
posto Tolomeo Ina sotto Modica, che poi
dista dalla orientale spiaggia del Pachino ,
appena tuttavia si ricava da ruine di antichi
edifizii indicate da Fazello dove in altra
parte stabilir si debba. Errò costui dicendo
esser vestigia di Macara, essendo stata questa
lungi di là, ma fu ingannalo dalla voce dei
coloni, che appellano di Machera \ ruderi
al Pachino. Ha sentiamo Fazello: appresso
le foci del fiume Eloro ad un miglio è un
asilo di pirati, cognominato fondo delle
masclie; e ptu in là ad un m. e mezzo
è un'altra cala che dicono Porlicello...
daUa quale poi a *A m. sono delle pie-
irafe...e per simigliante intervallo una
salina cognominata Coda di Lupo, e poco
di là distante un* altra appellala Rovetto
che forma una tal quale penisola , alla
di cui bocca il porto detto Fenico da To-
lomeo^ Naustatmo da Plinio, ed oggi Vin-
dieari^ Macarese senza dubbio un tempo.
Savrasiando ad un tiro di pietra al porto
Yindicari terso occidente in quella peni-'
M0la éhe forma la salina di Rovetto, Ma-
tara eiUà mentovata da Cic. nelle Verr.^
da Tolomeo^ da Plinio nel lib. 3, lacerata
imauuraioigliosi avanzi, appellasi daiNetini
« dot viUani col nome ancora incorrotto^
città Maeari, ma volgarmente Cittadella.
Rm è poi vero che i Netini, gli abitanti del
loogo ed i vecchi la dicano Macara, come
falMi, poiché Machera, e sebbene affine sia
^pMSlo nome, non è nondimeno incorrotto;
«d altronde nessuna città Macara fu secondo
ChiTerio, ma Imacara, del di cui sito dirò di
Mito 9 quantunque in alcuni esemplari di
liaio, Cicerone e Tolomeo leggiamo Macara.
Atsegae Fazello: Era poi il suo circuito di
Miai, e mezzo: (Mtaivasi non solo quella
g^tfièola ma anche U luogo basso e sol-
'iffimle che dista un tiro di pietra dal
ÉP^rio n come confermano monumenti di
■■••idWlà. Fedonai comimeinen/è in tutto
^^ ^taiio aemidirute molte vestigia di edi-
IC
fizii sì privati che pubblici, come anche
vie così larghe che lunghe in proporzione.
Vi ha un tempio orbiculare ed a volta ,
travagliato con antico lavoro da pietre
quadrate e talmente ancora intero che non
in antichi ma nei tempi dei Cristiani sem-
bra costruito al Salvatore cui ora è ad-
detto. Vi è similmente un altro tempio,
quasi della medesima forma, ma crollato
per antichità; bagni ancora di antica ar-
chitettura, che credonsi un tempio dagli
imperiti; nel mezzo della città lunghissi-
me spelonche, ed ampie secondo lo spa-
zio, divise in vie, e di sepolcri da ogni
parte occupate , presentando quasi una
forma di antica città sotterranea, non sen-
za piacere si osservano. Fuori le mura
poi ad un m. verso occidente sono altre
grandi spelonche, e quasi nel medesùno
modo scavate nella rupe, che appellansi
dagli abitanti, grotte di Macheri, di sepol-
cri in copia fomite. E queste ruine di an*
tica terra dice falsamente il Fazello di Ma-
cara. Di Icana diciamole con Cluverio o di
Ina, che sebbene allontani Tolomeo dalla
spiaggia marittima, nulla di maraviglia,
conclude il medesimo Cluverio, mentre fa
il medesimo delle dita di Gela, di Fintiade
e di Agragante ... È incerto nondimeno il
perchè le si competa il nome di Icana, ed a
chi appartenuta si fosse, mentre nelle storie
non ne abbiamo menzione alcuna. ^^
iccara* Lat. Hyccara. Sic. Carini (V.M.)
Città nota a Tucidide, Diodoro, IMutarco, Ate-
neo, Stefano ed altri, che sorgeva nel lido dèi
seno appresso capo Gallo, al muro di Carini.
Se ne attribuisce la fondazione ai Sicani,
e appellasi perciò da Tucidide città Sica-
nica; ma la distrussero gli Ateniesi e i Se-
gestani loro allegati, ai quali era nemica,
seco menando la donzella Laide, bellissi-
ma meretrice poi nota in tutta la Grecia.
Molte cose porta Fazello di Laide dagli an«
tichi, e fa menzione aver conteso i Corif\tii
della patria di lei, come d'illustre donna.
71
562
IC
IHtse Diodoro lecart plecoli dUk dei Si*
coti, e scrive aier gli Ateniesi raccolto neile
sue spoglie cento talenti. Attesta Onalmente
Ateneo da Timeo che sia appellata Iccari,
da ciò che i primi suoi abitanti ritrofaro-
no nel lido dei pesci detti Bjfeeoè. Oggi
i Carinosi si vantano Iccarini, ed il moro
di Carini si ha il nome da Iccari, donde
dedairai r errore di Aresio che spaccia nel-
la sua topografia, Yicari dttk mediterranea
aorta in luogo di Iccari, imperoccbè stel-
le verso il lido. Celebrano qoind i testa-
cei del mare di Iccara, della quale si crede
appo Parata la moneta che presenta una
testa di vecchio ed un cane vallante, colle
lettera ikap.
iMite* Lat. JNcesfa (V. D.) boia che
è una delle Eolie, secondo Tolomeo, ma
enumerala oltra le sette; nnir altra credesi
questa da Cluverio, se non quella che di*
cesi PmiaHa.
ID
Mnu Lat. Bifodrm (▼.!!.) Antica dttk
di coi afferma Faiello aver posto Tolomeo
nel territorio di Lenlini, dove oggi Ydra e
Cadara fortezsa dn ogni parte ruiuosa per
una valle intermedia discosta da Fran-
cofonle verso SeUeulrione. Avevane già
scritto II medesimo Areziò: Idra eiità ci-
UUa da Tolomeo dov'è soUunenie una
torre oggi rotonda a quoii 9ei miglia ver»
so occtdenle da Lenlini; l'appellano i
nostri Cadrà: ma dice Cluverio essere in-
corso errore nelle tavole del geografo, e
r attuai voce ^ydra , ed Hffdia come in-
corre qualche volta in altri esemplari af-
ferma per Hyhla. Vedi Jadra.
lE
i©~. Lat. Hiera (Y. D.) boia delle 7
Eolie, altrimenti Vulconto, per essere stala
saèra a Vulcano, Hiera appellala dai Gre-
d: Pomponio Sabino sul 1 lib. deU'Eaeid.
Teratta poida /era, perM aocra a fd-
OffM, coH n» eolie dke vi msomìo fmmm
Mffempo. Mela nel lib. S^ eap. 1. Ter»
la Siettta aono 7 Uolé due appelkmo di
JSMo: Osleode, Upari^ JXMm, Fenfcwe,
Aidiaa, JeraeSlron^. Udora Ortg.Bk
IS. cap. 6, enumerando le Eolie: Upore
al fsrmo appellò I^Mrirf la prtao; o^pel-
loit falira Jera per eeeer di emfciralfi
aime ooUfae; doè come si lia più rellt-
mente appo Solino: Jero Isola éi TmUom
wrdenéù in eoUi aUtmlmi. Easlano sai
IO lib. deirOdb.— £oiia dove /b te regk
di Eolo, Slrongtie, MMoe, /era, Upm.
Marciano finalmente: Selle itofa che diesat
di JEolo, delle ^piaU una nem eensa rs-
fione dieeH Jera, p&lehè otpfNMiseane da
eeea ardenti fiamma. Questa nostra Jm
è diversa da quella che oggi chiamane Mer
reiimo rimpelto Trapani.
wmm. Lai. fliera (▼. H.) Tedi Mmretbm.
kiMpaU. Lai. flieropolia (T. R.) Cili
che sovrasta hi duk di Lentini. Aresio sai*
ve averlo detto gli antichi Polo di Gertse,
del di cui vertice nelhi pianura, sogghn«r,
trovansi dagli aratori molti pezzettini A
piombo: è detta volgarmente dd Krasf.
IL
Ilice Lat. lìiciè mone. Sic. lUd (T. D)
Monte appartenentesi ali* Etna verso meu»-
giorno, sopra Viagrande, che ebbesìilMu'
dagli elei di cui abbonda, e che coproaosilb
sommità un cratere o conca frequentala <ii''
le fiera e dagli uccelli e quindi giocoadìssai
ai cacciatori. I suoi fianchi sono vestili é
vigneti e di albereti fruUiferi, perlorhèu
si producono eccellenti vini ed àbbooèt^
frutti. L* eruzione deirEtna del 163!*-
scritta dal Carrera e dal Guaraera sM^
pel drcuifo di 4 m. sopra questo o^*
per cui sioora dicesi volgarmente renuìat
dal monte Ilice, il quale ne rimase uM^
Afferma il Massa appellarsi Ilice delle B»
563
IM
ì' Lat Imaehara (V. R.) €iUà
Sila secondo Tolomeo tra Gentorbi e Ga-
pizzi cioè Gapitina , da Claverio Terso il
Simeto ossia presso Troina, ma sorge que-
sta su colline distanti dal Simeto per cui
erroneamente intorno ne è collocata. Da
Tullio Verr. 3, si fa menzione del territo-
rio di Enna, Horganzio, Assoro, Aggira ed
Imacara. e siccome le città di Assoro, £n-
^^y Aggira, Horganzio tra loro confinavano,
si può asserir lo stesso d* Imacara. Appe-
na però se ne potrà indicare il certo sito,
né alTermare se sia stala trai confini del
Val di Noto.
lauicanu Lai. Imadèora (Y. H.) Anti-
chissima città. Vedi Maeara.
ununccarl. Lai. Imhac^ar%è. Sic. Hmac-
cari (V. H.) Vedi Mirabella.
iHiera. Lai. Mimerà (V. H.) Città cele-
bralissima tra gli antichi, splendida tra le
IMlme di Sicilia testimonio Cicerone nella
2 Verr., e potente giusta Pindaro Olimp,
Ode 22. Oggi è minata, conosciula appena
dal nome, se non che il resto dei cittadini
eellocossi in Termini dopo 1* eccidio delta
perciò Imerese. Era sita tra il fiume Torto,
e quel dello stesso nome cioè rimerà set-
tentrionale , sotto il monte Euraco , nella
parte aquilonare dell* isola, non lungi dal
Udo, in un luogo un poco elevalo, che di-
cesi oggi lerrìtorio di S. Niccolò, e sovra-
8ia alla torre di Boufornello. Il circostan-
te territorio poi, che dicevasi dagli antichi
Campo di Minerva, per averselo scelto Pal-
lade secondo Diodoro, è fecondissimo in
biade, non iscarso di coloni, abbondante in
iriii, ulivi ed in altri vantaggi campestri. Di-
c^Mio dei fondatori dilmera, Tucidide e Stra-
lN>ne , e questi nel lib. 6. Fabbricarono
^wmnia i ZancM che abitavano nUe, E
^paegU anche nel lib. 6. Imera è anche
^^^ionia di Zancle addotta da Euclide, Si-
^"^o, e Sacone^ date vennero eziandio moU
Caletderi; ma abitarono ancor con
m
esai ffU emUi Siraeuèani mtperati daUa fa*
zione contraria , ai (pjuUi era nome Mi-
Midi, ed ottenne appo gue$ti un linguag'
gio tra CtUcidico e Dorico, ma leggi Cai-
eideri. Fu avanti a costoro Marciano da Era-
clea 0 Sclmmoda Cbio nella Periegese. Novel-
lamente poi furano fabbricale da queM
Zanclei due città delle Eubea e Mite; indi
Imera e poscia Tauromenio; sono poi quer-
èle tutte città calddiche. Ha se vogliamo
in qualche modo accostarci alle favole, è
di gran lunga più antica 1* origine d* Imera
poiché èra al tempo di Ercole; quindi Ste-
fano sulle città: Torse poi Ercole in Ime-
ra cogli armenti di Gerione^ dove dicono
esser sorte deUe acque calde per ordine
di Paltade, nelle quali bagnò Ercole le
membra sordide per la fatica^ e reseli più
agevoU, dal che fu Imera appellata. Tu-
cidide del resto narrando nel lib. 7 degli
Ateniesi che preparavansi a portar la guer-
ra a Siracusa, non accolti dagli Imerei:
gVImeresi, soggiunge, i q^aU abitano
colà soli dei Greeij furono ai Siracusani
di ajulo.
Crescendo poi le forze, a tal segno di
potenza pervenne Imera j da averne i cit-
tadini occupato Reggio, poiché chiamati in
ajuU), scacciata la parte contraria, rivolsero
le armi contro quei che chiamarono ; ri-
cusarono soggettarsi al tiranno Falaride,
persuasi a ciò dai celebre apologo di Ste-
sicoro , nondimeno travagliati non lungo
tempo dopo dalla signorìa di Cidippo, co-
me scrive Erodoto nel lib. 7, indossarono
anche la servitù sotto Terillo ; e questo
scacciato, tenne T imperio d* /mera Terone
Prìncipe di Agrigento sotto di cui sofferse
la città duro e lungo assedio dei Car-
taginesi , e ne fu resa libera dal valor
di Gelone tiranno di Siracusa. Terone da
allora prepose alla città il figliuolo Trasi-
deo, del di cui tirannico imperio annoia-
tissimi i cittadini, pensarono di scacciarlo
565
IM
Imera meridionale* Lat. Himera me-
ridianaUi (V. M.) Fiame che a?endo ori*
gine sotto il monte Nebrode e scorroDdo
fniBtero • sconpigliaronò oolU tperania di rio-
Tenir grofto tesoro. Sc«?«roDO indi airinlorno«
ed «ilii qaatlro oe discoprirono , che parimente
flconTolsero e fecero in peizi, non altro avendo
ottenato dalle avide loro ricerche , che nna
moBeta d'argento e qealche altra di rame. Ma ciò
che più dolse agli amatori di antiche cose si fa
che DB vaso greco di molto pregio, incontrato pere
fra qoei sepolcri, venne altresì infranto e sminux-
lolato. Ginnte a questo pùnto le investigazioni dei
eootadini, e non avendo eglino conseguito i tesori
ebe già speravano, si ritrassero dallo scavare, •
abbeodonarono il loogo. Fnmmo alami amici di
ci& avvertiti, e recatici immantinente colà* tro-
TaoBiDO le cave con frammenti e vestigli dei sepol*
cri ano dei quali per buona sorte era ancor bello
ed intero, sebbene già scoverchiato. Ognnn d'essi
BOB eonsisteva che in nna semplice cassa d'argilla
lepolta entro la nnda terra, senia fabbrica né ce-
BWBto. Erano tali casse fra loro simili, della for«
Bla d*oa parallelepipedo. Qoella che intiera ancor
Witifteva nel soo proprio sito, e eh' era fra lotte
h pia grande, avea la Inoghezxa di palmi sette e
, la largbeixa di palmi tre e mezio, e di
i Ire palmi 1* altexza: le pareti erano grosse tre
Due diti sotte l'orlo vedessi gnernìta la cassa
d*BO listello con ano sguscio, per modo che ne
timltaTa un incastro ove commetteasi un coper-
(kio aacbe d'argilla a volta semicircolare. Tutta
k cassa era d' nn sol peizo, il coperchio di due.
Bo detto in principio che il loogo ove furono
i aepolcri scoperti è Buonfoméllo; quindi apparte-
Becno essi ad Imera. Erano a libeccio dell* ampia
ed eminente piaiiora of e splendea, qoattro in cin-
• secoli innanzi l'era volgare, qoella famosa città,
i pochi pasti e in on pianerolto declÌTé, alquan-
to «Ila medesima sottoposto. G laccano collocati in
ione da orìeote ad occidente, equidistanti fra
Noto queste circostanze, perchè oguon sa quan-
fsecian conto gli archeologi, ignoro qual fosse
la situazione degli scheletri, cioè se col capo
o ad oriente, o al contrario: anzi non potei
'^ apprendere, pel misterioso silenzio dei villani
'^^i discopritori, se le casse conteneano schele-
o io dentro di queste casse eranvi urne che
deano le ceneri dei defunti. Ma cuuside-
^ poi la lunghezzn e la foggia delle casse me«
«■•, pansi non potere ad altro esser destinate
IM
Terso austro scaricasi nel mare Libico , e
dìcesi finalmente Salso perchè si ha le ac-
que salmastre. Secondo Ciuverio è il piii
grande degli altri di Sicilia. Vedi Stilso.
Imera setteotrloDale. Lat. Himera
sepientrionalis (V. H.) Fiume eziandio fol-
garmente dello Grande, che si ha le Conti
alle radici del monte medesimo, e scorre
Terso aquilone , unendo finalmente le sue
dolci acque ai mare Tirreno. Vedi FiufM
che a raoGorre i cadaveri. Del vaso già detto io
• gli amici vedemmo solo un frammento assai
gentile ove rimanea intiera la figura, rossa in fon-
do negro, d*un giovine alato di forme svelte
e leggiadre. Nessuna delle monete ci Tenne ìb
mano: ma si riseppe che una era d'argento.
La scoperta d'un sepolcreto presso a un'antica
città splendida « quale fu Imera fra le greche si-
ciliane^ è di qualche rilievo: dai sepolcri sonosi
veduti e veggonsi tottodl schioderò all' archeologo
immensi tesori d'anticaglie d'ogni maniera. Sa*
viamente il De Jorio con sua stimata opera dio-
desi ad indicare i segni più sicuri o probabili per
rinvenire i sepolcri degli antichi, e insegnò il me-
todo di frugarli con profitto. Senza affaticarsi con
conghietture e con saggi e tentativi spesso dobbii
ed infruttuosi, Taroatore delie antichità può an-
dar sicoro a intraprendere noovi scavi nel sepol-
creto iroerese. Frattanto da ciò che s* è finora sco-
perto, puossi argomentare qoalche cosa del costo-
me degrimeresi intorno ai sepolcri: possonsi con-
frontar queste notizie con quelle dei Greci in ge-
nerale raccolte da varj illustri scrittori, e id par»
ticolare con quelle dei popoli della Magnagrecia»
diligentemente e con senno esposte dal mentovato
De Jorio. £ qui da notare che tal sepolcreto ap-
partenea forse ad alcune sole fsmiglie, non al mi^
outo popolo, essendo in un sito alqoanto ristrette
ma elevato e fuori della città, come d'ordinario
era uso fra i Greci intorno al tempo che sorgeva
Imera in Sicilia , secondochè ci attestano molti
passi di classici greci e latini citati dal Robinson»
Però contìiiuamlo gli scavi^ sarebbe?!, credo , dai
sperar molto. Le arche poi sepolcrali nascose den-
tro la nuda terra« d' un sol pezzo, quantunque si
grandi e lunghe, di fina argilla bene ed egoal*
mente cotta in tutti i punti , condotto con assai
regolarilà ed esattezza; quel vaso di delicato la*
voro: son cose da non trasandarsi dsgli scrotatorà
delle nostre anticaglie »»
S66
A«ub. Canta delia aoqae Saio Mllib. Ut
Hi TWm i lidli» ùf% rii
MTEolb mr. eU te *M fi pwrto*
B ad MtMo • a toTaote i patii inallni
B il Ifabrada eha i 4«a raida diiaordL
Dice Mela nel lib. Il cap. S: mi! /timi:
Dee parkitèi deWImera <l quale effargm^
do qwui te mezxo olTisofa, earrendo te
eppo$ie parH e dividendola , eboeoa da
vna porle nel mare Ubteo, daWaUra mI
Tòeemo. Antigono nelle Merafi|{lle: lieo md
(turni e euUe eorgenli dice ohe Flmora da
una fonie egorgando, in due letti $i dMde
et un fiume è ealso, potabile F altro. Solino
correlto dal Claverio cap. 2. Le eelMi zone
eambiano rimerà^ è amoro eeorrendo ter-
$0 mezzo giorno^ è dolce piegando tereo
aquilone. Vitra? io finalmente lib. 8. eap. S,
nota spiegando propriamente la cosa: nella
Sicilia etvi un fiume detto Imora il quale
amnzatoei daUa sorgenU et diride te due
partii quella efte ècorre di /hmle al iToii-
gibello a eauèa dei dolci umori del ter*
reno impregnati di somma dolcezza^ la
altra che tiene ih questa terra donde rica-
vasi il sale prende un sapore salmastro.
Cluverjo portati qucsli testimonii degli an-
tichi soggiunge nel lib. 2 cap. 3, non esser
vero che i due fiumi derivino da una sor-
, genie slessa ma da due mollo diverse e
distanti tra loro, come dimostra ancor nel
lib. 2 cap. 16, dove dice che il Nebrode
altrimenti Marone oggi Aladonia stendesi tra
le due Imere per lungo tratto, e che le
stesse fonti distano tra loro pib che 40
miglia. L'Imera maggiore dal fianco o-
rientale del monte si drizza verso il mare
Libico, mentre la minore sgorga dal fian-
co occidentale e quindi non possono irar
la orìgine da una stessa fonte; queste cose
ci abbiam da colui, il quale prende er-
rore poiché sotto il Nebrodc verso occi-
dente non lungi dalla citta di Polizzi è una
fonte appellata Fatuzza che dividesi in due
gorghi dei quali uno sbocca neir Imera set-
tontrionite dallo anriMBd PioMfimde,
raUfo nairinara Miidlaula. laea daa-
qao aaaaada la parala dagli aaUdd, è ma
a li nadaaiaia la aargaala di aalnabe la
Imara. Prenda la omMlanala a meaa ear-
io il aapara nlmaslro dalla MHiia di Gislia-
giOTannl, Baa iaaoalraBdoaa parò la aallea-
trioaala parriaBa patabUa aina alla face.
Sono nalla altra obarrima Ibatl dal meàt^
almi taori, palelle quella di ArfwuBè aia-
gharliaa a taana, ma la nuigglari bob di-
alano Ira lara 40 m. caaM noia Claverio,
delle qoali alIroTa direaio.
laaMPiaaa M^vMb Lai. JKaiaraBiei a-
quae. Sie. Vagai di Termini (▼. H.) Delle
quali ai diasa di aopra. ?adl Bagni di Ar
MfBf*
IN
Mmmmrek • iibIm. Lat. iMars mtf hg-
eum (T. H.) ank di eoi parlano Aalieee,
Panaanla, Erodalo, Dlodoro, Aiialalile, Sm-
bona a Slaftmo; al attribniaca al Skui,
ad è la seda del Ra Cacalo dimrsa da C^
mico. Dice Stefano: Comico città diSt
ctlia dove regnò Cacalo ospite di Me-
lo; ma afferma Carace che questa m
stata Inico. Come avverte Cluverio. aoi
volle Caraca che an luogo slesso saa
siano Inico e Camice , ed aireroMado li-
tri che Camieo si fu la reggia Cacalo. #
al contrario sostiene essere stala laico. U
altrove lo stesso Steflino : Fu /ateo eAtf
di Sicilia. Erodoto poi la disse loftt
da Inix donde il vino Imctino, H ai
parla Esichio : il vino Inicino è dslùt^
in Sicilia , qual città è in un tertii^
abbondante in vigne. Pausania Acaic. «
Strabene lib. 6. affermano eccelleniiaìni»
Il vino d* Inico.
Condannato Dedalo da Minoife r^
frode degna di morte , e scappalo 4^
carceri col figlio portassi ad /arco t9à
i Sicani da Cacalo; qual (km^mH»
567
IN
i guerra dei SicoU con Mino, e giacdèè
Coealo rieuèò di consegnar Dedalo a Mi-
noéie che il ripeiea. Pensa Cluverio po-
tersi licaYar daVibio il sitod*Inico, impe-
rocché scrive: t Ipea incorre appresso Ireco
eUtà della Spagna j e soggiunge Cluverio,
cerlamente non essere stalo in Ispagna nò
il fiume Ipsa nò la città d* Ireco , perlochò
pensa doversi correggere le dette voci: scor^
re Ipsa appresso laico cillà della Sicania,
quinci sospetta che Inico slata fosse a Par-
tanna o in quei contorni lunghesso le rive
d*Ipsa dov'è eccellente il vino. Tuttavia il
Fazello descrivendo il territorio dei Bagni
presso Canierina dee. 1 lib. 5 cap 1 con-
gettura essere stata ivi Inicto regia di Co-
calo^ giacché: gU anlichi scritlori la sia-
biliseono nel fianco meridionale della Si*
eilia. Ma il Bellce od Ipsa avendo la foce
verso austro 9 collocando Inico lunghesso
le sue ripe verrebbe a stabilirsi nel lato
meridionale della Sicilia. Ha da ciò che
sono per dire si ricaverà doversi assegna-
re ad Inico un sito non lungi da Gela
imperocché sappiamo da Di odoro, che Ip-
pocrate tiranno di Gela chiamato dagli
Zandei contro Anassila tiranno di Reggio,
iafranla la fede si scagliò contro gli alleati,
ed imprigionati Scite tiranno di Zancle, ed
il di lui hratello Pitlogene li relegò in Inico
dttà di sua giurisdizione, donde Scite fug-
gendo pertossi a Dario Re dei Persiani. Or
non sembra credibile che 1* imperio d*Ip-
poerale si stendesse sino ali* Ipsa al di là
di Agrigento. Essendo stala adunque Inico
isede di Gocalo, e costando che il dominio
€l*Ippocrate stende vasi intorno alla regione
^U Agrigento, credo verisimile stabilire Ini-
^o tra Agrigento e Gela non lungi dalla
^piaggia. Che nel suo luogo fosse poi sorla
erata come dice Riccioli a niuu modo
tede.
MmeMMi (V. D.) Antichissima città sita a
del Mongibello, di origine affatto in-
, che ebbesi poi il nome di Etna do-
IN
pò la morte di Gerone I tiranno di Sira-
cusa. Vedi Elna cillà.
IO
loppole. Lat. Joppolum. Sic. Joppulu
(V. H.) Terra, altrimenti Giancascio, presso
Girgenti, di nuova origine, costruita cioè
nel 1696 nel territorio Giancascio e Ragal>-
turco per opera di Calogero Colonna ed
appellalo dalla moglie Rosalia Joppolo. Ne
appare quindi il primo censo statistico nei
regi! libri in questo secolo e fu di 87 case
e 303 abitanti, che computansi oggi 1023.
La Chiesa parrocchiale sotto il Vicario del
Vescovo porta II titolo di S. Francesco di
Paola, e le è sufTraganea altra minore. Sie-
de Joppolo verso la sinistra ripa del fiu-
me Drago 0 Agragante , alle radici di un
colle verso austro come tra due scogli che
sollevansi naturalmente agli angoli del pae-
se; diviso di rette ed ampie vie, col palax-
zo baronale. Fu signor di Giancascio e di
Ragalturco nel 1639 Pielro Anliochio e
LioUay dai di cui eredi comproUo Ànlonio
Joppolo duca di Cesarò, e Reggente d'I-
talia appo Madrid, ed assegnoUo con am-
plissimi possedimenti alla figliuola Rosalia
che maritò al sovraccennato Calogero. Si
ha un territorio Jecondo e non mancante
di acque. Occupa il Barone il lxxvii nel
Parlamento, e si ha il potere di armi sui
soggetti. Giuseppe Sacco da Joppolo dei
chierici regolari miuistri degli infermi vive
oggi splendido per sacra erudizione elo-
quenza ed intagrilà di costumi ; ne sono
pubblicate le orazioni che recitò in Cata-
nia, dove promosse ultimamente una casa
di vergini povere. Sia il paese in uguali
gradi di long, e lat. che Girgenti, da cui
dista 4 m. verso settentrione (1).
(1) fi nn •oUo-Comane rionito ad Aragona, io
protincia , dittreUe e diocesi di. Girgenti da cai
ditU 6 m., « 65 da Palermo, circondario di Raf-
568
IO
(▼• n.) Allara alle ripe del lume
Bloro aUrimenli Àbiso , doTe sono afanxl di
antica alnlazione. Vedi AbUo.
IP
iperla. LaL Hyperia-iY. R.) Anttehis-
slroa ciUà di Sicilia , o? fero regione, e se-
condo alcuni isola, dove abila?ano un lem»
pò i popoli Fcaci; poi Camerina che Fa-
leilo appellò Eiperta da Tibie. Omero
Odiss. lib. 6. ,
Mineira al popol del Ptaci e «IT alla
Lor ciltà ai a?YÌ&. Quatti da prìoia
Nat falli d*Iperèa facondi piaoi
Par dimora loleao praato i Ciclopi
GcDla di cor aaparbo a ai aaoi fidai
Tanto molaata più» quanto pie forte.
Pindeaa. T^rad*
Alle quali parole soggiunge Didimo:
IHcano aUH essere F Iperia tu SieiUa la
etiià di Camerino; aUri essere appieeaio
un tal nome da ciò che è sUò U luogo
olire fa terra da noi eonosebUa; altri
etimano essere stala una isola presso la
terra dei Ciclopi. Vi si appiglia Eusbudo,
impugna però l'ultima opinione: IKcofio
essere Iperia la città di Siciliaj poi ap-
pestala Camerina : vogliono altri che sia
un'isola presso la terra dei Ciclopi. Nota
però che non sembra consentine col poeta
quei che dicono isola Iperia; poiché se
isolani ne furono gli abitanti^ come pò-
teron soffrire le infestazioni dei Ciclopi^
che non ebbero secondo la tradizione di
Omero narigli di sorta ? L* epilomatore di
Stefano poi: Iperia scrive eUtà di Sicilia.
Esicbio: Iperia città dei Feaci; e Vibio
finalmente, Sequesler: ora Camerina pri-
ma delta Iperia. Cluverio lib. 1. dice so-
spetta finzione di Omero Iperia sede dei
Feaci , poiché il fiume appo Camerina in
antichi tempi dicevasi Ippari. Nel lib. 8.
fadali. GonUfa tOit abitanti nel 1798 , poi VSt
nel 1831, e finalmente 89S nel declinare dei ISSS.
Si ha 53S salme di ettentione territoriale e Tarìa
oa è buona.
IR
eap. zn, serive: omt eomgeUmraio akmi
grammaUet kUmpreU del poeto, Mia
atoililttdiM del iiowe del fiume , essere
stala quella Iperia verea Camuarima; ami-
do volulo oeceimare il poela rtela ri*
dua Ma terra del CiOópi^ efoi JbUi,
Ma rimpeuo la SteWa terra dei Ctdipì.
Mostrerò inlanlo in appresso parlaado d
Malta, non assegoir rinleolo le eoogeltare
di Cluverio, e dieo doversi stabilire albOs
Iperia a Camerina. Dice Mariano TalgM^
nera sull*orig. di Palermo , essere Ipetii
risoia Omgia di coi aola aver dello il
poela ali* intorno bagnata ; na dalle persie
di Omero che girovagano in Ialino dò aea
ricavasi aihito, né altrondo potrebbe adat-
tarsi il titolo di spaUosa alla troppa aa-
gosla Ortigia.
ipimu Lai. Ipyrra (T. D.) Fonie ad
territorio un tempo Alesino, mentovala pii
volte neir antica tavola appartenenied alle
città di Alesa, ed ai suo lerrilorio: cto
è riportata .appo Goalteri, ed acciasdì
da Cluverio, il quale aBénna nel lib. 11.
e. 4^ aver egli incerto se sia stata quellali
fonte Ipirra mentovata da Solino e da Faa-
nio, e di cui fo memoria nella voce Aletms.
ip»Mia. Lat. Hippana (Y. M.) Aalici
ciUà che dicesi in Diodoro Stllona , enti
per errore dei copisti secondo Cioveria;
ma non procede in alcun modo che ni
stala Vlpponio mentovata da Ateneo, cosi
dice Bonanno ; poiché 1* amenissimo boics
di Ipponio di acque irriguo, in coi GdMN
Re di Siracusa disse il luogo da lui U-
bricato corno di Amaliea , era non ism'
da Siracusa. Crede con altri Bonsaso ci*
sere stata Ippana a Bivona; la cdloci li*
vegcs presso Gaccamo, dove oggi è il k^
ritorio Pettorana con avanri di ediUL
Vien mentovata del resto da PoUrie» Sl^
fàno , e Diodoro , che dicendola efe-
guata dai Romani, sembra eoUociriiM
Palermo e Histretta. Dicola io di A
incerio in qtièsia regione. Reca il f^^di
i
569
IP
una roonela di rame di Ippana» con la
figura di un boTe da una parte, e dali*al-
Ira una testa pileata di Minerva, la civet-
ta, e le lettere inA.
Ippan. Lat. Uippariè (V. N.) Fiume
cbe scorreva un tempo nella palude di
Camarina. Vedi C amarina (fiume di).
ipponlo« LaL Hipponium (V. N.) Pic-
cola citth presso Siracusa ad Aquilone ,
mentovata da Duri Samlo lib. 10. SU di
Agatocle^ sita forse dov*è oggigiorno la
torre Targia. Vedi Como di AmaUea.
iPMi* Lat Hypsa (V. M.) Fiume si detto
dagli antichi, BeUch dai Saraceni, oggi £e*
Uee, e il più grande del territorio di Se-
linante, in cui onore coniarono i sellnun*
tini moneto presentandone il genio sot-
to la forma di vago giovane coirepigrafe
T^A^, due delle quali ne presenta GoUz
nella sua Sicilia. Il corso delFIpsa è il se-
foente: scaturisce sopra Corleone nel ter-
ritorio di Palermo presso il monte Santa-
gano e gli si unisce il rivo Bicbinello, cbe
sgorga dal monte Busammara, e più oltre
il fiamicello di Corleone. prendendo il no-
me di Prattina; indi sotto la locanda di Tor-
nita è accresciuto dal fiume Batticani cbe
nasce nel territorio dello stesso nome tra
Corleone e Bisacquino dalla sorgente di
Seorciavaeca, ed accogliendo poi le acque
dei Bmea che sgorga nella piazza di Bi-
taegoioo, prende un corso regolare-
Ha un altro capo del Belice o dell7p«a
d nelle fuori al casale dei Greci nella
eoli delta piazza dell* Arcivescovo, accoglie
pii da sinistra il fonte di Scala di fe-
linty che scaturisce giocondamente ed in
espia in una viva rupe. Oltrepassando poi
^lussimi monti appellati dal fonte mede-
simo, divide una profonda valle, e preci-
Vltosanienle con gran fragore si scarica.
VE^icendo dalla valle bagna il territorio di
'^tralenga e ne prende il nome, e dopo
te UL riceve le acque del Halvello;
poi per Calatrasi , e bagnando le
IP
radici della fortezza e del colle, ne prende
il nome, sotto cui viene Insino air antica
città di Entella, conosciuta nel monte dalle
mine.
Viene una terza fiata accresciuto dal
Crimiso o dal destro Belice, formato dalle
acque diCalatamauro,che sboccale oltrepas-
sano il dìruto casale Sinurio, e s* ingrossano
da molte fonti sgorgate tra PnndolGna s
Hlsiijndino* Convengono questi tre capi
sotto i comuni Sala e Gibellina, non lun-
gi dal molino della Donna ^ e costitui-
scono il gran fiume che è Tlpsa, il BeUch
dei Saraceni, ed oggi il sinistro Belice, che
passata la fortezza di Pietra presenta la
pesca di buonissime anguille , alose , e
muggini , traggittasi con una barca ^ e fi-
nalmente si scarica nel mare«
IR
irminlo. LaU Hirminiu» <V« N.) Fiume,
altrimenti Hauli ed appellato di Ragusa dalla
città dello stesso nome, Limagone da Are-
zio. È il più grande tra il Pachino e Ca-
marina secondo Cluverio, e detto il più ce-
lebre tra tutti in questa parte dal Fazello.
Si ha origine dalla fonte Favara nel ver-
tice del colle dove siede Giarratana, dalla
quale perciò prende il nome, e scorrendo
alle radici del medesimo, lussureggiando in
ambe le ripe di plalani e di pioppi viene
accresciuto dalle acque di altro fonte che
ha il nome del Fico, il quale sgorga a mez-
za via tra Viziai e Palazzolo, a 2 miglia da
Favara, dove con altro aggiungendosi, è
adoperato ad agitar moliiu. In progresso
poi viene accresciuto da molte altre fonti
e scorre toccando Ragusa e i suoi confini
per valle amenissima vestita di alberi frut-
tiferi, platani , erbe in pascolo degli ani-
mali, ed anche canape. Tra la cala di Mar-
zarella e la fonte finalmente di Ainlucata
apresi la foce nel mare Africano. Se ne no-
minano le anguille, poiché sono saporitisis-
"*70
IR
ne e delicale, ed in^reilft aMhe altre spe-
cie di pesci.
IS
(Y. N.) Laogo delia dieeesi
di Siracusa di coi Di mensiòDe Mi soci di-
plemi altrove indicali Papa UrlMoe II; è
iacerto se sfa oggi ruinalo il paese o ri-
manga ancora sotto altro nome ; eredelo
distratto il Pirri, ed io avvertendo in on di-
ploma di Urliano caduti nM>lli nomi di paesi
della medesima diocesi che ora sono, ed
erano anche in quei secolo^ alTermo essere
bbarha uno di questi; ma non oso alTermare
quale sia oggi, imperocché non è alcuna
simUitudine di nomi.
iMtaiva.Lat. /s6iirtfs(V. M.) Fiume, oggi
detto di Galtahellotta , di cui fan meniio-
ne Tolomeo e Plinio nella parte meridiona-
le, quantunque questi in assegnarne la foce
appresso Eraclea, due altre ne tralasci. Af-
ferma il Fazcllo essere il Hajasole VlsburOt
e quel di Caltabellolla li Sosio; ma bisogna
convenir con Chiverio che attesta essere il
Sosio il fiume di Marsala, e Tlsburo quel
di Callabellolta. Ha origine alla terra di
Prizsi da una fonte cui è nome Labro; quinci
sotto Palazzo Adriano raccoglie le acque df
questo , e sboccando tra anguste rupi di
monti si lascia a sinistra Acrlstia, Burgio
e Villafranca, a destra Busacchino, Chiusa,
S. Anna e Giuliana, dalle fonti dei quali
paesi viene accresduto. Gli si unisce poi il
fiume che sgorga dalla gramlissima fonte Fa-
vara sotto Cuitnbellotta verso oriente , e
che dice il medesimo Fazello aflluentissi-
mo e grandemente giocondo; correndo poi
in meandro passa Triocala e Misìlicassino,
scaricasi finalmente nel mare appresso la
foce del fiume Majosole o di Alba.
lAnello» Lai. linellus. Sic. Asineddu
(V. D.) Terra appellala anche imeUo e
nelle antiche tavole Rocca dell'Asino^ siU
alle ime radici aquilonari del monte Re-
brode, Ira Collesano e Gratteri, in un colle
Uevemento declive, bagnata dal fiumicello
delle stepio iMie. Caipieadeil Mia db-
eesi di GeUù, alla di ed ddeai appaile»
Bevasi u leaspe per largiiioM dal k
Buggiero; si SMakiva «uiadi aalto B IìIbIì
di Bocca di ifiM Ir m diplMMi di Aks-
aandro III, eoo eiii deaerifwal I hmi M
medesime vescovado e della dieeeai ad
1171, e nuovaaMBle Mll*allre dd bisìbsI
me Foalefice del 1118, ehe emJmmm (
dritU medesiari. Fa BM«iiMe del CMradl
iainella Haaltadi Bailo di Sicilia mI tOK
come poi diri. la «a diploma
del Be HarUiio del 13»t eoi ipMde i
gaansi alla chiesa le dedoM, appellasi
netto. U tempio principale del paese,
parrocchiale, dello di S. Rieoolfr, si ha b-
ma di amichila, u% iU Bellore desliasis
dal Vescovo con due coadiutori, e cealaad
Il chiese suffragaaee. I Minori Goaica-
Uiali stanno aiigusta«Mnle e eon lenni rea-
dite In S. Maria Maddalena dall*anno ISIt;
ne andarono peri i fìrali Prediealeri* L'o-
spedale fiaalnenle del lilolo di S. Michdi
vedetJ eeslituilo per gì* inCsmii poveri ed
t pellegrini. Il castello ael silo piA aito
mostra sinora mine. Riconosce Isacllo il
prefeUo militare di Termini, cui apprestai
4S fanti, e ai ha la medesima citta di Ter-
mini a capo di comarca» Erano sotto le
Imperatore Carlo V 617 case, e 2SI3 gli
abitanti nel 1395; nel 1632 poi 8ffi esse
2867 anime; nel corrente xviii dal censo dd
Duca di Savoja 615 case 197S abilaali. Ce-
de di fertile territorio piantalo ad olìvHì
e vigne né manranle in frumento. I kesrfci
e le selvose culline apprestano abboadaslr
caccia, e presentano pingui pascoli a^li '*
menti ed alle greggie; ivi sono le fosti ià
fiume dello slesso nome, né lungi dal pice^
un ponte con cui si uniscono le ripe. Se-
lansi erronei i gradi di lai. e di Isapli*
dine nelle Mappe, poiché sta in 38* (!)•
(t) lanino è aUaalmeote oo co«bm il ^'^
di distretto • dioem di Cefilù d» cai d« **
aigtii, ciraoadirìo di (MImoo diadi », e le*
'H
571
IS
Mcono eomuneini^Dle estere slato bnel*
to sollo i Romanni nelle soggezione del
Tescofo di Cefulù. Manfredi Principe e
Bailo del Regno per Corrado concedette
nel 12M alla Chiesa di Palermo il castello
di ImeUo eolla terra di Gratteri , e non
vedo come sia stato poi soggettato a quella
di Cefalo, ed indi al dominio regio. L*oc*
eopafa Hiecola Àbaie sotto Federico II con
Ceblà» Ciminna ed altre signorie, da cui
comprò ImMù Frtmceseo Ventimiglia
Conte di Ceraci che morendo rassegnò nel
1392 al figliuolo Antonio colla contea di
Collesano. Ma divenuto Antonio nemico a
Martino I diedelo il Re in dono ad Abbone
Filingeri, che non molto dopo il rese e ne
ottenne in cambio la contea di S. Marco.
