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Full text of "Funerale della signora Sitti Maani Gioerida della Valle. Celebrato in Roma l'anno 1627"

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FVNERALE 

DELLA   SIGNORA 

SITTI  MAANI  GIOERIDA 

DELLA    VALLE^ 
Celebrato  in  Roma  l'Anno  i  6lj. 

E  defcritco . 
DAL  SIG1S102{  Gl2{pLAM0  7{0CCHL 


IN  ROMA. 

Appreflb  TErede  di  Bartolomeo  Zannetti .   iCiji 


Con  licmz^  de  Sn^mori . 


ImprtmaturtJlvtdebiturReaerendtfs,  P.Ma^iUro  Sac,Pa/,Apofì, 

A.  Epifc.  Hìerac.  Vicefg. 

EX  comniifsione  ReuerendirsimiP-F.  Nicolai  Rodulfij  fac.Pal.Apoft.Mag. 
perlegi  opus  Ìnicn^tum,'Pun€rale  della  SignoraSitti  J^aam  Gioerida  della  VaU 

lein^c  quid  inuénijquod  fideijSc  bonis  moribus  obftct.  Die  nona  Martij  1 6z  7. 

Caj^ar  Saluìanus . 

Imprimatur» 
P/».  Nicoìaus  Rodulfius ,  Ord»  ?rad.  Sacri  Vaìatìj  ApoRolici  Ma* 


A^*^^^j'  ^-wf^"'^  \T,^r/\,i~i  'w^  »  «-!/-  *•  -1.  ^t.   »M.lli#3 


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F VNER AL 

DELLA    SIGNORA 

SITTI  MAANI  GIOERIDA 

DELLA   VALLE^ 


O  N  riconofcerebbe  l'Italia ,  e 
Roma  {blamente  gli  odori,  e 
gli  incenfi  dalle  oltramarine-? 
regioni  j  ne  folo  per  loro ,  ò  le 
perle  haurebbe  a  rimaner  te- 
nuta a  quelle  felici  contrade ,  (e 
nobiliffima  ,  e  pregiaci fsima-» 
gemma  da  nobililsimo  pellegrino  acquillata,  men- 
tre dalmedefimo,  per  arricchirne  la  patria,  era  qui 
condotta,  da  morte  auara,  &  importuna  non  fuflc 
ftata  rapita  ;  ne  inuidia  porteriamo  all'Oriente ,  folo 
perchè  di  là  fi  dica  nafcer  il  Sole,fè  Sitti  Maani  Gioe- 
rida  non  ancor  giunta  al  meriggio  della  Tua  vita».», 
quando  era  coi  raggi  delle  fùe  virtù  perilluftrare 

A      3  quelle 


6 

quefte  noftre  Occidentali  regioni,  non  haueflè  pati- 
to mortale  eclilTe.  Ma  poiché  sì  raro  acquifto  ci 
contefcro  le  leggi  ineuitabili  del  voler  diuino,  non 
farà  perauentura  ingrato  a  chi  la  prefente  Relazio- 
ne vedrà  del  Funerale,  col  quale  il  fignor  Pietro  del- 
la Valle  già  (iio  confbrte  volle  honorar  la  memoria 
di  lei  5  che  come  è  coftume  di  coloro ,  che  dalle  più 
ripofte  parti  ritornando,  dipinte  ci  recano  quelle-^ 
co(e  ,  che  comunicarne  in  altra  guifa  non  poflbno, 
così  ritratta  moftriamo  con  le  parole  colei ,  che  vi- 
ua  hauerian^o  qui  veduta,  fé  più  lungo  corfò  di  an- 
ni le  haueffero  conceduto  i  cieli . 

Nacque  quefta  gran  Donna  nella  Città  di  Mar- 
din  principale  nella  Mefopotamia,  dalla  Famiglia^ 
Gioerida,  alla  quale  non  minor  gloria  acquiitò  la 
conferuata  per  molti  fecoli  chriftiana  religione,  che 
la  fèrie  numerofiffima  d'huomini  in  ogni  età  di 
chiariffimo  grido .  Fu  appellata  Maani,  voce ,  che-> 
fecondo  la  proprietà  dell'Arabica  fauella  denota  fi- 
gnificati ,  intelligenze ,  concerti ,  fentenze  del  par- 
lare, ò  pure  bei  detti,ò  fìa  in  pro(a,ò  in  verfo:  e  quafi 
che  i  progenitori  di  lei  col  nome  indouinaronole" 
qualità ,  che  doueano  render  celebre  la  figliuola-^  -, 
poiché  auanzatafi  con  gli  anni  nell'eloquenza,  nel- 
la cognizione  delle  lingue ,  e  nell'auoeduto  fauella- 
re,  moftrò  quanto  le  fbATe  quel  nome  proporziona- 
to .  Sitti  era  titolo  di  honoranza ,  col  quale  le  don- 
ne d*alto  legnaggio  vengono  fegnalate ,  Ccome  tra 

noi 


7 
noi  col  titolo  di  Signore ,  3c  apprelTo  a  Spagriuoli  di 

"Donne . 

Nell'età  di  quattro  anni  per  le  guerre  de  i  Curdi 
ribellati  al  Turco  Signore  del  paelè ,  fu  da*  Tuoi  gc- 
nitori  infiemecon  tutta  la  famiglia  nella  Prouincia 
di  Babilonia  trasferita  \  e  fermaronfi  nella  Città  di 
Baghdad,  detta  da  notìri  Scrittori  Baldacco,{ède  per 
molti  anni  de  i  Califfi  Saraceni  lui  fiume  Tigre,lon- 
tana  dodici  leghe  dalla  antica  Babilonia  pofta  in  ri- 
ua  dell'Eufrate ,  al  prefente  deftrutta,  in  vece  della 
quale  tiene  bora  il  primato  del  paefe  la  già  detta-i 
Baghdad . 

Quiui  viflè  Maani  efcrcitandofi  in  apprender 
quelle  virtù ,  che  a  donna  nobile,  e  di  alto  affare-^ 
fon  giudicate  in  quelle  parti  più  conuenirfij  nelle-? 
quali  cotanto  auanzoffi,  che  aggiuntaui  la  bellez- 
za delle  membra ,  e  la  maeftàdel  volto,  hauea  per 
tutte  le  vicine,  e  remote  regioni  renduto  affai  cele- 
bre il  filo  nome .  La  fima  di  lei  traffe  colà  il  fignor 
Pietro  della  Valle  Cauahere Romano  nobiliisimo, 
a  cui  la  gloria  de  i  maggiori  feruì  per  itimolarload 
auanzarla;  perchè  filmando  angufto  termine  de  i 
fuoi  penfieri  l'Italia,  e  l'Europa ,  volle  ftender  anche 
il  fuo  nome  nell'Afia,  e  nell'Africa,  per  far  fede  a 
quei  potenti(simi  Rè ,  che  non  è  Ipenta  la  virtù  La- 
tina j  e  (è  manca  a'  Romani  l'occafione  di  riporre  i 
trofei  de  i  loro  maggiori,  non  manca  l'animo  di  ri- 
calcar le  veftigia  di  coloro ,  che  debellando  l'vni- 

A     4  uerfo, 


8 

uerfo,  caminarono  a  gran  pafli  al  fommo  della-j 

ploria  . 
o 

Quiui  dunque  dalla  fama  di  lei  egli  tirato  conob- 
be, che  di  gran  lunga  era  il  grido  fuperato  dal  vero: 
onde  Tarn  mirò  in  prima  j  polcia, perchè  conciliatri- 
ce della  beneuolenza  è  la  vera  virtùjfì  moflè  ad  amar- 
la ,&:  a  dcfìderar  di  congiungerfi  con  lei  con  fanto, 
&c  mfolubil  nodo  di  legitimo  matrimonio.  A  ciò 
ageuolmente  ella  condefcefè ,  trouando  gli  animi  di 
ambiduo  fcambieuole  corriipondenza  nel  concerto 
delle  proprie  doti ,  riconolcendo,  &  amando  ciafcu- 
no  in  quella  dell'altro  la  vera  lembianza  di  le  mede- 
fimo  :  onde  ancor  ella  per  fuo  confòrtt  Teleflè  fréL.» 
molti  che  la  defiderauano ,  come  quella  che  dotata^ 
d'alto  laperejftimò  prcferédo  huomo  ftraniero  a'fuoi 
nazionali;,  cosi  più  ampiamente  slargare  l'imperio 
delle  Tue  virtù ,  e  bellezze  fin  a  gli  vltimi  confini  del- 
TEuropa .  Dopo  il  matrimonio  trasformata  nella-, 
volontà  del  maritojo  feguì  in  Perfia,e  l'accompagnò 
in  molti  viaggi ,  ancora  fecondo  il  collume  delle-> 
donne  illuftri  di  quel  paefe  tra  le  arme,  e  tra  gli  efer- 
citi  ;  nei  pericoli  delle  battaglie ,  òidiiagidella guer- 
ra poterono  raffrenar  quel  cuor  generolo  sì  che  non 
mofliafie ,  che  fé  fulTcro  a  (uo  tempo  viffutele  Ama- 
zoni,  hauerebbe  ella  potuto  pretenderne  il  Reame^-. 
Gli  ftrepiti  della  guerra  non  fecero  a  lei  dimenticar 
gli  efercitjj  della  vera  pietà  j  ma  tanto  più  di  fantc-> 
virtù  armandofi ,  come  quella ,  che  ben  intendeua_> 

poten- 


9 

potentifllme  contro  ogni  arma  di  nemici  eflèr  la  co- 
razza della  giuftizia ,  e  lo  feudo  della  fede ,  llabili  fra 
fe  medefìma  di  ridurre  in  Perfia  ancor  la  Tua  fami- 
glia ,  doue  per  la  frequenza  di  Sacerdoti^e  Chriftiani 
d'Europa,  la  religione  Chriftiana,e  Cattolica  più  pu- 
ramente fi  oflerua  \  ftimando  anco,  che  quiui  potea- 
no  liberi  dal  gouerno  troppo  graue ,  oc  imperiofo  de 
i  Turchi,  viuere  più  ficuri  i  fuoi  fotto Rè  magnani ^ 
mo,  la  cui  beneuolenza,  e  gratia  fi  hauea  di  già  il 
marito  con  legnalati  feruigi  acquiftata .  A  tal  rifo- 
lutioneieguironogli  efEtti  ;  ne  fu  ciò  di  minor  gio- 
uamenco  a'  Chriftiani ,  che  dalla  generola  liberalità 
di  Maani  erano  pietofamente  (ouuenuti .  ma  poco 
flimaua  Maani  il  foccorrere  alle  neceilicà  de'poucri 
con  temporali  (uffidij,  fe  non  prouedeiia  d'oppor- 
tuni aiutiai  bifògni  di  molte  anime ,  che  trauiando 
dal  dritto  fentierodel  diuino  culto,correano  ilraboc- 
cheuolmente  all'eterna  mina;  adoperauafi  perciò  co' 
ragionamenti,  e  molto  più  con  Tefèmpioin  aiuto 
dell'anime  auuiluppate  in  varij  errori  di  fcifme,  C-> 
moke  ne  riduffe  alla  vera  religione,  reftituendolc^ 
alla  vbbidienza  della  Romana  Chiefa^  iriti,  e  ceri- 
monie della  quale  non  si  tofto  in  Perfia  ella  vide,che 
fommamente  compiaciutafenc  non  folo  volentieri 
abbracciolli ,  macagion  fu ,  che  f  afferò  da  i  fuoi  co- 
ftantemente  ofTeruati ,  con  tutto  che  lecita  ancor  le-j 
fuflè  l'offeruanzadi  queideTuoi  nazionali  Caldei,che 
non  fono  dalla  Cattolica  Chiefa  riprouati . 

Tale 


IO 

Tale  fu  la  vira  di  Maanì  per  alcuni  anni.-ma  final- 
mente hauendo  concepita  lemma  diuotione  verfola 
Romana  Chieia ,  e  moltrandoii  ella  non  meno  defi- 
derofa  di  venir  a  riuerire  c|ucfle  fante  mura,albergo 
della  vera  fede,  che  il  manto  di  riueder  la  patria  do- 
po vn  lungo,  e  volontario  efiliojmofle  in  compagnia 
di  lui  a  quella  volta.Ma  giunti  in  Mina  fortezza  prin- 
cipale della  Proumcia  di  Moghoftan ,  cioè  Palmeto, 
cosi  detta  dalla  moltitudine  delle  palme ,  &  è  partc-> 
dell'antica  Carmania,  nelle  piagge  vicine  ad  Ormuz 
poco  lunge  dal  mare ,  mentre  lui  attendeano  le  naui 
per  paffar'in  India,  e  di  là  poi  ritornarfene  in  Euro- 
pa :  fu  aifalita  da  grauiffima  febre,la  quale  accrefciu- 
ra  per  lo  dilguico  d'aborto  fatto  dVn  figliuol  ma- 
Ìchio,le  troncò  la  vita  nell'anno  ventefimoterzo  del- 
la lua  età .  Fll  la  morte  di  lei  amaramente  da  tutti , 
ma  inconlolabilmente  pianta  dal  marito  -,  il  quale-? , 
perchè  non  gli  veniffe  mai  meno  la  cagione  del  la- 
grimare,  volle  hauer  feco (èmpre  prefente loggetto 
del  fuo  dolore .  Compofto  perciò  quel  corpo  come 
potè  il  nìeglio  in  vn'arca  ,  hauendoìo  prima  imbal- 
làmato,condu(re  per  così  immenfo  tratto  di  terra_j , 
e  di  mare  per  lo  fpatio  di  ben  quattro  anni^quafi  pre- 
tiofiffimoteforo,  quelle  membra,  che  hauean  dato 
ricetto  all'anima  nobiliffima  di  lei  ;  e  giunto  in  Ro- 
ma, hauendole  decentemente  collocate  nella  (epol- 
tura  de  i  fuoi  maggiori ,  perchè  nulla  mancailè  a  gli 
vfficij  di  magnifica  pietà,  volle  con  fuperba  pompa  » 

cfò- 


I  I 

cfòlenni  efèquiepagar  IVItimo  debito  del  fto  amo- 
re alla  defonta  confortej» . 

Il  giorno  adunque  delli  ventirecce  di  Marzo ,  del- 
l'Anno Mille  (eicento  ventifetce,  in  Santa  Maria_> 
d'Araceli ,  Chiefa  nobiliifin^a ,  &  ancichiffima  del 
Senato,  e  Popolo  Romano  in  Campidoglio,  auanti 
la  Cappella  di  San  Paolo, antica  della  famiglia  della«* 
Valle,  doue  Maani  è  fepolca ,  era  fatto  vn' apparato 
grande  e  magnifico  di  panni  bruni  fecondo  il  coftu- 
me  j  6c  in  mezzo  fra  vn  teatro  tutto  coperto  di  panni 
ofcuri,  oue  fedeanoda  vna  parte  le  più  principali 
Dame ,  dall'altra  i  più  pregiati  Caualieri  della  Città, 
era  drizzato  vn  nobile,  e  lublime  Catafalco  di  figura 
rotonda.  Haueua  dodici  piediflalli  finti  di  marmi 
bianchi ,  e  mifchi  difpofti  in  giro  a  tre  a  tre,  vniti  in- 
fieme  in  modo ,  che  da  quattro  Iati  lafciauano  libera 
l'entrata ,  &  eran  difpolli  con  tal  artifizio,  che  quel 
di  mezzo  fporgendo  alquanto  in  fuori,  accrefceua  co 
quella  varietà  il  diletto  de  i  riguardanti .  In  ogni  pie- 
deftallo  era  dalla  parte  di  fuori  fcritto  vn'Epitafio  -y  da 
quella  di  dentro  haueua  dipinte  alcune  Morti,  fiche 
erano  gliEpitafij  dodici  in  diuerfe  lingue  note  al  Si- 
gnor Pietro,  onero  alla  fua  Conforte  ,  a  dinotare.^, 
che  la  perdita  di  lei  era  compianta  da  tutte  le  natio- 
ni,  e  da  tutte  le  lingue.  Il  modo  come  eran  difpo- 
fti ,  vedraffi  nella  figura  pofta  a  luo  luogo,  oue  (i 
leggeranno  ancor  gli  Epitafij  con  le  loro  dichiara- 
tioni . 

Scura 


) 

12, 


Soura  quefti  piedeftalli  in  vece  di  colonne  eran 
pofte  dodici  principali  Virtù,non  folo  humane,  ma 
diuinCjper  denorare  ,  che  quelle  fole  rimangono 
dopo  la  morte  per  honorar  la  memoria  di  chi  ha 
procurato  in  vita  di  renderlefi  famigliari.  Il  primo 
vano  haueada  mandritta  la  Fede, dalla  finiitra  la 
Pietà ,  come  quelle  che  più  apparenti  furono  in  lei, 
quella  hereditatacon  la  nobiltà  dai  fuoimaggiori , 
quefta  acquirtata  con  le  proprie  operationi .  /illa_> 
Speranza ,  che  da  man  dritta  feguiua  alla  Fede,  cor- 
rifpondea  dall'altra  la  Religione,  per  di  moftrare^, 
che  alla  vera  religione  s'appoggia  la  /peranza  de  i 
fedeli .  L Vltime  diquefteeranola  Carità  dallVno, 
l'Humilcà  dall'altro  lato.-perchè  allora  perfettiffimo 
€  l'amor  diuino,  oueper  Dio,  fommo  è  ildifpre- 
gio  di  fé  medefimo .  Fra  quefte  Virtù,  e  le  feguen- 
ti  era  da  ciafcuna  parte  vn  vano,  e  poilèguiuano 
la  Fortezza,  la  Giulficia,  eia  Prudenza  dalla  ban- 
da dritta  j  la  Liberalità,  la  Pudicitia,  e  la  Temperan- 
za dalla  manca,  che  da  vn  altro  fimil  vano  erano 
tra  di  loro  difgiunte  . 

Stanano  le  lùdette  Virtù  in  piedi, e  fofteneano 
vna  Corona ,  che  a  modo  delle  Imperiali  (èruiua_j 
di  cornice,  e  di  cuppola  al  Catafalco;  Era  tutta  di 
fopra  adorna  di  copio/ìlsimi  lumi,  &c  efièndo  finta 
d'oro  tempeftata  di  gemme  trafparenti  di  varij  co- 
lori, venendo  dalla  parte  di  dietro  artificiofàmente 
illuilrata,  facea  vaghiffima  moftra .  Nel  cerchio  di 

mezzo , 


mezzo  vi  fileggeanole  parole  dcH'ApoftoIo;  "F^ej^ù- 
Jìta  eftmiht  Corona  iufìiti^ . 

Erano  le  fudette  Virtù  finte  di  bronzo ,  e  fafjgia- 
mente  curon  polle,  che  conia  mano  fofteneflèr  la 
Corona,  perchè  ciafcuno  i  n  tende  (le  ,  che  con  Ic^ 
operationi  virtuofe  la  corona  della  gloria  s  acqui- 
fta;e  per  mezzo  di  tali  operationi  s'era  rendiita  Maa- 
ni  celebre  nella  memoria  de  gli  huomini,  e  {[co- 
me potea  ciafcuno  piamente  credere,{ì  era  fatta  glo- 
riola in  cielo.  Terminaua  rornamencodiquelta_j 
Corona  non  già  vna  palla,  ma  vn  Cigno  con  Tali 
aperte  in  atto  di  volar  ni  alto .  Sopra  quefto  era  fi- 
gurata affila  l'anima  di  Maani ,  che  abbracciata  ad 
vna  Croce  era  (blleuara  in  Cielo .  Fu  coftume  de^» 
gli  antichi  il  finger  che  l'anime  de  gU  Imperatori 
fulTerosù  leali,  delle  Aquile  portate  incielo,  onde' 
quelle  per  vltima  cerimonia  eran  fatte  volare  di  su 
la  pira .  Ma  l'anima  di  Maani  più  ragioneuolmente 
era  dimoftrata  falir  in  cielo  su  Tali  d'vn  Cigno  :  for- 
fè per  denotare ,  che  le  poefie  fatte  in  lode  di  lei  da 
nobiliffimi  ingegni  Accademici  Humorifti,la  fubli- 
mauano  al  cielo  della  Fama  -,  ò  forfè  per  dimoftrar- 
ci ,  che  eflèndo  la  morte  de  i  giufti  pretiofa  nel  co- 
lpetto del  Signore,  figurauafì  col  Cigno,  che  mo- 
rendo fbauemente  canta  j  ò  pure  per  darci  a  diue- 
dere,  che  la  purità,  e  candidezza  de  i  coltumi  di 
Maani  Tinalzauano  alla  celefte  patria  col  mezzo  del- 
la Croce,  cioè  del  merito  del  Redentore,  per  la  flra- 

da  de  i 


14 

da  de  i  trauagli  per  lui  coftantemente  CofCctti  :  il  che 

dichiarauafi  con  quel  motto ,  che  tolto  da  Virgilio 
leggeafi  in  vn  Cartoccio^che  s'auuolgeua  a*  piedi  del 
Cigno  ;  Sic  itur  ad  aftxd . 

Nell'entrare  nel  Catafalco  erano  dipinte  ne*  pie- 
deftallia  lato  ciafcunodi  quei  vani  in  alcuni  Tarmi 
note  di  Cafa  della  Valle  inquartate  con  quelle  di 
Maani  \  ne  gli  altri  quelle  fole  di  Maani  ;  per  dichia- 
ratione  delle  quali  haffi  a  fàpere,  Che  non  v(ano  gli 
Orientali  armi  di  Famiglie,che  fiano  perpetuerò  che 
habbiano  imagini  di  ammalilo  ftelle,  ò  altre  cofè  ta* 
li ,  come  le  noftrane  :  ma  ciafcuno  ha  i  (iioi  figlili 
compofti  di  lettere ,  vno  grande  vfato  per  honore- 
uolezza  nelle  fabriche ,  ò  altre  cofe  apparenti ,  che' 
ha  il  nome  del  padrone ,  e  tal  volta  ancor  quello  de 
gli  Aui  5  ò  della  patria  con  titoli  illuftri  y  e  magnifi- 
chi  -,  vno  picciolo ,  che  come  vfato  da  loro  per  lòtto- 
fcrittione  5  ne  ad  altri  {\  confida^contiene  folo  il  no- 
me con  alcun  epiteto  d*humiltà .  Il  picciolo  di  Maa- 
ni hauea tre  voci  della  lingua  Caldea,  chea  lei  era 
la  letterale ,  e  fignificauano  Ancella  di  Dio  Maani  y 
e  quello  era  inquartato  con  Tarme  della  Valle ,  fico- 
me  vedefi  nel  frontifpizio  della  prefente  fcrittura^ . 
11  grande,  che  era  dipinto  folo ,  la  cui  figura  vedraC- 
fi  appreflò ,  contenea  nel  mezzo  le  parole  Caldee-? 
defcritte  nel  picciolo  figillo>  &  alTintorno  dentro 
vn  giro  più  grande  alcune  parole  in  lingua  Ara- 
bica ;  che  era  a  lei  la  volgare ,  la  cui  fentenza  era, 


15 

7s(owe  ììohilijjìmo ,  eleuatijfimo ,  altijftmo  della  Signora 

(iyidaani  figliuola  del  Signor  f/ahihgian  ^^ardinita 
di  Qaja  Gtoerida  la  nobile ,  nella  zIMcJopotamia  ilpae^ 
jé  antico . 

Afcendeuafi  per  quel  Catafalco  al  mezzo  per  tre* 
gradiscile  fignificauano  le  tre  parti  della  vita  di  Maa- 
ni  5  cioè  l'infanzia,  la  puerizia , e  Tadolefcenza ,  nel 
qual  tempo  era  Maani  peruenuta  alla  morte .  lui  in 
vece  di  Bara  era  vna  Vrna  finta  all'antica ,  foftenu- 
ta  da  quattro  Virtù  afsife  in  luogo  eminente,ch'era- 
no  la  Beneuolenza  coniugale  ,  la  Concordia  mari- 
tale, la  Magnanimità,  e  la  Patienza:  perchè  l'amore 
verfo  il  marito ,  e1  concorde  volere ,  che  hauea  lor 
dato  il  Cielo,  furon  cagione,  ch'ella  (pregiando, 
e  foffrendo  magnanimamente  tutti  i  pericoli ,  che 
in  sì  lungo ,  e  faticofo  viaggio  potean  temerfi ,  ter- 
minale la  fua  vita.  Softeneua adunque  ciafcunadi 
quelle  Statue  con  la  (palla ,  e  con  vna  mano  l' Vrna; 
con  l'altra  tenea  vn  ramo  di  funebre  Cipreflb,  dal 
quale  pendeanodiuerfè  compofizioni  fatte  in  mor- 
te di  lei  da  più  celebri  intelletti  de' Signori  Accade- 
mici Humorifti ,  che  con  sì  pietofo  vfficio  volle- 
ro dimoftrare  al  Signor  Pietro  quanto  ftimauano  il 
merito  di  lui  con  tutta  l'Accademia,  e  con  ciafcu- 
no  di  loro . 

Non  mancò  gran  quantità  di  lumi  per  render 
più  rjfplendente  quel  luogo ,  e  piùilluftre  l'appara- 
to j  e  perchè  non  fuflè  la  pompa  di  minor-profitto 

all'ani- 


i6 
airanima ,  che  di  gloria  al  corpo  iui  ftpolto  di  Maa- 
ni ,  fra  flebili  concerti  di  muficafù  cantata  folcane' 
MefTa .  Infinito  fu  il  concorfò  delle  genti  ;  ne  co(à 
fu  defìderata^che  poteflè  render  più  celebre  la  pom- 
pa,  ò  più  manifefta  la  pietà  del  marito  verfo  la  me- 
moria dell  amata ,  oc  eftinta  Conforte . 


Arme, 


^ 


»7 


Arme  o  Sigillo  grande  della  Signora 
Sitti  Maani  Gioerida . 


B 


Stauano 


'9 

Stauano  gli  Epitafij  in  quefta  guifa 
difpofti . 

Sotto  la  Fede  era  il  Latino ,  che  al  Signor  Pietro  era 
nella  lingua  letterale,  e. dicea-i . 

MA  ANI 

COGNOMENTO  GIOERIDA 

GENERE  CLARA  NATIONE  ASSYRIA  PATRIA  MARDINITES 

PVLCHRITVDINE  RACHEL  FORTVNA  SARA  RELIGIONE  ANNA 

PRVDENTIA  DEBBORA  PVDICITIA  SVSANNA  CHARITATE  REBECCA 

MAGNANIMITATE  IVDITH  ELOQVENTIA  ABIGAIL 

OFFICIIS  ERGA  SVOS  ESTHER 

OMNI  DEMVM  VIRTVTE  MATRONARVM  EXEMPLAR 

OMNI  ANIMI  CORPORISQVE  DOTE  INTER  ALIAS  MVLIERES 

VT   INTER   SYDERA    SOL 

PRECIPITI  VNA  CVM  PROLE  CONCEPTA  SVELATA  FATO 

IN  ALT  OS  MONTES  CAELESTIS  PATRIAE  SE  RECEPIT, 

MISERRIMVM  SVlQyE  AMANTISSIMVM  CONIVGEM 

PETRVM  A  VALLE  PEREGRINVM 
TERRESTRIS    HVIVS   VALLIS   IN   EXILIO 

INVITE  ADHVC  PEREGRINANTEM 
MOERORES  INTER  PERPETVOSQVE  AC  INSOLABILES  FLETVS 

EHV  NIMIS  CITO  RELINQJJENS 

B     2,        Aquefto 


A  quello  corrifpondea  dairaltra  parte  del  vano 
fbcto  la  Pietà  il  Caldeo ,  letterale  di  Maani . 


)Ly»o 


tool  Si2^i^.«ooro  IN^JI^^/ 

•         ♦  • 

etià^M*  uV>g.t»»  wbJi^  st'ìì^  o»-^ 


9  » 

$^;^/^i^  ^  ulS^  Alo 

S  UAdJ  to:b«  ^.^  09^0  ^*.«*0f  yf  Hf 

Cioè  a  dire  in  noftra  fauella .' 

I  Curdi  mi  tolfèro  la  robba ,  il  peregrinare  i  pa- 
renti 


21 

renti ,  lo  fpofb  mio  diletto  il  core,  il  parto  i  m  ma  tu  ro 
la  vita ,  il  voler  diuino  inanzi  tempo  gli  anni ,  la^ 
Morte  inuidiofa  ogni  bene ,  che  la  gran  Roma  mi 
promettea.  Non  mi  reltaua  alerò  che  il  folo  fpiri- 
to,  e  qaefto  lietamente  ilio  rimefTo  nelle  mani  del 
mio  Creatoro .   . 


L'Italiano  era  Cotto  la  Speranza ,  e  dicesu . 

Chi  giace  in  quefta  tomba?  La  Bellezza-j  , 
le  Gratie,  rHoneftà,  la  Prudenza,  la.» 
Magnanimità,  la  Fede,  l'Amor  coniu- 
gale, e  tutte  le  altre  doti ,  che  sì  lanimo, 
come  il  corpo  dVn'amabilifsima  Donna 
pofibno  render  perfettamente  adorno  # 

Chi  potè  tante  colè  vnire  infieme?  LVni- 
ca  al  Mondo  MA  ANI  GIOERIDA. 

Et  ella  dou  e  ?  In  Cielo ,  perchè  la  Terra»» , 
di  lei  non  era  degna«» . 


B     z         L'Arabico 


IZ 


L'Arabico  folto  la  Religione  • 

a 

j^^bjWI  J 

Et  interpretauafi . 

Peregrinai  nella  Babilonia  per  liberar  me  fteflL^ 
da  i  pericoli  de  nimici .  Peregrinai  nella  Perfia  per 

feo;uire 


i5 

fcguire  il  mio  (pofo  ne*pericoIi  della  guerra .  E  per 

eflercon  lui  nel  ripolo  della  lua  patria,  ero  pronttL^ 
a  peregrinar  per  cerra  e  per  mare  fin  alia  gran  Ro- 
ma .  Non  me  l'ha  permeffo  la  Morte  ,  ahimè .  Pe- 
regrino adunque,  e  di  buonavoglia,  al  Ciclo;  e  non 
mi  dimenticherò ,  ò  diletto  mio ,  di  pregar  per  re . 

