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Full text of "Geometria rettilinea e curvilinea: trattata con metodo preeuclidico e ..."

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McLi^h SI09~, ^'^.-S 






SCIENCE CENTER LIBRARY 

HORACE APPLETON HAVEN, 
OF PORTSMOUTH. N. H. 



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C/tJlxxl-O 



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DJ JlUi 




1 

J 





TRATTATA 



CON METODO PREEUCLIDICO 



lì 



CRONOGONIOMETKIA 



per E. B. 




ROMA 

TirOCRAFIA IST. GOULD, VIA MARCHESA, 4 



1899 



PREFAZIONE 



Gli antichi greci che per primi coltivarono la scenza in 
Europa, facevano procedere parallelamente lo studio della 
geometria e del calcolo numerico, applicando all'uno i prin- 
cipii che progressivamente venivano riconoscendo nell'altro. 

Questo metodo comparativo in breve condusse a risultati 
che fecero maravigliare il mondo. 11 sommo Euclide abban- 
donò il modo seguito dai suoi predecessori, e trattò la sua 
geometria con metodo sintetico, come quello che basandosi 
sulla stessa scenza più ;ad essa si addice. Ciò eseguì in modo 
tanto ammirevole, che non solo fu seguito dalle ménti pia 
elette della sua epoca, ma sei dei suoi libri giunti fino a noi, 
formano tuttora base dellMnsegnamento geometi*ieo. 






^rà^-J^',-' 






1 ' •-■ 



«- 



biamo intitolato Geometria trattata con metodo preeu^Udico, 
Affinchè poi lo stesso libro possa riuscire di pratica utilità, 
abbiamo fatto seguire la parte teorica da varie applicazioni 

alla topografìa; quindi abbiamo dato un cenno sulla Crono- 
goniometria, ossia modo di esprimere ed operare mediante lo 

stesso carattere numerico tra le quantità eterogenee angoli e 
tempi. 

Attribuiamo alla graduazione non del tutto geometricamente 
eseguita dei goniometri in uso, la causa prima degli errori che 
s' incontrano nel rilievi topografici, e però nella Parte prima 
Capitolo I e II, svolgiamo una teoria sulla formazione e natura 
degli angoli costruibili o no mediante la riga ed il compasso, 

indicando un sistema di graduazione della circonferenza del 
tutto geometrico, il quale dà la misura di angoli sempre 
graficamente costruibili. In preparazione delle esercitazioni 

topografiche al Gap. IH parliamo degli elementi dei triangoli 

diversi dai loro angoli, che ne permettono la costruzione e | 

e misura. Allo stesso fine svolgiamo vari teoremi, taluni dei 

quali hanno importanza speciale. Chiudiamo questa prima 

parte esponendo un metodo breve ed esatto per la formazione 
delle tavole trigonometriche. 

Nella Parte seconda^ che ha lo speciale scopo di provare 
come la geometria si estenda oltre I limiti che le si sono vo- 
luti assegnare, ai Cap. Il e IH trattiamo delle potenze e ra-^ 
dici delle quantità geometriche di qualunque grado dì espo- 
nentei poiché nelle dimostrazioni usiamo talvolta il calcolo 

misto, cosi per essere meglio compresi, al precedente Oap. I 
diamo alcuni modi pratici per determinare 1 ì radici ennesime 
numeriche. Nel Cap. IV trattiamo della divisibilità dell'angolo 



trattiamo 
ezza delle 
Iella quale 
Ilare, seb- 



i, parte si 
vi metodi: 
;i teoremi 
data nelle 
;on la de- 
> mediante 
seni degli 



ire e della 
ittere nu- 
ì quantità 

josto trovi 

lassi meno 
non certo 
no sperare 

I avuto la 



— vn — 

temerità di scendere in campo male armati a lottare contro 
opinioni inveterate da secoli ed oramai divenute convinzioni, 
non sfuggiremo al certo alia critica la quale nel decorso del- 
l'opera non può mancare di trovare più di un giusto scopo. 
Vogliamo però sperare che mollo ci sarà perdonato per es- 
serci mossi col sincero intendimento di riuscire utili. 



StiMco Soonoli 



■» XZ? g; 



\ 



r 



PARTE PRIMA 



CAPITOLO !• 



Oosindbilità de£^ angoli ed aroM 
mediante la riga ed il compasso 

!• La geometria assegna per misura degli angoli la 
semisomma o la semidifferenza degli archi che intercettano 
sulla circonferenza le direzioni dei loro lati, secondochè il 
vertice degli angoli stessi sia interno o esterno ad essa, e con- 
seguentemente per Tangolo il cui vertice è al centro, asse- 
gna l'arco compreso tra i suoi lati. Nonpertanto Timpossi- 
bilità di rettificare la circonferenza e perciò gli archi in 
genere, ha indotto i geometri ad adottare per la misura 
dell'angolo al centro, la corda dell'arco compreso tra i suoi 
lati calcolata in parti di raggio, e determinata graficamente 
cioò mediante la riga ed il compasso. Si è così trovato che 
il raggio riportato successivamente sulla circonferenza la 
divide in sei archi uguali, ossia che esso è lato dell'esa- 
gono regolare iscritto, e che la parte maggiore del raggio 
diviso in media ed estrema r'^gione, riportato successiva- 
mente sulla circonferenza la Jivide in dieci archi uguali, 
e perciò questo segmento è lato del decagono regolare 
iscritto, 

C C 

Ottenuti per tal modo gli archi -3- , "jk- » ove C 

è la circonferenza » raddoppiaiiJo ciascuno di essi, si otteix- 



e e 

gono gli archi -q- , -^, dei quali le corde sono rispettiva- 
mente lati del triangolo e del pentagono regolari iscritti ; e 

C C 
sottraendo Tuno dall'altro gli stessi archi, e cioè -g- ^ 

si determina Tarco t^ del quale la corda è lato del pen- 
tadecagono regolare iscritto. Degli archi nel detto modo 
determinati chiameremo jor^'mar^ i quattro seguenti : 1. Cir- 
conferenza ; 2. Arco sotteso dal lato del triangolo equila- 
tero iscritto; 3. Arco sotteso dal lato del pentagono regolare 
iscritto ; 4. Arco sotteso dal lato del pentadecagono regolare 
iscritto ; talché, data la circonferenza divisa in 360** gradi, 
diremo primari gli archi ed angoli 360% 120% 72% 24^ 

2, La geometria fino ad ora offre un solo modo grafico 
per determinare un angolo od arco minore di altro dato 
e che sia in un accertato rapporto con questo, e ciò bise- 
cando successivamente e finché sia praticamente possibile 
Tangolo dato, ossia dividendo successivamente per 2 lo 
stesso angolo. La stessa divisione si eseguisce sul valore 
in gradi dell'angolo dato dividendolo ordinatamente per 
le potenze del 2. 

a) Diremo per brevità decomposto nei suoi duen- 
nesimi un angolo successivamente bisecato, od anche 
il valore di un angolo diviso ordinatamente per le potenze 
del 2 ; e diremo duennesimo di esso uno qualunque degli 
angoli inferiori ottenuti sia con le bisettrici successive, sia 
con la divisione per le potenze del 2. 

In genere useremo la stessa espressione per qualsiasi 
quantità geometrica divisa successivamente per 2, sia gra- 
ficamente sia nel suo valore, 

3. Dividendo successivamente per 2 all' infinito il valore 
di ciascuno dei quattro archi primari, si forma la seguente ; 






Tavola dei duennesimi degli archi ed angoli primari 
espressi in gradi e decimali di grado 



Archi primari 


360» 


120" 


72» 


24» 


Divisori 2 


180» 


eo» 


36» 


12» 


> 4—2* 


90» 


30» 


18» 


60 


» 8 3= 2^ 


45'» 


15» 


9» 


3« 


> 16 = 2* 


22",50 


7», 50 


4»,50 


1»,50 


> 32 = 2* 


11«,25 


.3«,75 


2»,25 


0»,75 


» 64 = 2* 


5»,625 


1»,875 


1M25 


0»,375 


• • • • 


• • 


• • 


• • 


• • 



Un termine qualunque della tavola j per quanto vogliasi 
avanzato^ esprime in gradi e decimali il valore esatto del" 
l'angolo al centro di un poligono regolare iscrittibile grafi- 
camente^ e la stessa tavola avanzata indefinitamente con- 
tiene tatti i valori degli angoli al centro dei poligoni rego- 
lari iscrittihili mediante la riga ed il compasso (1). 

4. Può ottenersi direttamente il duennesimo di grado n 
di una data quantità a, dividendo il prodotto a.5" per 10'', 

fìL CI ** 

ossia avremo "2^= ""Ta^ ; std esempio il risultato di quattro 

bisezioni successive dell'angolo 3°, poiché 5^ = 625, sarà 
3' 3 X 625 1875 _ 

%'~ 10^ — 10000 ~"'-^®'^* 

Se la quantità a è numero fratto o frazionario di/) cifre 

fl.5* 
decimali, allora il suo duennesimo di grado n è tàvt^. 

. 3°,75 3',75X5' 234375 ^ „„,,„, 
Ad esempio -gj- = ^^'^-v* = ìqqqqqq = 0',234375. 



(i) n Gius nella lua opera e Oesquisitiones aritmeticae * ha dimostrato la possibilitA 
d^iscQyere nel circolo il poligono regolare di 17 lati, ed in genere tutti i poligoni di n lati 
qpundo n'# nuDiero primo ea n — i una potenza del 2. Questi poligoni non compresi nella 
taToU non dicii^o graficamente costruiDiji non essendo a nostra cognizione il modo di 
detsr^iìilAnkeil-rispettiyo itngolo al (dentro mediante la ri^ ed il compasso. 



i 



5. Diremo costruibili gli angoli ed archi che possono 
determinarsi mediante la riga ed il compasso^ e non co- 
struibili tutti gli altri. 

6. Sono costruibili gli archi ed angoli primari e i loro 
duennesimi e multipli per un numero intero airinfinito; 
nonché gli angoli ed archi dei quali il valore è costituito 
dalle possibili combinazioni per somma o differenza fra due 
o più termini della tavola; quelli il cui valore è prodotto di 
uno dei termini (ovvero di una delle dette combinazioni per 
somma o differenza), sia per altro termine della tavola, sia 
per un numero intero ; quelli ancora dei quali il valore 6 
quoto esatto di uno dei termini o di una delle dette combi- 
nazioni, sia per altro termine della tavola, sia per un numero 
intero, che sia divisore esatto del valore angolare dividendo 
e dia un quoto multiplo di 3 ; sono espressione di angoli 
costruibili tutti i duennesimi all'infinito od i multipli per le 
potenze del 2 di uno qualunque dei valori angolari nei detti 
modi ottenuto ecc. ecc. Non sono poi graficamente costrui- 
bili i valori degli angoli non compresi fra i descritti. 

7. Comya vedesi dalla tavola, Tareo ed angolo più pic- 
colo di un numero intero di gradi che possa graficamente 

24** 
costruirsi, è Tarco S"" ossia gs » ^ perciò l'arco 3*" 6 

r unità geometrica degli angoli ed arclii graficamente co- 
struibili. 

Consegue, che dei 360 archi interi nei quali ordinaria- 
mente si gradua la circonferenza, un terzo ossia 180 sono 
graficamente costruibili^ gli altri due terzi ossia 240 sono 
determinati per approssimazione, 

%. Rapporto alla unità 3"" distinguiamo gli angoli in 
genere in inieri^ fratti q frazionari, secondochè iHorovOf'^ 



-^ÌTiTT— i";- \^ 



lare è numero intero di gradi maggiore di 3, nùmero ih" 
tero a frazionario minore di 3, o numero somma di un 
angolo intero e fratto. 

9. Diremo angolo base un angolo intero e disparì ; 
ìnquantochè moltiplicato e divìso ordinatamente per le 
potenze del 2, origina una serie ascendente ed altra 
discendente di angoli ambedue infinite. 

10. Per ridurre un angolo intero al suo angolo base, 
si divide successivamente per 2 il suo valore finché si 
ottiene un quoto intero dispari, che è il valore rfeW'angolo 
base richiesto. 

Un angolo fratto o frazionario che sia duennesimo 
di un angolo intero, si riduce a//'angolo base, moltiplicando 
il suo valore per quella potenza del 2 che ha ^esponente 
costituito di tante unitày quante sono le cifre decimali del 
valore del dato angolo. Esempi: 

Ang. 240* : 2 = 120% 120^ : 2 = 60% 60* : 2 = 30% 
SO** : 2 = 15^ angolo base. 

Ang. 1%3125 X 2' = 2^ ang. base; essendo 4 le 
cifre decimali. 

Ang. 241% 3125 X 2' = ang?. girato 3861^ ang. base. 

Ossia si costruisce Tang. 240*" raddoppiando per 4 volte 
successive il suo ang. base 15"* ; si costruisce Tangolo 
1%3125 con quattro bisezioni successive del rispettivo 
angolo base 21% ed in quanto all'angolo 241%3125, per 
comodo del calcolo e delle costruzioni grafiche, si decom- 
pone nei valori di quanti vogliansi angoli costruibili, 
e determinata la base di ciascuno degli angoli parziali, 
si ricostruisce l'angolo dato, operando sopra le basi 
ottenute nei modi descritti, e sommandone i risultati. 
Faremo cioè ang. 241%3125 = ang, 240* + 1%3125 ; dei 
quali i rispettivi angoli base sono come si è visto 15* e 21*; 



talché raddoppiando quattro volte successive l'angolo 
15** ed aggiungendo al risultato quello ottenuto con quai;tro 
bisezioni successive dell'ang, 21°, si formerà quello richiesto 
ang. 24r,3125. 

11. Può determinarsi a prióri^ se utì angolo del quale 
è noto il valore, sia costruibile o no : 

Infatti un angolo Intero è costruibile se il suo valore è 

multiplo di 3% ossia se la somma delle cifre del numero 
esprimente il suo valore è multiplo di 3*". 

Così sono costruibili gli angoli 117** e girato 2673* 
come multipli di 3. Non sono costruibili gli angoli 118*^ 
e girato 2674** non multipli di 3. 

Il valore di un angolo fratto frazionario costruibile ò 
sempre multiplo di 3, e termina per le cifre decimali 0, 5 

ovvero 0%... 25 o 0%... 75; però (juesti caratteri che divide 
con alcuni angoli non costruibili , sono insufficenti a 
determinarlo ; e perciò per accertarne la costruibilità dovrà 
ridursi all'angolo base, e se questo risulterà costruibile lo sarà 
anche l'angolo proposto. Esempio : 

Ang. 1**,3125 di base 21*^ è costruibile tale essendo 
ang. 2l^ 

Ang, 4'',0875 di base 65*^,40 ang. non costruibile, 

12. Una opera7}one qualunque si eseguisce graficamente fra 
due più angoli, effettuando prima numericamente la wtuta 
operaTJone fra i valori dei dati angoli, per .quindi costruire 
Vangelo risultato nei modi sopraindicati. Le esercitazioni to- 
pografiche che seguono la teoria offrono degli esempi di 
tali operazioni. 

13. Prevale erroneamente l'idea che sia difficile deter- 
minare degli angoli graficamente divisibili per uno o più 

numeri primi, inquantochè un angolo costruibile è divisibile 
graficamente per uno o più numeri primi, se questi sono 
compresi fra i fattori numerici del suo valore. 



„-1*-" », 



Consegue che decomposto nei modi aritmetici il valore 
di un angolo costruibile nei suoi fattori primi, esso è grafi- 
eamente divisibile per uno qualunque di questi fattori primi, 
esclusione fatta per una sol volta del fattore 3** come unità 
angolare. 

Lo stesso angolo è anche graficamente divisibile per 
i possibili prodotti fra i suoi fattori primi, escluso sempre 
una volta il fattore 3%- lo è ancora per tutti i duennesimi 
air infinito degli stessi fattori e loro combinazioni ecc. ecc., 
talché Tangolo dato ammette un numero infinito di divisori 
grafici: ad esempio vogliansi i divisori grafici dell'an- 
golo 315^ ^ 

Decomposto il valore dell'an- 
golo nei suoi fattori primi nume- 
rici, come vedesi a lato, si trova 
che Tang. 315'' è trisecabile, quin- 
tìsecabile e divisibile per 7, e con- 
seguentemente è anche divisibile 
per i numeri interi 3x5=:15»3x7=:21^jì)5X7 — 
= 35»3X3X5 = 45^»3X5X7 = 105^ Eseguendo 

infatti le divisioni— ^g— = 9% -^ = 45*" ecc. trovasi che i 

quoti ottenuti sono espressioni di angoli graficamente co- 
struibili ; e perciò si divide graficamente il 315'' per 
uno dei detti divisori, costruendo direttamente nei modi 
noti gli angoli quoti 45% 9*" . • . . ecc. Si trova 

315" 31 5*^ 

05 , 2* ~ '^^''^^ 1 ' 2^ ^ ^^^"^ ®^^' ^^^ ^ quoti sono valori 

di angoli costruibili ; inoltre i multipli del 315'' per un 
numero intero ; i suoi duennesimi all'infinito, le combi- 
nazioni per somma differenza, e prodotto di tali duennesi- 
mi ecc., sono altrettanti valori angolari divisibili grafica- 
mente per i divisori del 315**. Vedesi da ciò che quando un an- 
golo base costruibile, escluso il fattore geometrico 3% ammette 
altri divisori grafici, sono infiniti gli angoli costruibili che in 




kerie ascendente o discendente sono graficamente divlslbitìl 
per gli stessi divisori grafici di quell'angolo base. 

14. Per formare con la riga ed il compasso un angolo 
che risalti graficamente divisibile per uno o pia dimsori 
siano no numeri primi, basta moltiplicare l'unità geome- 
trica 3* per il colato dioisore o per il prodotto dei dati dioi- 
sori. Così formeremo un angolo a divisibile graficamente 
per p. g. V. . . . se faremo ang. a = 'S'pgo .... Ecco come 
procederemo in pratica. 

Si voglia costruire una serie infinita di angoli che 
sieno graficamente divisibili per il numero 19.25. 

Moltiplicheremo 19,25 per 3°.n, ovvero per -sr ; ad 

3° X 7 

ipotesi 19,25 X — o — ~ 202°,125, e qualsiasi multiplo 

per un numero intero o qualsiasi duennesimo di questo 
angolo prodotto, sarà valore di angolo divisibile grafica- 
mente per 19,25. 

Per quanto si è detto, i fattori numerici del dato 
divisore 19,25 sono divisori grafici di uno qualunque 
degh angoli nel detto modo ottenuti. Ad esempio faremo: 
19,25 X 2' = 77. = 7 X 11. Quindi uno qualunque dei 
detti angoli è anche divisibile graficamente per 7, perii 
e per qualsiasi multiplo e duennesimo dì tali divisori ecc. : 

troviamo infatti 202%125 : ^ = 36%75 » 202%125 : 11X7^ 

= 2',625° » 202M25 : 5 X 7 = 5°,775 ecc. ove i quoti 
sono valori di angoli costruibili. 



*5. Per deUrimnare a priori se un angolo è divisibile per 
un dato numero, si osserva se il suo valore presenta i caratteri 
arittnelìci di divisibilità richiesti dal dato divisore. Cosi: 

È trisecabile un angolo intero del quale la somma 
delle cifre del suo valore è multiplo di 9. 




È quintisecabik un angolo del quale il valore è multi- 
plo di o, e termina per le cifre 5 e 0. 

È divisibile per 11 il valore angolare multiplo di 3, nel 

auale la somma delle cifre di posto pari è uguale a quella 
elle cifre di posto dispari, ovvero nel quale la differenza 
delle dette somme sia multiplo di 11 ; e così di seguito. 



Sttgli a&gòU noB oostmlbD! grafloamente 

16. Non Sem costruibili mediante la riga ed il compasso 
gii angoli interi, fratti o frazionari dei quali il valore censi* 
derato in compiesse non è multiplo di 3. 

17. Distinguiamo gli angoli non costruibili in determi- 
nabili e non determinabili. 

18. Un angolo determinabile è un terzo di altro costrui- 
bile. Lo diciamo determinabile, perchè sebbene non possa 
costruirsi graficamente, pure se é data la sua apertura, può 
determinarsi esattamente il suo valore in gradi e decimali. 

Tutti gli angoli interi non costruibili sono determinabili, 
e degli angoli fratti o jra^ionari lo sono quelli dei quali il va- 
lore è duennesimo di 1^ ovvero multiplo di un duennesimo 
di V per un numero intero. 

19. Il valore degli angoli fratti o frazionari determinabili 
termina per le cifre 0%5 ovvero 0%... 25,0%... 75. Tale carat- 
tere però divide con taluni angoli non determinabili e perciò : 

Per accertare la determinabilità di un angolo non costrui- 
bile si riduce al suo angolo base moltiplicandolo per il 
triplo della potenza del 2 che ha l'esponente costituito di 
tante unità quante sono le cifre decimali dell'angolo dato ; 
il quale sarà determinabile se V angolo base risulterà 




v«< 



' • " t, 






1 



I 



x •^^ 



— It) — 

costruibile. Ad es. per Tang. 0o,4375, faremo 0,4375X^6 X 
X 3 = 21<* angolo costruibile, e perciò ang. 0%4375 é deter- 
minabile. Per Tangolo 62*^,4375; lo decomporremo neir in- 
tero eS** e fratto 0^4375 del quale il primo è determinabile 
ed il secondo trovasi tale come sopra, quindi ang, 62^,4375 
é determinabile ecc. 

20. NelKuso del goniometro, se un angolo formato 
da due direzioni non abbraccia un arco esatto della gra- 
duazione si riporta quest'arco tre volte sulla circonferenza, 

ed allora se il detto angolo è determinabile, la punta del 
compasso finisce col cadere sopra una divisione esatta della 
graduazione, ovvero sopra una parte duennesima dell'arco 1^ 
di essa. Ad esempio riportato sulla graduazione tre volte 
successive l'apertura di un dato angolo la punta del com- 
passo segni arco 39^75 : ciò indica che il dato angolo è 
39© 75 
^ — = 13*^,25 valore esatto di angolo non costruibile. 



21. Mediante la riga ed il compasso, un angolo non co- 
struibile, non può jormarsi che per approssimandone, renden- 
dosi cioè costruibile colV aggiunta al suo valore di un duenne- 
simo del ^rado 1" tanto piccolo da potersi considerare in pratica 
trascurabue Verrore. 

Si divida il grado 1*" in duennesimi co- 
me vedesi a lato. 

Sia intero l'angolo da costruirsi. 

Se il valore assegnato all'angolo supe- 
ra di un grado quello di altro angolo intero 
costruibile, si aggiunge ad esso uno dei 
duennesimi del grado di posto pari, ossia 
uno dei termini 0%5 » 0%125... 0%03125; 
se il valore assegnato è inferiore di un 



lo 

0^,5 

0^,25 

0^,125 

0^0625 

0o,03125 

0%01 5625 

)> » )} » 



grado di altro angolo intero costruibile, allora si aggiunge 
ad esso un duennesimo del grado di posto dispari e cioè 



/ 



y 



-^ lì — 

ì, = Ó%25.... 0%015625.... Ciò cangia il valore deirangolo 
proposto in quello di angolo costruibile, che differisce dal 
primo ài quantità trascurabile, se tale è il duennesimo del 
grado aggiunto. Ad esempio, voglia costruirsi con la riga 
ed il compasso Pang. 61'' = 60'' + l^ Si riduce costruibile 
scrivendo 61%03125 = 60^+ 1%03125 ; troviamo ang. base 
1*,03125 = 33*; talché, costruito Tang. 60^ si aggiunge ad 
esso il risultato di 5 bisezioni successive dell'ang. 33^ L*an- 
golo così formato differisce dal 61*" di -f- 0^03. Vogliasi co- 
struire invece Tang. 62'' = 63*^ — 1^ allora aggiungendo un 
duennesimo di posto dispari faremo 62%015625. Ang. base 
2%015625 = 129% e riunendo all'ang. 60M1 risultato di 6 
bisezioni dell'ang, 129% si ottiene un angolo che supera di 
0^,015 il 62% 

Con metodi analoghi, che sarà facile rinvenire agli 
studiosi, si formano graficamente per approssimazione gli 
angoli non costruibili fratti e frazionari. 

22. Per eseguire mediante la riga ed il compasso le 
varie operazioni fra i valori di angoli non costruibili, si ren- 
dono costruibili nel detto modo, si opera su questi come è 
detto al (12) e si costruisce l'angolo risultato dalla opera- 
zione aritmetica eseguita : il valore di questo differirà tanto 
meno da quello ricercato, quante più cifre conterranno 
i duennesìmi del grado V aggiunti agli angoli non co- 
struibili prima di operare. 



CAPITOLO II. 



Ddi oirooli graduati o goniometri 



23. Le primarie officine dei vari Stati e private nelle 
quali si fabbricano istrumenti geodetici e topografici, pos- 
siedono dei congegni meccanici di gi-ande costo (piatteforme) 
nei quali l'esattezza della graduazione del circolo è rigoro- 



^mente accertata con tutti i mezzi che la scienza moderna 
offre in sussidio della grafica geometrica ; talché i goniome- 
tri provenienti da tali officine devono ritenersi esatti. Non- 
pertanto prima di servirsi di un istrumento d'ignota prove- 
nienza, è prudente verificare l'esattezza della graduazione 
del circolo che lo correda (1). Esponiamo un modo pratico 

per effettuare detta verifica (Fig. !•)• 

Sul filo di una riga sottile FK si stabilisca un segmento 

jF7 esattamente uguale al diametro AB del circolo C del 
quale vuole accertarsi l'esattezza della graduazione. Ogni 
qualvolta il filo della riga passa per un punto M della gra- 
duazione, in modo che gli estremi F,/ del segmento uguale 
al diametro si trovino sopra i due diametri ortogonali pro- 
lungati AB^EDj lo stesso filo della riga interseca la cir^ 
conferenza in un secondo punto H della graduazione, che 
segna arco EH=^3.DM. Se ciò non avviene la gradua- 
zione è errata. 

(La prova si ripete per più coppie di diametri ortogo- 
nali variamente inclinate). 

Infatti, si traccino i raggi CM, CH e la GM parallela 
al diametro ED e perciò perpendicolare a quello AB. 

Se per ipotesi arco EH = 3.DM sarà, come esterno 

lì. nj?u EH- DM 3-1 . 
al circolo. Ang. CFH = s '^ — 9 — ^ ' ossia 

ang. CFH= FCM perciò il triangolo VMF è isoscele ed 
il suo lato MF (segmento del filo della riga esterno al cir- 
colo) è uguale al raggio CM. 

Per le parallele ÈF^ MG e secante CM trovasi angolo 

GMC = MCF ; per le stesse parallele e per la secante FI 
trovasi. angolo GMC= GMI^ onde triangolo rettangolo 
GMC = GMI, e perciò segmento F[ = MF-}- MI= AB 
diametro. 



(1) Nel nastro trattato della corda nel ciroolo Roma 1895^ dafcriTÌamo Tari tnsattori 
madianta i quali può graduarsi esattamente il eiroolo in gradi e decimi di grado. 



— 13 — 

24. L'inversa, ugualmente dimostrabile, offre un modo 
semplice per eseguire la graduazione di un circolo C (Fi- 
gura 1*). Infatti, tracciati prolungandoli due diametri orto- 
gonali ABy ED e determinato sul filo di una riga un seg- 
mento FI = ABy si costruisca nei modi geometrici arco 
EH = 3^ Si faccia passare per H il filo della riga in modo 

che gli estremi F, I del segmento si trovino sopra i dia- 

30 

metri ortogonali; risulterà arco DM = -q- = 1® grado, 
arco contenuto 360 volte sulla circonferenza. 

25. I goniometri in commercio, divisi in gradi e deci- 
mali di grado, non possono usarsi per la misura costru- 
zione degli angoli che diciamo costruibili come al (5), se 
tali angoli sono frazionari non terminanti per 0%5, ovvero 
fratti diversi da 0^,5. Quando vogliasi un goniometro col 
quale si possano misurare angoli che siano sempre rico- 
struibili mediante la riga ed il compasso, necessita gra" 
duarne il circolo per duennesimi dell'arco 3^; e cioè di- 
viso geometricamente il circolo in 120 archi uguali, si 
suddivide ciascuno di questi con lo stesso numero di bi- 
settrici successive, finché è possibile la chiara lettura 
della parte fratta. Data tale graduazione : 

1. Qualsiasi angolo misurato con essa ha un valore 
esattamente esprimibile in gradi e decimali di grado, del 
quale le cifre decimali sono tante quante le bisettrici in cui 
siasi diriso l'arco 3*. 

2. Un angolo misurato con tale graduazione può 
sempre ricostruirsi mediante la riga ed il compasso senza 
il sussidio del quadrante. 

26. Crediamo utile richiamare alKattenzione dei geo- 
metri, il principio generale geometrico $ul (juale si fonda 
]^ misura degli angoli. 



— 14 — 

Suppongasi (Fig. 2'b) una serie di segmenti rettilinei 
ab, bc, ed... gk; perfettamente uguali ad aè, collegati e gi- 
ranti nei loro estremi, a partire dal vertice 6 di un dato an- 
golo abm. Se prolungato in k Ìl lato mb di questo, si svol- 
gano n segmenti della serie in modo che i vertici 6, d,f... 
formati dagli estremi giranti si trovino sulla direzione mh, 
e che l'ennesimo segmento giaccia sopra questa direzione 
mh (Fig. 2 a), ovvero sia diretto all'estremo a del lato ba del 
detto angolo, come gh (Fig. 2'b) sempre l'ang. ahm risulta 
ennesima parte di quello dato abm ; talché sia costruito 
geometricamente ang. abm = 6", e per ipotesi siansi svolti 
nel detto modo sei segmenti, compreso quello ab formante 

lato del dato angolo, risulterà ang. ahm = -^ ^ 1". In 

egual modo sia retto l'angolo abm e svolti sei segmenti 

sarà ang. ahm = ^ ^= 15° ecc. 

Infatti (Fig. 2« b), tracciata la direzione ha siano svolti 

nel detto modo 7 segmenti della serie. I triangoli successivi 

hgf, gfe, f'ed... cba, perchè formati da segmenti uguali, sono 

isosceli e perciò, chiamando 1 l'ang. in /i, per l'isoscele 

fgh sarà angolo esterno in g = h ~\-f = 2. Per lo scaleno 

triang. efh sarà ang. esterno 'mf^e-\-h = 2-\-l — 3; 

così in proseguo finché rapporto al massimo scaleno abh, 

si trova ang. esterno in b =a-\-h = Q -\-l = 7y ossìa 

abm „ . ,. ,,, . 

ang. ahm = — s- , per essere 7 i segmenti svolti, mquan- 

tochè per ogni segmento aggiunto l'ang. abm sì accresce 
di una unità h. 

27. Se fino ad oggi ignorasi il modo di poter disporre 
mediante la rissa ed il compasso, una serie di segmenti 
uguali come alla (Fig. 2' a, b), e perciò non si sa dividere un 
dato angolo in angoli uguali che siano in numero primo col 
suo valore, però è sempre possibile, costruire delle catene 



— 15 — 

costituite di segmenti rettilinei, rigidi, perfettamente uguali 
e giranti due a due per i loro estremi in modo che sotto 
qualunque inclinazione dei segmenti successivi tra loro, 
resti inalterata la rispettiva lunghezza. 

Istrumenti costruiti sul detto principio permettereb- 
bero la costruzione rigorosa di qualsiasi angolo, non che 
la divisione di un dato angolo in n angoli uguali, qua- 
lunque sia n (1). 

28. Un gongolo graficamente costruibile può decom- 
porsi in due angoli costruibili o in due angoli non costruibili. 

Un angolo graficamente non costruibile può decom- 
porsi in due angoli non costruibili, ocoero in uno costrui- 
bile e l'altro no. Consegue che: 

Due angoli esplementari, supplementari e complementari 
e loro duenneeimi dello stesso grado, sono ambedue costrui- 
bili ovvero ambedue non costruibili. 

29. È facile dimostrare che i tre angoli di un trian- 
golo sono o tutti costruibili, o tutti non costruibili, ovvero 
uno costruibile e due no. 



CAPITOLO HI. 



Degli elementi triangolari 



30. In un triangolo, oltre i lati e gli angoli^ esistono 
altri elementi suffìcenti a determinarlo: Ad esempio: 

Un triangolo è costruibile se è nota la sua altezza e 
la lunghezza del segmenti in cui la proiezione dal vertice 
divide la base. 



(1) Nel citato trattato delle corde nel circolo desorivemmo un .compasso poligonale 
awat Mi^pliM. miediaiìte il ^pu^ si determina direttamente Tan^lo al centro jdi im.poN. 
ḷ;ono regolare qualun^e sia 4 num^rb dei suoi lati. 



— le- 
si. Nel piano di un triangolo ed in correlazione con 
esso esistono vari punti che diremo notevoli. Questi sono : 

1. Il centro del triangolo. (Centro del circolo circo- 
scritto ad esso). 

2. Incentro. (Centro del circolo iscritto). 

3. Ortocentro. (Intersezione comune alle perpendi- 
colari dai vertici ai lati opposti). 

4. Baricentro o centro di gravità. (Intersezione 
comune delle mediane dai tre vertici). 

5. Tre excentri. (Centri dei tre circoli exiscritti 

al triangolo). 

6. Tre vertici del triangolo. 

7. Tre punti medi dei suoi lati. 

8. Tre intersezioni coi lati delle bisettrici dai ver- 
tici opposti. 

9. Tre intersezioni coi lati dei diametri del circolo 
circoscritto al triangolo, tracciati dai vertici opposti. 

10. Tre piedi delle perpendicolari dai vertici ai 
lati opposti. 

11. Tre estremi nel circolo circoscritto al triangolo 
delle bisettrici dei suoi tre angoli. 

12. Tre estremi nel circolo circoscritto delle corde 
dai vertici rispettivamente perpendicolari ai lati opposti. 

13. Tre estremi dei diametri del circolo circo- 
scritto ^ tracciati dai vertici. 

14. Tre estremi delle corde mediane ai lati trac- 
date dai vertici. 



32. I detti punti notevoli, i segmenti rettilinei che con- 
giungono due o più punti notevoli, gli angoli ehe qoeeti seg- 
menti formano fra loro intomo ad uno dei punti notevoli, 
costituiscono altrettanti elementi triangolari, inquantochò va- 
riano di posizione e lunghezza col variare del triangolo. 



— 17 - 

33. Un gruppo di due o pi 
lari, che sia sufficiente a perme 
triangolo, lo diremo grappo dei 

34. Chiamando primo un t 
che abbiano per vertici tre dei 
remo da esso dipendenti. 



35. Tra i punti notevoli di u 
dei suoi triangoli dipendenti esist 
possono essere di grande aiuto 
e topografiche. Ad esempio. 

L'incentro di uu triangolo p 
ortocentro del triangolo dipendent 
suoi excentri nonché del Iriangolo 
tici gli estremi delle corde blsettr 

Il centro di un triangolo è ai 
golo dipendente formato dalle con 
suoi lati, ecc. ecc. 

36. In virtù delle accennatt 
noto un triangolo dipendente, k 
triangolo primo; e siccome ogni 
lo stesso numero di elementri de 
lo stesso numero di grappi doti 
tono la costruzione , così la gè 
modi sia per costruire un volut 
certare l'uguaglianza fra due tri 

37. Lo studio delie accenna 
comandiamo a coloro i quali si e 



— 1-8 - 

della geometria alle arti, non può svolgersi in questo ri- 
stretto lavoro, nel quale ci limitiamo a dimostrare alcune 
delle propi-ietà delle perpendicolari ai lati di un triangolo 
da taluni dei suoi punti notevoli ; inquantochè, nelle eser- 
citazioni topografiche che seguono , ci siamo avvantag- 
giati di tali proprietà. 

38. Per comodo degli esercenti in seguito riuniamo 
un certo numero di gruppi determinanti triangolari costi- 
tuiti di due o tre elementi lineari. L' operatore nel rilevare 
sul terreno un triangolo da riprodursi e del quale trovi che gli 
angoli non possono graficamente ricostruirsi (6) agirà 
prudentemente se in luogo degli angoli accessibili del 
triangolo, misurerà gli elementi lineari di un gruppo de- 
terminante di esso; ciò gli permetterà la ricostruzione 
del triangolo senza incorrere nel pericolo di possibili er- 
rori nella riproduzione di angoli d'incerta misura. 

CAPITOLO IV. 

Proprietà delle perpendicolari ai lati di un triangolo 

dai vertici di esso. 

39. Le perpendicolari ai lati di un triangolo dai loro estremi 
non comuni s'incontrano sulla circonferenza ad esso circo- 
scritta. 

Infatti (Fig. 3^ A,) nel triangolo acutangolo ahb^ si 
congiunga il vertice a con la intersezione e delle perpen- 
dicolari be, he agli estremi dei lati ab, ah. I triangoli 
rettangoli ahe, abe, sono inscrittibili nella circonferenza 
descritta col raggio ce dal punto medio e della ipoto 




>-^-"- 



— 19 — 

nusa ae, quale circonferenza passando per i punt a, h, h, 
vertici del triangolo aliò 6 anche ad esso circoscritta. 

Dimostrasi egualmente per le intersezioni f g, delle 
perpendicolari dagli estremi delle altre due coppie dei lati. 

Nel triangolo ottusangolo flie i triangoli rettangoli 
afsy alte sono inscrittibili nella circonferenza descritta con 
la ipotenusa comune ae come diametro, la quale passando 
per i vertici fj h, e; è quella circoscritta al triangolo. 

Dimostrasi ugualmente per le intersezioni b, g delle 
perpendicolari agli estremi dei lati delle altre due coppie 
di essi. 



40. Le perpendicolari ai lati nel vertice di un angolo 
del triangolo fanno fra loro un angolo supplementare ad esso, 
e perciò uguale alla somma degli altri due angoli del triangolo. 

(Fig. 3* A.). Infatti siano //^, /^/ perpendicolari ai lati 
huj. Ili) nel vertice h del tringolo acutangolo alih. Avremo: 
Ang. alte -f- bhf — ahh =. 180'' — ahb = Ang. a -^ b ; 
e nel triangolo ottusangolo //te avremo ahe-^-bhf — fhe 
= 180^ — fhe = Ang. / + e. 



41. Le perpendicolari nel vertice di un angolo del trian- 
golo ai lati che lo formano, fanno con questi lati angoli 
uguali. 

Infatti come retti Ang. eha = fhb , ed anche eh a 
— ahb = /hb-— ahb ossia Ang. ehb = ahf. 

Consegue che in un triangolo la somma dei tre an- 
goli è costituita del doppio, di uno qualunque di essi e 
del doppio suo complemento : e che la somma di due 
qualunque degli angoli del triangolo é uguale al terzo 
pia o meno due volte il complemento di questo. Si adotta 




f« 



k<* 



^°^: 



» .-^ 



— 20 — 

il segno positivo quando il terzo angolo è acuto, e ne- 
gativo se esso è ottuso. 



42. In un triagolo ahb (Fig. 3*B.) girando il peri- 
metro a partire da un vertice b in un senso determinato 
bha, diremo bh lato primo, h vertice primo ; ha lato se- 
condo, a vertice secondo, ecc. 

Dal vertice primo h elevato al lato primo la perpen- 
dicolare hf ed abbassata al lato terzo la perpendicolare 
hpy dei tre angoli bhp^ pha^ ahf^ dei quali la somma è 
90% diremo per brevità derivato il primo, integrante il 
secondo, complemento il terzo, esprimendoli con i segni 
Dh Ih Ch ove /i è la lettera del vertice comune. 

Così dal vertice secondo a, elevata la perpendico- 
lare ag al lato secondo, ed abbassata la perpendicolare 
ar al lato primo sarà angolo har = Da » angolo rab 
= la « angolo bag Ca » essendo a la lettera del ver- 
tice secondo ecc. 

Chiameremo anche derivati diretti di un vertice h i 
due angoli Oh ih considerati in complesso. 



43. In un triangolo gli elementi d, i, c, di un vertice 
qualunque concorrono permutandosi alla formazione degli altri 
due vertici del triangolo. 

Infatti (Fig. 3* B) nel triangolo acutangolo ahb^ ed 
in elementi del vertice /i, per essere retto Tang. bhf^ e 
rettangolo il triangolo bph, avremo angolo abh = phfj 
essendo ambedue complementari dell'angolo bhp = Oh ; 
ma angolo phf = ih -f Ch e perciò ang. abh =r i^ -]- 
Ch. Egualmente per essere ambo complementari dell'ang. 
pha = Ih sarà ang. hab = phe ; maphe = Oh -j- Ch quindi 



ik 



— 21 — 

ang. hab =: Dh + Ch ; talché nel triangolo acutangolo 
ahb ed in elementi del vertice h trovasi ang. /i = dk + 

Ih » Angolo a = T^i, -\- Ch » Ang. 6 = ih + Ch. 

Si dimostrerebbe in modo analogo la formazione dei 
3 angoli in elementi del vertice a. o del vertice b. 

Nel triangolo ottusangolo fhe di complemento ne- 
gativo ahf = hhe ed in elementi del vertice /i, per es- 
sere retto Tang. ahe^ e rettangolo il triangolo ep'h avremo 
angolo/d/i = pha ; ma,pha = ih — Ch e perciò ang./e/i ^ 
Ih — Ch, Egualmente per essere ambo complementari del- 
Tangolo fhp = sarà ang. hfe = phb ; ma phb = di» — 
Ch quindi ang. hfe = Dh — Ch; talché in elementi del 
vertice ottuso h del triangolo fìie trovasi ang. h = Dh+ 
Ih < ang. / — Dh— Ch > ang. e = ih — Oh. 

Si dimostrerebbe in modo analogo la formazione dei 
tre angoli del triangolo in eie nenti del vertice/ ovvero e. 



44. Dal precedente conseguono le seguenti equazioni 
che sarà facile dimostrare ai nostri lettori. 

1 . Nel triangolo acutangolo ahb avremo oh -{- ih -|- 

Ch = Da + I* + O = Db + 'b + Qb = Dh + Da + 
Db = Ih -|. la ^ Ib = Qb + Qa -f Cb = 90^ 

Nel triangolo ottusangolo //i6^ avremo Db -j- ih ^ eh — 

If -|- Cf — Df = De -f Ce — le = Db [^ De — Df = Ib -f If — le — 
= Cb + ce — ( h ~ 90^ 



45 II diametro del circolo circoscritto al triangolo, trac- 
ciato da un suo vertice, inverte i derivati di quel vertice. 

Infatti (Fig. 3* B) nel triangolo acutangolo ahb^ ì 
triangoli rettangoli hag, hpb hanno l'angolo acuto agh 



— 22 — 

nisurati dallo stesso arco, e perciò angolo 
: Dhe conseguentemente ang. ghb = ahp 

in egual modo, tracciati i diametri, per 
irti ci. 

3lo ottusangolo fhe, tracciata la corda fg 
ingoli hfg, hp'e hanno l'angolo acuto fgk 
lisurati dallo stesso arco, e perciò angolo 
^ Dh e conseguentemente angolo ghe = 

diametri si dimostra egualmente per gli 



te che tracciate dagli estremi non comuni 
ilo di un triangolo, formano rispettivamente 
complementari di quello, 8' incontrano nel ■ 

», 3' B) nel triangolo acutangolo àhb sia 
hav = Cb. Il triangolo hhm è rettangolo 
ilomcntari gli angoli in h e b, ossia la bm 
e dal vertice ò al lato opposto ah del tri- 
triangolo hra è rettangolo per avere com- 
angoli in h ed in a, ossia la ar è perpen- 
tice a al lato opposto hh del triangolo ahh ; 
r rispettivamente perpendicolari dai vertici 
s'incontrano nell'ortocentro o del triangolo 
ii analogamente per le rette formanti coi 
due angoli a, b angoli complementari ad 

ngolo //te, agli esti'emi /', /( dei lati di un 
sia angolo eft ^^ ahp = c«. Il triangolo etf 
T avere in e ed / angoli complementari ; 
ep'h è rettangolo per avere in eod h an- 



— 23 — 

goli complementari, quindi nel triangolo //te le /<, /i/)' ca- 
dono perpendicolari dai vertici sui lati opposti rispettivi 
e perciò esse s'incontrano nell'ortocentro o' del triangolo. 

Dimostrasi analogamente per le rette foi manti coi lati 
degli altri due angoli h, f e dai loro estremi, angoli ri- 
spettivamente complementari ad essi. 

Consegue: 4iV Che le perpendicolari abbassate da due 

< vertici di un triangolo ai rispettivi lati opposti for- 

< mano con questi lati nei detti vertici angoli compie- 

< mentari al terzo angolo del triangolo. > 

< 2^ In un triangolo iscritto j le corde tracciate per- 
<L pendicolarmente dà due vertici ai lati opposti, deter- 

< minano sulla circonferenza archi uguali dalle due par- 

< ti del terzo vertice. > 



47. Nel triangolo acutangolo iscritto ahb (Fig. 3' B) Tor- 
tocentro o è anche incentro del triangolo dipendente nxq 
formato dalle congiungenti due a due gli estremi delle corde 
tracciate perpendicolarmente dai vertici ai lati opposti nel 
triangolo primo. 

Infatti essendo arco bn = bq > lix = hq > ax = 
= an le corde xb, nJi, qa, nel triangolo nxq risultano 
bisettrici dei suoi angoli n, x, q, quindi il loro incontro 
o, è incentro di questo triangolo. 

Ciò non accade nel triangolo rettangolo ovvero ot- 
tusangolo, poiché nel primo l'ortocentro coincido col ver- 
tice del suo angolo retto e perciò trovasi sulla circonfe- 
renza circoscritta al triangolo; nel secondo l'ortocentro 
cadt.» fuori del circolo circoscritto al triangolo; mentre in 
ambedue i casi l'incentro ò dentro l'area del triangolo e 
perciò dentro quella del circolo ad esso circoscritto. 

Tale diversa proprietà può dimostrarsi mediante i 




— r 

t 












^ 



— 24 — 

derivati triangolari. Infatti (43) il valore dei tre angoli 
dell'acutangolo ahb in elementi di un suo vertice h, sorto: 
Angolo / = Dh + Ih > Ang. a = oh + Ch > Ang, b 
= Ih -j- Ch e sommando Ang. /t-j-a-f-^ = 'S(Dh + 
-f- Ih -|- Ch) = 180"*; ma il triangolo essendo iscritto, i 
suoi angoli abbracciano sulla circonferenza archi doppi, 
e perciò la somma degli archi abbracciati dal doppio va- 
lore degli angoli del triangolo è evidentemente 2 X 180* 
= 360** circonferenza ; formula che dice come in ele- 
|: menti di un vertice di un triangolo acutangolo iscritto, 

1"^ esiste un secondo triangolo acutangolo iscritto nello stesso 

circolo del quale ciascun angolo è formato di un doppio 
elemento del primo. 

Tale proprietà non si verifica per il triangolo ottu- 
I sangolo fJie. Infatti come al (43) il valore dei suoi an- 

p, goli in elem« nti del vertice ottuso h è ang. h = Dh -^ 

-j- Ih » angolo / = Dh — rh > ang. e = j^ — Ch e 
sommando angoli h +/ + e:=^2(ih -|-ih — Ch) 
= 180^ ossia 2 (Dh + Ih ) = 180° -f ^^^ ^ per essere 
gli angoli iscritti maggiori della circonferenza di 4 c^ 
perciò in elementi di un vertice ottuso h non può costru- 
irsi un secondo triangolo iscrittibile nello stesso circolo. 

48. Nel triangolo iscritto e sulle direzioni delle corde 
perpendicolari dai vertici ai lati opposti, ciascun lato è 
equidistante dalla circonferenza e dall'ortocentro. 

Infatti (Fig. 3* C) nell'acutangolo ab per il già detto 
essendo arco bn = bq sarà ang. ban = baq^ ma on è 
perpendicolare ad aè, quindi il triangolo nao è isoscele 
ossia segmento pn = pò. Dimostrasi in egual modo che 
segmento rq = ro^ e segmento mx = mo. 

Nell'ottusangolo y7ie, tracciata idealmente la /q^ poiché 






r 

I.' 



l 



k 



— 25 — 

per il già detto arco hx = hq anche angolo hfo^ = h/q^ ma 
la qo' è perpendicolare alla fh, quindi il triangolo g/o' 
è isocele e segmento Iq = lo\ Poiché Tang. heo, for- 
f : ato dalla corda he, e dalla secante o^q^ è misurato dalle 
semisomma degli archi he -^ eq = hx, così tracciata 
idealmente la ex, sarà angolo xeh = heó* ; ma eh è per- 
pendicolare alla /o' quindi il triangolo xeó* è isoscele e 
segmento tx = to'. Le parallele xh, he « hn, eh danno 
arco hx =: eb » he = nfe, e perciò arco ^e = en ; trac^ 
ciata idealmente la /n, sarà angolo efó" = e/n, ed es- 
sendo o^n perpendicolare alla fé il triangolo nfo^ è iso- 
scele, quindi segmento p^n = p'o\ 



49. Sarà facile dimostrare i seguenti : 

In un triangolo iscritto, la congiungente due a due i 
punti d' incontro con la circonferenza delle perpendicolari ele- 
vate ai lati in un vertice, con quelle elevate negli estremi 
del lato opposto ad esso, è uguale a questo lato. 

Così (Fig. 3*c) nel triangolo acutangolo ahb, tracciate 
le dette congiungenti, avremo ef = ab < fg = bh > gè 
= ha ossia triangolo efg = ahh ; e per l'Qttusangolo //le 
avremo ah --= ef « bg = hf> ga = he ossia triangolo 
fhe = agb. 



50. Nel triangolo iscritto la congiungente gli estremi del 
diametro e della corda perpendicolare tracciata da un vertice 
al lato opposto ò parallela a questo lato. 

Così (Fig. 3*a). Nel triangolo iscritto ahh tracciate 
dai vertici i diametri e le corde perpendicolari ai lati 
opposti e congiunti gli estremi di ciascuna coppia di 
questi, avremo gn parallela ad afe, gè parallela a hh, "xf 



- 26 - 

parallela ha; e neirottus angolo //tè avremo corda gfn pa- 
rallela fé, xb parallela ehy aq parallela hf. 

51. (Fig. 3*d) Fra i triangoli dipendenti che hanno 
per base uno dei lati di un triangolo primo iscritto e 
per vertice Tortocentro di innesto ed altri triangoli dipen- 
denti iscritti nello stesso circolo, si verificano le seguenti 
uguaglianze. 

Per il triangolo iscritto ahh avremo ; Triang. aoh 
= fhe = bga = ano. < Triangolo toh = heb = 
hqh -= gaf. Triangolo hoa = afh = hxa = gbe. 

Per il triangolo ottusangolo fhe avremo : Triangolo 
fo'e = ahb = egf = enf. a Triangolo fo'h = fah = 
aho = gbe >. Triangolo eo'h = ehb = hob = fag. 



52. Due triangoli aventi la stessa base ed i vertici volti 
nello stesso senso, e dei quali i lati dell'uno siano perpen- 
dicolari a quelli dell'altro, il vertice deiruno è ortocentro 
dell'altro. 

Così (Fig. 3*J5) nei triangoli aob, ahh il vertice o del 
primo è ortocentro del secondo, ed il vertice h di questo 
è ortocentro del primo ; ugualmente • nei triangoli boh^ 
bah il vertice o del primo è ortocentro del secondo e 
quello a del secondo è ortocentro del primo. Lo stesso 
avviene nei triangoli Tioa, hba. 

53. (Fig. 3*b) L'altezza hp di un triangolo ahb del 
quale sia noto un lato ab e la proiezione su questo del 

vertice opposto è data dalla formula — — = ,, 

* ^ pn p q 



— 27 - 
^P X bp fp' X p'e 



pò hp* 



. In egual modo l'altezza ar 



rapporto al lato oh sarà ar = = —^ — ecc. 

rq ro 



54. L'area di un triangolo ahb, (Fig. 3*b), è data dalla 

formula ^-L±Jl ^ ""P X bp _ ap + pb apXjb 

2 ^ pn ~ 2 ^ pò 

• _ ^^ + ^^ br X rh òr -f- ^h ho X oA 
- 2 X -— = 2~ X J^ ecc. 



• ■ • • 



55. (Fig. 3^) I triangoli dipendenti pam, mhr, rbp 
aventi per vertice uno di queili del triangolo primo ahb, e per 
base una delle congiungenti due a due i piedi delje perpendi- 
colari abbassate dai vertici ai lati opposti di esso, sono fra 
loro simili ed anche simili al triangolo primo ahb. 

Infatti, i triangoli rettangoli èra, bph sono simili per 
avere comune Tangolo b quindi ab : br :: bh : bp :: ha : pr. 
Dimostrasi ugualmente per i triangoli map, mhr entrambi 
simili a quello ahb. 



56. Le perpendicolari dai vertici ai lati di un triangolo 
primo sono bisettrici del triangolo dipendente avente per iati 
le congiungenti due a due i piedi delle perpendicolari stesse. 

. Infatti (Fig. 3*c) sia il triangolo />mr dipendente del- 
l'acutangolo primo iscritto ahb. Sappiamo dal (47) che 
nel triangolo nxq le perpendicolari ar, hpj bn ai lati del 
triangolo ahb, sono bisettrici ai vertici del triangolo nxq : 
pertanto come dal (48) segmento f>n = pò < rq z= ro > 
mx = mo. quindi i triangoli nxq, pmr hanno i lati ri- 



— 28 - 
spettivamente paralleli ed i vertici sulle stesse direzioni 
bisettrici degli angoli del primo che perciò sono anche 
bisettrici degli angoli del secondo. Sia triangolo ptl di- 
pendente del primo ottusangolo fke. Poiché, come dal 
triangolo /o'e = ahb, sarà anche triangolo p'fl = pmr, 
e le perpendicolari dai vertici ai lati o'p\ fi, et comuni 
per i triangoli fhe, fo^e, saranno per il già detto biset- 
trici degli angoli d^l triangolo dipendente p'tl. 



57. (Fig. S'd) Nel triangolo a/iè, si congiungano con 
la mr, i piedi delle perpendicolari abbassate dagli estremi 
del lato ab sugli altri due lati ; nel quadrilatero abrm cosi 
formato, il rettangolo delie diagonali è uguale alla somma 
dei rettangoli dei lati opposti. 

Infatti, i triangoli amb, arb sono rettangoli e perciò 
iscrittibili nel circolo di diametro aò, quindi (Teorema di 
Tolomeo) ar X bm = (ab X "^f) + (<*"* X br), e per 
l'identica ragione ft/) X 6m ^ {bh X pm) -f- (bp X hm) 
e ph X ar = (ah X pr) -\- (ap X hr). Per il triangolo 
ottusangolo fhe l'uguaglianza dei triangoli /o'e, ahb 
dà quadrilatero felt = abrm < otp'e ^^ hmpb > o'fp'l 
T= hapr e perciò quanto si è detto per ì secondi si ap- 
plica ai primi. 



58. In un triangolo abbassate le perpendicolari dai 
vertici ai lati : 

1. Per ogni coppia dei lati formanti un vertice del 
triangolo il prodotto della somma per la difTerenza dei lati 
è uguale al prodotto della somma per la differenza delle 
loro proiezioni sul terzo lato. 



— 29 — 
2. La difTerenza del quadrati dei detti due lati è uguale 
alta difTerenza del quadrati delle loro proiezioni sul terzo. 

Infatti (Fìg. 4') per la coppia dei lati ca eh formanti 
il vertice e del triangolo aeh, si abbassi la perpendico- 
lare al terzo lato, e dal vertice col lato minore eh come 
raggio si descriva la circonferenza, che tagli in k il lato 
fl6, ed in m, n il lato ac prolungato. 

Come raggi dello stesso circolo risultano eh = ch = 
~cm = cn ed inoltre segmento joi =; /)/i.. Le secanti an, 
ah del circolo o tracciate dallo stesso punto a, danno 
am X an ^ ab X ah^ e sostituendo eh alle cm, en, e 
ph alla pb sarà (ae -f- <^b) X (ac — cb^ =i (ap -\- pb") x 
Xiap—pb). 

Per un noto principio sappiamo che < il prodotto 
della somma per la differenza di due quantità, è uguale 
alla differenza dei loro quadrati, > quindi (ac -j- c6) 
X (ae — eb) ^= ae — eh* ; inoltre (ae -f- ci) X (ac — eh) 
= (ap -f- pb} X (ap — pb), quindi ac — cb = ap — pb^' 

Si osservi che nel triangolo isoscele heb per essere 
ck ^ cb e ph := pb, sarà (eh -f- eh) x i'^f^ — cb) = 
ph -^ pbXph — pb = 0. Ossia delle tre coppie di lati 
del triangolo isoscele, una dà differenza zero e le altre due 
danno uguale differenza. 



59. In un triangolo scaleno la differenza tra i quadrati 
dd lato massimo e minimo, è uguale aita somma delle diffe- 
renze dei quadrati delle altre due coppie di lati nel triangolo : 
talché s9 SL a > b> e sono tati di uno scaleno sarà a' — 

e' = a' — b* t}- b^ — e (a). 

Infatti, se nella equazione (a), si sopprimono nel se- 
condo membro le quantità uguali di segno contrario 



— 30 — 

-j b*, si riduce alla identità a* — e* := a* — e*. Con- 
segue che : 

In un triangolo scaleno il prodotto della somma per la 
differenza tra il lato massimo ed il minimo, è uguale alla 
somma dei prodotti, tra somma e differenza delle altre due 
coppie di lati. 

« 

60. Nella equazione (a) è facile vedere che le quan- 
tità f^a'—c' < ^a' — b' > ^ 6«— e* sono lati dì un 

triangolo rettangolo del quale il segmento ^a* — e* è 
ipotenusa. Per brevità, tale triangolo rettangolo diremo 
differenziale rapporto al triangolo che lo ha generato. 
Il triangolo isocele non ha triangolo differenziale, o per 
meglio dire, il triangolo rettangolo differenziale di un 
isoscele, avendo un cateto uguale alla ipotenusa e l'altro 
cateto nullo, si cangia in un segmento uguale alla ipotenusa. 