Dice Barberi restituito allora il paese ad
Antonio, ma concessa la prefettura del ca-
stello Tolgarmenle eaUellama ad AmcMo
Palermo. Bai 1760» epoca in coi Tenne compilo
il laToro dalPAh. Amico, varie cambiaiioni si so-
no ^Vrerate nell* aspetto di qoesto paese. Fondessi
il collegio di Maria in educaiione ed istroaione
Mie fanciulle nel 1763 , il monte di pietà dal
Sec. D. Giovanni Capilummino coli' interesse del
dne e meno per 100 nel 1S08 ,, e finalmente
nna pnbblica scuola di grammatica inferiore»
ed altra di soperiore pel giovinetti altimamente:
fo intanto abolito lo spedale mentovate dall' ao-
tore • il convento dei Minori conventuali « come
anehe la chiesa di S. Sebastiano nel tSOS , di cui
però , a non perdersi totalmente la memoria »
ae il convertito in oratorio pubblico la sacrestia
in onora del santo martire. Eranvi inoltre una
foionna ed nn monte frumentario i quali trovansi
•ffì puralinati. GonU?a Isnello nel 1798 una po-
polnnaono di iOSi abitanti, di SSSt nel tSSt e fi-
nninacnto di 197i nella fine dei 185S giusta l*ol-
linsn toTola stotistica. L'aria è sana« e se de estende
Il Inrrilorio in saL S140,67S, delle quali, dettaglian-
^ in pnrtieolart culture, 57,601 in seroinatorii al-
ili, MN.OOI in seminatorii semplici, 1856«90S in
i, as,OSft in oliveti« 19,1 SS in vigneti albe-
n^afi, ÌI5,S00 in vigneti semplici, 11,51S in som-
^^nccbefi ftift.iSi in boKate^ 0,199 in suoli di case
WrriCorialL BiporU prinoipalmento manna e som-
IS
Santaeolomba nobile catalano pei suoi me*
riti e gli ossequi! tributati nella ricoperà*
tione della città di Girgenti. Diede Mar-
tino dei diplomi in favore di Arn€Mo si
in Girgenli nel 27 novembre del 1398 che in
Gatonia nel 21 di agosto del Ii08, nei quali
si attesto avere Arnaldo conseguito I$neUo
per la moglie presa . dalla nobile stirpe
Ventimiglia. Cedette dunque ad ArnaÙo
per dote II dominio del paese colla pre-
fettura del castollo per liberalità dei Re,
e lasciollo al figliuolo Arnao Guglielmé
avuto da letto illegillimo. Rifulse in pri-
ma Arnaldo famigliare della Regina Rianca
moglie del Re martino, e comandante del-
Tesercilo di lui, cui lullavia non lungo tem-
po dopo rivoltò avverse le anni; prese poi
a se di altre signorie e fu giuslixiero di
Palermo. Guglielmo già splendido anche
egli, delle militari prefetture venne donalo
dai Re Alfonso e del potere d'imperio nei
paesi di sua pertinenza , preso in moglie
Eleonora Villaraut nata dai signori di Friszìi
donde nacque Antonio, il quale marito a
Raimondetla Ventimiglia generò Arnaldo u
da cui e da Elisabetta Campo Antonio n
marito ad Eleonora Ventimiglia figlia di Si-
mone Marchese di Ceraci, di cui il nome
prese Simone loro primogenito ed erede
inaugurato Rarone i hnello nelFanno 1542.
Ritenuto questi lungo tempo nella fortezza
di Termini, vendette una parte dei beni
suoi a Giovanni di Farina, cioè i feudi di
Aspromonte e di Madonia, e cedette poi 11
paese in favore della moglie Eleonora i*
jjftieUo, che divenne perciò signora d*Is*
nello nel 1666, e scorsi due lustri Tasse*
gnò al figliuolo jPteIro , il quale unito in
matrimonio ad Alessandra Cucci divenne
padre di Arnaldo ni^ che alla sua morte
conseguilo il possedimento della signoria,
impetrò nel 1625 il titolo di Conte dal Re
Filippo IV; ebbesi in moglie Felicia Dente
colla quale generò Pietro n splendido nel-
la sua stirpe per avere richiamato le si-
572
IS
gnorie dì Aspromonte e di Madonia, da cui
e da GioYanna Colonna sorse Ignazio no-
minalo Conle A'Imello nel 1666, donde
PielrOj cui morto senza Ggliuoli succedette
lo sio Gaspare nato da Lucio, nipote di
ArruUdo in. Mancato anche costui di prole
fu r ultimo Conte d'Imello dalla famiglia
Saniacolomba. L* ottenne in giudizio dopo
lui Giuseppa di Termini proveniente da
Giovanna Santacolomba ^ prima figliuola
del sovraccennato Arnaldo iii^ escluso il
Principe di Cerami, che traeva origine da
Alessandra ii figliuola. Si hanno i Conti
d*Isnello il xxii posto nel Parlamento.
isola* Vedi Maddalena.
ispa. Lat. Hyspa (V. N.) Antico castello
mentovato da Silio nella valle d*Ispica vol-
garmente Cava , dove ancor se ne osser-
vano le ruine. Ma dice Cluverio non essere
stata alcuna terra di questo nome in Sicilia,
ed aver Silio parlato dal fiume Ipsa di cui
altrove dicemmo.
isplca (iralle di) (V. H.) Vedi Cava.
IT
liAia (V. D.) Paese a 14 ra. da Messina
verso mezzogiorno, antichissimo, edificato
da un non so cui Alalia Italo, siccome inet-
tamente senza nessuno autore di appoggio
alleslano il Bonfìglio ed altri, slede in de-
clive poggio, presso il corso del fiumicello
dello stesso nome, che il Conte Ruggiero
nel corso di sua villoria tolse eolla terra
dì Ali ai Saraceni, e donollo al monastero
dell' ordine dì S. Basilio da lui edificalo sello
il lilolo dei SS. Pietro e Paolo di cui
elesse primo Abaio nel 1093 il religiosis-
simo Gerasimo, come dichiarasi in un suo
diploma e sigillo , dove descritti i campi
ed i confini assegnati in dote ed uso dei
monaci di quel convento vi comprende Tuna
e r altra terra , Ali cioè ed Hata , ne di-
chiara però i terrazzani sudditi del solo
Abate. 11 diploma di Ruggiero vicn recalo
IT
dal Pirri lib. 4 net. 14. Gli abaU attuali
hanno la facoltà di eligervi i Magistrati, accor-
data loro dal Re Federico III, ed occupano
il XTi posto nel Parlamento; il dritto di loro
presentazione al Pontefice è dei Re di Si-
cilia, e ne ascendono le rendile di esazione
a 1700 scudi. Era Abate dei monastero dei
SS. Pietro e Paolo d*llala nel 1160 Domenico
Gravina ed AUiata dei Principi di Palagonia.
L' Archimandrita per un suo Vicario am-
nùnistra i sacramenti ai cittadini. Nel no-
oastero le sacre cariche parrocchiali si eser-
citano dai monaci , e suffraganea ne è la
Chiesa dì S. Venera. 11 Parroco è decorata
del tìtolo di Arciprete; hannovi 9 Chiese
filiali, e gli Agostiniani Scalzi abitano un de-
cente convento. La primaria patrona e tu-
telare del paese è N. D. del Carmelo. Eraoo
221 le case nella metà dei secolo xvi, e
145 gli abitanU; 452 le case nel 163), e
1662 le anime; nel secolo xviii furono 241
i fuochi ed 885 gli abitanti nel 1713, ed
ultimamente 1253. E soggetto il paese alla
comarca di Taormina e sua indigena pre-
fettura. Sta in SO"" e 10* di long, ed in 38*
di lat. Il territorio abbonda in mori, ulivi,
vigne, e pascoli. Congettura Placido Reina
che i vini Giotalini celebrali da Plinio pro-
vengano da questa Icrra (1).
ItAia (flame di) Lat. Italae Flurius,
Sic Xiumi d' Itala (V. D.) Sgorga dalle col-
line presso la terra d'Itala e sbocca od
mar vicino o stretto presso Capo gros>o:
(1) Itila é un comune che si compreode oell'
provincia e nel distretto di Messina da cui i al-
itante 15 m., circondario di Ali donde i bì^''
diocesi deir Archimandrita. Se ne racchiod« ii ti-
ntorio in sai. 388.874, delle qaali 10,883 i^pit-
dini, 1,014 in canneti, 10,466 in gelseti, ^3>^^
in seminatorii semplici, 211,453 in pascoli, t^i'*^
in oliveti , 36,289 in vigneti alberati, l(,tii i>
yigneti semplici, 1,761 in Gcheti d'India, M^
in castagneti, 10,969 in boscate. Sana ri è lina.
e contava 98t abitanti nel 1798, poi 1065 oal l^^'-
e 137i nel fine del 185S.
573
IT
se ne fa nicnzìoDe in un diploma del Conle
Ruggiero in cui si descrivono i confini delle
lerre del monastero aitala : cominciando
dalla spiaggia deUa foce del fiume di Gi-
teda èalendone lunghesso sino al casale
nominalo Elucefnle sino al Canneto. Male
quinci in alcune Mappe descrivesi il /{urne
dettala accrescere il Dionisio, avendo en«
Irambi la loro foce, come ben sanno coloro
che frequentano quella spiaggia, e dichia-
ra il diploma stesso. Tragittasi nella state
presso la spiaggia a piedi asciutti, e pren-
de il nome dal vicino promontorio Capo*
grosso.
lU
iodica (Y. N.) Paese, oggi non più^ in di
cui luogo siede nella vetta del monte un fre-
quentato eremilorio; il monte però sollevasi
tra gli alvei del fiume Crisa volgarmente
DiUaino e di quel delle Canne. Stima Fa-
zello essere stala un tempo nel luogo me-
desimo ribla del catanese mentovala da
Pausania^ e 1* Ibla Gereati giusta 1* opinione
dì allri, come altrove notai. Veniva il paese
sotto i Saraceni col nome di Zotica^ men-
tavalo anche sino ai primi tempi dei Nor-
manni, poiché confidando gli abitanti nella
munilissima fortezza e nel luogo molto arduo,
e prima sotto il Conte, poi sotto il Re Rug-
giero difendendosi pervicacemente e con va-
lore contro gli assedianti, a non allro riusci-
rono finalmente se non che fosse stato da capo
a fondo distrutto. Il giogo del monte, an-
gusto al certo, ma correndo in lungo da
scirocco ad Occidente è tutto formalo di
^spre e ruinose rupi, né si ha salila che
una via strettissima, tortuosa, dìflicile,
non può accoglier due uomini che
^iUmninino comodamente, e perciò da po-
^IM difendesi, poiché con sassi scagliati dal-
'^^lo, che precipitano al basso, si basta a
""^^tMiinere ogni nemico sforzo. Il circostante
lU
tcrrilorie altronde somministra ogni cosa ne-
cessaria alla vita. E da questi comodi forniti
una volta i Saraceni, ostarono lungo lempo al
Conle Ruggiero, ed espugnati finalmente, da
per se stessi si sottomisero. Mancando poi di
fede però ai Re Ruggiero e violato il patto,
perseverando nella ribellione, occupati per
inganni e per furberie dai confinanti Cal-
tagironesi, furono tutti uccisi. Dicono intanto
nel modo seguente essere avvenuta la cosa:
il prefetto del Castello tratteneva a forza
una meretrice caltagironese, che presa Top-
portunllà, ammonisce i suoi cittadini che
nollempo ne venissero air impensata alla
porta della fortezza con eletta masnada pel
disastroso monte, che ella avutone il segno
Tavrebbe aperta; ammessili dunque li con-
duce air abitazione del prefetto, ed ucci-
solo, esorta a scagliarsi su gli altri, né pri-
ma fu Talba, che tutti i Zottcen^ di pro-
mìscuo sesso ed età furono uccisi, distrutta
indi la fortezza; distrutto il paese. Per si
preclara impresa donò il Re i Caltagironesi
di vari! privilegiì , e lor concedette F am-
plissimo territorio di Zotica o Judita^ ri-
servata a se ed ai suoi successori in nome
di rendita una tenue somma. Cosi é por-
tata la cosa negli Annali di Caltagirone,
dai quali attinsero gli scrittori nazionali. Il
territorio a seminatorii nella maggior parte,
si ha dei boschi in qualche contrada, cogno-
minali Xara di Judica^ ed In quei luoghi
meno adatti alla produzione delle biade ve-
desi oggi piantato in ulivi. La Chiesa già
degli eremiti con torre di campanile è
sacra a S* Michele Arcangelo, soggetta al
Vescovo di Catania; vivono i frati una vita
solitaria sotto la cura di un sacerdote, o
proccuransi il vitto con lavoro manuale,
poiché si coltivano un campicello nel vertice
e verso gli altri luti del monte, donde ri-
cavano le produzionf necessarie alla vita, e
fan traifico di zafTcrano che principalmente
vi si produce nei luoghi vicini.
574
JU
iiMiM.Lat JmiUMm. Sic. Jndi-
Mdda (V. D.) Fiume che scorre eccoiCa-
mento per Catania. Yedi Awèmumo. Resstip
M insegna donde abi>la preso Cai name,
poiché non appare, - oUiiMiinento osserva
il Bassa, eonie abbialo molalo da fimmt»
cello.
KA
(▼. D.) Cartagine sieola, o Cao-
camo giusta 1* Inveges , di cui si lia men*
sione appo Stafano. Yedi Caeeamo.
Kaasl* Yedi Gaggi.
MmicìÈmm^ (V. H.) AnUca cillk, Carcad
giusta il Pirri, ma più reUamento Cacca*
mo dall* luTCges.
KE
ncemoolnus (Y. H.) Fiume. Tedi Con*
nizzaro. Rasce nei torrilorio palermitano
sotto il Parco. La Toce saracenica Xeaio*
ffitum vale flra noi torrento.
LA
liAUdaie. Lai. Labdalum (V. R.) Pog-
gio un loinpo nelle Epipoli, non lungi da
Tica, munito di una fortezza costruita poi da-
gli Ateniesi, e finalmente chiuso da un mu*
ro dal tiranno Dionisio. Tucid. iib. 6. Nel
giamo appres$o discendono gli Àtenieri
contro la città; poiché erano venuti al-
le Epipoli per l*Euriaio come avea detto il
medesimo : e non avendo atomo att' tn*
contro j ritornati^ éolleoano un coételto m»
pra Labdalo in ima somma estremità deUe
Epipoli^ per dove guardano verso Megara^
acciò fosse conserra del bagaglio e delle
somme, quante roUe ne venissero alla
pugna o a costruire it muro. Laonde tm-
posio un presidio al Labdalo, sen partiro-
no contro Tica, ed assediandola, ed arcn-
dola chiusa iimnantinente di un muro, in*
eussero timore ai Siracusani per la sola
LA
eelerflè. I sol priaripio del
gimge: JMmem GOlppé T
Mffiee VmmsUtt asme p^m U
1 •*
wà
delle sm Irwppo pasnelm oppraspe < «vi
éégU àkitdmi aeott «fK «UH mmwait
•ara MeMoì ««fiata rattrappii ri
castello laMalo, reqrafoè, iwj^mtÉà
ooa aerisMsKI todfa dogli ottri
M , cèe stavano al praio od alla
dell*Alabo oagU aeeampasseoll , e
flotta al gran porlo. Narra Toddiia aoi
condotto GIlippo I saai Sparfaoi ei i 1-
racosani da Eurialù éomée §U iÈmId
erano in prima ascesi a questa sipaiPi
alone dei Labdalo; dovendo da qamic fi-
role delio storico costare con somms ai-
. densa il sito del Labdalo, variassal
dimeno dagli scrillori ai stabilisce;
rocche Areiio la tersa etttà è Ita, ìm,
nella f oofe è un lu/ogp amibimle e ut-
sceso dalla soper/ldè dei^ Bplpell; é
ivi è la fortezza labdale, tkelMsèm
VEssaptlo, dai nestH però Jfoi^ailMj
cihe ora dìstrulia muMra quale ìénvìn
di se liti miiccMo di sasei. Coltoci pa
l'Eurialo dove ora è Belvedere. Goasesleil-
rArezio il Mlrabelta, né gli è coatnriii
Fazello ; stimò poi il Cluverio noa Msa*
nire al Labdalo questo sito; poieM di il
vedami spicealamenle ed il preie
all' Anapo, e la palude ed il porle
ancora. Tucidide poi scrive essere
sotto gii occhi degli Ateniesi, che
vano verso T Anapo e la palude ei MA'
pavane con la flotta il gran porto, l'ipp*"
gnasione del Labilalo fatta da GOlpf» ^
lato settentrionale delle Epipoli. SlMta
Bonanno TEurialo in Hongibellisi; sdTiia
più vicina altura poi non lungi dille U*
lomie, presso il muro fabbricata dagi ^
niesi rimpelto Tica, cosUtuisce fl l**^^
le cui basse radici , dove Dmcvssì is fi-
lippe roppugnasione non potaisa ni^
dagli Ateniesi che stavaao nel lato ofH^
^
^
^
575
LA
pondeva questo a Hegara od era fl*
^nle più adallo il luogo a chi Tica op-
isàc; ivi ailroode rimangono sin' oggi
ni lagliali nel vivo sasso, e ruderi che
imenle posson dirsi dell* antica fortez-
a invano, secondo il mio tenue giudi-
npegBOSsi Bonanno a dimostrare, se
penda a questo poggio quella somma-
) elevata estremità delle £pipolì. Ulti-
tote dice il Nicosia in un mss. opuscolo
lo di Siracusa, l'Eurialo e il Labdalo
con altri poggctli nel circuito delie-
li, dove si vedono vestigia di antichi
li , e colloca in Mongibcllisi la terza
la mentovata da Solino, che dice es-
itata in Siracusa un triplice muro, ed
ante rocche. Opina T accennato Cesare
ni, essere sorti V Eurialo e il Labdalo
logo medesimo a NongibelUsi, il che
la dimostrarsi dall* atrio recinto da
quasi intere e spaziose , dalla fossa
a nel sasso, e da altri grandi menu-
, che enumerai di sopra da Fazello
lo deir Eurialo. Attesta al certo Tu-
essere scesi dalfEurialo gli Ateniesi
ppo , e sembra intender diverso il
ì Labdalo dairEurialo, ma costa es-
lato in quello costruito fretlolosamente
kleniesi il castello, che Torse espugna-
lippe adeguò al suolo, come conten-
iverio, acciò non venisse novellamente
ì da un nemico presidio. Dionisio poi
indo di un muro le Epipoli costituì
>cc4i nelFEurialo ed insieme nel Lab-
non discosti poggetti, appellata Eu-
la Livio. Dunque uno ed il medesimo
go, donde guardava Siracusa nppel-
ibdalo, donde prestava la salila alle
ti Eurialo, potò notarsi sotto vario
dagli autori di tempi diversi. Certo
o io essendo dai contrasti di parte,
oglio decidere, nò vien per le lunghe
tani che scrive di questi castelli nel-
poli nelle Notizie lelterarie.
(ii€<iae)« Lat. aquae Labodae
LA
$ive Larodae (V. H.) Sono lo Selinontine
poichò si ha nell'Itinerario di Antonino e
nelle tavole: Agrigento aquis Larodiè xu
Agrigento aquas Laboda$ xl, e nuova-
mente: Agrigento Cenae xviii.ilMcH/a xii. ad
aquoè xii; poichò da Agrigento a Selinunie
contansi circa 40 miglia.
Isauro. Lat. Labrum. Sic. Labru. (V.H.)
Fonte del fiume Isburo sotto Frizzi.
tiaeclo* Lat. Laccius. Sic. Lazzu. (V. N.)
Il porto piccolo di Siracusa secondo Dio-
doro lib. XIV. DioniHo col tnuroy con cui
divise risola dal rimanente della città,
comprese anc!^ le armate natali nel pic-
eolo porto , etti è nome Laccio. Or con-
fessa Cluverio non saper donde un tal nomo
gli sia venuto.
i^aiteiconara. Lat. idem. Sic. Lafarcu-
nara (V. N.) Lago appresso Terranova se-
condo Arezio. Vi ha eziandio una fortezza
del medesimo nome.
l^asa»treiio. Lat. Lagastrellw. Sic. La-
gastreddu (V. I^.) Piccolo lago abbondante
in pesca nel territorio di Castrogiovanni ,
altrimenti di Pergusa.
l^asUl Peiorliaol. Lat. Lacus Fetori^
tani. Sic. Lai missinisi (V. D.) Sono tre
secondo Fazello e Cluverio, dei quali uno
stagna solamente nell'inverno. Mauroiico
poi e Reina due ne riconoscono , quanti
oggi ne sono; Haurolico però vanamente
riprende Fazello per averne ammesso tre,
poichò costui segui Solino , il quale dice
nel capo ii. Va innanzi Peloriade per
t egregio temperamento del suolo^ poiché
né per l* umido si scioglie in fango , né
per la siccilà in poltere : dove per tn-
dt6(ro si estende ed apresi in largo^ com-
prende tre laghi^ dei quali uno non sol*
levo al certo al grado di portento per
V abbondanza della pesca ; ma quel che
gli é ricino poiclké nutre delle fiere in
densi arbusti e Ira opachi gineprai^ am-
mcsri % cacciatori per appositi tiottolif
presenta il doppio piacere della caccia
«76
ilA
« Mia fwwa e *( emmtftt letrU ira gii
èalmlt. Va mCan étaOngiivi H terzo,
te «uofe potta Al fiMUO 4<irM« f luot^Ai
fwodoci dai pro/^iMH, e dnirfe ai visn si
«(sM foeea f aequa fa ffOMbo. GM r/ic è
. al di là non è feeif» Mptororr «ara/>((ff »è
foeeore, e teavtetktsèe, Hd Fméu» meato ne
tatebb& punito, e fonlA porto perderebbe
del *uo corpo fiuuUa ne avrà i»gotlbio nel-
Vae^ua. Cioi come spiegano i sorraetcnnali
nucllo e DoTerio; questi Inghl accolgono ac-
que salsa dal mare vicino, dei quali il minore
U pfA presso al Pelerò, lonlauo un tiro di
freccia dnll'eslremo corso, abbouda in pe<
ad; i gineprai che forroausi presso i suoi
margini riescoR fhvorendi al caecialorj ,
corrispondendo alle faliebe loro , e prìn-
eipalmenle nelle stagioni quando le acque
non vi stagnano; e questo tratto di terra
era l'altro lago un tempo descritto da Solino
apprestante le delizie e della (iaecia e della
pesca. Il terso in cui era una volta on aliare,
eonfonde ehi avvieiaalo pel suo tetro odure
• eredesl l'ara essere stala dedteala a Net-
tuno , polche attestano Esiodo e Diodoro
essere stalo nel Peloro un antichissimo
tempio per questo nume della supersiiiione
fondato da Orione. Producono inoltre en-
trambi i laghi saporilissirae conehe mari-
ne, delle volgarmente patelle regali, no-
minale appo ranitco Ateneo da Dì&lo e da
Archestralo, e delle Pelorie; richiesie fi-
nalmente nei convili degli antichi secondo
Lucilio SatjfT. lib. 3-
iMtm *«i Palici. Lai. Latm palieorum.
Sic. Lnu dì li Palici (V. Fi.) Vedi PtUid
(Lago dei).
■.«len<MM.Lat. idem. Sic. Laiinusa (V.H.)
isola tra la Sicilia e l' Africa, alfaltu de-
serta, ed una delle Pelagio.
l^ila (V. B.) Piccolo paese. Vedi Alia.
■Amia (V. D.) Vedi Drafone (grolla dij.
IrfwayedMM. Lat. idem. Sic. Lampidusa
(V. H.) Isola, Lopadtua da Plinio, Strabone,
e Tolomeo, da altri appelIaU in diversi
modi per la varia mulatfone delle lellen.
È la piii celebre delle tre Pelagìe che giac-
ciono Ira la Sicilia e l'Africn. La toplion»
sìln giusin Appiano in 39° di lon]!. e .13*
(li lai. ; ma discordano ì geografi iolonw
alla longìludìnc , giusla la colIeiioDC ild
primo merìdhno. Ne è il circuito di lOm..
sckbeni! il Fiizcllo l'estenda a 12, ed a U
alcuni dei moderni. È squallida e decerti,
mn ruderi o ruinc di edifiiii addimoslnna
non esser mancala un giorno di cullura, i
perdurano nel poggio che sovrasta al ^aa
maggiore non piccoli monumenti di anli-
cn ftirtPzna che appellano forre dì Orlando.
Disse Abcla da un'antica scoierln iscriiinnc
essere siala il fondaloro della forteua Bar-
tolomeo di Marsala, capitano di nave, ti
attestò aver veduto in enlrambi i luti ildli
pietra scrilla scudi segnali di cinque nioDli.ll
suolo dell'isola 6 piano e basso verso orni-
le, dalle oltre parti perà aspro per le rapi,
e da occidente di immani sassi superbe,
cbc si hanno per vedette, quindi allului
cogli acuti inaccessibili scogli i navigli U
lido; apre lultavia alcuni seni; il Pelano det
nel mare di Africa, quel delle acque ver»
libeccio, e verso oriente quel di Dragutt*
e quel della Deipara; il primo Ì soluMtK
capace di biremi, l'altro si apre a nati atf-
giori che l'appellano Acqualo; il tene sì
hn dei poni ; nel quarto finalmente è li
chiesiuola della Vergine Madre con btJlii-
simi marmorei simulacri delta niednio'-
A niun modo si vede che aversi un forìt
nel mare Africano non molestalo dii <«>>
e capace di una flotta, come attesta il ^
grafo Arabo.
La grolla o la chiesiuola della Vt;^
incavala nel vivo sasso e che presenU i*
statue delta medesima nelt'ntlare, »|>le*^
di iouumerevali prodifcii aoelte lerwiaeK-
Apresi la porta verso settentrione, vene w-
cidente ana finestra , ma l'altare |atf^
scirocco. Da questa grotta i adito ia itn
dove 1 Turchi veamno il loro
577
LÀ
; onorano la Vergine con donativi i
;anU di ogni nazione, ed offrono or-
anti , danaro , ed olio per accendere
)tìva diuturna lampada. Essendo cre-
a la somma , le triremi di Malta la
lortaho religiosamente in Trapani, e
epongono nel tempio delia Vergine
ccrescerne il cullo; nessuno osò mai
r da quel luogo il danaro, o un qual-
altro oggetto^ se non una volta, e la
etta di Dio divorò i sacrileghi. Neil* a-
della grotta sgorga una fonte di acqua
lare, vi abitava un tempo a custode un
lita^ ma confesso di non sapere se sin
vi perdura. Occuparono risola i Sa-
li nelfanno xiii del nuovo secolo, scac-
poi da Gregorio dei greci grande Am-
glio. 11 sommo Carlo Imperatore poi
agiata verso di quella una pugna con-
i Barbari perdette a primo impeto 7
[li, ma poi rincalzata la battaglia, ne
ine vincitore, ed impadronitosi delKi-
ricevetle una lettera di Papa Leone,
quale congratulandosi questi , rende
e ali* Imperatore. La flotta dell* altro
irator Carlo V, comandata da Antonio
a, sbattuta in questi scogli, soffri gran-
capito nel 1551 navigando in Africa,
pò finalmente l'isola per liberalità del
Ifonso, Giovanni Caro Signore di Mon-
aro ed ebbesi la facoltà di congregar
ì. Francesca Y ultima femina dei Caro
ola di Ferdinando, niarilossi a Mario
masi e gli assegnò Tlsofa in nome di
. Nacque da ifarìo Ferdinando donde
lo che fu detto Principe di Lampedusa
arlo 11 nel 1667; e meritò Giulio con
Ila Troina generare la Venerabile Ma-
irocifissa, ed il Ven. Giuseppe Tom-
Cardinale di S. R. C. (1), ed anche
inondo il quale fu cavaliere di Alcan-
ed ebbesi il figliuolo Giulio da Hel-
[>«1 Yen. Cardinal Tommasi fa poi proda-
In canoniuazione.
LA
chiora Naselli, che unitosi ad Anna Maria
Naselli generò Ferdinando, dei Grandi di
Spagna, dal gabinetto deli*lmperator Carlo,
Vicfario Generale del Viceré, di altre splen-
dide cariche fornito e finalmente odierno
principe di Lampedusa (1).
(1) Procedendo da ciò che lasciò scritto l'Ab.
Amico, nei tempi alleriori oltre la iscrixionecho
ci nota fondator del castello Bartolomeo di Alar-
laU
Bartolombvs db Marsaba dictu
Jan Crasso, Capitario mb
Fbci farb. Ani. Prima inditio
altre bpidi tuttora rimangono nella Cala del porlo
ed alla Madonna, piccole e di marmo bigio sici-
liano, colla scritta: » Qui trovasi un cadavere mor'
to di peste in giugno 4784 » , donde conferma il
Cassone il sno parere esser? i stali deposti gli ap-
pestati dalle galere maltesi , e ci reca il Colucci
nel soo rapporto, che essendo in qoel tempo in
Malta dei legni infetti di peste furono dati* ordino
di S. Giovanni spediti in Lampedusa a consomarYi
la contumacia. Le quali òpiuioni vengono affatto
a distruggere idea di popolaxione in quel tempo,
ma argomenti in contrario ce la persuadono, poi-
ché il gorerno di Sicilia fi spediva nel 1783 con
due legni di guerra il rinomato medico Antonio
Corsi da Trapani in soccorso di una buona po-
polazione che dorerà esservi traragliata dalla pe-
ste perrenutale dalla ricina Libia, e rilerasì da
carte autentiche essersi il Corsi adoperato al som-
mo ali* estinguimento della malattia, e prescritto
le istruzioni e ritornato in Palermo, avervi otte-
nuto dal governo guiderdoni ed onori. Lasciando
intanto da parte le notizie riportate dal sig. Smith,
avere ai tempi di Napoleone preteso Lampedusa
gli americani, e naufragatone sulle coste un legno,
rimaste in vita due signore palermitane essersi unito
in matrimonio con Guido e Sinibaldi che coli ri-
trorarono, lasciando le storiche ricordanze, arer
nel 17C0 un prete e sei indiridui francesi ottenuto
un Firmano della porta ottomana per mezzo del
Bali di Boccaje residente in Malta onde potersi
stabilire in Lampedusa, ed essersi poco dopo ac-
cresciuta la popolazione sino a 40 individui, es-
serri dimorati nel 1791 sei maltesi per 1* industria
agricola e per la pastorizia guarentiti dal ministro
francese residente in Malta, ed averla anche ri-
chiesto in altri tempi gl'inglesi nell* occorrenia
del trattato di Amiesi come sito di stazione &••>
73
m
» LaL Eonortof (T. H.) nome
di eoi si i parola nsll'UInenrio Ai Anlo-
nino : A4 Mqaa». Ad /Iwiwn XoimHum
siOBa sai 1SM, q«aado *ì lUbiKroiw «u pimU
Mlonia il rmhaM Sdvalora GaU par centoaUo
•oBlaatiao tlipalalo col Prìacipa di Lampadnu nal
ti glsgno di qoalt'aDBo: au pattarioraiaBla 11
aatt Booeaiaa ana parte detriwb alTÌDgtaaa Aba-
tnin FanMBdei, Il qoah tI lUbin anch' «mo Haa
cokiDia di 4M asine , ti centrai aai ISIO qori
■aro cka la dirìde io dna parti aalla UribaHa,
• (ÒBd«*aBii« «tabUimeala dì agriMltnra liiciita
pai qatu iaconpialo par la aincanu dai maui
ptricbè agli paraBhri partìoalari hllito nel 18IS,
ahfaaadauta Laapedaaa ti rifugiò ia Gtbillarra.
Gli aiadi di GaU col loro parasta Farlanalo Fraoda
Maltrr- p(«lraMer« la loro dinota aia» al 1843,
qundi» «eqaiilala Liiapadiwa dalDÌtÌTaBaiila il
forarao daUa dna Sicilie, vi iariara dna piroieal
aaB peraeDa alla al poaiadinaalo di atea ed aUa
fonttaaione dalla cotoaìa; tì ritrovaroBO ti mal-
laai ptaaiedati dal Fraada, coMBDical* le Boliila
dal poMedinMoto BaTallo, boaBa parla dì qaagU
iadif idni ma eaigrà, e la faniilia Freada veoBa
a aoalitairH ia Sta aalla TÌeiaa coila di Africa.
Cd grasiaao ad ordiBalo paeacllo ai è coatrailo pr»<
ciMinaDle nel piano io 'diratioDe del porlo; li è'
abbellii! rinlica CliieM, e li popoUzioDe di circa
IMai
ce le core <iel protrido Gorcrno.
L'imU di Lampedusa fu oggplla di profonde
OMerraiioni aireiimio l'idra Calura dei primi
Batoriliili che abbii mai taalalo U Sicilia, lolla
a Boi ed alla icicnia ìdI verde dei giarni dal cho-
lera del 1«»4. Pubblicò Bel IB4T U DeieHtiant
dtir Itola di Lamptdu*a nella quale ne fa vA e-
lame per ogni ramo, ma qatilo laforo eri «lato
aolecedula dal Rapporto dti viaggio leienUficot-
$$gMilo néile iioU di Lampiduta, Linoia t Pan-
UUeria »d in altri punii dtlla Sicilia , eoa coi
ritlrella come in unquadro riipelloa Lampedau
è il laroro in apprciio da lui pubblicala, a ■iccome
adorno di lomma brcTÌti e di intereiuali ouer-
reiiooi ci Tacciam pregio a recarlo.
LABPaDcaA. —ali giorno 14 maggio alle ore S p.
m, col brifiDlino il Gandolfodopo ora Ut di fa-
ToreTole tiaggio da Palermo (pprodaro in L«m>
peduia, itola potla al grado 31°, 3B' di latilodine
a IO', i' di loogilndiue e che >arge nel mate fra
la Sicilia e l' Africa . e fra PanlellarU • Malta ,
MBoaeiBla da Plinia, SUabona, Toleaiaa a dagli
ittr. IHazari» x. Lityboeum xn. Da Sriam
COBie QTverlc CluTCrio, o dalle acque «Ma I
al lume Bclice conlansi SO m. e di Ik il
aatithi geograG col nome di LopadoM. * the
etilaìva secondo la diviiione di q nei tempi U
graRde delle Pelagie.
Farlicolare si é l'aipetto geografico di qan
iolt anenle 00 perimeiro all' incirca di mi^lii H
.palchi moslrasi piano, lenia vero»* moiiij|;ai.i
d'oaiogenio suolo: ^i tcorge da loogi ia fotmli-
Baaic che poi con l'approtsiiaani «pparìMOB^
do di lingua dìrelU da est. or'é più larga. epM
' li T* gtailalameiile elvrando, e ai prolnn;) iITm^
eidanle ove moslnji ^i stretta —11 Uio aor£a
di Lampedoia è allo ed inacceisìbile, *d ì ft^
deUt Guardia del prete e di Capo rupciiri (M|
aUaali molto alli soli' allnale livello del ont.Ck
Ire a ciò il litlorale oioilrasi alqnanlo >lnMi '
aiaMimamenle laddove l'ieola si prrteolidi ai^
giara larghetta, cioè nella direiionedi ln>al»,a
qaeali seni possono la maggior parte larvire ft_
eODodo approdo alle barche di mediocra giiaài^
la éela grande rbe serve dì porto é spwe*) f*
l'approdo eiinndio delle navi , e rimelriUa laa
di liruro asilo ove mai si ponessero In open ^A
■odìlìcazioni da più lempo proposte dal Cii-t>>
nardo Sanvìncenlj, il quale aolta li disliafiaa
di quesle maLerie conrernenli la nurioa . « da
regge aitualiaenlc con ioarrivabil* telo il «nti^a
di queir iocipienle colonia non che detl'imli n-
cina di Liuou: io colgo questa occasione petat*
uifeaure i sensi più sinceri di ringruiaanlt i
quell'egregio domandante, il quale vide iffn*
le ri rie uCIiciali rimessemi dairesìmìo iigo«t Mi*
dì Cumia regio delegalo con pieni pomi p" b
coloniuatioue delle delle isole, adoperò la»* b
cortesi e possibili premure, onde seroadate Irai
icienliliche iacombcnte, e dei suoi Inni ai fi^
vai non poco nella compi lai ione delle MÌt «■^
Talloni sendo egli dolalo di vitace isfefaa.*'
Immenso irlo por l'amore che nair* di ndn
prosprrire b nascente colonia.
E rilurnnndn a discorrere della fisica coa^itast
di LanipeOuta piacemì qui notare che idibtMfl
suolo appare piano a basso . pure lascia Kitpi*
nelU sua eslrnsiooe delle valli: la pia gn**' a
è quella della tolgarmenle Tallone d^ Ja^rt*'
caia che «iene conliadistiula con tal nomane
di un gran uu'nero di .Irfritliu uutdo. U A* ■f**
laneanieiile nascendo riieslooo qaella coattsdt. la
tutu la «asta superDcìe dell'isola oltre dell* n*
appajoaoiQCbe delle piccioli
579
LA
I Hadiuni il Selino degli antichi poco
i 3 m. ed H poi di là a Hazzara. Da
i intervalli adunque non è mcnlovalo
dano delle pianare a foggia dì bacini poco pro-
li saologcneralmenle consideralo moflrasi di
tnia natura, risulla dalla calce carbonaia bian-
liccia, la qaale Irofasi or dura compatta, or
(Tsa tenera granellosa friabile, e questa cal-
cou tiene resti organici fossili che siccome ho
) esaminare caratterizxano quel terreno, sicco-
(rtinenle al periodo terziario tritoniano, con
ura stratiGrato, e gli strali che stanno diret-
lord roostransi orizzontali, mentre viceversa
ino obliqui quelli diretti all'est ed inclinati
io giù. Il calcareo di Lampedusa alla Quena
ì di Ponente ed in altri siti alterna con gli
marnosi, ma la marna trovasi superGciale.
ilcarea che presenta una maggiore consi-
la reputo una roccia pirolerotica, ed i ponti
iroìscono la calce carbonata dura e compatta
ne quella reperibile nelle regioni di ponente
mia, mostrano forse il passaggio alla dolomi-
analisi dei caratteri e della giacitura del caU
di Lampedusa mi occupò maggior tempo per
•re r origine di formazione di quel suolo ter-
, quindi dalla tessitura dei saggi raccolti io
le varie contrade dell* isola , e dai resti or-
i che comunemente trovansì alla Quena alla
Pisana e vicino il porto, mi è dato con fon-
ilo rilevare essere slata quell'isola prodotta
iccessivi sedimenti delle acque del mare. Al
meditando alquanto sugli enunciali falli
r facile stabilire l'origine di formazione geo-
t di quell'isola, ricorrendo alla teoria dei sol-
tenti al giorno d'oggi ammessa dai moderni
1%; ona tal teoria ben si adatta col rinveni-
> di ona isoletta formata di un calcareo stra-
o contenente molluschi marini proprii del
rio Iriloniano pliocene secondo il sistema di
ed in vero questo deposito che in epoche
le di sua origine slava cumulato al di sotto
Itaale livello del mare; venne ad elevarsi mercé
lotti pirogenici, che probabilmente si trovano
tosti a quelle calcaree produzioni, e tale solle-
nlo pare che abbia avnlo luogo nel tempo delle
zioni delle ìsole vulcaniche adjacenti la Sici-
maggiore schiarimento della leslè enunciata
lettura molto gioverebbe l'esaminare se Ti-
i Lampedusa al presente offra la medesima
ione di terreno, che quella che offriva all'epo-
la soa primitiva formazione. — A tale oggetto
edi ad otier? are allentafflenle la tlralifica*
LA
per Lanario nella guida se non il Selino,
0 V Apiario ed il Madiuni di cui dirò in
appresso.
zione del calcareo il quale è orizzontalmente di-
sposto nei siti in cui l'isola è più elevata e vi-
cina al mare, invece che nei punti in cui la delta
isola verso il mare scende con dolce inclinazione
come nella parte di mezzogiorno, si osservano gli
strati inclinali da alto in basso seguendo la me-
desima inclinazione dello assieme del terreno, dal
che chiaro apparisce che laddove l'isola è alla nelle
parti più prossime al mare, il calcareo è disposto
a salita murale, e gli strati infi'riori che sono in
contatto col mare per le irruzioni delle acque Irò*
vansi corrosi e solcati profondamente, in modo
che minacciano la caduta degli sfrati sovrapposti,
e si fatte corrosioni sono al certo nu recente fe-
nomeno dipendente dall'azione delle acque del ma-
re. — Ove poi risalir vogliamo all'epoca antica dei
grandi avvenimenti di quell'isola ci sarà dato ri-
levare che forti treniiaoli prodotti abbiano le fen-
diture longitudinali negli strati calcarei, il che mi
porta a supporre che quella porzione d'isola disposta
a strati orizzontali dovette certamente essere solle
prime il centro dell* intiera isola, e che quali* altra
porzione situata al nord, e di rincontro all' isolelta
di Lampione sia calata giù nel mare, per l'impelo
di quei primitivi fenomeni; il fatto sta che Lam-
pione dista da Lampedusa ali* incirca 13 miglia ed
è formata dalla medesima calcarea, quindi havvi
tutta ragion di credere che formava parte una volta
dell* isola di Lampedusa da cui separata venne per
razione dei sopra indicali fenomeni.