11  Portoghefe  lotto  la  Carità . 

DEXEI 

NA  MESOPOTAMIA  MINHA  CASA 
NA  BABYLONIA  MEVS  PARENTES 
NA  PERSIA  MEV  AMADO  ESPOSO 

EM  TERRA  ESTRANGEIRA  A  VIDA 

EM  HVA  PEQVENA  TVMBA  A  FERMOSVRA 

Sì. 
DEBAIXO  DO  CHAO  OS  OSSOS 

NO  MVNDO  MIL  ESPERANCAS 

E  DE  TOVDO  ME  CONSOLO 

FORA  QVE  DA  SEPARACAO  DO  MEV  DILECTO 

QVE  SEM  MI  FICOV  SO 

DESEMPARADO  DESCONTENTE  E  PERDIDO 

B     4        Sotto 


*4 

Sotto  rHumiltà  il  Turco . 

*^AJ^|  J.^1   iìjJdM»    ^jlj^    <Ì>tU-M» 

«» 

f^^XKSm     UÀ».ì|      *^J-«     U^I 

1»^  e;j.^=»  jJtJ  oOi»  Li  LSCJ^  LS^h  (O*^ 

S'interpreta . 

Vfcij  dalla  mia  patria,  per  liberarmi  da* tiranni: 
Andai  lontano  da*  miei  parenti, per  effer  iempre  vi- 
cina al  mio  Spofo»  Dal  [acro  rito  della  mia  nazione 
trapaflai ,  per  fermarmi  nella  Chiefadi  Pietro.  Da 
quello  Mondo  tranfitorio  feci  partita ,  per  viuere^ 
eternamente  nella  celefte  patria  «  Da  te  ò  mio  caro , 

date 


da  te  ancora  mi  fon  (èparaca  5  per  venire  alla  mi/eri- 
cordia  del  mio  Dio .  Non  piangere  amato  mio,  non 
tattriftare  diletto  mio:  te  ancora  a  canto  a  Dio  pre- 
tto vedrò . 

11  Francefè  (otto  la  Fortezza  era  tale->  ^ 

MARDIN  ME  DONNA  NOBLE  NAISSANCE 

BAGHDAD  VERTVEVSE  EDVCATION 

ROME  AGREABLE  ESPOVX 

ESPHAHAN  PROFITABLES  ENSEIGNEMANTS 

FERHABAD  ROYAVX  TRAICTEMANS 

CAZVIN  FVNESTES  OCCVPATIONS 

SVLTANIE  HONESTE  RÈS  lOV  ISS ANCE 

ARDEBIL  HONNORES  LABEVRS 

CHIRAZ  DE  SI  REE  GR  OSSESSE 

MINA  DEPLORABLE  MORT 

LE  CAPITOLE  MAGNIFIQVE  SEPVLTVRE 

MON  CHER  ESPOVX  PITEVSES  LARMES 

MES  ACTIONS  GLORIEVSE  FAME 

LES  VIVANTS  PLVSIEVRS  LOVANGES 

LA  TERRE  TOVTE  GRAND  HONEVR 

LES  CIEVX  VIE  ETERNELLE 

Sotto 


x6 

Sotto  la  Libertà  era  il  Perfiano . 

^j3\}*^  iXj^h  '^•^-^' 

•s» 

Il  cui  fenfo  nella  noftra  lingua  fonaua..  ; 

Iddio  tre  cofè  mi  diede ,  bellezza  di  faccia ,  pìacc- 
uolezza  di  genio ,  e  bontà  di  coftumi  ;  quali  tutte  tre 
la  morte  ha  condotte  a  fine,  ma  dalle  veftigie  loro 

a  me 


2-7 
a  me  èrimaftonome  famo(b  nel  mondo^gloria  (èm- 
piternanel  cielo,  amor  fsnza  mifìira ,  dolor  fenza  fi- 
ne y  e  mal  (ènza  rimedio  nello  fpezzaco  core  del  mio 
Diletto,  che  fuor  dife,difperfo,con  pianto ,  con  affliti 
tione^  notte  e  giorno  (bfpira,  e  della  feparatione  mia 
confolatione  non  troua . 


Nel  pilìilro  che  foggiacea  alla  Giuilida,  l'Epitafio 
eraSpagnuolo. 

Hombre  que  eftaspafinado,  que  miras  ?  Vn  fum- 
ptuofb monumento.  Que  admiras  en el  ?  El  po- 
der  de  la  Muerte  ,  En  que  le  conoces  ?  En  auer 
quitado  a  tal  la  vida ,  y  tal  al  Mundo .  Quien  era 
erta  perfona  tan  infigne  ?  Maani  Gioerida  .  Y  ella 
no  nacio  para  morir  ?  Si ,  pero  morir  no  dcuìa-,-  « 
Porque  ?  Porque  era  fin  par .  En  que  ?  En  her- 
mofura ,  en  gracia,  en  bondad,  y  en  todas  Ins  vir- 
tudes;  de  que  (eauia  engendrado  entre  ella,  ylii 
amado  marido  vn  amor  fin  ygual^que  por  fer  fin- 
gular  en  la  tierra ,  no  auia  tan  prcfto  de  acabarfè  . 
Puesfiesaffijnote  enganes^que  Maani  no  mu- 
rio .  No  murio  Maani  ?  y  que  fue  della  ?  Quifcla 
por  fus  grandes  merecimiencos  el  Cielo, adonde 
eftà  preparando  a  (ìi  querido,  apofiento ,  para  go- 
zar  alla  de  mejor  vida ,  junta  con  el  en  eterno . 

Dall'ai- 


a8 

Dall'altra  parte  la  Pudicitia  hauea  (otto  di  (o 
TArmeno  • 

iJiuuMUnj   ìCofippuifinj 

Msittu/uliuta   uiu/2yt^***^f*f 
Mniuruutuitsing  ulufif^iuiiity 
ustJyinUttiuìjtMtU  uMtfuts%^nuU  ^tufil^fiMptif 
-^utjututntsht 

Ss-  tMMjiutph^hihiuU  m2j*'"*V^*' 

Ms/ufiXftU    tltUUl%tUlp^    MS(tUp^tt^tU^ 

Etinterpretauali. 

A  Maani  Gioerida 

Madre  de  poueri 

Protettrice  de  gli  abbandonati 

Confolatrice  de  gli  afflitti 

Perpetua  benefattrice  di  tutti 

L'Armenia 

Donde  per  linea  materna  Iiebbe  origine 

Et  altre  regioni  dell'Oriente 

Obligate  per  innumerabili  benefici] 

In  (egno  di  gratitudine 

Et  in  memoria  della  meritata  gloria . 

Il  Greco 


^9 

Il  Greco  volgare  era  fbcto  la  Prudenza. 


't> 


yttÒf,  va  fllCri'^H  "^tQtSV  nVK0(ri^OV  i7m^iJh)>CÌ  THV'^V' 

Cioè 

Maani  Gioerida  coftretta  da  neceffità  fatale  a  partirfi 
da  quefto  niondo,ha  lafciato  Tanima  Tua  a  Dio ,  il 
corpo  alla  terra,&  allamaco  Spofo  il  fuo  core,con 
inconfolabil  dolore  per  la  feparacione  . 


LMcimo 


L Vltimo  Epitafio  era  il  Greco  letterale  a  piedi  del- 
la Temperanza . 

}i?[figcu  •  70  etì  ovofAet  cv  fjLveJioui  f^i^^on  (pi^iSii  eiduvctviv  • 
Tm^of,  vvu)  Ji  ipYiiJCCò/j^og  anuviuv  ctyiBztìV  ^vf^^ioi  t  Koìtiov 

E  tale  in  nojlrafaueUa  era  il  pntimento . 

DI  Maani  Gioerida  quel  che  era  mortale  è  rin- 
chiufb  in  quefta  tomba  :  il  nome  è  renduto  in 
mille  carte  immortale  :  la  fama  è  fparfa  per  tutca-s 
la  terra  :  la  gloria  in  tutte  le  lingue  de  gli  huomini 
fi  canta  :  l'anima  è  inalzata  fra  gli  Angioli  :  la  vita 
fu  ammirabile,  la  morte  a  ciaicuno  cagione  di  do- 
lorej  ma  inconfolabil  pena  recò  all'amato  Confbr- 
te,  che  (blitario,  epriuo  di  tutti  i  beni  viue  in  con- 
tinue lagrime . 


Seguono  le  Comfojltioni  de  Signori  Accademici  i  eh* erane 
appe fé  intorno  aU'Vrna, 


Dei 


31 

Del  Sig.  Marchefe  Sforza  Pallauicino 
Prencipe  dell' A  ccade  m  ia . 

Al  Sig.Piecro  della  Valle . 

Enfu  l'Eroe  e  ha  dipelate  il  ^anto , 
^  lafua  fpoja  infra  Ihojìil furore 
Scorta  fedele  ancor  ;  ma  fot  d  Amore 
Segno  non  die  ^oerfo  il  mortai fUo  manto  : 

Q^tdltuo  "ver  la  tua  Donna  eterno ,  e  finto 
Trdlfuo  cenere  ancor  sfamila  ardore , 
Che  forti  al  f atrio  Cielfer  lungo  errore» 
Perchè  gli  giaccia  alpi  tua J^o glia  a  canto . 

Vattofol  d Artemifta  altuopreuale  : 

J^taferchebbe  il  tuo  Amor  laccio pà  fòrte  > 
^el  'vieta  opto  Signore  or  din  fatale  ; 

Che  in  tefufemfre  e  ne  la  tua  confòrte 
IJrialma  Be^a ,  e  l^Alma  al  fio  mortale 
Riunirf  non  può  dopo  la  ìnorte . 


Del 


Del  Signor  Arrigo  Falconio. 


^^ 


M 


AATSll  giace  qui  y  Stella  lucente  : 
Nacque ,  e  morì  là  doue  najce  il  Sole; 
Sul Tebro  hoggi  rinafce in  Occidente 
lì  al  fetto  delfuo  Sfojo ,  fatta  ^n  Sole . 


D 


Del  medefimo. 

Itemi  (humana  gente) 

Dite  ;  è  mutato  in  Ciel  muo  conjìglio  f 
Chél  Sol  naJce ,  e  tramonta  in  Oriente  ? 
Nafcefli  in  Oriente ,  ^  eri  ^n  Sole 
O  aran  MA  ANI ,  e  in  Oriente  ancora 
Cadejìi  a  t'vltimhora  » 
E  cader  le  hellezxfi  al  mondo  Jole  : 
jM[a  tu  mai  non  tramonti  ; 
Po  foia  cBognhorJòr monti 
Uie  più  chiara ,  e  lucente 
^al  petto  del  tuo  Spofo^  in  Occidente  * 


Del 


3Ì 

Del  Signor  Diamante  Gabrielli . 


SE  Morte  a  la  tua  Sfofa  i  fregi  fura  ; 
In  te  bella ,  qualfà ,  fi /èrba  imprejja  : 
Onde  mirando  l'alma  tua  fé  flejfa , 
^algiàprouò  damor  ^fente  tarfura . 

JMientre  lalte  bellezjKj  il  cor  miftra 
Con  lei  non  già  y  ma  con  timagin  dejfa 
Sempre  arderà  ^  poiché  non  *vuol  ch'opprefa 
Refi  l'imago  Amor ,  eh' è fua fattura . 

P1ETT{0  intanto  al  dolor  poni  pur  freno  : 
Di  duolla  nube ,  ondhai  coperto  il  'volto  , 
Anco  a  l'Alma  di  lei  turba  il  freno . 

T^amageloft  ancor Jpirto  difciolto; 
E  perche  l fico  tuo  non  uenga  meno , 
Fra  le  ceneri fie  lo  ferba  inuolto  ^ 


^!^"^^1??&^ 
^^^^^^^* 


Del 


34 

Del  Signor  Domenico  Benigni . 

Al  Signor  Pietro  deHa  Valle . 


Fy4ndul/a  ancor  fuor  del Jùo  patrio  nido 
Tra  furor  di  Fortuna  afciutta  il  ciglio 
Afojlener  dempo  nimico  infido 
Hebbe  tire  MAA  N I  in  duro  e  figlio , 

Crefciuta  poi  ^  di  fu  e  hellexj^e  il  grido , 
ehm  paragon  njtnjir  la  rofa ,  e  l  giglio  > 
^i  chi  lafciò  del  Tehro  inuitto  il  lido 
Trajfe  peregrinando  alto  configlw . 

A4  a  di  pudica  fiamma  accefa  il  core  ^ 
CH altro  nodof^reKXfi  ?  confiamo  zjlo 
PIETRO  y  teco  a  ragion  lafirmfie  Amore 

Che  già  "vinto  del  Torace  il  fiero  orgoglio  ^ 
bifide  "virtuti^ondhor  fiammeggia  in  Cielo 2 
Sol  mancaua  a  trionfi  il  (Campidoglio . 

Del 


ÌS 


Delmedefimo. 


'a,efmmVJ: 


Vide  Grecia  da  ^olco 
Tornar  'vittoriojò 
Ricco  dtjpoglta  dor  GuerrierfamoJò\ 
Dafiù  lontano  lido 
Te  mira  Roma  peregrino  errante 
Tornar  'vedouo  amante  : 
Ma  di/uguale  è  il  grido , 
Ch'm  paragone  cede 
Vinto  toro  di  Coleo  a  la  tua  fi  de . 


te 


e    X 


Del 


3^ 


Del  Signor  Flauio  Fiefchi  • 


N  Eli  Eritreo  confine 
Najce ,  e  morendo  Fvnica  Fenice 
Dalle  ceneri  fue  la  vita  elice  ; 
Le  heìlexj^e  ^iuine 
Che  i  accefero  il  cor  nell'Oriente , 
S^ acerba  morte  ha  jf  ente  y 
Rauuiuar/ìfotean  daljoco ,  ondardi  ; 
Jl<fa  non  è  fari  il  cajò  : 
Se  le  ceneri  lor forti  aUOccaJò . 


Del 


37 


mMM^^ 


Del  Signor  Francefco  della  Valle. 


/^\  Vanto  'Vària  è  la  forte , 
K^JComeJpeJfo  il  gioir ft  cangia  in  lutto  l 

T^roppo  auara  la  Morte 

Su  fori  del  'valor  dif^erde  il  frutto  ; 

Or  chi  con  ciglio  afciutto 

De  tmuitta  ^lAAN  I  vdtrd  il  nome , 

In  queffo  marmo  impref^o  ? 

trionfai  palma  o  come 

Spejfofimuta  infiineralcipreffo  ì 

Stranier ,  leggi  3  e  i arretra  ^ 

Che  col  gran  pianto  incauerai  la  pietra . 

C    s        La 


38 
La  gran  Donna  ^  ch'a/degno 

^refe  ciò  cHtlJuofefio  ha  in  fé  di  vile , 

Ala  con  eroico  ingegno 

Hehbe  mafchia  virtude  3  e  cor  virile , 

A  nulla  altra  flmile 

Bella^faggia ,  magnanima  3  e  pudica 

§hii  giace  :  inni  da  Parca 

Del  nojlro  honor  nemica , 

e^  noi  la  tolfe .  or  bacia  humil  queTParca  j 

Che /porgeranno  fuori 

<rDa  le  ceneri  ancor  palme  ^  ^  allori  • 

JsTon  ìangujlo  confine 

Di  chiufe  mura  a  lei  rijìrinfe  ilftede , 

2>Ion  increfpando  il  crine 

Tra  gli  agi  vaneggiò  dt  patria  fede  : 

Ata  la  Chrijìtanaféde 

Per  ferbar pura ,  infin  àx  fuoi  prim'anni» 

QpHoJfe  ardita  le  piante , 

E  di  fieri  Tiranni 

Vide  la  P  atria  al  gran  furor  fumante  i 

E  in  degni  errori  vtjje 

(^ajìa  Pemlopea  di  fido  yiijfz^ . 


59 

Bella  stjra  le  belle , 

Q^lafiior  de  t^fo  infra  ì! accorte  accorta 

La  nrmrò  *£  abelle  ^ 

Oue  dalfuol  natio  dal  Cielfufcorta . 

Crejce  ^  e  Fetd  l'apporta 

Con  nobilgare^iarjènno ,  e  beltade 

Ondil  Tigre  non  mira , 

Tra  (  ampie Jiie  contrade , 

Altro  di  beli  che  lafamofa  Afsìra , 

"Fin  che  *vien  glorio/a 

Di  pellegrino  Eroe  iìranierajpofa.^  ; 

Glorio  fi  lì  imenei , 

fD/  cui  fra  genti  incognite ,  e  lontane , 

Fatti  dAmor  trofei , 

^l emoria  inejìingmbile  rimane, 

UAfsirie ,  e  le  Romane 

Virtù  colf  angui  iUufìriin  lor  s'vniro, 

Ondin  breuefragli  empi , 

D'alta  pietà  fanro 

Veraci  effetti ,  ^  ammirati  efempi  ; 

Elici  al  pio  Spofo  n)mta 

Fu  fella  y  ch'agli  erranti  il  p  affo  addita^  •; 

e     4        Schifa 


40 

Schiua  d imbelle  fiato 

In  letto  maritai  pale/ira  molle 

Sfrezj:jò ,  e  lojfofo  amato 

Seguir  fra Jìr  agi  ^  e  morti  in  camino  volle: 

Si  mafie  oumuitolle 

Il  genero/o  cor  la  tromba  Perfa 

Con  bellico  fi  carmi  : 

Là  fra  gente  dmerfa 

Al  guerreggiar  s'accinfe^  e  trattò  tarmi , 

Né  fi  fé  tal  fi 'vide 

Frajpogliafeminil feroce  ^Icidc^ . 

Auuolte  in  lunghe  gonne 

1J  ami  fi  di  trattar  il fufii  et  ago 

La  -plebe  de  le  Donne , 

E  far  bionda  la  chioma  3  él  n)ifi  'vago. 

Gran  beltà  non  fi  pago 

Il  forte  cor  de  f inclita  AIAANI^ 

E  t  opere feruili 

S  degnar  tinuitte  mani , 

Se  non  quanto  apprendean  da  regifjìili.' 

Le  \Donne  ipenfierfuoi 

^ejìato  hauriano  ad  emular  gli  Eroi . 

Ferir 


4t 

Ferir  con  deflra  munta 

La  'Vide  in  campo  ilfagittario  Trace , 

E  far  rejìar/conftta 

Sfejjò  dei  reo  Maconfchierafeguace  : 

Mapoipietofa  in  pace 

^' empio  culto  le  genti  a  i  'veri  riti 

Di  trarre  hehbe  co  fiume  i 

E  popoli  infiniti 

Da  C ombre  degli  errori  al 'vero  lume^ 

Costpugnaua  j  ^  era 

^i  Giesù  doppia  Amazj^one  Guerriera^ . 

E  già  con  chiara  tromba 

L alte  glorie  di  leijpargea  la  fama , 

Di  MAA  N  l  rimbomba 

Per  l'Afa  il  nome^e  ogn*vn  thonora^i^  ama. 

Già  già  di  'veder  brama 

La  'Vincitrice fa  [inuitta  Roma  » 

EfragU  ^Arabifafsi , 

Omai  Unuidia  doma, 

JS/loue  con  franco  cor  gUnuittt  pafi , 

ti  è  timor  la  ritiene 

Di  feri  moHrtp  òdi  deferte  arenz^. 

Ocomi 


4^ 
O  come  gloriojò 

Con  altro  acqui/lo ,  che  d'aurato  vello , 

Il  fortunato Jfofo 

Tornaua  sfatto  ornai  Gìafon  nouello  \ 

Ji4a  i)n  Sol  del  Sol  più  bello 

Non  volle  il  (^iely  che  raddofptajjh  luce 

A  noi  da  t Oriente  ; 

^uel  che  C  Orto  produce 

Nonfitol  frutti  produrre  in  Occidente; 

Orientai  Fenice 

Mirar  nel  freddo  Occafo  a  noi  non  lice . 

Ahi ,  l'Indico  terreno , 

Fra  le  ricche  miniere ,  onde  fecondo , 

'Bramò  r accorre  infeno 

Gemma  si  chiara ,  cHilluJìraua  il  mondo . 

Aia  così  caro  pondo 

Lafciarnon  volle  m  pellegrinaT^erra 

llnobtl  PELLEGRINO  y 

Efua  mercè  fi  ferra 

Hoggi  Affino  teforo  infuol  Latino  : 

T{aro  Augel  yfe  non  vino , 

S^ ammira  fra  di  noi  dtjpirtopriuo . 

In  trop' 


45 

In  troppo  infaujlo  lido 

La  gran  MAA  NI  al  fin  cejjh  a  Natura  : 

Jf^la  dal  Conjòrtefido 

Non  la  difgiunfe  pur  Ai  or  te  immatura  ; 

In  patria  fipultura 

La  trajfe ,  e  l freddo  cenere  quijlrinjè , 

§hiafìin  douutofi)glio  : 

CH a  chi  pugnando  ^mjè  9 

Tomba  benjldouea  nel  Campidoglio  ; 

Oue  di  Lauri  cinta 

Se  iiiua  nonpoteo  y  trionfa  efìinta , 

Or  tu  y  ch'vdito  in  parte 

Hai  de  la  gran  MAA  N I  i  rari  vanti^ 

Pten  di  pie  t  off  K^elo 

Raddoppia  i  me [ft  pianti  : 

E  fé  lo  flirto  già  trionfa  in  Cido, 

E  qui  la  fragilfalma , 

Honoratl  nome ,  epriegapace  aFalma,^ . 


Del 


44 

Del  Signor  Gherardo  Saraceni . 

In  perfbna  del  Sig.  Pietro  della  Valle . 

PEr  moliti  Mar  y  per  'valli  ombro/è , 
Per  gioghi  alfe [ìri  yC  fer  folìnghe  arem 
Le  mie  y  mentre  al  Ciel  piacque ,  bore  ferene 
Non  eclijfaron  mai  cure  noioje . 

Poiché  mia  Donna  ilfuo  mortai  depofe 
Per  ergerfìpùlieue  alfommo  bene; 
^ellinfàujìa  cagion  d acerbe  pene 
AJ^ro  tenore  a  la  mia  *vita  ìmpofe . 

Onde  )  bench'io  riueggia  il  patrio  Juolo , 
Purfofpiro  y  e  d'vmor  'vergo  legate  , 
E/chtuo  di  confòrto  altrui  minuolo  : 

E  prego  Morte  conp'ietofe  note , 

Che  ni'vnìfca  al  mio  ben^  dapoi  eh  il  duolo 
C  eneri Jpente  rauuiuar  nonpuote . 


Del 


45 

Del  Signor  Giacomo  Filippo  Camola. 

In  perfbna  del  Signor  Pietro  della  Valle . 

L    Angue  a  morte  ti  mio  corine  a  miei  lamenti 
Il  chiufo  'varco  ancor  s  apre  e  dijferra  ? 
7ur  dirò ,  ahi  laj^o ,  in  doloro  fi  accenti  : 
Nel  meriggio  il  mio  Sol  corfo  èfotterra  , 

§hti  le fue  [foglie  già  di  luce  ardenti 
(^hiude  in  anguflafojja  auara  terra  ' 
E /penti  del  bel  'volto  i  rai  lucenti , 
Stanco  {  m'aggiro  in  tenebro/a  guerra . 

^Alma  gentil ,  che  nel  tuo  'verde  Afrile 
Spiegando  i  'vanni  alfempiterno  regno  ^ 
guelfa  'vita  mortai frendejli  a  vile: 

Tu  ri  afri  al  mio  lamento  iljuo  ritegno . 
Ondai  chiufo  dolor  Jòr?nafìmile 
S'adombri  almen  da  l'affannato  ingegno . 


Del 


46 


Del  medefìmo. 


MEraui^Ue  inaudite  ! 
Il  Sol  degli  occhi  miei  di  luce  adorno 
N'apparue  in  Oriente , 
Ejìnarrite  le  "vie  di  Aie7zj)giorno 
Sen  corfe  tramando  in  Occidente . 
Già  tolto  il  moto  a  la  celejìe  mole , 
Et  al  notturno  horror  chiufe  le  porte  ^ 
Uidder felici  H  ebrei 
2s[on  tramontar  nell'Occidente  il  Sole  : 
Io  confunejìajòrte 
Giunto  apena  al  (^leriggio ,  il  Sol  perdei . 


Del 


47 


Del  Signor  Giandonato  Taurifano . 


CAwpon  Roman  da  Siria,  ouej^ie^ata 
Fu  da  lui  fra  ledaci  Infegna  amica, 
J^sToUl  freda  trahea  cinta ,  (sf  ornata 
Di  beltà  3  di  'Dirtìi  Donna  fudtca  ; 

Preda  ricca  così ,  così  fregiata^ 
Che  qual  'vincendo  ne  t  et  ade  antica 
Schiera  naddufìe  in  Campidoglio  armata 
Era  appo  quejìapouera ,  e  mendica . 

^ando  il Te??ipo  la  'vide y  ^ ala  Morte 
Sua  fida  ancella  (ahi)  t  additò  y  ch^  ardente 
Scoccò  lojìrale  a  filettarla  accinta  : 

Cadde  dal  colpo  rio  la  preda  efiinta  ; 
Auarifisimo  Tempo  ancor  sì  forte 
Contro  ifafit  di  Roma  arroti  Udente  ? 


Dei 


48 

Del  Signor  Girolamo  Aleandro . 


VIuc>  s'amico  grido  il  ^er  ne  dice , 
Vnicafragli  augei gloria  e  Jìufore , 
Chel  tempo  'vince ,  e  na/ce  a  Chor  che  more , 
Ftgltafol  di  fé  ftejfa  y  e  genitrice . 

Se  tu  ancor  fra  le  donne  eri  Fenice , 
fenica  di  heltade ,  e  di  'valore , 
Perchè  del  cener  freddo  'vfcendofuore 
Nona  'vita  ajfaggiare  hor  non  ti  lice  ì 

Ejìinta  non  fé  tu ,  benché  dal  gelo 

Tocca  di  troppo  acerba  ingorda  morte 
Spogliaci  il  'vago  tuo  corporeo  'velo  • 

^nzj  tifa  la  tua  felice  fòrte 

doppia  'vita  goder ,  che  'viui  in  cielo , 
p^iui  nel  dolce  tuo  f  do  conforte . 


Del 


49 

Del  Signor  Girolamo  Bartolomei. 


Iti  fra  lido  felice 
Del  chiaro  3  ^  odorifero  Oriente 
Raro  del  Ciel  fìupor  nona  Fenice 
Sflendeua  in  terra  sifompofa  e  bella , 
Ch'ofcurò  il  *vanto  a  quella  y 
Ciò  arde ,  muore ,  e  dal  cener  rifìrgente 
Di  fé  medefma  è  figlia  e  genitrice  ; 
J^lajparue  di  repente  qual  baleno  y 
Che  lampeggia  e  ^vien  meno . 
Se  'viuer  due  'Fenici ,  0  cruda  Morte , 
Con  lieta  immortalforte 
^ijpettoft  inuidiaui ,  h<tuefsi  almeno 
La  men  degna  dhonor  dt  n)ita  friua , 
La  più  leggiadra  a  noi  lafciata  *viua . 
j4h  tale  è  il  fio  cofiume  3 

Lafcia  ipiìi  *vili  j,  ejpegne  ouefra  noi 
Splender  min  di  grane  'vnpiù  bel  lume  • 
Nellafua  'verde  età  quella  ne  tolfe , 

D  In 


so 

In  cui  natura  accoljè 
§hiaft  in  arca  animata  i  fregi fuoi , 
Un  (tAngelo  terreno ,  i?^  mortai  Nume  ; 
Col/plmdor  dt  'vaghe7zj  "uniche^  e  file 
Aiouea  (il  chefìù  duole) 
^yl d  aggiornar  qua  doue  ti  ài  s  inchina 
LabellapELLEGRiNAy 
Onde  anzj  al  tempo  a  noi  tramontò  il  Sole . 
(Portento  infauHo)  e  a  nojìro  danno ^  efiorno 
Spento  rimafi  in  Oriente  il  giorno  : 
^ual pronto,  e  dotto Jìtle  , 

Adombrar  può  di  lei  l'alto  ''valore  y 

E  il  portamento  nobile  e  gentile  ? 