61. (Fig. 5*) Siano ca > cb lati di uji angolo e del 
triangolo acb. Dal vertice e coi lati, come raggi si de- 
scrivano le circonferenze. Dall'estremo del lato maggiore 
si tracci la tangente ap al circolo minore, e nell'estremo 
del lato minore si elevi la perpendicolare bo semicorda 
ossia ordinata del circolo maggiore, ad incontrarne là cir- 
conferenza. Evidentemente ap = bo come semicorde tan- 
genti al circolo minore. Nel triangolo rettangolo ape tro- 

vasi (ap* := bo) = ca — cp^ = ca — cb^ ; ed anche {ap = 

Consegue, che rispetto alla coppia dei lati ca, cb del 
triangolo acb^ la tangente ap =: bo = 1^ ~* — ^* è il 

lato corrispondente alla coppia stessa nel triangolo ret- 
tangolo differenziale di quello dato acb. 



-*-Tr 



— 31 — 

62. (Fig. 5*) Date due circonferenze concentriche di 
raggi disuguali ea, eh, le distanze prese sulla stessa dire- 
zione da qualunque punto della circonferenza maggiore ai due 
incontri della direzione con la minore, e dà qualunque punto 
delia circonferenza minore ai due incontri della direzione con 
la maggiore, danno uguale prodotto. 

Infatti, nel circolo maggiore, si tracci per il punto* è, 
la corda fg. Dà noti teoremi sappiamo come le corde 
fg, oh, per essere bo = bhy danno bfXbg = boX bh 

= b^' 

Nel circolo di raggio eb nel quale ap è tangente art 

secante abbiamo an X am = ap ^ed essendo ap^ = 60\ sarà 

bfxbg = am X an = ap = 6o*- 

63. È facile vedere che la tangente^ ap ^ ~» ^ 

= ^ {ae -f- c6) X (<^^ — ^^ è costante qualunque sia 
r inclinazione scambievole ossia Tangolo che formano i 
lati ca, cb; talché per due triangoli acb^ aer che ab- 
biano due lati rispettivamente uguali, nei corrispondenti 
triangoli rettangoli differenziali il lato ap è comune, ma 

poiché in un triangolo differenziale T ipotenusa è radice qua- 
dra della differenza dei quadrati dei lati massimo e minimo, 

così nel. triangolo differenziale la tangente lato ap sarà 
ipotenusa, finché nel dato triangolo i lati della coppia da 
cui proviene siano il massimo e minimo ; e la stessa 
tangente ap nel triangolo differenziale diverrà cateto, sé 
uno dei lati della coppia fosse medio tra quelli del dato 
triangolo. Così, ad esempio, nel triangolo aeb sia il 
lato ac massimo e eb minimo e la tangente ap sarà 
ipotenusa nel corrispondente triangolo differenziale ; in- 
vece nel triangolo aer sia lato ae massimo e er medio 
allora la tangente ap sarà cateto del corrispondente trian- 
galo differenziale. 



32 



, Consegue dall'esposto che : 

1. A triangoli disuguali coirispondono triangoli 
;oli differenziali disuguali ; 

2. Due o più triangoli aventi triangoli differenziali 
sono fra loro uguali ; 

3. A triangoli differenziali aventi un lato uguale 
ondono dei triangoli aventi due lati scambievol- 
uguati ; 

4. A segmenti rettilinei uguali dati come triangoli 
;oli differenziali i triangoli isoceli corrispondenti 
'a loro uguali ; 

5. A segmenti disuguali dati come triangoli ret- 
differenziali corrispondono triangoli isoceli disu- 

6. Due triangoli equiangoli e perciò simili hanno 
li differenziali simili, ecc. ecc. 

i ristrettezza impostaci non ci permette di fare 
ire l'utilità pratica che in taluni casi possa rica- 
[alle proprietà speciali ai triangoli differenziali. 



. (Fig. 6*) Rispetto ad una coppia di lati ea, cb 

triangolo acb, diremo per brevità differenziale la 

te ap ; quadrato differenziale il quadrato della 

te ap; cìrcolo differenziale quello descritto con 

;ente ap come raggio. 

)ichè sono tre le coppie dei lati di un triangol-s 

so ha 3 differenziali, 3 quadrati differenziali e 

*li differenziali. 

triangolo differenziale essendo rettangolo, consegue 

quadrato differenziale dei lati massimo e minimo, è 



-7^ 



.'i 




'rf. 



— 33 — 

uguale alla somma dei quadrati differenziali delle altre 
due coppie di lati del dato triangolo, e perciò l'area del 
circolo differenziale ed in genere di tutte le figure co- 
struite sulla differenziale della coppia dei lati massimo e 
minimo, sono somma delle aree dei circoli differenziali e 
delle figure simili costruite sulle differenziali delle altre 
due coppie di lati ; conseguentemente l'area del quadrato 
circolo o figura costruita sulla differenziale di una cop- 
pia di lati che non siano massimo e minimo è differenza 
fra le aree delle figure simili costruite sulle differenziali 
delle altre due coppie. 

66. (Fig. 6*) Sia ap differenziale dei lati ca, cb dello 
scaleno acb. Per il vertice a si traccino quante vogliansi 
secanti an^ ad, ab . . . al circolo minore di raggio cb : 
e nelle loro intersezioni con esso, i raggi ed, cb, cr . . . 
I triangoli acd, acb, aco . . . hanno una coppia di lati 
uguali e rapporto ad essi la stessa differenziale ap. 
Tracciate da un punto qualunque z della circonferenza 
maggiore quante vogliansi secanti zq, zr . . . a, quella 
minore, nonché i raggi cq^ ex . . . si otterrà egual- 
mente un numero infinito di triangoli aventi una cop- 
pia di lati uguali a quelli ca, ce, e perciò la stessa 
differenziale ap. Dal vertice comune d di essi alle rispet- 
tive basi si abbassino le perpendicolari eh, cK, ck . . : 

Ciò posto, per il già detto avremo ae — ed = co* — 

co = {ae -|- ed) X (ae — ed) = (ca -f- ^^) X (ca — co) 

= Ka — KdL — ... ecc. ecc. Talché, date due circonfe- 
renze concentriche di diverso raggio ea, eb, e che dà un 
punto qualunque a della maggiore si tracci una secante alla 
minore, la quale passi per ir centro comune e, ed altre se- 
canti estórne al centro come aò ; i raggi ea, cb delle due 
circonferenze possono considerarsi come lati di altrettanti 



I' 



— 34 — 

triangoli aventi per base ciascuno una delle secanti esterne 
al centro ab; dei quali triangoli la tangente ap, tracciata 
da un punto qualunque delta circonferenza mag^ore alla mi- 
nore, è differenziale comune. 

67. Fra i triangoli aventi per lati i raggi ca^ cb 
di due circonferenze concentriche, quello piatto acn ha 
la base maggiore, ossia la secante art la quale è som- 
ma dei lati o raggi ca, cn; e quello di base minore 
è il triangolo ripiegato aem del quale la base è la parte 
am differenza fra i due lati del triangolo. 



68. La circonferenza descritta sul raggio o lato mag- 
giore ca come diametro, 'divide per metà nei punti e, 
/i, h\ h'\ . . i segmenti delle secanti tracciate dal punto 
a e racchiusi nella circonferenza minore, e perciò i segmenti 
am, ao, . . . ap delle stesse secanti, compresi fra le due 
circonferenze concentriche, danno su ciascuna di esse la 
differenza fra i segmenti ac, cn < ah, hb . . . nei quali 
la circonferenza di diametro ea divide il fascio delle 
secanti tracciate per a ; e degli stessi segmenti il mi- 
nore am è differenza dei raggi, ossia lati dei vari trian- 
goli aventi per base le secanti da a alla circonferenza 
minore, e quello maggiore a/>, ossia tangente differen- 
ziale comune, è radice quadra della differenza dei qua- 
drati dei raggi ovvero lati dei detti triangoli. 

69. I triangoli aventi la stessa base e la stessa proie- 
zione dei lati su di essa hanno uguale prodotto della somma 
per la differenza dei lati, e conseguentemente la stessa dif- 
ferenza dei quadrati dei lati. 



— 35 — 

Infatti (Fig. 7*) nel triangolo ach si tracci indefi- 
nita dal vertice alla l)ase la direzione perpendicolare hd^ 
e si congiunga un punto qualunque d della perpendi- 
colare con gli estremi a, h della base ; tutti i trian- 
goli come adb che hanno il vertice sulla direzione per- 
pendicolare hd al di sopra o al di sotto della base ah 
air infinito, hanno le stesse proiezioni dei lati ha^ hb. 
Sia Qp la tangente al circolo descritto col lato minore 
eh del triangolo ach. In virtù di quanto precede, avremo 
(da -(- db) X (^^ — df>) = {p<^ -j- ^^ X (^^ — ^^) = e^^ 
-{- hb) X ij^o. — hb) = da — db "= ea — cb = ha — 
hb . , . = ap* 

70. Diremo per brevità serie triangolare differen- 
ziale una serie di triangoli che come alla (Fig, 7*) 
abbiano per base comune una tangente a/), ovvero una 
secante del fascio tracciato da un punto a esterno ad 
un circolo di raggio arbitrario eb ed anche una delle 
parti interna od esterna al circolo delle dette secanti, 
e che abbiano ciascuno il vertice sopra la direzione 
perpendicolare alla rispettiva base e passante per il centro 
e del circolo cb. Così, rapporto al circolo di raggio eb 
i triangoli ae/?, ac6, acr, adb^ ask . , ., non che tutti i 
triangoli che come aer hanno la stessa base ar ed il 
vertice sulla direzione perpendicolare ad essa per il ver- 
tice d di uno dei triangoli suddetti e per il centro e 
del circolo alla base comune, costituiscono la stessa 
serie differenziale, inquantochè essi hanno la tangente 
ap come differenziale comune dei quadrati dei rispet- 
tivi lati. 

Una serie triangolare differenziale si suddivide nelle 
sotto serie rettangola^ acutangola e mista. 



.1 



— 36 — 

Una sotto serie rettangola è costituita da una colonna 
di triangoli i quali come aep^ afp hanno per base la 
tangente ap ad un circolo di raggio qualunque ed uno 
dei cateti sulla perpendicolare indefinita pf alFestremo 
p della tangente o differenziale ap. 

Le sotto serie acutangole hanno per base comune 
di una colonna di triangoli la parte esterna ar^ ao delle 
secanti tracciate ad un circolo e da un punto a esterno 
ad esso. I triangoli acr^ adr appartengono ad una co- 
lonna della sotto serie differenziale acutangola ap. 

Le sotto serie miste hanno per base una secante 
intera dallo stesso punto esterno a ad un circolo e. La 
serie mista si compone di colonne di triangoli ottusan- 
goli ed acutangoli : i triangoli aeb^ adb appartengono ad 
una colonna di serie mista. 

È superfluo osservare per la stessa colonna di trian- 
goli e rapporto agli angoli opposti alla base comune as^ 
sunti come vertici, che una sotto serie rettangola non 
può contenere triangoli di vertici ottusi e acuti. La sotto 
serie acutangola non può contenere triangoli di vertice 
retto, ovvero ottuso, e le sotto serie mista contiene per 
ógni colonna due soli triangoli rettangoli scambievol- 
mente uguali e simmetrici rapporto alla base cgmune. 



71. Dato un circolo differenziale di raggio ap (Fig. 7-) 
nel piano ciie lo contiene possono costruirsi quanti vogliansi 

triangoli aventi lo stesso quadrato differenziale dei lati 

purcliè le rispettive basi ah^ ae ecc. siano tutte ra- 
dianti dal suo centro a, ed i toro vertici in un punto esterno 
all'area del circolo differenziale dato. 

Si ti'acci infatti la tangente indefinita pf ad un estremo 
di un raggio differenziale a/), e ad incontrare la tangente 



— 37 — 

/)/, SÌ traccino quante vogliansi direzioni ac, af radianti 
da a. I triangoli rettangoli ape^ apf^ aventi per base un 
raggio qualunque della circonferenza differenziale^ hanno 
rapporto ai rispettivi lati lo stesso quadrato differenziale. 
Rapporto a quel circolo differenziale, le infinite colonne . 
di tali triangoli costituiscono la sotto serie rettangola cHe 
diremo prima. Sia dato un segmento ah radiante dal 
centro del circolo differenziale e vogliasi costruire una 
colonna di triangoli aventi la stessa base sulla data di- 
rezione ah e lo stesso quadrato differenziale dei lati della 

suddetta serie prima e cioè ap ; e sia assegnato il punto 
e, esterno al circolo differenziale come vertice di uno dei 
triangoli della colonna ; allora tracciata la tangente cp 
al circolo differenziale , con questa come raggio si de- 
scriva la circonferenza e si congiunga il centro e di que- 
sta con quello a del cingolo differenziale e con le inter- 
sezioni r, h del circolo e con la data direzione ah. Per 
essere ap tangente al circolo di centro e, i triangoli» 

aer^ acb hanno a/>* come differenziale dei lati ed ap- 
partengono alla richiesta colonna di triangoli. Dal ver- 
tice comune e di essi si tracci indefinita alla base ah 
ovvero ar, la perpendicolare hcd^ e congiunto un punto 
qualunque d di questa con i punti a, r, 6, i triangoli 
ade, arfr, avendo le stesse proiezioni dei lati dei trian- 
goli ac6, aer hanno lo stesso quadrato differenziale ap^ ed 
appartengono ai richiesti, come tutti quelli che possono 
costruirsi air infinito dalle due parti della base comune 
ah e col vertice sulla perpendicolare ad essa hd. Per 
quanto dicemmo , qualunque secante per a al cir- 
colo di raggio c6, può essere base comune di una co- 
lonna di triangoli dei quali il vertice sia sopra una per- 
pendicolare indefinita ad essa passante per il centro e, 

e che hanno lo stesso quadrato differenziale dei lati ap^ 



— 38 -^ 

Tutte le colonne di triangoli di sotto serie mista o di 
sotto serie acutangola nel detto modo costruite formano 
la serie seconda ap in rapporto con la suddetta serie 
prima rettangola. 

Con lato minore db o dr di un triangolo qualunque 
adh^ ovvero adr della serie seconda e dal vertice d, si 
descriva una circonferenza e si traccino ad essa per 
a quante vogliansi secanti. Ognuna di tali secanti o la 
sua parte esterna può essere base coniune ad una co- 
lonna di triangoli acutangola o mista dei quali trian- 
goli il quadrato differenziale è quello della serie prima ap ' 

Infatti, sia ae una delle secanti per a al* circolo di 
raggio rfè, si elevi ad essa la direzione perpendicolare 
indefinita passapte per il centro, d. e si congiungano 
quanti vogliansi punti 8, g della perpendicolare col cen- 
tro a del circolo differenziale, e con le inteirsezioni n, e. 

avremo ga — gè = sa — sn = ad* — de*' ma poiché 
de = rfè, come raggi dello stesso circolo sarà ga gè = 
sa sn = ad — de* =~ad* — db* = ap*- 

Si dimostrerebbe in egual modo per la colonna d^ 
serie acutangola, cioè ga* — ^*= sa — so =" da 
dr* = ap*' 

Rapporto al circolo di raggio db tutte le colonne 
di triangoli che hanno per base comune una delle se- 
canti per a, o la parte esterna al circolo di questa, co- 
stituiscono la serie terza ap^ in referenza alla serie prima 
rettangola. 

In egual modo col lato minore se di uno qualunque 
dei triangoli di serie terza e col centro nel suo vertice 
s descritta la circonferenza e tracciata a questa per a un 
fascio di secanti; tutte le colonne di triangoli che ab- 
biano una di queste secanti o la sua parte esterna al 
circolo, come base comune, ed il vertice sulla perpen* 



— 39 — 

dicolare abbassata alla base comune per il centro s del 

circolo della sèrie, formano la serie quarta ap » in refe- 
renza alla prima rettangola, e così si procede di serie 
in serie all'infinito. 

Consegue da ciò che qualunque punto del piano di un 
circolo differenzialet purché esterno alla sua area, può es- 
sere vertice di un triangolo che abbia per base un segmento 
radiante dal centro del circolo differenziate, del quale triHir 
gelo il quadrato differenziale è queUo costruito sul raggio del 
detto circolo. 



72. (Fig. 7*) Intorno ad un asse indefinito ap si 
faccia rotare idealmente un circolo differenziale di raggio 
ap unitamente al piano che lo contiene, il che fa- 
cendo il circolo differenziale genera una sfera che 
diremo sfera differenziale; evidentemente qualunque sia 
r inclinazione del piano nella sua rotazione restano 
inalterate nei varii triangoli differenziali delle sue serie 
tanto le scambievoli distanze dei vertici quanto le ri- 
spettive lunghézze dei lati dei quali resta invariato il 
rapporto. 

Consegue che: Data una sfera differenziale qualsiasi 
punto dello spazio esterno alla sfera, può essere vertice di 
un triangolo il quale abbia per base un segmento radiante 
dai centro delia sfera e del quale la differenza dei quadrati 
dei lati sia il quadrato del raggio della sfera. 



73. (Fig. 7*) La linea spezzata p e d s z . . . for- 
mata dalle congiungenti due a due i centri dei circoli 
generatori delle successive serie di triangoli differenziali, 
diremo poligonale differenziale. 



— 40 — 

È facile vedere che la paUgondle differenziale può 
costruirsi con segmenti che stiano fra loro in un voluto 
rapporto, ed anche con segmenti che siano fra loro uguali 
ed anche uguali al raggio del circolo differenziale. In que- 
st'ultimo caso i vertici />, e, rf, s . . . della poligonale distano 
progressivamente dal centro della sfera nello stesso rap- 
porto delle radici quadre dei numeri naturali. Si avrebbe 

cioè ap: ac: ad: . . . : : 1 : ^ 2 : ^ 3 . . . ecc. 



74. Da un noto teorema sappiamo che i triangoli della 
stessa base e mediana iianno la stessa somma dei quadrati 
dei tre lati. 

Diciamo addizionale una serie di triangoli che abbiano 
la stessa somma dei quadrati dei tre lati. 

Le serie addizionali di triangoli le distingueremo 
in rettangole, acutangole ed ottusangole. 

75. r Un triangolo di una serie differenziale rettan- 
gola può generare una serie addizionale rettangola. 

2"" Due triangoli qualunque di una colonna di una serie 

differenziale acutangola o mista, possono generare una 
serie addizionale rettangola. 

Infatti s' iscriva un triangolo rettangolo. Sappiamo che 
tutti i triangoli rettangoli della stessa ipotenusa e perciò 
iscrittibili nello stesso circolo, hanno la stessa somma 
dei quadrati dei lati (Teorema di Pitagora). 

11 gruppo di tali triangoli costituisce una serie ad- 
dizionale rettangola. 

(Fig. 7*) Siano aeb, adb due qualunque dei trian- 
goli di una colonna di serie differenziale mista. Avremo Te- 
quidifferenza ad' — db' = 'ac — W^ dalla quale permu- 




— 41 — 
tando ricavasi ad* -f-c6« = ac -^ db (m) ossia nei due 

triangoli di ugual base e proiezione dei lati, la somma dei 
quadrati del lato maggiore dell'uno con quello del lato minore 
dell'altro è uguale. 

Pertanto nella equazione (m) i quadrati di ciascun 
membro possono considerarsi come quelli dei cateti di 
un triangolo rettangolo del quale V ipotenusa sia la stessa, 
quindi ecc. 

Per formare graficamente dà una serie differenziale 
altra serie addizionale rettangola (Fig. 8*), all'estremo dì 
un segmento cb lato minore di uno dei due triangoli 
prescelti nella serie differenziale, si elevi la perpendico- 
lare ba* = ad lato maggiore dell'altro triangolo ; eviden- 
temente il triangolo rettangolo a'be vsarà quello generato 
come alla equazione (m). Iscritto il triangolo a'6c, l'in- 
sieme dei triangoli iscritti nello stesso semicircolo costi- 
tuisce la serie addizionale rettangola richiesta. 

La somma dei quadrati dei tre lati di uno qualunque 
c'è^a^ dei triangoli dellaserie addizionale rettangola è eviden- 
temente s. = 2, (a '6' -f" ^6'*)» 

La coppia di triangoli prescelti nella serie differen- 
ziale per formarne altra addizionale, potrebbe costituirsi 
dì un triangolo qualunque adb e di quello piatto ahb^ 
il quale ha per lati le proiezioni comuni ai lati dei trian- 
goli della colonna delle serie. In tal caso Teq^uazione m 

diviene m' = ad -^ bh = db -J- ah^. 

Quanto si è detto, dimostrasi ugualmente per due . 
triangoli di una colonna differenziale acutangola. 



76. Un triangolo isoscele può generare una serie addi- 
zionale della stessa natura del suo angolo al vertice. 



— 42 — 

Infatti (Fig. 9*), sia retto, acuto ovvero ottuso Tan- 
golo al vertice d del triangolo isocele adb. Col centro e 
sulla metà della base e colla perpendicolare dal vertice 
ovvero mediana come raggio, si descriva la circonferenza 
bda : qualunque triangolo come a/6, avente il vertice / 
sulla circonferenza, ha la stessa somma dei quadrati dei 
tre lati dell' isoscele arf6, avendo con esso la stessa base 
e mediana. 

Con la base ab, come diametro si descriva la cir- 
conferenza. 

Quando V isoscele adb ha la semibase ca = ed me- 
diana, allora la circonferenza md'n, m'd'^n' si fondono in 
una sola adb della quale la semibase e la mediana sono 
raggi ; il triangolo isoscele è rettangolo, e tali sono tutti 
i triangoli della stessa base dell' isoscele, iscritti nella cir- 
conferenza ; questi nel loro insieme costituiscono una 
serie addizionale rettangola. 

Quando neir isoscele adb la semibase è minore della 
mediana, cioè ea < ed* come in figura, allora T isoscele è 
acutangolo, e tali sono ancora tutti i triangoli come afb 
della stessa base e mediana dell* isoscele. 

Quando neir isoscele la semibase ca > ed mediana, 
allora esso è ottusangolo, e tali sono tutti i triangoli 
della stessa sua base e mediana. 

Questi due ultimi casi danno le serie addizionali 
acutangola ed ottusangola. 

Consegue che la mediana eomune ai triangoli di 
una serie addizionale è l'altezza dell' isoscele fondamene 
tale della serie. 

77. Dato un triangolo del quale la somma dei qua- 
drati dei tre letti sia s, può facilmente eostruirsi una 



— 43 — 

serie addizionale acutangola, rettangola ovvero ottusan- 
gola della quale la somma dei quadrati dei tre lati di 
ciascun triangolo sia quella stessa del dato triangolo. 

Infatti, sia s la somma dei quadrati dei tre lati del 
triangolo af*b (Fig. 9»), Adottato come base uno dei lati 
ab del triangolo che sia opposto ad un angolo acuto /', e 
con la mediana cf come raggio deswitta la circonferenza, 
tutti i triangoli, come a/'è, ad'b . • . della stessa base 
ab e dei quali la, mediana è uguale alla €f\ hanno s per 
per somma dei quadrati dei tre Jati, ed appartengono 
alla serie acutangola richiesta ; inquantochè gli angoli 
ai loro vertici sono acuti per essere la semibase di cia- 
scuno minore della rispettiva mediana. 

Vogliasi formare una serie addizionale rettangola 
che dia la stessa somma s per i quadrati dei tre lati di 
ciascun triangolo della serie. Fra i triangoli della serie 
acutangola, come sopra costruita, ve ne sarà uno rettan- 
golo abh del quale s è somma dei quadrati dei tre lati. 
Iscritto il triangolo rettangolo abh^ per il già esposto 
tutti i triangoli di base ah ed iscritti nello stesso circolo, 
sono rettangoli od hanno s per somma dei quadrati dei 
tre lati, ed insieme costituiscono la serie rettangola. 

Si voglia formare una serie addizionale ottusangola 
della quale s sia somma dei quadrati dei tre lati dei 
triangoli che la costituiscono,* ed allora scelto nella serie 
acutangola un triangolo abo che abbia alla base un 
angolo, ottuso, col centro nel mezzo z del lato ao oppo- 
sto all'angolo ottuso b e con la mediana zb come raggio 
descritta la circonferenza, tutti i triangoli che hanno la 
stessa base ao ed il vertice sulla circonferenza sono ottu- 
sangoli ed hanno s per somma dei quadrati dei tre lati 
e perciò costituiscono la serie ottusangola richiesta. 
* Si opera in modo analogo, quando il triangolo ini- 



— 44 — 

ziale sia rettangolo e vogliansi formare la serie acu- 
tangola ed ottusangola della stessa sua somma s dei 
quadrati dei tre lati, ovvero che il triangolo iniziale 
sia ottusangolo e vogliansi formare la serie rettangola 
ed acutangola. 

78. Se la somma 5 dei quadrati dei tre lati dei 
triangoli di una serie addizionale è data numericamente, 
allora per costruirla si suppone che V isoscele fonda- 
mentale della serie, sia equilatero, del quale evidente- 

« s 
mente il quadrato di uno dei lati e 1 = — e perciò il 

3 
suo lato è / = ^"V", e Taltezza h = ^ / « / / \ *. Si co- 

. . . ' . . l"^' 

struisca il triangolo equilatero ad'b di lato / e con la 
sua altezza ed' (Fig. 9*) descrivasi la circonferenza ; 
i triangoli della stessa base che abbiano il vortice sulla 
circonferenza formeranno la serie acutangola ed avranno 
ciascuno 8 per somme dei quadrati dei tre lati. Da que- 
sta serie, come si è detto, si ricavano volendo quelle 
rettangola ovvero ottusangola. 

Si osservi che quando diciamo i lati, e non i tre lati 
di un triangolo, intendiamo di escludere la base di esso. 



79. La somma dei quadrati del lati di un triangolo ò 
uguale a quella dei quadrati di due segmenti costituiti della 
somma e della differenza della semibase e mediana del 
triangolo. 

(Fig. 10*) Sia e punto medio delle basi a6, a'b* dei 
triangoli ottusangolo adb^ acutangolo a'd'ò\ Si faccia 



— 45 — 

eV = ed mediana deirottusangolo, cb = ed* mediana del- 
Tacutangolo. Chiamando b la semibase di ciascun trian- 
golo ed m la rispettiva mediana ; per Tottusangolo tro- 
vasi a6' = 6 -j- m, b'b = b — m; e per l'acutangolo 
a'è= 6 -|- m, b'b= m — 6. Elevando a quadrato i se- 
condi membri delle equazioni, sommando e riducendo 
trovasi (b -f- ^Y + (6 — rrif = 2 (6* -f" ^^^ ^ssia il dop- 
pio quadrato della semibase e della mediana, che per un 
nolo teorema sappiamo essere uguale alla somma dei 
quadrati dei due lati di ciascun triangolo. 

Allorquando il triangolo è rettangolo, allora la sd^ 
mibase è uguale alla mediana, ed ambedue raggi del 
circolo circoscritto al triangolo ; quindi nel triangolo ret- 
tangolo il segmento somma 6 -j- m = rf è diametro del 
circolo circoscrìtto ed ipotenusa del triangolo, ed il 
segmento differenza b — m = 0. 

• 

80. In un triangolo la differenza fra il quadrato della 
base e la somma dei quadrati dei lati è data dal doppio ret- 
tangolo formato dalia somma per la differenza della semi- 
base e mediana ; aggiunto o tolto al quadrato della base se- 
condo Cile questa sia opposta ad angolo acuto ovvero ottuso. 

Infatti (i'ig. Il* A, b), sia ab la base, em la mediana 
di un triangolo ottusangolo ovvero acutangolo di lati /, l\ 

Come dal precedente abbiamo 1-^1'= am ~r mb • 
Si costruiscano i quadrati dei segmenti ai, am^ mb come 
in figura a, b ; dal solo esame di questa si vede che il 
quadrato Q della base ab è aguale alla somma dei qua- 
drati M, N dei segmenti am, mb, piti meno i due ret- 
tangoli jR, R' aventi per base am e per altezza mb, se- 
condochè il dato triangolo sia acutangolo ovvero ottu- 
sangolo. 



46 



81. Segue dal precedente che : In un triangolo il ret- 
tangolo formato con la somma per la difTerenza della semi- 
base per la mediana, è uguale a quello formato con uno dei 
lati del triangolo per la proiezione su qyesto dell'altro lato. 

Infatti, da- un noto teorema sappiamo : che la diffe- 
renza fi'a la somma dei quadrati dei lati e quello della 
base è + il doppio rettangolo di un lato per la proiezione 
dell'altro su di esso, secondochè detti lati formino tra loro 
angolo ottuso ovvero acuto. 

« Riescirà facile dimostrare i seguenti, 82 .... 88: 

82. Il doppio quadrato dell'altezza presa dal vertice 
di un triangolo di una serie addizionale, è differenza fra il 
doppio quadrato del lato dell' isoscele fondamentale della serie, 
ed il prodotto dei segmenti nei quali la perpendicolare dai 
vertice divide la base. 



83. Comunque, si divida in due parti m, n la somma s 
dei quadrati dei lati di triangoli di una serie addizionale, i 
segmenti r~ rT~ sono lati di un triangolo della stessa 



sene. 



84. Sopra una dii*ezione passante per il centro di 
una circonferenzf», siano determinati due punti equidi- 
stanti dal centro ; congiunto un punto qualunque della 
circonferenza con quei due punti, la somma dei quadrati 
delle due congiungenti è costante. 

85. Siano concentriche e di diametri coincidenti due 
circonferenze (Fig. 10*). Si congiungano gli estremi del 



T7" 



— 47 — 

diametro della circonferenza maggiore con un punto della 
minore formando così un triangolo ottusangolo O avente 
per base il diametro maggiore ; si congiungano gli estremi 
del diametro della circonferenza minore con un punto 
della circonferenza maggiore, formando così un triangolo 
acutangolo a avente per base il diametro minore: risul- 
terà che <r La somma 8 dei quadrati dei quattro segmenti 
congiungenti un punto dèlia circonferenza maggiore con 
gli estremi dei due diametri, è uguale a quella dei qua- 
drati dei tre lati delPottusangolo O; e la somma s* dei 
quadrati dei quattro segmenti congiungenti un punto della 
circonferenza minore con gli estremi dei diametri, è uguale 
a quella dei quadrati dei tre lati del triangolo acutangolo a.> 

86. Siano due circonferenze concentriche, ed in esse 
quante vogliansi corde concorrenti ad un estremo del 
diametro della circonferenza maggiore. Avremo che : La 

circonferenza descritta sul raggio della circonferenza mag- 
giore, assunto come diametro, taglia per metà tutte le sud- 
dette corde. 

87. (Fig. 12*) Se dal mezzo e dell* ipotenusa ab di 
un triangolo rettangolo asb e con raggi arbitrari cq, cq\ . . 
si taglia in /), r, il cateto 6s, e si congiungono queste in- 
tersezioni con Testremo a della ipotenusa. Avremo : 

bq -f- ^ = br -^ ra = br -{- rs* . . ecc. Avremo an- 
cora : bqy^ qa =1 br y, rs < bq' y, q'a =ibpy^ ps . . . ecc. 

88. (Fig. 13*) Col centro nelFestremo e del diametro 
eb di una circonferenza o, e con raggi arbitrari cm, crrC 
si descrivano gli archi che taglino in x. x* la circonfe- 



- 48 — 

renza o. Avremo : bz-^zrx^b=bC'j-emy^ mb = bxt ed 
anche bz' -f" ^'^ y, nb = be r^ cm' X ^'^ = bx , . . ecc. 

89. In un triangolo la somma del due rettangon formati 
da ciascun lato con la proiezione della base su di esso, è 
uguale al rettangolo formato dalla base per la somma su 
di essa delle proiezioni dei iati. 

Infatti (Fig. 14*a), nel triangolo ottusangolo adb siano 
art, bm proiezioni della base ab sui lati ; e siano a/), bp 
proiezioni dei lati sulla base. I triangoli rettangoli apdj 
anb sono simili per aver comune l'angolo a ; quindi 
ad : ap : : ab : an^ ossia ad y^ an = ap X ^^ (a)- I trian- 
goli rettangoli bpd, bma sono simili per aver comune 
l'angolo 6, quindi bd : bp :: ab : bm^ ossìa bd X bm 
=z bp y ab (b). 

Sommando termine a termine l'equazioni a, b tro- 
vasi ad X ^^ -{- bd y bm = ap -{- bp y ab. 

(Fig. 14* b) Nel triangolo rettangolo arfè, sia ah 
proiezione della base ab sulla ipotcnusa: la proiezione 
della stessa base sul cateto bd è nulla. I triangoli ret- 
tangoli abd^ ahb sono simili per aver comune l'angolo 

a, quindi da : ab :: ab ; ah; da cui da y ah = ab*. 
(Fig. 14* e) Nel triangolo acutangolo arfè siano am, 
bm proiezioni della base sui lati, ed a/), bp proiezioni' 
dei lati sulla base, I triangoli rettangoli apd, abm sono 
simili per avere comune l'angolo a, quindi 
ad : ap :: ob : am, ossia ad X ^^ = ap X ab (a). I 
triangoli n^ttangoli bpd^ bna sono simili per aver co- 
mune l'angolo b onde bd : bp : : ab : 6n, ossia bd x 
X bn =^ bp y ab (b), sommando termine a termine 
le equazioni a, b trovasi ad X ^^ -j- 6d X ^^ = 
ap -\- bp X ab. 



r^ 



49 



90. In una colonna differenziale di triangoli, descritto 
il circolo sulla base comune alla serie come diametro, 
i rettangoli formati coi lati dei triangoli della serie che 
radiano dallo stesso estremo della base comune, ciascono 
per la sua parte intercetta nel detto circolo, sono fra loro 
equivalenti. 

Infatti (Fig. 15 a), nella serie mista siano i trian- 
goli adbj aob. I triangoli rettangoli apcl^ abf sono si- 
mili per aver comune Tangolo acuto a, quindi 
ad : ap :: ab : af^ ossia ad X ^f= ^^^ ^ ^P- 

I triangoli rettangoli apo, abh^ aventi comune l'an- 
golo acuto a, sono simili e danno ao : ap : ab : ah, 

cioè ah X ao =^ ab X ^P' 

Paragonando le due equazioni trovasi : 
ad X ^f = <^h X ao = . . . . = ab X ap. 

(Fig. 15' b) Nella serie rettangola siano i triangoli 
apdj apo; sulla baso comune ap come diametro si de- 
scriva il circolo. 

I triangoli rettangoli apo^ aep^ essendo simili, danno 

ae : ap :: ap : aOj ossia ae x ^o = ap- 

I triangoli rettangoli simili apd^ anxp danno 

am :ap:: ap: ad, ossia am X ad = ap da cui ae X ao = 

= am X ad = .... = ap' 

(Fig. 15tc) Nella serio acutangola siano i triangoli 
adg^ aog. 

I triangoli rettangoli simili apd^ ang danno 
an : ag :: ap : ad^ ossia art X ad = ag X ap. 

I triangoli rettangoli simili asg^ apo danno 
as : ag :: ap : ao^ ossia as x ^o = ag X ap. Parago- 
nando le due equazioni trovasi an X ad = asX ao . . . . 



-SC- 
Si osservi (Fig. 15* e) clie, rapporto al circolo di 
diametro ag, la perpendicolare indefinita joof sul suo pro- 
lungamento è esterna al circolo ; rapporto al circolò di 
diametro ap (b), la perpendicolare indefinita dp è tangente 
al circolo ; rapporto ai circolo di diametro ab (a), la per- 
pendicolare indefinita dp è secante al circolo. 

Ne deduciamo che Dato nel piano un circolo ed una 
direzione sia questa secante, tangente ovvero esterna al cir- 
colo, e dato il diametro di questo perpendicolare alia detta 
direzione, tutte le rette che passano per un estremo del 
diametro ad incontrare la direzione moltiplicate ciascuna per 
la sua parte intercetta nel circolo, danno lo stesso prodotto. 

Ciò è dimostrato nel precedente teorema per un cir- 
colo di diametro ag, e per rette come ad, ao^ ap^ trac- 
ciata dall'estremo a del diametro ad incontrare in rf, o, /), 
la direzione dp perpendicolare al diametro stesso, ed inter- 
secanti la circonferenza nei punti n, 5, g. Dimostriamo, 
come lo stesso avviene, per una qualunque delle rette 
tracciate per l'altro estremo g del diametro più prossimo 
alla direzione dp. La zg incontri la direzione in o e la 
retta rg incontri la direzione in d. I triangoli rettangoli 
simili gpo^ gza danno go : gp :: ga : g%^ ossia go X gz 
= gpXga. 

I triangoli rettangoli simili gpd^ gra danno 
gd : gp : : ga : gr^ ossia gdX gr = gpX ga, da cui go X gz 
= gdxgr = y . . = gpXga. 

Per un circolo di diametro a/), tangente alla dire- 
zione e//), qualsiasi retta radiante dall'estremo p del dia- 
metro ad incontrare la direzione in un punto qualunque 
d di essa, non ha parte intercetta nella circonferenza, ossia 
tale parte intercetta è zero, talché il prodotto delle rette 
radianti dall'estremo p del diametro ad incontrare un 
punto qualsiasi dalla direzione è nullo. 




— 51 — 

Per un circolo di diametro aè, al quale la direzione 
dp sia secante, come hd^ hf^ ha radianti dall'estremo h 
del diametro più prossimo alla direzione, ragionando come 
facemmo nel precedente per le rette ad^ ao^ ap^ si tro- 
vei^ che bd X bh' = boX bf = bpXba = bfX hm = 
bh xbs = 



• • 



91. Nel piano di un circolo, data una striscia perpendi- 
colare ad un suo diametro, ed un fascio di corde radianti da 
un estremo del diametro. Il prodotto di ciascuna corda per 
la parte della sua direzione intercetta nella striscia è co- 
stante. Tale prodotto è espresso numericamente dal valore 
lineare della doppia larghezza della striscia moltiplicata per 
il raggio. 

Infatti (Fig. 16*). La striscia formata dalle parallele 
bm'% ce sia perpendicolare al diametro a^ di un circolo 
e\ Da un estremo a del diametro si tracciano quanto 
vogliansi direzioni ae^ ah . . . . ad incontrare la striscia, 
e dal secondo estremo g del diametro le direzioni ge\ 
gK .... rispettivamente parallele alleae, ah^ per comodo 
della dimostrazione. 

Sul diametro ag sia ap = a'p' larghezza della striscia. 

Si elevi la perpendicolare pd che per ipotesi passi 
per l'estremo o della corda ao e si tracci az = ao. 

Dal precedente abbiamo agxcip = asxo^d =aox 

X as = ao" : ma il rettangolo dei lati un triangolo è uguale 
a quello dola sua altezza per il diametro del circolo circo- 
scritto ; quindi per V isoscele iscritto zao avremo az X ao 
"= aoX ao = ao = ag X ap. Sia ad ipotesi il diametro 
ag = 2, ossia il circolo abbia per raggio l'unità lineare; 
sarà ao* = 2 ap ; ma ap = ap' larghezza della striscia, 



— 52 — 

quindi ao^ = 2 ap' e per essere go* = ao^ sarà anche go^ «= 
= 2 aWp\ Quando è il raggio r ^' !• anche i valori li- 
neari ao^ ap risultano moltiplicati per r ; talché sarà 

2 

sempre ao = 2 a'p'r. Per essere parallele le .rette 
d/), m"6, ec e segmento àp = a'p\ è evidente che 
ad = me^ ari =fh . . . . e dk ciò as x ^^ = ^^ X/Zi 
= 2 a^p'r ; inoltre, essendo le direzioni ge\ gh* per costru- 
zione parallele alle ae^ ah risulterà corda ge^ = as ed 
mV = me ; quindi gè' X m'e" = gh' x/*^'^ = 2 a7>V. 

I segmx^nti paralleli ed uguali me, m'e" danno evi- 
dentemente as X m'e" = 2 a'/)V. Si tracci la direzione 
e*/)" del diametro passante per l'estremo s della corda as. 
Avremo: ang. p''se = asc' = eap' ; talché, abbassate alla 
c'/>" le perpendicolari m'à*\ e''p*'\ risulterà segmento 
a"/)"^=a'/)'. Ne deduciamo che : Nel piano di un circolo data 
una sua corda as, un segmento m'e" ad essa parallelo, e 
le direzioni dei diametri passanti per i suoi estrenrii ; il 
prodotto as X m'e*' della corda per il segmento, è espresso 
in valore lineare da una delle doppie proiezioni rette 
a'p^, a^'p^^ dello stesso segmento sulle direzioni dei detti 
diametri moltiplicata per il raggio c^a = r. 



92. In un triangolo iscritto, sé dall'estremo della corda 
bisettrice di uno dei suoi angoli si abbassa la perpendicolare 
ad uno dei lati che lo formano, ed anche al terzo lato. 

i. Il segmento del lato, prolungato ove occorra, com- 
preso fra il piede della perpendicolare ed il vertice, è se- 
misomma dei lati formanti quel vertice. 

2. Il segmento, compreso tra il piede della perpen- 
dicolare e l'altro estremo del lato, è semidifferenza degli 
stessi lati. 



— 53 — 

3. Il segmento, compreso tra il piede della perpen- 
dicolare ai terzo lato ed uno degli estremi di questo, è la 
sua metà. , 

Infatti (Fig. 17*), sia hp corda bisettrice dell'angolo 
h del triangolo ahh : dal suo estremo p si abbassino ai 
lati le perpendicolari pm^ pd^ pn ; si traccino le /)a, ph 
e si faccia segmento ds = da. 

1. Essendo il punto p medio dell'arco aph risulta 
pa = ph. Il triangolo rettangolo hdp = hmp per avere 
l'ipotenusa comune ed angoli acuti uguali in h; onde 
pd ^= pm ed hd = hm. Il triangolo rettangolo jorfa ^ phm 
per avere l'ipotenusa ed un cateto uguali onde da — hm ; 

ed essendo hd = hm^ sarà ha — ad = hh-^ {hm =: ad) 

• j , , ha -4- hh 
ossia ha = hm = ^ — » 

2. Essendo segmento ds = da = hm sarà hs — hb 
ed as = ha — hb ; da' cui ad = bm = — ^i — 

3. Per essere il punto p medio dell'arco apb, la 
perpendicolare pn al lato o corda ab la divide per metà 

93. In un triangolo rettangolo si abbassi la perpendico- 
lare dal vertice alla ipotenusa e si tracci la mediana. 

1. Sé degli angoli m, n che la perpendicolare forma 
coi cateti, l'uno è divisore intero dell'altro, 

2. Sé deg'i angoli clie la mediana forma coi cateti 
l'uno é divisore intero dell'altro. 

3. Sé dei due angoli acuti del triangolo rettangolo l'uno 
è divisore intero dell'altro, sempre nel circolo circoscritto 
al triangolo, il cateto minore é lato di poligono regolare iscritto 

m 

di 2Xfq-{-l lati, essendo a il quoto — ; ed il cateto mag- 
giore é lato di poligono regolare stellato di 7 + 1 lati. 



— 54 — 

Infatti (Fig. 18* a), per ipotesi Tangolo dbe sia divi- 
sore intero dell'angolo abe, ossia contenuto in esso un 
numero esatto,^ di volte. Le corde dei g^-f-1 angoli 
uguali a quello dbe^ sono fra loro uguali ed anche uguali 
al cateto db ; pertanto essendo retto l'angolo dato abdj 
la somma degli archi dm -j- a/m = 180% e perciò la somma 
^7 -[- 1 delle corde uguali costituisce il semiperimetro di 
un poligono regolare iscritto di lato db, del quale l'intero 
perìmetro si forma di 2 X ((7 + 1) lati uguali al cateto 
minore del triangolo rettangolo dato. 

Poiché la semicirconferenza afd contiene 5^ -f- 1 
archi uguali a bd ed il cateto maggiore ab sottende un 
arco asb = q volte db, ogni qual volta si riporti sulla 
circonferenza successivamente la corda ab, la distanza 
dal suo estremo ad uno di quelli del diametro, conside- 
rati alternativamente, aumenta di un arco db. Così (Fi- 
gura 18» b) il cateto ab dà arco db^ e riportato in 5/, dà 
arco/a ^2 db; riportato in/^ dà arco gbd = 3, db ... . 
e così di seguito, finché riportato q-\-i volte sulla cir- 
conferenza, il poligono regolare stellato si chiude con 
(/ -[- 1 lati uguali al cateto maggiore ab del dato trian- 
golo rettangolo. 

2. La mediana del triangolo rettangolo abd (a) 
coincide col diametro del circolo ad esso circoscritto (45) 
e come derivati inversi risulta angolo ahf=idbe; e 
perciò anche angoloy?>rf = abe ; onde quanto si è detto 
per gli angoli formati coi cateti dalla perpendicolare 
dal vertice, si applica agli angoli formati dalla mediana 
con gli stessi cateti. 

3. Per il triangolo isoscele acb risulta angolo bad 
= a6/, e conseguentemente angolo adb =:fbd ; quindi 
quanto si ò detto per gli angoli formati coi cateti dalla 



/ 



— 55 — 

perpendicolare dal vertice, si applica agli angoli acuti 
del dato triangolo rettangolo. 

94. La somma ah -\- hb dei lati di un triangolo 
ahb (Fig. IO*) è legata alla base ab dalla correlazione 

ab* 
ah-f-hbzz: — , 0(?e ap è il segmento della base deter- 

ap 
minato dalla parallela alla bisettrice del vertice h, 
tracciata dall'estremo di un segmento ao = ab preso 
sopra uno dei lati prolungato ove occorra. 

Infatti, per la bisettrice hf abbiamo ah :hb :: afifb 
da cui ah -\- hb : af-\-fb : : ah : af ma ah : af :: 
ao : ap^ quindi ah -\- hb : ab : : {ao « ab) : a/), ossia 

a/i 4- /i6 = — 

ap 



95. La somma s degli angoli formati dalla stessa parte 
di una linea spezzata di n lati, che abbia i segmenti estremi 
paralleli e rivolti nello stesso sènso, h s = 180'' (n — 2). 
ossia uguale alla somma degli angoli perimetrali interni di 
un poligono di n lati. 

Infatti (Fig. 20*) siano paralleli e volti nello stesso 
senso i segmenti estremi ^a, hi della spezzata abc .... hi. 
Si tracci la trasversale ha. Il poligono ahcb ha lo stesso 
numero n dei lati della spezzata ; ma per le parallele 6a, hi 
e secante /la, sarà angolo bah = ahi : ossia la somma degli 
angoli perimetrali interni del poligono è uguale a quella 
degli angoli della spezzata dalla parte in cui sono rivolti i 
suoi segmenti estremi paralleli. Consegue che : Quando i 
segmenti estremi della spezzata sono paralleli e volti in 
senso contrario^ la f^omma dei suoi angoli da una" qua- 



5Jbr.. 



?!>-. 



rs-'v 



M'' 



\y- 



sV 



tv-^ 



Is-v 






— 56 — 

lanque delle sue parti è s=180** (n— 1), ossia uguale a quella 
degli angoli perimetrali interni del poligono di n -\- 1 lati. 

Se i segmenti estremi della spezzata sono divergenti o 
convergenti e volti nello stesso senso^ la somma dei suoi an- 
goli della parte in cui sono volti i segmenti estremi è 
s= 180^ (n — 2) + a, essendo a l^ angolo che un segmento 
estremo forma con la parallela all'altro segmento estremo. 

Quando i segmenti estremi sono divergenti o con- 
vergenti e volti in senso contrario, la somma degli angoli 
è s = 180** (n — 1) + a, essendo a l'angolo come sopra. 

Dagli esposti principii sì deduce che: 

Per più linee spezzate di ugual numero dì lati, 
ancorché intrecciate fra loro, le somme degli angoli dalla 
stessa parte delle spezzate sono uguali ; se i lati estremi 
di esse sono paralleli e volti nello stesso senso; se le spez- 
zate hanno un segmento estremo comune e terminano 
su di un allineamento formante parte di esse; se le spez-- 
zate sono r acci ause fra due allineamenti ed in altri po- 
chi casi che omettiamo per brevità. 



96. Per quanto può interessare la topografia, dallo 
svolto fin qui emerge, che rìlìevando delle figure retti- 
linee mediante la misura dei loro angoli, non sempre 
questi possono riprodursi graficamente con esattezza in- 
discutibile ; sia perchè molti angoli non sono grafica- 
mente costruìbili, sìa perchè la graduazione dei gonio- 
metri in commercio può ragionevolmente dubitarsi non 
esatt ssìma. Pertanto, vari degli svolti teoremi dimostrano 
che il rilievo e la riproduzione di un triangolo può effet- 
tuarsi senza la misura dei suoi angoli ; e siccome le fi- 
gure rettilinee si decompongono in triangoli dei quali 
nella maggior parte dei casi gli elementi rettilinei si pos- 



— 57 — 

sono rigorosamente misurare, così riteniamo che per 
r esatta riproduzione delle figure sia prudente l'astenersi 
per quanto è possibile dalla misura e ricostruzione dei 
loro angoli. 

Descriveremo in seguito un Istrumento mediante il 
quale sarà facile rilevare sul terreno i triangoli mediante 
i loro elementi rettilinei, intanto diamo il seguente: 



97. Elenco dei gruppi determinanti rettangolari costituiti 
di due tre elementi tra i quali non entrano gli angoli. 



1. I tre lati del triangolo. 

2. Due lati ed il raggio del circolo circoscritto (due soluzioni). 

3. Due lati e l'eccentricità di uno di essi (due soluzioni). 

4. Due lati e la congiungente i loro punti medi. 

5. Due lati e la lunghezza della perpendicolare dall'estremo 
deir uno sull' altro. 

6. Due lati e la perpendicolare dal vertice comune al. 3® lato. 

7. Due lati, e la mediana dal vertice comune. 

8. Due lati e la mediana dall'estremo dell'uno sull'altro. 

9. Due lati ed uno dei segmenti in cui la perpendicolare dal 
vertice comune divìde il terzo lato. 

10. Due lati ed uno dei segmenti in cui ìs, perpendicolare 

dall'estremo dell'uno divide l'altro. 

11. Due lati e l'area del triangolo. 

12. Due lati e la distanza da uno dei vertici al baricentro. 

13. Due lati e la distanza dal punto medio di uno di essi al 
baricentro. 

14. Un lato, il raggio e l'eccentricità di un altro lato. 

15. Un lato la sua eccentricità a quella di altro lato. 

16. Un lato la sua eccentricità o il raggio e la perpendlco^ 
lare dal vertice opposto, 

« 



l^'Uff^^ 



— 58 — 

17. Un lato, la sua eccentricità o il raggio e la perpendico 
lare dà un estremo del lato ad altro lato. 

18. Un lato, la sua eccentricità o il raggio, ed uno dei seg- 
menti in cui la perpendicolare dal vertice opposto lo divide. 

19. Un lato, la sua eccentricità o il raggio, e la mediana. 

20. Un lato, la sua eccentricità o il raggio, e distanza dal 

suo punto medio al baricentro. 

21. Un lato, la sua eccentricità o il raggio, e distanza dal 
vertice opposto al baricentro. 

22. Un lato, la sua eccentricità o il raggio, e la corda biset- 
trice dell'angolo opposto 

23. Un lato la sua eccentricità o il raggio e la corda biset- 
trice di un angolo al suo estremò. 

24. Un lato la sua eccentricità o il raggio e posizione del- 
l'excentro corrispondente al lato. 

25. Un lato, la sua eccentricità o il raggio, ed il segmrento 
della sua mediana tra il lato ed il baricentro. 

26. Un lato, la sua eccentricità o il raggio, ed il segmento 
sulla mediana dal vertice opposto al baricentro. 

27. Un lato, la sua eccentricità o il raggio, e l'excentro di un 
altro lato. 

28. Un lato, la sua eccentricità o il raggio, e la congìungente 
i punti medi di esso e di altro lato. 

29. Un lato, e le perpendicolari dal suoi estremi agli altri lati. 

30. Un lato, e le congiungenti il suo punto medio con quello 
degli altri due lati. 

31. Un lato, la perpendicolare dal vertice opposto ed uno dei 
segmenti in cui questa divide il lato. 

32. Un lato, e le mediane dai suoi estremi agli altri lati. 

33. Un lato, uno dei segmenti in cui la proiezione dal ver- 
tice opposto lo divide, e l'area del triangolo. 

34. Un lato e posizione del baricentro riferito ad esso, 

35. Un lato, la perpendicolare ad esso dal baricentro ed uno 
dei segmenti in cui questa divide il lato. 

36. Un lato, e la posizione dell'ortocentro riferito ad esso. 



— 59 — 

37. Un Iato, la perpendicolare ad esso dall'ortocentro, ed uno 
dei seg:menti in cui essa lo divide. 

38- Un lato, e posizione dell'incentro riferito ad esso. 

39. Un lato, la perpendicolare ad esso dairjncentro, ed uno 
dei segmenti in cui questa divide il Iato. 

40. Un lato, e le distanze dai suoi estremi al suo excentro. 

41. Un lato, la perpendicolare ad esso dall'excentro, ed uno 

dei segmenti in cui questa divide il lato. 

42. Un lato, ed i segmenti sugli altri due lati dalle perpen- 
dicolari ad essi dai suoi estremi. 

43. Un lato, e dal vertice opposto la mediana e la perpendi* 
colare ad esso. 

44. Un lato e distanze del baricentro dal suo punto medio 
e dà uno dei suoi estremi. 

45. Un lato, la perpendicolare ad esso dall'excentro e la di- 
stanza dell'excentro da un suo estremo. 

46. Un lato, la sua eccentricità o il raggio, e l'area. 

47. Un lato, la sua mediana e l'area. 

48. Un lato, uno dei segmenti in cui il baricentro divide la 
sua mediana e l'area. 

49. Le tre mediane. 

50. Le tre distanze degli excentri tra loro. 

5 1. Le tre distanze tra 1 piedi delle perpendicolari dai vertici 
ai Iati opposti. 

52. Le tre distanze tra i piedi delle mediane. 

53- Le tre distanze fra gli estremi delle corde bisettrici dai 
vertici. 

54. Le congiungenti due a due gli estremi dei diametri dai 
vertici nel circolo circoscritto. 

55. Le distanze dell'ortocentro da due lati, e da un estremo 
di uno di essi. 

56. Le distanze del baricentro ai tre vertici. 

57. Suite mediane le distanze dal baricentro ai tre lati. 

56. La distanza dell'incentro dà un lato e dal suo estremo e 
daU'estreipo di altro lato. 



— 60 — 

59. La distanza deirincentro dà un lato e dai suoi estremi. 

60. La distanza dell'excentro dal lato corrispondente e dal 
suoi estremi. 

61. La distanza di un excentro dà due vertici e di altro ex- 
centro dal terzo vertice. 

62 Un lato e rapporto ad esso posizione del centro e delPor- 
tocentro. 

63. Un lato e riferiti ad esso posizione del centro ed incentro. 

64. Un lato e rispetto ad esso la posizione del baricentro. 

65. Distanza deirincentro alPestremo di un lato ed all'excen- 
tro corrispondente ad esso e distanza tra l'excentro e Taltro estremo 
del detto lato. 

Q&. Due lati e corda bisettrice dal vertice comune. 

67. Un lato, più meno la differenza tvs, questo ed altro Iato 
e la corda bisettrice dal vertice comune. 

68. Un lato il raggio e la corda bisettrice da un estremo del 
lato. 

69. Un lato e dà un suo estremo la bisettrice e la perpendi- 
colare ad altro lato. 

70. Un lato e la posizione degli excentri degli altri due lati. 

71. Due mediane ed un'altezza. 

72. La corda perpendicolare dà un vertice al lato opposto e 
quella che congiunge l'estremo della prima con un estremo del 
lato perpendicolare ad essa. 



N. B. Il superiore elenco non è completo. 



98. Da ciascun gruppo determinante di due o tre 

elementi lineari, possono formarsi moltissimi altri gruppi, 

1 
mediante — di ciascun elemento ; ad esempio : 

Potrà costruirsi il triangolo di lati a, 6, d quando 



T^y 



— 61 — 

n h fi 

sia dato il gruppo determinante — ^ — — ovvero quello 

a, 6, d. 
m n s 

99. Quando tra gli elementi del gruppo entra la 
bisettrice ovvero la corda bisettrice può, in luogo della 
detta bisettrice, sostituirsi quella che forma col lato 

1 
del triangolo, un angolo che sia — di quello che la corda 

bisettrice fa con lo stesso lato, 

100. Ciascun triangolo dipendente ha altrettanti 
gruppi deterrninanti del suo triangolo primo ; e quando 
sia noto un triangolo dipendente, lo è anche il suo trian- 
golo primo (36) ; talché per costruire un voluto triangolo 
basta che sia dato un gruppo determinante di uno qua- 
lunque dei suoi triangoli dipendenti. 

101. Sono poi molti i gruppi determinanti triango- 
lari costituiti di quattro o più elementi fra i quali non 
entrano i suoi angoli. 

102. La geometria offre quindi piil centinaia ^ di 
modi per costruire con esattezza un triangolo e perciò 
qualsiasi figura piana di contorno rettilineo, senza ri- 
correre alla misura degli angoli, la quale se per avven- 
tura sia data esatta dal goniometro sul terreno, può fa- 
cilmente errarsi nella riproduzione in disegno mediante 
il quadrante graduato. 

Qualora poi sia indispensabile Tuso dei goniometri,' 
allora alla graduazione per gradi e decimi del rispettivo 



1 



— 62 — 
e sostituire la graduazione dei cìrcoli 
3 suoi duennesimi, inquantochè : 

duazione si eseguisce geometneamente 
'■rsi rigorosamente esatta. 

angoli misurati con essa sono ripro- 
'a riga ed il compasso. 

di uno qualunque di tali angoli, ben- 

sempre espresso da un numero deci- 
sioni aritmetiche, eseguite tra i calori 
inno per risultato finale il calore dì 
ile mediante la riga ed Ìl compasso. ^ 

che abbracciano i detti angoli^ dei 
il centro, sono lati di poligoni regolari 
iscrittihili. 

[Calcolabili i vantaggi che la geome- 
ricavare dalla graduazione del circolo 
duennesimi. 



ìrcolo graduato per archi 3 e duanne- 
ente formarsi le tavofe delle linee trlgo- 
angoli. 