Non esistono sorgenti d* acqua sulla roccia cal-
carea di Lampedusa, ma solamente sotto gli strati
a poca profondità ovunque discavasi affacciasi 1* ac-
qua potabile, più o meno salmastra a misura che
i pozzi si scavano nei dintorni del liltorale, o al-
quanto discosti dal mare, e di fatti durante la mia
dimora in quell* isola il prelodato Comandante fé*
scavare un pozzo nel vallone dell* /mfrriaco/a ed
attinse a poca profondità acqua che fa sentire a
mala pena il sapore salato.
A mio avviso la delta acqua potabile in Lam-
pedusa è proveniente nella sua origine dall'acqua
del mare, la quale a misura che s'interna, e fel-
tra attraverso gli strati calcarei e marnosi di eoi
l'isola risulta, viene a spogliarsi in parte dai prin-
cipii salini che contiene.
La superBcie di quell'isola è rivestita di bassa
e densa boscaglia , e le prinpipali piante silvestri
tono la Fillirea mediarle Carrobbe, roieattro, lo
S80
LA
liftndro. Lat. Landrum. Sic. Landra
(V. M.) Terrilorio volgarmenle Feudo ap-
parleneiilesl un Icmpo alla signoria di Bc-
Euforbie ad tlbereUo, la Periploa a foglie strelle,
il Rannerino, l' Iperico Egiziano^ il Pino d* Aleppo,
ed il Ginepro della Fenicia, ma languida anzi ch«
no osservasi la fegetazione di queste piante sem-
pre verdi in generale nei siti scoperti, vigorosa
è poi la vegetazione di queste piante nelle valli
ombreggiale profonde e rivestile d*un terriccio
più spesso e sostanzioso.
£ ben rimarchevole che le piante formanti bo-
sco sono fra loro si strettamente ravvicinate, che
la corrente dell* aria umida della notte penetran-
dole non facilmente si evapora, quindi la super*
ficie dei fusti degli oleastri, delle Gliree ec. tro-
vansi rivestite di musei e licheni e vanno soggette
a diverse malattie come la lebre lichenosa dei pa-
tologi, la quale produce la carie e la deformazione
negli alberi. Impertanto siccome l'isola trovasi coo-
tinuamente battuta dai venti perchè piana, gli al-
beri quantunque di lor natura tendono ad ascen-
dere perpendicolarmente i loro fusti , pure sono
impediti a prendere la naturale direzione per la
furia dei venti , infatti quando giungono ad una
mediocre altezza si curvano secondo la direzione
dei venti più predominanti.
Le mie botaniche ricerche mi fecero conoscere
che quell'isola offre poche piante spontanee, e che
per conseguenza la flora di Lampedusa deesi ri-
putare la più povera di quante isole trovansi presso
la Sicilia, il che è manifesto indizio della sterilità
di quel suolo, quanluuquc al giorno d'oggi trovasi
rivestito di pochissimo terriccio silvano che ali-
menta al certo quella spontanea vegetazione; e tali
piante sono identiche in parte a quelle della Si-
cilia, ed in parte a quelle della costa vicina del-
r Africa come avrò poi occasione far conoscere nello
sviluppo della mia memoria.
Ma non tutta la superfìcie dell'isola olTresi bo-
scosa e selvatica, dapoichè di tratto in tratto s'in-
contrano delle siepi di pietra, a secco, e diversi
spazii di terreno fra le slesse racchiuso furono di.
sodati mercè le cure e le ingenti spese della fa-
miglia maltese Gali la quale soggiornò lungamente
in queir isola, e poi messi dallo stesso a cultura,
continuandosene in parte la coltivazione da Fer-
nandez e Frenda.
In talune di queste terre di recente si son fatti
saggi della seminagione del frumento e delle fave,
ma con dispetto dell'avido colono si ottenne scarso
e cattivo ricolto. Ciò a dir vero non è dubbio che
LA
lice non lungi da Termini Imerese. In esso
sorgono i colli Meiinino e Hoecalimt'/a, do-
ve occorrono comunemente vestigia di an-
dipenda dalla qualità calcarea del taolo di qaaiU
isola, il quale ò scarso di terriccio, maocante 4i
acqua, scarsissimo di pioggia; aoggetio a corrente
continuata d' impetuosi venti, per cui mal si pre-
sta in generale a molti generi di alilissime colti-
vazioni, e nello stato attuale quale che sia dispendio
e fatica non tornerà a' conto agli interessi dello
industrioso colono.
Qui però è da avvertirà che talone varietà di
viti, il sommacco, i 6chi, i fichi d'India, la soda,
le carrubbe, gli olivi innestandosi sopra gli de»-
stri, che ivi abbondano, sono quei vegetabili cào
a preferenza potrebbero coltivarsi con succcsm:
e questo interessante articolo sarà più dettagliaU-
mente sviluppato nel mìo esteso lavoro.
E ripiegando il mio sguardo alle xoologiclie ri-
cerche , in quef terreno fra i vertebrati ho eoa
grande sorpresa osservato un prodigioso noaiero
di conigli, che stante il snolo boscoso sfn^oao ia
parte alla mano distruggitrice, il cervo coDone ia
varii brani riunendosi abita le regioni di poaeats
deir isola, ed anche gli uccelli vi formano la loro
abitazione, la massima parte sono di passaggio,
fra i quali la gru vi dimora per lo giro di duo oMsi,
distruggendo quel poco di messe che si predace.
Le testugini e gli altri rettili sono simili negli
speciali caratteri a quelli che vivono nella Sici-
lia, e nella medesima condizione ho troTJlo i
pesci, i cnistacei. gli aracnidi, ed i moUusrbi; e
qualche nuova specie di quest'ultimi ebbi il pia-
cere di raccogliere nelle mie replicate escorsiooi-
Le proprietà termometriche e barometriche dei-
l'aria vennero da me studiate, e la serie delle
osservazioni 1* ho registrata in apposite tavole.
Per ultimo conviene notare che si trovano nei
sito ove al presente vassi fabbricando il paese eJ
in altri punti dell'isola, ruderi di antiche fabbri
che ed altri vetusti avanzi che ri sommioislraoo
irrefragabili prove , che dessa venne abitata ^i
Greci, Romani, ed Arabi, ma per alquanti wcdi
rimase disabitata, quando poi in tempi a noi vi-
cini venne occupata dai Maltesi cioè dalla fasi-
glia Gatt, Fcrnandez e Frenda sino all'anno Ili',
anno in cui il nostro augusto Sovrano ne oriiiH
la colonizzazione. Al presente la popolazione as<ea
de al numero di circa a 500 , inclusi i pobblici
funzionarii, ma quegli abitanti non di altro si o^
cupauo, che alla costruzione del paese, allo spac-
cio dei generi commestibili, ed alla pesca a.
58 1
IJL
ica abilazione, pietre quadrate, frammenti
li colonne, e mattoni; ma non lungi sca-
nno i coloni monete , Tasi fittili , lapidi
crllte, urne e sepolcri. Tenne il primo
.andrò diviso da Belice Giovanni Bonamico
el 1597, la di cui figliuola ed erede ^n-
mia fu presa In moglie con per dote Lau-
ro da Pietro Orlando Squillo , donde si
a origine inattuale Pte(ro , barone con
ritto di armi.
leandro. Lat. Landrus.. Sic. Landru
V. D.) Fiume che ha le fonti nel territo-
io dello stesso nome, appartenentesi alla
ignoria di Castroreale, e che prende il no-
Yieo detta qaest' isola Lapadusa da Ateneo, ma
«Ilario, Grentemesoìl , e Bochart emendano Lo*
tduta come da Plinio, Strabone, Tolomeo, e Ta-
tarrano; Lipidusa in altra edizione di Plinio,
wmpadusa da Scilice, e Lepaduta da altri appo
»ffmaoD e Palmerio, che confessa non saper deci-
ta qaal sìa delle voci la più corretta ; Lampas
1 Scìlace^ Lampidusa da Mercatore, Lampedosa
1 Cellario, Lampido o Lopadota dal Nicolosi«
tmpidosa da Bochart, Lanbeduta dal Geografo
ibiero^ Lepadula dal Barezzo dal nome di al-
me oatriche come egli attesta , Lipadusa da
idoTÌco Ariosto neU* Orlando Furioso doro ce
detcrìTe qoal' era al aao tempo senza abita-
D* abitazioni è l' isoletta vota
Piena d'umil mortelle e di ginepri,
Gioconda solitudine e remota
A eerfi, a daini> a caprioli, e lepri;
fi foor che ai pescatori è poco nota
Ofe sovente a rimondali vepri
Sospendon, per seccar, l'umide reti;
Dormono intanto I pesci in mar quieti.
tene Tarie le opinioni sulla etimologia del no-
e; vogliono alcuni che derivi dalla greca voce
«rat che vale rupe« promontorio, poiché dì sco-
i e di roccie è molto abbondante; altri da una
Baie di oetrìche di cui è gran copia nei suoi
li dette tra noi patelle , e che si addimandano
greco ^Mtitf e nel caso genitivo U^aid^at , o
aalaente da XtffMtjw Sdo» che vale facella lam«
M», dai fuochi che si crede esservisi in antichi
^pi «ecesi nella notte sovra torri per avvertire
Uflganli di tenersi tontani dagli scogli.
LA
me verso la spiaggia dalla Chiesa di S.
Basilio come dissi di sopra. Vedi S. Basilio
l^nffolNirdo (V. N.) Vedi Longobardo.
lianterna. Lat. Lalerna. Sic. Lanterna
di Missina (V.D.) Torre nclf estremo orien-
tale lido del porto di Messina, Galofaro,
cioè se rendi in volgare Buono lumey che
indica il porlo ai naviganti ed ammonisce
ad evitar Cariddi, che Infuria nel soltopo-
sto pelago. Tutto il che espone la seguente
iscrizione scrina in marmo sopra la porta
di questo magnifico edifizio. Carolo Y Im^
peralore Hispaniarum, et Ulriusque Si-
dliae Rege , Joannes Yega Prorex , Tur*
rim, Calopharum, ad Exponendas Noclu
Navigalionis Faces, Publica Impensa Con-
struere Curami mdlv.
Carlo Y Imperatore d^lle Spagne e Me
delle due Sicilie; il Yicerè Giovanni Ve-
ga procurò di costruire la torre Garofalo
ad esporre nollempo ai naviganti le faci^
a pubblica spesa nel 1SSS.
liftpriM (V. M.) Il fiume di Terranova
da Arezio.
l^ardarla. Lai. Ardaria (V. D.) Piccola
terra del messinese a mezzogiorno, e mu*
nìciplo della città, soggetta oggi come un
tempo al senato della medesima, sebbene
una volta sia stata soggetta ai Montecatena,
che diconsi ancora principi di Lardarla. Fu
di questi il primo Luigi Moncada per pri-
vilegio del Re Carlo II nel 1690, ch'ebbesi
ad erede ' Francesco dalla moglie Caterina
Cirino, il quale divenne anche principe di
Rosalino per dritto della moglie Eleonora
Piatamene. Sotto di lui riprendendo il se-
nato di Messina i municipii , prese anche
ad amministrar Lardarla. Francesco con-
segui il figliuolo Littorio che vive oggi con
la moglie Rosalia Branciforti contessa di S.
Antonio. Il maggiore ed unico tempio par-
rocchiale di Lardarla è sacro a S. Giovanni
Battista sotto il Vicario dclF Arcivescovo di
Messina che ha cura delle cose sacre. Le
suiTragano altre sei Chiese ed un molto
582
LA
celebre eremo. Contavansi nel 1713 688
abilanli in 170 case, ed indi 780 pria del
contagio che invase quella contrada nei pas-
sali anni, e devastò anche il noslro paese.
Disfa 5 m. dalla città, ed occupa untarne-
Dissima valle, per la quale scorrendo nel-
rinverno un piccolo fiume scaricasi nel mar
vicino (1).
liasearl. Lai. Lascaris. Sic. Lascari
(V. D.) Borgo che è municipio della terra
di Grntteri con una chiesa parrocchiale de-
dicala a S. Francesco d* Assisi ; sorge in
lerreno lievemente declive : si appartiene
ai Vcnlimiglia . e ne sono 90 le case 212
gli abilanti.
I4a»pe%a. Lai. Laspexa (V. W.) Luogo
della diocesi di Siracusa mentovalo in un
diploma di Urbano li, ma si è oggi incerto a
a qual mai corri<^ponda.
I^aiomle siracusane* Lai. Lalomiae
siracu8anae(y.^.) o pielraje. Luoghi donde
tagliavano i sassi ad innalzare gli edifìzil
della città. Arezio da Tullio Verr. 5. Le la-
lomic, che noi appelliamo Tagliale, sono
carceri sotterranei, che come piace a Var-
rane diconsi ancora pielraje; sono un gran
lavoro in altezza maravigtiosa, e sino ad-
dentro dal sudor di molti tagliate. Se eransi
in queste a custodire alcuni pubblicamente,
anche dagli altri paesi, siccome attesta Ci-
cerone, ordinatasi si adducessero, A'e «oiio
ancora J famose, tulle mancanti di volta,
oltre le quali ne è una che guarda mezzo-
giorno, detta dai Siracusani antro di S.
Piiccola, dot è il carcere che fu fallo dal
tiranno Dionisio. Dello anche ne aveva Ci-
cerone: ISulla di pili angusto all'uscita,
nulla da ogni parte di più anguslioso ,
nulla di pih sicuro alta custodia può farsi
o pensarsi. Da 3 poi più insigni men-
tovale da Arezio, di tre solamente fa men-
zione il Mirabella note agli anticlii scrillori,
altra dcscritla da Eliano ad Epipoli sotto
(1) Oggi è UD soUo-comune aggregalo a Messina.
LA
Labdalo^ altra in Acradina, altra presso la
grolla di Dionisio, delle quali segnatamcnle
dice Arezzo, e che io di sopra descrissi le-
stugginate. Dice poi Cluverio : fu in Epipoli
quel carcere pubblico nominalo per fama
e celebrila, e dello Latomie in voce plu-
rale che vale in volgare pielraje poicUla
voce è composta da AAAS o dalla contratta
AA:S e TOMT* delle quali quella significa
lapide 0 sasso, e questa poi sezione, donde
anche da Tucidide, Eliano , Luciano, e
Suida^ appeUansi Litotomie, poicJiè Aieo2
è lo slesso che AA:^. Aggiunge da Varrone
e Feslo, donde questo carcere ricevulo si
abbia un tal nome, e varii nomi del n)cd^
Simo in varii esemplari ; recita parimenli
dei passi di Cicerone, Klìano e Plutarco e
conchiude : avendo e Mio ed allegato
tulio dò il nobilissimo Mirabella nel wo
libro sul sito delle antiche Siracuse, fo io
le grandi maraviglie, con quali ragioni ab-
bia si potuto indurre da un luogo solo aterne
fallo tre. E dopo molle cose tratte da Tu-
cidide sugli Ateniesi cacciali nelle Lalooiie
come in sicuro ed orrendo carcere: ma
questo slesso, dice, è quel carcere chim
poi dal tiranno Dionisio, testinionio (Ci-
cerone, né alcuno di tanti autori fa mei-
zione delle Litotomie o Latomie con qwii-
che cognome, in distinzione di una dal-
l' altra. Uno fu dunque in SirncuMi il
carcere delle Latomie neUe Epipoli.
Ma certamente egli medesimo o)ara>i?Iia«
che abbia potuto dir ciò il llirabella, e d«ì
restiam da sasso come un uomo lalm^ni^
garbalo che vide le Siracuse e le Lotoni*
in Acradina , dove sono oggi gli orti éti
Minori Cappuccini, e senza dubbio o^sertà
il carcere di Dionisio colle Latomie, .li^^
potuto addimostrare che un sol luogo ocar*
cere delle Latomie ci abbia appo ìeEpif^
Celeberrime sono ancora le Latomie o If P**"
trajc negli orli sudelti e si ebbero un \c9^
V uso di carcere ; e così grandoiue nle ^
pajono nelle memorie antiche di Nf^
583
LA
cere e la grotta deirorecchio di Dio-
il Ticina antro di S. Niccolò, che
innanzi ogni altro come opere
iose, ed a buon dritto appellansi
Tullio magnificenze dei Re e dei
5 inoslransi agli amatori di antichità
*aggono da varie province dell*£u-
si resto Eliano Ist. Var. lib. 12
irosi descrive quelle delle Epipoli :
aje che esistevano in Sicilia verso
ìli erano della lunghezza di uno
iella larghezza di due pletri cioè
oiedi. hi per A lungo tempo trat-
ta gente , che vi si contraevano
nii e generavansi figliuoli^ i quali
i veduta per lo innanzi la dttà^
a Siracusa, e mirando appajcUi
i i cavalli, talmente ne rimane-
erriti , da fuggir con accenti di
liane. La piU bella di tutte le
di colà era cognominata dal poeta
9, di cui dicono aver nella sua
quivi composto il Ciclope il più
tutti i suoi poemi, e talmente vi-
a il supplizio da Dionisio im-
, che nelle stesse miserie e nelle
dovasi alle Muse. E Plutarco
> di Dione: Prese quinci le Spi-
nerò gì* inceppati Hltadini, certo
lomie. Delle Latomie poi di Dioni-
one contro Verro lib. 5. /( carcere
» in Siracusa per ordine del ti-
ionisio, che Latomie si appella^
erto di costui, cioè di Yerre, di-
ìmicilio di cittadini Romani, poi-
atessc offeso V animo o gli occhi
eniva immanlineule gillaio nelle
Prìachè però avesse Dionisio oc-
tirannide, attestano Plutarco, Dio-
icidide essere stati gli Ateniesi violi
;usani, e coi loro compagni nelle
cacciati. E quanti preso avevano
idide, degli altri Ateniesi e degli
cacciarono nelle Litotomie in si-
I custodia; e poco dopo : tratta-
I LA
rono con durezza fermamente i Siracusani
al principio i prigionieri che erano nella
Litotomie. Poiché depresso essendo il luogo,
ed essendo quelli allo scoperto, venivan pri-
ma molestali principalmente dal sole e sof-
focati dal calore; sopravvenendo poi le notti
di autunno e d* inverno, travagliati di no-
velle infermità pel cambiamento, principal-
mente che ogni bisogno per la strettezza
ivi nel luogo stesso agivano, ed ammonta-
vano cadaveri a cadaveri; quindi fetori in-
tollerabili, fame, sete, nessun dei mali ri-
manea loro a sopravvenire , che abbiasi
mai potuto rapportare. Sin qui Tucidide.
i^ufl. Lat. Laufis. Sic. LauG (V. N.)
Spiaggia verso Pachino appresso la foce del
fiume Assinaro, slendentesì un mìglio al ca-
stello di Eloro oggi diroccato. Dicela poi
fragorosa il Fazello, poiché ha delle uggiose
spelonche, ed aspre concavità, nelle quali
spirando TEuro o l'Africo urta la tempe-
sta producendo un gran rumore simile
qualche volta al tuono. Soggiunge non per
altra ragione aversi da Siiio lib. 14 il ti-
tolo di fragoroso TEloro che mette foce in
quel lido; pia si oppone Cluverio a questa
congettura di Fazello^ ed alTerma produrre
r Eloro il rumore, perchè scorre in sas-
soso ed asprissimo letto. Dissi a suo luogo
del Gorgo di Laufi.
Lmiro. Lat. Laurus. Sic. Addaura (V.N.)
Il monte pid alto della Valle di Noto , il
quale uniscesì ai colli che da oriente solle-
vansi da Lentini, e che di là per lungo tratto
stendonsi sino alla spiaggia meridionale. Ai
suoi fianchi verso settentrione è la già de-
scritta terrà di Buccheri; dalla suprema vetta
godesi di amenissima prospettiva , di qua
nel lido orientale dell* isola sollo le radici
del monte Etna, di là olire Pachino. Copre-
si ncirinverno di densa neve, che racco-
gliendo IBuccheresi conservano nelle grotte,
e poi non piccolo commercio ne fanno nei
paesi vicini. Il gran fischiar dei venti ed
il fragore ci avverte esser sotto del monte
584
LA
prorondissime spelonche, delle quali la boc-
ca è chiosa del tuUo.
Iiaaro <vone mmi). Lat. Lauri TurrU.
Sic. Torri di TAddaura (V. D.) Tedi il-
loro (Torre delVJ.
LE
Lat. Ughum {Y. H.) Città anti-
diissima mediterranea, opera dei Sicoli,
secondo FazeÙo nel territorio siracusano,
mentovala da Tucidide, non langi forse da
Feria nuoTo paese, al feudo di S. Martino,
dove sono molte vestigia di antichità. Ha
credono comunemente essersi servito Fa-
leUo di- erroneo esemplare di Tucidide ,
poiché Lego secondo Tolomeo fu verso Li-
libeo.
. l^ege. Lat. Legum (V. M.) Antica città
che dice Fazello dei Sicoli , ed afferma
Tucidide essere slata un tempo nei terri-
forii della Valle di Noto. Cluverio notala
forse collocala sopra il fiume Bclice o
ripsa da Tolomeo. Ne sono queste le pa-
role IH). 2. cap. 42. CoUoeaH dal mede^
iimo Tolomeo Lego città ver^o Oriente ,
presso Elcetio, che sedeva secondo il suo
pensiero dove oggi Caslelvolrano; fu forse
quella terra che nel medesimo trailo di-
cesi ora volgarmente Macaria*
EienUnl* Lat. Leontini. Sic. Lintini
Città anlichissiraa e tra le prime mediter-
ranee celebre, discosta tuttavia circa 5 m.
dal mare Junio che è T orientale dell* iso-
la, sita in un declivio e rivolta a Maestro e
Settentrione, conserva ancora avanzi di an-
tica magnificenEa; è nota ad innumerevoli
SI poeti che storici , greci e latini , e che
^ien mentovata anche allo spesso nei secoli
I piò recenti. Descrivendola esattamente Po-
libio nel lib. 7 :. La ciltà di Lentini^ dice,
se poni mente alla inclinazione di lutto
il luogo pende verso settentrione; in mezzo
poi alla città stendesi una tal quale piana
conttfUe, nella quale è la curia del ma-
LE
jfisffofo, to eeée dH giuébdi, e fnalmmik
lo aleMo foro; eirtandmnù iiaUM fueHt
eom oapiiiaiflii e eonpreelpixUcMikml;
ma la pianura che è neUe tette M qiMi
eoUi è ingombradi eaee e di iea^.Daem'
no le parK dalla cidi, ima che dotta cifre-
mila meridionale detta mtdMa eomék
mena a Siracusa, alira che dalla etàn-
mila oppola a Settenlriame «iene mi
eampi che dicono LeonOmi e im ferrili-
rio adatto a cultura. Un meeétte da
appettano JA$$o scorre oUre la rwbsm
rupe di un altro cotte , giiella cioè da
guarda Oeeidenle. Slendeei eotto te tea
rupe una serie continua di motte ceeeda
in pari inlertaUo di8t4mo tutte dot fbmt;
tra queste poi ed U rueeeUo è interpmtM
la via di cui ci disse. Era questo ri-
spetto della città al tempo di Polibio che
visse al certo 200 anni a?. Cristo. Fatele
poi ed Arezio diconla sita al loro leope
in tre valli; ma Tono 8*av¥i8a che si steadese
in tre colli prominenti, Taltro in due, e die
sono in vero i colli, non essendo il lene
che un poggetto. II primo ha nome d R-
rane munito per natura, e che credesi ee-
munemente essere stato abitalo dagli aib'-
cbissimi e primi fondatori della citli, àt
il circondarono di muro ampllssiino , e
vi soprapposero una fortezza Irlangolife
rivolta coi suoi angoli ai Ire prooMMterii
dell* isola monumento eino al nostro ietfs
quasi ai venturi conservalo dice ricccs*
nato Arezio, poiché con sommo arlifiiìee'
audace lavoro vedonsi le grandi rupi cei-
fermate in fortezza, e sono tagliati i mi sassi
in luogo di munimenti , sebbene gli ^
fizii superiori andarono già da gni Ita-
pò in mina ; su questi avanzi sorgeva a-
struita da gran tempo la regia rocce deh
quale diremo. In altro colle poi cresceeà
il numero dei cittadini aggiunsero raUrt
parte della città appellala perciò città bìì^
della quale dice Diodoro nel lib. 1( epi*
sovrapposero il cosi detto Coelelie aaece>
585
LE
I lerzo colle o il poggcUo appellalo
Uina nei bassi tempi , era occupalo
terza regione della città , un tempo
s munita; ma è incerto donde si abbia
il nome quella contrada. Fan men-
gli scrittori nazionali delle porle: la
a di cui dà nolizia anche il Fazello
e menare a Siracusa; la Giunia che
* appellò regia rimaneva quasi intera
I óék 1693; la Sedia della un lempo
Giuliano; la quarta dai vicini bagni;
Siro la Sempronia^ che menava anche
scusa, e finalmente la Panaria diruta
\ nello scorso secolo , a tralascia le
meno frequentate. Celebrano anche
ri ediOzii, né vi ha dubbio che tanta
ira città ne abbia avuto magnifici, ma
monumento ne rimane, o si è incer-
»mina Tucidide il luogo Focea appo
io, occupato da alcuni cittadini , che
i della dimora in Siracusa ritornarono
^tria, già abbandonata per lo innanzi,
valida fortezza Bricinnia anche allora
;ata da coloro, testimònio il medesi-
orice, era nel territorio Leontino. Fa
one finalmente Niccola Russo, nella vita
3. Mari, della valle di Ceramia, che
i appellata di S. Margherita. Credono
appellarsi la città in numero plurale
h costava di queste due parti: nondi-
dicesi Leonzio appo Tolomeo , Fa-
ed altri l'appellano Leontino^ e dai
sni e dai i\ormanni Lentina. Nota
'io quasi tutti gli scrittori tra gli an-
;he la dicono Leonlìni, si trai latini
rai greci , ed attesta appellali colla
sima voce gli abitanti, che diconsi ap*
noderni Leontinii e Leontinesi. De-
ll Fazello Tetimologia del nome, dal-
quenza degli abitanti , ma ne lo ri-
e il Cluverio traendola dal leone;
i abbastanza dimostrano donde sia
i 1* appellazione della citiate monete
resentano il leone. Diedero forse il
secondo altri i colli dove siede, che
LE
si hanno la forma di leone, e scrivono al-
cuni aver Ercole per essa passando nei
suoi viaggi dato ai cittadini le spoglie del
suo leone, donde vengon coniate le mo-
nete e segnato r antico e moderno slemma
di un leone. Siccome è antichissima la ori-
gine , cosi è anche incerta; poiché affer-
mano aversi avuto a primi abitanti i Le-
strigoni che furono i primi coltivatori dei
campi, donde ne furono questi detti lestri-
goni! appo gli antichi. Solino: vaste spelon-
che attestano la gente ciclopea; e le sedi
dei Lestrigoni poi così ancora si appel-
lano nel Leontino: diremo già delle spe-
lonche. Né lungi fu la terra Xutia da JLulo
figlio di Eolo. Inducono finalmente Cerere
che visse al tempo dei Sicani alla semina
del frumento nel territorio. Abbandonata i
Sicani per gli incendi! del monte Etna la
parte orientale deli* isola , ne occuparono
il luo^o i Sicoli. I greci Calcidesi condotti
da Teocle partiti da Nasse, scacciali guer-
reggiando i Sicoli, occuparono poi Leonzio
nell'anno i della xiv olimp., sotto i quali
spiccò la repubblica oligarchica , ammini-
strata cioè da pochi. Si ebbero una volta
a duce Lami megarese cui scacciato anche
in breve tempo, vissero con leggi proprie, e
mandarono una colonia di cittadini a co-
struire una città nel territorio occidentale,
testimonio Strabene, che dissero Eubea dal-
risoia della Grecia donde Teocle addotti
aveva i Calcidesi. Panezio nondimeno non
mollo dopo se ne fece tiranno neiranno ni
della xu olimpiade giusta Eusebio, il quale
secondo Polieno nel lib. dei Stratagem.
si servi del seguente artifizio. Era una guer-
ra tra Megaresi e Leontini. che erano con-
finanti, e crearono ! Leontini Panezio a du-
ce, il quale s'impegnò ad alienare la ple-
be dai ricchi , poi persuase i servi ed i
curatori dei cavalli nel territorio ad ucci-
dere i padroni, promise conceder loro per-
ciò i cavalli del signori, e cosi poco dopo
soggetlossi facilmente la plebe, ed assunse
74
586
LE
ei solo r imperio della cilt2i; è incerto però
per quanti anni rabbia occupato. Forse nel
tempo medesimo Ippagora , Frinone , ed
Enesidemo leontini dedicarono ad Elea re-
gione della Grecia un Giove di 7 cubiti
di altezza , che teneva con la stanca una
aquila e colla destra un fulmine, fatto a
private somme, come scrive Pausania. Al-
ieslano poi aver superato in guerra Fa-
laride tiranno di Agrigento i leontini, aver-
li spogliato delle armi, ed a non poter pid
macchinar d*a1lora di nuove cose, gettato
averli alle crapule ed alle gozzovìglie ,
donde Tadagio appo ì Greci: i Leontini
sempre ai bicchieri. Fiori Falaride nella
ix olimp, secondo Dodvel; nò molto dopo
li molestò novellamente Ippocrale tiranno
di Gela ; ma Gerone Re di Siracusa essen-
dosi impadronito di Catana. IVasso, e Leon-
lini città calcidesi, e non confidando nei
Catanei e nei I\assii perchè i piìi remoli,
li traslocò cacciandoli dalla patria in Leon-
lini.
Estinti 1 tiranni pensarono i Siracusani
di soggcllarsi i nostri che reggevansi a leggi
pronrie, ma fu quinci quella celebre guerra
la prima degli Ateniesi contro Siracusa, di
cui si ha notizia nelle storie. Fiorì allora
Gargia famoso oralorc messo legalo dai suoi
Leonlini ad Alene. Ingaggiando finalmente
i Sicoli e principalmenle i Leontini pace
tra loro ne furono queste le condizioni, che
venissero donali i Leonlini di siracusana
cilladinanza e divenisse la loro città muni-
cìpio di Siracusa; ma insorte poi discordie
tra la plebe ed i più ricchi, emigrarono
qucsli in Siracusa come cilladìni, e la plebe
profuga-c vagabonda abbandonò la patria, che
giacque perciò adeguala al suolo. Ma dis-
gustali molli del fallo, preso un cerio luogo
niunilo di Lcnlini appellalo Focoa ed occu-
pala la forlezza dei Jlricinnii, si difesero
valorosamente una volla conlro i Siracusa-
ni. Vinli finalmente, slrella federazione coi
Segeslani e coi suoi Calcidesi , chiedono
LE
novellamente ed ottengono aiuti dagli Ate-
niesi; segui quinci per alcuni anoi T assedio
di Siracusa per questi ed i confederati, e
finalmente per opera dello sparlano Gilippo
la liberazione di quella città, che fu oppressi
da grave eccidio da r^'icìa duce ateniese col
suo esercito. Neirnnno ii della xciv Olinp.
Dionisio divenuto già tiranno di Siracusa
costituì prima di oppugnare Leontini, ti
avendone sofTerlo ripulsa, condusse Teser-
cito a sottomettere i Sicoli, rapi con \kknu
Nasso, occupò Catana, e poscia novellamente
assalita Leontini, chiese dagli abitanti die
si rendessero ed aggregassero a Sinm-
sa. Nessuna speranza di aiuto loro rìmaneo-
do, e coslretti a cedere, si sottoposero aUi
offerta condiziona, ed abbandonata duoti-
mente la patria, passarono a Siracusa,
nondimeno Dionisio impose un presidio alla
toTiciza dei Leontiniy e raccolse le biade
dai campi circostanti. Non nH>lto dopo a^
commiatando I mercenarii Peloponnesii che
erano circa 10000, la città ed il territorìo
dei Leontini diodo loro in stipendio, die
per r amenità del territorio accellarooo la
condizione, ed occuparono a sorte W abi-
tazioni in Leontini. Scacciato Dionisio mi-
nore per opera di Dione, cospirando ooo-
tro di questo i Siracusani enlrali in so>pelto
che aspirasse al regno, egli sen venne in
Leonlini come in sicuro rifugio; e conjiia-
rando poi gli amici di Dione dopo l' eccidio
di lui conlro il traditor Calippo , non es-
sendo riusciti neirintento^ rifuggirunsi is
Leontini. Si difese a lungo Icele conlro
Timoleonte nella cillà novella dei Leonlini
per essere abbastanza munila e didicile d<l
espuguarsi, e superato finalmente fu ucci'*.
Quinci, dice Cluverio , fu sempre quffH
città una fortezza per Dione TimotfMi*
ed altri die guerret/giarono con Sir^cusé.
Sollo Gerone II fu Leontini tra le pri»«
cillà sollo la giurisdizione di Siracusa. ^
miiggiorc altra parte poi dall'isola ce«loUf *'
Romani in quella celebre divisione della ^-
587
LE
Poscia Geronimo figliuol di Cerone,
)rasi dai Romani staccato, fu ucciso in
lini , non molto dopo perciò la città
I fu occupata dalle armi di Marcello,
si fa memoria di Lentini da qui ai
i cristiani, tuttavia nella seconda j^uer-
rvile leggiamo avere Salvio duce dei
tivi, che aveva invano oppugnato Blor-
0, reso infesta la regione morgantina
al campo Leontino.
Tudelendo adunque gl'Imperatori di
I contro i seguaci del Cristo, Tertillo
de di Sicilia portatosi in Leonlini ,
ati a lungo i fratelli guasconi SS. AlBo,
elfio e Cirino, con altri innumerevo-
i li adornò del martirio. Yengon se-
allora i primordii della Chiesa Leon-
]uaritunque il Castiglione appo Pirri li-
t, uot. 3 contenda aversi avuto Pre-
;ullu culla della fede. Neofito del re-
ominato Vescovo il primo fiori sotto
lo, da cui al Concilio Niceno ii conta
»so Pirri 12 altri pastori della Chiesa
na, ed attestano esservi perdurata la
sino ai Saraceni; poiché quel Sinodo
0 fu raccolto negli an. 787 di Cristo,
Saraceni stabilirono la tirannide per
nlia nel xx anno del secolo seguente,
iati questi da Ruggiero, e venendo
ni in potere ai Normanni, si appar-
alla Diocesi di Siracusa, ma vien do-
di amplissimo territorio, cui sinora
confine la spiaggia dalle foci del Si-
sino quasi alla foce del Porcaria o
aniagia; neir interno poi i colli sotto
nte Lauro, quei di Vizzini, quei di Hi-
ed il corso del medesimo Simcto a
(giorno. È celebre memoria di Len-
egli annali Sicolo-Aragonesi , poiché
aia la fortezza dai Chiaramontani ,
iineste circondata dai regii eserciti,
rdamente resistette, sinché finalmen-
militar valore di Artale Alagona ven-
potere del suo Principe. Sotto Har-
^cuparono Lentini Matteo Honcada ed
LE
i fratelli di lui, ma poi capitolarono. La
resero illustre indi di loro dimora Maria
moglie del Re Martino , che vi mori , non
che Bianca V altra moglie di lui , come si
ricava da molte lettere datate in Lentini.
Dalla morte di Ferdinando il Cattolico i Si-
gnori della città, che erano sempre uniti
in affinità ai Catanesi si dice essersi ancho
col popolo mescolali. Viceré Giovanni Ve-
ga, invitali i cittadini a popolare la nuova
città di Carlenlini, contenti della patria,
rigettarono ogni condizione; scorsa tuttavia
non lieve ciurmaglia dell* infima plebe, sof-
fri la città un grande scapito.
Ha dirò ora qual sia stalo in questi ul-
timi secoli e qual sia oggi V aspetto della
città. Sedeva nel colle del Tirane rivolta
a greco ed occupata dalla soldatesca, la
munitissima regia fortezza, di cui oggi avan-
za una gran parte della torre ottogona for-
mata di pietre quadre, notate variamente
per lettere poco conosciute e corrose dal tem-
po. Discerncsi inoltre una piazza intcriore,
e perdurano le volte sotterranee mentovate
dal Fazello, chiuse da molte palle di pietra.
Rimangono poi quasi intere le inferiori so-
struzioni dell* antichissima lorre triangolare
di cui dissi. Vedonsi verso Occidente nel col-
le Nuoto le vestigia di un'altra Nuova fortez-
za con cisterne ed acquidosi. Tanti avanzi
poi rimangono di quadrate ingenti pietre
delle mura, da abbastanza spiccarne la loro
celebrila. Dicono autori delle mura e della
lorre triangolare Dedalo, Ercole, o i Cal-
cidesi; ma io ascrivo opera di tanta mole
a tempi bassi dopo la fondazione. Anche
le ruine della stessa porla regia ne dimo-
strano la magnificenza, ed ivi dicono ucciso
Geronimo Re di Siracusa. Osservansi grotto
da ogni dove per tutto il circuito della città,
che 0 comprendevano abitanti secondo V an-
tico costume, ovvero erano addette a con-
servar l'annona e ad altri usi necessarii; una
fra le altre distinta in varie cellette é de-
gna di attenzione, ed alcune sono famose per
588
LE
monumenli di SS. Blarliri. Il (empio mag-
giore sotto il nomo di S. Maria dalla Cava,
ifcrso i fianchi del colle, moslravasi ornato
di campanile e di decente costruzione, pre-
sentando i segnali della consacrazione; vi
Istituì un collegio di canonici nell* anno 1632
il Vescovo di Siracusa Giannanlonio Capo-
bianco , e fu reso insigne da Papa Cle-
mente IX nel iG68; erane il Rettore pri-
mo ]^arroco nella città, assegnato dalla su-
prema sede apostolica. Attcstano romune-
mentc essere stata questa un tempo la Chiesa
cattedrale, liberamente arricchita di fondi
dalle SS. Tecla e Giustina matrone leon-
line, e poi dai Saraceni devastata; questi
scacciati, ristorala dal Conte Ruggiero, e
compresa nei confini della diocesi di Sira-
cusa, come leggemmo nei diplomi di Urba-
no li ed Alessandro III Rom. Poni. In ade-
guato ed ampio luogo alle radici del colle
cominciò a fabbricarsi dal Senato Leonlino
nel 1517 la elegante Basilica dei SS, fra-
telli Alfio, Filadelfio, e Cirino martiri, che
sono i primari! tutelari ed i patroni della
città, diruti Ire antichi tempii, quelli cioè
di S. Schasliano, S. Crisloforo, e dei me-
desimi tre Frnlelli. il quale ultimo dicono
essere sialo il primo nella ciHk , ed unto
dal sacro olio, aver conservalo in nicchie
di impulila pielra che siiiora perdurano i
corpi dei sanli. Procurò di adornar quella
di un colle^'io di canonici il medesimo Ma-
gislialo, e r ollcnne in prima da Giovanni
llorosco Vescovo nell'anno 1573, indi da
Piipa Urbano Vili nel 1G36, e gli si accreb-
be niaijgiorc ornamento dalle sacre spoglie
dei Ire Marliri fratelli acquistale o traile or
con preghiere or colia forza dal monastero
di Fragalà, e chiuse in una teca di argento.
Essendo dopo il tremuolo del 161)3 da
cui fu scosso il paese ed in gran parie mi-
nalo convcnuli in uno i collegii sì di S. Ma-
ria della Cava che di S. Alfio nella confor-
ma dei Vescovo Asdrubale Termine nellan-
no 1090, fu eretto un novello tempio sotto
LE
il titolo di S. Maria e di S. Aldo, Mii fu-
rono trasferiti gli uflBcii di principale, t
commise la carica parrocchiale all'Arci-
diacono cosi detto prima Dignità ; sorse io
forma più ampia nel 1747 e di giorno ìd
giorno viene abbellendosi. Vi ha oggigiorno
r antico quadro di S. Maria del Castello,
trovato prodigiosamente neiranno 1240 nelb
vicina spiaggia del caricalojo di Agniuni,
e trasferito dalF antica Chiesa, è grande-
mente venerato; non che consertasi un fonte
di marmo parlo, in cui dicono comuoemeote
i cittadini aver rigeneralo in Cristo col
salutare lavacro S. IVeofilo Vescovo, i cre-
denti, a tacere del dittico di argilla di gre-
co lavoro , di cui altrove sarà menzio-
ne. Enumera il Pirri nelle not. di Sirac.
al suo tempo 7 Chiese parrocchiali: S. Gior-
gio, S. Niccola, S. Teodoro, S. Venera, S.