Se  d or  ft fregia  y  e  fra  gt  odor  rinafce 

Araba  quella  ^  e  p  afe  e 

Lafamefua  dt  rugiadofo  humore  , 

E  ogrì altr  efcafdegnando  prende  a  *vile  ; 

^uejìa  chAfiiraforti  regia  cuna  3 

Cibò  l'alma  digiuna 

05/  dolci  ambrofie  dipenfler  celefti  > 

E  di  pudichi  honefìi 

Defiri  il  corcy  e  nel  cr in  fifa ,  e  bruna 

Bianca 


51 

'Bianca  nel  latteo  fen ,  ^vermiglia  in  "volto , 

//  te/or  di  beltà  fonò  raccolto . 
T regio  de  lAlta  T{oma 

Latino  Ulijfe ,  che  deflranee  genti 

1  cojìumi  notaftiy  e  l'Idioma, 

Si  vaga  Ninfa  ,  che  il  cor  dolce  iarjèi 

J\rarra  doue  taffarfe  ; 

Spegay  come  più  d'ambra  riltdcenti 

Gt ebani  ti  legar  di  crejpa  chioma  ^ 

^uai  vibrar  nel  tuo  Jèn  fiamme  'vitali 

Duejìelle  Orientali 

Nel  Ciel  ridenti  dtjèrena  fronte , 

LeJUe  gratiefa  conte  : 

Di^Jè  mirajìi  merauiglie  eguali 

eyf  quelle ,  cH  adunate  furo  in  lei, 

Tra  gì  Indi ,  7erfiy  Medi ,  ofra  Caldei  • 
Su  le  vajie  ruine 

De  t  infida  Babel ,  che  H^onna  erej^e 

Superba  fra  le  barbare  Regine  ^ 

H  erede  di  quel  nome  'vn  altra frge , 

Chejìufore  altrui  forge 

Non  men  che  col  antiche  hor  dome, e  offrefic 

^     2         Con 


5* 

Con  noue  moli  onde  corona  il  crine  y 
Jidiracolgid  del  Mondo,  d'amfle  mura  ; 
Colàponeui  cura 
Alle  njeftigie  ^  e  a  Torme  de  beati 
Giardm ,  che  già  librati 
E  in  aria  appe/ifirjìupir  Natura  ; 
Calcaui  quella  torre  ^  onde  rubelle 
(^enti  tentar  far  feda  a  l' auree  felle . 
±1  "Vide  ad  altro  intento 
Fuor  eh' a  te  fìefjò ,  Amor,  che  in  ogni  loco 
Vola  mui/ibil  leue  ftù  che  il  "vento: 
Dunque  pen/i  fcampar  dalla  mia  mano 
Nobilgiouin  Romano  ? 
In  riua  al  Tigre  hor  qua  prona  il  mìofòco^ 
Che  lafciaftì  al  fuggir  sii  n  ebro  ^^ento. 
Così  dicendo  refonar  fé  Carco 
Infidiof)  al  'varco 

§ual  cacciatore  ,  in  due  be^ occhi  afcof  ^ 
An'Kj  in  trono  amorofo 
Affo  altier  d'opime  fpoglie  carco 
Penetrante  auentò  l'aurato  dardo , 
C  h' ogni  più  defro  è  infhiuar  knto^  e  tardo 

lEortu- 


55 

Fortunata  ferita 

Ti  diede  ti  '\)ago  Arder y  che  mentre  fede  , 
^al  fé  thafta  d'Achtl  t  apportò  'vita  : 
Ella  amatorfcorgendo  di  fé  degno , 
Con  grata  'vece  in  pegno 
T^ojferfe  il  corCy  ejìahilto  la  fede 
Teco  col  nodo  dH  imeneo  'vnita  ; 
^^afi'vn  Alma  albergaf^e  in  doppiopetto  j 
Vn  de/Ire ,  'vn  affetto , 
Vngenerof)  ardtffù  in  ambedue  ; 
^ifgiunta  'vnqua  nonfue 
Da  te  fio  chiaro  Sol,  nel  cui  affetto 
J^Ientre  ella  safffsò  dar  dar  saccefe , 
Che  ptù  'viuace  ^  e  bella  più  la  refe . 

//  Trace  armata  teco 

La  'Vide  a  farli  guerra ,  onde  tremante 
Refò  al  bel  fico ,  e  al  chiaro  lume  cieco  ; 
Dt  pallor  fi  couerfe  a  timpromfo 
Fulgurar  del  bel  'vifo 
La  S citta  Luna  a  'vn  viuo  Sol  dauante , 
^efeguaci  il  'valor fmarrito fico . 
Due  'vaghe  lucij  e  due  neglette  ad  arte 

D     3        Tofche 


i4 

F o/che  treccie  cojparte 

Fra  latte  candidi/sima ,  ipù  fieri 
Campionfir  prigionieri  ; 
Lo  Jìrald Amor y  pria  che  tacciar  di  Marte 
Li  nemici  frouar  'vinti  e  difj^erfi 
Prima  da  lei ,  che  dal  'valor  de  i  Per/ì. 

Q^a  qual  ofcura  e  nera 

Pompa  di  duol  niaffar  ?  Così  prepara 
Roma  i  trofei  a  Vincitrice  altera  ì 
Chi  gt  applaujl fejìoft  in  trijìi  pianti; 
E  infofchi  i  lieti  ammanti , 
Chi  il  carro  d'or  cangia  in  infauBa  bara  ? 
OJpettacolo  amaro ,  o  'vijìajiera  l 
Nel  Campidoglio  dunque  (ahjòrte  ria) 
Oue  "vn  giocondo  or  dia 
trionfò  Amory  Morte  inalz^òfttperba 
trofeo  funejìo  ?  in  herba 
Succifo  il  'vago  fior  di  leggiadria , 
Pofìa  in  bando  honejìà  ^  cortefta  infindo  > 
fD/  'virtù  la  Fenice  tolta  al  Mondo . 

Frale  il  corporeo  'vela 

Le /cote  si^  mafuo  malgrado  rende 

Candida 


ss 

Cafidtda  lAltna^  mdefriafcefe  al  Cielo; 
lui  fra  gioie  e  fra  beati  odori 
^A  tpuri  eterni  ardori 
Delfommo  Sole  hor  fi  rinuoua  ^  e  accende 
^utta  auamfando  damorojò  zjlo  ; 
In  quelj^eglio  diuin  mentre  saffifa 
UAmor^  la  fé  rauifa 
Ch'intatta o  VA LLEle  conferui in  terra^ 
Ne  gode ,  e  doffo  guerra 
Breuei affetta  in  aureo  foglio  af^ifài 
T'amo  fiù  bella  j  quanto  afìaifm  'vale 
Sempiterna  belle2:j^a  che  mortale . 
^anzj)nfe  dietro  a  toniche  Fenici 
Sol  li  più  degni  augei  'volanjeguaci , 
Meglio  farai  fé  fiat  romita  e  taci. 


D     4  Del 


5^ 

Del  medefimo. 

Allude  alla  morte  feguita  fbpra  parto  nel  viaggio 

SPlendea  del  Sole  a  gara  ^n  nono  Sole 
Infra  gl'Eoi  ^  e  del Jè  reno  lume 
yejìia  d'intorno  natte  Selue,  e  Colli  ; 
Ada  i  caldi  raggi  del  purpureo  giorno 
Pioueo  nel  grembo  a  pellegrina  Va  lle^ 
(^he  ricca  fu  d!  ogni  più  raro  frutto  » 

(^olto  talhor  'vien  tojìo  il  più  bel  frutto  : 
Inuid ombra  d'Auerno  ofcurò  il  Sole , 
Eletto  a  fecondar  t  inclita  y  alle 
Crefcente  ancor  neljuopiù  'vago  lume  ; 
Cangiato  in  fife  a  notte  il  chiaro  giorno 
Pianfer  le  Selue  ^  efofpirar  i  Colli  ^ 

S^  annebbiar  di  pietà  li  fette  Colli  » 
Succifo  in  vno  il  deflato  frutto 
Infeno  a  l'ombre^  an^J  d aprir ft  al  giorno  :> 
E  fpento  in  Oriente  il  'viuo  Sole 
^a  non  apparjo  ancor  con  l'aureo  lume 
Serenator de Ihonorata  V ^ ile . 

Q^ta 


5  7 

Jida qual confòrto horpù rejla alla  Va lle, 
che  fu  deuotafémpre  a  que/ìi  Colli? 
Può  ben  jperar  fecondo  n)n  nouo  lume , 
Che  nuouo  le  rauiui  'vn  caro  frutto , 
Aia  inuano  attende  ch'ijn  nouello  Sole 
Le  f  aldi  ilfen  con  pù  lucente  giorno , 

fD^  lOrto  'vnqua  nonjòrjè  ^nfià  bel  giorno 
A quejìa de tOccafo amena  Ualle, 
Ondefmarrito  ^on  si  leggiadro  Sole 
Perduto  han  ricco  fregio  t fette  Colli  ; 
Sol  li  refi  a  in  rtjìoro  (  infaujio  frutto  ) 
Il  cener  freddo  de  tejìinto  lume . 

nTornò  d  raggio  onde  eifcefe^  e  ti  puro  lume 
IJnì  al  fuo  fonte ,  hor  gode  eterno  il  giorno  ; 
Del  beri  of  rare  mi  raccoglie  il  frutto , 
Ch'eifeminò  nella  mondana  VA LLé^ 
Quindi Jplende  cortefe  a  quejìi  Colli 
Lieto ,  beato  ^  femfiterno  S^le, 

O  Sole  3  0  tu  che  quafcorgeui  il  giorno  y 

*  Prendi  hor  da  t  Colli ,  e  da  l'amata  Va  ile 
Chonorfutto  yfacrato  al  tuo  bel  lume . 


Del 


58 


Del  medefimó. 


f^VeHa  che jùd  Amor  fregio  lucente  t 
V,,^^F^'  già  deli  altre  belle 

^et  che  fa  il  Sol  delle  minute  Jlelle , 

E  guai /òrti  la  cuna  in  Oriente  ; 

Hor  come  a  ^n  Sole  al  Sole  indifferente 

Spento  il  di ,  le  ri/fonde 

La  tomba  in  Occidente  in  cui  safcondè . 


Del 


59 

Delmedefimo.' 

Al  Signor  Pietro  della  Valle. 


CHi  da  i  lidi  y  onde  Sfollo  il  di  conduce 
Tifcorfe{p  Valle) alle  "Romane  mura? 
Se  cadendo  anzj  il  tempo  fi  fi  ofcura 
Chrìara  nel  Ciel  d'Ainor  tua  "viua  luce  ; 

La  frale  ombra  di  lei  refìò  tua  ^uce  > 
Tornata  tAlma  a  ^io  candida,  epura; 
Tal  poiché  l'aureo  Sol  cade ,  e  s' ofcura» 
Nube  imago  di  lui  bella  riluce; 

Onde  il  lume  'vitaljpegnendo  Morte 
^erfar  notte  al  tuo  cor  ti  fé  fi i fior  t a 
Col  cener  r allumato  dal  tuo  ornare . 

O  qualfufaldo  lo  tuo  affetto ,  e  forte 
Ver  lei  'viua,  s' ancor  poiché  fu  morta 
Serbò  viuace  nel  tuofen  l  ardore . 


Del 


Co 


Del  Signor  Girolamo  Moricucci . 

Al  Sicrnor  Pietro  della  Val  le . 

o 

'Offre  al  Nilo J^ettacolo giocondo 

Inalbar  l\i ugello,  a  cui  da  glt  anni  offrejìo 
Dato  è  di  Febo  a  lo  Jplendor  fecondo 
^B^iyiouellare  i  edeternarfe  iìejjb ,     ® 

E  ài  dolc  Aura  a  lo Jpirar  fecondo 
A  te  da  franto  lito  era  concejfo 
Fenice  alTebro  addur  ^  cHilpù  profondo 
Del  cor  ihauea  dtfte  belle^X,^  imfrejfo . 

lAa  lei  3  cBinfen  nutria  'voglie  celefìi , 
Morta  y  e  rinata  entro  a  beato  ardore^ 
Volar  da  te  difciolta  al  Ciel  vedefi  : 

Onde  di  duol  trafitto ,  arfo  d  Amore , 
Soldelfuo  rogo  a  noi  recar  fotefi 
Freddo  cenerne  l'Urna ,  efamme  al  core . 


^>--, 


Del 


6i 

Del  medefinio , 

^^ 

Cinto  d Alloro  in  nobil  carro  afsijò 
Douegià  con  honorjòmmo  y  efourano 
Trofèi Jò^efe  il^incitor  T{omano 
D'ofprefia gente  ^o  di  Tiranno  'vccijò  : 

Tu  di  quell'Alma ,  che  con  meHo  'vijò 
Giacer  lunga  jìagion  JoJ^in  in  *vano  y 
Chiufe  hai  le  careJpogltCi  e  dt  tua  ?nano 
U Amato  Nome  in  bianco  marmo  incifo . 

Ma  che  ?  trionfatordifchiere  armate 
§^ì  bellica  'virtute  hoggi  non  ^ante , 
eh' o/cura  i  pregi Jiioi  la  tuafietate  ; 

AI  entra  per  te  3  non  mai  cangiato  Amante  ^ 
^e  l' obito  3  de  la  Morte  3  e  de  t Etate 
Trionfa  inuitta  Tede  3  Amor  cojìante . 

Del 


Del  Signor  Caualiere  Giulio  Cefare 
Bottifango. 


e 


01  core  arjò  d'amor^  con  gli  occhi  molli 
^i  Caria  la  Regina ,  in  bel  ricinto 
J^f achina  erefìe  al  carojpojò  eflinto  y 
Per  far  la  fiamma^  el  duol  non  maifatoUi  : 

Tu  PIETRO  honor  de  glorio  fi  CoUi  i 
^l  Sirio  Vel ,  fer  man  dAmor  dipinto  ^ 
Cui  lieto  foni  m  fiero  nodo  auuintOy 
Ara  y  in  Ara  del  Cielo ,  al  Cielo  eJìoUi . 

Ben  lofra  è  dfugualy  s  eguale  l  fuoco  ; 
che  non  marmi  caduchi  y  o  'vilAtacigni 
Tejfon  la  tua  si  peregrina  Mole  : 

Magli  aurei  detti  de  canori  Cigni  y 

damai  del  Tempo  y  e  Morte  efca,  né  gioco  ^ 
Et  ha  perfaciy  e  Tromba  (o  gloria)  il  Sole . 


Del 


^3 

Delmedefimo, 

CEner  di  si  bell'Alma 
^ian^J  si  bel  ricetto , 
(^'hauefli  ti  bel  dogri altro  bel  rijìretto  : 
Ben  nuoua  a  te  coniùenfì  e  gloria ,  etalraa  ; 
Poiché  del nobil  PIETRO  ilnobilcore 
S enzjz  fìaìnme  d  Amore  ardi  d amore  : 
E  doue  ^difsi  mai 
Vfcir fiamme  dalgiely  da  l  ombra  i  rai  ? 

Del  medefimo. 

Pietra  formò  Natura 
D'alto  fiupor^ che  l ferro  tragge,  e  l fura. 
PIETRO  (nome fatai)  tu  quella fei  : 
Qp]4a  dipà  nobil  fòrte , 
Che  Calme  traggt ,  e  i  cor  de"  Semidei  : 
Ben  fallo  tua  Conforte 
Che  pur  (uirtù  inaudita) 
Tefegue  amando  ancor  priua  dt  'vita . 
Inaudito  non  men  PIETRO  e  l  tu  amore 
Cfoamiper  la  beliate  anco  t  horror  e . 

Del 


Del  Sig.  Giulio  Cefare  Valentino . 


Fandofer  rìcondur fquadre  guerriere 
Colà  de  rAfia  a  if'm  lontani  '^egni 
Utde  Horeftilla  a  i  glorioft  legni 
Scioglier  dal  Jiiofèdel  le  *vele  altere  ; 

Lieta  ilfegui ,  mafia  l amiche  fchiere 
Sentì  di  Morte  foi gt acerbi  fdegni , 
Onde  Plautio  del  Rogo  i  tronchi  indegni 
Stimando ,  arfefra  lorfue  membra  intere, 

Mafie  PIETRO ,  chefurfieguìr  'volefìi, 
(Radendo  tu  mentre  ei  ternana  a  noi 
Donna  nel  Rogo  tuo  già  non  ^vedejìi; 

Fufol  pietà  y  che  quìfi'^a  chiari  Eroi 
yolfe  eternarti ,  e  doloro  fi  e  mefli 
Sentir  del  Tebro  i  Cigni  a  i  "vanti  tuoi . 


m^ 


Del 


Del  Signor  lacomo  Guglielmi . 


IL  più  ricco  te/òr  dell'Oriente , 
Bella  MAAlily  ha  morte  rea  difcìolto- 
E  cener  fatto  il  tuo  celefìe  'volto , 
Chepoteua  dar  Sole  all'Occidente , 

tAl  bel  labro  il  rubin ,  laveria  al  dente , 
Uofìro  i  e  Hauorw  all' alme  guance  ha  tolto  : 
El  ber  il  de  la  fronte  in  horror  'volto , 
Conuerte  in  lezjKP  Cor  del  crtn  lucente  ; 

El  bianco  fen  del  diamante  j  orbato  ; 
E alabajìro  a  la  man^  tèbeno  al  ciglio^ 
E  elettro  alfièri' argento  al  corpo  ha  ombrato. 

bratti  a  gt  occhi  i  z^affir  col  fero  artiglio  : 
Con  cieca  falce  (ahi  crudo  fcempio)  ha  dato 
In  vn  foL  colpo  a  mille  gioie  e/Iglio. 


Del 


66 

Del  medefimo. 

In  perfòna  del  Signor  Pietro  della  Valle  « 

NEltatra  Va l  le  del  mio duol  frofòndoj 
Pietra  io  fon  dijìufor^  difenfìfriuay 
eh' Amor  (te  morta)  far  nonfuò  ch'io  "v'ma  » 
S* eri  gran  mano  al  mio  cadente  fondo. 

Così  di  pietra  aUeJfer  corri  fiondo  , 

eh  acqua  di  pianto  io  dò  ^  che  non  ha  riua  ; 

I    E'nfenohodifof^ir  gran  fiamma 'utua» 
En  'Voce  dEco  al  tuo  partir  ri/pondo  ; 

E  per  giel  dipallorfon  freddo  anchio , 
Egreue  y  e  àuro ,  in  non  mutar  penf  ero , 
Enforme  fon  nel  "vario  (iato  mio . 

Sì  per  troppo fentir  nonfento ,  e  pero  , 
Tatto  Diua  tua  tomba;  in  gran  di  fio 
jy  e  (feri  in  morte  ancor ,  conforte  *vero  * 


Del 


^7. 

Del  Signor  Nicolò  Strozzi . 


SO/r(?  l'Eufrate  :  allafamofa  Corte 
PIETRO  pafsò  y  de  fuccefior  di  C^ra, 
Fidde  t  Arabo  Ciely  'vidde  t  Afìro^ 
Giunfe  dell'Alba  alle  purpuree  Porte. 

Gemma  injùa  man  d  Orientai  Conjòrte 
Lieti  H  imenei  folennemente  offrirò  ; 
Ji4aper  breue  gioir ,  lunghi  e  l  martiro; 
Rapi  tanto  te/or  tauara  Morte  ; 

^el  f  atrio  fiume  sùlejponde  aurate 
Oggin  trofeo  di  funerale  honore 
Vedouo  porta  le  reliquie  amate  • 

Porta  efèmpio  immortai  dinuitto  amore 
Nelle  ceneri  belle ,  ^  honorate , 
V^ua  la  fede  y  incenerito  il  Core . 


B     t  Del 


Del  Signor  Pierfrancefco  Paoli . 

Al  Signor  Pietro  della  Valle . 

DA  la  natta  del  Tebro  altera  [fonda 
Peregrin  de  la  gloria  tipe  mouefti  ^ 
E  dopo  tllufìri  errori  anco  giungejìi 
Doue  pù  di  te/or  l'Af^tria  abbonda  ; 

§lmui  in  camp  d  Amor  t  Alma  gioconda 
Pugnò  per  bella  pompa ,  e  al  fin  'vincejìi , 
Quando  m  atto  di  'vinto  al  cor  cinge fìi 
Rtcco  monil  d un'aurea  chioma  bionda , 

Ruppe  ilnobil  trofeo  con  man  crudele 

olAlorte  y  eJpiegaHi  in  mar  dajpro  martora 
IJedouo  del  tuo  ben  y  nere  le  'vele  ; 

Tur  adonta  di  lei  porti  il  te  foro , 

Ed  è  il  cener ,  chejlringi  al fen  fedele , 
Tormentato  Giafon ,  tuo  'vello  doro  » 


Del 


^9 

Del  medefimo. 

ER£Ì pur  P1ETT{0  i  marmi 
Per  far  tomba  honorata 
A  la  con/òr  te  amata  ; 
Non  può  far  {Arte  eguale 
Opra  ali  opra  d\Amore , 
che  già  per  fuofepolcro  erge  il  tuo  core: 
Al  poter  d aureo  ftrale , 
Lo  fcarfel  non  arriua  ; 
Cede  marmo  infenfato  a  PIETRA  liiua  ; 


^Cìi 


E     3  Amabi- 


Amabilis  Burfei. 


LVfirantem  terras ,  atqueextera  regna  petentem 
lunxit  cafla  tori  religione  Fides , 
Qyit  thalamum  aufpicijs  Dea  pronuba  Udit  iniqms 

Ecce  ned  fponjamjors  inimica  dedit . 
Qorforis  hinc  T^^icineres»  charajquereportans 

^eliquioó  y  trifli  funere  J^onjùs  humat . 
^id iuuat  in cineres,qu£  te  incendebat amantem 

ZJertiJfe  f  incendi t  airiùs  ipfe  clnù . 
Si  cinerem  in  cineres  altos  non  njerterit  ignisy 

Fiamma  ferennis  erit ,  qnam  cinii  T/Htis  alit . 


P^^®^ 


Augu- 


7» 


Auguflini  Mafcardi , 


NOhilù  exuuias  anìm<e  y  cafidéfue  Maakis 
Ofa  pererrato  Valli vs  orbe  referti 
2^c  maris  immenfifurta ,  nec  inhofpita  terrai 

Gratum  onu/i  a  fpon/i  difiinuerejlnté . 
lamque  triumphatis  (^apitolta  celja  p&riclU 

Ohtinet ,  hac  jpoltum  dulce  recondn  humo, 
^u£  2(omanam  habuh  peregrina  in  Perfide  mentem  ^ 

Dehmt  haud  alio  condere  membra  filo . 
^(e  Dea  terrarum  eftyjummique  'vicaria  coeti» 

2{oma  capax  tanti  pignoris  fvnafuit . 


B    4 


Fabij 


7^ 

Fabij  Leonida^  • 

OS^àm  precipiti  gaudio»  dejerunt 
iSJ^s  terrena  fuga  r*  Jegnius  aera 

Fertur  per  ^acuum  multiuagiScytha 

Emijfum  iaculum  manu . 
^on  Tyhris  rapido  fu  pede '-voluttur 

Hyhernis  pluuijs ,  ^  niue  turgtdus  : 

Velox  aura  minus  *  ludere  cum  ijacat  » 

Per  frondens  equitat  nemus . 
En  tu ,  coelitihus  qui  modo  proximus 

Ih  OS ,  dum  Ite  ut  t  Coniuge  per  fui , 

Virtutum  meritis  omnibus  ^  ^  pmul 

Forma  corporis  inclyta  : 
l^nc  dulci  ^Zftduus  pignore  turhidos 

Ducis ,  Petre  >  dtes  :  ac,  thalami  <Tfelut 

Amiffa  fòcia  tur  tur ,  ad  ajperas 

Decurris  querimonias . 
At  iam  moe fittile  nuhthus  exime 

Circumfefum  animum .   Sàsua  dolentium 

Ators  ridet  gemitus  y  reddere  nefcia 

Vili  qH<£jemel  ahfiultt . 


•5« 


Francifci 


♦i 


73 

Francifci  Rogerij . 

ELEGIA. 

A    Emula ,  qua  cdo  T^eri  micat  Ara  Tonantts, 
Et  fremii  impuri  diruta  fana  louis  ; 
Impexas. Elegia  cornac  njmhrata  cuprej^u 

rpete  Tarpeij  culmina  fumma  iugi . 
Petr  vs ,  quo  Valli  s  mento  "Romana  Juperhit  > 

Seque  prohat  feptem  montihus  ejpparem , 
Confortem  hic  thalami  tumulo  dedtt  <^wr^MAANiN  * 

^unc  pius  exequias  foluere  rite  parat . 
Hìc  de  morejacras  Elegia  tuehere  flammcvs  * 

l/is  precor  ingenij  lumina  iunge  tui . 
An  dolor  ingeniumfhi  pernegat  effe  f  querelas 

Funde  tucvs  \  Elegi  pompa  doloris  erunt . 
Scijjarecrudejcant  cur  ijulnera  f  frdna  dolori 

^e  dederis  ,*  laude s  fceìnina  darà  petit , 
Farcite  ^os  anima  magn<€  regumque  ducumque ,. 

Sequihus  attolìtt  2(omula  fama  polo  : 
Vojque  triumphales  antiqua  parate  laurus  j 

TSlontemerant  ^eflrum  carmina  noflra  decus. 
Ex  quo  Jceptra  ^umd  bene  credidit  Urbis  origo , 

Semper  in  externos  officio  fa  fuit  : 
^ec  Ai  undi  regina  magis ,  qudmprouida  mater, 

Obuia  fertpopulis  omnibus  ^na/tnus. 
^uis  non  foemineis  ^  "^ofira  [onantia  nouit 

Laudibus ,  tUuflris  cùm  Holafunus  habet  f 

Fosmina 


74 
Fosmina  laudatur  nohis  peregrinarne ,  Jed  qua 

Iure  toriyUc  thalami  foidere  cmió  eraty 
Vigna  T/el  extremis  (^  qu<e  peteretur  ah  Indis , 

Digna  fTjel  Oceani  trans fr età  ^afia  peti, 
Syderthus  dotata  fuis ,  loue  nataficundo , 

^^ercurijcfue  njaga  peruigdame  face , 
*Utrtuti  [ed  plura  ftid  quàm  debuti  aftrié  ^ 

%^Hra  Juper  Vtrtus  ardua  tendit  iter , 
7\^bilita4  dederat  genui  huic  antiqua  Jùperhum  ^ 

^uodque  mterfluuios  Ajfyrii  ora  coltt . 
2\^c  pietate  tninus  quàm  Janguine  dar  a  n^etufias 

Vfque  per  innumeros  inuemetur  auos  . 
Sortita  e  fi  Aientis  yqua  nil  prdfiantipn ,  altum 

Romeni  (^hoc  Arabum prdfcta  lingua dedie. 
Alente  Deo  jimdes  :  fuhltmia  tangimus  afìra 

t^ente  : pares Juperts  mens  bona  pdne  facit. 
^ominis  tUaJtii ,  nec  primis  immemor  annis^ 

Florem  <tui  decorans  luce  pudici tite; 
^yì^agnarum  decorans  augulìa  cjclade  laudum  ^ 

^ueis  ornata  fibi  barbara  terra  placet. 
Sic  'Beronicei  qua  Jyderis  aurea  fulget 

Cd/kries  ;  /ibi  f^ox  pulchrior  ipfa  placet  : 
Sic  placet  Ae^ypti  fibi  Ts^x  radiata  Canopi 

Sydere ,  Q^fareifeu  magis  igne  Throni: 
Sic  (^  gemmarum  pretiofò  gaudia  rifu 

Fforrores  hilarant  Caucafe  magne  tuos . 
Compulerat  patria  Mars  njrbe  rebelìibus  armis 

Qedere  :  defèrti  congemuere  Lares 

Infam 


75 
Infans  circumagi  Fortuna  turhifie  cceptt  : 

Aufbicia  hdc  <zfiu  certa  pquentts  erant . 
Sciite  et  h^  Fati  leges^  ^t  darà  per  Orhem 

Ire  njelint ,  '^no  non  retinenda  loco  ; 
Aemula  Jyderthta  nolit  confiftere  Virtm  > 

Otta  nec  'vitàs  deftdis  ijlla  probet . 
Tigridis  ad  ripas  pofitam  ^ahylona  petiuit , 

^£  tamen  antiqua  nilniji  nomerà  hahet  • 
iRtc  tam  ^'olucri  Tigrtm  decurrere  tapfu 

ty^irata  e  fi ,  ^it£  qmm  leuis  rumhra  ruit , 
Z/mhra^oluptatum  (jud  luditimagine  jalfa 

Sdpius .  (^  ''veris  heufi*ga  (juama  homs  i 
guaita  Tigri  tuum  tentarunt gaudia  peElm  ! 

^uàm  tumidis  ihas  iure  (uperhus  aquts  i 
Dumfòrmojà  tua  rcfirguncula  ludit  in  ^>nda  , 

Et  'vitreo  madtdas  exprimit  imhre  comas . 
Oceanum  inueEipu  quoties  properantius  tUinc 

Optafii  reduces  ferre  retrorJUi  aqucvs  l 
Cernici  ijtpulchrd  hacchata  montlia  ferres  y 

Adderet  njt  capiti  gemmea  ijitta  decus . 
G  quoties  faltem  remorantia  frdna  petehoó  ^ 

'Blandior  <'vt  niueos  lamheret  njndapedes  \ 
Sed  mora  nulla  tihi  j  Fam^  *vt  mora  nulla  'volucri: 

Ffdc^aga  per gentes  ferre  Ma Aì^iì^  amat  ; 
Z^iuida  lux  nigris  njt  hlandum  fulgur  ocellis  : 

Vt  njibrans  alacri  nohtlis  ore^igorj 
Excel/o '^t  capiti  re  gale  s  pofcat  honores, 

'Nigra  Ariadneispar  comajyderibus}, 

Fi 


76 
V't  decor ,  inqiie  omni  fplendtfcat  gratia  moti*  j 

Ceti  fltndtt  maitis  fax  agitata  tt*bar  -, 
Pulchrmsexdmnt  tremula  ceu  luce  [mar agdi  ^ 

Indica  quos  regum  pompa  Juperba  quattt . 
Sic  Fama  mfigms  peragit  pr^coma  forma  : 

nPlura  animi ,  ingenij  lumina  plura  canit . 
^um  ^fimul  Q^JJyrtd  tetigit  confima  terree 

Petrvs  *  Oronted  qua  celehrantur  opes  ; 
Adflitit  ante  Z^trum  :  his  ^  njocihus  auja  moravi 

Fertur  follia tum  pratereuntts  iter  : 
O  Hcros  /domane  >  putoó  qm  hommumque  deumque  % 

Hoc  mundi  quidquid cernimus s  effe  domum\ 
Cui  nihil  externum ,  nijlquod  trans  ultima  CAi 

Alcenia ,  datura  deficiente ,  'uacat  ; 
Vt  nuUam  fine  luce  plagam  Sol  deferii  Orhis ,' 

Sic  (^  y^irtuti  perula  cunEiapatent , 
Connubijs  en  digna  tuis generoja  Virago 

Tigns  apud  rapidi  flumen  adulta  nìtet  * 
Gemma  njelut ,  Ganges  quam  attrttu  elimat  arena , 

Aut  "X'eluti  fàrgens  Indica  Palma  polo , 
Hanc  uhi  fatorum  ferie  moderator  Olympi 

Deftnat  ;  ^Iterius  tendere  mente  '^etat . 
Paruit  imperijs  I/eros ,  petit  ocjus  ^rhem , 

^u£  caput  Afjyrias  extulit  Inter  opes  9 
^u£que  Arahumjceptris  ohm  promomt  ad  Indos 

Imperium  ,  ^  Mauri  Incora  ad  Oceani . 
Inde  pares  flammas  adfpe[iu  percita  <-virgo 

Concipiti  ac  tanto  gaudet  amata  ijiro. 