'), si costruisca un arco del quale sia 
to della corda in parti di raggio 1, ad 
60° del quale la corda è raggio r ^ 1. 
la bisettrice dd' avremo arco aed ^ 30*, 
= am ^ 0,50 > coseno 30" = cm = 
rso 30° = md=: 1 — cos. 30^ > corda 
sen. verso 30°. 



1 



— 64 — 

5Ìne delle tavole trigonometriche corda 

dire, che ottenute come sopra le linee 
Bno, coseno, seno verso, e corda degli 
gono nei modi ordinari i valori delle 
ometriche ; e che le tavole di queste 
ogaritmiche corrispondenti, si formano 
todi seguiti per quelle degli archi divisi 
di grado 1°. 



PARTE SECONDA 



CAPITOLO I. 



104. Per quanto diremo in seguitp sulla formazione 
delle potenze e determinazione delle radici ennesime delle 
quantità ge9metriche, crediamo opportuno di trattare in 
precedenza sulla estrazione delle radici ennesime dei nu- 
meri, tanto più che nei trattati scolastici di aritmetica 
si trascura questo ramo importante del calcolo numerico. 

Per brevità, toccando appena la parte teorica, espor- 
remo alcuni modi pratici per estrarre la radice enne- 
sima di esponente primo maggiore di 3. 

105. 





Tavola delle potenze del primi nove numeri naturali 


1* 




2 


3 


4 


5 


6 


7 


8 


9 


2» 




4 


9 


16 


25 


36 


49 


64 


81 


3" 




8 


27 


64 


125 


216 


343 


512 


729 


4» 




16 


81 


256 


625 


1296 


2401 


4096 


6561 


5a 




32 


243 


1024 


3125 


7776 


16807 


32768 


59049 


6- 




64 


729 


4096 


15625 


46656 


117649 


26^144 


531441 


7» 




128 


2187 


16384 


78125 


279936 


823543 


2097152 


4782969 




> 


> 


> 


> 


> 


» 


> 


> 


» 



Si vede dalla tavola superiore che : 

a) Una potenza è numero pari o dispari, secon^^ 
deche tale sia la sua radice ; 



cifre delle unità delle potenze successive 
si succedono periodicamente, ed in par- 
Jtenze dei numeri 1, 5, 6, terminano per le 
ì, e quelle dei numeri 4 e 9 terminano per 
6, > 9, 1; 



potenze di uguale esponente disparì termi- 
re diverse di unità, ed imparticolare le pò- 
terminano per la stessa cifra de unità della 



andò un numero intero si forma di una 
7e seguila da m zeri, la sua potenza di 
limerò terminante per mn zeri. Ad esempio 
}00000000 termina per 2 X 5 = 10 zeri, poi- 
3 gli zeri della radice e 5 è il suo espo- 



potenza di grado n di un numero intero, 
tante cifre, quante ne avrebbe la sua cifra 
l elevato, sé considerata nel suo calore, fosse 
otenza dello stesso grado n. Cosi 37o = 
76576 si forma di tredici cifre, avendone al- 



ti/ un numero intero di m cifre decomposto 
Ita, decine, centinaia . . . si formano le po- 
si costituiscono successivamente della som- 



— 67 - 

ma di altrettanti prodotti, quante sono le unità 
nute nella potenza delio stesso grado del numero i 
cifre di quello dato. Ad esempio 376* = 769922E 
si forma della somma dì 3* = 243 prodotti, inqui 
sono tre le cifre formanti la radice e 5 il su( 
nente; 

g) Dei oari prodotti concorrenti per somn 
formazione della potenza ennesima di un numero 
posto nelle sue unità, decine, centinaia * .... il n 
è la potenza ennesima della sua cifra di ord< 
eleoato, ed il minimo è la potenza ennesime 
cifra delle sue unità. Cosi il massimo prodotto ( 
rente per somma alla formazione del 769922997i 
= 376* è il 300' = 2430000000000, ed il mi 
6» = 7776 ; 

h) La potenza ennesima di un numero 
non primo si forma del prodotto delle potenze et 
di tutti i suoi fattori primi. 

Ad esempio, poiché decomposto nei suoi fatto 
trovasi 105 = 3 X 5 X 7, sarà iÒo* = 3* X 5* X 7* 
= 243 X 3125 X 16807 = 12762815625 : 

k) La potenza ennesima di numero decim 
primo si comp<ine del prodotto delle potenze a 
dei suoi fattori primi, ed ha tante cifre d 
quante sono le unità del prodotto fra il suo espo 
ed il numero p delle sue cifre decimali. 

Ad esempio 1,05" sarà numero di 10 cifre d 



— 68 — 

per essere 2 le sue cifre decimali e 5 il suo esponente: 

^ 2* V 5* V 7^ 

onde 1,05* = 1,0000000000 " l'2762815625. 



106. Gli esposti caratteri delle potenze dei numeri, 
inversamente applicati, conducono alla determinazione 
delle loro radici ennesime, come dai seguenti esempi : 

107. Estrazione deHa radice ennesima di un numero che 
sia potenza ennesima esatta. 



1. Domandasi V 12762815625. Decomposto nei suoi 
fattori primi trovasi 12762815625 = 3' X 5' X 7S e perciò 

5 

/ 1276281565 = 3 X 5 X 7 = 105 ; ossia 

La radice ennesima di un numero che risulti com- 
posto del prodotto di /attori tutti elevati allo stesso 
esponente n, si forma del prodotto di tutti questi fattori 
adottati senza esponente. 

2. Si richieda K 1,2762815625. Poiché sono 10 
le cifre decimali del numero, mentre 5 è Tesponente della 

chiesta radice ; questa avrà -^ = 2 cifre decimali (/e). 

Considerato il numero come intero e decomposto nei suoi 
fattori primi, trovasi 12762815625= 3' X 5' X 7' di ra- 
dice quinta 3X5X7 = 1 05; onde 

s 

l/ 1,2762815625 = 1.05 ; ossia 
La radice ennesima di un numero di p cifre de- 
cimalij che considerato come intero, risulti- composto di 



^^ 



— 69 — 

fattori tatti elettati allo stesso suo grado n, si forma 
del prodotto dei detti fattori adottati senza esponente ; 

tale radice ennesima è numero di ^ cifre decimali. 



108. Non sempre però un dato numero, sia pure 
potenza ennesima esatta, è facilmente decompìonibile nei 
suoi fattori primi: allora può determinarsene la radice 
ennesinja applicando inversamente i principi (a, h . . . fe). 



Si richieda V 91931877133 

1. Il dato numero è dispari, quindi tale è pure 
la sua radice settima (a) ; 

2. Detta radice non può terminare per le cifre 
1, 5, 9 perchè la data potenza non termina per una di 
questo cifre (6), talché la cifra della unità della radice 
sarà uno dei numeri 3, 7 ; 

3. La ricercata radice è numero di due cifre 
poiché, staccate dalla destra del dato numero 7 cifre, 
cioè quante sono le unità dell'esponente (^), restano alla 
sua sinistra 4 cifre, che sono tante quante quelle che 
avrebbe la settima potenza della sua cifra delle decine 
considerata come cifra semplice ; 

4. Vedesi dalla tavola (105) che la potenza set- 
tima del 7 è numero di 7 cifre, mentre quella settima 
del 3 è numero di 4 cifre, quante cioè ne sono residuate 
alla sinistra del dato numero; ne dedurremo che la 
cifra delle decine della radice è il 3; 

5. Si vede nella stessa tavola che la potenza set- 
tima delle cifre semplici, la quale ha le stesse unità 3 
del dato numero, è 7^ = 823543, ne dedurremo che la 



— 70 — 
cifra delle unità della radice è il 7 (e): ossia che 

V 94931877133 = 37, come trovasi a riprova elevando 
37 alla settima potenza. 

109. Quando la radice ricercata ha pia di due 
cifre, allora dopo di aver determinato nel descritto 
modo la sua cifra di ordine pia elevato e quella delle 
sue unità, si procede alla determinazione delle cifre 
intermedie, come dai seguenti esempi : 

1. Si ricerchi {/ 5030919566507 

1. Decomposto il numero in gruppi di due cifre 
trovasi che ne contiene più di 5, ossia più delle unità 
del dato esponente ; ciò indica che la radice quinta del 
numero si forma di più di due cifre. Si torni a de- 
comporre il numero in gruppi di tre cifre ; trovasi che 
ne contiene 4, più uno incompleto; ne dedurremo che 
la chiesta radice è numero di 3 cifre ; 

2. La cifra di ordine più elevato della radice 
essendo le centinaia, la sua quinta potenza, oltre alle 
cifre spettanti alla potenza quinta della sua prima cifra 
a sinistra, avrà 10 cifre di più, p^ essere 2 gli zeri 
delle centinaia e 5 il dato esponente; e però dalla 
destra del dato numero si stacchino, mediante la vir- 
gola 10 Gifire^ scrìvendo 503^0919566507^ e le residuali 
tre cifre alla sinistra del iìiim!»Y>, sono tante quante 
quelle della quinta potenza della sua cifra di or£ne 
più elevato considerata come numero semplice 

3. Risulta dalla tavole (105) che la quinta pò- 



— 71 — 

tenza del 3 è numero di 3 cifre, quindi il 3 è la cifra 
della centinaia della radice. 

4. Poiché la data potenza quinta termina per 7, 
anche la cifra delle unità della sua radice sarà 7 (e). 

5. La determinazione della cifra delle decine si 
effettua per tentativi come segue: Suppongasi che detta 
cifra sia 5, ossia che la radice sia 357. Elevato a quinta 
potenza il 350, ciò che si effettua facendo seguire da 
cinque zeri la quinta potenza del 35, risulta 

350' > 5030919566507: allora si diminuisca il 5 di una 



unità; poiché trovasi che 340 è contenuto nel dato nu- 
mero, riterremo 4 come cifra delle decine; ed infatti si 

rinviene a riprova 347* uguale al dato numero, e perciò 
k^ 5030919566507 = 347. 

2. In modo analogo si opera se la ricercata radice 
si forma di un numero maggiore di cifre; ne diamo 
un esempio per un numero decimale. 

Si chieda V 286138,1721051424 

1. Si consideri il numero come intero; decompo- 
sto in gruppi di tre cifre trovasi che ne contiene più di 
5^ unità dell'esponente ; allora si torni a decomporre in 
gruppi di 4 cifre, e poiché ne contiene quattro, più uno 
incompleto, vedesi che la radice é numero di di quattro 
cifre. 

2. Sempre considerando il numero come intero ed 
operando come sopra, si trova che 1 e la cifra delle mi- 
gliaia della radice, e 4 é la cifra della sua unità. 

3. Si adotti per le centinaia della radice una cifra 



— 72 — 

arbitraria, ad ipotesi 3 ; talché la radice avrebbe 13 
centinaia. 

Si aggiungano 10 zeri alla destra della quinta po- 
tenza del 13, essendo 2 gli zeri delle centinaia e 5 

Tesponente. Poiché risulta 1300** maggiore del dato nu- 
mero, si diminuiscano le centinaia di una unità, e sic- 

I K 

come 1200 è contenuto nel dato numero, riterremo 2 
come cifra delle centinaia della radice. 

4. Supposto 5 cifra delle decine, si trova che 

1250 è di molto superiore al dato numero, allora si 
riduca il 5 anche più di una unità, così ad ipotesi si 

provi il 3; e poiché si rinviene che 1230 è contenuto 
nel dato numerò, si ritiene il 3 come cifra delle decine. 

Trovasi infatti a riprova che 1234*^ riproduce il dato 
numero. 

5. Ma il dato numero ha dieci cifre decimali, e 

10 
siccome .5 è l'esponente della radice, questa avrà -^= 2 

cifre decimali (k) e perciò 

5 

l/ 286138, 1721051424 = 12, 34. 

110. Se la potenza della quale si ricerca la radice 
è frazione decimale^ si opera sai numero espresso dalle 
sue cifre signifcative considerato come intero ; e dalla 
destra della radice ottenuta^ mediante la virgola^ si di- 
staccano tanti decimali quante sono le unità del quoto 
ottenuto dividendo il numero delle cifre decimali della 
data potenza per ^esponente della radice (k). Ad e- 
sempio : 

V V 

Si voglia y 0,0000000243; faremo K ,243 = 3, e 



73 



poiché sono dieci i decimali della potenza e 5 è Te- 

10 
sponente, così la radice avrà -5" = 2 cifre decimali. Quin- 

di \/ 0,0000000243 = 0,03. 

111. Sé le cifre sìgnijicative della data potenza 

frazionaria costituiscono un numero decomponibile in 

fattori primi, allora considerandolo come intero, si 

opera come al (107, 1»), dotando poi la radice ottenuta 

delle volute cifre decimali come si è detto. Così, per 

1/ 0,0000007776 ; trovasi 7776 = 2' X 3*, da cui 

|/ 7776 = 2X3 — 6; e siccome sono dieci le cifre de- 
cimali della data potenza e 5 esponente della radice, sarà 

k^ 0,0000007776 =0,06 (k). 

112. Risulta dai superiori esempi che si può sempre 
estrarre con esattezza la radice ennesima di un numero 
che sia potenza ennesima esatta, sia esso intero frazio- 
nario o fratto : non è però cosi per i numeri primi che 
siano assunti come potenze ennesime, né per tutti quei 
numeri non primi che non sono affetti dallo stesso espo- 
nente della chiesta radice. In tali casi l'estrazione della 
radice eniiessima si effettua per tentativi ; e nella mag- 
gior parte dei casi la radice ottenuta risulta numero 
irrazionale, ossia essa non 6 rigorosamente esatta. 

1. Si domandi |/ 5 , Col metodo aritmetico si 



— 74 — 
Gstragga |/ 5 = K 'J~b~ — 1,4953. Si estragga inoltre 

ite |/ 5 è compresa 

meri 1,4953 e 1,3076. 

a potenza trovasi 
;cegliersi un numero 
i rinviene, con grande 
irà come radice quinta 

decomposto nei suoi 
3* X 5, e però 

:hè, determinata come 

con approssimazione 



3do di estrazione della 
mo, o die non sia pò- 
divenire troppo labo- 
5Ì utilmente le tavole 
lei numeri naturali. 
to della tavola delle 
uè cifre, e si richieda 



75 



Si rileva dalla 
tavola che la po- 
tenza quinta dei nu- 
meri di 5 cifre, la 
quale più si appros- 
sima al 7000000 



Nu- 
meri 


PoUnM di •tpoMDta disparì 


3» 


5« 


7* 


lU 


14757 


> 


6898264863328774^5557 


> 


*/ 


14758 


> 


699967225766434252768 


> 


V 


14759 


> 


700280025629711289219 


» 


>/ 


14750 


> 


700638144033737610000 


> 


7 


» 


> 


> > 


» 


/ 



è 14758* = 699967225766434252768, e però con grande 
approssimazione K 70000..= 14758, da cui a 4 decimali 
K 7 = 1,4758. Lo stesso numero dà a 3 decimali 
{/ 699967 =14,758, e a 2 decimali 

5 

V^ 6999672257 = 147,58 ecc. 



Gruppi radicali 



. ( 



114. Un numero p che non sia potenza ennesima 
esatta, può risultare formato della somma o differenza 
di due o più potenze ennesime f^satte. In tal caso le 
radici ennesime delle potenze che por somma o differenza 
riproducono il numero /), costituiscono un gruppo che 
diremo radicale ennesimo del numero p. 

Cosi, sia d" = a*" -|- è" — e* e le radici -{-^«-f-^» — e 
formano il gruppo radicala ennesimo del numero o?". 



/ A -[- a » -f- 6 » 

Ciò si esprime scrivendo V d" = / " 



e. 



— 76 — 

Elevando a potenza il gruppo, faremo 



^ -\- a X -^ b » — e = a° -|- 6" — e» = d'. 



asservì che nel gruppo radicale : ì termini a, b, e 
.0 legati né per somma né per differenza alla 
one della radice ennesima del dato nuniero 
Tino solo ad indicare come eleeatì ciascuno alla 
ennesima presa secondo II rispettivo segno, ri- 
<no quel numero. 



>. L'uso dei gruppi radicali si utilizza nel cal- 
ometrico in specie, come parzialmente vedremo 
lito. ' 

imo alcuni esempii numerici sui gruppi radicali. 

. Si chieda V 16839. Si vede dalla tavola (105) 
»tenze, che quella la quale più si appossima per 
al dato numero è 7' = 16807, e però faremo 
- 16807 = 32 ; ma rilevasi dalla stessa tavola 
= 2* ; quindi 16839 = 7' + 2' ; e sotto forma d 

V A + ^ > + 2. 

radicale V 16839^ /^ ^ Elevand* 

za il gruppo, trovasi I 

:f5=7'4- 2' = l'^807 + 32 = 



ì. Si domandi V 16775. Vedasi dalla .tavola eh 
nza quinta, la quale più si approssima per o* 



-. 77 — 

cesso al dato numepo, è 7* = 16807 : quindi 

16307 — 16775 = 32 =i 2* ; e però sotto forma di gruppo 

V A + 7 » — 2. 

V 16775 = /^ Elevando a po- 



radicale 



lenza A + 7» — 2=7* — 2'' = 16807—32 = 16775. 



/ 



3. Il gruppo radicale può risultare frazionario. Si 



ia V/ 



voglia V 3130; poiché 5*=31 25, faremo 3130-3125 = 5, e 



come 



al (112.1°) trovato V 5 = 1,38, ne trarremo il gruppo 



V 3130 = /^ 



-1-5» + 1,38. 



radicale V 3130 = / Elevando a po- 



tenza trovasi 5* + 1,38 = 3125 + 5 = 3130. 



5 

4. Per V 3120 avremo 3125 — 3120 = 5 ; e però 

/ A + 5» — 1,38. 
V 3120 = / Elevando a potenza 

5 

y — T;38* = 3125 — 5 = 3120. 

5. Il gruppo radicale può essere fratto. Si chieda 



/7. 



Poiché 7 = 5 -|- 2, trovato come al (112, 1") che 



e V 2 = 1,158, faremo 

^-1-1,38» + 1,158. 

Elevando a potenza 

58' = 5 + 2 = 7. 
dato numero sia frazionario. Si voglia 



e intera è 32 = 2'. La parte fatta contiene 
li quante sono l'unità dell'esponente 5, essa 
»er sé stessa potenza quinta. Trovasi 



, quindi V 0,00005 = 0,138 ; e sotto forma 

/ A + 2 » + 0,138. 
.dicale V 32,00005=/^ 

potenza 2' + 0^35' = 32,00005. 



differenze fra le potenze successive dello 
3 di due numeri quando sia nota la diffe- 
esti, offrono anche un modo di estrazione 
ennesima di uno di essi. 




— 79 — 

Come a lato siano a <b due numeri e d^ 
diflFerenza: disposte sotto ciascun numero in 

verticale le sue potenze successive, da 
una coppia di grado n dì tali potenze può 
calcolarsi la differenza fra i termini della 
coppia successiva di grado n-f-1. Tro- 
vasi infatti d^ = ad^ -|- ^^i > d^= a^d^ -|- 
-\- bdt » d^ ~ a^d^ -f" ^^3 ^^^* 



la loro 
colonna 



a — 


h — d^ 


n* 


b*— rf. 


a'— 


b'-d. 


a'- 


b*—d^ 


ó^— 


^ d. 


a'— 


¥ d. 



117. Sia richiesta V a\ Determinata una potenza 
dello stesso grado 6* che sia di maggior valoi'e della 
proposta a\ si faccia la differenza d^ = b^ — a^ Per il 
sopra esposto avremo bd^ ^ d^a^ = d^ (\), da cui 

d^ — 6* = a*, e — r = «. Ma nella formula (a) la quan- 

LA/ 

tità dj è ignota e deve determinarsi per tentativi. 



7 
ndi V 



Ad esempio si domandi v 823543. 

Come a lato si for- 
mino tre caselle a, b, d. 

Nella prima a si 
scrìva il dato numero 
823543. 

In linea nella ca- 
sella B si segni 
10' = 10000000, 

ovvero altra potenza settima arbitraria purché maggiore 
di quella data. Nella casella d, ed in linea, si scriva la 



A 


B 


D 


5764801 ; 823543 =: 7 


101)00000 

100000000 

94235199 


91764570 
2470629 




942a5109 

1 


5764801 


V^ 823543 - 7, 



10^ — 823543^91764570, aggiungendo alla 
un zero. Nella casella b sotto 10 si scriva 10*. 
ido quindi alla ricerca per tentativi della ra- 
o le seguenti considerazioni, 
•ciche io' di radice 10 è numero maggiore di 
», la radice settima di questo è numero di una 

'ale numero è disparì, poiché la potenza data 
a). 



)=V IO' 



uppongaai 3 differenza fra 10 = 
nero 

i prodotto 3 X 823543 = 2470629 si sommi 
la neon la differenza 91764570, ed il totale ot- 
!35199 si sottragga nella casella a dal 10*: 
5764801 si scrìva in lìnea a sinistra del dato 
Ila casella a. 

i faccia il quoto 5764801 : 823543 = 7. Que- 
sarà radico settima del dato numero, sé vera- 
Ita esatta l'ipotetica differenza 3, tra il 10 e 
icercata. 

i. verifica sì elevi a settima potenza il quoto 
che nel caso risulta radice esatta trovandosi 
[3 ; ma qualora si fosse rinvenulo un numero 
> minore di quello dato, si sarebbe diminuita 
ita di una unità l' ipotetica differenza 3, per 
i vera radice. 

olto metodo non è in pratica il più semplice 
tite ; lo abbiamo unicamente esposto, inquan- 
)plica con vantaggio alle serie triangolari dif- 
70,71); come sarà facile verificare agli stu- 



81 



118. Facciamo finalmente osservare una proprietà 
comune alle potenze dello stesso grado dei numeri pro- 
gredenti in serie aritmetica secondo una data ragione^ 
senza trattenerci sui principii che generano detta pro- 
prietà, nh sui vantaggi prattici che possono ricavarsene 
nella estrazione della radice ennesima di un numero, co-- 
stretti a troncare questa già troppo lunga digressione* . 



119. Caratteristica potenziale differenziale e multipla 



Come a lato 
in A, B^ e, una 
serie di numeri 
interi o frazio- 
nari decimali si 
disponga in li- 
nea orizzontale. 

Sotto cia- 
scun numero si 
scrivano le ri- 
spettive potenze 
dello s t e ss o 
grado. 

Sotto cia- 
scuna potenza 



Nbmeri 


12 3 4 5 6 7 


8 ... A) 


Quadrati 


1 4 9 16 25 36 49 


64 . . . 


Diff» 1- 


3 5 7 9 11 13 


15 


Idem le" 


2 2 2 2 2 


2 Car. diff. quadra 


Nameri 


Il 12 IS 14 15 16 17 ... B) 


Quadrati 


121 144 169 196 225 256 269 


Diff. !■ 


23 .25 27 29 31 33 


Idem 2<' 


2 2 2 2 2 


2 Car. diff. quadra 


Numeri 


1,21 1.22 1,23 


124 .. . 0) 


Quadrati 


1,4641 1,4884 1,5129 


1,5376 


Difi. 1» 


0,0243 0,0245 


0,0247 


Idem 2* 


0,0002 


0,0002 Car. differ. 
quadra fraz. 



si scriva la sua differenza da quella che la precedo. 

Sotto ciascuna differenza cosi ottenuta si scriva la 
differenza tra essa e quella die la precede, e così si prò- 



— 82 — 

èegaa togliendo da ciascuna delle ultime differenze otte- 
nute quella che la precede. Quando ciò siasi ripetuto 
tante volte quante sono le unità deiresponente comune 
alle potenze sulle quali si opera, si giunge ad una equi- 
differenza eostante per due termini successivi delle serie. 

Tale equidifferenza diciamo caratteristica potenziale 
differenziale^ inquantochè essa è costante per le potenze 
(jtello stesso grado, e diversa per potenze di diverso grado. 

La caratteristica potenziale differenziale, diversifica 
per potenze di numeri progredenti in diversa ragione. 



a) Negli esempi a, b, c vedesi come, fatta per due 
volte successive la differenza dei quadrati dei numeri 
procedenti in ordine naturale, tante essendo lo unità del- 
l'esponente 2 del quadrato, si trova l'equidifferenza 2^ la 
quale è perciò la caratteristica potenziale quadra. 

Essa sarà intera o frazionaria decimale, secondo^ 
che siano intere o frazionarie decimali le potenze dalle 
quali proviene. 



h) Negli esempi seguenti d, e, f, sì vede come fatta 
per tre volte successive la differenza dei cubi dei numeri in 
progressione naturale, si giunge alla equidifferenza 6, la 
quale perciò è la caratteristica potenziale differenziale 
cubica. 



e) In modo analogo può operarsi per determinare la 
caratteristica potenziale per qualunque grado di potenze 
dei nemeri progredenti in ordine naturale. 



r 



- 83 — 

120. È facile determinare la caratteristica differenziale 
di grado n, inquantochè essa si forma del prodotto 
n y^ n — 1. 

Avremo cioè : 

Caratt. prima = 1 ; Id. quadra 1x2 = 2; Id. cu- 
bica » 2x3=6; Id. quarta » 6x4=24 ; Id. quinta » 24x5=120; 
Id. sesta 120 X 6 = 720, e così in proseguo. 



Numeri 


12 3 4 


5 6 7 D) 


Cabl 


1 8 27 64 


125 216 343 


Diir. l'^ 


7 {9 37 


61 91 127 


Idem 2« 


12 18 


24 30 36 


Idem 3* 


6 


6 6 6 Ceratterìstica diff. eubica 
» > > 


Nameri 


11 12 


13 14 15. . . . E) 


Cabi 


1331 1728 


2197 2744 3375 .... 


diff. 1* 


. 3W 


469 547 631 ... . 


Idem 2^ 




72 78 84 ... . 


Idem 3^ 




6 6 Caratterìetiea di£ eubica 


Numeri 


1,21 > 1^ 


» 1,23 » 1,24 » 1,25 F) 


Cubi 


1,771561 » 1,815848 


» 1,860867 » 1,906624 > 1,953125 


diff. 1« 


0,044287 

• 


» 0,045019 > 0,045757 > 0,046501 


Idem 2^ 




0,000732 > 0,000738 > 0,000744 


Idem 3* 




0,000006 » 0,000006 Car. differ. 

cubica fraz. 



Diremo naturale la serie 1, 2, 6, 24, i20, 720 .... 
della caratteristica differenziale delle potenze successive 
dei numeri in ordine naturale. 



- 84 - 

121. l^a caratteristica differenziale delle potenze del 
numeri in progressione aritmetica di ragione r, per le Sue- 
cessloe poten&e, él forma del prodótto di qtiellà naturale 
corrispondente per la potenza di r dello stesso grado. Così 

Per la progressione aritmetica dei numeri -r- 1 • 3 • 
5 • 7 • 9 .... di ragione 2, la corrispondente caratteristica 
differenziale sarà car. diff. prima 1x2 = 5» Id. qua- 
dra 2X4=8» Id. cubica 6 X 8 = 48 » Id. quarta 
24 X It) = 384 ecc. 

Per la progressione aritmetica di ragione 3 dei nu- 
meri — r- 1 ' 4 ' 7 • 10 • 13 ' 16 sarà car. diflf. prima 



1X3 = 3 » Id. quadra 2 X 9=/8 » Id. cubica 6X^7= /65 
» Id. quarta 24 X 81 = i944 ecc. 

122. Come nella seguente tavola si disponga una 
serie di numeri in ordine naturale, e sopra ciascuno si 
scriva il suo prodotto per quello accumulato dei numeri 
che lo precedono. Per quanto si è detto (119), i prodotti 
successivi ricogtituisco: o la serie naturale della caratte- 
ristica differenziale. 



Caratt 
differ. 


Grado 


Caratteristica nultipla 


1 2 6 24 120 720 5040 


1 

2 

6 

24 

120 
720 


2; 

3a 

4« 

5* 

6* 


1»2»3» 4> 5> 6 7 
1»4> 9> 16 > 25» 36> 49 
1 > 8 # 27 > 64 » 125 » 216 » 343 
1 )► 16 » 81 » 256 > 625 » 1296 » 2401 
1 » 32 > 243 » 1024 » 3125 > 7776 » 16807 
1 » 64 » 729 » 4096 > 15625 » 46656 > 117649 



In colonna verticale sotto ciascun numero si scri- 
vano le sue potenze successive. Per questa disposizione 
le potenze dello stosso grado dei numeri trovansi dispo- 
ste in linea orizzontale. 



4 



— 85 — 

Rapporto ad uno dei termini della colonna verticale 
dello potenze di un numero, diciamo caratteristica pò- 
tenùalc multipla il prodotto segnato sopra di esso e pro- 
veniente dalla sua moltiplicazione per il prodotto ?^ccu- 
mulato dei numeri che lo precedono, 

123. La caratteristica potenziale multipla di un ter- 
mine qualunque della t arsola il quale sia potenza di grado 
n, è radice ennesima del suo prodotto per quello accumu- 
lato delle potenze di ugual grado che lo precedono in linea 
orizzontule nella tavola stessa. 

Ad esempio : 3» = 243 ha per caratt. diff. 120, e per 



caratteristica multipla 6, ed avremo 6 := V 1 X 32 X 243: 
7^ zzz 343 ha per caratt. diif. 6 e per caratt. multipla 5040 
ed avremo 



s 



5040 =V 1 X 8 X 27 X 64 X 125 X 216 X 343. ' 



CAPITOLO II. 



Formasdone dell« potenze di una data quantità geometrioa 



124. Nella progressione delle potenze di un numero, 
il rapporto che passa tra due termini successivi è quello 
stesso che passa fra runitàt ed il primo termine della 
progressione. 



principio si basano i vari modi grafici, 
serie delle potenze di una data quantità 

l'unità si considera in astratto, ma per 
omeirica rappresentata da una figura, 
ìcie alla quale si riferisce, dece essere 
lata, potendosi attribuire alla figura 
mensioni rapporto a diverse unità. 



. 22' A, b). Sia oR unità lineare, ai un 
iale si domanda la serie delle potenze 

e sopra un lato dell'angolo arbitrario 
inità oR, e sull'altro il dato segmento 
i RI : preso oV = oi si tracci la f? pa- 
fatto o2' — o2 si tracci la parallela 2'3 
■ocedendo si avrà nei segmenti o1, oS, 
la progressione delle potenze lineari dì 

le parallele abbiamo Ro : ol :: ot : oS, 

= 1 sarà o2 = ol : Così 

3, ossia o3=oSxo/=o7'xo/ = o/ecc. 



A, b) Si domandi la progressione delle 
M segmento o/^ l.(A),ovveroo^ <S.(b)» 
i lineare. Sul segmento ol come base, e 
3, si costruisca l'isoscele oc/; si abbsissi 
ingato la perpendicolare Ih' e si faccia 
cci la IS, la 23 parallela alla et, la 34 
? ecc. ; ed avremo coi segmenti crescenti 



— 87 — 

o decrescenti o 1, o2^ o3, o4 . . . .^ on^ la serie delle po- 
tenze lineari del segmento ol (a, b). 

Infatti, per i triangoli isosceli simili ocJ^ 012^ o83. . . . 
abbiamo : co : ol :: ol : o2^ ossia 1 : ol \: ol : o2, 

quindi o2 = ol ^ ed anche oc : ai : : o2 : o3 e però 

o3 = oP ecc. 



a) Consegue che, in un triangolo isoscele se si 
adotta il lato come potenza di esponente n, di un segmento s 
compreso tra e 2, la base è potenza di esponente n -f- 1 
dello stesso segmento. 

Così nel triangolo o23^ se si assegna al lato o2 il 
valore s\ sarà o3 = s\ Se si ritiene o^ = s , sarà o3 = s^: 

o2 
ossia il rapporto --o è quello che passa fra due termini 

successivi qualunque della progressione delle potenze del 
segmento s. Pc^rtanto neir isoscele il rapporto tra il lato 
e la base varia coH'altezza del triangolo ; talché, sulla 
base ol può costruirsi una serie infinita di. isosceli di 
diversa altezza, e perciò di diverso rapporto tra il lato 
e la base. Ciascun lato dei triangoli delle serie può ri- 
tenersi arbitrariamente come unità lineare, ossia come 
raggio unitario di un circolo descritto dal vertice, del 
quale la base ol b corda; consegue che la corda oi, 
riferita alla unità, cangia di valore col cangiare del rap- 
porto tra il lato unitario e la base del triangolo isoscele 
adottato. Resta con ciò confermato che per la determi- 
nazione grafica delle potenze di una quantità geometrica, 
necessita la cognizione del rapporto tra questa e l'unità 
della specie. Facilmente si comprende come per la de- 
terminazione del detto rapporto, del triangolo isoscele 



■^•-^*', ^s^ *'■' l'I : " ^'.-^ '•• ■ .^^sCt-.-a^- 



la serie, oltre la base oiy basta conoscere un 
ito capace di determinarlo, come l'angolo al 
la base, l'altezza ecc. 



24' a) Nel cìrcolo di raggio unitario co si 
lire la serie delle potenze lineari della corda 

)• 

aia proiezione oh della corda ol% dà o2' = ol . 
ìa corda o2 = o2' e sì abbassi la doppia 
re o3* alla 2f. Nel triangolo iscritto Sol' 
' = oSX ol' = o2' X ol = óì^ X ol ='~ol\ 
l'da o3 := o3' e si abbassi alla 31' la doppia 
re o4'; avremo o4~o3Xol =■ ofX ol=zoT 
guendo, formeremo la serie decrescente delle 
ari della data corda ol, o2, o3, o4 . . . . on. 
'ig. 24* b) Quando la corda iniziale oa„ delia 
nsi costruire le potenze lineari, è maggiore 
= 1, e minore del lato del quadrato iscritto 

allora la serie delle sue potenze è crescente, 
5 avanzata fìnehò uno dei suoi termini non 
.metro os = 2, ossia il quadrato della corda 

Quindi con l'approssimarsi della corda ini- 
i lunghezza del lato del quadrato ad, dimi- 
lamero dei termini della serie delle sue po- 
i determinabili con la esposta costruzione 

ig. 24' b) Quando la corda iniziale è mag- 
to del quadrato iscritto, per formarne la serie 



— 89 — 

delle potenze lineari, deve dividersi per la potenza del 10 
capace di dare un quoto minore del raggio co = i. Ad 
esempio : si vogliano costruire le potenze di un segmento 

lineare s> y 2 , e si trovi ^^ = ol*: costruita come so- 
pra (a) la serie decrescente dello potenze di questa corda, 
1, o2, o3j o4 . . . ., moltiplicando un termine della serie 
di grado n per la potenza del 10, divisore di s dello 
stesso grado n del termine, né resterà formato il termine 
corrispondente nella progressione delle potenze del segmen- 

8 8 S 

to 5. Avremo cioè ol = -ttt y> o2 = ^nn » o3= 



10 " "" — 100 " ""— 1000 - 
che daranno la serie richiesta facendo 

« = ol X 10 » «•.— o2 X 100 » 5' = o3 X 1000 . . . ecc. 
Infatti, per ipotesi segmento «==o/ X 10; elevando 

a quadrato e per essere of = 08 j avremo «* = o^ X 100 ; 
elevando a cubo, ossia moltiplicando per s ^= ol X 10, e 

per essére o3 = ofj avremo s^ z= o3 y^ 1000 . . . • così 
in proseguo. 

e) I^Iolla esposta costruzione è da osservarsi che 
angolo eo3' = 1V2^ angolo co4 = 1V3 ecc. por avere 
queste coppie di angoli i lati scambievolmente perpen- 
dicolari, e perciò Tangolo che forma il raggio co con un 
segmento potenza di grado n della serie, è uguale a quello 
che la base IV del triangolo isoscele, che ha per lato 
la corda iniziale o /, forma con la potenza di grado n — 1, 
portata come corda del circolo dairestremo o del raggio. 

d) 2 Per le doppie perpendicolari o2\ o3\ o4* .... 
è evidente che i punti 2\3\4* .... n si trovano sulla cir- 
conferenza di centro V e di raggio i'o, ovvero di raggio 
a^.o e di centro a^. 



- 90 



125^'^ Costruzione delle serie delle potenze lineari di espo- 
nente S"" di un dato segmento. 

(Fig. 25*) Nel circolo di raggio ca = 1 e dall'e- 
stremo del diametro, si faccia corda ao uguale al rag- 
gio, prolungandola. Si domandino le potenze lineari di 
esponente ^" di un segmento al < ca raggio. Si abbassi 
al diametro ad la perpendicolare oh e presa corda aT 
uguale al dato segmento, la perpendicolare Tn interseca 
ih 8 il raggio ao. Si faccia corda a2^ = a2 e la per- 
pendicolare SV interseca in 3 la ao. Si faccia a3' = a.S, 
e la perpendicolare 3'/i" interseca in 4 la ao ; e così 
proseguasi. Avremo la serie al y> a2 » aS » a4 . . . . art 

e cioè al y> al y> al y> al . . . ., e sé il segmento alò 
'potenza ennesima di altro segmento .% ad ipotesi 
al = s^ sarà aS = s^ » aS — s^* » a4 — s" ecc. 

Infatti, nel triangolo rettangolo alio avente per ipo- 
tenusa il raggio, questo ò doppio della sua proiezione o 
cateto a/i, e però i triangoli rettangoli simili an2^ an'3, an''4 
hanno l'ipotenusa doppia della rispettiva proiezione ; ma 
la doppia proiezione di una corda vSul diametro da un 
suo ef^tremo è quadrato della corda, e perciò prolungati 
lad incontrare la circonferenza in 1\ 2\ 3\ 4\... ì ca- 
teti perpendicolari n^, n3, n4, e poichò a2 = a2\ a3 = a3\.. 

avremo al ^= 2Mn = a2 » a2 = 2.an = a3 » 

» à3 =1 2.arC' =t a4 e così in proseguo : ossia nelle 
serie aly a2y a3^ a4 '. ... art ciascun termine è quadrato 
del precedente e radice del seguente, e formano così la 

serie al al al al ^... al"". Quando poi il primo ter- 
mine fosse af avremo la serie af >} all'" » al"" y> af"" 
(Aritmetico, elementare^. 



— 91 — 

a) Una serie decrescente come la descritta, è illi- 
mitata ed i suoi termini possono avanzarsi finché sia 
graficamente possibile. 

b) Sé poi la corda iniziale è maggiore del raggio 1 
la serie è crescente, e col metodo descritto può solo 
essere avanzata fino a quel tarmine che più si appros- 
sima, e non sia maggiore del quadrato 4 del diametro. 

(Fig. 25*) Sia primo termine ab > ao^ e la perpen- 
dicolare bh' al diametro prolungato ad incontrare la di- 
rezione ao in b\ Si faccia ae = ab' e si tracci ee' pa- 
rallela alla b'h' ; si faccia af = ae' e si tracci //* paral- 
lela alla b'h' ». Poiché a/' > arf diametro la serie cre- 
scente non può avanzarsi, e per il già dimostrato avremo 

ab y> ab' = aè* » ae' -=. ab^ » af = ab^ . . . • e sé il primo 

termine é aè* sarà ab i^ ab » ah"" » ub *. 

e) Quando vogliasi un termine più avanzato nella 
serie, o anche quando il primo termine é segmento mag- 
giore del diametro ad — 2^ allora si divide il valore del 
primo termine per la potenza del 10^ capace di dare un 
quoto lineare 5^ < /. Si forma la progressione decrescente' 
del quoto q nel modo suddetto, per poi moltiplicarne i 
termini successivi per la potenza del /O* dello stesso 
esponente del termine moltiplicando, la progressione dei 
prodotti sarà quella del segmento dato. Così si doman- 
dino le potenze lineari di esponente 2^ del segmento 

s 
s— 10. a /. Fatta corda a /' = jt^ e formata come sopra 

la serie a 1, a2, a3j a4 . . . . an, ne trarremo quella del 
segmento s, facendo 10 X ^ ^ — ^ ^ ^0* X «^ = 5* » 

» To' X «3 = s% To' X «^ = «' ®^' 



- 92 



k)8truzIone grafica delle potenze di una data area. 

elevando a quadrato i termini successÌDÌ della 
w delle potenze de un numero, si forma la 
te delle potenze del quadrato ài quel numero 
i elementare). 

L'area di qualsiasi Jìgura piana geometrica- 
urahlle, può graficamente ridursi a quadrato 
juiealente (Geometria elementare). 

questi due prìncipii si fonda la costruzione 
Ile potenze di una data arca. 
"Fig. 22-23' a-b) Si voglia costruire una serie 
piane delle quali le aree procedano come le 
'H'arca di una figura iniziale, 
uca la iigura iniziale al quadrato equivalente 

per ipotesi sia lato ossia radice o1. Come 
'.2**) si costruiscano le potenze lineari succos- 
lato oi formando la serie o/, o2, o3 . . . . on 
cun termine della serie come Iato si costituisca 
0, formando la serie al* » oS » oS" . . . . on* e 
pracìtato principio (a), le arce dei quadrati 

procederanno come le potenze di quello ini- 
ito ol. Nei modi geometi'ici si riduca ciascun 
ad una figura piana di qualunque forma, pur- 
3a ad esso equivalente, e ne resterà formata 
a serie di figure piane di aree procedenti come 

di quella della data figura iniziale. 
In modo analogo si costruisce una serie di 
ne delle quali le aree procedano come le po- 
lell'area di una figura iniziale data. 
25") Si riduca la figura inizialo data al qua- 
ivalento che abbia per ipotesi ai come latQ 



L 



- ^à - 

ossìa radice. Si formi la serie delle potenze lineari dì 
esponente 2^ del segmento al, cioè a\, a2^ aS . . . . art. 
Sopra ciascun termine della serie come lato si costruisca 

il quadrato formando la serie ai ^ a2 , a3 ^ a4 e poi- 
ché al, a2, a3, a4 = al, al*^ al^ al è progressione 
nella quale ogni termine è quadrato del precedente e ra- 
dice del seguente, cosi sempre per lo stesso principio (a) 

i quadrati dei termini daranno al , al ^ al , al : pro- 
gressione nella quale ciascun termine è pure quadrato 
del precedente e radice del seguente, e perciò formata 
di termini procedenti come le potenze di esponente 2" di 

quello iniziale al . Riducendo i quadrati della serie in 
figure piane equivalenti, le arce di queste procederanno 
come le potenze 2" dell'area iniziale data. 

Tralasciamo per brevità la descrizione di altri modi 
grafici che • dà la geometria per la costruzione di figure 
procedenti come le potenze di una data figura iniziale. 



127. Formazione delle potenze angolari. 

Le potenze di un angolo graficamente costruibile, si 
formano determinando quelle del numero esprimente in 
gradi e parti di grado il suo valore. Così per le potenze 
dell'angolo 3** faremo la serie numerica di potenze 
3, 9, 27, 8i, 243 . ... che riducesi angolare scrivendo 

angoli 3% 9% 27% 81% 243^ quali angoli, descritta 

la circonferenza, si costruiscono in successione l'uno del- 
Taltro nei modi noti geometrici. ^ 



128. Quando l'angolo iniziale è frazionario o fratto, 
si riduce al suo angolo base (10), si formano nel detto 



— 94- 

li questo, e si dà come divisore a cia«- 
1 serie, la potenza del S dello stesso 

serie delle potenze dell'angolo l^S del 
se è 3", faremo 

^ - Ag . . • • angoli che si costruiscono 

dell'ang. 3°, due bisezioni dell'ang. 9*, 
tng. 27° ecc. 

olo iniziale non è graficamente costruì- 
Ila serie determinati nel detto modo, si 
.pprossimazione, come dicemmo al (21). 



CAPITOLO in. 

tea delle radici di quantità geometriche, 
cala radicale rettilinea. 

') Sulla retta indefinita as, sìa al unità 
icasudi essa il quadrato unitario ai bey 
ghi il lato be; si faccia a2 =^ab :=y 2 
Midicolare 2d. Nel triangolo rettangolo 

; = \/7{2'-\-2d'^ 1/2+1 = |/F Si 
;d elevata la perpendicolare 3h sarà 

fi= K 3 -|- 1 = |/ 4 , cosi proseguendo 



• ■ 

■ * . . ■ . ■ ' 

Soppressa là costruzione, la retta indefinita as resta 
divisa in segmenti ai, a^, a3 . . . . d/i, che rispetto alla 
unità al, danno le radici lineari dei numeri naturali ; 
ossia i detti segmenti procedono come i lati dei quadrati 
dei quali le aree progrediscono come i numeri naturali. 



Scala radicale spirale. 

131. (Fig. 27*) Sia ol Tunità lineare ; si elevi ad essa la 
perpendicolare 12 = oi, alla o2 la perpendicolare ^3=o/ 
alla o3 la perpendicolare 34 ■= oì e così proseguasi senza 
limite. 

Per i triangoli rettangoli successivi avremo 

o2 = 1/2^ o3 ^ l/sT o4 = l/~ ecc. 

È evidente che sotto questa forma può darsi alla 
scala una maggiore estensione di quella lineare radi- 
cale. 



132. Fra le lunghezze dei segmenti radicali radianti 
da un punto del piano e gli archi del circolo di raggio 
unitario, esistono delle correlazioni le ragioni delle quali 
non trovano luogo in questo ristretto lavoro. Tali cor- 
relazioni offrono il modo di costruire una scala retti- 
linea radicale di più facile lettura di quella sopra de- 
scritta. 

Scala radicale rettilinea a catena circolare 

(Fig. 28*) Col diametro sulla direttrice ab si descriva 
il circolo di raggio unitario c^, e quanti vogliansi altri 
circoli ad esso uguali, consecutivi e tangenti esterni 



ittrìce ed all'orìgine del diametro del 
I zero della numerazione. Sulla metà 
3vi la perpendicolare hi e parallela- 
ì si traccino la secante ai cìrcoli glk, 
ne ef. 
la scala a partire dal zero : 

contatto della ef coi cìrcoli, princi- 
^,, si segnano con numeri costituiti 
idotto deirS per ì numeri naturali suc- 
)recedentemente segnato. Faremo cioè 
<1+S=z=10flc, 8X^ + 10=26* 

= 50 ecc. 

ttrìce ab ì centri ed i punti di con- 
ia catena si segnano ordinatamente 
eri naturali ; cioè 0. 1. 4. 9. 16. SS. 36. .. 
rare i punti successivi d'intersezione 
della catena, a partire dal punto 1, 
latamente al numero precedente i na- 
ne naturale, facendo i -\-2 =-■ 3 » 
- 6 = 13 ecc. 
letare la numerazione si opera come 

semplice. Così ad esempio, per de- 
ibbasseremo alla direttrice dal n" 43 
■he interseca in m la circonferenza c^, 

zione della scala, un segmento che 
>n uno dei suoi numeri, è radice e lato 
l numero. 

3 parole per dimostrare quanto rie- 
)]o e nelle operazioni grafìche le scale 



97 



133. Fra le scale sopra descritte, la radicale retti-- 
linea a catena circolare si raccomanda per alcune sue 
speciali proprietà. CJosì ad esempio (Fig. 28*) : Una se- 
cante comune ai circoli e parallela alla direttrice^ taglia 
ciascuno di essi in due punti x, y, tali che la somma 
dei quadrati dei segmenti ox, oy è per ciascun cir- 
colo costante^ ed uguale al doppio quadrato del segmento 
che unisce il zero col punto di tangenza con lo stesso 
circolo della ef. Avremo cioè nel circolo c^ » 1 -|- 3 = 
= + 4 = a?+t^== 2X2 = 4 ; per il circolo e, » 7+13 
= 4 + 16 = or + y = 2 X 10 = 20 ecc. 

Detta proprietà permane anche quando la distanza 
dei centri fra i circoli consecutivi della catena sia 
maggiore o minore della somma 2 dei raggi. Ciò fa- 
cilita le operazioni fra segmenti frazionari. Ad esempio: 

(Fig. 29*) Sia data una catena circolare radicale 
nella quale la distanza dei centri fra due circoli conse- 
cutivi della catena sia 0,50, ossia la metà del raggio la= 1, 
e si domandi la serie addizionale dei triangoli dei quali 
la somma dei quadrati dei lati sia 26,50. 

26 50 
Faremo numeri calmente — ^ — = 13,25, quindi 

13,25 —1=12,25 » [/ 12,25 = 3,50. Col centro nel mezzo 
e del segmento ab = 3,50 X 2 = 7 e col raggio 1 si de- 
scriva il circolo ; e tutti i triangoli, come amb che hanno 
il vertice sulla circonferenza e e la stessa base afe, hanno 
per somma dei quadrati dei lati 26,50. 

Infatti si traccino il raggio perpendicolare ed e le 

c/a, db, avremo ad = ac -\- ed = 3,50 -j-^ 1* =: 12,25 -|- 1 
= 13,25, ossia à3* +T6* = 2 X 13,25 = 26,50. Ma i 



triangoli come adh^ amb hanno la stessa base e me- 
diana e perciò ugual somma dei quadrati dei lati, quindi 

ma -^ mb — 2.ad =^ 26^50. Si traccino per rri la mn pa- 
rallela alla abf e le na. né. Per Tuguaglian^a dei trian- 
goli sarà ma -|- mb* = na -|- ^6 = 26,50. ecc. • 



Determinazione della radice quadra di un segmento s <4. 



134. (Fig. 30*) Vogliasi I/ab essendo ab < 4, 
Descritto il circolo col raggio unitario, si porti sul 
raggio, a partire dal suo estremo il segmento ah e nel 
putito medio o di questo si elevi la perpendicolare od 

che incontri in d la circonferenza. Risulterà ad = 1/ ab^ 
come più volte si è dimostrato. 

Con altra costruzione (Fig. 31*), dall'estremo a del 
diametro si porti il raggio a:s come corda, prolungan- 
dolo, e la radice quadra di un segmento am < 4 preso 
sulla sua direzione, è la corda art dall'estremo del dia- 
metro all'intersezione n della perpendicolare abbassata 
al diametro stesso dall'estremità m del segmento. Ciò 
pure fu dimostrato al (124). 



135. Per determinare la radice di un segmento s > 4, 
come dicemmo ai (123, 3** b), si divida per la potenza 
del 10 capace di dare un quoto q < 4, e descritto il 
circolo unitario, si estragga la radice del quoto q nel 

descrìtto modo ; avremo [/ s = 10"^. Ciò pure fu di- 
mostrato (123, 3% b). 



'9^ 



Determinazione delle radici di grado 2^ 
di un segmento minore di 4. 



135>^. (Pig. 25^) Si domandi W af essendo af < 4. 
Si porti a/* sulla direzione della corda ao = ac = 1. 

La perpendicolare f'f al diametro arf, dà af V af\ 
Si faccia ae' = af; la perpendicolare ee* al diametro, dà 



ae 



4 

= V af =^ y ]/'ap~ = \/ a/^ SÌ faccia aV = ae e 

la perpend. b'b dà ab=V ae=V y yj «/' = V^ «/'• 
Si faccia aa' = a6 e la perpend. a^* dà a% =: 

— V a6 = V K V^ ^~ar^ = ^^a/^ Ciò è evidente. 



Sulla determinazione delle radici ennoBime di esponente primo 
maggiore di 2 delle quantità geometriche. 



136. Alla formazione delle potenze di urt segmento 
(125 » 1^2^3" Fig. 22-23^ vedemmo che assumendo il lato 
di un triangolo isoscele come potenza di grado a, la base 
del triangolo è potenza di grado /i -f- 1 , ed ambedue i 
segmenti sono termini di una serie di potenze, della 
quale il primo termine è la base di altro triangolo iso- 
scele simile di lato unitario : ma l'uno o Taltro dei detti 
triangoli, non può costruirsi, se oltre* un loro lato norj 



-lòò- 

h dato altro elemento idoneo, come l'angolo alla base ò 
al vertice, l'altezsa ecc. 

Consegue che» dato un segmento 5, come potenza 
ennesima e l'unità lineare u alla quale è riferito, non 
può grafìcamente determinarsi la radice ennesima del 
segmento s, né può ricostruirsi la serie delle potenze 
tra le quali s è termirte ennesimo, se oltre ai termini «, u 
non è dato anche un altro elemento determinante l'an- 
golo che i segmenti u ed 8 formano tra loro. 

Nel senso geometrico una potenza lineare riferita 
alla unità va quindi considerata come un angolo del 
quale siano solo noti i lati e perciò non costruibile ; 
ma se di tale angolo oltre i lati è noto il valore, 
allora la radice ennesima di un dato segmento è gra- 
ficamente determinabile. 

a) Infatti (Fig. 23* a, b), sia dato un segmento 
o5 come quinta potenza, e l'angolo a che il dato segmento 
forma con la unità lineare alla quale è riferito. 

Costruito l'angolo a e determinato uno dei suoi 
lati uguale al dato segmento o5, dalla metà di questo 
si elevi la perpendicolare ad incontrare in 1 l'altro lato 
e si tracci la 4.5. Dalla metà della o4 si elevi la per- 
pendicolare ad incontrare in 3 la o5. Dalla metà della 
o3 si elevi la perpendicolare ad incontrare in 2 la o4. 
Dalla metà della o2 si elevi la perpendicolare ad in- 
contrare in 1 la o5. Dalla metà della ol si elevi la 
perpendicolare ad incontrare in e la o4. Si traccino le 
ci, 1.2, 2.3, 3.4. 

I triangoli isosceli e simili oel, ol.2 . . . ., o4.5, danno 
la progressione continua -^ oc : ol : o2 : o3 : o4 : o5, 
nella quale, per quanto fu dimostrato al (125.2*), i ter- 



— 101 — 

mini progrediscono come le potenze del segmento ol, 

quando il segmento sia oc==l. Talché sarà y 05 = ol. 

Consegue che: quando è noto l'angolo che una 
data potenza lineare forma coli' unità alla quale è 
riferita, non solo può determinarsi la sua radice, ma 
può ricostruirsi la serie delle potenze alla quale il 
dato termine appartiene, ossia può determinarsi un 
termine qualunque della ierie 'dicerso da quello dato. 

h) L'operazione si abbrevia se oltre il segmento 
potenza e l'angolo a, è data anche Tunità lineare. 



(Fig. 23* e) Si domandi v o3 essendo data Tunità 
oc e l'angolo a che questa forma col segmento o3. 

Si costituisca Tangolo 3o<? == a, e dall'estremo e del 
segmento unitario si abbassi la perpendicolare cs al 



segmento o3. Avremo v o3 = 2.os = ol. 

Infatti il triangolo oc\ è isoscele. Sul prolunga- 
mento del lato oc si faccia ol' = ol e si tracci l'2 pa- 
rallela alla ci ; si faccia o2' = o2 e se per il punto 2' 
si traccia la parallela alla el, questa dovrà passare dal 
punto 3, quando tanto l'unità co quanto l'angolo a sono i 
termini dai quali il segmento o3 dipendo come potenza ; 

•• 1 ol o2 
dovendosi avere la serie continua — 



ol • o2 • o3 



• • • • 



e però v o3 = ol. 

e) Dal triangolo rettangolo ose si vede come U 

seno deW angolo a èsc=l — (■ò")» ^^^ ^1 è primo ter- 

s 

niine della serie di potenze^ e però v 03:::;r2 V 1— sen.a* 



102 



137. Se è dato un segmento come potenza enne- 
sima e solo Tunità alla quale è riferito, per determinarne 
i la radice ennesima deve ricorrersi al calcolo numerico. 

L Come dai seguenti esempi : 

1. Sia dato segmento b come potenza terza rife- 



rita alla unità a e si voglia / 6. 

Paragonato a con b si trovi b = 27.a = 27 : 

S 8 

quindi /& — V 27 — 3=: 3.a. 



2. Rapporto alla unità a si domandi v segmento b. 

1 1 

Paragonato a con 6, risulti b= tòq"^ ^ Toq" • quindi 






128 

a 8. 



3. Sia b = 3,375.a e si domandi y b ^ V3,375 . 
L'esponente è 3 e tre sono i decimali del numero, 

quindi' la radice terza ha una sola cifra decimale la quale 
è 0,5, poichò per 5 termina la data potenza. Il cubo 
massimo contenuto nella parte intera del numero è P, 

3 . 8 

perciò Yb = y 3,375 = 1,5 = l,5.a. 

4. Risulti b = 6,59375.a e si domandi 

5 B 

y b — ^6,59375 

La massima pote^nza quinta contenuta nella parte 
intera del numero "^ l'^ = 1, e la parte decimale della ra- 
dice quinta è 0,5, poiché il numero termina per 5, e sono 

cinque i suoi decimali; e però / 6,59375 = 1^5 == l,5.a, 



L 



103 



1 39. Determinazione delle radici di esponente 2\p ove p 
è numero primo. 

Si domandi l^af essendo af'< 4 (Fig. 25»). 

Poiché l'esponente 40 = 8 X 5 dovrà estrarsi la ra- 
dice ottava di a/' e quindi la radice quinta di quella 
ottava ottenuta. 

1. Operando come al (135**^) si determini Fa/» = ab. 

2. Paragonato ab col ràggio unitario ca risulti 
«6-1,61051. 

3. Il n* 1,61051 ha la somma delle cifre di posto 
dispari uguale a quella delle cifre di posto pari ; e perciò 
è divisibile per 11, e poiché la radice quinta ha una sola 

cifra decimale, dedurremo senz'altro che /i,0it)5i = 1»10. 

4. Fatto aio == l,10,ac sarà a;s — y ab ^ ^ «/' • 



139. Sé il segmento s del quale si vuole la' radice 
ennesima è troppo grande, per potere operare grafica- 
mente, si divida per la potenza ennesima di un numero p 
infero e tale che dia un segmento quoto c[ sul quale si 

a 

possa graficamente operare ; e ottenuta la f^ quella 
ennesima del segmento s, sarà 1^^=^ ^qX ^ p • Ad esempio 

5 

si domandi ^ s ^ essendo s segmento troppo grande, ma 
diviso per Z^ = 32 (Fig. 23' A^^p^ risulti -qo == P5.. De^er- 



— 104 — 

al 136, a) ol = P^, poiché h^^2. A- 

2.0I = r. 

la serie -jr ol, o2, o3, o4, o5 ne trarremo 
nento s facendo r= 2.ol » r* =4.ol » r'=8.ol » 

r* = 32.dl = s. Per la dimostrazione vedasi 
tto al (125.c) inquantochè si fonda sullo 



li vuole una figura piana di area a, che 
lesima dell'area k di una data figura piana 
;ome al (126) si costruisca il quadrato 
'la figura di area a. Si determini la ra- 
i lineare del lato di questo quadrato^ ed 
costruito sulla radice ottenuta come lato, 
I a = ^^. Per la dimostrazione vedasi 
mo al (126 (a). 

re costruirsi la serie delle potenze di quella 
i le quali l'ennesima e quella di area a, fa- 
nze lineari del lato del quadrato a e ridu- 
rato i termini successivi della serie, a cia- 
rli, volendo, può sostituirsi una figura piana 

re avrebbero le aree progredenti secondo le 
ella a, e fra di esse l'ennesima potenza sa- 
aroposta di area a (126.a.6), 

>sservi che quando la radice ennesima di 
si è ottenuta con metodo del tutto geome- 
(134 al 136), allora tanto la radice ennesima 
Ì6 delle sue potenze, sono segmenti di va- 
sia rigorosamente esatto, ancorché la data 



— 105 — 

potenza ennesima espressa numericamente in parti di 
unità sia numero indefinito o anche irrazionale. 