Tommaso Apostolo, S. Pietro e S. Luca
Evang., delle quali rimanevano sotto il Ti-
rone prima del Iremuoto S. Niccola e S.
Giorgio, la quale ultima appartenevasi un
tempo al monastero di S. Maria di Bagnira
deir Ordine di S. Benedetto: spiccava quelli
di S. Pietro nella contrada Cosentina, cui
erano addelle le primarie delle famiglie
leonline. Mancale oggi le altre, por es-
sersi diminuile le case ed il numero dei
cittadini, rimane solamente la Chiesa par-
rocchiale di S. Luca nella piazza a setieih
trione, sebbene sita un tempo non luofi
dalla descritta Basilica di S. Alfio, e le r
assegnato un sacerdote, colla cura delle
anime, con Chiese minori suffraganee.
Venne dato un luogo in basso silo ai mo-
naci carmelitani dalFanno ìi(H) fuori le
mura rimpello oriente, dove trasforiran»»
da Gerusalemme reliquie di santi e le bel-
lissime imagini di IV. D. Annunziala e del-
l' Arcangelo Gabriele: vedesi quinci la de-
centissima Chiesa sotto il titolo deirAniuo-
ziata con le annesse abitazioni dei frali «^''
sliluila da quel tempo, e variamente io ap-
presso ristorata ed accresciuta di donali»»
589
LE
privilcgii da Federico III, Marlino ed
Principi^ e predpuamenle da Maria
a di Sicilia. È costante trtuiiziane ,
il Pirri, essere qui venuti i 55. An-
ed Alberto; mostrano quindi un pozzo
lo dal medesimo S. Alberto le di cui
) sono salutari. Alla medesima par-
cid^entale rinipetto settentrione, tut-
nel luogo supremo nel colle Evarco
»ri Conventuali, vivente ancora S. Fran-
, sotto Onorio III neiranno 1226 fab-
rono il convento presso la grotta di
idrea. S. Antonio dì Padova che pro-
s gli edifizii vi piantò degli alberi cioè
omi, un cipresso e delle palme, che
a dicono sussistere, rese la vita ad un
ce oppresso da una mole della fab-
f sovrastando oggi la pietra alla porta
onvento in perenne monumento. At-
IO inoltre la grotta di S. Andrea, dove
lo stesso S. Antonio^ avere anche ac-
un tempo S. Pancrazio Vescovo di
nina imperversando la persecuzione di
le. È deposto nella Chiesa il corpo della
la Maria, che seguendo T esempio dei
ricolmata T aveva parimenti di bene-
si venera finalmente quivi una statua
sa Cristo legato alla colonna, con som-
jlto; vedonsi dall'anno 17 23 poco sotto
•go antico sorgere e chiesa e convento
pid bella forma. I Minimi di S. Frau-
di Paola si ebbero neiranno 1594 alle
i del medesimo colle e verso la mede-
parte, ma in terreno piano, antichissima
la consacrata sotto il nome di S.Andrea
lolo che leggo avere occupato un tempo
alieri Templarii, quinci assegnata net-
to 1126 dalla Contessa Adelasia al mo-
ro di S. Andrea di Piazza dell* ordine
Agostino; vi mostrano una pietra colle
di S. Alfio. Ceduta per un tremuolo
ongiunto convento, e più nobilmente
ata, rende eleganza alla citlà. La fa-
a dei frati Predicatori quasi stabilissi
lezzo del paese, nella piazza di S. Al-
LE
fio nel 1480, e ne sorsero molti uomini ce-
lebri dei quali diremo. Il tempio fabbricato
da poco rimpetto Occidente fu unto del
sacro olio nclFanno 1738 da Matteo Tiù-
gona Vescovo di Siracusa. I minori Osser-
vanti fondarono il convento sotto titolo di
S. Maria di Gesti in un poggio verso la piaz-
za delle fiere, dieci anni prima dei Dome-
nicani, coi soccorsi di Antonio Alagona Ve-
scovo di Malta, che dedicò la Chiesa, dov'ò
il sepolcro di Eleonora Branciforti mento-
vato da Gualleri; nel peristilio è un pozzo
profondo dove comandò Tertìiio si gettas-
sero i corpi dei SS. Marlin Cleonico e Stra-
tonico; era un tempo fuori le mura, ma ora
il luogo è frequentissimo di case di citta-
dini, e si ha come parte principale dei pae-
se. Ne sta vicina la valle di S. Margherita
nella quale fu una volta la Chiesa di S.
Maria del popolo, che abitarono un tempo
gli Eremiti di S. Agostino, ma 1* abban-
donarono diroccata pel tremuoto del 1552
e fabbricarono un nuovo convento nella città
presso la Basilica di S. Maria della Cava,
dedicato il tempio sotto il nome di S. Nic-
colò Tolentino , donde dopo le mine del
1693 emigrarono in luogo pid opportuno
alla piazza principale. I Minori Cappuccini,
dair antico piò alto luogo dove dimoravano
per due anni, occupano dal 1608 il giogo
del colle rivolto a greco sotto T antichissima
fortezza, dei quali la Chiesa dedicata alla
S. Croce è ornata di elegantissimo quadro
doT* è espressa la storia del Cristo morente
del pennello del Bassano. L* antichissima
Chiesa di S. Epifania accolse un tempo i
Trinitarii della redenzione dei cattivi, che
poi fissarono sede in S. Vittore neiranno
1630; ma nel 1693 soH'erta ruina il loro
convento, venne afi'atto abbandonato. Il mag-
giore Ospedale col monte di Pietà ebbesi
origine dall' anno .1551 sotto il titolo di S.
Giacomo in prima, poi sotto il nome della
Convezione di Maria fu concesso ai frati
di S. Giovanni di Dio nel 1612, e siede
591
LE
abitanti, ma nel 1713 le case 1288 e
i cittadini , che ultimamente (1760)
^nnero a 4369.
ìamo alcune cose sul territorio par-
> dei campi Leslrigonii, poiché si ha
primarii dell* isola. Quinci Cluverio
bellezza e V amenità del Leonllno ,
le parole di Diodoro che dice nel lib. 4.
tenendo Ercole pel campo Leonlino
irò la bellezza del lerrUorio. Ed al-
Diodoro nel lib. 5 scrive: vogliono che
1 Mnora nel lerrilorio Leonlino il
mio che chiamano agresle, Tullio poi
o Ver. lib. 3 appella il campo leonli-
)rgente di frumento ed uberlosissima
di. Sicilia. Reca Aristotile lib. 3 de
Anim. cap. 4 esser di talmente pin-
Nisture il lerrilorio Leonlino da mo-
llilo spesso le pecore per la pingue-
anzi i pastori giustamente sul far sera
cono le greggi alle stalle, acciò non
ìgano nei pascoli. Ricrea del resto di
;quisilis$imi non solo gli abitanti ed
ni ma anche i più lontani ; esporta
5 Tolio e rende partecipi gli stranieri
sua fertilità; fornito di boschi e di
appresta idonea abbondante caccia ,
nministra linalmente nei fiumi e nei
, dei quali dirò, copia di varie specie di
ed uccelli acquatici. Si riscontrino Fa-
ed Arezio. Nel medesimo territorio la
Xutia, la fortezza Rricinnia, e vaste
^nche, un tempo sedi dei Ciclopi , sin
li osservano; poiché occorrono ovunque
moli tagliate artificiosamente, e pre-
no Innumerevoli grolle vaste certamente
>fonde, ma che di basso tetto essendo,
>olrebbero in niun modo accogliere no-
di grandissima statura diche fingono
i i Ciclopi; vaste disse quindi Solino
e spelonche avendo riguardo alle fa-
Vengono quasi tutte le monete anti-
lella città a dinotare con varii simboli
iilità del territorio Leonlino , nelle
principalmente é coniala la figura
LE
di Cerere coli* aratro e le spiche; altre ce
ne hanno si d* argento che di rame col capo
di Apolline Arcbageta cinto di alloro, inse-
gna dei Calcidesi, colle spiche ed il leone;
le quadrighe con una Vittoria coronante;
una lesta di leone colle spiche; una figura
equestre ed un sacerdote col tripode; con
pesci eziandio, il cancro, e la faccia di Gio-
ve Ansuro coiraquila ed il serpente, e in
tutte il molto AEONTmaN. Trovansì comu-
nemente varii monumenti in bronzo ed in
marmo, lucerne fittili di vario artifizio, vasi
piccoli 0 da due manichi, ed altri oggetti di
tal genere, corno avviene in frequenti luo-
ghi deir antico tempo, e nei musei di Cata-
nia, e presso Vincenzo Ronafede dotto an-
tiquario in Lentini conservansi. Sta il paese
in 37% 20* di lat., in 38% 42* di long.
Ebbesi molti cittadini illustri per santità,
scienza o cariche sostenute. Enumera i pri-
mi il Pirri scrivendo: Sovra ogni allra ctl-
là di SiciHa è resa celebre Lenlini pei
nalali di molli $anli. i. Le SS. MM. sorelle
Isidora e Neofita, la quale ultima fu madre
di S. Neofito Vescovo di Lentini, ed Isidora
madre di S.Tecla sotto la crudelissima per-
secuzione di Armato prefetto di Lentini
neir imperio di Mass., nel 13 aprile deiran-
no 238 , sparso il loro sangue resero un
testimonio illustre alla fede; ne furono se-
polti i corpi nel proprio sobborgo dai fi-
gliuoli, e fu anche dedicato in loro ojiore
un tempio. Dubitano gli eruditi del tempo
di questo martirio, e nulla se ne ha di pib
incerto, e non é altronde a fidarsi agli Atti,
perché scritti dai Greci, che sono di tenue
fede. Soggiunge il Pirri: Nel medesimo lem"
pò Benedella nobilissima donna moglie del
B. ViUUe prefello della ctìtò, colla quale
olire una (emina generalo aveva i figliuoli
Alfio Filadelfio e Cirino , e che perciò
aveva parlorilo al mondo nmrliri invil»
lissimi , anch' ella non mancò della pai*
ma del marlirio. Sia Alfio ed i fratelli fu-
rono Guasconi, come perciò la loro madre
592
LE
Benedella ?iene Irai dtladini I>ontfaii? ed
il B. Vilale di qual ciUà mai fu prefètto?
11. Prosegue il Pirri: Ì0 martiri $oUo Ite-
cfo Imper. nelFaiino ÌS3^ diiee JVereurfo
MùUo TertuMo prende» 9oUo V impero di
lÀdniù , haUuH in prima con wrghe di
palma^ vengim mozzi del capo nel 20 di-
cembre; ne MppeUi i corpi 8. Tecla nel
eobborgo degli Azinni^ dove anche in loro
onore fabbricò un tempio. Malamente in-
ducesi qui Licinio Imperatore, che reggeva
neir oriento con Massimino; né aUora la Sici-
lia andava tra le Provincie delfimperio orien-
tale; tra Decio flnalniento e Licinio si infrap-
posero circa 60 anni. Ed avvertiamo questo
cose, a ributtar la mal concepita opinione
di alcuni sul tempo del martirio dei SS.
Fratelli, che riportano alla persecuzione di
Licinio; imperocché la Gallia e la Sicilia
ubbidivano allora a Costantino, e sotto to
impero di Licinio, nessuno incrudelì con-
tro i Cristiani di Sicilia, iii. MoUi SS. Gmi-
dei MM. comeriiti sotto gli stesH tiranni
coMumarono il martirio, iv. Sette martiri
faneiuUi. v. / SS. MM. Alfio, Filadelfio e
Cirino che qui trasmigrarono daUa Bret-
tagna e dalla Guascogna, vi. Epifana M...
nata in Lentini da nobili e cristiani gè-
nitoriy moglie di Alessandro, che fu con-
sigliere di Tertullo. vii. S. Tallelao con-
fess. vili. / SS. Stralonieo, Cleonico, ed al-
tri MM. nel medesimo tempo, ix. S. Eu*
lalia V. e M. cui sotto i medesimi Impe-
ratori tien troncato il capo dattetnpio
fratello Sertiliano per la conservata fede
di Cristo. X. Le 5S. Tecla e Giustina V V.
sotto Valeriano e Gallieno nelV anno 260.
XI. Il B. Marco monaco sotto Vlmp. Decio;
scrisse in greco la vita dei SS. Martiri, dei
quuli fu presente alla passione, xii. S. Neofita
\esc. e con fess. sotto il medesimo Imper.,
che trasferi i corpi dei SS. Erasmo, Cleonico
e Slralonico AIM. dal luogo che dicevasi
di Ercole presso il Gumo Teria nella cillà
di Lentini. Si ricordano Gnalmente appo il |
LE
medesimo Pini; S. Donato Presbitero do-
tato tra gii Ebrei della dignità di ArcMslaa-
gogò, sotto il nome di Samuele, dai SS.
Fratelli mondato dalla lepni del corpo e
convertito a Cristo, cui pib di 1300 dei suoi
indi rese; il B. Eustaiio Presb. Sgliuob
di Donato; S. Rodippo Vescovo sotto
elei, e Maasim. Imperatori; la D.
madre di S. Eolalia ; S. Ladano Vesceis
Leontino, che presiedetto a questa Chiea
per anni 20; Domisio e Publio banditi per
la fedo sotto Dedo fiorirono nei bassi lea-
pi in opinione di santità; Vincenzo da Lea*
tini laico dei Min. riforinati ; Alfio Areno
Sacerdoto Cappuccino, cbe mori nella dnà
di Sortine, mentovato dal Gaetani e dal Pi^
ri ; Giuseppe Scammacca della eompagnii
di Gesù , che conservò immacolato sino al
fine della vite la prima stola dellMoooceea*
za presa col battesimo; predicò la qoir^
sima per ben 4S anni con sommo IroUo
delle anime, e lasdò presso a cento vola*
mi su cose divine composto in legalo e
sdolto sermone e scritti di proprio posso;
mori in Palermo nel 1627^ e ne fan nes-
zione Pirri, Mongilore ed Agbilera. Forono
anche Lentini illustri per dignili e pff
cariche: Icele oriundo da Siracusa, mio ia
Lentini, che usurpò la siracusana lìnaai-
de , mentovalo nelle storie. Tommaso de
Agno dcir ordine dei predicatori, errooea-
mente ascrtllo da altri ai Messinesi , cbe
fondatore e priore di S. Domenico di .Napoli,
dove fu Inquisitore generale delle cose di k*
de, e legato del sommo Pontefice in orìeii*
to, rifulse in prima Vescovo di Belleinuie.
indi Patriarca Gcrosolimitono, stima il Krri
essere stato deslinato alla Chiesa di Xe$*
Sina, ma forse non ne consegui la dignità;
dubita anche sia sUto Arcivescovo Coscoli-
no; mori neiranno 1276 ed è menlovalv da
Bzovio, Ughello e dai nostri scrittori. KiaaUo
0 Reginaldo da Lentini del medesinio isti-
tulo di S. Domenico fiori sotto Carlo 1 di
Angiò, istituito, giusto Ughello, da CkMale
593
LE
[T TcscoTO Harsicano e dopo alcuni anni
)er favore di Gregorio IX trasferito alla
chiesa di Messina; ne fan menzione il Pirri,
fontana ed altri. Ruggiero da Lenlini dei
rati Predicatori, Vescovo di Melfi, diverso
lOalto da Rinaldo ; secondo Bzovio ordinò
I costui Papa Innoccenzo IV nell* anno
1251 dopo la morte deirimperator Fede-
rico Re di Sicilia , si portasse in Sicilia ,
ìd intraprendesse la cura della Chiesa
ì dì quel regno; è mentovato appo U-
[hello. Fontana ed altri. Introducono verso
[uesli tempi Rainiero da Lenlini, che por-
;e a S. Tommaso d* Aquino le sacre ve*
ti della religione; scrive Mongitorc tale o-
lore aversi avuto Tommaso di Agno; dice
I Pirri essere Rinaldo Arcivescovo di Hos-
Ina il medesimo che Rainiero, di cui dice
lichele Pio aver vestito deir abito TAqui-
late, Simone da Lcntini Vescovo di Sira-
iiisa nell* anno 1269, mentovato dal Pirri ,
ppellato altrimenti Simonetto, fu figliuolo
li Alaimo di Lentini Maestro Giustiziere di
Cicilia e visse sino al 1296; Simone da Len-
in! dell'ordine dei minori fiorì nel tempo
lei Re Federico II, e dalla sua sacra co-
cieoza, suo predicatore e cappellano mag-
iore del Regno, scrisse alciini lavori appar-
menllsi alla Storia Sicola, e tradusse in
dgare vernacolo il lavoro del Malaterra
lille gesta del Conte Ruggiero; mentovato
ai Mongitore nella Bibliot. Paolo Bellar-
ito Abate di S. Elia di Ambula, Vescovo di
Jpari ed Inquisitore della fede in Malta;
iiorl nel 1592 sepolto in S. Domenico in
«ntini, nominato dal Pirri lib. 3. Giuseppe
loie dei min. osservanti, esimio Teologo,
I grande destrezza nelle amministrazioni,
1 procuratore di tutto T ordine nella Curia
emana sotto Bonaventura Secusio Hini-
TO generale. Simone Oscino della fami-
lia Conventuale di S. Francesco, famiglia-
^ di Pio V Rem. Pont., ed eletto da lui
inistro della sicola provincia e visitatore
(oeralc. Errico Testa di primaria nobiltà,
LE
onorato della carica di Notaio sotto Fede-
rico Imperatore e Re di Sicilia, da lui adi-
bito in ardue faccende, per T esimia destrez-
za, ammesso all'amministrazione di Parma
vi fu morto in una turbolenza nel 1248; fu
uno di quei poeti italiani, che coltivarono i
primi le losche muse- Viene encomiato da
Riccardo di S. Germano antico autore, da
Allazio, e da Crescimbeni.
Il primo degli scrittori 1 contini^ il cele-
berrimo trai Sicoli, Gorgia, splendido ab-
bastanza pel solo nome, visse in quel tempo
in cui i Siracusani opprimevano LeonlinOf
e perciò dai suoi mandato in Atene ad im-
plorare aiuti, talmente commosse gli animi
degli Ateniesi coireloquenza che volentieri
gli concedettero ciò che richiedeva, e 1* in-
dussero e colle parole e con grandi donativi
a professar pubblicamente arte oratoria; fu
discepolo di Empedocle^ maestro di Polo
Agrigentino, Pericle, Isocrate, Alcidaman-
te, e di altri molti chiarissimi nella filoso-
fia e neir oratoria, ed a lui come a padre
professa checché si ha d'ingegnoso l'arte
sofistica; meritò ei solo una statua di oro
nel tempio di Apolline, ne fu tanto l'artifizio
dell'insegnamento dell'arte oratoria; visse
108 anni (1). Erodico fratello di Gorgia,
commendato tra gli antichi per la medicina,
ebbesi a discepoli Ippoerate, Socrate, ed
altri illustri uomini, e scrisse sulle cose me-
diche e èull'arte ginnastica. Agatone Poeta
tragico, ei solo sapiente e di bel dire nella
scena, discepolo di Socrate e di Platone^
cui fu caro trai primi; dicesi gorgizare nei
suoi giambi , cioè imitare il concittadino
Gorgia. Giacomo Leontino nobilissimo, so-
(1) I discorsi inlorno a Gorgia Leontino del Sac
Luigi Garofalo BeneGcialo della R. Cappella Pala-
tina di Palermo , comprendono il più bel lavoro
che mai si sia fatto so quel grande, esaminan-
dosi esattamente e colle testimonianze degli antichi
scrittori e la vita e la filosofia e Feloquenta
Tetà e le' opere dì lui; i frammenti ne sono in
fendo tradotti in volgare.
75
B94
LE
slenne nel secolo xiii e nel seguente la ea«
rica di Notaio , che addossatasi allora ai
nobili; tu uno dei poeti che cantarono in
melro italiano , e dicesi ugnale a Ciullo
d'Alcamo da AUazio, mento?alo dal Bembo,
dal Crescimbeni e dai nostri; Tisse splendido
della' medesima lode Enrico Testa di ed par-
lai. Ippolito Arminio o Ariminense rifulse
nèiranno it con fama di egregio poeta ,
scrisse nel fili T/ppomacAia, e ne rimane
memoria nella letteraria storia di Sicilia,
tom. 2. Ortensio Scammacca della Compa-
gnia di Gesù, fratello di Gioscppe, nominato
pel candore dei costami, congiunse le pib
seTcre disdpline alle amene ed alle tragi-
che muse, conobbe profondamente le gre-
che le ebraiche e le arabiche lettere, e
stampate 30 e pib tragedie di vario sacro
argomento, mori piamente come rissato ate-
Ta otlogenario in Palermo neiranno 1648 ;
Tiene encomiato da Pirri, Mongitore, Aghi-
lera. Matteo Candido di nobile famiglia co-
spicuo per letterarii ornamenti scrisse, se-
condo Hongilore, $uUe cose Sieole dall'an-
no 1435 al i5. Agatino Castiglione teologo
e facondissimo oratore, tenne allo spesso
di erudite coDcioni alla presenza di Paolo V,
che poi pubblicò, compose le vile dei SS*
Leonlini da recilarH neW officio , e f u a
lungo professore di Teologia morale in S.
Giovanni dei fiorentini in Roma; mori nella
patria neiranno 1631. Domenico Bottone,
filosofo e medico prestantissimo, si uni a
Pietro Castelli da Messina ; il padre di
lui Piccola Bottone fu anche medico dei
maggiorenti , dei Principi e del Viceré di
Sicilia. Lesse quegli lungo tempo filosofia
nella napolitana Accademia, e meritò ve-
nir compreso trai componenti la regia so-
cietà di Londra; scrìsse una Pirologia lo-
pografica. Alarcello Conversano nobile e
dotto giureconsulto, appena valicati 4 lu-
stri pubblicò in Singuktr. Nicolai Inlri-
gliolo Comììienlcurium; morì di 33 anni.
Carlo Antonio figliuolo di lui diede alla luce
LE
un lavoro sa gli nomini iUaslri in santilk
nella sua patria^ e lasciò mss. un Culeii-
dario dei SS. SteWani coi loro elogii. An-
tonio de Ingho compose verso il 1590 Ah
leodaoMi Eeckeiae urbieque Leaninwnm^
esaminati da monumenti istorici, e che rimii-
gono mss. appo VincenzoBonafede cheiònni
ancora una storia di Lentinl, ed è tatto de-
dito ad illustrar la patria. FiladelSo lo-
gnos di nobile Simiglia, dottore in enlraaM
i dritti, pubblicò vari libri sulle sieole ao-
bili famiglie e scrisse parimenti sul Fé-
apro SidlianOf sopra il ratio di Preeer-
pina e le zite dei filoBofi eieoH. France-
sco Aparo Sacerdote eccellente per sacri
e profana erudiuone; pubblicò il «ieato
UrUmfo per V inauguraiione del Re Carlo II
e sulle cause f fenomeni^ effèiii del trewme'
to. Commendansi finalmente dal Moagiloit
nella sua Bibl. Silvestro Sigona, erudito arile
greche e latine lettere, poeta, storico, e fi-
losofo che fiori nell'anno 1530; Alfio Fe^
rarotto, patriiio, di cui rimane un*operetti
delle tegole detta poHiioa; Girokno Giiii-
ramonte medico esimio; Cirino Mauro St-
cerdole; Gabriele de Fabris ; Lorenzo An-
tico professore dì umane lettere noli* om-
versità di Padova; Paolo Blela; Giuseppe Ro-
dolfo; Pietro Clemente, e FiladelOo Mauro
della Compagnia dì Gesù, che tutti rifulsero
pei poetici studii, e pei pubblicati opuscoli.
£ da aggiungere a questi Niccola Rosa, di
cui descrìtta in verso eroico rimane la viu
dei SS. Fratelli nella Biblioteca dei Cappa^
cini;e Carlo Ferrarolto che lasciò un* opera
mlle leonline nobili famiglie e m/M tmt
lozione dei SS. Fralelli; rive Giuseppe X.
Demma dell* ordine di S. Francesco di Paola
che amministrò più volte la sicola proùD*
eia, istruitissimo nelle sacre ed umane let-
ere , ed illustre pei sacri drammi pubblica-
U(i).
(t) U città di Lentini èoggigioroo ■Beap»<tf^
coodario di S* claite io provincia di Nolo ii <*'
595
LE
entlnl (neviere di) Lat. Leontinus
I, Sic. Viveri di Lenlini (V. N.) Allri-
i Vivaio. E adiacente alla cillà dello
50 miglia rotabili, nel distretto e nella dio-
i Siracusa da coi 28 m. parimente rotabili»
al mare Ionio dal ponto il più vicino dove
e il nome da Agosta, a S9 rotabili e a 91
otabili da Palermo. £ situata precisamente
ilde di ana collina ed è di aria cattiva si per
lea positura del paese, che pei terreni pala-
) per la vicinanza del beviere; 1* acqua però
ite e di pozzo è buona ed abbondante. Yarii
li sotterranei o ruinati in parte o che minac-
mina si osservano pel paese, ed in questo
» secolo ne venne uno scoverto dietro la Cbie-
ncipale, e che merita somma attenzione. Eb-
«ntini vari nomi appo gli scrittori, essen-
letta Leontinum da Cicerone , Livio , Mela;
ìfif pluralmente da Scilace, Plinio, Mela, Ni-
, Hoffmann. Leontina Vrbt da Plinio appo
and« Leontium da Tolomeo « Falcando^ Cel-
L^ùntinium da Silvagio; Lentina noe Gonc.
LtL S, da Urbano II in una bolla del 109S;
la da Tancredi Conte di Siracusa in un pri-
> del lt04; e Hetapoli» Leontinorum cioè
ì deìla città dal Gaetani ed in antiche scrit-
Dti. Reca il Torremozza di questa città 54
e in argento in rame ed in bronzo impron-
ei segni recati dal nostro autore^ e tra que-
la di rame con un cigno e 1* iscrizione AEO-
lA^ nella quale si appone al nome della
loello di Gorgia cittadino in grande onore
ntava Lentini nel 1798 una popolazione di
abitatori , di 7276 nel 183t e Gnalmente di
nello scorcio del 1852. Stendesi il territorio
D saL !9392,390« delle quali 25,488 in giar-
1 1,490 in orti alberati, 55,976 in orti sem-
7,826 in canneti, 141,250 in risaie, 308,117
linatorii alberati , 12133,322 in seminatori!
lei, 6061,816 in pascoli, 134,818 in oliveti,
4 in vigneti alberati, 234,125 in vigneti
ci, 35,208 in sommaccheti, 18,157 in 6cheti
a. 31,171 in Gcheti d* India ed altro, 32,128
cale , 8,204 in suoli di case territoriali. Ci
ao delle storiche ricordanze sulla prodigiosa
i dei campi leontini, e questa non si è affatto
lita se si coltivasse ovunque con industria, ma
giore ostacolo per fiorentemente restituirsi
tro tempo è l'insalubrità deiraria non po-
i per essa introdursi nei più fertili terreni
ipoiaziooe coltivatrice. Il maggior commer-
LE
slesso nome già descritta, a 2 m. circa verso
settentrione, per industria dei nostri maggio-
ri, dice dopo Arezio il Fazello, raccolto da
fonti indigeni, dalle piogge e dal sinistro ramo
del fiame di Reina; sebbene non mancano
chi diconlo aperto nei più antichi tempi «
ed anzi da Ercole. Presenta in tutto Tan-
no gran copia di pesci che vi si re-
cano minutissimi dal mare e dai fiumi vi-
cini per alimentarvisi, ed abbonda in non
lieve copia di grasse anguille. Attesta Fa-
zello aversi il circuito di 20 m., dicesi co-
munemente di 18 , ma afTermano peritis-
simi, molto esattamente misuratolo nella più
estrema dilazione, non esser che di 12;
bisogna dunque che sia stato molto mir
nore negli scorsi secoli, poiché crebbe ul-
timamente^ che costituito un gran muro
alla sua parte orientale Giuseppe Bran-
ciforli principe di fiuterà , vi raccolse le
acque ; ordinò poi in quel muro alcuni
acquidotti, dai quali alternativamente aperti
nell'anno, spirando principalmente il vento
occidentale, derivansi le acque nei soggetti
opposti canali, dove graticcie di canna di-
sposte opportunamente accolgono le anguil-
le e le ritengono nelle acque cadute. I suoi
magazzini diconsi le mortij poiché le anguil-
le prese o condisconsi in essi col sale , o
esportandosi vendonsi per tutte quasi le città
di Sicilia, con triglie o altri pesci dei quali
si fa pesca con navicelle e con reti. L'in-
gente rendita che se ne forma non pro-
viene a Lentini, come dice il Fazello. ma
ai signori di fiuterà ai quali si appartiene
il lago. Sboccano poi insieme le acque del
lago nel prossimo fiumicello di Reina. E in
esso una piccola vicina isola presso la parte
ciò di esportazione si versa da Lentini in frumento
legumi, olio, vino, riso, sommacco, soda. Con di-
spaccio dei 30 aprile 1714 isliluivasi un mercato
per bestiame che si celebra con gran concorso della
gente dei paesi vicini per 15 giorni a cominciare
dal 16 aprile. Ci hanno intanto nella città molte
locande ma la migliore è la denominata dal leone.
596
LE
occidentale che abbonda ia4iccelli, e ti eser-
diano perciò gli abitanti amenisrime e flre-
quenli caccie ; ad oriente poi un piccolo
borgo accoglie marinai e pe9calori; indi
le decenti case pel coratore del lago, e
non ignobile Chiesa sacra a S. Andrea Ap<h
aiolo. Dalla ficinanxa di questo lago difle-
ne insalubre Tarla di Lentini. Se l'ebbe
ncH'anno 1300 Ugoneito di Laxairo ; passò
Indi alla Regia Curia» e Federico m il con-
cesse neiranno 1366 a Mallto M&iUeeate'
no conte di Agosta; poi l'occupò Manfredi
Alagona con Licodia e Viuini, per la fel-
lonia di coi concesselo il Re Martino con
Licodia ad Vgone di Santapaee. Vedi Li-
codia doTO si parla dei successori di Ugone.
lABtlsl (Palude Mh Lat. Leùniinen-
9i$ palus. Sic. Pantanu di Lintini (V. N.)
Yicn rormata dalle acque stagnanti del Qu-
me di R^*na o di S. Leonardo, dagli an-
tichi di Teria, a 5 m. da Lentini, Terso o-
riente, estendendosi sino alla spiaggia; la
occupano perpetuamente canne palustri; ab-
bonda sulle rife di uccelli di varia esotica
specie, ed è anco copiosa in pesci, ma mi-
nuli. AITcrma Arezio ammettere I flutti del
mare, il che vediamo avvenire nello grandi
lempcsle, laonde ne sono le. acque dal sale
turbate. Si appartenne un tempo a Rinaldo
conte di Modica, che verso la fine del se-
colo XII concedcttela ai Templarii come ap-
pare da un diploma di Federico Impera-
tore del 1210. Era soggetta nel secolo se-
{?uentc sotto il Re Federico li a Giacomo
di Ducalo: stette poi sotto la Signoria dei
Chìaramontam, indi soggetta agli Alagona^
e scacciati questi dal Regno, 1* ottenne da
Martino Guglielmo Raimondo ìlancada. Co-
nosceva a signore neiranno 1408 per bene-
ficio del Re Martino Ludovico de Raya-
lellis: la possederono dal tempo di Alfonso
Enrico Sigona e gli eredi di lui, che vis-
sero splendidamente in Catania ed in Len-
tini. La lite del dominio su di essa è og-
gigiorno in decisione. Presenta un'amenis-
LA
sima caccia, per lo die vi conviene dalle
vidnanse nell'inferno priniaTem ed animi-
no gente di ogni eondiiione, percorroalt
qua e là interamente con piccole navi , e
ne ritornano indi carichi di preda.
Iieattml (ftuaa «l).ULJF1iiriiifIcM-
fuma. Sic. Xinmi di UnUni (T. N.) JI Te-
ria$ degli antidii, altrimenli Begima vena
il territorio della dHà; andie degli it^end
da un ponte oggi dimlo di tal nome, e
finalmente appellato di 5. Leonardo.
mwam (ftwMe «1 ••) LaL 5. le^
« flutius. Sic. Xiumi di S. Luearda
(V. H.) Vedi Teria.
. li^onrorte. Lat. Leonforlie. Sic. Liaa-
forti (V.R.) Nuova dita, fabbricata doè leiso
i prindpii dello scorso secolo xvii per open
di Pladdo Niccola Branciforli Conte di lae-
cuglia, e poi decorala nel 1622 degli eaori
di principato, sovrastante ad un colle che
si appartiene al territorio di Tavi, in dmUo
comodo silo tra Assoro e GastrogiovaBai;
imperoccbò sovrasta quello a 4 miglia, lal-
cbè possa dirsi Leonforte alle ndid del
medesimo monte, e dista 12 m. da EaM
per ampia valle intermedia. Dissi altrove
nelle note al Fazello appartenersi il colle
di Leonforte al monte Tavi, ma ci ba fra
entrambi un angusta valle verso Occidente
per la quale scaricasi un fiumicello, cfa'^
uno dei capi del Crisa. Diremo a suo
luogo di Tavi e della fortezza Tabaro, ifDp^
rocche dista questa circa un m. e meno
dalla nuova città, conosciuta appena dalle
rovine, quindi si diede occasione di scrì-
vere a Carlo Yenlimiglia essere stata on
tempo Tabas in Leonforte. In lieTissioio àt-
clivio del colle si ba decentissime abita-
zioni la primaria e più nobile |»arted^pii
abilcinli, divise da una retta via lua(;a W
passi circa ed abbastanza s|uiziosa, cbe$i
ha prìndplo da settentrione, dove due co-
lonne di pietra elegantemente forbite bn
veci di porla, ed è nel centro una piaua
rotonda e non ignobile; viene tenniaata U
597
LE
Ezo haromila da occidente, ohe sorge
sziogiorno rivolgendosi magniGco ad
ile, e domina Culla la regione persino
Iona. Da qoesia contrada poi per ardua
rsa slendesi T altra parte del paese a
;e radici del monte, dove meritano at-
one Torto botanico dei Barone, un eol-
issimo e delizioso giardino, ed una fon«
, adorna di statue e delle armi genti-
, che dolcissimi gorghi dà fuori per 20
lotti di bronzo. Presentasi inoltre una
:a dinanzi il palazzo che scorre da orien-
1 occidente, cui corrisponde amplìs-
stalla, dove alimentansi generossi mica-
secondo r istituto del costitutore Nic-
Placido, celebrati per risola intera.
I veniamo al sacro : la Chiesa maggiore
[maria parrocchiale dedicata al nome
. Giovanni Battista, il di cui quadro
a altare minore a sinistra è al certo esi-
vedesi ornata di colonne di integro
scuro marmo di Sicilia, e si ha ma-
x> il prospetto esterno verso Occidente
etto il palazzo, con una piazza lastri-
L' altra parrocchia destinata in onore
anime purganti amministra i sacra-
tagli abitatori della contrada inferiore.
i famiglie dei regolari ci ha il tempio
convento dei Minori del terz* ordine
anno 1619 nel luogo il più umile, alla
ì estrema del paese; anche minori Cap-
ini , fondatore Placido Niccola nel-
lo 1627, abitano un insigne Convento
altura tra occidente ed aquilone, del di
[empio neir aliare maggiore osservasi
ignifico quadro rappresentante Tele-
! di S. Mattia air apostolato, opera stu-
a del Horrcalese; sotto i gradini del-
ire osservasi poi una onoraria lapide
icrale a mezzo basso rilievo, a spese
ìiiì volte connato Placido Niccola. In
sotterranea cappella a volta è il sepol-
lei Principi, e vi merita attenzione in
viglia deirarte un antichissimo qua-
che rappresenta il giudizio estremo. I
LE
pp. delle scuole pie si hanno una Chiesa
nella piazza sotto il titolo di S. Antonio
Abate, ed a spese del pio Sac. Gregorio
Calania venne fondato il collegio nel ÌGèi
per la istruzione della gioventù. L'attuale
Principe Ercole Branciforli eresse ancora,
e dotò il collegio di Maria nelFanno 1728
ad istituire ed educare le donzelle. Sì con-
tano altre quattro Chiese minori, tra le quali
spicca per la nobile costruzione quella di
S. Giuseppe, nel poggio ad occidente, con
r addetta eontiraternllà. L* amministrazione
cirile risiede appo i Decurioni, il Capitano
il Sindaco, il Giudice, ed il Governatore
eletti dal Principe : la chiesiaslica poi sotto
il Vicario del Vescovo di Catania. Compren-
desi nella comarca di Aggira, e gode di
fecondissimo territorio, di cui diremo ap-
presso, quindi i cittadini ne abbondano di
beni ed accresconsi di giorno in giorno;
ne erano infatti 593 le case dopo 40 anni
dalla fondazione e 11S4 le anime, poi nel
1713 le case 1702 e 6341 gli abitanti, che
ultimamente contaronsi 9032. Siedono i Prin-
cipi di Leonforte il xiv posto nel general
Parlamento dell* isola, ne è poi la serie:
Niccola Melchiorre Branciforti primo Conte
di Mazzarino prese in moglie Belladama, con
la quale generò in terzo luogo Blasco , cui
istituì morendo suo erede e gli legò Tavi la
madre, la quale anche avevasi avuto questo
ricchissimo feudo dalla la sua genitrice Elisa-
betta Gaetani signora di Palazzolo. Blaseo
Vicario del regno, Stratcgoto di Messina, poi
Conte di Camerata, si congiunse in prime
nozze con Beatrice Moncada, con la quale
generò Niccola; comprò questi Raccuglia e
Sinagra e fattosi marito di Giovanna Lancia
dei Conti di Montemele, ebbesi Orazio^
Giuseppe j ed altri figliuoli. Mori Orazio
senza prole; Giuseppe quindi divenne Conte
di Raccuglia e Signore di Tavi , prese in
moglie Beatrice Barresi , e morta questa
passò a seconde nozze con Agata Lancia;
generò con la prima Melchiorre, e con la
598
LE
seconda Placido Nieeola\ il qaale Cata-
llere di S. Giacomo, Vicario generale del
regno ^ Pretore di Palermo, Stralegoto di
Messina, fabbricò Leanforie e ne fu detto
primo Principe; avevasi anche comprato
Garlenlini che ritornò poi al regio dema*
nio, e riccTette in dono dal Duca di Mas-
sa, Mascalucia terra sotto TEtna donde -fb
detto Duca di S. Lucia; morì nelFanno 1660,
e sen giace appo i Min, Cappuccini di Leon-
forte in un sarcofago che rivendo si pose
con sotrapposta una epigrafe. Ne fu la mo-
glie Caterina Branciforti, nipote di Fabri-
uo Principe di Butera dal flgUuolo Gio-
Yanni, della quale osserTasi la tomba splen-
didamente lavorata di marmo lidio, con un
epigramma; protennero da questi Giusep-
pe, Francesco ed altre figliuole: (rjiisep-
pe u di questo nome ingaggiata una con-
?eniione con V altro cugino Giuseppe, di-
tenne anche Principe di Pietraperua, e Ca-
valiere del Vello d*oro, Pretore di Palermo,
Vicario di Sicilia, Viceré di Aragona , dei
12 Pari del Regno, Conte di Raccuglia, Si-
gnore di Leonforte, con Caterina Bran-
ciforti pronipote di Fabrizio generò il fi-
gliuolo Baldassare, che mori senza prole
in età giovanile; né mollo dopo egli slesso
se ne mori , e disse erede il primogenilo
del fratello Francesco. £ra slato Francesco
Duca di S. Lucia, Prelore di Palermo, dei
12 Pari del Regno , chiaro di altri titoli ,
e dair ultima terza moglie Beatrice Carret-
to nata dal Conte di Ragalniuto^ generato
aveva Placido Kiccola, il quale fu dunque
come erede del padre Duca di S. Lucia, per
drillo* dello zio Giuseppe Conte di Raccu-
glia, Principe di Pietraperzia e di Leon-
forte, e finalmente nominatone di Bulera,
Mazzarino, Mililello per la morie di Giulia
Carafd, Cavaliere del Vello d*oro simil-
mente, e dei Grandi di Spagna, visse sino al
1123, e morto essendo oltenne Leonforle nel-
l'anno 1728 Ercole Branciforti, Principe di
Scordia, iii di questo nome, il di cui figliuolo
I
LE
Giuseppe oggi marito a Slefìuiia Valgnamen
è Principe di Leonforle; dirò allrofe di co-
sloro, come anche del primi baroni di Tavi.
