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Full text of "Epistolario"

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EPISTOLARIO 


DI 


LODOVICO  ANTONIO  MURATORI 


OPERE  DELLO  STESSO  AUTORE 


OOERISPONDENZA,  fra  L.  A.  Muratori  e  G.  G.  Leibniz,  con- 
servata nella  R.  Biblioteca  di  Hannover  ed  in  altri  isti- 
tuti. Modena  Società  Tipografica,  1892 L.     5,00 

REaESTO  della  corrispondenza  fra  Raimondo  Montecuccoli  e  il 
Principe  Mattia  de -Medici,  conservata  nella  R.  Biblioteca 
Nazionale  Centrale  di  Firenze  e  nell' Archivio  Mediceo. 
Modena.  Società  Tipografica,  1893 ...  »      3,00 

Epistolario  di  L  A.  Muratori  (Elenco  dei  corrispondenti). 

Modena.  Società  Tipografica.  1898 ,     .     ,    »      S,00 

Les  lettres  de  L.  a.  Muratori  (  Liste  des  con-espondants). 

Modène.  Imprimerie  de  la  Société  typograpliyque,  1898   .    »      S,00 

L'Istituto  Provinciale  S.  Filippo  Neri  e  S.  Bernardino  e 
i  suoi  benefattori,  discorso,  Modena,  tipo  -  litografia  Por- 
ghieri,  Pellequi  e  C,  1901 »      1,00 

Luigi  Poletti.  Discorso  inaugui*ale  dell'atrio,  della  statua  e 

della  Galleria  Poletti.  Modena,  tipografia  Rossi,  1905  .     .    »       1,00 

Epistolario  di  L.  A.  Muratori,  edito  e  curato  da  Matteo 
Càmpori,  Voi.  I,  1691-1698.  —  Voi.  II,  1699-1705.  — 
Voi.  Ili,  1706-1710.  —  Voi.  IV,  1711-1714.  —  Voi.  V, 
1715-1721.  —  Voi.  VI,  1722-1727.  —  Voi.  VIL  1728-1733. 
—  Voi.  VIII,  1734-1737.  —  Voi.  IX,  1738-1741.  Modena, 
Società   Tipografica,    1905-1906.  Ogni  volume  separato     .    »   12, OO 

In  preparazione  : 
Epistolario  di  L.  A.  Muratori,  Voi.  XI. 


EPISTOLARIO 


DI 


L.  A.  MURATORI 


EDITO  E  CURATO 


DA 


IVTATTEO    OAlVtr^OIlI 
X. 

174S-1744 


MODENA 

CON    1    TIPI    DELLA    SOCIETÀ   TIPOGRAFICA    MODENESE 

MCMVI. 


Proprietà  letteraria. 

Tutti  i  diritti  riservati 


ÌJ'  /O 


Copia  N, 


CRONOBIOGRAFIA  MURATORIANA 


CRONOBIOGRAFIA  MURATORIANA 

1742-174r4r 


1742.  3  gennaio.  —  Non  ha  ancora  letta  la  lettera  insolentissima  scritta 
contro  di  lui,  diretta  al  cardinale  N.  N.  Gli  è  giunto  il 
nuovo  libro,  pure  a  lui  contrario,  del  Partenotimo  (p.  Burgos). 

—  5  gennaio.  —  Esce  per  le  stampe  un"  altra  lettera  insolente  di   un 

finto  Saguas. 

—  5  gennaio.  —  Invia  al  Tamburini  Y  operetta  :  Dei  di/'etti  della  GiUr- 

risprudenza,  da  presentare  al  papa,  al  quale  la  vuole  dedicata. 

—  15  gennaio.  —   Ammette,   col   Brichieri   Colombi,  di  essere   incorso 

in  qualche  duplicato  nella  pubblicazione  delle  Iscrizioni,  av- 
venuto in  causa  della  lontananza  del  luogo  ove  T  opera  è  stam- 
pata, senza  che  egli  possa  correggerla. 

—  25  gennaio.  —    Viene   a  sapere  che  autore  della   lettera    insolentis- 

sima al  cardinale  N.  N.  è  il  p.  Alessandro  Santocanale,  che 
è  capace  di  si  fatto  stile.  Sa  pure  che  un  frate  scriverà  contro 
di  lui,  in  favore  del  Volto  santo  di  Lucca. 

—  16  febbraio.   —  Dichiara  a  L.  Branassi  di   s.  Filippo   che  egli  non 

s'ingerisce  nello  spaccio  delle  sue  opere  pubblicate  in  Milano, 
perchè  la  spesa  si  fa  tutta  da  alcuni  signori  di  Milano  uniti, 
e  massimamente  del  sig.  Argelati. 

—  16  febbraio.  —  Fa  premure  al  p.  Calogerà,  perchè  la  ricordata  lettera 

iìisolentissiìna,  non  venga   ristampata  in  Venezia  o  in  Padova. 

—  16  febbraio.  —  Sta  ultimando  una  risposta  a  quanto   è    stato    pub- 

blicato finora  contro  di  lui. 

—  20  febbraio.   —   Scrive   al    Tamburini   essere   mordace   al   maggior 

segno  Y  opera  del  canonico   Migliacci   di   Palermo,   a   lui   con- 


0RONOBIOGBA.FIA  MURATORIANA 


traria.   Aggiunge   poi   che  a  Venezia  aspettano  con   ansietà   le 
sue   l'imposte,    e  molto  più  le  desiderano   alcuni   signoi'i   paler- 
mitani, i  quali  già  ne  domandano  cento  copie. 
1742.  27  febbraio.  —  Dichiara  falsissimo  ch'egli  abbia  compilato  un  ma- 
nifesto pel  Serenissimo  suo  sovrano. 

—  21  marzo.  —  Non  sa  comprendere  come  siasi  sparsa  in  Ferrara  la 

notizia  della  sua  morte,  perchè  nemmeno  è  stato  infermo. 

—  22  marzo.  —  Scrive  al  Brichieri   Colombi    che  è    già   uscito    il  vo- 

lume V  delle  Antiquitates  Italicae,  e  che  lavora  intorno  al- 
l' ultimo. 

—  23  marzo,  — •  Esprime   al    p.    Contucci   l' iutenzione   di   scrivere  un 

libro  Sulla  missione  dei  padri  della  Compagnia  di  Gesti  nel  Pa- 
raguay. 

—  6  aprile.  —  Ha  letto  il  libro   del  canonico  Migliacci,  al  quale   ha 

già  risposto  con  poche  parole. 

—  12  aprile.  —  Certo   sig.    Micheli,   gentiluomo  lucchese,  si  rivolge   a 

lui  per  ottenergli  il  permesso  di  leggere  i  libri  pi'oibiti. 

—  13  aprile.  —  Scrive  al  p.    G.    Bianchini,    che  di    presente    si   trova 

sfaccendato.  |)ur  lavorando  intorno  al  tomo  VI  delle  Antiqui- 
tates Italicae. 

—  20  aprile.  —  Sottopone    alla  censura  del    Tamburini  e   di  tre  altri 

personaggi  l'operetta  stampata  sotto  il  nome  di   Valdesio. 

—  27  aprile.  —  S'inizia  la  corrispondenza  con  Pier  Francesco  Foggini. 

—  3  maggio.  —  Aspetta  di  ritorno  da    Roma   il   trattato    Dei  Difetti 

della  Giurisprudenza,  per  istamparlo  senza  dimora. 

—  4  maggio.  —  Scrive  al  Camerini  che  si  trova  comjietentemente  sano, 

malgrado  una  discreta  flussione  a  gli  occhi  e  V  età  sua  di 
anni  70.  Aggiunge  poi  che  sette  o  otto  sono  le  penne  che  han 
faticato  finora  contro  Antonio  Lampridio,  e  non  hanno,  alcune 
d' esse,  perdonato  ad  ingiurie. 

—  11  maggio.  —  Scrive  al  Tamburini  di  tro vai-si  in   grandi   afflizioni 

per  gli  danni  e  pericoli  che  sovrastano  a  questo  Stato,  con  te- 
mersi fin  V assedio  di  questi  città  [Modena]. 

—  12  maggio.  —  S'inizia  la  corrispondenza  con  Francesco  III  d'Este 

Duca  di  Modena,  annunziandogli  di  aver  ridotto  in  25  casse 
il  meglio  e  più  importante  del  ducale  archivio,  da  spedire  a 
Sestola  per  maggior  cautela. 

—  15  maggio.  —  Scrive  al  Tamburini  essergli  pervenuto  per  la  posta 

un   Uffizio  dell'  Immacolata  Concezione,  ben  legato  con   un   bi- 


OBONOBIOORAFIV    MUHATORIANA  XI 


glietto   dove,   ili/lo  minchionatorio   era   scritto  :   È  pregato    il 
signor   Muratori  di  recitare   una   volta  V  annesso  officio  per 
l'anima  del  detto  autore. 
1742.  17  maggio.  —  È  incominciata  in    Venezia   la   stampa  degli   Annali 
d' Italia,  dal  principio  dell'  Era  Cristiana,  fino  al  ióOO. 

—  31  maggio.  —  Scrive  al  Brichieri  Colombi  che  ha  poca   voglia  di 

scrivere,  percìiè  afflitto  per  le  calamità  della  sua  patria  e  che 
ha  offerto  il  proprio  casino  (in  S.  Agnese)  al  generale  mar-- 
chese  Pallavicini. 

—  31  maggio.  —  Dedica  a  Benedetto  XIV  il  trattato:  Dei  Difetti  della 

Giurisprudenza. 

—  7  giugno.    —   S'  inizia   la    copiosa   corrispondenza   col    p.    Daniele 

Coucina,  al  quale  dà  notizia  che  in  Palermo  si  è  trovata  la 
maniera  di  sequestrare  le  lettere  che  egli  dirige  ai  suoi  amici 
di  colà,  ed  esclama:   Vegga  se  si  fa  buona  guerra! 

—  '22  giugno.   —   Scrive    al    Chiappini  :  anche    ieri    un  jjezzo    d'  una 

bomba  crepata  in  aria  cadde  nel  mio  cortile. 

—  26  giugno.  —  Scrive  al  Brichieri  Colombi  :  Mi  onorano  ancora  della 

lor  grazia  questi  signori  Savoiardi.  Pazienza,  se  il  mio  casino 
è  pieno  di  cavalli,  muli  e  servitori,  e  se  tagliano  alberi. 

—  5  luglio.  —  Ha  ricevuto  finezze  dal  marchese  d'Ormea:  due  volte 

l'ha  voluto  S.  M.  (Carlo  Emanuele  III  di  Savoia)  alla  sua 
udienza. 

—  6  luglio.  —   S'inizia   la   corrispondenza   col   principe   Federico   di 

Napoli  di  Campobello. 

—  7  luglio.  —  Scrive  al  Brichieri    Colombi,    a   proposito  della  presa 

di  possesso  di  Modena  da  parte  del  re  di  Sardegna  :  Né  finora 
si  sa  cosa  sarà  della  gente  stipendiata  in  addietro  dalla  nostra 
Corte,  né  posso  prevedere  cosa  sarà  per  conto  mio. 

—  12  luglio.  —  Non  ostante  le  finezze  che  gli  vengono  usate  dal  re  di 

Sardegna  e  dai  suoi  ministri  residenti  in  Modena,  scrive  al 
Chiappini:  Ma  il  veder  le  disgrazie  del  mio  principe  naturale 
e  V  afflizione  del  nostro  popolo,  mi  conturba  non  poco,  e  mi 
rende  svogliato  di  tutto. 

—  13  luglio,  —  Ripete  le  stesse  cose   al   Tamburini,   aggiungendo  che 

due  volte  è  stato  forzato  a  pranzare  col  marchese  d'Ormea. 

—  1  agosto.  —  Scrive  al  Brichieri  Colombi:  Non  mi  è  mai  rincresciuto 

V  essere  corretto,  perchè  assai  conosco  la  mia  debolezza  in  lutto, 
e  niuno,  infine,  sa  tutto,  ne  si  ricorda  di  tutto. 


XII  CRONOBIOaaA.FIA   MURA.TORIANA 


1742.  9  agosto.  —  Ila  saputo  dal  marchese  d'Ormea  che  S.  M.  sarda 
gli  farà  pagare  il  suo  salario  pei'  la  parte  che  a  lui  toccherà 
sulle  rendite  ducali,  essendo  l'altra  parte  di  spettanza  degli 
austriaci. 

—  10  agosto.  —  Ha  saputo   come   alla    posta    di    Napoli  si   vedessero 

lettere  dirette  a  Lamindo  Pritanio,  e  che  altri  avesse  assunto 
un  tale  titolo  da  lui  adottato  come  pseudonimo. 

—  10  agosto.  —  Si  rallegra  perchè  la   revisione  dei  suoi  Annali,  che 

si  stampano  dal  Pasquali  in  Venezia,  passi  per  le  mani  del 
p.  A.  Calogerà. 

—  10  agosto.  —   Sollecita   dal    Mazangues   le   osservazioni   del    bai-one 

De  la  Bastie  intorno  alla  raccolta  delle  sue  Iscrizioni. 

—  14  agosto.  —  Scrive  una  dotta  lettera  al    cardinale   Angelo    Maria 

Querini,  Inlorno  alla  comunione  del  popolo  dm^ante   la   messa. 

—  15  agosto.  —  Si  sdebita  col    Brichieri    Colombi   della   falsa   accusa 

di  aver  scritto  contro  la  corte  di  Vienna,  mentre  ciò  deve  at- 
tribuirsi all'  avv.  Nicoli  e  a  monsignor  Fontanini. 

—  23  agosto.  —  Soffre  di  flussione  ad  un  ginocchio,  ma  sta  ancora  in 

piedi. 

—  26  agosto.  —  Scrive  una  lettera  al  duca   di  Modena  Francesco   III 

d'  Este,  pregandolo  di  sollevarlo  dal  peso  del  ducale  archivio, 
stante  la  sua  avanzata  età,  sostituendolo  col  nipote  Gian  Fran- 
cesco Soli,  proposto  della  Pomposa. 

—  29  agosto.  —  Si  è  portato  due  miglia  fuori  della  città   a  inchinare 

il  re  di  Sardegna,  che  lo  ha  ricevuto  con  la   solita   benignità. 

—  25  settembre.  —  Non  è  rimasto  soddisfatto    della  stampa    del  trat- 

tato: Dei  Difetti  della  Giurisprudenza,  il  quale  doveva  essere  in 
4."  ed  è  riuscito  quasi  in  foglio.  Non  ha  ancora  ricevuto  un 
soldo  del  suo  salai'io  promessogli  dal  re  di  Sardegna. 

—  4  ottobre.  —  Scrive  al  Brichieri  Colombi  che  nulla   sa  di  opposi- 

zioni fatte  da' protestanti  al  libro  De  Ingeniorum  moderatione. 

—  4  ottobre.  —  Non  ostante  la  flussione  agli  occhi,  e  quella  più  re- 

cente al  ginocchio,  gode  suiEciente  salute. 

—  5  ottobre.  —  Ha  dovuto  impazzire  al  solo  ordinare  gli  indici  delle 

Iscrizioni. 

—  8  ottobre.  —  E  grato  a  Mauro  Giorgi  per  avergli  additati  i  luoghi 

difettosi  osservati  da  lui  nelle  Antiquitates  Italicae.  A  chi  mi 
corregge,  se  amichevolmente,  io  mi  prolesto  obbligato  al  sommo, 
ben  sapendo  che  a  me  non  compete  la  immunità  da  gli  errori. 


CBONOBIOORAFIA   MUKATORIAXA  XIII 


1742.  17  ottobre.  —  Scrive  al  Mazangues:  Ma  l'aver  noi  il  /lavello  della 
guerra  in  casa,  e  le  disgrazie  del  mio  principe,  mi  tengono 
ora  si  scorato  ed  abbattuto,  che  non  son  buono  di  scrivere 
Uìia  riga. 

—  19  ottobre.  —  E  ascito  in  Venezia  il  trattato  :  Dei  Difetti  della  Giu- 

risprudenza. 

—  '1\  ottobre.  —  Ha  parlato  con   persona    proveniente   da  Salisburgo, 

la  quale  gli  portò  i  salati  di  quei  cavalieri. 

—  2(3  ottobre.  —  S' inizia  la  corrispondenza  col  p.  Giambattista  Zappata. 

—  9  novembre.  —  Ha  dovuto  interrompere  la  villeggiatura,  avendo  do- 

vuto cedere  il  suo  casino  ad  uno  degli  uf/iziali  che  comandano 
le  feste  in  questo  paese. 

—  15  novembre.  —  Si  compiace  col  Tagliazucchi  per  aver  fatta  la  co- 

noscenza, nel  loro  passaggio  per  Modena,  del  march,  di  Cra- 
venzana  e  di  Gorzegno,  del  conte  della  Rocca,  del  march,  di 
S.  Germano,  del  suo  intendente  Gregori  e  del  segretario  del 
conte  di  Kaunitz. 

—  19  novembre.  —  È  incominciata  la  stampa   della    sua  Risposta  alle 

critiche  sul  voto  sanguinario. 

—  30  novembre.  —  Gli  scrivono  da  Palermo  che  è  stato  stampato  un 

altro  libro  contro  Antonio  Lampridio,  e  che  fu  spedito  al  Tam- 
burini, perchè  lo  facesse  avere  a  lui.  Probabilmente,  scrive  al 
Tamburini,  io  non  mi  sentirò  di  risjxtndere  a  questo  nuovo  venuto. 

—  7  dicembre.  —  Nulla    sa    di    una    pretesa    ristampa    del    Trattato 

della  Giurispruden-a  fatta  all'  insaputa  dell"  editore  della  prima 
edizione,  il  Pas.^uali,  il  quale  a  lui  ne  muove  giusto  lagno. 

—  14    dicembre.    —    Sorive  al  Tamburini:   Sento    che    cotesti    seguaci 

d' Astrea  sono  in  collera  contro  di  me.  Mi  hanno  anche  nomi- 
nalo V  avvocato,  che  prepara  bombe  e  cannoni  per  atterrarm.i. 

—  15  dicembre.   —   Scrive   a    L.  A.  Gentili  :    Mi  sono  ormai  reso  af- 

fatto incapace  all'  applicazione,  e  conosco,  che  la  mente  non 
mi  presta  più,  quegli  aiuti,  che  si  richieggono  negli  studi. 

—  23    dicembre.  —    Scrive   al    Brichieri   Colombi  :  Non  sussiste,  eh'  io 

abbia  titolo  di  conte,  non  essendomi  mai  curato  di  somiglianti 
fumi. 

—  28  dicembre.  —  Accoglie  V  idea,  propostagli   dal   Pasquali,   di   una 

nuova  edizione  della  Vita  del  p.  Segneri  con  gli  Esercizi  Spi- 
rituali: ma  non  dovrebbe  fare  giunte,  perchè,  dice  egli,  lo  tengo 
sempre  per  un  tradimento  a  chi  comperò  le  prime  edizioni. 


XIV  OBONOBIOGRAFIA  MUBATOBIANA 

1742.  Escono  in  Palermo  le  seguenti  pubblicazioni:  La  RinprMa  senza 
maschera  al  sig.  Lodovico  Antonio  Muratori,  scritta  dal  p.  Bo- 
naventura Attardi  agostiniano.  Ritratto  della  falsa  dottrina  di 
Lamindo  Pritanio,  esposto  da  Fulgosio  di  Monte  Peleco  (p.  An- 
tonio Ignazio  Mancusi)  alla  considerazione  de' savi  cattolici 
pili  dotti  e  fedeli  ;  Fratris  Ignatii  Como  Liyebaetani  Ord.  Min. 
Sancti  Francisci  Conventualium.  Dissertatio  theologica  in  Vin- 
diciis  certitudinis  Immaculatae  Conceplionis  Sanctae  Mariae  Vir- 
ginis  adversus  Antonii  Lampridii  animadversiones  in  Opusculo 
De  Superstilione  vitanda;  Nuovi  fervori  della  Città  di  Palermo 
e  della  Sicilia  in  ossequio  dell'Immacolata  Concezione  di  Maria 
Vergine,  opera  di  un  Sacerdote  Palermitano  (can.  D.  Antonio 
Mongitore  )  ;  La  Dissertazione  a  stampa  del  p.  Giuseppe  Ignazio 
Milanese  S.  J.  dal  titolo:  Lampridius   ad  trutinam    revocatus. 

—  Esce  nel  Tomo  I  della  Raccolta,  del  dott.  Giovanni  Lami,  Memora- 

biha  Italorum,  un  suo  compendio  latino  della  Vita  del  serenis- 
simo Rinaldo  1  duca  di  Modena 

—  Compare  in  Venezia  una  nuova  edizione  delle  Riflessioni  intorno  al 

Buon  Gusto  nelle  Lettere  e  nelle  Arti. 

—  Si  compie  l' edizione  delle  Antiquitates  itaUcae  medii  aevi. 

—  Giovanni    Enrico    Leich   di   Lipsia   critica   per    primo   in    Miscella- 

neoriim  Lipsietisium  novorum  il  Thesaurus  novus. 

—  Enrico  Cannegetier,  critica  il  Thesaurus  novus,   in   una   lettera  di- 

retta a  Jacopo  Filippo  Dorville  e  pubb.  nel  T.  IV  —  Misceli. 
Observ.  Critic.  Nov. 

—  Jacopo  Brucher  d'Augusta   pubblica   un   compendio   della   vita    del 

Muratori  con  un  ritratto  in  rame,  nella  decade  II  della  Pina- 
coteca de'  letterati  viventi. 

—  Riceve  parecchi  inviti  personali  dal  marchese  d'Orraea,  per  indurlo 

a  portarsi  a  Torino,  con  offerta  di  grosso    stipendio   e  di  tutti 
i  comodi  tanto  in  città  che  in  villa:  ma  tutto  ricusa  deciso   a 
morir  nel  suo  nido. 
1743.  4  gennaio.  —  E  affetto  dall'  influenza  de'  raffreddori. 

—  4  gennaio.  —  Rimette  al   Tamburini  ciò   che  gli  ha   suggerito   la 

sua  povera  testa,  intorno  alla  nobilissima  dissertazione  di  Bene- 
detto XIV,  già  sottoposta  al  suo  giudizio. 

—  10  gennaio.  —  Ringrazia  il  Brichieri  Colombi   per  la  buona  inten- 

zione di  tradurre  e  illustrare  il  Trattato  dei  Difetti  della  Giu- 
risprudenza. 


ri:')N'oi!i()(;i;Ai''i  ■i    mtk '.'imim.vna  XV 


1743.  17  gennaio.  —  Ringrazia  Francesco  Pagliai  di  Palermo,  il  quale 
unitamente  al  p.  Eutichio,  basiliano,  pensa  di  prendere  le  sue 
difese  contro  le  tante  dicerie  de"  signori  palermitani. 

—  20  gennaio.  —  Mentre  sta  scrivendo  al  Brichieri  Colombi,  vengono 

ad  avvertirlo  che  vogliono  mettere  una  compagnia  di  soldati  nel 
suo  casino  di  villa,  casino  nuovo,  il  che  se  succede,  aggiunge. 
me  lo  rovinano  tutto. 

—  31  gennaio.  —   Sconcertato    dalle    disgrazie   della   patria,  da   molti 

mesi  non  ha,  né  testa,  né  voglia  di  comporre  qualche  cosa,  e 
si  è  divertito  solamente  in  leggere  libri  geniali. 

—  10  febbraio.  —  Per  mezzo  del  Tamburini,  propone  a  Benedetto  XIV 

una  nuova  edizione  dell' /tote  Sacra  deirUghelli,  interamente 
rifatta  :  e  una  Descrizione  dell'  Italia,  per  la  quale  proporrebbe 
il  dott.  Lodovico  Antonio  Montefani  Caprara  di  Bologna. 

—  14  febbraio.  —  Non  é  ancora  liberato  dall'  influenza. 

—  15  febbi'aio.  —  Ringrazia  L.  Brunassi  di  S.  Filippo  per  le  lodi  pro- 

digategli nella  sugosa  e  leggiadra  prefazione  da  lui  fatta  alle 
Rime  del  p.  De  Angelis. 

—  1  marzo.  —  Scrive  al  Berteli  che  V  Argelati  si  dà  cura  più  della 

propria  Biblioteca  degli  scrittori  milanesi,  che  delle  cose  sue. 

—  12  marzo.  —  Scrive   al   Chiappini,  scherzando  intorno  alla    diceria 

eh'  egli  sarebbe  insignito  della  sacra  porpora. 
15  marzo.  —  Scrive  al  Calogerà  che  ha  la  biblioteca  ducale   sotto- 
sopra. 

—  15  marzo.  —  Si  dice  escluso   dalla    grazia  del   card.  Pico,  e  guar- 

dato di  mal  occhio  dal  card.  Belluga. 

—  18  marzo.  —  E  stato  ad  inchinare  il  generale  conte   Pertusati   e  il 

conte  Pallavicino  vice-governatore  di  Mantova. 

—  27  marzo.   —   S' inizia    la    corrispondenza    con   A.    L.    Antinori    di 

Lanciano. 

—  31  marzo.  —    Dedica  il  tomo   IV  Xovus    Thesaurus   veterum   Iscri- 

plionum  al  principe  Giuseppe  Vincislao  di  Lichtenstein. 

—  7  aprile.  —  S' inizia  la  corrispondenza   con   Giuseppe  Luigi  Ama- 

desi  di  Ravenna,  al  quale  espone,  in  confidenza,  i  diritti  del- 
l'arcivescovo di  Ferrara,  contro  il  vescovo  di  Cremona. 

—  10  aprile.  —  S"  incontra   in    Modena   col   card.    A.    M.    Querini    col 

quale  può  conversare  a  lungo. 

—  12  aprile.  —  E  terminata  la  stampa  del  libro:  Sidle  missioni  de' ge- 

suiti nel  Paraguay. 


XVI  ORONOBIOQRAFIA  MURATORIANA 


1743.  15  aprile.  —  Scrive  al  Tamburini:  Per  altro,  è  verissimo  che  io  fui 
spacciato  ivi  (  in  Salisburgo  )  per  capo,  anzi  institutore  dei 
franchi  muratori. 

—  IG    aprile.    —    Dice   di   aver   composto  il  trattato  :  Il  cristianesimo 

felice  nelle  missioni  dei  PP.  della  compagnia  di  Gesù  nel  Pa- 
raguai,  senza  avere  obbligazione  d"  una  sillaba  ad  essi  Padri. 

—  18  aprile.   —   Scrive  al  Brichieri  Colombi:  Mi  truovo  malcontento, 

perchè  non  ho  ora  argomento  alcuno,  intorno  a  cui  possa  io 
esercitarmi.  Lo  stare  in  ozio,  per  me,  è  pena  grande. 

—  24  aprile.  —  Si  propone  di  far  accettare  Francesco  Pagliai,   paler- 

mitano, nell'accademia  di  Modena. 

—  25  aprile.  —  Scrive  al  Contarelli  che  sta  cercando  un  paio  di  ca- 

valli per  soccorso  alla  sua  vecchiaia,  che  ne  ha  comperato  uno, 
che  servirà  per  la  sedia,  e  se  potrà  trovare  da  accompagnarlo, 
meglio  sarà. 

—  2  maggio.  —  È  uscita  in  Venezia  un'  apologia  :  La  Giurisprudenza 

senza  difetti  composta  da  un  avvocato  veneto  (  Antonio  Que- 
rini)  contro  l'opuscolo  Dei  Difetti  della  Giurisprudenza,  che 
dice,  7ion  meritare  risposta. 

—  3  maggio.  —  È  molestato  più  del  solito  dalla  flussione  agli  occhi. 

—  7  maggio.  —  Sta  meditando  un  nuovo   lavoro   intorno  all'  Etiopia. 

—  Si  rifiuta  di  trattare  una  controversia  fra  Parma,  Piacenza, 
e  la  regina  d'  Ungheria. 

—  7  maggio.  —  Scrive  al  Brichieri  Colombi:  Bench'io  non  vada  mai 

a  desinare  fuori  di  casa,  pure  io  non  potei  esentarmi,  nei 
giorni  addietro,  dal  pranzare  con  questo  onoratissimo  signor 
ammiìùstratore  Cristiani. 

—  22  maggio.  —   In   Roma,  certo  Antonio  Argenvilliers,  ha  fatto  una 

scrittura  contro  i  Difetti  della  Giurisprudenza,  ma  per  ora  non 
.  vuole  stamparla,  forse  per  un  riguardo  al  papa. 

—  10  giugno.  —  È  andato  a  villeggiare. 

—  14  giugno.  —  Grode  da  due  settimane  la  villeggiatura:  ma  è  afflitto 

dalla  flussione  a  gli  occhi. 

—  25  giugno.  —  Rinunzia  all'  idea    di   trattare    della    Etiopia    e  degli 

abissini. 

—  12  luglio.  —  Si  è  ristampato  in  fretta  (causa  la  peste  di  Messina) 

il  Trattato  della  peste  senza  la  Relazione  di  quella  di  Marsiglia. 

—  24  luglio.    —    È   inibita   in    Roma   la    ristampa    del    Trattato    della 

peste,  mentre  fu  ristampata  in  Brescia,  Torino,  Napoli,  etc. 


CnONOBIOaBAFIA    MURATORIANA  XVII 


1743.  30  luglio.  —  Scrive  al  Tamburini:  Che  tion  sia  mai  giunto  il  Pa- 
raguay, e  cosa  che  mi  farebbe  bestemmiare,  se  sapessi  farlo. 

—  2  agosto.  —   Riprende  le   sue   lamentele   col   Contarelli,  contro  il 

vicario  di  S.  Agnese  in  Ferrara,  perchè  questi  studia  tutte  le  vie 
per  assorbire  la  sua  porzione  di  beneficio,  né  mai  si  contenta. 

—  5  agosto.  —  S'inizia  la  corrispondenza  col   p.  Saverio   Guicciardi. 

—  10   agosto.   —   Scrive  a  Lue'  Antonio   Gentili  :    Sono  forte   invec- 

chiato, e  mi  sento  sulle  spalle  gli  anni  71,  che  nel  prossimo 
ottobre  passeranno  al  72:  con  tulio  ciò,  a  riserva  d'  una  flus- 
sione agli  occhi,  che  talvolta  mi  molesta,  debbo  ringraziar  Dio, 
che  posso  anche  andar  tirando  qualche  linea,  etc... 

—  16  agosto.  —  Chiede  al  Tamburini  in   che   consistono   i   sentimenti 

dei  liberi  muratori. 

—  22  agosto.  —  Dice  trovarsi  senza  argomento  da  poter  tirar  qualche 

linea,  e  che  gli  è  stato  proposto  di  scrivere  sopra  il  giuoco,  e 
sopra  i  contratti  usurari. 

—  23  agosto.  —  Riprende  e  con  più   forza   le   sue   lagnanze   contro  il 

vicario  del  benefizio  di  S.  Agnese. 

—  23  agosto.  —  Anche  il   p.  Andreucci,   gesuita    aveva  composto  uno 

scritto  contro  il  Valdesio,  ma  si  persuase  poi  a  non  pubblicarlo. 
—  È  in  villa  a  S.  Agnese. 

—  4  settembre.  —  Si   rallegra    col    Tamburini    per    la    sua   prossima 

promozione  alla  porpora. 

—  4  settembre,  —  Passa  dalla  villa  di   S.  Agnese   alla    villeggiatura 

di  Spezzano. 

—  13  settembre.  —  Annunciano  da  Roma  il  grande  spaccio  che  hanno 

le  copio  del  Paraguay.  —  Ha  avuto  la  disgrazia  di  non  poter 
inchinare  il  card.  Querini  nel  suo  passaggio  per  Modena,  perchè 
trovavasi  in  villeggiatura  a  Spezzano. 

—  16  settembre.  Prega  il   nipote    L.  Bianchi  a  comprargli  una  libbra 

di  tabacco  in  corda. 

—  16  settembre.  —  Mentre  accompagnava  il  Venerabile  in  processione, 

in  Fiorano,  poco  mancò  che,  per  lo  scoppio  dei  mortaretti,  la 
fiamma  non  gli  desse  nel  volto  ;  rimase  però  talmente  assordito 
da  non  sentire  più  il  canto  dei  preti;  il  giorno  dipoi  dovette 
stare  in  riguardo. 

—  16  settembre.   —  Si  scusa   di   non   aver   potuto   inchinare   il   card. 

Querini  nel  suo  passaggio  per  Modena,  avendogli  i  nipoti  por- 
tati via  i  cavalli. 


XVm         .  OEONOBIOGRAFIA   MUEATORIANA 


1743.  IG  settembre.  —  G.  B.  Parrone,  libi'aio  di  Ti'ento,  vorrebbe  ristam- 
pare il  Trattato  della  Giurisjtrudenza. 

—  19  settembre.  —  Scrive   a    G.    Tartarotti  a  pi'oposito  dell' Argelati  ; 

Voglia  Dio,  che  'ini  possa  una  volta  sbrogliare  da  lui:  e  più 
oltre:  lo  per  me  sto  godendo  da  un  mese  in  qua  la  villeggia- 
tura... ma,  senza  libri,  nulla  j^osso  fare,  se  non  la  vita  del 
poltrone. 

—  Prima  del  26  settembre.  —  E  stato  a  pranzare  una  mattina  a  Sas- 

suolo   con  l'Ab.  D.  M.  Giacobazzi,  segretario  del  duca. 

—  26  settembre.  —  Si  è  restituito  alla  città. 

—  30  settembre.  —  Sa  che  il  padre    Luca  ha  composto   una   scrittura 

contro  il    Valdesio. 

—  30  settembre.  —  Si  reca   ogni   giorno,    nel   mezzodì,  alla  villetta  di 

S.  Agnese. 

—  II  ottobre,  —  E  a  villeggiare  in  Fiorano. 

—  12  ottobre.  —  S'inizia    la    corrispondenza    con    Jacopo  Brucker.  di 

Augusta. 

—  17  ottobre.  —  In  questi  tempi,  per  lui  svogliati,  ha  composto  un'ope- 

retta, ma  più  sgraziatamente  del  solito,  che  porterà  per  titolo, 
Della  regolata  divozione  de'  cristiani. 

—  17  ottobre.   —  Rassicura   il    card.  Tamburini   che,    se   non   fu  com- 

plimentato dai  modenesi,  per  la  sua  assunzione  al  cardinalato, 
lo  si  deve  ai  guai  che  affliggono  la  città,  e  al  fatto  che  l'ul- 
timo cardinale  modenese,  non  nato  principe,  fu  il  Càmpori,  il 
quale  fu  complimentato  e  regalato  ;  ma  dopo  la  partecipazione 
fattane  dallo  stesso  cardinale. 

—  21  ottobre.  —  E  ritornato  in  città. 

—  23  ottobre.  —  Offre   al  card.    Querini  il   propino   casinetto    posto    a 

Sant'Agnese,  per  passarvi  il  tempo  della  contumacia,  limitata 
a  quindici  giorni. 

—  3  novembre.  —  Supplica  il  card.  Tamburini  di  far  rilegare  quattro 

copie  del  suo  libro  sul  Paraguay,  da  distribuirsi  al  papa,  al 
card.  Monti,  a  mons.  Livizzani,  e,  l' ultima  da  trattenere  per  sé 

—  9  novembre.  —  A  Clemente   di    Polonia,  colla   dedica,   invia   l'ul- 

timo volume  delle  Antiquitates  Italicae  Medii  Aevi. 

—  12  novembre.  —  Benché  siano  23  anni  che  non  compone  versi,  pure, 

per  compiacere  Costantino  Grimaldini,  ha  fatto  il  miracolo  di  14 
versi,  ma  cattivi,  ma  non  degni  di  comparire  in  una  nobil  raccolta. 

—  16  novembre.   —  Esce  in  Venezia  1'  operetta,  Il  Cristianesimo  felice 

nelle  Missioni  dei  pp.  della  Compagnia  di  Gesti  nel  Paraguay. 


CRONOUKViRAKlA   MURATOBIANA  XTX 


1743,  4  dicembre.  —  Scrive  al  Chiappini:  Se  cotesto  signor  Della  Torre 

(di  Verona)  difeìiderù  la  Giurisprudenza  senza  ingiurie,  an- 
ch'io  farò  plauso  al  suo  bel  genio. 

—  9  dicembre.  —  Ringrazia  Francesco  Retz,  generale  dei  gesuiti,  pel 

gradimento  delle  Missioni  al  Paraguai  e  pel  dono  che  l'ac- 
compagna. 

—  17  dicembre.  —  Ha  avuto  una  conversazione   di   due  ore  col  card. 

Queriui,  prima  che  questi  abbandonasse  Modena.  —  Si  lagna  di 
una  risposta  molto  asciutta  del  card.  Calcagnini  ad  una  sua 
lettera  gratulatoria  per  la  sua  assunzione  alla  porpora  :  e  at- 
tribuisce ciò  al  trattato  della  Giurisprudenza. 

—  20  dicembre.  —  Manda  a  Pietro  Napoli  Giannelli  copia  del  sonetto, 

dal  titolo.  Quasi  aurora  consurgens,  scritto  pel  Grimaldini. 

—  23  dicembre.  —  Scrive  allo  Scalabrini  :  sono  terminate  le  mie  An- 

tichità Italiche;  da  qui  i/iiianzi  penserò  solo  a  vivere. 

—  27  dicembre.  —  I  tempi  torbidi  e  la  sua  avanzata  età.  gli  ha  fatto 

perdere  la  voglia  di  carteggiare. 

—  29  Dicembre.  —  Dotta  lettera   intorno   a   questioni   morali   e   dom- 

matiche,  a  Vittorio  da  Cavalese. 

—  Fine.  —  Ringrazia  il  conte  Enrico  di  Gollalto  per  averlo  fatto  socio 

della  Società  Albrizziana. 

—  D.  Francesco  Amorea  de  Latamo  dirige  al  Muratori  una  sua  lettera 

contro:  /  difetti  della  Giurisprudenza,  pubblicata  in  Napoli. 

—  Esce  la  2."  edizione  del   trattato:  Dei  difetti  della   Giurisprudenza, 

in  Venezia,  Napoli  e  Trento. 

—  Escono  in  Napoli  le  Osservazioni   del   sig.  De    Pasquale   Cirillo  sui 

Difetti  della  Giurisprudenza,  e  cosi  pure  un  altro  scritto  del 
?.  Francesco  Rapolla. 

—  Esce   un  foglio  intitolato:    Risposta  ad  una  conclusione  delle  cento 

proposte  del  Signor  Muratori  nel  suo  libro:  Dei  difetti  della 
Giurisprudenza,  scritta  da  Agostino  Matteucci  giureconsulto 
di  Fano. 

—  Giovanni  Gaspero  Hagembuc  critica  aspramente  il  Thesaurus  novus 

in  una  Diatriba  stampata  in  Zurigo  De  Graecis  Theaauri  novi 
Muratoriani  ìnarmoribus  quibusdam  metricis. 

—  Compone  due  dei  quattro  sonetti  solla  Immacolata  Concezione,  letti 

per  suo  conto  nell'Accademia  di  Napoli  e  là  pubblicati. 

1744.  2  febbraio.  —  Scrive  al  Qaerini:  Io   ho  provato  per    esperienza, 

che,  in  certi  casi,  il  non  curare  gli  insulti  altrui,  è  la  maniera 
più  spedita  di  farli  finire. 


XX  OEONOBIOGRAFIA   MUEATOHIANA 


1744.  18  febbraio.  —  Accetta  dal  Bianchini  la  sua  raccolta  di  antichi 
rituali,  e  lo  informa  come,  trovandosi  senza  lavoro,  ha,  per  dispe- 
razione, trattato  della  Forza  dell'  intelletto,  e  poscia  della  Forza 
della  fantasia. 

—  20  febbraio.  —  S' inizia  la  corrispondenza  col  conte  Daniele  Florio 

di  Udine. 

—  25  febbraio.  —  Si  lamenta  con  Girolamo    Tartarotti   al   sentire  che 

egli,  come  bibliotecario,  abbia  profittalo  delle  fatiche  dei  suoi 
predecessori,....  e  che  non  si  sappia  eh' egli  ha  studiata  la  legge, 
e  che  è  in  essa  addottorato. 

—  28  febbraio.  —  Scrivendo  al  Tamburini,  parla  di  una  lettera  da  lui 

diretta  al  card.  Alberoni.  Questa  lettera  non  è  giunta  fino  a  noi. 

—  1   marzo.  —  Per  mezzo  di  Matteo  Meloni,  reclama  dalla  signora  Ce- 

cilia Ferrari,  vedova  Corradi,  il  pagamento  di  un  debito  per 
frutti,  salienti  a  L.  43G-0-10. 

—  G  marzo.  —  Si  adopera   presso   certo    Niccolò    Bertacchini   per   la 

vendita  di  un  medagliere  al  Lami  di  Firenze. 

—  14  marzo.  —  A  G.  M.  Mazzuchelli,  che   lo  prega   perchè  scriva   la 

propria  vita,  per  inserirla  nella  sua  Storia  Letteraria  d' Italia 
scrive  :  Quanto  alla  mia  povera  persona,  ingenuamente  le 
confesso,  che  ho  sempre  abborrito  il  far  la  mia  vita,  il  dare 
il  mio  ritratto,  perchè  non  si  può  schivare  la  taccia  di  vanità. 
Dopo  la  mia  morte,  dicano  poi  quel  che  vogliono  della  mia  vita;  a 
me  nulla  importerà.  Vivente,  non  credo  che  si  tenga  conto  di  me. 

—  17  marzo.  —  Gli  son  giunti  da  Venezia  i  primi   cinque   tomi   degli 

Annali  d' Italia,  i  quali  vorrebbe  mandar  subito  al  cardinale 
Tamburini  e  a  monsignor  Livizzani,  e  al  papa. 

—  14  aprile.  —  È  stato  ristampato  in  Trento  in-12''  il  trattato:  Dei  di- 

fetti della  Giurisprudenza  ;  il  che  gli  è  dispiaciuto. 

—  14  aprile.  —  Ha  fatto  «  una  lunga  ciarlata  »  col  card.  Querini,  nel 

suo  passaggio  per  Modena,  diretto  a  Roma. 

—  17  aprile.  —  Suppone  che  il  cardinale   Alberoni   sia   passato    fuori 

di  Modena  perchè,  scrive  al  Tamburini,  non  s'  odono  più  in- 
viti, acciocché  io  vada,  con  questo  superiore  di  S.  Carlo,  a 
pranzar  seco  una  mattina. 

—  22  aprile.  —  Non  avendo  ti'ovato  altro   argomento   da    faticare  jjer 

questi  pochi  giorni  che  gli  restano  di  vita,  ha  preso  a  trattare 
della   sacra  Liturgia. 

—  1   maggio.  —  Dichiai'a  al  L?.mi  di  non  aver   contribuito  per  nulla 

alle  note  sopra  la  Secchia  del  Tassoni. 


GSONOBIOaRAFlA  MURATOBIANA  XXI 


1744.     5  maggio.  —  Hanuo  fatto  ricoi'so  a   lui    parecchie    donne   circa  il 
pane  da  darsi  alle  vedove,  e  perchè  si  pagassero  altri  legati  pii. 

—  11  maggio.  —  È  a  villeggiare  nel  suo  casinetto  di  S.  Agnese,  dove 

potrebbe  essere  che  venisse  a  far  la  contumacia  il  cardinale 
Querìni.  reduce  da  Roma. 

—  29  maggio.  —  Si  compiace  di  sapere  pervenute  alle  mani  del   pon- 

tefice la  copia  a  lui  destinata  dei  suoi  Annali  cV  Italia. 

—  10  giugno.  —  Lettera  erudita  a  Domenico  Berteli,  intorno  a   Civi- 

dale   del  Friuli,   colla  dissertazione  sopra  alcune  iscrizioni. 

—  10  giugno.  —  Trovasi  in  villa,  e  ha  ricevalo,  dal  padre  Ziegelbanr, 

una  sua  operetta  sopra  le  croci  benedettine. 

—  19  giugno.   —    Gli   vengono    comunicate    dal    card.    Tamburini   due 

Ritrattazioni  una  vera  ed  una  finta  :  quest'  ultima,  uscita  per 
le  stampe,  egli  chiama  stomacosa,  pur  non  curandosi  di  volerla 
vedere. 

—  12  luglio.  —  Per  mezzo  del  Berteli  ha  mandalo  a  p.  Calogerà.  perchè 

venga  pubblicata  nei  suoi  Opuscoli,  la  dissertazione  intorno  ad 
una  iscrizione  della  città  di  Fréjus. 

—  13  luglio.  —   Scrive    al  Brichieri   Colombi  che  il  Pasquali,  editore 

degli  Annali  d' Italia,  li  vende  troppo  caro.  —  È  addolorato 
per  la  partenza  del  conte  amministratore  Cristiani. 

—  IG  luglio.  —  Si  inizia  la  corrispondenza  con  Giu.seppe  Bendigli  mi- 

nistro del  Duca  di  Modena,  inviandogli  un  memoriale  in  di- 
fesa dei  poveri  contro  la  confraternita  di  S.  Pietro  Martire  in 
Modena,  da  presentarsi  a  S.  A.  S.  Manda  poi  allo  stesso  un 
capitolo  di  lettera  a  lui  scritta  dal  dott.  Ercole  Pompeo  Ghe- 
rardi,  intorno  al  principe  Francesco  d'  Este. 

—  IG  luglio.  —  In  aitila    lettera   del    Gherardi   si    trova    scritto:  «  Il 

serenissimo  signor  principe  d'  Este  ha  letta  con  attenzione  per 
due  volte  1'  ultima  di  lei  lettera,  e  andava  tra  se  dicendo  :  dice 
bene.  Questo  è  giusto.  Il  faut  faire  ce  que  ce  monsieur  dit  ». 

—  17  luglio.  —  Si  è  intrattenuto   col   venerando   Pompeo   Mant^gazzi, 

nel  suo  passaggio  per  Modena. 

—  30  luglio.   —    S'inizia    la    corrispondenza    con    Lodovico   Sabbatini 

d' Anfora. 

—  0  agosto.  —  Sollecita,  per  mezzo  del  conte  Nicola  Tacoli,  certo  signor 

Guidetti  al  pagamento  di  un  suo  debito  verso  la  compagnia 
della  Carità  in  L.  468.15:5. 

—  20  agosto.  —   Sarebbe   suo   disegno   di   villeggiare   sino   all'  ottobre 

in  Spezzano. 


XXn  CHONOBIOGRAFIA   MURATOBIANA 


1744.  24  agosto.  —   S'inizia    la   corrispondenza   con  Rinaldo  Alticozzi  di 
Cortona. 

—  31  agosto.  —  Per  mezzo  del  Bendigli    avverte   il    duca  di   Modena 

che,  neir  andito  per  cui  si  va  alla  libreria,  si  trovano  sola- 
mente cinquantaquattro  carte  geografiche  del  Cantelli  e  che, 
quella  degli  Stati  di  Modena,  fu  poi'tata  via  nella  prima  guerra. 

—  1  settembre.  —  A  proposito  dell'  opera  del  p.  Norberto  cappuccino, 

scrive  al  Chiappini  :  A  suo  tempo  sapremo  umiliare  ancor 
quest'altro  temerario.  In  breve  passerà  a  villeggiare  in  collina. 

—  1  settembre.  —  Prega  il  card.    Tamburini    di  far  ottenere  il   per- 

messo di  leggere  i  libri  proibiti  alla  marchesa  d'  Este  di 
S.  Martino  (donna  Teresa  Sfondrati  ). 

—  2  settembre.    —    Prega    il   Brichieri     Colombi   di    far    ottenere  al 

proprio  nipote  d.  Fortunato  Soli  1'  agenzia  dei  beni  dei  conti 
Castelbarco  Visconti  nel  modenese. 

—  2  settembre.  —  S' inizia  la  corrispondenza  col  conte  Achille  Crispi, 

col  quale  si  scusa  di  non  poter  esporre  in  pubblico  i  pregi 
della  sua  Casa,  perchè  non  gli  è  mai  venuto  in  capo  il  pen- 
siero di  trattare  delle  nobili  famiglie  d' Italia. 

—  5  settembre.  —  È  a  villeggiare  in  Fiorano. 

—  21  settembre.  —  Scrive  a  G.  P.  S.  Bianchi:  Veramente  la  botanica 

non  ha  mai  servito  di  pascolo  al  mio  povero  intelletto. 

—  21  settembre.  —  Ha  ricevuto  in  dono  dall'abate   Conti  la  sua  tra- 

duzione della  Merope,  del  Voltaire. 

—  25  settembre.  —  Scrive  al  nipote  L. Bianchi;  Tornata  che  sarà  la.  si- 

gnora Angiola,  ditele  che  avrei  bisogno  di  due  pezze  da  conciar 
questi  calzoni  migliori,  che  gridano  misericordia,  facendo  io 
poco  capitale  de'  vecchi. 

—  28  settembre.  —  Scrive  al  medesimo  :  Ho  bisogno  di  tabacco  da  ma- 

sticare: e  però  comperatene  una.  mezza  libbra,  ed  inviatemela. 

—  4  ottobre.  —  Ringraziando  G.  P.  S.  Bianchi  pel  dono  della  sua  Rela- 

zione della  donna  finta  uomo,  fa  sul  soggetto  curiosi  commenti. 

—  4  ottobre.  —  Ha  goduto  per    quattro   giorni   in   Spezzano  la  com- 

pagnia del  p.  Bardotti. 

—  11  ottobre.  —  Si  lusinga  che  il  nipote  Fortunato  Soli  possa  ottenere 

l'impiego  presso  l'agenzia  dei  Castelbarco  Visconti. 

—  20  ottobre.  —  È  ritornato  in  città. 

—  21  ottobre.  —  Non  ha  voglia  di  aspettare  il  pagamento  di  un  censo 

a  lui  dovuto  da  certo  Pirondi. 


CBONOBIOUHAKIA    MI  ItVlORIANA  XXIII 

17  11.     3  novembre.  —  E  stato  a  visitarlo  il  dott.  Pozzi  medico  del  papa 
che  vorrebbe  condurlo  ad  Limina.  Ma  è  passato  il  tempo. 

—  13  novembre.  —  In  una   lettera    ad  A.    Pivati,  ribatte    le    critiche 

mosse  a  una  sua  dissertazione  dal  sig.  G.  Brunacci  di  Padova. 

—  17  novembre.  —  Ha  pranzato  col  card.  Querini,  e   lo  ha  accompa- 

gnato per  quattro  miglia  verso  Reggio. 

—  17  novembre.  —  Si   adoprerà   a  fare  i  passi  necessari  per  rendere 

arcadica  1'  accademia  dei  Fiultuanti  del  Finale. 

—  20  novembre,  —    Ringrazia    G.    P.    S.    Bianchi    del    dono    del  suo 

Fitobasaììo. 

—  10  dicembre.  —  Si  adoprerà  per  trovare  un  segretario  al  marchese 

Guido  Bentivoglio  d"  Aragona  di  Ferrai'a. 

—  11  dicembre.  —  Scrive  a  C.   Frassoni,   accettando   di  essere  messo 

in  ruolo  per  1'  accademia  dei  Fluttuanti  di  Finale. 

—  1 5  dicembre.  —  S' inizia  la  corrispondenza   con    Gian'Angelo   Serra 

ringraziandolo  pel  dono  delle  sue  Controversie  Oratorie. 

—  17  dicembre.  —  Volentieri   somministrerà   al    sig.    Giuseppe  Torelli 

di  Verona  le  copie  delle  lettere  a  lui  dirette  dal  Leibnizio. 

—  28  dicembre.    —  Rimanda   al   conte  Nicola   Tavoli    le    Memorie  di 

Reggio,  con  qualche  sua  correzione. 

—  30  dicembre.  —  Si  rassegna  per  essere  fallito  il  colpo  circa  1'  agenzia 

Castelbarco  per  suo  nipote  Fortunato  Soli.  —  A  proposito  del 
nessun  compenso  ricevuto  dal  principe  di  Lichtenstein  per  la 
dedica  del  Thesaurus,  scrive  al  Brichieri  Colombi:  Ho  provato 
che  i  signori  grandi  si  servono  di  noi  piccioli  per  loro  ser- 
vizio, e  Srimhrano  far  favore  con  questo. 

—  31  dicembre.  —  Sou  finiti  di  stampare  gli  Annali;  manca  solamente 

r  indice  all'  ultimo  tomo,  cioè  al  IX. 

—  31  dicembre.  —  È  toccato  a  lui  di  stendere  la   memoria   sepolcrale 

da  mettersi  accanto  al  corpo  del  vescovo  di  Modena,  morto 
nella  notte. 

—  31  dicembre.  —  E  regalato  dal  conte  Nicola  Tacoli  di  un  bel  qua- 

dretto, che  ha  portato  a  casa  sua. 


LETTERE 


Per  debito  di  gratitudine  sento  l'obbligo  di  dichiarare  che 
la  collazione  sui  manoscritti  muratoriani  fu  da  me  compiuta  col 
contributo  delP  opera  indefessa  del  chiarissimo  Prof.  Dott.  Ettore 
Zoccoli;  e  alla  correzione  delle  prove  di  stampa'  contribuirono 
inoltre,  in  modo  diligentemente  cortese,  l'illustre  Conte  Cav.  Giorgio 
Ferrari  Moren[  e  l'illustre  p.  Gregorio  Palmieri  monaco  bene- 
dettino di  S.  Paolo  fuori  le  mura  di  Roma. 


Avvertenze.  —  Tanto  nel  presente,  come  nei  susseguenti  volumi  dell'Episto- 
lario, le  lettere  e  le  pagine  seguono  la  numerazione  interrotta  al  termine  del  volume 
antecedente,  e  ciò  per  facilitare  a  suo  tempo  le  ricerche  richiamate  dagli  Indici. 

Anche  nel  presente  volume,  e  così  nei  successivi,  i  numeri  entro  parentesi  che 
fanno  sèguito  alle  indicazioni  delle  fonti  di  ciascuna  lettera,  si  riferiscono  ai  cor- 
rispondenti numeri  della  Bibliografìa,  messa  in  testa  al  volume  I. 

Ove  il  numero  bibliografico  non  è  preceduto  dall'indicazione  della  fonte  della 
lettera,  s'intende,  trattandosi  di  lettere  già  edite,  che  questa  non  fu  indicata  dall'edi- 
tore delle  lettere  medesime,  né  fu  possibile  fissarla  con  altre  diligenti  indagini. 

Le  lettere  ad  Alessandro  Giuseppe  Chiappini,  pubblicate  in  modo  molto  frammen- 
tario da  Antonio  Selrai  (n.°  227  della  Bibl.  ),  per  la  difficoltà  che  risulta  nella  distin- 
zione fra  le  parti  edita  ed  inedita,  vengono  date  come  edite.  Solo  ci  preme  avvertire 
il  lettore  come,  la  parte  edita  abbia  principalmente  riferimento  a  cose  d'indole  filo- 
sofica, ascetica  e  letteraria  e  quella  inedita  si  riferisca  agli  avvenimenti  contemporanei. 


4480. 

A  GIOVANNI  LAMI  in  Firenze. 
Modena,  1  Gennaio  1742. 

fi.  Biblioteca  Riccardiaxa,  Firenze,  edita  [183]. 

Le  Novelle  Letterarie  a  me  venute  finora,  arrivano  solamente  al  nu- 
mero 45:  dopo  di  che  niun  foglio  ne  ho  ricevuto.  Mi  è  nato  sospetto,  che 
si  sieno  trovati  intoppi  alla  continuazione  d' essa  opera  ;  e  ricorro  per 
questo  a  V.  S.  illustrissima,  pregandola  d' informarmi  della  vera  cagione 
dell'  interrompimento  suddetto.  Quando  poi  ninna  disgrazia  fosse  succeduta, 
si  cerea  perchè  a  me  sieno  mancati  i  susseguenti  fogli,  e  s'  essi  verranno, 
avendo  io,  per  quanto  credo,  pagato  per  tutto   il   prossimo   passato   anno. 

Similmente,  quando  si  proseguisca  costi  la  detta  opera,  io  avrei  certa 
mia  operetta  da  inviarle;  ma  non  ne  so  la  "maniera  per  cagion  delle  di- 
savventure che  proviamo  noi  e  i  Bolognesi.  S'  ella  mai  a\'^sse  in  Bologna 
amico  a  cui  potessi  inviarla,  mei  suggerisca.  Augurandole  un  felicissimo 
anno  nuovo,  e  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  S.  illu- 
strissima, eie. 

4481. 

AD  ALESSANDRO  POMPEO  BERTI  in  Roma. 
Modena,  3  Gennaio  1742. 

fi.  BiBLiOTccA,  Lucca,  edita  [153]. 

Non  so  io  credere  che  vi  sia  bolla  di  alcun  papa  in  cui  si  dica  non 
potersi  decidere  il  punto  della  Concezione  immacolata:  e  se  mai  uscisse, 
subito  si  griderebbe  all'  impostura,  né  si  potrebbe  chiarire  il  punto,  quando 
non  fosse  in  autentica  forma  :  il  che  non  so  darmi  a  credere  che  si  possa 

Spiatolario  di  Lodovico  Antonio  Muratori.  —  VoL  X.  268. 


4242  LODOVICO   ANTONIO   MUBATOHI  [1**'4S- 


ottenere.  E  quando  una  tal  bolla  fosse  stata,  non  dovrebbe  questa  essere 
ignota  ai  padri  domenicani,  i  quali  pure  non  ne  fanno  menzione  nel  me- 
moriale da  lor  dato  al  defunto  papa  Clemente  XII.  Per  queste  riflessioni 
non  posso  punto  applicare  all'  esibizione  che  vien  fatta.  Ringrazio  nondi- 
meno V.  R.  del  lume  datomi,  e  del  suo  amore  voi  pensiero. 

Non  ho  finora  potuto  veder  la  lettera  del  cardinale  N.  N.  Da  altri 
ancora  mi  viene  scritto  che  sia  insolentissima.  Se  mi  verrà,  berrò  anche 
quest'  altro  amaro  sorbetto. 

Poco  fa  m'è  giunto  il  nuovo  libro  del  Partenotimo,  [p.  Burgos]  e  perchè 
appena  ho  cominciato  a  leggerlo,  non  posso  dirgliene  finora  il  mio  sentimento. 
È  molto  più  moderato  de'  suoi  commilitoni,  benché  non  lasci  di  aver  del 
caldo  di  tanto  in  tanto.  Ma  è  una  disgrazia  il  trovarsi  fra  i  ceppi  in 
questa  contesa.  Agli  altri  tutto  lice;  ma  non  cosi  al  Lampridio.  Mi  con- 
tinui V.  R.  il  suo  amore  e  gli  atti  della  sua  protezione,  con  sicurezza  di 
essere  corrisposto.  E  con  tutto  lo  spirito  mi  confermo,  di  V.  R.  etc. 


4482. 

AD  ANTON  FRANCESCO  GORI  in  Firenze. 
Modena,  3  Gennaio  1742. 

E.  BiBLioTKCA  Marucblliana,  Firenze,  edita  [1^]. 

Coir  occasione  che  vien  costà  il  padre  Malmusi  de'  Minimi  a  predi- 
care, trasmetto  a  V.  S.  illustrissima  quindici  paoli,  che  serviranno  per 
l'anticipazione  àe  Fogli  letterari.  Mi  è  ben  dispiaciuto  di  veder  nata  costi 
la  discordia:  perchè  tutte  le  guerre  son  cattive,  ma  peggiori  dell' altre  le 
civili.  Son  certo  che  la  di  lei  saviezza  non  v'  avrà  parte,  ma  intanto 
questo  fa  un  brutto  sentire.  Servirà  anche  la  presente  mia  per  ratificare 
a  lei  quel  vero  ossequio,  con  cui  mi  ricordo,  di  V.  S  illustrissima,  etc. 


4483. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 

Modena,  5  Gennaio  1742. 

Biblioteca  Comunali;,  Piacenza,  edita  [i^]» 

Una  pulce  nojosissima  mi.ha  messo  V.  S.  reverendissima  nell'  orecchio 
coir  avviso  di  qualche  novità  in  Parigi,  o  sia  nella  Sorbona,  per  conto 
dell'  immacolata  Concezione.  L' aver  io  inteso,  come  già  le  scrissi,  da 
questi  padri  Gesuiti  che  si  facevano  gagliardi   passi   per   far   decidere  la 


-l'?4S]  A  PIKB  PAOLO  OINANNl  4243 

questione,  mi  fa  dubitare  ohe  anche  il  re  di  Spagna  faccia  muovere  anche 
la  Sorbona.  Il  ohe  se  fosse,  poco  infine  m'importerebbe;  perchè  preten- 
derei la  mancia  dai  padri  suddetti  per  aver  io  dato  moto  alla  loro  vit- 
toria. Quel  che  mi  cagiona  affanno  si  è  la  paura  che.  giunto  colà  il  libro 
del  Lampridio,  i  Sorbonisti,  come  professori  della  pia  sentenza,  potessero 
far  uscire  qualche  fulmine  dal  ijanto  loro,  quando  pareva  che  ciò  non 
si  avesse  per  ora  da  paventare  da  Roma.  Di  grazia,  olla  mi  favorisca  di 
tener  dietro  a  tal  nuova,  e  di  ricavarne,  se  può  mai,  il  netto,  perchè  con- 
fesso non  poca  inquietudine  per  questo.  Intanto  la  ringrazio  delle  sue  be- 
nigne premure,  per  quello  che  mi  risguarda. 

Ho  il  nuovo  libro  del  Partenotimo,  che  parla  assai  moderatamente. 
Ma  se  V.  S.  reverendissima  vedesse  una  lettera  di  un  finto  Saguas.  forse 
si  stomacherebbe  per  le  insolenze  ed  imposture.  E  pure  mi  dicono,  che  sia 
peggio  un'altra,  non  per  anche  da  me  veduta,  indirizzata  al  cardinale  N.  N. 
Ninna  di  queste  risposte  mi  fa  paura.  Ma  che  servirebbe  il  rispondere 
quando  la  Sorbona  o  Roma  andasse  alla  radice?  Tenga  in  sé  quanto  le 
scrivo. 

L' esaltazione  del  padi*e  De  Luca  sarà  venuta  dalle  raccomandazioni 
degli  Spagnuoli,  né  punto  me  ne  meraviglio.  Egli  è  un  gran  mozzorecchi. 
Noi  stiamo  col  batticuore  per  l' armi  clie  vanno  crescendo  ad  Orbitello. 
e  stan  preparate  in  Abruzzo.  Giacché  la  regina  è  abbandonata,  anzi  per- 
seguitata da  tutti,  sarebbe  da  sperare,  che  nel  verno  si  trattasse  di  pace, 
e  che  amichevolmente  si  dividessero  le  spoglie.  Ma  non  avrem  tanta  fortuna. 
Dicono  che  s'  era  imbarcato  in  Po  il  cannone  di  Parma  e  Piacenza,  e  che 
poi  sia  stato  rimesso  al  suo  luogo,  lo  saprà  ella  meglio  di  me,  quando 
sia  vero.  Certo  non  pare  che  a  Mantova  si  aspettino  se  non  che  tre  reg- 
gimenti tedeschi,  i  quali  a  che  serviranno  contra  ad  un'armata?  Qui  s'è 
veduto  il  Manifesto  pubblicato  dal  re  di  Sardegna  per  le  sue  pretensioni 
sopra  lo  Stato  di  Milano.  Tuttavia  non  par  verisimile  ch'egli  pensi  ad  oc- 
cuparlo, benché  abbia  mandata  gran  gente  a  que' confini,  e  timore  o  spe- 
ranza sia  in  Milano.  Augurandole  un  felicissimo  anno  nuovo,  e  rassegnan- 
dole il  mio  obbligato  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  S.  illustrissima. 


4484. 

A  PIER  PAOLO  GINANNI  in  Ravenna. 
Modena,  5  Gennaio  \142. 

BiBLiOTSOA  Classkhsk,  Savenna,  edita  L^H]» 

Godo   che    sia    pervenuto    alle    mani    di   V.    P.    il   tomo  I   delle  mie 
Iscrizioni.  Atto   di    giustizia    è    stato    quello   di   registrare   ancor  lei   fra 


4244  LODOVICO   ANTONIO  MURATORI  [±'7 '4:8' 


coloro,  che  hanno  si  generosamente  contribuito  ad  arricchirlo.  Il  prezzo 
d'esso  in  Milano  è  di  lire  trenta  di  quella  moneta:  ma  a  gli  associati, 
fra'  quali  è  anch'  ella  si  dà  per  lire  venticinque.  Ed  aggiugnendovi  due 
altre  lire  per  imballaggio,  dazi,  e  condotta  fino  a  Modena,  in  tutto  costa 
L.  27,  moneta  di  Milano. 

Il  mio  desiderio  è,  che  V.  P.  non  tardi  a  dar  fuori  la  raccolta  delle 
Iscrizioni  Ravennati  per  ispei-anza  di  trovarvene  alcuna  da  me  non  veduta. 

Prego  Dio  intanto,  che  sparga  sopra  di  lei  la  piena  delle  sue  bene- 
dizioni in  quest'  anno  nuovo,  e  in  assaissimi  altri  appresso,  e  prego  lei  di 
considerai'mi  sempre,  quale  con  tutto  1'  ossequio,  mi  protesto  di  V.  P. 


4485. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  5  Gennaio  1742. 

Akchitio  Soli  Muratori  {R,  Bi'ul.  Est.  ),  Modena, 

Oggi  ho  consegnato  a  questa  posta  il  rotoletto  contenente  la  mia  ope- 
retta Dei  Difetti  della  Giurisprudenza,  con  indirizzarlo  alle  mani  di  mon- 
signore illustrissimo  Livizzani,  e  con  pregar  lui  di  rimetterlo  alle  mani 
di  V.  P.  reverendissima.  La  supplico  dunque  ora  di  continuarmi  le  sue 
grazie;  ed  allorché  potrà  rimettermi  al  bacio  de'  santi  piedi  di  N.  S.,  e 
di  umiliargli  insieme  con  la  somma  mia  venerazione  anche  questa  povera 
mia  fatica,  potrà  dire  che,  quanto  più  si  degnerà  di  farla  correggere,  tanto 
più  essa  mi  sarà  cara.  Quando  poi  la  S.  S.  arrivasse  anche  colla  sua  in- 
comparabile benignità  a  veder  ciò  che  io  proponga  per  far  qualche  bene 
alla  suddetta  giurisprudenza,  potrà  V.  S.  reverendissima  aggiugnere  in  nome 
mio  che  sarebbe  cosa  gloriosa  per  Benedetto  XIV  la  formazione  di  un  co- 
dice che  fosse  appellato  Betiedettino,  siccome  ancora  cosa  utilissima  al 
pubblico.  Allorché  essa  mia  fatica  riporti  la  graziosa  approvazione  di  N.  S., 
e  sia  in  istato  di  potersene  ritornare;  mi  sarà  favore  se  me  la  inmetterà 
per  la  posta  del  papa,  come  ha  fatto  dell'ultimo  libro  inviatomi  con  ac- 
cennarmi la  spesa  occorsa  costi  per  affrancarla. 

Con  ciò,  augurandole  un  felicissimo  anno  nuovo,  e  rassegnandole  il 
mio  vero  ossequio,  mi  ricordo,  di  V.  P.  reverendissima. 


-1*7^3]  A  DOMENICO  BBIGHIBRI  COLOMBI  4245 


4486. 

AD  ANTON  FRANCESCO  GORI  in  Firenze. 
Modena,  6  Gennaio  1742. 

R.  Biblioteca  Masucclliasa,  Firenze,  edita  [168]. 

Dal  signoi*  abate  Gio.  Battista  Gaspari  '  tengo  ordine  d' inviare  a  V.  S. 
illustrissima  quattro  copie  delle  Vindicie,  ed  altrettante  delle  sue  osser- 
vazioni a  Senofonte  Efesio.  Se  si  riferiranno  le  Vindicie,  quando  costi  non 
s'abbia  altro  ordine,  m'immagino  ch'egli  non  voglia  che  si  dica  il  suo 
nome.  La  prego  de' miei  rispetti  al  signor  Lami,  e  di  nuovo  mi  i-assegno, 
di  V.  S.  illustrissima,  etc. 

4487. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  17  Gennaio  1742. 

BiBUOTscA  BiccAEDiANA,  Firenze,  edito  [245]. 

Ben  poco  è  quello  che  mi  ha  significato  V.  S.  illustrissima  coli'  ultimo 
suo  foglio  intorno  ai  vantaggi  riportati  nell'  Austria  superiore,  dubitandosi 
anche  della  presa  di  Lintz.  Né  ella  si  mette  gran  pena  della  rivoluzion 
della  Russia:  e  pur  questo  è  un  tracollo  degli  interessi  della  regina  che 
non  avrà  aiuto  di  là,  e  gli  Svezzesi  potranno  assistere  a'  Franzesi,  lor  buoni 
pagatori.  E  forse  questo  colpo  avrà  sconcertate  le  misure  che  era  per 
prendere  l'Inghilterra  coli*  Olanda.  Si  sa  portato  costà  un  partaggio  ini- 
quissimo.  Aggiungono  che  il  prussiano  abbia  occupato  la  Moravia.  Adunque 
dove  son  le  speranze?  Finora  non  si  sa  che  si  sieno  mossi  da  Orbetello 
gli  Spagnuoli,  dall'Aquila  i  Napoletani.  E  qui  noi  abbiamo  una  grossissiraa 
neve  e  un  gagliardo  freddo.  Però  tremiamo  per  questo,  ma  più  per  gli 
guai  che  sovrastano. 

Per  conto  delle  osservazioni  da  lei  fatte  alle  iscrizioni,  so  pur  troppo 
che  ve  n'  ha  delle  duplicate,  ma  rimedio  non  e'  è  stato  per  essersi  fatta 
lungi  da  me  la  stampa,  ed  avere  io  comandato  colà  cose,  senza  potermi 
chiarire,  se  due  volte.  Quanto  poi  ai  collegi,  giacché  ella  pensa  di  trattar 
questa  materia,  potrà  dirne  il  suo  sentimento,  non  mi  offendendo  io.  che 
altri  meglio  di  me  indovini  gli  antichi  riti. 


•  Sue  lettere  in  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  n.°  40  da  Dresda  e  Sali- 
shurso  1731  -"44. 


4246  LODOVICO  ANTONIO   MUBATORI  \1'7-4:Q- 


L' iscrizione  di  Spello,  attribuita  al  poeta  Properzio,  già  era  in  mia 
mano,  e  V  ho  messa  nella  Raccolta,  con  dire,  non  esser  tal  monumento  ba- 
stante a  decidere  la  quistione  ^ella  di  lui  patria.  Anche  Assisi  lo  pre- 
tende, e  con  buone  ragioni,  come  ho  veduto  in  una  dissei'tazione  mano- 
scritta che  mi  fu  inviata. 

L' opera  da  lei  accennatami  del  Clero  io  non  1'  ho,  e  però  non  so  dirle 
che  conto  se  n'  abbia  a  fare.  Ben  conosco  essere  facilissimo  il  confutare 
r  empia  di  lui  pretensione.  Anni  sono  mi  feci  venire  un'  opera  del  celebre 
Look  intorno  alla  religione,  fìguraudomi  qualche  cosa  tollerabile  di  quel- 
r  inglese,  forse  ateista.  La  trovai  una  miserabile  operetta,  pretendendo  egli 
che  bastasse  una  volta  il  credere  Dio  Padre,  il  Signor  nostro  Gesù  Cristo 
e  quasi  nuli" altro.  Costoro  van  predicando  l'eresia  de' Sincretisti,  e  che 
ognuno  si  può  salvare  nella  sua  religione.  Quando  ella  voglia  ristampare 
il  Trattato  De  Ingeniorum  Moderatione,  non  disconverrà  la  dissertazione 
che  va  meditando,  purché  sia  ben  provveduta  di  contro versisti. 

In  tal  caso  pensi  se  fosse  bene  il  ristampare  ancora  il  Trattato  di 
Antonio  Lampridio  De  superstitione  vitanda,  che  è  in  difesa  di  Lamindo 
Pritanio. 

Mi  rallegro  poi  del  posto  conferitole.  Purché  sia  scala  a  grado  mag- 
giore, pazienza  se  per  ora  non  frutta.  Con  piacere  ancora  ho  inteso  gli 
ai'gomenti  delle  dissertazioni  sue.  Son  tutti  belli  e  capaci  di  molta  eru- 
dizione. Ma  come  potrà  ella  far  tanto?  Per  quanto  ha  ella  operato  in  fa- 
vorirmi col  nostro  signor  Ippolito,  le  rendo  grazie,  e  con  buon  freddo  alle 
mani,  ma  con  cuore  ben  caldo,  mi  ricordo,  etc. 


4488. 

A  GIACINTO  VINCIGLI  in  Perugia. 
Modena,  19  Gennaio  1742. 

Edita  [108]. 

Solamente  in  questo  punto  ricevo  un  foglio  di  V.  S.  illustrissima  del 
1  di  gennaio,  in  cui  mi  augura  un  felice  anno  :  del  che  la  ringrazio  distin- 
tamente con  pregar  Dio  che  a  lei,  più  meritevole  di  me,  conceda  ogni 
maggior  felicità. 

I  tomi  Rerum  Italicarum  non  sono  che  XXVII.  L' Argelati  senza 
mia  saputa  spacciò  di  voler  dare  uno  o  due  tomi  d' Indice  generale,  quando 
ad  ogni  tomo  io  ho  fatto  il  suo  Indice.  Ma  iinora  nulla  s'è  veduto.  In 
Milano  costano  i  primi  4  tomi  L.  ^  di  quella  moneta.  Gli  altri  L.  20,  se 
pure,  dopo  essersi  ridotte  a.  poco  le  copie,  che  restano,  non  ne  vogliono  di 
più.  Poi  l'imballaggio,  i  dazi  rigoi-osissimi  di  quel  paese,  costano   assais- 


.l'74:Sl  AD  ALBSSANDUO  QIU8KPPB  CHIAPPINI  4247 

simo,  prima  ohe  le  balle  escano  di  questa  città.  C  è  poi  il  porto.  Per  una 
da  Milano  a  Modena  si  paga  L.  00  di  Milano.  In  Modena  non  si  può 
avere  a  meno  quel  corpo  di  paoli  32  il  tomo. 

Le  Antiquitates  Italicae  finoi-a  sono  cinque  tomi.  Col  sesto  sarà  finita 
r  opera.  Costa  qui  cadaun  tomo  paoli  82. 

La  Raccolta  delle  iscrizioni  consiste  in  tre  tomi  finora  stampati.  I  due 
primi  costano  qui  cadauno  paoli  30.  Col  tomo  IV  sarà  compiuta  T  opera, 
se  pure  non  si  stampasse  il  Chiffal  inglese.  Le  Antichità  Estensi  in.  io^ìo. 
costa  il  tomo  I,  12  paoli;  il  II,  16.  Ecco  V.  S.  illustrissima  ubbidita.  De- 
sidero le  maggiori  occasioni  di  servirla;  e,  l'assegnandole  il  mio  ossequio, 
mi  confermo,  di  V.  S.  illustrissima. 


4489. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE   CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  ^  Gennaio  1742. 

Biblioteca  Comusalk,  Piacenza,  edita  [227]. 

Mi  ha  ben  rincorato  1'  ultimo  grazioso  foglio  di  V.  S.  reverendissima, 
perchè  m"  ha  tolto  di  cuore  una  spina  col  significarmi  1*  occorrente  intorno 
alla  Sorbona.  Non  mi  era  ignoto  che  quei  signori  nel  1786,  rinnovarono 
il  loro  decreto,  essendo  prevalenti  i  più  agli  altri  che  lo  volevano  abolito. 
L'atto  stesso  io  non  l'aveva:  lo  riconosco  dalla  di  lei  benefica  mano. 

In  confidenza  le  confesso,  che  la  insolentissima  e  furente  lettera  al 
signor  cardinale  di  cui  mi  venne  di  costà  una  copia,  ma  in  prestito,  mi 
ha  sconcertato  non  poco  al  vedere  tanto  astio  e  tante  minaccio  ;  e  al  tro- 
varmi solo  in  mezzo  a  tanti  cani.  Mi  viene  scritto  che  ne  sia  autore  il 
p.  Santo   Canale;  e  io.  che  il  conosco,   so,  che  è  capace   di  si  fatto   stile. 

Tuttavia  non  voglio  lasciar  di  rispondere,  e  sarà  poi  quel,  che  Dio 
vorrà.  Non  le  ragioni,  ma  la  prepotenza,  e  la  cabala  mi  fanno  paura. 

Se  il  signor  Mariani  (  che  tale  m' immagino  sia  il  difensore  del  De- 
creto di  Desiderio  )  uscirà  in  campo,  sia  pur  certo,  che  non  gli  rispon- 
derò. Mi  dicono  che  anche  un  frate  abbia  preso  a  scrivere  contro  di  me 
in  favore  del  Volto  santo  di  Lucca.  Dica  anch' egli  quel  che  vuole.  Questi 
non  sono  argomenti,  che  importi  al  pubblico  di  vederli  dilucidati,  e  però 
lascio rò  dire. 

Veramente  par  certa  la  presa  di  Lintz  col  numeroso  presidio  prigio- 
niero. Ma  a  che  serve  il  ricuperare  una  città,  quando  in  questo  mentre  il 
prussiano  ha  occupato  un'  altra  provincia,  cioè  la  Moravia.  Scrivono  che 
in  Olanda  si  faccia  grande  armamento,  e  veramente  pareva  che  fosse  in- 
tavolata qualche  lega  fra  le  potenze  marittime,  la  regina   d"  Ungheria,   la 


4248  LODOV^ICO   ANTONIO   MUBATOBI  [1*743- 


Bnssia,  il  re  sardo.  Ma  perciò  credo  disturbato  e  rovinato  tutto,  perla 
gran  mutazione  seguita  nella  Russia,  la  quale  non  aiuterà  più,  e  farà  anche 
la  pace  colla  Svezia. 

Qui  si  credono  molti  gli  Spagnuoli  alla  volta  di  Foligno.  Ignote  son 
le  loro  intenzioni.  Parrebbe  che,  per  la  grossa  neve  caduta  in  queste  parti, 
non  dovessero  per  ora  venire,  ma  niuno  ce  ne  fa  la  sicurtà.  Credevansi 
destinati,  anzi  in  moto  alcuni  reggimenti  tedeschi  verso  V  Italia.  Ora  li 
dicono  contramandati.  Sicché  chi  resterà? 

Mi  conservi  V.  S.  reverendissima  la  sua  stimatissima  grazia,  mentre 
io  riconoscendo  le  tante  mie  obbligazioni,  ossequiosamente,  mi  ricordo,  di 
V.  S.  illustrissima. 

4490. 

AD  ANTON  FRANCESCO  GORI  in  Firenze. 
Modena,  2  Febbraio  1742. 

BiBiiiOTKCA  Mardcelliana,  Firenze,  edita  [153], 

Ben  giunta  la  mia  contribuzione  per  la  continuazione  de'  Giornali.  Ne 
aspetto  i  due  fogli  rimasti  indietro.  Delle  quattro  copie  delle  Vindicie  non 
so  che  dire  a  V.  S.  illustrissima,  perchè  1'  autore  non  mi  ha  comunicata 
la  sua  intenzione.  Gliene  scriverò,  e  intanto  crederei  meglio  il  non  riferir 
le  due  operette  ne'  Giornali.  S'  ella  mi  comanderà  qualche  cosa  per  l' opera 
che  si  va  da  lei  preparando  per  la  stampa,  mi  glorierò,  quando  si  trovi 
in  me  come  il  desiderio,  cosi  l' abilità  di  servirla.  Ma  Dio  ci  tenga  lungi 
la  guerra.  L' apprensione  di  questa  fa  star  me  malinconico,  perchè  ne 
conosco  il  brutto  ceffo.  E  qui,  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo, 
di  V.  S.  illustrissima,  etc. 


4491." 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  13  Febbraio  1742. 

K.  Biblioteca  Biccardiana,  Firenze,  ^dita  [214]. 

Alla  dignissima  persona  di  V.  S.  reverendissima  prego  io  dal  Cielo 
ogni  più  desiderabil  felicità,  e  nominatamente  la  sanità,  bene  massimo  fra 
i  temporali. 

Ho  certamente  sentito  con  dispiacere  l'incomodo  del  suo  ginocchio,  e 
mi  duole  assai  di  conoscerlo  difettoso  in  quelle  parti,  ma  di  consolazione 
mi  è  la  speranza  d'esserne  guarito  in  breve. 


-1*7 -48]  A  LORENZO  BRUCASSI  DI  SAN  FILIPPO  4249 


Finissimo  atto  della  saa  gentilezza  è  stato  l'inviarmi  le  cinque  iscri- 
zioni a  me  sommamente  care.  Pare  che  manchi  il  nome  a  quella  di  T.  F. 
DECEMBRI:  seguita  a  mio  credere  a  VESTA  MVNDA.  senza  che  egli 
sia  Liberto  di  qualche  imperatore,  o  d'  altra  persona,  quando  l'ascia,  che 
si  osserva  in  quella  di  C.  IVLIO  sia  un  Zappetto,  non  mi  occorre  altro. 
So  fosse  ferro  tagliente  ricorrerei  ad  altre  sue  grazie. 

Né  pur  qui  abbiamo  inteso  altro  della  coronazione  del  nuovo  impera- 
tore, ma  sarà  fatta.  Con  tutta  la  ricupera  di  Lintz  e  il  danno,  che  verisi- 
railmente  si  sarà  inferito  alla  Baviera,  non  si  vede,  come  la  regina  d'Un- 
gheria possa  tener  forte,  quando  per  lei  non  salti  fuora  qualche  lega,  che 
par  ben  difficile. 

Essa  ha  protestato  centra  l'elezione  pretesa  non  libera.  Da  ogni  parte 
marciavano  truppe  in  aiuto  della  Baviera,  e  credevasi  che  il  re  di  Prussia 
tornato  nella  Slesia  si  metterebbe  alla  testa  delle  sue  genti  per  passare 
contro  l'Austria  inferiore,  benché  non  manchi  gente,  che  sei  figura  d'ac- 
cordo colla  regina. 

A  buon  conto  verranno  gli  Spagnuoli.  e  secondo  tutte  le  apparenze 
senza  sfoderare  spada  entreranno  in  Parma  e  Piacenza  e  le  riconosce- 
ranno dal  papa.  Ella  saprà  che  i  tedeschi  avevano  condotto  via  il  can- 
none di  Panna.  L' hanno  rimandato  colà  per  una  lettera  di  Montemar, 
che  ha  minacciato  di  prenderne  altrettanto  in  Toscana.  Il  2.°  convoglio 
si  gode  ora  il  quartiere  in  Sarzana;  e  sul  Ferrarese  cominciano  a  com- 
parire i  Croati,  ma  a  che  serviranno?  Altro  ci  vuole. 

Mi  scrivono  di  costà  essere  il  padre  Santo  Canale  autore  di  quella 
insolente  lettera.  Almeno  è  un  mozzorecchi,  che  smentisce  l'abito  suo. 

L'essere  stato  alquanto  indisposto  l'eminentissimo  Alberoni,  aveva 
fatto  correre  voce  di  sua  morte.  Credo  che  stia  meglio.  Con  che,  ossequio- 
samente mi  rassegno,  di  V.  S.  reverendissima. 


4492. 

A  LORENZO  BRUNASSI  DI  S.  FILIPPO  in  Napoli. 
Modena,  16  Febbraio  1742. 

Musco  Bbitassico,  Londra. 

Gran  bisogno  avrà  certamente  avuto  V.  E.  del  suo  coraggio  e  della 
miglior  filosofia  nell'  amaro  colpo,  che  ha  dovuto  soflFerire.  La  compatisco 
e  me  ne  condolgo,  e  prego  Dio  eh"  ella  sappia  ben  accomodarsi  alla  Prov- 
videnza e  volontà  di  Dio  con  qne'  buoni  principii  che  mi  acccenna.  Per 
altro  se  noi  faremo  ben  i  conti  a  questo  transitorio  mondo,  e  che  a  noi 
dopo  morte  nulla  darà  fastidio  se  i  pochi  o  molti  beni   nostri    sieno   toc- 


4250  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [IT^rS- 


oati  a  figli,  o  parventi,  od  estranei,  dovremo  fare  un  rimprovero  a  noi  stessi 
pel  tanto  affanno  che  ci  mettiamo  di  certe  disgrazie.  Ma  d'ordinario  la 
ragione  resta  oppressa  dal  giusto  dolore  di  gravissime  perdite,  e  il  tempo 
solo  è  quel  che  medica.  Mi  favorisca  V.  E.  di  attestare  il  mio  ossequio 
al  signor  Matteo  di  Sarno,  il  cui  nobilissimo  genio  ho  inteso  con  piacere, 
che  io  certamente  farò  il  possibile  perchè  gli  sia  dato  il  foglio  Rerum. 
Italiearum  richiesto,  ed  anche  gli  altri  tomi,  che  gli  mancano.  Sappia  egli, 
eh'  io  non  m' ingerisco  nello  spaccio  di  queste  mie  opere,  perchè  la  spesa 
si  fa  tutta  da  alcuni  signori  di  Milano  uniti  e  massimamente  dal  sig. 
Argelati.  Quest'  ultimo  si  serviva  del  signor  avvocato  Vallerta,  con  in- 
viare a  lui  le  balle.  Non  so  perchè  si  disgustarono  :  e  il  signor  Argelati  de- 
sistè dall'  inviare  i  susseguenti  tomi.  Le  poche  copie  che  io  ho,  non  posso 
romperle  e  scompaginarle.  Ma  certamente  userò  ogni  premura,  perchè  da 
Milano  gli  si  mandino  i  tomi  desiderati.  Giacché  è  compiuta  la  stampa 
del  tomo  V  Antiquitates  medii  aevi,  subito  che  l'avrò,  ne  spedirò  a 
V.  E.  i  tomi  occorrenti,  e  seco  la  parte  seconda  delle  Antichità  Estensi, 
per  esso  signor  D.  Matteo  di  Sarno.  Se  il  signor  marchese  Tanucci  ne 
vorrà,  pi*ego  lei  di  accennarmelo.  Non  ho  che  congratularmi  con  lei,  perchè 
si  sia  ritirato  dallo  strepito  del  fóro  alla  dolce  quieto  della  vita  privata. 
E  con  ciò,  ossequiosamente,  mi  rassegno,  di  V.  P. 


4493. 

AD  ANGELO  CALOGERI  in  Venezia. 
Modena,  16  Febbraio  1742. 

Biblioteca  Iupkriai.e,  Pietroburgo. 

Contro  del  mio  trattatello  De  superstitione  vitanda  è  stata  stampata 
alla  macchia  nello  Stato  probabilmente  della  Chiesa,  o  in  Lucca,  una  let- 
tera al  maggior  segno  insolente  e  calunniosa.  Non  s'  è  ricordato  d' essere 
gesuita  chi  l'ha  scritta.  Sapendo  io,  quante  ruote  soglia  muovere  quella 
gente,  m'è  nato  sospetto,  che  possa  tentai*e  di  farla  ristampare  costi  o  a 
Padova,  dove  l'inquisitore  è  franciscano.  Ricorro  io  pertanto  alla  bontà 
innata,  e  al  benigno  amore  di  V.  P.,  con  pregarla  di  volermi  essere  lancia 
e  scudo  per  impedire  il  maggior  corso  all'  altrui  ribalderia,  con  impiegare 
i  suoi  ufizi  presso  chi  ella  crederà  a  proposito:  che  di  questo  favore  le 
sarò  io  eternamente  obbligato.  Nulla  direi,  se  si  trattasse  solamente  di 
ragioni  opposte  alle  mie.  Si  tratta  di  un'operetta  calunniosa,  di  strapazzi 
ed  ingiurie,  che  son  vergognose  e  scandalose,  dove  si  tratta  di  materie 
gravissime  di  religione.  Perciò  a  lei  vivamente  mi  raccomando,  né  scrivo 
ad  altri,  sperando  tutto  per  mezzo  di  lei. 


-l'7-4:S]  A  PBANOESOO  PAGLIAI  4251 


Mi  dia  V.  P.  buone  uuove  di  sua  salute,  me  ne  dia  anche  della  con- 
tinuazione de' suoi  opuscoli.  Oh!  melensa  Italia!  Sappia  che  ho  spronato 
più  d' uno,  e  in  fine  ninno  ho  trovato,  che  mi  voglia  far  merito  presso  di 
lei  con  qualche  dotta  contribuzione.  Mi  rassegno  con  tutto  l'ossequio,  di 
V.  P.  reverendissima. 

4494. 

A  CESARE  FRASSONI  in  Finale. 
Modena,  16  Febbraio  1742. 

Abchiyio  Soli  Muratosi  (B.  Bibl.  Est.),  Modena. 

Quando  V.  S.  illustrissima  mi  voglia  scrivere,  mandi  pure  le  lettere 
per  la  posta:  che  mi  sarà  più  caro.  La  parola  Aurelianensis,  si  legge  an- 
cora nel  Ciacconio,  De  Cardinalihus.  e  vuol  dire,  che  il  cardinale  Ippolito  II 
fu  amministratore  della  chiesa  d'  Orleans,  e  di  molte  altre  in  Francia,  ti- 
randone le  entrate  senza  esserne  vescovo.  V  ha  da  essere  un  tomo  delle 
sue  lettere  stampato;  ma  io  non  l'ho.  Fu  cardinale  di  gran  credito,  e  servi 
alla  Francia  in  molti  politici  affari,  e  spezialmente  nel  governo  di  Siena. 
Mi  rallegro  io  intanto  di  vederla  ben  applicata,  e,  rassegnandole  il  mio 
ossequio,  mi  ricordo,  di  V.  S.  illustrissima. 


4495. 

A  FRANCESCO  PAGLIAI  in  Palermo. 
Modena,  16  Febbraio  1742. 

Abchivio  Soli  ICdbatori  {R.  Bibl,  Est.),  Modena. 

Mi  giugne  ora  un  favorito  foglio  di  V.  S.  illustrissima  pieno  di  cor- 
tesi auguri,  per  gli  quali  sommamente  la  ringrazio,  con  pregare  anch'io 
la  divina  bontà,  che  dispensi  a  lei  ogni  più  desiderabil  felicità. 

Non  mi  ritiro  io  dal  far  gradire  al  mio  Padron  serenissimo  la  dedica, 
ch'ella  intenderebbe  di  fargli:  ma  se  ho  da  parlarle  con  sincerità  non  so 
qual  frutto  se  ne  potesse  promettere.  Qui  il  grado  di  gentiluomo  di  Ca- 
mera non  si  dà  che  a  cavalieri  delle  più  illustri  famiglie,  ne  so  che  l'abbia 
alcuno,  il  quale  non  risieda  qui.  Oltre  a  ciò,  qui  si  pensa  solo  a  i  soldati, 
e  il  cuore  non  va  in  altra  parte:  e  spezialmente  han  poco  credito  le 
poesie.  Perciò  il  mio  parere  è  eh'  ella  non  si  metta  in  ispese  per  nulla 
poi  guadagnare. 

Ottimo  è  il  metodo,  ch'ella  tiene  per  istruire  cotesto  giovane  cava- 
liere, il  quale  può  ben  ringraziare  la  fortuna,  che  gli  ha  dato  un  maestro 
così  atto  a  farlo  divenire  erudito  e  giudizioso. 


4252  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [  1*743 - 

Ma  perchè  non  odo  parlare  di  Filosofìa  Morale,  da  me  creduta  la  più 
importante  di  tatto,  gliela  ricordo,  Fors'  anche  V.  S.  illustrissima  avrà 
quella,  eh'  io  diedi  alla  luce,  perchè  fu  ristampata  in  Napoli. 

Per  la  rettorica  ognuna  può  servire,  perchè  dipende  più  dal  maestro, 
che  dia  buoni  argomenti,  e  insegni  come  va  fatto. 

Ma  per  un  cavaliere  secolare  non  occorre  spendervi  molto  tempo.  Più 
è  da  lodare  lo  studio  della  iisica,  ossia  della  iilosoiia  sperimentale.  Sento 
lodar  quella  d'uu  p.  Corsini  '  [Odoardo]  lettoi'e  di  Pisa.  Non  faccia  perdere 
il  tempo  intorno  a  i  troppo  disputabili  principj,  ma  venga  al  pratico. 

Debbono  cotesti  pp.  Gesuiti  aver  la  permissione  della  lor  teologia  di 
dirmi  quante  ingiurie  vogliono,  perchè  non  mi  accordo  con  loro.  Ma  fac- 
ciano. Infine  la  ragione  è  ragione. 

Non  occorre  risposta  intorno  alla  ridicola  frottola  della  scomunica 
della  casa  Colonna.  Oggi  essa  ha  cardinali,  e  n'avrà  altri  in  .breve,  e  da 
più  secoli  è  in  possesso  d'averne. 

La  prego  di  umiliare  i  miei  rispetti  e  ringraziamenti  a  cotesto  gen- 
tilissimo signor  conte,  con  offerirmi  tutto  a  i  suoi  servigi.  E  con  ciò.  ras- 
segnandole il  mio  ossequio,  mi  ricordo  di  V.  S.  illusti'issima. 


4496. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena.  16  Febbraio  17^. 

Abchivio  Som  Muratosi  {li.  Bibl.  Est.),  Modena. 

Di  somma  consolazione  mi  sono  sempre  i  benignissimi  caratteri  di 
V.  P.  reverendissima  e  spezialmente  tali  mi  sono  riusciti  gli  ultimi,  perchè 
mi  danno  licenza  d'  inviare  costà  le  dicerie  che  vo  scrivendo.  Certo  è  che 
io  nulla  più  desidero,  quanto  d'essere  illuminato  e  corretto,  e  massima- 
mente se  la  penna  fosse  un  po' troppo  riscaldata.  Ho  fatto  studio  per  te- 
nermi lontano  dalle  amarezze:  tuttavia  non  mi  fido  di  me,  e  leggerà  senza 
passione  le  cose  mie. 

Intanto  debbo  dirle,  che  non  son  più  a  tempo  i  saggi  di  lei  consigli 
perchè  già  sono  al  fine  della  risposta  a  quanto  è  uscito  finora  contro  di 
me,  a  riserva  di  una  scrittura  di  un  canonico  palermitano,  che  non  mi  è 
giunta  finora.  Presi  alla  prima  una  carriera,  ed  ho  poi  seguitato  cosi;  e 
troppo  m' increscerebbe  il  formare  un  nuovo  benché  migliore  edifizio.  Il 
punto  sta,  che  io  abbia  saputo  sviluppare  bene  i  sofismi    degli   avversari. 


*  Sue  lettere  in  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  n.°  9  da  Firenze  e  Pisa, 
1745- '47. 


IT* -48]  A  FORTUNATO  TAMBUBIKl  4233 


che  sono  sottili  e  non  pochi.  Quel  che  mi  duole  è  di  avere  un  copista 
che  se  la  prende  con  tutto  il  suo  comodo,  e  Dio  sa  quando  mi  dai*à  in- 
tera questa  tela.  A  buon  conto  rendo  a  lei  infinite  grazie  per  la  carità 
che  mi  vuol  usare. 

Mi  scrive  un  amico  di  costà  che  N.  S.  non  approva  il  voto,  ma  dice 
che  io  sembro  voler  troppo.  Se  intende  di  dire  che  io  impugno  anche  la 
probabilità  della  sentenza  Pia.  me  ne  dispiacerebbe  assai. 

Dovrebbe  V.  P.  reverendissima  sapere  come  ciò  sia,  e  la  prego  di 
dirmelo.  Pare  che  il  libraio  non  pensi  a  dar  fuori  l'opera,  se  non  quando 
sarà  terminata  tutta. 

S'ella  capiterà  a  i  piedi  del  santissimo,  nulla  dica  del  trattatello  della 
giurisprudenza,  lasciando  che  si  prenda  quel  tempo  che  vuole;  perchè 
grazia  grande  è  anche  l'ottenere  una  sola  occhiata. 

Fra  alquanti  giorni  noi  aspettiamo  li  Spagnuoli.  Voglia  Dio  che  sieno 
si  cortesi  e  discreti,  come  stati  sono  a  Massa,  dove  tremila  sono  andati 
a  prendere  un  po'  di  riposo.  A  me  sempre  fanno  malinconia  gli  armati, 
perchè  troppo  gravosi  sono,  e  per  dove  passano. 

Rassegnandole  il  mio  inalterabile  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  P.  re- 
verendissima. 

4497. 

ALLO  STESSO  in  Roma. 
Modena,  20  Febbraio  1742. 

AsCBivio  Soli  Mukaiori  (,R.  Bibl.  Est.),  Modena. 

L' opera  giunta  a  V.  P.  reverendissima  è  quella  del  canonico  Mi- 
gliacci di  Palermo,  e  mi  scrivono  che  è  mordace  al  maggior  segno.  Giacché 
io  ho  terminato  le  risposte  alle  critiche  finora  da  me  vedute,  il  mio  de- 
siderio è  di  ricevere  il  più  presto  possibile  anche  la  suddetta.  Però  sono 
a  pregarla  di  spedirmela  per  la  posta,  come  fece  la  precedente,  inviandola 
a  Bologna,  perchè,  occorrendo  pagar  anche  qualche  paolo,  non  m"  increscerà. 
Monsignor  Molza  mi  ha  supposto  di  voler  venire  a  trovarmi  dopo  Pasqua. 
Mi  servirò  di  quella  occasione  per  mandare  alla  P.  V.  reverendissima 
tutto  quel  che  sarà  copiato  dal  mio  copista.  Ma  quando  mancasse  tal 
congiuntura,  o  ne  restasse  da  mandar  altri  fogli,  vogliamo  noi  credere 
che  monsignor  Levizzani  si  gentile  non  mi  accordasse  la  grazia  d'inviar 
tutto  con  sopracoperta  a  lui?  Aspettano  a  Venezia  con  ansietà  le  mie  ri- 
sposte, e  molto  più  le  desiderano  alcuni  signori  Palermitani,  i  quali  già 
ne  domandano  cento  copie.  Or  vegga  ella  s' io  avrei  premura  di  sbrigarmi 
di  questo  impiccio.  Ma  più  d'  ogni  altra  cosa  a  me  premendo  di  non  dir 
parola,  che  possa  giustamente  dispiacere  costi,  e  desiderando  di   goder  le 


4254  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [±'7'é:2- 


grazie,  che  ella  mi  fa  sperare,  veggo  perciò  che  l' affare  non  si  potrà 
sbrigare  si  presto.  Pazienza.  Desidero  io  che  venga  la  Pasqua  sul  sup- 
posto che  alloi-a  V.  P.  reverendissima  si  restituisca  stabilmente  a  S.  Ca- 
listo, e  ricavi  quello,  che  non  può  darle  cotesto  romitaggio  (S.  Paolo). 

Serva  la  presente  per  ringraziarla  di  tanti  incomodi,  che  si  prende 
per  favorirmi,  e,  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  ricordo,  di  V.  P.  re- 
verendissima. 

4498. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  21  Febbraio  1742. 

B.  Biblioteca  Biccabdiana,  Firenze,  edita  [245]. 

Volesse  Dio  che  le  belle  speranze  di  voi  altri  signori  avessero  buon 
piede,  che  ce  ne  rallegrei'emmo  anche  noi.  Ma  V.  S.  illustrissima  tante 
volte  ha  scritto  che  il  prussiano  è  guadagnato,  senza  che  mai  si  verifichi. 
Oggi  ancora  si  dice  che  egli  minacci  di  passare  il  Danubio,  e  di  venire 
alla  volta  di  Vienna  per  cavare  dalla  Baviera  1'  armi  della  regina.  Egli  ha 
rinunziato  alle  sue  pretensioni  sopra  Giuliers-Berga.  Adunque  egli  vuoi 
aver  la  Slesia  e  la  Moravia.  Da  ogni  parte  si  sa  che  la  nuova  Czara  farà 
la  pace  con  la  Svezia,  la  quale  poi  terrà  in  freno  Hannover  e  Danimarca, 
né  v'  ha  apparenza  che  i  Russi  vogliano  punto  aiutarli.  Poco  pare  che 
vi  sia  da  sperare  dalle  potenze  marittime,  e  in  Italia  certamente  niuno 
ha  fatto  un  passo  per  opporsi  agli  Spagnuoli  che  sempre  più  si  vanno 
accostando.  Potrebbe  ben  essere  che  costi  fosse  un  emissario  per  trattar 
di  pace,  e  pace  converrà  fare,  quando  non  salti  fuora  una  lega.  Sappiamo 
le  disavventure  della  Baviera,  la  felicità  d' altri  incontri  :  ma  contro  di 
tanti  cani  non  si  può  resistere. 

Sempre  mi  è  stato,  e  sempre  mi  sarà  caro,  che  V.  S.  illustrissima  mi 
avvisi  degli  errori  che  troverà  nel  Tesoro  delle  Iscrizioni.  Solamente  mi 
dolgo  che  gli  Errata-corrige  niuno  per  lo  più  li  legge.  Tuttavia  non  lasci 
di  avvisarmene. 

Il  trattato  della  Società  Civile  del  Look  non  l' ho  letto,  né  voluto  leg- 
gere perché  egli  é  di  massime  troppo  [diverse]  dalle  nostre,  e  per  confutar 
lui  bisognerebbe  adulare  i  nostri,  né  si  può  parlare  con  verità.  Anch'  io 
saprei  dire  come  debbano  portarsi  i  principi,  ma  a  che  servirebbe? 

Certo  è  che  molto  si  può  ricavare  dagli  scrittori  Rerum  Italicarum 
e  dalle  mie  Antiquitates  Italicae,  per  accrescere  il  Glossario  del  Du-Cange. 
M' immagino  io  che  cotesto  suo  amico  benedettino  abbia  veduta  la  ri- 
stampa fatta  d"  esso  Glossario  in  Parigi  e  Venezia  coli'  accrescimento  di 
due  o  tre  tomi.  Al  disegno  lodevole  di  codesto  religioso  io  non  saprei  per 


-1*74:3]  A.  QIOVAN  BATTISTA  DE  CARLI  4255 

ora  che  somministrare,  perchè  ho  smaltito  tutto  il  mio  magazzino  nelle 
suddette  Antichità;  il  tomo  V  delle  quali  uscirà  in  breve,  e  si  finirà 
col  VI,  dove  sarà  gran  copia  di  documenti. 

Per  conto  del  ristampare  il  trattato  De  Ingeniorum  Moderatone  e 
l'altro  De  superstitione  vitanda,  la  prego  per  tempo  di  non  mutare  i  nomi, 
se  mai  la  ristampa  si  facesse,  perchè  se  mai  fossero  un  dì  proibiti,  non 
vo'che  il  mio  nome  apparisca.  Si  potrà  ben  dire  in  una  prefazione  chi  ne 
sia  l'autore.  Per  conto  poi  delle  note,  ognuno  ha  libertà  di  farne.  Ma  non 
so  parlar  di  quelle  ch'ella  potesse  o  volesse  fare,  perchè  non  le   conosco. 

Esamini  ben  la  faccenda,  misuri  le  sue  forze:  giacché  ha  buona  prov- 
visione di  libri,  osservi  quello  che  si  potesse  trarne  con  profitto  dei  lettori 
per  istruirli,  e  non  già  per  empiere  la  carta  di  luoghi  comuni.  Mi  mandi 
buone  nuove,  con  pescarle  prima  da  persone  sensate,  e  mi  conservi  il  suo 
stimatissimo  amore,  con  sicurezza  del  mio,  etc. 


4499. 

A  GIOVAN  BATTISTA  DE  CARLI*  in  Padova. 
Modena,  23  Febbraio  1742. 

Bibliotkc:a  MunicipaIìB,  Capodistrìa. 

Non  peranche  ho  veduto  il  tomo  XXV  del  p.  Calogerà,  in  cui  V.  S. 
illustrissima  dice  di  aver  trattato  delle  monete  d'Aquileja:  son  certo 
eh'  ella  ne  avrà  più  esattamente  parlato  che  io.  stante  1'  essere  sul  fatto  : 
ma  sia  certa  anch'  ella  che  non  mi  rincrescerà  punto  di  trovar  diversi 
dai  miei  i  suoi  sentimenti;  perchè  il  discordare  da  altri,  quando  sia  ese- 
guito con  osservare  le  leggi  dell'onestà,  non  può  dispiacere  se  non  a  chi 
è  troppo  innamorato  di  sé  stesso  :  febbre,  che  in  me  non  so  ravvisare. 

Che  poi  ella  per  mezzo  del  nostro  signor  conte  Beretta  m'inviasse 
delle  iscrizioni,  punto  non  mi  sovviene.  E  quando  fossero  stati  marmi  di 
Capodistna.  certamente  non  gli  ho  veduti.  E  nuova  spezialmente  mi  è 
sembrata  quella  che  ora  ricevo  dalla  di  lei  gentilezza,  spettante  al  re  de 
Rossolani.  Però  sono  istantemente  a  pregarla  di  volermi  graziare  d' un 
altra  copia  d'esse:  giacché  vi  resta  ancor  sito  prima  di  terminare  lamia 
raccolta,  di  cui  sto  formando  l' indice. 

Quanto  alla  suddetta  iscrizione,  che  mi  è  stata  carissima,  e  per  cui 
le  rendo  vive  grazie,  non  è  possibile  il  dare  una  spiegazione  adeguata  e 
sicura  a  quelle  sigle  V.  V.  E.  Forse  i  due  V  sono  il  nome  di  chi  Fecit 
riscrizione;    potrebbe    ancora    spiegar .-^i    Vrbs  Vniversa    Fecit;  ma  quel- 


*  Responsive  in  Archivio  Soli  Muratori (R.  Bibl.  Est.),  n.^S  daComacchio,  17^- '40. 


4256  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [1*?43- 

r  Vrbs  Vniversa  è  troppo  strano.  Vindici,  Victori,  Felici,  oppure  Vita 
Victoria,  Felicitas:  son  tutte  immaginazioni.  Insomma  per  quanto  si  stro- 
logasse, non  si  potrà  mai  dire;  questa  è  la  vera  interpretazione.  Per  altro 
l'iscrizione  è  bella;  si  vede,  che  Adriano  Augusto  dovea  aver  dato  a  quel 
re  barbaro  il  suo  nome.  Dei  Rossolani  popoli  si  trova  memoria  in  que' tempi. 
Ora  giacché  V.  S.  illustrissima  ha  preso  a  favorirmi,  non  si  rallenti, 
con  sicurezza  di  trovare  in  me  chi  si  pregierà  d'  essere  e  di  farsi  cono- 
scere con  tutta  la  stima,  e  ossequio,  etc. 


4500. 

AD  ANTON  FRANCESCO  GORI  in  Firenze. 
Modena,  24  Febbraio  1742. 

Biblioteca  Makucblliasa,  Firenze,  edita  [153]. 

Mi  manca  tuttavia  il  foglio  2.°  di  cotesto  Giornale  letterario  dell'anno 
presente,  e  però  mi  raccomando  a  V.  S.  illustrissima  per  ottenerlo  ^  Avrò 
motivo  di  rallegrarmi  col  padre  Malmusi,  allorché  tornerà  alla  patria,  da 
che  egli  ha  la  fortuna  di  piacere  a  lei  e  agli  elevati  ingegni  fiorentini  :  e 
mi  é  stata  ben  cara  la  nuova  del  gradimento  di  voi  altri  signori. 

Scrissi  al  signor  Gaspari  per  sapere  le  intenzioni  sue  intorno  alle 
quattro  copie  che  a  lei  trasmisi.  Ha  due  o  tre  settimane  che  non  veggo 
sue  lettere.  Intanto  non  lascerò  di  comunicare  a  lui  il  favorevol  concetto 
eh'  ella  ha  formato,  tanto  del  suo  libro,  che  del  suo  valore.  Aspetti  pure 
a  registrarlo,  finché  si  oda  la  di  lui  mente. 

Senza  dubbio,  sarà  molto  plausibile  la  raccolta  di  tutti  i  Dittici  che 
si  possano  trovare,  essendo  materia  erudita  e  curiosa.  Niun  manoscritto 
ho  veduto  che  tratti  di  questa  materia.  Solamente  posso  dirle  che  nella 
Galleria  del  Settala  in  Milano  se  ne  conserva  uno  bellissimo  d' avorio 
bene  istoriato.  Più  d' una  volta  ho  tentato  io  d' averne  copia,  con  pen- 
siero di  darlo  alla  luce,  né  mai  1'  ho  potuta  avere,  perché  era  allorìa 
controversa  quella  Galleria.  Ora  non  so  come  stia.  L' appoggio  di  qualche 
nobile  poderoso  oggidì  ne  faciliterà  a  lei  una  copia. 

Di  necrologi,  uno  o  due,  ma  di  poco  momento,  si  leggono  nelle  mie  An- 
tichità Italiane.  Altri  non  so  d'averne  veduto:  che  gli  avrei  presi  anch'io. 

Convien  pescare  in  Roma  per  conto  dei  suddetti  Dittici.  Quivi  é  di 
tutto.  Vorrei  poter  io  aver  notizie  maggiori  da  somministrarle;  ma  certo 
non  ne  ho  di  più.  Mi  conservi  ella  il  suo  amore,  sicura  sempre  del  mio. 
Ed  ossequiosamente  mi  ricordo,  di  V.  S.  illustrissima,  etc. 


*  Questo  primo  periodo  fu  poi  cancellato. 


l'7<481  AD  ALESSANDRO   GIUSEPPE  CHIAPPINI  4257 


4501. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  27  Febbraio  1742. 

Biblioteca  ComotaIìS,  Piacenza,  edita  [214]. 

Bella  è  ancora  1"  iscrizione  della  femmina  BVBASTVS.  Abbiamo  liu- 
bastis  città  dell'  Egitto.  Curiosa  è  infine  1"  interpunzione  di  Posterisque. 
Quanto  alle  cose  Germaniche,  giusto  fondamento  s*à  di  crederle  lutte  ciarle 
il  dirsi,  che  sia  per  aderire  alla  f^gina.  -Egli  univa  le  sue  truppe  colle 
Sassoni  per  passare  il  Danubio,  e  piombare  addosso  all'  Austria.  In  Mo- 
naco entrarono  gli  Austriaci;  e  misera  la  Baviera,  che.  a  riserva  d' Ingol- 
stadt,  sarà  statA  tutta  messa  in  contribuzione.  Queste  son  le  consolazioni 
di  quegl'  innocenti  per  avere  avuto  un  imperatore. 

Dicono,  che  Cheunuller  meditava  di  passare  in  Boemia  per  tentare 
r  ultimo  colpo  di  fortuna.  Dico  1'  ultimo,  perchè  se  la  regina  non  ha  una 
lega,  non  potrà  mai  resistere. 

E  pure  V.  S.  reverendissima  avrà  già  inteso  le  novità  delia  Lom- 
bardia, cioè  dichiarato  il  re  Sardo  per  la  regina.  Non  ne  sappiamo  bene 
le  condizioni.  Dicono  ch'egli  avrà  per  piazza  d'armi  Cremona  e  Pizzi- 
ghettone.  Intanto  si  avanzano  verso  Piacenza  e  Parma  i  Tedeschi.  Questa 
mane  è  venuto  qua  un  marchese  Novati  a  parlare  col  Serenissimo  nostro. 
Non  ho  potuto  scandagliare,  perchè  m'  è  convenuto  sacrificar  due  ore  a 
un'  accademia  di  un  P.re  della  compagnia.  Voce  nondimeno  si  è  sparsa 
eh'  essi  Tedeschi  vogliono  venire  a  postarsi  al  Panaro,  e  formar  ivi  un 
cordone.  Ed  ecco  la  tempesta  sopra  di  noi  miseri:  il  che  cagiona  malin- 
conia alla  mia  vecchiaia,  che  sperava  di  non  veder  più  simili  scene.  Per. 
conto  del  nostro  Sovrano,  certo  è  che  finora  egli  non  ha  preso  verun  im- 
pegno. Par  credibile  che  il  Sardo  non  sarebbe  venuto  a  questa  risoluzione, 
se  non  sapesse  fatta  qualche  lega. 

Ealsissimo  è,  che  io  abbia  fatto  alcun  mafiiifesto  pel  serenissimo  mio 
Sovrano,  e  neppur  altri  ne  ha  fatto.  Credo  che  nemmen  sia  passato  per 
pensiero  a  Sua  Altezza  quanto  si  è  ciarlatu  costi.  Se  a  Dio  piacerà,  rispon- 
derò a  tutti  cotesti  villani  censori.  A  suo  tempo  spero,  che  apparirà  non 
aver  essi  ragione.  Con  che,  ossequiosamente  mi  confermo,  di  V.  S.,  etc. 

Mi  rallegro  poi,  eh'  ella  si  sia  riavuto  dallo   incomodo  di  sua   salute. 

Gran  diserzione  che  dee  essere  nella  truppa,  perchè  chi  vien  da  Mi- 
lano mi  dice  d' averne  veduti  assaissimi,  e  ne  compariscono  molti  ancor 
qua,  ed  altri  vanno  verso  lo  Stato  veneto. 

Epiitolario  di  Lodovico  Antonio  Muratori.  —  VoL  X.  86B. 


4258  LODOVICO  ANTONIO   MURATORI  [l'?43- 


4502. 

AD  ANGELO  CALOGERI  in  Venezia. 
Modena,  28  Febbraio  1742. 

Biblioteca  Impeuialb,  Pietroburgo. 

Air  amorevol  bontà  di  V.  P.  mi  protesto  io  sommamente  obbligato, 
per  aver  ella  preso  a  favorirmi  di  ostare  alle  mire  di  chi  con  eccessi 
d' insolenza,  e  con  poche  ragioni  a  me  fa  guerra.  Io  solo  fra  tanti  cani 
mi  truovo:  tuttavia  non  mi  sgomento,  e  spero  di  sapermi  difendere.  In 
fine  giudicherà  il  pubblico. 

M'  è  incresciuto  al  maggior  segno,  che  la  Vita  del  padre  Segneri  non 
le  sia  giunta  finora.  Avrà  più  d'  un  mese  che  consegnai  al  nostro  corriere 
l'unica  copia,  eh'  io  avea  fatto  legare  per  me;  e  parmi  pure,  che  ne  dessi 
avviso  a  V.  P.  Di  grazia  non  tardi  a  cercare  conto,  e  se  non  si  trovasse, 
me  ne  scriva,  acciocché  io  possa  domandarne  conto. 

Molto  ha.  che  non  ho  ricevuto  libri  dal  Manfrè.  né  so  se  gli  ultimi 
fossero  i  due  del  Tasso.  Ben  so,  che  V  ultimo  de"  di  lei  Opuscoli  è  il  XXIV. 
E  s'  ella  intende  de  i  due  susseguenti,  questi  non  gli  ho  avuti. 

Ci  mancava  questa  nuova  guerra  di  Lombardia  per  rovinar  le  lettere, 
che  già  sono  in  declinazione  fra  noi.  Ne  sono  afflitto,  perchè  pare,  che  la 
tempesta  abbia  a  scaricarsi  sopra  di  noi.  Pregandola  della  continuazione 
del  suo  amore,  e  assicurandola  del  mio,  con  tutto  lo  spirito  mi  confermo, 
di  V.  P..  etc. 

4503. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 

Modena,  16  Marzo  1742. 

Biblioteca  Comunale,  Piacenza,  edita  [214]. 

A  quest'  ora  il  Museo  piacentino  di  s.  Agostino  è  in  tali  forze  da 
cominciar  a  gareggiar  con  gli  altri  :  e  me  ne  rallegro  con  V.  S.  reve- 
rendissima. Queste  son  le  pietre  preziose  che  ella  mette  insieme.  Si  tenga 
cara  quella  del  DOCTOR  MYRMILLONVM,  maestro  di  una  specie  di 
gladiatori,  perché  assai  rara.  Belle  son  le  militari.  In  quella  di  M.  ABER- 
RINO, legga  PHILADESPOTO.  Mi  rallegro  degli  acquisti  e  sommamente 
la  ringrazio  pel  regalo. 

Noi  abbiam  sul  nostro  dieci  mila  tedeschi  ed  acquartierati,  benché  il 
Padron  serenissimo  osservi   una  rigorosa   neutralità,  né  ci  sia   apparenza, 


I'7'4t2'\  A  QIDSEPPS  ANTBNOBE  SOALABRINI  4259 


che  voglia  prenderò  partito.  I  savoiardi  in  Pavia,  Piacenza,  Borgo  S.  Don- 
nino, e  Parma.  Sarà  in  breve  a  Piacenza  il  re  Sardo,  ed  ivi  si  fermerà. 
Questi  moti  di  guerra  sono  cagione  a  me  di  malinconia,  che  desiderava  e 
sperava  di  passare  in  pace  que'  pochi  giorni,  che  mi  restano  di  vita.  E 
Dio  sa  dove  andrà  a  terminare  la  tragedia. 

Vero  è.  che  qualche  felicità  hanno  avuto  Tarmi  della  regina  in  questi 
ultimi  tempi;  ma  chiara  cosa  è,  ch'ella  non  può  reggere  a  sì  gran  tem- 
porale, quando  non  si  muovano  per  lei  le  potenze  marittime;  il  che  finora 
è  incerto. 

Benché  pare  che  il  re  sardo,  non  abbia  da  aver  fatto  il  passo  senza 
essere  sicuro  di  chi  gli  difenderà  la  Sardegna.  Intanto  il  re  di  Prussia 
coi  Sassoni  deserta  1"  Austria  Transdanubiana,  menando  via  tutti  gli  ani- 
mali e  tutte  quelle  misere  famiglie,  more  barbarico.  Se  poi  si  verifica^^se 
che  il  Turco  minacci  rottura:  ohi  allora  si  che  ogni  cattolico  non  fran- 
zeso  griderebbe  alle  stelle.  Dio  preservi  da  mali  peggiori  la  povera  cri- 
stianità. 

La  deserzione  nell"  armata  spagnuola  è  straordinaria,  e  ne  siamo  ancor 
noi  buoni  testimoni.  D.  Filippo  per  ora  non  verrà,  essendosi  già  fermato 
a  cagion  delle  nostre  novità. 

Lascierò  dire  quel  che  vuole  al  signor  abate  Mariani.  Ma  vorrei  ben 
intendere  nuove  migliori  della  sanità  di  V.  S.  reverendissima,  e  ch'ella 
[è]  ben  in  gambe  pel  corpo  suo  come  è  pel  suo  ministero.  Le  auguro 
pertanto,  che  venga  ben  vegeta  a  Fiesole;  e  bramerei,  che  venisse  anche 
più  innanzi.  Intanto  con  tutto  1'  ossequio  mi  confermo,  di  V.  S.  reveren- 
dissima. 


4504. 

A  GIUSEPPE  ANTENORE  SCALABRINI  in  Ferrara. 
Modena,  21  Marzo  1742. 

Biblioteca  Comunale,  Ferrara. 

Come  mai  si  sia  sparsa  costi  la  voce  della  mia  morte,  non  l'ho  sa- 
puto intendere,  giacché  per  l' Iddio  grazia  né  pur  sono  stato  infermo.  Ma  io 
son  già  avvezzo  a  questo  onore,  fattomi  tante  altre  volte  in  vari  paesi, 
né  mai  me  ne  aon  preso  fastidio.  Ringrazio  ben  di  cuore  V.  S.  illustris- 
sima delle  sue  congratulazioni,  e  la  prego  ora.  allorché  udirà  la  mia  vera 
partita,  la  quale  a  cagion  de'  molti  anni  non  sarà  molto  lontana,  di  ricor- 
darsi di  me  morto  ne'  santi  sacrifizi,  come  con  tanto  amore  si  ricorda  di 
me  vivo.  Veramente  io  desiderava  e  sperava  di  passare  in  pace  que' pochi 
giorni  che  mi  restano.  Ma  ecco  chi    viene  a  turbare  la  pace   d' Italia.   Se 


4260  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [l'?43- 

coloro  s'inoltreranno,  non  è  già  certo,  se  toccheran  voi  altri  signori.  Pare 
bensì  indispensabile,  che  noi  non  la  scapperemo.  A  buon  conto  abbiamo 
addosso  dieci  mila  Tedeschi,  senza  sapere,  quando  sieno  per  andare. 

Le  auguro  io  intanto  una   buona   Pasqua,   e  rassegnandole  il  mio  ri- 
spetto, mi  confermo,  di  V.  S.  illustrissima. 


4505. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  22  Marzo  1742. 

R.  Biblioteca  Ricgardìasa,  Firenze,  edita  [245]. 

L'  ultima  sì  di  V.  S.  illustrissima  è  .stata  scritta  con  pesata  politica, 
ed  ancor  quello  che  non  sussiste  è  portato  con  circospezione,  laonde  mi 
son  rallegrato  in  vedere  il  profitto  fatto  dalla  mia  lettera.  Noi  miriamo 
con  compassione  lo  stato  della  regina,  perchè  non  miriamo  finora  che 
Sardegna  in  aiuto  di  lei,  e  Dio  sa  quanto  sia  stato  a  lui  promesso  per 
questo.  Benché  non  paia  credibile  che  esso  re  di  Sardegna  si  sia  imbar- 
cato, senza  saper  d'avere  chi  gli  difenderà  la  Sardegna;  pure  finora  non 
s'odono  movimenti  d'Inglesi  e  d'Olandesi.  Se  questi  entreranno,  allora 
potran  prendere  altra  piega  gli  affari.  Quando  no,  non  potete  reggere  a 
tanto  peso.  Già  sono  entrate  in  Germania  grosse  truppe  franzesi.  Colonia, 
Palatinato,  Prussia,  e  Sassonia  s'  uniranno  a  Baviera.  Altro  ci  vuole  che 
Ungheri  a  fermar  questo  torrente  !  Se  vi  desse  l' animo  di  muovere  i 
troppo  pigri  e  disuniti  Polacchi,  se  la  Russia;  oh!  allora  sì.  Per  conto 
dell'  Italia  son  venuti  ad  acquartierarsi  sugli  Stati  del  Padron  serenissimo 
dieci  mila  tedeschi,  né  sappiam  quanto  sieno  per  istarci.  Pavia,  Piacenza, 
Borgo  S.  Donnino,  e  Parma  in  mano  de'  Savoiardi  che  vi  fan  da  padroni, 
anche  nel  politico.  Il  nostro  Padrone,  neutrale.  Gli  Spagnuoli  son  tuttavia 
a  Pesaro  e  Rimini,  e  se  ne  soa  veduti  anche  a  Cesena.  Non  pare  che 
sieno  per  inoltrarsi  per  ora,  quando  non  ricevano  altre  forze,  perchè  è 
indicibile  la  lor  diserzione.  Va  a  migliaia,  ne  e'  è  dì,  che  non  ne  passino 
per  di  qua  almeno  80,  senza  gli  altri  che  vanno  a  Parma,  a'  Veneziani,  etc. 
De'  Veneziani  nulla  finora  di  nuovo.  Iddio  disponga  le  cose  per  una  tol- 
lerabil  pace,  senza  che  vi  si  pervenga  con  una  lunga  e  rabbiosa  guerra  ! 

S' io  sapessi  la  maniera,  le  iuvierei  il  libro  De  superstitìone  vitanda. 
Mi  è  piaciuto  assai  ciò  ch'ella  mi  scrive  del  p.  Zueglerbauer  [Ziegelbaur 
Magnoaldo]  ^  Per  là  stampa,  I)e  Ingeniorum  Moderatione  è  migliore  quella 
di  Venezia,  o  pur  quella  di  Parigi.  Ma  basta  la  veneta. 


'  Sue  lettere  in  Archivio  Soli  Muratori  (  R,  Bibl.  Est.  ),  n.°  2^  da  Vienna,  1742-43. 


-1»74S]  A  OONTUOOIO  OONTUOCI  4261 


Qià  è  uscito  il  tomo  V  Antiquitates  Italicae,  e  si  lavora  air  ultimo. 
Altre  anticaglie  non  ho  io,  da  poter  quindi  ricavare  voci  trascurate  dal 
Du-Cange.  Aggiungo  che  le  manderò  anche  i  miei  Anecdoti,  se  mi  sugge- 
rirà la  via,  poiché  di  qui  ninno  mai  parte  per  Vienna. 

Dal  signor  Arrigoni  nulla  ho  ricevuto  fin'  ora,  ne  s'  è  lasciato  vedere 
il  signor  Bertolaui.  Dio  intanto  feliciti  i  vostri  interessi,  ed  abbia  mise- 
ricordia anche  ai  poveri  Modenesi.  Con  che.  rassegnandole  il  mio  rispetto, 
mi  confermo,  etc. 

4506. 

A  GONTUCCIO  CONTUCCI  in  Roma. 
Modena,  23  Marzo  1742. 

Baooolta  Tacchi  Venturi,  Boma,  edita  [301]. 

Tra  tutte  le  missioni  che  l' infaticabile  Compagnia  di  Gesù  ha  finora 
fatto  in  varie  parti  del  mondo,  io  ho  sempre  creduta  più  utile  alla  Chiesa 
di  Dio  e  gloriosa  ai  padri  gesuiti  quella  del  Paraguai.  E  pur  di  questa 
poco  o  nulla  si  sa  in  Italia.  Tra  que'  pochi  ancora  che  ne  dicono  due 
parole  alcuni  spacciano  essi  padri  per  principi  in  quelle  contrade,  con  ag- 
gravio manifesto  del  vero.  Confesso  a  V.  R.  eh'  io  sono  innamorato  di 
quelle  missioni,  perchè  mi  pare  di  trovarvi  la  primitiva  Chiesa.  E  però  a 
lei  ricorro  per  consiglio  in  primo  luogo,  con  dirle  ch'io  bramerei  di  poter 
fare  una  descrizione  d'  esse  missioni.  Ne  ho  già  una  relazione  manoscritta: 
ho  la  carta  geografica  dov"  è  anche  segnato  il  luogo,  dove  alcuni  di  essi 
padri  sofferiron  il  martirio  da  quei  barbari  Ho  anche  qualche  lettera  ve- 
nuta di  là.  Ciò  non  ostante  veggo  mancarmi  molti  materiali  senza  i  quali 
non  si  potrebbe  fare  un'  esatta  e  compiuta  relazione.  Voi  altri  signori  li 
dovete  avere,  e.  se  voleste  avere  la  bontà  di  comunicarmeli,  servirei  alla 
religione  cattolica  e  alla  vostra  Compagnia  il  meglio  che  sapessi. 

Sicché  prego  in  primo  luogo  V.  R.  di  dirmi  se  ella  e  cotesti  padri 
potessero  approvare  il  mio  disegno  e  desiderio.  E  secondariamente  quando 
mi  credessero  atto  a  tale  impresa  e  gradissero  eh'  io  1*  imprendessi,  se 
fossero  in  istato  di  somministrarmi  degli  aiuti.  E  caso  poi  che  giugnessi 
a  far  questo  lavoro,  mi  esibisco  a  non  lasciarlo  uscire  alla  luce  senza 
l'approvazione  e  correzione  di  voi  altri  signori. 

V  ha  da  essere  una  descrizione  del  Paraguai  in  lingua  spagnola  già 
data  alla  luce;  siccome  ancora  una  relazione  spagnola,  stampata  anch'essa, 
delle  missioni  de  los  Chiquitos  popoli  di  quei  contorni.  È  a  me  impossibile 
il  trovar  essi  libri. 

Starò  dunque  attendendo  da  V.  R.  risposta  intorno  a  questa  tela  con 
pregarla  nondimeno  di  non  lasciar  traspirar  fuor  di  casa  la  proposizione. 


4262                                          LODOVICO   ANTONIO  MURATOBI  [l'743- 

Tal  fidanza  ho  in  lei  che  ad  altri   non  l'ho   voluta   confidare,  risoluto  di 

governarmi  in  ciò  totalmente  come  ella  mi  suggerirà.  Intanto,  con  rasse- 
gnarle il  mio  vero  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  R. 


4507. 

A  CASSIODORO  MONTAGIOLI  in  Roma. 

Modena,  27  Marzo  1742. 

Museo  Britannico,  Londra,  edita  [108]. 

Grande  e  insieme  bellissimo  è  l' argomento  che  V.  P.  si  propone  di 
trattare,  cioè  dell'  amore  di  Dio.  M'  è  venuta  più  volte  voglia  di  trattarlo 
anch'  io,  e.  sempre  mi  ha  fatta  paura.  Tuttavia  a  lei  non  dee  farla.  Veggo 
come  ella  ha  disposta  la  tela,  e  tutto  mi  piace.  A  me  piacerebbe,  che  di- 
stinguesse due  sorte  di  persone,  cioè  contemplative,  e  popolari,  e  dicesse 
di  voler  lavorare  solamente  per  gli  secondi  :  con  lodare  i  primi,  e  con 
aggiugnere  eh'  essi  non  han  bisogno  di  lumi  da  lei;  ma  avex'ne  solamente 
il  popolo,  a  cui  perciò  servirà  di  scorta,  proponendo  l'orazione,  e  poi  l'ab- 
borrimento  ai  peccati,  e  indi  la  pratica  delle  virtù,  vera  maniera  di  far 
conoscere  il  suo  amore  a  Dio.  Non  occorre  tessere  la  tela  con  passi  di 
SS.  PP.  ;  farlo  talvolta,  ma  dare  il  buon  sugo  d' essi.  Vegga  il  trattato  di 
s.  Francesco  di  Sales  su  questo  argomento.  A  me  parve  metafisico,  e  non 
alla  portata  del  popolo.  L'  opere  del  Granata,  di  s.  Teresa,  del  padre  Scu- 
poli  teatino,  del  Sangiurè  gesuita,  di  Tommaso  a  Kempis  ed  altri,  che 
abbiano  dell'  unzione,  potrà  leggere.  Toccar  le  aspirazioni,  ma  senza  darne 
molte,  o  farne  pompa.  Lo  stile  ha  da  essere  popolare,  e  piano.  So  che  è 
piaciuto  r  usato  da  me  negli  Eseì^cizj.  In  somma  parrebbe,  che,  dopo  i 
motivi  di  amar  Dio,  si  dovesse  stendere  maggiormente  il  ragionamento  ai 
mezzi  di  acquistare  1'  amore  di  Dio,  e  poi  di  praticarlo. 

Giudizio  ci  vuole  nel  distinguere  Dio,  e  la  persona  di  Gesù  Cristo 
Redentore,  ed  Avvocato  nostro.  Rilevar  bene  la  Trinità  santissima,  e  poi 
l'Umanità  sacrosanta  del  Signor  nostro  mediatore,  perchè  pare,  che  molti 
del  popolo  non  conoscano  per  Dio  se  non  Gesù  Cristo. 

Cosi  facendo,  spero  che  sarà  cosa  buona,  ed  utile  ;  e  s' io  fossi  in  lei, 
direi  francamente  trattato  popolare:  che  cosi  si  libererà  da  chi  crede 
consistere  1'  amor  di  Dio  nelle  contemplazioni  di  s.  Giovanni  della  Croce. 
e  di  altri  padri  Scalzi,  etc. 

Questo  è  quel  poco,  di  cui,  per  ubbidirla,  ho  creduto  bene  di  far  pa- 
rola. Preghi  V.  P.  questo  buon  Dio  per  me,  che  n'  ho  bisogno,  perchè 
comincio  ad  avvicinarmi  al  tempo  di  comparirgli  davanti.  E,  rassegnandole 
il  mio  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  P. 


-17'-4:21  AD    AXOELO  OALOGEBÀ  4263 


4508. 

A  GIUSEPPE  ANTENORE  SCALABRINI  in  Ferrara. 
Modena,  29  Marzo  1742. 

BiBLioTsoA  CoHtniALK,  Ferrara. 

Bisogna  ben  dire,  che  tatle  le  disgrazie  han  da  correre  dietro  a  co- 
testi pochi  beni  del  mio  priorato,  mentre  io  vivo,  perchè  appena  finita 
ana,  ne  succede  un'  altra.  Non  ha  molto,  che  cadde  ancora  il  porticato 
deir  unica  possessione,  che  ha  esso  benefizio.  Mi  son  nondimeno  rallegrato, 
che  non  ne  sia  venuto  male  a  i  parenti  del  signor  vicario. 

Finora  non  sappiamo,  qual  risoluzione  sieno  per  prendere  i  Tedeschi 
acquartierati  sul  nostro.  Credono  alcuni,  che  passeranno  sol  Bolognese: 
altri,  che  si  metteranno  alla  Secchia,  o  al  Panaro.  Indizj  ancora  ci  sono, 
che  passeran  sul  Reggiano  i  Savoiardi:  sicché  finora  noi  soli  siamo  sotto 
il  flagello.  Dio  preservi  voi  altri  signori,  e  vi  faccia  solamente  vendere  i 
vostri  fieni,  e  grani. 

Sempre  volenteroso  di  ubbidirla,  mi  rassegno,  di  V.  S.  illustrissima. 


4509. 

AD  ANGELO  CALOGERI  in  Venezia. 
Modena,  36  Marzo  1742. 

B1BI.IOTKCA  Impkriauc,  Pietroburgo. 

Se  V.  P.  potrà  aver  sotto  gli  occhi  la  lettera  al  cardinale,  conoscerà 
che  è  cosa  scandalosa,  e  indecente  per  un  teologo.  Sarà  poi  cura  di  me 
il  farne  conoscere  le  bugie  e  le  indecenze  a  suo  tempo.  Intanto  le  rendo 
vivissime  grazie  per  la  memoria,  che  ha  avuto  di  favorirmi  e  desidero  che 
il  di  lei  buon  volere  abbia  tutto  il  suo  effetto. 

S'è  parlato  a  questa  corriera  di  Venezia,  per  la  V'ita  del  p.  Segneri, 
che  feci  consegnare  ad  essa,  saranno  ben  due  mesi.  Hanno  promesso  di 
cercarla.  Mi  dispiacerebbe  che  l'avessero  perduta,  perchè  il  Soliani  non 
la  vuol  vendere  se  non  con  gli  Esercizi.  Ma,  a  tutte  le  maniere,  ella  ha  da 
essere  servita. 

Con  che,  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  P. 


42G4  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [l'?4S- 


4510. 

.A  GIROLAMO  BARUFrALDI  in  Cento. 
Modena,  3  Aprile  1742. 
Archivio  Soli  Mubatori  (  R.  Bihl.  Est.  ),  Modena. 

Viva  il  Canapajo  di  V.  S.  illustrissima.  Viva  la  di  lei  generosità,  che 
ha  voluto  farmene  godere  una  copia.  E  l'ho  certamente  goduta,  al  vedere, 
con  quanta  proprietà,  esattezza,  e  leggiadria  ella  ha  saputo  trattare  questo 
argomento:  che  di  più  non  avrebbe  saputo  fare  l'autor  della  Georgica,  se 
fosse  vivuto  a'  nostri  di,  e  si  fosse  servito  della  nostra  lingua.  Quel  che 
è  più,  tanto  costa  ad  altri  il  fare  un  poema,  e  a  lei,  pare,  che  costi  po- 
chissimo, e  col  miracolo  riserbato  a  pochi  di  comporre  presto,  e  bene.  Me 
ne  rallegro  con  lei  sommamente,  ed  è  un  peccato,  che  i  nostri  villani  non 
sappiano  né  leggere,  né  intendere  versi  ;  perchè  con  questo  libro  divente- 
rebbono  dottori.  Io  intanto  le  rendo  infinite  grazie  del  dono  carissimo,  che 
conserverò  fra  tanti  altri  pegni  del  di  lei  felice  ingegno,  con  desiderarle 
vita  ben  lunga  e  prosperosa,  acciocché  ne  possa  produrre  de  gli  altri. 
Con  che,  rinnovando  le  proteste  del  mio  inalterabil  ossequio,  mi  ricordo,  di 
V.  S.  illustrissima. 

4511. 

AD  ANGELO  CALOGERÀ  in  Venezia. 

Modena,  5  Aprile  1742. 

BiBLioTKCA  Impekiale,  Pietroburgo. 

Si  è  corso  pericolo,  che  V.  P.  resti  defraudata  della  promessa  datale 
della  Vita  del  p.  Segneri  iuniore.  Mi  figurava  io,  che  il  Soliani  stampa- 
tore ne  avesse  tuttavia  assaissimo,  ed  allorché  intesi  che  non  si  trovava 
la  copia,  che  più  di  tre  mesi  sono  le  aveva  io  inviato,  mandai  al  sud- 
detto libraio;  e  trovai,  che  né  pur  una  gliene  restava.  Tanto  nondimeno 
egli  ha  pescato  tra  i  rifiuti,  che  ne  ha  messa  insieme  una  copia,  la  quale 
oggi  consegno  a  questo  corriere  indirizzata  a  lei.  La  voglio  sperare  più 
fortunata,  e  mi  sarà  caro  di  sapere,  che  l'abbia  ricevuta,  siccome  ancora 
se  al  di  lei  benigno  patrocinio  sia  riuscito  di  tagliar  le  penne  all'indegna 
lettera  del  p.  Santo  Canale:  del  che  le  resterò  eternamente  tenuto.  Con 
che,  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  P. 


-I'74z2'\  AD  ANTON  FRANOESCX)  GOBI  4266 


4512. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  6  Aprile  1742. 

BiBLiOTxCA  CoMUSALE,  Piaceoza,  editu  ['214]. 

Già  sta  in  mia  mano  il  libro  del  canonico  Migliacci,  di  cui  V.  S.  re- 
verendissima mi  ha  data  notizia,  e  gli  ho  già  risposto,  ma  con  poche  pa- 
role. A  me  non  dà  fastidio  ch'esso  sia  stato  presentato  a  Nostro  Signore: 
perchè  la  Santità  Sua  noi  leggerà,  ed  anche  leggendolo,  non  può  esso  far 
paura.  Mi  dà  bensì  da  pensare  quel  religioso,  eh'  ella  mi  accenna  si  fami- 
gliare colla  Santità  Sua:  immaginandomi  anch'io  che  la  sua  lingua  arri- 
verà anche  a  me.  A  questo  io  non  ho  ripiego.  Il  tutto  è  rimesso  alla 
provvidenza  di  Dio.  e  alla  prudenza  di  Nostro  Signore.  Se  quelli  fanno 
gran  rumore  per  sostenere  una  divozione  sregolata,  io  dal  mio  canto  parlo 
per  r  onore  della  santa  Sede,  e  delia  dottrina  cattolica.  Già  la  risposta 
è  fatta.  Si  vedrà,  quando  sia  copiata,  se  potrà  uscire  alla  luce,  ed  alloi^ 
i  saggi  giudicheranno. 

Ancor  qui  sentiamo,  che  il  re  sardo  s' è  guadagnato  1'  amore  de'  si- 
gnori piacentini. 

S' è  anche  detto  che  abbia  rimandato  in  Piemonte  tre  reggimenti. 
I  signori  tedeschi  continuano  a  starci  addosso,  e  pare  che  ninna  voglia 
abbiano  di  muoversi,  laonde  questo  peso  comincia  a'  rincrescere. 

Voce  corsa  è  che  non  vadano  d' accordo  Montemar  e  Castro  Pignaro, 
perchè  1'  ultimo  si  sia  espresso  di  non  volere  passar  oltre  per  poter  ac- 
correre, caso  mai  che  gì'  inglesi  minacciassero  il  regno  di  Napoli. 

Finora  son  sospese  le  dichiarazioni  delle  potenze  marittime,  dicendosi 
che  trattino  con  Parigi,  per  vedere  se  si  potesse  con  un  tollerabil  aggiu- 
stamento far  pace.  Se  non  succede,  Dio  sa  quando  finirà  questo  incendio. 

Con  tutto  r  ossequio,  mi  rassegno. 


4513. 

AD  ANTON  FRANCESCO  GORI  in  Firenze. 
Modena,  6  Aprile  1742. 

Biblioteca  MAROcsU'tAHA,  Firenze,  edita  [153], 

Due  copie  del  tomo  V  Antiquitates  Italicae  mi  prendo  l'ardire  d'in- 
viare costà,  indirizzate  a  V.  S.  illustrissima:  1'  una  pel  padre  abate  Grandi. 


4266  LODOVICO  ANTONIO   MUBATORI  [l'7'4:2- 

e  r  altra  pel  signor  cavalier  Guazzosi.  L' involto  verrà  con  altro,  ma  se- 
parato, al  signor  priore  Caramelli.  Avviserò  essi  signori  che  le  copie  sa- 
ranno in  mano  di  lei,  ed  ella  mi  favorirà  di  far  loro  pagare  la  rata  del 
porto,  allorché  pagheranno  paoli  trentadue  per  cadauno  per  le  copie  sud- 
dette. Di  grazia,  mi  perdoni  se  le  reco  questo  aggravio,  perchè  non  ho 
costi  meglio  di  lei,  e  il  signor  priore  suddetto  non  vuole  fastidio  per  altri. 

Mi  è  stato  carissimo  l'intendere  la  buona  riuscita  che  ha  fatto  costi 
il  padre  provinciale  Malmusi.  Avrà  egli  ben  piacere,  quando  sarà  qui,  di 
udire  i  favori  eh'  ella  gli  ha  compartito. 

Bene,  benissimo  ha  fatto  V.  S.  illustrissima  a  liberarsi  dalla  consa- 
puta società,  perchè  veramente  le  risse  troppo  accanite  fra  i  letterati  de- 
generano poi  in  gravi  scandali.  Mi  scrivono  da  Venezia,  essere  uscito  un 
libro  del  signor  Pascoli,  in  cui  carica  il  signor  Lami  con  infami  ed  ob- 
brobriose ingiurie.  E  si  lasciano  stampare  si  fatti  libri!  Ne  ho  non  poco 
dispiacere. 

Mai  non  ho  potuto  ricevere  risposta  dal  signor  abate  Gaspari  intorno 
alle  copie  che  d' ordine  suo  le  inviai.  Se  risponderà,  anch'  ella  ne  sarà 
avvertita.  Io  per  me  sono  inoltrato  forte  negli  anni  ;  laonde  convien  pensare 
a  quel  gran  viaggio  che  non  si  può  schivare.  Ma,  finché  avrò  vita,  non 
verrà  mai  meno  quel  vero  ossequio,  con  cui  mi  rassegno,  di  V.  S.  illustris- 
sima, etc. 

4514. 

A  GIUSEPPE  PEGGI  in  Siena. 
Modena,  6  Aprile  1742. 

Archivio  Pecoi,  Siena,  edita  [163], 

Debbo  confessare  a  V.  S.  illustrissima  d' avere  udito  con  dispiacere 
quanto  ella  mi  ha  notificato  intorno  al  poco  buon  esito  del  signor  dottore 
Bianchi.  Non  1"  ho  mai  praticato,  ma  solamente  1'  ho  conosciuto  nel  libro 
da  lui  stampato,  e  in  varie  sue  lettere.  La  stima  che  di  lui  concepii,  non 
s'  è  scemata  per  questo.  Quel  solo  eh'  io  non  saprei  approvare  in  lui,  sa- 
rebbe a  egli  troppo  stimasse  sé  stesso,  e  troppo  poco  gli  altri  ;  perché 
avi'ebbe  fallato  un  gran  punto.  Né  so  credere  che  uno  stia  bene  in  un 
paese,  dove  egli  non  si  faccia  amare. 

Quanto  a  V.  S.  illustrissima,  altro  non  posso  dirle,  se  non  che  io  stimo 
una  bella  virtù  civile  il  saper  conversare  e  mantener  buona  armonia  anche 
con  chi  ha  dei  difetti,  perchè  ognun  di  noi  ha  la  sua  parte.  Che  non  è 
gran  cosa  lo  star  bene  con  gli  ottimi:  il  pregio  è  lo  sapere  star  bene 
anche  con  chi  non  é  tale.  Però,  s"  io  fossi  in  lei,  non  lascerei  di  mostrargli 
amicizia  e  stima,  compatendo  in  lui  quello  che  gli  manca,  o  che  di  troppo 


- 1*743 1  A  OUIDO  GRANDI  4267 

abbonda.  Del  resto,  mi  rallegro  all'intendere  la  di  lei  buona  salute,  e  l'appli- 
cazione alla  sua  lettura,  con  desiderio  di  vederla  sempre  crescere  nel  sa- 
pere, e  nella  stima  de' suoi  cittadini.  Con  che,  ratificandole  l'inalterabile 
mio  ossequio,  mi  ricordo,  di  V.  S.  illustrissima,  etc. 


4515. 

A  GIROLAMO  BARUPPALDI  in  Cento. 
Modena,  12  Aprile  1742. 

Archivio  Soli  Muratoki  {li.  Hill.  Est.),  Modena. 

Altra  mia  dee  già  V.  S.  illustrissima  avere  ricevuto  in  ringrazia- 
mento del  carissimo  dono  del  suo  Canapaio.  Tardi  sen  venne  questo, 
perchè  io  volli  prima  leggere  il  grazioso  poema.  Ora  rispondo  alla  stima- 
tissima sua  con  dirle,  che  non  truovo  stampata  l'iscrizione  di  Monandro, 
scoperta  costi.  Ma  né  pur  truovo  esempio  àeW  ffortatori  per  segno  d'uf- 
fizio. Veramente  questo  non  pare  cognome.  Tuttavia  molto  men  sembra 
uffizio,  pei'chè  così  solo,  senza  aggiugnere  a  che  costui  esortasse,  non  si 
adatta  molto  al  costume  de  gli  antichi.  Peraltro  curiosa  cosa  è  l'avere 
scoperto  in  cotesto  paese  un  sì  antico  marmo,  quando  tutto  dovea  essere 
inondato  di  acque.  Possiam  nondimeno  credere,  che  vi  fossero  siti  esenti 
dall'acque,  giacché  marmi  ancora  si  son  trovati  nel  ferrarese,  e  in  Comacchio. 
Può  ella  dire,  che  questo  Monandro,  e  Mercurio  suo  fratello,  paiono  servi, 
perchè  hanno  un  solo  nome,  ancorché  non  apparisca,  chi  sia  il  loro  pa- 
drone. E  quando  tale  Monandro  fosse  tale,  si  potrebbe  sospettare,  che 
V  ffortatori  fosse  nome  d'uffizio,  ma  senza  asserir  cosa  alcuna  di  certo. 

Ma  come  mai  due  tomi  di  giunta  all'opera  del  sig.  Borsetti?  V.  S. 
illustrissima  fa  de'  miracoli.  Leggerò  volentieri,  ed  ammirerò.  Da  me  nulla 
si  sapi'à;  ma  e  chi  può  far.  se  non  lei,  opere  cosi  fatte? 

Co  i  più  vivi  sentimenti  di  stima  e  rispetto,  mi  ricordo,  di  V.  S.  il- 
strissima,  etc. 

4516. 

A  GUIDO  GRANDI  in  Firenze. 
Modena,  12  Aprile  1742. 

•  B.  BiBLioTKOA  Naziohalk  Ckstraui,  Firenze. 

Sarà  forse  a  quest'  ora  giunto  a  Firenze  il  tomo  V  delle  AtUiquitates 
Italicae  indirizzato  a  V.  P.  reverendissima,  e  raccomandato  al  sig.  cano- 
nico Gori.  Perchè  il  sig.  priore  Caramelli  non  volle  più  il  carico  di  rice- 


4268  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [1*7413- 


vere  libri  pei*  altri,  mi  è  convenuto  dipoi  valermi  del  mezzo  del  suddetto 
signor  canonico,  al  quale  ho  scritto  di  vegliare,  acciocché  nel  porto  non 
accada  aggravio  per  lei. 

Mi  son  rallegrato  al  vedere  dato  principio  al  corso  delle  matematiche 
di  V.  P.  reverendissima  in  Firenze,  dove  fors' anche  ella  si  truova,  perchè 
questo  sarà  un  beli'  ornamento  della  nostra  Italia.  Dio  la  conservi  lun- 
gamente, e  le  dia  una  prosperosa  vecchiaia,  cosi  più  de  gli  altri  augu- 
randole io,  che  in  istima  ed  ossequio  per  lei  non  ho  chi  mi  vada  innanzi. 
Mi  rassegno  tutto,  di  V.  P.  reverendissima,  etc.  * 


4517. 

AD  ANGELO  MARIA  QUERINI  in  Brescia. 
Modena,  12  Aprile  1742. 

BiBLioTKCA  Ql'kriniana,  Brescia,  edita  [2®]. 

Avroi  volentieri  veduto  nel  suo  passaggio  per  Modena  il  p.  Nerini  [Fe- 
lice] '  per  intendere  da  lui  lo  stato  di  V.  E.  che  spero  felicissimo,  e  insieme 
qual  fondamento  abbiano  certe  voci  venute  di  Roma  intorno  a  certe  riso- 
luzioni di  chi  desidera  l'importante  di  lei  degnissima  persona  in  quella 
sacra  corte.  Ma  egli  passò  con  lasciar  solamente  in  mia  casa  varie  nuove 
lettere  stampate  dall' E.  V.,  facendomi  sperare  che  nel  ritorno  ci  vedremo. 
Porto  io  pertanto  alla  di  lei  beuignissima  generosità  le  più  umili  grazie 
pel  prezioso  dono  di  esse  lettere,  da  me  lette  con  quel  piacere,  che  pro- 
ducono tutti  i  di  lei  parti,  e  massimamente  ho  provato  ora  al  trovar  tali 
lettere  piene  di  tanta  erudizione  e  criterio.  Abbiamo  tante  lettere  dei 
nostri  vecchi  italiani  stampate:  moltissime  non  hanno  altro  merito  che 
quello  della  purgata  lingua  :  questo  pregio  non  manca  alle  lettere  di  V.  E., 
ma  è  l'ultimo.  L'erudizione,  la  critica,  e  una  abbondanza  di  notizie  spet- 
tanti anche  a'  tempi  nostri,  questi  sono  i  pregi,  che  più  son  da  stimare 
ora  e  più  lo  saranno  presso  i  posteri  nostri.  Né  molto  andrà  che  se  ne 
potrà  formare  un  libro. 

Non  essendo  giunto  a  tempo  al  p.  maestro  Concina  la  bella  lettera 
scritta  dall' E.  V.  intorno  al  digiuno,  e  mancando  questa  nel  nuovo  libro 
da  lui  dato  alla  luce,  gli  ho  scritto  tosto,  consigliandolo  di  fare  una  giunta 
con  essa,  come  cosa  di  importanza  per  tale  argomento. 

Desiderando  il  sig.  Micheli,  gentiluomo  lucchese,  la  licenza  di  leggere 
i  libri  proibiti,  non  so  come,  è  ricorso  a  me,  perchè  gli  procuri  tal  grazia. 
Ancorché  io  m'avvegga  essere  troppo  il  mio  ardire,  pure   ho   risoluto  di 


'  Sue  lettere  in  Archivio  Soli  Muratovi  (72.  Bibl.  Est.  ),  n."  2  da  Roma  1735 -'36. 


-1*743]  A  aiUSBPPE  BIANCHINI  4269 


supplicare  V.  E.  di  questo  favore  come  quello  ohe  è  capo  della  Congre- 
Inazione,  pregandola  noudiroeno  nello  slesso  tempo  che.  s' ella  non  vuol 
questo  incomodo,  mi  rimandi  indietro  T  incluso  attestalo  perchè  stndierò 
altra  via  di  servirlo.  Con  che,  baciandole  la  sacra  porpora,  coi  più  vivi 
sentimenti  del  mio  ossequio,  mi  rassegno. 


4518. 

A  GIUSEPPE  BIANCHINI  in  Roma. 
Modena,  13  Aprile  1742. 

BiBLioTKCA  Vatica^ia,  Roms,  edita  [2ti6]. 

Mi  chiede  V.  R.  intorno  a  che  di  presente,  io  fatichi,  e  debbo  dirle 
che  mi  traevo  sfaccendalo,  e  vo  pescando,  né  traevo  argomento  a  cui  ap- 
pigliarmi, e  mi  sono  anehe  raccomandato  a  gli  amici  perchè  me  ne  som- 
ministrino alcuno  che  sia  alla  mia  portata.  Col  tomo  VI  Atitiquitates  Itn- 
licae  intorno  al  quale  si  lavora,  sarà  terminata  quest'opera.  Sicché  non 
saprei  mai  dirle  quali  grazie  ella  potesse  somministrarmi  coi  suoi  Anec- 
doti,  se  non  fosse  qualche  aulica  cronichetta,  che  si  potesse  mettere  nel 
tomo  suddetto.  Mi  augurerei  bensì  di  trovarmi  costì,  per  poter  vedere  essi 
Anecdoti.  perchè  son  cose  di  molto  mio  genio. 

Quanto  al  conoscere  ciò  che  sia  edito  od  inedito,  altra  maniera  non 
ho  che  di  consultai'e,  per  gli  greci.  V  indigesta  farragine  della  Bibliotheca 
del  Fabrizio,  siccome  ancora  la  sua  latina,  per  gli  antichi  latini.  Per  gli 
autori  ecclesiastici,  ricorro  al  Cave,  al  Du-Pin,  e  all'ultima  opera  in  foglio 
dell' Oudin,  per  gli  storici,  al  Vossio.  Per  altri  opuscoli  scorro  il  Baluzio 
nelle  Miscellanee,  e  le  i-accolte  dei  p.  Mabillon,  Marlene  e  Pez.  Di  più 
non  posso  fare  perchè  di  libri  nuovi  pochi  se  ne  comprano  qui,  attendendo 
i  principi  d'oggidì  ad  altro,  che  a' libri.  Di  questi  abbondano  costi  le  bi- 
blioteche Passionea,  Corsina.  Imperiale,  Monti,  Casanatense,  eie.  Laonde 
ella  ha  dei  comodi  non  pochi,  i  quali  a  me  mancano. 

Mi  rallegro  poi  in  vedere  quante  bell'opere  va  producendo  V.  R.  con 
tanto  suo  onore,  e  gloria  della  letteratura,  e  prego  Dio  che  lungamente  la 
conservi,  perchè,  quanto  a  me,  parmi  d'esser  vicino  alla  fossa:  tanto  son 
cresciuti  i  miei  anni.  Quel  che  è  certo,  finché  avrò  vita,  mi  pregierò  d'es- 
sere, quale  con  tutto  l'ossequio,  mi  ricordo. 


4270  -  LODOVICO   ANTONIO   MURATO lU  [1*743- 


4519. 

AD  OTTAVIO  BOCCHI  iu  Venezia. 
Modena,  13  Aprile  1742. 

Abc  iivio  Bocchi,  Adria,  edita  (.117]. 

Porto  a  V.  S.  illustrissima  i  dovuti  ringraziamenti,  per  avermi  ella 
procurati  con  tanta  attenzione  gli  ultimi  due  tomi  del  Glossario,  che  sto 
ora  aspettando.  Le  L.  20,  eh'  ella  ha  spese  per  me  avrei  veramente  desi- 
derato, che  il  sig.  ManFrè  gliele  avesse  pagate;  ma  giacché  ciò  non  è  suc- 
ceduto, la  prego  di  dirmi,  se  io  le  debba  inviare,  o  pur  s'ella  vuol  aspet- 
tare, e  rimborsarsene,  allorché  verrà  Y  ultimo  tomo  delle  Iscrizioni.  Il  non 
udir  io  mai  parola  della  di  lei  sanità,  ancorché  mi  fosse  stato  caro  il  sa- 
perlo, pure  lo  interpreto  in  bene,  o  mi  figuro  tale  il  suo  stato,  che  abbia 
ripigliate  le  antiche  faccende,  e  che  non  tralasci  i  suoi  studi. 

Avrei  anche  desiderata  qualche  notizia  de'  libri  principali,  che  si 
stampano  costà,  e  se  continui  il  Giornale  di  Venezia,  di  cui  non  ho  che 
un  tomo  degli  ultimamente  stampati;  poiché  per  conto  del  sig.  marchese 
MafFei,  vo  credendo,  che  non  abbia  dato  fuori  altro. 

Con  che,  ratificandole  il  mio  rispetto,  mi  confermo. 


4520. 

A  RIDOLFINO  VENUTI  in  Roma. 
Modena,  13  Aprile  1742. 

Haccolta  Vanbiancui,  Milano,  edita  [277]. 

Lo  strumento  inviatomi  da  V.  S.  illustrissima  e  che  le  rimando,  l'ho 
io  ben  letto  ed  avrebbe  esso  potuto  aver  luogo  nelle  mie  Antichità  Italiche'» 
allorché  trattai  qualche  cosa  della  Sardegna  ;  ma  ora  non  vi  si  può  più 
trovar  sito,  perché  V  opera  é  al  fine,  e  fors'  anche  é  terminata  la  stampa 
delle  dissertazioni,  e  quand'  anche  non  sia  terminata,  vi  si  tratta  sola- 
mente di  argomenti  ecclesiastici,  coi  quali  ninna  relazione  può  avere  esso 
documento. 

Me  n'  é  dispiaciuto  non  poco,  per  avere  perduta  questa  occasione  di 
attestare  al  pubblico  l'ossequio  che  le  professo,  dappoiché  ho  veduto  che 
ivi  si  parla  dei  suoi  antenati.  Mi  compensi  V.  S.  illustrissima  questa  poca 
fortuna,  con  altri  suoi  comandamenti,  e  coi  più  vivi  sentimenti  del  mio  inal- 
terabile rispetto,  mi  ricordo. 


-IT^-iS]  A  FORTUNATO  TAUBUBXNI  4271 


4521. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  20  Aprile  1742. 

Archivio  Soli  Mubatobi  (Ji.  Bibl.  Est.).  Modcua. 

Qui  si  è  fatta  gran  disputa  se  si  possono  mangiare  nello  stesso  tempo 
latticini  dispensati  e  pesce.  I  pp.  gesuiti  hanno  preteso  di  no,  ricavandolo 
dal  breve  pontificio  :  Ejjulas  licitas  et  illicitas.  Aspetto  sopra  di  ciò  il  di 
lei  parere. 

Ben  giunta  alle  mani  di  V.  P.  reverendissima  l'operetta  del  Valdesio 
che  implora  la  di  lei  correzione,  e  quella  eziandio  di  tre  altri  personaggi 
tutti  altamente  da  me  stimati.  Ancorché  di  presente  si  truovi  occupata, 
non  si  perda  tempo,  quando  gli  altri  favoriscano  di  leggerla.  Allorché  sarà 
esso  libro  passato  sotto  la  censura  di  tutti,  so  che  la  di  lei  benignità  mi 
favorirà,  qnando  non  abbia  altra  occasione  di  rimetterla  franco  a  Bologna 
come  ha  fatto  in  addietro,  e  la  prego  ben  di  notare  ogni  menoma  spesa, 
che  faccia  per  me,  affinchè  si  possa  poi  rimborsare  con  danaro,  che  dovrà 
venire  per  me  da  Napoli. 

Allorché  "V.  P.  reverendissima  sarà  in  s.  Calisto,  voglio  sperare,  che 
più  facilmente  sarà  a  piedi  di  N.  S.,  e  giacché  possiam  credere,  che  la 
buona  volontà  clella  S.  S.  sia  stata  impedita  dai  troppo  scabrosi  aifari 
d' oggidì,  credo  anch'  io,  che  si  potrebbe  supplicarla  di  far  rivedere  il 
consaputo  manoscritto  a  qualche  savio  legista,  ma  non  di  que' mozzo- 
recchi, che  ogni  di  pregano  i  santi,  perché  facciano  nascere  delle  liti,  le 
quali  vadano  a  cadere  nelle  loro  mani.  Monsignor  di  Thun  mi  parrebbe 
pur  a  proposito.  Se  cosi  anderà  la  faccenda,  la  sbrigheremo. 

Sento  poi.  e  u"  ho  dispiacere,  che  tanti  incomodi  fiocchino  sopra  di 
lei  per  mia  cagione,  dovendo  credere  gli  stranieri,  che  V.  S.  illustrissima 
sia  il  mio  spedizioniere,  o  residente  in  Roma.  Starò  attendendo  i  libri,  che 
ella  mi  ha  favorito  di  consegnare  a  buoni  portatori.  Ma  quel  p.  maestro 
Milanti  [Pio  Tommaso]  '  di  s.  Spirito  di  Napoli  non  dice  di  che  religione  sia. 

Certamente,  bisogna  credere,  che  le  mie  lettere  al  sig.  Giannelli  di 
Palermo  siano  intercetto,  perché  anche  ultimamente  mi  scrive  di  non 
averne  veduta  alcuna.  Perciò  rendo  a  lei  somme  grazie  per  avergli  spe- 
dita la  mia.  e  per  esibirsi  con  tanta  bontà  a  continuarmi  il  favore.  Con 
che,  rinnovando  i  vivi  sentimenti  del  mio  ossequio,  mi  rassegno,  di  V.  P. 
reverendissima. 


'Sue  lettere  in  Archìvio  Soli  Muratori  i  R.  Bibl.  Est.),  n.'  2  da  Napoli,  1742. 


4272  LODOVICO   ANTONIO   MUHATORI  [l'^^S- 


4522. 

ALLO  STESSO  in  Roma. 
Modena,  24  Aprile  1742. 

Akohivio  Soiii  Mdbatoui  {  B.  Bibl,  Est.),  Modena. 

Se  non  ho  baciato  il  foglio  ultimo  di  V.  P.  reverendissima,  sono  stato 
alraen  vicino  a  farlo:  tante  buone  nuove  mi  ha  ella  date,  e  tutte  frutto 
di  quel  benigno  amore,  che  la  rende  anche  ardita  a  parlare  di  me  con  si 
gran  franchezza  a  N.  S.  Può  ella  ben  credei'e,  che  somma  è  stata  la  mia 
consolazione  in  vedere  non  scemata  la  generosa  clemenza  del  Santissimo 
verso  di  quest' omicciattolo,  e  non  isdegnare  la  S.  S.,  che  io  risponda  a 
tanti  avversari.  È  utile  della  Chiesa  di  Dio,  che  si  chiarisca  chi  abbia 
ragione  o  torto  in  cosa  di  tanta  importanza  quale  è  la  vita  degli  uomini, 
e  il  pericolo  della  superstizione.  Intanto,  prego  la  di  lei  bontà  di  portare 
i  miei  di  voti  rispetti  al  reverendissimo  padre  provinciale  generale  Della 
Torre,  e  di  ringraziarlo  vivamente  per  la  pazienza  che  ha  di  leggere 
quelle  dicerie.  Notiamo  pur  francamente  anche  ciò,  che  solamente  è  dub- 
bioso, perchè  vi  rifletterò  meglio.  Cosi  farò  ancora  del  dubbio  mosso  da 
V.  P.  reverendissima  intorno  alle  controversie  della  morale,  ed  è  stato 
bene,  che  me  ne  avvisi. 

Mi  son  parimenti  rallegrato  non  poco  all'udire  restituito  il  mano- 
scritto. Alla  dedica  non  avrei  aggiunto  un  apice,  nonché  quello,  di  che 
ella  mi  ha  avvertito,  perchè  io  non  mi  glorio  mai  delle  benigne  occhiate 
del  trono,  per  paura  sempre,  che  nel  di  seguente  si  mutino.  Giacché  ella 
ha  preso  si  buone  misure  per  farmelo  aver  presto,  io  non  tarderò  d' in- 
viarlo al  torchio,  e,  a  suo  tempo,  pai'leremo  del  resto.  A  lei  dunque  in- 
finite grazie  per  tanti  favori. 

Veramente  mi  è  venuto  per  la  posta  l'uffizio  dell'Immacolata  Con- 
cezione con  un  solo  bigliettino,  che  dice:  è  pregato  il  sig.  Muratori  di 
recitare  una  volta  V  annesso  ufficio  per  V  anima  del  dotto  autore.  Aven- 
dogli dato  una  scorsa  in  fretta,  e  parendomi  di  non  avervi  trovato  motto 
alcuno  pel  voto  sanguinario  non  ne  ho  fatto  alcun  caso;  anzi  non  ho  dif- 
ficoltà a  recitarlo  almeno  una  volta,  perchè  non  ho  sposata  l' opinione 
de'  tomisti  :  e  se  v'  ha  certi  pezzi  da  me  rapportati  de  gli  antichi,  ed  altro 
simile,  è  stato,  ed  è  solamente  per  far  conoscei-e  quanta  ragione  hanno 
fin  qui  avuto  i  sommi  pontefici  di  non  definirla,  come  vorrebbono  gli 
spagnuoli.  Ma  intorno  ad  esso  libretto  V.  P.  reverendissima  mi  ha  mossa 
la  curiosità,  e  spero,  che  per  sua  bontà  vorrà  dirmi  il  resto. 

Con  che,  rinnovando  i  vivi  sentimenti  del  mio  ossequio,  mi  rassegno, 
di  V.  P.  reverendissima. 


-l'T'lS]  A  PUB  FRANOBSOO  FoaoiNi  4273 


4523. 

A  TtIROLAMO  BARUFFALDI  in  Cento. 
Modena,  26  Aprile  1742. 

Arouitio  Soli  Muratoki  {R.  Bibl.  Est.),  Modena. 

Lo  Scheffero  De  Militia  Nautica,  Lib.  IV,  Gap.  7,  veramente  registra 
per  Capo  de'  Remiganti  l' Ilorlatore,  e  porta  i  passi  citati  dal  Ditisco,  ed 
altri  di  più.  Per  conto  dell' Opelio,  appena  esso  il  nomina.  Credo  perciò, 
che  V.  S.  illastrissima  possa  con  buon  fondamento  prendere  questa  voce 
neir  iscrizione  sna,  come  nome  d'  ufizio,  e  cavarne  le  conseguenze  da  lei 
ideate.  Vegga,  se  le  occorre  cosa  di  più,  e  liberamente  mi  comandi.  Co  i 
più  vivi  sentimenti  del  mio  ossequio,  mi  ricordo,  di  V.  S.  illustrissima. 

4524. 

A  NICOLA  TACOLI  in  Reggio, 
^lodena,  26  Aprile  1742. 

Archivio  Tacol.i,  Modena. 

Al  sig.  conte  Giovanni  Guiceiardi  fu  raccomandata  copia,  del  tomo  V 
Anliquilates  Italicae,  indirizzata  a  V.  S.  illustrissima.  Allorché  l'avrà  ri- 
cevuta spero  che  me  ne  darà  avviso.  Già  ella  sa  che  il  prezzo  è  di 
paoli  32.  Desidero  che  facciate  buona  fiera,  che  sarà  nobilitata  dalla 
nostra  corte.  E  più  desidex'o,  che  Dio  vi  liberi  dall'armi  straniere.  Con 
che,  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  ricordo. 

4525. 

A  PIER  FRANCESCO  FOGGINI  *  in  Firenze. 
Modena,  27  Aprile  1742. 

BiBLioTxcA  CoRsisiAKA,  Firenze,  edita  [1^]. 

Qualche  notizia  aveva  ben  io  del  merito  di  V.  S.  illustrissima,  ma 
non  conosceva  già  in  lei  un  letterato  di  tanto  polso,  come  ho  scórto  ulti- 
mamente, mercè  della  di  lei   generosa  bontà,  che  ha  voluto  onorarmi  del 


*  Responsive  in  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  n.°  1  da  Firenze  1740. 
Epittolario  di  Lodovico  Antonio  Giuratori.  —  VoL  X.  iTO. 


4274  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [1*743- 

suo  libro  De  Romano  Divi  Petri  itinere,  e  della  sua  Apologia  per  san  Ro- 
molo. Ho  trovato  nel  primo  tanta  copia  d' erudizione,  critica  si  soda,  stile 
latino  cosi  leggiadro,  che  a  lei  ha  già  dato  un  sito  fra  quelli  onde  viene 
grande  onore  all'Italia,  e  ne  può  maggiormente  venii*e,  perch'ella  ha  forze 
per  tutto.  Sommamente  perciò  me  ne  congratulo  con  lei,  e  m' inoltro  a 
pregarla,  che  non  lasci  ozioso  il  bel  talento  che  Dio  le  ha  dato,  e  ch'ella 
ha  si  bene  coltivato.  Non  le  mancheranno  argomenti  per  altre  imprese,  e 
il  plauso  di  cui  è  degna  questa  sua  nobil  fatica,  ha  da  animarla  ad  altre 
carriere  anche  maggiori. 

Del  resto,  io  me  le  protesto  eternamente  obbligato  per  cosi  caro  dono, 
siccome  ancora  per  l'onore  che  ha  fatto  al  mio  povero  nome,  con  bramare 
anch'  io  le  occasioni  di  attestare  al  pubblico  la  stima  singolare  che  ho 
conceputo  del  di  lei  valore.  A  buon  conto,  ho  trascelte  le  iscrizioni  da 
lei  riferite  che  a  me  mancavano,  e  le  ho  inviate  a  Milano,  acciocché  col 
di  lei  nome  si  leggano  nell'ultimo  tomo  della  mia  Raccolta  che  si  va 
stampando.  Vegga  ella  dove  io  posso  servirla,  né  mi  risparmi  i  suoi  co- 
mandamenti, con  sicurezza  di  trovare  in  me  chi  sempre  si  pregierà  d'es- 
sere, con  tutto  r  ossequio,  di  V.  S.  illustrissima,  etc. 


4526.         , 

A  DOMENICO  BRIGHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 

Modena,  3  Maggio  1742. 

R.  Biblioteca  Ricoaruiana,  TireEze,  edita  [245]. 

Tanti  impicci  mi  son  sopraggiunti  ne' giorni  addietro  che  per  ora  non 
ho  potuto  rispondere  al  foglio  carissimo  di  V.  S.  illustrissima  [ohe]  ha 
scritto  con  molta  saviezza  intorno  agli  affari  si  torbidi  di  oggidì.  Le 
dissensioni  dell'  Inghilterra  di  gran  pregiudizio  sono  all'  ottima  regina, 
giacché  nulla  colà  si  risolve  in  suo  favore,  benché  tutte  le  apparenze  sieno 
che  si  sfodererà  la  spada.  Ma,  intanto,  voi  soli  pare  che  abbiate  a  sgom- 
berar la  Baviera.  E  se  seguisse  qualche  fatto  d'  arme.  Dio  ve  la  mandi 
buona;  altrimenti  converrebbe  cedere.  Avreste  bisogno  che  la  Polonia  e 
la  Russia  vi  aiutassero,  poiché,  di  guadagnare  il  Prussiano,  credo  che  ab- 
biate perduta  la  speranza. 

Qui  non  c'è  novità.  Continuano  i  Tedeschi  a  vivere  quietamente  sul 
nostro,  ma  non  senza  aggravio  nostro;  né  mostrano  di  volersi  muovere. 
Gli  Spagnuoli  anch'essi  continuano  a  stare  a  Riraini,  a  riserva  di  due 
reggimenti,  inviati  a  Lugo  e  Bagnacavallo  del  Ducato  di  Ferrara.  Pro- 
babilmente aspettano  D.  Filippo  colla  gente  che  seco  viene,  e  noi,  posti 
tra  due  fuochi,  tremiamo.  Il  Principe  nostro  tuttavia,  neutrale.  E  venuto 


-1*74S1  A   GIUSEPPE   BIANCHINI  4275 


a  Parma  il  re  di  Sardegna.  Egli  spedi  quatlro  reggimenti  a  Nizza,  di- 
cendosi arrivata  in  quelle  vicinanze  la  prima  colonna  delle  sne  genti.  Ci 
sarebbe  bisogno  di  qualche  vascello  inglese. 

Certamente  non  ho  veduto  finora  le  tavole  genealogiche  che  V.  S.  il- 
lustrissima mi  accenna.  Cercherò  io  d'inviare  al  sig.  Sassi  subito,  che  mi 
si  presenterà  occasione,  quanto  ella  mi  disse.  Ma,  in  questi  torbidi,  pochi 
ora  passano,  e  di  gran  guai  si  promuovono  per  le  contribuzioni  in  Milano, 
Piacenza,  etc.  Sarebbe  bella  eh'  io  dovessi  riverirla  ed  abbracciarla  in 
Italia,  ma  non  lo  so  sperare. 

La  prego  di  nuovo  di  somministrarmi  l'altre  osservazioni  e  corre- 
zioni che  avrà  osservato  nelle  Iscrizioni,  che  gliene  resterò  sommamente 
tenuto. 

Al  sig.  principe  di  Lichtenstein  io  professo  singolare  ossequio  ed  ob- 
bligazione, avendo  a  lui  dedicata  la  raccolta  delle  mie  Iscrizioni.  Però,  se 
ella  avrà  occasione,  me  gli  ricordi  gran  servitore,  con  dirgli  che  manderò 
il  tomo  IV,  subito  che  sarà  stampato. 

Vedrò  ben  volentieri  l'opera  di  codesto  dottissimo  p.  benedettino,  a 
cui  intanto,  e  a  lei  nello  stesso  tempo,  rendo  vivissime  grazie  di  quanto 
ella  mi  ha  accennato. 

Aspetto  di  ritorno  da  Roma  il  mio  trattatello  Dei  Difetti  della  Giu- 
risprudenza, per  istamparlo  senza  dimora.  Ma  io  mi  truovo  afflitto  per  ca- 
gione di  questa  guerra  troppo  contraria  al  genio  mio  di  pace,  per  tacere 
altre  riflessioni. 

E  con  ciò,  rassegnandole  il  mio  indelebile  ossequio,  mi  confermo,  etc. 


4527. 

A  GIUSEPPE  BIANCHINI  in  Roma. 

Modena,  4  Maggio  1742. 

BiBLioTKCA  Vaticasa,  Bomft,  edita  [266]. 

Non  avrei  certo  alcuna  difficoltà  ad  afirontai^e  l'argomento  pio,  che 
dal  benigno  amore  di  V.  R.  mi  vien  proposto,  ancorché  il  cristianesimo 
sia  pieno  di  libri  ascetici.  Ma  ella  pazientemente  ascolti  le  mie  difficoltà. 
La  prima,  che  mi  dà  fastidio  più  di  tutte,  si  è  non  avere  io  l'anno  sacro 
del  p.  Croiset,  il  dubbio  ancora  di  trovarlo  in  Modena;  e  pur  questo  sa- 
rebbe necessario  per  determinarsi  poi  al  si,  o  al  no.  La  seconda  è  che 
abbiamo  tante  meditazioni  di  uomini  insigni,  e  il  darne  delle  nuove  non 
so  come  potesse  piacere.  Terzo,  se  si  volesse  dare  tali  meditazioni,  aggiu- 
gnervi  la  parafrasi  del  Vangelo,  e  dell'epistola  ed  anche  la  vita,  benché 
in  compendio,  di  un  sunto,  tanta  mercatanzia  occuperebbe  più  e  più  tomi. 


4276  LODOVICO  ANTONIO   MURATOSI  [±'743- 

Sarebbe  anche  assai  il  dare  la  parafrasi,  e  soggiugnere  riflessioni  per  in- 
segnare la  vita  del  vei'o  cristiano,  colla  vita  in  compendio  di  qualche 
santo.  Ma  diran  tosto,  che  avendo  noi  la  manna  del  p.  Segneri,  quest'opera 
è  cosa  superflua.  Continui  dunque  V.  R.  ad  istruirmi  meglio  su  questi 
punti,  acciocché  io  possa  poi  misui'ar  le  forze  mie,  e  vedere  se  il  fardello 
si  adatti  alle  mie  spalle.  Confesso  il  vero,  che  a  me  fa  paura  il  solo  pen- 
sare a'  335  giorni,  olti'e  alle  feste  mobili  che  accrescono  questo  numero. 
Le  rendo  io  intanto  vivissime  grazie,  per  la  cortese  premura  che  ha  di  pen- 
sare a  me,  e  pregandola  di  continuarla,  co'  più  vivi  sentimenti  del  mio 
ossequio,  mi  confermo. 

4528. 

A  FILIPPO  CAMERINI  in  Camerino. 
Modena,  4  Maggio  1742. 

MusKo  Britanwico,  Londra,  edita  [255]. 

Giacché  il  benigno  amore  di  V.  R.  vuol  sapere  nuove  di  me,  eccole. 
A  riserva  di  una  discreta  flussione  a  gli  occhi  e  di  qualche  altro  tolle- 
rabil  acciacco,  che  mi  va  ricordando  l'età  mia  troppo  avanzata  di  anni  70, 
io  mi  truovo  competentemente  sano,  e  tutto  pronto  a  i  di  lei  comanda- 
menti. Ma  ella  sa,  che  l'età  suddetta  e  già  una  malattia.  Sia  fatto  il  vo- 
lere di  Dio.  Se  a  lei  arriverà  un  di  la  nuova  della  mia  morte,  la  prego 
di  avermi  presente  nel  santo  Sacrifizio.  Il  tomo  V  delle  Antiquitates  Ita- 
licae,  è  già  fuori,  e  si  lavora  al  VI  che  sarà  l' ultimo.  Si  è  dietro  anche 
al  IV  delle  Iscrizioni,  che  anch'esso  sarà  l'ultimo.  La  servirei  per  l'as- 
sociazione degli  Armati  cV  Italia,  se  questa  si  facesse.  Il  libraio  che  la 
stampa  in  Venezia,  essendo  uomo  di  polso,  non  ha  voluto  ricorrere  al  so- 
lito ripiego  di  chi  ha  bisogno  di  pagare  co  i  denari  altrui  la  stampa.  In 
ogni  caso  sarà  mia  cura  a  suo  tempo  che  a  V.  R.  sia  fatta  ogni  agevo- 
lezza possibile.  Sette  o  otto  sono  le  penne  che  han  faticato  finora  contro 
di  Antonio  Lampridio,  e  non  hanno  alcune  d'  esse  perdonato  ad  ingiurie. 
La  risposta  già  fatta  è  in  Roma  sotto  la  saggia  censura  degli  amici,  e 
quando  sarà  di  ritorno,  si  cercherà  chi  la  stampi.  Tanto  da  V.  R.  quanto 
da  monsignor  Enriquez,  ho  notizia  della  nuova  opera  dell'  anno  novello.  Se 
resta  vincitore  chi  é  l' ultimo  a  scrivere,  verisimilmente  sarà  egli.  Tut- 
tavia, se  monsignore  m' invierà  il  libro,  lo  leggerò,  e  saprò  dirgliene  meglio 
il  mio  sentimento.  Voi  altri  avete  veduto  di  passaggio  il  brutto  ceffo  di 
Marte.  A  noi  é  minacciato  di  peggio,  avendo  sul  nostro  da  gran  tempo 
diecimila  Austriaci,  e  temendo  di  peggio.  Mi  cagiona  ciò  non  poca  malin- 
conia, perché  preveggo  sciagure  non  poche,  se  la  mano  di  Dio  non  vi  si 
mette.  Preghi  Dio  per  me  che  ne  ho  di  bisogno  più  che  mai,  e  mi  creda, 
quale  con  tutto  l' ossequio,  mi  pregio  d'  essere. 


-tT^lS]  AD   ANGELO   MARIA  QUEBINI  4277 


4529. 

A  CASSIODORO  MONTAGIOLI  in  Perugia. 
Modena,  9  Maggio  1742. 

Edita  [106]. 

Dovette  V.  P.  ricevere  nna  mia  risposta.  Occorre  a  me  ora  di  pregar 
lei  d'una  grazia.  Mi  cadde  in  pensiero  ne*  giorni  addietro  di  fare  un  Ope- 
retta, che  porti  il  titolo  presso  a  poco  seguente  :  Il  Cristianesimo  felicis- 
simo nelle  Missioni  della  Compagnia  di  Gesù  al  Paraguai.  Ho  sufficienti 
materiali  per  questo.  Tuttavia  scrissi  costà  al  p.  Contuccio  Contucci  ge- 
suita, comunicandogli  tal  mio  disegno,  e  pregandolo,  che,  se  hanno  costì 
memorie  particolari  di  que'  paesi  dell'  America  Meridionale,  voglia  sommi- 
nistrarle, perchè  nulla  darò  fuori  senza  che  sia  riveduto  da  essi  padri, 
Son  già  corse  varie  settimane  senza  che  io  ne  abbia  veduta  risposta,  né 
so  immaginare  il  perchè,  giacché  si  tratta  di  Operetta  gloriosa  per  loro, 
e  non  dovrebbono  avere  se  non  piacere,  che  una  penna  disinteressata  lo- 
dasse le  loro  fatiche. 

M*è  dunque  nato  pensiero  di  volgermi  a  dirittura  al  loro  Reverendis- 
simo p.  Generale  per  implorare  in  ciò  l'ajuto  suo.  Pure  ho  in  fine  creduto 
meglio  di  valermi  non  d'una  Lettera,  ma  di  un  Amico,  che  possa  meglio 
scandagliare,  se  vi  fosse  mistero  nel  silenzio  del  p.  Contucci.  Eccomi 
dunque  a  pregare  V,  P.  che  voglia  umiliare  i  miei  rispetti,  e  le  suppliche 
mie  ad  esso  p.  Generale  de'  gesuiti,  oppure  parlarne  al  suddetto  p.  Con- 
tucci per  ricavare,  se  v"  è  speranza  di  soccorso  da  cotesta  parte  per  la 
divisata  mia  impresa,  la  quale  non  andrà  molto,  che  avrò  compiuta,  né 
altro  ci  vorrà  che  farla  copiare. 

Caso  mai  ch'ella  non  potesse  favorirmi,  me  ne  avvisi  subito,  acciocché 
io  possa  pi-ovvedei"e.  In  line  avrò  fatto  le  mie  parti,  e  se  non  dirò  tutto 
quello,  che  potrebbono  volere  i  Padri,  non  io,  ma  essi  ne  avranno  la 
colpa.  Noi  qni  siamo  ne'  guai,  e  abbiam  più  che  bisogno  della  misericordia 
di  Dio.  Con  che,  rassegnandole  il  mio  rispetto,  mi  confermo,  di  V.  P. 

4530. 

AD  ANGELO  MARIA  QUERINI  in  Brescia. 
Modena,  9  Maggio  1742. 

BiBLioTKOA  Qdbrihiaha,  Brescis,  edita  lÉBS]. 

A 
/ 

Mercè  alla  benignità  di  V.  E.  ho  potuto  leggere  l' erudita/sua  lettera 
a  quel  meraviglioso  ingegno  del  sig.  procuratore  roscarini,yportatami  dal 


4278  LODOVICO   ANTONIO   MUKATOEI  [17*43- 

p.  Scalzo  insieme  coli'  altra  indirizzata  a  codesto  suo  clero.  Bellissima  è 
la  prima  per  la  scoperta  fatta  a  noi  altri  di  un  altro  insigne  patrizio  ve- 
neto nella  letteratura;  il  che  leggendo  non  lascio  di  stupirmi  come  in  quel 
secolo  tanti  egregi  letterati  nobili  producesse  Venezia  e  continuasse  anche 
a  produrre  nel  seguente,  con  tanto  divario  dei  tempi  presenti,  ancorché 
non  manchino  quei  SS.  di  fare  educare  i  lor  figli  in  forma  lodevole.  Ma 
ho  più  studiata  la  seconda  lettera,  perchè  m*  ha  istruito  di  quel  che  è 
passato  a  Roma,  e  di  quello  che  probabilmente  ha  da  essere.  L'È.  V.  è 
fatta  apposta  per  essere  successore  de'  Bembi,  Sadoleti,  Casa  ;  e  però  non 
passerà  uq  anno  eh'  io  la  porterò  ai  Sette  Colli,  dove  il  merito  suo  è  degno 
d' ogni  più  sublime  impiego.  Le  rendo  io  intanto  umilissime  grazie  pel  re- 
galo delle  suddette  lettere,  avendole  io  già  umiliati  i  miei  ringraziamenti 
anche  per  le  altre  precedenti. 

Credo  che  il  p.  maestro  Concina  abbia  seguito  i  miei  consigli,  con 
ristampare  la  Lettera  dogmatica  di  V.  E.  intorno  al  Digiuno.  Non  sapeva 
se  poteva  ciò  essere  approvato  da  lei.  Mi  son  preso  io  l'ardire  di  levargli 
questo  timore,  essendo  troppo  importante  a  si  fatto  argomento  quella  spie- 
gazione. E  qui  co  i  più  vivi  ed  umili  sentimenti  del  mio  ossequio,  le 
bacio  la  sacra  porpora,  e  mi  rassegno. 


4531. 

A  GIOVANNI  CADONICI*  in  Cremona. 
Mutiuae,  VI  Idus  Maias  MDCCXLII. 

Archivio  Soli  Muratori  {R.  Bibl.  Est.),  Modena. 

Testes  sane  mihi  sunt  tum  eruditionis,  tum  humanitatis  tuae,  literae, 
quas  ad  me  dedisti,  eleganti  etiam  stylo  conscriptae.  In  his  significasti, 
quae  meditaris  centra  catholicae  doctrinae  hostem  Burnetum.  Tibi  autem 
creduntur  Patriarchae,  ceterique  lusti  vel  ante  Christi  adventum  ad  pa- 
radisi gloriam  advecti  :  quam  in  rem  sancii  Augustini  locum  memoras,  sen- 
tentiae  tuae  satis  aperte  consonum.  Multum  vero  ponderis  (fateor  et 
ego)  bine  accederet  ad  Burneti  confutatiouem.  Quod  plus  est,  dogma 
nostrum  de  Purgatorio  facilius  quam  antea  stabiliremus.  Equidem  ab 
hujusmodi  quaestione  abstinui,  ncque  altius  penetrare  volui  in  Salvatoris 
terba,  poUicentis  paradisum  poenitenti  latroni;  utrobique  enim  salebras 
ofteudisse  mihi  visus  sum.  Tu  felicius  fortasse  navigationem  hanc  inibis. 
Sed,  T^t  sincere  loquar,  difficillimum  puto  illius  exitum  ;  nam  ceteros  ferme 
patres  video  censuisse,  coelorum   fores   non  antea    reclusas  fuisse.    quam 


*  Responsive  in  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  n.°  d  da  Cremona  1747- '48. 


-f^-dS]  A   FORTUNATO  TAMBURINI  4279 

Christus  Domiuus  illuc  aaceaderit  captivam  ducens  captivitatem.  Communis 
autem  Ecclesiae  sententia  nunc  habet,  Patriarcbas  ceteroeque  lustos  in 
iguolo  loco  quìevisse,  donec  ad  eos  descendit  Redempior.  secum  omnes 
adductui'us  ad  Patrem.  Haic  sententiae,  quam  Traditìo  confi rmat;  adver- 
sai'i,  periculosa  rea  est,  neque  ad  eam  dejiciendam  satis  est  Augustini 
auctox'itas.  Quare  tuum  erit,  antequam  vela  solvas,  accuratius  explorare 
suscipiendum  iter,  id  tamen  statuendo,  etiamsi  tibi  succederei,  ut  rem 
dubiam  efficeres,  parum  aut  nihil  emolumenti  inde  ad  praesentem  caassam 
redundare  posse.  Tui,  interea,  erga  me  amoris  conscius,  fausta  omnia  tibi, 
tuisque  studiis  precor.  Vale. 

4532. 

A  GIUSEPPE  PEGGI  in  Siena. 
Modena,  11  Maggio  1742. 

Abchitio  Facci,  Siena,  edita  [153]. 

Non  saprei  dire  il  mio  debil  parere  intorno  al  quesito  fatto  da  V.  S. 
illustrissima,  perchè  non  so  ben  tutte  le  circostanze  dell'affare.  Quando  i 
luoghi  pii  tassati  dal  governo  fossero  confraternite  laicali,  niuna  difficoltà 
avrei  a  credere  lecito  a  i  lettori  dell'università  il  godere  della  tassa,  perchè 
il  governo  può  impiegare  in  uso  migliore  parte  delle  loro  rendite.  Se  poi 
si  trattasse  d'ospitali,  e  d'altri  luoghi  destinati  per  gl'infermi  e  in  sus- 
sidio de' poverelli  del  paese,  vi  troverei  delle  difficultà;  perchè  non  giu- 
dichei'ei  lecito  il  torre  il  pane  a  i  poveri  per  darlo  a  i  lettori,  non  essendo 
questi  si  necessari,  come  il  sostentamento  della  povera  gente.  Tuttavia 
ancor  qui  converrebbe  sapere  se  il  denaro  tassato  colà  nell'erario  del 
principe,  o  pure,  se  a  dirittura  passa  nelle  mani  de  i  lettori.  Nel  secondo 
caso,  vi  avrei  dello  scrupolo.  Nel  primo  potrebbe  forse  ammettersi,  perchè 
quel  denaro  divien  denaro  del  principe,  e  non  è  più  denaro  de'  poveri.  Di 
più  non  saprei  che  mi  dire,  perchè  non  so  ben  tutte  le  circostanze.  E,  ras- 
segnandole il  mio  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  S.  illustrissima,  etc. 


4533. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  11  Maggio  1742. 

Arcuivio  Som  Muratosi  (R.  Bibl.  Est.),  Modena. 

Supplico  V.  P.  reverendissima  di  perdono  se  le  reco  l' aggravio  della 
presente  lettera  da  aggiungersi  alle  altre.  Mi  onori  di  comunicarla  al  re- 


4280  LODOVICO  ANTONIO  MUHATOBl  [IT'-érS* 

verendissimo  padre  procurator  generale  accompagnata  dagl"  incessanti  miei 
ringraziamenti  per  la  pazienza  che  ha  avuto  di  leggere  quelle  mie  dicerie. 
Mi  è  stato  sommamente  caro  il  suo  favorevol  giudizio.  Di  più  non  sog- 
giungo ora  riserbando  di  farlo  in  breve  con  rispondere  al  di  lei  benignis- 
simo  ultimo  foglio,  che  mi  sarebbe  stato  di  gran  consolazione  in  altri  tempi. 
Ma  ora  mi  trovo  pien  d'afflizione  per  gli  danni  e  pericoli  che  sovrastano 
a  questo  Stato,  con  temersi  fin  l'assedio  di  questa  città.  Preghi  Dio  per 
noi,  e  spezialmente  per  me,  che  ne  ho  più  che  mai  necessità.  Con  tutto 
l'ossequio  mi  rassegno,  di  V.  P.  reverendissima. 


4534. 

A  FRANCESCO  III  D'ESTE*  in  Sassuolo. 
Modena,  12  Maggio  1742. 

li.  Archivio  di  Stato,  Modena,  edita  [183j. 

Serenissima  Altezza, 

In  esecuzione  de' venerati  comandamenti  di  Vostra  Altezza  serenissima 
ho  ridotto  in  25  casse  il  meglio  e  più  importante  del  ducale  archivio, 
cioè  quello  che  sopra  ogni  altra  cosa  si  dee  prezzare  e  custodire  nella 
serenissima  Casa  per  troppi  riguardi.  E  giacché  parve  inclinata  l'Altezza 
vostra  serenissima  a  spedire  esse  casse,  che  oggi  vengono  a  Sassuolo,  suc- 
cessivamente a  Sestola  per  maggiore  cautela,  sarà  bene  il  raccomandar 
colà  con  premura  di  collocar  le  stesse  in  sito  non  umido  e  lontano  da  i 
pericoli  delle  pioggie.  Faccia  Dio  che  queste,  e  molto  più  Vostra  Altezza 
serenissima,  ritornino  presto  all'usata  residenza,  e  che  in  prosperoso  fine 
si  convertano  i  di  lei  consigli  per  bene  della  serenissima  Casa,  e  per  con- 
solazione de'  suoi  fedelissimi  popoli.  Più  degli  altri  auguro  io  questa  fe- 
licità a  Vostra  Altezza  serenissima,  siccome  quello  che  nell'ossequio,  et  oso 
anche  dir  nell'amore  verso  la  di  lei  sovrana  Persona  e  Casa  serenissima, 
so  di  non  avere  chi  mi  vada  innanzi.  Facendole  profonda  riverenza,  mi 
rassegno,  di  Vostra  Altezza  serenissima. 


*  Di  questo  corrispondente  non  si  hanno  responsive  in  Archivio  Soli  Muratori 
(  /?.  Bibl.  Est.  ). 


±'7'4:2^  A  FORTUNATO  TAMBURINI  4281 


4535. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  15  Maggio  1742. 

Abchivio  Soli  Musatoki  (  lì.  Ttibl.  Est.  ),  Modena. 

Scrivo  in  tempo  di  afflizione  per  aver  noi  sul  nostro,  tutte  le  forze 
degli  austriaci,  e  savoiardi,  postati  alle  rive  del  Panaro  con  distrugger 
ivi  prati,  e  seminati,  e  colla  città  in  pericolo  di  essere  bloccata,  ed  asse- 
diata. Può  V.  E.  reverendissima  immaginarsi  se  il  cuore  ci  basta.  La  Corte 
si  è  ritirata  a  Sassuolo,  e  noi  restati  nel  cruccinolo.  Però  più  che  mai 
abbiam  bisogno  della  misericordia  di  Dio, 

Non  le  ho  mai  scritto  che  mi  arrivò  per  la  posta  un  nuovo  uffizio 
dell'Immacolata  Concezione  ben  legato  con  un  biglietto  dove,  st^lo  min- 
chionatorio era  scritto  :  È  predato  il  signor  Muratori  di  recitare  una  volta 
V  annesso  Officio  per  V  anima  del  dotto  autore.  Io  risi  della  burla  per  altro 
discreta  a  me  fatta;  e  giacché  ninna  parola  in  una  scorsa  che  gli  diedi 
vi  trovai  del  voto  sanguinario,  non  me  ne  presi  altro  pensiero  se  non  che 
osservai  l'insolenza  del  fabbricatore  dei  nuovi  salmi.  Ultimamente  con  so- 
pracoperta m'è  venuta  la  condanna  del  medesimo  uffizio:  dal  che  ho  sen- 
tito nuovo  impulso  per  dargli  un'altra  scorsa.  V'ho  trovato  l'abuso  di  tras- 
ferire alla  b.  Vergine  ciò  che  nelle  scritture  è  proprio  del  solo  divino 
Nostro  Redentore.  Ma  allorché  son  giunto  a  leggere  alla  pagina  48  erunt 
quasi  non  fuerint,  et  peribunt  vivi  (  che  alle  donne  non  ha  a  toccare  si  gran 
disgrazia)  qui  contradixerint  Ubi:  allora  ho  gittate  via  il  libro,  e  mi  per- 
donerà chi  me  l'ha  inviato,  s'io  non  reciterò  mai  sì  sacrilego  uffizio,  e 
tanto  meno  ora.  che  esso  é  proibito. 

Questo  colpo  si  francamente  tirato  costi  addosso  a  i  novatori,  confesso 
il  vero  a  V.  P.  reverendissima,  che  ha  svegliata  in  me  qualche  speranza 
che  potesse  lo  zelantissimo  nostro  pontefice  deputar  persone  disinteressate 
le  quali  esaminassero  giuridicamente  il  voto  sanguinario,  che  è  di  maggior 
obbrobrio  alla  chiesa  cattolica,  e  alla  s.  Sede,  quando  sussistono  le  ra- 
gioni da  me  addotte.  E  tanto  parrebbe  ciò  più  necessario  da  che  pubblica- 
mente s'insegna  in  Palermo  che  la  s.  Sede,  per  essere  consapevole  di 
detto  voto  e  lasciarlo  correre,  l'approva:  oltre  di  che  va  crescendo  l'ar- 
dire, dapoiché  i  pochi  che  lo  facevano  in  Palermo,  si  son  tanto  maneg- 
giati che  hanno  indotto  la  maggior  parte  di  quelle  Congregazioni.  Com- 
pagnie, e  Ordini  religiosi  a  far  lo  stesso.  Se  a  Dio  piacerà,  che  esca  la 
mia  risposta,  potrebbe  essei'e,  che  taluno  si  disingannasse. 

Intanto  mi  son  rallegrato,  che  la  prima  trafila  sia  riuscita  bene. 
Voglia  Dio,  che  cosi  succeda  per  le  altre. 


4282  LODOVICO   ANTONIO    MURATORI  [1*74:8- 

Nop  so  che  mi  dire.  Finora  non  m'è  giunto  il  Trattatello  Dei  Difetti 
della  Giurisprudenza.  Ella  saprà  a  chi  l'abbia  consegnato. 

Sarà  molto  lodevole,  che  anche  in  latino,  e  buon  latino,  compari- 
scano le  belle  notificazioni  dell' eminentissimo  Querini,  le  quali  solo  ba- 
stano a  far  conoscere  ai  franzesi,  che  anche  in  Italia  si  sa  da  i  ve- 
scovi istruire  il  clero  e  popolo.  Vero  è  che  non  abbiamo  se  non  questo 
solo  vescovo  da  mostrare,  ma  egli  solo  vale  per  molti. 

Ringrazi  V.  P.  reverendissima  Iddio,  che  la  fa  essere  lontana  dai 
guai.  Noi  vi  siamo  in  mezzo,  e  la  mia  filosofia  non  basta  ad  esentarmi 
dalla  malinconia,  non  già  per  me  solo,  ma  per  la  compassione,  che  ho  alla 
povera  infelice  patria.  Con  che,  le  bacio  le  mani,  e  mi  ricordo,  di  V.  P. 
reverendissima. 

4536. 

ALLO  STESSO  in  Roma. 
Modena,  17  Maggio  1742. 

Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Dihl.  Est.  ),  Modena. 

Servirà  la  presente  mia  per  significare  a  V.  P.  reverendissima  che 
oggi  mi  è  pervenuto  sano  e  salvo  il  Trattatello  della  Giurisprudenza,  del 
che  ho  ringraziato  Iddio,  e  rendo  anche  vivissime  grazie  alla  di  lei  be- 
nigna attenzione  in  favorirmi.  Tanto  più  me  ne  son  rallegrato,  perchè 
commerzio  da  qui  innanzi  non  ci  sarà  fra  questo  Stato  e  il  bolognese, 
stante  il  ritrovarsi  tutto  l'esercito  degli  austriaci  e  savoiardi  alle  ripe  di 
qua  del  Panaro,  e  dovendo  in  breve  comparire  all'altra  ripa  quello  degli 
spagnuoli.  Oh  !  che  flagello  per  questo  migerabil  paese  ! 

Vanno  i  prati,  i  seminati,  rubamenti  continui,  disperati  i  poveri  con- 
tadini, e  noi  qui  col  batticuore  di  peggio.  Si  va  provvedendo  di  tutto  la 
Cittadella.  La  Corte  a  Sassuolo,  né  so  come  ella  quivi  si  fermi.  Il  re  di 
Sardegna  sarà  questa  sera  in  Reggio.  Vedremo  dove  andrà  a  piantare  il 
suo  quartiere.  Si  fanno  pubbliche  orazioni  :  ma  meritiamo  noi,  che  Dio  ci 
esaudisca?  Mi  rassegno,  di  V.  P.  reverendissima. 

4537. 

^  A  TOMMASO  MAZANGUES  in  Aix. 

Modena,  24  Maggio  1742. 

E.  Accademia  delle  Scienze,  Torino,  edita  [300]. 

Rispondo  al  benignissimo  foglio  vostrD  con  ringraziarvi  della  lettera 
inviata  e  del  rotolo,  che  suppongo   fatto   avere  a   mons.    Le   baron   de   la 


-IT-^Q]  A  OIB0LAJ<0  BABUFVALDI  4283 

Bastie,  al  quale  ancora  scrivo  nel  presente  ordinario.  E  scrivo  in  tempo 
di  somma  afilizione,  perchè  abbiamo  addosso  l'esercito  Austriaco -Sardo, 
che  sembra,  o  pure  è  nemico.  I  prati,  i  seminati  vanno.  Altro  non  s'ode 
che  rubamenti,  ed  è  minacciata  anche  la  citte.  Son  giunti  alla  parte  op- 
posta del  Panaro  gli  Spagnuoli.  Se  an  fatto  d'armi  non  decide  la  lite,  la 
desolazione  è  inevitabile  in  questo  paese. 

M'immagino,  che  questa  mia  vi  troverà  restituito  dal  gran  mondo  di 
Parigi  alla  quiete  deliziosa  della  vostra  patria.  Costì,  se  la  bontà  vostra 
vorrà  continuar  le  osservazioni  sopra  la  mia  Raccolta  delle  Iscrizioni,  per 
poi  communicarmele.  ve  ne  resterò  sommamente  tenuto.  In  quell'Opera, 
oltre  ai  miei  errori  ve  n'  ha  ancora  di  quei,  che  vi  aggiugne  chi  pel  si- 
gnore Argelati  ha  cura  di  quelle  stampe,  e  si  prende  delle  libertà  senza 
dirmene  parola.  Grido,  ma  a  nulla  serve.  Però  più  d'un  motivo  ho  di  non 
valermi  più  di  Milano.  In  fatti  s'è  cominciata  in  Venezia  la  stampa  de'  miei 
Annali  d' Italia  dal  principio  dell'  Era  Cristiana  fino  al  1500.  Vi  si  stam- 
perà anche  in  breve  un  Trattatello  De  i  Difetti  della  Giurisprudenza. 

Ho  curiosità  di  sapere  se  monsignor  de  Sanpalais  seguiti  vigorosa- 
mente ad  illustrar  la  lingua  e  poesia  provenzale,  perchè  un  si  fatto  argo- 
mento piacerà  non  poco  anche  a  gì'  Italiani,  che  riguardano  voi  altri  come 
antichi  maestri  del  nostro  poetare.  Più  ancora  piacerà  l' opera  di  monsignor 
de  la  Bastie,  perchè  tratta  del  Petrarca,  uno  dei  santi  padri  della  nostra 
poesia.  Tutto  questo  servirà  a  fare  maggiormente  comprendere  la  fratel- 
lanza, che  passava  una  volta  fra  l'Italia  e  la  Px'ovenza. 

Pregandovi  intanto  di  conservarmi  la  stimatissima  vostra  padronanza 
ed  anbore,  con  tutta  la  stima  e  l'ossequio,  mi  ricordo... 

Mi  prendo  l'ardire  d'inviarvi  l'acclusa  pel  signor  Barone  De  la 
Bastie  ',  e  ve  ne  domando  perdono. 


4538. 

A  GIROLAMO  BARUPFALDI  in  Cento. 
Modena,  30  Maggio  1742. 

AscHiTio  Soiii  Mdratosi  (B.  Bibl.  Ett.  ),  Modena. 

Fra  l'altre  disgrazie,  ch'io  pruovo,  per  dover  stampar  le  cose  mie 
lungi  da  gli  occhi  miei,  una  è  ultimamente  stata  quella  d'aver  inteso,  che 
in  Milano  non  sanno  d'avere  ricevuta  l'iscrizione  di  Monandro  Horta- 
tore,  di  cui  V.  S.  illustrissima  mi  favori,   e  che  probabilmente  non  sarà 


Questa  lettera  non  è  arrivata  fino  a  noi. 


4284  LODOVICO  ANTONIO   MURATOEI  [l'^'^S- 

stata  la  sola  che  si  sia  perduta.  Per  l'altre  non  so  che  mi  fare,  ma  per 
Qotesta  ricorro  alla  di  lei  bontà  con  pregarla  di  farmi  avere  colla  maggior 
sollecitudine  altra  copia  d'essa.  Noi  ci  troviamo  in  gravissimi  guai,  e  se 
Dio  non  provvede,  restiamo  in  una  totale  desolazione.  Pregandola  d(  Ila 
conservazione  dell'amor  suo,  con  tutto  l'ossequio,  mi  rassegno,  di  V.  S. 
illustrissima. 


4539. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  30  Maggio  1742. 

B.  Biblioteca  Eiccardiana,  Firenze,  edita  [179]. 

Vengano  i  miei  ringraziamenti  a  V.  P,  reverendissima  per  l' iscri- 
zione ultimamente  inviatami,  ma  in  tempo  ch'io  ho  poca  voglia  di  scri- 
vere, perchè  situato  in  mezzo  alle  calamità  della  mia  patria  e  Con  guerra 
di  cui  non  aveva  io  mai  veduta,  ne  provata  una  simile.  Abbiamo  addossò 
tutta  r  armata  austriaco-sarda,  e  siam  trattati  da  essa  come  nemici.  Vanno 
tutti  i  prati,  vanno  tutti  i  seminati,  gli  alberi,  etc.  Rubamenti  continui: 
la  città  stessa  minacciata  di  blocco  o  d'assedio,  ancorché  si  lascino  ogni 
di  entrare  in  essa  le  centinaia  di  questi  duri  ospiti,  che  vengono  a  prov- 
vedersi di  pane,  vino,  etc.  che  forse  un  di  potrà  mancare  a  noi  stessi. 
La  corte  ritirata  a  Sassuolo,  non  so  come  si  attenti  a  dimorar  ivi.  Forze 
non  hanno  gli  spagnuoli  di  venire  innanzi,  continuando  l'incredibile  lor 
diserzione.  Questi  altri,  benché  più  forti,  e  benché  abbiano  fatto  dei  ponti  sul 
Panaro,  non  paiono  disposti  ad  andarli  a  trovare,  se  prima  non  si  assicu- 
rano delle  nostre  piazze.  In  una  parola,  se  Dio  non  provvede,  resta  de- 
solato tutto  questo  paese.  Al  veder  queste  miserie,  non  truovo  che  la  filo- 
sofìa mi  soccorra. 

Ricevei  l'involto,  che  V.  P.  reverendissima  consegnò  al  p.  abate  di 
Piacenza,  e  gliene  rendo  vive  grazie.  Beati  voi  altri  che  siete  in  luogo 
di  pace.  Non  cosi  noi,  non  così  i  bolognesi,  i  quali  credo  che  sospirino 
anch'essi,  benché  alloggino  degli  amici.  Dicono  che  i  napoletani  portano 
delle  buone  unghie. 

Con  farle  riverenza,  mi  ricordo,  di  V.  P.  reverendissima. 


-17'431  A    FORTUNATO  TAMBURINI  4285 


4540. 

A  GIUSEPPE  ANTENORE  SCALABRINI  in  Fen-ara. 
Modena,  30  Maggio  1742. 

Biblioteca  Comu>ai.b,  Ferrara. 

Pur  troppo  è  vero,  che  siamo  in  fiere  angustie.  Abbiamo  addosso 
tutta  l'armata  austriaco-sarda;  e  questa  ci  tratta  da  nemici.  Soa  per 
loro  tutti  i  nostri  prati;  i  seminati  sen  vanno  anch'essi;  rubamenti  con- 
tinui; la  città  minacciata  di  blocco  o  d'assedio,  benché  sia  libero  ad  essi 
il  venire  a  centinaia  tutto  di  in  città  a  provvedersi  di  pane,  vino,  etc. 
Non  sussiste,  che  la  nostra  Corte  sia  sequestrata.  Dimora  essa  tuttavia 
in  Sassuolo  con  buona  guardia.  Non  han  forza  gli  Spagnuoli  per  venire 
innanvii;  continua  la  smoderata  lor  diserzione.  Né  questi  altri,  ancorché 
abbiano  fatti  ponti  sul  Panaro,  pare  che  abbiano  voglia  d' andarli  a  tro- 
vare, benché  certamente  più  forti.  Se  Dio  non  provvede  in  qualche  ma- 
niera, questo  paese  é  per  la  via  di  restar  tutto  desolato.  Le  rassegno  il 
mio  ossequio.  Di  V.  S.  illustrissima,  etc. 


4541. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 

Modena,  30  Maggio  1742. 

Archivio  Soli  Muratori  (R.  BUI.  Est),  Modena. 

Oon  precedente  mia  significai  a  V.  P.  reverendissima  il  felice  arrivo 
del  manoscritto  della  Giurisprudenza,  e  questo  é  già  passato  a  Venezia 
per  esser  ivi  stampato.  Vorrei  che  fosse  vero  ciò  che  ha  scritto  qua  il 
sig.  abate  Tori,  cioè  che  S.  S.  informato  da  gente  savia,  che  sen  tollerabili 
le  lettere  consapute,  abbia  detto  di  permetterne  la  pubblicazione. 

Ma  se  continuano  cosi  le  nostre  calamità,  e  Dio  non  vi  truova  qualche 
rimedio,  in  caso  che  avesse  da  tornare  indietro  il  manoscritto,  converrà 
pensai'e  alla  maniera,  perciocché  non  passa  più  né  corriere,  né  persona 
alcuna  da  Bologna  a  Modena.  Ora  noi  mandiamo  a  Ferrara  le  lettere  per 
Roma.  In  tal  caso  venendo  il  manoscritto  a  Bologna  converrebbe  man- 
darlo di  là  air  illustrissimo  sig.  Francesco  Contarelli,  commissario  del  Se- 
renissimo nostro  in  Ferrara,  da  cui  lo  riceverei. 

Intanto  noi  ci  ritroviamo  in  deplorabile  stato.  Abbiamo  addosso  tutta 
l'armata  austriaco-sarda,  e  questa  ci  tratta  da  nemici.  Vanno  tutti  i  prati, 


4286  LODOVICO  ANTONIO   MURATORI  [l'743- 


vanno  i  seminati,  e  gli  alberi.  Continui  sono  i  rubamenti,  e  la  città  minac- 
ciata di  blocco  e  di  assedio.  E  pure  ogni  di  vengono  a  centinaia  questi 
duri  ospiti  a  spogliarci  di  pane,  vino,  etc.  La  corte  è  a  Sassuolo  e  con 
tutta  la  buona  guardia,  non  so  come  si  attenti  a  star  ivi.  Non  han  forza 
gli  spagnuoli  di  venire  innanzi,  situati  alla  Samoggia,  e  continuando  l'in- 
credibile lor  diserzione. 

Air  incontro  questi,  tuttoché  abbino  fatto  dei  ponti  sul  Panaro,  paiono 
poco  disposti  ad  andarli  a  trovare. 

Vorrebbono  prima  assicurarsi  di  Modena  e  Mirandola.  Certo  è,  che 
se  Dio  non  provvede  in  qualche  maniera,  presto  resta  in  desolazione  tutto 
il  paese,  e  quest'arniata  è  ben  più  poderosa  dell'altra,  ne  ha  apprensione 
alcuna  che  si  muovono  i  franzesi,  ed  anche  ultimamente  si  è  intesa  una 
vittoria  della  regina.  Sempre  ringraziandola  di  tutti  i  favori,  e  rassegnandole 
il  mio  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  P.  reverendissima. 


4542. 

A  GIAN  DOMENICO  BERTOLI  in  Mereto  (Udine). 
Modena,  31  Maggio  1742. 
Raccolta  Rota,  S.  Vito  al  Tagliamento,  edita  [187]. 

Tali  sono  stati  e  son  più  che  mai  i  guai  di  questo  paese,  tali  le  mie 
occupazioni  ne'  giorni  addietro,  che  non  ho  potuto  mai  rispondere  allo 
stimatissimo  foglio  di  V.  S.  illustrissima.  Rispondo  ora,  benché  svogliato 
per  cagione  delle  nostre  calamità.  Vidi  l'abbozzo  della  statua  scoperta 
costi;  ma  nulla  di  preciso  saprei  dirle.  Quella  fibbia  sull'omero  me  la  fa 
credere  figura  degli  antichi  romani.  Che  sia  d"  un  imperadore,  non  oserei 
dirlo  perché  non  v'  ha  altro  segno,  che  una  specie  di  diadema  col  lemnisco 
nella  parte  deretana  del  capo.  Ma  anche  i  Re  usavano  il  diadema.  E  poi 
quello  degli  augusti  era  gemmato:  del  che  qui  niun  vestigio  resta,  anzi 
può  anche  dubitarsi  se  sia  diadema.  Nelle  provincie  romane  occidentali 
non  v'era  una  volta  quel  fi'no  gusto  e  disegno,  che  si  trovava  in  Roma, 
e  nelle  provincie  della  Grecia  e  dell'  Oriente  :  però  non  è  meraviglia,  se 
si  osserva  della  goffaggine  in  essa  figura. 

Quando  sia  d'  un  imperadore  dovrebbe  essere  dopo  Costantino,  come 
sono  anco  le  medaglie  trovate.  Gran  tempo  ha,  che  andò  al  signor  Manfrè, 
libraio  di  Venezia,  il  tomo  V  dell'  Antichità,  e  V.  S.  illustrissima  l' avrà 
avuto.  Ma  fin  ora  non  é  uscito  il  IV,  cioè  1'  ultimo  delle  iscrizioni.  Vi  si 
lavora  tuttavia  intorno,  e  a  me  conviene  stare  alla  discrezione  altrui,  e 
vedere  gli  altrui  errori  mischiati  co'  miei.  Bisognò  eh'  io  vedessi  fra  1'  altre 
cose  nel  tomo  V  suddetto  un  ramifruslulus,  cacciatovi  invece  di  una  palma. 


•17*43]  A    DOMENICO   BRIGHIKBI  COLOMBI  4287 


Si  starà  auohe  un  pezzo  a  vedere  il  suddetto  nltimo  tomo  IV,  per 
cagione  degl' ìndici,  perchè  mai  non  mandano  i  fogli. 

Si  goda  V.  S.  illustrissima  la  sua  quiete  in  Mereto,  e  preghi  Dio 
per  me,  che  ne  ho  più  che  mai  bisogno,  non  potendo  esentarmi  dalla 
malinconia  in  vedere  le  disgrazie  della  nostra  città.  Con  che,  rinnovando 
le  proteste  del  mio  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  S.  illustrissima. 


4543. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  31  Maggio  1742. 

B.  B1BI.10TXCA  BioCAKDiASA,  Firenze,  edita  [245]. 

Benché  poca  voglia  di  scrivere  io  abbia,  perchè  afflitto  per  le  cala- 
mità della  mia  patria,  pure  prendo  la  penna  per  ringraziare  V.  S.  illu- 
strissima deir  ultimo  suo  carissimo  foglio  del  di  18  del  corrente.  Non  è 
già,  come  ella  suppone,  per  conto  nostro.  Noi  siam  trattati  dall'armata 
austriaco-sarda  che  è  tutta  sul  nostro,  come  nemici.  Vanno  tutti  i  prati, 
vanno  i  seminati,  gli  alberi,  etc.  Non  son  pochi  i  mbamenti  :  la  città  stessa 
minacciata  di  blocco  d'  assedio.  Sono  postati  gli  Spagnnoli  alla  Samoggia 
sul  bolognese,  si  credono  venticinquemila,  e  continua  Tincredibil  loro  di- 
serzione, sicché  non  han  forze  per  venire  avanti.  Questi  altri  posti  al 
Panaro,  benché  più  forti,  finora  non  mostrano  disposizione  di  andarli  a 
trovare,  se  non  che  han  fatto  alcuni  ponti  sul  fiume  suddetto  e  possono 
se  vogliono  andar  di  là.  Verisimilmente  si  trovano  intricati  essi  Spa- 
gnnoli, perché  più  non  possono  venire  i  soccorsi  di  D.  Filippo,  a  cagione 
delle  navi  inglesi,  e  i  Franzesi  non  vogliono  pensare  all'  Italia.  Se  Dio 
non  provvede,  resterà  desolato  questo  paese.  Intanto  è  venuta  nuova  d' una 
vittoria  riportata  dai  vostri  sopra  i  Sassoni  e  Prussiani,  e  se  ne  atten- 
dono le  particolarità,  dicendosi  grande  la  perdita  de'  vostri  nemici,  e  due 
reggimenti  prigioni,  ma  che  la  vostra  fanteria  abbia  patito  assai.  Dio  vi 
guardi  che  non  entrino  nell'Austria  i  Franzesi,  i  quali  non  dimeno  hanno 
gran  sospetto  del  Prussiano. 

Nulla  ho  io  veduto  finora  venire  dal  signor  Sassi.  Ho  io  bensì  in- 
viato a  lui  gli  Anecdoti.  e  il  trattato  De  Superstitione  vitanda,  indirizzati 
a  V.  S.  illustrissima  :  perciò  ella  procuri  di  suggerii  gli  la  maniera  d' in- 
viargli costà,  giacché  occasione  non  ho  avuto  per  Venezia,  essendo  le 
strade  in  somma  confusione. 

Le  rendo  grazie  di  quanto  mi  ha  accennato  intorno  alle  mie  Iscrizioni, 
e  la  prego  di  continuare,  che  gliene  resterò  tenuto.  Non  è  peranche  ter- 
minata la  stampa  del  tomo  IV,  in  cui  ancora  han  da  entrare  gl'indici,  e, 
a  compiere  questi,  ci  vuol  del  tempo. 


4288  LODOVICO  ANTONIO  MURATORI  [l*7-43- 


Vedrò  bea  volentieri  1'  opera  del  p.  Benedettino,  al  quale  la  prego  di 
poi'tare  i  miei  rispetti  con  rallegrarsi  seco  in  mio  nome  del  suo  buon 
gusto  nelle  lettore,  perchè  questo  pregio  non  si  trova  in  tutti  i  religiosi 
tedeschi,  e  neppure  negli  italiani. 

Qui  abbiamo  il  signor  marchese  Pallavicino  Generale.  Gli  ho  scritto 
per  raccomandargli  il  mio  casino.  Il  Re  di  Sardegna  è  al  campo  e  spesso 
a  cavallo  per  visitare  gli  accampamenti.  Certo  che  gli  Inglesi  e  Olandesi 
difenderan  la  Fiandra:  ma  se  vogliono  operare  offensivamente  non  si  sa, 
e  pare  più  tosto  di  no. 

Mi  continui  ella  il  suo  stimatissimo  amore,  e  mi  creda,  etc. 


4544. 

A  GIROLAMO  TARTAROTTI  in  Rovereto. 
Modena,  31  Maggio  1742. 

Biblioteca  Comunale,   Trento,  edita  [191]. 

Prima  di  lùspondere  al  foglio  stimatissimo  di  V.  S.  illustrissima,  ho 
voluto  scrivere  a  Milano  per  sapere  che  luogo  vi  possa  essere  nell'  ultimo 
tomo  per  l'operetta  del  Porcellio.  Mi  dicono  che  non  vi  resta  sito,  perchè 
è  quasi  al  fine  della  stampa,  e  le  storie  dell'  Aquila  hanno  occupato  molta 
carta;  e  pure  vi  restano  gli  indici,  i  quali  benché  non  si  sappia  a  qual 
mole  possano  ascendere,  pure  si  fa  conto  che  esigano  molto  paese,  e  però 
non  poter  essi  prender  impegno  per  la  suddetta  storia.  Perciò  la  prego 
di  portare  i  miei  più  umili  rispetti  e  ringraziamenti  a  S.  E.  il  signor 
procuratore  Foscarini,  della  cui  gran  mente  e  nobilissimo  genio  io  mi  pro- 
testo non  dirò  solamente  ammiratore,  ma  anche  innamorato  per  la  beni- 
gnità con  cui  era  pronto  a  fidarmi  il  manoscritto. 

Cosa  curiosa  è  quanto  Y.  S.  illustrissima  mi  scrive  della  nuova  edi- 
zione di  s.  Leone  e  di  s.  Massimo.  0  queste  sì  che  fanno  onore  all'Italia. 
Se  i  signori  veronesi  avessero  preso  un  tale  assunto,  avrebbono  saputo 
farlo  con  riputazione.  Scrivo  queste  poche  righe  in  tempo  di  grande  affli- 
zione, perchè  mi  truovo  in  mezzo  a  gravissimi  guai  della  mia  patria.  Pre- 
gandola intanto  a  conservarmi  il  suo  stimatissimo  amore,  e  ringraziandola 
de' suoi  favori,  con  tutto  l'ossequio  mi  ricordo,  di  V.  S.  illustrissima. 


•IT'^S]  A.  BENEDETTO   XIY  4289 


4545. 

A  OIACINTO  VINCIGLI  in  Perugia. 
Modena,  31  Maggio  1742. 

EdiU,  [106]. 


Benché  con  poca  voglia  di  scrivere,  perchè  mi  truovo  in  mezzo  alle 
calamità  della  mia  patria,  pure  prendo  la  penna  per  portare  a  V.  S.  illu- 
strissima i  dovuti  ringraziamenti  per  le  tante  grazie,  eh'  ella  mi  va  com- 
partendo. Mi  giunse  il  nuovo  suo  libro,  ed  ultimamente  ho  ricevuto  la  cu- 
riosa iscrizione  trovata  in  cotesto  parti,  che  ho  tosto  inviata  a  Milano,  ed 
arriverà  a  tempo,  giacché  s' accosta  al  fine  la  stampa  dell'  ultimo  tomo 
della  mia  Raccolta.  Non  ho  mancato  di  accennare  a  chi  io  sia  tenuto  d 
questo  dono. 

Vengo  al  libro,  che  ho  voluto  leggere  in  poco  tempo  da  capo  a  piedi. 
Curiosa  n'è  stata  l'invenzione,  facendo  ella  tanto  onore  a  si  gran  copia 
di  letterati,  e  onore  che  ridonda  anche  in  lei,  perchè  si  parla  di  persone 
per  la  maggior  parte  anche  sue.  Servirà  quest'  opera  egregiamente  alla 
storia  letteraria  d' Italia.  Perciò  me  ne  rallegro  di  cuore  con  esso  lei, 
e  infinitamente  poi  la  ringrazio  per  li  favori  a  me  in  particolare  com- 
partiti. Sospiro  anch'io  le  occasioni  di  poter  esercitare  la  mia  gratitudine 
verso  di  lei,  e.  pregandola  di  conservarmi  il  suo  stimatissimo  amore,  e 
con  tutta  la  stima,  ed  ossequio,  mi  ricordo,  di  V.  S.  illustrissima. 

4546. 

A  BENEDETTO  XIV*  m  Roma. 
Modena,  Maggio  1742. 
Akchivio  Soli  Muratori  {R.  Dibl.  Est.),  Modena,  edita  (Appendice). 

S'io  ho  da  manifestare  il  motivo,  che  mi  fa  comparire  prostrato  a  i 
piedi  della  Santità  Vostra  con  questa  operetta,  mi  convien  prima  rammen- 
tare una  verità,  conosciuta  da  ognuno,  e  riguardata  come  uno  de' più  glo- 
riosi pregi  della  di  Lei  sacratissima  persona.  Portò  la  divina  Provvidenza, 
con  un  soffio  inaspettato,  al  Trono  Pontificio  il  cardinale  Lambertini;  e  vel 


*  Lettera  dedicatoria  a  Benedetto  XIV  dell'opera  Bei  difetti  della  Giurispru- 
rfenza:  Trattato  di  Lodovico  Antonio  Muratori,  Venezia,  Pasquali,  1742-1743. 
Epistolario  di  Lodovico  Antonio  Muratori,  —  VoL  X.  271. 


4290  LODOVICO   ANTONIO  MURATOSI  [l'?43- 

portò,  acciocché  il  Mondo  Cattolico,  ed  anche  i  nemici  del  cattolicismo.  mi- 
rassero ed  ammirassero  su  quel  trono  un  Pontefice  dotato  di  tutte  quellf 
doti  e  virtù,  che  richiede  un  si  santo  e  sublime  grado,  ma  spezialmente 
spogliato  d'ogni  umano  interesse  proprio,  e  solamente  rivolto  a  procurare 
il  pubblico  bene  della  Chiesa  Santa,  e  de' suoi  stati  temporali,  anzi  bra- 
moso, per  quanto  è  possibile,  di  far  del  bene  ad  ognuno.  Queste  son  le 
principali  idee,  che  albergano  nel  generoso  cuore  della  Santità  Vostra,  e 
dan  pascolo  all'alto  suo  intendimento.  Ora  su  questo  riflesso  anche  la  po- 
vera giurisprudenza,  meco  umiliata  a' pie  del  soglio  pontificio,  osa  implo- 
rare a' suoi  malori  e  difetti  dalla  suprema  autorità  e  prudenza  di  Vostra 
Santità  quel  possibil  soccorso,  di  cui  questa  facoltà,  tanto  necessaria  al 
pubblico,  sia  capace.  E  da  chi  lo  può  essa  meglio  sperare,  che  da  un 
Pontefice,  il  quale  punto  non  abbisogna  de' lumi  altrui  per  conoscere  ciò,  che 
manca  di  bene,  o  pur  troppo  abbonda  di  male  nel  mondo  nostro;  ed  ha 
tante  volte  avvertito,  quali  sieno  le  magagne  interne  ed  esterne  della  giu- 
risprudenza; e  sa,  a  quante  sterminate,  e  deplorabili  lunghezze  sia  con- 
dennata  in  alcun  paese  la  giustizia,  ed  in  altri  a  quai  pericoli  essa  sia 
sottoposta  ? 

E  niun  poi  più  facilmente  può  prestarle  qualche  sollievo,  che  un  ro- 
mano pontefice,  veterano  bensì  nella  scienza  de'  sacri  canoni,  e  nella  sacra 
erudizione  (del  che  abbiam  anche  una  viva  testimonianza  nelle  nobilissime 
opere  sue  date  alla  luce),  ma  insieme  perito  delle  leggi  civili,  e  che  per 
decreto  di  Dio  governa  quell'alma  città,  in  cui  più  che  altrove  bello  è  il 
regolamento  de'  Tribunali,  e  in  maggior  copia  esercitano  il  loro  ingegno  i 
più  dotti  ed  accreditati  giuresconsulti  d' Italia.  Essendo  dunque  uno  de'più 
importanti  affari  del  governo  politico  la  buona  amministrazion  della  giu- 
stizia, e  il  risparmio,  per  quanto  si  può,  delle  liti  fra  i  cittadini;  data 
ancora  la  facilità  di  qualche  sovvenimento  a  i  bisogni  della  medesima  in 
un  Pontefice,  quale  è  la  Santità  Vostra,  di  mente  si  illuminata,  di  tanto 
sapere,  e  di  si  magnanime  idee;  questa  mia  benché  tenue  operetta  si  va 
lusingando  di  non  essere  inutilmente  nata,  da  che  ha  ottenuto  V  onore  di 
poter  comparire  a  lei  dedicata,  e  fors' anche  potrà  accrescere  stimoli  alla 
di  lei  santa  e  perenne  inclinazione  di  promuovere  in  questo  particolai-e  il 
pubblico  bene.  Il  che  Ella  facendo,  resta  luogo  a  sperare,  che  mossi  da 
esempio  sì  luminoso  anche  gli  altri  principi  d"  Italia,  né  pur  essi  lasceran 
priva  ne'  loro  dominij  la  giurisprudenza  di  quel  benefizio,  di  cui  godessero 
gli  Stati  della  Santa  Chiesa  Romana.  Ma  perciocché  non  manca  mai  gente, 
che  avvezza  a  vedere  il  mondo  da  tanti  secoli  zoppicante,  tale  sempre  il 
vorrebbe,  né  ama  chi  si  studia  d'insegnargli  e  camminar  diritto:  e  può 
per  conseguente  inconti'arsi,  chi  contrarii  ogni  proposizione  di  riformar  gli 
abusi  della  facoltà  legale,  e  d'impedire  l'introduzion  di  molte  liti,  o  di 
abbreviar  le  introdotte  :  questi  tali,  se  mai  si  facessero  qui  udire,  io  li  cito 


-ly-^Q]  A  DANIELE  CONOINA  4291 

al  tribunale  della  si  avveduta  mente  di  Vostra  Santità,  con  sicnrezza  di  ve- 
derli tosto  condennati  come  persone  nemiche  del  pubblico  bene,  perchè  troppo 
amiche  dell'utile  proprio.  Chiudo  io  intanto  questa  mia  riverente  lettera 
con  ardenti  voti  al  Cielo,  affinchè  sempre  feliciti,  e  lungamente  a  noi  con- 
servi un  Pontefice  di  massime  si  pie  e  gloriose,  perchè  tutte  degne  di  un 
vicario  di  Cristo,  e  di  un  amorevolissimo  padre  de' suoi  popoli,  e  qui  ba- 
ciandole i  sacri  piedi,  con  profonda  venerazione  mi  protesto,  di  Vostra 
Santità. 

4547. 

A  GIROLAMO  BARUFFALDI  in  Cento. 
Modena  7  Giugno  1742. 

AROBirio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Eat.  ),  Modena. 

Mille  grazie  per  la  nuova  copia  dell'  iscrizione  di  Menandro  debbo  a 
V.  S.  illustrissima.  L' ho  subit<>  inviata  a  Milano,  e  voglia  Dio  che  giunga 
a  tempo. 

L' Ursina  del  sigillo,  a  mio  credere,  è  la  moglie  di  Azzo  Vili  circa 
il  1290.  Questa  io  1'  ho  nominata  Giovanna,  e  non  capisco,  come  di  questo 
suo  nome  niun  vestigio  ivi  si  truova. 

Pur  troppo  noi  siamo  da  alcune  settimane  in  qua  in  gravissimi  guai. 
La  nostra  Corte  ieri  s' inviò  alla  volta  di  Venezia.  Si  dice,  che  oggi,  o 
domani  l'armi  austriaco-sarde  entreranno  in  questa  città.  H  resto  lo  sa 
Dio,  Rassicurandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo,  di  V.    S.   illustrissima. 


4548. 

A  DANIELE  CONCINA*  in  Venezia. 
Modena,  7  Giugno  1742 

Edita  [86]. 

Mi  scrisse  il  padre  Calogerà,  che  aveva  impedita  la  ristampa  di 
quella  insolente  lettera.  Vo  io,  ciò  non  ostante,  sospettando,  che  essa  sia 
seguita  costi.  Poco  infine  importa.  Se  a  Dio  piacerà  si  vedrà  la  risposta. 
Questa  è  tuttavia  in  Roma,  dove  la  van  rivedendo  alcuni  intendenti.  Per- 
sona scrive  di  là  che  S.  S.  ne  ha  avuta  buona  informazione,  ed  approva 
che  si  stampi;  ma  tal  notizia  non  viene  da  chi  potrebbe  darmela  con  si- 


*  Responsive  in  Archivio  Soli   Muratori  (  R.   Bibl.  Est.  ),   n.°  71  da  Venezia. 
1731 -'42. 