Quando però la detta radice si è ottenuta con me- 
todo grafico misto al numerico (137), tanto essa quanto 
tutti i termini della serie delle sue potenze, sono segmenti 
che si approssimano ài loro vero valore, quanto più si ap- 
prossima al valore del segmento dato come potenza, il 
numero che lo esprime. 



Radici ennesime dei valori angolari 



142. Finché la geometria piana elementare si ritiene 
limitata a quelle sole figure che possono costruirsi me- 
diante la riga ed il compasso, tanto Tangolo quanto l'arco 
descritto dal suo vertice e compreso fra i suoi lati, non 
possono ritenersi elementi geometrici perfetti. Dimostram- 
mo infatti (6.16), che la maggior parte degli angoli non 
possono costruirsi graficamente; il che equivale a dire 
che la loro misura in gradi e decimali, nonché quella 
degli archi che abbracciano, non può geometricamente 
determinarsi. 

Nel (Trattato delle corde nel calcolo Gap. V), dimo- 
strammo come per angoli al centro ed archi rispettivi 
procedenti come i numeri naturali, le rispettive corde 
computate in parti di raggio, progrediscono con diversa 
legge, e perciò anche le linee trigonometriche che a quelli 
angoli si riferiscono. Di conseguenza non può determi- 
narsi la radice ennesima di un angolo od arco^ rica- 
vando geometricamente quella della sua corda o di altra 
linea trigonometrica; deoe invece considerarsi il valore 
dell'angolo espresso in gradi e decimali come un vero 



ro secondo ì modi 
ee numerica otte- 
alore angolare ra- 
; eostruito questo 
ice di quello dato. 



) che il maggior 
91- è 4' := 64 e 
r la stessa cifra 5 
he il dato numero 
i le unità del dato 
che 

igolo radice si co- 



'5. 

ile avendone Ì ca- 
lce quinta è angolo 

cifra decimale, in- 
alore come le unità 

za contenuta nella 
1 l,e però sarà l°la 
:e. 

:ermina per la cifra 
parte fratta ; quindi 






— 107 



V ang. 7^ 59375 = ang. 1*,5. Questo si costruisce bise- 
cando Tang. 3. 

3. Si sarebbe potuto operare applicando inversa- 
mente il principio dato al (128) per Televazione a potenza 
del valore di un angolo frazionario ; e cioè : 

1. Si riduce Tangolo dato al suo angolo base, fa- 
cendo ang. 7* 59373 X 32 = 243*. 



2. Si rileva dalla tav. 105 che V 243= 3. 

3. Poiché il dato angolo ha 5 decimali, mentre 5 è 

Vesponente della radice ; questa avrà una cifra deci» 

3 
male, e però faremo g- = 1 ,5, ossia 



V ang. 7% 



ang. 7% 59375 = ang. 1*,5. 



153. Se il dato angolo non è costruibile, si rende 
tale prima di operare, sommandolo con altro angolo non 
costruibile piccolissimo. 



iiasi V7% 



Vogliasi V 7% 5937. Sommando con esso angolo 



a V 7,! 



0^00005, faremo come sopra V 7,59375 =1,5: talché 



con grande approssimazione V 7% 5937 = 1%5. 



145. Deve anche considerarsi come, con bisezioni 
successive, il duennesimo di un dato angolo può ridursi 
più piccolo di ogni quantità angolare immaginabile, tal- 
ché dato un angolo z che non sia della forma 3°j3, po- 
tremo sempre trisecarlo sostituendo ad esso un angolo 

trisecabile 3°/)-)- "9^ che differisca da quello js dì quan- 
tità trascurabile. Consegue da ciò che nel senso grafico, 
un angolo qualunque z può dividersi in un numero p 
ài partì uguali^ sebbene p non entri tra i fattori di 
quello dato z. Non è però cosi se l'angolo s si considera 
dal lato geometrico, essendo la sua divisibilità dipen- 
dente dalle sopra accennate condizioni, prima tra quali 
quella che l'angolo s sia graficamente costruibile ; poi- 
ché se ang. 7° non può costruirsi con la riga ed il com- 
passo, non potrà neppure costruirsi ang. l'y^ò^ 36", 
sebbene quest'angolo sia tra quelli della graduazione 
della circonrerenza per 360°, e di conseguenza non pos- 
sono costruirsi né i duennesimi degli angoli 7" » 35° né 
alcuna delle loro combinazioni : quindi un angolo non 
costruibile non può dividersi graficamente per p, seb- 
bene quest'i sia fra ì suoi fattori numerici, e tale an- 
golo non ammette altri dioisori grafici oltre il 2 e le 
sue potenze. 



146. Ma oltre la costruzione diretta dei quoti ango- 
lari, sulla quale si basa il sovraesposto mètodo della 
divisione angolare, la geometria dà altri mezzi per ese- 
guire questa operazione. 

Vedremo in seguito come la divisibilità degli angoli 



•srrr^»' ": 



— iii — 
descriva Tarco aeh^ si abbassi alla base la perpendicolare 

ed : risulterà ad ^"o"- Si faccia ad^ = -j- = -^. Sappiamo 

.1 
che le potenze di -g" procedono come i suoi duennesimi : 

1 1 1 

avremo cioè ao? = -g » ad^ = I" ^^ ad^ = g" ^dd^ ; tal- 
ché ad^ è cubo di ad ; ma ae=za6=:l e 1^=1, quindi ac=ah^*^ 
e però i punti d^ e sono limiti dei cubi lineari di tutti 

1 
quei segmenti che come an^ sono maggiori di ad —-^ e 

minori di ac = ì. 

Fra il punto a e la perpendicolare ed si traccino 
quanti vogliansi segmenti am^ an^ as^. . . . ao^, e dal 
punto b altrettante corde dell'arco aeb ai detti segmenti 
rispettivamente uguali 6m, 6n, b$ . , . . bo. Se ne deter^ 
mini il rispettivo cubo lineare, facondo come diciamo per 
la corda bs l'is 'Scele bss^ di lato bs e vertice s, e quindi 
con centro s^ e raggio s^ b si tagli in s^ la bs ; per il già 

dimostrato risulta 6^3 = bs . Stilla as^ = bs si faccia 

as^ = bs^ sarà as^ = as^ . Operando ugualmente per cia- 
scuna delle corde e rispettivi segmenti radianti da a, ot- 
terremo in am^ an^ .... ao^ i rispettivi cubi delle corde 
bm ba . , . bo. Per i punti e, o^ ,.r^ . . . . m^^ d^ si faccia 
passare una linea continua che risulta di leggera doppia 
curvatura. Un segmento qualunque come ar^ racchiuso 
fra il punto a e la perpendicolare ed^ sarà tagliato dalla 
curva in modo, che la sua parte racchiusa tra questa ed 
il punto a, è cubo del segmento. Avremo così i cubi 

1 
dei segmenti compresi tra ad^ i^q ac = 1. 

Per determinare i cubi dei segmenti compresi tra 



rio;- le parallele c?e, bf, 
compresi tra a e la perpi 
mentre !a curva co^. . . 
mune a il cubo della t 
detti segmenti. Dal verti 
l'arco apj), e dal vertice 
ap^g. Si costruisca nel s 

dei cubi dei segmenti mine 

raggio za = 3.ca qualsia 
ag =■ S.aq » ap^ = 3.ap^ . 
tra l'origine a e la per] 
estremo sulla hz il rispetti- 
zf, e per questi punti ; 
curva continua fs^ n^ m^ 
muni g, p^ dello corde rad 
il rispettivo cubo lineari 
sii punti la curva ceriti 
sposizione un segmento 
modo che avremo am^ - 
qualunque ap^ minore di 
ap^ = 3.ap^ — a/), ^ ossìe 
dalla curva /n, e?, , e d 
dalla curva ika e dall' 
zione a^— Sa — a' che p 

nel circolo di raggio 1 e 

ciò se uno qualunque de 
gine a e la curva /h, d, 
curva ika, si assume cor 
nel circolo di raggio 1, 



o per la circonferenza 
5° che diviso per 3 dà 
trovi e porti in ah corda 

9, ang. girato 



1 scala trisettrice ango- 
a soluzione grafica del 



lata dall' aritmetica, dà 
iroblema della trisezione, 
o presuppone che l'ope- 
)recision"o per la deter- 
rà il raggio unitario e 
icarsi. 
mia a, = 3.a — a^ sup- 

la corda di un arco ed 

a la corda e dell'arco 
e 3.a a' _3.a6'— a'6»; 

luendo del numeratore 
ilo di 3 : il diminutore 
cubo perfetto ; il deno- 
satla di radice b, uguale 



MikaJ 



I 



— 117 — 

m 

a 1 

al denominatore nel rapporto -r- della corda dell'arco -o- 

al raggio 1. Ciò posto, dato il rapporto tra la corda 
di un angolo da trisecarsi ed il raggio : -r = -n •' 

per dedurne quello -r della corda del suo angolo -ò- al 
raggio opereremo come segue : 

1. Determineremo il denominatore del rapporto 
tra la corda dell'arco k al ragggio facendo y l/b*= b. 

2. Faremo il cubo b^ dello stesso denominatore, 

3. Divideremo per il cubo 6* il numeratore fa- 

3.ab'— aV 
ceiido Ti — q . 

4. Il quoto ottenuto q^ che risulta frazionario, si 
riduce intero e multiplo di 3, sommandolo con un nu- 
mero n<2 capace di renderlo tale ; facendo q-\-n=3.a^ 

e un terzo di questo sarà il numeratore del rapporto 

1 
fra la corda dell'arco -g- ed il raggio, del quale il deno- 

a 
minatore è 6, talché questo rapporto risulta -r-. 

5. La corda a, determinata in parti di raggio 
1, sarà contenuta 3 volte esattamente nel dato arco di 

corda tt. 



.^-T' 



— 118 — 
6) Numericamente il calcolo si dispose come ve- 

desi alla qui sotto tabella a. Ottenuta la corda 

-T- = Tzr , si passa alla riprova A' nella quale 



TritesioM dell*aDgolo al centro di 


corda e 


nel droolo di 


raggio 1 = 6. 








Rapporto ^ = 


18590 
-14641 




A 




ll>(2o) lT-1331 






(lo) ^ Vl4«41 = 


„ . 18590 .„ , 1287 
(^) 1331 ^ 13 4- 1331 






(40) 13 + 4§f 


+ 1 -f- 24 — 15 intero • 
1331 


multiplo di 3 


'-5-5 
3 ^ 








Rapporto dall'arco 


1 , .a 
-g-alraggio j- = 


5 

11 






RIPROVA 






e 5 
6-11 X3- 


/ 5 Y 183^ 
■ \11/- 14641 




A* 



il triplo della corda diminuita del suo cubo deve 

riprodurre il rapporto -r- = flAlT ^®^^^ corda del- 
Tangolo trisecato al raggio 1. 



153. Quando il rapporto al raggio 1 della corda e 
dell'angolo da trisecarsi è dato in parti decimali del rag- 
gio, e che si disponga di una tavola dei cubi dei nu- 



p 



— 119 — 

meri naturali , V operazione si semplicizza come ap- 
presso : 

1. Dal numero dei decimali della data corda si 
determina quello m del decimali della sua radice cubica. 

2. Fra i cubi dei numeri di m decimali, si cerca 
nelle tavole quello che sommato con la corda e, da 
un totale t multiplo di 3 è che nel tempo stesso abbia 
m decimali. 

3. Il quoto -o- = e' è in parti decimali di raggio 1 

1 
valore della corda dell'arco -q di quello proposto. 

La riprova si effettua come al procedente esempio : 
a) Numericamente si disponga il calcolo come dai 
2 esempi qui appresso indicati b-c, nel primo dei quali la cor- 
da e deirangolo da trisecarsi ha 3 decimali, e perciò tanto 

1 
la sua radice quanto il triplo della corda deirarco-2"hanno 

un sol decimale. 






Trisezione delPang. acb di corde e computata 
decimali di raggio 1. 



in 



parti 



Corda e = 1 ,375 



B 



1. La corda avendo 3 decimali, la radice cubica avrà 
una sola cifra decimale. 

2. Si rinviene nelle tavolo il cubo 0,5* = 0,125, che 
sommato con e = 1,375 dà il totale 1,5, multiplo di 

3 e di una sola cifra decimale come la radice. 

3. Corda dell'arco -L = c*= i^ = 0,50. 



(Riprova) 3 X 0,50 — 0,50' = 1,375 = e. 



• • •, * T 



>• 



^•. 



sommarsi é 0,3473 , sarà corda ^ = 20^ = e' = 0,3473, 
Trisecando Tang. 90% trovato che il cubo da som- 



1=7^3 



90^ 



marsi è 0,5176 , sarà corda -3- = 30*^ = e' = 0,5176. 



io 



vt:. ";5H 



i> 



f I 



■ 'fé 

t 4 ^«f 



«J 






~ 121 — 

valore della corda 20"*, con approssimazione a quattro 
decimali. 

d) Se poi la corda dell'angolo da trisecarsi è data 

da un numero di per sé stesso multiplo di 3, si opera 

ITI ugual modo cercando il cubo del numero di m cifre, 

del quale le prime m cifre sommate coi decimali della 

data corda, danno pure un totale multiplo di 3 ; ed il 

1 
terzo di questo sarà valore della corda dell'arco 7^. 

e) Si domandi la corda dell'arco 30** = -o". 

Poiché la corda del retto è lato del quadrato iscritto 

|/2=: 1,4142, numero del quale la somma delle cifre è 

multiplo di 3; si rinvenga nelle tavole 0,5176 =0,1 386, . ., 

del quale le prim^e 4 cifre sommate coi decimali della | 

corda danno il totale 1,5528 pure multiplo di 3; sarà 

corda dell'arco 30** = -3- = -^-3— = 0,5176. ^ 

/) Si osservi che il calcolo può abbreviarsi. 
Infatti, il numero del quale le prime m cifre del cubo 
devono sommarsi con gli m decimali della corda, esprime 

1 
di per sé stesso il valore della cercata corda dell'arco 5. 

Così trisecando l'ang, 60°, trovato che il cubo da 

, 60** 



'V^ 



■■« 



•1\ 



I 
■* 

■ I 

• I 



- 122 — 

di trisecare l'angolo, permette 

3" 

i del grado 1° =: q- , e di con- 

3 grafica di tutti quei poligoni 

;o è corda di un arco espres- 

ro di gradi divisore del 360°; 

duennesimo di questo arco, o 

1 , ,., 

stesso, come dai 



lolarì di 3' lati e di 2- X 3' lati 



circolo e si prolunghi il diametro 

„ af^ 90- . . , 

0° = -^ = -o" . 6 tracciata la ds 

netro prolungato, la parte so della 
sarà uguale al raggio ca (23). 
s si descriva Ìl circolo, e mediante 

ccia arco mn = -^= -o-=iO- 

itrare in e il diametro prolungato 
, e; risulterà la parte me della 
uguale al raggio ca. Col cenfro 
a il circolo, e mediante la scala 

_ ^^ 
"3" 

Btro prolungato, risulterà zh parte 
tìlo e uguale al raggio ca ; o cos) 



— 123 — 

.,,. , afd bs tifd 

Abbiamo arco 6s:=-^o- » nin~-q- = -^» 3 

f>s afd ., „„ . 90 

— Q=-syecc. : mtx afd^9(y, e pei Ciò ba = nr 

= g- » 2r = 27"' ossia gli archi di -w . Come 

angoli al centro di poligoni regolari iscritti a 
arco del dodecagono, tnn del poligono dì 36 I 
poligono di 108 lati . . . Duplicando successivE 
stessi archi ne trarremo ancora altri di poligoni 
lati, cioè 2.^3 lato dell'esagono » 2.mn. del polig 
lati » 4.mn del poligono di 9 lati » 2.:-r del polig 
lati » 4.5/' del poligono di 27 lati ; bisecando s 
mente avremo poi a'I'inflnito i poligoni 2" X « 



Divisione dì un angolo costruibile o determlnabìl 
numero primo maggiore di 2. 

156. (Fig. 37') Dall'uno all'altro lato di un 
a partire dal vertice, si porti successivamente p 
un segmento e"^o, e dai vertici c"\ e", e' col 
>^'"o come raggio, si descrivano i circoli. 

Come dimostrammo nella formazione gen( 
angoli (27) avremo -ì— arco oo' • nn ■ inni' * ha : 1 
assia la progressione deg/i archi proeeda come ' 
numeri naturali dispari. Facendo le differenze 
fra i detti numeri e quello 9, trovasi 9 — 1=8 > 
9 — 5=4» 9 — 7 = 2..., ossia dette differì 
con ragione inoersa dei numeri dìspari la pr 

dei numeri naturali pari. Ora, Jlnehè gli ang. j 



- 124 — 

minabilt, 9. , qualunque sia 

re di angolo costruibile. 

rsi ad ipotesi per 7 un dato 
struibile o determinabile; come 
;rminabilo; poiché trovasi anclie 

-= 8%75; risulterà i)X8%75 = 

bile: talclib costruito ang. cwaI — 

, , , 9,rtc6 l,acb 

a — acd — aeo= — ~— — — =— = 

1 la eg l'ang. bcd risulterà an- 
obi ede vasi. 

si in 11 parti l'ang. determinabile 

■h 96".25 „ „^ , . , ., 

- = .. = 8°,75 determinabile: 

ang. adi — acd — deh— — ^-j — — 
ccato l'angolo deh sarà ango- 



ediccsima parte dell'ang. detormi- 

^remo ang. ack — 8%75 determi- 

„^ , , VA.atk 9.ack 
,75 » ang. deh — — jo TT^ 

3nda bisettrice dell' ang. deh ed 



^12!5 



ctck 
avremo ang. egd' = -r^. In egual modo si divide per 

altro numero primo n maggiore di 3 un dato angolo, 
purché esso sia costruibile o determinabile e tale sia 
la sua parte ennesima. 



157. Quando poi il dato ang, aeh è indeterminabile 
o che sia pure costruibile o determinabile, ma la sua 
ennesima parte risulta valore di angolo indeterminabile, 
allora quello 9,ac6 non è costruibile. Quindi si rende 
determinabile Tang. aeb sommando o sottraendo da esso 
altro angolo a piccolissimo, si opera come sopra sul 
totale o sulla differenza ottenuta, e la sua parte ennesima 

differirà da quello — • dell'angolo piccolissimo trascura- 
bile -. Ad esempio: 

Voglia dividersi per 7 V angolo indeterminabile 
acò = 61%24. Faremo 61%24 -f 0,01 = 61%25 e trovato come 

sopra ang. hcg = — y" questo sarà maggiore del richiesto 

61%24 

— = — dell' angolo trascurabile 0**,0014. Se fosse dato 

ang. acfe = 61^26 si farebbe 61%26 — 0^01 = 61%25, ed 
allora l'ottenuto ang. bcg sarebbe minore di quello ricer- 
cato delle quantità trascurabile 0°,0014. 

Se l'angolo da dividersi per n è troppo grande, si 
opera nel descritto modo sopra una sua parte aliquota 
g, ed ottenuta la parte n* di questa, quella del dato angolo 
sarà qn. Ad esempio, voglia iscriversi l'ettagono regolare. 



360° 
ì, ma arco —x- è 

reo troppo grande 
opereremo sopra 

che rende- 



le è maggiore di 
0^00l4. 



lo indeterminabile 
terminabile che ad 
si ricorda che un 
li all'infinito sono 

concludere che il 
ngolo per un nu- 
,0 i geometri, può 
; supporsi che la 
mi nazione grafica 
lomctriche e dà il 
ra anche il mezzo 
di poter costruire 
. serie di triangoli 

figura, ed allora 
anche indetermi- 



— 12*7 — 

159. Da quanto si è detto sulle radici delle quan- 
tità geometriche e sulla divisione dell'angolo pei" un 
numero primo, resta dimostrato come la geometi'ia con 
mezzi assai elementari, e talora meglio di qualsiasi ramo 
del calcolo, risolva problemi di ordine superiore, e che 
essa si estendo in un campo assai più vasto di quello 
che le si f? voluto fino ad ora assegnare. 



s'^^g 



>|k 



PARTE TERZA 



Geometria piana elementare curvilinea 

160. La geometria elementare si costituisce di tre 
distinte parti o stati geometrici. 

Primo : delle linee e segmenti. Secondo ; delle aree 
e Fiaperfìci. Terzo; dei volami. 

Ciascuno stato geometrico si forma di figure rettili- 
nee e curvilinee. 

La misura delle figure del primo stato è Vanità li- 
nearej del secondo è Vanità qaadrata^ del terzo Vanità 
cahiea. 

Nei corsi scolastici di geometria elementare, esclu- 
sione fatta del circolo, non si fa menzione delle figure 
curvilinee, sebbene queste nelle loro applicazioni siano 
di grande utilità. 

Non intendiamo di scrivere un trattato sulla geome- 
tria piana e solida curvilinea, che risulterebbe volumi- 
noso quanto quello della rettilinea, ma ci limiteremo ad 
esporre un riassunto sommario della sola geometria piana 
curvilinea, tale però che dia un'idea adequata di questo 
importante ramo della sccnza. 

Questo nostro intendimento ci costringerà a seguire 
un metodo di esposizione non troppo ordinato e prege- 
vole nel senso didattico, e di ciò domandiamo scusa in 
precedenza ai nostri lettori. 






1^9 



CAPITOLO L 



Figure ipocratiche 



161. Fino dairanno 430 avanti N. S. G. C, Ipocrate 
di Chio per il primo dimostrò la misura dell'area di una 
figura di contorno curvilineo col seguente teorema : 

(Fig. 38') Sui tre lati del triangolo rettangolo iso- 
scele abd come diametri, costruiti i semicircoli volti nello 
stesso senso, se dal semicircolo aibd si tolgono i segmenti 
circolari bai^ hdk resta il triangolo abd: se gli stessi 
segmenti si tolgono d^^^i semicircoli bag^ bdh restano le 
lunole aibg^ dkbh: quindi la somma delle aree delle lu- 
noie aibg 4- dkbh = abd triangolo rettangolo isoscele. 



162. Diremo ipocratiche tutto le figure provenienti 
dal detto principio. In una lunola ipocratica chiameremo 
cord2 la congiungente i punti estremi a, b della lunola. 



<163. La corda ab riferita ai due archi formanti 
la Imola aibg, è lato del quadrato iscritto nel circolo 
al quale appartiene l'arco aib, e diametro nel circolo 
dell'arco agb ; quindi arco aib = 90*", arco agb = ISO"*, e 
arco aib : agb : : 90** : 180** : : 1 : 2, ossia, gli archi for- 

1 

marti la lunola ipocratica sono nel rapporto o. 



130 . 



164. L'area della lunola ipocratìca è ^ del quadrato 



ingoio rettangolo isoscele, 



e si abbassi alla corda 
divide per mntfl tanto il 
acb, che la limola aigb ; 
scele aee = ioapg trian- 
triang. rettang. isoscele 
rome raggi, e con centri 
' deserlcono gli archi ad 
'.'altro cateto, H triangolo 
ehi è equivalente al tnan- 



ipocratìca 



' di raggio ca si bisechi 
abbassi al diametro ah la 
si descriva il circolo; dal- 
'pendicolare en, e col rag- 
r intersezione q si abbassi 
ey si descriva il circolo 
! corde ah, Im, nr, ys .. . , 
descrivano i semicircoli, 



Jk^ 



- ì3ì - 

ne restano formate le lunole ipocratiche aibg, lemiy 
nqre .... Indicando i circoli coi loro raggi, rapporto al 
circolo ca la corda ah è lato del quadrato iscritto, e 
rapporto al circolo el è lato del quadrato circoscritto ; 
la corda Im è lato del quadrato iscritto al circolo ci e 
lato del quadrato circoscritto al circolo cn e così di se- 
guito : ma nel circolo il rapporto tra il quadrato iscritto 

ed il circoscritto e g , quindi i circoli ca, e/, cn . . . sono 

in serie duennesima decrescente, e perciò anche le aree delle 
lunole e delle altre figure simili curvilinee e mistilinee , 
che gli archi e corde decrescenti formano incontrandosi fra 
loro; avremo così le serie -^ circolo ca : ci : cn : 
cy : .... settore aci : ice : ncq : ycr : . . • • : : segmento 
circolare ahi : Ime : nrq : yst^ : .... : : triang. misti- 
lineo ail : len : nqy : . . . . : : triang. mistilineo ile : enq 
qyr :.«... : : settore irregolare cag : eli : cne : cyq :....: 

triangolo isoscele eli : cne : cyq : .... : : ah : lu 

nr : y$ :....:: anello circolare ca — ci : ci — cn 
cn — cy : ....:: trapezio mistilineo alei : Inqe 

111 1 



1 

167* Le potenze di ^ procedono come i suoi duen*^ 

nesimi^ Avremo perciò t 

TT circolo ca : ci : cn : cy :....:: 1 : ci : ci : 

ci : ... ci -if settore aci : Ice : ncq : ycr : . . : : 1 : Ice : 

Ice* : Ice : . . . . Ice"" ecc. , ossia le serie decrescenti 
delle potenze delle aree di tutte le figure suddette 



— 132 — 

3he possono formarsi combinando 
posizione. 



tte figure sono quadrabili quelle 
ocratiche, e sono solo quadrabili 
lei rapporto n della circonferenza 
re. 

segno = por indicarne l'equìva- 
nadrabili, e del segno ^ per in- 
due figure non quadrabili. 



doci alla sopraesposta serie duon- 

tla aihq = aeh = -j- , por la 

1 '^'^* — I 1 

lo -j- = nr», avremo lunola 

iche esprimere in parti di raggio 1, 

qyc triangolo ; ms.qyc ^Hc quin- 

Hc ecc. 

' le figure di quadratura appros- 
\ ci <? ed — ci anello » circolo 
. . settore aci *? lem ^ semicir- 
. . ecc. 

settore lee sf aleì trapezio misfi- 
: ìo'lte semilunola, togliendo ordi- 
le seconde quantità, trovasi set- 




— 133 — 

tore Ice — Iqc ^ trapezio mistilineo Ctleì — ialite semì- 
lunola, ossia semisegmento circolare etlq <^ aoio'l trian- 
golo mistilineo ecc. 



170. Per il teorema di Pitagora si vede che il prin- 
cipio dimostrato da Ipocrate si estende alle lunole costruite 
sopra i lati di qualsiasi triangolo rettangolo. 

(Fig. 40*) Sui tra lati del triang. rettang. aètì? descritti 
i semicircoli volti nello st(3sso senso, togliendo successi- 
vamente dal semicircolo maggiore e quindi dai due mi- 
nori i segmenti circolari bai^ hdk risulta lunola 
acbg -^^ bkdh = abd; però le lunole così formate non 

1 1 

avendo gli archi nel rapporto g né Tarea uguale ad 7 del 

quadrato della rispettiva corda, non sono ipocratiche, né pos- 
siamo in un modo diretto dividere il triangolo adb equiva- 
lente alla loro somma, in due parti che siano rispettiva- 
mente equivalenti a ciascuna lunola : ma poiché possiamo 
quadrare le lunole ipocratiche costruite sopra i lati del 
triangolo, potremo determinare il rapporto delle aree di 
queste con quelle delle prime ; come dal seguente esempio: 
(Fig. 41*) S'iscriva il triang. nttang. aèd, e sopra 
i suoi cateti costruiti i semiquadrati ac'6, bc'^d si for- 
mino le lunole ipocratiche aibg^ bkdh. Si traccino c^n 
parallela ah^ cm pai allela alla bd nonché le bm^ bn ; 
avremo triangolo anb = ach per avere la stessa base ed 
altezza, e per la stessa ragione triang. bmd — bcd. Prego 
dp T= mn si tracci la bp : triang. mbn = dbp per avere 
ugual base ed altezza, ma i due semiquadrati sono equi- 
valenti alle rispettive lunole, quindi lunola 
(liòg ^ bkdh = anb -|- bmd = abp. 



• f • t 



- 134 — 

Paragonando le lunole ipocratiche con quelle asbg^ 
a:idh che formano i sennicircoli descritti sui tre lati del 
triangolo ahd^ abbiamo lunola {aibg+bkdh)-{a$bg+bzdh)= 
= abp — abd = dbp = aibs — bzdk, 

Coll'avvicinarsi dei lati ba, bd a quelli del triangolo 
rettang. isoscele iscritto nello stesso semicircolo, dimi- 
nuisce la detta differenza, la quale diviene nulla quando 
lato ba = bd^ ed allora soltanto le lunole formate sui 
tre lati sono ipocratiche. 



171. Possiamo delerminare graficamente il rapporto di 
quadratura che possa fra le aree delle lunole ipocratiche costruite 
sui tre lati di un triangolo, ed in genere di qualsiasi figura ret" 
tilinea. 

Infatti (Fig. 41*) Sui lati a/), aè, bp di un triangolo 
abp come corde si costruiscano le lunole ipocratiche 
l, l\ f\ e dal mezzo p" della base ap del triangolo si 
tracci la parallela p'b' ad uno dei suoi lati. Avremo 

evidentemente ap' : aV : Vp' : : / : /' : V' : : ap : ab :bp . 

1 72. li rapporto che passa fra i quadrati dei lati e dei seg- 
menti costituenti una figura, passa anche fra le aree delle lunole 
ipocratiche costruite sugli stessi lati e segmenti come corde. 

Infatti, se e, c\ e", sono lati o segmenti di una 
figura assunti come corde di altrettante lunole ipocra- 
tiche /, l\ V\ avremo come sopra 

^, :/', :r, ::| : |^* : |^' : : 3* : ?* : 7'^ 

Consegue che sono infinite le figure ipocratiche qus^- 
drabili. 



/. 



— las- 
ci limitiamo a darne alcuni esempì non volendo 
eccedere i limiti propostici, 

o) (Fig. 38") Se nel triang. rettang. isoscele abd 
h l'ipotenusa ad = 2, l'area della lunola della quale è 

2* _, , _, 

corda sarà r — ^* "f^^ ^<^ = ab -{-bd, quindi anche la 

2« 
ba, bd ( 

perciò l'area della figura curvilinea 

aedhbg = 1 -j- 1 — 2. = ab', ossia quadrato iscritto nel 

circolo di raggio ca =: 1. 

6) (Fig. 41') Se nel triang. rettang. abd e ipote- 
nusa ad = 2. sarà anche lunola aedbs -j- «'^^ + bkdh= 2. 
L'area a della figura curvilinea aedhbg sarà di conse- 
guenza 2 — lunola acbs -\- lunola b:-dk\ ma al (169) di- 
mostrammo che lunola aìbs — b::dk = dbp, quindi area 
della figura curvilinea a ^ 2 — dbp. 

e) (Fig. 42') Nel triangolo ottusangolo abd si 
voglia co.struire una lunola ipocratica che sia somma 
di quelle costruite sui lati ab, bd de! triangolo. Fatto 
ep = eb mediana, avremo (79) che ab -\- bd ^ ap -\- pd . 
Sulla perpendicolare in p alla ad -si prenda pò = pd, 
risulta ao ~ ap -\- pò = ab -\~ bd , e dividendo per 4 
sarà lunola (ao = l) ^^ (ah ^ T -\- bd ^ /"). 

d) (Fig, 43') I triangoli aeb, qob abbiano uguali 
proiezioni dei lati, sia cioè pa ^ pq e bp comune. Sulle 
corde oq, ca, ap si costruiscano le lunole ipocratiche, 
sull'arco oo'q si faccia corda o'q* parallela alla oq ed 
uguale al lato ob; sull'arco cma si faccia corda em 
parallela alla ae ed uguale al lato cb\ sull'arco pha 
si faccia corda hi parallela alla ap ed uguale a pb , 
sulle corde o'q\ em, ih si costruiscano le lunole ipocra- 



— 136 — 

jio cb oentro e sì descriva Varco, e per a 
la tangente at, si faccia tìr = -n • Dalle 
ali triangolari abbiano 
' _ o'q' ) — (ac — cb' ~ ac ~ em ) = Ut*'-, 
■e di contorni curvilinei e di aree x,8 co- 
ifferenza delle lunole ipocratiche costruite 
angoli gob, acb, nonché tutte quelle che 
truire sopra due concorrenti ad, bd in un 
uè d della perpendicolare pò all'infinito 
equivalenti e ciascuna di esse equivalente 
i di area z fra le lunole ipocratiche le 
3er corda le proiezioni comuni pa, pb. 

ai* _, 
anche area x = s~-z^-^ = ar > come 

>b X 09 ~ ob va ~{- cb X ea — eÒ _ 

~~4 ^ 4 ~ 

, — I 
ap — pb at — ^ 

ircolo e di raggio 1 {Fig. 44'*) sia iscritto un 
iti essendo re > 4. Sopra ciascun lato come 
uisca la lunola ipocratica b', ed Ìl trian- 
o isoscele ahb, ne reste? à formata una 
unt ■ cinta da corona di n lunole fra loro 
somma dell'area della stella a con quella 
oli ahb, costituisce (|uella del poligono di 
Ile le aree delle n lunole sono equivalenti 
'. n triangoli ahb, quindi l'area della figura 
lata dalla stella a e dalla corona delle lu- 
ale a quella del poligono iscritto di n lati, 
accade se ìl poligono iscritto è irregolare, 
più dei suoi lati non sia maggiore di quello 
scritto, 



- 137 



CAPITOLO IL 



Figure isoscelìche 



173. (Fig. 45') Due circoli di ugual raggio ca, c'a' 
siano fra loro secanti : con la metà ob della corda comune 
db si descriva la semicirconferenza bed ; da uno degli estre- 
mi b della corda comune ai due circoli si tracci ad ar- 
bitrio altra corda bn pure ad essi comune. 

Le corde come bn^ tracciate nei due circoli secanti, 
per uno degli estremi b della corda comune bd alle loro 
intersezioni, tagliano sulle due circonferenze, a partire dal- 
l'altro estremo d della corda comune archi uguali: ossia 

arco ds^n = dsa. 

Infatti, Tangolo dbn è simultaneamente iscritto nei 
due circoli fra loro uguali e perciò intercetta sulle loro 
circonferenze archi uguali, ossia arco da = dn. 

11 triangolo a'dn è isoscele e Tarco dhb è retto 
come iscritto nella semicirconferenza deb^ e poiché ciò 
si ripete per qualunque diversa inclinazione della corda 
ònj consegue che la circonferenza di raggio od è luogo 
geometrico dei piedi delle altezze di una serie infinita 
di triangoli isosceli i quali come quello a'dn, hanno il 
vertice sopra un estremo d e la base concorrente all'altro 
estremo b della corda db comune ai due circoli secanti 
nei loro punti d'intersezione, 

I segmenti circolari come a'ds^ nds' sono uguali, 
perchè per il già detto hanno archi e corde uguali. 

il 



— 138 — 

triangolo mistilineo a'd^n, se dal- 
ie i] stigmento circolare nds' resta 
vece si toglie Ìl segmento uguale 
D di Iati curvilinei a'sds'n; quindi 
olo mistilineo è guàdrabile ed uguale 
rettilineo a'dn. 
guai modo che triangolo mistilineo 

Vi. perchè in circonferenze uguali 
iO ang. iscritto s'bn; perciò segmento 
Considerando l' intera figura as^'r'n, 
ito circolare a'sr resta il quadrila- 
n ; se si toglie il segmento uguale 
itero rettilineo à'^s'n, quindi l'area 
quella del mistilineo il quale perciò 

roprietà i triangoli curmlinei conte 
considerarsi come triangoli isosceli 
quadrilateri mistilinei come a'rss'r'n 
'(' di triangoli isosceli di lati cur- 



gure piane di contorno rettilineo, 
eo, le quali, in virtù di prìncipii 
osto hanno area quadrabile, le di- 

)pia isoscelica quella formata da due 
te, curve regolari o no, ovvero miste, 
I uguali, giacenti sul piano e con la 
I stesso senso ancorché siano in- 
come (Fig. 45*) archi dsa\ ds'n 
(Fig. 46*) come le coppie di linee ■ 



abd, ab'd* (a, r, c, d, f, v 
dalle due parti uguali al 
cui-vatura dbah'd'. 

b) Una linea Ìsola 
dicendola tale, dove cons 
una coppia isoscelica coi 
rapporto ad osau di^po.sti 

e) Diciamo cordo 
(Fig. 52*) la retta ad c\ 

d) Per brevità es 
seelieo o isoscelicn, col : 



Ango 

175. Due linee di ur 
un loro estremo formane 
sono i lati, e vertice è il 
golo A. sarà retto, acuto, 
che tale h quello delle et 
mano. 

176. L'angolo ìsoscelk 
formato dalle corde del su 
mente esso ha per misura 
compreso fra i suoi lati Isi 

Infatti (Fig. 47'a), sii 
e con raggi arbitrari! ah, 
he ; dai punti b, e si abh 
pendicolari bq, en. Per \\ 
abd, aef e per essere ipo 
golo rettang. bqa = ena i 



f .* 



- i4l - 

gli angoli rettilinei delle corde dei loro lati /^ sono fra 
loro perpendicolari o parallele. 

5) Quando gli angoli rettilinei delle corde di due 
angoli A^ sono fra loro complementari, supplementari, 
esplementari , anche i corrispondenti angoli A^ diremo 
complementari^ supplementari ed esplementari. 

6) L'angolo ^ è costruibile graficamente o no (astra- 
TJone fatta dalla costruitone dei suoi lati curvilinei) se co- 
struibile no è Y angolo jormato dalle corde dei suoi lati /y^ ; 
e un angolo /^ diremo costruibile o non costruibile determina- 
bile no, secondo che tale sia Vangolo formato dalle corde 
dei suoi lati A.- 

178. Un angolo /v può sempre bisecarsi e perciò de- 
comporsi nei suoi duennesimi. 

Infatti (Fig. 47* b), la bisettrice ap dell'angolo delle 
corde oda sia uguale ad una di esse ; costruita la curva 
aop sulla pa come corda ed uguale ad uno dei lati A^ CLfnb^ 
risulta angolo A. bmaop = /y^ poand = pad = pab, ossia 
la curva aop è bisettrice A. delKang. K bmand. Con raggio 
arbitrario dal vertice come centro descritto l'arco ss' 
esso taglierà le curve nei punti s, s\ s" equidistanti dal 
vertice d, e per il già dimostrato avremo costantemente 
arco ss"' = s's'\ 

Bisecando nel detto modo per n volte successive, 
Tang. K bmand si forma la serie dei suoi duennesimi Aw. 



179. Un angolo A^ può trisecarsi e decomporsi nelle sue 
parti 3"^ e 3- X 2' . 

Infatti, come è detto al (151) si trisechi l'angolo delle 
corde dei lati di quello dato A., e fatta la trisettrice uguale 



¥ 



— 142 — 

ad una delle corde dei Iati, si costruisca su di essa la linea 
A. uguale al lato. Trisecando n volte l'ang. A. dato, e bi- 
secando n volte una dello parti ottenute, si formano gli 
angoli A. che sono 3" o ,T X 2" di quello dato. 

180. Un angolo A^ a costruibile, ovvero sé ang. a non 

è costruibile ma - determinabile, può graficamente dividersi 
per /). e conseguentemente anche in p.2'' e />.3° parti uguali. 

Infatti, come al (156) diviso per p l'angolo delle 
corde dei lati dell'ang. Aw <^i se esso è costruibile ovvero 

che - sia determinabile, si faccia la linea psettriee uguale 

ad una delle corde dei lati dell'ang, a^ a, e si costruisca 
su di essa la linea Aw uguale ad uno dei detti lati. Ciò 

posto, bisecando o trisecando l'angolo ottenuto -, ne ri- 
caveremo quelli che sono p.2'' ovvero p.S^ del dato an- 
golo Aw ^• 

Se l'angolo a non è determinabile si opera su di 
esso con metodi di approssimazione, come si e detto al 
(157). 



181. Devo farsi bone attenzione che l'uguaglianza 
fra due o più angoli Aw 6 del tutto indipendente dalla 
forma ed uguaglianza dei rispettivi lati A^, ma solo dipen- 
dente dalla uguale apeilura dei lati A. stessi. Ad esempio 
(Fig. 48'') sui lati uguali ad, ab di un angolo rettilineo 
bad, come cordo, si costruiscano con la curvatura volta 
nello stesso senso quantevogliansi coppie isosceliclie aeè, 
ac'd » amò, ani'd » a'^b, ao'd .... siano esse formate da 
ÌL^ linee spezzate curve o miste, purché perfettamente uguali 



/ 



-143 - 

àae a due tanto prese in sé stesse quanto in referenze alìe 
rette ad^ ab ; siccome le corde arf, ab comuni alle 
dette coppie formano Tangolo dab^ così le varie isosce- 
liche formano gli angoli Aw bcac'dj bmam'd, boao'd. . . . 
Quali angoli sono fra loro isoscelicamente uguali perchè 
tutti misurati dallo stesso angolo rettilineo bad delle 
corde comuni. 

Dato un gruppo di angoli A^ come in (Fig. 48') : 

1. Dal vertice comune a e con raggio arbitrario af 
descritta la circonferenza questa interseca i lati A^ in punti 
che diremo omologhi. 

2. Per la natura stessa degli angoli A. avremo arco 
e cprda ff = ee' = mrri* = oo' = . . . . 

3. L'ang. rettilineo bad delle corde comuni diremo 
fondamentale del gruppo angolare. 

4. Un gruppo può costituirsi di un numero illi- 
mitato di angoli A^. 

5. Gli angoli di un gruppo angolare /^ sono costrui- 
bili o no, determinabili o no secondo che tale sia r angolo 
fondamentale bad. 

6. Possiamo bisecare^ trisecare e dividere per p 
due o più angoli del gruppo nei modi e condizioni indi- 
cate^ ed operare tra i valori degli stessi angoli come si 
è detto per quelli rettilinei^ e la parte ennesima di uno 
degli angoli risulta equivalente a quella di altro angolo 
del gruppo. 



182. (Fig. 49*) Due linee isosceliche bma^ andj 
inversamente disposte, s' incontrino per un loro estremo, 
l'angolo che esse formano diremo isoscelico rovescio^ for- 
mato cioè da una coppia d' isosceliche inverse. 



•^ 



0) 



'fi 



r. 



'■4 

É 



- 144 - 

183. L'angolo K rovescio è isoscelteamente uguale a quello 
yv dritto costruito sui iati dell'angolo rettilineo delle sue corde. 

Infatti, sia ang. A. bmand e bad angolo delle corde. 
Con raggio arbitrario descritto dal vertice Tarco bd e 
tracciate le corde ba^ da^ per essere linea A, amb = and^ 
risulta figura mistilinea abm = adn. 

Ponendo la prima nel posto della seconda, Tang. K 
rovascio si trasforma nel rettilineo bad^ ma questo è mi- 
sura deirang. K dritto che ha per lati uno di quelli del- 
Tang. A. rovescio, quindi ecc. : 

a) Quanto si è detto per gli angoli A,, si applica 
agli ang. A^ rovesci. 

b) Un gruppo angolare A. nel quale entrano angoli 
rovesci^ dicesi misto. 

184. Se due o più linee A. hanno le corde scambie- 
volmente parallele, divergenti, convergenti, perpendicolari, 
oblique ecc., anche le linee Aw diremo tali. 

Poligoni isosceilci 

185. Se le corde di due o più coppie A. si congiun- 
gono Tuna coll'altra per i loro estremi con qualunque 
ordine di successione in modo da racchiudere un' area 
formando un poligono rettilineo, le rispettive linee A.? 
siano anche inversamente disposte, racchiudono pure una 
area formando un poligono isoscelico dello stesso numero 
di lati di quello rettilineo. (Fig. 50') I poligoni p, q, r 
sono isoscelici. 

186. Un poligono isoscelico e sempre pari di lati. 

Infatti esso si forma di n coppie isosceliche ciascuna, 






- Uh - 

ài due lati, e però il poligono risulta costituito di 2n 
lati A^. 

a) Un poligono isoseelico dispari di lati è tale 
solo in apparenza. 

Infatti (m, o) nei triangoli mhn, m'hn' se le rispettive 
basi rettilinee si considerano come formate da una sola 
retta, non sono isoscelici, ma se ciascuna delle basi si 
divide per metà in />, ciascuna di esse può essere consi- 
derata come un angolo piatto A. di vertice />, del quale 
i segmenti /)m=/>n, p'm'=p'n sono nel tempo stesso lati e 
corde, allora i poligoni m, o si trasformano in isoscelici, 
ma sempre di un numero pari di lati, avremo cioè (m) 
triangolo mistilineo maha'n =pmaha'n quadrilatero A,. 

b) Il lato dispari potrebbe essere curvilineo, allora 
quando tale lato è divisibile in due parti tra loro uguali 
ed isosceli camente disposte si cangia in polig. A^ pari di 
lati ; così (Fig. 50* n) nel pentagono curvilineo formato 
da due coppie isosceliche e dal lato curvilineo amfne sia 
questo tale da essere diviso in / in due parti fma^ fne 
formanti coppia Aw ; il poligono si trasforma nell'esa- 
gono Aw di vertici a,/, e, ^,.0, h. 

Per brevità diremo isoscelici anche i poligoni appa- 
rentemente tali di un numero n dispari di lati, i quali 
possono ridursi nel detto modo in poligono A^ di /i-|-l lati. 



187. Nomineremo un poligono isoseelico secondo il nu- 
mero apparente dei suoi lati. 

a) Gli angoli perimetrali interni del polig. K pos- 
sono essere isoscelici no. 

b) Il polig. K può costituirsi di lati appartenenti a 
coppie Aw dirette o inverse. 



? iserlttiblle o ho, dicesi 
poligono rettilineo delle 

ìgolare o irregolare. Esso 
no rettilineo delle corde 
i sia la forma dei lati iso- 

dalte eorde diconsi anche 
? isosee/ico. 

composto. Dicesi com- 
due o più polig. /\^ com- 
sola figura. 

L loro uguali se hanno lati 
iisposle. 

toscelICD è equivalente a 
elle corde. 

idrilatero /v. hedmnz sia 
l z= bnh', avremo anche 
e figura kde = bh'n. Po- 
sto dei suo uguale hbs e 
la uguale Wi'n, il poli- 
latero rettilineo hbh'd, e 
— /lò X h'p. 
ra l'equivalenza di altro 
elle corde qualunque sia 



ali Isoscelicl 

ineo abcdef sia pari di 
pari di essi ; detti lati 



— 147 -^ 

siano due a due fra loro uguali comunque ordinati nel 
perimetro. 

Sopra ciascuna delle m coppie di lati uguali come 
corde, si costruiscano quante vogliansi coppie di linee 
isosceliche direttamente o inversamente disposte, ne ri- 
sulteranno formati altrettanti poligoni isoscelici che hanno 
comune il poligono rettilineo abedef delle corde. L' in- 
sieme di tali poligoni /y^ costituisce un grappo poligonale 
isoseelico^ del quale il poligono rettilineo delle corde diremo 
fondamentale. 

1. // gruppo /v^ si dirà quadrilatero esagonale, ot- 
tagonale . ... se il suo poligono fondamentale è un qua- 
drilatero^ un esagono ecc. 

2. I poligoni K di un gruppo Aw sono infiniti. 

3. / polig. K di un gruppo sono iscrittibili non 
iscrittibili regolari o no ecc. secondochè tale è il poli- 
gono fondamentale. 

4. Per il precedente teorema l'area di ciascun 
poligono Aw di un gruppo è equivalente a quella del suo 
poligono fondamentale, e conseguentemente le aree di 
due poligoni qualunque del gruppo sono fra loro equi- 
velenti. 

5. Fra due o pia poligoni di un gruppo possono 
scambiarsi le coppie isosceliche variando in molti 
modi la forma dei poligoni stessi, ossia formandone 
altri polig. A. del medesimo gruppo. Ad esempio (Fig. 51'') 
dei polig. A^ xmnx'nm\ orzo*z'r\ scambiando le isosce- 
liche ambj fme del primo con quelle arb, fr'e del secondo, 
tutti aventi la stessa corda ab = fé, ne resteranno for- 
mati due altri poligoni A^ xrnx*n'r\ omzo'z'm, i quali 
appartengono allo stesso gruppo A^, sono equivalenti Tuno 
all'altro e ad uno qualunque degli altri poligoni del gruppo 



— ,-. 



-- 148 — 

)R(1 hanno per comune misura l'area del poligono fonda- 
mentale del gruppo stesso. 

190. Due o più gruppi poligolani /y^ si dicono equi- 
valenti se sono tali le aree dei rispettivi polig. fonda- 
mentali ; ad esempio in due poHg. rettilinei di n lati dei 
quali ogni lato dell'uno è uguale ad uno di quelli dell'altro, 
sebbene diversamente ordinati, e sono anche iscrittibili 
nello stesso circolo, le loro aree sono equivalenti , assu- 
mendo questi poligoni come fondamentali di due gruppi 
/V^ questi sono tra loro equivalenti. 

In ugual modo un triangolo di altezza h è equiva- 
le 

lente al rettangolo della stessa base e di altezza g, e que- 
sto equivalente a tutti i parallelogrammi che hanno la 
sua base ed altezza; quindi i gruppi /^ che hanno per 
polig. fondamentale il triangolo o il rettangolo equiva- 
lente o uno dei parallelogrammi equivalenti a questo 
sono equivalenti. 

Consegue che nelle operazioni possono sostituirsi le 
une alle altre le figure appartenenti a gruppi equivalenti, 
facoltà che permette di variare all' infinito la forma di 
una data figura senza alterarne il valore. 

191. / lati isoscelici di un poligono possono essere 
archi di una data curva geometrica e allora il poli- 
gono prende nome da questa curva ^ossis, diremo cir- 
colare, elissoidale parabolico^ iperbolico cassinoidale ecc., 
un poligono Aw che si forma di archi di circolo o di una 
ellisse, della parabola, della iperbola, della cassinoide... ecc. 

Se si considera che tutti i poligoni isoscelici sono 
quadrabili e possono assumersi come basi di altrettante 
figure solide, si vedrà l' importanza che hanno le figure 
isosceliche nella pratica. 




193. Quadrìtaterl Isotcc 

Il quadrilatero isoscelic 
consegue che in genere Ìl 
un parallelogramma o un 
triangoli isosceli di ugual bi 
base, e perciò qualunque 
quadriletero A. quello corr 
il quadrato o il rettangole 
losanga o il romboide (Fi| 

Consegue che nel qua^ 
cui il quadrilatero delle o 
seelici opposti sono paralh 
per metà. 

a) Il quadrilatero i 
trante, allora la sua area 
isosceli. Così (Fig. 50', m) 
rnsos'a abbiano comune 
isoscelici. Poiché triang. 
msos'n = mon sarà evidente 
=■ mhn — mon = hmon qui 
rientrante. 

b) Nel quadril. A. ( 
bero confondersi nel loro 
apparentemente continua, 
cangia per la sua apparen 

Trìangol 

193. Ripetiamo che i 
quadrilateri K. Così (Fig. 



-5»^ 



— 151 — 

Così (Fig, 54*) nel triangolo curvilineo bhas'or^ sia 
ambh lunola ipocratica, e sia arco br'o = brm ed arco 
a:o'o = azni^ e perciò il triangolo bmazor' isoscelico, 
tanto questo triangolo quanto ' la lunola ipocratica 
sono quadrabili, qumdi é quadrabile anche il triangolo 
bhaz'or* costituito dalla loro somma. Tale triangolo è 
isoipocratieo per somma. 

Sia budh' lunola ipocratica, e sia arco dse == dsh\ 
arco bne=bnli quindi il triangolo dh'bnesb isoscelico : 
tanto questo triangolo quanto la lunola sono quadrabili, 
è perciò quiadrabile anche il triangolo dubnes che si 
forma della loro differenza. 11 triang. dubnes ò isolpo- 
cratieo per differenza. Sia per ipotesi arco or'b = 90"*, 
sulla sua corda ob come diametro descritto il semicircolo 
oqb risulterà or'bq lunola ipocratica, ed avreiTiO triangolo 
curvil. oqbhaz' = triang. A. bhaz'or* — or'bq lunola ; ma 
queste due figure sono quadrabili e perciò è tale anche 
il triangolo oqbhaz' il quale ^> isoipocratico per dlf- 
ferenza. 

197. Un iriangoio sferico dicesi iscritto o iscritti^ 
bile quando è tale il suo quadrilatero rettilineo delle 
corde. 



198. Sarà facile dimostrare i seguenti teoremi : 

a) Fra i triangoli sferici sono iscrittibìli quelli 
dei quali il quadrilatero delle corde è un rettangolo. 

b) / triangoli sferici iscrittibili nello stesso circolo 
o in circoli uguali sono isoperimetri. 

e) Fra i triangoli sferici iscrittibili nello stesso 
circolo in circoli eguali, quello di area maggiore ha 



- 153 — 

200. L'area lU un triangolo sferico ed in gene 
figura isoscelica può decomporsi in parli proporzioi 

(Fig. 56') L'area del triangolo sferico ahdì^i 
tic! a, d, e voglia dividersi in tre parti che stìani 
come m i n : z. 

Sia aedb quadrilatero delle corde del tri 
Si divida la corda de in modo che segmento 
qc : ; m : n '. S. 

Per i punti p. q si traccino lo parallele 
ad incontrare in n, r Ìl lato maggiore del trii 
Si tirino le corde br, rn, nn, ds, sm, me, e sui 
mn, sr come corde e con lo stesso raggio Ai 
triang. sf., si descrivano gli archi ncm, rxs. 

Per l'uguaglianza dei segmenti curvilinei 
risulta sp = rh » mq = m\ ossia rs = hp = ig = 

I parallelogrammi kpdh, ùjph, aeqì avendo 
altezza stanno fra loro come le rispettive basi, 
hpdb : iqph : aeqi : : dp : pq : qe : : m i n : 

Ma per avere ugual base ed altezza il ] 
gramma hpdb — rsdb = triang. sf. sxrbd : parai 
ma £(//}/i— n/nsr=quadril. A. nvmsxr; e fìnaimcnt 
logramma aeqi = aemn — quadrilatero/^ aoemor 
sxrbd : ncmsxr : aoemvn : : m : n : s; ma ciasc 
parti in cui si è decomposto il triang. sf. pi 
camente trasformarsi in altra figura isoscclici 
Ionie la quale sia in ugual rapporto con un 
isoscelica equivalente al triangolo sierico, quii 

201. (Fig. 57' a) (n un trìangoio sferico fbazoz 
circolari che lo formano prolungati s' incontrano in u 



— 154 — 

Il quale è sulla perpendicolare abbassata dal vertice e del trìan- 
gtle sf. alla corda af del suo lato arco maggiore abf. 

'"'■""■ ~' — I e, e', e" i centri dei oircoli di ugual 
ippartengono gli archi formanti il trian- 
centri e, e', e" si prolunghino i lati Gir- 
anti e\ e" hanno ea por corda comune 
lei centri è ad essa perpendicolare e la 
il quadrilatero c'cc^s è una losanga. I 
ugual raggio e, e' hanno la as come 
la linea ce' dei centri cade perpondico- 
età ; quindi tracciate le cs, ea, il trian- 
isoscele e perciò cs = ea raggio, ossia 
giore fha prolungato passa per il punto 
del prolungamento degli archi minori 
triang. sf. 

la se ad incontrare in 6 l'arco abf, e 
, ae. Nei circoli secanti di ugual rag- 
3 comuni sa, se formano l'angolo asb 
tamente nei due circoli ed avremo arco 
, ossia triang. eab isoscele (172). SÌ ab- 
licolare alla eh ad incontrare in /' la cir- 
traccino le fh, fé ; risulta triang. efb 
quadrilatero aefb b un romboide, ed 
dei dato triang. sf Ìl !'omboÌde aefb 
■o delle corde, e perciò la sh è perpcndi- 
irda del lato circolare maggiore abf del 
co. 

le por tutti i triiuigoli sferici aventi per 
irco abf il luogo geometrico del punto 
comune al prolungamento dei loro lati 
'.o a's/" inverso ed uguale a qu^-llo abf. 



— 155 — 

202. // punto d' ìnferse^ione comune s al 
mento dei ire lati circolari dì un triangolo Sj 
damo suo nodo sFerìco. 



203. Una direzione dal nodo di un trian^ 
die incontra i suoi lati, determina su questi e 
lungamenti archi uguali, compresi tra la direzione 
pendicolare abbassata dal nodo sferico alla cord 
arco maggiore de) triangolo sf. ovvero la stessa 
e quella che unisce il nodo sf. con l'estremo com 
dei detti lati. 

Infatti (Fig. 57 a), sia la radiante sa che 
in r, a i lati o loro prolungamenti del triang. sf. 
poiché i circoli e, e', e" hanno uguale raggio, 
asb iscritto simultaneamente nei tre circoli 
sulle loro circonferenze archi uguali, avremo 
e corda me = esa = amb. Sia qualunque a 
zione sm, per l'angolo msb iscritto nei tre circe 
avremo ugualmente arco e corda ne = es = n 
l'angolo asm sarà arco rn = as = am. 

(Fig. 57' b) a) Quando la distanza e.s- tra 

e del triangolo ed il nodo sf. è uguale alla 

he 
del lato circolare aze avremo ang. hsb = -^ 

sono tre i segmenti uguali se ^ ea ^= ab portai 
lice con i loro estremi dall'uno all'altro lato d 
hsb, e sappiamo dal principio generale sul qua! 
la costruzione degli angoli (26), che allora ang. h 

ossia hsh =^ — q-. 