Et 


77 
Et  ctim  mille petant ,  placet  ecce  è  miUihus  n/nm ,' 

Injìtn^ti>  (jenij  conciliante  placet . 
Petri  connubio  »nec  diuitis  aurea  Gangis 

Sceptra ,  nec  Eoi  prdferat  Orhis  opes . 
Lditus  Hymen  thalamt  ia^nfxdere  iungit  amantes, 

n^rejfat  inaurato  iam  duo  colia  iugo  . 
^ui  foto  Jemper  circumuolat  Orbe ,  (^upido 

Vidtt  i  (^  hos  alacri  protulit  ore  fonos  : 
Jgnis  adoratrìx  oltm  "Bahylonia  teìlusy 

En  tua  quàm  pulchram  nutrit  alumna  facem  t 
Inter  mdle  procos  'B^omanum  pulchra  Maani 

Eligit  i  0  cafii  peBorts  altus  amor  ! 
Altus  amor  y  cui  IJefia  Juos  non  pr^eferat  ignes  > 

frdferat  ardores ,  nec  ^aga  Luna  juos , 
Luna  Juos  tenehris  furtoque  ahfcondat  amores^ 

Caftus  amor  clart  lumina  Solis  amat . 
Sopitum  Dea  noblis  amet ,  genero/a  M AANI  s  , 

Et  iJtgdi  y  (^  forti  nuhere  fiata  ijiro , 
Tirarne Jt  tuus  hdc  ignis ,  mifirande  yfmjfet, 

'ì\unquam  tmEia  forent  fanguwe  mora  tuo , 
Tantum  animo ,  quantum  forjna  "Bahylonia  Thisht 

ìnferior  noBrd  laude  Maani  s  erit , 
Ore  cruentato  non  hanc  leofontis  ah  ijnddi 

Compulerit  trepida  c<£ca  fuh  antra  fuga , 
^ec  [uà  ijela  truci  s  rièìujtgnanda  leoni s 

Ltquerit  :  extremi  qu<e  ttbi  cauja  metus . 
En  ad  bella  ""virum  properantem  forttter  audax 

Laudai ,  (^  infeHas  non  timu  ire  ^las  : 

Acrem 


78 
^crem m'tlttiam ,  ^^arte admirante j capejjtt 

Pacu  odorato  molli  ter  alta  Jinu , 
(jeHat  m  Afyrio  regnantempeUore  2(omam 

'Non  n^elpofiremo  depofttura  die  . 
tAurora  populii  qua  Terfidii  Aula  refulget 

Perquejua^  ^viEirix  itque  reditqtie  piagai  l 
Magnammo  comes  'Z^fque  n^iro  gerii  arma  Ma  ANI 

Inter  barbar icas  confpicienda  nuru6 , 
Threicias  contraJèu>  con  finii  Abba  phalanges , 

Seu  populabundis  agmina  portai  eauis  » 
Innumero  obieElans  hofti  deferta  yfamemque 

^itanta  ^el  inuiEios  ijincerefila  queat  • 
A  fi ,  <z^bi  tempefias  late  Pangda  corufcat 

Medorum  in  campii ,  ^  furiale  tonai , 
Jldars  tonai  Odryftas  njrgens  in  prAia  tur  mas  , 

Et  iacit  attonito  fulmina  plura  loue^ 
Vtr  tum  infàni  media  in  dtjcrimina  Ji4artù 

Dum  ruit,  ^  ^egis  protegit  enfe  latm  i 
Tu  njicijjè  pmul  cena  3  aut  occumbere  morti 

Proxima  Amazpnio  non  minm  enfe  furiò . 
2^c  fpum^ntis  equi  rejonantia  fdna  retcrques  $ 

Pallida  degeneri ,  nec  geris  ora  me  tu . 
Lumina  formo fh  non  conniuentia  'T/ultu 

Acriter  armifend  Palladio  igne  micant , 
Talts  trai  i  natum  cùm  forti  ter  n^lta  recidit 

Cyri  f (emimo  Tamyris  enfe  caput. 
Tahs  crai  T^egina ,  coma  (ine  lege  refu/à 

Compuln  m  Uges  qud  "Babjlona  fùas . 

FaHa 


7^ 
Fa5ia  SemiramU  celehrantur  fonia  dextra  ; 
2(phur  at  immenjùm  regia  Jeep  tra  da  hant . 
Difficile  e  fi  magnis  non  promere  grandia  regms  j 

Tepriuato  aluit  fuh  lare  nobili tas . 
Ardua  res  animo  Fortunam  tendere Jupra , 

^omints  (^  titulos  exjuperare  Jùi . 
O  par  inuiElum ,  njos  hdc  ijos  gloria  jtgnat  $ 

^r£cipuè  meritis  debita  Petre  tuis, 
Pe TR  E  nec  Herculeìs  i^nquam  cejfnre  trophdis , 

^uem  <^eriti  'B^eges ,  cjuemcoluere'Dmes » 
Cuim  ab  aJpeElu  mitejcit  barbara  telluSy 

Et  "Ejamét  (^enium  £afpia  ^orta  tremi t  > 
Horrida  cui  m^afii  cejjerunt  monjlra  profundi , 

^y^onliraque  in  extremis  horndiora plagis  ; 
Vtrtm  9  qu^€  Patriam  totum  (ibi  reddidit  Orhem  y 

2(idere  extlij  nomina  njana  queat, 
^efpicere  Aufenias  tandem  pd  tempui  ad  oras  » 

7{efpicere  Europa  fydera  darà  tu£  ; 
lam  fatis  £00  te  (gloria  Sole  per ufium 

Deduxit  fida  regna  per  alta  manu . 
ZJox  ingens  T^om^e  Jeptem  reuocantis  ad  arces 

Auribui  adlapja  ejt ,  injònuitque  tuis , 
India  circuitufed  nofìra  njt  in  dquora  tuto 

Dirigat  i  Aurora  lumina  pergejèaui . 
Vigna  tua  eH  Vtrtm , plures  qua  nj'ifa  per  wat 

Pluribus  exemplo  gentibus  efie  ^elit . 
Sol  ita  y  [ubieElo  melius  ''vt  conjulat  Orbi , 

AnnuHS  oblifium  currerc  nmit  iter  • 

Perftda 


8o 

^Perfida  magnanima,  tandem  cum  Coniuge  linquis  : 

Illa  uhi  immenfk  duxque  comejque  njidi . 
Ah,(ju<e  mente gerit  ,Jic  promit gaudia  lingua  j 

Dum  Jpes  mfelix  irrita  nuota  fouet  • 
0  Jeptem  montes ,  ataue  alt<&  moenia  "B^mA , 

Tuque  0  laurigera  Thyhrt  Jltperhe  coma . 
Quando  erit  illa  dies ,  qua  ^os  ego  Uta  tuehor , 

Fos  defìderij  numina  poene  mei  ^ 
Qredidt  adbuc  Fam<& ,  ^ohis  msa  lumina  credam , 

CunRaque  pr^fentt  (tnt  mihi  nota  fide  : 
^U£  loca  ,  qu£  celchres ,  monumenta  <eferna ,  ruin^. 

Ad  quas  Fama  fua  perfonat  ^fàue  tuba . 
Quanta  nou<£ fpectes  Vrhis ,  qu<e  proxima  cdo 

Stent  Faticams  Dedala  tempia  tum . 
Deuocet  Liberia  quantum  fihi  lumen  ab  arce 

Afaieslas  Latij  deueneranda  Patris  . 
lam  pater  Euphrates ,  tuque  o  mea  flumina  Tigri  » 

Et  'uos  AjJyṛ  lam  ^aleatis  aqu<z  . 
lìia  mihi  "Patria  efi ,  tUa  (^  grattjjima  tellus , 

Petrvs  ^bi  excepit  Jydera  prima  meus  . 
Quando  erit  tUa  dies ,  qua  Comugis  alta  Penates 

Ingredtar ,  Latias  adfhiciamque  nurus  f 
Tum  iuuet  Oceani  meminijjè  pericula  ^afìi, 

Tum  iuuet  tmmenfas  (^  meminijjè  ^ias , 
O  iucunda  quies ,  ò  ^er^e  gaudia  ^itas  » 

Gaudia  ruix  animo  conctpienda  meo  ! 
Ueu  dolor  heu  !  recenti  cum  "Zferbis  'vota  tulerunt  : 

Gaudia  funt  animo  non  capienda  tuo . 

Sol 


Sol  te  Palmifera  morientem  cernei  in  ora , 

^*à  Aim<e  arx  2(t^brum  profpicit  Oceanum  ^ 
Hìc  decet  hìc  animam  '•viElricem  reddere  Calo  f 

Tarn  cito  cognatts  reddere  fyieribus  f 
Qy^*h  nimis  Vrhe  procul ,  meta  procul  occidis  dui 

2(apta  intra  qutntam  Qomugi  Olymfiada . 
^lutd  locjttimur  ^  meta  e  fi  dm  quam  fata  dederunt, 

Expleta  ejì  numens  fplendtda  ^z^tta  fuis  . 
Affyria  in  media  cui  tam  mirabile  fatum  f 

'Barbara  7{omano  nupta  pueìla  'uiro  • 
Si  tibi  fatidica  a-f /  Anus ,  ''vel  l/arujpicis  ora 

Ifta  forent  magno  ^-vaticinata  fono  : 
2^mulus  Ajjyrio  Tigri  mifcebitur  amnisy 

Captiuafque  feret  lUe  Juperhus  aquas  j 
T^nne  furor  njdcors ,  tumiddque  injània  mentis 

Vi  fa  foret  nullo  pondere  ijerba  loqui  f 
£uenere  :  Juas  Tigri  commijcuit  --undas 

Tybris:  in  AJJyrid  limite  2(omafletit . 
j^omd  infiar  meruit  Ciuis  tam  clarus  haberi^ 

Et  Patria  ^ultus  attuiti  lìlefua . 
0  'zjos  d terno  gaudentia  jfydera  motu , 

^udfola  terrarum  qudcjue  fouetis  aquas, 
Adjpicttis  f  Jlaiadhuc  animii  j^omana  propago  $ 

Antiquum  retinet  qua  polio  ^fque  decus . 
^uàm  f-viEliinon  eli  peragrati parcior  Orhis 

Gloria  i  mi  quamuis  ifta  cruoris  amet , 
Hac  antmum  miiis  Prudenti  a  laude  coronai'^ 

bellica  Jed  itngii  Gloria  cade  manM , 

F         Sjdera 


Si 

Sydera  lam  ^efìra  h£C  puro  dignijfma  Qdlo  \ 

Vbs  iuuat  innocua  T^oluere  lucis  tter , 
Magnanimum  fimjìe  njirum  ''vos  luce  benigna 

lume ,  ^  extremas  ducere  ad  '•vj^ue  plagas  ; 
Calla  maritales  o^j  carpunt  peBora  flammee  • 

6t  fidali  ar del  f Gemina  Uca  rogo , 
Talia  commiferans  oculis  mirantthm  haujtc 

Sp  Eiacla ,  humanis  ingemuitque  malti . 
'Dlgnior  AJJyrio  flagrantem  cernere  nido 

Phoenicem ,  Soli  dum  (uà  bufìafacrat . 
Phosnicis  tamen  inHar  erit  uhi  Petre  Maanis* 

Infìar  Thoenicis  emorientis  ent . 
O  Charitum  fides l  O  miri  (cttna  decorisi 

Uirtutis  magnA  J^egia  l  lucis  amor  l 
O  dolor  Aurora ,  cui  fyluis  aJ^jrrha  Sahdis , 

Cui  lacrimata  nouo  'Balfama  rare  fiuant  l 
Ha4  merito  lacrimas  fiht  po/iulat  "znrna  Maanis  ; 

Plurimus  ad  cineres  mox  Amaranthns  erte  • 
Eluxijjè  hreui  flett*  decee  Heroinam  ; 

Clara  Jid  ^eerna  nomina  laude  fitpti . 
En  eotum  exanimis  tihi  circumlaea  per  Orhem 

Tandem  7{omana  condita  m  Arce  iacee . 
^uod  Cltopaerte  dim  njiuenti  7{oma  neg^uit^ 

Antoni  armatd  nec  trihuere  minx . 
Jam  fiuet  exceptam  Tarpeio  (gloria  nido , 

^uem  femper  'viridi  Lattea  Jronde  tegie . 
Prdpetis  hic  haheat  magna  tncunahula  Famét 

Tot  l/atum  do£its  inclyt^  carminthus . 

Eìi 


En  tua  Petre  fides  9  qua  Sole  refulget  Eois 

QUriofy  HefperU  ijuam  ftupuere  plagd  • 
Hìc,  Jliars  innumeros  qui  njtElo  ex  Orbe  triumfhos 

Egerat ,  ecce  taut  iure  triumphai  amor . 
J^os  Cafitolina  Laurus  hanc  ferie  Cuprejìum  $ 

^t*am  facili  injèruit  (jlorta  Uta  manu  : 
Gloria  fviue  :  tuis  h^c  emmet  alta  quadrigis 

e^eta  :  triumphalis  m/ira  Cuprejjus  erit  » 


Fraa« 


84 


Francifci  Rogerij 


E  PI  G  R  A  M  M  A  T  A. 

M  aanis  Gioerida  cunélis  Aflyriae  iux  miraculis 
mirabilior . 

PEnJìlthus  *Bahylon  ne  fé  leuii  ejferat  l/ortii , 
'Necfua  mirandum  mxnia  iaEiet  opm  ; 
*]S^ue  (jiganted.  celehret  fafiigia  turrù, 

Et  ''vanas  cdlo  proxima  cafira ,  minas , 
AjJyrU  teìlurls  honos ,  (^  njera,  Ma  ANI  s 

Gloria  fu  noHris  ijnica  temporibus . 
Inftgnis  njirtute  animm  miracula  njincit 
Omnia  :  fiat  V^irtm  ardua  j  at  lìla  ruunt . 

Maanis  Caucafomcum  Coniuge  afcendic. 
Promecheus  inducicur. 

ALta  Promethdù  rejonant  qua  faxa  cathenù  y 
Et  fuhit  esterna  Caucafm  aflra  niue  \ 
tìuc  etiam  greffum  cum  Coniuge  ferr e  Maanis 

Te  iuuat,  anteuolans  inuia  pandtt  Amor . 
Tandem  f^mma  tenes  :  It  bratti  coiìftitit  alti 

Hmc  K^mor ,  hmc  AijmU  fùbfìitit  atrafames^ 
'Utque  intermtffk  fptrare  Promethea  poen<t , 
lamoue  fruì  e  do  Uheriore  Jinunt  ; 

AttoUens 


«5 

AttoUens  oculos ,  ò  noBr^t  gaudia  rupù  ! 

Dtxit  i  (^  0  facies  dtgna  forare  louii  „ 
ohm  ego  te  noram  j  ^olat  huc ,  cfuò  2{omt4la  nunquam 

Giona  confcendit ,  nominU  aura  tui . 
Siccine  difficili  te  Virtas  tramite  ducit , 

Suhltmemtjue animumjemper  ad  alta  rapii  i* 
Totum  Caucafeo  de  vertice  prò  fhicis  Orhem  t 

*Trofpicis  en  Fam<£  magna  theatra  tud . 
Huc  age  ijerte  oculos  nofir^e  fòlatia  p<jen£  » 

Dum  licet  j  huc  ^vultus fydera  'i/erte  tui  . 
Hió  ego  fuhduxijjem  ignem  feltcms  afiris  ; 

Clarior  ò  quanto  hmc  didita fiamma foret  l 
In  te  oculos  njtfdua  louis  defixerit  Ales 

Adjpice  ;  te  Solem  credit  (^  tìlajuum . 

Idem  Argumencum. 

OVà  premit  aternis  louis  ira  n?romethea  njinclis  $ 
Caucajeo  lieterat pulchra  Maana  iugo, 
Obstupuit  primo  adJpeBu  tranquiUior  Heros  j 

IS^mfèra  de  mi  fero  corde  recejjtt  Auis  , 
Cimmerioó  ò  forma  potens  hilarare  tenebras  , 

TDixity  (^  irati  f-angere  tela  louis  \ 
Troh  quantum  ttbi  lucts  mefl  l  tampura  negarim 

^utdquam  de  noflropeEiora  hahere  luto . 
tì  te  fi  per  mane  04  i  quid  '^incula jdua  coercent^ 

Tufiitis escordi  blanda  cathena meo • 

F    s         Maanis 


8^ 

Maanis  forma  excellens  Perfas  adic  ore  velato, 

^ene ,  celato  quòd  ,formoJtJJtma ,  ^ultH 

Perjtda  te  ritu  gentts  adire  luuat  i 

Sit  ^  GiOER  I  DA  ,  tm  clementia  cjuanta pudorls » 

Si  paullum  retegoó  ora ,  dacehit  Amor  ; 
Arjìt  Alexandri  qua  dextra  2(egia  Cyri , 
Acrms  ex  ocults  ardeat  tifa  tuis  • 

Idem  Argumentum . 

QVtenam  <-uela  tm  Virtm  obduxerit  ori 
^  Perfdis  in  regno  f  num ,  G  i  o  E  R  i  D  A  »  VuddY  t 
Qafta  ftigit  cupido  fp  e  Start  forma  theatro  • 
Sed  tihi  7(e!Itgio  non  minor  author  ade  fi . 
Scilicet  hi  norunt ,  cfui  te  fine  nube  tuentur , 

Prijca  c^uthns  genti s  nota  fuper slitto  * 
Si  retegas  oculos ,  hac  T^iua  m  imagine  Tèrjts 
!^urfus  adorati  tam>  rea  Solis  ertt . 


Maanis 


8/ 

Maanìs  Coma  vt  flaua ,  &  aurea  a  nonnullis  Poeta- 
rum  celebrata  i  Re  vera  colore  nigricans . 

QVod  crines ,  Gio E R IDA  3  tuos  iìluminat  aurum , 
JP{Xrnaj]ì  è  ijems  prodiga  JHuft  dedtl» 
Candida  f uh  nigris  ^ernarunt  oracaptUis  , 

Ora,  ^erecunddc  regna  fuperha  'Rof^  . 
rPulchrior  è  fufca  Jìc  froda  Cinthia  nube , 

Clarior  ex  atro  puluere gemma  nitet . 
lìlmat  ipfà  fuis  dternum  crtmhm  aurum 

ararne  j  proprium  tu  decm  ^^Jque  tene , 
Acmula  jyderihm  tua  T^ult  Qomafulgeref  evultpts 

Syderihm  Jimtlis  ft^GloERi DA ^  tui . 

Idem  Argumentum. 

CTiines  ecce  tuos,  Gioerida  ,  Toe/ts  imumt; 
At  Coma  non  "-veras  ntgra  repellitopes . 
iJas  ne  tuiCapitis  datura  admittat  in  arcem , 
Sub  pedthm  Vtrtui  e^uas  tua  femfer  habetf 


F     4         Maanis 


ss 

Maanis  Com^  ab  Aura  celebrata. 

V^nti  GiOERiDA.  tuos  agttatrix  blanda  e  apillo  s 
IJentilat ,  hos  quondam  protulit  ^urafonos . 
Oplumis  AqmUfimiles  j  '•vernantis  honores 

Z/erticts  j  amhroft£  »  purptira  nigra ,  Com<i  % 
Sic  imi  tari  animi  [uhlimia  fenfà  ijolucris  » 

Sic  bene  njos  etiam  peruolitare  iuuat  !* 
Altera  ^z^os  Qapitis ,  fr^os  extera  gloria  Qrines  \ 

Intima  Z^irtutes  gloria  »  primm  honos . 
l/as  pojl  fata  Jequi  cAumaffeBante  njolattt 

Fos  iuuet  y  (^  Mundi  condecorare  Caput . 
In  ^os  mi  ha  beat  Proprpina  iuris  ;  ab  arte 

^(C  male flauejcunt ,  demetit  tìla  Comas . 

Maanis  in  Bello  Perfàrum  aduerfus  Turcas  Virum 

fortiflimè  comitantis  Equus  nobilis 

celebratur . 

QValis  erat  y  fùblimis  equo  dum  Cloelia  Tybrim 
JTranat ,  magnanima  ''virgo  fuperba  fuga  • 
^ualts  y  7(omuleas  Aquila^  Zenobia  contra 

Dum  T^olat^  Ajjyrij  fcemina  ^^artts  honos  ; 
Talis  ecjuum  pulchris  GiOEKiDAfàtigatinarmis  ; 

lìleferox  dominam  nobile  pondm  amat  : 
Aurea  de  Thracum  Jfolijs  dumjr^na  remordet^ 
Sub  pedis  infaltu  ferrea  Luna  gemiti 


89 

^tuflacarat  equo  radijs  Nyperiona  clnElum 

Pèrfis ,  adhuc  moremft  retmere  ^elit  ; 
^uàm  fonipes ,  G  i  o  E  R  i  D A  ,  tuui ,  non  clarior  n;U(i 

VtElima, ,  nec  Soli  grattar  ^Ua  cadat . 
Sed  cadat  immerito  ;  cur  non  decejjerit  ^ethon  f 

£}hì  prò  Perfarum  Sole  cruentm  ouat . 
(ui  trux  Odryjii  calcatur  Luna  Tyranni , 

TDigniot  is  currum  ducere  Solis  Ecjuus , 

Antiqui  Ampullas  lacry  marum  plenas  cum  Mortuis 
condidere .  Maanis  foeminarum  in  Oriente  6c 
forma ,  &  virtute  clarifTima  iam  extinóla ,  &  Ci- 
ncri  &  Anima?  decora  lucis  efflagitat . 

VLtima  ft  tecum  lacrymarum  dona  M  a  AN  i 
Vir  tuta  antiquo  condere  more  ijeUt  * 
Fulchrior  Aurora  cum  filia  nuUaJepulchro 

Condita  ftt  j  lacrjmas  tnferat  tUaJuas  : 
^empe  tuamgemmis  lacrjmans  impleuerit  ijrnaYìi^ 

Et  liquet  hxc  trifli  dulcia  '-verha  fino . 
Iure  tuosinter  cinereshd ,  ^I\[ata  ,fauHloe 

Iure  micent  ;  ^iuens  gemmea  femper  eros  \ 
Gemmea  'virtutum  diurna  luce  niteha^  : 

Omnia  qui  cernii  Sol  mihi  teQis  ade  fé , 
Lumina ,  qu^e  pojìum ,  cineri  do  ;  fi  '•velie  dqua 

Sol  dare,  Solanimam  ^efliat  ipje  tuam. 


Maanis 


90 

Maanis  Virtus  clarifsima Solis  teftimonio  lasdata-j . 

''^y^  Hreiciam  centra  Lunam , genero/a  Màani  > 

J^      Dum  prò  '\PerJaru m  prAta  Sole  cies  ,* 
Armattim  minute  ammum  miratas  ah  alto 

Aeihere  Sol  3  <JMea  tu  dignior  efe  firor , 
IDixit ,  non  tantum  njulcu  >fèd  mente  refulges  ; 

Crimina  nec  lucis  deficientis  hahes . 
^uin  adOccafùm  mihi  par  atque  (emula  ab  Ortt4> 

ibis  fquid  cceptu  m  mors  fera  rumpit  iter  f  ) 
oSMe  ^Tjeluti  J^ens  alta  rotat ,  iJMens  extera  ,fèd  qucc 

eSyotihmadJfflit  regia  '•vita  meis  ; 
Sic  tibi  prò  f-vita  mirabitur  Orhis  amorem , 

Troque  anima  tanti  Qoniugis  èffe  Jìdem , 

Maanis  in  Mefbpotamia  nata,vbi ,  vt  nonnuilorum 
efi:  opinio ,  terreftris  fuerat  Paradifiis ,  non  mul- 
to poft  inchoatam  longiffimam  peregrinacio- 
nem  extinguitur. 

HVmam  generis  natalis  eredita  tellus , 
Tigris  (^  Euphratis  qu£  n^iret  in  ter  aquoó , 
Frotulerit  cum  te  njiu ,  Gì o  e  R ID A  *  fib  auras  ; 
Quid  procul  ah  pojìtivs  quetris  anhela  plaga^s  ^ 
DigniGY  excipiat  quis  te  locm  alter  in  Orbe  f 

Ijliima  tam  terris  pr^ripit  ecce  dtes . 
TS^mpe  tZ^oluptatis  qui  deltbatm  ab  Horto-s 
Syderaflos  in  ter  iure  locandm  erai . 

Syri 


9\ 
Syri  Regìnam  Semiramin  in  Columbam  diuinitus 
effe  conuerfam  tabulati  (une .  Id  verifimilius  de 
AfTyria  Maani   credatur  ob  fìudium  Romana: 
Religionis  inter  Barbaros  propagandai . 

MEntitas  impura  Semiramis  exuat  alas 
Qr  edita  pò  fi  ohitum  dia  Columha  Syris , 
Id  pudor  Afyri^  meruit  ypieca/que  Maani  s  » 

Cordts  (^  in  medtos  l^ma  recepta  finus . 
(jcfiijt  Aurora  populos  hanc  ferre  per  omnes  % 

Dtuinumme  animis  tnfinuare  iubar  i 
ìmpia  TS^ox  late  quac  c£co  Oriente  triumphat , 

ZJtfua  iam  linquat  libera  iura  Deo  ; 
Protultt  (£ternd  qua  candida  7{egna  Columb(£  » 

Verius  dtheriapde  Columba  njolet . 

Maanis  Chriftiana  in  Pauperes  Liberalitas . 

TB  ntgris  oculis,  nigro  te  crine  decoram 
Eoo  teìlm  inclyta  Sole  tulit . 
Ilsiil  de  Sole  rejers  f  aurum  quod  fronte ,  comaque 

Prdfert  ille , premts  tu>  Gì o  E  R IDA  pede . 
lUufirat  contemptus  opes ,  radiantius  aurum 
Pauperis  acceptum  Jordida  dextra  facit , 
Diuittas  i  perge  inopum  difpergere  turba  i 

^uid  te  oculis  >  aureo  (^  fulgere  crine  iuuet  i 
Auri  contemptricem  animam  cdeflis  inauret 
Gloria  ;  Omini  jilia  Solts  eris , 

Maanis 


9^ 

Maanis  perpetuo  fui  vi^lrix  in  Prouincia  Mogho- 

ftan  c[ux  vox  Perficè  Pdmemm  figaificac , 

mortua  ,  in  Capicollo  (èpulta.» . 

TArpeìo  (fU(£  monte  iaces  Moghoffanisora 
Te  rapii ,  d  Palmts  qtid  Jibi  nomen  amat , 
Palmas  in  ter  obts ,  ^  Lauros  in  ter  humaris  /* 

Quantum hahet mgenij  fors  ,GlOER.lDA,  tua  l 
Dehueras ,  cui  ^vitafutt  njiEloria  tota , 
!ZVo«  ohijjje  alio  non  iacutjje  loco , 

Maanis  oriente  Sole  occidit . 

REm  te  cAefiem  iam  fecerat  inclita  XJirtHS 
2(em  magnam  ;  poterai  addere  '^iia  nihil . 
SoUs  in  cxoriu  occumhis  ;  noua  Stella  M AAN  i  es'^ 
Parte  etiam  Eoa  ;  Lucifer  ergo  nouus . 

Maanis  Corpus  exanimum  Petri  a  Valle  Patritij  Ro- 
mani adfidua  cuftodia  vfque  ab  India  per 
Occanum  Romam  vchitur,  vcin 
Capitolio  fepeliatur, 

QVi  p  multiplict  teftatur  <Zfiuere  mom 
,  Exanima  Oceanus  corpora  ferre  negai . 
At,  GioEKiDA^ttium  extremis  cttr^extt  ah  Indis , 
Citrea  odorato  qaod  tegit  arcajinu  f 

Gemmi" 


93 

Gemmìfera  quod  tantum  amor  cu^od'n  ah  ora, 

Angemmam  ingentem  credidtt  ejje  pater  f 
Oceani  Prete mhaudquaquam  numina falli 

Permittat  rerum  prdjcius  ;  Ergo  ^md  e§it 
n^ro  Por  tu  cui  celjafeti  Capitolia  cernii  $ 

Gloria  inoccidua  i/iuere  luceputat. 

Idem  Argumentum, 

CVm  renuat  (fama  eli  )  defrre  cadauera  pontm  ; 
Cur  tultrit ,  mirer ,  darà  Maana  tuum  f 
Qoniugi^  immortali^  amor    cut  Jemper  adhdftti 
Hoc  merito  *^iuum  credidit  efe  Thetis . 

Maanis  Exequia?  in  Capito! io  decenter  immo 
neceflàriò  celebrata. 

N0hdi4  (L^fyrijs  (^  Perfts  ^iua  fuifii  ; 
Funere  nohtlior faEla  Maana  tuo  es . 
Elatam  njerèpopulis  te  Gloria  narret  j 

^onpyra  Cdfarihm  alttor  TUafuit, 
Cur  fuhteEiaocults  narret  f  prafèntia  reddit 

Tanti  mate  fi  04  concelebrata  loci . 
^H<e  JpeBanda  proculfùnt  njndique  ah  Orhe ,  nece^  elf 
Tarpeij  extoUat  funera  montù  apex . 

Maanis 


9^' 

Maanis  Epitaphium . 

PHofffiìx  AJÌyrUgentu  formofa  Maane 
Qomugts  hic  Pe  tr  I  munere  ht^mata  iacet , 
T\[on  potuti patrios  7(omanain  Valle  penaies; 

Tatria  Tarpeio  m  monte  fepulchra  dedit  • 
Regali  placca t  Jthi  ijiua  Semiramis  Arce , 
ty^ortua  tam  darò  non  iacet  illa  loco  • 

Aliud. 