4292  LODOVICO   ANTONIO   MUKATORI  [l'**43- 

curezza.  So  bensì  che  chi  fin'  ora  1'  ha  veduta,  ne  è  contento.  Quel  che  mi 
dispiace  si  è,  che  fra  gli  altri  gravissimi  guai,  che  qui  proviamo,  ci  è 
ancora  quella  che  non  passa  più  corriere  da  Bologna  a  Modena,  e  non  so 
come  qua'  fogli  mi  torneranno.  Se  Dio  vorrà  che  mi  siano  restituiti,  non 
tarderò  ad  inviarli  alle  mani  di  V.  P, 

Intanto  ho  cercato  nella  lettera  II  del  giovane  teologo  ciò  eh'  ella  mi 
accenna,  né  ho  saputo  capire  in  che  consista  la  censura.  Però  sono  a  pre- 
garla di  spiegarmi  meglio  il  suo  sentimento,  e,  se  potesse  anche  inviarmi 
il  foglio  dove  ella  ne  tratta,  avi'ei  piacere.  M' è  nato  sospetto  di  qualche 
giunta  nella  ristampa.  E  se  ella  vuol  citare  questo  novello  teologo,  e  con- 
futarlo, lo  faccia  pure,  che  a  me  non  increscei'à  punto. 

Beir  opera  è  la  sua  Disciplina  antica  e  moderna.  L'  ho  letta  con  mio 
gran  gusto.  Invidio  a  lei  la  sua  posatezza,  in  trattar  simili  materie. 

Non  vo'  dimenticar  di  dirle,  che  in  Palermo  si  è  trovata  la  maniera 
di  occupar  le  mie  lettei-e,  onde  ninna  ne  possono  ricevere  i  miei  amici. 
Vegga  se  si  fa  buona  guerra.  Me  ne  incresce  anche  per  conto  di  quel  li- 
braio, che  desiderava  cento  copie  della  risposta,  subito  che  sarà  stampata. 
Rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo.... 


4549. 

A  GIUSEPPE  ANTENORE  SCALABRINI  in  Perrara. 
Modena,  14  Giugno  1742. 

Biblioteca  Co.munai.k,  Ferrara. 

Perchè  ho  poca  voglia  di  scrivere,  e  Dio  sa  qual  fine  abbiano  le  let- 
tere, in  poche  parole  dirò  a  V.  S.  illustrissima  che  nel  dì  8  del  corrente, 
entrarono  le  milizie  del  Re  sardo,  principe  veramente  pieno  di  benignità, 
in  questa  città  con  tutta  quiete,  essendosi  ritirata  la  guarnigione  nella 
cittadella  con  pensiero  di  far  ivi  difesa.  Nel.  di  12  alzarono  questi  signori 
una  batteria  di  mortai  da  bombe  fuori  d'  essa  città,  e  cominciarono  a  sa- 
lutar la  città  con  frequenti  tiri,  a'  quali  veniva  risposto  con  colpi  di  can- 
none. Non  si  figuravano  forse  gli  aggressori,  e  né  pur  noi  credevamo, 
che  avessero  i  difensori  a  far  delle  sortite.  Non  fu  cosi.  Lo  stesso  giorno 
alle  ore  18  uscirono  circa  GOO  d'  essi  in  più  corpi,  e  andarono  coraggiosa- 
mente ad  assalire  il  posto,  dove  i  tedeschi  alzavano  terreno  per  piantare 
anch'  essi  de  i  mortai.  Gran  fuoco  fu  fatto,  e  furono  obbligati  cosi  i  te- 
deschi a  cedere  il  campo,  zappe,  e  badili.  Quanto  restassero  de'  loro  sul 
campo,  0  fuggirono  feriti,  noi  so  dire.  Gli  altri  con  beli'  ordine  se  ne  tor- 
narono al  loro  quartiere,  e  dicono  che  in  essa  mischia  si  trovò  il  di  lei 
signor  fratello.  Anche  la   notte   appresso  fecero  altra  sortita;  ma  non   ne 


-1*7 «IS]  A  0A8SIODOR0  XONTAOIOLI  4293 


sappiamo  le  particolarìlà.  La  sinfonia  d' ieri  e  d' oggi  non  ci  lascia  dormire, 
e  talvolta  scoppiando  per  aria  qualche  bomba,  i  pezzi  contro  T  intenzione 
dì  questi  signori,  cadono  nella  città  con  danno,  o  almeno  gran  panra  de 
gli  abitanti. 

De  gli  spagnuoli  non  so  che  dirle,  se  non  che  si  crede  V  esercito  loro 
per  l'indicibil  diserzione  ridotto  a  19  mila  persone;  laddove  gli  austro- 
sardi  ne  han  più  di  30  mila.  Alcuni  han  detto,  eh'  essi  spagnuoli  alzano 
il  campo  per  ritirarsi  in  Romagna:  altri  che  parevano  disposti  a  tentare 
il  passaggio  del  Panaro:  il  che  non  potrà  certo  fare  senza  una  battaglia. 
Dio  sa  il  resto.  Con  tutto  1'  ossequio,  mi  rassegno,  di  V.  S.  illustrissima. 


4550. 

A  CASSIODORO  MONTAGIOLI  in  Roma. 
Modena,  16  Giugno  1742. 

Musso  Britahxico,  Londra,  edita  [108]. 

Se  il  p.  Contucci  dirà  daddovero,  me  ne  accorgerò  una  volta.  Grazie 
vive  ben  rendo  a  V.  P.  per  gli  passi  fatti,  ne  di  più  occorre  in  questo 
particolare.  Quando  nulla  s' impetri,  io  non  lascierò  per  questo  di  dar 
fuori  a  suo  tempo  l' operetta,  che  ho  composto.  Necessaria  cosa  è  il  fare 
un  capitolo  apposta  dell'  amore,  che  dobbiamo  a  Gesù  Cristo,  o  sia  Dio 
Redentore,  dopo  di  aver  parlato  di  quel  che  dobbiamo  a  Dio  Creatore. 
Ha  bisogno  veramente  il  popolo  d'istruzione  in  questo  particolare.  Pur 
troppo  è  vero,  che  molti  non  conoscono  altro  Dio,  che  Gesù  Cristo.  Con- 
vien  soddisfare  a  tutti  gli  obblighi  nostri. 

Non  pensi  V.  P.  a  libro  in-é".  o  in-12.*'  e  attenda  solamente  a  smal- 
tire la  materia  ne'  capitoli  occorrenti.  Riuscirà  poi  il  libro,  come  avrà 
portato  r  argomento.  Grande  estensione  porterebbe  il  toccar  tutti  gì'  impe- 
dimenti dell'  amore  divino,  e  qiii  converrà  andare  ristretto.  Più  si  può 
dare  ai  mezzi  di  acquistarlo,  e  fomentarlo.  Chi  si  mettesse  a  sfioi*are  i 
santi  padri  su  questo  proposito,  non  la  finirebbe  mai.  Basteranno  i  più 
importanti.  Gioverà  a  questo  il  farsi  avanti  una  selva;  ma  sopra  tutto 
fissar  prima  la  division  delle  materie  e  do'  capitoli.  I  laconismi  saranno 
ben  accolti  ;  ma  sopratutto  cercar  que'  libri,  che  spirano  unzione  nello  stile. 
Ne  vo' dimenticar  di  dirle,  ch§  ne' miei  Esercizi  spirituali  ho  trattato  al- 
quanto dell'amore  di  Gesù,  e  però  potrebbe  darvi  un'occhiata. 

Mi  rallegro  con  lei  per  la  stampa  de"  salmi  volgarizzati.  Sarà  operetta 
di  molta  divozione. 

Noi  intanto  ci  troviam  qui  in  mezzo  alla  tribolazione.  Entrati  quieta- 
mente in  città  gli  austriaco-sardi.  Ora  essi  fanno  guen-a  alla  cittadella  con 


4294  LODOVICO  ANTONIO  MURATORI  ri*74S- 


tal  sinfonia,  che  non  si  può  dormire.  Il  Padrone  serenissimo,  «olla  moglie, 
e  le  sorelle,  è  tuttavia  a  Crespino  sul  Ferrarese.  Né  si  sa  qual  fine  abbia 
da  avere  questa  tragedia,  perchè  gli  Spagnuoli  non  han  forze,  né  pare, 
che  possano  tentare  di  venire  innanzi  ;  né  verran  certo  senza  una  battaglia, 
e  centra  chi  è  più  poderoso  di  forze  che  essi.  Nulla  parlo  de'  guai  delle 
nostre  campagne,  ed  altri  che  soprastano  anche  maggiori.  Dio  ci  sommi- 
nistri coraggio,  e  ci  faccia  sentire  la  sua  misericordia.  Per  me  certo  mi 
trovo  svogliatissimo;  ma  sempre  pieno  di  stima,  e  di  rispetto,  di  V.  P. 
reverendissima. 


4551. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  22  Giugno  1742. 
Archivio  Soli  Muratori  (R.  Bibl.  Est.),  Modena,  edita  [179]. 

Scrivo  bene,  ma  scrivo  sbalordito  e  svogliato,  poiché  mi  truovo  qui 
in  mezzo  alla  calamità  della  mia  patria,  e  collo  strepito  de'  cannoni  e  delle 
bombe,  che  non  lascia  dormire.  Anche  ieri  un  pezzo  d'  una  bomba  crepata 
in  aria  cadde  nel  mio  cortile.  Continuano  questi  signori  ad  inviar  centi- 
naia di  bombe  alla  cittadella,  che  risponde  co'  suoi  cannoni,  ed  ha  fatta 
qualche  sortita.  Per  questa  via  non  la  prenderanno.  Aspettano  il  cannon 
grosso,  e  allora  sarà  maggiore  la  sinfonia.  Qualche  trattato  e'  è,  ma  nulla 
ne  spero  di  bene,  perchè  grande  e  la  debolezza  degli  spagnuoli,  e  gli 
austriaco-sardi  conoscono  la  lor  superiorità  di  forze.  Questi  son  più  di  tren- 
tamila. Gli  altri  Dio  sa  se  arrivano  a  dieciottomila.  Levarono  essi  spa- 
gnuoli il  campo  da  Castelfranco,  e  s' inviarono  a  S.  Giovanni.  Furono  piz- 
zicati alla  coda,  e  vi  restò  morto  un  lor  colonnello  o  tenente  colonnello 
con  alquanti  prigioni.  Ora  si  fan  giunti  a  Cento  e  più  in  là. 

Fuor  di  Ferrara  han  posto  il  lor  spedale.  Ma  a  che  fare?  solamente 
a  desolare  anche  quest'  altro  paese.  I  tedeschi  da  questa  parte  son  già 
pervenuti  anche  a  Finale,  e  vanno  sfilando  anche  alcuni  reggimenti  sa- 
voiardi, senza  sapersi,  se  il  re  anderà  a  questo  assedio.  La  conclusione  è 
che  noi  andiamo  di  male  in  peggio,  né  gli  spagnuoli  han  forza  per  tentar 
cosa  alcuna,  né  possono  sperar  soccorso. 

Disponga  Dio  come  vuole  della  risposta,  che  V.  S.  reverendissima  mi 
acceilna.  Non  lascio  di  dolermi,  che  siasi  saputa  la  missione  costà.  Io,  per 
altro,  non  ho  avviso  della  predizione  a  lei  fatta. 

Dalla  Germania  vengono  tutte  quelle  azioni,  secondo  il  solito  delle 
guerre,  corrotte  dalla  parzialità  delle  parti.  La  verità,  che  finora  la  regina 
fa  de   i   miracoli.    L' avvenire   niuno  di   noi   lo   sa.  Certo  é  ancora  che   i 


.l'7<4&]  A  aiUSRPPR   ANTENORE  SOALA.BBINI  4295 

Frauzesi  uon  vogliono  impegni  per  T  Italia,  e  che  don  Filippo  non  potrà 
passare. 

Paoli  1*2  per  arricchire  la  biblioteca  di  s.  Agostino  sono  un  nulla  ad 
un  procuratore  generale. 

Per  me,  son  ridotto  al  verde,  non  vi  penso. 

La  supplico  della  continuazione  del  suo  amore,  e,  co'  più  vivi  senti- 
menti del  mio  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  P.  reverendissima. 


4552. 

A  CASSIODORO  MONTAGIOLI  in  Roma. 
Modena,  22  Giugno  1742. 

Mosso  BsiTAnico,  Londra,  edita  [106]. 

Veggo  quanto  ha  pensato  V.  P.  per  sua  somma  bontà  a  fine  di  mag- 
giormente favorirmi,  e  m'è  piaciuto  il  ricorso  da  lei  fatto  a  quel  religioso, 
che  è  stato  al  Paraguai.  Potrebbe  essere,  che  ne  venisse  qualche  lume, 
giacché  nulla  si  vede  fin' ora  del  p.  Contucci.  Intanto  si  va  lentamente 
copiando  il  mio  Trattato,  e,  quando  quel  religioso  possa,  o  voglia  dar  no- 
tizie, spero,  che  arriveranno  a  tempo. 

Ancorché  sia  per  me  disgrazia  il  partirsi  ella  da  Roma,  tuttavia  non 
so  se  non  darle  ragione  al  considerare  gl'incomodi,  ch'ella  patisce  costi, 
e  che  sou  proprj  della  città  ti'oppo  grandi.  Il  sacro  Speco  vuol  dire  una 
gran  solitudine.  So  che  questa  è  a  lei  cara;  e  però  vi  starà  volentieri. 
Quivi  la  prego  di  avere  ancor  me  presente  nelle  sue  orazioni,  perché  n'ho 
bisogno  più  che  mai,  trovandomi  vecchio,  e  vicino  al  rendimento  de'  conti, 
e  poi  sbalordito  in  mezzo  alle  calamità,  e  alla  desolazione  della  patria 
nostra. 

In  altra  precedente  mia  le  ho  scritto  quel  poco  che  seppi  intorno  al 
suo  pi'o:;etto,  ed  ora  con  tutto  l'ossequio  mi  confermo,  di  V.  P. 


4553. 

A  GIUSEPPE  ANTENORE  SCALABRINI  in  Ferrara. 
Modena,  ^  Giugno  1742. 

BiBLiOTBCA  CouvsAi^m,  Ferrara. 

Continuano,  e  crescono  di  di  in  di  le  nostre  calamità.  Han  seguitato 
questi  signori  a  indirizzare  centinaia  di  bombe  alla  cittadella,  dove  a  ri- 
serva  (li  uu  sito  non  abitato,  che  fu  consumato  dal  fuoco,  non  si  sa  che 


4298  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [17*43- 

altro  sia  stato  incendiato,  né  che  sia  stata  uccisa  gente.  Hanno  gli  asse- 
diati fatta  qualche  sortita,  e  la  lor  moschetteria  e  cannone  va  ben  gio- 
cando. Aspettano  questi  signori  il  cannon  grosso  per  cominciare  un'  altra 
sinfonia,  giacché  certo  le  bombe  non  bastano.  Intanto  pare  che  sia  in  volta 
qualche  trattato,  ma  io  nulla  ne  spero,  perché  conoscendo  questi  la  supe- 
riorità delle  lor  forze,  e  la  straordinaria  debolezza  degli  spagnuoli  vorran 
tutto  a  modo  loro. 

Levarono  poi  essi  Spagnuoli  il  campo,  e  s'inviarono  a  S.  Giovanni. 
Furono  pizzicati  alquanto  nella  retroguardia,  e  vi  restò  ucciso  un  colon- 
nello o  tenente  colonnello  con  alquanti  prigioni.  Ora,  si  dice,  che  sieno 
giunti  a  Cento,  e  forse  più  in  là.  Sicché  il  flagello  di  Dio  viene  ancora 
addosso  a  voi  altri,  e  vi  compiango;  ma,  infine,  non  son  da  paragonare  i 
vostri  a  i  nostri  guai. 

Dopo  la  partenza  degli  spagnuoli  si  mossero  anche  i  tedeschi,  e  questi 
si  fan  giunti  al  Finale.  Vanno  sfilando  verso  quelle  parti  anche  i  Savoiardi, 
né  sappiamo  se  il  re  sia  per  seguitarli,  o  pure  se  voglia  assistere  a  questo 
assedio.  Intanto  brutta  figura  che  fanno  quei  che  vengono  a  visitarvi,  altro 
mestier  non  facendo  che  quello  di  desolare  i  paesi.  S' ella  vedesse  come 
son  conci  i  nostri. 

Dio  ci  abbia  misericordia.  Mi  rassegno,  di  V.  S.  illustrissima. 


4554. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 

Modena,  26  Giugno  1742. 

B.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze,  edita  [245]. 

Veggo  che  il  Signore  Iddio  va  benedicendo  l' armi  della  vostra 
regina  e  se  le  riuscisse  ancora  di  staccare  alcuno  dalla  contraria  lega, 
meglio  passerebbono  i  suoi  affari.  Essendo  venuto  qua  a  resiedere  presso 
il  re  sardo  un  conte  Flemming  ministro  del  re  di  Polonia,  era  corsa 
voce  ch'esso  re  per  le  istanze  della  Repubblica  polacca  si  fosse  ritirato 
alla  neutralità.  Ma  ho  poi  inteso  che  ciò  non  sussiste.  Noi,  intanto,  siam 
qui  in  una  total  desolazione  per  queste  armate,  che  ci  trattano  da  nemici. 
Non  le  posso  esprimere  il  nostro  Caos.  Da  che  furono  quietamente  entrati 
in  questa  città  gli  austriaco-sardi,  si  cominciò  la  sinfonia  delle  bombe 
contro  la  cittadella,  e  son  già  più  di  due  settimane  che  lo  strepito  d'esse 
e  de'  cannoni  d' essa  cittadella  ci  lascia  poco  a  dormire.  Ma  perché  altro 
ci  vuol  che  bombe  a  rompere  quest'osso,  é  già  venuta  l'artiglieria  per 
battere  in  breccia.  Intanto,  innanzi  e  indietro  sono  andati  corrieri  al  Se- 
renissimo nostro  per  trattare  di  qualche  aggiustamento,  che   noi   ansiosa- 


-1*74:3]  A  DOMENICO  BHTORIBBI  COLOMBI  4297 


mente  sospiriamo,  per  non  veder  la  total  nostra  rovina.  Forse  prima  di 
chiudere  la  presente  potrei  dire  il  si  o  il  no,  giacché  s'è  dato  l'ultimo 
perentorio. 

Sloggiarono  poi  gli  Spagnuoli  da  Castelfranco  e  s'avviarono  alla  volta 
del  Ferrarese.  Temevasi  che  andassero  a  tentare  di  mettersi  alla  Miran- 
dola. Ma  non  han  forze.  Il  più  che  possano  essex'e.  sono  in  diciot'omila. 
e  con  assaissimi  malati.  Ieri  fu  detto  che  avessero  passato  il  Reno;  il 
che  se  fosse  vero,  parrebbono  incamminati  verso  la  Romagna.  Sono  stati 
la  nostra  rovina.  Però  anche  in  Italia  van  bene  gl'interessi  della  regina, 
ma  per  noi  non  possono  andar  peggio.  Strillano  ancora  per  le  esorbitanti 
contribuzioni  i  Milanesi,  Piacentini,  Parmigiani  e  Mantovani. 

Mi  protesto  ben  tenuto  alla  benigna  premura  di  V.  S.  illustrissima 
pel  suo  pensiero  di  procacciarmi  qualche  commendatizia  a  questo  signor 
marchese  Pallavicino.  Generale.  Per  ora  non  occorre  altro.  Egli,  senz'altro, 
si  mostra  disposto  a  favorirmi.  Mi  onorano  ancora  delle  lor  grazie  questi 
signori  Savoiardi.  Pazienza  se  il  mio  casino  è  pieno  di  cavalli,  mali  e 
servitori,  e  se  tagliano  alberi.  Mi  fa  sperare  il  suddetto  signor  marchese 
di  lasciarsi  vedere  da  me  in  Modena. 

Le  rendo  poi  vive  grazie  delle  annotazioni,  delle  quali  profitterò. 
L'aver  dovuto  stampare  lungi  da' miei  occhi  e  mandare  in  fretta  di  mano 
in  mano  le  iscrizioni  che  arrivano,  ha  accresciuto  a' miei  sbagli  altri  scon- 
certi. Il  pubblico  accetterà  il  buon  animo. 

Gran  tempo  è  che  non  ho  lettera  del  signor  Gaspari.  Ne  intendo  ora 
il  perchè,  essendo  egli  al  servigio  di  S.  M.  Polacca.  Cotesto  dottissimo  padre 
benedettino  ha  da  essere  persuaso  ch'io  non  ho  avuta  parte  in  quel  libro. 
Il  solo  stile  basta  a  farlo  conoscere  ;  né  la  mordacità  a  me  è  mai  piaciuta. 
Si  scusa  esso  signore  colla  fiera  persecuzione  a  lui  fatta.  Per  altro  in  Sa- 
lisburgo è  tornata  la  quiete  e  vi  si  introduce  miglior  gusto.  Certo  è  ch'io 
con  ansietà  aspetto  l' Opera  di  cotesto  degnissimo  religioso,  e  giacché  veggo 
gli  eccessi  della  di  lui  bontà  e  di  quella  di  V.  S.  illustrissima,  col  man- 
darmi due  esemplari,  ne  farò  anch'io  un  regalo  a  questa  ducale  libreria, 
e  farò  che  nel  Giornale  di  Firenze  sia  data  notizia  al  pubblico.  Parimente 
la  ringrazio  degli  altri  libri.  E  mi  son  ben  rallegrato  perché  ella  abbia 
due  fratelli  in  Milano,  perchè  cosi  spero  imbarco  all'involto  che  spedii 
per  lei  al  signor  Sassi,  dal  quale  nulla  finora  ho  l'icevuto.  Con  che,  mi 
rassegno,  etc. 

Gli  Spagnuoli  han  passato  il  Panaro  al  Bondeno.  Pare  che  vogliano 
mettersi  a  Revere.  Piaccia  a  Dio  che  non  pensino  alla  Mii*andola.  Per 
noi  nulla  di  accomodamento  finora. 


4298  LODOVICO  ANTONIO  MURATOEI  [1*74S- 


4555. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  29  Giugno  1742. 

Archivio  Soli  Muratori  {li.  Bibl.  Est.),  Modena. 

Egregiamente  si  portarono  i  padri  di  S.  Procolo,  che  inviarono  a  S.  Ce- 
sario il  libro  del  p.  Milanese,  e  quel  converso  bravamente  lo  spinse  a 
Modena,  ancorché  allora  non  fossero  aperti  i  passi.  Sicché  la  lettera  di 
V.  P.  reverendissima,  che  ho  ricevuta  oggi  con  somma  mia  consolazione, 
ha  trovato  già  pervenuto  alle  mie  mani  il  libro,  del  che  sommamente  la 
ringrazio.  Ma  sappia  che  da  qualche  settimana  in  qua,  dopo  i  tanti  nostri 
guai  mi  truovo  sì  sbalordito,  e  svogliato,  che  non  son  buono  da  nulla.  E, 
benché  mi  faccia  coraggio,  pure  sento  la  testa  indebolita,  e  quasi  seccata 
da  miniera  di  pensieri.  E  poi  mi  hanno  stuffato  quei  teologoni  etnei,  o 
etnici  con  tante  ciarle,  e  tanto  ridire  lo  stesso;  sicché  più  non  ho  pazienza 
di  leggere  le  loro  dotte  fatiche,  e  con  una  leggiera  scorsa  ho  passata 
quella  d'esso  p.  Milanese.  Contuttociò  ho  messo  insieme  quattro  parole 
di  l'isposta,  e  subito  che  potrò  farle  copiare,  le  trasmetterò  a  V.  P.  re- 
verendissima. 

Colla  lettera  del  signor  Giannelli  ho  ricevuto  i  fogli  stampati  colla 
serie  de  gì' innumerabili  di  voti  del  voto  sanguinario.  Leggerò  il  solo  prin- 
cipio, che  pel  resto  non  occorre. 

Persona  mi  ha  scritto  di  costà  di  aver  parlato  con  uno,  il  quale  gli 
disse  che  N.  S.  non  vuol  permettere  la  stampa  della  mia  risposta. 

Voglio  sperare,  che  sia  voce  senza  fondamento.  Tuttavia  le  confesso, 
che  mi  é  dispiaciuto  l' udire  tanto  da  questa  parte,  quanto  da  quella 
del  signor  abate,  che  si  è  divulgata  costi  la  spedizione  da  me  fatta 
del  manoscritto,  perchè  essendovi  si  gran  copia  di  contradditori,  e  potenti, 
potrebbe  darsi,  che  ad  alcuno  riuscisse  di  guadagnar  grazia  contro  di  me. 
Veramente  considerata  la  superiore  prudenza  di  S.  S.,  la  quale  per  l'in- 
teresse della  religione  dee  permettere  che  si  discutano  insegnamenti  di 
tanta  importanza  a  fine  di  illuminare  altrui,  se  per  avventura  fossero  ri- 
trovati erronei,  pregiudiciali  al  pubblico,  e  di  poco  credito  della  s.  Sede, 
e  della  Chiesa,  ho  motivo  di  non  mettermi  affanno  per  la  voce  suddetta. 
Pure  avrei  desiderato  che  non  si  fosse  rivelata  costi  questa  mia  debol 
fatica. 

Per  altro  mi  son  rallegrato  non  poco  per  la  benigna  approvazione  del 
reverendissimo  P.  0.,  al  quale  la  pvogo  di  ricordare  il  sommo  ossequio,  e 
la  stima  particolare  che  professo  alla  di  lui  persona,  e  dottrina. 


-l'7<43]  A  DOMBNIOO  MABIA   MANNI  4299 

Bene  egli  ha  fatto  in  notare  le  espressioni,  ohe  abbisognano  di  cor- 
rezione. Anche  per  questa  carità  mi  protesto  a  lui  ben  tenuto.  Faccia  anche 
V.  P.  reverendissima  altrettanto.  Da  qui  innanzi  spero,  che  si  potrà  man- 
dare per  Bologna  giacché  gli  Spagnuoli  sono  iti  a  favorire  i  Ferraresi. 

Ha  più  di  due  settimane  che  non  possiam  dormire  pel  grande  strepito 
delle  bombe,  e  de' cannoni. 

lersera  a  un'ora  di  notte  cadde  uu  pezzo  di  bomba,  crepata  in  aria, 
e  pesante  30  libre  nell*  orticello  della  Pomposa,  che  fece  gran  rumore  e 
paura  a  tutto  il  vicinato.  Se  cadeva  sul  tetto  lo  fracassava.  Nel  punto 
che  scrivo,  mi  dicono  che  la  Cittadella  ha  esposta  bandiera  bianca,  ed  è 
un  pezzo  che  non  s'ode  più  il  cannone. 

Sicché  si  renderà  :  ma,  probabilmente,  con  dure  condizioni,  giacché  Dio 
ha  permesso,  che  il  principe  nostro  abbia  preso  poco  baon  partito,  e  si 
sia  appoggiato  ad  una  canna.  I  signori  Spagnuoli  sono  al  Bondeno,  hanno 
anche  passato  il  Panaro,  ma  senza  far  mai  tentativo  alcuno.  Intanto  Dio 
sa  se  il  Padron  serenissimo  non  perda  per  ora  la  sovranità,  e  le  rendite. 
Come  sia,  si  saprà  in  breve.  Bella  difesa  per  altro  ha  fatto  la  Cittadella, 
né  breccia  finora  era  nelle  sue  muraglie. 

Nel  mercoledì  passato  mancò  di  vita  il  santo  nostro  prelato,  e  ieri  se 
gli  diede  sepoltura.  Abbiam  perduto  un  ottimo  pastore.  Voglia  Dio  che 
gareggi  con  lui  il  successoi*e.  Noi  non  immaginiamo  chi.  Tutto  è  qui  scon- 
certato, desolate  le  campagne,  rubamenti,  etc.  e  apparenza  di  peggio  se 
Dio  non  fa  qualche  miracolo  per  noi.  Con  tutto  l'ossequio,  mi  rassegno,  di 
V.  P.  reverendissima. 

4556. 

A  DOMENICO  MARIA  MANNI  in  Firenze 
Modena.  5  Luglio  1742. 

B.  BiBUOTxcA  Lackcskiama,  Firenze,  edita  [290]. 

Mi  han  trattenuto  le  disgrazie  della  mia  patria  dal  rispondere  pron- 
tamente al  cortese  foglio  di  V.  S.  illustrissima,  da  cui  apprendo,  ch'ella 
non  cessa  di  esercitare  verso  di  me  la  singoiar  sua. beneficenza,  facendomi 
anche  ora  sperare  il  suo  Boccaccio  illustrato:  libro  che  certamente  s'ha 
da  promettere  un  grande  spaccio,  per  le  rare  notizie  da  lei  raccolte,  che 
debbono  muovere  la  curiosità  di  ognuno.  Per  questo  dono,  che  mi  sarà 
.sommamente  caro,  le  rendo  io  infinite  grazie;  ma  confesso  il  vero,  che  mi 
vergogno  d'essere  tanto  soperchiato  dalla  sua  liberalità;  e  però  la  prego 
di  suggerirmi  cosa  io  possa  fare  per  lei,  o  qual  cosa  inviarle  di  suo  pia- 
cimento. Quando  ella  non  abbia  occasione  d'inviare  a  qualche  benedettino 
di  Bologna  il  libro,  lo  spedisca  pure  insieme  con  altri  destinati  per  questo 
signor  Soliani. 


4300  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [1*743- 

Bulavello  de'  Bulavelli  era  nobile  bolognese.  Fu  podestà  di  Modena 
nel  1217  un  Lamberto  de  Bulavelli  da  Bologna.  TI  Ghirardacci  nella  storia 
di  Bologna  all'anno  1338  nomina  fra  gli  altri  Bolognesi  il  suddetto  Bua- 
lello  de'  Bualelli.  Ma  qui  noi  non  abbiamo  memoria  alcuna  del  monastero 
delle  monache  di  s.  Margherita;  e  quando  veramente  il  di  lei  documento 
lo  mettesse  in  Modena,  sarebbe  cosa  preziosa  per  un  mio  nipote,  che  sta 
compilando  la  storia  di  questa  città. 

Mi  sono  stati  carissimi  i  saluti  del  signor  canonico  Salvino  Salvini. 
Perchè  mai  non  ci  ha  egli  dato  finora  la  vita  e  le  lettere  del  celebre  signor 
abate  suo  fratello?  Divotamente  il  riverisca  in  mio  nome.  E,  con  tutto  lo 
spirito,  mi  rassegno,  di  V.  S.  illustrissima. 


4557. 

A  GIROLAMO  TAGLIAZUCOHI  in  Torino. 
Modena,  5  Luglio  1742. 

R.   Archivio  di  Stato,  Torino. 

Grandi  al  certo  sono  stati,  e  continuano  ad  essere  i  guai  della  patria 
nostra,  e  per  più  di  due  settimane  fra  lo  strepito  delle  bombe  e  dei  can- 
noni mi  son  trovato  si  sbalordito  e  svogliato,  che  non  sapea  scrivere  una 
parola.  Se  Dio  non  truova  qualche  ripiego,  resterà  desolato  affatto  questo 
paese.  Intanto  ho  avuto  il  piacere  di  conoscere  il  signor  abate  Pasini,  che 
è  tuttavia  qui.  Ho  ricevuto  finezze  dal  signor  marchese  d'Ormea;  due 
volte  m'ha  voluto  S.  M.  alla  sua  udienza,  e  bisogna  che  vi  torni  alla 
terza.  Invidio  a  voi  altri  un  sovrano  si  benigno  e  pieno  di  moderazione. 
Mi  ricorderete  gran  servitore  al  signor  conte  Gaisotti,  con  dirgli  che  si 
parlò  di  lui  con  S.  M.  e  con  questi  cavalieri.  Ringraziate  intanto  Dio 
della  pace,  che  godete.  E,  augurandovi  buona  sanità,  con  tutto  il  cuore  vi 
riverisco,  e  mi  confermo. 

4558. 

AD  ANTON  FRANCESCO  GORI  in  Firenze. 
Modena,  6  Luglio  1742. 

Biblioteca  Marucbi^IiIana.  Firenze,  edita  [153]. 

Cosi  sbalordito  mi  hanno  ne'  giorni  addietro  le  disgrazie  della  mia 
patria,  che  non  ho  avuto  né  forza  ne  voglia  di  rispondere  al  foglio  di 
V.  S.  illustrissima.  Era  anche  interrotto  il  commerzio  con  cotesto  parti. 
Ora   che   questo    pare    riaperto,    sono   a   pregarla   di  voler    consegnare  al 


-l'r^-ÉBÌl  A.   FEDBEIQO   DI  NAPOLI    DI   CAMPOBELLO  4301 

signor  priore  Caramelli  quel  poco  danaro  che  le  è  stato  pagato  per  mio 
conto  dal  padre  abate  Grandi  e  dal  signor  cavaliei*e  Guazzesi,  pregandolo 
di  rimettermelo,  secondo  l'uso  della  sua  gentilezza,  per  la  posta. 

Di  un'  altra  grazia  ho  bisogno.  I  fogli  21  e  22  delle  Novelle  Letterarie 
di  Firenze  non  son  venuti.  Ho  poi  ricevuto  il  foglio  23.  La  prego  duuqne 
di  parlare  a  chi  si  dee,  acciocché  me  li  mandino. 

Non  sussiste  che  sia  malato  il  signor  marchese  Maffei.  Ha  bensì  poco 
buona  ciera,  come  mi  ha  detto  persona  che  1'  ha  veduto.  E  tutto  intento 
a  dar  fuori  i  suoi  tomi  di  materie  ecclesiastiche. 

Il  frontispizio  del  tomo  II  delle  Novelle  Letterarie  si  può  mandare 
per  la  posta.  Godo  che  le  sia  piaciuto  il  Dittico  milanese.  Alti'o  non  so. 
Con  tutto  r  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  S.  illustrissima,  etc. 


4559. 

A  FEDERIGO  DI  NAPOLI  DI  CAMPOBELLO*  in  Palermo. 
Modena,  6  Luglio  1742. 

AiicHivio  Som  Muicatori  (R.  BUA.  Est.),  Modena. 

lU.mo  et  Ecciìio  Sig.  Sig.  Prou  Col.mo. 

Continuano  le  grazie  di  V.  E.  verso  di  me,  e  si  accrescono  con  ciò 
le  mie  obbligazioni,  alle  quali  poi  non  posso  in  guisa  alcuna  soddisfare, 
se  non  inviarle  i  miei  più  divoti  ringraziamenti.  Già  il  padre  abate 
Tamburini  ha  ricevuto  il  libro  del  padre  Milanese,  dono  della  di  lei  ge- 
nerosa bontà.  Ho  anche  veduto  l'operetta  del  signor  canonico  Mongitore, 
che  nulla  conchiude.  Staremo  a  vedere,  qual  altro  campione  salterà  fuori 
per  andare  ripetendo  ciò,  che  gli  altri  han  già  detto. 

Tanto  il  padre  Parenti,  quanto  io,  ci  siam  ben  rallegrati  del  riguar- 
devol  grado  di  pretore  conferito  al  signor  principe  di  Raifadali. 

Beir  argomento  è  quello  che  1'  E.  V.  ha  preso  a  trattare  dell'  origine 
delle  fontane.  Per  me  non  so  credere,  che  vi  sia  altra  maniera  di  sbat- 
tere la  sentenza  del  Vallisnieri,  che  il  poter  mostrare  fontane,  che  escano 
della  sommità  di  qualche  montagna,  che  non  ne  abbia  delle  superioiù, 
come  ho  veduto  pretendersi  da  taluno,  ma  non  mi  persuado  che  sia  cosi. 
Noi  vediamo  le  fontane  nel  verno  e  primavera  orgogliose.  Venendo  la 
state,  scemano  e  molte  si  seccano,  essendo  già  stillata  l'acqua  piovana, 
che  si  fermava  ne'  nascondigli  delle  montagne.  Se  venissero  l'acque  dal 
mare,  dovrebbe  l'acqua  durar  sempre.  Sembra   poi   troppo  difficile   quella 


*  Responsive  in  Archivio  Soli  Muratori  (/?.  Bibl.  Est.),  n.°  14  da  Palermo  1741-'43. 


4302  LODOVICO  ANTONIO  MUBATOEI  [  17'43- 


filtrazione  per  tanta  terra  sopraposta  nelle  montagne,  e  con  tanti  strati 
di  marmi,  e  senza  che  si  pruovi,  che  l'acque  del  mare  penetrino  sotto 
terra  per  alzarsi  poi  così  alto.  Per  altro,  non  credo  impossibile  il  dolcifi- 
care l'acqua  del  mare;  e  se  l'arte  noi  sa  fare,  può  ben  saperlo  la  natura. 
Ho  anche  letto,  che  alcuno  si  vantava  d'aver  tale  segreto;  ma  non  è  da 
credere,  perchè  l'avrebbe  rivelato,  e  sarebbe  stato  ben  pagato  da  inglesi 
e  olandesi,  che  stimerebbono  tale  scoperta  un  incredibil  guadagno.  Ora 
quand'anche  non  si  possa  atterrar  chiaramente  l'opinione  del  Vallisnieri, 
sempre  è  bene  l'addurre  la  difficultà,  e  mostrare,  se  si  può,  che  non  è 
improbabile  l'altro  sistema. 

Air  eccellentissimo  signor  suo  padre  i  miei  rispetti.  Se  a  Dio  piacerà, 
che  si  stampi  la  mia  Risposta,  la  quale  da  gran  tempo  è  fatta,  non  man- 
cherò di  spedirgliene  copia  in  attestato  dell'obbligata  mia  gratitudine,  e 
di  quel  singolare  ossequio,  che  le  professo,  e  professerò,  finché  io  viva,  e 
con  cui  ora  mi  ricorcte,  di  V.  E.  a  cui  soggiungo,  che  non  ho  risposto  con 
maggiore  prontezza,  perchè  le  calamità,  nelle  quali  è  ora  immersa  la 
patria  mia,  mi  hanno  si  sbalordito  ne' giorni  addietro  che  niuna  voglia 
avea  di  scrivere. 


4560. 

A  DOMENICO  BRICHIERI   COLOMBI  in  Vienna. 

Modena,  7  Luglio  1742. 

R.  Biblioteca  Kiccardiana,  Firenze,  edita  [245]. 

Neil'  ultimo  foglio  di  V.  8.  illustrissima  del  di  30  giugno  ho  ben  os- 
servato la  circospezione  e  saviezza  con  cui  ella  mi  ha  ragguagliato  della 
vicina  pace  col  re  di  Prussia,  punto  di  somma  conseguenza  per  la  regina, 
e  tanto  più  perchè  si  prevede  che  anche  il  Sassone  farà  altrettanto.  Se 
erano  tanto  ben  risorte  ed  incamminate  prima  le  cose  vostre,  potete  ben 
ora  sperare  voli  più  grandi  e  noi  già  contiamo  come  ricuperata  la  Boemia, 
e  in  gravi  angustie  chi  ne  avea  procurata  a  sé  la  corona.  Se  tanta  muta- 
zion  di  cose  inducesse  la  Francia  a  mutar  massime,  e  ad  abbracciar  la  pace, 
senza  inoltrar  la  tragedia  ed  altre  scene,  noi  ne  dovremmo  render  grazie 
a  Dio.  Certo  che  la  Francia  a  quest'  ora  dovrebbe  esser  pentita  del  preso 
impegno,  e  potrebbe  maggiormente  pentirsene,  andando  innanzi  la  guerra. 

Per  l'Italia  in  tal  disposizione  son  le  forze  austriaco-sarde,  che  sem- 
brano nulla  temere  delle  Spagnuole.  Il  signor  duca  di  Montemar  ha  fatto 
pubblicar  nelle  gazzette  d'aver  ordine  di  non  agire,  dovendo  andar  di 
concerto  con  don  Filippo,  le  cui  genti  niuna  apparenza  e'  è  che  possano 
passare;  anzi  egli  da  Antibo  è  andato  a  Tolone.  Intanto  esso  signor  Mon- 


-1*7^3]  A  DOMENICO  BEIOHIBRI  COLOMBI  4808 


temar  ha  sacrificato  il  principe  nostro,  se  pure  è  vei'o  che  sieno  uniti 
gì'  intei'essi  dell'  uno  e  dell'  altro,  perchè  le  ciarle  e  bugie  sono  un  quoti- 
diano i)ascolo  de'  tempi  di  guerra.  Quel  che  è  certo,  si  va  sempre  più  ag- 
gravando e  desolando  questo  paese,  e  forse  siamo  all'  Abbici. 

Sarà  giunto  costà  l' editto  pubblicato  dal  re  di  Sardegna,  che  ha 
preso  colla  regina  possesso  di  questi  Stati  e  di  tutte  le  rendile.  Né  finora 
si  sa  cosa  sarà  della  gente  stipendiata  in  addietro  dalla  nostra  Corte, 
né  posso  prevedere  cosa  sarà  per  conto  mio.  Certamente  di  molte  finezze 
ho  ricevute  io  da  esso  re  e  dai  suoi  ministri;  ma  bisognerà  vedere  se  a 
tanta  bontà  corrisponderanno  anche  i  fatti,  oppure  se  mi  lasceranno  in 
asso.  Vedrà  V.  S.  illustrissima,  quando  a  lei  capiterà  la  parte  II  delle 
Antichità  Estemi,  il  mio  parzialissimo  ossequio  anche  verso  l' augustissima 
Casa  d'  Austria.  Questi  ministri,  stati  ad  inchinare  il  maresciallo  Traum, 
han  trovato  anche  in  lui  una  somma  benignità. 

Nella  domenica  scorsa  si  cominciò  ad  udire  il  cannone  della  Miran- 
dola, segno  che  dovea  essere  aperta  la  trincea.  Non  so  predire  se  abbia 
a  durar  poco  o  molto  la  fatica  a  prenderla.  Ben  so  che  si  prenderà,  e 
sotto  gli  occhi  per  così  dire  degli  Spagnuoli,  i  quali,  quantunque  abbiano 
ultimamente  ricevuto  da  Napoli  qualche  accrescimento  di  truppe,  pure  si 
tien  per  fermo  che  non  abbian  forze  da  poter  tentare  cosa  alcuna,  né  altro 
fanno  che  desolare  il  Ferrarese,  senza  che  mai  si  sia  u^ta  alcuna  loro 
scaramuccia  o  bravura. 

Rendo  ora  grazie  a  V.  S.  illustrissima  per  le  nuove  sue  osservazioni, 
e  mi  saran  care  l'altre  che  mi  fa  sperare.  Solamente  ho  da  pregarla  di 
spedirmele  al  più  presto  che  potrà;  perchè  aspetto  a  momenti  gli  ultimi 
fogli  dell'opera  per  terminare  l'indice.  A  codesto  degnissimo  padre  be- 
nedettino mi  ricordi  gran  servitore.  Sommamente  mi  dispiace  di  non  aver 
lettere  a  proposito  pel  suo  disegno.  Tempo  fa  io  avea  carteggio  con  quei  di 
S.  Mauro,  ma  nulla  v'  è  di  rilevante,  né  io  tengo  copia  di  quello  che  scrivo. 

Abbia  ella  pazienza  in  cotesto  suo  impiego.  Sarà  conosciuto  il  di  lei 
felice  talento,  e  infine  se  ne  coglierà  qualche  buon  frutto.  Ho  lettera  del 
marchese  Gorini  [Cerio  Giuseppe],  '  il  quale  mi  avvisa  che  il  suo  libro  è 
giustificato,  ed  è  cessata  la  tempesta.  Questo  libro  non  l'ho  peranco  veduto. 

Con  ringraziarla  sempre  delle  sue  affettuose  e  benigne  espressioni,  e 
con  rassegnarle  il  mio  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  S.  illustrissima,  che 
avrà  ricevuto  un  precedente  mio  foglio,  etc. 

Non  ho  veduta  l'opera  che  mi  accenna  l'eminentissimo  Gotti,  né  si 
dee  restare,  per  essa,  di  combattere  contro  altre  armi. 


'  Sue  lettere  in  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  n."  23  da  Milano,  Roma 
1721 -'42. 


4804  LODOVICO  ANTONIO  MURATORI  [l'^-^S- 


4561. 

•  AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  12  Luglio  1742. 

Biblioteca  Comunale,  Piacenza. 

Veramente  è  ritornata  la  quiete  in  questa  città,  dappoiché  la  citta- 
della smantellata  dalle  bombe  si  rende  ;  e  molto  più  da  che  V  armata  nella 
notte  della  prossima  passata  domenica  s'inviò  alla  volta  della  Mirandola 
per  farvi  lo  stesso  giuoco.  Ma  non  lascia  di  patir  il  cuore  al  veder  pas- 
sato il  flagello  addosso  a  i  nostri  compatrioti,  all'  udire  continuati  i  ruba- 
menti,  e  tutti  i  poveri  nostri  contadini  co'  buoi  in  volta,  e  condotti  anche 
al  campo  per  servire  in  quell'  assedio.  Non  parlo  d' un  editto  pubblicato 
qui  da  S.  M.,  perchè  suppongo  che  già  passeggi  per  coteste  piazze. 

Veramente  io  non  ho  trovati  se  non  atti  di  somma  benignità  verso  di 
me  nella  Maestà  del  re  di  Sardegna,  che  tre  volte  ha  per  sua  clemenza 
voluto  avermi  alla  udienza.  Altre  grazie  mi  hanno  compartito  il  signor 
marchese  d'Ormea,  e  questi  altri  cavalieri,  che  tutti  per  verità  sono  discreti, 
e  cortesi.  Ma  ij^  vedere  la  disgrazia  del  mio  Principe  naturale  e  l'afflizione 
del  nostro  popolo,  mi  conturba  non  poco,  e  mi  rende  svogliato  di  tutto. 

Qua  nella  settimana  scorsa  pervenne  avviso  eh'  era  seguita  pace  fra 
la  regina  e  il  re  di  Prussia,  e  che  questi  aveva  fatta  una  visita  al  di  lei 
campo,  e  si  fossero  dati  15  di  di  tempo  al  Sassone  per  risolvere.  Ne  par- 
larono anche  gli  avvisi  di  Pesaro.  Ma  il  non  averne  veduto  motto  in  quei 
di  Mantova,  ne  fece  sospendere  la  credenza.  Stiamo  ora  aspettando  i  nuovi 
avvisi  d' essa  Mantova  per  conoscere  se  è  vero  o  no.  Ne'  tempi  di  guerra 
veggo  ogni  cosa  piena  di  bugie.  Non  sappiamo  se  il  maresciallo  Broglio 
Duca  e  Pari  si  sia  ritirato  da  Praga,  e  ciò  sembra  anche  improbabile.  Né 
apparenza  e'  è,  che  don  Filippo  possa  penetrare.  Han  detto  che  con  delle 
barchette  abbia  spinto  della  gente  :  né  pur  questo  si  crede. 

Si  crede  bensì  che  il  signor  Montemar  non  abbia  voglia  alcuna  di 
zuffa.  Avrebbe  potuto  rinforzare  la  Mirandola.  Non  si  sa  che  l'abbia  fatto: 
dice  d'aver  ordine  di  non  agire.  E  intanto  ha  lasciato  e  lascia  distrug- 
gere il  Duca  di  Modena,  e  vedremo  andare  anche  la  Mirandola  sotto  i 
suoi  occhi,  e  in  pochi  di  :  secondo  le  apparenze  è  stato  la  nostra   rovina. 

Che  si  sia  saputo  costi  anche  la  burla  dell'uffizio  della  Concezione  é 
un  indizio  che  non  vi  sia  se  non  l'inquisizione,  che  serbi  il  segreto.  In- 
tanto non  si  sbriga  mai  la  mia  risposta,  che  da  tanto  tempo  venne  costà. 
Se  verrà  in  libertà,  non  si  tai'derà  a  darla  al  torchio. 

Con  che,  rinnovando  le  proteste  del  mio  costantissimo  ossequio,  mi 
rassegno,  di  V.  P.  reverendissima. 


-l'7'48]  A  FORTUNATO  TAMBUBINI  4S05 


4562. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  13  Luglio  1742. 

Archivio  Soli  Mcratoki  {li.  Bibl.  B$t.),  Modeua. 

Allorché  mi  arrivano  lettere  di  V.  P.  reverendissima,  corro  con  an- 
sietà mirabile  ad  aprirle,  perchè  sempi-e  ci  truovo  di  che  consolarmi  nelle 
presenti  dolorose  congiunture. 

L'ultima  sua  benignissima  appunto  mi  ha  rallegrato  non  poco,  perchè 
veggo  favoi'evole  a  quelle  mie  dicerie  il  giudizio,  che  sopra  gli  altri  stimo 
e  venero  di  V.  P.  reverendissima.  La  ringrazio  dunque  con  tutto  lo  spirito 
della  fatica,  e  bontà  con  cui  ha  letto  que'  fogli,  e  delle  noterelle  che  ha 
fatto,  le  quali,  insieme  con  l'Orsiane,  aspetto  come  cose  a  me  carissime. 
Non  s"  è  già  smarrita  la  di  lei  lettera,  venuta  coli'  altre  de  i  siciliani,  in 
cui  mi  avvisava  del  buon  colpo  da  lei  fatto  con  leggere  un  mio  foglio  a 
chi.  etc.  L'ebbi  molto  bene,  e  so  che  immediatamente  risposi.  Si  sarà  forse 
smarrita  la  mia,  perchè  era  rotto  il  commercio  con  Bologna.  E  manda- 
vansi  le  lettere  a  Ferrara,  e  né  pur  quella  via  era  sicura. 

Da  quella  medesima  parte,  da  cui  ella  suppone  venuto  il  fiato  della 
mia  risposta  inviata  costà,  sarà  anche  proceduto  l'essersi  saputa  costi  la 
burla  dell'uffizio  della  Concezione  di  cui  un  amico  mi  ha  sei'itto.  Se  tornerà 
presto  il  manoscritto,  dappoiché  avrò  profittato  de'  lumi,  che  aspetto  da 
lei,  cercherò  via  per  inviarlo  alla  stampa,  se  pur  questa  si  troverà,  giacché 
ogni  cosa  è  qui  scoperta. 

Non  posso  negarlo.  Ho  qui  ricevuto  molte  finezze  da  S.  M.  il  re  di 
Sardegna  che  fui  ad  inchinare.  Due  altre  volte  ha  questo  sovrano,  tutto 
pieno  di  benignità,  voluto  eh'  io  vada  all'  udienza,  e  mi  ha  tenuto  sempre 
un'  ora  in  discorso.  Altre  finezze  ho  ricevuto  dal  signor  marchese  d' Ormea, 
con  cui  due  volte  sono  stato  forzato  a  pranzare,  e  cosi  dagli  altri  cava- 
lieri di  Corte  tutti  cortesi,  e  discreti.  Ciò  non  ostante  le  disgrazie  del 
mio  Principe  naturale,  e  le  afflizioni  del  nostro  popolo  mi  tengono  malin- 
conico e  travagliato.  Vedremo  anche  in  breve  cadere  la  Mirandola,  e  de- 
solata ancor  quella  parte  di  paese,  e  continuare  i  rubamenti.  E  intanto  i 
signori  Spagnuoli  si  stanno  con  tutta  pace  mirando,  né  han  voglia  di  visitar 
que' signori,  siccome  né  pur  questi  paiono  disposti  a  passare  dove  sono  gli 
altri.  Si  sarà  veduto  costi  un  editto  stampato  di  S.  M.,  e  però  non  ne  parlo. 

Egregiamente  ha  fatto  V.  P.  reverendissima,  tagliando  corto  col  nuovo 

arcivescovo  ^i  Palermo,  la  cui  penna  non  sa  le  creanze.  Son  troppo  fuor 

di  tempo  le  di  lui  espressioni    di   bocca.   Non  ci  è  stato  se   non   il   padre 

* 
Epistolario  di  Lodovico  Antonio  Muratori.  —  Voi.  X.  272. 


4306  LODOVICO.  ANTONIO  MURATORI  [1*743- 

Altardi,  clie  lia  usata  discrezione.  Anche  il  padre  Burgio  o  sia  Parteno- 
timo,  è  da  compatire,  se  qualche  volta  mi  ha  graffiato,  perchè  tocco.  Nulla 
aveva  io  fatto  al  signor  arcidiacono,  giacche  confessa  di  non  aver  fatto  il 
voto:  il  che  non  so  come  sussista,  perchè  quel  Capitolo  l'ha  adottato.  Cal- 
zante risposta  gli  ha  ella  dato.  Infinite  grazie  gli  rendo  di  tutto,  e,  con 
tutto  l'ossequio,  mi  rassegno,  di  V.  P.  reverendissima. 


4563. 

A  GIROLAMO  TARTAROTTI  in  Rovereto. 
Modena,  19  Luglio  1742. 
Abohivio  Soli  Muratosi  {R.  Bìbl.  Est.  ),  Modena,  edita  [113]. 

Solamente  ora  il  sig.  Argelati  mi  ha  scritto  che  preghi  V.  S.  illu- 
strissima di  impetrare  a  me  da  S.  E.  il  sig.  procuratore  Foscarini  l'ope- 
retta inedita  del  Poi'cellio,  pretendendo  egli  che  vi  resti  luogo  per  essa 
nel  tomo  VI,  ossia  ultimo  delle  mie  Antiquitales  Italicae.  Eccomi  dunque 
a  pregarla  di  questo  favore  e  insieme  di  portare  a  quel  dignissimo  signore 
i  miei  rispetti.  Ho  bisogno  ch'ella  mi  ricordi  il  suo  nome,  perchè  l'ho 
dimenticato.  Il  punto  sta  che  si  truovi  maniera  d' inviarmi  con  sicurezza 
il  manoscritto,  perchè  il  nostro  commercio  con  Venezia  è  per  ora  intei'- 
rotto.  Del  resto,  in  mezzo  alle  calamità  della  mia  patria,  io  mi  truovo  si 
sconcertato,  che  non  son  buono  da  nulla.  Si  goda  ella  la  quiete  della  sua 
patria,  e  non  dimentichi  chi  si  protesta,  con  tutto  l'ossequio,  di  V.  S.  illu- 
strissima. 

4564. 

A  GIOVANNI  LAMI  in  Firenze. 
Modena,  20  Luglio  1742. 

S.  BiBi.iOTBCA  BicoARDiANA,  Firenze,  edita  [163]. 

Porrò  qui  il  mio  sigillo  in  ubbidienza  de' comandamenti  di  V.  S.  il- 
lustrissima. Mi  mancano  il  foglio  21  e  il  22  di  cotesto  Novelle  Letterarie. 
Pregai  il  sig.  can.  Gori,  in  occasione  di  scrivergli,  che  me  li  procacciasse. 
Rispose,  sperar  egli  che  li  riceverei  dalla  posta,  perchè  erano  stati  man- 
dati. Ma  nulla  è  mai  venuto.  Si  dovettero  perdere,  allorché  era  interrotto 
il  commercio  fra  noi  e  Bologna.  Ricorro  dunque  alla  di  lei  bontà  per 
averli,  perchè  m' increscerebbe  di  veder  mancante  quest'opera,  ch'io  stimo 
molto;  e  tanto  più  perchè,  verosimilmente,  nel  21  si  sarà  seg^uitato  a  paz"- 
lare  del  libro  del  sig.  Gaspari,  in  cui  ho  anch'io  interesse.  Vidi  con   che 


-I^-ISI  AD   ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  4307 

botte  franche  ne  aveva  ella  trattato  nell'antecedente,  e  con  quanta  bontà 
verso  di  me.  Perciò  gliene  rendo  mille  grazie.  Pur  troppo  è  vero,  ch'io 
sono  in  mezzo  alle  calamità  della  mia  patria,  e  queste  mi  hanno  si  scon- 
certato e  svogliato,  che  ora  non  son  buono  da  nulla.  Sia  tatto  il  volere 
di  Dio.  Con  tutto  l'ossequio,  mi  rassegno. 

Perchè  la  mia  cera  di  Spagna  non  rilieva  il  sigilletto  mio,  ho  preso 
l'altro  della  Chiesa,  dove  son  queste  lettere  LVD.  ANT.  MVRATORIVS 
S.  M.  de  Pomposa. 

4565. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 

Modena,  27  Luglio  1742. 

Biblioteca  Comusalb,  Piacenza,  edita  [227]. 

Bella  e  squisita  è  l' iscrizione  nuovamente  scoperta  di  Petronio  Probo, 
di  cui  ho  obbligazione  solamente  a  V.  S.  revei'endissima.  Gliene  rendo 
perciò  somme  grazie.  Benché  la  stampa  dell'ultimo  tomo  dovrebbe  essere 
a  quest'ora  finita,  pure  se  le  troverà  qualche  sito,  giacche  mi  resta  da 
terminar  l'indice. 

Noi  abbiam  continuato  a  veder  le  scene  della  nostra  tragedia.  S'apri 
la  trincea  sotto  la  Mirandola.  Per  una  settimana  gran  fuoco  col  cannone, 
con  bombe  e  mortari  da  sassi  fece  la  guarnigione  ;  né  mancò  di  far  qualche 
sortita.  Molti  degli  assediati  vi  furono  morti  o  feriti.  Ma  dacché  due  bat- 
terie di  cannoni,  e  due  altre  di  mortari  e  bombe  cominciarono  a  lavorar 
contro  la  piazza  con  incessante  fuoco,  e  cominciò  esso  fuoco  ad  attaccarsi 
a  più  case,  tale  fu  lo  strepito  e  scompiglio  di  que'  cittadini  che  minaccia- 
rono sollevazione.  Si  mise  dunque  fuori  bandiera  bianca,  e  nella  scorsa 
domenica  si  capitolò,  rimasti  gli  ufl&ciali  prigioni  di  guerra. 

Intanto  il  nostro  Serenissimo  persiste  in  gridare  contro  la  violenza, 
pretendendo  d'essere  sempre  stato  neutrale;  ed  io  son  persuaso  ch'egli 
non  abbia  mai  raiificato  certo  trattato  che  questi  signori  dicono  aver  egli 
avuto  colla  Spagna  ;  anzi  lo  stesso  signor  Duca  di  Montemar  ha  fatta  una 
somigliante  protesta.  Ma  saprei  volentieri  per  quali  arcani  di  politica  guer- 
riera, quel  conquistatore  di  regno  sia  venuto  a  vedere  in  vicinanza  il  fu- 
nerale della  Cittadella  di  Modena,  e  sia  poi  passato  a  veder  l'altro  della 
Mirandola,  senza  mai  fare  un  passo  per  impedire  tali  progressi  a  suoi  ne- 
mici. Non  sembra  glorioso  il  suo  contegno. 

Caduta  che  é  stata  la  Mirandola,  egli  ha  levato  il  campo  con  inviarsi 
alla  volta,  per  quanto  pare,  di  Lugo  e  Bagnacavallo.  E  questi  altri  tutti 
han  passato  il  Panaro,  incamminandosi  alla  volta  di  S.  Giovanni  sul  Bo- 


4308  LODOVICO  ANTONIO   MUKATOBI  L1'?4S' 


lognese,  e  di  là  si  crede  che  passerà  verso  Bologna.  Il  motivo  dicono  non 
per  battersi,  che  niuno  ne  ha  voglia;  ma  per  impedire  che  gli  Spagnuoli 
non  prendessero  la  via  della  Toscana.  Lo  Stato  pontificio  ha  ora  tutto  il 
peso.  Ma  noi  non  ne  siam  senza,  per  varie  ragioni. 

Di  Praga  nulla  sappiamo  fin  ora.  Veggiam  bene  una  gran  mutazione 
di  cose,  e  v'ha  più  d'uno,  pentito,  e  carico  di  disinganni.  Le  truppe  di 
d.  Filippo  si  son  ritirate  da  Nizza,  forse  per  tentar  altra  strada,  ma  in- 
vano* La  tenteranno.  Fu  detto  che  egli  fosse  ito  ad  Aix,  e  sputasse  sangue. 
Sarà  una  ciarla.  Vero  è  bensì,  che  calano  in  Italia  altri  non  so  se  tedeschi 
di  truppe  regolate,  o  ungheresi.  La  prima  colonna  è  giunta  a  Mantova.  Or 
vegga  che  speranza  restano  a  gl'Ispani.  Curiosa  cosa  è  quanto  ella  mi 
scrive  del  sig.  Lami.  Ma  il  sig.  Pascoli  potrebbe  combattere  con  più  onestà 
e  moderazione.  Non  ho  potuto  vedere"  il  libro  del  marchese  Gorini.  Egli  si 
credeva  tutto  del  Papa.  Ne  ha  fatto  una  buona  prova.  Di  me  non  ho  altro 
da  dirle,  se  non  che  sono,  ed  eternamente  sarò,  con  tutto  l'ossequio,  di  V.  P. 
reverendissima. 

4566. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 

Modena,  1  Agosto  1742. 

K.  Biblioteca  Eiccardiana,  Firenze,  edita  [227]. 

Se  riuscirà  alle  vostr'àrmi  di  ricuperare  Praga,  il  che  non  par  dif- 
ficile, ma  di  avere  anche  prigioniero  di  guerra  quel  gran  presidio,  e  tanto 
più  con  due  marescialli,  sarà  questa  un'  insigne  vittoria,  e  esaltazione  mi- 
rabile della  dignissima  vostra  regina,  con  altre  conseguenze  che  si  pos- 
sono prevedere.  So  che  si  tratta  di  pace  col  Sassone.  Ma  noi  qui  deside- ' 
riamo  la  pace,  e  Dio  sa  se  voi,  in  tanta  fortuna,  siete  del  medesimo  umore. 
Certo  è  che  noi  ci  troviam  sotto  il  flagello,  ancorché  l'armata  austriaco-sarda 
siasi  portata  fra  Bologna  e  Imola;  giacché  la  valorosa  spagnuola  dopo 
essere  stata  quasi  spettatrice  della  resa  della  nostra  Cittadella  e  della  Mi- 
randola, senza  mai  tentare  cosa  alcuna,  ha  alzato  il  campo  e  va  alla  volta 
di  Ravenna.  Si  mossero  perciò  gli  altri  verso  Bologna  per  impedire  che 
non  passassero  in  Toscana,  e  non  già  per  andare  a  battersi,  non  avendo, 
né  gli  uni  né  gli  altri,  voglia  di  battersi. 

Credonsi  inviati  gli  Spagnuoli  verso  Napoli:  vedremo  fin  dove  gli 
andran  costeggiando  questi  altri. 

Ho  questa  mattina  udita  una  voce,  che  gli  Inglesi  abbiano  preso  Or- 
bitello.  Ne  ho  chiesto  il  fondamento,  ma  senza  trovarlo.  Pare  che  d.  Fi- 
lippo, scostatosi  da  Nizza,  possa  tentar  qualche  cosa  verso  altri  confini  del 
re   di   Sardegna,  e   se   n'ha   qualche   apprensione.  Ma  per  me  credo  che 


-l'7'4«3]  A   FILIPPO  CAMERINI  4d00 

nulla  farà,  perchè  v'ha  aspre  montagne  che  s'oppongono,  e  i  passi  son 
rotti  e  ben  guerniti. 

Rendo  a  V.  S.  illnstrissima  vivissime  grazie,  per  le  nuove  osservazioni 
da  lei  inviatemi  sopra  le  iscrizioni.  Non  mi  è  mai  rincresciuto  Tessere 
corretto,  perchè  assai  conosco  la  mia  debolezza  in  tutto,  e  ninno  in  fine 
sa  tatto,  né  si  ricorda  di  tutto.  Il  punto  sta  che  i  censori  sieno  discreti 
ed  umani.  Ella  non  solamente  è  tale,  ma  vero  amico,  e  però  tatto  m'è 
stato  carissimo.  Cosi  avesse  ella  potato  fare  di  più;  ma  non  ci  sarà  più 
tempo,  perchè  già  mi  son  giunti  gli  ultimi  fogli  della  Raccolta  stampati, 
e  sto  terminando  l'indice.  Farò  ancora  un  po' di  Corrigcìida.  e  mi  varrò 
de' lumi  da  lei  datimi.  Ma  non  so  dove  sia  andata  una  sua,  dove  mi  sowien 
ch'ella  scriveva  non  poter  ano  essere  padre  e  patrono,  e  credo  che  co- 
minciasse anche  a  parlare  di  una  moglie  di  due  mariti  nello  stesso  tempo. 
So  d'aver  detto  che  finché  non  si  mostri  legge  romana  che  proibisse  tali 
matrimoni,  usati  solo  da  gente  povera,  io  non  cangerò  opinione,  parendomi 
strano  che  tanti  marmi  i  quali  sembrano  indicarla,  tutti  sieno  difettosi. 

Vedremo  se  il  sig.  Bertolani,  da  me  sempre  riverito,  potrà  far  giu- 
gnere  a  Venezia  l'involto  consegnatogli  da  V.  S.  illnstrissima.  Sarà  ben 
raccomandato  al  Manfrè.  Nel  rileggere  le  sue  lettere,  m'è  venato  vivo  desi- 
derio di  vedere  alle  stampe  la  di  lei  dissertazione  De  Collegiis.  E  però  la 
prego  di  disporla  alla  luce,  essendo  argomento  che  farà  onore. 

Ben  mi  dispiace  che  si  voglia  rinnovar  la  guerra  in  Salisburgo,  perchè 
in  fine  que' padri  nella  sostanza  han  torto  e  si  tireranno  addosso  delle 
altre  ingiurie.  Non  si  prenda  ella  alcun  pensiero  del  libro  del  padre  be- 
nedettino. Faremo  senza  esso.  Mi  rallegro  con  lei  del  testamento  del  signor 

marchese  di   B Vorrei   che   fosse  cosa  di   rilievo.   Finora   anch'io   ho 

perduto  il  mio  salario,  né  so  se  il  re  dopo  avermi  usate  molte  finezze,  si 
dimenticherà  di  quello  che  più  importa.  Due  volte  i  Franzesi  sono  stati 
padroni  di  qnesti  Stati,  e  mi  han  conservato  il  mio  salario.  Mi  i-assegno.  etc. 

4567. 

A  FILIPPO  CAMERINI  in  Camerino. 
Modena,  1  Agosto  1742. 

Hcsro  BsiTAnrioo,  Landra,  edita  [236]. 

Siccome  è  certo  ciò  ohe  V.  R.  con  tanta  bontà  mi  ha  significato  in- 
torno al  consaputo  ufizio  divoto,  cosi  bramerei  io  che  fosse  certa  anche 
l'altra  parte  che  riguarda  la  risposta.  Alle  pruove  ci  accorgeremo  anche 
di  questo  un  giorno,  se  a  Dio  piacerà  che  si  possa  stampare.  Intanto  le 
rendo  io  vivissime  grazie  della  benigna  premura,  con  cui  ella  rimira  me. 
e  le  cose  mie.  Risposi  a  monsignor  Enriquez,  che.  se  avesse  potuto  inviarmi 


4310  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [1*7-4:3- 

la  nuova  fatica  del  visionario,  l'avrei  letta.  Verisimil mente  non  avrà  egli 
mai  trovata  congiuntura,  per  cagione  de' tanti  torbidi  che  si  son  provati 
in  addietro  in  queste  parti,  e  che  si  fanno  ora  sentire  allo  Stato  ecclesia- 
stico. Nulla  dico  a  V.  R.  de' gravissimi  guai  che  hanno  sconcertato  questo 
povero  paese,  e  che  son  per  durare  un  pezzo.  Le  basti  sapere  eh'  io  vivo 
per  questo  si  svogliato  che  non  son  buono  da  nulla.  Però  prego  V.  R.  di 
avere  anco  me  presente  nelle  sue  sante  orazioni,  perchè  più  che  mai  ne 
abbisogno  Auguro  io  intanto  a  voi  altri  signori  che  non  abbiate  a  provar 
cosa  sieno  soldati,  potendo  essere  che  verso  cotesto  parti  indirizzi  i  suoi 
passi  l'esercito  Ispano.  E,  rassegnandole  il  mio  costantissimo  ossequio, 
mi  confermo. 

4568. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 

Modena,  3  Agosto  1742. 

Archivio  Som  Muratori  (R.  Bibì.  Est.),  Modena. 

Ben  mi  son  rallegrato  al  ricevere  da  V.  P.  reverendissima  il  lieto 
avviso,  che  sia  già  stato  spedito  a  Bologna  il  consaputo  manoscritto,  e  lo 
sto  aspettando  di  colà  con  divozione.  Vengono  dunque  i  miei  più  aifettuosi 
ringraziamenti  alla  somma  bontà,  e,  pazienza  sua  per  aver  letto,  e  con 
tanta  attenzione  quelle  dicerie,  e  quel  che  più  mi  è  caro,  per  avermi 
anche  favorito  de' suoi  saggi  avvertimenti,  de' quali  certamente  io  profitterò. 

Rèndo  grazie  a  V.  P.  reverendissima,  anche  per  quel  foglio  volante 
di  cui  probabilmente  mi  varrò. 

Ora  lo  Stato  ecclesiastico  ha  tutto  il  peso  dell'armata,  ma  in  ma- 
niera diversa  dalla  nostra.  Da  noi  i  fieni,  gli  alberi,  le  carra,  i  buoi,  etc. 
sono  stati,  e  saranno  di  chi  possiede.  In  cotesto  parti  quasi  tutto  vi  sarà 
pagato,  e  vi  resterà  di  grand'  oro,  ed  argento.  Noi  vediamo  sol  poche 
monete  di  rame,  e  si  parla  di  contribuzioni  e  di  quieto  vivere. 

I  nostri  principi  con  la  figlia  maggiore  sono  chiamati  dal  padre,  e 
andarono.  S' è  portato  al  campo  il  sig.  marchese  di  s.  Cristina  ;  non  so  se 
egli  potesse  mai  portarci  qualche  buona  nuova,  e  molto  meno  so  se  il  mio 
salario,  dopo  tante  finezze  abbia  da  essere  involto  nel  comune  naufragio. 
Persiste  il  Padron  serenissimo  a  sostenere  di  essere  stato  sempre  neutrale, 
né  di  aver  impegno  con  gli  Spagnuoli.  Ciò  ancora  è  attestato  dal  Monteraar, 
e  più  l'hanno  attestato  i  fatti. 

Non  posso  assai  esprimere  le  obbligazioni  che  professo  a  V.  P.  reve- 
rendissima per  tante  grazie.  Finora  né  da  lei,  né  dal  sig.  duca  Brunasso 
ho  riscontro  di  spedizione  di  denaro,  e  mi  preme,  perché  con  tale  aiuto 
soddisferei  costi  a'  miei  bisogni.  E  qui,  coi  sentimenti  del  più  vivo  ossequio, 
mi  rassegno,  di  V.  P,  i-everendissima. 


-l'T'iSl  A  BENEDETTO   XIV  4311 


4569. 

A  GIUSEPPE  BIMARD  DE  LA  BASTIE  in  Parigi. 
Mutinae,  Pridie  Nonas  Aug.  MDCCXLII. 

BiBU0TR*4}UK  Natiovalx,  Paris. 

Jam  abeunt  duo  menses,  e  quo  litteras  ad  te  dedi,  inclusas  in  epi- 
stola ad  egregium  virum  D.  de  Mazangues  praesidera,  et  ad  Genevensem  bi- 
bliopolam  missas.  Neque  a  te,  neque  ab  ilio  quidqoam  hactenus  rescriptum 
fuit:  quod  me  summopere  angit.  Gratias  egeram  prò  numerari!  tui  operis 
dono,  immo  et  prò  censura  tua,  simul  rogans.  ut  eamdem  continuares. 
Hoc  saltem  rescire  cupio,  perieruntne  litterae  meae,  an  tibi  redditae 
fuerint.  Operis  ejusdem  tui  nuper  ephemerides  literariae  florentinomm 
mentiouem  fecere.  Jam  ad  calcem  perducta  est  editio  tomi  IV  collectionis 
inscriptionum.  Superest  tantummodo  index  proelo  tradendus.  Jam  tibi 
significaveram  exemplum  tomi  I  nomine  meo  ad  te  missum.  Si  reliquos 
cupis,  tuum  erit  indicare.  Antea  minime  ad  te  scripseram,  nunc  scribo  me 
in  classe  III  inter  sacrorum  ministros  collocasse  augustales.  Sed  uolui  eam 
classem  nimis  ipsorum  numero  onerare.  A,ureliani  et  Diocletiani  nomina 
corrupta  vidisti,  non  meo  qnidem  vitio,  sed  amannensib  mei,  cai  Fastos 
a  Sigonio  editos,  et  a  p.  Stampa  supplemento  auctos,  describendos  com- 
miseram. 

Ego  illius  diligentiae  fidens,  aliisque  curis  distractus,  errores  minime 
auimadverti.  lUusos  et  ìlle  fuit  a  p.  Stampa.  Inter  calamitates  quibus 
nunc  patria  mea  supra  modam  laborat,  rogo  te  ne  amorem  erga  me  tuum 
exuas.  Vale. 

4570. 

A  BENEDETTO  XIV  in  Roma. 
Mutinae,  VI  Idus  Augusti  MDCCXUI. 

Akchitio  Skorkto  Vatioaho,  Boma,  edita  [289]. 

Beatissime  Pater. 

Post  humillima  sacrorum  pedum  oscula.  Quod  inter  Patriae  meae  cala- 
mitates Sanctitas  Vostra  recordata  mei  fuerit,  et  ex  tam  sublimi  locu  ho- 
minem tam  levis  pretii  respiciens,  sua  etiam  miseratione  fuerit  dignata: 
hoc  unum  satis  fuisset  ad  conciliandum  mihi  in  communi  moerore  incre- 
dibila  solatium.  Sed  quod  etiam.  sanctissime  Pater,  veru  Motu  proprio  ad 


4312  LODOVICO  ANTONIO  MUBATOBI  [l'?4S- 

Sardiniae  regem  summe  efficaces  literas  per  supremum  ejus  ministrum 
dederis,  ut  rebus  meis  consuleretur  ('quod  rex  clementissimus  se  praesti- 
tutum  continuo  pollicitus  est)  id  sane  me  laetitia  ingenti,  sed  simul  stu- 
pore et  confusione  implevit.  Quis  enim  ego  sum,  ut  Christi  Vicarius,  ad 
cuius  pedes  vel  ipsi  Christianae  gentis  Reges  procedunt,  prò  me  tanta  mo- 
liatur,  et  quod  plus  est  sponte  in  non  petentem,  neque  cogitantem,  bene- 
ficia conferat:  qui  Supremus  est  beneficentiae  gradus? 

Magnanimitatem  et  caritatem  eximiam  Sanctitatis  Vestrae  jamdiu  no- 
veram  ;  non  semel  etiam  expertus  ;  sed  nunc  mirum  in  modum  sentio.  Pro 
tanto  igitur  munere,  et  favoris  excessu,  quas  possum  humillime  corde 
gratias  ago  et  habeo;  atque  omnia  a  Deo  0.  M.  fausta  Beatitudine  vestrae 
precatus,  ad  eius  sacratissimos  pedes  provolutus.  Apostolicam  Benedictionem 
veneratione  omnimoda,  ac  filiali  fiducia  imploro. 

Sanctitatis  Vestrae. 


4571. 

A  FORTUNATO  TAMBUBINI  in  Roma. 

Modena,  9  Agosto  1742. 

Archivio  Soli  Muratori  {B,  Bibl.  Est.),  Modena. 

Due  giorni  sono  mi  vidi  comparire  copia  di  lettera  scritta  da  V.  S. 
al  sig.  marchese  di  Ormea  in  mio  favore,  e  da  esso  sig.  marchese  a  me 
trasmessa,  che  mi  fece  restar  di  sasso,  si  per  l'eccesso  di  bontà,  con  cui 
era  scritta,  come  al  pensare  che  un  romano  Pontefice  spontaneamente  si 
fosse  messo  a  compartirmi  con  tanta  generosità  e  clemenza  l'alto  suo  pa- 
trocinio nel  naufragio  della  nostra  patria.  Per  soddisfare  in  qualche  parte 
all'  immenso  debito  che  mi  corre,  ho  creduto  di  doverne  portare  i  miei 
riveritissimi  ringraziamenti  alla  S.  S.,  la  cui  incomparabile  benignità  mi 
va  continuamente  ricorrendo  in  mente,  né  dimenticherò  mai  finché  io  viva, 
perchè  io  vo'  credere  che  1'  amore  di  V.  P.  reverendissima  possa  aver  dato 
qualche  moto  all'  impareggiabil  generosità  di  N.  S.,  per  degnarmi  della 
sua  gran  protezione  in  tempi  si  strani  :  mi  prendo  la  confidenza  et  ardire 
d' inviarle  la  lettera  da  me  scritta  alla  S.  S.  con  pregarla  di  perdono  di 
questo  incomodo.  Mi  fece  dire  il  sig.  marchese  di  Ormea  che  S.  M.  mi 
farebbe  pagare  il  mio  salario  colla  parte  delle  rendite  ducali,  che  a  lui 
toccherà,  dovendo  l'altra  toccare  a  gli  Austriaci. 

Intanto,  si  va  dicendo  che  si  tratti  di  qualche  aggiustamento  col  Sere- 
nissimo nostro,  il  quale  abbia  da  consegnare  anche  la  fortezza  della  mon- 
tagna: se  sarà  vero,  non  dovrebbe  tardarsi  molto  a  vedere  gli  effetti.  Ma 
per  conto  del  popolo  nostro,   questo   resterà   sotto   il    flagello,   parlandosi 


-I'?'é8]  AD  ALESSANDRO  POMPEO  BBBTI  4813 


di  contribuzioni,  e  quieto  vivere,  e  continuando  l'incredibile  aggravio 
de'  nostri  buoi,  che  tutto  di  sono  in  viaggio,  e  restano  bene  spesso  ab- 
bandonati da  i  contadini,  che  non  amano  le  bastonate  invece  di  paga- 
mento. Finora  non  s'è  veduto  il  manoscritto  inviato  da  V.  P.  reveren- 
dissima a  Bologna,  e  ne  sono  in  pena.  Ma  non  lascio  di  sperare,  che 
debba  giungere  a  momenti.  Il  Serenissimo  principe  ereditario  colla  Sere- 
nissima consorte  e  la  principessa  Felicita  ier  l'altro  s'inviarono  da  Sas- 
suolo alla  volta  di  Gualtieri,  dove  s' imbarcheranno  oggi  per  passare  a 
Crespino  e  poscia  a  Venezia,  dove  si  porterà  ad  abitare  la  nostra  Corte. 

Mi  spaventa  l'apparenza,  che  le  potenze  marittime  entrino  daddovero 
in  ballo.  Dio  sa  quando  più  avremo  la  pace. 

Con  tutto  l'ossequio,  mi  rassegno,  di  V.  P.  reverendissima. 


4572. 

AD  ALESSANDRO  POMPEO  BERTI  in  Lucca. 
Modena,  10  Agosto  1742. 

Biblioteca  Cumunai.k,  Lucca,  edita  [163]. 

Gran  tempo  fa,  che  mi  fu  scritto  da  Napoli,  come  a  quella  posta  si 
vedevano  lettere  scritte  a  Lamindo  Pritanio  :  ne  io  seppi  che  mi  dire  in- 
torno a  questo.  Ora  veggo  che  il  dotto  corrispondente  di  V.  R.  s' intitola 
cosi,  e  mi  vo  perciò  immaginando  che  sia  del  medesimo  suo  ordine.  Punto 
non  mi  sono  io  maravigliato  della  vaga  tirata  di  quel  funzionario.  Questo 
è  il  linguaggio  de'  pari  suoi,  ed  io  vi  aono  avvezzo.  Già  molti  hanno  scritto 
contro  di  me,  e  forse  ella  non  li  avrà  veduti  tutti.  Se  a  Dio  piacerà  che 
si  arrivi  a  stampare  la  Risposta,  può  esser  che  la  gente  savia  e  indiffe- 
rente conoscerà  chi  è  cieco,  e  chi  più  dell'altro  vede.  Ma  ciò  non  vedran 
mai,  per  quante  ragioni  si  potessero  dire,  coloro  che  hanno  ottenebrato 
il  capo  dalla  passione  e  dagli  anticipati  giudizi. 

Mi  immagino  io  che  V.  R.  non  vorrà  eh'  io  le  rimandi  lettera  cotanto 
sensata  :  e  non  richiedendola  dopo  un  discreto  tempo,  ne  farò  queir  oso 
eh'  essa  si  merita.  Le  rendo  io  intanto  vivissime  grazie  pel  suo  benigno 
amore,  e  desiderando  anch'  io  di  comprovarle  la  corrispondenza  del  mio. 
con  tutto  r  ossequio,  mi  ricordo,  di  V.  R.,  etc. 


4314  LODOVICO   ANTONIO   MUKATORI  [±'74:3- 


4573. 

AD  ANGELO  CALOaERÀ  in  Venezia. 
Modena,  10  Agosto  1742. 

Biblioteca  Imperiale,  Pietroburgo. 

A  questo  libraio  Soliani  ho  fatta  premura,  perchè  truovi,  se  mai  si 
può,  il  foglio  mancante. 

Godo  sommamente,  che  per  mano  di  V.  P.  abbia  a  passare  la  revi- 
sione de"  miei  Annali.  Ora  ella  sappia,  che  l'unica  difficultà,  ch'io  ebbi  a 
valermi  delle  stampe  del  sig.  Pasquali,  o  di  Venezia,  fu  quella  appunto 
di  sapere,  come  cotesti  signori  sieno  gelosi  per  quel  che  riguarda  la  loro 
città  e  repubblica.  Io  non  voglio  per  servir  altri  dir  quello,  che  non 
credo  vero,  e  non  mi  sento  voglia  di  adulare  alcuno. 

Mi  assicurò  il  sig.  Pasquali,  che  tutto  passerebbe,  o  pure  che  si  finge- 
rebbe la  stampa  in  altra  città.  Certo  è,  che  se  vedrò  o  cancellata  o  mu- 
tata cosa  alcuna  senza  mia  licenza  in  tale  opera,  non  manderò  il  resto 
della  medesima.  Ella  vedrà,  con  quali  riguardi  e  stima  io  abbia  sempre 
parlato  di  cotesta  inclita  repubblica.  Se  vorranno  esigere  di  più,  si  stam- 
perà l'opera  in  altro  paese. 

All'iscrizione  del  p.  Grandi,  dove  è  Quod  ecclesiam,  eie.  che  mi  piace 
più,  vegga  V.  P.  se  fosse  bene  aggiugnere  Geometrae  nulli  secundo,  phi- 
lologo  eximio,  et  e:c  editis  libris  clarissimo,  quod  templum  hoc  pret.  sa- 
celli, honorum  aedificiis,  bibliotheca,  reditibusque  (con  un  solo  d)  eidem 
attributis,  eie.  monasterii  abbas  et  monachi  (non  ci  va  quel  post  mortem 
tanti  viri,  perchè  è  superfluo  )  viro  de  se  optime  merito,  etc.  Quel  M.  D. 
non  l'intendo.  Porse  ha  da  essere  M.  X. 

Con  che,  le  rassegno  il  mio  costantissimo  ossequio,  di  V.  P. 

Non  è  stato  possibile  trovare  il  foglio  X  mancante.  Se  le  piacesse, 
eh'  io  lo  facessi  copiare,  eh'  ella  poi  con  bel  caratterino  potrebbe  supplire, 
me  ne  avvisi,  additando,  quante  pagine  occorrano. 

4574. 

A  TOMMASO  DE  MAZANGUES  in  Parigi. 
Modena,  10  Agosto  1742. 

Biblioteca  della  E.  Accademia  delle  Scienze,  Torino. 

Già  son  passati  due  mesi  eh'  io  scrissi  a  V.  S.  illustrissima,  e  nella 
lettera  un'altra  ne  inchiusi  per  monsignor  La  Bastie,  con  inviar  tutto  al 


-l'?^:^]  A  anjSEPPB  ANTENORE  SCALABRINI  4815 

libraio  di  Ginevra  :  sperava  io  qualche  risposta,  e  mai  ho  veduto  né  da  lei, 
né  dal  signor  Barone,  del  che  mi  son  rammaricato,  per  timore  che  quel 
mio  foglio  si  sia  smarrito.  L*  aveva  io  pregato  di  comunicarmi  le  sue  dotte 
osservazioni  e  correzioni  intorno  alla  Raccolta  delle  iscrizioni.  Un  poco  più 
che  tardino  a  venire  non  sarà  più  a  tempo,  perché  già  é  finita  la  stampa, 
né  altro  vi  resta  che  l' indice  per  cui  ora  si  fatica  ;  per  altro  poca  voglia 
di  libri  io  ho  al  presente,  a  cagione  delle  gravi  calamità  che  ci  ha  por- 
tate la  guerra. 

Un  picciolo  saggio  ne  avete  forse  provato  anche  voi  altri.  Coll'occa- 
casione  che  dee  passare  per  costà  un  nostro  modenese,  a  lui  consegno  la 
presente,  sperando  eh'  ella  mi  favorirà  di  far  giungere  l' inchiusa  a  mon- 
signor de  la  Bastie.  Servirà  questa  mia  per  confermarle  quel  vero  ossequio, 
con  cui  mi  pregiare  sempre  di  essere. 


4575. 

A  GIUSEPPE  ANTENORE  SCALABRINI  in  Ferrara. 
Modena,  10  Agosto  1742. 

Biblioteca  Coi(nKAi.x.  Ferrara. 

Felici  voi  che  vi  siete  scaricati  del  mal  tempo.  Non  è  già  cosi  per 
noi.  Dura  questo,  e  durerà  finché  a  Dio  piaccia  di  estiuguere  il  presente 
incendio  di  guerra  ;  felicità,  che  sembra  ben  lontana  ;  giacché  le  apparenze 
sono,  che  il  fuoco  abbia  a  crescere  maggiormente  ;  e  cosi  sarà,  quando  le 
potenze  marittime  veramente  entrassero  in  ballo. 

Qui  s' é  detto,  che  grau  copia  d'oro  si  sia  seminata  in  cotesto  parti 
da  gli  Spagnuoli.  Se  è  cosi,  noi  avremo  invidia  alle  vostre  disgrazie, 
perché  le  nostre  sono  state  ben  diverse,  ed  ora  si  parla  di  contribuzioni, 
quieto  viyere.  spedali,  etc. 

Passeranno  in  coteste  vicinanze  i  principi  nostri,  incamminati  a  tro- 
vare i  Serenissimi  genitori,  i  quali  si  crede  che  fisseranno  la  loro  abita- 
zione in  Venezia. 

Pare  che  si  tratti  di  qualche  aggiustamento  col  Padron  serenissimo, 
né  molto  si  tarderà  a  vedere,  se  .sia  vero.  Ma  non  per  questo  cesserà  il 
flagello  sopra  il  popolo  nostro. 

Dorma  ora  V.  S.  illustrissima  i  suoi  sonni,  e  si  rifaccia  delle  male 
notti  passate,  con  ringraziar  Dio  di  non  sapere  per  prova  ciò  che  sieno 
bombe.  Se  due  pezzi  d'esse  invece  di  cadere  nel  mio  orticello  cadevano 
sopra  il  tetto,  vi  poteva  andar  la  mia  vita. 

Con  tutto  r  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  S.  illustrissima. 


4316  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [1*74S- 


4576. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 

Modena,  10  Agosto  1742. 

AitcHiTio  SoijI  Muratori  (R.  Bibl.  Est.),  Modena.* 

Si  vanno  sempre  ]>iù  dilungando  da  questo  paese  l'armate  con  avvi- 
cinarsi a  i  vostri  contorni:  ma  noi  continuiamo  a  provare  il  peso  della 
guei'ra,  dovendo  continuamente  centinaia  de'  nostri  buoi  condurre  farine, 
riso,  attrezzi  al  campo.  Bastonate  per  pagamento,  con  altri  aggravi,  di 
modo  che  i  poveri  contadini,  lasciati  ivi  i  buoi,  se  ne  tornano  a  casa.  E 
poi  si  parla  di  contribuzioni,  di  quieto  vivere;  e  qui  si  vogliono  gli  spe- 
dali per  tutta  1'  armata.  Se  Dio  non  provvede,  andiamo   alla   desolazione. 

Era  ultimamente  1'  armata  austriaco-sarda  a  Eorlimpopoli,  seguitando, 
ma  da  lungi,  1'  altra.  Giorno  non  e'  è,  che  non  passino  per  di  qua  frotte 
di  disertori  Spagnuoli.  Credesi  che  qualche  migliaio  d'essi  sia  fuggito  in 
questa  lor  marcia,  che  sembra  più  tosto  una  fuga. 

Neil'  ultimo  arriverà  in  regno  di  Napoli  il  conquistatore  de'  regni 
senza  gloria,  e  senza  gente  ;  e  potrebbe  darsi  che  i  Tedeschi,  i  quali  aspet- 
tano da  Trieste  circa  6  mila  Ungheri  e  Panduri,  andassero  anche  a  vi- 
sitarli colà.  Nella  sola  giornata  di  ieri  passarono  di  qua  sessanta  d' essi 
disertori.  Altri  poi  vanno  verso  i  Veneziani. 

Scrivono,  che  solamente  a  i  2  del  corrente  si  sarebbe  dato  principio 
air  assedio  di  Praga.  Se  fosse  vero  che  Maillebois  avesse  a  passar  colà, 
e  Arcourt  avesse  ad  inviarvi  altra  gente,  potrebbe  esservi  molto  sangue. 
Qui  taluno  ha  detto,  che  si  sieno  cominciate  le  ostilità  in  Fiandra.  Per 
me  noi  credo.  So  bene  che  se  si  accenderà  la  guerra  in  quelle  parti,  non 
avremo  da  sperare  pace,  se  non  dopo  gran  tempo;  il  che  sarà  la  nostra 
rovina.  Se  quella  lamina  di  bronzo  diseppellita  contenesse  iscrizioni  prima 
del  mille,  me  ne  sarebbe  cara  una  copia,  ma  converrebbe  far  presto,  non 
restando  altro  da  stampare  fuorché  1*  indice,  intorno  a  cui  si  lavora. 

Dovrebbe  essere  ritornata  a  Bologna  quella  tal  Risposta;  ma  non  la 
veggo  comparire,  e  ne  sto  con  qualche  pena.  Quel  che  importa  (sia  detto 
a  lei  in  confidenza),  non  c'è  impedimento  alla  stampa. 

Nulla  sappiamo  di  d.  Filippo  :  segno  eh'  egli  ancor  vuol  farla  da 
Montemar. 

Si  farà  nn  grosso  tomo  se  si  vorran  registrare  tutti  i  libri  in  addietro 
proibiti.  Se  arriverò  a  leggere  quello  del  marchese  Gorini,  allora  saprò  il 
fondamento  della  condanna.  Mi  vien  detto,  eh'  egli  vorrebbe  raffazzonarlo, 
per  liberarlo  dai  ceppi.  Con  che.  rinnovando  i  più  vivi  sentimenti  del  mio 
ossequio,  mi  confermo,  di  V.  P.  reverendissima. 


-17'4S1  AD  ANQELO  MARIA  QUSaiNI  4317 


4577. 

AD  ANGELO  MARIA  QUERINI  in  Brescia. 
Modena,  14  Agosto  1742. 

Archivio  Soli  Muratosi  (R.  Bibl.  EtL),  Modena,  edita  \9i]. 

Eminentissimo  Principe. 

Già  intesi  la  questione  mossa  intorno  alla  comunione  del  popolo,  e. 
ricercato  del  mio  voto,  lo  diedi  con  dire  :  che,  chiunque  assiste  alla  messa, 
e  riconciliato  con  Dio,  secondo  il  bisogno,  come  si  suppone,  colla  confes- 
sione sagramentale.  ne  peccatore  pubblico,  ha  diritto  a  ricevere  la  sagra 
comunione  a  quella  messa  ed  altare,  né  potersegli  essa  negare  senza  pec- 
cato. La  ragione  è  questa.  Secondo  l'istituzione  di  Cristo  Signor  nostro, 
confermata  e  dichiarata  maggiormente  dai  riti  della  Chiesa,  anche  il  po- 
polo assistente  entra  a  parte  dell"  ineffabil  sacrificio  :  ed  ancorché  il  solo 
sacerdote  consacri,  pure  anche  il  popolo  si  unisce  con  lui  nell'  oblazione 
del  pane  e  del  vino,  e  nelle  preghiere  le  quali  il  sacro  ministro  tanto  a 
nome  proprio,  e  della  Chiesa,  quanto  a  nome  di  tutti  gli  assistenti  porge 
a  Dio.  La  confessione  si  fa  non  meno  dal  sacerdote,  che  dal  popolo;  il 
ministro  parla  solo  talvolta  a  Dio,  ma  più  spesso  in  plurale.  Oremus,  Offe- 
rimus,  Communicanles,  et-c.  Orate  fratres,  ut  nieum  ac  vestrum  sacrì/i- 
cium,  etc.  ut  quotquot,  ex  hac  Altaris  particijìatione,  sacrosanctum,  etc.  Il 
popolo  stesso  anch' egli  risponde  in  varie  parti,  e  conferma  coìV  Amen  ciò 
che  dice  il  sacerdote.  In  somma  tutta  questa  gran  funzione  è  fatta  da 
esso  minist  ro  unitamente  col  popolo  assistente,  e  ne'  principii  della  Chiesa, 
come  ognun  sa,  tutti,  non  meno  del  prete,  si  comunicavano  alla  messa  ri- 
cevendo il  corpo  e  sangue  del  Signore. 

Col  tempo  poscia  son  seguite  varie  mutazioni,  non  già  nella  sostanza 
della  messa  e  del  sacrificio,  ma  nei  riti.  Cominciò  ad  essere  minore,  e  poi 
raro  il  numero  dei  comunicanti,  e  s' arrivò  in  fine  a  non  trovarsene  al- 
cuno. Prima  ognuno  portava  la  sua  oblata.  S' introdussero  in  più  bella  e 
comoda  forma  le  ostie  e  i  comunichini,  che  ora  usiamo,  e  cessò  il  primo 
rito,  se  non  che  ne  dura  un  vestigio  nella  messa  solenne  Ambrosiana  nel 
duomo  di  Milano.  Pare,  che  in  compensazione  di  questo  saccedesse  l' obla- 
zione di  qualche  denaro  all'  altai-e.  il  qual  rito  dura  tuttavia  in  alcuni 
popoli.  Una  volta  ciò  che  ora  risponde  il  coro,  o  il  chierico  nelle  messe 
private,  lo  dicevano  tutti  gli  assistenti  alla  messa.  Ma  essendosi  cangiata 
in  Occidente  la  lingua  latina,  né  intendendo  più  il  popolo  ciò  che  una  volta 
s'intendeva,  ed  essendo  più  senza  paragone  gì'  ignoranti,  che  i  dotti,  perciò 


4318  LODOVICO  ANTONIO   MURATORI  [l'J'-iS- 

sì  restrinse  o  al  coro  nelle  messe  cantate,  o  al  chierico  nelle  messe  pri- 
vate il  dir  quello,  che  una  volta  era  di  tutti.  E  però  molto  bene  sta,  che 
anche  oggidì  le  monache,  e  i  confratelli  laici  delle  confraternite  nel  coro, 
cantandosi  la  messa  dal  loro  sacerdote,  facciano  lo  stesso,  che  il  clero  nel 
suo  coro.  Il  chierico  dunque  nelle  messe  private  oggidì  risponde  a  nome 
del  popolo,  e  lo  stesso  fa  il  coro,  di  modo  che  nella  sostanza  né  pure  in 
ciò  si  può  dire  che  il  popolo  abbia  perduto  il  suo  diritto. 

Posti  questi  fondamenti,  e  cercandosi,  se  sia  lecito  al  sacerdote  cele- 
brante il  negar  la  santa  comunione  a  chi  del  popolo  assiste  a  quella 
messa,  purché  sia  avvisato  prima,  o  purché  a  quell"  altare  si  tenga  la 
sacra  pisside  :  si  risponde,  che  non  è  lecito  ;  perchè  chiaro  è  il  diritto 
de'  cristiani  alla  mensa  del  signore  in  quella  messa  che  ascoltano.  Meum 
ac  veslrum  sacri fìcium,  lo  confessa  lo  stesso  celebrante,  ed  egli  poi  prega 
Dio,  ut  quoquot  ex  hac  Altarls  participatione,  etc.  Se  v'  è  dunque  chi  a 
questa  messa,  o  a  queir  altare  vuol  partecipare  del  prezioso  corpo  del 
Signore,  con  che  coscienza  può  il  sacerdote  escluderlo?  Come  negargli  ciò, 
che  egli,  o  il  sacerdote  per  lui  ha  offerto  a  Dio?  Pro  quibus  Ubi  offerimus, 
vel  qui  Ubi  offerunt  hoc  sacrifìcium  laudis.  Il  pei*ehè  avendo  il  popolo 
parte  anch' egli  nel  sacrificio,  chiaramente  ne  seguita,  essere  tenuto  il 
sacerdote  ad  ammetterlo  alla  comunione,  che  é  la  parte  principale  del 
medesimo  sacrificio.  L'oblazione  è  fatta  anche  a  nome  del  popolo,  e  per 
conseguenza  chi  d'  esso  popolo  brama  quel  cibo  di  vita  eterna,  dee  con- 
seguirlo. L"  uso  della  Chiesa  antica  era,  che  comunicato  il  celebrante,  e 
dopo  lui  il  clero,  anche  il  popolo  riceveva  la  sacra  eucaristia  :  il  che  fatto, 
il  sacerdote  a  nome  di  tutti  diceva  le  orazioni  di  ringraziamento  propi- 
ziatore, etc.  e  poi  finiva  la  messa.  Oggidì  vediamo  per  lo  più  comunicarsi 
il  popolo  fuori  della  messa,  cioè  al  principio,  o  al  fine  della  medesima. 
Certamente  sarebbe  più  conforme  all'  istituzione  di  sì  gran  sacramento,  e 
al  rituale  della  Chiesa,  che  il  popolo  si  comunicasse  immediatamente  dopo 
la  comunione  del  prete  :  ma  non  perciò  è  da  riprendere,  o  mutare  1'  uso 
de"  nostri  tempi.  Negli  anni  addietro  fu  una  calda  disputa  e  discordia  per 
questo  in  Francia  tra  un  arcivescovo  (non  mi  sovviene,  se  di  Rems  )  e 
un  Vescovo  di  lui  nipote.  Condannava  1'  ultimo,  o  almeno  non  voleva  per- 
mettere la  comunione  fuori  della  messa,  contro  il  sentimento  di  suo  zio. 
Per  la  comodità  del  popolo  si  sono  introdotte  varie  usanze,  le  quali,  perchè 
nella  sostanza  nulla  son  contrarie  alla  disciplina  della  Chiesa,  però  non 
v'  è  necessità  di  abrogarle. 

Quanto  al  moderar  le  troppe  feste  di  precetto,  so  che  la  somma  pru- 
denza di  N.  S.  conosce,  esigere  il  povero  popolo  rimedio  a  questo  eccesso, 
massimamente  in  Italia,  dove  spezialmente  da  due  secoli  in  qua  sono  cre- 
sciuti i  bisognosi  per  varie  cagioni,  che  non  occorre  rammentare.  Nel  1666 
per  attestato  dell'  Ancelot   nelle   annotazioni   alla   lettera    170,    dell'  Offat, 


l'74:3]  AD  ANGELO   MARIA  QUSBINI  4819 


l'arcivescovo  di  Parigi  ne  levò  via  diciasette,  con  licenza  della  s.  Sede 
Farmi  ancora,  che  in  Piemonte  si  sia  fatto  qualche  riforma  sotto  papa 
Benedetto  XIII.  ma  la  credo  poca  cosa.  Certamente  dovrebbe  far  pietà 
il  vedere,  che  nel  dicembre  dell'anno  presente  1742,  noi  avremo  dodici 
feste  di  precetto.  Come  faranno  a  vivere  in  tanti  giorni  coloro,  ohe  vivono 
delle  loro  fatiche  giornaliere?  In  Modena  abbiamo  avuto  in  quest'anno 
il  di  29  d'aprile  in  domenica.  Il  dì  30,  s'è  fatta  la  traslazione  di  s.  Ge- 
miniano.  Nel  di  primo  di  maggio  parimente  festa.  Nel  di  3,  V  Ascensione, 
nel  di  6,  la  domenica,  nel  di  13,  le  feste  di  Pentecoste.  In  si  poco  tempo 
quante  feste?  Nulla  è  per  gli  ricchi:  ma  per  gli  poveri  come  va?  Ag- 
giungasi, che  si  sono  introdotte  varie  feste  popolari,  come  dei  due  santi 
Antonj,  di  S.  Rocco,  etc.  nelle  quali,  anche  chi  vorrebbe  lavorare,  non  osa 
di  farlo  per  non  parere  poco  cristiano,  e  chi  ha  poca  voglia  di  faticare, 
le  osserva  ben  volentieri.  Cosi  cresce  ne'  nostri  popoli  l' amore  al  non  far 
nulla,  e  dello  stare  in  ozio,  e  tante  feste  contribuiscono  ad  aumentare  il  so- 
verchio numero  de'  poveri,  perchè  non  guadagnando  essi  tanto  da  vivere, 
si  buttano  al  mestiere  di  questuare:  e,  trovato  questo  assai  dolce,  perdono 
poi  affatto  r  amore  alla  fatica.  Gravissimo  è  poi  il  danno,  che  ne  viene 
ai  poveri  contadini  in  occasione  di  legare  e  raccogliere  i  fieni,  di  mietere 
e  battere  i  grani,  di  condur  l' uve,  arare,  seminare,  etc.  Di  più  è  parimente, 
che  le  stesse  feste  sono  poco  osservate,  e  diventano  occasione  di  peccati 
per  gli  bisogni  della  campagna,  e  nelle  terre  e  città  a  cagion  delle  osterie, 
alle  quali  va  in  que'  beati  giorni  chi  prende  per  grazia  il  comando  fattogli 
di  non  lavorare.  Abbiam  bisogno  di  men  feste,  e  di  maggior  osservanza 
delle  conosciute  necessarie. 

Non  abbisogna  l' intendimento  superiore  del  santo  nostro  padre  di 
lumi  per  regolar  questo  affare.  Tuttavia  parrebbe,  che  si  potessero  minorar 
le  feste  degli  apostoli.  Mi  dicono,  che  in  Francia  ve  n'  ha  solamente  sei 
di  precetto.  Se  ne  possono  unire  due  insieme,  come  s'è  fatto  de  santi  Pietro 
e  Paolo,  Iacopo  e  Filippo,  Simone  e  Giuda.  Specialmente  levar  s.  Tommaso 
del  suo  luogo,  perchè  per  la  vicinanza  del  Natale  non  si  osserva  da  molti 
artigiani  la  sua  festa.  Quella  degli  innocenti  ne'  secoli  andati  non  era  di 
precetto.  Con  tutta  ragione  si  può  ridurre  qual  era.  Indiscreta  divozione 
è  stata  quella  di  chi  in  questi  volle  solennizzar  la  festa  di  S.  Anna. 
Unendosi  questa  con  S.  Jacopo,  e  talvolta  precedendone  o  susseguendo  la 
domenica,  ecco  tre  giorni  di  sommo  pregiudizio  al  bisogno  della  campagna. 
Xella  terra  di  ST^ignola  ove  nel  di  28  si  celebra  la  festa  dei  SS.  Nazario 
e  Celso  protettori,  alle  volte  si  abbattono  allora  quattro  feste  di  precetto, 
una  dietro  l'altra.  Giacché  poi  per  soddisfare  alla  divozione  di  chi  ulti- 
mamente avrebbe  voluto  festa  di  precetto  quella  di  S.  Gioacchino,  s'è 
obbligato  una  domenica,  giorno  particolarmente  riservato  a  Dio,  a  cedere 
ad  esso  santo:   si  potrebbe  congiungei*e  nel  ctilto  s.  Anna   con  s.  Gioac- 


4320  LODOVICO  ANTONIO  MURATORI  [l'*'43- 


chino,  come  ne  furono  congiunti  in  vita.  Di  più  non  ardisco  soggiungere 
a  chi  ne  sa  tanto  più  di  me  intorno  allo  sminuire  il  numero  delle  feste 
di  precetto.  Ho  qualche  barlume,  che  N.  S.  voglia  ancora  provvedere  in 
forma  molto  saggia  alle  mezze  feste,  che  il  popolo  converte  in  feste  intere, 
senza  pensare  al  danno  pubblico  e  privato,  e  che  nulla  per  questo  cresce 
la  religione,  crescendo  solamente  la  dappocaggine.  Savissimo  poi  è  senza 
fallo  il  pensiero  di  Sua  Santità,  accennatomi  da  Vostra  Eminenza,  di 
regolar,  solamente  per  la  sua  diocesi  di  Bologna,  le  feste.  Questo  esempio  in- 
voglerebbe gli  altri  di  procurare  a  sé  stessi  il  medesimo  regolamento. 
Potrebbe  anche  il  Santo  Padre  permettere  questa  elezione  alle  altre  dio- 
cesi neir  editto,  che  facesse.  E  qualora  ancora  piacesse  alla  Santità  Sua 
di  stendere  dappertutto  cotal  regolamento,  non  mancherebbe,  fra  gli  altri 
giusti  motivi  quello  delle  istanze  di  vari  Principi  e  Vescovi,  che  han  sup- 
plicato per  questo  la  santa  sede. 
E  questi  etc. 

4578. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 

Modena,  14  Agosto  1742. 

Abohitio  Soli  Muratori  (li.  Bibl.  Est.  ),  Modena- 

Sono  a  tempo  di  scrivere  a  V.  P.  reverendissima,  che  m' è  giunto  in 
questo  punto  il  rotolo  da  lei  spedito  a  Bologna,  che  fu  veramente  con- 
segnato otto  giorni  sono  a  un  prete,  ma  questi  non  l'ha  portato  se  non 
ora.  Mi  metterò  ora  a  rappezzar  quel  che  occorre.  Allorché  saranno  spe- 
diti costi  i  fogli  spettanti  al  Migliacci,  e  al  p.  Milanese,  la  prego  di  spe- 
dirmeli per  la  posta  in  due  plichi. 

Qui  siamo  in  continua  aspettazione  dell'aggiustamento,  che  si  dice 
intavolato  fra  il  re  sardo,  ed  il  Padrone  serenissimo,  con  che  S.  A.  S. 
consegni  le  fortezze  della  montagna.  Poco  gioverà  al  pubblico  nostro, 
perché  ci  aspettiam  contribuzioni,  e  quartieri,  e  seguita  tuttavia  il  flagello 
de' nostri  buoi,  e  gli  spagnuoli.  Tuttavia  è  ciò  da  desiderare  per  vari  motivi. 

In  tal  caso  verisimilmente  nulla  avrà  da  pensare  S.  M.  a  chi  serve 
al  duca  di  Modena.  Non  mancai  di  scrivere  al  signor  marchese  d'Ormea 
co'  dovuti  ringraziamenti  al  re,  sovrano  veramente  di  gran  bontà,  e  cle- 
menza. Anche  V.  P.  reverendissima  dovrebbe  aver  ricevuta  una  mia  con 
entro  il  bacio  a  sacri  piedi  di  N.  S.  Il  sentirsi  sin  qui  l'aggravio,  che 
han  recato  gli  Spagnuoli  allo  Stato,  ci  fa  immaginare  i  lamenti  de'  sudditi 
di  N.  S.  Ma  finalmente  qui  finiranno.  I  nostri  dureranno  finché  venga  la 
pace.  Ma  questa  non  verrà  se  non  tardissimo,  quando  si  accendesse  la 
guerra   in  Fiandra:  il  che  Dio  non  voglia. 


-IT^-^S]  A  DOMENICO  BBIOHI£RI  COLOMBI  4321 

L' emineatissimo  Querini  mi  ha  chiesto  il  mio  debol  parere  intorno 
alla  communione  popolare,  e  alla  riforma  delle  feste.  Ho  detto  quel  poco 
che  ho  saputo,  e.  con  tutto  l'ossequio,  mi  rassegno,  di  V.  P.  reverendissima. 

4579. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  15  Agosto  1742. 

B.  BiBLiOTKCA  BiccAHDiAHA,  FiroDse,  edita  [ìMS]» 

Sempre  più  vo  scorgendo  con  quanta  saviezza  e  con  quali  sode  ri- 
flessioni V.  S.  illustrissima  parli  de'  correnti  aflFari,  e  me  ne  rallegro  con 
lei.  Ella  si  va  mettendo  in  istato  di  arrivare  un  dì  a  qualche  Ministero, 
e  questo  anch'  io  gliel'  auguro.  Le  rendo  poi  vivissime  grazie  per  le  nuove 
sue  osservazioni  erudite.  Al  ricevere  questo  mio  foglio  potrà  esentarsi  da 
ulteriore  fatica,  perchè  credo  che  non  mi  resterà  più  tempo,  giacché  vo 
mettendo  insieme  1'  indice.  Oh  che  fatica  lunga  ed  asinesca  I  Vo  anche 
stendendo  qneW  Errata  che  posso:  ma  non  ho  tempo,  né  voglia  di  rileggere 
le  iscrizioni.  Lo  spedir  io  in  fretta  a  Milano  quelle  che  mi  andavano  ve- 
nendo, e  il  non  poter  vedere  le  mandate,  né  la  stampa,  ha  cagionato  la 
duplicazione  di  alcune,  e  eh'  io  non  abbia  avvertito  meglio  a  certi  sbagli. 
Mia  disgrazia  é  il  dover  sempre  stampare  lungi  da  me. 

Della  bontà  ed  amorevolezza  di  V.  S.  illustrissima  ho  nuove  pruove 
anche  nell'  ultimo  suo  foglio,  in  cui  mi  parla  del  mio  salario  arenato,  e  le 
protesto  le  mie  obbligazioni  pel  suo  buon  volere.  Ma  non  occorre  far  passo 
alcuno,  perchè  il  re  Sardo,  che  mi  fece  molte  finezze  allorché  fu  qui,  mi 
ha  fatto  assicurare  che  sarò  pagato  colla  porzione  sua.  Ma  forse  neppur 
questo  benignissimo  sovrano  s' incomoderà,  dicendosi  che  abbia  a  seguire 
qualche  aggiustamento  col  mio  Padron  serenissimo,  che  esibisce  di  conse- 
gnare anche  le  fortezze  della  montagna.  Se  sarà  vero,  in  breve  lo  sapremo. 

Intanto,  strana  cosa  mi  è  paruto  l' intendere  che  costi  sia  stato  cre- 
duto, aver  io  scritto  per  Parma  e  Piacenza  contro  cotesta  Corte.  Ciò  è 
falso,  falsissimo.  L' avvocato  Niccoli,  poscia  consigliere  del  re  di  Napoli 
e  monsignor  Fontanini.  quelli  sono  stati  che  hanno  scritto,  e  non  già  io, 
che  ho  sempre  avuto  tanta  venerazione  per  l' augustissima  Casa  d"  Austria, 
e  serviva  al  duca  Rinaldo,  sì  attaccato  alla  medesima,  sotto  il  quale  sa- 
rebbe stato  gran  delitto  Tosare  di  scrivere  in  favore  di  Roma.  Ben  mi 
duole  che  a  lei  non  sia  peranche  giunta  la  parte  II  delle  mie  Antichità 
Estensi.  Se  la  riceverà,  come  desidera,  vedrà  s' io  abbia  avuto  un  parti- 
colare ossequio  al  defunto  Augusto,  e  a  tutta  la  sua  angustissima  Casa. 
Di  grazia,  s' informi  meglio,  come  sia  corsa  costì  una  voce  tanto  ingiu- 
riosa alla  verità. 

Epistolario  di  Lodovico  Antonio  Muratori,  —  VoL  X.  878. 


4322  LODOVICO  ANTONIO   MUKATORI  [1*743- 


Continuò  l'armata  spagnuola  la  sua  marcia,  o  vogliam  dire  la  sua 
fuga,  sino  a  Rimini.  Parea  clie  volesse  fortificarsi  in  quelle  parti,  ma  poi 
prosegui  il  viaggio  sino  a  Pesaro,  inseguita  dall'  altra  con  discreta  lonta- 
nanza, niuna  apparenza  essendoci  di  battaglia.  Non  si  sa  fin  dove  gli 
austriaco-sardi  vogliano  accorapagnai'la.  Alcuni  credono  che  i  Tedeschi  rin- 
forzati che  sieno  da  seimila  che  debbono  venire  da  Trieste,  scortati  da 
tre  navi  inglesi  che  sono  nell'  Adriatico,  vorranno  visitare  il  regno  di  Na- 
poli; ma  ciò  che  sarà,  ninno  veramente  lo  sa.  Scrivono  che  il  re  siculo 
alla  tavola  si  scaldò  forte  contro  la  moglie,  per  la  ritirata  del  suocero,  e 
si  temeva  eh'  essa  volesse  congedarsi  da  lui.  Pareva  che  d.  Filippo  vo- 
lesse tentar  qualche  cosa  per  la  valle  di  Barcellonetta  ;  si  crede  che  ter- 
mineranno in  nulla  i  suoi  movimenti.  L' afìare  di  Praga,  quello  è  che 
oggi  tien  tutti  in  aspettazione.  Se  il  Maillebois  va  al  Reno,  ognun  predice 
r  esito  di  queir  assedio,  e  le  sue  conseguenze.  Qualora  poi  le  Potenze  ma- 
rittime entrassero  daddovero  in  ballo.  Dio  sa  quando  più  s' avrebbe  la 
pace!  Gran  diserzione  negli  Spagnuoli.  Lieve  non  è  stata  quella  degli 
altri.  Con  che,  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  rassegno,  etc. 


4580. 

A  CASSIODORO  MONTAGIOLI  in  Roma. 
Modena,  17  Agosto  1742. 

Edita  [108]. 

Veggo  quanto  ha  risposto  il  padre  Angelita,  e  rendo  ben  vive  grazie 
alle  premure  di  V.  P.  per  guadagnarmi  altri  lumi.  0  perchè  mai  Ascoli 
non  è  più  vicino!  Pazienza.  Certo  è  che  nulla,  e  ne  pure  risposta  ho  po- 
tuto mai  vedere  di  quella  persona,  a  cui  ella  parlò  due  volte  in  Roma. 
Da  ciò  si  conosce  il  cuore.  Mi  protesto  ben  tenuto  al  reverendissimo 
padre  procuratore  generale  Terzi.  Ancorché  io  abbia  fatto  copiare  questa 
mia  operetta,  e  1'  abbia  data  a  quei  padri,  perchè  la  riveggano,  e  però 
non  vi  sia  tempo  da  perdere:  pure  avrei  caro,  che  V.  P.  pregasse  di 
qualche  notizia  per  mezzo  d'esso  reverendissimo  intorno  alle  frutta  selva- 
tiche, che  nascono  nel  Paraguai.  Queste  selvatiche  mi  pare  strano,  quasi 
che  quelle  terre  non  producano  buone  frutta,  come  succede  in  tutte  le 
altre  parti  dell'  Indie.  Parla  esso  padre  Angelita  di  due  sorte  d'  animali, 
cioè  Bicugne  e  Suatiacchi,  a  me  sconosciuti.  Saprei  volentieri,  che  sieno; 
siccome  ancora,  se,  oltre  alle  campagne  di  Buenos  Aques  [Ayres],  e  ne' boschi 
di  qua  dal  Rio  della  Piata  o  sia  al  levante,  v'  abbia  alti'i  boschi  presso 
l'Uraguai,  e  Paranà,  dove  si  truovino  buoi,  e  vacche  selvatiche.  Mia 
disgrazia  è,  che  quel  buon  religioso  non  abbia  la  mano  spedita  a  scrivere. 


-1*743]  A  OIROLAMO  TARTABOTTI  4323 

Avrei  creduto,  ohe  cotesto  sacro  luogo  fosse  sufficientemente  provve- 
duto di  libri,  e  libri  santi,  ottima  compagnia  per  chi  viva  nella  solitudine. 
Ne  avrebbe  ella  bisogno  per  1"  assunto  suo.  Ma  si  faccia  animo.  Dio  e 
Sant'Agostino  le  somministreran  quel  che  occorre  :  e  potrebbe  anche  pren- 
dere in  prestito  da  Roma  '  quello,  che  le  maucasso.  Con  che,  rassegnandole 
il  mio  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  P. 

4581. 

A  GIUSEPPE  ANTENORE  SCALABRINI  in  Ferrara. 
Modena,  17  .\gosto  174:^. 

BiBLiOTBCA  CoMuxALK,  Ferrara. 

Orsù,  se  non  avete  empiuta  la  borsa,  e  se  avete  avuto  non  poche 
busse,  contentatevi:  che  finalmente  il  brutto  temporale  è  passato;  ma  da 
noi  Dio  sa  quando  finirà.  E  poi  dicono,  che  già  i  cinquemila  scadi  sieno 
stati  dati  a  conto  da  gli  Spagnuoli  a  voi  altri. 

Per  gli  21  del  corrente  aspettiamo  qui  di  passaggio  3  mila  savoiardi, 
vegnenti  di  Romagna,  e  credonsi  inviati  verso  il  Piemonte.  Dicono,  che 
due  altre  colonne  col  re  abbiano  da  tener  dietro  a  questi.  Cosa  sieno  per 
fare  i  Tedeschi  noi  sappiamo.  Qualche  voce  corre,  che,  don  Filippo  entrato 
nella  valle  di  Barcellonetta,  abbia  impreso  l' assedio  della  fortezza  di 
Demont.  In  somma  gli  affari  seguitano  ad  essere  imbrogliati  anche  in 
Germania,  né  abbiam  luogo  di  sperar  pace.  Con  che,  rinnovando  le  proteste 
del  mio  ossequio,  mi  rassegno,  di  V.  S.  illustrissima. 

4582. 

A  GIROLAMO  TARTAROTTI  in  Torino. 
Modena,  17  Agosto  1742. 
Abohitio  Soli  Mukatobi  (R.  Bibl.  Est.),  Modena,  edita  [113]. 

L' inchiusa  è  del  signor  Argelati,  il  quale  vorrebbe  che  V.  S.  illu- 
strissima rivedesse  il  di  lui  gran  trattato  De  Scriptoribus  Mediolanensibus, 
e  vuole  che  io  la  preghi  di  questo  favore,  giacché  il  manoscritto  è  già 
stato  spedito  a  cotesta  [  volta  ].  Farà  ella  ciò  che  le  parrà  meglio  ;  e  a  me 
basterà  che  gli  faccia  conoscere  averla  anch'  io  pregata  di  questo  favore. 
Quanto  al  manoscritto  del  Porcellio,  giacché  V  eccellentissimo  signor  pro- 
curatore é  per  favorirmi,  lo  sto  aspettando;  e  venga  pure  colla  di  lei 
prefazione  che,  quale  verrà,  sarà  anche  stampata. 


*  Dimorava  in  S.  Paolo  fuori  le  mura  di  Roma. 


4324  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [IT'-iS- 

Mi  scrisse  ella  una  volta  di  aver  certe  cose  sue  da  stampare;  perchè 
le  lascia  dormire? 

Con  rassegnarle  i  sentimenti  del  mio  vero  ossequio,  mi  ricordo,  di 
V.  S.  illustrissima. 

4583. 

A  GIROLAMO  BARUFFALDI  in  Gerito. 
Modena,  23  Agosto  1742. 

Archivio  Soli  Mubatoki  {R.  Bibl.  Est.),  Moileua, 

Per  V.  S.  illustrissima  sono  state  passeggiere  le  disgrazie:  per  noi 
state  maiuscole,  sono  e  saran  permanenti,  finché  Dio  ci  doni  la  pace.  Certo 
è,  ch'io  era  si  sbalordito  e  svogliato,  per  ragion  di  questo  flagello,  che 
per  due  mesi  nulla  ho  potuto  fare.  Mi  truovo  anche  con  flussione  ad  un 
ginocchio,  e  con  qualche  altra  pensione  della  vecchiaia.  Con  tuttociò  sono 
in  piedi,  ma  non  posso  far  di  meno  di  non  lagnarmi,  al  vedere  l' aggravio 
di  questo  Pubblico,  e  lo  stato  presente  del  mio  Padrone. 

Godo  io  poi,  che  la  di  lei  chiesa  sia  partecipe  della  pontificia  benefi- 
cenza, e  che  si  lavori  per  ingrandirla,  o  abbellirla.  Ne'  secoli  barbari  si 
sarebbe  fatta  una  santa,  del  cadavere  incorrotto  di  quella  giovane. 

L' iscrizione  di  Monandro  è  stampata  sul  fine  della  mia  Raccolta.  Poche 
parole  ne  ho  detto  io  col  nome  di  V.  S.  illustrissima.  Può  ella  illustrarla: 
e  ne  verrà  gloria  a  Cento,  che.  per  mezzo  di  tale  antichità  potrà  comin- 
ciare a  pretender  luogo  fra  gli  antichi  Romani. 

Desideroso  sempre  della  continuazion  del  suo  amore,  con  assicurarla 
della  costanza  inalterabil  del  mio,  mi  rassegno,  di  V.  S.   illustrissima. 


4584. 

A  GIROLAMO  TAGLIAZUCCHI  in  Torino. 
Modena,  23  Agosto  1742. 

E.  Archivio  di  Stato,  Torino. 

Per  parte  vostra  mi  son  state  consegnate  tre  copie  della  Prefazione 
alle  rime  di  M.  Laura,  in  cui  mi  veggo  favorito  dal  signor  dottore  Schiavo 
[Biagio].  A  voi  ne  porto  i  primi  ringraziamenti.  Gl'invierò  poi  anche 
all'autore.  Scrivetemi  prima,  s'egli  si  truovi  in  Venezia,  o  pure  in  Este. 

Noi  siamo  stati  sotto  il  flagello  della  guerra,  e  ci  siam  tuttavia,  e  ci 
staremo,  finché  a  Dio  piaccia  di  restituire  la  pace  a  tutta  l'Europa.  Mi 
son  trovato  si  sbalordito  in  mezzo  a  questi  guai,   che    né    pure  io  sapeva 


-1*74S1  A   FORTUNATO  TAMBURINI  4826 


scrivere  una  sillaba.  Molte  finezze  per  altro  ho  ricevato  dal  vostro  benignis- 
simo  re,  molte  dal  signor  marchese  d' Ormea.  e  dai  principali  della  sua 
corte.  Voi  avete  da  ringraziar  Dio  della  quiete  che  godete.  Datemi  buoni 
avvisi  della  vostra  sanità,  e  de'  vostri  studi.  Sono,  ed.  eternamente,  sarò, 
tutto  vostro. 

4585. 

A  LORENZO  BRUNASSI  DI  SAN  FILIPPO  in  Napoli. 
Modena,  24  Agosto  1742. 

Musco  BsiTAiniioo,  Londra. 

Gi'an  tempo  ha  che  fu  spedita  a  V.  E.  la  balletta  de' libri  richiesti,  e 
s'ebbe  avviso  del  suo  arrivo  al  mare,  di  maniera  che  dovrebbe  essere 
pervenuta  alle  di  lei  mani.  Ma  non  ricevendone  io  riscontro  alcuno  da  lei, 
ne  sono  in  pena,  per  timore  di  qualche  disgrazia.  Questo  è  il  motivo  che 
mi  fa  prendere  la  penna,  per  ricordarle  il  mio  ossequio,  e  pregarla  di  av- 
viso se  finora  le  sia  giunta  essa  balletta,  acciocché,  occorrendo,  io  possa 
usare  le  dovute  diligenze. 

La  vostra  guerra  pare  terminata.  La  nostra  continua  tuttavia,  e  du- 
rerà finché  Dio  ci  renda  la  pace:  ma,  intanto,  resteremo  desolati.  Ringrazi 
V.  E.  Dio  per  la  quiete  che  suppongo  si  goda  costi.  E  con  ciò.  ossequio- 
samente, mi  ricordo,  di  V.  E. 

4586. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  24  Agosto  1742. 

Arobitio  Soia  Muratori  (  H.  BiM.  Est.  ),  Modena. 

In  risposta  all'ultimo  stimatissimo  foglio  di  V.  S.  reverendissima,  le 
dico  che  torna  indietro  tutta  l'armata  austriaco-sarda.  Precede  la  sarda 
e  domani  avremo  qui  qualche  migliaio  di  cavalleria  a  distruggerci,  incam- 
minato verso  il  Piemonte  dovrebbe  :  il  re  questa  sera  o  domani  essere  alla 
Certosa  di  Bologna  con  pensiero  di  vedce  quella  città,  e  poi  verrà  a 
trovarci,  poscia  s'invierà  a  casa.  Si  fermeranno  in  questo  stato  gli  Au- 
striaci, e  qui  sarà  il  quartier  generale,  per  finire  di  desolarci.  Dicono  fatte 
certo  aggiustamento  col  Padron  nostro  che  consegnerà  le  fortezze  della 
montagna,  ma  non  ne  sappiamo  finora  le  condizioni,  d.  Filippo  non  ha 
forze,  né  tempo,  da  penetrar  per  le  montagne. 

Solamente  temono  questi  signori  che  possa  voltarsi  alla  Savoia  per 
quivi  svernare;  al  che  non  hanno  ripiego.    Perderebbe    il    re   tre    milioni 


4326  LODOVICO   ANTONIO   MUBATOBI  [1*748- 


di  lire.  Certo  è  che  la  Francia  non  può,  o  non  vuol,  per  ora,  impicciarsi 
negli  affari  d'Italia,  Dall'esito  di  Praga  dipendono  molte  cose:  e  benché 
si  dica  e  creda,  che  né  la  Trancia,  né  le  potenze  marittime  vorrebbono 
maggior  impegno,  pure  i  più  saggi  non  osano  fin  qui  sperare  la  pace. 

Mi  dirà  poi  V.  S.  reverendissima  dove  il  Montemar,  che  é  uscito  glo- 
rioso, benché  fuggendo  da  questo  cimento,  andrà  a  terminar  colle  sue 
truppe.  Se  ad  Orbitello,  come  si  fideran  questi  signori  della  Toscana?  Se 
nelle  Sicilie,  come  sarà  vero  ciò  che  si  pretende,  avere  il  Sassone,  nel  suo 
aggiustamento,  voluta  la  neutralità  del  genero  ? 

Egli  é  verissimo  che  si  stampano  in  Venezia  i  miei  Annali  dalla  na- 
scita del  Signore  sino  al  1500.  Due  tomi  in  quarto  son  già  stampati,  ma 
quel  librajo  uon  vuole  dar  fuori  l'Opera  ^  non  terminata.  Lavora  il 
nostro  padre  Bardotti  intorno  ai  primi  abitatori  dell'Italia  e  sai*à  bella 
cosa. 

La  bolla  pontificia  intorno  a  i  riti  cinesi,  m'immagino  che  sai*à  dis- 
piaciuta, ella  sa  a  chi.  S'incammina  verso  lo  stampatore  la  mia  Risposta; 
e,  se  Dio  vorrà,  vedrà  la  luce.  Con  che,  ossequiosamente,  mi  rassegno,  di 
V.  S.  reverendissima. 

Sussiste  il  congedo  dato  dal  marchese  Lucchesini  al  suo  segretario; 
ma  non  ne  sappiamo  il  perchè.  Esso  cavaliere  è  tornato  al  suo  governo, 
per  felicità  de'  Reggiani. 

Nulla  so  dell'altro,  che  é  tuttavia  ritenuto.  Ma,  se  è  vero  l'aggiusta- 
mento verisimilmente  sarà  rimesso  in  libertà. 


4587. 

A  FRANCESCO  III  DESTE  in  Modena. 
Modena,  26  Agosto  1742. 

K.  Akchivio  di  Stato,  Modena,  edita  [103]. 

Serenissima  Altezza, 

L'età  avanzata  e  vari  incomodi  di  sanità,  a'  quali  è  sottoposto  Lodo- 
vico Antonio  Muratori,  umilissimo  suddito  e  servo  attuale  di  Vostra  Al- 
tezza Serenissima,  obbligano  il  medesimo  a  fare  ricorso  alla  somma  di 
lei  benignità  per  supplicarla  che  si  degni  di  sollevarlo  dal  peso  del  du- 
cale archivio,  con  voler  dichiarare  il  dottor  Gian  Francesco  Soli,  pre- 
posto della  Pomposa  di  Modena,  suo  nipote,  archivista  o  sostituito  suo, 
con  assegnargli  il  mensale  salario  di  lire  cento,  prese  da  quello  che  fa 
dare  la  generosa  bontà  di  Vostra  Altezza  Serenissima  al  medesimo  Mu- 
ratori. Che,  per  la  grazia,  etc. 


-1*7 4:3]  A  DOMENICO   BRIGHIERI  COLOMBI  4827 


4588. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  '29  Agosto  1742. 

B.  BiBLiOTKCA  fitcoAKoiAMA,  Fireuze,  edita  [163]. 

Air  ultima  di  V.  S.  illustrissima  del  18  corrente  rispondo  con  dirle 
che  se  è  grande  l'  aspettazione  vostra  per  gli  aflfari  di  Praga,  non  è  mi- 
nore la  nostra,  perchè  da  questo  grave  impegno  dipende  il  poter  pene- 
trare qualche  poco  nel  buio  dell' avvenire.  Intanto  è  in  movimento  verso 
quelle  parti  il  Maillebois.  Sapremo  a  suo  tempo  se  arriverà  a  tempo,  o, 
arrivando,  se  andrete  ad  incontrarlo.  Qui  si  tengono  anche  in  oscuro  le 
risoluzioni  del  Sassone.  Quanto  all'  Italia  la  festa  è  finita  per  ora.  Gli 
Spagnuoli  come  fuggitivi  han  continuato  il  loro  viaggio,  e  si  tien  per  certo 
che  vadano  a  riposarsi,  dopo  tante  fatiche,  a  Napoli. 

Questa  mattina  è  giunto  qua  il  Re  di  Sardegna,  alloggiato  fuor  di 
città,  due  miglia  lungi  di  qua.  Oggi  dopo  pranzo  mi  son  portato  ad  in- 
chinarlo, e  T  ho  trovato  con  la  solita  benignità.  L'ho  ringraziato  della  sua 
clementissima  disposizione  di  continuarmi  il  salario,  e  tutto  colla  porzione 
di  queste  rendite  a  lui  spettante.  Però  spererei  che  il  buon  cuore  di 
V.  S.  illustrissima  non  avesse  a  fare  alcun  passo  per  me,  non  lasciando  io 
di  protestarmele  obbligatissimo  per  V  ottima  sua  volontà  di  favorirmi.  Le 
truppe  sarde  tornano  quasi  tutte  in  Piemonte.  Avremo  in  questo  Stato  il 
grosso  delle  austriache,  giacche  gli  affari  del  Principe  nostro  non  son 
punto  migliorati,  ancorché  egli  sia  per  cedere  volontariamente  le  fortezze 
della  montagna. 

Bisogna  che  si  sia  smarrita  qualche  di  lei  lettera,  perch'io  non  truovo 
che  m'abbia  mai  accennato  quel  Collegium  Corporis,  né  iscrizione  dove 
una  figlia  sembri  avere  due  padri.  Pazienza  !  non  e'  è  più  tempo.  Troppa 
fretta  mi  fa  il  signor  Argelati  per  l*  indice,  ne  vuol  tardar  a  dar  fuori 
il  tomo.  Niun  può  immaginarsi  che  strana  asinesca  fatica  sia  il  solo  or- 
dinare un  Indice  di  tanti  marmi:  e  pur  questo  né  pure  sarà  un  capo 
d'opera. 

Vegga  dunque  V.  S.  illustrissima,  di  ripigliare  il  trattato  De  CoUegii; 
ma  lo  tratti  posatamente,  perchè  fretta  non  occorre  per  far  bene.  Certo  è 
che  l'argomento  porta  gran  copia  di  erudizione  e  abbisogna  di  critica,  e 
può  anche  ascendere  a  molta  mole.  Né  mancherà  stampatore  che  ne  re- 
gali r  autore. 

Starò  aspettando  le  Tavole  Genealogiche,  e  ne  scriverò  poi  a  Firenze. 
Se  il  signor  Gori  avesse  ricevuta  di  lei  lettera,  certo  le  avrebbe  risposto. 


4328  LODOVICO   ANTONIO   MUKA.TÒBI  [IT'-iS- 

Egli  s'è  ritirato  da  quella  Società.  Oggidì  è  il  signor  dottore  Giovanni 
Lami  che  la  sostiene. 

Non  so  che  mi  dire  della  troppa  collera  del  signor  Gaspari.  se  non 
che  in  mano  mia  non  è  stato  il  rimediarvi.  Se  Dio  vorrà  che  si  stampi 
la  mia  Risposta  a  sette  o  otto,  che  con  gravi  ingiurie  hanno  replicato  al 
mio  Trattato  De  Superstitione  vitanda,  ella  vedrà  s'io  abbia  saputo  con- 
tenermi. Assaissimo  m'è  dispiaciuto  d'intendere  che  anche  il  signor  Ber- 
tolani  risenta  i  cattivi  influssi  delle  correnti  calamità;  e,  s'egli  verrà  in 
Italia,  bramerò  che  trovi  nicchio  conveniente  al  suo  grado  e  merito.  Rin- 
grazio la  di  lei  bontà  per  avergli  suggerito  d'inviare  a  Dresda  il  tomo 
rimasto  presso  di  lui  delle  mie  Antiquitates  Italicae.  Vo  io  temendo  del 
buon  esito  delle  Dedicatorie  d'essa  mia  Opera.  Le  legature  e  il  porto 
delle  copie  mi  costerà  assai,  e  forse  nulla  raccoglierò. 

Se  verrà  il  libro  del  dottissimo  benedettino,  lo  leggerò  volentieri,  e 
porterò  con  mia  lettera  i  ringraziamenti  dovuti  alla  di  lui  generosità.  In- 
tanto la  prego  di  ricordai'gli  la  mia  stima  e  rispetto.  Con  che,  rinnovando 
le  proteste  del  mio  inalterabile  ossequio,  mi  confermo,  etc. 

Attendo  in  breve  il  mio  trattateli©  dei  Difetti  della  Giurisprudenza, 
e  desidero  occasione  per  inviargliene  copia. 


4589. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  4  Settembre  1742. 

BiBLioTKCA  ComunaijK,  Piaceiiza,  edita  [179]. 

In  risposta  all'ultimo  carissimo  foglio  di  V.  S.  reverendissima,  dimando 
io  conto  perch'  ella  non  abbia  detto  parola  del  sito,  dove  si  son  fermate 
le  truppe  di  Montemar;  e  giacché  non  si  vogliono  né  ad  Orbitello,  né 
nel  regno  di  Napoli,  dove  le  voglia  ella  allogare;  e  se  la  neutralità  del  re_ 
siciliano   sia  stata  con  consenso  del    pappa  e   della  mamma  o  pure  senza. 

Quanto  a  noi,  ci  vien  detto,  che  il  Montemar  si  sia  fermato  ad  Assisi 
e  Perugia.  Ma  quivi  pare  impossibile  che  possa  svernare,  e  però  eh'  egli 
sia  per  passare  in  Toscana,  o  venire  in  Romagna.  Questo  sospetto  ha  so- 
speso gli  animi  di  questi  Mastri  di  guerra.  Per  tutto  il  31  d'agosto  do- 
veva essere  libero  affatto  lo  Stato  pontificio  :  ma  i  Tedeschi  si  fermarono 
a  S.  Giovanni,  né  so  se  oggi  siano  passati  sul  nostro  a  Bomporto.  Qui  s'è 
fermato  della  cavalleria  sarda,  ed  erane  marciata  avanti  dell'altra,  ed 
han  avuto  ordine  di  far  alto.  Insomma  per  noi  tutto  va  alla  peggio.  Il 
re  e  il  marchese  son  tuttavia  in  Reggio,  dove  si  fanno  i  consigli  di  guerra 


-l'7'éSl  A.D  ANaiSLO  0AJ.0OXRÀ  4829 


e  spezialmente  per  dividere  la  preda.  Pare  che  il  secondo  non  si  fidi  del 
primo,  ma  io  credo  che  abbia  torto,  né  tengo  per  verosìmile  che  il  re 
abbia  mai  da  volere  Spagnuoli  in  Lombardia.  Per  altro  è  certo  che  l'Ar- 
mata di  don  Filippo  è  entrata  nella  Savoia,  e  diremo  che  sia  penetrata 
anche  nella  Valle  di  Morienne,  il  che  non  è  picciolo  danno  per  B.  M.  ri- 
cavando egli  milioni  dall' Oltremonte.  Oh  quanti  imbrogli!  tntti  per  l'am* 
bizione  e  poca  fede  dei  signori  Francesi.  Gran  sangue  costerà  Praga,  e  i 
più  credono  che  non  giugnerà  a  tempo  il  Maillebois.  Ciò  nonostante  du- 
rerà la  liera  danza  in  quelle  parti,  se  Dio  non  mandasse  la  pace,  di  cai 
dicono,  che  il  Prussiano  tratta  forte,  volendo  alcuni,  che  certamente  gli 
Olandesi  conserveranno  la  neutralità.  Ecco  quel  poco  che  io  so. 

Non  posso  dirle  finora  se  la  consaputa  Risposla  troverà  opposizione 
per  la  stampa.  Se  ne  avran  contezza  certuni,  infallibilmente  faran  valere 
la  loro  onnipotenza,  giacche  so.  che  hanno  impedito  infino  la  ristampa 
della  bolla  de' riti  cinesi.  Sarà  per  viaggio,  e  fors' anche  sarà  giunto  costà 
l'eminentissimo  Querini.  Saprà  poi  dirmi  V.  S.  reverendissima  se  si  tratti 
di  farlo  restare  costi,  essendo  veramente  arnese  come  necessario  del  suo 
paese.  L'abate  Frugoni,  licenziato  dalla  casa  del  marchese  di  Sissa,  è  andato 
a  Venezia  a  cercar  pane.  Lo  troverà  ?  Noi  abbiam  qui  il  cons.  Cristiani 
[Beltrame].  Ma  egli  non  avrà  autorità  di  farci  del  bene  e  dovrà  compiagnere 
la  nostra  desolazione,  senza  potervi  rimediare.  Ossequiosamente,  mi  rassegno. 


4590. 

AD  ANGELO  CALOGEEÀ  in  Venezia. 
Modena,  7  Settembre  1742. 

BiBMOTBCA  Impskialk,  Piotrobargo. 

In  risposta  a  due  stimatissime  di  V.  P.,  le  rendo  io  vive  grazie  di 
quanto  ella  è  per  cooperare  per  l'edizione  de*  miei  Annali.  Quando  ella 
truovi  cose  che  non  possano  piacere  costi,  abbia  pure  la  bontà  di  avvi- 
sarmene. 0  io  muterò,  o  pure  correggerò:  e  quando  io  non  creda  che  la 
verità  lo  comporti,  si  potrà  sempre  ricorrere  al  ripiego  di  qualche  anno- 
tazione proveniento  da  altri.  Vedrà  ella  per  altro,  aver  io  avuto  ogni  pos- 
sibil  riguardo  per  la  gloria  di  cotesta  serenissima  Repubblica. 

Farò  ti-ascrivere  le  pagine  da  lei  accennatemi,  e  gliele  manderò. 

Torno  ora  a  cotesto  mio  manoscritto.  S'ella  s'incontrerà  in  errori 
manifesti,  o  miei,  o  del  mio  copista,  li  corregga  pur  francamente,  perchè. 
anche  rileggendo,  mi  scappano  sotto  gli  occhi. 


'  Sue  lettere  in  Arehivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  n.**  13  da  Milano,  Parma 

1744- '49. 


4330  LODOVICO  ANTONIO  MURATOSI  [1*748- 


Dica  al  cavaliere  suo  amico,  che  quella  moneta  non  può  essere  di  un 
re  longobardo.  Io,  per  me,  la  stimo  di  qualche  re  della  Serbia,  o  della 
Bulgheria,  o  d' alcun'  altro  di  que'  barbari  paesi.  Vegga  nelle  mie  Antiqui- 
tates  Italicae,  la  Dissertazione  De  Moneta,  dove  ho  rapportato  in  fine  una 
moneta  di  VROSIVS  re  della  Servia.  Convien  cercare  nella  cronaca  del 
Dandolo,  e  nella  Dalmazia  del  Lucio,  se  s'incontrasse  qualche  re  di  quelle 
contrade.  I  Longobardi  cominciarono  tardi  a  battere  moneta,  e  io  ritengo 
per  falsa  la  moneta  di  Alboino.  Poco  tempo  egli  ebbe  da  batterne. 

Nulla  si  trova  qui  de'  manoscritti  di  s.  Pier  Damiano,  né  so,  che  al- 
cuno abbia  veduto  opere  sue  inedite,  dopo  l'edizione  fattane  in   tre   tomi. 

Se  fra  voi  altri  monaci,  e  in  Roma  non  se  ne  truova,  difficilmente  se 
ne  troverà  altrove.  Vegga  nondimeno  la  biblioteca  del  p.  Montfaucon, 
eh'  io  non  ho.  Oon  tutto  lo  spirito,  mi  rassegno,  di  V.  P. 


4591. 

A  GIROLAMO  TARTAROTTI  in  Rovereto. 

Modena,  7  Settembre  1742. 

Archivio  Soli  Muratori  (R.  Bibl.  Est.),  Modena. 

Finalmente  mi  è  giunto  il  manoscritto  del  Porcellio;  laonde  prego 
V.  S.  illustrissima  di  portare  all'  eccellenza  del  signor  procuratore  Fo- 
scarini  i  miei  umili  rispetti  e  ringraziamenti  per  questo  favore.  Io  non 
mancherò  di  avvertire  il  pubblico  del  suo  animo  generoso,  corrispondente 
all'altezza  della  sua  mente.  Il  re  di  Sardegna  mi  ha  detto  che  provava 
gran  piacere  in  parlare  con  lui  ;  né  potea  essere  altramente.  Farò  eziandio 
onore  a  quanto  ella  mi  ha  suggerito  intorno  a  Porcellio.  Il  punto  sta  che, 
non  potendone  io  far  tirare  una  copia,  e  correggerne  l'ortografia,  sia  pu- 
litamente stampata  quest'opera. 

Quanto  a  me,  non  mi  ritiro  dal  veder  quella  del  signor  Argelati.  Ma 
non  so  qual  cosa  io  sia  per  dire,  dipendendo  ciò  dalla  visita  dell'  opera. 
I  ciarlatani  nella  repubblica  letteraria  son  pure  l'incomoda  gente;  ma 
peggio  ben  sono  quegli  altri,  de'  quali  mi  scrive  V.  S.  illustrissima.  Mi 
son  veramente  meravigliato,  come  si  facciano  tanti  maneggi  per  impedire 
la  stampa  della  Leti.  Elis.  In  essa  nulla  vi  ha  contro  il  politico  Governo, 

né  contro  la  religione  o  buoni  costumi,  eppure Occorrendo  vegga  se  il 

signor  Ax'gelati  la  potesse  servire. 

Troppo  spavento  fu  fatto  al  buon  p.  Calogerà  un'  altra  volta,  di  modo 
che  dubito  forte,  eh'  egli  non  si  attenti  a  dare  la  lettera  sopra  Gio.  Dia- 
cono, che  pur  sarebbe  cosa  molto  a  proposito  pel  suo  edifizio.  Ella  poi  ha 
ragione  commendando  la   Locanda.  Anch'  io,   ne'  pochi    viaggi  fatti,  n'  era 


-l^^S]  A  LORENZO  BRUNA88I  DI  8.  FILIPPO  4881 


ben  contento.  Felice  lei.  che  è  lungi  dall'orrido  ceffo  della  guerra.  Noi 
qui  segaitiamo  e  seguiteremo  ad  esser  ne'  gaai,  tali  che  roi  tengono  assai 
mortificato  ed  afflitto.  Rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  ricordo,  di  V.  S. 
illustrissima. 

4592. 

A  LORENZO  BRUNASSI  DI  S.  FILIPPO  in  Napoli. 
Modena,  14  Settembre  1742. 

MvsKO  BiiiTAxaioo.  Londra. 

Lodato  Iddio  che  finalmente  ricevo  da  V.  E.  il  lieto  avviso  d'esserle 
pervenuta  la  balletta  di  libri  tanto  tempo  fa  a  lei  spedita,  per  cui  le  con- 
fesso che  io  era  in  pena.  Pazienza  se  fra*  libri  da  me  inviati,  v*  è  di  più 
la  parte  I  delle  Antichità  Estensi.  Mi  favorirà  ella  di  tenerla  presso  di 
se,  perchè,  in  occasione  d'inviarle  il  compimento  delle  Antiquiiates  ita- 
licae,  e  delle  Iscrizioni,  manderò  anche  una  parte  II  delle  Antichità  Estensi, 
e  non  sarà  difl&cile  l'esitar.  quell'Opera  in  città  si  grande  e  si  letterata. 
Già  le  scrissi,  ed  ora  replico  il  prezzo  dei  libri,  eh'  io  le  ho  inviati. 

Tomi  I,  II.  III.  IV  e  V  Antiquitates  Italiccte 

per  gli  padri  dell'  Oratorio  costano  in  tutto  paoli  160  se.  20,16 

Tomi  I,  II,  III  Thesaurus  inscriptionum,  per 

li  medesimi  padri »      105   >    13,23 

Introduzione  alle  Paci  ...»  pel  signor  dottor      »  4    »   — ,50 

Antichità  Estensi  parte  II .  *  Matteo  di  Varno      »        20   »   25,— 

Tomo  V  Antiquitates  italicae,  per  V.  E.     .     .      »        32   »     4, — 

Tomo  V  Antiquitates  italicae,  pel  signor  mar- 
chese Tanucci »        32   »     4, — 

paoli  353 

Si  aggiunge  un  tomo   V   Antiquitates   italicae 
che  deve  pagare  il  sig.  don  Ignazio   Mai'ia 

Como,  per  un  suo  amico >        32  »     4,03 

sono  in  tutto  paoli  385  se.  48,51 

Tal  somma  prego  V.  E.  di  riscuoterla,  e  di  farne  la  rimessa  al  reve- 
rendo abate  don  Fortunato  Tamburini  in  S.  Callisto  di  Roma.  Poiché,  per 
conto  delli  altri  libri  spediti  dal  signor  Argelati,  e  commessi  dal  signor 
Intieri,  io  nulla  so  dirle  del  prezzo,  e  mi  stupisco  come  non  ne  abbia  egli 
scritto  costà  in  inviarli.  Né  so  dirle,  cosa  costano  i  Poeti  latini  volgariz- 
zati. Non  mancherò  di  scriverne  a  lui  colle  prime,  e  farò  ancora  che  mandi 
il  foglio  mancante  nel  tomo  23  Rerum  Italicarum,  ed  altri  a  lui  richiesti. 


4332  LODOVICO   ANTONIO  MUBATOBI  [1*74S- 


S'era  ancor  qui  inteso  il  grave  pericolo  in  cui  vi  siete  trovati  voi 
altri  signori  pel  trerauoto.  Ringraziamo  Dio  perchè  egli  si  sia  degnato  di 
farvi  solamente  paura,  e  che  il  male  sia  stato  leggiero.  Per  altro  invidio 
a  voi  altri  la  quiete  che  vi  siete  procacciata  colla  neutralità.  Ma  noi  re- 
stiamo sotto  il  flagello  :  e  questo,  secondo  le  apparenze,  va  a  crescere.  Pre- 
gando V.  E.  di  conservarci  il  suo  benignissimo  amore,  co'  più  vivi  senti- 
menti del  mio  ossequio,  mi  ricordo,  di  V.  E.  etc. 


4593. 

A  GIUSEPPE  ANTENORE  SCALABRINI  in  Ferrara. 
Modena,  14  Settembre  1742. 

Archivio  Soli  Muratori  (  B.  Bibl.  Est.  ),  Modena. 

So  chi  è  il  mascherato  Guarini:  e,  quantunque  io  non  abbia  veduto 
la  di  lui  opera,  pure  leggerò  ben  volentieri  la  risposta  a  lui  fatta  da  co- 
testo infaticabil  signor  segretario  Borsetti,  al  quale  ora  prego  V.  S.  illu- 
strissima di  portare  i  miei  ringraziamenti  più  vivi,  pel  dono  carissimo  della 
nuova  sua  erudita  fatica. 

Le  guerre  civili  a  me  sempre  son  dispiaciute,  e  pur  le  miriamo  si 
frequenti  fra  noi  italiani.  Pure  in  fine  queste  possono  servire  alla  verità. 
È  ben  peggio  il  trovarsi  da  i  poveri  letterati  chi  impedisce  la  luce  a  i 
loro  parti,  e  li  soffoca  non  ancora  nati.  Con  sommo  dispiacere  ho  inteso 
il  di  più,  eh'  ella  mi  accenna. 

Noi  punto  non  sappiamo,  chi  sia  destinato  per  la  nostra  chiesa,  giacche 
ancor  qui  si  dice,  che  monsignor  d'Appollonia  non  la  vuole.  Teniamo  ben 
per  certo,  che,  durante  questo  torbido,  non  avremo  vescovo. 

'B'm  certo  è  ancora,  che  i  nostri  guai  giornalieri  andran  crescendo, 
quando  si  verificasse  che  l'armata  spagnuola  avesse  da  tornar  sul  Bolo- 
gnese. Mi  saprà  ella  dire,  se  in  cotesto  parti,  dove  parea  tornata  la  quiete 
batta  il  cuore  a  taluno.  Passati  sul  nostro,  tutti  i  Tedeschi  sono  accam- 
pati lungo  il  Panaro.  Può  immaginarsi,  se  stiamo  bene.  E  peggio  sarà, 
se  si  accostassero  gli  altri. 

Le  vecchie  monete  ritrovate  costi  son  da  prezzare.  Nulla  forse  ve 
n'è,  ch'io  non  abbia  veduto,  e  date  alla  luce. 

Il  signor  di  lei  fratello  gode  qui  ottima  sanità  e  pace.  Io  desidei'o  di 
godere  della  continuazione  del  di  lei  amore,  e  con  tutto  lo  spirito,  mi  ri- 
cordo, di  V.  S.  illustrissima. 


-l'^'éS]  AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  4383 


4594. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  18  Settembre  1742. 

Archivio  Soli  Mcbatori  (li.  liibl.  Ett.),  Modena. 

Per  chi  è  esposto,  come  bersaglio,  a  ì  colpi  della  mala  fortuna,  ogni 
cosa  va  a  terminare  in  male.  S'erano  slontanati  da  noi  gli  Spagnuoli. 
Benché  si  fossero  piantati  i  Tedeschi  alle  rive  del  Panaro,  si  sperava,  che 
almen  parte  d' essi  audrebbe  a  svernare  altrove,  per  essere  noi  impotenti  a 
tanto  peso.  Le  truppe  sarde,  a  riserva  di  un  buon  presidio  in  questa  città 
di  là  dall'Enza.  Ora,  ecco  tornar  gli  Spagnuoli.  Qui  c'è  stata  intimata  la 
venuta  almeno  di  12  battaglioni  sardi  ;  e  se  i  primi,  i  quali  fanno  far  prepa- 
rativi in  Bologna,  si  avvicinassero,  si  finirà  di  desolar  quel  poco  di  nostro 
che  resta.  Perchè  V.  S.  reverendis.sima  saprà  come  gli  Austriaci,  in  Bologna 
stessa,  in  S.  Barbarigo  vollero  per  forza  il  bagaglio  d'uflBziali  spagnuoli. 
e  che  l'eminentissimo  Alberoni  fece  incarcerare  per  questo  cinque  persone 
credute  spie  d'essi  Austriaci,  e  che  il  maresciallo,  non  potendone  ottenere 
il  rilascio,  ha  preso  cinque  innocenti  bolognesi  di  S.  Giovanni,  non  ne 
dico  di  più.  So  che  del  pari  sarà  a  lei  noto  il  sequestro  fatto  in  Mantova 
delle  rendite  dell' eminentissimo  Valenti',  e  l'arresto  del  di  lui  fratello. 
Da  ciò  si  vede  non  passar  quella  buona  armonia,  che  pur  si  dovrebbe 
con  un  pontefice  il  quale  con  tanta  pazienza  soffre  il  peso  delle  armi  altrui, 
ed  osserva  una  rigorosa  neutralità.  S'è  detto  che  marciassero  in  fretta 
gli  Spagnuoli,  e  che  ne  fossero  giunti  già  alcuni  a  Rimini:  ma  non  credo 
sussistente  tal  voce. 

Nulla  abbiamo  di  Praga.  Le  apparenze  sono  che  s'  abbiano  gli  Au- 
striaci a  mangiar  le  mani,  per  non  averne  accettata  la  resa  a  patti  di 
buona  gueri*a.  Tengo  io  finora  per  una  ciarla  la  dichiarazione  degli  In- 
glesi. Quando  l' Olanda  non  entri  in  ballo,  né  pur  essi   v'  entreranno. 

E  da  molti  si  vuole  che  gli  Olandesi  siano  ingelositi  per  Ostenda,  e 
vogliano  la  neutralità.  Insomma  tutto  è  allo  scuro,  e  solamente  Uno,  sa 
come  si  abbia  a  continuare  e  terminare  la  presente  tragedia. 

Noi  abbiam  qui  il  signor  Cristiani,  amministratore  generale  del  civile 
ed  economico  di  questi  Stati,  deputato  non  meno  dal  re  che  dalla  regina, 
essendo  frottole  di  caffè  le  dicerie  d'  alcuni  intorno  al  cangiar  di  vita.  La 
mattina  degli  otto  arrivò  a  Torino  il  re  sardo.  Ha  lasciato  dapertutto 
gran  credito  d' affabilità,  moderazione,  e  saviezza. 


Sue  lettere  in  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  n.°  1  da  Roma  174^. 


4334  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [l'T'-éS- 

Ora  si  che  è  decisa  ogni  quistione  intorno  a  i  governi  e  principati 
antichi,  da  che  in  si  augusto  teatro,  e  da  si  accreditate  teste,  si  sono 
mandati  in  fumo  i  falsi  supposti  di  certi  ridicoli  eruditi. 

Me  ne  rallegro  con  cotesta  Corte. 

N.  S.  ha  donato  alla  città  di  Eerrara  lo  reudite  della  carta  bollata. 
E  colà  si  pensa  a  richiamarvi  un  rinforzo  di  milizie,  e  a  rimettere  l'ar- 
tiglierie sulle  mura.  In  Bologna  si  temeva  di  veder  giugnere  a  di  tre  del 
venturo  la  visita  de  gì'  Ispani. 

Con  che.  ossequiosamente,  mi  rassegno,  di  V.  S.  reverendissima. 


4595. 

A  GIOVANNI  LAMI  in  Firenze. 
Modena,  18  Settembre  1742. 

B.  Biblioteca  Riccaediasta,  Firenze,  edita  [153]. 

Mi  son  raccomandato  ad  uuo  de  nostri  benedettini,  che  mi  spedisca 
a  Bologna,  con  prima  occasione,  un  involtino  indirizzato  a  V.  S.  illustris- 
sima, e  il  raccomandi  colà  per  farglielo  giugnere  sicuro.  Contiene  esso  tre 
copie  d'un  mio  Trattatello  Dei  difetti  della  giurisprudenza.  Una  sarà 
per  lei;  l'altre  due  la  prego  per  tempo  di  farle  avere,  una  al  signor  Do- 
menico Maria  Manni,  e  Talti-a  al  signor  Giuseppe  Bianchini  di  Prato. 

Due  fogli  di  coteste  Novelle  Letterarie,  che  mi  mancavano,  mi  favori 
ben  V.  S.  illustrissima  d'inviarmeli;  ma  in  quell'ordinario  non  venne  il 
foglio  ventisei,  che  dovea  venii-e.  Alla  di  lei  bontà  mi  raccomando  per  ot- 
tenerlo. E  qui,  rinnovando  le  proteste  del  mio  ossequio,  mi  confermo,  di 
V.  S.  illustrissima,  etc. 


4596. 

A  FRANCESCO  BREMBATI  in  Bergamo. 
Modena,  20  Settembre  1742. 

Abcuivio  Rocchi,  Bergamo,  edita  [243], 

Crederei  che  non  si  potesse  fallare,  tenendo  per  fatture  degli  antichi 

i  due  sigilli  capitati  in   mano    di    V.  S.  illustrissima.  Se  ne'  truovano  as- 

saissimi,  che  non  hanno  se  non  il  nome  di  chi  se   ne   serviva.    Quello   in 

corniolo  è  sigillo  di  Rutilio  Lascivo,  né  richiede  alti*a  spiegazione.  L'altro 

CME 
consistente  nelle  lettere  Tp<pp    convien   giocare  ad   indovinare,    potendosi 


-l'7'4S]  A  DOMENICO  BRIOHlSai  COLOMBI  4335 


intendere  Siffilium  Caji  Meji  Caji,  Filii  electi:  o  pare  in  nominativo 
Q^jus  Mejus  etc.  ovvero  Caji  Meji  Caji  Feiicis. 

Cinque  finora  sono  i  tomi  pubblicati  delle  Antiquitates  Italicae.  Non 
andrà  gran  tempo  che  sarà  terminata  la  stampa  del  VI  che  sarà  l'ultimo, 
e  subito  che  si  potrà  mandar  T  Indice,  si  vedrà  terminata  quest'  Opera. 
Né  pur  dovrebbe  tardare  a  darsi  il  IV  cioè  l'ultimo  delle  Iscrizioni. 

Ultimamente  in  Venezia  è  uscito  un  mio  tratta  tei  lo  Dei  di  felli  della 
(irisprudenza. 

La  servirò  col  signor  Vandelli.  Il  signor  Gherardi  è  colla  nostra 
Ov^rte.  Rassegnandole,  con  ciò.  il  mio  costantissimo  ossequio,  mi  confermo, 
di  V.  S.  illustrissima. 

4597. 

A  GIUSEPPE  ANTENORE  SCALABRINI  in  Ferrara. 
Modena,  20  Settembre  1742. 

BiBuoTscA  CoMuiALK,  Ferrara. 

Né  pur  io  so,  se  si  truovino  in  Italia  le  opere  manoscritte  di  s.  Jacopo 
Nisibeno.  Posso  ben  dire  a  V.  S.  che  mi  son  prevaluto  della  notizia, 
ch'ella  mi  porge,  con  iscrivere  oggi  a  Venezia,  e  dar  commissione  ad  nn 
amico,  che  ne  taccia  ricerca  nel  monastero  degli  Armeni.  Mi  è  somma- 
mente piaciuta  la  di  lei  abilità,  ed  esibizione  insieme  di  tradarle.  Si  pre- 
sterebbe alla  Chiesa  di  Dio  un  gran  benefizio,  se  potessimo  aggingnerle 
questo  tesoro.  E  quando  veramente  si  truovino  in  quel  sito,  non  tralascerò 
mezzo  e  diligenza  alcuna  per  poterle  ottenere.  Intanto,  le  rendo  grazie 
dell'  avviso  datomi,  e,  ofiferendomi  tutto  a  i  di  lei  servigi,  con  vera  stima 
ed  ossequio,  mi  protesto,  di  V.  S. 


4598. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  25  Settembre  1742. 

B.  BiBLioTxcA  BiccAKoiAiA,  Firenze,  edita  [245], 

Mi  ha  fatto  maravigliare  V.  S.  illnstrissima  coli*  ultimo  foglio  ano, 
dicendomi  quelle  dure  parole:  Hominem  non  habeo,  giacché  il  mondo  va 
a  rovescio,  ed  è  un  pezzo  che  si  pruova  questo  male.  Altro  non  le  posso 
dire,  se  non  che  conviene  sperare  venti  migliori  da  qualche  libro  eh'  ella 
dia  alla  luce,  e  possa  piacere  a  cotesti  satrapi.  Un  libro  fa  conoscere  a 
tutti  r  autore,  e  ne  fa  comprendere   il   merito  e  V  abilità,  di  maniera   che 


4336  LODOVICO   ANTONIO    MURATORI  [IT'-iS- 


aprendosi  l' occasione,  si  salta  in  qualche  posto.  Potrà  giovarle  il  l'rattato 
de  Collegi,  perchè  è  beli'  argomento.  Tale  non  sarebbe  quello  delle  osser- 
vazioni sopra  le  Raccolte  dell'  Iscrizioni,  perchè  riuscirebbe  muro  senza 
calce.  Pochissimi  leggono  gli  autori  del  Tesoro  critico  del  Grutero,  perchè 
di  libri  composti  di  conghietture,  e  di  cose  che  nulla  ha  che  far  coli' altra. 
Tali  osservazioni  bene  è  il  farle  e  tenerle  in  serbo,  ma  solamente  per 
ismaltirle  come  ornamenti  e  parerghi  in  opera  d' argomento  seguito. 

Con  piacere  ho  inteso  che  le  giugnessero  già  le  Antichità  Estensi  ed 
ultimamente  gli  Anecdoti  col  Trattato  del  Lampridio.  Sto  attendendo  ri- 
sposta se  ostacolo  alcuno  sarà  fatto  all'  altra  operetta,  con  cui  s'  è  risposto 
ai  molti  impugnatola  d'esso  Trattato. 

Ancor  questa,  a  Dio  piacendo,  gliela  manderò.  Intanto  è  iìnita  la 
stampa  del  mio  Trattatello  Dei  Difetti  della  Giurisprudenza,  che  è  riuscita 
di  poca  mia  soddisfazione,  perchè  fatta  quasi  in  foglio,  quando  avea  da 
essere  in-4.".  Ne  ho  destinata  una  copia  anche  per  V.  S.  illusti-issima. 
Ma  come  inviarla?  Non  conosco  alcuno  de' signori  Tedeschi  accampati  sul 
nostro,  ma  non  in  città.  Mi  dica  ella  come  abbia  da  fare.  Nulla  finora 
ho  veduto  io  dello  speditomi  da  lei  :  ma  infine  verrà.  In  iscrivere  a  lei 
la  buona  disposizione  del  benignissimo  re  sardo  verso  di  me  (benché 
siano  passati  quasi  quattro  mesi  senza  eh'  io  finora  vegga  un  soldo  ),  dimen- 
ticai di  pregarla  che  tenesse  in  sé  tal  notizia  per  vari  miei  riguardi.  La 
prego  ora  di  questo.  Potrà  bene,  se  le  occorrerà,  dire  che  del  bibliote- 
cario del  signor  duca  di  Modena  non  è  stala  avuta  considerazione  alcuna, 
essendo  egli  stato  riformato  al  pari  di  tanti  altri  servitori  di  questa  Corte. 
Miglior  trattamento  non  doveva  io  meritare. 

Qui  le  nostre  nuove  sono  che  gli  Spagnuoli  hanno  occupato  la  Sa- 
voia, con  grave  danno  del  re  sardo;  Montemar  e  Castelar  richiamati  a 
Madrid.  Le  truppe  loro  si  aspettano  sul  principio  del  prossimo  mese  nella 
Romagaa,  e  forse  anche  a  Bologna.  Costoro  sono  stati  la  nostra  rovina. 
Ritornando  1'  accresceranno,  perchè  sono  in  marcia  molti  battaglioni  Sa- 
voiardi, per  tornare  ad  unirsi  col  maresciallo  Traum,  accampato  sul  nostro. 
Sicché  diverrà  insoffribile  il  nostro  aggravio.  Delle  ciarle  che  corrono, 
nulla  ne  aspetti  da  me.  A  suo  tempo  ella  mi  dirà  1'  esito  del  sanguinoso 
assedio  di  Praga.  Voglia  Dio  che  nel  verno  venturo  si  tratti  daddovero 
la  pace. 

Si  rida  V.  S.  illustrissima  del  documento  che  viene  minacciato  da 
Milano.  Ci  scommetterei,  che  1'  ha  il  signor  Sitoni,  le  cui  carte  presso  di 
me  han  poco  credito.  Con  tutto  lo  spirito,  mi  ricordo,  etc. 


-l'?'421  A  DOMBNIOU  BRICHIEBI  COLOMBI  4887 


4599. 

A  CASSIODORO  MONTAGIOLI  in  Roma. 
Modena,  '^  Settembre  1742. 

Edita  1 106]. 

Veggo  le  nuove  premure  di  V.  P.  per  ottenermi  qualche  lume  da  quel 
pigrissimo  religioso  ;  e  s'  egli  entro  un  tempo  discreto  favorirà,  ne  reste- 
remo tenuti  al  miracolo,  ch'egli  farà,  ma  più  agl'impulsi  di  cotesto  reve- 
rendissimo padre  Terzi.  Di  tutto  io  la  ringrazio. 

Non  so  poi  intendere,  come  ella  tema  di  urtare  nel  quietismo.  Po- 
trebbe essere,  che,  in  leggendo  le  opere  di  s.  Teresa,  trovasse  espressioni, 
che  sembrassero  accostarsi  agli  errori  del  Molinos.  Basterebbe  dunque 
aver  sotto  gli  occhi  la  condanna  d' essi  per  guardarsene.  Benché  per  altro 
non  capisco,  come  ella  apprenda  questo  pericolo,  quando  s' è  prefisso  di 
fare  un  Trattato  popolare.  Il  quietismo  è  fondato  sopra  una  fina,  ma  falsa 
sottil  metafisica.  Lasci  ella  andare  qne'  si  sollevati  mistici,  che  si  dime- 
sticaraente  trattano  colla  divinità.  S' ha  da  insegnare  una  maniera  d'amar 
Dio.  che  competa  agi*  ignoranti,  né  s'  ha  a  far  meditazioni,  e  nello  stesso 
tempo  convenga  ad  ogni  sorta  di  persone.  Non  s' ha  da  portare  a  tanta 
purità,  e  disinteresse  l' amore  del  nostro  buon  Padre,  che  escluda  la  brama, 
e  la  speranza  del  premio  con  altra  vita.  Cosi  insegnando,  pericolo  non  vi 
sarà   d'  urtare  in  iscogli.    Con  che,  ossequiosamente,  mi  ricordo,  di  V.   P. 


4600. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena  (  in  villa  ),  4  Ottobre  1742. 

B.  Biblioteca  fiiocABoiAHA,  Fireuze,  edita  [246]. 

Rispondo  all'ultimo  foglio  di  V.  S.  illustrissima  del  19  settembre.  Sotto 
Praga  avete  voi  altri  signori  sempre  più  confermato  quello  che  ognun  sa, 
cioè  che  il  vostro  mestiere  non  è  quello  di  prendere  piazze,  anche  mal 
fornite  di  fortificazioni,  purché  difese  da  brava  gente.  In  campagna  vi 
voglio  I  Staremo  ora  a  vedere  che  riuscirà  fra  voi  e  il  Maillebois.  Quando 
sia  vero,  come  ultimamente  è  stato  detto,  che  sia  sottoscritta  l'alleanza 
nostra  col  Sassone,  il  quale  darà  dodicimila  armati,  questo  è  guadagno 
importante.  Ma  non  essendovi  apparenza  che  l'Olanda  si  voglia  impac- 
ciare in  questa  briga,  né  pure  gl'Inglesi  metteranno  mano  alla  spada. 

Spittolario  di  Lodovico  Antonio  Muratori.  —  Voi.  X.  :274. 


4338  LODOVICO   ANTONIO   MUBATOEI  [l^J'-iS- 


Qui  da  noi  continuano  i  guai,  e  possono  crescere,  giacché  gli  Spa- 
gnuoli  tornando  indietro,  minacciano  di  venir  sul  Bolognese  o  Ferrarese, 
e  perciò  avremo  noi  addosso  l'armata  austriaco -sarda.  Già  c'era  il  ma- 
resciallo Traum  con  tutti  i  suoi.  Ad  ogni  cenno  verranno  qua  altri  Sardi 
da  Reggio,  Parma,  Piacenza,  etc.  Ha  spinto  esso  maresciallo  due  mila 
cavalli  e  500  fanti  verso  Lugo,  per  osservare  i  nemici,  che  si  fan  forti  di 
diciottomila  combattenti  (io  li  credo  meno):  ma  se  coloro  s'inoltreranno,  qua 
si  ridurran  le  forze  della  regina  e  del  re.  Già  ella  sa  entrato  d.  Filippo 
nella  Savoia.  Qui  s'è  veduto  l'editto  da  lui  fatto  in  quel  paese.  Dicono 
che  il  re  Sardo  era  in  moto  colle  sue  genti  per  passare  colà.  A  me  par 
difficile  l'impegnarsi  in  que' paesi,  perchè  le  nevi  potrebbono  far  delle 
burle.  Tuttavia  se  gli  Spagnuoli  fossero  pochi,  potrebbe  darsi  qualche  ten- 
tativo. Poco  buona  armonia  passa  fra  la  Corte  e  il  papa. 

Certamente  decorosa  è  per  lei  la  collazione  dei  manoscritti  di  De- 
mostene; vorrei  che  fosse  anche  lucrosa.  E  mi  rallegrerò  quando  udirò 
stampata  in  Lipsia  la  di  lei  dissertazione. 

Nulla  io  so  delle  opposizioni  fatte  dai  protestanti  al  libro  De  Inge- 
niorum  Moderatione,  perchè  qua  non  arrivano  le  loro  opere.  Avrò  ben 
caro  di  sapere  se  alcuno  abbia  scritto  centra  d'esso  ex  professo,  o  pure 
incidentemente. 

In  Italia,  e  non  altrove,  conviene  stampare  la  difesa  del  trattato  De 
Superstiiione  vitanda,  perchè  qui  ne  corre  il  bisogno.  E,  a  Dio  piacendo,  si 
farà  qui.  Per  altro,  l'ordine  de' cavalieri  di  Baviera  usa  il  voto  sanguinario, 
non  mancando  ivi,  e  in  altre  pai'ti  chi  va  introducendo  novità  e  dottrine 
nuove  nella  Chiesa  di  Dio.  Se  arriveranno  i  libri  da  lei  inviatimi,  gliene 
darò  tosto  avviso.  Intanto,  con  tutto  il  cuore,  riverendola,  mi  ricordo,  etc. 


4601. 

A  N.  N.  in  Milano. 
Modena  (in  villa),  4  Ottobre  1742. 

Biblioteca  Comunale,  Piacenza,  edita  [215]. 

Indirizzo  a  V.  S.  un  ballotto  di  carte  che  invio  al  signor  Argelati 
di  Milano.  Mi  preme  che  esso  vada  ben  sicuro  e  condizionato  colà  ;  e  però 
gliel  raccomando  vivamente.   Con  che,  caramente  salutandola,  mi  ricordo. 


-1*7431  AD  ALESSANDRO  aiUSEPPB  OHIAPPINI  4339 


4602.    f 

A  NICOLA  TACOLI  in  Reggio. 
Modena  (ia  villa),  4  Ottobre  1742. 

Archivio  Tacoli,  Modena. 

Paoli  32  aon  quelli,  che  V.  S.  illustrissima  dee  pel  tòmo  V  delle 
Antiquitates  Italicae.  E  questi  potrà  ella  pagare  al  signor  Fortunato  Alti- 
maui  in  casa  della  signora  Paradisi.  A  riserva  della  flussione  agli  occhi, 
la  qaale  è  tornata  a  molestarmi,  e  di  un'  altra  ad  un  ginocchio  novamente 
venuta,  pensioni  tutte  della  mia  vecchiaia,  io  godo  sufficiente  sanità,  e 
sto  godendo  anche  un  pò"  di  villeggiatura  al  dispetto  de*  guai  correnti.  Mi 
rallegro  io  con  esso  lei  pel  suo  ottimo  stato,  e  perchè  speri  di  veder  ter- 
minata la  stampa  de' nuovi  documenti  di  sua  Casa,  prima  che  termini  l'anno. 
Dovrebbe  il  tomo  VI,  cioè  1"  ultimo  delle  suddette  Antiquitates,  uscire  nello 
stesso  tempo.  Con  che,  rassegnandole  il  mio  costantissimo  ossequio,  mi 
ricordo. 

4603. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 

Modena  (in  villa),  5  Ottobre  1742. 

Biblioteca  Coudhalx,  Piacenza,  edita  [217]. 

Non  saprei  dire  cosa  che  V.  P.  reverendissima  non  sappia.  Corse  voce 
che  qualche  spagnuolo  si  fosse  veduto  fino  a  Cesena,  ma  poi  s'è  messa  in 
tacere.  Il  maresciallo  Traum  spedi  verso  Lugo  ed  Imola  2  mila  cavalli,  e 
500  fanti:  e  qui  si  credeva  che  il  resto  della  sua  truppa,  ultimamente  rin- 
forzata con  1500  schiavoni,  avesse  anch'esso  da  passare  a  quella  volta  da 
Bomporto. 

Ma  s' è  poi  saputo  ciò  fatto,  per  osservare  gli  andamenti  del  signor  di 
Grages,  e  ritirarsi  poi  al  nostro  Panaro,  per  finire  di  distruggerci  nel  pros- 
simo verno.  Caso  che  si  fossero  inoltrati  essi  Spagnuoli,  hanno  ordine  al- 
cuni battaglioni  sardi  di  tornarsene  qua.  Vedremo  dove  terminerà  questo 
bratto  giuoco.  Certamente  gli  Spagnuoli  han  bisogno  di  paese  più  largo 
ed  ubertoso.  S'è  detto  che  il  re  Sardo  con  25  mila  persone  si  sia  messo 
per  isloggiar  dalla  Sardegna  d.  Filippo.  Ancorché  sia  certo  che  è  partito, 
pure  non  par  molto  verisimile  quel  disegno  a  cagione  delle  nevi.  Tuttavia 
se  i  nemici  fossero  pochi,  potrebbe  darsi  un  tal  tentativo.  Gli  Olandesi 
non  si  vogliono  muovere,  e,  per  conseguente  né  pur  gì'  Inglesi  si  muove- 


4310  LODOVICO  ANTONIO   MURATORI  [l'74S- 


ranno.  Ciò  supposto,  ella  vede,  se  la  Reggenza  potrà  dux*arla.  Han  detto 
che  si,  d'accordo  col  re  di  Polonia,  che  le  darà  12  mila  armati;  ma  meglio 
è  aspettarne  la  conferma. 

Se  V.  P.  reverendissima  vorrà  aspettare,  avrà  da  me  una  copia  del 
mio  trattatene  Dei  Difetti  della  giurisprudenza.  Ne  aveva  io  mandato  costà 
una  man  di  copie,  credendo  di  poter  soddisfare  agli  amici.  La  Corte  ne  ha 
assorbito  più  di  quel,  che  io  pensava.  Porse  dai  galantuomini  sarà  tolle- 
rata tale  operetta;  ma  non  mancheranno  di  quelli  che  grideranno.  Ella 
mi  difenda,  per  quanto  potrà. 

Il  signor  cardinal  Cibo  nel  suo  sacro  ritiro  farebbe  bene  ad  esaminar 
la  sua  coscienza,  s'egli  abbia  a  render  conto  a  Dio  d'aver  perseguitata 
la  propria  Casa.  Egli  è  un  santo,  ma  non  gli  accenderemo  le  candele. 

Pinora  non  so  come  sia  stimata  l'opera  di  monsignore  Antonelli  per 
Parma,  Piacenza.  Nulla  ho  letto  del  centra  ;  e  ne  pur  mi  curo  di  leggere 
il  prò.  Ho  risposto  all'  interrogazione  di  quel  padre  agostiniano,  che  mi 
scrisse  intorno  al  sinodo  goano.  S'intitola  storiografo  della  sua  Religione. 

Ho  avuto  da  impazzire  intorno  al  solo  ordinare  gli  indici  delle  iscri- 
zioni. Oh  che  fatica  asinesca  !  Dio  me  ne  libe/i.  Con  che,  ossequiosamente, 
mi  ricordo,  Me. 

Mille  e  duecento  cavalli  sardi  si  aspettavano  questa  sera  a  Carpi. 


4604. 

AD  ORONZIO  STABILI*  in  Milano. 
Modena  (  in  villa  ),  8  Ottobre  1742. 

BiBLiOTKCA  Tkivulziana,  Milano. 

Riv.mo  Padre  Sig.  mio  Pron  Col.» 

Se  non  era  V.  P.  che  mi  favoriva  della  copia  del  manoscritto  goriano, 
io  ne  era  all'oscuro.  E  però  la  ringrazio  ben  vivamente  del  favore.  Non 
lieve  insolenza  è  stata  quella  di  quel  signore  che,  senza  mia  licenza,  s'è 
voluto  servire  del  mio  nome,  ed  ha  troppo  sconciamente  alterata  la  verità; 
il  che  è  peggio.  In  quella  lettera  eh'  egli  certo  non  oserà  stampare,  scritta 
da  me  in  fretta,  gli  additai  due  proposizioni  ereticali  e  varj  luoghi  biso- 
gnosi di  correzione,  bench'egli  voglia  far  credere  il  contrario.  Mi  veggo 
però  in  necessità  di  disingannare  il  pubblico,  con  un  breve  antimanifesto, 
ed  ora  penso  alla  maniera,  e  al  luogo  dove  stamparlo. 


*  Responsive  in  Archivio  Soli  Muratori  {R.  Bibl.  Est.),  n.°  12  da  Milano,  Pia- 
cenza 1732 -'47. 


-l^-érSl  A  OnmEPPE  ANTENORE  SCALABRINI  4341 


Mi  faccia  servitore  al  padre  Mauro  Giorgi,  e  giacch'egli  ha  tanta  bontà 
per  lei  e  per  me.  non  lasci  di  darmene  una  prova  con  additarmi  i  luoghi 
difettosi  da  lui  osservati  nelle  Antiquitate»  Italicae.  A  chi  mi  corregge, 
se  amichevolmente,  io  mi  protesto  obbligato  al  sommo,  ben  sapendo  che  a 
me  non  compete  la  immunità  da  gli  errori.  Però  il  preghi  vivamente  di 
questa  grazia.  Non  mi  ricordo  se  tenessi  copia  della  lettera  scritta  all'emi- 
nentissimo  Querini.  Ne  cercherò  conto,  e.  trovandola,  la  servirò. 

In  questa  settimana  andranno  gì*  indici  delle  iscrizioni.  Oh  che  fatica 
asinesca,  diabolica  I  Gran  flagello  per  me  è  stato  questo.  Nulla  dico  del- 
l'altro pubblico  flagello  che  va  crescendo  in  questo  povero  paese.  Dio  vuole 
cosi.  Ho  flussione  agli  occhi  e  ad  un  ginocchio.  Ma.  in  qualunque  stato, 
sono  e  sempre  sarò,  di  V.  P.  Ma  come  si  trova  ella  in  s.  Pietro  in  Gessate  ? 

4605. 

A  BIAGIO  SCHIAVO  *  in  Torino. 
Modena  (in  villa),  11  Ottobre  1742. 

Bacoolta  Pacali,  Venexia, 

Dal  signor  abate  Tagliazucchi  pervenne  a  me  la  prefazione  alle  Rime  di 
Madonna  Laura,  in  cui  vidi,  che  quel  cortese  stampatore,  voglio  dire  V.  S., 
ha  voluto  onorar  me  più  di  quello  che  merito.  Ne  porto  a  lei  i  dovuti 
ringraziamenti;  e  giacche,  alla  conoscenza  del  di  lei  ingegno,  ch'io  già 
aveva,  s'  è  aggiunta  ancor  quella  della  sua  gentilezza  e  bontà  verso  di  me  : 
io  bramerò  da  qui  innanzi  le  occasioni  di  attestarle  co  i  fatti,  quell'affetto 
e  rispetto,  con  cui  comincio  a  protestarmi,  di  V.  S. 

4606. 

A  GIUSEPPE  ANTENORE  SCALABRINI  in  Ferrara. 
Modena  (in  villa),  11  Ottobre  1742. 

Biblioteca  Comusalk.  Ferrara. 

Non  mancai  di  scrivere  a  Milano  per  l'opera  ricercata  costì.  Finora 
non  ne  ho  ricevuta  risposta. 

Abbiam  tutti  occasione  di  raccomandarci  a  Dio.  Il  nostro  male  è  certo. 
incerto  finora  quello  di  voi  altri,  perchè  non  si  sa,  dove  sieno  per  portarsi 
gli  Spagnuoli.  Qui  le  truppe  tedesche  coli' altre  sarde  che  vengono  da  Parma. 
Reggio,  eie.  pare  che  si  vogliano  piantare  come,  prima,  al  Panaro.  Si  fanno 
giunti   i  suddetti  spagnuoli   a   Castel    Bolognese  :  ma  non  l' assicuro.  Del 


*  Kesponsive  in  Archivio  Soli  Muratori (R.  Bibl.  Est.),  n."  \  da  Brescia  1744. 


4342  LODOVICO  ANTONIO  MURATORI  [1*74S- 

numero  loro  chi  dice  una  cosa,  chi  un'altra.  La  verità  è,  ohe  non  se  ne 
può  rendere  conto.  Non  andrà  molto,  che  si  vedrà,  dove  il  mal  tempo  si 
poserà.  E  Dio  sa  come  da  qui  innanzi  passerà  per  gli  corrieri.  Raccoman- 
diamoci a  Dio,  che  il  bisogno  è  grande.  Sono,  e  sempre  sarò,  di  V.  S. 
illustrissima. 

4607. 

A  TOMMASO  DE  MAZANGUES  in  Parigi. 
Modena  (in  villa),  17  Ottobre  1742. 

BlBLIOTROA   DSLIiA   B.    ACCADBIflA    DELLE    SciEN'ZE,    Torino. 

Con  sincero  dispiacere  ho  io  appresa  dal  foglio  ultimo  di  V.  S.  illu- 
strissima la  poco  buona  salute  del  sig.  Bimard  de  la  Bastie.  Il  fondo  che 
egli  possedè  di  erudizione,  la  sua  sì  soda  critica  in  tutto  ciò  che  egli 
prende  ad  esaminare,  sono  motivi  che  tutta  la  repubblica  letteraria  dee 
pregar  Dio  per  la  conservazione  di  si  degno  ed  importante  suggetto.  Io 
poi  ne  ho  dei  particolari,  per  li  molti  favori  che  ho  da  lui  ricevuti  e  che, 
non  ostante  l'esser  egli  tanto  corrucciato  verso  di  me,  benché  io  non  creda 
di  averlo  meritato»,  tuttavia  io  sperava  da  lui  in  avvenire,  del  che  mi 
aveva  assicurato  anche  la  bontà  di  V.  S.  illustrissima  ;  però,  se  le  mie  po- 
vere orazioni  varranno,  non  lascerò  cei'to  di  porgerle  all'Altissimo,  af- 
finchè gli  doni  sanità  e  lunga  vita.  Prego  lei  di  passargli  i  miei  senti- 
menti, e  di  offrirgli  tutto  quello  che  io  mai  potessi  in  suo  servigio,  sic- 
come ancora  di  farmi  sapere,  quando  potrà,  il  di  lui  stato,  per  appagarle 
r  ansietà  di  sapere  il  di  lui  ristabilimento.  Già  ho  inviato  a  Milano  gli 
indici  della  mia  Raccolta  d' iscrizioni,  co'  quali  si  termina  il  tomo  IV,  e 
cosi  uscirò  di  questo  assunto,  che  mi  è  costato  di  grandi  fatiche.  Spererei 
ancora  che,  prima  del  fine  dell'  anno,  uscisse  il  tomo  VI  delle  mie  Anti- 
quitates  Italicae  Medii  Aevi,  con  che  sarà  compiuta  quest'  altra  opera.  Ho 
anche  ultimamente  dato  fuori  un  trattatello  Dei  difetti  della  Giurispru- 
denza che,  probabilmente,  non  piacerà  ai  nostri  dottori.  Ma  l'aver  noi  il 
flagello  della  guerra  in  casa,  e  le  disgrazie  del  mio  principe,  mi  tengono 
ora  sì  scorato  ed  abbattuto,  che  non  son  buono  di  scrivere  una  riga.  Il  non 
avermi  V.  S.  illustrissima  detta  una  parola  dell'  armi  straniere,  che  tanto 
tempo  si  son  trattenute  in  Provenza,  mi  ha  fatto  credere  che  non  vi  fos- 
sero d'aggravio.  S'ella  ha  nuove  di  M.'  [La  Curne  di]  S.*  Palaye  '  e  della 
sua  opera,  non  me  le  taccia.  E  sommamente  premendomi  la  continuazione 
della  di  lei  grazia,  di  questa  la  prego,  con  rassegnarle  il  mio  inalterabile 
ossequio,  di  V.  S.  illustrissima. 


*  Sue  lettere  in  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.),  n°  4  da  Torino,  Parii-i  1740. 


-l'7-421  AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  4843 


4608. 

A  LORENZO  BRUNASSI  DI  S.  FILIPPO  in  Napoli. 
Modena  (in  villa),  19  Ottobre  1742. 

Musso  Bkitassigo,  Londra. 

In  somma  non  ha  pari  la  gentilezza  e  puntualità  di  V.  E.  essendosi 
ella  degnata  di  rimettermi  per  mezzo  del  p.  abate  Tamburini  non  solamente 
il  danaro  a  lei  spettante,  ma  quello  ancora  del  signor  Como  :  con  che  restano 
saldati  i  nostri  conti  sino  al  di  d' oggi.  Le  rendo  io  somme  grazie  per 
tante  sue  finezze,  alle  quali,  nondimeno,  mi  dispiace  di  non  poter  corrispon- 
dere con  eguale  puntualità.  Non  mancai  già  di  scrivere  immediatamente 
a  Milano  per  avere  il  foglio  mancante  G.  2.  del  tomo  XXIII  Rerum  Ita- 
licarum,  incaricando  il  signor  Argelati  perchè  me  Y  inviasse  tosto  per  la 
posta.  Nulla  ho  finora  veduto,  bench'  egli  mi  rispondesse  lo  invierebbe,  ag- 
giungendo ancora,  che  non  avea  mai  ricevuto  avviso  alcuno  di  costà,  che 
mancasse  alcun  altro  foglio  ai  libri  inviati.  Replicherò  le  istanze  e  aia 
sicura  V.  E.  eh'  egli  soddisfarà  al  suo  dovere.  Con  tal  congiuntura  gli  scri- 
verò ancora  la  nuova  richiesta  di  un  corpo  de"  poeti  latini  volgarizzati,  e 
consiglierò  il  mandarne  di  più. 

È  uscito  alla  luce  un  mio  trattatello  Dei  Difetti  della  Giurisprudenza. 
Perchè  non  è  possibile,  ch'io  truovi  occasione  per  inviarne  costà  mi  riserbo 
di  farlo  allorché  avrò  a  mandare  qualche  altro  tomo  :  ed  allora  ne  invierò 
due  da  donare  a  i  signori  avvocati  di  Gennaro  e  Rapolla  [Francesco]. 
Starò  aspettando  i  poemi  latini  del  primo,  i  quali  son  giunti  a  Roma;  e, 
ricevuti  che  io  gli  abbia,  ne  porterò  a  lei  i  dovuti  ringraziamenti.  Intanto, 
la  prego  di  assicurar  amendue  della  mia  singolare  stima  e  rispetto. 

Più  che  mai  noi  ci  troviam  qni  ne"  guai,   da   che   voi   avete   cacciato 
addosso  a  gli  altri  1'  armi  spagnuole.  Gridiam  pace,  pace  :  ma   non   so   se 
Dio  ci  voglia  esaudire.  Co  i  più  vivi  sentimenti  del  mio  ossequio,  mi  con-    - 
fermo,  di  V.  E. 

4609. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 

Modena  (in  villa),  19  Ottobre  1742. 

BiBLioTBCA  COX0SAI.B,  Piacenza,  edita  [227]. 

Sappiamo  pur  troppo,  che  l' ai-mata  spagnuola  è  già  pervenuta  à  Bo- 
logna,  e  ci   ha    tirato  addosso  tanta   gente   austriaco-sarda,   che  avrebbe 


4344  LODOVICO   ANTONIO   MURATOSI  [IT^-iJ^- 


svernato  altrove,  ed  è  tornata  per  finir  di  desolare  le  nostre  campagne, 
Questi  sono  andati  al  Panaro,  e  certamente  se  mai  volesse  il  signor  Gages 
tentare  di  passarlo,  non  potrà  farlo  senza  rompimento  di  testa.  Dove  s' abbia 
a  rivolgere  esso  esercito  spagnuolo,  forse  noi  sa  se  non  egli  solo.  A  noi  pare 
inverisimile  e  pericoloso  il  tentare  di  passar  verso  Parma.  V'ha  chi  dice 
aver  detto  il  Montemar,  che  né  pur  questi  farà  diversamente  da  quel 
eh'  egli  ha  fatto.  Altri  hanno  sparsa  voce  aver  già  promesso  a  S.  S.  che 
prima  del  fine  del  mese  sarà  evacuato  lo  stato  della  Chiesa.  Ma  i  tempi 
di  guerra  son  pieni  di  ciarle  e  bugie.  Sentesi  ancora  (  non  so  con  qual 
fondamento  )  che  gli  Spagnuoli  si  sieno  ritirati  dalla  Savoia.  Se  ciò  fosse, 
gran  gloria  ne  avrebbe  il  re  sardo.  Ma  meglio  fia  l'aspettar  lumi  mi- 
gliori. Si  dà  ben  per  sicuro,  che  esso  ne  sia  ritornato  a  Torino. 

Lettera  di  Venezia  porta,  che  gli  Annoveresi  invece  di  seguitare  il 
cammino  verso  la  Fiandra,  si  sieno  voltati  per  seguitare  il  Maillebois. 
Aggiunge,  che  l' Olanda  non  vuol  movere  guerra  alla  Francia  :  ma  che 
darà  un  gran  corpo  di  truppe  alla  regina. 

Di  ninna  di  queste  nuove  io  intendo  di  essere  garante. 

Ne  senta  anche  una.  Dicono  che  il  re  cattolico  adirato  ccl  figlio  re, 
richiami  alcuni  reggimenti  a  lui  già  ceduti;  e  che  perciò  verranno  ti'e 
reggimenti  di  fanteria  e  due  di  cavalleria.  Intesi  bene  che  questi  ultimi 
erano  restati  al  signor  Gages.  Si  può  dubitare  di  più. 

Sicché  non  vuole  V.  P.  reverendissima  eh'  io  le  mandi  il  trattatello 
Della  Giurisprudenza:  potranno  cotesti  signori  legisti  dir  quanto  vogliono 
intorno  all'ultimo  capo  d'essa  operetta.  Già  ho  protestato,  che  è  permesso 
decidere  il  contrario.  Questo  si  decida,  e  ne  verrà  del  bene  al  pubblico. 
In  confidenza  le  sia  detto,  che  certa  risposta  pel  voto  sanguinario,  benché 
approvata  dai  teologi  deputati,  ha  urtato  in  una  secca,  per  la  possanza  di 
chi  non  la  vedrà  di  buon  occhio.  Però  non  converrà  volgere  il  guardo 
altrove,  e  Dio  sa  quanto  questo  intoppo  le  ritarderà  la  luce.  Pazienza. 

Mi  dia  buone  nuove  della  salute  tanto  preziosa  di  N.  S.  perchè  il 
marchese  Filippo  Davia  ne  aveva  sparse  alcune  assai  per  me  disgustose. 
Con  che,  baciandole  le  mani,  e  rassegnandole  il  mio  indelebil  ossequio,  mi 
confermo,  di  V.  P.  reverendissima. 

Non  è  per  anche  giunto  V  ordinario  di  Milano,  e  Dio  sa,  se  questa 
mia  le  perverrà. 


-l'74:Sl  AD  ANQBLO  MARIA  QUERINI  4845 


4610. 

A  CASSIODORO  MONTAGIOLI  in  Roma. 

Modena  (  in  villa  ),  19  Ottobre  1742.  • 

Edita  1 106]. 

Molto  bene  mi  è  giunta  la  nuova  lettera  del  p.  Angelita.  che  mi,  è 
piaciuta  non  poco,  perchè  ne  caverò  qualche  sugo  da  accrescere  la  mia 
operetta.  Tutto  riconosco  dalla  somma  gentilezza,  ed  amorevol  premura 
di  V.  P..  e  però  vivamente  la  ringrazio.  Anch' ella  ringrazi  Dio  di  trovarsi 
lontana  dalla  patria,  cioè  dall'  aver  sotto  gli  occhi  i  guai,  che  proviamo, 
e  che  son  cresciuti  assaissimo  per  l'avvicinamento  degli  Spagnuoli.  Se 
Dio  non  provvede  in  qualche  forma,  avrà  questo  povero  paese  per  mol- 
tissimi anni  a  sentir  le  piaghe  di  questa  guerra.  Attenda  V.  P.  con  vi- 
gore al  suo  nobil  disegno,  e  preghi  anche  per  me  quel  buon  Padre,  ac- 
ciocché mi  conceda  d'  amar  lui,  e  non  il  mondo,  e  sopra  tutto  che  impari 
a  far  la  sua  volontà:  il  che  non  ho  appreso  fin' ora,  benché  con  un  pie 
nella  fossa.  Riverentemente,  mi  ricordo,  di  V.  P, 


4611. 

AD  ANGELO  MARIA  QUERINI  in  Brescia. 
Modena  (in  villa),  19  Ottobre  17^. 

BiBLioTKOA  QnxBiHiAHA,  Brescia,  eilihi  (253]. 

Nel  benigno  gradimento,  con  cui  V.  E.  si  è  degnata  di  accogliere  il 
mio  trattatello  Dei  Difetti  della  Giurisprudenza,  io  ravviso  il  tenore  del- 
l'incomparabil  sua  bontà,  a  cui  anche  il  poco  altrui  fa  comparir  qualche 
cosa.  Di  questa  sua  nobil  virtù  facendo  ella  provare  anche  a  me  i  benefici 
effetti,  io  reputo  ciò  a  mia  somma  gloria,  ed  ora  gliene  rendo  umilissime 
grazie. 

La  nuova  pastorale,  di  cui  mi  ha  favorito  la  benignità  di  V.  E.,  son 
io  persuasissimo  che,  come  è  piaciuta  a  me  in  sommo  grado,  cosi  abbia 
maggiormente  a  piacere  a  chi  ne  sa  più  di  me.  Essa  ha  troncato  ogni  li- 
tigio, ed,  unita  colla  precedente,  tai  fondamenti  reca  di  decisione,  che  ap- 
plauso e  venerazione  riscuoterà  da  per  tutto.  Piacesse  a  Dio  che  la  Chiesa 
santa  in  Italia  abbondasse  un  po'  più  di  vescovi,  che  potessero  e  sapes- 
sero imitare  il  presente  arcivescovo  di  Bologna  e  il  presente  vescovo  di 
Brescia,  che,  si  egregiamente,  cammina  sulle    orme   dell'altro!    Anche   di 


4346  LODOVICO  ANTONIO  MURATOBI  [  1*7 -43- 


questo  dono  mi  protesto  io  tenuto  di  molto  alla  singolare  gentilezza  di 
V.  E.,  alla  quale,  intanto,  da  questo  paese,  die  sembra  divenuto  il  centro 
delle  calamità,  io  auguro  ogni  maggior  felicità,  desiderando  nello  stesso 
tempo  a  me  la  continuazioue  della  sua  stimatissima  grazia  e  protezione. 
Con  che,  baciandole  la  sacra  porpora,  e  rinnovando  le  proteste  del  pro- 
fondo mio  ossequio,  mi  ricordo. 


4612. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  25  Ottobre  1742. 

R.  Biblioteca  Kiccardiana,  Firenze,  edita  [245]. 

Giornaliere  sono  le  vicende  della  guerra.  Veggo  le  vostre:  ba  anche 
V.  S.  illustrissima  da  immaginar  le  nostre,  perchè  abbiamo  addosso  ed 
aquartierate  al  Panaro  Tarmi  austriaco  -  sarde  colla  desolazione  delle 
campagne.  E  intanto  giunti  gli  spagnuoli  a  Bologna,  quivi  per  quanto 
s'intende,  si  danno  bel  tempo.  Ma  quel  non  è  sito  da  svernarvi,  e  però 
staremo  a  vedere  dove  andranno  a  posarsi  daddovero.  Dicono  che  aspet- 
tano da  Napoli  5  mila  combattenti,  che  il  re  padre  ha  ridomandato  al 
figlio  come  cosa  sua.  E  veramente  pare  che  quella  forzata  neutralità  vada 
in  fumo.  Le  fortezze  di  Napoli  ora  son  ben  guernite,  né  temono  più  de- 
gl'  Inglesi.  Quando  sia  vero  che  il  re  sardo  abbia  fatto  ritirar  dalla  Sa- 
voia don  Filippo,  gran  gloria  ne  verrà  a  quel  benignissimo  principe;  ma 
bisogna  aspettarne  la  conferma.  E  poi  teme  che  essi  Iberi  vi  ritorneranno. 
Ah  !  Iddio  ci  conceda  la  pace  ! 

Finalmente  ritornato  di  villa,  trovai  in  mia  casa  un  involto  colle  due 
opere  del  padre  Ziegelbauer,  senza  sapere  onde  fossero  venute.  Poscia  da 
Ferrara,  cioè  dal  signor  marchese  Zavaglia,  ho  ricevuto  altro  involto  con- 
tenente un"  altra  copia  delle  suddette  opere,  e  in  oltre  le  tavole  genealo- 
giche del  di  lei  signor  padre,  con  una  copia  della  di  lei  dissertazione 
de  lustitia  et  Iure.  Nel  venturo  ordinario  scriverò  a  cotesto  dottissimo  reli- 
gioso, per  ringraziarlo  e  congratularmi.  Intanto,  s'ella  il  vede,  l'assicuri 
del  mio  ossequio  e  del  piacere  da  me  provato  per  questo  dono. 

Ho  letto  la  Genealogia  Carrettana,  fatica  assai  decorosa  per  la  Casa 
di  que' cavalieri,  e  per  l'autore.  La  prego  di  portarne  i  miei  ringrazia- 
ziamenti  al  signor  suo  padre,  con  dirgli,  che  può  camminar  l' unione  della 
Casa  del  Carretto  con  quella  del  Monferrato  :  ma  che,  per  conto  della  di- 
scendenza da  Witichindo,  mancano  le  pruove.  Forse  il  marchese  abate 
Malaspina,  confutato  in  più  luoghi,  potrebbe  rispondere,  e  certo  v'ha 
qualche  sito  non  assai  chiaro  :  ma  chi  ha  composta  si  bella  fabbrica,  saprà 


-l'?'4S]  AD  ANTON  FBAN0E80O  GOBI  4347 


ancho  sostenerla.  Parlerò  col  signor  Menafoglio.  per  vedere  se  troverà 
maniera  d'inviare  a  lei  il  ti*attatello  della  Giurisprudenza.  Se  Dio  vorrà, 
che  intanto  si  stampi  la  mia  risposta  alle  tante  dicerie  de'  protettori  del 
voto  sanguinario,  una  copia  anche  di  questa  verrà. 

Capitò  qua  ieri  sera  persona  vegnente  da  Salisburgo,  che  mi  portò  i 
saluti  di  quei  cavalieri.  Chiesto  conto  del  signor  Gaspari,  amicissimo 
anche  suo,  disse  di  non  saperne  nuova  da  molti  mesi.  Ci  è  corso  il  sos- 
petto che  fosse  colto  in  Praga,  altrimenti  si  può  temere  di  peggio.  Ho 
veduto  la  bolla  di  Pio  V.  Essa  mi  par  favorevole  all'  asserzione  mia  pel 
conto  degli  schiavi  cristiani,  perchè  dà  facoltà  al  popolo  romano,  quando 
son  battezzati,  di  dar  loro  la  libertà.  Adunque  il  battesimo  non  la  dà,  e 
chi  non  ricorre  ad  esso  popolo,  o  ad  altri  mezzi,  resta  servo.  Si  diceva 
che  i  boemi  erano  schiavi  dopo  la  ribellione,  e  parmi  di  aver  letto  che  i 
Portoghesi  nell'  Indie  hanno  schiavi  cristiani. 

Nulla  mi  curo  di  quanto  ha  detto  il  Ludwig,  a  cui  forse  sarà  dispia- 
ciuta l'.aver  io  scritto,  non  esser  cosi  alla  rinfusa  da  pubblicare  le  carte 
antiche.  Non  l' ho  però  nominato.  Degli  Anecdoii  greci  non  ho  copia  da 
servirla.  Se  potrò  averne,  mi  ricorderò  delle  di  lei  premure.  I  latini  non 
occorre  ristamparli.  In  Olanda  si  pensava  ad  unir  tutti  gli  Anecdoti.  Al- 
lora avrebbono  potuto  entrarvi.  Più  spaccio  potrebbe  sperare  il  trattato 
De  Ingeniorum  Moderatione,  e  maggiore  ancora  l'avrà  la  ristampa  di  quella 
De  Superstitione  vitanda,  colla  risposta  di  cui  ho  parlato  poco  fa.  S'ella  ve- 
desse il  sig.  generale  conte  (  noi  il  chiamiamo  marchese  )  Pallavicino,  desti- 
nato al  governo  di  Mantova,  gli  ricordi  il  mio  ossequio.  Mi  son  rallegrato 
di  tal  nuova.  Anche  a  S.  E.  il  signor  conte  di  Cervellon  i  miei  rispetti. 
Ella  seguiti  la  sua  fatica  intorno  alle  cose  Mancipi,  e  tenga  per  suo  uso 
ciò  che  mi  scrisse  dell'autore  che  parla  della  sentenza  della  Concezione.  De- 
siderandole intanto  ogni  maggior  fortuna,  ossequiosamente,  mi  rassegno,  etc. 


4613. 

AD  ANTON  FRANCESCO  GORI  in  Firenze. 
Modena,  26  Ottobre  1742. 

BiBi,iOTKCA  Mari'cklluha,  Firenze,  edita  [1<3]. 

Se  V,  S.  illustrissima  desidera  nuove  del  signor  Gaspari.  ne  son  vo- 
glioso io  anche  più  di  lei.  Ma  sappia  che  niuno  ne  ha.  Dappoiché  egli  si 
parti  di  Vienna,  niuno  ha  più  saputo  di  lui.  Capitò  qua  jer  l'altro  per- 
sona sua  amica  da  Salisburgo,  e  m'assicurò  che  neppur  ivi  s'erano  rice- 
vute sue  lettere.  Sicché  il  sospetto  ci  é  corso,  che  dovendo  egli  passare 
per  la  Boemia  in   andando  a  Dresda,   sia   stato   colto   in    Praga   durante 


4348  LODOVICO   ANTONIO  MURATORI  [l'74S 

quell'assedio.  E  quando  ciò  non  sia,  come  desidero,  si  può  sospettare  peggio 
di  lui.  Se  ne  avrò  nuova,  ne  farò  partecipe  anche  lei. 

Ricevei  i  fogli  che  mi  mancavano  per  le  Novelle  Letterarie. 

Vorrei  provvedermi  dell'opera  che  si  stampa  costi  delle  vite  di  al- 
cuni principi  e  lettei'ati;  e  però  avrei  bisogno  di  sapere  il  prezzo  per  po- 
terlo rimetter  costà. 

Il  libro  del  signor  d'Orville  non  merita  che  si  spenda  danaro  per 
pagarne  la  condotta.  Però,  se  V.  S.  illustrissima  con  tutto  suo  comodo  po- 
tesse trovar  occasione,  che  il  portasse  a  Bologna  al  padre  abate  benedet- 
tino di  san  Procolo,  egli  poi' mei  rimetterebbe  qua.  Ho  lettera  d'esso  signor 
D'Orville,  ne  gli  ho  risposto  finora.  Mi  dice  che  suo  fratello  è  morto.  Mi 
faccia  ella,  di  grazia,  sapere  qual  d'essi  fratelli  sia  quello  che  fu  in  Italia, 
e  ch'io  conosceva.  Forse  questi  è  il  mancato  di  vita. 

Mi  rallegro  per  le  continuate  sue  fatiche  intorno  ai  Medaglioni.  Quanto 
a  me,  si  sbalordito  e  svogliato  mi  truovo  in  mezzo  alle  sciagure  della  mia 
patria,  che  ho  perduto  ogni  gusto  e  lena  per  le  lettere.  Ossequiosamente 
mi  raissegno,  di  V.  S.  illustrissima,  etc. 


4614. 

A  GIAMBATTISTA  ZAPPATA*  in  Comacchio. 
Modena,  26  Ottobre  1742. 

Edita  [89]. 

Veggo  quant'ella  mi  narra  intorno  all'origine  e  cognome  della  sua 
Casa.  Potrebbe  darsi  che  quel  governatore  spagnuolo  di  Modena  passasse 
a  Ferrara,  ed  ivi  l'avesse  propagata.  Bello  è  certamente  quel  rogito  del 
1577.  A  me  dispiace  che  ha  fatto  viaggio  il  ducale  archivio,  perchè  forse 
vi  si  potrebbe  ricavar  qualche  lume.  Probabilmente  ancora  negli  strumenti 
di  Ferrara  s'incontrarebbono  notizie,  e  però  ella  si  dee  raccomandare  a 
chi  ha  pratica  dei  documenti  di  quella  città.  Avrò  io,  intanto,  presenti  i 
di  lei  desiderii,  e,  se  cosa  alcuna  troverò  a  proposito,  non  mancherò  di 
partecipai'gliela.  Con  che,  rassegnandole  l'antico  mio  ossequio,  mi  confermo. 


*  Responsive  in  Archivio  Soli  Muratori  { R.  Bibl.  Est.  ),  n.°  22  da  Milano,  Co- 
macchio 1741  -'43. 


-1*743]  AD   ALESSANDRO  OIUSKPPK  CHIAPPINI  I  11' 


4615. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  iu  Roma. 
Modena,-  6  Novembre  1742. 

BiBLioTBCA  CoMOKALK,  Piacooza,  edita  [227]. 

Se  V.  P.  reverendissima  non  ha  novità  di  cotesto  cielo,  né  pure  il 
nostro  alcune  ne  somministra  degne  di  lei:  perciocché  gli  Spagnuoli  stan 
fermi  ne'  loro  postamenti  entro  e  fuori  di  Bologna,  e  gli  ospiti  nostri  si 
tengono  tuttavia  accampati  al  Panaro,  essendosi  portati  tremila  cavalli  au- 
striaci fino  a  Spilamberto.  guatando  intanto,  se  gli  altri  volessero  fare  i  begli 
umori:  il  che  non  par  credibile.  Se  gravi  affanni  patisca  questo  povero 
paese,  non  occorre  ch'io  lo  dica.  Le  disposizioni  di  queste  truppe  sono  di 
distribuir  la  cavalleria  per  le  case  de'  contadini,  e  di  scaricar  parte  della 
fanteria  a  Reggio.  Carpi,  Parma.  Non  c'è  stata  maniera  di  fare  magazzini, 
onde  ella  può  figurarsi  quel  che  avverrà  de' nostri  bestiami. 

Per  quel  che  dicono  qui,  la  Morienna  resterà  alla  disci'ezione  di  d.  Fi- 
lippo. Si  tira  una  linea  per  coprire  il  rimanente  della  Savoja,  dove  tut- 
tavia si  truova  il  re.  dopo  averne  fatto  ritirare  i  nemici  con  molta  sua 
gloria.  V'è  stato  qualche  conflitto,  ma  il  netto  non  s'è  potuto  finora  sapere. 

Quando  fosse  vero,  che  il  re  d'Ungheria  non  venisse  più  in  Fiandra, 
segno  sarebbe  che  gì'  Olandesi  non  vogliono  entrare  in  ballo,  e  che  ha  poco 
da  sperare.  Altri  si  figurano  ciò  provenuto  da  buone  disposizioni  di  pace, 
della  quale  viene  scritto  da  più  parti,  ma,  Dio  sa,  con  qnal  fondamento? 
L'aver  poi  essi  Olandesi  disegnato  un  accampamento  a  Mastrich  e  presi 
al  loro  servizio  alcuni  reggimenti  della  regina  fa  credere  ad  altri  che  final- 
mente si  caveranno  la  maschera;  il  che  succedendo,  miseri  noi,  perché  Dio 
sa  quando  finirebbe  la  tragedia. 

Se  il  duca  d'Holstein  ottenesse  la  futura  successione  della  Svezia, 
come  ve  n'  ha  speranza,  e  venisse  ancora  chiamato  alla  Corona  della  Russia, 
di  grandi  mutazioni  vedrebbe  il  mondo  avvenire. 

Non  si  lascia  di  cercar  via  per  rimuovere  gl'impedimenti,  ch'io  ac- 
cennai in  una  mia  precedente,  e  mi  si  fa  sperare,  che  la  vinceremo.  Cu- 
riosa è  la  moneta  d' oro,  eh'  ella  ha  acquistato,  e  merita  molta  stima  ap- 
punto, perchè  non  se  ne  intende  l'autore.  Per  quanto  io  ne  ho  strologato, 
nulla  ne  ho  capito.  Ma  certo  non  può  essere  di  Giustiniano  I.  Gli  altri 
Giustiniani  è  da  vedere,  se  battessero  moneta  con  iscrizione  latina.  Quella 
del  padre  Baudari  pare  di.  qualche  principe". 

Con  baciarle  le  mani,  mi  rassegno,  di  V.  P.  reverendissima. 


4350  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  f  l'7'4S- 


4616. 

A  GIUSEPPE  ANTENORE  SCALABRINI  in  Ferrara. 
Modena,  8  Novembre  1742. 

BiBLioTKCA  Comunale,  Ferrara. 

Solamente  ora  mi  è  venuta  risposta  dal  signor  Argelati  di  Milano 
intorno  al  libro  richiesto  costi.  Ecco  le  di  lui  parole. 

«  Il  Daioz  qui  stampato,  compimento  del  gius  civile,  si  vende  lire  33 
tomi  2,  ma  manca  il  compimento  del  gius  canonico.  Io  tengo  tutti  i  4  tomi 
della  prima  edizione  assai  bella,  mentre  i  due  stampati  qui  sono  pessimi. 
Tutti  4  li  darò  per  10  scudi  romani  essendo  rarissimi  ». 

Mi  scriverà  V.  S.  illustrissima  quello  eh'  io  abbia  a  rispondere. 

Dica  al  signor  d.  Giorgio  Garabed,  ch'io  scrissi  molto  bene  a  Venezia 
per  aver  nuova  del  manoscritto  di  s.  Jacopo  Nisibeno  ;  ma  che  finora  non 
ne  ho  ricevuta  risposta. 

Siam  qui  in  attenzion  per  sapei'e,  se  sia  vero,  che  gli  Spagnuoli  si 
sieno  mossi  da  Bologna,  e  dove  vadano  a  posarsi  queste  locuste.  Certo  è, 
che  ier  l'altro  questi  nostri  ospiti  passarono  il  Panaro  in  tre  colonne,  ma 
si  crede,  che  non  arriverà n  più  in  là,  che  al  Reno,  e  poscia  torneranno, 
a  favorirci  per  compiere  lo  sterminio  delle  nosti-e  campagne.  Forse  sono 
iti  per  cogliere  del  foraggio  in  quelle  parti;  poiché,  per  venire  alle  mani, 
apparenza  non  c'è.  Se  Dio  non  ci  dona  la  pace,  noi  e  i  nostri  vicini  non 
avremo  che  da  piagnere. 

Festa  farete  nondimeno  voi  altri  signori  per  la  beata  Lucia  da  Narni. 
Con  tutto  il  cuore,  riverendola,  mi  ricordo,  di  V.  S.  illustrissima. 


4617. 

A  FEDERICO  DI  NAPOLI  DI  CAMPOBELLO  in  Palermo. 
Modena,  9  Novembre  1742. 

Archivio  Soli  Muratori  [H.  Bibl.  Est.),  Modena. 

Voglia  Dio,  che  la  presente  mia  possa  felicemente  passare,  e  giugnere 
a  V.  E.,  giacché  per  nostra  rovina  abbiam  da  questa  parte  le  truppe  au- 
striaco-sarde, e  sul  vicino  Bolognese  gli  Spagnuoli,  che  serrano  i  cammini; 
e  tanto  più  perchè  sono  in  moto.  Per  quanto  io  credo,  non  per  essere  per- 
sona sconosciuta,  ma  per  non  averla  io  ben  distinta,  non  ha  saputo  ella 
darmi  conto  del  sig.  don  Pietro  Giannelli.  Doveva   io   scrivere   al   signor 


-l'7'43]  A  QIHOLAMO  TAOLIAZUOGHI  4361 

don  Pietro  di  Napoli  Giannelli;  e  questi  voglio  ben' io  sperare,  che  sarà 
a  lei  ben  noto,  e  che  potrà  con  suo  comodo  tarmi  sapere,  s'egli  abbia  ri- 
cevuto un  mio  foglio.  Non  mancherò  io  di  significare  a  chi  si  dee  il  desi- 
derio di  cotesto  libraio:  ed  ora  che  so  a  chi  debbo  indirizzarmi,  occorrendo 
d'inviarle  qualche  cosa,  profitterò  dell'avviso. 

Felice  V.  E.  che  può  godere  con  tranquillità  della  villeggiatura. 
Quanto  a  me.  poca  me  n'è  toccata,  avendo  dovuto  cedere  il  mio  casino  ad 
uno  de  gli  uffiziali,  che  comandano  le  feste  in  questo  paese.  Pazienza. 
Finissero  almeno  presto  questi  guai  con  una  pace.  Ma  Dio  sa  quando  ciò 
sarà.  Tanto  si  fatte  turbolenze  mi  hanno  sbalordito,  che  mi  truovo,  da  al- 
cuni mesi  in  qua,  svogliato  d'ogni  cosa,  e  fin  de  i  libri. 

Supplicandola  di  conservare  per  me  il  suo  generoso  amore,  qui  ri- 
nuovo le  proteste  del  mio  inalterabii  ossequio,  e  mi  ricordo,  di  V.  E. 


4618. 

A  GIROLAMO  TAGLIAZUCOHI  in  Torino. 
Modena,  15  Novembre  1742. 

B.  Archivio  di  Stato,  Torino. 

Non  si  può  se  non  lodare  la  risoluzione  presa  da  cotesti  giovani  stu- 
diosi d'illustrare  le  iscrizioni  antiche,  che  costi  si  truovano. 

Son  capaci  que' marmi  di  molta  erudizione,  purché  si  scelgano  i  non 
triviali,  contenenti  qualche  punto  tenebroso  dell'antichità,  degno  d'essere 
illustrato.  Però  fate  loro  coraggio.  Sarà  per  loro  un  bell'esercizio  del  loro 
ingegno  e  studio,  e  ne  potranno  sperar  molto  plauso. 

Mia  fortuna  ho  riputato  la  conoscenza  del  sig.  marchese  di  Craven- 
zana  dignissimo  cavaliere,  e  di  tali  doti,  eh'  io  son  giunto  a  predirgli 
ogni  maggiore  avanzamento  in  cotesta  real  Corte.  Vedendolo,  ricordategli 
il  mio  ossequio.  Ho  conosciuto  ancora  il  sig.  marchese  di  Gorzegno  '  |  dal 
Cari-etto  ]  il  signor  conte  della  Rocca  seniore,  e  il  sig.  Gregori  intendente, 
ed  anche  il  sig.  marchese  di  S.  Germano.  Se  avrete  mai  occasion  di  veder 
essi,  e  il  segretario  del  sig.  conte  di  Kaunitz.  ravvivate  loro  la  memoria 
della  mia  servitù. 

Se  avrete  da  scrivere  al  dottore  Schiavo,  chiedete  di  grazia,  s'egli 
abbia  ricevuto  una  mia  lettera.  Perchè,  quantunque  io  gli  scrivessi,  e 
dipoi  mi  venisse  una  sua,  restai  tuttavia  dubbioso,  se  questa  fosse  pro- 
posta 0  risposta;  ed  io.  in  iscrivergli,  avea  fallato  il  nome,  chiamandolo 
(iiovanni,  e  non  Biagio. 


'  Sue  lettere  in  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl   Est.  ),  n.»  2  da  Torino  1746-'4y. 


4352  LODOVICO   ANTONIO   MUBATORI  [  1*743  • 


Con  rallegrarmi  di  quel  che  preparate  per  le  stampe,  e  con  pregarvi 
lunga  vita,  acciocché  possiate  veder  pubbliche  le  vostre  fatiche,  vi  ab- 
braccio e  mi  ricordo. 

4619. 

A  OASSIODORO  MONTAGIOLI  in  Roma. 
Modena,  16  Novembre  1742. 

Edita  [108]. 

Giuntomi  il  libro  degli  Affetti  divoti  di  V.  P.,  dono  a  me  somma- 
mente caro,  di  cui  son  tenuto  alla  bontà  ed  amor  suo,  non  ho  tardato  ad 
imprenderne  la  lettura.  Ma  nou  ho  potato  terminarla,  perchè,  avendone 
fatto  motto  con  questo  p.  priore  Aff'arosi,  mi  è  convenuto  prestarlo  alla  di 
lui  impazienza  di  vederlo:  ed  ho  ben  di  che  rallegrarmi  assaissimo  con  lei. 
Non  e'  è  parte,  o  ritaglio  alcuno  della  vita  e  delle  azioni  del  cristiano,  a  cui 
ella  non  abbia  saputo  applicare  qualche  versetto  de'  salmi.  Ne  potran  certo 
profittar  l'anime  buone,  ed  avranno  orazioni  non  d'invenzione  umana,  ma 
dettate  dallo  spirito  di  Dio.  Ma  quella  prefazione  oh!  quanto  m'è  piaciuta! 
E  stesa  con  buono  stile,  con  fondo  di  pietà,  con  unzione.  Vi  aggiunge  la 
traduzione  de' salmi,  che  non  è  stentata,  che  è  svelta  e  leggiadra.  Adunque, 
viva  V.  P.  Ella  ha  nerbo  per  ben  trattare  anche  l'altro  nobile  argo- 
mento, che  ha  per  le  mani.  Ma  si  ricordi  bene,  che,  dovendo  ella  far  toc- 
care con  mano,  quanta  sia  la  bontà  a  misericordia  di  Dio,  correrà  pericolo, 
che  a  lei  sia  rinfacciato  di  non  esserne  ben  persuasa,  stante  l'abbondanza 
de'  suoi  dubbi,  e  scrupoli,  se,  per  disgrazia,  non  fossero  già  cessati.  Dio 
vuol  essere  servito  con  allegria.  Fa  ella  cosi?  I  santi  erano  gente  franca, 
non  credevano  Dio  un  fiscale  arrabbiato:  perchè  dunque  non  fare  come 
tanti  uomini  dabbene  e  dottissimi?  Torno  a  ringraziarla  del  dono,  e  mi 
ricordo,  con  tutto  1'  ossequio,  di  V.  P. 


4620. 

A  BERNARDO  MARIA  DE  RUBEIS  in  Venezia. 
Modena,  16  Novembre  1742. 

B.  BiBiiiOTECA  Marciana,  Venezia. 

Con  sommo  mio  piacere  ho  veduto  il  povero  Bachiario  da  me  risu- 
scitato, ma  lasciato  al  pari  di  Lazzaro  orrido,  con  gli  stracci  sepolcrali 
intorno,  rivestito  da  galantuomo  tornare  a  fare  una  bella  figura.  Sto  ora 
leggendo  la  bella,  l'erudita  dissertazione  fatta  per  illustrar  la  di  lui  prò- 


-l'7'421  A  OOMKKIOO  BRIOHIBBI  COLOMBI  4853 


fessione  di  fede,  ed  ho  cominciato  a  leggerla  con  ferma  persuasione  che 
sia  fattni-a  di  V.  P.  Mi  è  venuto  in  dono  dalla  sua  cortesissima  mano; 
questo  è  il  suo  stile  latino  elegante:  sento  la  sua  erudizione,  la  saggia  cri- 
tica sua,  la  sua  discreta  maniera  di  combattere,  qnando  alla  pagina  31  mi 
affacciano  parole  che  mi  vogliono  persuadere  esser  egli  autore  diverso  da 
quello  di  questa  dissertazione.  Ora  io  sono  a  ringraziare  la  di  lei  bontà  per 
questo  carissimo  dono,  e  insieme  a  pregarla  di  significarmi  chi  veramente 
abbia  composta  cosi  bella  operetta.  So  che  negli  anni  addietro  venne  fuori 
in  cotesto  parti  un  apologia  di  Ruffino  centra  di  s.  Girolamo,  da  me  finora 
non  veduta.  L'autore  anonimo  mi  fu  detto,  che  era  nn  valent'uomo. 

Sarebbe  mai  venuta  da  lui  la  dissertazione  suddetta?  Di  grazia  non 
mi  asconda  il  suo  nome,  perchè  amo  di  conoscere  nn  si  dotto  e  giudicioso 
scrittore,  de' simili  al  quale  pochi  oggidì  ne  può  mostrare  l'Italia. 

Non  ho  avuto  tempo  di  leggere  il  testo,  perchè  poco  fa  ho  ricevuto 
il  libro.  Ma  non  ho  voluto  ritardare  i  ringraziamenti  e  gì'  impulsi  della 
mia  curiosità. 

Delle  grazie  di  V.  P .  compartite  al  signor  abate  Gherardi.  già  sono 
stato  avvertito,  siccome  so  l'altre  ancora,  che,  col  sempre  da  me  riverito 
p.  Conoina.  va  a  me  compartendo. 

Di  tutto  le  son  tenuto,  e  qui,  rinnovando  le  proteste  della  stima,  amore 
ed  ossequio  che  le  professo,  mi  confermo,  di  V.  P. 


4621. 

A  DOMENICO  BRICHILRI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  19  Novembre  1742. 

H.  BiRbioTECA  BiccAROiASA,  Firenze,  edita  [24-5]. 

L'  altimo  foglio  di  V.  S.  illustrissima  non  mi  portava  novità  alcuna. 
Né  pur  io  posso  darne  a  lei,  giacché  stan  saldi  gli  spagnuoli  presso  Bo- 
logna, senza  foi'ze  da  poter  fare  tentativo  alcuno,  e  gli  austriaco-sardi  han 
preso  quartiere  in  Modena  e  suoi  contorni,  con  la  desolazione  di  questo 
povero  paese,  essendosi  la  maggior  parte  distribuiti  nei  casini  di  villa  e 
nelle  case  de'  contadini.  Io  ho  nel  mio  un  colonnello  con  una  truppa  di 
cavalli  e  muli,  colle  guardie,  etc.  O  sia  che  certi  preparativi  degli  spa- 
gnuoli dessero  qui  gelosìa  per  la  Toscana,  o  pure  che  un  lor  corriere, 
sorpreso  dagli  usseri  con  plichi  e  con  otto  mila  pezze,  recasse  indizi  di 
disegai,  il  signor  maresciallo  Traun  spedi  1400  fanti  ad  occupare  i 
bagni  della  Porretta  sulle  montagne  del  bolognese,  per  dove  si  può  an- 
dare da  Bologna  a  Pistoia.  Sono  ancora  guerniti  i  posti  dell'altra  via 
del  giogo. 

Epittolario  di  Lodotiec  AnUmio  Muratori.  —  Voi.  X.  27tS. 


4354  LODOVICO  ANTONIO   MUSATOSI  [1*?42- 


Intanto  i  nostri  avvisacci  van  parlando  di  pace,  e  che  si  sia  alle 
strette  fra  voi  e  la  corte  di  Trancfort,  e  che  anche  gì'  inglesi  ne  trattino 
con  la  Spagna.  Faccia  Dio  che  non  siano  bugie,  e  che  arrivi  quel  sospi- 
rato giorno!  Saprà  ella  meglio  di  me.  se  vi  sia  da  sperare. 

Siamo  qui  in  aspettazione  di  sapere  dove  andrà  a  iinire  la  ritirata 
del  Maillebois,  e  s'egli  lascierà  di  nuovo  esposta  la  Baviera  alle  vostre 
armi,  o  pure  s'introdurrà  in  essa.  Gran  fortuna  de"  russiani,  gran  confu- 
sione de  gli  svezzesi,  che  si  son  lasciati  imbarcare  dai  francesi.  Se  mai 
arrivasse  il  duca  d'Holstein  ad*  essere  re  di  Svezia  e  imperatore  della  Russia 
(cosa  nondimeno  poco  verosimile),  oh  allora  si  che  si  discorrerebbe  del- 
l'avvenire! Già  ho  consegnato  a  questo  sig.  Menafoglio  un  rotolo  con  due 
copie  del  mio  trattateli©  Della  Giurisprudenza  ;  una  per  V.  S.  illustrissima, 
l'altra  potrebbe  essere  per  l'ottimo  p.  benedettino,  che  mi  ha  favorito 
delle  sue  opere.  Vidi  la  lettera  scritta  ad  esso  signor  Menafoglio  da  co- 
testo suo  corrispondente,  e  perciò  spero  che  il  rotolo  verrà  facilmente. 
Purché  piaccia  a  Dio  che  non  sia  interrotta  la  stampa  già  cominciata 
(  le  sia  detto  in  confidenza  )  della  mia  Risposta  ai  protettori  del  voto  san- 
guinario, vedremo  anche  quest'altra  operetta:  e  copia  a  lei  ne  verrà. 

Oltre  ai  pubblici  e  privati  guai,  che  m' empiono  di  confusione  e  ma- 
linconia, mi  truovo  anche  malcontento  di  me  stesso,  per  non  aver  argo- 
mento alcuno  utile  o  dilettevole  da  trattare;  e  però  sto  come  in  ozio. 

Mi  continui  ella  il  suo  amore,  con  sicurezza  del  mio,  e  mi  rassegno,  etc. 

4622. 

A  N.  N.  in  Cortona. 
Modena,  23  Novembre  1742. 

Raccolta  CAmpobi,  Modena. 

In  esecuzione  de  gli  stimatissimi  comandamenti  di  V.  S.  illustrissima 
le  dico  che  i  27  tomi  Rerum  Italicarum  scriptores  costano  cadauno  in 
Milano  lire  20  di  quella  moneta;  se  non  che  i  primi  tomi,  per  cagion  d'un 
incendio,  convenne  ristamparli,  e  si  vendono  lire  24  l'uno.  Vi  son  poi  le 
spese  d'imballaggio,  dogana,  dognella  {doganella)^  etc.  che  non  finiscono 
mai;  e  il  porto,  di  colà  fin  qua.  costa  assaissimo.  S'ella  comanderà,  scri- 
verò a  Milano,  acciocché  sia  soddisfatto  al  nobil  desiderio  di  cotesti  si- 
gnori accademici  etruschi.  Debbo  nondimeno  soggiugnere  che  questo  So- 
liani,  libraio,  ha  un  corpo  d'essa  opera,  e  darà  ogni  tomo  qui  per  paoli 
romani  32,  valutando  tanto  i  primi,  che  gli  ultimi.  Potrà,  dunque,  V.  S. 
illustrissima  esaminare  dove  più  le  tornasse  il  conto  di  provvedersi  di 
tal  opera,  e  poi  comandarmi  come  io  l'abbia  e  dove  a  servire,  che  mi 
troverà  prontissimo  a'  suoi  cenni.  Con  pregarla  di  portare  a  cotesti  dot- 
tissimi signori  i  miei  rispetti,  passo  a  protestarmi,  con  tutto  l'ossequio. 


-l'7'431         VD  ALESSANDUO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  4355 


4623. 

A  LORENZO   BRUNASSI  DI  SAN  FILIPPO  in  Napoli. 
Modena,  26  Novembre  1742. 

llnsEo  Bkitaxxico,  Londra. 

Ora  solamente  m'è  gianlo  da  Milano  il  foglio  richiesto  da  V.  E.,  ed 
immediatamente  inchiuso  in  questa  mia  lo  consegno  alla  Posta.  Voglia 
Dio  che  felicemente  arrivi  alle  di  lei  mani,  perchè  un  gran  fastidio  è  il 
cercare  dal  signor  Argelati  i  fogli  mancanti.  Benché  tanto  tempo  sia  che 
io  gli  scrivessi  del  Corpo  De  Poeti,  non  mi  ha  finora  dato  risposta.  Mi 
figuro  nondimeno  che  manderà  tutto.  Serva  la  presente  mia  per  ricordar 
le  proteste  di  queir  inalterabil  ossequio,  con  cui  mi  rassegno,  di  V.  E. 


4624. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  27  Novembre  1742. 

BraiaiOTBOA  CoifcxAi.B,  Piaoexua. 

Altro  di  nuovo  noi  qui  non  abbiamo,  se  non  che  paiono  gli  spagnuoli 
risoluti  di  fermarsi  presso  Bologna,  né  sussiste  che  i  nostri  andassero  mai 
per  rompere  teste.  Noi  abbiamo  accantonate  le  truppe  austriache  a  Bom- 
porto,  stendendosi  anche  ne'contorni  della  città.  Noi  siam  disperati,  perchè, 
dopo  averci  tolto  tutto  il  fieno,  ora,  per  mancanza  di  foraggi,  impediti 
a  venir  dai  tempi  cattivi,  spogliano  ancora  i  poveri  contadini  del  poco 
strame  e  paglia  che  loro  restava,  e  d'alberi  le  campagne.  Quello  che  ha  dato 
motivi  a  vari  discorsi,  si  è  Tessere  partiti  di  qua  tre  reggimenti  di 
cavalleria  sarda,  e  si  crede,  che  andrà  alcuno  ancora  di  fanteria  verso 
Reggio.  Parma  e  Piacenza,  senza  sapersi  se  per  guernir  meglio  quelle 
città  con  segrete  mire,  o  per  farle  meglio  svernare:  poiché  per  far  ser- 
vizio a  noi  noi  so  credere. 