— 156 — 

g. 57' e) Le figure che le varie direzioni dal 
s formano con gli archi che intercettano sui 
i del triangolo sferico e loro prolungamenti, 
oscftliche, ossia di area quadrabile. Avremo 
itero A. bmr'r" « bma'e » base. ... e triang. /^ 
. . . tutti quadrabili ecc. 



g. 57* e) Col raggio ca del triang. sf, e cen- 
sf. s si descriva la circonferenza che diremo 
irto al triang. sf. 

Isiasi punto o, o*, d, d\ della circonferenza 
centro e con lo stesso raggio del triang. sf. 
3Ìrconferenze, gli archi di queste intersecati 
ni tracciate dal nodo sferico ad incontrare il 
ano fra loro uguali : avremo cioè arco e 
r' ^ cp = aa' = .... ex — s'è = rV" = r"c 
s'è =^ cccp =^ amò . . ecc. 
'me si è detto al precedente, le fifjure for-' 
3 archi qualunque, con le radianti dal nodo 
iudono, sono tutte di area quadrabile. 
-.entri e, e', e" dei lati circolari del trian- 
fbaa'e sono sulla cÌrconferen:;a sferica, 
vertici a, e, f del triangolo sferico sono centri 
olari di un secondo triangolo sferico di ver- 
uguale al primo ed immersamente disposto, 
due triangoli sferici, dei quali i vertici det- 
entri degli archi eostitaenti t lati dell'altro, 
ugati. 

nodo sferico s del triangolo sferico di oertici 
jhe' coniugato col nodo sferico s' del trian- 
di vertici e, e', e". 



- isV - 

« 

6. U uguaglianza e simmetrica disposizione di due 
o pia triangoli sferici tra loro coniugati genera tante 
combinazioni isosceliche, le quali non ci è permesso svol- 
gere in questo lavoro. 

7. Non deve confóndersi il triangolo sferico iso- 
scelico, che è figura quadratile, con quello detto sferico 
perchè delineato sulla superfice della sfera, del quale 
trattano la geometria e la trigonometria, 

206. La maggior parte delle proprietà dei triangoli 
sferici A. si estendono ai triangoli Aw formati con archi di 
curve geometriche diverse dal circolo. 

Le curve geometriche si distinguono in chiuse come 
V ellisse^ la cassinoide, la cicloide ecc., ovvero aperte qutàli 
la parabola j V iperbola ecc. 

a) Nelle curve regolari chiuse e simmetriche alle 
(due loro assi coordinate, sono iscrittibili tanto i paralle» 
grammi quanto i romboidi, e perciò tutte le figure iso- 
sceliche dei quali sono quadrilateri delle corde. In questo, 
tali curve sono superiori al circolo nel quale s* iscrivono 
i soli rettangoli. 

Nelle curve geometriche aperte s' iscrivono i soli tra- 
pezi, talché una figura isoscelica semplice non può avere 
che tre soli dei suoi vertici sopra una di queste curve. 

207. Come nei triangoli sferici, se due o pia trian- 
goli Aw costruiti con archi di una data curva geometrica 
hanno uguale l'arco maggiore essi sono isoperimetri ed 
equivalenti. 

208. Iscrivendo in totalità o per tre vertici un qua- 
drilatero K o triangolo apparente isoscelico in una curva 
geometrica degli archi della quale si compongono i lati del 
triangolo A., non solo si ottiene la misura di un frammento 



3 — 

a, ma tale frammento può 
proporzionali, o in figure \ 
in un dato rapporto. Ad 

Ig sia parte dì ellisse, di 
scriva in essa per tre vertici 
;hi dm'e ~ aiCe = bnd = bma. 
ambndm'en' = ahde. Sulle 
Ti* diano corda nb = nd, 
costruisca su di essa curva 

V rCsnbma = em'dnsri' qua- 
pste figure è metà del trìan- 
t mistilineo bman'e=bndm'c 
3 A. ambndm'en' ; quindi 
i da ambo le parti bsn, resta 
= sndm'e, da cui si deduce 



cieliche conduce talvolta col 
mata con archi di una data 
inazione di alcune proprietà 
essere stabilite mediante il 
ilicate e difficili operazioni. 

mnr'sr, della quale è noto 
renza rettificata 2itr, e la 
lircolo generatore 2r. Si co- 
; moso'nr'sr del quale l'area 
<a8 = 2nrx2r= 4»r';e 
; ossia Varea del irian- 
di quella del circolo gè- 



— 159 — 

a) Consegue che, Data la possibilità di costruire 
una cicloide rigorosamente esatta^ il problema della qua- 
dratura del circolo sarebbbe risoluto^ ardendosi infatti 

msnz 
^ = — T — — mas. 

b) Dimostra la geometria analitica che Tarea h 
delia cicloide è il triplo di quella del circolo generatore, 
ossia H = 3./nas, quindi triangolo mistilineo di lati ci- 
cloidali concavi mozo'n = mas = ^ ecc. 

Ma non vogliamo uscire dai limiti della geometria 
elementare più di quel tanto che ci è rigorosamente im- 
posto dalla necessità di far valere l'importanza della geo- 
metria piana curvilinea ; anzi, incalzati dalla abbondanza 
della materia, abbandoniamo ì teoremi che riguardano 
i poligoni A. in genere, e ci limitiamo a svolgere solo 
alcuni caratteri e proprietà dei poligoni /y^ regolari di lati 
circolari. 



210. Poligoni regolari A. di lati circolari. 

In genere si classificano fra i regolari tutti quei 
poligoni isoscelici dei quali il poligono delle corde è re- 
golare, qualunque sia la forma e disposizione successiva 
dei lati deir isoscclico (187.c/), e però la varietà dei poli- 
goni regolari isoscelici è grandissima. 

I poligoni regolari isoscelici, dei quali i lati K sono 
archi di circolo, diconsi circolari; tra questi si distin- 
guono quelli dei quali gli archi che ne formano i lati 
sono descritti con lo stesso raggio del circolo circoscrit- 
tibile al poligono A^. 

Per essere brevi, parleremo di questa sola specei 
trascurando tutte le altre. 



— i60 — 
jressione per K indica uh polìgono circolare 
ìlico. 

lineremo un p.i),r A. secondo il numero dei 
no regolare rettilìneo formato dalle corde 
5 gli archi circolari costituenti ìa metà di 
a f\^ del primo. Così {Fig. 60*), diremo otta- 
ìguroi A, B, e, sebbene essi siano quadrila- 
li ciascun lato /\^ si forma della coppia di 
'uno saliente e l'altro rientrante. 
ro e raggio del por A. sono quelli stessi e, 
ad esso circoscritto. 

por f^ il raggio si dice isoseelico quando è 
imo di uno dei lati costituenti una coppia A 
3I poligono. Cosi (Fig. 60' a) ca, eh sono 

iegue che i raggi A. di un por /\^ sono tanti 
aie isosceliche che ne formano il perimetro 
ggio f^ può essere anche curvilineo mistilìneo. 

nh ^= cn"f = cn"d, inquantochè possiamo 
rre che la cna, girando intorno al suo 
1 l'altro estremo a descriva la circonfe- 

irA.è anche circoscrittibile; raggio del cir- 
critto è la cs congiungente il punto medio s 
irchi rientranti perimetrali del poligono col 

<otema del por A. è quello stesso cp del 
ineo costituito dalle corde del suoi semi- 



rimetro di un por A à uguale aila circonferenza 
:ritta. 



-lèi - 

Infatti (Fig. 60* a, b, c) detto perimetro sì forma 
degli n archi uguali nei quali la circonferenza ad esso 
circoscritta resta divisa dai vertici del poligono rettilineo 
regolare iscritto, il quale dà nome a quello isoscelico. 
Consegue che : 

a) Sé n è numero del lati A. del por A^, il valore 

360^ 

circolare di un suo lato è , 

. n 

b) I poligoni e r K dello stesso raggio e numero di lati 
sono isoperimetrì. 



211. L'area di un por A. din coppie Isosceliehe è equi- 
valente a quella del poligono regolare di 2n lati rettilinei 
dal quale prende nome. 

Infatti (Fig. 60* a, b, c) il perimetro di un por Aw di n 
lati A^ si forma di 2n archi circolari fra loro uguali, dei 
quali metà sono salienti e metà rientranti ; di questi archi 
sono corde i 2n lati del poligono regolare rettilineo che 
dà nome a quello isoscelico ; ciascun arco con la rispet- 
tiva corda, forma uh segmento circolare, ed insieme 2n 
segmenti circolari fra loro uguali, dei quali metà salienti 
e metà rientranti. 

Nella formazióne del pop A», gli n segmenti circolari 
salienti sono in aumento dell'area del poligono regolare 
rettilineo di 2n lati, mentre gli n segmenti circolari rien- 
tranti sono in diminuzione dell'area stessa ; e poiché la 
somma delle aree dei segmenti salienti è uguale a quella 
dei rientranti, togliendo dalla figura isoscelica i primi e 
ponendoli nel posto dei secondi, il por A. si trasforma nel 
poligono rettilineo dal quale prende nome. 

Consegue che due o più p e r A di ugual raggio e nu- 
mero di lati sono equioalenti. 



- 162 — 

lo, dato un poligono regolare iscritto 
duennesima cr&scente dei poligoni di 
di lati, anche la serie duennesima 
e al poligono iniziale di n Iati, sì 
livalenti rispettivamente ai termini 
: duennesima del poligono rettilineo 

"ie di fcr K iscrìtti nello stesso cir- 
lali, dei quali i lati procedono in 
termine più, acansato nella serie ha 

ì duennesima è infinita, e l'area di 
"ie duennesima può approssimarsi 
calore " dell'area del circolo circo- 
iza poterlo mai raggiungere ; quindi 
rie f^. 
t nel circolo dì raggio 1 è espresso 
curvilineo dal semiperimetro di un 
'la serie o della semicìrconferensa^ 
ito dall'area del circolo. 



di raggio 1, data una serie duennesima 
ritla e la corrispondente serie duen- 
ea dello stesso termine rettilineo o ìso- 
ita in valor lineare dal semiperimetro 
I che precede nella serie quello con- 

) nel circolo di raggio ed =: 1, sia 
regolare iscrìtto di n lati. Si bisechi 
lato del poligono di 2n lati. Si co- 
ro A. cbmdna, esso Ò equivalente al 



— 163 — 

quadrilatero rettilineo cbda^ e poiché iloprA.è pari di 
lati, esso si costituisce di n quadrilateri isoscelici, ed è 
equivalente ad /i X chda^ ossìa all'area del poligono re- 

1 j- o 1 *• L^ cdXab \.ah ah . ,. 

golare di 2n lati; ma €baaz= — s — ^^"2~^^'2"' q^^J^di 

Tarea del poligono regolare di 2/i lati è a , ossia il 

semiperimetro del poligono che immediatamente lo pre- 
cede nella serie duennesima. 

Diamo un esempio di applicazione del detto prin- 
cipio. 



214. Catcolare il numero ^, rapporto della circonfe- 
renza al diametro. 

Il lato del triangolo equilatero iscritto nel circolo di 
raggio 1 è /= ^3^1 7321^ quindi Parea dell'esagono 

regolare iscritto è ci^ = ~ — p — =2.59815. 

Il lato dell'esagono è /'=:!, e peròTarea del dodeca- 
gono è a^ =—2^= 3. 

Il lato del dodecagono è /"=0.5176, e quindi Tarea 

^ 1 r 1 A' OA^ ,' ^ 0.5176X12 
del poligono regolare di 24 lati e a^'= g = 

= 3.1056 • . . così proseguendo, poiché al (103) abbiamo 
dato un modo rapido per calcolare il lato del poligono 
di 2n lati quando sia noto quello di n lati, potremo av- 
vicinarci facilmente e colla maggiore approssimazione 
desiderabile al valore *. 

215. Dato un pc r A^ iscritto sì può formare la serie dei 
p r y\^ dei quali le aree siano in progressione duennesima. 



/' 



m- 



b) Infatti sìa iscritto il per A^ dì n Iati efghi, 
i) si costruisca una serie di circoli di raggi 
.... in progressione duennesima decrescente, 
incoio s' iscriva un fmK dello stesso numero 
ari di quello dato efghi ; sarà facile dimo- 

aree e perimetri così costruiti docrescono 
•ne duennesima, e al pari delle serie duen- 
atiche, avremo in quanto alle aree: p«r/v^ di 
;'^' : c'g" : e^g"' .... : : anello poligonale A. 
f~cY : eY'~cY' : ... : : settore y^ 
e' '• h"g"f"e' .... ecc. 

1 '1 ' 

= B • • • - • 2- 
ihe anello poligonale 

- ■ . —^hh'g'f'fg, ed anche quadrilatero A. 

e'f"*g"%'" ecc. 

to ai perimetri, poiché in un circolo dì area 

trema è Z^, e però il rapporto che passa 

oli passa ancora tra le rispettive eirconfe- 

alla suddetta serie duennesima di p o r A^, chia- 

/)", p"\ />' i perimetri dei poligoni suc- 

serie» avremo 

P P' P" 
p : . . . . p . : :~ : — : „ : ■ . : : semi- 
^ ^ n n n 



-Mir(^y=.-^' 



arco circolare -':—:— : : ar- 
ni m m 

: m p" : m 

oi — : ■ 2'" '" » e se il valore dell'angolo p : m 



— 166 — 

è divisibile per A:, qualunque sia numero A:, e che Tarco,/) : m 
non sia rientrante, avremo anche 



$9 _»»» 



p : m p : m p : m p : m _ „ ,„ 
/e • k ' k • . k '-P'P P -P 

.... ecc. : talché tutte le operazioni che. sono possibili 
tra i valori angolari^ lo sono anche tra aree e peri- 
metri dei PCP Aw di una serie duennesima e tra le loro 
parti come sopra indicate. 

216. Un p e r A. può frazionarsi in figure di area equi* 
valente, o delie quali le aree «ano in un voluto rapporto. 

Infatti (Fig. 60* a) possiamo decomporre un. dato 
per A. di n lati A. in n quadrilateri A hz^gzfc^ e come 
al (200) possiamo decomporre il quadrilatero A in parti 
eguali o proporzionali m, p^ z . . . q^ e le corrispondenti 
parti eguali o proporzionali del per A, sono date dalle 
figure composte con quelle ottenute mn, pn^ zn^ . . . qn. 



217. La somma dell'area di un per a con quella del 
circolo ad esso circoscritto è il doppio del poligono regolare 
rettilineo elio dà nome al per /y^. 

Infatti (Fig. 60* b) abbia.TiO p e r A di vertici a, 6, g^ h, i= 
=^abdef...i poligono rettilineo regolare; ma il diame- 
tro ^6 divide il per A nel seriiicircolo gbe o nel semipo- 
ligono circolare di archi rientranti e di vertici g^h, i, a, b : 
duplicando trovasi e-^-gebaih^Z abdef. . . i. 

a) Chiamando a* l'area del poligono circolare, e p 
quella dal poligono regolare rettilineo, abbiamo ir-[-A= 

TT-j-A P , 

= 2p, e dividendo per n » — ' — = -^ ; ossia la somma 

n Kfn 

dei due settori circolare e poligonale è gnhc'-j-gwihc'== 

= 2ghc'; da ciò emerge il seguente: 



^ 166 — 

218. (Fig. 62*) Sia un triangolo di base rettilinea 
e di lati curvilinei uguali inversamente curvati, come i 
triangoli ambtnd^ : enhrCf. Si abbassi dal vertice alla 
base la perpendicolare hh^ e si tracci una direzione bs 
ad incontrare la baso prolungata senza tagliare il lato 
del triangolo ; avremo che : 

La somma sbma-^sbm'd, ovvero sbne'\'sbny dei trian- 
goli misti! inei, è uguale al doppio del triangolo rettangolo 

5/1 
shb, ossia essa è uguale al rettangolo ^X^^^* 

Infatti triang. mistilineo bhdm'=bham. Si sovrap- 
ponga il primo al secondo e tracciata la b§ ne resta 
formato il triangolo rettangolo bhs=sbma-\-hbma ; perciò 
sbma-j-hbma=$hb e sbm'd — (1ibm'd=hbmaJ^=shb : quindi 

2shb='^Xhb. 

219. Sia isci'itto nella circonferenza un polig. rego- 
lare di n Iati, e l'arco sotteso da ciascun lato sia diviso 
in due archi uguali ; con questi 2/i archi come ìsAìi a 
partire dai vertici del' poligono, si costruisca come alla 
(Fìg. 63* A, n, e, D, e) una serie decrescente di poligoni 
circolari, dei quali i vertici salienti dell'uno coincìdano 
con quelli vòlti verso il centro e deW altro, finché ciò 
possa effettuarci senza che gli archi si taglino. Si con- 
giunganò con rette i vertici del poligono più piccolo 
volti verso il centro, quando non accada che coincidano 
in questo punto, e ne resterà formato un poligono rego- 
lare simile air iniziale iscritto di n lati. 

•Gli m poligoni circolari così costruiti formano, a 
pai*tire dalla circonferenza verso il centro, m corone 
comp Kstc ciascuna di figure curvilinee uguali. 



— 167 — 

Vedesi dal solo esame della (Fig. 63* a, b, c, d, e) 

che essendo n il numero dei lati del polig. rog. iniziale 

n 
iscritto, quello delle dette corone è o^ ^' che a partire 

dalla circonferenza verso il centro, g — 1 d' tali corone 

sono isosceliche, ossia formate di figure fs^. La sola 
corona non isoscelica è quella che ha il perimetro interno 
comune col poligono simile a quello regolare iniziale 
come in b, d, e, ovvero i vertici interni al centro e, come 
in A, e. 

220. È evidente che i poligoni circolari costruiti^ 
come si è dettOy sono isoperimetri col circolo^ talché se 
questo ha il raggio unitario^ il loro valore è 2 « ; con- 
seguentemente il doppio perimetro di ciascuna corona /y^ 
è 4-. 



» 

■■J 



281. Chiamando h l'area della corona non isosee- 
lica del gruppo, la somma s delle aree di tutte le figure 
costituenti il gruppo stesso è s=« — h, per essere ^ area 
del circolo. 



222. 1. Se il polig. reg. iniziale iscrftto è pari di lati 
e di area a, la determinazione del valore della somma s delle 
aree delle figwe costituenti il gruppo può avanzarsi fino al 
valore a. 

2. Se il numero degli n, lati dei polig. regol. iniziale 
iscrìtto è dispari, e sia a' l'area del poligono di 2n lati, la 
somma <s* delle aree delle figure formanti il gruppo può avan- 
zarsi fino al valore a'. 



/ 



2 



— 168 — 

Infatti (Fig. 63* b). Sia pari di lati il poi, reg. ini- 
ziale. Con la metà deirarco abd sotteso ad ipotosi dal 
lato ad del quadrato iscritto, si costituisca la corona /y^ s, 
nonché il quadrato mnop. Per essere arco hd=^de=^ef^ 
anche ang. bad=dae=eaf. . . perciò triang. mistilineo 

ap'mr=i-^ semisegmento circolare, ma triang. mistilineo 

ap'mr^^CLp^nr^ e però triang. mistilineo mrar^n=zadb seg- 
mento circolare. Sostituendole àree dei quattro segmenti 
circolari determinati dai lati dèi quadrato iscritto a quelle 
dei triangoli mistilinei formanti la corona h, risulta 

s-}-mn=:ad polig. regol. iniziale paii di lati*; ciò dimo- 
strasi anche per qualunque altro polig. regolare iniziale 
pari di lati. 

2. Sia dispari di lati il poligono reg. iniziale dato 
(Fig. 63* a). Con la metà dell'arco abd sotteso dal lato, 
che sia ad ipotesi ad del triangolo equilatero iscritto, si 
costruisca la corona A. di arca h ; s' iscriva V esagono 
regolare di area a\ e si traccino i raggi ca, efe, cg. Il 
quadrilatero abcg è una losanga, per essere lato ab del- 
l'esagono regolare iscritto uguale al raggio, e però arco 
e corda bma=bm^c, ossia segmento circolare bam^bem*; 
sostituendo il primo al secondo e ciò ripetendo per i sei 
segmenti circolari uguali a .quello barn formanti le tre 
figure lenticolari come btrCcr^ trovasi l'area della corona f^ 
/i=a' area del poligono di un doppio numero di lati 
di quello dispari iniziale. Dimostrasi in ugual modo per 
qualunqiie altro poligono regolare iniziale dispari di lati 
che sia assunto come base di un gruppo di poligoni 
circolari, o corone circolari. 



169 — 



223. Le proprietà speciali ai poligoni circolari si uti- 
lizzano in pratica segnatamente nella misurazione di una 
quantità di figure simmetriche, di anelli cilindrici aventi 
per base poligoni circolari o anelli di figure isosceliche. 



CAPITOLO III. 

Figure listate 

224. Diremo liste o Usiate le figuro isosceliche della 
spece che ora descriveremo. 

Per brevità useremo talvolta il segno A^^ per indi- 
care le liste o listate. 

225. (Fig. 64* A, b) Una linea di qualsiasi forma a bed{K\ 
ovvero m n o p (b), la quale non abbia punti d' intreccio, 
sia giacente sul piano, e lo percorra secondo un' altra 
linea qualunque purché non abbia punti d' intreccio 
come dd\ dd'd'\ dd'd''d^'' (a), ovvero m rn rn' m"' (b), 
la parte del piano coperta dalla prima nel suo percorso 
diciamo lista^ e figura listata diremo la parte limitata 
di una lista. 

Le figure dalla 64* alla 68* sono listate. 
a) Le figure hd si distinguono in semplici e ri- 
piegate. 

Le listate semplici sono generate da una linea ahed 
(Fig. 68* a) la quale rapporto ad uno dei suoi estremi 
a.d non ha punti rientranti. Le listate ripiegate sono ge- 
nerate da una linea mnop (Fig. 64* b) la quale rapporto 
ad uno dei suoi estremi p,m ha dei punti n, o rientranti 
o salienti. 

6) Le listate semplici (Fig. 64* a alla 67*) sono in 
sostanza quadrilateri isoscelici^ e di conseguenza né pos- 

13 



— 170 — 
caratteri e proprietà. Le Uste ripiegate 
più liste semplici combinate per somma 

lattro linee parallele ed opposte due a due 
orimetro di una listata semplice sono i 
est! uno si suppone semovente sul piano 
neratrice della lista, e l'altro direttrice, 
igate diconsì lati tutti quelli delle liste 
formano. 

Kl semplici o ripiegate qualunque lato può as- 
ineratrice rapporto all'altro lato considerato 
inquantochè (Fig. 64' a) delle due linee 
'" può supporsi che per un suo estremo d 
ira parallelamente a s6 stessa tutti i punti 
armando la Kl. abdd'd'"a"\ ovvero che la 
1 suo estremo d percorra ugualmente tutti 
rima formando la stessa Kl. 
iscun lato K della lista si dice corda la 
iunge i suoi estremi. Nella A./ semplice le 
quattro lati K ne costituiscono i7 quadri- 
"de. 

idrilatero delle corde dì una /^l è sempre un 
,, né può e&sere un romboide. Nelle /^l ri- 
i lati, anche i rispettivi quadrilateri dello 
legati ossia in parte si sovrappongono, 
essa di una listata semplice (Fig. 65') è la 
ah occero ak o anche eh' ovvero bk' al- 
lato del suo quadrilatero delle corde al 
n una Kl ripiegata (Fig. 68' a) si assume 
% perpendicolare tx^h occero à'k' abbassata 
tra corda dei suoi lati estremi. 



— 171 — 

226. L'area di una 1^1 semplice è uguale a quella del ret- 
tangolo equivalente al suo quadrilatero delle corde. 

(Fig. 65*) Infatti, per essere la listata amepdnbo qua- 
drilatero y\^, la sua area a è e(iuivalente a quella del suo 
quadrilatero delle corde aedh^ ma Tarea di questo è uguale 
a quella di uno dei rettangoli ahy^ak ovvero aey^ah 
della stessa sua base ed altezza, quindi area della listata 
amepdnbo z= \ =: ab X ^^^ == ne X. ^'^• 

Consegue che: Più liste semplici sono equivalenti se 
hanno una corda uguale e la stessa altezza riferita a 

questa corda. (Fig. 66*) Le A^ a, b, c nelle quali corda 
ab=a'b'=a''b'\ ed altezza dh == d'h' = d''h'' sono equi- 
valenti, e la loro misura h ab y^ dh. 

227. (Fig. 67*) Sui lati di una A./ diciamo omolo- 
ghi i punti d' intersezione con essi di una retta iq' paral- 
lela ad una delle sue corde ae^ e biomologhi quelli omo- 
loghi s%z' di due linee ss'ar, :ss'y uguali e parallele tra 
loro ed alla generatrice ee'a della listata che trovansi den- 
tro l'area di questa. 

228. Qualunque punto s' (Fig. 67*) deirarea di una Kl 

semplice, è biomologo rispetto a due punti e', ^ di due lati /^ 
consecutivi della listata. 

Infatti, per il punto s' si può sempre far passare una 
linea ss'x uguale e parallela alla generatrice ee'a della /\^/, 
la quale con un suo estremo s sia sopra uno dei lati 
consecutivi alla generatrice ; preso sulla generatrice un 
punto e' omologo di quello dato s\ si tracci la e^s\ e su 
questa come corda si costruisca la eo^'s^ parallela ed 
uguale al segmento eo's del lato A^- Ne resta eviden- 
temente formato il quadrilatero A. ee's^s nel quale s^ è 
nel tempo stesso agli estremi di due linee ss\ e^o^'s' 



— 172 — 

uguali e parallele ai segmenti ee\ eo^Sj della generatrice e 
del lato consecutivo ; ossia «' è biomologo rapporto ai 
punti e\ s di due lati consecutivi della KL Si dimostra 
in ugual modo che il punto s* è biomologo con le cop- 
pie dei punti s.«", s'^x, x.e' dei lati della f^l. 

229. 1. Una hd semplice può dividersi in parti di aree 
uguali in un ricliiesto rapporto. 

2. La stessa A./ può decomporsi in un numero arbitriario 
di quadrilateri t^ e perciò quadrabiii. 

Infatti: 1. (Fig. 67*) Il quadrilatero ahde delle corde 
di una listata m abbia ugual base ed altezza del rettan- 
tangolo pfkN\ Si dividano le loro basi uguali pf= ah 
nelle parti uguali o proporzionali volute che siano ad 
ipotesi pm = atj mn = ti, ^/— ib ; nei punti m, n si 
elevino le perpendicolari ed in quelli t^ i si traccino le 
parallele al lato ae del quadrilatero delle corde, le quali 
taglino i lati K della hd nei punti x^s » ij,z e su questi 
segmenti come corde si segnino le ss'x, zz'y uguali e 
parallele alla generatrice ee'a della A^/; questa resterà cosi 
divisa nelle Sd. m, p, q di aree nel voluto rapporto. 

Poiché per il più volte dimostrato abbiamo 
\ì=aea't=pmXpk, p=:ta'e'iz^mnXpk, Q=ie''db^=nfXpk e 
però 
M : p : Q : : pmXpk : mnXpk : nfXpk : : pm : mn : nf. 

2. Presi dentro l'area della hJ quanti vogliansi punti 
biomologhi è\ 2', .... , come al precedente si costruiscano 
i quadrilateri A^ e§s'e\ sxz's' ì quali sono quadrabiii, e 
però non solo la Kl resta così decomposta nella quantità 
dì parti volute, ma togliendo dalla figura ad arbitrio una, 
due, n di queste parti, la A^^ si cangia in altre figure di 
contorno irregolare e di area quadrabile. Inoltre se dalla 
Kl si toglie ad ipotesi il quadrilatero A. szz's' e si colloca 



— 173 — 

al di fuori dell'area di essa in modo che il lato 9i del 
quadrilatero coincida col segmento uguale xy del l^-to 
della lista, e ciò si ripeta per altri quadrilateri tolti in 
ugual modo all' interno della lista e poi aggiunti all' e- 
sterno di essa, si formeranno altrettante figure irregolari 
di area equivalente a quella della f^l. 

230. Due liste si dicono parallele^ per pendieolarU 
oblique secondo che tali siano fra loro le corde dei loro 

lati A.. 

Angeli listati 

231. Due liste che hanno la generitrice rettilinea, 
aguale e coincidente^ ovvero delle quali la generitriee 
delVuna forma coppia isoscelica con quella deWaltra 
incontrandosi per un estremo^ formano un angolo che 
diremo listato (ang. hJ) (Fig. 69* a, b, c, d, e, f) sono an- 
goli M. 

a) Se le due liste di generatrice come è detto 
sono poi fra loro uguali, Tangolo che formano è listato 
isoscelico (Fig. 69* a). 

b) Quando le generatrici delle due liste che s'in- 
contrano per un estremo formano coppia isoscelica, l'an-^ 
golo listato è smussato (Fig. 69* b). 

e) Se i lati delle liste formanti V angolo sono archi 
di curve geometriche, questo si nomina da quelle curve 
(Fig. 69* e, D, e). 

d) L'angolo listato è retto, acuto, ottuso, piatto, 
concavo, converso .... Secondochè tale è quello che for- 
mano le corde dei suoi lati listati. 



- 174 - 

isura degli angoli listati è li- 
eo delle liste che lì formano, 
listati dei quali possa misurarsi 
gì lati /^l, sono quelli formali 
e delle quali la generatrice è 
dente, o dei quali le generatrici 

)ta limitazione gli angoli listati 
iondaria, sebbene taluni di essi, 
tuiti da liste formate da ardii 
biano delle notevoli proprietà, 
al (173) ove si rilevarono alcune 
'colare (Fig. 69" e). Tali speciali 
on ci è concesso di qui svolgere 



listato si attribuisce per misura 
leo delle corde dei lati isosce- 
delle liste che formano l'ang. KK 
Tfiente esatto solo per l'angolo 
ra è detto. Avremo cioè (Fig. 69V) 
>iremo poi misura dell'ang. W 
ìll'angolo circolare (Fig. 69' e) di 
i l'angolo piatto formato dalle 
ing. Kl a al vei'tice— 180" — 2/': 
o dalle liste circolari limitate dai 
ipposto rotto l'ang. fad, diremo 
ille liste circolari limitate in f,d: 
ell'angolo acuto formato dalle 
h,i, e finalmeuto la misura del- 
ito dallo liste circolari che tor- 
k, sarà 360° circonferenza de- 
lo ripiegato kak. 



4 



m 



Poligoni radiati 

234. Sia dato un poligono isoscelico regolare o nò 
(Fìg. TO' A, b). 

Con i suoi n lati come generatrici, e secondo direttrici 
arbitrarie si costruiscano altrettante liste, ne resterà formata 
una figura come e, d, e, f, g, h, i ovvero b, r, l,m,n,o che 
diremo poligono radiato, il suo poligono centrale e ovvero 
B diciamo nodo del radiato, e raggi listati le liste gene- 
rate dai lati del poligono f< centrale o nodo. 

235. Il poligono radiato si distingue in regolare ed 
irregolare ; esso è regolare se il suo nodo è poligono 
isoscelico regolare di qualsiasi forma di lati A.? ^ 
che i suoi lati listati abbiano la stessa altezza rife- 
rita in ciascuno alla corda del rispettivo lato /^ del po- 
ligono generatore. 

236. I poligoni radiati sono quadrabili : componendosi 

essi di poligoni Aw e di liste Aw che sono quadrabili. 

237. Può decomporsi un poligono radiato in parti uguali 

in un voluto rapporto ; potendosi così decomporre i po- 
ligoni Aw e le liste delle quali si forma, come si dimostrò. 

238. Dato un gruppo di poligoni isoscelici, ciascun 
poligono Aw del gruppo può assumersi come nodo di un 
poligono radiato ; ne resta così formato un gruppo ra- 
diato del quale è poligono rettilineo fondamentale quello 

stesso del gruppo isoscelico del suo nodo. 






— 176 - 

è39. Quando con gli n poligoni isoscelici di un 
gruppo K si formano n diversi gruppi isoscelici e da que- 
sti n radiati^ V insieme dei gruppi radiati costituisce un 
l'' fascio. 

240. In un fascio radiato^ se pia liste radianti ge- 
nerate da diversi lati f^ aventi la stessa corda^ hanno 
uguale altezza riferita a questa corda le loro aree sono 
equivalenti. 

241. (Fig. 70» b) Può dividersi in n segmenti joo, og 
un lato isoscelico pq del poligono nodo di quello radiato, 
e sopra ciascun segmento, come generatrice può costruirsi 
una o più listo di direttrici arbitrarie. Se a ciascuna di 
queste liste parziali si dà la stessa altezza del raggio 
listato del quale sono parto, la somma delle aree delle 
liste parziali ò uguale a quella del raggio listato. Avremo 
cioè liste s'-|-<?"'-(-8-|-5*"= /\J' poqeid. 

242. (Fig. 70* A, r) Con le rette afe, ed^ ef . . . . si 
congiungano duo a due gli estremi a, fe » e, rf » e,/. . . . 
dei lati Ac più lontani dal centro delle liste radianti ; ne 
resta formato il poligono mistilineo abkgfe .... (a), ov- 
vero ab' o' ed' te' .... (b), l'area del quale diremo campo 
radiato od anche campo del poligono radiato. 

Le congiungenti afe, cd^ ef . ... possono essere due 
a due linee costituenti coppia isoscelica, allora il campo 
radiato è isoscelico. 

Il campo radiato è regolare o no secondochè tale 
sia il poligono radiato che contiene. 



177 



243. Il campo radiato è quadrabile, per essere area 
di poligono parte rettilineo e parte isoscelico ovvero di 
poligono isoscelico. 

244. La parte dell'area del campo radiato non coperta 
dal poligono radiato che contiene è quadrabile, poiché essa è 

differenza tra le aree del primo e del secondo poligono 
che sono quadrabili. 

245. Se un campo radiato è regolare, ossia tale., è il 
poligono radiato che contiene, possono evidentemente 
formarsene le serie duennosime ascendente e discendente. 

246. Da quanto si è accennato sui poligoni radiati 
si vedo che essi trovano estesa applicazione nelle arti e 
nella misurazione. 

247. L'area di una lista ripiegata è quadrabile solo 
quando essa possa decomporsi in più liste semplici delle 
quali sìa somma. 

Infatti (Fig. 68* a) sia ahcmed generatrice ed aa' 
direttrice della lista ripiegata ahmedd' rn e' o' a\ Prolungata 
la e" e in o, e la hm in m\ Tarea della lista resta decom- 
posta nel quadril. aoo'd* e quadril. mist. oenmh^ più liste 
enmm'ne* e medd'e'm\ figure tutte quadrabili escluso il 
quadrilatero mistilineo oeamb. Chiamando a l'arca della 
lista ripiegata, poichò segmento circolare o no cmn^c'm'n''^ 
avremo a = aoo'a'-\-ohrnc-{-mdd'm'-\-cm'n; ma questa 
ultima figura non isoscelica non è quadrabile e però non 
lo è neppure l'area a, 

Sia invece generatrice della IK ripiegata la 
a/on'bcamedj nella quale per ipotesi sia arco o/i"6 = 



- l'78 — 

, l'area a della ripiegata è qiià- 

;ata !a c'è in o e la bm in m', 

)mposta della somma delle liste 

ìm'n'e' -\- tnedd'e'm', le quali sono 

uadrilateri delle corde, ed avremo 

mdd'rn'. 

lista ripiegata che abbia generatrice 
iuadrabile nel solo caso che le parti 
npllci costituenti la ripiegata siano 
acb'abìli. 

sia arbeod generatrice ed aef di- 
nee, della ripiegata arbodhgmj^ 
semplici arbonmf'^cmghs"*do\e 
quadrilatero curvilineo eos"ns'ms'. 
=fm e che tracciata la oe pa- 
aesta uguale, fatto allora arco c^e 
(Ilo mz'n, ne resta formata la lista 
tuita dai due quadrilateri fra loro 
ìezcs' che di conseguenza sono 
uendo alle liste semplici formanti 
quadrilateri delle corde avremo 



e figure quadrabili si dicono an- 
e lunole d'ipocrate, le isosceliclie 

ino quelle che si formano di due 
alla stessa spece combinate per 
sì i poligoni radiati sono figure 

figure formate con le combina- 



- m — 

zìoni per somma o differenza di due o più figure sem- 
plici di diversa spece. I triangoli isoipoeratici sono figure 
miste. 

Fra le figure composte e miste si distìnguono le a/i- 
nulari quali le corone dì lunole ipocratiche o di figure 
isosceliche, o le zone annulari formate dalla differenza 
tra le aree di figure quadrabilì della stessa o dì diversa 
spece. 

250. Le figure composte e miste godono in genere 
le stesse proprietà delle figure semplici delle quali si for- 
mano, e perciò danno luogo ad infinite combinazioni 
geometriche assai utili in pratica, ma che per lo spazio 
ristretto non possiamo descrivere. 

Figure spezzate o frammentarie 

251. Diconsi spezzate o frammentarie tutte le Jigtiro 
delle quali il valore deWarea è parte esatta di quella 
di una figura semplice quadratile. 

Vedemmo che le figure quadrabilì possono in ge- 
nere decomporsi in figure delle quali l'area sia una loro 
parte esatta ; una qualunque di tali figure parziali è fram- 
mentaria di quella da cui proviene. 

a) Togliendo da una figura quadrabile una sua 
frammentaria la residuale è pure figura frammentaria 
della prima, lo stesso si verifica quando si tolgono n fram- 
mentarie da una figura/; ossia / — n è pure figura fram- 
mentaria. 

b) Le due parti n, f—n nelle quali si è decom- 
posta una figura /, si dicono completanti l'una dell'altra 

e) Le frammentarie si suddivìdono in semisosee- 
liehey perforate ed irregolari. Sono semisosceliche le 



— 180 — 
tali ciascun lato cureilineo o mistilineo m 
In segmenti due a due uguali e capaci di 
ola isoseelica. 

figure samisascaliche sono direttamente qua- 

'ìg. 71' a) i Iati curvilinei o mistilinei, eoa, 
g, mistilineo asco'b siano divisi per metà 
' in parti uguali di forma ed isosTOlicamente 
«late le corde ce, oa, o'e, o'b risultano due 
e per dritto, e formeranno coi lati del trian- 
:o le figure tra loro uguali n^n, n"^n"\ 
!e fìg. n, ft" nel posto delle loro uguali 
triangolo mistilineo si trasforma nel rettili- 
uale e perciò equivalente, 
gelo mistilineo (b) a'oe'o"7>' del quale i lati si 
di coppie di segmenti due a due uguali e su- 
ssere ciascuno decomposto in coppia isosce- 
i i punti o, o', o" . . . . , tracciate come sopra 
iascuna coppia, queste sono per dritto e con 
la formano i lati c'a\ e'h' del triang. retti- 
quale, operando come sopra, si trova egui- 
ìUo mistilineo. 

igolo mistilineo (e) se i tre lati sono suscet- 
■e divisi isosceli camen te in s, s', s", ponendo 
irne o nel luogo delle interne e rispettiva- 
o', trovasi che il triang. mistilineo è equi- 
tilineo a"c"b". 

modo sì dimostrerebbe per qualunque poli- 
icelico diverso dal triangolo. 

franiBiBntarie senisosceliche sono completanti 



— 181 — 

Infatti (Fig. 71* b) si completi il parallelogramma 
ab'd'c\ e sul lato b\V = a'c' si costruisca il lato cur- 
vilineo h'rr'cT ^= a'o'oc' ; risulta triang. mistilineo b = b' 
e l'intera figura lista semplice. Ugualmente (Fig. 71' e) 
si completi il parallelogramma a"c"6"rf" ; si costruisca 
lato curvilineo d''nb''=a'*8e'\ e a'*md'' = Vs'c'' sia diret* 
tamente che inversamente disposti, e V intera figura 
risulta isoscelica. 

254. Le semisosceliche sono apparentemente dispari 
di lati, inquantochè ogni lato apparente della figura si 
costituisce di una coppia o più coppie isosceliche. Così 
(Fig. 71* a) il triangolo apparente A^ aoco'b è un esa- 
gono del quale i lati rettilinei pa = pb sono per dritto. 
Il triangolo apparente a'o'oc'o'''b' (b) è un decagono del quale 
due lati rettilinei /)'a' = p'b' sono per dritto ecc. 

255. Le semisosceliche hanno le stesse proprietà delle 
isosceliche. 

Infatti: 1. Dato un poligono rettilineo come fonda- 
mentale si può formare un gt^uppo di figure semisosce- 
liche fra loro equivalenti^ inquantochè (Fig. 71* a) per 
i punti medi dei lati del polig. fondamentale si possono 
far passare quante vogliansi linee di diversa forma che 
siano tagliate da quei punti in coppie isosceliche, di cia- 
scuna delle quali il rispettivo lato del poligono fonda- 
mentale è somma delle corde. 

2. Le figure dello stesso gruppo semisoscelico sono 
tra loro equivalenti^ e fra due o più figure del gruppo 
possono scambiasi n coppie di lati^ formandone altre fi- 
gure appartenenti al gruppo stesso (189, ^f). 

3. Due o pia gruppi semisoscelici che hanno equiva- 



— 182 — 
•3 jondamentale, sono equivalenti; eie 
ppo possono sostituirsi a quelle dell'al- 

soscelica può decomporsi in quante co- 
le quali Varca sia in assegnato rapporto 

semisosccl ica o tra loro. 

semisoseelica può formarsi un poligono 
elico del quale la figura data è nodo. 
V gode di (ulte le proprietà dell' iso- 

rruppo semit'oscelico può formarsi un fa- 
Isoscelieo che ha lo stesso poligono fonda- 
)po generatore. Il fascio radiato semi/^ 
oprietà di quello /V eee. 

;a di una figura quadrabile / di qual- 
Igano quante vogliansi altre figure qua- 
i però che un segmento del rispettivo 
cuna sia uguale ad un segmento del pe- 
;a figura /, per modo, che collocando le 
l'esterno dell'area della prima possano 
segmento uguale. Ciò effettuato, ne resta 
onda figura equivalente alla prin*.a che 

E. 

a di un poligono regolare di n lati, to- 
^11 che abbiano un lato uguale a quello 
icendoli coincidere per questo lato uguale 
3sto (Fig. 72* A, b), ne resta formala una 
i (rota dentata). 

poligono di n lati (Fig. 72' e) iscritto nel 

r, sia perforata da un poligono stel- 

«ndo circolo h' dello stesso raggio r si 

) con un poligono m' ^= m , e con gli n 



— 183 — 

segmenti circolari a 60 del primo si formano k figure per- 
forate lenticolari radianti dallo stellato del secondo, l'area 
del circolo perforato b' risulta uguale a quella del poli- 
gono perforato b, e però quadrabile ecc. 

257. Data una figura inmale possono costruirsi in- 
finite perforate di area ad essa equivalente e perciò equi- 
valenti tra loro. 

a) Più perforate equivalenti ad una stessa figura 
costituiscono un grappo perforato del quale quella figura 
è fondamentale. 

b) Data una figura iniziale perforata può costruirsi 
sui suoi lati un poligono radiato perforato, del quale la 
figura iniziale è il nodo, 

e) Date più perforate dello stesso gruppo^ e sui loro 
perimetri, costruite altrettante liste che ne abbiano per 
base dei segmenti, ne resta formato un fascio radiato per- 
forato del quale è fondamentale la stessa figura iniziale 
del gruppo ecc. ecc. 

d) Le perforate trovano in pratica utile ed estesa 
applicazione. 

258. In genere, come vedemmo, le figure quadrabili 
di qualsiasi forma sono decomponibili in figure delle 
quali le aree siano fra loro, o riferite alla figura iniziale, 
in un assegnato rapporto. Se tali figure parziali non 
appartengono ad una delle classi sopra descritte si dicono 
frammentarie irregolari. 

La varietà di forma delle frammentarie irregolari 
non ha limite, e però data una di tali figure, non sempre 
riesce facile verificare se essa sia quadrabile; i modi di 
verifica variano anche essi per figure di diversa, forma, 



— 184 — 
endocì lo spazio limitato di classificarli ed 
amrnte, ci limitiamo a dare ì seguenti 

3* a) Sia data la iigura irregolare misti- 
li che i segmenti curvilinei hma, b'm'a' del 
sono fra loro uguali ed isoscelica mente 
! il segmento curvilineo oos può essere 
to in coppia isoscclicu. Si traccino le 
2S. Per l'uguaglianza delle figure r := r' 
ndo r, n nel posto delle loro uguali, la fi- 
Forma nel triangolo rettilineo abs ad essa 

la figura curvilinea irregolare (Fig. 73'b).SÌ 
suoi segmenti liop, hsm si possano dividere 
)io K. Si traccino le corde poh, pm, mh e 
lele ed uguali allew/), mh\ sulla corda kg, 
ngmentn curvilineo hq'g = mqp e si faccia 
1 modo che siano isoscclicatnente disposte, 
lata una seconda figura irregolare W = n : 
■o f\. mshq'gs'pq ^ » -f- u' ^^ mhgp e però 

m 

> e) Sia dato Ìl pentagono iircgolaro p 
;hi di ugual raggio. Si determinino Ì cen- 
c^ , dei suoi Iati circolari. Si prolunghi l'arco 
per ipotesi dal vertice e. Si traccino le 
: ad esse ad incontrare l'arco abe, si ab- 
pendicolari /7i, do. Si verifichi che /)/= hni 
ì dedurremo che i triangoli circolari abe/p. 
orici e di conseguenza l'area del pentagono 
I differenza, sarà p — abefp — bmesd ^ 
d. 



't* 



— 185 — 

259. Come si è visto nelle figure quadrabili regolari 
o nò, i lati curvilinei o mistilinei, siano o no isoscelici, 
sono però sempre isoscelicamente disposti, ossia due a 
due piegati nello stesso senso ; se il contorno di una fi- 
gura si forma di segmenti curvilinei o mistilinei piegati 
due a due in senso contrario, la sua area ordinaria- 
mente non è quadrabile. Così il circolo, ed in genere le 
altre coniche sono quadrabili solo con approssimazione. 
Fanno eccezione i quadrilateri A^ che hanno il rombo 
come quadrilatero delle corde, i quali sono quadrabili 
anche quando i loro lati opposti siano curvati in senso 
contrario, come (Fig. 74* a, b, c). 

260. In genere qualunque figura quadrabile può 
ridursi non quadrabile sommando o sottraendo da essa 
una o più figure non quadrabili. 

Qualunque figura non quadrabile può ridursi qua- 
drabile sommando con essa una o più figure non qua- 
drabili. Ad esempio : iscrivendo il circolo nel quadrato^ 
l'intera figura è quadrabile, ma tanto il circolo quanto i 
quattro triangoli mistilinei, che sommati con esso for- 
mano il quadrato, non sono figure quadrabili. 

261. Si vede dal sopra esposto che tra le figure di 
contorno curvilineo e mistilineo quelle di area quadrabile 
sono assai più numerose delle non quadrabili, e perciò 
nella maggior parte dei casi* si possono misurare figure 
piane e solide con metodi elementari, senza ricorrere al 
calcolo ed alla formula di Simpsons come ora si usa. 



14 



nio geometrico p 
ert I è ima lun- 

chiale è linea geo- 

ìsso piano e non 
punto geometrico, 
i immateriali, non 
pure immateriali, 
reto. 

' è un piccolo se- 
metrico, e la linea 
presenta una linea 
ire visibili, devono 

inea grafica come 
;simi che si suc- 
sono essere geo- 
etrico p = non 
= ; e perciò al 
dimensioni, affin- 
3neratore di figure 

msioni, possiamo 
i o figura che abbia 
i e larghezza, che 
, possa giacerò in- 



— 187 — 

tera sul piano e sia tale che riprodotta n volte, le n fi- 
gure uguali possano coincidere per un lato uguale nei 
due sensi ed in modo da coprire una parte del piano 
senza interruzioni ; e però tale ipotetica figura dovrà 
essere un parallelogramma qualunque. 

(Fig. 75* A, B, d) Suppongasi la retta ah (a) come 
formata di quadrati m, m\ m" .... piccolissimi tra loro 
uguali, successivi e concidenti per un lato ; la retta ed 
costituita di parallelogrammi n, n\ n'\ . . . piccolissimi 
fra loro uguali, successivi è coincidenti per un lato 
scambievolmente uguale ; la linea efg formata da paral- 
lelogrammi o, o\ o", di ugual base ed altezza e di di- 
versi angoli, disposti successivamente e coincidenti per 
la base scambievolmente uguale, ed allora le linee aè, ed, efg 
divengono altrettante liste geometriche (225) di genera- 
trice ph piccolissima, e com^' tali possono validamente 
assumersi quali fattori geometrici nella generazione delle 
aree d'infinite figure. 

Nella fatta ipotesi si vede che la curva efg è in 
realtà una spezzata costituita di lati successivi tanto pic- 
coli da darle l'apparenza di continuità, ossia apparenza 
curvilinea. 

Ci baseremo sulla sopraesposta formazione ipotetica 
delle linee grafiche per dedurne la ragione della forma- 
zione delle figure geometriche. 

263. Le linee di qualsiasi forma possono conside- 
rarsi ciascuna in sé stessa, o l'una paragonarsi con l'al- 
tra in referenza alla rispettiva lunghezza ed allora esse 
appartengono al primo stato geometrico (160), ovvero due 
o più linee possono considerarsi quali elementi concor- 
renti alla formazione di una figura ed allora esse, come 
liste, appartengono al secondo stato geometrico. 



188 — 

inque forma, come figure del 
[inno per misura l'unità rcttilì- 
lan-ii una lunghezza aibitraria. 
Ilo la lunghezza o rettificazione 
somma delle corde di suoi 
limi uei quali siasi arbitraria- 
;orde possano senza orrore sen- 
ime rettificazione del rispettivo 

cazione e misura dello curve 

superiore, qui accenneremo 

Ila circonferenza e delle poli- 



circonferenza potremo consi- 
liare iscritto di un numero n 

, w 360- 

iell arco — — possa ritenersi 

e rettificazione dell'arco stesso, 
trovato il valore della corda 

Ì7930029; poiché 
ire 60°X6=360», sarà 

)0031 957930029; e però in parti 

conferenza 

<32768=6,283184707141632.... 
icora -= 3,1415923535708m... 

)ne della policentrica possono 
hi formanti per somma la po- 
uibili, 2. gli stessi archi sono 



— ià9 - 

1 due casi comprendono quello in cui dett 
sono in parte costruibili ed in parte no. 

1. (Fig. 76*) Nella policentrica ahde .... di 

e, e', e" sia raggio ea = 1. Nel circolo e si 

,360" , . , , ,.360» , . 

ni) = -7q-, nel circolo e arco ha = -tk-, nel cir 

360° 
arco de = "gj"» e però gli archi ab, bdy de . . . 

costruibili. Trovato come al precedente 

jQggQg ^ 0,000031957930029; e tenuto calcolo 

versi raggi ca, c'6, c'W, avremo 

arco ab= jq = ^^ =19660,8x0,0000319579 

arco6(i=^g-=-^2- = 16384X0,0000319579300 

^fin* 1 Qfìfiftft 
arco de= ~j^ ="2^ ^8192X0,00003195793005 

e sommati i tre prodotti, si avrà la rettificazione 
simata dell'arco abde della curva. 

2. Gli archi ab, bd, de non siano costruibili; 
si dovrebbe dividere ciascuno di essi, ad ipotesi 
numero arbitrario n di archi uguali piccolissimi ; 

vrebbe raccogliere sul raggio la proiezione h del 
che ha l'estremo comune col raggio stesso, e qu 
terminata in parti di raggio 1 la lunghezza della 
proiezione 2./i, la rettificazione dell'arco sarebbe 
ab=nX {/ 2.h. Ugualmente per gli archi success 
nendo calcolo dei diversi raggi, sì avrebbe arco 

bd - n'X i^^I' X c'b, e de = n" X [^2J^ X e 
che arco della policentrica 

abde = nX l^^ + « X l^2JÌ}xc'b-\-n"XÌ^^f 



— 19Ò — 

rminare con esattezza il rapporto 
L proiezione piccolissima 2.k può 
1 pratica riesce più semplice e con- 
archi non costruibili altri costrui- 
iai primi di quantità trascurabile, 
le nel primo caso. Ad esempio, si 
» c'6 = 30»,02 » e'd = 15',033, so- 
nte ad essi gli archi costruibili 

360° 
15°= ^7-, ed operato come al 

con sufficente approssimazione la 
/a abde. 

razioni geometriche che possono 
del primo stato, ossia considerate 
idipcridentemente alla scambievole 
ì sul piano, appartengono puro al 
; esso sono moltissime ed impor- 
.n noveriamo, 

isidevnte nel secondo siato geo- 
emenli capaci di generare aree e 
la natura e forma dì liste geome- 
1 stesila generatrice rettilinea pic- 
! liste, il loro valore reìatìco è in- 
Uica lunghes^a e forma ma ordÌ- 
alla loro scamlnetole posizione 
ino. 

, d) le liste semplici a, b, d rappre- 
i, cfg costituite di punti grafici 
i parallelogrammi successivamente 
)cr un lato uguale, quali punti 



. ..«. •■! 



- 191 — 

sono rappresentati in figura in m, n, o in grandi dimen- 
sioni, poiché le liste a, b, d sono fra loro equivalenti per 
avere la stessa base ph = p'W = p''W e la stessa al- 
tezza pk = p*k' =jo"/c", così le lince aè, ed, efg. . • • che 
esse rappresentano, sebbene di diversa lunghezza, diremo 
e riterremo come equivalenti, tali infatti esse risultano 
nella formazione delle figure come si dirà. 

(Fig. 77*) Siano le coordinate xy^ kz^ e nel loro 
piano la gè parallela alla kz^ nonché quante vogliansi 
linee rette, curve, spezzate o miste aè, as6, amh^ anb^ aof^ 
ag . . . . comprese tra le parallele k:^, gè, e tali ehe si 
possano raccogliere le proiezioni dei singoli punti di cia- 
scuna sul segmento ab dell'ordinata xy, in modo che 
per punti della stessa linea ^ le proiezioni non si sovrap- 
pongano ; ed allora le linee a6, asè, amò, anh, aof. ag....^ 
come linee del fcecondo stato, sono equivalenti per essere 
liste di ugual generatrice rettilinea piccolissima e della 
stessa altezza ab. 

a) L* insieme delle dette linee costituisce xxnjascio 
di equivalenti lineari^ del quale la linea ah giacente sulla 
xy è fondamentale. 

h) Qualunque linea del fascio che non coincida in 
tutta la sua estenzione con la ab diremo alterazione geo- 
metrica di questa, e due linee qualunque del fascio di- 
remo dilatazione o contrazione Tuna dell'altra, secondo- 
che Tuna abbia maggiore o minore lunghezza dell'altra. 

e) È evidente che nel fascio ogni alterazione della 
fondamentale ab è sua dilatazione ; che la fondamen- 
tale ab è la massima contrazione delle linee del fascio^ 
e che la massima dilatazione di una linea qualunque 
del fascio è infinita. 

d) (Fig. 75*) Nel fascio la sola fondamentale a6, 



— 192 — 

come linea non alterata, si ritiene formata da k punti 
grafici quadrati, tutte le altre linee del fascio sono alte- 
rate e devono ritenersi come formate ciascuna da k pa- 
rallelogrammi determinati dalle intersezioni con esse dei 
prolungamenti dei lati dei punti quadrati, normali alla 
xy, come in grandi proporzioni si vede in a, r, d; talché 

I punti grafici costituenti per somma una linea alterata 
sono tanti quanti quelli costituenti la sua contrazione mas- 
sima. 

È facile vedere che ai punti grafici formanti per 
somma una alterata, non può attribuirsi la forma di lo- 
sanghe. 

e) (Fig. 77') Un fascio d'equivalenti lineari che 
ha la fondamentale ab' sulla zk coordinata alla xy, di- 
remo pure coordinato al fascio di fondamentale ab. 

f) Una linea di un fascio diremo coniugata con una 
linea di altro fascio coordinato o no^ se le due linee hanno 
una loro contrazione scambievolmente perpendicolare 
e concorrono come fattori alla formazione di una Ji- 
gura. 

269. In taluni trattati di geometria elementare si de- 
finisce una supcrfice piana come generata da due rette 
fra loro perpendicolari, delle quali l'una parallelamente 
a sé stessa percorre tutti i punti dell'altra. 

In altri dicesi la superficc piana generata da due 
rette delle quali una per un suo estremo percorre tutti i 
punti dell'altra parallelamente a so stessa. 

Altri dicono : la supcrfice generata da due rette con- 
giunte per un loro estremo, è il prodotto dell'una per la 
perpendicolare abbassata dal suo estremo non comune 
sull'altra; ed anche il prodotto degli n punti costituenti 
una retta per gli m punti di altra ad essa perpendico- 



— 193 — 

lare genera una superfice che ha il valore quadrato 
fnn. • . . 

Quando voglia bene osservarsi queste ed altre simili 
definizioni rispondenti a casi speciali, non soddisfano alla 
formazione generale delle aree delle infinite figure piane 
rettilinee e curvilinee. Ciò avverrà finché si considerino le 
linee generanti una figura nella sola loro lunghezza ; ma 
se le stesse linee vogliansi considerare come liste geo- 
metriche appartenenti ad un fascio d'equivalenti lineari, 
allora poiché qualunque linea del fascio è eostituita dello 
stesso numero k di punti grafici della fondamentale^ re- 
stano facilmente spiegati i fenomeni della formazione 
delle figure, nonché il valore delle loro aree. 

Figure generate da lìnee considerate come liste semplici 

270. Se due linee aventi un punto comune^ sono tali 
che le proiezioni dei punti grafici costituenti ciascuna^ 
si possono raccogliere senza, sopramontarsi sopra una 
rispettiva contrazione rettilinea^ e che dette contrazioni 
siano scambievolmente perpendicolari^ allora una delle 
due linee f percorrendo parallelamente a se stessa tutti 
i punti deW altra purché non s' intrecci con essa, genera 
una figura quadrilatera della quale Varca è il rettan- 
golo delle loro contrazioni perpendicolari, ovvero anche 
il prodotto mn degli m punti grafici costituenti una 
linea per gli n punti grafici formanti V altra. 