OV^dpeElus  Fidei  »fomiam  Jacrata  Pudori , 
Augufium  fummo  cor  penetrale  Deo, 
Ts^ata  apud  Ajjyrios ,  in  nperjìde  '"Vtxit  s  ad  Indos 

Adortua,  Tarpeio  in  monte  Maana  iacet . 
Impleat  innumeris  t/^  totum  laudtbtis  Orhem , 
Tot  loca  tam  Unge  dij/tta  Jors  trihuit . 

Aliud  • 

MEns  iacet  hic  Lfojpes.^tiidjtt  cu  Mente  fepulchro» 
Dixeris  ;  hanc  Arahum  "i/oce  M  A  ANA  rejirt . 
^te  meritis  tanti  menfuram  nominis  implet 

Matrona  y  hocclaujum  marmore  corpuó  hahet . 
eyì^ens  hahet  immenfa  Tfiuax  in  luce  fepulchrum  , 
^ehm  '^t  humanis  mortua ,  'Tjiua  Dea . 

Charitum 


Charitum  Officia ,  Oc  Mufarum  Praeconia  ad 
Maanis  tumulutn  inuicancur . 

FZJndite gemmaùs  opohalfama  fundlte  conchis 
O  Qharites  ^plena  cinnamaferte  manu  j 
^^oUiter  AJiyrios  qud  creuerat  inter  odores , 

Inclytm  hic  Aftaflos  Gì O  E  R  i D A  iacet. 
Addite  Pierides  njeììra  de  poìide  Coronam  ; 

Sunuiùs  ingenijs  hdc  redolere  fclet  • 
Fortibus  hdc  dm  Gì  o  E  R  l  D  A  E  debita  faBis , 

T^nc animile  (^  cinert  fpiretamatm  hmos . 
T^minis  eterni  cupid^e ,  quàm  Laurea ,  nuUus 

Ex  Arahumfyluis gratior  afflet  odor . 

Libri  de  Laudibus  Maanis  a  Viro  in  Capitolino 
funere  Populo  diftributi . 

Rite  faces  alij  ,*  m  P  e  T  R  E  a^ltd^mina  fpargis 
In  PoptiUtm ,  Maani  s  frnera  dum  celebrai . 
l/iis  (ibi  quifpie  faces  oeuUs  accendere  gè  lite 
Inde  animis  gemim  luminis  igne  mtcant . 
Ingens  prò  meritis  Gioeridae  Gloria  fu  Iget  ; 
Atpopulum  Exemplt  f^iutda  fiamma  iuuat  j 
Coningij  {juàm  celfa  Fides  de  Morte  trtumphet 

In  cdlum  3  *vt  y^trtm  ardua  pandat  iter . 
Luce  e^uid  "vttltus  tanta ,  qmd  pulchrius  /  tppt 
Te  dare  projactbusjj^dera  ,PETKEpputa, 

Gafparis 


^6 

Gafparis  de  Si  meonibus  • 

In  funere  Maanis  Gioerida: 

GEMMA   OCEANITIS. 

Idyllion . 

TEthyos  Eo<&  foholes ,  ^ud  aerula  curju 
Z^erritis ,  (^  patrio  legitìs  juh gurgite gemmds  ] 
Seu  Phcebo  dites  najcenti  inliernere  cunas , 
Seu  de  CHS  Aurora  capiti  iuuat  addere  j  formam 
Dum  repetit ,  'T^eiìitaue  genas ,  crinemaue  repeElit  j 
Dictte  ifelices  dudum  qute  ^nja  per  ^ndas 
Adunerà ,  cpnas  late  pelago  diffondere  flammas , 
Aequoreis  data  lux  opihus ,  pnmàm  addita  zefiro 
(^emma  ftnu  (j  i  oerida,  nouumpofl^dus  Olympo, 

Fasta  dm  ardentes  ad  littora  nota  lapiUos , 
lìlecehraó  animi ,  dir^que  cupidinisignes  , 
Fuderat  j  arcano  Doris  dum  concipit  afiro  : 
lamque  humiles  par  tu  s ,  ''vjuque  ignobile  '-uulgus 
Gemmarum^  ^ulgique  rudts  filatia  cernita 
hfaud  regnanti^  opes  j  languent  defbeEla  Pyropi 
Fulgura ,  Sardonico  laus  nulla ,  inui/us  Achates  % 
Uiluit  articulis  Adamo/S ,  calcatur  lafpis  « 
l^ulfùs  Onyx  3  fua  Chrifolitos  ,  <Tnridefque  Smaragdos 
Fama  fugit  ^  latèque  Orbi  iamfordet  Erythre . 

Tarn  Dea,qu(indoquidem  fiimulis  ea  cura  remordet  > 
Inftigatque  ammum  ,  fpreto  quo  gloria  Jurgat 

Oceano, 


97 

Oceano ,  (^  ìafft gemmls  referantur  honores , 
Emìnus  accitum  ijotis ,  (^  numine  dextro  , 
^iià  3  caput  inuifufn ,  Ttgris  tuga  ed  fa  'Ntphatis 
Linquit,  (^  AJJyrtoó  rapido  fecat  agminenpas. 
In  fu  cium  tubar  »  (^  form£  decus  exctpit  ^ndts  ; 
Addtt  (^  exoriensftquos  a^  aiuta  ruhores 
CoUtgity  aut  nouit  meliori  ^erea  fundo 
^rtmitias  radiar um ,  (^pur^  /emina  lucts 
Cofjdent€m ,  dum  Solem  animai ,  dum parturit  afìra  : 
FluEitht4S  hoecmifcet  ^uitreis ,  (^  e  dite  fiamma 
In  fiaurac  fgemmamaue  parit  Jcecunda  Ma  Aìim . 

Integrai  iUa  de  eia  pelago  y  '\Phcehu  mque  lacejjìt , 
Oehaltivs  mentila  faces  y/idufjue  hinomen 
Luciferum  ;  iacet  tra  ^oti ,  Caurique  fureniis 
Sedino  ;  naiiua  Pharon  luxjìgnat  in  ^ndts  . 
^ohiliore  diem  concha  fuper  ^quora  Triton 
Perfònuit ,  lupre  f-uagA  "Neretdes  allo , 
Et  trtRi  Inot^  rifit  cum  ^^Maire  IPaUmon , 

Illam  Cymothoe ,  "Rhodieque ,  (^  fèdula  Drymo 
'ZJenantur ,  refugttque  alto  fé  prodere  cultu 
Vda  cohors  j  ^SM  atrio ,  textu  fiammante ,  fupeUex 
Defpicitur ,  quamquam  Attalico  per  tegmina  nexu 
Fuluum  tempeft 04 gemmar um  lyìterfimt  aurum  > 
Et  niueit  oHrum  haccis  tegit  ajpera  g^ando  : 
Damnant ,  quodprecto  clarum  ,  quod  munere  dignum 
Tronti  cenfìis  hahel , gaza  quas  dtuite  Glaucus 
Condii  opes ,  cu  fio  s  qmhuó  incubai  Amphi  trite  : 
Vna  irahti  Maani  s  ,  2{egum  decor  tUa ,  Deàmque  ; 

q  1\£quic- 


98 

^equicquam  (^patria  raJians plehs  cequorts aula 

Ailiciat  ijruftrà  regnantum  injignia  Aiurex 
Olientet  3  quem  e  atea  olim  rimata  prò fundo 
Amlitio  i gemino  per fudit  regna  njeneno  . 

!?N^w  ftc  gemmi  feri  s  telltis  radiamr  arenis 
Diues  Hydajpdts ,  aut  campos  lympha  feraces 
£luà  Gangetts  arae,  fieUantia  femina  cAo 
Dum  trahit ,  (^  riguo profcindtt  vomere gleba^ , 
^emmarumcfue  parat  fegetes ,  (^ germinai aurum . 

Hanc  »luEÌata  Enris  »  qudptum  puppts  ah  oris 
Occiduis  non  Tfna  m/enit ,  quam  decolor  Indm , 
^am  profior  ^(Jìigat  Arahs  ;  Jpejque  irrita  -votum 
JLudit  i  (^  optata  moerentfe  merce  repelli, 

Sctltcet  td  Latto  munu4  ^  generique  paratur 
2(omuleo ,  iurata  olimfic  fata  potentem 
Dignantur  Tyhertm ,  (^  late  fors  pandtt  Eoum  : 
Jzfmc  magnis  Heroem  animis,  aujuque  decoro 
TrA^antem  ,  quem  clarafagis ,  traheijque  propaga 
IDemeruit yfaflijque  ^igornon  impar  auitis ^ 
Euocat ,  (^  tanto  fpondet  Je  toUere  qua  fi  u . 
Fklix ,  quem  longa  (crutantem  indagine  terras 
FertlapiS,  i^ pulchr<£  ^irtt4S  contermina  laudi  * 
Seu  gelida^  lujirare  plagas  ,/èuferuida  regna 
Z/iJere  ,Jtue  iuuet  Solis  fbeEiare  propinquos 
Eoo  currus  ajjltrgere ,  pue  cadentes 
Oceano  irruere^  (^  [ònitui  audtre  rotarum  : 
Tentat  iter,  qua  fé  rediuiuis  Orhthus  Orhis 
Induiti  ignotoquearmatur  Jtdere  telici  ; 


99 

Damna  n;U  ypontique  minas  i  cdlique  furorem 
Defpicitaduerfis  mens  imperterrita  fatts . 

At  tibi  non  Garamas ,  Ophyreque  j  au>t  Sinica  regna 
*Diuttias ,  Pe  TR  E ,  extttderint ,  nec  meta  laboris ; 
Verte  ratem ,  pelago  quo  te  fortuna  remenfò 
Compellat  }gre£Ì4mque  refer ,  qua  moUibus  halat 
Frugthus  Ajfyria ,  (g^  patrio  Tithanius  Ales 
Jt  cAo  tgemindque  redux  cadit  hofìia  luci  : 
Hìc  dejponja  tthi  Jedes  dementa  tuarum 
Fundat  opum  »fluEiu  jìrmat  quas  càtrula  Perjis» 
Vndantique  ahditgremio  ?\^ptunus  j  at  ipfe 
Aude  njolens\  njiden  itquoreis  Tft  Dorides  antris 
Inuitent  f  ^t  (jemma  tuo  Jèprodat  amori  f' 
Imple  animis  fortem ,  (^  munusiam  corripe  fviElor  » 
^uoDiuùm  te  cura  probat  ;  fit  curjùs  iniquis 
Exa  Busjpatijs  ;  redimii  f  uà  premia  ^rtus, 
cS^aior  ^  ÈUis  ajfurgtt  gloria  metis  , 

Haud alio  bene  nupta  auro ,  dumpeElore  neElat 
Gemmam  diafides ,  animoque  njxorius  addoó  : 
Olii  certa  falus ,  cafis  tecum  addita  in  omnes 
^cdeerit ,  digna/que  noua  tuuet  dgide  ^ires  : 
^u£  cupidas  fpeSiantum  acies ,  iaculatafauiUas  » 
Vicerat,  dque  acies  pugnantum  auertere  ^iBas 
Vna  polis ,  medijs  decus ,  ^  tutamen  in  armis , 

^uis  'Zfetetyhac  fultt^Scythicoi  teirrumpere  tur  mas, 
2(egefub  Arfacio ,  ^  robur  geminare  per  hoftes , 
^omen  *-obi  Aufinium,  ^  l(omanam  horrentia  dextra 
Agmina  fulmineo  palantia  demetis  enjef 

G     2         Cdde 


100 

£dde  calet)  quacumque  ta^efert  impetus  ira 
Perque  Getoó ,  Lelegajque  ',  fuus  cruor  ora  Gelonmn 
^mgit  ;  (^  in  njeram  ,  njtrfis  it  Parthta  [tgnis , 
AEla  fugam  ;  lunau  arcu  ,galejjàue  phalanges 
ThreijciàS  ^patrium  nequicquam  tn  pretta  Adartem 
Implorare  ,  gens  tlla  futs  me  tuta  pharetris , 
Cceca  licetgeminam  referant  ver  ^vulnera  mortem  , 
Et  medicata  hihaut  tela  immedicabile  njirus  . 

Ah"  te  ne  longtim  hojpitio  domus  alta  retentet 
Perfidi  Si  aut  Lotos  »  patridque  ohliuia  pafcant  i 
lam  facris  reddenda  tholts  fpolia  ampia  Quirinus 
ExpeEiat  jpofcuntque  mtens  £apitolia  donum  : 
Tende  iter  mHruBum  ^elis ,  ijocatanr^  mirantem , 
Ajpiratque  rati  ,jluElufque ,  tr^eque  rejtdunt . 

Hetit  ijentis  fpes  fida  minus  !  proh  ijota  ,precejque 
Inuife  Superis ,  tgnaraque  peBora  fati  i 
lamprtdem  nohis  Cdli  te  regia gemmam 
Inuidet ,  (g^  terras  queritur  curare ,  Ma  ANI  * 
Ilicet  inde  nouum  qu<.i  te  fihi  iungere  Sidus 
Soìitcttet  ,flammafiqu8  tucvs  emat  omnibus  aftris  : 
Protinus  ,  aurato  qudt  fafciat  aera  limbo , 
t!Mittttur  dihtreo  Uirgo  Thaumanttas  axe , 
^u£.^tum  latura  iubar ,  'Tfolat lìla per auras 
1)ifiolor ,  (g^  rapta  ,  rediens  »  fé  luce  coronai . 

^uis  libi  tunc  y  Heros ,  cernenti  talta  finfus  » 
^uo  gemnu  fiopulos ,  quafluElus  -voce  moueres  i 
Hic  te  deferto  mosremem  tn  littore  naut£ , 
CMijcentemcpM  ^jnà\s  lacrimai  »  delinque  fonanti 

Alter^ 


lOl 

Alternantem  afìus,crudeUaque  ajìra  ejuerentem 
"Videre ,  ^  trifìes  curfum  tenuere  carina . 

Sicgemit  i  aggeftte  pinu  quem  diuite  ^veElos 
Extulerant  merces»  medtcu  at  peua  per  njndas 
PanpeneSy  nimhis  »  tempefiatumcjta flageìlo 
Inpquitur  fagtentem ,  (^  turhims  ocyor  alis 
Spemcjue  ^ratemaue dedit Jcopulo  j  ditantur auari 
FluElus y  '-uixque  fìtas  ocultf  legit  ille  ruinas . 

^ec  minus  (^  fcijjospuhes  TS^na  crmes 
t^cefìa  trahity  lufujquejui  iam  nefcia  y  luEftt 
Adergi  tur;  informi  fquaUet  fuh  imagine  Doris  3 
Largior  (^  mueos  lacrymarumfundtt  eltmhos , 

Flerunt  qua  Tauri  cautes  ,  qua  culmina  cdla 
Qaj^ia ,  Caucafètequearces ,  tìyrcanaque  ruptis 
Surgunt  lufira  iugis ,  gemicu  pulfata  jrementis 
Tigridis  y  aueBos  dum  qu^ritadnjhera  natos  y 
Faìientique  haujlt  necdum  fòlatia  ijitro . 
Ingemit  Euphrates  ,Jòmtuque  per  auia  rauco 
Tigris ,  (g^  admiRum  Tigrim  qudt  pcUit ,  amori 
Heufemper  nomen  fatale ,  Arethufà  ;  fuperhos 
^iqueparat  latices ,  regalis  lympha ,  C  hoajpis; 
ey\doeret  (^  arenti ,  quanquam  ftbiflehdis ,  alueo 
Ltjjus  y  Achamenio  2{egi  male  prodigus  t-undiC . 

Ipp  auro  pater  inJìgnisTthermus  y  i^ofiroy 
§uem  prtcrepta  fogit  Jurgentis  adorea  laudis , 
Ohfìtus  horrenti  njitreas  ^uligine  fedes , 
Etjeptemgeminos  quatiens  ad  murmura  collesy 
Adulta  gemit  y  triftefque  imodatpeEiore  quejìus , 

G     3  Eridano 


101 

Endano  iam  forte  minor ,  cui  celfa  corujcus 
Aflra  fìihu  »  cAoque  pedem  gratipmus  tnfert , 
Et  potÌ6  optau  propior  juccedere  luci . 

Ixntereà  refom  plaadis  concentihm  Orhes 
Laxantur ,  [ovtamque  facem  prd^currere  gaudem 
Plaufihus ,  (§^  tremulo  conniuent  fiderà  ijultu . 
Illa  polo  auanauam  radios  audjitaper  omnes , 
Casftopen ,  Phartafque  comari  ^  Gnojftdu  aurum 
^efputt ,  aique  aftru  meli  ori  in  fede  remdet  ; 
^d,  "Tjerteme  Auftro  yflammamem  interque  Coronami 
Semiferumque  Senem ,  feptenif  fulgida  tddis 
Ara  mtcat  Cae  li  ,  Dtuofjue  ad  <7Jota  repofiit . 

V^os ,  qmhm  exortens  primos  iubar  exerit  ortus  , 
IShreides ,  mifirum  luElu  genus  ;  ite  fùpremis 
Lthatum  donis  »  fiammamaue  agnofctte  ijeftram  » 
Seuftdtu  y  feu  gemma  nitet  ;  date  frta  per  ^quor 
Tanclua  >  (^  patrijs  adolefcant  halfamaficcii , 
Thuraque  plantarum  lacryma ,  (^fijpiria  fiamma, 
tAt  quid  iners  animum  dolor ,  ^)  nafentia  tardai 
Gaudtaf  iam  fati s  ibunt  maiorihui  ^ndd  j 
Stat  cdli  mutaffè  ruices  ;  Lced^a  recedunt 
lumina  3  cognato  fuhfid^nt  lumine  fuEluSy 
Et  regit  i  aduerfos  fpeEians  G  i  o  E  R 1 D A  Triones  3 
Excujfo  >  melior ,  T^hiphdofdere ,  nautas . 


Glie- 


103 

Gherardi  Saraceni . 

Ad  Petrum  Vallium . 

Orna  magnammo  nocuas  m/orai  ore  fauilla^ , 
Ardet  ^  ante  Viri ,  iam  rogm  ip/a  ,  rogum , 
Scdicet  extinBo  fopulamr  pepiera  'Bruto 

Vulcanus  ìIjìuo  qu<eprim  T/J/tt  Amor , 
At  ttbi  degeneri  nunquamjìnus  afiuat  igne  ; 

Semper  amas  yfuperet  »  i^el  GioERiDA  cadat  • 
Semper  ama ,  necpojcemori  :  teflatur  amorU 
Ai  or  lem ,  pace  tua  Portia  j  morti^  amor  . 


G     4         Gre- 


104 

Gregorij  Porti] . 

^^ 

OV<e  fuper  impoftto  componi  tur  '^mhra  Sepulcro 
Extttit  Ajjyrto  nata  Maana  foto  . 
Sanguine  darà ,  ^viyo ,  nulli  minute  fecunda , 

Seu  at4<e  funt pació ,  feu  fera  beila  gerat  . 
Qy^gmina  lunatió  norunt  tnfìgnia  peltis  > 

^defuertntfortis  martia  foclamanm . 
Si  dtgne  tumulanda  fores ,  uhi  patria  MemphU 
Marmora,  deberet,  Pyramidumque  iuga  • 


Eiuf. 


IO) 

Eiufclem . 

InMaana?  foemincX  forciffimaj 
Cenotaphium. 

ODryftas  acies ,  confertaque  milite  Qafira 
^ualis  Amazgnidum  dux  gemroja  petls . 
Enjè  mie  OS ,  clypeo  jgaleaqiie  infìgni^ ,  (^  armis 

Per  medio  s  ho  fi  e s ,  agmina  perqtte  ruii . 
Wf f  iSHauorte  cadis .  Luana  Jèd  improba  parttt 

Tignorecumdulci  mn  mijèrata  necat . 
Impar  nunc  meritù  funus ,  tumulumque  paramus^ 
2\4armora  fed  Memphis  funere  dignaferet . 


C 

T 


In  eandem. 

Lara  Semiramidos  miratur  faEla  Campus 
At  tua  9^xonidum  doEla  caterua  colit . 


E  tulit  Ajfyrix  tellus  >fert  hojpita  2(oma 
£xtm£lam  »  Vates  nomen  ad  afìrafirunt . 


Hiero- 


Hieronvmi  Bartholomaei . 

ELEGIA. 

^""W^  i\ìs{ia  rugofàm  qu£  turbani  nuhila  jrontem  f 

_|^      Cur  ttta  pall-ata  ccrpora  ^uefle  tegió  f 
Siccine  z!MemuomjSYemecvs  iucundus  ah  oris, 

Perfide  (te  pompa  conjpiciendus  ades  ? 
£luid  facies  hahitujque  mtat ,  qui  funeri^  index 

Inde  re  feri  noElem  prcuenit  'unde  dies  f 
Ah  merito  wcedù  noElurno  teEius  amiciu, 

7\(am  jolcm  ex  oculù  inuida  mors  rapuit  : 
Fax  Orientii  honos  ,fax  cecidi  e ,  aurea  Amorii  > 

Dum  matutinum  riftt  in  ore  iuhar . 
Jjjyride  l^hce^iix  defeeit gloria  genw , 

Perque  jìtos  tettgitjydera  Jìtmma  rogos  \ 
Pulchra  Maani  okjt  quondam  dulctfjìma  eoniuxy 

VnanimemJanElHs  quam  tthi  lunxit  amor  ; 
Crudele^  Parere  totumfol  perfeit  orhem , 

Snrgìt  ah  Eoli ,  conditur  Hefptrijs . 
JH^c  noua  lux  ^ix  orta  fuo  noEiefcit  in  o^tu , 

ZJifa  tamen  Ph^ho pulchrior  illafuit . 
En'ttiit  eandor  qualem  Latonia  pandit 

Cinthia ,  dum  <£quorcis  Iota  rejurgit  aqttii , 
Sffuditque  comas  niuea  ceruice  nigrantes , 

'Ishìtiuo  tener  a.i  murice  ttnEia  genas , 
Sydtra  eoncrjjlre  oeulis ,  ^unde  aurea ^ammA 

Semina  lega  Amor ,  meììa  njt  apio  '^ioIpì  ; 

Sic 


i^7 
Sic  Lyda  injtgms  facie  regina  rejliljit  > 

Traxere  Hercules  cut  data  penja  manus  \ 
Z/tque  adamas  fuluo  rutdans  coUucet  m  auro 

formafuit  mtid^  iunEia  pudtciti^  ; 
^uà  tultt  tUa  pedem  iprohitas  comes  alma  Jecuta  » 

Intemerata jides ,  purpureujque  pudor , 
Soler s  tngemum ,  (^  can£  prudentta  mentis  ■ 

Sydtredi  fron  ùs  fulferat  e  fpec  ulo  ^ 
Tres  m  ea  Dtuaspotuit  cjuts  cernere ,  pafior 

^uas  certare  iugis  'utdit  in  Idalijs . 
Sed  ncque  forma  njalet ,  ijirtus  >  ijiridijque  iuucnta 

T^arcarum  rtgidas  àetmuìjse  colos  » 
Immo  "vbt  qmd  micat  eximium,  tunc  mors  cita  fcr tur y 

Atque  idtahtfca  falce  cruenta  mctit  : 
'Nohtlts  urenti  fic  flos  languejctt  in  aruo  > 

Degenir  herbojts  luxuriatur  agris . 
^unc  mihi  Pierides  caufis  referate  latente s 

^udfueritfuhitte  trtlìis  origo  necis. 
Tempus  erat  tandem  adpatrios  remeare  ^uirites , 

Solts  (^  Eoi  deferurfe  pia  gas  : 
"JS^am  te  tam  multos  reducem  expeEiauerat  annos 

l^rhs  tua ,  qud  totoregnat  in  orbe  potens . 
lamquemoues  »  qmdnam  [ùperefl/editumque  moratur, 

Sorttri fine s  Ji  tua  ''vota  <uid€S  f 
Lufìraras  Perfas ,  Arabas ,  gente fcjue  remotas  y 

Di  [color  Hyrcafìi  mas  lauac  njiida  maris, 
Jamque  tuum  rejònat  nomcn  ;  qu^  difsita  terra 

^ua  non  dar  a  ijolet  gloria  2{^?nuliduf?t  f 

^£odque 


io8 

^uodcjue  magli  cordi pdit}  uhi  contìgit  ruxor  » 

^dò  juerat  mulns  fepe  petita  f  vocis  ; 
Tancitiiiyn  -vi&or  ouans ,  referenfque  Oriente  trophxa 

Hanc  comitem  àucens  ama  Latina petts  » 
^ecminus  lìla  alacri s  cariimftB;atnr  amantem  » 

At(jue  Jua  in  tacita  gaudio,  mente  fot4>et  : 
Stant  lUi  ante  oculos  celebrata  m<enia  'Jipm£ , 

lam  promtjja  fthi  pignora  honoris  habet  : 
lam  tcnet  auratas  T^efies  ,gemmijque  corufcat 

Aujònio  fufcas  more  Itgata  comas  : 
lam  fufpenfam  humens  clamydem  dijfi^ndit  honefiam, 

Inter  T^omanas  itque  Juperba  nurm  : 
FiBa  ammo  portat  domina  miracula  ^Romni 

Sdpius  a  caro  commemorata  ''viro  : 
Arcus  miratur ,  circojcjue ,  theatra ,  trophuca , 

Atirea  tempia  Deàm ,  teBa  ftiperhapatrum  : 
Tarpeio  fiupet  in  faxo ,  Capitolia  cernit 

Heu,  qua  confurgent  funera  tgaudet ,  ouat . 
Kerum  mefia  '■vites  »  jì'a^ili(jue fimiìltma  ^uitro 

Heu  fbes  augurio  ludijìcatafuo  . 
Adrafi^a  frox  mmijs  contraria  T^otìs 

Hanc  Utam  afpiciens  fìc  tonat  ore  minax , 
^^nam  fal/a  tihi  fahricans  gaudia  f  rijus 

Occupai  extremos ,  fuhfequtturque  dolor ,' 
^uà  tihi  iucundosformas  male  fan  a  triumphos , 

Forte  ibi  mors  pompas  eriget  atra  Juas . 
^o5le  fatam  his  diElis prolem  qu<tfita  remjit , 

yhdiqi4e  nam  ctecis  illa  triumphat  equis  ; 

ExtinEii 


ExtinEii  nuper  tuùenh  fpolia  ampia ferentem 

Dum  iJidet  »  horreritt  talicer  orfa  De£ , 
Pone  has  exuuias  yprddafme  accurre  ad  opimas  y 

Pingue  tut  fpoltum  pulchra  Ma  ANI  cadac  • 
£yj  modo  qute  totum  forma  turhauerat  Ortum  » 

Tendit  in  Occiduas  impenoja  plagas , 
Exundansfafiu  '/(omanas  pergtc  ad  arces 

Libera  pene  n.'eltt  Juhdere  colla  lugo  » 
Ojja  ctnifcjue  cubet ,  qua  fìngit  mente  tnumphos  ' 

In  Capitolini^  contumulata  tugÌ4 . 
Sic  acuens  Srebt  natam  7{hamnufia  >f^git] 

e^  Ortis  fàtua  diu  ferre  quts  ora  potè  fi  f 
At  Ltbittna  mgriófubito  quatti  aera  pennió  > 
•    Itque  fatelittijs  concomitata  malts , 
A^tultiplictjacie  morbus  »  macie fque  fequuntur^ 

LuEiuSf  (^  anxietas  »  indomitufque  dolor  : 
Dira  cohors  quacumcjue  njolat  cunEta  occupai  horror  9 

Sol  tegitur  ypalìent  gramina  ,fquaUet  ager , 
Gedrcftos  inter  sleriles ,  l^erfa/que  bibaces, 

^u^runt  Carmamquà  ftbtpifce  dapes , 
Adiacet  ora  mari  Utis  qu£  confila  palmÌ4, 

Iliis  claraftbt  nomina  conffituit  : 
TDum  'Nimpha  hic  '^lElrix  'ZfiBrictbus  accubat  njmbrisy 

Solaturque  Jedens  Inedia  longa  <ut£  , 
tyHors  whtans  prddàt  dira  fìipata  caierua 

Aduolat  3  ^Zfmbrofas  nube  adoperi  a  comas , 
Extimulata  fame  Ttgrts  fìc  concita  fertur , 

Agnamji  Utts  ludere  'Z/idtc  agris  : 

Dum 


I  IO 

Dum  fecura  iaces^mage  dum  uhi  Ofiuere  dulce  ^/?, 

Talune  morere  o  mulier  fjic  tua  fata  petunt , 
Annmt  hi6  diElis pelli  qua  fdiua  miniHrd 

ingerii  bine  jlammas ,  ingerii  inde  niues: 
£luo  befana  ruis  gemino  far  ihunda  njeneno 

esortali  nejcis  parcere  amica  Dea  f* 
2^iìurms  polis  es  tenehris  ohnuhere  folem» 

Lumen  inocciduis  nec finis  ohdat  aquisf 
lElagelu /ubilo  totis  tremii  artuhm  iìla , 

Surgit  ^  herhoji  languida faBa  toro  : 
Turhantur  conitèx^  famuli  »fiddque  puelld» 

lamfùntin  lacrymoó  gaudta  <^erfa  noua4 . 
Forttor  inde  lues  crefcit  >  iamque  arma  refumit 

Feruida  ,fuccedu  tahida fiamma  niui  : 
Uifiera  letalisferuor  depafcitur  ima , 

Purpureumque  decwi  depopulatur  edax  : 
Jam  lucem  fugai  ex  oculis ,  obnubilai  ora , 

Explicat  (^  mefiis  mors  fiia  fignagenis  : 
Jamfinemfeniii  morbo  deffiapuella , 

Es  defixa  fuo  iam  moritura  T^iroy 
*Tars  y  inquit ,  nofiri  potior  carijjime  coniux, 

DeleBum  cunElis  quem  miht  fecit  amor , 
En  morior ,  iam  iam  fiprema  fùperuenii  bora, 

Qu(&  ijìx  mceptum  nunc  mihi  turbai  iter 
Fortunata  nimis  ,feltx  nimiumque  fitfiem 

Z^idtjpmfines  te  duce  fi  Latios , 
O fi  ala  7{omana  ttcuijptfigere  terra  ^ 

^merefique  datum  »  [ique  ibipojfi  mori  » 

Sed 


Ili 

Sed  cunEla  dternocontingunt  riamine  TDiuùm, 

Fromptafeqmr  fammi  maxima  iujfa  Dei  : 
Qruda  intempefid  mortismiht  'T^ulnera  mulcet 

Forte  haud  culpandis  <uita  pera^a  modis  : 
Clara  atauis ,  nittdumque  trahens  a  fangume  nomen 

^on  (lui  mores  nobilitate  premi  : 
Si  pereo  ante  diem  ''viridi  jraudata  ittuenta  » 

^uce  nuncftua  miht  mors  tihi  mitis  erit  : 
Durabis  multosforjàn  tufejjfes  in  annas , 

Dum  fuperes  '^ìhus  ,  nunc  mthi  dulce  mori . 
Sxternis  tumulahor  agris ,  tu  forte  penate  s 

Inmfis patriosy  h^ec  mthi  cura  manet  : 
Vade  hùnisamhm  >  T^omam  te  fata  remittant, 

Z^ade  tttos  compie  plenia  honore  dies , 
(Nocprecor)  'vUa  mei  ^eteris  [i  gratta faEli  » 

£onit*gis  n^t  cardfis  memor  ipfè  tua , 
Si  quid  iuris  hahent  ^zferha  hdc  ex  trema ,  tepefcat 

^e  tUHs  occiduis  feruor  amoris  aquis  . 
^uistihi  Petre  noum ,  dulcis  dum  talia  coniux 

Deficiens  memorai  »  pecore  fin  fa  erat  t 
Sufpenfvs  ocults  lacrjmas  gelai  anxius  anger , 

Verbaque  de  medio  fuhtrahit  ore  dolor  ; 
ErumpityfaEiufque  mora  iamfortior  exit , 

Si  mage  coUeBts  rium  inundat  aquis , 
Immemor  ante  mei  fuero  (^-vix  rettulit  lUi 

Stngultu  medios  impediente  fono s) 
^uam  nofiro  ejfugiant  ijiuo  de  marmore  ruultus, 
^uosaltè  aurattsfulpfnamor  taculis. 