Sia  detto  in  confidenza  a  V.  S.  reverendissima:  pare  che  Parma  e 
Piacenza  abbiano  ad  essere  o  del  re  sardo  o  di  d.  Filippo,  che  tutti  avran 
promesso  di  prendere  l'investitura  dal  pontefice,  il  quale  perciò  va  ben 
d'accordo  con  tutti  e  due.  Mi  vien  anche  dato  per  cosa  certa  che  D.  Fi- 
lippo ha  in  mano  l'investitura  imperiale  di  Mantova.  Nulla  dico  della 
Mirandola;  se  sia  vero  che  si  tratti,  alla  gagliarda,  pace  fra  Spagna  e 
Inghilterra,  noi  so  dire;  prendo  per  altro  poco  verisimile  l' eseguirla,  senza 


4356  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [±'743- 


che  v'entrino  gli  altri.  Ben  so  che  in  Vienna  sono  amareggiati  forte  da 
questa  voce,  benché  per  altro  sieno  quivi  assai  contenti  delle  lor  armi. 
Furono  i  soli  Panduri,  che  non  vollero  stare  saldi  al  blocco  di  Praga, 
scrivendosi  da  Vienna,  che,  se  costoro  non  si  ritiravano,  quella  città,  per 
mancanza  di  viveri  si  sarebbe  renduta. 

Il  re  sardo  è  tuttavia  in  Savoia.  D.  Filippo  è  stato  rinforzato,  e  sta- 
remo a  vedere  se  tenterà  di  nuovo  di  passar  que' confini.  A  buon  conto 
esso  re  non  manca  di  gloria  per  quello  che  ha  fatto  finora. 

Ha  V.  S.  reverendissima  risposto  assai  bene.  GÌ'  impedimenti  sono 
superati  e  si  lavora. 

Peranche  non  ho  redatta  la  lettera,  ch'ella  mi  scrive  dell' eminentis- 
simo  Querini.  Mi  scrisse  egli  che  mi  verrebbe  da  Venezia,  e  non  dovrei 
stare  molto  a  ricevere. 

Il  signor  Cristiani,  amministrator  generale  di  questi  Stati,  che  Dio  nelle 
nostre  disgrazie  ci  ha  dato  per  nostro  bene,  essendo  pien  di  carità  e  giu- 
stizia, non  vuole  se  non  l'Illustrissimo. 

Rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  S.  reverendissima. 


4625. 

AD  ANGELO   MARIA   QUERINI  in  Brescia. 
Modena,  27  Novembre  1742. 

Biblioteca  Queriniana,  Brescia,  edita  [263]. 

La  terza  Pastorale  di  V.  E.  intorno  alla  comunione  popolare  mi  è 
giunta;  e  con  sommo  piacere  ho  inteso  confermate  le  due  precedenti  da 
una  Decisoria  del  santissimo  e  dottissimo  Pontefice  nosti'o,  che  serve  di 
regola  per  tutti.  Questa  lettera  pontificia  non  l'ho  peranche  veduta,  e 
desidero  sommamente  di  vederla.  Veramente  io  non  iscrissi  a  V.  E.  al- 
cuni motivi  di  non  procedere  con  tutto  il  rigore  in  esigere  la  comunione 
del  popolo  immediatamente  dopo  quella  del  sacerdote,  perchè  credei  su- 
perfluo il  dir  di  più  a  chi  con  tanto  riguardo  era  proceduto  nella  seconda 
sua  pastorale.  Per  altro  io  pensava  di  accennarle,  che,  dall'essere  nei  due 
precedenti  secoli  cresciuta  di  molto  la  frequente  comunione,  a  me  pareva 
che  di  qui  fosse  originato  il  comunicar  fuori  della  messa  ;  il  che  vera- 
mente era  andato  in  eccesso  e  meritava  correzione.  Se  la  comunione  è 
copiosa  nelle  feste,  e  si  fa  nella  messa,  chi  non  si  comunica,  ed  ha  fretta, 
si  impazienta,  e  sen  va  senza  aspettare  il  fin  della  messa.  Tanti  servitori 
e  serve  non  possono  dimorar  molto  per  cagione  dei  loro  ufizi;  tante  po- 
vere donne,  che  han  figliuoli  a  casa,  han  bisogno  di  tornarvi  il  più  presto 
possibile.  Nelle  ville,  dove  si  dicono  solamente   due   messe,  i  poveri    con- 


-l'7'4S  I  A    BEKNABDO   MARIA    DE    UUBKIS  4B57 

ladini  si  compartiscono,  per  soddisfare  tutti  al  precetto:  roa  come  riasci» 
rebbe  se  la  cosa  allungasse  di  troppo  l'incruento  sacrificio  per  gente 
lontana  alle  volte  due  o  tre  miglia  e  per  istrade  cattive?  Oltre  a  ciò  vo- 
lendo comunicare  con  rigore,  giacche  s'è  vietato  ai  sacerdoti  il  comunicar 
nelle  messe  da  morto,  allora  chi  brama  d'accostarsi  alla  sacra  mensa 
dovrà  andarsene  digiano,  e  nel  dì  della  commemorazione  dei  morti  ninn 
del  popolo  potrebbe  ricevere  la  sacra  eucaristia.  Credo  io  pertanto  che. 
per  comodo  del  popolo  l'antico  rito  si  guastasse,  con  giungere  poscia  a 
non  farsi  scrupolo  alcuno  di  comunicare  anche  senza  alcun  bisogno  fuori 
della  messa.  Son  certo  che  si  sarà  avuto  riguardo  a  tutto,  e  che  il  pre- 
cetto di  udire  la  messa  tutte  le  feste,  fosse  una  volta  in  quel  vigore  che 
è  oggidì. 

Le  lettere  latine  dell 'E.  V..  che  la  sua  benignità  mi  fa  sperare  da 
Venezia,  non  son  giunte  finora,  e  le  aspetto  con  divozione  per  vedere  la 
scritta  a  M.  de  Boze,  giacché  ho  veduto  con  molto  gusto  l'indirizzata  al 
canonico  Mazzocchi.  Può  essere  che  alcuno  di  quei  valentuomini  accer- 
terà nella  spiegazione  del  di  lei  nobilissimo  Dittico;  ma  anche  non  accer- 
tando, tutti  converranno  in  credere  bella  cosa  il  suo,  tuttoché  al  p.  Bal- 
dini paia  meschina  quell'architettura;  il  che  non  é  difetto  dell'intaglia- 
tore, ma  del  secolo  suo:  che  per  altro  a  me  piacciono  assaissimo  quelle 
figure. 

S'io  avessi  creduto  si  fortunate  quelle  poche  mie  dicerie  di  giugnere 
al  trono  pontificio,  avrei  dato  maggior  corso  alla  mìa  penna.  Sempre  è  a 
me  di  incredibile  consolazione  il  risapere  che.  nella  memoria  del  vicario 
di  Cristo,  anch'io,  benché  uomo  da  nulla,  ho  qualche  luogo.  Di  grazia,  se 
non  è  troppo  ardire,  in  alcuna  occasione  porti  l'È.  V.  i  miei  baci  ai  suoi 
sacri  piedi. 

Mesi  sono  le  inviai  il  memoriale  di  un  cavaliere  lucchese  che  brama 
la  licenza  dei  libri  proibiti,  e  l'indirizzai  a  Brescia.  Per  timore  che  si 
sia  smarrita  la  mia  lettera,  gli  ho  fatto  sapere  che  mi  invii  nuova  sup- 
plica, per  implorar  poi  le  grazie  dall' E.  V.  Con  che,  baciandole  la  sacra 
porpora,  col  maggior  ossequio,  mi  rassegno. 


4G26. 

A  BERNARDO  MARIA  DE  RUBEIS  in  Venezia. 
Modena,  30  Novembre  1742. 

B.  B1B1.10TCCA  MARcfASA.  Venezia. 

Prontamente  non  potei  rispondere  al  carissimo  foglio  di  V.  P.  perchè, 
partecipando   anch'io   delle   pnbblicbe  nostre  disgrazie,  mi  trovo  con  dis- 


4358  LODOVICO  ANTONIO  MUEATOBI  [l'743- 


turbi,  ed  anche  svogliato  per  conto  dello  scrivere.  M' è  giunta  V  altra 
sua,  e  però  rispondo.  Sembra  a  me  che  i  nobili  fossero  nel  Friuli  qua"  si- 
gnori i  quali  godevano  castella  in  feudo,  o  dall'imperatore,  o  dal  patriarca, 
al  quale  non  erano  tenuti  di  servire,  se  non  nelle  occorrenze  di  guerra, 
secondo  il  rito  de'  nobili  vassalli. 

I  ministeriali,  quei  che  godevano  qualche  feudo  minore  con  obbligo 
di  servire  alla  corte  del  patriarca  in  qualche  Ministerio,  o  sia  Mestiere. 
Lunga  lista  di  questi  ho  io  rapportato  nella  dissertazione  consaputa. 

Grli  abitatori  sembrano  quei  che  abitavano  ne'  poderi  e  nelle  tenute  del 
patriarcato,  e  pagavano  al  diretto  padrone  parte  delle  rendite  o  danaro. 
Come  ancor  questi,  che  godevano  feudo  di  abitanza,  si  potessero  chiamar 
nobili,  forse  servirà  l'osservare  ciò  che  ho  detto  dei  Servi  di  Masnada, 
ì  quali  non  lasciavano  d'essere  nobili.  Ma  mi  perdoni,  se  ai-disco  di  par- 
lare di  cose  tali  con  V.  P.  che  è  sul  fatto  e  sa  tante  cose  del  Friuli, 
non  potendone  io  parlare  se  non  a  tentone. 

Con  tutto  piacere  ho  inteso,  che  l'autore  del  Bachiario  sia  il  signor 
conte  Florio,  canonico  teologo  di  Aquileia.  Sicché,  viva  Udine  in  cui  co- 
nosceva io  due  valentuomini,  cioè  il  signor  conte  Berretta,  e  il  signor  ca- 
nonico Berteli.  Ora  imparo  a  conoscere  il  terzo  nel  suddetto  signor  conte 
canonico,  che  va  tanto  più  innanzi  de  gli  altri.  In  occasione  di  sci'ivergli, 
la  pi'ego  di  rammentargli  l'ossequio  mio,  e  la  stima  singolare  che  ho  con- 
ceputo  del  merito  suo. 

Perchè  mi  fu  scritto,  che  La  storia  letteraria  di  Aquileja,  di  mons. 
Fontanini  prometteva  molto,  e  poi  dava  poco,  non  me  l'ho  procacciata. 
Giacché  egli  ha  finito  di  dir  male  di  tutti,  lasciamolo  stare  in  pace,  senza 
curarci  di  lui.  Dovrei  scrivere  all'amatissimo  p.  Mauro  Concina;  ma  voglio 
prima  leggere  la  sua  grand' opera,  cioè  la  Storia,  etc.  Me  gli  ricordi  gran 
servitore.  Intanto,  ossequiosamente,  mi  confermo,  di  V.  P. 


4627. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  30  Novembre  1742. 

Abohivio  Soli  Muratori  {R.  Bibl.  Est.),  Modena. 

Ben  ritornata  V.  P.  reverendissima  alla  gran  città  ;  né  stia  già  a  met- 
tere in  ridicolo  le  sue  dignità,  perchè,  volere  o  non  volere,  ella  è  abate 
consacrato,  ed  è  stata  riconosciuta  per  principe  in  tante  castella  suddite, 
alla  mitra  sua. 

Godrò  che  ella  distribuisca  le  poche  copie  restate  di  quel  libercolo, 
nella  forma  da  lei  divisata.  Pagata  che  sia  la  legatura,  e  rimborsata  ella 


-IT'-iSl  A    LORENZO    nUUNASSI    DI   S.   FILIPPO  4869 

li  laute  altre  spese  fatte  per  me,  il  resto  del  danaro  mi  favorirà  di  sbor- 
sai'lo  costi  a  nome  di  questo  p.  cellerario,  il  quale,  alla  comparsa  della 
ricevuta,  mi  pagherà,  essendomi  io  inteso  con  lui. 

Ringrazio  Dio  per  la  prosperosa  salute  di  N.  S,,  a  i  cui  sacri  piedi,  se 
non  è  troppo  ardire,  la  prego  di  portare  i  miei  più  umili  baci.  So  che  ò 
uscita  la  pastorale  di  esso  santissimo  intorno  alla  comunione  popolare; 
ma  non  l'ho  veduta  finora,  e  pure  con  impazienza  la  desidero.  Però  se 
V.  P.  l'everendissima  me  ne  favorirà,  glie  ne  resterò  sommamente  obbligato. 

Si  son  finalmente  superati  gli  intoppi,  e  si  stampa  quella  tale  ope- 
retta. Sia  ella  certa,  che  mi  preme  di  far  lei  uno  dei  primi  a  rivederla. 
Tre  tomi  solamente  in  4°  son  finora  stampati  de'  miei  Annali  fP  Italia, 
procedendo  quello  stampatore  assai  lentamente.  Né  egli  vuole  lasciarne  uscire 
alcuno,  se  non  dappoiché  sarà  terminata  tutta  la  stampa. 

Da  Palermo  mi  sci'ivono  essere  uscito  un  altro  libro  contro  di  Antonio 
Lampridio,  ed  averlo  inviato  a  V.  P.  reverendissima,  perché  mi  favorisca 
di  farmelo  avere.  Sicché  fioccano  sopra  di  lei  gli  aggravi  per  mia  cagione, 
avendo  ella  ricevuto  da  Napoli  altre  cose  per  me.  Probabilmente  io  non 
mi  sentirò  voglia  di  rispondere  a  questo  nuovo  venuto,  e  tanto  più  perché 
i  pubblici  nostri  guai  mi  han  tolto  già  di  scherma,  e  sono  alquanti  mesi, 
che  nulla  fo,  e  il  peggio  é,  che,  quando  anche  volessi  e  potessi,  non  ho 
argomento  per  le  mani,  né  trovo  cosa,  che  mi  piaccia. 

Mi  é  ben  giunta  la  storia  del  Probabilismo  :  ma.  avendola  data  a  le- 
gare, non  ho  per  anche  cominciato  a  leggerla.  Tengo  per  fermo  che  ci 
saran  persone  alle  quali  non  piacerà. 

Con  ringraziarla  della  lettera  del  signor  duca  Brunassi,  e  rallegrarmi 
della  di  lei  buona  salute,  e  pregarla  de'  miei  rispetti  al  reverendissimo 
Orsi,  e  al  reverendissimo  p.  proeurator  generale,  umilmente  le  rassegno 
l'indelebil  mio  ossequio,  e  mi  ricordo,  di  V.  P.  reverendissima. 


4628. 

A  LORENZO  BRUNASSI  DI  SAN  FILIPPO  in  Napoli. 
Modena,  7  Dicembre  1742. 

Museo  Bbitahnico,  Londra. 

Mi  va  V.  E,  procurando  costi  nuovi  favoi'i,  che  tali  io  reputo  i  doni 
del  sig.  avvocato  di  Gennaro  e  del  p.  Gerardo  de  Angelis.  Le  rendo  io 
perciò  somme  grazie,  anche  per  la  bontà  con  cui  ha  inviato  essi  libri  al 
padre  abbate  Tamburini.  Subito  che  mi  perverranno,  li  leggerò  ben  volen- 
tieri, e  ringrazierò  i  donatori.  Sopratutto  avrò  caro  di  vedere  la  di  lei 
lettera,   che   mi   accenna  inserita  nelle  Rime  del  suddetto   religioso.  Nel- 


4360  LODOVICO  ANTONIO  MURATORI  [lT-43- 


r  ordinario  prossimo  passato  spedii  all'  E.  V.  il  foglio  da  lei  richiesto  pel 
tomo  XXIII  Rerum  Italicarum  inviatomi  dal  signor  Argelati,  il  quale, 
dopo  averlo  mandato,  spera,  che  gli  saranno  sborsati  cento  scudi,  de' quali 
si  chiama  creditore.  Ho  scritto  a  lui  per  avere  il  foglio  del  tomo  XIII. 
Gli  parrà,  che  si  sia  stato  ben  tardi  a  fare  tale  dimanda  :  ma  in  fine  spero 
che  l'avrò.  Scrive  esso  signor  Argelati  che  nella  prima  balla  eh" egli  invierà 
costà,  verrà  anche  il  Corpo  richiesto  de'  Poeti  volgarizzati,  il  quale  non  so 
ben  dire,  se  si  continui.  Perchè  né  pur  io  saprei  come  trasmetterle  qualche 
copia  del  mio  Trattato  della  Giurisprudenza,  sto  aspettando  1"  occasione 
di  doverle  spedire  1'  ultimo  tomo  delle  Iscrizioni,  che  non  dovrebbe  tardar 
molto  ad  uscir  in  luce.  Ma  in  questo  punto  mi  giugno  lettera  del  signor 
Pasquali,  libraio,  che  ha  stampato  il  suddetto  Trattato  della  Giurispru- 
denza in  Venezia,  con  dirmi  che  avendo  io  inviato  a  V.  E.  in  dono  una 
copia  d'  esso  libro,  ella  tosto  l' ha  data  ad  uno  di  cotesti  librai,  acciocché  la 
ristampi.  Si  duole  egli  di  tal  risoluzione,  perchè  dannosa  allo  spaccio  della 
sua  edizione,  pregandomi  perciò  che  io  per  mezzo  di  lei  procuri  che  co- 
testo libraio  non  voglia  pubblicar  la  sua  ristampa,  se  non  dopo  qualche 
mese,  affinché  la  sua  non  resti  indietro.  Sa  V.  E.  eh'  io  non  glie  ne  ho 
inviata  copia,  anzi  mi  sono  stupito,  che  1'  ultimo  di  lei  foglio  nulla  dica 
di  tale  ristampa.  La  prego  di  rispondermi  intorno  a  ciò  quello  che 
crederà  più  conveniente,  in  maniera  tale  che  la  risposta  sia  ostensibile, 
desiderando  io  bensì  i  vantaggi  del  signor  Pasquali,  ma  non  intendendo  di 
pregiudicare  alla  libertà  degli  altri.  E  qui,  facendole  riverenza,  mi  ras- 
segno, di  V.  E. 

4629. 

AD  ANGELO  MARIA  QUERINI  in  Brescia. 
Modena,  11  Dicembre  1742. 

Biblioteca  Qukriniana,  Brescia,  edita  [253], 

Da  una  precedente  umilissima  mia  avrà  inteso  l' E.  V.  eh'  io  avea 
ricevuta  e  con  plauso  letta  la  nuova  sua  pastorale  intorno  alla  comunion 
popolare.  Ma  finora  la  pontificia  non  mi  é  pervenuta,  che  pure  io  deside- 
rava con  impazienza,  per  vedere  come  sia  regolata  per  1"  avvenire  questa 
sacrosanta  funzione.  Ho  poi  avvertito,  che  anche  nelle  messe  da  morto  si 
può  comunicare.  Il  decreto  su  questo  fu  qui  proposto  in  questi  termini: 
Cum  paramentis  mortualibus  non  est  ministranda  Eucharistia.  Ma  ho  poi 
veduto  ciò  vietato  solamente  fuori  della  messa.  Ho  tuttavia  da  vedere 
l'altre  lettere,  che  la  benignità  di  V.  E.  mi  fece  sperare  da  Venezia,  e 
che  aspetto  con  divozione:  perchè  tutto  ciò  che  viene  dalla  di  lei  feli- 
cissima penna  e  rara  erudizione  io  lo  ripongo  fra  le  cose  prezio.se. 


-1*742]  AD  ALESSANDRO  QIUSKPPK  OHIAPPIKI  4861 

Ripeterò  poi  io  a  mia  gloria,  ohe  l*  E.  V.  si  sia  degnata  anche  di 
correggere  quel  mio  sospetto  intorno  alla  bolla  indirizzata  al  duca  Fa- 
roaldo.  La  diversità  dell'  opinioni  non  è  quella  che  debba  dispiacere  ad  al- 
cuno: può  essere  la  maniera  con  cui  si  censura  l'altrui  sentimento. 

Da  che  intesi  pubblicato  costi  (  e  m' immagino  per  la  somma  prudenza 
di  N.  S. )  una  bella  Dissertazione  intorno  all'esorbitanza  delle  feste  di  pre- 
cetto, scrissi  subito  per  averla,  e  dovrebbe  tardar  poco  a  giungere.  Avrò 
ben  piacere  di  vedere  questa  vanguardia  alle  saggio  risoluzioni  che  S.  S. 
va  meditando.  Insomma,  di  gran  bene  potrebbe  fare  l'È,  V.  stando  a  Roma. 
Con  che.  baciandole  la  sacra  porpora,  e  umiliandole  i  sentimenti  del  più 
profondo  ossequio,  etc. 


4630. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI*  in  Roma. 
Modena,  14  Dicembre  1742. 

BiBuoTxCA  CoMUKALic,  Piacenza, 

Due  sono  i  benignissimi  fogli  di  V.  S.  reverendissima  a' quali  rispondo. 
Noi  qui  non  abbiamo  altre  nuove,  se  non  lo  sterminio  del  povero  paese, 
perchè  il  Maresciallo  di  Francia  sta  finora  costante  in  voler  qui  aquar- 
tierare  tutte  le  sue  milizie,  sempre  temendo  che  gli  spagnuoli  si  possano 
muovere:  e.  intanto,  per  mancanza  di  fieno,  si  toglie  a  i  nostri  bestiami  quel 
poco  ancora  di  strame  e  paglia  che  ci  restava;  e.  s'egli  non  muta  pensiero, 
noi  siamo  in  malora.  Intanto,  anche  ieri  parti  di  qua,  per  fermarsi  in  Pia- 
cenza, un  battaglione  di  fanteria  savoiarda  senza  intendersi  da  noi  ignoranti 
il  motivo  di  ciò.  Col  padre  Bardotti  si  accordano  i  desideri  di  V.  S.  reve- 
rendissima e  do  loro  ragione.  Ma  è  in  mano  di  Dio  tutto.  Io  non  so  se 
siano  lusinghe  che  costano  poco,  le  voci,  che  si  tratti,  alla  gagliarda,  di 
pace.  Noi  certo  ne  abbiamo  necessità  più  degli  altri.  Continua  il  re  sardo 
a  trattenersi  in  Sardegna,  non  volendo  che  altri  che  lui  comandi  in  quel 
paese.  Della  Germania  nulla  c'è,  che  meriti  essere  a  lei  scritto. 

Voi  signori,  intanto,  attendete  a  farvi  santi  colle  missioni,  che  si  fanno 
costi,  e  può  essere,  che  le  vostre  efl&caci  orazioni  c'impetreran  la  pace:  e 
tanto  più  se  a  ciò  si  aggiugnesse  il  Giubileo. 

«.  Le  rendo  grazie  per  avermi  istruito  del  bel  passo  dell' eminentissimo 
Querini.  Reputerò  io  mia  gloria  l'essere  corretto  e  redarguito  da  nn  tanto 


*  Da  ora  in  poi  quei  brani  delle  lettere  al  Chiappini  che  furono  editi  dal  Selmi, 
cfr.  n.°  (227),  verranno  chiusi  tra  vii^olette.  Le  lettere  tuttavia  saranno  considerale 
i-ume  inedite,  essendo  brevissimi  i  brani  già  stampati. 


4362  LODOVICO   ANTONIO  MURATORI  [IT'^S- 


personaggio.  Se  egli  •  ha  da  giugaere  al  papato,  ha  ben  da  far  conoscere  di 
non  essere  amico  mio,  ma  bensi  del  Fontanini. 

So,  che  codesti  seguaci  d'  Astrea  sono  in  coUez'a,  e  mi  è  stato  nomi- 
nato l'avvocato,  che  prenderà  la  lancia.  Probabilmente  non  me  ne  prenderò 
pensiero  alcuno;  e  solamente  pregherò  Dio  di  non  aver   mai   da  litigare. 

Son  belli  i  mattoni  eruditi  acquistati  da  V.  S.  reverendissima;  ma 
non  son  più  a  tempo  per  l'opera  mia,  di  cui  si  sta  ora  stampando  l'in- 
dice. Non  ho  potuto  trovare,  che  consoli  sieno  RAVSIO  PRIMO.  Son  ben 
cogniti  quelli  dei  due  altri  mattoni.  Aspetto  la  dissertazione  intorno  al- 
l'esorbitanza delle  feste  di  precetto;  e  ho  da  dire  anch'io  il  mio  debole 
sentimento.  Scrivo  questa  sera  per  avere  il  breve  di  Nostro  Signore  in- 
torno alla  comunion  popolare  ». 

Ma  e  quando  consolerete  chi  aspetta  quel  riammeggiante  cappello?  Se 
venisse  la  pace,  forse  si  darebbe  la  pace  anche  a  i  loro  sospiri. 

Con  baciai'le  le  mani,  e  rassegnarle  il  mio  ossequio,  mi  confermo,  di 
V.  S.  reverendissima. 

4631. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  14  Dicembre  1742. 

Abchiyio  Soi^i  Mcratobi  (  R.  Bibl.  Est,  ),  Modena. 

Aveva  io  già  inteso  la  pubblicazione  della  dissertazione  intorno  alla 
diminuzione  delle  feste,  e  persona  v'era  stata  costi,  che  s'era  esibita  d'in- 
viarmela. Manco  male,  che  ho  scritto  di  non  farlo  senza  prima  accertarsi 
se  per  avventura  me  l'avesse  inviata  V.  P.  reverendissima.  La  leggerò 
ben  volentieri,  perchè  tratta  di  cose  che  anch'io  vedrei  volentieri,  e  molto 
più  perchè  viene  ab  alto.  Non  mancherò  di  dire  il  mio  debole  sentimento. 
e  a  lei  l'invierò,  con  ringraziai'la  intanto  della  spedizione,  che  ne  ha  fatto. 

Me  le  protesto  parimente  obbligato  per  l'incomodo  che  si  è  preso  di 
ravvivare  il  mio  ossequio  presso  il  dignissimo  monsignor  di  Thun,  e  di 
essere  stato  a  cercare  l' eminentissimo  Passionei.  Cortesemente  mi  ha  scritto 
il  reverendissimo  Orsi,  e  questa  sera  gli  rispondo.  È  vero  che  non  tarderà 
molto  ad  essere  compiuta  la  stampa  di  certa  operetta,  ma  se  ne  ritarderà 
alquanto  la  pubblicazione,  perchè,  essendo  lontano  l'autore,  vi  sono  corse 
degli  errori,  e  converrà  aggiugnere  un  corrige. 

Ma  mi  è  ben  dispiaciuto,  né  già  ho  saputo  lùdere,  all'udire  ciò,  che 
V.  P.  reverendissima  mi  accenna  di  certo  personaggio,  a  cui  sono  state 
riferite  ciarle  inventate  da  qualche  malevolo.  Oh  che  paese  dove  si  facil- 
mente si  giucca  di  pugni  e  calci  per  farsi  innanzi,  e  tener  gli  altiù  addietro. 
Non  lasci  ella  di  giustificarsi,  o  dirci  lamento,  o  per  mezzo  di  qualche  amico. 


-IT^-iSl  AD    ANGELO    ANTONIO    FABBRO  43fi3 

Desiderava  io  il  breve  di  N.  S.  intorno  alia  comanion  popolare,  e  la 
prego  inviarmela,  comperandola  per  mio  conto. 

Sento  che  cotesti  seguaci  d'Astrea  sono  in  collera  contro  di  me.  Purché 
Dio  non  mi  mandi  da  dover  litigare  costi,  poco  |)ensiero  mi  metterò  di  loro. 
Mi  hanno  anche  nominato  l'avvocato,  che  prepara  bombe  e  cannoni  per 
atterrarmi.  Probabilmente  io  il  lascierò  gracchiare.  Mi  conservi  pur  ella 
il  suo  stimatissimo  amore,  che  questo  a  me  pi'eme,  e.  baciandole  le  mani, 
mi  rassegno,  di  V.  P.  reverendissima. 

4632. 

A  LUC  ANTONIO  GENTILI  in  Sinigaglia. 
Modena,  15  Dicembre  1742. 

Edita  (  108]. 

Mi  sono  ormai  reso  affatto  incapace  all'  applicazione,  e  conosco,  che 
la  mente  non  mi  presta  più  quegli  ajuti.  che  si  richieggono  negli  studi. 
Il  peso  degli  anni  mi  si  fa  ben  sentire,  e  quegli  incomodi,  che  portano 
seco,  tutti  li  risento  in  me  stesso.  Parmi  però  d'  aver  aflfaticato  abbastanza, 
e  in  questo  poco  che  mi  resta  di  vita,  godrò  di  sentire,  e  leggere  le 
produzioni  de'  miei  amici.  Uno  tra  i  miei  più  intimi  è  V.  S.,  che  potrebbe 
farmi  gustare  le  sue  delizie,  e  produrre  una  volta  ciò  che  gli  suggerisce 
il  suo  non  comune  talento. 

Quanto  prima  riceverà  da  un  mio  amico  religioso  domenicano,  che  si 
porta  in  Sinigaglia  una  copia  di  lettere  da  me  scritte  sotto  nome  di  Fer- 
dinando Valdesio  in  risposta  a'  miei  numerosi  censori  intorno  al  voto 
sanguinario  ;  e  vi  leggerà  in  esse  uno  spirito  forse  non  proprio  di  me.  né 
della  mia  età.  Godrò  poi  in  sentire,  qual  giudizio  ella  ne  formi  di  esse, 
già  che  vo  pensando,  che  debbano  un  poco  amareggiare  coloro,  che  invano 
hanno  tentato,  e  tentano  perseguitarmi.  Mi  conservi  il  suo  amore,  che  io, 
sempre  più  ratificandole  il  mio  ossequio,  con  istima  mi  protesto,  di  V.  S. 

4633. 

AD  ANGELO  ANTONIO  FABBRO  *  in  Padova. 
Modena,  21  Dicembre  1742. 

Edita  [  lóO]. 

Credo,  che  mi  conducessi  a  credere  S.  Salvatore  patria  di  Venanzio 
Fortunato,  da  certe  scritture  inviatemi  dal  signor  abate  di  Collalto,   snp- 


*  Responsive  in  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  n."  2  da  Padova,  1742. 


4364  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [l'7-4:S- 


pouendo  ch'egli  avesse  ben  esaminato  l'affare.  Ora  che  V.  S.  illustrissima 
mi  scrive  di  avere  con  fondamenti  migliori,  congettura  e  ragione  più  forte 
di  crederlo  nato  in  Valdobbiadene,  la  mia  asserzione  nulla  ha  da  tratte- 
nerla dal  pubblicare  ciò  che  si  accosta  più  al  vero.  Due  cose  solamente 
possono  opporsi  a  cotal  suo  sentimento.  La  prima,  che  la  parola  Duplavenis 
di  Paolo  Diacono,  difficilmente  si  può  esser  mutata  in  Dobbiadene.  La  se- 
conda che  quella  valle  non  è  nelle  carte  geografiche  situata  havd  longe 
a  Cenetensi  castro,  vel  Tarvisina  civllate:  laddove  S.  Salvatore  è  in  mezzo 
ad  esse  due  città.  Ella,  che  meglio  di  me  è  pratica  di  que'  paesi,  troverà 
facilmente  ragione  di  togliere  questi  dubbii,  e  tanto  più  dacché  dice  di 
aver  documenti  che  la  assistono.  Animosamente  dunque  ella  vada  avanti, 
ch'io  sarò  il  primo  a  farle  plauso  per  si  bella  scoperta,  gloriosa  per  la 
sua  patria. 


4634. 

A  GIUSEPPE  ANTENORE  SCALABRINI  in  Ferrara. 
Modena,  21  Dicembre  1742. 

Biblioteca  Comunale,  Ferrara. 

Conceda  Iddìo  piene  di  felicità  a  V.  S.  illustrissima  le  sante  feste, 
pei'ch'ella  ne  è  ben  degna,  e  lo  faccia  anche  in  ricompensa  di  quelle,  che 
la  di  lei  bontà  mi  ha  pregate  dal  cielo. 

Finora  non  ho  risposta  da  Milano  intorno  a  i  libri  desiderati  costì. 
In  Venezia  si  son  disposte  le  batterie  per  dare  l'assalto  a  i  manoscritti 
di  s.  Iacopo  Nisibeno;  né  dovrebbe  tardar  molto  a  venir  la  risposta. 

Non  é  ingiusto  il  vostro  dolervi  di  chi  viene  a  far  catture  in  coleste 
parti.  Qui  han  detto,  che  tre  sole  erano  le  balle  di  seta  prese  a  Marara. 
Una  è  perita  quasi  tutta,  cioè  trafugatane  da  i  villani  buona  parte  della 
seta.  Sarà  restituito  quello  de'  particolari.  Intendo  il  resto  de' guai,  ma  che 
non  son  paragonabili  con  quei,  che  soffriamo  noi  :  perchè  già  ci  tolsero  il 
fieno,  ed  ora  non  venendo  foraggi,  o  venendo  marciti,  la  necessità  fa  vuo- 
tare i  nostri  fienili,  di  quel  poco,  che  ne  restava  :  laonde  molti  già  son 
disperati,  per  non  saper  come  alimentar  le  loro  bestie.  E  se  Dio  non  prov- 
vede, il  nostro  sterminio  é  certo,  perchè  tanto  ci  resta  di  verno.  Da  questa 
parte  gli  ussari  non  infestano  il  bolognese.  Credesi  per  cura  del  re  di 
Sardegna 

Parca,  che  qualche  disposizion  di  pace  si  mirasse  da  lungi.  Ora  di- 
versamente se  ne  parla.  In  Boemia  van  più  tosto  bene  gli  affari  della 
regina,  ma  non  cosi  nella  Baviera,  dicendosi  già  entrati  nell'Austria  su- 
periore, e  in  quello  di  Salisburgo,  l'armi  gallo-bavai-e.  Nuli' altro  sappiamo 


-1*7-4:31  V    DOMENICO    BKIOHIKBI   COIX)MBI  4365 

de  gli  affari  del  mondo.  E  se  la  pace  non  viene,  i  cappelli  rossi  staranno 
nel  bavuUo. 

Con  ratificarle  il  mio  vero  affetto  ed  ossequio,  mi  ricordo,  di  V.  S. 
illustrissima. 

4635. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  23  Dicembre  1742. 

R.  BiBi.iorxoA  RicCABDiAiA,  Firenze,  edita  1 166]. 

L"  ultimo  foglio  di  V.  S.  illustrissima  mi  portò  buone  nuove  della 
Boemia,  e  non  cattive  dalla  parte  della  Baviera.  Ma  qui  si  son  sentite 
altre  voci,  le  quali  fanno  entrate  iu  quello  di  Salisburgo,  ed  anche  del- 
l'Austria, l'armi  gallo-bavare,  benché  si  creda  che  non  possano  continuar 
le  imprese  per  cagion  delle  scomunicate  strade.  Qui  da  noi  nulla  di 
nuovo,  se  non  che  continua  la  desolazione  de'  nostri  già  smunti  fenili,  e 
che  andando  di  questo  passo,  nobis  cicadae  hutni  canent.  Tutto,  perchè  il 
signor  maresciallo  non  si  fida  che  gli  spaguuoli  possano  far  qualche  in- 
cursione, o  per  altri  suoi  segreti  riflessi.  S.  M.  sarda  in  Savoia  si  è  ben 
premunita,  e  credo  che  né  pur  da  quella  parte  potranno  gì'  Ispani  tentar 
cosa  alcuna.  Faccia  il  benedetto  Iddio  che  si  truovino  temperamenti  per 
la  pace,  che  di  questa  abbiam  tutti  gran  bisogno  :  ma  questa,  pur  troppo. 
non  pare  vicina. 

Ricevei  la  lettera  di  cotesto  dottissimo  benedettino;  e,  giacché  egli 
desidera  il  trattatello  di  Antonio  Lampridio.  lo  manderò  subito  che  potrò 
unirvi  l'altro  che  dovrebbe  uscire  in  breve  de' torchi,  in  risposta  a  vari 
apologisti  del  voto  sanguinario.  Perciò  potrà  ella  tributare  a  cotesto 
signor  marchese  reggente  Cavallo  la  copia  dell'operetta  Della  Giurispru- 
denza, accompagnandola  con  le  proteste  del  mio  distinto  ossequio  verso 
la  sua  degna  persona  e  raro  merito.  Mi  scrivono  da  Roma  aver  preso  un 
di  quegli  avvocati  la  penna  per  rispondere.  Verisimilmente,  io  il  lascierò 
gracchiare,  e  forse  potrebbe  trovarsi  chi  impugnasse  lo  scudo  in  mia 
difesa. 

Bisogna  che  V.  S.  illustrissima  mi  specifichi  qual  sia  la  scrittura  di 
Comacchio  ch'ella  diede  al  sig.  conte  Rangoni,  ed  ora  desidera  da  me. 
Vo  credendo  che  sia  la  Piena  Esposizione,  assai  grossa  e  in  foglio.  Io  ad 
ogni  suo  avviso  la  servirò  d'essa,  purché  si  truovi  maniera  d'inviarla  a 
Mantova.  Quando  arrivino  le  due  copie  della  Giurisprudenza,  ciò  farà 
credito  alla  spedizione  d'altre  cose.  L'avere  voi  altri  la  peste  in  Ungheria, 
fa  che  ancor  noi  tremiamo  di  paura  a  cagione  delle  milizie.  Questo  acci- 
dente voglia  Dio  che  non  sia  funesto  a  voi  per  altri  conti. 


4366  LODOVICO  ANTONIO   MUKATOKI  [1*74S- 

Non  sussiste,  eh'  io  abbia  il  titolo  di  conte,  non  essendomi  mai  curato 
di  somiglianti  fumi. 

Più  non  ha  bisogno  la  storia  ecclesiastica  di  chi  la  tratti,  dappoiché 
abbiamo  il  Baronie,  il  Pagi,  il  Fleury  ed  altri  che  han  soddisfatto.  Abbi- 
sognava bensì  l'Italia  della  sua  storia  civile.  L'ho  io  compilata  dalla  na- 
scita del  Signore  al  1500,  e  col  titolo  di  Annali  d' Italia  si  va  stampando 
in  Venezia.  Tre  tomi  in  4."  son  già  stampati,  ma  il  libraio  non  vuole  dar 
fuori  l'opera  se  non  compiuta. 

Con  augurarle  un  felicissimo  anno  nuovo,  e  ratificarle  il  mio  ossequio, 
mi  confermo,  etc- 

Mi  rallegrai  nell'udire  giunto  a  Dresda  il  sig.  Gaspari:  ma  qui  non 
s'  è  peranche  veduta  alcuna  sua  lettera. 


4636. 

A  PIETRO  NAPOLI  GIANNELLI  in  Napoli. 
Modena,  26  Dicembre  1742. 

Archivio  Soli  Muratori  {  R,  Bibl.  Est,),  Modena. 

Anteacta  ad  te  scripsi  hebdomada.  Quod  inde  altera  epistola  reddita 
fuit,  en  tibi  responsum.  Nos  quidem  belli  atrocitas,  luxatis  ossibus,  vexat 
atque  sollicitat.  Me  quoque  interdum  tristitia  perturbai  opprimitque.  ubi 
communes  maxime  aerumnas  perpendo:  quocirca  librorum  desiderium 
abjicio.  Nihilominus  me,  ut  melius  possum,  sustineo,  mihique  Deus  in 
senectute  mediocrem  etiam  tribuit  valetudinem.  Secundiora  tibi  ex  animo 
precor,  ac  saevissimae  pestilentiae  nomen  ab  istis  tandem  finitimis  locis 
abeat  et  evanescat. 

Praestantissimo  viro  Nicolao  de  Marinis,  cujus  virtutes  universamque 
erga  eum  existimationem,  non  sine  voluptate,  intellexi,  dicas  velim,  argu- 
mentum  ab  eodem  constitutum,  quum  fuerit  concinno,  ut  arbitror,  elaboratum, 
summo  bono,  et  plausui  futurum.  In  libro  meo  De  Ingeniorum  Moderatione, 
ego  quoque  prò  eo  tantum  scripsi.  quod  ad  religionem  pertinet.  Verum 
ipse  ampliorem  sibi  facultatem  statuere  potest.  Italia  felicium  profecto  in- 
geniorum mater  est  et  nutrix;  sed  non  panca  ex  iis  discere  hactenus  debent, 
quaenam  sit  vera  atque  utilis  scientia;  aliaque  indigent  fraenum.  Eidem 
igitur  viro  meis  verbis  de  tam  laudabili  Consilio  gratulare,  eumque  ad  illud 
perficiendum  excitato.  Reliquum  est,  ut  te  hoc  rogem.  et  a  te  petam,  ne 
obliviscaris  mei.  qui  te,  praeclariasime  vir.  tam  diligo,  quam  ex  eo  scire 
potes,  quod  summo  animi  tui  candore,  singularique  in  me  tua  humanitate 
inter  meos  intimos  libentissime  jam  dudum  admemoravi.  Vale. 


l'T'^rS]  A  GIUSEPPE  MALASPINA  DI  S.'*  MAHaHKBITA  KiH' 


4637. 

AD  ANGELO  CALOGERÀ  iu  Venezia. 
Modena,  28  Dicembre  1742. 

BiBi.ioTKCA  Impkkialk,  Pietroburgo. 

Quando  il  signor  Pasquali  volesse  ristampar  la  V'ita  del  p.  Segneri 
iuniore.  m'immagino  che  vi  unirebbe  anche  gli  Esercizi  spirituali:  e  ne 
avrei  piacere,  perchè  a  questo  libraio  Soliani  è  stata  fatta  più  volte  istanza 
d'esse  Operette,  senza  ch'egli  possa  appagare  i  desiderj  altrui,  avendo  da 
gran  tempo  smaltita  la  sua  edizione.  Ma  io  non  saprei  che  suggerire,  e 
molto  meno  vorrei  far  delle  giunte,  perchè  lo  tengo  sempre  per  un  tradi- 
mento a  chi  comperò  le  prime  edizioni. 

Non  mi  sovviene  d'aver  prodotto  nelle  Antichità  Italiane  documento 
alcuno,  in  cui  sia  fatta  menzione  di  s.  Romoaldo.  Tuttavia  dovendo  veri- 
similmente  nel  prossimo  mese  uscire  il  tomo  VI  ed  ultimo  coli' indice,  gli 
potrà  V.  P.  dai'e  un'occhiata  per  vedere  in  esso  indice,  se  si  trovasse 
memoria  di  lui. 

Perchè  ho  la  maggior  parte  de  i  di  lei  Opuscoli  sino  a  tutto  il  tomo 
XXIV.  avrei  caro,  ch'ella  aggiugnesse  al  corpo  esibito  pel  cambio  del 
tomo  II  delle  Antichità  Estensi,  que'  pochi  tometti.  che  a  me  mancano  : 
ed  io  le  invierò  il  tomo  richiesto. 

Con  che.  augurandole  perfetta  sanità,  e  un  felicissimo  anno  nuovo,  le 
rassegno  il  mio  ossequio,  e  mi  ricordo,  di  V.  P. 


4638. 

A  GIUSEPPE   xMALASPINA  di  S.''  MARGHERITA    in  Oriolo. 
Modena,  4  Gennaio  1743. 

Raccolta  Pauiikki,   San  Paolo.  Roma. 

Gode  V.  S.  illustrissima,  un'invidiabil  pace,  e  Dio  gliela  conservi  per 
sempre,  mentre  noi  qui  afflitti  sotto  il  flagello  della  guerra,  non  contiamo 
se  non  guai:  a*  quali  s'è  aggiunta  ancora  l'influenza  de' raffreddori,  pro- 
vandone anch'io  la  mia  parte.  Carissimi,  perciò,  mi  riescono  i  benigni  di 
lei  auguri,  quanto  maggiore  ne  è  il  bisogno.  Di  tutto  la  ringrazio,  e  prego 
Dio,  che  faccia  a  lei  godere  ogni  benedizione  nel  presente  anno. 

Se  i  saggi  suoi  riguardi  vogliono  lasciata  a'  suoi  eredi  la  Malaìspi- 
neide,  io  non  ho  che  opporre.  Corrono  tempi  ne' quali  la  prudenza  non 
permette  tutto  quel  che  si  vuole. 


4368  LODOVICO   ANTONIO    MUKATOttl  [l'^^S- 


Allorchè  io  stesi  la  continuazione  delle  Antichità  estensi.^  poco  pen- 
siero io  mi  presi  delle  donne  estensi  passate  in  altre  case.  L'intenzione 
mia  era  di  raccogliere  i  fatti  de'  principi  nostri.  Il  fatto  è  fatto. 

Rallegrandomi,  intanto,  per  la  felice  sanità  di  V.  S.  illustrissima,  e  per 
la  sua  continuata  bontà  verso  di  me,  le  rassegno  il  mio  costantissimo 
ossequio,  e  mi  confermo,  di  V.  S.  illustrissima. 

4639. 

A  BERNARDO  MARIA  DE  RUBEIS  in  Venezia. 
Modena,  4  Gennaio  1743. 

Archivio  Soli  Muratori  (A*.  Bibl.   Est.),  Modena. 

Se,  allorché  Antonio  Lampridio  pubblicò  il  suo  trattatello,  mi  fosso 
stata  avvertita  la  saggia  riflessione  di  V.  P.  intorno  al  trattare  di  vera 
pietà,  l'adesione  alla  pia  sentenza,  ne  avrei  profittato. 

Camminò  il  libro,  né  v"  è  stato  tempo  da  ritrattare  il  già  asserito. 
S' é  anche  veduta  da  più  d'  uno  la  risposta  del  Valdesio,  e  ninno  ha  ri- 
levato questo  obbietto  ;  o,  almeno,  avendo  io  risposto  al  medesimo,  s' é 
creduto,  che  tal  difficultà  non  abbia  forza.  E  stampata  l'opera  del  Val- 
desio,  e  però  troppo  tardi  mi  arrivano  le  grazie  di  V.  P. 

Voglio  nondimeno  sperare,  che,  se  tornerà  in  campo  tale  obbiezione, 
vi  troveremo  ripiego,  quando  non  paresse  bastevole  la  soluzione  da  me 
data.  Sempre  si  farà  valere  la  distinzione  della  pietà  intrinseca  ed  op[erosa]. 
Quanto  a  me,  dopo  aver  veduto  lodata  da  Alessandro  VII  la  pietà  de 
i  seguaci  della  pia  sentenza,  peno  a  credere,  che  possa  negarsi  il  titolo  di 
vera  a  quella  pietà,  né  mi  potrebbono  astringere  a  confessarla  tale.  Ma 
sempre  sarà  vero  che  il  voto  sanguinario  è  indirizzalo  ad  attestare  la 
certezza  della  sentenza,  e  non  già  a  voler  morire,  benché  sia  cosa  pia 
l'onorar  cosi  la  Vei'gine.  (Jioè,  si  vuol  morire,  non  per  la  pietà,  ma  per 
r  oggetto. 

Ora,  siccome  ho  detto,  questa  che  era  vera  pietà  e  virtù,  consistente 
nel  culto  colla  voce  e  col  cuore,  cesserà  d'essere  virtù,  qualor  voglia  dare 
il  sangue  per  tale  sentenza,  perché  vi  mancherà  la  prudenza. 

Se  si  metterà  in  termini  chiari  l'intenzione  de*  voi  venti,  allora  si  tro- 
verà lo  scioglimento.  In  fine  la  verità  ha  da  andare  di  sopra,  e  si  ritrat- 
terà ciò,  che  s'è  buonamente  asserito,  e  dovrà  prevalere  la  distinzione  già 
portata  dalla  pietà  op|  erosa]  ed  intrinseca.  Io  la  ringrazio  de' suoi  amiche- 
voli e  saggi  avvertimenti. 

Mi  rallegro,  perchè  abbia  superata  l'influenza  de' raffreddori  ;  e  la 
prego  de'  miei  rispetti  all'  amatissimo  p.  Mauro  Concina,  al  cui  libro  in 
breve  si  applicheranno  i  miei  occhi,  non  avendo  potuto  fin  qui. 

Intanto,  con  rassegnarle  il  mio  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  P, 


-1*743]  A  FORTUNATO  TAMBURINI  4369 


4640. 

A  GIUSEPPE  ANTENORE  SCALABRINI  iu  Ferrara. 
Modena,  4  Gennaio  1743. 

Biblioteca  Coiid2(a.le,  Ferrara. 

Quantunque  ancor  io  abbia  dovuto  sofférire  e  aoflfra  tuttavia  l' in- 
fluenza de'  raffreddori,  che  scorre  qui  per  tutte  le  case,  pure  finora  non 
ho  provato  l'incomodo  della  febbre.  Mi  rallegro  con  V.  S.  illustrissima, 
perchè  la  scorgo  sana,  e  ringraziandola  de'  suoi  benigni  augurj,  prego 
anch'  io  la  divina  bontà,  che  le  conceda  pieno  di  prosperità  quest'  anno 
nuovo  Posso  ben' io  raccomandare  a  questi  ministri  camerali  l'amico  di 
V.  S.  illustrissima  per  la  vacanza;  ma  non  essendo  qui  il  Padrone,  ciò  a 
nulla  servirà  ;  perchè  le  risoluzioni  saran  prese  lungi  di  qua. 

Sou  tornate  dalla  Peretta  le  milizie  austriache,  e  si  sono  stese  qui 
lungo  il  Panaro.  Questo  peso,  e  quel  della  cavalleria  mal  provveduta  di 
foraggi,  e  il  tagliamento  de  gli  alberi,  sono  per  noi  un  intollerabil  danno, 
oltre  a  tanti  altri.  Rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  S.  il- 
lustrissima. 

4641. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  4  Gennaio  1743. 

Akchivio  Soli  Muraioki  {R.  Bibl.  Eat.),  Modena. 

Ecco  a  V.  P.  reverendissima  quel  poco,  che  mi  ha  suggerito  la  mia 
povera  testa  intorno  alla  nobilissima  Dissertazione,  e  l'intenzione  di  N.  S. 
E  rimesso  alla  di  lei  prudenza,  l'umiliarla  al  trono  pontifizio,  se  pure  la 
crederà  cosa  tollerabile  e  non  superflua.  In  tal  caso  la  supplico  di  baciare 
per  me  i  sacratissimi  piedi  alla  S.  8.,  con  ringraziarla  anche  della  sua  incom- 
parabil  benignità  nellaver  voluto  udire  anche  il  debolissimo  sentimento  mio. 

Si  va  dicendo  ancora  che  costi  si  lavori  intorno  alla  riforma  delle 
ore  canoniche.  Se  sarà,  per  cassare  que'  graduali,  e  notturni  da  morto 
usati  nel  coro,  i  canonici  faranno  elogi  di  S.  S.  Per  noi  preti  non  mi  fi- 
guro mutazione  alcuna.  Forse  ancora  si  pensa  a  depurar  le  storie  del  bre- 
viario. Sarebbe  fattura  degna  di  plauso. 

Mi  è  sommamente  incresciuto  d'intendere  lo  stato  pericoloso  del  reve- 
rendissimo Vallisnieri.  Si  perderà  in  lui  uno  dei  più  degni  soggetti  della 
Congi-egazione  Cassinese. 

Spittolario  di  Lodovico  Antonio  ìluralori.  —  Voi.  X.  276. 


4370  LODOVICO  ANTONIO  MUBATOKI  [l'7'43- 

Non  tardò  a  ringraziarmi  monsignor  Calcagnimi  [Carlo],  e  né  pur  io 
a  dargli  risposta.  Gran  flagello,  che  è  qui,  e  per  tutte  le  città  circonvicine 
a  cagion  de'  raffreddori,  e  qui  hanno  cominciato  a  sonar  le  campane  e 
molto  più  in  Verona,  Ferrara.  Dio  me  ne  guardi.  A  noi  dopo  tanti  guai 
sofferti  e  che  soffriamo  ci  mancava  ancor  questo.  Con  augurarle  ogni 
prosperità  nell'anno  {presente,  passo  a  protestarmi  con  tutto  l'ossequio, 
di  V.  P.  reverendissima. 

4642. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  8  Gennaio  1743. 

BiBLioTKCA  CoMUNALK,  PiaceDza. 

Volesse  Dio,  che  cotesto  nuove  di  pace  avessero  buon  fondamento. 
Quanto  a  me  pur  troppo  pavento  tuttavia  assai  lontano  questo  gran  bene 
di  cui  abbisognano,  più  che  gli  altri,  i  poveri  geminiani,  ancorché  il  signor 
Mansi  inviato  di  Lucca  scriva  da  Vienna  che  non  passerà  il  verno  senza 
pace.  Troppi  pretendono  a  questa  eredità.  Per  soddisfare  tutti  occorrono 
gran  trattati,  e  finora  non  si  son  rotta  ben  bene  la  testa. 

Dappoiché  da  Praga  si  son  ritirati  i  franzesi  con  cannoni,  ostaggi,  etc, 
qui  abbiam  lettere  che  dicono  entrati  in  quella  città  gli  austriaci,  dove 
han  trovato  da  mille  bavaresi  sani  e  da  tremila  franzesi  malati  o  feriti. 
Aggiungono,  che  Lobcovitz  prevedendo  la  fuga,  spedì  a  certo  sito  un 
reggimento  di  corrazze  con  degli  ungheresi,  che  disfecero  un  reggimento 
di  fanteria  franzese  e  fecero  molti  prigionieri.  Se  sarà  vero,  lo  sapremo 
in  breve.  Intanto  gli  austriaci  non  sono  senza  timore,  che  i  gallo-bavari 
possano  prendere  quartiere  di  verno  uell'  Austria. 

Questi  uffiziali  dicono,  che  nel  di  2  del  corr.,  il  re  sardo  arrivò  a 
Torino,  avendo  condotto  in  Italia  le  sue  truppe  a  riserva  delle  perdute  nelle 
diserzioni  e  disagi.  La  fortuna  e  non  il  valore,  é  mancata  a  quel  sovrano. 

Gli  sleali  Pranzezi  con  tutta  la  neutralità  andavano  cassando  gente, 
e  questa  correva  a  rinforzare  gli  spagnuoli.  Ha  S.  M.  inviato  a  Pa- 
rigi il  conte  Della  Rocca  ministro  di  gran  saviezza.  Qui  non  c'è  novità 
se  non  che  parte  de  i  croati  se  n'  é  andata  senza  poterla  ritenere.  Perchè 
si  scarseggia  di  foraggi,  i  nostri  fenili  vanno  in  rovina,  e  siam  perciò 
disperati. 

La  mossa  de  gl'inglesi,  e  annoveresi,  etc.  verso  Liegi,  e,  forse,  più  oltre. 
non  si  sa  qual  fine  abbia.  Si  verifica  la  lega  di  Prussia  col  britannico  e 
colla  regina. 


'  Sue  lettere  in  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  n."  7  da  Roma,  1712-'43. 


1*74:3]  A  DOMENICO  BRIGHIERI  COLOMBI  4371 


^x  Debbono  giugnere  costà  le  epistole  del  Valdeaio,  e  una  copia  è  de- 
stinata per  V.  S.  reverendissima. 

Godo  che  V  Eminentissimo  Querini  seguiti  a  farsi  onore  con  epistole. 
Vidi  la  pastorale  pontificia,  che  veramente  non  va  d'accordo  con  lui. 
Bdllissima  è  la  dissertazione  pontificia;  e  si  dee  dar  lode  alla  sua  mo- 
derazione, ed  umiltà,  di  voler  il  parere  altrui.  Io  ho  detto  il  mio. 

Se  cotesto  campione  giustinianeo  darà  fuori  la  sua  fatica,  prego  V.  S. 
reverendissima  a  comperarmene  una  copia,  per  inviarmela  colla  nota  dello 
speso.  Altrimenti  non  la  voglio  ». 

Qui  la  città  è  piena  di  raffreddori  e  va  morendo  chi  è  vecchio,  o 
mal  arfetto,  o  si  sentono  doglie  di    costa. 

Mi  truovo  anch'io  da  alcuni  giorni  in  qua  mal  concio;  ma  finora 
sono  stato  esente  dalla  febbre.  Ossequiosamente,  mi  ricordo,  di  V.  S.  re- 
verendissima. 

4643. 

A  DOMENICO  BRIGHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  10  Gennaio  1743. 

U.  B1B1.10TKCA  BiocABDiAKA,  Firenze,  edita  (2i5]. 

Non  poco  è  stato  il  mio  piacere  all'  intendere  dall'  ultimo  foglio  di 
V.  S.  illustrissima  che  le  sieno  giunte  le  due  copie  del  mio  trattatello 
della  Giurisprudenza,  e  ben  vivamente  la  ringrazio  per  la  buona  intenzione 
di  tradurre  essa  operetta  ed  illustrarla.  Ma  debbo  dirle  che  in  Roma  un 
di  quegli  avvocati  ha  preso  a  confutarla.  Però  la  prego  di  pensare  s'ella, 
invece  di  far  carezze  alla  mia  fatica,  potesse  piuttosto  impiegare  le  sue 
forze  ed  erudizione  a  difenderla.  Ma  perchè  il  romano  scriverà  in  volgare, 
nella  stessa  lingua  converrebbe  rispondere.  Quanto  alla  definizione  della 
giurisprudenza,  dica  ella  quel  che  vuole  per  salvarla  e  giustificarla,  ch'io 
ne  son  contento.  Lo  stesso  dico  d'altre  opinioni,  nelle  quali  non  andiam 
d'  accordo.  Que"  benedetti  romani,  per  esser  l' opera  dedicata  al  Papa,  tutti 
ne  han  voluto;  però  tra  quella  città,  la  mia,  e  vari  amici  lontani,  ho  già 
impiegati  tutti  gli  esemplari  a  me  donati.  Tuttavia  non  lascerò  d'inviare 
a  V.  S.  illustrissima  un  altro  esemplare.  Quel  che  mi  dà  fastidio  è  che 
vorrei  inviarle  copia  della  Risposta  pel  voto  sanguinario,  e  seco  altra  pel 
p.  benedettiuo  colla  giunta  del  primo;  e  questo  sarà  un  involto  poco 
discreto  per  la  posta,  anche  senza  la  copia  della  Giurisprudenza.  Penserò 
a  ripiego. 

Nulla  so  del  libro  ch'ella  dice  pubblicato  dal  signor  Sassi.  Quando 
sieno  certe  le  nuove  che  abbiate  ricuperata  Praga,  e  che  abbiate  dato  delle 
percosse  al  fuggitivo  Bellisle,  motivo  ho  io  bene   di    rallegrarmi   con  voi, 


4372  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [±'743- 

per  si  prosperosi  successi.  Ma  Dio  guardi  l'Austria  dalla  invasione  de' ne- 
mici !  Provereste  se  sieno  pesanti  ! 

Da  noi  tutto  è  in  quiete  ;  se  non  che  V  aver  voluto  il  signor  mare- 
sciallo cantonar  qui  la  sua  gente  in  campagna,  e  scarseggiando  di  foraggi, 
i  nostri  fenili  vanno  in  rovina,  e  siam  disperati  per  li  nostri  bestiami. 
Né  certo  gli  spagnuoli  si  vogliono  muovere. 

Non  è  mancato  valore  al  re  di  Sardegna  ;  ma  in  fine  egli  ha  dovuto 
ritirarsi  dalla  Savoia  colle  sue  truppe,  e  il  dicono  giunto  a  Torino  il  2 
del  con*ente.  Gli  sleali  francesi  con  tutta  la  neutralità  si  dice  che  cassas- 
sero de'  lor  soldati,  i  quali  correaao  tosto  ad  arrolarsi  nell'  armata  spa- 
gnuola.  Fu  detto  nei  giorni  passati  che  i  croati  di  presidio  nella  Miran- 
dola a  tamburo  battente  si  fossero  inviati  verso  le  lor  case.  Anch'io  ho 
lettera  del  signor  Gaspari  da  Tabor.  Di  grandi  sciagure  ha  corso.  Mi  son 
rallegrato  forte  di  sua  sanità  e  libertà. 

L'influenza  de'  raffreddori  che  per  tutte  le  città  di  Lombardia  ha  fatto 
cader  malate  migliaia  di  persone,  l'ho  pruovata  e  la  pruovo  io  tuttavia: 
ma  Dio  m'  ha  preservato  dalla  febbre.  Con  che,  mi  ricordo,  etc. 

Mi  dice  il  signor  Gaspari  eh'  io  gli  scriva  per  Vienna  a  Tabor.  Cosi 
farò:  ma  anderà  sicura  la  lettera? 

4644. 

A  FRANCESCO  CONTARELLI  in  Ferrara. 
Modena,  10  Gennaio  1743. 
Archivio  della  Cokorsgaeiose  di  Carità,  Correggio,  edita  [272], 

La  stessa  cattiva  influenza,  che  si  fa  sentire  costi,  la  proviamo  ancor 
noi,  e  i  vecchi,  e  malconci  di  sanità  vanno  soccombendo.  Insomma  Dio  ci 
fa  provar  più  d'  un  flagello,  e  meritiamo  anche  peggiu.  Per  me  1'  ho  pro- 
vato, e  tuttavia  lo  pruovo,  ma  con  essere  stato  finora  esente  dalla  febbre. 
Desidero  io,  che  V.  S.  illustrissima  si  rimetta  fra  poco  in  perfetto  stato 
di  sanità  :  il  che  ancora  è  necessario  ai  molti  suoi  affari. 

Non  occorre,  eh'  ella  si  prenda  incomodo  alcuno  per  farmi  avere  la 
nota  delle  spese  occorse  costì.  Anche  nulla  inviando,  sia  pur  certa,  riposar 
io  talmente  sopra  la  di  lei  onoratezza  e  bontà  in  favorirmi,  che  nulla  mi 
curo  di  veder  tali  conti. 

Giacché  poi  V.  S.  illustrissima  mi  dice  d' aver  danaro  da  inviarmi, 
io  veramente  conosco  ed  apprendo  i  pericoli  presenti;  tuttavia  avendo 
inteso  dagli  uffiziali  della  posta,  che  son  venuti  felicemente  altri  gruppi, 
né  essere  stata  usata  fin  qui  alcuna  violenza  alla  bolgetta;  né  essendovi 
apparenza,  che  possa  venir   di   costà   persona    sicura,    avrò   caro,   eh'  ella 


-i'7431  AD    ANGELO   ANTONIO    FABBRO  4378 


mandi  esso  danaro,  quando  potrà,  o  quando  vorrà  :  il  che  dico,  perchè  mi 
|ireme  più  la  di  lei  sanità,  che  altro. 

Con  che.  ricordandole  il  mio  costantissimo  ossequio,  mi  confermo... 


4645. 

AD  ANTONIO  CONTI  in  Londra. 
Modena,  10  Gennaio  1743. 

BiBLioTBOA  Teitulziasa,  Milano. 

Sotfra  V.  S.  illustrissima,  ch'io  le  dica  d'aver  letto  il  Parmenide 
Platonico  da  lei  illustrato.  Nella  dissertazione  preliminare  ho  veduto  mi- 
rabilmente discifrati  tutti  i  sistemi  degli  antichi,  ed  ho  avuta  occasion 
di  maravigliarmi  di  que'  gran  filosofoni,  che  impastarono  Dio  colla  ma- 
teria, 0  trovarono  materia,  che  non  era  corporea.  Quanto  al  Parmenide, 
oh!  che  sottigliezze I  ma  poste  in  chiaro  con  tanta  precisione.  Non  ci  volea 
meno  della  testa  Leibniziana,  Volpiaua,  del  signor  abate  Conti  per  dilu- 
cidare un  si  astruso  argomento.  Altri,  fuor  di  "V.  S.  illustrissima,  non  co- 
nosco in  Italia  capace  di  un  si  fino  lavoro.  Però  me  ne  congratulo  som- 
mamente con  lei,  e  coli'  Italia  stessa,  e  prego  Dio,  che  lungamente  ce  la 
conservi  per  suo  e  per  nostro  onore:  giacché  scarseggiamo  forte  oggidì 
d'  opere  massiccie. 

Ma  ella  si  ricordi,  che  ci  ha  fatto  sperare  un  Trattato  della  Bellezza  : 
argomento  assai  più  importante  del  Parmenide,  e  che  finora  non  ha  avuto 
chi  adeguatamente  lo  illustri.  Suppongo,  che  sieno  finite  tntte  le  sue  liti, 
che  r  han  cotanto  vessata  ;  e  però  abbiam  da  aspettare  i  fruiti  della  pre- 
sente sua  quiete.  Ammiratore  io  della  felice  penetrazione  della  sua  mente, 
e  desideroso  sempre  dell'  onore  de'  suoi  comandamenti,  con  tutto  1'  ossequio. 
mi  ricordo,  di  V.  S.  illustrissima. 


4646. 

AD  ANGELO  ANTONIO  FABBRO  in  Padova. 
MoUena,  10  Gennaio  1743. 

Edita  [  159]. 

Tali  sono  le  ragioni  addotte  da  V.  S.  illustrissima  intorno  alla  patria 
di  Venanzio  Fortunato,  che  non  si  penerà  a  riconoscerla  per  quel  luogo, 
che  a  lei  pui'e  ha  dato  la  nascita.  Però  si  faccia  ella  animo  a  pubblicar 
la  sua  dissertazione,  che  sarò  io  il  primo  a  farle  plauso.  Merita  bene  For- 


4374  LODOVICO  ANTONIO  MURATORI  \  l'^-iS  ■ 


tunato  che  s' illustrino  le  cose  sue,  essendo  ingegno  raguardevole  in  mezzo 
ai  tempi  bai'bari.  Al  di  lei  bel  genio  offerisco  io  intanto  me  stesso,  e  ciò 
che  da  me  dipende,  e,  riverendola,  con  vero  ossequio,  mi  ricordo. 


4647. 

A  GIROLAMO  TARTAROTTI  in  Torino. 
Modena,  10  Gennaio  1743. 

Biblioteca  Couunalb,  Trento. 

Buon  per  me  se  tutti  leggessero  con  gli  occhi  amorevoli,  ma  insieme 
purgati  di  V.  S.  illustrissima  le  Lettere  del  Valdesio.  Certamente  mi  son 
rallegrato,  perchè  ella,  prima  d"  ogni  altro,  mi  abbia  dato  buone  nuove  di 
queir  operetta.  Troveran  nondimeno  gli  Scotisti  da  dire  sopra  ogni  pa- 
rola, sillaba  ed  accento.  Ma,  se  tratteran  di  precetti;  T  aver  io  impugnata, 
non  la  probabilità,  ma  la  pretesa  certezza,  anche  per  far  conoscere  la 
erudizione  della  S.  Sede  :  risponderò,  che  spacciando  essi  dappertutto  la 
certezza  suddetta,  ne  vien  tosto  la  conseguenza,  che  molti  si  maraviglino 
0  dolgano  al  vedere,  eh'  essa  S.  Sede  non  vuol  decidere  la  quistione.  Quel 
che  è  più,  siccome  ella  avrà  veduto,  il  padz-e  Luca  ha  pubblicamente  as- 
serito, essere  stato  il  diavolo,  che  ha  impedita  la  decisione  sotto  Cle- 
mente XII;  anzi  è  arrivato  a  chiamare  necessaria  tal  decisione:  il  che  è 
uno  sfregio  a  Roma,  tuttavia  renitente  a  decidere.  Adunque  bisogno  e'  è 
d' illuminare  i  men  periti  e  di  far  conoscere,  aver  giusti  motivi  la  S.  Sede 
di  camminare  con  ogni  riguardo  in  si  fatta  disputa.  V'è  anche  interes- 
sato r  onore  della  religione  cattolica.  Se  apparisse  che  la  tradizione  dei 
Padri  è  contraria  alle  pretensioni  scotistiche  :  come  mai  accusare  i  pon- 
tefici, perchè  non  decidono  a  modo  loro,  e  pretendere  necessaria  tal  de- 
cisione? Essi  amano  sé  stessi,  io  la  gloria  della  religione.  Ciò  sia  detto 
a  lei  solo,  con  pregarla  di  non  comunicare  ad  altri  questi  miei  sentimenti, 
perchè  non  si  può  dire,  come  animi  si  alterati  facciano  giucco  dogni  cosa. 
Per  altro  io  la  ringrazio  vivamente  dell'obbiezione  fattami,  e  sempre  mi 
sarà  caro  d' essere  illuminato  e  corretto  da  chicchessia,  e  molto  più  da 
V.  S.  illustrissima,  per  cui  ho  tanta  stima. 

Mi  fu  scritto,  eh'  era  vicina  ad  uscire  la  grand'  opera  del  signor  mar- 
chese Maffei  intorno  alla  Grazia.  È  un  gran  che,  che  ingegno  tale  dorma 
cotanto.  Ed  ella,  che  mi  diede  avviso  d'  una  propria  operetta,  più  non  ne 
parla.  Andò  a  Milano  il  manoscritto  Poreelliano:  non  l'ho  peranche  ricu- 
perato: dovrebbe  oramai  essere  terminata  quell'opera.  Con  che,  rassegnan- 
dole il  mio  costantissimo  ossequio,  mi  ricordo,  etc. 


-1 '7-4:31  A.D  ANTON  FRANOESOO  OOBI  4375 


4648. 


A  FRANCESCO  CONTARELLI  in  Ferrara. 
Modena,  17  Gennaio  1743. 
ÀRCiiiTto  DELLA  GosoRBOAzioKB  DI  Carità.  Correggio,  edita  [272]. 

Inchiusa  riceverà  V.  S.  illustrissima  la  ricevuta  del  danaro  ultima- 
mente inviatomi,  che  con  tutta  felicità  è  giunto:  il  che  mi  fa  sperare 
egual  fortuna,  allorché  ella  potrà  inviarmi  quello,  che  resta  da  riscuotere. 
Le  rendo  io  vivissime  grazie  per  la  sua  infaticabil  premura  di  favorirmi. 
Consegno  qui  oggi  a  chi  mi  fa  credere  di  potere  spedire  al  Finale  il  libro, 
di  cui  precedentemente  le  ho  scritto.  L'  ho  raccomandato  al  signor  dottor 
Francesco  Nicola  Frassoni.  il  quale  mi  promette  che  avrà  tutta  T attenzione 
per  inviarlo  alle  di  lei  mani.  Ricevuto  che  lo  abbia  ella,  mi  sarà  caro 
d'averne  il  riscontro  per  mia  quiete.  Ansioso  sempre  di  ubbidirla,  e  di 
comprovarle  maggiormente  il  mio  ossequio,  mi  ricordo,  etc. 


4649. 

AD  ANTON  FRANCESCO  GORI  in  Firenze. 
Modena,  17  Gennaio  1743. 

BiBMOTrCA  Marucklliaka,  Firenze,  edita  [168]. 

Non  piti  che  il  numero  45  delle  Novelle  Letterarie  ho  io  ricevuto:  e 
però  mi  manca  il  compimento  dell'  anno  prossimo  passato,  per  cui  pagai 
r  occorrente  prezzo.  Avendone  scritto  costà,  lo  stampatore  ha  risposto  di 
non  avere  in  nota  il  mio  nome,  e  che  mi  rivolga  a  V.  S.  illustrissima. 
Son  dunque  a  pregarla  delle  sue  grazie,  premendomi  di  aver  compiuta 
questa  raccolta.  Subito  che  potrò  avere  del  danaro  costi,  pagherò  ancora 
per  r  anno  presente. 

Ho  veduto  quanto  ha  scritto  1'  eminentissimo  Querini  del  suo  Dittico. 
Auguro  a  lei  perfetta  sanità,  per  continuare  ad  illustrare  la  raccolta  di 
tutti  que'  bei  monumenti,  da  cui  si  può  promettere  gran  plauso.  Ravvi- 
vando la  memoria  di  quel  vero  ossequio  che  le  professo,  mi  ricordo  di 
V.  S.  illustrissima,  etc. 


4376  LODOVICO   ANTONIO    MURATORI  [l'^-iS- 


4650. 

A  GIOVANNI  LAMI  in  Firenze. 
Modena,  17  Gennaio  1743. 

B.  Biblioteca  Riocaudiana,  Firenze,  edita  [153]. 

Giacché  da  cotesto  stampatore  delle  Novelle  Letterarie  non  è  proce- 
duta la  mancanza  de'  fogli  continuati  per  me,  scrivo  oggi  al  signor  Ca- 
nonico Gori  per  pregarlo  di  provvisione,  giacché  io  aveva  pagato  per  tutto 
l'anno  prossimo  passato. 

Al  padre  inquisitore  di  Bologna  fu  inviata  la  copia  delle  lettere  del 
Valdesio,  eh'  io  ho  destinato  per  lei.  Forse  che  a  quest'  ora  le  sarà  giunta. 
Alla  di  lei  prudenza  ne  rimetto  il  rapporto.  Solamente  desidero  che  si 
dica  qualche  cosa  delle  ingiurie  e  calunnie  colle  quali  mi  han  regalato  i 
difensori  del  voto  sanguinario.  Il  Valdesio  facilmente  si  conoscerà  non 
esser  altri  che  lo  stesso  Antonio  Lampridio. 

Subito  che  potrò  aver  costi  del  danaro,  pagherò  le  Vite  de  i  letterati, 
che  si  stampano  costì.  E  giacché  odo  pubblicata  in  Augusta  la  seconda 
sezione  de'  letterati,  bramerei  di  averla.  Pagherò  quel  che  occorre,  ad 
ogni  suo  cenno. 

Dicono  pubblicata  la  Storia  della  Grazia  del  signor  marchese  Maflfei. 
Voglia  Dio  che  non  s'  oda  tosto  proibita  in  Roma. 

Augurando  a  V.  S.  illustrissima  l' esenzion  da  i  raffreddori,  che  tanto 
incomodo  han  dato  e  danno  tuttavia  alla  Lombardia,  le  rassegno  l' im- 
mutabil  mio  ossequio,  e  mi  confermo,  di  V.  S.  illustrissima,  etc. 


4651. 

A  FRANCESCO  PAGLIAI  in  Palermo. 
Modena,  17  Gennaio  1743. 

Archivio  Soli  Muratori  {R,  /Ubi.  Est.),  Jlodena. 

Di  somma  consolazione  mi  è  stato  l' udire  con  che  generoso  animo 
V.  S.  illustrissima  e  il  padre  lettore  don  Eutichio  basiliano  pensino  d'im- 
prendere la  mia  difesa  contro  le  tante  dicerie  de' signori  palermitani. 

Li  ringrazio  di  tutto  cuore  :  veramente  ben  sarebbe,  che  costi  alcuno 
alzasse  il  dito  per  disingannare,  se  pure  è  possibile,  chi  si  lascia  indurre 
a  far  voto  di  morire  per  sostenere  ciò,  che  finoi'a  é  solamente  un  opinione; 
il  che  è  d'obbrobrio  alla  santa  nosti'a  religione.  Corrono  cotesti  signori  a 


-l'7-4:31  A    DOMENICO   BRICHIERI   COLOMBI  4377 


far  questo  voto  senza  ponto  sapere,  se  abbia  fondamenti  bastanti  la  pia 
sentenza,  né  se  la  tradizione  de'  Padri  sia  favorevole,  o  pur  contraria  ad 
essa.  Ora,  quando  si  voglia  pur  entrare  in  questo  cimento,  converrà  aspettar 
di  vedere  le  lettere  del  Valdesio  ultimamente  pubblicate,  cioè,  la  risposta 
a  tutti  cotesti  difensori  del  voto  sanguinario.  Da  essi  si  potran  ricavare 
buoni  lumi.  S'io  sapessi  la  maniera  di  farne  tenere  a  V.  |S.  illustrissima 
una  copia,  la  manderei  volontieri.  Potrà  ella  intanto  stare  all'erta  per 
sapere,  se  ne  fosse  capitata  alcuna  in  Palermo.  0  pure  mi  suggerisca  ella, 
come  si  potesse  inviarne  una  copia  di  qua. 

Sua  cura  intanto  sia  di  portare  i  mìei  più  divoti  ringraziamenti  e 
rispetti  a  S.  E.  il  signor  conte  di  S.  Marco,  la  cui  protezione  in  questo 
atfare  è  certamente  necessaria.  Similmente  mi  riverisca  il  padre  lettore 
don  Eutichio.  dicendogli,  che  sarò  pronto  a  somministrar  que'lumi.  che  forse 
costi  mancassero.  Niuno  finora  ha  osato  di  giustificare  il  superstizioso  voto 
de' Cusentini  per  l'esenzione  dal  debito.  Da  ciò  si  conosce,  di  qnali  eccessi 
sia  capace  l'indiscreta  divozione,  e  il  poco  studio  della  migliore  teologia. 

Altri  simili  eccessi  di  divozione  ella  vedrà  nelle  suddette  lettere  del 
Valdesio,  pubblicate  dai  signori  palermitani.  Per  altro,  non  convien  imitare 
chi  adopera  ingiurie  e  calunnie.  La  vivezza  etrusca,  non  iscompagnata 
dalla  modestia,  piacerà  a  tatti. 

Torno  a  protestar  le  mie  obbligazioni  all'amorevolissimo  genio  di  lei, 
e  del  padre  lettore,  a  i  cui  cenni  mi  oiferisco  con  tutto  l' ossequio,  ras- 
segnandomi, intanto,  di  V.  S.  illustrissima. 


46IÌ2. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  20  Gennaio  1743. 

R.  BiBLioTBOA  BiocARDiAWA,  Firenze,  edita  [246]. 

All'  ultima  di  V.  S.  illustrissima  del  di  9  del  corrente,  che  è  ben  ve- 
nuta speditamente,  rispondo  con  dirle  che  mi  protesto  sommamente  tenuto 
alla  benignità  del  signor  marchese  reggente  Cavallo,  sì  pel  gradimento 
mostrato  di  quel  picciolo  tributo  del  mio  osseqnio,  come  dell'  aver  egli 
con  ispontanea  generosità  voluto  raccomandarmi  al  signor  consigliere 
Cristiani,  ministro,  che  Dio  ci  ha  dato  per  regalo,  in  mezzo  alle  nostre 
disgrazie.  S'  egli  vorrà  eccedere  con  iscrivermi,  cresceran  le  mie  obbli- 
gazioni verso  cosi  degno  ministro;  al  quale,  intanto,  la  prego  di  rasse- 
gnare il  mio  rispetto. 

A  questo  signor  Menafoglio  ho  poi  consegnato  l'involto  a  lei  diretto, 
per  essere  inviato  a  Mantova,    come   l'altra   volta.    Se   Dio    vorrà   che  le 


4378  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [1*7-43- 


giunga.  vi  troverà  una  copia  per  lei  delle  Lettere  del  Valdesio,  e  un'  altra 
copia  insieme  coli'  operetta  di  Antonio  Lampridio,  pel  sempre  da  me  ri- 
verito padre  benedettino.  Ella  desidera  la  Piena  Esposizione.  Invierò 
ancor  questa,  e  parimenti  una  copia  dei  Difetti,  etc.  Ma  non  vorrei  per 
ora  infastidire  di  più  il  suddetto  signor  Menafoglio,  e  tanto  più  che  essa 
Piena  Esposizione  è  grossa,  e  farà  un  involto  di  molto  incomodo. 

Godo  io  intanto  che  V.  S.  illustrissima  vada  raunando  materiali  per 
rinforzare  la  mia  operetta  Della  Giurisprudenza.  Ella  vedrà  ciò  che  non 
ho  veduto  io,  perchè  qui  troppo  rari  sono  i  libri  di  cotesti  paesi.  Se  uscirà 
la  minacciata  risposta  dell'  avvocato  romano,  allora  ella  penserà  a  quello 
che  più  sarà  di  suo  grado. 

Se  si  potessei'o  ristampare  in  cotesto  parti  le  due  operette  contro  il 
Voto  sanguinario,  avrebbono  probabilmente  spaccio,  perchè  forse  lo  stam- 
patore italiano  non  penserà  a  spedirne  costà. 

Tre  tomi  in  quarto  finora  sono  stampati  de'  miei  Annali,  e  il  quarto 
dovrebbe  essere  anch'  esso  fuori  del  torchio.  A  sette  o  pure  ad  otto  tomi 
dovrebbe  arrivar  quell'  opera.  Può  star  poco  ancora  a  pubblicarsi  T  ultimo 
tomo  delle  Iscrizioni,  essendo  gran  tempo  che  mandai  1"  indice.  Se  le  ver- 
ranno nuove  iscrizioni,  mi  saran  care,  ed  avrò  congiuntura  un  qualche  di 
di  darle  alla  luce. 

Buon  per  voi  che  1'  Austria  è  esente  da  nuovi  flagelli.  Il  riacquisto 
di  Praga  vale  assaissimo.  Ma  di  pace  ninna  speranza  per  ora.  E  qui  si 
va  vociferando  che  le  truppe  inglesi,  annoveresi,  etc,  vogliono  continuare 
il  viaggio,  fin  dove  non  si  sa.  Della  Savoia  abbandonata  non  parlo  più: 
le  circostanze  le  saprete  voi  forse  meglio  di  noi. 

Qui  nulla  abbiamo  di  nuovo,  se  non  che  corre  da  molti  la  voce  che 
gli  spagnuoli  si  vogliano  muovere  da  Bologna  o  verso  il  Ferrarese  o  verso 
la  Toscana.  Ma  chi  viene  da  Bologna  ninna  disposizione  vi  ha  veduta  di 
ciò.  Il  signor  maresciallo  certamente  è  insospettito,  avendo  ottenuto  che 
otto  battaglioni  savoiardi  stieno  a  sua  disposizione,  e  parendo  che  pensi 
a  passare  sul  Bolognese.  Ma  tutto  questo  è  probabilmente  una  ciarla.  Ve- 
rissimo è  bensi  che  seguono  molti  rubamenti  nella  nostra  campagna,  ed 
anche  nella  città,  né  e'  è  tribunale,  dove  ricorrere.  In  questo  medesimo 
punto  che  scrivo,  mi  vengono  a  dire  che  vogliono  mettere  una  compagnia 
di  soldati  nel  mio  casino  di  villa:  casino  nuovo:  il  che  se  succede,  me 
lo  rovinano  tutto.  Il  signor  consigliere  Cristiani  s'  è  spontaneamente  mosso 
alla  mia  difesa,  ma  non  so  se  gli  riuscirà.  Queste  sono  le  nostre  delizie, 
e  può  ella  immaginare  se  mi  resti  voglia    di  applicare  a  libri.   Pazienza! 

Pensa  il  papa  a  sminuire  le  troppe  feste  di  precetto,  troppo  dannose 
a  chi  dee  guadagnare  il  pane.  Molti  de' nostri  vescovi,  ignoranti,  si  op- 
pongono. Porse  si  concederà  a  que'  soli  che  ne  han  fatta  premura.  Con 
rinnovar  le  proteste  del  mio  ossequio,  mi  confermo,  etc. 


1*743]  A  OIAN  DOMENICO  BBRTOLI  4379 


4653. 

A  CESARE  FRASSONI  *  in  Finale. 
Modena,  28  Gennaio  1743. 

Abchivio  Soli  Mckatori     R.  Bihl.  EmU),  Modena. 

Sono  state  da  me  lette  le  Costìtnzioni  di  codesta  rinascente  accademia 
de'  Fluttuanti,  e  trovate  molto  ragionevoli  e  ben  distese,  a  riserva  della 
quinta  dove  si  parla  dell'  Istoriografo,  la  qnale  può  patire  qualche  diflS- 
cultà.  Non  volendosi  costi  ti'attar  se  non  di  lettere  umane,  non  si  vede, 
quai  cose  mai  possano  servire  per  formare  una  stxjria.  se  non  di  bagattelle. 
Il  più  si  ridurrebbe  a  notare,  che  argomenti  si  fossero  trattati;  e  a  questo 
basta  il  segretario.  La  stessa  reale  accademia  delle  scienze  in  Parigi,  che 
tratta  di  cose  sostanziali,  di  sperimenti,  macchine,  etc.  destina  il  segre- 
tario a  raccogliere  e  stendere  le  memorie  per  la  stampa.  Però  si  pensi 
bene,  se  mai  tale  ufizio  si  riducesse  a  un  nulla,  o  a  cose  non  meritevoli 
del  nome  di  storia. 

Nella  Costituzione  VII'  sembra  superflno  il  paragrafo,  solamente,  etc. 
0  non  succederà  il  caso,  o  s'  è  pi'ovveduto  di  sopra. 

L"arme  cammina;  se  non  che  potrebbesi  desiderare,  che  al  Finalis  si 
aggiungesse  Mut.  acciocché  andando  essa  fuori,  non  segua  equivoco  col 
Finale  di  Genova.  Lo  stesso  è  della  Patente. 

Auguro  io  intanto  a  cotesta  sì  lodevole  Adunanza  fervore  di  studio, 
copia  di  libri,  e  durata;  avendo  veduto  per  pruova,  che  tante  altre  hanno 
avuta  vita  effimera.  Con  che,  ringraziando  V.  S.  illustrissima  delle  sue 
benigne  espressioni,  e  pregandola  di  portare  i  miei  rispetti  al  sig.  abate 
Frassoni.  con  vero  ossequio,  mi  protesto,  di  V.  S.   illustrissima. 

4654. 

A  GIAN  DOMENICO  BERTOLI  in  Aquileja. 
Modena,  31  Gennaio  1743. 

Akchivio  Soli  Mitratosi  (R.  Bibl.  EaL),  Modena. 

Ben  cara  mi  è  la  memoria  che  V.  S.  illustrissima  conserva  di  me,  e 
la  premnra  di  qualche  notizia  del  mio  presenta  stato.  Certamente  mi  hanno 


*  Questa  lettera  è  tra  le  dirette  a  Cesare  Frassoni,  ma  è  senza  soprascritta  :  deve 
trattarsi  dello  stesso  corrispondente. 


43S0  LODOVICO  ANTONIO  MURATORI  [1*^43- 

sconcertato  forte  le  disgrazie  e  la  calamità  della  mia  patria,  che  durano 
tuttavia,  di  maniera  che,  da  molti  mesi  in  qua,  né  testa  né  voglia  ho  avuto 
di  comporre  qualche  cosa,  e  mi  son  divertito  solamente  in  leggere  libri 
geniali.  Ho  anche  patita  flussione  a  un  ginocchio,  e  a  gli  occhi,  e  quest'ul- 
tima continua.  Contuttociò  Dio  mi  concede  competente  sanità,  non  ostante 
il  peso  de  gli  anni  e  son  qui  tutto  a  servigi  di  V.  S.  illustrissima.  In- 
tanto in  Venezia  è  uscito  alla  luce  il  mio  trattatello  Dei  Difetti  della 
giwisjìrudenza  ;  siccome  ancora  le  Lettere  del  Valdesio  contro  del  voto 
sanguinario,  e  in  breve  dovrebbe  vedersi  la  descrizione  delle  Missioni  del 
Paraguai.  Dovrebbe  in  breve  pubblicarsi  l'ultimo  tomo  delle  Antiquitates 
Italicae,  e  1'  ultimo  ancora  delle  Iscrizioni.  Dio  sa  se  sarò  buono  ad  altro. 
Il  nulla  dirmi  V.  S.  illustrissima  de' raffreddori,  influenza  corsa  per 
tutta  la  Lombardia,  e  risentita  anche  da  me,  ma  senza  febbre,  mi  fa  in- 
tendere, o  ch'essa  non  s'è  provata  costi,  o  ch'ella  ne  è  stata  esente.  Me 
ne  rallegro  con  lei,  e  le  auguro  felice  sanità  per  anni  assaissimi,  ed  a  me 
la  continuazione  del  suo  stimatissimo  amore.  Si  assicuri  anch'alia  della 
corrispondenza  del  mio;  e,  con  rassegnarle  il  mio  costantissimo  ossequio, 
mi  confermo,  di  V.  S.  illustiùssima. 


4655. 

A  GICJSEPPE  ANTENORE  SCALABRINI  in  Ferrara. 
Modena,  1   Febbraio  1743. 

BiBLioTxcA  CouuNALK,  Ferr.ira. 

Se  V.  S.  illustrissima  ha  cambiato  una  povera  parrocchia  con  un 
buon  canonicato,  avrò  ben  da  rallegrarmi  con  lei,  perchè  abbia  migliorate 
i  propri  interessi,  e  si  sia  liberata  dal  peso,  che  porta  seco  l' uficio  di 
parroco.  Ma  i  vostri  canonicati  non  sono  in  concetto  di  ricche  prebende. 
Tuttavia,  avendo  ella  accettato  il  grado  novello,  converrà  dire,  che  v'abbia 
trovati  i  suoi  conti.  Sicché  vengono  le  mie  congratulazioni,  e  spezial- 
mente pel  motu  proprio  dell' eminentissimo  Ruffo,  che  è  stato  di  molto 
decoro  per  lei;  siccome  ancora  perch' ella,  a  cagion  del  suo  sapere,  farà 
buona  figura  in  cotesto  capitolo. 

Seguitano  qui  i  nostri  guai,  né  apparenza  alcuna  c'è  di  pace.  E  se 
Dìo  non  provvede,  fra  gli  altri  malanni  sentiremo  quello  di  vobis  cieadae 
humi  canent.  Mai  risposta  non  è  venuta  di  Milano  per  quel  libro.  Sono 
ed  eternamente  sarò,  di  V.  S.  illustrissima. 


-1*7431  A   FORTUNATO  TAMBURINI  4381 


4656. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  1  Febbraio  17i3. 

Archivio  Soli  Mcbaiobi  {K.  Bibl.  Est.),  Modena. 

Mi  ha  V.  P.  reverendissima  liberalo  da  qualche  ansietà  in  cui  mi 
trovava,  per  timore  che  si  fosse  smarrito  il  povero  mio  voto.  Lodato  Dio. 
che  sia  giunto,  e  molto  più  per  la  somma  clemenza  con  cui  l'ha  accollo 
il  benignissimo  gran  pastore.  Qualunque  aia  per  essere  la  risoluzione,  che 
prenderà  la  Santità  sua.  son  certo  che  sarà  saggia,  ed  applaudila  da  tutti 
i  saggi  ecclesiastici,  e  molto  più  da  i  secolari;  uè  si  dee  stare,  per  le 
piccole  teste  ingombre  da  una  indiscreta  divozione,  di  fare  qualche  bene 
alla  repubblica. 

Era  io  in  pena  perchè  era  corsa  voce  qui.  che  l'eminentissimo  Que- 
rini  fosse  gravemente  infermo.  Nulla  parlandone  V.  P.  reverendissima,  o 
questa  sarà  una  ciarla,  o  V  incomodo  di  poca  conseguenza.  Sento  divenuta 
Firenze  uno  spedale  per  cagione  di  ralFreddori.  Non  vorrei  che  questa  in- 
fluenza s'arrampicasse  fino  costi.  In  ogni  caso  s'abbia  ella  buon  riguai'do. 
e  non  pratichi  malati,  perchè  sembra  male  attaccaticcio. 

Questo  si  gran  ritardo  delle  Lettere  del  Valdesio,  anche  a  me  rin- 
cresce assaissimo,  e  spezialmente  se  per  altra  mano  si  divolgheranno  costi, 
senza  che  sia  stata  presentata  la  sua  copia  a  N.  S.  Vorrei  credere,  che 
qualche  esemplare  veduto  costi  sia  di  private  persone,  che  per  curiosità 
se  ne  sian  provvedute  per  la  posta,  parendo  inverosimile,  che  lo  stampa- 
tore ne  abbia  inviato  più  di  uno  a  codesti  librai.  Voglia  Dio.  che.  al  com- 
parir di  questa  mia,  le  abbia  ella  ricevute. 

Bene  è  stato,  che  nulla  abbia  parlato  dell'affare  del  m."  Gorini.  Il 
silenzio  di  S.  S.  dà  bastante  indizio,  che  non  ha  conoscenza  del  manifesto 
di  quel  cavaliere.  Mandai  quella  carta,  acciocché,  occorrendo,  se  ne  va- 
lesse. Già  ho  a  lei  risposto  intorno  a  quella  proposizione  da  me  creduta 
ereticale. 

Giacché  segretamente  si  lavora  al  breviario,  non  occorre  parlarne.  Per 
altro,  se  si  sape.sse,  potrebbe  essere,  che  chi  una  cosa,  chi  l'altra  additasse, 
che  forse  non  verranno  in  mente  a  i  revisori.  Per  conto  de'  Graduali,  ed 
afizio  da  morta,  so  che  se  ne  lamentano  i  canonici,  come  di  troppo  peso. 
Se  troverò  cosa,  che  meriti  qualche  riflessione,  non  mancherò  di  comuni- 
carla a  V.  P.  reverendissima. 


4382  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [l'7'4:3- 


4657. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  8  Febbraio  1743. 

Biblioteca  ComunaiiK,  Piacenza. 

Nella  settimana  scorsa  per  due  di,  meditando  gli  spagnuoli  la  marcia, 
lasciarono  entrare  la  gente  in  Bologna,  ma  non  uscire. 

Nel  sabbato  arrivarono  a  passare  il  Panaro.  Si  crede  che  pensassero 
di  sorprendere  i  tedeschi  a  Bomporto  :  ma  un  uomo  calato  giù  dalle  mura, 
di  notte,  da  Bologna,  avendo  portato  l'avviso  al  maresciallo  franzese,  diede 
tempo  a  gli  austriaco-sardi  di  ben  premunire  quel  sito. 

Nella  domenica  sera  marciarono  di  qua  B400  armati  alla  Bastia:  ven- 
nero da  Reggio,  Parma  e  Piacenza  altri  battaglioni  e  squadroni,  e  si  uni- 
rono tutte  queste  forze.  Non  riuscì  agli  spagnuoli  di  sorprendere  al  Fi- 
nale quel  corpo  d'austriaci,  comandato  dal  Ciceri,  che  scappò  fin  sotto  il 
cannone  della  Mirandola,  e  s'è  poi  unito  a  quelli  altri.  S'è  stato  aspettando 
ne  i  di  passati  quel  che  fosse  per  avvenire.  Ninno  spezzò  le  baracche. 

Benché  il  freddo  sia  assai  rigoroso,  tutti  stavano  in  armi,  con  la  de- 
solazione di  quelle  campagne. 

Erano  gli  austriaco-sardi  risoluti  di  dar  battaglia.  Cominciarono  gli 
spagnuoli  a  retrocedere.  Si  crede  che  non  sieno  più  di  11  mila.  Si  son 
ritirati  fino  a  Campo  Santo.  Questi  hau  cavati  dalla  Mirandola  vari  can- 
noni grossi,  per  abbattere  le  case,  dove  si  son  fatti  forti  i  nemici. 

A  mezzodì  s'è  saputo  che  gli  austriaco-sardi  voleano  dar  battaglia;  e 
infatti  s'è  udito  un  continuo  cannonare  ed  anche  mosclietteria  dalle  ore 
20  fino  a  sera,  ma  senza  sapersi,  se  per  vera  battaglia,  o  pure  per  di- 
roccare le  case  suddette  :  solamente  domani  ne  verremo  in  chiaro. 

Non  s'  è  capito  finora,  che  fine  avessero  gli  spagnuoli  con  sì  poca 
gente.  Credesi  nondimeno  che  volessero  assicurarsi  del  passo  del  Pan&x'o, 
per  poi  aspettare  il  rinforzo  ed  i  napolitani  che  dicesi  venire  in  numero 
di  10  mila  persone,  e  v'  ha  chi  mette  giunta  la  loro  vanguardia  a  Pesaro. 
Son  forse  volati  via  per  aria  costoro?  Gran  cosa  è  che  V.  S.  reverendis- 
sima non  ne  dice  una  parola.  Se  vera  fosse  la  lor  venuta,  forse  potrebbe 
non  essere  a  tempo,  se  veramente  oggi  le  due  armate  fossero  venute  alle 
mani.  Quel  che  è  certo,  noi  ci  troviamo  nel  crocinolo,  ed  assassinati  da 
ambedue  le  armate. 

Voi  avete  perduti  due  porporati:  anche  da  Milano  scrivono  mancato 
Fleury.  Si  saprà  costi  se  sia  vero.  Non  vorrei  che  altri  tenessero  lor 
dietro,  perchè  N.  S.  sarebbe  intricato  a  trovar  tante  persone  per  rim- 
piazzare i  defunti. 


-1*7 -43]  A    FORTUNATO  TAMBURINI  '  "    ■■ 

«  Già  intendo  arrivate  costà  le  Lettere  del  Valdesio;  e  però  non  tar- 
derà V.  S.  reverendissima  a  vederle.  SapWi  ella  poi  dirmi  come  saranno 
state  ricevute.  Se  capiterà  alle  sue  mani  la  Storia  del  Prohabilismo  del 
padre  Concina,  vedrà  ben  più  fiera  battaglia.  E  che  si  pensa  delle  feste? 
Che  del  breviario?  Sode  ancora  proposta  la  redenzione  di  voi  altri  Re- 
golari.  Sicché   gran  cose  sul  tappeto  ». 

Dio  preservi  V.  S.  reverendissima  dall'influenza  cattiva.  Il  padre  B. 
è  forte  in  collera  perchè  non  vanno  gli  affari  a  seconda  de' suoi  desideri. 
Si  crede  una  favola,  che  gli  spagnoli  si  sieuo  impadroniti  del  passo  del 
piccolo  S.  Bernardo.  Le  bacio  le  mani,  etc. 


4658. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  10  Febbraio  1743. 

Archivio  Vaticano,  Roma.  ediUi  [289]. 

Giacché  il  santissimo  nostro  padre  va  continuamente  concependo 
gloriose  idee  per  decoro  della  religione,  e  per  pubblico  e  privato  bene  : 
vedrà  V.  P.  reverendissima,  se  meritassero  di  passare  senza  (accia  di 
presunzione  al  trono  della  Santità  Sua.  insieme  col  più  riverente  bacio 
de*  piedi,  alcune  mie  picciolo  osservazioni. 

Nel  Breviario  romano  si  dice,  che  1"  opere  di  S.  Ilario  non  bau  che 
dottrina  pura,  provandolo  col  detto  di  S.  Girolamo:  Hilarii  libros  inoffenso 
pede  percurrat.  Basta  leggere  la  prefazione  dei  benedettini  alle  opere  di 
quel  celebre  santo  per  conoscere,  che  v'  à  dei  gruppi,  e  delle  espressioni 
strane,  e  difficili  ad  intendersi.  Per  questo  e  non  per  1*  altra  ragione, 
S.  Girolamo  scrive,  desiderar  egli  tal  penetrazione  di  mente  in  quella  gio- 
vane, che  possa  scorrere,  senza  intoppare,  i  libri  di  S.  Ilario. 

Nelle  lezioni  di  S.  Carlo  due  bagattelle  ho  notato.  Cioè  eh"  egli  fu 
colpito  da  una  sola  palla,  e  pure  certo  è  che  anche  due  quadretti  almeno 
il  colpirono  senza  recargli  danno.  Dieesi  ancora,  che  nella  chiesa  di  Va- 
rallo  sculptis  imayinibus  è  rappresentata  la  Passione  del  Signore.  Queste 
statue  non  sono  di  scoltura,  ma  bensì  di  terra  cotta,  come  quelle  di  S.  Pietro 
in  Modena,  e  però  è  da  vedere,  se  sia  propria  quella  denominazione. 

La  sequenzia  nella  Messa  del  Santissimo  nome  di  Gesù  ha.  a  mio 
credere,  del  barbaro,  e  manca  di  quel  tenero  e  atFettuoso,  che  meriterebbe 
si  bello  argomento.  Certo  essa  è  inferiore  di  molto  a  quelle  della  Pente- 
coste, del  Corpus  Domini,  e  al  Dies  irae.  Sarebbe  perciò  da  vedere,  se 
meglio  fosse  di  farne  fare  una  più  leggiadra  e  di  vota,  da  stamparsi  sola- 
mente ne"  Messali  che  s'  andranno  imprimendo. 


4384  LODOVICO  ANTONIO   MUBATORI  [l'74:3- 


Tra  le  opero,  che  si  possono  desiderare  in  Italia,  sembra  che  spezial- 
mente sia  da  eontai-e  una  nuova  Italia  Sacra. 

Abbiamo  grande  obbligazione  all'  Ughelli  per  la  sua  fatica  in  questo 
proposito.  Ma  quella  è  tuttavia  informe,  e  lontana  dalla  perfezione,  che  le 
si  potrebbe  e  dovrebbe  dare,  poco  essendosi  fatto  nella  seconda  edizione 
di  Venezia  per  soddisfare  al  bisogno.  Moltissimi  vescovi  mancano  a  quel- 
r  opera;  v'ha  dei  documenti  apocrifi,  e  buona  parte  dei  legittimi  è  si  scor- 
retta, che  questo  solo  chiama,  a  gran  voce,  aiuto. 

La  Francia  sacra  (  (ìallia  Christiana  )  dei  Sammartani  era  in  quattro 
tomi.  Ultimamente  i  benedettini  di  S.  Mauro  han  rifatta  quell'  opera  in 
otto  tomi.  Meriterebbe  l'Italia  un  somigliante  favore,  e  potrebbe  ottenerlo 
dal  magnanimo  genio  del  nosti'o  iucomparabil  pontefice,  che,  scelta  persona 
a  proposito,  l'inviasse  per  tutta  l'Italia  a  visitar  meglio  gli  archivi,  e  rac- 
cogliere quello,  che  è  sfuggito  alla  buona  volontà  dell' Ughelli,  e  massima- 
mente per  li  monisteri  antichi.  Se  una  nuova  Italia  sacra  riuscirebbe  di 
decoro  alle  nostre  chiese,  non  sarebbe  men  decoroso  per  l' Italia  civile 
un'  altra  opera,  eh'  io  mi  prendo  1'  ardire  di  proporre. 

Abbiamo  la  descrizione  dell*  Italia  fatta  da  Tra  Leandro  Alìjerti  bo- 
lognese, libro  degno  di  assaissima  stima,  e  lavorato  con  assai  di  esattezza. 
Ma  questa  sua  fatica  non  corrisponde  al  merito  di  si  bella  parte  del  mondo. 

Sarebbe  da  desiderare  che  alcun  altro,  intendente  di  varie  arti,  visi- 
tasse tutta  r  Italia  con  seco  un  geografo,  che  rifacesse  le  tavole  del  Ma- 
gini.  Dovrebbe  tal  persona  notare  tutto  quanto  di  bello  e  raro  si  contiene 
in  cadauna  città,  tanto  nelle  fabbriche,  quanto  nel  politico;  e  nel  distretto 
d'esse  per  la  storia  naturale,  con  altre  notizie  appartenenti  ad  altre  arti 
e  air  erudizione. 

Ho  conosciuto  il  dottor  Montefani  '  [Caprara  Lodovico  Antonio], 
lettor  pubblico  in  Bologna,  giovane  di  molto  buon  gusto.  Egli  forse  sa- 
rebbe atto  per  si  fatta  impresa;  e  bene  starebbe,  che  un  bolognese  rifa- 
cesse r  opera  di  un  suo  concittadino.  Un  passaporto  che  il  raccomandasse 
a  chi  de'  religiosi  fosse  creduto  più  dedito  all'  ospitalità,  potrebbe  rispar- 
miare molto  della  spesa.  Dirà  V.  P.  reverendissima,  che  non  manca  al 
santo  nostro  padre  dove  spender  per  far  cose  grandi,  giacché  tante  ne  ha 
in  mente,  ed  ha  trovata  svaligiata  la  camera  sua,  che  in  altri  tempi  era  si 
ricca.  Dirà  il  vero:  ma  infine  sarà  egli  un  peccato  il  proporre  tali  bagattelle 
a  chi  è  papa,  e  non  già  un  vescovello  del  regno  di  Napoli,  e  papa,  che 
nulla  pensa  a  sé,  né  a' suoi,  e  solamente  medita  la  pubblica  felicità?  Caso 
che  non  dispiacessero  tali  proposizioni,  se  non  ora,  potrà  Sua  Beatitudine 
effettuarle  in  que' molti  anni  di  vita,  che  sommamente  desidero  e  viva- 
mente spero,  che  Dio  gli  concederà  per  bene  della  sua  Chiesa.  Con  che, 
le  bacio  le  mani,  e,  con  vero  ossequio,  mi  ricordo,  di  V.  P.  reverendissima. 


'  Sue  lettere  in  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  n.°  7  da  Bologna,  1741-'47. 


-l'?43]  A   FRANCKSCO  ARISI  4385 


4650. 

A  MATTEO  MELONI  in  Carpi. 
Modena,  13  Febbraio  1743. 

Arohitio  Eredi  Mbloni,  Carpi,  edita  (268]. 

Giacché  abbiam  che  fare  con  gente  indiscreta,  altro  ripiego  non  so  io 
vedere,  se  non  che  monsignor  vicai'io  adoperi  la  sua  autorità,  decidendo 
quello  che  si  debba  alla  parte  contraria.  E  perchè  costoro  hanno  mossa 
la  pretensione  dell'avvocato  Vernizzi.  mi  dica  ella,  senza  che  traspiri,  se 
fosse  bene  che  io  scrivessi  al  medesimo  per  saperne  il  netto:  perchè,  se 
mai  si  trovasse  non  sussistere  il  fatto,  comparirebbe  la  lor  poco  buona  fede. 

Fu  scritto  qui  da  cotesto  p.  rettore  de' gesuiti,  che  vi  poteva  essere 
persona,  la  quale  accudisse  a  comperare  il  mio  censo,  e  che  gli  dessi  un 
po'  di  tempo.  Non  s"  è  poi  sentito  altro.  Se  V.  S.  ne  sa  cosa  alcuna,  la  prego 
di  avvisarmene.  Sempre  tenuto  a  lei  per  tante  grazie,  con  vero  ossequio, 
mi  rassegno. 


4660. 

A  FRANCESCO  ARISI  in  Cremona. 
Modena,  14  Febbraio  1743. 

Baccolta  Gskcchi,  Milano,  edita  [203]. 

Ancor  io  ho  avuto  la  mia  parte  del  raffreddore,  e  né  pur  oggi  ne  son 
senza.  Ma,  per  grazia  di  Dio,  non  ho  provato  febbre.  Spero  che  voi  avrete 
già  ricuperata  interamente  la  sanità.  Oh!  quanti  guai  nel  povero  nostro 
paese.  Battaglie,  tagliamento  d' innumerevoli  alberi,  e  desolazione  delle 
campagne.  Quel  che  è  più,  s' è  permesso  il  saccheggio  delle  ville,  dove  ul- 
tiraaijiente  è  stato  il  conflitto,  colla  rovina  di  tante  innocenti  famiglie.  Ohi 
che  iniquità!  Son  certo  che  anche  il  beuignissimo  vostro  real  sovrano  de- 
testerà sì  fatta  militar  licenza,  o,  per  dir  meglio,  chi  l'ha  permessa. 

In  rivedere  il  segretario  del  signor  conte  di  Kaunitz,  riveritemelo 
caramente.  Mi  rallegro  che  1*  abbiate  trovato  qual  io  vel  dipinsi. 

Ricordatevi  poi  d' intendere,  se  il  dottore  Schiavi  ricevesse  una  let- 
tera mia.  Caramente  vi  abbraccio,  e  desidero  di  rivedervi  sano  in  Modena. 


BpUtolario  di  Lodovico  Antonio  Muratori,  —  Voi.  X.  STI?. 


4386  LODOVICO   ANTONIO   MUBATOEI  I  17'-43  - 


4661. 

AD  ANTON  FRANCESCO  GORI  in  Firenze. 

Modena,  14  Febbraio  1743. 

Biblioteca  MaruobujIana,  Firenze,  edita  [153]. 

Ho  inteso  il  motivo  per  'Cui  si  è  sospesa  la  spedizione  a  me  de' fogli 
delle  Novelle  Letterarie,  ancorché  altri  gli  abbia  qui  ricevuti.  Ora  io  altra 
maniera  di  favorirmi  non  so  suggerire  a  V.  S.  illustrissima,  se  non  che 
ella  procuri  di  trovar  persona  la  qual  voglia,  in  andando  a  Bologna,  con- 
segnare al  padre  ab.  Trombelli  di  San  Salvatore,  in  un  fascio,  tanto  i 
fogli  restanti  dell'anno  prossimo  passato,  quanto  i  finora  pubblicati  nel- 
l'anno presente.  Per  questi  io  sodisfarò  subito  che  finiranno  una  volta  in 
Milano  di  dar  fuori  gli  ultimi  tomi  delle  Antiquitates  Italicae  e  delle  Iscri- 
zioni; perchè  dovendone  inviar  copie  costà,  il  danaro  colerà  in  mano  di 
lei.  Esso  padre  abate  si  prenderà  la  cura  di  farmelo  avere. 

Volesse  Dio  che  potessi  indicarle  alcun  altro  dittico.  Converrebbe 
aver  amici  in  Francia  e  Germania,  che  cercassero  nelle  gallerie  degli  eru- 
diti. Più  di  me  certo  ella  ne  ha.  Voglio  scriverne  a  Vienna. 

Ho  avuto  anch'io  la  mia  parte  del  raffreddore;  anzi  né  pur  oggi  son 
rimesso  in  salute.  Ma  Dio  mi  ha  serapi*e  guardato  dalla  febbi'e.  Augurando 
a  V,  S.  illustrissima  buona  sanità,  e  rinnuovando  le  proteste  del  mio  os- 
sequio, mi  ricordo,  di  V.  S.  illustrissima,  etc. 

Aspettava  io  risposta  dal  signor  Lami,  per  sapere  s'  egli  abbia  rice- 
vuto un  libro;  e  nulla  ho  veduto.  Non  vorrei  che  il  suo  silenzio  proce- 
desse da  incomodi  di  salute.  Oh!  quanti  guai  qui  da  noi!  Battaglie,  sac- 
cheggi, tagliamenti  innumerabili,  etc. 

4662. 

A  LORENZO  BRUNASSI  DI  S.  FILIPPO  in  Napoli. 
Modena,  15  Febbraio  1743. 

Museo  Bkitaknico,  Londra. 

Solamente  ora  mi  son  capitate  le  Poesie  latine  del  signor  avvocato  di 
Gennaro,  e  le  Rime  ed  Orazioni  del  p.  maestro  De  Angelis  '  [Domenico]. 


'  Sue  lettere  in  Archivio  Soli  Muratori  (R.  Bibl.  Est.),  n.°  3  da  Napoli,  Roma, 
1709- '10. 


>1'7'43]  A  aiusspPB  Aurelio  di  asmiABO  '        4387 


Riconosco  tatti  questi  favori  dal  benigno  amore  di  V.  E.,  e  gliene  rendo 
infinite  «grazie.  Magi^ori  poi  le  debbo  per  l'onore  da  lei  fatto  al  mio  povero 
nome  eoa  lodi,  che  riconosco  per  altro  superiori  al  mio  merito,  nella  sugosa 
e  leggiadra  prefazione  da  lei  fatta  alle  liime  d' esso  padre  De  Angelis.  In 
essa  ho  scorto  quanto  saggiamente  ella  sappia  riflettere  sul  merito  vero 
della  poesia;  e  volesse  Dio  che  tanti  de' poeti  passati  avessero  saputo,  e 
non  avessero  negletto  si  giusta  regola.  Ora  io  prego  V.  E.  di  ringraziare 
divotamente  in  mio  nome  cotesto  eccellente  religioso,  il  quale,  non  meno 
nell'oratoria  che  nella  poesia,  ha  dato  un  nobil  saggio  del  suo  felice  ingegno. 
M' è  stato  ben  caro  d'imparare  a  conoscerlo,  e  tanto  più  perchè,  parendo 
a  me  scaduta  oggidì  la  poesia  in  Italia,  truovo  in  lui  chi  ne  sostiene  il 
decoro.  Gli  dica  che  desidererei  di  fargli  conoscere  la  mia  [stima]  ed  os- 
sequio, tanto  in  privato,  quanto  in  pubblico.  Al  signor  avvocato  Di  Gen- 
naro scriverò  quanto  prima  per  ringraziarlo.  Felici  voi  che  abbondate 
cotanto  d'ingegni  vigorosi,  e  capaci  d'ogni  bella  impresa.  Alcune  settimane 
80U0  scrissi  a  V.  E.,  notificandole  la  doglianza  del  libraio  di  Venezia  per 
la  voce  corsa,  che  costi  si  volesse  ristampare  il  trattateli©  mio  De  i  difetti 
della  Giurisprudenza.  Se«'.oudo  i  miei  conti  la  ristampa  dovrebbe  già  es- 
sere venuta,  e  pur  nulla  ho  veduto.  Voglia  Dio  che  non  si  smarrisca  la 
lettera. 

Si  raccomanda  forte  il  signor  Argelati  pel  pagamento  di  quanto  gli  è 
dovuto.  Già  le  ho  accennato  ciò,  ch'egli  rispose  intorno  al  foglio  mancante 
nel  tomo  Rerum  Italicarum.  Noi  qui  siamo  immersi  ne' guai  e  piangiamo 
la  desolazione  delle  nostre  campagne,  per  eagion  della  guerra.  Ringraziate 
voi  altri  signori  Iddio,  perchè  vi  dona  la  pace.  Con  che.  bramoso  del- 
l'onore de' suoi  comandamenti,  ossequiosamente,  mi  rassegno,  di  V.  E.,  etc. 


4663. 

A  GIUSEPPE  AURELIO  DI  GENNARO*  in  Napoli. 
Modena,  15  Febbraio  1743. 

Edita  [78]. 

Solamente  oggi  mi  sono  giunte  le  Poesie  latine  di  V.  S.  illustrissima; 
né  ho  potuto  trattenermi,  benché  in  mezzo  ad  infiniti  guai  della  patria 
mia,  che  mi  tengono  pien  di  mestizia  ed  aflfanno,  di  leggerle.  Nulla  mi  è 
giunto  nuovo.  Già  io  conosceva  il  di  lei  felice  ingegno,  e  sapea  di  quanto 
era  capace.  Pure  non  ho  cessato  di  ammirare  l'eleganza  e  lo  spirito,  che 
si  truova  ne' suoi  versi;  e  mi  congratulo  vivamente  con  lei  per  questo  suo 


*  Responsive  in  Archivio  Soli  Muratori  {  R.  Bibl.  Est.  ),  n.**  2  da  Napoli,  1742-'45. 


4388  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  fl'743- 

novello  pai'to.  L'onore  poi.  ch'ella  ha  fatto  godere  al  mio  nome,  e  il  dono 
carissimo  del  suo  libro,  non  gli  posso  pagare,  se  non  con  i  più  vivi  rin- 
graziamenti. 

Veramente  desiderava  io  di  poter  inviare,  tanto  a  V.  S.  illustrissima, 
che  al  signor  avvocato  Rapolla,  copia  del  mio  trattatello  De  i  Difetti  della 
Giurisprudenza.  Ma  non  passando,  per  cagion  della  guerra,  gente  alla  volta 
di  Roma,  Dio  sa  quando  potrò  eseguire  un  tal  desiderio.  E  intanto  pro- 
babilmente il  libro  sarà  giunto  costà:  anzi  mi  vennero  doglianze  dallo 
stampatore  veneto  perchè  gli  era  stato  scritto,  che  costi  se  ne  faceva  una 
ristampa,  siccome  ne  scrissi  al  signor  duca  Brunassi.  In  essa  operetta 
troverà  V.  S.  illustrissima,  il  suo  nome,  siccome  ancora  nelle  Epistole  del 
Valdesio,  allorché  capiteranno  costà. 

Io  bramerei  in  forma  più  rilevante  far  conoscere  la  stima  che  pro- 
fesso a  i  felici  ingegni  napoletani,  spezialmente  a  lei.  Con  pregarla  de' miei 
rispetti  al  sig.  avvocato  Rapolla,  e  con  rassegnarle,  etc. 

4664. 

A  DOMEfnCO  BRIOHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  17  Febbraio  1743. 

R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze,  «dita  [245]. 

Nella  comune  influenza  de' raffreddori  me  l'era  io  passata  assai  dis- 
cretamente, perchè  senza  febbre  e  mi  credeva  già  in  porto;  quando  ne' giorni 
addietro  mi  son  trovato  con  peggiore  incomodo,  massimamente  d'una  mo- 
lesta tosse  che  non  è  già  cessata  affìatto,  ma  mi  permette  di  scrivere  a 
V.  S.  illustrissima,  per  dirle  che  ho  ricevuto  due  carissime  sue.  Se  fossi 
stato  mei  juris  ne' di  passati,  le  avrei  scritto  ciò  che  qui  ha  fatto  gran 
rumore,  e  che  avrete  udito  da  più  d' un  corriere.  Si  è  con  solenne  7'e  Deum 
oggi  solennizzata  qui  la  vittoria  riportata  dall'armi  austriaco-sarde  contro 
gli  spagnuoli  ;  né  d'  essa  si  può  dubitare,  perchè  a  nostri  è  restato  il  campo, 
s'è  fatto  prigione  un  intero  battaglione,  s'è  guadagnato  almeno  un  can- 
none, e  i  nemici  han  dovuto  ritirarsi,  con  ridursi  al  loro  nido  di  Bologna, 
facendosi  conto  che  tra  morti,  feriti  e  disertori  abbiano  perduto  più  di 
4  mila  persone.  Vero  è  che  i  medesimi  han  preso  un  paio  di  timbali  e 
qualche  bandiera  e  fatti  prigionieri  i  generali  Ciceri  e  Praisper,  un  bri- 
gadiere, e  che  so  io,  con  circa  130  soldati  e  due  cannoni  ;  per  lo  che  van- 
tano anch'essi  vittoria:  ma  senza  ragione.  Era  conchiuso  nel  consiglio  del 
sig.  maresciallo  di  seguitarli,  ma  ordine  in  contrario  venuto  al  sig.  conte 
d'Aspremont  generale  dell'armi  sarde,  che  è  qui  gravemente  ferito,  non 
ne  ha  permessa  l' esecuzione.  La  desolazione  delle  nostre  campagne  è  stata 
terribile,  ma  il  peggio  di   tutto  è   stato   che   il  suddetto   sig.   maresciallo 


17'43]  A  FORTUNATO  TAMBURINI  4389 


conte  di  Traum  per  pagare  e  regalare  la  saa  trappa  dopo  la  battaglia, 
(cosa  che  fa  orrore),  ha  permesso  il  sacco  di  Camposanto  e  di  tntte  le 
ville  circonvicine,  con  essere  rimaste  in  camicia  tante  famiglie  de*  nostri 
poveri  contadini,  che  saranno  astrette  a  mendicare  il  pane,  e  con  restare 
incolte  quelle  campagne.  Come  un  signore  di  tanta  pietà  e  amorevolezza 
per  altro  possa  aggiustar  con  Dio  questa  partita  noi  so  dire.  Si  son  messe 
a  quartiere  le  soldatesche,  e  nuli' altro  c'è  di  nuovo,  perchè  delle  ciance 
non  occorre  parlare.  Strano  è  stato  ch'ella  scrisse  francamente  invaso 
(tiuliers  e  Berga  dal  Prussiano:  e  pure  né  par  se  n'è  veduta  l'apparenza. 

Ricevo  oggi  un  benignissimo  foglio  del  sig.  marchese  reggente  Ca- 
vallo, a  cui  risponderò  se  avrò  forza,  in  questo  medesimo  ordinario.  A 
buon  conto  V.  S.  illustrissima  anticipi  i  miei  più  divoti  ringraziamenti 
per  la  bontà  con  cui  ha  scritto  in  mio  favore  al  sig.  amministratore  ge- 
nerale Cristiani,  signore  il  qnale  per  altro  mi  vuol  bene.  Egli  fu  che 
spontaneamente  si  mosse  a  preservare  dai  Micheletti  il  mio  casino,  e  cosi 
la  passai  netta.  Certo  che  una  raccomandazione  al  sig.  generale  Fertnsati 
mi  potrebbe  giovare  in  altri  bisogni,  e  ne  sarò  tenuto  a  chi  me  l'otterrà. 
Ringrazio  intanto  lei  di  quanto  ha  fatto,  e  del  desiderio  di  far  di  più. 
Credo  anche  di  meritarlo  per  la  gran  divozione  da  me  sempre  professata 
all'augustissima  Casa  d'Austria,  come  si  vede  nei  miei  libri.  Anche  l'au- 
gustissimo Carlo  mi  regalò  di  una  collana  d' oro. 

Allorché  saprò  ch'ella  abbia  ricevuto  l'involto  colle  copie  della  Ri- 
sposta ai  protettori  del  Voto  sanguinario^  allestirò  l'altro  colla  copia  dei 
Difetti,  e  colla  Piena  Esposizione.  Godo,  intanto,  all'intendere  ch'ella  vada 
ammassando  materiali  per  la  Giurisprudenza,  e  ho  dato  ordine  a  Roma 
che,  uscendo  la  minacciata  scrittura,  me  la  mandino  per  trasmetterla  a  lei. 
Per  la  lingua  italiana  non  si  dia  fastidio.  Ne  sa  abbastanza,  e  supplirò 
io  dove  occorrerà:  giacché,  s'ella  scriverà,  potrà  inviarmi  la  sua  fatica, 
ed  essa  la  farò  io  poi  stampare  in  Venezia.  Son  persuaso  che  anche  in 
codeste  parti  abbondino  i  guai,  e  la  guerra  spezialmente  è  distruttrice 
delle  lettere.  Dio  ci  abbia  misericordia  e  ci  ridoni  la  pace.  Di  questa  pur 
io  non  troppo  sento  parlare,  anzi  veggo  di  gran  preparamenti  in  Francia, 
per  accendere  maggior  guerra.  Con  che,  ossequiosamente,  mi  rassegno,  etc. 

4665. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  19  Febbraio  1743. 

Abobitio  Soli  Hubatori  (R.  Bibl.  £s(.  ),  Modena. 

Non  sia  vero,  che  io  prenda  a  disputare  con  V.  P.  reverendissima, 
che  ne  sa  tanto  più  di  me,  intorno  alla  proposizione,  che   Dio   determina 


4390  LODOtlOO  ANTONIO  MURATORI  1  1*?43- 


liberamente  la  volontà.  Mi  è  assai  noto  ciò,  che  si  dice  dell'  efficacia  della 
grazia,  della  predeterminazione.  Finisco,  Solamente  dirò,  che,  chi  tali  dot- 
trine insegna,  nello  stesso  tempo  insegna,  che  Dio  ottiene  quel  che  vuole, 
ma  senza  pregiudicare  alla  libertà  dell'  arbitrio.  Il  Concilio  di  Trento 
e'  insegna,  che  la  grazia  non  necessita  ;  ed  è  condannato  Giansenio  tanto 
per  questo,  quanto  per  aver  sostenuto,  che  non  si  può  resistere  alla 
grazia.  Ora,  il  dire  così  asciuttamente,  e  senza  riserva  alcuna,  che  Dio 
determina  liberamente  la  nostra  volontà,  a  me  sembra  in  sé  stesso  un  sen- 
timento da  non  sofferire,  quasi  che  la  volontà  diventi  passiva,  e  sia  deter- 
minata ad  unum,  da  una  forza  a  cui  non  può  resistere.  Se  con  qualche 
addolcimento,  e  riserva  si  fosse  parlato,  nulla  avrei  detto.  Calvino  non 
fu  di  divei'so  parere. 

Veggo  quanti  incomodi  si  è  preso  V.  P.  reverendissima  per  distri- 
buire gli  esemplari  delle  Pistole  Valdesi  e  glie  ne  rendo  infinite  grazie. 
Con  piacere  ho  inteso,  che  si  va  rimettendo  l'eminentissimo  Querini.  Bel 
miracolo  che  ha  egli  fatto  nel  ricusare  la  Chiesa  di  Padova.  Intanto  son 
vacanti  22  Porpore,  e  pare,  che  sia  in  viaggio  alcun' altra.  Se  questo 
largo  campo  giovasse  a  quella  persona,  che  lo  stesso  signor  cardinale 
Querini  immaginò  non  in  verisimile,  che  potesse  avanzarsi  (il  che  fu  da 
lei  deriso  ),  me  ne  rallegrarci  senza  fine.  Quello  che  a  me  preme  di  sa- 
pere, si  è  r  accoglimento,  che  avrà  fatto  N.  S.  a  quel  libricciolo.  Quando 
alla  S.  S,  non  dispiaccia,  io  niuna  pena  mi  metterò  del  gridare,  che  fa- 
ranno altri,  perchè  di  sentimento,  ed  impegno  diverso. 

La  prego  di  non  motivare  ad  alcuno  ciò  che  le  scrissi  intorno  alla 
nostra  mitra,  perchè  non  si  sa  come  abbia  a  finire.  Veramente  dappoiché 
si  crede,  che  monsignor  Sabatini  non  voglia  accudire,  noi  non  sappiamo 
sopra  chi  fissar  gli  occhi.  La  servirò  col  signor  segretario  Giacobazzi, 
il  quale  appunto  mi  disse,  che  aspettava  una  risposta. 

Attenderò  nota  dello  speso  da  lei  in  favorirmi,  e  con  ciò,  ossequio- 
samente, mi  ricordo,  di  V.  P.  reverendissima. 

4666. 

AD  ANGELO  CALOGERI  in  Venezia. 
Modena,  22  Febbraio  1743. 

BiBiiioTKOA  Imperiale,  Pietroburgo. 

Se  si  potrà,  verrà  in  questo  ordinamento  colla  barca  del  nostro  cor- 
riere la  seconda  parte  delle  Antichità  Estensi;  ed  io  starò  attendendo 
quanto  V,  P,  mi  fa  sperare.  Mi  è  ben  dispiaciuto,  che  il  signor  Pasquali 
abbia  perduta  1'  occasione  di  ristampar  le  cose  del  padre  Segneri  iuniore. 
perchè  avrebbe  fatta  bella  stampa.  Dio  sa  come  riuscirà  al  Recurti. 


-l'T'^Sl  AD  ANQBLO  MARIA  QUBRINI  4891 


Volesse  Dio,  che  potessi  contribuire,  o  mediatamente  o  immediatamente, 
qualche  pezzo  alla  di  lei  Raccolta.  Mi  adiro  alle  volte  in  pensare,  come 
l'Italia  sia  oggidì  si  scarsa  di  pi'oduzioni.  Da  che  mai  questa  servilità? 
Terrò  presente  il  di  lei  desiderio. 

Di  consolazione  mi  è  stato  1*  intendere,  che  costi  si  fatichi  per  dar 
tante  nuove  lettere  del  celebre  vostro  Pietro  Delfino,  oltre  alle  già  stam- 
pate, e  all'altre  pubblicate  dal  padre  Marlene.  Auguro  felicità  a  tale  im- 
presa, che  sarà  applaudita  da  tutti. 

Con  tutto  lo  spirito,  riverendola,  mi  rassegno,  di  V.  P. 


4667. 

A  FRANCESCO  CONTARELLI  iu  Ferrara. 
Modena,  ^  Febbraio  1743. 
Archivio  dklla  CoHSBxaAzioNE  di  Carità,  Correggio,  edita  [272]. 

Due  lettere  di  V.  S.  illustrissima,  una  del  4  e  l'altra  del  18  del  cor- 
rente ho  ricevuto,  nelle  quali  mi  ragguaglia  della  2.*  rata  pagata  dallo 
Scardua.  e  del  danaro  pronto  a  venire.  A  questa  posta  mi  han  detto  che 
la  bolgetta  venuta  ultimamente  non  ha  incontrato  disturbo  alcuno.  Vorrei 
sperare,  che  la  stessa  felicità  s'avesse  a  provare  ancora  da  qui  innanzi; 
e  però  potrà  ella  favorirmi.  Saprà  meglio  di  me,  se  sia  maturato  l' affitto 
delle  Malee  al  Natale  prossimo  passato.  Perchè  se  ciò  fosse,  quel  Attuario 
sarebbe  molto  pigro. 

Udiamo,  che  quei  del  Bondeno  se  la  paesano  male  per  li  nuovi  ospiti, 
e  che  la  Diamantina  sia  sotto  il  flagello,  e  venga  minacciata  anche  la 
Sanmartina.  Oh  quanti  guai  !  Avrà  V.  S.  illustrissima  saputo  il  saccheggio 
dato  da  queste  truppe  a  Camposanto,  e  Ville  circonvicine.  Eppure  abbiam 
dovuto  assistere  con  allegria  al  Te  Deum. 

Godo  che  le  sia  giunto  il  libro:  e,  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi 
confermo,  etc. 

4668. 

AD  ANGELO  MARIA  QUERINI  in  Brescia. 
Modena,  22  Febbraio  1743. 

BiBLiOTBOA  QrmmAVA,  Brescia,  edita  [2^]. 

Con  tal  commozione  d'animo  intesi  nei  giorni  passati  lo  sconcerto 
della  sanità  di  V.  E.,  ch'io  non  mi  sapeva  dar  pace,  considerato  quanto 
interesse  io  abbia  nella  di  lei  conservazione,   e  molto   più   quanto   la  re- 


4392  LODOVICO   ANTONIO  MURATORI  [17'-43- 


pubblica  tutta  n'  abbia  d"  avere,  trattandosi  di  un  porporato  di  si  rare 
ed  eminenti  qualità  in  ogni  genere.  Ne  sono  andato  scrivendo  costà  con 
premura,  per  sapere  di  mano  in  mano  lo  stato  suo.  Finalmente  è  cessala 
la  mia  inquietudine,  all'avviso  che  TE.  V.  sia  vicina  a  dimenticarsi  degli 
incomodi  sofferti.  Serva  la  presente  mia  per  attestarle  il  mio  sommo  giu- 
bilo per  questo,  e  che  prego  di  cuore  l' Altissimo,  perchè  a  lei  conceda 
una  prosperosa  e  lunga  vita  per  pubblico  bene. 

Le  rendo  umili  grazie  per  la  pastorale  in  cui  esprime  la  sua  riso- 
luzione di  non  passare  a  Padova.  Questi  son  miracoli  della  singolare  virtù 
di  V.  E.  I  Bresciani  1'  amavano,  ora  1"  adoreranno.  Non  si  potea  dar  loro 
un  più  vivo  attestato  della  bontà  che  ha  per  essi.  Con  che.  baciandole  la 
sacra  porpora,  ossequiosamente,  mi  rassegno. 


4669. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Rom'a. 

Modena,  2G  Febbraio  174.3. 

BiBiiioTBCA  Comunale,  Piacenza. 

Due  stimatissimi  fogli  di  V.  S.  reverendissima  mi  son  giunti  oggi 
per  li  quali  le  rendo  umili  grazie.  Vero  è,  che  anche  gì'  ispani  cantarono 
il  Tedéum  perchè  fecero  prigioni  due  generali  tedeschi,  l'uno  dei  quali  è 
morto:  presero  alcune  bandiere,  due  timbali,  inchiodarono  alcuni  cannoni, 
e  sparpagliarono  di  notte  il  campo.  Ma  l'aver  cosi  battuta  la  ritirata  la- 
sciando il  campo  e  l'aver  gli  austriaco-sardi  fatto  prigione  un  battaglione 
colle  bandiere  e  preso  un  cannone,  fa  che.  con  più  ragione,  questi  han  can- 
tata la  vittoria.  Del  resto  si  conviene,  che  la  battaglia  è  stata  sanguinosa 
per  ambe  le  parti,  e  più  a  proporzione  che  quella  di  Parma,  trattandosi 
di  due  armatelle.  Abbiam  qui  il  conte  d'Aspremont  generale  dell'armata 
sarda,  il  quale  si  dubita  forte,  che  per  la  sua  ferita  non  campi.  Del  che 
noi  tutti  ci  dogliamo  per  essere  discretissimo  ed  amorevolissimo  signore. 
Dicono  che  quegli  ufficiali  sono  irritati  contro  i  due  legati,  creduti  troppo 
parziali  della  Spagna.  Potrebbono  farne  vendetta  contro  gl'innocenti  sud- 
diti, e  certamente  udiamo,  che  maltrattano  il  Bondeno,  e  forse  potrebbero 
far  di  più  allorché  saran  giunti  que'tre  reggimenti  e  otto  battaglioni,  che 
vengono  di  Germania,  ne  giungeranno  se  non  verso  i  15  del  prossimo 
mese.  Noi  intanto  ne'  soliti  guai.  Ma  orrido  è  stato  quello  del  saccheggio 
dato  da  questi,  dopo  la  vittoria,  a  tutte  le  case  di  Camposanto  e  delle  ville 
circonvicine,  essendo  restata  in  camicia  la  povera  gente,  e  dovendoci  qui 
pensai'e  a  soccorrerli,  perchè  non  muojano  di  fame.  E  pure  par  che  cresca 
l'incendio.  Dicono  che  la  regina  invierà  qualche   soccorso    al    re   di   Sar- 


-l'743]  A  GIAN  DOMENICO  BERTO  LI  4393 

degna,  quasi  che  ella  non  ne  abbisogni  per  sé.  Mal  soddisfatto  è  il  P.  B. 
perchè  ama  la  sua  patria,  e  vede  anche  le  cose  alla  traversa. 

Orsù,  sbrigatela  con  questa  promozione  e  levate  di  stento  tanti,  che 
aspettano,  preparando  poi  l'acqua  della  regina  per  tanti  altri  che  reste- 
ranno colla  bocca  asciutta.  Miseri  martiri  che  son  questi  tali. 

«  Staremo  dunque  a  vedere  se  il  campione  legista  mi  avesse  compas- 
sione, e  mi  sprezzasse  col  non  degnarsi  di  rispondermi.  Ne  avrei  piacere. 
Ma  guai  a  me.  se  il  ternbil  padre  de  Luca  imbrandisce  lo  stocco.  Non 
so  dove  andrò  a  cacciarmi.  Quando  si  verificasse  che  a  nostro  signore 
non  dispiacesse  il   mio  combattimento,  mi  riderei  del  resto. 

Voi  avete  lasciato  morire  il  padre  Febei,  che  doveva  essere  Cardi- 
nale. Avete  monache  defunte,  nel  cuor  delle  quali  s' è  trovata  espressa 
la  Passion  del  Signore,  e  non  ne  parlate  >. 

So  quel  che  è  stato  proposto  per  sollievo  di  voi  altri  signori  Regolari. 
Ma  qui  non  s' intende  come  S.  S.  sia  giunta  a  volervi  far  questo  bene, 
quando  si  tiene,  che  la  Camera  alfonsina  ne  patirà,  perchè  ella  riscuote 
il  sei  e  paga  solo  il  tre.  Lo  prego  di  dirmene  quello  che  è.  Per  altro,  so 
quel  che  rispondono  i  monaci;  e  credo  sia  lo  stesso,  che  V.  S.  reveren- 
dissima non  ha  voluto  dire. 

Se  Belluga  sta  male,  anche  Fini  non  istà  bene.  Se  Dio,  darà,  come 
desidero,  lunga  vita  al  S.  P.  egli  rinnoverà  il  Sacro  collegio  e  voglio 
sperare,  che  rimpiazzerà  uomini  degni. 

La  cupola  ha  bisogno  di  risarcimento,  e  non  di  battaglie  di  carte: 
noi  qui  della  pace,  ed  io  della  conservazione  della  di  lei  stimatissima 
grazia,  di  cui  pregandola,  ossequiosamente,  mi  confermo,  di  V.  S.  reveren- 
dissima. 

4670. 

A  GIAN  DOMENICO  BERTOLI  in  Mereto. 
Modena,  1  Marzo  1743. 

BaccoiìTa  Rota,  S.  Vito  al  Taglìamento,  edita  [187]. 

Gran  tempo  è  ch'io  inviai  a  Milano  l'indice  generale  della  Raccolta 
delle  Iscì'izioni.  Il  sig.  Argelati,  a  cui  sta  più  a  cuore  la  sua  Biblioteca 
degli  scrittori  milanesi,  che  le  cose  mie,  non  ha  peranche  terminato  quel- 
r  ultimo  tomo.  Non  dovrebbe  però  tai'dar  molto  a  pubblicarlo,  ed  io  allora 
mi  affretterò  di  farne  giungere  il  tomo  a  Venezia.  Ora  ben  mi  rallegro 
con  V.  S.  illustrissima,  perchè  abbia  trovato  tante  altre  antichità,  che  ne 
possa  fare  una  competente  giunta  all'  opera  sua.  Verisimilmente.  se  vi  fos- 
sero cavatori,  molti  altri  pezzi  antichi  si  troverebbero  fra  le  rovine  di 
quella  ragguardevol  città.  Si  goda  ella   la   pace   e  quiete  nel  suo  Mereto, 


4394  LODOVICO  ANTONIO   MURATORI  [l'743- 


mentre  noi  qui  non  proviamo  se  non  guai  per  cagion  della  guerra,  e  senza 
prevedere,  come  abbia  a  terminai-e  la  nostra  tragedia.  Mi  conservi  ella 
il  suo  stimatissimo  amore,  mi  comandi,  e  mi  creda,  quale,  con  tutto  l'os- 
sequio, mi  protesto,  di  V.  S.  illustrissima. 


4671. 

A  FRANCESCO  CONTARELLI  in  Ferrara. 

Modena,  1  Marzo  1743. 
Archivio  dsiiLA  Conokegaziohe  di  Carità,  Correggio,  edita  [272]. 

Felicemente  ricevei  per  1'  ultima  bolgetta  il  danaro  inviatomi  da  V.  S. 
illustrissima,  di  cui  troverà  rinchiusa  la  ricevuta.  Unisco  ad  essa  i  dovuti 
ringraziamenti  alla  di  lei  bontà  per  le  continuate  grazie,  eh'  ella  mi  fa 
godere.  Riscuota  pure  l'affitto  delle  Malee,  e  se  ne  serva  in  quello,  che 
possa  bisognare  di  spese  costi.  Per  la  nota  di  esse  si  prenda  tutto  il  co- 
modo, non  avendo  io  fretta  alcuna  in  questo. 

La  vedova  Violante  Triani  Pedrazzi  va  creditrice  del  fìtto  di  due 
anni  d'  una  sua  casa  posta  in  Ferrara,  ed  affittata  a  Carlo  Gradellini,  che 
sta  nel  monte  di  essa  Ferrara.  Dimanda  per  carità,  che  V.  S.  illustris- 
sima il  faccia  pagare,  e  ne  tiri  il  contante. 

Anche  la  signora  Anna  Vittoria  Finci  la  prega  di  parlare  al  signor 
Niccolò  Piccinini,  acciocché  le  faccia  pagare  il  fitto  di  una  casa,  e  vegga, 
se  può  trovare  onesto  compratore  della  medesima. 

Mi  perdoni  per  tali  intrichi. 

Qui  è  morto  il  signor  conte  d'Aspremont,  generale  della  cavalleria 
savoiarda,  cavaliere  di  nobilissime  parti,  e  compianto  anche  da  noi,  per 
una  ferita  ricevuta  nella  battaglia  di  Camposanto.  Qui  niun  movimento; 
ma  ci  ha  fatto  orrore  il  saccheggio  di  esso  Camposanto  e  delle  ville  cir- 
convicine. Sempre  desideroso  di  ubbidirla,  mi  rassegno .... 

4672. 

A  MATTEO  MELONI  in  Carpi. 
Modena,  1  Marzo  1743. 

Archivio  Eredi  Mkloni,  Carpi,  edita  [268]. 

Veggo  bene,  che  quel  Dottorelli  è  dietro  a  farmi  il  latino  a  eavallo. 
Pazienza.  Qui  mi  dicono,  che  quando  io,  come  attore,  abbia  per  mezzo  del 
procuratore   rinunziato   alla    lite,   non    può  la  parte  contraria  proseguirla. 


-I'7'é3]  AD  ANQSLO  MARIA  QUBRINI  4395 


Aggiungono  che.  se  fosse  venuta  la  sentenza,  non  è  certo,  s' io  l' avessi 
avuta  contro,  e  molto  meno  s' io  fossi  stato  condannato  nelle  spese,  perchè 
finalmente  questa  non  è  una  lite  calunniosa.  Però  sempre  torno  a  dire 
che  tocca  a  monsignor  vicario  il  decidere,  e  ciò  ch'egli  risolverà,  secondo 
la  sua  prudenza,  sarà  da  me  approvato.  Non  mi  parla  più  V.  8.  dell'av- 
vocato Vernizzi. 

Ho  fatta  istanza  al  sig.  D.  Pirondi  per  avere  lo  strumento  dell' ac- 
collazione  del  censo  al  Como,  per  valermene  contra  di  cotesta  sigurtà,  su- 
bito che  sarà  spirato  il  semestre.  Finora  non  1'  ho  potato  avere.  Staremo 
a  vedere,  se  converrà  chiederlo  per  giustizia.  Ringraziandola  di  tutti  i 
favori,  con  tutto  lo  spirito,  mi  ricordo. 


4673. 

AD  ANGELO  MARIA  QUERINI  in  Brescia. 
Modena,  1  Marzo  1743. 

BiBLioTBCA  QuKRisiAHA,  Brescia,  edita  [2Eii], 

Gran  festa  ho  fatto  al  ricevere  due  benignissimi  fogli  di  V.  E.,  e  mas- 
simamente r  ultimo  dove  assicura  del  vicino  ristabilimento  di  sua  salute, 
la  quale  a  quest'ora  dovrebbe  essere,  come  spero,  totale.  Tre  lettere  nuo- 
vamente pubblicate  dall'  E.  V.  sono  venute  con  essi  fogli,  e  dalla  scritta 
al  sig.  canonico  Mazzocchi  ho  appreso  l'origine  e  il  sistema  del  suo  pas- 
sato incomodo.  Ah  !  di  grazia  sia  ella  migliore  economo  della  sua  preziosa 
salute,  e  tanto  più  da  qui  innanzi,  perchè  van  crescendo  gli  anni. 

Di  belle  notizie  contiene  la  nuova  lettera  di  V.  E.  al  suddetto  sig. 
canonico,  e  si  vede,  che  a  qualunque  parte  della  letteratura  sia  rivolto  il 
suo  felice  ingegno  e  sapere,  ella  può  fare  da  maesti-o  dappertutto.  L'altra 
poi  al  signor  Apostolo  Zeno  mi  ha  dilettato  forte  pel  gi'an  credito  che 
l'È.  V.  ha  fatto  al  secolo  XV.  tale  che  quasi  fa  vergogna  al  nostro.  Quanto 
poi  ha  divisato  il  p.  Baldini  '  [Francesco]  intorno  al  di  lei  dittico,  mi  per- 
metta di  dire  che  non  offuscherà  punto  il  pregio  di  quell'  anticaglia,  e  tengo 
per  più  sporto  a  giudicare  di  tale  il  barone  Hosch.  che  quel  dotto  religioso. 
Nel  secolo  stesso  di  Augusto  potea  uno  scultore  formar  bellissime  figure 
e  intendersi  poco  di  architettura. 

Sommo  sarà  il  favoi-e,  se  V.  E.  potrà  impetrare  da  sé  tanto  tempo  e 
pazienza  da  leggere  le  lettere  Valdesiane.  Per  altro,  bene  sarà,  che  il  più 
dotto  dei  porporati  del  nostro  tempo  sia  informato  di  quella  controversia, 
e  me  felice,  qualora  la  di  lei  benignità  prendesse  a  parlarne  a  N.  S. 


'  Sue  lettere  in  Architio  Soli  Muratori  {R.  Bibl.  Est.),  n.°  2  da  Piacenza,  1731. 


4396  LODOVICO  ANTONIO   MUBATOttl  [1*?43 


Vorrebbe  poi  V.  E.  far  parlare  monsignor  Pontanini  ;  ma  il  povero 
prelato  ha  perduto  la  parola.  Io  non  lascio  di  stimarlo  anche  defunto;  ma 
incomparabilmente  ho  più  di  venerazione  per  V.  E.,  da  cui  l'essere  anche 
corretto  riputerò  mia  gloria. 

Si  trovarono  l'altre  lettere  spedite  da  Venezia,  come  so  d'averle 
scritto  con  altra  mia.  Perciò  ho  tutto  il  di  lei  tesoro.  Infinite  grazie  in- 
tanto per  li  frequenti  regali.  E,  con  baciarle  la  sacra  porpora,  ossequio- 
samente, mi  rassegno. 

4674. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  12  Marzo  1743. 

BiBLioTRCA.  CoMUNAiiK,  Piacenza,  edita  [227], 

«  Dovette  pensare  il  cardinal  Colonna,  che,  dovendo  entrar  nel  Saero 
Collegio  due  altri  Colonna,  di  qui  a  non  molto,  non  sarebbe  stato  un  bel  ve- 
dere tante  colonne  mobili  nella  casa  di  Dio;  però  ha  dato  luogo.  Nulla  qui 
s'è  udito  di  Gèvres.  Per  conto  poi  della  promozione,  lascierò  pensarci  a  voi 
altri  signori.  Ha  ben  tanta  prudenza  V.  S.  reverendissima,  che  conoscerà  af- 
fatto inverosimile,  ciò  che  laluno  ha  sognato  di  certa  persona  [Muratori]: 
e  sopratutto  non  conveniva  tal  sogno  colla  troppo  avanzata  sua  età.  Si  ride 
esso,  intanto,  di  siffatte  ciarle  ;  e  siccome  non  ha  mai  desiderato,  non  che 
sperato,  un  tal  salto  mortale,  così  lo  prende  per  una  canzone,  e  non  prova 
alcuno  di  quegli  affanni  ai  quali  è  sottoposto  costi  più  d'  uno  ». 

Mancò  poi  di  vita  il  conte  di  Aspremont  compianto  anche  da  noi, 
perchè  era  cavaliere  discreto  e  cortese.  Molto  ha  perduto  in  lui  il  re  di 
Sardegna.  Pur  troppo  è  vei'o  che,  durando  intorno  a  Bologna  gli  spagnuoli, 
noi  continueremo  a  mangiare  il  pan  del  dolore.  Non  è  credibile  fra  gli 
altri  guai  la  desolazione  de'  nostri  alberi.  Si  crede  qui  che  due  battaglioni 
di  svizzeri  pai*tirono  di  qua  alla  volta  di  Parma,  e  quei  che  sono  in 
Parma  passeranno  a  Piacenza  e  quei  di  Piacenza,  più  in  là,  essendo  le 
apparenze  che  in  Sardegna  crescano  le  forze  Ispane  ;  forse  anche  vi  si  mi- 
schieranno  i  franzesi.  Intanto  due  battaglioni  e  il  reggimento  di  caval- 
leria del  principe  Eugenio  son  giunti  dal  Tirolo  a  Mantova.  Per  questo  i 
Veneziani  ci  han  banditi,  e  han  già  messi  i  rastelli;  il  che  accresce  i 
nostri  guai,  e  chi  dee  stare  co' tedeschi  medesimi.  Se  fosse  vero  che  4  mila 
ungheri  avessero  da  calare  in  Italia,  chi  ci  assicura  che  non  portino  la 
peste?  Ci  mancherebbe  ancor  questo  diabolico  flagello,    peggiore  di   tutti. 

Del  resto  niun  sa  come  andran  gli  affari.  Tutto  inclina  alla  guerra. 
Il  re  di  Prussia  quando  sia  vero,  che  sia  per  assistere  all'  imperatore  e 
voglia  la  pace,  questo   potrebbe  farci   sperai'e   del    bene:   ma  son  tante  le 


-±'7-4t3]  AD   ANGELO  CAJXXIERÀ  4397 


bugie,  che  non  ai  sa  che  credere.  Anche  il  Gages  ci  promette  soccorsi  da 
Napoli,  ma  si  tengono  per  vane  speranze.  Qui  si  fortifica  sempre  più 
Bomporto;  e,  benché  gli  spaguuoli  non  ascendano  a  8  mila,  pure  qui  si  ha 
sempre  apprensione  d'  essi. 

<ic  Non  so  finora  ciò,  che  opponga  il  dotto  cardinal  Querini  al  V'aldesio, 
Perchè  aspira  al  papato,  vuol,  credo,  mostrare  di  non  esser  parziale  d'esso 
Valdesio,  benché  il  regali  di  tanto  in  tanto  delle  sue  insignì  lettere  ». 

Seppi  com'  era  V  affare  di  quella  chiesa.  Mi  dica  come  se  la  passa 
l'eminentissimo  Pico,  della  cui  grazia  non  godo,  siccomené  pur  godeva  di 
quella  di  Belluga. 

«  Da  Venezia  mi  si  fa  sperare  alla  fin  del  corrente  mese  stampata 
l'operetta  del  Paraguai,  che,  tanto  tempo  fa,  fu  inviata  colà.  Né  pm*e  una 
sillaba  ho  potuto  impetrare  per  essa  da'  padri  gesuiti.  Ne  scrissi  al  padre 
Contacci  ;  mai  non  ne  ho  veduto  risposta  ». 

Poco  importa  Truovo  in  questi  monaci  i  sentimenti  di  V.  P.  reve- 
rendissima per  conto  dell'indulgenza  loro  accordata  da  N.  S.  Non  con- 
corro con  essi.  Se  fossi  costi,  ne  direi  le  ragioni. 

Dal  di  lei  silenzio  ricavo  che  N.  S.  sta  bene,  del  che  mi  rallegro.  A 
me  basta  ciò,  che  ella  mi  dice  di  cotesta  santa  monaca.  La  prego  di  far 
volare  a  Vienna  que' millioni.  che  si  dicono  trovati  all'Elettrice   Vedova. 

Povera  Italia!  Tutti  la  spogliano. 

Con  sommo  ossequio,  mi  ricordo,  di  V.  P.  reverendissima. 


4675. 

AD  ANGELO  CALOGERÀ  in  Venezia. 
Modena,  15  Marzo  1743. 

BiBL-oTECA  IstPEKiALB,  Pietroborgo. 

Voleva  io  appunto  scrivere  a  V.  P.  che  nella  prossima  scorsa  setti- 
mana s' era  consegnata  al  nostro  corriere  la  parte  II  delle  Antichità 
Estensi  a  lei  indirizzata,  quando  è  giunta  nuova,  che  dalla  parte  vostra 
sieno  stati  chiusi  i  passi;  e  però  si  crede,  che  il  corri*»re  non  sia  stato  a 
tempo  per  passare  :  del  che  ella  si  potrà  chiarire.  Quando  abbia  trovato 
intoppi,  si  starà  a  vedere,  che  ripiego  si  troverà  per  far  passare  le  robe. 

Non  mi  sovviene  a  qual  anno  io  abbia  parlato  di  S.  Maiolo,  ed  ho 
tutta  sossopra  la  biblioteca,  laonde  non  posso  chiarirmi  del  tempo,  in  cui 
S.  Romualdo  principiò  in  Italia  la  sua  riforma.  Se  V.  P.  ha  fondamento 
di  dire,  che  questo  Santo  non  fu  posteriore  all'  altro,  potrà  aggiungere 
queste  parole:  Circa  i  medesimi  tempi  nondimeno  anche  ò'.  Romoaldo,  di 
di  cui  parleremo  andando  innanzi,  si  applicò  alla  riforma  del  monachismo. 


4398  LODOVICO  ANTONIO   MURATORI  [1*7-43- 

Quanto  alla  ci'onologia  di  s.  Pietro  Orseolo,  a  me  manca  V  operetta 
da  lei  accennatami  del  p.  abate  Grandi,  e  però  non  saprei  come  correg- 
gere quanto  ho  detto.  Per  non  islogar  1'  ossa  al  manoscritto,  si  potrebbe 
aggiungere  :  Per  quello  nondimeno  che  riguarda  la  cronologia  di  questo 
santo  uomo,  iiuò  essere  che  sieno  più  sicure  le  notizie  recate  dal  celebre 
p.  abate  Grandi  in  una  operetta,  eh'  io  non  ho  potuto  vedere,  e  a  cui 
rimetto  il  lettore;  poiché,  per  conto  de  i  fatti,  credo,  che  amendue  andiamo 
concordi  insieme. 

Con  che.  rassegnandole  il  mio  ossequio,  più  che  mai  mi  protesto, 
di  V.  P. 

4676. 

A  FORTUNATO  TAMBUHINI  in  Roma. 
Modena,  15  Marzo  1743. 
!  Archivio  Soli  Mubatoui  {li.  Bibl.  Est.),  Modena. 

Ancor  qua  son  giunte  nuove  assai  gustose  di  V.  P.  reverendissima, 
ed  è  gran  tempo  che  io  sentiva  girar  questa  voce,  e  volesse  Dio  che  avesse 
sussistenza. 

Ninno  più  di  me  la  compatisce,  se  per  V  una  parte  mal  soffre  si  fatti 
ragionamenti,  fondati  solamente  sul  desiderio  de'  modenesi,  che  sono  costì, 
e  sulle  combinazioni  fatte  da  altri.  La  compatisco,  dico,  perchè  è  conve- 
nuto anche  a  me  di  soffrir  simili  ciarle,  come  ella  le  chiama,  ma  che  per 
me  incomparabilmente  più  tali  sono,  e  mi  cagionano  rabbia,  perchè  parmi 
di  essere  messo  in  canzone,  e  conoscendo  me  stesso,  e  cotesto  paese,  truovo 
essere  grande  imprudenza  il  figurar  possibile  non  che  verisimile  ciò,  che 
essi  sognano.  Ma  lasciamo  queste  inezie. 

Anche  a  me  fu  scritto,  che  1'  eminentissimo  Querini  era  restato  poco 
contento  per  l'affare  di  Padova.  Ma  beato  lui  che  le  insigni  sue  epistole 
il  renderan  famoso  per  l'infinità. 

Andrà,  quando  potrà,  V.  P.  reverendissima  all'udienza  del  Santo 
Padre,  e  farà  quell'  uso  che  stimerà  bene  del  mio  foglio. 

Se  gli  viene  il  destro,  dica  alla  Santità  Sua,  che  qui  non  si  parla 
d'  altro  che  dell'  impareggiabil  sua  carità  e  generosità  dopo  aver  destinata 
questa  Chiesa  a  monsignor  Ettore  Molza.  senza  peusioue  in  riguardo  a  i 
beni  assassinati  del  vescovado,  e  delle  limosino  fatte  a  questo  ospizio 
de'  poveri,  e  alle  povere  monache  di  s.  Orsola,  con  lasciar  anche  speranza 
di  più.  Che  dicono  mai  cotesti  ingordi  camerali  al  vedere  un  pontefice  si 
caritativo,  e  magnanimo?  Iddio  cel  conservi,  almeno,  vent' altri  anni. 

Con  tutto  suo  comodo  ella  vedrà  1"  eminentissimo  Passionei.  Avrei  ben 
caro  di  sapex'e  come  stia  1'  eminentissimo  Pico,  porporato,  dalla  cui  grazia 


-1*743]  A   DOMENICO  BttlCUIEttl  COLOMBI  4399 

sono  escluso.   Anche  Belliiga  verìsìmil mente  non   mi   guardava  di  buon 
occhio. 

Se  sarà  vero,  ohe  questo  mese  sia  terminata  la  stampa  della  mia  ope- 
retta del  Paraguai,  anche  ella  sarà  de' primi  a  vederla.  Ho  scritto  a  Ve- 
nezia, che  ne  mandino,  a  lei  solamente,  sei  copie.  Una  per  Nostro  Si- 
gnore, una  per  lei,  una  all' eminentissimo  Valenti,  una  all'eminentissimo 
Querini,  una  a  monsignor  Livizzani,  ed  una  al  p.  abate  Chiappini.  Di  piìi 
non  credo  che  occorra.  Né  pure  una  sillaba  v' han  posto  i  pp.  gesuiti; 
anzi  avendo  io  scritto  al  p.  Contucci,  pregandolo  di  notizie,  neppure  ho 
potuto  ottenerne  risposta.  Veda  se  io  sto  bene  a  cotesta  casa  professa.  Ma 
poco  importa.  Senza  di  loro  ho  fatto  tutto,  e,  se  non  me  ne  resteranno  ob- 
bligati, a  me  nulla  importa.  Con  che.  rinnovandole  il  mio  indelebil  ossequio, 
mi  confermo,  di  V.  P.  reverendissima. 


4677. 

A  DOMENICO  BRIGHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  18  Marzo  1743. 

B.  BiBLioTscA  BiocAKDiAHA.  Firenze,  edita  [245]. 

L'ultima  lettera  di  V.  S.  illustrissima,  del  di  6  del  corrente  mese,  mi 
accerta  d'averne  ben  ella  ricevuto  un"  antecedente  mia,  in  cui  l'avvisava 
d'aver  consegnato  a  questo  signor  Menafoglio  una  copia  per  lei  delle  Let- 
tere Valdesiane  sul  Voto  Sanguinario,  ed  un'  altra  coli'  operetta  del  Lam- 
pridio,  pel  padre  benedettino.  Sperava  io  che  1*  involto  fosse  a  lei  già  per- 
venuto; ma  ella  non  me  ne  dice  una  parola.  Ho  anche  in  pronto  la  parte 
seconda  delle  Antichità  Estensi,  con  una  copia  De  i  Difetti  della  Giurispru- 
denza. Ma  questa.  Dio  sa.  quando  potrà  venire,  giacché  i  signori  veneziani 
ci  bau  banditi,  ed  han  posti  i  rastelli. 

Le  rendo  grazie  per  le  iscrizioni  inviatemi.  Io  non  ho,  né  avrò  il  De- 
tnostene  da  lei  accennatomi,  per  trarne  quelle  che  ivi  son  pubblicate;  né 
altro  posso  dirle  su  questo  proposito,  perchè  appena  ricevuto  il  sno  foglio 
mi  son  messo  a  rispondere.  Truovomi  anche  assai  svogliato  e  melanconico, 
per  alcuni  accidenti  che  turbano  la  mia  filosofia. 

Da  Roma  mi  scrivono  nulla  essere  finora  uscito,  e  forse  né  pure  uscirà 
contro  il  mio  trattatello.  Intanto  io  godo  del  bel  preparamento  che  ella  fa 
per  illustrare  meglio  di  me  questo  argomento,  e  molto  più  godrò,  quando 
arriverà  a  dar  tutto  alla  luce. 

Delle  cose  del  mondo  nulla  da  lei  ricevo  che  non  abbiano  detto  i  fo- 
glietti, a  riserva  di  quel  mirabile  progetto  di  assassinare  Salisburgo  e 
Passavia.  Se  vedessi   ancor   questa,  che   bella   gloria  per  un   imperatore  I 


4400  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  fl'^-iS'- 


Ho  veduto  lettera  di  Monaco  che  ci  ragguaglia  degli  aggravi  che  soffr? 
quella  città,  ed  anche  Bamberga  dai  loro  buoni  amici  i  francesi. 

Delle  cose  nostre  non  so  dir  altro,  se  non  che  le  truppe  austriache 
son  passate  a  svernare  sul  Ferrarese.  Il  signor  maresciallo  Traun  è  mal 
soddisfatto  de'  bolognesi,  e  forse  ne  vedi'emo  il  risentimento.  Continuano 
gli  spagnuoli  il  lor  soggiorno  intorno  a  Bologna,  e  fanno  di  grandi  forti- 
ficazioni alla  Certosa;  ma  son  pochi,  e  seguita  la  lor  diserzione.  Non  so 
come  vada  la  Savoia,  né  come  anderà.  Dicono  che  verranno  tre  reggi- 
menti di  fanteria,  forse  per  soccorso  al  Piemonte.  Qui  ancora  si  dà  come 
certa  la  lega  stabile  del  re  sardo  con  la  regina.  Del  resto  niun  barlume 
di  pace,  ed  incerto  che  mediti  il  prussiano.  Se  Dio  non  ci  soccorre,  ande- 
remo  tutti  in  rovina. 

La  prego  dei  miei  rispetti  al  signor  marchese  reggente,  il  quale  non 
s"  ha  da  prendere  altro  incomodo  per  iscrivermi.  Ho  io  goduto  delle  sue 
grazie.  Scrisse  il  signor  conte  presidente  Pertusati  al  signor  generale  suo 
fratello  di  buon  inchiostro  a  mio  favore.  Fui  ad  inchinare  questo  genti- 
lissimo signore,  che  mi  fece  tutte  le  possibili  esibizioni.  Mi  protesto  perciò 
sommamente  obbligato  al  signor  marchese  reggente,  e  a  V.  S.  illustrissima 
ancora  che  si  mosse  per  sua  bontà  a  favorirmi. 

Le  ho  anche  scritto  di  avere  inchinato  il  signor  conte  Pallavicino 
vice-governatore  di  Mantova,  a  cui  non  mi  attentai  di  parlare  di  lei.  Né 
pur  questo  ella  mi  scrive.  Si  sarebbe  mai  perduta  qualche  mia  lettera? 
Mi  rassegno  con  tutto  lo  spirito,  etc. 


4678. 

A  MATTEO  MELONI  in  Carpi.      . 
Modena,  19  Marzo  1743. 

Archivio  dki.la  Congkec.azione  ui  Carità,  Correggio,  edita  [268]. 

Sono  in  mano  mia  le  L.  154-3  inviatemi  da  V.  S.,  cioè  il  resto  delle 
L.  220  riscosse  dal  signor  Como  per  conto  mio,  essendosi  impiegato  il  di 
più  nella  lite  da  me  avuta  col  signor  Pirondi.  Mi  protesto  io  ben  con- 
tento, che  non  sia  occorsa  spesa  maggiore,  e  non  cesso  di  ringraziare  la 
di  lei  bontà  per  tutti  i  favori  a  me  compartiti.  Altra  mia  le  scrissi  ieri, 
nella  quale  m"è  convenuto  pregarla  d' un' altra  grazia,  come  ella  vedrà. 
Non  vorrei,  che  1'  avermi  V.  S.  inviato  il  denaro  fosse  indizio  del  suo 
non  più  venire  a  Modena.  Mi  par  ben  giusto,  ch'ella  debba  scortare  fin 
qua  monsignor  illustrissimo  nostro  futuro  vescovo.  Con  che,  rinnovando 
le  proteste  del  mio  ossequio,  mi  confermo,  etc. 


-l^-éS]  AD   ANGELO   MARIA  QUEBINI  4401 


4679. 

AD  ANGELO  MARIA  QUERINI  in  Brescia. 
Modena,  21  Marzo  1743. 
Abchitio  Soli  Mubatobi  {  R.  Bihl.  E$t.^,  Modena,  edita  ['•9\. 

Mi  protesto  io  sommamente  tenuto  alla  benignità  di  V.  E.  per  la  con- 
fidenza meco  usata  dell'  obbiezione  da  lei  fatta  alle  Lettere  del  Valdesio,  di 
cui  avevo  io  già  ricevuto  qualche  barlume  da  Roma.  Vedi'ò  ora  di  spiegar 
meglio  il  divario  che  passa  fra  gli  atti  di  s.  Tommaso  Cantuariense,  e  il 
voto  sanguinario.  L"ira  di  Arrigo  d*  Inghilterra  contro  il  santo  arcivescovo, 
che  arrivò  poi  a  privarlo  di  vita,  non  fu  per  le  sole  rendite  delle  chiese, 
per  aver  sostenute  le  quali,  e  patita  la  prigionìa  con  altri  aggravi,  anche 
a  i  di  nostri  fu  lodato  il  piissimo  vescovo  di  Pamiers,  ed  altri  vescovi. 
Fu.  ancora,  per  altre  varie  inique  consuetudini,  le  quali  pretendeva  il  re, 
che  il  santo  approvasse,  ed  egli  non  volle  approvare.  Si  leggono  queste 
presso  il  cai'dinal  Baronie  all'anno  11G4,  e  nella  vita  di  esso  santo,  tomo  X, 
opera  di  Cristiano  Lupo,  pag.  58,  la  maggior  parte  delle  quali  fu  con- 
dannata da  papa  Alessandro  III.  spettanti  alle  immunità  degli  ecclesia- 
stici, alle  appellazioni,  alle  scomuniche,  alle  elezioni  de'  vescovi  ed  abati,  etc. 
lasciamo  andare  la  disputa  se  l'immunità  sia  de  j lire  divino.  Certo  è.  che 
tali  cose  erano  stabilite  nella  Chiesa  di  Dio  da  i  canoni,  da  i  concilii  e 
da  i  decreti  de'  sommi  pontefici.  S.  Tommaso  nella  consacrazione  sua  aveva 
giurato  di  sostener  questi  canoni,  decreti  e  diritti,  e  vi  si  aggiunse  anche 
il  comandamento  espresso  del  papa  in  virtute  obedientiae,  come  consta  dal 
Baronie  all'anno  1163.  Può  darsi,  che  un  principe  di  guasta  coscienza 
malmetta  tutti  questi  diritti,  usurpi  i  beni  delle  chiese,  e  che  il  prelato 
talvolta  non  pecchi,  tollerando  tutto,  e  non  ricorrendo  alle  censure,  cosi 
insegnando  allora  la  prudenza  e  le  circostanze.  Ma  è  fuor  di  dubbio,  che 
se  un  prelato  approvasse  tali  inique  consuetudini  ed  usurpazioni,  gi^ve- 
raente  peccherebbe,  e  sarebbe  degno  di  gran  gastigo.  Il  santo  arcivescovo 
stesso,  come  abbiamo  dalla  sua  vita,  sulle  prime  approvò,  ed  acconsenti: 
conosciuto  il  suo  fallo  e  peccato,  si  ritrattò,  ne  fece  penitenza,  ne  dimandò 
al  Papa  l'assoluzione,  e  1'  ottenne,  e  da  li  innanzi  non  volle  più  approvarle. 

Sicché  egli  era  posto  fra  due  pericoli,  cioè  o  di  peccare,  approvando, 
0  di  perdere  la  vita,  non  approvando. 

In  questo  caso  m'insegna  V.  E.  che  s'ha  infallibilmente  ad  eleggere  più 
tosto  il  pericolo  della  vita,  che  il  peccare.  Quegli  erano  diritti  antichissimi 
della  Chiesa,  alla  quale  non  si  può  senza  errore  negare  l'autorità  a  lei  data 
da  Dio,  di  ristabilir  le  cose  di  disciplina  ecclesiastica;  né  certo  potea  tm 

Bf)iatolario  di  Ludovico  Antonio  Muratori.  —  Voi.  X.  i.78. 


4402  LODOVICO   ANTONIO   MUBATOEI  [17'"4:3- 


vescovo,  senza  peccato,  e  senza  disprezzo  delle  leggi  ecclesiastiche,  accon- 
sentire, che  si  abolisse  ciò  che  la  Chiesa  universale  aveva  stabilito.  Perciò, 
non  solo  prudenza,  ma  obbligazione  fu  del  santo  arcivescovo  il  non  ap- 
provar quelle  consuetudini;  e  perciocché  egli  solferì  la  morte  per  non 
peccare,  esercitò  un  atto  di  virtù  per  cui  meritò  che  si  dicesse  di  lui: 
Beati  qui  persecutionem  patiimtur  propter  ivtstitiatti,  e  che  Dio  1"  onorasse 
con  tanti  miracoli,  e  la  Chiesa  il  mettesse  nel  ruolo  de"  santi  martiri.  E 
tanto  più  lo  meritò,  perchè,  fra  quelle  ingiuste  consuetudini,  entrava  il 
non  potere  i  vescovi  scomunicar  certe  persone  indipendentemente  dal  re: 
il  che  è  contro  un  dogma  di  fede,  avendo  Cristo  signore  nostro  conferita 
quella  autorità  a  gli  apostoli  e  lor  successori,  e  per  conseguenza  non  si 
trattava  solamente  di  disciplina,  ma  anche  di  fede:  e  si  potè  jioi  spezial- 
mente dire,  per  questo,  che  il  santo  mori  prò  Lege  Dei  sui. 

Non  ha  bisogno  V.  E.  che  io  le  rammenti  ciò  che  in  questo  proposito 
fu  scritto  dall'Angelico,  e  da  altri,  ed  epilogato  dal  dottissimo  e  santis- 
simo nostro  pontefice,  lib.  Ili,  cap.  19,  §  8  de  Canoniz.  Sanct.  in  quelle 
parole:  Qui  moritur  propter  aliquem  actum  christianae  virtutis,  aut  pro- 
pter detestationem  alicujus  peccati,  verus  Martyr  [  Christi  ]  est.  E  dal  cardi- 
nale Capizucchi  de  Martyrio  paragr.  17  fu  scritto:  Quamvis  Praecepta 
positiva  non  obligent  cum  dispendio  vitae,  si  tamen  Ecclesiasticorum  fractio 
injungatur  in  contemptum  Ecclesiae  etc.  legis  Ecclesiasticae,  hoc  pacto 
praecepta  Ecclesiae  etiam  cum  dispendio  vitae  serranda  sunt  :  nam  con- 
temptus  Legis  etiam  Ecclesiasticae  ex  praecepto  divino  vitandus  est. 

Ora  da  questo  caso  è  totalmente  diverso  il  voto  sanguinario  inven- 
tato da  persone  private  per  sostenere  la  pia  sentenza  dell'  Immacolata 
Concezione.  Già  siam  d'accordo,  che  questa  sentenza  è  incerta;  non  con- 
tiene verità  :  ma  solo  apparenza  di  verità,  e  probabilità.  Pie  creditur.  E 
però,  secondochè  da  maestro  c'insegnò  l'eminentissimo  Lambertini,  libro  III. 
cap.  19,  §  14,  usquequo  controversia  ab  Ecclesia  definita  non  est,  qui 
iuetur  Beatissimae  Virginis  immunitatem  a  peccato  originali  in  sua  conce- 
jìtione,  non  jwtest  non  habere,  irmno  tenetur  habere  formidinem  de  apposita 
sententia.  Non  v'  ha  precetto  alcuno  di  sostenere  tal  sentenza,  non  v'  ha 
peccato  in  negarla,  lasciandosi  libero  ad  ognuno  1"  abbracciare  anche  la 
sentenza  contraria  con  divieto  di  dire  che  il  seguitarla  sia  peccato  ed 
errore.  AH'  incontro,  abbiamo  un  precetto  naturale  e  divino  di  conservare 
la  vita  nostra,  e  di  non  darla  volontariamente,  se  non  quando  si  tratta  di 
eleggere  un  bene  ugualmente  certo  e  maggiore,  come  è  il  non  negar  la 
fede,  e  il  guardarsi  dal  peccato.  In  questo  caso  salta  agli  occhi  l' impru- 
denza, per  non  dir  la  follia,  di  chi  vuol  anteporre  l' incerto  al  certo,  ciò 
che  non  è  di  precetto.  E  tanto  più,  come  s' è  detto  più  volte,  apparisce  la 
deformità  di  tal  atto,  perchè  neppure  la  morte  di  migliaia  e  miglioui  di 
persone   servirebbe   punto    a   mostrar,  che  fosse  vera  e  certa  la  sentenza. 


-1*7 -43]  A   GIUSEPPE    BIANCHINI  4403 


la  cai  verità  solamente  si  può  assicurare,  se  tale  sarà  dichiarata  dalla 
Chiesa.  Sa  1'  E.  V.  che  1'  oggetto  vero  del  voto  sanguinario  è  di  confer- 
mai*e  col  sangue  la  verità.  Certezza  della  pia  sentenza:  il  che  mai  non 
sarà  lecito,  perchè  non  lice  dar  la  vita  per  sostener  quello,  che  è  sola- 
mente opinione,  mentre  si  potrebbe  darla  per  l'errore,  che  sempre  si  dee 
temere,  finche  la  Chiesa  non  decida  dove  stia  la  verità. 

Per  conseguente  se  non  sia  nna  imprudente  pietà,  un  sacrifizio  spro- 
positato, e  in  fine  disonore  della  religione  cattolica,  che  con  tanta  pece  i 
siciliani  obblighino  se  stessi  a  morire  per  un  opinione,  mi  rimetto  al  su- 
periore intendimento  di  V.  E.  Vedrà  ella  intanto,  se  bastino  tali  rifles- 
sioni, mentre  io  passo  ad  umiliarle  il  mio  profondo  ossequio,  e  con  ba- 
ciarle la  sacra  porpora,  mi  protesto,  più  che  mai,  di  V.  E. 


4680. 

A  GIUSEPPE  BIANCHINI  in  Roma. 
Modena,  -^  Marzo  1743. 

Biblioteca  Vaticasa,  Roma,  edita  [2H6]. 

Al  beniguissimo  foglio  di  V.  R.  rispondo  co*  dovuti  ringraziamenti, 
non  solamente  per  la  memoria  che  di  me  conserva,  ma  anche  per  la  cor- 
tese esibizione  della  Cronica  di  Romoaldo  salernitano.  Trassi  io  tale  storia 
da  un  codice  dell'Ambrosiana,  recente,  il  quale  a  mio  ci"edere  fu  copiato 
da  quello  della  Vaticana  ;  e  però  non  sapendomi  figurare  che  vi  possa 
essere  divario,  non  penso  d' incomodare  la  di  lei  bontà  perchè  mi  mandi 
la  sua  copia.  Potrebbe  nondimeno  ella  favorirmi  di  osservare  con  tutto 
suo  comodo,  se  V  edizione  mia  corrisponde  qua  e  là  con  cotesto  codice,  e 
cosi  cesserebbe  ogni  dubbio. 

Non  è  da  mettere  in  dubbio,  se  fosse  utile  e  plausibile  la  raccolta  di 
tutti  gli  Ordini  Romani.  Anzi  si  avrebbe  da  aggiugnere  ogni  altro,  si 
Gallicano.  Mozarabo.  ecc.,  perchè  si  verrebbe  ad  avere  una  Biblioteca  di 
Rituali:  e  ninno  è  più  atto  di  lei  a  si  bella  impresa.  Però  animo  a  questo 
lavoro,  e  spogli  pure  allegramente  il  Martène,  acciocché  sia  compiuto  il 
suo  edificio. 

Non  pubblicai  la  Cosmografia  attribuita  a  Giulio  Cesare,  perchè  già 
è  stampata  sotto  il  nome  di  Ettico.  Vedrà  bensì  V.  R.  edita  nel  tomo  IV 
delle  mie  Iscrizioni  la  descrizione  di  Roma  antica  tuttoché  una  più  esatta 
ne  avesse  data  alla  luce  il  Labbe.  Ivi  troverà  che  riconosco  da  lei  si 
fatto  dono. 

Oh  I  avessi  avuto  a  tempo  il  curioso  strumento  di  cui  ella  mi  ha  fa- 
vorito; l'avrei  ben  volentieri  inserito  nelle  mie  Antiquitntes  Italicae.  Pa- 
zienza, ne  terrò  conto,  ed  intanto  le  rendo  mille  grazie  anche  di  questo. 


4404  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [±'7-4:3- 


Se  il  p.  Saverio  è  la  gioia  della  vostra  Congi-egazione,  tale  è  ancora 
per  me,  pregiandomi  io  sommamente  d'essere  degnato  della  sua  cara  ami- 
cizia. Mei  riverisca  divotamente:  e  qui,  con  rassegnarle  il  mio  indelebile 
ossequio,  mi  confermo. 

4681. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  22  Marzo  1743. 

Biblioteca  Comunalk,  Piacenza,  edita  [227]. 

Ciò  che  V.  S.  reverendissima  mi  accennò  assai  oscuramente  di  un' ob- 
biezione fatta  dall'  eminentissimo  Querini  alle  Lettere  del  Valdesio,  V  ho 
poi  saputo  dallo  stesso  eminentissimo,  che  me  l'ha  notificata  con  suo  be- 
nignissimo  foglio.  Ho  risposto.  Ma  perchè  so,  eh'  egli  ha  sonata  la  tromba 
per  Roma,  né  costi  è  chi  parli  per  me,  ho  preso  lo  spediente  di  racco- 
mandarmi alla  protezione  di  lei,  acciocché,  occorrendo,  possa  rispondere  a 
chi  forse  non  sapesse  la  soluzione  di  quella  difficoltà.  A  questo  fine  le 
manderò  copia  della  lettera,  ch'io  ho  scritto  all'eminenza  Sua,  con  pre- 
garla nondimeno  di  non  se  la  lasciare  uscire  di  mano:  e,  quando  pure  oc- 
corra, la  legga  ella  col  mutare  l' Eminetiza  Vostra  in  Vostra  Signoria, 
acciocché  non  se  ne  dolesse  il  medesimo  eminentissimo.  Di  grazia  acusi  il 
mio  ardire. 

Già  é  sul  ferrarese  la  cavalleria  austriaca,  e  pare  che  v'abbia  a  pas- 
sare anche  la  fanteria.  Ti*ema  il  cuore  a  i  poveri  bolognesi,  benché  inno- 
centi, perchè  essi  austriaci  si  mostrano  assai  irritati  centra  di  loro.  Per 
altro  a  me  si  vorrebbe  far  credere  che  gli  spagnuoli  retrocederanno  in 
breve.  Dicono  ancora  che  la  lega  provvisoria^e  del  re  sardo  colla  regina, 
siasi  convertita  in  lega  stabile,  e  che  perciò  il  maresciallo  Traum  abbia 
facoltà  di  valersi  delle  truppe  sarde.  Dicono  seguita  un'azione  nell'Alto 
Palatinato  colla  peggio  degli  austriaci.  Caleranno  in  Italia  fra  un  mese 
1500  reclute,  e  il  reggimento  Andreasi  di  tremila  fanti,  che  forse  an- 
dranno in  Piemonte.  Fin'  ora  son  ciarle  quelle  che  si  dicono  del  soccorso, 
che  è  per  dare  la  Francia  a  d.  Filippo.  Hanno  anche  detto  che  l' eminen- 
tissimo Alberoni  si  sia  ritirato  da  Bologna,  ma  noi  do  per  cosa  certa, 
perchè  più  son  le  bugie,  che  le  verità,  in  questi  tempi.  Verità  è  bensì 
che  noi  siamo  ne'  guai,  e  che  questi  han  ciera  di  dover  crescere,  se  Dio 
non  ci  aiuta. 

Con  che,  baciandole  le  mani,  ossequiosamente,  mi  rassegno,  di  V.  S.  re- 
verenidissima. 


■l^^Sl  A.  FORTUNATO  TAMBURINI  4405 


4682. 

A  FRANCESCO  PAGLIAI  in  Palermo. 
Modena,  2'A  Marzo  1743. 

Arohitio  Soli  Mdratobi  (H.  lìibl.  Ett.),  Modena. 

Sciamante  ora  mi  è  giunto  un  amorevol  foglio  di  V.  S.  illustrissima 
del  di  15  dicembre  prossimo  passato,  tempo  in  cui  ella  provava  i  cattivi 
etfetti  dell'  influenza,  che  è  scorsa  per  tutta  l' Italia,  e  da  cai  né  par  io 
andai  esente.  Mi  augurava  ella  le  buone  feste,  io  le  auguro  ora  una  per- 
fetta salute,  anzi  spero  che  Dio  avrà  prevenuto  i  miei  desiderj. 

Al  signor  conte  suo  padrone  mi  favorisca  di  portare  i  miei  rispetti. 
Per  la  Morale,  che  si  desidera  per  lui,  si  può  prendere  quella  di  Aristo- 
telo  tradotta  dal  Piccolomini,  e  illustrata  dal  Tesauro.  e  da  altiù.  Ma  forse 
non  le  dispiacerebbe  la  pubblicata  da  me  ne  gli  anni  addietro,  e  che  ha 
avuta  gran  voga,  esseudosene  fatte  due  edizioni  in  Verona,  una  in  Mi- 
lano, et  una  in  Napoli,  da  dove  sarà  a  lei  facile  di  farne  venir  copia. 

Dovrebbouo  venir  due  copie  delle  Lettere  del  Valdesio  in  risposta  a 
i  protettori  del  voto  sanguinario,  al  signor  duca  di  Campobello,  a  cui  ho 
scritto  pregandolo  di  darne  una  a  lei.  Quando  ella  abbia  intenzione  di 
far  qualche  cosa,  le  servirà  la  lettura  d'  esse.  E  qui,  ratificandole  il  mio 
ossequio,  mi  confermo,  di  V.  S.  illustrissima. 

4683. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  22  Marzo  1743. 

Archivio  Soli  Musatori  {R.  Bibl.  Esf),  Modena. 

Non  è  bastato  all'eminentissimo  Querini  di  esporre  a  N.  S.  un'obbie- 
zione mossa  dal  suo  felicissimo  ingegno  alle  Lettere  del  Valdesio;  l'ha 
fatta  risonare  anche  per  Roma;  e  poi,  per  sua  benignità,  me  ne  ha  fatta 
confidenza  con  sua  lettera,  con  dirmi  che  farà  poi  sapere  a  S.  S.  quello 
che  risponderò.  Ho  subito  risposto  ;  ma  sul  dubbio,  che  egli  dimenticasse 
in  Brescia  di  umiliare  alla  S.  S.  i  miei  poveri  sentimenti,  vengo  ad  in- 
comodare V.  P.  reverendissima  con  una  copia  della  lettera,  che  ho  a  lui 
scritto,  acciocché  quando  ella  potrà  essere  in  palazzo,  metta  ancor  me  al 
bacio  de'  piedi  di  N.  S.,  e,  credendolo  ben  fatto,  lasci  a  quegli  stessi  piedi 
r  inchiuso  foglio,  con  supplicare  la  S.  S.  di  non  darsi  intesa  d' averlo 
avuto.  Riesce  inarrivabilmente  quel  dottissimo  porporato  nelle  sue  epistole 


4408  LODOVICO  ANTONIO   MURATORI  [  1*7 «43- 


latìne,  dove  fa  tanto  risaltare  i  suoi  viaggi,  le  sue  amicizie,  ed  ogni  me- 
noma cosa  a  lui  spettante.  Avesse  egli  almeno  qualche  riguardo  per  chi 
egli  onora  della  sua  padronanza.  Voglio  nondimeno  credere,  che  abbia 
parlato  di  me  al  santissimo  padre  solamente  in  mio  vantaggio,  e  per  la 
premura,  che  le  cose  mie  vadino  bene. 

Mi  scusi  V.  P.  reverendissima  se  le  reco  questo  incomodo,  e  mi  dia 
buone  nuove  della  sua  salute,  e  della  tranquillità  d'animo,  che  auguro  al 
nostro  s.  padre  in  questi  torbidi  di  guerra,  che  ci  fan  sospirare,  e  tengono 
me  specialmente  afflitto  e  svogliato. 

Mi  raccomando,  che,  se  le  venisse  in  mente  qualche  argomento,  non 
lasci  di  accennarmelo,  perchè  di  presente  ho  anche  il  dispiacere  di  tro- 
varmi sfaccendato.  E  con  baciarle  le  mani,  mi  l'assegno,  di  V.  P.  reve- 
rendissima. 

4684. 

AD  ANTON  LODOVICO  ANTINORI  *  in  Lanciano. 
Modena,  27  Marzo  1743. 

Edita  [249]. 

La  gentilezza  con  la  quale  V.  S.  illustrissima  si  compiacque  di  nobi- 
litare i  nostri  libri  con  opere  inedite  ed,  in  particolare,  appartenenti  ai 
tempi  di  mezzo,  mi  fa  prendere  la  confidenza  di  presentarle  ora  una  copia 
di  essi,  acciò  V.  S.  illustrissima  possa  vedere  ivi  come,  e  dove  siano  stati 
inclusi  quei  pezzi  di  storia,  che  si  è  con  tanta  bontà  degnata  inviarci, 
come  ancora  della  invero  dotta  introduzione  ai  Contadi  di  Forcona  e 
d'Amiterno.  Gradisca  di  buon  animo  V.  S,  illustrissima  questo  piccolo 
tributo  dalla  mano  di  uno,  che  si  protesta  molto  obbligato.  Mi  comandi 
con  quella  libertà  che  un  padrone  comanda  un  servo,  che,  dove  da  me  si 
potrà,  sarà  servita  con  tutte  le  forze,  pi'ontezza,  ed  amorevolezza.  E,  pieno 
di  stima  e  di  rispetto,  le  fo  riverenza. 

4685. 

'    A  FILIPPO  ARGELATI  in  Milano. 
Mutinae,  VI  Kal.  Aprii.  MDCCXLIII. 

Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Dibl.  Est.  ),  Modena. 

Bibliothecam  scriptorum  mediolanensium  a  te  compactam  legi,  neque 
mihi   temperare    possum,    quin   gratulationia   officium   tibi  ex   animo   per- 


*  Responsive  in  Archimo  Soli  Muratori  {R.  Bibl.  Est:)i  n.*^^  da  Lanciano,  1731- '47. 


-1*7 -43]  AD    AXTON    FRANCESCO   GOBI  4407 

solvam.  Stat  meos  ante  oculos  imraanis  labor,  inaestìmabilis  diligentia  tua, 
quae  copiam.  paene  dixi.  immensam  virorum  eruditione  praeslantittm  ex 
lenebi*is  eripuit.  Expectationem  mcam,  pula,  et  inedìolanensiam,  superasti, 
quibns  tantae  messis  spes  nulla  erat.  Hinc  aucta  per  te  amplissimae 
urbis  dignitas  et  gloria,  ita  ut  ipsa  cura  celeberrimis  certare  jam  possit 
de  honore  literarum. 

Neque  hoc  tantum  beneficio  eamdem  aflfeoisti,  quum  vix  ulla  sit  ex 
illustribus.  immo  et  mediocribus  mediolanensium  familiis,  quam  non 
exornaveris.  conqnisitis  undique  tot  sepulcralibus  monumentis  et  libris. 
Attamen  fortasse  erunt.  quibus  videaris  in  colligendis  tot  scriptoribus 
modum  excessisse,  quum  siugulos  istius  urbis  arcbiepiscopos  et  non  paucos 
ex  noanullis  tantum  italicis  epigramraatis  notos  in  syllabom  scriptorum 
conjeceris.  Verum  satius  est  in  ejusmodi  argumento  ad  excessum  potius, 
quam  ad  defectum  declinasse,  atque  ad  tutelam  tuam  praesto  semper 
erunt  complurìum  exempla  qui  sui  ordinis  aut  civitatis  historiam  lite- 
rariara  coutexuerunt.  et  ex  quisquiliis  etiam  mutuati  sunt  decus.  Itaque 
auctor  tibi  sum,  ut  operis  tui  editionem  diutius  desiderari  non  pa- 
tiaris.  Vale. 

4686. 

AD  ANTON  FRANCESCO  GORI  in  Firenze. 
Modena,  29  Marzo  1743. 

BiBi>ioTxcA  MARUCC1X.IAXA,  Firenze,  edita  [  189]. 

Intendo  ora,  perchè  ad  altri  bensì,  e  non  a  me,  venissero  ogni  setti- 
mana i  fogli  delle  Novelle  Letterarie.  Ora  dunque  ho  osservato  di  aver 
quei  dell"  anno  prossimo  passato  sino  al  numero  45  inclusivo.  Il  resto 
d'esso  anno  starò  attendendolo  dalla  bontà  di  V.  S.  illustrissima,  e  li 
potrà  inviare  in  un  solo  involto  al  reverendissimo  p.  d.  Gio.  Grisostomo 
Trombelli  abate  de'  canonici  regolari  del  Salvatore  in  Bologna.  0  pure  po- 
trebbe ella  inviarmene  due  fogli  per  volta  per  la  po.<ita.  e  far  anche  due 
diversi  plichi  :  giacché  io  godo  l' esenzion  della  posta  in  Modena. 

Per  conto  poi  de"  fogli  dell'  anno  presente,  mi  vengano  essi  da  lei,  o 
pure  dal  signor  dott.  Lami,  a  chi  mi  favorirà  ne  resterò  tenuto  :  e  questo 
sia  in  elezione  sua.  Il  punto  sta  ch'io  truovi  maniera  di  pagare  il  danaro 
occorrente.  Subito  che  verran  fuori  gli  ultimi  tomi  Antiquitates  Italicae  e 
delle  Iscrizioni,  ne  invierò  costà.  Intanto  non  vi  ho  di  credito,  se  non 
7  paoli  col  signor  priore  Caramelli.  Debbo  inviargli  un  altro  libro,  e  mi 
dovrà  7  altri  paoli.  Se  questi  possono  per  ora  servire,  aflBnchè  mi  si  man- 
dino i  fogli  finora  stampati  dell"  anno  presente,  ne  avrò  piacere,  e  pagherò 
poi  il  paolo  che  resta. 


4408  LODOVICO  ANTONIO  MURATORI  [l'743- 


Qui  era  qualche  dubbio  che  gli  Spagnuoli  partiti  da  Bologna  potes- 
sero pensare  alla  Toscana;  ma  si  sente  xshe  vanno  verso  Rimini.  E  poi 
son  tanto  pochi,  che  non  oserebbero  visitarvi.  Ma  il  flagello  per  noi  con- 
tinua, e  continuerà,  finché  Dio  mandi  la  pace. 

Con  tutto  r  ossequio,  mi  rassegno,  e  la  prego  de'  miei  rispetti  al 
signor  Lami.  Di  V,  S,  illustrissima,  etc. 


4687. 

A  GIUSEPPE  VINGISLAO  DI  LICHTENSTEIN  in  Parigi. 
Mutinae  Pridie  Kalendas  Apriles  MDCCXLIII. 

Edita  (Appendice),  i 

Ecce  tandem  quartum,  postremum  videlicet  inscriptionum  a  me  col- 
lectarum  tomum,  tibi  sisto.  Celsissime  Princeps.  atque  illum  indicibus 
opportunis  instructum,  quibus  praecipue  id  genus  opera  indigent.  Aliena 
sane  a  musarum  contubernio,  a  literarum  studiis  tempora  nunc  fluunt. 
quando  tot  intestinis  motibus  bellicis  atque  calamitatibus  Germania  vestra 
atteritur;  atque  utinam  prae  ceteris  ditiones  celsitudinis  tuae  non  senserint, 
quid  militum  fui'or,  quid  belli  licentia  possit.  Quot  etiam  aerumnarum 
minis  eamdem  ob  caussam  exposita  jam  sit  patria  mea,  nihil  est  quod 
memorem.  Diffideri  tamen  nolo  :  inter  tot  rerum  perturbationes  dejectus 
stupidusque  evasit  animus  mens,  usque  adeo  ut  vix  tantum  virium  rece- 
perim  ad  hoc  opus  absolvendum.  Verum  alia  tibi  est,  praestantissime 
princeps,  virtus,  animique  constantia;  fortem  enim,  ac  tenacem  propositi 
virum  nihil  perturbai,  eumque  impavidum  vel  ipsius  cadentis  orbis  ruinae 
ferirent.  Quare  justa  mihi  spes  est,  nihil  obstitura  tam  turbida  tempora, 
quo  minus  amore  et  gratia,  qua  complecti  soles  literas.  earumque  cultores, 
hunc  etiam  librum  sis  excepturus.  Enixis  interea  precibus  Deum  0.  M, 
pulso,  ut  exoptatam  ab  omnibus,  necessariam  omnibus  pacem  diutius  ex- 
sulare  non  sinat.  Ubi  haec  aSlictis  populis  restituatur,  praeter  publica 
commoda  et  beneficia,  quae  omnium  maxime  expetenda  sunt,  mihi  quoque 
privatum  quoddam  fortassis  obveniet,  tuus  scilicet  in  Italiam  adveutus: 
quo  nihil  mihi  gratius  contingere  posset.  Nam  qui  tuam  comitatem,  atque 
elegantiam  morura,  tuamque  potissimum  eruditionem,  et  politiorum  artium 
culturam,  longe  positus  hucusque  suspexi,  eo  majori  hilaritate  te  prae- 
sentem  intuens,  virtutibus  et  praeclaris  dotibus  tuis  coram  frui  me  posse 
confiderem.  Hujusmodi  spe  recreatus,  meum  erga  te  obsequium  numquam 
interiturum  qua  debeo  venera  tiene,  meique  nominis  subscriptione,  confirmo. 
celsitudinis  tuae,  etc. 


'  Lettera  dedicatoria  del  toiuu  IV  del  Noviis  Thesaurus  veterum  Iscriptionum. 


-l'7-43]  AD  ALBSSA.NDBO  QIUSKPPK  CHIAPPINI  4409 


4688. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  2  Aprile  1743. 

BiBLioTacA  CoMuiiALx,  PiaceDBA. 

Da  che  si  partirono  da  Bologna  le  truppe  spagnnole  inviate  verso  la 
Romagna,  corre  qni  nuova,  che  le  medesime,  giunte  a  Forli,  si  fossero 
impadronite  della  Terra  del  Sole  spettante  a  i  Fiorentini.  S'è  poi  saputo 
essere  ciarla  senza  fondamento. 

Qui  non  è  seguito  movimento  alcuno,  a  riserva  degli  Ussari,  che  fu- 
rono spediti  dietro  ad  essi  spagnuoli,  e  si  è  detto  che  abbiano  fatto  200 
prigioni.  Qui  si  son  veduti  molti  lor  disertori  e  si  fa  conto  che  siano  circa 
solamente  seimila  persone.  Dove  vadano  a  riposare  finora  è  ignoto. 

Nuova  era  venuta  che  si  fosse  assodata  la  lega  fra  la  regina 
d' Ungheria  ed  il  re  sardo.  Le  lettere  di  Torino  lo  niegano.  S' è  pari- 
menti detto  assicurata  la  neutralità  della  Francia  con  esso  re  sardo:  ma 
sarà  meglio  l'aspettarne  più  accertate  notizie. 

Intanto  la  cavalleria  austriaca  è  sul  Ferrarese.  Venne  mons.  Arcive- 
scovo d'essa  città  con  quattro  cavalieri  deputati  da  quel  Pubblico  d'or- 
dine di  N.  S.  per  parlare  col  signor  maresciallo  Traum.  La  risposta  era 
preparata  che  le  necessità  della  guerra  non  han  legge.  Volle  quell'  ottimo 
prelato  vedermi,  e  da  lui  intesi  quanto  le  dico.  Staremo  a  vedere  se  sia 
una  ciarla  che  S.  S.,  sia  per  richiamare  il  suo  nunzio  da  Vienna. 

Dicono  qui,  che  il  signor  marchese  d' Ormea  possa  conseguire  un 
de'  cappelli  vacanti.  Noi  abbiam  qualche  speranza  pel  reverendo  abate 
Tamburini,  persuasi  per  altro  che  ninno  sappia  chi  abbia  da  guadagnare 
il  pallio,  e  che  sia  ignoto  il  tempo. 

Del  resto  gli  affari  pubblici  son  tuttavia  in  oscuro.  Di  qui  a  due 
mesi  si  tirerà  il  sipario. 

Se  fosse  vero  che  gli  elettori  volessero  formare  un  esercito  di  neu- 
tralità, e  che  il  Prussiano  entrasse  in  tali  massime,  si  potrebbe  sperar 
pace.  Per  ora  le  apparenze  solamente  sono  di  guerra,  e  i  nostri  guai  con- 
tinueranno. 

Avrà  V.  S.  reverendissima  ricevuto  in  un  mio  foglio  la  risposta  al- 
l' obbiezione  mossa  da  quella  gran  mente.  Con  piacere  ho  inteso  la  bat- 
taglia seguita  da  quel  boccone  che  gli  è  scappato  di  bocca. 

Quel  magnate  di  Bologna  venne  qua.  S' è  poi  detto  che,  per  aver  egli 
parlato  saviamente  della  nazione  ispana,  e  pur  dell'  irlandese,  un  di  quegli 
uffiziali  due  volte  il  facesse  chiamare  alla  spada.  Perchè  non  rispose,  fu 
poi  adoperato  il  bastone.  Questa  è  la  voce  che  corre  di  presente. 


441Ó  LODOVICO  ANTONIO   MUKATOBI  [IT-dS- 


II  P.  B.  sta  bene  e  sempre  spera. 

Talvolta  nondimeno  va  a  figurarsi  che  la  Toscana  accomoderà  D.  F. 
e  gli  altri  resteran  sotto  il  giogo.  Con  che,  ossequiosamente  mi  rassegno, 
di  V.  S.  reverendissima. 

4689. 

ALLO  STESSO  in  Roma. 
Modena,  5  Aprile  174.3. 

Biblioteca  Comuvalk,  Piacenza. 

Starò  a  vedere  ciò  che  risponderà  quel  grande  ingegno,  giunto  che 
sia  a  casa,  dove  troverà  la  mia  risposta.  Intanto  essa  è  in  buone  mani, 
da  che  sta  in  quelle  di  V.  S.  reverendissima,  la  quale  ne  ha  già  fatto  si 
buon  uso.  Divotamente  la  ringrazio  di  questo  favore  e  degli  altri  che  è 
per  compartirmi.  Non  veggo  motivo  che  s'abbia  a  richiamare  il  nunzio 
di  Torino,  se  non  fosse  per  qualche  differenza  di  cerimoniale,  o  per  alcun 
suo  proprio  difetto  ;  perchè  quella  Corte  va  in  grande  armonia  con  cotesta, 
né  le  sue  truppe  danneggiano  lo  stato  pontificio.  Sarebbe  più  probabile 
del  nunzio  di  Vienna,  perchè  seguita  la  lor  cavalleria  a  soggiornar  sul 
Ferrarese,  ed  ella  può  immaginarsi  come. 

Fin'  ora  i  Bolognesi  han  solamente  paura,  non  essendosi  fatto  movi- 
mento alcuno  verso  di  loro,  a  riserva  degli  Usseri  che  inseguirono  gli  spa- 
gnuoli.  Vennero  il  conte  Aldrovandi  e  il  marchese  Bolognini.'  per  altro 
a  trovare  il  marchese  di  Traum  senza  sapersi  il  perchè. 

Gli  spagnuoli  si  fan  giunti  a  Rimini.  È  incerto  se  faran  quivi  la  lor 
posata,  oppure  se  andran  fino  a  Perugia. 

Certo  è  bensì  essere  continuata  la  lor  diserzione,  e  noi  ne  siamo  te- 
stimoni, che  ne  vediamo  continuamente  arrivar  qua,  e  fino  degli  uffiziali. 
Non  saprei  dire  se  potessero  andare  a  trovare  don  Filippo. 

Quando  fosse  vero  che  la  Francia  avesse  confermata  per  un  anno  la 
neutralità  col  re  sardo,  come  qui  è  stato  detto,  nulla  potrà  fare  il  con- 
quistatore della  Savoia.  Meglio  è  aspettare  nuove  più  sicure. 

Qui  corrono  certe  voci  spettanti  a  noi  che  ci  fan  battere  il  cuore  per 
paura  di  malanni,  ma  non  posso  finora  dire  di  più.  Io  ne  sono  afflitto  al 
solo  pensarvi.  Pel  resto  poi  dell'Europa,  siamo  affatto  all' oscuro.  In  mano 
di  Dio  è  lo  scioglimento  di  tanti  gruppi.  Voi  si  potete  rallegrare  di  molte 
persone  con  dispensare  una  volta  tante  berrette  rosse.  Miracolo  è.  che 
tanta  dimora  non  faccia  ammalar  più  d"  uno  di  cotesti  sitibondi. 


•  Sue  lettere  in  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  n.°  10  da  Modena,  Bo- 
logna, Roma,  1716- '32. 


''±'7'4k3]  A  oiussppE  LUiai  amadesi  4411 

Grazia  distinta  si  sai*à  fatta  al  signor  dottor  Franceschi.  La  merita 
pel  suo  valore. 

Altre  grazie  luin  conseguito  il  padre,  suo  fratello,  come  intesi  da  mon- 
signor arcivescovo  di  Ferrara. 

Se  mai  si  finirà  la  stampa  del  mio  trattatello  del  Paraguai,  e  ne 
vorrà  copia  costà,  sarà  V.  S.    reverendissima    uno   dei   primi   a   leggerla. 

Con  che.  baciandole  le  mani,  mi  rassegno,  di  V.  S.  reverendissima. 


4690. 

A  GIUSEPPE  LUIGI  AMADESI  *  in  Ravenna. 
Modena,  7  Aprile  1743. 

Archivio  Sou  Muratosi  (  R.  BibU  Ett.  ),  Modena. 

Eccomi  pronto  ad  ubbidire  V.  S.  illustrissima,  ma  con  pregarla  di 
non  farmi  autore  di  quanto  le  dirò,  perchè  non  ho  caro  di  disgustare  i 
signori  Ferraresi,  e  molto  meno  il  loro  arcivescovo,  che  ultimamente  fu 
qui.  e  mi  volle  vedere  con  molta  bontà. 

Il  documento  inviatomi  è  egregio  per  cotesto  illustrissimo  monsignore 
arcivescovo,  perchè  chiaramente  confermatorio  de'  suoi  privilegi,  portanti, 
che  gli  uomini  erimanni,  cioè  liberi,  abitanti  nelle  terre  della  Chiesa  di 
Ravenna  non  erano  tenuti,  siccome  né  pure  i  servi,  alle  gravezze  del 
contado  di  Ferrara,  né  a  comparire  in  giudizio  davanti  al  conte  o  sia 
governatore  di  quella  città. 

Ora  ella  sappia,  che  in  quei  tempi  Ravenna,  Ferrara,  e  tutto  T  esar- 
cato era  in  dominio  de  i  re  d'Italia,  o  sia  de  gl'imperatori,  e  durò  cosi 
sino  al  1279,  senza  che  i  papi  vi  comandassero  nel  temporale,  come  ho 
provato  nella  Piena  Esposizione  per  la  lite  di  Comacchio.  e  nelle  Anti- 
quitates  Italicae. 

La  cosa  è  certa.  Quel  Leucio  episcopus  S.  Crem.  Eccl.  è  Liutprando 
vescovo  di  Cremona:  il  che  ancora  ho  dimostrato  in  esse  Antiquitates. 
Egli  era  governatore  di  Ferrara  per  li  due  Ottoni  augusti  nell'anno  969, 
0  pure  970  come  si  potrà  conoscere  dall'  indizione  XIII.  Quell'  Eccicone 
Conte  era  messo  straordinario  inviato  ad  essi  augusti  per  far  giustizia 
ad  ognuno.  Ora  Liutprando,  per  sostenere  il  diritto  del  suo  governo  se- 
colare, e  non  già  per  diritto  alcuno  sullo  spirituale,  cioè,  da  parte  prò 
Comitato  Ferrariense,  mosse  lite  all'  arcivescovo  di  Ravenna,  pretendendo 
obbligati  i  di  lui  uomini   al    servigio,  e   ai   tributi,    adducendo  ciò    usato 


*  Responsive  in  Archivio  Soli  MaratoH  (R.   Bibl.   Est.),  n°   22  da   Ravenna, 
1743- "47,       . 


4412  LODOVICO   ANTONIO   MURATOBI  [l'7*-4:3- 

sotto  i  suoi  predecessori,  che  avevano  tenuto  quel  governo  col  nome  di 
conti.  Quem  ad  meis  Anlecessoribus,  qui  istwn  Comitatum  Ferrariense 
detinuerunt  fecerunt.  Ma  l'arcivescovo,  col  produrre  i  diplomi  degli  au- 
gusti, e  le  bolle  dei  papi,  vinse  la  lite. 

Perciò  niun  Gius  avevano  nel  Ferrarese  i  vescovi  di  Cremona.  Si 
trattava  ivi  di  governo  secolare,  che  si  appoggiava  anche  talvolta  a  i  ve- 
scovi ;  e  cammina  molto  bene  il  documento,  né  v'  ha  eccezione  da  opporre, 
considerata  la  positura  di  que'  tempi,  diversa  dalla  presente. 

Non  mi  sovviene,  s' io  abbia  rapportata  bolla  alcuna  de'  papi  per 
cotesto  arcivescovato  nelle  mie  Antiquitates  Italicae.  Si  può  vedere  il 
Rossi.  Temo  io,  che  non  si  truovino  più  costì  vari  diplomi  e  bolle,  che 
V.  S.  illustrissima  potrà  vedere  accennati  in  fine  della  di  lui  istoria.  Lo 
strumento  inviatomi  basta  a  comprovare,  che  allora  v'  erano  tali  privilegi. 

Questo  è  quanto  io  le  posso  dire.  Occorrendole  altro,  non  avrà  che 
comandarmi. 

E  qui.  con  tutto  l'ossequio,  mi  pi'otesto. 


4691. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 

Modena,  10  Aprile  1743. 

B.  Biblioteca  Sic'ardiana,  Firenze,  edita  [246]. 

Mi  scrìsse  il  signor  Gaspari  da  Dresda.  Per  fargli  giungere  sicura  la 
risposta,  altro  ripiego  non  ho  saputo  trovare  che  quello  d'incomodar 
V.  S.  illustrissima,  benché  con  dispiacere.  Le  chieggo,  dunque,  perdono  se 
mando  e  raccomando  a  lei  rinchiusa.  Scrivo  al  medesimo  d'avere  recato 
a  lei  questo  aggravio. 

Il  signor  consigliere  Cristiani,  che  Dio  ci  ha  dato  per  nostro  bene 
nelle  correnti  sciagure,  mi  ha  letto  un  capitolo  di  lettera  del  benignissimo 
signor  marchese  reggente  Cavalli,  in  cui  parla  di  me  con  la  sua  consueta 
bontà.  Cosi  fece  anche  ne'  giorni  passati  il  signor  luogotenente  Amor 
de' Scria  '  [Emanuele],  il  quale  si  gloria  d'essere  stato  discepolo  d'esso 
signor  marchese,  da  cui  ha  ricevuto  calda  raccomandazione  in  mio  favore 
per  tante  grazie  che  a  me  comparte  cotesto  dignissimo  ministro.  Io  prego 
lei  di  protestargli  le  mie  somme  obbligazioni,  e  il  mio  iudelebil   ossequio. 

Quando  si  sperava  che  le  poche  truppe  spagnuole  avessero  preso  un 
lungo  volo,  intendiamo  che  sono  tra  Cesena  e  Rimini,  e  che  si  fortificane 
verso  l'ultima  d'esse  città.   Perciò  il   signor    maresciallo   conte  di  Traum 


'  Sue  lettere  in  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  da  Modena,  1734. 


-IT* 43]  A  NICOLA  TACOLI  4413 


ha  fatto  marciare  la  sua  cavalleria  dal  Ferrarese,  e  postatala  tra  Ravenna 
Imola  e  Faenza. 

Voce  non  manca  che  le  truppe  di  Napoli,  ridomandate  dal  re  Catto- 
lico al  figlio  possano  venire  a  rinforzare  questo  piccolo  corpo  di  spagnuoli. 
Ma  il  re  di  Sicilia  v'  ha  da  pensare,  perchè  potrebbono  gì'  inglesi  chie- 
derne conto. 

Altre  voci  portano  conchiuso  il  matrimonio  del  delfino  con  un  in- 
fanta di  Spagna,  e  che  il  re  di  Francia  darà  ventimila  soldati  a  don 
Filippo.  Se  questo  mai  succedesse,  occorrerebbono  maggiori  forze  in  Italia 
per  la  vostra  regina. 

Ma  il  più  in  torbidi  tali  pare  che  dipenda  dalle  risoluzioni  che  pren- 
derà il  re  di  Prussia.  Le  sapremo  verisimilmente  dopo  qualche  settimana. 
Volesse  Dio  che  quando  men  cel  pensiamo,  saltasse  fuori  la  pace. 

Al  signor  conte  Filippo  Gnicciardi  capitano  della  regina,  che  parti 
molti  giorni  sono  a  cotesta  volta,  convenendogli  passare  per  li  Grigioni. 
consegnai  copia  della  Piena  Esposizione,  ed  un'  altra  dei  Difetti  della  Giu- 
risprudenza, che  V.  S.  illustrissima  mi  aveva  richiesto.  Spero  che  gli 
avrà  in  breve.  Sperava  io  d'aver  molto  prima  l'avviso  ch'ella  avesse  ri- 
cevuto il  precedente  involto  consegnato  a  questo  signor  Menafoglio.  e  con- 
tenente due  copie  del  Valdesio  ed  una  del  Lampridio.  Mi  sappia  dire  se 
n*  abbia  nuova,  acciocché  io  possa  qui  chiederne  conto. 

Il  tomo  IV,  cioè  l'ultimo  delle  mie  Iscrizioni,  dee  uscire  in  breve. 
Mi  dia  nuove  del  nostro  signor  Bertolaui,  che  è  mio  creditore,  e  nulla 
dice  per  farmi  pagare.  Mei  riverisca  caramente.  Con  che,  mi  rassegno,  etc. 


4692. 


A  NICOLA  TACOLI  in  Reggio. 
Modena,  10  Aprile  1743. 

AscHiTto  TacoijI,  Modena,  edita  [37]. 

Ha  V.  S.  illustrissima  coronato,  con  gran  copia  di  nuovi  documentii 
l'erudita  sua  fatica  intorno  all'antichità  e  nobiltà  della  sua  Casa.  L'ha 
ella  fatta  conoscere  nobile,  seicento  anni  sono,  e  sempre  più  confermata 
si  vede  la  discendenza  della  di  lei  linea,  fra  tante  diramazioni  della  me- 
desima. Però  con  esso  lei  mi  rallegro.  E  tanto  più  perchè  ha  aggiunto 
assaissimi  documenti,  che  servono  ad  illustrar  molte  altre  nobili  famiglie 
di  cotesta  città.  Abbiano  pazienza  quelle  che  non  truovano  sé  stesse 
ne'  vecchi  secoli.  S'  ella  avesse  potuto,  avrebbe  anche  ad  esse  fatto  onore. 
La  copia  inviatami  del  suo  libro  l'ho  già  riposta  in  questa  ducale  li- 
breria. Se  ne  favorirà  me  di  un'altra  copia,  mi  sarà  assai  cara.  Intanto. 
ringraziandola,   e  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  S. 


4414  LODOVICO   ANTONIO   MUBATORI  [1*743- 


4693. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 

Modena,  10  Aprile  1743. 

Archivio  Soli  Muuatohi  {  R,  liihl.  Est.),  Moduna. 

Giacché  V.  P.  reverendissima  non  mi  vuol  più  favorire  di  sue  leU 
tere,  io  non  vo'  lasciare  di  tempestarla  colle  mie,  tanto  che  mi  faccia  sa- 
pere, perchè  io  resti  privo  delle  sue  grazie.  Certo  son  bene  in  pena  per 
questo  ;  ma  almen  sapessi,  se  ciò  proceda  da  qualche  demerito  o  fallo  mio. 

La  mattina  del  prossimo  passato  arrivò  qua  1'  eminentissimo  Querini. 
Fui  subito  chiamato,  e  volai  ad  inchinare  V  E.  S.,  e  godei  poscia  dell'amena 
sua  conversazione  anche  nel  dopo  pranzo.  Si  parlò  di  V.  P.  reverendis- 
sima. Mostrò  stima  ed  amore  per  lei.  Interrogato  se  v'  era  speranza  per 
lei,  mi  disse,  che  sì.  ma  che  questi  erano  arcani,  e  che  uiun  poteva  pro- 
mettere del  buon  esito.  Quel  che  sommamente  mi  consolò  fu  d' udire  l'ot- 
tima sanità,  che  gode  il  santissimo  nostro  pontefice,  e  che,  non  ostante  il 
brusco  de'  tempi  correnti,  continuava  la  sua  invidiabil  giovialità  :  intorno 
a  che  mi  contò  vari  esempi,  che  fan  vedere  l'inesausta  fecondità  d'idee, 
ora  serie,  ora  galanti  della  S.  S.  Dio  cel  conservi  per  moltissimi  anni,  e 
a  lui  e  a  poi  conceda  tempi  migliori.  La  seguente  [settimana]  partirà 
l'È.  S.  per  Castiglione  delle  Stiviere  nella  sua  Diocesi. 

Diedi  al  signor  cardinale  la  risposta  in  voce  all'  obbiezione  da  lui 
fatta  di  s.  Tomaso  Cantuariense,  e  se  ne  mostrò  soddisfatto.  La  troverà 
meglio  esposta  nella  lettera  che  inviai  a  Brescia.  Mostromrai  la  bella  let- 
tera del  padre  Martin,  che  è  importante  per  vari  riguardi.  A  quest'  ora 
sarà  terminata  la  stampa  del  mio  trattatello  del  Paragi'ai.  La  copia  che 
le  scrissi  d<=!stinata  pel  suddetto  eminentissimo,  V.  P.  reverendissima,  vedrà 
a  chi  sia  bene  di  tributarla.  Intanto,  potrebbe  essere,  che  si  fossero  messe 
in  viaggio  le  sei  copie. 

Quando  anche  ella  fosse  in  collera  con  me,  io  non  lascierò  mai  di 
essere,  e  di  protestarmi,  con  tutto  l'ossequio,  di  V.  S.  reverendissima. 

4694. 

ALLO  STESSO  in  Roma. 
Modena,  12  Aprile  1743. 

Archivio  Soli  Mukatoki  (if.  Bibl.  Est.),  Modena. 

Sia  lodato  Dio.  Finalmente  mi  giunge  un  beuignissimo  foglio  di  V.  P. 
reverendissima,  che  mi  ha  tutto  rasserenato,  e  riempito  d' allegrezza,  perchè 


-IT'-^S]  A  FORTUNATO  TAMBURINI  4416 


mila  sapendosi  qui  dell'  incomodo  da  lei  patito,  lo  confesso,  mi  era  nato 
timore  di  aver  pe.-duta  la  grazia  sua  per  qualche  mio  non  conosciuto  fallo, 
o  per  qualche  altrui  cabbala  (giacché  di  simili  merci  none  privo  cotesto 
paese j.  Ora  mi  trovo  quieto:  poiché,  quanto  al  presentar  qne' fogli,  non 
c'è  fretta  alcuna,  e  sarà  appunto  bene  metterli  fuori,  correndo  tempo  se- 
reno. M*  immagino  ancor  io.  che  i  guai  della  Romagna  turbino  oggidì  la 
tranquillità  di  N.  S.  :  ma  che  si  può  fare?  La  forza  sempre  è  stata  quella, 
che  ha  avuto  superiorità  sulla  ragione.  Lo  proviamo  ancor  noi. 

Sarebbe  da  desiderare,  che  chi  fece  l'obbedienza  di  S.  Tommaso  Can- 
tuariense.  personaggio  veramente  dotato  di  grande  ingegno  e  sapere,  amasse 
meno  sé  stesso.  Ma  ognuno  ha  i  suoi  difetti.  Nel  foglio,  che  mandai  non 
v"  é  aver  esso  personaggio  soggiunto:  se  S.  Tommaso  si  é  lasciato  ucci- 
dere per  non  peccare,  anche  il  non  conservar  la  vita  è  peccato.  Si  ri- 
sponde :  Che  il  minor  bene  ha  da  cedere  al  maggiore.  Bene  é  impiegata 
la  vita  per  non  negar  la  Fede,  per  non  operare  contro  la  virtù,  e  contro 
i  comandamenti  di  Dio.  perchè  la  Fede,  la  virtù  si  dee  stimar  più  della 
vita.  Cosi,  per  non  consentire  all'abolizione  della  disciplina  ecclesiastica 
essendo  stata  tolta  la  vita  al  santo  arcivescovo,  egli  meritò  il  titolo  di 
martire,  perchè  antepose  il  bene  maggiore  al  minore.  Mi  rallegro  poi, 
perchè  V.  P.  reverendissima  si  sia  riavuto  dal  sofferto  incomodo.  Quel- 
l'aria di  S.  Paolo  non  vorrei  che  gli  fosse  nociva.  Curioso  è  quanto  intendo 
della  mazza  cardinalizia.  Oh  I  quanti  mai  sono  i  fabbricatori  di  ciarle! 

Conosco  anch'  io  verissima  1'  osservazione  sua  che  voci  tali  non  ser- 
vono se  non  a  far  danno.  Ma  rimedio  non  e'  è.  Un  cavaliere  savio,  pratico 
ben  di  Roma,  che,  venuto  con  monsignor  arcivescovo  di  Ferrara,  venne  a 
favorirmi,  mi  dicea.  Roma  è  nn  purgatorio,  la  corte  un  inferno.  A  me 
scrivono  da  Venezia  che  il  marchese  Maffei  sarà  cardinale.  Intanto,  sarà 
egli,  come  io:  con  questa  differenza,  ch'egli,  a  man  baciata,  accetterebbe; 
laddove  io  più  motivi  avrei  di  seguitare  monsignor  Filippucci.  Ma,  per 
grazia  di  Dio.  bisogno  non  mi  sarà  di  farne  la  pruova.  Quello  che  da  noi 
si  spera,  è  che  se  N.  S.  vorrà,  promuoverà  un  benedittino.  Toccherà  il 
pallio  a  lei.  Ma  chi  può  saper  questo'?  Bnon  per  lei,  che  non  ha  la  sete, 
che  dà  tanto  affanno  costì  a  tante  persone. 

La  ringrazio  di  avermi  suggerito  1'  argomento  de'  contratti.  Anche  da 
un  amico  di  Verona  mi  venne  preghiera  perchf'  trattassi  questo  argo- 
mento. Ma  sapendo  io  quanti  testi  abbia  il  gius  canonico  intomo  all'  nsnra, 
mi  ha  spaventato  finora,  perché,  a  disimbrogliare  il  commercio,  bisogne- 
rebbe andar  contro  que'  testi. 

Contuttociò  vi  penserò,  sebbene  mi  mancano  molti  libri  necessari  per 
questo,  oltre  all'  essere  di  presente  questa  libreria  tutta  sossopra.  non 
sapendo  noi  qual  eaito  abbia  d'avere  questa,  quasi  dissi,  maledetta  guerra; 
e  tanto  più,  se  si  verificasse,  che  il  Principe  nostro  fosse  per  prender^ 
certe  risoluzioni. 


4416  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [IT-iS- 


Già  è  terminata  la  stampa  del  Paraguai,  e  le  copie  verranno. 

Mi  dirà  ella  a  chi  s'abbia  a  dare  la  già  destinata  per  l'eccellentissimo 
Querini,  perchè  io  glie  ne  manderò  copia  di  qua,  o  da  Venezia.  Poco  im- 
porterà, se  i  PP.  non  me  ne  sapranno  buon  grado.  Ci'edo  nondimeno  di 
averli  ben  sei'viti,  anche  a  loro  dispetto. 

Saprà  ella  a  suo  tempo  se  il  santissimo  abbia  deguato  di  qualche 
occhiata  le  Lettere  del  Valdesio.  Mi  scrivono  di  Sicilia  esservi  già  chi  ha 
impugnata  la  penna  contra  d'  esse. 

E  qui,  ratificandole  il  mio  inalterabile  ossequio,  e  pregandola  della 
conservazione  della  sua  grazia,  mi  confermo,  di  V.  S.  reverendissima. 

P.  S.  Avrei  sperato  avanzamento  al  P.  Or.si  •  [  Giuseppe  Agostino  ). 
Chi  passò  di  qua  me  ne  levò  la  speranza.  È  pur  necessario  promuovere 
dotti  religiosi.  Quai,  dunque,  saranno  questi?  Lucini  potrebbe  essere,  perchè 
ben  provveduto  dalla  propria  casa. 


4695. 

A  FILIPPO  CAMERINI  in  Camerino. 
Modena,  16  Aprile  1743. 

Museo  Bbitannioo,  Ljudra,  edita  [256]. 

Volesse  Dio  che  tutti  leggessero  coli"  animo  amante  della  verità,  che 
si  truova  in  V.  R.  quanto  ultimamente  m'  è  convenuto  scrivere  contro  il 
voto  sanguinario.  Ma  non  si  può  sperare.  Verisimilmente  la  passione  e 
l'impegno  faranno  che  si  venga  a  nuovi  assalti,  e  s'inorpelli  la  ragione, 
e  il  popolo,  che  non  è  capace  di  sciogliere  i  sofismi  e  le  difficoltà  appa- 
renti, riposerà  sulla  fede  di  questi  ultimi,  quando  non  sia  loro  risposto.  Ma, 
a  rispondere  ulteriormente,  io  difficilmente  m'indurrò,  perchè  parmi  d'aver 
detto  abbastanza,  e  mi  truovo  ristucco  di  questa  contesa.  Io,  intanto,  rendo 
infinite  grazie  alla  bontà  di  V.  R.  pel  suo  stimatissimo  giudizio,  e  per 
quello  di  cotesti  altri  signori,  i  quali  mi  consolano  assai  da  credere  eh'  io 
abbia  difesa  la  verità.  In  breve  è  per  uscire  alla  luce  in  Venezia  un  mio 
trattatello  intitolato.  Il  cristianesimo  felice  nelle  missioni  de'  PP.  della 
compaynia  di  Gesti  nel  Paraguai,  dell'America  meridionale.  L' ho  com- 
posto senza  avere  obbligazione  d' una  sillaba  ad  essi  Padri.  E  stampato 
anche  il  tomo  IV  in  4.°  de' miei  Annali  d'Italia;  ma  quello  stampatore 
non  vuol  darli,  se  non  dappoiché  sarà  compiuta  la  stampa  di  tutti.  Non 
andrà  molto,  che  usciranno  gli  ultimi  tomi  delle  Iscrizioni  e  delle  Antichità 


'  Sue  lettere  in  Archivio  Soli  Muratori  {R.  Bibl.  Est.),  n."  I  da  Roma,  1742. 


-±'7-^3]  AD  AL£S3ANDBO  aiUS£PF£  CHIAPPINI  4417 

Italiche.  Per  altro  i  nostri  guai  continuano  e  continueranno,  finché  Dio 
ci  dia  la  pace.  Questa  se  s'  abbia  a  sperare  nell'  anno  presente,  forse  po- 
tremo prevederlo  da  qui  a  due  mesi,  perchè  allora  si  vedran  le  forze  de 
i  contendenti.  Sempre  desideroso  della  continuazione  del  dì  lei  amore,  e 
con  assicurarla  del  mio.  ossequiosamente,  mi  rassegno. 


4696. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  16  Aprile  1743. 

Biblioteca  Comc:<albi  Piacenza,  edita  [ITO]. 

Buone  nuove  mi  dà  V.  S.  reverendissima  con  dirmi  che  in  breve 
si  metterà  in  viaggio  alla  volta  di  Bologna.  Sarebbe  certo  una  mostruosità, 
s' ella  non  facesse  una  scappala  alla  Patria.  E  facendola,  oh  !  che  avrei 
piacere  di  succiare  da  un  par  suo  le  novità  correnti  !  Se  verrà,  come  de- 
sidero e  spero,  mandi  tosto  a  farmelo  sapere,  acciocché  io  profitti  di  si 
Ijella  occasione  per  imparare. 

-.<  Già  si  prevedeva  che  Fini  la  voleva  finire.  Qual  sia  1'  allegrezza  di 
chi  spera  per  questo  accrescimento  di  posti  vacanti  d' essere  inchiuso,  mei 
saprà  ella  dire.  Ma  di  grazia  nostro  signore  la  sbrighi  perché  un  po'  di 
doglia  di  capo  che  gli  arrivi  farà  morire  più  d"  uno  di  paura.  Degnissimo 
sarebbe  il  P.  abate  Tamburini  ;  ma  si  vuol  far  credere,  che  il  segreto  sia 
impenetrabile,  e  che  molti  si  troveran  burlati.  Ostacolo  ancora  a  lui  sarà 
il  doverlo  provvedere  di  tutto:  e  io  so.  che  il  panno  è  corto  per  vestir 
tante  persone.  Il  pastor  Bresciano,  che  riceverà  solamente  in  vicinanza, 
0  pure  ai  confini  di  Brescia  la  mia  lettera,  udi  qui  la  risposta  alla  sua 
obbiezione,  e  mostrò  di  restarne  persuaso.  Non  so,  se  nostro  signore  abbia 
per  anche  veduta  essa  mia  risposta.  Ha  nondimeno  saputo,  che  gli  sarà 
presentata:  e  però  potè  parlarne  >\ 

Mi  dica  di  grazia,  che  ristampa  sia  quella,  che  si  fa  in  Padova, 
perchè  nulla  né  ho  udito  dire.  Ma  se  V.  S.  reverendissima  avrà  da  venir 
qua,  allora  potrà  soddisfare  alla  mia  curiosità. 

Non  solamente  costi,  ma  anche  altrove,  non  é  stato  approvato  il 
regalo  fatto  a  cotesto  predicatore  apostolico. 

Qui  si  va  dicendo  che  il  maresciallo  Traum  sia  per  passare  in  breve 
colla  fanteria  sul  Ferrarese,  giacché  abbiam  lettere,  che  danno  per  ineso- 
rabile la  Corte  di  Vienna.  Ho  poi  saputo  che  i  soli  Micheletti  austriaci 
(  son  circa  mille  co'  i  loro  ufiiziali,  tutti  disertori,  che  anche  si  portarono 
bene  alla  battaglia  di  Campo  santo)  sono  sul  Trentino.  Per  altro  la  ca- 
valleria sussiste  sul  Ferrarese.  I  bolognesi  contro  de'  quali  pareva  mag- 
Bpittolario  di  Lodovico  Antonio  Muratori.  —  Voi.  X.  279. 


4418  LODOVICO   ANTONIO    MURATORI  [l'?-43- 


giore  lo  sdegno,  finora  non  sono  stati  toccati.  Forse  avranno  esibito  da- 
naro, e  si  sa  che  s'ingegnano  a  Vienna. 

Questi  signori  savoiardi,  danno  per  certo,  che  il  nostro  sovrano  abbia 
avuto  la  patente  di  capitano  generale  della  piccola  armata  spagnuola  in 
Lombardia.  Ma  quando  Napoli  non  mandi  rinforzi  a  quel  pugno  di  gente, 
a  nulla  servirà  1'  avere  chi  comandi  sopra  il  Gages. 

Nulla  scrive  V.  S.  reverendissima  di  tal  rinforzo,  e  però  sarà  una 
ciarla,  ch'essi  napoletani  siano  in  moto  verso  l'Aquila. 

Fu  spedito  a  Londra,  com'  ella  saprà,  il  marchese  Fogliani  per 
questo  affare. 

Anche  a  Vienna  si  ha  sospetto  della  volubilità  del  Prussiano.  Bisogna 
aspettare  anche  più  di  un  mese,  e  allora  vedremo  tutte  le  carte  del  giuoco, 
e  potremo  fare  meglio  i  conti  dell'  avvenire. 

Pare  intanto  che  si  possa  sperare  la  pace  iu  quest'  anno,  e  che 
d.  Filippo  abbia  d'avere  qualche  boccone;  con  che,  ossequiosamente,  mi 
rassegno,  di  V.  S.  reverendissima. 


4697. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 

Modena,  16  Aprile  1743. 

Archivio  Soli  MnuAToai  (  li.  Bibl.  Est.  ),  Modena. 

Certo  è,  che  per  un  mese  mi  son  trovalo  privo  delle  grazie  di  V.  P. 
reverendissima,  il  che  mi  cagionava  non  poca  agitazione,  giacché  questi 
PP.  mi  assicuravano,  che  ella  godeva  buona  sanità;  perciò  sommamente 
caro  mi  son  riuscite  le  ultime  due  benignissime  sue,  per  le  quali  la  ringrazio. 

Oggi  ho  lettera  dal  padre  procurator  generale  Chiappini,  che  mi  dice 
(e  io  non  posso  tacerla)  che  la  coraun  voce  predice  avanzamenti  a  un 
certo  padre  abate  Tamburini.  Egli  se  ne  mostra  persuaso.  So  che  ella 
valuta  si  fatta  moneta  per  quel  che  è.  e  da  me  può  lasciarselo  dire. 

Quanto  ha  detto  N.  S.  di  Salisburgo  mi  fa  ora  sovvenire  del  libro, 
che  le  inviai.  Non  ne  ho  mai  chiesto  conto  al  padre  don  Eusebio,  perchè 
l'aveva  dimenticato,  e  perchè  in  fine  non  mi  curava  molto,  che  ella  leg- 
gesse un  libro,  che  è  troppo  mordace  ed  ingiurioso.  Per  altro,  è  verissimo 
che  io  fui  spacciato  ivi  per  capo,  anzi  istitutore  de'  falsi  Muratori,  e  suc- 
cederono  scene  brutte,  dopo  le  quali  finalmente  succedette  la  quiete.  Quando 
quella  copia  si  fosse  perduta,  né  potrei  inviare  un'altra. 

Trovai  veramente  in  monsignor  arcivescovo  di  Ferrara  il  ritratto  di 
un  dignissimo  e  santo  prelato.  Nel  partire,  gli  dissi  che  sperava  di  vederlo 
andare  a  Roma  fra  qualche  tempo.  M' intese,  e  con  fare  una  bella    croce 


-IT-éiS]  A  DOUKKIOO  BRICHIERI  COLOMBI  441!i 


ed  aggiungervi  alquante  parole,  mi  fece  conoscere  che  nulla  si  curava  di 
codesti  onori,  e  gliel  credo.  Mi  disse  uno  de'  suoi,  che  da  cotesti  zelanti 
persone  era  stato  dipinto  per  un  inetto  a  cagione  dell'  età. 

Qui  è  stato  detto  che  il  maresciallo  di  Traum  passerà  in  breve  an- 
ch'egli  sul  Ferrarese,  il  che  son  certo,  che  affliggerà  S.S.  Anche  Fini  l'ha 
finita,  e  parrebbe  pure,  che  si  grande  smacco  dovesse  affrettare  la  pro- 
mozione. 

Ma  i  più  temono,  che  s'  abbia  a  tardar  non  poco,  perchè  a  ordinare 
la  graduatoria  di  tanti  che  andranno  innanzi,  e  degli  altri  che  terran 
dietro  ci  vuol  molto  tempo  e  molti  pensieri. 

Da  altra  parte  ancora  ho  inteso  che  l'eminentissimo  Querini  sia  partito 
poco  soddisfatto.  Mi  confessò  egli  che  ninno  v'  ha.  che  meni  pel  naso  un 
si  accorto  e  giudizioso  pontefice. 

Orsù,  a  quest'  ora  V.  P.  reverendissima  sarà  in  Roma,  e  in  istato  di 
rendere  la  visit-a  al  s.  padre.  S'  ella  avrà  luogo  di  mettere  ancor  me  al 
bacio  de'  piedi,  gliene  resterò  ben  tenuto.  Allorché  le  arriverà  il  libro  di 
Salisburgo,  potrà  informare  la  S.S.  di  quel  fatto,  che  fu  più  strepitoso  di 
quel  che  si  credea. 

Da  Vienna  mi  scrivono  che  in  pochi  giorni  di  prigionia  è  terminato 
r  affare  di  que'  franchi  Muratori,  credendosi  ciò  fatto,  perchè  troppi  erano 
gli  associati.  Per  me  non  lascio  di  sospettare,  che  sia  stata  una  finzione 
politica  per  isciogliere  una  conventicola,  che  non  piacesse.  Qui  si  diceva 
che  anche  il  vescovo  di  Bressanone  aveva  tentata  una  simile  represaglia, 
e  che  s*  era  renduto  ridicolo. 