Il territorio cireondalo da eolline, ferace
io biade, abbondante in paseoli, non nia-
cante in alivi , largo in fnuDenlo ed ia
rino , e giocondo per le vene di acque
donde si prodaeono le pielriuae di M-
zoarti, adattissimo alla eacda, saluberriao
nella state masshnamenle nei looghi sope-
riori reca buoni guadagni agli abilaaii;
ri ha poi fireqaenza di viaggiatori, poi-
chò essendo costituito il paese a mezza vii
per Palermo, giornalmente ne accoglie ce-
lerò che ri passano. Il piccolo fioaie,
detto un tempo di Tari, ora di Leonforle,
derivando da varie fonti Ira le valli da
oriente e meizogiomo , sbocca nel fiume
di Assaro, il quale cangiato il nome di Cria
che si ebbe anticamente in qnel di Dìttaioo,
si scarica nel Simeto. Ebbesi illustre pe^
sonaggio Pietro Mancuso, giureconsulto,
sommamente addetto alle amene lettere ed
alla poesia ; ne sono celebri I dramoi per
la yenustà dello stile ed il concerto delle
sentenze, dei quali molti sono pubblicati,
ed altri mss.; fiori sul principio di questo
secolo (1).
(1 ) Leooforto è aUaalmente on capo-cìrcoa^rio di
S* classe in proyincia di Catania da coi ditta SI b..
distretto e diocesi di Nicosia donde ti in.,e Ili
da Palermo. Ridente ne è l'aspetto ed abboadi
grandemente dì acque che formano prìncipalnestt
la soa riccheiaa e la fertilità del sno terrilonik
La Chiesa del conyento dei pp. Cappacciai è fr^
giata di eccellenti dipinti; oltre a qaello di PifUt
Novelli neir altare maggiore, nei sepolcri delU «0
Branciforti ci ha ana madonnina col baabìaa *
due angioli, quadro creduto di Raflaello. m* tU
a mio credere si accosta più al fare del Cav. M-
pino; r inferno ed il paradiso sopra legno ia p^
cole figure , dipinto in cui si comprende tatù ii
sublimiti dantesca. G ha in questa città un Boait
agrario che presta frumento, fondato nel 1S39. cW
dipende dairiotendente, il quale ne eligc ia oca*
due anni due deputati amminislratorì, che forsaa
do una commeMioiie col parroco ed il Sindaca é-
599
LE
Lai. Leon. (T, N.) Antica pic-
cola cillà a circa 7 m. dalle Epipoli, che
gli Aleniesi, approdando al porto dei Tro-
gili, occuparono appresso Tapso. Tucidide
nel lib. 6. Gli Ateniesi raccolle le truppe^
e con tulle partiti da Catania, nel luogo
che appellano LeorUe a6 o 7 stadii dalle
Epipoli, espongono la fanteria nascosta-
mente dal nemico; approdano le navi a
Tapso; ne tengono di corsa immantinente
aUe EpipoU i fanti. Livio poi nel lib. 24.
Marcello ritornando in Lentini, traspor-
tali nel campo i frumenti e gli altri rt-
reri, lasciato'd un piccolo presidio, sen
venne ad essediar Siracusa; mandato indi
Appio Claudio in Roma a chiedere il con-
éolaio, presiedette T. Quinzio Crispino in
luogo di lui alla flotta ed al campo an-
iico; e communi e fabbricò gli invernali
itribaifcODO le derrate in proporzione delle terre
cbe coltìyano i poyeri coloni; ne ascende il capi-
tale a tal. 319, tura. 7, yalutati in denaro al prezio
corrente in due, S108 , 70. Conta vasi nel 1799
in Leonforte una popolazione di 9757» poi di 10678
nel 1831 e finalmente di lli76 nello scorcio del
185S. Presentansi illostri dopo 1* epoca dell* Ab.
Amico; Domenico Campione esimio giurisperito*
il quale occupò i primi posti nei nostri tribunali
e pubblicò nel 1766 una difesa delle ultime vo-
ionia dei defunti, e si mori nel 1778 di aoni 78.
Il dac. Giuseppe Castagna accorato storico sacro
acrisse un libro intitolato /( linguaggio dei tanti
padri e degli scrittori ecclesiastici d'ogni secolo
iniamo alte prerogative di Maria Vergine rica^
wmU dalle loro opere autentiche pubblicato in Pa-
lermo nel 1777. Il sig. Michele Nicoletti pubblicò
in Catania nel 1836 un bel lavoro intitolato He-
fnorie sulla città di Leonforte.
Standosi il territorio in sai. 4518,951, delle quali,
dettagliando in culture, 17,096 in giardini, 8,813
io orti alberati, 8,530 in orti semplici, 1,668 in
canneti, S08,510 in seminatori! alberati, S5t8,499
in aeminatoriì semplici, 1336,083 in pascoli, 313,
408 in Tigneti alberati, 72,420 in ficheti d'India
S9»517 in boscate, 0,032 in terreni a delizia, 0,
039 in snoli di case territoriali, 0,614 in campo-
aanto. Esporta principalmente grano Tino e cacio.
L'aria ne è molto sana.
LE
alloggiamenti a S m. da EssapUo , nel
luogo appellato Leonzia. Stima Claveiio
essere il medesimo luogo il Leonle di
Tucidide e il Leonzia di Livio, ed emenda
cosi le corrolte parole di questo storico:
communì lo stesso ed edificò gli allog-
giamenti d* inverno ad un miglio e mezzo
da Essapilo, qual luogo appellano Leonte.
E come mai , egli dice , distante 5 m. il
campo dalla cillà che assediare ed oppu-
gnar si doveva? e come di là polevan farsi
i presti ed occulti impeli alle mura, e come
proibirsi i viveri, i soccorsi, le provigioni?
Lo slesso Livio poi: Prese indi ad oppu-
gnarsi da terra e da mare Siracusa, da
terra da Essapilo, da mare da Acradina.
Contende Mirabella essere siali due luoghi
diversi Leonte e Leonzia da questa gran
Yarielà di intervalli che attribuisce ciascua
autore ai suo luogo, e dai ruderi che os-
servansi a 5 m, dalle Epipoli. A questi
riduce Cluverio gli argomenti : non aver
potuto collocarsi tanto distante il campo
dei Romani che assediavano Siracusa , e
nulla di maraviglioso se nel territorio su-
burbano di si grande e celebre cillà rilro-
vinsi comunemente molte vestigia di edi-
fizii, poiché dovette esser circondala di bor-
ghi, case di privali, e di ville. A ciò final-
mente che soggiunge Mirabella, di mento-
Tarsi cioè Leonzio nei bassi tempi da Ugone
Falcando, è facile risposta; intender Fal-
cando sotto il nome di Leonzio la cillà di
Lentini, come si mostra dai contesto.
Ijercarn. Lat. Lereara. Sic. Arcaradi
li friddi (V. H.) Paese altrimenti Alcara
dei freddi di cui parlai, e ne dissi creila
la chiesa maggiore dairanno 1731 e de-
dicala a N. D. sotto il titolo del Rosario;
ma come ne sento è sacra alla medesima
sotto il titolo della Neve. La Vergine
del Rosario venerasi come Patrona , e si
ha chiesa propria. Presso quella di S.
Giuseppe venne poco fa fondato un Col-
legio di Maria. Hi seppi finalmente aver
60Q
LE
itìù poi il nome al paese LbmMù L&t^
€§rù che ae fadgnore dopo 1 TiUalba. Ve*
di Aleara (1).
liMin«ito. UUiffneliimi. Sio.Aslnedda
Q Udnedda (V. M.) laola o BOOgUo rim*
petto Trapani. Tedi AmìmUo.
litagf«i> LaL Auitìjommiè aut h^
Uéamni». Sic. (ialiidoru (V. D.) Piccola terra
nelle colliaa e nella spiaggia tra' due pro-
mooitoiii, il Tauro ed il S. Aleirio o Ar-
genno. Vedi GoUidoto.
Utmmmam* Lat. Imomium. Sic. Lofansu
(Y. H.) Isola, dagli antichi Forbanria, rim-
petto Trapani, a 10 m. nel mare ocdden*
tale di Sicilia, e di otto m. di cireoito; ò
nota a Tolomeo; 1* appella Plinio Bocinna>
nel lih. St, e. 8. ma 1* Epitomatore di Ste-
•
(I) Iluo«ra ui I^areut nel 1778 r eMnio Aoto-^
nino FurìUno ohe nelle fiiiehe icieiiie e priaci-
palmeote iielU chimica lasciò di te gran fama» in
prima dimòsiratore alle cattedre di storia natoralé»
e di ohimlca nella nniTertità di Palermo, della
qnale nnima entrò in proprietà nel f SSS degna-
mente aenia profio eonooncu PnbUicò nel 1819
il TralUkio di CMmiea farma€$ui{ea in % voL in-
8, elogiato al sommo dai giornali stranieri^ indi nel
18S5 V Analisi delle aeque termali diSclafani, di
Céfàià Diana, di Termini, e di quelle non termali
del Bevuto, che si rìleiiiie in Parigi qoal oapola*
Toro di sciensa e di essUezza» e l'egregio Bar.
di Feratsac trascrissela nel voi. zìi del suo Bui-
letin universel dee tciencet; fece anche di pubblica
rsgiooe nel 18S8 io quattro grossi yolomi io 8 un
Cono di chimica filosofieo'pratica in coi Tcdonsi
giganteggiare ad un colpo e V ingegno e la dottri-
na; i due tomi Gualniente dei Pensièri fisiea-èki*
mica sulla vita stampati nel 1881 sono il più bel
lavoro che imaginar si possa in un'epoca in cui
la medicina eletlropatica » spoglia del mislicismo
tedesco, e doviziosa delle novelle ricerche francesi
su le fuuziooi dei nervi» progredisce mirabilmente
nel suo cammino. Bferitossi perspicui onori nelle
più distiate società di Europa, fa socio corrispon-
dente dell* Accademia anatomico^Mrurgiea di Pe-
rugia, dell' Accademia dei Quaranta in italiat del'
V istituto d'incoraggiamento in Napoli; cbtndeva
però i suoi faticati giorni col compianto degli scien-
ziati che ne eouobbero il valore nel 18 luglio 1888
sorpassati di tre anni gli 11 liislci di soa vita.
IX
fimo con nmi Kefo meada dice JUflMii
dtA di SidHa. È ma dette Egadi, la pik
fidna alla spiaggia ^ e di nitiasimi aesgli,
ma nondimeno è abbondante in paseelit
qrindi dioe Gloferio «ter preso il nssN
di FmlMisia dalte vacdie e dagli ar»
menti; e di Bncinna dailinoi; fedesi sa-
che piena di arbostl^nè manendU seni Ba-
ttesimi al naviganti; dissete FÉsélte atta,
dal contfaiente^ ma ad il tt VenUsyilis.
Vedi dei signori di Levnnso dove parlsd
di Marettimo.
(iMtodU)(T.H.) Vedi BgaiL
U
Ulrfnlsit. Ut. IÀbigM$. Sic. LHiìcìbì
(Y. M.) Casale nel territorio di CStrgcali
apparteneotesi ai Monteperto, ai tempi dd
Re Aragoneri. Ankmto Di Fonie era Si-
gnore del territorio di Libigini nel ISOS
come si ha dal Capibrevio; era già ndaato
il casate, ma intonio impetrò te facnlli di
congregar gente.
liSiirinni. Lai. LibrUium. Sic. Librinl
(V.D.) Paese nella diocesi eeoraarca di Palli,
che corrisponde alla medesima olila verso
austro, sopra colline, costituito neiranno
1392 da Bartolomeo di Aragona, e cbe
conosce oggi a Signore il Tescovo di Palli*
imperocché sorgendo In quel luogo una
torre, di drìlto vescovile, ed assegnata li
cillà in clientela di Vt'nci^iierra AragtmA,
avendo questi il tutte usarpato, edifice
Il di lui flgliuolo Bartolomeo il paf«
intomo la fortezza, che per la di lui relioaia
diede iu dono il Re Martino ad CteoHoni
CenteUes; pregò poi il Vescovo nel \M
acciò si rendesse alte sua Chiesa, ed «t*
tenne di più per munificenza del Se il*
fonso la facoltà di eligervi i magisIralL
La parrocchia o te principale Chiesa i
sacra a S. Michele Arcangete, e si bi
sotto di se 5 filiali ; abitevano un leoh
po i Carmelitani nel territorio, aia si
COI
LI
no per la tenuHà delle rendite. Con-
solto Carlo Y 343 anime , ma nel
i ne segnarono 802; nella mela del
seguente 417 case^ 1567 abitanti ;
1713 si ebbero 311 fuochi e 1106
, che sono attualmente (1760) 1078.
0 è il territorio, e somministrando
ta,TÌno, frutti, biade, arricchisce i co-
i sorsero egregi!: Andrea Muscarà
giureconsulto e celeberrimo av?o-
*egiato di meriti e di onori, poichò
ette pili volte giudice della SI. R. C.
omesso nel 1666 a Patrono del fisco
strossi incorrotto. Anionio Collurafi
10 per la insigne erudizione, e chia-
per la commendazione dei letterali;
eri in Venezia, dove in breve tempo
ulo, lesse per pubblico decreto le
ene scienze ed istituì molli discepoli
lalla primaria nobillà, i quali si eb-
1 posto trai celebri eruditi; ascritto
nmo onore nelF ordine cavalleresco
[arco, caro sommamente a Ferdi-
[II Imperatore, ed a Filippo IV Re
pagne, fu eletto pubblico cronografo
rno, e donato della dignità di Ciantro
appella Palatina di Palermo ; fiori
letà del secolo xvii^ e pubblicò ai-
pori nominati singolarmente dal Mon-
nella Biblioteca Sicola(l).
QO comune in proYÌDcia di Messina da
1 54 m., distreUo, circondario e diocesi di
ade 4 m. Si ha due sole chiese delle quali
I principale, e T altra minore è dedicata
della Catena; 4 però ce ne hanno nel ter-
Ritornarono i PP. Carmelitani ed occupano
oso convento. Ci ha una pubblica scuola
ire pei giovinetti, e finalmente un monte
tal convertito nel 1838 da una colonna
ria istiti^ta da Biagio Celauro per la pani-
nel 1785; dipende dal Consiglio generale
»izii, e vien diretto da due amministratori
nnalmente dal Decurionato coli* approva*
r Intendente; il capitale è di sai. 69, tum.
nento, valutato in denaro al preaio cor-
docati 667. SO; si distribuisce con obbli-
lioanzi il Giudice Goociliatore io quella
LI
LtcAtii. Lat. Leocata. Sic. Licata (V. M.)
Città regia, altrimenti Alicala; conosciuta
nelle tavole siculo col titolo di diletta;
occupa il lato australe della Sicilia, la de-
stra riva deirimera meridionale volgar-
mente fiume Salso, in un promontorio che
finisce in ingente ed elevato scoglio, verso
le radici del colle dove fu un tempo Fin-
tiade, e contasi tra le prime deirisola: si ha
il XIX posto nel parlamento, costa di 3696
case e 10960 abitanti, ed è capo di Comarca.
La prima menzione nei tempi dei Normanni
sotto il nome di castello Limpiadoé chia-
ramente dimostra essere stata ristorata nei
tempi dei Saraceni, ma nulla può stabilirsi
di preciso e di certo. Si accrebbe cer-
tamente ed era abbastanza popolosa nei
primordi! del secolo xiii , e nel 1220 vi
subì il martirio S. Angelo nella Chiesa del-
l' odierno suo ordine carmelitano. Una
flotta di Turchi recò T ultima strage a
Licata nel 1S33. Sotto Filippo IV cedette
per due anni a signore particolare che ne
aveva sborsato il prezzo nel regio erario,
ma richiamata poi al Demanio, commessa
nuovamente alla cura di 4 decurioni, di
un Sindaco, e di un Ispettore per le armi,
accresccsi di giorno in giorno; poichò
contava sotto Carlo V 1496 case, e poi 1715
case neiranno 1S95 e 7229 anime, dopo cioò
quantità che si domanda^ avendo riguardo alla pro-
bità dei chiedenti. Contavansi ISOO abitanti net
1798, indi 1476 nel 1831, e 173S nel fine del 185i.
L* estensione territoriale di Librizzi è di sai. 814«
764, delle quali S,80t ingiardini, 2,409 in orti
semplici, S,065 in canneti, 17,793 in gelseti, S4,
640 in seminatorii alberati, 294 J68 in seminato-
rii semplici, 840,173 in pascoli, 10,895 in oliveti,
20,655 in vigneti alberati, 42,636 in vigneti sem-
plici, 0,368 in sommaccheli, 6,515 in ficheti d*In*
dia« 7,229 in castagneti, 9,190 in noccioleti, 23»
227 in boscate. L*aria è sana.
Vien detta questa terra Libritium, Britxi, Bri'
xi, orum dal Pirri, Libricium dal Maurolico, Li-
britium dal Pirri e dal Carafa, Librizii da Arezio»
Libriecum da Goltiio.
76
602
LI
r eccidio dei Turchi; e circa altrettante ne
contava nella metà del secolo seguente, seb-
bene alquanto diminuito ne rechi questo nu-
mero il Plrri; ma nel 1713 leggonsi segnali
9209 cittadini, che ultimamente come dissi
10960, trai quali si contano molli di no-
bili famiglie ed ascritti ad ordini caval-
lereschi. Presenta finalmente Licata proprio
stemma, 4 torri cioè sovrapposto ad un
muro.
È munita la città di mura baluardi e
di triplice fortezza, poiché air estremo pro-
montorio di S. Giacomo siede un castello
su di una rupe percossa dai flutti della
forma di una tanaglia^ da dove {ruarda la
città; i due baluardi quinci di Agnesa quindi
di Mezzocasale custodiscono la spiaggia.
Air angolo rimpctlo Greco è la torre di
Terra Gioeita^ e ad Occidente sorge la
fortezza nuova in lievemente sollevato ter-
reno. Delle porte, è una quella di Agnesa
verso la medesima parte, donde si viene
al vicino caricatojo del frumento, sotto il
baluardo dello stesso nome ; un* altra ne
conduce dalla parte opposta alla cala ma-
rina : la terza Nova guarda Oriente e la
foce del fiume; verso Aquilone è la quarta
delta di S. Angelo, e per la quinta che
appellasi Grande è popoloso adito ai cil-
iadini pel sobborgo, il quale è amplissimo
od uguaglia una cillà murala, cui sovrasta
nel poggio ad Occidente il castello di S.
Angelo discosto mezzo miglio; e dividesi
dalla più grande via che corrisponde alla
porla di S. Angelo nelle contrade di S.
Antonio e di S. Paolo. Il tempio maggiore
parrocchiale di stile gotico sollevasi ma-
gnifico non lungi dalla porla marittima verso
mezzogiorno ed oriente, addetto alla Deipara
Vergine della Nova, e decorato di un cano-
nico collegio formato di 30 componenti ai
quali presiede 1' Arciprcle. Sollosià nel sob-
borgo occidentale la Chiesa di S. Paolo,
dove Saccrdoli destinali amministrano i sa-
crameiili, ed anche una volta in S. Antonio
LI
era la medesima facoltà, testimonio il Pirri,
toltane per ordine di Tincenio Bonineontro
Vescovo diocesano.
I frali di monte Carmela si fabbricarono
il convento di S. Maria Annunziata nel sor-
gere del xiii secolo a S m. dalla città, de-
corato deir abitazione di S. Angelo trasferi-
tosi in Sicilia da Gerusalemme sc4>rsi 4 lustri
del medesimo secolo. Fu questo poi traslo-
cato fuori le mura, ed è costruito magnifici-
mente all'estrema parte aquilonare del sob-
borgo di S. Antonio, con chiesa adorna di
buona prospettiva di cupola e di campanile,
attaccata ad ampio atrio ed alle abilazioai
dei monaci. Altro poi ne sorge del mede-
simo ordine dentro le mura, decorato ora
del titolo di S. Angelo, dove un tempo fo
r antica chiesa degli Apostoli SS. Filippo
e Giacomo vicino il mare , nella quale il
S. Martire, mentre contro il vizio lofein
nella predicazione della parola divina, per-
cosso ida cinque pugnalale dall' adultero
Berengario, soggiacque gloriosamente, ed
ivi composto il sacro corpo venerasi eoo pri-
mario onore sino ai nostri tempi serralo
in una teca di argento. Mostrasi anche od
fonte nel luogo del sepolcro appellalo Po::ù
di S. Angelo. Varii contrasti ci ebbero per
questa chiesa tra i carmelitani ed i sacer-
doti secolari e perciò emanarono i papi «ani
decreti; la possedono oggigiorno i monaci.
e vi si celebra solennemente la feslitiià
del S. Martire nel giorno 16 di agosto.
quando è addetta solamente la cillà ad ofi4>-
rar con primario culto il palrono, aocbc
con Gere istituite. Antichissima secontlo ii
Pirri è la Chiesa dei min. Conventuali, ooè
dalFanno 1318, ma caduta essendo, leaK
ristorata e rinnovellala egregiamente p^
opera di Baldassare Milazzo presso q^
di S. Angelo, e di novelli edifiiii deeonH
in ogni parte. Si raccolsero gli Ossenaito
una volta nella chiesa di S. Ciregorio i«*
1589 ad un miglio, ma assunto il lilolo^
S. Maria di Gesù, istituirono prima in lo<^^
603
LI
to avanli le mura verso occidenle umili
e poi dcccntlssime nel 1622. Venne
^menicani 11 luogo nel centro del sob-
) nel 1618, e lor cedelle la Chiesa di
ilonio da gran tempo parrocchìnle, per
Jone del Vescovo Vincenzo Bonincon-
;he adornarono dì novelli eleganti edi-
te! poggio alle parti occidentali abi-
i Min. Cappuccini dal 1S72 la Chiesa
Michele distante 800 passi. Era nel
) un convento sotto gr istituti di S.
ino che oggi conoscesi dalle rovine,
ico monastero di monache finalmente,
irofessano T ordine di S. Benedetto»
Ottavia le costituzioni cisterclensi »
sotto il titolo di S. Maria dell'Aiuto,
$ciuto neir anno 1636 per opera e
e di Giuseppe Serravilla, e trasferito
blesa dì S. Andrea verso Oriente, rim-
quella di S. Angelo, gode della ve-
lella vicina spiaggia,
lolto encomiato Vescovo Buonincon-
sUtul un ritiro alle vergini donzelle
di genitori neiranno 1696, dai beni
;hele di Tauromeno da Licata Cano-.
li Girgenti. Spicca il collegio di Ha-
idato da poco ad istituzione del bel
Apresi uno spedale ai poveri infer-
rato dai consodali di S. Giacomo Apo-
ed annesso al priorato di S. Giaco-
Altopasso. Altro ancor meno celebre
» nel 1640 colle somme di Bonaventura
io accoglie gli incurabili; il Monte di
il S. Salvatore commettesi alla compa-
ei Bianchi. Oltre le Chiese accennate
ieci filiali se ne contano, dove sono co-
le confraternità laicali. Fa menzione il
el monastero benedettino di S. Maria di
ca oggi caduto ma antichissimo, a 4
la città, che volle un tempo unire il
;lielmo ali* abazia di S. Giovanni de-
roili in Palermo. I domicilii dei pri-
rgono decenti«simi per la città. Molto
è la piazza alla porta di S. Angelo
LI
dove sorge il palazzo Pretorio a raccogliere
i Magistrati. Nel palazzo di Alfonso Rois si-
gnore di S. Stefano conservasi una lapido
colla scritta: Cae$aribus. Sacrum. L, Coe-
lius. M. F. Qmdraius. D. S. P. Neir implu-
vio della fortezza di S. Giacomo è un*al-
Ira iscrizione appellata da MaOei psephisma
dei Gelei, dove si manifesta una costituzione
del Senato in pubbliche lettere per la co-
ronazione di Eraclide curatore del Ginna-
sio e dei giovani del medesimo , mostrata
dair eruditissimo Pizzolanle ritratta in ramo
in figure.
Ma in occasione di questa epigrafe occorre
qui a brevemente esaminare se sia stata un
tempo l'antica Gela nel poggio che sovrasta
Licata, ma io in collocare ivi Flntiade non
reco ingiuria a si fatta città, imperocché que-
sta a nuir altra va sotto delle antiche dciriso-
la, ed asserendo esser sorta Licata da Flntia-
de, non viene a detrarsi alcun che ali* onoro
di lei; 1* accennato Pizzolante sforzasi a
svellere gli argomenti di Cluverio certo con
ottimo ed acconcio metodo, ma giudichino
altri se felicemente, e sembrami ponderata
la cosa e nello note al Faz. e qui scrivendo
di Terranuova. 11 territorio di Licata pro-
duce il tutto che si è necessario ni comodi ed
alle ricchezze della vila, quindi copiose ne
sono le biade che esposte nel nobile pub-
blico caricatojo esportansi oltremare ed ar-
ricchiscono le altrui provincie- Siede Licata
in iV , 30* di long, e iV di lat. Manca
del dritto di spada.
Diede in ogni tempo uomini celebri ed
illustri, dei quali ecco il catalogo : Beren-
gario Pucella Arcidiacono in prima poi Ve-
scovo di Girgenti verso la fine del secolo
XIV. Giuseppe H. Tommasi, chierico rego-
lare, illustrìssimo per dottrina e santità di
vila, Cardinale di S. B. C, del dì cui inge-
gno i monumenti si sono già pubblicati in
molli tomi, e ne sono oggigiorno in esa-
me in Boma in sacra ruota le virtù e le
.604
LI
^la. Luigi Lanuzza Sacerdote della Coni*
pagnia di Gesù, uomo apostolico, commen-
dalo per santità dei costumi e gloria dei
miracoli, di cui anche afTermano la storia
della fila e gli atti illustri da discutersi
prossimamente in sacra ruota. Pietro Tom-
maso Sanchez dell* ordine di Monte Car-
melo, uomo dotto, esaminatore del Clero
romano, professore neir accademia della Sa-
pienza, sollevato nel 1710 al grado supre-
mo di generale che sostenne gloriosamente.
Gaspare Pizzolante istruitissimo nelle umane
e divine lettere^ sommo moderatore degli
studi appo i suoi in Koma, assunto nel 1722
al generale regime deli* ordine, e compito-
ne il tempo, nominalo Vescovo Cerviense;
scrisse un lihro sulF antica Gola approvato
dagli eruditi. Bonaventura Murchio splendido
per acume d'ingegno e bellezza di virtù, pro-
fessala la medicina V amministrò senza al-
cun lucro agli infermi; fu tutto pei poveri
e non una volta spogllossi delle proprie ve-
sti a coprirne i nudi; inlento all'orazione me-
ritò venir da Dio decorato di maravìgliosi
benefìci, fondatore in Palma di un nuovo
«Moniilico islitulo approvato da Papa Ales-
sandro VII, addisse se stesso ed i suoi al
cullo della divina Eucaristia, ed ivi stesso
morto piamente nel 1663 lasciò grande opi-
nione di se medesimo. So'io accennati nella
sicola liibl. Giacomo Latomia dclT ordine
Carmelitano, pubblico professore di Teolo-
gia nei licei di Siena, Padova, Firenze, ed
egregio predicatore; Luigi ed Antonio Sero-
vila minori conventuali , celebri nella sa-
cra eloquenza: Francesco Barberino Benici
erudito matematico, Diego Feria, France-
sco Blundo, Pietro Anelli, e Pier Paolo Si-
colono poeti eruditissimi che tutti per mo-
numenti d'ingegno dati alla luce, merita-
rono il posto tra gli scrittori.
Dicemmo già del caricatojo di Licata cc-
lebralissìmo in tutta questa spiaggia che
sollevasi appresso la citlà verso oriente ,
fornito di amplissimi granai, magazzini, e
LI
molti comodi al carico delle uvi* Dicii-
roo altrove panda del fiume Salso (I).
(I) La città di Licata è atioalaiepte ob eape^ir-
condario di V classe in proviocia dìf fretto a d»-
cest di Girgenti da eoi ditta S'5 m.» e •< da ft-
leriDO. La ebieia prioei^le è decorata d*ìaii|at
collegio composto di 15 caaonici» edellocarìciMdi
Vicario, GaDtro, Parroco, Tesoriere, ArcidiacMa,s
conUDsi in tatto SS chiese. Sol castello che prands
il nome da S. Angelo è posto no telegrafo.
Viene appellata periscorrezione Leccata àa
dro Alberti, Licata dal Gaelani, Leccata da Iri
Nicolosi, Pirri, Bandraod, Maordlioo, FatcUo,Itii-
ehata dal Maarolico, Lalicata òm Silvagìo e da Are-
xio, Lerata da Malalerra, Maorolico, Faiello, m par
non è scorrezione dei codici, AUckata da rirri,Cin>
fa ,Gaetaoi,Baudrand, AcAala da Maarolico eO^lttio.
Estende»! il territorio di qaesU citU «aito al
piccolissimo dell' aggregato sotto-ooraane di Bifan
in sai. 10775,753, deHe quali it,t1S in giardioi,
a9,6S4 in orti semplici, 1, 375 in canneti. 309,147
in semioatorii alberali, 6721,670 in senioatoru
semplici, 3083,165 io pascoli, 59,616 in olifeU.
104,740 in vigneti alberati, S3S,6SS in Tigneti le»
plici, 15,380 in ficheti d*India, 0,968 in coltors mi-
ste, 100,556 in terreni improduttivi, 5,877 io «elidi
case territoriali; dalla parte meridionale è cacari»
arenario, e vi si rinvengono delle conchiglie fowli.
dalla parto di nord cavasi lo xolfo, che proTÌene
anche al commercio nella citlà da altri lemu»ni
dai quali si Irasporla. Pochi molluschi nodi e con
chigliferì si hanno in quel mare, squisiti però f<i
abhondanlissìmi ne sono i pesci di coosueU «pe^'f
Ascendeva in Licata la popolaiionc nel i:9« ^
11250 anime, a 13Ì65 nel 1831, a 15055 nel fii«
del 1832 dall'ultima tavola slalistica.
Facciamo nuovamente meniione tra gli eKtan
personaggi, quantunque già nominalo dairaolore.di
Giuseppe M. Cardinal Tommasi, poiché dopo (pif<
l'epoca è sialo ascritto nel numero dei beati. ><)
miniamo innollre il p. Emmanuele Agoilera geliti
nato nel 1677, e che dopo aver letta filwoli f
teologia si rivolse sopra ogni allro alle lettere la
line nelle quali scriveva con gusto e fr*Bcb«oi:
sotto il nome di Domenico Galletti risUmpo «■
suoi accrescimenti in Macerata nel 1"3I la f^'
teologia del p. Placido Spapafora ; l'opera di h»
però che venne grandemente accolta per k) v\^
silo latino dettalo è la storia della proviocii «^
suitica in Sicilia in due voi. in fol.: fa per «t-
que anni rellore del seminario dei nobih f ■*'
in Palermo a 28 agosto 1740. Salvatore Losik»'*'
605
LI
Meo. Lai, lyeuB (V. N.) Fonte del ler-
ritorio di Lentini, non conoseiulo dal Fa-
lello, e di cui parla Plinio nel lib. 33 cap. 2,
esser cosi pestilenziale che be?utone alcuno
ne morirebbe al terzo giorno. Rufo Efe-
sio dicene anche, secondo il medesimo Fa-
zelk), che per un sorso solo se ne perisce
subitamente ; ma al certo dicono i citta-
din! essere un capo del flume Lisso verso
la valle occidentale , che univasi a quello
doT*era al nostro tempo un ponte di gros-
sa pietre quadrate demolito ultimamente; la
sequa ne è oggi Insalubre, ma non già mor-
tiferà come al tempo di Plinio e di Rufo.
Ucodla (V. D.) Piccola (erra di recente
origine ed antico monastero di S. Maria del
medesimo nome di ordine benedettino^ alle
radici dell* Etna, donde guardano Libeccio,
sopra Patèrno: dimostrai già nel suo luo-
go, con non vane congetture, essere slata
]* antichissima città di Etna, La parrocchia
del borgo, sotto il titolo del SS. Crocifisso,
è unita air elegante tempio del monaste-
ro, e ne è rettore un monaco del mede-
siaip ordine. Ascrìvesl la fabbricazione del
cenobio nell'anno UGO a Simone Conte di
Policastro nipote del Conte Ruggiero dalla
figliuola Flandrina, Il quale concesse al prio-
re Geremia le amplissime terre e la facol-
tà di congregar gente. Ruggiero quinci Ve-
scovo di Catania sollevò nel 1192 il mona-
stero ad abaziale dignilà , e gli uni quel
di S. Leone di Pannaccbio e quel di S.
mccolò dell* Arena deiristituto medesimo ,
assunto in Abate Pietro Celio fornito di o-
fni genere di virtù, priore da gran tempo
di S. Leone e di S. Niccolò; entrambi poi
nel 1S07 furono annessi alla cassinese con-
gregazione, sotto la quale oggi perdurano
col volgare titolo di S. Niccolò deirArcna.
nato oel 1745 fa insigne archeologo, tcrìtse Tarie
dissertazioni che si ?ersano su antichità siciliane,
• si oonser?ano mas. in Licata presso la sua
famiglia, e che non potò 1* autor pubblicare a causa
dì esser morto nel 1778 nella verde età di SS anni.
LI
Un collegio poi di monaci coli* abate sta dal
1560 nel magnifico monastero di Catania, 4
monaci in quel di Licodia ed altrettanti
sacerdoti secolari ne intendono a celebrare
gli uflicii divini (1).
lilcodlA. Lat. Lyeodia, Sic. Licuddia
(V. N.) Ricco paese a 2 m. verso maestro
sopra Vizini, ornato degli onori di Mar-
chesato nell*anno 1510 per privilegio di
Ferdinando il Cattolico. Siede sopra colle
proclive verso austro partito da una lunga
via da oriente ad occidente nella -quale in-
corrono altre da aquilone a mezzogiorno.
Una insigne rocca munitissima, eustodita
dalle regie truppe al tempo dei Francesi,
dominava tutto 11 paese verso maestre ; or
devastata da un tremuolo nel 1693 non pre-
senta che grandi ammirevoli ruine. Ne fu
sotto da gran tempo la primaria parrocchiale
Chiesa di S. Antonio Abate, dov*è il sepol-
cro di Ambrogio di Santapace primo Mar-
chese e Presidente di Sicilia, ma nel 162^1,
annuendo il vescovo di Siracusa, il tempio
di S. Margherita Y. Patrona singolare de-
gli abilantl^ costruito in mezzo alla piazza
magnificamente, meritò l'onor di maggiore,
e vi ha sede il Parroco ed il clero vi si
raduna. Si ha una dote pinguissima da le-
gali di pii cittadini cioè di sopra mille
scudi, destinata ad ornare gli ediOzii, a
sollevare i poveri nei loro bisogni, al culto
divino, alla compra dei sacri paramenti ,
ecc. Consecrollo e il dedicò ai nostri giorni
secondo il costume della chiesa Matteo
Trigona Vescovo di Siracusa. Si ha soggette
7 chiese a filiali, e fu decorato un tempo
il paese di 4 case di regolari, ma or di
tre; quella cioè dei Carmelitani che occu-
parono in prima la chiesa di S. Pietro, e
che dicesi oggi di S. Pietro il vecchio, an-
cor memorabile per un'antichissima imagine
della B. Vergine avuta in primario culto;
(t) É attualmente qnesta terra mn sotto- comune
riunito a Paterno.
606
LI
Irasferironsi poi neir anno 1575 alla parte
seltentrionale per lìberalilà di Antonia re-
ligiosissima donna moglie del signore Am-
brogio^ fabbricati un ampio chiostro ed
elegante tempio, oggi nofiziato: i Frali Pre-
dicatori che dairanno 1430 presa a se la
chiesa della Confraternita sotto il titolo del
S. Salvadore, nel seguente secolo poi a
spese del principe Ponzio Santapacc, accre-
sciute le fabbriche, decentemente verso au-
stro si costituirono; e Gnalmenle i Min. Cap-
puccini che nel secolo xvi si ebbero asse-
gnato un luogo alla parte orientale, questo
dice il Pirri preclaro ed antichissimo, e
scrive giacerne nella Chiesa Muzio Ruffo, la
moglie Camilla, Gutterra Velasquez principe
di Palazzolo, e Giuseppe Sacerdote fratello
di lui ornatissimo di ogni virtù. I Min.
Conventuali fondati nell'anno 1493 nella
chiesa di S. Niccolò Vescovo di Mira, Tab-
bandonarono nello scorso secolo , e son
mentovati dai sovraccennati Pirri e Cagliola.
È anche distrutto il monastero di S. Chiara,
che fabbricato neir anno 1595 coi tesori di
Alflo Vassallo, era secondo il Pirri specchio
di regolare osservanza , ed andò in ruina
nel tremuoto del 1693; ma è in vigore sotto
nome e regola di S. Bcnedello un nobile
ed cleganle nionaslero, che riconosce ori-
gine dall'anno 1575, alia di cui abadessa
si compete T amministrazione dei priorati
di S. Iconio, di S. iMaria de Latere presso
Butera, e di S. Maria deli' Alto nel terri-
torio di Terranova, per diploma di Papa
Pio V. 11 beilo ospedale finalmente sotto
il titolo della SS. Trinità sorge molto co-
modo verso quasi il centro del paese, ad
accogliere gli infermi, mostrandoci la pietà
degli antichi baroni. A queste sacre succe-
dono le case prìvple dei cittadini che osser-
vansi con splendido ordine disposte. Sorge
un sobborgo fìnalmente a libeccio dove il
colle lievemente per un poco s'inchina.
Tanti antichi avanzi conserva poi Licodia,
che è già come chiaro agli scrittori dopo
LI
il Clmrerio, essere stata nel luogo roede^mo
Eubea, il che recai a suo luogo, e descrìssi
le grandi grotte cemeteriali ed il loro len-
dimento , alle quali è adito non lungi dal
diruto monastero di S. Chiara. Delle quali
e di altri ruderi non venga a noia di ri-
petere qui le parole del Fazello : In ele-
vata e écoBcesa rupe è Lieodia paese di
nome iaracenicoj dove sono maraviglioie
ruine di antichità sebbene proètrate e le-
po^^e ifhgran parte; vestigia senza dubbio di
antica giacente città... ci ha una spelonca
sotterranea che stendesi immensamente. Ma
crede il Haurolico non doversi attribuire il
nome di Licodia ai Saraceni, ma ai Greci, ap-
po i quali ATKO:i^ vale lupo, fu quindi
apposto il lupo nell'antico stemma del paese
portante colle zampe un yessillo, quan-
tunque oggi venga per insegna una figu-
ra di donna, coronato il capo di torri, e che
reca spiche e pane sotto entrambe le brac-
eia, la quale o presenta il simbolo di Ci-
bete e di Cerere, o allude alla fertilità del
territorio di Licodia ed alla famosa for-
tezza; del resto non fu nota ad alcuno de-
gli antichi sotto questo nome. Sotto i Sara-
ceni poi ne fu varia la fortuna, poiché le^gesi
legata per lo piò in dritto di feudo sotto
varii signori. Comprendesi ora nella comarca
di Vizini , e dava sotto il prefetto di Cai-
tagirone per la milizia 48 fanti ed II ca-
valli. Si ha un annuo magistrato composto
di decurioni, di un sindaco^ di un capita-
no, e di giudici scelti dal Signore del luogo.
Recò il censo da Fazello 700 case, e ncl-
Tanno 1595 4522 cittadini; nella meli del
secolo seguente dai regi libri 1128 case.