Si  ttbi 


I  It 

si  tihi  flit  a  negant  ^iuenti  tnuìfcre  7{pmam , 

Defunga  inutfes ,  ipfè  ego  duElor  ero  : 
Te  claudet  tumulus  Jacra  mihi  conditus  ara , 

lungentur  cineres  ,  conteget  '-urna  duos . 
I-fis  diBis  leptat  iìla  aciem ,  f'ontemque Jerenat  * 

Fulgida  jic  lampas  mox  moritura  micat  : 
Deficit  exanimis  dulci  prope  languida Jòmpo  ', 

'Beìlaque  in  extinBis  mors  oculis  recuhat , 
^oBurni  Cdli  fìc  pulchra  refulget  imago , 

^allidafic pratis  Idia  JeEla  iacent , 
FudtJ^et  lacrymas  longaspia  turba  querelas  : 

Tempora  (ed  defunt  ',  hin e  ahtjfse  cupis. 
Stat  cordi  hincfugere,  atque  infauHum  linquere  littm , 

AdortisfdUte  oculos  horror  ^hiquefuhit  : 
Tot  njidijje  putas  nigras  njmhrare  cupreffus  > 

Sunt  thi  qiiot  palm<e  queis fiera  terra  ^uiret. 
En  fiugis  i  en  properas  ;  qu^  te  iam  lamine  duxit 

Frigida  nujìcpqmur^  [ed  preciofia,  cinis . 
y^eniRt  tandem  2(cmanasfifpes  ad  arces  ^ 

"Uxori  cxequiasynjotaque Jòlue  tua  ; 
Coniitgis  adueBos  cineres  compone fiepulcro , 

Stentfìiper  ofifa  hi'eui  mar  mora  fculpta  nota . 
Hic  Afjyra  Venus/ita  efìfiormofia  Maani  , 

Occndit  Eois  ,  dum  petit  Occiduos  : 
Thiiheos  curfitsmors  fit&ua  inuidtt ,  atiHi 

Tic Hituit  coni ux,  quod fiera  Parca  negai: 
En  Capitolina  cineres  componit  in  ara  : 

Sic  amor  ardetadhuc  jfitc'-viget  almafides, 

-.;    .  p.sci. 


P.Scipionis  Sgambati  è  Societa- 
te  lefii . 

Maanis  apud  Babylonios  orca  Romae  fepulca. 

TEnè  peregrina  genitam  'Baby Ione  Maani 
Vltima  Romano  condidit  '■urna  foto  ^ 
Scilicet  T/t  regnis  Sahylon  exordia  fectt 

Prima  :  fed  dternum  7{oma  habet  tmperium  : 
Sic  cibi  prima  dedit  'Babylon  breuis  omina  't^ìU, 
zAeternumfama  ^iuere  T^oma  dabtt , 

Eiufciem . 

Petro  à  Valle  Patricio  Romano. 
Ob  cineres  coniugis  ex  Afia  reuedos  ; 

AEneadum  fòboles  c/albani  fanguinis  hdres 
Aene^  proaui  c^uàm  bene  faEla  refers  i 
Me  Jenem  ex  Afta  fer tur  njexijjè  parentem  ; 

Ex  Afa  coniux  e  fi  ttbi  duEla  comes . 
Par  ^trique  fides  ejjèt ,  nipquòd  ma  maior 

E  fi  pietas ,  Italkm  gloria  Fall  i  ade  . 
lìle  fènem  extin&um  Stenla  teìlure  reltqmt  ; 
Tu  T^mam  extìn£li€  comugis  oJSa  njehis . 

H  Vin- 


ii4 

Vincentij  Sgambati . 

Maanis  ideo  Europam  nonattigic,  quòd  eflèc 
Europa  pulcrior . 

CVmfaciles  Europa  T>eos  in  n:JOta  Tfocaret , 
Vincerei  njt  dtibium  pulcra  M  A  ANI  S  iter , 
//elperium^ue  plaga  mutar  et  Perfide  cdum 

Aufònias  inter  conjpicienda  nurm  : 
2{i[it  ^  ignaramfatt  mtferatm  amantem 

lupptter  has  dura  rejputt  aurepreces . 
Is^mque  erat  infatts ,  Italas  <^ht  tangeret  oras 
^omen  o^r  Europa  pulcrior  iHa  daret , 

Eiufdem . 

FLos  Aft£y  clarum  patri<e  decm  »  (^  decu^  orhis  » 
Vnicus  (^  fedi  Diua  ruentts  honos  . 
^uale/n  te  memorem ,  aut  quali  rear  indole  cretam^ 

'Ut  non  emerita  laude  minora  loquar  f 
^ec  tihi  foemineum peElus  »  nec  barbara  ijirtusj 

^ec  tales  animas  Afta  regna  ferunt . 
Prodigi um  fedi  es .  multi s  fcatet  Africa  mon  Qris  : 
Mobile  monfirum  Af<efìla  Maànis  erti. 


NEL 


iiT 


NEL    FVNERALE 

DI 

SITTI  MAANI  GIOERIDA 

flia  confòrte. 

Pietro  della  Ualle  il  Pellegrino . 


Anima,  che  dal  ciel  forfè  m  afcol- 
ci,  con  quaiconcectijcon  quai  pa- 
role ,  farò  mai  baiente  a  Jpiegar 
le  tue  lodi  ?  con  quali  dimoftra- 
doni  d  amore,  e  di  pierofb  afFetto, 
potrò,  non  dico  pagare  vna  mi- 
nima parte  del  molto  che  f  ti  deuo.che  queilo  è  im- 
poffibile  :  ma  moiìrrarti  almeno  vn  picciolo  fcgno 
di  gratitudine, a  tuoi  gran  meriti  douuta,&:  a  gli  obli- 
ghi  infinitijche  ti  tengo  ?  Donde  comincerò  gli  En- 
comi] ,  che  per  ecceld  che  fieno,  faran  nondimeno 
auanzati  (empre  di  gran  lunga  dalle  immenfe  tuc-^ 

H     z  doti  ? 


doti  ?  Dirò  per  auuentura  della  tua  nobiltà  ?  che  na- 
fcefti  neirAffiria,doue  fa  il  primo  imperio  del  mon- 
do: nella  regione  di  Melopotamia,  celebre  in  fin  da_> 
primi  (ecoli  per  tante  periòne  fàmofc ,  che  ha  pro- 
dotte :  nella  Città  di  Mardin,  antichiffima,  e  princi- 
pale in  quella  regione,  doue  la  tua  cafa  Gioerida,  per 
confenfocommune,  da  tempo  immemorabile,  èia 
prima  fra  i  Chriftiani  della  natione  Sira  :  e  la  cui  an- 
tica nobiltàjCjuandopocOjnonpuòeflèrdi  men  tem- 
po ,  che  dì  più  di  mille  anni,  cioè  prima  della  venu- 
ta del  (eductor  M -hometto,  e  de'  Saraceni  fuoi  fè- 
guaci  in  quelle  parti  i  perchè  dopo  che  CovCc  quella 
empia  fetta ,  e  che  fin  dal  fuo  principio  di  quei  paefi 
s'appoderò,  chiara  cola  è,  che  mai  più  famiglia  alcu- 
na di  Chnltiani  non  potè  inalzarfi,  né  s'inalzò  di 
nuouo  :  anzi  le  antiche  tutte,  ò  s'eftinfero,ò  s'abbaf- 
fàron  molto:  onde  gran  merauiglia,  come  in  tan- 
ta riuolurion  di  cofe ,  e  fotto  sì  dura  tirannide,  la  ca- 
ia Giocrida  in  quella  terra  ancor  durile  ritenga  infin* 
hoggi  quel  che  ritiene  deirantico  iplendore  .  Però 
quello  nobil  pregio  della  chiarezza,  &  antichità  del 
laogue,  benché  donoeccellentiflmio  di  Natura,  ò 
per  dir  meglio,  di  Fortuna,  &  inleparabileperfem- 
pre  da  chi  dal  cielo  Thebbe  in  rorte:tuttauia,in  quan- 
to dalla  virtù  altrui ,  cioè  de  maggiori ,  procede ,  e 
più  ne  gli  altrui  meriti ,  che  ne'  proprij  di  chi  l'ha , 
confifte ,  può  numerarfi  al  mio  parere  fra  quei  beni 
efterni^che  fi  confideran  di  fuori  dall'huomo  y  Se  an- 
co è 


I  17 
co  è  comune  a  chi  Io  poffiede  con  altri ,  come  co- 
mune è  a  te  Maan  i  ,  la  tua  nobiltà  con  tutti  i  tuoi . 
Siche ,  venendo  a  cole  più  intnnfeche,  &c  a  quei  par- 
ticolari, che  la  tua  propria  perfona,  (bla  per  (è  fteilà, 
rendon  chiara  come  Sole,  e  non  come  Stella,  che-» 
dall'altrui  lume  riceua  fplendore,  potrei  lodarti  di 
beltà  rara  ;  di  gratia  (ingoiare ,  nel  parlare ,  nel  ride- 
re ,  nel  conuerfare ,  nel  caminare ,  ne*  moti ,  ne'  ge- 
fh)in  tutte  le  tue  attioni  ;  potrei  lodare  il  portamen- 
to altero,  che  i  Poeti  foglion  tanto  celebrare  :  la  gra- 
uità ,  e  dilpoftezza  infieme  della  tua  perfona ,  notu 
men  maellofa,  che  (nella ,  non  men  robufta  per  ot- 
tima compleilione ,  e  ianità,  che  gentile,  e  delicata 
per  natura,  e  perfettiffima  in  fomma  in  tutte  le  (ùe-> 
parti ,  tanto  per  rara  compofition  di  colori ,  quanto 
per  mirabil  proportione  di  tutte  le  membra,  e  per 
leggiadria  di  mouimenti  j  delle  quali  co(e  poflb  giu^ 
rare  (e  lo  giuro ,  hor  che  non  vini  più  in  terra ,  e  che 
m'è  lecito  dirlo  )  che  in  tante  parti  del  Mondo ,  che 
ho  caminate ,  in  tutto!  tempo  della  mia  vita ,  non- 
ho  veduto  mai  dona  più  bella  di  te:  ne  più  leggiadra, 
ò  di  più  maeftà  :  ne  più  gratiofa  in  tutte  le  cole ,  al- 
meno a  gU  occhi  miei ,  che  (e  pur  occhi  d'Aquila-i 
non  ho  nel  corpo ,  non  gli  ho  ne  anco  di  Talpa_* 
nell'intelletto .  Della  bellezza  potrei  aggiungere-? , 
che  in  te  non  era  artificio(a ,  ò  apparente ,  non  finta  , 
ò  fucata  -,  ma  (blida ,  e  vera  -,  che  in  tutto'l  breue  cor- 
fodi  tua  vita, che  nella  più frefca  etade ,  pur  trop- 

H     3  poper 


ii8 

pò  per  cempo  ahimè  finì,  benché  in  anni  così  fiori- 
ti ,  quando  il  piacere  altrui  vien  che  alle  donne  fia 
più  caro,  non  fa  pelli  però  giamai,  che  cofa  fufle  im- 
bellettarti ,  ne  trasfigurarti  il  vifo ,  come  fan  quafi 
tutte  le  altre  donne 3 con  artificiofi  ornamenti,  che^ 
a  guifa  d'incanti  le  altrui  vifte  ingannano;  non  fàpe- 
fii  mai ,  dico,  che  cofa  ciò  fuflè,  fuor  che  quei  primi 
tre,  ò  quattro  giorni,che  fpofa  ti  conduflèro  alla  mia 
caftj  cheairhora,  come  delle  fpofeè  coftume,  Icj» 
tue  parenti ,  ma  centra  tua  voglia ,  e  ricufandolo  tu 
fin  con  fdegno  e  con  lagrime ,  a  forza  t'imbelletta- 
rono alquanto .  ma  dopo  che  meco  nella  mia  cafa  a 
tua  voglia  viuefti,  i  tuoi  lifci,  i  tuoi  belletti  non  furo- 
no altro  giamai  »  che  acqua  chiara ,  e  pura ,  del  fon- 
te, òriuo  più  vicino  alla noftra  tenda,  s*eramo  in^ 
campagna  per  caminojò  la  prima,che  dalle  tue  don- 
ne c'era  miniftrata,  s'erauamo  in  cafa  \  non  mirando 
punto,  ò  fuffedi  ftate,  ò  di  verno,  s  era  calda,  ò  fred- 
da :  & ,  ò  fufTe  per  i  capelli ,  ò  per  le  mani ,  e'I  vifò, 
s*era  acqua  di  pozzo ,  di  fontana,  ò  di  fiume ,  in  che 
le  altre  donne  fòglion  porre  tanta  cura-,  ma  qualfiuo- 
gha  t'era  mefla  innanzi,  con  quella  ti  lauaui,  non  ri- 
tirata in  fecreti  camerini,  ma  a  vifta  di  chiunque  era 
in  cafa ,  e  di  chi  anco  di  fuori  in  cafa  veniua ,  e  beiL. 
fpcfTo  dopo  hauer  fatto  mille  altre  facende,che  t'era- 
no più  a  cuore ,  poco  curandoti  di  lafciarti  vedere-?, 
come  a  punto  iorgeui  dal  letto,  incolta ,  oc  inornata 
sì,  ma  cab;  che  ben  fi  conofceua,  che  la  tua  bellezza 

non 


I  19 

non  haueuabiiogno  d^aiuti .  Non  men  della  bellez- 
za,e  della  grada  potrei  lodare  in  re  la  politezza  efqui- 
fìca  ;  che  non  iolo  non  eri  contenta ,  che  nella  tua»» 
perfona,  ne  gli  habici ,  nelle  camere ,  e  luoghi ,  de- 
lie dimoraui ,  non  fi  vedeflè  mai  pur  vna  minima-j 
immonditia ,  occupando  in  ciò  più  bore  del  giorno 
moke  perfòne  della  tua  famiglia  ;  ma  voleui ,  che-> 
tutte  le  co(e  riluceffero,  per  così  dir,  dVna  mondez- 
za llraordinaria  ,ben  conforme  a  quella  dell'animo 
tuo  ;  che  tutte  /piraflèro  odori:  i  panni  tutti  profumi, 
tutti  acque  nanfe:  le  men(e,i letti,  fempre pieni  di 
fiori:  infin  i  pauimenti,infin  le  mura,nei  tempo  del- 
la primauera ,  empieui  tutte ,  e  ricamaui  di  rofe  ;  on- 
de a  ragione  foleuandire  in  Sphahan,che  quan- 
do tu  con  le  tue  donne  entraui  nella  Chiefa ,  pareua 
ch'entrafle  vna  maeftà,  vna  fragranza  celefte .  Ma  , 
inuano ,  e  troppo  a  lungo  mi  tratterrei  fopra  quelle, 
e  mille  altre  doti  del  tuo  nobil  corpo,che,  come  del- 
la parte  inferiore,  fon  tuttauiaperòdi  manco  liima* 
Che  potrei  dir  del  tuo  ingegno  peregrino^congiun- 
to  con  chiaro ,  e  fottiliffimo  giuditio  ?  con  che  nctL, 
era  coia,  per  altane  per  difficil  che  fuflèjche  con  mol- 
ta facilità  noncomprendeffi  ;  non  arte-non  difcipli- 
na 3  non  coftume ,  non  fcienza  (quanto  può  farfi  na- 
turalmente/enza  aiuto  di  fchuolc)  di  che  non  inten- 
deffi ,  e  difoorrelH  a  merauiglia,  giudicandone  per- 
fettamente :  non  lingua,  per  ilraniera  che  fuflè ,  che 
non  apprendefli  in  breuiffimo  tempo  :  onde ,  noru 

H     4  fole 


no 
folo  la  tua  materna ,  e  natiua ,  ch'era  l'Arabica ,  fatta 
hoggidi  volgare  a  tutta  la  Siria,  &  a  molti  altri  paefi , 
ma  e  la  Turca ,  e  la  Perfiana  parlaui  molto  bene-?  : 
della  Caldea ,  che  l'antica ,  e  letterale  della  tua  na- 
tione  ;  della  Curda ,  dell'Armena ,  e  della  Giorgia- 
na, dopo  che  meco  in  Perfia  venifti ,  haueui  non., 
poca  cognitione  ;  l'Italiana,  l'Indiana,  la  Portoghefe 
viata  pur  in  India ,  per  doue  penfàuamo  far  viaggio, 
già  cominciaui  ad  apprendere  :  e  perche  haueui  in- 
tefo ,  che  la  Latina  era  fra  noi  la  letterale  >  in  che  fi 
fcriueuano  i  libri ,  e  s'infegnauano  le  fcienze ,  vfata.» 
anco  dalla  Chiefa  nel  culto  diuino ,  tu ,  fdegnando 
quafi  ciò ,  ch'era  volgare,  e  comune ,  voleui  in  ogni 
modo  la  Latina, come  più  profitteuole,  molto  bene, 
e  prima  dell'Italiana,  imparare^  e  già  in  latino  mi  &- 
lutaui  j  in  latino  rifpondeui  a'miei  laluti ,  quando  tal 
hora  (ma  rare  volte  per  mia  ncgligenza,e  per  la  co- 
modità j  che  haueuamo  d'mtenderci  in  altre  lingue) 
in  quelle  dc^noftri  paefi  cominciauo  adefercitarti . 
Pari  ali  mgegno,  &  al  giuditio  era  in  te  ammirabile 
la  memoria,  che  di  quanto  mai  haueui  veduto,  di 
quanto  mai  haueui  intefo ,  ò  letto ,  cosi  felicemente 
ti  ricordauijche  folo  di  lèntenze  d'autori,  di  prouer» 
bij ,  e  di  verfi  di  Poeti  famofi  in  diuerfc  lingue  a  te* 
note,  che  in  propofitodi  varij  ragionamenti,  ben 
fpeflb ,  e  molto  a  propofito  m'haueui  addotti ,  e  re- 
citati ,  volendone  io  tener  memoria ,  come  di  cofL? 
degne ,  ne  haueuo  già  empito  più  fogli ,  ehe  poi  per 

mia 


12,1 

mia  fuentura ,  partendo  daPcrfia  ver/o  India,  nello 
imbarcare  infretta  vna  notte  perdei  infieme  con  al- 
tre robbe^e  con  molte  altre  fcritture  a  me  cariffime  . 
Non  poco  ornamento  accrefceua  alle  già  dette  doti 
l'eloquenza  naturale ,  fenza  aiuto  d  artificiofà  rheto- 
rica ,  che  tale  era  in  te ,  che  nella  tua  hngua  materna 
auanzaui  i  Ciceroni ,  i  Demofteni  :  e  nelle  altre ,  che 
haueui  appre[o,eri  in  guifa  pronta  ,  e  faconda,  che  k 
genti  di  quei  paefi,  ò  non  ti  riconofteuano  per  ftra- 
niera,  ò,  fé  pur  ti  conolceuano ,  ti  afcoltauano  con-, 
merauiglia,  e  diletto,  vedendo  quanto  benparlaui 
i  loro ,  a  te  peregrini ,  idiomi  .  Più  dirò ,  ma  vero  j 
cheinpiùhngue,ehngue  a  te  non  naturali,  maac- 
quiftate ,  t'ho  veduto  fin  compor  verfi  y  cofa ,  a  chc-^ 
difficilmente  fbgliono  arriuar  gl'ingegni  più  fubli- 
mi,equeichene'fìudij  delle  Mufehanconfùmato 
più  tempo .  Taccio  la  dolcezza  del  canto ,  la  ioauità 
della  voce ,  la  leggiadria  ne'  balli  viari  in  Oriente  j  la 
maeftria ,  con  che  toccaui  diuerfi  barbari  frumenti, 
che  in  quelle  terre  fi  coftumano  ;  che  quefti  efcrcidj , 
come  in  quelle  parti  non  fon  tenuti  per  nobili^  rariC- 
fime  volte  ti  lafciaui  veder  fare ,  e  folo  in  fecrere  con- 
uerfationi  di  noi  altri  parenti ,  che  per  noftro  dipor- 
to di  quando  in  quando  t'importunauamo  afàrgh  o 
Qujndi  er3,cioè  dal  concorfo  in  te  di  tante  parti  ama- 
bili ,  che  di  rado  in  m  oÌti,non  e  he  in  vn  folo  fogget- 
tofi  trouanoj  che  la  tua  conuer/atione  fu  fempre  a 
tutti  fopramodo  gioconda,  da  tutti fopramodo  defi- 

derata 


t  12. 

deraca  -,  ne  perfona  fu  mai,  di  qualunque  ftato^ò  con- 
ditione  fi  fuflè ,  che  vna  fola  volta  ti  parlafTe,  che  non 
ci  reftaffe  oltra  modo  affettionata .  Le  matrone  no- 
bili ri  cercauano  a  gara  :  le  PrincipeiTe  t'honoraua- 
no  :  le  perfone  humili  ricorreuanoate,  come  alor 
proprio  rifugio  ;  di  chi  ci  (eruiua ,  eri  l'idolo  ;  de'  po- 
ueri  la  madre  :  de*  parenti ,  le  delitie .  Co  i  maggio- 
ri ,  (apeui  efTer  graue ,  e  riipectabile  :  co  i  pari  ^  corce- 
fiflìma  :  con  grmferiori ,  in  eftremo  affabile ,  man- 
fiieta^  de  amoreuole .  La  tua  cafa  (empre  era  piena_j, 
èc  honoreuolmence  a  tutti  aperta:  lamen(à  a  tutti 
commune  :  la  faccia  a  tutti  allegra ,  e  ferena  ;  a  tutti 
eri  hofpicale  ,con  tutti  ofhciofa ,  a  tutti  larghiffimcLj 
benefattrice  ;  e  però  con  ragione  tutti  c'amauanOjtut- 
ti  ti  benediceuano  5  tutti  predicauan  le  tue  lodi ,  tutti 
ti  pregauan  dal  cielo  vita  lunga,e  fehce  \  e  non  so  per 
qual  mio  peccato  le  orationi  di  tanti ,  e  con  tanto  tuo 
merito,  tufferò  così  poco  efàudite:  fé  pur  non  fu, 
com'era  in  effetto ,  per  farti  Dio ,  conforme  eri  benu 
degna ,  più  prefto  poffcditrice  di  maggior  felicità ,  di 
gloria  perfetta ,  di  vita  eterna,  e  beata  in  Paradiio, 
che  in  quello  Mondo  goder  non  poteui  .  Gran  cofè 
ho  dette  ;  ma  poco ,  a  quel  che  ho  da  foggiungere-?  : 
nulla  affatto,  a  quel  che  trapaffo  per  breuità,6<:  a  quel 
che  haurei  da  dire ,  fé  volefTì ,  ò  poteffi  a  pieno  le  tue 
perfettioni  defcriuere .  Quefte ,  che  ho  raccontate-? 
fin  qui ,  benché  fian  Gratie ,  che  a  pochi  il  ciel  largo 
deftma ,  pur  tuttauia  fon  dal  cielo ,  e  per  gratia  altrui 

conceflè, 


12.5 

concefTejben  fpeflb  anco  fenza  adopraruifi  punto, 
ne  nietterui  colà  alcuna  del  fuo  chi  le  poffiede  :  onde 
a  ragione  più  d'eflère  inuidiate ,  &  ammirate  paion^ 
degne ,  che  d'eilèr  celebrate  con  vere  lodi ,  che  fole 
a  quei  beni  deuon  darfi ,  che  gli  huomini  s'acqui- 
ftan  da  (è  fleffi ,  Se  a  quegli  atti  virtuofi ,  in  che  per 
elettione  di  libera  volontà,piùche  per  naturale  iftin- 
to ,  e  per  facile  inclinatione ,  anzi  con  difficoltà  il  più 
delle  volte,  e  contra  quel  che  più  piace,  gloriofà- 
mente  s'elercitano .  Solleuando  adunque  il  mio  par- 
lare a  quelle  aiterete  fourahumane  doti ,  che  ornaro- 
no già  in  terra,  &  hor  vie  più  che  mai  ornano  in  eie* 
loj  &  orneranno  in  eterno  la  beiranimatua-,  che-? 
ammirerò  in  te  Maàn  i  ?  la  Prudenza  forfè,clVè  ma- 
dre ,  e  regina  di  tutte  le  altre  virtudi  ?  della  quale  fb- 
fli  in  tal  guifa  dotata,  che  giouanetta  ancora ,  adi- 
ciotto  anni  a  pena  giunta ,  quando  di  neffuna  cofL.» 
haueui  pur  anco  efperienza,  e  fuor  delle  paterne  mu- 
ra quafi  altra  cofa  non  haueui  mai  veduto ,  venuta_f 
nella  mia  caia,  e  prefo  fubitodi  quella  il  gouerno, 
non  folo  mi  fgrauafti  di  tutte  le  cure  ,  adempiendo 
con  total  mia  iodisfattione ,  e  de  gli  altri,  ogni  parte 
di  perfetta  madre  di  famiglia ,  mentre  dimorammo 
in  Baghdad,  ch'era  terra  a  te  nota  j  e  doue  pur  da_> 
bambina  eri  (lata  nudrita  :  ma  facefti  anco  il  mede- 
fimo  ,  quando,  dopo  non  più  che  due  mefi ,  di  là 
partimmo, &  andammo  in  Perfia  ^  doue  in  terre  così 
ftrane ,  e  da  te  non  mai  vedute  :  fra  gemi ,  di  cui  ne-? 

pur 


114  ^ 

pur  la  lingua  airiioraintendcui:  òche  fteflimoiii^ 
Città  fermi  j  ò  che  andaffimo  per  viaggio  :  in  tempo 
e  di  pace,  e  di  guerra  ;  fin  nel  campo  Ira  le  curbulen- 
7e  delle  armi ,  e  de  gli  efièrciti  :  fra  le  battaglie ,  e  1^^ 
ruine  de'  popoli ,  quando  vn*  anno  integro  feguitai 
contra  Turchi  le  iniegne  del  Rè  Abbàs  vittoriole,e  te 
conduceuo  meco,  come  in  Perfia  è  de  nobili  antico 
coftume ,  che  ne  anco  alla  guerra  vanno  mai  (ènza-* 
le  donne  loro  j  in  sì  duri  frangenti ,  in  quei  dubbiofi 
accidenti  di  fortuna  ,  mentre  ogni  cofà  andaua  (bflò- 
pra,  mentre  le  Città ,  &  i  paefi  integri  fi  fpopolaua- 
no ,  in  difficoltà  così  grande  di  tutte  le  cofe,  tu  pur 
nondimeno,  e  (èmpre  mi  (eguifti  -,  e  di  quanti  mi  (e- 
guiuano,  e  di  tutta  la  famiglia,  che  pur  numerofa-j 
haueuamo  appreflb ,  voleftì  hauer  di  continuo  la  cu- 
ra, moftrando  ogn'hora  in  gouernarlafomma  pro- 
uidenza  ,fomma  notitia  di  tutte  le  cofc:  informan- 
doti ouunque  andauamo,  e  pigliando  in  vn  tratto 
perfetta  cognitione  de  coftumi  delle  terrcdi  ciò,clie 
in  effe  abbondaua ,  ò  mancaua  :  deluoghi ,  e  tempi  a 
propofitOjda  fare  ogni  forte  di  prouifione  :  delle  mo- 
nete ,  de'  prezzi ,  delle  mifure ,  de'  pefi  ,  e  di  quanto 
altro  bifognaua,  che  né  anco  i  paeiani  più  di  te  ne  in- 
tendcuano  j  con  ritener  in  te  fteflacosì  efatta  notitia 
di  tutte  lecofè  in  diuerfi  luoghi pratticatc,&  oflerua- 
te,  che  fé  Roma  hauefle  hauuto  forte  di  vederti  viua, 
non  dubito  punto,  che  nonhaueffi  arricchito  il  La- 
tio  della  cognitione  di  mille  Semplici  peregrini:  del- 