Con  che.  ratificandole  il  mio  inaltei'abil  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  P. 
reverendissima. 

4698. 

A  DOMENICO  BRICHIERI   COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  18  Aprile  1743. 

R.  BiBLioTxcA  BiccABDiAVA,  Firenze,  edita  [<245). 

All'  udire  che  a  V.  S.  illustrissima  son  costate  una  dobla  le  Lettere 
del  Valdesio,  ho  alzato  un  grido  col  dire:  Ohi  che  tradimento!  oh!  che  ini- 
quità! Da  questo  signor  Menafoglio  non  può  certamente  esser  venuto  il 
fallo.  Dovrebbe  aver  fallato  il  corrispondente  di  Mantova  che  si  fosse 
scordato  del  concerto,  o  pure  cotesti  ufiziali  della  posta  l' han  burlata. 
Ella  doveva  lasciar  loro  in  mano  l' involto,  finché  avesse  chiarito  il  fatto. 
Me  n*  é  dispiaciuto  sommamente,  e  mi  maraviglio  che  le  possa  esser  pia- 
ciuto un  libro  si  salato.  Quando  si  trovasse  in  cotesto  parti  chi  volesse 
ristampare  esse  lettere  insieme  coli' altro  opuscolo,  De  Superstitione  vitanda. 


4420  LODOVICO   ANTONIO   MUKATORI  [iT'-éS- 


ne  avrei  piacere,  perchè,  di  questi  miei  libercoli,  forse  niun'  altra  copia 
capiterà  in  coleste  parti.  Ma  non  parli  di  fare  stampa  alcuna  colle  sue 
spese,  quando  non  fosse  certo  di  rifarsi.  C.-ederei  bene  che  si  potesse  ciò 
sperare  dei  Difetti  della  Giurisprudenza,  perchè  è  materia  spettante  a 
molti;  e  tanto  più  si  avrebbe  da  crederne  sicuro  lo  spaccio,  da  che  ella 
avrà  dato  tanto  maggior  lustro  a  tale  argomento.  Finora  nulla  si  vede  del 
campione  romano.  Bensì  due  fogli  d"  una  risposta  che  si  va  stampando  in 
Venezia  mi  son  già  pervenuti.  Ma  è  fattura  ridicola  ;  e,  se  queir  autore  va 
di  questo  passo,  essa  non  merita  d' esser  letta,  non  che  confutata.  Se,  per, 
avventura,  si  trovasse  più  costi  il  signor  conte  Alga  rotti,  mei  riverisca 
divotamente,  e  gli  dica  che  in  breve  uscirà  un  mio  trattatello  del  Paraguai, 
e  che  avrei  desiderato  certe  lettere  venute  di  là,  le  quali  mi  è  stato 
supposto  che  si  trovino  ora  in  mano  sua.  Ho  anche  fatta  menzione  di  lui. 

Mi  affliggono  i  torbidi  correnti,  non  già  per  riguardo  mio,  ma  pel 
pubblico  nostro,  al  quale  sovrastano  malanni  maggiori  per  certi  nuvoli 
che  sono  in  volta.  Inoltre  mi  truovo  malcontento,  perchè  non  ho  ora  ar- 
gomento alcuno,  intorno  a  cui  possa  io  esercitarmi.  Lo  stare  in  ozio,  per 
me  è  pena  grande. 

Se  capiterà  qua  il  signor  conte  generale  Pallavicino,  io  non  mancherò 
di  servirla.  Di  lei  non  osai  parlare  per  timore  che,  essendo  ella  Finalino, 
temei  che  un  cavalier  genovese  non  la  mii'asse  di  buon  occhio.  Io  non  gli 
ho  mai  scritto,  e  una  lettera  non  basterebbe  al  bisogno.  Preghi  Dio  che 
il  faccia  venire. 

Si  son  poi  fermati  fra  Cesena  e  Rimini  gli  spagnuoli,  ed,  essendo 
pochi,  non  ardivan  di  tornare  verso  le  nostre  parti,  se  pure  non  venisse 
loro  un  buon  rinforzo  da  Napoli:  il  che  si  crede  verisimile  da  molti.  A  me 
da  Roma  non  iscrivono  parola  di  questo:  il  che  è  segno  che  per  ora  ninna 
disposizione  v"  è  della  lor  venuta.  I  bolognesi  finora  non  sono  stati  in- 
quietati dagli  austi'iaci.  Forse  han  proposto  danaro.  La  cavalleria  sta 
tuttavia  sul  Ferrarese  e  si  stende  fino  ad  Argenta.  Qualche  voce  c'è  che 
il  signor  Maresciallo  Traum  possa  in  breve  passar  colà  colla  fanteria. 
Morto  è  il  cardinal  Fini,  sicché  son  vacanti  25  cappelli,  né  si  sa  quando 
sia  per  seguire  la  promozione. 

Delle  altre  cose  del  mondo,  ciarle  senza  fine.  Da  qui  a  due  mesi  ve- 
dremo tutte  le  carte  sul  tavoliere,  e  allora  faremo  gì'  indovini.  Se  fossero 
vere  certe  dicerie  del  prussiano,  pare  che  per  forza  si  avesse  da  far  la 
pace.  L'Imperatore  ha  ben  aperta  la  bocca:  né  pur  sappiamo  ciò  che 
mediti  Sassonia,  e  v'  ha  chi  teme  degli  ostacoli  alla  coronazione  di  Praga. 
Dia  r  Altissimo  fine  a  tanto  incendio  che  consuma  tutta  V  Europa.  Al  signor 
marchese  reggente  Cavalli  i  miei  ossequiosi  rispetti.  Sarà  arcivescovo 
di  Milano  monsignor  Visconti,  auditor  di  Ruota:  mi  ratifico,  etc. 

La  Piena  Esposizione  dovrebbe  star  poco  ad  arrivare. 


-i'7'^3]  A  NIOOLA  TAOOLI  4421 


4699. 

A  GIOVANNI  LAMI  in  Firenze. 
Modena,  19  Aprile  1743. 

R.  BiBLioTsoA  BicoASDiAXA,  Firenze,  edita  [168]. 

Una  copia  di  libro  matematico,  dato  qui  alla  luce  dal  nostro  signor 
Corradi,  si  metterà  fra  poco  in  viaggio,  indirizzata  da  me  a  V.  S.  illu- 
strissima, acciocché  ne  possa  far  menzione  nelle  Novelle  Letterarie,  allorché 
le  sarà  giunta.  Non  ha  ella  bisogno  eh'  io  la  preghi  di  dispensar  favori 
air  autor  d' esso,  perchè  questo  è  costume  ordinario  della  sua  gentilezza. 
Ho  bensi  da  ringraziarla  per  quelli  che  ha  compartito  alle  Lettere  del 
VcUdesio,  avendo  ella  con  più  franchezza  di  lui  toccate  le  corde.  Dovrebbe 
comparire  in  breve  un'  altra  mia  operetta,  stampata  dal  Pasquali  in  Ve- 
nezia con  questo  titolo:  //  Cristianesimo  felice  nelle  Missioni  de'  Padri 
della  Compagnia  di  Gesù  al  Paraguai  neW Atnerica  Meridionale.  Ne  man- 
derò copia,  subito  che  avrò  congiuntura. 

Di  presente  mi  truovo  io  più  che  mai  mal  contento  di  me  stesso,  si 
per  li  nostri  pubblici  guai,  e  si  perchè  non  so  trovare  argomento  intomo 
a  cui  esercitarmi. 

Ha  cominciato  il  signor  canonico  Gori  ad  inviarmi  i  fogli  arretrati 
delle  Novelle  Letterarie.  Mi  scrisse  che  V.  S.  illustrissima  gliene  avea 
fatto  premura.  In  essi  ho  veduto  una  di  lei  protesta  per  certe  satire  da 
me  non  vedute. 

Sempre  desideroso  della  continuazione  del  suo  amore,  e  de' suoi  coman- 
damenti, con  tutto  r  ossequio,  mi  rassegno,  di  V.  S.  illustrissima,  etc. 


4700. 

A  NICOLA  TACOLI  in  Reggio. 
Modena,  22  Aprile  1743. 

AscHiyio  Taooli.  Modena,  edita  [37]. 

Porto  a  V.  S.  illustrissima  i  miei  più  di  voti  ringraziamenti  pel  dono 
fattomi  dell'  ultima  sua  fatica,  per  cui  tanto  ha  illustrata  la  propria  Casa. 
Grande  obbligazione  avranno  a  lei  i  suoi  nipoti,  e  pronipoti:  e  tanto  più 
perchè,  oltre  al  decoro,  s'  è  ricavato  dell'  utile  dallo  scoprimento  di  tante 
Memorie.  Dee  ella  inoltre  contare  per  pagamento  la  soddisfazione  data  a 
tanti  suoi  concittadini,   col   far  conoscere   i   loro  maggiori.  Ma   cinquanta 


422  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [l'743- 

copie  sono  state  ben  poche.  Quest'  ultimo  libro,  come  onorevole  anche  alla 
stessa  città,  ne  meritava  ben  numero  maggiore. 

Orsù,  fate  come  potete  la  vostra  fiera,  e  preghiamo  Dio,  che  vengano 
anni  migliori.  Con  rinnovar  le  pi'oteste  del  mio  costantissimo  ossequio,  mi 
confermo,  di  V.  S.  illustrissima. 


4701. 

A  FRANCESCO  BREMBATI  in  Bergamo. 
Modena,  24  Aprile  174.3. 

Archivio  Rocchi,  Bergamo,  edtia  [  231]. 

Degne  son  di  stima  le  monete  scoperte  costì,  benché  de'  secoli  bar- 
bari; ed  ho  spezialmente  avuto  piacere  in  veder  confermate  quelle  battute 
in  Trevigi  a'  tempi  di  Carlo  Magno.  Ma  io  non  son  potuto  arrivare  ad 
intendere,  a  qual  paese  possano  appartenere  quelle,  che  ci  fan  vedere  un 
rovescio  si  straniero  e  goffo,  come  sono  quelle  linee.  Legge  V.  S.  illu- 
strissima AiriA  che  sarebbe  parola  greca.  Ma  potrebbe  leggersi  VILIV, 
se  pure  l'impronto  in  cera  non  mi  rappresenta  diversa  la  positura  da 
quella  della  moneta.  In  qualunque  maniera  nondimeno  si  legga,  non  ne 
risulta  parola  alcuna,  che  dia  notizia  di  qualche  principe.  Se  i  Bulgari, 
Sciavi  ed  Unni  battessero  moneta,  si  potrebbe  sospettare  che  ad  alcuno 
di  quei  re  si  avessero  a  riferire  tali  monete.  Certamente,  non  paiono  mo- 
nete d' imperatori  o  re  cristiani. 

Uscirono  in  Venezia  Ferdinandi  Valdesii  Epistolae,  colle  quali  ho  ri- 
sposto ai  difensori  del  voto  sanguinario.  Uscirà  in  breve  //  Cristianesimo 
felice  nelle  missioni  del  Paraguai.  Con  che,  rassegnandole  il  mio  ossequio, 
mi  confermo,  di  V.  S.  illustrissima. 


4702. 

A  FRANCESCO  PAGLIAI  in  Palermo. 
Modena,  24  Aprile  1743. 

Archivio  Soli  Muratosi  {R.  Bibì.  Est.),  Modena. 

Al  foglio  carissimo  di  V.  S.  illustrissima  rispondo.  Esso  era  del  di 
10  marzo;  ma  solamente  ora  mi  è  giunto.  Sempre  più  poi  mi  rallegro  in 
vederla  cosi  bene  animata  per  imprendere  la  mia  difesa  contro  cotesti 
protettori  del  voto  sanguinario.  Necessaria  cosa  è,  eh'  ella  abbia  sotto  gli 
occhi  il  primo  opuscolo  mio,  o  sia  Antonii  Lampridii  de  superstìtione  vi- 


-IV-iS]  A   FRANCESCO   CONTARELLI  4429 


tanda,  e  il  susseguente  Ferdinandi  Valdeaii  Epistolae.  Una  copia  di  que- 
st'  ultimo  consegnata  in  Roma  al  sig.  Filangeri.  dovrà  capitare  costà  al 
sig.  duca  di  Campobello,  il  quale  mi  scrive,  che  a  lei  la  consegnerà. 

Allora,  dopo  essersi  ella  impossessata  della  materia,  e  vedati  gli 
scritti  ingiuriosi  pubblicati  centra  di  me.  ella  potrà  prendere  le  sue  mi- 
sure. Altro  non  le  saprei  dire  per  ora.  se  non  che  ho  ricevuto  ultima- 
mente un'  opera  in  foglio  del  celebre  Niccolò  Antonio,  che  ha  questo  titolo 
Censura  de  Historias  fabulosas.  Essa  è  stata  pubblicata  dal  chiarissimo 
sig.  d.  Gregorio  Mayans.  e  stampata  in  Valenza  di  Spagna  Tanno  prece- 
dente 1742.  Si  fa  vedere  la  falsità  delle  Croniche  di  Destro,  di  Massimo, 
di  G.  Braulione.  etc. 

Chi  ben  esaminerà  l' afifai'e,  troverà,  che  tali  imposture,  le  quali  hanno 
infestata  la  storia  e  i  martirologi  della  Spagna  e  del  Portogallo,  e  furono 
ricevuti  con  tanto  plauso  in  Ispagna,  aggiunte  alle  false  Lamine  Grana- 
tensi,  tutte  finzioni  del  p.  Higuera  gesuita,  quelle  furono,  che  fecero  cre- 
de.e  oramai  certa  la  sentenza  dell'  immacolata  concezione,  e  da  ciò  nacque 
il    voto  sanguinai'io. 

Vedrà  ella  i  fondamenti,  su  quali  ho  io  fabbricato  per  condennare  di 
superstizioso  esso  voto.  Già  la  suppongo  informata  delle  ingiurie,  delle 
quali  sono  stati  abbondanti  cotesti  signori, 

Non  mancherò  io  di  farla  accettare  nella  nostra  accademia,  subito 
che  essa  ripiglierà  la  voce,  perchè  di  presente  tace  fra  i  rumori  della 
guerra,  per  li  quali  noi  proviamo  gravissimi  guai.  E,  se  Dio  non  manda  la 
pace,  andremo  di  male  in  peggio. 

Porse  sarà  giunto  in  cotesto  parti  il  mio  Trattatello  De  i  difetti  della 
Giurisprudenza.  Ne  uscii'à  in  breve  un  altro,  Delle  Missioni  del  Paraguai. 
Con  ringraziarla  vivamente  delle  sue  generose  esibizioni,  e  pregarla  de'  miei 
rispetti  al  sig.  conte  suo,  le  rassegno  il  mio  vero  ossequio,  e  mi  confermo, 
di  V.  S.  illustrissima. 


4703. 

A  FRANCESCO  CONTARELLI  in  Ferrara. 
Modena,  25  Aprila  1743. 
Archivio  dki.la  CoiaREOAZio..k:  di  Carità,  Correggio,  edita  [272]. 

Giugnerà  ben  a  tempo  il  soccorso,  che  V.  S.  illustrissima  ha  prepa- 
rato per  soccorrei'e  alle  indigenze  di  chi  si  truova  fra  i  guai  della  guerra 
presente.  Ma  le  confesso  di  trovarmi  intricato  nello  scegliere  la  via  per 
trasmetterlo  qua.  II.  pericolo,  che  corse,  siccome  ella  mi  avvisò,  la  prece- 
dente spedizione,  mi  fa  paura  a  valermi  della  ordinaria  bolgetta. 


4424  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  f  17*43- 


Ora  io  la  prego  di  riflettere,  se  la  via  da  Ferrara  a  Bologna  sia  si- 
cura. Quando  fosse  tale,  potrebbe  favorirmi  di  fare  ricercai'e,  se  cotesto 
p.  abate  de'  canonici  regolari  fosse  per  andare  alla  Dieta  de'  suoi  religiosi, 
che  3Ì  deve  tenere  in  Bologna  circa  la  terza  domenica  dopo  Pasqua.  E, 
andando,  potrebbe  egli  favorirmi  di  portar  la  lettera  col  denaro  al  suo 
reverendissimo  p.  procuratore  generale  Chiappini,  il  quale  vi  si  troverà 
e,  mi  porterà,  o  manderà  una  lettera  per  alcun  altro  p.  abate. 

Quando  poi  cotesto  non  andasse,  né  si  trovasse  altra  sicura  occasione 
per  Bologna.  V.  S.  illustrissima  mandi  pure  per  la  Bolgetta,  volendo  io 
sperare  in  Dio,  che  non  succederan  disgrazie.  Alla  posta  mi  han  detto, 
che  r  ultima  bolgetta  è  felicemente  venuta. 

Le  l'endo  intanto  vive  grazie  per  la  benigna  sua  attenzione  a"  miei 
interessi,  siccome  ancora  per  la  carità  usata  a  queste  donne,  le  quali  farò 
avvisato  di  quanto  ella  mi  scrive. 

Se  le  capitasse  una  mia,  che  non  potrei  di  meno  di  non  iscriverle  per 
un  nostro  povero  artigiano  caduto  costi  in  contrabando,  sappia  ch'io  molto 
bene  intendo,  che  nulla  si  può  fare  in  casi  tali. 

In  essa  ancora  io  le  scriveva  di  un  paio  di  cavalli,  che  vo  cercando 
per  soccorso  alla  mia  vecchiaia.  Ora  le  dico  di  averne  comperato  uno,  che 
mi  servirà  per  la  sedia,  e  se  potrò  poi  trovare  da  accompagnarlo,  bene 
sarà.  Se  no  farò  con  questo.  Però  altro  non  occorre  per  favorirmi  in  tal 
proposito. 

Mi  avvisò  una  volta  V.  S.  illustrissima  d'  avere  trovato  lo  strumento 
della  rinnovazione  del  livello  del  mulino  di  Campo  Galliano.  Di  grazia 
guardi,  se  mai  fossero  scoi'si  29  anni,  affinchè  io  potessi  intimarne  un 
altro.  Godrò  almeno  di  aver  1'  anno  in  cui  esso  fu  fatto  per  potere,  se  cam- 
però tanto,  conservare  i  diritti  del  priorato. 

Non  mi  sovviene,  s' io  le  abbia  scritto,  che  cotesto  monsignor  arcive- 
scovo, ebbe  la  bontà  di  volermi  vedere.  Trovai  in  lui  un  degnissimo  e 
santo  prelato.  Ma  nulla  gli  dissi  de'  miei  benefizi.  Occorrendo  qualche  bi- 
sogno, se  ne  potrebbe  sperar  favore. 

Con  che,  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo... 


4704. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  26  Aprile  1743. 

Akchitio  Soli  Muratori  (R-  Bill.  Est.),  Modena. 

Somme  son  le  grazie,  che  mi  ha  compartito  V.  P.  reverendissima  col 
mettermi  ai  piedi  di  N.  S.,  e  far  valere  que'  miei  ossequiosi  fogli.  Mi  son 


-l'?'43]  A.  FORTUNATO  TAMBURINI  4425 

rallegrato  in  intendere  che  la  S.  S.  avesse  già  prevenute  le  risposte  mie 
a  quella  obbiezione.  Non  è  venuta  finora  lettera  deir  eminentissimo,  perchè 
non  aveva  potuto  passare  i  rastelli.  Verrà,  e  probabilmente  si  mostrerà 
persuaso  come  fece  ancor  qui.  Infinitamente  la  ringrazio  di  tutto.  A  me 
basta  che  il  santissimo  conservi  per  me  la  consueta  clemenza  e  grazia. 
Di  più  non  ricerco,  e  a  lei  dovrà  bastare  un'  espressione  fatta  nell*  ante- 
cedente mia. 

Gran  tormento  per  altri,  ma  non  già  per  lei,  credo  io  che  sia  il  ti- 
more che  si  possa  prolungar  cotanto  la  promozione.  Né  lo  stesso  P.  S. 
sarà  senza  un  gran  peso  per  dover  pensare  alla  scelta,  alla  dote,  e  al 
riempiere  i  posti,  che  vacheranno.  Tanta  virtù  ha  V.  P.  reverendissima, 
che  starà  mirando  i  futuri  eventi  con  imperturbabile  quiete  d'  animo. 

Certo  è.  che  chi  ben  pesa  le  rigorose  sentenze  di  chi  truova  usura 
dappertutto,  sarà  astretto  a  confessare,  che  troppo  s' imbroglia  1'  umano 
consorzio,  e  gran  male  ne  verrebbe  non  meno  a  i  ricchi  che  ai  poveri,  se 
non  si  potesse  far  negozio  con  essi  senza  frutto,  e  senza  riguardo  al  lucro 
cessante.  Dopo  aver  io  veduto  ciò,  che  ha  il  Gius  canonico  io  questo  par- 
ticolare, mi  sono  spaventato,  e  mi  è  calata  la  voglia  di  entrare  in  tal 
materia,  perchè  si  farebbe  del  rumore  da  i  zelanti,  e  correrebbe  rischio  il 
libro  di  essere  proibito.  Un  sig.  Ballarini  di  Verona,  può  essere  che  ne 
tratti.  Il  rigido  p.  Concina  me  ne  scrive  in  suo  nome.  Risposi  quello  che 
credei  bene.  Bisognerebbe  accordare  il  desiderio  di  Dio  pieno  di  carità, 
colla  costituzione  degli  uomini,  e  colla  necessità  del  commerzio.  Ma  questi 
punti  richiederebbero  assai  parole. 

Allorché  arriveran  le  sei  copie  del  Paraguai,  prego  la  di  lei  bontà  di 
far  leggere  la  destinata  per  N.  S.,  siccome  1*  altra  per  1*  eminentissimo 
Passionei.  ed  aggiunga  ancor  questa  nuova  spesa  al  debito  mio  prece- 
dente, a  cui  soddisfarò  col  primo  danaro,  che  dovrà  essere  a  lei  pagato. 
Per  la  copia  già  destinata  all'  eminentissimo  Querini  avrei  bisogno,  che 
ella  potesse  favorirmi  d' inviarla  al  sig.  D.  Pietro  di  Napoli  Gianelli,  alla 
cui  lettera  risponderò  o  oggi  o  un'  altra  volta. 

Le  rendo  grazie  ancora  dell'  involto  consegnato  a  monsignor  Liviz- 
zani,  e  godo  che  abbia  veduto  il  futuro  nostro  vescovo.  Noi  aspettiamo, 
che  sia  passato  felicemente  l' esame,  e  lo  speriamo,  tuttoché  non  abbondi 
la  scienza.  Se  monsignor  Ferdinando  avrà  da  essere  esaminato,  si  troverà 
in  maggior  intrico;  ma  mi  figuro,  che  il  suo  sarà  un  esame  segreto.  Ah! 
la  nostra  patria  si  è  pur  trovata  scarsa  in  tal  congiuntura.  Con  che,  ba- 
ciandole le  mani,  mi  rassegno,  di  V.  P.  reverendissima. 


4426  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [1*7-43- 


4705. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 

Modena,  2  Maggio  1743. 

E..  UiBLior&CA  RioCAKDiANA,  Firenzo,  edita  1227]. 

Niuna  c'è  delle  lettere  di  V.  S.  illustrissima,  a  cui  io  non  abbia  ri- 
sposto. Rispondo  oi'a  all'ultima  sua  del  17  corrente  aprile,  con  rallegrarmi 
perchè  felicemente  le  sia  giunta  la  Piena  Esposizione,  e  perchè  al  signor  con- 
siglier  de  Locella  '  [Benedetto]  sia  stata  da  lei  consegnala  la  copia  Dei 
Difetti  della  Giurisprudenza.  Io  conosceva  di  nome  cotesto  degnissimo 
signore.  Mi  ha  fatto  questo  signor  amministratore  Cristiani  conoscere  an- 
cora il  distinto  grado  ch'egli  gode  in  celesta  Corte,  motivo  a  me  di  molta 
consolazione,  al  vedere  che  la  di  lei  bontà  mi  acquista  nuovi  padroni,  e 
padroni  di  tanta  distinzione.  La  prego,  pertanto,  di  protestarmi  servitore 
divotissimo  a  cosi  illustre  ministro,  e  di  mantenermi  nella  grazia  non  meno 
di  lui,   che    del   sempre  da  me  riverito  signor  marchese  reggente  Cavalli. 

Godeva  io  ne'  tempi  addietro  anche  della  grazia  de'  signori  conti  di 
Za  vaiai  e  di  Cervellon.  Mi  dica  ella  s'essi  continuino  nelle  loro  antiche 
cai'iche.  Quanto  alla  proposizione  d' impiegar  la  mia  penna  nella  contro- 
versia che  V.  S.  illustrissima  mi  ha  additato,  tali  riguardi  concorrono  nella 
mia  persona  che,  con  tutto  il  desiderio  che  avrei  di  comprovare  alla  vo- 
stra real  sovrana  quel  sommo  ossequio  che  ho  professato  sempre  all'augu- 
stissima Casa  d'Austria,  io  non  vi  posso  accudire 

È  poi  uscita  in  Venezia  un'apologia  composta  da  un  avvocato  veneto 
Querini  contro  il  mio  opuscolo  Dei  Difetti  della  Giurisprudenza.  Non  me- 
rita risposta,  tanto  è  debole  e  meschina.  Si  riduce  quasi  tutta  l'indigesta 
sua  verbosità  a  dire  che  io  doveva  dire  difetti  della  giurisprudenza  in 
pratica,  senza  voler  intendere  che  il  male  è  nella  giurisprudenza  stessa 
per  la  tanta  copia  delle  opinioni.  Per  questo  non  occorre  inviai'la. 

Vedrà  V.  S.  illustrissima  nelle  Antiquitates  lialicae  la  dissertazione  De 
Leyihus.,  dove  ho  detto  quel  poco  che  ho  trovato  dell'  uso  delle  leggi  romane 
prima  del  1 100.  Non  apparisce  bene  se  quelle  di  Giustiniano  fossero  note  ai 
giudici.  Troppo  costava  allora  un  corpo  tale  di  leggi.  Il  non  trovarsi  fra 
manoscritti  antichi  se  non  le  Pandette  Pisane,  fa  conoscere  che  troppo 
rari  dovettero  essere  allora  i  digesti  e  il  codice. 

Vegga  nella  P.  II  del  T.  I.  Rerum  Jtalicarum  la  mia  prefazione  alle 
leggi  longobarde,  dove  ho  parlato  di  quelle  ed  altre  leggi.  Un  piccolo  com- 


Sue  lettere  in  Arcìiwio  Soli  Muratori  (  Ti.  Bihl.  Est.  ),  ii.°  1  da  Vienna,  1744. 


-1*7 ^13  I  A  QIUSEPPE  LUIOI  AMADESI  4427 


pendio  delle  romane  parrai  di  aver  veduto  nel  codice  manoscritto  della 
nostra  cattedrale. 

Essendo  terminata  la  stampa  dell' ultimo  tomo  delle  Iscrizioni,  e  la- 
vorandosi all'indice,  non  son  per  ora  in  istato  di  valermi  delle  indicate 
da  lei  in  Demostene. 

Niun  seguo  resta  che  il  codice  Teodosiano  fosse  usato  in  Italia  ne'  se- 
coli barbarici.  Restò  esso  in  Francia,  perchè  l'autorità  di  Giustiniano  non 
si  stese  colà.  Mi  rallegro  che  le  sia  stato  proposto  di  fare  una  disserta- 
zione intorno  al  medesimo.  Ma  non  dimentichi  la  mia  Giurisprudenza. 

Qui  l'armi  stan  quiete.  Dicono  già  eletto  l'arcivescovo  di  Magonza. 
Si  starà  a  vedere  se  il  Prussiano  onorerà  la  coronazione  della  regina.  In 
Piemonte  si  starà  in  difesa.  Ma,  e  di  pace  non  si  discorre?  Abbiam  ve- 
duto la  risposta  fatta  alle  proposizioni  dell'imperatore,  che  è  molto  cal- 
zante e  fatta  da  una  buona  penna. 

Mi  conservi  il  suo  amore,  e  mi  creda,  etc. 


4706. 

A  GIUSEPPE  LUIGI  AMADESI  in  Ravenna. 
Modena,  3  Maggio  1743. 

Archivio  Soli  Muratori  {R.  Bibl.  Est.),  Modena. 

Nella  Piena  Esposizione,  per  la  controversia  di  Gomacchio,  ho  provato 
il  dominio  imperiale  sopra  l'esarcato  sino  a'  tempi  di  papa  Niccolò  III  che 
ne  ottenne  da  Rodolfo  I  la  cessione.  Questo  ancora  si  raccoglie  dalla 
storia  del  Rossi.  Gl'imperatori  ne  investivano  molti  arcivescovi.  Sul  Fer- 
rarese mantenevano  i  papi  della  giurisdizione  per  molti  allodiali,  che  vi 
possedevano.  Osservi  in  fine  del  Rossi  i  diplomi  di  Ottone  III  spettanti 
a  Ravenna. 

In  qual  tomo  delle  Antiquitates  Italicae  io  abbia  parlato  di  Liutprando 
vescovo  di  Cremona,  non  mi  sovviene.  Se  avrà  un  po' di  pazienza,  l'ultimo 
tomo  coir  indice  generale  non  dovrebbe  tardar  molto  ad  uscire  alla  luce.  Ma 
ch'egli  fosse  governante  di  Ferrara,  risulta  solamente  da!  diploma  ch'ella 
mi  ha  comunicato.  Nel  tomo  II  parte  I  Rerum  Italicarum,  nella  prefazione 
alla  storia  d'esso  Liutprando,  ho  osservato,  ch'egli  era  con  alterato  nome 
chiamato  Liuzzius  Liuzzo.  Dal  documento  ch'ella  m'ha  inviato  si  rac- 
coglie il  dominio  imperiale,  perchè  quel  messo  è  spedito  dall'imperatore  a 
far  ivi  giustizia.  Ho  anche  rapportato,  non  so  in  qual  tomo  delle  Antiqui- 
tates Italicae,  un  diploma  o  sia  investitura  data  da  Arrigo  II  Augusto  al 
popolo  di  Ferrara.  Questo  è  quel  poco  che  posso  accennare  a  V.  S.  illu- 
strissima, di  più  non  permettendomi  una  flussione  a  gli  occhi,  che,  più  dei 
solito,  ora  mi  molesta,  etc. 


4428  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [  1*7  43- 


4707. 

A  GUIDO  BENTIVOGLIO  D'ARAGONA  in  Ferrara. 
Modena,  3  Maggio  1743. 

BiBLiuTKCA  Bertolikiana,  Vicenza. 

Appena  mi  giunse  la  risposta  da  Torino,  che  l'inviai  subito  a  questa 
posta,  colla  speranza  che  V.  E.  la  potesse  ricevere  con  sollecitudine.  Ma 
non  vi  sarà  stata  maniera,  e  la  lettera  mia  dee  aver  aspettato  la  presente, 
che  ora  scrivo.  Spero  dunque  che  la  riceverà  per  via  della  nostra  Bol- 
getta, e  starò  poi  attendendo  gli  ulteriori  suoi  comandamenti,  s'ella  cre- 
derà che  il  canale  preso  possa  essere  utile  a  tal  congiuntura.  Rassegnan- 
dole io,  intanto,  l'inalterabil  mio  ossequio,  e  brama  di  ubbidirla,  mi  con- 
fermo, di  V.  E. 

4708. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 

Modena,  7  Maggio  1743. 

Abchitio  Soli  Muratobi  (R.  Bibl.  Est.  ),  Modena. 

Non  posso  a  meno  di  non  incomodare  V.  P.  reverendissima,  per  udire 
il  suo  saggio  parere  intorno  a  cosa  che  mi  gira  per  capo.  Dopo  aver 
scritto  del  Paraguai  cristiano,  mi  sarebbe  pur  caro  di  scrivere  anche 
dell'  Etiopia,  o  sia  degli  Abissini,  che,  quantunque  infetti  dell'  errore  di 
Dioscoro,  pure  conservano  da  tanti  secoli  il  cristianesimo  :  e,  siccome  poco 
discordi  da  noi,  hanno  più  d'una  volta  inclinato  di  riunirsi  alla  Chiesa 
Cattolica.  Ho  fatto  molto  di  quel  Regno,  e  mi  sono  affezionato  a  quel 
paese,  a  que'  popoli.  Scrissi  costà  per  sapere,  se,  dopo  esserne  stati  cac- 
ciati i  PP.  Gesuiti,  circa  cento  anni  sono,  vi  sieno  entrati  missionain.  Mi 
vien  risposto,  che  i  PP.  riformati  di  s.  Francesco  vi  si  erano  introdotti, 
e  che  ne  furono  anch'essi  espulsi  nel  1717. 

Trovansi  in  Propaganda  molte  resoluzioni  d'essi.  S'io  potessi  ottenerlo, 
potrei  farne  buon  uso.  Potrebbe  sperarsi  che  la  benignità  di  N.  S.  accor- 
dasse la  permissione.  Me  spaventa  e  ritiene  la  sola  apprensione  della 
molta  spesa  che  occorrebbe  per  far  copiare.  Del  resto  l'argomento  sarebbe 
gustoso  per  gì'  Italiani,  i  quali  conoscono  poco  quel  vasto  paese,  e  glorioso 
per  la  S.  Sede,  che  ha  fatto,  e  forse  fa  quanto  è  possibile  per  ridurre 
quel  popolo  alla  pura  credenza.  Me  ne  dica,  di  grazia,  V.  P.  reverendissima 
il  savio  suo  parere,  prima  che  S.  S.  passi  alla  villeggiatura. 


l'T'-iS]  A  OIROLAMO  TAaLIAZUOCHI  4429 


Né  vo  lasciar  d'avvisarla  d'essere  io  stato  tentato  per  vedere  se  vo- 
lessi assumere  di  rispondere  a  monsignor  Antonelli  per  la  controversia 
di  Parma,  e  Piacenza  in  favore  della  regina  d' Ungheria.  Ho  risposto,  senza 
venire  ad  alcun  particolare,  militar  troppi  riguardi  nella  mia  persona,  per 
li  quali  non  posso. 

Senza  che  io  parli,  ella  bene  intende,  essere  uno  di  questi  la  vene- 
razione, che  debbo  a  N.  S.,  e  il  desiderio  che  avrei  d'impiegarmi  per  lui, 
e  non  mai  centra  di  lui. 

Conosco  le  mie  obbligazioni  verso  cosi  benigno  pontefice:  e,  tuttoché 
mi  sieno  stati  proposti  premj  nello  stato  di  Milano,  stimo  più  la  grazia 
del  santissimo  padre,  che  altro  vantaggio. 

Serva  questa  mia  per  ratificarle  il  mio  ossequio,  e  per  ricordarmi,  di 
V.  P.  reverendissima. 


4709. 

A  FRANCESCO  CONTARELLI  iu  Ferrara. 
Modena,  10  Maggio  1743. 
Abchitio  DKU.A  CoxesseAzioHK  DI  Carità,  Correggio,  edita  [272]. 

Già  dal  p.  Bardotti  ho  ricevuto  il  danaro,  di  cui  inviai  a  V.  S.  illu- 
strissima la  ricevuta:  e  però  di  nuovo  la  ringrazio.  E,  giacché  ella  è  per 
far  godere  le  sue  grazie  a  questa  vedova  Triani.  col  riscuotere  il  poco  da- 
naro a  lei  dovuto,  inchiusa  gliene  mando  la  sua  ricevuta. 

Sento  i  guai  di  cotesto  paese,  e  li  trovo  maggiori  che  i  nosti'i.  So  Dio 
verificasse  certe  nuove,  che  corrono,  potrebbe  essere,  che  foste  sollevati. 

Con  che,  rinnovando  i  sentimenti  del  mio  rispetto,  mi  confermo... 


4710. 

A  GIROLAMO  TAGLIAZUCCHI  iu  Torino. 
Modena,  li  Maggio  1743. 

B.  Akcuiviq  oi  Stato,  Torino. 

Molto  ben  ricevuta,  molto  cara  è  riuscita  al  cavaliere  [  Benti voglio  |, 
che  mi  pregò  d'incomodarvi,  la  notizia  del  testamento  della  fu  signora  con- 
tessa Di  Masino.  Ve  ne  ringrazia  egli,  sommamente  ve  ne  ringrazio  anch'  io. 
Ma  egli  si  raccomanda  per  la  continuazione  de' vostri  favori.  Cioè  desidera, 
il  più  sollecitamente  che  mai  si  possa,  una  copia  autentica  e  legalizzata  d'esso 
testamento.  E  quando  non  fosse  ivi  l'inventario,  ma  di  procura,  copia  ancora 


4430  LODOVICO   ANTONIO    MUBATOEI  [IT-iS- 


di  questo.  La  spesa  occorrente  per  tutto  ciò,  sarà  da  lui  rimessa  con  tutta 
puntualità.  Torna  poi  ad  inculcare  la  prestezza  e  sollecitudine  del  favore. 
Non  ha  egli  pensato,  ma  penso  ben'  io.  che.  se  mai  si  sapesse,  che  tali 
copie  autentiche  avessero  da  servire  per  un  forestiere,  cotesto  notaio  po- 
trebbe pretendere  uno  spropositato  pagamento.  Però  vi  prego  di  ben  ri- 
flettere a  questo,  per  prendere  giuste  le  misure  a  fin  di  schivare  il  colpo. 
E  quando  mai,  per  disgrazia,  non  si  potesse  schivare,  e  si  chiedesse  un'occhio, 
per  cosi  dire,  parrebbe  bene,  che,  con  tutta  la  fretta  fattami,  si  dovesse 
prima  avvisarmi  di  tale  esorbitante  richiesta.  Ma  forse  o  non  verrà  chiesto 
troppo,  0  voi  saprete  condur  la  cosa  in  maniera,  che  non  paghiate  più  di 
quel  che  farebbe  uno  di  cotesti  cittadini. 

•  Oh!  volesse  Dio,  che  si  avvoltassero  certe  nuove  di  pace.  Ne  abbiam 
necessità.  Caramente  vi  riverisco  ed  abbraccio. 


4711. 

A  GIROLAMO  BARUFFALDI  in  Cento. 
Modena,  13  Maggio  1743. 

Archivio  Soli  Mubatoiìi  (R.  Blbl.  Est,),  Modena. 

Metta  V.  S.  illustrissima  in  ordine  la  sua  carità,  la  sua  eloquenza, 
perch'io  ho  bisogno  che  l'eserciti  in  prò  del  p.  Rinaldo  Filippo  Dallara, 
religioso  Agostiniano,  il  quale  da  molti  anni  è  in  disgrazia  della  sua  re- 
ligione, e  sospira  pentito  la  grazia  di  tornare  al  suo  ovile.  Mi  vien  sup- 
posto; che  l'affare  sia  rimesso  al  suo  padre  provinciale  abitante  costà,  ed 
amico  di  lei;  ed  essendo  egli  religioso  di  somma  carità,  e  dovendosi  spe- 
rare, ch'egli  sia  per  ricevere  con  viscere  paterne  un  figlio  supplichevole; 
non  dovrà  essere  difl&cile  a  V.  S.  illustrissima  il  cooperare,  affinchè  esso 
religioso  ottenga  grazia  e  pace,  senza  provare  un  duro  trattamento,  giacché 
sembra  aver  egli  fatta  una  gran  penitenza  per  molti  anni  passati.  Ella  sa, 
e  molto  più  sa  cotesto  padre  provinciale  quanta  sia  l'indulgenza  di  Roma 
verso  i  figli  ravveduti  e  supplichevoli.  Voglio  perciò  credere,  che  si  tro- 
V3rà  costi  non  minor  clemenza;  e  tanto  più,  se  vi  concorrerà  l'interposi- 
zione efficace  di  lei,  di  cui  vivamente  la  prego.  Il  di  più  l'intenderà  ella 
dalla  bocca  del  supplicante.  E  qui,  rinnovando  le  proteste  del  mio  costan- 
tissimo ossequio,  mi  confermo,  di  V.  S.  illustrissima. 

Vegga  sopra  tutto  di  ottenere,  se  mai  si  potrà,  ch'esso  religioso,  sic- 
come nativo  di  Modena,  sia  collocato  in  qualche  convento  di  questo  stato, 
e  specialmente  in  quello  di  Carpi,  dove  ha  parenti,  che  il  potranno  soc- 
correre. 


-l'?43]  A    LUIGI   8CUTT1  4431 


4712. 

A  SALVINO  SALVINI  in  Firenze. 
Modena,  17  Maggio  1743. 

BiBLioTKCA  Marcceli.ura,  Firenze,  edita  [153]. 

Monumento  prezioso  è  quello  del  vescovo  Specioso,  che  V.  S.  illu- 
sti-issima  è  per  dare  alla  luce.  S'io  l'avessi  potuto  vedere,  gli  avrei  fatto 
più  onore.  Gliel  farà  ella  con  ciò  che  ha  avuto  la  bontà  di  comunicarmi. 
Tutto  cammina  bene.  Solamente,  la  prego  di  scrivere  nelle  mie  parole  ipso 
ineunte  saeculo,  invece  di  m  ipso  ineunte  saeculo. 

Del  resto,  mi  è  stato  ben  caro  d' intendere  ch'ella  maneggi  presente- 
mente la  storia  del  Capitolo  di  cotesti  canonici,  i  quali  sono  al  certo  dei 
primi  in  Italia.  E  perciocché  sotto  i  suoi  occhi  sono  ora  le  antiche  per- 
gamene del  loro  archivio,  mi  raccomando  che  vegga  se  mai  potesse  trovar 
propagata  la  discendenza  degli  Adalberti  duchi  di  Toscana.  Non  ho  mai 
potuto  scuoprire  se  Guido  e  Lamberto,  figli  di  Adalberto  II  il  ricco,  la- 
sciassero prole  maschile  dopo  di  sé.  Se  ne  scoprisse  ella,  sarebbe  questo 
un  bel  punto  di  storia 

Disegno  suo  fu  negli  anni  addietro  di  pubblicar  le  lettere  del  celebre 
signore  abate  suo  fratello,  e  nulla  si  é  poi  veduto.  Vivo  io  e  vivrò  sempre 
con  tutto  il  desiderio  di  ubbidirla,  rassegnandomi  intanto,  con  tutto  l'os- 
sequio, di  V.  S.  illustrissima,  etc. 


4713. 

A  LUIGI  SCOTTI  in  Treviso. 
Modena,  17  Maggio  174.3. 

AttCHivio  Soi.i  Muratosi  {R.  Bibl.  Est.),  Modena. 

Non  sapeva  io  che  fosse  mancato  di  vita  il  signor  conte  Antonio  di 
CoUalto.  Certo  é  che  nelle  mie  opere  v"  ha  molte  memorie  spettanti  alla 
di  lui  Casa.  Anche  il  padre  Giannetasio  ne  ha  parlato  a  lungo  in  un 
suo  libro. 

Troverà  V.  S.  illustrissima  nel  tomo  IV,  cioè  nell'  ultimo  delle  mie 
Iscrizioni,  che  a  quest'ora  dovrebbe  essere  in  istato  d'uscire  alla  luce, 
1  iscrizione  militare,  di  cui  ella  mi  favori.  Però  pietra  servirsene.  Anche 
in  Bergamo  si  son  trovate  monete  di  Trivigi,  battute  a  tempi  di  Carlo 
Magno,  e  simili  alla  pubblicata  da  me,  e  dal  fu  signor  suo  zip, 


4432  LODOVICO  ANTONIO  MURATORI  [17*43- 


La  ringrazio  delle  notizie  spettanti  ad  Asolo,  e  di  quanto  ella  pro- 
mette della  patria  sua.  Si  animi  a  continuar  si  bella  fatica,  per  cui  le 
resteranno  ben  tenuti  i  suoi  concittadini.  Con  che,  rassegnandole  il  mio 
costantissimo  ossecLuio,  mi  raffermo. 


4714. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 

Modena,  17  Maggio  1743. 

Archivio  Soli  Mokatoui  (  R.  Bibl.  Est,  ),  Modena. 

Due  sono  le  favoritissime  di  V.  P.  revei'endissima,  alle  quali  rispondo. 
Per  la  copia  della  ristampa  del  mio  trattatello  Della  Giurisprudenza,  se 
stesse  anche  da  mesi  a  venii'e,  nulla  importerà.  Ho  io  intanto  ricevuto 
dal  padre  Flaudoli  quanto  gli  fu  consegnato  dalla  di  lei  bontà;  del  che 
sommamente  la  ringrazio.  Finora  nulla  ho  letto  del  libercolo  centra  di 
Lampridio  Pritanio.  Non  avrà  quell'autore  il  piacere  di  leggere  alcuna 
mia  risposta.  Quella  gente  ha  cattivo  gusto;  né  io  mi  voglio  prender  cura 
d'essi.  Risponderò  a  chi  mi  ha  favorito. 

Dovrebbe  giungere  alle  mani  di  V.  P.  reverendissima,  una  copia  delle 
Lettere  del  Valdesio,  che  furono  consegnate  in  Bologna  ad  un  padre  do- 
menicano. Ricevuta  che  l'abbia,  la  prego  di  prendersi  la  briga  di  trasmet- 
terla, quando  potrà,  al  signor  dott.  Pietro  di  Napoli  Giannelli,  a  Palermo 
insieme  coli' altra  del  Paraguay,  che  non  dovrebbe  tardar  molto  ad  arrivar 
colle  altre  costì. 

Mi  dispiace  di  aver  inteso,  che  monsignor  Ferdinando  non  avrà  il 
possesso  dell'arcipretura  di  Carpi  da  questi  possessori,  quando  non  si  pro- 
curi l'assenso  delle  Corti.  Ah  !  Dio  ci  mandi  la  pace.  Pel  nosti'o  vescovo 
niuna  difficultà  ci  sarà. 

Quanto  V.  P.  reverendissima  ha  avuto  la  bontà  di  significarmi  in- 
torno all'usura,  mi  è  stato  ben  caro.  Ma  io  mi  truovo  sprovveduto  di 
libri,  e  mi  manca  fin  l'opera  del  Salmasio  colle  risposte  a  lui  fatte  al- 
lora. Molto  più  son  privo  delle  scritture  de'  teologi  olandesi,  eh'  ella  pos- 
siede. Di  grazia  m' indichi  i  titoli  di  que'  libri,  che  ella  ha,  perchè  vedrò 
se  possono  farsi  venire.  A  me  certo  sembra,  che  i  rigidi  su  questo  argo- 
mento imbroglino  forte,  e  rendine  difficile  V  umano  commerzio,  e  che  per 
conseguente  fosse  [necessario]  bene  l'esaminar  questa  materia.  Frattanto 
ho  preso  un  altro  argomento,  intorno   a  cui  mi  andrò  divertendo. 

Aspetto  a  momenti  il  reverendissimo  Chiappini,  che  mi  darà  nuove 
del  vostro  cielo.  Con  che,  ossequiosamente,  mi  rassegno,  di  V.  P.  reve- 
rendissima. 


■17* •43]  A  DOMKNIOO  BBIGUIBUf  GOLOMBI  4433 


4715. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  22  Mafxgio  1743- 

B.  Biblioteca  Bivcaroiaxa,  Firense,  edita  [245]. 

L' ultimo  foglio  di  V.  S.  illustrissima  è  del  di  1  del  corrente  mese. 
Benché  di  presente  mi  travagli  la  mia  flussione  degli  occhi,  pure  rispondo 
con  ringraziarla  della  lettera  inviata  al  sig.  Gaspari,  a  cui  desidero  ben 
favorevole  la  fortuna  presso  i  Sarmati.  Mi  è  poi  dispiaciuto  di  nuovo  lo 
sbaglio  fatto  dal  corrispondente  mantovano  di  cotesto  suo  amico,  perchè 
troppo  le  son  costati  quei  libercoli. 

L'  ho  servita  con  questo  signor  luogotenente  Amor  de  Seria,  ed  egli 
subito  s'  è  ricordato  di  lei.  e  mi  ha  imposto  di  riverirla  ben  caramente. 
Aspettiamo  in  breve  il  signor  conte  Pallavicino  governatore  di  Mantova, 
ma  con  voce  precorsa  che  venga  per  accrescere  i  nostri  guai  con  nuove 
contribuzioni.  Vedrò  che  accoglimento  farà  alla  memoria  di  un  finalino. 
Sempre  la  prego  di  ricordare  il  mio  ossequio  al  signor  marchese  reg- 
gente Cavalli,  che  si  benignamente  mi  ha  fatto  goder  le  sue  grazie. 
Bench'  io  non  vada  mai  a  desinar  fuori  di  casa,  pure  io  non  potei  esen- 
tarmi, ne'  giorni  addietro,  dal  pranzare  con  questo  onoratissimo  signor  am- 
ministratore Cristiani,  che  mi  lesse  una  lettera  d'esso  signor  marchese 
reggente  con  generosa  commemorazione  di  me. 

Qua  è  precorsa  voce  di  un  fatto  d'armi  favorevole  alla  regina  contro 
i  franzesi,  ma  non  se  n'  è  finora  veduto  corriere.  Però  si  aspetta  con  an- 
sietà di  averne  più  sicure  notizie.  Ossia  che  gli  spagnnoli,  benché  pochi, 
si  sieno  stesi  sino  a  Forlì,  o  pure  altro  motivo,  sembra  vicino  il  sig.  ma- 
resciallo Traum  per  passare  sul  bolognese  colla  fanteria  per  darsi  mano 
colla  cavalleria,  la  quale  sta  sul  ferrarese,  e  fa  strillare  quel  popolo, 
perchè  oltre  al  foraggio  e  alla  legna,  paga  ogni  di  2  mila  filippi.  Non  ci 
è  apparenza  che  per  quest'anno  in  Lombardia  e  Piemonte  v'abbiano  ad 
essere  bravure.  Da  varie  parti,  varie  voci  di  trattati  di  pace,  quando 
tutto  unicamente  par  disposto  per  la  guerra.  Forse  vengono  tutte  dal 
persistere  in  Londra  il  marchese  Fogliani  ministro  del  re  di  Sicilia. 
Mi  è  stato  ben  caro  intendere  buone  nuove  del  signor  segretario  Berto- 
lani.  Desidero  saper  cosa  sia  valutato  costi  lo  zecchino,  perchè,  se  mi  ca- 
pitasse occasione,  vorrei  pagarlo,  e  non  trovando  ungheri,  invierei  zec- 
chini. La  prego  di  riverirlo  caramente,  e  di  dirgli  che  in  breve  dovrebbe 
esser  terminata  la  stampa  del  tomo  ultimo  delle  Antiquitates  Italicae,  e 
manderò  tutto. 

MpUtolario  di  Lodovico  Antonio  Muratori.  —  Voi.  X.  280. 


4434  LODOVICO   ANTONIO   HVBÀTOBI  [1*7-4:3- 


Credo  d'averle  scritto  che  la  risposta  fatta  in  Venezia  dall'avvocato 
Querini,  va  a  finire  in  pretendere  che  i  Difetti  della  Giurisprudenza 
s'abbiano  da  attribuire  non  ad  essa,  ma  a  chi  la  maneggia,  e  non  isià 
bene  il  titolo  della  mia  operetta.  Ma  quella  giurisprudenza  di  cui  si  ser- 
vono oggidì,  non  è  forse  piena  d'opinioni  contrarie,  etc?  Però  non  merita 
risposta,  essendo  una  sola  verbosità  !  Certamente  che  i  tempi  correnti 
sono  troppo  contrari  alle  lettere  e  alle  stampe.  Quando  si  potrà,  ella  mi 
favorirà.  Da  Roma  mi  scrivono  che  quell'avvocato  Argenvillier  ha  vera- 
mente fatta  una  scrittura  contro  i  Difetti,  ma  che  per  ora  non  vuole 
stamparla.  Forse  avrà  riguardo  al  Papa.  Desidero  che  ella  si  sbrighi  di 
Demostene,  e  veramente  troppe  cose  ha  per  le  mani.  Con  che,  riverendola 
di  tutto  cuore,  mi  ricordo,  etc. 

4716. 

AD  ANTON  FRANCESCO  GORI  in  Firenze. 

Modena,  22  Maggio  1743. 

B1B1.10TBCA  MabuceliiIana,  Firenze,  edita  [153]. 

Nelle  Novelle  letterarie  mancano  a  me  i  frontispizi  de  gli  anni  1741 
e  1742. 

Nell'anno  1742  i  fogli  arrivano  solamente  al  n.  45  inclusivo. 

Ne' fogli  dell'anno  presente  1743  ho  solamente  11,  12,  13  e  poi  17, 
18,  mancando  il  resto. 

Ho  veramente  inteso  dir  qualche  parola  de' torbidi  occorsi  costi  fra 
voi  altri  signori  letterati;  il  che  mi  è  dispiaciuto  forte.  Gran  cosa!  og- 
gidì r  Italia  scarseggia  di  letterati,  e  quei  pochi  ancor  fan  guerra  fra  loro. 
Male  per  tutti,  e  peggio  per  le  lettere  stesse. 

Dovrebbe  il  signor  priore  Caramelli  pagare  a  V.  S.  illustrissima  per 
mio  conto  altri  sette  paoli.  Allora  io  le  resterò  debitore  anche  di  uno. 
Soddisfarò  in  prima  occasione,  e  starò  intanto  attendendo  il  compimento 
delle  sue  grazie.  Con  che,  riverendola  di  tutto  cuore,  mi  confermo,  di 
V.  S.  illustrissima,  etc. 

4717. 

A  GIUSEPPE  ANTENORE  SCALABRINI  in  Ferrara. 
Modena,  22  Maggio  1743. 

Biblioteca  Comunale,  Ferrara. 

Non  SO  rispondere  a  V.  S.  illustrissima  intorno  alle  ciarle,  eh'  ella 
dice  sparse  del   signor   suo   fratello,    perchè   qui   non    ho    udito    parlarne 


■  IT^'éiS]  A.  DOMÌ2NICO  BRIGHIEBI  COLOMBI  4435 


punto  in  suo  svantaggio.  Pocbi  giorni  ha,  ch'io  il  vidi  vegeto  ed  allegro. 
Gli  è  nata  una  ])utlina,  e  continuano  i  suoi  affari  come  prima.  Perciò  è 
da  credere,  che  solamente  costì,  sia  nata  qualche  diceria,  di  cui  noi  non 
siamo  informati:  né  ella  se  n'ha  da  affannare,  giacché  la  verità  milita  in 
contrario. 

Pare,  che  il  signor  maresciallo  Traum  sia  per  muovere  la  sua  fan- 
teria a  passare  il  Panaro  fra  poco.  Il  che  succedendo,  verisimilmente  voi 
altri  signori  dovreste  essere  sgravati,  perché  alla  fanteria  s' andrà  ad 
unire  la  cavalleria,  che  vi  è  di  un  eccessivo  peso.  Ah  mandi  Iddio  la 
pace,  e  cessino  i  vostri  e  nostri  guai.  Caramente  riverendola,  mi  confermo, 
di  V.  S.  illustrissima. 

4718. 

A  CASSIODORO  MONTAGIOLI  in  Perugia. 

Modena,  28  Maggio  1743. 

Edita  [106]. 

Prendo  occasione  dì  scrivere  a  V.  P.  della  perdita,  che  abbiam  fatto 
[del  signor  fattore  di  lei  fratello,  compianto  da  tutti  per  la  sua  abilità,  ed 
louoratezza.  Egli  era  preparato  per  questo  colpo.  Giusto  motivo  abbiamo 
[di  sperare,  che  avrà  ricevuto  da  Dio  il  premio  delle  sue  note  virtù.  S'  io 
|non  sapessi,  eh"  ella  non  ha  bisogno  di  mio  conforto  in  questa  disgrazia, 
fsaprei  che  dirle.  Ma  non  occorre.  Ella  mira  questo  mondo  qual  è,  e  ne 
già  staccato,  alzando  gli  occhi  continuamente  a  quel  paese  dove  do- 
Ivrerao  star  sempre.  Però  nulla  potrà  lei  turbare  questo  avviso.  Preghi 
|Iddio  per  lui  ;  ma  non  dimentichi  neppur  me.  che  son  vicino  a  tenergli 
lietro.  E.  riverendola  con  tutto  lo  spirito,  mi  confermo,  di  V.  P, 


4719. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  :i9  Maggio  1743. 

B.  BIBI.IOTK0A  BicoAKDiAVA.  Firenze,  edita  [215]. 

Vorrei  che  V.  S,  illustrissima  godesse  miglior  salute,  e  riflettesse  bene 
Dnde  sia  proceduto  lo  sconcerto  del  corpo,  per  precauzionarsi  in  avvenire, 
|E,  quando  le  troppe  occupazioni  nuocessero,  bisognerebbe  rimediarvi.  Spero 
Idi  ricevere  in  breve  migliori  nuove  di  lei. 

Intanto    le   abbiam  ricevute   molto  favorevoli    ali*  armi   della   regina. 
)ae  fatti  cosi  strepitosi  sul  principio  della   campagna,  gran  coraggio  da- 


4136  LODOVICO   ANTONIO   MUHATOBI  [IT^S' 

l'anno  ai  vostri,  e  sentimento  contrario  a'  vostri  avversari.  Con  dispiacer 
nostro  abbiam  perduto  in  quella  battaglia  un  conte  Livizzani  nostro  mo- 
denese, giovane  di  trenta  anni,  di  grande  aspettazione,  e  già  maggiore 
d'un  reggimento.  Si  è  detto  che  l'imperator  potesse  cangiar  soggiorno, 
ed  alcuni  van  credendo  che  i  due  re  d' Inghilterra  e  Prussia  possano 
pensare  a  trovar  via  di  liberar  la  Germania  da  sì  gran  fuoco  con  un  pro- 
getto di  pace.  Per  me,  poco  ne  credo.  Tutto  par  preparato  a  decider  la 
lite  col  ferro.  Gran  vantaggio  per  la  regina  l'agguerrire  gli  Ungheri,  e 
col  tempo  maggiormente  gli  gioverà. 

Qui  in  Italia  le  apparenze  fin  ora  sono  che  guerra  non  v'  abbia  da 
essere,  perchè  gli  spagnuoli  di  Rimini  son  pochi,  e  quei  di  Savoia  diffi- 
cile è  che  si  vogliano  azzardare  a  passare  i  monti,  senza  aver  piazze,  ma- 
gazzini, etc.  dove  giugnessero,  e  con  trovare  chi  è  ben  preparato  al  contrasto. 
Gran  diserzione  è  stata  nei  reggimenti  Marnili  e  Vasquez.  Si  aspettano 
dalla  vostra  Corte  le  approvazioni  di  ciò  che  medita  il  signor  mare- 
sciallo Traum.  il  quale,  fra  pochi  giorni,  pare  disposto  a  passare  in  per- 
sona colla  fanteria  sul  ferrarese  o  bolognese.  Ciò  che  intanto  si  tratta 
ne'  Gabinetti  è  a  noi  ignoto.  È  stato  ultimamente  alla  fiera  ed  opera  in 
musica  di  Reggio,  il  suddetto  signor  maresciallo,  molto  ben  sano  e  senza 
ferita  alcuna.  Altro  per  ora  non  saprei  che  dire  a  V.  S.  illustrissima  se 
non  che  le  desidero  un'  allegra  sanità,  e  che  per  anche  non  s' è  lasciato 
qui  vedere  il  signor  conte  generale  Pallavicino,  il  quale  sappiamo  che  ha 
tagliato  l'unghie  a  molti  de' mangiatori  della  regina.  Perciò,  con  tutto  l'osse- 
quio, passo  a  protestarmi,  etc.  '' 

4720. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  31  Maggio  1743. 

Archivio  Soli  Musatosi  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena. 

In  mano  di  V,  P.  reverendissima,  tutto  quello  che  riguarda  me.  va 
con  felicità.  Cosi  è  succeduto  a  quanto  le  scrissi  intorno  alla  consaputa 
ricerca  della  mia  penna  :  e  spero  che  succederà  ancora  per  le  l'icerche  che 
fo  io  delle  cose  de  gli  Abissini.  Facile  è,  che  monsignor  Monti  si  ricordi 
dell'antica  mia  servitù.  A  questo  proposito  crederei  bene,  che  ella,  se 
una  volta  capiteranno  le  copie  del  Para(/uai,  doni  per  parte  mia  ad  esso 
prelato  quella  che  era  destinata  al  padre  procurator  generale  Chiappini  ; 
perchè  soddisfarò  io  a  quest'ultimo,  nel  tornare  che  farà  da  Piacenza  a 
cotesta  volta.  Ora  io  rendo  vivissime  grazie  a  V.  P.  reverendissima,  per 
li  favori  compartitimi  presso  N.  S.,  e  per  quelli,  che  mi  fa  sperare  presso 
il  suddetto  prelato. 


•  IT'-éS]  A   GIROLAMO  TARTAROTTI  4437 


A  me  per  ora  basterebbe  Dna  nota  delle  relazioni  o  lettere  spettanti 
a  que'  popoli,  che  si  trovassero  in  Propaganda,  acciocché  potessi  scegliere 
quel  che  mi  potesse  occorrere,  e  che  non  si  truova  ne'libri  stampati  che 
ho.  Per  dii'le  il  vero,  più  volentieri  prenderei  questo  argomento,  che 
l'altro  delle  Usure,  perchè  il  primo  potrebbe  dilettare  tutti,  e  non  aver 
nemici:  laddove  l'altro  è  pericoloso  per  chi  si  scostasse  dal  rigore  de' ca- 
nonisti: e  pure  a  nulla  servirebbe  l'entrarvi,  se  non  si  moderasse  il  loro 
rigore,  che  riesce  di  non  lieve  incomodo  al  commerzio  umano,  e  nuoce 
agli  stessi  poveri,  a'  quali  niun  particolare  si  crede  in  obbligo  di  donare 
per  carità,  né  si  arrischia  a  contrattare  con  loro  per  paura  d'essere  in- 
colpato per  usurare.  Per  altro  ho  ricevuto  con  piacere  la  nota  delle  Dis- 
sertazioni, che  ella  mi  accenna:  ma  sai'ei  molto  intricato  a  farmele  ve- 
nire. Costi  si  truova  tutto  :  qni  si  scarseggia  di  tutto. 

Abbiam  perduto  il  buon  signor  fattore  Montagioli  compianto  da  tutti 
per  la  sua  abilità  ed  onoratezza.  Un*  altra  perdila  abbiam  fatto  nella 
battaglia  presso  Braunau  dove  è  perito  un  figlio  del  sig.  marchese  Liviz- 
zani,  che  era  in  età  di  30  anni:  giunto  ad  essere  maggiore  di  un  reggi- 
mento dell'  imperatore,  ed  era  amato  da  lui,  e  prometteva  grandi  avan- 
zamenti. Ne  sarà  ben  afflitto  monsignor  suo  zie.  Ah!  ci  mandi  Dio  la  pace, 
e  dia  la  quiete  a  questo  povero  paese,  e  al  pontefizio.  Rassegnandole  il  mio 
inalterabile  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  P.   reverendissima. 


4721. 

A  GIROLAMO  TARTAROTTI  in  Trento. 
Modena  (  in  villa  ),  10  Giugno  1743. 

Edita  [118]. 

Buon  per  me  se  tutti  leggessero  con  gli  occhi  amorevoli,  ma  insieme 
purgati  di  V.  S.  illustrissima,  le  Lettere  del  Valdesio. 

Certamente  io  mi  sono  rallegrato  perchè  ella,  prima  d'  ogni  altro  mi 
abbia  dato  buone  nuove  di  quell"  operetta.  Troveran  nondimeno  gli  scotisti 
da  dire  sopra  ogni  parola,  sillaba,  ed  accento.  Ma  se  tratteran  da  pre- 
testo l'aver  io  impugnata,  non  la  probabilità,  ma  la  pretesa  certezza,  anche 
per  far  conoscere  la  prudenza  della  S.  Sede,  risponderò  che,  spacciando 
essi  da  per  tutto  la  certezza  suddetta,  ne  viene  tosto  la  conseguenza  che 
molti  si  meraviglino  o  dolgano  al  vedere,  eh'  essa  S.  Sede  non  vuol  deci- 
dere la  questione. 

Quel  che  è  più,  siccome  ella  avrà  veduto,  il  padre  Luca  ha  pubblica- 
mente detto,  essere  stato  il  diavolo  che  ha  impedita  la  decisione  sotto  Cle- 
mente XII:  anzi  è  arrivato  a  chiamare  Necessaria  tal  decisione:  il  che  è 


4438  LODOVICO   ANTONIO   MURA.TOEI  [±'74:3' 


uno  sfregio  a  Roma  tuttavia  renitente  a  decidere.  Adunque  bisogno  e'  è 
d'illuminare  gl'imperiti,  e  di  far  conoscere  aver  giusti  motivi  la  S.  Sede 
di  camminar  con  gran  riguardo  in  si  fatta  disputa. 

Ve  anche  interessato  l'onore  della  religione  cattolica.  Se  apparisce 
che  la  tradizione  de' Padri  è  contraria  alle  pretensioni  scolastiche,  come 
mai  accusare  i  pontefici,  perchè  non  decidono  a  modo  loro? 

Essi  amano  se  stessi:  io  la  gloria  della  religione. 

Ciò  sia  detto  a  lei  sola,  con  pregarla  di  non  comunicare  ad  alcuno 
questi  miei  sentimenti,  perchè  non  si  può  dire  come  animi  si  alterati  fac- 
ciano giuoco  d'ogni  cosa.  Per  altro,  io  la  ringrazio  vivamente  dell'obbie- 
zione fattami,  e  sempre  mi  sarà  caro  d'essere  illuminato  e  corretto  da 
chicchessia,  e  molto  più  da  V.  S.  illustrissima,  per  cui  ho  tanta  stima. 

Mi  fu  scritto  ch'era  vicino  ad  uscire  la  grand' opera  del  signor  mar- 
chese MaiFei  intorno  alla  Grazia.  È  un  gran  che.  che  ingegno  tale  dorma 
cotanto. 

Ed  ella,  che  mi  diede  avviso  d'  una  propria  operetta,  più  non  ne  parla. 
Andò  a  Milano  il  manoscritto  Porcelliano.  Non  l'ho  per  anco  ricuperato. 
Dovrebbe  oramai  essere  terminata  quella  opera.  Con  che,  rassegnandole  il 
mio  costantissimo  ossequio^  mi  ricordo,  etc. 


4722. 

A  GIUSEPPE  ANTENORE  SCALABRINI  in  Ferrara. 
Modena  (  in  villa  ),  12  Giugno  1743. 

Biblioteca  Comunale,  Ferrara. 

Finalmente  per  ordine  mio  è  stato  parlato  all'abate  de  gli  Armeni 
di  Venezia.  Ha  confessato  di  aver  1'  opere  di  s.  Giacopo  Nisibeno.  Desi- 
dera di  sapere  la  persona,  che  penserebbe  di  tradurle,  per  assicurarsi 
prima,  se  abbia  sufficiente  perizia  per  questo;  perchè  non  vorrebbe  tra- 
dita la  bellezza  e  forza  della  lingua  armena. 

L' originale  non  si  vuol  lasciare  uscire  ;  ma  se  ne  fa  sperare  una  copia 
fedele,  ben  collazionata,  da  farsi  alle  spese  di  chi  la  desidera. 

Però  V.  S.  illustrissima  comunichi  tali  notizie  a  cotesto  buon  religioso, 
e  mi  sappia  dire  tutto  quello,  che  occorrerà,  per  soddisfare  alle  richieste 
del  suddetto  padre  abate,  che  io  non  mancherò  di  continuar  le  diligenze 
per  compiere  l'impresa. 

Io  non  so  dire,  se  sieno  ciarle  inventate  per  consolar  noi,  e  voi  altri 
signori,  quelle  che  si  spargono  di  pace  vicina  a  farsi.  Faccia  Dio,  che 
diventino  vere:  buona  salute  e  pace  gode  qui  il  .signore  di  lei  fratello. 
Mi  rassegno,  di  V.  S.  illustrissima,  etc. 


-1*74:3]  A   DOMBNICO   BRIOHIBRI  COLOMBI  4489 


4723. 

A  FILIPPO  CAMERINI  in  Camerino. 
Modena  (  in  villa  ),  14  Giugno  1743. 

Mnsxo  Britahhico.  Londra,  ediUt  [266]. 

Lasceremo  che  si  sfoghi  la  bile  altrui  contro  del  povero  Valdesio.  il 
quale  probabilmente  non  vorrà  tornare  in  campo,  essendosi  ormai  detto 
quanto  occorre,  e  potendosi  solamente  rifriggere  le  cose  dette.  Per  le  in- 
giurie, cercherà  egli,  se  può,  di  sofferirle  in  pace.  Giacché  V.  R.  sa  il  vero 
nome  dell'autore  delle  tre  lettere,  di  grazia,  mei  dica,  per  vedere  se  con- 
fronta col  suppostomi  da  altri.  La  scrittura  da  lei  accennata  contro  i 
Difetti  della  Giurisprudenza  ha  per  autore  1"  avvocato  veneziano  Querini. 
Non  vi  occorre  risposta,  pretendendo  egli  solamente  che  il  male  sia  non 
della  Giurisprudenza,  ma  di  chi  la  maneggia  :  quasiché  non  sia  palese 
che  la  Giurisprudenza  è  piena  d' opinioni  contrarie,  che  V  imbroglian  tutta. 
Posso  io  raccomandare,  ma  non  comandare  al  Pasquali  stampatore  de' miei 
Annali,  né  mancherò  di  farlo.  E  caso  che  egli  facesse  società,  ella  vi  sarà 
de'  primi.  Se  fo.s8e  vero,  che  ad  Orbitello  fosse  giunto  qualche  rinforzo  di 
spagnuoli,  lo  saprete  voi  altri  signori.  Ma  le  vostre  son  rose  e  viole  rispetto 
a  i  guai  nostri,  e  de'  poveri  ferraresi.  Rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi 
confermo,  etc. 

4724. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena  (  in  villa  ),  14  Giugno  1743. 

B.  Biblioteca  Biocàroiama,  Fireoze,  edita  [2i6]. 

Mi  porta  l'ultimo  foglio  di  V.  S.  illustrissima  del  di  28  maggio  la 
consolazione  di  udire  la  sua  recuperata  salute,  cui  prego  Dio  di  volerla 
conservare  stabilmente  da  qui  innanzi.  Quanto  a  me  ho  trovato  sempre 
gran  cortesia  nel  signor  conte  di  Cervellon.  di  cui  tengo  molte  lettere,  e 
ricevei  non  poche  iscrizioni  che  si  leggoi-O  nell'  ultimo  tomo  della  mia 
Raccolta.  Perciò  allorché  ella  troverà  comodo  di  vederlo,  avrò  caro  che 
gli  ricordi  il  mio  costantissimo  ossequio,  e  gioverà  anche  a  lei  l' aver  la 
grazia  di  cosi  riguardevol  signore.  Se  non  fanno  del  bene  certuni,  é  anche 
gran  bene  che  non  facciano  del  male.  Io  spero  che  in  fine  il  di  lei  felice 
talento  s'  abbia  da  avanzare  a  suo  tempo  ;  ma  dappertutto  convien  fare  il 
noviziato.  Io  non  so  mai  perchè  sia  caduto  il  signor  Garofali  iuniore.  Sa- 


4440  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [1*743- 

viamente  poi  ha  V.  S.  illustrissima  operato,  nel  dare  agli  ossequi  miei 
quel  vento  che  occorreva  presso  cotesti  signori  marchese  reggente  e  con- 
sigliere De  Locella,  Desidero  sempre  che  nelle  occasioni  sappiano  ch'io 
mi  protesto  loro  sommamente  obbligato,  e  che  in  istima  e  rispetto  verso 
di  loro  non  la  cedo  ad  alcuno.  Per  altro,  io  presentemente  non  abbisogno 
d'altro,  se  non  che  mi  conservino  la  lor  protezione  e  bonlà. 

Ma  un  gran  buon  principio  avete  dato  voi  altri  signori  alla  cam- 
pagna. Anche  ultimamente  ho  udito  nuovi  progressi  e  vantaggi,  e  fate 
stupire  il  mondo.  Contuttociò  lasciate  che  io  dica:  più  è  da  desiderare  la 
pace  che  la  guerra.  Voi  distruggete  gli  altri,  ma  anche  voi  nello  stesso 
tempo.  Qui  si  va  credendo  che  il  re  britannico  sia  per  concertare  qualche 
proposizione  di  accordo,  perchè  tutti  sono  oramai  stanchi,  e  le  spese  sono 
eccessive.  Ma  io  non  so  che  mi  dire.  Veggo  tutto  disposto  alla  guerra,  e 
se  gli  Olandesi,  come  pare,  vorranno  agire  daddovero,  pare  piìi  tosto  che 
si  tenda  a  voler  dare  qualche  lezione  alla  Francia,  cagione  di  lanli  scon- 
volgimenti. Ma  convien  vedere  dove  penda  il  Prussiano.  Quanto  all'Italia, 
finora  non  e'  è  apparenza  di  guerra,  ma  questi  signori  sembrano  aspettarla; 
il  che  mai  non  sarà  quando  Napoli  non  mutasse  registro;  del  che  finora 
indizio  non  e'  è.  L'  avere  i  Veneziani  finalmente  riaperto  il  commercio,  ci 
assicura  che  peste  non  è  né  è  stata  in  Ungheria.  Quiete  si  pruova  in 
Piemonte,  nò  finora  si  sa  di  certo  che  la  lega  provvisionale  sia  stata  con- 
fermata. Per  altro  il  re  sardo  è  principe  onorato  e  fedele,  né  pensa  punto 
ad  abbandonarvi. 

Sento  quanto  ella  ha  preparato  per  li  Difetti  della  Giurisprudenza. 
Non  occorre  far  cosi  presto  la  ristampa.  Ella  si  prenda  il  tempo  dovuto 
per  istendere  tutto.  Quel  solo  che  dee  considerare  si  é.  che  se  si  tradu- 
cesse in  latino  la  mia  operetta  colle  giunte  e  note  sue,  potrebbe  tal  fatica 
avere  spaccio  per  tutta  la  Germania.  Il  ristamparla  in  italiano  servirà 
poco  per  cotesti  paesi,  e  servirebbe  solo  per  noi  altri.  Però  ella  vi  pensi. 
Facendola  in  latino,  son  certo  che  Lipsia  volentieri  la  stamperebbe. 

Per  me  credo  che  le  leggi  romane  ne'  secoli  barbarici  si  riducessero 
a  qualche  bi'eve  compendio,  come  quello  d' Amiano.  Finita  la  villeggia- 
tura, che  sto  ora  godendo,  vedrò  cosa  si  possa  ricavare  dal  manoscritto 
di  questa  cattedrale.  Ella  seguiti  con  vigore  le  fatiche  intorno  al  grande 
oratore  della  Grecia.  Qui  non  s'  è  veduto  finora  il  signor  conte  Pallavi- 
cino :  ma  può  star  poco  a  venire  per  darci  qualche  benedizione  al  rovescio. 
Con  che,  rinnovando  le.  proteste  del  mio  ossequio,  mi  confermo,  etc. 


-1*743]  A   FORTUNATO  TAMBURIKI  4441 


4725. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena  (  in  villa  ),  14  Giugno  1743. 

Abohitio  Soli  Mdratoki  (  R.  Bibl.  E»t.  ).  Modeoa. 

Se  V.  S.  reverendissima  gode  la  villeggiatura,  anch'  io  la  godo  da  due 
settimane,  non  volendo  cedere  né  a  lei  ne  al  Papa:  se  non  che  la  flus- 
sione a  gli  occhi  mi  ha  voluto,  e  vuol  tenere  compagnia  in  questo  sog- 
giorno, con  poca  discrezione.  Ho  veduto  le  grazie,  che  ella  mi  ha  compar- 
tito con  mons.  Monti,  per  le  quali  me  le  protesto  ben  tenuto.  La  relazione 
del  p.  Lobo  da  lui  accennata,  Y  ho  appunto  portata  meco  in  villa,  per  di- 
venirmi colla  lettura  di  essa:  ed  aspetto  anche  qualche  libro  spettante  a 
gli  Abissini.  La  conclusione  è  questa:  quando  si  possa  ottenere  da  Pro- 
paganda qualche  buon  pezzo  inedito  toccante  le  Missioni  fatte  in  quelle 
parti,  dopo  l'espulsione  de' gesuiti,  o  descrizione  non  mai  stampata  di  quel 
paese,  io  volentieri  mi  metterò  all'  impresa,  e  mi  varrò  anche  de'  libri 
stampati.  Quando  no,  non  ne  farò  altro,  perchè  dire  solo  quello  che  altri 
ha  detto,  mi  par  troppo  poco. 

Prego  dunque  V.  P.  reverendissima,  allorché  sarà  terminata  la  sua 
villeggiatura,  e  potrà  vedere  mons.  illustrissimo  Monti,  di  ricordargli  l'an- 
tichissimo mio  ossequio,  e  di  supplicarlo,  che  voglia  significarle  ciò,  che 
si  potrebbe  sperare  da  Propaganda,  per  comunicarmelo. 

Caso  che  a  me  paia  materiale  da  farne  conto,  allora  si  potrà  suppli- 
care N.  S.  del  suo  clementissimo  ordine,  quando,  nondimeno,  ella  non  cre- 
desse meglio  fatto  di  far  precedere  a  tutto  la  supplica  al  santissimo. 

Hanno  da  essere  sicuri  costi,  che  io  mi  servirei  di  tutto  in  onore 
della  santa  religione  nostra,  e  de'  sommi  pontefici.  Se  mai  Dio  vorrà,  che 
arrivi  costà  il  Paraguai,  vedranno  che  io  fatico  per  gloria  del  catto- 
lieismo. 

Giacché  io  diedi  al  reverendissimo  Chiappini  copia  di  esso  Paraguai^ 
si  vaglia  pur  ella  della  destinata  per  lui,  affine  di  regalarne  in  mio  nome 
mons.  Monti.  Le  porterà  esso  p.  Chiappini,  o  pure  altra  persona,  una  copia 
delle  Lettere  Vaklesiane,  che  si  raccomanda  alla  di  lei  bontà  per  passare 
a  Palermo  al  signor  Don  Pietro  di  Napoli  Giannelli,  insieme  con  una  copia 
del  Paraguai. 

Potrà  dire  a  mons.  Monti,  che  sarebbe  bello  l'argomento  da  lui  pro- 
posto per  la  maniera  tenuta  in  propagar  la  santa  fede;  ma  che  in  questi 
ultimi  secoli  s'incontrano  cose,  che  potrebbono  dispiacere,  perché  v'è  en- 
trata la  politica,   e   l' interesse,    che   han   guastato   tutto.   Quando   non   si 


-# 


4442  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [1*743 


vada  unicamente  per  predicar  Gesù  Cristo,  e  questo,  Crocifisso,  finiscono 
in  male  tutti  i  movimenti  de'  Missionari. 

Un  altro  affare  è  quello  del  Paragaai.  Finoi'a  nelle  nostre  disgrazie 
Tanno  presente  è  per  noi  quieto,  perchè  altra  guerra  non  si  fa,  che  alla 
nostra  legna.  Ma  si  aspetta  la  contribuzione,  e  dura  tuttavia  il  sospetto, 
che  da  Napoli  possa  venir  gente  a  rinforzare  la  picciola  armata  del  Gages, 
il  che  succedendo  potrebbono  ritornare  i  guai  dell'  anno  prossimo  pas- 
sato. In  Ferrara  si  senti  una  scossa  di  tremuoto;  ma  che  fece  solamente 
paura.  Fecesi  perciò  una  solenne  processione  di  penitenza.  V'andò  l'ar- 
civescovo scalzo,  con  corda  al  collo,  v'  andarono  gesuiti,  e  scalzi.  Si  è  ve- 
duto ciò  fatto  ancora  per  implorare  1'  aiuto  divino  centra  di  un  altro  fla- 
gello più  sensibile,  che  di  tremuoto. 

Con  che,  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  soscrivo,  di  V.  P.  reve- 
rendissima. 

4726. 

A  GUIDO  BENTIVOGLIO  D'ARAGONA  in  Ferrara. 
Modena  (  in  villa  ),  20  Giugno  1743. 

Raccolta  Azzolini,  Roma,  edita  [203]. 

Ricevendo  io  in  questo  punto  da  Torino  copia  del  testamento  della  fu 
signora  contessa  di  Masino,  la  trasmetto  immediatamente  all'  E.  V.  Con 
essa  copia  non  è  venuta  la  lettera  dell'  amico  mio,  e  però  nulla  so  finora 
dello  speso  da  lui.  Né  pure  so,  perch'  egli  non  1"  abbia  fatta  autenticare. 
Tal  quale  nondimeno  essa  è,  potrà  servire  all'  E.  V.  per  ispedire  a  To- 
rino persona  munita  di  sufficiente  mandato,  che  accudisca  agi'  interessi 
della  signora  marchesa  sua  consorte.  Se  altro  io  posso  contribuii'e  al  di 
lei  servigio,  non  mi  risparmi  i  suoi  comandamenti,  nell'esecuzione  de' quali 
mi  glorierò  sempre  di  comparire,  quale  con  profondo  ossequio,  mi  protesto. 


4727. 

A  GIUSEPPE  ANTENORE  SCALABRINI  in  Ferrara. 
Modena  (  in  villa  ),  20  Giugno  1743. 

Biblioteca  Cohukai:.!)  Ferrara. 

Sicché,  appena  s'è  lasciato  vedere  un  lume  di  speranza  per  la  risur- 
rezione di  s.  Jacopo  Nisieno,  che  s'  è  smorzato.  Ne  ho  provato  dispiacere. 
Ed  anche  m'è  dispiaciuto  d'intendere  come  ridotto  alla  disperazione  il  Ga- 
rated  sia  fuggito  di  costà.  Sarebbe  flato  bene  il  trattar  meglio,  chi  poteva 


-1*7 -43]        AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  4443 

far  del  bene  fra  i  suoi.  Ora  ci  sarà  nemico,  e  dirà  quanto  di  male  saprà 
di  noi,  e  del  nostro  operare.  Non  voglio  lasciar  per  questo  di  procurar 
se  è  possibile,  la  traduzione  dell'  opere  di  quel  santo  vescovo. 

Già  s'immaginarono,  che  sotto  l'ombra  del  tremuoto.  il  quale  non  vi 
ha  fatto  male,  voi  avevate  implorato  l'aiuto  di  Dio  per  un  altro  più 
sensibil  flagello.  Ringrazio  V.  S.  illustrissima  della  relazione  di  cotesta 
funzione,  ed  anch'io  vi  auguro  dal  cielo  un  pronto  soccorso  a' vostri  af- 
fanni. Pare  al  certo,  che  si  tratti  seriamente  di  pace;  ma  se  questa  non 
salterà  fuori  nel  prossimo  venturo  mese,  Dio  sa  poi  quando  vedremo  il 
fine  de  i  guai.  È  imminente  anche  sopra  di  noi  una  grave  contribuzione, 
e  a  questo  pare  che  s'  abbia  da  i-idurre  la  guerra  di  Lombardia,  e  non 
già  ad  azioni  sanguinose. 

Io  sto  ora  godendo  un  po'  di  villeggiatura,  ma  alquanto  molestato 
dalla  flussione  a  gli  occhi.  Passò  qua  presso,  l'.altra  sera,  in  isterzo,  il 
signor  di  lei  fratello  colla  moglie,  e  col  signor  conte  Scalabrini,  tutti  con 
buona  ciera  ed  allegria.  Serva  la  presente  mia  per  ratificarle  quel  vero 
ossequio,  con  cui  mi  professo. 


4728. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Piacenza. 
Modena  (  in  villa  ),  25  Giugno  1743. 

BiBLioTcoA  GoKCiAU^  Piacenza. 

Ben  giunta  V.  S.  reverendissima  alla  sua  residenza  ad  osservare  i 
bei  salti  d'alcuni.  Giacché  mi  truovo  tuttavia  in  villa,  a  lei  debbo  la 
nuova  dell'  inaspettato  arcivescovo  di  Milano,  costi  punto  non  riconosciuto. 
Gran  dire  che  sarà  stato  fra  voi  altri,  e  più  in  Milano.  Non  si  saranno 
accordate  le  due  corti  pontificia  ed  austriaca,  se  non  su  quel  soggetto. 
Ma  N.  S.  libero  nella  promozione  non  farà  se  non  gente  che  costi  sarà 
già  stata  preveduta. 

«  Purché  si  voglia,  nulla  é  più  facile,  che  il  guardarsi  dal  flagello  in- 
sorto in  Messina:  trattandosi  di  luogo  staccato  dal  continente  nostro.  Se 
Roma  non  userà  bandi  rigorosi,  Venezia,  e  noi  siamo  disposti  di  bandire 
tutto  lo  Stato  ecclesiastico. 

Dacché  ho  veduto  aver  la  poca  prudenza  de'  gesuiti  lasciato,  ha  già 
cento  anni,  si  alterati  gli  animi  degli  Abissini  contro  i  cattolici,  anzi 
contro  tutti  i  Franchi,  che  non  ne  vogliono  più  ammettere  alcuno:  né  i 
riformati  francescani  vi  hanno  mai  potuto  penetrare  da  li  innanzi,  ho  per- 
duta la  voglia  di  trattar  di  que' popoli  ». 

S'  é  detto  che  la  peste  sia  passata  a  Palermo.  Spero  che  sia  una  ciarla. 


4444  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  \±'7'4:3- 


Lettera  venuta  di  costà  portò,  che  N.  S.  avea  fatto  uno  sgarbo  al 
ministro  di  Francia.  Non  mancano  persone  clie  sputano  amaro;  e  non 
potendo  con  altro,  si  vendicano  col  dir  male  di  chi  governa  a  diritto  e  a 
torto.  Qua  erano  venute  nuove  della  resa  di  Braunau  e  di  Scardinga,  colla 
giunta  d'  altri  disasti'i  di  bavari.  Finora  si  truovano  insussistenti.  La  ve- 
rità si  è  che  in  Monaco  sono  rientrati  gli  austriaci;  che  l'imperatore  si 
l'itirò  ad  Austria  ;  ed  ora  si  dice,  che,  pregato  da  qua'  cittadini,  passerà  a 
Francoforte  e  Magonza.  Sperano  i  viennesi  che  egli  abbia  a  fare  una  pace 
particolare  colla  regina,  giacché  i  franzesi  pare  che  nulla  facciano  e  nep- 
pure vogliono  fare  per  opporsi  agli  avanzamenti  degli  austriaci  :  il  che 
più  tosto  dovrebbe  indicare  qualche  intavolamento  di  trattato  fra  gl'In- 
glesi, la  Francia  e  la  Spagna.  Ma  noi  siamo  allo  scuro  dei  Gabinetti.  In 
Vienna  si  credeva  confermata  la  lega  provvisionale  fra  la  regina  e  il  re 
Sardo,  senza  sapersi  con  qual  sacrifizio  dello  Stato  di  Milano. 

Ben  sarà  l' aspettarne  la  conferma.  Due  reggimenti  o  battaglioni  di 
savoiardi  da  queste  parti  si  dicono  destinati  per  tornare  in  Piemonte,  e 
che  tre  reggimenti  austriaci  calino  in  Italia.  Ninna  appai'enza,  nondimeno, 
ci  è  che  i  pochi  spagnuoli  di  Rimini  possano  tentar  cosa  alcuna.  Lo  stesso 
contegno  si  aspetta  da  gli  altri  della  Savoia. 

Quando  potrà,  V.  S.  reverendissima  spedirà  quel  rotoletto  a  Napoli. 
Non  capitando  occasione,  forse  si  potrebbe  ricorrere  alla  casa  della  signora 
duchessa  di  Piombino,  madre  del  signor  duca  di  Sera. 

Col  tempo  ella  mi  saprà  dire  cosa  dicono  dell'  operetta  del  Paragiuii 
cotesti  padri  neri. 

Continuano  i  guai  de'  poveri  ferraresi. 

Qui  si  seguita  a  fortificar  la  nostra  cittadella,  Sestola,  Montalfonso. 
la  Verrucola.  Stiamo  freschi,  se  Dio  non  ci  manda  presto  la  pace.  Per 
me  la  voglio  sperare;  ma  entro  il  mese  venturo  le  risoluzioni  degl'In- 
glesi faran  conoscere  se  V  incendio  abbia  a  finire,  o  pure  a  crescere. 

Con  baciarle  le  mani,  mi  rassegno,  di  V.  S.  reverendissima. 


4729. 

A  GIUSEPPE  LUIGI  AMADESI  in  Ravenna. 

Modena  (  in  villa  ),  28  Giugno  1743. 

Archivio  Soli  Muratori  (iì.  Bibl.  Est.  ),  Modena. 

Altro  non  so  credere,  se  non  che  poco  accuratamente  fosse  una  volta 
copiato  il  documento  comunicatomi  da  V.  S.  illustrissima.  Esso  infalli- 
bilmente appartiene  all'anno  921  in  cui  correva  V Indiziooie  nona  nel 
marzo,  dell' awwo   VII  di    papa    Giovanni  X.  L'imbroglio   è  negli   anni  di 


-l'^'lS]  A  DOMENICO  BBIOMIKUI  OOLOMBI  4445 


Berengario  imperatore.  Dovrebbe  essere  Anno  sexto  Imperii.  Se  quel 
Decimo  avesse  da  significare  il  giorno,  si  esigeva  avanti  sub  die,  o  altra 
cosa  simile,  perchè  altrimenti  o  Sexlo  Decimo,  o  Quinto  Decimo  farebbe 
confusione.  Qualora  molto  spazio  fosse  stato  fra  ejus  e  to,  si  potrebbe 
leggere  ejus  sexto,  die  quxirto  decimo,  etc.  Ma  troppo  poco  sito  vi  resta. 
Per  altro  io  tengo  per  legittimo  questo  atto,  e  tanto  più  da  stimare, 
quanto  che  ci  fa  vedere  questo,  arcivescovo  nel  suddetto  921.  Può  essere 
che  il  padre  abate  Ginanni  un  di  riformi  il  catalogo  di  cote.sti  arcivescovi. 
Egli  ci  farà  vederne  de  gli  altri  ignoti  al  Rossi.  Intanto,  col  rinnovar  le 
proteste  del  mio  ossequio,  mi  confermo. 


4730. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena  (  in  villa  ),  28  Giugno  1743. 

£.  BiBiiiOTSCA  RiccARDiANA,  Firenze,  ediUi  [153]« 

Due  son  le  lettere  di  V.  S.  illustrissima  alle  quali  rispondo,  amendue 
a  me  inviate  dal  signor  amministratore  Cristiani.  Perchè  mi  truovo  tut- 
tuttavia  in  villa,  non  ho  potuto  parlar  seco  per  saper  s'egli  favorirà  da 
qui  innanzi  anche  d'inviare  costà  le  lettere  mie.  Finché  la  vostra  Corte 
non  è  tornata,  zoppicheranno  costi  le  nuove  della  guerra,  ed  anche  quando 
sarà  tornata  la  regina,  correi'an  nuove  insussistenti,  che  questo  è  il  co- 
stume del  mondo.  Io  soglio  dire  :  tempo  di  guerra,  tempo  di  bugie.  Ma 
ancorché  non  sia  vero  tutto  quello  che  nella  precedente  lettera  mi  aveva 
ella  scritto,  certo  è  nondimeno  che  con  gran  prosperità  camminano  i  vostri 
affari,  né  so  come  l'animo  dell'imperatore  resista  a  tanti  balzi  dell'av- 
versa fortuna,  e  al  vedersi  in  eerta  guisa  come  abbandonato  e  tradito  da 
chi  l'ha  messo  in  ballo.  Questa  inazione  de' Pranzesi  fa  sperare  a  noi 
altri  che  sia  in  piedi  qualche  trattato  di  pace  più  generale  di  quella  che 
voi  altri  signori  desiderate.  E  ciò  sarebbe  meglio  per  tutti.  Il  prossimo 
luglio  dovrebbe  decidere  quali  siano  le  intenzioni  dell'  Inghilterra,  e  se 
abbia  da  esser  pace,  o  pure  una  guerra  più  fiera.  Intanto  la  regina  ha 
di  che  ringraziar  Dio  ;  da  che  per  lei  sono  sì  zelanti  gli  Ungheri  e  costoro 
si  agguerriscono.  Ella  sarà,  col  tempo,  più  forte  del  padre. 

Qui  ne'  giorni  addietro  si  negava  ristabilita  la  lega  provvisionale 
della  regina  col  re  sardo.  Le  ultime  lettere  di  Vienna  ne  parlano  come 
di  cosa  fatta,  ma  meglio  sarà  di  aspettarne  la  conferma. 

Per  altro  seguita  la  quiete  in  queste  parti,  e  nel  Piemonte  ;  né*  ap- 
parenza ci  è  di  uscire  in  campagna,  perché  né  qui  né  in  Savoia  han  tali 
forze  gli  spagnuoli  da  fare   i   bravi.   Solamente   si   sente    che  due    reggi- 


4446  LODOVICO  ANTONIO   MUKATOHI  [l'^'iS- 


menti  o  battaglioni  savoiardi  abbiano  presa  la  marcia  di  qua  verso  il 
Piemonte,  esc  detto  che  tre  nuovi  reggimenti  austriaci  debbono  calare 
in  Italia.  Seguita  tuttavia  la  permanenza  della  cavalleria  austriaca  sul 
ferrarese,  con  gemiti  di  quel  popolo. 

Dopo  tante  contese  fra  i  prelati  milanesi  per  la  mitra  della  lor  patria, 
con  ammirazione  d'ognuno  è  saltato  fuori  chi  mai  non  si  sarebbe  creduto, 
cioè  il  Pozzobonelli  '  [Giovanni]  vicario  capitolare.  Che  avrà  detto  il  signor 
marchese  l'eggeute  Cavalli? 

Bella  edizione  che  sarà  quella  d'Ippocrate!  Con  piacere  ne  ho  veduto 
il  primo  foglio.  Al  signor  colonnello  Corradi  ho  mandato  le  lettere  da  lei 
inviatemi.  Mi  è  sommamente  dispiaciuto  d' intendere  la  poca  fortuna,  che 
finora  ha  incontrato  il  signor  Gaspari.  Non  vorrei  eh'  egli  avesse  a  pen- 
tirsi del  suo  viaggio,  e  pur  troppo  può  essere  che  le  Vindicie  facciano  di 
presente  a  lui  guerra.  Insomma,  pericolosa  cosa  è  il  toccare  i  frati. 

Non  sussiste  che  sia  peranche  uscito  il  tomo  IV  delle  Iscrizioni, 
benché  ne  uscisse  l'avviso.  Almeno  né  pur  io  l'ho  finora  veduto.  Serbi 
ella  pure  le  Iscrizioni  che  mi  accenna.  Se  occorrerà  ne  farò  inchiesta  alla 
di  lei  bontà. 

S' è  poi  trovato  in  Venezia  il  signor  Algarotti,  e  però  ho  scritto  colà 
per  aver  nuove  di  lui.  La  relazione  mia  del  Paraguai  riguarda  quelle 
missioni  ben  felici  de'  padri  della  Compagnia,  i  quali  so  di  aver  ben  ser- 
vito, ancorché  ninno  aiuto  abbia  ricevuto  da  loro.  Copia  ne  invierò  a  lei, 
se  mi  si  presenterà  occasione.  E  qui,  pregandola  de'  miei  rispetti  al  signor 
consigliere  De  Locella,  con  ringraziarlo  de'  continuati  suoi  favori,  le  ras- 
segno il  mio  ossequio,  e  mi  ricordo,  etc. 

4731. 

A  GIROLAMO  TAGLIAZUCCHI  in  Torino. 
Modena,  2  Luglio  1743. 

R,   Archivio  di  Stato,  Torino. 

Per  la  posta  ricevei  copia  del  testamento,  di  cui  m'  avea  pregato,  ma 
non  autentica,  come  l' averebbe  desiderata  chi  ne  pregò  me.  Quello,  che 
mi  ha  sorpreso,  è  stato  il  non  veder  seco  lettera  vostra,  e  il  non  averne  né 
pur  veduto  nel  susseguente  ordinario.  Voi  saprete,  se  m' abbiate  scritto. 
Pregovi  dunque  ora  di  dirmi,  che  spesa  sia  occorsa  per  la  copia  suddetta, 
e  perchè  l' abbia  mandata  senza  1'  autentica.  Intanto  vi  ringrazio  somma- 
mente di  quanto  avete  fatto  per  favorirmi,  benché  non  con  quella  pie- 
nezza, che  altri  richiedeva. 


'  Sue  lettere  in  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.),  n.'' 3  da  Roma,  Milano, 
1743-'45. 


- 1*743]  A.D  ALESSANDRO  GlLSiìlPPB  CHIAPPINI  4447 


Noi  siam  qui  fra  la  s))eranza  e  il  timore.  Pare  che  ci  sia  motivo  di 
credere  in  piedi  qualche  trattato  di  pace,  cosa  da  noi  cotanto  sospirata. 
Ma  se  questa  non  viene  nel  presente  mese,  o  se  venisse  solamente,  partico- 
lare, Dio  sa  quando  più  cessasse  la  guerra,  e  ch'ella  maggiormente  si  accen- 
desse. Aspetto  buone  nuove  di  voi,  e,  caramente  abbracciandovi,  mi  ricordo. 

4732. 

AD  ANTON  FRANCESCO  GORI  in  Firenze. 
Modena,  4  Luglio  1743. 

BiBLioTKCA  Marccslliaia.  Firenze,  edita  (163]. 

Né  qui  né  in  Bologna  alle  poste  si  trova  carta  alcuna  per  me.  Né  so 
int-endere  come  si  possa  essere  smarrito  foglio  alcuno  delle  Xovelle  Lette- 
rarie, quando  fosse  stato  indirizzato  a  me,  da  che  io  riceveva  altre  lettere 
da  Firenze,  ed  altri  riceveva  qui  le  stesse  XoveUe  che  mancavano  a  me. 
Gli  ultimi  fogli  da  V.  S.  illustrissima  inviatimi,  già  gli  ho  ricevuti:  né 
alcuno  duplicato  ci  é,  se  non  uno  dell'  anno  prossimo  passato,  che  sempre 
ho  conservato  per  mandarglielo,  se  lo  vorrà.  Però  mi  raccomando  per 
ottenere  i  fogli  mancanti  d"  esso  anno  prossimo  passato,  e  del  principio 
del  corrente. 

Le  resto  dunque  debitore  di  un  paolo.  Pagherò  in  prima  occasione. 
Con  piacere  ho  veduto  il  catalogo  delle  sue  opere.  Le  disgrazie  alle  quali 
sono  stato  sottoposto  anch'  io  nelle  strane  vicende  di  questo  paese,  non 
mi  permettono  di  allargare  la  mano.  Solamente  allora  ch'ella  avrà  stam- 
pato il  tomo  III  delle  sue  Iscrizioni,  la  prego  per  tempo  d'inviarne  una 
copia  per  me.  coli*  avviso  del  prezzo. 

So  le  discordie  fra  voi  altri  signori  letterati,  e  non  mi  é  ignot-a  la 
lite  insorta  con  Roma.  Che  i  poveri  Italiani  facciano  qualche  passo  in 
prò  delle  lettere,  mi  par  ben  difficile.  Noi  arrabbiati  1*  un  centra  dell'altro; 
noi  attorniati  da  guardie,  e  co'  piedi  ne*  ceppi.  Desidero  a  lei  felicità,  e 
a  me  la  continuazione  del  suo  amore;  e  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi 
contermo,  di  V.  S.  illustrissima,  eie. 

4733. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  9  Luglio  1743. 

BiBLioTccA  CoiiDVAUE,  Piaociixa. 

Appunto  prima  del  benignissimo  foglio  di  V.  S.  reverendissima,  m'è 
giunta  la  risposta  molto  cortese  del  signor  Duca   di   Sera   per   l'operetta 


4448  LODOVICO  ANTONIO  MUBATOBI  [IT^S- 


consaputa,  sicché  è  andata  ben  la  faccenda,  e  sommamente  ne  ringrazio  la 
di  lei  bontà. 

«  Possono  dir  quel  che  vogliono  costi  del  principato  gesuitico  nel  Pa- 
raguai.  Il  memoriale  d'essi  gesuiti  stampato  in  Madrid,  e  da  me  veduto, 
fa  conoscere,  che  sono  ciarle;  e  che  quei  popoli,  sono  sudditi  del  re  di 
Spagna.  Se  poi  intendono  per  principato  il  non  aver  essi  in  quelle  parti 
alcun  ministro  regio,  che  governi  que'  popoli,  onde  il  parroco  divien  come 
capo  del  popolo,  questo  può  camminare.  Ma  infine  il  vero  principe  è 
quello  a  cui  si  paga  il  tributo;  e  questo  nessun  potrà  dii*e,  che  si  paghi 
ai  gesuiti.  So  chi  fa  le  lezioni  al  Gesù;  ne  mi  maraviglio  delle  sue  decla- 
mazioni ;  dappoiché  il  medesimo  in  quella  sua  si  modesta  lettera  ha  parlato 
cosi  bene  di  me.  Già  mei'  era  immaginato  ciò,  che  si  dice  di  Messina  costi. 
Ma  anche  in  Palermo,  alcuni  ordini  religiosi,  non  vollero  far  quel  voto, 
e  tante  altre  città  noi  vogliono  fare  cominciando  da  Roma.  Sto  a  vedere 
che  tutte  si  vedran  piombare  addosso  la  peste;  e  questa  a  me  spezial- 
mente dovrebbe  esser  venuta.  Oh  come  mai  taluno  s"  abusa  della  religione, 
e  fa  il  dottore  su  gli  occulti  giudizi  di  Dio  !  Per  me  spero,  che  Roma  e 
Napoli  sapran  guardarsi  da  sì  fiero  flagello.  A  buon  conto  di  costì  sono 
state  dimandate  in  fretta  sei  copie  del  mio  trattatello  della  Peste  ». 

Nel  di  della  coronazione  la  regina  dichiarò  conte  il  signor  Cristiani, 
benché,  né  egli,  né  il  signor  maresciallo,  avessero  fatto  alcun  passo  per 
questo.  Ma  senza  contea  è  venuto  il  conte,  sicché  é  di  dovere  che  questa 
gli  si  cerchi,  e  ben  lo  merita.  Nulla  s'  è  mutato,  né  si  muterà  per  conto 
dell'illustrissimo.  Per  le  nuove  del  mondo,  qui  ci  sbalordirono  alquanti 
giorni  sono  con  darci  presa  Egra,  agonizzante  Braunau,  incamminato  Broglio 
verso  il  Reno,  preso  il  suo  bagaglio,  etc.  Si  son  trovate  favole.  Quel  solo 
che  é  vero,  consiste  nella  ritirata  d'Ingoi stat.  Braunau  e  Scardinga  resistono. 

Qui  si  crede  che  il  presente  mese  abbia  da  decidere  se  v'abbia  da 
essere  pace  o  guerra.  L' inazion  de'  franzesi  mi  faeea  ne'  dì  passati  spe- 
rare che  si  trattasse  della  prima;  ora  maggiormente  temo  dell'altra.  S'è 
detto  che  la  Minas  sia  in  marcia  pel  Delfinato,  parendo  che  sia  per  ten- 
tare il  passaggio  verso  Saluzzo.  Per  me  non  ne  son  persuaso. 

Vi  son  monti  da  passare;  come  fare  senza  piazze,  senza  magazzini? 
Credo  originata  tal  voce  dall'  essere  stato  richiamato  di  qua  un  reggimento 
di  cavalleria  sarda.  Lettere  di  Piemonte  dicono  che  il  re  é  alla  Veneria, 
e  si  gode  quiete  in  quelle  parti. 

Voi  volete  fare  intisichire  i  vogliosi  delle  sacre  fiamme.  Staremo  a 
vedere,  se  l'agosto  produrrà  qualche  cosa.  Se  no.  Dio  sa  quando  più. 

Alle  nostre  disgrazie  s'  aggiunge  la  scarsezza  del  raccolto.  Continuano 
le  grida  de'  poveri  ferraresi.  Bisogna  credere  che  i  bolognesi  si  sieno 
difesi  col  denaro.  Tre  nuovi  reggimenti  austriaci  han  detto  che  sieno  per 
calare  in  Italia.  E  qui,  rinnovando  le  proteste  del  mio  ossequio  mi  con- 
fermo, di  V.  S.  reverendissima. 


-l'?'43]  A  GUIDO  BBNTIVOGLIO   DARAaONA  4449 


4734. 

AD  ANGELO  MARIA  QUERINI  in  Brescia. 

Modena,  10  Luglio  1743. 

BiBLioracA  Querihiaxa,  Brescia,  edita  [ICfi]. 

Apologia  alla  lettera  di  vostra  eminenza  per  la  reale  accademia  di 
Parigi?  Non  so  io  supporre  alcun  italiano  amante  dell'erudizione,  che  non 
abbia  a  sommamente  lodare  e  gustare  tutto  quanto  si  legga  quivi  della 
letteratura  franzese.  di  quegli  insigni  monasteri,  a  qualche  punto  riguar- 
dante la  bolla  cagione  di  tanti  rumori.  Quel  poi  eh' è  certissimo,  non  potea 
V.  E.  trovare  argomento  più  proprio  per  piacere  ai  signori  francesi,  e  far 
lei  stessa  un  mezzo  francese.  Ed  ella  è  veramente  mirabile  nelle  sue  in- 
venzioni. Il  di  lei  Itinerario,  benché  ricco  di  tante  notizie,  sarebbe  rimasto 
in  obblio.  Più  bella  congiuntura  di  questa  non  si  potea  dare  per  farlo 
uscire  alla  luce,  e  per  far  conoscere  a  quella  dotta  nazione  la  stima  sin- 
golare che  V.  E.  le  professa.  Il  veder  poi,  all'  incontro,  come  si  di  buon 
ora  e  insigni  cardinali  e  vescovi,  e  celebri  letterati  erano  innamorati 
della  di  lei  persona  e  merito,  potrebbe  esser  oggetto  d' invidia  in  taluno  ; 
ma,  certamente,  darà  un  gran  risultato  alla  vi^a  che  un  di  sarà  scritta 
dell' E.  V.,  e  torna  in  quest'ora  di  gloria  particolare  dell'Italia.  Conosco 
un  grand' uomo  italiano  che  fu  in  quelle  stesse  parti.  Vi  ricevette  onori, 
vi  fece  degli  amici,  ma  vi  lasciò  anche  dei  nemici.  Venerazione  ed  amore 
non  mancherà  mai.  dovunque  ella  sia,  a  V.  E.,  perchè  un  tal  tributo  è  do- 
vuto al  di  lei  raro  sapere,  e  a  quella  benignità  e  cortesia,  che  tanto  più  si 
stima,  quanto  è  maggiore  l'altezza  de'  personaggi.  Il  volerne  ancor  me  par- 
tecipe, fa  che  talvolta  stimi  me  qualche  cosa.  Pertanto  sommamente  ringrazio 
la  generosità  dell' E.  V.  per  avermi  data  occasione  di  leggere  e  d'ammirare 
questa  nuova  sua  lettera,  ed  augurandole  argomento  per  altre  simili,  passo 
a   baciare  la  sacra  porpora,  e  a  protestarmi  col  maggior  possibile  ossequio. 

4735. 

A  GUIDO  BENTIVOGLIO  D'ARAGONA  in  Ferrara. 
Modena,  11  Luglio  1743. 

liAt'OOLTA  AzzoLi»!,  Boma. 

Dall' inchiusa,  che  ultimamente  ho  ricevuto,  riconoscerà  V.  E.  che  a 
me  è  mancata  una  precedente,  probabilmente  ritenuta  in   Torino,  dove  la 

Bpistolario  di  Lodovico  Antonio  Muratori.  —  Voi.  X.  ^1. 


4450  liODOVIOO    ANTONIO   MUBATORI  [  1*7 43 


posta  è  poco  sicura.  Forse  da  essa  avrei  inteso  il  perchè  la  copia  del 
consaputo  testamento  sia  venuta  senza  l'autentica.  A  me  dispiace  che  non 
sieno  stati  con  più  esattezza  eseguiti  i  di  lei  riveriti  comandamenti.  Per 
li  paoli  trentatrè,  se  TE.  V.  li  fai'à  consegnare  a  cotesto  signor  commes- 
sario  Contarelli,  egli  potrà  farmeli  avere  qui.  Desidero  io  altre  più  felici 
congiunture  di  ubbidirla,  e  con  ciò,  facendole  riverenza  ossequiosamente, 
mi  confei'mo,  di  V.  E.,  etc. 

4736. 

A  FILIPPO  CAMERINI  in  Camerino. 
Modena,  12  Luglio  1743. 

MnsKO  Britanwico,  Londra,  edita  [255]. 

Non  ho  mancato  di  scrivere  a  Venezia  per  le  due  copie  de  gli  Annali 
ricercate  da  V.  R.,  e  quando  si  facesse  associazione,  ella  sarà  allibrata. 
Quando  no.  ho  pregato  di  agevolezza.  Già  mi  era  noto,  che  il  padre  Sante 
Canali  era  l'autore  di  quella  insolente  lettera.  La  mia  dimanda  era  del- 
l'autore delle  tre  lettere  che  furono  le  prime  ad  uscire.  Né  il  Lampridio, 
né  il  Valdesio  si  spaventarono  per  le  minaccie  di  quelle  bestemie.  Uomini 
più  forse  dotti  di  chi  fa  questo  remore,  esaminarono  prima  della  stampa 
quelle  operette,  né  vi  trovarono  sì  orridi  nei.  Li  lasceremo  fare.  Intanto 
Messina  si  vuol  gastigata  perché  non  volle  fare  il  voto.  Già  sono  svanite 
le  speranze  di  pace,  e  guerra  vi  sarà,  ed  é  seguita  già  una  battaglia  tra 
franzesi  ed  inglesi  colla  peggio  de'  primi.  Dio  ci  abbia  misericordia.  Con 
che,  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo. 

Non  so  s'  ella  abbia  veduta  la  mia  relazione  delle  Missioni  del  Pa- 
raguai  stampate  dal  Pasquali  in  Venezia. 


4737. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 

Modena,  12  Luglio  1743. 

Biblioteca  Comunalk,  Piacenza. 

Non  mi  accontentai  a  scrivere  nella  precedente  mia  a  V.  S.  reveren- 
dissima la  nuova  d'una  battaglia  fra  gl'inglesi  e  francesi,  colla  peggio 
degl'ultimi,  che  giorni  sono  fu  portata  qua  da  un  ufitiziale,  perchè,  il  non 
essere  venuto  corriere,  né  darla  il  signor  maresciallo,  non  ce  la  lasciò 
credere.   Ultimamente    s' è   confermata.    Perchè    la    regina    non   vuol    più 


-l'743  I  A  GIUSEPPE  PECCI  4451 


spedire  corrieri  per  tali  naove.  perciò  s'è  tardato  a  saperla.  Lettera  ve- 
nuta da  Vienna,  che  questo  signor  conte  amministratore  ha  fatto  stampare, 
dà  una  vittoria  decisiva  a  gì'  inglesi  colla  morte  di  15  o  20  mila  persone 
di  più.  colla  presa  del  cannone,  bagaglio,  etc.  Ferito  in  un  piede  il  re 
d'Inghilterra,  nel  petto  il  principe  di  Aremberg.  Ma  non  si  parla  di  pri- 
gionieri, né  si  danno  altre  circostanze. 

All'  incontro,  a'  ha  relazione  del  Duca  di  Novaglies  che  andò  ad  attac- 
care i  nemici;  la  battaglia  durò  più  ore,  forse  con  più  mortalità  degl'in- 
glesi; dopo  di  che  egli  si  ritirò  senza  perdere  un  uomo  nella  ritirata,  e 
tornò  al  suo  primiero  accampamento,  senza  lasciar  indietro  pezzo  alcuno 
di  cannone. 

Secondo  il  solito,  amendue  le  parti  contarono  delle  bugie,  accrescendo 
ognuno  i  suoi  vantaggi,  e  dissimulando  le  perdite.  Sicché  converrà  aspettar 
del  tempo,  e.  da  gli  eifetti  che  ne  seguiranno,  maggior  lume.  Due  sortite 
fatte  da  Scardinga  han  fatto  cessare  quel  blocco. 

L'imperatore  è  in  Fraucoforte.  dove  avrà  potuto  sentire  la  danza  delle 
due  armate.  V  ha  chi  non  crede  peranche  confermata  la  lega  fra  la  re- 
gina e  il  re  sardo.  Salda  nondimeno  starà  fra  di  loro  1'  unione. 

Intanto  noi  miriamo  svanite  le  speranze  di  pace.  Questo  é  quel  che 
mi  scotta.  Hanno  li  signori  Veneziani  sospetto  che  la  peste  sia  passata  in 
Calabria  a  Cotrone. 

Voglio  sperare  che  nou  sia  vero:  e  ossequiosamente  mi  rassegno,  di 
V.  S.  illustrissima. 

4738. 

A  GIUSEPPE  PEGGI  in  Siena. 
Modena,  12  Luglio  1743. 

BaccoiìTA  Pxcci,  Sien»,  edita  [  163]. 

Gon  dispiacere  (  bisogna  che  lo  confessi  ),  ho  inteso  la  dissensione  fra 
voi  altri  signori  e  il  signor  dottore  Bianchi,  con  tutte  le  sue  conseguenze; 
perchè  veggo  di  mal  occhio  i  letterati  in  guerra  fra  loro;  guerra,  dico. 
che  riguarda  non  qualche  utile  punto  di  letteratura,  ma  la  depressione 
l'uno  dell'altro.  Certamente  gran  difetto  è  l'alterigia  in  un  letterato;  e, 
se  peccasse  in  questo  il  signor  Bianchi,  sarebbe  poco  compatito.  Poi  la 
prudenza  è  necessaria  a  tutti.  Ma  voi.  signori  sanesi,  dal  canto  vostro 
avete  forse  troppo  di  foco;  né  parmi  che  andiate  d'accordo  né  pure  fra  voi, 
benché  forse  tutti  v'accordiate  a  dare  addosso  al  cane  forestiere.  Sia  detto 
a  lei  in  confidenza  :  costi  è  persona,  da  me  non  conosciuta,  che  voleva 
scrivere  contro  di  lei.  Mi  comunicò  il  suo  disegno,  e  m'immagino  che 
s'attenesse  al  mio  parere. 


4452  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [1*7-43- 


Godo,  air  incontro,  d' udire  addossati  a  V.  S.  illustrissima  altri  im- 
pieghi. Tutto  bene.  Converrà  studiare,  lasciare  il  certosinismo,  e  sempre 
più  crescerà  il  sapere.  Con  assicurarla  della  continuazione  della  mia  stima 
ed  ossequio,  mi  confermo  di  V.  S.  illustrissima,  etc. 


4739. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  12  Luglio  1743. 

Archivio  Sot,i  Muratoki  (/J.  lìibl.  Est,),  Modena. 

Gran  cosa  è,  che  finora  non  sieno  giunte  quelle  benedette  copie  del 
Paraguai.  Ne  ho  sciatto  anche  ultimamente  a  Venezia,  lamentandomi  di 
tanto  ritardo;  e  non  ne  so  intendere  la  cagione,  perchè  il  libraio  ne  ha 
pure  il  suo  interesse. 

Le  disgrazie  della  povera  Messina,  disgrazie  che  ella  si  è  guada- 
gnate, come  V.  S.  reverendissima  saprà,  per  non  aver  voluto  fare  il  voto 
sanguinario,  mi  aveano  fatta  perdere  la  speranza,  che  si  potessero  per  ora 
inviare  libri  a  Palermo.  Sento,  che  ella  non  ne  fa  difficultà.  e  però  mi 
resta  sol  da  desiderare,  che  arrivi  presto  il  Paraguai.  E  morto  il  cano- 
nico Mongitore,  e  que'  buoi  palermitani  son  forte  in  collera  anche  contro 
del  loro  canonico  Di  Giovanni,  perchè  ha  rigettate  alcune  lor  tradizioni 
de' primi  monsignori  e  d'alcuni  santi. 

Da  che  ho  letto  il  libro  che  tratta  de  gli  abissini  accennato  a  V.  P. 
reverendissima  da  monsignor  Monti,  m'  è  scappata  la  voglia  di  trattar  di 
que'  oristiani,  perchè  chiarito  dell'  implacabil  odio  conceputo  da  essi  popoli 
centra  de' cattolici,  anzi  centra  di  tutti  i  franchi.  I  minori  riformati,  per- 
tanto, non  vi  sono  più  potuti  entrare.  Me  n"  è  dispiaciuto.  Un  altro  libro 
moderno  mi  è  venuto  di  questo  argumento.  Ne  aspetto  anche  un  altro. 
A  nulla  mi  serviranno,  quando  per  avventura  Propaganda  non  avesse  de 
i  pezzi  utili,  ed  inediti,  e  questi  si  potessero  ottenere.  Mi  faccia  gran  ser- 
vitore a  mons.  Monti,  e  gli  dica,  che  penserò  all'argomento  ch'egli  m'ha 
proposto.  Quando  anche  volessi,  ora  nulla  potrei  fare,  perchè  a  cagion 
delle  nostre  disgrazie  tutti  i  migliori  libri  si  son  palatiti  dalla  libreria, 
né  posso  valermene. 

Monsignor  Bolognetti  ha  fatto  venir  costà  sei  copie  del  mio  Trattato 
della  Peste,  e  sento  che  altri  ne  fanno  ricerca,  con  dar  gusto  a  questo  So- 
liani.  Tra  per  le  diligenze,  che  fa  chi  più  è  in  pericolo,  e  la  nostra  si- 
tuazione, noi  qui  apprendiamo  poco  questo  flagello.  Ne  abbiam  degli  altri 
a' quali  s'è  aggiunta  la  scarsezza  del  raccolto.  Capitarono  a  Massa  alcune 
tartane  di  messinesi.  Gran  commozione  vi  fu.  Gli  archibugi  le  fecero  ritirare. 


-1*74:3]  A   OIUSRPPK   LUIGI   AMADE8I  4453 


Abbiam  bisoguo  di  pace,  e  io  la  sperava  in  veggeado  Tinazion 
de'  franzesi  :  ma  ora  la  veggo  più  lontana  che  mai,  da  che  intendiamo  una 
gran  rotta  data  al  Novaglies  da  gl'inglesi. 

Le  particolarità  non  le  so  finora;  ma  qui  si  dice  seguita  gran  mor- 
talità d'  essi  franzesi. 

Mi  rallegro  che  V.  P.  reverendissima  goda  ottima  salute.  Si  sarà  al 
pari  di  noi  rallegrato  anche  monsignor  Levizzani  all'udire  risuscitato  il 
nipote,  una  cui  lettera  ha  ricevuto  il  signor  suo  padre. 

Fu  poi  dal  signor  maresciallo,  e  da  questo  signor  amministratore, 
senza  aspettare  gli  ordini  di  Vienna,  permesso  il  possesso  di  questa  chiesa 
al  nuovo  nostro  vescovo,  che.  giunto  a  Bologna,  dovrebbe,  oggi  o  domani, 
esser  qui.  Con  baciarle  le  mani,  mi  rassegno. 

Da  Napoli  mi  scrivono  ristampato  in  fretta  il  mio  Trattato  della  peste. 
Le  scrivo  per  dirle,  che  verisimilmente  sarà  migliore  la  seconda  edizione, 
che  ne  fece  qui  il  Soliani,  perchè  contiene  anche  la  relazione  della  peste 
di  Marsiglia. 

4740. 

A  rxUIDO  BENTIVOGLIO  D'ARAGONA  in  Ferrara. 
Modena,  15  Luglio  1743. 

Baocolta  AKTKI.LI,  VeDozia. 

Siccome  vedrà  V.  E.  dall' inchiusa  lettera,  che  le  trasmetto,  l'abate 
Tagliazucchi  pretende,  che  sia  autentica  la  copia  inviata  del  consaputo 
testamento.  Perch'  io  non  so  i  riti  di  quel  paese,  non  ne  posso  dir  altro. 
Ma  se  quando  io  l'avea  qui,  ne  avessi  dubitato,  avrei  potuto  intendere 
quel  che  è  da  questi  ufficiali  piemontesi.  Serva  a  me  tale  occasione  per 
ratificarle  quel  singolare  ossequio,  con  cui  mi  confermo,  di  V.  E. 

4741. 

A  GIUSEPPE  LUIGI  AMADESI  in  Ravenna. 
Modena,  16  Lu^^lio  1743> 
Aboritio  Soli  Mukatori  (  R.  Bibl.  Ett.  ),  Modena. 

Per  quanto  io  abbia  pensato  e  ripensato,  non  so  trovar  la  maniera 
di  sgruppare  il  nodo  insorto  fra  Costantino  ed  Onesto,  arcivescovi  nello 
stesso  tempo  di  Ravenna.  Che  un  solo  avesse  questi  due  nomi,  non  può 
stare.  Troppo  son  diversi  fra  loro,  ne  si    verifica  ciò,  oh'  io  ho   detto  dei 


4454  LODOVICO  ANTONIO   MUEATOBI  [  1*7 4:3- 


nomi  alterati  in  una  dissertazione  De  Nominibus  et  Agnominibus.  Più 
tosto  si  può  ricorrere  al  ripiego,  che  fossero  due  emuli,  e  che  ora  l'uno 
ora  l'altro  comandasse  le  feste.  Nel  secolo  XII,  come  ho  mostrato  non 
so  in  qual  luogo  delle  Antiquitales  llalicae,  si  praticò  il  dar  coadiutore 
all'arcivescovo  di  Milano,  il  quale  s' intitolava  anch'  egli  arcivescovo.  Ma 
nel  secolo  X  non  so  se  fosse  in  uso  tal  disciplina.  Potrebbe  V.  S.  illu- 
strissima scrivere  al  padre  abate  Ginanni  per  sapere  s'egli,  avendo  visi- 
tato ad  una  per  una  tutte  cotesto  pergamene,  avesse  maniera  di  sciogliere 
il  gruppo.  Potrebbe  anche  vedere  le  dissertazioni  camaldolesi  del  padre 
abate  Grandi,  per  quel  che  riguarda  s.  Romualdo.  Dispiace  intanto  a  me 
di  non  poterle  somministrar  altro  lume.  E,  ratificandole  il  mio  rispetto, 
mi  ricordo. 

4742. 

AD  ANTON  FRANCESCO  GORI  in  Firenze. 
Modena,  19  Luglio  174.3. 

Biur.ioi'KCA  Maicucblliaxa,  Firenze,  edita  [180]. 

Veramente  son  io  ben  poco  fortunato  per  conto  di  coteste  Novelle  Let- 
terarie. Oggi  ricevo  da  V.  S.  illustrissima  il  foglio  28  dell'  anno  presente, 
e  nella  precedente  settimana  niuno  ne  venne.  Sicché  manca  il  foglio  27. 

Né  so  capire  come  i  torbidi  della  guerra  abbiano  fatto  smarrir  tanti 
altri  fogli  dell'  anno  prossimo  passato  e  del  presente,  quando  io  riceveva 
altre  lettere  di  Firenze,  e  ad  altri  venivano  qua  i  medesimi  fogli  senza 
comparire  per  me.  Né  alcun  d'  essi  s'  è  trovato  nella  posta  di  Bologna. 

Dell'anno  1742  io  tengo  tutti  i  fogli  sino  al  num.  45  inclusivo.  Del- 
l' anno  presente  mancano  i  dieci  primi  fogli,  e  il  foglio  27.  Mi  raccomando 
dunque  alla  di  lei  bontà  per  averli,  ed  anche  i  frontispizi. 

Ho  inviato  ad  un  erudito  di  Vienna  il  di  lei  manifesto.  Ma  questi 
son  pur  tempi  poco  favorevoli  alle  muse.  E  poi  si  è  aggiunto  a  tanti  guai 
anche  il  terrore  della  peste,  da  cui  Dio  ci  guardi.  Desidero  a  lei  sanità, 
ed  ogni  altra  felicità,  e  a  me  la  continuazion  del  suo  amoi*e,  e  mi  ricordo. 

4743. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 

Modena,  19  Luglio  1743. 

Archivio  SoijI  Mukatobi  (  i2.  Bibl.  Est.),  Modena. 

Mi  son  giunte,  per  mezzo  di  Y,  P.  reverendissima,  le  grazie  di  mon- 
signor illustrissimo  Monti,  al  quale  in   prima  occasione  la  prego  di   por- 


-IT'^d]  A  FORTUNATO  TAMBUBINI  4455 


tare  i  miei  dovati  ringraziamenti.  Ho  veduto,  che  costi  non  v*ha  notizie 
singolari  intorno  a  gli  abissini.  Quel  che  è  più,  mi  sono  confermato  nel 
sentimento,  che  nella  precedente  mia  a  lei  significai,  e  truovo  confermato 
da  esso  prelato,  cioè  che  questa  non  è  impresa  da  assumere,  perchè  con- 
verrebbe scoprir  gli  spropositi  commessi  dai  missionari,  che  cento  anni 
sono  furono  cacciati  di  là  ;  il  che  fare  non  sarebbe  prudenza.  Sono  assai 
irritati  que'  religiosi  centra  di  me  per  cagion  del  voto  sanguinario,  e  quan- 
tunque l'operetta  del  Paraguai  faccia  lor  dire  qui,  che  la  compagnia  mi 
è  molto  tenuta,  pure  costì  non  mi  si  perdonerà  mai  l'altra  partita,  senza 
nondimeno  ch'io  me  ne  metta  pensiero  alcuno.  Ho  dunque  dato  l'addio 
a  gli  abissini,  e  mi  converrà  cercare  altro  argomento.  Quanto  al  presente 
del  suddetto  prelato,  le  dirò  in  confidenza,  che  non  mi  dà  nel  genio,  perchè 
vorrei  materia  che  invogliasse  molti  di  leggere,  e  poter  recare  utile,  o  di- 
letto a  molti.  Pochi  lettori  si  potrebbe  promettere  il  trattar  della  materia 
tenuta  ne'  vecchi  secoli  per  convertire  i  gentili  alla  fede. 

Ogni  lettera,  di  cui  mi  favorisca  V.  P.  reverendissima,  sto  sempre 
sperando  che  mi  porti  l'avviso  di  essere  giunte  le  copie  del  Paraguai: 
e  queste  mai  non  sono  arrivate.  Se  fossero  state  spedite,  tanto  tempo  fa. 
come  io  suppongo,  ora  Dio  sa  come  andrebbe,  da  che.  per  cagione  della 
fiera  di  Sinigaglia.  i  veneziani,  han  bandito  cotesti  stati,  e  s' imbroglia 
sempre  più  il  commerzio. 

Quanto  alla  peste,  spero  che  questa  resterà  dove  è  nata.  A  buon  conto 
per  lei  sarebbe  un  buon  asilo  s.  Paolo,  lontano  da  i  rumori.  La  ristampa 
del  mio  trattato  fatta  qui  dal  Soliani,  come  le  ho  scritto,  è  miglior  della 
prima,  perchè  contiene  la  relazion  della  peste  di  Marsiglia.  Voglia  Dio, 
che  niun  di  noi  ne  abbia  bisogno. 

Non  potei  negare  a  quel  fraticello  la  commendatizia  ;  ora  ho  piacere 
che  a  nulla  abbia  servito. 

Passò  di  qua  l' eminentissimo  Rezzonico,  perchè  erano  chiusi  i  passi 
verso  Ferrara.  Ieri  sera  ancor  qui  furono  ordinati  i  rastelli  verso  lo  Stato 
ecclesiastico  ;  ma  non  so  ben  dire  in  che  maniera,  perchè  son  tuttavia  sul 
fei'rarese  e  bolognese  milizie  austriache.  Forse  sì  ritireranno  di  qua  per 
accrescere  i  nostri  guai.  E  la  pace  pare  che  si  sia  allontanata  più 
che  mai.  Un  gran  gridare  de  i  veneziani,  per  la  suddetta  fiera  di  Sini- 
gaglia. L'ordinario  disordine  e  il  profitto  privato  in  tali  cose  va  a  finire 
in  mina  del  pubblico. 

Rassegno  il  mio  ossequio  e  mi  confermo,  di  V.    P.  reverendissima. 

Il  generale  Crages  ha  minacciato  di  mandar  qualche  reggimento  a  Si- 
nigaglia per  impedir  quella  fiera.  E  questo  signor  maresciallo  ha  spedito 
corrieri  costà,  minacciando  di  venir  con  tutte  le  truppe  sul  bolognese, 
per  custodirci. 


4466  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [±'7-^3^ 


4744. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE   CHIAPPINI  in  Roma. 

Modena,  24  Luglio  1743. 

Biblioteca  Comunai-k,  Piacenza. 

«  Avrà  V.  S.  reverendissima  il  merito  di  aver  fatto  conoscere  in  Roma 
il  mio  trattatello  del  Paraguai,  giacché  quel  poco  attento  libraio  ha  preso 
si  cattive  misure  per  farlo  giungere  costà.  Che  poi  quello  paia  un  pane- 
girico, a  me  poco  importa  ;  purché  non  mi  si  possa  rinfacciare,  che  abbia 
detto  delle  bugie:  e  questo  vo  sperando  che  niuao  potrà  fare  ». 

La  battaglia  al  Meno  qui  da  noi  si  crede  simile  a  quella  di  Campo- 
santo; è  vero  nondimeno  che  i  franzesi  hanno  più  sofferto  per  conto 
de' morti  e  prigionieri,  bandiere,  etc.  Le  armate  son  tuttavia  divise  dal 
Meno. 

Le  ultime  lettere  portano,  che  gli  austriaci  hanno  sorpreso  il  treno 
dell'  artiglieria  di  Broglio,  con  prendere  38  cannoni  (  e  questi  si  dice  che 
erano  dell'imperatore  ma  forse  non  sarà  vero),  e  mille  cavalli  d'essa  ar- 
tiglieria con  uccidere  da  200  uomini.  Il  principe  Carlo  pare  incamminato 
ad  unirsi  con  gl'inglesi,  Broglio  con  Novaglies.  Se  in  quest'anno  la  pace 
non  segue  i  franzesi,  i  franzesi  si  ritireranno  nel  loro  cortile,  dove  son 
più  bravi,  ed  han  tante  piazze,  e  quivi  stuferanno  i  lor  nemici.  Essi  pos- 
sono tirar  di  lungo:  non  cosi  forse  gli  altri. 

Noi  siam  qni  afflitti,  perchè  scrivono  ohe  il  signor  maresciallo  Traum. 
signore  pien  di  bontà,  se  ne  andrà  a  Vienna  ;  e  in  suo  luogo  verrà  il  prin- 
cipe di  Lobcovitz  creduto  uomo  bestiale.  Ma  non  mancano  speranze  di 
vedere  svanito  il  nostro  timore. 

Dicono  ancora  ch'egli,  cioè  esso  principe,  verrà  con  alcuni  reggimenti: 
il  che  se  succedesse,  giacché  l"  apparenza  di  guerra  non  si  vede  in  Italia, 
ella  ne  immaginerebbe  il  perchè. 

«  L' inibizione  della  ristampa  del  mio  Trattato  della  Peste  costì  è  cosa 
curiosa.  La  prego  d' indagare  il  perchè.  Fu  già  ristampato  in  Brescia,  To- 
rino, Napoli,  etc,  ed  ultimamente  in  esso  Napoli.  Perchè  ha  da  essere 
disgraziato  in  Roma? 

Se  V.  S.  reverendissima  lo  leggerà,  probabilmente  non  saprà  ritrovar 
questo  perchè.  Nella  ristampa  fatta  qui,  c'è  anche  la  relazione  della  peste 
di  Marsiglia  colle  mie  osservazioni,  fatta  da  i  medici,  che  v'  intervennero, 
e  non  già  dal  medico  del  re.  Intanto  noi  ci  troviam  banditi  dai  veneziani, 
il  che  ci  par  cosa  non  meritata  >\ 

Dio  faccia,  che  il  male  non  s'inoltri  verso  Palermo,  e  difenda  noi  tutti. 


-1*743]  A   DOMENICO   BRICHIERI  COLOMBI  4467 


In  tempi  tali  è  impossibile  che  il  santo  padre  voglia  rallegrar  Roma 
con  promozione,  e  tanto  più  se  è  affacendato  contro  di  qnel  temerario 
franzese.  Era  mezza  in  rovina  1*  Arcadia.  Voglia  Dio  che  coteste  dis- 
sensioni non  le  diano  nuovi  colpi.  Oggidì  pare  che  le  belle  lettere  costi 
non  sieno  in  gran  credito. 

Ancor  qui  si  fanno  divozioni  per  timore  della  peste,  ed  io  rassegnan- 
dole il  mio  costantis.simo  ossequio,  mi  rassegno,  di  V.  S.  reverendissima. 

Non  so  qtial  fondamento  s'abbia  la  voce,  che  il  re  cattolico  sìa  malato. 


4745. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  25  Luglio  1743. 

Biblioteca  Mabl'cklliaka..  Firenze,  edita  [245]> 

Inchiusa  trasmetto  a  V.  S.  illustrissima  la  lettera  per  1'  onoratissimo 
p.  benedettino,  e  questa  mia  comincerà  a  passar  per  le  mani  del  signor 
eont«  amministratore  Cristiani.  Se  si  verificherà  che  sen  venga  a  trovarvi 
il  signor  maresciallo  Traum.  tutti  i  modenesi  ne  restaran  forte  afflitti, 
perchè,  nelle  disgrazie  nostre,  gran  fortuna  è  stata  finora  l' avere  un  ge- 
nerale di  tanta  rettitudine,  bontà  e  disinteresse:  qualità  le  quali  vorrei 
che  potessimo  sperare  in  chi  si  dice  suo  successore.  Venendo  questi,  avrei 
bisogno  che  qualche  caritativa  persona  me  gli  raccomandasse,  non  perchè 
cosa  alcuna  io  voglia  da  lui,  ma  per  gli  accidenti  che  potessero  occorrere. 
S'  ella  avesse  portato  i  miei  rispetti  al  signor  conte  di  Cervellon.  egli  po- 
trebbe favorire,  o  pure  farà  crescere  le  mie  obbligazioni  al  signor  mar- 
chese reggente,  e  al  signor  consigliere  De  Locella,  se  alcun  di  loro  mi 
favorirà.  Non  s*  è  mai  lasciato  vedere  il  signor  conte  generale  Pallavicini, 
credesi,  perchè  fra  lui  e  il  signor  maresciallo  non  passi  molta  armonia. 

Le  cose  in  Italia  son  quiete  per  conto  della  guerra.  Siamo  solamente 
occupati  a  prendere  precauzioni  per  la  peste  di  Messina.  Ventimila  per- 
sone dicono  estinte  in  quella  città,  e  non  fa  più  strage,  perchè  non  v'  ha 
più  gente. 

Si  credono  esser  le  faville  che  erano  peneti'ate  nella  Calabria,  ma  si 
temeva  che  qualche  sito  fuori  di  Messina  fosse  attaccato  dal  male,  porta- 
tovi dalle  guardie  corrotte  o  dai  Messinesi  fuggiti.  In  grande  allarme  son 
tutti  i  litorali  d' Italia,  e  tuttodì  s' odono  bandi. 

Qui  è  corsa  voce  che  Roma  abbia  posto  l' interdetto  a  Firenze  e  Pisa. 
Quando  sia  vero,  sarà  stato  per  le  liti  insorte  con  quegl'  inquisitori.  Sta- 
remo a  vedei'e  che  ne  seguirà. 


4458  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  fl'^'^S- 


La  battaglia  al  Meno,  benché  svantaggiosa  ai  franzesi,  non  porterà 
conseguenza  alcuna.  Abbiamo  inteso  che  i  vostri  abbiano  sorpreso  il  treno 
dell'artiglieria  di  Broglio,  presi  trentotto  cannoni  e  mille  cavalli.  L'ar- 
mistizio coir  imperatore  verlsimilmente  dovrebbe  far  ritirare  i  franzesi  al 
loro  cortile.  Stando  ivi  ben  guerniti  di  piazze,  faranno  i  bravi,  e,  quel  che 
più  importa,  se  non  si  fa  in  quest'  anno  la  pace,  stuferanno  voi  e  gì'  in- 
glesi, perchè  avran  sempre  gente  e  danaro,  e,  se  occorrerà,  faranno  anche 
qualche  assedio,  quando  non  crescesse  la  vostra  lega.  Guai  poscia  se  il 
prussiano  facesse  delle  novità.  Aspettiamo  nuove  d' Egra.  I  vostri  han 
trattato  meglio  la  Baviera  che  i  franzesi.  A  noi  non  sembra  verisimile 
che  i  veneziani  vogliano  prendere  impegno  alcuno.  Son  troppo  savi. 

Desidero  sapere  che  faccia  il  signor  principe  di  Lichtenstein,  e  se  sia 
punto  adoperato,  dappoiché  egli  rinunziò  il  governo  di  Milano.  Subito  che 
sarà  alla  luce  1'  ultimo  tomo  delle  Iscrizioni,  a  lui  l' invierò.  Venendo  il 
signor  Bertolani  in  Italia,  sarà  più  facile  a  me  a  rimborsarlo.  Ma  a  V.  S. 
illustrissima  toccherà  poi  il  peso  d' inviare  a  Dresdef  i  tomi  non  inviati 
finora  delle  Antichità  Italiane.  Mi  é  ben  dispiaciuto  quanto  ella  mi  avvisa 
delle  disgrazie  del  signor  Gaspari.  Insomma  il  moderar  la  penna  nelle  liti, 
é  cosa  di  cui  niuno  si  suol  pentire. 

Con  che,  rassegnandole  il  mio  rispetto,  e  pregandola  di  ratificare  il 
mio  ossequio  al  signor  marchese  reggente  e  al  signor  consigliere,  mi  con- 
fermo, etc. 


4746. 

A  FRANCESCO  CONTARELLI  in  Ferrara. 
Modena,  26  Lufflio  1743. 
Archivio  oblla  CoNauEOAZioNU  di  Cabità,  Correggio,  edita  [272], 

Mi  son  giunti  i  trentratrè  paoli  consegnati  a  V.  S.  illustrissima  per 
mio  conto  dal  signor  marchese  Bentivoglio.  Mi  giunsero  ancora  i  tre  scudi 
ch'ella  m'inviò  per  la  Triani.  Di  tutto  le  rendo  grazie. 

Questi  benedetti  rumori  di  peste  son  dietro  ad  imbrogliare  tutto  il 
nostro  commerzio.  Se  si  farà  la  fiera  di  Sinigaglia,  bandiremo  lo  Stato  ec- 
clesiastico. Ma  come  ?  Se  soldati  sono  sul  ferrarese  e  bolognese  ? 

Con  rassegnarle  il  mio  ossequio,  mi  confermo,  etc. 


-±'743  ]  A  FORTUNATO  TAMBURINI  4468 


4747. 

A  GIUSEPPE  ANTENORE  SCALABRINI  in  Ferrara. 
Modena,  iO  Luglio  1743. 

BiBi.ioTKCA  CouuMALB,  Ferrara. 

Ho  letto  le  due  iscrizioni.  Vegga  V.  S.  illustrissima  se  le  paresse 
meglio  il  dire:  Cum  in  desuetiidinem  prae  vetustale  paene  abiùset  sacrum 
pluviale  Pallium,  ex  auro  contextum,  quo,  eie.  MDICC  ex  ejus  pretio  sacris 
praeeipue  supellectilibu^  comparatis,  Rayn.,  eie.  ejus  cucullum  effigiatum 
servarunt,  atque  heic  reponi  cur.  Anno,  ete. 

Neil*  altra  quel  cucullus  non  si  accorda  col  custodienda  curavit.  Direi  : 
Dissolutis  pretiosis  vesiibus,  etc.  fuerit,  et  ex  ipso  auro  argentoque,  etc.  cu- 
cullum Pluvialis  effigiatum  custodiendum  cur.  Anno,  eie. 

Bisogna  ancora  correggere  1'  ortogi*afia.  Per  esempio  dire  pretioso. 
triumphaliter.  Margarita. 

A  i  comuni  guai,  s*  è  anche  aggiunto  il  timor  della  peste,  e  la  fiera 
di  Sinigaglia  ha  prodotto  altri  guai  ;  e  probabilmente  ancor  noi  bandi- 
remo lo  Slato  ecclesiastico.  Minacciava  il  signor  maresciallo  Traum  di  fare 
un  cordone  a  Santerno  per  difendere  Bologna  e  Ferrara  da  i  pericoli:  ma 
credo,  che  non  se  ne  farà  altro.  Per  me,  ho  poca  apprensione  del  male 
della  desolata  Messina,  tanta  è  la  lontananza,  tante  le  guardie.  Il  male, 
e  voi  e  noi  l' abbiamo  in  casa.  Dio  ci  abbia  misericordia,  con  darci 
la    pace. 

Rassegnandole  il  mio  rispetto,  mi  confermo,  di  V.  S.  illustrissima. 


4748. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  30  Luglio  1743. 

Aeohiyio  Soli  Md»atori  (R,  Bibl.  Ett.),  Modena. 

Il  benignissimo  ultimo  foglio  di  V.  P.  reverendissima  mi  è  giunto  ab- 
bronzato, e  tagliato,  quasi  che  venisse  da  peste  infetto.  Quel  che  mi  ha 
rallegrato  si  è  nulla  dirsi  da  lei  di  Reggio  di  Calabria,  che  qui  si  temeva 
attaccato  dal  male:  né  di  qualche  tumulto  in  Napoli,  a  cagion  di  alcune 
balle  di  mercanti  sospette,  ohe  non  si  trovavano. 

Di  grazia,  ella  s'informi  onde  .sia  venuta  l'inibizione  fatta  costi  al 
libraio  Mainarai,  che  voleva    ristampare   il    mio    trattato  della   peste.    Fu 


4460  LODOVICO  ANTONIO   MURATORI  [1*743- 


esso.  tempo  fa,  ristampato  in  Napoli,  Brescia,  Torino,  Milano,  ecc.  Ultima- 
mente l'han  ristampato  in  Napoli,  e  in  Pesaro  vogliono  fare  lo  stesso: 
perchè  si  è  riputato  indegno  di  cotesti  torchi?  Veramente  qui  non  s'ha 
paura  della  fiera  già  terminata  di  Sinigaglia.  Ma  ci  convien  seguire  i  si- 
gnori veneziani  che  son  troppo  guardinghi,  e  Dio  sa  se  ci  verrà  fatto,  per 
cagion  delle  truppe,  che  sono  sul  Ferrarese  e  Bolognese. 

Siam  qui  in  affanno,  perchè  va  a  Vienna  il  discretissimo  signor  ma- 
resciallo Traura,  e  in  suo  luogo  si  aspetta  il  principe  Lobcovitz,  e  verrà 
con  sette,  o  pure  ottomila  soldati  per  nostro  ed  altrui  flagello.  Il  Ministero 
di  Vienna  torna  ad  alzar  forte  la  testa. 

Che  non  sia  mai  giunto  il  Paraguai,  è  cosa  che  mi  farebbe  bestem- 
miare, se  sapessi  farlo.  Ho  scritto  e  rescritto  lamentandomi,  e  se  si  fosse 
perduta  la  balletta,  come  fare  ora,  che  il  commerzio  è  interrotto?  Mi  scrisse 
il  reverendissimo  Chiappini  di  averle  detto,  che  quello  è  un  panegirico. 
A  me  basterà  di  aver  detto  quello,  che  credo  verità. 

Contuttociò  da  che  odo  che  si  fatto  argomento  riporta  l'approvazione 
del  nostro  zelantissimo  santo  padre,  questo  è  presso  di  me  un  gagliardo 
incitamento  a  pensarvi.  Perciò  da  che  mi  sarò  sbrigato  da  un'  operetta, 
che  ho  per  le  mani,  mi  metterò  ad  esaminar  la  materia  e  le  forze  mie 
perchè  nulla  più  bramerei,  che  d' incontrare  la  soddisfazione  di  N.  S.  i  cui 
cenni  a  me  saran  sempre  legge. 

I  beni  del  personaggio,  che  V.  P.  reverendissima  mi  accenna,  son  tutti 
nel  Ferrarese,  ed  egli  in  breve  si  aspetta  qui  di  passaggio  verso  la  patria 
sua,  per  poi  andarsene  a  Pistoia. 

Io  non  oso  scandagliar  la  mente  de  i  grandi,  e  solamente  posso 
dirle,  che  quello  è  benefizio  semplice,  che  non  ha  cura  d'  anime,  né  ri- 
chiede residenza. 

Per  altro  cotesto  soggiorno  sarebbe  il  proprio  per  lui.  Ha  grande 
abilità,  e  se  ne  potrebbe  far  buon  uso,  valendo  egli  assai  più  di  molti 
altri,  che  portano  mantelletta. 

II  nuovo  nostro  prelato  mi  consolò  colle  tante  buone  nuove,  che  mi 
portò  di  N.  S.,  di  monsignor  Levizzani,  di  V.  P.  reverendissima,  e  d'altri 
padroni  ed  amici.  Egli  finora  riesce  molto  bene,  e  soddisfa  a  tutti. 

Spero  in  Dio,  che  ella  non  avrà  ad  essere  confinata  né  in  San  Paolo, 
uè  in  San  Calisto.  Ancor  noi.abbiam  fatte  delle  divozioni  per  questo  fine. 

S'è  trovata  falsa  la  voce  venuta  qua  dell'interdetto  posto  a  Firenze, 
e  Pisa. 

Con  che,  ossequiosamente,  mi  rassegno,  di  V.  P.  reverendissima. 


IT-ÉSJ  A  SAVERIO   OUICCIARDI  4461 


4749. 

A  FRANCESCO  CONTARELLI  in  Ferrara. 
Modena,  2  Agosto  1743. 

Akcbitio  oki.i<a  CoaeBEeAzioxe  di  Cakiia,  Ferrara,  edita  [372]. 

Per  mezzo  del  signor  consigliere  Cittadini,  mi  ha  fatto  avere  cotesto 
signor  vicario  rinchiusa  lettera  e  nota  di  spese,  che  ho  stimato  bene  di 
confidare  anche  a  lei.  con  pregarla  nondimeno  di  non  andar  in  collera 
contro  di  codesto  benedetto  prete,  che  la  vuole,  come  se  fosse  il  padrone, 
centra  di  tutte  le  poche  rendite  del  mio  priorato.  Vedrà  V.  S.  illastris- 
sima  la  lettera,  ch'io  gli  scrivo,  ed  approvandola,  mi  onori  di  sigillarla, 
e  di  fargliela  avere  per  qualche  mezze».  S'ella  avrà  la  pazienza  d'infoi"- 
marmi  di  quello,  ch'io  abbia  a  rispondere  adeguatamente  alle  di  lui  pre- 
tensioni, gliene  sarò  tenuto.  Veggo  alcune  spese  necessariamente  fatte,  e 
queste  sarà  di  dovere  il  pagarle.  Ma  tant' altre  vi  sono,  alle  quali  non  mi 
credo  tenuto.  Mia  disgrazia  è  l'essermi  abbattuto  in  persona,  che  studia  tutte 
le  vie  di  assorbir  tutta  ancora  la  mia  porzione,  né  mai  si  contenta.  Ed  ap- 
pena finito  un  salasso,  ne  promuove  un  altro.  Di  grazia,  ella  prenda  con 
flemma  le  di  lui  indiscrete  maniere,  e  suggerisca  a  me  quel  di  più.  che  avrò 
a  rispondere.  Con  che,  rassegnandole  il  mio  costante  ossequio,  mi  ricordo... 

4750. 

A  SAVERIO  GUICCIARDI*  in  Modena. 
Modena,  5  .\gosto  1743. 

Archivio  Soli  Muratosi  {B.  Bibl.  Est.),  Modeua. 

Vedrà  V.  S.  illustrissima,  se  potesse  corrispondere  a  i  suoi  affettuosi 
desideri  per  la  memoria  del  fu  sig.  conte  [  Giovanni  ]  suo  fratello,  l' iscri- 
zione che  si  leggerà  nella  seguente  facciata:  ad  essa  si  dee  aggiugnere. 
quanti  anni  egli  aveva  d'età,  e  il  giorno  della  sua  morte.  Occorrendo 
di  mutare,  o  aggiugnere,  o  levare,  non  avrà  che  comandarmi. 

Non  avendo  io  potuto  trovare  il  Dizionario  Economico  in  Venezia, 
ardirei  di  pregare  la  bontà  di  V.  S.  illustrissima  di  prestarmelo  per  la 
mia  villeggiatura,  se  pure  non  avesse  da  servire  per  la  sua.  Quando  fosse 
in  più  tomi,  ne  basterebbe  uno  per  volta.  E  giacché  io  non  andrò  in  villa, 
se  non  da  qui  a  tre  settimane,  potrebbe  essere  che  in  tale  spazio  di  tempo 
le  capitasse  occasione  per  favorirmi.  Con  che.  rassegnandole  il  mio  vero 
ossequio,  mi  confermo,  di  V.  S.  illustrissima. 


*  Responsive  in  Arckimo  Soli  Muratori  (  R.  Bibl  Est.  ),  n.°  29  da  Roma,  1737-'44. 


4462  LODOVICO   ANTONIO    MURATORI  (l'743- 


4751. 

A  FRANCESCO  CONTARELLI  in  Ferrara. 
Modena,  8  Agosto  1743. 

Archivio  della  Cohokkgaz;one  di  Carità,  Correggio,  edita  [272]. 

Vedrà  V.  S.  illustrissima  quanto  mi  ba  risposto  cotesto  signor  vicario. 
Si  serva  pur  ella  delle  notizie  comprese  nel  di  lui  precedente  foglio,  es- 
sendo io  certo,  che  se  ne  servirà  con  prudenza.  Se  non  prevedessi,  che 
cotesto  uomo  potrebbe  far  ricorso,  e  che  io  lontano  avrei  facilmente  il  torto, 
gli  parlerei  ben  d'altro  tuono.  Ma  mi  conviene  aver  pazienza,  e  camminar 
colle  buone.  Alla  di  lei  prudenza  appunto  sarà  rimesso  il  prendere  costi 
quelle  risoluzioni,  che  crederà  più  proprie.  Intanto  auguro  a  V.  S.  illu- 
strissima pace  dalla  gotta,  e  la  prego  a  perdonarmi  per  la  fi'equenza  degl'in- 
comodi, che  le  reco.  Sospirando  anch'io  le  occasioni  di  ubbidirla,  con  tutto 
l'ossequio,  mi  confermo... 

4752. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  9  Agosto  1743. 

Biblioteca  Couon'ale,  Fiaceuza. 

«  Dacché  V.  S.  reverendissima  è  divenuta  Muratorista,  io  ben  debbo 
ringraziarla  sommamente  della  sua  benigna  propensione  verso  di  me  ;  ma 
non  posso  dispensarmi  dal  condolermi  con  lei,  perch'ella  con  si  fatto  genio 
ha  volto  tutto  il  corso  alla  sua  fortuna  ». 

Nella  lite  di  Ponticorri  i  buoni  cappuccini  dicono  papalmente  che  certi 
religiosi  non  la  perdonano  mai.  Qui  mi  volevano  consigliare  di  mandar 
copia  del  Paraguai  al  loro  generale.  M'è  convenuto  di  scoprire  il  bel  tiro 
fattomi  dal  padre  Contucci,  che  ne  pur  si  degnò  di  rispondermi;  il  che 
loro  è  dispiaciuto  perchè  vorrebbono  pure  scrivermi  nel  libro  dei  i  devoti. 
Amico  sì  ed  ossequioso,  raa  non  mai  schiavo.  Mi  sarà  sommamente  caro, 
che  sia  dato  a  lei  quel  trattatiuo.  perchè  dalla  sua  bontà  spero  avviso  di 
quel  che  vaglia:  quel  padre  lettore  è  probabilmente  l'autore  delle  tre 
prime  lettere.  Non  so  più  che  dire  dello  spropositato  ritardo  delle  copie 
del  Paraguai.  Quel  librajo  non  deve  aver  bisogno  di  venderne. 

Se  farete  si  bel  regalo  alla  Romagna,  credo  che  Roma  ne  esulterà  e 
si  vedrà  che  N.  S.  è  illuminato  e  sa  fare.  Ma  più  si  farà  festa,  se  si  le- 
verà il  tanto  mal  veduto  bollo  della  carta. 


-l^-ÉS]         AD  ALESSA.NDEO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  4463 

Si  vuole,  che  Lubeovitz  abbia  da  avere  il  solo  prò  interim  del  go- 
verno di  Milano.  V'ha  ancora  chi  spera  che  non  abbia  a  venire.  Non  so 
capire  come  il  principe  di  Lichtenstein  dimandi  passaporto  di  costì,  dove 
a  ninno  è  interdetto  di  venire,  se  pur  non  fosse  per  passare  da  Rimiui. 
Avrei  caro  che  passasse  per  di  qua.  A  lui  ho  dedicata  la  mia  raccolta 
delle  Iscrizioni. 

Certamente  qui  non  è  menoma  apparenza,  che  gli  austriaci  possano 
pensare  al  regno  di  Napoli.  Crederei  piuttosto,  che  non  per  questa  ap- 
prensione, ma  per  qualche  timor  della  peste  alcuni  sgombrassero  il  paese. 

Volano  torse  le  armate  per  averne  paura  si  per  tempo  Z  E  poi  non 
sou  per  anche  giunte  in  Italia  le  nuove  truppe. 

Di  qua  sono  marciati  cinque  battaglioni  savojardi  alla  volta  del  Pie- 
monte, perchè  gli  spagnuoli  minacciano  da  tre  parti  di  calare  in  Italia; 
cosa  ben  ditficile,  considerate  le  circostanze. 

Fu  anche  detto  che  avessero  guadagnati  i  vallesi,  ma  non  si  è  veri- 
ficato. Due  reggimenti  di  cavalleria  austriaca  avevano  avuto  l'ordine  di 
passare  di  qua  alla  difesa  del  milanese,  e  già  avevano  caricate  le  robe, 
ma  poi  quest'ordine  è  stato  sospeso.  Sicché  siamo  all'oscuro  di  quegli  an- 
damenti. 

Si  dà  per  certo,  che  il  signor  Novaglies  e  il  Broglio  abbiano  passato 
il  Reno,  senza  sapersi  che  il  re  britannico,  e  il  principe  Carlo  faran  lo 
stesso.  La  regina  ha  fatto  sapere  che  non  sussiste  l'armistizio  coli' impe- 
ratore. Già  ella  saprà  che  Strantinga  fu  i-enduta  con  tutti  gli  onori  mili- 
tari, e  che  Ingolstad  è  bloccato.  Egra  tuttavia  resiste. 

Qui  fu  creduto  già  attaccato  Reggio  dal  male. 

Guai  se  si  verificasse.  Dui'erebbe  il  comun  timore  pili  lungo  tempo, 
ma  voglio  sperare  bene. 

Quel  signor  conte  amministratore  [Cristiani]  ha  perduto  il  suo  pri- 
mogenito e  il  suo  rammarico  è  stato  accompagnato  da  quello  di  tutta  la  città, 
che  desidera  ogni  bene  a  si  onorato  ministro.  Temiamo,  che  perda  ancora 
il  suo  segretario  giovane  di  egregi  costumi,  e  figlio  unico  di  padre  ricco. 

I  collegati  austriaci  fan  festa  \^QY  la  pace  della  Russia  colla  Svezia. 
Probabilmente  ne  sperano  soccorsi. 

Vuole  V.  S.  reverendissima  far  intisichire  con  tante  dilazioni  cotesti 
vogliosi  de*  fiocchi:  se  nell'anniversario  nulla  succede,  Diesa  quando  più. 
E  stato  detto  che  monsignor  arcivescovo  di  Milano  si  sia  fermato  costi 
d'ordine  di  N.  S.  Se  fosse  vero,  qualche  indizio  se  uè  potrebbe  cavare. 

Ratificandole  il  mio  costante  ossequio,  mi  rassegno,  di  V.  S.  reve- 
rendissima. 


4464  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [l*?-4:3- 


4753. 

AD  ANTONIO  ARRIVABENE  *  in  Correggio. 
Modena,  11  Agosto  1743. 

II.   Archivio  di  Stato,  Modena. 

La  relazione  che  V.  S.  illustrissima  va  procacciando  della  battaglia 
di  Camposanto,  autenticata  da  tante  persone  state  sul  fatto,  non  potrà  che 
essere  autentica,  e  tale  maggiormente  sarebbe,  se  fosse  confermata  da  un 
paio  di  spagnuoli. 

Voleva  io  appunto  scriverle  per  saper  nuove  della  paglia.  Veggo  che 
ella  vi  pensa  con  molta  bontà.  Allorché  mi  favorirà  di  inviarla,  mi  accenni 
il.  costo  d'essa  e  della  condotta,  con  ricordarsi  della  capitolazione  fatta. 

Mio  nipote  non  le  rispose,  perchè  vide  scritto  da  lei,  che  ei"a  immi- 
nente la  sua  venuta  a  Modena.  Diede  immediatamente  il  libro  al  Soliani; 
ma  questi  finora  non  l'ha  legato.  Non  sussiste  la  permanenza  del  signor 
maresciallo  Traum,  per  nostra  disgrazia;  né  finora  si  sa,  che  gli  inglesi 
abbiano  passato  il  Reno.  Con  rassegnarle  il  mio  ossequio,  mi  confermo... 


4754. 

A  FILIPPO  CAMERINI  in  Camerino. 
Modena,  16  Agosto  1743. 

Museo  Bbitasnico,  Londra,  edita  [255]. 

Mi  risponde  il  libraio  Pasquali  che  farà  agevolezza  a  V.  R.  per  le 
due  copie  de  gli  Annali,  e  che,  terminato  il  tomo  VI.  vuole  lasciar  uscire 
quanto  è  finora  stampato.  Sicché  potrà  allora  fargli  sapere  d'essere  quella 
persona,  che  io  gli  ho  raccomandato.  Voglio  sperare,  che  non  avremo  guai 
da  Messina,  giacché  molte  son  le  diligenze  che  fa  quel  re  per  tagliare  il 
corso  al  male.  Intanto  il  timore  fa  che  tanto  in  Pesaro  che  in  Roma  e 
Lucca,  si  ristampa  il  mio  Trattato  della  Peste.  Godo  che  il  Paraguai  non 
le  sia  dispiaciuto.  La  verità  ho  io  cercato,  e  dovunque  la  truovo,  l'amo. 
Per  ora  il  Valdesio  sta  quieto.  Palermo  ha  altro  da  pensare,  e  chi  é  in 
Roma,  teme  di  dispiacere  a  chi  comanda  le  feste.  Con  che.  rassegnandole 
il  mio  ossequio,  mi  confermo. 


*  Di  questo  corrispondente  non  esistono  responsive   in  Archivio  Soli  Muratori 
R.  Bibl.  Est.). 


•  l'7<431  A   LUC'AN'fONlO  QSNTILI  44G5 


4755. 

A  FRANCESCO  CONTARELLI  in  Ferrara. 
Modena,  Ki  A;.'Osto  1743. 
Arohitio  oklla  Cohoskoazioik  di  Camita,  Correggio,  adita  [372]. 

Si  è  bea  preso  V.  S.  illustrissima  un  incomodo,  che  non  occorreva, 
nel  voler  dilucidare  tutte  le  pretensioni,  e  confutar  le  ingiuste  doglianze 
di  cotesto  si  inquieto  prete.  Non  occorreva  tanto.  Conosco  lei,  e  abba- 
stanza conosco  l'altro.  Io  per  ora  non  penso  di  replicare  all'altra  da  lui 
scrittami  in  risposta  alla  mia,  ma  bensì  di  fargli  dir  due  parole  dal  signor 
marchese  Benti voglio  [Fulvio],  se  pur  egli  mi  vorrà  favorire,  dandogli  per 
altro  intenzione,  che  quando  si  tireran  danari  del  priorato,  allora  avrò  ri- 
flessione alle  sue  pretensioni.  Potrebbe  essere,  se  cotesto  cavaliere  gli  parlerà, 
che  abbia  in  avvenire  qualche  riguardo  a  lui.  giacché  ninno  ne  ha  per 
lei  e  per  me.  Egli  mi  scrisse  di  avere  ricevuta  la  sua  congrua;  ma  a  sa- 
ziarlo vi  vuol  altro.  Né  fa  caso  della  gravissin  a  spesa  ultimamente  fatta, 
benché  ad  essa  non  fossi  tenuto.  Saggiamente  ella  farà,  se  non  vorrà  più 
commei'zio  con  lui.  Con  desiderarle  una  perfetta  sanità,  e  rassegnarle  il 
mio  ossequio,  mi  confermo. 

4756. 

A  LUC  ANTONIO  GENTILI  in  Sinigaglia. 
Modena,  16  Agosto  174.3. 

Edita  [106). 

Ben  caro  mi  é  stato  il  foglio,  con  cui  la  bontà  di  V.  S.  mi  assicura 
della  memoria,  che  conserva  di  me.  e  del  suo  continuato  amore.  L'im- 
liiego.  che  di  presente  ella  gode,  mi  par  convenevole  al  merito  suo,  si  pel 
decoro,  come  forse  per  la  minor  fatica;  e  son  certo  ch'ella  lo  goderà, 
quanto  vorrà,  quando  non  le  venisse  volontà  di  qualche  chiesa.  Quanto 
a  me.  son  forte  invecchiato,  e  mi  sento  sulle  spalle  gli  anni  71  che  nel 
prossimo  ottobre  passeranno  al  72:  con  tutto  ciò.  a  riserva  d'una  flussione 
agli  occhi,  che  talvolta  mi  molesta,  debbo  ringraziar  Dio,  che  posso  anche 
andar  tirando  qualche  linea,  benché  in  mezzo  ai  rumori  della  guerra.  De- 
sideroso sempre  di  ubbidirla,  con  tutto  lo  spirito,  mi  rassegno,  di  V.  S. 
illustrissima. 


EpittoUurio  di  Lodovico  Antonio  Huratori,  —  Voi.  X. 


44G6  LODOVICO   ANTONIO    MUKATOUI  [IT^-iS- 


4757. 


A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 

Modena,  16  Agosto  ìli'S. 

Archivio  Soli  Muratosi  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modeua- 

L'ultimo  benigno  foglio  di  V.  P.  reverendissima,  benché  del  di  10 
del  corrente,  pure  nulla  dice  dell' eminentissimo  Pica,  la  cui  morte  s'è 
sparsa  qui.  Quando  sia  vera,  cresceranno  i  pensieri  a  N.  S. 

Giacché  non  si  veggono  comparir  le  copie  del  Paraguai,  comincio  a 
temere  che  si  sia  smarrita  in  viaggio  la  balla  indirizzata  al  Pagliarini. 
Ne  ho  sci-itto  risentitamente  più  volte  a  Venezia,  né  sanno  dirmi  altro, 
se  non  che  la  spedizione  fu  fatta.  Ho  intanto  piacere,  che  ella  abbia  letto 
questa  operetta.  Il  di  lei  giudizio  sopra  di  essa  non  può  essere  più  giusto. 
Non  dovrebbesi  mai  lasciare,  che  la  passion  giudicasse. 

Monsignor  Sabbioni  Orsini'  [Carlo  Nicola]  è  da  molti  giorni  in  Fer- 
rara. Verrà,  ma  mal  volentieri,  e  il  più  tardi  che  potrà.  Pi'obabilmente  si 
aspetta  qualche  notificazione  pel  suo  contegno  in  Venezia,  e  vi  possiam 
credere,  che  sia  stato  messo  in  mal  concetto  presso  N.  S.  Mal  soddisfatto 
è  di  lui  chi  sta  in  Rimiui.  Staremo  a  vedere,  che  frontespizio  si  metterà 
costi  al  mio  trattatello  della  Peste,  perché  mi  vien  scritto,  pretendere  il 
padre  maestro  del  sacro  palazzo  che  si  dica  stampato  in  Modena,  o  in 
altra  città,  che  non  sia  Roma.  Che  paese  misterioso,  e  cauto  è  mai  co- 
testo! anche  in  Pesaro,  anche  in  Lucca  si  ristampa.  Voglia  Dio  che  non 
ne  abbiamo  mai  bisogno.  Per  me  spero,  che  le  diligenze  del  re  di  Napoli 
difenderan  quella  metropoli. 

Bollono  tuttavia  le  controversie  fra  cotesta  Corte,  e  la  reggenza  di 
Firenze.  Ninno  più  osa  stampare  in  quella  città.  Balle  di  libri  spediti  di  là 
a  Venezia,  ed  una  anche  all'  eminentissimo  Valenti,  sono  state  prese  nello 
stato  ecclesiastico,  e  benché  abbiano  i  librai  fatto  conoscere,  che  sono  libri 
stampati  prima  dell'  Editto,  nulla  han  potuto  riavere.  Perciò  è  irritato 
quel  governo. 

E  anche  stato  detto,  che  il  Pagliarini  sia  stato  messo  in  prigione  per 
aver  ricevuto  libri  da  Firenze. 

Qui  ne'  giorni  scorsi  si  credea  che  questi  austriaci  fossero  per  pas- 
sare sul  Bolognese.  Non  s' é  poi  veduto  altro.  Certo  è  nondimeno,  che 
fanno  gran  copia  di  biscotto,  senza  sapersene  il  perchè,  e  pare  che  vo- 
gliono tornare  a  mandar  gente  a  i  bagni  della   Porretta. 


'  Sue  lettere  in  Archivio  Soli  Muratori  (  A'.  Bibl.  Est.  ),  n."  1   da  Ferrara,  1743. 


-17*43]  A  DOMiiNICO   BUICUIEBI  COLOMBI  4467 

Mi  dica  di  grazia  V.  P.  reverendissima,  se  le  sia  punto  noto  in  che 
consistono  i  sentimenti  de'  liberi  muratori,  se  pur  questi  vi  sono;  perchè 
ne  avrei-  bisogno. 

Il  signor  Como  di  Napoli  mi  scrisse  che  le  raccomandassi  un  tal 
padre  don  Fortunato  del  Ponte.  Ella  è  obbligata  a  favorirlo,  se  non  per 
altro,  perchè  porta  il  di  lei  riverito  nome. 

E  qui,  baciandole  le  mani,  mi  ratifico,  di  V.  P.  reverendissima. 


4758. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  22  Agosto  1743. 

K.  Biblioteca  Kiccakdiaba,  Firenze,  edita  [245]. 

Non  veggo  più  lettere  di  V.  S.  illustrissima,  e  sto  in  apprensione  che 
non  le  sia  giunta  una  mia,  cioè  la  prima  che  inviai  a  questo  signor  conte 
amministratore  Cristiani,  acciocché  la  mandasse  al,  sempre  da  me  riverito, 
signor  consigliere  De  Locella.  Da  li  a  qualche  giorno  esso  signor  conte 
mandò  da  me  per  sapere  se  gli  avevo  inviato  la  lettera.  Risposi  che  fu 
consegnata  al  suo  segretario.  S'  era,  intanto,  ammalato,  ed  è  stato  a  battere 
alle  porte  della  morte.  Se  fosse  perita  me  ne  increscerebbe,  perchè  con- 
teneva anche  la  risposta  latina  da  me  data  a  cotesto  dottissimo  Benedet- 
tino. Saprà  ella  dirmi  come  è  passata. 

Scrivo  io  intanto  per  saper  nuove  di  lei,  che  spero  ottime.  Già  sap- 
piam  di  certo  che  perderemo  il  buon  signor  maresciallo  Traum,  e  ne 
verrà  altro  che  fa  paura  a  tutti.  L'aveva  io  pregata  nella  lettera  sud- 
detta di  trovar  persona  che  mi  avesse  raccomandato  al  successore,  cre- 
dendo atto  a  favorirmi  il  signor  conte  di  Cervellon,  se  pure  ella  sarà 
stata  ad  inchinarlo  per  parte  mia.  M'immagino  che  non  saran  più  a  tempo 
ora  le  mie  preghiere,  quando  si  fossero  perdute  le  antecedenti.  Ci  vorrà 
pazienza.  A  quest'  ora  dovrebbe  ella  essei'e  sbrigata  dal  tedioso  mestiere 
di  collazionar  manuscritti  greci.  Che  dunque  fa? 

Dei  Difetti  della  Giurisprudenza  si  ricorda  ella  più?  Il  padre  Be- 
nedettino mi  scrisse  che  pensava  di  fare  ristampare  il  Lampridio  e  il 
Valdesio.  Se  questo  avvenisse,  ne  spero  poscia  avviso  dalla  di  lei  penna. 
Quanto  a  me,  ora  mi  truovo  senza  argomento  da  poter  tirar  qualche  linea, 
e  sono  malcontento  di  me;  perciocché  non  tutto  fa  per  me,  e  vorrei  cose 
che  potessero  promettersi  molti  lettori.  M'  era  stato  proposto  di  scrivere 
-opra  il  giuoco,  sopra  i  contratti  che  qui  troppo  facilmente  sono  creduti 
usurarj.  Col  primo  punto  si  dispiacerebbe  ai  Principi,  che  cavano  utile 
da  quella  mercatanzia:  col  secondo  si  attizzerebbero  molti  carboni. 


4438  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [IT-éS- 


Qui  continua  la  quiete.  Solamente  si  fa  precauzioni,  caso  inai  che 
r  armata  degli  alleati  entrasse  in  Lorena,  poi  che  allora  potrebbe  la.  per 
altro  poco  poderosa,  armata  spagnuola  ten'.are  d'entrare  in  Toscana.  Né 
pur  odo  movimento  dalla  parte  della  Savoia  ;  sicché  tocca  a  voi  di  deci- 
dere se  avremo  lunga  la  guerra,  o  pur  la  pace  in  quest'anno.  I  nostri 
conti  sono  :  se  gì'  inglesi  non  passano  il  Reno,  speranza  ci  resta  che  si 
tratti  di  accomodamento;  se  passano,  é  rotta  più  che  mai.  Intanto,  benché 
vengano  buone  nuove  della  peste  di  Messina,  pure  continuano  i  nostri  ti- 
mori eh'  essa  non  abbia  a  cessar  cosi  presto.  Il  mio  Trattato  della  Peste 
per  questo  è  stato  ristampato  in  Napoli,  Roma,  Pesaro,  e  Lucca. 

Ninna  nuova  ho  del  signor  Bertolani,  ninna  del  signor  Gaspari.  Se 
quest'ultimo  ha  per  nemici  certi  religiosi,  difficile  é  ch'egli  possa  sperar 
fortuna.  Serva  questa  mia  per  ricordare  a  lei  quel  vero  ossequio,  con  cui 
mi  professo,  etc. 

4759. 

A  GUIDO  BENTIVOGLIO  D'ARAGONA  in  Ferrara. 
Modena,  23  Agosto  1743. 

Raccolta  Lozzi,  Bologna. 

Mi  fa  spei'are  la  ben  conosciuta  benignità  di  V.  E.  ch'io  non  implo- 
rerò indarno  il  suo  autorevol  patrocinio  per  una  parlata  a  cotesto  Vicario 
di  s.  Agnese,  di  cui  umilmente  la  supplico.  Io  godo  cotesto  priorato,  ma 
per  le  fabbriche  fatte  alla  chiesa,  all'unica  possessione  d'esso  priorato,  e 
alla  casa  del  priore,  e  d'esso  vicario,  vi  sono  stati  degli  anni,  ch'io  non 
ho  tirato  un  soldo  delle  rendite  d'esso  benefizio.  Nell'anno  addietro,  benché 
non  obbligato,  feci  fare  il  pavimento  della  chiesa,  che  assorbì  le  entrate 
di  quell'anno,  e  rimasero  dei  debiti  pel  corrente.  Ora  cotesto  vicario,  non 
contento  della  sua  congrua,  e  dell'assegno  fattogli  della  casa  priorale  per 
celebrare  una  messa,  le  feste,  ed  impiegare  il  resto  ne' bisogni  della  chiesa, 
tutto  di  è  dietro  a  far  nuove  spese.  Ch'egli  le  faccia  per  abbellir  la  chiesa, 
é  da  lodare.  Ma  che  poi  venga  francamente  a  chiederne  da  me  il  rim- 
borso, come  se  toccasse  a  me  il  pagar  tutto  quello  ch'ei  fa  senza  neces- 
sità, e  senza  chiederne  la  permissione,  quasiché  io  sia  divenuto  il  suo  fat- 
tore, non  mi  par  già  di  dovere.  E  se  nulla  ha  da  restar  di  entrata  a  me, 
egli  sarà  il  priore,  ed  io  non  avrò  che  un  nome  vano.  S'  è  egli  lamentato 
si  forte  del  signor  commissario  Contarelli,  che,  per  sua  bontà,  accudisce 
costi  a' miei  interessi,  che  più  non  vuole  trattar  con  lui.  E  pure  V.  E.  sa 
che  onorato  signore  sia  esso  signor  commissario. 

Sotto  altri  vicarj  cotesta  chiesa  é  stata  :  non  ho  mai  provato  di  simili 
fastidj  ed  aggravj. 


-l'7'431  AD   ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  44t>9 

Ora  io  sono  a  supplicar  TE.  V.  che  si  degni  di  far  chiamare  esso 
vicario  Bergamini,  e  di  fargli  capire,  che  non  è  conveniente  questa  sua 
maniera  di  operare,  e  che  dee  pure  restare  a  me  qualche  ragionevol  parte 
dalle  entrate  del  benefizio,  senza  ch'egli  si  prenda  arbitrj.  e  muova  tutto 
di  nuove  pretensioni  per  assorbir  tutto.  Contuttoché  io  abbia  speso  tanto 
per  risarcir  la  casa  priorale,  dove  egli  abita,  pure  grida  di  nuovo.  Farò 
visitarla.  Ed  allorché  si  tirerà  del  danaro,  avrò  riguardo  ad  una  nota  di 
spese,  ch'egli  dice  di  aver  fatto.  Ma  é  ben  di  dovere,  che  pi'oceda  in  ma- 
niera discreta  e  più  propria  meco,  e  con  chi  tratta  costi  i  miei  affari. 
S'egli  ninna  suggezione  si  mette  di  me,  spero  bene,  che  se  ne  metterà 
della  protezion  di  V.  E.,  che  riverentemente  imploro  in  questo  mio  bisogno, 
e  per  cui  le  resterò  sommamente  tenuto. 

Dal  suddetto  signor  commissario  ricevei  il  danaro  consegnatogli  dal- 
l'E.  V.:  e  qui,  con  rinnovar  le  proteste  dell'iualterabil  mio  ossequio,  mi 
rassegno,  di  V.  E. 

4760. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena  (in  villa),  23  Agosto  1743. 

BiRLiOTxcA  CoMUN-ALK,  Piaccuza,  edita  [^S^]. 

oc  Sto  a  vedere,  che  si  faccia  una  deputazione  di  porporati  per  esami- 
nare il  gran  punto  dell'  edizione  romana  di  un  Trattato  del  Muratori  ;  e 
se  s' abbia  a  permettere,  che  si  dica  stampato  in  Roma,  o  pure  in  altra 
città,  come  m' é  stato  scritto  che  si  disputava  costi.  Intanto  Pesaro,  e 
Lucca  han  ristampata  la  medesima  operetta.  Purtroppo  v'  è  da  temere, 
che  non  si  fermi  si  presto  il  corso  ali"  incominciato  malor  della  peste.  Se 
è  vero  che  sia  entrato  in  Reggio  [Calabria],  e  che  serpeggi  nei  contorni 
di  Messina,  cresce  il  pericolo  :  e  perciocché  ognnno  il  più  che  può,  in  casi 
tali  va  coprendo  le  sue  piaghe,  si  può  sempre  sospettare,  che  non  ven- 
gano sincere  le  notizie  da  Napoli.  Viva  il  Santo  Padre,  grido  ancor  io, 
che,  nell'abolizione  del  bollo,  ha  fatto  conoscere  il  suo  bel  genio,  e  forte 
petto.  Leggiadrissimo  a  noi  tutti  è  sembrato  quel  versetto  latino,  che  col- 
pisce si  bene.  Insomma  costì  son  le  cime  d'uomini  per  somiglianti  lavori. 
Graziosissimo  ancora  è  il  sonetto,  di  cai  mi  ha  favorito  y.  Se  fosse  vero 
ciò  che  si  va  dicendo  in  Bologna,  dover  colà  venire  per  legato  l'eminen- 
tissimo  segretario  sto  a  vedere  che  si  prorompa  in  altro  viva. 

«.  Il  p.  Andreucci  gesuita  avea  costi  scritto  centra  del  Valdesi©.  Mi 
vien  supposto,  che  sia  stato  consigliato  a  sopprimere  la  sua  fatica.  Il  con- 
sigliere é  stato  uno  dello  stesso  istituto,  persuaso  delle  ragioni  d'esso 
Valdesio.  Me  1'  ha  confermato  egli  stesso  in  passando  per  Modena  », 


4470  LODOVICO  ANTONIO  MURATORI  [iT^-iS- 


Staremo,  dunque,  a  vedere,  se  il  prossimo  settembre  farà  saltar  fuori 
fuochi  e  fiamme  refrigeranti  l' ardore  di  cotesti  signori.  Ma  se  N.  S. 
volesse  tornar  prima  in  villa  per  maturar  meglio  in  quella  quiete  il 
suo  parto? 

Imminente  vien  creduto  l'arrivo  di  Lobkowitz.  e  tutti  van  presagendo 
asprezze.  Ho  scritta  compitissima  lettera  a  questo  signor  conte  aramini- 
sti'atore,  il  quale  non  ha  peranche  ricuperata  la  sua  allegria,  dopo  la  di- 
sgrazia del  figlio.  Pareva  che  qui  fosse  qualche  segnale  di  moto.  Da  gran 
tempo  si  fanno  preparamenti  di  biscotto  :  si  provvede  questa  cittadella  col- 
r  ordine  agli  ufficiali  di  non  uscir  di  città.  Mi  ha  detto  persona,  che  nulla 
e'  è  di  rilevante.  Se  gli  inglesi  passassero  il  Reno  per  entrar  nella  Lo- 
rena, si  teme  che  gli  spagnuoli  potessero  pensare  alla  Toscana.  Per  questo 
qui  tutto  gi  dispone  per  passare  colà  occorrendo,  gli  austriaci  voglio  dire  e 
non  già  gli  altri.  E  si  crede,  che  forse  4  mila  d'essi  passeranno  ai  bagni 
della  Porretta  sulle  montagne  del  bolognese  per  questo  fine.  Verosimil- 
mente, pei'ò,  ne  quei  di  Rimini,  uè  quei  di  Savoia,  si  moveranno.  I  nostri 
lunarj  sono.  Se  gli  inglesi  ed  austriaci  non  passano  il  Reno,  pare  che  si 
tratti  di  pace.  Se  poi  passassero.  Dio  sa  quando  terminasse  V  incendio. 

Il  Lobkowitz  ha  voluto  ritenere  il  governo  lucroso  della  Transilvania; 
prò  interim  comanderà  anche  a  Milano,  etc.  Mi  vien  detto  che  il  conte  Pal- 
lavicino governatore  di  Mantova  abbia  rinunziato  il  suo  impiego,  non  vo- 
lendo egli  contrattare  con  questo  orso. 

Sto  godendo  un  po'  di  villeggiatura  ;  e  qui,  rassegnandole  il  mio  co- 
stantissimo ossequio,  mi  confermo,  di  V.  S.  reverendissima. 


4761. 

A  FRANCESCO  CONTARELLI  in  Ferrara. 

Modena  (  in  villa  ),  23  Agosto  1743. 
Archivio  della  CoNOSEaAzioNK  di  Carità,  Correggio,  edita  [272]. 

Intendo  ora,  perchè  mi  scrivesse  il  sig.  Baronie  nei  giorni  passati, 
per  veder  di  riportar  da  me  il  consaputo  ribasso  delle  spese.  Gli  risposi 
di  non  poter  farlo,  perchè,  informatomi  delle  incredibili  stiracchiature  usate 
per  non  pagare,  e  che  le  cose  erano  diverse  dall'  espostomi,  io  non  sapea 
che  farci.  Gran  cosa,  che  non  vogliano  badare  alla  ricevuta  da  me  fatta 
ad  esso  sig.  Baronie,  che  è  condizionata.  Ed  egli  sa,  eh'  io  non  voleva 
ricevere  i  quaranta  filippi  effettivi,  che  tali  furono  infatti,  se  prima  non 
era  informata  da  V.  S.  illustrissima  dell'affare.  Tanto  mi  ruppe  il  capo, 
che  accettai  il  danaro  colla  condizione  suddetta.  Staremo  a  vedere,  dove 
andrà  la  petulanza  di  cotesta  gente. 


■17'é3]  A  OASTÀNO  ENEA   MELONI  4471 


La  prego  di  leggere  Tiuchiosa.  e  quando  stia  bene,  di  farla  avere  al  sig. 
marchese  (  Ben  ti  voglio  |.  Certamente  m'immagino  anch'io,  che  il  prete  farà 
al  cavaliere  la  lunga  esposizione  dello  sue  querele  e  pretensioni:  ma  non 
ho  creduto  di  dover  atfaticare  il  sig.  marchese  col  racconto  di  tutto.  Pensi 
di  grazia  V.  S.  illustrissima,  se  mai  cotesto  cavaliere  venisse  alla  piazza. 
0  al  ridotto  de* cavalieri;  che,  in  tal  caso,  ella  in  passando  potrebbe  pre- 
sentargli il  mio  foglio,  e  informarlo  dell'  atfare  con  facilità,  e  senza  di  lui 
incomodo.  E  qui,  ratificandole  il  mio  rispetto,  mi  confermo... 


4762. 

AD  A?^TON  FRANCESCO  GORI  in  Firenze. 

Modena  (in  villa),  23  Agosto  1743. 

BiBiiioTKGA  MAKUCKU.IASA,  Firenze,  edita  [1S9]. 

Un  brutto  imbroglio  è  veramente  succeduto  costi,  nocivo  alle  lettere, 
pregiudiziale  al  comraerzio.  E  come  sciogliere  il  nodo":*  Sapeva  io  prese  le 
balle  dei  libri,  ma  non  già  che  a  V.  S.  illnstrissima  fosse  toccata  la  dis- 
grazia. Ai  mali  della  guen-a.  ai  timori  della  pest€,  e  ad  nitri  guai,  ci 
mancava  ancor  questo  di  giunta.  Quaudo  si  potrà,  aspetterò  i  di  lei  favori. 
Riceverà  ella  nell'  annesso  loglio  la  risposta  a  ciò  che  chiede  il  sig.  ba- 
rone Ricasoli.  E,  con  tutto  l'ossequio  riverendola,  mi  confermo,  di  V.  S. 
illustrissima. 

Ho  cominciata  la  mia  villeggiatura,  e  mi  mancano  i  libri.  Tuttavia, 
rispondo.  Xou  rimando  la  copia  d' essi  diplomi  per  non  accrescere  a  lei 
la  spesa.  La  rimanderò  ad  ogni  suo  cenno. 


4763. 

A  GAETANO  ENEA  MELONI  *  in  Messina. 
Modena  (  in  villa  ),  23  Agosto  1743 

Edita  [US]. 

Porto  a  V.  S.  illustrissima  i  dovuti  ringraziamenti,  per  la  lettera  del 
sig.  abate  Pagliai,  di  cui  ella  mi  ha  favorito.  A  questa  io  rispondo  oggi,  e 
la  lascio  correre  per  la  posta,  a  fine  di  risparmiare  a  lei  maggiore  incomodo. 


*  Responsive  in  Archivio  Soli  Muratori  (  iJ.  Bibl.  Est.  ),  n."  9  da  Messina,  Roma, 
Ferrara,  1743- '49. 


4472  LODOVICO  ANTONIO  MURATOSI  [l'T-é.S- 

Ho  letto  i  suoi  versi,  ed  ho  motivo  di  rallegrarmi  con  lei  per  la  fe- 
licità della  sua  vena,  avendo  ella  egregiamente  ristretto  in  tante  ottave 
gli  argomenti  di  tante  prediche.  Chi  sa  comporre  cosi  è  capace  di  voli 
maggiori.  Né  io  ho  saputo  trovar  in  essi  cosa  alcuna,  che  d'  altro  sia  me- 
ritevole che  di  lode.  Suppongo  V.  S.  illustrissima  amica  del  sig.  avvocato 
Aglietti,  anzi  di  tutti  cotesti  signori  accademici.  La  prego  di  rassegnare 
a  cadaun  di  loro  i  miei  i-ispetti,  e,  con  tutto  1'  ossequio,  mi  protesto... 


4764. 

AD  ADAMO  PIVATI  in  Padova. 
Modena  (in  villa),  23  Agosto  1743. 

Edita  [113]. 

Signor  sì,  che  è  giunta  V  apologia  dell'  antico,  ma  distrutto  anfiteatro 
padovano,  e  spero  di  trovarlo  vistoso  né  tempi  romani.  Già  ho  cominciato 
a  leggere  e  son  pervenuto  dove  s'entra  in  materia.  Non  mancherò  di  ubbi- 
dire V.  S.  illustrissima,  col  notare  ciò  che  ci'ederò  bene. 

Quel  che  mi  dà  pena,  sarà  trovare  chi  la  riporti  al  padrone  in  questi 
rumori  di  movimenti  militari,  ed  apprensioni  di  peste,  che  vanno  inter- 
rompendo il  commerzio.  Quel  eh'  é  certo,  io  leggerò  e  saprò  dirgliene  il 
mio  sentimento.  Se  è  più  costì  il  sempre  vegeto  e  sempre  onorato  signor 
marchese  Taddeo  |  Rangoni],  la  prego  di  ricordargli  il  mio  ossequio,  e  di 
significargli  i  miei  desiderj  di  rivederlo  qui,  ma  non  solo.  Siam  troppo 
sazj  di  queste  disgustose  scene.  Entro  il  mese  venturo,  se  non  più  presto, 
si  vedrà  qual  piega  prendono  gli  affari. 

Il  nostro  Gherardi  si  gode  i  profumi  di  Venezia,  mentre  io  sto  go- 
dendo un  po'  di  villeggiatura,  se  pure  le  umane  vicende  me  la  lascieran 
godere.  Felici  voi  altri  signori,  che  mirate  in  lontananza  le  tempeste 
altrui  da  un  quieto  lido.  Pregandola  ancora  di  riverire  in  mio  nome  il 
nostro  sig.  Girolamo  Vaudelli  colla  signora  sua  consorte,  mi  rassegno  con 
tutto  lo  spirito... 

4765. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 

Modena  (  in  villa  ),  27  Agosto  1743. 

Archivio  Soli  Muratosi  {B.  BibU  Est.),  Modena. 

Comincio  a  credere,  che  abbia  ben  fatto  naufragio,  o  in  mare  o  in 
terra  la  balla  che   portava  al  Pagliarini  le  copie  del  Paraguai  per  lui,  e 


-l'7431  A    FORTUNATO  TAMBURINI  4473 

per  me.  Altro  non  posso  fare,  che  replicar  nuove  istanze  a  Venezia,  perchè 
i  pp.  della  Compagnia  ne  vorrebbono  pure  tante  costi,  che  in  Milano,  come 
un  d' essi  m' ha  scritto.  Mi  duole  di  non  averne  io  mandato  di  qua  le 
occorrenti,  quando  n'ebbi  la  congiuntura.  Ora,  per  il  commerzio  interrotto, 
non  sarà  facile  il  trovar  altra  occasione. 

Qui  si  dice  che  i  signori  veneziani  abbino  fermati  alcuni  barconi  di 
mercatore,  che  erano  alla  bocca  di  Goro.  stato  di  Ferrara,  con  iscacciar  di 
là  il  presidio  pontificio,  e  postarvisi  loro.  Quando  ciò  sia,  si  faran  costi 
più  congregazioni,  che  per  gli  sciambecchi  approdati  a  colesti  lidi.  Vegga 
quanti   imbrogli  in  un  medesimo  campo  abbia  il  povero  si  pacifico   papa. 

Il  p.  Bernai'dino  Galesi  '  lettore  benedettino,  abitante  in  s.  Salvatore 
di  Pavia,  ha  indotto  il  sig.  marchese  Botta  Adorno  a  pregarmi  di  scrivere 
air  eminentissimo  Querini  per  passare  a  Brescia,  con  qualche  onorevole 
impiego  colà,  o  pure  di  supplicare  V  E.  S.  d' impetrare  dal  x'everendis- 
simo  sig.  presidente,  che  gli  muti  luogo,  facendolo  passare  in  altro  mona- 
sterio  di  miglior  aria.  Ho  motivi  di  non  ricorrere  per  questo  ad  esso 
eminentissimo,  e  più  tosto  mi  rivolgo  alla  benignità  di  V.  P.  reverendis- 
sima per  supplicarla  se  potesse  favorir  lui,  e  me,  di  scrivere  di  questo  ad 
esso  p.  presidente.  Credo  che  esso  monaco  sia  persona  di  qualche  merito. 

So  i  sonori  viva  toccati  a  N".  S.  per  la  consaputa  abolizione,  e  so 
anche  V  Inteìide  Prospere,  calzante  versetto  impiegato  da  coleste  cime 
d'  uomini.  Peccato  è  che  alcuno  si  abusi  dell'  ottimo  cuore  del  santo  pon- 
tefice. Ma  ci  resta  la  promozione  per  compire  la  consolazione  di  cotesta 
gran  città. 

Il  sig.  canonico  Gori  di  Firenze  mi  assicura  essere  slata  arrestala 
una  balla  de'  suoi  libri  nello  Staio  pontificio.  In  tempi  si  torbidi,  ci  è  chi 
si  maraviglia  delle  novità,  che  si  vorrebbono  introdurre  in  Toscana.  Ma 
è  da  sperare,  che  si  queteran  que'  rumori. 

Insomma  comincio  anch'  io  al  pari  di  lei  a  credere,  che  non  abbiam 
sincere,  e  sicure  nuove  della  peste:  il  tempo  sarà  quello  che  ci  farà  scor- 
gere la  verità.  Intanto,  il  mio  libercolo  della  peste  non  vorrei,  che  s'in- 
superbisse al  vedersi  ristampato  costi  dopo  tante  ciarle.  Ma  preghiamo 
Dio,  che  non  abbiamo  mai  a  valercene.  L'  eminentissimo  Spinelli  per 
mezzo  del  sig.  conte  Callari,  che  è  qui.  mi  ha  fatto  sapere  che  lo  stadia 
continuamente,  per  tutti  i  bisogni. 

Monsignor  Sabbati  ni  tuttavia  si  trattiene  in  Ferrara,  ed  ha  supplicato 
per  venir  solamente  nel  prossimo  ottobre.  Ci  sarebbe  molto  da  dire:  ma 
meglio  è  tacere.  Non  è  pei'sona  da  lasciarsi  carpire  il  suo  buon  benefizio. 

Sicché  nulla  sa  ella,  più  di  me,  de' liberi  muratori.  Lasciamoli  dunque 
in  pace.  Voglia  Dio  che  il  principe  di  Lobkovitz,  aspettato  qui  al  comando, 


'  Sue  lettere  in  .4r<r/jiFto  Soli  Muratori  (  lì.  Bibl.  Est.  ),  n."  18  da  Padova,  174G-'47. 


4474  LODOVICO  ANTONIO  MURATORI  [l'?43- 


non  faccia  perdere  a  noi  quel  poco  di  pace,  che  godiamo  in  mezzo  a  i 
guai.  Niun  movimento  si  scorge  in  queste  truppe.  Gli  occhi  di  tutti  son 
volti  al  Reno.  Se  lo  passano  gli  alleati  si  può  temere  d'  una  lunga  guerra. 
Baciandole  le  mani,  mi  rassegno,  di  V.  S.  reverendissima. 

4766. 

A  FRANCESCO  CONTARELLI  in  Ferrara. 

Modena  (  in  villa  ),  30  Agosto  1743. 
Archivio  deliba  Conorkoazionk  di  Cakità,  Correggio,  edita  [272], 

Gran  voglia  che  hanno  cotesti  tribunali  d' ingrossare  i  lov  processi, 
e  moltiplicare  i  lor  decreti.  Gran  perfidia  che  ha  cotesto  signor  Squarzoni, 
per  voler,  sino  all'ultimo  sangue,  star  forte  in  campo.  Vedrà  V.  S.  illu- 
strissima se  rinchiuso  mandato  colle  risposte  mie  sta  a  proposito.  Mi  son 
ben  io  pentito  d'  essere  già  corso  all'  esca  del  signor  Baronie.  Ma  pazienza. 
Spero  che  cotesto  signor  giudice  mi  farà  giustizia,  considerando,  che  non 
avrei  preso  quel  danaro,  né  sarei  condisceso  a  donar  8  filippi;  se  non  mi 
avesse  egli  addotta  la  ragione  di  prolungar  la  lite.  Ho  creduto  bene  di 
far  anche  autenticar  la  lettera,  per  ogni  occorrenza. 

Mi  mostrò  il  signor  conte  Santagata  una  lista,  in  cui  anch'io  era 
scritto  per  le  spese  occorse  nella  lite  dei  modenesi  coi  ferraresi.  Intorno 
a  ciò  dico  a  V.  S.  illustrissima,  che  se  non  i  soli  beni  de'  secolari,  ma 
quegli  ancora  delle  Chiese,  doveano  essere  sottoposti  all'  aggravio,  che  si 
volea  imporre  costi,  io  non  ricuso  di  concorrere  alla  spesa  fatta.  Ma  quando 
i  beni  delle  Chiese  fossero  stati  esenti,  non  intendo  di  pagare;  perchè  la 
festa  non  sarebbe  stata  fatta  per  me. 

Starò  attendendo  l' esito  della  lettera  da  me  scritta  al  signor  mar- 
chese [Bentivoglio].  E,  con  ciò,  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo. 

Mi  sono  poi  ricordato,  che  la  ricevuta  non  era  condizionata.  La 
condizione  stava  nella  lettera  a  lei  scritta. 


4767. 

AD  ANTON  FRANCESCO  GORI  in  Firenze. 
Modena  (  in  villa  ),  .30  Agosto  1743. 

Biblioteca  Makucklliana,  Firenze,  edita  [189J. 

Mi  è  giunto  rinvolto  inviatomi  da  V.  S.  illustrissima  per  monsignor 
Passeri.  Domani  parto  per  la  villecrgiatura  :  ma  lascio   qui    chi    cercherà 


-±'7431         AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  1475 

occasione  per  farlo  passare  a  Bologna  in  mano  di  un  amico,  a  cui  scriverò, 
pregandolo  di  spingerlo  sino  a  Pesaro.  Mia  preraara  è  ch'ella  sia  ben 
servita  in  questo,  e  in  ogni  altra  cosa  che  da  me  dipenda.  Da  Roma  mi 
scrivono,  che  credono  cessate  coleste  brighe,  con  ritenere  gli  usi  antichi. 
E  qui,  con  tutto  1'  ossequio,  mi  rassegno,  di  V.  S.  illustrissima. 


4768. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Si>ezzano,  4  Settembre  174.3. 

R.  Biblioteca  Riccabdiara,  Firenze,  ^dita  [^21]. 

Debbo  ben  ringraziare  V.  S.  reverendissima  per  la  bontà  sua  nel- 
r  avermi  comunicate  le  saggio  sue  riflessioni  intorno  alla  propria  promo- 
zione. Mi  ha  sopratutto  toccato  il  cuore  la  speranza  che  il  buon  p.  abate 
Tamburini  abbia  anch' egli  ad  ottenere  il  pallio.  Quando  ciò  sarà,  somma 
sarà  la  mia  consolazione.  Forte  ancora  mi  rallegrerò,  se  monsignore  Enri- 
quez farà  un  si  bel  salto  da  Macerata  a  Madrid,  giacché  m'immagino, 
che  di  lui  solo  si  parli,  cioè  di  un  mio  buon  padrone.  Oh  che  moto,  che 
tumulto,  che  allegria  costi  per  la  maggior  parte  ! 

Ma  non  mancherà  una  segreta  malinconia  per  alcuni. 

«  Queir  eminentissimo,  a  cui  sembra,  ch'io  parli  con  franchezza  degli 
spagnuoli  nel  Paraguai,  non  dee  sapere,  eh'  io  potrei  allegare  vari  autori 
spagnuoli,  e  libri  anche  stampati  in  Madrid  che  dicono  anche  più  di  me. 
Si  parla  di  quelli  che  vanno  all'  America,  non  per  divenir  ivi  santi,  ma 
per  far  bottino  :  non  già  di  buoni  che  restano  in  Spagna.  E  poi  ho  lodato 
sempre  i  re.  Dicano  in  fine  quel  che  vogliono:  anch'io  voglio  dir  quello 
che  sento,  perchè  nulla  desidero  da  essi. 

Spero  poi  anch'  io  di  andar  innanzi,  dacché  il  padre  generale  de'  Ge- 
suiti, mandò  per  ordine  al  padre  provinciale,  che  venisse  a  ringi-aziarmi 
a  nome  suo,  e  della  compagnia  del  Paraguai  :  e  mi  si  fa  sperare  la  pa- 
tente di  partecipazione  delle  orazioni.  Reprima  l'invidia  se  può  ». 

Benché  vengano  sempre  migliori  nuove  della  peste,  pure  mi  fu  scritto 
ieri  da  Modena  (  perchè  ora  sto  villeggiando  a  Spezzano  sulla  collina  ) 
che  si  era  vicino  ivi  a  bandire  lo  stato  ecclesiastico  daddovero  ;  e  pure  le 
truppe  austriache  continuano  a  stare  sul  Bolognese  e  Ferrarese.  Vegga 
che  imbrogli.  Erano  gli  Ungheri  e  Croati  portati  intorno  a  Bologna  dove 
commettevano  molti  mali.  Un  distaccamento  spagnuolo  arrivò  loro  addosso. 
So  che  diedero  alle  gambe,  ma  non  ne  so  di  più.  Dicono  che  essi  spa- 
gnoli occupassero  qualche  magazzino  di  farine.  Ciò  non  ostante,  niun  moto 
finoi'a  si  vede  in  questi  austriaci,  tuttoché  nei  giorni  addietro  si    tenesse 


4476  LODOV^ICO  ANTONIO  MURATORI  [IT'-IS- 

per  fermo,  che  volessero  inviarsi  alla  volta  di  Bologna.  S'  è  anche  detto, 
ohe  fosse  in  moto  l'armata  di  Rimini;  ma  il  non  muoversi  gli  austriaci, 
è  contrario  a  tal  voce. 

Si  rinforza  ben  sempre  più  l'altra,  che  un  grosso  corpo  di  franzesi 
vada  ad  unirsi  con  don  Filippo:  il  che  succedendo,  potrebbono  tentare  il 
passo  verso  il  Piemonte;  quali  poi  ne  avessero  ad  essei*e  le  conseguenze, 
lascierò  pensare  a  lei.  In  Francia  si  credeva,  che  si  trattasse  forse  d' ac- 
cordo fra  Madrid  e  Torino;  e  da  Vienna  scrivono  fatte  esibizioni  dalla 
Corte  di  Spagna  al  sardo.  Io  per  me  stento  a  credere  che  il  saggio  re 
sardo  voglia  abbandonare  gli  inglesi.  Ma  rimettiamoci  al  tempo.  Finora 
non  si  verifica  che  il  principe  Carlo  abbia  passato  il  Reno. 

Né  pure  si  sa  che  il  principe  di  Lobkovitz  si  sia  partito  da  Vienna; 
ma  verrà  pur  troppo. 

Orsù,  V.  S.  reverendissima  goda  di  cotesto  allegrezze.  Staremo  ancor 
noi  aspettando  i  corrieri,  che  ci  facciano  conoscere  chi  abbia  ben  indo- 
vinato. Intanto,  ossequiosamente  mi  rassegno,  di  V.  S.  reverendissima. 

Dalla  bocca  di  Gero  occupata  da  i  Veneziani  non  ho  più  sentito  altro. 


4769. 

A  NICOLA  TACOLI  in  Reggio. 
Spezzano,  4  Settembre  1743. 

Archivio  TacoijI,  Modena. 

Talmente  mi  è  piaciuto  il  progetto  de  i  tre  dizionari,  che  si  vogliono 
ristampare  in  Venezia,  che  non  solo  mi  sono  io  associato  a  tal  opera,  ma  ho 
creduto  anche  mio  dovere  di  avvisarne  V.  S.  illustrissima  siccome  cava- 
liere che  si  diletta  di  libri  buoni  ed  utili.  A  questo  fine  le  spedisco  V  in- 
chiuso invito  e  prospetto  dell'  opera,  acciocché  se  la  truova  di  suo  genio, 
e  si  risolva  di  prenderla,  io  possa  animar  quel  libraio  ad  imprendere  tal 
fatica  colla  giunta  del  suo  nome.  Questa  congiuntura  serva  a  me  per  rin- 
novar le  proteste  di  quel  vero  ossequio,  con  cui  mi  ricordo. 

La  prego  ancora  di  cercare,  se  costi  si  trovasse  alcun  altro  dilettante, 
che  volesse  accudire  a  quest'opera. 


-1*743]  A   FOttTUXATO  TAUBURINl  4477 


4770. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Spezzano,  4  Settembre  1743. 

Arciiitio  Soli  )(l'raiori  (R.  Dihì,  Ett.),  Modena. 

Mi  perdoni  V.  P.  reverendissima  s'  io  non  posso  raffrenare  il  mio 
contento,  che  non  corra  a  congratularsi  prima  del  tempo  con  esso  lei  per 
quello  che  N.  S.  si  tien  per  fermo  abbia  destinato  in  esaltazione  sna.  Da 
più  partì  tengo  questo  avviso,  che  mi  ha  fatto  balzar  il  cuore  di  gioia. 
Sto  perciò  ringraziando  Iddio  con  allegrezza  inesplicabile,  e  parmi  di  rin- 
giovenire  nelìa  villeggiatura  di  Spezzano,  che  sto  ora  godendo.  Starò  con 
impazienza  aspettando  il  compimento  delia  gioia:  ma  intanto  ella  sia 
certa,  che  ninno,  più  di  me.  proverà  consolazione  per  questa  giunta  al 
merito  suo. 

È  venuto  in  Modena  monsignor  Sabbatini  per  passare  in  breve  alla 
sua  patria.  Forse  il  vedrò  nel  suo  passaggio  per  Gorzano.  Mi  vien  sup- 
posto che  monsignor  Enriquez  succederà  al  nunzio  di  Spagna. 

Perchè  il  salto  è  grande,  la  supplico  di  dirmi  se  pur  questi  è  mon- 
sig.  Enriquez  ora  governatore  di  Macerata,  che  è  mio  gran  padrone.  Tra 
i  candidati  veggo  ancora  monsignor  Monti.  Sommamente  me  ne  rallegrerò. 

Non  si  prenda  pensiero  V.  P.  reverendissima  di  rispondere  a  questo 
mio  riverente  foglio,  se  non  quando  avrà  soddisfatto  a  tutti  i  doveri  del 
presente  impegno  ;  e.  rimessa  in  calma  la  di  lei  mente,  potrà  pensare  anche 
ai  suoi  servitori  lontani. 

Aveva  io  promesso  al  signor  fattore,  prima  di  partirmi  di  Modena, 
di  raccomandare  a  lei  il  signor  Giovanni  suo  figlio,  per  procurargli  qualche 
imbarco  in  si  favorevole  congiuntura.  Mi  prendo  ora  questo  ardire.  Egli 
è  giovane  studioso,  è  dotato  di  bel  talento,  e  spero  che  farà  onore  a  chi 
di  lui  si  servirà. 

Quando  sia  vero  che  un  corpo  di  franzesi  sia  per  unirsi  a  don  Fi- 
lippo, si  potrebbe  udir  qualche  novità  in  Piemonte.  Un  distaccamento 
spaguuolo  ha  fatto  ritirare  da  Bologna  li  usseri;  ma  non  per  questo  si 
vede  qui  alcun  moto,  e  pure  ne'  di  passati  pareano  disposti  gli  austriaci 
per  passare  sul  Bolognese.  Ieri  ci  fu  scritto,  che  Modena  era  vicina  a 
bandire  lo  stato  pontifizio.  Vegga  che  picche,  e  che  disordini,  quando,  per 
la  Dio  grazia,  s' odono  sempre  migliori  nuove  della  peste,  e  peste  tanto 
lontana. 

Con  baciarle  le  mani,  e  senza  saper'  più  che  dire  del  Parar/imi,  e 
senza  poterne  inviar  copie  di  qua.  mi  rassegno,  di  V.  P.  reverendissima. 


44:78  LODOVICO   ANTONIO   MUUATOUI  [1*743- 


4771. 

AD  ADAMO  PI  VATI  iu  Padova. 
Spezzano,  5  Settembre  1743. 


Edita  [113]. 


La  grande  apologia  è  letta  :  l' ho  trovata  tale,  che  nou  si  dee  temere 
che  alcuno  risponda;  cosi  forti  son  le  ragioni.  Quel  diploma  d'Arrigo,  e 
r epitaffio  dello  Scro vigno  soa  cannoni  da  sessanta.  Me  ne  rallegro;  e  se 
V.  S.  illustrissima,  com'è  di  dovere,  li  darà  alla  luce,  glie  ne  vorran  bene 
tutti  i  concittadini.  Ma  il  punto  sta  in  chi  riporti  il  manoscritto,  perchè 
più  non  va  il  nostro  corriere,  e  Dio  sa  se  capiterà  occasione  alcuna  per 
costà,  giacché  io  sono  in  villa  lungi,  da  Modena  dieci  miglia,  a  Spezzano. 
Ho  lasciato  ordine  che  si  cerchi;  e,  con  tutto  l'ossequio,  mi  confermo. 


4772. 

A  GIAN  FRANCESCO  SOLI  iu  Modena. 
Spezzano,  6  Settembre  1743. 

Archivio  Soli  Mukatobi  {li.   BibL  Est,),  Modena, 

Non  ho  lettere,  né  di  voi,  né  del  signor  Giulio.  Segno  che  siete  man- 
canti di  nuove,  e  che  nulla  si  osserva  di  rimarcabile  costi  e  nelle  vi- 
cinanze. 

Ho  bisogno  che  andiate  a  trovare  il  signor  abate  Galli,  segretario  del 
signor  conte  amministratore,  per  riverirlo  in  mio  nome  in  primo  luogo,  e 
per  saper  nuove  della  sua  convalescenza;  e  poi  per  intendere  da  lui,  chi 
sia  uu  cavaliere  piacentino,  Ferdinando  Scotti,'  da  cui  mi  sono  state  man- 
date due  nuove  lettere  del  sig.  cardinale  Querini.  Cioè  se  sia  conte  o  mar- 
chese, o  se  eccellenza  o  illustrissimo,  acciocché  io  gli  possa  rispondere. 

Vi  mando  la  nota  dei  prossimi  cardinali,  come  crede  il  padre  Chiap- 
pini, che  debbono  essere. 

Me  le  rimanderete  indietro.  Per  la  Dio  grazia,  sto  bene,  ma  nou 
troppo  degli  occhi. 

Spero  che  ve  la  passiate  bene  ancor  tutti  voi  altri,  e  caramente  vi 
saluto  tutti.  Venendo  il  signor  Giulio,  riveritelo  per  mia  parte,  e  ditegli, 
che  ho  scritto  al  Gherardi. 


»  Sue  lettere  in  Archivio  Soli  Muratori  {  R.  BibL  Est.),  a.°  3  da  Piacenza,  1743- '44. 


-l'7'43]  A   DOMENICO   BttlCHIKlil   COLOMBI  447U 


4773. 

A  LORENZO  BIANCHI  in  Modena. 
Spezzano,  10  Settembre  1743. 

ÀKvaiTio  BuxcBi,  Modena. 

Delle  lettere  inchiuse  due.  vanno  a  S.  Pieti'o  e  al  signor  Giulio.  Quella 
per  Vienna  la  porterete  a  casa  del  signor  conte  Serra,  per  darla  al  se- 
gretario del  signor  conte  amministratore  Galli  che  abita  a  mezza  scala, 
o  pure  air  usciere,  pregandolo  da  parte  mia  d' inviarla  ad  esso  signor 
conte  amministi-atore  [Cristiani],  il  quale  spero  che  mi  favorirà  di  man- 
darla al  signor  cousiglier  de  Locella.  Le  altre  due  le  metterete  alla  posta, 
consegnandole  a  qae'  signori  uflSziali. 

Scrivetemi,  se  il  prevosto  e  il  dottore  abbiano  condotto  via  da  Vignola 
i  cavalli,  e  quando  si  creda  che  abbiano  da  tornare. 

Vedrete  alla  posta,  se  vi  son  mie  lettere.  Caramente  salutate  vostra 
madre  e  la  signora  Angiola. 

4774. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Spezzano,  10  Settembre  1743. 

B.  B1B1.10TKCA  BiccAKoiASA.  Firenze,  etlila  [215]. 

Due  favoritissime  di  V.  S.  illustrissima  mi  son  giunte,  Tuna  del  di  10 
e  l'altra  del  28  agosto,  mentre  sto  godendo  la  villeggiatura  dieci  miglia 
lungi  dalla  città.  Me  le  protesto  io  in  primo  luogo  sommamente  obbligato 
per  l'incessante  premura  sua  a  fine  di  farmi  raccomandalo  al  sig.  prin- 
cipe di  Lobkovitz,  con  un  biglietto  si  glorioso  per  me.  Se  questo  signore 
capiterà  a  Modena,  sarò  a  tributargli  il  tuio  ossequio.  Voglia  Dio  che  tro- 
viamo in  lui  il  buon  cuore  del  signor  maresciallo  Traum. 

Ben  pesante  a  me  sembra  l'assunto  da  lei  preso  di  assistere  all'edi- 
zione d'Ippocrate.  Tornato  che  io  sarò  in  città,  cercherò  conto  del  mano- 
scritto d'esso  autore,  ma  il  punto  sta  che  si  truovino  qui  due  persone 
capaci  della  collazione  che  si  possano  indurre  a  tal  fatica.  Qui  il  vin 
Greco  non  è  in  uso.  Tuttavia  assicuri  il  signor  dottor  Mach  che  farò  il 
possibile,  e  me  gli  ricordi  gran  servitore.  Ammiro  il  soo  coraggio  nel- 
r  imprendere  si  vasta  fatica  in  tempi  cosi  torbidi. 

Ci  andavamo  noi  lusigando  che  l'armate  non  passassero  il  Reno,  e 
che  questo  fosse  indizio  di  trattati  di  pace.  Ora  le  nostre  speranze  vanno 


44SO  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  fl'i'-iS- 


in  fumo.  Buona  briglia  è  quella  che  avete  messo  al  prussiano,  e  son  certo 
ohe  starà  in  dovere.  Mi  maraviglio  che  il  risorgimento  di  Duncherche 
non  faccia  gridare  anche  gli  olandesi. 

Qui  ne' giorni  passati  si  teneva  per  certo  che  tutta  l'armata  austi'iaca 
si  andrebbe  a  postare  a  Bologna  per  essere  a  portata  della  Toscana,  caso 
che  gli  spagnuoli  di  Rimini  tentassero  d'entrarvi.  Nulla  poi  s'è  fatto. 
Ad  essi  spagnuoli  son  giunti  cannoni  e  munizioni  di  Spagna,  che  per  la 
costa  dell' Aifrica  vennero  in  Sicilia,  e  poi  sbarcarono  nel  lido  pontifizio. 
Ma  si  crede  che  niun  movimento  faranno,  quando  non  seguisse  qualche 
novità  dalla  parte  del  Piemonte,  dandosi  per  cosa  certa  che  un  grosso 
corpo  di  franzesi  si  sia  a  d.  Filippo,  e  parendo  ch'essi  possano  pensare 
a  valicare  l'Alpi  in  qualche  sito:  Noi  non  abbiam  giurisdizione  ne'gabi- 
netti  de' principi  e  molto  men  sull'avvenire;  però  staremo  aspettando  le 
vicende  del  mondo  senza  arrischiarci  a  voler  predire. 

Avrete  in  breve  corriere  di  Roma  per  la  promozione  che  dovna  se- 
guir ieri,  0  in  breve  seguirà,  di  cardinali.  Vi  saranno  alcuni  d'essi  sud- 
diti della  Regina.  Della  peste  di  Messina  abbiam  sempre  migliori  nuove, 
benché  continui  e  cresca  l' interrorapimento  del  commerzio. 

Le  Lettere  del  Valdesio  che  a  Lei  costano  tanto,  avrei  caro  che  ri- 
compensassero la  spesa  con  darle  qualche  piacere.  Non  T  ho  peranche  ser- 
vita di  cercare  il  Codice  delle  leggi  longobarde  di  questa  cattedrale,  perchè 
ha  molto  che  sono  in  villa.  Non  mancherò  di  ubbidirla.  L'interdetto  di 
Firenze  non  si  verificò;  fu  solamente  una  minaccia.  Credo  che  si  siano 
quotati  que' rumori.  Nulla  so  dirle  di  quel  Fridiano  Piguuccio  poeta  luc- 
chese. Sarà  autore  di  poco  peso,  perchè  non  noto  a  noi  altri.  Non  ho  cor- 
rispondenza con  alcun  lucchese,  a  cui  possa  dimandarne  conto. 

Del  signor  Bertolani  non  ho  nuova  alcuna.  Mi  continui  ella  il  suo 
amore,  con  sicurezza  del  mio.  E,  con  tutto  l'ossequio,  mi  rassegno,  etc. 

Ieri  mi  giunse  qua  in  villa  una  copia  delle  Tavole  genealogiche  della 
Casa  Del  Carretto.  Mi  dica  ella  cosa  ne  abbia  da  fare. 


4775. 

A  NICOLA   TAGOLI  in  Reggio. 
Spezzano,  10  Settembre  1743. 

Archivio  Tacoli,  Modena. 

Sarà  ubbidita  V.  S.  illustrissima.  La  farò  associare  per  la  ristampa 
de  i  tre  Dizionarj.  Le  rendo  grazie  pel  passo  vigoroso  da  lei  fatto  con 
cotesto  signor  Guidetti.  S'egli  verrà  a  Modena,  non  mi  vi  troverà,  perchè. 


l'^'ld]  A   LOBSNZO  BIANCHI  44Ul 


da  alcaai  giorni  in  qua,  godo  la  villeggiatara  di  Spezzano.  Ma  egli  potrà 
abboccarsi  con  Lorenzo  [  Bianchi  ]  mio  nipote,  e.  in  ogni  caso,  il  signor 
Mattioli  depositario  dell'opera  riceverà  il  danaro. 

Se,  durante  questa  mia  villeggiatura.  V.  S.  illustrissima  inviasse  a  Mo- 
dena il  quadretto  prezioso,  ch'ella  conserva,  mi  toglierebbe  il  contento  di 
servirla.  Però  m'immagino,  che  differirà  lo  spedirlo.  Né  monsignore  ar- 
civescovo di  Milano,  forse  di  pi-esente  cardinale,  potrà  ripassar  cosi  presto 
per  queste  parti. 

Quando  si  x-accolgano  altre  antichità  di  Reggio,  alloi*a  si  potrebbe  for- 
marne un  libro,  che  piacesse  a  i  suoi  concittadini. 

Sia  ella  certa,  che,  giunto  il  tomo  VI  delle  Antiquitates  Jtaticae,  le 
sarà  immediatamente  spedito  costà.  C!oa  che.  ossequiosamente,  mi  rassegno. 


4776. 

A  FILIPPO   CAMERINI  in  Camerino. 
Spezzano,  12  Settembre  1743. 

Museo  Buitanmico,  Londra,  edita  [2S6]. 

Mi  manda  un  libraio  di  Venezia  rinchiuso  Invito  e  prospetto  d' un'opera 
ch'egli  disegna  di  ristampare,  pregandomi  di  farla  conoscere.  Parendo  a 
me  fatica  di  grande  utilità  e  divertimento,  mi  sono  arrolato:  e  perchè  so 
quanto  V.  R.  si  diletti  di  libri  buoni  ed  utili,  ho  creduto  bene  di  comu- 
nicargliene la  notizia,  con  pregarla  di  rimandarmi  poi  lo  stesso  Invito. 
Già  è  uscito  alla  luce  l'ultimo  tomo  delle  mie  Iscrizioni.  Desiderando  buone 
nuove  di  sua  salute,  e  riverendola,  con  tutto  lo  spirito,  mi  confermo. 


4777. 

A  LORENZO  BIANCHI  in  Modena. 
Spezzano  13  Settembre  1743. 

AscHivio  BiAscHi,  Modena. 

Se  vi  capiterà  a  tempo  questa  mia,  andate  tosto  di  grazia  alla  posta 
per  mettere  nel  baco  le  due  lettere  per  Firenze.  L'altra  poi  fatela  avere 
a  8.  Pietro. 

Ho  ricevute  le  vostre.  Ma  dovevate  ritenere  la  copia  autentica  della 
dispensa  pel  signor  Bartolomeo,  il  quale,  mediante  la  medesima,  può  far 
seguire  il  matrimonio  se  vuole.  Vi  rimando  pertanto  essa  copia  colla  let- 
tera a  me  diretta,  acciocché  torni  a  vedere  quello  che  mi  scrivono. 

Epistolario  di  Lodovico  Antonio  Muratori.  —  Voi.  X.  383. 


4482  LODOVICO   ANTONIO   MUHATOUI  [±'7'4:3- 


Riverite  il  P.  cellerario  Miari,  e  ditegli,  che,  tornando  io  in  città? 
cercherò  se  v"è  quel  libro,  ch'egli  desidera.  Godo  che  l'abbiate  pagato. 
Ricordate  al  signor  dottore  il  Fregni,  e  la  casa  da  affittare. 

Ho  riscosso  da  chi  s'è  caricato  del  censo  Agazzotti  cinque  Luigi. 
Salutate  vosti'a  Madre  e  la  signora  Angiola.  Mi  rallegro,  che  stiate  bene 
tutti.  Nella  scoi'sa  domenica  mi  occorse  un  incomodo.  Ora  sto  bene,  per 
la  Dio  grazia. 

4778. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Spezzano,  13  Settembre  1743. 

Archivio  Soli  Mukatoki  (It.   Bibl.  Est.),  Modena. 

Eminentissimo  Principe, 

Ebbe  la  benignità  V.  E.  di  confermarmi  in  un  suo  graziosissimo  foglio 
la  prossima  sua  promozione  :  il  che  mi  vien  più  di  consolazione. 

Essendo  poi  qua  giunte  ieri  le  nuove  del  già  pronunziato  Fiat,  udite 
prima  in  Modena  cou  plauso,  e  contentezza  universale  de'  concittadini, 
queste  diedero  il  compimento  all'inesplicabil  mia  allegrezza. 

Ho  benedetto  papa  Benedetto,  ho  ammirata  la  previdenza  di  Dio  che, 
quantunque  ella  non  avesse  una  lunga  particolar  servitù  col  regnante 
pontefice,  pure  l'ha  condotta  in  si  poco  tempo  in  alto,  quando  monsignor 
Milo  finora  non  v'è  potuto  giungere.  Non  so  finire  di  ringraziare  Dio  per 
questo,  e  massimamente,  perchè  non  mancavano  persone,  e  le  conosco,  che 
non  credeano  possibile  per  lei  questo  volo,  e  credo  che  in  lor  cuore  bra- 
massero, che  non  seguisse.  Mi  congratulo  dunque  ex  tota  anima,  ex  tota 
corde,  et  mente  coli' E.  V.,  e  mi  permetta,  che  mi  congratuli  anche  meco 
stesso  per  la  viva  speranza  che  ella  sia  per  continuarmi  quel  generoso 
patrocinio,  che  mi  ha  fatto  godere  finora  con  tanta  bontà. 

Di  costà  mi  viene  scritto,  che  le  copie  del  Paraguai  hanno  grande 
spaccio.  Adunque  dovrebbe  esser  giunta  la  balla,  che  da  tanto  tempo  fu 
spedita  da  Venezia.  Supplico  V.  E.  di  farne  fare  ricerca;  e  quando  sieno 
arrivate  le  sei  copie  per  conto  mio,  mi  raccomando  alla  sua  benignità  perchè 
sieno  legate  le  destinate  a  N.  S.,  a  lei  e  agli  eminentissimi  Valenti,  Pas- 
sionei,  e  Monti.  Vo  pensando  se  io  abbia  da  scrivei-e  ad  esso  eminentis- 
simo Monti,  siccome  ancora  all' eminentissimo  Calcagnini.  Io  son  divenuto 
alquanto  selvatico,  e  pare,  che  non  mi  curi  di  nuove  servitù,  dappoiché 
ho  anche  lasciato  andare  le  vecchie. 

Ho  avuto  la  disgrazia  di  non  poter  inchinare  l' eminentissimo  Querini 
nel  suo  passaggio  per  Modena,  quando  egli  mostrava  premura  di  vedermi. 


-l'7'431  A  DOMENICO  BBIOHIKBI  OOLOMBI  4483 

II  trovarmi  io  a  Spezzano,  e  un  accidente  occorsomi  nella  processione  di 
Fiorano  nel  dì  della  natività  della  santissima  Vergine,  mi  fecero  perdere 
rincontro  dell' E.  S.  con  sommo  mio  dispiacere.  Ne  scriverò  in  breve  ad 
esso  eminentissimo.  Ma  vedendolo  V.  E.,  la  supplico  di  attestargli  i  sen- 
timenti del  singoiar  mio  rammarico  per  tal  contrattempo. 

E  giunto  il  principe  di  Lobkovitz. 

Stiamo  aspettando  se  il  presente  settembre  sia  per  prodarre  muta- 
zione alcuna  negli  affari  d'Italia.  Ma  di  piìi  non  soggiungo,  perchè  mi 
immagino  V.  E.  piena  in  questi  giorni  di  visite,  di  cerimonie,  di  pensieri 
per  la  vita  nuova  che  le  convien  fare.  Dio  le  conceda  sanità,  ed  ogni  altra 
maggiore  felicità.  Con  che.  baciandole  la  sacra  porpora,  e  rassegnandole 
il  mio  profondo  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  E.  reverendissima. 


4779. 

A  LORENZO   BIANCHI  in  Modena. 
Spezzano,  16  Settembre  1743. 

Akcuivio  Bianchi,  Modena. 

Consegnerete  a  gli  ufiziali  della  posta  le  due  inchiuse  per  Trento. 
Quella  per  Vienna  vi  raccomando  di  darla  al  sig.  segretario  del  signor 
conte  amministratore,  con  riverirlo  in  mio  nome  e  pregarlo  di  farla  avere 
ad  esso  signor  conte,  da  inviarsi  al  signor  consigliere  De  Locella.  o  pure 
datela  all'usciere  come  faceste  l'altra  volta. 

Quando  non  fosse  finito  il  tabacco  in  corda,  che  prendeste  l'ultima 
volta,  avrei  caro,  che  ne  comperaste  una  libra.  Se  poi  l'avessero  finito  e 
il  nuovo  rotolo  non  fosse  di  così  buona  qualità,  aspetterò  a  provvedermene 
costì.  Con  che,  caramente  saluto  voi,  e  tutti  di  casa. 


4780. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 

Spezzano,  10  Settembre  174.3. 

E.  BiBLioTKCA  liiccAKOiAKA,  Firenze,  edita  [246]. 

L'ultimo  carissimo  foglio  di  V.  S.  illustrissima  del  dì  4  del  corrente 
mi  porta  buone  nuove  di  lei  e  del  suo  continuato  benigno  amore  verso  di 
me.  per  cui  la  ringrazio.  Prima  d'ogni  altra  cosa  le  debbo  significare  che 
nello  stesso  ordinario  mi  ha  scritto  Giovan  Battista  Parone  libraio  di 
Trento  che  vuol  ristampare  il  mio  T rattatelto  della  Giurisprudenza,  e  mi 


4484  LODOVICO   ANTONIO    MUttATOIlI  [1*743- 


prega  di  qualche  giunta.  Gli  rispondo  oggi  di  non  averne,  ma  che  se  pò- 
tesse  impetrare  da  lei  quelle  annotazioni  e  giunte  che  credo  aver  ella 
preparate,  la  di  lui  ristampa  acquisterebbe  maggior  credito.  Su  tale  no- 
tizia ella  rifletterà  se  fosse  in  istato  di  favorirlo,  ed,  occorrendo,  potrebbe 
senza  perdere  tempo  scriverne  al  medesimo,  acciocché  non  incominciasse 
l'opera  senza  di  lei.  A  questa  maniera  ella  risparmierebbe  la  fatica  della 
traduzione.  E  se  col  tempo  volesse  poi  far  la  stessa  traduzione  per  comu- 
nicare alla  Germania  quell'argomento,    potrebbe  farlo. 

È  giunto  il  signor  principe  di  Lobkovitz,  dopo  essere  stato  ben  trat- 
tato in  Mantova  dal  signor  conte  Pallavicino,  il  quale  non  s'è  mai  più 
lasciato  vedere  in  Modena.  Nella  villeggiatura  che  sto  godendo  odo  ch'esso 
signor  principe  è  andato  a  Torino.  Se  il  signor  conte  maresciallo  Kini- 
seggh  mi  avrà  favorito  secondo  gli  amorevoli  uffizi  di  V.  S.  illustrissima, 
me  ne  accorgerò  un  qualche  giorno.  Replico  intanto  i  ringraziamenti  alla 
di  lei  bontà.  V'eramente  questi  torbidi  tempi  son  poco  propizi  alle  lettere 
e  ai  librai,  e  però  non  mi  maraviglio  se  non  si  truova  chi  voglia  ristam- 
pare le  Operette  del  Lampridio  e  Valdesio.  E  assai  il  tentare.  Quando 
non  riesca,  facile  sarà  l'aver  pazienza. 

Dicono  ricuperata  Egra,  assediato  nelle  forme  Ingolstadt,  e  si  vuol 
anche  passato  di  là  dal  Reno  il  serenissimo  principe  Carlo:  ma  di  que- 
st'  ultimo  meglio  è  aspettar  la  conferma.  Qui  non  abbiamo  se  non  ciarle 
di  movimenti  in  Savoia  degli  spagnuoli,  co' quali  si  dà  per  certa  l'unione 
di  un  corpo  di  franzesi,  siccome  di  sospetti  che  gli  spagnuoli  di  Rimini 
possano  pensare  alla  Toscana.  Quel  che  è  cei'to.  ninno  finora  si  muove,  e, 
quando  nel  settembre  corrente  non  segua  qualche  tentativo,  pare  che  nul- 
l'altro  s'abbia  a  fare;  perchè  le  nevi  guasteran  tutti  i  disegni.  Ci  scotta 
intanto  l'apparenza  che  magggiormente  sia  per  accendersi  la  guerra, 
quando  noi  abbiamo  tanto  bisogno  della  pace. 

Nulla  le  dico  della  promozione  seguita,  perchè  già  ne  saran  perve- 
nute le  nuove  costà.  Se  più  ella  ha  nuove  del  signor  Gaspari,  me  le  co- 
munichi. Con  che,  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo,  etc. 


4781. 

AD  ANGELO  MARIA  QUERINI  in  Brescia. 
Spezzano,  16  Settembre  174.3. 

Biblioteca  Queriniana,  Brescia,  edita  [253]. 

Questa  volta  son  io  stato  bene  sfortunato  per  trovarmi  lungi  da  Mo- 
dena e  non  aver  potuto  inchinare  l'È.  V,  nel  suo  passaggio  per  colà,  il 
che  mi  ha  sommamente  afilitto.  Ricevei  le  sue  grazie  per  mezzo  del  signor 


-l'7<43]  AD  ANGELO  MABIA  QUKRINI  4485 

conte  Scotti.  Susseguenleraenle  nel  di  7  del  corrente  sopraggi unsero  V  altre 
portate  da' padri  domenicani,  e  perciocché,  secondo  i  miei  conti,  dovea  V.  E. 
mettersi  in  viaggio  nel  dì  H,  disposi  di  tornare  in  città  nel  di  *J.  Il  primo 
interrompimento  fu  di  non  aver  potuto  avere  i  miei  cavalli,  per  li  quali 
avea  scritto,  perchè  condotti  via  dai  miei  nipoti.  Si  aggiunse  il  secondo: 
cioè  trovandomi  io  alla  solenne  processione  della  natività  della  B.V.,  accom- 
pagnando con  questo  sig.  marchese  [Coccapani]  il  Venerabile,  i  Micheletti 
ivi  di  quartiere  aveano  messi  0  mortaretti  in  una  contrada  stretta,  per  dove 
passava  la  processione,  senza  che  niun  di  noi  se  ne  avvedesse  ;  ed  appena 
passato  il  Venerabile,  diedero  fuoco  ad  essi  alla  mia  dirittura,  e  tutti  in 
un  tempo  scoppiarono.  Poteano  fare  un  gran  male  nel  folto  popolo  che  mi 
veniva  dietro.  Io  solo  ne  risentii  danno,  perchè  poco  mancò  che  la  fiamma 
non  mi  desse  nel  volto,  e  il  grande  scoppio  mi  percosse  si  forte  il  tim- 
pano degli  orecchi,  che  non  più  sentiva  cantare  i  preti.  Così  mezzo  assor- 
dito, e  col  capo  infiammato,  tornai  qua  a  Spezzano  malconcio,  e  nel  se- 
guente lunedi  stetti  in  riguardo.  A  poco  a  poco  andai  ricuperando  l'udito, 
essendomi  solamente  restato  un  mormorio,  che  non  1"  impedisce.  Ero  io 
disposto  a  venire  quando  mi  sopragginnse  l' avviso  che  V.  E.  era  già 
passata:  colpo,  che  mi  ha  recato  un  sommo  rammarico,  massimamente 
sapendo  la  benigna  premura  sua  di  vedermi. 