4371 abitanti; per testimonio del Pirri \W
case, 4023 abitanti, e 1409 case nel 17U
e 5203 anime, il qual numero corrisponde an-
che al novissimo censo. Possiede il paese a
titolo di eredità la famiglia napolitana de^ii
Ruffo, che Signori di Scilla in Calabria, io-
lervengono perciò ai Parlamenlì di Sicilia.
e siedono il secondo luogo trai Marchesi.
fiOT
LI
!fon leggesi poi a chi sia ceduto in vassallag-
gio sotto i Rorroanni, gli Svevi, e i Fran-
cesi, imperocché sotto di questi ultimi, ri-
troYO nel registro di Carlo I, tratto dalla re-
gia Siela di Napoli, che nelFanno 1272 il
easteUo di JLtcodto, era custodito, per un
mUile coéMUmo e quattro servienti , e
perciò il credo allora immediatamente sog-
getto al regio potere. Nei tempi degli Arago-
nesi, dicesi Conte di Lieodia Riccardo Fi-
Ungeri^ il quale nipote di Riccardo Conte
di Harsico, e Viceré di Sicilia sotto i Re
Corrado e Manfredi, ebkesi ad erede Gui-
dane, donde Giavanni; dal quale Guido-
ne n che mori senza prole; quindi toccò
il possedimento di Lieodia al suo nipote
Manfredi Alagona^ il quale ribellatosi
coi suoi dal Re Martino perdette tutti i
beni. Si resero benimeriti però presso
quel Principe Ugo Santapace e i di lui figli
Uganetto e CalcerandOj che avuti aveva
dalla moglie Beatrice, volendo quindi il Re
premiarli, con diploma dato in Enna nel 1392,
assegnò Butera al padre Ugo, Yiuni ed il
lago di Lentini ai figliuoli di Iw*; poscia asse-
gnando Tìzini alla camera della Regina, loro
sostituì le città di Lieodia e di Occhiala. Ugo-
neiio morendo senza figli dichiarò suo erede
Caleerando, da cui e da Violanta de Rois
vennero Ugonetto ii e Baimondo, dei quali il
primo ottenne vastissimi domini nella Catalo-
gna e neirisola di Cipro; il secondo le dina-
stie di Sicilia, e presa in moglie Eleonora
Valgaamera dei Conti d* Assoro generò Pon-
siOf meritossi la conferma dal Re Alfonso
nell'anno 1453, e si mori vecchio neli*anno
1485. Ponzio secondo di questo nome, im-
perocché il padre di Ugone Conte di Bu-
tera fu appellato Ponzio i, unitosi in ma-
trimonio con Eleonora N., generò Baimondo,
Ugone ed altri figli , né lungo tempo al
padre sopravvisse. Raimondo fu Presidente
del Regno, e con Giovanni Valguarnera
Barone di Assoro amministrò egregiamen-
te per due anni, ed indi per altri due
LI
con Giovanni Centelles , ed avuto il figlio
Ponzio ni si mori nel 1401. Questi dopo 8
anni mori senza prole , e lasciò il posto
allo zio Vgone, che fu dichiarato nel 1510
primo Marchese di Lieodia; ebbesi in mo-
glie Antonia Filingeri dei Conti di S. Mar-
co, e dietro di aver generato Ponzio, Fran-
cesco, e Raimondo, infelicemente mori. Pon-
zio IV dopo di lui fu dichiarato erede, e
celebrate le nozze con Isabella Branciforti ,
essendo stato Viceré negli anni 1516 e 1541,
ricco di prole passò a miglior vita nell' anno
1342. Ambrogio primogenito di Ponzio fu
il primo Principe di Butera neir anno 1562,
caraliere del vello d*oro, Maestro giusti-
ziere del regno, perpetuamente trai 12 Pari,
e Presidente per 2 anni ; la di lui moglie
però Antonia del Balzo fu sterile, quindi
venne in possesso dei vastissimi stati nel-
Tanno 1565 il di lui fratello Francesco^
che era stato Strategoto di Messina; sposò
Imara Benevides, e accrebbe gli aviti beni
colla baronia di Palazzolo; essendo in vita
e mancando di prole legittima^ dichiarò ere-
de di Butera, Occhiala e del lago di Len-
tini Dorotea Barresi moglie di Giovanni Bran-
ciforti, generata dalla sorella Antonina e
da Girolamo Barresi, ma trattenne per
se Lieodia e Palazzolo; vicino a morire
neiranno 1590 dichiarò erede di queste
terre la figlia Camilla generata da illecita
unione, coli' obbligo di prender gli eredi
il cognome di Santapace. Ma Fabrizio
Branciforti figlio di Dorotea lacerando i ma-
temi atti, e contendendo Lieodia per dritto
ereditario, sì impegnò ad ottenerla anche
colle armi ; composte tuttavia le cose, e
rimesse ai supremi consiglieri del regno
per esaminar le ragioni di ambe le parti,
1* alTare e anche tutt* oggi in giudizio.
Camilla in prime nozze s*era unita con
Pietro Gutlerra Velasquez , ed in seconde
con Muzio Ruffo ; avea col primo generato
Francesco Marchese di Lieodia, col se-
condo Vincenzo. Morto Francesco senza fi-
608
LI
gli, ottenne 1* eredità Vincenzo Ruffo y a coi
una seconda YOlta mosse lite Margherita di
Austria nipote di Fabrizio, ossia insistette
sulla incominciata istanza, la quale fu di nuo-
vo assopita, siccome ò tutfoggi. Ma Fabrizio,
figlio di Vincenzo e dì Giovanna Ruffo,
Principessa di Scilla e Contessa di Sinopoli
neir anno 1665 ottenne il dominio di Li-
codia per cessione del fratello Francesco;
morto il quale senza figli, venne in pos-
sesso di lAcodia il terzogenito Tiberio.
Costui sposò Agata Brancìforti matrona si-
ciliana, donde Guglielmo^ dal quale e da
Silvia Morra Carlo Antonio Ruffo marito
di Teresa Ferer de Strada, cameriere del
Re; fu figliuolo di costoro Gugiielmo An-
tonio j il quale unissi in matrimonio con Lu-
crezia Reggio dei Principi di Campofiòrito
e figlia d* onore della Regina e si ebbe
il principato di Palazzolo ed il marchesato
dì Scilla.
Il territorio di Licodia abbraccia molti
fondi fertilissimi in biade di qualunque
specie, in vigneti, oliveti, alberi, selve, bo-
schi, e luoghi da pascolo, per cui vi si nu-
triscono in gran numero ed armenti e greg-
gìe; vi sono abbondanti gli alveari e quelle
terre riescono amene ai cacciatori, utili
agli abitanti, e rendono ricchissima la cit-
ta. La latitud. di Licodia e a 37^ la long,
a 38^ 24*; vi si gode saluberrima aria, e
temperato clima. I cittadini sono industri;
e non vi mancarono dei letterali trai quali
Antonio Mongitore nella sua Bibl. Sic. ce-
lebra Andrea Mugnos di nobile schiatta, ve-
nustissimo siculo poeta; e Francesco pa-
dre di Andrea insigne per letteratura gre-
ca, per amene lettere, e per toscana e si-
cola poesia; eragli prediletto il pindarico
mclro, nel qual genere tiene primario po-
sto trai poeti (1).
(I) Con regil decreto del 18 marzo 1844 il co-
rnane di Licodia che dipendeva dal circondario di
Viiini fu elevalo a capo>luogo di circondario di
3* classe* e si comprende in provincia di Catania
u
iiiiiiie*. Lat. LUffbaeum. Sie. Capa Bo-
eu (V. H.) Uno dei tre prìmiirìi promon-
toni della Sicilia verso occideole, volgar-
da coi disU te m., distretto e diocen ài Caltagi-
rone donde iS m.« e lil da Psdermo. La soiaaM
oltrepassante i 1000 scadi aooai di rendita mn-
levala dall'autore, e proTenieote da un capilais
sborsato dal pio Sac Martino la Basta Gaooaics
della Cattedrale di SiracoM , salta fine del seeob
XYi a Francesco Santapaoe mardicte di Licodia,
precisamente di due. tSiS. 30 aonaali, per forti
e ragionevoli insisterne della città fa coordinala
e divisa dal Re Ferdinando con dispaccio del 1 aov.
1801; con metà della rendita s' istitoi giasta i f o-
leri testamenlarii una cosi detta FidceoaieiesMna
amministrata dai confrati di S, MargberiU, ad 'm-
piegarsi in sollievo degli indigenti, in ristaare detta
chiese , in abbellimenti e compre di arredi per la
maggiore ec.; dell'altra una parte si dbpose in kgali
da sorteggiarsi nella festività di S. llargberìta pa-
trona del paese in favor di quattro douEelle deUi
famiglia del testatore; altra finaloaente per la fon-
dazione di un monte agrario , prescrìvendo pera
dover tale assegnaaione cessare allorqoando la ce-
lonna frumentaria fosse portata sino al bisognevois
che deliberoasi dal Decorìonato sino a SOO sabM
di frumento , e destinarsi alla fondaiione di ea
collegio di Maria che di già ò in corso di coitre-
zione, asceso al limite il capitale del monte, il <|«>-
le dipende dal Consiglio generale degli Ospizii, «d
è amministralo da due Depalati che questo etift;
il frumenlo si accredita per verbali amminislralivi
giusta le istruzioni del 1838; le quantità che ti ài-
slribniscono sono rimesse alla prudenza degli aami-
nislratori che devono avere riguardo aUa solvibiliti
dei chiedenti ed alla estensione dei terreni che col-
tivano. Ascendeva la popolazione di Licodia od
1798 a 6995, diminuita nel 1831 a 5799. e aelk)
scorcio del I85S di 6097 anime. Estendesi il ter-
ritorio in sai. 70i5,012, dello quali dettagliate par-
ticolarmente in colture, 1,465 io giardini, 5T,iSI
in orti semplici , 0,289 in canneti. 16,403 io s^
minalorii alberali, 3589,021 in seminatorii lev
plici, 8778,040 in pascoli. 56.574 in oliveli. 1*.
099 in vigneti alberati , 222,159 in vigneti ws*
plici, 9.963 in sommaccheti, 10,165 in Bcheti 4i
India, 91,528 in alberi misti, 941,314 io bofcate.
1,390 in snoli di case territoriali; vi si coltiva eoa
sommo proBlto la nicotiana lati folta e Ttnfw-
iti folta se ne manipola un tabacco nominato ia
tutta risola per la semplicità; esporta anche fr«-
mento, olio, vino, sommacco. L'aria vi è saleàre.
609
LI
mente Capo BoeOy da cui prende princi-
pio il teno lato dell* isola ad occidente ed
aquilone^ dove ba termine Jl meridionale;
e piano e 1>asso slendesi per tre m. co-
perto dalle acque, cioè subaquaneo. Im-
propriamente quindi appellasi prafnenio-
Ho, che suole sollevarsi per alte rupi ed
eminenti scogli, come avverte Cluverio. Egre-
giamente poi canta Virgilio Eneid. lib. 3:
M LìIUmo trascorro i goadi, acerbi
M
!•••
per esserne ciechi ed acerbi i guazzi sotto
le onde. Tien mentovato quasi da tutti gli
scrittori che pariano della Sicilia, si poeti,
che storici e geografi, dei quali si hanno
i lestimoaii appo il medesimo Cluverio. Ha-
jolo €olIas. 13 fa menzione di una fonte
al promontorio Lilibeo, che non accrescosi
per altre scorrenti acque, né si diminuisce
per le bevutene o toltene.
UlUtos. Lai. LOyhaeum (V. M.) Antica
e celeberrima città, descritta da Polibio nel
Ub. 1 con queste parole: /( terzo promon-
Meriteno attooxiooo eome etimii neUe icìeiixe,
• naU in Lico4ia: il P. Pietro lUrio Ridolfi del-
l'ordine dei earroeliUni, nato nel 5 gìagno del
leoo; san in Eoma ancor giovane la bigoneia di
dogBMiiea laologia e poi fa promoiao per la prò-
fènda dottrina e aagacilà alla carica di conaoltore
• qoaliacatore del tribunale dell* Inqoisixione; fa
parioienli insigne sai pergamo e venato nella poe-
sia di ebe die wggio per le stampe; mori final-
mente nel la aprile 1771. Sebastiano Andrea Ri-
dolB fratal minore del precedente del medesimo
ordine carmelitano fa dottore in teologia, e pro-
feaeoce di dritto canonico nei collegi di Firenxe
• di Pavia; lelantissimo neirosaervanxa delle mo-
■aalicbe discipline ; mori nel febraio del 1750 di
anni 49. Il 8ac Gioseppe Scordino nato nel S ot-
tobie t7Se fo promosso al parrocato per l'indefesso
rtndio delle discipline ecclesiastiche, profondo teo-
Jago» esimio oratore; pubblicò molte omioni fo-
• si asari nel ISll. Luca Francesco La Cia-
letterato, storico, archeologo» giuri-
» fé* noto il suo nome oltre il faro; lasciò
flsamorie storiche sopra Licodia saa patria
ispra Nolo, e conchiadeva la sua vita in Roso-
ì nel la gingno del 1847.
LI
iùrio delP isola appellasi Lilibeo, dote è
una città che ne prende il nome, che era
allora assediata dai romani, egregiamen"
te munita di mura e circondata da una
ampia fossa, e dalle acque dal mare slcr*
guanti, per le quali è aperto Vingresso alta
porta. Attesta Diodoro nel lib. 23^ aversi
avuto la fossa 60 cubiti di largheiza e 40
di altezza ; quindi appella altrove inespu-
gnabile la città nel lib. 26 e dicela 10
anni assediate dai romani , e presa fi-
nalmente con somma violenza. Ne ba sulla
origine il medesimo storico nel lib. 22^: la
città di Lilibeo venne fabbricata dai Car^
taginesi, poscia che il tiranno Dionisio
aveva espugnato Mozia di loro dominio^
raunati poiché coloro che erano rimasti su*
perstiti alla mina, li costituirono in K-
libeo; le quali parole non devonsi inten-
dere certemente della prima fabbricazione
della città, ma di una nuova colonia indot-
tovi dagli avanzi di Hozia, che aveva
scritto altrove il medesimo , nell* Olimpiade
Lxxxi essere sorta una guerra tra gli Ege-
stani ed i Lilibetani sopra il territorio sito
al fiume Hazaro. Dionisio poi devastò Mo-
zia nella Olimp. xxv. Ce ne litteste Qce-
rone T ampiezza nella ver. 5, dove appella
Lilibeo splendidissima dita, e nel romano
itinerario o tavola si appone al suo no-
me il segno di primaria città. Dicene sul
nome il medesimo accennato Diodoro nel
lib. 13. Appellatasi il pozzo Lilibeo ^
ma dopo molti anni /b la causa del no»
me della cUtà da presso fabbricatoti. Ma
non dimostra lo Storico donde sia stelo ap-
piccato al pozzo neir antro della Sibilla il
nome di Lilibeo; derivasi del resto da
molli dalla voce punica Lclub cioè alla Li'
bia, 0 dall' altra Lilybae cioè ai Libii, im-
perocché il nostro promontorio guarda la
Libia.
Parlano comunemente gli aniicbi del por-
lo del Lilibeo, e ne raccoglie Cluverio i
testiroonii. Dicelo il Fazello sicurissima ed
77
u
iear Min
<5iii*i Olla il SrioiSL. * " *"
jiiUiit* ivtl« avruluMtfii joAvnire.
^ii^iilV ««iV^Uftf? HnMtil Iftl "«MB^a M a
Sr«vM^^ .» K'« ^ iiiiw ver «ipuiew
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i jtu«* .>iii>4i.^":xcii^ .>niit<r-saiii* A jui«
>-ù*i >a:T«:*rtti imi ii^:-*iiiir u "nula. M iC^
I HHii del kttfo. Ile tu-
■i ■■ eeppo dipMMi
»€mmmmé^TmUitM
InNMalilf-
Geasafetleèi
p laiMi ite «icaiiiaMb Sicilia. UHM
m leiscriikwKIi-
fiMlteri 2 k«l; il m
èdoMloM a*
■eU*aitoitJ»
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di brou» cil api
A A^uffiw. SU tÈn, lu tripode ed u (ri-
&• -rte <frisfe tn I* unghia sìoislii vi
nuia^ : «ffiifi ùiboli ad IpolUne spcOuii,
r^dfnufi* a lii auDe essere stala pna-
4sgiuiUìimkt *MelU iJiiòeo: in cìucketei
<«v i" aa.f aJiaL AiATaAiTA>.
i jcesMi^n ceiebri dei iib'beosì coìIim:
5 %c«^n»Tc»Mft» e nari. soUo INodciiu*
e »■ I iiailiai Fìfeseasino Vescof 0 aarheadii
jiuna. li crkWffràM per santità e scica»
ÀfiikL 'it tm ayera si servi Leone T looiv
^iounke. e (ii spedi larìe lettere ia m
ési^ ^vaA traUasi del compolo ddli ^
stfi fiiiipiìài : ^ era adomo e di à^^
e A «ttoae leiiere : fu ie^^ahi Ji 1^
*r nri conb* calccdonese. ore ci(U ^^
ft*. imàri CMdttBÒ Cntieiie e Diosctf*.^
li fcùo tra tstli soscrisse. e forkoc^
6 ^ffin« M Mescoli ired : tu baiti*
A Ìl utSo e di Altri p^rsonaf^i di p»
611
LI
LI
. Devastando i Vandali la Sicilia sollo
eneo passò Pascasiuo molto tempo
irissima prigionia, e forse mori an-
a carcere; è nominato da tutti gli
bastici scrittori, Tritemio, S. Isido-
lellarmino, Cave, e dai nostri an-
Gaetani, Pirri, e Mongilore. Teo-
Vescovo nel tempo di Gregorio Ha-
e Decio Forense, il quale, testimo-
> stesso Gregorio, fu dal suo clero
trascinato al Vescovato; sotto di lui
lata nobile donna fabbricò un mona-
per le sacre vergini dedicato a S»
apostolo e ad altri SS. Martiri, il di
mpio fu consacrato da Declo, per or-
dì Gregorio; a questa donna scrìsse
lio il S. Vescovo, e la regalò di varie
reliquie. Sono celebrali finalmente
;he sottoscrisse il decreto del conci-
teraiiese, e Teofane che intervenne
>ncilio Niceno, quai Vescovi di Li-
Tralascio di parlare di quei citta-
lustri di cui si fa memoria nelle ri-
tavole, e tra gli etnici il nobilissimo
laggio Crisagorlo, a di cui preghiere
sofu Porfirio compose T Isagoge al
eriermenii di Aristotile. Probo uomo
imo ed eloquentissimo Irai sofisti dei
&mpi, per conoscere il quale Porfirio
lo nel Lilibeo, e lungo tempo vi di-
per godere della dottrina di Probo,
le attesta lo stesso Porfirio nella vita
4>ne. La Sibilla ancora che falsamente
I Guroana , e che fu Sicola e forse
aoa; gli antichi dediti alla super-
e la stimavano una profetessa, ed ella
0 antro dov* è il pozzo, dettava loro
aeoli, che ad ognuno il futuro pro-
no. Slrabo finalmente celebre presso
lichi scrittori per la sua acutissima
giacché da sopra un poggelto presso
^eo osservava la flotta che usciva dal
fi Garlngint e ne numerava le navi e
ì delle vele. Siano dette queste cose di
»9 oggi Marsala y di cui appresso par-
leremo, giacché sotto questo nome viene
nei regii libri e per la bocca di tutti.
Del pozzo poi della Sibilla diciamo anche
a suo luogo.
lilmasone. Lat. Limagunié. Sic. Lima-
uni (V. N.) Fiume cosi appellato dall' Are-
zio, ma dagli antichi Irminio, oggi di Hauti
e di Ragusa. Vedi Irminio.
Llmlna (V. D.) Paese col titolo di Mar-
chesato, che siede a capo di un fiume so-
pra lo Stretto, in un poggio declive verso
oriente e mezzogiorno; ne è sacra oggi la
Chiesa parrocchiale a S. Domenica Vergi-
ne, sotto la cura di un arciprete, ricono-
scendo S soggette a filiali, e presentasi alla
vista nel luogo il più alto non lungi dalla
fortezza che vedesi sovrapposta ad una rupe
famosa un tempo , ora in ruina. Il signore
Pietro Balsamo concedetle nel 162i ai
Minori Conventuali la Chiesa della Madonna
Annunziata e le congruenti rendite per gli
edifizii e per ralimento dei frati , dei quali
il convento occupa oggi nel centro popolosa
piazza. Coniprendesi Limina nella comarea
di Taormina, ai di cui Istruttore era sog-
getta riguardo al militare. Contava nel seco-
lo XVI sotto r Imperator Carlo V 224 case, e
nel seguente censo deiranno 1615 erano
un le anime; poi 315 case nel 1652 e 1491
anime, e nel 1113 vennero 303 case e 1491
abitanti, dei quali la ultima rivista recò il
numero di 1554. Si va soggetti airAreive-
scovo di Messina riguardo allo spirituale ,
e si ubbidisce ai Bonmmo oggi Principi
di Cattolica , che siedono ii xvi posto nel
Parlamento ed haunovi il pieno potere di
armi. Fecondo è il territorio ed irrigato
dalle acque del fiume dello stesso nome,
se ne ricava abbondevolmente olio, vi-
no, seta, biade, e vi hanno le greggio un
pascolo gratissimo. Sta ii paese in 39^ di
long, ed in 31'' e 50* di lat.
Rotai altrove essersi appartenuta Limina
a Giovanni duca di Bandazzo , ed essere
passata alla morte di lui alla figliuola Co-
612
LI
9lanza, che si ebbe a marito Enrico Sia-
iella appellalo perciò Barone di Limiiia.
Afferma Barberi nel Capibrevio donato di
quel paese sello Federico II PariHo Daci-
paro messinese e lascialo da lui al fi-
gliuolo Gerardo , che morendo sema fi-
gliuoli cedette a Perruecio de Pariei fra-
tello germano , con chi ingaggiò una lite
Raffaele d*Àuria come Ammiraglio del Re-
gno, asserendo appartenersi a questa digni-
tà i paesi di Limina e Pagliari , ma nel-
l'anno 1333 ToUenne PaririOj cui -sncce-
delle Niceolaj dopo di cui il fratello Zac-
cheria nato in secondo luogo a Ferruccio, e
cbe notasi nel censo del Re Martino. Man-
cando costui di prole chiamò la nipote Ma-
calda nata da Niccolò; ma leggesi questa
altrove Nicoletta figliuola della sorella di
Zaccheriaj la quale moglie a Pìiccola Bai*
samo, gli trasferi i dritti suoi ; quindi lo
Infume Giovanni fratello del Re Alfonso di-
chiarò signore di Limina nel 1415 il Bai-
èamo. Passò dai Balsamo alla famiglia Cri-
safi, ma chiese preferenza Tommaso Giri-
falco marito di Antonella Parisi, famigliare
<lcl Re Alfonso e suo secrelnrio, e fu di-
chiarato Barone di Limina nel 1453. La di co-
storo figliuola ed erede Francesca fu presa
in moglie da Bartolomeo Porco cavaliere
messinese, ed in seconde nozze da Giro-
lamo della medesima famìglia , donde 311-
nuda astretta in matrimonio ad Alfonso Si-
scari. Cedette novellamente in vassallaggio
ai Balsamo^ sborsatone il prezzo quindi Pie-
tro , primo Principe di Rocrafiorita venne
anche appellato nel 1599 Marchese di Li-
mina per privilegio di Filippo III: fu Ca-
valiere di S. Giacomo, dei 12 Pari del re-
gno, Slrategoio di Messina, ma nessuna prole
si ehhe da Francesca Aragona donna di
somma pietà. La sorella Antonia perciò
alla morte di lui ottenne lo signorie, e mo-
jrlie da gran tempo di Giacomo Bonanno
i^uca di Montalbano e signore di Canicattl,
generò con lui Pietro , di cui registriamo
LI
I successori parlando di CMieaifi e di
Cattolica (1).
UaipladM (V. M.) Castella; dorè sU-
billsconsi i confini delia dioeeri di Siracosa,
alla parte australe ed il Udo del mare li-
bico nelle antiche sicole carie, BeHe qnati
dicesi comunemente: il easieUo lAmpimiM
cioè Chaiaj ed in una di esse: il eoileUo
Limpiados cioè Licata^ come poco dì so-
pra avvertimmo. Erroneamente alconi fl
costituiscono alla sinistra del floroe Salso, e
stimano essersi appartenuto alla diocesi
siracusana.
ubarli». Lat. Linarius (V. D.) Hoote
presso Hessina di cui è meazione fai un di-
ploma del Re Ruggiero.
Undll (V. M.) Tucidide nel Kb. 6: ia-
iifemo da Bodi ed Eniimo da Creta adda-
cendo rispeUivammJle (e loro coloitie fab-
bricarono Gela nelF anno Tir poi die prese
ad àbUarsi Siracusa^ impoalo ilnomeoib
(t) LimÌD« è oggi aa eomiiBe in pcoTiada • ^
cesi di Manina, da cui è disUnto 17 ■., diitnlto
di Gatlroreale donde SS m., ciroondarìodi Satact
da cut 5 m. Un aniico pecnlio fntnMotarìa fa età-
rertito nel 1813 nell' altaale monte agrario cbe
presta fra mento nella quantità che p«ò meriUre
la condiziooe economica del chiedente; il cipiuk
è dì sai. 21 tum. 6 Talnlato in denaro al preso
corrente in due. 164. 16; dipende dairiotfoéeote
ed è diretto dal Sindaco e da dne amminiflralen
eletti dal Decnrionato biennalmente. Coatafisii
nel paese 1007 abitanti nel 17V8« dimionitisi i^
8i7 sin nel 1831, e 1184 nel Gne del 1851 $i ^
stende il territorio in sai. 377,213, delle qaili^*
505 in giardini, 14,232 in gelseti, 2,055 io rio-
neti , 127,649 in seminatorii semplici, 97,til ia
pascoli, 10,G88 in oliveti, 92,227 in Tigoeli ftm-
plici, 5,305 in castagneti, 17.260 in boscaK. Mll
in suoli di case territoriali- Il maggior conBerno
esportalifo se ne versa in frumento , olio. vìm.
seta. Presso il villaggio, in coi si gode di arìj mbi.
è una miniera di carbon fossile chiamalo (U f^
cnui torba, e frammischiato con molta grawoff*
e gres rosso antico ; Madama G. Power fo it<^>
ricala nel 1836 dal regal Governo di fart ii ■■
tal sito eseguir degli scavi per prender òn mT
di tal carbone , che sperimentato con bracian<
Irovossi di mediocre qualità.
613
LI
eiUà dal fiume Gela; euendori appellato
Linda il luogo dove ora è «ito , e che
in prima fu munilo di un muro. Rica-
vano da eiò Fazello e CloYerio: aYer vo-
luto il Rodio AntireflM) da Lindo cillà me-
tropoli dell'isola di Rodi, traitene eolonie,
appellar linda la città novella in Sicilia
dal nome della patria ; e venendo poco
dopo Entimo da Creta coi suoi, e raccol-
to in comunanza, accresciutasi la colonia ,
avere a comune voce appellato la città ri-
dotta in forma migliore dal vicino fiume
Gela. Quindi Erodoto lib. 1 appellò Undii
i fondatori di Gela, ed attesta T accen-
nato Tucidide a?ere entrambi addotto la
loro colonia. Sebbene di?olghi recentemen-
te Carlo Pizzolante, nella sua eruditissima
opera sull'antica Gela, a fondatori di JUh-
dli 0 i Sicoli o i Sicani o finalmente i Cro-
tali dopo l'eccidio del loro Re Minosse
nella reggia di Cocalo, profughi e vagabondi
per risola. Tedi Gela.
WAwÈMmm del taro. Lat. lAngua Phari.
Sic. Lingua di lu foru (V. D.) È il promonto-
rio peloritano o più propriamente il lite che
scorre a guisa di lingua rimpetto la Cala-
bria ; donde prende principio dalla parte
aiioilonare il celebre stretto, cui è sovrap-
posta la torre del foro. Dicesi anche LÙi"
mua di faro tutto quel tratto di terre dalla
^piaggia australe del porto al capo Raiscol-
mo verso il lite settentrionale della Sicilia,
e dagU antichi Pelorias. Vedi Faro e Pe-
laro.
Ubo» (1).
Ulmri» (2).
lilmgMigiooMi ÌM. Lingua Groèéa. Sic.
Lingua grossa (T. D.) Città appartenentesi
al regio Demanio^ cosi appellala o perchè
esprime colla sua situazione la forma di
(t) Lioera é od toiio-comuDe aggregalo ad Aci-
»«alé, a 7a m. da Galania.
<t) LiagM è 00 folto cornane aggregato a bi-
liari*
LI
una lingua giusla Maurolico , o secondo
altri, testimonio Fascilo, per la durezza del
linguaggio che gli abitanti usano. Ne è
menzione in un diploma del Conte Ruggiero
deiranno 1145, ma non ne occorre il no-
me nel censo della Diocesi di Messina, alla
quale si appartiene, incominciato nelle lettere
apostoliche d'Innoccenzo III del 1198, seb-
bene ci abbiano alcuni nomi non noti di
paesi. Siede alle montagnose falde del
monte Etna verso maestro, ed occupa un
suolo adeguato e declive lievemente verso
austro. Il primario tempio unico parroc-
chiale sacro alla Vergine, affidato all' Ar-
ciprete, sorge elegante quasi nel mezzo
del paese, e vi si venera religiosamente
una sacra spina della corona del Signo-
re, ed in suo onore nel di 3 di maggio
si celebra con gran pompa la festa da-
gli abitanti; una communia di Sacerdoti
inoltre vi è destinata pei divini uflicii. I
monaci di Monte Carmelo si hanno un am-
pio monastero costituito verso il xvi secolo
in luogo popoloso con fabbriche degne di
attenzione e con pingue dote; i Paolotti
stanno decentemente ali* ingresso del paese
verso mezzogiorno dal 1584; i minori Cap-
puccini su d*un altura formata da sassi etnei
verso occidente costruirono nel 1641 un
insigne convento, ma giusta i loro istituti
presso le mura. Yedesi al di fuori TAbazia
di S. Caterina dell* ordine di S. Benedetto
con antichissima chiesa e le abitazioni cadenti
dei monaci, i quali dal secolo xvi 1* abban-
donarono; l'Abazia lasciavasi da conferire
in prima dai signori della città, indi per
regio beneplacito come per dritto di patro-
nato; ne era rettore nel 1160 Francesco Bu-
setli, ed avevasi perciò il xiu posto nel par-
lamento. Ci hanno nella città 9 chiese mi-
nori tra le quali sono da notarsi per la
mole degli edifizii quelle di S. Egidio Abate,
dell* Annunziata, e di S. Antonio fornite di
confraternita.
Una sola via diritta da mezzogiorno a
614
U
trtmonlana difide la dUk , con un largo
innaBii la Chiesa maggiore e inni liugi
dalla piana da mercalo o dal* palaito del
conaiglio , nella quale sboccano allre mi-
nori vie. Sorgcfa nn tempo il palasio ba-
renale che oggi conoscesl dalle ndne. Al
di Itaori immedialamenle ci ha r Avviando
doè un denso bosco di noci avellalane, i
di cui alberi sono talmenle intrecciali e ?e«
stilo il suolo di erbetle e viole che reca de*
litia ai viandanti. U rimanente del terri*
torio è coverto in alcuni luoghi di sassi et«
nei e tuttavia è pianlalo ad oliveti« ed al-
trovo 0 più fertilmente a vigne, aiori, biade,
alberi fkntureri e pingui pascoli. Se ne
comprende nei confini la casa degli ere-
miti, volgarmente Xara^ sotto il titolo di
S. Maria di Lavina, coltivata da pii Sacer-
doti; vi si venera una immagine di R. D.
edfihre per miriti prodigii e pel concorso
dei fedey che vi accorrono sin dà lontani
paesi. La città sin dal 1630 è soggetta imme-
diatamente al Re. Il governo ne è commesso
a 4 Senatori, al Capitano, ed al Sindacob
Si ha r attributo d'hdegra^ innalsa per
istemma un* aquila volante , ed occupa 11
XLin posto nel Parlamento. L* Istruttore
dì Taormina comanda la urbana milizia
composta di 3 cavalli e 40 fanti ; è la
capitale ddla comarca e si ha soggetti i
vicini paesi. Nel censo del Re Carlo con-
tava 574 case e 2106 abitanti ; nel 1652
erano 1050 lo case e 4101 gli abitanti, ma
nel il 13 furono 601 i fuochi e 2251 le ani-
me. UtiguagloBsa non ha drillo di armi.
Barbera descrive gli antichi Signori ai
quali era affidato il governo di Linguaglossa,
ed 11 primo è nel catalogo PliecM di Lau-
ria. Nel registro di Federico II nel 1320
leggesi Anastuèia FUingeri; quinci sotto
Martino per regio diploma da Lenlini nei
1392 leggesi Niccolò Crisafi Maestro Notare
della pubblica Cancelleria, cui succedette
nel 1401 il Dgiìo Giovamii regio Maestro Ra-
U
liottalet a ed id iU» iVieeolOifo. Fa poscia
erede Coetaw» 4glia di M che maritala
ad ifiloiifo di IfoMo nel 1419 ani drillo
della mo^e divenne Signore di Ungua-
glossa, ma peri sema prole, per cui
Al erede iNeeofè u Qrtm(i nel 1493 per
donaiioae di lui. Il Iglio flswMia delle
eoaMnemenle MmmMù fti dal padre pte-
fsrito al iralello Giovanni ed ebbesi la
conferma net ISIS per regio diploma, /«a-
teite flgUa di MimMo vendetleia nel 1568
a Sl^wM CoiUme, e eoatui nUa hmiglii
Font, per cui Airlolóaieo FnM e la sia
figliuola SiMa erediinrono Ungnaglean
sulla fine del secolo xn. Nd 1909 f ettei-
nero in vendita 1 Bonmmo^ imperocchs
Orazio Barone di Ravanosa, Belvedere e Ca-
raadno comprolla dai FmM e la vaile de*
corata del Utolo di prinelpnlo nel liti. I
cittadini però pagati 5299 aurei al regis
erario, da ciU se i* ebbe Oraafo , chicaae
nel 1630 al regio demanio appartenere.
I. AofMntno tuttavta si. temerò il tWe
del Principato e nel 1799 Wncewte U-
nanna marito di Vittoria Tanni etane il
Principe.
Nel dominio di Ltnguaglossa è un bo*
SCO alle radici dell Etna in cui ci hanno dei
pini di enorme altezza donde rìcafasi la
pece, il perchè dice Fazello : afecoaie giatt
tra le sefoe etnee è nobiliiaia da un ftoie*
di alberi picei. Sorgendo rimpetto Casti-
glione trovasi in gr. 39® di long, ed ìa 37*
e SO* di lat. Fan menzione i cittadini di
un illustre personaggio quari Fraacf^ro
Laguzza dell'ordine dei Carmelitani iash
gne per dottrina e più per santità di ro-
slumi ; governò più volte quelta profiacsi
rendendosi commendevole nelle cariche. K^
ri flot. 3 , Uh. 3. tà nioniione di aa N*
roenico da Linguaglossa dell* ordine dei pre
dicatori zelantissimo sacro oratore, ialeoit
alla cura delle anime e celebre per la «Hi
penitente, pei costumi inlegerremi e pa ni-
615
LI
racoli; morì in S. Stefano di Bivona dove
conaenasi con aomroa venerazione il suo
corpo (!)•
(I) LiogaagloiM è an capo-circondario di a* datie
iB profincia di Catania da cni dista 3a miglia»
éittrolto ài Acireale da evi sa m., dioceii di Mei-
aina » a ISi ni. da Palemo. Notasi Lingua Grof$a
io on pririlegio del Re Ruggiero del 1145 e da
Aresio» Faxello, SiWagio; Lingua gloua dai Man*
rolicOy Lingua craua dal Briexìo, ed il nome ag-
géltifato per la gente Linguagrouensit da Filoleo.
Il monte agrario fondato da Antonino Mannina
Mi tiaa si ha nn capiule di sai. 41 . tum. 4 di
fromento Taintato al presao corrente in dnc. aso.
aa; il frumento si accredita per Terbali ammini-
tlratiTÌ giusta le istruiioui del 1838, e le quantità
cIm ti distribuiscono sono rimesse alla prudenia
dvgli amministratori, i quali devono arere riguar-
do alta aolf ibilità dei chiedenti ed alla estensione,
dei terreni che coUifano; del beneficio del prestito
■• gode? ano sino al 1818 anche i panettieri, i quali
paga? ano per ragione d* addita grana 60 siciliani
paìr ogni salma di frumento « ma da queir epoca
in poi rimasta libera la panificazione, il genere si
neeradila ai soli agricoltori. Ci ha nn altro monte
agrario per segala fondato nel 1813 da 9. Fran-
eeaco Pafumi, che Tiene amministrato secondo le
iatmsioni generali, e sì ha un capitale di sai. as,
lam. 15 di segala Taintato al prezzo corrente in
dnc. aoa. aa. IstituiTasì finalmente nn peculio nel
tata dal Canonico D. Rosario SUnghitti il quale
laaciò la aomma di due* 4ao ali* oggetto di com-
perarsi olio negli anni di ubertà per Tendersi al
pabblieo negli anni di carestia con grana 50 di
pia per ogtti cafiso , destinandosi il prodotto alle
apete di amministrazione. Dipendono i tre stabi-
limenti dal Consiglio generale degli ospizìi« e viene
eiaaeono amministralo da due deputati eletti nei
primi dna biennalmente, neir ultimo triennalmen-
te dal Consiglio.
Era nella città nel 1798 una popolazione di 1507
anime, di 8705 nel 1881 « e di 4601 dall* ultima
toTobi autistica del 1851. Stendesi il territorio in
aaL 3488,548, delle quali 4,809 in orti semplici ,
10,073 in aeminatorii alberati, 863,781 in semina-
tori! aemplid, 556,857 in pascoli, 161,475 in tì-
ICfieti alberati, 86,677 in ficheti d'India, 954 in
ntberi misti, 78,588 in castagneti, 111,555 in noc-
ci^lati. 1199,878 in terreni improduttÌTÌ, 1,417 in
•«oli di caw campestri. L*aria ti è salubre.
LI
UmoM (1).
UpMrt. Lai. UpartB. Sic. Lipari (▼. D.)
Isola che giace rimpetto la Sicilia verao aqui-
(t) Rechiamo la descrizione dell'isola di Linosa
del signor Pietro Calcara tratta dalla stessa fonte
che accennammo parlando di Lampedusa.
« Linosa. Il dopo pranzo dell* 8 giugno con un
picciolo ìeuio destinato alla corrispondenza, mi re-
cai in Linosa isola che non oltrepassa sette miglia dì
perimetro; essa dista 14 miglia marittime da Lam-
pedusa e presenta una forma pressocché circolare
allungata; la sua massima lungUezza *t calcola dalla
cala della pozzolana sino al piano boscoso diretto
ad oriente e non giugno a tre miglia, mentre si
reputa di nn miglio e mezzo la sua massima lar-
ghezza.
Tutta r isola risulta di quattro montagne poco
eleTate, e Torrido aspetto Tulcauico di tutte le sue
parti dà una chiara idea dei prodotti spirati dalla
forza di Tulcanico laTorlo; lave in correnti, aspettò
tetro e nero, scogliere squarciate dall* impeto delle
onde, littorale quasi inacessibile destaronmi nel*
r animo Tiva impremione — Ma osserTando da
presso la natura geognostica di questo suolo, ra?»
Tisai nel centro i crateri di sollcTamento trachitico
posti nei siti bami, e la roccia trachitica apprewn-
tarsi tufacea, e dell* identica natura di quella che
io aTca raTTimta nell* isola di Ustica; al di sopra
della trachite che mostrasi di Tarlato aspetto e
colore, giaoesl il snolo Tulcanico rappresentato dalla
tefrina compatta e porosa contenente il feispatoa
1* OTilina, e bene si scorgono le correnti Tulcaniehe
addosntele une sulle altre, le quali lasciano osser-
vare gli estinti crateri dai quali sin da tempi im-
memorabili si Tcrificd FusciU dei piroidi materialL
Per si fatu condizione di suolo, risola è in realtà
ferace, in fatti gli oleastri, le filliree, ed il lenti-
sco con altri alberetti da bosco tì crescono pi A ri-
gogliosi e folti che nella Ticina Lampednm, le piante
spontanee ìtì sono in maggior copia, come fra non
guari si riloTerà da nn emtto rendiconto che in-
serirò nella memoria relatiTamente alla descriziona
di queir isola.
É priTa LinoM di torrenti e di fonti e solo si
troTsno 186 cisterne che gli antichi abiUlori tì
costrussero e che ad ogni passo ri a* incontrano
atuccate nei piccioli ruderi di cam, oTrero preaso
le clausure — Gli ottantacinque coloni ohe furono
colà istallati sin dal 84 aprile dello scorso anno 1845,
siccome rinTonnero le cisterne priTO di acqua, per
u
|pwrUt«ì ìli filili ImIiw «Mi II fMi* U
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dieolfiMfoH, pemmnmm dkmà
totmrie « BùdU e di M-
«dlMfiie a duce a eii Ai-
CWdi» IrMferilifi «i 5iciKc mM»
ir OKii. mpprodatcm/ù ut IwjM i^
liWe». GU Ege$itmi «Hors erf •
eMiòolleraiio Ira loro; mietei
ài federosUme dei SeMmacM.
feriMmre metta gmem efrs fi^
U WÈeéerimo PemkMo. FlnliiSeMm-
pfiTW rilOfuoroeM < iwpgriW*
tm§immU difetUaito $eeUiMéiti
Teiiare, ed EpUenUley jftntfk
U ceno pai mot Tintm». Hneui
a Kpori, ed euendort fMi «d-
lewfwwieiile enteMi^ ri jferwemenl^
617
LI
eUmente in aeeomunarri per abUazUme cùi
terrazzani dei quali 500 appena erano da
Eolo mpeniiii; da Pausania e da Antioco
sebbene discordino in alcune cose ci è dato
raecogliere: avere gli Gnidii nell* Olimp. i,
580 anni ay. n. Cristo, istituito il corso dal
Lilibeo pel Tirreno alle isole Liparèe, dove
forono accolti in comunanza nella città dai
posteri di Eolo. Del resto anche soggiunge lo
Slorico di quelli: Poscia rendendo infesto
gli Elrusci il nuu^ coi lalrodnii, irata-
gUaU dalle loro incursioni^ prepararono
una flotta, e distribuUi in parti, aUriin uso
comune eoMvavano i territorii delle isole,
éknano aUri di presidio e di resistenza con-
irò i pirati. Divisa poi tra loro Lipari nel-
la guide ri era la città, coltivavano le terre
delle aUre in comunanza; dipartiteri finah
menie tutte le isole rino a 20 anni, trascorso
il lempo le dividono a sorte- Vinsero poi
0K Eirusci in molte battaglie navali, e
eonaaerarono in Delfo memorabili Decime
daUe spoglie.