IVfo 


IVfò  di  mille  droghe  ftf  aniere ,  &  in  medicamenro , 
&c  in  cibo  :  deirefèrcitio  di  mille  arci ,  a  noi  incogni* 
te ,  e  di  mille  altre  curioficà  ,  non  men  d'vcile  al  pu- 
blico ,  che  d  ornamento ,  &c  a'  curiofi  di  guilo .  Nel 
marciar  poi,  nelFaccamparci,  nel  diftribuir  le  hore 
del  giorno, e1  pefb  alle  perfone  de'ièruitij  necelTarij, 
che  ordine  ?  che  vigilanza  ?  che  auedimento  in  aflè- 
gnare  il  tempo  da  muouerci,  ò  pofàrci  ?  che  accor- 
tezza in  eleggere  i  fiti  da  piantar  le  nolìre  tende?Del- 
le  co(è  publiche ,  che  giuditij ,  che  difcorfi  faceui  ?  in 
tutti  i  miei  negotijjde'quali  (èmpre  gran  parte  mi  to- 
gliefti  :  in  affari  affai  graui ,  e  publici ,  e  priuati ,  in^ 
che  più  volte  m*occorfe  hauer  le  mani ,  che  configli, 
che  auuifi ,  che  aiuti  con  parole ,  e  con  opere  mi  da- 
ui  ?  che  poflb  dire  in  fine  ?  fé  non  che  in  si  tenera  età 
ti  moftraui  ben  degna  di  comandare ,  ben  atta  a  go- 
uernare,non  che  vnapriuata  fàmeglia,ma  glieièr- 
citinumerofi, ipopoli  integri,  leCortijleProuin- 
cie ,  i  Regni .  Ma ,  che  non  dico  più  tofto ,  per  pro- 
ua  del  tuo  maturo  (enno  in  cosi  acerba  etade,di  quan- 
do, contratto  a  pena  fra  di  noi  il  matrimonio,in  quel 
modo,  che  colà  ciuilmente  fipoteuaj  ricufando  io 
di  riceuer  le  benedittioni  della  Chiefa  da  i  Sacerdoti 
di  quella  terra ,  sì  perche  m'eran  fbfpectidilciima_j 
(  il  che  però ,  per  non  offender  loro ,  &c  i  tuoi  parenti 
aloroadditti  non  voleuodire)  sì  anco  per  vn'altra_» 
graue ,  &  importante  cagione,  che  all'hora  pur  tace- 
uo:  &  adducendo  fnuole  Icule  di  voler  nierbarmi  a 

farle 


I  l6 
farle  (icre  cerimonie  co  i  noflri  religiofi  Latini  itu 
Sphahaii ,  doue  preiìio  ero  per  andare  j  nati  perciò  , 
e  con  ragione,  a' tuoi  parenti  non  leggieri  iofpetti 
della  mia  tcde^  che  anco  a  te  ftcfìa  poteua  effer  dub- 
bio(a  5  (e  più  alle  opere  apparenti,  che  alle  parole  mie 
bene  intentionate;  le  più  a  quel  ch'io  moftraua  di 
fare ,  che  a  quel  che  ti  pareua  ch'io  poteffi ,  e  douefit 
voler  fare,  haueffi  hauuto  riguardo  :  dopo  che  riufci 
vana ,  per  disfare  il  noftro  matrimonio,ogni  diligen- 
za ,  che  alcuni  de'tuoi  fecer  co  i  miniftri  Turchi,  per 
altrettante,  e  maggiori,  ch'io  ne  feci  in  contrario, 
perfuadendoti  tutti ,  che  almeno  non  veniffi  con  me 
in  Perfia,afin  che  partendo  da  Bagdad  lontano  da  lo- 
ro, la  vita,  e  la  riputation  tua,e  di  tutti  i  tuoi,per  qual- 
che mia  impietà  j  di  che  pareua  poterfi  fofpettarc^ , 
non  veniflè  a  pericolo  ;  non  (blo  ricufafti  di  ciò  fare, 
con  dir  che ,  poiché  per  moglie  mi  c'haueuano  già 
data ,  e  non  haueuano  a  quefto  penfato  prima ,  non.» 
conueniua  a  te  difobedire  a  tuo  marito ,  ne  negar  di 
fèguirlo,ouunque  condurti  haueflè  voluto:  ma  quan- 
do vederti  perciò  foflbpra  tutto'l  parentado ,  e  che  fin 
la  mia  vita ,  fenza  io  faperlo ,  correua  non  poco  peri- 
colo, non  mancando  perfona  infedele,  che  per  tor  gli 
altri  d'impaccio,  s'offeriuaa  tor  facilmente  me  dal 
Mondo  ;  rifoluta  di  patire  ogni  male ,  più  tofto  che' 
per  tua  cagione  alcun  mal  fi  commictteflè;  nonfolo 
ouuiaftiad  ognifiniftro  intento,  che  in  tal  cafo  ne* 
tuoi;  con  ombra  di  ragionerà'  miei  danni  hauria  po- 
tuto 


11/ 

tutonafcere;  ma  anzi  piecofa  della  mia  innocenza.* 
(che  conforme  alla  khiectezza  dell'animo  tuo,nè  an- 
co in  altri  poteui  creder  maluagità  prima  di  vederne 
gli  effetti)  e  lòpra  tutto  gelofiiiima  della  mia  vita^co- 
IDC  quella ,  che  già ,  quanto  era  tuo  debito ,  fincera* 
mente  lamaui,  mi  guardalti  con  fomma  vigilanza-j, 
non  fidandoti  in  ciò  ne  anco  delle  peribne  a  te  più 
care, e  più  congiunte,  né  anco  della  ftefià  tua  ma- 
dre, per  tema,  che  vn  rigorofo  zelo  d^honore  ,coa 
le  altrui  male ,  6c  efficaci  perlùafioni ,  non  poteflè  a 
ca(b  indurla  a  far  centra  di  me  qualche  opra  (Iranai 
oc  oflèruandocon  gran  diligenza  chiunque  in  cafk_» 
veniua,  che  faceua ,  doue andana,  fenza  fare  altri  di 
ciò  accorto  ;  offcruando  i  cibi,  le  viuande,chi  le  con- 
diua ,  infin  Tacqua ,  infin  i  vafi  doue  io  haueua  da  be- 
re ,  non  lafciaui  che  alcuno ,  (ènza  tu  vederlo,  ponet 
fé  in  quelli  le  mani  j  e  finalmente  y  tacendo  a  me ,  &c 
a  gli  altri  quel  che  conueniua  ;  riferendo  folo  a  tutti 
quel  che  poteua  giouarej  aliìcurando  i  tuoi  da  vna_j 
parte,  cattiuando  me  dal!  altra  con  maniere  efquifi- 
te  :  e  per  l'altrui  (àlute ,  e  per  la  riputation  di  tutti ,  te 
fteffa  loia,  e  la  tua  vita  cfponendo  a  pericolo ,  partifti 
meco  da  Baghdadcon  buon  animo ,  prouiflo  alla  tua 
ficurezza  al  meglio  che  poteui,  con  condur  teco  il 
tuo  maggior  fratello  :  ch'a  me  però,non  per  diffiden- 
za, ma  per  altro  honefto ,  6c  a  me  grato  fine,  moftra- 
ui  di  farlo.  E  quando  poi  per  viaggio  più  chiara-» 
t*aperfi  la  mia  mente ,  e  c'elpofi  a  pieno  di  quegl'in- 

dugi 


I  i8 
dugi  Talcra  graue  cagione  :  perchè  volfi  più  tofto  pa- 
rerti infedele  con  quel  che  ti  diffi,  cheilèrti  Vera- 
mente infedele  contenerlo  celato:  tu  nondimeno, 
all'hor  che  con  più  ragione  poteui  di  me  diffidare-?  j 
airhor  che  più  poteui  penfàre  d  efièr  tradita;  con  ani- 
ir»o,  non  meno'ìnuitto ,  che  pio,  premendo  nel  tuo 
cor  la  doglia,  chefolo  vna  notte  in  Ghiulpaigan  coti 
abbondanti ,  e  fecrete  lagrime  sfogafti  ;  e  di  tanto  af- 
fare a  te  loia  riferbando  la  cura ,  a  te  fola  di  tanto  tra- 
uaglio  facendo  parte  (  che  per  non  turbar  la  noftra-» 
pace ,  ne  anco  al  tuo  proprio  fratello  conferir  volefti 
quel  ch'io  liaueua  a  te  conferito)  fenza  moftrarti  a 
me  giamai  turbata ,  ne  moftrarmi  pur  mai  men  che 
amoreuole  il  vifo  :  con  rammentarmi  (blo  il  mio  de- 
bito, &c  attribuire  il  tutto  alla  fortuna,  ò  al  diuino  vo- 
lere, e  non  mai  ad  alcuna  mia  colpa ,  (cufaui  il  fatto, 
e  compatiui  le  mie  giufte  pretenfioni ,  che  vn  altra_* 
più  appalFionata  ben  ingiufte  hauria  potuto  chiama- 
re^ e  confidata  in  Dio  prima,  e  nella  tua  ragione-»: 
•poi  anco  nel  mio  amore  (di  che  tanto  ti  deuo)  nella 
mia  fede  ,  benché  poco  ancora  (perimentata  :  e  quel 
che  più  ammiro  5  nella  quahta  della  mia  pei /ona,per 
la  quale  (ola  non  ti  poteui  indurre  a  credere,  ch*io 
fufii  mai  per  fare  atto  villano,  lafciandoti  a  me  tutta 
in  abbandono  :  alle  promcflè,  alle  parole  mie, a  miei 
giurti  defidenj  commettendo  te  ftefla ,  la  vita ,  la fà- 
luccj  e  Dputarion  tua,  e  di  tutti  i  tuoi,  onde  maggior- 
mente mobligalli  :  giunta  al  fine  in  Sphahan,  con 

la  tua 


129 

la  tua  fola  prudenza,  con  la  tua  fola  diligenza,  fùpc- 
rato  ogni  intoppo ,  {pianate  tutte  le  dithcolcà ,  ridu- 
celli  il  negotio  adoccimo,  e  felicifiimo  fine,con- 
fermandofi  in  faccia  della  Chiefa  il  noilro  matrimo- 
nio, in  quel  modo  a  punro,  e  con  tutte  quelle  giudi- 
ficationi ,  ch*io  tanto  bramaua ,  e  con  lodi  sfa  ttionc-> 
vniuerfale ,  egufto  di  tutti  i  tuoi  parenti ,  che,  ceda- 
ti i  vani  SI,  ma  giulti  fofpetci ,  (coperti  i  mici  modi  e 
nobili,  e  leali ,  e  chiarita  in  fine  la  mia  buona  inten- 
done ,  che  giamai  non  mi  mancò,  non  folo  ne  furo- 
no a  pieno  contenti,  ma  reftarono  poi  con  me  lega- 
ti per  fempre  con  nodo  ltrettiffimo,nó  men  d'amo- 
re, che  della  contratta  parentela .  Nella  quale  attie- 
ne non  iaprei  dir  che  cola  fullè  in  te  maggiore ,  ò  la 
prudenza  in  lapcr  così  ben  guidare,  e  dilpor  tutte  le 
cofe  :  ò  la  grandezza  dell'animo ,  che  in  turbolenze 
si  grani  giamai  non  fi  perde ,  ne  venne  meno  :  ò  la_j 
cortanza,  e  la  patienza,  in  fofTrir  quanto  foffrifti,  pre- 
parata ancora  a  folFrir  cofe  molte  maggiori ,  che  la-> 
fortuna  pareua  minacciarti  ;  ò  l'amor  grande ,  che-i 
airhora  ancora ,  come  lempre,  mi  moftrafti  :  ò  la.» 
confidenza ,  che  hauefti  nella  mia  fede  a  te  douuta , 
a  difpettodi  tanti  inditij,che  infedele  mi  ti  faceuano 
parere  ;  ò  la  fincerità ,  con  che  fempre  mi  crederti , 
e  con  che  interpretaui,  e  giudicaui  tutte  le  mie  attie- 
ni i  ò  infinite  altre  virtudi ,  che  tutte  in  grado  alcifli- 
mo  moftrafti  in  quella  si  grane  occorrenza.  Ma  non 
pofTo  in  poche  parole  comprender  tanto  j  nella  tua^ 

I  Vita, 


no 

Vica,che,piacendo  a  Dio,  fcriuerò  vn  giorno,Ie  mc- 
rauiglie  di  cjuefte ,  e  di  mille  altre  heroiche  tue  vir* 
rudi ,  più  diftintamente  farò  palefi  al  Mondo .  Qui, 
che  ferue  altro  ?  Non  battano  a  fare  affai  chiaro  te- 
ftimonio  della  tua  prudenza  i  detti  (agaci ,  le  rifpo-» 
fte  auui{àte,che  si  fpeflb  in  diuerfi  propofiti  dalla  tua 
bocca  all'improuifo  vlciuano?  de'  quali  pur,volendo^ 
ne  io  tener  memoria,perchè  degni  me  ne  pareuanor 
notando ,  quando  poteuo,  fenza  farne  te  confàpeuo- 
le,alcuni  di  più  auuifb,  che  ti  ientiuo  dire,  in  men  di 
due  anni  ne  haueuo  raccolto  in  vn  libro  vn  gran  nu^ 
mero,  che  pur  con  le  altre  (critture,  che  già  diffi,  in 
quel  porto  di  Perfia  la  mia  fuentura  mi  fece  perdere-, 
ma  tuttauia  di  quei  tuoi  Detti  fagaci  (che  tali  li  chia- 
mauo,con  animo  di  lakiargliallapofterità  in  perpe- 
tua memoria  )  alcuni  pochi ,  che  più  de  gli  altri  mi 
reftarono  a  mente,  e  che  dopo  la  perdita  del  libro  pò 
tei  pur  mettere  infieme ,  a  fenfb  almeno,  (e  non  con 
quelle  precife,  &  efprefliue  parole,  con  che  vie  più 
leggiadra  ,  e  più  elegantemente  da  te  Tentiti  dire,ha- 
ueuo  già  neirhora  propria  fcritti  :  e  che  hor,  benché 
laceri,  e  (cemi  in  gran  parte  della  lor  natiua  viuezza, 
come  pretiofe  reliquie,  appreflb  di  me  conferuo,  ba- 
ttano a  far  indubitata  fede  a  chiunque  gli  legger à,del 
tuo  molto  fàpere,e  dell'alta  prudenza,con  che,e  nel- 
le humane,  e  nelle  diuine  cofe ,  fofti  fempre  a  mera- 
viglia {ingoiare  -,  E  tanto  più  fingolare,quanto  man- 
co era  il  concetto ,  che  di  te  fteflà  faceui  :  che  dotata , 

a  pari 


a  pari  delle  altre  virtù,  dVna  profondiffima  humil- 
tà  j  che  di  tutte  le  altre  fènza  dubbio  è  il  fondameli* 
to  :  e  di  prudenza,  e  d'ogni  altra  cofa  ti  ftimaui  ftm- 
pre  minima  fra  tutti;  e  facendo  affai  più  cafodellal- 
trui,  che  del  proprio  parere  (benché  il  tuo,  fra  i  buo* 
ni ,  io  lo  trouaflì  cjuafi  (èmpre  il  migliore  )  non  folo 
prendeui  da  altri  configlio  con  molto  gufto ,  ma, 
quafi  che  lenza  Taltrui  guida  ti  parefTe  d'errare ,  ne' 
cafi  dubbi ,  e  difficili ,  &  in  ogni  altra  occorrenza!-» , 
pregaui  con  molta  iftanza  dalle  perfone,  che  più  fti- 
maui,e  da  me  in  particolare,  d'effer  di  continuo  am- 
monita ,  &  infegnata .  Rara  docilità ,  merauigliofo 
difprezzo  delle  proprie  doti,  che  in  quelli,  che  tan- 
te ne  hanno  quante  tu  ne  haueui ,  poche  volte  fi  tro- 
uà .  La  giuftitiapoca  occafione  hauefti  d'efèrcitarla, 
e  folo  nellangufto  campo  delle  proprie  habitationi , 
fra  le  poche  genti ,  cheiui  eran  fbttopofte  al  tuo  go- 
uerno  i  pur  tuttauia  ben  chiara  in  te  riluceua ,  e  non 
era  poco  in  vna  famiglia  compofta  di  gente  di  varie 
nationi ,  varie  infin  di  riti,  e  di  religione ,  non  che-> 
d'humori,  e  di  coftumi  (che  vna  volta  ofTeruai; 
che  dieci  lingue  diuerfe  fi  parlauano  d'ordinario  nel- 
la noftra  cafaj  mantener  con  tutto  ciò  fra  tutti  pace  : 
tenergli  tutti  (©disfatti,  e  contenti;  ediftribuendo 
con  retta  vgualità  gli  vfficij,  le  fatiche,  i  premij,  e  le 
correttioni  anco  a  iuo  tempo ,  far  sì ,  che  non  iolo  di 
te  giamai  neflìino  fi  doliè,ma  tutti,  come  lor  Nume, 
ti  nueriuano ,  e  non  come  a  Signora,  ma  come  a  lor 

I     2,  propria 


propria  madre,  vbbidienti,  t'amauano .  Ne  (blo  den- 
tro alle  domeniche  mura  la  tua  giuftitia  fi  faceua  co- 
no/cere, ma  fuori  ancorarcanto  commutatiuain  trat- 
tar con  altri  con  fbmma  rettitudine  ^  che  quanti  mai 
con  la  noftra  caia  hebbero  negotio,  concentiffimi  di 
te  fèmpre,  a  loro  prò  la  tua  integrità  a  tutte  le  liore' 
efperimentauano  :  quanto  diftributiua,  ò  legale  fra-» 
vn  buon  numero  di  Chriftiani  di  diuerfe  nationi ,  e 
riti ,  che  habitano  in  Sphahan ,  de'  quali  tutti  la  no- 
ftra cafa  era  Tafilo,  tu ,  loracolo .  Quante  differen- 
ze componefti ,  fatta  arbitra  di  quelle  genti  ?  quante 
mogli,e  mariti  di/cordi riconciliafti  infìemePa quan- 
ti dilordini  defti  rimedio?  di  quante  buone  opere  fo- 
fti  cagione  ?  dicanlo  quelle  genti  fteflè,  che  non  ka- 
za  caufà  pianfero  il  tuo  partir  di  là  con  tante  lagri- 
me. Di  fortezza,  e  di  magnanimità  innumerabili 
efempi  defti  (empre  in  tutte  le  tue  attioni  :  già  ho 
detto  quanta  ne  moftrafti  ne'fucceffi  del  noftro  ma- 
trimonio j  ma,  oltre  di  quello,hauere  animo  d'intra- 
prender con  me  tanti ,  e  si  lunghi  viaggi ,  come  fa- 
cefti ,  e  tanti  altri ,  e  maggiori ,  che  fé  più  viueui  ti 
reftauano  a  fare  ;  non  folonon  ftimandogli  graui, 
ma  facendogli  parere  a  me  foaui ,  &  eiortandomiui , 
acciochè  più  prefto  arriuaffimo  al  defiderato  ri  polo 
della  patria:  foffrir  con  tanta  patienza  il  Separarti  da* 
tuoi ,  e  non  vna  volta  fola,  ma  due  j  cioè  in  Baghdad 
prima,  quando  di  là  partimmo,  e  poi  anco  in  Perfia, 
doue  tutti  cran  venuti,  quando  pur  iui  ò  gli  lafciafti, 

o  centra 


153 

o  centra  tnavoelia  ti  lafciarono:  (laccarti  perfem- 
pre  da  fratelli ,  da  forelle ,  da  padre,  da  madre ,  e  per 
andare  in  paefi  tanto  lontani  :  ieguirmi,  come  già 
dilli,  fin  nelle  guerre  tra'l  (angue,e  le  morti  :  veder- 
mi più  volte,ma  con  core  inLrepido,e  con  faccia  non 
turbata ,  fra  nemici  a  pericolo  con  Tarmi  in  mano,  e  . 
non  folonon  temercjma  più  tolto  inanimarmi^e  da- 
re a  me  in  vn  certo  modo  aiuto:  nelle  funrioni  mi- 
litari ,  non  folo  ieguitarmij  ma  precorrermi,  cornea 
altroue  ho  (critto^econ  ragione;  poichè,marciando 
vn  giorno ,  in  quella  confufion  dell'efercito ,  diuifi  : 
tu  con  tuo  fratello,^:  i  cariaggi  da  vnabanda>  io  con 
altri  de'  miei  a  cauallo  da  vn'altra:  quàdo  poi  nellac- 
eamparci ,  occupando  Tefèrcito  grandiflimo  tratto 
di  paefe,  penfàuo  d'hauerti  molto  adietro,trouai,che 
diligentiflima  al  folito  y  e  più  fcarfa  di  me  al  ripoft) , 
benché  più  graue  per  gl'impedimenti,  che  teco  con- 
duceui ,  m'eri  con  tutto  ciò  paflàta  buona  pezza  in- 
nanzi .  E  nella  guerra  d'Ardebil ,  all'hora  ,  che  de- 
fperando  il  Rè  di  Perfia  di  poter  difender  le  (èpoltu- 
re  de'  (uoi  maggiori ,  che  iui  Hanno ,  per  efler quel- 
la città  aperta  fenza  mura,ne  mandò  fuori  tutta  la_» 
robba ,  e  tutti  gli  habitanti  ;  e  fatto  anco  ritirar  quafi 
tutto'l  (ùo  campo  con  le  tende,e  le  bagaglie  in  vn'al- 
tro  luogo  più  ficuro  fra  monti ,  doue  penlaua  far  te- 
fta  a  i  ni  mici  ;  egli  folo  con  poca  gente  alla  leggiera 
reftò  nella  città,  per  non  abbandonarla  fé  non  co- 
llretto  da  ellrema  neceffità,  e  per  arderla  in  tal  caio, 

I      3  accio- 


acciochè  grinimici  d  arderla  effi  non  haucffero  gu- 
fto:  ma  di  donne  nefllina  altra  vi  reftò,  fuorché^ 
quelle  della  mia  cafa  per  particolar  priuilegio,e  quel- 
le della  ca(a  reale,  quali  però,  perchè  il  Rè  non  mol- 
to le  (lima ,  in  cafo  dVn  difaftro  hanno  ordine  gli 
Eunuchi  di  cagliarle  tutte  a  pez2i,a  fin  che  non  ven- 
gano viue  in  man  de  gemmici  y  io,  che  ce  non  vole- 
uo  vedere  a  tal  pericolo,  ti  pregauo  con  grand'iftan- 
2a,che  in  compagnia  del  tuo  fratello,  co  i  cariaggi , 
e  con  tutte  le  genti  di  feruitio  ti  ritiraffi  in  ficuro ,  ò 
almeno  nel  campo  fra  monti ,  doue  ftauano  pur  le-* 
altre  donne  di  tutti  i  grandi, mentre  io,  com'era  do- 
uere,  con  tré,  o  quattro  foli  de'  mieihuomini  aca- 
uallo  haurei  feguicatoil  Rè  in  ogni  cafb,  che  in  due, 
ò  tre  giorni  fi  (ària  veduco  di  quei  grandi  acci  il  fine . 
E  benché  non  io  folo ,  ma  vn  buon  vecchio  tua  fida 
compagnia,  e  tutti  gli  altri  ancora  con  molte  ragio- 
ni ci  perfuadefleroa  farlo,non  vokili  però  mai  com- 
piacermene (  fola  cofa  al  Mondo,  che  in  cucto'l  tem- 
po della  tua  vita  mi  negafti)e  lo  negaui  dicendo,che 
doue  ftaua  la  mia  tefta,  poteua  ben  Ilare  ancor  la_» 
tua  :  che  andafTero  pur  le  lbme,e  la  famiglia,  s'io  così 
voleuo,  ma  che  tu  a  me  veleni  (lare  appreflb  :  e  che 
tu  ancora  a  cauallo,  alla  leggiera,  e  come  fullè  bifo- 
gnato,  con  vede  anco  mutata ,  e  con  le  armi  in  ma- 
no, fel  tempo  così  ricercaua,  hauerefti  faputoirL. 
ogni  cafb  léguirmi ,  come  ben  conofceui  effer  mio 
debito ,  che  anch'io  il  Rè  feguiffi .  O  virtù  incom- 
parabile. 


M5 

parabile ,  e  come  potrò  io  chiamarti  ?  fortezza ,  ma- 
gnanimità? valore  ?  ardir  generofò?  temerità  virtuo- 
i'a  ?  o  pur  con  tutte  (juefte  infieme ,  ecceflb  di  vero, 
e  legitimo  amor  coniugale ,  com'era  in  effetto  ?  Ma, 
che  vado  riferendo  i  particolari? tutta  la  tua  vita,maf" 
(imamente  quegli  anni,  che  viuelli  mecomtante^ 
peregrinationijin  tanti  difagi,  che'l  peregrinar  lem- 
pre  apporta  percommodamente ,  che  fi  faccia:  iti-, 
terre  di  barbari,  lunge  più  volte  da  i  tuoi,  lunge  da  i 
miei:  in  luoghi  ben  Ipelfo^doue  infin  le  nuoue,infia 
le  lettere  de*  noRri  ne  mancauano  (che  vna  volta  da 
Roma,  donde  il  noftro  viuer  dependeua,  in  più  di 
due  anni  né  pur  vna  lettera  potè  arriuarne)tutto  quel 
tempo  dico,  tutti  i  tuoi  giorni  non  furono  altro gia- 
mai,  che  vn*atto  perpetuo  di  continuata  fortezza,  di 
coliantiflima  patienza  :  E  fìn'a  i  giorni  eftremi,  fin 
allVltimo  {pirito,nella  mortale  infermità,onde  al  fi- 
ne ,  gettato  prima  l'immaturo  parto ,  concedclb  poi 
al  fato ,  grauida  »  inferma,  in  luogo  sì  miferabile,  nel 
paeledi  Moghoftàna  pena  al  Mondo  noto:  (òtto  la 
fortezza  di  Mina,  humile ,  &  incognita  prima,  ma_* 
bora  per  la  tua  morte  fin  nel  Latio  conofciuta ,  e  fa- 
mo(a:  inferma  dico,  (enza  aiuto  di  medici,  ò  di  me- 
dicine; (enzaconfolatione  alcuna,  né  corporale,  per 
la  mifera  condition  del  paefe ,  né  fpirituale  per  efTer 
terra  d'infedeli  ;  in  così  gran  male  con  tutto  ciò,  che 
patienza  ?  che  riiegnatione  nel  diuino  volere  ?  che-> 
animo  tranquillo  ?  che  perfeueranza,  che  coftanza 