Vengo  al  disegno  dell*  E.  V.  per  le  lettere  del  cardinale  Polo.  Non 
può  abbastanza  lodarsi.  Son  certamente  lodevolissime  quelle  del  Barbaro, 
«li  cui  la  singolare  sua  generosità  mi  ha  favorito,  e  per  le  quali  infinite 
grazie  le  rendo.  Saran  queste  il  mio  più  gustoso  trattenimento  nella  pre- 
sente villeggiatura.  Ma  quelle  del  Polo  van  troppo  al  di  sopra,  sì  per 
l'autore,  uno  dei  più  insigni  personaggi  della  Chiesa  di  Dio,  e  si  per  gli 
argomenti  che  sono  de'  più  luminosi  ed  importanti  nella  storia  ecclesiastica. 
Quello,  che  io  ho  citato,  non  so  ben  dirlo  se  lo  prendessi  da  libro  stam- 
pato o  pur  da  qualche  manoscritto;  solamente  so,  che,  quando  io  mi 
trovavo  assai  giovane  nella  Biblioteca  Ambrosiana,  essendomi  nato  il  pen- 
siero di  trattare  degli  scrittori  modenesi,  feci  una  selva  di  memorie  con- 
cernenti quell'argomento,  di  cui  poscia  non  mi  son  servito,  se  non  perle 
vite  del  Castelvetro,  Sigonio,  Tassoni.  Allorché  tornerò  in  città,  vedrò  se 
avessi  notato,  onde  pigliassi  quel  pezzo  di  lettera,  e  glielo  accennerò.  Certo 
è  che  la  vidi  nell'  Ambrosiana:  poiché  nell'Estense  nulla  abbiamo  di  Polo 
né  di  stampato,  né  di  manoscritto.  Solamente  ci  son  le  vite  de' cardinali 
cospicui  scritte  da  un  vescovo  franzese  in  4  tomi,  fra  le  quali  tengo  per 
sicuro  che  v'ha  ancor  quella  del  cardinal  Polo;  e  verisimilmente  V.  E. 
avrà  esso  libro.  Ora  egli  é  da  sperare  che  stando  ella  in  Roma  e  ado- 
perando r  impareggiabil  sua  diligenza,  troverà  cose  inedite  di  qualche 
grand' uomo  nella  Vaticana  e  nell' altre  librerie  provvedute  di  manoscritti, 
e  potrà  poi  confutare  con  facilità  l' inglese  Brunet.  L' impresa   è   nobilis- 


4480  LODOVICO  ANTONIO  MURATORI  [1*743- 

sima.  e  mi  rallegro  che  il  suo  gran  genio  l'abbia  concepita,  pei-chè  niun 
più  di  lei  può  gloriosamente  trarla  a  fine. 

Passo  a  renderle  umilissime  grazie  per  le  due  nuove  sue  lettere;  l'una 
delle  quali  mi  ha  recato  gran  piacere  colle  notizie  dei  poeti  della  Grecia. 
Nel  catalogo  dei  manoscritti  dell'  Escuriale  vidi  mentovati  non  pochi  di 
quei  compositori  d"  inni  sacri.  Neil'  altra  si  contengono  molle  savie  rifles- 
sioni intorno  al  dittico  celebre  dell"  E.  V.  Le  stimo  assai  più  che  lantc 
conietture  fabbiùcate  dall'  ingegno  degli  eruditi.  Di  più  probabilmente  non 
si  potrà  dire. 

Dovrebbero  una  volta  essere  pervenute  costà  copie  del  mio  Tratta- 
tello  del  Paraguai.  Una  d'esse  da  gran  tempo  era  destinata  per  V.  E.  ed 
essendo  giunta,  la  riceverà  dall'  eminentissimo  Tamburini  per  un  lieve  at- 
testato di  quella  profonda  venerazione,  con  cui,  baciandole  la  sacra  porpora, 
mi  confermo,  etc. 

Se  V.  E.  si  degnerà  di  mettermi  al  bacio  de' sacri  piedi  di  N.  S., 
sarà  questo  per  me  un  singoiar  favore. 


4782. 

A  LORENZO  BIANCHI  in  Modena. 
Spezzano,  18  Settembre  1743. 

Archivio  Bianchi,  Modena. 

Troverete  inchiusa  la  lettera  desiderata  dal  signor  Ferrari.  Dovreste 
aver  ricevuta  nn'  altra  mia  precedente,  in  cui  vi  diceva  di  provvedere 
una  libbra  di  tabacco  in  corda,  se  ve  n'  ha  di  quello,  che  ultimamente 
comperaste.  Salutate  caramente  il  signor  proposto  Soli  con  dirgli,  che  ho 
ricevuto  la  sua,  e  sperar  io,  che  1"  incomodo  da  lui  sofferto  al  volto,  con 
iscaricar  sempre  più  il  capo,  tornerà  in  maggior  suo  giovamento.  Gli  di- 
rete ancora,  che  il  signor  principe  di  Lobkovitz  disse  al  signor  Cristiani, 
che  bisognava  rivedersi  per  pensare  al  mantenimento  dell'  armata,  perchè 
qui  solo  0  la  rugiada  del  cielo,  o  i  frutti  della  terra  doveano  supplire. 
Sperano  a  Torino  di  rendere  inefficaci  i  tentativi  di  d.  Filippo,  il  quale 
non  ha  ricevuto  che  dieci  o  dodici  battaglioni  franzesi  di  soccorso.  Tutte 
le  due  feste  comincierò  a  pensare  al  mio  ritorno,  per  essere  costi  prima 
che  termini  il  mese.  Ma  avviserò.  Salutate  tutti  di  casa. 

Direte  in  oltre  al  signor  proposto,  che  se  i  coppi  del  signor  abate 
Moggi  son  buoni,  li  prenderò,  e  che  li  faccia  pur  condurre. 

Scriverò  al  sig.  Franchini  :  ma  probabilmente  egli  non  si  metterà  pen- 
siero delle  mie  ragioni,  quando  pure  non  si  potesse  far  la  lite  in  Vignola. 


-l^'^S]  A  aiROLAMO  TARTABOTTl  4487 


4783. 

A  GIAN  FRANCESCO  SOLI  in  Modena. 

Spezzano,  19  Settembre  174'i 

Archivio  Soia  Musatosi  {li.  Bibl.  E$l,),  Modena. 

Altra  volta  han  voluto  dare  alla  posta  la  lettera  indirizzata  al  signor 
<iiacomo  Gavazzi,  né  si  è  voluta. 

Non  conosco  quel  signore,  e  però  non  la  voglio. 

Se  sapete,  che  i  due  tomi,  inviati  a  S.  Faustino  dal  signor  conte 
Guicciardi,  furono  portati  a  S.  Agnese,  vorrei  che  in  occasione  di  portar 
rinchiusa  al  signor  fattoi'e  Tori,  gli  diceste,  che  assicuri  pure  esso  signor 
conte,  ch'io  gli  ho  ricevuti.  Sono  due  tomi  in  foglio,  in  lingua  francese. 

Caramente  vi  saluto:  salutate  tutti  di  casa. 


4784. 

A  NICOLA  TACOLI  in  Reggio. 
Spezzano,  19  Settembre  1743. 

Archivio  Tacoi.i.  Modena. 

Sarà  ubbidita  V.  S.  illustrissima.  Ho  già  notificato  a  Venezia  l'inten- 
zione di  lei.  e  del  signor  conte  Crispi  per  la  ristampa  de  i  tre  bizionarj : 
e  a  suo  tempo  saranno  amendue  serviti.  Ho  sempre  dimenticato  di  chie- 
dere, se  costi  si  sia  veduto  il  mio  Trattatello  delle  missioni  del  Paraguai 
neir  America,  che  tanto  è  piaciuto  a  i  padri  Gesuiti,  ed  ha  grande  spaccio, 
massimamente  in  Roma. 

Coi  sentimenti  più  vivi  del  mio  ossequio,  mi  ricordo,  etc. 


4785. 

A  GIROLAMO  TARTAROTTI  in  Venezia. 
Spezzano,  19  Settembre  1743. 

Archivio  Soli  Muratori  (R.  Bibl.  Egt.),  edita  [113]. 

Non  risposi  allo  stimatissimo  precedente  foglio  di  V.  S.  illustrissima 
intorno  alla  richiesta  del  manoscritto  del  Porcellio,  perchè  aspettavo  io 
pure  la  risposta  del  signor    Argelati,  il  quale   mi    assicura    ora,    eh'  es.«50 


4488  LODOVICO  ANTONIO   MURATOSI  [IT'^S- 


manoscritto  sarà  puntualmente  rimesso  costà  alle  mani  del  signor  procu- 
rator  Foscarini. 

Ma  vegga  come  quel  benedetto  uomo  imbroglia  le  faccende. 

Mi  scrive  ora  essere  tanto  cresciuto  l'ultimo  tomo  delle  Antiqidtaies 
Italicae,  che  quell'  operetta  non  vi  è  potuta  capire,  e  però  pensa  di  darla 
fuori  neir  indice  generale  della  Raccolta  Rerum  Italicarum,  che  da  tanto 
tempo  egli  ha  promesso;  e  mi  ricerca  se  avessi  altre  cronache  da  potervi 
aggiungei'e. 

Io  ne  ho.  Voglia  Dio,  che  mi  possa  una  volta  sbrogliare  da  lui.  Ma 
ella  non  dubiti.  Tornerà  il  manoscritto  al  suo  padrone. 

Carissimo  m"  è  stato  l'avviso,  che  costi  si  trovi  il  signor  conte  Carli, 
cavaliere  dotato  di  si  bei  pregi,  e  eh'  egli  conservi  memoi'ia  di  me.  Il  rin- 
grazi e  divotamente  il  riverisca  per  parte  mia.  Le  invierò  la  sua  con- 
versazione. 

Non  mi  dà  nuova  V.  S,  illustrissima  delle  operette  che  già  pensava 
di  dare  alla  luce,  sì  per  Giovanni  diacono,  come  per  le  giunte  al  Fonta- 
nini.  Certamente  io  le  farei  un  processo,  quando  lasciasse  in  ozio  il  suo 
felice  talento.  Io  per  me  sto  godendo  da  un  mese  in  qua  la  villeggiatura 
lungi  dalla  città;  cercando  la  quiete  dov'è,  perchè  nelle  città  non  s'odono 
che  guai,  per  cagion  de' torbidi  tempi.  Ma,  senza  libri,  nulla  posso  fare,  se 
non  la  vita  del  poltrone.  Pregandola  della  continuazion  del  suo  amore,  con 
assicurarla  del  mio,  le  rassegno  il  mio  vero  ossequio,  e  mi  confermo,  etc. 


4786. 

A  GIAN  FRANCESCO  SOLI  in  Modena, 

Spezzano,  20  Settembre  1743, 

Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Uibl.  E»l.  ),  Modena, 

Ho  ricevuto  colle  lettere  venute  oggi  anche  la  vostra,  e  mi  rallegro 
con  voi  pel  buon  incamrainamento  della  vostra  orecchia. 

Mi  scrive  Lorenzo,  avergli  detto  il  padre  d,  Eusebio,  che  il  padre 
abate  di  s.  Pietro,  non  ha  ricevuto  una  mia  risposta.  La  mandai  con  altre 
portate  dal  signor  arcidiacono  Vecchi,  e  nella  scritta  a  Lorenzo  gli  diceva 
di  comperarmi  una  libbra  di  tabacco;  e  se  la  comperò  prima  di  questo 
giorno,  segno  è  eh'  egli  ricevè  quel  mio  plico.  Se  potete,  informatevi,  se 
esso  padre  abate  1'  abbia  ricevuta. 

Al  rovescio  di  chi  ora  comanda,  il  signor  maresciallo  Traum  ha  la- 
sciate grandi  limosino  in  Carpi,  ha  donato  cento  zecchini  all'  abate  Pa- 
potti  per  fitto  e  risarcimento  di  sua  casa;  e  voleva  anche  donargli  tutta 
la  sua  cucina,  se  il  suo  ministro  di  casa  non  1'  avesse  impedito. 


-1*7 '431  A  OEROLAMO   TAGLIAZUCCHI  4489 


Ringraziate  il  signor  abate  Biavardi.  Qai  abbiam  poco  buone  nuove 
della  sanità  del  prelato. 

Quando  io  non  vi  scriva  in  contrario,  penso  che  possiate  mandarmi 
a  prendere  nel  prossimo  giovedì.  Potrà  venir  la  sedia  la  mattina,  ed  io 
verrò  poi  nel  dopo  pranzo.  Caramente  saluto  voi,  e  tutti  dì  casa. 

Leggerete  l' incbiusa  al  signor  Soliani,  o  tenetela,  acciocché  io  possa 
1  ispondere. 

Mi  scrisse  il  signor  d.  Ignazio,  che  gli  procurassi  dal  signor  d.  Ma- 
latesta  le  scritture  di  sua  Casa.  Ecco  ciò.  ch'egli  mi  risponde.  Mandate 
essa  risposta  a  Vignola.  e  riveritelo  in  mio  nome. 

Dicono,  essere  nevicato  anche  al  Cimone,  e  che  la  neve  arrivò  sino 
a  .'^estola.  ma  sparve  fra  poco. 

4787. 

ALLO  STESSO  in  Modena. 
Spezzano,  22  Settembre  1743. 

Archivio  Sol,i,  Mckatoki  (K.  llibl.  EsL),  Modena. 

Quando  vogliate  venir  voi  in  persona,  sarete  il  ben  venuto.  Il  punto 
sta,  che  questo  tempo  inquieto  non  imbrogli  le  scritture. 

Se  piovesse,  la  via  della  stradella  ho  paura  che  fosse  cattiva.  Se  il 
giovedì  non  si  potesse.  conveiTà  aspettare  un  altro  di.  Meglio  sarebbe 
che  partiste  di  buon'ora,  acciocché  i  cavalli  godessero  qui  più  ore  di 
riposo. 

La  messa  la  potreste  poi  dire  qui  all'oratorio  di  san  fiocco,  che  è 
sulla  strada,  lasciando  venire  i  cavalli  al  palazzo. 

Non  mi  avete  mai  scritto,  se  sia  venuta  la  paglia;  quando  no.  scri- 
vetene subito  al  signor  Anùvabene,  per  intendere  le  sue  risoluzioni. 

Con  che,  caramente  vi  saluto  tutti. 

Potrete  riscuotere  i  paoli  27  dal  signor  abate  Biavardi,  risparmiati 
dall'abate  Saltini  per  la  dispensa,  e  li  restituirete   al  signor  Bartolomeo. 


4788. 

A  GEROLAMO  TAGLIAZUCCHI  in  Torino. 
Spezzano,  22  Settembre  1743. 

B.  AsCHirio  DI  Stato,  Torino. 

Venga  il  sig.  duca  di  s.  Elisabetta:  il  vedrò  ben  volentieri.  Se  arri- 
veranno  Harmora    Taurinensia,  leggerò  con  piacere,   e  ne  porterò  i  rin- 


4490  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [1*743- 


graziamenti  agli  autori.  Intanto,  prego  voi  di  protestarmi  ad  essi  per  molto 
tenuto  alla  lor  gentilezza,  che  mi  vuole  far  godere  il  frutto  delle  erudite 
lor  fatiche.  Ma  che  fanno  le  vostre?  Ci  deste  speranza  di  cose  nuove  e 
nulla  più  ne  parlate.  E  poi  ci  resta  da  sapere  quando  arriverà  il  di  della 
vostra  giubilazione,  per  cui  speriamo  di  rivedervi  nella  patria;  se  pur  non 
v'incresce  di  cambiare  i  palagi  in  tugurj.  In  Roma  si  va  credendo,  che 
la  porpora  sia  riserbata  pel  sig.  marchese  D'Ormea.  Ne  è  degno.  Io  lo 
desidero  forte. 

Sempre  m' è  caro  d'intendere  che  il  sig.  primo  presidente  si  ricordi 
di  me.  In  prima  occasione  ancor  voi  ratificategli  il  mio  costantissimo  os- 
sequio. Con  che,  caramente,  vi  abbraccio. 


Al  sig.  abate  Pasini  i  miei  rispetti. 


4789. 

A  NICOLA  TACOLI  in  Reggio. 
Modena,  26  Settembre  174.3. 

Aucmvio  TACor-i,  Modena. 

Mi  son  restituito  alla  città;  ma  senza  sapere,  se  tornerò  alla  villeg- 
giatura di  Fiorano,  o  di  Spezzano.  Certo  è  che  mi  fermerò  qui  per  tutto 
il  di  6  del  prossimo  ottobre.  Però,  se  V.  S.  illustrissima  manderà  il  qua- 
dretto consaputo,  e  si  troverà  in  città  il  sig.  Consetti,  soddisfarò  alle  di 
lei  premure,  con  ricercarne  il  di  lui  giudizio.  Il  punto  sta  a  rimetterlo  di 
nuovo  alle  di  lei  mani.  Ho  scritto  a  Venezia  per  lei,  e  pel  signor  conte 
Crispi.  E,  bramando  sempre  di  poterle  comprovar  coli' opere  il  mio  vero 
ossequio,  mi  confermo. 

4790. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 

Modena,  27  Settembre  174!?. 

Archivio  Soli  Muratori  {li.  Bihì.  Est,),  Modena. 

Si  è  compiaciuta  l' E.  V.  co'  due  suoi  beniguissimi  fogli  di  accrescere 
la  mia  consolazione,  con  farmi  conoscere,  che  il  suo  generoso  cuore  verso 
di  me  non  si  scemerà  punto  per  l'altezza  del  nuovo  suo  grado:  del  che 
le  rendo  infinite  grazie. 

Quanto  al  sig.  abate  suo  fratello,  se  non  sapessi  fin  dove  arriva  la 
delicatezza  della  di  lei  co.scienza,  mi  sarei  mai-a vigliato  della  sua  richiesta. 


-1*7-43]  A   FORTUNATO  TAMBURINI  44'Jl 

Non  solamente  V.  E.  paò,  ma  deve  aiutarlo.  Già  l'ha  deciso  l'apo- 
stolo si  qiiis  sitorwn.  et  ìno-vime  doinesticorum,  etc.  Se  egli  abitasse  con  lei, 
non  avrebbe  ella  da  mantenerlo?  Non  occorre  dir  di  più  perchè  la  cosa  è 
chiara,  né  alcuno  può  metterla  in  dubbio.  Il  punto  sta  nella  moderazione. 
Cioè  provvederlo  di  vitto,  e  vestito  convenevole  ad  un  par  suo,  e  man- 
tenergli anche  un  servitore.  Per  quel  che  riguarda  il  chiamarlo  costà,  o 
pure  il  lasciarlo  lontano,  tal  risoluzione  dipende  dalla  di  lei  prudenza,  ohe 
può  aver  de  i  riflessi,  de' quali  io  non  sia  capace. 

Da  che  seppi  dal  sig.  segretario  Giacobazzi.  con  cui  fui  a  pranzare 
una  mattina  in  Sassuolo,  la  generosità  usala  con  V.  E.  dall' eminentissimo 
Querini.  ammirai  il  suo  spirito,  e  il  ripiego  di  guadagnar  lei  dopo  aver 
dimostrata  sì  gran  premura  pel  reverendissimo  Benaglia,  che  egli  lodò,  e 
raccomandò  a  N.  S.  fino  in  una  sua  epistola  stampata.  La  di  cui  libera- 
lità merita  ben  la  gratitudine,  e  di  questa  virtù  ella  è  certamente  dotata. 

Gran  discorrere,  che  facemmo,  esso,  signor  segretario,  et  io  della  di  lei 
eminentissima  persona,  e  del  contegno,  ch'ella  ha  da  tenere  di  qui  innanzi, 
e  di  qualche  cosa  che  sarebbe  stato  bene  il  fare,  e  che  non  s'è  fatta.  Può 
immaginarsi,  che  amendue  siam  troppo  interessati  nella  sua  gloria,  e  fe- 
licità. Questa  mattina  ancora  ne  abbiam  riparlato  in  Modena,  dove  ci  siam 
trovati.  Scrissi  all' eminentissimo  Querini,  e  dovrebbe  aver  ricevuta  la  mia 
lettera. 

Col  sig.  fattore  Tori  mi  rallegrai  per  l' onore  compartito  da  V.  E.  al 
sig.  abate  suo  figlio.  Amendue  la  supplichiamo  di  dargli  agio  da  poter 
studiare,  e  di  somministrargliene  anche  le  occasioni,  e  gli  argomenti,  perchè 
ha  talento,  e  sembra  anche  aver  voglia  di  procedere  nella  sacra  erudizione. 

Quando  io  pur  credeva  giunte  le  copie  del  Paraguai,  son  rimasto 
confuso  udendo,  che  nulla  s'è  veduto.  Ohi  trascuratezza  inaudita  di  quel 
benedetto  libraio  !  E  pur  qualche  settimana  fa  mi  scrisse,  che  doveano  a 
momenti  giungere  costà.  Voglia  Dio.  che  non  abbia  più  ad  adirarmi  per  si 
stravagante  dilazione. 

Ho  letta  l'allocuzione  di  N.  S. ;  ohi  con  che  piacerei  La  stimo  un 
capo  d'opera.  Fa  grande  onore  a  monsignor  Pallavicino,  ma  più  al  Pon- 
tefice, che  magnanimamente  ghi  ha  dato  un  premio  maggiore  del  cappello 
ed  ha  anche  toccato  con  franchezza,  chi.  senza  merito,  cerca  quello,  che 
l'altro  ha  fuggito.  Viva,  viva  un  si  degno  papa,  e  mi  rallegro  che  abbiat-e 
acquistato  nel  sacro  collegio  un  Generale  di  armata,  il  quale,  occorrendo, 
rinoverà  le  memorie  de' cardinali  Albornoz,  Porteguerra.  etc. 

Anche  da  altri  ho  inteso,  che  grande  sia  il  di  lui  merito. 

Dal  nostro  sempre  riverito  monsignor  Livizzani  ho  lettera.  Non  gli 
rispondo  per  ora.  Lo  farò,  allorché  sarà  risoluta  una  supplica  del  popolo 
di  Spezzano.  Quanto  egli  mi  scrive  l'ho  fatto  sapere  a  monsignor  nostro 
vescovo,  del  quale  (sia  detto  in  confidenza)  la  sanità  non  è  molto  felice, 


4492  LODOVICO  ANTONIO  MURATORI  [l'7*43- 

di  modo  che  molti  temono  che  nou  s'abbia  a  stendere  a  molti  anni  il  suo 
governo.  Con  che,  baciandole  la  sacra  porpora,  co'  più  vivi  sentimenti  del 
mio  profondo  ossequio,  mi  rassegno,  di  V.  E. 


4791. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 

Modena  (  S.  Agnese  ),  .30  Settembre  1743. 

BiBbioTBCA  Comunale,  Piacenza. 

Non  so  mai  se  codest'aria  di  grandezza  sia  quella  che  unicamente 
riesca  perniciosa  alla  sanità  di  V.  S.  reverendissima.  Ma  giacche  odo  che 
la  cura  dell' absesso  patito  va  bene,  voglio  sperare  che  ne  rimarrà  meglio 
stabilita  essa  sanità  coli' aver  cacciati  gli  umori  cattivi.  Ma,  intanto,  ella 
è  rimasta  senza  il  contento  d'essere  spettatrice  del  tripudio  di  Roma,  e 
delle  belle  solennità  per  la  già  seguita  promozione.  Oh  quanto  mi  ha  toc- 
cato il  cuore  la  buona  sorte  dell' eminentissimo  Tamburini.  Ho  letto  con 
tutto  piacere  l'allocuzione  di  N.  S.  contenente  quel  bell'elogio  di  monsi- 
gnor Pallavicino  che  vai  più  della  porpora.  Saporita  :  ho  anche  trovata  la 
nuova  del  raro  salto  [fatto]  da  monsignore  Enriquez  mio  buon  padrone.  Pa- 
zienza, se  non  ne  è  tenuto  a  i  benigni  influssi  dell'  eminentissimo  Acquaviva. 

Oltre  a  i  pubblici  avvisi,  molte  lettere  particolari  ci  davano  ne' giorni 
addietro  per  vicina  a  segnarsi  1'  adesione  del  re  di  Sardegna  alla  Spagna, 
quando  eccoti  arrivare  da  Torino  a  questi  l' avviso  che  nel  di  15  del 
corrente  alle  ore  13  fu  sottoscritta  la  lega  stabile  fra  il  re  inglese  e  la 
regina  d'Ungheria,  ed  esso  re  di  Sardegna,  senza  sapersene  finora  con- 
dizione alcuna,  sicché  ella  conoscerà  svanite  tutte  le  speranze  e  le  conse- 
guenze di  chi  si  figui'ava,  come  certo,  il  contrario.  Lasciamo  fare  a  Dio, 
in  cui  mano  sono  le  sorti  nostre.  Quando  niun' altra  potenza  entrasse  in 
ballo,  si  figurano  gli  spagnolisti  che  la  Francia  stancherà  gli  alleati.  Né 
occorre  che  le  parli  de' tentativi  finora  inutili  e  dannosi  di  passare  in 
Alsazia.  Se  poi  la  regina  possa  mantener  lungo  tempo  la  sua  armata,  mi 
rimetto  a  chi  intende  più  di  me. 

Colla  nuova  della  lega  suddetta,  venne  anche  da  Versaglia  l'ordine 
all'ambasciata  di  Francia  di  partirsi  da  Torino.  Credevasi  che  gli  spa- 
gnuoli  della  Sardegna  andrebbono  verso  Nizza,  per  tentarne  la  conquista. 
Si  è  detto  (  non  so  se  sia  con  fondamento  )  che  gì'  inglesi  sieno  entrati  in 
Ventimiglia  de' genovesi.  S'è  detta  una  solle vazion  nella  Giammaica;  ma 
le  nuove  de' paesi  lontani  patiscono  troppe  eccezioni. 

Era  incamminato  il  sig.  maresciallo  Traum  a  Padova  per  consultar 
quo' medici.  Gli  sopragiunse  un  corriere,  che  il  duca  d' Aremberg  non  possa 


-IT* 43]  V   LORENZO    BIANCHI  4493 

gaarire  della  sua  ferita.  Di  molte  limosine  ha  lasciato  in  Carpi  qael  bon 
maresciallo.  Ha  nache  doaxlo  cento  ungheri  all' ab.  Pappotli  per  pagargli 
il  fitto  della  casa.  Dal  successore  non  aspettiamo  di  questi  miracoli. 

Sento  che  il  p.  Luca  ha  formato  scrittura  centra  del  Valdesio,  e  cerca 
di  stamparla.  Aspetto  io  buone  nuove  della  salute  di  V.  S.  reverendissima, 
e  se  il  sig,  marchese  d'Ormea  sia  tra  i  riservati  in  petto,  come  certo  mi 
vien  supposto  il  vescovo  di  Ratisbona,  cioè  il  primo  tra  i  riservati.  Abbiam 
qui  da  molti  giorni  monsignor  vicario  fratello  del  sig.  conte  amministra- 
tore [Cristiani].  Venuto  da  Spezzano,  fui  a  riverirli  amendue.  Con  tutto 
l'ossequio,  mi  ricordo,  di  V.  S.  reverendissima. 


4792. 

A  NICOLA  TACOLI  in  Reggio. 
Modena  (S.  Agnese),  30  Settembre  174.3. 

Akciiivio  Tacoli,  Modeua. 

M'è  giunto  il  quadretto  inviatomi  dalla  V.  S.  illustrissima.  Perchè 
vengo  nel  mezzo  dì  alla  mia  villetta,  non  ho  potuto  chiarirmi,  se  il  signor 
Consetti  sia  in  città.  Ne  cercherò  conto  domani.  Ella  si  assicuri  di  tutta 
la  mia  intenzione  in  servirla.  Ma  voglia  Dio,  che  intanto  non  passi  l'emi- 
nentissimo  arcivescovo  di  Milano.  Purché  si  truovi  il  pittore,  la  sbri- 
gheremo. 

Il  sig.  Guidetti  non  dovette  venire  a  Modeua,  o  pur  non  si  lasciò 
vedere  da  mio  nipote.  Rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo. 


4793. 

A  LORENZO  BIANCHI  in  Bologna. 
Modena  (S.  Agnese),  1  Ottobre  1743. 

Archivio  Bianchi,  Modena. 

Voi  vi  godete  così  il  bel  tempo,  e  le  grazie  della  signorina  Vanotti. 
alla  quale  porterete  i  miei  ringraziamenti  e  rispetti,  ma  non  sai-à  se  non 
bene,  che  vi  affrettiate  di  tornare,  perchè  i  signori  veneziani  credono  sempre 
che  la  peste,  invece  di  cessare,  si  vada  dilatando:  e  però  qui  è  corsa  voce, 
che  si  pensi  a  bandire  affatto  il  bolognese.  Credo,  che  la  minaccia  svanirà: 
ma.  a  buon  conto,  passata  la  festa  di  S.  Petronio,  sarà  ben  che  vegniate. 

C'è  qui  la  bella  edizione  di  Verona  in  quarto  della  Filosofìa  Morale. 
Si  vende  dieci  paoli. 


4494  LODOVICO   ANTONIO   MUUATOUI  [1*7-4:3- 


Nulla  s'è  veduto  del  dottore  Bertelli,  e  in  fine  Dio  sa  cosa  sarà  di 
questo  nostro  amico,  il  quale  ha  tanti  debiti,  e  ogni  di  se  ne  va  scoprendo 
de  i  novi.  Egli  cercava  danari  a  frutto:  ma  Dio  sa  se  ne  troverà. 

Vostra  madre  sta  bene  e  vi  saluta.  Cosi  fan  gli  altri  di  casa.  Qui 
faremo  i  conti  dello  speso  da  voi  per  me.  Caramente  vi  saluto. 

lersera  mi  venne  detto,  cLe  giovedì  si  bandirà  Bologna,  e  si  darà 
tempo  sino  a  sabbato  a  i  nostri  per  ritornare. 


4794. 

A  DOMENICO  VECCHI*  in  Sangimignano. 

Modena  (S.  Aynese),  2  Ottobre  1743. 

Udita  [225J. 

111."»  Sig.'  Mio  e  Proli  Col.""* 

Con  piacere  ho  letto  tutto  quel  che  appartiene  a  cotesta  uobil  colle- 
giata, a  i  cui  pregi  si  aggiugne  quello  di  una  non  mediocre  antichità.  Però 
ringrazio  la  bontà  di  V.  S.  illustrissima,  che  mi  ha  fatto  partecipe  di  tali 
notizie,  rallegrandomi  ancora  con  cotesta  sua  patria  per  l'onore,  che  ad 
essa  ne  vieue.  S'io,  allorché  fui  in  Toscana,  avessi  creduto,  che  costi  ancora 
si  trovassero  memorie  antiche,  ne  avrei  profittato.  Ora  non  saprei  come  va- 
lermene. Pregandola  di  riverire  in  mio  nome  il  sig.  Rossi,  con  tutto  lo 
spirito,  mi  ricordo,  di  V.  S.  illustrissima. 


4795. 

A  GIAN  FRANCESCO  SOLI  in  Modena  (S.  Agnese). 
Fiorano,  11  Ottobre  1743. 

Abchitio  Soli  Mdbatoki  {li.  liibl.  Est),  Modena. 

Letta  che  avrete  rinchiusa,  e  subito  che  potrete,  vi  prego  di  portarvi 
alla  visita  della  signora  Bolza,  con  riverirla  da  parte  mia,  addurre  le  mie 
scuse  e  offerirvi  in  quello  che  poteste. 

Aspettiamo  anche  un  poco  a  chiarire,  se  sieno  ciai-le  o  verità  le  mi- 
naccio del  prussiano;  quand'anche  fossero  vere,  a  noi  nulla  gioveranno. 


*   Responsive  in   Archivio   Soli  Muratori  (  7?.   Bibl.   Est.  ),  n.°   1  da    Sangimi- 
gnano, 1743. 


-IT'-iSl  A  NICOLA  TACOLI  1495 

Se  questo  tempo  non  si  quieta,  sarà  poco  gustoso  il  trovarsi  impri- 
gionato qui.  benché  in  cas.-i  ;:;rande.  e  con  buona  compagnia.  Peggio  starà 
S.  Agnese.  I  miei  saluti  a  tutti. 

4796. 

A  JACOPO  BRUKERO  *  in  Augusta. 
Mutinae,  IV  Idus  Óctobr.  MDCCXLIII. 

BiBLiontCA  lMPKitiAi.K,  Vienna. 

Per  Clementissimum  Lamium  redditae  mihi  sunt  Literatorum  virorutn 
ritae  a  te  conscriptae,  atque  in  tam  illustri  choro  locum  mihi  quoque 
munificentià  tua  datura  reperi.  Et  miratus  primo  sum  eximiam  Haidii  pe- 
ritiam,  qui  meam  in  aere  aliorumque  imaginem  tanta  artis  dexteritate 
sculpsit,  ut  veram  vnltus  formam,  et  sericeas  vestes.  et  illarum  paene  co- 
lorem  unuaquisque  percipere  possit.  Sed,  quod  praecipue  mihi  oblecta- 
tionem  creavit,  tui  stili  elegantia  fuit.  et  studium  ut.  quos  tuo  calamo  illu- 
strandos  selegisti.  nostris  futurisque  temporibus  non  mediocri  laude  dignos 
exhiberes.  Ad  hujusmodi  honoris  culmen  nullum  mihi  sane  jus  erat:  Be- 
nevolentia  tua,  eaque  sponte  nata,  me  ad  tantam  lucem  evexit.  et  incom- 
parabilis  humanitas  tua,  quod  in  me  desidei^abatur.  adjecit.  Sed  ncque  tibi 
sat  fuit,  uomini  meo  triumphalia  haec  ornamenta  largiri  :  me  etiam  pretioso 
libro  tuo  donatum  voluisti.  Propterea  quantis  me  obstrinxeris  beneficiis, 
probe  intelligo;  verum  quei  haec  debita  exsolvere  aliquando  possim.  non 
video.  Innumeras  interea  gratias  beneficeutiae  tuae  agens,  rescire  cupio,  an 
quisquam  tibi  sit  amicorum  Venetiis,  cui  tradi  possit  Italicorum  ìneorum 
Annalium  exemplar  ad  te  deferendum;  spem  enim  mihi  facit  Bibliopola, 
sex  eorum  tomos  in  4."  propediem  prodituros.  Erit  tibi  hoc.  quamquam 
leve,  grati  animi  mei  pignus.  Ceterum,  postquam  prò  tua  humanitate  amare 
me  coepisti,  perge.  quaeso.  egregie  vir,  certumque  habeto,  nunquam  meo 
erga  te  amori  finem  futurum.  Vale. 

4797. 

A  NICOLA  TACOLI  in  Reggio. 
Fiorano,  15  Ottobre  1743. 

Akchivio  Tacoli,  Modena. 

Lasciai  in  Modena  incartato  come  prima  il  quadretto  di  V.  S.  illu- 
strissima, con  ordine  a'  miei  nipoti  di  consegnarlo  a   chi  portasse   lettera 


*  Responsive  in  Archivio  Soli  Muratori  (R.  Bibl.  Est.),  n."  8  da  Augusta,  l744-'48. 


4490  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [l'743- 

di  lei.  Essi  ogni  mattina,  se  il  tempo  non  è  rotto,  sono  in  città:  però, 
potrà  ella  inviare  a  prenderlo,  quando  vorrà.  Anch'io  penso  di  restituirmi 
a  Modena  nel  prossimo  lunedi. 

Si  stampano  veramente  in  Venezia  i  miei  Annali  d'Italia  dal  prin- 
cipio dell'era  nostra  sino  al  1500.  Ne  saran  presto  stampati  G  tomi  in 
4."  grande,  e  probabilmente  si  daran  fuori.  Ne  resteran  due  altri.  Ella 
sarà  ubbidita. 

Giacché  qui  si  è  bandito  lo  stato  ecclesiastico,  o  non  verrà  il  cardi- 
nale arcivescovo  di  Milano,  o  farà,  a  mio  credere,  il  viaggio  di  Toscana 
e  Pontreraoli.  Grande  imbroglio  che  è  questo,  andandosi  tuttavia  colle 
carra  de'  poveri  villani  nostri  sino  a  Bologna.  Ossequiosamente,  mi  ras- 
segno, etc. 

4798. 

A  LORENZO  BIANCHI  in  Modena. 
Fiorano,  17  Ottobre  174.3. 

Archivio  Bianchi,  Modena. 

Mi  rallegro  del  vostro  buon  ritorno.  Non  occorre  ch'io  scriva  al  dot- 
tore Bertelli.  Pensando  io  di  venire  nel  prossimo  lunedi,  sarà  meglio,  che 
gli  parli  io  stesso  in  persona. 

Dirò  a  questo  gignor  arciprete  quanto  mi  avete  scritto.  Portando  alla 
posta  le  annes.se  lettere,  dite  che  desidero  inviata,  per  la  posta  del  papa 
la  indirizzata  al  signor  cardinale  Tamburini.  Caramente,  intanto,  saluto 
voi,  e  tutti  di  casa,  rallegrandomi,  che  abbiate  trovata  vostra  madj-e  in 
buono  stato. 

4799. 

A  GUIDO  BENTI VOGLIO  D'ARAGONA  in  Ferrara. 
Fiorano,  17  Ottobre  1743. 

Raccolta  Ebbraioli,  Roma. 

Ai  favori  compartitimi  da  V.  E.,  con  parlare  a  cotesto  sig.  vicario  di 
s.  Agnese,  rispondo  io  coi  dovuti  ringraziamenti;  e  giacché  la  di  lei  be- 
nignità si  degna  di  continuar  le  sue  ispezioni  sopra  le  differenze  insorte 
con  lui,  la  supplico  di  fargli  sapere,  che  ho  di  nuovo  veduta  la  lista  delle 
sue  pretensioni,  aver  io  altra  volta  lodato,  e  lodar  tuttavia  il  suo  zelo,  e 
studio  per  ornare  e  nobilitar  la  chiesa,  ma  ci'eder  io  di  non  esser  tenuto 
se  non  alle  spese  necessarie,  o  che,  se  non  sono  necessarie,  pure  preven- 
tivamente accordate  da  me,  o,  per  me,  da  cotesto  sig.  commissario  Conta- 


IT^lS]  a  FILIPPO  GAHRRIin  1497 


relli.  Egli  ha.  per  esempio,  comperato  an' ancona.  Se  con  assenso  d'esso 
sìg.  commissario,  cammina;  se  no,  io  non  so  perchè  voglia  addossare  questo 
debito  a  me.  Ha  fatto  indorare  il  baldacchino  con  ispesa  di  scudi  7,20, 
senza  mia  saputa;  a  questo  non  istimo  tenuta  la  mia  borsa.  Ha  fatto 
scabelli,  predelle,  etc.  con  ispesa  di  scudi  11,54,  e  spalliere  per  scudi  3,50. 
Perchè  mai  debbo  pagar  io?  Non  credo  d'esser  già  diventato  suo  fat- 
tore, e  verisimilmente  egli  non  crederà,  che  le  rendite  del  priorato  si  ab- 
biano a  spendere  tutte  ad  arbitrio  suo,  e  nulla  abbia  da  restare  a  me. 
Egli  sa.  che  non  ho  speso  poco  per  essa  chiesa,  e  pel  risarcimento  delle 
case,  essendo  tenue  per  altro  1*  entrata  di  cotesto  benefizio.  Et  anni  ci 
sono  stati,  che  v'ho  impiegato  tutto.  Non  so  se  m'inganni;  gli  altri  vicari 
di  coteste  chiese  non  muovono  simili  pretensioni  verso  i  loro  principali. 

Ora  in  ordine  al  rivedere  i  conti,  e  fissare  il  saldo,  scrivo  al  signor 
commissario  suddetto,  pregandolo  di  trovar  temperamento,  acciocché  sia 
eseguito.  Le  sue  partite  non  le  metto  in  dubbio;  solamente  pretendo  di 
lasciar  a  Ini  il  merito  e  il  peso  di  quelle,  che  si  son  fatte  senza  consenso 
mio.  o  di  chi  mi  favorisce  costi,  né  erano  assolutamente  necessarie.  E 
quando  queste,  per  avventura,  andassero  in  isconto  di  quelle,  eh'  io  gli  ac- 
cordai per  le  suppellettili  della  chiesa,  ninna  ditficultà  vi  sarebbe  ad  ap- 
provar quanto  egli  ha  speso.  Restandovi  altro,  che  tocchi  a  me,  lo  pa- 
gherò, subito  che  si  tireranno  entrate.  In  questi  termini,  i  quali  spero, 
che  saran  trovati  giusti  dall'  E.  V.,  noi  ci  accorderemo  presto. 

Quanto  sia  per  la  congrua,  questa  gli  sarà  pagata  a'  debiti  tempi,  e 
in  buone  valute,  nella  maniera  che  il  sig.  commissario  gli  ha  già  fatto 
sapere,  senza  forse  essersene  egli  prevaluto  finora. 

Confido  io,  intanto,  nella  generosa  mediazione  di  V.  E.,  alla  quale  fo 
riverenza:  e.  ansioso  sempre  dell'onore  de' suoi  comandamenti,  mi  rassegno, 
col  maggiore  ossequio. 

4800. 

A  FILIPPO  CAMERINI  in  Camerino. 
Fiorano,  17  Ottobre  1743. 

Messo  BsiTAiMico,  Londra,  edita  [255]. 

È  stata  associata  V.  R.  insieme  col  sig.  priore  Guglielmi,  che  ebbe  la 
bontà  di  scrivermi  alla  stampa  veneta  dei  tre  Dizionarii,  ed  ho  avvisato 
colà,  che  consegnino  di  mano  in  mano  i  tomi  al  sig.  Poletti  '  [  Andrea  ]  per 
amendue.  Spero  che  la  traduzione  abbia  a  riuscir  bene,  perchè  un  amico 
mi  avvisa,  che  vi  faticano    intorno  molte  persone  atte  a  far  buon  lavoro 

'  Sue  lettere  in  Archivio  Soli  Muratori  (R.  Bibl.  Est.),  a."  1  da  Venezia,  1742. 
BpUtolario  di  Lodovico  Antonio  Muratori.  —  VoU  X.  234. 


44U8  LODOVICO   ANTONIO   MUU ATOUT  [  1*7 -43- 


Gx'an  cosa  che  quel  benedetto  sig.  Mariani  non  la  finisca  mai  di  scrivere 
e  gloriarsi.  Credo  che,  anche  dopo  morte,  vorrà  parlare  e  chiamarsi  vin- 
citore. A  buon  conto,  i  più  intendenti  sono  per  V.  R.  Se  a  me  venisse  mai 
il  taglio,  certamente  non  mancherei  di  citare  in  giudizio  la  sua  baldanza. 
Mi  son  forte  rallegrato  del  bel  salto  fatto  da  monsignor  Enriquez,  dignis- 
simo  di  tutto.  Ma  io  il  conto  perduto  per  me;  e  verisimilmenfe  né  ella  né 
io  il  rivedremo  più  in  Italia  :  giacché  io  nel  prossimo  di  21  entrerò  nel- 
r  anno  72,  e  V.  R.  mi  scrive  d' esser  passata  più  oltre.  Sia  fatto  il  vo- 
lere di  Dio.  Io  mi  vo  augurando  di  poter  fare  V  ultimo  passo  con  total 
rassegnazione  alla  legge  di  chi  ci  ha  messi  al  mondo.  Poiché  per  aiuto 
della  sua  misericordia,  questa  non  la  perderò  mai  di  vista  ed  é  sempre 
la  mia  consolazione.  Con  augurarle  prospera  sanità  e  lunga  vita,  e  a  me 
il  sussidio  delle  sue  orazioni,  le  rassegno  il  mio  ossequio,  e  mi  confermo. 


4801. 

A  FRANCESCO  CONTARELLI  in  Ferrara. 
Fiorano,  17  Ottobre  1743. 
Ahcuivio  dklla  CoNGKBGAzioNK  i>i  Cakità,  Correggio,  edita  [272]. 

Cotesto  sig.  vicario  di  s.  Agnese  altro  non  ha  fatto,  che  replicare  al 
sig.  marchese  Bentivoglio  le  pretensioni  e  doglianze,  che  prima  aveva  fatto 
con  me.  Mi  ha  1*  E.  S.,  inviata  la  lista  delle  spese  fatte  da  esso  vicario, 
già  da  me  dianzi  veduta.  Le  di  lui  pretensioni  ascendono  a  scudi  50,42. 
Il  resto  ascendente  ad  altri  scudi  98,  dice  di  non  pretenderlo.  Prego 
V.  S.  illustrissima  di  leggere  V  inclusa  risposta,  e  di  farla  poi  pervenire 
alle  mani  d'  esso  signor  marchese. 

Caso  che  io  abbia  a  deputar  persona,  che  faccia  il  saldo  al  vicario, 
non  ho  costi  se  non  il  sig.  canonico  Scalabrini.  Mi  dica  se  posso  valer- 
mene. 0  pur  ella  mi  suggerisca  chi  voglia  avere  la  bontà  di  favorirmi. 

Serva  la  presente  mia  per  ratificarle  il  mio  ossequio,  e  ricordarmi  più 
che  mai... 

4802. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 

Fiorano,  17  Ottobre  1743. 

Akchivio  Soli  Muuatoki  {R,  Bibl.  Est.),  Modena. 

Alquanto  ho  tardato  a  rispondere  al  benignissimo  foglio  di  V.  E., 
perchè  io  pur  desiderava  di  dirle  qualche  cosa  intorno    all'amorevol   do- 


-l'T'-ÉSl  A   FORTUNATO  TAMBURINI  4499 

glianza.  ohe  ella  mi  ha  ooofìdato  per  non  aver  veduto  iìn  qai  congratu- 
lazione alcuna  della  nostra  città.  Intorno  a  che  ho  da  significarle,  che 
sommo  ed  universale  fu  il  giubilo  di  tutti  i  modenesi  per  la  di  lei  promo- 
zione, ma  essere  in  questi  tempi  si  alterata  da  i  guai,  e  sfasciata  essa  città, 
che  ogni  cosa  va  alla  peggio.  Siamo  senza  il  principe,  un  cni  solo  cenno 
sarebbe  bastato  in  altri  tempi.  Io  mi  trovava  e  tuttavia  mi  truovo  a  vil- 
leggiare in  Fiorano.  Il  signor  segretario  Giacobazzi  era  a  Sassuolo.  Il 
priore  della  città  anch' egli  continua  a  stare  in  villa. 

Ora,  appena  ricevuto  il  grazioso  foglio  dell'eccellenza  vostra,  lo  spedii 
immediatamente  al  suddetto  signor  segretario,  il  quale  mi  risponde  d'aver 
prima  d'ora  parlato  di  questo  affare.  Essergli  stato  risposto,  che  l'ultimo 
cardinale  non  nato  principe  fu  il  Càmpori,  e  che  con  esso  lui  compii 
la  città,  nell'atto  di  fargli  un  regalo:  ma  che  tutto  precedette  la  parte- 
cipazione fattane  dal  cardinale. 

M'immagino  io,  che  la  memoria  di  questo  regalo  dovesse  imbrogliare 
i  conti  de*  conservatori  in  congiuntura  di  tante  angustie,  trovandosi  bene 
spesso  esausti  i  magistrati  per  le  troppe  gravezze  e  spese,  ed  essendo  con- 
venuto anche  ultimamente  accrescere  il  prezzo  del  sale.  Si  aggiunge  che 
ora  la  città  dipende  dal  volere  di  padroni  stranieri,  a'  quali  poco  impor- 
tano le  nostre  convenienze.  Ma  Dio  buono  1  si  poteva  almeno  scrivere,  e 
questo  non  si  è  fatto. 

Soggiunge  il  signor  segretario,  che  non  rallenterà  le  sue  premure,  e 
farà  cercare  altri  esempi,  dovendo  V.  E.  assicurarsi  di  tutto  il  suo  impegno 
per  lo  decoro,  e  vantaggio  di  lei,  di  cui  sarà  sempre   acerrimo   difensore. 

Aspetta  egli  il  priore,  e  farà  quanto  si  può,  benché  ora  non  si 
possa  molto. 

Al  signor  fattore  Tori  ho  fatto  sapere  la  benigna  propensione  dell'  E.  V. 
a  favorire  il  signor  abate  suo  figlio.  M'impone  di  ringraziarla  umilmente, 
e  di  rassegnarle  il  suo  distintissimo  ossequio. 

Somma  intanto  è  stata  la  mia  allegrezza  all'intendere  come  N.  S. 
l'abbia  ben  provveduta  d'assegni,  e  aggregata  alle  più  splendide  ed  im- 
portanti congregazioni.  Non  andrà  molto,  che  si  sgraverà  da  i  debiti.  Le 
grazie  di  N.  S.  non  poteano  essere  più  compiute.  Se  V.  E.  non  può  in 
questi  pochi  giorni  di  villeggiatura  accostarsi  al  trono,  fra  poco  sarà  sod- 
disfatta, e  una  volta  almeno  per  settimana  compai'irà  davanti  a  si  gran 
benefattore.  Conto  io  per  non  piccolo  vantaggio  il  dover  monsignor  Liviz- 
zaui  servire  anche  in  cari'ozza  la  S.  S.,  ed  auguro  anche  a  lui  ogni  mag- 
gior felicità.  Ma  non  ini  par  questa  assai  vicina. 

Da  che  cominciarono  i  nostri  guai,  e  per  tutto  il  verno  ancora,  mi 
trovai  sì  svogliato,  che  a  nulla  mi  parea  d'essere  atto.  Nientedimeno,  in 
questo  tempo  ho  composta  un'operetta,  ma  più  sgraziatamente  del  solito, 
che  porterà  per  titolo.  Della  regolata  divozion  de  cristiani. 


4500  LODOVICO   ANTONIO   MURATOUI  [l'7-^3" 

Oh  !  avrei  pur  bisogno  che  V.  E.  tanto  oggidì  aggravata  per  tante 
congregazioni,  potesse  trovar  qualche  ritaglio  di  tempo  per  darle  un'oc- 
chiata, e  sapermi  poi  dire,  se  ho  da  metterla  in  un  cantone,  o  pur  farne 
qualche  altro  uso.  Mi  prendo  l'ardire  di  supplicarla  di  questa  grazia,  se 
pure  è  possibile,  perchè  una  sola  sua  parola  mi  servirà  di  norma.  M'im- 
magino, che  potrei  mandarla  per  la  posta,  o  all'È.  V.,  o  a  monsignor 
Livizzani. 

Dall'eminentissimo  Monti  ho  ricevuto  benignissima  l'isposta.  Sostenuta 
e  asciuttissima  è  stata  quella  dell' eminentissimo  Calcagnini.  Non  fece  rifles- 
sione, che  io  aveva  parlato  poco  bene  dei  Legisti. 

E  qui,  baciandole  la  sacx'a  porpora,  e  rassegnandole  il  mio  profondo 
ossequio,  mi  confermo,  di   V.  E. 

4803. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Fiorano,  21  Ottobre  1743. 

Biblioteca  Comunalb,  Fiaceuza. 

Mi  truova  tuttavia  in  villa  lo  stimatissimo  foglio  di  V.  S.  reveren- 
dissima. Ma  in  questo  medesimo  giorno  penso  di  restituirmi  alla  città. 
Sperava  io  d'udir  lei  pienamente  rimessa  in  salute.  Veggo  che  vi  resta 
ancora  qualche  ondeggiamento,  ma  non  tornerà  a  venire  la  calma,  e  questa 
gliel'augui'o  di  tutto  cuore.  A  si  fatte  pensioni  è  soggetto  chi  si  va  avan- 
zando negli  anni,  e  a  me  par  molto,  benché  abbia  tanto  più  d' anni,  che 
lei,  il  trovarmi  in  un  tollerabile  stato  di  sanità.  E  pure  oggi  entro  nel- 
r  anno  72  di  mia  età,  giorno  agli  altri  di  allegria,  a  me  di  malinconia  per 
vari  riguardi. 

Qui  Siam  senza  nuove.  Ancorché  si  creda  che,  nel  conflitto  succeduto 
all'Alpi,  sia  stata  quasi  uguale  la  perdita,  pure  pareva  qui  disposizione 
a  solennizzar  col  cannone  la  vittoria.  Né  senza  ragione,  perché  infine  i 
gallispani  sono  stati  respinti,  e  si  son  ridotti  a' quartieri,  verisimilmente 
ancora  per  la  neve  caduta. 

Per  quel  ch'io  so,  un  pezzo  del  piacentino  é  stato  ceduto  al  re  di  Sar- 
degna, ma  non  so  in  che  consista.  Mi  dicono  anche  la  contea  d'Anghiera 
sul  Lago  Maggiore,  dove  sono  le  isole  Borromeo,  e  molti  feudi  di  quella 
casa.  A  poco  a  poco  si  pelerà  tutto  il  carciotìb. 

Con  tutte  le  voglie  del  sig.  principe  Carlo  di  passare  il  Reno,  non 
s'ode  che  l'abbia  passato,  e  probabilmente  non  vi  penserà  più,  da  che  il 
maresciallo  di  Novaglies  si  é  ritirato  in  Alsazia.  Tempo  è  di  cercar  quar- 
tieri. Da  Vienna  si  lusingano  d'aver  quietate  le  minaccie  del  prussiano 
ed  il  sig.  principe  di  Lobkovitz  pareva  disposto  ad  inoltrarsi  sul  Faentino. 


-IT-^S]  AD  ALESSANDRO  AHRIVABENB  4501 


Dalla  Germania  si  aspettano  nnovi  rinforzi.  Peggio  per  noi.  Qui  grandi 
strida  per  le  nostre  carra  che  a  centinaia  debbono  andar  fino  a  Bologna, 
e  questo  flagello  ha  da  durare  anche  nel  verno.  Si  fa  conto  che  a' bolo- 
gnesi costi  il  loro  peso  più  di  cento  mila  scudi  romani  per  mese. 

Sicché  noi  ne' guai,  e  voi  altri  signori  '\n  gaudeamus,  per  tanti  movi- 
menti di  cotesta  prelatura. 

Mi  rallegro  all'udire  la  baona  sanità  e  le  buone  gambe  di  N.  S.  Al- 
trettanto desiderando  a  lei,  con  tutto  l'ossequio,  mi  ricordo,  di  V.  S.  re- 
verendissima. 

Tornato  in  città  truovo  ordinato  dal  re  che  si  solennizzi  in  un  de- 
terminato giorno  la  vittoria  riportata,  avendo  l'armi  sue  respinti  i  nemici 
con  gravi  perdite  (si  dice  di  tremila),  acquisto  di  cannoni  e  di  molto  ba- 
gaglio. Questo  si  dice  preso  da  i  Barbetti.  che  per  varie  strade  colsero 
la  condotta  de' muli  che  seguitavano  l'armata.  Questi  signori  van  dicendo 
fatta  la  cession  di  Piacenza.  Credo  più  fondato  quanto  io  le  scrissi  in 
altra  mia.  Intanto  l'armata  austriaca  è  in  parte  giunta  sino  a  Faenza,  e 
mi  si  dà  per  cosa  sicura  che  gli  spagnuoli  si  ritirarono  a  Foligno.  Si  fa 
conto  che  il  principe  di  Lobkovitz  abbia  seimila  cavalli  e  15  mila  fanti. 


4804. 

AD  ALESSANDRO  ARRIVABENE*  in  Correggio. 
Modena,  22  Ottobre  1743. 

B.  Akchitio  di  Stato,  Modena. 

Quanto  mi  sono  rallegrato  all'udire  che  V.  S.  illustrissima  ha  in 
pronto  le  due  carra  di  paglia,  altrettanto  ben  di  rammarico  provo  io  al 
veder  questo  tempo  rotto,  e  all'immaginare  le  difficoltà  che  occorreranno 
per  la  condotta,  a  cagion  delle  strade,  le  quali  non  è  più  da  sperare  che 
si  rimettano  in  buon  stato.  Voglia  Dio,  ch'ella  sappia  trovar  modo  d'in- 
viarla; poiché,  quanto  alla  spesa  della  condotta,  desidero  che  la  di  lei 
bontà  non  si  prenda  altra  briga ,  perchè  la  pagherò  volentieri,  sebben 
questa  sarebbe  stata  minore  se  prima  d'ora  avesse  potuto  inviarla.  Starò 
dunque  attendendo  le  grazie  sue,  quando  potrà  inviarla,  insieme  colla  nota 
del  prezzo  d'essa  paglia,  e  quanto  si  abbia  a  pagare  a  chi  la  condurrà. 
A  nome  ancora  di  mio  nipote,  ossequiosamente,  mi  rassegno. 


*  Responsive  in  Archivio  Soli  Muratori  (R.  Bibl.  Est.  ),  n."  1  da  Correggio,  1742. 


4502  LODOVICO  ANTONIO   MURATORI  [l'?-43' 


4805. 

AD  ANGELO  MARIA  QUERINI  in  Brescia. 
Modena,  22  Ottobre  17134. 

Biblioteca  Quehikiana,  Brescia,  edita  [253], 

Terminò  ieri  sera  la  mia  villeggiatura:  ed,  appena  arrivato  in  città, 
ritrovai  il  grazioso  foglio  di  V.  E.  Può  ella  credere  che  una  delle  mag- 
giori mie  consolazioni  è  il  vedermi  ancor  vivo  nella  mente  del  benignis- 
simo  nostro  pontefice.  Ho  con  indicibil  giubilo  ed  ossequio  accolta  l'apo- 
stolica sua  benedizione,  e  rendo  infinite  grazie  al  buon  pastore,  che  stende 
i  suoi  sguardi  anche  a  quest'ultima  delle  sue  pecorelle.  Somme  ancora  le 
professo  all'È.  V.  che  mi  ha  impetrato  si  benigni  favori.  Non  v'ha  chi 
non  riconosca  strano  il  bando  qui  fatto  dallo  Stato  ecclesiastico,  quando 
tutto  di  va  e  vien  gente  dall'armata  austriaca  che  si  fa  giunta  a  Faenza. 
Ma  così  ha  voluto  il  re  di  Sardegna,  credesi  per  aderire  alle  premure 
dei  signori  veneziani. 

Son  volato  ad  intendere  da  uno  di  questi  primi  ministri  che  agevo- 
lezze si  possa  sperare.  Mi  ha  detto  che  almeno  dieci  giorni  le  converrà 
fare  questa  penitenza  e  che  si  farà  il  possibile  per  servirla.  Subito  che 
potrò  parlare  al  sig.  conte  amministratore  Cristiani,  da  cui  tutto  dipende, 
potrò  meglio  accertare  questo  punto.  Egli  tuttavia  soggiorna  lungi  dalla 
città;  ora  dirottamente  piove  e  le  strade  sono  peggiorate.  Intanto  V.  E, 
si  degni  di  avvisarmi  se  abbia  cavalli  propri,  o  pure  se  venga,  come  vo 
credendo,  con  quei  delle  poste,  perchè  converrà  pensare  al  ripiego  e  a 
luogo  decente  per  la  contumacia.  Eccomi  tutto  pronto  ad  eseguire  i  suoi 
cenni.  Altra  strada  non  credo  che  si  possa  prendere  che  questa,  quando 
ella  non  sapesse  che  fosse  libero  il  passo  per  la  Toscana.  Ma  anche  cosi, 
vi  sarebbono  troppi  guai  di  strade  per  ischivare  il  Bolognese. 

Sommamente  ho  goduto  alla  scoperta  fatta  da  V.  E.  dell'Apologia  del 
cardinale  Polo,  essendo  quello  uno  dei  più  rilevanti  pezzi  della  sua  vita. 
Non  so  se  ne  faccia  menzione  l'autor  franzese  della  vita  di  quel  grande 
uomo.  Me  ne  chiarirò  in  breve.  Un  tesoro  ancora  si  deve  stimare  la  copia 
di  lettere  scoperte;  ed  oh!  quanto  mi  son  rallegrato  all'udire  che  ve  n'ha 
anche  dei  nostri  cardinali  modenesi.  Una  non  se  ne  troverebbe  in  questa 
città.  Continui  dunque  V.  E.  la  caccia,  perchè  quest' opera  le  ridonderà  in 
singolare  onore,  e  ne  verrà  molta  luce  alla  storia  ecclesiastica,  e  gloria 
alla  Chiesa  cattolica. 

Mi  scrisse  l'eminentissimo  Tamburini,  con  sentimenti  della  più  affet- 
tuosa gratitudine,  le  grazie  compartitegli  dalla  di  lei  munificenza.  In  somma 


-l'?'^3]  AD   ANOEIiO  MAttlA   QUKRIMI  4503 

conviene  augurare  a  V.  E.  ricchezze  grandi,  perchè  sa  dispensarle  ad  altri 
con  more  generoso  al  maggior  segno  e  tutto  con  raro  giudizio.  Col  bacio 
della  sacra  porpora,  ossequiosamente,  mi  rassegno. 


4806. 

A  SAVERIO  GUICCIARDI  in  Roma. 
Modena,  24  Ottobre  1743. 

AaCHivio  GuicciAKDi.   Modena. 

E  finita  la  mia  villeggiatura:  terminata  la  lettura  gustosa  del  Dizio- 
iiario  eeoìiomico :  desidero  io  di  sapere  da  V.  S.  illustrissima,  s'ella,  per 
avventura,  fosse  per  capitare  a  Modena  entro  i  due  prossimi  mesi;  perchè 
in  tal  caso,  quest'opera  sarebbe  consegnata  al  padrone,  che  se  la  riporte- 
rebbe a  Reggio.  Quando  no,  starò  io  in  pratica  per  trovare  occasione  op- 
portuna da  rimetterla  costà.  Intanto,  vengono  avanti  i  miei  più  di  voti  rin- 
graziamenti, per  avermi  ella  fatto  godere  un  si  nobile  ed  utile  divertimento. 
Ansioso  anch'io  dell'onore  de' suoi  comandamenti,  con  tutto  l'ossequio,  mi 
confermo,  di  V.  S.  illustrissima. 

4807. 

AD  ANGELO  MARIA  QUERINI  in  Brescia. 
Modena,  2G  Ottobre  1743. 

B1B1.10TKCA  QiTKRUiAXA    Brescia,  edita  1266]. 

Mi  son  portato  in  villa  a  trovare  il  sig.  conte  amministratore  Cri- 
stiani per  notificargli  il  progettato  passaggio  dell' E.  V.  e  pregarlo  di  tutta 
la  maggiore  agevolezza.  «  Sappiate,  mi  ha  egli  subito  risposto,  avere  l'emi- 
nentissimo  Marini  scritto  al  sig.  marchese  d*  Ormea  per  ottenere  lo  stesso, 
volendo  egli  passare  da  Ravenna  a  Genova,  e  mi  ha  ordinato  di  farlo 
servire  di  quello  che  gli  occorrerà,  ma  che  i^el  tempo  della  contumacia 
non  vuole  arbitrare.  Posso  io.  che  sono  tanto  da  meno,  attribuirmi  mag- 
giore autorità?  ».  Vogliono  essere  quindici  giorni,  ne' quali  si  computeranno 
i  due  dell'arrivo  e  della  partenza,  e  resteranno  tredici.  Ho  fatto  istanza 
per  soli  dieci,  e  quantunque  non  abbia  detto  che  sì.  pure  mi  ha  lasciata 
speranza  che  non  sia  impossibile  di  ottenerlo. 

L'ho  anche  pregato  di  voler  condiscendere  che  V.  E.  possa  venire 
ad  alloggiare  al  mio  casinetto  posto  a  Sant'Agnese  quasi  un  miglio  lungi 
dalla  città:  con  dirmi  nondimeno  che  non  potrò  avere  comunicazione  con 
esso  lei,  durante  quel  tempo.  Non  è  già  degna  di  un  par  suo  quella  casa. 


4504  LODOVICO  ANTONIO   MURATORI  [1*743- 


Tuttavia,  essendovi  cinque  camere,  o.  per  dir  meglio  camerette  capaci  di 
letto,  in  caso  di  bisogao  potrebbe  esso  servire,  quando  V.  E.  si  degnasse 
di  comportarmi  questa  grazia.  latorno  a  ciò  starò  io  aspettando  le  di  lei 
venerate  risoluzioni  e  i  suoi  comandamenti,  ansioso  d'ubbidirla  in  tutto. 
Con  che,  baciandole  la  sacra  porpora,  e,  rassegnandole  il  mio  profondo  os- 
sequio, mi  ricordo. 

4808. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  26  Ottobre  1743. 

Archivio  Soli  Muratori  {U.  Bibl.  Est.),  Modena. 

Ninna  risposta  occorre  a  questo  mio  riverente  foglio,  perchè  e.sso  so- 
lamente ha  da  servire  per  significare  a  V.  E.,  che,  essendomi  restituito 
affatto  alla  città  ho  subito  parlato  al  sig.  segretario  Giacobazzi,  ed  aver 
egli  disposte  le  cose  in  maniera,  che,  per  la  prima  adunanza  del  Con- 
siglio della  città,  dopo  l' Ognissanti,  dovendo  allora  esser  tornati  di  villa 
tutti  i  conservatori,  si  parlerà  del  giubilo,  che  ognun  pruova  per  1'  esal- 
tazione sua,  e  si  concerterà  quello,  che  è  di  dovere.  L'esempio  di  Lucca 
non  fa  caso,  perchè  quella  repubblica  rappresenta  il  papa,  e  scrive  ad  ogni 
nuovo  porporato.  Quel  di  Reggio  è  più  a  proposito.  Dirò  anche  di  più,  ma 
con  chieder  perdono  alla  mia  arditezza.  Bene  sarà  che  TE.  V.  schivi  il 
concetto  di  rigorosiata,  e  di  troppo  scrupoloso.  Sia  tale  per  sé  medesima, 
ma  non  già  per  altri,  quando  non  si  tratta  delle  chiare  leggi  della  reli- 
gione, onestà  e  civiltà.  Il  perchè  io  parli  cosi  non  occorre  che  io  l' ag- 
giunga, perchè  ella  intende  più  di  me,  e  forse  si  riderà  di  me  per  non 
aver  bisogno  alcuno  di  tale  avvertimento.  Con  baciarle  la  sacra  porpora, 
ossequiosamente,  mi  rassegno,  di  V.  E. 

4809. 

A  FRANCESCO  BREMBATI   in  Bergamo. 

Modena,  30  Ottobre  1743. 

Archivio  Bocchi,   Bergamo,  edita  [234]. 

Dalla  lite,  che  presentemente  si  agita  fra  la  religione  di  Malta  e  i 
nobili  di  Udine,  prendo  motivo  di  pregar  V.  S.  illustrissima  di  una  no- 
tizia. Pretende  essa  religione,  mossa  dai  castellani  del  Friuli,  emuli  di  quei 
nobili,  che  la  Comunità  di  quella  città  non  porga  requisiti  sufficienti  per 
la  croce  di  Malta,  per  essere  composta  di  150  nobili,  e  di  80  popolari, 
perchè  son  comuni  alcuni  ufizi  di  quel  Consiglio  fra  1'  uno  e  l'altro  ordine 


l^-^S]  A  FORTUNATO  TAMBURINI  4505 


di  persone.  In  ana  scrittura  de' castellani  è  detto  che.  per  la  stessa  ragione 
Bergamo  non  fa  cavalieri  dì  Malta,  perchè  il  Consiglio  di  codesta  città 
è  misto  di  nobili  e  di  plebe,  né  v'ha  separazione  fra  loro. 

Desidero  dunque  d'intendere  dalla  bontà  di  V.  S.  illustrissima,  se 
sia  vero,  che  i  nobili  della  sua  patria  sieno  esclusi  dalla  croce  di  Malta 
a  cagione  della  mescolanza  suddetta:  se  vi  sia  separazione  fra  essi  nobili 
e  i  popolari;  e  se  i  fenda tarj,  benché  d'esso  Consiglio,  sieno  ammessi  alla 
croce.  La  lite  suddetta  interessa  anche  la  nobiltà  vostra,  e  se  Udine  soc- 
combesse, ne  sai'este  feriti  anche  voi  altri  signori.  NuUadimeno  non  credo 
ch'essa  abbia  a  soccombere,  perchè  veramente  nel  Consiglio  di  quella  città 
v'  ha  separazione  fra  i  nobili  e  i  popolari.  Serva  questa  mia  per  rinnovar 
le  proteste  di  quel  vero  ossequio,  con  cui  mi  confermo,  di  V.  S.  illustrissima. 

4810. 

A  NICOLA  TACOLI  in  Reggio. 
Modena,  31  Ottobre  1743. 

Archivio  Tacol;,  Modena. 

Il  signor  cardinale  Pozzobonelli  non  è  tornato  finora  a  Milano,  e  forse 
non  vi  tornerà  si  presto,  perchè  tuttavia  la  regina  disgustata  gli  niega 
il  possesso  dell'arcivescovado.  S'egli  ancora  volesse  passare,  durante  il  com- 
merzio  inteiTotto  collo  stato  ecclesiastico,  dovrebbe  far  qui  qualche  giorno 
di  quarantena.  Però  si  saprà  la  sua  venuta.  Auguro  a  V.  S.  illustrissima, 
buon  successo  alla  nobii  sua  mercatanzia,  quantunque  io  tema,  che  l'emi- 
nentissima  borsa  sia  molto  smilza  per  le  spese  de'  viaggi,  e  della  promo- 
zione, e  per  le  entrata  finora  sospese.  Con  tutto  l'ossequio,  mi  rassegno. 

Mi  ha  fatto  dire  il  signor  Guidetti,  che  pagherà  :  ma  non  paga.  Gli 
daremo  ancora  un  pò  di  tempo,  e  poi  la  discorreremo. 


4811. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  3  Novembre  1743. 

Akchivio  Soli  MasATOBi  (  Ri  BibL  Est.  ),  Modoua. 

Coir  occasione,  che  viene  a  Roma  pel  suo  capitolo  Generale,  il  p.  Pa- 
renti [Luigi  Antonio]'  teatino,  nostro   concittadino,    ho  .stimato   bene   di 


Sue  lettere  iu  Archivio  Soli  Muratoi-i  (  R.  BibL  Est.  ),  n.»  l  da  Siena,  IT17. 


4500  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [l^-iS- 

consegnargli  quattro  copie  del  Paraguai,  giacché  comincio  a  disperar  del- 
l'arrivo   dell'altre,  tanto  tempo  fa  spedite  dal  libraio  veneto  a  cotesto. 

Di  queste  intanto  si  servii'à  V.  E.,  supplicandola  io,  che  si  degni  di 
farne  legar  una  per  N.  S.,  una  per  sé,  una  per  1"  eminentissimo  Monti,  e 
la  quarta  sai'à  per  monsignor  Livizzani.  Si  penserà  poi  a  soddisfare  gli 
altri.  Mi  onori  di  accennarmi  quello  che  sarà  occorso  di  spesa,  per 
aggiungerlo  a  i  precedenti  miei  debiti,  i  quali,  a  Dio  piacendo,  pagherò 
tutti.  Con  che,  baciandole  la  sacra  porpora,  ossequiosamente,  mi  rassegno, 
di  V.  E. 


4812. 

A  PELLEGRINO  RONI  *  in  Osimo. 
Modena,  5  Novembre  1743. 

Edita  [108]. 

Riv.""  Sig.'  Mio  e  Proli  Col."" 

Solamente  ora  mi  è  giunta  la  Dissertazione  di  V.  S.  che  i  signori 
han  voluto  visitare  prima  di  me.  L'ho  immediatamente  letta  e  trovato  in 
essa  un  sano  criterio,  una  soda  erudizione,  uno  stile  chiaro  e  leggiadro. 
Due  altre  persone  presero  a  difendere  un  mio  giovanile  sonetto,  censu- 
rato dal  medesimo  critico.  Non  mi  soddisfecero.  La  di  lei  fatica  ha  altro 
polso,  e  meriterebbe  di  comparire  alla  luce.  Ma  sola  é  poco.  Se  ella  avesse 
altri  simili  componimenti,  potrebbe  farne  un'unione,  e  far  comparire  il 
suo  nome  al  pubblico.  Intanto  mi  protesto  io  sommamente  tenuto  al  suo 
bel  genio  di  favorirmi,  e  mi  rallegro  col  suo  ingegno,  che  scorgo  capace 
di  voli  anche  più  alti.  Mi  dice  poi  V.  S.  di  essere  al  servigio  di  monsi- 
gnore illustrissimo  Compagnoni.  Ho  udito  con  piacere  tal  nuova,  perché 
ella  serve  ad  un  prelato  de' più  degni  d'Italia,  e  per  cui  serbo  io  una 
somma  venerazione.  Mi  favorisca  di  umiliare  il  mio  ossequio  a  chi  è  suo, 
e  spero  che  sia  anche  mio,  benignissimo  padrone.  E  qui,  offerendomi  tutto 
a' di  lei  comandamenti,  e  riverendola  con  tutto  lo  spirito  mi  protesto, 
di  V.  S. 


*  Responsive  in    Archivio   Soli   Muratori  (  R.   Bibl.  Est.  ),   n°  2    da  Osirao, 
1745-'47. 


-1*743]  A   PORTUNÀ.TO  TAMBURIXI  4607 


4813. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  5  Novembre  174'^. 

Archivio  Soli  Mobatosi  (5.  Bibl.  EiL),  Modena. 

Non  occorre  più  far  parole  intorno  ai  motivi  del  ritardo  della  nostra 
città  in  esprimere  a  V.  E.  il  comune  suo  giubilo  per  la  di  lei  tanto  ap- 
plaudita promozione. 

Nel  primo  Consiglio  che  si  tenne  dopo  le  vacanze,  tutti  con  pre- 
mura conchiusero  di  emendai'e  l'ommissione  passata. 

Il  signor  segretario  Giacobazzi,  a  cui  significherò  i  di  lei  benignis- 
simi  sentimenti,  mi  (e^e  leggere  la  minuta  della  lettera,  che  si  doveva 
scrivere  a  V.  E.  Però  ad  altro  non  v'ha  pensato  che  a  compatire  questa 
povera  afflitta  e  sfasciata  città,  e  a  conservarle  quell'  amore,  che  non  può 
mai  venir  meno  nel  cuor  generoso  dell' E.  V. 

Comincio  a  credere  d'esser  stato  burlato  per  le  copie  del  Paraguai. 
0  il  libraio  veneto,  che  mi  assicura  d'averne  inviate  molte  copie  a  cotesti 
librai,  non  diede  buon  ordine  per  le  mie  al  Pagliarini.  o  pure  il  Paglia- 
rini  ha  stimato  meglio  di  vendere  anche  le  mie.  Ora,  avendo  io  scoperto 
che  il  p.  Parenti  teatino  nostro  concittadino  veniva  costà  al  suo  capitolo 
generale,  fai  a  pregarlo  di  portare  a  V.  E.  un  involto  di  quattro  copie:  che 
di  più  grave  peso  non  osai  caricarlo,  ed  egli  assunse  l'impegno  di  favo- 
rirmi, sicché  sono  a  supplicare  la  di  lei  benignità  che  si  degni  di  farne 
legare  una  per  N.  S.,  una  per  V.  E.,  una  per  l'eminentis-simo  Monti,  e  di 
consegnare  la  quarta  a  monsignor  Livizzani,  con  avvisarmi  poi  lo  speso, 
a  fine  di  aggiungerlo  ad  alti'i  miei  conti  di  debito. 

A  gli  eminentissirai  Valenti  e  Passiouei  ne  manderò  con  altra  occa- 
sione. Darò  qui  la  sua  all'eminentissimo  Querini.  giacché  l'aspetto  in  breve. 

Sarebbe  bene  di  chiarire  se  il  Pagliai-ini  abbia  ricevute  copie  di  esso 
libro,  e  se  aveva  ordine  di  consegnarne  sei  a  V.  E.,  perchè  me  ne  voglio 
far  rendere  conto  dal  libraio  veneto. 

Giacché  tanta  é  la  di  lei  generosità,  che  pensa  dì  donare  un  poco  del 
prezioso  suo  tempo  all'Operetta  che  le  accennai,  sono  corso  tosto  a  ricer- 
care del  p.  Parenti,  e  l'ho  trovato  partito.  Per  buona  ventura  il  p.  tea- 
tino delegato  della  Casa  di  Como  poco  fa  giunto,  ed  inviato  anch'  egli 
costà,  ha  con  tutta  amorevolezza  prese  a  favorirmi.  Da  luì  dunque  la 
riceverà. 

Or  sappia  V.  E.  aver  io  fatto  questo  trattateli o  non  per  li  dotti,  ma 
per  l'ignorante  popolo:  e  però  si  prepari  a  leggere  con  tedio  la  prima  parte. 


4508  LODOVICO  ANTONIO   MUBA.T0E1  [IT-iS- 


Mi  fece  animo  il  signor  segretario  Giacobazzi,  percliè  scrivessi  al- 
l'eminentissimo  Besozzi  '  [Gioacchino].  L'ho  fatto,  e  starò  a  vedere  se 
il  mio  ardii'e  aàvk  fortunato. 

Col  bacio  della  sacra  porpora,  rinnovo  le  proteste  di  quel  sommo 
ossequio,  con  cui  mi  glorio  d'essere,  di  V.  E. 


4814. 

A  FRANCESCO  CONTARELLI  in  Ferrara. 
Modena,  6  Novembre  1743. 
Archivio  dkTìLa  Congrbgazione  di  Carità,  Correggio,  edita  [272]. 

Puntualmente  ho  ricevuto  dalla  posta  il  danaro,  inviatomi  da  V.  S. 
illustrissima,  di  cui  le  mando  inchiuso  il  coufesso,  accompagnato  dai  miei 
più  vivi  ringraziamenti. 

Staremo  a  vedere,  cosa  risulterà  dal  rendimento  dei  conti  del  signor 
vicario  e  dall'  interposizione,  se  occorrerà,  di  cotesto  cavaliere.  Mi  era  io 
figurato,  eh'  egli  volesse  anche  il  saldo  per  la  provvista  di  quegli  arredi, 
ch'egli  è  tenuto  a  fare  pel  di  più  dell'occorrente  della  messa  festiva,  che 
gli  si  paga  e  sconta  nell'affitto  della  casa,  e  che  in  tali  spose  fosse  com- 
presa alcuna  di  quelle,  delle  quali  parla  la  sua  lista.  Ma  ora  vo  credendo, 
che  le  mire  di  tutto  il  suo  conto  vadano  addosso  alla  mia  borsa.  Ne  saremo 
chiai'iti  in  breve. 

Dio  dunque  vi  mandi  l' eminentissimo  Crescenzi  [Marcello].  Dovrebbe 
nostro  signore  esplovai'e  ancora  il  genio  della  città,  e  se  lo  facesse,  potrebbe 
sperarsi  quel  che  desidera.  Coi  sentimenti  del  mio  indelebil  ossequio,  mi 
confermo 

4815. 

A  MARIANGELO  FIACCHI  in  Ravenna. 
Modena,  8  Novembre  1743. 

Edita  [189]. 

Può  essere,  che  venga  costà  per  maestro  di  scuola  il  signor  dottor 
Brunacci  di  Padova.  Egli  è  mio  amico,  è  giovane  molto  dotto  ed  amante 
delle  antichità  ed  ha  faticato  in  più  archivi.  Io  il  raccomando  vivamente 
alla  gentilezza  di  V.  P.,  acciocché  gli  comparta  nelle  occasioni,  che  gli 
possano  occorrere,  favore  e  protezione.  Spero   che   cotesti   signori  rie    sa- 


■•  Sue  lettere  in  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  n."  2  da  Roma,  1743- '48. 


- 1*74:31  A  OLBMBNTE  DI   POLONIA  4509 

ranno  ben  serviti,  e  ch'ella  impiegherà  le  sae  grazie  in  chi  ne  è  ben  me- 
ritevole. Con  tal  congiuntura  desidero  buone  nuove  di  lei.  e  rinnovo  le 
proteste  di  quel  vero  ossequio,  con  cui  mi  pregio  d'essere,  di  V.  P. 


4816. 

A  CLEMENTE  DI  POLONIA  in  Varsavia. 

Mutinae,  V  Idus  Novembris  MDCX^XLIII. 
Archivio  Soli  Mckatori  (I{.  Bibl.  Est.),  Modeaa,  edita  (Appendice)'. 

Serenissimo  Principi 

Clementi  potentissimi  Poloniae  Regis 

et  Electori  Saxouici  filio  Quinto-genito. 

Postremum  hanc  Antiquilalum  Ilalicarum  Tomura  Tibi  servatnm 
volui.  serenissime  princeps.  qui  postremum  quidem  ordinis,  sed  dignitatis 
et  amoris  locum  in  regia  familia  tua  tenes.  Felices  parentes,  quibus  tam 
copiosam  sobolem  divina  providentia  snppeditavit.  cui  parem  vix  ullus 
principum  aevi  nostri  ostendat:  longe  tameu  feliciores,  quod  adeo  probam 
adeo  egregiam  dederit.  Ncque  enim  Saxonia  tantum  no  vii,  quam  excellentem 
indolem.  quantam  suavitatem  morum,  et  ingenii  perspicaciam  celsitudo  tua 
aeque  ac  reliqui  regales  fratres  tui.  atque  sorores  praeseferat;  sed  et  apud 
Italos  percrebuit  fama  tam  rari  praeclarique  ornamenti  in  Palatiis  regum: 
agaosceutibus  cunctis.  dono  etiara  tara  invidendae  prolis  coronare  Deum 
voluisse  genitorum  tuorum  religionem.  maritalem  concordiam.  ceterasque 
virtutes  catholicis  regibus  praesertim  consentaneas.  Nullus  autem  dubito, 
quin  postquam  adoleveris,  amorem  et  studiom  literarum  ad  magnificas 
animi  generisque  tui  dotes  sis  addituras.  Tunc  liber  iste,  qnem  tuo  nomine 
inscriptum  tibi  sacravi,  una  cura  praecedentibus  aliis,  ante  oculos  tuos.  ut 
spero,  recurret.  teque  ad  eruditionem  barbaricorum  saeculorum  facile  per- 
ducet;  ncque  enim  tunc  alii  ab  Italicis  erant  Germanicae  gentis  mores. 
Sed  quando  nunc  prae  exili  aetate  tua  hanc  rerum  seriem  excipere  mente 
non  potes,  hoc  unum  saltem  ut  intelligas.  et  memoria  mandes  opto:  scilicet 
me  humili  obsequio  erga  celsitudinem  tuam  serenissimam  nomini  conce- 
dere. Quod  superest.  Deum  optimum  maximum  rogare  non  desinam,  ut, 
cum  aetatis  incremento,  animi  quoque  tui  virtutes  crescant,  quibus  te  tanto 
patre  dignura  probes,  et  eximius  l'ex  pater  tuus  te  genuisse  enixius  in  dies 
laetetur.  Celsitudinis  tuae  serenissimae. 


'  Dedicatoria  del  tomo  VI  delle  Antiquitates  Italicae  Medii   Aevi.   Mediolani. 
-MIiCCXLIl. 


4510  LODOVICO    ANTONIO   MURATORI  [  1*^-43 ■ 


4817. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  11  Novembre  1743. 

K.  Biblioteca  Riocaruiaka,  Firenze,  edita  [245]. 

L'essei'e  non  meno  il  sig.  conte  amministratore  [Cristiani],  che  io,  stato 
in  villa,  e  lungi  V  uno  dall'  altro,  non  mi  permise  di  scrivere  e  mandar  nuove 
a  V.  S.  illustrissima.  Rispondo  ora  alle  ultime  due  sue  carissime,  con  ralle- 
grarmi in  primo  luogo  ch'ella  abbia  fatto  si  buon  raccolto  per  accreditare 
il  poco  e  debolmente  da  me  detto  intorno  alla  giurisprudenza,  con  aver 
già  all'ordine  il  capitolo  primo,  come  dee  stare.  V'ha  da  essere  un  passo 
del  Grozio  che  scrive  avere  i  giureconsulti  degli  uliimi  secoli  non  illu- 
strata la  giurisprudenza  antica,  ma  formatane  una  nuova.  Seguiti  pure 
animosamente,  né  si  prenda  pensiero  di  citare  scrittori  non  cattolici,  perchè 
qui  non  si  tratta  di  materie  di  fede. 

Il  sig.  primo  presidente  di  Torino  ha  qualche  bontà  per  me.  Gli  farò 
raccomandare  il  sig.  Filippo  di  lei  fratello  in  mio  nome,  dal  sig.  abate 
Tagliazucchi  lettore  in  quella  università  ;  dovendo  ella  scrivergli,  che  se 
l'intenda  con  esso  sig.  abate,  valente  letterato.  Ancor  qui  son  finite  le 
nuove.  Il  sig.  principe  di  Lobkowitz  continua  il  suo  quartiere  a  Forlì  e 
Rimini,  e  tiene  uno  staccamento  alla  Cattolica. 

Gli  spagnuoli  sono  a  Pesaro  e  Fano,  senza  penetrarsi  quel  che  sieno 
per  fare  si  gli  uni  che  gli  altri.  Qui  non  si  cx-ede  verisimile  che  il  signor 
principe,  benché  superiore  di  cavallei'ia,  e  benché  abbia  chiamata  da  Mi- 
lano. Mantova.  Mirandola  quanta  gente  ha  potuto,  sia  jìer  tentare  l' im- 
presa di  Napoli,  perché  gli  spagnuoli,  uniti  colle  truppe  di  Napoli,  avreb- 
bono  maggior  polso  di  queste. 

Si  crede  qui  dai  più  che  Piacenza  sino  alla  Nura.  con  Bobbio,  Pavese 
di  qua  dal  Po,  Vigevano  e  contea  d'Anghiera,  s'abbia  a  cedere  o  sia  ce- 
duta al  re  sardo.  Quel  che  ha  da  venire  non  si  legge  nei  libri  nostri. 
Avi'ci  ben  sommo  piacere  che  il  sig.  marchese  Botta  uscisse  con  onore 
del  brutto  intrigo,  in  cui  egli  si  truova.  Il  sig.  marchese  Alessandro  suo 
fratello,  cavaliere  garbatissimo,  è  mio  padrone.  Il  nostro  carnovale  sarà 
più  che  quaresima,  perchè,  in  mezzo  ai  guai,  non  si  può  ridere.  Mirabile 
é  la  vostra  filosofia,  che  sa  trovar  danari  per  istare  allegri,  quando  forse 
ne  scarseggiano  le  vostre  armate.  Da  quel  che  veggo  non  doveva  ella 
avere  ricevuto  un  mio  foglio,  perché  non  risponde  al  punto  de'  libercoli 
che  mi  ricercò.  I  miei  rispetti  sempre  al  sig.  marchese  reggente,  al  sig. 
consigliere  De  Locella.  al  sig.  Marinoni. 


-1*743]  AD   ALESSANDRO  QIUSBPPK  CHIAPPINI  1511 

Se  più  fosse  costi  il  sig.  abate  Valentiui.  gli  domandi  se  ricevesse  mia 
lettera,  inviatagli  a  Ferrara.  Ma  ella  non  ne  parla  più.  Con  tutto  Tosse* 
quio,  mi  rassegno,  etc. 

4818. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Mvxlena,  12  Novembre  1743. 

BiBLioTRCA  CoMu.xALK,  Piaceuxa. 

Voglia  Dio  che,  essendo  V.  S.  reverendissima  tornata  a  lottare,  torni 
anche  a  ringiovanire,  o  che  almeno  si  contemperino  si  fattamente  gli  umori 
del  suo  corpo,  che  possa,  da  qui  innanzi,  godere  di  una  lunga  e  prosperosa 
sanità. 

Saviamente  ella  dice,  che  il  mutar  padrone  è  poco,  ma  sarebbe  assais- 
simo lo  smembramento.  Veramente  finora  molto  si  sospetta  che  fino  alla 
Nura  si  possa  cedere  il  terreno,  ma  nulla  v'  ha  di  certo.  Da  Vienna  mi 
scrivono  che  a  caro  prezzo  si  è  compei'ata  l'alleanza,  ma  senza  saper  dire 
finora  in  che  consista  questo  prezzo.  Ed  avendo  io  qui  parlato  del  danno 
enorme  che  si  riporterebbe  dallo  smembramento,  mi  è  stato  risposto  che 
potrebbe  tal  danno  rifarsi  con  sottoporre  Bobbio,  e  il  Pavese  di  qua  da 
Po  alla  città  lesa.  Meglio  dunque  sarà  il  risparmiare  i  lamenti,  finché  si 
vegga  dove  vadano  a  terminare  i  giri  della  superiore  provvidenza. 

Se  non  veniva  una  dirotta  pioggia  che  sconcertò  tutte  le  misure  di 
Gages  nella  notte  avanti  il  di  dOguisanti.  avrebbe  egli  potuto  fare  un 
bel  colpo,  con  sorprendere  il  grosso  corpo  che  s'era  postato  alla  Cattolica. 
Tutta  la  sua  armata  marciava  parte  per  mare,  e  tatto  il  resto  per  terra 
ed  erano  già  di  qua  da  Pesaro.  I  barconi  furono  spinti  a  Sinigaglia.  Gli 
altri  malconci  dovettero  retrocedere. 

Ieri  fu  detto  che  i  nostri  usseri  avessero  provata  qualche  disavven- 
tura. Ma  forse  sono  ciarle,  e  chi  vede  carra  di  malati  venire,  si  figura, 
tosto,  che  sieno  feriti.  Abbiam  qui  da  70  disertori  spagnuoli  al  Lazza- 
retto, e  questi  alle  spese  del  pubblico  nostro!  Vengono  dal  Bolognese. 

Da  che  la  Toscana  ha  riaperto  il  commercio  con  Roma,  qui  si  pensa 
che  i  signori  veneziani  vorranno  che  si  bandisca  ancor  quella  parte.  0  pure. 
se  non  vorremo,  ci  separeremo  dal  Veneziano,  e  apriremo  i  passi  collo  stato 
ecclesiastico.  Strana  è  veramente  questa  condotta,  conversando  noi  tutto 
dì  con  l'armata  del  sig.  principe  di  Lobkowitz.  il  quale  si  tiene  per  certo 
che  pensi  a  Napoli,  perchè  gli  spagnuoli,  uniti  colle  forze  del  re  di  Napoli, 
sarebbon  superiori  di  gente. 

Da  Vienna  scrivono  che  il  re  prussiano  continua  a  tenere  in  sospetti 
la  regina,  e  che  per  questo  l'armata  va  a  prendere  quartieri  in   Baviera 


4512  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  II'T'-IS- 


e  Boemia.  Per  altro  essa  non  poteva  sussistere  al  Reno.  L'invasione  poi 
de'gl' inglesi  e  fVanzesi  pare  un  mistero,  al  cui  scioglimento  noi  non  ar- 
riviamo. 

E  passato  di  qua  un  battaglione  che  da  Milano  va  a  Rimini.  Dicono 
che  sul  Milanese  e  Piacentino  passasse  con  poca  disciplina. 

Mi  dica  V,  S.  reverendissima  chi  sarà  arcivescovo  di  Ferrara.  Quivi 
più  tosto  si  vorrebbe  Crescenzi,  che  il  porporato  nazionale.  Con  che,  ba- 
ciandole le  mani,  mi  rassegno,  di  V.  S.  reverendissima. 

In  Rimini  va  alla  peggio.  Quivi  neppur  s"è  potuto  seminare. 


4819. 

A  COSTANTINO  GRIMALDINI  in  Napoli. 
Modena,  12  Novembre  1743. 

Archivio  Soli  Muiìatoiu  {R.  Bihl.  Est),  Modena. 

Corrono  già  ventitré  anni,  ch'io  non  fo  più  un  verso;  e  per,  quanto 
me  uè  siano  stati  chiesti,  ninno  ne  ho  fatti.  Ma  è  tale  la  stima,  che  fo 
de' comandamenti  di  V.  S.  illustrissima,  tali  le  obbligazioni,  che  a  lei  pro- 
fesso, che  ho  fatto  il  miracolo  di  14  versi,  ma  cattivi,  ma  non  degni  di 
comparire  in  si  nobil  raccolta.  Quali  però  sono,  glieli  mando  in  segno  del 
mio  ossequio,  e  solamente  la  prego  di  scegliere,  e  di  fare  scegliere  da 
qualche  altro  suo  intendente  amico,  quale  de*  terzetti  meno  dispiaceranno 
avendoli  fatti  in  due  maniere,  ne  restandomi  tempo  di  farvi  più  ponde- 
razione. 

Buone  nuove  mi  dà  V.  S.  illustrissima  con  dirmi  le  promesse  anche 
a  lei  fatte  dal  p.  Alfano.  Ma  le  manterrà  egli,  o  si  condurrà  al  di  del 
giudizio  per  effettuarle?  Mi  raccomando  alla  di  lei  autorità  e  bontà  per 
muoverlo  con  bnone  rote,  giacché  egli  è  tornato  in  città.  Migliori  nuove 
però  mi  dà  ella  con  farmi  sperare  lo  scoprimento  d'altri  manoscritti. 
Auguro  fortuna  in  questo  a  lei,  perché  l'auguro  a  me. 

P.-oni:semi  il  suddetto  padre  Alfano  anche  una  copia  di  Guglielmo  Pu- 
gliese, migliore  delle  stampate.  Non  so  che  me  ne  abbia  a  credere. 

Oggi,  passando  di  qua  monsignore  Gentilotti,  che  va  auditore  di  Rota 
per  Germania  a  Roma,  mi  dice  che  nella  Biblioteca  Cesarea  v'ha  una 
storia  napolitana  di  Bartolomeo  di  Gravina,  che  scrisse  a' tempi  li  Carlo 
d' Angiò,  ma  mi  fu  impossibile  d'ottenerla.  Tuttavia  tenterò. 

Ho  scritto  al  Donati  perchè  sia  avvertito,  e  a  lui  invierò  i  due  primi 
tomi.  Tutto  rassegnandomi  ai  di  lei  comandamenti,  mi  confermo. 


.l'7<43]  A  Js'RANOESCO  GONTÀRELLI  4513 


4820. 

AD  ANGELO  MARIA  QUERINI  in  Roma. 
Modena,  12  Novembre  1743. 

Biblioteca  Q^skiviaìia,  Brescia,  edita  [253]. 

Dopo  aver  io  t-empo  fa  significato  all'È.  V.  che  non  si  sarebbe  po- 
tuto schivare  la  contumacia  di  alquanti  giorni,  che  forse  si  potrebbono 
ridurre  a  dieci:  e  dopo  averle  umilmente  esibito  il  mio  casino,  lontano 
dalla  città  quasi  un  mìglio,  benché  non  degno  di  un  par  suo,  aspettava  io 
però  qualche  risposta  e  risoluzione  di  V.  E.  per  poter  fare  qualche  prepara- 
mento caso  che  ella  si  degnasse  di  compartire  a  me  questo  onore.  Due  volte 
son  venuti  i  corrieri  senza  di  lei  lettere  per  me;  il  che  mi  ha  cagionato 
delle  inquietudini,  per  timore  che  la  mia  già  scrittale,  in  passando  per  mezzo 
dell'armate,  si  fosse  perduta.  Scrivo  dunque  la  presente  per  replicarle 
tutta  la  mia  premura  di  ubbidirla. 

M'è  venuto  sospetto  che  avendo  V.  E.  inteso  ristabilito  il  commerzio 
fra  la  Toscana  e  lo  Stato  ecclesiastico,  e  sapendo  che  passava  corrispon- 
denza per  la  Toscana  e  noi,  ella  potesse  passare  francamente  per  essa  To- 
scana e  schivare  qui  l'incomodo  della  contumacia.  Ma  sappia,  che  finora 
si  ammetterà  chi  vien  dalla  Toscana,  ma  non  già  chi  partendo  da  Roma 
passa  per  la  Toscana.  Anzi  qui  si  teme,  che  i  signori  veneziani  move- 
rauuo  la  Corte  di  Torino  a  comandare  che  si  bandisca  da  noi  anche  la 
Toscana.  Mi  dicono  che  1'  eccellentissimo  Marini,  per  non  volersi  sogget- 
tare a  contumacia,  ha  poi  presa  la  risoluzione  di  venire  a  Roma. 

Vegga  V.  E.che  abbia  a  far  io  per  servirla  in  tale  congiuntura,  assi- 
curandosi che  i  di  lei  venerati  comandamenti  saran  riguardati  da  me 
come  favori. 

E  rinnovando  col  bacio  della  sacra  porpora,  la  memoria  del  profondo 
mio  ossequio. 

4821. 

A  FRANCESCO  CONTARELLI  in  Ferrara. 
Modena,  13  Novembre  1743. 
Archivio  della  Coxorboazioik  oi  Carità,  Corregg^Of  edita  [978]. 

Venne  puntualmente  tutto  il  precedente  danaro  inviatomi  da  V.  S. 
illustrissima,  e  da  mia  sola  disattenzione  e  fretta  provenne  il  non  aver 
fatta  giusta  la  ricevuta.  Ha  anche  l'ultima  bolgetta  portato  il  susseguente 

Epistolario  di  Lodovico  Antonio  Muratori,  —  VoL  X.  2S6. 


'J514  LODOVICO    ANTONIO   MURATORI  fl7'43- 


danaro.  Per  1"  uno  e  per  l'altro  a  lei  rendo  infinite  gi'azie,  e  qui  inchìuse 
mando  le  ricevute. 

Ma  come  si  farà,  se  sarà  da  pagar  dr.naro  a  cotesto  signor  vicario, 
da  che  ella  mi  ha  fatto  tener  qnello,  che  avrebbe  potuto  servire  al  biso- 
gno? Vi  penserà  V.  8.  illustrissima,  s'egli  le  manderà  a  prendere  i  pegni. 

Alla  di  lei  prudenza  ed  arbitrio  rimetto  l'ordinare  que' risarcimenti, 
che  crederà  necessarj  alle  fabbriche  della  possessione.  Que'  r/uer ci  ed  oc- 
chietti v'erano,  né  si  dovrebbero  essere  perduti. 

Coi  più  vivi  sentimenti  del  mio  rispetto,  mi  confermo,  di  V.  S.  illu- 
strissima. 

4822. 

ALLO  STESSO  in  Ferrara. 
Modena,  20  Novembre  1743. 
Auciiivio  DKLLA  CoNOKKOAZioN'E  DI  CaritA,  Corroggio,  cdita['£ìi\. 

Non  mi  è  venuta  voglia  d'entrare  nella  gran  selva  de"  conti  di  co- 
testo signor  vicario,  e,  quando  anche  volessi,  mi  manca  ora  il  tempo.  Perciò 
sono  a  pregar  V.  S.  illustrissima  di  avere  la  bontà  di  risolvere  per  me 
quello,  che  le  detterà  la  sua  prudenza,  perchè  quanto  ella  farà,  tutto  sarà 
da  me  approvato. 

Certamente  pare  che  non  abbia  a  toccare  a  me  il  pagar  anche  le 
galee  per  la  porzione  del  vicario.  Ciò  non  l'hanno  mai  preteso  i  suoi  an- 
tecessori.  Altri  vicariati  sono  costi,  dai  quali  si  può  prender  regola. 

Se  rilasci  era  al  medesimo  i  frammenti  del  pavimento,  vegga  di  far- 
sene far  la  ricevuta.  Meritano  essi  qualche  compenso. 

Ma  torno  a  dire:  a  lei  tutto  è  rimesso.  Con  ringraziarla  di  tante  pa- 
zienze, e  con  rassegnarle  il  mio  costantissimo  ossequio,  le  rimetto  le  carte. 
e  mi  protesto,  di  V.  S.  illustrissima. 


4823. 

A  GIUSEPPE  ANTENORE  SCAL AERINI  in  Ferrara. 

Modena,  20  Novembre  1743. 

Biblioteca  Comunali;.  Ferrara. 

Altre  volte  in  vari  tempi  mi  è  stata  fatta  la  medesima  inchiesta,  che 
si  fa  ora  dal  signor  Bonetti,  e  gran  piacere  avrei  provato  se  avessi  po- 
tuto soddisfare  a  i  di  lui  desideri,  per  la  pianta  di  cotesto  Barco.  Ma. 
per  quanto  io  abbia  pescato,  finora  non  mi  è  mai  venuta  alle   mani  carta 


-IT'éd]  A  FRANGSBGO   BIIEUBATI  4515 


alcuna  in  questo  proposito,  ancorché  io  abbia  sempre  avuto  presenti  le 
li  lui  premure.  Le  cose  poi  passate,  e  più  le  presenti,  hanno  talmente 
imbrogliate  le  cose,  che  né  pur  posso  mettere  le  mani  sopra  ciò  che  di 
sicuro  si  trovava  in  esso  archivio.  La  prego  dunque  di  portar  le  mie 
scuse  e  rispetti  al  signor  Bonetti,  assicurandolo,  che  tornando  l'ossa  al 
suo  sito,  non  mancherò  di  nuove  diligenze  con  vivo  desiderio  di  servirlo. 
Sicché  anche  V.  S.  illustrissima  é  st^ta  partecipe  de*  guai  correnti. 
Me  ne  dispiace.  S'ella  brama  compagni  di  guai,  volga  gli  occhi  anche  a 
noi  pieni  d' aggi-avi,  e  più  a  Rimini,  Pesaro,  Pano,  de' quali  paesi  si  con- 
tano gravi  miserie.  A  noi  altro  non  resta,  che  far  coraggio  sotto  il 
flagello,  e  pregar  Dio,  che  non  tardi  a  farlo  cessare.  Le  apparenze  vera- 
mente non  son  tali.  Ma  in  un'ora  può  il  sommo  padrone  far  tutto.  Bas- 
segnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  S.  illustrissima. 


4824. 

A  FRANCESCO  BREMBATI  in  Bergamo. 
Modena,  '28  Novembre  1743. 

Archivio  Bocchi,  Bergamo,  edita  [234]. 

Supplico  in  primo  luogo  V.  S.  illustrissima  di  ricordarmi  gran  ser- 
vitore al  signor  tenente  generale  conte  Boselli.  Poscia  mi  onori  di  dirgli 
ciie  chi  scopri  in  questi  stati  il  tesoro  di  medaglie  del  Triumvirato,  ebbe 
anche  l'accortezza  di  venderle  tutte  iu  città  forestiere  e  lungi  di  qua. 
Però  se  la  signora  duchessa  di  Brunswich  che  era  qui,  ne  volle  tre  per 
inviarle  a  Parigi,  le  convenne  farle  comperare  in  Venezia.  Però  qui  ninna 
ve  n'ha  da  vendere.  Se  ad  altro  mi  crede  atto,  mi  comandi. 

Ho  poi  meglio  osservato  ciò  che  è  stato  scritto  di  cotesta  città.  Di- 
cono che  la  religione  di  Malta  non  vuol  prendere  le  pmove  di  nobiltà  da 
cotesto  Consiglio,  per  essere  composto  di  nobili  e  popolari,  e  prenderle 
in  sua  vece  dalla  Compagnia  della  carità  d.ve  entrano  solamente  nobili. 
V.  S.  illustrissima  saprà  se  sia  vero.  Scrive:.do  ella  che  cotesto  Consiglio 
è  formato  di  soli  nobili,  mi  par  bene  strana  l'asserzione  suddetta.  Il  si- 
gnor cavaliere  Marinoni  sta  in  Reggio;  e  però  non  ho  potuto  ricavar  da 
lui  altre  notizie. 

Serva  la  presente  mia  per  ratificai'le  i  sentimenti  di  quel  vero  osse- 
(luio,  con  cui  mi  pregio  di  essere,  di  V.  S.  illustrissima. 


4516  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [1*743- 


4825. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  4  Dicembre  1743. 

Biblioteca  Comunale,  Piacenza. 

Che  V.  S.  reverendissima  goda  oramai  piena  salute  non  me  ne  lascia 
dubitare  l'ultimo  benÌ2;nissimo  suo  foglio.  Me  ne  rallegro  con  lei  e  desi- 
dero che  cotest'aria  sempre  le  sia  favorevole,  giacché  quella  di  Lombardia 
è  poco  sana  in  que'  tempi. 

Veramente  s'è  disputato.  La  Reggenza  voleva  aspettare  alla  pace 
per  fare  lo  smembramento,  Ma  il  re  di  Sardegna  non  ama  molto  le  dila- 
zioni ;  però  si  tiene  per  certo  che  abbia  guadagnato  il  punto.  Nondimeno 
persona  che  sa,  mi  assicura  che  il  possesso  non  è  dato  finora.  Sarà  un 
grande  imbroglio;  ma  che  farci?  A  un'altra  buttata  lorneran  Tossa  al 
loro  luogo.  Già  si  prevede  dove  abbia  a  finire  un  si  bello  ascendente. 

Vegniamo  assicurati,  che  i  franzesi  han  passato  il  Reno,  occupato 
il  demolilo  Brisacco.  messa  in  contribuzione  quella  parte  della  Briscona. 
che  appartiene  alla  Reggenza.  Ma  è  meglio  aspettarne  la  conferma. 

Fa  ribrezzo  anche  a  me  l'intendere  che  crescono  le  amarezze  fra  co- 
testa  corte  e  quella  di  Vienna,  pei'chè  intanto  ne  patiscono  forte  i  poveri 
innocenti  sudditi.  Cinquanta  miglia  di  strada  romana  si  trovano  quasi 
deserte  essendo  fuggiti  colle  loro  bestie.  Si  crede  che  gli  spagnuoli  non 
potran  durare  in  quel  sito.  Staremo  a  vedere  il  risultato  di  codesta  nuova 
Congregazione.  Ma  se  Dio  non  manipola  egli  la  pace,  i  nostri  guai  con- 
tinueranno, e  andremo  tutti  in  malora. 

«  Se  cotesto  signor  conte  della  Torre  difenderà  la  Giurisprudenza  senza 
ingiurie,  anch'io  farò  plauso  al  suo  bel  genio.  Non  so  io  d'aver  toccato 
alcuno  di  questi  signori,  e  molto  meno  lui.  Sarebbe  perciò  di  dovere  che 
mi  facesse  buona  guerra. 

Già  l'ha  fatta  il  padre  de  Luca,  e  more  suo,  con  aver  dati  alla  luce 
alcuni  fogli  in  Venezia.  Non  credo,  che  meriti  risposta.  Anche  in  Palermo 
il  Vaguas,  e  il  Migliacci  hanno  risposto  al  Valdesio.  Non  me  ne  voglio 
mettere  più  fastidio  alcuno.  Credo  d'aver  detto  abbastanza  per  chi  intende, 
e  non  ha  passione. 

Non  c'è  maniera  ch'io  sappia  intendere  la  monetina  espressa  nel  suo 
foglio.  Pare  che  in  fine  sia  ClVitas,  e  ALIACIO  potrebbe  essere  Aiaccio. 
Ma  quel  CHAV.  sì  oscuro  guasta  tutto.  Se  nostro  Signore  ha  da  premiar 
tanti,  che  gli  dedicano  libri  (e  n'ho  veduto  dei  leggieri  più  che  la  stoppa), 
non  gli  resterà  addosso  neppure  il  piviale  ». 


-IT'-éS]  A   DOMENICO  BUICHIEBI    COLOMBI  4517 

Abbiam  qai  Keminentissimo  Querini,  che  fa  la  contumacia  a  s.  Ce» 
sario  nella  casa  de' suoi  monaci.  Dovea  venire  al  mio  casino,  ma  perchè 
non  lo  lasciarono  passare  al  Panaro,  andò  colà. 

«  Oh  c'è  del  tempo  a  veder  fuori  l'opera  del  padre  Bardotti,  Ogni 
dì  cl'esce  il  suo  disegno.  Però  Dio  sa  quando  ». 

Con  che,  ossequiosamente,  mi  rassegno,  di  V.  S.  reverendissima. 

L'eminentissimo  Alberoni  è  a  Castelfranco. 


4826. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  8  Dicembre  174.3. 

B.  BiBMOTSCA  BiccAKDiAKA,  Firenze,  edita  f2l6). 

L' nltimo  carissimo  foglio  di  V.  S.  illustrissima  è  del  di  23  novembre. 
Rispondo  ben  io  prontamente,  ma  non  so  se  il  foglio  verrà  colla  mede- 
sima speditezza,  perchè  il  signor  conte  amministratore  è  fuori  di  qua. 
Fatichi  pur  ella  allegramente  a  migliorar  quel  poco  che  ho  detto  io  della 
Giurispriulenza .  Non  importa  se  le  note  riescano  maggiori  del  testo, 
pnrchè  sieno  cose  e  non  parole. 

Dica  quel  che  le  par  meglio  della  Definizione  di  TJlpiano,  ch'io  non 
me  ne  metto  pensiero.  Anzi  se  v*  ha  qualche  cosa  che  meriti  correzione, 
corregga  pure  nelle  note.  Né  occorre  pensare  a  farmi  veder  la  sua  fatica, 
perchè  il  libraio  non  ha  bisogno  che  si  perda  il  tempo.  Vengo  intanto 
avvisato  che  in  Roma  un  conte  della  Torre  veronese,  lettore  nella  Sapienza, 
sia  dietro  a  rispondere  a  quel  mio  trattatello.  Se  uscirà  la  sua  fatica,  la 
vedremo,  e  allora  si  penserà  ad  esaminarla.  Per  ora  ha  V.  S.  illustris- 
sima da  pensare  all'intrapresa  edizione.  Quando  a  lei  il  libraio  doni  cin- 
quanta copie,  e  lasci  parimenti  a  lei  la  dedicatoria,  ella  ci  può  stare.  A 
me  ne  sogliono  donare  sessanta. 

In  questo  ordinario  scriverò  con  efficacia  a  Torino,  in  raccomanda- 
zione del  signor  Filippo  fratello  di  V.  S.  illustrissima,  e  gli  auguro  buona 
fortuna  in  quelle  parti.  Se  fosse  vero  che  anche  il  Finale  fosse  ceduto  al 
re  sardo,  sarebbe  meglio  per  lui. 

A  proposito  di  cessioni,  qui  ci  sono  apparenze  che  esso  re  possa 
aver  ceduto  ogni  sua  ragione  e  pretensione  sopra  questi  Stati  alla  maestà 
della  regina,  e  che  abbiamo  da  passare  sotto  il  suo  governo.  Questo  signor 
conte  amministratoi'e  è  stato  chiamato  a  Rimini  dal  signor  principe  di 
Lobokwitz.  Si  fa  anche  l' inventario  di  quanto  è  nella  nostra  cittadella, 
indizi  che  dan  ragione  alla  voce  suddetta.  Quando  ciò  avvenisse,  io  sono 


i 


4518  LODOVICO  ANTONIO  MUBATOBI  \±'7'4:3- 


per  terra,  perchè  quando  si  costituì  qui  il  salario  ai  ministri  e  agli  ufizi, 
nulla  si  pensò  a  me.  Ne  io  parlai  per  quel  motivo,  che  una  volta  le  con- 
fidai. Ora  vegga  ella  come  io  resterei  in  asse,  quando  costi  non  si  tro- 
vasse qualche  santo  che  pregasse  per  me.  Gaso  dunque  che  tal  cessione 
seguisse,  e  si  sapesse  costi,  la  prego  di  non  perder  tempo  a  prender  con- 
siglio dai  sempre  da  me  riveriti  signori  marchese  reggente  e  consigliere 
Locella,  per  vedere  qual  mezzo  si  potesse  tenere,  affinchè  io  avendo  cura 
di  questa  biblioteca  godessi  ancora  il  salario  mio  consueto,  sotto  la  gra- 
ziosa padronanza  di  S.  M.  la  regina.  S.  E.  il  signor  conte  di  Cervellon, 
che  spontaneamente  ne'  giorni  passati  mi  raccomandò  a  questo  signor  luo- 
gotenente De  Scria,  spererei  che  mi  favorisse.  L'ho  ringraziato  pel  sud- 
detto favore,  e  ne  spero  risposta  in  breve.  Occorrendo,  potrebbe  ella  fa- 
vorirmi di  dare  per  me  il  memoriale.  Dico  ciò,  sempre  quando  si  sapesse 
di  certo  la  mutazion  suddetta.  Anche  il  signor  abate  Valentini  mi  scrisse 
che  v'  erano  altri  signori  che  aveano  della  bontà  per  me,  ma  niun  filo  ho 
io  con  essi.  La  prego  di  non  parlare  per  oia  del  sospetto  suddetto,  perchè 
forse  è  senza  fondamento.  In  breve  sei  tomi  in  quarto  de'  miei  Annali 
saranno  stampati. 

Quanto  al  suddetto  signor  abate,  ricevei  la  sua  lettera,  ed  egli  avrà 
anche  ricevuta  la  mia  risposta.  Non  ne  scrissi  a  lei,  perchè  egli  mi  mise 
in  forse  la  sua  venuta  costà.  Godo  che  1'  abbia  poi  conosciuto.  E  persona 
di  gran  talento,  ma,  sia  detto  in  confidenza,  non  credo  che  voglia  faticare, 
e  pare  che  più  gli  piaccia  la  conversazione  che  il  tavolino.  So  ch'egli  si 
fa  bello  colle  mie  lettere,  ma  non  dirà  poi  che  avendogli  io  ottenuta  la 
cattedra  di  Torino,  mi  lasciò  burlato  con  aver  fatto  servire  1"  impegno 
mio  a  farsi  accrescere  lo  stipendio  in  Siena.  Per  altro  io  l'amo  e  stimo, 
e  gli  desidero  ogni  maggior  vantaggio.  Mei  riverisca  caramente  in  prima 
congiuntura,  ma  con  tacere  quanto  di  sopra. 

Le  armate  della  Romagna  non  si  muovono.  Credesi  che  fra  pochi  dì 
s' abbia  a  dare  al  re  sardo  il  possesso  di  Piacenza  sino  alla  Nura  con 
altri  Stati.  Vorrei  che  trovaste  la  maniera  di  far  pace,  senza  che  vi 
cooperasse  coli'  armi  quel  principe  che  sembra  minacciarvi.  Ma  pur  troppo 
non  si  suole  far  pace,  se  non  quando  s'è  troppo  stanco  della  guerra.  Se 
potrò,  voglio  rispondere  al  signor  Gaspari.  Ma  ho  qui  a  far  la  contumacia 
r  eminentissirao  Querini  che  mi  occupa  non  poco.  Ossequiosamente,  mi  ras- 
segno, etc. 

Le  scrissi  che  m'indicasse  come  potessi  inviare  i  due  libercoli. 


-IT^^LS]  AD  ALiiSSANOHO  aiUSKPPK  CHIAPPINI  4519 


4827. 

A  FRANCESCO  RETZ*  in  Roma. 
Modena,  9  Dicembre  1743. 

Asoiiivio  Soli  Muratoiii  (/?.  Bibl.  E*t.),  Modena. 

Non  lieve  ricompensa  toccata  al  mio  trattato  delle  missioni  al  Pa- 
rayiMi/  aveva  io  riputato  la  premura  di  tanti  per  leggerlo.  Maggiore  il 
gradimenti,  che  ne  ban  a  me  dimostrato  dappertutto  questi  ed  altri  padri 
della  compagnia  di  Gesù.  Ha  ben  voluto  V.  P.  reverendissima,  che  il 
guiderdone  d*  essa  operetta  arrivi  al  sommo,  essendosi  ella  con  tanta  be- 
nignità degnata  non  solamente  di  farmi  godere  sopra  ciò  i  suoi  cortesi  e 
generosi  ringraziamenti,  ma  di  accompagnarli  ancora  con  un  pregiatis- 
simo dono.  Tale  è  la  participazione  dei  meriti  della  tanto  pia  e  tanto 
dotta  compagnia  di  Gesù,  eh*  ella  s"  è  compiaciuta  d' inviarmi,  e  che  ho 
io  ricevuto  con  giubilo  e  compiacenza  maggiore  che  chi  ricevesse  oro  o 
gemme,  o  qualche  altro  cospicuo  mondano  regalo.  Eccomi  dunque  a  pro- 
testare a  V.  P.  reverendissima  le  mie  obbligazioni,  e  a  renderle  le  più 
umili  e  insieme  le  più  affettuose  grazie  per  t^nti  favori.  Favori  che  mi 
astringono  ad  accrescere  il  desiderio  di  sempre  più  attestare  al  pubblico 
quell'amore  e  stima  singolare,  che  in  ogni  tempo  ho  professato,  e  finché 
avrò  vita  professerò  ali"  insigne  sua  compagnia.  E  certamente  se  si  po- 
tessero aver  buone  relazioni  della  California,  e  del  nuovo  Messico,  dove 
so  che  faticano  tanti  suoi  religiosi  colle  sacre  missioni,  ben  volontieri  im- 
piegherei la  mia  povera  penna  in  descrivere  un  po' quei  paesi,  e  il  frutto 
di  chi  vi  coltiva  la  vigna  del  Signore.  Intanto  giacché  la  somma  bontà 
di  V.  P.  reverendissima  mi  ha  voluto  graziare  della  sua  pregiatissima 
padronanza,  la  supplico  di  continuarmela,  assicurandosi,  che  mi  glorierò 
anch'io,  d'essere  più  in  fatti  che  in  parole,  quale  ora.  con  baciarle  le  mani, 
ossequiosamente  mi  protesto,  di  V.  P.  reverendissima. 

4828. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  17  Diceml>re  1743. 

BiBuoTMCA  CounVALiCr  PiacenKS. 

Veramente  si  credeva  che  avesse  da  seguire  ne' giorni  addietro  il 
possesso  della  patria  di  V.  S.  reverendissima.  Ora  si  va  dicendo  che  s*  è 


*  Responsive  in  Archivio  Soli  Muratori  (  K.  Bibl.  Est.),  n.°  5  da  Roma,  1743-'49, 


4520  LODOVICO  ANTONIO  MURATORI  \±'74i3- 


riserbato  il  far  la  funzione  nel  primo  dì  dell'  anno.  Quel  eh"  io  so,  è  essere 
vejiuto  ordine  di  Vienna  di  mandar  colà  noia  delle  entrale  camerali  di 
quel  paese,  e  questo  pare  che  significhi  mollo.  Son  già  otto  giorni,  che 
il  signor  conte  andò,  o  fu  chiamato  a  Riraini.  Qui  s"  è  creduto  per  questo 
medesimo  affare  ;  se  con  fondamento,  noi  so  dire.  Sento  che  anche  in  Fano 
e  Pesaro  si  patisce  una  grande  siccità.  All' incontro  pare  che  sguazzi  chi 
è  in  Rimini  perchè  truovano  chi  contribuisce,  benché  contro  cuore.  Né  fi- 
nora v'ha  apparenza  di  mutazione.  Degli  altri  affari  del  mondo  siamo  affatto 
allo  scuro.  Solamente  gran  preparamenti  d'  armi  che  ci  disperano  il  con- 
seguimento della  sospirata  pace.  Sicché  aspettare  alla  ventura  primavera. 
Allora  vedremo  che  vorran  fare  i  nemici  ed  amici  palesi,  ed  anche  i  finti. 

«Per  due  ore  l' eminentissimo  Querini  prima  di  abbandonar  Modena 
si  degnò  di  stare  in  pulpito,  e  d' informarmi  delle  cose  vostre  con  molto 
mio  piacere.  Godo,  che  V.  S  reverendissima  abbia  contratta  servitù  con 
si  degno,  e  dotto  porporato. 

Nel  mio  trattato  Dei  difetti  ' della  Giurisprudenza,  perchè  stampato 
lungi  da' miei  occhi  non  mi  potei  avvedei*e,  ch'io  avea  disavvedutamente 
scritto  Papiniano  in  vece  di  Triboniano.  Se  codesto  signor  conte  della 
Torre  facesse  rumore  per  tale  sbaglio,  da  cui  nulla  dipende  l'argomento 
mio,  avrebbe  torto  ».  Viva  il  p.  Vitelleschi  '  [Pietro]  gran  protettore  di  V.  S. 

Non  tutti  i  suoi  uditori  saranno  stati  della  tempra  di  V.  S.  reveren- 
dissima, ma  si  domanda  :  tiene  egli  un  voto  tale,  senza  sapere  se  fatti 
con  giustissimi  fondamenti  e  sull'  unica  asserzione  di  gente  privata  la 
quale  non  ha  mai  intimamente  studiata  e  ponderata  quella  materia? 

Con  piacere  ho  inteso  promosso  alla  mitra  di  Ferrara  mons.  Ci'ispi.  Te- 
meva io  dell'  eminentissimo  Calcagnini,  col  quale  mi  rallegrai  per  la  por- 
pora, ed  egli  mi  rispose  con  una  lettera  la  più  asciutta  del  mondo,  quando 
prima  d' ora  mi  mostrava  molla  bontà.  Balordo  che  fui,  senza  riflettere. 
eh'  egli  è  si  gran  dottore  e  eh'  io  aveva  scritto  contro  la  di  lui  professione. 
Con  augurarle  felicissime  le  sante  feste,  e  con  rassegnarle  il  mio  ossequio,  mi 
confermo,  di  V.  S.  reverendissima. 

4829. 

A  NICOLA  TACOLI  in  Reggio. 
Modena,  17  Dicembre  1743. 

Archivio  Tacoli,  Modena. 

Ha  ben  da  essere  persuasa  V.  S.  illustrissima,  che,  quanto,  a  me,  son 
riusciti  carissimi  i  benigni  auguri,  eh'  ella  mi  ha  fatto  godere,  altrettanto 


1  Sue  lettere  in  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  n.°  2  da  Foligno,  1742-'49. 


-1743]  A    FORTUNATO  TAMBURINI  4621 

io  di  cuore  desidero  a  lei  dall'  Altissimo  ogni  maggiore  felicità,  si  nelle 
prossime  sante  feste,  che  nell'  anno  prossimo  venturo.  Se  Dio  ci  conce- 
desse ancora  la  pace,  allora  le  grazie  sue  sarebbono  compiute:  ma  non 
meritiamo  tanto.  Con  che.  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo. 

4830. 

A  MATTEO  MELONI  in  Carpi. 

Modena,  18  Dicembre  1743. 

Archivio  Ersoi  Mrlani,  Carpi,  editn  [288]. 

Andavo  io  differendo  di  dare  risposta  al  foglio  di  V.  S.  sulla  spe- 
ranza, che  il  dottore  Soli  [  Antonio  Fortunato  ]  mio  nipote  ricavasse  no- 
tizia dell'affare  Pirondi  e  Comi,  eh'  egli  aveva  inteso  agitarsi  qua,  mentre 
io  non  ho  voglia  di  abboccarmi  col  signor  D.  Pirondi.  Finora  nulla  ho 
inteso  da  lui.  Per  non  tardar  più  di  rispondere  a  V.  S.  le  dico,  che  si 
vedrà,  se  è  possibile  il  pescar  qui  notizia  di  questo  fatto,  e  poi  la  ne 
farò  avvisata.  Ma  potrebbe  ella  intanto  favorirmi  d'interpellare  cotesta 
sigurtà,  minacciando  di  avere  ordine,  o  sia  pressione  da  me.  di  procedere 
contro  di  essa.  Il  signor  conte  amministratore  è  stato  più  giorni  a  Rimini, 
e  tornò  solamente  la  notte  passata.  Dio  sa,  s' egli  si  ricorda  di  questo 
fatto.  Con  augurarle  felicissime  le  sante  feste,  e  rassegnandole  il  mio  os- 
sequio, mi   confermo. 

4831. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  19  Dicembre  1743. 

Archivio  Soli  Muratori  (fi.  Bihl.  Eat,)f  Modena. 

Dall' eminentissimo  Monti  ricevei  con  una  compitissima  risposta  l'av- 
viso del  Paraguai  ricevuto.  Giacché  s'è  tardato  tanto  non  ci  è  fretta  a 
umiliar  la  sua  copia  al  Padre  Santo,  e  agli  altri  due  signori.  Vorrei 
che  Dio  mi  mandasse  occasione  per  poterle  trasmettere  due  altre  copie, 
r  una  per  l' E.  V.,  l' altra  pel  signor  Giannelli  di  Palermo.  La  supplico 
d' avviso  per  la  spesa  occorsa  nelle  ligature,  acciocché  unisca  questo 
a' precedenti  miei  debiti,  che  sodisferò  a  suo  tempo. 

Già  m' era  noto  il  disegno  del  signor  conte  della  Torre,  e  con  piacere 
ho  udito,  che  n'  abbia  fatto  egli  stesso  confidenza  all'  E.  V.  Se  tornasse  a 
vederlo,  o  se  credesse  bene  di  mandarlo  a  chiamare,  la  pregherei  di  dirgli, 
che  sa  aver  io  parlato  con  molta  stima,  e  rispetto  de'  giurisconsulti  ro- 
mani; sperar  io  la  stessa  moderazione  da  lui.  Quando  egli  cosi   faccia,  e 


4522  LODOVICO  ANTONIO  MUEATOEl  [l'743- 


possa  ben  difendere  la  sua  professione,  gli  applaudirò  ancor  io,  né  pen- 
serò ad  inquietar  lui.  Si  ricordi  che  per  essere  stata  la  mia  operetta 
stampata  lungi  dagli  occhi  miei,  non  ho  potuto  correggere  alcuni  errori 
corsi  nelle  stampe.  Uno  di  essi  è  l'aver  io,  o  il  mio  copista  messo  Papi- 
niano  in  vece  di  Triboniano. 

Subito,  che  ricevei  l'operetta  stampata,  me  ne  avvidi;  ma  non  era  più 
tempo  di  correggerla.  Si  correggerà  in  una  ristampa,  che  è  per  farsi. 
Starebbe  pur  male  se  egli  facesse  rumore  per  questo,  che  in  fine  è  cosa 
estrinseca,  e  di  niun  momento  per  quell'argomento.  Ben  giunto  monsignor 
d'Apollonia.  Credo,  che  si  potrà  riposare  costi.  Tuttavia  se  volesse  entrare 
in  ballo,  e  spendere,  fors' anche  ha  tale  destrezza  che  s'innicchierebbe. 
Ma  probabilmente  egli  non  si  sente  di  comperare  il  fumo. 

Io  non  iscrivo  buone  feste.  I  miei  padroni  hanno  da  tenore  per  certo, 
che  io  desidero  loi*o  ogni  maggior  felicità.  Tuttavia  se  sovvenisse  a  V.  E. 
avrei  caro,  che  ali"  eminentissimo  Besozzi  desse  le  buone  feste  in  mio 
nome,  e  gli  ricordasse  il  singoiar  mio  ossequio. 

Ma  che  avran  detto  certe  persone  all'  udire  dal  sapientissimo  nostro 
pontefice  si  pubblicamente  autenticata  la  necessità  dell'  amore  iniziale 
neir  attrizione?  Ho  ben  udito  con  piacere  si  fatta  avventura.  Con  quel 
padi'e  Minimo  feci  qui  una  ciarlata,  e  il  trovai  un  uomo  di  spirito.  E  qui. 
co'  più  ossequiosi  sentimenti  del  mio  rispetto,  e  con  baciarle  la  sacra 
porpora,  mi  rassegno,  di  V.  E. 

4832. 

A  PIETRO  NAPOLI  GIANNELLI  in  Palermo. 
Modena,  20  Dicembre  1743. 

Auoiiivio  Soli  Mukatoki  {R.  Bihl.  Est,),  Modena. 

Tre  sono  le  lettere  umanissime,  delle  quali  mi  ha  V.  S.  illustrissima 
favorito;  una  di  maggio,  l'altra  di  giugno,  e  l'ultima  di  ottobre.  Finora 
ho  differito  il  rispondere,  perchè  tutti  mi  faceano  credere  facile  lo  smar- 
rimento delle  lettere  per  le  disgrazie  cori-enti  in  coteste  parti,  le  quali 
son  cagione,  che  tuttavia  qui  si  tenga  bandito  lo  Stato  ecclesiastico,  non 
che  il  regno  di  Napoli.  Perchè  ora  abbiamo  nuove  migliori  di  voi  altri, 
eccomi  a  sommamente  ringraziarla  de'  suoi  fogli,  e  a  ricercar  nuove  di 
lei.  Non  mancai  di  raccomandarla  all' eminentissimo  Tamburini,  il  quale 
ne' giorni  addietro  mi  accennò  di  aver  lettera  di  V.  S.  illustrissima  in- 
torno a  cotesti  due  combattenti,  che  vogliono  tornare  in  campo.  Ciò,  che 
saggiamente  rispose  a  lei  esso  eminentissimo,  lo  confermo  anch'  io.  Ho  detto 
abbastanza  per  gì'  intendenti  ed  imparziali.  Cotesti  signori  vogliono  essere 
gli  ultimi  nella  battaglia;  sieno  tali.  Per  quanto  io  dicessi,  son  persuaso, 


-±'?^3]  A.   FSDKBIOO   DI   NAPOLI   DI  OAMPOBKLLO  4523 


che  non  si  arrenderanno  mai.  Però  lasciamoli  gridare  a  lor  talento.  Con- 
inttociò  se  potessi  vedere  le  loro  repliche,  1'  avrei  caro. 

Aggiunse  V  eminentissimo  suddetto,  avergli  ella  scritto,  che  tratte- 
nesse il  V'aldesio,  e  il  Paraguai  finché  fosse  tornata  la  libertà  del  com- 
raerzio.  Cosi  farà.  Il  bello  è,  che,  essendosi  perdute  a  cagion  de' correnti 
guai  della  guerra  e  del  commerzio.  le  copie,  che  per  mio  conto  andavano 
a  Roma  d' esso  Parayxmi  per  farne  regali,  egli  s' è  servito  della  copia 
destinata  per  lei  a  fine  di  regalarne  un'  altro  eminentissimo.  Saprà  ella 
dirmi,  se  tale  operetta  si  sia  veduta  peranche  costi.  Certo  è,  che  i  pp.  Ge- 
suiti a  cagion  d'  essa  m'  han  fatto  di  grandi  finezze  ed  espressioni.  Se  non 
me  ne  sapran  grado  cotesti,  e  se  continueranno  ad  ingiuriarmi,  poco  pen- 
siero me  ne  metterò.  Sia  pur  certa  V.  S.  illustrissima  del  mio  costante 
ossequio,  e  pregandola  sempre  di  continuarmi  il  suo  amore,  mi  rassegno, 
finché  io  viva,  di  V.  S.  illustrissima. 

Giacché  ci  re^ta  della  carta,  voglio  aggiognere  un  .sonetto  da  me  ul- 
timamente composto  per  le  tante  premure  di  un  amico  mio  di  Napoli  in- 
torno all'Immacolata  Concezione,  di  cui  io  non  sor.o  nemico. 

Quasi  Aurora  consurgens. 

Quanto  sei  bella,  o  Aurora,  allorché  fuori 

Pomposa  uscendo  del  balcon  celeste. 

E  ornata  d' oro  e  d' ostro  in  vaga  veste 

T' armi  a  tenzon  ««otro  i  notturni  orrori. 
Tutto  di  gioia  allor,  tutto  di  fiori 

Di  tue  rugiade  asperso  il  suol  si  veste. 

E  a  darti  grazie  le  lor  voci  deste 

Muovono  a  gara  allor  gli  augei  canori. 
Ma  un'  altra  luminosa  oltre  misura 

Aurora  or  spunta  in  mezzo  ad  Israello, 

Cui  nulla  macchia,  e  nulla  nebbia  oscura. 
Alba,  sai  pur,  che  di  MARIA  favello. 

Che  foriera  non  solo  intatta  e  pura. 

Ma  d^na  è  Madre  a  un  sol  del  tuo  più  bello. 

4833. 

A  FEDERICO  DI  NAPOLI  DI  CAMPOBELLO  in  Palermo. 
Modena,  20  Dicembre  1743. 

Archivio  Soli  Mukatobi  (fi.  Bihl.  £«<.),  Modena. 

Al  benignissimo  foglio  di  V.  E.  del  giugno  prossimo  passato  che  mi 
giunse  molto  tai'di,  non    ho   mai   risposto,   per   le  di.savvenlnre   occorse  a 


I 


4524  LODOVICO  ANTONIO  MURATOEI  [17»43- 

Messiua,  che  hanno  imbrogliato  il  comraerzio  non  solamente  con  voi  altri 
signori,  ma  qui  ancora,  dove  noi  tuttavia  teniamo  bandito  lo  Stato  eccle- 
siastico. Sulla  speranza  che  si  goda  oggidì  migliore  slato  in  cotesto  parti, 
eccomi  ad  inchinare  V.  E.,  e  a  renderle  grazie  pel  benigno  suo  gradi- 
mento delle  Epistole  del  Valdesio. 

Sento,  che  il  p.  Trigone  (m'immagino  lo  stesso  che  Sagues)  e  il 
signor  Migliacci  abbiano  già  risposto  al  Valdesio.  Se  si  potran  vedere  le 
lor  fatiche,  mi  sarà  caro.  Per  altro  dico  a  V.  E.  che  sono  in  certa  ma- 
niera determinato  di  lasciarli  gridare,  e  di  non  uscir  più  in  campo  contro 
chi  è  risoluto  di  voler  essere  1'  ultimo  nella  battaglia,  e,  per  quanto  io 
dicessi,  mai  non  si  vorrà  arrendere.  Credo  d'aver  detto  abbastanza  per 
le  persone  intendenti,  sagge,  e  non  parziali. 

Mi  prendo  la  libertà  di  raccomandare  a  V.  E.  l' inchiusa  pel  signor 
abate  Pagliai.  E,  con  augurarle  ogni  maggior  felicità  nel  prossimo  anno 
nuovo,  e  in  assaissimi  altri  appresso,  le  rassegno  il  mio  indelebil  ossequio, 
e  mi  ricoi'do,  di  V.  E. 

Saprà  V.  E.  se  si  sia  veduto  in  Palermo  il  mio  libro  delle  Missioni  del 
Paraguai,  stampato  in  Venezia  per  cui  i  padri  Gesuiti  hanno  mostrato  un 
singoiar  gradimento. 

4834. 

A  FRANCESCO  PAGLIAI  in  Palermo. 
Modena,  20  Dicembre  1743. 

Archivio  Soli  Muratori  (iJ.  Bibl.  Est.),  Modena. 

Molto  ben  tardi  mi  son  pervenuti  i  lagrimosi  e  compassionevoli  fogli 
di  V.  S.  illustrissima;  ed  ho  anch'io  tardato  a  rispondere,  aspettando 
sempre,  se  il  signor  dottore  Mattei,  a  cui  inviai  la  sua,  e  me  ne  avvisò 
la  ricevuta,  mi  mandava  risposta  per  lei.  Trovavasi  ella  in  que'  tempi  con 
gli  orrori  della  morte  vicina  su  gli  occhi,  ancorché  il  suo  brutto  ceifo 
fosse  lungi  dal  di  lei  soggiorno  40  o  50  miglia. 

Era  giusto  il  suo  terrore,  ma  oggidì  voglio  bene  sperare  che  sia  ces- 
sata ogni  paura  per  lei,  e  che  anzi  ella  goda  il  libero  aere  di  Palermo. 
Se  è  così,  me  ne  rallegro  sommamente  con  lei,  e  vorrei  credei*e,  che  ces- 
seranno ancora  certi  voti  e  disegni  fatti  in  quella  brutta  congiuntura; 
perchè  in  fine  la  peste  non  viene  se  non  rarissime  volte,  uè  verrebbe  mai. 
se  si  usasse  il  rigore  veneto,  e  i  tremori  son  rari,  e,  purché  si  scappi 
dalla  prima  scossa,  si  è  in  sicuro. 

Erano  poi  si  affumicate,  tagliate  e  ritagliate  le  lettere  di  V.  S.  illustris- 
sima, che  s'  é  penato  ad  unirne  i  frammenti,  e  ad  intenderne  i  sentimenti. 


-IT^S]  A  QIROLAMO  TABTAEOTTI  4525 


Tanto  nondimeno  ne  ho  ricavato,  che  ho  capito  il  sinistro  giudizio 
tatto  da  certa  persona  della  direzione  da  lei  data  a  cotesto  principino: 
giudizio  a  mio  credere  indiscreto  ed  ingiusto. 

Chi  è  stato  costì,  mi  assicura,  che  cotesto  nobil  fanciullo  era  una  testa 
torte,  e  non  si  facile  a  domare.  Chi  biasima  lei,  se  si  fosse  trovato  a  fargli 
da  aio,  non  so  come  se  la  fosse  passata.  Cost«  poco  il  far  da  mastro  di 
campo  in  una  camera.  Bisogna  essere  ad  una  battaglia,  che  allora  com- 
parisce chi  è  o  non  è  bravo.  Certamente  il  metodo  da  lei  tenuto  per  l'edu- 
cazione sua.  e  per  incamminarlo  nelle  lettere,  a  me  pare  sommamente  lo- 
devole: e  quel  che  si  è  ottenuto,  è  moltissimo,  atteso  massimamente  il 
genio  restio  del  suo  allievo. 

Ma  che?  Tale  è  T  intendimento  e  la  prudenza  del  signor  suo  padre, 
che  avrà  ben  saputo  scorgere,  aver  ella  anzi  fatto  mii*acoli  a  guadagnar 
tanto;  e  ninu  caso  avrà  fatto  di  chi  con  tanta  facilità  censura  le  fa- 
tiche altrui. 

Or  dunque  ch'ella  dovrebbe  trovarsi  col  cuore  più  quieto,  aspetterò 
che  mi  dia  nuove  più  allegre  del  suo  stato,  e  che,  deposti  i  pensieri  ma- 
lenconici,  ripiglierà  i  suoi  studi.  Augurandole  perciò  un  migliore  anno 
nuovo,  e.  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  S.  illustrissima. 


4835. 

A  GIROLAMO  TARTAROTTI  in  Torino. 

Modena,  22  Dicembre  1743. 

Akchitio  Som  Musatosi  (  H,  BibL  Est.  ),  Modena. 

Allorché  V.  S.  illustrissima  mi  accennò  la  Dissertazione  da  lei  com- 
posta intorno  agli  scrittori  lodati  dal  Dandolo,  tosto  la  credei  cosa  a  pro- 
posito per  le  giunte  all'  opera  Rerum  Italicarum.  Perciò  non  tardai  a 
scriverne  al  signor  Argelati,  il  quale  mi  rispose  che  ben  volentieri  la 
prenderebbe  e  stamperebbe.  Mi  aveva  ella  significato,  che  era  imminente 
la  sua  partenza  per  Rovereto.  Io  dunque  avendole  espresso  1*  accettazione 
della  sua  cortese  offerta,  indirizzai  la  lettera  per  Mantova  a  Roveredo. 
M' incresce  ben  ora  di  intendere  eh'  ella  non  deve  aver  ricevuto  quel 
foglio;  e  questo  avvenimento  mi  mette  ora  in  dubbio  che  possa  anche  al 
presente  avvenire  la  stessa  disavventura.  Giungendole,  di  grazia,  non  tardi 
ad  avvisarmene.  Potrà  dunque  mettere  all'  ordine  essa  Dissertazione,  e, 
capitandole  congiuntura,  inviarla  a  Milano  al  signor  Argelati.  Mi  scrisse 
questi  ancora  che,  dovendo  inviare  a  Venezia  una  balla  di  libri,  con  tal 
occasione  avrebbe  ancora  spedito  il  manoscritto  Porcelliano  al  signor  pro- 
curatore Foscarini,  Avrei  caro  di  sapere  se  questo  sia  seguito. 


4526  LODOVICO   ANTONIO    MUUATOIU  [17'-4:3- 

Le  rendo  grazie  dell*  avviso  datomi  della  lettera  eh'  ella  ha  scritto  a 
nome  di  monsignor  Fontanini.  Sarà  mia  cura  il  farmela  venire,  e  la  leg- 
gerò con  piacere. 

Dio  mi  va  mantenendo  una  competente  sanità  nella  mia  età  avanzata, 
più  che  non  merito.  Con  desiderare  a  lei  ogni  maggior  felicità  nel  pros- 
simo anno  nuovo,  le  rassegno  il  mio  ossequio,  e  mi  confermo,  di  V.  S.  illu- 
strissima. 

4836. 

A  GIUSEPPE  ANTENORE  SGALABRINI  in  Ferrara. 
Modena,  23  Dicembre  1743. 

Biblioteca  Comunale,  Ferrara. 

Abbiam  tutti  bisogno  di  buone  feste,  e  massimamente  che  chi  le  fa 
ottime  colle  nostre  borse,  se  ne  torni  al  suo  paese.  Ringrazio  io  di  tutto 
cuore  V.  S.  illustrissima  che  mi  onora  de'  suoi  tanto  amorevoli  auguri;  e 
che  li  voglia  ratificare  al  Santo  Altare,  perchè  la  troppo  cresciuta  mia 
età  mi  rende  più  che  mai  bisognoso  della  misericordia  di  Dio,  al  cui  tri- 
bunale sempre  più  mi  avvicino.  Conceda  egli  anche  a  lei  ogni  maggior 
felicità  in  queste  sante  feste,  nell'  anno  prossimo,  e  in  assaissimi  altri 
appresso. 

L'ai'chivio  ai'chiepiscopale  di  Ravenna,  se  non  fosse  stato  svaligiato 
in  parte,  avrebbe  potuto  somministrar  bellissimi  lumi  per  la  storia,  e  molti 
ancora  per  Ferrara.  Il  Rossi  ha  fatta  menzione  di  assaissime  di  quelle 
carte.  Ma  chi  potesse  avere  intero  ciò.  ch'egli  solamente  accennò,  sarebbe 
ben  più  contento. 

Per  me  non  vi  penso  più,  perchè  son  terminate  le  mie  Anlichità  Ita- 
liche, e  da  qui  innanzi  penserò  solo  a  vivere.  Mi  conservi  V.  S.  il  suo 
stimatissimo  amore.  E  desiderando,  che  il  nuovo  eletto  vostro  arcivescovo 
sia  a  lei  ben  favorevole,  con  tutto  1'  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  S.  illu- 
strissima. 

4837. 

A  GIOVAN  GIACOMO  ZAMBONI  in  Londra. 
Modena,  27  Dicembre  1743. 

Archivio  Soli  Muratori  {R.  Bibl.  Est.).  Modeua. 

Pur  troppo  lo  stimatissimo  foglio  di  V.  S.  illustrissima  truova  me  e 
la  patria  mia  sotto  il  flagello  della  guerra,  e  in  gravi  guai.  A  me  riesce 
ora  di  singoiar  consolazione  il  vedermi  tuttavia  nella  di   lei   memoria,  ed 


-1*?43]  A   OlOVAN   OIACOllO   ZAMBONI  4527 


anche  nel  suo  cuore:  certo  è,  che  questi  to.'bidi  tempi,  e  più  la  mia  avan- 
zata età,  mi  ha  fatto  perdere  la  voglia  di  carteggiare  con  assai  antichi 
padroni  miei  ed  amici.  Tuttavia  sempre  mi  saran  cari  i  di  lei  caratteri, 
quando  io  li  possa  ricevere  con  tanta  facilità  e  sicurezza  dal  signor  mar- 
chese Lodovico  Rangone. 

Giacché  V.  S.  illustrissima  mi  ha  destinata  una  copia  delle  poesie 
del  sempre  da  me  riverito  signor  Maittaire.  pregherò  i  venti  proprizi  a 
quella  nave,  che  me  la  porta;  poiché  quando  mai  incori'esse  qualche  dis- 
grazia non  vi  sarebbe  più  maniera  di  trovarne  conto,  e  già  resta  a  noi 
poibito  il  commerzio  col  nostro  sovrano.  Desidero  ben  molto  di  leggere 
esso  libro,  perché  T  autore,  che  riesce  bene  in  tatto,  ancor  qui  avrà  dato 
un  bel  saggio  del  suo  felice  ingegno. 

Sommamente  ho  goduto  air  intendere  la  di  lei  ricuperata  salute,  e 
che  questo  temporale  abbia  servito  a  lei  per  esercitarsi  nello  stile  latino. 

Senza  fallo  insigni  sono  le  due  orazioni  di  monsignor  della  Casa,  e 
meritano  ben  di  farsi  vedere  in  idioma  latino  fra  cotesti  letterati.  Perciò, 
quando  si  risolva  di  stamparle,  io  1'  assisterò  col  comune  plauso,  giacché 
io  non  so  d"  aver  veduto  o  udito,  che  ne  sia  stata  fatta  da  alcuno  una 
tal  traduzione. 

Quanto  al  supplemento  de'  commentari  di  Cesare,  credo  migliore  la 
fatica  del  Frassemio,  che  quella  dell'altro.  Ma  mi  dispiace  di  dirle,  che 
i  letterati  non  tanno  gran  conto  né  dell'una,  né  dell'altro;  e  volendo 
trattare  di  quegli  affari,  ricorrono  non  a  quelle  giunte,  ma  bensì  a  gli 
antichi  libri  migliori.  Il  perchè  non  crederei  plausibile  che  quanto  essi  han 
detto,  fosse  replicato  da  lei. 

Strana  cosa  poi  mi  é  sembrato  l'avere  V.  S.  illustrissima  voluto  tra- 
durre in  latino  le  versioni  de  Bello  Gallico  d'esso  Cesare.  Se  l'abbiamo 
in  latino  con  quella  pura  latinità,  a  cui  ninno  può  giungere:  non  so  mai 
credere,  che  conseguisse  plauso,  chi  volesse  darlo  fuori  in  latino  diverso. 

Se  V.  S.  illusti'issima  mi  desse  licenza,  le  direi,  che  s'ella  ci  desse 
tradotto  in  latino  o  volgare  alcuno  di  cotesti  migliori  libri,  che  non  pos- 
sono dispiacere  al  cattolicismo  :  noi  le  resteremmo  sommamente  obbligati, 
o  pure  potrebbe  mettere  in  inglese  alcuno  de'  nostri  migliori  libri. 

Dio  intanto  per  sua  misericordia  mi  va  conservando  sano  in  mezzo 
alle  disgrazie.  Due  miei  libri  sono  in  luce  contra  chi  fa  il  voto  di  difen- 
dere col  sangue  l' Immacolata  Concezione,  che  é  tuttavia  opinione.  E  anche 
uscito  //  cristianesimo  felice  nelle  missioni  de'   PP.  Gesuiti  al  Parc^uai. 

Son  terminati  i  6  tomi  delle  Antiquitates  Ilalicae  medii  aevi,  e  i 
4  della  raccolta  delle  Iscrizioni. 

Dovrebbono  anche  in  breve  pubblicarsi  i  miei  Annali  d' Italia  dalla 
nascita  del  Signore  sino  al  1500.  Anche  un  trattatello  De'  Difetti  della 
Giurisprudenza  ho  dato  alla  luce. 


I 


4528  LODOVICO    ANTONIO   MUKATOllI  |  IT'-ÉS- 

Al  nostro  signor  abbate  Testagrossa  i  miei  rispetti. 

Ah!  vorrei,  che  si  trovasse  maniera  per  ultimar  questa  guerra,  e  che 
nella  pace  fosse  fatto  buon  mercato  a  chi  egli  sa.  Dio  voglia,  che  la  di 
lui  permanenza  costi  sia  a  noi  fruttuosa.  Ma  io  odo  molti  pi*eparamenti 
di  guerra,  pochi  di  pace. 

Con  che,  rinnovando  le  proteste  del  mio  inalterabil  ossequio,  mi  con- 
fermo, di  V.  S.  illustrissima. 

4838. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  29  Dicembre  1743. 

B,  Biblioteca  Hiccaudiana,  Firenze,  edita  [163]. 

L'  ultima  lettei'a  di  V.  S.  illustrissima  non  so  di  che  data  sia,  perchè 
questa  dovette  restai'e  sul  tavolino.  E  benché  mi  paia  di  averle  risposto, 
in  occasione  che  la  pregai  di  avvertire  che  in  luogo  di  Triboniano  mi  è 
scappato  scritto  Papiniano  ;  tuttavia  voglio  rispondere.  Le  dico  dunque  e 
pure  le  replico  che,  dove  occorre,  ella  corregga  il  mio  testo.  Che  non  è 
punto  vietato  il  citare  autori  eretici  in  materie  legali,  perchè  non  si  tratta 
di  cose  spettanti  alla  religione.  Che  non  importa  se  le  di  lei  annotazioni 
supei'ino  il  testo,  purché,  potendo  ella  dii'e  in  poco  una  dottrina,  non  l'am- 
plificasse con  troppe  parole. 

L' inchiusa  sarà  pel  signor  abate  Valentini,  a  cui  auguro  fortuna  in 
cotesto  paese;  ma  non  vorrei  che  il  suo  contegno  guastasse  le  di  lui  mi- 
sure. A  imparar  bene  a  conoscere  cotesta  aria,  forse  non  si  arriva  si 
px-esto. 

Avrei  caro  di  sapere  se  il  signor  conte  di  Nùmps,  consigliere  di  S.  M., 
abbia  costi  posto  alcuno  di  autorità,  acciocché,  se  mi  occorresse,  potessi 
ricorrere  anche  alla  di  lui  protezione.  Per  quel  poi  che  scrissi  a  V.  S. 
illustrissima  del  mio  timore  per  qualche  mutazione  in  questo  paese,  pare 
che  ne  sia  cessata  la  voce  e  il  fondamento.  Però  torno  a  pregai'la  di  non 
farne  motto. 

S"  ò  veduta  quella  parte  del  Trattato  di  Vormazia,  che  riguarda  la 
cessione.  Ivi  nulla  del  Finale.  Potrebbe  essere  un  segreto.  Ma  quell' ar- 
mare i  genovesi  pare  che  indichi  qualche  cosa.  Certo  i  franzesi  soffie- 
ranno,  ma  il  re  di  Sardegna  non  vorrà  per  ora  scoprire  le  carte.  E  V  am- 
miraglio Mattheus,  che  è  stato  a  Torino  per  una  conferenza,  farà  loro 
paura.  Dicono  che  le  rendite  cedute  ad  esso  re  dalla  regina  negli  Stati 
ceduti,  ascendono  a  sessantamila  fiorini  il  mese.  Nulla  di  nuovo  di  Rimini 
e  di  Pesaro.  Ognuno  sta  quieto.  Si  son  composte  le  tre  legazioni  pontificie 
col  signor  principe  di  Lobkowitz. 


-l^-iS]  A    VITTORIO   DA  CAVALKSE  1521) 


Mi  onori  di  augurare  in  mio  nome  nn  felicissimo  anno  nnovo  al  signor 
marchese  Cavalli,  e  al  signor  consigliere  De  Locella.  Sono  ben  mesti  in 
Milano.  Dicono:  Pavia  diventerà  come  Monza:  Milano  come  Pavia.  Ho  let- 
tera del  sig.  Filippo  suo  fratello.  E  qui.  con  tutto  l' ossequio,  mi  rassegno,  etc. 

4839. 

A  VITTORIO  DA  CAVALESE*  in  Trento. 
Mutinae,  IV  Kal.  -lanuar.  MDCCXLIII. 

Abchitio  Soli  Mubatobi  (R.  ItibU  Est.),  Modena,  edita  [77]. 

Tuas  qnidem  literas.  ante  paucos  dies  a  te  datas,  accepi,  hnmanissime 
vir,  sed  iis  respoudere  oro  merito  mihi  non  licet.  Neque  enim  sat  otii 
mihi.  ut.  sepositis  studiis,  quae  nunc  occupatum  me  babent,  ad  qnaestiones 
tuas,  debita  meditatione.  et  librornm  consnltatione  necessaria,  respondeam. 
Panca  igitnr  babeto,  quae  proni  mens  mihi  in  praesentia  sufficit,  chartae 
commendo.  Votum  sanguinarium  quaestione  speculativa  innititur;  neque 
euim  pendei  e  sacris  literis,  aut  ex  traditioue  sententia  scotistica,  sed  ex 
argumentis.  et  rationibus  scholasticis.  Potuit  Deus  praeservare  beatam 
virginem.  et  potuit  non  praeservare.  An  praeservaverit.  adhuc  in  dubio 
res  est.  Sive  hanc,  sive  illam  amplectaris  sententiam,  non  peccas.  Magnum 
vero  discrimeu  sentio  ego.  etiamsi  tu  non  sentire  videaris.  inter  Moralia 
et  speculativa.  In  Moralibus  agitur  de  peccato,  ut  evitetur.  Proposila  autem 
quaestione,  sit  ne  peccaminosa,  an  non.  aliqua  actio,  necesse  est,  ut  chri- 
stianus,  sive  suo.  sive  alieno  studio  decernat.  Indocti  doctos  consulere  de- 
bent.  Si  statuas,  carerò  peccalo,  agore  potes.  Sin  peccatum  in  ea  actione 
statuas,  agendum  minime  est,  et  potius  mors  est  toleranda  ;  atque  ubi  ea 
de  causa  toleretur,  expectandum  est  a  Deo  praemium.  Propterea  S.  Aii- 
ffusiinus  mendacium  in  se  malum  agnoscens  in  iis  etiam,  qui  prò  aliornm 
salute  mentiuntur,  necesse  habuit  eadem  consectaria  admittere. 

At,  inquis.  minime  res  certa  erat,  reos  revera  mendacii  eoa  ftiisse, 
quum  tot  alii,  secus  quam  Augustinus  crederent.  Utique:  sed  quid  inde? 
Si  certe,  non  tam  stnlti  erant,  ut  putarent.  ea  de  causa  vitam  esse  dandam. 
Verum  quod  est  ad  Augiistinum,  certa  sibi,  si  non  aliis,  erat  diversa 
sententia:  et  quousque  in  hoc  stabilis  erat,  consectaria  praedicta  admittere 
cogebantur.  Ali  terne  tu  facias.  postquam  peccatum  in  aliqua  actione  con- 
stitueris?  Si  Angnstinus  sententiam  mutasset.  ea  quoque  consectaria  im- 
probasset.  Quod  ergo  solum  ex  hoc  arguere  posses.  illud  est,  non  opus 
esse  certitudinem  de  fide,  ut  quis  mortem  eligat.  Id  sane  dabo,  sed  in 
tnoralibux  tantum.  Nam,  revera,  innumeris  in  casibns  heic  morali  evidentia. 


*  Responsive  in  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  n."  3  da  Trento,  1744- *4o. 
Bpùtolario  di  Lodovico  Antonio  Muratori.  —  Voi.  X.  -SA. 


4530  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [l'^'iS- 


aut  maiori  probabilitate  ad  agendum,  aut  non  agendum  ducimur.  Certum 
est  de  fide,  pareatea  esse  houorandos.  Non  est  autem  cerlura  de  fide,  hunc 
aut  illum  esse  parentem  ;  et  nihilominus  cogitar  filius  parenti  honorem 
habere;  et  vita  danda  potius  filio  foret,  ne  huiusmodi  praeceptum  violaret. 
Qiiotiescumqae  vero  agitur  de  peccato  vitando,  quamquam  non  sit  certum 
de  fide,  illud  esse  peccatum,  certum,  ut  dixi,  futurum  est  praemiiim  in 
coelo.  Ideoque  si  tunc  potius  homo  mortem  eligeret,  quam  in  actionem 
illam  consentire,  quam  ob  iustas  rationes  malam  esse  credit,  bonum  certum, 
et,  vita  praesentis  saeculi  maius,  eligeret. 

Alia  autem  ratio  est  quaestionum  ad  meram  speculalionem  spectan- 
lium.  Tot  nobis  suppeditat  scholastiea  theologia.  Hanc  illi  sententiam, 
oppositam  alii  sustinent.  Nerao  peccat,  nemo  peccare  dicendus  est,  dum 
Ecclesia  nihil  decernit.  Quum  ergo  Jiinc  absit  peccandi  metus,  nulloque 
ecclesiae  praecepto  adigatur  Christi  fidelis  ad  hanc  potius.  quam  illam 
sententiam  araplectendam.  tunc  subintrat  praeceptum  divinura  et  naturale 
de  vita  servanda,  de  vita  non  temere  prodigenda.  Heic,  ais,  nullo  nos 
praecepto  adigi  ad  immunilatem  Virginis  tuendam,  ac  propterea  ncque 
ad  mortem  tolerandam.  At  potest  quidem,  qui  velit,  eandem  tueri  etiam 
morte  sua.  Ecquando?  Num  domini  nos  sumus  vitae  nostre,  ut  eam  prò 
arbitrio  nostro  dare  possimus  sine  peccato?  Hanc  prò  fide,  prò  inetate,  id- 
est,  prò  evitando  peccato  dare  opus  est.  non  prò  opinionibus  mere  specu- 
lativis,  quae  certi  non  sumus,  veritatem  ne.  an  errorem  contineant.  Eius- 
raodi  est  sententia  utraque  de  Conceptione  Deiparae  :  si  quid  ecclesia  hac- 
tenus  decrevit,  et  Valdesius  pluribus  est  prosequutus,  rite  perpendas. 
Parthenotimo  ipsi  adeo  persuasum  erat,  sanguinem  prò  sententiis  specu- 
lativis  sine  certitudine  non  licere  effundere,  ut  voti  sanguinava  profes- 
sores  docuerit,  antequam  votum  emittant,  persuadere  sibi,  certam  esse  de 
praeservatione  virginis  sententiam.  Sed  hoc  ei  efFugium  praeripuit  Lam- 
pridius,  si  bene  memini,  aut  Valdesius.  Innumeris  fatuitatibus  sententia 
haec  aditum  aperiret,  ut  quisque  prò  lubito  suo  vitam  daret  in  tot  quae- 
stionibus  ad  credibilitatem,  non  ad  peccatum  spectantibus.  Quamobrem 
spero  foro,  ut  accuratius  expendens,  quantum  intersit  inter  Moralia,  ubi 
agitur  de  peccato  vitando,  et  quaestiones  speculativas,  quae  nuUum  invol- 
vunt  peccatum,  abstineas  in  posterum  a  trahendo  Angustino  ad  tutelam  veti 
sanguinarii. 

Quod  si  ne  ista  quidem,  quae  currenti  calamo  ad  te  scripta  volui. 
ne  tuam  contemnere  eruditionem  viderer,  quam  magni  facio.  minime 
judicio  tuo  faciunt  satis:  rogatum  te  velim,  ne  ultra  mecum  in  hac  pugna 
procedas.  Neque  enim  studia  mea  patiuntur,  ut  alio  excurram  ;  et  mihi  re- 
liquum  temporis,  quod  vitae  meae  superest,  breve  sane,  utpote  hominis 
senescentis,  pretiosum  est.  Praeterea  nescio,  quem  in  finem,  quem  in  usum 
haec  explicatum  eas.  Denique  unum  intelligo,  vix  fieri  posse,  ut  in  unam 


-±'74:3  I  A   LORENZO  BRUNASSI   DI  S.   FILIPPO  4531 


conveuiamus  sententiam.  Video  enìm  te  nimis  scholae  tuae  praeìndìciis 
praeoccnpatum.  quando  audes  dicere:  Peccato  esse  obnoxium,  mU  a  peccato 
non  a'imodum  alienum,  qui  negai  Virginem  sine  labe  conceptam:  quum  iameu 
diserte  haec  adversentur  decretis  romanorum  poiitificam,  et  pcenas  ab  iis 
inflictas  aspernentor.  Caeterum  quae  prò  immunitate  Deiparae  adfers.  laudo, 
atque  ut  in  bis  iugenium  tuum  exerceas.  bortor.  Attaraen  certum  habeo. 
te  numquam  eam  certitudinem  sententiae  buie  piae  atque  piissimae  esse 
ministraturum,  quae  volum  sanguinarium,  a  te  nunquam  factum,  pni'get. 
At  quoniam  Petavium  exeris  scribentem.  ex  communi  fidelium  sensu  videri 
Deura  re  velasse  Immacidatum  Virginis  Concepì  um,  utere,  quaeso,  ingenio 
tuo,  et  nullo  negotio  perspicies,  quam  inani  supposito  ratio  illius  nitatur. 
Aut  enim  doct-os  viros  intelligit,  et  ii  partim  adversantur,  et  innumeri 
probabiliorem  quidem,  sed  minime  certam  arbitrantur  eiusmodi  sententiam, 
ut  concordes  eant  cum  apostolica  sede.  Sin  vero  sub  coetu  fidelium  populea 
etiam  araplectitur:  ut  nosti.  populus  non  docet  ecclesiam,  sed  ecclesia 
populum.  Denique  revelatio  divina  ad  nos  nunquam  venit,  nisi  per  sacras 
scripturas,  aut  per  legitiraam  antiquiorum  patrum  traditionera.  ncque 
ecclesia  nova  insti  tuit  dogmata.  sed  ea  e  geminis  iis  fonti  bus  haurit. 
Utinam  ex  uno  aut  altero  deducere  posses  Virginis  Immunitatem  !  No- 
vimus  autem  natam,  post  mille  a  Christe  nato  annos.  sententiam  Marianae 
Praeservationis.  Novimus  ideo  populos  in  ipsam  postremis  bisce  prae- 
sertim  saeculis  consensisse.  quod  banc  unam  a  sacris  oratoribus  tanta  ce- 
lebritate  depraedicatam  audierunt.  Xon  eam  Deus  revelavit  doctis,  coque 
minus  indoctis  populus.  Ego  tibi  annnm  novum  felicem,  faustnmque  e  coelo 
precor.  Vale. 


4840. 

A  LORENZO  BRUNASSI  DI  S.  FILIPPO  in  Torino. 

1743. 

Mesco  Britasxigo,  Londra. 

Secondo  gli  ordini  stimatissimi  di  V.  E.,  ne'giorni  addietro  fu  spedito 
di  qui  alla  volta  di  Roma  una  balletta  di  libri,  a' quali  bo  creduto  bene 
di  aggiugnere  anche  due  copie  de' miei  Annali  d'Italia  in  carta  grande, 
sul  supposto  cbe  non  possono  a  lei  dispiacere.  Gaso  non  di  meno  che  non 
li  volesse,  mi  favorirà  di  farli  vendere  da  qualche  libraio.  Sono  cinque 
tomi  finora.  Si  lavora  iu  Venezia  dietio  il  resto,  e  credo  che  con  quattro 
altri  sarà  terminata  la  stampa.  Conterrà  dunque  essa  balletta: 

Antiquitates  italicae,  tomo  VI  ultimo,  copie  2.  costano  paoli  64. 

Thesaurus  novics  inscriptionum,  tomo  IV  ultimo,  copie  2,  paoli  70. 


4532  LODOVICO   ANTONIO  MUBATOKI  [1*743- 


Annali  d' Italia  tomi  V,  due  copie;  costano  in  Venezia  lire  15  di  quella 
moneta  il  tomo,  e  lo  zecchino  vale  ivi  lire  22  ;  sono  dunque  lire  di 
Venezia  150. 

Per  mezzo  del  signor  conte  Calori  le  mandai  già  due  copie  del  Pa- 
raffuai  :  costano  paoli  8.  Siccome  V.  E.  mi  ordinò,  scrissi  a  Roma  al  sig. 
Francesco  Raraolesi,  acciocché  cercasse  conto  della  sua  balletta  in  Roma 
per  ispedirla  costà.  Ma  mi  è  nato  dubbio  s'io  abbia  colpito  nel  di  lui 
cognome,  perchè  la  di  lei  lettera  venne  ritagliata  dalla  sanità,  e  potrebbe 
essere  che  avessi  fallato.  Sia  cura  di  lei  lo  scrivergli,  occorrendo.  Osservo 
ora  che  m'avea  già  V.  E.  richiesto  gli  Annali,  e  però  godo  d'avergl' in- 
viati. Sento  che  abbiamo  felice  spaccio.  Vengono  sempre  migliori  nuove 
del  contagio;  e  pure  qui  è  tuttavia  interrotto  il  commerzio  co  lo  Stato 
ecclesiastico.  Abbiam  veduto  il  manifesto  del  vostro  re  che  è  formato  con 
molta  saviezza.  Ne  avrei  creduto  autore  il  signor  marchese  Tanucci  ;  ma 
vi  son  certe  frasi  che  non  sanno  di  toscanisrao.  Dio  ci  tenga  lontana  la 
guerra;  e,  secondo  le  apparenze,  non  dovreste  averla.  Noi  sì,  siam  sotto  il 
flagello,  e  pur  miiùam  la  pace  lontana.  Con  che,  rinnovando  le  proteste 
dell'  inviolabil  mio  ossequio,  mi  ricordo,  di  V.  E.,  etc. 


4841. 

AD  ENRICO  DI  COLLALTO  in  Venezia. 
1743. 

Abchivio  Soli  Mukatobi  (  R,   Bib'.  Est,).  Modena. 

Diu  anceps  fui  quid  ad  te,  nobilis,  ac  praeclarissime  vir,  rescriberem, 
postquam  redditum  mibi  fuit  numisma,  nomine  meo  ab  Albriliana  Socie- 
tate  inscriptum:  Quaerebam  enim  in  me,  quo  titolo  donum  hoc  promeritus 
fuissem,  ncque  inveniebam  :  quod  sane  tot,  tantisque  literariae  reipublicae 
proceribus  aequius  conferendum  non  una  ratio  postulabat.  Utcunque  sit, 
in  ejnsmodi  dono  quum  aperte  intuear  tuam  aeque  ac  sociorum  uberem 
in  me  benevolentiam,  vestrique  erga  me  liberalis  animi  diu  diiraturam 
imaginem;  quid  idcirco  tibi,  quid  sociis  debeam,  piane  intelligo:  et,  quando 
aliud  non  possum.  angore  jara  vota  porgo,  ut  coeptis  vestris  majora  suc- 
cedant;  atque  ut  universa  jam  tandem  Italia  sentiat,  stabili  fundamento 
niti  aedificiura  grande,  quod  inchoastis:  Equidem  quidquid  in  rei  litte- 
rariae  commodum,  et  augmentum  vergere  posse  opinor,  hoc  amo,  et  laudo. 
Quod  vere  potissimum  societtitis  spem  erigere  potest,  illud  est,  te  virum. 
et  generis  nobilitate  et  doctrinae  copia  eximium,  illustri  adeo  societati 
praeesse,  etc. 


'ITA^I  A.D  ANTON  FRAN0E80O  OORI  4533 


4842. 

ALLO  STESvSO  in  Venezia. 
1743. 

Architio  Soli  Mpratori  ( /;.  BibU  A>(.  ),  Modena. 

Con  particolare  soddisfazione  ho  ricevuto  annesse  allo  stimatissimo 
di  lei  foglio  le  leggi  promnlgate  dalla  società  Albriziana.  ed  insieme  la 
patente  di  aggregazione  per  me,  che  mi  è  stata  ben  cara  al  vedermi  in 
compagnia  di  tante  degne  persone,  e  di  letterati  di  gran  credito.  Porlo 
io  dunque  alla  sua  bontà  i  più  divoti  ringraziamenti  per  l' onore  a  me 
fatto;  e  le  più  sincere  congi'atulazioni  per  vedere  sì  ben  formata  codesta 
società,  e  la  medesima  anche  assistita  dalla  protezione  di  cotesta  glorio- 
sissima Repubblica. 

Alle  nobili  idee,  che  si  sono  concepule.  resta  che  io  auguri  un  pieno 
compimento  per  onore  di  tutta  l'Italia;  e  spezialmente  bramerei  di  po- 
tarvi contribuire  anche  io  dal  mio  canto,  per  motivo  di  maggiormente 
comprovare  al  pubblico  la  stima,  ed  il  rispetto,  con  cui,  etc.  pregandola  :i 
riverirmi  caramente  il  signor  Almorò. 


4843. 

AD  ANTON  FRANCESCO  GORI  in  Firenze. 
Modena,  2  Gennaio  1744. 

BiBLiOTF^A  Marccklliaha,  Firenze,  edita  [189]. 

La  S.  V.  illustrissima  [  saprà  ]  che  io  non  ricevei  il  compimento  delle 
Novelle  Letlerarip,  benché  più  volte  promesso.  Le  feci  poi  pagare  14  paoli 
a  conto  di  quelle  dell'anno  presente:  e.  a  riserva  de' fogli  delle  prime  set- 
timane, altro  più  non  ho  ricevuto.  Desidero  pertanto  di  sapere,  se  io  abbia 
a  sperare  sì,  o  no,  i  suddetti  fogli,  e  come  mi  deggia  governare  per  non 
restar  privo  de' medesimi.  Sento  che  son  sempre  venuti  qua  ad  altri:  ed 
io  solo  ne  son  senza.  Con  tal  congiuntura,  rassegnandole  il  mio  rispetto, 
ed  augurandole  un  felicissimo  anno  nuovo,  mi  confermo,  di  V.  S.  illu- 
strissima. 


4534  LODOVICO  ANTONIO   MUBATOBI  [l'?'*^- 


4844. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  3  Gennaio  1744. 

Biui.iOTEC'A  Comunale,  Piacenza. 

Sarà  V.  S.  reverendissima  più  presto  dalla  patria  che  da  me  avvisata 
allorché  sarà  ivi  seguita  la  già  conchinsa  mutazione.  Oggi  m'  ha  detto 
persona,  che  sa,  essere  pronti  in  Milano  commissari  deputati  per  la  ces- 
sione ;  ma  che  il  re  non  avea  per  anche  nominato  i  suoi  :  segno  che  vi 
restava  qualche  cosa,  ma  non  di  conto,  bisognosa  d' essere  schiarita.  E 
costante  la  voce  che  anche  Mantova  e  Parma  si  uniranno  allo  Stato  di 
Milano.  Le  conseguenze  di  questo  non  ci  vuol  molto  a  vederle.  Intanto 
quasi  niun  paese  in  Italia  e'  è  che  non  gridi  per  la  presente  guerra,  e 
m' immagino  ancora  gli  strilli  ancora  costi,  perchè  codesti  signori  non 
sono  avvezzi  a  simili  sciroppi,  e  non  è  lieve  la  cavata  del  sangue. 

Per  conto  de'  genovesi  pare,  che  il  loro  armamento  non  abbia  da 
essere  molto  grande.  E  persona  di  colà  mi  dice,  che  non  è  mai  da  cre- 
dere lega  colla  Erancia,  essendo  massima  capitale  di  quella  repubblica  il 
conservare  la  neutralità.  Se  poi  venissero  attaccati,  sarebbe  un  altro  conto. 
Ma  il  re  sardo  ha  ben  tanto  giudizio  da  non  tentar  ora  novità,  che  gli 
tirassero  adesso  un  nemico  di  più.  S' egli  non  ha  fortezza  con  cui  soste- 
nere il  Finale,  né  pur  1'  altro  ve  ne  ha  per  mantenervisi. 

Si  è  poi  detto,  che  V  amministrazione  Matheus  essendo  intervenuta  a 
una  conferenza  in  Torino  dove  abbia  ricevuto  un  ricco  regalo  di  spada 
giojellata,  voglia  chiedere  di  svernare  nel  porto  di  Genova.  Il  tempo  ci 
dirà,  se  queste  sieno  ciarle.  Allorché  vedremo  uscire  la  flotta  gallispana, 
lo  crederemo.  Pare  che  la  Francia  abbia  disimparato  il  mestiere  della 
guerra  in  mare. 

Già  è  partito  per  Venezia  il  [naviglio?]  degli  spagnuoli:  segno,  che 
non  si  deve  temere  di  novità  verso  quelle  parti.  Certamente  finora  sia 
fisso  in  Rimini  il  signor  principe  di  Lobcowitz,  e  i  nostri  poveri  buoi 
tutto  di  sono  in  viaggio  per  condurre  farine,  biade,  pagliacci  a  quella 
volta.  Chi  va  immaginando  spedizioni  in  Napoli,  non  mi  par  che  faccia 
bene  i  conti. 

Cotesti  vostri  ingegni  son  bravi  in  satirizzare,  ma  né  essi  né  noi 
sappiamo  qual  fine  sia  per  avere  questa  tragedia,  benché  le  apparenze 
sieno  che  tutti  infine  han  da  pelare  la  povera  regina. 

<c  L'eminentissimo  di  Brescia  manda  a  regalare  di  un  bel  camice  questi 
benedettini    per   le    spese  a  lui    fatte   in  S.  Cesario    nella    contumacia.  Se 


-l'7-44:1  A   GIUSEPPE   ANTEMORE  SCALABaiNl  4535 


onorava  il  mio  casino,  a  me  sarebbe  toccato  questa  ricompensa.  Ringrazio 
Dio  d'averla  perduta.  Aspetto  una  sua  lettera  apologetica  di  un'altra, 
che  costi  fu  mal  veduta.  Gli  potrebbe  forse  calar  la  voglia  di  rivedere  si 
spesso  Roma. 

Se  V.  S.  reverendissima  ha  amici  in  Verona,  ve^a  un  po'  d' inten- 
dere, in  che  consista  la  lite  mossa  dal  marchese  Mafiei  centra  quel  ve- 
scovo, per  alcune  giunte  da  lui  fatte  alla  dottrina  cristiana  del  Bellai'- 
mino  ivi  ristampata  ». 

Questa  sera  è  cominciato  a  nevicar  qui.  Ho  invidia  a  voi  altri,  che 
poco  conoscete  neve  e  verno.  I  poveri  vecchi,  come  son  io,  non  si  accor- 
dano con  siffatta  stagione. 

Staremo  a  vedere  se  il  marchese  Maffei  prenderà  fuoco  per  la  sua 
Merope.  Io  avrei  bisogno  d'altri  libri,  ed  anche  per  questo  torno  a  portare 
invidia  a  chi  abita  in  Roma. 

Augurandole  un  felicissimo  anno  nuovo,  e  baciandole  le  mani,  con  tutto 
r  ossequio,  mi  ratifico,  di  V.  S.  reverendissima. 


4845. 

A  GIUSEPPE  ANTENORE  SCALABRINI  in  Ferrara. 
Modena,  8  Gennaio  1744. 

BiBLioTKCA  CoMcsALK,  Ferrara. 

Ch"  io  sappia,  non  sono  mai  stati  stampati  gli  Annali  Ecclesiastici  ' 
del  Tassoni,  e  son  di  parere,  che  ninno  li  stamperà.  Un  libraio  veneziano 
fece  credere  di  volerne  far  1'  edizione  per  vedere,  se  v'  erano  concorrenti, 
e  prendere  da  ciò  le  sue  misure.  Gliene  sarà  passata  la  voglia. 

Ho  io  ben  con  piacere  intasa  l' assunzione  a  cotesta  archiepiscopale 
chiesa  di  monsignore  Crispi  Gerolamo.  Solamente  mi  dispiace,  eh'  egli  sia 
molto  avanzato  in  età.  Avrete  un  buon  pastore,  e  desidero,  eh'  egli  abbia 
qualche  buon  riguardo  al  merito  di  V.  S.  illustrissima.  Andrà  egli  d'accordo 
coir  eminentissimo  RutFo,  che  tuttavia  fa  costi  da  padrone. 

Con  rinnovar  le  proteste  del  mio  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  S.  il- 
lustrissima. 


-  Sulla  presente  lettera  sta  scritta  la  seguente  nota:  degli  Annali  Ecclesiastici 
del  Tassoni  si  è  veduto  un  manifesto  di  un  libraio  di  .\ugusta,  per  questo  se  n'è 
fatta  ricerca  se  sia  edita. 


4536  LODOVICO  ANTONIO  MURATORI  [IT-é-é - 


4846. 

AD  ANGELO  MARIA  QUERINI  in  Brescia. 
Modena,  9  Gennaio  1744. 

Biblioteca  Qukkiniana,  Brescia,  edita  ["253]. 

Fui  a  vedere  il  camice  da  V.  E.  inviato  in  dono  a  questo  padre  abate 
di  S.  Pietro.  Trovai  il  disegno  del  ricamo  sommamente  bello,  e  il  ricamo 
di  un'indicibile  fatica  e  pazienza,  di  modo  che  era  ben  degno  di  un  ve- 
scovo di  Brescia  e  porporato,  ed  ora  è  divenuto  prezioso  ornamento  di 
questi  monaci.  Fra  tante  altre  rare  doli  dell' E.  V,  la  munificenza  e  gra- 
titudine certamente  son  delle  prime. 

Rendo  poi  infinite  grazie  alla  di  lei  benignità  per  la  copia  àeìV  Epi- 
stola, in  parte  apologetica,  la  quale  sta  egregiamente  bene.  Né  lascio  di 
stupirmi  della  sofistica  delicatezza  di  chi  ha  trovato  da  ridire  all'  altra 
sua  precedente,  che  ogni  saggio  ha  d'  aver  conosciuto  servire  alla  gloria 
di  Roma,  e  doverle  essere  tenuti  i  presenti  e  i  posteri  per  quell'anneddoto. 
Ringraziamo  Iddio  d'  avere  un  pontefice  di  sì  superiore  intendimento,  nei 
cui  occhi  non  cadono  le  nebbie  dei  scioli,  che  non  mancano  in  alcun  paese. 

Parimente  mi  protesto  tenuto  a  V.  E.  per  aver  letto  nella  lettera  al 
padre  abate  suddetto  la  l'isposta  venuta  ab  alto.  Stia  ella  di  buon  animo 
né  tema  del  metropolita,  il  quale  ha  ora  altro  che  da  pensare  alle  carte 
antiche,  mentre  gli  sono  cosi  poco  favorevoli  le  moderne.  Sa  poi  V.  E.  le 
vie  di  obbligarsi  ognuno  colla  sua  felicissima  penna.  E  a  questo  proposito 
le  devo  attestare  le  obbligazioni  che  a  lei  professa  e  professerà  sempre  la 
città  di  Modena,  pel  risalto  da  lei  dato  ai  suoi  cardinali. 

Il  mondo  letterario  sta  ora  in  aspettazione  delle  epistole  del  cardinale 
Polo,  cioè  di  una  bella  giunta  ed  ornamento  alla  storia  ecclesiastica  di 
quei  tempi.  Coraggio  dunque  a  far  cosi  nobil  regalo  al  pubblico.  Io  in- 
tanto, col  baciare  la  sacra  porpora,  e  col  maggiore  ossequio,  mi  rassegno. 


4847. 

A  NICOLA  TACOLI  in  Reggio. 
Modena,  16  Gennaio  1744. 

Archivio  Tacoli,  Modena. 

In  casa  del  signor  marchese  Fontanelli  ho  fatto  portare  l' ultimo  tomo 
delle  Antichità  Italiane  destinato  per  V.  S.  illustrissima.    Ma  stando  esso 


-l'7'44]  A  FORTUNATO  TAMBUBIMI  4637 

cavaliere  colla  famiglia  in  Bologna,  s'ella  non  è,  che  lo  mandi  a  levare, 
Dio  sa  quando  esso  libro  sarà  portato  a  Reggio.  Sia  dunque  cura  di  lei 
il  provvedere,  perch'  io  sou  come  fuori  del  mondo,  né  so  chi  venga  o  vada 
costÀ.  Con  tal  congiuntura,  rassegnandole  il  mio  costantissimo  ossequio, 
mi  confermo. 

4848. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  17  Gennaio  1744. 

Arciiitio  Soli  Muratori  (£.  BibL  Est.),  Modena. 

Ubbidisco  air  E.  V.  col  mutare  il  titolarlo,  il  quale  ninno  mai  de'  pari 
suoi  mi  ha  ordinato  di  riformare,  perchè  non  han  preso  da*  chiostri  quel 
bnon  latte  che  ella  ha  succiato,  ed  ha  perfezionato  coli*  esercizio  delle  più 
riguardevoli  virtù.  Certamente  mi  voglio  congratulare  con  V.  E.,  al  vedere 
che  la  sua  porpora  non  le  ha  fatto  punto  ascendere  fumi  a  gli  occhi  e 
alla  mente,  come  succede  in  tanti  altri.  Beato  chi  sa  conoscere  il  vano 
delle  cose,  e  si  attiene  solamente  al  sodo  della  virtù. 

Mi  fece  ben  ridere  il  signor  segretario  Giacobazzi  in  leggermi  un  ca- 
pitolo di  lettera  di  V.  E.,  in  cui  si  lagnava  de'  ceppi  aurei  della  sua  di- 
gnità, e  di  avere  in  certa  maniera  perduta  la  sua  libertà.  Con  un  po' di 
tempo  ella  si  avvezzerà  ad  una  schiavitù,  che  da  tanti  altri  vien  creduta 
un  regno.  Intanto,  io  son  dalla  sua,  perchè  continuamente  ringrazio  Dio 
del  mio  basso,  ma  quieto  stato,  benché  i  presenti  pubblici  guai  mi  faccino 
talvolta  sospirare  per  V  amore,  e  compassione,  che   porto  alla  patria  mia. 

Veramente,  a  non  trovare  nel  precedent-e  suo  foglio  parola  intorno 
alla  proposizione  di  mettere  insieme  una  biblioteca,  mi  corse  il  pensiero, 
che  non  fosse  stata  approvata.  Ora  veggo,  che  air  idea  in  me  formata  del 
beir  animo  di  V.  E.  corrispondono  a  puntino  i  fatti.  Ho  dnnqne  sentito 
piacere  di  aver  parlato,  e  ho  benedetta  la  di  lei  generosa  intenzione  verso 
il  suo  monisierio.  e  verso  la  patria.  Pregheremo  Dio  che  lungamente  la  con- 
ervi  anche  per  questo  insigne  motivo,  e  lei  accresca  de' comodi  per  far  del 
i)ene  agli  altri,  giacché  son  certo,  che  ella  poco  pensa  ad  aumentare  i  proprii. 

Ben  mi  figaro,  che  le  ragioni  di  V.  E.,  e  del  reverendissimo  padre 
procuratore  genei*ale  saranno  un  sicuro  esorcismo  per  mettere  in  fuga 
quella  tentazione,  che  è  salita  tant'  alto.  Ne  spero  avviso  della  sua  beni- 
gnità. Mille  grazie  alla  di  lei  bontà,  per  avermi  informato  della  lite  insorta 
in  Verona.  Tanto  più  ora  son'  io  contento  per  non  aver  voluto  affrontare 
r  argomento  dell'  usura,  perchè  troppo  facile  è  l' urtare. 

Venne  il  camice  per  ricompensa  delle  spese  fatte  al  gran  personaggio 
dnrante  la  contumacia.  È  di  betoglia  con   bellissimo   disegno   ricamato  in 


4538  LODOVICO  ANTONIO  MUHATOHl  [1»744, 


refe;  ma  essendo  il  lavoro  minuto  ninna  figura  fa  in  lontananza.  Questi 
padri,  ed  io  abbiam  ricevuta  l' ultima  lettera  stampata,  da  lui  fatta  in 
S.  Cesario,  con  averne  per  sua  bontà  mandate  di  mano  in  mano  a  me  i 
pezzi,  accioccliè  li  correggessi  :  eccesso  veramente  di  umiltà.  Han  de.side- 
rato  essi  padri  di  vedere  la  precedente,  cioè  Y  Itinerario.  Mi  han  detto  di 
non  aver  potuto  arrivai-e  al  fine,  parendo  loro  d' avervi  trovata  una  straor- 
dinaria (non  mi  arrischio  quasi  a  dirlo)  una  straordinaria  vanità.  Credo 
che  venga  dal  loro  depravato  gusto. 

Orsù,  è  tempo  di  finire,  e  di  non  dar  più  ciarle  a  chi  si  trova  tanto 
occupato,  e  pure  sa  rubar  qualche  ora  alle  gravi  sue  occupazioni  per  leg- 
gere queir  insipido  mio  trattatello.  Le  bacio  la  sacra  porpora,  ed  ossequio- 
samente, mi  rassegno,  di  V.  E. 

4849. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  24  Gennaio  1744. 

Biblioteca  Comunale,  Piacenza,  edita  [287]. 

Freddi  gagliardi  e  ghiaccio  in  Roma?  a  me  pajono  cose  rare  che  in- 
vidia talvolta  chi  nel  verno  abita  di  là  dall'  Apennino.  A  noi  toccò  una 
buona  sbruffata  di  neve.  Abbiamo  ultimamente  avuto  una  settimana  nebbiosa, 
che  l'ha  spazzata  tutta,  ed  oggi  una  giornata  sì  mite,  come  sul  fin  di  feb- 
bi'aio.  Cosi  si  cambiano  le  stagioni,  e  lo  stesso  fanno  gli  affari  politici.  Chi 
su  e  chi  giù. 

Molte  ciarle  si  son  dette  pel  ritardo  della  cession  di  Piacenza,  la  quale 
non  si  sa  che  finora  sia  eseguita,  e  qualche  fede  vi  avrei  prestato,  se  pei'- 
sona  che  sa,  non  mi  avesse  detto,  che  nella  .sostanza  si  va  d'accordo,  a 
battere  la  differenza  in  cose  di  poco  rilievo.  Non  andrà  molto  che  ce  ne 
chiariremo. 

Sia  detto  in  confidenza  a  V.  S.  reverendissima.  Questo  signor  conte 
amministratore  [Cristiani]  è  creato  gran  cancelliere  di  Milano.  Perorala 
prego  di  non  dirlo  perchè  la  cosa  è  tuttavia  segreta,  né  egli  l'ha  pubblicata. 
Le  due  corti  han  gareggiato  insieme  l' una  per  tirare  a  se  e  1"  altra  per 
ritenere  un  personaggio,  che  per  sapere,  per  onoratezza,  e  per  buon  cuore 
non  ha  pari.  Che  diranno  i  milanesi  vedendo  uno  straniero  in  si  bel  posto? 
Ma  Dio  guardi  noi  :  che  la  sua  fortuna  il  portasse  via  di  qua  perchè  per 
noi  ne'  correnti  guai  sarebbe  una  somma  disgrazia. 

Mi  ha  egli  detto,  che  una  partita  di  Y dilacerazione  nel  manose ritto]ri 
venuta  a  visitar  Rimini  sia  stata  sì  ben  ricevuta  dai  micheletti  austriaci, 
che  30  ne  restarono  ivi  freddi.  Ma  queste  sono  minuzie.  Certamente  non 
venendo   nuove  truppe  ad  ingrossar  l'armata  del  signor  principe  di  Lob- 


-1*74-41  ^    DOMENICO    BRIOHIEEI   COLOMBI  4539 

kovitz,  si  aspetta  anche  un  reggimento  di  Germania,  credendosi  per  ciò 
eh'  egli  a  suo  tempo  sia  per  fare  qualche  tentativo,  a  fin  di  costringere 
gli  spaganoli  a  ritirarsi. 

Fors' anche  vi  s'introdurranno  a  cagion  di  quelle  navi  inglesi  che  im- 
pediscono loro  i  viveri  per  mare.  Ma  infine  niun  di  noi  sa  quel  che  abbia 
da  '  ... 

Chi  badasse  a  i  vanti  de'  franzesi  di  gran  cose  si  potrebbono  vedere 
nel  presente  anno.  Io  non  me  ne  fido,  e  stimo  meglio  il  tardare  a  credere 
quando  si  vedran  più  chiaramente  i  lor  preparamenti  e  movimenti. 

Persone  passate  per  Rimini  eontano  la  desolazione  di  quella  povera 
città  e  delle  campagne:  male  che  si  stende  anche  nelle  città  vicine.  Se 
restava  addosso  a  noi  questo  peso,  ei*a  l'ultima  nostra  rovina. 

«  L'essere  stato  si  ben  ricevuto  il  mio  trattatello  del  Paraynai,  mi  ha 
veramente  fatto  desiderar  notizie  della  California,  e  del  Nuovo  Messico, 
dove  so,  che  sono  missionarj:  e,  se  le  potessi  avere,  mi  vi  applicherei 
volentieri.  Cotesto  padre  generale  de' gesuiti  pare,  che  l'avesse  caro.  Ma 
ho  scritto,  che  senza  la  notizia  de'  paesi,  de'  costumi,  degli  animali,  etc. 
non  si  potrebbe  far  cosa  che  invitasse  alla  lettura.  Mi  son  anche  racco- 
mandato a  monsignore  Henriquez,  che  ha  promesso  di  favorirmi.  Se  V.  S. 
reverendissima  avesse  libri,  viaggi,  o  relazioni  di  quelle  parti,  ne  farei 
capitale.  Ma  ho  osservato,  che  gli  spagnuoli,  non  vogliono  che  si  sappiano 
i  loro  interessi  ». 

La  ringrazio  delle  notizie  intorno  alla  lite  di  Verona.  Ho  scritto 
anch'io  colà  per  esserne  informato.  Mi  si  supponeva,  che  il  signor  mar- 
chese Maffei  fosse  contro  il  vescovo.  Finora,  a  riserva  d'alcuni  pochi  fogli 
nulla  concludenti,  non  ho  veduta  cosa  contro  di  lui  per  la  storia  della 
Grazia.  Di  V.  S.  illustrissima. 

4850. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  27  Gennaio  1744. 

K.  BiBLioTBCA  BicCAKDiAiA,  Fireoze,  etìita  [245]. 

L'ultimo  foglio  di  V.  S.  illustrissima  del  di  15  corrente  mi  fa  cono- 
scere ch'ella  è  bene  applicata  intomo  ai  Difetti  della  Giurisprudenza. 
Alle  parole  della  pagina  29  dove  dico  delle  Pandette,  ho  inteso,  che  ra- 
rissimi allora  erano  i  corpi  delle  leggi,  né  oggidì,  a  riserva  delle  Pan- 
dette, si  truovano  manosciùtti  di  digesti,  codici,  etc.  anteriori  ad  Irnerio 


'  La  lacuna  esiste  anche  nel  manoscritto;  si  direbbe  che  manchi  un  foglio  di 
4  pagine  in  mezzo,  perchè  la  parola  da  sta  in  fine  di  una  pagina  a  sinistra. 


4540  LODOVICO  ANTONIO  MURATORI  [IT^-t- 


Però  la  sua  annotazione  dovrebbe  essere:  Tanto  erano  nel  secolo  XI rari 
questi  libri,  che  Irnerio  non  ebbe  da  principio,  etc. 

Alla  pagina  30  ho  detto  che  gli  Statuti  ebbero  la  loro  perfezione  nel 
XV  e  XVI  secolo  la  maggior  parie,  perchè  la  maggior  parte  d'essi  fu 
allora  riformata,  approvata  da'  principi,  e  stampata,  come  si  vede  in  quei 
di  Bologna,  Ferrara,  Urbino,  Milano.  Modena,  Reggio,  etc.  Questo  non  fa 
che  gli  Statuti  non  sieno  antichi,  perchè  cominciarono  a  nascere  allorché 
le  città  d'Italia  presero  forma  di  Repubblica,  come  ho  mostrato  nelle 
Antichità  Italiane.  Vuol  dire  che,  allorché  si  stamparono,  adattati  al  Go- 
verno de'  principi,  riceverono  l' ultimo  sigillo,  e  tali  durano  tuttavia. 

Non  ho  potuto  per  anche  rileggere  esso  mio  Trattatello,  e  in  veggen- 
dolo  ora,  truovo  alla  pagina  GO  -  Un  cada  Turco.  -  S' ha  da  scrivere 
Cadì.  A  Dio  piacendo  mi  metterò  a  leggerlo.  Veggo  ancora  scritte  le 
«  novelle  ed  autentiche  »  pagine  31,  e  cosi  altri  nomi.  Io  ben  avea  scritto 
<c  Novelle,  Autentiche,  etc.  ».,  e  cosi  dee  farsi  per  tanti  nomi  propri.  Si 
truova  ordinariamente  scritto  per  gli  medici,  per  gli  sentimenti,  etc.  Di 
grazia,  scriva  per  li. 

Dica  poi  ella  ciò  che  crede  meglio  intorno  alle  mie  proposizioni,  perchè, 
come  saggiamente  avvisa,  è  meglio  che  apparisca,  non  camminar  noi  di 
concerto.  Non  ho  veduto  l'opera  di  Equinario  Barone:  ciò  non  ostante 
credo  che  poco  si  perderebbe,  levando  certe  leggi.  Ci  sarebbe  anche  da 
dire  molto  più  intorno  a  tante  leggi  dei  digesti,  ma  io  mi  son  contenuto. 

Lasciamo  andare  il  sig.  abate  Valentini.  Mi  aspetto  ch'egli  se  neri- 
torni  in  Italia  colie  pive  nel  sacco,  ed  abbia  speso  per  nulla  ottenere;  il 
che  non  vorrei.  La  ringrazio  delle  notizie  intorno  al  sig.  conte  di  Numps. 

Dovea,  per  quanto  corre  voce,  seguire  a  momenti  la  cessione  del  Pia- 
centino, col  resto.  Certamente  restano  di  molto  slogate  l'ossa,  e  la  tragedia 
non  è  ancor  finita.  Restano  molti  ministri  in  asse.  Intanto  il  signor  conte 
amministratore  Cristiani  dichiarato  gran  cancelliere  di  Milano,  dignità 
ben  conveniente  ad  uomo  di  tanto  sapere  di  si  buon  cuore,  di  si  rara 
onoratezza.  Noi  ce  ne  siamo  rallegrati  foi'te.  Ma  s'egli  ci  avesse  da  ab- 
bandonare in  tempi  sì  per  noi  infelici,  ne  saremmo  disperati. 

Vanno  arrivando  nuovi  rinforzi  al  signor  principe  di  Lobkowitz,  e  ne 
aspetta  degli  altri.  Però  si  crede  che  a  suo  tempo  possa  far  qualche  ten- 
tativo contro  gli  spagnuoli,  i  quali  nondimeno  patendo  per  due  navi  in- 
glesi venute  ad  Ancona  e  a  Rimini,  e'  è  apparenza  che  si  possano  ritirare 
e  cercar  altro  soggiorno.  Succedette  ne'  giorni  passati  un  incontro  di  par- 
tite,-ma  non  da  tenerne  conto.  Il  punto  sta,  se  la  Francia  dica  daddovero, 
e  se  gli  oliandosi  vogliano  agire  colle  forze  che  hanno.  Ci  vuole  ancora 
qualche  mese  a  conoscere  le  loro  intenzioni.  Quelle  del  Prussiano  noi  non 
siamo  atti  ad  indovinarle.  Si  vede  lettera  con  cui  promette  di  sostenere 
gli  affari  e  l'elezione  dell'imperatore. 


-±'7-4tl^]  A   MATTEO  MELONI  4541 


Ho  buone  nuove  del  signor  suo  fratello  in  Torino.  Dovea  essere  pre- 
sentato al  primo  presidente.  Sono  pronto  a  servire  anche  l'altro  domeni- 
cano [Lodovico  Vincenzo  Brichieri  Colombi],  s'egli  mi  comanderà,  dove  si 
stendano  le  mie  forze.  Vorrei  inviare  i  tomi  delle  Antichità  Italiane  per 
Dresda,  e  i  passi  son  chiusi  per  la  peste,  che  continua  in  Calabria.  Oh! 
quanti  malanni  !  Riverendola,  con  tutto  il  cuore,  mi  confermo,  etc. 


4851. 

A  GIROLAMO  TARTAROTTI  in  Trento. 
Modena,  27  Gennaio  1744. 

Biblioteca  Gomuialk,  Trento,  edita  [2&0]. 

Oh!  che  imbrogliato  uomo  il  signor  Argelati!  Ciò  che  ora  è  succeduto 
a  V.  S.  illustrissima,  a  me  più  volte  accaduto  è.  Il  che  mi  ha  tal  volta 
fatto  quasi  impazzire  per  non  potere  rimediare  alla  perdita  delle  carte 
inviategli.  Per  conto  del  manoscritto  porcelliano.  io  seco  inviai  la  lettera 
da  lei  scrittami,  perchè  mi  parve  una  sufficiente  informazione  di  qnel- 
Tautoi-e.  E  questa  si  dovea  unire  ad  alcune  poche  righe,  che  io  vi  avea 
premesso,  fra  le  quali  io  lodava  il  merito  grande  del  signor  procuratore 
Foscarini.  Né  più  io  saprei  dove  trovar  quelle  poche  parole,  caso  che 
anch'esse  il  signor  Argelati  le  abbia  smarrite.  Vegga  ella  di  rimediare 
come  si  potrà. 

Ultimamente  mi  è  venuta  da  Venezia  la  lettera  scritta  da  monsignor 
Fontanini.  L*  ho  data  subito  a  legare  e  ben  volentieri  la  leggerò.  Il  signor 
marchese  Matfei  forse  se  ne  riderà.  Egli  è  di  presente  applicato  a  scrivere 
sopra  le  usure  per  una  gran  lite  insorta  fra  quel  vescovo  e  il  capitolo  dei 
cauouici.  Staremo  a  vedere  se  i  suoi  sentimenti  si  accorderanno  con  quei  di 
Roma.  A  me  i  guai  della  mia  patria  cagionano  spesso  non  poca  malinconia. 
I  miei  anni  avrebbono  bisogno  di  pace. 

Auguro  a  lei  letizia  ed  ogni  altra  felicità,  e  con  tutto  l'ossequio,  mi 
rassegno,  di  V.  S.  illustrissima. 

4852. 

A  MATTEO  MELONI  in  Carpi. 
Modena,  '28  Gennaio  1744. 

Akcbitio  Erkdi  MxijOii,  Carpi,  edita  [288]. 

Mi  dice  mio  nipote,  che  fu  ben  fatto  ricorso  a  questo  signor  conte 
amministratore  [Cristiani]  dal  sig.  D.  Pirondi.  o  pur  dalla  parte  contraria. 


I 


4542  LODOVICO   ANTONIO   MURATOUl  [IT'^^- 


©  fa  ottenuto  rescritto  per  litigar  qui  f  ma  che  poi  non  ne  è  seguito  altro. 
Perciò  cr<^derei,  se  V.  S.  non  ha  già  cominciato  a  pulsare  cotesta  sigurtà 
del  Como,  che  mi  favorisse  di  ripigliar  gli  atti  contro  la  medesima  pel  se- 
mestre già  maturato.  Caso  mai  che  fosse  accaduto  qualche  aggiustamento, 
si  verrà  in  questa  maniera  a  scoprire.  Con  tale  occasione,  rinnovo  i  sen- 
timenti di  quel  vero  ossequio,  con  cui  sono,  e  sempre  .sarò. 


4853. 

A  FRANCESCO  BREMBATI  in  Bergamo. 
Modena,  30  Gennaio  1744. 

Archivio  Bocchi,  Bergamo,  edita  [24i]. 

Inerendo  alle  premure  di  V.  S.  illustrissima  per  la  provvisione  di  un 
maestro  di  rettorica,  ho  cercato  e  fi.ssati  gli  occhi  sopra  un  sacerdote  Rub- 
biani,  di  età  di  anni  27,  di  buoni  costumi,  e  che  ha  studiato  assai  le  belle 
lettere.  Tanto  più  il  credo  io  atto  a  tale  impiego,  perchè  so,  essere  egli 
stato  uno  dei  migliori  discepoli  di  filosofia  sotto  il  padre  lettor  Giardini 
in  questa  Università.  Gliene  ho  parlato,  l'ho  animato,  e  quantunque  abbia 
il  padre  vecchio,  che  mal  volentieri  il  vedi-ebbe  staccarsi  da  sé;  pure  in 
fine  mi  ha  detto,  che  verrebbe  colle  condizioni  specificate  nella  lettera  di 
V.  S.  illustrissima.  Resta  dunque  ch'ella  mi  dia,  quando  piaccia  il  sog- 
getto, categorica  risposta,  acciocché  il  medesimo  possa  preparar  l'armi  per 
uscir  poscia  in  campagna  alla  Pasqua  ventura. 

Mi  vien  supposto  che  costi  sia  stato  parlato  altra  volta  del  padre 
provinciale  dei  Minimi,  Malmusi,  bramoso  di  servire  cotesta  città  nella 
Quaresima  del  1748,  essendo  egli  impegnato  quest'anno  pel  Duomo  di  Siena, 
poi  per  S.  Petronio  di  Bologna,  pel  Duomo  di  Milano,  etc.  Se  V.  S.  illu- 
strissima potesse  cooperare  ad  ottenergli  cotesto  pulpito  per  l' anno  sud- 
detto, compartirebbe  le  grazie  sue  a  un  ben  degno  soggetto,  ed  io  gliene 
resterei  sommamente  tenuto. 

Intanto,  rinnovando  i  sentimenti  del  mio  inviolabile  ossequio,  mi  con- 
fermo, di  V.  S.  illustrissima. 

Prima  di  chiudere  la  lettera,  è  venuto  il  signor  Rubbiani  con  un  so- 
netto fatto  jerisera.  che  ho  creduto  bene  d'iuchiudere. 


-1*7441  A  FRANCESCO  BERETTA  4543 


4854. 

A  NICOLA   TACOLI  in  Reggio. 
Modena,  30  Gennaio  1744. 

Akciiivio  Tacoli,  Modena. 

Se  non  già  sciolto  dalla  coatumacia,  poco  può  stare  il  signor  marchese 
Pontanelli  a  liberarsi,  ed  arrivax-e  ia  città.  Laonde  sarà  più  tacile  a  V.  S. 
illustrissima,  il  far  unire  il  tomo  VI  il  cui  prezzo  è  di  paoli  32.  Questi 
li  può  ella  pagare  in  mano  al  signor  d.  Fortunato  Altimani,  che  sta  colla 
signora  Paradisi. 

Con  che.  rinnovando  i  sentimenti  del  mio  inviolabil  ossequio,  mi 
confermo. 

Auguro  a  lei  ogni  maggior  felicità  pel  contratto  de'  suoi  quadri.  Sarà 
quasi  un  miracolo  in  questi  tempi. 


4855. 

A  FRANCESCO  BERETTA  in  Udine. 
Modena,  31  Gennaio  1744. 

Abchivio  Soli  Ml-hatoki  {H.  Bibl.  Est.).  ModeuH. 

Appunto  per  l'interrotto  commerzio.  non  ho  io  osato  finora,  né  oserò 
mettere  in  viaggio  le  consapute  scritture.  Si  va  dicendo,  che  possa  aprirsi 
la  comunicazione  con  Ferrara,  esibendosi  il  signor  principe  di  Lobcowitz 
di  formare  un  cordone  di  là  da  Rimiui.  Se  ciò  sarà,  la  cassetta  non  tar- 
derà a  mettersi  in  viaggio. 

Da  Vienna  mi  è  stato  inviato  il  poemetto  composto  da  cotesto  signor 
conte  Florio  per  le  nozze  del  principe  Carlo.  E  cosa  bella,  v'ha  della 
vivacità  poetica,  e  un  bell'estro. 

Me  ne  rallegro  coli'  autore,  a  cni  prego  V.  S.  Illustrissima  di  portare 
i  miei  rispetti,  uniti  alla  stima  particolare  che  professo  al  di  lui  merita 
ed  ingegno. 

E  qui,  rinnovando  le  proteste  del  mio  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  S. 
illustrissima. 


4544  Lorx)Vico  Antonio  mlmiatori  [1*?-4"4- 


4856. 

A  GIOVANNI  LAMI  in  Firenze. 
Modena,  31  Gennaio  1744. 

K.  Biblioteca  Eiocabdiana,  Firenze,  edita  [153]. 

AtHdato  dalla  bontà  di  V.  S.  illustrissima,  ricorro  alle  grazie  sue. 
Mi  occorre  d'inviare  al  signor  cavalier  Guazzesi,  governatore  di  Borgo 
San  Sepolcro,  il  tomo  ultimo  delle  mie  Iscrizioni,  e  l'ultimo  ancora  delle 
Antichità  Italiane.  Il  fu  padre  Grandi  avea  preso  i  cinque  precedenti  tomi 
d'esse  Antichità,  e  voglio  sperai-e  che  i  padri  Camaldolensi  di  Pisa  pren- 
deranno anche  l'ultimo,  per  non  lasciare  imperfetto  quel  corpo.  Perciò  ho 
fatto  un  involto  d'esse  tre  copie  con  prendermi  la,  forse,  soverchia  confi- 
denza d'indirizzarli  a  V.  S.  illustrissima.  Non  so  quando  questo  partirà: 
ma,  a  buon  conto,  le  do  avviso  del  favore  che  spero  da  lei.  Il  signor  ca- 
valiere mi  scrisse,  che  inviassi  a  lei  essi  due  tomi.  Pel  porto  e  dazi  ella 
abbia  la  pazienza  di  pagare,  e  ripartita  tale  spesa  anche  sul  tomo  desti- 
nato per  Pisa,  sarà  essa  rimborsata  dal  signor  cavaliere.  Per  quello  di 
Pisa,  mi  dirà  s'io  debba  scrivere  a  quel  padre  abate,  bench'io  non  ne 
sappia  il  nome. 

Costa  il  tomo  delle  Iscrizioni,  paoli  35,  e  quello  delle  Antichità  paoli  32 
che  saranno  a  lei  pagati.  Di  questo  danaro  mi  favorirà  di  ritenere  paoli  15 
per  le  Novelle  Letterarie  dell'anno  presente.  Sappia  che  pagai  il  signor 
canonico  Gori  per  quelle  dell'anno  prossimo  passato.  Non  ne  ebbi  che  i 
primi  fogli,  e  non  più  altro.  Ne  feci  istanza  :  rispose,  che  conveniva  francar 
le  lettere.  Il  pregai  di  mandarne  un  fascio  per  qualche  congiuntura  a 
Bologna  al  padre  abate  Trombelli  di  San  Salvadore.  Mi  ha  ultimamente 
scritto,  che  non  l' ha  fatto  per  timore  che  siano  presi  que'  fogli,  a  cagion 
delle  note  discordie.  Sicché  ne  son  tuttavia  creditore.  E  pure  questo  So- 
liani  libraio  ne  ha  ogni  settimana  i  fogli. 

Se  è  vero  che  benza  francar  le  lettere  non  si  possono  inviare,  egli 
ha  ragione. 

Mi  è  stato  detto  avere  V.  S.  illustrissima  risposto  per  me  all'avvo- 
cato Querini,  e  meglio  sicuramente  di  quel  che  avrei  saputo  io;  perch'olla 
è  mirabile  ne'  suoi  giudizi  e  in  condir  le  censure. 

In  oltre,  ho  da  pregarla  di  un  altro  favore.  Scrissi  ad  Augusta  mesi 
sono,  al  signor  Brucher,  ringraziandolo  de"  tanti  favori  a  me  compartiti. 
Non  ne  ho  mai  veduta  risposta,  e  me  ne  duole  non  poco;  non  già  per- 
ch'egli  non  l'abbia  data,  ma  perchè  temo  che  la  mia  non  gli  sia  perve- 
nuta. Di  grazia,  ella  se  ne  informi. 


'±'7-4:4:]  A  DOMENICO  BRIGHI EQI  OOLOUBI  4545 


Vorrei  che  avessero  fine  le  vostre  controversie  con  Roma;  e,  segui- 
tando queste,  non  so  come  vada  la  slampa  per  lei.  Con  rassegnarle  il  mio 
iuviolabil  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  S.  illustrissima,  eie. 


4857. 

AD  ANGELO  MARIA  QUERINI  in  Brescia. 
Modena,  2  Febbraio  1744. 

BlRLIOTKCA    UKt    Ll.NCtl,    UolUA. 

Bencbè  non  dimandassi  all'È.  V.  onde  venissero  quelle  vane  saette, 
che  odo  continuar  più  che  mai.  pure  m'immagino  di  conoscere  il  tui'casso 
e  la  mano.  Né  mi  stupisco  di  simili  guerre,  ma  bensì  le  detesto  perchè 
fatte  senza  ragione  alcuna.  Ho  letta  la  risposta  e  la  trovo  calzante,  se 
non  che  non  vorrei  che  chi  converte  ogni  cosa  in  veleno,  si  abusasse  contro 
di  lei  delle,  per  altro,  giuste  sue  riflessioni  sopra  la  pontificia  allocuzione, 
con  dire  la  prima  parte  e  tacere  la  seconda.  Io  ho  provato,  per  esperienza, 
che  in  certi  casi  il  non  curare  gl'insulti  altrui,  è  la  maniera  più  sjtedita 
di  farli  finire.  Chi  nell'alma  città  nudrisce  qualche  poco  di  livor  verso 
V.  Eminenza,  se  la  vede  prender  fuoco  per  queste  immaginarie  obbiezioni, 
giacché  non  può  batterla  daddovvero,  ha  almeno  il  contento  d'inquietarla. 
Io  non  gli  vorrei  dare  questo  gusto.  E  con  baciarle  la  sacra  porpora,  e 
con  desiderare  che  1"  applicazione  al  buon  cardinal  Polo  le  tolga  di  mente 
Domìnae  fastidia  Roììiae,  ossequiosamente,  mi  rassegno. 

4858. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  5  Febbraio  1744. 

3.  BiBLiorscA  HiccARuiASA,  Fìreuze,  edita  (24-ò]. 

Finalmente  ho  dato  una  scorsa  al  mio  trattatello  dei  Difetti,  ecc.,  né  vi 
ho  trovato  se  non  le  seguenti  cose  da  correggere  o  mutare.  Pagina  5  dopo 
il  mezzo  -  e  molto  più  -  scriva  e  tanto  più.  16  molto  dopo  il  mezzo  -  di 
Cicerone  -  aggiunga  o  di  Quintiliano.  2*j  dopo  il  mezzo,  serrar  la  paren- 
tesi a  dopo.  47  in  fine  della  linea  13  -  truova  quella  -  si  aggiunga  -  veste. 
53  vicino  al  mezzo  -  prendere  si  scriva  pendere.  Dopo  il  mezzo  -  tna  una 
inente  infine  -  cancelli  il  ma.  60  dopo  il  mezzo  -  un  Cada  -  scriva  -  un 
Cadì.  63  verso  il  fine  -  torna  più  in  conto  -  scriva  -  il  conto.  Dopo  il 
mezzo  -  Papiniano  -  scriva  Triboniano.  70  in  fine  -  non  sia  un  seminario 

ICpUtolariu  di  Lodovico  Antonio  Muratori.  —  Voi.  X.  £87. 


4546  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [1*?44- 


-  cancelli  il  non.  79  dopo  il  mezzo  -  Pajnniano  -  scriva  Triboniano.  87 
vicino  al  mezzo  scriva  et  alle  volte  V  opjjosto.  103  in  fine  -  vertano  - 
scriva  vertono.  115  verso  il  fine  scriva  Ili/potheca.  117  verso  il  mezzo 
scriva  per  una  d' esse  dipendente.  120  dopo  il  mezzo  -  stenti  -  scriva  stento. 
126  molto  dopo  il  mezzo  -  pel  lungo  -  scriva  per  lungo.  154  dopo  il  mezzo 

-  maggior  tempi  -  scriva  maggior  tempo.  145  verso  il  fine  con  alcuni  - 
scriva  con  alcuno.  159  linea  6  -  fugano  -  scriva  fuggano.  180  dopo  il 
mezzo  -  da'  suoi  mali  -  scriva  da  tutti  i  suoi  mali. 

Se  V.  S.  illustrissima  vi  troverà  altro  bisogno  di  correzione,  sa  quel 
che  ha  da  fare.  In  altra  mia  ho  risposto  a'  suoi  quesiti. 

La  prego  di  ricordarsi  che  va  scritto  jxr  li,  quando  seguita  lettera 
che  non  sia  vocale,  o  non  sia  st.  se.  sm.  etc,  ne'  quali  ultimi  casi  s'  ha 
da  conservare  per  gli. 

Ricevei  il  poemetto  del  signor  conte  Florio,  per  cui  la  riugrazio.  In 
iscrivendo  a  Udine  ho  fatto  passare  all'  autore  i  miei  ringraziamenti  col 
dovuto  elogio.  Siamo  senza  novità.  Si  aspetta  in  breve  un  reggimento  che 
anderà  ad  unirsi  col  signor  principe  di  Lobcowitz;  non  so  che  sia  per  anche 
seguita  la  cessione  di  Piacenza;  ma  può  seguire  a  momenti.  Questo  ritardo 
ha  servito  per  alzare  questo  signor  conte  Cristiani,  ben  meritevole,  al 
grado  di  gran  cancelliere.  Gran  male  per  noi  se  andrà,  come  purtroppo 
succederà.  Con  die,  mi  rassegno,  etc. 

Per  mezzo  del  signor  conte  Giacomo,  capitano  nell'armata  di  Baviera 
per  la  regina,  che  dovrebbe  tornar  verso  cotesto  parti  alla  fine  di  marzo, 
manderò  il  Paraguay  e  il  Governo  della  Peste. 


4859. 

A  PIETRO  NAPOLI*  GIANNELLI  in  Palermo. 
Mutinae,  YIII  Id.  Febr.  MDCCXLIV. 

Akcuivio  Soli  Muratori  (li,  lìibl.  Est.  ),  Modena. 

Priores  tuae  fumo  nigrescentes  literae  IV  Id.  Januarii  datae  solatio 
mihi  fuorunt,  uam  iis  te  firma  frui  valetudine,  me  docuisti.  Quare  tibi. 
amantissime  vir,  ex  anirao  gratulor,  ac  praecipue  vehementer  gaudeo.  me 
nihil  penitus  novi  de  pestifero  morbo  audivisse:  quod  recto  isthic  omnia 
evenire  indicat.  Utinam  in  Calabria  idem  quoque  contingeret.  Quamobrem 
commercium  nostrum  cum  pontificia   ditione   adhuc   est   interruptum,   nec 


*  Detto  corrispondente  firmava  le  proprie  lettere  —  indifferentemente  —  Napoli 
Giannnelli  o  di  Napoli  Giannelli. 


-l'T'-i-i]  à   FORTUNATO  TAMBURINI  4547 

4UÌsqQam  unas  Romam  proficiscitur.  Paratum  tamen  daorum  Opuscali  mei 
de  sacris  Missionibus  in  Parayuaij  exemplarium  involucrum,  alterum  nempe 
ad  eminentissimum  Tamburinum.  ad  te  alterum  deferendum,  heic  dormii. 
Sed  quia  non  erit  tam  cito  cum  Sicilia  commercium  in  iutegrum  resti- 
tutum,  Roinam  illad  tempestive  pei'veniet.  Accurate  vero  etiam  egeris,  si 
epiatolam  Saguas  retinueris.  donec,  Deo  aspirante,  serenitas  in  istas  re- 
deat  regioaes.  quum  nos  interim  acerbissimum  belli  fiagellum  perferamus. 

Carmine  italico,  a  me  tibi  transmisso,  prò  tuo  uti  potes  arbitrio.  Nea- 
poli  actutum  illius  Academiae  selectis  lucubrationibus  adjectum  in  lucem 
prodiit,  et  complures  congratulationes  non  propter  ipsum,  sed  propter 
aliam  fortasse  caussam  accepi. 

Te  enixe  rogo,  ut  ci.  Nicolao  de  Marinis  me  unum  ex  uecessariis 
suis  deinceps  professurum,  nomine  meo  affirmes;  ingenii  ejus  felicitas 
atque  literaturae  praestantia  vellem,  ut  illos  gignerent  fructus,  ob  quos, 
sicut  spem  attulit  nobis,  uon  levem  sibi  plausum  comparabit. 

Si  mihi  scribendi  occasionem  nancisceris,  de  praesenti  Messanae  fininm 
statu  velim  me  certiorem  facias.  quietem  namque,  sed  quietem  in  soliti- 
tudine,  Messanae  resurrexisse  puto.  Mala  haec  omnia  a  nobis  avertat 
Deus,  ut  mutuis.  quemadmodum  coepimus,  studiis  otfieiisque  nos  invicem 
prosequamur.  Cura  ut  valeas,  teque  mihi  incolumem  serves.  Iterum  vale, 
et  salve. 


A  FORTUNATO  TAMBURINI  iu  Roma. 
Modena,  7  Febbraio  1744. 

Archivio  Soli  Mukatoki  {R,  Bibì.  Est.  ),  Modeua. 

Il  trovarmi  vivo  nella  memoria,  e  nel  cuore  dell'  eminentissimo  Be- 
sozzi  stimo  io  mia  gran  fortuna,  e  però  sommamente  ringrazio  la  beni- 
gnità di  V.  E.  per  avergli  portati  i  miei  ossequi. 

Quanto  a  cotesto  mio  manoscritto,  non  ho  fretta  alcuna  per  riaverlo, 
ed  è  bene,  che  passi  per  la  trafila  anche  d'  altri,  che  tutti  ne  sanno  più  di 
me.  A  chi  daran  fastidio,  a  chi  paura  certi  tocchi  di  verità,  sempre  sospet- 
tando, che  possa  venire  danno  dal  rivelar  certe  magagne.  E  io  ali"  in- 
contro tengo,  che  sia  onore  della  religione  cattolica  il  disapprovare  ciò 
che  lo  merita,  e  il  far  vedere  agli  eretici,  che  non  insegnamo,  né  palpiamo 
errori  ed  abusi. 

Cui-ioso,  e  notabile  è  l'incontro  di  quel  Jntroducatur,  e  veramente 
par  venuto  a  tempo.  Son  corso  col  peusiere  a  chi  presiede  a  gli  interessi 
di  una  corona  cattolica,  poiché  non   saprei   credere    di  chi   presiede   alla 


4548  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [17*-l-4:- 


camera,  e  tieii  tuttavia  una  zampa  in  Ferrara.  Dovrebbe  naturalmente 
questo  accideul.e.  aggiunto  alle,  ragioni  illuminar  chi  occorre.  Però  con 
ansietà  ne  starò  aspettando  V  esito. 

Né  li  strapazzi,  né  le  ragioni  del  padre  Lucca  in  que'  fogli  mi  han 
punto  commosso.  Né  occorre  risposta.  Sopi-a  tutto,  nondimeno,  mi  parve 
grande  insolenza,  e  un  abuso  della  teologia,  V  attribuire  la  disgrazia  di 
Messina  il  non  aver  ivi  avuta  fortuna,  il  V.  S.  [voto  sanguinario];  ma 
perché  restar  finora  intatto  io  che  ho  |  scritto  ]  V 

Stanno  pur  male  nella  chiesa  di  Dio  si  fatte  imposture. 

Se  il  march.  Maffei  ti'atterà  delle  usure  con  moderazione,  potrà  giovare 
al  pubblico.  A  me  non  di  meno  è  sembrato  assai  pericolosa  l' accettazione 
della  dedica,  quando  questa  non  sia  con  patto  di  mandar  prima  il  libro 
costà  sotto  l'esame.  Troppo  é  facile,  che  teologi,  e  canonisti  vi  truovino 
da  ridire,  essendosi  piantate  massime  di  gran  rigore  in  questo  argomento. 

Mi  pare  una  meraviglia,  che  cotesti  legali  citino  con  lode  che  ho 
osato  di  toccar  si  vivamente  i  difetti  della  lor  professione.  Mi  è  stata 
cara  tal  notizia.  Non  avrebbe  forse  il  signor  conte  della  Torre  data  loro 
licenza  di  lodarlo,  se  gliene  avessero  dimandato  parere.  Se  cotesto  signore 
tornerà  a  V.  E.,  le  ricordo,  che  s"é  meravigliato  per  aver  io  in  due  luoghi 
nominato  Papiniano  in  vece  di  Triboniano.  Ma  che  motivo  di  meraviglia 
c'è?  Facilmente  si  scambiano  i  nomi  quando  si  é  attento  al  quel  che  im- 
porta. Basta  sapere,  che  in  più  luoghi  ho  riconosciuto  Triboniano  per 
compilatore  de'  Dicesti,  né  aver  io  bisogno  d'  impararlo  da  cotesto  signor 
lettore  della  Sapienza. 

N.  S.  ha  avuta  la  benignità  di  farmi  trasmettere  una  l'elazione  breve 
della  visita  fatta  dal  vescovo  di  Buenos  Ayres  un  anno  fa  alle  missioni 
gesuitiche  del  Paraguay.  Egli  è  domenicano,  e  conferma  quanto  io  ho 
scritto.  Però,  a  Dio  piacendo,  la  farò  stampare. 

La  servirò  col  signor  segretario,  con  cui  una  volta  alla  settimana  vo 
a  far  commemoi'azione  de'  nostri  guai,  e  del  non  sapere  quando  avran 
fine.  Tengo  qui  pronto  il  l'otolo  con  due  copie  del  Paraguay,  1' una  per  V.  E., 
e  l'altra  pel  signor  don  Pietro  da  Napoli  Giannelli;  ma  non  capita  occa- 
sione per  Roma,  durando  tuttavia  l'interrompimento  del  commercio. 

Con  che,  baciandole  la  sacra  porpora,  e  rassegnandole  il  mio  invio- 
labil'  ossequio,  mi  ricordo,  di  V,  S.  illustrissima. 


-1*744]  AD  ALKSSAN^DRO  QIUSRPPK  CHIAPPINI  4549 


4861. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Rema. 
Modena,  H  Febbraio  1744. 

BiBLioracA  Comumalr,  Piaoenztu 

Avrà  già  V.  S.  reverendissima  intesa  la  cession  ài  Piacenza  fatta 
privatamente,  per  differenze  nel  cerimoniale.  L'editto  stampato  dal  signor 
principe  di  Lobkowitz  con  cui  ordina  al  popolo  di  riconoscere  S.  M.  S..  e 
il  solenne  Tedeum  cantato  di  poi  coli'  intervento  della  nobiltà,  la  cai  esterna 
allegria  Dio  sa  se  era  accompagnata  dall'  interna.  A  riserva  del  trincia- 
mento.  certo  è  si  godrà  ivi  un  regolato  governo.  Milano  mormora,  ma  Mi- 
lano avrà  pazienza.  Ivi  solamente  si  spera,  che  la  guerra  (  brutta  Dia- 
vola) possa  far  mutare  le  cose. 

E  le  apparenze  per  nostra  disgrazia  veramente  sono  che  guerra  e 
guerra  calda  abbia  da  essere  io  quest'anno.  Mi  perdoni  V.  S.  reveren- 
di.ssima:  non  so  credere  chiesto  il  passo  per  Napoli. 

Non  v'  era  bisogno  di  chiederlo.  Nel  regno  dicono  esservi  25  mila 
soldati.  Se  il  signor  principe  avrà  veramente  fatto  far  questo  passo,  può 
essere  che  abbia  altra  intenzione.  Per  ora  niun  moto  si  vede.  Ma  non 
farei  già  la  sigurtà  che,  venendo  la  Primavera,  esso  signor  principe  non 
possa  tentare  di  cacciare  chi  ora  sta  in  Pesaro  e  Pano.  Deserzione  e'  è 
in  tutte  e  due  le  Armate. 

La  reggenza  ha  d'avere  30000  soldati  in  Italia,  40000  il  re  sardo. 
Queste  saran  belle  forze,  se  manterran  la  parola.  Sembra  che  i  franzesi 
possano  cominciare  le  ostilità  venendo  a  Nizza.  Ma  per  l'uscita  della  loro 
flotta,  quando  saprò  di  certo  che  sia  alla  vela,  lo  crederò.  Staremo  a  ve- 
dere che  farà  il  prussiano,  e  che  gli  olandesi.  Questi  ultimi,  se  la  Francia 
vorrà  volgere  1'  armi  verso  la  Fiandra,  verisimilmente  si  dichiareranno; 
ed  allora  Dio  sa  quando  più  cesseran  le  nostre  miserie. 

Tutto  di  van  passando  soldati  e  reclute  verso  Rimini,  e  a  noi  tocca 
di  sommare,  e  di  prendere  danari  da  Genova. 

Al  signor  conte  amministratore  ho  letto  stamane  il  di  lei  paragrafo. 
Finora  non  e'  è  ordine  che  vada  ;  ma  pur  troppo  1'  aspettiamo,  e  Dio  sa 
chi  gli  succederà. 

Mi  son  ben  rallegrato  che  1'  eminentissimo  Pozzobonelli  si  truovi 
sciolto.  Spero  per  ciò  di  poterlo  inchinare  fra  pochi  giorni.  E  un  dotto 
ed  ottimo  ambrosiano.  Ma  quella  satira?  Bisogna  sofferir  le  bastonate  ed 
essere  anche  dileggiato.  Non  succedeva  cosi,  quando  i  denti  eran  lunghi. 
Il  march.  Maffei  scrive  intorno  alle  usare,  e  dedicherà  la  sua  fatica  a  N.  S. 


4550  LODOVICO  ANTONIO   MURATORI  [l'?^^- 

Benchè  io  sappia  che  costì  i  libri  sono  troppo  cari,  tuttavia,  se  mai 
le  venisse  fatto  di  trovare  il  corpo  delle  opere  di  Teodoreto,  di  grazia, 
intenda  quanto  ne  pretenderebbe  il  libraio. 

Mi  congratulo  con  lei  perchè  abbia  cominciato  a  partecipare  delle 
grazie  erudite  di  quell'  eminentissimo.  Costi  v"  ha  chi  non  gli  fa  giustizia. 
Sa  egli  farsela  da  sé  stesso.  Le  bacio  le  mani,  e  mi  confermo,  di  V.  S. 
reverendi.ssiraa. 


4862. 

A  FRANCESCO  CONTARELLI  in  Ferrara. 
Modena,  13  Febbraio  1744. 
Arohivh»  della  CoNGRBa anione  ni  Carità,  Correggio,  edita  r2721. 

Mi  conviene  incomodar  V.  S.  illustrissima  per  pregarla  di  un  atto 
di  carità,  cioè  di  procurai'e  il  pagamento  di  scudi  tre  dovuti  a  questa 
povera  vedova  Triani-Pedrazzi.  siccome  ella  vedrà   nell' inchiusa  ricevuta. 

Con  tal  congiuntura  desidero  sapere,  come  ella  stia  in  grazia  del  vi- 
cario di  S.  Agnese,  e  se  le  abbia  peranche  mandato  a  prendere  i  pegni. 
Staremo  a  vedere  se  egli  farà  novità  nella  visita,  che  probabilmente  vorrà 
fai'e  il  novello  arcivescovo  [Gerolamo  Crispi],  con  cui  non  ho  servitù 
alcuna.  E,  rassegnandole  il  mio  vero  ossequio,  mi  confermo. 


4863. 

A  GIUSEPPE  BIANCHINI  in  Roma. 
Modena,  18  Febbraio  1744. 

Biblioteca  Vaticana,  Eoma,  edita  [266]. 

Mi  ha  fatto  stupire  V.  R.  coli'  ultimo  suo  graziosissirao  foglio.  Quando 
io  la  credevo  tutta  intenta  a  darmi  la  raccolta  degli  antichi  rituali,  veggo 
eh'  ella  con  un  atto  di  generosità  che  forse  non  ha  pari,  esibisce  a  me  le 
fatiche  sue,  acciocché  per  mezzo  mio  passino  al  pubblico.  Veramente  un 
gran  peso  é  sulle  sue  spalle  con  gli  Annali  Ecclesiastici.  Io  all'  incontro 
posso  dire  di  trovarmi  disovrato.  Non  mi  applicai  al  trattato  del  giuoco, 
perchè  inceppato  dal  riguardo  a  i  Papi.  Tuttavia  fors'  anche  avrei  af- 
frontato questo  argomento,  se  non  avessi  veduto  che  il  signor  Thiers  fran- 
zese,  mi  preoccupò  molti  anni.  Per  disperazione  ho  trattato  della  Forza 
dell'  intelletto,  contro  di  un  libro,  che  corre  sotto  nome  di  monsignor  Huet, 
e  vuol  risuscitare  il  Pirronismo.  Poscia  son  passato  a  trattare  della  Forza 


-1*7 -^-^l  A  PBA.NCBSCO  OONTAUKLLI  4551 

della  fantasia,  e  presto  sarò  al  fine.  Sicché  ben  volentieri  accello  la  sua 
mirabile  oflfért*,  e,  se  Dio  vorrà,  mi  applicherò  a  questa  nuova  biblioteca. 
Resta  eh*  ella  mi  comunichi  tutto  il  suo  disegno.  E  questo  non  basta. 
Troppo  spesso  io  ho  da  lagnarmi,  perchè  mi  trnovo  in  una  biblioteca  e  in 
un  paese  che  manca  di  libri,  ed  invidio  voi  altri  signori  che  ne  abbon- 
date tanto  in  Roma,  h'  Ittorpio  io  non  Tho.  Se  si  potesse  trovar  vendi- 
bile, lo  comprerei  volentieri.  Se  no,  come  si  potrebbe  fare  ad  ottenerlo  in 
prestito?  Può  essere  che  mi  manchino  altri  libri.  Ho  i  Rituali  del  Mar- 
lene, ho  il  Mabillone.  ho  il  Bona.  Costì  si  troverà  molto  più.  Comunque 
aia,  quando  V.  R.  mi  creda  atto  a  fare  questo  bene  alla  repubblica,  io 
son  pronto  a  prevalermi  delle  sue  grazie,  senza  defraudare  a  lei  quel  me- 
rito che  si  dee  a  tante  sue  fatiche.  Starò  dunque  aspettando  l'altra  lettera 
che  mi  fa  sperare.  Ed  intanto,  ringraziandola  quanto  mai  posso  de' preparati 
benefizii,  rinnovo  le  proteste  del  mio  inviolabil  ossequio,  e  mi  confermo. 


4864. 

AD  OTTAVIO  BOCCHI  in  Ferrara. 
Modena,  18  Febbraio  1744. 

Archivio  Bocchi,  Adria,  edita  [117]. 

Essendomi  capitato  alle  mani  un  bel  Placito  che  spero  di  stampare 
un  giorno,  trovo  che  nel!'  anno  1001.  sotto  Silvestro  II  Papa,  ed  Ottone  III 
imperatore,  era  vescovo  d'Adria  un  Alberico.  Sul  dnbbio  se  questi  sia' 
noto  a  V.  S.  illustrissima,  ho  creduto  bene  di  dargliene  avviso,  sperando  io 
ch'ella  continui  le  sue  ricerche  per  illustrar  la  sua  patria.  Desidero  io 
nel  medesimo  tempo  buone  nuove  della  di  lei  salute,  e.  ratificandole  il 
mio  costante  ossequio,  mi  confermo. 

Si  credeva  vicina   l'apertura  del  commercio,   ma  veggo  essere  ciarle. 
Io  non  ho  osato,  né  oso,  per  questo,  di  mandar  libri. 


4865. 