Attesta poi il medesimo storico essersi mol-
to avanzata la città di Lipari non solo alla
felicità ma anche alla gloria; imperocché è
adorna naturalmente di bei porli e di fa-
oioso terme, le quali non solo restituiscono
gì* Inférmi in salute,, ma per singolare con-
fidenza alle acque non poco giovamento
arrecano; molti perciò travagliati in Sicilia
da particolari infermità trasferisconsi in que-
sl* Isola, e coli* opinione sola nell* uso della
eaMa lavanda guariscono più presto, ripren-
dendo r antico vigore della salute. Questa
medesima isola si ha trai metalli il famoso
allume, donde ridonda sommo commercio
ai Liparesi ed ai Romani, da altre terre non
provenen'do, ed essendo tuttavia di grande
uso; ed a buon drillo i Liparesi che ne
hanno il monopolio, accresciutine arbilra-
riamente i prezzi, ne ricavano incredibile gua-
dagno. Del resto questa isola non compren-
de un grande spazio, è mediocremente fera-
ce in biade ed abbonda in produzioni idonee
LI
al nutrimento, imperocché somministra im-
mense varietà di pesci, e gustosissimi frut-
ti. Sin qui Diodoro, da cui spicca cosi di-
stintamente la descrizione di Lipari, che
basterebbe se pur nuli* altra cosa si aggiun-
gesse. Soggiunge nondimeno Cluverio non
essere affatto vero da nessun* altra terra
provenir lo allume, costando dal lib. 5 di
Dìoscoride, che viveva nel medesimo tem-
po che Diodoro , prodursi allora in Melo,
Macedonia, Sardegna, Frigia, Africa, Ar-
menia e in molli altri luoghi, il che anche
attesta Plinio; proveniva anche poi nella
nostra Sicilia presso Fiume di Nisi, vicino
il quale una piccola terra diccsi Rocca Alu-
mera dallo allume, come dirò in appresso.
Attestano Plinio, Strabone, Aristotile e Si-
lio essere stale anche in esse una volta
Ignee esalazioni, di che ancora rimangono
vestigia, sebbene oggi nessuna eruzione ne
sia avvenuta, anzi non sappiamo essersene
vedute da molli secoli.
Tucidide ci narra nell* Olimp. xci i Lipa-
resi alleati ai Siracusani nella guerra mos-
sa dagli Ateniesi. Dopo 19 anni però, dice
Diodoro essere stata occupata risola dai
Cartaginesi e multata di 30 talenti; presso
il medesimo autore si encomia Timasiteo
duce dei Liparesi, per avere accolto libe-
ralmente gli ambasciadori romani ch'erano
slati spedili con doni in Delfo, dedottigli dai
suoi pirati, e che in prima furono accom-
pagnati in Grecia per sua guarnigione, indi
rimessi in patria; dopo 131 anni avendo i
romani tolto Lipari ai cartaginesi dichiara-
rono i discendenti di Timasiteo liberi ed
immuni da qualunque tributo. Afferma Pli-
nio Gnalmente lib. 3 cap. 8 essersi in Lipari
formata una colonia di Romani. Ciò che di-
cesi poi della chiesa di Lipari e del suo Ve-
scovo Agatone noi primi secoli dell* era cri-
sliana si è incerto, e per tradizione si afferma
in queirepoca esservi approdato il corpo di S.
Bartolomeo. Augusto Vescovo di questa Chie-
sa si sottoscrisse sotto Simmaco nel Sinodo
.9'
GIS
LI
Rotnaiio, e da lui ne enumera altri sei il
Pirri, e finalmente afferma che circa la metà
del secolo ix furono gli avanzi del S. Apo-
stolo trasportati in Benevento. Nella cele-
bre divisione del romano impero di cui par-
lano gli storici, Lipari e la Sicilia furono ag-
gregate all' impero Bizantino. Occupata poi
dai Saraceni gemette oppressa da quel ti-
rannico giogo sino al secolo xi. Liberata
da Ruggiero fu resa alla fede di Cristo^ ed
ornata di un monastero di Benedettini sotto
il titolo di S. Bartolomeo, il di cui primo Aba-
te fu Ambrogio il quale governava ancora il
monastero di Patti. Divenne poi cattedra
vescovile ma suffraganea ali* Arcivescovado
di Messina, e per lo spazio di due secoli il
Vescovo di Patti e di Lipari resse unitamente
quelle Chiese-
Essendosi unita agli Angioini, anche dopo
la ribellione dei Siciliani, sancita in fine la
pace, nel 1363 fu consegnata agli Aragonesi
di Sicilia; quinci per volere di Federico III fu
data in feudo ad Vlfone di Procidaàa cui non
molto dopo rivocata di nuovo fu concessa a
Federico di Chiaramoniej per opera di cui
venne forse in potere di Giovanna Regina di
Itapoli e dei suoi successori, nel qual tempo
per decreto di Bonifacio IX fu separata dal-
la Chiesa di Palli. Quando poi Alfonso nel
1443 uni alla Sicilia li Regno di Napoli, de-
cretò che Lipari facesse parte di questo, e
fedele si conservasse ai suo figlio Ferdinan-
do. Nei 1544 Ariadeno Barbarossa ammira-
glio della flotta turca o meglio pirata e-
spugnolia violentemente e saccheggiatala la-
sciolla deserta trasportando prigioni gli abi-
tanti; ma quei che fuggirono ritornali, prese-
ro a ripopolarla, mentre altre colonie dai
varii luoghi notabilmente V accrebbero; indi
sotto Filippo 111 nel 1609 fu resa ali* an-
tico governo di Sicilia, ed ebbe assegnato
un Tribuno militare per governadore.
Giusta la sua prima fondazione la città co-
stituita da Liparo sopra scoscesa rupe non
si è rimossa, è dal mare bagnata, e for-
LI
nita di una fortezza , di an tempio nag-
giore sacre da antichi tempi a S. Barloionee,
il* un vescovile palazzo e di eccellenti pri-
vati edifizii; è da ogni dove da muraglie ri-
cinta ; ha r ingresso per unica porla oaila
ad un bastione, custodita da una soldatesca.
Le case poi dei cittadini stendendosi sino
al porto l'accrebbero di un sobborgo adorno
di una Chiesa sacramentale sacra a S.
Giuseppe stabiUtavi nel seGolo xvn dal
Vescovo Giuseppe Candido. Ivi sopra na
poggelto che sovrasta al lido anche ftiorì
la porta sorgono due conventi di Minori,
uno di Osservanti edificato da circa 200
anni appartenentesi alla provincia di Ca-
labria, altro di Cappuccini stabilito nel
1554 ed apppartenentesi alla provincia di
Messina. La cattedrale poi è adoma di oa
insigne collegio canonico formato da 4 di-
gnità, dodici canonici primarii e da altretlaali
secondarii. Il Vescovo come pensa il Pirri
dal 1400 era di apostolica coUazioDe e
da Ughelli si annovera alla diocesi nh
mana ; era decorato di tal carica nel 17(0
Vincenzo Defrancisci dell' ordine dei predi-
catori celebre per la singolare prudenu
e per lo zelo; alla sua curia si rimeUooo
le cause civili e quelle di Baglivalo per as-
tice dritto in via di appello; ne formano la
dote le decime su qualunque genere, essendo
questo solo il dazio da pagarsi dagli abi-
tanti immuni da ogni altro balzello.
Dura sinora dagli antichi monumeoti di-
nanzi la porta della Chiesa principale h
seguente iscrizione riportata da Gualleri:
Cornelio Musarlo Procurai. Ti. C<k$. Àug.
El Juliae AugusL Ex. D. D. P. P. td
altra ai gradini deiraltare maggiore: /^
iif. Max. Ti. Caesaris. Reca il Paru»*
4 monete di rame impresse del trìdeole.
deir acrostolio o il rostro della nave su*
boli dei cittadini intenti alle cose oMn'*
time, di una testa di vecchio dioolanle Li-
paro 0 Eolo 0 finalmente Tìmositeo di ca
parlammo; cinque ne vidi con una fi|vr>
619
L(
i donni che presenta un Taso , che sii*
merci alladere alle ninfe non che alle
aeque termali che sgorgando da una rupe
a 6 m. dalla città verso maestro, sono no-
minate dagli antichi e dai moderni scrittori;
ci hanno delle stufo nelle quali convengono
gr infermi per T uso delle acque, e stimasi
esservi slate un tempo singole sedi adatte
ad ogni particolare infermità, del che oggi-
giorno si è perduta quasi la memoria; da
tali acque caldissiiqe del resto nessun no-
camento ne proviene alle terre , anzi si
hanno tra le prime per la fecondità e
producono in gran copia viti e fichi, danno
celebratissime uve passe e generoso vino per
le mense dei ricchi, e arrecano agli abitanti
un gran traffico pei fichi sin fuori dell'iso-
la; né scarseggiano in biade olio e le-
gumi e danno anche abbondevole raccolta
di bambigia talchò quasi tutto il necessario
traggono gli abitanti dai prodotti dei loro
terreni. Vedasi quel che si disse poco innan-
xi da Diodoro. È circoscritto a 18 m. il
circuito di tutta 1* isola; e sta in SS"" e 40*
di lat. e 38"^ e 45* di long. Composeil citta-
dino Pietro Campi la intera storia di Li-
pari e delle isole àdjacenU, che sappiamo
conservarsi mss. da Girolamo Landolina
Prindpe di Torrebruna (1).
(1) L*ifoUi di Lipari preienU una conlinoa serie
di crateri di en»ione« e le più antiche prodazioni
▼oleaniche vi fono le lave por finche, e sono stale
•cyiiite da depositi feldspatici e pomicosi. Il monte
pili etevato detto 8. Angelo è an vulcano spento,
eone rilevasi dalle sostarne di che è corap6sto ,
daUa forma , e dal cratere circolare che offre in-
teriormente l' idea di cono rovescio, sebbene alte-
rato dagli estinti crateri che il ricingono, dei dia*
netro di paL i50, met. S4,500, ed in coi conser-
vasi dentro gran copia di neve dagli abtfanti co-
^rendoai con erba e con terra. Al nord del monte
altro •• ne osserva denominato Cratere della Ca-
Hoffna t pift basso , ma con caratteristiche meno
equivoche di essere stato un Tolcano; ò intera*
laesto coperto di bianca cenere che a primo colpo
'iie»bra creta, ma non altro è che pomice càlci-
LI
MMabtonca. Lat. Eeanymoi. Sic.
Lisca branca (V. D.) Isola detta dagli an-
tichi Evonymoè, che giace tra Stromboli
Data ed estremamente rarefatta ; altri monticelli
della natura medesima addimostrano esser prodotti
di fuochi sottorranei. Il monte della Guardia pre-
senU chiaramente nella sua votu la lìnea di ctr-
conferenxa del suo cratere. Le vetrificaxioni vul-
caniche ovunque poi si osservano nell' isola e nello
altre vicine han fatto conehiudere ai geologi cho
ne siano le sostarne diverse affatto da quelle del
Mongibello perchè diverse le lave. Generalmento
intanto, giusta le relaxioni di M.°^ Giovanna Power,
presenta il terreno nella superficie un tufo vulca-
nico, ed alla base uno strato di argilla vulcanica
che appellasi pore«Uan<(e« ma vi si scorgono com-
binate varie sostarne; ci ha dello smalto, del feld-
spato, ed anche taluna volta dei granati sebbene
amorfi e facili a tritolarsi.
Fu Lipari negli antichi tempi molto nominata
pei bagni siccome si osserva sin' oggi dalle auliche
stufe alle falde del monte S. Calogero, al di sotto
le quali un quarto di m. è una sorgente di acqua
quasi bollente che pone in movimento molini es-
sendo copiosissima, e raffreddata bevesi dagli abi-
tanti. Il bagno mentovato da Polibio in Lipari fa
rinvenuto mercè le cure dell'esimio Vescovo Mon-
signor Reggio tra il palano vesvovile ed il semi-
nario dei chierici nel sorgere del secolo presente;
sono tre stame a circa pai. 8; met. a, 64 di pro-
fondità ; della seconda e della tona è a musaico
il pavimento, e costa nell'una di un tondo in cui
si esprime una sirena che guida un cavallo ma-
rino, neir altra è a foggia di cornice che consiste
in quadrettini che rappresentano varie figure M
nel centro un bue, un cavallo marino e tre del-
fini, quel si è lo stemma della città; nella prima,
stanza nulla ci ha che meriti considerazione, ma
vi è contigua una vasca in cui si rinvennero uten-
'sili fittili « cioè lucerne, vaselli , tazze ec di che
gran parte si conservano nella biblioteca vescovi-
le. Sotto le stanze era il passaggio delle acqua
termali sostenuto da 80 colonnette formate di mat-
toni, donde s* introducevano le aeque nelle camere
per conduttori di creta cotta di piccolissimo dia-
metro. Se a taluno però venisse in grado di volere
osservare un tale antico nobile monumento molto
celebre perchè nominato da un sommo storico
deli* antichità , ne dismetta il pensiero poiché fu
novellamente sotterrato venendo cosi meno que*
sto ornamento della città.
620
LI
e la Sicilia ; è una delle Eolie perlochè
erroneamenle credette Ustica il FazeltoT^vo-
nima. Si ha meno di 7 m. dì circuito, dista
cine. Ben S3 rarie monete antiche reca il Torre-
mnzza , delle quali qaaltro coli* iscrixione greca
ITAPIAN, oltre i simboli, cioè una colla testa di
Cerere net dinanzi e nel rovescio un granchio»
altra con aquila che lacera un lepre nella faccia
anteriore, e nella posteriore un del6no« altra co-
niata di una testa con elmo nel datanti e nel
di dietro una daya, e T ultima analmente con la
testa barbata di yecchio nel dinanzi e nel ro-
vescio r imagine di Bacco; le prime due in argento
e le altre in bronzo.
É oggigiorno qoest' isola un capo-circondario di S*
classe in provincia e distretto di Messina, da coi dista
7i miglia della Sicilia, e 24 dalla punta di capo Pas-
sero che ne ò la parte più vicina e 78 da Palermo,
propriamente giusta le nuovissime osservazioni in
38,* 28* 35*' di laL, e 32,'' 35* 25'* di long. Dai greci
mss. che si conservano nel monastero di Grotta
Ferrata tradotti nel latino per le istanze del Can.
Agatino di Castiglione tenuti nella chiesa di Leu-
tini appare esser nell'anno 254 governata la Chiesa
di Lipari da un Santo Vescovo per nome Agatone
e quindi stabilito già 1* episcopato sin dalla metà
del terzo secolo , ma rovesciato dalla saracenica
infestazione e restituito da Raggiere, Giliberto
primo Vescovo nel 1144 ed i successori di lui go-
vernarono questa chiesa insieme a quella di Patti
sino al 1400, quando Bonifacio VII! le divise e
feceoe due dislinli vescovadi; ò degno somma-
mente di lettura il cenno storico sulla Chiesa di
Lipari del Can. Carlo Rodriquez nel voi. 75 pag.
273 e voi. 76 pag. 33 del giuroale di scienze let-
tere ed arti per la Sicilia, dove sostiene con va-
levoli documenti non esser più quel vescovo dipen-
dente dall' Arcivescovo di Messina, ma direttamente
da Roma. Nella città la Chiesa cattedrale è fornita
di 18 canonici e di altrettanti eddoramadarii giu-
sta avverte il Sacco nel suo Dizionario, dove fa an-
che memoria di un collegio di studii, di una bi-
blioteca pubblica « di una casa di educazione , di
uno spedale. Ci ha inoltre un seminario di chie-
rici stabilimento di cui vediamo oggimai ornata
ogni sede vescovile. Sono adorne varie Chiese di
buone pitture, ma non di artisti di altissimo
nome. Nella chiesa dedicata al Concepimento Im-
macolato di Maria Vergine è una tela lunga tre
palmi per 2 e '/a che rappresenta il martirio di
S. Bartolomeo di Giovanni Barbera da Barcellona
buono artista siciliano; nell' ala destra del tempio
u
7 m. da Lipari, con vestigia di antica ei«
sterna e di una casa campestre.
Umìm (monti deUa) Lat. Liriae moih
medesimo è ùnUltra tela longa 8 pai. per 5 che
esprìme S. Giovanni Nepomuceno del pennello dal
valente Cieeio Solimene, come si osserva dalla mae-
stà dei panneggiamenti dalla gagliardia e la Datari-
lezza del oolorito e dalle grazie ed il vezzo dei volti,
caratteri che gli faron tempre proprii. Io aatfir la
Chiesa di S. Pietro osservasi da tinistra «oa tavob
lunga pai. 6 per 6 opera in vero di egregia mano^
ohe rappresenta da mancina un S. Giovanbattisla,
in mezzo la Vergine assisa col divino pargoletto
sul seno, il quale benedice S. Niccolò vestito di
abiti episcopali; ai piedi della Vergine è un pat-
to che tien fissi gli sguardi al celeste Bambino;
la grazia e la delicatezza vi campeggiane al sca-
rno ed incantano esteticamente ; un pessimo pea-
nello vi guastò buona parte del panneggio; un'tscri-
zioncella che leggesi nel basso in corrotto italiano
addimostra essere dipinto di un napolitano di ewà
non si segna il nome nu l'anno 1&65; una tavob
bislunga di palmi ^8 per 1 e '/% che quivi stesso
si conserva esprime la decollazione del Battista a
vi si ammira naturalezza; nel contigno oratorio è
un S. Pietro sciolto dalle catene ed abbracciato ad
un angelo che il conduce , eoo una vaga glorìa
ueir insù ed ai piedi tre guardie immerse nel sonoo,
in una tela di pai. 5 per 7 e */% circa; vi meri
tano riguardo il colorito e l' armonia ma la pro-
porzione vi è lesa; una scritta nel ba^so ne indici
il cognome dell'artista e Tanno: boleti pinxit anno
Z>nt. Ì7f6, Del liparese Giuseppe Russo èGoalmenle
una Madonna del Rosario di pai. 5 per 4 e inezia
nella chiesa diS. Maria delle Grazie^ dovedipin^r
anche un a fresco nella cupola maggiore che pre-
senta l'assunzione di Maria con 18 figure; fraocoe
scorrevole si ha il maneggio dei colorì» perìzia c^i
trattamento della luce nei colori locali, nei rifift^i.
negli sbattimenti. Passiamo alle notizie statistiche
e catastali.
Era nell'intera isola nel 1798 una popoUiìoii
di 12483, di 14467 nel 1831, e finalmente di l^diS
nello scorcio del 1852. L'estensione territoriale e
di sai. 5.')27^39a, delle quali 25,307 in giardini.
2,813 in orti semplici, 2,28t io canneti. 48l.ri
io seminatorii semplici, 1526, S20 in pascoli. H-
418 in oliveli, 628,314 in vigneti alberati, à5.<ì^
in ficheti d'India» 20.366 in alberi misti, 471.yi»
in boscate, 2277,660 in terreni improdutlifi. U'*
270 in suoli di case, 0,005 in camposanto. Tra It
produzioni più copiose mettiamo i fichi che loo^
621
LI
ies (V. N.) nel territorio di Ragosa; giogaje
ainenissime di colli vestite di pascoli, alberi
rruttiferi, ?iti, aKve ed altre piantagio-
ni, ed irrigate da dolcissimi e limpidi
roscelii di acque insino alle basse radici.
Ci hanno chi stabiliscono in esse i Monti
Eroi, Giuseppe Hazzara cioè nella mss.
Storia di Sicilia, Bonanno che afferma esser
r antica Ibla Erea Fattuale Ragusa, Caraffa,
ed altri, dei quali esaminiamo le opinioni
parlando degli Erei.
jLlftlco. Lat. Lmcw (V. D.) Casale che
a) tempo del Conte Ruggiero era abitato dai
Saraceni. Il Conte poi ne raccolse i suoi'abi-
tatori e quei delle vicinanze nel solo paese
di S. Angelo, in cui perdura la Chiesa di
S. Giovanni di Luieo, Vedi Angelo (S.) di
Brolo.
Uslmeiia. Lat. Lysimelia palus. Sic.
Pantaneddu (V. N.) Palude nel territorio
siracusano tra Acradìna un tempo e le ripe
del fiume Anapo al porto grande; è men-
tovata da Tucidide nel lib. 6 , che narra
ivi sbaragliati e sconGlti i Siracusani da-
gli Etrusci confederati degli Ateniesi. È
piana e depressa, ed ancor vi stagna del-
l'acqua nella primavera nell'autunno e nel-
r inverno. La celebra anche Teocrito nel-
r Idillio 1 con questi versi :
E 0 Proserpi o a to che colla madre
Degli affluenli Efirenri coi tesori
Grande città di Lisinelia ali* onda
T ayesti...
Arezio: Yenivano ad Olimpio per la pa-
lude appellata Lisimelia da Tucidide e da
noi Panlanella , per una tia ritrovatasi
al noèiro tempo lastricata di grandi pie-
tre, che regnando V Imperator Carlo V.
giovarono aUa (orticazione detta città.
«qoieiiiatiaiì» e le nye dalle quali si estrae on vino
doleiisiino che addìmandasì malvatia; ingente vi
è poi il commercio dell* ava passa si grossa che
piccole , la quale ultima dicono volgarmente
poswolina, e ne tono grandi dall' estero le ricerche*
LI
Occupata la palude dalle acque nelV in-
verno e di molto fango insozzata , nessun
accesso presenta ^ fineliè non vien seccata
dal calore nella primavera e nella state.
Scrive Fazello esser questa palude fuori
le porte di Neapolì; eccone le parole: Era
di fuori una palude appellata Lisimelia
da Tucidide e volgarmente oggi Panlanella,
dai di cui vapori e di altre ad essa a(fja-
centi infettavasi tutta la città di Siracusa
e principalmente questa parte , come
scrive Seneca nel lib. della Consolaz. a
Marzia e come noi sperimentiamo. Era poi
una via lastricata di grandi pietre qua-
drale seoverta al mio tempo , cAe di là
menava al fiume Anapo e sino ad Olim-
pico; e svelte quelle pietre se ne fabbricò il
grande baluardo della città^ che ne so-
vrasta oggi alV unica porta. Dice Mira-
bella stendersi questa via da Olimpio sino
alla città di Eioro. Sembra negarle entrambe
Bonanno, da Olimpio ad Eloro e da Neapoli
ad Olimpio; ma e non ò ragione a negar la
fede ad Arezio e Fazello sincroni autori, che
attestano chiaramente di questa ultima es«
seme state tolte le pietre alla costruzione
dei baluardi che dicevansi allora di S. An-
tonio e dei Setteponti; della via Elorina
poi ci ha il chiarissimo testimonio di Tu-
cidide, quantunque forse non sia slata questa
costituita colle magnificenze medesime né la-
stricata di grandi pietre quadrate. Afferma
finalmente Plutarco nutrirsi una moltitu-
dine di anguille in questi luoghi fangosi
presso Siracusa che prendono moltissima
acqua dagli stagni e dal fiumi , e perciò
copiosa pesca ricavarsene.
lilsso. Lat. Lissus (Y. N.) Ruscello men-
tovato da Polibio nella descrizione della
città di Lentini, che di sopra recai. La
scoscesa rupe dell' altro colle^ quella cioè
che guarda occidente è bagnata dal ru-
scello che appellano Lisso; e questo ve-
diamo principalnienle neir inverno sboccar
dopo un mezzo m. dalla sorgente nel Te-
622
LI
ria 0 Reina, poiché sgorga nel colle Nuovo^
scorre verso T amica Chiesa di S. Maria
della Cava, ed accresciute dalle acque della
fonte Lieo e dalle pioggie sotto la città di
Lenlini verso settentrione, confondesi oon lo
stesso. Teria. Ebbesi nome giusta Bochart
dalla voce punica Laièch che suona leo-
ne, dalla vicina città di Leontlni. Fa men-
ziono Ortelio del fiume Elisio nella Sicilia
d* incerto sito; è forse il Lisso?
litvelò (i).
LO
l/ocadt. Lat.Xocac(iiim.8ic.Locadi (V.D.)
Piccolo paese, dei municipii di Savoca, so-
pra il letto del fiume di Fiumedinisi verso
mezzogiorno, non lungi dalla spiaggia dello
stretto, a 4 m. da Savoca. La Chiesa par-
rocchiale è intitolata a S. Caterina, ma il
patrono degli abitanti è S. Sebastiano Hart.
Vi si contaron 1S case nel il 13 e 291 abi-
tanti, e va soggetto anche nel temporale al-
l'Archimandrita (2).
liocarlco. Lat. Locaricum (V. M.) o Lon-
garico. Antica città mentovata neir Itinera-
rio di Antonino, della regione delle acque
segeslanc neir interno , secondo Cluverio ,
che stima sviluppar la cosa dagli spa-
(1) È un soUo-comune aggregato a Ramella.
(2j Oggi è un comune in provincia di Messina
da cui disia 22 m, distretto di Caslroreale donde
24 , circondario di SaYoca da cui 6 m. , diocesi
deir Archimandrita. Contava 350 abitanti nel 1798,
poi 390 nel 1831. e 445 nel fine del 1852. Si ha
sai. 58,785 di territorio, dellequali 0,705 in giardini,
0,121 in canneti, 2,197 in gelseti, 1,082 in semi-
uatorii irrigui, 0,113 in seminatorii alberati, 10,
979 in seminatorii semplici, 8.333 in pascoli, 1,
861 in oliveti, 1,056 in vigneti alberati. 14,646 in
\igneti semplici, 0,C60 in ficheti d'India, 0,173
in castagneti, 0,656 in boscale, 16,263 in terreni
improduttivi. L* aria vi è buona. La maggior parte
degli abitanti si addice alla cultura della terra ed
all'artificio della seta. Questo piccolo paese viene
appellalo Locades e Locadius dal Fazello, Locadi
da Arezio, Loccadi dal Pirri.
LO
zìi prescritti neir Itinerario ; è una ciUk^
dicendo, a non ptii éi 3 m. d(Me atideMe
acque, volgarmetUe della Calalafimij ffum
lungi daUa quale osservanei eoUmne ^
voèlo anlico lempio rille luUora; a gue-
$li avanzi sovroèla un monte dello to^
garmenle di S. Bonifacio eulta cui teUa
i ruderi si oseerv<mo di antica diroceala
ciUà; moslra dunque il eUo eeeere fueik
le rovthe deU* anlica Longarico. In altro
luogo parlando del monte Bonifato o di S.
Bonifacio mostrammo essere questi ruderi
dell'antica Alcamo ediGcata dai Saraceni; ma
non vi ha ragione a negare che questi aies-
sere innalzata Alcamo sulle rovine dell'an-
tica Longarico.
i<€>gntna (V. R.) Seno, in cui è una torre
d* ispezione appresso il Plemmirio promon-
torio del porto di Siracusa, detto da altri di
Longino, dopo cui segue la foce del Cas-
sibili. Appella Tolomeo quei promonlono
capo Longo, cui soTrasta una torre. Apresi
circa 40 passi 1* imboccatura di quel sene,
allargasi e protendesi al di dentro per 230
passi. Di fronte sorge un* isoletta deldreuilo
di 240 passi distante altrettanto dalla tem
ferma, con un'antica cisterna. Dice Areiio:
Sopra il Plemmirio qxmei a 6 miglia erri
il promontorio Longo , ora Longino e
piccola cala.
L.ognlna (V. D.) Ricovero di na?i nella
spiaggia australe di Catania con una tom
d' ispezione ed una Chiesa sacra alia Ver-
gine, dov' è un di lei simulacro mollo Te-
nerato dai fedeli; il regime ne appartiene
ad un rettore di regia elezione. Fu i>ì un
tempo il porto di UUsse, per cui quel seno se
ne dice parte, sicuro altronde^ ma capace di
una 0 due triremi, e detto volgarmente porto
di Lognina. Ma gti antichi scrittori Plinio.
Omero Virgilio descrivono vastissimo il |»orio
di Ulisse, giacché alla sua imboccatura sieo*
devasi l'isola che oggi si crede quel trailo A
terre coverto da moli etnee ed appellato Itoi^^
lo. Dai podi però era un tempo appel'j'^
623
LO
Capraria queir isola per le capro che
yì pascolavano, e vi sorgevano una torre
ed una Chiesa; poiché il seno interno del
mare essendo stalo riempito da una lava et-
nea nel secolo xiv, può appena segnarsi*
Cluverio poi che dice di avere Ulisse ap-
prodato al lido di Erico nega di esservi
stalo porto in questa parto orientale del-
risola, e ne adduce a ragione non osser-
varsene indizio alcuno; dovea però avver-
tire che in ciascun tempo per le eruzioni
dell'Etna cambiasi T aspetto delle spiagge
orientali della Sicilia, e certamente lo
slesso Cluverio oggi non conoscerebbe più
le spiagge meridionali di Catania per le lave
del 1669. Virgilio del resto che approdò
In Sicilia descrive quel porto come ingente
ed ittunolo dai venti, e canta essere colà
approdalo lo stesso Enea, il che se non fosse
avrebbe finto insulsamente una fandonia.
Parla ancor diffusamente di questo porlo
Garrera nelle Memorie di Catania, ed io nei
miei Annali su questa città molte ragioni
addussi per mostrar favoloso ciò che divol-
gasi della fortezza Lognina fabbricata da
Aei. Vedi su ciò il 2^ tomo del Massa.
I^mnlMinla. Lat. Lombardi vieus (V. D.)
Borgo che era sotto il monte Etna verso mez-
zogiorno divorato dalle fiamme nel 1669.
I^onyarina (V. N .) Salina alla spiaggia
meridionale del promontorio Pachino presso
Harsa o il porto Ulisseo, altrimenti lago
di Longarino; di figura quasi triangolare
e di circa 4 m. di circuito. 11 fondo Lon-
garino del terrilorio di Noto in cui era un
lago, apparlenevasi nel 1320 a Niccolò Lan-
cia, e poscia era soggetto al tempo del Re
Hartioo a Mainilto di Sortino.
E^agarlne* Lat Longarinw. Sic. Lun-
garinu (VIY.) Territorio. Giurie di cui dissi,
che prende forse- il nome dal promontorio
Lungo e dalla cala che abbiamo descritto,
quinci Arezzo: Ed il mediterraneo , dice,
appellalo territorio Longarino* Qmci né
iimgi dal mare le Tenone^ oggi mine n-
LO
resie, territorio di Ciarle. Trovasi Signore
di questo lerritorio della siracusana dizione
in un registro di Federico II Ansatone di
Ansalono messinese, e nell'anno i408 in
potere di Gerardo di Giordano. Vedi Gè*
reati e Ciarle.
lionyt. Lat. Longis. Sic. Lonci (V. D.)
Paese posto nella valle tra Calati e Torto-
rici, con una Chiesa parrocchiale sacra a
S. Michele Arcangelo sotto un sacerdote cu-
rato, e 10 altre minori. Ci ha eziandio un
ospizio pei Minori deir Ordine basiliano, ed
una rocca oggi in ruìna. 11 patrono è S.
Leone Vescovo di Catania. Si appartiene alla
diocesi di Messina e la comarca di Tortorìci,
soggetta airislruttor di S. Filadelfio per ciò
che riguarda il militare. Sotto Carlo V con-
tava 172 case, e neiranno xcv del suo se-
colo erano 578 gli ahi lauti; nelle metà del
secolo seguente numeraronsi 289 case, i054
abitanti; nel 1713 furono le case 158, 409
gli abilanti, e nel 1760 contar onsi 827.11
territorio abbonda in oliveti, vigne, mori,
e la gente è addetta alla manifattura della
seta. Ha la stessa long, e lai. di Calati.
Appartenne air inclita famiglia di Lancia
insieme con Calati, Ficarra ed altre terre
nei primi tempi dei Re Aragonesi^ e Federi-
co 11 con un diploma dato in Catania nel
1302 confermò il dominio di Longi e Casta*
nèa a Gaelolto ed al di lui figlio Corrado,
Barbera fa menzione di Valore Lancia, cui
sotto Martino successe Blasco, per la di
cui donazione ne fu erede nel 1453 Cor^
rado, il quale s'ammogliò con Fiordelisa
Ventimiglia con per dote il feudo Verbum-
caudo, donde Perio, morto il quale ne ot-
tenne il dominio nel 1308 Antonino, ed i
di lui eredi sino al 1639, quando Flavia
Lancia figlia ed erede di Pietro, moglie di
Gasparo di Napoli, fu dichiarala Signora di
Longi, e per di lei teslamento ne ebbe la
signoria il figlio Silvestro, che marito di
Coslanza Pilo ebbe il figlio Gaspare, il quale
presa in moglie Melchiora Monreale generò
624
LO
con essa Giuseppe, che per dritto dei ge-
nitori fu anche Marchese di Melia e vivea nel
1760 marito a Maria Paparda dei Principi
del Parco; godeva nel paese di impero asso-
luto, sceglieva i magistrati, ed aveva Tvui
posto trai Baroni nel Parlamento (1).
lionytno. Lat. Longinum (V. N.) Casale
appartenentcsi a Bartolomeo di Petramola
Milite sotto Federico II, e che era nella
Valle di Noto tra Licodia e Butera.
liongo. Lat. Longum (V. N.) Promonto-
rio nominato appo Tolomeo. Vedi Lognina.
liongoiMirdo. Lnt. Langobardus. Sic.
Lummardu (V.N.) Porto al Pachino, di cui dice
Fazello: il promontorio Pachino verso oriente
non si ha verun seno sicuro ma presenta
un ricovero verso mezzogiorno presso la
spiaggia deWistmo, che Cicerone Yerr. 7
appella Porto del Pachino oggivolgarmen-
te Longobardo^ capace soltanto di triremi e
di piccole navi, e die avendo la imboccatu-
ra per tortuose giravolte si ha l'ingresso
obliquo e difficile. Sono poi parole di Cice-
(1) Longi è UD cornane in provincia dì Messina
da cui è loDlano 83 m., dislretlo e diocesi di Palli
donde 31 , circondario di Tortorici da coi 10 ni.
Appellasi Longium dal Maurolico e dal Pirri, che
il dice anche LonguSf e Longi dal Fazello. Il sig.
Francesco Collone vi islitniva nel 1644 un pecolio
frumenlario per la panificazione, accrescinlo di
«Uri lascili posleriorì; fu indi converlilo in roonle
agrario che presta previa Gdeiussione solidale al
piò due sai. a persona; dipende dal Consiglio ge-
nerale degli ospiziiy ed è amministrato dal sindaco
e dair arciprete designali dal fondatore durante il
periodo delle loro funzioni; il capitale è attualmente
di sai. 232, tum. 3 di frumento caloolate in da-
iiaro al prezzo corrente in ducati 1857. 50. Erano
1211 gli abitanti nell'anno 1798, poi 1364 nel 1831
e 1821 nel fine del 1852. Se ne estende il terri-
torio in sai. 1527,515, delle quali dettagliate in
culture, 0,956 in orli semplici, 0,417 in canneti,
3,678 in gelseti, U,941 in seminatorii alberati, 181,
172 in seminatorii semplici, 1217,476 in pasture,
8,608 inoliceli. 13,349 in vigneti alberati, 18,067
in vigneti semplici, 1,548 in ficheti d'India, 11,
945 in caslagneli, 5i,758 in boscale. Esporta prin-
cipalmente seta. L'aria vi è buona.
LO
rone: Poi cfie la flotta $i avanzò alquante
approdò finalmente nel quinto giamo al
Pachino ; aveva essa sciolto dal porto di
Siracusa: poscia prosegue: ecco poi «ui«
spettatamente si avvisa le navi dei pireÈi
esser nel porto di Edissa; il quale, di cui
parlammo, al promontorio Ulisseo noto da
Tolomeo, dicesi oggi di CasteUuccio o di
Harsa. Cluverìo collocali porto Padiino di
Cicerone dov* è Harzamemi nel lato sinistro
del promontorio, imperocché dice: il portò
Longobardo è molto più inadatto sebbe-
ne abbia dovuto comprender la flcOa
mandala contro i pirati; del resto il F^
zello ne soggiunge: secondo Solino pesco-
sissimo quivi è il mare in tonni y ricci,
conche e in ogni altra specie, ma esseth
done oggi deserte le spiagge o mancando
di operai ci sembra infecondo. È vidoa
al porto Longobardo una città ruioatadi
quasi un m. di circuito; ma nulla eonser?a
infero di edi6zii. e presenta comunemeole
giacenti a suolo, rozze^ ineleganti, ammon-
ticchiate vestigia di antichità. Rimane S6
midiruta una chiesiuola sacra a S. Gio-
vanni non lungi dall* istmo, e fuori laciliii
verso occidente sepolcri tagliati nella rup«
giusta r antico costume. Era sita qiiesU
citla in un piano , e stende vasi dairisliDO
sino alla rupe acuta detta oggi in venu-
colo Pizzuta, battuta dai fluiti dal mare,rbe
presenta giocondissima prospettiva verso Pa-
chino. Dice lo stesso Fazello esser questi ru-
deri di Mozia, ingannato dal testo di Pausania
in cui si pone Mozia al Pachino. Ma attestano
comunemente gli eruditi essere incorso erro-
re appo Pausania per incuria dei copisti, ecol
loca con Cluverio Mozia al Lilibeo. Costa perù
essere stata al Pachino questa città sin Dei
tempi cristiani da S. Girolamo nella vita di S-
Ilarione; poiché questosnnto vecchio saliloin
un naviglioche navigava per la Sicilia. ofT^rto
in nolo il Vangelo, quivi rallegraraéi di eé-
seresiimato mendico dagli abitatori di q*^^
luogo: pensando poi, che venendo nef-
I
625
LO
Orienie scoverto t avrebbero ^
ai luoghi interni. Dal che ri-
re sialo abilalo il luogo ed ap-
i negoziami di Oriente per Iraf*
n (V. D). Castello apparlenen-
ipo a Catania, noto presso gli
ilisto, Stefano, Diodoro ed altri,
neinenle essergli succeduta Io-
sa ferlezza , di cui si è di so-
(*).
»(2).
» (•) di Blblno. (V. N.) Vedi
LU
[V. M.) Piccolo paese di nuova
territorio Culla appartenentesi
alla illustrissima famiglia di Pe-
«ricalo alla destra ripa del fiu-
}lgarmente M^jasole , in terre-
mte declive verso Oriente per
Francesco Lucchese nelPanno
tcorato quattro anni dopo degli
irchesato. Oitenne Luccliese il
ulta per aver presa in moglie
Perollo erede dei beni della
diede il nome di Lucca a quel
citta di Lucca donde origi-
A sua famiglia. Si diede alla
[giorc il titolo deir Immacolata
, ed è amministrata da un Ar-
altrc quattro minori Chiese ,
ispezione del Vescovo di Glr-
enso al tempo del Pirri recò
case e 740 abilanli , i quali
lontavano a 1715. U marchese
armi, il xxxi posto nel Parla-
è OD sotto-comune aggregato a Bar-
ite S9 m. da Messina.
è un sotto-comune aggregato a Ra-
> 22 m. da Messina.
LU
mento e Y elezione dei magislratl. Neil* anno
sudetto erane signore Geronimo FilUujeri
e Di Giovanni, Colonnello di caTalleria e
per dritto della moglie Bianca Farina e
Raimondetta Duca di Sammartino e di Fab-
brica, ai quali fu figliuolo Alessandro. Im-
perocché Francesco fondatore morendo
senza prole ne lasciò signora la moglie,
la quale sterile in seconde nozze, lasciollo
in legalo al Collegio nuovo dei Gesuiti in Pa-
lermo, Lauria Bologna e Platamone otten-
ne Lucca per commutazione con altri feudi
e maritata al vecchio Geronimo Filingeri gli
conferì il marchesato, dal qual matrimonio
venne Alessandro i, primo Principe di Cutò,
cui successe Girolamo ii ed a costui Ales-
sandrOj il quale rinunziò le signorie al fi-
gliuolo Girolamo ma ne trattenne T am-
ministrazione. Quel territorio è fecondissimo,
spazioso, ed irriguo , per cui corrisponde
alle fatiche dell* agricoltore (i).
lancia (ft.) (V. D.) Municipio di Aci. Vedi
Ad S, Lucia.
liucla (».) (V. D.) Paese sotto TElna oggi
Mascaluda , di cui a suo luogo diremo.
liucla (••) (V. D.) Casale dei municipi!
di Messina verso mezzogiorno, la cui par-
rocchia è sacra alla stessa S. Verg. e
Mart. Si aveva 76 case e 277 abitanti nel
i7i3, e 38S nel 1760; sita nell* interno di-
sta da Messina 8 miglia.