I     4         inuin- 


I   JÓ 

inuincibile?  Io  fteflb,  atterrito  dal  tuo  male,  perchè 
temeuo,  che  quando  ben  te  ne  fufli  liberata,  in  viag- 
gio cosi  lungo  altri  fimili  te  ne  poteflero  auuenirejti 
dilli  vna  volta  poco  inanzi  al  tuo  morire,  che  fé  Dio 
tidaua  (alute ,  tornaffimo  aviuere  in  Sphahancoi 
tuoi  parenti ,  onde  non  eramo  molto  lontani ,  ch'io 
mi  contentaua  di  priuarmi  per  lempre  dltalia,  e 
della  patria,  purché  non  t*elponeÌli  in  viaggi  così 
lunk;hi  a  pericolo .  A  che  ,  con  voce  languida ,  co- 
me poteui ,  ma  con  animo  più  vigorolo  che  mai, 
mi  rii'pondefti,  rimprouerandomi  quafi  pufillani- 
mità  :  E  che  diran  le  genti ,  fé  non  andamo  alla  no- 
ftra  caia  per  paura  di  fare  vn  viaggio  ?  la  caia  della.» 
donna  non  è  quella  del  padre ,  ma  quella  del  mantoj 
da  i  miei  già  mi  ieparai,  non  biiògna  tornar  più  a  ri- 
nouar  quei  dolori  -,  quando  vengono  lenaui ,  che-? 
afpettiamo ,  imbarcatemi  pur ,  ò  iana ,  ò  inferma_j 
ch'io  fia  :  che  ie  Dio  vorrà,  in  Roma,e  là  iblo  voglio 
andare  aripoiare.-ò  almeno  arriuerò  a  morire  iru 
qualche  terra  di  Chrittiani,  e  tanto  raibaftai  e  ie  ne 
anco  queilo  Dio  mi  concede,  da  fatto  il  iùo  volere,^. 
Cesi  fu  a  punto  j  che  chiamandoti  là  proprio  Dio^ 
per  liberarti  forfè  da  mille  altri  affmni  del  Mondo, 
lenza  pena ,  iènza  dolore ,  ienz'alcuna  curbatione^, 
ò  paura ,  con  Tom  ma  pace,  con  iom  ma  quiete  d  ani- 
mo ,  e  di  corpo ,  dopo  d'eiferti  molto  a  Dio  racco- 
mandata ,  e  dopo  d'hauer  auiiato  me ,  che  perdeui  la 
parola ,  il  tuo  ipirar  non  fu  altro ,  che  vn  facililfimo 

lolpiro 


fofpiro ,  con  gli  occhi  a  me  riuolci ,  e  con  la  bocca-» 
a  rilorcjiiafi che  allegra  mi  diccfli,  Amico,  rimanti 
in  pace  j  io  vò  contenta .  O  felice ,  che  toftì  (empre 
di  tua  fòrte  contenta  ;  tanto  contenta  in  vitale  di  tan- 
ta temperanza ,  che  poflb  affermar  con  veritàjdi  non 
hauer  mai  veduto  in  quefto  Mondo  perfona  conten- 
tarfi  di  manco  in  tutte  le  co(è ,  che  te .  Moderatiffi- 
ma  ne'defiderij  ;  difprezzatrice  d'ogni  caduco  bene, 
e  d*ogni ,  benché  lecito ,  diletto  :  parciflìma  nellVIb 
di  quelli,c]uantunque  neceffario ,  Di  quanto  Dio  ne 
haueua  dato ,  che  tutto  era  in  tua  mano ,  iempre  la-» 
minor  parte  per  te  pigUaui ,  e  rilerbaui .  Di  ciò  che 
V*era  nella  nottracala  dicommodità,ediferuitio, 
il  meglio  prima,  e'I  più  Tempre  per  me  voleui  :  foUe- 
citiflima  nella  cura  della  mia  perfona  (  per  la  quale.^ 
voleui ,  che  nulla  mai  mancafle ,  tutto  Tempre  auan- 
zafTe  )e  difficihffima  in  ciò  acontentarti,non  paren- 
doti mai  di  far  tanto ,  che  baltaflè,  né  che  gli  altri  fà- 
cefTero  quanto  conueniua  .  Dopo  me,  per  fare  al- 
trui bene ,  e  mailimamente  a'poueri,  amaui  d'hauer 
de*beni  del  Mondo:  e  per  fartene  honore  co  i  paren- 
ti ,  e  con  le  altre  perlone  amiche ,  &  amoreuoìi,  che 
la  noftra  cala  frequentauano  j  co  i  quali  tutti ,  ò  che' 
haueffi  affai ,  ò  che  poco ,  haueui  gran  gutlo  dVlàr 
di  continuo  non  folo  quei  termini  di  liberalità ,  che^ 
fon  propri]  de'nobili  :  ma  queUi^cke  fon  d  animo  re- 
gio, e  della  maggior  munificenzajche  poteui  ;  man- 
cando ,  oue  biiognaua ,  più  toilo  a  te  ftellà ,  che  a  gli 


altri  ^ 


138 

altri  j&impìegandobenfpeflòinquefto  tutto  quel- 
lo, che  le  altre  donne  tue  pari  (ogliono  impiegar  più 
volentieri  ne*lor  vanire  iùperflui  ornamenti-,  de  qua- 
li tu  sì  poco  ci  rammentaui ,  che  più  volte ,  per  quel- 
lo ,  che  conueniua  al  decoro  del  tuo  (lato ,  ero  io  co- 
ftretto  a  ricordartegli ,  &c  ad  importunarti,  perche  ti 
facefli  feruir  meglio ,  e  con  più,  non  dico  iplendore, 
xnacommodità,  che  non  fàceui .  E  tempo  qui  di 
parlare  della  tua  cfemplare  honeftà ,  della  im macu- 
lata pudicitia ,  accompagnata  mai  (empre  da  opere* 
caftiffime ,  e  caftiffimi  penfieri .  Vircudi ,  che  pur 
della  1  emperanza  fon  figlie ,  e  per  le  quali  hai  meri- 
tato qua  in  terra  quella ,  che  già  godeftì  in  vitaje  che 
Iiora  godi  dopo  morte ,  candidiffima  fama .  Glorio- 
fa  fama ,  in  che  né  la  Inuidia,  che  a  i  più  virtuofi  mai 
non  perdonò,  ne  la  Maldicenza  di  perfbne,  che  per 
loro  misfatti  da  qualche  tuo  giudo  rigore  fi  teneua- 
no  ofFefe  ,  (eppe ,  ò  potè  mai  trouar  pur  vn  minimo 
neo  da  appuntare  .  Dono,  douuto per  certo  al  tuo 
(burano  valore ,  ma  pur  con  tutto  ciò  (Ingoiare  del 
cielo-,  poiché  vedemo,  e  ne  gli  antichi  tempi,  e  ne' 
modernijchea  molte  donne  d'alto  (lato  non  han  ba- 
ftato  le  opere  buone  5  perche  di  loro  alcun  mal  non 
fi  (la  detto .  Sian  di  ciò  teflimonio  la  pudiciflìma  Di- 
done,e  nelle  (acre  hiftorie  la  innocente  Sufanna, tan- 
to a  torto  infamate ,  quella  dal  Poeta ,  e  quefta  da  gli 
empi  vecchi ,  e  molte ,  e  molte  altre ,  che  potrei  nu. 
merar  di  quella  gui(a .  Ma  a  te  quedo  ancora  il  (om^ 

mo 


139 

mo  Dio  volfè  concedere ,  che  con  publico  applaufo 

ouunque  eri  conofciuta,  la  tua  buona  fama  fi  cele- 
braflè  i  e  fin  quelle  perfine ,  che,come  ho  cletco,da_j 
qualche  loro  ingiufta  paffione  acciecate,t'odiauano, 
e  per  odio  ci  malediceuano,  chiamandoti  jfbuence  ri- 
gorofa ,  dura,  crudel  co  i  vitiofi ,  troppo  zelante  del- 
l'altrui ben  fare  (ah  notate  per  Dio ,  che  male  taccie) 
in  quefta  parte  però  donde  Thonor  donneico  tutto 
depende,  mal  lor  grado  eran  coftrette  a  predicarti 
pur  Tempre  per  vn  altra  Syra  Zenobia  ,*  per  vna  mo- 
derna Romana  Lucretia,  per  l'ifteilà  Pudici tia,  che' 
con  tanta  beltà  congiunta,  e  cola  rara  al  Mondo.  Pu- 
dicitia  non  affettata  con  rigida  ruftichezza ,  non  con 
inciuil  difcortefia,ò  col  naiconderfi ,  e  fuggir  dall'al- 
trui prefenza ,  modi  plebei  :  ma  che,  fènza  celarti  slj 
gli  occhi  de  mortali, con  fèmbiante  alle  genti  gio- 
condo infieme  e  modefto,  con  parlar  non  men  fòa- 
ue,  che  graue a  chiunque  bifognaua,  con  moftrarti 
a  tutti  honeftamente  cortefe ,  e  nobilmente  affibile, 
imprimeua  tuttauia  di  te,  nell'animo  di  chiunque  ti 
miraua ,  tal  riuerenza ,  che  n'era  a  vn  tempo  amata_» 
la  tua  pianezza  ,  lodato  il  nobil  tratto ,  temuta  la  fé- 
uerità  fblo  dou'era  bifogno  di  maniere  fchiue ,  e  la_* 
lioneflà ,  per  vltimo,  venerata  come  fàcra  y  La  qua- 
le in  te  procedeua,non  da  vii  timore  di  pena ,  ò  d'in- 
famia ,  ma  da  vna  intentione  rettiflìma ,  che  hauefti 
fcmpre  in  tutte  le  cofe ,  e  da  vn  defiderio  tato  eccefli- 
uo  difommaperfettione  in  quefta,  &:  in  tutte  le  altre 

virtù. 


i4© 
virtù  5  che  foleui  dir  fpeflo ,  che  doiiendo  tu  andare 
a  viuere  in  vna  Roma ,  non  ti  baftauano  partile  virtù 
ordinarie  ^  perchè  fé  non  fuffi  ftata  fé  non  cotne  vna 
delle  altre ,  haurian  potuto  qui  dir  di  me ,  e  con  ra- 
gione 5  che  di  tali  ve  n^erano  molte  nella  mia  patria  : 
a  che  effetto  dunque  hauer  prefote  per  moglie  in., 
paefe  così  lontano?  che  bifognaua  a  te  però  eilèr  tale, 
che  in  vn  teatro  cosi  fiorito ,  com'è  quefto,  del  Mon- 
do;,  m'hauefìcro  tuti  a  lodar  Telettione ,  a  inuidiar  la 
ventura .  Generofo  intento ,  altiffimo  penfiero,che 
haurebbe  ben  hauuto  feliciiTimo  effetto,  fé  la  morte 
non  rhaueffe  inuidiato .  E  che  merauiglia  adunque, 
le  conicia  a  te  fteflà  di  tanta  bontà,  m'era  però  il  tuo 
cor  (Incero ,  come  iu  (empre ,  tanto  aperto ,  e  con-» 
fchiettifsima  Semplicità,  fenz'alcunadifsimulatione, 
fenza  alcun  riguardo ,  ò  cuoprimento  di  fccreti ,  in 
tutte  le  co(e  manifcfto  ?  che  merauiglia  fé  fratantcL^ 
virtudi ,  e  fra  quefte  in  particolare ,  fioriua  anco  per 
te  nel  nofiro  matrimonio  la  Concordia, 6<:  vna  ftret- 
tifsima  vnion  d  animi ,  in  ogni  tempo ,  in  ogni  acci- 
dente infeparabili  j  onde  non  (àpemmjomai  fra  di 
noi  che  cola  foffe  hauer  IVn  dell'altro  di  (crudo ,  nc^ 
pur  differenza  alcuna  di  parole ,  fé  non  foffe  flato  ò 
da  kherzo ,  ò  di  qualche  nonnulla  ;  ma,  contenti/lì- 
mi vn  dell' altro,  e  fèmpre  conformi  in  vn  volere, 
non  penfauamo,  neftudiauamoin  altro,  che  in  far 
cialcuno  a  gara  quel  che  conoiceua  ,  ò  poteua  imagi- 
narfi,  che  più  all'altro  piaceffe  \  onde  poi  ne  nacque, 

e  con 


141 

e  cron  ragione ,  quello  intenfb,  vero,  e  reciproco 
amore ,  che  in  noi ,  infieme  con  le  anime  noltre-» , 
viuerà  in  eterno ,  e  che  quei  foli  cinque  anni ,  cho 
tu  in  terra  con  me  viuefti  (  ah  non  più  me  ne  con- 
ceflèro  i  cieli  )  ne  fecero  viuer  (òpra  tutti  gli  altri  al- 
tri huomini  felici .  Beata  vita ,  dolciffima  vita ,  che^ 
pochi  nel  matrimonio  hanno  in  forte ,  la  cui  perdi- 
ta da  chi  rha  prouata  tanto  fi  fentcj  e  perchè  mi  fug- 
gì sì  tofto  dalle  mani  ?  Mi  fugge  anco  il  tempo ,  per 
dir  di  tante  cofe .  Hor  alzifi  horamai,  alzifi  più  fubli- 
meil  mio  ragionamento,  e  voli  dalle  cofe  terrene-^ 
alle  celefti,dalle  virtù  morali  alle  Diuine,che  folo  il 
(bmmo  bene  han  per  oggetto .  Qual  fuflfe  in  te ,  ò 
mia  M  A  A  N I ,  la  fede  :  quale  la  deuotione  verfb  la_j 
fàcrofantaChiefa Cattolica  Romana,  domandifi  a 
tutta  la  tua  caia  Gioerida ,  &  a  tante  altre  perfone-? , 
e  del  parentado ,  e  conofciute,  e  ferue ,  col  tuo  fblo 
mezzo  ritolte  alle  oftinate  fcifme ,  alle  empie  here- 
fie  di  Neftorio,  di  Iacopo ,  di  Diofcoro ,  e  de  gli  al- 
tri ,  che  hanno  infettato  tutto  l'Oriente .  Qual  fuflè 
lailètto  alla  Religione ,  el  zelo  di  propagarla  coiu 
tutte  le  tue  forze ,  dicalo  il  Collegio  delle  lingue  di 
Sphahan,  da  iRehgiofi  Carmelitani  Scalzi  inPer- 
fia  eretto ,  &  a  i  Santi  Apoftoli  Pietro ,  e  Paolo  dedi- 
cato ,  folo  a  fine  di  coltiuare  in  quello  tenere ,  e  vi- 
gorofe  piante  ,  che  habbiano  poi  da  dare  alla  Perfia  , 
&  a  tutta  TAfia  abondanti ,  e  foauiffimi  frutti  di  cat- 
tolica religione,  e  di  virtù  .  Al  qual  Collegio,  de  i  fei 

primi 


14^ 
primi  alunni ,  con  cui  al  noftro  tempo ,  e  non  fen- 
za  noftra  iftanza ,  fi  cominciò,  tre  tu  ne  defli ,  e  tut- 
ti tré  del  tuo  /angue ,  vno  fratello ,  e  due  nipoti,  fa- 
cendogli quiui  iòlo  a  quefto  effetto  infieme  coi  lo- 
ro genitori ,  e  con  tutta  la  lor  cafa ,  d'affai  lunge  ve- 
nire ;  vno  de'  quali  già  ,  di  quella  (aerata  Religione 
prefo  riiabito ,  comincia  a  produr  fiori  di  /baue  odo- 
re, e  darà  fpero,  col  tempo  di  quei  frutti,  che  tu  tan- 
to in  vita  bramafti ,  e  che  hora  con  più  efficaci  pre- 
ghiere ,  gli  deui  per  certo  procurare  ,  &  impetrar 
dal  cielo  .  Quanto  fuffi  affidua ,  e  diligente  nella  of^ 
feruanza  del  culto  diuino;  quanto  deuota  alla  beatit 
fima  Vergine ,  a  tutti  i  Santi,  &  Angioli  del  Cielo, 
e  particolarmente  a  queUi,  che  per  tuoi  piùfpecia- 
li  auuocati  haueui  eletti;  quanto  finalmente  vbbi- 
diente  a  tuttociò ,  che  la  noftra  (aera  legge  in(egna, 
fede  ne  faccian  la  Perfia,  l'Arabia,  e  la  Turchia ,  che 
fra  tanta  infedeltà  ti  vedero  fempre,  non  (olo  adem- 
pir quanto  deue  vn  buon  Chriftiano ,  ma  dare  a'  mi- 
gliori Chriftianie(empiodi  flraordinaria  pietas  di 
pietà  non  fondata  in  vana  apparente  hippocrifia_j , 
ma  in  (olida,  e  vera  virtù  intrinfeca  ;  non  c(ercitata 
con  inquietare  a  tutte  le  hore  i  Religiofi  in  (entiro-» 
importune ,  e  lunghe  confeffioni ,  non  so  s*i  dica»* 
di  fcrupoh  impertinenti,  ò  di  friuoli  ragionamen- 
ti ,  come  il  più  delle  donne  hoggidl  fanno  j  ma  con 
offeruanza  inuiolabile  della  Diuina  legge,  con  ab- 
horrire  in  eftremo  ogni  forte  di  vitio ,  e  con  pre(èr- 

uarti 


145 
uarti  con  fomma  cura  incatta  da  ogni  contagio  di 

colpa,  e  di  peccato ,  di  che  poi  doueffi  pentirci ,  & 
accularti .  Pietà ,  non  moftrata  nell'efteriore ,  con 
oftentation  di  fuperba  liumiltà  in  habici  abietci ,  e 
Ibrdidi,  facendo  poi  vica,con  che  queUi  mal  s'ac- 
cordano :  ma  rirplendente  dentro  nella  humiltà  del- 
lo (pirico  y  nell'animo' {incero ,  e  puro  ;  e  fuori  nello 
efèrcicio  indefeflb  delle  virtù ,  e  delle  opere  buone , 
e  particolarmente  di  quelle  della  Miiericordia^chel 
figliuol  di  Dio  tanto  ne  raccomandò ,  &:  è  per  do- 
mandarcene conto  il  giorno  del  Giuditio .  La  Per- 
fia  dico,  l'Arabia ,  e  la  Turchia  della  tua  Fede  fac- 
cian  fede ,  che  ti  videro  tanti  anni ,  non  folo  profef- 
far  publicamente  lanoftraFedelà,  doue  infiniti  al- 
tri la  rinegano  ogni  giorno:  ma  infegnarla  anco  a 
gli  ignoranti ,  e  predicarla  bene  Ipeffo  a  gl'infedeli  j 
che  non  contenta  d'eilèrne,  conforme  al  detto  di 
Chrifto  nel  Vangelo,  in  quelle  infelici  Samaric  te- 
ftimonio ,  voleui  anco  eficrne  (ne  in  quei  paefi  era 
abfurdo  )  infin  propagatrice ,  infin  maeftra .  Della.» 
fida,  efermiffimaiperanza,  che  hauefti  fcmpre  in 
Dio,  non  (uperba  ,  ne  vanamente  appoggiata  iiL, 
propri]  meriti,  mahumile,epia,  fondata  fui  for- 
te faflb  angolare  del  tuo  Redentore ,  e  Ibura  la  falda 
pietra  della  pura  fede  di  Pietro,  e  della Chiefa  fua»>, 
mi  badano  per  teftimonio  quelle  parole ,  che  vna-j 
notte  inanzi  al  tuo  felicilFimo  tranfito  mi  dicefti  ^ 
quando  in  vn  grauiffimo  accidente,  che  ti  fece  fue* 

nire , 


144 
nire,  dopo  efièr  tornata  in  te,  dicendoti  io,  che  ti 
raccomandafli  a  Dio,  e  che  non  temeffi,  mi  ri/pon- 
defti  con  molta  ficurezza  :  E  di  che  ho  io  da  teme- 
re ?  Non  ho  San  Pietro,  e  la  Chiefa  del  Papa  per  me? 
quafi  che  voleflì  inferire ,  come  inferiui  nel  tuo  mo- 
do di  parlare  yDi  che  ha  da  temere  ?  ò  che  non  può 
Iperare  chi  è  del  gregge  eletto  di  Chrifto,  e  tanto  a 
quello  denota,  come  io  fono?  Speraui,  e  con  ra- 
gionej  che  vna  tal  chriftianaconfidenzagiuftamen- 
te  douea  feguire  a  tanta  fede ,  &  a  tante  tue  buone^ 
opere  pafTate  ;  delle  quali ,  come  fra  le  virtù  è  la  pri- 
ma 5  cosi  anco  fu  fempre  in  te  fuprema ,  de  eminen- 
tiflima  fra  le  altre ,  l'ardente  Charità,  in  che  di  con- 
tinuo t*e(èrcitauij  e  co  i  proffimi ,  e,  quello,  che  im- 
porta più ,  con  Dio ,  Co  i  proffimi,  perchè,  come-> 
già  diffi,quelch*era  tuo,  non  era  tuo,  ma  quanto 
haueui ,  era  a  tutti  i  bifognofi  comune  ^  e  non  folo 
non  negafti  giamai  cofache  ti  fuflè  domandata^»  -, 
mentre!  darla  fujflè  (lato  in  tuo  potere ,  ma  preue- 
nendo  le  altrui  domande ,  daui  ogni  giorno  fponta- 
nea,  e  liberamente:  e  diligente  in  inueftigar  le  ne- 
ceffità  di  chi  tal  volta  ,0  per  vergogna ,  ò  per  altro 
era  negligente  in  fcuoprirtele ,  a  molte  perfone  co- 
noftiute ,  e  che  te  ne  pareuano  degne ,  ftnz'hauer- 
ne  pur  vn  minimo  cenno  (  onde  più  le  obligaui)  fè- 
cretamente  foccorreui .  Quanti  poueri  abbandona- 
li, e  pellegrini  raccoghcfti  in  ca(à  ?  quanti  infermi , 
e  maffimamente  ^eran  della  tua  famiglia,  voleui 

feruir 


I4J 
feruir  di  tua  mano  ?  quanti  morti  alcroue  in  neceffi- 

tà  facefti  fepellire  ?  quanti  prigioni ,  e  cattiui  aiuta- 
(li  a  liberarfi  ?  comprando  talliora  /chiaue  Chriftia- 
ne  da  infedeli ,  in  man  di  cui  ftauano  a  rifchio  di  ri- 
negare  ,  (blo  perchè  appreflb  di  te  viueilèro  coftanti 
nella  fède,  ein  libertà,  e  tanto  in  fomma  le  altrui 
niifèrie  d'ogni  forte  compatiui ,  che  fin  con  quefte-* 
tah,econ  altre  fanciulle,  e  donzelle,  cheti  fèrui- 
uano,  quando  per  qualche  errore  occorreua  dar  lo- 
ro alcun  materno,  e leggieriffimogaftigo,  mi  ri- 
cordo più  volte  d'hauerti  veduta  in  quell'atto  pian- 
gere per  dolor  di  loro;  compatendola  miferacon* 
dition  fèruile ,  e  fèntendo  m  te  fteflà  quel  che  vna  di 
loro,  ò  per  fé  ftefTa ,  ò  per  vna  fua  cara  figliuola»* 
hauria  potuto  fentire  di  vederla  in  tale  flato  in  forza 
altrui,  e  foleui  dirmi  con  gran  piecà,che  molto  con- 
erà tua  voglia  t'induceui  a  correggerle ,  che  /e  beiL» 
in  minima  cofa ,  era  pur  nondimeno  accrefcere  aC- 
flittione  apertone ,  che  Dio  cotanto  haueua  afiflitte: 
ma  che  forzata  da  i  loro  mancamenti ,  e  dall'  obli- 
go ,  che  haueui  d'educarle  bene,di  che  doueui  a  Dio 
dar  conto ,  lo  faceui  tal  volta ,  per  non  far  loro,  con 
eflèr  medica  troppo  pia ,  danno  maggiore .  Tal'era 
l'amore ,  che  a'tuoi profEmi  portaui  ;  E  di  quell'al- 
tro più  eccelfb ,  e  Diuino,  che  verfo  il  tuo  creatore' 
in  viue  fiamme  di  vera  charità  cotanto  t'accendeua , 
che  più  euidenti  dimoftrationi  poflò  addurre ,  che* 
le  continue ,  lunghe ,  e  non  mai  tralafciate  orationi, 

K       '       che 


i4<^ 
che  con  tanta  cura  faccui  a  tutte  le  hore  ?  in  che  non 
men  per  altri  viui ,  e  morti,  che  per  te  fteiTa  pregan- 
do, e  del  giorno,  e  della  notte,con(umaui  gran  par- 
te ;  e  con  tanto  feruor  di  fpirito ,  con  tanta  efficacia 
di  parole,  e  tal  folleuamento di  mente,  fenz'hauer 
letto  alcuna  /cuoia  doratione  :  che  i  più  riformati, 
e  più  iftrutti  rehgiofi  te  ne  poteuano  hauere  inni- 
dia .  lo'l  so ,  che  più  volte  deftato  innanzi  giorno, 
fentiuo,  che  già  iorta  oraui  dentro  alla  propria  ca- 
mera a  porte  chiufe,  e  tal  volta  anco,  s'era  di  verno, 
mezzo  veftita  luì  proprio  letto  j  e  (enciuo,  che  con_, 
tal'afìètto  parlaui  con  Dio ,  e  con  tal  efficacia ,  come 
fé  vifibilmente,  e  molto  familiare  Thaueffi  hauuto 
predente,  gli  efponeui  con  humiltà,  e  deuotionei 
tuoi  bifogni,  e  giuflidefiderij,  che  ne  prendeuoin- 
fieme  diletto ,  e  merauiglia  ;  e  quante  volte,per  non 
turbarti,  e  non  darti  faftidio ,  fingendo  di  dormire, 
moftrauo  di  non  me  ne  accorgere .  Potrei  dire  an- 
cor più  delle  fpirituali  gratie  a  te  concedè ,  e  de  gran 
fauori ,  che'l  buon  Signor  fempre  ti  fece .  E  lafciata 
la  protettione  tanto  particolare,  e  ftraordinaria,che 
in  tuttol  tempo  della  tua  vita,in{in  da* primi  anni 
moftrò  chiaramente  di  tener  di  te ,  come  di  cofkj 
fila  eletta ,  e  cara  :  e  le  vie  sì  di  fu  fa  te,  e  rare,  perle* 
quali  tanto  ftranamente  ti  chiamò ,  e  tratta  dalle  te- 
nebre de  gli  errori ,  &  ignoranze  de'  tuoi  maggiori, 
nella  rozzezza  della  Orientai  Chriftianità  confufa- 
xnente  inuolti ,  ti  raccoKè  illuminata  con  infolita  lu- 
ce di 


147 
ce  di  pura  verità  al  più  intimo  grembo  della  Chiefa 

Cattolica  Romana  ;  in  che  manifello  fègno  apparue 
delledèr  tu  con  alta  prouidenza  ab  eterno  predefti- 
naca .  Potrei  dire  anco ,  e  con  verità ,  di  tre  vifioni, 
che  in  diuerfi  tempi,  facendone  tupochiflìmo  ca- 
lo ,  mi  raccontarti  hauer  vedute  -,  le  quali ,  che  fof- 
fero  y  non  vane  fantafme ,  non  illufioni  del  padre  di 
bugia ,  ma  auuifi  certi ,  e  veraci  del  cielo ,  la  verità, 
oc  importanza  delle  cofè,  e  gli  effetti  fucceduti  ben 
me  l'hanno  confermato.  Potrei  dir  di  molte  cofe 
da  te  predettemi ,  e  non  so ,  s'io  mi  dica  con  più  che 
humana  prudenza  preuedute ,  ò  pur  conofciute  per 
qualche  (ecreta  ,  e  fopranaturale  illumination  del 
tuo  intelletto ,  nell'  oratione  forfè ,  che  per  ventura 
tu  per  tua  modellia  mi  taceui .  Ma ,  a  che  più  m'af- 
fatico ?  non  può  raccorfi  in  vna  picciola  conca  il 
grande  Oceano  :  quanto  mai  potrei  dir*  io  di  te  itL. 
tutto'l  tempo  della  vita  mia ,  farebbe  dell'  immenfb 
pelago  de'  tuoi  meriti  vna  minutiflìma  ftilla .  Dirò 
dunque  folo ,  ch'efTendo  ftata  tu  tale ,  a  gran  ragio- 
ne a  pena  nota ,  con  tanta  fmania  ti  bramai  ;  a  gran 
ragione  poflèduta,  t'amai  con  tanto  affetto  :  a  gran 
ragione  lontana ,  amaramente  ti  (bfpiro,  e  perduta 
ahimè ,  ti  piango  a  tutte  l'hore .  E  tanto  più  che  ti 
perdei  nel  fior  de  gli  anni  tuoi  :  nel  bel  principio  de' 
miei  contenti,a  pena ,  poffo  dir ,  cominciati  a  gu (la- 
re :  in  tempo ,  in  luogo ,  in  modo  tanto  difgratiato, 
pertetantomilerabilcperme  di  tanta  affli ttione, 
....  K     z.  che 


i48 

che  fola  tu ,  che  m*ami  quanto  io  c*amo ,  e  che  ogni 
giorno  pregaui  Dio ,  che  non  ti  facefle  veder  la  mia 
morte,per  non  lentire  in  quella  queitormentijch'io 
nella  tua  ho  fentito ,  puoi  credere ,  &c  intender  bene 
quanta  foflè;  equelch'è  peggio,  fenzahauer'ioi il, 
quell'amaro  cafo ,  ne  per  gran  tempo  dopo,pur  vna 
perfona  appreffo^che  con  parole  almeno poteffc-> 
aiutarmi ,  e  inanimarmi  a  iòffrir  con  patienzavn  sì 
gran  male.  Ti  perdei ,  quando  a  punto  di  te  più  \ 
confolatione  /perauo  :  quando  ne  afpettauo  in  breue 
vn  già  concetto  figliuolo,  che  la  ftirpe  noflra  hauria 
tenuta  in  piedi:quando  penlauo  tra  pochi  dì  vederti 
contenta,come  tu  tato  defideraui,e  in  terra  de'Chri- 
ftiani  5  &  in  Roma ,  e  come  io  pur  molto  bramano, 
neiralma  mia  patria  5  dentro  alle  dolci  mie  paterne 
mura.  Ti  perdei  sfortunato  ;,  e  te  perdendo  a  vn 
tempo,  e  l'alpettata  infìeme ,  e  tanto  in  vano  defide- 
rata  prole  y  che  fé  pur  alcuna  di  te  me  ne  fullè  refta- 
ta;  (e  pur  mi  vedeffi  (cherzar  nella  fala  alcun  piccio- 
lo fanciullino ,  che  te  iòlamente  nella  faccia  mi  rap- 
prefentafle,  non  mi  parrebbe  d'eflère  affatto , come 
fonojfolo,  e  abbandonato  :  non  vedrei  hora,  come 
vedo,  l'antica  mia  CaCi  già  cadente,  hormai  diftrut- 
ta  rouinare  :  ne  vederebbe  quefto  Campidoglio, 
come  forfè  a  dì  noftri  vedrà ,  de'  fuoi  amati  Patri- 
lij ,  la  gente  così  fiorita  vn  tempo ,  e  così  nume- 
rofa  della  Valle  ,  (ènza  fucceffione  hormai  eftin- 
ta .  Corrano  pur  dunque  in  abbondanza ,  corrano, 

che 


149 

che  ne  hanoben  ragione,le  mie  lagrime  ;  e  poich*io 
folo  non  bafto  a  piangere  vna  tanca  fuencura,  aiu- 
timi, prcgo,a  farlo  tutto  quefto  nobilillimo  audito- 
rio j  È  fé  pur  pietofi  del  mio  male,  per  non  farlo 
maggiore,  a  piangerlo  non  vogliono  aiutarmi,  e 
mi  daran  per  ragione,  che  pianger  non  fide  per 
chi  viue  beata  in  paradifo:  fia  com'efli  vogliono  j 
ma  almeno  per  confblarmi, poiché  altra  confola- 
tione  in  quefto  Mondo  riceuer  non  poflb ,  m'aiuti- 
no con  le  preghiere  loro,  che  fen  za  dubbio  farariL, 
delle  mie  più  efàudite,  e  più  degne,  ad  impetrar 
da  Dio ,  a  te  anima  benedetta  eterna  pace  :  &c  a  me, 
che  fciolto  quanto  prima  da  quefto  carcere  terre- 
no, hbero  (eh  e  pur  tempo  horamai)  da  i  trauagli  di 
quefta  penofà  mortai  vita ,  de'  quali ,  a  dire  il  vero , 
fon  già  ftanco,  e  fatio,  me  ne  venga ,  come  tanto 
bramo ,  a  ripofare  a  ce  a  canto  ;  6c  a  godere  immor- 
tale infieme  con  te  quella  ecerna  beatitudine  j  alla 
quale ,  come  ben  fai ,  ò  mia  diletta ,  ch'io  di  conti- 
nuo a(piro,  così,  fé  m'ami,come  ben  so  che  m'ami, 
tu  ancora  da  Dio  m'intercedi ,  che  fenza  più  indu- 
giare mi  conduca .  Ho  detto . 


IL    FINE* 


Errori  occorf!  nello  fiam^are. 


fac.  48. 

liti.   I.    Viui                           U9VÌ 

Viue 

z6. 

I.     Liberti 

Liberalità 

roi. 

3.    veólos 

veólor 

III. 

£4.     Si  mage 

Sic  magc 

«so- 

14^   che  tali  li  chiamauo 

che  uh  gli  cliiamau9 

e 


w^' 


1