A  FRANCESCO  CONTARELLI  in  Ferrara. 
Modena,  19  Febbraio  1744. 
Abciuvio  della  Co.so»wja7.ionk  di  Carità,  Correggio,  edita  [STO], 

All'  intendere  le  finezze,  che  volea  usar  con  V.  S.  illustrissima  il  vi- 
cario di  S.  Agnese,  mi  son  ben   rallegrato,  perch'olla   con    poca   fatica   i 


4552  LODOVICO  ANTONIO  MURATOHl  [1*?44- 


riontrata  in  sua  grazia.  Avrei  caro,  eh'  egli  si  contentasse  per  ora  della 
metà  del  pagamento,  che  gli  si  è  accordato,  avendo  io  qualche  bisogno 
del  resto.  Prego  la  di  lei  bontà  di  farglielo  sapere.  Se  poi  strepitasse, 
converrà  a  me  di  avere  pazienza.  Del  resto  prenda  ella  il  tempo  che  vuole 
per  favorirmi  del  ricavato.  Per  conto  del  Cardellini'  [Giuseppe  Maria] 
non  si  dia  ella  fretta,  che  anche  questa  vedova  aspetterà. 

Per  quello  che  riguarda  il  signor  avv.  Monleone,*  [  Giovan  Pietro) 
io  non  saprei  qual  mezzo  adoperare  in  Bologna  ;  perchè  quivi  non  ho 
mezzo  alcuno  per  fargli  ottenere  quel  posto.  Solamente  ho  carteggio  col 
padre  abate  Trombelli  di  S.  Salvatore.  Questi  non  mi  pare  a  proposito 
per  muovere  ruote  .si  grandi. 

Con  che,  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo. 


4866. 

A  GIAN  DOMENICO  BERTOLI  in  Aqnileja. 
Modena,  20  Febbraio  1744. 

Archivio  Koi'a,  S.  Vito  al  Tagliamento,  edita  [187]. 

Ha  ragione  V.  S.  illustrissima  di  dolersi  dell'interrotto  commercio. 
Più  me  ne  dolgo  io,  perchè  ha  tanto  tempo  che  son  qui  preparate  le  copie 
del  tomo  IV  delle  Iscrizioni  per  inviarsi  al  signor  Manfrè  ;  ma  per  non 
esporle  ai  pericoli  e  sballottami  delle  contumacie,  non  ho  mai  osato  di 
spedirle. 

Si  diceva  che  si  aprirebbero  i  passi.  Nulla  si  è  poi  fatto.  Ora  io  non 
mancherò  di  scrivere  a  Milano  per  vedere,  se  da  quella  parte  potesse 
venir  la  copia,  ch'ella  desidera.  Per  altro  non  credo,  che  l'Appendice  porti 
lapida  alcuna  di  Aqnileja;  essa  Appendice  si  trova  in  esso  tomo  IV,  né  so 
mai  perchè  alcuno  l'abbia  voluto  staccare.  Se  ne' tempi  addietro  Aqnileja 
avesse  avuto  dei  pari  suoi,  probabilmente  non  si  sarebbero  perduti,  cioè 
convertiti  in  vari  usi  i  marmi,  che  si  sai'anno  scavati.  Da  che  V.  S.  illu- 
strissima vi  attende,  ogni  di  cresce  la  di  lei  raccolta.  Bella  è  V  Iscrizione 
Greca  della  cui  copia  mi  ha  favorito.  Mi  rallegro,  intanto  con  esso  lei  di 
vedere,  che  pensi  ad  una  giunta  :  segno  che  il  capitale  è  cresciuto  di 
molto. 

Rassegnandole,  con  ciò,  il  mio  inviolabil  ossequio,  mi  ricordo,  di  V.  S. 
illustrissima. 


»  Sue  lettere  in  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  n."  l  da  Reggio,  1738. 
-  Sue  lettere  in  Archivio  Soli  Muratori  (R.  Bibl.  Est.),  n.°  6  da  Genova,  Lucca, 
1744-'46. 


- 1*7 •4-4]  A   DANIELE  FLOBIO  4553 


4867. 

A  FRANCESCO  BREMBATI  in  Bergamo. 
Modena,  20  Febbraio  1744. 

AKCHirio  Rocchi,  Bergamo,  ^dita  [884]. 

Rendo  grazie  a  V.  S.  illustrissima  per  conto  del  padre  provinciale 
Malmasi.  a  cui  comunicherò  quanto  ella  mi  accenna  intorno  a  cotesto 
palpito,  subito  che  sarà  ritornato  da  Siena,  nella  cui  cattedrale  egli  sta 
ora  predicando. 

Prendano  cotesti  signori  le  loro  misure  intorno  ai  candidati,  che  saran 
loro  proposti  per  celesta  cattedra  di  rettorica.  Altro  io  non  posso  dire,  se 
non  che  il  signor  Rubbiani  è  giovane  di  bel  talento,  savio,  che  ha  bene 
studiata  la  filosofia  ed  altre  scienze,  ha  buon  gusto  per  le  belle  lettere,  il 
reputo  capace  di  far  prolusioni  ed  accademie.  Ho  voluto  a  questo  propo- 
sito ch'egli  si  pruovi.  Ne  vedrà  ella  inchinso  un  saggio.  Lingua  greca 
non  ha  stndiato.  Se  occorresse,  potrebbe  applicarvi,  e  far  tanta  provvisione 
da  insegnarla  ad  altri.  Se  troveran  di  meglio  cotesti  signori,  si  servano. 
Per  me  avrei  creduto  che  esso  giovane  potesse  ben  soddisfare  alle  pre- 
mure di  V.  S.  illustrissima  e  al  bisogno  della  città.  Con  che,  ratificandole 
il  mio  inviolabil  o.ssequio.  mi  ricordo,  di  V.  S.  illustrissima. 


4868. 

A  DANIELE  FLORIO*  in  Udine. 
Modena,  2(J  Febbraio  1744. 

Akchitio  Soli  Mukatoki  (A.  Bibì.  Est.),  Modena. 

Ill.mo  Sig.  Sig.  e  Proii  Col.» 

Gran  tempo  era,  ch'io  concsceva  il  felice  ingegno  di  V.  S.  illustris- 
sima, per  avere  veduto  alcuno  de"  suoi  componimenti.  Ma  veramente  la 
stima,  ch'io  aveva  di  lei,  s'è  di  molto  aumentata  alla  comparsa  del  di  lei 
poema  per  le  nozze  di  un'illustre  principe.  Però,  in  iscrivendo  al  signor 
conte  Beretta.  mi  vidi  obbligato  di  pagare  un  tributo  dovuto  al  di  lei  me- 
rito singolare.  Ben  sono  state  ricompensate  quelle  mie  divote  ma  vere 
espressioni,  da  che  la  di  lei  gentilezza  mi   ha   voluto  onorare   di   un   sno 


*  Responsive  io  Archivio  Soli  Muratori  (R.  Bibl.  Est.l,  d.°7  da  Udine,  n44-'4y. 


4554  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [l»74-4.- 

gi'aziosissirao  foglio,  o  sia  di  una  viva  testimonianza  della  bontà,  che  ha 
per  me.  Me  le  protesto  perciò  sommamente  tenuto,  e  la  prego  d'essere 
persuasa,  ch'io  mi  reputerò  fortunato,  se  maggiormente  potrò  comprovare 
a  cotesta  illustre  città,  e  nominatamente  al  bel  talento,  e  alla  riverita  per- 
sona di  V.  S.  illustrissima,  quel  vero  ossequio,  ch'io  loro  professo.  Intanto 
offerendomi  tutto  a  i  di  lei  comandamenti,  mi  confermo,  di  V.  S.  illu- 
strissima. 


4869. 

A  GIUSEPPE  BIANCHINI  in  Roma. 
Modena,  25  Febbraio  1744. 

BiBLioTBCA  Vaticana,  Boma,  edita  [266]. 

Grandi  idee,  magnifici  disegni  che  avea  V.  R.  concepito!  Il  suo  be- 
nignissimo  foglio  mi  rappresenta  tutto.  Ora  sono  a  dirle  che  mi  truovo 
voglioso  di  accettare  le  sue  graziose  esibizioni,  e,  nel  medesimo  tempo,  mi 
truovo  imbrogliato  per  non  dire  anche  atterrito.  S'io  fossi  costi  e  potessi 
avere  sotto  gli  occhi  tutto  il  di  lei  apparato  co'  materiali  già  raccolti,  e 
colla  nota  di  quei  che  si  potessero  raccogliere,  allora  potrei  formar  giu- 
dizio adeguato  di  tutta  la  fabbrica  e  delle  forze  mie.  Le  liturgie  al  gusto 
mio  sono  le  cose  più  preziose  in  questo  genere.  Ma  stanno  esse  tuttavia 
confinate  ne' manoscritti.  Formar  l'indice  delle  medesime  sarà  bene:  ma 
converrebbe  dare  un  buon  ragguaglio  dell'età  dei  codici,  e  far  conoscere 
la  diversità  de'  riti,  perchè,  a  dirle  il  vero,  tanti  rituali  del  padre  Martène 
che  sono  una  ripetizione  della  medesima  cosa,  con  poco  divario,  possono 
pai'ere  una  seccaggine. 

Sono  altresì  monumenti  preziosi  i  sacramentari;  ma  quando  V.  R.  pub- 
blichi i  romani,  i  quali,  a  mio  credere,  saranno  il  meglio,  Dio  sa  cosa  re- 
sterà di  buono  ne  gli  altri. 

Quanto  al  salterio  del  venerato  Temasi,  non  l'ho  mai  stimato  cosa 
d'importanza.  È  bensi  degno  di  molta  stima  l' orazionario  da  lei  pubblicato, 
perchè  antichissimo.  Quando  gl'inni  portassero  il  pregio  anch'essi  di  una 
veneranda  antichità,  sarebbono  un  bel  regalo  al  pubblico.  Gli  antifonari 
concludono  poco.  In  tutti  questi  monumenti  si  ha  sempi-e  da  considerare 
l'utilità  che  ne  può  venire  alla  teologia,  e  alla  erudizione  ecclesiastica. 
Nulla  s'impara  da*  pezzi  delle  divine  scritture,  pei'chè  questi  già  gli  ab- 
biamo. Ed  altro  è  la  di  lei  nobil  fatica  intorno  all'  antichissima  versione 
italica.  Ma  in  fine  torno  a  dire  che  non  so  ben  giudicare,  perchè  non  so 
in  che  consistano  tutti  i  monumenti  da  lei  con  tanta  fatica  raccolti,  se 
non  che  sono  ben  consapevole  dell'ottimo  suo  gusto.  Tocca  dunque  a  V.  R. 


-l'?'4:4]  A   DOMBNICK)  BRIGUIKBI  COLOMBI  4555 

<ìi  determinare.  Io  son  pronto  a  ricevere  da  lei  qoeir incnmbenza  che  cre- 
derà più  a  proposito  e  quelle  leggi  elio  mi  prescriverà.  Posso  anche  tentare 
se  N.  S.  volesse  farmi  trascrivere  le  liturgie.  Per  la  stampa  io  non  avrei 
da  pregare  alcuno,  perchè  son  anche  annoiato  da  chi  vorrebbe  tatto  dì 
tpialche  cosa  del  mio.  S'ella  mi  darà  cose  da  farmi  onore,  ne  farò  anch'io 
a  lei.  Con  ringraziarla,  intanto,  del  suo  benefico  genio,  passo  a  protestarmi, 
con  tutto  l'ossequio... 


4870. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  25  Febbraio  1744. 

R.  BiBLioTKCA  RiccARDiANA,  Fironzo,  edita  {'itó]. 

Servirà  la  presente  mia  solamente  per  dire  a  V.  S.  illustrissima  che 
ho  ricevuto  la  carissima  sua  del  di  12  del  corrente.  Anch'olla  dee  aver 
ricevuta  altra  mia.  dove  not^i  que'  pochi  errori  che  osservai  nel  mio  trat- 
tatello.  Ora  mi  occorre  di  dirle,  che.  se  sono  a  tempo,  avrei  caro  ch'ella 
aggiugnesse  alla  pagina  55  linea  1,  dopo  quelle  p.irole  —  affli  stessi  clienti 
—  non  ha  molto,  che  il  saggio  ed  insigne  Senato  di  Milano,  oltre  all'avei' 
profferita  sentenza  contro  di  un  litigante,  ha  anche  sospeso  dall'  esercizio 
quel  Causidico,  che  il  patrocinava.  Se  tal  un  desiderasse,  che  non  fossero 
così  rari  gli  esempli  di  si  bella  giustizia,  gli  si  potrebbe  a  mio  d'edere  fa- 
cilmente perdonare.  Ora  degli  avvocati  e  procuratori  dotti,  saggi  e  timorati 
'li  Dio,  etc. 

Ho  veduto  chiamata  la  Filosofia  da  Apuleio  de  Dogm.  Plat.  Divinarum 
huinanarumq.  rer.  disceptatio.  Parmi  anche  che  Cicerone  abbia  detto  simil 
cosa,  ma  non  ho  potuto  trovare  il  sito. 

Non  meritava  certo  l'avvocato  veneto  ch'ella  l'onorasse  con  una  ri- 
sposta. Contuttociò,  giacché  gli  ha  voluto  toccare  il  polso,  sarà  hen  fatto. 
Dica  quel  che  vuole  intorno  al  ritagliar  molte  leggi,  ch'io  infine  non  ho 
adottato  quel  parere.  Ben  so  che  molte  di  quelle,  e  di  quel  latino,  son  poco 
intese  da  molti  de'  nostri  legisti.  I  servi  in  Italia  non  ci  son  più,  a  riserva 
degli  schiavi  turchi.  Sono  anche  diversi  gli  ufizi.  Invece  di  pescar  ne' di- 
gesti e  nel  codice  quel  che  han  da  fai'e  gli  ufiziali.  sarebbe  meglio  pre- 
scrivere in  volgare  i  loro  ufizi.  V'ha  chi  troppo,  e  chi  troppo  poco  stima 
il  corpo  delle  leggi.  Più  sicuro  sarebbe  il  mezzo.  Il  signor  conte  Cristiani 
mi  ha  dato  da  leggere  la  sua  scrittura,  ma  non  me  la  vuol  lasciare,  perchè 
prima  l'han  da  vedere  le  Corti. 

Farò  il  possibile,  quando  sarà  tempo,  per  ottener  copia  d'essa  e  del- 
l'altre  due.  Il  bisogno  nostro  sarebbe  ch'esso   signor   conte   non  andasse, 


4556  LODOVICO  ANTONIO   MURATOSI  [IT-^-^- 


perchè  Dio  sa  come  ci  riuscisse  col  successore,  e  forse  con  dne.  S'ella  ne 
saprà  qualche  cosa,  me  lo  accenni. 

So  la  vostra  riunione  colla  Sassonia,  ma  intanto  tutti  vogliono  un 
pezzo  àeW  Andrienne  dell'ottima  regina.  In  Italia  niun  movimento,  se  non 
che  il  re  di  Napoli  ha  fatto  mai'ciar  molte  truppe  ai  confini.  Chi  dice  una 
cosa,  chi  un'altra.  Dio  solo  sa.  dove  anderà  a  terminar  la  guerra  del- 
l'anno presente.  Dall'Olanda  e  dal  prussiano  dipende  il  far  del  bene  e 
del  male.  Intanto  pare  che  la  Francia  abbia  saputo  guadagnar  la  czara, 
e  torla  a  voi  altri. 

S'aspettano  nuove  truppe  dalla  (ìermania,  sicché  sarà  ben  forte  il 
signor  principe  di  Lobcowitz,'  e  forse  potrebbe  tentar  qualche  impresa.  Se- 
guitano gli  spagnuoli  a  fortificarsi  a  Pesaro;  ma  non  s'intende  perchè 
mandino  cannoni  e  attrecci  di  là  da  Roma. 

Lasciamo  l'abate  Valentini.  Probabilmente  si  sarà  trovato  deluso  nelle 
sue  speranze. 


4871. 

AD  ANGELO  MARIA  QUERINI  in  Brescia. 
Modena,  25  Febbraio  1744. 

Biblioteca  dkli>' Accademia  dei  Lincei.  Koma. 

Se  non  ho  colto  nell'  indovinare  il  turcasso,  almen  credo  d'  aver  col- 
pito nel  segno,  allorché  ho  umilmente  ricordato  a  V.  E.  di  non  mettersi 
pensiero  di  certe  vane  querele.  Un'  aggravio  in  tanto  de'  nostri  tempi  a 
me  sembra  la  gran  delicatezza  dei  signori  romani,  a' quali  una  pulce,  una 
zanzara  fa  paura.  Se  poi  per  questo  le  lettere  in  Italia  languiscono,  poco 
importa.  Con  che,  baciandole  la  sacra  porpora,  ossequiosamente,  mi  con- 
fermo. 

4872. 

A  GIROLAMO  TARTAROTTI  in  Trento. 
Modena,  25  Febbraio  1744. 
Archivio  Soli  Mlratoki  (  iì.  Uibl.  Est.),  Modena,  edita  [259]. 

Ne'  termini  che  V.  S.  illustrissima  mi  ha  prescritto,  ho  formato  un 
breve  moìiitum  all'opei-etta  del  Porcellio  colla  giunta  delle  di  lei   notizie. 


'  Il  Muratori  scrive  indifferentemente  questo  nome  con  la  lettera  e  o  con  la  let- 
tera h. 


-1*744]  A  FRANCESCO  CONTA  HELLf  4567 

Veramente,  allorché  quel  signore  mi  mandò  da  Vienna  i  prolegomeni  da 
lai  preparati  por  la  sua  6VonV(,  a  me  parve  un  ingegno  trascendente.  La 
ringrazio  ora,  perchè  m'abbia  fatto  conoscere  meglio  il  personaggio.  Ma  è 
bene  stravagante  il  pensiero  da  lui  formato,  ch'io  abbia  profittato  delle 
fatiche  de' miei  predecessori.  Questa  biblioteca  fu  formata  ai  miei  di  dal 
duca  Francesco  II  e  data  in  consegna  a  Giacomo  Cantelli,  che  sapea  far 
solamente  delle  carte  geografiche.  Succedette  per  poco  tempo  il  padre  Bac- 
chini.  e  a  lui  per  un  contrattempo  tolta.  Dopo  di  lui  venni  io.  Morì  in 
Bologna  esso  padre  Bacchini  e  tutti  i  suoi  scritti  furono  mandati  a  Roma 
al  cardinale  Porcia.  Or  vegga  che  bel  castello  in  aria.  E.  per  conto  Dei 
difetti  della  Giurisprudenza,  non  sa  egli,  che  io  ho  studiato  la  legge,  e 
sono  in  essa  addottorato?  E  poi  il  mio  stile  facilmente  si  conosce.  Una 
sentenza  che  mi  venne  in  fastidio,  mi  ha  fatto  far  quella  operetta.  Ma  non 
importa. 

Scrissi  a  V.  S.  iliostrissima  che  il  marchese  Maffei  si  sarebbe  riso 
della  lettera  Fontani  iniana].  Può  essere  che  non  sarà  stato  cosi.  Dopo 
averla  letta,  vi  truovo  cose  che  gli  lian  da  rincrescere.  Con  tutto  piacere 
appunto  l'ho  letta.  E  bello  è  che  il  signor  Lami  nelle  Sorelle  Letterarie 
l'ha  creduta  di  un  fiorentino.  Con  tutto  lo  spirito,  mi  rassegno,  di  V.  S. 
illustrissima. 


4873. 

A  FRANCESCO  CONTARELLI  in  Ferrara. 
Modena,  27  Febbraio  1744. 
Archivio  della  CoaouaQAzioxB  oi  Casità,  Correggio,  edita  (273]. 

Rimando  la  ricevuta  di  questa  povera  donna,  la  quale  è  restata,  nel 
vedere  lo  strumento  :  ma  purtroppo  sarà  vero,  che  sia  solamente  credi- 
trice di  paoli  26. 

Buona  parte  di  questa  guarnigione  savojarda  dee  marciare  alla  volta 
di  Nizza  fra  uno  o  due  giorni;  ma  ce  ne  resterà  tanta  da  tener  noi  in 
ceppi  e  guai,  oltre  al  dirsi,  che  abbia  da  venire  un  reggimento  di  lom- 
bardi di  nuova  leva. 

Con  che,  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo. 


4ÒÒS  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [1**'4'4- 


•    4874. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  28  Febbraio  1744. 

Biblioteca  Comunale,  l'iaocuza, 

Son  certo  che  non  mancano  desiderj  di  pace  da  ambe  le  pai'ti  :  ma 
questo  bene  non  oso  sperai'lo  finché  non  si  sieno  rotta  la  testa  i  litiganti. 

Bisogna  accomodare  gli  inglesi  e  don  Filippo.  Come  farlo?  Sarebbe 
in  mano  de  gli  spagnuoli,  se  volessero,  contentando  i  primi;  ed  allora  la 
regina  farebbe  quel  latino,  che  si  volesse.  Ma  non  si  vogliono  ridurre,  e 
piuttosto  si  lasciano  mangiar  vivi  da  i  franzesi.  E  se  poi  entrassero  in 
ballo  gli  olandesi,  Dio  sa  quando  e  come  terminasse  la  tragedia. 

Da  Vienna  mi  scrivono  che  stan  sempre  in  sospeso  del  prussiano.  Il 
tempo  dirà  quel  che  è.  e  finora  non  si  vede. 

Due  bombe  son  vicine  a  scoppiare.  L"  una  è  di  Rimini,  dicendosi,  di 
quell'armata,  che  si  unisca,  con  disposizione  di  andar  verso  Pesaro,  dove  tro- 
verà buone  fortificazioni.  Anche  il  signor  conte  amministratore  è  per 
andar  in  breve  a  Rimini,  ma  non  per  combattere.  Fin  ora  ordine  non 
e'  è  che  abbia  ad  abbandonarci.  Sarà  sempre  con  sommo  nostro  rammarico. 

L'  altra  è  di  Nizza,  verso  la  quale  si  crede  che  sarà  il  primo  tenta- 
tivo del  principe  di  Corte.  È  venuto  ordine  qua.  che  due  reggimenti  cam- 
minino colà,  e  fra  tre  giorni  si  metteranno  in  marcia.  Per  supplemento 
dicono  che  verrà  un  reggimento  lombardo  di  nuova  leva,  che  ci  fa  paura 
per  essere  una  ciurma  di  capestri. 

«  Di  tante  critiche,  che  V.  S.  reverendissima  mi  accenna  contro  il  mar- 
chese Maffei,  non  ho  veduto  che  quella  del  Tartarotti.  Ora  eh'  egli  è  dietro 
alle  usure,  non  sentirà  1'  abbajare  di  que'  cagnotti.  Si  guardi  quel  libro, 
che  tratta  di  pizzicar,  etc.  Poca  prudenza  stimo  1"  aver  stampato  simili 
proposizioni  sotto  gli  occhi  del  flagello  dei  Probabilisti  ». 

Pazienza,  se  non  si  è  trovato  Teodoreto.  Può  essere  che  capiti  un 
qualclie  giorno.  Il  padre  Bardotti  va  copiando  per  partorire  una  volta. 

Si  seppe,  che  i  napoletani  venivano  a' confini,  e  di  costà  fu  scritto, 
che  s' inoltrerebbono  più  innanzi.  Il  non  dirne  ella  parola,  mi  fa  conoscere 
che  son  ciarle.  «  Mi  ha  mandato  1'  eminentissimo  Alberoni  la  sua  apologia 
per  l'affare  di  San  Marino.  V  ha  del  fuoco  superiore  alla  sua  età.  Non 
so  come  sarà  ricevuta  costi  ».  Di  V.  S.  reverendissima. 


-i'7'4'4]  A    MATIKO   MELONI  -kòÒU 


4875. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 

Modeua,  28  Febbraio  1744. 

Archivio  Soli  Ml-batoki  {l{.  liihl.  Hat.),  AluUcna. 

Con  tanta  venerazione  ho  ricevuto  il  prezioso  biglietto,  che  s'è  de- 
fTiiata  di  coufidarmi,  e  lo  terrò  bene  ascoso  con  aggiungervi  anche  una 
memoria,  che  ninno  de'  miei  eredi  ne  possa  far  uso.  Godo  intanto,  che  il 
sentimento  di  V.  E,  sia  stato  ben  approvato,  e  ciò  servirà  per  riparo  ad 
altri  simili  tentativi,  quali  non  mancheranno  mai  dalla  parte  di  chi  mette 
in  questo  punto  l'apogeo  della  divozione.  Per  conto  poi  dell' /«^/WMC«/Mr 
sarebbe  da  maravigliarsi,  che  quel  gran  personaggio  non  ottenesse  l' in- 
tento suo,  o  per  diritto,  o  per  rovescio.  V  ha  qui  chi  dice,  essere  egli 
r  antesignano  di  quei,  che  mi  vogliono  male.  Quando  considero  questa  mia 
disgrazia,  può  ella  credere,  che  perdo  il  sonno,  e  1"  appetito, 

Anche  l' eminentissimo  Alberoni  mi  ha  inviata  la  sua  apologia. 
«Tliel'  ho  lodata  :  gli  ho  toccato  il  cuore,  e  mi  manda  il  sentimento  uni- 
torme  d' altri.  In  Roma  sarà  ben  diverso,  e  a  rivederci  dopo  la  morte 
sua.  Può  allora  aspettarsi,  che  qualche  suo  nemico  darà  nelle  trombe. 

Allorché  V.  E.  avrà  fatto  vedere,  a  chi  ella  crederà  bene,  quel  mio 
scartafaccio,  e  mi  onorerà  del  suo,  ed  altrui  giudizio,  farò  anch'  io  i  miei 
scandagli,  e  risolverò  quello,  che  mi  parrà  più  spedienle. 

Noi  siam  qui  confusi  per  li  tanti  preparamenti  di  guerra,  e  per  l'in- 
certezza dell'  esito,  credendosi  anche  vicino  un  tentativo  di  Rimini  contra 
di  Pesaro.  Dio  ci  conceda  quello,  che  il  xnondo  non  può  dare. 

Con  che,  baciandole  la  sacra  porpora,  e.  rassegnandole  il  mio  inviolabil 
ossequio,  mi  confermo,  di  V.  E. 


487G. 

A  MATTEO  MELONI  in  Carpi. 
Modena,  I  Marzo  1744. 

Abcbivio  Eredi  Meloni,  Carpi,  edita  [^lòh]. 

Due  soli  censi  ho  in  cotesto  parti,  e  mi  convien  litigare  per  tutti: 
cosa  lontanissima  dal  genio  mio.  Si  vuol  fare  in  Correggio  la  graduatoria 
al  signor  dottore  Gerez,  a  cui  V.  S.  diede  a  censo  nel  1737  per  conto  mio 
L.  2500  per  rogito  di  cotesto  signor  dottore  Pasi.  Io  scrivo  colà   di   non 


45G0  LODOVICO   ANTONIO   MUBATORI  [l'7-4s'^- 

voler  entrare  in  quel  concorso,  perchè  intendo  di  ritenere  ed  esercitare  lo 
mie  ragioni  contro  la  signora  Cecilia  Ferrari,  vedova  Corradi,  che  è  si- 
gartà  principale  in  solido.  Sono  pertanto  a  pi*egare  la  di  lei  bontà,  che 
voglia  avvisare  essa  signora  Cecilia  di  quanto  accade  in  Correggio,  e  del- 
l' intenzione  mia,  affinchè  la  medesima  possa  concorrere  per  sua  indennità 
in  essa  graduatoria. 

Con  che,  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  ratifico. 

Credo  anche  necessario  il  far  sapere  ad  essa  signora  Cecilia  che.  per 
frutti  decorsi  del  suddetto  censo  per  tutto  il  1743,  andava  debitore  esso 
signor  Gerez  di  L.  382-9-5.  Io  non  ho  mancato  di  avvisarlo  minacciando 
di  voler  procedere  contro  la  signora  Cecilia;  ed  egli  anche  per  Natale  mi 
pregò  di  sofferenza,  tanto  che  i  gruppi  sono  arrivati  al  pettine.  È  poi  mn- 
turato  adi  1  febbraio  dell'anno  presente  un  semestre  del  medesimo  censo, 
che  è  di  L.  53-11-5,  di  maniera  che  tutto  il  debito  per  frutti  è  di  L.  436-0-10. 


4877. 

A  GIOVANNI  LAMI  in  Firenze. 
Modena,  6  Marzo  1744. 

R.  BiBLioTKCA  RicCAKuiANA.  Firenze,  edita  [245]. 

Trovai  chi  era  il  padrone  delle  medaglie  proposte  costi,  cioè  il  signor 
Niccolò  Bertacchini.  Fui  a  vederle.  Non  v'  ha  serie  alcuna  che  abbia  com- 
mento. In  quelle  di  bronzo  ne  trovai  non  poche  false  o  corrose.  Nelle 
imperiali  d' argento  ne  vidi  molte  di  rame,  eh'  egli  ha  fatto  sciocca- 
mente inargentare  per  supplire  in  qualche  maniera  quella  serie.  Le 
consolari  non  son  molte  :  ma  quasi  tutte  ben  conservate.  V  ha  de'  meda- 
glioni di  bronzo  de  gli  ultimi  tempi.  Due  cose  a  me  mancano;  cioè,  una 
piena  perizia  per  distinguere  il  vero  dal  finto,  e  molto  più  quella  di  giu- 
dicare del  prezzo  d'  esse  medaglie,  che  dipende  dal  bisogno  del  venditore, 
e  dall'  affezione  tanto  di  lui  che  del  compratore.  Feci  istanza  di  saperlo. 
E^li  mi  rispose  d'essere  ora  dubbioso,  se  le  avesse  da  vendere.  Credeva 
egli,  che  per  cagion  della  guerra  presente,  si  avesse  a  provare  il  caos.  Ora 
è  rivenuto  da  questa  idea.  Mi  dice  ancoi'a  d' essere  stato  dissuaso  da 
alcun  suo  amico  dal  privarsi  di  questo  da  lui  chiamato  tesoro,  che  tale 
a  me  non  sembra.  La  vei'ità  è,  eh'  egli  non  ha  bisogno  de'  danari  altrui. 
Ciò  non  ostante,  è  restato  di  darmi  risposta  categorica  della  sua  risolu- 
zione, per  l'ordinario  prossimo  venturo.  Però  di  più  non  posso  dire  per  ora. 

Giacché  son  felicemente  giunti  i  tre  tomi  a  V.  S.  illustrissima,  s'ella 
potrà  unire  il  danaro,  mi  favorirà  di  tenere  il  prezzo  delle  Xovelle  Lette- 


-l'?44]  AD  OTTAVIO    BOCCHI  4561 


rafie  dell'  anao  presente,  e  di  pagare  un  paolo  al  signor  canonico  Oori 
per  corapiraento  di  quelle  dell'  anno  addietro,  che  non  ho  per  anche  rice- 
vuto, uè  so  s'  egli  le  abbia  consegnate  a  lei,  come  il  pregai,  o  puro  se  le 
avesse  inviate  al  padre  abate  Trombelli  a  Bologna.  Mi  sono  ben  meravi- 
gliato all'  udire  che  non  si  franca  la  posta  costi,  come  egli  mi  facea  cre- 
dere. Con  tutto  l'ossequio,  mi  ricordo,  di  V.  S.  illustrissima,  etc. 

Il  resto  del  danaro  mi  farà  favore   di   consegnarlo  al   signor   priore 
Caramelli. 


4878. 

A  BERNARDO  ROVATTI  *  in  Modena. 
Modena,  10  Marzo  1744. 

Abcbivio  Soia  Mdbatori  (£.  Bibl.  E»L),  Modena. 

Il  signor  Bernardo  Rovatti  è  caramente  riverito  dal  Muratori,  il 
quale  essendo  stato  pregato  dal  signor  colonnello  Vettori  Giuseppe  di  dire, 
se  i  due  tomi  del  Dizionario  del  Calmet  fossero  consegnati  alla  libreria 
ducale  insieme  coi  libri  del  fu  signor  Riva,  egli  afferma  che  veramente 
essi  due  tomi  vennero  in  essa  libreria  in  quella  occasione. 

4879. 

AD  OTTAVIO  BOCCHI  in  Venezia. 
Modena,  13  Marzo  1744. 

Archivio  Bocchi,  Adria,  edita  [UT]. 

Mi  dispiace  di  non  poter  somministrare  a  V.  S.  illustrissima  il  Pla- 
cito di  cui  le  scrissi,  perchè  ho  durato  fatica  ad  ottenerlo,  e  più  a  co- 
piarlo, ed  è  per  me  cosa  cara,  perchè  vi  si  tratta  della  badia  della  Pom- 
posa, spettante  a  miei  principi,  che  ivi  è  ceduta  dall'abate  di  S.  Salvador 
di  Pavia  all'arcivescovo  di  Ravenna,  alla  presenza  di  papa  Silvestro,  e  di 
Ottone  III  augusto.  Se  Dio  vorrà,  desidero  di  pubblicarlo  io  con  qualche 
annotazione. 

Il  signor  Argelati  seguita  a  promettere  l'indice  generale  Rerum 
Italicarum. 


*  Di  f|ueslo  corrispondente  non  si  hanno  responsi tc  in  Archivio  iioli  Muratori 
(  R.  Bibl.  Est.  ). 

Bpittolario  di  Lodovico  AtUonio  JfurtUori.  —  Vcl.  X.  SB& 


4562  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [l'?44- 

E,  rallegrandomi  della  sua  tollerabil  salute,  con  augurargliela  mag- 
giore, le  rassegno  il  mio  rispetto,  e  mi  ricordo. 

Riapro  la  lettera  per  soggiungere  aver  io  poco  fa  inteso  dal  signor 
Manfrè  ch'ella  è  creditore  da  me  di  L.  20  di  cotesta  moneta.  Desidero  di 
sapere  da  lei  la  verità,  e  cagione  di  tal  mio  debito,  perchè  se  la  memoria 
mi  è  mancata,  non  è  di  dovere  che  a  lei  resti  questo  danno. 

Aggiungo,  che,  quando  ella  sarà  per  istampare  la  sua  storia  d'Adria, 
mi  avvisi;  perchè,  se  non  avrò  stampato  io  il  Piacilo  suddetto,  penserò 
allora  se  io  possa  fai'ne  a  lei  un  dono. 


4880. 

A  GIAN  MARIA  MAZZUCIIELLI  in  Roma. 
Modena,  14  Marzo  1744. 

BiBLioi'ECA  Vaticana,  Roma. 

Non  solo  fo  plauso  al  disegno  conceputo  da  V.  S.  illustrissima  di 
tessere  la  >>loria  Lelleraria  d' llalia  ;  ma  dico,  essere  questa  una  dello 
più  utili  e  gloriose  imprese  di  un  letterato,  a  cui  avranno  obbligazioni  i 
lettori  viventi,  ma  incomparabilmente  più  i  posteri. 

Ella  veramente  non  mi  accenna,  quale  sia  lo  spazio,  che  ha  prefisso; 
perchè  se  fosse  di  molti  secoli,  dubito,  se  ella  ne  vedesse  mai  il  fine.  Pure 
bella  cosa  sarebbe  il  poterla  stendere,  come  han  fatto  il  Du  Vici  e  il  Cave 
degli  scrittori  ecclesiastici;  se  non  che,  volendosi  poi  comprendere  anche 
tanti  altri  argomenti,  parrebbe  che  non  si  potesse  sperar  tanto  da  una 
lunga  vita  d'un  uomo.  Vero  è,  che  si  poti'ebbouo  scegliere  quei  soli,  che 
meritano  elogio,  lasciando  gli  scrittorelli  nelle  lor  tenebre.  E  poi  quanti 
libri  mai  occorrerebbero  per  sì  fatta  impresa  ! 

Ma  lasciando  a  lei  tutto  questo  pensiero,  vengo  al  punto.  Già  io  ho 
composto  e  pubblicato  la  vita  del  Castelvetro,  del  Sigonio  e  di  Alessandro 
Tassoni,  e  del  marchese  Orsi  e  del  dottore  Francesco  Torti  medico.  Altro 
nostro  scrittore  vivente,  degno  di  tale  onore,  noi  conosco.  Quanto  alla  mia 
povera  persona,  ingenuamente  le  confesso,  che  ho  sempre  abborrito  il  far 
la  mia  vita,  il  dare  il  mio  ritratto,  perchè  non  si  può  schivare  la  taccia 
di  vanità.  Dopo  la  mia  morte,  dicano  poi  quel  che  vogliono  della  mia  vita: 
a  me  nulla  importerà.  Vivente,  non  credo  che  si  tenga  conto  di  me.  Avendo 
il  signor  Lami  stampato  la  vita  d'  alcuni  letterati,  come  ella  saprà,  so  che 
non  son  piaciute  ad  alcuni  quelle  del  signor  Bianchi  e  del  signor  mar- 
chese Maffei,  perchè  si  conoscono  scritte  da  loro  e  ch'essi  lodano  sé  stessi. 
Tuttavia,  giacché   al   disegno  di  V.  S.  illustrissima,  per   quanto   vo    ere- 


-IT* 44]  A  fobtu:ìato  tamburini  4563 


dendo,  basterà  una  vita  succinta  d' ogni  letterato,  perchè  chi  volesse  di 
più,  empierebbe  de  i  tomi,  credo,  che  si  possa  soddisfare  al  di  lei  desi- 
derio colla  seguente  forma.  Oltre  la  mia  vita  scritta  dal  suddetto  signor 
Lami,  ve  n'ha  un'altra  breve  da  un  signor  Fabrizio  (non  l'amburghese) 
stampata.  E  poi  nell'  anno  prossimo  passato  un  signor  Brucker,  non  so 
di  qual  paese,  ha  anch'  egli  stampata  un'  alti'a  vita  di  questo  suo  servitore 
con  notizie,  che  ho  poi  saputo  prese  da  un  religioso,  il  quale  abitava  nei 
tempi  addietro  qui.  V*  ha  anche  messo  il  mio  ritratto,  che  non  si  somiglia 
molto  :  pure  è  passabile,  e  tagliato  egregiamente  in  rame.  Questa,  con 
qualche  correzione  e  supplemento  potrebbe  servire.  Ella  me  ne  dirà  il  suo 
seutimeuto.  In  essa  opera  del  Brucker  v'  ha  anche  quella  del  signor  mar- 
chese Malfai.  Le  altre  son  di  tedeschi,  etc.  Quanto  alle  medaglie  di  let- 
terati modenesi,  io  le  confesso  di  non  aver  mai  veduta  alcuna,  perchè  non 
si  può  dire  quanto  sieno  stati  trascurati  i  nostri  cittadini  nelle  loro  cose. 
Né  pure  abbiamo  memoria  alcuna  sepolcrale  del  Sigonio.  del  Tassoni,  del 
conte  Testi,  e  d'altri  nostri  scrittori,  per  nulla  dire  di  quei,  che  sono 
morti  fuori  di  patria,  come  i  cardinali  Sadoleto,  Cortese  e  Badia,  del  Ca- 
stelvetro,  di  Geminiauo  Montanai'i,  etc.  De  i  due  famosi  medici  e  lettori 
di  Padova,  Ramazzini  da  Carpi,  e  Vallisnieri  da  Reggio,  le  vite  si  tro- 
vano in  fronte  alle  loro  opere. 

Se  mi  dirà  più  precisamente  il  suo  diseguo,  la  servirò  di  quel  che 
potrò.  Non  mancherò  di  visitare  i  nipoti  del  signor  canonico  Valletti. 

E  qui,  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  S.  illu- 
iirissima. 


4881. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  17  Marzo  1744. 

Abciiivio  Soli  Mukatoki  (.Ji.  Bibl.  Est.),  Modeua. 

Benché  il  signor  cardinal  Querini  non  mi  dicesse,  che  era  qui  l'autor 
delle  Doi/lianzc,  né  pur  quando  m'inviò  copia  della  sua  Risposta:  pure 
conobbi  di  poi,  che  si  trattava  di  V.  E.,  e  tal  notizia  mi  vien  confermata 
dall'ultimo  suo  benignissimo  foglio  colle  più  precise  notizie  del  di  lei  ope- 
rare. Io  che  sommamente  desidero  la  buona  corrispondenza  fra  quell'emi- 
nentissimo  e  lei,  mi  son  presa  la  libertà  di  scrivere  al  medesimo.  Che, 
giacché  egli  ha  rivelato  il  fatto,  ha  l'È.  V.  avuta  la  bontà  in  certa  ma- 
niera di  giustificar  sé  stesso  presso  di  me,  afi&nchè  non  credessi  sminuito 
punto  r  ossequio,  e  il  buon  cuore,  eh'  ella  ha  per  lui,  e  desidera  sempre 
di  avere.  Ho  dunque  fatto   rilevare   ad   esso    eccellentissimo    eh'  ella    non 


4564  LODOVICO   ANTONIO   MUBATOKI  f  17'-4:4- 

avea  sparlato  di  quella  lettera  con  alcuno,  né  fatto  consapevole  della  sua 
a  lui  scritta;  ed  essersi  ciò  saputo  solamente  perchè  egli  ha  voluto  cosi. 
Dover  perciò  conoscere  che  la  di  lei  letteia  non  è  un  atto  di  poca  stima, 
0  di  mal  animo,  ma  bensì  di  confidenza,  e  d'  amore,  come  si  usa  fra  pa- 
droni, servi,  ed  amici;  avendo  ella  in  oltre  ceduto  a  i  di  lui  sentimenti, 
e  per  conseguente  non  doversi  punto  scemare  di  quella  bontà  e  confidenza, 
che  r  E.  V.  ha  sempre  avuto  per  chi  gli  si  protesta  per  tanti  capi  obbli- 
gato. Se  mi  son  presa  troppa  libertà,  V.  E.  ne  incolpi  la  mia  viva  pre- 
mura in  tutto  ciò,  che  riguarda  la  di  lei  tanto  riverita,  ed  amata  persona. 

Dia  pure  V.  E.  a  leggere  a  chi  ella  giudicherà  bene  quel  mio  scar- 
tafaccio ;  e  poi  a  suo  tempo  oda  Y  oracolo  superiore,  ricordando  allora  di 
aver  io  parlato  della  comunion  popolare,  e  delle  troppe  feste. 

Sia  detto  in  confidenza  :  il  padre  Bianchini  ha  avuta  la  bontà  di  esi- 
birmi le  raccolte  da  lui  fatte  intorno  ai  Rituali  antichi,  Antifonarj  e  forse 
anche  Sacramentar] ,  perchè,  non  potendo  egli  per  cagion  del  suo  impegno 
per  continuare  la  Storia  Ecclesiastica,  eseguire  i  suoi  disegni,  crederebbe 
me  atto  a  tale  impresa.  Vei'amente  a  me  mancano  molti  libri,  oltre  a  ciò 
vi  sarebbero  nella  Vaticana  varie  liturgie,  eh'  egli  non  ha  copiato,  né 
può  spendere  per  farle  copiare:  il  che  dà  fastidio  anche  a  me  stesso, 
perché  colesti  copisti  sono  bocche  larghe.  Contuttociò  penso  di  scrivergli, 
che  se  vuol  fare  un  involto  di  quanto  ha,  lo  faccia  avere  a  V.  E.,  perchè  si 
vedrà  poi  cosa  pretendesse  il  corrier  di  Milano  per  portarlo  qua. 

Imbrogliato,  e  in  pena  mi  truovo  per  un'  altra  faccenda.  Mi  son 
giunti  i  primi  cinque  tomi  in  4."  de  miei  Annali  d' Italia.  Vorrei  poterne 
inviare  una  copia  per  V.  E.,  un'  altra  per  monsignor  Levizzani.  Il  fardello 
è  grosso,  e  poi  ella  sa  come  stanno  oggidì  le  strade.  In  cltre  bramerei, 
che  un'  altra  copia  pervenisse  a  N.  S.  ;  ma  non  mi  sento  voglia  di  lega- 
tura. Mi  favorisca  di  dire,  se  fosse  un  indecenza  il  mandarli  slegati,  e  se 
potesse  inviarli  a  monsignor  Vicelegato  di  Bologna,  il  quale  probabil- 
mente troverebbe  maniera  di  spingere  costà  quella  copia. 

Siam  tuttavia  allo  scuro  dell"  esito  della  battaglia  navale  Torino  stesso 
altro  non  dice,  che  di  una  nave  spagnuola  presa.  Bisogna  sentir  l' altra 
campana.  Qui  le  nuove  sono,  che  gli  austriaci  inseguiscono  gli  spagnuoli, 
e  paiono  disposti  ad  entrare  in  Regno  di    Napoli. 

Vi  mancherebbe  ancor  questa.  Le  bacio  la  sacra  porpora,  ed  osse- 
quiosamente, mi  rassegno,  di  V.  E. 


-1*7 -4-41  A   DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  4565 


4882. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  iu  Vienna. 
Modena,  18  Marzo  1744. 

S.  BiBLiOTCCA  HiccASDURA,  FireoM.  edita  [315]. 

M'  è  giunto  il  grosso  plico  di  V.  S.  illustrissima,  e  spero  che  in  breve 
r  indirizzato  al  padre  suo  fratello  gli  giugnerà.  Corregga  ella  ciò  che  cre- 
derà bone  ne'  miei  fogli.  Ho  ultimamente  fatto  alcune  poche  giunte  ad 
essi  e  le  mando  con  pregarla  di  non  ne  avvertire  il  pubblico,  perchè  ho 
sempre  abborrito  dì  far  giunte  alle  cose  mie,  per  non  dispiacere  ai  primi 
compratori.  Del  resto  mi  rallegro  del  gusto  eh'  ella  ha  preso  ali*  argo- 
mento, e  per  la  molta  erudizione  raunata  per  questo. 

Scrissi  ad  un  amico  d' Udine,  perchè  si  rallegrasse  in  nome  mio  col 
signor  conte  Florio.  Questo  cavaliere  mi  ha  poi  ringraziato. 

La  servirò  con  questo  signor  conte  Cristiani. 

Gran  fuoco  che  è  in  volta,  e  Dio  sa  quando  finirà!  Siam  tuttavia  allo 
aro  dell'esito  della  battaglia  navale.  Torino  scrive  d'una  sola  nave 
presa  dall'inglesi.  Bisogna  anche  udir  T  altra  campana.  Ne  si  sa  dove 
sieno  ora  quelle  flotte. 

Gli  spagnuoli  ritirandosi  erano  giunti  a  Fermo,  inseguiti  sempre  dagli 
usseri.  Gran  diserzione  fra  le  lor  poche  truppe.  Pare  che  il  signor  prin- 
cipe di  Lobkowitz  voglia  tener  lor  dietro  ed  entrare  nel  regno.  In  Napoli 
sono  state  carcerate  varie  famiglie  per  inconfidenti,  fra  l'altre  il  consiglier 
-imaldi  con  tutti  i  suoi.  Tremila  croati  giunti  a  Mantova  debbono  pas- 
sare anch'  essi  al  campo  austriaco. 

Finora  non  si  sa  che  i  francesi  abbiano  fatto  novità  alcuna  verso 
r  Italia.  Voce  corre,  eh'  io  credo  falsa,  essersi  il  figlio  del  pretendente 
imbarcato  a  Brest.  Ciò  che  la  provvidenza  di  Dio  abbia  destinato  in  tanti 
sconcerti,  solamente  col  tempo  si  saprà. 

E  stato  servito  del  recapito  della  lettera  il  signor  Marinoni.  A  lui  i 
miei  rispetti.  In  fretta,  mi  ricordo,  con  tutto  1'  ossequio,  etc. 

P.  3.  Se  il  signor  conte  Cristiani  andrà  via  come  temo,  ella  mi  dirà 
come  le  abbia  io  ad  inviar  le  lettere. 

Del  signor  conte  Molza  non  cerchi  conto.  Egli  torna  in  Baviera.  Di 
là  manderà  qne'  due  libretti. 

Pag.  07  verso  il  fine  dopo  le  parole  '  —  a  molti  de'  Legisti,  e  diffettòse 


*  Queste  osservazioni  che  fanno  s^^ito  alla  lettera,  furono  cosi  pubblicate  da 
Dante  Catellacci,  v.  Voi.  I,  n.°  245  della  Bibli(^rafia. 


4566  LODOVICO  ANTONIO   MURATORI  [17'-44 


per  altri  capi,  si  aggiunga  :  —  In  Parigi  ncW  anno  JOOO  un  Legista  ano- 
nimo pubblicò  un  libro  con  questo  titolo:  «  Les  Loir,  Civiles  dans  leurs 
ordre  naturel  »,  dove  fa  vedere  quanto  sieno  dis-ordinate  nei  Digesti  le 
materie,  e  male  applicate  ai  titoli  oppure  oscure.  Nota  eziandio  le  molte 
cose  inutili  e  superflue,  e  le  non  poche  ripetizioni  della  medesima  cosa, 
altre  ancora  a  varie  sottigliezze  dell'  antica  Giurisprudenza,  che  non  son 
da  approvare.  A  questi  disordini  tentò  quelC  Autore  di  provvedere  con 
dare  un  altro  ordine  e  forma  alle  leggi  d'  essi  Digesti.  Chiunque  poi  ha 
letto,  etc. 

Pag.  120  al  fine  del  §  futur aeque  sunt  urbes,  si  aggiunga:  Me  di  di- 
verso sentimento  fu  il  celebre  signor  Colhert,  Gran  Ministro  di  Luigi  XJV 
re  di  Francia.  Giacché  non  è  men  la  Francia,  e  forse  è  più  che  V  Italia, 
soggetta  a  questa  malattia.  Così  egli  scrive  nel  sua  testamento  Politico 
Capo  X:  «  Per  conto  delle  genti  di  Giustizia,  chi  si  vorrà  prender  la 
pena  di  esaminar  neW  intimo  la  lor  professione,  troverà,  che  lungi  dal- 
l' esser  eglino  necessari  ad  uno  Stato,  ne  sono  anche  la  rovina.  Queste 
'molte  giustizie  reali  e  subalterne  son  tante  sanguisughe,  che  .Ciucciano  i 
popoli,  ed  io  sostengo  eh'  essi  costano  loro  ogni  anno  piii  di  dugento 
milioni  ». 

Poi  nel  Capo  XIII  aggiungere  :  «  Molto  strano  parrà  ch'io  parli  qui 
di  distruggere  le  genti  della  Giustizia,  parendo,  che  questo  sia  un  voler 
introdurre  la  violenza  e  il  libertinaggio,  due  cose  da  temersi  sommamente 
in  uno  Stato.  Ma  s' io  sostengo  che  questa  è  la  maniera  di  rcìiderlo  pia 
florido,  non  pretendo  per  questo  che  V  Equità  ne  sia  sbandita  e  molto  meno 
il  timore  di  Dio  e  del  Principe  ». 

Susseguentemente  egli  parla  dei  due  gi^avissimi  abusi  di  quel  Regno, 
incogniti  all'  Italia,  cioè  del  dover  comperare  le  cariche  della  Giustizia,  e 
del  poterle  rendere  ereditarie;  onde  viene  un  grosso  ma  iniquo  rinforzo 
al  Regale  erario.  Appresso  viene  osservando  gli  aggravi  e  i  danni  di  chi 
ha  da  litigare,  e  il  prolungar  cotanto  la  Giustizia,  e  quello  sfigurarla  con 
sì  sterminati  pirocessi,  che  cavano  fin  V  ultima  goccia,  di  sangue.  Poi  sog- 
giunge: «  Per  rimediare  a  questo,  non  e'  è  altro,  che  abolire  in  un  colpo 
tuttociò  che  si  usa  oggidì,  ed  ordinare  che  la  giustizia  si  faccia,  come  si 
pratica  dai  Turchi  e  da!  Consoli  de'  Mercatanti,  i  eguali  giudicano  su  due 
piedi,  e  senza  bisogno  di  schiccherar  tante  risme  di  carta.  E  se  ho  detto 
che  le  persone  della  Giustizia  costano  dugento  milioni  ogni  anno  al  Regno 
della  Francia,  questo  facilmente  si  troverà  esser  vero,  al  considerare  la 
quantità  delle  sanguisughe,  che  convien  nutrire,  e  alle  spese  che  sono  ob- 
bligati di  fare  i  litiganti  pe'  loro  processi. 

Vorrebbe  egli  pertanto  che  in  ogni  bagliaggio  si  scegliessero  tre  per- 
sone di  buon  giudizio,  prese  dal  clero,  dalla  nobiltà  e  dal  resto  del  popolo, 
le  quali  giudicassero  di  ogni  lite  senza  spesa  e  senza  forma   di  processo. 


- 1*7 'l'è  1  A  FRA.NOBSOO  OONTABBLLl  4567 

h  lasrio  il  rpsto,  conloniandomi  di  notamente  osservare  die  un  uomo  di 
tanto  giudizio  e  sperienza  det  Mondo,  quate  fa  it  Colbert,  venne  tacita- 
mente a  sostenere,  che  fosse  da  anteporre  la  maniera  sbrigata,  già  dai 
Longobardi  tenuta  nel  giudicare,  che  V  eterna  e  dixpeìuliosa  de'  iemjji 
<!'  adesso.  Che  poi  con  questo  ripiego  si  avesse  a  sperar  sempre  un  esatta 
giustizia,  non  credo  che  se  V  immaginasse  il  Colbert.  Almeno,  giacché  né 
jnir  s'  ÌM  essa  da  appettar  sempre  da'  tribunali  d'  oggidì,  si  otterrebbe  uno 
''splicabile  rispannio  di  spese. 

Pag.  55  linea  1  —  gli  stessi  Clienti  —  si  aggiunga  :  —  Xon  ha  molto, 
che  r  insigne  Senato  di  Milano  non  solamente  diede  sentenza  contro  di  un 
litigante,  ma  sospese  ancora  dall'  esercizio  il  Giurisperito  che  patrocinava 
la  di  lui  causa.  Quanto  sarebbe  da  desiderare,  che  anche  in  altre  città  una 
ò-l  bella  Pramìnatica  si  praticasse  ! 

Quando  non  si  fosse  più  a  tempo,  si  può  aggingnere  questo  avviso 
alla  pagina  171  alla  fine  della  conclusione  LXXI  —  in  questo  jrroposito:  — 
Xc  maggior  indulgenza  meriteran  quei  dottori  che  prendono  a  sostenere 
f^ause  scialiate,  mostrando  con  ciò  o  troppa  ignoranza,  o  non  poca  malizia. 
Xon  ha  molto,  etc.  come  sopra. 

Pag.  14G  in  mezzo  al  principio  del  paragrafo  —  che  non  si  truovi  — 
si  cancelli  quel  non. 

Pag.  155  in  fine  del  capitolo  dei  fideicommessi  —  fornite  botteghe  — 
si  aggiunga:  Ma  che  si  ha  da  sperare?  Si  volle  mettere  in  Francia  questo 
bel  regolamento:  ciò  che  avvenne,  lo  abbiamo  dal  Sig.  Colbert,  celebre  mi- 
nistro e  segretario  del  re  Luigi  XIV,  il  quale  nel  capitolo  XII  del  suo 
testamento  politico  scrive  iion  aver  voluto  il  parlamento  sofferire  un  sì  bel 
ripiego,  che  avrebbe  tagliato  il  capo  all'  Idra  dei  processi,  da'  quali  esso 
ricava  tutta  la  sua  sostanza.  Cioè,  tanto  si  adoperarono  colle  persone  po- 
tenti presso  il  re,  facendo  valere  il  pretesto,  da  ciò  che  verrebbe  troppo 
danno  ai  Grandi  della  Corte  (la  maggior  parie,  più  ricchi  di  debiti  che 
di  beni)  che  S.  M.  s'  indusse  a  rivocar  V  editto  già  formato  su  questo: 
risoluzione  biasimata  non  poco  da  esso  Colbert. 


4883. 

A  FRANCESCO  CONTARELLI  in  Ferrara. 
Modena,  20  Marzo  1744. 
Archivio  della  Cosqkeqaziose  di  carità,  Correggio,  edita  [272] 

Eccone  un'  altra.  Questa  signora  Maria  Vittoria  Fincì  vorrebbe  ven- 
dere una  sua  casa  posta  in  questa  città.  Mi  ha  fatto  pregare,  che  racco- 
mandi a  V.  S.  illustrissima  questo  affare,  né  so  dire  quel  ch'ella   voglia. 


4568  LODOVICO  ANTONIO  MUBATORI  [  1*7 44- 


Pare  che  ella  desideri  una  premurosa  parlata  a  cotesto  sig.  Nicolò  Picci- 
nini, acciocché  non  si  lasci  scappare  chi  s'è  esibito  di  comperarla,  giacché 
osso  fa  i  fatti  di  costei  costi.  Gli  avrà  ella  scritto  più  precisamente  le 
sue  intenzioni.  Per  li  risai'cimenti  vi  vorrebbe  Y  entrata  di  un  anno.  Che 
per  questo  ella  abbia  a  dare  per  un  tozzo  di  pane,  mi  pare  troppo. 

Ora  io  non  so  che  dire,  se  non  che  se  V.  S.  illustrissima,  parlando 
col  sig.  Piccinini,  potrà  giovarle  al  progettato  contratto,  gliene  resterò 
tenuto  anch'io.  Intanto,  coi  sentimenti  del  mio  inviolabil  ossequio,  mi 
rassegno. 


4884. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  24  Marzo  1744. 

Binr.ioTKCA  Comunalk,  Piacenza. 

Talmente  mi  son  trovato  carico  di  occupazioni  ne' giorni  addietro,  che 
non  Ilo  potuto  puntualmente  rispondere  all'ultimo  foglio  di  V.  S.  reve- 
rendissima. E  poi  poco  anche  importava,  perché  siam  pi*ivi  ora  di  novità, 
e  solamente  stiamo  speculando  ciò  che  avverrà  delle  scene  lontane.  Costì 
ancora  non  meno  che  qui  si  udirà  un  gran  cicalare  e  lunariare  intorno 
alla  gallica  spedizione  verso  V  Inghilterra.  Niun  di  noi  sa  che  fondamenti, 
che  intelligenza  s' abbiano  in  quelle  parti.  Se  fossero  di  buon  peso,  non 
ha  ella  bisogno  eh'  io  gliene  ricordi  le  conseguenze. 

Dicono  che  il  principe  porti  seco  l' accomodamento  di  quella  Nazione 
colla  Spagna  e  Francia,  e  con  suo  vantaggio.  I  vascelli  uniti  chi  li  dice 
venuti  di  Svezia,  chi  russiani.  Il  tempo  ci  dirà  il  resto. 

Tuttavia  siamo  all'  oscuro  dell'  esito  della  battaglia  navale.  Probabil- 
mente ognuno  avrà  avuto  le  sue. 

Tutto  quello  che  dalla  parte  degl'  inglesi  finora  si  è  detto,  si  riduce 
a  una  nave  spagnuola  bruciata  e  un'altra  presa.  Lettera  di  Genova  al- 
l' incontro  porta,  che  s'  è  veduta  entrar  la  flotta  spagnuola  in  Tolone,  con 
nove  navi  prese.  Meglio  è  sospendere  le  credenze,  finché  vengano  avvisi 
più  sicuri.  Matheus  fu  veduto  veleggiare  con  17  navi  verso  lo  Stretto.  La 
flotta  franzese  si  dava  per  giunta  ad  Alicante. 

Mi  vien  data  per  cosa  certa  che  i  galloispani  in  Provenza  abbiano 
avuto  ordine  di  non  pi'ocedere  innanzi  e  che  vadano  a  cantonarsi.  Quasi 
scommetterei,  che  i  politici  comincieranno  a  sospettar  trattati  del  re  sardo 
con  Versaglie,  o  perché  tema  dei  malanni  e  cangiamenti  in  Inghilterra,  o 
perchè  la  regina  non  gli  ha  peranche  mandati  7  ed  8  mila  soldati,  come 
dovea:  e  il  sig.  principe  di  Lobkowitz  non  è  per  ora  in  istato  di  soccer- 


- 1*744]  A  FRAX0E800  GONTARELLI  4569 


rerlo.  se  bi<;ognasse.  Il  sig.  conte  Cristiani  è  stato  spedito  a  Torino,  e  si 
crede  per  quetare  il  re  intorno  a  i  saddetti  soldati  ohe  non  son  vennti. 

Voi  altri  signori  poi  siete  più  alla  portata  delle  nuove  d' esso  signor 
principe,  che  si  fa  a  Fermo  e  le  sue  genti  al  Tronto, 

Aspetta  3000  croati  che  erano  giunti  a  Mantova.  Pare  che  egli  sìa 
disposto  ad  entrare  nel  regno.  Se  v'  entrasse,  potrebbe  seguir  battaglia,  e 
questa  parrebbe  con  buon  successo,  perchè  non  si  può  credere  quanto 
grande  sia  stata  la  deserzione  della  gente  di  Oages.  Dicono  che  egli  ha 
ora  un'  armata  d' uffiziali.  Poco  capitale  poi  può  farsi  de'  napoletani  come 
ella  sa.  Alcuni  credono  che  Gages  condurrà  i  suoi  ad  Orbetello.  e  che  il 
sig.  piùncipe   aspetti   il   ritorno   d' un   suo  ufiSziale.  già  spedito  a  Vienna. 

Gran  fuoco  che  è  in  volta,  io  vo  dicendo  agli  amici,  ma  ridendo.  Ve- 
dete quella  scomunicata  Cometa?  Ha  cominciato  colla  fiera  inondazione  di 
Vienna.  Produrrà  altre  mutazioni,  e  voi  non  le  volete  prestare  fede.  Buon 
per  noi,  se  tanti  sconvolgimenti  potessero  darci  presto  la  pace. 

Mi  dicono  ristampata  costì  la  censura  del  p.  Concina  contro  le  pro- 
posizioni del  Go[vernatore]  veneto. 

Parte  del  bagaglio  dell'esercito  degli  spagnuoli  era  stato  sorpreso  in 
Ancona.  Il  signor  principe  di  Lobkowitz,  ad  istanza  dell' eminentissimo 
MaflEei.  l'ha  rilasciato.  Ossequiosamente,  mi  rassegno,  di  V.  S.  illnstrissima. 


4885. 

A  FRANCESCO  CONTARELLI  in  Ferrara. 
Modena,  27  Marzo  1744. 
Akcritio  della  CoHaRKSAZioiiK  DI  Casità,  Correggio,  edita  [272]. 

Vedendo  questa  signora  Finci.  che  anche  il  sig.  Piccinini  prenderebbe 
la  sua  casa  per  300  scudi,  sia  detto  a  V.  S.  illustrissima  in  confidenza,  le 
è  nato  qualche  sospetto,  che  non  si  procuri  costi  il  suo  vantaggio.  E  tanto 
più  pel  gran  divario  tra  il  prezzo  esibitole  pochi  anni  fa.  e  l'  esibitole  ora. 
Pensando  io  eh'  ella,  per  essere  servita  da  esso  sig.  Piccinini,  non  abbia 
tutta  la  libertà  di  trattarne,  o  pure  che  possa  increscerle  di  entrare  in 
tal  briga:  ho  creduto  bene  di  scrivere  rinchiusa'  al  sig.  canonico  Scala- 
brini.  con  pregar  lei.  letta  che  1'  abbia,  e  solamente  in  caso  di  non  voler 
avere  mano  in  questo  affare,  il  fargliela  avere.  Per  altro  se  V.  S.  illu- 
strissima vuol  darsi  per  intesa  con  esso  sig.  Piccinini,  che  la  signora 
Finci  vorrebbe  per  ultimo  prezzo  non  meno  di  filippi  334  potrà  farlo,  e 
vedere  se  si  potesse  indurre  lui.  o  il  Barbieri  a  questo. 


V.  lettera  n.°  4888. 


4570  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [1*744- 

Pasao  ad  un  altro  tacolo.  Inchiudo  una  lettera  scrittami  da  cotesto 
sig.  vicario,  non  volendo  io  rispondere  senza  il  pai-ere  di  lei.  Ma  come 
sta,  ch'egli  si  dica  creditore  di  tanta  somma?  Mi  parea  pure,  che  si  fosse 
restato  d'  accordo  di  molto  meno.  Forse  vi  sarà  da  scontar  qualche  affitto. 
Aspetterò  dunque  dalla  di  lei  gentilezza  l' opportuna  istruzione. 

Ho  ricevuto  i  27  paoli  per  la  Triani;  e  la  ringrazio,  ricordandomi,  con 
tutto  r  ossequio. 

4886. 

A  BERNARDO  MARIA  DE  RUBEIS  in  Venezia. 
Modena,  27  Marzo  1744. 

E.  Biblioteca  Marciana,  Venezia,  edita  [139], 

Vorrei  potere  in  maggiori  maniere  comprovare  a  V.  P.  la  stima  sin- 
golare e  il  vero  amor,  che  in  un  lieve  sconto  delle  mie  obbligazioni.  Ciò  non 
ostante,  la  di  lei  gentilezza  me  ne  ha  voluto  ringraziare,  ed  io  mi  truovo 
in  obbligo  maggiore  di  ringraziar  lei  pel  suo  benigno  gradimento.  Mi  de- 
sidera ella  assai  giorni  di  vita;  ma  io,  già  invecchiato,  fo  degli  altri  conti, 
e  prego  di  cuore  V.  P.  che  mi  abbia  ben  presente  ne'  santi  suoi  sacrifizi, 
perchè  più  che  mai  ne  ho  bisogno.  Rassegnandole,  con  ciò,  il  mio  inviolabil 
ossequio,  mi  confermo. 

4887. 

A  GIOVANNI  LAMI  in  Firenze. 
Modena,  27  Marzo  1744. 

R.  BiBLioTKCA  BircARDiANA,  Firenze,  edita  [153]. 

Fu  poi  a  trovarmi  questo  signor  Bertacchini,  e  a  dirmi  che  non  volea 
meno  di  cento  trenta  zecchini  delle  sue  medaglie.  Tante  occupazioni  ho 
avuto  in  addietro,  che  non  ho  potuto  scriverlo  a  V.  S,  illustrissima.  In- 
tanto mi  è  sopraggiunto  V  altro  di  lei  foglio  coli'  avviso,  che  il  sig.  mar- 
chese non  vuole  accudire  a  questo  mercato.  Ho  sospeso  di  farne  avver- 
tito il  suddetto  signor  Bertacchini,  finché  ella  mi  dica,  non  esserne  più 
da  parlare,  siccome  credo  che  dirà. 

Lodato  Dio,  che  son  giunte  alle  di  lei  mani  le  Novelle  Letterarie  del- 
l' anno  prossimo  passato,  date  dal  signor  Gori.  Saranno  pesce  ben  fresco. 
Ad  esso  signor  Gori  vo  debitore  di  un  paolo.  S'  ella  ha  speso  per  inviar 
la  balletta  a  Bologna,  si  paghi  con  quel  che  ricaverà.  Intanto  somma- 
mente la  ringrazio  del  favore  compartitomi.  Dia  pur  tempo  a  i  miei  de- 
bitori, perchè  pagheranno  senza  essere  pulsati. 


-l'7-4'4]  A  QIUSEPPB  ANTBNORB   SOALABRINI  4571 


Curiosa  e  ben  sensata  è  la  Dis.tertazione  del  signor  abate  Bini  intorno 
alla  lingua  etrusca. 

Siccome  le  scrissi,  avrei  premura  che  la  mia  lettera  arrivasse  al  si- 
gnor Brucker,  il  quale  potrebbe  farla  ricercare  alla  posta  d'Augusta:  o 
pure  V.  S.  illustrissima  mi  accenni  dove  egli  abiti,  e  per  qnal  via  gli  ho 
da  inviare  i  miei  ringraziamenti.  Con  che,  rassegnandole  il  mio  ossequio, 
mi  confermo,   di  V.  S.  illustrissima,  etc. 

Voi  altri  signori  avete  cominciato  a  fare  stampare  in  Amsterdam  ed 
altri  luoghi  lontani,  ma  con  poca  fatica,  le  cose  vostre.  Me  ne  rallegro 
con  voi. 

4888. 

A  aiUSEPPE  ANTENORE  SCALABRINI  in  Ferrara. 
Modena,  27  Marzo  1744. 

BiBLioTKCA  CoML'XAi.E,  Ferrar.*!,  eilita  [3T2]. 

Per  servigio,  che  mi  è  stato  raccomandato  di  questa  signora  Anna 
Vittoria  Finei.  mi  bisogna  incomodare  V.  S.  illusti-i.ssima.  Possiede  questa 
una  casa  costì,  credo  nella  piazza,  o  vicino  alla  piazza,  e  ne  tira  d' affitto 
J7  fìlippi,  se  non  erro.  Tre  o  4  anni  sono  uno  di  cotesto  commari  si  esibì 
di  comperarla,  ed  esibì  550  scudi.  Il  sig.  Niccolò  Piccinini,  che  fa  i  suoi 
fatti  costi,  la  dissuase.  Ora  si  è  presentato  chi  la  comprerebbe,  offerendo 
solamente  300  scadi.  Il  sig.  Piccinini  a  questo  medesimo  prezzo  la  pren- 
derebbe egli.  Un  gran  divario  fra  quello  e  questo  prezzo.  Essa  signora 
Finci  mi  dice,  che  quando  potesse  ricavarne  334  filippi.  liberi  da  ogni 
spesa,  la  darebbe.  Le  han  fatto  paura  supponendole,  che  bisognerebbe  una 
spesa  di  50  doble  per  risarcirla.  Avendola  fatta  vedere  il  sig.  Piccinini. 
si  truova  essere  molto  minore  la  spesa,  siccome  ella  vedrà  dalle  carte  an- 
nesse, che  mi  favorirà  poi  di  rimettermi. 

Io  son  dunque  a  supplicar  V.  S.  illustrissima  che  si  voglia  prendere 
r  incomodo  di  visitare  la  detta  casa  contigua  a  quella  di  Ales.sandro  Bar- 
bieri, il  quale  si  esibisce  di  comperarla,  mostrando  solamente  di  aver  sa- 
puto che  essa  è  da  vendere,  e  senza  darsi  intesa  di  averne  impulso  di  qua. 
per  poter  dare  un  buon  consiglio  a  questa  povera  vedova.  Occorrendo  an- 
cora potrà  chiederne  conto  al  sig.  Piccinini,  che  serve  sotto  cotesto  signor 
commissario  Contarelli. 

Potrebbe  anche  mostrare,  che  vi  fosse  persona,  la  quale  applicherebbe 
a  tale  acquisto,  senza  darsi  inteso,  che  essa  si  rilascierebbe  pel  suddetto 
prezzo  di  filippi  3.34.  Le  resterò  ben  tenuto  di  questo  favore.  E  con  augu- 
rarle una  felice  Pasqua,  e  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo,  di 
V.  S.  illustrissima. 


4572  LODOVICO  ANTONIO  MURATORI  [IT-i-*- 


48S9. 

AD  OTTAVIO  BOCCHI  in  Venezia. 
Modena,  1  Aprile  1744. 

Archivio  Bocchi,  Adria,  erZ/ta  fll7]. 

Il  Placito  da  me  accennato  a  V.  S,  illustrissima  tenuto  fu  Anno  Die 
propitio  Pontifìcatus  Domini  nostri  Silvestri  summi  j^ontifìcis,  et  univer- 
salis  Papae  in  Ajwstolica  Sacratissima  Beati  Petri  Apostoli  Domini  Sede 
Secundo.  Sicque  Imperante  Domino  Nostro  Piissimo  Perpetuo  Augusto  Ot- 
tone a  Deo  coronato  Pacifico  Magno  Imperatore  in  Italia  vero  Anno  V 
die  quarto  Mensis  Aprilis,  Indictione  quartadecima,  infra  Claustra  Mo- 
nasteriis  Sancii  Apollinaris  quod  vocatur  in  Classe.  Cioè  nell'anno  1001. 
Ivi  Andrea  abate  di  S.  Salvatore  di  Pavia  confessa,  che  i  monasteri  di 
s.  Maria  della  Pomposa,  e  di  s.  Vitale  appartengono  alla  chiesa  di  Ra- 
venna. Et  similer  interogatas  est  Georgius  Episcopus  S.  Comaclensis  Ec- 
clesiae  cum  advocatore  prò  supradicto  Andreas  ex  genere  Consulum,  et 
Tahellio,  et  Albericus  Episcopus  Sanclae  Adriensis  Ecclesiae  cum  Advo- 
catore suo  nomine  Apollinaris  qui  vocatur  Ubertus  de  Ponte  Augusti  a 
prefato  Petro  ludex  Sacrosantis  Palalii,  et  Advocatus  Sanctae  Ravemiatis 
Ecclesiae  si  aliquid  vellent  dicere  de  ipsa  Carta  petitionis  de  supradictis 
Monasteris  Sanctae  Mariae  et  Sancii  Vitalis  quae  in  eorum  presentia 
relecta  est.  Et  ijjsi  Episcopo  pariter  cum  Advocatoribus  suis  dixerunt 
Lawlamus  eam  quia  bona  est,  et  volumus,  ut  sii  firma,  et  stabìlis  in 
perpetuum.  Ad  esso  Placito  erano  presenti  il  Papa  e  Ottone  III  Augusto. 

È  di  dovere  eh'  io  rimborsi  V.  S.  illustrissima  le  L.  20  delle  quali  io 
avea  dimenticato  d"  esserle  debitore.  Il  sig.  Pasquali  mi  ha  già  mandato 
le  copie  de'  primi  cinque  tomi  degli  Annali.  Una  copia  adunque  mi  con- 
verrà inviarle  di  qua.  Il  resto  farò  che  le  sia  consegnato  a  suo  tempo. 
Ma  non  ne  ho  se  non  in  carta  grande.  Con  che,  rassegnandole  il  mio  os- 
sequio, mi  confei-mo. 

4890. 

A  FRANCESCO  BREMBATI  in  Bergamo. 
Modena,  1  Aprile  1744. 

Archivio  Eoceni,  Bergamo,  edita  [231]. 

Per  molte  mie  occupazioni  solamente  posso  ora  dire  a  V.  S.  illu- 
strissima, che  ricevei  il  foglio,  in  cui  mi  avvisava  della  provvisione  fatta 


-IT'-é^]  A   FORTUNATO  TAMBURINI  4573 

costi  di  un  nuovo  maestro  di  rettorica.  Decsidero  che  il  medesimo  riesca 
beu  utile  a  cotosla  città.  No  ho  avvisato  il  signor  Rubhiani.  ed  altro 
non  occorre.  A  me  basta  eh'  ella  abbia  riconosciuto  il  vivo  desiderio  di 
servirla,  che  di  nuovo  le  ratifico,  con  rassegnarle  il  mio  ossequio,  e  pro- 
testarmi, di  V.  S.  illustrissima. 

4891. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  .3  Aprile  1744. 

Abcuivio  Soli  Mleatori  {  H.  Bibl,  EaU),  Modena. 

Dee  nel  lunedi  di  Pasqua  mettersi  in  viaggio  a  cotesta  volta  1"  emi- 
uentissimo  Querini,  e  passerà  per  Modena.  Io  non  mancherò  di  dare  il 
con  tra  pelo  per  quel  che  riguarda  V.  E.,  la  quale  poi  saprà  far  di  meglio 
a  suo  tempo  costi. 

Mi  è  ben  rincresciuto  forte,  che  certo  personaggio  si  sia  servito  del 
mio  povero  nome  presso  di  chi  ella  sa.  per  propria  difesa.  E  più  strano 
mi  è  anche  sembrato,  che  quel  buon  prelato  abbia  dato  alla  luce  una  mia 
lettera  famigliare,  senza  che  io  n'abbia  contezza.  Quasi  mi  vien  voglia 
di  non  aver  più  che  fare,  non  dirò  con  Grandi,  perchè  anche  di  questi 
ve  ne  ha  assaissimi  ottimi,  e  discreti,  ma  con  Grandi  pieni  di  vanità.  Io 
non  ne  guadagno  se  non  occupazioni,  o  disgusti. 

Non  appartiene  a  me,  che  sono  una  formica,  il  fare  il  censore  alle 
cose  loro.  Ella,  che  è  quel  che  è.  ha  provato,  se  questa  gente  ami  di  essere 
censurata.  Il  non  lodarli  sarebbe  interpretato  per  biasimo,  e  poca  stima. 
Sicché  un  par  mio  non  può  che  lodarli,  ed  ecco  il  bel  guadagno  che  si  fa. 
Sto  anche  ad  aspettare,  che  1*  eminentissimo  Alberoni  dia  fuori  un  mio 
foglio  approvatore  del  suo  manifesto.  Ne  ho  rabbia.  Spero  nondimeno,  che 
sarà  scusato  e  compatito  costi.  Mala  cosa  è  impacciarsi  con  chi  è  da  più. 

Mi  prevalerò  de  i  saggi  consigli  di  V.  E.,  per  inviare  a  Bologna  la 
copia  degli  Annali  per  N.  S.,  e  l'altre  per  la  condotta  ordinaria  indirizzate 
all'È.  "V.  Mi  ha  ella  levato  con  ciò  da  un  molesto  imbroglio:  giacché 
questo  interrom pimento  di  commerzio  non  vuol  mai  cessare,  quantunque 
vengano  ogni  di  migliori  nuove. 

Gran  consolazione,  grande  stimolo,  che  ho  provato  io  in  vedere,  che 
la  di  lei  benignità  appruova.  e  loda  il  disegno  del  p.  Bianchini  di  ri- 
nunziare a  me  quel  suo  fardello.  Ma  che  pensi  ancora  di  concorrere  colla 
sua  borsa,  a  ciò  non  posso  consentire,  e  ne  sentirei  de'  rimproveri  dal  mio 
cuore.  Crederei  più  tosto  che  si  avesse  da  tenere  quella  di  8.  S.,  la  quale 
se  aspira,  come  credo,  a  proteggere  le  lettere,  non  s'  ha  da  contentare  di 
dir  solamente  a  gli  altri  studiate  ;  ma  dee  mettere  anche  la  mano  in  sac- 


4574  LODOVICO   ANTONIO   MUllATOttl  [±<7^^. 

coccia,  se  i  progetti  letterari  sei  meritano.  L'emineutissimo  Querini  ha 
pubblicato  a  lettere  di  scatola,  che  ha  dovuto  spendere  del  suo.  per 
S.  Ephrem. 

Gli  dissi,  che  ciò  non  iacea  onore  a  S.  S.  Rispose  che  la  S.  S.  avea 
veduto  quel  paragrafo,  e  detto  che  stava  bene.  Ciò  mi  fa  paura,  se  non  che 
io  son  povero  uomo,  e  il  signor  cardinale  vescovo  di  Brescia,  con  abbazie 
di  giunta. 

Di  costà  fu  scritto  un  felice  sbarco  in  Inghilterra  del  principe  di 
Galles,  che  ci  rallegrò  non  poco;  ma  non  venendo  tal  nuova  da  paesi  più 
vicini,  siam  qui  in  pena  di  saper  l'esito  di  quella  spedix-ione.  Ci  tengono 
ancora  in  molta  apprensione  i  moti  vicini  del  regno  di  Napoli. 

Ringraziando  io  con  tutto  il  cuore  V.  E.  de'  continuati  suoi  favoi-i, 
passo  a  baciarle  la  sacra  porpora,  e  a  protestarmi,  con  tutto  l'ossequio, 
di  V.  E. 

4892. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  10  Aprile  1744. 

Biblioteca  Comunale,   Piacenza. 

Qui  non  si  parla  più  della  battaglia  navale  in  cui  si  crede  che  ognuno 
abbia  patito,  senza  nondimeno  comprendere  in  qual  conflitto  i  franzesi,  i 
quali  non  hanno  operato  :  del  che  si  duol  forte  la  corte  di  Madrid. 

Il  peggio  è  che  uè  pure  si  parla  più  della  spedizione  d'Inghilterra, 
credendosi  già  tornati  i  vascelli  gallici  a  Brest,  o  a  Duncherche,  e 
sbarcata  la  gente,  e  dicendosi,  che  anche  la  flotta  del  Noris  sia  stata 
maltrattata  dalla  burasca,  poiché,  quanto  alla  voce  che  sia  seguito  com- 
battimento fra  quelle  flotte,  non  se  ne  vegga  fondamento  alcuno.  La  forza 
de'  venti  è  da  più  di  quella  de  i  re.  Ma  ecco  svanite  le  speranze  della 
religione  e  della  pace,  e  irritati  maggiormente  gì'  inglesi  protestanti,  afflitti 
ivi  i  cattolici,  e  gli  olandesi  accrescere  le  forze  per  terra  e  per  mare  con 
apparenza  di  dichiararsi  in  breve,  il  che  renderà  più    lunga   la    tragedia. 

Chiniamo  la  testa  al  volere  di  chi  comanda  in  cielo  e  in  terra. 

Le  voci  che  corrono  in  Genova  sono  che  siano  passati  i  gallispani 
di  qua  dal  Varo,  seguito  qualche  piccolo  combattimento,  fatto  prigioni 
400  granatieri  piemontesi.  Danno  anche  evacuata  Nizza,  perchè  non  cre- 
duta capace  di  difesa.  Bene  è  aspettar  la  conferma  di  tali  nuove.  Vedremo 
se  attaccheranno  il  forte  di  Moutalbano,  che  difende  il  porto  di  Villafranca. 
Ma  non  pare  che  possano  tentar  passaggio  da  quella  parte  per  calare  in 
Piemoiite,  a  cagion  dell'  aspre  montagne;  e,  quando  il  conte  non  abbia  forze 
maggiori.  Dio  sa  che  cosa  potrà  fare. 


-l'7'4'^]  A   FRANGBSCO  GONTARELLl  4575 


Son  destinati  per  la  Mirandola  80'J  schiavoni;  o  qui  è  venato  ordine 

di  spedire  pagliacci  colà.  Non  so  cosa  voglia  dir  questo. 

Si  fa  ora  il  corpo  maggiore  di  Lobkowitz  a  Macerata,  giacche  t'orzar 
Gages  nel  sito  dove  è,  troppo  è  difficile.  Vallicare  in  qnelle  parti  l'Appen- 
uiuu,  per  andar  verso  Napoli,  non  si  può.  Staremo  osservando,  s'egli  mai 
meditasse  di  far  la  strada  di  Foligno.  S'è  veduto  il  manifesto  del  re  di 
Napoli.  Vi  si  parla  d' insidie  della  corte  di  Vienna.  Forse  qualche  lettera 
stata  intercetta.  Della  Germania  nulla  so,  se  non  che  pare  che  il  prus- 
siano minacci. 

Quanto  a  ciò.  che  V.  S.  reverendissima  mi  accenna  del  libretto  del 
[i.  Luca,  un  porporato  incamminato  a  celesta  volta  mi  ha  detto,  ch'asso 
fu  riferito  dal  p.  Baldini  de  mandato  sanctissimi,  e  che  con  voti  nuauimi 
fu  decretata  la  proibizione.  Se  sarà  vero,  non  tarderemo  a  saperlo.  Chi 
me  ne  potrebbe  informare  avrà  scrupolo  di  rompere  il  sigillo.  Spero  piut- 
tosto da  lei  questa  notizia.  Quando  sussista,  la  prego  per  tempo  di  pro- 
testare al  relatore  gli  ossequi  e  le  obbligazioni  mie. 

Mi  dicono,  che  al  signor  conte  Cristiani  non  si  dà  altro  titolo  che 
d' illustrissimo,  ed  ho  veduto  la  lettera  con  tal  trattamento.  Ciò  non  ostante, 
ne  ho  scritto  a  Milano  per  essere  meglio  informato.  Egli  è  tuttavia  a 
Torino.  Mi  assicurano  che  tornerà  qua  colla  moglie  ita  a  Piacenza.  Quanto 
poi  ci  abbia  a  stare  noi  sappiamo.  Ora  che  è  nato  un  nipotino  a  N.  S. 
bisognerà  pensare  un  po' più  ad  aiutare  la  sua  casa:  et  è  di  dovere. 

Ha  ottenuto  1"  eminentissirao  Alberoui  di  passare  senza  contumacia,  e 
mi  stupisco,  come  nou  sia  per  anco  passato.  Certe  nuove  di  costi  che  il 
riguardano,  sono  poco  belle. 

Con  che,  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  S.  reve- 
rendissima. 

4893. 

A  FRANCESCO  CONTA REL LI  in  Ferrara. 
Modena,  10  Aprile  1744. 
Abchiyio  della  ConcMEBAZiovK  DI  Carità,  Correggio,  edita  ["^12]. 

Son  rimasto  sorpreso  al  vedermi  spedita  da  V.  S.  illustrissima  la 
somma  di  centosei  scudi  e  baiocchi  cinqnantaciuqne,  di  cui  inchiusa  le 
mando  la  ricevuta,  si  per  tanta  puntualità,  come  per  somma  si  grande, 
ch'io  certo  non  mi  sarei  figurato  tale.  Dico  ciò.  perchè  non  so  come  si 
possa  soddisfare  a  quanto  si  dee  essere  già  concertato  col  vicario,  per 
dargli  almeno  una  parte  del  danaro,  di  cui  egli  si  fa  debitore.  Starò  dnnqne 
attendendo  di  ritorno  la  lettera  del  medesimo,  e  1*  isti'Qzione  di  quel  ch'io 
dovrò  rispondere. 


4576  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [l'?44- 


Quanto  all'  affare  della  signora  Finci.  crederei  che  fosse  uecessario 
l'avere  costi  una  di  quelle  persone,  che  chiamano  sensali,  e  sanno  chi  può 
e  non  può  applicare  all'  acquisto  di  quella  casa.  Suppongo  io,  che  il  si- 
gnor Piccinini  non  possa  applicarsi  a  tali  ricerche.  Veramente  so,  che  i 
sensali  vogliono  essere  pagati;  ma  si  potrebbe  dire  por  esempio,  che  la 
signora  Finci  non  vuol  meno  di  filippi  344,  acciocché  si  ricavasse  il  di 
lui  pagamento,  o  pure  che  si  dicesse  chiaramente  di  voler  334  filippi,  e 
eh'  egli  si  faccia  pagare  dal  solo  compratore,  a  cui  verrebbe  del  vantaggio. 
Nulladimeuo  in  ciò  mi  rimetto  alla  di  lei  prudenza. 

Con  che,  ringraziandola  di  tanti  favori,  che  la  di  lei  bontà  mi  com- 
parte, e  sospirando  anch'io  di  ubbidirla,  ossequiosamente,  mi  rassegno 


4894. 

A  NICOLA  TACOLI  in  Reggio. 
Modena,  13  Aprile  1744. 

Auciiivio  Tacoli,  Modeua, 

Con  occasione  che  si  son  riscossi  qui  de  i  danari  per  la  signora  Pa- 
radisi, mi  sono  stati  pagati  dal  signor  don  Fortunato  Altimani  paoli  32. 
benché  non  accenni  egli  di  averli  peranche  ricevuti  da  V.  S.  illustrissima; 
però  sono  a  pregarla,  quando  ella  per  sorte  non  m'  abbia  già  favorito  di 
pagargli  tal  somma,  di  rimborsarlo  a  nome  mio. 

Giacché  V  eminentissimo  Pozzobonelli  ha  ottenuto  il  placet,  dovrebbe 
tardar  poco  a  venire  verso  Milano.  Laonde  prepai-i  ella  le  sue  pitture  per 
farle  vedere,  continuando  sì  buona  mercatanzia. 

E,  con  ciò,  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo. 


4895. 

A  DOMENICO  I3RICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  14  Aprile  1744. 

R.  BiBi.iorECA  RiccAUDiANA,  Fireuze,  edita  [2rtó]. 

L'  ultimo  foglio  di  V.  S.  illustrissima  è  del  primo  d'  aprile,  e  da  esso 
intendo  esserle  pervenute  le  poche  giunte  da  me  inviatele.  Prima  di  an- 
dare innanzi,  le  debbo  dire  d'  avermi  questo  libraio  Soliani  fatto  vedera 
ristampato  in  Trento  iu  12®  il  mio  trattatello  Dei  Difetti,  etc.  Dimenticai  di 
osservarne  lo  stampatore,  ma  sarà,  credo  io,  quel  medesimo  che  aspetta 
la  di  lei  fatica.  Ella  forse  nulla  sa  di  tale  ristampa.  Ne  ho  avuto  dispia- 


-l'?'44]  A  DOMENICO   BRIOHIERI   COLOMBI  4577 


cere,  perchè  stando  sai  concerto  di  far  la  ristampa  colle  di  lei  note,  io 
non  pensai  d'inviare  a  Ini  le  correzioni,  e  questa  sua  edizione  avrà  tutti 
i  difetti  della  Veneta,  e  poi  farà  che  molti,  avendo  quella  con  pochi  soldi, 
non  si  cureran  di  prender  quella  che  è  per  darci  ella,  e  che  costerà  piò. 

Finché  V.  S.  illustrissima  dica  quel  che  alcun  può  dire  per  iscusare 
o  giustificar  1"  abuso  franzese  di  vendere  le  cariche  della  giustizia,  può 
camminai'e.  Ma  in  fine  ella  ha  da  couchiudere  che  questo  è  un  malanno  di 
que'  paesi.  Ne  vuol  saper  ella  più  del  Colbert  in  questo  proposito?  I  prin- 
cipi hanno  da  scegliere  i  più  dotti  e  timorati  di  Dio  per  li  tribunali,  e 
non  già  mettere  all'  incanto  i  pubblici  ufizi.  Se  costoro  prevaricassero,  si 
potrebbe  dir  d'essi:  Vendere  iure  potest:  emerat  ille  prius;  e  la  colpa 
ridonderebbe  sul  principe;  laddove  il  principe  ne  è  esente,  ogni  volta  che 
ha  eletto  chi  vien  creduto  abile  a  maneggiare  santamente  le  bilancio  della 
giustizia.  Il  libro  del  Ferrari  su  questo  punto  non  l' ho  veduto.  Se  ne 
vaglia  pur  ella.  Bisognerà  servire  al  signor  cardinale  Querini,  col  quale 
feci  r  altra  sera  una  lunga  ciarlata  nel  suo  passaggio  a  Roma.  Si  dee  tener 
per  grazia  e  fortuna  il  poter  fare  qualche  cosa  in  servigio  de'  porporati. 
E  poi  non  esso  signor  cardinale  dee  restarle  obbligato,  ma  chi  per  lui  dà 
a  lei  questa  incombenza.  Intanto  tutti  ricorrono  a  lei,  ed  ella  sempre  si 
truova  in  discordia  colla  fortuna,  e  nicchio  finora  non  si  mira  per  lei. 
Me  ne  dispiace  assaissimo,  ed  è  un  gran  che,  che  tanti  da  meno  di  lei  in 
sapere  ed  abilità,  vadano  innanzi,  ed  ella  resti  sempre  in  basso.  La  servirò 
io  bensì  col  signor  conte  Cristiani  ;  ma  a  che  gioverà  ?  Egli  non  per  anche 
è  tornato  da  Torino;  andrà  poi  a  Milano,  e,  venendo  qualche  occasione, 
non  si  ricorderà  di  lei  e  promuoverà  chi  gli  sta  sotto  gli  occhi. 

Ora  il  mio  debole  parere  è  che  le  speranze  sue  han  da  esser  poste 
in  farsi  conoscere  quel  che  ella  è  per  mezzo  delle  stampe.  Bisognerebbe 
amoreggiare  un  posto  di  custode  della  real  biblioteca,  venendo  vacanza. 
Se  il  pubblico  vedrà,  ch'ella  ha  erudizione,  sa  di  greco,  è  buon  legale, 
questo  si  servirà  di  raccomandazione  per  avanzarsi.  Mandando  ella  una 
copia  della  ristampa  dei  Difetti  colle  sue  note  al  signor  conte  Cristiani, 
questo  gli  ricorderà  alle  occasioni  la  di  lei  persona.  Le  farà  tal  fatica 
merito  presso  molti  altri  costi.  Volesse  Dio,  eh'  ella  avesse  altri  argomenti 
da  trattare  che  fossero  più  plausibili  che  la  sua  Dissertazione,  di  cui  mi 
favori,  perchè  era  di  argomento  troppo  secco.  Ma  ella  più  di  me  dovrebbe 
conoscer  quello  che  costì  possa  giovare.  Peraltro  ella  è  giovane,  e  tengo 
per  fermo  che,  faticando  in  cose  utili,  fra  qualche  tempo  arriverà  al  suo 
nicchio,  e  tanto  più  avendo  costì  de'  buoni  amici.  Staremo  a  vedere  chi  suc- 
cederà al  sig.  conte  Cristiani.  Avrei  veduto  volentieri  il  sig.  marchese 
Erba;  ma  esso  sig.  conte  mi  disse,  che  ne  dubitava,  né  egli  se  ne  curava. 

Più  di  quel  che  s'  abbiano  gli  avvisi  stampati  di  Mantova  non  saprei 
dirle  di  nuovo.  Ora  che  è  svanita  la  spedizione  per   Inghilterra,   staremo 

Epistolario  di  Lodovico  Antonio  Muratori.  —  VoL  X.  289. 


4578  LODOVICO  ANTONIO   MURATORI  flT-^'i- 


a  vedere  dove  piomberà  la  guerra,  a  cui  s' è  dato  principio  dalla  parte  di 
Nizza.  Ciò  che  sia  per  fare  il  signor  principe  di  Lobkowitz,  non  si  sa.  Egli 
è  retroceduto,  e  molti  credono  che  non  sia  per  tentare  il  regno  di  Napoli, 
dopo  avere  quel  re  pubblicato  il  suo  manifesto,  ed  aver  unite  le  sue  forze 
con  quelle  del  Gages.  Bisogna  vedei-e  che  mire  abbia  il  prussiano.  Se  gli 
olandesi  si  dichiarassero.  Dio  sa  quando  finirebbe  la  tragedia.  Ma  noi 
facciam  de*  lunari  sull'avvenire. 

Pure  un  solo  sa  quello  che  ha  da  essere.  Con  che,  rinnovando  le  pro- 
teste del  mio  ossequio,  mi  confermo,  etc. 


4896. 

A  GIUSEPPE  BIANCHINI  in  Roma. 
Modena,  17  Aprile  1744. 

Biblioteca  Vaticana,  Roma,  edita  [206]. 

Nel  medesimo  tempo  che  dallo  stimatissimo  foglio  di  V.  R.  intendo  le 
premure  a  lei  fatte  dal  p.  Raulìn*  [Francesco  Giovanni]  agostiniano,  ricevo 
ancora  un  altro  assai  cortese  d'  esso  religioso,  il  quale  per  sua  bontà  mi  sup- 
pone si  generoso,  e  quasi  privo  d'amor  proprio,  ch'io  possa  a  lui  cedere  i  fa- 
vori che  V.  R.  s'  è  impegnata  tanto  prima  di  compartire  a  me.  Non  posso 
io  oggi  rispondere  a  lui.  Dico  bene  d'avere  viva  fiducia  ch'ella  non  sarà 
mai  per  ritirarsi  dall'impegno  che  la  di  lei  gentilezza  ha  contratto  meco, 
ed  essere  io  troppo  lontano  dal  fare  un  simile  sacrifizio.  Già  ho  notificato 
ad  altri  le  grazie  ch'ella  è  per  farmi  godere.  Già  ho  trovato,  come  le  dirò 
altra  volta,  chi  mi  provvederà  d'  altri  materiali.  Già  ho  scritto  per  pro- 
cacciarmi qualche  libro,  che  mi  manca.  Altro  dunque  non  resta  che  V.  R. 
mi  favorisca  di  consegnar  la  balletta  all'  eminentissimo  Tamburini,  il 
quale  mi  scrive,  aver  già  ella  notificato  molto  tempo  prima  ali"  E.  S.  il 
cortese  suo  disegno  di  favorir  me  :  anzi  aspettava  con  impazienza  di  ve- 
dere effettuato  questo  atto  della  di  lei  rara  benignità.  Dello  stesso  tenore 
adunque  risponderò  a  questo  ottimo  religioso,  e  spero  che  mi  compatirà, 
pensando,  com'  egli  si  diporterebbe  verso  di  me,  se  a  lui  richiedessi  ciò 
che  dice  di  aver  raccolto  per  servizio  proprio.  Però  fatichi  egli,  se  vuole, 
in  prò  del  pubblico,  mi  studierò  anch'  io  di  far  lo  stesso,  per  quanto  com- 
porteran  le  mie  forze.  Starò  dunque  aspettando  con  ansietà  che  V.  R.  senza 
maggior  dilazione  consegni  al  suddetto  eminentissimo  le  merci  consapute, 
per  liberare  anche  sé  stessa  da  ulteriori  importunità,  e  me  insieme  dal- 
l'inquietudine  in  cui  mi  ha  posto  questa  novità. 


Sue  lettere  in  Archivio  Soli  Muratori  { R.  Bibl.  Est.  ),  n.*  2  da  Roma,  1742. 


-IT'^-é]  A  FORTUNATO  TAUBUKINI  4579 

Quanto  air  antico  sacramentario  di  quella  città  che  V.  B.  tempo  fa 
mi  accennò,  spero  eli  non  averne  bisogno,  perchè  la  nostra  cattedrale  ne 
ha  uno,  che  credo  di  non  minore  antichità  e  ne  ha  anche  rapportato  al- 
cune notizie  scritte  sul  margine,  spettanti  al  secolo  X;  il  che,  oltre  alla 
qualità  de' caratteri,  serve  a  comprovare  quello  essere  stato  scritto  in  esso 
secolo,  o  pnre  nell'  antecedente.  L' ho  già  in  mano  per  collazionarlo  col 
Sacramentario  che  è  nell'edizione  maurina  di  S.  Gregorio.  Di  più  per 
ora  non  rispondo,  perchè  mi  manca  il  tempo.  Sicché  mi  restringo  a  rin- 
novar le  proteste  del  mio  indelebil  ossequio,  e,  conoscente  delle  tante  mie 
obbligazioni,  mi  ricordo. 

4897. 

A  FEANCESCO  CONTARELLI  in  Ferrara. 
Modena,  17  Aprile  1744. 
Archivio  DELUà  Coxqrkoazione  di  Carità,  Correggio,  edita  [272]. 

Prego  V.  S.  illustrissima  di  leggere  rinchiusa,  e,  dopo  averla  sigil- 
lata, di  farla  avere  a  cotesto  vicario,  nato  per  dare  a  me  delle  inquietu- 
dini, e  per  far  egli  da  priore  di  celesta  chiesa.  Sarà  quel  che  sarà;  ma 
in  fine  non  voglio  lasciarmi  atterrire  da  lui  ;  perchè  spererei,  che  acche 
i  supei'iori,  se  ricorrerà  ad  essi,  conosceranno  non  dover  egli  spendere  a 
suo  talento,  e  far  pagare  a  me.  Se  non  altro,  si  guadagnerà  tempo  per 
rauuar  danaro  da  pagare  una  parte. 

Mi  favorisca  di  far  avere  rinchiuso  biglietto  al  signor  Piccinini,  con 
fargli  premura  della  risposta. 

Qui  si  sono  veduti  dei  graziosi  sonetti  pel  vostro  giudeo  Coen.  Si 
guardi  la  borsa,  perchè  questa  gli  ha  da  premere  più  dei  sonetti. 

Con  ratificarle  il  mio  ossequio,  e  ringraziarla  dei  continuati  favori, 
mi  rassegno. 

4898. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  17  Aprile  1744. 

Archivio  Soli  Muratori  {ti.  Bibl.  Est.),  Modena. 

A  quanto  io  avevo  scritto  all'È.  V.  della  total  pacificazione  coli' emi- 
nentissimo  Querini,  corrispondono  le  notizie  che  l' ultimo  benignissimo  foglio 
di  lei  mi  ha  fatto  sapere.  Sempre  più  me  ne  rallegro.  Bisogna  credere, 
che  r  eminentissimo  Alberoni  sia  passato  fuori  di  Modena,  o  pure  abbia 
presa  altra  strada,  perchè  più  non  s'  ode  nuova   di   lui,   né    s' odono   più 


4580  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [1*744- 


iuviti,  acciocché  io  vada  con  questo  superiore  di  san  Carlo  a  pranzar  seco 
una  mattina.  Aspettiamo  bensì  V  eminentissimo  Pozzobonelli,  il  quale  non 
sappiamo  perchè  lardi  tanto  a  venire,  da  che  ha  ottenuto  il  placet.  Bella 
novità  è  quella  che  mi  scrive  il  padre  Bianchini.  È  stato  a  trovarlo  il 
padre  Raulin,  assistente  costi  degli  agostiniani  di  Spagna,  con  fargli 
gran  premura  per  ottenere  i  materiali  a  me  promessi.  Ne  ha  esso  reli- 
gioso scritto  anche  a  me,  pregandomi  di  tale  cessione,  con  dire  di  aver 
fatta  buona  raccolta  di  liturgie,  forse  spagnuole.  Può  credere  V.  E.  che  io 
non  mi  sento  voglia  di  far  questo  sacrifizio.  Rispondo  oggi  al  padr«  Bian- 
chini esigendo  l' eifettuazione  del  contratto  impegno,  ed  egli  è  disposto  a 
farlo,  e  mi  dà  speranza  di  consegnare  iu  breve  all'È.  V.-  la  balletta  di 
tutte  le  carte  con  dirla  si  grossa,  che  non  potrà  essere  portata  da  cor- 
riere alcuno.  Si  penserà  ad  altro  ripiego.  Ben  mi  duole,  che  oggidì  non 
sieno  ben  sicure  le  strade  per  le  soldatesche  austriache,  le  quali  si  fanno 
sparse  fino  a  Tolentino.  Ma  quella  gente  non  ha  bisogno  di  carte,  e  però 
sembra,  che  per  la  condotta  ordinaria  si  potesse  inviare  essa  balla. 

Se  la  spedizione  d"  Inghilterra  fosse  stata  accompagnata  dalla  bene- 
dizione di  Dio,  noi  speravamo  del  bene  per  la  religione  e  vicina  la  pace. 
Ma  altri  disegni  dee  avere  la  Provvidenza,  che  regola  il  tutto.  Intanto,  i 
poveri  cattolici  d' Inghilterra  ne  patiranno,  la  nazione  sarà  più  irritata, 
e  forse  gli  olandesi  entreranno  daddovero  in  ballo.  Convien  chinare  la 
lesta.  V  ha  chi  non  crede  finito  quel  disegno:  io  nulla  più  ne  spero. 

Staremo  a  vedere,  che  risoluzion  prenderà  il  signor  principe  di  Lob- 
kowitz.  Noi  siam  qui  in  timore  di  una  contribuzione  in  danaro.  Guai  a 
noi.  Ultimamente  ci  è  convenuto  prendere  10  m.  genovesine  dai  genovesi. 
Se  altro  aggravio  si  aggiungesse,  siamo  per  terra. 

Con  baciarle  la  sacra  porpora,  e  rinnovare  i  sentimenti  del  mio  in- 
delebil  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  E. 


4899. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  iu  Vienna. 
Modena,  22  Aprile  1744. 

R,  BiBLioTBCA  RiccAKDiAKA,  Firenze,  edita  [245]. 

Giacché  non  ho  potuto  trovare  argomento  alcuno  da  faticare  per  questi 
pochi  giorni  che  mi  restano  di  vita,  ho  preso  a  trattare  della  sacra  Li- 
turgia ;  e  perché  ho  bisogno  di  un  gran  favore  da  V.  S.  illustrissima,  a 
questo  fine  ho  risoluto  di  scrivere  la  presente.  Il  Lambecio  fa  menzione 
di  un  sacramentario  della  chiesa  romana  esistente  in  cotesta  real  biblio- 
teca, creduto  da   lui    lo    stesso    che    l'inviato    da   Papa   Adriano  a  Carlo 


-17'44]  A  MATTBO  MELONI  4581 


Magno  circa  V  anno  780.  Dio  sa.  se  ha  tanta  antichità.  S' io  fossi  ricco, 
mi  maneggerei  per  averne  copia.  Ma  cotesto  son  bocche  troppo  larghe, 
né  io  ho  tal  polso.  Per  sole  poche  iscrizioni,  che  feci  copiar  costi,  mi 
convenne  spendere  molti  fiorini.  Poiché  di  più  non  é  da  sperare,  spero 
almeno  che  V.  S.  illustrissima,  per  sua  bontà,  mi  farà  grazia  d' impetrare 
dal  signor  barone  di  Spanagel  o  dal  signor  Forlosia  (  a'  quali,  i  miei  ri- 
spetti )  di  poter  vedere  esso  sacramentario.  Qnando  ciò  sia,  la  prego  di 
vedere,  se  cominci  dal  prefazio  della  messa,  e  poi  passi  alle  feste  del 
Xatale  con  seguitare  notando  le  feste  de" santi,  la  Quaresima,  la  Pasqua,  etc. 
poi  torni  ai  santi.  Finite  le  loro  fest«  dovrebbe  passare  alle  orazioni  delle 
domeniche,  e  finir  con  esse.  Noi  abbiamo  qui  un  sacramentario  del  se- 
colo X,  ma  vi  mancano  molti  fogli.  Sopra  tutto  la  prego  di  osservare,  se 
v'abbia  W  prefazio  particolare  per  le  feste  degli  apostoli,  di  S.  Gio.  Battista 
e  d' altri  santi.  Qui  non  v'  ha  se  non  quelli  del  Natale.  Epifania,  Pasqua, 
Pentecoste.  Ordinariamente  nelle  feste  de'  santi  si  leggono  solamente  tre 
orazioni,  la  prima,  la  segreta,  e  ad  complendum.  Di  gran  giunte  poi  sono 
state  fatte  ad  essi  sacramentari.  Vegga  se  v'ha  la  festa  di  tutti  i  santi. 
In  una  mattina  potrebbe  V.  S.  illustrissima  sbrigar  tutta  la  faccenda.  Oh 
perché  non  posso  io  volar  costà  ? 

ler  r  altro  passò  di  qua  alla  volta  di  Milano  il  signor  conte  Palla- 
vicino, e  fu  a  pranzo  e  cena  col  signor  generale  Ciceri,  ed  ier  mattina 
prosegni  il  suo  viaggio  per  trovare  il  signor  conte  Cristiani  in  Milano,  e 
concertar  seco  i  fondi  da  sostenere  l' armata.  Noi  tremiamo.  Lo  seppi  so- 
lamente dipoi,  e  però  non  1"  ho  potuto  vedere. 

A  quest'  ora  i  genovesi  avranno  adunato  quindici  mila  soldati,  cosa 
che  dà  gelosia.  Perciò  sono  stati  spediti  colà  l'inviato  inglese,  e  il  mar- 
chese di  S.  Gei'mano  per  esplorar  la  loro  intenzione.  Credo  che  sia  uni- 
camente per  loro  difesa,  e  il  timor  degl'  inglesi  li  terrà  in  briglia. 

Di  Montalbano  e  Villafranca  assediati  da  francesi,  varii  varia.  Nulla 
sappiamo  delle  risoluzioni  del  signor  principe  di  Lobkowitz.  Si  è  detto 
che  il  re  di  Napoli  sia  assai  calato  di  gente  nella  sua  marcia. 

Mi  rassegno,  etc. 

4900. 

A  MATTEO  MELONI  in  Carpi. 
Modena,  22  Aprile  1744. 

Akcbitio  Ekkoi  JIcu»!,  Carpi,  edita  ['^ìd8]. 

Nel  dì  6  del  corrente  maturò  un  altro  semestre  del  censo,  eh'  io  ho 
contro  il  signor  don  Pirondi.  Però  sono  a  pregare  la  di  lei  bontà  di  dirmi, 
in  che  stato  sia  la  lite  fra  lui  e  il  Como.  Qnando  la  decisione  si   preve- 


4582  LODO\rico  Antonio  muhatoei  [l'?^:^:- 


desse  che  potesse  andare  in  lungo,  non  credo  che  sia  di  dovere,  eh"  io 
abbia  a  restare  senza  pagamento  de'  due  già  decorsi  semestri.  E  però  la 
prego  d'informarsi  da  chi  ne  sa  più  di  me.  Il  mio  sentimento  è,  che  senza 
dimora  si  possa  procedere  giudizialmente  contro  esso  don  Pirondi.  perchè 
egli  non  può  più  obbligarmi  a  correre  dietro  al  Como,  mentre  il  Como 
pretende  di  non  essere  più  tenuto;  e  don  Pirondi  è  tenuto  a  mantenermi 
pagatore  il  cessionario.  Senta  V.  S.  sopra  ciò  il  parere  di  monsignor  suo 
fratello,  e  poi  mi  avvisi. 

Desideroso  anch'  io  di  ubbidirla,  con  vero  ossequio,  mi  ricordo. 


490L 

AD  OTTAVIO  BOCCHI  in  Venezia. 
Modena,  24  Aprile  1744. 

Archivio  Bocchi,  Adria,  edita  [117]. 

Non  occorrerà,  che  io  scriva  al  signor  Pasquali,  perchè  faccia  avere 
a  V.  S.  illustrissima  una  copia  degli  Annali,  perchè  di  qua  penso  di  man- 
darli, non  avendo  io  più  alcun  credito  con  lui.  Voglio  ben  credere  che  a 
lei  non  sarà  grave  di  averli  in  carta  grande  con  pagar  solamente  paoli  10 
invece  di  lire  10  di  cotesta  moneta;  il  che  le  sia  detto  in  confidenza. 

Finora  non  ho  veduto  il  tomo  XXX  del  padre  Calogerà.  Ho  bensì 
goduto  d' intendere  1'  uscita  di  esso  con  tanti  documenti  trevisani.  A  suo 
tempo  li  leggerò  ancor  io. 

Con  che,  ratificandole  il  mio  rispetto,  mi   ricordo. 


4902. 

AD  ANTONIO  SALTINI  in  Roma. 
Modena,  25  Aprile  1744. 

BiBLioTBCA  Vittorio  Ehanuble,  B,oma. 

Qui  non  si  è  veduta  la  relazione  del  fatto  di  Velletri,  che  1'  ultimo 
foglio  di  V.  S.  dice  composta  da  un  prelato,  e  stampata.  In  casi  tali 
ognuno  ha  autorità  di  dir  delle  bugie.  Noi  sapevamo  la  prigionia  del  conte 
Sabbatini,  tuttoché  ci  restasse  speranza,  eh'  egli  bensì  fosse  nel  campo 
austriaco,  ma  non  considerato  qual  prigione.  S'  è  poi  intesa  una  distin- 
zione di  prigioni  di  guerra,  e  prigioni  di  stato.  Mi  è  giunto  nuovo  che 
anche  al  signor  Ganzerla  sia  toccata  questa  disgrazia,  e  n'ho  provato  dis- 
piacere.  Si   saprà  ben  anche  un  di   tutto    il   netto  di   quella   scena.   Non 


-l'?'4:^]  A  GIOVANNI   LAMI  4583 


manca  chi  tuttavìa  sostiene,  che  il  re  e  il  nostro  serenissimo  si  trovavano 
in  Velletri.  e  fuggirono.  Ma  io  credo  a  quei  che  V.  S.  me  ne  dice. 

Da  lettera  di  Francoforte  si  seppe  poi  ultimamente  conchiusa  la  lega 
tra  l'imperatore,  il  prussiano,  la  Svezia,  il  Palatinato.  ed  Assia  Casse!, 
senza  che  vi  si  parli  della  Francia:  e  che  già  si  fosse  fatto  il  cambio 
delle  ratificazioni.  S'  è  anche  veduto  stampato  il  manifesto  del  prnssiano. 
Vi  si  leggono  di  molte  bugie.  Egli  nulla  vuole  per  se.  Solamente  soste- 
nere r  elezione  dell'  imperatore,  la  dignità  del  corpo  germanico^  e  rimet- 
tere in  casa  esso  imperatore  oppresso  iniquamente  dalla  regina  d'  Ungheria. 
Per  altro  non  si  sa  bene  ancora  s*  esso  re  sia  entrato  nella  Boemia,  come 
talun  va  dicendo.  La  regina  è  corsa  a  Presbnrgo.  per  implorar  V  assistenza 
degli  ungheresi,  spera  aiuti  dalla  Sassonia,  e  che  questa  novità  farà  muo- 
vere r  Olanda.  Dicesi  ancora  che  i  tirolesi  passeranno  a  difendere  la 
Baviera. 

Qui  si  dà  per  certo  la  presa  di  Demoni,  seguita  nel  dì  17  del  cor- 
rente. Perchè  una  bomba  cadde  nel  magazzino  della  polve,  quel  coman- 
dante domandò  di  capitolare.  Negando  i  gallispani  di  accordare  la  libertà 
al  presidio,  si  continuarono  anche  per  tre  di  le  ostilità,  dopo  le  quali  essa 
guarnigione  in  numero  di  1600  persone  restò  prigioniera  di  guerra.  Si 
erede  passato  quelT  esercito  sotto  Cuneo.  Il  marchese  d'  Ormea.  non  meno 
gran  politico,  e  legale,  che  militare,  dicono  che  sia  alla  testa  di  3  m.  bravi 
montanari,  i  quali  come  tanti  usseri  inquieteranno  il  nemico.  Cosi  è  stato 
detto,  senza  ch'io  ne  sappia  amettere  la  verità. 

Il  maggior  fuoco  sarà  al  Reno,  dove  si  fa  giunto  il  re  cristianissimo. 
Intanto  tutta  1'  Alsazia  sarà  stata  messa  in  contribuzione.  Si  starà  a  ve- 
dere ciò  che  farà  il  principe  Carlo.  Una  battaglia  che  si  desse  potrebbe 
decidere  di  tutto.  Ma  forse  non  torna  il  conto  agli  austriaci  di  volerla 
per  vari  riguardi.  V.  S.  mi  voglia  bene. 


4903. 

A  GIOVANNI  LAMI  in  Firenze. 
Modena,  1  Maggio  1744. 

R.  BiBLioTBCA  BiccAKouwA,  Firenze,  edita  [  168  ]. 

In  questo  punto  ricevo  il  gratissimo  foglio  di  V.  S.  illustrissima  e 
rispondo.  Ritenga  pur  ella  i  sedici  paoli  spesi  per  conto  mio,  e  il  rima- 
nente mi  favorisca  di  consegnarlo  al  signor  priore  Caramelli,  a  cui  ne 
scrivo  oggi.  Egli  ha  maniera  di  farmelo  tosto  pervenire. 

Carissimo  mi  è  stato  il  foglio  del  signor  Bmker.  e  mi  riserbo  di  dargli 
risposta  nel  prossimo  venturo  ordinario.  Perchè  non  so  in  qual  parte  del 


4584  LODOVICO  ANTONIO  MURATORI  [±'744- 

mondo  sia  il  suo  paese,  ne  ho  via  sicura  di  fargli  giugnere  i  miei  carat- 
teri, accetto  volentieri  la  grazia,  eh'  ella  è  per  compartirmi. 

Nulla  e  poi  nulla  ho  io  contribuito  alle  note  sopra  la  Secchia.  Il 
signor  Barotti  è  uomo  fornito  di  bella  erudizione,  ne  ha  bisogno  di  me. 
Vero  è  nondimeno,  che  un  suo  amico  di  qui  gli  ha  somministrato  qualche 
aiuto.  Saggiamente  avea  [detto]  V.  S.  illustrissima  al  signor  conte  Fede- 
righi, che  gli  Annali  del  Tassoni,  i  quali  ai  suoi  di  avrebbero  fatta  bella 
comparsa,  infelice  oggi  la  farebbono.  Troppo  si  è  scoperto  dipoi. 

Un  beir  elogio  ella  ha  fatto  all'  opera  teologica  del  padre  Bensì.  Qui 
ra'  era  stato  fatto  credere  che  la  sentenza  era  stata  favorevole.  E  tale 
dovea  essere  secondo  le  ragioni  e  i  desiderii  de'  socii.  Come  poi  sia  riu- 
scita in  contrario,  lascerò  cercarne  ad  altri  il  perchè. 

Non  sarà  contento  il  signor  marchese  Maifei  della  risposta  del  signor 
canonico  Goiù.  Rinnovando  le  proteste  del  mio  ossequio,  mi  confermo. 


4904. 

AD  ANGELO  MARIA  QUERINI  in  Roma. 
Modena,  1   Maggio  1744. 

Biblioteca  Qubriniana,  Brescia,  edita  ['^63]. 

Se  questo  mio  riverente  foglio  avrà  la  fortuna  di  giugnere  costà  prima 
che  se  ne  parta  V.  E.,  arriveranno  a  tempo  i  miei  umilissimi  ringra- 
ziamenti per  la  benignità  con  cui  ella  s'è  degnata  di  notificarmi  il  suo 
felice  arrivo  all'alma  città.  Non  poteva  poi  aspettarsi  altro  che  un  aifet- 
tuoso  accoglimento  di  nostro  signore,  alla  riverita  persona  di  V.  E.,  perchè 
la  santità  sua  (  per  nulla  dire  della  fraternità  )  è  buon  padre  per  tutti  e 
specialmente  di  chi  è  più  da  stimare  per  i  suoi  meriti  che  per  l'ornato 
della  sacra  porpora. 

Sento  che  si  legge  costi  con  molto  piacere  la  di  lei  Diatriba  alle  let- 
tere del  Polo,  il  quale  è  da  credere  che  al  cielo  festosamente  miri  l' onore 
che  fa  V.  E.  alla  di  lui  memoria.  Desidero  anch'io  che  se  ne  effettui  l'edi- 
zione, sperando  che  gli  inglesi  di  oggidì  resteranno  anch' eglino  obbligati  a 
chi  fa  meglio  conoscere  le  rai*e  prerogative  di  quel  porporato. 

Noia  lascierò  di  accompagnare  il  ritorno  dell'  E.  V.  con  gli  augurii  di 
ogni  maggior  felicità,  e  specialmente  bramerei  che  non  avesse  a  trovar 
per  istrada  sciable  e  mustacchi. 

Umilissime  grazie  ancora  le  rendo,  per  avere  portato  a  piedi  di  S.  S. 
il  mio  povero  nome  e  i  sentimenti  miei  intorno  alla  licenza  che  si  è  preso 
monsignor  di  Viterbo  di  pubblicare,  senza  mia  saputa  ed  assenso,  una  let- 
tera fatta  per  altro  che  per  vedere  la  luce. 


-ITA^]  A  FORTUNATO  TAMBURINI  4586 

Passò  poi.  una  mattina  di  baonissima  ora,  reminentissimo  Alberoni, 
né  ebbi  la  fortuna  d' incbiuarlo. 

Con  che,  baciandole  la  sacra  porpora,  e  pieno  di  venerazione,  mi 
ricordo. 

4905. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 

Modena,  2  Maggio  1744. 

Archivio  Soli  Mcbatoki  {  R.  Bibl.  Est.),  Modena. 

Bella  consolazione  mi  ha  recato  T  ultimo  benignissimo  foglio  di  V.  E. 
coir  avviso  di  averle  già  il  padre  Bianchini  consegnata  buona  parte  delle 
spoglie  sue,  e  che  queste  già  sieno  per  viaggio  raccomandate  alla  condotta. 
Dico  buona  parte;  perchè  egli  mi  scrive  in  questo  ordinario  di  non  aver 
contribuito  tutto,  e  si  riserba  di  tornare  ad  incomodarla.  Mi  accingerò 
io  volentieri  a  questa  impresa,  non  mi  restando  altro  dispiacere  se  non 
l'osservare  che  tanti  prima  di  me.  e  superiori  di  molto  a  me  in  sapere 
han  coltivato  questo  terreno.  A  suo  tempo  giudichei'ò  meglio  di  tale  affare. 
Intanto  grande  animo  mi  fa  l'impulso  e  la  generosa  protezione  dell' E.  V., 
a  cui  perciò  comincio  a  rendere  infinite  grazie. 

Scrissi  a  Venezia  per  V Hittorpio.  Non  s'è  trovato  in  alcuna  bottega 
vendibile.  Ne  hanno  scritto  in  Germania. 

In  caso  di  disperazione  mi  prevarrò  delle  di  lei  benigne  esibizioni,  e 
basterà  l'edizione  ch'ella  ha;  perchè  gli  opuscoli  da  lui  raccolti  può  es- 
sere che  si  trovino  altrove;  ed  alcuni  d'essi,  massimamente  de' trattanti 
de'  misterj,  poco  possono  servire  all'  intento  mio. 

Avrei  veramente  desiderato,  che,  per  mezzo  dell' E.  V.,  fossero  passati 
al  trono  pontitìzio,  i  tomi  finora  stampati  de' miei  Annali.  Pazienza,  se,  chi 
gli  ha  ricevuti,  non  ha  avuta  tanta  fretta.  Per  li  restanti  converrà  pren- 
dere meglio  le  misure.  Desidero  che  non  tardino  a  giungere  le  altre  due 
copie  a  V.  E.,  cioè  l'una  per  l'È.  V.,  e  l'altra  per  monsignor  Levizzaui. 

Passò  poi  una  mattina  di  qua  a  buonissima  ora  l' eminentissimo  Al- 
beroni né  ebbi  la  fortuna  d'inchinarlo.  Ha  ben  ella  avuta  quella  di  rice- 
vere tante  finezze  dell' eminentissimo  Querini,  il  quale  mi  scrive,  che  fra 
due  settimane  si  rimetterà  in  viaggio.  Oh  quante  belle  cose  le  avrà  detto 
del  Polo.  Molte  altre  ne  ha  comunicate  a  me  dell'affettuoso,  anzi  sontuoso 
accoglimento  fattogli  da  N.  S. 

Co' più  vivi  ringraziamenti,  e  con  baciarle  la  sacra  porpora,  mira- 
tifico,  di  V.  E. 


4583  LODOVICO   ANTONIO  MURATORI  [IT^^- 


4906. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Piacenza. 
Modena,  5  Maggio  1744. 

BiBMOTKCA  CoMUNAr,E,  Piacenza. 

Serva  la  presente  mia  per  rallegrarmi  con  V.  S.  reverendissima  per 
l'arrivo  già  seguito,  o  che  in  breve  seguirà  di  lei  a  cotestà  città,  ma  con 
insieme  dolermi  che  in  tanta  vicinanza  io  non  possa  riverirla  personal- 
mente e  far  seco  un  buon  cambio  di  parole.  Queste  contumacie  pur  troppo 
sono  a  noi  di  grave  scomodo  e  danno:  e  ad  esse  imputerò  io  ch'ella  non 
vada  a  fare  una  visita  a  Piacenza. 

Di  nuove  non  occorre  ch'io  pai'li,  perch'olla  si  trova  o  si  truoverà 
presto  in  una  città  che  dà  a  noi  quelle  di  Genova  e  quelle  di  Napoli  '  (sic!). 
Se  vogliam  credere  a  questi  signori,  l'impresa  di  Villafranca  è  costata  0  o 
7  mila  persone  a  i  gallispani.  Né  si  può  negare,  le  truppe  del  re  sardo, 
benché  fossero  in  buona  parte  di  nazionali,  hanno  bravamente  combattuto, 
e  solamente  le  ha  oppresse  il  troppo  numero  degli  avversari.  Aggiungasi 
che  gli  ufficiali  e  comandanti  non  hanno  fatto  il  loro  dovere.  Il  marchese 
di  Susa  fu  sorpreso  in  casa  dove  stava  scrivendo  un  biglietto  a  Mattheus. 

Né  i  battaglioni  accorsero  a  tempo  a'  trinceramenti.  Dicono  seguito  il 
conflitto,  dappoiché  furono  entrati  i  nemici.  Converrà  intendere  ancora 
come  la  dipingono  i  franzesi,  e  come  sia  per  li  prigioni  da  ambe  le  parti. 
Per  altro  Montalbano  e  Villafranca  si  dan  presi  a  patti  di  buona  guerra, 
e  4000  sardi  tra  morti,  prigioni  e  disertati.  Ci  vorrà  del  tempo  a  chiarir 
tutto.  Un'altra  gran  scena  si  prepara  nel  regno  di  Napoli,  e  intorno  a 
ciò  si  fanno  mille  lunari,  né  io  oso  dir  altro. 

Mi  fu  scritto,  che  l'affai-e  di  V.  S  reverendissima  annunciato  dal 
padre  Baldini,  fu  rimesso  al  s.  uffizio.  Oh  quel  sacro  tribunale  avrà  pur 
dato  da  gridare  a  i  soci  del  padre  veneto. 

Il  nostro  padre  Baldini  m'aveva  detto  che  la  causa  era  finita  in 
bene  al  dispetto  di  quel  fanatico.  Cosi  non  dicono  Cracas  e  le  Novelle  let- 
terarie di  Firenze. 

Aspetto  buone  nuove  della  di  lei  salute,  ed  ossequiosamente,  mi  ras- 
segno, di  V.  S.  reverendissima. 


*  Questa  frase  poco  chiara  corrisponde  in  tutto  all'  originale. 


-l'7'4^1  A  NICOLA  TAOOLI  4687 


4907. 

A   MATTEO  MELONI  in  Carpi. 
Modena,  5  Magirio  1744. 
Arobitio  ost.1^  Co  KOS  sa  AZIO»  E  DI  Casità,  Correggio,  edita  [372]. 

Bone  ha  fatto  V.  S.  con  ricevere  le  lire  cento  del  Como  a  conto  di 
due  semestri  maturati  del  mio  censo.  Il  poco  che  resta  a  dare,  con  un 
po'  di  paura  che  gli  si  faccia,  è  da  sperare  che  lo  pagherà  fra  qualche 
tempo.  Per  rimettere  qua  esso  danaro,  mi  favorisca  ella  di  aspettare  che 
passino  certe  buone  genti,  le  quali  forse  ora  son  giunte  costà,  e  sia  quieto 
il  tempo. 

Allora,  capitandole  occasion  sicura,  potrà  inviarmelo.  Intanto,  mille 
grazie,  e.  rassegnandole  il  mio  rispetto,  mi  confermo. 


4908. 

A  NICOLA  TACOLI  in  Reggio. 
Modena,  5  Maggio  1744. 

Akcritio  Tacou,  Modena. 

Si  sparse  qui  la  voce,  che  il  signor  conte  Cristiani  avesse  ottenuto, 
che  si  desse  il  pane  alle  vedove,  e  si  pagassero  i  legati  pii.  Han  fatto 
ricorso  per  questo  a  me  più  povere  donne.  Ne  ho  chiesto  conto  ai  mini- 
stri: non  ne  sanno  dir  parola.  S'è  cercato,  onde  sia  proceduta  tal  nuova: 
non  se  ne  può  ricavar  l'origine.  In  una  parola,  finora  essa  è  senza  fon- 
damento. Ce  ne  chiariremo  al  ritorno  del  suddetto  signor  conte,  che  dentro 
al  mese  corrente  dovrebbe  ritornare.  Ma  noi  non  ne  speriamo  alcun  frutto. 
E  quand'anche  si  vedesse  questo  miracolo,  sia  certa  V.  S.  illustrissima, 
che  non  si  pagherebbero  se  non  que'  debiti,  che  sono  stati  denunziati,  e 
messi  nel  voto  inviato  alle  corti. 

Volesse  Dio,  che  ci  fosse  anche  luogo  pel  di  lei  credito,  ch'io  non 
mancherei  di  ben  servirla. 

Intanto,  assicurandola  di  tutla  la  mia  premura  ad  ubbidirla,  e  ringra- 
ziandola del  pagamento  fatto  al  signor  d.  Fortunato  Altimani,  con  vero 
ossequio,  mi  rassegno. 


4588  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [l'7'44- 


4909. 

A  FLAMINIO  SCARSELLI*  in  Bologna. 

Modena,  8  Maggio  1744. 

Biiti.ioTBCA  Universitaria,  Bologna,  edita  [163]. 

Prima  d'aver  letto  il  Davide  penitente,  di  cui  V.  S.  illustrissima  mi 
ha  favorito,  non  ho  voluto  risponderle.  Soddisfaccio  ora  al  debito  mio 
con  ringraziarla  sommamente  di  questo  dono,  e  di  avermi  dato  maggior- 
mente a  conoscere,  qual  sia  la  sua  abilità  nelle  materie  poetiche.  Non 
manca  a  questa  sua  tragedia  alcuno  de'  pregi,  che  si  ricercano  a  sì  fatti 
componimenti  ;  ma  spezialmente  ella  sa  far  parlare  con  gran  nobiltà  e  sen- 
satezza i  suoi  personaggi.  Me  ne  rallegro  con  lei,  e  le  auguro,  che  trovi 
qualche  altro  argomento,  in  cui  la  perizia  sia  tale,  che  tenga  interessato 
e  muova  chi  ascolta  o  legge.  Con  che,  notificandole  la  mia  vera  stima  ed 
ossequio,  mi  confermo,  di  V.  P.  illustrissima. 


4910. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena  (  S.  Agnese  ),  1 1  Maggio  1744. 

R.  Biblioteca  Riocabdiaka,  Firenze,  edita  {  189]. 

In  risposta  all'ultimo  (carissimo  foglio  di  V.  S.  illustrissima,  le  dico 
che  dovrà  in  breve  passare  per  di  qua  Teminentissimo  Querini  di  ritorno 
da  Roma,  e  il  vedrò.  Potrebbe  anche  essere  che  venisse  a  far  la  contu- 
macia nel  mio  casinetto,  dove  ora  mi  truovo  a  godere  un  po'  di  campagna. 
Gli  significherò  la  di  lei  buona  volontà,  e  quanto  ella  mi  ha  scritto  intorno 
al  copiare  cotesto  manoscritto.  Al  veder  costi  che  tutti  ricorrono  a  lei 
per  si  fatte  occorrenze,  dovrebbono  pure  concepir  sempre  più  stima  di  lei 
e  pensare  ad  impiegarla. 

Troppo  sarebbe  che  il  libraio  di  Trento  avesse  da  inviare  anche  a 
me  i  fogli  stampati  da  rivedere.  Gli  stampatori  hanno  bisogno  di  ricu- 
perar tosto  i  caratteri,  e  porterebbe  gran  tempo  il  far  girare  le  brutte 
copie.  Per  quello  poi  che  riguarda  V.  S.  illustrissima,  siccome  ella  ha 
tutta  la  libertà  di  dire  i  suoi  sentimenti,  e  questi  saran  detti  con  buon 
fondamento,  nulla  occorre    ch'io    li    rivegga.   Finita  l'edizione,  allora   sì, 


*  Responsive  in  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  n.°  3  da  Roma,  1740- '47. 


-l'7'44:]  A  OOUKNIGO  BRIOHIEBI  COLOMBI  4589 

avrò  gusto  di  vederli.  Sarà  lodevole  il  di  lei  progetto  di  ridurre  in  com- 
pendio, di  adattare  a'  tempi  nostri  tutto  il  corpo  delle  leggi  giustinianee. 
Se  si  fosse  più  a  tempo,  bramerei  che  si  aggiugnesse  ai  difetti  delle  pan- 
dette, che  talvolta  neppure  siam  certi  se  la  legge,  o  conclusione  sia  nega- 
tiva o  affermativa,  per  mancamento  degli  stessi  antichi  copisti,  corso 
au'jhe  nelle  pandette  fiorentine,  dimodoché  Antonio,  Agostino,  Gregorio 
Aleandro,  l'Alciato,  il  Cuiaccio,  Dionisio  Gotifredo  ed  altri,  ad  alcune 
leggi  hanno  aggiunto  il  Non.  o  pure  l'hanno  levato.  Intorno  a  che  è  da 
vedere  un  trattato  del  Tauchio.  dato  alla  luce  nel  1728  in  Amsterdam. 
Non  è  certo  un  picciol  difetto  il  non  essere  noi  certi  in  varie  leggi,  se 
r  iutenzion  d' essa  sia  per  l' affermativa  o  pure  per  la  negativa.  Se  non 
sarà  a  tempo  tale  osservazione,  poco  importerà. 

Fra  i  continui  disturbi  ed  incomodi  che  vo  recando  a  lei.  gliene 
soprasta  ora  uno,  da  cui  non  ho  potuto  dispensarmi  pel  dubbio  se  il  si- 
gnor Ippolito  Bertolani  sia  di  presente  costi,  che  ne  avrei  scritto  a  lui. 
meravigliandomi  che  non  m'abbia  mai  ordinato  di  rimborsarlo  dello  speso 
per  me.  Cioè  ho  inviata  a  Venezia  una  balletta  di  libri,  che  contiene  il 
resto  dei  tomi  à.Q\V Antiqui tates  Italicae,  le  quali  ho  bisogno  d'inviare 
a  Dresda  perchè  dedicati  a  quel  re,  e  ai  snoi  principi  figliuoli.  Il  tomo  I 
e  II  andarono.  Il  III  restò  costì  presso  il  suddetto  signor  Bertolani,  a 
cagion  della  guerra  dell'anno  prossimo  passato.  Tale  balletta  segnata  •!• 
D.  B.  C  è  indirizzata  a  V.  S.  illustrissima  essendomi  io  preso  questo 
ardire  per  la  conoscenza  della  di  lei  bontà.  Verrà  per  la  via  di  Trieste. 
Quello  che  occorrerà  di  spesa,  pel  viaggio  e  dazi,  le  sarà  da  me  rimbor- 
sato ad  ogni  suo  cenno.  Oltre  a  ciò  in  essa  balla  v'ha  un  involto  conte- 
nente due  copie  dell'  ultimo  tomo  delle  Iscrizioni  che  si  dee  dare  a  S.  A. 
il  signor  principe  di  Lichtenstein,  il  quale  mi  scrisse  che  avrebbe  soddi- 
sfatto per  la  spesa  del  porto.  E  però  presentandolo,  se  gli  dovrà  notificar 
la  sua  porzione  d'essa  spesa.  Fors'egli  non  sarà  costi.  Penserà  ella  a  quei 
che  convenga  in  tal  caso.  Ma  se  non  si  trovasse  costi  il  signor  Bertolani. 
sarebbe  per  me  un  grande  imbroglio,  perchè  avendo  egli  il  tomo  III  e 
sapendo  inoltre  come  son  legati  i  prece;lenti,  non  si  potrebbono  mandar  i 
susseguenti  a  Dresda,  né  legar  le  sole  copie  che  vanno  al  re:  poiché  per 
le  copie  destinate  al  principe  reale,  e  per  le  terze  destinate  pel  padre  Gue- 
rini gesuita,  teologo  di  sua  maestà,  non  penso  di  farle  legare.  A  buon 
conto  ora  solamente  la  prego  di  aver  cura  di  ricuperar  la  balla,  quando 
sarà  giunta,  che  poi  si  penserà  al  resto. 

Valorosamente  s' opposero  i  savoiardi  ai  nemici,  ma  in  fine  si  son 
renduti  i  gallispani  padroni  di  Villafranca,  Montalbano  e  Oneglia.  Quali 
siano  gli  ulteriori  disegni  d'essi,  noi  non  sappiamo.  Si  teme  che  vogliano 
penetrare  nel  genovesato  e  tentar  poi  di  calare  verso  Tortona,  Alessan- 
dria, ecc.,  A  questo  fine  si  discorre  di  un  accampamento  verso  Novi.  Tre- 


4590  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [1*?44:- 

mila  croati  son  passati  di  qua  per  unirsi  al  signor  principe  di  Lobkowitz, 
che  è  in  piena  marcia  per  Foligno,  alla  volta  del  regno,  con  aver  lasciato 
a  Fermo  un  corpo  di  gente,  che  è  già  entrato  per  quella  parte  in  esso 
l'egno.  A  molti  sembra  strano  un  tal  disegno  con  lasciar  esposto  il  re 
sardo  a  molti  pericoli,  se  i  franzesi  s'ingrossassero.  Ma  ne  deono  sapere 
in  Torino  e  Vienna  più  di  noi.  Gran  foco  in  Italia  ...  sarà  minore  altrove. 
Noi  sospii'iarao,  veggendo  che  ora  comincia  la  guerra.  Mi  rassegno,  etc. 


4911. 

AD  OTTAVIO  BOCCHI  in  Venezia. 
Modena,  J4  Maggio  1744. 

Aboiiivio  Bocchi,  Adria,  edita  [117]- 

Perchè,  essendo  interrotto  il  commercio,  né  venendo  gente  a  codesta 
volta  sarei  intricato  a  trovar  chi  portasse  a  V.  S.  illustrissima  gli  An- 
nali, e  molto  più  perchè  mi  truovo  avere  un  grosso  credito  col  signor 
Manfrè  libraio,  ho  creduto  meglio  di  scrivere  al  medesimo  che  paghi  a 
lei  le  L.  *20,  delle  quali  io  le  restava  debitore.  Però  si  lasci  vedere  da 
lui,  che  sarà  soddisfatto. 

Curiosi  sono  gli  ulteriori  scoprimenti  delle  antichità  di  Adria,  per  li 
quali  veggo  che  anch'olla  fa  buona  figura  ne' libri  di  chi  illustra  le  etrusche. 
Ma  non  ho  osservato  fin  qui  che  alcuno  discifri  le  lettere  scoperte  ne' Vasi 
di  Adria.  Forse  un  di  si  farà.  Grande  obbligazione  avrà  a  lei  la  sua  patria. 
Con  che,  rassegnandole  il  mio  rispetto,  mi  confermo. 

4912. 

A  GIUSEPPE  ANTONIO  SASSI  in  Milano. 
Modena,  19  Ma>:gio  1744. 

Biblioteca  Ambrosiana,  Milano,  edita  [17t)]. 

Ha  preso  il  p.  maestro  Martini  bolognese  minor  conventuale,  siccome 
uomo  dottissimo  in  varie  professioni,  a  trattar  della  musica  antica  e 
moderna,  nel  qual  studio  forse  ninno  il  pareggia,  ed  ha  raccolto  molti  ma- 
noscritti di  questo  argomento.  Avendo  egli  osservato  aver  io  fatta  men- 
zione nelle  mie  Antichità  italiche  de'  manoscritti  di  Guido  Aretino,  Mar- 
chetto da  Padova,  etc.  bramerebbe  d'  essere  meglio  informato  d' essi  libri, 
e  mi  ha  fatto  pregare  da  persona  d'autorità  d'implorare  da  V.  S.  illustris- 
sima la  benigna  permissione,  per   poter   ricavare   ulteriori   notizie  di  tali 


-l'7<4:-4k]  A  aiAN  URISOSTOÌfO    TKOlf BELLI  45U1 


autori.  Ho  risposto  che  a  lei  porgerò  le  mie  suppliche,  siccome  ora  fo  con 
tutto  lo  spirito;  ma  ch'egli  abbia  corrispondente  costi  che  venga  a  vedere 
essi  manoscritti,  essendo  ella  troppo  piena  d'occupazioni.  S'egli  l'invierà, 
i  favori  che  a  lui  ella  compartirà,  li  riceverò  io  come  fatti  a  me  stesso. 
E  se  V.  S.  illustrissima  vorrà  anche  permettere  che  esso  corrispondente 
vegga  r  indice  de'  manoscritti,  per  cercare  se  vi  fossero  altri  antichi  trat- 
tati di  musica,  cresceranno  le  mie  obbligazioni  per  1'  abbondanza  delle  sue 
finezze. 

Sperava  io  di  poter  inchinare  l' eminentissimo  vostro  arcivescovo 
nel  suo  ritorno  a  Milano.  Mi  è  andata  fallita.  Di  grazia,  la  prima  volta 
oh'  ella  va  all'  udienza  dell'  E.  S.  mi  onori  di  umiliarle  il  mio  ossequio  e 
le  mie  congratulazioni.  Avete  un  arcivescovo  dotto,  gentile,  affabile  e  che 
nulla  ha  portato  da  Roma  di  quel  fumo  che  accieca  tanti  altri.  Me  ne 
rallegro  con  voi  altri  signori.  Seppi  l'incomodo  da  lei  patito  nella  sanità, 
e  il  ristabilimento. 

Dio  ce  la  conservi  un  gran  pezzo.  Con  che.  ratificandole  il  mio  in- 
violabil  ossequio,  mi  confermo,  etc. 


4913. 

A  GIAN  GRISOSTOMO  TROMBELLI  in  Bologna. 
Modena,  19  Maggio  1744. 

Baccolta  Bosccomfagni,  Koiua. 

Sommamente  bello  e  plausibile  è  il  disegno  di  cotesto  p.  maestro  Mar- 
tini di  far  raccolta  di  chi  ha  trattato  della  musica  ne'  secoli  barbari,  con- 
ducendo po.scia  i  lettori  a  ravvivar  di  mano  in  mano  il  miglioramento  di 
questa  professione.  Anzi  sarebbe  da  desiderare,  che  mostrasse,  qual  fosse 
il  canto  prima  di  Guido  Aretino,  giacché  si  trovano  in  Roma,  ed  altrove 
autifonarj  antichissimi  manoscritti  colle  note  usate  allora,  e  consistenti  in 
punti  e  linee.  A  me  non  sovviene  di  aver  veduto  nell'Ambrosiana  altri 
autori  manoscritti,  che  trattino  di  musica:  e  di  quei,  che  ho  riferito,  non 
80  dire  di  più. 

Sarà  dunque  ubbidita  V.  S.  illustrissima,  e  io  ne  scriverò  con  tutta 
premura  al  signor  bibliotecario  Sassi.  Ma  dica  ad  esso  p.  maestro  che  il 
signor  Sassi  è  vecchio,  e  di  poca  sanità,  né  si  vorrà  prendere  molta  briga. 
Perciò  crederei  io  bene,  anzi  necessario,  eh'  egli  scriva  ad  alcuno  de*  suoi 
religiosi  in  Milano,  il  quale  si  porti  da  esso  signor  Sassi,  a  fine  di  poter 
visitare  que'  manoscritti,  per  riferirne  poi  qaello,  che  bramerà  esso 
p.  maestro.  Io  ne  scriverò  in  questo  ordinario,  e  pregherò  in  oltre  il 
signor  bibliotecario  di  lasciar  vedere  al  deputato  da   esso  padre   l' indice 


4592  LODOVICO  ANTONIO   MUHATOEI  tl'744- 


de'manoscritti,  per  vedere,  se  altro  antico  scrittore  avesse  trattato  di  questo 
argomento.  Rallegrandomi,  intanto,  di  vedermi  vivo  nella  memoria  di  V.  S. 
illustrissima  e  desidei'oso  sempre  dell'  onore  de' suoi  comandamenti,  passo  a 
confermarmi,  col  maggiore  ossequio,  di  V.  S.  illustrissima  e  reverendissima. 


4914. 

A  ERANCÌESCO  CONTARELLI  in  Ferrara. 

Modena,  21  Mag,^io  1744. 
Abohivio  deIìLA  Congbegazionb  di  Carità,  Correggio,  edita  [27,'], 

Mi  ha  il  foglio  carissimo  di  V.  S.  illustrissima  liberato  da  ogni  in- 
quietudine, e  la  ringrazio  per  questo.  Tornerò  io  dunque  a  scrivere  al 
vicario  ne'  termini,  eh'  ella  mi  accenna,  e  lascerò  correre  la  lettera  per  la 
posta,  giacché  egli  non  vuole  avere  ricevuta  l'altra  mia  precedente.  S'egli 
vorrà  essere  padrone  di  lasciar  a'  suoi  eredi  gli  arredi  fatti  di  sua  borsa, 
può  farlo.  Verisimilmente  io  allora  non  ci  sarò  più.  Vegga  pur  ella,  se  può, 
di  ridurlo  ad  un  tollerabil  partito  ;  che  allora  poi  si  penserà  a  pagarlo. 

Ebbe  per  risposta  la  signora  Finci  dal  signor  Piccinino,  ch'egli  non 
voleva  accudire  alla  compra  della  di  lei  casa.  Prego  V.  S.  illustrissima 
di  dirgli  che  nel  pensiero  di  disfarsi  di  cotesto  stabile  ella  vorrebbe  pure 
anteporre  lui  ad  ogni  altro  compratore.  E  però  si  contenterà  di  darla  a 
lui  per  trecento  filippi  netti  per  lei.  Quando  poi  né  pur  per  questo  gli 
piacesse,  prego  che  si  ripigli  il  trattato  colla  persona,  che  prima  ne  pro- 
pose l'acquisto,  a  cui  la  darà  per  li  300  filippi  netti  per  lei:  ma  vorrebbe 
poter  tirare  l' affitto  di  S.  Michele.  Prego  anch'  io  V.  S.  illustrissima  di 
voler  sopra  ciò  intendere  le  risoluzioni  dell'uno  e  dell' r.ltro  il  più  presto 
possibile,  acciocché  essa  signora  Finci  possa  prendere  altre  sue  misure. 

Uon  che,  rinnovando  le  proteste  del  mio  ossequio,  mi  confermo. 


4915. 

A  BONIFAZIO  RANGONI*  in  Modena. 
Modena,  22  Maggio  1744. 
Akchivio  Sol.1  MuHATOiu  (U.  Bibl.  Est.),  Modena,  edita  [147]. 

Gran  vergogna  è  al  certo  di  questi  nostri  jioetini,  i    quali   invece  di 
amarsi  e  sostenersi  insieme,  come  converrebbe  a  buoni  ed  onesti  cittadini. 

*  Responsive  in  ^rchiwio  tìoli  Muratori  (R.  Bibl.  Est.),  n."  I  da  Mantova,  1745. 


l'?-4'4]  A  DOMENICO  BRIGHIEBI  COLOMBI  4593 


faa  gaerra  spietata  fra  loro.  Era  io  ben  iuformato  delle  lor  prodezze,  ma 
non  aveva  fatta  riflossione  che  in  queste  battaglie  fossero  mischiati  i  par- 
ticolari riguardi  di  V.  E.,  de'  quali  ella  si  è  degnata  con  suo  benignissimo 
foglio  informarmi.  Quanto  al  di  lei  segretario,  uomo  savio  e  dabbene,  si 
riduce  a  mio  credere  il  suo  reato  alla  poca  avvertenza  di  non  aver  no- 
tificato al  padrone  o  al  signor  conte  Santagata  quel  che  occorreva  ;  e  però 
il  gastigo  a  lui  prepai-ato  pare  che  non  dovesse  essere  di  lunga  durata. 

Per  quello  poi  che  riguarda  il  signor  commissario  Corradi,  non  ho  io 
mancato  di  rappresentargli  le  convenienze  spettanti  a  V.  E.  nel  disordine 
passato;  e  gli  è  stato  ben  sensibile,  che  la  poca  prudente  condotta  del 
figlio  possa  aver  fatto  comparir  lui  dimentico  di  quel  sommo  rispetto  che 
ha  professato  sempre  e  professa  all'È.  V.  e  a  tutta  la  di  lei  nobile  Casa. 

Ora  egli  crede  di  essere  assai  giustificato,  perchè  nulla  seppe  delle 
ciarle  passate,  se  non  dappoiché  il  figlio  fu  condotto  in  fortezza.  E,  quel 
che  più  importa,  non  parlò  punto  esso  suo  figlio  di  bastonate,  ma  sola- 
mente di  avere  impedito  che  non  fosse  fatto  ricorso  al  Governo  centra  del 
signor  Martinelli.  E  ch'egli  parlasse  cosi,  e  non  altrimenti,  dice  di  averne 
ottimi  testimoni,  che  V  hanno  udito  dall'  altro  Martinelli  a  cui  fu  fatta  la 
parlata.  Quando  ciò  sia.  vede  V,  E.  quanto  sia  diverso  l'aspetto  di  questo 
affare.  Mi  ha  anche  mostrato  il  biglietto  che  fu  allora  adoperato,  in  cui 
non  v'  ha  parola  di  bastone.  Intanto  è  restato  esso  signor  Corradi  di  scri- 
verne a  lei,  ed  ha  portato  anche  alla  signora  d.  Giovanna  le  suddette 
giustificazioni,  esibendosi  di  provarle  occorrendo. 

Non  lascerò  io  di  far  palese  la  giusta  delicatezza  di  V.  E.  in  questo 
proposito,  dovunque  mi  parrà  più  convenevole;  e,  credendomi  ella,  tanto 
in  ciò  che  in  altro  atto  ad  ubbidirla,  riputerò  sempre  mia  fortuna  l'onore 
dei  suoi  comandamenti.  Con  pregarla  di  portare  i  miei  rispetti  al  signor 
marchese  Lodovico,  e  con  rinnovar  le  proteste  del  mio  inviolabil  ossequio, 
mi  confermo,  etc. 

4916. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 

Modena,  26  Maggio  1744. 

B.  Biblioteca  Biccaroiaha,  Firenze,  edita  [215]. 

In  somma,  come  io  appunto  sperava,  le  mie  preghiere  portate  da  V.  S. 
illustrissima  al  gentilissimo  signor  Forlosia  hanno  prodotto  a  me  le  notizie 
che  mi  occorr^^^ano  di  cotesto  antichissimo  Sacramentario;  ma  non  già  si 
antico,  come  si  credette  il  Lambecio.  Avendone  ancor  noi  uno  qui  in  Mo- 
dena che  almeno  è  del  secolo  X,  poca  diiferenza  ci  può  essere  da  cotesto. 
Ne  ho  anche  altri  di  non  minore  antichità  presi  dalla  Vaticana,  e  però 
EpUtolario  di  Lodovico  Antonio  Muratori.  —  Voi.  X.  290. 


4594  LODOVICO   ANTONIO   MUEATOEI  [l*?**-*- 


non  occorre  desiderar  copia  di  cotesto.  Son  preziose  nondimeno  le  notizie 
che  d'  esso  mi  lia,  recato  Y  onoratissimo  signor  Forlosia,  al  quale  perciò  la 
prego  di  portare  i  miei  più  obbligati  ringraziamenti  e  rispetti.  S' egli  tut- 
tavia volesse  permettei-e  ohe  si  notassero  anche  le  messe  susseguenti  alla 
feria  V  della  domenica  I  di  quaresima,  dico  quelle  de' Santi,  poiché  le 
messe  delle  domeniche  son  le  stesse  in  tutti  i  Sacramentari,  a  riserva  solo 
di  notare  se  nelF  ottava  della  Pentecoste  vi  sia  la  domenica  de  Trinitate, 
io  gliene  resterei  sommamente  tenuto.  Grandemente  caro  eziandio  mi  sa- 
rebbe il  Necrologio,  che  quivi  si  legge,  se  pure  il  signor  Forlosia  cre- 
desse che  fosse  inedito.  Non  mancherò  io  di  far  onore  a  chi  mi  avrà 
favorito. 

Il  messale  da  V.  S.  illustrissima  veduto  presso  cotesti  pp.  Agostiniani 
non  è  di  tale  antichità  che  meriti  di  entrare  in  mazzo.  E  se  veramente 
la  messa  di  s.  Giob  dicesse  contra  morbum  (jalUcum,  se  ne  dedurrebbe 
che  il  messale  fosse  dopo  il  1500.  Noi  abbiam  qui  due  altri  messali  scritti 
prima  del  1200.  Ciascuno  ha  messe  aggiunte,  e  cosi  han  tutti  gli  altri. 
Mi  è  ben  sommamente  piaciuto  l' avermi  ella  indicato  il  libro  del  Bin- 
ghamio  tradotto  in  latino  e  stampato  in  Hala.  Ho  necessità  di  averlo,  e 
per  questo  ricorro  alla  di  lei  infaticabile  bontà,  acciocché  me  ne  compri 
o  faccia  comperare  una  copia  con  avvisarmi  poi  dello  speso.  Vedrò  anche 
il  Fabrizio.  Ma  ho  il  Goar  che  tratta  di  tutta  la  liturgia  greca.  Così  avessi 
altri  libri  che  mi  mancano  !  e  sopratutto  son  disperato  a  trovare  la  li- 
turgia di  Michele  Hittorpio,  e  due  libri  di  tal  materia  di  Iacopo  Pamelio. 
S' è  scritto  in  Germania  per  cercarli.  Se  mai  si  potessero  trovare  costi, 
sommamente  mi  raccomando  che  ne  faccia  l' acquisto  per  me. 

Già  me  V  aspettava  che  1'  edizione  fatta  in  Trento  avesse  da  recare 
imbrogli.  Non  falla  quel  libraio  a  sperare  spaccio  del  libro  in  Germania, 
se  uscirà  latino  il  testo  e  le  note;  ma  Dio  sa  se  in  Italia  sarà  ricercala 
tale  edizione  ;  iatorno  a  ciò  mi  rimetto  alla  di  lei  prudenza,  e  molto  più 
in  quel  che  riguarda  il  nome  del  Grozio,  e  il  Seminarium,  etc.  Passo  ora 
ai  ringraziamenti  dovuti  alla  di  lei  bontà  per  l' operato  col  signor  Forlosia- 
e  per  li  favori,  de'  quali  in  altra  mia  precedente  1'  ho  pregata  per  la  bal- 
letta di  libri  a  lei  indirizzata,  e  che  dovrebbe  poi  passare  alla  corte  di 
S.  M.  polacca.  Già  fu  questa  spedita  a  Trieste,  e  però  non  dovrebbe  tar- 
dare ad  arrivare  costà. 

Non  mi  ha  ella  mai  detto  se  il  signor  conte  Iacopo  Molza,  capitano 
delle  truppe  della  regina,  le  abbia  mandato  que' due  libercoli  che  le  spedii. 
Non  vorrei  che  si  perdessero,  benché  sieno  una  bagattella. 

Gran  fuoco  che  si  è  acceso,  e  che  ci  fa  temere  più  che  mai  lontana 
la  pace!  Qui  noi  tenevamo  per  certo  che  il  signor  principe  di  Lobkowitz 
non  avrebbe  ostacolo  ad  entrare,  anzi  a  conquistare  il  regno  di  Napoli. 
perchè  quel  re  supponevamo  che  avesse  forze  inferiori  di  qualità  e  di  nu- 


-l'7'4'4:J  A  JTORTUNATO  TAMBUKINI  4595 


mero.  Siamo  restati  sorpresi  all'  intendere  che  la  di  lai  armata  si  sia  inol- 
trata nello  Stalo  della  Chiesa,  e  parte  sia  giunta  a  Tivoli  e  a  Montero- 
tondo,  da  dove  ha  fatto  fuggir  gli  usseri,  e  presa  parte  di  quel  magaz- 
zino, con  apparenza  che  si  voglia  postare  al  Tevere.  Ciò  che  sarà,  Dio  lo 
sa  !  Gli  spaguuoli  fuggiran  la  battaglia  e  cercheranno,  se  possono,  di  stancar 
gli  avversari.  Per  conto  del  re  di  Sardegna,  era  corsa  voce  che  i  franzesi 
avessero  preso  Oueglia.  Non  è  stato  vero.  Minacciano  essi  di  voler  tentare 
il  passo  da  Castel  Delfino,  e  dicono  ripassato  il  Varo  da  parte  dell'armata 
del  principe  di  Conti.  Per  ora  le  nevi  impediranno.  S' è  detto  che  ver- 
ranno dalla  Toscana  sei  mila  uomini  per  difesa  dello  stato  di  Milano.  Bi- 
sogna aspettare  a  crederlo.  Intanto,  si  tien  per  certo,  che  se  i  franzesi  as- 
saliranno qualche  piazza  della  Fiandra,  gli  olandesi  si  dichiareranno.  Ciò 
che  sia  per  fare  il  prussiano,  è  a  noi  ignoto:  può  essere  che  dia  dell'ap- 
prensioue  a  voialtri. 

Fra  pochi  giorni  aspettiamo  il  signor  conte  Cristiani,  e  qui  si  va  cre- 
dendo che  avremo  due  amministratori.  Sarà  male  per  noi  la  perdita  del 
primo,  ma  convien  chinare  il  capo.  Se  verrà  il  signor  marchese  Erba,  il 
vedremo  volentieri.  Nulla  sappiamo  delle  intenzioni  di  Mattheus.  Crede- 
vasi  che  iuvierebbe  delle  navi  per  secondare  ì*  impi'esa  di  Napoli.  Con 
che,  rassegnandole  il  mio  rispetto,  mi  ricordo,  etc. 

L'  abate  Valentini  non  s' è  veduto  finora. 


491if. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  29  Maggio  1744. 

Akcbitio  Soli  Musatosi  (  R.  BibL  Est.  ),  Modena. 

Andava  io  ditfereudo  il  rispondere  al  graziosissimo  foglio  di  V.  E. 
del  dì  6  del  corrente,  quando  n*  è  sopragianto  un  altro  del  di  9.  Procedeva 
la  mia  dilazione  dal  desiderio  di  veder  sbrigata  da  questo  immaginario 
lazzaretto  la  prima  balla.  Finalmente  ier  l'altro  non  solamente  ricevei  essa 
prima,  ma  seco  ancora  la  seconda,  amendue  ben  condizionate,  e  tutte  ac- 
compagnate da  gli  effetti  della  generosa  bontà  dell' E.  V.  che  ha  voluto 
farmele  venire  franche  di  porto. 

Ora,  venendo  al  proposito  de'  manoscritti  inviati,  non  ho  potuto  pe- 
ranche  scorrerli  tutti,  ne'  so  dire  qual  disegno  io  sia  per  prendere.  L'avere 
il  cardinale  Tommasi,  e  i  pp.  Mabillon,  e  Martène  occupato  tanto  terreno 
in  questo  paese  :  il  trovarsi  tante  ripetizioni  delle  cose  stesse  ;  l' esservene 
di  quelle,  che  importano  poco;  il  non  aver  io  fin  qui  trovato  V Uittorpio, 


4598  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [±'7'4A:' 


e  il  mancarmi  anche  il  Brun  Franzese,  che  ha  trattato  di  tali  materie, 
per  tacer  d'  altri  libri,  fa  restar  sospeso  non  poco. 

Mi  affligge  ancora  il  veder  la  nota  de'  molti  manoscritti  della  Vati- 
cana, che  il  p.  Bianchini  ha  veduto,  e  non  copiato,  senza  saper  dire,  qual 
fosse  ben  far  copiare.  Per  tal  faccenda,  a  me  converrebbe  d'essere  costi, 
e  veder  co'  miei  occhi  essi  manoscritti,  e  poter  scegliere  quel  solo,  che  fa- 
cesse a  proposito.  Basta,  per  ora  non  posso  dire  se  non  che  desidero  di 
faticare  in  questo  argomento,  e  di  prevalermi  delle  grazie  fattemi  dal 
p.  Bianchini,  e  di  que"  favori,  che  il  generoso  cuore  di  V.  E.  mi  fa  spe- 
rare :  ma  senza  poter  dire,  qual  abbia  da  essere  la  mia  risoluzione. 

Meglio  di  quel  che  io  credeva  è  passato  l'aflfare  degli  Annali  ^&bsb.ìì 
alle  mani  pontefizie.  M' accorgo,  che  V.  E.  gli  avrebbe  fatti  legare.  S' è 
risparmiato  questo  aggravio,  e  s'  è  ottenuto  il  medesimo  intento.  Le  rendo 
infinite  grazie  del  passo  fatto,  e  delle  belle  parole,  che  si  sono  intese,  e 
che  io  ho  inteso  pel  buon  verso.  Ma  mi  duol  bene  di  non  aver  nuova, 
che  finora  sieno  pervenute  a  V.  E.  l'altre  due  copie,  quando  ha  tanto 
tempo,  che  furono  consegnate  alla  condotta.  Voglio  [fare  1  ricerche,  e  do- 
glianze per  questo,  e  cercherò  di  sapere,  onde  venga  questo  ritardo. 

Le  rendo  grazie  ancoi'a  per  la  lettera,  che  ha  fatto  avere  al  signor 
abate  Paluzzi.  Qui  è  gran  tempo,  che  non  s' han  lettere  del  nostro  so- 
vrano; e  peggio  può  temersi,  ora  che  sono  inondate  cotesto  campagne  da 
un  torrente  d'  armati,  e  che  armati  !  Invidio  a  lei  la  sua  tranquillità  in 
mezzo  a  tanti  sconcerti,  che  è  ben  giusta.  Non  possiam  già  fare  cosi  noi, 
perchè  in  mezzo  a  guai,  e  guai  che  vanno  crescendo. 

Bene  è  stato  il  gastigo  dato  a  quei  libri  scomunicati,  perchè  si  la- 
sciano vedere  anche  in  Italia.  Assai  è  stata  la  disapprovazione  di  quello 
del  p.  Benzi,  per  cui  avrei  sentito  ciò,  che  m'avran  detto  i  suoi  colleghi, 
che  trattano  da  fanatico  il  p.  Concina. 

Col  bacio  della  sacra  porpora,  e  colla  protesta  del  mio  obbligato  os- 
sequio, mi  rassegno,  di  V.  E. 

4918. 

A  FRANCESCO  CONTARELLI  in  Ferrara. 
Modena,  4  Giugno  1744. 
Abohitio  DKiiiiA  CoHGRSGAZiONE  DI  CARITÀ,  Correggio,  edita  [272]. 

Ecco  la  risposta  a  me  data  da  cotesto  signor  vicario  che  rimetto  a 
V.  S.  illustrissima.  Mi  ha  sorpreso  il  modo  nuovo  di  parlare,  il  quale  non 
so  se  sia  venuto  dall'  insinuazione  di  alcun  più  saggio  di  lui,  o  pure  da  vera 
mutazion  dell'animo  suo.  Giacche  egli  vien  colle  buone,  so  che  la  di  lei 
prudenza  gli  corrisponderà  nelle  maniere  più  proprie,  e  intenderà   poi   se 


-1*744]  A  OIAN  PAOLO  SIMONE  BIANOHl  4597 


questa  saa  amiliazione  tendesse  a  riscaotere  da  me  più  eh*  egli  non  avrebbe 
fatto  colle  brusche.  Io  non  gli  rispondo,  da  che  gli  scrissi,  'che  se  V  in- 
tendesse con  lei. 

Mi  favorisca  V.  S.  illustrissima  di  dire  al  sii^nor  Piccinini,  avermi 
fatto  sapere  la  signora  Finci,  che,  quando  ella  sia  sicura  di  avere  per 
S.  Michele  il  danaro,  condescfinde  ancora  a  rilasciare  a  lui  la  casa  per 
300  scudi  di  cotesta  moneta  in  buone  valute,  netti  da  qualsivoglia  ag- 
gravio, e  senza  eh'  ella  intanto  sia  tenuta  a  fare  alcun  risarcimento.  Quando 
egli  non  fosse  sicuro,  si  raccomanda,  perchè  si  tratti  col  primo  esibitore, 
vedendo,  se  si  potesse  ottener  qualche  cosa  di  più. 

Con  che.  rinnovando  i  sentimenti  del  mio  ossequio,  mi  confermo. 


4919. 

A  GIAN  PAOLO  SIMONE  BIANCHI  in  Rimini. 
Modena,  5  Giugno  1744. 

BiBLioTKCA  GAXBALnaeHiAVA,  Ri  mini,  edita  l2M]. 

Al  decoro  d' Italia  servirà  senza  dubbio  la  storia  che  V.  S.  illustris- 
sima ha  già  fatto  dell'accademia  de' Lincei,  perchè,  siccome  ho  anch'io 
osservato  nella  vita  del  Tassoni,  questa  è  la  prima,  ed  ha  servito  di  esem- 
plare all'altre  tanto  celebri,  che  ora  faticano  per  il  ben  delle  lettere  sode. 
Non  so  dir  precisamente  in  qiial  anno  esso  Tassoni  fosse  in  quella  accet- 
tato; le  notizie  che  abbiam  qui,  mi  fan  conghietturare.  che  ciò  succedesse 
nel  1606,  o  nel  seguente.  In  tanto  egli  nel  dar  fuori  i  suoi  Pensieri  non 
si  chiamò  Linceo,  in  quanto,  a  mio  credere,  trattò  vari  argomenti  ancora, 
che  concernevano  le  belle  lettere  e  l'accademia  degli  umoristi,  alla  quale 
ancora  fu  ascritto.  Ben  mi  rallegro,  che  in  man  di  lei  sieno  capitate  quelle 
schede,  che  mi  accenna.  Sarebbe  da  desiderare  che  la  di  lei  fatica  accen- 
desse gl'italiani  a  far  più  di  quel  che  fanno,  essendo  pur  troppo  oggidì 
in  poco  buono  stato  le  lettere  fra  noi.  Ma  se  risponderanno  che  non  c'è 
chi  ajuti,  uè  chi  premj,  cosa  risponderemo  noi? 

Non  sapevo  io  i  tre  periodi,  che  V.  S.  illustrissima  mi  ha  fatto  ve- 
dere in  quell'amico.  Ben  so  che  poca  fortuna  ha  avuto  oltramonti.  Vera- 
mente cotesto  paese  dà  bellissimi  ingegni,  ma  non  tutti  han  la  saldezza 
occorrente.  Ringrazi  ella  Dio,  perchè  a  lei  sia  stato  liberale  di  quel  che 
manca  ad  altri.  E,  con  augurare  a  lei  ogni  maggior  felicità,  e  a  me  la  con- 
tinuazion  del  suo  amore,  ossequiosamente,  mi  rassegno,  di  V.  S.  illu- 
strissima. 


4598  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [1744- 


4920. 

A  GIOVANNI  BOTTARI  in  Roma. 
Modena,  5  Giugno  1744. 

B.  Biblioteca  Corsikiaha,  Firenze,  edita  [153]. 

E  veramente  da  dolersi,  che  il  bel  pezzo  d'antica  iscrizione  di  cui 
mi  ha  favorito  la  somma  bontà  di  V.  S.  illustrissima,  sia  pervenuto  a  noi 
si  lacero  e  mancante;  perchè  sarebbe  una  bella  gemma  da  aggiugnere  ai 
fasti  dei  fratelli  Arvali.  Se  me  ne  verrà  il  taglio,  ne  farò  onore  al  genti- 
lissimo benefattore;  e  l'esatta  copia  d'esso  potrà  servire  a  conoscere  la 
maniera  de'  caratteri  usati  in  quel  tempo. 

Ha  preso  V.  S.  illustrissima  un  bell'assunto  in  pubblicar  le  lettere  di 
fra  Guittone,  che  si  può  appellare  uno  de'  primi  padri  della  lingua  toscana. 
Che  queste  sieno  di  stile  si  rozzo,  mi  è  sembrato  un  po'  strano,  perchè 
nelle  poche  sue  poesie  non  comparisce  tale;  e  sarebbe  da  vedere  se  i  suoi 
copisti  avessero  alterate  le  parole,  avendo  io  veduto  dei  Decaraeroni  del 
Boccaccio  manoscritti,  che  sono  alquanto  sfigurati,  o  non  conformi  al  testo 
del  Mannelli.  Io  poi  andrei  alquanto  ritenuto  nel  sentenziare  con  fran- 
chezza che  questa  sia  la  più  antica  prosa  andante  che  s'abbia  la  lingua 
toscana.  Se  ne  potrebbero  trovar  delle  più  vecchie;  e  forse  tale  è  alcuna 
delle  tante  che  si  allegano  nel  vocabolario  della  Crusca.  Basta  ben  dire 
essere  questa  una  delle  più  antiche  e  riguardevoli  prose.  Certamente,  al- 
lora solamente,  si  cominciò  a  scrivere,  in  lingua  volgare,  delle  lettere  fa- 
miliari. 

Quanto  ai  cavalieri  gaudenti,  che  servirono  d'esempio  ai  moderni  di 
Santo  Stefano,  io  feci  una  volta  delle  ricerche  in  Bologna,  dove  ebbei'o 
principio;  ed  ho  cercato  anche  qui,  giacché  anche  un  modenese  concorse 
alla  fondazione:  ma  nulla  mai  di  particolare  ho  potuto  scopi'ire.  Forse 
perchè  quell'ordine  andò  presto  in  disuso,  e  restò  screditato.  Coloro  che 
hanno  scritto  degli  ordini  militari,  e  che  V.  S.  illustrissima  avrà  veduto, 
m'immagino  che  niun  lume  di  più  le  avranno  apprestato.  A  me  dispiace 
di  non  aver  qui  maniera  di  servirla,  come  bramerei. 

Nella  dissertazione  che  diedi  nelle  Antiquitates  Italicae  dell'origine 
della  lingua  italiana,  non  seppi  intendere  come,  per  esempio,  circa  il  mille 
si  contenessero  i  mei'canti  ed  altre  persone  idiote  nello  scrivere  l'una  al- 
l'altra, giacché  allora  il  latino  era  inteso  dai  soli  letterati.  Di  gi'azia,  s'ella 
può,  schiarisca  questo  dubbio,  il  quale  si  stende  anche  alle  prediche  d'al- 
lora. Per  farsi  intendere  al  popolo,  il  latino  certamente  non  serviva.  Perchè 
mai  non  è  restata  alcuna  d'esse  prediche,  se  fosse  stata  in  volgare? 


-l'7-4^]  AD  ALBSSANDUO  OIUSEPPE  CHIAPPINI  4599 

Mi  rallegro,  intaoto,  perchè  il  felice  ingegno  di  V.  S.  illnstrissima 
sappia,  in  mezzo  a  tante  sue  occupazioni,  trovar  tempo  da  continuare  i  suoi 
stadi  in  prò  delle  lettere,  e  in  onore  dell'Italia.  E,  con  rassegnarle  il  mio 
inviolabil  ossequio,  le  bacio  le  mani,  e  mi  confermo,  di  V.  S.  illustrissima 
e  reverendissima,  etc. 

4921. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena  (  in  villa  ),  5  Giugno  1744. 

Biblioteca  Coiicxalk,  Piacenza. 

È  giunta  V.  S.  reverendissima  in  gran  vicinanza  al  fuoco  guerriero, 
e  ad  essere  quasi  spettatore  di  que'  malanni  che  seco  porta  la  guerra,  e 
ch'ella  osservò,  dne  anni  sono,  in  questo  povero  paese. 

Udiamo  a  Marino  il  signor  principe  di  Lobkowitz,  e  a  Velletri  il 
re  di  Sicilia,  il  che  ci  fa  stupire,  non  parendo  a  noi  buon  consiglio  di  chi 
deve  star  sulla  difesa,  e  potrebbe  cunctando,  guadagnare,  l' esporsi  al  rischio 
di  una  battaglia.  Staremo  a  vedere  ciò  che  vorrà  la  Provvidenza  da  co- 
teste  armate. 

Del  Piemonte  altro  non  sappiamo,  se  non  che  i  gallispani  fossero 
giunti  sino  a  Saorgio  verso  Tenda,  giacché  fu  fatto,  che  andassero  verso 
Oneglia.  Fanno  anche  di  gran  preparamenti  a  Castel  Delfino  minacciando 
di  entrar  per  la  valle  di  Saluzzo,  allorché  le  nevi  daran  loro  licenza.  Altri 
ancora  ne  fanno  verso  Susa,  ed  altri  siti.  Intanto  non  si  sa,  che  il  re  di 
Sardegna  abbia  fatto  doglianze,  perchè  la  regina  non  gli  mandi  soccorsi  ; 
dal  che  parrebbe  che  non  ne  avesse  bisogno. 

Vogliono  alcuni,  che  i  franzesi  abbiano  già  investito  Menin.  Ieri  poi 
da  Genova  fa  scritto,  che  le  lettere  di  Brusselles  portavano  una  sospension 
d'armi  in  Fiandra. 

Questa  ha  ciera  di  una  ciarla.  Se  fosse  vero,  potrebbe  farci  sperare 
qualche  principio  di  bene  in  si  grande  incendio  dell'Europa. 

Pare  che,  essendo  il  re  cristianissimo  in  campagna,  avessero  i  suoi 
dovuto  prima  attaccar  qualche  piazza.  E  pure,  neppur  sappiamo  di  certo 
l'attacco  di  Menin.  Del  prussiano  tuttavia  sono  incerte  le  risoluzioni. 

Il  gran  consiglio  tenuto  fu  in  Vienna  sopra  la  disegnata  unione  di 
Mantova  e  Parma  a  Milano.  Forse  qualcuno  avrà  rilevato,  non  essere  bene 
in  questi  tempi  il  disgustare  i  popoli. 

Sono  in  villa,  e  sento  che  iersera  an'ivasse  il  signor  conte  gran  can- 
celliere a  Modena.  Almeno  oggi  egli  dee  arrivare.  Ma  poco  starà  da  noi, 
per  nostra  disavventura.  Perderemo  un  ottimo  ministro.  Voglia  Dio  che 
non  ne  acquistiamo  due  cattivi. 


4600  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [l'744- 

Abbiam  veduto  i  saggi  regolamenti  per  Piacenza.  A  riserva  del  di- 
stretto perduto,  si  starà  meglio  nel  resto. 

Sento  che  sia  scomunicata  la  finta  ritrattazione  del  padre  Concina. 
Ma  infine  il  giudizio  della  sacra  Congregazione  è  per  lui.  Mi  persuado  io, 
che  l'operetta  pettinata  dal  P.  Baldini,  essendosi  sottratta  al  primo  as- 
salto, non  patirà  il  secondo.  Poco  importa. 

«  Mi  farebbero  favore  cotesti  cacciatori  di  Litiu'gia  a  metter  fuori 
quanto  han  saputo  raccorrò:  che  allora  anch'io  farei  meglio  i  miei  conti. 
La  verità  è,  ch'io  finora  sto  sospreso,  né  so  fissare  alcun  disegno,  perchè 
mi  mancano  alcuni  libri,  e  son  dietro  a  cercarli.  Deh  perchè  non  posso  io 
essere  costi  dove  tutto  abbonda  !  Ma  sono  in  istato  di  dover  pensare  ad 
un  altro  più  importante  viaggio,  che  forse  è  vicino. 

Col  tempo  mi  potrà  dire  V.  S.  reverendissima  se  i  miei  poveri  Annali 
soddisfacessero  poco  a  chi  è  solito  di  udir  solamente  cose  di  suo  genio, 
né  vede  volentieri  certe  verità  ». 

Bramoso  sempre  della  continuazione  della  sua  grazia  ed  amicizia, 
co'  sentimenti  del  più  vivo  ossequio,  mi  rassegno,  di  V.  S.  illustrissima. 


4922. 

A  GIAN  DOMENICO  BERTOLI  in  Aquileja. 

Modena,  10  Giugno  1744. 
Archivio  Soli  Muratori  (ii.  Bihl.  Est.),  Modena,  edita  (Appendice)'. 

Pubblicò  già  V.  S.  illustrissima  nella  tanto  lodevol  sua  Raccolta  delle 
Antichità  di  Aquileja  al  num.  X,  un'  iscrizione  esistente  in  cotesto  mona- 
stero, e  dedicata  a  Giove  da  Aurelio,  probabilmente  Castino,  il  quale  se- 
condochè  parve  a  lei  di  leggere  nel  marmo  è  intitolato  DECCOLEOR 
IVLIIRIENS  EXRECTONCYRRO,  cioè  per  conto  delle  prime  lettere 
DECurio  COLaniae,  o  DECreto  COLlegii  EORum  confessando  poi  ella  le 
susseguenti  assai  più  diselli  ed  oscure  delle  precedenti.  Io  all'incontro, 
dopo  aver  prima  ricevuto  da  lei  copia  d' esso  marmo,  che  inserii  nella 
mia  raccolta  delle  antiche  Iscrizioni  alla  face.  MCVIII,  uum,  5,  giudicai 
che  si  avesse  a  leggere  DECurio  COLoniae  FORoIVLIIRIENSium.  Alla 
facciata  stessa  num.  4.  aggiunsi  io  altra  iscrizione  esistente  in  Anghiera 
sul  Lago  Maggiore,  posta  C.  Metilio  Marcellino,  Patrona  Collegiorum 
omnium  (di  Tortona)  PATRONO  COLONIAE  FOROJULIIRIENSIUM. 
Questa,  come  ella  vede,  serve  di  spiegazione  all'  altra.  Il  trovarsi  la  prima 
di  tali   iscrizioni  in  Aquileja  Metropoli  del  Friuli,   a   me   fece   allora   so- 


1  Opere  del  Proposto  L.  A.  Muratori,  Arezzo,  17ó7,  tomo  III,  pagg.  27-30. 


-l'?'44]  A  OIAÌ7  DOMENICO  BERTOLI  4601 


spettare,  che  ivi  si  trattasse  di  Forum  Julii  Carnorum,  cioè  di  Cividale 
di  Friuli,  città  tuttavia  molto  nobile,  ed  anticamente  chiamata  dai  latini 
Forum  Julii,  onde  è  poi  venuto  il  nome  di  Friuli  comunicato  a  tutta  la 
vostra  provincia.  Ma  per  quanto  io  m' andassi  beccando  il  cervello,  non 
seppi  intendere,  perchè  tanto  nel!'  uno,  quanto  nell*  altro  marmo  in  vece 
di  Forojuliensium  fosse  scritto  Forojuliiriensium.  Veramente  il  signor 
marchese  Maffei  in  pubblicar  quello  di  C.  Metilio  lesse  Forojuliensium. 
Io  nondimeno,  che  avea  avuto  sotto  gli  occhi  il  marmo  originale,  vi  trovai 
Forojuliiriensium,  lezione,  che  vien  confermaUa  dall'altro,  che  si  conserva 
in  Aquileja.  E  meglio  ora  riflettendo  a  questa  denominazione,  ho  pensato 
di  esporre  a  lei  alcuni  miei  sentimenti,  diversi  da  quei  di  prima,  per 
udirne  il  suo  saggio  parere. 

Ora  dunque  a  me  sembra,  che  ninna  delle  suddette  Iscrizioni  riguardi 
punto  il  vostro  Foro  di  Giulio,  o  sia  Cividale  di  Friuli,  ma  bensì  abbiano 
amendue  da  riferirsi  a  Frejus  città  episcopale  della  Provenza,  appellata 
anch'essa  dagli  antichi  Forwn  Julii.  Che  il  foro  di  Giulio  de' Carni, 
chiamato  da  Plinio  Traspadano,  ora  Cividale,  avesse  colonia  de'  romani, 
r  abbiamo  dal  solo  Tolomeo,  alla  cui  autorità  su  questo  punto  non  crederei 
che  alcuno  potesse  muovere  delle  difficoltà.  Per  conto  del  Foro  di  Giulio 
di  Provenza,  o  sia  di  Frejus,  non  se  ne  può  certamente  disputare.  Da 
Plinio  nel  lib.  3,  cap.  3,  alla  Gallia  Narbonense  viene  attribuito  Forum 
Julii,  octavarutn  colonia,  quae  Pacensis  appellatur,  et  Classica.  E  da  Ta- 
cito al  cap.  4  della  vita  d'Agricola  vien  mentovata  illustris  Forojuliensium 
colonia.  Veggonsi  ancora  antiche  medaglie,  rapportare  dal  Goltzio,  e  Vail- 
lant,  che  parlano  di  questa  colonia,  ma  che.  a  mio  credere,  non  son  tanto 
sicure  od  espresse,  come  1*  autorità  de'  suddetti  due  scrittori.  Perchè  quella 
colonia  si  chiamasse  Classica,  cel  fa  intendere  Strabene,  perchè  ivi  era 
Navale  Caesaris  Augusti.  Fu  anche  denominata  Octavarurn,  o  Octavianorum. 
perchè  secondo  le  congetture  del  Cellario  ivi  dimorava  la  legione  ottava, 
o  pure  per  nome  datogli  da  Ottavio  Cesare:  la  qual  ultima  congettura  non 
pare  aver  gran  polso,  perchè  Ottavio  divenuto  imperatore  non  usava  se 
non  i  nomi  di  Caesar  Augustus.  Perchè  poi  fosse  detta  Pacensis,  ninno 
ha  saputo,  e  molto  men  io  so  indovinarlo.  Certo  è,  che  il  testo  di  Plinio 
abbonda  di  scorrezioni  ;  e,  mancando  i  codici  antichi  di  questo  autore, 
tanto  benemerito  delle  lettere,  onde  potessero  a  noi  venire  più  corretti  i 
suoi  libri,  si  potrebbe  dubitare,  che  ivi,  in  vece  di  Pacensis,  fosse  una 
volta  scritto  Riens,  cioè  Riensis,  o  Riensium,  perchè  non  rare  volle  in 
leggere  o  copiare  tanto  i  manoscritti,  quanto  le  lapidi,  e  medaglie,  alcuni 
hanno  scambiato  per  poca  avvertenza  l'  R  prendendolo  per  P.  oppure  il 
P.  prendendolo  per  R.  E  chi  sa  che  nella  sopradetta  iscrizione  di  Aquileja 
di  Aurelio  Castine,  quella  scura  riga  EXRECTONCYRRO  non  possa 
aver  questo  senso  EXRECtor  TON  CYPRIOn,  di   maniera   ch'egli   fosse 


4602  LODOVICO  ANTONIO  MURATORI  [l'744- 


stato  una  volta  i*ettore  di  Cipri?  Tuttavia  perchè  uomo  tale  non  sembra 
essere  stato  personaggio  di  gran  distinzione,  non  oserei  valutare,  se  non 
per  un  sospetto,  simile  opinione. 

Quel,  che  crederei  di  poter  asserire  con  qualche  fondamento,  si  è, 
come  ho  già  detto,  che  nelle  iscrizioni  suddette  Colonia  FOROJULII- 
RJENSIUM  altro  non  sia  che  la  soprammentovata  città  di  Frejìis  la 
quale  anticamente  fosse  appellata  Colonia  Forojulii  liiensium,  per  distin- 
guere il  Foro  di  Giulio  della  Gallia  Narbonense,  dal  vostro  spettante  a'Carni, 
e  da  un  altro,  che  da  Plinio  nel  lib.  3,  cap.  14,  viene  attribuito  all'  Um- 
bria, senza  che  ora  apparisca  qual  fosse.  La  città  episcopale  di  Riez  in 
Provenza  anticamente  fu  anch'essa  colonia  de' Romani,  e,  in  due  iscrizioni 
riferite  dal  Grutero,  e  dallo  Spon,  vien  chiamata  COL.  REJOR.  APOL- 
LINARium.  Da  questa  città  forse  ne'  tempi  romani  dipendeva  quella  di 
Frejus,  o  pure  i  popoli  Riensi  o  Rei  Apollinari  comprendevano  non  meno 
la  città  di  Riez,  che  quella  di  Frejus.  Né  dovrebbe  dar  fastidio  il  vedere 
ne'  secoli  del  declinante  imperio  appellata  Riez  Civitas  Rejorum,,  e  non 
già  Riensium;  imperciocché  dagl'  italiani  potè  ella  essere  nominata  Riensium. 
Dura  tuttavia  il  nome  di  Riez,  e  questo  sembra  indicare,  che  que'  popoli 
una  volta  fossero  anche  appellati  Rienses.  Da  Plinio  nel  lib.  3,  cap.  4 
vediamo  posta  nella  Gallia  Narbonense  Atebece  Rejorum  Appolinarium, 
come  si  legge  nell'edizione  del  P.  Harduino  il  quale  sospetta,  che  ivi 
s'abbia  a  scrivere  Albiecce,  e  che  anticamente  fosse  così  appellata  la 
stessa  città  di  Riez.  Ma  può  tuttavia  restar  dubbio,  se  Rejorum  sia  la 
vera  lezione.  Neil' edizion  di  Plinio  fatta  nell'anno  1561  in  Lione  da 
Jacopo  Giunta,  veiustissimorum  codicum  coUatione,  si  legge  Atebece  Riorum 
Apollinarium  :  dal  che  risulta  qualche  barlume,  che  anticamente  que'  po- 
poli fossero  appellati  Rii  o  Rienses,  e  non  già  Reii:  se  pur  non  volessimo 
sospettar  diversi  popoli  Reii  e  Rienses:  il  che  non  crederei.  Che  poi  la 
stessa  città  di  Riez  ne'  vecchi  secoli  fosse  chiamata  Alebece,  o  Alboece, 
chi  può  accettarlo?  Potè  essere  altro  luogo,  cosi  denominato,  perchè  pos- 
seduto anch'  esso  ed  abitato  dai  popoli  Riensi,  nella  stessa  guisa  che  tro- 
viamo ora  appellato  Forum  Julii  Riensium,  siccome  luogo  appartenente 
a  quel  popolo. 

Ci  fa  in  fatti  veder  Plinio  la  Narbonense  divisa  in  varii  popoli, 
da'  quali  prendeva  il  suo  nome  cadauna  città,  come  Aquae  Sextiae  Sa- 
lyorum,  Avenio  Cavarum,  Apta  Julia  Vulgensium,  Alba  Helvorum,  Au- 
gusta Tricastinorum,  etc.  Per  la  stessa  ragione  tanto  Forum  Julii,  cioè 
Frejus,  quanto  Alebece,  o  sia  Alboece,  portarono  il  cognome  di  Riensium, 
e  di  Rejorum  Apollinarium.  Perciò,  finché  non  si  scuopra  altro  Foro  di 
Giulio  de'  Riensi  entro  o  fuori  d' Italia,  a  cui  possano  riferirsi  con  piii 
ragione  le  due  iscrizioni  da  me  pubblicate,  sembra  a  me  per  ora  con- 
correre tutto  il  verisimile  a  persuaderci,  che  in  essi  marmi  sia  enunziata 


-l'7<4'4]  A   DOMBNIOO  BBIOHIBRI  OOLOMBl  4608 

la  colonia  di  Frejus,  esistente  nella  Provenza,  o  sia  nell'antica  Gallia 
Narbonense.  e  che  nulla  ivi  abbia  che  fare  il  Foro  di  Giulio  de'  Carni, 
oggidì  appellato  Cividal  di  Friuli.  V.  S.  illustrissima,  che  si  nobilmente 
ha  illustrate  le  antichità  della  patria  sua,  e  ne  va  disseppellendo  dell'  altre, 
di  grazia  mi  onori  di  esaminar  meglio  questo  punto  di  erudizione,  e  di 
significarmi,  se  le  paja.  che  sì  fatte  mie  congetture  stìeno  a  capello.  E 
rinnovando,  con  ciò.  le  proteste  del  mio  inviolabile  ossequio,  mi  confermo, 
di  V.  S.  illustris.sima. 


4923.  • 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  10  Giugno  1744. 

B.  BiBUOTKOA  BiocAKDiASA,  Firenze,  tdita  (315]. 

Mi  giunse  il  compimento  dell'epilogo  di  cot-esto  Sacramentario,  che  mi 
è  stato  bea  caro,  e  per  ora  a  me  basta  ;  laonde  protesto  a  lei  le  più  vive 
obbligazioni  per  tanto  incomodo  che  si  è  preso  in  favorirmi,  e  la  prego 
di  portare  al  gentilissimo  signor  Forlosia  i  miei  di  voti  ringraziamenti  per 
la  bontà  e  prontezza  sua  in  cooperare  a' miei  studi.  La  pregai  nella  pre- 
cedente mia  di  procurarmi  l' opera  del  Bingam  stampata  in  Hala.  Il  man- 
carmi essa,  e  quelle  dell' Hittorpio  e  del  Pamelio  cagion  sono  ch'io  non 
so  risolvere,  ne  fissar  disegno,  quantunque  da  Roma  mi  siano  venuti 
de'  bnoni  materiali  liturgici. 

Questa  è  la  mia  solita  disgrazia  di  aver  da  faticare  coli' inopia  di 
molti  libri. 

Beati  coloro  che  nuotano  ne'  libri  !  Porto  perciò  invidia  a  chi  si 
truova  costi,  in  Roma,  etc.  Veggo  poi  con  quanto  ardore  ha  V.  S.  illu- 
strissima preso  a  favorirmi  per  la  balletta  di  libri  inviata  costà.  Ma  mi 
è  ben  rincresciuto  d'intendere  che  il  signor  Bertolani  si  truovi  lungi 
da  voi. 

Ora  potrei  scrivergli  a  Venezia,  ma  voglio  aspettar  prima  avviso  da 
lei.  se  le  sia  riuscito  di  ricuperare  dalla  di  lui  casa  que'  tomi  che  qnivi 
han  tanto  riposato.  Voglia  Dio  che  tutto  vada  bene,  e  che  mi  possa  sbri- 
gare da  tale  impegno,  con  veder  poi  se  S.  M.  Polacca  voglia  verso  di  me 
esercitare  la  sua  munificenza  o  almeno  pagarmi  tante  copie  contribuite  a 
S.  M.  e  ai  figli,  e  le  legature  e  le  spese  de'  porti.  Venendo  la  balletta,  la 
prego  di  ricordarsi  che  una  copia  intera  dell'  opera  è  destinata  al  padre 
Ignazio  Guerini,  ed  insieme  l'operetta  del  Paratjiiai,  per  isperanza  ch'egli, 
stato  mediatore  per  la  dedica,  tale  sia  ancora  per  impetrarmi  qualche 
memoria  del  generoso  animo  di  S.  M. 


4604  LODOVICO   ANTONIO   MUKATORI  [  1*7 44- 

Non  importa  fare  nella  mia  operetta  legale  menzione  del  libro  del...* 
da  che  ella  se  ne  è  servita  nelle  sue  annotazioni.  Da  Venezia  mi  avvisano 
che  si  prepara  in  Trento  una  ristampa  in  4.'^*  d'esso  mio  libro,  e  m'imma- 
gino che  si  parli  della  meditata  da  lei.  A  riserva  della  non  lieve  fatica, 
certo  è  che  la  traduzione  latina  farà  aver  molto  spaccio  in  Germania  a 
quel  libro,  siccome  le  erudite  di  lei  annotazioni  gliel  procaccieranno  anche 
in  Italia. 

Oggi  appunto  ho  occasione  di  rispondere  all' eminentissimo  Querini,  e 
non  mancherò  di  suggerirgli  la  tenue  ricompensa  ch'ella  esige  per  la  sua 
fatica. 

Dal  padre  Ziegelbaur  ricevei  una  sua  operetta  sopra  le  croci  bene- 
dettine. Non  fa  al  proposito  mio.  Il  mio  bisogno  è  per  le  cose  spettanti 
ai  sacramentari,  e  divini  ufizi,  e  non  già  di  cose  tanto  particolari. 

Le  nuove  nostre  sono  che  il  signor  principe  di  Lobkowitz  si  era  avan- 
zato sino  a  Marino  e  Genzano,  cioè  cinque  miglia  presso  a  Velletri,  dove 
era  il  re  di  Sicilia  col  nerbo  maggiore  delle  sue  genti.  Sono  anche  seguiti 
vari  incontri  fra  i  picchetti,  e  si  credeva  imminente  una  battaglia.  Ora 
s'ode  che  i  napolispani  si  ritirano,  né  torna  loro  il  conto  di  azzardare, 
perchè  inferiori  di  numero  e  di  qualità  di  truppe.  Grande  e  giornaliera  è 
la  lor  diserzione.  Gran  gridare  in  Roma,  perchè  han  desolato  cinquanta 
miglia  di  paese.  Immensi  viva  al  suddetto  signor  principe  e  alla  regina 
fatti  dalla  plebe  romana.  Ma  se  esso  signor  principe  non  fa  presto,  il  caldo 
e  l'aria  del  paese  a  lui  faran  guerra. 

Nulla  del  Piemonte.  S'è  poi  veduto  che  i  gallispani  non  sono  ad  Oneglia 
perchè  non  può  passare  per  terra  l'artiglieria  a  quella  volta.  Né  pure  è 
certo  che  abbiano  preso  Saorgio.  Probabilmente  aspettano  che  le  nevi 
squagliate  dieno  loro  licenza  di  tentar  qualche  passaggio.  Siamo  assicurati 
che  perderemo  il  signor  conte  Cristiani.  Non  sarà  poca  disgrazia  per  noi. 
Si  tien  anche  sicura  l'unione  di  Parma  e  Mantova  a  S.  Ambrogio. 

La  prego  de'  miei  rispetti  al  signor  marchese  reggente  e  al  signor 
consiglier  de  Locella.  E  poi  tornato  a  Siena  l' abate  Valentini,  credo  poco 
contento.  Mi  rassegno,  etc. 

Faremo  poi  liberare  il  marchese  Botta.  La  czara  ha  grande  interesse 
di  stare  unita  con  cotesta  corte  a  cagione  del  turco. 

Farò  che  il  signor  conte  Molza  scriva  al  figliuolo  per  sapere  cosa  sia 
avvenuto  di  quel  plico. 


Qui  è  una  parola  inintelligibile. 


-l'744:]  V   GIUSEPPE   BIANCHINI  4^00 


4924. 

A  GIUSEPPE  BIANCHINI  iu  Roma. 
Modena,  12  Giuj,'no  1744. 

BiBLiOTBCA  Vaticaba,  fioma,  edita  [2(36]. 

A  due  benignissimi  fogli  di  V.  R.  rispondo  con  premettere  i  dovuti 
ringraziamenti  per  la  continuata  sua  bontà,  la  quale  non  contenta  d'avermi 
caricato  di  tanti  favori,  me  ne  esibisce  si  generosamente  de' nuovi.  Ora 
ella  sappia  che  tuttavia  mi  truovo  perplesso,  né  so  a  qual  partito  appi- 
gliarmi. E  ciò  tuttavia  perchè  mi  manca  Y Ilittorpio  &  l'opera  liturgica  del 
Pamelio,  e  vorrei  anche  un  Hiaghara  inglese.  Di  Giuseppe  Visconte  ho 
solo  De  ritib.  lìapt.  e  vorrei  i  due  sussegueuti.  Ho  scritto,  ma  Dio  sa  se 
si  troveranno.  L' eminentissimo  Tamburini  mi  esibisce  il  suo  Ilittorpio, 
ma  di  stampa  di  Colonia.  Io  vorrei  aver  sotto  gli  occhi,  tutto  quel  che 
occorre. 

Due  partiti  si  potrebbono  prendere.  Il  primo  di  fare  una  biblioteca 
liturgica.  Ma  mi  spaventa  1'  opera  del  padre  Martene,  che  è  troppo  mas- 
siccia, ed  anche  troppo  divulgata  in  Italia.  0  pure  si  potrebbe  fare  opera 
di  minor  mole,  che  comprendesse  l' Hittorpio,  cioè  tutti  i  trattati  degli 
antichi,  Amalario,  Microl,  etc.  il  Pamelio.  Tommasi,  Mabillon,  i  pezzi 
Bianchiniani  stampati,  e  che  so  io.  colla  giunta  de  i  di  lei  manoscritti 
e  di  quello  che  potessi  io  fare  per  illustrare  la  materia.  Ma  mi  cagiona 
un  grande  imbroglio  la  ripetizione  delle  medesime  cose,  che  osservo  in 
altri,  e  truovo  anche  ne  i  di  lei  manoscritti.  Nella  Bibliotheca  Patrum 
ho  veduto  i  due  ordini  romani  ed  altre  cose  prese  dall'  Hittorpio,  e  forse 
nulla  di  più  raro  v'  ha  in  quell'  autore.  V  ha  anche  la  messa  antica,  at- 
tribuita a  s.  Pietro.  Quegli  ordini  si  truovano  ancora  tra  quelli  del  Ma- 
bilione.  Ho  avuto  un  indice  del  Sacramentario  della  biblioteca  Vindobo- 
nense  tenuto,  ma  senza  ragione,  dal  Lambecio  per  l' inviato  del  papa 
Adriano  a  Carlo  Magno.  Poco  divario  e'  è  da  gli  altri  gregoriani.  Dal  si- 
gnor arciprete  Campagnola  non  ho  finora  risposta.  Ma  quello  ancora  sarà 
come  il  modenese,  e  tanti  altri  da  lei  veduti.  Il  più  antico  di  tutti  è  il 
pubblicato  da  V.  R.  e  lo  credo  il  Gelasiano,  ma  si  può  sostenere  che  il 
meglio  delle  orazioni  venga  da  S.  Leone.  Quello  di  cui  le  ha  scritto  il 
conte  d'  Altan  vai  poco,  tuttavia  è  bene  1'  averlo. 

M'  è  rincresciuto  di  nulla  trovare  nel  rito  romano,  per  la  confessione 
del  popolo  che  pur  si  avea  a  comunicare.  Per  li  sacerdoti  si  truova  ab- 
bastanza in  altri  antichi  rituali.  Io  dunque  vo  intanto  misurando  le  mie 
forze,  e  facendo  varii  scandagli.  E  ringrazio  lei  de"  lumi  che    mi   va,   per 


460fi  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [l'7'44- 


sua,  bontà  soramiuistrando,  con  farmene  sperare  anche  de' maggiori.  Vedrò 
la  nuova  edizione  del  glossario  :  ma  il  mio  maggior  tormento  è  per  i  libri 
che  ho  detto  mancarmi. 

Nulla  mi  ha  risposto  V.  R.  intorno  al  mandarle  ora  i  cinque  tomi 
in-4.*'  dei  miei  Annali,  o  pure  se  abbia  da  aspettare  a  spedirli  tutti,  quando 
sarà  terminata  la  stampa.  [Dio]  vi  liberi  dai  barbieri  che  son  venuti  a 
trovarmi,  e  che  noi  sappiamo  aver  de"  buoni  rasoi. 

All'amatissimo  padre  Saverio  Guicciardi  i  miei  rispetti.  Con  tutto 
r  ossequio,  mi  ratifico.... 

4925. 

A  LORENZO  BRUNASSI  DI  S.  FILIPPO  iu  Napoli. 
Modena,  12  Giugno  1744. 

Musso  Bbitaknico,  Londra. 

L' altre  volte  ancora  eh'  io  ho  avuto  l' onore  d' inviar  libri  a  V.  E. 
questi  son  venuti  per  mai-e  come  viaggio  di  minore  spesa.  Molto  più  parve 
necessario  ora  il  tener  quella  via,  perchè  la  terrestre  era  piena  di  soldati.  Mi 
è  ben  dispiaciuto  d' intendere  il  pericolo  iu  cui  è  stata  la  balletta  e  voglia 
Dio,  che  le  carte  non  abbiano  patito.  In  occasion  d'inviarle  il  resto  degli 
Annali,  V.  E.  mi  prescriverà  come  dovrò  servirla.  Potrà  ella  favorirmi 
di  far  pagare,  quando  le  piacerà,  il  danaro  all'eminentissimo  signor  car- 
dinale Tamburini  esistente  in  Roma.  Non  si  può  dir  finora,  che  noi  ab- 
biamo scacciato  il  flagello  sopra  voi  altri  signori,  da  che  il  vostro  re  è 
venuto  ad  opporsegli  in  casa  altrui.  Noi  stiam  qui  col  batticuore  per  le 
apparenze  di  qualche  battaglia,  che  potrebbe  nuocere  a  noi  o  pui'e  a  voi 
altri  signori.  E  noi  certo  abbiamo  imparato  a  compatir  gli  altri.  Il  fuoco  è  at- 
taccato a  tutta  r  Italia.  Dio  ci  dia  quella  [  pace]  che  per  ora  non  si  può  spe- 
rare dal  mondo  troppo  imbrogliato.  Desidero  io  quiete  a  V.  E.  in  mezzo 
a  tanti  torbidi,  e  pregandola  della  continuazione  della  sua  grazia  ed  amore, 
co'  sentimenti  del  più  vivo  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  E.  ' 

Scrissi  tempo  fa  al  signor  d.  Ignazio  Como  ed  avendo  ella  ricevuto 
le  mie  lettere,  non  so  perchè  non  le  abbia  ricevute  anch'  egli.  Tornerò  a 
scrivergli.  Avendo  io  a  trattar  della  sacra  liturgia,  la  supplico  di  chiedere 


'  Alla  terza  pagina  della  lettera  a  fol.  128  di  mano  certamente  del  duca,  si  leggo; 
«Il  signor  canonico  Mazzocchio  assicura  non  esservi  (jui  afiatto  cosa,  che  tratti  di 
diversa  liturgia.  Sebbene  ci  siano  stati  ne' tempi  passati  in  varie  nostre  biblioteche 
monumenti  bellissimi  toccanti  una  tal  materia:  niente  dimeno,  ora  ne  siam  privi,  es- 
sendo stati  trasportati  altrove  dalla  B.  M.  del  Riccardi  ». 


-t'^é^^]  AD  ALBSSANDRO  QIVSKPPB  CHIAPPINI  4007 


ad  alcuno  de'  vostri  pratico  della  erudizione  sacra,  se  ne  gli  antichi  tempi 
la  chiesa  di  Napoli  avesse  riti  diversi  dalla  chiesa  romana,  e  se  si  truo- 
vino  costi  Sacramentarii  mauuscritti  di  molta  antichità,  da'  quali  si  po- 
tesse raccogliere  qualche  particolare  usanza,  spezialmente  nella  Messa. 


4926. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  19  Giugno  1744. 

BiBLiontCA  CoMuaAi.K,  Piacenza. 

Certamente  il  veder  l' inazione  di  coteste  armate,  e  che  la  più  forte, 
giacché  non  può  andar  diritto,  non  muti  viaggio,  a  noi  pure  par  cosa 
strana,  perchè  se  arriverà  il  caldo,  male  la  passeran  tutti,  ma  più  quei 
di  Velletri.  Io  aspetto  in  breve  da  V.  S.  reverendissima  l'avviso  di  qualche 
mutazione,  perchè  battaglia  per  ora  non  si  teme  o  spera. 

Qui  altra  nuova  non  abbiamo,  se  non  che  i  gallispani  erano  giunti 
fino  al  Finale  e  a  Noli.  Ma  niun  crede  che  possano  condur  seco  artiglierie 
per  quei  dirupi.  Il  dire  che  se  ne  provvederanno  in  Genova  non  ha  garbo. 

In  quella  città  si  prepara  alloggio  per  d.  Filippo.  La  presa  di  One- 
glia.  e  questo  avvanzamento  dei  nemici  in  tempo,  che  lo  stato  di  Milano 
e  Mantova  sono  sforniti  di  guarnigioni,  sbalordì  alquanto  chi  ci  governa  ; 
e  qui,  trovandosi  poco  presidio,  si  tratta  di  chiudex-e  due  porte.  Vero  è 
che  dicono  destinati  per  l' Italia  4  reggimenti  tedeschi,  ed  altra  gente.  Certo 
non  hanno  ali  i  gallispani.  Passò  di  qua  un  corriere  in  fretta  alla  volta 
di  Lobkowitz,  spedito  da  Milano,  e,  premettendo  che  i  suoi  pari  portano 
in  bocca  le  bugie,  e  le  verità  in  saccoccia,  disse  che  in  Milano  si  diceva 
che  il  re  sardo  era  dietro  ad  acconciare  i  fatti  suoi  colla  Francia.  Noi 
creda  ella;  queste  sono  ciarle  nate  da  i  desiderj  di  taluni.  Sappiamo  che 
nella  corte  di  Torino  si  gode  molta  quiete,  e  ciò  dà  motivo  di  meraviglia, 
perchè,  se  veramente  calassero  i  nemici,  potrebbe  vedersi  qualche  dispia- 
cevole scena. 

Si  dice  davvero  in  Fiandra,  se  non  che  le  operazioni  son  ritardate 
dallo  scolamento  delle  acque.  Tuttavia  scuri  i  pensieri  del  prussiano. 
Sembra  probabile  che,  senza  far  guerra,  la  farà.  Ma  noi  abbiam  troppo  da 
pensare  alla  povera  Italia,  a  cui  si  è  attaccato  si  gran  fuoco. 

«  Si  è  veduta  la  vera  ritrattazione  fatta  dal  p.  Bensì.  La  falsa  non  mi 
curo  di  vederla,  come  cosa  stomacosa,  e  veramente  degna  di  castigo.  Ma 
non  si  troverà  1'  autore.  Il  padre  Bardotti  va  copiando  la  sua  fatica,  ma 
non  mai  contento.  Io  tuttavia  mi  trovo  imbrogliato,  perchè  mi  mancano 
alcuni  libri.  Beato  chi  sta  in  Roma. 


4608  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [1*744- 


Da  Verona  mi  sci'ivono,  che  il  marchese  Matìei  avrà  in  breve  ter- 
minato il  suo  t"\ttato  delle  Usure.  A  me  fu  proposto  questo  argomento  : 
perchè  lo  trovai  troppo  spinoso,  non  volli  ingerirmene  ». 

Con  rinnovar  le  proteste  del  mio  iualterabil  ossequio,  mi  confermo, 
di  V.  S.  reverendissima. 

4927. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  19  Giugno  1744. 

Archivio  Soli  Mubatori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena. 

Sento  rimorsi  di  coscienza  al  vedere,  che  l'È.  V.  tanto  occupata  vuol 
prendersi  l'incomodo  di  rispondere,  e  di  suo  pugno,  ad  ogni  mia  lettera. 
Io  non  ho  da  mettere  freno  alla  somma  di  lei  benignità,  ma  non  lascio 
di  temere,  che  un  di  le  possa  increscere  l'importuno  mio  carteggio. 

Non  ho  poi  se  non  da  lodare  la  sacra  circospezione  di  V.  E.  e  di 
monsignor  Levizzani  nell'  affare  di  questi  parrochi,  a'  quali  io  non  diedi 
il  consiglio  di  spedire  il  consaputo  memoriale.  Certo  grazia  grande  sarà, 
che  ella  si  degni  di  scrivere  quella  lettera,  di  cui  con  tanta  bontà  mi  ha 
fatta  la  proposizione.  Ma,  prima  di  risolvere,  converrebbe  bene  esaminare 
la  faccenda.  Se  il  prelato  non  avesse  scritto  cost«T.  al  suo  agente  o  ad  altri, 
tanto  per  l' intenzione  sua  di  voler,  che  il  vicario  intervenga  alla  con- 
gregazione, quanto  pel  baldacchino,  parrebbe  meglio  il  tacere  per  ora 
perchè  Dio  sa  come  l' intendesse  la  sua  testa. 

Non  ho  saputo  finora  comprendere,  perchè  egli  l'abbia  presa  centra 
di  essi  parrochi,  se  non  per  quel  benedetto  girello  impetrato  senza  sua 
saputa  dalla  clemenza  di  N.  S.,  quando  essi  nulla  mai  ne  seppero  e  ne 
pur  mio  nipote,  se  non  dappoiché  fu  qua  giunta  la  grazia.  Vi  credete 
d'  essere  fratelli  del  Papa?  ha  egli  detto  loro,  non  so  se  per  battere  essi, 
o  pur  me,  a  cui  S.  S.  fece  quel  singoiar  favore.  Per  me  poco  importa. 

Quando  poi  avesse  scritto,  o  si  temesse,  che  fosse  per  iscrivere,  allora 
il  grazioso  foglio  di  V.  E.  potrebbe  giovare. 

Comunicata  la  faccenda  col  signor  segretario  Giacobazzi,  che  ben  co- 
nosce il  tempo  che  corre,  s' è  creduto  essere  bene  il  guardarsi  dal  dire, 
che  i  parrochi  abbino  fatto  ricorso  ;  ma  che  l'È.  V.  abbia  intesa  qualche 
novità  ancora  insorta  con  essi  in  occasione,  che  questi  suoi  confratelli 
monaci  le  hanno  notificato  l'affare  del  baldacchino.  Cominciar  dunque  la 
lettera,  con  dire  d'  essere  informata  da  più  parti  del  zelo,  e  dell'  esempla- 
rità, con  cui  il  prelato  ha  dato  principio  al  suo  governo;  ed  avendo  inteso 
da'  suoi  monaci  essere  insorta  qualche  discrepanza,  che  potesse  intorbi- 
dare quella  buona   armonia   che  sta    tanto  a  cuore   di  V.  S.  illustrissima, 


-1*744]  A  FORTUNATO  TAMBUHINI  40Oi) 

desiderosa  di  farsi  amare  da  tutti,  V  interesse,  che  eJIa  prende  nella  gloria 
di  raonsignore  le  ha  servito  d'incitamento  per  iscriverle.  Sperar  ella  facile 
l'acconciar  l' affare  del  baldacchino,  perchè  i  benedettini  possono,  come 
prima,  riceverlo  da'  canonici,  e  poi  nel  ritornare  al  duomo  si  può  trovare 
il  luogo  proprio  per  li  parrochi,  esaminando  prima,  se  il  primo  si  debba 
concedere  a  i  mansionari,  o  pure  a  i  parrochi;  del  che  in  Roma  si  potrà 
aver  lume.  (  Però  vede  V.  E.,  che  i  parrochi  non  son  per  aver  lite  co  i 
monaci).  Per  quel  poi  che  riguarda  essi  parrochi,  e  la  lor  congregazione, 
supporre  ella,  che  il  prelato  non  vorrà  indurre  novità,  acciocché  non  ne 
venisse  pregiudizio  alla  loro  estimazione,  potendo  credere  il  popolo,  che 
essi  avessero  mancato  in  addietro  (come  saggiamente  ha  V.  E.  avver- 
tito), e  tanto  più  essendo  ella  persuasa  che  Sua  Santità  goda  di  mostrar 
verso  di  loro  la  sua  stima  ed  amore,  e  che  il  popolo  faccia  lo  stesso. 
Tanto  più  poi  aver  creduto  bene  V.  E.  di  scriverle  su  questo,  perchè,  par- 
landone col  suo  auditore,  ha  inteso  da  lui  che  nel  Pignatelli  tomo  112 
alla  consulta  se  ben  mi  ricordo  LVI.  in  una  causa  ragusiana  fu  deciso, 
che  alla  congregazione  de'  sacerdoti,  benché  tenuta  nel  palazzo  archiepi- 
scopale non  potesse  intervenire  né  esso  arcivescovo,  né  il  suo  vicario 
nisi  prò  dirimendis,  et  sedandis  discordiis  eiusdem  congregationis.  Ed  oh  ! 
quante  ciarle,  e  ad  un  porporato! 

Verisimilmente  il  prelato  non  parlerà  dell'  editto,  in  cui  obbliga  tutti 
alla  processione,  perché  deciso  costì,  che  non  si  possono  astringere  a  ciò, 
se  non  i  beneficiati. 

Ho  pure  inteso  con  piacere  che  l' E.  V.  possegga  ancora  il  Paìnelio. 
Quando  non  mi  venga  risposta,  se  esso  e  Y  Hiltorpio  si  trovino  vendibili, 
la  supplicherò  ben  delle  sue  grazie.  In  Verona  ho  trovato  le  Brunt,  e 
r  aspetto. 

Le  rendo  grazie  della  ritrattazione  vera,  di  cui  mi  ha  favorito.  Al 
solo  signor  Giacobazzi  l' ho  comunicata,  altri  non  la  vedrà.  Ma  quella 
finta  é  ben  diabolica,  pure  non  se  ne  scoprirà  l'autore. 

Stiamo  col  batticuore  aspettando  l' esito  di  cotesto  armate.  Qui  s' è 
inteso  che  i  gallispani  erano  giunti  a  Finale  e  a  Noli,  e  che  si  preparava 
r  alloggio  in  Genova  per  don  Filippo.  Ciò  che  abbia  da  essere  lo  sa  Iddio. 
A  noi  pare  che  soprastino  danni  al  re  di  Sardegna,  o  allo  Stato  di  Mi- 
lano. Ma  può  essere,  che  venga  gente  di  Germania,  e  intanto  dicono  go- 
dersi buona  quiete  nella  corte  di  Torino.  Né  si  vede  come  i  gallispani 
possine  condurre  cannoni  per  quei  dirupi.  Passò  di  qua  in  fretta  un  cor- 
riere, che  da  Milano  andava  al  signor  principe  di  Lobkowitz.  e  riferi 
dirsi  in  Milano,  che  il  re  sardo  era  dietro  ad  acconciare  i  fatti  suoi  colla 
Francia.  La  tengo  per  una  ciarla  affatto  insussistente.  I  segreti  de'  prin- 
cipi non  li  sa  il  popolo,  e  la  voce  nasce  da  i  desiderj  di  taluno.  Per  altro, 
qualche  crisi  sembra  inevitabile  in  Italia.  Dio  la  mandi   buona  a  noi  po- 

Epistolario  di  Lodovico  Antonio  Muratori.  —  Voi.  X.  891. 


4610  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [IT-i-i- 

veretti,  perchè  crescono  i  nostri  guai  ;  tutto  il  danaro  va  via  :  si  parla  di 
contribuzione  di  fieno,  legna  ed  anche  danaro.  Si  tratta  di  chiuder  due 
porte,  essendo  restalo  assai  smilzo  il  presidio. 

E  qui  supplico  r  E.  V.  di  perdono  per  tanti  incomodi,  e  pregandola 
de'  miei  rispetti  a  monsignor  Livizzani,  col  bacio  della  sacra  porpora,  le 
ratifico  il  mio  inaltei'abil  ossequio,  e  mi  rassegno,  di  V.  E. 


4928. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  ni  Roma. 
Modena,  23  Giugno  1744, 

Biblioteca  Comuhalk,  Piacenza. 

Veramente,  ora  che  s'  è  attaccato  il  fuoco  a  cotesto  vostre  vicinanze, 
le  nuove  che  ne  vengono,  son  ben  grate  alla  vostra  giusta  curiosità. 

Rendo  io  grazie  a  V.  S.  reverendissima  per  quelle  che  mi  ha  fatto 
godere,  ancorché  finora  molto  scure,  come  avvenne  anche  a  noi  pel  fatto 
di  Camposanto.  Hanno  scritto  che  il  coraggioso  signor  principe  di  Lob- 
kovitz  sia  stato  ammazzato  sotto  un  cavallo,  e  fino  ch'egli  sia  stato  ferito 
di  palla  in  una  coscia.  Sarà  probabilmente  una  ciarla,  perchè  gli  enti  su- 
premi non  si  vogliono  esporre  cotanto.  Si  rischiarerà  meglio  con  un  po'  di 
tempo  r  affare.  Intanto  sarà  costi  un  gran  dire. 

Lettere  del  signor  conte  Pallavicino  a  questo  sig.  conte  amministra- 
tore dice  venuta  staffetta  da  Torino,  colla  nuova  che  i  gallispani  si  sieno 
precipitosamente  ritirati  da  Oneglia,  e  con  loro  grave  danno  sieno  stati  in- 
seguiti da  i  savojardi.  Di  gran  lunari  si  son  fatti  per  tale  inaspettata  no- 
vità. Con  ciò  svaniscono  le  voci  sparse,  ch'essi  venivano  verso  Genova. 
e  forse  già  pervenuto  a  S.  Pier  d'Arena  d.  Filippo  il  quale  ora  si  fa 
partito  da  Nizza.  Credono  qui  che  verran  buoni  soccorsi  dalla  Germania. 
Non  le  dirò  quanti  prognostici  si  sieno  fatti  sopra  il  re  sardo  e  i  motivi 
di  farli.  Io  il  tengo  costantissimo  nella  sua  lega.  Delle  flotte  navali 
nulla  si  sa. 

Nel  dì  6  corrente  si  cantò  in  Parigi  il  Tedeum  per  la  resa  di  Menin, 
ed  è  passata  quell'armata  all'assedio  d' Ipri.  Finora  ninna  dichiarazione 
dalla  parte  degli  olandesi.  Non  si  può  fare  senza  la  convocazione  e  il  con- 
senso della  Dieta.  Quantunque  gli  avvisi  dicano  favorevoli  alla  regina  e 
air  Inghilterra  il  prussiano,  pure  da  Vienna  mi  scrivono  che  stanno  sempre 
in  apprensione  di  lui.  Noi  siamo  allo  scuro  delle  cose  presenti;  quanto 
più  dell'  avvenire. 

«  Se  a  Modena  capiterà  mai  la  risposta  al  manifesto  alberoniano,  la 
leggerò.  Non  credo  sia  costato  molto  il  ribattere  le  di  lui  ragioni.  Mi  stia 


-l'7<44:l  A  DOMENICO  BaiGUIERI  COLOMBI  1*)11 

bea  ascoso  1'  autore  di  quelle  freccio,  perchè  gliene  potrebbe  avvenir 
del  malo  ». 

Potrebbe  il  p.  Battsglini  stare  in  petto  di  N.  S.  e  restare  costi  con 
più  decoro,  ma  V.  S.  reverendissima  noi  crede. 

Ancor  qui  è  stata  affissa  per  tutti  i  cantoni  la  condanna  del  libricciuolo 
del  p.  Benzi.  M' immagino  con  rincrescimento  di  questi  padri. 

«  Mi  è  stato  inviato  dato  alle  stampe  il  Decreto  del  re  cattolico  a  fa- 
vore delle  Missioni  del  Paraguai,  che  conferma  quanto  ho  detto  anch'  io. 
Se  si  ristamperà  il  mio  Libercolo,  V  aggiugnerò  ». 

Con  che,  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  P.  reve- 
rendissima. 

4929. 

A  DOMEJ^ICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  25  Giugno  1744. 

B.  Biblioteca  Kiccardiana,  Firenze,  edita  [245]. 

Giacché  il  nostro  sig.  Forlosia  è  tanto  delicato  di  non  voler  lasciar 
copia  di  quel  Necrologio,  benché  cosa  che  non  é  di  monsignor  Gentilotti, 
io  non  voglio  importunarlo  su  questo.  Ne  avrei  fatto  onore  a  lui  e  alla 
rogai  biblioteca.  Ci  vuol  pazienza!  me  la  passerò  senza  d'esso.  Avrei  po- 
tuto scriverne  al  sig.  conte  di  Cervellon  e  al  sig.  principe  di  Lichteustein 
miei  padroni,  e  ad  alcun  alti'o,  ma  io^  voleva  averne  tutta  l'obbligazione 
al  sig.  Forlosia.  e  giacché  egli  è  d'altro  sentimento,  mi  accomodo  alla  mia 
poca  fortuna. 

Il  Catalogo  dei  Manoscritti  di  Augia,  trattandosi  di  tanta  antichità, 
potrebbe  essere  utile  il  vederlo,  ma  non  von*ei  che  costasse  troppa  fatica 
a  lei  il  procurarmi  questo  vantaggio. 

Pel  lìinghain  ho  scritto  anche  a  Ginevra,  essendo  libro  che  veramente 
m'  occorre  per  1'  assunto  che  ho  preso.  Starò  attendendo  se  ella  fosse  più 
fortunato  di  me  in  trovarlo.  Il  non  esser  per  anche  giunta  la  balletta  de- 
stinata per  Dresda,  comincia  a  darmi  dell'  inquietudine,  perché  a  que- 
st"  ora  V.  S.  illustrissima  dovrebbe  averla  ricevuta.  Aspetterò  ancora 
qualche  poco,  e  poi  scriverò  a  Venezia  per  farne  l'ender  conto  a  chi  l'inviò 
a  Trieste.  Intanto  la  prego  di  far  diligenza  in  casa  del  sig.  Bertolani  per 
sapere  se  vi  sieno  le  copie  del  tomo  III  Antiquitates  Italicae.  Avevo  io 
scritto  air  emineutissimo  Querini  quanto  ella  mi  significò  nel  precedente 
suo  foglio.  Gli  ho  ora  soggiunto  il  di  più  che  ho  letto  nell'  ultima.  Staremo 
a  vedere  come  egli  intenderà  e  risponderà. 

Quando  non  si  ritruovino  vendibili  l' Ilittorpio  e  il  Pamelio,  non  oc- 
corre ricercarli  in  cotesto  librerie. 


4612  LODOVICO   ANTONIO   MUHATORl  [l'V-^'éo' 


Da  due  lati  è  attaccato  il  fuoco  all'  Italia.  Dopo  la  presa  di  Oneglia, 
si  tenea  per  fermo  da  tutti  che  i  gallispani  meditassero  di  continuare  il 
viaggio  fino  a  Genova,  ed  aveauo  già  slargate  le  strade  fino  a  Loano.  Ma 
s'è  avuta  nuova  certa  che  precipitosamente  si  son  ritirati  da  Oneglia  verso 
Villatranca,  inseguiti  e  maltratati  dai  savoiardi.  Finora  non  se  ne  sa  il 
perchè.  Sotto  Velletri  è  succeduto  un  fatto  sanguinoso.  Il  sig.  principe  di 
di  Lobkowitz  fece  prendere  il  posto  de' cappuccini  dai  Licani.  Alle  4  della 
notte  fu  esso  ripigliato  dai  napolispani,  i  quali  nello  stesso  tempo  attac- 
carono la  punta  della  Faiola  e  vi  fu  gran  sangue.  Tale  fu  la  mischia  che 
il  sig.  principe  sali  a  cavallo  e  si  mise  alla  testa  de'  suoi,  con  dirsi  che 
gli  fu  ucciso  un  cavallo  sotto;  e  si  crede  che  recuperasse  la  punta  sud- 
detta. Gran  copia  di  feriti  era  giunta  a  Marino,  gran  fuga  di  quei  paesani 
verso  Roma.  Non  si  sa  finora  il  preciso  di  quell'  azione,  né  come  termi- 
nasse, perchè  corriere  non  s"  è  veduto,  e  lo  sappiamo  solamente  dalle  let- 
tere di  Roma,  che  portano  avvisi  contrai-i,  né  sanno  dirne  l'esito.  0  Tuna 
o  r  altra  di  quelle  armate  ha  da  sloggiare,  e  il  ealdo  e  1'  aria  fai'an  guerra 
ad  entrambe. 

Con  che,  rinnovando  i  sentimenti  del  mio  ossequio,  mi  confermo,  etc. 


4930. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  3  Luglio  1744. 

Biblioteca  CoudnaIìK,  Piacenza. 

Se  non  fan  guerra  fra  loro  cotesto  armate,  lo  faran  bene  amendue  a 
cotesto  paese. 

Ma  probabilmente  tornato  che  sia  il  corriere  del  signor  principe  spe- 
dito a  Vienna,  egli  allora  prenderà  qualche  risoluzione.  Siamo  arrivati  a 
luglio,  e  tuttoché  l' armata  austriaca  si  goda  le  ville  amene  de'  romani, 
ove  è  bell'aria,  pure  per  soldati  che  vivono  fuor  de  i  tetti,  il  caldo  po- 
trebbe lor  nuocere.  Intanto  i  napolispani  han  fatto  de'  miracoli.  Ninno  si 
aspettava  tanto. 

Ho  tardato  a  rispondere  al  pregiatissimo  foglio  di  V.  S.  reveren- 
dissima due  giorni,  sulla  speranza  di  poterle  dare  qualche  nuova  del  Pie- 
monte; ma  nulla  è  venuto.  Non  si  sa  che  i  franzesi  finora  abbiano  fatto 
alcun  tentativo  dalla  parte  del  Delfinato  o  Provenza  per  calare  in  Italia. 
Dicono  provenire  il  loro  ritardo  dalle  nevi  che  tuttavia  occupano  i  pas- 
saggi. Era  il  re  sardo  alla  vista  di  Cuneo,  e  si  aspettava  di  nuovo  a  To- 
rino, essendo  incerto,  s' egli  voglia  andare  a  Demont,  per  mettersi  alla 
testa  della  sua  armata,  come  in  addietro  si  diceva. 


-IT-^-éi]  A  MATTEO  MELONI  4613 


Non  si  sa  finora  che  la  regina  possa  o  voglia  mandargli  de'  soccorsi, 
disapprovando  intanto  questi  signori  uffiziali,  la  spedizion  di  Napoli,  che 
potrebbe  essere  pregiudizionale  non  poco  a  i  loro  interessi.  Non  s'è  veri- 
ficato, che  nello  stesso  tempo  si  faccia  l'assedio  d' Ipri  e  di  Tonrnay. 
Caduta  la  prima,  verisimilmente  si  passerà  all'altra. 

Intanto,  gli  olandesi  che  vorrebbero  risparmiare  l'entrare  in  ballo, 
fanno  il  possibile  per  trovar  ripiego  di  pace. 

Anche  la  regina  ha  fatto  buone  proposizioni  all'  imperatore,  il  quale 
nulla  accetterà  senza  il  placet  de'  franzesi.  Il  principe  Carlo  nel  passare 
verso  Pilisburgo  diede  un  assalto  alla  linea  de'  bavaresi,  e  ne  fu  ribat- 
tuto. Ora  egli  è  in  marcia  per  passare  il  Reno,  e  di  là  in  Fiandra. 

Qua  è  stato  scritto,  che  non  sia  per  anche  passata  la  peste  in  Calabria. 
Guai  se  fosse  vero,  con  tanto   movimento  di  armi  in  quelle  parti. 

Da  quanto  V.  S.  reverendissima  scrive,  pare  che  la  finta  ritratta- 
zione sia  stata  composta  altrove  e  stampata  costi.  Ora  che  è  condannata 
come  libello  famoso,  sarà  finito  tutto  il  rumore.  Chi  ne  fa  di  queste,  nuoce 
più  tosto  a  sé  stesso  che  a  gli  avversari. 

Mi  è  stato  inviato  il  Decreto  del  re  cattolico  in  favore  de'  Missionari 
del  Paraffuai  che  conferma  quanto  io  ho  scritto.  E  chi  è  il  vero  autore 
delle  lettere  antiromagliesi  che  si  danno  nelle  asciutte  Novelle  letterarie 
di  Firenze? 

Dicono  che  si  vedrà  una  ritrattazione  dell'obbrobrioso  manifesto  sparso 
in  cotesto  parti,  per  incitare  i  napolitani. 

E  qui.  ratificandole  il  mio  inalterabil  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  S. 
reverendissima. 


4931. 

A  MATTEO  MELONI  in  Carpi. 
Modena,  5  Luglio  1744. 

Akchivio  Ekbdi  MXI.OKI,  Carpi,  edita  [SOS]. 

Non  m' era  io  già  dimenticato  della  Secchia  :  ma  solamente  ora  l' ho 
ricevuta  dal  libraio  legata;  né  sapendo  altra  congiuntura,  la  farò  conse- 
gnare al  corriere  di  Carpi.  Potrà  dunque  V.  S.  trastullarsi  nella  lettura 
di  questo  non  nuovo,  ma  sempre  bello  e  gustoso  poema:  e,  quando  se  ne 
sarà  servita,  l'  aspetterò  di  ritorno. 

E  qui,  rinnovando  le  proteste  del  mio  ossequio,  mi  ratifico. 


4614  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [17*44- 


4932. 

A  GIAN  PAOLO  SIMONE  BIANCHI  in  Siena. 
Modena,  8  Luglio  1744. 

BiBLioTKOA  GAMBALUNaHiANA,  Jlimitiì,  edita  [  204  ]. 

Circa  il  1597  audò  il  Tassoni  a  Roma,  e  quivi  stette  qaasi  tutto  il  corso 
di  sua  vita,  a  riserva  della  sua  andata  in  Ispagna  nel  IGOO  dopo  la  quale 
se  ne  tornò  colà,  sino  all'anno  1632  ivi  dimorando  finché  venne  a  termi- 
nare i  suoi  giorni  a  Modena  sua  patria.  Nella  di  lui  vita  ho  detto  ch« 
deiraccademia  de'  Lincei  pai-lò  Agostino  Favoriti  nella  vita  di  Virginio 
Cesarini;  e  del  duca  Cesi,  parlano  Leone  Allacci,  Gio.  Battista  Porla, 
r  Eritrèo,  il  cav.  Mandosi.  Gian  Nicio  Eritrèo  nella  Pinacoteca,  parlando 
del  Tassoni  scrive  ch'egli  si  riduceva  in  casa  del  cardinale  Bartolomeo 
Cesi,  gran  protettore  allora  de' letterati.  Non  mi  ha  permesso  il  poter  meglio 
chiarire  i  di  lui  fatti  e  studi  quel  suo  essere  stato  tanto  tempo  fuori  della 
patria;  se  non  s'intitolò  linceo,  né  pure  praticò  il  titolo  di  accademico 
umorista,  tuttoché  fosse  stato  principe  di  essa.  Qui  non  s' è  trovata  né 
medaglia,  né  sigillo.  Né  pur  v'  ha  una  riga  d' iscrizione  sul  suo  sepolcro, 
perché  comune  a  gli  altri  Tassoni.  Di  più  non  saprei  che  dirle. 

Ho  conosciuto  costì  il  sig.  Benvoglienti,  che  era  ingegno  sodo.  Tali 
non  si  può  diro  che  fossero  il  Sergaroli  e  il  Gigli  ;  ma  erano  ingegni  vi- 
vacissimi. Se  oggidì  noi  facciamo  più  de'franzesi,  ne  dubiterei  molto.  Le 
due  accademie  di  Parigi,  e  i  benedettini  di  S.  Mauro,  a  me  sembra  ci 
vadano  molto  innanzi.  Manchiamo  di  biblioteche,  e  di  strumenti  matema- 
tici, e  di  aiuti  per  fare  sperimenti.  Cessò  presto  la  nobile  accademia 
de'  Lincei,  e  quella  del  Cimento.  In  Roma  non  v"  ha  più  quella  copia 
d'  uomini  grandi,  che  v"  era  nel  passato.  Fuimus  Troes.  Procuri  V.  S.  il- 
lustrissima dal  canto  suo  di  far  onore  alla  povera  Italia,  oggidì  oppressa 
dall'armi,  e  faccia  animo  a  gli  altri.  Io  non  cesserò  mai  d' es.sere,  quale 
ora  con  tutta  la  stima  e  V  ossequio,  mi  ratifico,  di  V.  S.  illustrissima. 

4933. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  8  Luglio  1744. 

Archivio  Soli  Mubatoki  {R.  Dibl.  Est.),  Modena. 

Giacché  con  tanta  benignità  1*  E.  V.  si  degna  di  esibirmi  il  valido  suo 
patrocinio  per  li  presenti  miei  studi,  io  sono  a  supplicarla  di  far  visitare 


-IT'^^]  A  FORTUNATO  TAMBUBINI  4616 


dal  sig.  abate  Tori  i  tre  manoscritti  della  Vaticana  espressi  nell'  inchiuso 
toglie.  Avrei  caro  che  osservasse  il  contenuto  d' essi,  e  di  che  mole  sieno, 
per  poter  poi  risolver  ciò.  che  a  me  sembrerà  più  opportuno.  Prenda 
anche  un  saggio  di  quegl'/zint.  Ne  abbiamo  ancor  noi  qui  in  un  antichis- 
simo manoscritto  della  cattedrale. 