(1) Oggi è un comune in provincia e diocesi di
Girgenti da cui dista 32 m. e mezzo, distretto di
Bivona da cui 9 m., circondario di Burgio donde
2 m., e 52 da Palermo. Vi si contaYsno 1060 ani*
me nel 1798, poi 1836 nell'anno 1831, e 1724 nel
Gne del 1852. L*aria vi è umida a causa della si-
tuazione del paese, e se ne compone il territorio
di sai. 1118,068« delle quali 0,715 in giardini^ 87,
151 in seminatorii alberati, 657,631 in seminato-
ri! semplici, 147,908 in pascoli, 136,944 in oliveti,
65,544 in vigneti semplici, 13,966 in sommaccheti
4,045 in Gcheti d* India, 3,722 in pistacchieti, 0,
442 in suoli di case rurali. I generi principali di
sua esportazione sono il frumento, Tolio, ed il
lommacco.
79
1
626
va
01.) (V. >.) GOà Mi CMpo dL
■Oatìo, seda del GanpdtaM Mggioffe dei
Belilo di SidBa, die dieefli
Abele di 8. Lodi, aMgMiigH dtlTi
12M per deoelo di Federiee lapeialeie» e
Re di aeiUt, die seeildt i9 sonane dd-
faniaM sm ne esMesae i driitf a firefarie
■aslaeeiey il quale eia Mattia deOa eappd-
la regia^peflocliè iasieaM ne ea«egal raai»
aAdsbaiioiie cUesiasliea di 8. todaà Ma per
doaasioae dd eoale Ivggieio ateade la las-
sallaggio S. Loda, essale alleia, l*abale A
Fatti e di Upari, poi Teseofo, e Federieo»
iBorlo Slefkoo prebio di eoinuabse le GUe-
se, attentate avendo il Iktto eontro i drilfi,
Giacomo saeeessore di Sldiuio, inpq^naTasi
nel 1228 rifendicarai la Oiiesa di 8. Liìda
eome sua parroediia,i8titoita noaffimeoo ana
eonfenadlone si eooipose r alTare per molti
anni, ma scorsi quattro lostri aoofamttle
Filippo altro Teseo? o lagnatosi deUa alieala*
ikme fiitta alla sua Chiesa, si ebbedall*lm-
peralore la terra di Sinagra quella rinonxiala
di S. Lucia. Succedettero altri dopo Gr^o-
rio nella carica di Cappellano maggiore ac-
cennati da me nel lib. 4, parte 3 della Si-
cilia sacra, registrando per uUimo Antonio
Ura da Milazzo eletto nelPanno i733, cui
succedette dopo 4 anni Marcello Huscella
morto pochi mesi or sono ; ivi ne esposi
i drilli e le prerogative, poiché dissi sedere
r Abate di S. Lucia T undecime posto trai
personaggi chìesiastici nelparlamento, quasi
decorato dì vescovile carica godere di ogni
ordinaria potestà, e dall* anno 1580 esser
tenuto alla residenza, perlochè sono costretU
gli abitanti ed i vicini corrispondergli delle
decime nella somma di 1300 scudi.
È poi computata la città di S. Lucia tra le
demaniali da molti secoli , e non va soggetta
all'abate se non nello spirituale, e nel di
costui palazzo per antica consuetudine con-
servansi le bilance e i pesi detta seta di
cui si fa gran traffico netta contrada. 1 Giu-
rati, il Sindaco, ed U Capitano amministrano
UT
B dfito iCfiaM
ISIS sai di-
carldie ariBiari 1
aànam 14 caiani
Il taaaMe aaOa Caria
caaey e ad ^eaaa dcH
taall ia 88S
fM e 3CM su abipaai ; aal 1713 tà
casali di S. Il^ppa e del SeeeeraaSNcsa
e SUI abUaali, che aliiaaai talli 4SL
He è 1 sHe decBfe fersaariealaed afB-
kae, e sia iaSS^, IS* di laLaSr S* di ki«.
La Oiiesa maggiore die è Taaiea psivN-
dyde m solle il fiieio di S. Lada Ta|.
e MuU , ed il lettore Abaie seegpe lr^
saeerdod addetti alla asuinislniioas M
saerameaU; ri ba come se cattedrale BB cd-
1^ di 18 Canonid, dd qpiali i primi tjh
doao dde digaità di Arddiaeoao, di SscsBi
e di Ciaatro; la eoUadoae pd, tccelhili
r Arddiaeoao, d api^Értieae ia*Akale. Le
SOBO adii il seoiaario dd ddmrid faaàH
da Steoae laipeliberi, ed il palaaadi-
liale. Bssea^ tndaieale ddaa dia nÉali
Chiesa per ia troppa aatidiità, ed lutasti i^
Boltre,inlonto de FranehU AlNite,per h esi-
mia pietà verso Dio di che era dolalo, ae-
gnifica novellamente sin dalle fondaaesli
a sue spese la eresse; e Vincenzo Fimi'
lura successore di lui la compi.
Sorgono poi altre due Chiese, daUe fnli
la gente partecipa i sacramenti; fieli
di S. Niccolò Vesc. cui sono destinili be
cappellani , e queUa di S. Maria ddrii-
nunziazione commessa a 1 sacerdoti. Cea*
tansi poi 6 filiali. L'antica fortezza che ser
gè sulla fetta del piii eminente cotte, ef|i
distrutta, era sacra alla Madonna ddli sete
o delle celle con una beUissima sUtai i
marmo bianco della medesima Vergine, ali
quale occorrono ogni giorno si i dtldìa
che gli esteri con somma yenerazioBe. Gki
un Oratorio di S. Filippo Neri. Ocespmi
le monache un.monaistero quasi ad caik*
del paese sotto regola benedtttiaa e4 i 1-
627
LU
S. Antonio di Padova. Fu dato
) fuori il paese nel 1532 ai Minori
tali, colla Chiesa di S. Maria delle
a cattedrale allora del paese come
agliola da Tossinìano, il che era
ncongruente poiché non vedo co-
a essere cattedrale una Chiesa di-
soggella alle incursioni di ladri ,
;lj dice ; appartenevasi forse alla
le di S. Lucia e dicesi erronea-
attedrale. Neil* anno poi i622 per
iodi del sito si assegnò il convento
1 paese, e ne fu intitolata la Chiesa
ncesco, all' estrema parte orientale
là. Sorgo il convento dei Cappuc-
r anno i610 ad un trar di pietra
jra nella parte opposta. I frati Os-
finalmente di S. Maria di Gesù ahi-
pio convento in cui educano i no-
* estremità del sobborgo. Fuori la
desi la Chiesa di S. Michele col-
0 spedale addetto ad accogliere i
B ricco sovra ogni altro il territOf
lio, vino e seta, ed abbondante in
rtaggi ed erbe. Credesi da alcuni
icomo da S. Lucia dei Minori no-
li sua nascita questa città, che dopo
e molte cariche nel suo ordine,
cello in prima Arcivescovo di Mes-
Sislo IV dì cui era stato discepolo,
venutone al possesso e promosso
della Chiesa di Patti per molti anni
ente vi presiedette; ma dice il Pirri
patria di lui. Tommaso da S. Lu-
medesimo istituto è accennato dal
. Ci ebbero finalmente illustri in
Cherubino Mostracio sacerdote dei
>sservanti, primario coltivatore della
e del silenzio, intento continua-
Ila contemplazione delle cose super-
e si ebbe allo spesso divine Visio-
eso illustre da Dio di maravigliosi
in vita e dopo la morte. Dicelo il
profondissima umilia e di oèpris-
ila^ che non mai bevette del winOf
LU
domò perpetuamente la carne col cili'
do, sempre vestì unica rude tunica. Re
fanno menzione Arturo nel Martirol. in cui
Beato Tappella, Tognoleto ed altri, e sonosi
riferiti gli atti di sua vita nella S. Rota;
mori in Girgenti nel i388. Innoccenzo Mi-
lazzo del medesimo ordine, ma passato poi
ai Riformali, zelantissimo predicatore delta
parola di Dio, promotore singolare deiristi-
tuto in Sicilia, insigne per penitenza e con-
templazione; sperimentò moltissime volte
estasi e delizie di spirito, conscio finalmente
di sua morte ebbe fine santamente in Piazza
nel convento di S. Maria di Gesit da lui
riformato, nel i593; ne fecero menzione
Gaetani, Pirri ^ Chiarandà ed Arturo, che
distinguelo del titolo di Beato (1).
(1) Incorporala rimase 1* Abazia della cillà dì
S. Lucia air ufficio di Cappellano maggiore sino
alla morie di If. Marcello Moscella, lorchè yacala
TAbaiia e la Cappellania maggiore, venne inler-
rogato il Viceré per regie letlere se potessero le
due cariche diyidersi ; rimessa la faccenda a Do-
menico Peusabene Patrono del fisco se ne ebbe a
risposta convenire affatto si separassero, e s'isti-
tuisse giusta la regia sanzione del 1750 a Cappel-
lano maggiore in tutto il regno il Giudice della
R. M. Furono questi i primi passi allo smembra-
mento, che venne difetti approvato dal Senato su-
premo di Sicilia, e confermato dal Re. Giambatti-
sta Riccioli fu promosso unicamente al beneficio
che veniva sotto il nome di Abazia, ma ciò a niun
modo accettando, esponeva non venir riconosciuto
dal popolo dì S. Lucia affidatogli in cura senza il
titolo dì Cappellano maggiore, venire a perder ben
eoo onze annuali solite pagarsi ai Cappellani mag.
glori, e però o gli venisse resa la consueta dignità
0 avrebbe chiesto venia per dispensarsi da una mole-
stia. Lanciavansi anche al Re dalla città delle carte
chiedendo Abate ed insieme Cappellano maggiore,
negando altrimenti la soluzione della pensione.
In una matassa cotanto ingarbugliata fu prescelto a
fabbricare accomodamento M^ Alfonso Airoldi poi
Giudice della R. M. e Cappellano maggiore « il
quale bene avvedendosi non poter venire a capo di
quistioni di dritto senza iUustrazioni dei fatti dai
quali dipendono, vergò una memoria storica, n«lU
quale accuratamente stabilendo; 1. esser parroc-
chiale la ehiesa di S. Lucia, ed il suo Parroco e
Rettore, detto un tempo BtnsfeiariQ, per erronea
628
LU
Ilaria (S.) (V. D.) Fiume, Pachysus da-
gli antichi, dalle di cui foci non lungi nel
mar tirreno alleslano gli annali ingaggiala
consoetodine addimandarsi Àbale; 2. esser la cap-
pellania maggiore quasi officio di giurisdizione ve-
scovile » ed esserle state sottomesse tulle le regie
cappelle, e colle prime la stessa chiesa di S. Lucia
dopoché dall'anno 1250 divenne regia cappella;
3. essere stali separali il beneficio parrocchiale e
rolBcio episcopale sino al 1505 così esigendo la
diversa natura e costituzione di entrambi; 4. es-
sere avvenuto per cause incidenti , essersi uniti
l'uno all'altro ed essere rimasti entrambi indi-
Tisi , formò fiHalmente il suo consiglio appog-
giandosi alle prestabilite fondamenta; convenir si
dividessero le cariche di Parroco e di Prelato, ma
tutta?olta esser giusto conferirsi distintamente al-
l'eletto Riccioli il benefìcio e l' ufficio di Cappel-
lano maggiore nella Chiesa di S. Lucia, venendosi
così a calmare l' irritamento del popolo , toglier-
si le quislioni sulla rendita , e rimaner libero
alla M. S. l'istituzione di un Cappellano maggiore
per tolto il regno, cui non solo si assegni la Chiesa
di S. Lucia, bensì tutte Io regie cappelle. Suffra-
garono sentenza a lai prudentissimo consiglio il
Patrono del R. F. ed il Giudice della R. M.
Monsignor Girolamo Palermo Arcivescovo di Lao-
dicea , ai quali si unirono i togati Giureconsulti
dei quali si componeva il supremo Senato di Si-
cilia; ed il Re approvò.
Morto però il Rìccioli non entrato ancora nel
possedimento del beneficio, nella vacazione di M''*
Marcello Moscella fu solamente nominato Abate di
S. Lucia nell'anno 1767 Scipione Arduino, e nel
seguente anno Cappellano maggiore, ma per la città
od il distretto di S. Lucia e sinché non fosse venuto
in grado alla M. S. di eligere il Cappellano mag-
giore per lutto il regno Sicilia con lutti i drilli,
le prerogative e lo facoltà apparlenenlisi ad una
Ini carica ; sotto tali circoscrizioni furono prima
Abati di S. Lucia indi Cappellani maggiori isti-
tuiti Emmanuele Rao nel 1771, Carlo S. Colomba
nel 1780. Alla morte di quest'ultimo avvenuta nel
1801 , non dimenticando il Re le sue precedenti
disposizioni, stabilì di unirsi al Cappellano mag-
giore di tutto il regno di già con ferme basi ri-
costituito la giurisdizione della Chiesa e del di-
stretto di S. Lucia; mal però tali cose sofìfercndo
questa città vedendosi tolta la residenza del Pre-
lato scriveva reclamando non competere al Cap-
pellano maggiore la giurisdizione ma airAbale> e
commetteva uovellamente il Re qu est' affare a pon-
LU
battaglia navale tra Ottaviano e Sesto Pom-
peo. Conosco origine nel territorio di
Castroreale, alle radici orientali dei colli
derarsi per le giuste ragioni alla Giunta dei Pre-
sidenti e Consultore. Il lavoro pabblicato alUtn
dall' esimio Francesco Cupane ÈonsoUore delU
Curia del Cappellano maggiore, in coi stupenda-
mente illustrò la causa del R. Presale da loogbis-
sima serie di diplomi e di gagliardi argomenti ,
non lasciò nulla a pensare sulla decisione, di ni
fu la somma: essere stata ascritta la Chiesa di S.
Lucia, sin dal secolo xiii. in cui fu mutata io rap-
pella regia, al Cappellano maggiore; nessun potere
che ecceda i limiti di dritto parrocchiale areroe
mai avuto il Parroco o Rettore che per erronea
consuetudine si disse Abate, laonde conceduta al-
l'Abate la cura delle anime e ramministraiios^
dei sacramenti, dovere assegnarsene al Cappellino
maggiore la giurisdizione, acciocché non roalme'
nata la canonica giurisprudenza venisse a molarsi
il Parroco in Prelato, ed a troncarsi dal dritto de!
Cappellano maggiore questa rcgal cappella eoo di-
minuzione della regia dignità; fu questa seotenii
confermata con regal decreto, per cui riprese b
debita potestà la giurisdizione del cappellano mac-
giore. Ma pei maneggi della città e del distretto the
ben conosceva la perdita della sua prepoodenou
ueir allontanamento dell'Abate, nel 4 gioguo 1919
fu emanato in Napoli dal Re Ferdinando 1 un «ii^
crelo partecipato al comune con rainisleiiale J^ì
Duca di Gualteri dei 20 settembre dell anno nw
desimo, con cui vi si reintegrò l'antico Abate tm-
denzialc con tulle le competenti giarisJiii*«i
« nella Chiesa di S. Lucia di Milazzo è reiot^'^no
l'antico Abate residenziale con quelle precmiDeu?
e giurisdizioni che ha goduto della sua prima r^
motissima orìgine sino all'anno 1801 e nello $la«^'
modo e nella stessa forma che le godeva nella d«Ui
epoca ». Fu questo, come vedesi chiaramente, m
separamento dalla giurisdizione della Cappellaita
maggiore, che oggi infatti non vi ha alcao dntio.
Il primo Abate Prelato della Chiesa di S. Locti
di Milazzo fu D. Giacomo Coccia che erane »>'^'
Parroco in prima e Preposito . indi eletto dilU
S. Sede Vescovo in partibus per bolla data io R^-
ma nel 27 settembre 1819» cseculoriata io N>{k^^'
a 7 dicembre del medesimo anno.
Questa città è attaalmcnte nn capo-cirfon4ar>.>
di 3" classe in provincia e distretto di Mestine* ^'
cui dista 28 m., e nella diocesi del suo AUte H
seminario dei chierici fondato da Mr. SimoM 1b*
pellizzcri siccome attesta il nostro autore, m^^^''
629
LU
e di Timogna , da perenni acque
igorgano, e che formano subitamente
Ilo detto di Sonata, col quale nome
o sino ai confini di 5. Lucia, dalla
lillà appellasi il fiume, e sotto que-
lle scaricasi nel mare nella spiaggia
zzo. Esamineremo fra poco se sia
r antico Meìas,
ia <».) de monfanels (V. N.) Mo-
deir Ordine di S. Benedetto, presso
) ed oggi diruto villaggio di Menda
0 e Palazzolo, appartenentesi non-
• al territorio di Noto e perciò ap-
di S. Lucia di Nolo; ne parlai dif-
nte nelle notizie monastiche della
Alla selva ed il querceto cui è nome
di cui si fa menzione in un regi-
Fcderico II e dicesi bosco di Boato,
ìnentesi a Piccola di Lancia, co-
ma Chiosa il Conte Buggiero in
li S. Lucia Vedova Bomana dov' erane
ica alla Martire medesima intitolala
la grotta ed un fonte, fabbricata da
la nobile matrona un tempo e por-
le spoglie della medesima S. Lucia,
Martire Geminiano ; le uni il Conte
asterò, ma lasciollo imperfetto, come
ino Littara ed altri, e quinci Tancredi
di lui dal fratello Guglielmo, costi-
la quello Conte di Siracusa. glMm-
fondatore nel 1701 comìociò a sentir de-
nto, fioche M.** Angelo de Ciocchis trovatolo
bolilo nella sua regia visita il volle risto-
saoi dritti primieri, ed alla primiera gran-
Contayasi in qaesta città nel 1798 una po-
ne di 4633 anime, di 6S75 nel 1831 e fi-
te di 7784 nello scorcio del 185S. Estendesi
torio in sai. 5000,635, delle quali divise per
'.ioni, 78,160 in giardini, 14,660 in orti sem-
»,745 in canneti, 8,899 in gelseti, 510,922
inatorii semplici, 3589,744 in pasture, 353,
oliveti, 386,831 in vigneti semplici, 6,313
eti d'India, 6,112 in castagneti, 40,116 io
'. L*aria vi ò sana. Vien detta qaesta città
i Sanctae Luciae dal Baodrand.
LU
pose l'ultima mano, ed il volle annesso
air altro monastero del medesimo istituto
di S. Maria e dei 12 Apostoli dì Bagnara
nella Calabria, celebre allora per la sua
floridezza. Molto tempo ne fu sotto T Aba-
te che vi assegnava il Priore; ma nel 1477
essendo stato commendato per ordine di
Sisto IV ai canonici di S. Giovanni di Late-
rano Quel di Bagnara, il nostro demonlaneis
fu loro anche conceduto, i quali ne eligeva-
no pure i priori. Nel 1668 lutlavia Simone
Fimia nobile Catanese impcirò cU essere
eletto Abate di S. Lucia de monlaneis per
regio decreto, giacché si conobbe esser quel-
TAbazia di regio patronato, e da quel tempo
i suoi Settori si cosllluiscono dal Be e nel
Parlam.^ occupano il Min posto nel braccio
ecclesiastico. Ci ha nella Chiesa il marmoreo
sepolcro del Conte Boberto morto in età gio-
vanile, e di cui parla il Conte Tancredi suo
padre nel diploma del 1103. Perdura sin
ora r abside di queir antichissima chiesa,
e una parte credesi ediflcata dalla matrona
Massima. Fa menzione Gaetani nelle vite
dei SS. Siciliani tom. 1 della grotta con
fonte, dove scendevano i fedeli per gradini
in venerazione verso i SS. Martiri, e ad
attinger V acqua salutare allora agli in-
fermi. Vedi su ciò la notiz. ii lib. 4 della
Sic. sacra p. 2.
I^acla (9.) (V. N.) Sobborgo di Lentini
Vedi Maddalino. La Chiesa di S. Lucia
gode del titolo di Abazia.
lionardello (S.) (1).
liuogo ali* ailvo. Lat. Locus ad oli-
vam. Sic. Locu di F oliva (V. M.) Mento-
vato nelF Itinerario di Antonino, a 24 m.
dal Lilibeo, e che Cluveriodice convenire
al sito della città di Salemi. Sono sue pa-
role: il lerrilorio di Salemi è firacissimo
di alberi frulliferi e sopra tulio di ulivi.
(1) Casale aggregato a Giarre.
630
LU
i«apia (V. N.) Casale un tempo , oggi
paese detto MonieroéèO^ di cai a suo laogo
diremo. Ritrovo nel registro di Federico II __^ _ ^
Lupino appartenenlesi a Rosso Rosso, e non I r innanzi sotto II nome di Monte lahalmo.
LU
dubito esser lo slesso che Lopla imperoccliè
Monlerosso come fedremo ebbe il none
dai signori Rosso sebbene sia slato per
FlJNE DEL PRIMO VOLUME.
^1
••I*.
i
a,
I
i f
N •
LIA
-■ à
:^a
APPENDICE
(o della pubblicazione del presente Tolnme ci sono perfennte delle notizie relatiTO ad alconi
li compresi in esso, che per la di loro importanza sia amministratifa, che storica ed artistica
pregio dell* opera di non lasciare ignorare ai nostri cortesi lettorL Sono le seguenti :
AB
ena«— I ruderi di qaesla antica
)sservano proprio sotto Trip! nella
Uentrionale verso Tindari, anzi si
ra che il castello di Trip! sia stato
0 sugli avanzi di una vedetta di
, quindi erroneo si è averla coUo-
rvedutamente a pag. 3S pre§so Mon-
che ne dista più di sei miglia.
• An tonto.— Questo capo circon-
r sovrano decreto del 26 febbraro
;tato elevato dalla 3* alla 2* classe
ndosi le domande del comune di
na che chiedeva venir promosso a
» circondarlo.
alena. — Fiori in questo comune
del secolo scorso Francesco Rossi
pubblicò in Napoli nel i792 il la-
lolato CoMpcclus JuHé publici feu-
mmunis ae sicuU in theses redac-
$ publico pHmum certamini in si-
gymnasio expomiij inde in uium
carum praeleetionum compluribuB
onibus illwiratU V, /. D. Fran-
089% i^wdem facuUatis regius an-
AC
teeesBor. Vedi Prospetto della SI. lett. di
Sic. nel sec. xviii dell*ab/Dom. Scinà voi.
3, pag. 163.
Aci-Piaianè.— Vedersi Piatane.
AL
Alla.— Questo capo circondario con mi-
nisteriale dell* il settembre 1855 è stato
elevato dalla 3*" alia 2* classe.
Altmena.- Venne elevato questo comu-
ne a capo-circondario di 3* classe.
Alnnato. — Recandosi in nota a pag. 90
una lettera che dà contezza dì un* antica
moneta di Alunzio ritrovata nel territorio di
S. Fratello, la diciamo diretta dal Can. Do-
menico Schiavo ad un suo amico in Paler-
mo, e siccome lo scrittore si annunzia nato
nel sudetto comune verrebbesi a confondere
Palermo vera patria dello Schiavo con S. Fra-
tello, ma essendosi fatta diligenza ali* uopo,
ricavasi dal primo volume pag. xvui delle
Memorie storiche da servire alla storia let-
teraria di Sicilia raccolte dallo Schiavo, e
c;j2
AL
dalle quali adducemmo la lettera, esser ver-
gata da FiladelRo Brunelli da S. Fratello
e diretta al Gan. Schiavo palermitano.
AN
Anna (S.)'^ Con real decreto del 29 a-
prile i8S4 questo comune fu aggregato a
quel dì Caltabellotta per la significante di-
minuzione degli abitatori.
AS
Amaro. — Per real decreto del 3 marzo
i83i fu elevato a capo-circondario di 3^
classe segregandosi da quel di Leon forte
cui era riunito.
BA
Baiflierla* — Nel territorio e principal-
mente nella parte sottoposta al monte Al-
fano 0 Catalfano si sono trovati antichi se-
polcreti che si riportano al tempo del do-
minio cartaginese in Panormo. I gruppi mo-
struosi e bizzarri del Palazzo Palagonia ven-
nero nel più distrutti, non so con quanto
senno.
BU
Batera.— Oueslo comune che compren-
devasi nel oircontlario di Riesi con regal
decreto del 10 maggio 1847 fu elevalo a
capo-luogo di circondario di y classe dal
1^ geniiaro 1848 in poi, restando di 2^ clas-
se quello di Riesi.
CA
Cala«cllìetta. — Avendo V egregio M/
D. Giovanili Angelo de Ciocchis nella sua
regia vìsita conosciuto appieno gli anti-
chi privilegi della chiesa di questa città ,
conobbe essersi svelta ingiuriosamente dal-
la giurisdizione dei Cappellano maggiore ed
alla diocesi di Catania incorporata, quindi
dichiarolla regia cappella soggetta ai Cap-
pellano maggiore, e sottomise ad un regio
GA
canonico quale unico ed universale parroco
le chiese di quella città e di quel distretto
che stabili appartenersi alla regal cappella.
Ma non fu tosto ciò approvato dal Re e man-
dato in esecuzione, poiché prestando orec-
chio benignamente agli alti lamenti del Ve-
scovo di Catania, ordinò la discussione del-
TafTare, e che il regio Visitatore venisse a
pubblicar la sua difesa, onde meglio dir sen-
tenza sulle ragioni delle parti. Per tre ar-
gomenti contendeva principalmente il Ve-
scovo di Catania non potere dividersi dalla
sua giurisdizione la Chiesa dì Calascibetta
1. per non essere regia cappella; 2 per-
chè esistente nella diocesi di Catania ; 3.
perchè una lunghissima prescrizione di tem-
po corroborava la vescovile giurisdizione.
Si rispose al primo mostrarsi con antichi
ed autentici monumenti esser la Chiesa di
Calascibetta regia cappella ; al secondo
esser certamente circoscritta nella diocesi
di Catania, ma costituirne un territorio se-
parato; al terzo risolversi in privilegio del-
la regal corona la carica episcopale del Cap-
pellano maggiore nelle regie cappelle e però
non esser soggetta a nessuna prescrizione.
Vedutasi dunque a chiare note la ragione
delle parli e la futilità delle difese del Ve-
scovo , non solo fu approvata la proposta
del R. Visitatore dalla Giunta dei Presiden-
te e Consultore, ma ed anche dai togati
Giureconsulti che riferivano in >apoIi al Kc
delle cose di Sicilia , e fu emanato final-
mente il regio decreto che venisse la Chiesa
della città di Calascibetta coll'anncsso di-
stretto nella giurisdizione del Giudice della
R. M. istituito qual proounilore dei drilli
della Cappellania maggiore. Quando pero
per diploma del Re Ferdinando IH ema-
nato in IVapoli nel li maggio 17Di ^cnnr
ristabilita Tillustre carica di Cappellano nia^^-
giore del reame siciliano rimasta oscurala
sino a quel tempo con gravissima lesione
delle sovrane prerogative e delle regalie,
il drillo chicsiuStico sulla città ed ildblrei-
633
CA
àlascibctta fu resliluilo al sudeUo
ano maggiore che vi esercita pel suo
generale residente in Sicilia la ce-
ca giurisdizione.
Rglrone. — Tra gli uomini illustri
uirono le epoche descritte da Amico
0 rinomanza sorli in Caltagirone, per
Paolo Perremuto Arcivescovo di
, Girolamo Aprile primo Vescovo di
norlo nel Ì83S, Ignazio Hontemagno
Conventuali, Vescovo di Girgenti, pe-
i839, Filippo Uernandez e d*An-
»ale cassinese nel monastero di S,
dell* Arena in Catania sommamente
imerilo, estinto nel i81i; Giuseppe
a Baglivo del sacro ordine geroso-
•. Si resero illustri nelle scienze sa-
lazio Lo Carmine professore di teo-
parroco di S. Giorgio, autore del
le trattato sui contratti ; Giacomo
maestro di teologiche disciplino, ar-
0 e parroco di S. Giacomo, che lasciò
e produzioni canoniche e dogmati-
atelll Antonino e Salvatore Di Gras-
quali r ultimo scrisse la vita di S.
» e lasciò mss. quella del Venera-
Ivatore Scordia parroco nella ma-
isa antica, ed incompiuta T altra del
noocenzo Marcenò da Caltagirone,
• generale delf ordine dei pp. Cap-
Paolo Longobardi deir ordine dei
uali, professore di teologia nel se-
vescovile , lasciò pregevole corso
0 d* istituzioni dogmatiche. Furono
in giurisprudenza: Michele Perre-
^residente nei varii tribunali dei-
sistema in Palermo , Domenico
0 autore di vari opuscoli ricordati
ììììi nel Prospetto; Antonino Balbo,
co de Silvestro, I fratelli Niccolò e
i Perez, T ultimo dei quali fu pro-
di legge nella reale accademia della
lì distinse nelle scienze naturali Gio-
lio, che sebbene nato in Palermo,
ir ben 60 anni in Caltagirone dove
CA
diffuse il gusto della fisica essendone staio
professore e lasciò pregevoli mss. sulle i-
stituzioni di fisica generale e particolare, se-
zioni coniche ed analisi sublime, oltre varii
commendevoli opuscoli, dei quali alcuno
vide la luce. Riscosse applausi nella medi-
cina Biagio Crescimene esimio chirurgo, di
cui ci abbiamo due memorie date alle stam-
pe^ una sulla assimilazione dei succhi ec.
altra sul modo di estirpare le cavallette.
Si versarono neirarcheologia: Girolamo Bo-
nanno Barone di Rosabia, ricordato da Do-
menico Scinà per le sue produzioni archeo-
logiche e diplomatiche; Giuseppe Maggio-
re Marchese di S. Barbara nominato ezian-
dio dallo Scinà pel suo valore neirarcheo-
logia e nelle belle lettere; furono entrambi
costoro fervidi promotori dell* accademia ca-
latina. Raccolsero finalmente grandi onori
neir amena letteratura: Vincenzo Aprile ba-
rone di Cimia che diede poesie di gusto
squisito, talune delle quali ci abbiamo pub-
blicate; Francesco Antonio Mineo, maestro
e definitore perpetuo deli* ordine dei pp.
Conventuali, professore di belle lettere nella
reale accademia, autore di pregevoli ora-
zioni, delle quali taluna è stata pubblicata;
e finalmente Gabriele Messina che lesse es-
tetica nella R. Accademia, lasciò mss. una
versione delle odi di Orazio, e varie poe-
sie che videro la luce.
CallanlsMf ta. — La festività di S. Mi-
chele Arcangelo che erroneamente notossi
nella pag. 209 avvenire a 30 di agosto an-
nualmente, si celebra nel giorno 29 di set-
tembre proprio del santo, lorchò si aprono
amplissime fiere che attirano il concorso dei
vicini comuni. Oltre le opere di arte no-
tate a suo luogo meritano anche somma at-
tenzione, nel tempio principale oltre la volta
dipinta magnificamente dal Borromans ur
bellissimo Cristo in legno; nella chiesa di
S. Giovanni sulla porta d'ingresso un pic-
colo marmoreo S. Giovanni della scuola del
Gagini; nel collegio gesuitico un quadro che
80
fi-
634
■^
tk
U,i
ijrappresenta S. FraaSMoo Saferlo con in
basso risorisione 8aeerdo$ 0. Mattem Crt'
^Mladono pin^dnU ItSOj e neUT altare nag*
giore d^ «tessa cUosa il martirio di S. Aga->
la dipinto da Agostino Sdlia; in 8. Soliastia-
no una stopenda statoa in legno die rappre-
senta il santo titolare, del secolo xthi; nella
chiesa del confento di S. Ilaria degli an-
geli una Madonna , dipinto delia fine del
secolo xf , e nel refettorto ona mesu Ognra
che rappi^esenta S. Pa^, una croce col
Cristo dipinto dell* epoca medesima, ed un
quadro dèi secolo zn if cui si ha nostra
Signora degli angeli, molto guasto da estra*
nio pennello ; sono due bellissime pitture
nella chiesa di S. Domenico, rappresentonto
una la Vergine con yarii santi domenicani
del Paladino, altra i SS. Martiri delto Zoppo
- di Ganci; fuori la città finalmente nella Chie-
sa di S. Spirito sono due affreschi, uno del
prindpio dei secolo xni, allro del xiy.
CABicatsi.— Varie opere di arte di molto
pregio meritano atteniione in CanicatU: nella
chiesa principale una stupenda madonnina
del pennello di ottima scuola del 1500; al
convento del Carmine un bellissimo qua-
dro che rappresenta la sacra famiglia cioò
la B. Vergine col bambino , S. Anna, S.
Gioacchino e S. Giuseppe con riscrizione JVo-
nocoluB Rac. ubcxixiu; nella Chiesa dello
Spirito Santo una buona statua di marmo
che rappresenta R. Donna delle grazie ai
di cui piedi sta scritto da un lato , a di-
vozione di frale Arcangelo di Canicaiiì
16t9j e dall' altro S. Maria Graliarum. La
fontana col Nettuno mentovala dali* autore è
della scuola di Michelangiolo.
Carlentinl. —A pag. 246 nella nota per
questo comune si disse che giusta V ultimo
Indice alfabetico dei comuni della provin-
cia di Roto non avevasi territorio proprio,
mentre secondo il catasto ne ha uno di sai.
5^ milK 916, nel quale si praticano talune
piccole culture. Intanto il Direttore della
Direzione Centrale di Statistica per la Si-
e4
eilia Sig. Barone d^Anlalbe eoi aoo Mto sa-
lo per lotto ciò che rigoarda la Mata ala-
lisliei, wèL ha nanifaatato dM bt proparts
del detto bdiee allibolieo pertonilade ea-
monale è da intondeni niui eelanalana à
terre al di là deU'aUlato e delle mm à
on comuM, e che la dalla sai. 5,tM A
terre che flgwaaa mal eaiasto, giwialaii*
potute dicbiaouMi flUtegil daU'InteaiflM
della profflBeia di lato, e altro Ma aaaecte
I^cooli apadi aha riavengonai ta raUkH
a te aMiagKa onde renimdato eamae i
dreaitoB.
in è grato riferire questi chiarfaaenii p«*
ohe da essi si fede come te nostre aiti*
rità gareggiano di premura per racesrtfr'
mento del serriate pubblico.
€MaiBa»v«. «- Con decretodel lOam
1854 f enne questo comune ameabrafa M
drcondario di Nofara, ed incorpoiala i
quel di Hontalbano istituito eoi medoiM
decreto.
€3Miai«amSa*^Coa real decreto M
1* maggio 1854 qneato aotto-eomaaa cte
dipendeva da quel di Solanto Ita proaiew
a comune separato con amministraxiiae
propria.
casielVeirano. — Annunziamo eoa sia-
mo nostro cordoglio la morte del CaassìM
Francesco Croce che avanzava di 4 ani i
10 lustri, avvenuta in Castelvetrano sas pi-
tria nella sera del 2 agosto 1835, nel eia-
pianto di quanti ne ammiravano le virti d-
vili escientiBche; per ben sette lustri ìmfk^
la sua opera al bene della gioveatili da at-
timo maestro di lettere e di scienie, e pri-
mo a diffondere i lumi della patria appli-
cando neir istruitene dei giovani i aioa
principii di pedagogia, ma neir ultiM de-
cennio di sua carriera, occupata a coaeorsi
nel 1845 la bigoncia del corso filosolca ad
liceo comunale seppe con somma precisiiae
e chiaressa svolgere le teorie Uosoficbe.
A gran mente congiunse un cuore che scali
nobilissimi affetti, e la sua memoria a^
*c
635
CA
y perchè avvincolata al progresso let-
^ e scìenlìfico della città sua pa-
3Conda di alti ingegni. Lasciò varii
che saranno pubblicati dai suoi di-
i ai quali fu carissimo, avendo loro la-
nel cuore il germe di una riverenza che
erra meno, ma sarà vivo stimolo d'in-
pamento a coloro che sono chiamati
ipire il sacro dovere deir istruzione,
settembre del 1847 ad un terzo di
» in disianza da Castclvetrano sulla
della strada fuori porta S. Francesco
isi e propriamente in una possessione
gnori Atria a sei miglia dal mare, si
iva una cava^ dove i picconieri alla
idìtà di i3 palmi rinvenivano un re-
*ganico fossile, che per mancanza di
sarie conoscenze riducevano in fran-
ti signor D. Rosario Lentini ne cal-
li sulle rimaste traccio l'estensione in
i5 circa, e da alcuni pezzi da lui rac-
e da un dente rinvenutovi in ottimo
di conservazione^ riconosceva insieme
)fessori di storia naturale signori Pie-
alcara e Barone Porcari gli avanzi di
(misurata cagnesca della specie delle
antediluviane.
ttoitca. - Neir anno 1842 fu tolto dal-
re nella Chiesa del SS. Rosario in que-
>mune un quadrone ad olio tratto nella
osizione e disegno dal Guido e sulla
re stampa di Raffaello Morgen, rap-
intante S. Giovanni Battista predicante
■esorto, giusta le parole del decreto
vile « per non esiere il santo coperto
o al petto )) . Questo quadro prege-
limo non solo pel nome dell* autore,
»erchè non esente dl|i meriti che si
10 al moderno iioiCàlore dalla parte
olorilo e della generale esecuzione, ri-
si nella galleria del signor Marchese Bor-
o prestantissimo amatore di belle arti.
t:
CH
CMiisa. —La volta del cappellone della
Chiesa madre di questo comupe è fregiata
di magniflci afTreschi del prestantissimo Sig.
Giuseppe Meli, che ne dipingeva lAiche lo
ali della cupola, e decorava di altri affre-
schi la volta della chiesa della SS. Annun-
ziata, in cui pure si ammira un suo bellis-
simo quadro ad olio che rappresenta la
sacra famiglia. Nella Chiesa del convento
dei pp. Riformati merita somma ^U^nzione
neir altare maggiore un gran dipinto del
Monocolo di Racalmuto, ed il bel quadro
ad olio dell* esimi» Cav. Giuseppe Pensa-
bene dei pochi giovani che vantar possa
attualmente la Sicilia noli* arte di Raffaello,
nella Chiesa del convento dei C&ppaccini
si ammira un* opera stupenda dello Zoppo
di Ganci.
CI
cimlnna. — Questo capo-circondario fu
elevato dalla 3* alla 2* classe con real re-
scritto del 16 marzo 1834. Ci ha di parti-
colare in questo comune in fatto di arti
belle: nella Chiesa del Purgatorio un qua-
dro a sei scompartimenti che rappresenta
la Madonna con varìi santi, del principio
del secolo xvi; in quella di S. Giovanni
un quadro con fondo d* oro in cui figurasi
la B. Vergine, S. Giovanni, e S. Michele
Arcangelo; nella Chiesa del convento dei
pp. Predicatori finalmente una bellissima
statua di N. Donna del Laureto colla se-
guente iscrizione intagliatane a piedi ioni
DUDABV FIERI FECIT HDXXXII. S. HARIA DI LORITV.
CO
Conte Errico fStayno del.) — (V. N.)
Vedersi Sta\^no del Conte Errico.
Collesano. — La fiera che si appose
erroneamente a pag. 341 avvenire in questo
< •
ERROBI
Pipa Hill
11 9 Tiii-BAioni DI Pklliobiuo i ValMobolì
Maicbub 01 Rita Gakmìajio b Posti d'Al-
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Tapso, e Massa
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Avveutesza. — ItociiiKlo liiulure in \ani luoj^lii dell' (i[)er:i
Icslimoiiiaiizc dalle sccllc di Diodoro, si esprime in fclogU:
VT io pcn<!nnJo nel principio del mio lavoro qunl signiflcahi
«pporrc ili corrispondenza ad una lai voce avendone molle-
plici in tal caso, e non rivolgendomi ad allrn derivazione sr
non dal greco pj ftcjie e i«r« dico, donJc si rormano le voti
Ialine del medesimo senso eulogium eclogìum ed esalln-
monlc elogium, tradussi piCi toIIo elogio in questo volume:
l'illeltendo perii non aversi lU un tale storico opera parlieolare
di elot;iÌ . abliraccio piutloslo in derivazione da fXAo^r, scetln
indicando così le scelte delle sue storie , in quale occasione
nvrcbUesi doiulo usare in sph'clis prescindendo da una ranciJa
parola .sorgente di dubbii.
. — ItceniHÌo l'iiulurc in \arii luoghi «IcU'ojicrii
tcnlimonianzc dalle scelle di Dìodoro, si esprime in ecloffia;
vr io pensnntlo nel prÌDCipio del mio Invoro qu.il sìgnifìcnlo
Apporre in corrispondenza ad una Ini toce adendone niollo-
plici in tal ciiso, e non rivoli^endomi nd allrn derivazione so
non dal greco ^' bene e 'ir^ dico, donde si formano le voci
Ialine del medesimo senso im{ogium ecMj/i'uRi ed csnlln-
mcnlc cìogiitm , tradussi più volle elogio in questo volume ;
ridellendo peri non nvcrsi di un tale slorico opera particolare
di elogi! . abbraccio piulloslo la derivazione da cnùoyit gcella
indicando cosi le scelte delle sue storie , in quale occasione
B^Tobbesi dovulo usare in »elecli» prescindendo da una rancida
parola sorgente di dubbii.
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