Infatti: 1. (Fig. 78* a) Le amb, and abbiano per ri- 
spettive contrazioni massime le ab, ap. La and, paral- 
lelamente a se stessa e col suo estremo a, percorra tutti 
i punti della amb, ne resta generata risoscclica mn'm'n 
di area abed : ma abed = abop, rettangolo delle con- 
trazioni massime delle due linee fattori. La stessa area 



194 — 

ifici costituenti una delie linee 
l'altra, poiché se la conti'a- 
la di q punti grafici quadrati, 
compone di q punti grafici 
linee sono equivalenti (264) ; 
issima ap si forma di r punti 
atazione and si costituisce di r 
imi e le due linee sono equi- 

- ab y^ ad ^ qr. 

) i fattori geometrici amb, and 

asi amb X <^"-d = ab ^== amb, 

.lore dell'area, e non la forma 

lerata. 

liugate o fattori grafìe! amb, 

omune o, e sia ad ipotesi a:^ 

amb. Per il punto o e paral- 
iciano percorrere alle a'nd tutti 
generata l'isoscellca mVm"n" 

delle corde a"d''b"b' è un pa- 

i alla az e si abbassi ad essa per 
ntrare in s la corda d'b" ; si pro- 
i" si elevi alla a"i' la perpen- 
p. Avremo parallelogramma 
vere ugual base ed altezza» e 
"è's = à"z' X o,"p rettangolo 
e fattori ; ma la a"& è contra- 
mentre à"p non è contrazione 
nel CEiso contemplato le coniu- 
tengono a due fasci non coor- 



- 1&5 - 

Inoltre, per appartenere allo stesso fascio, le amh é 
la az si f'^'^mano dello stesso numero h di punti grafici 
e sono fra loro equivalenti, come anche a^nd si forma 
dello stesso numero k di punti grafici della a'*/) e sono 
fra loro equivalenti, e perciò A^ n'rrC'n'm' = a'^z\a''p = 
= amh X CLTid^ rappresentando questo ultimo prodotto in 
punti grafici quadrati, il valore dell'area e non la forma 
apparente della figura A. n'm"/i"m'. 

271. Riteniamo sufficente il teorema precedente a 
far conoscere la formazione delle figure generate da due 
fattori grafici considerati come liste semplici. Tali figure 
comprendono tutte le isosceliche che hanno per ^quadri- 
latero delle corde un parallelogramma. 

Tanti casi speciali che possono di por sé stessi con- 
siderarsi enunciati di altrettanti teoremi, trovano la loro 
dimostrazione in quello svolto- Ne enunciamo taluni la- 
sciandone la dimostrazione ai nostri lettori. 

i. Più linee di qualsiasi forma^ purché se ne possano raccogliere 
le proiejgioni non intrecciate dei singoli punti sopra una loro cantra» 
siane rettilinea scambieoolmente uguale, danno uguale prodotta^ sé 
moltiplicale per lo stesso segmento rettilineo, o ancìie per altra linea 
di qualsiasi forma, purché si possano raccogliere sopra una sua 
contrazione rettilinea le proiezioni non intrecciate dei singoli suoi 
punti, e ciò finché l'angolo che formano le due linee fattori sia tale, 
che runa per un suo punto percorrendo Valtra non s* intrecci con 
questa. 

2. Se un segmento rettilineo per un suo punto percorre paratie^ 
lamente a sé stesso il perimetro di un triangolo, genera con i lati di 
questo tre quadrilateri, dei quali l'area di uno è equivalente alla 
somma delle aree degli altri due. 

a) I tre quadrilateri possono cangiarsi in altrettante isosceliche 
semplici, senza che resti alterato il rapporto delle loro aree. 

3. Se in un poligono di n lati sia regolare o no, si traccia una 
diagonale tale che si possano raccogliere su di essa senza intree^ 



'•■ f" 



— 1&6 — 

darsi le proiezioni rette o oblique dei vertici del poligono, e si faccia 
percorrere per un suo punto il perimetro del poligono da un seg- 
mento rettilineo parallelo al fascio delle proiettanti i vertici, ne re- 
stano generati n quadrilateri dei quali la somma delle aree di 
quelli situati da una parte della diagonale, è equivalente a quella dei 
quadrilateri situati dall'altra parte della diagonale stessa. 

a) SI possono assumere i quadrilateri così generati come 
quelli delle corde di altrettanti quadrilateri A. semplici, senza che 
resti alterato il rapporto del valore rispettivo delle aree. 

4, Moltiplicando una curva circolare o no nel senso della sua 
convessità ovvero della sua concavità per un segmento rettilineo il 
quale per un suo estremo percorra la curva parallelamente a sé 
stesso, si ottiene uguale prodotto. 

a\ Il fattore grafico rettilineo può sostituirsi con altro curvi- 
lineo del quale il primo sia corda o contrazione, purché tale che 
percorrendo la curva in tutta la sua estenzione non s' intrecci con 
essa, senza per questo alterare il valore dell'area della figura 
generata. 

5. In un circolo tracciato un diametro ed una secante comun- 
que inclinata con esso. Se si determina sulla secante, a partire dalla 
sua intersezione col diametro un segmento, e questo per lo stesso 
punto (f intersezione parallelamente alla secante e dalia stessa parte 
di essa, si fa percorrere tanto il segmento del diametro che l'arco 
della circonferenza compreso tra l'estremo del diametro e la secante, 
ne restano formate due figure l'una curvilinea l'altra retUUnea di 
area equivalente ecc. ecc* 

272. / rapporti di quadratura che la geometria deter- 
mina fra i lati e segmenti di una figura rettilinea si appli- 
cano e verificano tra le aree dei quadrati delle curve o 
spezzate costruite sui lati rettilinei della figura assunti 
come corde. Per figura quadrata intendiamo la isosceliea 
la quale ha per quadrilatero delle corde il quadrato. 

Il teorema di Pitagora e suoi derivati , quello 
di Euler, quello di Tolomeo, e quanto dicemmo sulle 



— 197 — 

serie triangolari tanto addizionali che differenziali e 
simili^ si applicano alle aree delle figure curvilinee e 
mistilinee quadrate^ purché il contorno di tali figure non 
s'intrecci^ come sarà facile verificare. 

273. Come talvolta con operazioni geometriche si ot- 
tiene espresso in valore lineare il prodotto di due o pia 
segmenti rettilinei^ così con le stesse a simili operazioni 
si possono esprimere in valore lineare i prodotti tra 
segmenti curvilinei e mistilinei. 

Ad esempio : Nel circolo e di raggio 1 il quadrato 
di un arco è espresso in valor lineare dalla sua doppia 
proiezione retta sopra un diametro che parte da un suo 



estremo, avremo cioè (Fig. 24*a) arco 1 .4.0 = 2.oh =o.2'=o.t . 

Infatti larco 1.4.0 è dilatazione della corda o.l, e si 

compone dello stesso numero k di punti grafici, e poiché 



0.1 = 0.2' = Ar, sarà anche arco 1.4.0 = k ^ o.2\ 

Per la stessa ragione avremo arco o.l' X o.3 =: 
= corda o.l' X ^-3 = oA\ 

Supposto come al (124.3"*) che sia o.4' potenza enne- 
sima di o.V fatta corda o.4 = o.4* sarà arco 4.o potenza 
ennesima di quello o.l. 

Questa facoltà, che facilita ed abbrevia il calcolo 
geometrico, dà origine a vari interessanti teoremi che 
siamo dolenti non ci sia concesso di svolgere. 

274. Nel quadrato unitario coao' si descriva il qua- 
drante o'o''o (Fig. 79*) e si traccino quanti vogliansi 
raggi co'\ co''' .... e dai loro estremi le perpendicolari 
o"/i, o'"h' alla co. Sulla base comune co si costruiscano le 
losanghe coa'o'\ coa''o''' ,,., I lati di queste essendo uni-» 



, ho", /l'o"' 

', oeo*" .... fi 

= 1 X seno , » 
»'" X seno oeo-; 
iga sono sup- 
e di lato uni- 
tttivi angoli. Di 
lato unitario co 
eo\ ne reste- 
li cbfd, cbfd\ 
aree rispettive 
= ce X ed' X 

•ed" ecc. : 

>gramma sono 

il prodotto di 
%ngoio che essi 

I della baso per 
consecutivi per 

lotto di due lati 

na diagonale, 
coppie di lati 

ile moltiplicati 

formano. 

aie le possibili 

i dello, somma 
due a due da 

io per il seno 

tori, 



— 199 — 

6, L'area a di un poligono regolare di n lati, del 

f • n 

quale sta s angolo al centro^ è a = seno • X o- 

Una figura isoscelica qualunque, per avere Tarea 
uguale a quella del rispettivo poligono delle corde, si 
misura nei modi sopra esposti, operando sul rispettivo 
poligono delle corde. 

275. // valore deWarea di una figura isoscelica, 
della quale il poligono delle corde non è un parallelo- 
gramma^ ossia che detto valore non è il prodotto di- 
retto di due fattori grafici lineari^ esso è parte enne- 
sima di uno di detti prodotti, ovvero anche somma di 
pia prodotti di coppie di fattori grafici lineari. 

(Fig. 80*) Per V intersezione e delle diagonali, ov- 
vero centro di un parallelogramma qualunque abed^ si 
traccino quante vogliansi direzioni ae^fg^hi^ km . . . . 
Ciascuna di esse evidentemente divide l'area del paral- 
lelogramma in due figure uguali inversamente disposte, 
delle quali l'area di ciascuna è la metà di quella del 
parallelogramma a 6(?rf; talché avremo aeb=fgeb=amkb...= 

aby^ad taby,ad\ ^ . . ,. 

= — 2 — =1 — 2 — I. seno bad^ Ora, se i triangoli e 

trapezi così formati si assumono come poligoni delle 

corde di altrettante isosceliche, l'area di ciascuna sarà 

aby,ad laby,ad\ , , 

A = — 2 5 ovvero I — s — /. seno had^ quando nei 

primo caso sia ad l'altezza e nel secondo caso non sia 
ad l'altezza del parallelogramma abed, 

(Fig. 81*) Sia badVaW poligono pari di lati due a 
due uguali è paralleli ed anche poligono delle corde della 
isoscelica mnom'n'o^ ; tracciate le aa\ bb\ risulta eviden- 
temente triang. acb == «'c6' e figura, abm = cCb'm\ Pop- 



— 200 — 
' e figura a'b'ni' in abc\ in modo die 
a. sul suo uguale ab, e linea a'm'6 
amb ; ne resta formato Ìl paralle- 
ìd avremo cbma -[- ca^m'b' = acbc' — 
io acb : in modo analogo chnd' 4" 
ed'), seno bed; e cd'oa' -f- caoV — 
rea*: talché, cliiamando con 5, ic, r. ... 

itivi al centro del poligono, l'area di 
Ile dell' isoscclica della quale i suoi lati 

^-\-(chXc(l'). seno«-(-(e(i'Xca'). seno r 
lati del polìgono, la sua area è somma 

li e però costituita di g prodotti di due 

le dimostrare che anche nei poligoni 
ìUte numero dispari di lati, tali cioli 
in poligoni pari di lati, come anche 
A. pari di lati nei quali lo corde dei 
lali non sono parallelamente disposto, 



3 quindi delle somme dei prodotti di 

ri grafici lineari. 

;ure generate da due linee considerate 

, delle quali l'una per un suo punto 

'allelamente a sé stessa, meritano spe- 

intreceiate delle quali cioè due distinti 

) si sovrappongono intrecciandolo. 

CD (Fig. 83") sono intrecciate. 

to lineare curvo, spezzato o misto, di- 

rvatura lo. sua eonoessità o eoncacìtà 

regnata direzione sul piano. 



^^~* 



— 201 — 

Esiste un limi fé di curvatura scambievole oltre il 
quale due fattori lineari graffici cessano di generare una 
isoscelica semplice^ della quale cioè Varca è quella del 
suo quadrilatero delle corde^ e generano invece una fi- 
gura ripiegata. 

(Fig. 82*) Due circoli secanti e, o siano di uguale o 
diverso raggio. Se i loro raggi ca^ oa » c6, oh diretti agli 
estremi a, h della corda comune, sono fra loro perpen- 
dicolari, essi sono anche scambievolmente tangenti in a, h 
alle circonferenze dei due circoli. 

Nel circolo e si assumano i lati ah, ad del quadrato 
iscritto come contrazioni massime degli archi amh = 
z= asd = 90^ Se asd percorre per Testremo a tutti i 
punti dell'arco amh, ne resta formato il triangolo sferico 
ads*bm il quale è isoscelico semplice. 

Infatti il raggio eh è tangente in b agli archi uguali 
bma, hs'Cj onde questi archi hanno comune il solo punto 
è, il quale essendo anche vertice del quadrilatero delle 
corde della figura curvilinea, questa è isoscelica semplice, 
ossia equivalente al suo quardilatero delle corde. 

Nei due circoli secanti e, o* i raggi formino negli 
estremi a, h della corda comune angoli ottusi ; allora Tarco 
asd percorrendo per il suo estremo a tutti i punti di 
quello a/i6, genera il quadrilatero nsn's' il quale è iso- 
scelico semplice ; poiché gli archi bma^ hs'e di cordo 6a, 
he hanno comune il solo punto 6, nel quale sono tan- 
genti, quindi gli archi di maggiore apertura e di corde 
uguali hna^ hs'e hanno comune il punto h nel quale sono 
secanti, ma questo punto è vertice del quadrilatero delle 
corde di quello curvilineo nsns" il quale è però isoscelico 
semplice. 

Nei circoli secanti e, o" i raggi agli estremi a, b 
della corda comune formino angoli acuti: fatto percor- 

i5 



»T^ 



— 202 — 

rere Tarco asd quello arh^ ne resta formata una figura 
curvilinea la quale avrà il perimetro intrecciato in un 

punto %. 

Infatti, si elevi ht perpendicolare all'estremo del rag- 
gio o"6 e perciò tangente in h all'arco arb ; poiché eh 
è tangente in h all'arco òse, e le due tangenti formano 
tra loro l'angolo cbt tagliando in /i, li gli archi arb, bs'e, 
così questi archi dovranno intersecarsi oltre che nel punto 6, 
in un secondo punto z situato dentro Tapertura deiran- 
golo cbt. 

Sommando nei tre casi gli archi fattori grafici, per 
i circoli secanti e, o poichò ai'co ami=asc/==90^ sarà arco 
amb-\-asd=Ì80\ 

Nei circoli secanti e, o' abbiamo arco asd— 90\ arco 
anh < 90"* e quindi asd-\-anb < 180''. 

Nei circoli secanti e, o" abbiamo arco asd =^ 90% 
arco ard > 90% quindi arco asd -^ arb > 180*": e però 

5^ i fattori grafici di una figura quadrilalera sotw archi 
circolari di qualsiasi raggio^ essa sarà isosccìica semplice equi- 
valente al suo quadrilatero delle corde, se la somma dei due 
archi fattori è uguale o minore alla semicirconferen:ia, la slessa 
figura sarà invece intrecciata se la :o iima dei due archi fat- 
tori è maggiore della semtcirconferenT^a, 

Siccome poi in ciascuno dei due archi fattori pos- 
siamo iscrivere un frammento di poligono regolare o no, 
così il detto limite si estende alla curvatura di tutte lo 
coppie di fattori grafici che siano segmenti di linee spez- 
zate o miste iscritte in quelh archi. 

Le figure intrecciate sono innumerevoli e però qui 
ci limitiamo a dare un cenno di quelle generate da duo 
frammenti di poHgoni regolari di uguale raggio e numero 
pari di lati, che per la loro forma diremo poligoni caudati. 



— 203 — 

277. (Fig, 83* e) Sui lati ae, ai del quadrato aemi 
come diametri si descrivano i semicircoli aee^ agi volti 
nello stesso senso. S' iscrivano nei semicircoli i semipe- 
rimetri abcde^ afghi di un polìgono regolare pari di lati. 
Al semiperimetro afghi per il suo estremo a si faccia 
percorrere tutti i punti di quello dhede^ ne resta generato 
il poligono caudato akmce intrecciato in e, costituito di 
due figure poligonali distinte, e cioè q corpo^ p appendice 
o eoda. 

a) Il poligono generatore del caudato deve essere 
pari di lati, affinchè il suo semiperimetro sia esattamente 
iscrittibile nella semicirconferenza. 

6) La curvatura di ciascuno dei fattori grafici, 
essendo la semicirconferenza la somma delle loro cur- 
vature, è 360* > 180** limite assegnato alla somma delle 
curvai ure dei fattori lineari della isoscelica semplice 
(276), e però il caudato è di necessità figura intrecciata. 

e) Sui lati ae, a/, come contrazioni massime, si 
possono raccogliere senza che si soprammontino le proie- 
zioni di tutti i punti grafici q costituenti i semipoligoni 
fattori ; quindi il loro prodotto b q* , ossia l'area del qua- 
drato circoscrittibile al circolo nel quale sono iscritti i 
semìpoligoni generatori ; il valore q* dell'area del caudato 
non è però reale, ma solo relativo a tutte le isosceliche 
che possono costruirsi in gruppo isoscelico (189) sui lati del 
quadrato delle sue corde, mentre Tarea vera del caudato 

è maggiore di q : poiché se n sono i lati di ciascun se- 

mipoligono generatore, detta area si forma di n prodòtti 
grafici ciascuno di due fattori lineari, i quali per la loro 
diversa scambievole inclinazione, maggiore di quella as- 
segnata come limite alle isosceliche semplici, sul piano par- 
te si dilatano e parte si .sopramontano alterando la forma 



— 204 — 
dell'area della figura, la quale diviene perciò maggiore 

di quella q prodotto dei due semiperimetri considerati 
come generatrici di liste semplici. 

d) Uarea di un caudato è quadrabile perdio co- 
stituita della somma delle aree di due figure rettilinee 
(Fig. 83* d); fa eccezione il caudato curvilineo generato 
dà un semipoligono di un numero infinito di lati (semi- 
circonferenza), che percorra con un suo estremo altro 
semipoligono uguale. L'area di questo ò solo quadrabile 
con l'approssimazione del rapporto ^ della circonferenza 
al diametro. 

e) La differenza tra l'area effettiva del caudato 

e quella q del suo quadrato delle corde, cresce in ra- 
gione del numero dei lati dei semipoligoni generatori. 

f) Per quanto riguarda la geometria elementare 
questi poligoni hanno importanza limitata alla loro mi- 
sura, della quale perciò ci restringiamo a trattare. 

278. Il punto d' intreccio del perimetro di un cau- 
dato coincide con quello delle semicirconferen;^e nelle 
quali sono iscritti i due sem /poligoni fattori^ nel solo 
caso in cui ciascuno di essi è metà di un poligono re- 
golare^ del quale il numero n dei lati è potenza del 2. 
Infatti, la quarta parte di una potenza del 2 e nu- 
mero intero ; e per un poligono regolare iscritto del quale 
il numero n dei lati ò potenza del 2, in un quadrante 

sono iscritti esattamente j dei suoi lati; ma nella formazió- 
ne del caudato (Fig. 83* e) le semicirconferenze e' e" cfie 
hanno i diametri scambievolmente perpendicolari si ta- 
gliano in e nei quadranti cha^=cdè » ch'm^=cqo] quindi 



— 205 — 

dentro i quadranti cqe •= cele risulterà iscritto un nu- 
mero intero esatto di lati del poligono generatore, e però 
il perimetro del caudato s' intreccia nello stesso punto 
d' intersezione e delle semicirconferenze e\ e". 

Il numero pari degli n lati del poligono generatore 
del caudato non sia potenza del 2, esso sarà della forma 
n=:2/> ove/) è intero e dispari; nella (Fig. 83*b) in ciascuna 
semicirconferenza o\ o" è iscritto un semipoligono di un 
numero p dispari di lati, talché, come vedesi in figura, 
nella formazione del caudato, Y intersezione s del suo 
perimetro non può coincidere con quello o delle semicir- 
conferenze o' o''. 

279. Considerando la circonferenza come poligono 
di n lati infinitamente piccoli, il numero n sarà sempre 
potenza del 2. 

Infatti le semicirconferenze e, o generino il caudato 
(Fig, 83* D);se si suppone che le dette semicirconferenze 
si formino di lati successivi uguali e piccolissimi, nella 
formazione del caudato, V intersezione o' è comune tanto 
alle semicirconferenze quanto ai semipoligoni di lati pic- 
colissimi, e però per il precedente, il numero n di questi 
nel poligono generatore è potenza del 2. 

280. Varca del caudato^ del quale il numero dei 
lati del poligono generatore è potenza del 2, è uguale 
al quadrato delle corde del caudato stesso aumentato 
del triplo dell'area della sua appendice. 

(Fig. 83* e) Infatti, sia acmi quadrato delle corde 
del caudato qp, del quale il poligono generatore abbia 
un numero di lati potenza del 2. Collocando il semipo- 
•ligono agi nel posto del suo uguale ecm^ e quello izm 
nel posto del suo uguale ace, si sovrappongono della 



— 206 — ì 

idice del caudato, quindi l'area di questo 
-f- p'. Si dimostra facilmente che p'=p, , 

+ 3.P. 

I Sia il caudato di un numero infinito di ! 
1 semicircolo e nel posto del suo uguale o', 
posto del suo uguale o. L'area del cau- 

- ap -j- 2.R -|- r' ; ma per quanto dÌmo- 

) r' = R e però k^ ap -\- 3.r. 
I II caudato generato dai semlquadrati acb, 
del rettangolo adfg e dell'appendice li- 
1 numero dei lati del quadrato è potenza 
i-ea A = adfg -j- 3.cb ; pertanto rettangolo 

grò so k' è lato infinitamente pìccolo del 
uadrato formante la retta eh, sarà 

3.k' ; ossia a c somma del quadralo ab 
; un rettangolo avente per base il lato del 
'atore e per altezza il triplo di quella del 
"ormante questo lato. 

sul piano una linea ed una direzione, se 
questa dei singoli punti grafici costituenti 
tramontano in tutto o in parte, diremo la 
rapporto alla direzione. 
jmento della direzione sul quale si rac- 
ezioni dei punti della linea ripiegata di- 
•azione ripiegata. 

io delle due contrazioni coordinate dei 
i una figura, una ovvero ambedue siano 
ura generata è ptire ripiegata. 



— 207 — 

e) Quando dei due fattori grafici uno solo ha con- 
trazione ripiegata, la figura generata è ripiegata sem- 
plice ; se le contrazioni dei fattori sono ambedue ripie- 
gate, la figura è ripiegata intrecciata. 

d) Queste figure, alle quali appena accenniamo, 
si formano della sovraposizione sul piano di quelle ge- 
nerate dalle coppie di segmenti progredenti o retroce- 
denti dei quali si formano i due fattori grafici lineari. 

e) L'area di una ripiegata tanto semplice che intrecciata \ 
è quadrabile, se i jaltori grafici sono rettilinei^ ovvero se es- 
sendo curvilinei o ìnislilinei^ sia possibile decomporre la figura 
generata^ in tante isosceliche o altre figure quadraìnli, delle quali 
l'area della prima sia somma^ come già dicemmo. 



282. Fra segmenti curvilinei e mistilinei va distinta 
YequivaleuT^a^ la propor:^ionalilà e la similtudine. 

a) Due più segmenti sono equivalenti se hanno 
uguali contrazioni massime poiché in tal caso si consi- 
derano come formati dallo stesso numero k di punti 
grafici. 

h) Due o più coppie dei detti segmenti sonojoro- 
porzionali, se le contrazioni massime dei segmenti di 
una coppia sono fra toro nello stesso rapporto di quelli 
dei segmenti di un altra coppia. 

e) Due segmenti sono simili se hanno la stessa 
forma e diversa grandezza; essi sono proporzionali alle 
rispettive contrazioni massime se riferiti alla stessa unità 
lineare; nel caso però che si assumano come figure di 
egual forma^ misurate da unità di diversa grandezza», 
allora devono ritenersi come equivalenti. Così ciascuno 

.1 
degli archi a, a\ a** . . . . sia - delle rispettive circonfe- 
renze e, c\ e" di diverso raggio ; se riferisconsi alla stessa 






f 



— 208 — 

unità lineare, come archi di ugual misura sono simili e 
stanno fra loro nel rapporto delle rispettive corde o raggi ; 
se poi i raggi dei circoli e, e\ e" si ritengono come unità 
di diverse grandezze destinate alla misura di figure simili 
o no di forma, allora gli archi a, a\ a" di ugual misura 
devono ritenersi come equivalenti, ossia come formati 
ciascuno dello stesso numero k di punti grafici. 

d) Quando un segmento curvilineo è considerato 
in sé stesso, si adotta la sua corda come contrazione 
massima. Così la contrazione massima dell'arco 90** è il 
lato del quadrato iscritto ; quella dell'arco 120*" è il lato 
del triangolo equilatero iscritto ; quella della semicircon- 
ferenza è il diametro : ossia nel circolo di raggio 1, 
Tarco 90"* è equivalente a /^2~, Tarco 120'' è equivalente 
a ^aT? Tarco 180** è equivalente a 2 ecc. 

283. Il lato a;? (Fig. 84*) dell'angolo curvilineo ir- 
regolare ;sar/ sia diviso in segmenti amb^ abd^ ade • . . . , 
6 sul lato ay sia dato il segmento anf. Voglia dividersi 
il lato ay in archi che stiano con quelli nei quali è di- 
viso il lato az nel rapporto amb : anf. 

Si tracci un angolo rettilineo arbitrario i'ay\ e le 
corde afe, ad, ae . . . . af dei dati segmenti; sul lato ai" 
si faccia ab' = ab » ad* = ad » ae' = ae . . . ., e sul lato 

ay' si prenda of = a/, si tracci bf e per i punti d\ e' 

altrettante parallelo ad essa d'g* » e'K ... ; i segmenti 
ag\ ah' si portino come corde dal vertice a sul lato ay 
in ag^ ah : avremo amb : abd : ade \ .... : : anf : afg : 
agh : . . . 

Infatti ciascun arco amb^ abd^ ade .... anfh equi* 
valente alla rispettiva corda assunta come contrazione 
massima, e poiché per costruzione aV : ad' : ae' : . . . . : : 
: : af : ag' : ah' : . . . . cosi sarà anche amb : abd : 
: ade :....:: anf : afg .: agh : . . . . 



— 209 — 

Consegue che fra segmenti curvilinei o nìistilinei, 
considerati come figure del secondo stato geometrico, si 
possono effettuare tutte le operazioni eseguibili fra i seg- 
menti rettilinei ; ossia con segmenti curvilinei potremo 
formare delle proporzioni o progressioni, costruire la serie 
di potenze ; estrarre l'ennesima radice di un dato seg- 
mento ecc. e ciò finché si possano raccogliere senza 
sopramontarsi le proiezioni dei singoli punti del segmento 
curvilineo o mistilineo sopra la sua corda o sopra altra 
linea data come sua contrazione massima. In ugual modo 
si vede come le costruzioni grafiche e proprietà geometriche pos- 
sibili tra figure simili rettilinee, si possono eseguire èen:;^ ecce- 
:iiione tra figure curvilinee, che abbiano i lati delle prime come 
corde» 



CAPITOLO V. 
Selle figure di area qnadraUle per approssimazione 

284. Paragonando il colcolo geometrico col nume- 
rico, trovasi che il primo prosenta mezzi più perfetti, sia 
per esprimere le quantità, sia nel dare i risultati esatti 
delle operazioni effettuate tra quelle quantità. 

Infatti, nel calcolo aritmetico i numeri si distinguono 
in Jinitu indefiniti e irrazionali. 

Sono iudefiìtiti i numeri che legati alla unità per un rico- 
nosciuto rapporto, non possono però esprimersi mila loro inte- 
grità mediante i caratteri di un dato sistema di numerazione; 
ad esempio, nel sistema decimale più in uso per la sua fa- 
cile ed estesa applicazione, si esprimono in modo indefinito 

1 
tutti quei numeri che sono - dell'unità e suoi multipli in- 



— 210 — 

terl, allorché n è diverso da 2 e da 5; come anche si 
esprimono con numeri indefiniti le radici di numeri in- 
teri che non siano per sé stesse numeri interi. Sono poi 
irraTjonali i numeri indefiniti i quali, sfuggendo ad ogni ana- 
lisi^ non possono in alcun modo essere rapportati cdla unità o 
suoi multipli. Così il numero ^ valore dell'area del circx^lo 
di raggio 1 e simili sono irrazionali. 

Le operazioni aritmetiche eondacono a risaltati nu- 
merici della stessa natura dei numeri sui quali ■ siasi 
operato, così operando fra numeri indefiniti o irrazionali, 
od anche fra numeri finiti con indefiniti e irraziona- 
li, si ottengono risultati che sono indefiniti o irrazionali. 

Il calcolo, nei suoi diversi rami e forme, esclusa 
la geometria, non presenta caratteri capaci di dare una 
idea concreta dei valori indefiniti o irrazionali. 

Nella geometria invece le quantità espresse con JU 
gure nei suoi tre stati geometrici^ sono tutte finite ^ os- 
sia non esistono valori geometrici indefiniti o irrazionali; 

così, ad esempio, possiamo determinare con esattezza 

1 
rigorosa - della unità o di un suo multiplo, ovvero an- 
che la radice ennesima di qualsiasi quantità ; e possiamo 
anche con una linea o una figura esprimere un va. 
lore irrazionale come quello « arca del circolo di raggio 
unitario. Disgraziatamente, paragonando una figura con 
l'unità della sua spece, non sappiamo a vista e senza 
un"' analisi speciale, formarci un'idea del loro giusto 
rapporto, sebbene questo esista accuratamente esatto 
ed espresso in modo finito da quella figura geome- 
trica ; ma non dobbiamo per questo, come ordinaria- 
mente si fa, attribuire alla geometria una deficenza 
esistente solo nella difficoltà che incontriamo nell* inter- 
pretarne i caratteri. 



_ 211 _ 

Inoltre ci serviamo dei numeri per esprimere il va- 
lore delle quantità geometriche, e siccome gran parte 
dei numeri non possono concretarsi e restano di forma 
indefinita o irrazionale, così le corrispondenti quantità 
geomftriche che esprimono, abbenché in sé stesse esatte, 
appariscono come indefinite ed irrazionali. Ad esempio, . 
il lato del quadrato iscritto nel cìrcolo di raggio uni- 
tario é valore geometrico finito, ma lo rendiamo appa- 
rentemente indefinito esprimendolo col segno v/T che dà 
solo un* idea generale del rapporto che passa fra l'u- 
nità ed il lato stesso, ovvero lo rappi-esentìamo col nu- 
mero indefinito 1,4142 .... ; così possiamo costruire 
esattamente un parallelepipedo del quale i lati o fat- 
tori siano K~ X /«T X ^ p~' "** P°' "O" sappiamo espri- 
mere questo stesso volume con un numero finito. 

La geometria più ricca dì caratteri degli altri 
rami del calcolo, può esprimere tutti i numeri immagi- 
nabili con figure dei tre diversi stati geometrici ; ad 
esempio, un numero k razionale o no, può rappresen- 
tarsi nel primo stato geometrico con un segmento retti- 
lineo e con infiniti segmenii curvilinei e mistilinei, lo 
stesso numero k può rappresentarsi con infinite figure di 
variato contorno del secondo e terzo stato. Questa pro- 
prietà permette nel calcolo geometrico di sostituire alla 
Jigara di uno stato quella di altro stato della quale il 
calore è espresso dallo stesso numero. Di tale sostituzione 
abbiamo dato vari esempi anche in questo ristretto lavoro. 

Di più nei tre stati geometrici le figure nel loro in- 
sieme costituiscono il carattere geometrico che in vìrttl 
della simihtudine, risulta superiore al carattere usato in 
qualsiasi altro ramo del calcolo. Possiamo infatti nello 
stesso stato geometrico determinare ad arbitrio quante 
vogliansi unità di diversa grandezza, e riferite a queste 



— 212 ^ 

diverse unità, possiamo costruire infinite figure simili 
che rapporto alla rispettiva unità hanno lo stesso valore 
numerico. Trattando delle radici di segmenti maggiori 
di 2 vedemmo quanto riesca utile in pratica questa im- 
portante proprietà. 



285. Una linea / sia divisa in due parti a, h, cia- 
scuna di queste diciamo complemento ad 1 delV altra. 

L'area di un rettangolo adXab possiamo ritenere come 
formata dalla ad ripetuta tante volte quanti sono i punti 
grafici costituenti la ab ; ma come linea del secondo 
stato, ad è una lista rettangolare, la quale ha per gene- 
ratrice il lato piccolissimo = 1 del punto grafico qua- 
drato, e la direttrice limitata alla lunghezza ad ; talché 
se ad si forma di k punti grafici, come lista geometrica 
essa è il prodotto l./c, e però tanto in valore lineare, 
quanto in valore quadrato avremo ad = l.k = k. Pos- 
siamo quindi definire Varea del rettangolo ab X ^d eome 
costituita della somma del prodotto grafico ad = k ripe- 
tuto tante volle quanti sono i punti grafici costituenti la ab. 

Se i fattori grafici ad, ab sono contrazioni massime 
di alterate qualunque, purché tali che la scambievole cur- 
vatura nel loro punto d' incontro non sia maggiore di 
180% sempre Varca del quadrilatero curvilineo generato 
dalle alterate^ è somma di una di esse ripetuta tante 
volte quanti sono i punti grafici costituenti r altra. 

Aree così generate sono sempre quadrabili, e l'indi- 
cato metodo per computarne il valore diremo somma- 
torio. 

L'area di una figura può essere somma di tanti pro- 
dotti lineari di diversa lunghezza, quanti sono i punti 
grafici costituenti una data linea suo fattore ab ; in tal 
caso, se il valore lineare dei prodotti ordinatamente sue- 



^. 






Ì 



213 



cessivi cangia secondo una data legge sia aritmetica che 
geonnetrica, finché tal legge è nota, la figura generata* 
appartiene alle così dette geometriche, ed il valore della 
sua area può essere computato col metodo sommatorio. 
Spetta airanalisi superiore ed al calcolo differen- 
ziale integrale, lo stabilire le leggi alle quali devono 
ubidire i segmenti lineari successivi capaci di costituire 
con metodo sommatorio una figura che abbia per con- 
torno una voluta curva, pei'tanto quando queste leggi 
appartengono alla aritmetica e geometria elementare, 
anche le figure generate possono essere analizzate e mi- 
surate con metodi geometrici elementari, come ci prove- 
remo di dimostrare. 

286. (Fig, 85*) Nel metodo sommatorio si suppone 
che Tasse as delle ascisse di una curva anbn'a' sia diviso 
in un numero arbitrario di segmenti uguali piccolissimi, 
ciascuno dei quali rappresenta la base di una lista ret- 
tangolare sottolissima nq ordinata della curva. Le ordi- 
nate successive della curva stessa devono procedere va- 
riando di lunghezza secondo una assegnata legge arit- 
metica o geometrica. Ciò posto, si misura Tarca asa'b dì 

una figura facendo il prodotto s.q ove s è somma di 
tutte le ordinate successive che dall'origine a coprono 
Tarea della figura, e q è uno dei segmenti uguali picco- 
lissimi nei quali si é divisa Tasse as delle ascisse. Per 
la misura della curva, anbria\ se partendo dall'origine a 
le differenze delle ordinate successive prese due a due 
sono ci, d^ • c/jp of„j . . . , la rettificazione della curva 

sarà v^diIjI^-4~^^i'+tf'"4"V^rfji'+9^ • • • • ^^^^^<^ '^ somma di tutte 
V ipotenuse dei triangoli rettangoli piccolissimi i quali 
hanno per cateti la differenza tra due ordinate sucees^ 



site ed uno dei segmenti uguali in cui è divisa tasse as 
delle ascritte. 

Il calcolo nel metodo sommatorio si abbrevia quando 
le ordinate della curva sono espresse da numeri finiti o 
in accertato rapporto conVunità, e che le stesse ordinate 
crescono o decrescono in progressione aritmetica o geo- 
metrica ; poiché in* tal caso possono applicarsi lo for- 
mule aritmetiche che danno la somma s dei termini di 
una progressione della quale sia noto il primo e Tultimo 
termine, 

287. Col metodo sommatorio Varca di una figura 
curtilinea può calcolarsi esattamente se le ordinate alla 
curva sono espresse da numeri finiti^ ed è solo calcola^ 
bile per approssimazione se le ordinate alla curva sono 
espresse da numeri indefiniti o irrazionali. 

Qualunque sia la legge che regola le ordinate alla 
curva ancorché il valore di queste sia espresso da nu- 
meri indefiniti o irrazionali. Varca racchiusa tra la 
curva ^ la sua proiezione retta sulVasse delle ascisse e 
le due ordinate estreme^ è sempre esattamente calcola- 
bile, quando delle n ordinate successive la metà pro- 
cedono secondo una data legge e V altra metà sono 
complementi a k delle prime ^ essendo k un numero 
finito arbitrario. 

Infatti (Fig. 85*) Sia rettangolo adho = /e, e nella 
sua area sia tracciata una curva amx% qualunque sia 
la legge che né regola le ordinate ; se l'area della misti- 
linea adbx'm è somma delle n ordinate, quella della 
mistilinea hbxmao è somma degli n complementi alle 
ordinate stesse ; ed avremo adbx'm-^anbho=ady^dh'=k. 
Sull'asse delle ascisse sia ds = da = ho ; si costruisca 
la mistilinea bdsa'n' — bhoamx \ evidentemente sarà 



^•^.-*><k *^^ « ■- ' m^ ^. 



1 



— Sl5 -^ 

anello ttiisliiitìea à^'h^hàì'ìh = ad X dh = k: pertanto, 
heìla ùm'n'hdb'm delle sue ordinate la nnetà costituenti 
là figura hdsa'ri sono complennenti inversamente ed ordi- 
natamente disposti di cjuelli costituenti la figura adhx'ra 
e viceversa, quindi ecc. 

Ancorché le n ordinate non dano dUpoéte ordinata^ 
meniù ùome gti n loro complementi. Varca della figura 
C sempre quadr abile. 

Infatti, sia la curva byoob'—hoc'mh\ e le curve 6Va, bn'd^ 
siano in apparente continuazione della prima come lo 
erano già della seconda ; tracciata la corda bb\ avremo 
evidentemente figura bV (cy^=^bV x^ m ^ e però asa'nbx'm^:^ 
^^ asa'n'byxb^ == ad X dh =^ k, 

288. Se tana di una figura cónte td descritla è quadra- 
bile, le aree par\iali s, s* cosHluitc tUi id s della sórttmd delle n Or-* 
ditiale^ l^altra s* della somma degli n cofHplehtenti ad ei'ie^ soHo 
separatamente quadrahili solo quando le n ordinate ovvero i 
loro n complementi sono espressi da numeri finiti. 

Infatti, siano indefiniti o irrazionali i valori delle or- 
dinato costituenti per somma Ta figura mistilinea arf/vcr'm, 
anche Tarea di questa sarà espressa da numero inde- 
finito o irrazionale per* essere somma di numeri della 
stessa natura ; e sarà anche indefinita o irrazionale la 
differenza k — adbx'm^=bhoamx'=^s^ somma dei com- 
plementi a k dello detto ordinate, poiché se s, s sono 
l'uno numero finito e l'altro no, la loro somma risulta 
numero indefinito. 

289. In virtù del superiore principio. si vede che col 
metodo sommatorio si può calcolare l'area d' infinite fi- 
gure isosceliche o no; questo metodo si sviluppa in una 
teoria che offre interesse scentifico, pertanto ci limitiamq 



i^ '- • t. '.■■•• •— 

■\ - 



— 216 — 

ad esporre solo alcuni teoremi che si riferiscono a talune 
figuro formate da archi circolari, ed alla misura delle 
arce o segmenti di area delle coniche. 

290. Nel circolo due corde consecutive di archi non 
sovraposti si dicono completanti rispetto alVarco ehù le 
contiene ; la corda di quest'arco è V addizionale delle 
compitanti. Così le corde dì due archi complementi; ri 
sono completanti Tarco 90^ e la loro addizionale é la corda 
dell'arco 90% lato del quadrato iscritto. 

a) Se due completanfi un arco sono fra loro uguali^ 
ciascuna di esse dicesi completante inedia di quelVarco. 

b) Nello stesso circolo o in circoli uguali, le corde di archi 
complementari diconsi complementari e suppletnentari si dicono le 
corde di archi supplementari O. 

Nei teoremi che seguono, parlando del circolo, deve 
intendersi che sia di raggio unitario ; sarà facile agli 
studiosi estendere gli stessi teoremi a circoli di raggio 

r>\ 

< 

291. (Fig. 86*) Due circoli di ugual raggio siano 
tangenti esterni in a ; si tracci per a la perpendicola- 
re /i/i' alla linea ce' dei centri. Qualunque retta cf^grrtjbd 

parallela alla linea dei centri e terminante in due punti 
simmetrici delle circonferenze e, e' rapporto alla hh\ è in va- 
lore lineare il quadrato della corda tracciata dal punto 
di tangenza a ad uno degli estremi dei detti segmenti li- 
neari. 

Infatti, si tirino lo corde ae == afy> ag = àm » ab—ad^ 
e sulla linee dei centri si raccolgano le loro doppie proie- 



(1) Vedi Trattato delle eorde nel circolo. 



* 1 » 



— 217 — 

zioni rette z:^\ kìz\ cc\ Poiché, la linea dei centri coin- 
cide coi diametri al punto di tangenza a, il quale è anche 
estremo comune alle corde, così per il più volte dimo- 
strato, le rispettive doppie proiezioni sono i loro qua- 
drati lineari, ed avremo 



ae^=af=sz'=ef » ag=^am=cc'=gm » ab=ad=kk':=bd. 

Da ciò provengono i seguenti teoremi facilmente di- 
mostrabili, sulla misura delle aree con metodo somma- 
torio. 

1. (Fig. 86*) Due circoli di ugual raggio siano tangenti 
esterni ina, e una parallela e/ alla linea dei centrine in- 
contri in punti simmetrici le circonferenze formando il 
triangolo mistilinco esas'f. Finché la corda ae di uno 
dei lati circolari del triangolo è minore del lato del qua- 
drato FT, talché questo lato circolare è arco non mag- 
giore di 90% ovvero che la parallela e/ non sia maggiore 
della distanza dei centri ee'=2 diametro, allora l'area 

del triangolo mistilmeo si forma della somma dei quadrati 
lineari delle infinite corde minori di quella ae che si possono 
tracciare per a dentro Tarco ase lato dei triangolo. 

2. Se la parallela alla linea dei centri eT> 2 diametro, 
e di conseguenza arco am'f'>90% e corda af'> v/T lato 
del quadrato, allora il triangolo asg'e'f 'm's' in parte esterno 
ai circolo, è ripiegato nella figura e'eaff'm'g', delia quale 
Farsa si forma della somma dei quadrati lineari delle in- 
finite corde tracciate per a dentro l'arco ase e dei quadrati 
lineari di quelle tracciate per a dentro l'arco g'xe\ ossia dei 
quadrati lineari delle corde comprese fra quelle ag' ed ae'. 

3. Se i eircoli c\ e" di ugual raggio sono esterni^ 
una parallela ff ' alla loro linea di centri purché non 
maggiore della loro disianza^ determina esternamente ai 
circoli un trapezio mistilinco raff'n, del quale l'area 

id 



— 218 — 

si forma della somma di quella del rettangolo arXat 
più di quella dei quadrati lineari di tutte le corde trac- 
ciate per r dentro Varco rnf. 

4. Se la parallela e'T " alla linea dei centri è mag- 
giore della distanza di questi^ allora tracciata la tan- 
gente parallela me'x, il trapezio mistilineo è ripiegato 
nella figura arf 'e"xm'f"fs' della quale l'area si forma 
della somma del rettangolo arXah con quella dei qua- 
drati lineari delle infinite corde tracciate per r dentro 
Varco rnf, più quella dei quadrati lineari delle infinite 
corde tracciate per r ad incontrare l'arco xg"e*\ 

292. (Fìg. 87 a) Due circoli e, e' di ugual raggio siano 
secanti. L'area della figura lenticolare ambm", costituita 
della parte nella quale i due circoli si sopramontano, si fbrma 
della somma dei prodotti lineari delle infinite coppie di com* 
piotanti come ra, rb elle possono iscriversi in uno degli arclii 
amb=am'b del contorno della lenticolare. 

Infatti, sia ra^ rb coppia di completanti l'arco amb 
di centro e. 

Nel triangolo iscritto arò abbiamo raX/'6=2.r/i=rr' 
per essere il circolo e di raggio unitario, e però hr=hr\ 
ossia il punto r' è equidistante e simmetrico di quello r 
rapporto alla addizionale ab delle completanti. Ciò veri- 
ficandosi per qualsiasi altra coppia di completanti lo 
stesso arco amb, consegue che i punti o\ n\ m\ r\ s' 
rapporto alla addizionale aò, sono equidistanti e simme- 
trici a quelli o, n, m, r, s, ossia per i primi passa un 
arco am'b=amb che appartiene alla circonferenza <?' di 
ugual raggio di quella e ; pertanto i punti o\ n\ m\ r' s\ 
sono estremi dei prodotti lineari di altrettante coppie di 
completanti l'arco amb, quindi l' insieme (somma) di que- 
sti prodotti lineari forma l'area della Icnticplare arnbfn\ 



- 219 — 

293. L'area del circolo k — ^s\ forma della somma del 
prodotti lineari delle infinite coppie dei lati dei triangoli ret- 
tangoli iscrittibili nella semicirconferenza. 

Infatti (Fig. 87* a), in due circoli secanti e, e\ col 
diminuire della distanza dei centri, cresce Tarea della 
figura lenticolare ambm' costituita della parte nella quale 
i due circoli si sopramontano : quando i centri e, e' coin- 
cidono nello stesso punto (Figura 87* b), gli angoli cur- 
vilinei a, b della figura lenticolare raggiungono l'apertura 
uguale alla curvatura della circonferenza, e la detta fi- 
gura si trasforma nel circolo o, nel quale gli estremi di 
un diametro qualunque possono segnare i vertici della 
figura lenticolare così ridotta, e però formata da due 
semicirconferenze amb^ am'b nelle quali in qualunque 
coppia le completanti sono fra loro perpendicolari ed 
hanno il diametro come addizionale. Ma poiché nel triàn-, 
golo rettangolo iscritto anb abbiamo nay^nb=nn' corda 
del circolo, e ciò ripetesi per le infinite coppie di com- 
pletanti la semicirconferenza amò, così l'area del cìr- 
colo A = i^ si forma della somma di tutti i prodotti li-- 
neari delle infinite coppie dei lati dei triàngoli rettangoli 
iscrittibili nella semicirconferenza. 

294. (Fig. 87* a) Si osservi che il massimo prodotto 
lineare di tutte le coppie di completanti l'arco amb^ ò 
quello mm' quadrato lineare della completante media 
ma=mb e doppia freccia dello stesso arco. 

La corda rm che congiunge l'estremo comune r di 
una coppia di completanti ra, rb coirestremo m comune 
alle completanti medie, dicesi corda integrante le com- 
pletanti ra, rb. 



— 220 — 
295. La somma del prodotto lineare di due completanti 
reo circolare col quadrato lineare della rispettiva Inte- 
te è uguale al quadrato lineare della completante media, 
1 alla doppia fi*eccia dell'arco. 

Infatti (Fig. 88") i circoli di ugual raggio e, e' si 
amontino della lénticolare amhm\ con Io stesso rag- 
si descriva l'arco snis' tangente nel punto medio m 
arco amb; negli estremi della corda ab si elevinole 
lendicolari as, bs\ e si completi 11 rettangolo aè.s's. Il 
igolo mistilineo bomes' = ams risulta di lati circolari 
ali e di base rettilinea bs* parallela alla linea dei 
ri, e però la sua area si forma della somma dei qua- 
,i lineari delle infinite corde che possono tirarsi per 
lell'arco moè; si traccino quante vogliansi parallele eo' 
linea dei centri tra gli archi anCb, sms', e per la 
ettiva intersezione o si traccino le completanti oa, oh 
irò integrante om. Per qualunque coppia di comple- 

:i avremo costantemente oa \ ob = oo", mo ^ oe e 

i oa X o6 -j- om == co' -^00^= o'e ^= mni" quadrato 
are della completante media ma ^:=^ mb e doppia frec- 
dell'arco amb. 

296. (Fig. 88') La Usta mistilinea am'bs'ms è equi- 
3nte al suo quadrilatero delle corde abs's, e queslo 
guale al rettangolo circoscritto alla lénticolare ambm. 
amando a il rettangolo circoscritto, s Tarea delle len- 
(lare che è somma degli infiniti prodotti lineari delle 
pie di completanti, s' la somma dei quadrati delift 
nite corde che possono tracciarsi per m dentro l'arco 

R — « 
!>, avremo a ^ s -|- 2.s' » s ;= a — 2.s' » s' ^= — g — ' 

ia le somme s, 2,s' sono rìspettioamente complementi 



- 22Ì — 

Nel circolo, limite massimo delle lenticolari, del 
quale Tarea è n ed il quadrato circoscritto è 4, avremo 
^ = é — 2.$' doppia somma dei quadrati lineari delle 
corde non maggiori del lato del quadrato iscritto ; i nu- 
meri ^ , 2.8* sono rispettivamente complementi a 4, ed 
ambedue irrazionali ; poiché essendo tale ^ lo sarà anche 
il suo complemento 4 — r: z=: 2.$\ 

297. (Fig. SO"") L'area a racchiusa entro due drcpH 
secanti e, e' di ugual raggio è a = 2 (ab x ce' + s') + s, 
essendo ab corda comune ai circoli, ce' distanza dei centri, 
s' somma dei prodotti lineari delle completanti l'arco bgd sot- 
teso dalla corda bd = ce' ed s somma di uguali prodotti 
lineari delle coppie di complelanti l'arco anb. 

Infatti osservarndo là figura si vede che l'area a si 
forma del rettangolo a'^fda' più quattro segmenti circo- 
lari di corda bdy più due segmenti circolari di corda ab : 
ma per essere angolo fbc' = bde il quadrilatero c'bdc è 
un parallelogramma, ossia bd=^bf=ce' distanza dei 
centri. I quattro segmenti circolari presi due a due for- 
mano due lenticolari ciascuna di area s' costituita come 
è detto, ed inoltre segmento a^dm' -f- ^''Z^' ~ amba lenti- 
colare di area s come o detto : sostituendo e sommando le 
dette quantità, trovasi a = 2 {aby^cc'-{-$^y\-s. 

2. La stessa area è a =:(2.cc'-f- -^ ) — 2.z essendo ce' 
distanza dei centri, z somma degli infiniti quadrati lineari 
delle corde non maggiori della complementare bg alla bn 
completante media dell'arco anb sotteso dalla corda ab co- 
mune ai circoli. 

Infatti la figura mistilinea egm'g'e^n si forma del 
circolo e =::^ e della lista g'ngen'e'=^ee'g'g=2.cc' per essere 
2 il diametro ; ma figura egm'g'e'n' — a = 2.grbr'e = 2.;s, e 
però A=(2.cc'-j- w) — 2.z. 



— èèè — 

3. La stessa area è anche A=y — 4.z essendo y )a 
somma degli infiniti prodotti lineari delle completanti Tarco 
ag'a'm'dgb supplementare di quello anb sotteso dalla corda ab 
comune ai circoli, e z è somma dei quadrati lineari delle in- 
finite corde non maggiori di quella bg, come sopra è detto. 

Infatti : la somma y dei prodotti lineari dei lati degli 
angoli della serie acutangola iscritti nell'arco ag'm'gh^ 
ossia delle coppie di completanti questo arco, costituisce 
Tarea della mistilinea egm'g'e'rC più quattro volte il trian- 
golo mistilineo egrbr'^:^^ e però egm'g'e'n* — 4.;?=y — 4.;?=a. 

298. Diamo un esemp.o di applicazione pratica del 
metodo sommatorio alla misura dell'area del circolo e 
delle altre coniche. 

Dicemmo che il valore dell'area del circolo è espresso 
dal numero ^ il quale è somma degli infiniti prodotti li- 
neari dei lati dei triangoli di una serie rettangola iscritta 
nella semicirconferenza. 

Ciascuno di detti prodotti lineari è una corda del 
circolo che come linea del secondo stato geometrico, può 
considerarsi quale lista sottilissima avente forma di tra- 
pezio. 

Il numero delle corde o liste costituenti per somma 
quello ^ è infinito ed esprimendolo limitatambnte con m, 
quanto maggiori saranno le unità contenute in m, tanto 
più la somma delle m corde o trapezi si avvicinerà al 
giusto valore di ^^ , il quale ò perciò numero indefinito. 
Inoltre i? è anche irrazionale come somma dei prodotti 
dei lati di triangoli rettangoli, i quali come sappiamo per 
essere valori radicali sono espressi da numeri irrazionali. 

Consequeché - potrà esprimersi numericamente come 
fece Vallis sotto forma di prodotto d'infiniti fattori, o 
sotto forma di frazione continua quale lo rappresentò 



a I 



-è23 — 

Brounker ovvero anche sotto forma di serie infinita come 
lo presentò Leibniz, ma sempre in modo indefinito. La 
sola geometria sotto forma deWarea del circolo^ o an^ 
che sotto forma di corda nel circolo^ ci presenta finito 
il numero irrazionale « . Ciò premesso : 

Sappongasi il raggio unitario diviso in 100 partì 
uguali e però il diametro in 200 ed il doppio diametro 
in 400 parti uguali, e sia prestabilito di rappresentare 
con numeri a 5 decimali in parti di raggio 1 i valori 
radicali dei lati dei triangoli rettangoli dalla serie iscritta 
nella semicirconferenza. 

Delle 400 parti uguali nelle quali è diviso il doppio 
diametro 4, le prime 200 sommate a due a tre a n, si consi- 
derino come altrettanti quadrati lineari, per modo che il 
doppio diametro resta così diviso in 200 coppie di quadrati 
lineari espressi in parti decimali del raggio 1, dei quali la 
somma di ciascuna coppia è 4 ; le radici dei segmenti 
di ciascuna coppia sono lati di un triangolo rettangolo 
iscritto nel semicircolo di raggio 1. Avremo infatti 

K 0,01 +1^3,99 =K 0,02 +K 3,98 = K 2,00 +K 2,00 = 4. 

In virtù del più volte dimostrato le corde perpendi- 
colari abbassate dai vertici dei 200 triangoli rettangoli 
così costruiti sul diametro, loro base comune, dividono 
il raggio in 200 parti uguali. Fra queste corde, ossia pro- 
dotti dei lati, il massimo è quello [/ 2 X k 2 = 2 dia- 
metro, per modo che Tarea del semicircolo resta così 
formata di 200 liste irregolari o trapezi aventi tutti la 
stessa generatrice ossia altezza 0,005. 

Affichè anche il residuale semicircolo resti in ugual 

modo diviso, esclusione fatta del diametro [/ 2 Xr 2 
dovranno ripetersi gli altri 199 prodotti lineari inversa- 



- 224 



Prodotti 

0, 1997500000 
0, 28^1313858 
0, 3451191929 



Loti dol trian. rettangoli 

/^ÓTOI X ^3799 = 

/Òr02 X ^37^8 = 

^ÒTOS X ^3797 = 
> > > 

» > > 

^^2700 X / XlìO = 2, 0000000000 

316, 1224537173 
313, 1224537173 



> 






Somma 


S = 


M. 


S' = 


S+ S' 




^. = 8-^8' 


■ 


200 





= 628. 2449074346 
- 3, 141224537173 



mente disposti ; così V intera area del circolo resta for- 
mata di 399 trapezi di uguale altezza, dei quali la somma 
dà per approssimazione il valore ^ dell'area del circolo. 
Il calcolo sì dispone come sopra. Fatta la somma s 

dei prodotti a partire da quello k coi X k 3,99 a quello 

[/^X l^2rossia diametro, trovasi s=31 5,1 2245371 73. 
Sottraendo il diametro 2 trovasi s'=:31 3,1224537173; e som- 
mando s+s'=628,2449074346, si divide per 100, tante 
essendo le parti nelle quali si è diviso il raggio, ed 
avremo il valore approssimato dell'area del circolo in 
rapporto al quadrato dol raggio ; dividendo ancora per 2 
troveremo con approssimazione a tre decimali ^ = 3,141 
area del circolo e rapporto della circonferenza al dia- 
metro. Quando vogliasi maggiore approssimazione si di- 
vida il raggio in un numero maggiore di 100 posti uguali, 
facendo r:=:1000 ovvero r:=10000 ecc. e si esprimano i lati 
di triangoli rettangoli della sorie con numeri aventi più 
di 5 decimali ; nel resto si operi corno è descritto. 



299. Il circolo è una ellisse nella quale i fochi coin- 
cidono nel centro, il diametro è il parametro, i raggi 
vettori si sovrapongono formando il raggio del circolo, 
le assi sono fra loro uguali. 

È noto che nella ellisse le ordinate riferite ad un 
suo asse^ sono proporzionali a quelle di uguali ascisse 
nel circolo descritto su queir asse come diametro, nello 
stesso rapporto che passa tra le due assi dell* ellisse. 

(Fig. 90*) Si elevino quante vogliansi ordinate prolun- 
lungate cg^ mt^ pq . . . b\ diametro ad di un circolo e. Sulla 
direzione della ordinata cb passante per il centro si deter- 
minino i segmenti arbitrari ce^ ch^ cg . . . , sulle direzioni 
delle altre ordinate mm% pò si determinino dei segmenti 

che siano rispettivamente con esse nei rapporti-7 ^> "T » "1 

.... e per i punti così determinati a, 5, r, e ... . d » 
» a, je, o\ /i . . . . d 3) a, q^ t^ g . . . . rf . . . . fatte passare 
delle curve continue, queste risulteranno altrettante semi 
ellissi aventi un asse comune ad e formanti una serie 
della quale il semicircolo di diametro ad è fonda- 
mentale. 

L'area « del circolo essendo somma di tutte le doppie 
ordinate al diametro ad, quella a di una ellisse della 
serie di asse minore 2 ce, 6 data evidentemente dalla pro- 

porzione a : ^ : : (cd=l) : ce onde a = — -. In uguale 
modo per Tarea a^ di un ellisse aqtg .... di asse mag- 
giore 2xg ed asse minore ad, avremo a^ = — ecc. 