Intanto  se  mai  capitasse  a  V.  E.  occasione  alcuna,  benché  so,  che  in 
tempi  si  caldi  saran  rarissime  per  inviarmi  in  prestito  l' IlUlorpio,  e  il 
Pamelio;  glie  ne  resterò  sommamente  tenuto.  Non  si  truovano  vendibili 
questi  libri,  per  quante  diligenze  si  sieno  fatte  anche  in  Germania.  Io  non 
ci  ho  fretta,  perchè  intanto  aspetto  anche  un  altro  libro,  senza  di  cui  non 
posso  ben  fissare  il  mio  disegno.  Ho  cominciato  a  tirar  qualche  riga,  e 
dietro  alla  strada  prenderò  partito. 

Scriva  pur  francamente  V.  E.,  che  giudicherà  bene  intorno  al  mio 
trattatello  della  Divozione. 

Tutto  mi  sarà  caro,  ma  nulla  mi  dirà  probabilmente,  eh*  io  non  pre- 
vej^ga,  sapendo  la  delicatezza  di  voi  altri  signori. 

Desidero  io,  che  la  di  lei  penna  non  abbia  ad  aver  l' incomodo  di 
scrivere  a  questo  prelato,  bastando  a  i  parrochi,  che  egli  non  venga  a 
muovere  costì  le  sue  pretensioni.  Perchè  egli  attende  a  far  fruttar  la  sua 
vigna,  e  niun  fatto  ricaverebbe  da  si  fatti  litigi,  si  può  sperare  ch'egli 
tacerà.  La  ringrazio  ben  io  a  nome  d' essi  della  benigna  di  lei  disposi- 
zione di  procurar  la  quiete  d'  ognuno. 

Già  Teminentisstmo  Querini  ha  scritto  a  me  l'Apologia  del  rotolo:  del 
che  non  dimeno  io  l'  avea  prevenuto.  Sarebbe  bella,  che  si  verificasse  an- 
cora ciò,  che  V.  E.  ha  immaginato,  cioè  che  ne  vorrà  informare  anche  il 
pubblico.  Mi  scrive,  che  ninno  ha  trovato  costi  da  ridire  sn  quella  sna 
lettera.  Una  nuova  me  n"  ha  inviato  diretta  al  p.  Bonaventura. 

Per  la  licenza  della  S.  M.  d'  Este  aspetterò  1'  esito  de'  favorevoli  nfizii 
di  V.  E.  Per  1'  altra  del  Pisa  ho  già  preparato  alla  negativa  1'  animo  di 
suo  padre. 

Chi  ha  veduta  la  finta  Ritrattazione  ora  condannata,  non  si  d.à  pace 
come  gente  sì  savia,  arrivi  a  scrivere  e  stampar  cose  tali,  che  solamente 
tornano  a  discredito  di  chi  le  compone.  E  più  si  meraviglia  che  con  gioia 
la  mostrino.  Io  non  mi  son  curato  di  vederla,  benché  qui  ancor  si  ri- 
truovi. 

In  Piemonte  nulla  finor.\  è  succeduto  di  nuovo.  Si  può  star  poco  a 
udir  qualche  tentativo.  Voi  altri  signori  preparate  costi  delli  spaziosi  spe- 
dali, che  ve  ne  sarà  bisogno. 

Con  baciarle  la  sacra  porpora,  ossequiosamente,  mi  rassegno,  di  V.  E. 

Avrei  caro  di  sapere,  se  il  sig.  abate  Tori  veramente  studi,  quando 
può.  Ha  scritto  di  aver  composto  una  Dissertazione. 


4G1G  LODOTICO   ANTONIO   MURATORI  [  1*74.-4 _ 


4934. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 

Modena,  10  Luglio  1744. 

Biblioteca  Comusalb,  Piacenza. 

Sicché  senza  adoperar  cannoni  e  archibugi,  coleste  armate  si  possono 
rovinar  da  sé  stesse  per  cagion  de'  vostri  troppo  cocenti  caldi.  Sarà  dunque 
necessario  che  la  gallispana  come  più  battuta,  e  mancante  d'acqua,  siri- 
tiri.  Vedremo  se  il  sig.  Gages  saprà  farlo  senza  pagare  il  passaporto.  Qui 
era  corsa  voce  che  il  sig.  principe  di  Lobkowitz  fosse  richiamato  dalla 
campagna,  e  che  Neopez  vei-rebbe  in  suo  luogo.  Persona  che  ne  sa  più 
de' nostri  novellisti,  mi  dice  di  non  averne  intesa  parola.  Certo  é  per  altro, 
che  in  Vienna  non  é  stata  molto  approvata  la  di  lui  condotta  né  gli  ul- 
timi fatti,  dicendosi  che  egli  aveva  tagliato  fuori  la  metà  della  fanteria 
nemica,  e  pur  non  volle  attaccarla. 

Finora  nulla  v'  é  di  nuovo  de'  gallispani.  L"  andar  essi  tanto  lenti,  ha 
fatto  scrivere  qua  da  uno  di  quegli  ufl&ziali.  che  è  imminente  la  pace. 
S'impegnano  certo  gli  olandesi,  ma  io  poco  ne  spero.  Dicono  ch'essi  so- 
lamente pel  di  12  del  corrente  saranno  all'  ordine  per  tentare  il  passaggio. 
Intanto  é  certo  che  si  metteran  presto  in  marcia  due  nuovi  reggimenti, 
un  grosso  corpo  di  tirolesi,  varadini,  polacchi,  etc.  in  numero  di  10  o  12 
mila  persone  che  verranno  a  guernir  le  piazze  dello  stato  di  Milano,  sicché 
ecco  cangiarsi  il  sistema  in  queste  parti. 

Perderemo  in  breve  il  sig.  conte  Cristiani.  La  regina  il  vuole  a  Mi- 
lano. Finora  non  si  sa  chi  gli  abbia  a  succedere  qui.  Il  sig.  prof.  Mante- 
gazzi  venuto  di  Piacenza  si  loda  forte  del  destino  toccato  a  quella  sua 
patria. 

Non  mi  son  curato  di  veder  la  finta  Ritrattazione  che  qui  vien  mo- 
strata come  cosa  sontuosa.  Mi  dicono  che  corrono  due  o  tre  altre  scrit- 
ture contro  del  p.  Concina.  Né  pur  di  queste  mi  curerò. 

E  perchè  non  dare  una  berretta  rossa  all'oratore  del  nipote  pontificio? 
Veramente  é  strana  la  stitichezza  di  nostro  signore  in  questo  affare.  Tale 
a  me  sembra  la  sua  scrupolosità.  Ha  anche  in  Piacenza  una  cognata  ve- 
dova che  né  pur  ha  tanto  da  poter  vivere  oon  qualche  comodo,  nonché 
colla  carrozza. 

Il  prussiano  ha  fatto  lega  col  palatino  e  col  lantgravio  d'Assia.  Sé 
veduto  qui  il  manifesto  della  regina  formato  con  gran  saviezza.  Porta  le 
lettere  d'  Amelof  che  voleva  muovere  la  Porta  contro  di  lei  e  dello  czar. 

Con  rassegnarle  il  mio  ossequio,  mi  confermo  di  V.  S.  reverendissima. 


l'?'^^]  A  QIAN   DOMSNIOO    BBRTOLI  4617 


4935. 

A  GIUSEPPE  ANTONIO  SASSI  in  Milano. 
Modena,  10  Luglio  1744. 

Biblioteca  Ambbosiaia,  Milano,  edita  [176]. 

Al  vedere  il  bel  carattere  con  cui  è  scritto  il  toglie  di  cui  V.  S.  il- 
lustrissima mi  ha  favorito,  m'e  sembrato  di  vederla  non  solo  rimessa  dalla 
passata  informità,  ma  anche  ringioveuita.  Torneranno  le  forze  primiere 
del  corpo.  Quelle  della  mente,  che  sempre  sono  state  e  saran  vigorose, 
pazienza,  se  le  ha  dovuto  impiegare  in  si  bell'argomento  come  è  l'acquisto 
di  porporato  ed  arcivescovo  di  tanto  merito.  Son  certo  che  se  gli  altri 
antecessori  suoi  hanno  mostrata  cotanta  stima  di  lei,  egli  li  supererà  tutti. 

Ora  io  rendo  grazie  alla  di  lei  bontà  pel  favore  compartito  a  quel 
religioso.  Ma  qui  non  son  finite  le  mie  preghiere.  Ho  da  perorare  anche 
per  me.  Avrei  bisogno  del  più  antico  ordine  della  chiesa  ambrosiana,  cioè 
della  messa  ordinaria.  So  che  cotesta  biblioteca  ben  possiede  alcuni  an- 
tichi messali  manoscritti.  Ma  ella  ne  ha  citato  uno  della  libreria  del  ca- 
pitolo, antico  di  603  anni.  Probabilmente  non  vi  si  darà  divario  fra  esso 
e  quei  dell'ambrosiana.  Se  vi  fosse,  ricorrerei  a  S.  E.  per  esserne  favo- 
rito. Ora  io  prego  V.  S.  illustrissima  di  scegliere  quel  che  a  lei  parrà  il 
più  antico  e  il  migliore  e  di  farmelo  copiare,  che  io  soddisfarò  il  copista. 

Truovo  qui  solamente  il  trattato  De  baptismo  di  Giuseppe  Visconte. 
Ve  n'  ha  da  essere  almen  due  altri  De  confirmatione  et  eucharistia  se  ben 
ricordo.  Come  si  potrebbe  fare  a  trovarmeli  e  comperarli  per  me?  Non 
vo'  ricorrere  per  questo  al  signor  Argelati,  perch'  egli  fa  mercatanzia  in 
ogni  cosa.  Ricorro  alla  di  lei  bontà,  con  più  fidanza  d'essere  favorito. 

Sospirando  anch'io  le  occasioni  di  ubbidirla,  con  tutto  l'ossequio,  mi 
confermo,  etc. 


4936. 

A  GIAN  DOMENICO  BERTOLI  in  Udine. 
Modena,  12  Luglio  1744. 

Abohitio  Bota,  S.  Vito  al  Tagliamento,  edita  [  187  ]. 

Giacché  V.  S.  illustrissima  ha  creduto  che  sia  tollerabile  il  mio  sen- 
timento intorno  alla  colonia  di  Frejus,  ha  fatto  bene  inviando  quelle  mie 
poche  ciarle  al  p.  Calogerà.  acciocché  turi  qualche  buco  de'  suoi  opuscoli. 


4618  LODOVICO   ANTONIO  MURATORI  [  1*7 44:- 

Le  rendo  poi  grazie  della  notizia  datami  di  cotesto  antichissimo  sa- 
cramentario. Il  truovo  simile  ad  altri  del  nono  e  decimo  secolo,  e  ne  ab- 
biamo ancor  noi  qui  uno  del  medesimo  tenore.  Però  non  mi  occorre  di 
recarle  incomodo  di  questo. 

Si  goda  ella  la  villeggiatura  e  la  quiete,  che  Dio  dona  a  cotesti  paesi, 
mentre  il  nostro  tuttavia  prova  il  flagello  della  guerra  per  gli  aggravi,  e 
per  le  contribuzioni,  che  ci  divorano. 

Con  che,  rinnovando  i  sentimenti  del  mio  inaltei'abile  ossequio,  mi 
confermo,  di  V.  S.  illustrissima. 

4937. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  13  Luglio  1744. 

K.  BiBLioTEOA  RiccARDiANA,  Fìrenzei  edita  [24')]. 

Somma  è  ben  la  gentilezza  dell'  ornatissimo  sig.  Forlosia  che  vuol  fa- 
vorirmi della  copia  del  suo  Bingham,  per  cui  io  le  resterò  obbligato  al 
sommo.  Ora  prego  V.  S.  illustrissima  di  portargli  non  meno  i  miei  ri- 
spetti che  i  più  vivi  ringraziamenti  per  questo  favore.  Quando  ella  posss, 
inviarlo  al  sig.  Pasquali  di  Venezia,  sai*à  ben  inviato,  essendo  egli  mio 
buon  corrispondente,  e  niun  disparere  avendo  io  avuto  con  lui.  Quello  che 
m' imbroglia  si  è  1'  aver  io  fatto  scrivere  a  Genevra  per  ottener  la  stessa 
opera,  ne  vorrei  che  se  ne  comperasse  due  copie.  E  perchè  potrebbe  essere 
che  colle  prime  si  sapesse  che  que"  librai  l'hanno,  ne  essendo  io  per  tron- 
care il  fatto  impegno,  prego  lei  di  sospendere,  se  mai  può,  la  compera 
d'  esso  in  coteste  parti.  Anzi  giudico  bene  che  sospenda  anche  per  un  poco 
la  spedizione  della  copia  del  sig.  Forlosia.  Nulla  a  me  servirebbe  la  Liturgìa 
del  Schultingio,  perche  desidero  liturgie  cattoliche,  e  non  ereticali.  Il 
peggio  è,  esser  quell'opera  troppo  grossa,  ed  assai  rara;  però  non  bisogna 
pensarvi.  Il  Durando  è  libro  che  facilmente  si  truova  anche  in  Italia. 
Poco  frutto  se  ne  può  cavare.  Avrò  in  prestito  da  Roma  l' Hiltorpio,  e  il 
Pamelio.  Ho  il  Bruni  e  il  Martène.  Bramerei  bensi  la  Liturgia  del  Re- 
naudot,  se  si  può  trovare  costì.  Si  assicuri  il  sig.  Forlosia  che  avrà  ben 
legata  1'  opera  del  fìingham,  perchè  è  troppo  di  dovere. 

Brutto  segno  il  non  essere  peranche  comparsa  costà  la  balletta 
de'  miei  libri.  Ne  scriverò  in  quest'  ordinario  a  Venezia,  perchè  se  ne 
facciano  render  conto  a  chi  1'  inviò  a  Trieste.  Mi  tiene  inquieto  questa 
soverchia  tardanza. 

De' miei  Annali  dal  principio  dell'Era  nostra  sino  al  1500  ne  son 
fuori  solamente  cinque  tomi  in  4.°:  quattro  o  cinque  altri  ne  restano  da 
stampare.  Il  sig.  Pasquali,  a  mio  credere,  gli  vende  troppo  caro. 


-l'7-4:'4]  A  DOMENICO  BRICHIBHI  OOLOMBI  4619 

La  risposta  del  sig.  cardinale  Qnerinì  fu  eh'  egli  non  aveva  posto 
vacante  nella  Vaticana  da  poter  giovare  ai  fratelli  di  V.  S  illustrissima, 
e  che  egli  avea  raccomandato  l' affare  di  S.  Ephrem  al  sig.  cardinale 
Colonitz,  a  cni  aveva  promesso  ima  copia  dell'  opera,  e  che  perciò  lasciava 
a  lui  la  cura  e  il  peso  di  favorirlo.  Me  l' aspettava. 

Ho  bisogno  del  suo  parere.  Questa  Camera  ducale,  per  censi  passivi, 
legati  degli  antecessori,  ed  altri  debiti  annui  pagava  molto  danaro.  Da 
che  l'armi  delle  due  corone  posseggono  queste  rendite  non  han  pagato  un 
soldo.  Questi  ministri  tanto  tempo  fa  man  larono  i  lor  voli,  co'  quali  di- 
chiaravano giusto  il  pagare.  Il  re  di  Sardegna  ha  dato  il  suo  assenso, 
purché  ne  sia  conteuto  anche  la  vostra  corte.  Di  tutto  è  informato  il 
sig.  marchese  reggente  Cavalli.  Per  questa  ragione  tante  povere  famiglie, 
e  spezialmente  le  vedove,  che  godevano  un  buon  legato  di  pane,  o  van 
mendicando,  o  si  truovano  angustiate.  È  stato  detto  che  sarebbe  bene  dare 
un  memoriale  a  nome  di  tanti  creditori  a  S.  M.  Mi  dica  se  è  cosa  fatti- 
bile, e  se  cosa  alcuna  di  bene  se  ne  potesse  sperare.  Quando  ella  credesse 
non  inutile  un  tal  tentativo,  me  ne  avvisi,  perchè  mi  converrà  far  qui  un 
po' di  pratica  prima,  per  indurre  alcuni  a  far  qualche  regalo  a  chi  si 
adoperasse  per  ottenere  lo  schiodamento  di  questo  interesse.  Potrà  su 
questo  intendere  il  savio  parere  del  sig.  marchese  reggente  ;  al  quale  i 
miei  più  vivi  rispetti. 

Secondo  le  presenti  apparenze,  né  pure  sarebbe  stata  fortuna  per  lei 
l'aver  ottenuto  qualche  posto  nel  paese  da  conquistare:  perché  ora  non 
sembra  facile,  forsanche  troppo  difficile,  una  tal  conquista  Si  sa  costi  ciò 
che  avvenne  ne'  giorni  passati  al  generale  Pestaluzzi.  Ora  le  due  armate 
continuano  a  stare  a  fronte.  Per  quella  via  si  crede  che  non  potrà  pas- 
sare il  sig.  principe.  Intanto  il  caldo  e  1'  aria  han  comiuciato  a  far  guerra 
ai  guerrieri,  e  se  si  ostinano  a  starvi,  vanno  a  disfarsi  amendue  le  ar- 
mate per  le  malattie.  Piìi  ne  patisce  la  napolispana,  perchè  le  manca 
anche  l'acqua,  e  pare  che  il  Gages  sarà  obbligato  a  ritirarsi  a  Sezze  o 
Sermoneta.  Dicono  periti  GOO  cavalli  suoi  per  mancanza  d' essa  acqua  e 
pel  coeentissimo  caldo.  Gli  spagnuoli  saccheggiarono  Verdi  dello  Stato 
Pontifìcio.  La  cagione  non  se  ne  sa.  Nulla  finora  di  nuovo  del  Piemonte, 
ma  poco  si  può  stare  ad  udirne.  Han  detto  che  verranno  nello  stato  di 
Milano  circa  dieci  mila  persone,  cioè  due  nuovi  reggimenti  grigioni,  tiro- 
lesi, varadini,  etc.  Ce  ne  chiariremo  in  breve. 

Siccome  il  manifesto  contro  di  Napoli  é  stato  fortemente  disapprovato 
in  Roma,  cosi  qui  ha  conseguito  una  piena  approvazione  1'  altro  contro  la 
Francia,  ed  è  certamente  componimento  di  un  savio  ministro.  Staremo  a 
vedere  ciò  che  avrà  determinato  la  superior  provvidenza  di  chi  governa 
il  tutto:  ma  quando  non  si  muova  l'Olanda,  pare  che  non  abbia  da  essere 
tanto  lontano  un  trattato  di  pace. 


4620  LODOVICO  ANTONIO  MUHATOBl  Ll*?44 - 


Si  va  avvicinando  la  partenza  troppo  dolorosa  per  noi  del  sig.  conte 
Cristiani,  né  si  sa  finora  chi  succederà.  Due  saran  per  noi  peso  ed  im- 
broglio. Io  augurando  a  lei  ogni  maggior  fortuna,  e,  rassegnandole  il  mio 
ossequio,  mi  confermo,  etc. 

Il  sig.  Mattheus  era  colla  sua  flotta  a  Savona.  Delle  nemiche  altro 
non  si  sente.  Quando  si  credesse  bene  di  dare  il  memoriale,  lo  dia  pure, 
perchè,  qualora  riuscisse  in  bene,  voglio  credere  che  qui  se  ne  mostrerebbe 
gratitudine.  Certamente  non  s' accorda  né  colla  giustizia,  né  colla  pietà 
della  regina,  questo  non  pagare  i  debiti  si  legittimi  e  giusti. 


4938. 

AD  ANGELO  MARIA  QUERINI  in  Brescia. 
Modena,  15  Luglio  1744. 

Biblioteca  Quebiniaka,  Brescia,  edita  [253]. 

La  lettera  ultimamente  pubblicata  da  V.  E.,  di  cui  mi  ha  fatto  parte 
la  somma  sua  benignità,  servirà  di  aiuto  alla  canonizzazione  del  santo 
cardinale  Albergati,  ed  ora  mirabilmente  serve  al  decoro  dell'ordine  be- 
nedettino. E  nulla  v'  ha  sopra  cui  si  possa  stendere  la  critica  romana. 
Però  unite  ai  miei  più  devoti  ringraziamenti,  se  ne  vengono  ancora  le 
congratulazioni  per  questo  novello  parto. 

Quanto  al  signor  Brichieri,  gli  ho  con  buona  maniera  fatto  intendere 
i  sentimenti  di  V.  E.,  ma  senza  rigettare  affatto  la  di  lui  ojtera,  perché 
potrebbe  darsi  che  ne  avessero  bisogno. 

Giacché  a  me  non  é  riuscito  di  poter  ottenere  dai  monaci  armeni  una 
traduzione  delle  poche  opere  che  essi  hanno  nel  loro  monastero  fuor  di 
Venezia,  tanta  é  l' avidità  ed  interesse  dei  medesimi  :  dell'  opere,  dico,  di 
S.  Jacopo  Nisibeno,  mi  é  venuto  in  mente  che  1'  E.  V.  potrebbe  pensare, 
se  pur  non  v'  avesse  pensato,  a  trovar  la  maniera  di  far  un  regalo  al 
pubblico  di  quel  poco  che  resta  di  quel  santo  scrittore  della  chiesa  di 
Dio,  Ella  saprà,  se  nella  Vaticana  si  truovi  il  testo  siriaco  di  esse  opei'e. 
Foi'se  monsignor  Assemani  l' avrà  portato,  se  pria  non  v'  era.  Questa 
giunta  a  S.  Efrem  sarà  molto  stimabile,  e  al  di  lei  buon  genio  ne  avremo 
r  obbligazione. 

Venendo  la  risposta  dello  Schelornio,  non  sarà  difficile  all'  E.  V.  il 
farne  la  confutazione.  A  lei  non  manca  buono  scudo  ed  ottima  spada,  con 
che,  baciando  la  sacra  porpora,  pieno  di  ossequio,  etc. 


-1*744:1  A    GIUSEPPE   BONDIQLI  4621 


4939. 

A  GIUSEPPE  BONDIGLI*  in  Vtlletri. 
Modena,  16  Luglio  1744. 

Archivio  Muxicipale,  Reggio  Emilia. 

Non  so  come  possa  essere  ricevuto  il  disturbo  di  una  mia  lettera  da 
chi  si  trova  in  mezzo  all'armi,  ed  ha  altro  che  da  pensare  a  liti  legali. 
Pure  bisogna  che  V.  S.  illustrissima  abbia  pazienza,  ed  allorché  si  troverà 
un  dì,  se  pure  è  possibile,  in  ozio,  potrebbe  accadere,  che  desse  un'  oc- 
chiata all'annessa  scrittura,  che  mi  è  convenuto  fare  in  difesa  de' nostri 
poverelli.  Non  ho  voluto  nominar  la  città,  uè  i  ministri;  ma  a  lei  dirò, 
che  il  cons.  Masini  con  precipitosa  sentenza  decretò  in  favore  della  con- 
fraternita di  S.  Pietro  martire  contro  la  petizione  della  compagnia  della 
Carità.  S' era  egli  mostrato  mal  soddisfatto,  perch"  io  avessi  scritto  De  i 
Difetti  della  Giurisprudenza,  e  del  voto  sanguinario  per  l'immacolata  con- 
cezione. Mi  andò  sospetto  ch'egli  si  fosse  vendicato  di  me;  ma  probabil- 
mente non  sarà  vero.  Si  domandò  la  revisione.  Si  fecero  varj  contraddi- 
torj  in  Segnatura.  De  i  tre  segretari,  il  conte  Sant'Agata  è  collegato  col 
cons.  Masini.  Il  Borghi  è  confratello  della  suddetta  confraternita  di 
8.  Pietro  martire.  Tennero  saldo  in  non  accordar  la  revisione.  Un  solo 
era  per  li  poveri.  In  fine  non  attentandosi  di  dichiarare  giusta  la  sen- 
tenza Masini  per  le  chiare  ragioni,  che  militano  in  contrario,  si  trovò  il 
bel  ripiego  di  non  negare,  ma  nello  stesso  tempo  di  non  concedere  la  re- 
visione e  cosi  s.  Pietro  martire  senza  altra  decisione  si  può  dir  vincitore, 
e  gode  con  pace  1*  Organo  eh'  io  credo  dovuto  a  i  poveri. 

Avrei  potuto  fare  ricorso  a  chi  ora  governa  questi  Stati,  e  si  sarebbe 
provveduto.  Non  l' ho  voluto,  perchè  voglio  dipendere  dalla  giustizia  del 
mio  vero  serenissimo  Padrone,  a  cui  appunto  ora  io  fo  ricorso.  Prego 
dunque  V.  S.  illustrissima  di  umiliare  il  mio  ossequio  a  S.  A.  S.  e  insieme 
le  suppliche  mie,  acciocché  si  degni  di  far  esaminare  le  ragioni  mie,  da 
persone  intendenti  oltre  alla  di  lei  persona,  che  dovrebbe  bastare.  E  quando 
si  truovi,  come  ogni  dotto  e  disinteressato  mi  assicura,  essere  evidente  la 
ragione  in  favore  de'  poveri,  che  si  degni  provvedere  nella  forma,  che  parrà 
più  propria  alla  sua  superiore  prudenza.  E  quando  pur  voglia  che  si  formi 
giudizio,  (  il  che  si  potrebbe  risparmiare  ),  ordini,  che  non  giudichi  in  tele 
pendenza  chi  è  giudice  e  parte;  il  che  mai  non  conviene.  Per  tal  grazia  re- 


*  Responsive  in  Archivio  Soli  Muratori  {R.  Bibl.  Est.),  n.*  6  da  Velletri,  Cham- 
bery,  Arpino,  Venezia,  1744-'48. 


4022  LODOVICO   ANTONIO   MUKATOBl  [1«744.-. 

stero  sommamente  tenuto  alla  clemenza  di  S.  A.  S.  e  al  benigno  inter- 
cessore. 

Con  tale  congiuntura  non  dispiacerà  al  Padrone  serenissimo  di  leg- 
gere quanto  ne'  giorni  addietro  mi  scrisse  il  dottor  Gherardi  del  serenis- 
simo signor  principe  d' Este  in  occasione  di  chiedermi  un' atlante  per  lui, 
che  poscia  gì' inviai.  Ecco  le  sue  precise  parole. 

«  Il  serenissimo  signor  principe  d'  Este  (  talento  mirabile  )  mi  ha  co- 
mandato di  salutarla,  e  di  dirle,  che  applicandosi  egli  volentieri  alle  let- 
tere, non  ostante  l'età  sua  di  otto  anni,  studia,  e  a  lui  piace  d'andare 
pel  mondo  sulle  carte.  Da  che  ha  incominciata  la  geografia,  vorrebbe,  che 
monsignor  Muratori  gli  facesse  avere  qualche  libro  di  carte  geografiche  delle 
Provincie  e  regni  di  Erancia,  Germania,  Inghilterra,  Italia  e  Olanda.  Legge 
egli,  e  parla,  e  scrive  il  franzese  pulitamente.  Parla  bene  e  legge  l' italiano, 
e  in  dettatura  scrive  l'uno  e  l'altro  idioma.  Legge  il  latino  e  ne  gli  esem- 
plari lo  trascrive  senza  errori.  Dice  a  memoria  un  gran  pezzo  d'  abaco  e, 
interrogato,  risponde  prontamente.  Istruito  nel  catechismo,  sa  per  l'età 
sua  le  cose  sostanziali;  domanda,  e  ha  genio  di  sapere.  Ha  per  lo  più 
qualche  libro  in  mano,  e  il  legge  da  se,  e  ne  sa  dire  le  cose  più  curiose. 
Vi  conta  una  favola  d' Esopo,  e  ve  la  espone  con  chiarezza.  Vi  narra 
qualche  bel  fatto  di  Telemaco,  non  si  confonde.  Vi  dice  alcun  fatto  della 
scrittura  e  non  intoppa.  In  fantasia  e  ritentiva  sta  benissimo.  E  fornito 
di  buon  giudizio.  Arrendevole  alla  ragione,  docile  alla  insinuazione,  aperto 
di  cuore,  obligante  di  tratto,  riscuote  V  amor  di  tutti.  Io  non  adulo,  né 
esagero.  Mi  dice  anche  di  più,  che  se  potrà  trovarsi  in  istato  di  comprar 
col  tempo  il  Gandcville,  di  cui  ne  ha  avuto  qui  per  pochi  giorni  un  tomo 
in  prestito  colle  carte  bellissime  della  Francia,  ne  farà  poi  un  regalo  a 
monsignor  Muratori  ». 

Avendo  io  risposto  al  dottor  Gherardi  con  alcuni  avvertimenti  per  si 
mirabil  principino,  mi  replicò  le  altre  seguenti  parole  : 

«  Il  serenissimo  signor  principe  d'  Este  ha  letto  con  attenzione  per 
due  volte  T  ultima  di  lei  lettera,  e  andava  tra  se  dicendo  :  dice  bene. 
Questo  è  giusto.  Il  faut  faire  ce  que  ce  monsieur  dit.  Rendutami  la  let- 
tera, mi  disse  di  salutarla;  e  di  ringraziarla  dell'atlante  inviatogli.  lu- 
tauLo  ;):oGeguirà  questo  amabilissimo  principino  l'incominciata  sua  stu- 
diosa carriera;  da  che  Dio  ha  dato,  con  un  corpo  ben  formato,  un'anima, 
che  vi  esercita  ottimamente  le  sue  potenze.  Crederebbe?  Io  sono  ancora  a 
vedere,  dopo  che  1"  istruisco,  questo  caro  fanciullo,  a  arruffarsi,  a  piagnere 
per  venir  mattina  e  sera  alla  scuola,  e  uè  pure  attediarsi  di  udire  ogni 
giorno  di  festa  il  catechismo  :  s*  applica  con  ilarità,  di  tutto  genio  e  con 
brama  di  sapere,  alle  lettere,  alle  cose  della  religione,  e  a  gli  esercizi  di 
suono  del  cembalo,  di  ballo,  di  scherma.  In  una  parola  è  pieno  di  ripu- 
tazione ». 


-l'?44]        AD  ALESSANDRO  aiUSKPPE  CHIAPPINI  4C23 


Poi  mi  prega  di  qualche  riga  di  stima  per  monsignor  Simony,  che  si 
umilmente  e,  degnamente  1'  ha  ammaestrato  e  gli  ha  fatto  prendere  gusto 
alla  lettura,  di  modo  che  ha  sempre  per  le  mani  la  storia  del  Rolli n. 
Esopo,  etc. 

Con  pregarla  di  |>erdono.  e  con  rassegnarle  il  mio  rispetto,  mi  con- 
fermo, di  V.  S.  illustrissima 

4940. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Piacenza. 
Modena,  17  Luglio  1744. 

BiBbiOTscA  CoM  USALI,  Piacenza. 

Anch'  io  andava  pure  aspettando  per  poter  dare  qualche  nuova  a  V.  S. 
reverendissima,  ma  finora  nulla  si  sa,  che  meriti  d'  essere  scritta.  I  gal- 
lispani  finora  non  han  tentato  di  passare,  e  solamente  si  dice  che  son 
vicini  a  farlo,  quindi  molte  ciarle,  o  di  segi'ete  intelligenze,  o  che  si  voglia 
burlare  la  Spagna,  o  infine  che  la  Francia  da  quella  parte  non  abbia  le 
forze  che  decanta.  Abbiamo  ch'essi  hanno  da  Nizza  da  Villafrauca  e 
monte  Albano,  esportato  tutti  i  cannoni  ed  attrezzi  militari:  s'era  fin  detto, 
che  aveano  abbandonati  que'  luoghi,  o  per  non  impiegar  gente  ivi,  o  per 
timore  degl'  inglesi.  S'  è  poi  saputo  che  v'  han  lasciato  400  svizzeri. 

Da  Venezia  scrissero  seguita  la  resa  dei  3  primi.  Si  tien  per  una 
favola.  _ 

Non  è  piazza  da  prendere  colle  mele  cotte.  Lettera  di  un  ufBziale 
francese  da  me  veduta,  portava  che  i  franzesi  hanno  esibita  Ostenda  agli 
olandesi.  Veramente  quel  sito  fu  la  rovina  dell'  imperatore  per  la  guerra 
precedente.  Potrebbe  anche  oggidì  impedir  l' unione  dell'  Olanda  coli'  In- 
ghilterra. Dicono  che  il  re  di  Francia  pi-enda  il  possesso  delle  conquiste 
in  Fiandra  a  nome  della  Spagna.  Quando  non  vengono  le  troppe,  che  si 
dicono  destinate  per  lo  stato  di  Milano,  e  quando  più  si  prolunghi  l' ir- 
rnzion  de'  franzesi  in  Piemonte,  parrebbe  certo  che  vi  fosse  qualche  mi- 
stero. Non  creda  V.  S.  reverendissima  la  lega  del  prussiano  colla  Francia. 

Mi  ha  ben  ella  fatto  ridere  coli'  avventura  dell'  abate  Bini,  e  mi  ha 
luminato  intorno  alle  lettere  Guai.  .  .  .  , 

Qui  stampata  si  vede  affissata,  e  con  buona  colla,  per  le  colonne  la 
condanna  della  falsa  ritrattazione. 

Ma  credo  che  i  padri  vi  facciano  più  guadagno  che  perdita,  perchè  il 
popolo  che  non  intende  il  latino,  legge  solamente  il  titolo  volgare  di  quel 
libercolo,  cioè  ritrattazione  delle  bugie,  e  calunnie  di  fra  Concina  contro 
il  reverendissimo  padre  Bini  ;  e,  senza  pensar  altro,  crede  che  il  malfattore 
e  condannato  sia  il  domenicano. 


4624  LODOVICO   ANTONIO  MUBATOHI  [  1*7 44- 


Quando  si  credeva  che  il  signor  Cristiani  andasse  in  questa  setti- 
mana, egli  ha  imballato  le  robe  e  passato  alla  villeggiatura  un  miglio  lungi 
dalla  città.  A  me  disse  che  veramente  dovea  abbandonarci,  perchè  la 
regina  gliene  facea  premura.  E  pure  non  va.  Io  non  intendo  questi  arcani. 

Ho  poi  inteso,  che  andrà,  ma  per  ora  non  cesserà  di  governarci.  Ne 
siamo  ben  contenti.  S' ella  sa  nuova  alcuna  del  nostro  Padrone,  la  prego 
di  darmela,  ])erchè  non  s' ode  più  parlare.  Non  e"  è  giorno  che  passino 
per  di  qua  30  o  40  o  50  desertori  napolispani.  Quanti  poi  prenderanno 
altre  strade!  E  son  bella  gente.  A  me  pare  impossibile,  che  amendue  co- 
teste  armate  pel  caldo  e  por  l' aria,  anche  senza  l' aiuto  della  Calabi'ia, 
non  contraggano  una  funesta  epidemia.  E  quando  poi  non  fosse  cessata 
la  peste  in  Calabria?  Dio  sa  che  guai  maggiori  non  prepari  Dio  all'Italia. 

Qui  s'è  cominciato  a  vedere  il  tomo  1."  in  4."*  del  Dizionario  Eco- 
nomico dell'  Arti  e  del  Commercio,  tradotti  in  italiano,  che  si  stampano 
in  Venezia. 

Molti  qui  lo  prendono,  e  io  sono  un  d'  essi. 

Passò  alla  volta  di  Pesaro  il  venerando  Pompeo  Mantegazzi.  Mi  disse 
che  in  Piacenza  si  stava  ora  in  pai*adiso. 

Me  ne  rlalegro  con  lei.  Queste  son  migliori  nuove,  che  quelle  di  Lob- 
kowitz  e  Gages.  Solamente  converrebbe  saldar  la  piaga  del  distretto.  Con 
tutto  r  ossequio,  mi  ricordo,  di  V.  S.  reverendissima. 

Il  re  sardo  è  ito  a  portarsi  a  Susa.  e  si  torna  a  dire  che  i  gallispani 
abbiano  abbandonato  affatto  Nizza. 


4941. 

ALLO  STESSO  in  Roma. 
Modena,  21  Luglio  1744. 

Biblioteca  ComusaIjK,  Piacenza. 

Conviene  spedir  le  lettere  il  sabbato  mattina  senza  poter  aggiungere 
le  nuovo  d'  oltremonti,  che  giungono  in  quel  punto. 

Però  nulla  posso  dire  a  V.  S.  reverendissima  che  già  ella  non  sappia. 

Gran  rumore  ha  fatto  qui  il  passaggio  del  Reno  felicemente  eseguito 
dal  principe  Carlo,  con  aver  disfatti  tre  reggimenti  bavaresi  di  cavalleria, 
presso  Vaissemburgo,  o  sia  altro  luogo,  con  40  pezzi  di  cannone,  molti  ma- 
gazzini, e  fatti  circa  2000  prigioni. 

Dicono,  che  il  Coigny  si  sia  ritirato  sotto  Argentina,  e  che  verrà  ad 
unirsi  seco  il  Bellisle  con  30,000  persone.  Non  so  se  sia  un'  immagina- 
zione 0  pur  verità   che   esso    Coigny   abbia   detto   al   Secchendorf:    «  Voi 


-IT-é-*]  A  FORTUNATO  TAMBUUINI  l'/25 


nveto  fatto  perdere  a  Carlo  VI  la  Servia.  all'imperatore  la  Baviera;  sa- 
reste dietro  a  far  perdere  anche  al  mio  re  l'Alsazia  ». 

Si  verificò  che  in  poco  tempo  fu  costretto  Ipri  alla  resa. 

Si  son  voltati  i  franzesi  a  Foroones,  e  vanno  amoreggiando  Ostenda. 
Nulla  finora  di  determinato  per  conto  de  gli  olandesi. 

E  corsa  una  voce  che  la  fiotta  spagnuola,  possa  aver  posta  vela  dalla 
parte  dell'Affrica  per  venire  in  Sicilia.  Se  fosse  vero,  s'intenderebbe, 
come  due  vascelli  spagnuoli  avessero  fatte  delle  prodezze  verso  Civita- 
vecchia. Intanto  continua  la  qniete  in  Piemonte,  uè  si  sa  che  i  gallispani 
abbiano  fatto  alcun  tentativo,  cosa  che  dà  molto  da  riflettere  ed  immagi- 
nare a  gli  speculatori. 

Sarebbe  bella  che  i  franzesi  attendessero  a  guadagnar  per  loro  in 
Fiandra,  e  burlassero  la  corte  alleata.  Ma  non  è  passato  il  tempo  neces- 
sario per  formar  questo  giudizio. 

Non  so  lasciar  di  dire,  esserci  lettera,  che  dice  fatta  dal  Coigny  strage 
grande  de  gli  austriaci,  sia  perchè  assalisse  il  corpo  di  Berenklau,  che 
passò  verso  Magonza,  sia  perchè  colla  spada  s'apri  il  varco  per  la  riti- 
rata ad  Argentina.  Vaglia  quello  che  può  valere.  Dicono  bloccato  Tonrnaj'. 

Né  voglia  ho  io  delle  monete  pontificie  perchè  mi  basta  il  Bonanni  ; 
né  danari  per  comperar  le  antichità  del  Campo  martio?. 

Ho  veduto  il  manifesto  di  Montemar.  Malamente  copre  la  sua  ver- 
gogna, e  dal  nostro  canto  sarebbe  facile  rispondergli.  Avrà  V.  S.  reve- 
rendissima veduto  costi  quello  della  regina  contro  la  Francia,  e  trovatolo 
saviamente  composto.  Stento  a  credere,  che  sia  guarito  nella  testa  l' idolo 
di  cotesta  Arcadia.  Ma  il  povero  papa  sarà  egli  condannato  a  non  poter 
godere  il  9  "  anno  della  villeggiatura. 

Con  che.  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  S.  reve- 
rendissima. 

4942. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  2)  Luglio  1744. 

Archivio  Soli  HukAroRi  {R.  Bibl.  Ett.),  Modena. 

(riacchè  veggo  che  cotesto  armate  lasciano  stare  in  ozio  i  lor  generali, 
e  spero,  che  a  quest'  ora  il  Padrone  serenissimo  si  sia  riavuto  da  alcune 
febbri,  che  egli,  come  ultimamente  ho  inteso,  ha  patito  :  penso  di  non  dif- 
ferire ulteriormente  la  spedizione  delle  mie  preghiere  per  ottener  giustizia 
nella  lite  dell'  Organo. 

Ricorro  adunque  alla  benignità  di  V.  E.,  supplicandola  di  degnarsi 
di  unire  1"  inchiusa  mia  lettera  alla  scrittura  legale,  che  le  inviai,  e  fa- 
SpUtolario  di  Lodovico  Antonio  MuratorL  —  Voi.  X.  292. 


462G  LODOVICO   ANTONIO   MUI1A.T0RI  T  1*7*44:- 


cendone  formare  un  plico  con  questa  soprascritta  :  All'  illustrissimo  sicjnor 
Il  siffiior  Fattore  Generale  Bondiglio  auditore  del  serenissimo  signor  Duca 
di  Modena.  Mi  favorisca  d' inviarlo,  e  raccomandarlo  al  signor  abate  Pa- 
lazzi. Vedremo,  che  ne  riuscirà. 

S' impradronirono  poi  i  franzesi  d' Ipri  in  pochi  giorni,  ed  ora  si  son 
voltati  a  Tournay.  Niuna  nuova  finora  si  ha,  che  i  gallispani  abbiano  tentato 
alcun  passaggio  in  Piemonte,  e  si  gran  ritardo  fa  sospettar  de  i  misteri 
a  gli  speculativi.  Intanto  è  riuscito  al  principe  Carlo  di  passare  il  Reno 
verso  Filisburgo,  con  aver  disfatto  tre  reggimenti  bavaresi,  occupati  ma- 
gazzini, e  fatti  molti  prigionieri.  Scrivono  aver  detto  il  Coiges  al  Sechen- 
dorf  Generale  dell'  imperatore.  Voi  faceste  perdere  la  Slesia  a  Carlo  VI. 
Avete  fatto  perdere  la  Baviera  all'  imperatore.  Sareste  dietro  anche  a  far 
perdere  V Alsazia  al  mio  re.  È  bene  fortunato  questo  imperatore. 

A  questa  mia  non  occorre  risposta.  Con  che,  passo  a  baciarle  la  sacra 
porpora,  e  a  protestarmi  col  maggiore  ossequio,  di  V.  E. 


4943. 

ALLO  STESSO  in  Roma. 
Modena,  24  Luglio  1744. 

AttCHivio  Soli  Muratoki  (ii,  Bibl.  Est,),  Modena. 

A  me  certamente  è  riuscito  di  molta  consolazione  il  favorevol  con- 
sentimento del  reverendissimo  p.  procuralor  generale  per  quel  mio  li- 
bercolo, di  cui  s'  è  degnata  V.  E;  di  ragguagliarmi  nell'  ultimo  suo  beni- 
gnissimo  foglio. 

Tuttavia  non  posso  dipartirmi  dalla  di  lei  saggia  idea  di  far  passar 
sotto  la  superior  trafila  un  piccolo  compendio  d'  essa  operetta.  Quanto  a 
me  per  nulla  conto  la  certezza  di  non  poter  far  mutare  certi  costumi.  Gio- 
verà almeno  il  disapprovarli.  E  per  quel  che  riguarda  il  solamente  tirarsi 
addosso  1"  odio  di  certuni,  questo  a  me  poco  importa,  perchè  nulla  spero, 
uè  temo  da  essi  :  e,  purché  io  dica  quel  che  a  me  par  bene  in  servizio 
della  santissima  religione,  lascio  poi  che  mi  guardi  con  viso  arcigno  chi 
ha  desideri  diversi  da  i  miei.  Ne  ciò  mi  ritenne  dal  pubblicare  il  mio 
trattato  della  Carità.  Quel  solo  a  che  debbo  far  mente,  si  è,  che  chi  mi  vuol 
male,  non  possa  nuocermi,  col  far  proibire  quanto  io  ho  scritto  per  solo 
buon  zelo.  Perciò  è  necessario  il  Placet  di  chi  ella  sa.  La  risposta  al  più 
non  può  essere  tale,  che  nieghi  affatto  T  edizione:  solamente  dovrebbe 
consigliar  la  mutazione,  o  correzione.  Fors' anche  non  sarà  cosi,  perchè, 
può  essere,  che  non  sieno  differenti  dalle  mie  le  superiori  massime  sue. 
Però  cerchi  pure  la  bontà   di    V.  E.  un    tempo    propizio    per    parlare    di 


-l'7'4:4]  A   UlAN   PAOIX>  SIMONE  BIANCHI  l'i-'T 

questo  picciolo  aliare  a  chi  ne  ha  tanti  maggiori  per  la  testa.  Di  tatto  le 
resterò  sommamenfe  obbligato. 

Dimenticai  ne'  giorni  addietro  di  significare  all'  E.  V..  che  il  reve- 
rendissimo p.  generale  de'  gesuiti  mi  mandò  in  una  cassettina  il  decreto 
stampato  di  S.  M.  Cattolica  per  le  Missioni  del  Pavaguai,  con  cui  resta 
confermato,  quanto  io  aveva  precedentemente  scritto  di  quegli  aii'ari.  E, 
se  il  mio  libricciuolo  s'  avrà  da  ristampare,  vi  unirò  questo  nuovo  pezzo. 
Perciò  la  supplico  ai  non  incomodarsi  per  mandarmene  copia.  Sarà  bensì 
grazia  per  me  il  prestito  del  suo  lUltorpio  e  Pamelio. 

Vuole  ben  far  tanto  quel  personaggio,  che  perda  atiatto  la  grazia  di 
N.  S.  Ma  quando  anche  ciò  avvenisse,  il  che  Dio  non  voglia,  sarà  egli 
contento  di  quell'universale  plauso,  che  si  fa  alle   di    lui   erudite  fatiche. 

Avrei  voluto  V.  E.  presente  agli  elogi,  che  mi  fece  ier  sera  del  de- 
gnissimo nostro  prelato  un  de"  principali  di  sua  corte  che  parla  col  lin- 
guaggio di  tutti  gli  altri. 

Solamente  sapremo  domattina  come  sia  passato  1'  affare  del  passaggio 
del  Reno.  Nulla  finora  in  Piemonte.  Se  seguirà  cosi,  può  ben  dirsi  for- 
tunato il  re  sardo.  Non  già  cosi  voi  altri  signori. 

Col  bacio  della  sacra  porpora,  ratifico  quell"  inviolabil'  ossequio,  con 
cui  vivo,  ed  eternamente  vivrò,  di  V.  E. 

Neil'  opera  del  p.  Le  Brun,  ristampata  in  Verona,  truovo  tutta  la 
messa,  col  canone,  tradotta  in  volgare. 


4944. 

A  GIAN  PAOLO  SIMONE  BIANCHI  in  Siena. 
Modena,  27  Luglio  1744. 

Biblioteca  Gambalchgiiiana.  Ilimini,  edita  [153]. 

Ha  tutta  r  autorità  V.  S.  illustrissima  di  non  credere  lincèo  il  nostro 
Tassoni;  e  ch'egli  sia  o  non  sia  stato  tale,  poco  in  fine  a  me  importa. 
Crederei  nondimeno  eh'. ella  non  dovesse  buttarlo  là  alla  disperata,  perchè 
per  quanto  io  non  posso  addurle  pruova  autentica  di  tal  qualità,  e  né 
meno  voglio  faticare  per  cercarla,  pure  non  si  può  asserir  con  franchezza 
che  il  Tas.soni  ne  fosse  privo.  Chi  a  me  diede  animo  per  tale  osservazione, 
fu  persona  stata  a  Roma,  e  che  avea  veduta  una  nota  de"  lincèi  presso 
un  religioso  di  S.  Lorenzo  in  Lucina. 

Può  essei-e  che  di  presente  cotesta  città  non  sia  fornita  di  begl'  in- 
gegni, o  per  quella  disgrazia,  che  osservò  in  qualche  altra  città,  o  perchè 
non  vogliano  i    giovani    coltivare   i    lor    talenti,    benché   abbondino  costi, 


4()28  LODOVICO    ANTONIO    MURATORI  1  17'-4-4- 


come  ella  mi  scrisse,  di  tanti  ajuti.  Ma,  volgendoci  a  i  tempi  addietro,  sa 
V.  S.  illustrissima  che.  Siena  ha  dato  scrittori  e  letterati  di  buon  senno 
e  di  molto  grido.  Anch'io  veramente  non  ne  conosco  ora  alcuno.  Ma  co- 
lesta  città  è  troppo  scaduta  per  le  ragioni,  eh'  ella  sa  meglio  di  me.  E 
poi  abbiam  perduta  la  razza  de'  principi  mecenati.  Bene  sarà  il  ravvivar 
la  memoria  de'  lincèi,  che  han  servito  di  maestri  alle  altre  nazioni. 

Con  che,  ratificandole  il  mio  ossequio,  più  che  mai.  mi  protesto,  di 
V.  S.  illustrissima. 

4945. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  28  Luglio  1744. 

Biblioteca  Comchalh,  Piacenza. 

Perchè  non  si  poterono  avere  le  nuove  del  Piemonte,  se  non  dap- 
poiché erano  partiti  i  corrieri,  non  potei  nell'ultima  mia  significare  a 
V.  S.  reverendissima  alcuna  novità  di  quelle  parti. 

S'intese  dunque  che  i  gallispani  aveano  fatte  varie  finte,  e  che  final- 
mente fosse  loro  riuscito  di  aprirsi  il  passo  per  la  valle  di  Maire  che 
guida  a  Castel  Delfino.  Del  contrasto  v'è  stato,  e  si  è  andato  combattendo 
per  tre  di.  Questi  signori  dicono  di  avere  perduto  il  forte  di  Monte  Ca- 
vallo, tre  colonnelli,  varj  maggiori  ed  altri  uffiziali,  e  forse  ilOOO  persone, 
contando  per  disfatti  tre  loro  reggimenti  fra  gli  altri. 

Egli  è  vei'isimile  che  maggiore  sia  stata  la  perdita  degli  aggressori. 
S'era  ritirata  l'armata  piemontese  a  Demont  con  avere  abbandonato  Castel 
Delfino.  Il  re  si  trovava  in  quelle  vicinanze.  Si  lamentano  forse  questi 
signori  di  chi  gli  ha  lasciati  in  ballo,  per  far  poi  poco  buona  figura  al- 
trove. Probabilmente  si  starà  qualche  giorno  senza  ulterior  novità,  perchè 
i  gallispani  avran  da  fare  il  trasporto  de'  viveri,  cannoni  e  munizioni. 

Viàì  lettera  di  Francoforte,  che  dava  la  ricupera  fatta  da  i  galloba- 
vari  di  Veissemburg  colla  strage  di  4000  austriaci.  Saranno  stati  ben 
meno.  Rendono  il  suo  onore  al  Sechendorlf,  ma  confessano  essersi  poi  ri- 
tirati. È  ad  Angenau  per  contrastare  verso  Argentina,  con  apparenza  che 
si  possa  venire  ad  una  battaglia.  Sono  di  troppo  superiori  di  forze  gli 
austriaci  in  quelle  pai-ti;  ma  il  Coigny  aspetta  un  grosso  soccorso  da  Bel- 
lisle.  I  vantaggi,  riportati  dal  principe  Carlo  nel  suo  glorioso  passaggio 
sono  espressi  in  tutti  i  foglietti.  Finora  non  s'ode  che  truppa  alcuna  sia 
venuta  in  soccorso  dello  stato  di  Milano,  Ivi  è  solamente  il  nuovo  reg- 
gimento del  marchese  Clerici. 

Serva  questa  mia  per  rassegnarle  il  mio  ossequio,  con  protestarmi,  di 
V.  S.  reverendissima. 


-IT* 44:]  A   LODOVICO  SABUATIKI    PANFORA  462J* 


4946. 

A  GIOVANNI  BRUNASSI  in  Napoli. 
Modena,  2U  Luglio  1744. 

MusKo  Bbitanxico,  Londra. 

Alla  puntnalità  di  V.  E.  nella  rimessa  che  mi  accenna  di  aver  fallo 
a  Roma  per  conto  mio.  mi  protesto  sommamente  tonato.  Ma  mi  permetta 
li  pregarla  a  riveder  meglio  il  conto  de' libri  inviati,  parendo  a  me  che 
non  cammini  bene  il  pagamento  di  14  scadi  romani  e  20  baiocchi.  Si  sono 
mandati  : 

Antiquitates  Ilcdicae.     .     .  tomo  VI  due  copie,  costano  paoli     64 
Thesaurus  hiscriptionum  .      »      IV     »        »  »  »        70 

Annali  d' Italia     ....  tomi   V      »         »  ?>  »      100 

Pel  signor  conte   Calvoni    le   inviai  dae    copie 

del  Cristianesimo  del  Paraguai    ....        »  >  8 

In  tutto,  paoli  242 

Però  traevo  io  non  poco  divario  tra  il  mio  conto  e  il  suo.  Vorrà  V.  E. 
chiarirsi  che  qualsivoglia  tomo  degli  Annali  in  carta  maggiore,  come  sono 
gli  inviati  a  lei.  costa  in  Venezia  lire  1.5  di  quella  moneta  ;  e  pure  io 
glieli  do  per  11  della  medesima,  cioè  per  mezzo  zecchino.  Perdo  anche  in 
prendere  la  moneta  in  Roma  perchè~da  noi  si  valuta  lo  zecchino  paoli  20, 
e  in  Roma  20  e  mezzo  e  forse  più.  Nel  suo  passaggio  per  Modena  mi  fa- 
vorì il  padre  Genta  de  gli  agostiniani  scalzi,  e  mi  portò  buone  nuove  di 
V.  E.  per  mia  consolazione.  Mi  recò  anche  lettera  del  padre  Gabriello,  a 
cui  oggi  rispondo.  Con  che,  rinnovando  le  protesta  del  mio  indelebil  os- 
sequio, mi  confermo,  di  V.  E. 

4947. 

A  LODOVICO  SABBATINI  D'ANFORA*  in  Roma. 
Mutinae,  III  Kal.  Aug.  MDCCXLIV. 

Abciiivio  Soli  Muratori  {R.  BM.  EtU),  Modena. 

Longe  diotins  qnara  opt^ssem  ad  te  scribo.  doctissime  vir.  Dnm  cnim 
de  die  iu  diem  primam  partem   kalendarij    neapolitani   a  te   Romae  jam 


*  Responsive  in  Archivio  Soli  Muratori  (R.  Bibl.  Est.  ),  n.**  8  da  Roma,  NaiKjli, 
1744-'40. 


4630  LODOVICO   ANTONIO    MURATORI  [IT^-l-l- 

traditam  expecto,  aliquoL  etìluxerunt  menses.  Venit  illa  tandem,  statimque 
ad  legeudum  accessi.  Dicam  paucis:  de  repubblica  litteraria,  de  ecclesia- 
stica eruditione  optime  meritus  es.  Ope  tua  ad  vetera  martyrologia  novum 
accessit,  aeqae  illud  etiara  vetustum.  Nam  quamvis  ex  professo  non  egeris 
de  neapolitani  antiqui  tate,  video  tamen  idem  a  te  referri  ad  saeculum 
Christi  IX  :  cujus  sententiae.  ut  puto,  indicium  tibi  praebuerit  nnllius 
Sancti  nomen  auimadvertisse  quod  ultra  saeculum  illud  excedat.  Monu- 
mentum  autera  hoc  ita  eruditis  notis  inlustrasti,  ut  te  in  Hagiologiae 
studio  veteranum  piane  ostenderis;  qua  de  re  tibi  summopere  gratulor. 
Sed  dum  tibi  hoc  munus  acceptum  refert  universa  Ecclesia,  illud  constat. 
neapolitanam  longe  plura  tibi  debere.  Tu  coelites  ab  ea  cultos  inlustrasti  : 
Tu  sacras  aedes  Neapoli  aedificatas,  sive  antiquas  sive  recentes,  sive 
etiam  obliteratas  multiplici  eruditione  spectandas  omnibus  praebes.  Tu 
denique,  laudabili  critices  usu,  omnia  perpendis,  et  ad  saniorem  sententiam 
aliorum  meditamenta  revocas:  itaque  operara  tuam  egregie  collocasti,  ac 
propterea  optandum  est,  ut  susceptum  laborem  prò  tua  virili  corapleas, 
et  reliquum  kalendarij  nobis  tandem  exhibeas:  caeterum,  quod  te  raihi 
noscendum,  tuamque  eruditionem  spectandam  dederis,  id  mihi  profeci  o 
gratissimum  accidit.  Magni,  quippe.  neapolitanae  gentis  ingenia  facere 
consuevi  ;  ac  felicitati  meae  tribuo,  quum  ab  iis  amari  me  senlio,  ac  tibi 
quidem  multum  debeo,  quando  tanta  humanitate  hactenus,  et  nomini  meo 
honorem,  et  mihi  dona  tua  contulisti.  Quare  certus  sis,  velim,  nihil  magis 
me  exoptare  posse,  quam  ut  benevolentia  tua  in  posterum  fruar;  tu  vero 
amoris  erga  me  tui  experimentum  facias.  Clarissimo  Canonico  Mazochio 
verbis  meis  salutem  plurimam  precare,  quaeso.  Vale. 


4948. 

A  DOMENICO  BRIOHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  3  Agosto  1744. 

R.  BiBLioTBCA  RiccARDiANA,  Firenze,  editti  [2i5]. 

Ora  SO  perchè  non  sia  peranche  giunta  la  balletta  da  Trieste  a  V.  S. 
illustrissima.  In  Venezia  è  corso  un  equivoco.  Inviai  colà  essa  balla  ad 
un  amico,  affinchè  la  spedisse  per  via  di  Trieste  a  Vienna  indirizzandola 
al  signor  Domenico  Brichieri,  etc.  Egli  credendo  che  il  signor  Brichieri 
fosse  a  Trieste,  fece  che  il  Pasquali  libraio  scrivesse  colà  al  medesimo, 
raccomandandogli  la  spedizione.  Vegga  che  bello  sproposito!  Ho  avvisato 
r  amico  e  spei'o  che  rimedierà. 

Quanto  al  necrologio  che  costi  dee  essere  creduto  una  gemma,  ma 
che  tale  non  è  nel  mio  concetto,  e  Dio  sa  che  già  non  sia  stato  dato  alla 


-  IT* -441  A    DOMKNICO    BRICHtERI    COLOMBI  ACùil 

luce  da  alcuno,  io  uoii  voglio  incomodar  alcuno  per  oltenerlo.  Ringrazio 
bensì  la  di  lei  zelante  bonU\  per  la  premura  che  si  prende  anche  per 
questo.  Sai'à  per  me  assai  favore  che  il  signor  Forlosia  mi  favorisca  del 
suo  lìinr/kam,  per  la  cui  generosa  esibizione  la  prego  di  rendergli  vive 
grazie.  Finora  ninna  risposta  da  Genevra.  e  questo  è  cagione  che  non  mi 
sono  prevaiato  del  Pasquali  che  mi  s'  era  esibito  di  farlo  venire,  e  sa- 
rebbe stato  meglio  per  me,  perchè  in  occorrenza  si  potea  far  passare  quella 
'>pia  da  Ala  o  da  altro  luogo  a  Vienna. 

Scriverò  a  Venezia  al  signor  Bertolani.  acciocché  dia  l' ordine  che 
sieno  rilasciati  i  tomi  restati  costi. 

L'  Hittorpio  e  il  Pamelio  mi  vengono  in  prestito  da  Roma.  Tuttavia 
non  son  contento  di  questo  argomento,  perchè  tanti  v'  hanno  scritto,  e  non 
ho  cose  vare  da  comunicare  al  pubblico. 

Scrisse  questo  signor  conte  Molza  al  figliuolo,  che  probabilmente  si 
troverà  ora  in  Alsazia;  e  vedremo  che  risposta  darà. 

Veramente  glorioso  è  stato  il  passaggio  del  Reno,  e  la  nazione  un- 
ghera  si  fa  un  grande  onore.  Gran  rimprovero  ai  precedenti  augusti,  che 
invece  di  farle  carezze  e  di  valersene.  1"  hanno  conculcata.  Bene  è  per  la 
cristianità,  che  quel  popolo  si  agguerrisca.  So  i  vantaggi  che  avete  ripor- 
tati. Gran  colpo  ancora  è  quello  della  Russia  per  la  Chitardie. 

Ma  intanto  non  va  bene  pel  re  sardo,  rimasto  solo  contro  gli  spagnoli 
e  galli.  Già  voi  altri  signori  sapete  che  riusci  loro  di  passare.  Due  mila 
persone  tra  morti  e  prigioni,  fra"  quali  alcuni  nfiziali  di  rango,  è  costala 
queir  irruzione  ai  piemontesi.  Maggiore  senza  dubbio  sarà  stata  la  perdita 
degli  aggressori.  Ma  intanto  i  gallis]»ani  son  vicini  a  Demoni,  e  proba- 
bilmente ne  formeran  l' assedio. 

Il  re  vi  ha  lasciato  mille  soldati  di  guarnigione.  Solamente  per  la 
metà  son  compiute  le  fortificazioni.  Il  re  medesimo  col  grosso  dell'armata 
s'è  po.stato  a  s.  Pietro  verso  la  sorgente  del  Po.  ed  ha  messo  buona  guar- 
nigione in  Cuneo,  cioè  nella  miglior  fortezza  del  Piemonte.  Quanlo  alle 
armate  del  Lazio,  novità  non  v'  è.  Ninna  si  azzarda  a  muoversi.  Seguono 
vai-ie  scaramuccio,  ma  di  poco  conto.  È  da  temere  che  il  caldo  e  l'aria 
le  disfaccia  amendue.  e  già  si  sente  crescere  i  malati.  Se  n'andò  il  signor 
conte  Cristiani.  Ci  resta  il  signor  Amorr,  che  con  questi  miniatri  fa  il 
nostro  governo. 

Mi  disse  egli  che  si  sperava  risoluzfc  ;  e  di  cotesta  corte  per  li  debiti 
di  questa  camera,  del  che  ho  scritto  a  lei  nella  precedente  mia.  Con  che, 
rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo,  etc. 


4632  LODOVICO   ANTONIO  MURATORI  [l'7'4-4- 


4949. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  4  Agosto  1744. 

B1BI.1OTKOA  CoMUKAtiK,  Fincen7.a. 

A  quel  che  veggo,  non  ha  V.  S.  reverendissima  bisogno  di  nuove  del 
Piemonte  da  questa  parte,  perchè  le  riceve  a  dirittura  dal  fonte.  Con 
tutto  ciò  le  dirò  che  qui  niuno  ha  preteso  che  i  gallispani  siano  stati  re- 
spinti; anzi  si  dice  che  si  sieno  accostati  a  Demont.  piazza  dove  il  re  ha 
lasciato  mille  uomini  di  presidio,  e  che  non  è  fortificata  se  non  per  metà. 
Han  dovuto  essi  gallispani  far  alto,  finché  vengano  i  lor  cannoni  e  mu- 
nizioni da  bocca  e  da  guerra.  S'era  ritirato  il  re  col  grosso  dell'armata  a 
S.  Pietro  verso  la  sorgente  del  Po,  ed  avea  posto  buon  presidio  in  Cuneo 
fortezza  la  più  riguardevole  de'  suoi  stati.  Questo  è  quel  poco  che  si  è 
saputo  con  gli  ultimi  avvisi.  Colà  si  prendono  per  forza  tutti  i  giovani 
con  gran  detrimento  della  campagna. 

Gran  mormorazione  contro  chi  ha  abbandonato  quel  dignissimo  re  in 
tale  imbroglio.  Né  finora  s'  é  veduto  calar  gente  in  rinforzo  dello  Stato  di 
Milano,  dandosi  nondimeno  per  certo  che  ne  verrà. 

Le  lettere  del  Reno  non  han  portata  novità.  Si  erano  ritirati  i  galli- 
spani ad  Anghenau,  e  qui  vi  si  fortificavano,  aspettando  grossi  rinforzi  dal 
Pellisle,  dall' Arcourt  e  dalla  Fiandra.  Dicono  investito  Niewport.  e  pa- 
reva che  minacciassero  i  franzesi  a  Jormuy.  Ma  non  corre  voce  che  il  re 
sia  per  tornare  a  Parigi,  e  che  la  maggior  danza  s"  abbia  a  fare  al  Reno. 

Se  fosse  vero  che  esso  re  avesse  comunicato  al  Vasner  olandese  la 
cessione  di  Ostenda  agi"  inglesi,  ella  conosce  che  effetto  farebbe.  Ma  pro- 
babilmente sarà  una  ciarla. 

Il  prussiano  ha  fatto  ritirar  dalla  Slesia  il  suo  accampamento.  Po- 
trebbe essere  che  la  Czara  gli  avesse  fatto  dir  due  parole  all'  orecchio,  da 
che  ha  cacciato  la  Chitardù;  colpo  considerabile  per  la  regina  d'Ungheria. 

«  Monsignor  Giorgi  darà  cose  poco  nuove,  dando  Adone,  e  simili  Mar- 
tirologj.  Anch'io  vo  trovando,  essere  stata  la  liturgia  tanto  dibattuta, 
che  resta  poco,  o  nulla  da  fare.  Però  non  son  contento  di  tale  argomento; 
né  so  cosa  io  sia  per  intraprendere  ». 

Mi  conservi  V.  S.  l'everendissima  la  sua  grazia  e  mi  creda,  di  V.  S. 
reverendissima. 


-17*44]  A    FORTUNATO  TAMBURINI  \'>:y.> 


4950. 

A  NICOLA  TACOLI  in  Reggio. 
Modena,  0  Agosto  1744. 

Akchitio  Tacoli,  Modena. 

Mi  occorre  di  pregar  V.  S.  illustrissima  che  voglia  sollecitar  il  pa- 
gamento da  cotesto  sig.  Gnidotti.  che  va  debitore  alla  Compagnia  della  ca- 
rità di  L.  4G8:15:  5.  I  poveri  han  bisogno  del  suo,  né  a  lui  serve  per 
iscusa  il  dire,  che  suo  zio  diede  quel  danaro  alla  città  di  Rabiera.  Nulla 
ha  che  fare  la  Compagnia  con  quella  comunità,  ma  solamente  con  lui. 
Paghi:  altrimenti  si  farà  ricorso  al  ministro  delegat o  per  essa  Compagnia. 

Scrissi  a  V.  S.  illustrissima,  che  in  casa  Fontanella  s'erano  messe 
le  due  copie  del  tomo  I  dei  Dizionari.  Di  grazia,  non  tardi  a  farmi  avere 
il  prezzo  d'esse,  per  unirlo  ad  altro  danaro,  e  soddisfare  il  libraio.  Con 
tutto  l'ossequio,  mi  ricordo. 

4901. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  7  Agosto  1744. 

Abciiivio  Soli  Mokatoei  {R.  DM.  EtU),  Modena. 

Porto  a  V.  E.  gli  umili  miei  ringraziamenti,  e  la  prego  ancora  di 
parteciparli  a  monsignor  Boltari,  quando  potrà,  e  al  sig.  abate  1  Tori?] 
per  la  visita  fatta  ai  tre  codici  della  vaticana.  Veramente  questa  ha  ser- 
vito per  assicurarmi  della  esistenza  de"  codici,  ma  non  già  per  istruirmi 
del  merito  delle  cose  ivi  contenute,  affine  di  considerare  se  potessero  ser- 
vire all'intento  mio.  Contuttociò  per  ora  non  son  per  recare  maggior  in- 
comodo a  V.  E.,  e  mi  riserbo  d' implorare  le  sue  grazie,  allorché  credessi 
di  abbisognarne.  Mi  convien  dirle,  che.  quanto  più  mi  vo'  internando  in 
questa)  argomento,  tanto  più  vengo  a  scorgere,  che  è  occupato  tutto  il 
paese  dal  cardinal  Bona,  dal  Pamelio,  Hitlorpio,  Mabillone.  cardinal  Tom- 
masi,  Marténe,  Le  Brun  ed  altri;  e  che  il  capitale,  inviato  dal  padre 
Bianchini,  si  riduce  a  poco.  Faceva  io  assai  conto  d'  un  antichissimo  ^- 
cramentario  Gregoriano  copiato  dall'Ottoboniana.  Ultimamente  ho  scoperto, 
che  un  simile  si  truova  nel  Pamelio,  e  me  ne  chiarirò,  allorché  riceverò 
le  di  lei  grazie.  I  migliori  ordini  romani  fatti  da  lui  copiare,  sono  li 
stessi,  che  il  Mabillone  ha  dato  alla  luce.  Sicché  non  so  come  io  possa 
far  lavoro,  che  vaglia,  e  tanto  più.  perchè  il  jtadre  Martèue  ha,  per  cosi 


4G34  LODOVICO  ANTONIO  MURA.TOEI  [l'7'4'4:- 


dire.  quasi  esausta  la  materia.  Tuttavia  vo'  scrivacchiando  qualche  cosa, 
finché  un  di  io  risolva  meglio  se  vi  resti  adito  per  me  in  questa  provincia. 

Da  questo  p.  cellerario  mi  sono  stati  [dati]  gli  scudi  quattordici,  e 
baiocchi  venti  pagati  all'  E.  V.  per  mio  conto  dal  sig.  duca  Brunasso  con 
avervi  perduto  solamente  que'  venti  baiocchi.  Le  rendo  vive  grazie  anche 
per  questo.  Perchè  so,  che  monsignor  Antonelli  è  uno  de'  primi  lumi  di 
cotesta  corte,  ed  ho  veduta  un'  autentica  pruova  del  valore  della  sua 
penna,  perciò  sommamente  cai'i  mi  son  riusciti  i  suoi  benigni  saluti.  Prego 
pertanto  V  E.  V.,  allorché  potrà  vederlo,  di  fargli  conoscere  la  distintis- 
sima stima  ed  ossequio,  che  professo  alla  sua  degna  persona,  e  raro  me- 
rito, e  di  conservarmi  la  di  lui  stimatissima  grazia. 

Se  saprò  ancora  il  nome  del  signor  abate  Pelroni,  e  qual  sia  l'ofìzio 
suo,  gli  scriverò.  Soggiungo,  che  saprei  volentieri  se  monsignor  Antonelli 
sia  fratello  d' uno,  eh'  è  stato  governatore  di  Masserano.  e  mi  onorava 
una  volta  della  sua  amicizia,  e  corrispondenza.  Van  poco  bene  gli  affari 
del  re  sardo,  non  sussistendo,  che  abbia  fatto  ripassare  i  monti  l'armata 
gallispana.  Già  s'  ode,  che  la  cavalleria  nemica  abbia  fatta  una  scorreria 
per  la  valle  di  Saluzzo,  ed  avendo  trovato  i  contadini  coli'  armi  in  mano, 
abbia  cominciato  i  saccheggi,  e  gì'  incendii.  Religioso  venuto  da  Torino 
rapporta,  che  ivi  è  molta  costernazione  per  vari  funerali  ivi  fatti,  e  per 
apprensione  di  mali  maggiori,  mormorandosi  non  poco  di  chi  ha  abban- 
donato il  loro  principe  in  si  scabrosa  congiuntura,  per  venire  a  divertirsi 
in  cotesto  vicinanze.  Si  è  anche  detto  seguita  sotto  Demont  una  sangui- 
nosa zuffa,  ma  potrebbe  essere  una  ciarla.  Dio  ci  dia  la  pace. 

Baciando  la  sacra  porpora,  col  maggior  ossequio,  mi  rassegno,  di  V.  E. 


4952. 

A  DOMENICO  BRIOHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  13  Agosto  1744. 

B.  BiBiiiOTBCA  UiccARDiAMA,  Firenze,  edita  [245]. 

Innanzi  che  mei  dimentichi,  do  avviso  a  V.  S.  illustrissima  che  spero 
di  avere  il  Ringham  da  Grinevra,  anzi  mi  vien  detto  che  sia  per  viaggio. 
La  prego  pertanto  di  sospendere  la  missione  ideata  della  copia  del  signor 
Eorlosia,  finche  io  abbia  assicurata  questa  partita,  che  allora  poi  si  resti- 
tuirà coi  dovuti  ringraziamenti  per  la  sua  generosa  esibizione.  Seconda- 
riamente, nel  rileggere  le  memorie  intorno  all'  antichissimo  Sacramentario 
di  cotesta  real  biblioteca,  delle  quali  ella  mi  favori,  veggo  che  varie  pre- 
fazioni della  Quaresima  sino  a  Pasqua  ivi  si  leggono  sul  principio,  prima 
AqW  Incipit  Liber  Sacramentar  uni.  Il  Menardo  ha  inserito  in  tutte  le  do- 


-l'7'4"4]  A   DOMENICO    HUICHIERI   COLOMBI  AOrTy 

meniche  e  feste  dell'anDo  le  sue  proprie  prefazioni  e  benedizioni.  Pre- 
tendo, che  queste  non  vengano  da  s.  Gregorio,  e  sieno  giunte  fatte  al  suo 
Sacramentario,  e  che  anticamente  la  chiesa  romana  usasse  quelle  sole 
|irefazioni  cbe  ora  sono  nei  Messali.  Quando  si  trnovino  le  prefazioni  sud- 
dette fuori  del  testo  gregoriano,  a  me  basta.  Ho  citalo  lei  e  il  nostro 
signor  Forlosia  per  testimoni  di  questo.  Ma  desidero  ben  di  accertarmene, 
e  di  sapere  se  in  quel  codice  vi  fossero  altre  prefazioni  proprie  oltre  alle 
usuali  alle  romane,  e  in  qoal  sito  sieno.  Non  ho  fretta.  Mi  favorisca, 
quando  potrà;  e  i  miei  rispetti  al  gentilissimo  signor  Forlosia,  di  cui  mi 
ricordi  ella  il  nome.  S"  ella  potrà  comperar  per  me  il  lienaudot.  ne  avrò 
piacere. 

Subito  che  sarà  rimediato,  come  spero,  in  Venezia  allo  sbaglio  di  chi 
avea  scritto  a  V.  S.  illustrissima,  credendolo  in  Trieste  le  ne  recherò 
r  avviso.  In  tanto  ho  scritto  al  signor  Bertolani.  Voglia  Dio,  che  la  let- 
tera il  truovi  in  Venezia. 

Per  le  cose  mie  io  non  fo  mai  broglio,  lasciando  fare  alla  natura  e 
ai  librai.  Per  questo  nulla  avrà  ella  veduto  che  si  parli  de' miei  Annali, 
e  a  me  non  importa. 

Pur  troppo  sentiamo  verificata  1*  inondazione  del  Reno.  Questo  im- 
provviso accidente  è  stato  fatale  a  voi  altri,  fortunato  per  li  franzesi.  che 
vengono  a  gran  giornate.  Il  re  stesso  si  aspettava  in  Alsazia.  Ivi  sarà  la 
maggior  danza.  Una  battaglia  potrebbe  decidere  la  lite. 

Del  Piemonte  altro  non  s"  è  inteso  se  non  che  i  gallispani  erano  tre 
miglia  lungi  da  Deraont,  aspettando  1"  artiglieria  grossa  ed  altre  munizioni. 

Come  in  quelle  angustie  possa  sussistere  la  lor  cavalleria,  non  si  sa 
intendere.  Fu  detto  che  avessero  fatta  una  scorreria  per  la  valle  di  Sa- 
luzzo,  e  trovati  i  contadini  coli'  armi  in  mano,  avessero  commessi  sac- 
cheggi ed  incendi.  Il  re  sardo  col  grosso  dell'  armata  era  a  s.  Pietro  solla 
sorgente  del  Po.  In  Torino  v'ha  della  costernazione. 

Continuano  le  armate  del  Lazio  ne' loro  postamenti.  In  Roma  si  dava 
per  certo  che  un  gran  numero  di  sciabecchi  venuti  dalla  parte  dell'  Af- 
frica avesse  sbarcato  in  regno  di  Napoli  chi  dice  4  e  chi  0  mila  spagnuoli. 
Ma  altro  che  sciabecchi  ci  voleva  per  tanta  gente.  Conviene  aspettare  per 
depurare  tal  nuova.  Si  sa  che  gli  austriaci,  non  avendo  magazzini,  son 
costretti  ad  inviar  la  cavalleria  lungi  12  o  15  miglia  a  foraggiare,  il  che 
ha  pregiudicato  non  poco  alla  medesima.  S' è  anche  detto  che  ad  un  ma- 
gazzino di  tre  mila  carra  di  fieno,  che  era  a  Fermo  per  gli  austriaci,  sia 
stato  attaccato  il  fuoco  all'  udir  che  venivano  gli  abruzzesi. 

Scriverò  al  signor  cardinale  Querini.  Vengo  ora  all'  affare  di  questi 
creditori  della  ducal  camera,  i  cui  allodiali  son  tenuti  a  pagare,  e  certa- 
mente non  conviene  alla  clemenza  e  giustizia  della  regina  il  ritener  ciò 
che  è  dovuto  a  tanta  povera  gente.  Ho  veduto  quanti  passi  ha  fatto  V.  S. 


'1636  LODOVICO   ANTONIO    MURATORI  [IT-i-i- 


illustrissima,  e  la  ringrazio  e  lodo.  Se  le  lettere  del  signor  conte  Cristiani 
si  lasciano  riposar  su  i  tavolini,  so  ancor  io  che  nulla  mai  si  farà.  Egli 
ha  sentito  qui  le  grida,  e  ha  soddisfatto  al  suo  dovere.  Voglia  Dio  che 
anche  cotesti  ministri  soddisfacciano  al  proprio.  Colpa  d'essi  sarà,  se  la 
S.  M.  non  paga,  perchè  non  avvisata.  Ora  pi'ima  di  chiudere  la  presente 
spero  d'inviarle  un  mandato  di  piccola  parte  d'essi  ci-editori,  poiché  di 
tutti  sarebbe  troppo  lungo  il  processo.  Ma  in  questo  punto  mi  viene  av- 
viso, che  per  oggi  non  potrà  essere  all'ordine,  e  che  si  avrà  solamente 
nel  venturo  ordinario,  se  pur  sarà  vero.  Faccia  ella  intanto  quel  che  può. 
Sarà  probabilmente  una  ciarla  che  il  signor  principe  di  Lobkowitz 
pensi  di  tornare  indietro.  Finora  avviso  non  e'  è  che  i  gallispani  abbiano 
assediato  Demont.  Le  rassegno  il  mio  ossequio,  etc. 


4953. 

A  GIUSEPPE  BIANCHINI  in  Roma. 
Modena,  18  Agosto  1744. 

BiBiiioTECA  Vaticana,  Roma,  edita  [266]. 

Finora  sono  andato  scrivacchiando  qualche  cosa,  ed  altro  non  mi  va 
per  mente  che  di  ristampare  il  Sacramentario  più  prezioso  di  tutti,  cioè 
il  pubblicato  da  V.  R.,  il  creduto  gelasiano  e  il  gregoriano,  eh'  ella  fece 
copiare  dal  codice  Ottoboniano,  già  della  regina  di  Svezia.  Ma  sto  con 
impazienza  attendendo  il  Pamelio  e  l' Hittorpio,  già  speditomi  dall'  emi- 
nentissimo  Tamburini,  per  chiarirmi  se  esso  Gregoriano  sia  in  qualche 
notabil  forma  differente  da  quello  del  Pamelio  :  A&l  che  io  dubito.  Quando 
la  diversità  si  riducesse  a  poco  io  son  per  terra,  cioè  mi  mancherebbe  il 
fondamento  di  tutto  1'  edifizio,  né  saprei  che  regalo  fare  al  pubblico. 
Troppo  è  preoccupata  questa  materia.  Gli  ordini  romani  gli  abbiamo  dal- 
l' Hittorpio  e  Mabillone,  e  nulla  si  può  dare  se  non  ripetizioni,  e  di  minor 
pregio  che  i  già  pubblicati.  Né  il  pubblico  cura  tante  orazioni,  prefazioni 
e  benedizioni.  Basta,  andrò  vedendo  qual  luogo  possa  restare  per  me, 
dapoichè  tanto  han  detto  e  dato  i  suddetti  autori,  e  il  cardinale  Bona,  e 
il  Martène,  le  Brun,  il  ven.  Tommasi,  etc. 

Ora  mi  occorre  di  raccomandarmi  a  V.  R.  per  un  favore.  Neil'  an- 
dare esaminando  il  di  lei  Sacramentario  mi  sono  accorto  che  tra  i  fogli 
d'  esso  inviatimi,  vi  manca  il  foglio  XIX,  e  ne  ho  gran  bisogno.  Vegga, 
di  grazia,  se  può  trovarlo.  Quando  sì,  me  lo  mandi  per  la  posta.  Quando 
poi  noi  trovasse  sarò  necessitato  a  farlo  copiare. 

Mi  fu  anche  scritto  che  monsignor  Giorgi  entrato  in  queste  campagne 
liturgiche,  ne  ha  occupata  una  parte.  Sicché  sempre  piìi  mi  truovo  ristretto. 


-1*7 44]  Vn   ALKSSA.NDEO  GIUSEPPE  OHIAPPINT  'JOS? 

Per  gli  Annali  già  destinati  a  V.  R.  avrei  caro  che  mi  capitasse 
qualche  congiuntura,  che,  senza  incomodo  di  lei,  li  portasse  costà,  e  pre- 
sentandosi, non  ne  differirò  la  spedizione.  Quando  no.  giudicherei  meglio 
di  aspettare  che  Y  opera  fosse  terminala.  (Jià  ne  ho  sei  tomi  in-4.  Anche 
il  VII  è  stampato.  Ne  restano  due.  Tutto  il  corpo  allora  converrà  inviarlo 
per  la  condotta. 

Se  fossi  costì  e  potessi  profittar  della  Vaticana  forse  penserei  anche 
a  i  Penitenziali.  Ma  ora  la  Vaticana  è  troppo  lungi  da  me,  ed  anche  in 
questo  genere  moltissimo  è  uscito,  ed  una  dissertazione  anch'  io  ne  ho 
fatta  nelle  Antiquitates  Italicae. 

Pregandola  di  conservarmi  il  suo  stimatissimo  amore,  e  di  portai-e  i 
mìei  rispetti  all'  amabilissimo  padre  Guicciardi,  con  tutto  l' ossequio,  mi 
ricordo. 

4954. 

AD  ALESSANDRO  OIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  18  Agosto  1744. 

Biblioteca  Comunai.k,   Pìaceuza. 

Fratello  del  fatto  di  Campo  Santo  parmi  che  sia  quello  di  Velletri. 
Ci  vollero  due  settimane  a  chiarire  il  primo.  Forse  altrettanto  occorrerà 
al  secondo.  Ma  come  mai  lasciare  entrare  in  quella  città  i  nemici,  quasi 
che  non  vi  siano  porte  da  chiudere?— 

Se  V.  S.  reverendissima  saprà  qualche  particolarità  riguardante  il 
principe  nostro,  non  me  lo  celi.  Egli  non  era,  per  quel  che  scrivono,  in 
Velletri.  ma  accorso  col  re  al  monte  assalito.  Il  serenissimo  principe  di 
Lobkowitz  ha  ricuperato  il  suo  onore;  e  il  re  avrà  a  stare  e  a  fare  stare 
i  suoi  più  air  erta.  Circa  il  numero  dei  morti  e  prigioni,  forse  non  la  sa- 
premo mai  netta. 

Ognuno  ha  gius  di  dire  delle  bugie  in  questi  casi. 

Dal  Piemonte  altro  non  sappiamo,  se  non  che  il  l'e  continuerà  a  star 
colla  sua  armata  a  Sozze:  e  che  i  suoi  aveauo  bravamente  difesi  alcuni 
siti,  ed  avere  i  gallispani  alzata  contro  Demont  una  batteria  di  mortai,  e 
un'  altra  di  sei  cannoni,  con  esserne  già  al  campo  loro  24  altri.  Demont 
non  resisterà.  Ma  se  non  prendono  Cuneo,  nulla  avran  fatto.  Dappoiché 
il  Coigny  abbandonò  Aghenau,  altro  non  s'è  udito  del  Reno,  se  non  estese 
le  contribuzioni,  nò  si  sa  per  anche  se  il  re  cristianissimo  fosse  giunto  in 
Alsazia. 

La  nuova  più  importante  oggidì  è,  che  il  prussiano  la  voglia  rompere. 
0  r  abbia  rotta.  Lettera  da  me  veduta  di  Vienna  dice,  che  la  regina  an- 
dava a  Presburgo  per  intervenire  alla  gran  Dieta,  e  promuovere  l' insur- 


4038  LODOVICO   ANTONIO   MURATOSI  [IT'-é-É- 


rezioue  generale  del  regno,  perchè  il  Prussiano  si  accostava  con  un'  ar- 
mata alla  Boemia. 

Altra  lettera  dice,  eh'  egli  sia  entrato  nella  Moravia.  Sarà  bene 
r  aspettare  alquanto  a  vedere,  ma  questo  nuvolo  non  manca  di  fondamento, 
I  tirolesi  benché  abbiano  privilegio  di  non  uscir  di  casa,  pui'e  dicono  che 
abbiano  esibito  alla  regina  un  corpo  di  lor  gente.  Già  2000  croati  son 
giunti  a  Mantova,  3  altri  mila  se  ne  aspettano. 

Vidi  il  libro  del  cappuccino,  ossia  due  libri  contro  de  i  padri  ge- 
suiti. Ma  non  avessi  mai  veduta  la  falsa  ritrattazione  del  Concina.  Roma 
foi'se  deciderà  la  lite  cappuccinesca  ;  mi  immagino,  nondimeno,  a  tenore  di 
quel  che  vorrà  la  Francia. 

Dio  disponga  con  tanti  incendi  le  cose  ad  una  pace.  Noi  ne  abbiamo 
necessità.  Crescono  i  nostri  aggravi,  e  si  parla  di  una  nuova  contribuzione. 

Con  tutto  r  ossequio,  mi  rassegno,  di  V.  S.  reverendissima. 


4955. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  18  Agosto  1744. 

Archivio  Soli  XtuRAioiti  {li.  Bibl.  Est.),  Modena. 

L'ultimo  benignissimo  foglio  di  V.  E.  mi  portò  l'avviso  d'essere  stata 
incamminata  quella  scrittura,  pel  quale  favore  le  rendo  umilissime  grazie. 
Ma  Dio  sa,  che  ne  sarà  divenuto  nel  grave  scompiglio  accaduto  in  Vel- 
letri,  e  massimamente  .se  si  verificasse,  che  fosse  stata  presa  la  segretaria 
del  Padron  serenissimo. 

Aspetteremo  che  si  depuri  qnel  sanguinoso  fatto,  per  cui  ancor  qui 
sono  in  gran  disputa,  e  moto  i  generali. 

La  relazione,  che  si  degnerà  fare  TE.  V.  della  mia  operetta,  sarà 
quella  che  deciderà  della  sua  buona  o  rea  fortuna.  Purtroppo  pare,  che 
in  quest'  anno  villeggiatura  non  si  farà,  e  però  ella  avrà  agio  di  parlare. 
So  che  r  Hittorpio,  e  il  Pamelio  son  giunti  a  Bologna,  e  gli  aspetto  in 
breve:  tutte  grazie  della  di  lei  incomparabil  bontà. 

E  venuto  il  tomo  VE  de  gli  Annali  ;  se  capitasse  occasione  invierei  a 
V.  E.  le  tre  copie.  Intanto  potrebbe  giugnere  il  VII  già  ristampato. 

Di  nuovo  altro  non  abbiamo,  se  non  che  il  prussiano  pare,  che  la 
voglia  rompere  colla  regina,  se  pur  già  non  l'ha  rotta,  dicendosi  che  già 
sia  entrato  nella  Moravia.  Va  essa  regina  a  Presburgo  per  muovere  gli 
ungheri  ad  una  insurrezione. 

Al  bacio  della  sacra  porpora,  aggiungo  le  proteste  del  mio  indelebil 
ossequio,  e  mi  ricordo,  di  V.  E. 


-IT-é-i]  Vr»    ANTONIO   SAMINl  4<*»3f» 


4956. 

A  NICOLA   TACOLI  in  Reggio. 
.Modena,  20  Agosto  1744. 

Akchivio  Tjìcol.1,  Modena. 

Di  grazia  V.  S.  illustrissima  truovi  miglior  maniera,  perchè  sieuo 
pagate  qui  le  due  copie  del  tomo  I  de  i  Dizionari.  Il  signor  marchese 
nulla  ha  mandato,  né  io  ho  già  voglia  di  mandare  ad  importunar  lui 
perchè  paghi  i  debiti  altrui.  Ho  l'accolto  il  danaro  delle  copie  de  gli  altri, 
e  senza  cotesto  io  non  posso  soddisfare  il  libraio,  che  anche  ultimamente 
mi  ha  scritto  di  aspettarlo. 

Sino  all'ottobre  i  miei  disegni  sarebbono  di  villeggiare  a  Spezzano. 
Toi'nando  in  quel  mese  al  mio  casinetto,  avrei  tempo  di  servire  V.  S.  illa- 
strissima,  con  rivedere  il  suo  manoscritto;  però  faccia  il  possibile  per 
averla  in  pronto. 

Con  che,  rinnovando  le  proteste  del  mio  ossequio,  mi  confermo. 


4957. 

AD  ANTONIO  ^ALTINI  in  Roma. 
Modena,  2)  Agosto  1744. 

BiBLioTKCA  V'iTTOBio  £xAV0n.s.  Boma. 

Non  potrò  già  io  contracambiar  le  nuove  delle  quali  mi  ha  favorito 
V.  S.,  perchè  qui  ne  scarseggiamo  forte.  S*  è  veduta  la  lista  de  gli  87  ufi- 
ziali  napolispani  fatti  prigionieri,  fra  quali  alcuni  colonnelli.  Ci  vuole 
ancora  un  po'  di  tempo  per  mettere  bene  in  chiaro  tutta  cotesta  tragedia, 
in  cui  veramente  fa  poco  bella  figura  il  creduto  si  accorto  generale  Gages. 
Qui  non  s' intende  come  seguisse  la  disfatta  de  i  tre  o  quattro  reggimenti 
napoletani,  e  non  profittassero  di  Velletri  per  assicurar  le  porte.  Qui  ci 
siamo  rallegrati,  perchè  il  quartiere  del  Serenissimo  nostro  non  abbia  patito, 
dicendosi  solamente  che  abbia  perduto  tre  cavalli,  e  che  forse  qualche 
guardia  sia  rimasta  prigione. 

Se  costi  si  dicesse  che  Demont  è  preso.  V.  S.  noi  creda  si  tosto.  Let- 
tere del  campo  del  re  sardo  del  12  corrente  né  pur  parlano  dell'assedio* 
Qui  nondimeno  si  è  detto  che  i  gallispani,  lo  battono  con  30  cannoni  e 
12  mortari.  ed  avessero  nello  stesso  tempo  bloccato  Cuneo.  Solamente  da 
Torino  son  quelle  nuove,  e  quivi  non  si  sa  se  non  quello  che  la  corte  vuole. 


4640  LODOVICO   ANTONIO   MUKATOHI  [IT'-i^:- 

Tutte  le  lettere  di  Vienna  confermano  la  disposizione  del  prussiano 
per  entrar  nella  Boemia,  dicendosi  ch'egli  protesti  di  voler  salva  la  con- 
cordia colla  regina  per  la  Slesia;  ma  muoversi,  affinchè  sieno  restituiti 
all'imperatore  i  suoi  stati.  Mostrano  in  Vienna  speranza,  che  sia  venuto 
il  tempo  di  gastigare  un  re  si  mancante  di  parole,  il  quale  dice  di  cre- 
dere solamente  tre  cose,  cioè  che  c'è  Dio.  ch'egli  è  re  di  Prussia,  et  ha 
da  morire.  Si  figurano  un  gran  molo  dell'  Ungheria,  soccorsi  dalla  Sas- 
sonia, e  che  ciò  farà  dichiarare  V  Olanda.  Pare  perciò  che  il  fuoco  vada 
a  crescere.  Da  Vienna  pure  scrivono  di  far  cosi  conto,  che  la  sanità  ac- 
ciaccosa dell'  imperatore  non  sia  per  durare  che  poche  settimane.  Scrivono 
ancora,  che  il  duca  d'  Aremberg  veniva  di  Fiandra  con  25  mila  persone, 
ad  unirsi  al  principe  Carlo. 

Noi  qui  abbiamo  perduto  il  dottor  Provenzale,  uno  dei  più  savi  e 
migliori  legali,  con  pubblico  danno.  Con  che,  rassegnandomi 


4958. 

A  N.  N. 
Modena,  21  Agosto  1744. 

Abchivio  Soli  Mukatoui  (  li.  Uil/l.  Kst.),  Modena. 

Io  tengo  nuovi  motivi  di  obbligazione  verso  V.  S.  illustrissima  per 
le  nuove  lodi  sì  prezzabili,  che  si  degna  conferire  a  me.  Ho  piacere  che 
al  mio  sentimento  s' aggiunga  l' autorità  dalla  sua  precedente  credenza 
conforme  alla  mia.  Del  resto  ella  si  appone  nello  esimermi  da  tutte  le 
sette,  e  specialmente  da  quella  de  cartesiani,  co"  quali  pochissimo  mi  con- 
faccio nelle  cose  di  fisica.  Procuro  unicamente  di  sapere  la  distinzione  e 
precisione  delle  sue  idee  concernenti  la  materia  proposta,  e  questa  è  la 
mia  unica  traccia,  come  additai  anche  nella  prefazione  di  quella  operetta. 
Quanto  ad  ogni  altra  abilità,  l'assicuro  colla  stessa  franchezza  ch'io  ne 
sono  mancante,  avendo  una  cognizione  assai  mezzana,  illanguidita  eziandio 
dalla  disuetudine  di  qualche  tempo,  ed  uno  spirito  assai  dissipato,  e  vario 
co!i  :*.:;\:ostanze  di  mia  vita  parte  imbarazzanti  e  parte  spiacevoli.  Questo 
solo,  non  per  affettazione,  comune  a  taluno,  di  parlare  di  me.  benché  in 
male;  ma  per  mostrarle  francamente  l'incompetenza  delle  lodi,  e  de*  pa- 
ragoni, co'  quali  onora  me.  il  quale  non  ho  che  un  poco  di  metodo,  e  foi'se 
qualche  penetranza  in  cose  fisiche,  o  altre  tali,  né  per  altro  ho  alcuna 
parte,  che  meriti  considerazione,  per  non  dir  peggio.  Nuovamente  mi  pro- 
fesso a  V.  S.  illustrissima  sommamente  obbligato,  e  divoto,  protestandomi 
con  piena  riverenza. 


-IT* -4.4]  A    UINALDO   ALTICOZZI  4G41 


4959. 

A  RINALDO  ALTICOZZI*  in  Cortona. 
Modena,  24  Agosto  1744. 
BiBLioTBOA  OKU.' AooAOKiUA  Etbdbca,  Cortona,  edita  l  !£!>]■ 

Mi  perdonerà  V.  S.  illustrissima  se  per  avventura  non  avessi  ben  ri- 
levato il  suo  cognome  nella  sottoscrizione  del  sno  stimatissimo  foglio. 
Scrissi  a  Correggio  per  ricavar  notizie  intorno  al  sigillo  di  Lucrezia  da 
lei  posseduto.  Le  risposte  sono  state,  che  oltre  al  Sansovino  e  al  Bisac- 
cioni.  parla  anche  dei  Correggeschi  il  legista  Giovagnoni  nel  suo  Cotisi- 
fflio  fìi,  tomo  I. 

D.  Camillo  conte  di  Correggio  fu  quegli  eh'  ebbe  il  privilegio  di  mu- 
tare il  titolo  di  conte  in  quello  di  principe  di  Correggio.  Mori  questi  nel- 
l'anno 1606  in  Milano,  avendo  già  fatto  testamento  nel  di  2  maggio  1505, 
per  rogito  di  Giulio  Carisi  notare  di  Correggio.  Ebbe  per  moglie  Maria 
de"  Conti  di  CoUalto:  dal  qual  matrimonio  ricavò  Lucrezia,  maritata  in 
D.  Alfonso  Pio  signore  di  Meldola,  e  Leonora,  maritata  col  marchese  di 
Caresi.  Dalla  Fi-ancesca  Mellini  fiorentina,  donna  di  bassi  natali,  vivente 
la  moglie,  ebbe  Giovan-Siro,  istituito  poscia  da  lui  erede  universale.  Perde 
poi  d.  Siro  il  principato,  al  cui  figlio  d.  Maurizio  restarono  le  disperate 
speranze  di  poterlo  ricuperare,  con  pagare  la  condanna  del  padre.  Ma 
questa  non  fu  poi  pagata.  Da  d.  Maurizio  venne  d.  Giberto:  e  da  questo, 
d.  Camillo  juniore;  il  quale,  preso  da  umor  malinconico,  mori  giovinetto, 
lasciando  tre  sorelle;  una  per  nome  d.  Margherita;  la  seconda  d.  Teresa, 
maritata  col  conte  Alessandro  Arrivabeue  di  Mantova;  e  la  terza  d.  Anna, 
moglie  del  marchese  Sessi  di  Ruolo;  vivono  le  ultime. 

La  Casa  di  Correggio  era  delle  più  antiche  e  rignardevoli  di  Lom- 
bardia. Le  mie  conghiettnre  sono,  che  quella  fosse  la  linea  Guibertina 
mentovata  fra  gli  ascendenti  della  contessa  Matilda,  da  Donizone;  e  che 
Guiberto  arcivescovo  di  Ravenna,  poscia  antipapa  ai  tempi  di  essa  Matilda, 
fosse  del  medesimo  casato.  Falso  è,  che  venga  dalla  casa  d'  Austria.  Ebbe 
per  privilegio  quel  cognome,  come  tante  altre  nobili  famiglie.  Quei  signori 
battevano  monete;  e  quelle  che  portano  Comites  Corrigiae,  sono  prima 
del  IGOJ.  Se  ne  trovano  anche  in  queste  parti. 

Ed  ecco  a  V.  S.  illustrissima  quel  poco  che  ho  potuto  raccogliere,  e 
che  potrà  servire  ai  disegni  del  sig.  Manni,  al  quale  la  prego  di  portare  i 
miei  rispetti.  E  con  tutto  l'ossequio,  mi  protesto  di  V.  S.  illustrissima,  etc. 


*  Responsive  in  Archivio  Soli  Muratori  (R.  Bibl.  Est.),  u."  1  da  Cortona,    1744. 
SpUtotario  di  Lodovico  AntoMio  Muratori.  —  Voi.  X-  293. 


4642  LODOVICO  ANTONIO   MURATORI  [IT'-é^:- 


4960. 

A  MARIANGELO  FIACCHI  in  Ravenna. 
Modena  (  S.  Agnese  ),  24  Agosto  1744. 

Abohivio  CoiinNALE,  Ravenna,  edita  [231 J. 

Sarà  ubbidita  V.  P.  purché  capiti,  chi  si  voglia  caricare  dei  G  tomi 
finora  usciti  de'  miei  Annali,  cioè  di  un  lardello  alquanto  pesante.  L"  in- 
vierò  a  Bologna. 

Intanto  ho  letto  le  iscrizioni  inviatemi  composte  da  chi  ha  buon  gusto 
e  giudizio. 

1.'  Iscrizione:  invece  di  cratim,  direi  cratem. 

2."  Iscrizione  :  in  plano  ejusdem  cryptae  positum.  Questo  in  plano 
non  so  se  sia  latino.  Poi  non  s'intende,  in  che  consista  la  traslazione, 
perchè  il  sacro  corpo  era  dianzi  nello  scurolo  in  qualche  cassa,  e  questa 
avea  da  posare  nel  piano  d' esso  scurolo,  se  pur  non  v'  era  una  cripta 
sotto  l'altra,  disegnata  col  nome  di  sublerraneo  specu. 

3.*  Iscrizione:  in  medio  templi  invenit.  Tanto  si  direbbe  se  il 
sacro  corpo  fosse  stato  sopra  terra  in  mezzo  alla  chiesa.  Vi  manca  dunque 
in  sublerraneo  loco  sub  medio  templi  sito,  o  altra  simil  precisione  di  sito. 
4.*  Classeìisium  pietate.  Se  da  li  a  quattro  anni  cercarono  di  ricu- 
perarlo, dunque  fu  creduto  uno  sproposito  quella  traslazione.  Sarebbe  perciò 
da  vedere,  se  convenisse  aggiungere  praepostera  o  inconsulta  pietate. 

5.*  Iscrizione:  invece  di  Administratori  direi  Administratore  Mat- 
thaeo  ab  Mastrio,  direi  Mastrio  abbate  lapides  incidi  mandavit.  Se  vuol 
dix-e  che  fece  incidere  in  marmo  queste  iscnzioni,  noi  dice,  significando 
tali  parole  solamente,  che  tagliar  qne'  marmi.  Vegga  se  fosse  meglio  in 
circumposilis  marmoribus,  o  lapidibus  monumeìita  haec   curavit,  o  Jussit. 

Si  osservi  ancora,  se  meglio  stesse  novum  altare  cum  Ciborio,  perchè 
il  Ciborio  non  è  fatto  ad  excipienda  Lipsana. 

6."  Escrizione  :  son  certo  che  si  scriverà  Aemiliae. 

Non  so  se  fosse  meglio  lasciar  andare  quel  Sacer  improbus,  inlesta- 
bilis,  che  patiscono  delle  difficultà.  Trovandomi  in  villa,  non  posso  ac- 
certarmi, se  interdicere  aliquem  Cath.  Commun.  sia  assai  latino.  Leone  III 
Papa  visse  nell'  anno  800,  e  non  già  nel  916. 

Direi  ob  vetustatem  nunc  dirutis,  lune  eler/atitiorem,  etc.  Leverei  quel 
Pontif.  XXI,  come  cosa  superflua. 

10.*  Guidoni  Orando.  Si  ha  da  scrivere  Grandio  ;  né  credo,  che  scri- 
vesse altrimenti  esso  padre  Grandi,  e  quand'  anche  avesse  scritto  cosi  non 
seguirei  il  suo  esempio.  Con  tutto  il  rispetto,  mi  rassegno. 


-±'7-4t^\  À.  GIAN  PAOLO  SIMONE  BIANCHI  4643 


4961. 

A  NICOLA  TACOLI    in  Reggio. 
Modena  (  S.  Agnese  ),  24  Agosto  1744. 

Akchitio  Tacoli,  Hodeo». 

Costa  il  t^mo  I  del  Dizionario  un  fìlippo,  e  sedici  soldi  moneta  di  Ve- 
nezia. E  pel  porto  e  dazio  bolognini  22  di  Modena.  Raddoppierà  V.  S. 
illustrissima  la  partita  :  e  giacché  non  s*  è  veduto  esso  danaro  dal  signor 
marchese  Fontanella,  probabilmente  perchè  sarà  in  villa,  avrò  ben  caro 
eh'  ella  faccia  pagare  per  via  de'  Trivelli,  al  cui  corrispondente  farò  chie- 
dere il  danaro.  Dovendo  io  fermarmi  in  citta  fino  al  di  4  del  mese  ven- 
turo, ha  ella  tempo  di  dar  gli  ordini  opportuni.  Lodo  il  buon  mercato,  che 
V.  S.  illustrissima  avrà  iu  Bologna  per  l'opera  sua.  Il  punto  sta,  che  non 
le  manchi  un  buon  correttore.  E  qui,  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi 
confermo.  ' 

4962. 

A  GIAN  PAOLO  SIMONE  BIANCHI  in  Siena. 
Modena  (  S.  Agnese  ),  25  Agosto  1744. 

BiBLiOTKCA  GAMBAijtrMeBiAMA  Rimìpi,  edita  [201]. 

Quanto  V.  S.  illustrissima  ha  detto  del  Tassoni,  con  tal  circospezione 
è  detto,  che  noi  cancella  allatto  dal  Ritolo  de  Lincèi;  e  questo  lascia  luogo 
al  potere  un  di  apparire,  quale  non  vien  creduto  da  lei.  Per  me  certo  non 
mi  sento  ora  di  cercarne  di  più,  né  so,  se  chi  formò  quel  Catalogo  de 
Lincèi,  che  ho,  avesse. o  non  avesse  buoni  fondamenti  di  annoverarlo  fra 
essi.  Io  per  altro  non  farei  gran  caso  di  non  avere  il  Tassoni  tenuto  il 
sentimento  di  Copernico  perchè  questo,  a  mio  credere,  entrò  in  voga,  dap- 
poiché r  immortai  Galileo  lo  accreditò  tanto  con  discapito  della  sua  quiete 
e  fortuna  ;  e  questo  avvenne,  dappoiché  il  Tassoni  pubblicò  i  suoi  Quesiti. 
Per  altro  ella  sa,  quanti  valentuomini  non  approvavano  una  volta  quel 
sistema,  che  ora  trionfa.  Ma  lasciamo  andar  questa  inutil  quistione,  e 
passiamo  più  tosto  all'  opera  del  Colonna  da  lei  ristampata  già.  e  pubbli- 
cata. Me  ne  rallegro  con  lei,  e  più  col  pubblico,  per  cui  non  sarà  più  raro 
quel  libro,  libro  che  fa  tanto  onore  all'  Italia.  Mi  rincresce  alle  volte  il 
vedere,  che  i  nostri  hanno  fatta  apertura  ad  ogni  sorta  di  sapere,  e  pure 
v'  abbia  chi  mostri  di  stimarli  poco,  e  talvolta  si  faccia  bello  delle  scoperte 
fatte  da'  nostri   maggiori,   senza  né   pur   nominai'li.   Parlo   qui  de'  signori 


4644  LODOVICO   ANTONIO   MUKATOBI  [IT^-i-i- 


franzesi,  e  spezialmente  de'  signori  Trevousiani  a'  quali  Apollo  ha  conce- 
duto il  privilegio  di  costituire  il  vero  pregio  o  demerito  delle  opere  altrui. 
e  di  parlar  sempre  magistralmente  d' ogni  cosa.  Mi  ha  ben  dilettato  non 
poco  la  risposta  da  V.  S.  illustrissima  data  alla  lor  censura.  Chi  non  dice 
ben  de'  loro  sodali  e  della  nazione,  s'  ha  ben  da  aspettare  la  ferula  mi- 
naccievole  sulle  mani.  Godo  che  in  lei  si  truovi,  chi  non  ha  paura  di  loro. 
Se  capiterà  in  Francia  il  suo  Colonna,  staremo  a  vedere  con  che  buon 
viso  accoglieranno  lui  e  lei. 

Certo  i  Sanesi  non  possono  mostrar  quegli  eroi,  che  può  Firenze. 
Tuttavia  avrei  creduto,  che  non  fossero  da  sprezzare  Enea  Silvio,  i  Pic- 
coloraini,  i  Patrizi,  il  Mattioli,  ed  altri,  che  ora  non  mi  sovvengono.  Che 
adesso  e  da  gran  tempo  manchino  d"  uomini  egregi,  non  vien,  credo,  dal 
clima,  ma  da  altre  cagioni.  Seguiti  ella,  spezialmente  col  suo  esempio,  ad 
insegnar  loro  come  si  dee  fare;  e  seguiti  ad  amar  me  che  ho  tutta  la 
stima  del  di  lei  merito,  e  mi  pregio  d'essere,  di  V.  S.  illustrissima. 


4963. 

AD  ANTON  LODOVICO  ANTINORI  in  Lanciano. 
iModena  (  S.  Agnese  ),  28  Agosto  1744. 

Edita  [249]. 

È  già  scorso  del  tempo,  che  con  V.  S.  illustrissima  non  rinnovo  la 
mia  servitù.  Ma  ora  che  le  Iscrizioìii  antiche  sono  uscite  da'  torchi,  pre- 
sentandone una  copia  a  lei,  che  tanfo  vi  ha  contribuito,  la  pi'ego  a  darmi 
un  argomento  intorno  a  cui  in  questi  tempi  possa  occuparmi  a  scrivere 
in  beneficio  dell'  Italia  e  de'  letterati.  La  grande  erudizione  e  la  dottrina, 
che  onora  V.  S.  illustrissima  in  età  ancor  giovane,  mi  han  fatto  ardito  a 
chiederle  tanto,  e  mi  fanno  sperare  un  ottimo  argomento  ed  un  compati- 
mento alle  mie  debolezze.  Pregandola  di  sempre  conservarmi  il  suo  pre- 
zioso amore,  le  assicuro  che  sempre  sarò,  etc. 

4964. 

A  GIUSEPPE  MARIA  SONDIGLI  in  Velletri. 
Modena  (  S.  Agnese  ),  31  Agosto  1744. 

BiBLioi'ECA  Trivulziasa,  Milaso, 

Ne' giorni  passati  ricevei  dall' eminentissimo  Tamburini  il  foglio  sti- 
matissimo di  V.  S.  illustrissima.   Mentre    io    mi    preparava  a   rispondere, 


-IT*^-!]  AD   ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  4645 


ecco  le  nuove  della  strepitosa  scena  occorsa  in  coteste  parti,  per  cui  qui 
universalmente  si  è  stato  iu  gran  pena  per  le  varie  e  contrarie  nuove 
che  andavano  sopravvenendo,  trovando  noi  in  cotesta  tragedia  interessato 
il  nostro  amore  ed  ossequio.  Ora  che  è  tornata  la  quiete  in  coteste  parti, 
e  noi  ci  siam  chiariti  della  protezione  dì  Dio  in  si  brutto  frangente,  ec- 
comi a  ringraziarla  della  sua  benigna  disposizione  di  leggere  la  scrittura 
che  a  lei  doveva  venire  da  Roma.  Mi  scrisse  il  suddetto  eminentissimo 
d'averla  consegnata  al  sig.  abate  Palazzi.  Dio  sa  cosa  ne  è  avvenuto.  Se  mai 
non  le  fosse  giunta,  la  prego  di  avviso,  acciocché  si  possa  rifare  il  danno. 

Mi  onori  V.  S.  illustrissima  di  umiliare  i  miei  ossequi  a  S.  A.  S. 
con  dirle,  trovarsi  qui  solamente  cinquantaqnattro  carte  geografiche  del 
Cantelli,  le  quali  col  loro  telaio  stanno  attaccate  al  muro  nell'andito  per 
cui  si  va  alla  libreria.  Son  persuaso  di  non  averle  tutte;  ed  una  conte- 
nente gli  stati  di  Modena  mi  fn  portata  via  nella  prima  guerra.  Erano  e 
son  tuttavia  carte  molto  stimate  ed  anche  in  Francia  è  da  stupire  che 
il  signor  duca  Francesco  II  non  ne  avesse  altra  copia,  e  non  le  facesse 
unire  in  un  gran  libro. 

Resterei  ben  tenuto  alla  di  lei  bontà,  se  potesse  darmi  nuova  di  Ge- 
miniano  Soli  fratello  del  proposto  mio  nipote,  il  quale  era  nella  Guardia 
di  S.  A.  S..  Gran  tempo  è  che  i  suoi  nulla  sanno  di  lui.  Si  scrisse  al- 
l'auditore del  signor  duca  di  Sera  che  gli  pagasse  quattro  zecchini.  Non 
s'è  mai  ricevuta  risposta,  né  saputo  se  tal  pagamento  sia  seguito. 

Grande  incendio  pel  mondo.  Voglia  Dioche  l'aumento  d'esso  conduca 
ed  affretti  la  pace,  che  noi  sospiriamo  e  desideriamo  tale  qnal  si  conviene 
a  buoni  e  fedeli  sudditi  e  serri. 

Con  che,  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  S.  illu- 
strissima. 

4965. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena  (  S.  Agnese  ),  1  Settembre  1744. 

BiBLioTKCA  CoMCSALX,  Piscenuu 

Dovette  restare  sul  tavolino  la  relazione  dell'affare  di  Velletri,  che 
V.  S.  reverendis-sima  aveva  intenzione  d'inviarmi.  Ma  non  occorre  altro. 
Amendue  le  parti  han  detto  delle  bugie  ed  occultata  parte  della  verità. 
Ne  ho  veduta  una  manoscritta  di  Velletri  assai  modesta,  e  colle  notizie 
ch'io  desiderava.  D'altro  non  mi  curo.  Staremo  a  vedere  per  chi  si  voglia 
imbarcar  gente  dal  signor  di  Lobkovitz.  Si  crede  per  la  Calabria,  e  chi 
per  mandar  qnalche  soccorso  al  re  di  Sardegna,  il  quale  veramente  si 
truova  con  un  gran  fuoco  addosso,  ne'  spera  .soccorsi  dalla  Germania. 


4646  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [1*744- 

Dicono  che  colà  sia  passato  quel  poco  che  era  nello  stato  di  Milano. 

Noi  non  possiara  più  sapei'e  le  nuove  del  Piemonte.  E  un  delitto  lo 
scriverle  di  là,  e  il  pubblicarle  qui.  C"è  convenuto  saper  da  Parigi  e  da 
Francoforte  la  conferma  della  presa  di  Demont,  che  non  è  costata  se  non 
un  giorno  e  mezzo,  per  quanto  dicono.  Restò  prigioniei'o  il  presidio  di 
1400  persone.  Ora  nulla  sappiamo  di  Cuneo.  Si  tien  per  certo  assediato  e 
battuto. 

Le  ultime  lettere  di  Francia  portano  la  grave  malattia  del  re  cri- 
stianissimo in  Metz,  per  cui  avea  ricevuti  i  sacramenti,  e  la  regina  s'era 
partita  di  Parigi.  Dicono  che  l' ultime  nuove  parlavano  di  notabil  mi- 
glioramento. Andava  per  dar  battaglia  al  principe,  fidandosi,  in  caso  di 
grazia,  di  tanti  ritiramenti  de' quali  manca  l'altro.  Pareva  ch'esso  prin- 
cipe fosse  per  ripassare  il  Reno.  Gli  costerà  qualche  cosa.  Vidi  il  mani- 
festo del  prussiano.  Oh  quante  bugie!  Gran  colpo  è  la  sua  novità. 

Ma  verisimilmente  gli  olandesi  ora  si  dichiareranno;  ed  ecco  contro- 
bilanciate le  partite,  e  Dio  sa  quando  vedremo  la  pace. 

Una  nuova  spallata,  e  che  verisimilmente  è  fabbricata  da  i  geniali, 
è  che  i  genovesi  pensino  di  fare  un  accampamento  a  Novi  di  10  mila 
persone  per  sicurezza  de'  lor  confinì  in  quelle  turbolenze.  Di  questo  tenore 
sarà  ancor  l'altra,  che  molte  vele  si  vedessero  dalla  Sicilia,  credute  spe- 
dite da  Spagna. 

«  L'opera  del  padre  Norberto  cappuccino  l'ho  veduta,  e  ne  ho  letto 
qualche  pezzo.  A  suo  tempo  sapremo  umiliare  ancor  quest'altro  temerario  ». 
Anche  da  altra  parte  ho  inteso  il  poco  onore  fatto  dai  giornali  d'  Olanda 
a  quel  personaggio.  Forse  questo  potrebbe  servire  a  lui  di  medicina. 

In  breve  passerò  a  villeggiare  alla  collina.  Dovunque  sarò,  sempre 
mi  glorierò  d'essere,  di  V.  S.  reverendissima. 


4966. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  1  Settembre  1744. 

Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena. 

Finalmente  mercè  della  benignità  di  V.  E.  mi  son  giunti  i  libri  àeX- 
Y  Hittorjoio,  e  del  Pamelio.  Questi  han  finito  di  confermarmi  nel  senti- 
mento che  le  materie  liturgiche  son  troppo  preoccupate,  ne  restar  più 
luogo  a  fermar  qualche  nuovo,  non  triviale  edifizio,  da  che  abbiamo  i 
suddetti  due  scrittori,  il  Menardo,  il  Bona,  il  Tommasi,  il  Mabillone,  il 
Martène,  il  Le  Brun,  ed  altri  che  han  coltivato  questo  terreno.  Truovo  che 
i  materiali  inviati  dal  padre  Bianchini  si  riducono  a  poco,  o  nulla. 


-l'7-4:4]  A   DOMENICO  BRICHIERI   COLOMBI  4647 


Il  solo  Sacramenlario  Oltoboniano,  del  quale  io  faceva  qaalche  capi- 
tale si  truova  con  poca  diversità  nel  Pamelio.  Son  pieni  i  suddetti  autori 
di  orazioni,  benedizioni,  antifone.  Il  darne  delle  nuove  seccherebbe  i  let- 
tori. In  somma  altro  non  mi  va  per  pensiero  finora  che  di  difendere  la 
liturgia  nostra  dalle  calunnie  degli  eretici:  il  che  ho  già  fatto,  e  di  ri- 
stampare il  Sacramentario  dato  dal  p.  Bianchini,  siccome  il  più  antico  di 
tutti,  e  il  creduto  gelasiano  del  cardinal  Tommasi  col  gregoriano  della- 
biblioteca  Ottoboniana,  che  è  il  meno  interpolato,  e  caricato  di  giunte, 
con  qualche  altra  cosetta.  Tanti  penitenziali,  tanti  rituali  delle  ordina- 
zioni sacre  abbiamo^  che  il  darne  di  più,  a  nulla  servirebbe. 

Dio  sa  cosa  è  divenuto  della  scrittura  legale  che  l'È.  V.  mi  favori 
di  consegnare  al  signor  abate  Pahizzi  da  inviare  al  sig.  Bendigli.  Per  sa- 
perne nuova,  mando    rinchiusa,  con  supplicarla  di  darle  il  solito  ricapito. 

Ho  dimenticato  in  addietro  di  scriverle  che  la  signora  marchesa 
d' Este.  o  sia  di  S.  Martino,  la  quale  bramerebbe  la  licenza  di  leggere 
libri  proibiti  solamente  di  belle  lettere,  è  dama  di  gran  saviezza,  e  in 
età  di  45  anni.  Se  si  potesse  ottenere,  avrei  piacere  di  servirla.  Se  non 
si  potrà,  l'avrò  alraen  servita  di  farne  la  ricerca. 

Si  pubblicherà  qui  in  breve  una  contribuzione  di   lire  500  mila. 

Oh  !  quando  mai  avran  fine  questi  guai  ?  Ma  invece  di  calare,  cresce 
l'incendio. 

Con  che,  baciandole  la  sacra  porpora,  ossequiosamente,  mi  rassegno, 
di  V.  E. 


4967. 

A  DOMENICO   BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  2  Settembre  1744. 

B.  BiBLionccA  BicoAROiAXA,  Firenze,  edita  [2A5]. 

Solamente  nell'  ordinario  scorso  potei  inviare  a  V.  S.  illustrissima  il 
richiesto  mandato,  senza  aver  tempo  da  scriverle.  Ora  aggiungo  d' aver 
saputo  che  il  signor  gran  cancelliere  Cristiani,  pria  di  partire  di  qua, 
mosso  da  tanti  lamenti  e  ricorsi  di  chi  è  creditore  di  questa  Camera  du- 
cale, scrisse  di  buon  inchiostro,  e  ridusse  nolla  sola  facciata  d'un  foglio 
questo  affare,  acciocché  S.  M.  non  avesse  a  faticar  molto:  e  infine  ag- 
giunse essere  in  questo  interessata  la  coscienza  e  l'onore  della  M.  S.  E 
tanto  più  ciò  è  vero  quanto  che  la  regina  non  tira  se  non  un  terzo  di 
queste  rendite,  e  l'altre  due  vanno  al  re  di  Sardegna,  che  pure  ha  dato 
l'ordine  perchè  si  paghi.  Però  si  sperava  che,  dovendosi  risolvere  l'affare 
di  questi  fermieri.  nello  stesso  tempo  si  sbrigherebbe  ancora  l'altro.  Vegga 


4648  LODOVICO   ANTONIO   MUEATOEI  [l'744- 

anche  V.  S.  di  far  quel  che  può  per  aiutar  la  barca,  avendo  io  fatto  spe- 
rare che  la  di  lei  attività,  potrà  giovare  assaissimo. 

Nulla  ho  io  che  fare  in  questo  negozio,  e  solamente  mi  son  mosso 
per  le  doglianze  di  tante  persone,  e  massimamente  de'  poverelli,  e  perchè 
si  tratta  del  pubblico  bene  di  un  povero  paese,  al  quale  s"  intima  in  questo 
punto  una  contribuzione  di  dieci  mila  doble,  dopo  tanti  danni  sofferti,  e 
con  tirar  tutte  le  rendite  del  principato,  senza  aver  finora  soddisfatto  ai 
debiti  camerali  che  gridano  davanti  a  Dio. 

Oi*a  vengo  ad  un  affare  particolare  per  cui  ho  bisogno  dell'assistenza 
di  lei,  e  di  chi  ha  qualche  bontà  per  me  costi.  È  vacata  qui  l'Agenzia 
dei  beni  che  gode  nel  modenese  la  casa  de' signori  conti  di  Castelbarco 
marchesi  Visconti.  Per  ottenere  essa  in  favore  del  dottore  Eortunato  Soli 
mio  nipote,  per  onoratezza  e  abilità  molto  capace  d'essa,  ne  scrissi  al 
signor  conte  Cristiani  gran  cancelliere.  Mi  ha  risposto  d' averlo  racco- 
mandato all'agente  di  essi  cavalieri,  esistente  in  Milano,  ma  che  essen- 
dovi più  concorrenti,  la  scelta  dipende  da  S.  E.  il  signor  marchese 
Villasor,  presidente  del  consiglio  d' Italia,  come  tutore  de'  cavalieri  ni- 
poti. Mi  sono  accorto  che  altri  ancora  si  debbono  essere  raccomandati  al 
suddetto  signor  gran  cancelliere.  Ora  trovandosi  in  Vienna  il  signor  prin- 
cipe di  Lichtenstein,  m'era  venuto  in  pensiero  di  scrivere  per  questo  al 
signor  marchese  reggente  Cavalli,  o  al  signor  consigliere  de'  Locella  con 
pregar  l'un  d'essi  d'interporre  le  loro  benigne  raccomandazioni  presso  di 
S.  E.  Ma  ho  poi  creduto  che  sia  meglio  il  pregar  V.  S.  illustrissima  di 
rappresentare  all'un  d'essi  le  suppliche  mie,  acciocché  vogliano  impiegare 
i  lor  caldi  ufizi  per  favorir  me.  A  chi  mi  compartirà  le  sue  grazie  resterò 
sommamente  tenuto;  e  ottenendo  l'intento,  giacche  non  posso  di  più,  esi- 
bisco per  lieve  attestato  della  mia  gratitudine  una  copia  de'  miei  Annali 
d'Italia.  Senza  ch'io  il  dica,  so  ch'ella  porterà  loro  i  miei  rispetti. 

S'è  veduto  qui  il  manifesto  del  prussiano.  Oh  quante  bugie  e  pre- 
testi !  Ma  se  cotesta  nuova  scena  farà  dichiarare  gli  Olandesi,  e  moverà 
l'Ungheria,  si  conti-abilancieran  le  partite.  Dio  sa  poi  che  questa  male- 
detta guerra  non  duri  degli  anni.  Si  sta  aspettando  di  sapere  se  il  re 
cristianissimo  abbia  superato  la  sua  malattia  in  Metz.  Dopo  la  caduta  di 
Demont.  non  s'è  saputo  altro  del  Piemonte.  Credesi  che  ora  i  gallispani 
battano  Cuneo.  Dopo  lo  strepitoso  fatto  di  Velletri,  non  s'è  inteso  altro 
delle  armate  del  Lazio. 

Però,  con  tutto  l'ossequio,  mi  ricordo,  etc. 


-IT'l-^:]  A  FORTUNATO  TAMBURINI  4G49 


4968. 

AD  ACHILLE  CRISPI*  in  Reggio. 
Modena,  2  Settembre  1744. 

Akchivio  Soli  Mdratoki  (  R.  BM.  E$t.  ),  Modena. 

Bramerei  di  poter  soddisfarò  alle  premure  di  V.  S.  illnstrissima,  con 
esporre  i  pregi  della  di  lei  nobilissima  Casa  al  Pubblico.  Ma  a  me  non 
è  mai  cadalo  in  pensiero  di  comporre  genealogìe,  né  di  trattar  delle  no- 
bili famiglie  d'Italia.  Se  in  questo  non  posso  aver  la  fortuna  di  servirla, 
mi  somministri  ella  occasioni  da  poterle  attestare  in  altro  quel  distinto 
ossequio,  che  professo  a  lei,  e  con  cui  mi  protesto,  con  piena  stima,  di 
V.  S.  illustrissima. 

4969. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena  (S.  Agnese),  2  Settembre  17-14. 

Architio  Soli  Mcratori  (fi.  Bibl.  EaL),  Modena. 

Trovandomi  in  villa,  avea  io  inviato  alla  posta  un  riverente  foglio 
per  V.  E.,  quando  giunge  un  altro  graziosissimo  suo,  a  cui  non  vo'  lasciar 
di  rispondere,  prima  ch'io  parta  verso  Fiorano,  e  Spezzano.  Somma  è  ben 
la  clemenza  di  N.  S.  nel  voler  far  degno  de'  suoi  preziosi  volumi  chi  è 
l'infimo  de' suoi  servi  pel  grado,  ma  de' primi  per  la  venerazione  ed  amore. 
Giacché  l'È.  V.  si  vuol  prendere  rincomodo  di  ricevere  essi  libri,  le  ne 
resterò  sommamente  tenuto.  Ninna  fretta  occorrerà  per  inviarli,  giacché 
le  debbo  dire  che  io  avevo  la  prima  edizione,  e  ciò  non  ostante  ho  voluto 
anche  la  ristampa,  e  questa  è  in  viaggio.  Ora  dopo  un  discreto  tempo 
mostrerò  di  avere  ricevuto  si  magnifico  regalo:  e  toccherà  a  V.  E.  di  dirmi 
se  io  n'abbia  a  ringraziare  a  dirittura  la  S.  S..  o  pure  se  basterà,  che 
me  ne  fornii  a  lei  un  capitolo  di  ringraziamento. 

Mi  fecero  vedere  questi  Cappuccini  l'opera  del  p.  Norberto,  e  trovai 
rinnovato  l'apologo  del  riccio,  e  del  serpente.  Ma  non  si  credesse  cotesto 
buon  padre  di  dover  si  lungo  tempo  passeggiare  si  pettoruto  per  cotesti 
strade.  Non  si  può  sì  presto  rispondere  :  bisogna  aspettar  le  notizie  da 
assai  lontane  parti.  Venute  che  siano,  sarà  disciplinato  meglio  da  altri 
di  quello  che  faccia  a  sé  stesso,  e  s'andrà,  in  fine,  a  nascondere. 


*  Responsive  in  Archicio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  n.*  6  da  Reggio,  1744-'49. 


4650  LODOVICO   ANTONIO   MURATOSI  [l'744:- 

Ho  dimenticato  di  dirle,  che  la  moglie  del  signor  marchese  d'Este  si 
noma  D.  Teresia  Sfondrati.  Scriverò  al  signor  abate  Petroni,  e,  pieno 
d'ossequio,  mi  rassegno,  di  V.  E. 

4970. 

AD  ANGELO  MARIA  QUERINI  in  Brescia. 
Modena,  5  Settembre  1734. 

Biblioteca  Qubkiniana,  Brescia,  edita  [253]. 

Mi  sono  giunti  i  Preliminari,  cioè  una  nuova  vanguardia  che  V.  E. 
fa  precedere  alle  opere  del  card.  Polo.  In  essi  veggo  schierate  nuove  ra- 
gioni per  addolcire  e  giustificare  le  invettive  di  quel  zelante  porporato. 
Sopratutto  mi  è  stata  di  piacei-e  la  lettera  del  Reimar  all' E.  V.,  rispet- 
tosa, e  che  contiene  non  solamente  un  ritratto  del  buon  genio  di  quel  pro- 
testante, ma  anche  una  promessa  di  dover  finalmente  uscire  alla  luce  il 
Dione  che  ci  fece  già  sperare  il  Fabrizio,  e  che  ora  comparirà  dedicato 
a  V.  E.  Non  sento  mai  parlare  di  questo  riguardevole  storico  che  non 
mi  sovvenga  di  monsignor  Falcone  [Nicola]  vescovo  in  regno  di  Napoli, 
che  tante  volte  fece  a  me  credere  d'aver  trovato  quasi  tutti  i  libri  perduti 
di  quello  storico  si  raguardevole,  e  poi  ci  ha  burlati.  Rendo  infinite  grazie 
a  V.  E.  de' suoi  continuarti  favori,  e,  col  bacio  della  sacra  porpora,  confermo 
quel  profondo  ossequio  con  cui  mi  glorio  di  essere. 

4971. 

A  GIAN  FRANCESCO  SOLI  in  Modena. 
Fiorano,  6  Settembre  1744. 

Archivio  Soli  Muratori  (R.  Dibl.  Est.),  Modena. 

Fra  le  annesse  lettere,  guardate  di  ritener  la  diretta  al  dottore  Ghe- 
rardi,  dovendosi  inviar  solamente  se  capitasse  qualche  occasione  fuori  di 
posta,  ed  allora  converrebbe  ancora  mandargli  quel  manoscritto,  che  è 
presso  al  mio  tavolino.  Fate  recapitar  le  due  per  Modena  e  l' altre  alla 
posta.  Lettere  di  Torino  del  29  del  passato  e  del  21  di  Milano  dicono,  che 
Cuneo  non  era  peranche  investito,  non  che  battuto.  Ivi  non  è  fortezza.  La 
sola  città  ben  fortificata  si  difenderà. 

Il  sig.  marchese  d'  Ormea  avea  raunato  10  in  12  mila  persone  atte 
alle  armi.  Il  re  si  trovava  a  Saluzzo,  o  pure  a  Busca.  Caramente  vi  saluto. 

Salutate  tutti  di  casa.  Ebbi  le  vostre  lettere.  Aspetto  nuove  della 
marchesa  Giovanna  di  Togenino. 


'l'7-4e4t]  A   FBANCBSGO   BaSMBATI  4651 


4972. 

A  FILIPPO   CAMERINI  in  Camerino. 
Fiorano,  8  Settembre  1744. 

Mdsko  Bbitawuico,  Londra,  edita  [9CB]. 

Sempre  mi  viene  caro  il  vedere  con  quanta  bontà  V.  R.  conservi  me- 
moria di  me,  e  il  leggere  alcune  delle  sue  lettere,  che  mi  assicurano  del  fe- 
lice stato  della  sua  sanità,  che  desidero  prosperosa  sempre  e  per  assaissimi 
anni.  Godo  poi  che  le  sieno  pervenuti  tanti  libri  da  Venezia,  al  dispetto 
delle  guerre,  e  del  comerzio  interrotto  a  cagion  della  peste.  H  Pasqnali 
ha  in  mano  il  compimento  de'  miei  Annali,  e  a  lui  secca  di  affrettarne 
la  stampa.  Altro  più  non  s'è  intaso  di  nuovo  contro  il  Valdesio,  se 
non  che  il  p.  Luca  minore  osservante  pubblicò  alcuni  fogli  che  furono 
denunziati  al  S.  Ufizio  di  Roma,  e  corsero  pericolo  d' essere  proibiti. 
Questo  esempio  probabilmente  ha  insegnato  ad  altri.  Si  son  poscia  volti  gli 
occhi  del  pubblico  alle  controversie  del  padre  Corciua  co' gesuiti,  i  quali 
hanno  ora  un*  altra  lite,  co  i  cappuccini  di  Pondichery.  Il  peggio  è  in 
questi  tempi  l' incendio  della  guerra,  che  va  crescendo  invece  di  calare,  e 
noi  qui  sotto  il  flagello  stiam  sospirando  la  pace.  Io  mi  rallegro  con  V.  R. 
perchè  l'armi  si  sieno  allontanate  cotanto  da  cotesto  contrade;  e  pregan- 
dola di  conservarmi  il  suo  stimatissimo  amore,  passo  a  protestarmi,  con 
tutto  r  ossequio. 


4973. 

A  FRANCESCO  BREMBATI  in  Bergamo. 
Fiorano,  9  Settembre  1744. 

Akchitio  Bocchi,  Bergamo,  edita  [234]. 

Giacché  mi  tmovo  a  villeggiare  lungi  da  Modena  in  Fiorano,  altro 
più  sicuro  ripiego  non  ho  avuto  che  di  raccomandare  al  sig.  abate  Van- 
delli  i  comandamenti  di  V.  S.  illustrissima.  Vedrà  ella  nell'  inchiusa  sua 
risposta  ciò  che  ha  fatto  per  servirla.  Serva  la  presente  mia  per  rinno- 
vare presso  di  lei,  la  memoria  di  quel  singolare  ossequio,  con  cui  mi 
pregio  d' essere,  di  V.  S.  illustrissima. 

Nuli'  altro  ho  pubblicato  io,  dopo  gli  Annali. 


4G52  LODOVICO    ANTONIO   MURATOEI  [17'-4:4- 


4974. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 

Spezzano,  17  Settembre  1744. 

Biblioteca  Comunam:,  Piacenza. 

Mi  truova  V.  S.  reverendissima  fallito  di  nuove,  non  tanto  pel  go- 
dere io  quel  divertimento,  che  manca  ai  signori  romani,  quanto  perchè 
veramente  in  Modena  nulla  si  sa  delle  avventure  del  Piemonte,  avendo 
ogni  di  questi  uffiziali  cucita  la  bocca.  Tutto  quel  che  si  dice  consiste 
che  12  mila  gallispani  formano  l'assedio  di  Cuneo,  e  il  restante  d'essi 
lo  cuopre. 

Né  pur  qui  chi  ha  giudizio,  sa  credere,  che  i  genovesi  siano  per  en- 
trare in  questo  ballo,  perchè  arrischierebbero  troppo.  Se  Cuneo  sarà  preso, 
allora  si  faran  meglio  i  conti. 

Da  Vienna  mi  scrivono  che  quivi  incessantemente,  ed  anche  ne*  di 
festivi  si  lavora  di  fortificazioni  di  quella  città  per  ogni  buon  riguardo, 
ma  che  non  si  pensava  a  far  bagaglio. 

La  regina  ha  ottenuto  da  gli  ungheresi  50  mila  persone,  purché  le 
armi  e  vesta,  ma  le  è  convenuto  comperar  questo  aiuto  col  concedere  altri 
privilegi.  I  geniali  fanno  ascendere  la  perdita  del  principe  Carlo  a  3  mila 
persone,  perchè  gli  si  ruppe  un  ponte,  e  parlano  di  qualche  cannone  preso. 

Le  ultime  lettere  danno  passati  anche  i  franzesi  in  due  siti  di  là  dal 
Reno.  Ma  non  raggiungeranno  si  presto  gli  austriaci  che  andavano  a  gran 
giornate,  e  facevano  conto  in  15  di  di  essere  in  Boemia,  avendo  preparate 
barche  ad  Ingolstad  per  passare  il  Danubio.  Si  starà  a  vedere,  che  fa- 
ranno i  franzesi.  L' imperatore,  ricevuto  che  avrà  le  truppe  del  Palatinato 
e  d'  Assia,  dicono  che  si  metterà  alla  testa  d'  essi  per  passare  in  Baviera. 
Nulla  di  nuovo  degli  olandesi  e  della  Fiandra.  Gran  cosa  che  quel  si 
eminente  personaggio  sia  divenuto  sì  gran  cacciatore  di  lodi  con  pericolo 
di  cogliere  tutto  il  contrario.  A  me  dispiace  di  non  vedere  chi  l'illumini, 
se  pure  non  è  riserbato  a  gli  olandesi  il  fargli  questo  servigio. 

La  prego  di  non  mandar  qua  il  sig.  principe  di  Lobkowitz.  Pazienza, 
se  abbiamo  tanti  altri  aggravi.  Troppo  ci  fan  paura  quei  mustacchi. 

«  Mi  scrivono  giunte  costà  alcune  copie  de'  miei  Annali.  Se  V.  S.  reve- 
rendissima ne  udrà  la  censura  di  cotesti  critici,  non  me  la  celi.  Vero  è, 
che  non  son  giunti  per  anche  gli  altri  tomi,  dove  troveran  certi  tasti  forse 
poco  aggradevoli  alla  lor  delicatezza.  Aspetto  (sia  detto  in  confidenza)  il 
prezioso  regalo  dell'  opera  di  Nostro  Signore  ». 

Tocca  alla  Francia  il  decidere  la  lite  cappuccinesca. 


.±'7'4k'^^  A   aiAN    i>AOiA>  SlMONfi   BIANCHI  4058 


Con  suo  comodo  la  supplico  di  dirmi  quanto  costino  finora  i  tomi  di 
iS".  Ephrem,  e  1'  oj)ere  di  monsignore  Assemani.  M' immagino  che  sai'an 
carissime,  e  che   mancherau  le  forze  alla  mia  borsa  per  farne  l'acquisto. 

Serva  la  presente  per  ratificarle  il  mio  inalterabil  ossequio,  col  ricor- 
darmi, di  V.  S.  reverendissima. 


4975. 

A  LORENZO  BIANCHI  in  Modena. 
Spezzano,  20  Settembre  1744. 

Abchivio  Biahchi,  Modena. 

lu  risposta  alla  vostra  lettera,  vi  dico  di  avere  ricevuta  la  nota  del 
debito  del  Franchini,  a  cui  io  avea  già  fatto  parlare.  Del  Baisi  altro  non 
occorreva.  Direte  al  sig.  Giulio,  avermi  già  risposto  il  dottore  Gherardi, 
che  costui,  per  ogni  mese,  darà  una  porzion  di  sua  paga,  tanto  che  soddis- 
farà al  suo  debito. 

Non  ho  difficultà  che  accettiate  il  mandato  del  dottore  Mariani,  purché 
siate  diligente  in  tener  buon  conto,  e  in  farvi  fare  le  ricevute,  e  il  saldo 
a  suo  tempo.  Ma  lasciate  audare  il  pensiero  di  visitarlo  al  Finale. 

Andando  gli  altri  a  Vignola.  m' immagino,  che  voi  resterete  a  casa 
per  custodia  di  vostra  madre,  che  saluterete  in  mio  nome. 

Scrivete  pure  al  sig.  dottore  Ferrari,  e  guardate  bene,  che  non  si  perda 
(juel  processo.  Caramente  vi  saluto. 


4976. 

A  GIAN  PAOLO  SIMONE  BIANCHI  in  Sieua. 
Spezzano,  21  Settembre  1744. 

BiBLioTBOA  GaicbaIìUsohiaha,  Bimini,  edita  V'XA]. 

Veramente  la  botanica  non  ha  mai  servito  di  pascolo  al  mio  povero 
intelletto  :  e  però  1'  opera  del  Colonna  non  porgerebbe  a  me  motivo  di  desi- 
derio. Tuttavia  perchè  vi  si  parla  anche  di  pesci,  che  sono  materia  cu- 
riosa, e  specialmente  per  la  prefazione  fatta  da  V.  S.  illustrissima  ad  esso 
libro,  e  per  que'lumi,  ch'ella  avrà  dato  de' Lincèi,  la  vedrò  ben  volen- 
tieri :  e  giacché  alla  di  lei  generosità  é  caduto  in  pensiero  d' inviar- 
mela, sommamente  la  ringrazio  di  questa,  tanto  a  me  cara,  finezza  del  suo 
benefico  cuore.  Non  so  s"  ella  abbia  registrato  fra'  Lincèi  Giovanni  Ciam- 
poli;  solamente  so  che  le  sue  lettere  ci  assicurano  d'esser  egli  stato  tale. 


I 


4654  LODOVICO   ANTONIO    MURATORI  [17*4-4- 

Deh  !  perchè  mai  quell'  accademia  cessò?  Sarebbe  cosa  gloriosa  e  facile  per 
un  papa  il  rinnovarla  ed  accrescerla:  ma  non  è  da  sperare.  In  Bologna  il 
sig.  dottor  Beccari  '  [Giacomo  Bartolomeo]  ha  pubblicato  il  suo  Trattato 
de  Fosfori,  che  da  lui  inviatomi  ho  letto  con  molto  piacere.  Tuttavia  non 
si  fa  gran  cosa  dai  signori  dell'  Istituto,  perchè  essi  mi  dicono  essere 
troppo  tenue  il  salario,  e,  per  far  delle  grandi  esperienze,  occorrono  spese 
ed  ozio. 

Non  vuol  poi  V.  S.  illustrissima  inviar  copia  della  suddetta  opera  né 
a  Lipsia  ne  a  Trevulziani.  Non  posso  se  non  lodarla,  perchè  anch'io  fo 
lo  stesso,  dopo  essermi  accorto,  che  i  giornali  altro  non  sono,  che  una  in- 
teressata bottega,  fatta  per  lodar  chi  è  amico  e  concorde  ne'  sentimenti 
del  giornalista,  e  per  isprezzar  chi  è  di  contrario  parere.  Ciò  spezialmente 
si  osserva  ne'  buoni  padri  di  Trévoux.  Sicché  può  bastare  a  noi,  che  nelle 
Novelle  Letterarie  si  accenni  V  ediziou  de'  libri  ;  e  lasciar  poi  eh'  altri  ne 
dica  quel  che  vuole.  Buona  pettinatura  è  stata  la  data  da  lei  ai  Rodo- 
monti di  Parigi.  Se  i  signori  Sanesi  non  profitteran  de  i  di  lei  documenti 
ed  esempli,  non  avranno  scusa.  Con  tutta  la  stima  e  con  vero  ossequio, 
mi  ricordo,  di  V.  S.  illustrissima. 


4977. 

A  GIOVANNI  LAMI  in  Firenze. 
«  Spezzano,  21  Settembre  1744. 

B.  BibIjIotbca  S.ICOARDIANA,  Fireuze,  edita  [  \S&  ]. 

Benché  a  me  iiicresca  che  a  V.  S.  illustrissima  riescono  d' incomodo 
le  lettere  delle  quali  mi  favorisce  il  signor  Brucker,  pure  mi  convien  ri- 
correre alla  di  lei  bontà  per  fare  a  lui  giugnere  le  mie  risposte.  Io  la 
ringrazio  del  primo  favore,  la  prego  di  quest'  altro  :  e  per  tutti  e  due  le 
dimando  perdono,  e  protesto  le  mie  obbligazioni. 

Sento  finora  buon  accoglimento  a' miei  Annali;  ma  si  può  bene  spe- 
rare maggiore,  se  si  vedranno  in  qualche  maniera  accreditati  dalla  di  lei 
penna  ;  giacché  io,  per  mia  melensaggine,  lascio  andar  le  mie  cosette  come 
Dio  vuole.  Due  altri  tomi,  cioè  il  VI  ed  il  VII,  son  già  fuori.  Due  altri 
ne  restano  ;  e  vo  sperando  che  sarà  terminata  la  stampa,  prima  che  ter- 
mini r  anno.  Voglia  Dio  che  non  dispiaccia  ad  alcuni  qualche  verità,  con- 
traria alla  lor  delicatezza. 

Dal  signor  priore  Caramelli  ricevei  puntualmente  il  prezzo  degli  ul- 
timi tomi  Antiquitates  Italicae  ed  Inscrizioni  che  inviai  a  V.  S.  illustris- 


'  Sue  lettere  in  Archivio  Soli  Muratori  (R.  Bibl.  Est.),  n.°  1  da  Bologna,  1744. 


-IT* -i-i  J  A    FORTUNATO  TAJiBUUINl  4655 

>iaia,  né  ella  mi  dee  cosa  alcuna.  Debbo  io  bensì  a  lei  vivi  ringraziamenti 
per  li  moltiplicati  favori. 

Il  signor  abate  Conti  mi  ha  inviata  la  Meroj^e  francese  di  M.  Vol- 
taire, da  lai  egregiamente  tradotta  in  versi  italiani.  Sono  anche  oscili  in 
Venezia  i  due  primi  tomi  del  Dizionario  Economico,  del  Commercio  e  del- 
l' Arti,  tradotto  in  italiano:  e<^  ecco  la  povera  Italia  che  si  pasce  di  cose 
oltramontane,  con  produrne  ella  si  poche.  Mi  vien  supposto  esser  ella  l'au- 
tore delle  lettere  attribuita  al  signor  Bini,  e  vo  credendo  che  sia  cosi.  Sempre 
desideroso  d'  ubbidirla,  e  di  comprovarle  co'  fatti  il  mio  ossequio,  mi  con- 
fermo, di  V.  S.  illustrissima,  etc. 

Ha  ella  anche  da  riferir  1'  opera  del  signor  dottor  Beccari  bolognese 
intorno  ai  Fosfori:  se  lo  merita. 


4978. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Spezzano,  21  Settembre  1744. 

Ascnivio  Soli  Muratoki  {H.  Bibl.  E»l.),  Modena. 

Nella  villeggiatura  di  Spezzano  mi  truova  il  grazioso  foglio  di  V.  E. 
Il  mio  troverà  lei,  e  cotesta  gran  corte,  e  curia  confinati  entro  le  mura 
di  Roma  con  mordere,  per  quanto  m' immagino,  il  freno.  Ma  se  è  vero 
quanto  viene  scritto  da  Vienna,  che  sia  risoluto  il  ritorno  verso  queste 
parti  del  sig.  principe  di  Lobkowitz.  resterà  a  voi  altri  signori  anche  il 
tempo  di  goder  le  vostre  ville,  purché  non  assassinate  da  pigionanti 
barbarici. 

Già  ho  ricevuto  risposta  dal  sig.  Bendigli  all'  ultima  mìa,  che  V.  E. 
ebbe  la  bontà  d'incamminare.  Mi  dice  egli  di  non  aver  mai  veduta  la  scrit- 
tura, che  ella  mi  favori  di  consegnare  al  sig.  abate  Paluzzi,  anzi  di  non 
averne  mai  avuta  contezza  alcuna  da  lui.  Sarei  dunque  a  supplicarla  di 
far  cercare  s'esso  sig.  abate  abbia  poi  inviate  quelle  carte:  perchè  se  le 
inviò,  segno  è  che  son  perite,  e  converrà  riparare  il  danno.  Quando  poi 
non  le  avesse  mai  arrischiate  alle  vicende  di  questi  tempi,  aspetteremo 
che  gli  capiti  sicura  occasione. 

Le  troppe  occupazioni  di  N.  S.  gli  avran  tolto  di  mente  il  prezioso  dono 
che  medita  la  sua  clemenza.  E  pure  avendogli  monsignore  Livizzani  presen- 
uita  in  nome  mio  supplica  per  la  licenza  richiesta  da  una  zitella  Barbieri 
ili  continuare  in  monastero  senza  aver  ogni  anno  da  ricorrere  costà,  con 
somma  generosità  concedette  la  grazia.  Lasci  V.  E.  andare  da  per  sé  il 
corso  della  benignità  pontifizia  ;  perchè,  in  fine,  anche  il  solo  aver  pensato 


4G56  LODOVICO   ANTONIO   MUKATOKI  [l'7-44:- 

a  me,  lo  reputo  una  gi'azia  segnalata.  Sarà  facile  l'avere  un  attestato  del 
vescovo  della  pietà  e  delicatezza  di  coscienza  della  signora  marchesa  di 
S.  Martino,  la  quale  presentemente  è  in  Milano,  per  far  ben  educar  le 
sue  figlie.  Ringrazio  io,  intanto,  V.  E.  per  la  sua  benefica  intenzione  di 
favorirla. 

Quanto  si  degna  V.  E.  di  scrivermi  intorno  alla  Liturgia  Romana, 
altrettanto  mi  viene  inculcato  dal  p.  Biancliini,  desiderando  egli  un  capo 
intero  di  essa.  Io  non  ho  difficoltà,  a  ridare  gli  ordini  romani,  pubblicati 
dal  p.  Mabillon,  ed  anche  Penitenziali,  Ordinazioni.  Ma  per  conto  del- 
y  Antifonario,  ed  Evang  elistar  io  non  mi  so  accomodare.  Niun  legge  di 
que'  libri.  Nulla  vi  s' impara,  e  io  la  tengo  per  merce  di  niun  conto 

Saggiamente  ella  avverte  essere  scarissime  le  parole  di  Giovanni  Dia- 
cono 2^*'o  exponendis  Evangelicis  Lectionibus  ;  al  che  ninno  ha  fatto  mente. 
Altro  a  me  noii  sovvien  di  dire,  se  non  che  s.  Gregorio  molto  accorciò  il 
messale  gelasiano  colla  giunta  di  qualche  cosa  in  qualche  sito,  fissando 
per  r  avvenire  orazioni,  lezioni,  e  vangeli,  da  quali  poi  si  prendessero  da 
li  innanzi  i  temi  per  le  prediche,  come  si  fa  oggidì,  servendo  le  Messe 
fra  r  anno  a  predicatori  per  andare  esponendo  fi'a  1"  anno  gli  insegnamenti 
compresi  nel  Vangelo.  Anche  il  santo  pontefice  prendeva  gli  argomenti 
della  Messa  corrente  nelle  sue  belle  prediche. 

Ma  V.  E.  con  parlarmi  del  Rasnagio,  e  del  Pfaffio,  e  delle  obbiezioni 
fatte  al  Sacramentario  gelasiano,  mi  fa  deplorare  la  mancanza  de' libri  eh'  io 
pruovo  sempre  ne'  miei  poveri  assunti.  Può  essere,  che  io  truoverò  qui  il 
Basnagio.  Ma  il  Pfaffio  mi  converrà  cercarlo,  e  Dio  sa  quando  poti'ò 
averlo.  Tanto  è  che  aspetto  il  Bingham,  e  mai  non  viene.  Mi  han  com- 
perato in  Vienna  il  Renaudot,  e  spero  che  arrivei-à  in  breve  in  Italia. 
Veramente  ho  ancor  io  esposte  alcune  difficoltà  intorno  all'  antichità  del 
messale  gelasiano,  ma  che  questo  appartenga  al  secolo  X  è  opinione 
spallata. 

Ho  la  lettera  del  p.  Orsi  intorno  al  Sacramentario,  che  a  noi  resti; 
Ma  che  sia  di  S.  Leone  mi  sembra  incerto,  e  più  tosto  sembra  doversi 
appellare  gelasiano.  A  Dio  piacendo,  quel  poco  che  dirà,  passerà  sotto  gli 
occhi,  e  sotto  la  venerata  censura  di  V.  E.,  a  cui,  intanto,  co' più  rispettosi 
ringraziamenti,  bacio  la  sacra  porpora,  ossequiosamente,  rassegnandomi, 
di  V.  E. 

Mi  scrivono  che  costì  si  vede  manoscritta  una  lettera  in  lode  del- 
l' eminentissirao  Querini.  Voglia  Dio,  che  non  produca  eifetto  contrario. 


-l'7-44]  k   OIUUKPPE  BIANCHINI  4657 


4979. 

A  GIUSEPPE  BIANCHINI  in  Roma. 
Spezzano,  22  Settembre  1744. 

BiBUOTBCA  Vatica>a,  Soma,  edita  [206]. 

Dae  stimalisaime  lettere  di  V.  R.  mi  traevano  in  villa,  dove  sto  go- 
dendo ciò  che  nou  potete  godere  voi  altri  signori  tuttoché  domini  gentiwn. 
Oh  mi  avrebbe  ben  messo  in  una  grave  agitazione  l' avviso  della  perico- 
losa malattia  dell'amatissimo  p.  Saverio  Gnicciardi,  se  insieme  non  fosse 
venuta  la  lieta  nuova  della  sua  guarigione.  Una  ruota  si  importante  di 
cotesta  insigne  congregazione  merita  ben  che  i  voti  di  tatti  s'interessino 
nella  sua  conservazione.  E  più  a  desiderarla  sono  spinti  coloro  che  godono 
deiramabil  sua  presenza,  e  della  sua  dolce  amicizia,  fra  i  quali  anch'io 
ho  la  fortuna  d'essere  uno.  Venga  la  di  lui  lettera.  Si  assicuri  V.  B. 
eh"  io  gli  farò  una  forte  lezione  intorno  alla  neeessità  di  conservarsi,  e  di 
meglio  regolar  le  sue  fatiche. 

Ho  io  detto  le  ragioni  che  assistono  la  denominazione  de"  Sacramen- 
tari Leoniano  e  Gelasiano.  Ma  in  fine  ho  conchiaso,  nulla  potersi  stabilire 
di  certo;  siccome  ancora  non  potere  noi  dare  il  puro  gregoriano.  Il  nome 
di  Simplicio  papa  nel  primo,  non  si  sa  intendere  come  entri  nella  Messa 
di  s.  Silvestro,  e  sembra  un  errore  del  copista.  Quando  V.  R.  mi  voglia 
favorire  delle  osservazioni  da  lei  fatte  sopra  esso  Leoniano,  mi  saran 
carissime,  e  ne  farò  onore  all'  autore. 

Intendo  le  premure  di  V.  R.  intorno  ad  un  corpo  intero  della  liturgia 
romana.  A  me  fa  gran  forza  il  di  lei  parere  e  desiderio,  ma  soddisfarla 
in  tutta  la  pienezza,  eh'  ella  vorrebbe,  io  non  posso  impetrarlo  da  me 
stesso.  Cioè  oltre  ai  tre  Sacramentari  L.  G.  e  G.  non  ho  diflScultà  a  ri- 
dare gli  Ordini  Romani  pubblicati  spezialmente  dal  p.  Mabillone,  ancorché 
poco  o  nulla  si  sia  trovato  di  varietà  fra  essi  e  cotesti  manoscritti.  Ag- 
giugnere  ordinazioni,  benedizioni,  penitenziali,  si  può.  Nei  di  lei  mano- 
scritti non  truovo  di  questi  ultimi  se  non  il  liobbiese  che  sia  di  qualche 
rilievo.  L' avevo  anch' io  dato  alla  luce  nelle  mie  Antiquitates  Italicae  :  ma. 
a  dare  ancora  Antifonarj,  Lezionari,  ed  Evangelistarj,  io  non  mi  saprò 
mai  indurre.  Merce  si  fatta  a  che  può  mai  servire?  Ninno  legge  tali  rac- 
colte e  nian  fratto  se  ne  paò  ricavare,  né  per  la  dottrina  né  per  l'erudi- 
zione. In  somma  io  li  tengo  per  vera  crusca,  né  so  credere  che  V.  R. 
avesse  mai  dato  alla  luce  sì  inutili  anticaglie.  Né  il  venerabile  cardinale 
Tommasi  per  esse  sole  avrebbe  conseguito  credito  alcuno.  Perciò  le  mie 
idee  si  restringono  in  oggi  a  quanto  ho  detto  sopra.  E  questo  ancora  non 

Bpittolario  di  Lodovico  Antonio  Muratori.  —  Voi.  X.  '.91. 


4658  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [1*744- 

so  come  potrò  bene  eseguirlo  lungi  da  Roma,  dove  son  tanti  manoscritti  da 
lei  veduti,  ma  non  copiati,  dei  quali  Dio  sa  se  si  potrà  ottenere  copia.  E 
de'calendarij  antichissimi  delle  chiese  romane  non  ne  ho  neppur  uno.  Farò 
quel  che  potrò. 

Mi  protesto  io  intanto  sempre  più  tenuto  al  benignissimo  amore  di 
V.  R.  che  si  pi'ende  tanta  cura  de' miei  poveri  studi,  e  giugno  fino  a  spogliar 
se  per  vestir  me.  Dio  la  feliciti  e  lungamente  conservi  pel  pubblico  bene. 
Con  che,  rassegnandole  il  mio  indelebil  ossequio  e  pregandola  delle  mie 
congratulazioni  al  p.  Saverio,  mi  ricordo... 


4980. 

A  LORENZO  BIANCHI  in  Modena. 
Spezzano,  23  Settembre  1744. 

Archivio  Bianchi,  Modena. 

Vi  mando  l' inchiusa,  acciocché  la  portiate  subito  alla  signora  Anna 
Vittoria  Fiaci,  che  sta  quasi  contro  alla  porta  della  chiesa  di  S.  Niccolò, 
acciocché  vegga,  se  le  torna  il  conto  ad  accettar  la  proposizione.  Quando 
sì,  crederei  bene  che  non  si  perdesse  tempo;  e  perché  non  potrà  venir 
qua  a  tempo  la  risposta,  ella  potrà  scrivere  a  dirittura  le  sue  intenzioni 
al  signor  commissario  Contarelli.  Con  che,  caramente,  vi  saluto. 


4981. 

ALLO  STESSO  in  Modena. 
Spezzano,  24  Settembre  1744. 

Archivio  Bianchi,  Modena. 

Colle  lettere  vostre  e  della  posta  ho  ricevuto  la  cestella  inviata  dalla 
signora  Anna  Vittoria  Finci.  Allorché  la  vedrete,  ringraziatela  vivamente 
di  questo  regalo,  di  cui  mi  son  fatto  qui  onore  e  ditele,  aver  anch'  io  scritto 
al  signor  Commissario  con  raccomandargli  il  dar  compimento  all'  affare, 
e  che  s' invierà  il  mandato,  quando  egli  vorrà. 

Vi  rimando  l' inchiusa  del  signor  dottor  Ferrari.  Sarà  necessario,  che 
don  Guglielmo  venga  tosto  in  città  per  fare  il  mandato,  il  quale  ben  le- 
galizzato si  possa  tosto  inviare  a  Bologna  per  la  posta.  Se  occorre,  andate 
a  trovarlo  a  Cognento  e  che  non  si  perda  tempo. 

Darete  l' inchiusa  al  signor  Giulio  Marescotti,  riverendolo  in  nome 
mio.  Se  trovaste  fra  le  lettere,  alle  quali  ho   risposto,   quella   della   mar- 


-IT* 44]  A   LORENZO  BIANCHI  465U 


chesa  Leguani.  date  ancor  essa  al  signor  Qialio.  Mi  rallegro  che  vostra 
madre  si  senta  meglio;  salutatela  caramente.  Date  al  signor  Oiulio  anche 
rinchiusa  carta  stampata. 

4982. 

A  FRANCESCO  CONTARELLI  in  Ferrara. 
Spezzano,  24  Settembre  1744. 
Archivio  dklla  CoHeBxoAZiovx  di  GabitI,  Correggio,  edita  [<f73]. 

Perchè  lo  stimatissimo  foglio  di  V.  S.  illustrissima  mi  ha  trovato  a 
Spezzano,  dove  sto  godendo  le  grazie  del  signor  marchese  Coccapani,  l'ho 
inviato  a  Modena,  acciocché  sia  comunicato  alla  signora  Finci,  consi- 
gliandola di  scrivere  a  dirittura  le  sue  intenzioni  alla  di  lei  bontà.  Sento, 
aver  ella  accettata  la  proposizione  fatta  da  cotesto  compratore,  e  che  ne 
scriverà  a  V.  S.  illustrissima.  Mi  protesto  io  sommamente  a  lei  tenuto 
per  r  operato  finora,  con  isperauza  eh'  ella  saprà  anche  perfezionare  l' im- 
presa. Rimettendomi  dunque  a  quanto  le  avrà  scritto  essa  signora  Finci, 
le  rassegno  il  mio  ossequio,  e  mi  confermo 

Quando  volesse  rispondere  alla  signora  suddetta,  mandi  a  me  la  let- 
tera. E,  subito  che  si  vorrà  il  mandato,  si  farà. 


4D83. 

A  LORENZO   BIANCHI  in  Modena. 
Spezzano,  25  Settembre   1744. 

Archivio  Biaxcui,  Modena. 

Mi  è  stato  ben  caro  d*  intendere,  che  non  si  sia  perduto  tempo  a  fare 
il  mandante  di  don  Guglielmo.  Venendo  il  signor  Ignazio  ditegli,  che 
venne  il  debitore  del  suo  mezzadro,  confessò  il  debito,  e  promise  di  pa- 
gare per  la  fiera  di  Sassuolo.  Vedremo,  se  dirà  il  vero.  Io  poco  ne  spero 
perchè  è  un  povero  camerante.  Questo  signor  commissario  il  minacciò  di 
farlo  gravare,  se  non  soddisfaceva. 

Porterete  rinchiusa  al  p.  cellerario,  riverendolo  da  parte  mia.  Se  pa- 
gherà, avvisatemene,  acciocché  ione  possa  avvisare  l'eminentissimo  Tam- 
burini. Tornata  che  sarà  la  signora  Angiola,  ditele  che  avrei  bisogno  di  due 
pezze  da  conciar  questi  calzoni  migliori,  che  gridano  misericordia,  facendo 
io  poco  capitale  de'  vecchi. 

Caramente,  vi  saluto.  Portate  subito  alla  posta  l' inchiusa. 


4660  LODOVICO  ANTONIO   MUKATOKI  [17»4.4_ 


4984. 

ALLO  STESSO  in  Modena. 
Spezzano,  28  Settembre  1744. 

Auciuvio  Bianchi,  Modena. 

L' incliiusa  per  Vienna  la  porterete  a  S.  Agostino  al  signor  luogo- 
teueute  Amorr  con  ricordargli  il  mio  ossequio  e.  pi-egarlo  di  mandarla  colà. 

Ho  bisogno  di  tabacco  da  masticare:  e  però  comperatene  una  mezza 
libra,  ed  inviatemela. 

Suppongo,  che  sieno  tornati  da  Vignola  gli  altri.  Salutateli  tutti.  Noi 
qui  stiamo  bene.  Caramente,  vi  saluto. 


4985. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 

Spezzano,  28  Settembre  1744. 

£..  Biblioteca  Biocabdiana,  Firenze,  edita  [2^45]. 

Veggo  ben  io  con  che  ardore  e  insieme  con  qual  prudenza  ha  preso 
V.  S.  illustrissima  a  favorir  me  nell'  affare  dell'  agenzia  de'  signori  conti 
di  Castelbarco,  ma  non  so  che  sperarne;  perchè  s'è  perduto  tempo,  e  sa- 
rebbe stato  d'uopo  lo  scrivere  immediatamente  costà.  Ma  io  credendo  che 
cotesti  cavalieri  abitassero  in  Milano,  ad  altro  non  pensai  che  a  racco- 
mandarmi al  signor  conte  Cristiaui.  Ora  conosco  quanta  influenza  in  questo 
affare  possa  avere  il  signor  marchese  reggente,  ma  è  da  temere  eh'  egli 
già  abbia  contratto  impegno.  Comunque  sia  per  essere  l' esito  delle  mie 
preghiere  e  della  di  lei  benigna  e  forte  intercessione,  io  le  protesto  ora 
e  protesterò  sempre  le  mie  obbligazioni,  e  caso  mai  che  bene  ne  avvenisse, 
ringrazierò  Dio,  che  mi  abbia  senza  merito  mio  provveduto  di  cosi  buoni 
padroni  ed  amici  in  cotesta  capitale. 

Il  greco  poscritto  della  sua  lettera  mi  fa  ben  conoscere  che  i  disegni 
e  le  speranze  de'  mortali  restano  ben  facilmente  deluse.  Sia  fatto  il  volere 
di  Dio! 

Oh  !  costi  il  nostro  signor  Oaspari,  quanto  mi  rallegrarci,  se  gli  riu- 
scisse l'intento  suo!  e  ne  è  ben  degno,  anzi  è  un  mobile  quasi  necessario 
per  quella  funzione,  come  anche  V.  S.  illustrissima  ha  osservato.  Ma  voglia 
Dio,  che  chi  in  Polonia  e  Dresda  gli  ha  fatta  guerra,  non  glie  la  rinnovi 
costi,  perchè  quella  gente  è  potentissima  dappertutto,  spezialmente  per  far 


'l'7'^l^]  A  DOMENICO  BUiOHlKUl   COLOMBI  4661 


del  male  a  chi  non  è  del  sno  partito.  Se  mai  arriverà  alle  di  lei  mani  la 
balla,  che  pur  dovrebbe  essere  arrivata  da  Trieste,  ella  vi  troverà  il  mio 
trattatene  del  Para(jua>j  destinato  pel  p.  Guerini.  Questo  dovrebbe  pia- 
cergli, e  dovrebbe  giovare  per  farmi  godere  qualche  atto  della  regale  be- 
neficenza, se  non  altro  per  pagare  i  libri  e  rimborsar  le  spese  del  porto. 
Ma  non  udendo  nuove  d'  essa  balla,  mi  son  tornato  ad  inquietar  per  questo. 
.So  che  ora,  ancorché  giunga,  sarà  difficile  far  passare  i  libri  in  Sassonia; 
ma  iìualmente  se  saranno  in  mano  di  lei,  più  non  istarò  in  apprensione 
per  questo.  Xè  io  ho  mai  ricevuta  risposta  dal  signor  Bertolani,  segno 
eh'  egli  non  dee  essere  in  Venezia. 

Torno  al  signor  Gaspari,  a  cui  la  prego  di  portare  i  miei  più  distinti 
rispetti,  e  il  mio  dispiacere  in  veder  come  egli  sia  cotanto  sballottato  dalla 
fortuna,  con  desiderar  io  sommamente  che  cotesta  corte  e  città  gli  divenga 
madre.  Ho  invidiato  a  lei  la  fortuna  di  servire  costì  monsignor  Cerati. 
Avi^  ella  conosciuto  in  lui  uno  dei  più  savi  e  dotti  personaggi  che  s' abbia 
l'Italia.  Se  la  durava  in  Roma,  meritava  di  salire  ai  primi  gradi;  ma 
non  erano  suoi  amici  i  Solipsi,  e  il  trattavano  da  giansenista.  Ben  mi  dis- 
piace che  non  sia  per  passare  a  Modena;  avrei  imparato  molt^.  Poco  a 
me  infine  importa  se  i  signori  parigini,  adoratori  del  Concilio  di  Costanza, 
non  sono  del  mio  parere.  Essendo  meco  Roma  con  altri  paesi,  questo  a 
me  basta.  Spero  finita  la  guerra,  almeno  io  non  vi  penso  più. 

Cosi  fosse  per  V  altra  vera  e  funesta  guerra  che  sempre  più  pare  che 
si  accenda.  Qui  credesi  che  il  signor  principe  di  Lobkowitz  sia  per  tor- 
nare in  Lombardia,  e  che  ne  sia  venuto  l' ordine  da  Vienna.  Duravano 
nondimeno  le  armate  del  Lazio  ne'  loro  posti,  se  non  che  gli  equipaggi 
dell"  austriaca  erano  in  gran  moto.  Da  Roma  scrivono  giunti  a  Gaeta  2  mila 
spagnoli.  Altre  simili  nuove  son  venute  di  là  che  poi  si  son  trovate 
false.  Tale  io  credo  ancor  l' altra  che  gli  spagnoli  avessero  inviata  gente 
in  Sardegna.  Certamente  ninna  saggia  persona  pensa  che  i  genovesi  ab- 
biano da  prendere  impegni.  Nulla  sappiamo  di  Cuneo,  perchè  questi  si- 
gnori han  divieto  di  parlarne,  e  furono  anche  loro  prese  le  lettere  nei 
giorni  addietro.  Dio  provvegga,  Dio  ci  dia  la  pace.  Ammiro  il  di  lei  spi- 
rito in  queste  turbolenze.  Per  me  talvolta  ne  pruovo  l' ipocondria.  Mi  onori 
di  portare  i  miei  rispetti  al  signor  marchese  reggente,  mentre  io  con  tutto 
l'ossequio,  mi  ricordo,  ecc. 

Gli  avvisi  pubblici  dicono  gran  cose  della  bella  difesa  di  Cuneo, 
Lfihe,  a  quest'ora,  costa  ben  caro  a' gallispani. 


4662  LODOVICO  ANTONIO   MUBATOBI  [l'?44- 


4986. 

A  LORENZO  BRUNASSI  DI  S.  FILIPPO  in  Napoli. 
Spezzano,  29  Settembre  1744. 

Museo  Britannico,  Londra. 

DaireminontissiiTiG  Tamburini  ho  già  ricevuto  i  riscontri  della  somma 
puntualità  di  V.  E.  nel  pagamento  da  lei  fatto  di  dieci  scudi  romani  per 
compimento  e  saldo  de'  libri  stati  a  lei  trasmessi.  La  ne  ringrazio  ben 
divotamente.  Ho  già  in  pronto  due  altri  tomi  de  gli  Annali,  ma  perchè 
spero  di  veder  pubblicati  anche  due  altri  restanti  prima  che  termini 
l'anno;  però  penso  di  differir  sino  allora  l'inviar  tutto.  Seco  ancora  ver- 
ranno i  libricciuoli  che  trattano  del  Voto  Sanguinarlo.  Per  conto  delle 
Antichità  estensi,  se  Dio  vorrà,  che  cessi  in  cotesto  parti  la  guerra,  e  si 
riaprano  i  passi,  potrebbe  essere  che  capitasse  a  V.  E.  qualche  occasione 
per  inviai'le  a  Roma  al  suddetto  eminentissimo.  Non  mancherò  di  scrivere 
a  Milano  per  sapere,  se  sia  uscito  alcun  altro  tomo  de'  Testi  Latini. 

Ora  mi  accorgo,  essersi  smarrita  una  è  forse  più  lettere,  perchè  io 
secondo  1'  obbligo  mio  le  mandai  i  dovuti  ringraziamenti  miei  per  la  copia 
ch'io  molto  ben  ricevei,  dei  Difetti  della  Giurisprudenza.  E  in  essa  o  in 
altra  lettera  le  scrissi  il  mio  giudizio  intorno  alle  Tragedie  del  Vansuti, 
che  trovai  composte,  con  grande  ingegno,  si  per  l'invenzione,  che  per  li 
sentimenti,  e  per  lo  stile  poetico.  Napoli  ha  ragione  di  stimarsi  anche  per 
quest'  autore.  In  somma  il  narrare  con  felice  ingegno  è  pregio  familiare 
di  voialtri  signori,  e,  se  non  fate  di  più,  è  solo  per  colpa  vostra.  Se  a  Dio 
piaccia,  pubblicherò  alcune  altre  mie  cosette,  e  le  invierò  a  V.  E,  Ma  cre- 
scono ogni  di  più  gli  anni  sulle  spalle  mie,  e  sarebbe  tempo  eh'  io  pren- 
dessi congedo  dal  mondo.  Nondimeno,  finché  avrò  vita,  mi  pregierò  d' es- 
sere, quale,  con  tutto  1'  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  E. 


4987. 

A  GIUSEPPE  ANTONIO  SASSI  in  Milano. 
Spezzano,  29  Settembre  1744. 

BiBiiioTECA  Ambrosiana,  Milano,  edita  [176]. 

Quanto  bisognava  all'intento  mio  per  la  messa  ambrosiana,  mi  è  ap- 
punto venuto  dalla  somma  bontà  di  V.  S.  illustrissima  ricavato  da  un  ben 
antico  messale.  A  Dio  piacendo  gliene  farò  onore.  Veggo  che,  nel  massiccio, 


-l'7'l'4]  A   LORKNZO  BIANCHI  4663 

la  chiesa  ambrosiana  andava  concorde  colla  romana.  Ma  non  ho  sapnto 
finora  intendere  come  facessero  i  preti  nelle  messe  private,  i>erchè  negli 
antichi  sacramentarii  la  messa  comincia  dal  prefazio,  e  quand'anche  co- 
minci più  indietro,  non  v*ha  ordinariamente  se  non  le  orazioni  proprie 
delle  feste,  senza  lezioni,  vangeli  ed  antifone.  Per  le  solenni  s'intende. 
V'era  il  lezionario  pel  suddiacono,  l'evangelistario  pel  diacono,  e  l'anti- 
fonario con  gl'inni  pel  coro.  Ma  nelle  messe  private  sarebbe  stato  neces- 
sario l'aver  tutti  questi  varii  codici.  Quei  che  contengono  tutto  l'apparato 
delle  messe  proprie,  come  oggidì,  non  sono  di  molta  antichità.  Anch'io  mi 
fo  a  credere  che  i  celebranti  potessero  aver  tabelle  fisse  per  le  ordinarie 
orazioni  della  messa.  Con  tutto  ciò,  a  ben  conoscere  tutto  il  filo  d'essa 
messa,  a  noi  mancano  delle  notizie.  Né  finora  ho  potuto  scorgere  se  anti- 
camente si  usasse,  o  quando  cominciasse  la  confessione  del  sacerdote  e  del 
l)opolo  a' piedi  dell'altare.  Ne  dirò  quel  poco  che  potrò. 

Rendo  io  intanto  vivissime  grazie  alla  generosità  di  V.  S.  illustrissima. 
pel  favore  compartitomi,  con  rallegrarmi  nello  stesso  tempo  del  suo  bene 
stare.  Aspetto  di  veder  le  belle  giunte  da  lei  fatte  alla  biblioteca  del  signor 
Argelati,  e.  rassegnandole  il  mio  inviolabil  ossequio,  mi  confermo,  etc. 


4988. 

A  LORENZO  BIANCHI  in  Modena. 
Spezzano,  Fine  Settembre  1744. 

Abchitio  Uiakcbj,  Modena. 

In  risposta  al  biglietto  del  signor  dottor  Mariani,  che  rimando  indietro, 
vi  dico  che  l"  ho  consegnato  al  sig.  proposto  Soli,  con  pregarlo  di  comu- 
nicarlo tosto  al  signor  Giulio  Marescotli,  acciocché  si  vegga  di  poter  fare 
il  contratto  proposto,  benché  non  si  possa  sperare  di  fare  una  Congre- 
gazione. 

Il  Cavazza  non  vale  un  fico.  Ma  quando  il  signor  direttore  suddetto 
sia  egli  sigurtà,  e  pagatore  de'  frutti,  credo,  per  me,  che  sia  negozio  da 
abbracciare,  purché  in  banco  vi  sia  il  danaro  occorrente  della  Carità. 

Ma  se  mai  esso  signor  dottore  volesse  questo  danaro  per  estinguere 
alcun  altro  debito  o  colla  Canta  o  con  me:  in  tal  caso,  non  concorrerei. 
Bisognerebbe  scoprir  le  sue  intenzioni.  Non  perdete  tempo. 

Caramente  salutate  vostra  madre,  la  quale  vorrei  che  stesse  meglio 
de  gli  occhi.  Salutate  i  vostri  cugini,  e  mi  confermo. 


4664  LODOVICO  ANTONIO  MURATOBl  [1*744- 


4989. 

A  GIAN  DOMENICO  BERTOLI  in  Aquileia. 
Spezzano,  1  Ottobre  1744. 

Abchivio  Kota,  S.  Vito  al  Tagliamonto,  edita  [187]. 

Mi  trova  in  villa  lungi  dalla  città  il  carissimo  foglio  di  V.  S.  illu- 
strissima, in  cui  ho  letto  con  piacere,  quanto  il  dottissimo  e  perspicace 
amico  suo  le  ha  scritto  intorno  al  principio  del  diritto  pontifizio  sopra  il 
ducato  di  Spoleti  e  Marca  di  Camerino.  Truovo  molto  fondate  e  plausibili 
le  di  lui  riflessioni.  Nelle  Antichità  Estensi,  o  pure  non  so  in  qual  altra 
delle  mie  opei'ette,  so  d'aver  parlato  di  papa  Vittore,  e  di  quelle  due 
Marche;  e  per  quanto  allora  mi  parve,  altro  non  seppi  ricavare,  se  non 
che  Arrigo  III  fra  i  re  gli  avea  dato  in  governo  quelle  due  Marche,  e 
non  già  donate.  E  tanto  più  mi  sembrava  giusta  si  fatta  opinione,  perchè 
anche  dopo  le  funeste  liti  fra  il  sacerdozio  e  l'imperio,  si  veggono  quelle 
Marche  o  Ducati,  dipendenti  dagl' imperadori,  ed  impei-adori  amici,  e  non 
già  dai  papi.  E  quando  i  papi  ne  avessero  avuta  l'investitura,  avrebbono 
reclamato.  Contuttociò.  se  si  avessero  mai  da  ristampare  i  miei  Annali, 
certo  è,  ch'io  farei  valere  le  forti  e  saggio  riflessioni  dell'amico  suo,  a  cui 
la  prego  di  portai'e  i  miei  rispetti  e  ringi-aziamenti  per  questo  favore. 
Avrei  avuto  caro  di  conoscere  una  persona  di  tanto  discernimento.  Vo  tut- 
tavia credendo,  che  sia  un  collega  di  V.  S.  illustrissima,  e  quel  medesimo 
valentuomo,  che  ci  diede  una  si  bella  dissertazione  sopra  Bachiario..  Ag- 
giunga ancora,  che  sopra  tutto  mi  è  piaciuta  la  correzione  da  lui  fatta 
alla  Bolla  di  Onorio  III,  in  cui  si  dà  ad  Azzo  Estense  l'investitura  della 
Marca  d'Ancona.  É  notizia  d'importanza. 

Nel  fine  della  lettera  a  lei  scritta  leggo  :  Ella  farà  meglio  a  ripigliare 
le  sue  Antichità  Romane.  Se  questo  vuol  significare  le  Romane  d' Aquileia, 
intendo  il  senso,  ricordandomi,  ch'ella  ogni  dì  va  scoprendo  cose  nuove 
della  patria  sua.  Se  poi  d' altro  si  parlasse,  non  isdegni  ella  di  dirmi,  che 
ai'gomento  sia  questo.  Intanto,  a  lei  ancora  rendo  vivissime  grazie  per  la 
confidenza  meco  usata;  e,  rinnovando  le  proteste  del  mio  inviolabile  os- 
sequio, mi  ricordo,  di  V.  S.  illustrissima. 


- 1*7^14]  A  GIAN  PAOLO  SIMONE  BIANCHI  4666 


4990. 

A  GIAN  PAOLO  SIMONE  BIANCHI  in  Rimini. 
Spezzano,  4  Ottobre  1744. 

B.  BiBLioTBCA  Qambaldvghiawa,   Bimini,  edita  (i04]. 

Ben  giunta  V.  S.  illustrissima  a  gustare  i  complimenti  della  patria. 
Le  sarà  inviata  da  Siena  una  mia,  che  ne' giorni  addietro  indirizzai  colà. 
Le  diceva  io  che  mi  sarà  caro  il  Fitohalsatno  cioè  Fitobasano  del  Co- 
lonna; ma  dimenticai  di  dirle,  che  sarà  più  caro  se  mi  si  sarà  dal*  li- 
cenza di  farlo  pagare  allo  stampatore,  non  essendo  quella  un'opera  da 
donare. 

Ora  aggiungo  di  avere  ricevuta  e  letta  la  Relazione  della  donna,  finta 
uomo,  per  cui  sommamente  la  ringrazio.  Veramente  il  caso  è  curioso  e 
raro,  e  però  ben  meritevole  che  la  di  lei  penna  ne  informasse  il  pubblico; 
e  Ul  cosetta  avrà  felice  spaccio.  Ella  ha  saviamente  taciuti  gli  effetti  del 
genio  strano  di  quella  fanciulla;  ma  abbastanza  s'intende,  ch'essa  amava 
quelle  del  suo  sesso  con  lascivia,  da  nostri  teologi  spacciata  per  la  più 
conti'aria  alla  natura.  Come  poi  essa  conversando  e  dormendo  con  uomini, 
mai  non  si  sentisse  eccitare  da  quell'altro  appetti to,  che  è  conforme  alla 
stessa  natura,  o  pure,  eccitata,  si  sostenesse,  non  si  sa  intendere.  Forse  non 
sapea  altro  uso  che  lo  sconcio  da  lei  praticato.  Uomo  di  molti  anni  prese 
moglie,  né  conoscendo  il  diritto  sentiero,  cominciò  a  camminare  al  rovescio, 
credendolo  lecito.  La  moglie,  che  era  vedova,  gì' insegnò  la  vera  strada. 
Ma  credere  che  colei,  dopo  aver  praticato  con  tanti  uomini,  da  essi,  anzi 
dalle  donne  stesse,  non  imparasse  tutti  i  segreti  della  lussuria,  io  non  mei 
so  persuadere.  Comunque  sia,  egregiamente  ha  ella  fatto,  informando  il 
pubblico  di  cosi  rara  avventura.  E  mi  ha  fatto  ridere  la  semplicità  di  chi 
tenne  colei  per  santa. 

Ora  che  V.  S.  illustrissima  è  in  vicinanza  del  mare,  le  augurerei  de 
i  pescatori  di  perle,  o  chi  nella  campana  andasse  per  ordine  di  lei  a 
squittinare,  per  quanto  si  può,  il  fondo  del  mare,  osservando  se  erbe,  se 
alberi  allignano  ivi,  se  bestie,  pesci,  passeggiano  per  qae' piani  e  pendici. 
Ella  dirà:  la  mia  borsa  non  è  fatta  per  questo,  e  dirà  il  vero.  Adunque 
augurarle  [vorrei]  anche  un  pinncipe  che  facesse  il  più.  Almeno  mi  dica 
se  v'ha  libro  di  sperienze  fatte  in  quell'incognito  regno. 

Le  rassegno  il  mio  vero  ossequio,  e  mi  ricordo,  di  V.  S.  illustrissima. 


4066  LODOVICO  ANTONIO   MURATORI  [l'?4-4- 


4991. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Spezzano,  4  Ottobre  1744. 

R.  Biblioteca  Ricoardiana,  Firenze,   edita  [245]. 

Due  son  le  lettere  di  V.  S.  illustrissima  alle  quali  rispondo.  Non 
potea  il  signor  marchese  reggente  Cavalli  favorir  me  con  maggiore  effi- 
cacia e  bontà  per  1'  agenzia  de'  signori  conti  di  Castelbareo.  I  passi  fatti 
anche  da  lei  non  poteano  essere  più  propri  ed  atti  ad  ottenere  l' intento 
per  mio  nipote.  Da  tuttooiò  sempre  più  conosco  la  mia  fortuna  nell'  avere 
costi  un  si  benigno  protettore,  come  è  il  signor  marchese  reggente,  e  un 
amico  sì  interessato  per  tutte  le  cose  mie,  come  è  V.  S.  illustrissima.  La 
prego  di  portare  ad  esso  ministro  i  miei  più  vivi  ringraziamenti  e  ri- 
spetti. Ringrazio  ancor  lei  nello  stesso  tempo  con  tutto  il  cuore  dell"  ope- 
rato. Ora  dal  mio  e  dal  loro  canto  s'è  fatto  quel  che  si  poteva.  Conviene 
ora  dipendere  dalla  fortuna,  là  quale  in  tutti  gli  affari  vuole  anch'essa 
la  parte  sua.  Io  mi  truovo  in  villa  Inngi  dalla  città,  ne  so  immaginare  a 
chi  sia  stato  scritto  per  l' informazione.  Se  la  medesima  sarà  indifferente, 
voglio  sperare,  perchè  non  potrà  dir  se  non  bene  di  mio  nipote,  e  farà 
anche  riflettere,  poter  io  qualche  cosa  pel  buon  servigio  di  cotesti  cava- 
lieri. Se  poi  tale  non  sarà,  ed  avrà  premura  di  far  cadere  la  sorte  sopra 
qualche  amico  o  altra  persona  grata  ora  e  in  avvenire,  ella  vede  come 
potrà  terminar  la  faccenda.  Qualunque,  non  dimeno,  sia  per  essere  l' evento, 
io  r  aspetto  con  tutta  quiete,  perchè  non  avrò  a  rimproverare  a  me  stesso 
di  non  aver  fatto  que'  passi  che  occorrevano.  E  certo  non  potevate  far  di 
più  voi  altri  signori  per  favorirmi. 

Intesi  bene  dal  greco  che  il  sig.  Amorr  de  Soria  [Emanuele]  aveva  da 
passare  a  Milano,  il  che  mi  rincresceva  forte  per  la  perdita  d' un  uomo  ono- 
rato, e  per  paura  d' un  successore  di  tempra  diversa.  Ma  non  capii  che  ciò 
avesse  da  succedere  per  la  toga  senatoria;  e  gli  ho  scritto  con  portargli 
anche  le  di  lei  congi*atulazioni,  ma  insieme  dolendomi  perchè  verisimil- 
mente  ne  resteremo  privi.  S' egli  partirà,  mi  dica  se  potrò  inviar  le  mie 
lettere  con  sopracoperta  al  signor  marchese  reggente  o  al  signor  consi- 
gliere De  Locella.  Finora  nulla  si  è  udito  de 'creditori  di  questa  Camera.  La 
prego  di  far  nuove  diligenze  per  la  balla,  che  dovrebbe  ormai  [essere]  giunta 
da  Trieste  ;  quando  si,  avrò  allora  il  cuore  in  riposo.  Finora  non  è  giunto 
il  Renaudot  a  Padova;  pure  colà  se  ne  aveva  qualche  indizio.  A  me  sarà 
facile  il  far  pagare  in  Venezia  i  tre  ungheri.  Vegga,  di  grazia,  se  potesse 
ti'ovar  anch'olla  incontro,  per  essere  sodisfatta  costi. 


-l'7<4'41         AD  ALES8ANOBO  aiUSEPPS  CHIAPPINI  4G67 


Non  ho  potato  sapere  cosa  portino  le  altime  lettere  de'  vostri  affari 
in  Boemia.  Brisgovia,  e  Baviera.  In  Modena  gran  silenzio  per  Caneo.  Ma 
da  Bologna  scrivono  che  nel  di  27  si  sia  reso  con  la  guarnigione  prigio- 
niera. Se  s'abbia  a  credere  non  Io  so,  perchè  l'owo  è  doro,  e  v'era  nn 
gagliardo  presidio.  Son  passati  per  Modena  113  usseri  con  bagaglio  del 
reggimento  Pallavicini.  E  da  Roma  scrivono  che  il  signor  principe  di 
Lobkowitz  inviava  i  suoi  malati  iter  imbarcarli  sali'  Adriatico,  immagi- 
nando perciò  ch'egli  volesse  decampare;  cosa  tanto  desiderata  dai  romani. 

Al  p.  Ziegelbaur  i  miei  rispetti,  siccome  ancora  al  signor  Gaspari, 
al  quale  auguro  ogni  maggior  fortuna  sotto  cotesto  cielo.  Ma  questi  sono 
ben  tempi  imbrogliati,  ne  è  si  facile  l'avere  risoluzione  da  una  corte  che 
d' ordinario  pensa  tanto  a  risolvere  in  ogni  cosa.  Con  che.  rassegnandole 
il  mio  ossequio,  mi  ratifico,  etc. 

4992. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Spezzano,  4  Ottobre  1744. 

BiBUOTRCA  CoMUHALK,  Pisoonza. 

Mi  rallegrerò  ben  io  con  voi  altri  signori  se  vi  leverete  di  dosso  co- 
testi barbieri;  ma  se  scaricando  voi  caricherete  noi  altri,  allora  muterò 
linguaggio. 

«  Fu  qui  per  tre  giorni  il  padre  Bardotti  a  godere  la  villeggiatura, 
che  godo  io.  Egli  va  mutando  quartiere;  ma  credo  che  San  Francesco 
l'avrà  ridotto  a  casa.  Anch'io  il  vo  pungendo  per  la  tanto  ritardata  sua 
opera:  ma  gli  elefanti  son  tardi  ne' loro  parti. 

Rendo  grazie  a  V.  S.  reverendissima  per  la  notizia  de'  prezzi  del 
S.  Ephrem,  e  dell'opera  di  monsignor  Assemani.  Quando  starà  meglio  la 
mia  borsa,  vedrò  di  provvedermene  ». 

Intanto  potrebbe  compiersi  la  prima  opera.  Le  insolenze  olandesi  par- 
toriranno, per  quanto  m' immagino,  buon  frutto  al  signor  cardinale  Qnerini 
perchè  gli  daranno  occasione  di  formare  una  nuova  elegantissima  lettera, 
se  pure  nna  basterà.  Ma  non  la  spenda  co  i  romani,  perchè  portano  armi 
sottili  che  possono  far  paura  a  tutti. 

Chi  volesse  credere  a  i  giornali,  l'eminentissimo  Doria  dÌ8.se  jer 
l'altro  a  Castelfranco  che  Cuneo  nel  di  27  s'era  reso  colla  guarnigion 
prigioniera.  L'andata  d'esso  eminentissimo  colà,  costò  la  vita  a  due  soldati, 
e  v'  hanno  aggiunto  qualche  }»ericolo  di  S.  E.  per  un  cannone  sparato  senza 
avvertire  che  era  caricato  a  cartocci  o  sia  a  sacchetti. 

Aggiungono  prese  dal  prussiano  due  parti  di  Praga.  Ritirati  ì  difen- 
sori nella  città  nuova,  a' quali  s'è  fatta  una  brutta  intimazione,  se  non  si 


4668  LODOVICO   ANTONIO  MUBATORI  [IT-éi-é.- 

rendono.  Ohe  alle  navi  spagnuole  sia  riusiiito  di  prendere  alcune  di  ira- 
sporto  cariche  di  munizioni  che  venivano  alla  flotta  di  Matheus;  e  che 
il  resto  era  inseguito  dalle  navi  franzesi.  Che  già  sia  stato  preso  Friburgo, 
benché  né  pur  si  sapesse  cominciato  alcun  assedio  di  quella  piazza.  Che 
gli  austriaci  pensano  di  abbandonar  la  Baviera,  anzi  la  danno  abbandonata, 
a  riserva  d'Ingolstad,  quando  altri  scrissero  che  colà  era  andata  una 
parte  della  armata  del  principe  Carlo. 

Or  vegga  V.  S.  reverendissima  quante  rimbombanti  nuove  vengono  a 
trovar  me  in  villa,  senza  ch'io  possa  bere  a  fonti  migliori,  e  scoprir  ciò 
che  è  vero  o  falso.  Quando  si  verificasse  la  presa  di  Cuneo,  resterebbe  ai 
gallispani  anche  un  mese  da  operare. 

Passano  per  Modena  113  usseri  col  bagaglio  del  reggimento  Palla- 
vicini. 

Conforti  V.  S.  reverendissima  cotesti  signori  romani  nella  disgrazia 
di  non  poter  villeggiare,  e  conservi  a  me  il  suo  stimatissimo  amore  con 
sicurezza  d'essere  corrisposta  da  eguale  affetto,  e  da  un  vero  ossequio.  Mi 
ricordo,  di  V.  S.  reverendissima. 


4993. 

A  GIAN  FRANCESCO  SOLI  in  Modena. 

Fiorano,  7  Ottobre  1744. 

Arcrivio  Soli  Muratori  (li.  Bibl.  Est.),  Modena. 

Se  sarà  buon  tempo,  spero  anch'  io  d' essere  la  prossima  domenica 
mattina  in  Sassuolo,  e  venendo  i  nostri  forestieri,  li  vedrò. 

I  libri  venuti  da  Mantova  levateli,  e  pagate  i  4  paoli  notati  nel  ro- 
vescio dell'  inchiusa,  che  mi  rimetterete  qua,  acciocché  io  possa  rispondere. 
Mando  a  Lorenzo  i  mandati  per  esso  involto,  e  per  quel  di  Venezia.  Godo 
che  sia  arrivato  l'altro  al  dottore  Araldi. 

Sarebbe  gloriosissima  pel  re  sardo  la  liberazione  di  Cuneo;  ma  un 
grande  azzardo  é  una  battaglia.  Però  aspetteremo,  che  il  zoppo  e'  illumini, 
quando  corrieri  non  vengano. 

Quel  prussiano  vuol  mettere  tutto  in  confusione.  Non  essendo  mai 
giunta  quella  benedetta  balla  da  Trieste  a  Vienna,  questo  mi  dà  dell'  inquie- 
tudine. 

Viva  quel  rimedio  turchesco,  che  tien  saldo  il  nostro  prelato.  Cara- 
mente vi  saluto  tutti. 

Brutto  imbroglio  la  grida,  che  richiama  ogni  fuoruscito.  Nulla  me 
ne  avete  detto.  Che  non  mi  si  perda  l' inchiusa  relazione. 

Non  mi  avete  scritto  nulla  della  cassetta  delle  scritture  d'Udine. 


-l*7-4:-4:l  A   VRANOESCO  CONTA&£LLI  4<i69 


4994. 

A  LORENZO  BIANCHI  in  Modena. 
Fiorano,  8  Ottobre  1744. 

Abobitio  BiABoai,  Modeo». 

Eccovi  i  mandati,  cbe  ricercate.  Non  risposi  alla  precedeole  vostra, 
perchè  io  sperava  di  veder  lettera  del  signor  commissario  di  Ferrara,  e 
nulla  si  è  veduto.  Gli  scrivo  oggi  pregandolo  di  sollecitare  la  couclasìone 
di  quella  vendita.  Riverite  la  signora  Finci,  e  ditele,  che  si  faccia  animo, 
perchè  spero  che  tutto  finirà  in  bene. 

Quanto  al  danaro  d'essa  signora,  questo  signor  maggiore  non  me  ne 
ha  detto  parola.  Bisogna  pensar  bene  a  dar  danari  fuori  del  distretto  di 
Modena,  perchè  non  son  puntuali  al  pagamento  de' frutti.  Ma  non  si  prenda 
la  signora  Finci  pensiero  di  questo.  Venga  pure  il  danaro.  Tornato  ch'io 
sarò  in  città,  si  provvederà  a  tutto.  Caramente  vi  saluto. 


4995. 

A  FRANCESCO  CONTARELLI  in  Ferrara. 
Fiorano,  8  Ottobre  1744. 
Archivio  della  CoxammuAzioMm  di  Carità,  Correggio,  edita  ['/12], 

Speravo  io  nella  presente  settimana  di  ricevere  da  V.  S.  illnstrissima 
l'avviso  d'avere  couchiusa,  e  fors' anche  eifettuata  la  vendita  della  caaa 
Fiuci:  ma  lettera  sua  non  s'è  veduta.  Intanto,  essa  signora  Finci  sta  nelle 
spine,  tale  è  la  paura  impressale  dalla  precedente  relazione  del  cattivo 
stato  d'  esso  edifizio.  Le  speranze  mie  sono  di  riceverne  buone  nuove  nel 
prossimo  ordinario. 

La  grida  pubblicata  in  Modena,  che  richiama  i  sudditi  esistenti  fuori 
di  Stato,  mi  ha  data  dell'inquietudine  al  non  sapere,  se  possa  cadere  l'or- 
dine anche  sopra  di  V.  S.  illnstrissima:  cosa  che  sommamente  m' incre- 
scerebbe. Non  r  ho  veduta,  perchè  tuttavia  mi  truovo  in  Fiorano.  Prego 
Dio,  ch'ella  resti  esente.  E  forse  egli  dispone  le  cose  in  maniera,  che  si 
possa  sperare  il  fine  di  sì  grande  incendio,  in  cui  siamo  involti  ancor  noi. 

Non  so,  se  V.  S.  illustrissima  abbia  fatto  o  udito  altro  di  cotesto 
signor  vicario.  Avrei  caro,  che  si  mettesse  fine  alle  di  lui  pretensioni  nella 
forma,  che  la  di  lei  prudenza  aveva  ideato. 

E  qui,  con  tutto  1'  ossequio,  mi  professo... 


4670  LODOVICO  ANTONIO   MURATORI  [17'4-4:- 


4996. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 

Fiorano,  8  Ottobre  1744. 

Archivio  Soli  Muratori  {li,  Bibl.  Est.),  Modena. 

Pruovo  gli  effetti  dell'  incoraparabil  generosità  di  N.  S.,  e  della  be- 
nigna protezione  di  V.  E.,  e  di  monsignor  Livizzani  nel  prezioso  dono  de 
i  tomi  di  S.  S.  Coir  inchiuso  riverente  foglio  ne  porto  i  ringraziamenti  al 
trono  pontifizio;  se  pure  da  voi  altri  miei  signori  ne  sarà  prima  appro- 
vato il  contenuto.  Rendo  io  ora  tanto  ali"  E.  V.,  quanto  a  monsignore  le 
più  vive  grazie  per  la  parte,  che  hanno  avuta  a  procurarmi  si  distinto  onore. 

Se  capitasse  qualche  occasione  per  ispingere  a  Bologna  essi  libri  ne 
avi'ei  piacere.  Quando  ciò  non  aia  possibile  mi  converrà  poi  supplicare 
l'È.  V.  di  spedirmeli  per  la  condotta.  Non  ne  ho  fretta,  perchè  a  quest'ora 
dee  esser  giunta  a  Modena  la  copia,  eh'  io  avea  ordinata  a  Venezia. 

Altre  obbligazioni  professo  all'  E.  V.  per  avere  già  mossa  parola  di 
cotesto  mio  trattatello.  la  cui  sorte  dipende  da  queir  oracolo,  che  profe- 
rirà la  mente  superiore  di  S.  S.  Se  Dio  darà  calma  a  cotesti  paesi  (cosa 
che  sembra  imminente,  e  forse  già  fatta  )  N.  S.  respirerà,  né  avrà  tanti 
rompimenti  di  testa.  Ma  il  vostro  bene  tornerà  in  male  per  li  Geminiani. 
E  già  scrivono  da  Modena  venuto  1"  ordine  per  magazzini  di  fieno,  paglia 
e  legna,  oltre  alla  contribuzione  di  500  mila  lire  di  nostra  moneta. 

Quando  si  supponga,  che  il  codice  gelasiano  non  contenesse  anche  i 
Vangeli,  e  che  San  Gi*egorio  non  li  fissasse,  e  riformasse,  non  si  saprà 
mai  intendere  cosa  significhi  il  prò  exponendis  evangellcis  lectionibus,  e 
converrebbe  sospettare  qualche  mancanza  in  quel  testo.  In  Modena  vedrò, 
se  trovassi  cosa  piìi  appi-oposito. 

I  nostri  avvisi  portano,  che  i  gallispani  aveano  prese  tutte  le  forti- 
ficazioni esterne  di  Cuneo,  e  batteano  la  piazza  con  dieci  batterie  di  can- 
noni e  due  di  mortari.  Questi  ufiziali  tengono  per  fermo,  che  il  re  volea 
dar  battaglia.  E  certamente  avea  unite  tutte  le  sue  truppe,  ed  era  in  moto. 
Ma  finora  non  s'è  veduto  corriere.  Praga  è  presa  a  nome  di  Carlo  VII 
re  di  Boemia,  e  arciduca  d' Austria.  Gran  confusione  in  Vienna,  perchè  il 
prussiano  sembra  incamminato  verso  la  Moravia  ed  Austria.  Il  miracolo  di 
San  Giovan  Nepomuceno  fin  ora  nulla  ha  fruttato. 

Qui  son  chiamati  a  ripatriare  tutti  i  sudditi  sotto  pena  di  confisca. 
Vegga  che  diavolerie.  Il  nostro  prelato  ne'  giorni  addietro  fece  temere  di 
sua  vita.  Forse  arriverà  al  solstizio,  quando  anche  non  avesse  giudizio  di 
passar  più  oltre,  deludendo  chi  è  qui  in  aspettativa  di  mutazioni.  Le 
bacio  la  sacra  porpora,  ed  ossequiosamente,  mi  rassegno,  di  V.  E. 


-17*44]  A   DOMENICO   BIUCHIEEI  COLOMBI  4671 


4997. 

A  BENEDETTO  XIV  in  Roma. 
Mutinae,  VI  Idus  Octobris  MDCCXLIV. 

ÀKcurvio  Soli  Mubatoki  (B.  Bibl.  EgL),  Modena. 

Cei'tior  factus  ab  eminentissimo  Tamburino,  traditos  sibi  fuisse  a 
S.  V.  quatuor  tomos  iusiguis  operis  De  Beat,  et  Sanctif.  serv.  Dei  ad 
me  dono  mittendos,  temperare  mibi  non  possnm,  qnin  venerabundo  statim 
animo  ad  Urbem  Advolans,  et  ad  pedes  B.  V.  procumbens,  post  oscu- 
lorum  tributum,  quas  possum  humillimas  prò  tanto  munere  gratias  agam 
atque  referam.  Vestram  utique  sublimitatem,  simulque  meam  exilitatem 
perpendens,  istius  doni  pondus  probe  sentio  et  intelligo  ;  nihii  tamen  miror, 
utpote  qui  novi  (et  quis  non  novit?)  quanto  Sanctitas  Vostra,  quae  di- 
vinarum  humanarumque  rerum  scientia  et  sapientia  tantum  excellit,  enixius 
etiam  curet  ut  beneficentia,  humanitate.  et  clementia  excellat.  Eosdem 
autem  libros.  quibus  nobile  argamentum  ita,  Sanctissime  Pontifex.  exhau- 
sisti,  ut  nihil  fortasse  adjiciendum  superesit,  dum  ornatiores  et  locupletiores 
quam  antea  anxie  expecto.  utinam  subsequatur  nova  reliquorum  foetnum 
nova  editio.  Quum  enim  ii  in  tot  alias  sacrae  eruditionis  classes  excnr- 
rant,  et  proxime  potissimum  respiciant,  cujus  maxima  est  ratio  in  Ecclesia 
Dei,  mirum  est,  quantum  in  utilitatem  catholicae  l'eligionis  cedant.  Haec 
tua  laus,  Beatissime  Pater;  ina  nbique  spirant  zelum  Domus  Dei.  cunciis 
interea  mirantibus  doctrinam  tuam  puntate  morum  confirmalam,  snmmam 
(quod  rarum  est)  in  tanta  eruditioue  modestiam.  Quid  ergo  nobis  optandumi' 

Nihil  aliud,  nisi  ut  diutissime  te  nobis  Deus  servet,  tibiqne  non  alii 
demum  succedant,  quam  qui  ingenii  et  scientiarum  ornamentis,  vitaeque 
sanctitate  certare  tecum  possint.  Haec  tibi,  haec  universa  Ecclesia  pre- 
catur  Sauctitati  Vestrae. 

4998. 

A  DOMENICO  BRIGHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Fiorano,  11  Ottobre  1744. 

R.  Biblioteca  Riccabdiasta,  Firenze,  ^dila  ('ii&). 

Di  molta  consolazione  mi  è  stato  l'ultimo  foglio  di  V.  S.  illustrissima, 
perchè  mi  porta  il  sospirato  avviso  che  sia  giunta  la  balletta  di  libri.  Ora 
che  sono  in  mano  di  lei.  non  mi  molesta  più  la  paura  che  fosse  succeduto 
qualche  altro  disastro.  Resta  ora  da  pensare   alla   maniera   di   ricuperare 


4672  LODOVICO   ANTONIO   MUBATOHI  [l'?44- 

gli  altri  tomi,  già  venuti  al  signor  Bertolani,  al  quale  io  bene  scrissi  a 
Venezia,  ma  senza  aver  mai  potuto  veder  risposta.  Dovrebbono  pure  i  suoi 
di  casa  sapere  ove  egli  ora  si  truovi,  e  dovrebbono  anche  rilasciar  quei 
libri,  come  cosa  mia.  Starò  aspettando  la  nota  dello  speso  in  questo,  per 
unirla  all'  altra  dei  libri  del  Renaudot,  i  quali  da  Modena  mi  scrivono  che 
son  giunti.  Ma  avrei  pur  caro  ch'ella  mi  facilitasse  la  maniera  di  soddisfare 
a  tutto  il  mio  debito,  trovando,  se  mai  può,  qualche  persona  che  dovesse 
pagar  danari  in  Venezia.  Veggo  eh'  ella  sì  ricorda  che  il  signor  principe 
di  Lichtenstein  restò  di  pagar  la  sua  parte  del  porto. 

Quanto  all'  esemplare  del  Paraguai,  prego  V.  S.  illustrissima  di  aver 
pazienza,  se  non  posso  rilasciarlo  a  lei,  perchè  ho  necessità  di  valermene 
pel  p.  Guerini  teologo  di  S.  M.  polacca.  Pur  troppo  egli  saprà  aver  io 
scritto  contro  il  voto  sanguinario  ;  saprà  ancora  esser  io  in  lega  col  signor 
Gaspari.  Queste  notizie  potrebbono  nuocermi  troppo,  cioè  far  abortire  le 
speranze  mie  di  regalo  dalla  corte  sassonica,  per  le  dedicatorie  delle  Anti- 
chità Italiane,  fondate  appunto  sulla  di  lui  intercessione.  Vedendo  egli 
r  operetta  del  Paraguai,  [ìrobabilmente  osservando  esser  io  buon  amico 
e  servitore  della  sua  compagnia,  mi  lusingo  che  vorrà  procui*armi  qualche 
attestato  della  generosità  di  S.  M.  Se  non  verrà  la  copia  che  per  lei  portò 
il  conte  Molza,  si  assicuri  che  un'  altra  gliene  manderò. 

E  qui  mi  occorre  di  pregarla  che,  fra  i  tomi  già  venuti  al  signor  Ber- 
tolani e  gli  ultimi,  v'  ha  da  essere  una  copia  di  tutti  per  esso  p.  Guerini, 
e  non  vorrei  che  si  sbagliasse.  Onde  sarebbe  necessai'io  che  la  balla  d'essi 
libri  andasse  a  dirittura  al  p.  suddetto,  e  che  V.  S.  illustrissima  in  nome 
mio  l'avvisasse,  esser  destinata  per  lui  una  copia  dell'opera  intera,  e  gli 
altri  tomi  per  compimento  de'  corpi  di  S.  M.  polacca,  e  del  principe  reale, 
accennando  parimente  che  è  per  lui  anche  il  libricciuolo  del  Paraguai. 
Troppo  importa  a  me  il  guadagnare  quel  religioso.  E,  favorendomi  ella  di 
scrivergli  e  di  portargli  i  miei  rispetti,  può  francamente  (  dirle  )  eh'  io 
spero  per  mezzo  suo  qualche  attestato  della  real  beneficenza.  Le  rendo  poi 
grazie  del  passo  da  lei  fatto  col  signor  abate  Croce  in  favore  del  dottore 
Fortunato  Soli  mio  nipote,  sapendo  ben  io  quanto  influsso  possa  avere  la 
di  lui  intercessione  per  ottener  la  grazia  eh'  io  desidero.  Il  vedere  che 
cotesto  signore  ha  mostrato  qualche  benigna  propensione  verso  di  me,  mi 
è  stato  di  non  lieve  conforto.  Saprei  pure  volentieri  s'  egli  sia  nipote  di 
chi  una  volta  mi  favori  molto  per  1'  edizione  dell'  opere  del  Maggi  e  del 
signor  arciprete  Croce,  che  era  mio  buon  padrone.  S'ella  credesse  bene, 
gli  porti  i  miei  rispetti  e  ringraziamenti. 

Ho  inteso  che  il  signor  Carnovali,  maestro  di  questa  posta,  ha  fatto 
di  gran  maneggi  per  questa  agenzia,  e  spedi  anche  staffetta  apposta  al 
signor  conte  Cristiani  gran  cancelliere.  Anzi  s'è  detto  per  Modena,  aver 
egli  ottenuto  il  pallio.  Crederei  bene  che  mio  nipote  meritasse    d'  essergli 


-l'7'4'4]  A  DOMENICO  BRIOHIKBI  COLOMBI  4673 

anteposto,  si  perchè  può  in  persona  visitare  i  beni  di  cotesti  cavalieri,  il 
ohe  a  cagion  del  suo  ufizio  non  sarebbe  permesso  all'  altro,  e  si  perchè, 
essendo  mio  nipote  dottore  di  leggi  e  curiale,  si  risparmierebbe  un  procu- 
ratore per  questi  affari  nelle  occorrenze  di  ricorrere  ai  tribunali,  lad- 
dove r  altro  non  può  soddisfare  a  questo  impiego.  Per  l' attività  e  onora- 
tezza a  lui  certo  non  cede  esso  mio  nipote.  Intanto,  io  rendo  a  lei  nuove 
grazie  per  la  continuata  sua  bontà  e  premura. 

Vorrei  poterle  dare  nuove  del  mondo  che  la  rallegrassero.  Ma  non 
son  tali  le  venute  da  Milano,  giacché  da  Torino  non  si  lasciano  venir 
lettere.  Voi  per  altro  lo  avrete  saputo  a  quest'  ora.  Nel  di  30  dello  scorso 
r  armata  sarda  andò  bravamente  all'  ore  18  ad  assalir  le  trincee  nemiche, 
e  per  tre  volte  fu  respinta.  Durò  il  conflitto  sino  alle  2  della  notte.  La 
mattina  seguente  tornò  all'assalto,  ma  fu  forzata  a  ritirarsi,  inseguita  poi 
da"  nemici,  e  sloggiata  dal  suo  campo.  Si  ritirò  essa  indietro  per  cinque 
miglia,  chi  dice  verso  Torino,  chi  alla  montagna.  Dicono  essere  stata  non 
una  battaglia,  ma  un  macello  :  e  tante  migliaia  di  morti  dall'  una  e  dal- 
l'altra  parte  si  contano,  che  a  me  paiono  spropositi. 

Dicono  mancati  309  ufiziali  del  re  sardo.  Saranno  meno!  Che  non  si 
'i  sa  cosa  sia  avvenuto  del  signor  conte  Pallavicini  tenente  generale:  che  il 
marchese  Clerici  ne  ha  riportato  due  ferite:  avere  i  due  loro  reggimenti 
fatto  maraviglie  con  restare  disfatti:  non  avere  i  gallispani  dato  quartiere 
a'  poveri  cont-adini.  che  mischiati  co'  veri  soldati  non  aveano  1"  uniforme 
del  reggimento  :  e  bruciar  essi  le  case  dove  non  truovano  persone.  Cuneo 
si  va  dicendo  presa  a  di  3  del  corrente  col  presidio  prigioniero,  consistente 
in  quattromila  persone.  Ma  i  più  saggi  noi  credono,  e  iersera  passò  per 
Modena  nfiziale  che  diede  per  certo  non  essere  peranche  presa  quella 
piazza.  Aggiunse  ancora,  che  non  si  prenderà:  ma  questo  par  troppo. 

Da  Roma  scrissero  che  per  li  4  del  corrente  l'armata  austriaca  arri- 
verebbe a  Viterbo.  Il  punto  sta  in  sapere  se  i  napolispani  le  terran  dietro  : 
Pare  che  tanti  guai  abbiano  da  fare  sperare  la  pace  nel  prossimo  verno, 
se  pur  non  si  movessero  potenze  che  raddirizzassero  la  bilancia. 

Ella  non  parla  di  cotesto  fuoco,  né  pur  io  ne  farò  parola.  Non  ho 
veduto  come  il  prussiano  giustifichi  la  sua  mossa,  quando  ha  giurato  di 
nulla  far  contro  la  regina  sotto  qualunque  pretesto.  Noi  abbiamo  qui  dei 
guai  di  varie  sorte.  Desidero  ch'ella  non  s'avvilisca  in  mezzo  alle  presenti 
tempeste,  e,  con  tutto  1'  ossequio,  mi  rassegno,  etc. 

Sempre  più  si  conferma  che  Cuneo  non  si  è  reso:  anzi  scrivono  che 
nella  battaglia  suddetta  i  sardi  v'  abbiano  introdotte  munizioni.  La  città 
è  ridotta  in  un  mucchio  di  pietre. 


Epittolario  di  Lodovico  Antonio  Muratori.  —  VoL  X,  286. 


4G74  LODOVICO   ANTONIO    MURATORI  [IT'-i-i- 


4999. 


A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Fiorano,  13  Ottobre  1744. 

Archivio  Soli  Muratori  '^R.  Dibl.  Est,),  Modena. 

Bene  è  che  non  si  sia  smarrita  la  scrittura  consaputa,  come  s'è  de- 
gnata V.  E.  di  farmi  sapere  :  ma  non  so  a  che  servirà  di  presente  :  perchè 
qui  abbiamo  nuovi  guai.  Pena  la  vita  Faver  carteggio  con  chi  è  negli 
Stati  di  Spagna,  è  già  s'  è  dato  principio  al  confisco  di  chi  è  col  Padrone 
serenissimo,  e  questo  medesimo  è  intimato  a  gli  altri  sudditi,  che  son 
fuori  di  Stato.  Se  entro  un  mese  non  ripatrieranno,  contribuzion  di  da- 
naro, legna,  fieno,  e  paglia.  Ha  cominciato  a  passar  di  qua  la  procession 
delle  donne  tedesche,  che  vengono  da  cotesto  parti.  Sicché  paventiamo 
altri  flagelli.  La  speranza  nostra  è,  che  Dio  vada  disponendo  le  cose  per 
la  pace;  ma  piacesse  a  Lui,  che  non  restiamo  prima  disfatti.  Certamente 
voi  altri  signori  siete  vicini  a  scaricare  altrove  il  mal  tempo. 

Qui  gran  materia  è  di  discorsi,  e  riflessioni  il  tentativo  fatto  nel  di  30, 
dello  scorso  mese  dall'armata  sarda  per  isloggiar  di  sotto  Cuneo  i  nemici. 
In  due  colonne  assalirono  i  sardi  quei  trincieramenti,  e  alle  ore  22  riusci 
loro  di  guadagnare  un  posto  ;  ma  ne  fu  bentosto  sloggiata  dalla  cavalleria 
nemica  con  tal  confusione  che  se  non  si  fosse  trovato  il  re  stesso  a  ca- 
vallo si  sarebbe  tutta  sbandata.  Ufiziale  sardo  con  lettera  del  di  6  con- 
fessa, che  hanno  ricevuto  gran  danno,  ma  non  viene  alle  particolarità. 
Solamente  scrive  ascendere  il  numero  de  gli  ufiziali  o  morti,  o  feriti  a  310. 
Alcuni  fanno  morti  quattromila  persone  di  sardi,  e  altresì  di  gallispani. 
Ma  non  può  stare.  Gli  assalitori  andavano  contro  a  cannoni  carichi  a 
cartocci,  e  però  i  più  son  feriti  nelle  gambe.  Il  tempo  chiarirà  meglio 
questo  affare,  in  cui  certo  il  re,  e  la  sua  gente  hanno  mostrata  gran  bra- 
vura, ma  senza  aver  favorevole  la  fortuna. 

Fu  scritto,  che  nel  di  seguente  i  gallispani  occupassero  il  campo, 
dove  era  l'armata  sarda.  Ma  non  so  se  sia  vero.  So,  ch'essa  armata  nel 
dì  6,  era  alla  Maddalena.  V.  E.  cerchi  nelle  carte  geografiche.  Fu  scritto, 
che  Cuneo  s'era  reso  nel  di  3.  Le  lettere  suddette  nulla  dicono  di  questo, 
e  qui  comunemente  si  crede  insussistente  questa  partita.  In  un  mucchio 
di  pietre  è  ridotta  quella  città.  Credo  d'aver  scritto  a  V.  E.,  che  questo 
p.  cellerario  mi  pagò  il  danaro  accennatomi;  del  che  umilmente  la  ringrazio. 

Va  a  finire  la  mia  villeggiatura,  e  si  tornerà   a   tirar   qualche  linea. 

Cercherò  il  Basnage.  Mi  è  venuto  il  Renaudot.  Aspetto  un  altro  libro, 
che  pure  vedrei  volentieri,  e  mai  non  viene.  Le  bacio  la  sacra  porpora, 
ed  ossequiosamente,  mi  rassegno,  di  V.  E. 


-1*7441  AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  4675 


5000. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  20  Ottobre  1744. 

BiBLionecA  Comcbalk,  Piacenza. 

Finita  è  la  mia  villeggiatura.  Pare  che  a  signori  romani  abbia  da 
restar  tempo  da  godere  qualche  ritaglio,  partendone  cotesta  armata.  Io 
son  ora  persuaso  che  il  signor  principe  •  di  Lobkowitz  è  mosso,  o  si  mo- 
verà a  momenti.  Già  è  venuto  qui  ordine  di  prepararci  pel  passaggio, 
dopo  qualche  riposo,  di  3  mila  malati.  Saranno  meno.  Intanto  dalla  Luni- 
giana  si  sente  andato  colà  un  somigliante  ordine. 

E  qui  ogni  di  passa  una  processione  di  donne  e  carriaggi  che  vanno 
alla  volta  di  Carpi,  Mirandola  e  Mantova. 

Bisogna  che  i  cittadini  dieno  loro  da  mangiare,  e  i  buoi  hanno  fac- 
cende. 

Mi  saprà  poi  dire  V.  S.  reverendissima  qual  via  terranno  gli  austriaci. 
Se  alla  volta  del  Panaro  guai  a  noi.  Ma  quando  s'inviassero  verso  la 
Toscana  e  tenessero  lor  dietro  gli  altri,  pare  che  il  flagello  avesse  a  fer- 
marsi in  quelle  parti.  Ciarla  spropositata  è  quella  che  s'è  detta  costi. 
I  signori  grandi  pensano  a  sé  e  non  ad  altri.  Par  loro  anche  di  far  molto 
con  dar  da  mangiare. 

Non  solamente  Cuneo  tuttavia  resiste,  ma  dicono  ancora,  non  essere 
rinscito  finora  a  i  gallispani  di  prendere  alcuno  de' ridotti  esterni,  e  che 
avendone  assalito  uno  sieno  stati  respinti  con  grave  lor  perdita.  Che  sia 
riuscito  al  re  di  spignere  in  quella  piazza  mille  tra  soldati,  artiglieri  e 
minatori.  Che  esso  re  coli'  armata  si  sia  trincerato  a  Fossano.  Se  la  piazza 
seguita  di  questo  passo,  converrà  che  gli  assedìanti  se  ne  ritirino,  perchè 
mancano  di  foraggio. 

Ai  cavalli  si  dà  solamente  orzo,  che  li  fa  gonfiare  e  moi'ire.  Dicesi, 
che  ne  hanno  rimandati  indietro  alcune  centinaia.  Quel  solo  che  dà  ap- 
pi'ensione  ai  sardi,  si  è  la  voce  che  15  mila  combattenti  si  aspettino  in 
breve  dalla  Provenza. 

Ella  saprà  meglio  di  me  le  nuove  della  Germania.  Donauwert  preso 
col  ponte  dal  Sechendorf.  Si  tien  per  fermo  che  20  mila  sassoni  sieno 
marciati  in  favore  della  regina,  e  si  vuole  che  la  czara  possa  assalire  gli 
Stati  del  prussiano.  Gli  ungheri  sono  a  i  confini  della  Slesia.  Oh  quante 
scene.  Friburgo  caderà. 

Sarà  bello  il  vedere  proscritti  i  Riti  ìnalabarici,  e  insieme  l' opera 
del  padre  Norberto. 


4676  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [l'744- 


Qui  non  s' è  veduta  bolla,  e  niuno  probabilmente  avrà  la  curiosità  di 

farla  venire. 

«  Che  mi  dice  V.  S.  reverendissima  di  una  Pastorale  del  signor  car- 
dinale Querini  per  reprimere  le  insolenze  del  Gazzettiere  Olandese?  Più 
proprio  argomento  di  questo  non  si  potea  trovare  per  far  ridere  chi  per 
avventura  fosse  emulo,  o  poco  ben  affetto.  Me  n'  è  dispiaciuto.  Guai,  se 
si  scuopre  chi  ha  manipolata  la  Critica  Ereticale. 

Sei  scudi  pel  secondo  tomo  del  M[useo]  V[eronese]  son  bagatelle  per 
voi  altri  signori,  che  nuotate  nell'  oro.  Ma  per  chi  è  maltrattato  dalla 
fortuna,  come  i  poveri  modauesi,  non  è  da  sperare  che  alcun  di  noi  li 
voglia  spendere  per  tale  acquisto.  A   lei,  che  ha  museo,  staranno  bene  ». 

Aspetto  in  breve  dalla  di  lei  bontà  Y  avviso  della  via  che  teri'an  co- 
teste  armate,  perchè  noi  siamo  qui  in  agitazione.  E,  rassegnandole  il  mio 
ossequio,  mi  ratifico,  di  V.  S.  Revei'endissima. 


5001. 

A  MATTEO  MELONI  in  Carpi. 
Modena,  21  Ottobre  1744. 

Archivio  Eredi  Meloni,  Carpi,  edita  [268]. 

Terminata  la  mia  villeggiatui'a,  truovo  qui  un  foglio  di  V.  S.  colla 
Secchia  restituita.  Non  saprei  qual  altro  libro  somministrare  alla  di  lei 
erudita  curiosità,  se  non  fosse  lo  Spettacolo  della  natura.  Quando  ella 
mandi  persona  sicura  per  consegnarglielo,  l'avrò  in  pronto. 

Nel  dì  6  del  corrente  maturò  un  semestre  del  censo  Pirondi.  La  prego 
d'informarsi,  come  stia  la  lite  fra  i  contendenti,  perchè,  quando  vada  in 
lungo,  non  ho  già  voglia  io  d'aspettare,  che  mi  paghino  con  tutto  loro 
comodo.  E  qui,  rinnovando  le  proteste  del  mio  rispetto,  mi  ricordo. 


5002. 

A  FRANCESCO  OONTARELLI  in  Ferrara. 
Modena,  23  Ottobre  1744. 
Archivio  dklla  Congriìgazione  di  Carità,  Correggio,  edita  [272]. 

E  finita  la  mia  villeggiatura.  Restituitomi  alla  città,  qui  ho  ritrovato 
quanto  V.  S.  illustrissima  e  il  signor  Piccinini  hanno  scritto  a  mio  nipote 
intorno  all'affare  della  signora  Fiuci.  Giacche  s'è  creduto,  che  non  basti 
il  mandato,  che  fu  inviato  per   poter   vendere   la   casa    d' essa   signora,  il 


-l'7-4-4:l  A    FORTUNATO   TAMBURINI  4077 

qual  pure  qui  si  giudicava  sufficiente,  se  n"  è  fatto  un  altro  con  tutte  le 
solennità  occorrenti,  che  mando  inchiuso.  Circa  la  pretensione  della  di- 
spensa, questa  punto  non  occorre,  e  io  prego  la  di  lei  bontà  di  assicurare 
in  mio  nome  il  compratore:  essendo  la  signora  Finoi  vedova,  cioè  padrona 
di  quanto  ha.  senza  genitori,  senza  figliuoli,  e  senza  altri  parenti,  può  di- 
sporre del  suo,  come  a  lei  piace,  né  v'  ha  legge  o  statuto,  a  cui  si  abbia 
a  derogare.  Costi  ancora  diran  lo  stesso  tutti  i  leggisti. 

Quanto  al  danaro,  assolutamente  essa  signora  Finci  ha  bisogno  di 
zecchini,  o  filippi,  perchè  qui  si  perdono  7  bolognini  per  ogni  gigliato. 
Perciò  prego  V.  S.  illustrissima  di  fare  in  maniera,  che  il  compratore 
iruovi  buone  valute,  e  che  i  zecchini  sieno  di  peso,  perchè  dopo  aver  la 
venditrice  quasi  si  può  dire  scialaquato  cotesto  eflfetto.  non  venga  ad  aver 
pregiudizio  anche  nelle  monete. 

Per  altro,  quando,  per  cagion  de'  gigliati,  avesse  da  andare  a  terra,  o 
da  differire  il  contratto,  prego  V.  S.  illustrissima  di  ultimar  la  faccenda, 
e  di  fare  lo  strumento  come  si  può. 

Con  che,  ringraziando  la  di  lei  benigna  attenzione  per  tutti  i  favori 
compartiti  ad  essa  signora  Finci,  passo  a  protestarmi,  con  tutto  l'ossequio.... 

Voglia  Dio,  eh"  ella  non  3'  abbia  da  muovere,  né  da  sostituir  altri  per 
favorirmi. 


5003. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 

Modena,  27  Ottobre  1744. 

Archivio  Soli  Muratori  (R.  BibU  E$L),  Modena. 

Non  potea  essere  più  benigna,  e  cortese  la  lettera,  che  s' è  degnata 
la  S.  S.  di  farmi  godere  in  risposta  al  mio  umilissimo  foglio.  Con  eccesso 
di  bontà,  di  cui  probabilmente  rari  sono  gli  esempli  ne'  suoi  predecessori, 
è  fin  discesa  ad  informarmi  di  tutto  quanto  è  per  istampare  del  suo.  Ho 
ammirata  una  tanta  degnazione,  e  benignità. 

Ricordi  V.  E.  a  monsignor  Livizzani  il  mio  ossequio,  e  gli  dica,  che, 
se  gli  s'apre  la  congiuntura,  assicuri  N.  S..  che  io  mi  son  rallegrato  a 
nome  del  pubblico,  all'  udir  quanto  la  S.  S.  ci  fece  sapere.  Imperciocché 
le  cose  sue  formei'anno  un  corpo  di  erudizione  ecclesiastica,  e  di  qnella 
spezialmente,  che  riguarda  la  pratica,  e  però  di  utilità  ad  ogni  ecclesia- 
stico, e  spezialmente  ai  vescovi  pel  buon  governo  del  lor  gregge.  Gran 
risalto  ancora  daranno  a  questo  corpo  quelle,  che  la  S.  S.  pensa  di  ag- 
giungere per  l'erudizione  ecclesiastica  greca.  Insomma,  si  assicurerà  presso 


4678  LODOVICO  ANTONIO   MURATOKI  [IT'-i-i- 


i  viventi,  e  i  posteri  la  gloria  non  solo  di  un  gran  pontefice,  ma  anche 
di  gran  letterato. 

Questa  non  è  adulazione,  ma  pura  verità. 

Veramente  il  tanto  fuoco  preso  dall'  erainentissimo  Querini,  credo  non 
provenga  dal  Gazzettiero  Eretico,  ma  dal  supposto,  che  da  chi  è  obbligato 
a  rispettare  sommamente  la  di  lui  dignità,  e  sapere,  siano  state  sommini- 
strate le  freccie.  M'  è  dispiaciuto  assai,  che  egli  non  abbia  tanta  filosofia 
da  portar  in  pace,  anzi  da  sprezzare  quelle  rane,  che  mai  non  saranno 
bastanti  ad  offuscar  in  menoma  parte  il  lustro  delle  sue  virtù,  e  della  sua 
rara  letteratura. 

Mi  rallegrerò  se  a  V.  E.  riuscirà  di  trovar  tanto  tempo  da  formare 
il  consaputo  ristretto,  e  apertura  per  parlarne  a  chi  si  dee.  Di  questa 
grazia  aggiunta  a  tante  altre,  che  la  sua  benignità  mi  fa  continuamente 
godere  le  resterò  sommamente  obbligato.  Per  altro  non  so  se  non  congra- 
tularmi per  vederla  si  piena  di  occupazioui,  perchè  sempre  più  comprendo 
la  stima  particolare,  che  N.  S.  ha  del  di  lei  sapere  e  giudizio. 

Un  gran  dire  sarà  stato  ancora  costi,  allorché  è  giunta  la  nuova  della 
spontanea  ritirata  de' gallispani  da  Cuneo.  Noi  avevamo  fondato  su  quel- 
l'assedio di  molte  speranze.  Dio  vorrà,  che  i  nostri  guai  non  cessino  sì 
tosto,  e  forse  egli  fa  il  nostro  bene,  senza  che  noi  lo  conosciamo.  Si  starà 
ora  a  vedere,  che  risoluzione  prenderà  il  signor  principe  di  Lobkowitz. 
Certamente  non  c'è  bisogno  di  lui  in  Lombardia,  né  par  più  probabile, 
che,  muovendosi,  vogliano  inseguirlo  gli  altri.  Glorioso  principe  che  è  il  re 
di  Sardegna.  Era  caduto  malato  d'itterizia  il  signor  marchese  di  Ormea. 
Ora  dicono,  che  sta  meglio.  Anche  in  Boemia  sembra  che  gli  affari  ab- 
biano mutato  aspetto.  Sicché  sempre  più  si  scorge,  che  il  mestiere  di 
predir  1'  avvenire,  non  è  cosa  da  noi. 

Col  bacio  della  sacra  porpora,  passo  a  protestarmi,  ossequiosamente, 
di  V.  E. 

5004. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  28  Ottobre  1744. 

K.  Biblioteca  Biccaroiana,  Firenze,  edita  [245]. 

In  risposta  all'ultimo  carissimo  foglio  di  S.  V.  illustrissima  io  pre- 
metto le  congratulazioni  con  voi  altri  signori  per  la  spontanea  ritirata  dei 
gallispani  da  Cuneo.  Questa  avventura,  si  gloriosa  pel  re  di  Sardegna, 
porta  seco  delle  importantissime  conseguenze  per  gli  affari  d'Italia.  Si  è 
anche  detto  che.  dopo  l'aiuto  de' Sassoni,  la  venuta  del  signor  principe 
Carlo,    e    degli    ungheri,   abbiano   mutato  aspetto    le   cose  di  Boemia.  In- 


-IT*-!-*]  A   DOMENICO   BRICHIERI  OOLOMIII  4679 


somma,  l' avvenire  è  un  libro  in  cni  ninno  di  noi  sa  leggere.  I  miei  desideri 

sono  che  tante  scene  aprano  nel  prossimo  verno  1*  adito  a  trattati  di  pace. 

Vengo  ora  a  noi.  Terminata  la  mia  villeggiatura,  fai  a  rallegrarmi 
col  signor  senatore  Amor  della  consegnita  toga.  Mi  parlò  del  signor  di 
lei  padre,  che  aspirava  al  grado  ch'egli  abbandona,  e  mostrò  molta  stima 
di  lui.  Ebbi  nuova  occasione  di  accrescere  tal  concetto  di  lui,  ed  anche 
del  signor  suo  figlio,  con  assicurarlo  che  avrebbe  un  buon  amico,  se  fosse 
favorevole  ai  suoi  desideri.  Godo  che  si  sia  trovata  la  medesima  buona 
intenzione  nel  signor  gran  cancelliere.  Ma  costi  sarà  il  combattimento,  ed 
ella  conosce  il  paese. 

Maniera  non  c'è  stata  di  scoprire  a  chi  possa  essere  stato  scritto  per 
l'agenzia  Castelbarco,  e  però  converrà  dipendere  dalla  fortuna.  In  ogni 
caso  io  professerò  sempre  somme  obbligazioni  a  lei,  e  al  signor  marchese 
reggente,  i  quali  han  fatto  il  fattibile  per  favorirmi.  Veggo  la  spesa  oc- 
corsa nel  porto  della  balla,  e  mi  son  rallegrato  in  intendere  che  potrò 
pagare  essa  somma  coi  tre  ungheri  del  Renaudot  al  p.  domenicano  di 
lei  fratello  in  Bologna.  Soddisfarò,  in  prima  occasione  che  mi  si  presenti,  a 
questo  dovere.  E  sappia  V.  S.  illustrissima  che  ho  anche  ricevuto  da 
Ginevra  il  Bingham;  laonde  potrà  restituire  il  suo  al  signor  Forlosia, 
accompagnato  dai  miei  rispetti  e  ringraziamenti  per  la  sua  generosa  bontà. 