Sono in tal modo quadrabili con l'approssimazione « 
dell'area del circolo, non solo le ellissi della serie all' in- 
finito, ma anche le lunole formate dalla semicirconferenza 
del circolo fondamentale e dà una semiellisse come am^bde^ 



— 'Sè6 - 

nzhdb^ nonché quelle formate da due semiellissì della 
serie come deazh^ deatg ; i segmenti di lunola ellittica 
come rsaom\ eram^by e conseguentemente le aree delle 
figure regolari o no che possono decomporsi in ellissi, 
lunole ellittiche, semilunole e segmenti ellittici. 

300. Nella parabola i quadrati delle ordinate sono 
in ragione diretta delle ascisse corrispondenti; mentre 
nel circolo i quadrati delle corde da un estremo del 
diametro sono in ragione diretta delle rispettive proie- 
zioni su di esso. In virtù di tale correlazione (Fig. 91*) 
sopra quante vogliansi ordinate prolungate del circolo e 
si prendano dei segmenti pò, cn\ qr, ds rispettivamente 
uguali alle corrispondenti corde ae^ ah^ an, ad. Avremo 



ap : pò : : ac : cn* : : . . . . ad : ds, ossia la curva con- 
tinua che passa per i punti a, o, n', r, s é una parabola. 
Sulle direzioni delle ordinate della detta parabola si de- 
terminino dei segmenti in un rapporto arbitrario facendo 
pz : pe :: cv : cn' : : dt : ds od anche pb : pò :: cg : 
: cn' :: . . . . dk : ds e le curve continue fatte passare 
per i punti a, z^ o, m'\ t » a, 6, ^, h\ k sono altrettante 
parabole costituenti insieme una serie della quale il cir- 
colo fondamentale è quello di raggio ca. 

Nella serie la parabola dan'rs^ la quale ha per ordi- 
nate le corde corrispondenti del circolo fondamentale, di- 
remo equilatera e generatrice della serie. 

L'area del segmento sn^an^s' della parabola equila- 
tera, in conseguenza della descritta costruzione, si vede 
che è somma a delle infinite corde che dall'estremo di 
un diametro si possono tracciare nel circolo fondamen- 
tale, e però si calcola sommando i valori in parti di 
raggio 1 dei lati degli m triangoli di una serie rettan- 
gola iscritta nel semicircolo. Ci avvicineremo sempre più 



— 22^? — 

al giusto valore dell'area a, quanto maggiori sono le 
unità costituenti m. 

Le aree delle parabole della stessa serie evidente- 
mente stanno fra loro come le rispettive ordinata corri- 
spondenti ossia di uguali ascisse, e però per Tarea a ^ 
del segmento parabolico tvav't' faremo a : a^ : : ^n' : cv, 

A, co 

ossia Aj -= -^, e per il segmento parabolico kgag'k' 

A.eq 

avremo a,. = — f. 
^' cn 

In modo analogo si calcola per approssimazione e 

per differenza Tarea di uno spicchio parabolico kgan\ di 

un triangolo mistilineo del quale un lato sia circolare e 

Taltro parabolico come dhan's^ di un frammento come 

vv'xm^ gg'x'h\ ed in gènere delle figure regolari o no 

che possono decomporsi in segmenti spicchi e frammenti 

parabolici. 



301. (Fig. 92*) Il diametro ab del circolo e iscritto 
nel quadrato sia Tasse primo di una iperbola rettangola. 
Per costruire la curva si divida il semiasse primo, ossia 
raggio ca, in un numero arbitrario di parti uguali co. 

A partire dal vertice a si portino successivamente in 
1, 2, 3 • . • . n segmenti uguali a co, e si elevino le per- 
pendicolari indefinite all'asse prolungato ab. Col centro 
successivamente nei punti o, a, 1, 2, 3 .... n e raggi cre- 
scenti o6, abj 16, 26 ... si taglino in s, s' » n, n » m, m' » 
y> p^ p* » . • . • le perpendicolari successive. Per i punti 
/>, m, n, s, a, s\ n\ m\ f fatta passare la curva continua 
questa sarà V iperbola rettangola, inquantochè essa ha 
gli assintoti ce/, ce scambievolmente perpendicolari. 

Infatti, nel circolo di raggio ob abbiamo 16x12 = 









t 



»:'v 



?!* 



— 228 — 

ìt= ib y(^ia = 1s^ ; nel circolo di raggio ab abbiamo 

26 X 24 = 26 X2a = 2n ecc. 

Si taglino nello stesso rapporto arbitrario le ordi- 
nate successive prolungate ove occorra, della iperbola 
rettangola, facendo Ir : Is : : 2c> : 2/i : : 3a: : Si» : : . . . 
e simmetricamente all'asse si riportino in r\ v\x\f' i 
punti r, e, a?,/, e la curva continua /rac'/' è una iper- 
bola della serie nella quale il circolo e è fondamentale, il 
suo diametro ab asse primo comune, e V iperbola rettangola 
pnan'p' generatrice della serie ; qualsiasi altra curva 
kqaq'W costruita in egual modo ma con ordinate che 
siano in un diverso rapporto di quella della descritta 
con quelle corrispondenti alla rettangola, è pure iperbola 
della serio. 

Il raggio ea del circolo fondamentale suppongasi 
diviso in 100, 1000, 10* parti, e come dicemmo per le 
altre coniche, l'area a di un segmento />/ia/ijo' della iper- 
bola rettangola è data dalla somma delle doppie ordinate 
alla curva. Avremo cioè : 

A = 2 (y/l« X 16 + v/2a X 26 -f . . . . y/na X^6+...-)- 

L'arca a, di un segmento di altra iperbola della serie 
sta a quella a del corrispondente nella iperbola rettan- 
gola nel rapporto delle rispettive ordinate riGerite alla 
ascisse comuni ; talché se Aj e l'area del segmento iper- 
bolico foaof\ ed a^^ e l'area del segmento iperbolico 

kqaq'W avremo: 

A X Ir aXI^ 



,j : : Ir : \s ossia a^ — — r 



s ^ ^^ = ~U~ ^''''' 



Come si disse per la parabola, si possono calcolare per 
differenza e con approssimazione le aree dei triangoli 
jnistilinei aventi per lati un arco circolare ed altro iper- 



— 229 — 

bolico come Agamp^ ovvero aventi per lati archi iper- 
bolici come foanp^ o segmenti come qkk'q\ vfpm^ e con- 
seguentemente di tutte quelle figure regolari o no che 
possono decomporsi in triangoli o segmenti iperbolici. 

302. Riteniamo di aver provato a sufficenza che 
nelle sue applicazioni la geometria può estendersi molto 
più di quanto oggi si ritiene. Sono incalcolabili i van- 
taggi che potrebbero trarre le arti e le industrie da 
questa scenza, qualora si volesse modificarne T insegna- 
mento segnatamente nei corsi tecnici. Ci riterremo ben 
fortunati se a raggiungere tal fine, alla nostra debole 
voce si unirà quella di coloro i quali assai più di noi 
competenti, possono trovare ascolto presso chi presiede 
al pubblico insegnamento. 




PARTE QUARTA 



Esercitazioni topografielie 

Dimostrammo come la causa prima degli errori che frequente- 
mente si verificano nel rilevare un terreno, può attribuirsi alla 
eventuale imperfezione della graduazione dei goniometri usati (2d»25X 
nonché alla impossibilità di potere riprodurre in disegno con rigo- 
rosa esattezza la maggior parte degli angoli rilevati. 

Suggerimmo di sostituire alla attuale graduazione del circolo 
in 360^ quella per archi 3° e loro duennesim! (25), la quale può 
costruirsi rigorosamente esatta, mentre anche tutti i suol angoli 
sono esattamente riproducibili mediante la riga ed il compasso 

Quando tale sostituzione non sia possibile, per evitare errori, 
alla graduazione per 360^* l'operatore dovrebbe preferire i molti 
mezzi che oflfre la geometria per misurare o costruire gli angoli 
senza ricorrere alla divisione della circonferenza per gradi e decimi 
di grado. 

Nelle esercitazioni che seguono, abbiano supposto che l'opera- 
tore si serva della catena agrimensoria e della faìsa squadra sia 
ad intraguardi sia a canocchiale. 

La falsa squadra si forma di un disco metallico girante sopra 
un sostegno. Nel centro del disco, con rigorosa esattezza s* inter- 
secano due linee tra loro perpendicolari e le bisettrici dei quat- 
tro retti che esse formano. 

Una delle linee di mira è fissa al disco e collima con una delle 
dette perpendicolari segnata 0.'* 180^ Taltra sovraposta è esattamente 
girante nel centro del disco. 

Per questa disposizione girando il disco sul quale le due linee 
di mira segnino un angolo al centro, questo può riprodursi sul 
piano rigorosamente esatto sotto diverse orientazioni. 

Altri, più di noi competenti, ci hanno preceduto nel dare me- 
todi per misurare o costruire gli angoli sia con la catena agrimenso- 



— 231 — 

ria sia con la falsa squadra, e nella soluzione dei problemi ci siamo 
talvolta prevalsi dei mezzi da essi indicati. 

Supponiamo che i nostri lettori siano esperti nella agrimen- 
sura, e però salvo poche eccezioni, ci siamo limitati alla misura 
delle distanze e dei perimetri ed aree di figure inaccessibili alPo- 
peratore. 

Esercitazione I. — Costruzione, misura e decomposi^ 
sione in duennesimi degli angoli mediante la catena 
agrimensoria ed operazioni varie tra i valori angolari. 

(Fig. 03») 1. Costruire i quattro angoli primari 360* » 120* » 72» » 
> 24^ (3). 

È nota la costruzione, mediante la catena agrimensoria dell'an- 
golo retto e però costruiremo ang. 360® facendo 4 X W» = W^. Si 
sa ugualmente costruire l'angolo 60o, perimetrale del triangolo 
equilatero, quindi faremo ang. 120« =2 X 60^. 

360« 
Per costruire ang. 72** =: —^ (Fig. 93*) nel triangolo rettangolo 

ac 

cad sia ad = -g", de = da, cm =z ce. Nel punto medio o del segmento 

ma si elevi la perpendicolare ab, con centro a e lunghezza abnzcm, 
si tagli la perpendicolare in b, e tracciata la bc risulta ca, consi- 
derato come raggio, diviso in m in media ed estrema ragione ; 
quindi ca : {cm = ab) : : ab : am-, ma per la perpendicolare ob 
sulla metà della base ma, il triangolo mba è isoscele e slmile a 
quello acb che è però anche esso isoscele. Consegiie che nel circolo 
di raggio ca è ab lato del decagono regolare iscritto, quindi angolo 

, 860* 180* — 960 
ac6 = -jQ- = 36% ang. cab = g — 7^. 

Per costruire angolo 24« si formi l'equilatero bcg avremo an- 
golo acg :=z bcg -- bea = 60^ — 36« z= 24**. 

2. Decomporre in duennesimi un angolo dato per dir^ioni dei 
lati. 



— 232 — 

Dovrà bisecarsi successivamente il dato angolo (2.a) 

Con la catena agrimensoria sappiamo bisecare un angolo me- 
diante le intersezioni delle perpendicolari elevate al lati in punU 
eqiildislanll dal vertice, ovvero anche per intersezioni di segmenti 
uguali assunti come raggi, da centri presi sui lati equidistanti dal 
vertice; ma per una serie duennesima decrescente di angoli che 
in breve divengono piccolissimi, i detti due modi danno luogo flacil- 
mente ad inesattezze. Esponiamo però un modo per bisecare l'an- 
golo mediante la misura lineare. 

(Fig. 94*) Vogllansl i duennesimi dell'angolo aeb. 

Per un punto m di un suo lato ac si tracci 1' allineamento ah 
parallelo all'altro lato cb, e su questo allineamento si faccia rr]f= 
'=mc *fg=fc> gk = gc e cosi proseguasi. 

Per i triangoli isosceli /me, gfc, figc .... e per le parallele cb, 

acb 
mh avremo ang. mqf ~ mfc — fcb ; ossia ang./c6 = -2~ 1 *n((olo 

feb acb 
fcg — fgc ~ gcb ossia ang. gcb =: -^ -=^ -^ ; ang. gch = ghc= liai, 

gch fcb acb 
ossia ang. hcb =.-^— —^ = -g- ecc. 

3. Misurare dal vertice gli angoli $iano essi interi /rasionari o 
fruiti, costrwbUi o no. 

Un angolo costruibile formandosi delle possibili comblnaztoni 
tra i duennesimi del quattro angoli primari (6), è sempre misura- 
bile con la catena agrimensoria o fettuccia metrica, polche pos- 
siamo costruire con queste tanto gli angoli primari che i loro 
duennesimi. 

Sia dato un ang a per direzione del lati, si sottraggano da 
esso tutti gli ang. primari e duennesimi di questi che è capace di 
contenere, e l'angolo residuale si raddoppi successivamente, ne 
resterà formato uno degli angoli primari se quello dato a è costrui- 
bile (6). Se cosi operando non ne resti formato un angolo prima- 
rio, ciò indica che l'angolo a non è costruibile con la riga ed il 
pompasse, ed in tal caso potrà essere determinabile o no (H)' 



— 233 — 

Quando sia determinabile è anche terza parte di altro angolo 
costruibile (18) e perciò il suo angolo triplo sarà angolo primario 
o composto di duennesimi di angoli primari. Ad esempio. Si trovi 

900 

a ~ 90^ -|- "g" "^^ ^^^' ^' ^ duplicando :s 5 volte ne resti formato 
ang. -^ = 36®; avremo ang. a = 90« + -g- -f- 1 ^r = 32) = 90° -f 

+ 11^25 + 1M25 = 102*.375. Accada invece che duplicando succes- 
sivamente ang. js, si superi arco 120^ senza incontrare angoli pri- 
mari o loro duennesimi. allora si formi ang. 3.^ che essendo 
costruibile si decompone in duennesimi di angoli primari come si 

24*» 
è detto. Così ad ipotesi togliendo dall'angolo 3 2 ang. -^=6"* resti 

un angolo piccolissimo 2\ e questo duplicato quattro volte suc- 
cessi ve riproduca Tang. 6®, ne dedurremo ang. 3.«=: 6^+54 =6^375 

6® 375 
da cui ^= -^ =:2M25, quindi ang. a=90'»+ll^25+2°,125=103**,375, 

esatta misura di angolo determinabile che però non può riprodursi 
mediante la riga ed il compasso; per renderlo costruibile dovrà 
ridursi tale come esponemmo al (21). 

Suppongasi che quando come sopra nella misura delPang. a 
si trovi ang. 3.^ non costruibile ; ciò indica che il resto ang. 3 è 
indeterminabile, e rinvenuto che ang. 3,3 supera di quantità tra- 
scurabile quello 6®,375, come esponemmo al (21), per misura del- 
Pang. a si adotti quello delPangolo costruibile che più si appros- 
sima per eccesso all'ang. 103**,375; ovvero trovato 3.^ inferiore di 
quantità piccolissima all'ang. 6^375, si adotterà l'angolo costruibile 
che più si approssima per difetto all'ang. 103**,375. 

L^esposto modo di misura degli angoli mediante la catena 
agrimensoria la fettuccia metrica è geometricamente esatto, però 
richiede nell'operatore grande pratica e precisione. 

4. Riprodurre sul terreno o in disegno gli angoli rilevati o dei 
quali sia dato il valore in gradi e duennesimi di grado. 

La riproduzione di angoli rilevati si effettua ripetendo inversa- 
mente le stesse operazioni eseguite per misurarli. Cosi, ripresi i 

17 



— 234 — 

precedenti esempi, si riproduce angolo a sommando OO'^-f- "fi~+"39" 

ossia costruendo in successione l'angolo retto, il risultato di tre bi* 

sezioni di questo è quello di 5 bisezioni delPang. 36«. Si costruisce 
il determinabile ang. 103^,375, sostituendo alla sua parte non co- 
struìbile 2«,125, »ìn angolo costruibile che ne differisca per eccesso 
o difetto di quantità trascurabile e ciò come è detto al (21), ope- 
rando nel resto nel descritto modo. Se Tangolo da costruirsi è dato 
per gradi e duennesiml, si ricerca nella tavola (3) quel duennèsimi 
di angoli primari i quali combinati per somma, differenza, pro- 
dotto o quoto riproducono il valore angolare dato, quindi si ripro- 
0UCOIK) ordinatamente e successivamente gli stessi duenneslnù per 
foriparne Pungolo. Deve fero osservarsi che lo stesso angolo può 
comporsi di diverse combinazioni tra duennesiml di archi primari, 
in tal c^ao si presceglie quella che sia più facile eseguire o grafi- 
camente o sul terreno. 

Finalmente se il valore angolare dato è indeterminabile, si rende 
determinabile sommando con la prima sua cifra a destra le unH& 
necessarie a renderlo multiplo di 3 e terminante per le cifìre 
0^,5 » 0", . . 25 > 0^ . . 75 e si opera nel resto come si è detto. Ad 
esempio voglia costruirsi ang. 103^,372, scriveremo 103*,375 che è 

4eteruìinitbile e sommando con esso ang. 0*»,03125 = -^ diverrà 
aogok) costruibUe 103^40625; lo decomporremo negli angoli 90° -f 

t24®\ 
12*=:-^|-f-P,40625 ; ridurremo quest'ultimo al suo angolo base 

facendo l*»,40635X(2*=:32)=45^ e flnalmenie costruiremo con grande 
approssimazione II riclulesto 103^,372, sopimando il retto eon la 
me.t^ dett^aj^olp 24.* ed U risultato di 5 bisezioni del semiretto. 

Quando poi si vogliano costruiire con rigorosa esattezza angoli 
determinabili o indeterminabili, necessita fornirsi di catene costruite 
come è indicato al (27) per quindi operare come è detto al ('^6). 

5. Eseguire sul terrmo^ o in disegno volate operaaioni tra daH 
iH»ioH ongalarL 

ha operazioni fra $ll angoli si eseguiscono numertcamente tr» 



— 235 — 

ì loro valori, e quindi si costruisce sul terreno o in disegno l'an- 
golo dato dal risultato dell'operazione numerica. 

Riteniamo suffìcenti due esempi per norma degli esercenti, 

1. Si richieda y ^^^ quintuplo di un angolo a dato per dire- 
zioni dei iati. 

Misurato come sopra risulti ang. a — 5°,25. 

5«,25X5 15^ 

Faremo — ^ — = 3^75 = -^r che si costruisce con due bise - 

zioni dell'angolo 15 =: -^. 

2. Domandasi una serie crescente di angoli interi della quale 
sia primo termine ang. 3° e somma dei termini la circonferenza. 

La somma dei primi n nurtierl naturali è s = — ^^-^ = 

= -"2 — , e 2.8 =z rv-j-n {\). I numeri stanno agli angoli corrispon- 
denti come 1 : 3 ; somma assegnata della serie angolare è la cir- 

360^ 
conferenza 360° : quindi 3.s = 360^> s = -3 — = 120^ che sostituito 

— * — i 

nella formula (a) dà 2X120— n +/?, da cui /i = 240 — n ; però, si tolga 

dal 240 il maggior quadrato intero del quale è capace, cioè 240— 

—(2.25=15)=: 15, e questo sarà il numero /idei termini dei nu- 
meri che in ordine naturale danno per somma 120. Triplicando i 
primi 15 numeri in serie naturale ne ricaveremo quello dei quin- 
dici angoli 3% 6^ 9^ 12« . . . . 45° dei quali la somma è 360°. 

Es. II. — Con la catena agrimensoria misurati per 
eaminamento n lati di una poligonale^ t^erijìeare se 
siasi errata la misura degli n — 1 angoli precedenti. 

Dal principio (95) risulta che la somma s degli angoli di una 
poligonale di /i lati è s = nX180°— g+g', essendo g, ^' gli angoli 
che formano due parallele con i lati estremi della poligonale. 

(Flg. 20») Sia 6 origine della poligonale bcef.., h, si formi con l'^alli- 
neamento 6a l'ang. afte arbitrario. Da un punto «dell*allineamento6a 



— 236 — 
sia visibile un vertice h della poligonale. Si ponga un segnale ina 
e si misurino gli angoli hab—p > ahc^q: giunti con la misurazione 
in h, con la direzione ha sì faccia ang. ahi =p, e si misuri an- 
golo ghi=q'. Essendo n i segmenti già misurati della spezzata, la 
somma dei suoi n— l angoli pure misurati sarà s=nX18^*'— ^-f-i?'- 
Se ciò non si verifica la loro misura è errala e dovrà ripetersi in- 
versamente finché non siasi rinvenuto e corretto Terrore. 

2. La poligonale sia nel sottosuolo oin terreno coperto, allora 
si misuri l'angolo afte = g che la direzione dell'ago magnetico forma 
in b col primo lato Modella poligonale, e giunti in h sì misuri l'an- 
golo ghi — (t che l'ago magnetico fa col lato hg. Avremo come 
sopra 8 = nX180<'— g-f g'. 

3. Sìa h origine della poligonale situata in terreno soleggiato, 
e dal punto h non sia visibile alcuno dei suoi vertici. 

Si collochi In h una palina verticale e si misuri l'angolo g/U^q 
che l'ombra proiettata dalla palina sul suolo forma col lato Itg, 
contemporaneamente si osservi sul cronometro per minuti primi 
l'ora k. Giunti in b si collochi una seconda palina verticale e si 
misuri l'angolo mbc = g' che l'ombra di questa forma col lato bc 
e si osservi l'ora te*. 

Le direzioni hi, bm delle ombre delle paline non possono essere 
parallele a causa del tempo te'— te impiegato nella misurazione e 
per il moto solare apparente. Suppongasi tracciata la ba parallela 
alla ft(, l'ang. abm che misura l'inclinazione scambievole delle di- 
rezioni delle ombre hi, bm è espresso in tempo dall'ora te' — te. Dovrà 
perciò ridursi questa misura in gradi e decimali. Il giorno es- 
sendo diviso in ventiquattro ore. l'angolo che l'ombre dì un 
gnomone formano tra loro dal principio alla fine di ora 1 = 60' 

360» 
è ^ = "24 =10". 

Si risolva la proporzione 6(y : 15" : ; te'— te : ang.afcm, nella quale 
sia ad ipotesi te = ore 8, e te* := ore 8.45, ed avremo angolo abm — 

46'X15'' 
— 0„- — gQ — = ang. ll'',25, e perciò angolo abc = abm + mbc — 

■= W, ^-{-mbc = q' ('), da cui come ai precedenti s^nXlSO"— ?+?'■ 



(I) Vedi Parts IV - GrooogoniometriA. 



- à37 - 

4. fJon si dispónga né dell'ago magnetico né del cronoihetrò. 
Allora misurato alPorigine l'angolo abc = q, 1 valori rispettivi agli 
angoli successivi della poligonale dovrà essere In ciascuno decom- 
posto In due parti, delle quali la prima é supplemento della se- 
conda dell'angolo precedente ; faremo cioè ang. abc = gr » ang. e = 
=(1800— a6c)+r ^ ^ng. e=:(180<>— r)+s > ang. / =(180*— s)+< » ang. g= 
(180®— <H--a^. Giunti in h formeremo con rallineamento hi angolo 
ghi = ct — 180® —-ar. Per questa costruzione non necessita dimostrare 
che le ha, hi risultano parallele, e come ai precedenti avremo 

S=:nXl80®— g+^'. 

Es. III. — Ad un segmento inaeeessibile ; tracciare 
delle parallele da punti dati o arbitrari; da punti dati 
abbassare delle perpendicolari ad esso^ ovvero abbassare- 
la perpendicolare al suo estremo^ sulla metà o in altro 
punto visibile dell' allineamento. Tracciare degli allinea- 
menti che formino angoli voluti con quello inaccessibile. 
Misurare guest* allinea mento o dividerlo mediante dire- 
zioni in parti eguali o proporzionali. Compire le stesse 
operazioni se dal punto assegnato rallineamento oltre 
essere inaccessibile sia anche invisibile. 

(Fig. 95«) Siano ma, mb direzioni da un punto arbitrario o asse- 
gnato m a due punti visibìli a, b deirallineamento inaccessibile. Si 
raccolgano in p, q le proiezioni dei punti a, 6 ; si faccia mq' = mq 
ed mp' — mp, e si tracci prolungata la /)'?' che risulterà parallela 
al segmento inaccessibile ab. 

Infatti triangolo p'mq'* = pmq, e poiché il triangolo pmq é si- 
mile al triang. omb (55^ consegue che per la inversione la pV risul- 
terà parallela alla ab. 

Siano g, h prolezioni degli estremi a, b del segmento inacces- 
sibile sulla parallela ad esso df, e risulterà g/t = ab. 

Siano a, b estremi deirallineamento inaccessibile, evidentemente 
le perpendicolari ga. hb elevate alla df parallela alla ab nei punti 
di proiezione g, h, cadono perpendicolari alla ab nei suoi estremi 



— 238 — 
del segmento gh=ab, e la perpendicolare ra cade 
ovvero r' divida il segmento gh — aò in modo 
h : : m : n, & \& perpendicolare r'e' incontra la 
26' i éb : X m ■■ n. 

assegnato del piano, le perpendicolari alle 
zionl su di esse p, q dei punti «, 6 s' Inconti-ano 
|uaie è ortocentro del triangolo amb, e perciò la 
licolare alla ab per il punto assegnato m. 

i uguale ad un voluto angolo s, evidentemente 
ler essere alterni interni gli angoli /?'6, abq' : se 
jale ad un voluto angolo 90° — s sarà angolo 
el triangolo rettangolo be'm gli angoli acuii sono 

dal punto dato del piano a due punti visibili 
>rmano fra loro un angolo ottuso aob, gli stessi 

1 in modo analogo, raccogliendo cioè le proiezioni 
;ui prolungamenti delle oa, ob. 

oa, ob formano fra loro angolo retto, allora le 
;se dei punti a, b s' incontrano nel dato punto o 
ime si è detto, e perciò dovrà tracciarsi una di- 
D punto visibile deira'llneamento ab per operare 
icuto, ovvero ottuso cosi firmato, nel già descritto 

;li stessi quesiti mediante la falsa squadra da 
rbitrario m, si prenda l'apertura dell'angoto amb 
■ezioni ai due punti a, b dell'allineamento inac- 
a in m la perpendicolare mft alla ma, sì per- 

l'apertura alla falsa squadra, finché trovasi un 
ig. ahb = amb, ed allora la direzione hb cade 
) all'allineamento ab. Infatti i triangoli amb, ahb 
ingoio al vertice sono iscrltlibili nello stesso seg- 

perciò il punto h si trova sulla circonferenza 
triangoli; male perpendicolari oift, Wt agli estre- 
,ngolo di un triangolo s'incontrano sulla circon- 

ad esso (:ì9). poiché mh è perpendicolare al 




-m - 

iato ma ed H pimto h trovasi isullà cfrcoDfefeniKA, anche hh sarit 
perpendicolare al Iato ab nel suo estremo. Tracciata pei^ h \sl hd 
perpeniicolare alia hb risulterà parallela aHe ab e facòdlta isti di 
essa le proiezione g del punto a, si opera nel Kstó Còttiè s! è détto 
per la soluzione dei vari quesiti. 

Quando con la falsa squadra si vuole abbassare direttamente la 
perpendicolare sulla metà del segmento inaccessibile ab (flg. 9^) ; da 
un punto arbitrario m^ si biseclii con la mg Tangolo amb fornliato 
dalle direzioni ai due punti visibili a, b dell'aHineaménto ; ed ele- 
vata la mh perpendicolare alla mg, si percorra Anche trovasi un 
punto h che dia ang. ahb =r amb ; la bisettrice hg* deirangolo ahb 
cadrà perpendicolarmente sulla metà del segmento ab 

Infatti, iscritti idealmente i triangoli ahò^amb, di egual base ed 
angolo al vertice, le loro bisettrici ai vertici devono incontrarsi nel 
punto medio d delParco adb sotteso dalla base comune ab: ma il 
triang. rettang. dmh è pure iscritto nella stessa circonferenza della 
quale perciò l'ipotenusa dh è il diametro, e poiché questo ha un 
estremo nel punto medio d dell'arco adb, è perpendicolare alla sua 
corda ab e la divide per metà in r. 

Finalmente quando (Fig. 97*) per un dato punto t {dal quale 
oltre essere inaccessibile è anche invisibile un aUineamento mn) si 
voglia tracciare una parallela, abbassare la perpendicolare o traC' 
ciare altro allineamento che formi un voluto angolo con quello invir 
sibUe ; per il dato punto /, si tracci un allineamento fé arbitrario 
per lunghezza e direzione, marcando il suo punto estremo e, e 
si percorra tra gli ostacoli una linea spezzata qualunque eda 
della quale senza segnare o misurare i segmenti, si annota il va- 
lore degli angoli successivi dalla stessa parte del segmento inac- 
cessibile mn ; e ciò finché si raggiunga un punto a dal quale sia 
visibile il segmento mn e che si trovi sul suo prolungamento. Si 
misuri l'angolo dab = q' che l'ultimo segmento della spezzata fa 
con la direzione mn, ed allora per quanto si e detto al (95), se n 
è il numero degli angoli, compreso quello 9' ed s la loro somma, 
si formi in/, coll'allineamento /e, un angolo efh^qri^iSO^ n — É^ 
e la direzione fh risulterà parallela al segmento inaccessibile mn. 



— 240 — 

tJna perpendicolare qualunque alla /A, parallela ad mn, risul- 
ìerà anche perpendicolare a questo allineamento; e qualsiasi alli- 
neamento /e il quale formi con la /A un voluto angolo s, forma in 
senso inverso lo stesso an^lo col segmento Inaccessibile mn o col 
suo prolungamento. 

Es. lY. — Dato sul terreno un triangolo in parte o 
del tutto inaceessìbile^ determinare alcuni dei suoi punti 
notevoli (31) mediante la falsa squadra. 

1. Domandasi il centro del triangolo ahb del quale è accessibile 
la base ab (Fig. 98» a). 

Negli estremi a,b si elevino le perpendicolari ai lati ad incon- 
trarsi in d. Il punto d è sulla circonferenza circoscritta al triangolo 
ahb ed il suo centro sarà l' incontro e delle perpendicolari elevate 
alle bd, ad nei loro punti medi m, n, ovvero V incontro e della di- 
rezione dh con una delle dette perpendicolari. 

2. (Fig. 98* b) Nello stesso triangolo determinare centro, orto- 
centro, incentro, baricentro ed excentro corrispondente al lato ac- 
cessibile ab. 

Nel triang. ahb avremo ang. /i = 180^ — a + &. 

Si formino con la base ai suoi estremi ang. bac — abc = 90**—// 
e come dal (41) risulterà e centro del triangolo. 

In a, b si formino coi lati ang. hao = hbo = 90^ «— /i e come 
dal (46) sarà o ortocentro del triangolo. 

Evidentemente le bisettrici degli angoli a, b alla base danno 
V incentro i del triangolo. 

Sia m punto medio della base ab, e p proiezione su di essa 

mp 
del vertice h, si faccia segmento mr ^i-^^ y ed elevata alla base la 

perpendicolare r^ ad incontrare la direzione mh in ^. sarà ^ baricentro 

del triangolo, poiché sappiamo che sulla mediana hm la distanza 

2.hm 
hs del vertice h al baricenti-o ò g . 

Finalmente le perpendicolari alle bisettrici ai^ bi nei vertici a^ b 



_^4l - 

clanYio còl loro incontro e l'excentro relativo al lato ab del trian- 
golo ahb, 

3. Essendo accessibile un solo vertice determinare il centro del 
triangolo. 

(Fig. 98» e) Dal vertice accessibile b si tracci parte della per- 
pendicolare bm al lato inaccessibile opposto. Si faccia angolo 
hbc = abm, si elevi bd perpendicolare alla bh e si percorra con l'a- 
pertura dell'ani, dbc finché trovasi un punto che dia angolo 
hdb = cbd : l* intersezione e delle rf/i, bc è il centro. 

Infatti, il triangoto deb è per costruzione isoscele, quindi de=bc, 
ma per l'angolo retto dbh l'angolo dbc =r 90° — cbh, e nel trian- 
golo rettangolo dbh l'angolo bdh := dòe = 90° — bhc, quindi hbc — 
= bhc, ossia ch^cb^^ ed sono raggi di un circolo di centro e il 
q uale è quello circoscritto al triangolo ahb, 

4. (Fig. 98* d) Determinare il centro del triangolo essendo questo 
accessibile al solo porta segnale. 

Come all'Es. HI si tracci la direzione perpendicolare sulla 
metà del lato ab del triangolo ahb, e ad essa si tracci un allinea- 
mento perpendicolare indefinito fg sul quale si marcano In /, g le 
intersezioni delle direzioni ha, hb ; in questi punti si elevino alle 
dette direzioni ad incontrarsi in s le perpendicolari /s, gs. e si faccia 
fissare il segnale nell'incontro e della mo con la direzione sh, che 
sarà il centro del triangolo ahb. 

Infatti per essere rettangoli, i triangoli hfs, hgs sono iscrlttibllì in 
un circolo del quale l' ipotenusa comune sh è diametro. Per essere 
triang. ahb simile a quello fgh la sh è anche sulla direzione del diame- 
tro del circolo circoscritto al triangolo ahb ; ma in questo triangolo 
la mo perpendicolare nel mezzo del lato ab passa per il centro, il 
quale ò di conseguenza V incontro e della mo con la direzione sh 
del suo diametro. 

5. Essendo accessibile un vertice b del triangolo bad determi* 
narne V ortocentro (Fig. 99*). 

Si raccolga in h la proiezione del vertice a e si tracci la dm 
perpendicolare al lato inaccessibile ba, evidentemente l' intersezione 
o è Tortocentro del triangolo. 



i accessibile la base db, sì elevi a questa la perpen- 
punto h proiezione del vertice a, e si faccia angolo 
z, fatto ho = h$ sarà o ortocentro. 
inoisibiU i nertici del triangolo dalle rispettioe proie- 
eterminare queste proiesioni. 

Dal lato ab sia invisibile il vertice h, si elevino alle 
r dei lati nel vertici a, b le perpendicolari ad incon- 
ìuxiia trìang. amb = anh, si abbassi per m alla ab 
re mp raddoppiandola In pò, sarft p proiezione del 
e h sulla ab, e le bo, ao prcduogate daranno le proie- 
ttici b, a sui lati opposti. 

unto n è sulla circonferenza circoscritta al triangolo 
lametro di essa. Per essere triangolo amb =• anb 
m trovasi sullft detta circonferenza ed in questa 1 seg- 
1 sono corde, e perciò ang. ahn ~ bhm ; pertanto 
quindi ahn e derivato inverso e bhm derivato di- 
ì h (45), ossia la mh è perpen<licolare alla ab, e p 
vertice h sulla ab. Per essei-e pò =pn sarà o orto- 
golo ahb (48) e perciò le ao, bo cadono perpendicolari 
e danno su questi le proiezioni e, q dei vertici a,b. 
kIo si elevi ad ab la perpendicolare rg ad incon- 
i rg si elevi in g la perpendicolare sf ad incontrare 
' si abbassi /r" perpendicolare alle ab e si determini 

sulla a6 delvertice invisibile /i facendo bp= ar'A-i tr 

ciata idealmente la hp. per i triangoli simili avremo 

bh e e^f : ah : ; ar' : ap » òg : bh : : br : bp, quindi 

abX^r 
bp e ar'-\-br : br : : apf-pb ; pb, da cui pb~ „^,\ t ' 

- Misurare la distanza di punti inacces- 



retto bcs sia decomposto in duennesimi dalle cm, 
ono calcolarsi 1 segmenti di queste bisettrici Buc- 
asi tra il vertice e ed una parallela «/t al lato co del 



1 



1 (T»T. M) 

Oistuoe date dalle bisettrici dei resto di lata 1 


- 

ANGOrJ 


DISTANZE 


scm = 45^0000 
Hcr — 67^5000 
Mcg ^ 78^7500 
sch ±z 84^3750 
sci 87^1875 

> » > 

l 


9m — m.l. 1,0000 
8/- = » 2,4142 
«^ — > 5,0273 
sA = > 10,1530 
si :^ > 20,5011 
> > » » » 1 



— 243 — 

retto, e da queste dedurne le distanze sm, ?/i «p . . . . dei loro e- 
stremi dal punto di stazione 8. 

Infatti sia cs=l : essendo per ipotesi ang. scm=»45^ s^rà 8m=««c==-l. 
Dalla (Eserc. I, 2®) sappiamo che mf^mc, gf^fc . . . ecc. Nei trian- 
goli rettangoli rase, fsc, gsc abbiamo sm = 1, mc= v 2, > /s :z= 
K 2 + 1 » flrs =/c+/s = K v/(2+l)'+l + ^^"2" +1, e così prose- 

guendo se ne formi la tab. m 
come a lato, nella quale il 
valore degli angoli succes- 
sivi è dato dalla somma 
a due, a tre, a quattro ad n 
dei duennesimi del retto, e 
però sono facilmente co- 
struibili come è detto alla 
(Es. I, 4«). 

Le distanze metriche in numeri decimali possono moltipllcarsi 
successivamente per 10 mediante il trasporto a destra della virgola. 

a) 1. Ciò posto dalla stCLSione s e sulla direzione sm, si voglia 
fare collocare alia distanza di m.l. 754,65 un segnale fe. 

Moltiplicando per 100 le distanze della tabella m abbiamo 100 M == 
= m.l. 1015,30, lunghezza alla quale corrisponde angolo sch «« 

= 84^375. Si risolva la proporzione 1015,30 : 100 : : 754,65 : x da cui 

754,65 X 100 
^ ^ — 1015 30 — ^ '^•'- "74,327. Si elevi alla direzione sm la perpendi- 
colare «e, e su di questa si determini sp="ml. 74.327. Si faccia in p 
angolo «pte==84°,375 e l'incontro /e degli allineamenti /)te, sm prolun- 
gati, danno sk = mi, 704,65. 

b) Inversamente si voglia misurare la distanza dalla stazione s 
di un punto k . 

Costruito sul terreno Tangolo sch = 84°,375 si prende la sua 
apertura con la falsa squadra, si eleva alla direzione sk la perpen- 
dicolare se, e si percorre con la falsa squadra in modo che una 
delle linee di mira sia diretta al punto s, e ciò finché in un punto/), 
Taltra linea di mira incontra il punto k. 



- è44 — 

Si misuri accuratamente e si trovi sp, mnl. 74,32*7. 

Si risolva la proporzione 100 : 1015,30 : : 74,327 : sk, da cui sk — 

1015,30 X 74,327 
= Yqq mi- 754,65. 

2. In campo aperto misurare la distanza di un punto e da altro 
inaccessibile b. (Fig. 101*). 

Per il punto e si traccino ad arbitrio due allineamenti fra loro 
perpendicolari, sui quali si raccolgono in a, d le proiezioni rette del 
punto inaccessibile Fj. Avremo distanza cb = ad. 

Infatti nel rettangolo abcd le diagonali sono fra loro uguali. 

3. Sia 8 punto di stazione, x punto lontano (Fig. 102*): si tracci 
un allineamento sp che formi con la direzione sx un angolo acuto 
tanto più prossimo al retto, quanto maggiore è la distanza del punto 
X ; sia /> proiezione retta del punterei? sulla sp, e sia o proiezione del pun- 

8 

Sp 

top sulla direzione sx, sarà distanza sx = ^ 

Infatti i triangoli rettangoli spx, sop, aventi comune l'angolo 

2 

Sp 

acuto s sono simili onde sx : ps : : ps : so ossia sx rr ^ 

4. (Fig. 95«) Vogliasi la distanza di un punto m da due punti 
a, b inaccessibili. 

Sulle direzioni ma,mb si raccolgono le proiezioni p, 7 dei punii 
a, b ì triangoli rettangoli aprn, bqm sono simili [ er avere comune 
Pangolo acuto m quindi ma : mp : : mb : mq da cui 

mpXmb ^ maXmq .^ . 

ma = — — — i^mb ^ — — — e perciò misurata come al prece- 
dente la distanza ma di uno dei due punti, se ne ne ricava nel 
descritto modo quella dell'altro. 

5. (Fig. 95*) Nella misura di un segmento ab veduto a distanza, 
quando si possono raccogliere le proiezioni g.h dei punti a,b sopra 
una parallela qf al segmento inaccessibile, come vedemmo allo 
Es. Ili, si ottiene direttamente gh- ah, 

6 (Fig. 95*) Quando ciò non sia possibile (Fig. 103«) si traccino 
come air Es. HI le db, fm perpendicolari all'estremo ed al punto 
medio del segmento inaccessibile ab, ed all'altro estremo a di que- 



' \ - . - - ^ 

1 



— 245 — 

sto si diriga una trasversale da che incontri le due perpendicolari. 

Sarà ah V 2,ah X cd^- V 2 (dc-{-ch )Xcd 

Infatti, per essere fm parallela alla db per il punto medio della 
ab, risylta e centro del circolo circoscritto al triangolo rettangolo 
abd, del quale ed è raggio. Si raccolga in h la proiezione dell'e- 
stremo b sulla da ssLìkah^- de + eh, e conne dal (91) ab ----^ 

^' Y 2Xdc-\-chyK ed. Cosi numericamente risulti crf^m.* 10 e c/i =: 
=: m.'2.25 ossia ah= m.* 12.25 e 2a/i = mJ:5, quindi sarà ab = 

= K 2 ahXait z:= Y 2ò;><,\0 = K 250 -= m,^ 15,81. 

7. (Fig. 104'') Si tracci un allineamento arbitrario mp. Si rac- 
colgano sopra questo le proiezioni rette m.p de;;li estremi rt, b del 
segmento inaccessibile : per il punto m si tracci la parallela mg 
alla ab. Si prenda sulla mp un segmento arbitrario me, e si rac- 
colga in d sulla parallela alla ab la prolezione retta del punto c; 

mp 
misurati i segmenti me, mp, md sarà ab = mdxcm 

Infatti, descritto il circolo di centro e e raggio em, risulta dm 

semicorda nel detto circolo; ma la corda mg è parallela ad ab-, e 

come si deduce dal (91) avremo, ab X 2.mdxem =- 2,mp e dividendo 

mp 
per 2 sarà ab x (mdxcm) — mp ; ossia ab -- fj^^y^^ 

8. (Fig. 95*) Alle direzioni ma, mb si elevino le perpendicolari 
mg, m/i, si prenda con la falsa squadra l'apertura dell'angolo amb, 
e si percorrano le perpendicolari finché si rinvengono sotto le lìnee 
di mira simultaneamente i punti a, b, si marchino 1 punti g, h e sarà 
gh = ab. 

9. (Fig. 105*) Si scelga un punto s dal quale siano visibili gli 

estremi a, b deirallineamento inaccessibile. Si traccino le direzioni 

«a, sb ed una terza sW che faccia angolo più o meno acuto con le 

due prime. Si raccolgano sulla sh* le proiezioni h, K dei punti a, b, 

e sulle direzioni sa, sb in k, /e' le proiezioni dei punti A, h\ 1 trian- 
goli rettangoli sha, skh per aver comune l'ang. acuto s sono simili 

hkxsh k'h'xsh' 

onde come si A detto fta= —^ — , e distanza AV> -- — ^;»^ — .Sia ab- 



— 246 — 

bassata idealmente bm perpendicolare alla ha; nel trìang. rettan- 



= V ^» 



golo amò sarà ab= v ma-\-mb\ pertanto mb=hh' ed ma=ha—Kb 



^\/hk 



quindi ab^ ^ hh! -\- ha^h^b) 

Es. VI. — Determinare in vari modi restremo della 
corda bisettrice di un vertice di un triangolo. 

In un triangolo diciamo corda bisettrice di un veri;}ce il seg- 
mento delia bisettrice dell'angolo in quel vertice compreso dentro al 
circolo circoscritto al triangolo. 

(Fig. 106*) Nel triangolo ahò si voglia determinare l'estremo d 
della corda bisettrice hd al suo vertice inaccessibile h. 

1. Avremo ang. A = 180® — (a+*)- Agli estremi aò della btóe 

ahb 
SI facciano con essa ang. bad = abd^^ e risulterà d estremo 

della corda bisettrice del vertice h. 

Infatti la bisettrice hd dà arco da = db, quindi angolo dhn =r 

ahb 
= dhb = '-2 "^ ^^^ = ^^^ come misurati da arbhi uguali. 

2. Si elevi la perpendicolare md sulla metà della base ab e si 

ahb 
faccia ang. mbd== -g"' ^^^ evidentemente d estremo della corda 

bisettrice del vertice h. 

3. Si elevi la perpendicolare me sulla metà della base ab, e si 
formi con la base ang. bac = 90* — ahb. Sarà e centro e ca raggio 
del circolo circoscritto al triangolo. Si faccia ed = ca. evidente- 
mente d estremo del raggio ed perpendicolare alla base ab è sulla 
metà dell'arco adb e perciò anche estremo della corda bisettrice 
del vertice h. 

4. Per la metà della base ab si tracci la perpendicolare crf, e 
da un suo estremo a, si tracci parte della perpendicolare ae al 
lato bh ; si formi col lato ah angolo hac = bae : il secondo di que- 
sti è derivato diretto ed il primo derivato inverso del vertice a nel 
triang. ahb, e perciò le ac, de determinano col loro incontro il 



— 247 — 

centro e del triangolo, quindi fatta cd = ca raggio del circolo cir- 
coscritto, risulterà d punto estremo della corda bisettrice al vertice h. 

5. (Fig. 107*) Si elevi of perpendicolare : in a alla direzione ah, 
si elevi nel mezzo della base le perpendico'are md-, si formi con 
la base ang. bag = 90° — hba-^ si tracci la bisettrice deirang. gaf, 
e rintersezlone d di questa con la md sarà estremo della corda 
bisettrice al vertice h. 

Infatti tracciata idealmente la hg perpendicolare alla base ab, 
sarà ang. bhg ^-- bag ^W — hba, quindi ang. bhg è derivato diretto 
del vertice A, del quale ang. ahg è derivato inverso : poiché per 
essere retto l'angolo haf V ipotenusa fh è diametro del circolo 
circoscritto al triang. ahb- da ciò bg = of, ossia la bisettrice ad 
delPang. gaf come anche la perpendicolare md sulla metà della 
base s' incontrano nel punto d deiParco adb punto estremo della 
corda bisettrice al vertice A. 

6. Si elevino ad incontrarsi in / le perpendicolari af, bf alle 
direzioni ah, bh sui loro estremi a, b: sulla metà della ab si elevi 
la perpendicolare md ; per / si abbassi alla md la perpendicolare 
/ar raddoppiandola in :sg; si tracci la bisettrice ad dell'angolo gaf, 
e l'intersezione d della ab con la md per il già detto risulta estremo 
della corda bisettrice dal vertice h. 

7. (Fig. 108«). Sì traccino indefinite le bisettrici ak, br degli 
angoli a, b, del triang. ahb, e nei punti medi o, n dei segmenti di 
queste bisettrici tra i vertici a, b e V incentro i si elevino ad esse 
le perpendicolari, queste s'intersecheranno nell'estremo d della 
corda bisettrice del vertice h. 

Infetti per le bisettrici ak, br nel circolo circoscritto al triangolo 
sarà arco kb = kh, ed arco ra = rA ; e supposta hd bisettrice del 

vertice h sarà anche arco da = db. Da ciò arco ai+ hk =^ bd -\- bk. 

ad + hk 
Nel triangolo adi trovasi angolo aid =-^ arco — ^ , ed angolo 

^ . bd + bk 

dm -== arco — g — » Quindi angolo aid =- dai, ossia il triangolo adi 

è isoscele e da^ di, ma da = db e perciò anche il triangolo bdi è 
isoeeele e cooseguentenaente le perpendicolari nei punti medi o, n 
<}eUe rispettive basi, s'incontra^no nell'estremo del lato comune id 



— 248 — 

che è distanza fra V incentro i e l'estremo d della corda bisettrice 
dal vertice h. 

8. (Fig. lOd*). SI prolunghi il lato hb, SI tracci nel vertice a la a^/ 
parallela alla kb, si bisechi con la qf l'angolo fwtg ; si elevi la 
perpendicolare md su' la metà della af, e la pd perpendicolare 
sulla metà del segmento bf\ l'incontro d di queste perpendicolari 
è estremo della corda bisettrice del vertice h del triang. ahb. 

Infatti per la bisettrice q/ abbiamo ang. gqf^fah, e per le 
parallele ag, hb anche ang. gof = qfh, onde il triangolo ahfdì ver- 
tice /i è isoscele, e perciò la bisettrice da questo vertice coincide 
con la perpendicolare elevata dal punto medio m della sua base 
qf. Msi hf= ha e bf^^ ha -^hb, pertanto dal (92) sappiamo che 

Pestremo d della bisettrice del vertice h si trova nell'incontro della 
perpendicolare alla metà della base con quella elevata sulla metà 

della differenza dei lati ha, hb quindi, ecc. 

9. In altro modo. Si prolunghino i lati ha, hb ; si tracci ag pa- 
rallela ad hb\ e si elevi of perpendicolare in a alla bisettrice am' 
dell'angolo ;sag, e l'incontro d* delle perpendicolari elevate dai punti 
medi dei segmenti af, bf sarà evidentemente estremo della corda 
bisettrice al vertice h, 

10. (Fig. HO») Quando del triangolo aa;b sia data la base ab 
ed i prolungamenti af, bs dei lati, e che sia invisibile il vertice a\ 
allora tracciata per a la ah parallela alla bs, e preso segmento 
ah-^nfsì tracci Is^fhg: evidentemente il triangolo /^^ risulta iso- 
scele, e perciò la perpendicolare nel punto medio n della sua base fg 
passerà per il vertice invisibile x e sarà bisettrice in questo ver- 

fah 
tice. Nel triangolo /rgr ang. x=fah, si faccia m b angolo abo=r^-^ 

e risulterà o estremo della c«)rda bisettrice del vertice invisibile x. 

11. (Fig. HI*) In altro modo sia l'incontro e delle bisettrici 
degli angoli formati dai prolungamenti dei lati del triangolo agb 
con la sua base ab, sarà e excentro corrispondente alla base. Il 
centro d del triangolo aeb è anche punto estremo della corda bi- 
settrice del vertice g del triangolo agb. 

Infatti si determini il centro d del triangolo aeb s' iscriva il 
triangolo, e per il vertice e si tracci prolungato il diametro ediche 



— 249 — 

passerà per il vertice g del triangolo agb, poiché tracciate le corde 
m', bi, i triaÈngoii eaU eòi iscritti nei semicircoli d sono rettangoli, 
ma le ae, be sono bisettrici degli angoli bak, abf, quindi le ai, bi 
sono bisettrici degli angoli rispettivamente adiacenti bag, abg. Con- 
segue che restremo i del diametro et è incentro del triangolo agb^ 
e la direzione ei che passa per l'excentro e e per V incentro i in 
referenza al vertice g del triangolo agb, è bisettrice del vertice g e 
passa per esso. 

12. CFig. 112*) Si elevino in a, b le perpendicolari alle direzioni 
ah^ bh dei lati del triangolo ahh. Sì bisechi l'angolo bfe che esse 
formano in opposizione al triangolo ahb, e si raccolga sulla bi- 
settrice la proiezione d del vertice A, sarà d estremo della corda 
bisettrice al vertice h. 

Infatti iscritto il triangolo e tracciato il diametro //i e la gh, 
perpendicolare alla base ab, per il più volte detto angolo bhg=-àhf. 
Il triangolo fdh è rettangolo per costruzione, e poiché la sua ipo- 
tenusa hf è diametro il punto d trovasi sulla circonferenza. 

Il triangolo efo é isoscele, per avere la bisettrice al vertice/ 
perpendicolare alla base oe\ quindi eiUg. feo=foe=hob \ e perciò nei 
triangoli rettangoli hae, hbo essendo angolo ae/i=6o/i anche ang. a/i«!?= 
= hhe, ossia la dh é corda bisettrice del vertice h nel triangolo ahb. 

Es. VII. — Mediante V estremo della eorda bisettrice 
dell'angolo di un triangolo misurare i lati formanti 
queir angolo. 

(Fig. 106») Determinato l'estpemo d della bisettrice al vertice h 
del triang. ahb, si prolunghi uno dei suoi lati hh-, si raccolga in p 
la proiezione del punto d. Si faccia prri* ^pbe dal punto d si faccia 
segnare 11 punto /sotto YsiUg. pdf = pdh, e sarà/6 = ?ia t^fnC ==■ hh. 

Infatti pf===ph, nia come dal (92) ph è semisomma, ph semldif- 
ferenza dei lati ha, hb-, e da ciò fp -\-pbr=ah e /m' =/p — p6 = hb. 

I vari modi di determinazione dell'estremo della corda biset- 
trice al vertice di Un triàngolo, svolti nella precedente offlrono, come 
dall'esposto esempio, molti mezzi per misurarne i lati finché il trian- 
golo sa in parte accessibile: la stessa corda bisettrice e talora un 
frammento di questa, permettono anche di misurare i lati di un 



— 250 — 
Gu;cessìbile, o de) quale solo stano accessibili frammenti 
i come dai seguenti esempi. 

ì') Sia inaccessibile il trian^ ahb. Sia g l'intersezione 
idicolari agli estremi dei lati ha, hb del triangolo. Sia 
e della perpendicolare alla metà della base inaccessi- 
■ercorra la dm finché trovasi ilpuntorf dal quale angolo 
jarà. d estremo della corda bisettrice al vertice A; pol- 
tro g delle perpendicolari è sulla circonferenza clrco- 
iangolo ahb, e per essere angolo adb = agb, anche il 
;ulla circonferen7A e nella meià dell'arco sotteso dalla 
)uindi prolungato il lato hb, raccolta la proiezione p, e 
unti/, s sotto gli angoli pdf = pdò * pds = pdk, risulterà 
edsp—pf^fib. Elevata alla dm in d la perpendicolare 
lu questa la proiezione A' del vertice a, risulterà 

114*) Operando dentro l'area del triang. ahb del quale 

isiòili i vertici, misurarne i lati. 

di noti si tracci la bisettrice mh di un vertice. 

qb 

ìmq perpendicolare alla mh e perciò ^m = -g 

lunto m e per quello medio o di mq si traccino come 

è detto, le parallele nr,m8 al lato ha; e quelle mp, ru 

Essendo hb=.hq risulta qa= ha — hb ; per la mp paral- 

qa ha~hb 
dal punto medio m della g\ risulta qp ^-^^ — g — ■ 

— . perIeparaH.mp,n;7dei punti medioedestremodella 

ho Afl + hb. 
3p=:-2 = — 4 Da ciò si ricava lato ah—2.gp-\-pq > 

=. 2.sp — pq e lato ab=4.r8 inquantoché per essere 

ab 
sulla r« = -j- 

tesso quesito quando uno dei lati ab del triang»to ahb è 

accessibile (Fir. 115«). 

te I segmenti sp, pq sì calcolino come sopra i lati ha, hb, 



• — 251 — 

per il lato inaccessibile ab si tracci la fra? bisetirice al vertice- b. 

Idealmente sia ha' r= ha ed a'd parallela alla b./^: dal (94) rilevasi 

t 

rtìì 

c\\e ab -^ bh =: j^ ove nel caso le lunghezze ah^hd sono incognite; 

però possiamo determinare hd per dedurne ah, poiché nei trian- 
goli simili a'hd, bhx conosciamo i lati ha\ hb ed anche hxz=:hz-\-zxz:z. 

ah4-hb 
= — 2 — 1 ^'^' ^^^ posto, per la proporzione hb : ha"* : : hx : hd 

2 _2 

ha^ y,hx ah ah 

trovasi hd = — j^ — : ma ab -\-bh — j^ quindi ba^j^ — hb 

4. Nel caso in cui del triangolo sia accessibile un lato, il pro- 
lungamento degli altri due ed il resto sia invisibile; come quando si 
opera in un'area recinta da muro/6a/c (Flg. HI*), e vogliono misu- 
rarsi i lati invisibili ga, gb del triangolo, allora si determini Te- 
stremo d della corda bisettrice al vertice g, come è detto alla E?er- 

cit. VI, 10), nonché il punto k sotto l'angolo hdk zr hdp, e risul* 
lerà evidentemente ah =gb > kh — haz= ga. 

Si vede dalle precedenti che la corda bisettrice di un vertice 
permette le costruzione di segmenti uguali ai lati di un triàngolo 
talché questo si misura e può ricostruirsi senza ricorrere alla mi- 
sura e riproduzione dei suoi angoli, ciò che diminuisce la proba- 
bilità di errori, ma la geometria offre altri modi per rilevare i 
triangoli senza misurare i loro angoli, e siccome la misura dei poli- 
goni si riduce a quella dei triangoli nei quali si decompongono 
mediante le diagonali da un vertice, cosi non crediamo superfluo 
il destinare la seguente esercitazione nel ricordare taluni dei detti 
modi. 

Es. Vili. — Misurare sul terreno del triangoli in parte 
o in tutto inaccessibili^ coi metodi del triangolo simile^ 
del rovesciamento^ della riproduzione^ del calcolo delle 
distanze ecc. 

1 (Fig. 95*) Sia accessibile il vertice m del triangolo amb, si ele- 
vino le mh, mg rispettivamente perpendicolari ai lati m«, rnb, e sj 



— 252 — 

percorrano finché si trovano i punii /?, g dai quali abbiasi àngolo 
ahò = amò == ago. Sappiamo che le ga, hh saranno ambedue per- 
pendicolari alla ab nei suoi estremi, quindi gh^ ab e parallela ad 
essa ; e triangolo p*mq^ simile ad amb. Da ciò si ottiene la misura 
dei lati del triangolo amb mediante i rapporti gh ; pq^ : : ma : 
: mp' : : mb : mq\ 

Gli angoli del triangolo amb sono dati da quelli del suo simile 
p^mq\ 

2. (Fig. 116*) Sia accessibile la base del triangolo ahb, le per- 
pendicolari bo, ao agli estremi dei lati sono corde del circolo cir- 
coscritto al triangolo; e perciò dai punti medi m, /i di queste elevate 
ad incontrarsi in e le perpendicolari alle oa^ ob, il triangolo mcn 
risulta simile a quello a/zb ed i lati del primo stanno agli omologhi 
del secondo come 1:2. 