Mi  toccherebbe  pure  il  core,  se  ricevessi  la  nuova  che  il  nostro 
signor  Gaspari  avesse  sortito  l'intento  suo,  o  almen  trovato  costi  qualche 
nicchio  confacevole  al  merito.  Ma  questi  son  tempi  molto  imbrogliati,  e 
pur  troppo  non  mancheranno  costi  degli  avversari. 

Ella,  non  dubiti,  avrà  da  me  una  copia  del  Paraguai,  quando  quel 
poco  fedel  cavaliere  m'abbia  smarrita  l'altra  copia  che  le  inviai.  Già  nel- 
r  altra  mia  precedente  le  scrissi  quanto  mi  occorreva  per  li  tomi  venuti. 
Ma  inviarli,  senza  quei  che  ha  il  signor  Bertolani,  non  mi  par  bene. 

Costà  ha  da  capitare,  se  non  è  capitato  già,  il  p.  d.  Giuseppe  Tori 
teatino,  figlio  di  un  mio  singolare  amico,  e  bell'ingegno  destinato  pel  suo 
collegio  in  Polonia.  Verrà  a  trovarla  per  avere  indirizzi  nel  passaggio 
che  oggidì  sarà  fastidioso  verso  quelle  parti.  La  prego  di  assisterlo  con 
parole,  dovunque  gli  occorrerà. 

Mia  disgrazia  è  stata  che  non  sia  andato  innanzi  il  progetto  della 
stamperia  del  p.  Ziegelbaur.  Forse  torneran  1'  ossa  al  suo  luogo.  Il  signor 
Brucher  che,  senza  conoscerlo  io,  ha  dato  fiori  in  Augusta  la  mia  vita  e 
il  mio  ritratto,  mi  scrive  che  gli  mandi  copia  delle  mie  due  operette,  che 
vedrà  di  trovar,  se  può,  chi  le  ristampi.  Se  mi  capiterà  occasione  le  in- 
vierò.  Caso  che  occorressero  a  lei  notizie,  le  somministrerò.  Non  mi 
prenderò  alcun  pensiero  delle  obbiezioni  fatte  alle  Iscrizioni. 

Si  serva  pur  ella  della  novella  scoperta,  in  cui  si  tratta  di  sacri 
riti  greci.  Io  mi  son  ridotto  a  pensare  unicamente  alla  Liturgia  Romana, 


4G80  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [  1 '7-4:4- 


e  né  pur  aon  contento  di  tale  argomento,  perchè  trattato  da  troppe  per- 
sone. Per  li  Difetti  della  Giurisjirudenza  lascerò  pensare  a  lei,  che  quando 
potrà  e  vorrà,  comparirà  in  campo. 

Finora  non  si  sente  che  il  signor  principe  di  Lobkowitz  si  sia  mosso. 
Tutte  le  apparenze  nondimeno  indicano  che  sia  per  muoversi,  se  pure  il 
non  esservi  più  bisogno  di  lui  in  Piemonte,  non  gli  facesse  mutare  idea. 
Con  tutto  l'ossequio,  mi  ricordo,  etc. 

Le  lettere  del  28  di  Roma  dicono  non  peranche  mosso  il  signor  prin- 
cipe, e  dubitarsi  se  si  muoverà.  Che  parevano  disposti  i  nemici  ad  at- 
taccarlo; ma  che.  per  mancanza  di  foraggi,  non  può  certamente  fermarsi 
in  quel  campo.  Parte  del  bagaglio  e  lo  spedale  già  s'è  inviato  innanzi. 
Staremo  a  vedere  cosa  egli  risolverà. 


5005. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  3  Novembre  1744. 

Biblioteca  Comonale,  Piacenza. 

Allorché  passò  di  qua  il  corriere  che  portò  la  liberazione  di  Cuneo, 
pure  i  geminiani,  per  una  settimana  sono  stati  increduti.  Credo,  che  si 
sieno,  poi  disingannati. 

Ne' foglietti  di  Pesaro  c'era  la  resa  nel  di  18.  Vegga  che  capitale  si 
può  fare  di  simili  carte. 

Ancor  qui  si  parla  che  s'abbia  a  cantare  il  Te  Deum  per  un  avveni- 
mento che  è  stato  ben  gravido  di  somme  conseguenze. 

Può  [capire]  V.  S.  reverendissima  che  il  nostro  interesse  ci  i-ende  ben 
curiosi  di  sapere,  se  pur  sia  per  muoversi,  e  come  si  muoverà,  e  verso  qua! 
parte  il  signor  principe  di  Lobkowiz,  perchè  non  vorremmo  delle  sue 
visite.  Sarà  anche  un  brutto  imbroglio  ed  aggraverà  la  venuta  di  tanti 
malati,  il  riposo  e  passaggio  de'  quali  già  ci  è  stato  intimato. 

Oltredichè  prevediamo  un  quartiere  ora  che  noi  supponiamo  passati 
i  gallispani  di  là  da  i  monti.  Glorioso  principe  che  è  ora  il  re  sardo, 
quando  pareano  i  suoi  affaiù  in  cattivo  stato. 

In  Boemia  sembrano  aver  mutato  aspetto  le  cose.  Ora  dicono  avere 
gli  austriaci  ricuperato  Tabor,  e  restar  la  sola  Praga  in  man  del  prussiano. 
Le  ultime  lettere  di  Prancoforte  dicono  sparsa  voce  di  una  battaglia  in 
Boemia,  ma  senza  caperne  alcuna  particolarità. 

La  credo  una  ciarla.  Ma  non  è  improbabile  che  possa  seguire,  e 
questa  deciderebbe. 


-i'?'44]  AD    ALESSANDRO    GIUSEPPE  CHIAPPINI  4^»81 

Sono  entrati  i  bavaresi,  e.  a  riserva  d' Ingolstadt,  tutto  quel  paeie  è 
tornato  al  suo  sovrano.  Non  so  se  anche  Braunau  resista. 

Converrà  che  gli  austriaci  tengano  un  corpo  a  i  confini  dell'  Austria. 
0  presto  o  tardi  credono  i  franzesi  che  Friburgo  abbia  da  cadere,  perchè 
non  ispera  soccorso. 

«Un'uomo  degno  s'è  perduto  in  monsignor  Lucchesini.  E  chi  met- 
teremo in  suo  luogo?  E  stato  a  vedermi  il  signor  dottor  Pozzi  medico  di 
Nostro  Signore.  Mi  ha  esibito  condurmi  ad  Limina.  Ma  è  passato  il  tempo. 

Per  me  non  acquisterò  l'opera  del  padre  Catalani,  che  dee  ben  pas- 
sare costi  per  uomo  eteroclito,  da  che  rifiuta  benefizi,  ed  è  sì  sprezzante 
anche  nel  resto.  Si  guardi,  che  noi  mandino  allo  spedale  cotesti  si  avidi 
cacciatori  di  quelle  buone  merci  ». 

Mi  ha  V.  S.  reverendissima  fatto  conoscere  un  Annibale.  Se  ne  farà 
di  queste,  non  gli  mancherà  il  fine. 

Con  ringraziarla  di  tutti  i  suoi  favori,  ossequio.samente,  mi  protesto, 
di  V.  S.  reverendissima. 

5006. 

ALLO  STESSO  in  Roma. 
Modena,  10  Novembre  1744. 

Biblioteca  Comusalk,  Piacenza. 

Tenevo  io  per  fermo  che  V.  S.  reverendissima  non  si  ricordasse  più 
dell'  incomodo  patito  alla  gamba.  Mi  duole  ora  assaissimo  all'  intendere 
rinnovata  la  guerra,  e  che  bisogna  starsene  alla  ritirata,  e  quand'  ella  è 
chiamata  si  sovente  fuori  da  suoi  interessi  e  doveri.  Dio  voglia  che  non 
tardi  la  guarigione. 

Sono  di  molta  importanza  le  nuove,  di  cui  mi  ha  ella  favorito,  ma 
le  riceviam  con  batticuore,  per  timore  che  il  temporale  in  moto  venga  a 
terminar  sopra  noi.  Se  il  signor  principe  andasse  in  Toscana,  e  gli  altri 
tutti  gli  tenessero  dietro  gli  converrebbe  far  alto.  Ma  sento  che  i  napoli- 
tani non  ne  vogliono  di  più.  e  gli  spagnuoli  son  troppo  pochi.  Intanto 
van  qua  giungendo  ufficiali  e  cavalli,  e  si  piantano  per  le  case  de'  conta- 
dini a  discrezione,  né  comandante  v'  ha  a  cui  ricorrere. 

Dappoiché  la  scena  di  Cuneo  è  terminata,  su  cui  si  fondavano  varie 
speranze,  a  noi  più  non  importa  di  saper  nuove  del  Piemonte. 

Tuttavia  le  dirò  che  lettera  del  di  30  dal  campo  sardo,  porta  che  i 
gallispani  aveano  lasciati  7000  fanti  a  Demont  senza  sapersi,  se  vogliano 
difenderlo,  o  pure  farlo  saltare.  Truppe  e  villani  aveano  prese  le  sommità 
dei  monti  per  far  danno  a  i  fuggitivi.  Si  scorge  ora  che  non  era  quel  che 
si  dicea  l' armata  gallispana.  Qui   è   stato   detto   che   in   Piemonte   vi   sia 


4682  LODOVICO  ANTONIO  MUHATORI  [l'744- 

la  mortalità  di  bestiami.  Ci  mancherebbe  ancor  questo  flagello.  La  pros- 
sima domenica  si  canterà  qui  il  Te  Deum,  non  so  se  con  buon  cuore 
da  tutti. 

Credo  insussistente  la  sparsa  voce  di  una  battaglia  seguita  in  Boemia 
senza  sapersene  l'esito.  Alcuni  lo  argomentano  contrario  al  principe  Carlo, 
perchè  sarebbe  venuto  corriere.  Dal  prussiano  non  può  venire.  Le  inven- 
zioni e  bugie  sono  alla  moda.  S'  è  saputo  che  un  furbo  parmigiano  seppe 
far  credere  [ciò]  in  Venezia  all'ambasciatore  di  Spagna,  che  andò  poi 
ne'  foglietti,  e  ne  cavò  un  regalo.  Per  simili  truffe  esso  è   conosciuto  qui. 

Le  ultime  lettere  portavano  presa  parte  del  campo  coperto  di  Fri- 
burgo, con  aver  sacrificato  1200  pei'sone.  Il  re  era  ito  colà.  V  ha  chi  du- 
bita che  i  franzesi  prendendolo  lo  terranno  per  loro  L'imperatore  era  in 
Monaco,  ed  Ingolstadt  bloccato.  Converrà  che  gli  austriaci  tengano  un'  ar- 
mata per  difesa  de'  confini  dell'  Austria.  Sempre  più  calavano  ungheri 
verso  la  Slesia,  e  vi  accorrevano  anche  dalla  Polonia  truppe  di  iilani. 
Sarebbe  bella  che  la  Slesia  tornasse  all'  antico  padrone. 

Intanto  la  pace  sembra  più  lontana  che  mai:  il  che  ci  fa  sospirare 
non  poco. 

La  prego  di  conservarmi  il  suo  stimatissimo  amore,  ed  ossequiosa- 
mente, mi  rassegno,  di  V.  S.  reverendissima. 


5007. 

A  MARIANGELO  FIACCHI  in  Ravenna. 
Modena,  10  Novembre  1744. 

Biblioteca  Cl,assen8e,  Hnvenna,  edita  [189]. 

Saran  circa  due  mesi  che  inviai  a  Bologna  i  tomi  finora  pubblicati 
de'  miei  Annali  de'  quali  non  ho  più  sentita  nuova  da  V.  P.  Mi  occorre 
ora  di  scriverle,  che  le  significai  di  far  pagare  il  danaro  al  signor  Paolo 
Febrari  :  ma  perchè  io  intendo  eh'  egli  dismetta  il  negozio,  e  torni  a  Mo- 
dena fra  pochi  giorni,  però  la  prego  di  trovare  ella  quivi  persona,  che 
riceva  il  danaro  con  ordine  di  consegnarlo  a  chi  io  le  accennerò.  Sarebbe 
ben  pagato  al  signor  d.  Francesco  Vandelli,  che  fatica  in  quell"  istituto  : 
ma  sarà  forse  difficile  il  trovarlo,  né  io  so  la  sua  casa.  M' è  giunto  il 
tomo  VII;  ma  aspetterò  di  mandarlo  con  gli  altri  due,  che  restano.  Con 
che,  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo,  di  V,  P. 

Mi  sovviene,  che  può  darsi  il  danaro  al  reverendissimo  padre  don 
Gian  Grisostomo  Trombelli,  abate  di  s.  Salvatore  in  Bologna. 


-1*744]  AD    ADAMO    PIVATl  4683 


5008. 


AD  ADAMO  PIVATI  in  Padova. 
Modena,  13  Novembre  1744. 

Biblioteca  del  Skmiiiario,  Padova,  edita  [119]. 

Per  mezzo  del  signor  abate  Gherardi,  mi  ha  regalato  il  signor  Gio: 
Brunacci  del  suo  libx'o  de  re  nummaria  Patavinonim.  Supponendo  io,  che 
l'autore  si  trovi  costi,  prego  V.  S.  illustrissima  di  portargli  i  miei  rin- 
graziamenti per  questo  dono,  e  di  dirgli  che  merita  lode  la  sua  erudizione, 
ma  non  saper  io  se  la  meriti  la  critica  esercitata  contro  di  me.  Non  già 
che  non  sia  lecito  a  chicchessia  il  criticare  anche  gli  amici,  non  che  gli 
altri:  ma  è  la  maniera,  che  può  esser  biasimevole.  Che  un  altro  abbia  un 
sentimento  diverso  dal  nostro,  non  abbiam  ragione  di  lagnarcene:  ma  se 
egli,  alla  diversità  del  sentimento,  aggiunge  lo  sprezzo,  allora  si  può  avere 
giusto  titolo  di  dolersi  di  un  si  indiscreto  amico.  Vegga  alla  pag.  51,  con 
che  garbo  egli  mi  ferisca;  dixerim  ego,  voluit.  Quand'anche  con  sì  mo- 
deste parole  avessi  fallato  io,  credo  che  egli  non  mi  avesse  a  trattare 
cosi.  Tanto  meno  poi  avendo  egli  qui  il  torto,  e  non  io.  Allorché  io  feci 
quella  mia  dissertazione  non  v'  era  che  la  prima  edizione  del  Du-Cange. 
Presso  di  lui  canova  non  è  altro  che  la  cantina.  Camera  il  fisco.  E  pure 
egli  prese  il  feiuìum  cameràe.  Tanto  è  chiaro  questo  suo  errore  che  i 
padri  Maurini  nelle  giunte,  e  correzioni  del  Glossario  hanno  poi  spiegato 
cosa  sia  feudum  canavae  dilFerente  dall'  altro  colla  giunta  segnata  con  -~. 
Questa  giunta  non  la  poteva  io  né  vedere  né  immaginare,  poiché  la  ri- 
stampa fu  fatta,  dappoiché  io  avea  fatta  la  mia  Dissertazione.  E  però 
sempre  è  vero,  che  il  Du-Cange  fallò,  ed  io  potei  dire  quel  che  dissi,  e 
correggerlo  modestamente,  siccome  ancora  hanno  fatto  i  Maurini.  Se  poi 
sia  modesta  la  censura  del  signor  Brunacci  lascerò  ora  considerarlo  a  lei  : 
e  massimamente  essendo  egli  andato  a  pescare  questo  punto,  che  nulla 
avea  che  fare  coli"  argomento  suo.  Mi  critica  ancora  alla  pag.  83,  sopra  il 
sigillo  di  Azzo  marchese:  e  a  torto.  Gli  dica  che  nel  1390  ninno  degli 
Estensi  s' intitolava  Marchese  di  Ancona.  Lo  stesso  marchese  Alberto  si- 
gnor di  Ferrara  e  capo  della  Casa,  non  usava  questo  titolo.  Quanto  meno 
queir  Azzo,  che  egli  cita,  che  veniva  di  linea  cadetta  !  Gran  tempo  era, 
che  gli  Estensi  aveano  dismesso  questo  titolo.  Mi  critica  perchè  attri- 
buisco a  Padova  una  moneta,  dove  é  un  solo  P.  con  dire,  che  può  es- 
sere di  Parma.  Piacenza,  etc.  Non  contro  di  me.  ma  del  signor  Colaz- 
zara  se  la  doveva  egli  prendere,  perch'egli  l'ha  posta  fra  quelle  di  Padova: 
ed  altro  non  ho  fatt'io,  che  seguitar  chi  da  me  era  creduto  ben  inten- 
dente delle  cose  della  sua  patria. 


4681  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [±*7'4:-4t- 


Similmenle  mi  credeva  io  d'  essermi  acquistato  qualche  merito  presso 
i  signori  padovani  coli'  aver  pubblicato  tante  storie,  che  forse  voi  altri 
signori  non  vi  sareste  arrischiati  mai  a  stampare.  Invece  di  ringraziarmi 
per  questo,  il  signor  Brunacci  si  duole,  per  non  aver  io  dati  i  Gatari  nel 
lor  materno  linguaggio:  senza  badare  aver  io  ciò  fatto  affinchè  anche  gli 
oltramontani,  i  quali  certo  non  han  voglia  d' istudiare  il  dialetto  Pado- 
vano, possano  leggere  quelle  storie  degne  d'  esser  lette  da  ognuno.  E  nulla 
avendo  io  alterato  nella  sostanza  i  sentimenti  di  loro  secondo  i  testi,  de 
quali  mi  son  servito:  che  importa  se  non  s"  è  ritenuto  anche  il  linguaggio? 
Insomma  io  mi  credeva  di  avere  nel  signor  Brunacci  un  amico  in  ricom- 
pensa di  queir  amore,  e  stima  eh'  io  a  lui  professava,  né  lascerò  per  questo 
di  professargli  :  ma  chi  leggerà  quel  suo  libro,  diversamente  crederà. 

Pertanto,  sia  cura  di  V.  S.  illustrissima  di  pregarlo,  che,  seguitando 
egli  i  suoi  studi,  non  dimentichi  la  modestia  nelle  sue  censure,  e,  sovra 
il  tutto,  allorché  si  ti*atta  di  amici.  Con  che,  rassegnandole  il  mio  inviolabil 
ossequio,  mi  ricordo,  di  V.  S.  illustrissima. 


5009. 

A  N.  N. 
Modena,  13  Novembre  1744. 

Akchivio  Comunale,  Modena. 

Sarebbe  pur  felice  il  mio  trattatello  delle  Missioni  del  Paragual,  se 
tutti  lo  leggessero  con  gli  occhi  di  V.  S.  illustrissima.  Certamente  i  be- 
nigni complimenti  eh'  ella  mi  ha  fatto  godere  per  questa  operetta,  mi  sono 
stati  di  molta  consolazione,  e  per  essi  io  sommamente  la  ringrazio.  Egli  è 
da  desiderare  che  Dio  mantenga  quella  si  mirabil  vigna.  Ma  gran  per- 
dita é  stata  quella  di  24  gesuiti  periti  in  mare  nell'  anno  presente  nelle 
vicinanze  di  Buenos  Ayres.  Mi  conservi  V.  S.  illustrissima  il  suo  benigno 
amore,  mi  raccomandi,  e  mi  creda,  quale,  con  tutto  l'ossequio,  mi  protesto, 
di  V.  S.  illustrissima. 

5010. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  17  Novembre  1744. 

BiBiiioTECA  CoMOHAbB,  Piacenza. 

All'  ultimo  benigno  foglio  di  V.  S.  reverendissima  mi  dispiace  bene  di 
non  potere  contraccambiare  le  nuove.  Altro  non  le  dirò  che,  essendo  stato 


-1*744]  A    CKSAHK    Kit  OSSOSI  V>X'> 


qui  a  pranzo  oggi  V  eminentissimo  Qoerini,  ed  avendolo  nccompagnato  per 
quattro  miglia  verso  Reggio,  mi  ha  egli  detto  d'aver  trovati  accampati  a 
Foligno  circa  tremila  austriaci,  e  che  il  loro  grosso  era  a  Viterbo.  Non  sa- 
persi se  verranno  o  a  dirittura  verso  queste  parti,  o  pure  in  Toscana.  Tutte 
nondimeno  le   apparenze   sono   che   alla    volta  di   qua  per  nostro  flagello. 

Nelle  nostre  ville  del  basso  si  fanno  magazzini  di  fieno,  legna  e  paglia. 
E  i  signori  austriaci  hanno  intimato  a  Ferrara,  che  dee  essere  terra  di 
lor  giurisdizione,  il  quartiere  di  2000  cavalli.  Reggio  per  noi  sarà,  se  gli 
altri  terran  loro  dietro.  Come  poi  possano  assicurarsi  della  quiete  della 
Toscana  non  si  sa  bene  intendere.  La  Francia  non  vorrà.  Da  essa,  credo 
bene,  che  gli  spagnuoli  .si  tengano  per  burlati. 

Le  ultime  lettere  di  Vienna  non  parlano  di  battaglia  alcuna.  Ivi  si 
gode  pace,  come  se  guerra  non  vi  fosse.  La  verità  è  che  si  fa  testa  al 
prussiano,  e  non  sono  mal  fondate  le  speranze  di  ritorgli  la  Slesia.  Se  ciò 
avvenisse  increscerebbe  meno  il  cedere  altri  paesi. 

Chi  parti  da  Roma  ciò  fece  senza  veder  la  faccia.  Ho  inteso  tutta  la 
lite,  uditi  tutti  i  biglietti  corsi,  ed  ho  saputo  chi  è  il  vero  reo. 

Voi  altri  signori  ridete  di  queste  scene,  perchè  non  ponderate  il  gran 
male  che  vei-rà  alla  Chiesa  di  Dio  per  si  fatti  disordini.  Si  studiano  al- 
cuni di  far  comparire  una  bagatella  quanto  è   accaduto  a  M[onte]  Mario. 

Curiosa  è  bene  la  storicità  de  gli  orologi.  Ne  aveva  bisogno  quella 
povera  gente,  perchè  non  ha  saputo  in  addietro,  che  ora  fosse. 

Ho  letta  la  bolla  de  Riti  malàb[aricij.  Conosce  ognuno  chi  sieno.  Tras- 
gressori: ma  nulla  vi  ha  che  punga,  e  si  sono  adoperati  buoni  rimedi 
contra  chi  non  obbedisce.  Passò  per  Bologna  monsignor  Cerati,  né  volle 
veder  la  patria  e  Modena.  È  tornato  con  gli  occhi  sani,  mercè  di  un  bravo 
oculista  di  Parigi.  Desidero  io  che  anche  V.  S.  reverendissima  in  breve 
possa  far  le  sue  passeggiate,  e,  rassegnandole  il  mio  inalterabile  ossequio, 
mi  confermo,  di  Y.  S.  reverendissima. 

Avrei  pur  caro  che  monsignor  di  Thun  passasse  di  qua.  Ma  proba- 
bilmente, per  la  fretta,  sarà  andato  alla  più  corta,  tirato  da  quel  boccone. 


5011. 

A  CESARE   FRASSONI  in  Finale. 
Modena,  17  Novembre  1744. 

Archivio  Soli  Muratosi  (£.  BibL  £>(.),  Moden». 

Quando  pur  V.  S.  persista   nel   desiderio  di    voler    colonia    d*  Arcadi 
l'accademia,    che  si  progetta    d'istituire   costi,   io   non    mi   ritiro  dal   far 


4686  LODOVICO  ANTONIO  MURATORI  [1*7-44- 


que'  passi,  che  saranno  in  mia  mano,  in  Roma.  Prima  nondimeno  di  far 
altro,  necessaria  cosa  è  il  misurar  ben  lo  forze  di  chi  ha  da  comporla, 
affinchè  si  scorga,  se  ne  verran  frutti,  che,  occorrendo,  possano  far  buona 
comparsa  fuori  di  costi,  e  in  Roma  stessa.  Poscia  bisogna  unir  tutti  i 
candidati  e  formar  la  risoluzione  coli"  assenso  di  tutti.  Ciò  fatto,  ella  mi 
scriva,  che  allora  mi  adopererò  per  servirla.  Con  che,  riverendola  di  vero 
cuore,  mi  ricordo,  di  V.  S.  illustrissima. 


5012. 

A  GUIDO  BENTIVOGLIO  D'ARAGONA  *  in  Ferrara. 
Modena,  18  Novembre  1744. 

Raccolta  Azzolini,  Roma  edita,  [259], 

Dal  signor  abate  Varani  mi  furono  confidate  le  premure  di  V.  E. 
Il  mio  desiderio  di  servirla  è  grande,  ma  la  mia  fortuna  è  poca. 
Per  quanto  io  abbia  potuto  cercare,  non  truovo  persona  abile  per  quel- 
l'impiego, trattandosi  spezialmente  di  chi  cinga  spada.  Un  solo  c'è  in  cui 
concorrono  tutte  le  qualità,  che  si  ricercano,  esercitato  nel  mestiere,  di 
bella  presenza,  di  buon  carattere,  di  molta  saviezza.  Gli  ho  dato  l'assalto 
con  pregarlo  del  segreto.  M'ha  risposto  di  essere  al  servizio  di  questo 
magistrato,  e  adoperato  in  varie  commissioni  :  cosa  eh"  io  sapeva.  Ma  ha 
soggiunto  d'aver  presi  due  grossi  affitti  per  ingegnarsi,  e  però  non  poter 
accudire  alla  mia  proposizione,  ancorché  ne  conosca  il  valore.  A  me  dunque 
sommamente  dispiace  di  non  aver  maniera  di  soddisfare  al  genio  del- 
l' E.  V. 

Non  lascierò  per  questo  di  usare  altre  diligenze  per  l' ansietà,  che  ho 
di  farmi  sempre  conoscere,  quale,  ossequiosamente,  mi  protesto. 

5013. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  19  Novembre  1744. 

R,  BiBLioTKCA  RiccAiiuiASA,  Firenze,  edita  [245], 

In  risposta  all'ultimo  carissimo  foglio  di  V.  S.  illustrissima,  le  dico 
d'essere  restato  sorpreso  all'udire  che  possa  mancare   al   signor   principe 


*  Questa  lettera  è  priva  d'indirizzo,  ma  lo  si  deduce  dalla  lettera  3948,  la  quale 
a  sua  volta,  si  collega  con  la  lettera  5026. 


^l'?'^^]  A   DOUKNIGO  BttlGHIKUI  COLOMBI  4687 

di  Lichtenstein  il  tomo  III  delle  Iscrizioni.  Tanto  ho  fatto  cercare  fra  le 
mie  lettere,  che  s' è  trovata  quella  dell'  A.  S.  a  me  scritta  da  Vienna  li 
17  giìAgno  1741,  in  cui  mi  dice  d' essergli  capitate  le  due  copie  del  tomo 
terzo  delle  Iscrizioni  inviatemi  a  Parigi,  con  ringraziarmene  per  sna  be- 
nignità. Io  sono  dunque  a  pregare  la  di  lei  bontà  che  con  tutto  eoo  co- 
modo procuri  di  chiarir  questo  fatto,  per  cui  prnovo  della  pena.  Se  non 
avessi  trovata  la  lettera  suddetta  temerei  d'aver  mancato  io,  ma  questa 
mi  assicura  che  le  due  copie  andarono:  se  occorresse,  manderei  la  stessa 
lettera. 

Oh  mi  son  bea  rallegrato  all'  udire  che  sia  comparso  costi  il  signor 
Bertolani.  La  prego  di  portargli  i  miei  rispetti  e  complimenti  e  d'inten- 
tendersi  con  lui  per  cotesti  sfortunati  tomi:  cosi  li  chiamo,  perchè  Dio  sa 
quando  si  potranno  inviare  a  Dresda.  Gli  dica  ancora  che,  se  mi  accen- 
nerà il  mio  debito,  pagherò. 

Per  conto  delle  Missioni  non  metta  V.  S.  illustrissima  in  questo  conto 
i  Protestanti;  essi,  è  vero,  istruiscono  i  barbari  in  que' luoghi,  dove  son 
padroni,  ma  di  più  non  fanno.  Io  parlo  d'andare  a  predicare  Cristo  fra'  bar- 
bari non  sudditi,  con  pericolo  di  lasciarvi  la  vita,  come  è  succeduto  in 
tanti  luoghi  delle  due  Americhe,  nella  Cina.  Tunchino,  Siam,  Penjab, 
Malabar,  Persia,  Gicgia,  etc.  Ne  fanno  di  queste  i  protestanti?  Bisogna 
ch'io  le  dica  un  mio  rammarico.  Non  m'imbarcai  a  pregar  lei  dei  suoi 
ufizi  per  questi  debiti  camerali,  senza  parlarne  al  primo  dei  ministri  mo- 
denesi, che  compongono  la  giunta,  con  dirgli  che  era  necessario  ricompen- 
sare chi  si  adoperasse  per  questo.  Mi  disse  che  scrivessi  pure,  e  lasciassi 
la  cura  a  lui  per  la  ricompensa.  Più  volte  m'ha  ratificata  la  stessa  pro- 
messa. S'è  cominciato  a  pagar  qualche  poco  i  creditori.  In  questa  prima 
volta  nulla  s'è  veduto  per  lei.  Ne  ho  fatta  doglianza. 

Torna  a  dire  che  al  secondo  pagamento  adempierà  la  promessa.  Voglia 
Dio  che  non  mi  burli  I  Al  fine  di  questo  mese  ce  ne  chiariremo.  Se  mi 
farà  questo  tradimento,  ne  avrò  gran  dispiacere. 

Monsignor  di  Thun  si  preparava  per  venire  all'elezione  del  nuovo  arci- 
vescovo di  Salisburgo.  Avrei  caro  che  a  lui  toccasse  questo  boccone.  Già 
saprà  che  il  signor  principe  di  Lobkowitz  si  parti,  ed  era  a  Viterbo.  Le 
appax'enze  sono  che  voglia  venire  ad  accrescere  i  nostri  guai,  e  tanto  più, 
se  gli  spaguuoli,  come  si  crede,  vorranno  inseguirlo.  Gli  equipaggi  con  mille 
soldati  di  scorta  erano  pervenuti  a  Fuligno.  Il  re  di  Napoli,  dopo  essere 
stato  ad  inchinare  il  papa,  se  n'è  andato  a  casa.  Non  sappiamo  finora  che 
risoluzione  abbiano  preso  i  franzesi  di  Demont.  Se  la  regina  potesse  ri- 
pigliare la  Slesia,  noi  ci  figuriamo  più  facile  la  pace.  Oh  !  Dio  ce  la  mandi. 
Noi  certo  siam  qui  in  affanni  pel  timore  delle  suddette  armate. 

Con  tutto  lo  spirito,  mi  rassegno,  etc. 


4688  LODOVICO   ANTONIO   MUEATORI  [lT-44- 


5014. 

A  GIAN  PAOLO  SIMONE  BIANCHI  in  Siena. 
Modena,  20  Novembre  1744. 

Biblioteca  GAMBALUNaiiiANA,  Rimini,  edita  [204], 

Mi  giunge  il  Filobasano  ripubblicato  ed  illustrato  da  V.  S.  illustris- 
sima. Sommamente  obbligato  mi  professo  alla  di  lei  generosità  di  questo 
dono.  Se  si  stamperanno  due  mie  cosette,  non  mancherò  di  soddisfare  in 
qualche  parte  alla  mia  gratitudine.  Con  tutto  piacere  ho  letto  tutto  quel 
che  riguarda  l'accademia  de' Lincèi,  perchè  fa  grande  onore  alla  nostra 
Italia,  e  massimamente  trattato  con  tanta  erudizione.  Ho  anche  letto  varie 
sue  annotazioni  giudiziose.  Ma  che  avran  detto  i  signori  Sanesi  dal  veder 
ivi  vilipeso  il  povero  Mattiolo?  Veramente  pare,  che  si  dovessei'o  trattar 
con  più  indulgenza  i  primi,  che  hanno  cominciato  a  sboscare  una  selva. 
Se  non  han  fatto  tutto,  se  si  sono  anche  ingannati,  hanno  nondimeno  aperto 
il  cammino,  ed  aiutati  i  posteri  a  far  meglio,  Il  Baronie,  il  Sigonio  non 
han  sempre  colpito,  hanno  anche  non  pochi  falli.  Pure  abbiam  loro  delle 
grandi  obbligazioni.  Lo  stesso  è  da  dir  degli  antichi. 

Noi  slam  qui  con  timore  che  crescano  i  nostri  guai,  per  le  armate 
che  sono  in  moto,  e,  secondo  le  apparenze,  s'inviano  a  questa  volta.  C'è 
alcuno,  che  tiene  ancora,  che  possano  accostarsi  alla  Toscana.  Dio  ve  ne 
guardi.  Ella  avrà  imparato  alla  sua  patria,  che  pesanti  ospiti  sieno  questi. 

Ho  saputo  che  monsignor  Cerati  tornato  da  Parigi,  Inghilterra,  Olanda, 
Sassonia,  etc.  dice  che  l'accademia  di  Parigi  è  alquanto  decaduta  per 
poca  avvertenza  del  cardinale  di  Fleury.  Ne  gli  altri  paesi  ha  trovato 
uomini  eccellenti.  Ella  ha  gran  concetto  de'  poveri  italiani  viventi.  A  me 
pare,  che  la  nostra  fortuna  sia  di  molto  abbassata. 

Con  che,  rassegnandole  il  mio  inviolabile  ossequio,  mi  confermo,  di 
V.  S.  illustrissima. 

5015. 

A  NICOLA  TACOLI  in  Reggio. 
Modena,  23  Novembre  1744. 

Archivio  Tacoli,  Modena. 

Ne'  giorni  addietro  ho  fatto  portare  in  casa  del  signor  marchese  Fon- 
tanelli  due  copie  del  tomo  II  del  Dizionario  Veneto,  indirizzate  a  V.  S. 
illustrissima.  Il  prezzo  di  cadauna  è  di  lire  dodici  e  bolognini    16   nostra 


-1*7  44]  A    VITTORIO  DA   CAVA  LESE  4680 


moneta.  La  prego  io  di  far  pagare  con  sollecitudine  qaeslo  danaro,  e  po- 
trebbe darlo  al  signor  Fortunato  Altimani  presso  la  signora  Paradisi.  Ella 
si  ricordi  del  resto  del  primo  tomo.  A  me  preme  d'essere  diligente  col 
libraio  di  Venezia.  Con  che.  rassegnandole  il  mio  costantissimo  ossequio, 
mi  confermo. 

5016. 

A  MATTEO  MELONI  in  Carpi. 
Modena,  i5  Novembre  1744. 

Architio  Ebkoi  Mxlovi,  Carpi,  edita  [298]. 

Non  so  perchè  mai  non  sia  giunta  a  V.  S.  la  mia  lettera,  che  fu  por- 
tata alla  solita  bottega  dell'altre  volte.  In  essa  io  le  dicea  d* aver  ricevuta 
la  Secchia  restituita.  Ed  avendomi  ella  chiesto  un  libro,  le  aveva  io  esi- 
bito Lo  spettacolo  della  Xatura,  purché  mandasse  persona  sicura  a  pren- 
derlo. Le  ricordava  ancora,  che  sul  principio  d'ottobre  era  maturato  un 
semestre  del  censo  Pirondi.  e  che  avrei  desiderio  d' essere  soddisfatto.  La 
pregai  nello  stesso  tempo  di  dirmi,  come  passasse  la  lite  fra  il  Pirondi  e 
l'altro  della  Concordia.  Tutto  ciò  le  ratifico  ora.  E,  riverendola  caramente, 
con  tutto  lo  spirito,  mi  confermo. 


5017. 

A  VITTORIO  DA  CAVALESE  in  Trento. 
Mutinae,  VI  Kal.  Decembris  ^MDCCXLIV. 

Archivio  Soli  Muratosi  (fi.  ISibU  Est.),  Modena,  edita  [77]. 

Antequam  ad  quaestionem.  quam  mihi  proposuisti,  doctissime  pater, 
respondeam.  habeo  quod  tibi  gratuler,  nompe  elegantiam  latini  sermonis, 
quam  in  litteris  tnis  deprehendi.  Hanc  laudem,  quam  saepe  negligunt  ho- 
mines  scholasticae  theologiae  addicti.  tu  vero  eximiae  doctrinae  tuae  ut  su- 
peradderes,  enixe  curasti  ;  in  te  propterca  uti  nobile  ornamentum  suspicio. 
Te  hactenus  fateris  ab  improbando  voto  sanguinario  cohibitum,  quod  ani- 
madverteris,  sanctum  Augustinum  sensisse.  non  licere  mentiri  vel  quum 
de  propria  seu  alterius  salute  agitur.  Obstetricibus  vero  Judaeis  mortem 
potius  fuisse  tolerandam  quam  in  mendacium  incurrere,  easque.  si  hanc 
oh  caussam  vitam  dedissent,  praemium  in  coelo  fuisse  expectaturas.  Atqui 
incertum  est.  an  offìciosum  mendacium,  ubi  nomo  laeditur,  aut  salus  ali- 
cujus  quaeritur,  sit  peccatum;  quam  in  rem  patres  quosdam  commemorae. 
Ergo  Aujustinus  laudabile  censuit  mortem  oppetere  prò  re  minime  certa, 

Bpistolario  di  Lodovico  Antonio  Muratori.  —  Voi.  X.  29& 


4690  LODOVICO   ANTONIO   MUilA-TORI  [1*744- 


ad  religionem  spoetante,  Haec  si  bene  mentem  tnam  sum  assequutus,  mihi 
visa  est  sententia  tua.  Paucis  respondeo.  Non  incertnm,  sed  certum,  immo 
certissimum  fuit  s.  Angustino,  quodlibet  meadacium,  si  iocos  excipias,  esse 
peccatum  grave,  aut  saltem  veniale  :  quam  in  rem  ipse  Divinas  scripturas 
adferebat,  et  adferri  etiam  possunt  rationes  Theologiae  natwalis,  atque 
Moralis,  quibus  mendaeium  fallendi  caussa  adliibitum,  uti  ex  sua  natura 
raalum,  et  virtuti  veracitatis  oppositum,  damnatur.  Hoc  posito,  consequens 
erat,  ne  prò  salute  quidem  propria,  aut  alicuius  licere  mentiri,  et  qui,  ne 
mentiretur,  hoc  est,  ne  peccaret,  mortem  sustineret,  coelo  esse  donandam, 
Verum  ais,  minime  hoc  visum  nonnullis  patribus.  Poteras  et  addere  com- 
plures  theologos,  qui  peccatum  nullum  agnoscunt  in  euntibus  contra  mentem 
propriam  in  quibusdam  circumstantiis;  ncque  enim  censent,  tunc  j'jrqpriMm 
occurrere  mendaeium,  Sed  quid  inde?  Nunquam  consequitur,  Augustinum 
censuisse  laudabile  aut  licitum  prò  re  incerta  mori.  Immo,  id  adeo  certnm 
ei  videbatur.  ut,  quemadmodum  in  tot  aliis  casibus,  ubi  agitur  de  peccato, 
non  solum  laudabile,  sed  necesse  est  dare  vitam,  ne  peccemus:  ita  et 
mortem  eligendam  crediderit  ad  evitandum  mendaeium.  Qui  vero  seeus 
sentiebaut,  credendo  ex  impropriis  mendaciis  nullum  exurgere  peccatimi. 
ii  eerte  non  tam  hebetes  fuere,  ut  vitam  putarent  esse  in  iis  casibus 
daudara,  quam  officioso  mendacio  servare  poterant. 

Quid  autem  haec  ad  Votum  sanguinarium  faciant,  piane  non  video. 
NuUus  heic  peccati  metus,  quum  nomo  peceet,  sive  hanc  sive  illam  ample- 
ctatur  sententiara,  ac  propterea  nemini  de  evitando  peccato  restat  sollici- 
tudo.  Rursus  s.  Auguslino,  ut  alia  praeteream,  loca  saerarum  litterarum 
aderant,  quibus  sino  ullo  discrimine  mendaeium  uti  malum  damnabatur, 
et  e  quibus  is  certitudiìiem  suae  sententiae  deducebat.  At  in  casu  nostro 
quamdam  mihi  certitudiìiem  ostendas?  Nulla  e  divinis  seripturis  rite  petitur; 
immo,  apostolus  contrarium  tradere  videtur.  Nulla  ex  traditione  patrum; 
immo  haec  ex  adverso  pugnat.  Quid  plura?  Incertam  uti'amque  senten- 
tiam  hactenus  agnoverunt.  summorum  pontificum  decreta,  ut  optime  nosti, 
quanquam  uni  potius  quam  alteri  favorem  impertiant.  Sublata  autem  adeo 
evidenter  certitudine  sententiae,  hoc  unum  superest,  non  licere  prò  in- 
certo  bono  commutare  certwn  vitae  nostrae  bonum.  Hanc  servare  et  non 
prodigare,  a  Deo  iubemur,  non  autem  praefraele  sequi  hanc  aut  illam 
incertam  sententiam.  Denique  animadvertas  velim,  multum  diseriminis  in- 
tercedere inter  sententias  mere  speculativas  incertas  et  murales  incertas. 
Quameunque  e  primis  eligas  peccati  immunis  es.  At  morales  actionem 
saepe  exigunt.  Si  tutior  ac  probabilior  nobis  creditur  sententia,  in  ea 
actione  peccatum  agnoscens,  tunc  certe  ab  ea  abstinendum.  Augustinus 
autem  non  solum  probabiliorem,  sed  certiorem  arbitratus  est  sententiam 
suam;  ac  proinde  cogebatur  mendacia  illa  improbare,  et  mortem  potius  in 
necessitate   eligendam  statuere. 


-IT^-i-i]  A  NICOLA  TACOLl  4091 


Haec  babai  amantissime  pater,  quae  ad  tuas  difficultates.  tanta  modestia 
propositas,  reponerem.  Tuum  nunc  erit  decernere,  au  in  iis  sit  satis  ro- 
boris.  Restat  igitur,  ut,  quando  me  amare  eoe  piati,  amare  nnnqnam  me 
desinas.  Hoc  te  etiam  atque  etiam  rogo:  meo  enim  erga  te  amori  et  ob- 
sequio  nunquam  finis  erit.  Vale. 


5018. 

A  GIUSEPPE  PEGGI  in  Siena. 
Modena,  27  Novembre  1743. 

Akchivio  Pkgci,  Siena,  edita  [làU], 

A  me  ei'a  ben  noto  ebe  il  signor  dottoi'e  Bianchi  si  trovava  in  Ri- 
mini, ma  non  sapeva  già  che  egli  avesse  abbandonata  cotesta  lettura. 
Giacché  è  cosi,  m'immagino  che  voi  altri  signori  l'avrete  veduto  partire 
senza  lacrime,  perchè  non  m'era  ascosa  la  poca  armonia  che  passava  fra 
Ini  e  molti  di  cotesti  letterati.  Quanto  a  V.  S.  illustrissima,  son  corto 
ch'ella  egregiamente  soddisfa  al  proprio  dovere  nella  sua  cattedra.  Ma  sa- 
rebbe da  desiderare  che  trovasse  anche  qualche  argomento  da  trattare, 
per  cui  cominciare  anche  fuori  di  Siena  ad  esser  conosciuto  il  di  lei  fe- 
lice talento.  Mi  conservi  ella  il  suo  benigno  amore,  con  sicurezza  del  mio. 

Con  che,  rassegnandole  il  mio  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  S.  illu- 
strissima, etc. 


5019. 

A  NIGOLA  TAGOLI  in  Reggio. 
Modena,  30  Novembre  1744. 

Akchivio  Tacoli,  Modena. 

Se  V.  S.  illustrissima  m'iuvierà  la  nuova  sua  Raccolta  che  è  ben 
cresciuta  assaissimo,  io  procurerò  di  rubar  del  tempo  alle  mie  occupazioni 
per  leggere,  ed  esaminare,  questa  sua  fatica,  per  cui  le  resteranno,  a  mio 
credei-e,  obbligati  i  suoi  concittadini. 

E  qui,  rinnovando  le  proteste  del  mio  ossequio,  mi  confermo,  di 
V.  S.  illustrissima. 


4G92  LODOVICO   ANTONIO   MUHATOEI  [1*744- 


5020. 

A  DOMENICO  BRIGHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  1  Dicembre  1744. 

B.  Biblioteca  Biccaboiana,  Firenze,  edita  [245]. 

Qualche  posata  dovette  certamente  fare  il  foglio  mio,  a  cui  V.  S.  il- 
lustrissima coir  ultimo  suo  a  me  pervenuto,  risponde.  Le  finezze  da  lei 
compartite  al  padre  Tori  erano  già  state  da  lui  notificate  al  signor  suo 
padre,  che  è  qui  uno  dei  ministri  camerali.  Conosco  ch'ella  è  mirabile  in 
tutto,  quando  si  tratta  di  favorir  me,  e  comprendo  sempre  più  quanto  sia 
la  di  lei  attività  negli  affari.  Se  il  buon  religioso  (e  l'ho  udito  con  di- 
spiacere non  meno  io  che  il  degnissimo  suo  padre)  non  ha  soddisfatto 
a'  suoi  doveri  con  lei,  non  me  ne  maraviglio,  perchè  essi  religiosi  tutti  dati 
a  Dio,  non  istudiano  molto  il  rituale  de'  secolari.  Sarà  egli  stato  occupato 
in  visite  più  alte.  Ora  io  sommamente  ringrazio  la  di  lei  bontà,  per  tutti 
i  favori  a  lui  compartiti,  e  la  prego  di  portare  i  miei  più  divoti  ringra- 
ziamenti anche  al  signor  marchese  reggente  Cavallo,  che,  anche  senza  es- 
sere pregato,  mi  fa  godere  tante  grazie.  L'aver  ella  poi  promesso  il  Pa- 
raguay  al  padre  Guarini  con  lettera  si  ben  concepita,  è  stato  un  bello,  e 
spero  anche  utile  ripiego  della  di  lei  prudenza.  Ma  per  conto  dei  tomi, 
Dio  sa  quando  mai  si  potranno  inviare,  per  tanti  torbidi  che  sono  in  volta. 
Pazienza,  nondimeno  !  Verrà  ben  quel  dì  !  Intanto  mi  son  rallegrato  non 
poco  perch'olla  abbia  trovato  il  nostro  signor  Bertolani,  abbia  concertato 
seco  la  legatura  de' libri,  e  sopi'atutto  m'è  stato  caro  l'intendere,  ch'egli 
darà  il  conto  del  mio  debito,  e  che  si  troverà  maniera  ch'io  paghi  qui, 
perchè  mi  esenterà  da  imbrogli,  a'  quali  io  son  disadatto,  e  poco  tempo  ho 
da  pensare.  Quanto  al  dottor  Soli  mio  nipote,  altro  non  ho  che  dire,  se 
non  che  le  resto  tenuto,  perchè  vada  rinfrescando  la  memoria  di  questo 
affare  al  signor  abate  Croce.  Sarà  quel  che  Dio  vorrà  !  Ha  ella  fatto 
quanto  era  in  sua  mano.  Staremo  a  vedere  a  chi  toccherà  la  palma.  Nel 
signor  abate  spero  buon  volere,  ma  Dio  sa  se  in  lui  sarà  tutto  il  potere  ! 
Mi  dice  ella  di  un  suo  fratello  [Luigi]  alfiere  nel  reggimento  di  Sicilia 
del  re  sardo.  Noi  aspettiara  qui  un  battaglione  d'esso  reggimento.  Sarebbe 
curiosa  cosa  che  anch' egli  qua  comparisse.  Lo  saprà  ella  a  suo   tempo. 

Giacche  V.  S.  illustrissima,  e  il  sempre  da  me  riverito  e  sempre  amato 
signor  marchese  reggente,  avete  la  pazienza  di  leggere  il  tomo  I  delle  An- 
tichità Estensi,  la  prego  di  osservare  ch'io  non  ho  detto  assertivamente 
che  i  marchesi  estensi  vengano  dagli  Adalberti  di  Toscana.  Ho  solamente 
rapportato  le  mie  conietture,  e  nell'albero  ho,  con  dei  punti,  interrotta  la 


-l'74'4]  A   DOMENICO  BRICHIRRI  COf.OMni  4093 


linea.  Nelle  tenebre  si  fa  conto  di  quel  poco  lume  che  si  può  avere.  Se 
avessi  potuto  pescare  negli  archivi  di  Firenze,  forse  si  sarebbe  trovalo 
qualche  figlio  di  Lamberto  o  di  Guido,  figli  d'Adalberto  il  ricco.  Il  di- 
ploma con  cui  Federigo  I  investi  delle  Marche,  di  Milano  e  Genova  è 
documento  certo.  Nelle  Antichità  Italiane  ho  provato  che  Azzo,  suo  avolo, 
signoreggiò  in  Milano.  Potè  far  lo  stesso  in  Genova,  la  qual  certo  non  era 
peranche  repubblica  nel  secolo  XI.  Allora  tutte  le  città  erano  sottoposle 
ad  nn  conte,  ed  i  conti  ad  un  marchese. 

Nulla  ho  trovato  intorno  all'origine  de' marchesi  di  Monferrato.  Le 
memorie  son  perdute  :  cosi  noi  ci  troviamo  nel  buio  per  conto  de'  marchesi 
di  Saluzzo,  e  del  Carretto,  de' quali  si  contano  favole,  come  ancora  d'altri 
principi.  È  un  gran  che  il  trovarsi  gli  Estensi  sempre  marchesi  fin  dove 
si  può  arrivar  con  sicurezza. 

Appena  ho  cominciato  a  leggere  il  tomo  I  del  Bingham,  e  però  non 
posso  ben  giudicare.  Veggo  solamente  ch'egli  va  copiando  il  Thomassin, 
e  mai  noi  cita.  Con  dispiacere  intendo  i  sinistri  eventi  del  signor  Gaspari. 
E  arrivato  qaa  il  signor  gran  cancelliere  Cristiani.  Non  l'ho  finora  po- 
tuto vedere,  tanto  è  affollato  d'affari.  Se  potrò  parlargli,  gliel  voglio  ben 
mettere  davanti.  Né  certo  dimenticherò  di  parlargli  anche  del  di  lei  signor 
padre.  Dovrebbe  egli  ingegnarsi  col  futuro  arcivescovo  di  Salisburgo.  Da 
Roma  mi  scrissero  che  monsignor  di  Thun  voleva  correre  a  quel  rumore, 
ma  costi  la  date  vinta  a  monsignor  di  Trausson.  Chiunque  sarà  potrebbe 
aver  bisogno  di  un  segretario.  La  prego  di  riverirlo  caramente  in  mio  nome. 

Non  posso  ritirar  la  spedizione  fatta  al  signor  Brucker  del  Voto  San- 
guinario.  Quando  nulla  s'abbia  da  lui,  e  si  aprisse  a  lei  la  strada  per  la 
ristampa,  non  mancherei  di  somministrare  a  lei  i  lumi  occorrenti. 

Tanto  è  lontano  che  il  signor  principe  di  Lobkowitz  pensi  più  per 
ora  al  regno  di  Napoli,  che  ha  più  d'un  mese  ch'egli  battè  la  ritirata,  e 
ripassò  il  Tevere.  Le  ultime  lettere  il  davano  su  quel  di  Perugia,  intento 
a  fare  slargar  le  strade  per  tornare  in  Romagna,  valendosi  della  via  di 
mezzo  appellata  del  Furio.  Gli  spagnuoli,  che  si  fan  superiori  a  lui  di 
numero,  ma  non  di  cavalleria,  gli  teneano  dietro.  Ad  essi  è  riuscito  di 
cogliere  in  Nocera  il  conte  Soro,  e  di  farlo  pi'igione  con  700  nomini.  Noi 
slam  qui  in  agitazione  per  timore  che  questo  temporale  ci  torni  addosso. 
Varie  apparenze,  nondimeno,  ci  sono  che  possa  tornai*e  a  Kimini  per  im- 
pedire in  quello  stretto  il  passaggio  ai  nemici.  Ella  saprà  che  i  franzesi 
sono  affatto  usciti  dalla  valle  di  Demont:  glorioso  è  per  tutti  i  versi  il 
re  di  Sardegna.  Qui  s'è  cantato  il  Te  Deum. 

Ho  poi  parlato  col  signor  gran  cancelliere  del  signor  di  lei  padre. 
Mi  ha  detto  che  ha  scritto  in  suo  favore,  ed  ha  mostrata  buona  inten- 
zione per  lui,  se  non  che  stima  che  avrà  più  forza  chi  ha  le  raccoman- 
dazioni costi.  L'ho  assicurato  del  sapere  e  dell'onoratezza,  e,  se  potrà  aiu- 


4694  LODOVICO  ANTONIO  MURATORI  [l'7'44- 


tare,  lo  farà.  Similmente  gli  ho  discorso  dei  meriti  e  delle  sventure  del 
signor  Gaspari,  pregandolo  d' averne  memoria  in  caso  di  qualche  apertura. 
Siamo  restati  che  gliene  dia  il  nome  in  iscritto.  Confesso  che  de"  12  se- 
gretari che  ha  sotto  di  sé,  pochi  sono  di  gran  levatura.  Chi  sa?  Questo 
signor  conte  fa  meraviglie  nel  suo  impiego,  è  amato  da  ognuno. 

S'ella  potesse  trovar  maniera  di  fare  scrivere  al  signor  conte  Gia- 
como Molza  capitano  de' granatieri,  che  portò  seco  il  Paraguay  con  altro 
libro,  senza  che  mai  l'abbia  inviato  a  lei,  io  cercherei  conto  del  suo  reg- 
gimento per  farglielo  sapere.  Gran  vergogna,  dopo  tante  promesse,  l'avermi 
finora  burlato.  Anche  stamane  ha  parlato  col  ministro  per  la  di  lei  ri- 
compensa. Mi  ha  dato  le  più  belle  parole  del  mondo,  tuttavia  sempre  temo 
di  restar  deluso.  Ella  mi  conservi  il  suo  amore,  con  sicurezza  del  mio,  etc. 

5021. 

A  LODOVICO  VINCENZO  BRICHIERI  COLOMBI*  in  Bologna. 
Modena,  1  Dicembre  1744. 

E.  Biblioteca  Kiccardiana,  Firenze,  edita  [243]. 

Al  signor  Domenico  Brichieri  fratello  di  V.  P.,  e  mio  singolare  amico 
vo  io  debitore  di  fiorini  IG,  54.  So  che  i  sedici  fanno  4  unghei'i,  ma  non 
so  che  si  voglia  dire  quel  54.  Eccomi  dunque  a  pregarla  di  lume  intorno  a 
questo,  giacché  pel  resto  mi  vien  supposto  che  1'  unghero  vaglia  costi  20 
paoli.  A  conto  di  questo  mio  debito,  il  sig.  Paolo  Febrari  che  fa  i  calzetti 
a  telaio  nella  piazzetta  vicina  al  palazzo  del  pubblico,  le  dee  già  aver  pa- 
gato paoli  35.  Altri  due  filippi  susseguentemente  le  avea  da  pagare.  Se  ha 
ricevuto  questo  danaro,  mi  significhi  a  quanti  paoli  ascenda  il  resto,  ac- 
ciochè  io  possa  pienamente  soddisfare.  Con  tal  congiuntura  mi  offro  tutto 
ai  di  lei  servigi,  e,  sospirando  le  occasioni  di  ubbidirla,  con  vero  ossequio, 
mi  protesto,  etc. 

5022. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  1  Dicembre  1744. 

Biblioteca  Comunale,  Piacenza. 

Vi  siete  voi  altri  signori  romani  sgravati  del  mal  tempo  addosso  agli 
altri,  ed  ora  state  tranquillamente   mirando   dal   lido    le   tempeste    altrui. 


*  Di  questo  corrispondente  non  si  hanno  responsive  in  Archivio   Soli  Muratori 
(R.  Bibl.  Est.). 


1*744]  AD    ALESSANDRO  GIUSEPPE    CHIAPPINI  4C95 


Noi  avevamo  avnta  la  nostra  parte  e  sarebbe  una   crudeltà  il  replicar  la 
dose.  E  pure  siamo  in  continuo  pericolo  e  timore. 

Vero  è  che  questi  signori  forestieri  van  credendo  che  il  principe 
passerà  per  la  strada  del  Furio,  e  andrà  a  postarsi  ne' già  abbandonati 
posti  della  Romagna.  Certo  gli  spagnuoli  non  han  che  fare  in  queste  parti, 
come  anche  V.  S.  reverendissima  riflette.  Se  anche  le  processioni  volessero 
passare  in  Toscana,  ci  farebbero  un  buon  servigio.  Intanto,  di  qua  si  son 
mandate  molte  carra  di  biada  a  Bologna.  Carpi  è  piena  di  tedeschi.  Da 
Imola  scrivono  che  quella  cittadina  era  piena  di  austriaci.  Saran  coloro 
che  conducevano  il  bagaglio.  Temiamo  ancor  noi  di  due  reggimenti  di 
cavalleria  sarda. 

Da  Vienna  mi  scrivono  che  si  era  con  qualche  timore,  che  i  fran- 
zesi  potessero  tentare  il  Tirolo  per  aprirsi  una  strada  in  Italia.  Che  la 
regina  aveva  inviati  due  reggimenti  in  Salisburgo,  e  si  sperava  che 
monsignor  di  Trausson  avrebbe  quella  ricca  mitra.  Braunau  fu  abbando- 
nato. I  franzesi  decantavano  di  voler  fare  l'assedio  di  Ingolstadt.  Pareva 
che  avesse  d' andar  ordine  a  i  tre  castelli  di  Friburgo  di  rendersi,  per 
salvare  le  guarnigioni. 

Quanto  al  prussiano,  andava  saltellando  per  ischivare  una  battaglia, 
sperando  che  l'imperatore  obbligherebbe  il  principe  Carlo  a  sminuire  il 
suo  corpo  per  difendere  l'Austria. 

Le  apparenze  erano,  che  esso  imperatore  meditasse  di  assediar  Pas- 
savia. Ma  il  verno  è  venuto. 

Son  certo  anch'io  che  costi  non  sarà  stata  se  non  disapprovata  la 
procedura  del  personaggio  consaputo.  Staremo  a  vedere  s'egli  ritornerà 
dopo  Pasqua.  Per  ora  egli  sembra  disposto  a  tal  viaggio.  Ma  intanto  pos- 
sono nascere  de*  contrattempi. 

Abbiamo  qui  per  pochi  giorni  il  signor  gran  cancelliere  Cristiani 
con  ottima  ciera. 

Si  sa  ch'egli  s'è  guadagnata  tutta  la  stima  e  l'amore  di  Milano.  La 
regina  e  il  signor  principe  sono  ben  .soddisfatti  di  lui.  Voglia  Dio  che  noi 
non  mutiamo  mai  amministratore  nelle  nostre  disgrazie. 

Gran  fortuna,  gran  gloria  del  re  sardo  che  ha  cacciato  fuor  del  Pie- 
monte tutti  i  gallispani.  Probabilmente  gli  spagnuoli  sono  mal  soddisfatti 
de'  franzesi. 

Attendete  a  ristorare  iì  povero  Lazio.  Finalmente  il  re  di  Napoli  ha 
mostrata  qualche  gratitudine  a  Velletri.  N.  S.  ha  mandato  alla  nipote  in 
Bologna  il  regalo  fattogli  da  esso  re. 

Con  rassegnarle  il  mio  ossequio,  mi  raffermo,  di  V.  S.  reverendissima. 


4696  LODOVICO   ANTONIO    MURATOttl  [IT'-i-d:- 


5023. 

A  GIAN  GRISOSTOMO  TROMBELLI  in  Bologna. 
Modena,  2  Dicembre  1744. 

Biblioteca  Universitaiiia,  Bologna,  edita  [189]. 

Bella  orazione  eh' è  quella  del  reverendo  abate  Scarselli,  nobile  la 
sua  latinità,  e  le  lodi  sostanziali  e  non  ideali  del  nostro  santo  padre,  ben 
rappresentate  da  un  bolognese.  Ringrazio  V.  S.  reverendissima  perchè  me 
l'abbia  fatta  avere  e  perchè  suppongo  che  l'autore  sia  tuttavia  in  Roma 
prego  la  di  lei  bontà,  che,  in  occasione  di  scrivergli,  porti  a  lui  non  meno 
i  miei  più  vivi  ringraziamenti,  che  le  mie  sincere  congratulazioni  per 
questo  suo  componimento. 

E  assai  che  ella  trovi  memorie  del  1100  pel  suo  argomento.  Sa  ella 
cosi  ben  maneggiar  la  critica,  che  non  le  sarà  difficile  il  separar  la  verità 
dalle  favole.  Una  gran  verità  è,  che  io  sono,  e  sarò  sempre,  con  tutto 
l'ossequio,  di  V.  S,  reverendissima. 


5024. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  4  Dicembre  1744. 

Aechivio  Soli  Muratosi  {  R,  Bibl.  Est.),  Modena. 

Cento  anni  pareva  a  me,  che  io  fossi  privo  de  i  benignissimi  carat- 
teri di  V.  E.,  ed  ieri,  in  iscrivendo  a  monsignor  Livizzani,  gliene  avea 
dato  un  tocco.  Ma  ecco  sopravvenire  uno  con  somma  mia  consolazione,  per 
cui  sommamente  la  ringrazio.  Volea  io  appunto  scriverle,  che  son  giunti 
i  quattro  tomi  dell'  insigne  opera  pontifizia,  che  saranno  un  monumento 
prezioso  aggiunto  alla  sopra  modo  clementissima  lettera  di  N.  S.  che  io 
terrò  sempre,  finché  vivere,  in  venerazione,  siccome  un  nuovo  attestato  del- 
l' impareggiabil  bontà,  che  ha  anche  per  questo  si  basso  suo  servo  la  san- 
tità sua.  Se  mai  si  presentasse  occasione  a  V.  E.  di  baciare  in  mio  nome 
i  sacri  piedi,  e  di  rendere  le  più  umili  grazie  a  si  gi'an  benefattoi'e,  la 
pregarci  di  aggiungere,  che  ho  trovata  questa  edizione  sommamente  bella, 
e  cosa  da  re.  Ohe  quantunque  io  avessi  letta  buona  parte  della  prima 
edizione,  pure  ho  cominciato  a  rileggere  ancor  questa  con  quel  piacere, 
che  si  ritrae  dal  vedere  congiunta  insieme  tanta  erudizione,  tanto  giudizio, 
tanta  modestia.  Ma,  sopratutto,  vo  gustando  le  giunte,  e  veggo  saltar  fuori 


-IT*-!-*]  A    FORTUNATO   TAMBURINI  4G97 

cose  nuove,  e  libri  non  citati  nell'altra  edizione.  Spezialmente  con  gusto 
ho  letto  quanto  la  S.  V.  ha  proposto  con  tanto  discernimento  intorno  alla 
diminuzione  delle  feste,  con  aver  aperto  un  bel  campo  a  chi  vorrà  profit- 
tare in  benefizio  de'  poverelli.  Ne  farò  ben  menzione  nel  mio  trattatello, 
che  è  costì,  se  pure  potrà  un  giorno  vedere  la  Ince.  A  questa  grand' opera, 
se  si  aggiungeranno  le  notificazioni,  e  tante  altre  utili  fatture  del  santo 
padre,  avremo  una  bella  biblioteca,  di  cui  i  professori  dell*  erudizione  ec- 
clesiastica, i  vescovi,  i  parrochi,  eie.  sovente  si  serviranno. 

Per  conto  della  suddetta  mia  operetta,  starò,  attendendo  i  decreti  di 
chi  può  esserne  migliore  giudice  d'ognuno,  e  ad  essi  io  mi  confermerò  con 
tutta  sommissione.  Per  la  cura,  e  fatica,  che  se  ne  prende  V.  E.  il  signore 
Dio  la  rimeriti. 

Tutti  noi  desideriamo,  che  si  rimetta  in  sanità  il  signor  Bendigli, 
perchè  è  buon  mobile  pe'  nostri  paesi.  Di  grazia,  gli  faccia  dimandare  se 
dal  signor  abbate  Paluzzi  abbia  poi  ricevuta  quella  mia  scrittura. 

Venga  il  giubileo.  Ci  sarà  ben  caro.  Ma  voglia  Dio  che  se  ne  cavi 
l'eiFetto  desiderato  dal  santo  padre.  Ne  abbiam  ben  bisogno.  Cominciano 
ad  arrivar  qua  a  folla  uflBziali,  cavalli,  malati,  carrette  e  tutto  per  flagel- 
lai'ci.  Temiamo  ancora  d'aver  uuo  o  due  reggimenti  di  cavalleria.  Intanto, 
s' intende,  che  gli  spagnuoli  si  fermeranno  in  Foligno,  Assisi,  etc.  Gli  altri 
si  va  credendo,  che  verran  verso  le  tre  legazioni.  Guai  se  toccassero  a 
noi  poveretti,  aggravati  con  contribuzioni  di  danaro,  foraggi,  legna,  al- 
loggi, regali,  e  tanti  altri  pesi.  Abbiam  saputo  le  furfantei'ie  fatte  non 
meno  in  cotesto  vicinanze  in  Orvieto,  etc.  da  gli  uni,  e  in  Nocera  da  gli 
altri.  Dio  ci  dia  la  pace.  Pare  che  iu  Boemia  vadino  male  gli  aflfari  del 
prussiano. 

Quasi  dimenticava  io  di  dire,  che  V.  E.  ha  voluto  eccedere  in  libe- 
ralità nel  mandarmi  i  suddetti  tomi,  coli' aver  voluto  a  sue  spese  tutto  il 
porto  d'essi.  Ne  ho  rossore.  Altro  non  posso  fare,  che  ringraziarla  per 
questo  nuovo  atto  dell'  animo  suo  generoso.  Con  essi  tomi  ho  trovato  il 
Pfaffìo.  Per  questo  ancora  la  ringrazio.  A  suo  tempo  lo  rimanderò  con 
gli  altri. 

Si  va  parlando  della  riforma  del  Breviario.  Mi  dica  di  grazia  se  tal 
voce  ha  sussistenza.  Han  detto  di  ridur  tutto  alle  ferie  colla  sola  terza 
lezione  de  Santi. 

Molto  veramente  ha  perduto  questo  monasterio  colla  morte  del  padre 
priore.  Suo  fratello  il  rimpiazzerà.  E  qui,  col  bacio  della  sacra  porpora, 
ratifico  il  mio  inviolabil  ossequio,  e  mi  ricordo,  di  V.  E. 


4G98  LODOVICO   ANTONIO   MUEATOBI  [17'44.- 


5025. 

AD  ANGELO  CALOGERÀ  in  Venezia. 
Modena,  9  Novembre  1744. 

Biblioteca  Imperiale,  Pietroburgo. 

A  me  sarà  ben  caro  il  tomo  XXXI  della  Raccolta  di  V.  P.  Non  me- 
ritava quella  bagatella  questo  dono.  Però  tanto  più  ne  resto  tenuto  a  chi 
mi  favorisce.  Con  tal  congiuntura  la  prego  d' inviarmi  ancora  i  tomi  28, 
29  e  30  che  mi  mancano,  coli'  avviso  del  loro  prezzo,  acciocché  io  possa 
ordinare  costi  il  pagamento.  Mi  rallegro  intanto  con  esso  lei,  perchè  la 
dormigliosa  Italia  le  vada  somministrando  tanti  materiali  per  la  conti- 
nuazione della  sua  fabbrica. 

Per  le  materie  liturgiche,  non  so  dire  finora,  quai  libri  occorressero 
al  mio  bisogno,  oltre  a  quelli  che  ho.  Se  ne  bramassi  alcuno,  mi  prevarrò 
ben  volentieri  delle  generose  esibizioni  di  V.  P.  Se  sapesse  ella  indicarmi 
calendarj  antichi  del  secolo  IX  e  X,  gliene  avrei  molta  obbligazione. 

Pregandola  di  conservarmi  il  suo  benigno  amore,  con  assicurarla  del 
mio,  di  tutto  cuore,  mi  ricordo,  di  V.  P. 


5026. 

A  GUIDO  BENTIVOGLIO  D'ARAGONA  *  in  Ferrara. 

Modena,  10  Dicembre  1744. 

BaoooIiTA  Mcohi,  Milano. 

Era  anch'  io  preventivamente  assai  informato  de'  motivi,  che  han 
finalmente  indotta  V.  E.  a  licenziare  il  signor  Caldari,  cioè  d'uno  spirito 
alquanto  caldo  e  sprezzante,  che  non  ben  conviene  a  chi  è  posto  al  ser- 
vizio altrui.  E  però  non  mi  son  punto  meravigliato  della  sua  disgrazia. 
Solamente  potrebbe  darsi  eh'  egli  non  avesse  il  reato  d' infedeltà,  che  è 
un  punto  molto  delicato,  se  pure  l' E.  V.,  oltre  a  i  sospetti,  non  avesse 
delle  buone  pruove  in  mano.  Comunque  sia,  egli  è  fuori  del  di  lei  servizio, 
né  so  credere,  che  possa  volgersi  a  questa  parte,  perchè  qui  non  e'  è  pa- 
scolo per  lui,  e  se  mai  ricorresse  a  me,  il  che  non  credo,  non  avendomi 
egli  mai  scritto,  da  che  entrò  al  di  lei  servizio,   nulla  potrei  o  vorrei  fare 


*  La  lettera  manca  di  indirizzo,  ma  è  diretta  a  Guido  Bentivoglio  d'Aragona. 
Cfr.  lett.  3948. 


-l'?^^]  A   CESARE    F RASSODI  4<>99 


per  Ini,  perchè  se  non  ha  saputo  conservarsi  la  tanto  riguardevole  ed 
utile  di  lei  padronanza,  temerei  lo  stesso,  se  passasse  in  altra  casa.  Come 
dissi,  qni  non  e'  è  luogo  per  lui  :  ma  se  mai  o  qni  o  da  altra  parte  io 
fossi  richiesto,  ho  assai  capite  le  convenienze  dovute  a  V.  E.,  né  man- 
cherò di  prevalermene. 

La  benigna  fidanza  poi.  eh'  ella  per  sua  bontà  ha  nella  mia  persona, 
per  trovarle  altro  segretario,  tanto  più  rende  sensibile  a  me  il  dispiacere 
del  non  aver  trovato,  e  forse  di  non  poter  trovare  snggetto  a  proposito 
per  questo  ministero.  Chi  ha  abilità,  è  già  dato  alla  medicina,  o  alla  Ipgge, 
o  è  prete. 

Con  tuttociò,  non  ommetterò  diligenze  per  questo,  e  ne  avea  parlato 
al  signor  commissario  Corradi.  Sia  certa  V.  E.  che  stimerò  sempre  mia 
gran  fortuna  il  poter  eseguire  i  di  lei  venerati  comandamenti.  E  qui,  coi 
sentimenti  del  maggiore  ossequio,  mi  rassegno,  di  V.  E. 


5027. 

A  NICOLA   TACOLI  in  Reggio. 
Modena,  10  Dicembre  1744. 

Archivio  Tacoli,  Modena. 

Mi  è  stato  fatto  il  pagamento  del  poco  che  V.  S.  illustrissima  andava 
debitore,  pel  resto  de  i  Dizionari.  Ho  anche  ricevuto  il  di  lei  grosso 
manoscritto,  e  mi  son  subito  applicato  a  leggerlo.  Per  tutta  la  settimana 
ventura  spero  d'averne  compiuta  la  lettura,  essendo  arrivato  in  tempo,  che 
ho  libera  la  sera  per  esso.  Serva  la  presente  mia  per  sicurezza  a  lei,  che 
l'opera  è  venuta,  e  ch'io  sono,  e  sarò  sempre  con  tutto  l'ossequio,  di  V.  S. 
illustrissima. 

5028. 

A  CESARE  FRASSONI  in  Finale. 
Modena,  11  Dicembre  1744. 

Archivio  Soli  Muratori  {  R.  Bibl.  £<(.).  Modena. 

Saggia  è  stata  la  risoluzione  di  voi  altri  signori  di  volere  risuscitare 
l'estinta  vostra  accademia  dei  Fluttuanti,  senza  limosinarne  da  altre  parti 
una  nuova.  Quando  a  V.  S.  illustrissima  piacerà,  mi  metta  pure  nel  ruolo 
della  medesima.  Farò  due  righe  d' approvazione  in  latino  ;  ma  ora  mi 
truovo  si  occupato,  che  non  posso.  Quanto  al  memoriale,  non  so  che  dirle 
per  ora.  Convien  prima  scandagliare  il  paese,  cioè,  intendere  da  chi  è  più 


4700  LODOVICO   ANTONIO   MUIIATORI  [1>744._ 

pratico  di  me,  se  sia  dimanda  da  fare.  Che  grazie  poi  si  potessero  aspet- 
tare, noi  so  immaginare.  In  quelle  parti  non  si  dispensano  che  indulgenze. 
Scriverò  a  Roma,  e  saprò  dirle  qual  sia  il  loro  sentimento.  Intanto,  con 
tutto  lo  spirito,  mi  ricordo,  di  V.  S.  illustrissima. 


5029. 

A  LUC  ANTONIO  GENTILI  in  Sinigaglia. 
Modena,  14  Dicembre  1744. 

Edita  [108]. 

Vedrà  V.  S.  nell' inchiusa  quel  tanto,  che  ho  creduto  bene  di  rispon- 
dere al  signor  abate  Marianelli,  cui  ella  pregherà,  in  mio  nome,  di  perdo- 
narmi, se  non  avessi  pienamente  incontrato  nel  suo  genio.  Quanto  a  me, 
credo,  ch'egli  farà  sempre  meglio,  accomodandosi  al  desiderio  di  chi  l'ha 
condotto. 

Allorché  fu  scritta  la  lettera  di  V.  S.  m'immagino,  che  non  si  fosse 
per  anche  veduto  in  cotesto  parti  il  flagello,  che  sentiamo  calato  per 
la  via  del  Furio.  Se  voi  altri  ne  siete  in  pena,  non  ne  siamo  meno  noi 
altri,  temendo  che  venga  a  terminar  la  tempesta  sopra  i  nostri  campi.  Di 
grazia,  mi  avvisi,  quali  apparenze  vi  sieno  in  cotesto  parti,  credendosi, 
che  gli  austriaci  non  sieno  per  fermarsi  in  cotesto  stretto  paese,  e  se  vi 
sia  sentore,  che  gli  spagnuoli  pensino  a  passare  di  qua  dell'Appennino, 
perchè,  ciò  succedendo,  crescerebbono  i  malanni. 

Rallegrandomi,  intanto,  del  di  lei  bene  stare,  e  della  memoria,  che 
conserva  di  me,  con  tutto  lo  spirito,  mi  protesto,  di  V.  S. 


5030. 

A  GIAN'ANGELO   SERRA*  in  Cesena. 
Modena,  15  Dicembre  1744. 

Edita  [108]. 

Molto  Rev."  Padre  Sig.'  V:"  Col.mo. 

Solamente  ora  ho  potuto  leggere  il  trattato  delle  Controversie  Oratorie 
composto  da  V.  P.,  di  cui  ella  con  tanta  bontà  mi  ha  favorito,  e  per  cui 


*  Di  questo  corrispondente  non  si  hanno  responsive  in  Archivio   Soli   Muratori 
(R.  Bibl.  Est). 


-17*44]  A  GIAN   FBANOESCO    MU8ELLI  47Ul 


le  rendo  mille  grazie.  Ho  veduto  come  ella  abbia  sminuzzato  ai  signori 
avvocati  quello  che  si  avrebbe  a  fare  per  trattar  con  profitto,  e  decoro 
le  cause.  Ma  assai  temo,  che  i  nostri  signori  loggiati  vogliano  prevalersi 
di  sì  utili  avvertimenti,  e  che  abbia  a  succedere  all'opera  sua,  quel  che 
è  avvenuto  al  mio  trattato  Dei  difetti  della  Giurisprudenza.  Quello  gli  ha 
ben  fatto  gridare,  ma  niutio,  credo  io,  che  siasi  emendato,  o  sia  per  emen- 
darsi. Sono  usati  al  lor  fare,  e,  contenti  di  questo,  non  curano  punto  chi 
vuol  loro  predicare  un  miglior  cammino.  A  buon  conto,  ella  ha  accennato 
i  fonti.  86  non  vorranno  bere,  sarà  lor  colpa.  Veggo  poi  che  V.  P.  me- 
dita altre  fatiche,  e  mi  rallegro  con  lei,  perchè  sì  utilmente  impieghi  il 
suo  tempo  per  insegnare  ad  altri  quello  che  mi  vien  detto  non  poter  ella 
praticare  per  la  sua  debole  complessione.  Con  quelle  lodevoli  applicazioni 
vegga  ella  di  custodire  ben  quelle  forze  di  sanità  che  le  restano,  per  poterle 
lungamente  impiegare  a'  vantaggi  del  pubblico;  e  qui,  pregandola  di  conti- 
nuarmi il  suo  amore,  e  di  comandarmi,  resto,  col  rinnovar  le  proteste  del 
mio  ossequio,  di  V.  P.  molto  reverenda. 


5031. 

A  GIAN  FRANCESCO  MUSELLI  in  Verona. 
Modena,  17  Dicembre  1744. 

Architio  Capitolare,  Verona,  edita  [215]. 

Veggo  il  bel  genio,  ammiro  il  felice  talento  del  signor  Torelli  *  [  Giu- 
seppe] che,  giovane,  sa  tanto,  e  di  tante  cose;  e  però  prometta  assaissimo. 
Gli  rispondo  oggi,  che  volontieri  somministrerò  quelle  poche  lettere,  che 
ho  del  signor  Leibnizio,  dispiacendomi  solo,  che  non  siano  cose  rare,  e 
che  io  debba  farle  trascrivere  non  potendo  per  varj  riguardi  inviar  gli 
originali.  Così  sarà  anche  V.  S,  illustrissima  ubbidita. 

La  prego  di  ricordarmi  servitore  al  signor  marchese  Maffei,  con  dirgli 
che  ho  letto  cun  singoiar  piacere  Y  ultimo  suo  trattato.  Non  si  potea  trat- 
tar con  più  fondo  ed  erudizione  quello  spinoso  argomento.  Ha  ragione,  e 
gliela  daran  tutti  i  saggi.  So  che  molti  gridano,  e  grideranno  ;  ma  in  fine, 
0  non  oseran  di  rispondere,  o,  rispondendo,  faran  battaglia  uelTaria,  e 
nulla  guadagneranno.  Me  ne  rallegro  con  lui.  Ho  osservato  che  egli  non 
appruova  il  dar  frumento  a  spetta  a  i  contadini  con  qualche  frutto.  Egli 
fa  conto  che  essi  entrino  nella  classe  de' poveri;  ma  hanno  capitali  di 
bestiami,  sementi,  etc.  E  i  principi  non  li  tengono  per  tali,  sottoponendoli 


*  Sue  lettere  in  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bihl.  Est.  ),  n.**  5  da  Padova,   Ve- 
rona, 1743- '45. 


4702  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [1*744- 

a  certi  tributi.  Ma  quand'anche  si  vogliano  poveri,  chi  darà  lor  da  man- 
giare in  tempo  li  carestia,  quando  i  padrcni  non  possano?  Niuno,  pur- 
troppo, quando  non  vi  sieno  mercanti  di  grano,  che  guadagnino  qualche 
cosa  per  dover  aspettare  il  danaro.  Converrà  loro  vendere  le  lor  bestie, 
e  ridursi  in  misero  stato.  Qui  v'erano  mercanti  di  grano.  Ne  davano  a 
centinaia  e  migliaia  di  famiglie  a  spetta.  Tante  trappole  e  difficultà  s'in- 
ventarono qui  che,  dismisero  tal  mercimonio.  Venne  carestia,  moriva  di 
fame  quella  gente,  niuno  loro  ne  dava.  Il  men  male,  in  paragone  del 
maggior  male,  diventa  un  bene. 

Pregandola  di  conservarmi  il  suo  stimatissimo  amore,  con  tutto  l'os- 
sequio, mi  confermo,  di  V.  S.  illustrissima  e  reverendissima. 


5032. 

A  GIAN  PAOLO  SIMONE  BIANCHI  in  Rimini. 
Modena,  18  Dicembre  1744. 

BiBLioTXCA  Gambalunghiana,   Bimini,  edita  [204]. 

Adunque  V.  S.  illustrissima  è  tornata  alla  quiete  della  patria.  Da 
Siena  mi  fu  scritta  questa  nuova,  e  alquanto  me  ne  maravigliai,  perchè 
sperava,  ch'ella  di  colà  avesse  da  passare  a  Pisa.  Ma  finalmente  il  tro- 
varsi fra'  suoi,  e  lungi  da  quel  paese  dove  so  che  molti  cozzavano  con 
lei,  lo  reputo  anch'io  guadagno.  Voglio  credere  che  si  sarà  ricordata  la 
sua  patria  di  quelle  esibizioni  che  le  fece  per  ritenerla  dal  partire. 

Lascierò  io  che  i  signori  Sanesi  difendano,  se  possono,  il  lor  Botanico, 
perchè  a  me  poco  importa.  Vorrei  bensì  che  queste  armi  straniere  ci  la- 
sciassero in  pace  e  che  appunto  venisse  la  pace  per  farli  tornare  a  casa 
loro.  Compatisco  il  presente  vostro  stato.  Se  sarà  vero  che  Faenza  abbia 
da  avere  il  quartier  generale,  probabilmente  dovreste  essere  sollevati. 
Certamente  gli  spagnuoli  non  vogliono  passar  l'Appennino.  Ma  noi  facciam 
de  i  conti  che  spesso  non  battono.  Qui  noi  non  abbiamo  armati,  e  pur 
siam  tuttodì  tormentati  da  alloggi,  passaggi,  contribuzioni  di  denaro,  fo- 
raggi, legna,  etc. 

Quando  sarà  venuta  la  buona  stagione,  si  ricordi  V.  S.  illustrissima 
di  studiar  bene  in  cotesto  mare.  Le  augurerei  per  questo  un  mecenate. 
Ma  ora  dove  son  questi?  In  altri  paesi  s'ha  il  comodo  di  far  delle  spe- 
rienze.  In  Italia  mancano  le  forze. 

Con  augurarle  ogni  felicità  nelle  prossime  sante  feste,  e  con  rasse- 
gnarle il  mio  ossequio,  mi  confermo,  di  V.  S.  illustrissima. 


-l'7'44]        AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  4703 


5033. 

AD  ALESSANDRO  GIUSEPPE  CHIAPPINI  in  Roma. 
Modena,  18  Dicembre  1744. 

BiBMOTcCA  CoMuvALK,  PiaceDB». 

Sa  V.  S.  reverendissima  essere  meglio  il  compatire  che  Tessere  com- 
patito; e  però  se  noi  non  mostrassimo  dispiacere  del  vedere  le  armate, 
avere  eletto  per  lor  quartiere  un  paese  che  non  è  da  mettere  in  para- 
gone col  nostro,  che  si  truova  si  smunto,  meriteremmo  scusa.  La  verità 
nondimeno  è  che  anche  a  noi  sembra  strano  un  trattamento  si  fatto  a 
paesi  innocenti  e  paesi  pontifizj.  A  noi  però  non  mancano  continui  pas- 
saggi, alloggi,  condotte  e  contribuzioni  di  danaro,  foraggi,  legna,  etc.  Ah  I 
Dio  ci  mandi  la  pace.  Siam  pieni  di  debiti,  né  più  si  truova  chi  voglia 
dar  denari. 

Per  quanto  s"  ha  dalle  lettere  da  Pesaro  e  Rimini,  colà  si  dice,  che 
il  quartier  generale  degli  austriaci  passerà  a  Faenza  o  pure  a  Forlì.  Già 
si  sentono  intimare  gravi  contribuzioni  alle  tre  legazioni.  Si  son  vedute 
lettere  d'Assisi  ed  altri  luoghi,  concordi  in  dire,  che  due  o  tre  volte 
avrebbono  potuto  gli  spagnuoli  disfare  l'armata  nemica,  ma  che  il  Gages 
non  ha  mai  voluto  ;  e  però  credono  che  vi  sieno  sotto  de'  misteri.  Per 
me  non  ne  son  persuaso.  Con  gran  fretta  marciarono  gli  austriaci  per  la 
via  del  Furio. 

Altro  probabilmente  non  erano  le  nuove,  che  si  aspettavano  di  Ger- 
mania, se  non  l'evacuazione  di  Praga  già  seguita,  e  senza  il  sacco  di  cui 
fu  parlato.  Ora  si  va  dicendo,  che  quel  presidio  sia  entrato  nella  Sas- 
sonia, e  che  il  prussiano  voglia  passar  colà  a  prendere  il  quartier  d'in- 
verno. Dicono  ancora  che  il  principe  Carlo,  il  quale  si  credeva  che  avesse 
ristretto  il  nemico,  si  ritiri  anch' egli  al  riposo.  Si  ha  che  i  bavaresi  ave- 
vano preso  Hildungausen.  Scrissero  che  gli  austriaci  l'avevano  ricuperata. 
Ora  si  mette  in  dubbio,  e  l'assedio  di  Passavia  non  si  farà.  Oh  quante, 
quante  scene  I  e  pur  finora  ninna  apparenza  di  pace.  I  signori  franzesi 
pare  che  sieno  dietro  a  minchionare  tutti. 

Questa  mattina  inaspettatamente  è  partito  di  qua  alla  volta  di  Pia- 
cenza il  signor  conte  gran  cancelliere,  dopo  aver  lasciati  nuovi  attestati 
del  suo  buon  cuore,  in  mezzo  alle  nostre  disgrazie. 

«  So,  che  il  padre  abate  Trombelli  lavora  intorno  alla  Storia  degli 
Scopettini.  Ma  non  saprei  già  a  qual  parte  voltarmi  per  trovare  memorie 
antiche,  o  recenti  d'essi;  potendosi  queste  solamente  sperar  da  gli  archivi, 
siccome  cose  particolari.  Tuttavia  avrò  presenti  le  di  lei  premare  ». 


47C4  LODOVICO  ANTONIO   MUKATOHI  [l'744- 


Non  son  più  i  tempi  di  papa  Giulio,  né  colano  costà  i  tesori  d' allora. 
Però  convien  prendere  le  staffilate,  e  conlontarsi  se  non  fanno  di  peggio. 
Da  Rimini  mi  scrivono  esservi  tre  reggimenti  di  cavalleria  ed  uno  di 
fanteria.  Conviene  dar  loro  alloggio,  pane,  biada,  foraggio,  etc,  e  mante- 
nei'e  la  tavola  al  signor  generale  Liden.  Vegga  se  va  bene. 

Nulla  mi  dice  V.  S.  reverendissima  della  sua  sanità.  La  spero  miglio- 
rata, e  glieV  auguro  perfetta  e  durevole,  con  tutte  le  benedizioni  delle  pros- 
sime sante  Feste,  ricordandomi,  intanto,  con  tutto  l'ossequio,  di  V.  S.  re- 
verendissima. 

5034. 

A  GIAN  ANDREA  BAROTTI  in  Ferrara. 
Modena,  23  Dicembre  1744. 

KaccoiiTA  Barozzi,  Venezia. 

Bella  prerogativa  del  signor  Ambrogio  Baruffiildi  è  l'essere  nipote 
del  degnissimo  signor  arciprete  di  Cento.  Moltissimo  ha  ancora  di  peso 
presso  di  me  la  raccomandazione  di  V.  S.  illustrissima,  e  certamente  ne 
parlerò  al  signor  marchese  Coccapani  con  tutta  premura.  Quel  che  posso 
dirle  di  presente,  si  è  ch'esso  cavaliere  per  ora  non  pensa  di  provvedersi 
d'  agente,  e  potrebbe  anche  darsi,  che  risparmiasse  affatto  questa  spesa, 
non  mancandogli  costi  persone  pagate,  che  accudiscano  a  i  suoi  interessi. 
Ma  caso  che  avesse  da  provvedere,  et  ora,  e  allora,  gli  farò  conoscere  il 
merito  d'esso  signor  Baruffaldi.  Intanto,  rassegnandole  il  mio  ossequio, 
mi  confermo,  di  V.  S.  illustrissima. 


5035. 

A  NICOLA  TACOLI  in  Reggio. 
Modena,  28  Dicembre  1743. 

Archivio  Tacoli,  Modena. 

Appunto  ho  terminato  la  lettura  delle  Memorie  di  Reggio  da  V.  S. 
illustrissima  raccolte,  e  il  libro  sta  preparato  per  tornarsene  a  lei,  quando 
manderà  peisona  sicura  a  prenderlo.  Ho  corretto  quel  poco  che  ho  cre- 
duto bene,  e  spezialmente  ho  levata  dal  frontispizio  una  giunta  che  sa- 
rebbe stata  bene  in  due  righe  di  prefazione,  ma  non  in  quel  sito.  Intorno 
a  i  documenti,  ho  solamente  avuto  qualche  difficoltà  per  li  spettanti  ad 
Albinea.  per  timore  che  potessero  dispiacere  a  questi  ministri.  Lo  rimetto 
alla  di  lei  prudenza. 


-±'74-4:1  A.  DOMENICO  BR1CH1ERI  COLOMBI  4706 


Ma  e* è  una  cosa  die  m'è  sommamente  rincresciuta,  cioè,  che  V.  S. 
illustrissima  abbia  ritenuto  il  plebeo  linguaggio  del  Molli.  Bisognava  dar 
quella  cronica  in  buona  lingua  acciocché  potesse  esser  letta  con  piacere 
dalla  gente.  Ma  il  male  è  fatto  e  io  non  so  che  mi  dire. 

Con  ringraziarla  de'  suoi  benigni  augurj.  e  con  pregar  Dio  che  le  di- 
spensi ogni  maggior  felicità,  ossequiosamente,  mi  rassegno,  di  V.  8.  illu- 
strissima. 

5036. 

A  GIAN  DOMENICO  BERTOLI  in  Aquileja. 
Modena,  3G  Dicembre  1744, 

Baccolta  Bota,  S.  Vito  al  Tagliamento,  edita  [  187  ]. 

Ducento  iscrizioni  finora  da  aggiungere  alla  di  lei  raccolta?  Questi  a 
me  paiono  miracoli,  da  che  tante  diligenze  avea  fatto  V.  S.  illustrissima 
per  impinguare  la  sua  fatica.  Per  ciò  mi  rallegro  con  lei  per  qae.sio  nuovo 
merito  che  si  farà  colla  repubblica  letteraria  e  colla  patria  sua.  Non  vorrei 
eh'  ella  si  fidasse  della  raccolta  del  (ricdio,  perchè  le  iscrizioni  sue  sono 
in  buona  parte  sospette.  Vorrei  poterla  io  servire  in  questo;  e  se  mi  ca- 
pitasse cosa  a  proposito,  mi  ricorderò  di  lei.  Intanto,  augurandole  nel 
nuovo  anno  ogni  maggior  felicità,  le  rassegno  il  mio  inviolabile  ossequio, 
con  protestarmi,  di  V.  S.  illustrissima. 

5037. 

A  DOMENICO  BRICHIERI  COLOMBI  in  Vienna. 
Modena,  30  Dicembre  1744. 

R.  BiBLiOTK'.'A  RiccABDiASA,  Firenze,  edita  [245]. 

Tre  sono  le  lettere  di  V.  S.  illustrissima,  alle  quali  rispondo.  E  co- 
mincio dall'  essere  mancato  il  colpo  per  mio  nipote.  Non  se  ne  affanni  ella 
punto,  perchè  io  son  persuaso  aver  ella  fatto  il  fattibile  costi,  per  otte- 
nermi questo  favore;  e  me  le  protesto   tenuto,    come  se  l'avessi   ricevuto. 

Di  tali  sinistre  avventure  non  è  da  stupirsi,  dipendendo  molte  delle 
cose  mondane,  anche  delle  grandi,  da  quella  che  appelliamo  fortuna.  Ri- 
cevo oggi  anche  dal  gentilissimo  signor  consiglier  de  Locella  una  benigna 
xùsposta  intorno  a  questo.  La  prego  di  portare  a  lui  i  mie  ringraziamenti 
e  rispetti,  siccome  ancora  al  signor  marchese  reggente  Cavalli.  Anch'io 
temeva  di  restar  qui  affatto  burlato  per  affare  che  riguarda  lei.  ma  sembra 
pure  che  si  voglia  ora  far  qualche  cosa,  tante  volte  ho  parlato  di  questo. 
Non  andrà  molto  che  ce  ne  chiariremo. 

Epistolario  di  Lodovico  Antonio  Muratori.  —  Voi.  X.  SQ7. 


4708  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [l'7-4'4- 

Un  pezzo  è  che  il  padre,  fratello  di  V.  S.  illustrissima,  è  stato  pa- 
gato. Anzi  egli  mi  lia  fatto  istanza  di  un  unghero  di  più,  e  io  l'ho  già 
consegnato  a  persona  che  gliel  farà  avere  dopo  le  feste. 

Mi  riverisca  il  nostro  signor  Bertolani  con  dirgli  che  immediatamente 
ho  inviato  al  signor  Baggi,  i  fiorini  40,9,  ma  non  ne  ho  peranehe  la  ri- 
cevuta, probabilmente  perchè  non  era  in  Sassuolo,  per  quanto  mi  fu  detto. 
Se  carteggia  seco,  ne  avrà  in  breve  riscontro.  Per  conto  della  spedizione 
fatta  de' primi  tomi  a  Dresda,  egli  cerchi  ben  nella  sua  memoria.  A  me 
pare  che  li  consegnasse  al  ministro  di  S.  M.  Polacca  in  Vienna.  Troppo 
mi  sarebbe  costato  l'inviare  un  corpo  intero  a  tutti  que' Principi.  Però 
ho  mandato  solamente  il  compimento  di  quella  del  re,  e  di  quella  del 
principe  reale.  Un  corpo  poi  intero,  ma  slegato,  v'  ha  da  essere  pel 
p.  Guarini,  e  prego  V.  S.  illustrissima  di  ben  ricordarsene.  Fu  il  p.  Tori 
a  riverire  esso  religioso,  e  scrive  di  non  avergli  parlato  di  me  per  ordine 
ricevuto  da  lei.  Non  ne  ho  capito  il  perchè.  Ricevei  la  lettera  per  il  si- 
gnor marchese  Colla.  Ne  ho  tutta  l'obbligazione  a  lei  che  l'ha  impetrata; 
ma  non  lasciai  di  rendere  le  dovute  grazie  al  signor  consigliere.  Pazienza, 
se  non  ha  giovato!  Ho  anche  ricevuta  l'altra  del  signor  Gaspari  ;  gli  ri- 
sponderò in  questo  ordinario,  se  avrò  tanto  di  tempo.  Talvolta  mi  truovo 
si  occupato  da  vari  intrighi,  che  incresco  a  me  stesso. 

Lavori  ella  allegramente  intorno  a  S.  Ephrem  ;  ma  niuna  ricompensa 
ne  speri.  Ho  [trovato  che  i  signori  grandi  si  servono  di  noi  piccioli  per 
loro  servizio,  e  sembrano  far  favore  con  questo.  Saprà  con  suo  comodo 
dirmi  che  risposta  abbia  dato  il  signor  principe  di  Lichtenstein. 

Qui  non  abbiam  nuova  alcuna,  da  che  gli  austriaci  sono  a  quartieri 
nella  Romagna,  gli  altri  verso  Roma.  Stando  cosi,  non  verranno  alle 
mani.  Da  Milano  vien  nuova  d'un  armistizio  in  Italia.  Niun  più  di  me 
sospira  la  pace;  ma  non  so  persuadermi  che  sia  vicina.  Le  auguro  un 
felice  anno  nuovo,  e  mi  rassegno,  etc. 

Il  signor  conte  Giacomo  Molza,  che  portò  seco  il  Paraguay  destinato 
a  lei,  e  non  mai  mandato,  è  capitano  de'  granatieri  del  reggimento  Beren- 
clau.  Vegga  un  po' ella  di  fargliene  dimandar  conto. 

5038. 

A  GIUSEPPE  BIANCHINI  in  Roma. 
Modena,  31  Dicembre  1744. 

Biblioteca  Vaticana,  Eoma,  edita  [266]. 

Da  cotesto  p.  predicatore  del  palazzo  apostolico  ultimamente  ho  inteso 
cosa  che  mi  ha  trafitto  il  cuore,  cioè,  che  abbiamo  perduto  il  p.  Saverio  Guic- 


-l'744J  A   FORTUNATO    TAMBURINI  4707 


Ciardi.  So  ch'egli  era  la  delizia  vostra,  so  che  gran  perdita  avete  fatto 
voi  altri  signori;  raa  non  è  minore  la  mia,  essendo  mancato  in  lui  uno 
de'  migliori  e  più  cari  amici  miei,  tanto  da  me  amato  e  stimato.  Non  posdo 
di  meno  di  non  portarne  a  V.  R.,  e  a  tutta  cotesta  da  me  venerata  con- 
gregazione le  mie  più  atìettuose  condoglianze.  Nello  stesso  prego  Dio  che 
conceda  a  lei  non  solo  un  anno  nuovo  felice,  ma  anche  una  serie  lunga  e 
prospera  d'anni,  anche  per  pubblico  bene. 

Son  finiti  di  stampare  i  miei  Annali;  manca  solamente  l'indice  all'ul- 
timo tomo,  cioè  al  IX.  Per  la  copia  che  io  ho  destinata  per  V.  R.  desi- 
dero ch'ella  mi  suggerisca  la  maniera  d'inviarla,  non  essendo  fardello 
da  caricarne  alcun  passeggiere.  Con  che,  rassegnandole  il  mio  inviolabile 
ossequio,  mi  confermo... 

5039. 

A  NICOLA  TACOLI  in  Reggio. 
Modena,  31  Dicembre  1744. 

Akcbivio  Tacoli,  Modeua, 

Non  so  già  io  d' aver  fatta  sì  gran  fatica  in  servirla,  che  avesse  V.  S. 
illustrissima  a  regalarmi  del  bel  quadretto,  ultimamente  portato  in  casa  mia. 
Ma  il  di  lei  generoso  animo  ha  adoperato  ora  delle  bilancio  convenienti 
più  alla  sua  liberalità,  che  al  merito  mio.  Terrò  dunque  essa  pittura, 
non  per  un  segno  di  ricompensa,  raa  jier  un  nuovo  attestato  della  bontà, 
ch'ella  ha  per  me,  con  ringraziarla  sommamente  di  questo  favore.  Ma  pre- 
gando, intanto,  la  divina  clemenza,  che  voglia  compartire  a  lei  ogni  più 
desiderabil  felicità  nell'anno  nuovo,  le  rassegno  il  mio  inviolabile  osse- 
quio, e  mi  ricordo. 

5040. 

A  FORTUNATO  TAMBURINI  in  Roma. 
Modena,  31  Dicembre  1744. 

Archivio  Soli  Muratobi  (R.  Bibì.  Eèt.),  Modena. 

Serva  primieramente  questo  mio  ossequioso  foglio  per  augurare  a  V.  E. 
un  felicissimo  anno  nuovo.  E  perciocché  io  non  son  solito  d'importunare 
alcuno  con  buone  feste,  s'ella,  in  vedendo  gli  eminentissimi  Besozzi,  e 
Monti  si  ricordasse  di  me  per  rassegnar  loro  il  mio  sommo  ossequio,  gliene 
professerei  distinta  obbligazione. 

So  quali  sieno  le  occupazioni  de'  pari  suoi,  quali  le  difficultà  per  par- 
lare al  Maggioi'engo,  e  però;  se  V.   E.    non  ha  potato  finora  dispensarmi 


4708  LODOVICO   ANTONIO   MURATORI  [l*** -i-i- 


le sue  grazie  per  1'  estratto  da  lei  meditato,  non  me  ne  maraviglio  punto. 
E  assai  per  me,  ch'ella  abbia  tanta  pazienza,  e  sappia  trovar  tempo  per 
favorirmi. 

Dal  p.  predicatore  del  palazzo  apostolico  Michel  Angiolo  ho  ultima- 
mente intesa  la  morte  del  p.  Saverio  Guicciardi  dell'Oratorio.  Ne  ho  pro- 
vato singoiar  dispiacere,  perchè  era  mio  buon  amico,  e  la  delizia  di  co- 
testa  congregazione. 

Umilissime  grazie  le  rendo  per  la  bontà  con  cui  mi  ha  favorito  d'in- 
formarmi della  correzion  del  Breviario.  Giacché  lo  volete  allungare  per 
noi,  rimettendo  le  domeniche  nel  loro  decoro,  come  ha  il  Rito  Ambrosiano, 
e  riducendosi  a  più  Ferie,  vegga  V.  E.  se  fosse  bene  il  sollevar  da  qualche 
peso  i  canonici,  i  quali  han  graduali,  ed  altre  devozioni,  che  non  abbiam 
noi,  e  credo,  che  loro  increscano. 

M'immagino  ancora,  che  la  riforma  si  stenderà  a  gli  Inni.  Anche  gli 
antichi  a  me  par  che  n'abbiano  bisogno.  Galliis.  iacente.9  increpai,  Gallo 
canente  spes  redit.  A  me  paiono  inezie.  Non  ne  reco  altro  esempio.  Ve 
n'  ha  dei  fatti  da  Urbano  Vili,  per  li  santi.  Egli  era  buon  poeta,  ma 
non  gran  teologo.  Converrebbe  levar  tutto  ciò,  che  i  nemici  nostri  non  in- 
giustamente hanno  censurato.  Bramerei  ancora,  se  si  potesse,  una  sequentia 
più  bella  ed  affettuosa  nella  messa  del  SS.  Nome  di  Gesù.  Qui  si  fa  di 
rito  doppio  la  festa  di  s.  Orsola  con  quella  bella  leggenda.  Io.  per  me 
non  la  dico:  ma  mi  servo  del  Comune.  Oh  quanti  gridi  ci  saranno  per  li 
poveri  preti  costretti  tutti  a  provvedersi  di  nuovo  breviario  !  Ma  non  per 
questo  si  ha  da  lasciar  di  fare  il  bene  che  meditate. 

Ho  poi  letto  il  libro  del  marchese  Maffei.  Non  si  potea  consigliar 
meglio  di  quel  che  ha  fatto  V.  E.  Meglio  senza  fallo  sarebbe  il  sospen- 
dere ogni  procedura,  finché  altri  esaminasse  quel  libro,  e  voi  altri  signori 
poi  avendo  il  prò,  e  il  centra  d'avanti,  potreste  pensare  a  qualche  tempe- 
ramento :  e  questo  temperamento,  secondo  il  mio  debol  parere,  é  necessario, 
perché  se  si  vuol  tener  saldo  il  rigore  di  molti  canonisti  e  teologhi,  ne 
succedono  disordini  gravissimi  pel  commerzio,  e  si  fa  più  danno  alli 
stessi  poveri  che  bene.  Oltre  di  che  il  mondo  è  in  possesso  di  certi  usi, 
che,  ad  onta  anche  dei  decreti,  continueranno,  perché  la  repubblica  pati- 
rebbe troppo  se  si  dismettessero.  Non  ho  tempo  né  voglia  di  dirne  di  più. 
Nella  sostanza  il  marchese  Maffei  a  me  pare,  che  abbia  ragione,  benché 
in  alcuni  punti  si  possa  impugnare.  Per  altro  anch'io  ho  pensato,  ch'egli 
si  sia  servito  del  libro  pubblicato  in  Olanda,  e  per  l'ebraico  si  sia  fatto 
aiutare  da  un  signor  Torelli.  Egli  é  valente  a  farsi  bello  colle  penne  altrui. 

In  quest'oggi  appunto  ho  ricevuto  la  nuova  pastorale  dell' eminentis- 
simo  Querini,  ma  non  l'ho  potuta  peranche  leggere. 

Carissimo,  eziandio,  mi  é  stato,  l'essersi  degnata  V.  E.  di  comuni- 
carmi  il    paragrafo   de'  Giurisconsulti,   che  hanno  scritto  contro   i    Difetti 


-1*7-44]  A    FORTrNA.TO    TAMBURINI  4700 


della  Giurisprudenza.  Io  ho  detto  il  mio  sentimento.  Anch'essi  il  loro. 
Avendo  trattata  la  materia  con  si  buon  garbo,  anch'io  sarò  pronto  a  lo- 
darli, senza  mettermene  altro  pensiero. 

È  imminente  la  vacanza  della  nostra  chiesa.  Stamane  a  monsignor 
vescovo  è  stato  dato  V  Olio  santo,  e  poco  fa  è  toccato  a  mo  lo  stendere 
la  memoria  sepolcrale  da  mettersi  in  un  cantone  col  corpo  suo.  Dio  ci 
conceda  un  buon  successore,  e  seco  la  pace,  e  la  restituzione  del  principe 
nostro  che  uè  abbiam  gran  bisogno. 

Finalmente  mi  ha  ben  rallegrato  il  benignissimo  foglio  di  V.  E.,  perchè 
tacitamente  ha  distrutto  una  ciarla  venuta  da  Bologna,  che  il  santo  padre 
avesse  patito  qualche  incomodo  di  salute.  Dio  cel  conservi,  sanissimo  ad 
multos  annos.  Col  bacio  della  sacra  porpora,  rinnovo  le  proteste  dell'inde- 
lebil  ossequio  mio,  e  mi  rassegno,  di  V.  E. 

Nel  partirsi  il  vecchio  anno  dal  nuovo,  anche  il  nostro  prelato  prese 
congedo  dal  mondo,  essendo  mancato  alle  ore  7  e  un  quarto.  So  che  V.  E. 
coopererà  a  farci  avere  un  buon  successore. 


IIsTDIOI 


INDICE  ANALITICO 


1742. 

4480.  Modena,  1  Gennaio  —  Giovanni  Lami  in  Firenze  —  Le  Novelle  Let- 

terarie . . .  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze pag.  4241 

4481.  Modena,  S  Gennaio  —  Alessandro  Pompeo  Berti  in  Roma  —  Non 

so  io  credere ...  —  R.  Biblioteca,  Lucca »        ivi 

4482.  Modena,  3  Gennaio  — Anton  Francesco  Gori  in  Firenze —  Coir  oc- 

casione che  vien  costà...  —  R.  Biblioteca  Marucelliana,  Firenze.    »      4242 

4483.  Modena,  5  Gennaio  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  — 

Una  lìidce  nodosissima ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza    .     .    »         ivi 

4484.  Modena,  3  Gennaio  —  I^ier  P.\olo  Ginanni  in  Ravenna  —  Godo  che 

sia  pervenuto ...  —  Biblioteca  Classense,  Ravenna »      4243 

4485.  Modena,  5  Gennaio  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Oggi  ho 

consegnato  ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Dibl.  Est.  ),  Modena.    »      4244 

4486.  Modena,   6  Gennaio  —   Anton  Francesco  Gori  in  Firenze    —  Dal 

signor  abate  ...  —  Biblioteca  Marucelliana,  Firenze »      4245 

4487.  Modena,  i7  Gennaio  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  — 

Ben  poco  è  quello ...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze  ...»         ivi 

4488.  Modena,  i9  Gennaio  —  Giacinto  Vinciou  in  Perugia  —  Solamente 

in  questo  punto  ricevo  un  foglio  di  V.  S.  illustrissima »      4246 

4489.  Modena,   25  Gennaio  —   .\le8Sandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma 

—  Mi  ha  ben  rincorato ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza    .    .    »      4247 

4490.  Modena,   2  Febbraio  —  Anton  Francesco  Gori   in  Firenze  —   Ben 

giunta  la  mia  ...  —  Biblioteca  Marucelliana,  Firenze »      4248 

4491.  Modena,  13  Febbraio  —  Alessandro  Giiseppe  Chiappini  in  Roma  — 

Alla  dignissima  ...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze.     .    .    .    »        ivi 

4492.  Modena,  16  Febbraio  —  Lore.nzo  Rrcnassi  di  Sax  Fiuppo  in  Napoli 

—  Gran  bisogno  avrà  ...  —  Museo  Britannico,  Londra »      4249 

4493.  Modena,  i6  Febbraio  —  Angelo  Calogerà  in  Venezia  —  Contro  del 

mio  trattatello  .  .  .  —  Biblioteca  Imperiale,  Pietroburgo »      4250 

4494.  Modena,  i6  Febbraio  —  Cesare  Frassoni  in  Finale  —  Quando  Y.  S. 

illustrissima  ...  —  .\rchivio  Soli  Muratori  (  li.  Bibl.  Est.  ),  Modena.    »      4251 

4495.  Modena,  16  Febbraio  —  Francesco  Pagliai  in  Palermo  —  Mi  giugne 

ora —  Archivio  Soli  Muratori  {  R.  Bibl.  Est.),  Modena    ...»         ivi 


4714  INDICE  ANALITICO 


4496.  Modena,  16  Febbraio  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Di  somma 

consolazione . . .  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena,  pag.  4252 

4497.  Modena,  20  Febbraio  —  Allo  Stesso  in  Roma  —  L'opera  giunta 

a   V.  P.  .  . .  —  Archivio  Soli  Muratori  (  7?.  Bibl.  Est.  ),  Modena.     .    »      4253 

4498.  Modena,  21  Febbraio  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  — 

Volesse  Dio  che ...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze ....    »      4254 

4499.  Modena,   23  Febbraio  —  Giovan  Battista  De  Carli  in  Padova  — 

Non  peranche ...  —  Biblioteca  Municipale,  Capodistria    ....    »      421» 

4500.  Modena,   24  Febbraio  —  Anton  Francesco  Gori  in  Firenze  —  Mi 

manca  tuttavia...  —  Biblioteca  Marucelliana,  Firenze »      42.")6 

4501.  Modena,  27  Febbraio  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma 

—  Bella  è  ancora  ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza    ....    »      4257 

4502.  Modena,  28  Febbraio  —  Angelo  Calogerà  in  Venezia  —  AlV  ono- 

revol  bontà ...  —  Biblioteca  Imperiale,  Pietroburgo »      4^8 

4503.  Modena,  16  Marzo  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  — 

A  guest'  ora  il  Museo ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza  ...»         ivi 

4504.  Modena,  21  Marzo  —  Giuseppe  Antenore  Scalabrini  in  Ferrara  — 

Come  mai  si  sia  sparso ...  —  Biblioteca  Comunale,  Ferrara     .    .    »      4259 
45(^.    Modena,    22   Marzo   —   Domenico   Brichieri  Colombi  in  Vienna  — 

L'ultima  si  di  Y.  S. . .  .  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze     .    »      4260 

4506.  Modena,  23  Marzo  —  Contuccio  Contucci  in  Roma  —  Tra   tutte  le 

m,issioni ...  —  Raccolta  Tacchi  Venturi,  Roma    .    , »      4261 

4507.  Modena,  27  Marzo  —  Cassiodoro  Montagioli  in  Roma  —  Grande 

e  insieme ...  —  Museo  Britannico,  Londra    ....,....»      4262 

4508.  Modena,  29  Marzo  —  Giuseppe  Antenore  Scalabrini  in  Ferrara  — 

Bisogna  ben  dire ...  —  Biblioteca  Comunale,  Ferrara »      4263 

4509.  Modena,  30  Marzo  —   Angelo  Calogerà   in  Venezia  —  Se  V.   P. 

potrà  aver ...  —  Biblioteca  Imperiale,  Pietroburgo »        ivi 

4510.  Modena,  3  Aprile  —  Girolamo  Baruffaldi  in  Cento  —  Viva  il  Ca- 

napaio ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena  .    .    »      4264 

4511.  Modena,  5  Aprile  —  Angelo  Calogerà  in  Venezia  —  Si  è  corso  pe- 

ricolo, che  V.  P. . . .  —  Biblioteca  Imperiale,  Pietroburgo ....    »         ivi 

4512.  Modena,   6  Aprile  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  — 

Già  sta  in  mia  mano ...  —  Biblioteca  Comunale,  Ferrara    ...»      42fè 

4513.  Modena,  6  Aprile  —  Anton  Francesco  Gori  in  Firenze  —  Bue  copie 

del  tomo  V. . . .  —  Biblioteca  Marucelliana,  Firenze »        ivi 

4514.  Modena,  6  Aprile  —  Giuseppe  Pecci  in  Siena  —  Debbo  confessare  a 

V.  S.  illustrissima  ...  —  Archivio  Pecci,  Siena »      4266 

4515.  Modena,  12  Aprile  —  Girolamo  Baruffaldi  in  Cento  —  Altra  mia 

dee  già  ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena  .    .    »      4267 

4516.  Modena,    12  Aprile  —  Guido  Grandi  in  Firenze  —  Sarà  forse  a 

quesV  ora  . . .  —  R.  Biblioteca  Nazionale  Centrale,  Firenze.    ...»        ivi 

4517.  Modena,  12  Aprile  —  Angelo  Maria  Querini  in  Brescia  —   Avrei 

volentieri  veduto ...  —  Biblioteca  Queriniana,  Brescia »      4268 

4518.  Modena,   1,3  Aprile  —  Giuseppe  Bianchini  in  Roma  —  Mi  chiede 

V.  R.  intorno ...  —  Biblioteca  Vaticana,  Roma »      4269 

4519.  Modena,  13  Aprile  -—  Ottavio  Bocchi  in  Venezia  —  Porto  a    V.  S. 

illustrissima ...  —  Archivio  Bocchi,  Adria »      4270 

4520.  Modena,  13  Aprile  —  Ridolfino  Venuti  in  Roma  —  Lo  strumento 

inviatomi  da  V.  S.  . . .  —  Raccolta  Vanbianchi,  Milano    ....    »        ivi 


INDIOB  ANALITICO  4715 


4521.  Modena,  20  Aprile  —  Forti'nato  Tambi'Rini  in  Roma  —  Qui  si  é 

fatta ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  /?.  Bibl.  Est.  ),  Modena.    .    .  pag.  4271 

45Ji2.  Modena,  24  Aprile  —  Allo  Stesso  in  Roma  —  Se  non  ho  ba- 
ciato ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena     .    .    »      4272 

4523.  Modena,  26  Aprile  —  Girolamo  Baruffaldi  in  Cento  —  Lo  Schef- 

fero  ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  Tv.  Bibl.  Est.  ),  Modena  ...»      4273 

4524.  Modena,  26  Aprile—  Nicola  Tacoli  in  Reggio  — i4i  sig.  conte  Gio- 

vanni Guicciardi . . .  —  Archivio  Tacoli,  Modena »        ivi 

4525.  Modena,  27  Aprile  —  Pier  Francesco  Foggini  in  Firenze  —  Qualche 

notizia  aveva  ben  io  . . .  —  Biblioteca  Corsiniana,  Firenze.    ...»        ivi 

4526.  Modena,   .?   Maggio  —   Domenico   Brichieri   Colombi  in  Vienna  — 

Tanti  impicci . . .  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze    ....    »      4274 

4527.  Modena,  4  Maggio  —  Giuseppe  Bianchini  in  Roma  —  Non  avrei 

certo  alcuna  difficoltà  ...  —  Biblioteca  Vaticana,  Roma   ....    »      4275 
43S.  Modena,  4  Maggio  —  Filippo  Camerini  in  Camerino  —  Giacché  il  be- 
nigno amore  di  Y.  R —  Museo  Britannico,  Londra    ....    »      4276 

4529.  Modena,  9  Maggio  —  Cassiodoro  Montagiou  in  Perujpa  —  Dovette 

V.  P.  ricevere  una  mia  risposta.  Occorre  a  me  ora »      4277 

4530.  Modena,   9  Maggio  —  Angelo  Maria  Querini  in  Brescia  —  Mercé 

alla  benignità  di  V.  E. . . .  —  Biblioteca  Queriniana,  Brescia    .    .    »        iv 

4531.  Mutinae,  VI  Idus  Maias  —  Giovanni  Cadonici  in  Cremona —  Testes 

sane.  ..  —  Archivio  Soli  Muratori  (R.  Bibl.  Est.),  Modena.    .    .    »      ^78 

4532.  Modena,  li  Maggio  —  Giuseppe  Pecci  in  Siena  —  Non  saprei  dire 

il  mio  debil  parere ...  —  Archivio  Pecci,  Siena »      4279 

4533.  Modena,  H  Maggio  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Supplico 

V.  P.  . . .  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena    .    .    »        ivi 

4534.  Modena,  12  Maggio  —  Francesco  III  d'Este  in  Sassuolo  —  In  ese- 

cuzione ...  —  R.  Archivio  di  Stato,  Modena »      ^80 

■15;^.  Modena,  lo  Maggio  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Scrivo  in 

tempo ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena    .    .    »     4281 

4536.  Modena,  17  Maggio  —  Allo  Stesso  in  Roma  —  Sei-virà  la  presente 

mia...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.),  .Modena  ...»      42K 

4537.  Modena,  24  Maggio  —  Tommaso  Mazangues  in  Aix  —  Rispondo  al 

benignissimo  foglio  ...  —  R.  Accademia  delle  Scienze,  Torino  .    .    »         ivi 

4538.  Modena,  SO  Maggio  —  Girolamo  Baruffaldi  in  Cento  —  Fra  l'altre 

disgrazie ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena  .    »      4283 

4539.  Modena,  30  Maggio  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  — 

Vengano  i  miei.  ..  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze.     ...»      4284 

4540.  Modena,  30  Maggio  —  Giuseppe  Antenore  Scalabrini  in  Ferrara  — 

Pur  troppo  è  vero, ...  —  Biblioteca  Comunale,  Ferrara    .    ,    .    .    »      ^85 

4541.  Modena,  30  Maggio  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Con  pre- 

cedente mia  ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena    »        ivi 
45^.  Modena,  31  Maggio  —  Gian  Domenico  Bebtou  in  Mereto  (Udine)  — 

Tali  sono  stati ...  —  Raccolta  Rota,  S.  Vito  al  Tagliamento    .    .    »      4286 

4543.  Modena,  31  Maggio  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  — 

Benché  poca  voglia ...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze    .    .    »      4287 

4544.  Modena,  31  Maggio  —  Girolamo  Tartarotti  in  Rovereto  —  Prima 

di  rispondere ...  —  Biblioteca  Comunale,  Trento »      4288 

4545.  Modena,  31  Maggio  —  Giacinto  Vinctoli  in  Perugia  —  Benché'  con 

poca  voglia  di  scrivere,  perché  mi  truovo  in  mezzo »         4280 


4716  INDICE   ANALITICO 


4546.  Modena,  Maggio  —  Benedetto  XIV  in  Roma—  .S'io  ho  da  manife- 

stare ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena.    .    .  pag.  4289 

4547.  Modena,  7  Giugno    -   Girolamo  Baruffaldi  in  Cento  —  Mille  grazie 

per  la  nuova...  —  Archivio  Soli  Muratori  ( /?.  Bìbl.  Est.),  Modena    »      4291 

4548.  Modena,  7  Giugno  —  Daniele  Concina  in  Venezia  —  Mi  scrisse  il 

padre  Calogerà,  che  aveva  impedita  la  ristampa »         ivi 

4549.  Modena,  i4  Giugno  —  Giuseppe  Antenore  Scalabrini  in  Ferrara  — 

Perchè  ho  poca  voglia ...  —  Biblioteca  Comunale,  Ferrara    ...»      42i)2 

4550.  Modena,    16  Giugno  —  Cassiodoro   Montagioli  in  Roma  —  Se  il 

p.  Contucci  dirà  ...  —  Museo  Britannico,  Londra »      429*3 

4551.  Modena,  22  Giugno  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  — 

Scrivo  bene.  .  .  —  Ai'chivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena  »  4294 
45^.   Modena,   22  Giugno  —  Cassiodoro  Montagioli  in  Roma  —  Yeggo 

quanto  ha  pensato ...  —  Museo  Britannico,  Londra »      4295 

4S3.  Modena,  22  Giugno  —  Giuseppe  Antenore  Scalabrini  in  Ferrara  — 

Continuano,  e  crescono  di  di. . .  —  Biblioteca  Comunale,  Ferrara.     »         ivi 

4554.  Modena,   26   Giugno  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  — 

Veggo  che  il  Signore ...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze .     .     »      4296 

4555.  Modena,  29  Giugno  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Egregia- 

mente.  . .  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.),  Modena    .    .    »      4298 

4556.  Modena,  5  Luglio  —  Domenico  Maria  Manni  in  Firenze  —  Mi  han 

trattenuto  le  disgrazia ...  —  R.  Biblioteca  Laurenziana,  Firenze  .  »  4299 
4£o7.  Modena,  5  Luglio  —  Girolamo  Tagliazucchi  in  Torino  —  Grandi  al 

certo  sono  stati, ...  —  R.  Archivio  di  Stato,  Torino »      4300 

4558.  Modena,  6  Luglio  —  Anton  Francesco  Gori  in  Firenze  —  Cosi  sba- 

lordito mi  hanno  ...  —  Biblioteca  Marucelliana,  Firenze  ....    »        ivi 

4559.  Modena,  6  Luglio  —  Federico  di  Napoli  di  Campobello  in  Palermo 

—  Continuano...  —  Archivio  Soli  Muratori  (R.  Bibl.  Est.),  Modena    »      4301 

4560.  Modena,  7  Luglio  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  —  Nel- 

l'ultimo foglio.  ..  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze  ....    »      4302 

4561.  Modena,  12  Luglio  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  — 

Veramente  è  ritornata  ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza     .     .    »      4304 

4562.  Modena,  i3  Luglio  —  Fortunato  Tamburini  iin  Roma  —  Allorché 

m,i  arrivano...  —  Archivio  Soli  Muratori  (R.  Bibl.  Est.),  Modena    »      4305 

4563.  Modena,  19  Luglio  —  Girolamo  Tartarotti  in  Rovereto  —  Sola- 

mente ora  ...  —  Archivio  Soli  Muratori,  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena    »         ivi 

4564.  Modena,  20  Luglio  —  Giovanni  Lami  in  Firenze  —  Porrò  qui  il  mio 

sigillo  in  ubbibienza  . . .  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze.     .     »      4306 

4565.  Modena,  27  Luglio  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  — 

Bella  e  squisita. ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza »      4307 

4568.  Modena,  1  Agosto  —  Domenico  Brichieri   Colombi  in   Vienna  —  Se 

riuscirà ...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze »      4308 

4567.  Modena,    1   Agosto  —   Filippo   Camerini  in  Camerino  —  Siccome  è 

certo  ciò  che  V.  R. .  . .  —  Museo  Britannico,  Londra »      4309 

4568.  Modena,  3  Agosto  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Ben  mi  son 

rallegrato...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.),  Modena.    »      4310 

4569.  Mutinae,  Pridie  Nonas  Aug.  —  Giuseppe  Bimard  de   la   Bastie  in 

Parigi  —  Jam  abeunt ...  —  Bibliotèque  Nationale,  Paris  ....    »      431 1 

4570.  Mutinae,   VI  Idus  Augusti  —  Benedetto  XIV  in  Roma  —  Post  hu- 

m.illima  sacrorum ...  —  Archivio  Segreto  Vaticano,  Roma  ...»        ivi 


INDICE  ANALITICO  471" 


1571.  Modena,  0  Agosto  —  Fortunato  TAMBimiNi  in  Roma  —  Dué  /jiorni 

sono...  —  Archivio  Soli  Muratori  ( /?.  lìibl.  K$t.),  Modeiii  "i-'.  A^\2 

4572.  Modena,  iO  Agosto  —  Alessandro  Pompeo  Berti  in  Lucca  - 

tempo  fa,  che  mi  fu  scritto...  —  Biblioteca  Comunale,  Lucca.    .    »      4313 

4573.  Modena,  iO  Agosto  —  Angelo  Calo<;er.v  in  Venezia  —  A  questo  li- 

braio Soliani ...  —  Biblioteca  Imperiale,  Pietroburgo »      4314 

4574.  Modena,  iO  Agosto  —  Tommaso  de  .Mazangues  in  Parigi  —  din  son 

passati ...  —  Biblioteca  della  R.  Accademia  delle  Scienze,  Torino    »        ivi 

4575.  .Modena,  iO  Agosto  —  Giuseppe  Antenore  Scalabrini  in  Ferrara  — 

Felici  voi  che  vi  siete ...  —  Biblioteca  Comunale,  Ferrara.    .    .        »      4315 

4576.  Modena,  iO  Agosto  —  Forti  nano  Tamburini  in  Roma  —'Si  vanno 

sempre  più ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Dibl.  Est.  ),  Modena    »      4316 

4577.  Modena,  i4  Agosto  —  Angelo  Maria  Querini  in  Brescia  —  Già  in- 

tesi ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena   ...»      4317 

4578.  Modena,    13  Agosto  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Sono  a 

tempo  ...  —  Archivio  Soli  Muratori  {  R.  Bibl.  Est.  ),  .Modena    .    .    »      4.320 

4579.  Modena,    15  Agosto  —  Domenico   Brichieri  Colombi   in  Vienna   — 

Sempre  più  vo  scorgendo...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze.    »      4*^1 

4580.  Modena,  17  Agosto  —  Cassiodoro   Montagioli   in  Roma  —    Veggo 

quanto  ha  risposto  il  padre  Angelita,  e  rendo »      4322 

4581.  Modena,  17  Agosto  —  Giuseppe  Antenore  Scalabrini  in  Ferrara  — 

Orsv,  se  non  avete  empiuta  ...  —  Biblioteca  Comunale,  Ferrara  .    »      4323 

4582.  Modena,  17  Agosto  —  Girolamo  Tartarotti  in  Torino  — //tnc/itMSrt 

è  del  signor .  .  .  —  Archivio  Soli  Muratori  (7?.  Bibl.  Est.),  Modena  »  ivi 
4383.  Modena,  2.'ì  Agosto  —  Girolamo  Baruffaldi  in  Cento  —  Per    V.    S. 

illustrissima...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  E"**.  ).  Modena  »  4324 
4^4.  Modena,  23  Agosto  —  Girolamo  Tagliazucchi  in  Torino  —  Per  parte 

vostra  mi  son  state . . .  —  R.  Archivio  di  Stato,  Torino  ....  »  ivi 
4585.  Modena,  24  Agosto  —  Lorenzo  Brunassi  di  S.  Filippo  in  Napoli  — 

Grati  tempo  ha  che  fu  spedita ...  —  Museo  Britannico,  Londra  .  »  4325 
45S6.  Modena,  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  In  risposta  air  ultimo 

stimatissimo...  —  Archivio  Soli  Muratori  {R.  Bibl.  Est.).  Modena    »         ivi 

4587.  Modena,   26  Agosto   —  Franoksco  III   d' Este  in  Modena  —  L'età 

avanzata  e  vari  ...  —  R.  Archivio  di  Stato,  Modena »      4326 

4588.  Modena,  29  Agosto  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  —  Al- 

l'ultima di  V.  S.. .  .  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze  ...»      4327 

4589.  Modena,  4  Settembre  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  — 

In  risposta  all'  ultimo  ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza ...»      4328 

4590.  Modena,  7  Settembre  —  Angelo  Calogerà  in  Venezia  —  In  risposta 

a  due  stimatissime ...  —  Biblioteca  Imperiale,  Pietroburgo  ...»      4329 
45J1.  Modena,  7  Settembre  —  Girolamo  Tartarotti  in  Rovereto  —  Final- 
mente ...  —  Archivio  Soli  Muratori  {  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena    .    »      4330 

4592.  Modena,  14  Settembre  -  Lorenzo  Brunassi  di  S.  Filippo  in  Napoli 

—  Lodato  Iddio  che  finalmente ...  —  Museo  Britannico,  Londra  .    »      4331 

4593.  Modena,  14  Settembre  —  Giuseppe  Antenore  Scalabrini  in  Ferrara 

—  So  chi  è  .  .  .  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  \  Modena  »  4332 
45'J4.  Modena,  18  Settembre  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma 

—  Per  chi  è...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena    »      4333 
4595.  Modena,  18  Settembre  —  Giovanni  Lami  in  Firenze  —  Mi  son  rac- 
comandato ad  uno ...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze    .    .    »      4334 


4718         ,  INDICE   ANALITICO 


4596.  Modena,  20  Settembre  —  Francesco  Brembati  in  Bergamo  —   Cre- 

derei che  non  si  potesse ...  —  Archivio  Rocchi,  Bergamo    .     .     .  pag.  4334 

4597.  Modena,  20  Settembre  —  Giuseppe  Antenore  Scalabrini  in  Ferrara 

—  Né  pur  io  so, .  . .  —  Biblioteca  Comunale,  Ferrara »      4335 

4598.  Modena,  25  Settembre  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  — 

Mi  ha  fatto  maraviglia  ...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze.    »         ivi 

4599.  Modena,  25  Settembre  —  Cassiodoro  Montagioli  in  Roma  —  yeggo 

le  nuove  premure  di  V.  P.  per  ottenermi »      4337 

4600.  Modena  (in  villa),  4  Ottobre  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna 

—  Rispondo  all'ultimo...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze.    »         ivi 

4601.  Modena  (in  villa),  4  Ottobre  —  N.  N.  in  Milano  —  Indirizzo  a  V.  S. 

un  ballotto  di  carte ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza.     ...»      4.3.38 

4602.  Modena  (  in  villa  ),  4  Ottobre  —  Nicola  Tacoli  in  Reggio  —  Paoli  32 

son  quelli,  che  V.  S.  illustrissima ...  —  Archivio  Tacoli,  Modena    »      4339 

4603.  Modena  (  in  villa  ),  5  Ottobre  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in 

Roma  —  Non  saprei  dire  ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza    .    »         ivi 

4604.  Modena  (in  villa),  8  Ottobre  —  Oronzio  Stabili  in  Milano  —  Se  non 

era  V.  P.  che  mi  favoriva  ...  —  Biblioteca  Trivulziana,  Milano  .    »      4340 

4605.  Modena  (in  villa),  li  Ottobre  —  Biagio  Schiavo  in  Torino  —  Dal 

signor  abate  Tagliazucchi  ...  —  Raccolta  Pacali,  Venezia    ...»      4341 

4606.  Modena  (in  villa),  li  Ottobre  —  Giuseppe  Antenore  Scalabrini  in 

Ferrara  —  Non  mancai ...  —  Biblioteca  Comunale,  Ferrara    .     .    »         ivi 

4607.  Modena  (in  villa),  17  Ottobre  —  Tommaso  de  Mazangues  in  Parigi 

—  Con  sincero...  —  Biblioteca  della  R.  Accad.  delle  Scienze,  Torino    »      4342 

4608.  Modena  (in  villa),  19  Ottobre  —  Lorenzo  Brunassi  di  S.  Filippo  in 

Napoli  —  In  somma  non  ha  pari ...  —  Museo  Britannico,  Londra    »      4343 

4609.  Modena  (in  villa),  19  Ottobre  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in 

Roma  —  Sappiamo  pur  troppo,...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza    »        ivi 

4610.  Modena  (in  villa),  19  Ottobre  —  Cassiodoro  Montagioli  in  Roma  — 

Molto  bene  mi  è  giunta  la  nuova  lettera »      4345 

4611.  Modena  (in  villa),  19  Ottobre  —  Angelo  Maria  Querini  in  Brescia 

—  Nel  benigno  gradimento,  ...  —  Biblioteca  Queriniana,  Brescia.    »         ivi 

4612.  Modena,  25  Ottobre  —  Domenico  Brichieri  Colombi   in  Vienna  — 

Giornaliere  sono ...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze    ...»      4346 

4613.  Modena,  26  Ottobre  —  Anton  Francesco  Gori  in  Firenze  —  Se  V.  S. 

illustrissim,a  desidera ...  —  Biblioteca  Marucelliana,  Firenze   .    .    »      4347 

4614.  Modena,  26  Ottobre  —  Giambattista  Zappata  in  Comacchio  —  Yeggo 

guani'  ella  mi  narra  intorno  all'  origine  e  cognome »      4348 

4615.  Modena,  6  Novembre  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  — 

Se  V.  P.  reverendissima ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza.     .    »      4349 
4ùló.  Modena,  8  Novembre  —  Giuseppe  Antenore  Scalabrini  in  Ferrara 

—  Solamente  ora  m.i  è  venuta. ...  —  Biblioteca  Comunale,  Ferrara    »      4350 

4617.  Modena,  9  Novembre  —  Federico  di  Napoli  di  Campobello  in  Palermo 

—  Voglia  ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena  .     »         ivi 

4618.  Modena,  15  Novembre  —  Girolamo  Tagliazucchi  in  Torino  —  Non 

si  può  se  non  lodare ...  —  R.  Archivio  di  Stato,  Modena     ...»      4S51 

4619.  Modena,  16  Novembre  —  C\ssiodoro  Montagioli  in  Roma  —  Giun- 

tomi il  libro  degli  Affetti  di  voti  di   V.  P.,  dono »      43,"!2 

4G20.  Modena,  16  Novembre  —  Bernardo  Maria  de  Rubeis  in  Venezia  — 

Con  sommo  mio  piacere  ...  —  R.  Biblioteca  Marciana,  Venezia    .    »         ivi 


INDICE  ANALITICO 


4719 


4tì21.  Modena,  19  Novembre  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  — 
L'ultimo  fofflio —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze.    .    .    . 

4622.  Modena,  23  Novembre  —  N.  N.  in  Cortona  —  In  eserusione  de  gli 
stÌ7natissimi  comandamenti ...  —  Raccolta  Càmi>ori,  Modena  .    . 

-1323.  Modena,  26  Novembre  —  Lorenzo  Brunassi  di  San  Fiuppo  in  Napoli 

—  Ora  solamente  m'é  giunto...  —  Museo  Britannico,  Londra.     . 
4')24.  Modena,  27  Novembre  —  .Vlessandro  Tiiuseppe  Chiappini  in  Roma 

—  Altro  di  nuovo ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza     .... 
4025.  Modena,  27  Novembre  —  .\.\gelo  .Maria  Qi'erini  in   Brescia  —  La 

tersa  Pastorale  di  V.  E. . . .  —  Biblioteca  Quoriniana,  Brescia  .    . 

4626.  Modena,  30  Novembre  —  Bernardo  Maria  db  Rijbeis  in  Venezia  — 
Prontamente  non  potei ...  —  R.  Biblioteca  Marciana,  Venezia.    . 

4t)27.  Modena,  SO  Novembre  —  Forti'nato  TAMBfRiNi  in  Roma  —  Ben  ri- 
tornata V.  P....  —  .\rchivio  Soli  Muratori  ( /?.  Bibl.  Est.),  Modena 

4628.  Modena,  7  Dicembre  —  Lorenzo  Brunassi  ni  San  Fiuppo  in  Napoli 

—  Mi  va  V.  E.  procurando ...  —  Museo  Britannico,  Londra    .    . 

4629.  Modena,  il  Dicembre  —  Angelo  Maria  Querini  in  Brescia  —   Da 

una  precedente ...  —  Biblioteca  Queriniana,  Brescia 

4630.  Modena,  1/  Dicembre  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma 

—  Due  sono  i  benignissimi ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza. 

4631.  Modena,  14  Dicembre  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Aveva 

già  inteso —  .\rchivio  Soli  Muratori  (  Ti?.  Bibl.  Est.  ),  Modena . 

4632.  Modena,  15  Dicembre  —  Lue' Antonio  Gentili  in  Sinigaglia  —  Mi 

sono  ormai  reso  a/fatto  incapace  all' applicazione, 

4633.  Modena,  21  Dicembre  —  Angelo  .\ntonio  Fabbro  in  Padova  —  Credo 

che  mi  conducessi  a  credere  S.  Salvatore  patria 

4634.  Modena,  21  Dicembre  —  Giuseppe  Antenore  Scalahrini  in  Ferrara 

—  Conceda  Iddio  piene ...  —  Biblioteca  Comunale,  Ferrara    .    . 

4635.  Modena,  23  Dicembre  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  — 

L'ultimo  foglio...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze.    .     .    . 

4636.  Modena,  26  Dicembre  —  Pietro  Napoli  Giaxnelu  in  Napoli  —  An- 

teacta  ad  te...  —  Archivio  Soli  MurAtori  ( /?.  Bibl.  Est.),   Modena 

4637.  Modena,  28  Dicembre  —  Aiwwi/)  Calogerà  in  Venezia  —  Quando 

il  signor  Pasquali ...  —  Biblioteca  Imperiale,  Pietrobui^o  .    .    . 


P«ff. 


4363 
4354 
43S5 

ivi 
4356 
4357 
4356 
4350 
4360 
4361 
43B2 
4363 

ivi 
4361 
4365 
4366 
4367 


1743. 


4638.  Modena,  ■/  Gennaio  —  Giuseppe  Malaspina  di  S.«*  Margherita  in 

Oriolo  —  Gode  V.  S. . . .  —  Raccolta  Palmieri,  San  Paolo,  Roma.    »        ivi 

4639.  Modena,  4  Gennaio  —  Bernardo  Maria  de  Rubkis  in  Venezia  — 

Se.  allorché  . . .  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  liibl.  Est.  ),  Modena  .    »      4368 

4640.  Modena,  4  Gennaio  —  Giuseppe  .\ntenore  Scalabrini  in  Ferrara  — 

Quantunque  ancor  io  abbia ...  —  Biblioteca  Comunale,  Ferrara  .  »  4369 
4541.  Modena,   4  Gennaio  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Ècco  a 

V.  P. . . .  —  .\rchivio  Soli  Muratori  (  li.  Bibl.  Est.  ),  Modena  .  .  »  ivi 
4f>42.  Modena,  8  Gennaio  —  .Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  — 

Volesse  Dio,  che  coteste ...  —  Biblioteca  Comunale,  Kacenza   .    .    >     3370 

4643.  Modena,  10  Gennaio  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  — 

Non  poco  è  stato .  . .  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze  ...»      4371 

4644.  Modena.   10  Gennaio  —  Francesco  Contarei.li  in  Ferrara  —  La 

stessa  ...  —  Archivio  della  Congregazione  di  Carità,  Correggio.    .    »      4372 


4720         «  INDICE  ANALITICO 


4645.  Modena,  iO  Gennaio  —  Antonio  Conti  in  Londra  —  Soffra   V.   5. 

illustri  sai  ma,  eh'  io  le  dica ...  —  Biblioti^ca  Triviilziana.  Milano  .  pag.  4373 

4646.  Modena,  iO  Gennaio  —  Angelo  Antonio  Fabbro  in  Padova  —  Tali 

sono  le  ragioni  addotte  da   Y.  S.  illustrissima »         ivi 

4647.  Modena.   iO  Gennaio  —  Girolamo  Tartarotti  in  Torino  —  Buon- 

per  me  se  tutti  leggessero ...  —  Biblioteca  Comunale,  Trento  .     .    »      4374 

4648.  Modena,  J7  Gennaio  —  Francesco  Contarelli  in  Ferrara  —  In- 

chiusa ...  —  Archivio  della  Congregazione  di  Carità,  Correggio    .    »      4375 

4649.  Modena,  i7  Gennaio  —  Anton  Francesco  Gori  in  Firenze  —  Non 

piti  che  il  numero  ...  —  Biblioteca  Marucelliana,  Firenze     ...»         ivi 

4650.  Modena,  17  Gennaio  —  Giovanni  Lami  in  Firenze  —  Giacché  da  co- 

testo stampatore ...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze    ...»      4376 

4651.  Modena,  i7  Gennaio  —  Francesco  Pagliai  in  Palermo — Di  somma 

consolazione...  —  Archivio  Soli  Muratori  {R.  Bibl.  Est.),   Modena    »        ivi 

4652.  Modena,  20  Gennaio  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  — 

All'ultima  di   V.  S.  . . .  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze  .     .    »      4377 

4653.  Modena,  28  Gennaio  —  Cesare  Frassoni  in  Finale  —  Sono  state  da 

me  lette  ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena     .    »  <    4379 

4654.  Modena,  31  Gennaio  —  Gian  Domenico  Bertoli  in  Aquileja  —  Ben 

cara  mi  è .  .  .  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.),  Modena.    »         ivi 

4655.  Modena,  1  Febbraio  —  Giuseppe  Antenore  Scalabrini  in  Ferrara  — 

Se  V.  S.  illustrissima ...  —  Biblioteca  Comunale,  Ferrara  ...»      4380 

4656.  Modena,    1   Febbraio  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Mi  ha 

V.  P —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena    .     .    »      4381 

4657.  —  Modena,  8  Febbraio  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma 

—  Nella  settimana  scorsa  ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza    .    »      4!i8? 

4658.  Modena,  10  Febbraio  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Giacché 

il  santissimo  nostro  padre ...  —  Archivio  Vaticano,  Roma  ...»      4383 

4659.  Modena,  13  Febbraio  —  Matteo  Meloni  in  Carpi  —  Giacché  ab- 

biam  che  fare ...  —  Archivio  Eredi  Meloni,  Carpi »      4385 

4660.  Modena,  14  Febbraio  —  Francesco  Arisi  in  Cremona  —  Ancor  io 

ho  avuto  la  mia  parte  ...  —  Raccolta  Gnecchi,  Milano     ....    »         ivi 

4661.  Modena,  14  Febbraio  —  Anton  Francesco  Gori  in  Firenze  —  Ho 

inteso  il  motivo ...  —  Biblioteca  Marucelliana,  Firenze »      4386 

4662.  Modena,  15  Febbraio  —  Lorenzo  Brunassi  di  San  Filippo  in  Napoli 

—  Solamente  ora. .  .  —  Museo  Britannico,  Londra »        ivi 

4663.  Modena,  15  Febbraio  —  Giuseppe  Aurelio  di  Gennaro  in  Napoli  — 

Solamente  oggi  mi  san  giunte  le  Poesie  Latine »      4387 

4664.  Modena,  17  Febbraio  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  — 

Nella  comune  influenza  ...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze  »  4388 
4òo5.  Modena,  1 9  Febbraio  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Non  sia 

vero,..  .  —  Archivio  Soli  Muratori- ( /?.  Bibl.  Est.),  Modena.  .  .  »  4389 
4663.  Modena,  22  Febbraio  —  Angelo  Calogerà  in  Venezia  —  Se  si  potrà 

verrà  in  questo  ...  —  Biblioteca  Imperiale,  Pietroburgo    ....    »      4390 

4667.  Modena,  22  Febbraio  —  Francesco  Contarelli  in  Ferrara  —  Due 

lettere  ...  —  Archivio  della  Congregazione  di  Carità,  Correggio     .    »      4391 

4668.  Modena,  22  Febbraio  —  Angelo  Maria  Querini  in  Brescia  —   Con 

tal  commozione  .  .  —  Biblioteca  Queriniana,  Brescia »         ivi 

4669.  Modena,  26  Febbraio  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  — 

Due  stimatissimi  fogli ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza.    .    .    »      4393 


INDICE  ANALITICO 


4721 


4670.  Modena,    /  Marzo  —  Gian   Domenico  Bbrtou  in  Meroto  —  Gran 

tempo  è  eh'  in. . .  —  Raccolta  Rota,  S.  Vito  al  Ta^liamento .  .  . 
4/T71.  Modena,    1   Marzo  —  Francksco  Contareixi  in  Ferrara  —  Felice^ 

mente ...  —  Archivio  della  Congregazione  di  Carità,  Correggio.  . 
Aui.  .Modena,  i  Marzo  —  Matteo  Mbix)ni  in  Carpi  —    Veggo  bene,  che 

quel  Dottorelli  è  dietro...  —  Archivio  Eredi  Meloni,  Carpi.  .  . 
4t)73.  Modena,  /  Marzo  —  .\ngklo  Maria  Qi-erini  in  Broscia  —  Gran  festa 

ho  fatto  al  ricevere ...  —  Biblioteca  Queriniana,  Brescia  .... 
4674.  Modena,  i2  Marzo  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  — 

«  Dovette  pensare ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza  .... 
4(575.  Modena,  i5  Marzo  —  Angelo  Cai.ogkrà  in  Venezia  —  Voleva  io  ap- 

inmto  scrivere  a  Y.  P. . . .  —  Biblioteca  Imi)eriale,  Pietroburgo    . 

4676.  Modena,  io  Marzo  —  Fortun.ato  Tambi'ri.m  in  Roma  —  Ancor  qua 

son  giunte  ...  —  Archivio  Soli  Muratori,  (  R.  Bibl.  Est.  )  Modena 

4677.  Modena,  18  Marzo  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  —  L'ul- 

tima lettera ...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze 

4678.  Modena,  i9  Marzo  —  Matteo  Meloni  in  Carpi  —  Sono  in  mano 

mia ...  —  .\rchivio  della  Congregazione  di  Carità,  Correggio    .    . 

4679.  Modena,  21  Marzo  —  Angelo  Maria  Querini  in  Bre.scia  —  Mi  pro- 

testo io.. .  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena  .    .    . 

4680.  Modena,  22  Marzo  —  Giuseppe  Bianchini  in  Roma  —  .4/  benignis- 

simo  foglio  —  —  Biblioteca  Vaticana,  Roma ,    . 

4681.  Modena,  22  Marzo  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  — 

Ciò  che  V.  S. . . .  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza 

46S2.  Modena,  22  Marzo  —  Francesco  Pagliai  in  Palermo  —  Solamente 
ora  mi  è . ,.  —  Archivio  Soli  Muratori.  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena . 

4683.  Modena,  22  Marzo  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Non  é  ba- 

stato ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena    .    . 

4684.  Modena,  27  Marzo  —  Anton  Lodovico  Antinori  in  Lanciano  —  La 

gentilezza  con  la  quale   Y.   S.   illustrissima 

46%.  Mutinae,   VI  Kal.  Aprii  —  Fiuppo  Argelati   in   Milano  —   Biblio- 

tecam ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena  .  . 
4686.  Modena,  29  Marzo  —  Anton  Fiuncesco  Gori  in  Firenze  —  Intendo 

ora,  perchè ...  —  Biblioteca  Marucelliana,  Firenze 

46S7.  Mutinae,  Pi-idte  Kalendas  Apriles  —  Giuseppe  Vincislao  di  Lichten- 

stein  in  Parigi  —  Ecce  tandem  quartum,  postremum  videlicet . . . 

4688.  Modena,  2  Aprile  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  —  Da 

che  si  partirono ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza 

4689.  Modena,  5  Aprile  —  -Allo  Stesso  in  Roma  —  Starò  a  vedere  ciò  che 

riprenderà ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza ,    . 

4690.  Modena,  7  Aprile  —  Giuseppe  Luigi  Amadesi  in  Ravenna  —  Eccomi 

pronto ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  7?.  Bibl.  Est.  ),  Modena  .    . 

4691.  Modena,  10  Aprile  —  Domenico  Brichieri  Colomri  in  Vienna  —  Mi 

scrisse  il  signor  Gaspari...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,   Firenze 

4692.  Modena,  10  Aprile  —  Nicola  Tacou  in  Reggio  —  Ha  V.  S.   illu- 

strissima coronato. ...  —  .Archivio  Tacoli,  .Modena 

4693.  Modena,    10  Aprile  —  Fortunato  Tamburini   in   Roma  —  Giacché 

Y.  R...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena    .    . 

4694.  Modena,  12  Aprile  —  .\llo  Stesso  in  Roma  —  Sia  lodato  Dio.  Fi- 

nalmente ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena  . 

Spittolario  di  Lodovico  Antonio  Muratori.  —  VoL  X. 


P««. 


4363 
4T94 

ivi 
4396 
4396 
4307 
4308 
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4404 
4405 

ivi 
4406 

ivi 
4*77 
4406 
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4410 
4411 
4412 
4413 
4414 


2722 


INDICE   ANALITICO 


4695.  Modena,  i6  Aprile  —  Filippo  Camerini  in  Camerino  —  Volesse  Dio 

che  tutti ...  —  Museo  Britannico,   Londra pag.  4416 

4696.  Modena,  i6  Aprile  —  Alessandro  Giuseppf.  Chiappini   in  Roma  — 

Buone  nuove  mi  dà.  . .  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza     ...»      4417 

4697.  Modena,  i6  Aprile  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Certo  é  che 

per  un  mese .. .  —  Archivio  Soli  Muratori  (R.  Bibl.  Est.),  Modena    »      4418 

4698.  Modena,  i8  Aj^rile  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  —  Al- 

l'udire che...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze    ...,.»      4419 

4699.  Modena,  i9  Aprile  —  Giovanni  Lami   in  B'irenze  —   Una   copia  di 

libro  matematico, . .  .  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze  ...»      4421 

4700.  Modena,  22  Aprile  —  Nicola  Tacoli  in  Reggio  —  Porto  a   V.  S.  il- 

lustrissima.. .  —  Archivio  Tacoli,  Modena »        ivi 

4701.  Modena,  24  Aprile  —  Francesco   Brembati   in   Bergamo  —  Degne 

son  di  stima  ...  —  Archivio  Rocchi,  Bergamo »      4422 

4702.  Modena,  24  Aprile  —  Frances(;o   Pagliai   in   Palermo  —  Al  foglio 

carissimo  ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  H.  Bibl.  Est.  ),  Modena  .    »         ivi 

4703.  Modena,  25  Aprile  —  Francesco  Contarelli  in  Ferrara  —  Giugnerà 

ben  a  tempo...  —  Archivio  della  Congregazione  di  Carità,  Correggio    »      4423 

4704.  Modena,   26  Aprile  —  Fortunato  Tambubini  in   Roma  —  Somme 

son  le  grazie...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena    »      4424 

4705.  Modena,  2  Maggio  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  —  Niuna 

c'è  delle  lettere...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze  ....    »      4426 

4706.  Modena,  5  Maggio  —  Giuseppe  Luigi  Amadesi  —  Nella  Piena  Espo- 

sizione.. .   —  Archivio  Soli  Muratori  (R.  Bibl.  Est.),  Modena.    .    »      4427 

4707.  Modena,  7  Maggio  —  Guido  Bentivoglio  D'Aragona  in  Ferrara  — 

Appena  mi  giunse...  —  Biblioteca  Bertoliniana,  Vicenza.    ...»      4428 

4708.  Modena,  7  Maggio  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Non  posso 

a  meno...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.),  Modena.     .    »         ivi 
47(J9.  Modena,    iO   Maggio   —   Francesco  Contarelli  in  Ferrara  —  Già 

dal  p.  Bardetti.. —  Archivio  della  Congregazione  di  Carità,  Correggio    »      4429 

4710.  Modena,  di  Maggio  —  Girolamo  Tagliazucchi  in  Torino  —  Molto 

ben  ricevuta. ..  —  R.  Archivio  di  Stato,  Torino »        ivi 

4711.  Modena,    i3  Maggio  —  Girolamo   Baruffaldi   in  Cento  —   Metta 

V.  S.  ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (/?.  Bibl.  Est.),  Modena   .    .    »      4430 

4712.  Modena,  i7  Maggio  —  Salvino  Salvini  in  Firenze  —  Monumento 

lìrezioso  è  quello ...  —  Biblioteca  Marucelliana,  Firenze  ....    »      4431 

4713.  17  Maggio  —  Luigi  Scotti  in  Treviso  —  Non  sapeva  io  che  fosse 

mancato  di  vita...  —  Archivio  Soli  Muratori,  (7?.  Bibl.  Est.),  Modena    »        ivi 
4714  Modena,  i7  Maggio  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Due  sono 

le  favoritissime...  —  Archivio  Soli  Muratori  (7?.  Bibl.  Est.),  Modena    »      4432 

4715.  Modena,    22  Maggio  —  Domenico   Brichieri   Colombi  in  Vienna  — 

L'ultimo  foglio...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze.    ...»      4433 

4716.  Modena,  22  Maggio  —  Anton  Francesco  Gori  in  Firenze  —   Nelle 

Novelle  letterarie  ...  —  Biblioteca  Marucelliana,  Firenze  ....    »      44.34 

4717.  Modena,  22  Maggio  —  Giuseppe  Antenore  Scalabrini  in  Ferrara  — 

Non  so  rispondere  ...  —  Biblioteca  Comunale,  Ferrara     ....    »        ivi 

4718.  Modena,  28  Maggio  —  Cassiodoro  Montagioli  in  Perugia  —  Prendo 

occasione  di  scrivere  a  V.  P.  della  perdita »      4435 

4719.  Modena,  29  Maggio  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  — 

Vorrei  che  V.  S....  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze    ...»         ivi 


IXOIOB  ANALITICO 


4728 


4720.  Modena,  31  Maggio  —  Fortinato  Tamborini  in  Roma  —  In  mano 

di   V.  P. . . .  —  Archivio  Soli  Muratori  (  li.  lìibl.  Est.  ),  Modena    .  |)ajf.  44Tfi 

4721  Modena,  (in  villa),  iO  Giugno  —  Girolamo  Tartarotti  in  Trento  — 

Buon  per  me  se  tutti  leggessero »      4437 

4722.  Modena,  (in  villa),  i2  Gnigno  —  Giuseppe  .\ntenore  Scai  *i<Mivr  in 

Ferrara  —  Finalmente . . .  Biblioteca  Comunale,  Ferrara  »      44*18 

4723.  Modena  (in  villa),  i-i  Giugno  —  Filippo  Camerini  in  Camerino  — 

Lasceremo  che  si  sfoghi. . .  —  Museo  Britannico,  Londra  ....    »      44.'JU 

4724.  Modena  (in  villa),    i4  Gittgno  —  Domenico   Brichieri  Colombi   in 

Vienna  —  Mi  porta...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze.    .    »        ivi 

4725.  Modena  (in  villa),  14  Giugno  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  — 

Se  Y.  S....  —  Archivio  Soli  Muratori  (  lì.  Bibl.  Est.  ),  Modena  .  »  4441 
47-26.  Modena  (in  villa),  20  Giugno  —  Grioo   Bentivoglio  D'Aragona  in 

Ferrara  —  Ricevendo  io . . .  —  Raccolta  Azzolini,  Roma »      4442 

4727.  Modena  (  in  villa  ),  20  Giugno  —  Giuseppe  Antenore  Scalabeini  in 

Ferrara  —  .Sicché  appena  ...  —  Biblioteca  Comunale,  Ferrara  .    .    »        ivi 

4728.  Modena  (in  villa),  25  Giugno  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in 

Piacenza  —  Ben  giunta  V.  S. .  . .  — Biblioteca  Comunale,  Piacenza    »      444'J 

4729.  Modena  (in  villa),  28  Giugno  —  Giuseppe  Luigi  Amadesi  in  Ravenna 

—  Altro  non...  —  Archivio  Soli  Muratori  (7?.  Bibl.  Est.),  Modena    »      4444 

4730.  Modena  (  in   villa  ),   28   Giugno  —  Domenico   Brichieri  Colombi   in 

Vienna  —  Due  son  le  l*>ttere...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze    »      4445 

4731.  Modena,   2  Luglio  —  Girolamo  Tagliazucchi  in  Torino  —  Per  la 

posta  ...  —  R.  Archivio  di  Stato,  Torino »      4440 

4732.  Modena,  4  Luglio  —  Anton  Francesco  Gori  in   Firenze  —  Né  qui 

né  in  Bologna ...  —  Biblioteca  MarucHlliana,  Firenze »     4447 

4733.  Modena,  9  Luglio  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini   in   Roma  — 

Appunto  prima. ..  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza     ....    »         ivi 

4734.  Modena,  10  Luglio  —  Angelo  Maria  Querini  in  Brescia  —  Apologia 

alla  lettera ...  —  Biblioteca  Queriniana,  Brescia »      4449 

4735.  Modena,  11  Luglio  —  Guido  Bentivoguo  D'Aragona  in  Ferrara  — 

Dall'  inchiusa,  che  ultimamente ...  —  Raccolta  Azzolini.  Roma  .  »  ivi 
4T33.   Modena,    12  Luglio  —  FiLrpro  Camerini   in  Camerino  —  Noti   ho 

mancato  ...  —  Museo  Britannico,  Londra »     4450 

4737.  Modena,  12  Luglio  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  — 

Non  mi  accontentai   .  .  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza    ...»        ivi 

4738.  Modena,  12  Luglio  —  (tiuseppe  Pecci  in   Siena   —   f^on   dispiacere 

(  bisogna  che . . .  Raccolta  Pecci,  Siena  .    .    .    , »      4451 

4739.  Modena,  12  Luglio  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Gran  cosa 

è,  che...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  /?.  Bibl.  Est.  ),  Modena     .    .    »     4432 

4740.  Modena.  15  Luglio  —  Guido  Bentivoglio  D'Aragona  in  Ferrara  — 

Siccome  vedrà   V.  E.  . . .  —  Raccolta  Artelli,   Venezia »      4453 

4741.  Modena,  16  Luglio  —  Giuseppe  Luigi  Amadesi  in  Ravenna  —   Per 

guanto  ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  7?.  Bibl.  Est.  ),  .Modena  .    .    »         ivi 

4742.  Modena,  19  Luglio  —  Anton  Francesco  Gori  in  Firenze  —    Vera- 

mente san  io  . . .  —  Biblioteca  Marucelliana,   Firenze »      4454 

4743   Modena,    19   Luglio  —  Fortunato   Tamburini   in   Roma  —  Mi  son 

giunte ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena  .  .  »  ivi 
4744.  Modena,  24  Luglio  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini   in   Roma  — 

«  Avrà  V.  S.  reverendissima  ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza    »      445l3 


4724  »  INDICE   ANALITICO 


4745.  Modena,  25  Luglio  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  —  In- 

chiusa  trasmetto  a  V.  S...  —  R,  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze  ,  pag.  4457 

4746  Modena,  26  Luglio  —  Francesco  Contarei.li  in  Ferrara  —  Mi  son 

giunti  ...  —  Archivio  della  Congregazione  di  Carità,  Correggio.    .    »      4458 

4747.  Modena,  26  Luglio  —  Giuseppe  Antenore  Scalabrini  in  Ferrara  — 

Ho  letto  le  due ...  —  Biblioteca  Comunale,  Ferrara »      4459 

4748.  Modena,  30  Luglio  —  Fortunato  Tambt'rini  in  Roma  —   Il  beni- 

gnissimo  ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  )  Modena     .    »         ivi 

4749.  Modena,  2  Agosto  —  Francesco  Contarelli  in  Ferrara  —  Per  mezzo 

del  signor.  .     —  Archivio  della  Congregazione  di  Carità,  Ferrara.     »      4461 

4750.  Modena,  5  Agosto  —  Saverio  Guicciardi  in  Modena  —  Vedrà  V.  S. 

illustrissima  ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  li.  Bibl.  Est.  ),  Modena    »         ivi 

4751.  Modena,  8  Agosto  —  Francesco  Contarelli  in  Ferrara  —    Vedì'à 

V.  S. . . .  —  Archivio  della  Congregazione  di  Carità,  Correggio .    .    »      4462 

4752.  Modena,   9  Agosto  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  — 

«  Dacché  V.  S. . . .  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza »        ivi 

4753.  Modena,  il  Agosto  —  Antonio  Arrivasene  in  Correggio  —  La  re- 

lazione che  V.  S. . . .  —  R.  Archivio  di  Stato,  Modena »      44fi4 

4754.  Modena,  16  Agosto  —  Filippo  Camerini  in  Camerino  —  Mi  risponde 

il  libraio  Pasquali  ...  —  Museo  Britannico,  Londra.     ,....»         ivi 

4755.  Modena,  16  Agosto  —  Francesco  Contarelli  in  Ferrara  —  Si  è  ben 

preso  V.  S. .  . .  —  Archivio  della  Congregazione  di  Carità,  Correggio    »      44(j5 

4756.  Modena,  16  Agosto  —  Luc'Antonio  Gentili  in  Sinigaglia  —  Ben  caro 

mi  è  stato  il  foglio,  con  cui  la  bontà  di  V.  S.  mi  assicura.  ...»         ivi 

4757.  Modena,  16  Agosto  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  L'ultimo 

benigno  ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena    .    »      4466 

4758.  Modena,  22  Agosto  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  —  Non 

veggo  più  lettere  . . .  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze    ....    »      4467 

4759.  Modena,  23  Agosto  —  Guido  Bentivoglio  D'  Aragona  in  Ferrara  — 

Mi  fa  sperare  la  ben  conosciuta...  —  Raccolta  Lozzi,  Bologna.    .    »      4468 

4760.  Modena,  { in  Villa  ),  23  Agosto  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in 

Roma  —  «  Sto  a  vedere,  ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza .     .     »      4469 

4761.  Modena,  (in  Villa),  23  Agosto  —  F'rancesco  Contarelli  in  Ferrara 

—  Intendo  ...  —  Archivio  della  Congregazione  di  Carità,  Correggio    »      4470 

4762.  Modena,  (  in  villa  ),  23  Agosto  —  Anton  Francesco  Gori  in  Firenze 

—  Un  brutto  imbroglio ...  —  Biblioteca  Marucelliana,  Firenze.     .    »      4471 

4763.  Modena,  { in  villa  ),  23  Agosto  —  Gaetano  Enea  Meloni  in  Messina 

—  Porto  a  V.  S.  illustrissima  i  dovuti  ringraziamenti, »         ivi 

4764.  Modena,  (  in  villa  ),  23  Agosto  —  Adamo  Pivati  in  Padova  —  Signor 

si,  che  è  giunta  V  apologia  dell'  antico,  ma  distrutto  anfiteatro....    »      4472 

4765.  Modena,  (  in  villa  ),  27  Agosto  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  — 

Comincio  ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena    .     »         ivi 

4766.  Modena,  (in  villa),  30  Agosto  —  Francesco  Contarelli  in  Ferrara  — 

Gran  voglia  ...  —  Archivio  della  Congregazione  di  Carità,  Correggio    »      4474 

4767.  Modena,  (in  villa),  30  Agosto  —  Anton  Francesco  Gori  in  Firenze 

—  Mi  è  giunto  l'involto.  ..  —  Biblioteca  Marucelliana,  Firenze    .    »         ivi 

4768.  Spezzano,  4  Settembre  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma 

—  Debbo  ben  ringraziare  . .  .  —  R  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze    »      4475 

4769.  Spezzano,  4  Settembre  —  Nicola  Tacoli  in  Reggio  —  Talmente  mi  e 

piaciuto  il  progetto  de  i  tre .  .  .  —  Archivio  Tacoli,  Modena.     .     .     »      4476 


INDICE   ANALITICO 


4725 


4770.  Spezzano,  4  Settembre  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Mi  ptr- 

doni   V.  P. . . .  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  )  Modena.  i»a|f.  4477 

4771.  Spezzano.  5  Settembre  —  .Aoamo  F*ivati  in  Padova  —  Lm  grande  apo- 

logia è  letta  :  V  ho  trovata  tale, »      447H 

4772.  Spezzano,  6  Settembre  —  (jIan  Francesco  Sou  in  Modena  —  Non 

ho  lettere, ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  /?.  Bibl.  Est.  ).  Modena .    »        ivi 
47T^.  Spezzano,  iO  Settembre,  —  IjORBn/o  Bianchi  in  Modena  —  Delle  let- 
tere inchiuse  due,  —  —  Archivio  Bianchi,  Modena »      4479 

4774.  Spezzano,  10  Settembre  —  Domenico  Brichieri  Cou>mbi  in  Vienna  — 

Due  favoritissime ...  —  R.  Biblioteca  Kiccardiana,  Firenze  ...»         ivi 

4775.  Spezzano,  dO  Settembre  —  Nicola  Tacou  in  Reggio  —  Sarà  ubbi- 

dita  V.  S.  illustrissima  ...  —  Archivio  Tacoli,  .Modena    ....    »      4480 

4776.  Spezzano,  12  Settembre  —  Fiuppo  Camerini  in  Camerino  —  Mi  manda 

un  libraio  ...  —  Museo  Britannico,  Londra »      4481 

4777.  Spezzano,  13  Settembre  —  Lorenzo  Bianchi  in  Modena  —  Se  vi  ca- 

piterà a  tempo —  .Archivio  Bianchi,  Modena »         ivi 

4778.  Spezzano,  13  Settembre  —  Fortunato  Tamburini  in   Roma  —  Ebbe 

la  benignità ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.),  Modena    »      4482 

4779.  Spezzano,  16  Settembi-e  —  Lorenzo  Bianchi  in  Modena  —  Consegne- 

rete a  gli  u/isiali . .  .  —  Archivio  Bianchi.  Modena »      4483 

4780.  Spezzano,  16  Settembre  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in    Vienna 

—  L' ultimo —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze »        ivi 

4781 .  Spezzano,  16  Settembre  —  Angelo  Maria  Querim  in  Brescia  —  Questa 

volta  son  io  stato ...  —  Biblioteca   Queriniana,   Brescia    ....    »      4484 

4782.  Spezzano,  18  Settembre  —  Lorenzo  Bianchi  in  Modena  —  Troverete 

inchiusa  la  lettera ...  —  Archivio  Bianchi,   Modena »      4486 

4783.  Spezzano,  19  Settembre  —  Glan  Francesco  Sou  in  Modena  —  ^//ra 

volta ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena  ...»      4487 

4784.  Spezzano,  19  Settembre  —  Nicola  Tacou  in  Rfcigio  —   Sarà  ubbi- 

dita V.  .S.  illustrissima  ...  —  Archivio  Tacoli,  Modena    ....    »        ivi 

4785.  Spezzano,  19  Settembre  —  Girolamo  Tartarotti  in  Venezia  —  Non 

i'ispo.ti ...  —  .Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ) »         ivi 

4786.  Spezzano,  20  Settembre  —  Gian  Francesco   Sou  in  Modena  —  Ho 

ricevuto ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena    .    »      4488 

4787.  Spezzano,  22  Settembre  —  Allo  Stesso  in  Modena  —   Quando  vo- 

gliate..  .  —  Archivio  Soli  Muratori  (7?.  Bibl.  Est.).  Modena    .    .    »      4489 

4788.  Spezzano,  22  Settembre  —  Gerolamo  Taguazucchi  in  Torino  —  Venga 

il  sig.  duca  ...  —  R.  Archivio  di  Stato,  Torino »        ivi 

4789.  Modena,  26  Settembre  —  Nicola  Tacou  in  Reggio  —  Mi  son  re»<t- 

<M»<o  a//a  ct/tó:.  ..  —  Archivio  Tacoli,  Modena »      4490 

4790.  Modena,   27  Settembre  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  S«  é 

compiaciuta  ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena    »         ivi 

4791.  Modena,  {  S.  Agnese),  30  Settembre  —  Alessandro  Giuseppe  Chiap- 

pini in  Roma  —  Non  so  mai...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza    »      4492 

4792.  Modena  (  S.  Agnese  ),  30  Settembre  —  Nicola  Tacou   in  R^gio  — 

M' f' giunto  il  quadretto  .. .  —  Archivio  Tacoli,  Modena  ....  »  4493 
4791  Modena  { S.  Agnese  )  /  Ottobre  —  Lorenzo  Bianchi  in  Bologna  —  Voi 

vi  godete  ...  —  Archivio  Bianchi,  Modena »         ivi 

4794.  Modena  (  S.  Agnese  ),   2  Ottobre  —   Domenico   Vecchi   in   Sangimi- 

gnano  —   Con  piacere  ho   letto »      4494 


4726  ,  INDICE  ANALITICO 


47^.  Fiorano,  H  Ottobre  —  Gian  Francesco  Soli  in  Modena  (  S.  Agnese) 

—  Letta  che...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  7?.  Bibl.  Est.  ),  Modena  pa«.  4494 

4796.  Mutinae,  IV  Idus  Octohr.  —  Jacopo  Bruker  in  Augusta  —  Per  Cle- 

mentissimum  Lamium  ...  —  Biblioteca  Imperiale,  Vienna    ...»      4495 

4797.  Fiorano,  15  Ottobre  —  Nicoi-a  Tacoli  in  Reggio  —  Lasciai  in   Mo- 

dena incartato  come  prima  ...  —  Archivio  Tacoli,  Modena  ...»         ivi 

4798.  Fiorano,  17  Ottobre  —  Lorenzo  Bianchi  in  Modena  —  Mi  rallegro 

del  vostro  ...  —  Archivio  Bianchi,  Modena »      4493 

4799.  Fiorano,  17  Ottobre  —  Guino  Bentivogio  d'Aragona  in  Ferrara  — 

Ai  favori  compartitimi.  .  .  —  Raccolta  Ferraioli,  Roma    ....    »        ivi 

4800.  Fiorano,  17  Ottobre   —  Filippo  Camerini   in  Camerino  —  È  stata 

associata ...  —  Museo  Britannico,   Londra »      4497 

4801.  Fiorano,  17  Ottobre  —  Francesco  Contarelli  in  Ferrara  —  Cotesto 

sig,  vicario...  —  Archivio  della  Congregazione  di  Carità,  Correggio    »      44i)8 

4802.  Fiorano,  17  Ottobre  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Alquanto 

ho  tardato...  —  Archivio  Soli  Muratori  ( /?.  Bibl.  Est.),  Modena    »         ivi 

4803.  Fiorano,  21  Ottobre  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  — 

Mi  truova  tuttavia ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza  ....    »      4500 

4804.  Modena,  22  Ottobre  —  Alessa.ndro  Arrivabene  in  Correggio—  Quanto 

mi  sono  rallegrato . . .  —  R.  Archivio  di  Stato,  Modena    ....    »      4501 
48(fi.  Modena,  22  Ottobre  —  Angelo  Maria  Querìni  in  Brescia  —  Terminò 

ieri  sera...  —  Biblioteca  Queriniana,  Brescia »      4502 

4806.  Modena,  24  Ottobre  —  Saverio  Guicciardi  in  Roma  —  E  finita  la 

mia  villeggiatura  ...  —  Archivio  Guicciardi,  Modena -»      4503 

4807.  Modena,  20  Ottobre  —  Angelo  Maria  Querìni  in  Brescia  —  Mi  son 

portato  in  villa  ...  —  Biblioteca  Queriniana,  Brescia »         ivi 

4808.  Modena,  26  Ottobre  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Ninna  ri- 

sposta ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  7?.  iHbl.  Est.  ),  Modena    .     .    »      4504 

4809.  Modena.  30  Ottobre  —  Francesco  Brembati  in  Bergamo  —  Dalla 

lite  che  presentemente ...  —  Archivio  Rocchi,  Bergamo    .     .     ,    .    »         ivi 

4810.  Modena,  31  Ottobre  —  Nicola  Tacoli  in  Reggio  —  Il  signor  Cardi- 

nale Pozzobonelli . .  .  —  Archivio  Tacoli,   Modena »      4505 

4811.  Modena,  .9  Novembre  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —    Coli' oc- 

casione ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.   Bibl.   Est.  ),  Modena    .    »         ivi 

4812.  Modena,    5   Novembre  —  Pellegrino   Roni   in   Osimo  —  Solamente 

ora  m.i  è  giunta  la  Dissertazione »      4506 

48J3.  Modena,  5  Novembre  —  Foreunato  Tamburini  in  Roma  —  Non  oc- 
corre ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),    Modena    .     .    »      4507 

4814.  Modena,  6  Novembre  —  Francesco  Contarelli  in  Ferrara  —  Pun- 

tualmente ...  —  Archivio  della  Congregazione  di  Carità,  Correggio    »      4508 

4815.  Modena,  8  Novembre  —  Mariangelo  Fiacchi  in  Ravenna  —  Può  es- 

sere, che  venga  costà »         ivi 

4816.  Mutinae,  V  Idus  Novembris  —  Clemente  di  Polonia  in  Varsavia  —  Po- 

stremumh  hunc...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena    »      4509 

4817.  Modena,  1 1  Novembre  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  — 

L'essere  non  meno.  ..  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze    .     .    »      4510 

4818.  Modena,  12  Novembre  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappiui  in   Roma 

—  Voglia  Dio  che,...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza   ....    »      4511 

4819.  Modena,  12  Novembre  —  Costantino  Grimaldini  in   Napoli  —  Cor- 

rono già  ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),   Modena    .    »      4512 


INDICE   AXAMTIf'n 


4727 


4820.  —  Modena,  12  Novembre  —  An«;f:lo  Maria  Qì  kkini  in  K"ni,i       Itopo 

ater  io...  —  Biblioteca  Queriniana,   Hrescia |Mig.  4013 

4821.  Modena,  i3  Ottobre  —  Francesco  Contarelu  in  F«mni  —    Venne 

puntualmente...—  Archivio  della  CongregazioDe  di  Carità,  Corref^gio    »        ivi 

4822.  Modena.  '20  Novembre  —  Allo  Stesso  in  Ferrara  —  Non  mi  è  ve' 

nuta ...  —  Archivio  della  Congregazione  di  Carità,  Correggio  .    .    »      5514 
^23.  Modena,  20  Novembre  —  Guseppe  Antenore  Scalarrim  in  Ferrara 

—  Altre  volte —  Biblioteca  Comunale,  Ferrara »        ivi 

4'^34.  Modena,  28  Novembre  —  Francesco  Brembati  in  Bergamo  —  Sujì- 

plico  in  primo  luogo ...  —  Archivio   Rocchi,   Bergamo    ....    »      4515 

4825.  Modena,  4  Dicembre  —  Alessandro  Guseppe  Chiappini  in  Roma  — 

Che  V.  S.  reverendissima ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza    .    »      4516 

4826.  Modena.  8  Dicembre  —  Domenico   Brichieri  Colombi   in   Vienna  — 

L' ultimo  carissimo ...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze  .    .    »      4517 
-^7.  Modena,  9  Dicembre  —  Francesco  Retz  in  Roma  —  Non  liete  ri- 
compensa ...  —  Archivio  Soli  Muratori  ( /?.  Bibl.  Est.  ),  Modena  .    »      4519 
4828.  Modena,  17  Dicembre  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini   in  Roma 

—  Veramente  si  credeva  ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza  .    .    »        ivi 
4839,  Modena,  i7  Dicembre  —  Nicola  Tacou  in  Reggio  —  ffa  ben  da  es- 
sere persuasa ...  —  Archivio  Tacoli,  Modena »      4520 

4830.  Modena,  18  Dicembre  —  Matteo  Meloni  in  Carpi  —  Andavo  io  dif- 
ferendo ...  —  Archivio  Eredi  Meloni,  Carpi »      4521 

48m.  Modena,  i9  Dicembre  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Dal- 
l' eminentissimo...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  li.  Bibl.  Est.  ),  Modena    »        ivi 

4832.  Modena,   20  Dicembre  —  Pietro  Napou  Giannelu  in  Palermo  — 

Tre  sono ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  7?.  Bibl.  Est.  ),  Modena  .    »      4522 

4833.  Modena.  20  Dicembre  —  Federico  di  Napoli  di  Campobello  in  Palermo 

—  Al  beììignissimo...—  Archivio  Soli  Muratori(  R.  Bibl.  £'«f.),Modena    »      4523 
4S34.  Modena,  20  Dicembre  —  Frances<o  Pagliai  in  Palermo  —  Molto  ben 

tardi ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena     .    .    »      4524 

4835.  Modena,  22  Dicembre  —  Girolamo  Tartarotti  in  Torino  —  Allorché 

V.  S....  —  Archivio  Soli  Muratori  (  E.  Bibl.  Est. ),  Modena    .    .    »     4S5 

4836.  Modena,  23  Dicembre  —  Giuseppe  Antenore  Scalabrini  in  Ferrara 

—  Abbiam  tutti  bisogno...  —    Biblioteca  Comunale,  Ferrara    .    .    »      4526 

4837.  Modena,  27  Dicembre  —  Giovan  Giacomo  Zamboni  in  Londra  —  Pur 

troppo —  Archivio  Soli  Muratori  (7?.  Bibl.  Est.),  Modena  .    .    »        ivi 

4838.  Modena,  29  Dicembre  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  — 

L'ultima  lettera...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze    ...»      4528 

4839.  Mutinae,  IV  Kal.  Januar.,  —  Vittorio  da  Cavalbse  in  Trento  — 

Tuas  guidem...  —  Archivio  Soli  Muratori  (/?.  Bibl.  Est,),  Modena    »      4529 

4840.  (  Senza  data  )  —  Lorenzo  Brunassi  di  S.  Filippo  in  Torino  —  Secondo 

gli  ordini  stimatissimi  di  V.  E., . . .  —  Museo  Britannico,  Londra    »      4531 

4841.  (Senza  data)  —  Enrico  di  Collalto  in  V<^nezia  —  Diu  anceps  fui 

quid  ad  te,.,.  —  Archivio  Soli  Muratori  ( R.  Bibl.  Est.),  Modena    *      4532 
4342.  (Senza  data)  —  Ali.o  Stesso  in  Venezia  —  Con  particolare  soddi- 
sfazione ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena    .    »      4533 


1744. 


4843.  Modena,  2  Gennaio  —  Anton  Francesco  Gori  in  Firenza  —  La  S*  V. 

illustrissima  ...  —  Biblioteca  Marucelliana,  Firenze »        ivi 


4728  INDICE    ANALITICO 

4844.  Modena,  3  Gennaio  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  — 

Sarà  Y.  S.  reverendissima ...  —  Biblioteca  Comunale,  Ferrara    .  pai?.  4534 

4845.  Modena,  8  Gennaio  —  Giuseppe  Antenore  Scai.abrini  in  Ferrara  — 

Ch'  io  sappia,  non  sono  mai ...  —  Biblioteca  Comunale,  Ferrara.    »      45!^ 

4846.  Modena,  9  Gennaio  —  Angelo  Maria  Querini  in  Brescia  —  Fui  a 

vedere  il  camice  da  V.  E. . . .  —  Biblioteca  Queriniana,  Brescia    .    »      4533 

4847.  Modena,  d6  Gennaio  —  Nicola  Tacoli  in  Reggio  —  In  casa  del  si- 

gnor marchese  Fontanelli  ho  fatto. .  .  —  Archivio  Tacoli,  Modena    »         ivi 

4848.  Modena,  i7  Gennaio  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Ubbidisco 

all'  E.   V.  . ..  —  Archivio  Soli  Muratori  (  7?.  Bibl.  Est.  ),  Modena  .    »      4.5.'?7 

4849.  Modena,  24  Gennaio  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  — 

Freddi  gagliardi  e  ghiaccio . . .  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza.    »      45138 

4850.  Modena,  27  Gennaio  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  — 

L'ultimo  foglio  di  V.  S....  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze.    »      4539 

4851.  Modena,  27  Gennaio  —  Girolamo  Tartarotti  in  Trento  —  Oh!  clic 

imbrogliato  uomo  ...  —  Biblioteca  Comunale,  Trento »      4541 

4852.  Modena,  28  Gennaio  —  Matteo  Meloni  in  Carpi  —  Mi  dice  mio 

nipote,  che  fu  ben  fatto ...  —  Archivio  Eredi  Meloni,  Carpi    .     .    »         ivi 

4853.  Modena,  30  Gennaio  —  Francesco  Brembati  in  Bergamo  —  Ine- 

rendo alle  premure  di  V.  S.  ,  .  .  —  Archivio  Bocchi,  Bergamo  .     .    »      4542 

4854.  Modena,   30  Gennaio  —  Nicola  Tacoli  in   Reggio  —  Se  non  già 

sciolto  dalla  contumacia, ...  —  Archivio  Tacoli,  Modena.     ...»      4543 

4855.  Modena,  3i  Gennaio  —  Francesco  Beretta  in  Udine  —  Appunto 

'per...  —  Archivio  Soli  Muratori  (/?.  Bibl.  Est.),  Modena     ...»         ivi 

4856.  Modena,  31  Gennaio  —  Giovanni  Lami  in  Firenze  —  Affidato  dalla 

bontà  di  V.  S.  .  .  .  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze  ....    »      4544 

4857.  Modena,  2  Febbraio  —  Angelo  Maria  Querini  in  Brescia  —  Benché 

non  dimandassi ...  —  Biblioteca  dei  Lincei,  Roma »      4545 

4858.  Modena.  5  Febbraio  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  —  Fi- 

nalmente ho  dato .  .  .  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze  ...»         ivi 

4859.  Mutinae,  YIII  Id.  Febr.  —  Pietro  Napoli  Giannelli  in  Palermo  — 

Priores  tuae ...  —  Archivio  Soli  Muratori  {  7?.  Bibl.  Est.  ),  Modena    »      4546 

4860.  Modena,  7  Febbraio  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —   Il  tro- 

varmi viro ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  7^.  Bibl.  Est.  ),  Modena    »      4547 

4861.  Modena,  li  Febbraio  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma — 

Avrà  già  V.  R —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza »      4549 

4862.  Modena,  i3   Febbraio  —  Francesco  Contarelli  in  Ferrara  —  Mi 

conviene ...  —  Archivio  della  Congregazione  di  Carità,  Correggio    »      4550 

4863.  Modena,  48  Febbraio  —  Giuseppe  Bianchini  in  Roma  —  Mi  ha  fatto 

stupire  V.  S. . . .  —  Biblioteca  Vaticana,  Roma »         ivi 

4864.  Modena,  18  Febbraio  —  Ottavio  Bocchi  in  Ferrara  —  Essendomi 

capitato  ...  —  Archivio  Bocchi,  Adria »      4551 

4865.  Modena,  19  Febbraio  —  Francesco  Contarelli  in   Ferrara  —  Al- 

l'intendere . .  —  Archivio  della  Congregazione  di  Carità,. Correggio    »         ivi 

4866.  Modena,  20  Febbraio  —  Gian  Domenico  Bertoli  in  Aquileia  —  Ha 

ragione  Y.  S. . . .  —  Archivio  Rota,  S.  Vito  al  Tagliamento ...»      4552 

4867.  Modena,  20  Febbraio  —  Francesco  Brembati  in  Bergamo  —  Bendo 

grazie  a  Y.  S.  —  Archivio  Rocchi,  Bergamo »      4553 

Modena,  20  Febbraio  —  Daniele  Florio  in  Udine  —  Gran  tempo 
era,  ch'io...  —Archivio  Soli  Muratori  (7?.  Bibl.  Est.),  Modena   .    »        ivi 


INDICE   ANALITICO 


4729 


48()t).  Modena,  25  Febbraio  —  Giuskppe  Rianchini  in  Roma  —  Granili  itiee, 

magnifici  disegni ...  —  Biblioteca  Vaticana,  Koma \m 

4870.  Modena,  25  Febbraio  —  Domenico  Brichirri  Colombi  in  Vienna  — 

Servirà  la  presente . . .  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze    .    . 

4871.  Modena,  25  Febbraio  —  ANr.Ei.o  Maria  Qt'KKiNi  in   Brescia  —   Se 

non  ho  colto...  —  Biblioteca  dellWcoademia  dei  Lincei,  Roma    . 

4S72.  Modena,  25  Febbraio  —  Girolamo  Tartarotti  in  Trento  —  Xe'  ter- 
mini che ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena   . 

48T3.  Modena,  27  Febbraio  —  Francesco  Contarelu  in  Ferrara  —  Iii~ 
mando  la  . . .  —  Archivio  della  Congr^azione  di  Carità,  Corr^ftno 

4874.  Modena,  28  Febbraio  —  Alessandro  TiirsEPPE  Chiappini  in  Roma 

—  Son  certo  che ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza  .    .    ,    .    . 

4875.  Modena,  28  Febbraio  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Con  tanta 

venerazione ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  7^.  Bibl.  Est.  ),  Modena 

4876.  Modena,  i  Marzo  —  Matteo  Meloni  in  Carpi  —  Due  soli  censi  ho 

in  coleste ...  —  Archivio  Eredi  Meloni,  Carpi 

4877.  Modena,  6  Marzo  —  Giovanni  La>u  in  Firenze  —  Trovai  chi  era  il 

imdrone ...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze 

4S78.  Modena,  iO  Marzo  —  Bernardo  Rovatti  in  Modena  —  //  signor  Ber- 
nardo Rovatti —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.),  Modena 

4879.  Modena,  L'i  Marzo  —  ChTTAvio  Bocchi  in  Venezia  —  .V»  dispiace  di 

noti  poter ...  —  Archivio  Bocchi,  Adria 

4880.  Modena,  14  Marzo  —  Gian   Maria  Mazzuchelij  in    Roma  —  Non 

solo  fo  plauso ...  —  Biblioteca  Vaticana,  Roma 

4881.  Modena,  i7  Marzo  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Benché  il 

signor ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena  ,  . 
4^ì2.  Modena,  18  Marzo  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  —  M'é 

giunto  il  grosso ...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze.  .  .  . 
4883.  Modena,  20  Marzo  —  Francesco  Coxtarelli  in  Ferrara  —  Eccone 

un^  altra.  . .  —  Archivio  della  Congregazione  di  Carità,  Corr^gio 
4S84.  Modena.  24  Marzo  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  — 

Talinente  mi  son  trovato ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza  .  . 
4>^.  Modena,  27  Marzo  —  Francesco  Contarelli  in  Ferrara  —  Vedendo 

questa ...  —  Archivio  della  Congregazione  di  Carità,  Corr^gio    . 

4886.  Modena,  27  Marzo  —  Bernardo  Maria  De  Rubeis  in  Venezia  — 

Vorrei  potere . . .  —  R.  Biblioteca  Marciana,  Venezia 

4887.  Modena,  27  Marzo  —  Giovanni  Lami  in  Firenze  —  Fu  poi  a  tro- 

varmi questo  signor . . .  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze  .    . 

48^.  Modena,  27  Marzo  —  Giuseppe  Antenore  Scalabrini  in  Ferrara  — 

Per  servigio,  che ...  —  Biblioteca  Comunale,  Ferrara 

4889.  Modena,  1  Aprile  —  Ottavio  Bocchi  in  Venezia  —  Il  Placito  da  me 

accennato ...  —  Archivio  Bocchi,  Adria 

4890.  Modena,  1  Aprile  —  Francesco  Brembati  in  Bergamo  —  Per  molte 

mie  occupazioni  —  Archivio  Rocchi,  Bergamo 

4891.  Modena,  3  Aprile  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Dee  nel  lu- 

nedi ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena.    .    . 

4892.  Modena,  10  Aprile  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini   in  Roma  — 

Qui  noti  si  parla  più ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza  .    .    . 
4898.  Modena,  10  Aprile  —  Francesco  Contarelli  in  Ferrara  —  Son  ri- 
masto ...  —  Archivio  della  Congregazione  di  Carità,  Correggio  .    . 


4554 
4556 
^A 

ivi 
tì67 
4558 
«59 

ivi 
4560 
4S61 

ivi 
4a^ 
4063 
45f» 
4567 
4568 
4509 
«70 

ivi 
«71 
4372 

ivi 
4573 
4574 
4573 


4730  INDICE  ANALITICO 

» 

4894.  Modena,  i3  Aprile  —  Nicola.  Tacou  in  Reggio  -     Con  occasione 

che  si  san  riscossi ...  —  Archivio  Tacoli,  Modena pag.  4576 

4895.  Modena,  di  Aprile  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  —  L'ul- 

timo foglio ...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze »         ivi 

4896.  Modena,  17  Aprile  —  Giuseppe  Bianchini  in  Roma  —  Nel  medesimo 

tem^po  che  dallo  stimatissimo  ...  —  Biblioteca  Vaticana,  Roma    .    »      4578 

4897.  Modena,  i7  Ajìrile  —  Francesco  Contarelli   in  Ferrara  —  Prego 

V.  S. . . .  —  Archivio  della  Congregazione  di  Carità,  Correggio .     .    »      4579 

4898.  Modena,  i7  Aprile  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  A  quanto 

io  avevo  ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena    .    »         ivi 

4899.  Modena,  22  Aprile  —   Domenico   Brichieri   Colombi  in  Vienna  — 

Giacché  non  ho  potuto  ...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze  .    »      4580 
49  X).  Modena,  22  Aprile  —  Matteo  Meloni  in  Carpi  —  Nel  di  6  del  cor- 
rente maturò  un  altro ...  —  Archivio  Eredi  Meloni,  Carpi  ...»      4581 

4901.  Modena.  24  Aprile  -^Ottavio  Bocchi  in  Venezia  —  Non  occorrerà 

che  io  scriva  ...  —  Archivio  Bocchi,  Adria »      4582 

4902.  Modena,  25  Aprile  —  Antonio  Saltini  in  Roma  —   Qui  non  si  è 

veduta  la  relazione .  . .  —  R.  Biblioteca  Vittorio  Emanuele,  Roma    »         ivi 

4903.  Modena,  1  Maggio  —  Giovanni  Lami  in  Firenze  —  In  questo  punto 

ricevo  il  gratissimo  ...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze  .    .    »      4583 

4904.  Modena,  i  Maggio  —  Angelo  Maria  Querini  in  Roma  —  Se  questo 

mio  reverente  foglio ...  —  Biblioteca  Queriuiana,  Brescia.    ...»      4584 

4905.  Modena,  2  Maggio  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Bella  con- 

solazione ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  H.  Bibl.  Est.  ),  Modena  .    »      4585 

4906.  Modena,  5  Maggio  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Piacenza  — 

Serva  la  presente  mia  ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza.    .    .    »      458(5 

4907.  Modena,  5  Maggio  —  Matteo  Meloni  in  Carpi  —  Bene  ha  fatto  V.  S. 

con  ricevere...  Archivio  della  Congregazione  di  Carità,  Correggio.    »      4587 

4908.  Modena,  5  Maggio  —  Nicola  Tacoli  in  Reggio  —  Si  sparse  qui  la 

voce  che  il  signor  conte  Cristiani ...  —  Archivio  Tacoli,  Modena    »         ivi 

4909.  Modena,  8  Maggio  —  Flaminio  Scarselli  in  Bologna  —  Prima  d'aver 

letto  il  Davide  penitente ...  —  Biblioteca  Universitaria,  Bologna  .    »      4588 

4910.  Modena  (S.  Agnese),  il  Maggio  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in 

Vienna  —  In  risposta ...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze    .    »        ivi 

4911.  Modena,  14  Maggio  —  Ottavio  Bocchi  in  Venezia—  Perchè,  essendo 

interrotto  il  commercio,...  —  Archivio  Bocchi,  Adria »      4590 

4912.  Modena,  19  il/agr^to  —  Giuseppe  Antonio  Sassi  in  Milano  —  fin  pr«5o 

il  p.  maestro  Martini...  —  Biblioteca  Ambrosiana,  Milano.    .    .    »         ivi 

4913.  Modena,    19  Maggio  —  Gian  Grisostomo  Trombelli  in  Bologna  — 

Sommamente  bello  e  plausibile...  —  Raccolta  Boncompagni,  Roma    »      4591 

4914.  Modena,  21  Maggio  —  Francesco  Contarelli  in  Ferrara  —  Mi  ha 

il  foglio .  . .  —  Archivio  della  Congregazione  di  Carità,  Correggio.    »      4592 

4915.  Modena,  22  Maggio  —  Bonifazio  Rangoni  in  Modena  —  Gran  ver- 

gogna è  ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena.    .    »        ivi 

4916.  Modena,  26  Maggio  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  —  In 

somm,a,  come  tu  appunto...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze.    »      4593 

4917.  Modena,  29  Maggio  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Andava  io 

di/ferendo ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Btbl.  Est.  ),  Modena.    »      45^ 

4918.  Modena,  4  Giugno  —  Francesco  Contarelli  in  Ferrara  —  Ecco  la 

risposta ...  —  Archivio  della  Congregazione  di  Carità,  Correggio .    »      4596 


nn>IOE  AKALITIGO  4781 


4'v>19.  Modena  (  in  villa  ),  5  Giugno  —  Gian  Paoix)  Simone  Bianchi  in  Kiraini 

—  .4/  decoro  d^  Italin . . .  —  Biblioteca  Oambalunghiana,  Rimini  .  pag.  -lo.»? 
49"i0.  Modena  (in  villa),  5  Giiujno  —  (ìiovanni  Bottari  in  Roma  —  K  cara- 
mente da  dolersi,  che . . .  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze    .    »     4S0R 

4J21.  Modena  (in  villa),  5  Giugno  —  Alessandro  (ìm-seppk  Chiappini  in 

Roma  —  È  giunta  V,  S. .  . .  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza  .    .    »      4aU9 

492"2.  Modena,  iO  Giugno  —  Cuks  Domenuo  Bertoli  in  Aquileja  —  Pub- 
blico già...  —  Archivio  Soli  Muratori  {  R.  liibl.  Kst.),  Modena    .    »      4flnf) 

4ifi3.  Modena,  iO  Giu/no  —  Domenico  Hrìchieri  Coli)MBI  in  Vienna  —  Mi 

giunse  il  compimento  . . .  —  K.  Biblioteca  Riccardiana.  Firenze    .    *      46fW 

4924.  Modena,  i2  Giugno  —  Giuseppe  Bianchini  in  Roma  —  .4  due  beni- 

gnissimi  fogli  di  V.  /?....  —  Biblioteca  Vaticana,  Roma.    ...»      é&fy 

41^25.  Modena,  12  Giugno  —  Lorenzo  Brinassi  oi  S.  Filippo  in  Napoli  — 

Z,'  altre  tolte  ancora  eh''  io  ho —  Museo  Britannico,  Londra.    .    »     40Vi 

4^06.  Modena,  d9  Giugno  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  — 

r'ertamente  il  veder  V  inazione...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza    »      4Gfl7 

4927.  Modena,  i9  Giugno  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Sento  ri- 

morsi ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  7?.  Bibl.  Est.  ),  Modena    .    .    *     4608 

4928.  Modena,  23  Giugno  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  — 

Veramente,  ora ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza »      4610 

4929.  Modena,   25  Giugno  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  — 

Giacché  il  nostro...  —  R.  Biblioteca  Riccardiann.  Firenze  ...»      4(311 

4930.  Modena,  3  Luglio  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  —  -S*' 

non  fan  guerra  fra  loro  ...  —  Biblioteca  Comui.ile,  Piacenza  .    .    »      4612 
4'.X31.  Modena,  5  Luglio  —  Matteo  Meloni  in  Carpi  —  Son  m'era  io  già 

dimenticato...  —  Archivio  Eredi  Meloni,  Carpi »      4613 

4932.  Modena,  8  Luglio  —  Gian  Paolo  Simone  Bianchi  in  Roma  —  Circa 

il  1597  andò...  —  Biblioteca  Garabalunghiana,  Riraini  ....    »      4614 

4933.  Modena,  8  Luglio  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Giacché  con 

tanta  ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena    .    .    »        ivi 

4934.  Modena,  10  Luglio  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  — 

Sicché  senza  adoperar —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza ...»     4616 

49C5.  Modena,  10  Luglio  —  Giusbpcb  Antonio  Sassi  in  Milano  —  Al  ve- 
dere il  bel  carattere ...  —  Biblioteca  Ambrosiana,  Milano     ...»      4617 

4936.  Modena,  12  Luglio  —  Gian  Domenico  Bertoli  in  Udine  —  Giacché 

V.  S.  illustrissima  ...  —  Raccolta  Rota,  S.  Vito  al  Tagliamento .    »        ivi 

4987.   .Modena,    13  Luglio  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in   Vienna  — 

Somma  è  ben  . . .  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze    ....    »     4618 

4938.  Modena,  15  Luglio  —  Angelo  Maria  Quekini  in  Brescia  —  La  let- 
tera ultimamente ...  —  Biblioteca  Queriniana,  Brescia »      4630 

4989.  Modena,  16  Luglio  —  Giuseppe  Bondigu  in  Velletri  —  Non  so  come 

possa  essere  ricevuto ...  —  Archivio  Municipale,  Reggio  Emilia   .    »     4621 

4940.  Modena,  17  Luglio  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Piacenza 

—  Anch'  io  andava  pure ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza  .    .    »     4623 

4941.  Modena,  21  Luglio  —  Allo  Stesso  in  Roma  —  Contiene  spedir  le 

lettere  il  sabbato  mattina  ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza     .    »     4624 

4942.  Modena,   21  Luglio  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Giacché 

veggo  che. . .  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena  .    »      4825 

4943.  Modena,  24  Luglio  —  AvLO  Stesso  in  Roma  —  A  me  certamente 

è  riuscito ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena  .    » 


4732  INDICE   ANALITICO 


4944.  Modena,  27  Luglio  —  Gian  Paolo  Simone  Bianchi  in  Siena  —  Ha 

tutta  l'autorità   V.  S. .  .  .  —  Biblioteca  Gambalungliiana,  llimini  .  pag.  4627 

4945.  Modena,  28  Luglio  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  — 

Perchè  non  si  poterono ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza    .    .    »      462K 

4946.  Modena,  29  Luglio  —  (tiovanni  Brunassi  in  Napoli  —  Alla  puntua- 

lità di  V.  E,  nella  rimessa  ...  —  Museo  Britannico,  Londra     .     .    »      4629 

4947.  Mutinae,  ///  Kal.  Aug.  —  Lodovico  Sabbatini  d'Anfora  in  Roma  .— 

Longe  diutius...  —  Archivio  Soli  Muratori  (7?.  Bibl.  Est.),  Modena    »         ivi 

4948.  Modena,  3  Agosto  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  —  Ora 

so  perchè  non  sia ...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze ...»      4*3!^ 

4949.  Modena,  4  Agosto  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  —  A 

quel  che  veggo,  non  ha  .  . .  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza.  .  .  »  46.'32 
4^0.   Modena,    6  Agosto  —  Nicola  Tacoli  in   Reggio  —  Mi  occorre  di 

pregar  V.  S.  illustrissima  ...  —  Archivio  Tacoli,  Modena  ...»  46.33 
4951.  Modena,  7  Agosto  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Porto  a  V.  S. 

illustrissima...  —  Archivio  Soli  Muratori  (7?.  Bibl.  Est.),  Modena  »  ivi 
4562.  Modena,  18  Agosto  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  —  In- 
nanzi che  mei ...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze  ....  »  4634 
4%3.  Modena,  18  Agosto  —  Giuseppe  Bianchini  in  Roma  —  Finora  sono 

andato  scrivacchiando.  ..  —  Biblioteca  Vaticana,  Roma  ....  »  4636 
4954.  Modena,  13  Agosto  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in   Roma  — 

Fratello  del  fatto  di  campo. . .  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza.  »  4637 
49^.  Modena,  18  Agosto  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  L'ultimo 

benignissimo...  —  Archivio  Soli  Muratori  (R.  Bibl.  Est.),  Modena  »  4638 
4^6.  Modena,  20  Agosto  —  Nicola  Tacoli  in  Reggio  —  Di  grazia   V.   S. 

illustrissima  truovi  miglior...  —  Archivio  Tacoli,  Modena.    .    .    »      4639 

4957.  Modena,  21  Agosto  —  Antonio  Saltini  in  Roma  —  Non  potrò  già 

io  contracambiar ...  —  R.  Biblioteca  Vittorio  Emanuele,  Roma  .     »         ivi 

4958.  Modena,  21  Agosto  —  N.  N.  —  Io  tengo  nuovi  motivi   di  obbliga- 

zione ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  7^.  Bibl.  Est.  ),  Modena     .     .    »      4640 

4959.  Modena,  24  Agosto  —  Rinaldo  Alticozzi   in   Cortona  —  Mi  perdo- 

nerà V.  S. . .  .  —  Biblioteca  dell'Accademia  Etrusca,  Cortona  .    .    »      4641 

4960.  Modena  (  S.  Agnese  ),  24  Agosto  —  Mariangelo  Fiacchi  in  Ravenna 

—  Sarà  ubbidita  ...  —  Archivio  Comunale,  Ravenna »      4642 

4961.  Modena  (  S.  Agnese),  24  Agosto  —  Nicola  Tacoli  in  Reggio  —  Costa 

il  tomo  I  del  Dizionario  un  filippo...  —  Archivio  Tacoli,  Modena.    »      4643 

4962.  Modena  { S.   .\gnese),   25  Agosto  —  Gian  Paolo  Simone  Bianchi  in 

Siena  —  Quanto  Y.  S.  .  .  .  —  Biblioteca  Gambalunghiana,  Rimini.    »         ivi 

4963.  Modena  (  S.  Agnese),  28  Agosto  —  Anton  Lodovico  Antinori  in  Lan- 

ciano —  È  già  scorso  del  tempo,  che  con  V.  S. »      4644 

4964.  Modena  (S.  Agnese),  31  Agosto  —  Giuseppe  Maria  Bondigli  in  Vel- 

letri  —  Ne'  giorni  passati  ...  —  Biblioteca  Trivulziana,  Milano    .    »        ivi 

4965.  Modena  (  S.  Agnese  )  1  Settembre  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini 

in  Roma  —  Dovette  restare ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza .    »      4645 

4966.  Modena  (S.  Agnese),  1  Settembre  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma 

—  Finalmente...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  B.  Bibl.  Est.  ),  Modena    »      4646 

4967.  Modena  (S.  Agnese),    2  Settembre  —  Domenico  Brichieri  Colombi 

in  Vienna  —  Solamente . . .  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze  .    »      4647 

4968.  Modena  (S.  Agnese),   2  Settembre  —  Achille  Crispi  in  Reggio  — 

Bramerei ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  7?.  Bibl.  Est.  ),  Modena  .    »      4649 


INDICE  ANALITICO 


4783 


l'.)G9.  Modena  (  S.  Agnese  ),  2  St'ttembre  —  Fobtì'nato  TAMBtitiNi  in  Roma 

—  Trovandomi...  —  Archivio  Soli  Muratori  (/^  IHhL  Est.),  Modena  pag.  464U 
1'J70.  Modena,  5  Settembre  —  Angelo  Maria  Qi'brini  in  Brescia  —  .Vi  sono 

giunti ...  —  Biblioteca  Queriniana,  Brescia »      4flB0 

4971.  Fiorano,  6  Settembre  —  Gian  Francesco  Soli  in  Modena  —  Fra  le 

annesse...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.),  Modena.    .    »        ivi 

4972.  Fiorano,  8  Settembre  —  Filippo  Camerini  in  Camerino  —  Sempre  mi 

tiene  caro  il  vedere ...  —  Museo  Britannico,  Londra »      4fiól 

4973.  Fiorano,  9  Settembre  —  Fra.ncesco  Brembati  in  Bergamo  —  Giaecké 

mi  truovo  a  villeggiare ...  —  Archivio  Rocchi,  Bergamo  .    ,    .    .    »        ivi 

4974.  Spezzano,  i7  Settembre  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma 

—  Mi  truova  V.  S —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza  ....    »      4fiK 

4975.  Spezzano,   20  Settembre  —  Lorenzo  Bianchi  in  Modena  —  In  ri- 

sposta alla  vostra  lettera,  ti  dico...  —  .\rchivio  Bianchi.  Modena.    »      4663 

4976.  Spezzano,  2i  Settembre  —  Gian  Paolo  Simone  Bianchi  in  Modena  — 

Veramente  la  botanica...  —  Biblioteca  Gambalunghiana,  Rimini.     »        ivi 

4977.  Spezzano,  21  Settembre  —  Giovanni  Lami  in  Firenze  —  Benché  a  me 

incresca  che  a  V.  S.  . . .  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze.    .    »      4t34 

4978.  Spezzano,  2d  Settembre  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Nella 

villeggiatura...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  i?.  Bibl.  Est.  ),  Modena    »      46K 

4979.  Spezzano,  22  Settembre  —  Giuseppe  Bianchini  in  Roma  —  Due  sti- 

matissime lettere  di  V.  R. . . .  —  Biblioteca  Vaticana,  Roma     .    .    »      4tJ57 

4980.  Spezzano,  23  Settembre  —  Lorenzo  Bianchi  in  Modena  —  Vi  mando 

rinchiusa,  acciocché  la  portiate..  —  Archivio  Bianchi,  Modena  .    »      4658 

4981.  Spezzano,  2^  Settembre  —  Allo  Stesso  in  Modena  —  Colle  lettere 

vostre  e  della  posta  ho  ricevuto  ...  —  Archivio  Bianchi,  Modena  .    »         ivi 

4982.  Spezzano,  24  Settembre  —  Francesco  Contarelli  in  Ferrara  —  Perché 

lo.  . .  —  Archivio  della  Congregazione  di  Carità,  Correggio    ...»      4659 

4983.  Spezzano,  25  Settembre  —  Lorenzo  Bianchi  in  Modena  —  Mi  è  stato 

ben  caro  d'intendere,  che  non  si...  —  Archivio  Bianchi,  Modena    »         ivi 

4984.  Spezzano,  28  Settembre  —  Allo  Stesso  in  Modena  —  L' inchiusa  per 

Vienna  la  porterete  a  S.  Agostino . . ,  Archivio  Bianchi,  Modena  .    »      4690 

4985.  Spezzano,  28  Settembre  —  Dctwenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  — 

Veggo  ben  io...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze >         ivi 

4986.  Spezzano,  29  Settembre  —  Lorenzo  Brunassi  di  S.  Filippo  in  Napoli 

—  Dall' eminentissimo .  .  .  —  Museo  Britannico,  Londra    .     .     .     .    >      46© 

4987.  Spezzano,    29   Settembre  —  Giuseppe  Antonio  Sassi  in  Milano  — 

Quanto  bisognava ...  —  Biblioteca  Ambrosiana,  Milano    ....    »        ivi 

4988.  Spezzano,  Fine  .Settembre  —  Lorenzo  Bianchi  in  Modena  —  In  ri- 

sposta al  biglietto  ...  —  Archivio  Bianchi,  Modena »      4663 

4989.  Spezzano,    1   Ottobre  —  Gian  Domenico  Bertoli  in  .\quileja  —  Mi 

trota  in  villa ...  —  Archivio  Rota,  S.  Vito  al  ragliamento  ...»      4664 

4990.  Spezzano,  4  Ottobre  —  Gian  Paolo  Simone  Bianchi  in  Riraini  —  Ben 

giunta  V.  S. .  . .  —  Biblioteca  Gambalunghiana,  Rimini »      4665 

4991.  Spezzano,  4  Ottobre  —   Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  — 

Due  son  le  lettere...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze.    .    .    »      4666 

4992.  Spezzano,  4  Ottobre  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  — 

Mi  rallegrerò  ben  io  con  voi. ..  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza    »     ^367 

4993.  Fiorano,  7  Ottobre  —  Gian  Francesco  Sou  in  Modena  —  Se  sarà 

buon  tempo...  —  .\rchÌTÌo  Soli  Muratori  (7?.  Bibl.  Est.),  Modena.    »      4668 


4734  ,  INDICE   ANALITICO 

4994.  Fiorano,  8  Ottobre  —  Lorenzo  Bianchi  in  Modena  —  Eccovi  i  man- 

dati, chr  ricercate ...  —  Archivio  Bianchi,  in  Modena »      4669 

4995.  Fiorano,  8  Ottobre  —  Francesco  Contarelli  in  Ferrara  —  Speravo 

io  nella . .    Archivio  della  Congregazione  di  Carità,  Correggio    .    .    »         ivi 

4996.  Fiorano,  8  Ottobre  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Priiovo  rjli 

effetti ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  7?.  Bibl.  Est.  ),  Modena    .     .    »      4670 

4997.  Mutinae,  VI  Idus   Octobris  —  Benedetto  XIV  in  Roma  —  Certior 

factus . . .  —  Archivio  Soli  Muratori  (7?.  Bibl.  Est.),  Modena    .    .    »      4671 

4998.  Fiorano,  i  i  Ottobre  —  Domenico  Briohieri  Colombi  in  Vienna  —  Di 

molta  consolazione ...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze    .     .    »         ivi 

4999.  Fiorano,  d3  Ottobre  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Bene  e  che 

non  si  sia...  —  Archivio  Soli  Muratori  (7?.  Bibl.  Est.),  Modena.    »      4674 

5000.  Modena,  20  Ottobre  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  — 

Finita  è  la  mia  vileggiatura ...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza    »      4675 

5001.  Modena,   2i   Ottobre  —  Matteo  Meloni  in  Càrpi  —  Terminata  la 

mia  villeggiatura ...  —  Archivo  Eredi  Meloni,  Carpi »      4676 

5002.  Modena,  23  Ottobre  —  Francesco  Contarelli  in  Ferrara  —  È  finita 

la  mia  ...  —  Archivio  della  Congregazione  di  Carità,  Correggio    .    »         ivi 

5003.  Modena,  27  Ottobre  —  Fortunato  Tamburini  in  Roma  —  Non  potea 

essere  ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.  ),  Modena  .  .  »  4677 
5084.  Modena,  28  Ottobre  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  —  In 

risposta  all'  ultimo  ...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze  .  .  »  4678 
50(S.  Modena,  .9  Novembre  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma  — 

Allorché  passasse  di  qua.  ..  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza.  .  »  4680 
5006.  Modena,  iO  Novembre ...  —  Allo  Stesso  in  Roma  —  Tenevo  io  per 

fermo  che  V.  S. . . .    ~  Biblioteca  Comunale,  Piacenza »      4681 

.5007.  Modena,  iO  Novembre—  Mari  angelo  Fiacchi  in  Ravenna  —  Saran 

circa  due  mesi ...  —  Biblioteca  Classense,  Ravenna »      468:i 

5008.  Modena,    i3  Novembre  —  Adamo  Pivati  in  Padova  —   Per  mezzo 

del  signor  abate ...  —  Biblioteca  del  Seminario,  Padova  ....    »      4683 

5009.  Modena,  i5  Novembre —   N.  N.  —  Sarebbe  pur  felice  il  mio  trat- 

tatello  delle  Missioni ...  —  Archivio  Comunale,  Modena    ....    »      4684 

5010.  Modena,  i7  Novembre  —  Alessandro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma 

—  All'ultimo  benigno  foglio...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza    »         ivi 

5011.  Modena,  i7  Novembre  —  Cesare  Fr assoni  in  Finale  —  Quando  pur 

V.  S...  .  ~  Archivio  Soli  Muratori  (  7?.  Bibl.  Est.),  Modena     .     .    »      4685 

5012.  Modena,  i8  Novembre  —  Guido  Bentivoglio  d'Aragona  in  Ferrara 

—  Dal  signor  abate...  —  Raccolta  Azzolini,  Roma »      4686 

5013.  Modena,  i9  Novembre  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  — 

In  risposta  all'ultimo...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze  .  »  ivi 
50i4.  Modena,   20  Novembre  —  Gian  Paolo  Simone  Bianchi  in  Siena  — 

Mi  giunge  ...  —  Biblioteca  Gambalunghiana,  Rimini »      4688 

5015.  Modena,  23  Novembre  —  ì^icoLk  Tacoli  in  Reggio  —  Ne' giorni  ad- 

dietro ho  fatto  portare...  —  Archivio  Tacoli,  Modena »         ivi 

5016.  Modena,  25  Novembre  —  Matteo  Meloni  in  Carpi  —  Non  so  perchè 

mai  non  sia  giunta ...  —  Archivio  Eredi  Meloni,  Carpi  ....    »      4689 

5017.  Mutinae,    YI  Kal.  Decemb.  —  Vittorio  da  Cavai. ese  in  Trento  — 

Antequam ...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  7?.  Bibl.  Est.  ),  Modena.    »        ivi 

5018.  Modena,  27  Novembre  —  Giuseppe  Pecci  in  Siena  —  A  me  era  ben 

noto  che  il  signor ...  —  Archivio  Pecci,  Siena »      4691 


INDICE  AHl>LITICO 


4736 


5019.  Modena,  30  Novembre  —  Nicola  Taoou  in  R«j^io  —  Se   Y.  S.  il- 

lustrissima m'invierà  ...  —  ArchiTÌo  Tacoli,  Modena \ttK-  4091 

5020.  Modena,   i   Dicembre  —  Domenico  Brichieri  Coi/ìmm  in  Vienna  — 

Qualche  posata  dovette . . .  —  R.  Biblioteca  Kiccardiana,  Firenze  .    »      ♦K2 
ó<J21.  Modena,  i  Dicembre  —  Lodovico  Vi.ncenzo  Brichieri  Coumsi  in  Bo- 
logna —  Al  signor...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana.  Firenze     .    .    »      -KW! 
."1022.  Modena,  i  Dicembre  —  Ai.essa.ndro  Gicseppe  Chiappini  in  Roma  — 

Vi  siete  voi  altri  signori...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenta    .    >        ivi 

5023.  Modena,  2  Dicembre  —  (tian  Grisostomo  Trombelli  in  Bologna  — 

Bella  orasione  . . .  —  Biblioteca  Universitaria,  Bologna »      Vi») 

5024.  Modena,  4  Dicembre  —  Fortunato  Tambi'ri.m  in  Roma  —  t'enl') 

anni...  —  Archivio  Soli  Muratori  (li.  Bibl.  Est.),  .M(>dena.  .  .  »  ivi 
5()S.  Modena,  9  Novembre  —  A.ngelo  Calogerà  in  Venezia  —  .1  me  sarti 

ben  caro ...  —  Biblioteca  Imperiale,  Pietroburgo »      -KìB 

5086.  Modena,   10  Dicembre  —  Ginoo  Bentivoglio  d'Aragona  in  Ferrara 

—  Era  anch^  io  preventivamente .. .  —  Raccolta  Muoni,  Milano  »  ivi 
5027.  Modena,   iO  Dicembre  —   Nicola  Tacoli  in  Reggio  —  -Vi  ''•  stato 

fatto  il  pagamento  del  poco ...  —  Archivio  Tacoli,  Modena ...»  4HH) 
51128.  Modena,  i  /  Dicembre  —  Cesare  Frassoni  in  Finale  —  Saggia  è  stata 

la  risoluzione...  —  Archivio  Soli  Muratori  (  R.  Bibl.  Est.),  Modena  »  ivi 
5029.  Modena,  i4  Dicembre  —  Lcc'Antonio  Gentili  in  Sinigaglia  —  Vedrà 

V.  S.  neW  inchiusa  quel  tanto,  che  ho  creduto »      4700 

5080.  Modena,  i5  Dicembre  —  Gian 'Angelo  Serra  in  Cesena  —  Solamente 

ora  ho  potuto  leggere  il  trattato »         ivi 

5081.  Modena,    17  Dicembre  —  Gian  Francesco  Miselu  in    Verona  — 

Veggo  il  bel  genio, ...  —  Archivio  Capitolare,  Verona »      4701 

5082.  Modena,  18  Dicembre  —  Gian  Paolo  Simone  Bianchi  in  Rimini  — 

Adunque  V.  S. . . ,  —  Biblioteca  Garabalunghiana,  Rimini  ....  »  47lfi 
5033.  Modena,   18  Dicembre  —  Alessanro  Giuseppe  Chiappini  in  Roma 

—  Sa  V.  S.  reverendissima...  —  Biblioteca  Comunale,  Piacenza.  »  4708 
5084.  Modena,  23  Dicembre  —  Gian  Andrea  Baratti  in  Ferrara  —  Bella 

prerogativa  del  signor  Ambrogio ...  —  Raccolta  Barozzi,  Venezia    >      4704 

5035.  Modena,   28  Dicembre  —  Ntcola  Tacoli  in  R^gio  —  Appunto  ho 

terminato  la  lettura  delle  Memoiie...  —  Archivio  Tacoli,  Modena    »        ivi 

5036.  Modena,  30  Dicembre  —  Gian  Domenico  Bertoli  in  Aquileja  —  Du- 

cento  iscrisioni ...  —  Raccolta  Rota,  S.  Vito  al  Tagliamento   .    .    »      4705 

5037.  Modena,  30  Dicernbre  —  Domenico  Brichieri  Colombi  in  Vienna  — 

Tre  sono  le  lettere ...  —  R.  Biblioteca  Riccardiana,  Firenze     .    .    »         ivi 

5038.  Modena,  31  Dicembre  —  Giuseppe  Bianchini  in  Roma  —  Da  cotesto 

p.  predicatore  del  palazzo ...  —  Biblioteca  Vaticana,  Roma.    .    .    »      4706 

5039.  Modena,   31  Dicembre  —  Nicola  Tacoli  in  Reggio  —  Non  so  già 

io  d'aver  fatta  si  gran  fatica ...  —  Archivio  Tacoli,  Modena  .    .    »     4707 

5040.  Modena,  31  Dicembre  —  Fortinato  Tamburini  in  Roma  —  Serra 

primieramente...  —  Archivio  Soli  Muratori  (/?.  BiM.  Est.),  Modena     »        ivi 


INDICE  ALFABETICO 


Alticozzi  Rinaldo,  4641. 

Amadesi  'TJuseppe  Luiiri,  4411,  4427,  4444, 

4453. 
Aiitiuori  Anton  Lodovico,  440),  4644. 
Ariielati  Filippo,  4406. 
Arisi  Fi-ancesco,  4'385. 
Arrivabene  Alessandro.  4501. 
Arrivabene  Antonio,  4464. 


Barotti  Gian  Andrea,  4704. 

BarutTaldi     Girolamo,    4264.    4267,   4273, 

4^3,  4-291,  4324,  4430. 

Benedetto  XIV,  4289.  4311,  4'j71. 

B«^ntiv«^lio  d'Aragona  Guido,  4428,  4442, 

4449,  4453.  4468,  4496,  4vj8n,  4fflR. 
Beretta  Francesco,  4543. 
Berti  Alessandro  Pompet»,  4-'4l,  4313. 
Bertoli  Gian  Domenico.  4286,  4379.  43tì3, 

4552,  460O.  4317,  4364.  4706. 
Bianchi  Gian  Paolo  Simone,  4507,  4614, 

4627,  4643,  4653.  4665,  4&^,  47(6. 
Bianchi  Lorenzo,  4479,  4481,  4483,  448fi, 

449.3,  4496,  43  )3,  4SS,  4^9,  4660.  46(33, 

4360. 
Bianchini  Giuseppe,  4269,  4275, 4408, 4550, 

4554,  4578,  4606,  4636.  4657,  4706. 
Bimard  de  la  Bastie  Giuseppe.  4311. 
Bocchi   Ottavio,  4270,  ^B51,  4561,    45^2, 

4582,  4590. 
Bondigli  Giuseppe  Maria,  4621,  4644. 
Bftttari  Giovanni,  4598. 
Brembati    Francesco,    4334,    4422.    45(>4, 

4515,  4542,  4563,  4572,  4651. 


Brichieri  Colombi  Domenico,  4245,  4254, 
4-280,  4-274,  4287,  4296,  43l>2,  4*S,  4321, 
4:t?7,  4335,  4«7,  4316,  4:^i,  43(5,  4371. 
4377,  4'**<,  439.»,  4412,  4419.  44-26,  443:?, 
44:S,  4439,  4445,  4457,  4457.  4479,  4483. 
4510.  4517,  4528,  4539,  4>15,  45t5,  4565, 
4576,  4r/<  I,  4588,  4588,  4608,  4^31 1,  4618, 
463rj,  4(ÌM,  4647,  4660,  466(5,  4m ,  4678. 
40*5.  469-2,  47(6. 

Brichieri  Colombi  Lodovico  Vii.couz4>. 
4694. 

Bruker  .Jacopo,  4496. 

Brunassi  di  S.  Filippo  Lorenzo,  -^49. 
432  i,  4331,  4343,  43B5,  459,  43^,  4531, 
4606,  4629.  46®. 


Caloi,'erà  Angelo,  -«50,  4*2^,  42S3,  4264, 
4314,  4S9,  43n,  4390,  4397.  4B8. 

Camerini  Filippo,  4276,  43>J,  44U5,  44'Ì9, 
4450,  4461,  4481,  4497,  451. 

Canonici  Giovanni,  4278. 

Carli  (De)  Giovanni  Battista.  42tì5. 

Cavale.se  (Da)  Vittorio.  4529,  4389. 

Chiappini  A  lessando  Giuseppe,  4*247,  4-248, 
4257,  4-25<».  4265,  42^,  4294.  43f«,  4337, 
43-28,  43:0.  4339,  4Ì43,  4^.),  4355,  4331, 
4370,  4382,  43l8,  439(3,  4404.  440.»,  4410, 
4417,  4443,  4447,  445(i,  445.3.  44.2,  4469, 
4475,  449-2,  4^ì,  4511,  45U5.  4519.  4534, 
^"S.  4549,  4558,  4568,  4574.  4586,  4599, 
4©T7,  4610,  461-2,  4316,  462:?.  4624,  4J-dS, 
43:ì2,  4337,  46^,  4»2.  4»57,  4675,  46-«ì, 
4e=<l,4»W4.  4j»4,  47* e. 

Collalto  (Di)  Enrico.  4532,  4533. 

Concina  Daniele,  4291. 


BpUtolario  di  Lodovico  Antonio  Muratori,  —  VoU  X. 


4738 


INDICE   ALFABETICO 


Concilia  Daniele,  4291, 

Contarelli  Francesco,  4372,  4375,  4391, 
4394,  4423,  4426,  4458.  4461,  4462,  44(», 
447(1,  4474,  4498,  45aS,  4513,  4514,  4550, 
4551,  4557,  4567,  4589,  4575,  4579,  4592, 
4596,  4ffiy,  4669,  4676. 

Conti  Antonio,  4373. 

Contucci  Contuccio,  4281. 

Crispi  Achille,  4649. 

D 

Di  Napoli  di  Campobello  Federico,  4301 , 
4350,  4523. 

Este  (D')  Francesco  111,  4280,  4326. 

F 

Fabbro  Angelo  Antonio,  4363,  4373. 
Fiacchi  Mariangelo,  4508,  4642,  4682. 
Florio  Daniele,  4553. 
Foggini  Pier  Francesco,  4273. 
Frassoni  Cesare,  4251,  4:)79,  4685,  46%). 

G 

Gennaro  (Di)  Giuseppe  Aurelio,  4387. 

Gentili  Luc'Antonio,  4363,  4465,  4700. 

Giannelli  Pietro  Napoli,  4522,  4546. 

Giannelli  Pietro  Paolo,  4366. 

Ginanni  Pier  Paolo,  4243. 

Gori  Anton  Francesco,  4242,  4245,  4250, 
42®,  4300,  4347,  4375,  4:386,  4407.  4434, 
4447,  4454,  4471,  4474,  4533. 

Grandi  Guido,  4267, 

Grimaldini  Costantino,  4512. 

Guicciardi  Saverio,  446  ,  4503. 


Lami    (Giovanni,   4241,   4306,  4^34,   4376, 

4421,  4544,  4560,  4570,  4583,  4654. 
Lichtenstein  Giuseppe  Venceslao,  4408. 


M 


Malaspina   di  S.'*  Margherita  Giuseppe, 

4367. 
Manni  Domenico  Maria,  4299. 
Mazangues  Tommaso,  4282,  4314,  4342. 
Mazzucchelli  Gian  Maria,  4562. 
Melani  Gaetano  Enea.  4471. 


Meloni  Matteo,  4385,  43il4,  4400,  4521- 
4^1,  4559,  4581,  4587,  4613,  4676,  4689. 

MontTLiioli  Cassiodoro,  4262,  4277,  4293, 
4295,  4322,  4337,  4345,  4352,  4435. 

Muselli  Gian  Francesco.  4701. 

N 

N.  N.,  4338,  4354,  4')40,  7684. 

P 

Pagliai  Francesco,  4251,  4376,  4405,  4422, 

4524. 
Pecci  Giuseppe,  4266,  4279,  4451,  4691. 
Pivati  Adamo,  4472,  4478,  4683. 
Polonia  (Di)  Clemente,  4509. 


Querini  Angelo  Maria,  42o8,  4277,  4317, 
4345.  4356,  4360,  4391,  4395,  4461,  4449. 
4484,  4502,  4503,  4513,  4536,  4545,  4556. 
4584,  4620,  4650. 


R 


Rangoni  Bonifazio,  4592. 
Retz  Francesco,  4519. 
Roni  Pellegrino,  4506. 
Rovatti  Bernardo,  4561. 
Rubeis  (De)  Bernardo  Maria.  4352,  4."357 
4368,  .4570. 


Sabbatini  d'Anfora  Lodovico,  4629. 

Saltini  Antonio,  4582,  4639. 

Salvini  Salvino,  4431. 

Sassi  Giuseppe  Antonio,  4590,  4617,  4662, 

Scalabrini  (ìiuseppe  Antenore,  425'.),  42(>3, 
42-5,  4«2,  4295,  4315,  4323,  4332,  43:35, 
4341,  4:3.50,  4:364,  4369,  4:380,  4434,  4438, 
4442,  4459,  4514,  4526,  45:35,  4571. 

Scarselli  Flaminio,  4588. 

Schiavo  Biagio,  4341. 

Scotti  Luigi,  4431. 

Serra  Gian  Angelo,  47G(). 

Soli  Gian  Francesco,  4478,  4487,  4488, 
4469,  4494,  4ffi0,  4668. 

Stabili  r)roiizio,  4340. 


Tacoli  Nicola,  427:3,  433'J,  4413,  4421,  4476, 
4480,  4487,  4490,  4493,  4495,  4505,  4520. 


INDIOK  ALVABRTICX) 


4739 


45:«,  454?.  4076,  4")H7,  4in3,  4(x*},  4(54"i 
408«,  4GU1,  4<J9y,  4704,  4707. 

Ta^'Hazucchi  (Girolamo,  4300.  4'S4,  4351. 
44>J,  4440,  4489. 

Tamburini  Fortunato,  4244.  4252.  425.'?, 
4271,  4272,  4279,  4281,  4282,  4-2Sr),  4?.^, 
43f6,  4310,  4312,  431G,  4320,  4325.  4:S^, 
4362,  4:ì0y,  43SI,  4'K?,  ^i>fJ,  43^.  44f6, 
4414.  441S,  4424,  4428,  4432,  443(5,  4441, 
4452,  4454,  4459,  4466,  4472,  4477,  44H2, 
44»),  4498,  4504,  4505,  4507,  4521.  4>n. 
4">47,  45r)9,  4r)63,  4òT^,  4579,  4"i8r),  4'VX), 
4<»H,  4614,  4625,  4626,  4633,  4S^,  464(5, 
4649,  4655.  4670,  4674,  4òT7.  469ii.  4707. 


TartanHti    Girolamo,    4288,   4'i»5.   :?«{. 
43:«),  4174,  4437,  4487. 4'i25,  4541.  4V)»5. 
Trombelli  (tian  (ìrisusiuroo.  4^1,  4(%if5 


Vecchi  I)om<'nico.  44U4. 
Venuti  Rid(jlfino,  427(J. 
V^incioli  OiacinUj,  4246.  4289. 


Zamboni  (ìiovan  (tiacomo,  4526. 
Zappata  Giambattista.  4348. 


ERRATA 


Pag. 

liner 

i 

425:? 

- 

12 

i,'iurispru(lenza 

GinHsprutìensn 

42ai 

- 

18 

Caloj,'era 

Calogerà 

4275 

- 

:ì2 

anno  sacro 

Anno  Sacro 

427G 

- 

3 

manna 

Manna 

4285 

- 

22 

Giurisprudenza 

Giurisprudenza 

43M 

- 

4 

Piacenza 

Piacenza,  edita  (179) 

» 

- 

32 

Duca 

ducato 

4:311 

- 

30 

locu 

loco 

» 

- 

:32 

incredibila 

incredibile 

» 

- 

3:3 

veru 

vero 

4:312 

- 

5 

procedunt 

procidunt 

^ 

- 

7 

gradus  ? 

gradus 

» 

- 

10 

humillime 

humillimo 

» 

- 

11 

Beatitudine 

Beatitudini 

4325 

- 

27 

distruggerà. 

distruggerci  : 

4329 

- 

19 

Cristiani 

Cristiani  ' 

4353 

- 

^ 

Traun 

Traum 

4359 

- 

19 

già 

giù 

4369 

- 

10 

nuovo 

nuovo. 

4M) 

- 

34 

ordinamento 

ordinario 

4397 

- 

9 

siccomene 

siccome  ne 

4418 

- 

32 

falsi 

franchi 

4450 

- 

17 

spaventarono 

spaventano 

4457 

- 

13 

Bibl.  Marucelliana 

R.  Biblioteca  Riccardiana 

4459 

- 

28 

peste 

paese 

4471 

- 

1 

Meloni 

Melani 

» 

- 

25 

Meloni 

Melani 

4480 

- 

11 

si    sia 

si  sia  dato 

4491 

- 

33 

ghi 

gli 

4512 

- 

11 

Griraaldini 

Grimaldi 

4527 

- 

10 

poibito 

proibito 

4539 

- 

9 

chiaramente 

chiaramente 

4546 

- 

35 

(nota)  Giannnelli 

Giannelli 

4551 

- 

16 

Ferrara 

Venezia 

4572 

- 

7 

Aposloli 

Apostoli 

4574 

- 

20 

«lual 

quel 

4577 

- 

11 

iure 

iura 

4606 

- 

22 

scacciato 

scaricat<j 

4629 

- 

2 

Giovanni  Brunassi 

Lorenzo  Brunassi  di  S.  Filippo 

4fól 

- 

0 

alcune 

alcuna 

3» 

- 

10 

comerzio 

commerzio 

» 

- 

II 

secca 

tocca 

4742 


ERBATA 


Pag. 


linea 


4698    ■ 

•      3 

Novembre 

Dicembre 

4717    - 

-    15 

13 

14 

4722    - 

■      1 

2722 

4722 

» 

-    36 

17  Maggio 

Modena,  17  Maggio 

4724    - 

■    37 

Meloni 

Melani 

4726    - 

-    48 

Grimaldini 

Grimaldi 

47:32    - 

5 

Giovanni  Brunassi 

Loren20  Brunassi  di  S.  Filippo 

» 

-    22 

13  Airosto 

16  Agosto 

4735    - 

-    13 

Novembre 

Dicembre 

INDICE  GENERALE 


GrONOBIOGBAFIA   MURATORIANA pag.       VII 

Lettere »      xxv 

Indici »     4711 

»      analitico »     4713 

y>         ALFABETICO    ...  >       4737 

Errata »     4741 


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?G  tiratori,  Lodovico  Antonio 

^^^  Epistolario 

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