3. Sia invece inaccessibile il triangolo ahb ; tracciate da distanza 
le perpendicolari agli estremi dei suoi lati ad Incontrarsi in o ; si 
segni la />/)' parallela alla ab (Es. IFI), marcando le proiezioni p,jD' 
degli estremi a, b della base ; a partire da o si determini un seg- 
mento oar' che stia ad op" in un voluto rapporto m : m; si elevi 
in s'* la perpendicolare ad incontrare in ò' la ob. Si tracci ò'a' pa» 
rallela alla pp\ Si elevino in b\ a* alle ob, oa le perpendicolari ad 
incontrarsi in h\ evidentemente il triangolo a'/iW è simile a quello 
ahb ed i lati del primo stanno agli omologhi nel secondo come 

min, 

4. (Fig. 117») Misurare il triangolo abd, del quale è accessibile il 

vertice a mediante il suo rovesciamento. 

Elevate nel vertice a le perpendicolari am, an ai lati ab, ad, 
da un punto arbitrario m dalla perpendicolare al lato ad, e sotto 
Pangolo amd' = amd si segni il punto d\ Da un punto arbitrario n 
della perpendicolare an al lato ab sul suo prolungamento, sotto 
Pangolo anB* = anb si segni il punto b\ Evidentemente 11 triangclo 
ad^ff r: adb. 

5. (Fig. 118») Sia inaccessibile il triangolo, si prolunghino per 

intraguardo in b'*^, d \ i lati ab, ad del triangolo inaccessibile abd, 

ed !n punti arbitrari e, e' elevate ai prolungamenti le perpendico- 
lari, da un punto qualunque o di quella alla direzione da si se- 



j 



— 253 — 

gnìno su questa i punti a% dC sotto gì» angoli coa^ = eoa » codP '= cod. 
Da un punto arbitrario o' della perpendicolare alla direzione ba si 
segnino i punti a'% 6" sotto gli angoli €'*à*à^'' — &o*a, e c'o'6'* = cV6 : 
evidentemente risulta a^d* ^ad% a^b" « ab, perciò in uno dei modi 
noti fatta tì'6' parallela ed uguale ad a'^b** evidentemente sarà triah- 
golo a^b'^iP rz abd. 

6. (Fig. 119*) Riprodurre il triangolo inaccessibile abh mediante 
le proiezioni rette dei suoi vertici. 

Si elevi una perpendicolare dp al prolungamento di un Iato bh 
del triangolo inaccessibile, e sulla pK perpendicolare alla dp si rac- 
colgano in s\ b\ K le proiezioni del vertici a, 6, h. Sia Vk perpén* 
dicolare al prolungamento del lato ba^ ad incontrare la at^ si elevi 
b'a' perperdicolare alla 6'/c; risulta evidentemente triang. cCVìfC=Hibh^ 
inquantochè i due triangoli avendo lato ab = a^V e parallelo ad 
esso e lato bh = VW e parallelo ad esso, hanno anche angolo 
abh = a'6*/i' ecc. 

7. (Fig. 120*) Essendo accessibile la base ab calcolare i lati dd 
triangolo ahb. 

In uno dei modi svolti allo Es. IV si determini il centro e del 
circolo circoscritto al triangolo. Sia q proiezione del vertice h sul 
raggio cb e sìa p proiezione dello stesso vertice sul raggio o dia- 
metro ca, ed avremo hb^V 2.bqXcb '% ha^v 2.ap X cb 

8 Nella prolezione s del vertice h sulla base ab si elevi la per- 
pendicolare. Si faccia ad incontrarla ang. abo =^90^ —bah e si tracci 
la ao. Il punto trovasi sulla circonferenza circoscritta al triangolo 
ahb ; e però il triangolo hbo iscritto in essa da bh X bo ■^- 2Jjs,r es- 
sendo r raggio della detta circonferenza. Si determini e misuri come 

sopra il raggio r='cb e sarà hbxbo-^ 2J)S X bc, ossia hb-=^' — j^ — 

2asx bc. 
ed analogamente ha ^ — 

9. Calcolare i lati del triangolo inaccessibile abd (Fig. 121^). So-» 
pra un allineamento arbitrario a'd\ siano a\ b\ d*, proiezioni rette 
dei vertici del triangolo. Come alPEs. V, 3% si misurino le distanze 

2 2 t 



à^h bh^ d^h** 

aaK 66' dd? ; ossia art' ^ 'cùd^^^'^b&^ ^^ ^ dV^ » ^^ ^^' ^* ^^^^ 



- 254 — 

ab = K flW^*+(aa'— 66')' > ad = K a^*+(a'«— dcP)* > bd zr 

- K 5^'+(d'd— 66')*. 

10. (Fig. 122») Misurare un triangolo afb deZ goate é praticabile 

un lato ab e suo prolungamento. 

Si prolunghino il lato afìn m ed a6 in g. Si cerchi sulla direzione ab 

barn 
un punto d che dia ang. «c/f^— 2", ed un secondo punto g che 

abf 
dia ang. 6^/ = -g". I triangoli /ad, fbg risultano isosceli avendo 

per costruzione alla base angoli metà dei supplementari ai rispet- 
tivi vertici, e perciò i segmenti ab, ad, bg sono rispettivamente uguali 
ai tre Iati del triangolo abf. 

11. DaW interno deWarea misurare i lati di un triangolo del 
quale sono inaccessibili i vertici. 

(Fig. 123*) Nel triangolo adb elevate alle direzioni db, da le per- 
pendicolari mo, no in modo che la mo sia diretta al vertice b, . 
si faccia con una perpendicolare fé alla direzione ab, un angolo 
feb =r nob, si prolunghi la be, si percorra finché si rinviene un punto e 
che dia ang. bea— 2/eb. Si abbassino da e alle direzioni del lati 
le perpendicolari eh, cp, ck, ed avremo ab = 2,pk > ad=2.hk > 
> db=> 2ph. 

Infatti, per essere dbm, aòc angoli derivati inversi del vertice b 
la be passa per il centro del circolo circoscritto al triangolo adb ; 
ma il triang. acb è isoscele, quindi e è il centro, e le perpendico- 
lari da esso ai lati danno i loro punti medi h, k, p\ pertanto le 
congiungenti i punti medi dei lati di un triangolo formano un se* 
condo triangolo simile che ha i lati omologhi metà dei primo, 
quindi ecc. 

Se il terreno molto imbarazzato non permette la misura diretta 
dello distanze fra i punti medi dei lati, si calcoli nel modi noti il 

rap:gÌo cb ed avremo evidentemente ab —2 y cb^ — eh i^ bd :=: 

^2. |/d/-cfc' >ad ^2 v7b^—cp\ 

Nella pratica interessa talora la costruzione di un triangolo al 

pari della sua misura, perciò crediamo proficuo ricordare nella 

seguente esercitazione alcuni modi di costruzione di un triangolo. 



255 



Es. IX. — 1. (Fig. 124*). Dato un lato e due dei S 
elementi triangolari di un tertiee (42-43) eostruire il 
triangolo. 

Nel triang. ahb sia data la base ab ed i derivati del vertice. 
Le perpendicolari am, bn agli estremi della base, danno ang. nbh = 
= D, , ed ang. mah = ì^ : ovvero si faccia ang. abh = 90^ — D^; 

ed ang. bah = 90^ — ^^^ • ®d in aoìbedue i casi il triangolo ahb è 

il richiesto. 

Infatti nel primo caso, sì abbassi dal vertice la perpendicolare 
hk e come alterni interni ang. khb = hbn mzt)^ € angolo kha ^ 

2=z ham = I. . 

h 

Nel secondo caso nei triangoli rettangoli hkb, hka avendo co* 
struito in a, 6 gH angoli complementari di quelli assegnati come 
derivati del vertice ^, evidentemente questi sono i richiesti. 

2. Siano dati uno del lati hb ed i derivati del vertice h. Si formi 
Tang. h con la somma bhk + kha degli assegnati derivati, e deter- 
minato il lato hb, si abbassi bk perpendicolare alla hp ad incon«« 
trare la ha : ovvero si faccia ang. hbk = 90** — D, ad incontrare 

la ha ; in ambedue i casi il triangolo ahb è evidentemente il richiesto* 

3. Sia dato un lato qualunque del triangolo e ang. D^ e C^ 

ovvero ang. I^^ ^ C^^- Si ottiene il terzo elemento del vertice A 

facendo il complemento della somma degli elementi dati ; cosi sia 
ang. khb + bhg = Dj^ + C^ . elevata in h la perpendicolare ha alla 

hg risulterà ang. kha ~ I^^ ; lo stesso dicasi per ottenere il deri- 
vato h. Formati cosi i tre elementi del vertice si ricade nei casi 
precedenti, che risolvonsi come si è detto. 

4. Costruire sul terréno un triangolo del quale sotto date fó iu/t-» 
gheSsze m, n> b ctei ire Utti^ essendo m>n. 



~à56 - 

(Plg. 125») Sia 8 la somma m i-n e d la dlfTerenza m-^n. Si 

s X e? 
faccia il quoto q = — ^ — e per costruire 11 triangolo sul terreno, se 

il terzo Iato b è maggiore di ciascuno degli altri due lati, allora 
sopra un allineamento si prenda ab =r q, ed aft' = 6 ; se invece il 
terzo lato 6, è minore dì ciascuno degli altri due, si prenda ab^b 
ed ab^ = g. Si elevi la perpendicolare nel punto medio h della dlf- 



^v-'-m; 



ferenza 6 — g ovvero q — b — bh\ e si faccia ìxai 

congiunto il punto e così gli estremi a, h del lato dato h il triangolo 

ach ovvero acV resterà completato. 

Infatti suppongasi costruito il triangolo ; col lato minore n = 
r= Ci& = cV come raggio, si descriva idealmente la circonferenza 
Sarà ac'\-cd=^m ^•n =8 somma, e ac — ed' = m — /i = d diffe- 
renza dei latim, n, Afifìnchè il triangolo acb ovvero acb* possa chiu- 
dersi, il terzo lato b = «6, ovvero 6 = ab\ dovrà incontrare la cir- 
conferenza in un punto b ovvero b\ inquanto che esso dovrà es- 
sere non maggiore della somma e non minore della differenza 
degli altri due lati. Nel secondo caso si prolunghi ab in b\ Le se- 
canti ad, ab* danno ad X od' — ab' X ab, ossia 8Xd:= b X q \ 

sXd 
quindi q =: — g — . 

In ambedue i casi la perpendicolare he, sulla metà della dif- 
ferenza bb', corda del circolo di raggio cb\ passa per il centro e 
vertice del triangolo acb ovvero acb\ Nei triangoli rettangoli ckb, 

bV 
chb* l'ipotenusa cb =- e6' = n, e caleto hb = /i6' == -y , Da ciò ricavasi 



..=v/--m'. 



Taltezza eh del voluto triangolo cioè eh 

Si osservi che è noia l'area di un triangolo del quale si cono- 
scono i tre lati, poiché avremo come sopra 

altezza /i = y/n* - /^T da cui area a i= y . 

5. Lo stesso quesito. Siano date le lunghezze ad, ab, bd dei tre lati 
del trlang. Sì determini una delle date lunghezze ad come base, e 



— 2hl — 

si faccia la difTerenza fra il quadrato di questa e la somma dei qua^ 

drati degli altri due lati ; cioè ab-\-bR — ad=r. Sarà r = 2,ab X 

r 
X f>P , ove bp è proiezione del lato bd sul lato ab, e quindi bp ~ y^ù 

(Fig. 126*) Sia costruito idealmente il triang., e g, p siano proiezioni 

dei vertici a, d sui lati opposti. I triangoli abl.pbq sono simili (55) 

abxpb 
e perciò db : bp w ab - bq, ossìa bj= ^^ > Sfa j proiezione del 

punto q sul lato ab. Itriangoli simili bqs, bdp danno bd > bp :ibq \bz 

bpXbq 

da cui bs = ' ^^ . Calcolati nel detto modo i segmenti bp, bq, bs, 

per costruire il triangolo, sopra un allineamento si determinino 
i segmenti bp, bz\ si elevi alla bp in z la perpendicolare, si deter- 
mini la lunghezza zq di questa, facendo zq=y bq^^bz^ : si tracci 
indefinita la direzione bq e si elevino in p, q le perpendicolari 
alle ha, bd ad incontrarle inversamente \n a, d e tracciata la ad, 
per 11 già detto il triangolo adb è il richiesto. 

6. Lo stesso quesito. In un rapporto arbitrario con i lati dati 
per il triangolo si determinino tre segmenti tali che le rispettive 
lunghezze siano minori della catena agrimensoria della quale si 
dispone ; si costruisca mediante la catena e per intersezione con i 
detti segmenti il triangolo pqb che risulta simile a quello fiòh le- 
sto. Si prolunghino due dei suoi Iati bp, bq^ ed elevate ad essi in 
p, q le perpendicolari ad incontrarli in a, d, per il già detto risul- 
terà adb il triangolo richiesto. 

I teoremi svolti sulle serie triangolari addizionali e differen- 
ziali offrono molti modi per risolvere problemi riguardanti le co- 
struzioni sul terreno ; ci limitiamo a darne due soli esempi. 

7. (Fig. 127") Sia data la base ao e l'altezza ph di un triangolo, 
9i domanda un secondo triangolo di dloersa base e della stessa al^*^ 
tezza, che abbia col primo Varea in un assegnato rapporto m , n e 
la stesM somma dei quadrati dei tre lati. 

Sopra un allineamento si determini un segmento ao eguale 
alla base data per il primo triangolo, ed un secondo segmento ob 



- 258 — 

che stia ad ao nelPassegnato rapporto m : n. Dall'estremo h si deter- 
mini un segmento bp = ao. Si elevi in p la perpendicolare facendo 
ph eguale all'altezza assegnata ai due triangoli ; si traccino le ha, 
ho, hb, ed i triangoli aho, ohb saranno i richiesti. 

Infatti nel triangolo ahb le proiezioni joa, pb dei lati danno 

ah'-\-pb^ hb + ap (75) pertanto pb-=ao > ap^ ob e sostituendo 

« « 2 2 2 

ah-\-ao = hb + bo. Aggiungendo da ambo le parti ho, sarà 

« % 2 2 ^ 2 2 

ah-\- ko -^ oa^ bh -\- ho -\- ob. Inoltre le aree dei due triangoli della 
stessa altezza stanno fra loro come le basi ; ossia triang, aho : 
: ohb :: ao : ob : : m : n. 

8. (Fig. 128*) Dato un triangolo isoscele adb costruire grafica- 
mente una serie di triangoli che abbiano la stessa base ab e diano lo 

2 

stesso prodotto dei lati da X db = da. 

Si prolunghi la base : si faccia segmento ah^da-^db; con 
questo segmento come raggio e centro nel vertice, si tagli in 
h' la base prolungata; si traccino quante vogliansi direzioni 
ad Incontrare il segmento ah' esterno al triangolo. Come dal (90) 

avremo dh' X do = dg' X dm = dfx dn=: . . . .da x db=dà\ os- 
sia ciascuna coppia dei segmenti dà i lati di uno dei triangoli 
della richiesta serie; e perciò col centro alternativamente negli * 
estremi a, b della base e con i due segmenti di ciascuna coppia 
come raggi, si costruiscano i triangoli agb, afb ecc. che saranno 
i richiesti,' 

ESé X. — Sebbene la misura del poligoni si riduce 
a quella dal triangoli nel quali possono decomporsi con 
le possibili diagonali da un loro vertice^ crediamo oppor- 
tuno dare alcuni modi pratici per misurare l poligoni In 
tutto In parte Inaccessibili. 

m 

1. Da un punto o interno all'area di un poligono InaccèBsibUe 
al perimetro, misurarne latti angoli perimetrali ed area. 

(Fig. 129*) Alle direzioni oa,ob di due vertici consecutivi si eie* 



- 259 — 

vino le perpendicolari ob\ oa\ e si percorrano finché si trovino i 
punti a\ V dai quali sotto Pangolo aob sono simultaneamente si- 
tuati i punti a, b. Avremo a'b' = ab (39). Della a*b' si marchi la 
parte a"A" racchiusa dentro angolo aob. 

Si elevi in o alla ob la perpendicolare oc^ e si percorra finché in e' 
sotto Pang. i&oc cadono i punti b, e, la c'6*' risulta parallela al latocfi: 
della c?U*^ si marchi la parte c^'^V^ compresa dentro Pang. boc. 

Si elevi alla oc la perpendicolare ocT e si rinvenga d' dal quale 
sotto Pang. cod cadono i punti e, d e della parallela (Pe^ alla de, si 
marchi la parte d'V compresa dentro l'angolo eod\ e così prose- 
guasi girando nello stesso senso il perimetro. Avremo poligono 
a^b^c?'*dP . . . = p* simile a quello abcd = p e però a"i6" : (a''b^^=^b) : : 

: : b'^cT : bc : : c"d" : ed : : 

Gli angoli perimetrali del poligono ? sono dati da quelli corri- 
spondenti nel poligono simile p*. 

L'area h del poligono p, essendo h quella del simile p', e data 



dalla proporzione u : h :: a'A' : a'^b^\ 

2. Misurare un poligono inaccessibile mediante Ut sua riprodu- 
sione* 

(Fig. 130*). Siano a\ b\ c\ d? proiezioni rette dei vertici inaces- 
sibili a, b, Cy d sopra un allineamento qualunque a*d\ 

Come alla (Es. V) si misurino le distanze a*a^ b'b, c'*c.,. prolun- 
gando queste proiettanti. Si aggiunga alla prima distanza a'a un 
segmento a^a*^ tale che a^a + a'a'^ = k lunghezza intera ed arbi- 
traria. Si aggiungano alle calcolate distanze b'b, c'c, d'd dei seg- 
menti che diano aa^' = bb'^ = cc^' = dd" =^k ed evidentemente il po- 
ligono a^V^c^'dP è uguale a quello inaccessil)ile abcd e può diretta- 
mente misurarsi. 

3. Se sul terreno vogliono calcolarsi le lunghezze del lati del 
poligono inaccessibile; misurate le distanze a*a, //'/>, eV, d'd se ne 

deduca la misura dei lati facendo a6= V cCb"^ -|- (à'a — b'^b) ,bc^ 

= V J/&*-\-(&c—b'*b)* e così dì seguito. 

4. Tagliare i lati di un triangolo ahb in modo die il tronco 
quadrilatero abde sia iscrittibile (Fig. 131*). 



- 2iS0 — 

In un punto arbitrario d del lato bh si faccia ang. edh = hàb 
evidentemente risulta ang. e«6 + ftcte ^ 180°; ossia il quadrilàtero 
deab è iscrittibile poiché in esso gli angoli opposti sotìo supple- 
mentari. 

5. Veriftcare se un dato punto e del piano $iu eqàidUgttLnte da 
più punti a^ b, d ... e cioè se il poUgono àbdetg sia iscrittibile dal em* 
tro e (Fig. 132*). 

Si traccino parzialmente le direzioni ca, cb, ed.., ed à partire 
da e si determinino su di esse i segmenti uguali cà\ cb\ ed!',... Se 
risulta angolo c6'a = ca'6 « ang. cò'rf = crf'6 ecc. allora e sarà cen- 
tro del poligono iscrittibile abdefg. 

Infatti per avere un lato eguale ed angoli eguali il triangolo 
cba* = cab* , come anche triang. cdb* == cbd* ossia ea ^cb ^cd^., 4 
e perciò ra^gi del circolo di centro e. 

Si osservi che congiungendo due a due gli estremi dei seg- 
menti uguali radianti da e si forma il poligono a*b'd'e' ....g* il 
quale risulta simile a quello di perimetro inaccessibile abde...g\ 
quando siasi verificato che questo è iscrittibile e perciò misurato 
nei modi noti ad una distanza ca, e fatto il rapporto ca : ca\ misu- 
rando il poligono praticabile a'bd'é*... g' se ne deduce come al (1®) le 
misure del suo simile impraticabile abde...,g. 

6. (Fig. 132*). Con raggio arbitrario oovero assegnato costruire 
dal centro e un poligono inscrittibile regolare o no del quale siano 
dati ordinatamente gli angoli al centro. 

Se il poligono è irregolare si facciano al centro gli angoli acb^ 
bcdj.... ordinatamente eguali a quelli assegnati. 

Se il poligono è regolare di n lati, si facciano al centro n 

360** 
angoli eguali nei modi svolti alla (Es. I) secondochè -zr- sia an- 

golo graficamente costruibile o no; quindi su^li allineamenti ca, 
ab, ed si prendano i segmenti uguali ca\ cb\ cd\ Se il raggio è 
arbitrarlo sopra uno degli allineamenti ca^ si collochi a piacere 
un segnale a, e sulPallineamento seguente cb"" si collochi un se- 
gnale b sotto l'angoto ca*b=-cVa, Suirallineamento ed* si òollochi 
un segnale rf, sotto l'angolo c&'d==» cd'6, e così in proseguo finché 



— 261 — 

il poligono si chiude. Se poi il raggio è assegnato r, come alla 
(Es. V. V) si collodi! il segnale ad una distanza ca = r, e nel resto 
si opera come sopra. 

La misura degli angoli perimetrali Iati ed area del poligono 
abete.. ,g si deduce da quel'a degli stessi elementi nel suo poligono 
simile a'6'cfe*....g'. 

7. Costruire un poligono irregolare iscrittibile del quale sono dati 
i lati successivi e la congiungente gli estremi non comuni di due lati 
consecutioi. 

(Fig. 133*) Come. alla (Es, IX. 4^) si costruisca il triangolo aòrf 
del quale è data la lunghezza dei tre lati ; si determini il centro e 
del circolo circoscritto al triangolo abd che lo sarà anche all'in- 
tero poligono. Si misuri il raggio ed, e per procedere alla compie- 
tazione del poligono si costruiscano ordinatamente come al prece- 
dente 1 triangoli isosceli dee, ecf ,., gca ì quali abbiano per rispet- 
tiva base i lati successivi assegnati al poligono. 

8. Co$truire, girando il perimetro, un poligono irregolare del 
quale è dato per lunghej?sa e posizione un lato ab non che il valore 
degli lì angoli successivi z, z', z" al centro inaccessibife, essendo z 
l'angolo al eentro corrispondente al lato dato ab (Fig. 134*). 

Nell'estremo b del lato dato, si faccia ang. abg =: -"— ^ , e 

determinato un segmento bg, si faccia ang. bgi = ^ ed ang. bgh—z\ 
Si prenda gh = gb, e si tracci prolungata la bh. 

Per determinare la lunghezza bd del lato opposto al secondo 

angolo al centro 'z\ si risolva la proporzione bi : ba :: bh : bdi^ bd^ 

baxbh ^ 
z= — y — . Si faccia in d ang bdm = dbg e preso segmento dm=:bg, 

si faccia ang. dmo = j"; preso mo:= md si tracci indefinita la do, 

e si determini la lunghezza del lato opposto alPang. z^ facendo 

bdxdo 
bh : bd :: do : de ossia de = — ^ — , e così proseguasi finché il 

perimetro si chiude. 

La dimostrazione è evidente. 

2. Costruire il poligono, dato un vertice e le direzioni al centro 
invisibile jmssctnti per i vertici del poligono. 



— 262 — 

(Fig. 134*) ?iano acH, bh\ d(P . . . le concorrenti al centro invi- 
sìbile e, e sia a un vertice del poligono. Si elevi in questo punto 
alla oa' la perpendicolare ad incontrare in h la bò\ Nel triangolo 
rettangolo cah, Pang. acuto he complemento di quello al centro e ; 
e l'angolo che la perpendicolare ah all'estremo del raggio 

del poligono iscritto forma col lato ab di questo, è bah = 2 

e perciò si faccia in a con la perpendicolare ah l'angolo hab =z 

go^^ahb 
z= 2 > 6 risulterà ab lato del poligono fra ^e concorrenti al 

centro aa\ bb\ In egual modo elevata in b, là perpendicolare alla 
/i*, ad incontrare in i la rfrf', si faccia in b con la bi angolo ibd = 

W-'-dib 
= — 2 — , e risulterà bd lato del poligono; e così proseguasi fin- 
ché il poligono si chiude. 

Quando accada che due concorrenti successive bb\ fp siano 
tra loro inclinate in modo che la perpendicolare bi non incontra 
la/r, allora si prenda bi^ah e sulla bi si costruisca 11 triangolo 
bdi=:abhf risulterà evidentemente isoscele ncb = bcd. Si elevi in d 
alla di la perpendicolare dk = bi e si faccia triangolo kde = bdi, e 
cosi proseguasi finché si raggiunga un punto e, dal quale la per- 
pendicolare alla ke incontra laconcorrentejJT', ed allora fatto ang. lqf= 

= — g-^» ^^^^ f vertice, e fé lato del poligono . . 

3. Percorrendo il perimetro costruire un poligono regolare di n 
toW, del quale è dato un Ixto ab. 

(Fig. 135*) Si costruisca col lato dato in un suo estremo un ang = 

360^ 
— —— sia no angolo costruibile, nei modi dati alla Es. I. Si 

360^ 
prenda bd = ab ; si faccia ang. jsde = dbs = -^ ; si prenda de=db 

e cosi proseguasi finché il poligono si chiude. 

Infatti nel poligono regolare gli angoli esterni e volti nello 
stesso senso sono quanti gli angoli al centro ed eguali ad essi. 

Es. XL — Misure dei terreni di perimetro mrvilineo 
mistilineo. 




'".■r 









j j 



> 



— 263 — 

La varietà delle figure di contorno curvilìneo o mistlUnéo 
e di area quadi abile è infinita (Parte III), di conseguenza sono infi- 
niti i casi nei quali Tarea di un terreno di perimetro curvilineo o 
mistilineo risulta in tutto o in parte quadrabìle direttamente L'ope- 
ratore il quale possegga la perfetta cognizione delle forme perime- 
trali che caratterizzano le figure quadrabili, prima di procedere 
alla misura di un terreno, girandone il perimetro deve paliiiare e 
misurare le corde dei tratti non rettilinei di esso, quindi parago- 
nandole due a due riconoscere sé per avventura presentino 1 carat- 
teri di forma delle figure quadrabili. 

Ne diamo un solo esempio. 

(Fig. 136*) Percorrendo il perimetro del terreno t, siansi pic- 
chettate e misurate le corde ab, ce, cf, gh, hi, ih, Im dei suol tratti 
curvilinei e siasi verificato 

L Che corda e/=gh e con grande approssi^pazìone figura 

2. Che il tratto fi/g del fosso possa decomporsi nelle figure 

3* Che la corda ce non ha la sua uguale, ma può essere sosti- 
tuita dalle corde ed = hi e dc^ Im, e che por approssimazione 
risulta fig. 4- ^ = '-^^' > +^ — — ^'. 

4 Che corda ba = ih e fig. + ^ = — o' e corda qn => qa e 
figura -f- P = ^P', ne dedurremo che l'area del terreno t è equivalente 
a quella dd poligono rettilineo ahcefghìdmnq, del quale si procede 
alla misura diretta. 

Il metodo isoscelico riesce in pratica utilissimo nei casi di 
permute, miglioramenti stradali, rettificazioni di confini e simili. ^^ì 

Ad esempio : 

1. (Fig. 136*). I confinanti t, b gravati in consorzio della manu- 
tenzione del fosso irregolare e di confine hgyf e, determinano di ret- 
tificarne il corso con permuta di ugual quantità di terreno. 

Poiché r appezzamento ^' della proprietà t è equivalente a 
quello X della proprietà b, il corso del fosso può regolarsi secondo 
la linea spezzata hgfe. Ovvero essendo appezzamento cy/ della pro- 
prietà B equivalente a quello hyg della proprietà t, il fosso potrà 
seguire il rettifilo he. 



4 



— 264 — 

2. I conflnanti a, t determinano di portare in rettifllo il ^dco 
aqn della loro strada consorziale e di confine, senza scambievole 
perdita di terreno. 

Si veriflchi che segmento curvilineo qHn = qVa^ e la strada 
potrà percorrere il rettifilo an senza diversità di acquisto o per* 
dita di terreno tra i conflnanti. 



■ir^frì- 



(303) Un istrumento topografico deve essere di semplice costru- 
struzione, di facile uso, e graduato con metodi del tutto geome- 
trici. Riteniamo che Pistrumeiito il quale ora descriveremo somma- 
riamente, risponda alle dette condizioni. 

Aritmètro 

(304) (Fig. 137A). Al semicircolo metallico abd è saldato un 
semi* anello circolare aeb ed una lancia ce terminante con liofilo 
sottile mn ; questo al suo estremo è fissato in e al semi-anello. I fili 
verticali di due mirini a cerniera coincidono con la direzione del 
diametro a b del semicircolo nei due estremi di esso. 

(Fig. 137b). Quattro menscleUe m coHegan<^il semicircolo e se- 
mi-anello col sottostante rocchetto r, il quale è impernato e girante 
sul piede metallico p. 

11 piede p ha una doppia snodatura a sfera s la quale permette 
d'inclinare il piano del semicircolo fino a renderlo verticale. Lo 
stesso piede p si posa, fissa e livella sul tavolo del tripode t come 
si usa per gli altri istrumenti topografici. 

Un asse ossia cilindretto verticale a passa a leggiero sfrega- 
mento per un foro praticato nel centro e del semicircolo; la parte 
inferiore del cilindretto termina in punta k e posa nel giusto mezzo 
del rocchetto r. 

Immediatamente sotto al piano del semicircolo, al detto cilindro 
è saldato nel suo centro un disco circolare d, graduato come dire- 
mo. All'estremo superiore del cilindretto e al disopra del seinicir- 
colo, è saldato il sostégno del canocchiale e, 



i 



— 265 — 

Per la descritta disposizione mentre il semicircolo e semianello 
sono fissi al piede p, col canocchiale e ruota anche il disco gra- 
duato d. 

Il diametro ab del semicircolo diremo linea base e quello ad 
esso perpendicolare de diremo direttrice. 

Graduazione delV Aritmètro 

(Fig. 137* d) Sul piano del disco d e concentriche con esso sono 
segnate quattro circonferenze di raggi crescenti ca, cb, ed, ce, delle 
quali la più piccola ca è adibita alla misura degli angoli, e le altre 
tee alla misura dei seni degli stessi angoli. 

Dei diametri perpendicolari ab, de il primo si dice pure linea 
base ed il secondo direttrice-, con questo collima la linea di mira 
del canocchiale saldato, come abbiamo detto, all'estremo superiore 
dello stesso asse del disco rf. 

Nelle intersezioni della direttrice de con le quattro circonferenze 
si segna il zero delle rispettive graduazioni, le quali si sviluppano 
simmetriche dalle due parti della direttrice dagli estremi e aquelli b 
dei quattro diametri coincidenti con essa. 

Le semicirconferenze di raggio ca si graduano per archi 3^ e 
loro duennesimi, come dicemmo al (25). 

Per graduare le circonferenze di raggi e// ed, ce si dividano in 
100 parti uguali ciascuno dei raggi ce coincidenti con la linea base 
A.B. Si march no sulle due semicirconferenze corrispondenti i punti 
d' intersezione con esse delle parallele alla direttrice de passanti 
per gli estremi delle dette parti. Dalle 200 intersezioni dèlie pa- 
rallele con la circonferenza ce, si traccino diretti al centro altret- 
tanti segmenti rettilìnei che incontrino la circonferenza di raggio ed; 
ogni dieci di detti segmenti rettilinei a partire dal zero, uno si pro- 
lunga ad incontrare la circonferenza di raggio cb. Quando riesca 
possibile, ciascuna delle 10) parti nelle quali sono divisi i raggi ce 
sulla AB, si suddivide in 10 parli delle quali si marcano stilla cir- 
conferenza maggiore ce le intersezioni delle parallele alla direttrice de, 
se ciò riesce impossibile, si divida per metà ciascun centesimo 
del raggio e si marchino sulla circonferenza le intersezioni da 

19 



— 266 — 

questi punti. Ciò posto, le semicirconferenze di raggio cb restano 
divise ciascuna in 20 archi disuguali, quelle di raggio ce in 200 
archi disuguali. 

A partire dal zero e dalle due parti della direttrice de le divi- 
sioni della graduazione delle semicirconferenze cb si marcano coi 
numeri naturali da 1 a 20; le divisioni delie circonferenze ce di 
dieci in dieci si marcano coi numeri 100, 200, 300 ... . 2000. 

Lettura delle graduazioni 

(305). Ripetiamo che con Parltmètro si misurano in archi 3® e 
duennesimi gli angoli che la linea di mira del canocchiale fa con 
la direttrice de, ed 1 seni di questi angoli : 

a) Nella circonferenza ca ciascun arco 3^ sia diviso ad ipotesi 
in sedicesimi con quattro bisezioni successive. 

b) Il disco graduato d gira col cannocchiale del quale la linea 
di mira trascina il zero delle graduazioni; consegue che coirincli- 
narsi del canocchiale a destra o a sinistra della direttrice, ì punti 
delle graduazioni uguali ed inverse, passano successivamente sotto 
al filo sottile mn di essa, e danno (Fig. 137'' d) con Tarco ms della 
circonferenza ca la misura dell'ang. ecf che la linea di mira cf fa 
con la direttrice de. 

7 

c) L'arco sm abbracciato dalPang. fce sia di 36** + ^ ; poiché 

-j^= 0,1875 COSÌ ang. fce = 36« + 7 x 0,1875 = 37^ 3125. 

Può facilitarsi la lettura usando una tabella dei sedicesimi del- 

1 15 
Parco 3* da "jg a j^ ridotti in cifre decimali. 

rf) Nell'apertura delio stesso ang. fce = 37^3125, dei tratti di- 
retti al centro che tagliano le tre circonferenze cb, ed, ce, vedasi 
più prossimo al filo mn della direttrice quello marcato 5 sulla cir* 
conferenza cb. Siano 8 i punti di divisione della circonferenza ed 
compresi fra il filo della direttrice ed il tratto 5. Siano 7 Vt = 7,5 i 
millesimi che sulla circonferenza ce sono compresi tra il filo mn 
^ il primo dei fratti che tagliano simultaneamente le cirponfe- 



— 267 — 

renze ed, ce ; riunendo leggeremo seno 0,5b75 ; laiche angolo fce =: 
= 37^3125 = seno 0,5875. 

306. Mediante i mirini a cerniera situati agli estremi della 
linea A.B, Taritmètro può usarsi sia come squadro agrimensorio, sia, 
come falsa squadra. 

Uso deirAritmètro 

307. (Fig. 102") Misurare la distanza di un punto s da altro 
inaccessibile x. 

Si tracci una base sm che formi con la direzione sx un angolo 
arbitrario tanto più prossimo al retto quanto maggiore è la distanza 
del punto x. Sì raccolga sulla sm la proiezione retta p del punto x. 
Risulti ad ipotesi p« = m.l. 72.65, si faccia stazione in « e con la linea 
base AB della aritmètro sulla direzione sp, si miri in x, e si leggali seno 
dell'angolo x che sia ad Ipotesi 0,2346. Si risolva la proporzione 

72 65 
0,2346 : 72,65 : : ì : tx ed avremo distanza sx = o2S46 "^ ^^^^^ li- 
neari 309,676 

2. Per rilevare un poligono aòcd ... da riprodursi in disegno, 
fatta stazione in un punto s interno o esterno alla sua area, si mi- 
surano successivamente nel descritto modo le distanze da s dei suoi 
vertici a, b, <;, rf, . . . . nonché gli angoli successivi formati dalle loro 
direzioni osò, òse, csd, .... 

308. (Fig. 126*) Dal vertice b misurare lati ed area del triang. abd. 
Sulle direzioni ba, bd si raccolgano in />, q le proiezioni rette 

del vertici a, d ricavaìidone come sopra le lunghezze dei lati ba, bd, 
e letto sotto Pangolo abd sen. ^^ = sen. ^^^ , l'area del triangolo 

baxbdx sen, ^^^ 
sarà A = 2 — ^ (^'^4) 

a) Quando le proiezioni rette /), q sui lati dai vertici opposti 
cadono troppo lontane dal vertice />, sì misurano questi lati trac- 
ciando per ciascuno una base arbitraria come si è detto al (307). 

309. (Fig. 129*) Per misurare perimetro ed area di un poligono 
abcdo si fa stazione in un suo vertice o ovvero in altro punto in- 



I 

k 



— 268 — 
'area del poligono, e misurate come sopra le distanze oa' 
oa X ob 



i dei suoi vertici se ne deduce area a = - ; 

oli X oc ocxod 

,fc + —9— X sen. .„v — 9 — X sen- , 



■ bocX 



Segnale duplo 

138' A) Il segnale duplo si forma di due paline pc, p'd' a 
di altezza db dal centro di questa approssimativamente 
i quella della lente del canocchiale deirarltmètro in azione 
0. Nella parte posteriore delle paline e al disotto delle car- 
' (Fig. 138» B), sono fissate due asole a di forma rettan- 

centro di una delle cartelle e delle paline è praticato un 
foro traverso al quale pa=sa esattamente un piccolo ca- 
e m n; il sostegno s del canocrhiale m n è fissato nella 
«teriore della cartella e, in modo che la linea di mira del 
iale risulta perpendicolare al piano della cartella stessa. 
, 138' A, D) Un'asta (trasoersa) t della stessa sezione delle 
etalliche a che devono abbracciarla, è destinala a collegare 
«line mantenendole alla distanza fissa di metri 4 tra i due 
ille cartelle e, e'. La trasversa si forma di due parti uguali 7, k 
*d) da collegarsi mediante la vile b. La trasversa In com- 
i m. I 4,20, si collega alle paline mediante i puntali g ap- 
loro piede. 

Uso del segnale duplo 

Nel punto presodi mira dall'operatore, il suo assistente ìn- 
l suolo la palina pe che ferma quando la mira del suo canoc- 
JH incontra la lente del canocchiale dell'aritmètro. Monla 
a la Irasversa fissandone col l'ago g un estremo alla pa- 
e l'altro alla palina p'c'. 

questa disposizione la linea di mira del canocchiale del- 
iro cade perpendicolare in e alla linea doi centri ce' = m.l- 4 
rtelle. 



y 



♦ » 



— 269 — 

312. Misurare direttamente dalla stazione s la distanza di uh 
punto a accessibile al porta segnale. 

NelVaritmctro la lettura della graduazione dà direttamente il 
seno dell'angolo esc' che formano le linee di mira ai centri e, e' 
delle cartelle del segnale duplo, e però Tassistente fissa nel descritto 
modo il segnale duplo nel punto a. 

L'operatore fa collinare la mira del canocchiale con la direttrice 
fissa DE dell'aritmètro, mediante il rocchetto r gira il piano di que- 
sto finché sotto la mira cade il centro e della cartella, quindi ruota 
il canocchiale finché cade sotto la mira il centro della cartella c\ 

ed allora legge nella graduazione seno a. Risolve la proporzione 

4 
sen. ^ : 1 : : 4 : sa da cui distanza sa = -^^ — . Ossia col doppio 

segnale. La distanza di un punto lontano a è il quoto di 4 per il 
seno àeWangolo formato dalle linee di mira ai centri delle due car- 
telle e, e*. 

a) Si osservi che quando la linea e, e' dei centri delle cartelle 
é inclinata all'orizzonte, anche il piano deiraritmètro deve incli- 
narsi mediante la doppia snodatura a sfera s (Fig. 137*b) finché 
passa per la linea e, e'. 

b) Per misurare lati ed aree dei poligoni si opera come ai su- 
periori esempi, sostituendo per la misura delle distanze dei vertici 
dal punto di stazione, il metodo del segnale duplo descritto a quello 
dell'allineamento base (307). 

Misurare rattezza h di una torre 

313. L'assistente fissa il segnale duplo al piede della torre e mi- 
sura l'altezza k dal centro e della cartella al suolo ; che risulti ad 
ipotesi k =- 1,22. 

L'operatore nota sen. ^^^» ad ipotesi -= 0,08, quindi collocato ver- 
ticale il piano deiraritmètro mira con la linea base ab di esso il 
centro e della cartella, e col canocchiale la sommità;? della torre; 
risulti seno ^, =: 0,5475. Risolva la proporzione sen. ^^^* t sen - csz-- 

0,5475 X 4 
:: 4 : CZ ossia 0,08 : 0,5475 : : 4 : CJ » C J — — qq^ = 27,375 ; e 




— 21Ò — 
però altezza della torre A = cj + ^ = ni. 1. 27,375 + 1,22 = m.l. 28,595. 

313. (Fig. 118') Misurare la distanza fra due punti inaccessi- 
bili a, b. 

Siano (f, a" le cartelle del segnale duplo. L'assistente colloca 
le paline del segnale sul prolungamento della direzione ab. 

L'operatore annota sen, c'o*a''~ ^ * ^^^' c"o*a =^ > sen. ^.^.^ = r; 
e risolve le proporzioni m : n : : 4 : c'a ; da cui e* a = jo, quindi 
m : r ; : 4 : c'i&, da cui c^b = q ; perciò a6 = g — />. 

314. (Fig 136') Misurare l'area di un appezzamento di perimetro 
in tutto o in parte isot'jelico. 

Siasi verificato come alla (Es. XI) che un dato perimetro è co- 
stituito parte di coppie isosceliche dirette o inverse, e parte di 
segmenti rettilinei. 

Si marchino con biffe i punti rf,/, y.g.i .. . nei quali i segmenti 
curvilinei restano divisi in linee isosceliche; quindi scelto un punto 
di stazione s dal quale siano visibili tanto i detti punti che i ver- 
tici del poligono, se ne misurano le rispettive distanze sia col me- 
todo delle basi (307) sia con quello del segnale duplo. L'area del- 
l'appezzamento si calcola facendo i semiprodotti delle distanze suc- 
cessive prese due a due e moltiplicate per il seno dell'angolo che 
esse formano, e ciò girando il perimetro nello stesso senso, come 
si espose alla (Es. XI), e prendendo la metà della somma dei detti 
semiprodottì pei rispettivi seni. 

315. Riteniamo sufficen temente dimostrato che con l'aritmètro 
i rilievi dei terreni risultano facili, solleciti e che inoltre presentano 
il vantaggio di dare gli elementi di figure sempre riproducibili me- 
diante la riga ed il compasso. 



r^B®j{(^|^ 



mm ' ■ 



CE|<lfÌÒ 



SULLA CRONOGONIOMETRIA 



La Cronogoniometria è la scenza di rappresentare ed operare con 
lo stesso carattere numerico tra spazi di tempo ed archi di circolo. 

Suo fine è l'eliminazione dal calcolo delle difficoltà che s' in- 
contrano nel ridurre Tuna alPaltra le dette quantità, e ciò asse- 
gnando loro una comune misura. 

Fino ad oggi non si conosce un metodo di calcolo cronogonio- 
metrico soddisfacente, e però esponiamo per sommi capi un si- 
stema che sembraci corrispondente allo scopo. 

I. — L'attuale misura degli angoli ed archi è la circonferenza 
divisa in 360 gradi. Il grado diviso successivamente per le potenze 
del 60, dà i minuti primi, secondi e terzi . . . Nella misura del tempo, 
la circonferenza rappresentante un'ora, è divisa in 60 parti o mi- 
nuti primi. Un minuto primo diviso successivamente per le potenze 
del 60 dà i minuti secondi, terzi ecc, : talché, assunta la cir^ 

1 1 
conferenza come unità, il grado 1* = ii;; =" =^k^ X 10 > il minuto 

primo P' = ==T X 10 > il secondo V'^ = -=r-x IQ . . > ^ in mi- 

• 1 1 

sura di tempo ora = 1 » minuto primo 1' = -— - » id. 1'* = ===? » 

60 60 

1 

> id. 1"'= =5^ ecc. Nelle due misure, paragonando 1 minuti pri- 

60 



— 272 — 

1 1 

mi trovasi P' : r :: =r X 10 : tt; questa correlazione Imbarazza 

il calcolo misto trai due valori con quantità radicali. 

É poi di somma importanza il poter rappresentare le opera- 
zioni miste tra archi e tempi con carattere grafico, cioè con figure 
geometriche costruite mediante la riga ed il compasso; ma ciò 
con gli attuali sistemi di misura riesce spesso impossibile, poiché 
non sappiamo dividere graficamente la circonferenza in 360**, né il 
grado in 60 ecc., né tampoco in misura di tempo possiamo divi- 
dere graficamente il minuto primo in 60, né il secondo in 60, ecc. 

Nella graduazione della circonferenza per 360® e divisione de- 
cimale del grado in minuti primi, secondi ecc., non possiamo gra- 
ficamente dividere né la circonferenza in 360^ né il grado in 10 
parti uguali. 

Lo stesso avviene per la circonferenza graduata con sistema 
decimale, non potendosi graficamente dividere nò il quadrante 
per 100", né una di queste parti per 10. 

Esponiamo sommariamente un sistema nel'qualesono rimosse 
le suddette difficoltà, inquantochè • 

1. Una sola graduazione della circonferenza è comune misura 
degli angoli ed archi, nonché dei tempi ad essi equivalenti. 

2. Tale graduazione si es-guisce mediante la riga ed il com* 
passo ed è perciò rigorosamente esatta. 

3. La stessa graduazione dicersijìca di poco da quella in uso 
nel goniometro e cronometro, e in modo da rendere più rigorosa- 
mente esatta la costruzione di questi istrumenti. 

4. Nel calcolo si possono sostituire gli uni agli altri gli angoli 
e tempi. 

5. Tutte le operazioni eseguite fra le due diverse quantità, pos- 
sono rappresentarsi con figure geometriche costruite mediante la riga 
ed il compasso. 

Poiché nella cronogoniometria angoli e tempi hanno una sola 
misura, i cronometri divengono cronogonioinetrl ed i goniometri 
si trasformano in goniocronometri. 



273 



IL Graduazione del Goniocronometro 

(Fig. 139«) Due circonferenze concentriche ca > eh sono desti- 
nate la prima al'a misura degli angoli {goniometro), la seconda 
alla misura del tempo {cronometro) 

Con i metodi geometrici si gradui la circonferenza ea per 
archi 6®; essa resta divisa in &ò archi che si distinguono ordina- 
tamente col numero 6** e suoi multipli per i numeri in ordine na- 
turale da 6® a 360«. 

Delti archi 6** si bisecano successivamente Anche lo permette 
la chiara lettura. 

Dai punti 6^ 12^ 18** . . . 360<> si tracciano altrettanti segmenti 
diretti al centro ; questi, incontrando la circonferenza cb del crono- 
metro, la dividono in 60 archi uguali, ossia minuti primi, che a 
partire dal zero, corrispondente al 360*^ della circonferenza ca, di 
cinque in cinque si distinguono con i numeri 5 e suol multipli per 
i numeri in ordine naturale dà 5 a 60. 

Nel calcolo cronogoniometrico si adotta l'arco &" come minuto 
primo, ossia 1"' della circonferenza; talché, tanto il circolo del 
goniometro quanto quello del cronometro, restano divisi in 60 mi- 
nuti primi. 

Le bisettrici successive sono comuni ai due archi corrispon- 

denti 6° = 1®' ed l\ La prima bisettrice -g" = — 2 — ^ ^'*' ^^ ancora 

Parco intero 3^ unità geometrica degli angoli ed archi (7). 

Le bisettrici successive dividono i minuti primi nei due circoli 
in 4, 8, 16, 32, 64 ... 2» parti uguali. 

Una qualunque di tali parti può assumersi comò minuto 
secondo; cosi sia adottato quale minuto secondo P" 1' arco 
dato dalla sesta bisettrice dell' arco (6° = P') = 1', e cioè 

~ "26" = "W' "^"2^ "= "64* ' ^^ allora nelle due circonferenze 

ca, cb, divisi i loro sessantesimi con sei bisettrici ciascuno in 64 
parti, una di queste è il rispettivo minuto secondo P" =• 1", il quale 



r 

in misura di tempo ridotto in valore decimale è -gj- == 0',015825, ed 

in valore decimale in gradi è "^ = — g^ — = 0^09375. 

Sei bisettrici successive dell'arco 1", danno nella sua sessan- 

taquattresima parte il minuto terzo r'' = -^-g^ — =0',000244140625, 

che moltiplicato per 6^ si riduce al corrispondente valore angolare 
in gradi e cioè 1^'" =- 0',000244140625 X 6* = 0^00146484375. 

Sei bisettrici del minuto terzo danno il minuto quarto 1"" ecc. 



Disposizione del Cronogoniometro 



Nel cronogoniometro (orologio) la circonferenza ca è graduata 
per minuti primi e mezzi minuti con 12G archi 3^. 

NelParea del circolo ca sono tre piccole circonferenze a, b, d 
divise con bisettrici successive ciascuna in 64 archi uguali e de- 
stinate alla misura dei minuti secondi, terzi e quarti. 

Un sistema d'orologeria muove gP indici dei vari quadranti. 

Come negli orologi in uso, nel circolo ca sono due indici : uno 
gira la circonferenza in dodici ore, e segna Torà per ogni arco di 5 
minuti primi, l'altro gira la circonferenza in un'ora e segna i suoi 
60 minuti primi. L' indice del circolo a ne gira la circonferenza in 
un minuto primo e dà i suoi sessantaquattresimi ossia secondi. 
L'indice del circolo b gira la sua circonferenza in un secondo e 
dà con i suoi sessantaquattresimi il minuto terzo ecc. 

Nel goniocronometro, per ottenere la chiara lettura della gra- 
duazione, può applicarsi il sistema descritto per il cronogoniometro» 
In tal caso il movimento del meccanismo è trasmesso da un asse 
centrale al quale è saldato il sostegno del canocchiale in modo che 
la linea di mira di questo, sia o no inclinata all'orizzonte, con la 
sua rotazione mette in movimento il meccanismo. 

Con questo sistema si possono misurare con la massima esat- 



— à75 — 

iezza archi piccolissimi o flrazionari espressi da numeri di molte 
cifre decimali. Il valore di tali archi è sempre finito ed essi sono 
graflcamente riproducibili mediante la riga ed il compasso. 

Per la circonferenza divisa in 60 minuti primi, e questi suc- 
cessivamente per le potenze del 64 in secondi e terzi . • . , tanto nel 
goniocronometro quanto nel cronogoniometro la graduazione è la 
medesima, quindi possono usarsi indifferentemente tanto nelle mi- 
sure degli angoli che dei tempi. 

GP indici di uno di essi segnino 2, 16% 11" 14*" ; in misura di tem- 
po si scriverà 2o, 15', IP, 14'*'; e in misura angolare C^2, 15®*, U^'^M^''^ 
i due valori sono equivalenti ; però dovranno rispettivamente ri- 
dursi a numero decimale onde diano una idea concreta dei valori 
stessi. Allo scopo i termini di ambedue si riducono a minuti primi 
e decimali di questi, facendo per il tempo 2.o, 15\ 11", 14"' = 2X60 + 

1' r 

+ lo' + 11 X -54- + 14 X opr = 120' + 15' + 11 X 0',015625 + 

+ 14 X 0',000244140625 = minuti 135', 17529^96875 (t), e per l'angolo 
C0.2, 15«', 11 »'», 14®'" = 135',17529296i75 X 6® = 811^,0517578125 (a) 
angolo girato, inquantochè nel goniometro riferito alla graduazione 
in 360% il minuto 1®' = 6°. Quindi, sebbene i valori t, a siano equi- 
valenti pure i numeri decimali che li esprimono stanno come 
1 a 6. 

Per rimuovere questa disuguaglianza di espressione decimale 
delle due quantità, dobbiamo considerare che se non ci è per- 
messo di alterare l'espressione numerica del valore angolare vii^ 
colato alla graduazione della circonferenza in 360°, possiamo però 
supporre, senza alterazione del valore relativo al tempo, che un 
minuto primo dell'ora sia al pari di quello angolare diviso in 6 
parti uguali, ed allora avremo 

T = 811',0517578l25 = ang. A=«811°',0517578r?5 ossia anche in nu- 
mero decimale t = a. 

Finalmente per liberare il calcolo dalla riduzione in decimali 
dei minuti primi secondi . . . possono formarsi le tavole cronogo* 
niometriche che seguono. 



r- • ,^ ^^^ 



S76 



Tavole decimali crooogoniometrlche (C.gm) 


Tempo. Angolo 


Tempo. Angolo 


Tempo. Angolo 


r— 6« — r 


r — 0\09375 — 1° '' 


l'-' = 0',00146484375 — 1« »« 


2' — 12° — 2^ 


2-' — 0', 1875 — 7°'' 


2'" 0',0029296875 . = 2«"' 


3» _ igo — 30 


3»' — 0',28125 iz: 3°'' 


3'" — 0',00439453125 — 3« '" 


4' = 24° = 4° 


4'' 0',375 . . 4° " 


4"' - 0\0:)5859375 . . = 4° '" 


5' = 30° =z 5° 


5" =: 0\46875 = 5°" 


5'" — 0',00732421875 — 5° "' 


6* — 36° — 6° 


6" = 0V56:'5 . — 6°'' 


6'-' — 0\0087890625 . — 6^ "' 


7' = 42« := 7« 


T' — 0\65625— 7°" 


7'" = 0',0 1 025390625 — 7* '" 


8' z= 48« — 8° 


8'' — 0',75...— 8«" 


8'" — 0',0H71875...— 8<»"' 


9' — 54° — 90 


9" — 0',84375— 9°" 


9" — 0',0 1 3 1 8359375 — 9° " 


10' — 60° —10° 


lO'V— 0\9375.=il0^" 


IO'" — 0\014648 1375 . n: 10« " 


ir =:66« =110 


ir — r,03125— ll°" 


ir" — 0',0 161 1328 125 — 11° "' 


12' — 72° -12° 


l2-'-lM25.. 12«" 


12" — 0',017578125 . . — 12^ '" 


13' — 78* —130 


13" mr, 2 1875— 13°" 


13"' — 0',01904303375 — 13»'" 


14' = 84<^=:140 


14»' — l',3125 . — 14° " 


14'" — 0',0205a78125 . = 14° '" 


15* — 90^-15^ 


15"— r,40625 15°" 


15"' — 0',02197265625 — 15° '" 


> > » 


> » » » > 


» » > > » > 


60' = 360° 


> » > > y> 


» > > > > > 




> > > » > 


> > » » > > 




> » > » » 


> » > > » » 




» » > > » 


> » > > » » 




64' --6' — P' 


64'" — 0\09375 — l« " 



La tavola dei minuti primi si forma moltiplicando 6° per i nu- 
meri in ordine naturale da 1 a 60; quella dei secondi, terzi . . . 

■ 

moltiplicando il vaflore decimale angolare di un secondo, di un 
terzo ecc. per 1 numeri in ordine naturale da 1 a 64. 

L'uso delle tavole si riduce nel segnare in colonna i valori cor- 
rispondenti ai termini indicati dagli indici sulla graduazione, la 
somma di questi è l'espressione del valore decimale angolare o di 
tempo indicato. 



Si dispone il calcolo co- 
me a lato (Tab. N). 

Per brevità l'espressione 
G.c.m. indica il goniocrono- 
metro e quella C g m il cro- 
nogoniometro. 

Il numero delle cifre de- 



20, 15', 11", 14 



9>» 



Tab. N. 



2o =: 2 X 360° = 720° 

15' = = 90° (Dallo t*vol«) 

11"— = 1 0,03125 id. 

14'"= = 0o,0205078125 id. 



Ang. girato 



811^0517578125 



— 277 — 

cimali da assegnarsi al valore del minuto secondo^ deve essere 
regolato dalPuso dal quale si defelina il G.c.m, ; così se qUesto deve 
impiegare! nelle operazioni trigonometriche basta che il minuto 
Secondo sia espresso da numero a 4 decimali, ma se poi fosse de- 
stinato ad operazioni astronomiche, nelle quali necessita talora di 
avanzare il calcolo fino ai minuti quarti e quinti, allora è più con- 
veniente esprimere il secondo con numeri a sei decimali ossia 

V = -qJ- X 6 ~ 0,09375. 

Qualunque sia il duennesimo del minuto adottato come secondo, 
la formazione delle tavole è identica alla descritta. Sia ad ipotesi 

r* = -yg =-. 0',0G25 ; in valore angolare avremo 1°" = 0,0625 X 6« — 

0® 375 
= (y 375; ed il minuto terzo sarà r'" = -\q- — 0«.0?34375. 

MoltiplicaU questi due termini per i numeri naturali da 1 a 64, 
ne restano formate le rispettive tavole. 

111. Il calcolo cronogoniometrico si divide in due parti distinte 
e cioè : 

1. Nel calco' o misto, il quale si serve di tutti i mezzi che offrono 
l'aritmetica e* gli altri rami del calcolo per operare tra dati valori 
angolari e di tempo, come se fossero quantità della stessa spece. 

2. Nel calcolo geometrico che si serve della geometria nei ^uoi 
vari rami e facoltà, sia nella rappresentazione gi-afica delle figure 
corrispondenti alle operazioni miste eseguite tra angoli e tempi, sia 
neiranalizzare le correlazioni e rapporti che passano fra gli ele- 
menti costituenti dette figure, tanto in sé stesse quanto riferite ad 
altre della stessa spece. 

Vedesi da ciò che questo ramo della scenza, il quale potrebbe 
riuscire assai utile nella fisica, nella meccanica e segnatamente 
nella astronomia, si svilupperebbe in un esteso trattato: pertanto 
qui ci limitiamo a darne un' idea as^ai sommaria. 



— 278 — 

Calcolo misto 

Polche nel calcolo anche i tempi Fono espressi da numeri de- 
cimali angolari, nelle operazioni miste deve aversi presente quanto 
dicemmo intorno agli angoli nella psrte prima di questo libro. 

Aggiungiamo che se un angolo girato o spirale si forma 
di un numero intero n di circonferenze C, si rappresenta 
nella forma angolo Cw. Quando l'angolo girato oltre le n cir- 
conferenze contiene un angolo a >> 360^ si lappresenta col segno 

Cw-f a, e graficamente si costruisce l'angolo a<S6(j^ e si segna Cn den- 
tro la sua apertura se a < l8Co, ovvero prossimo al vertice ed esterno 
all'angolo se a > 180®. 

Un angolo girato intero e dispari b può essere base (9) di 
altri angoli girati ovvero d'infiniti angdi non girati frazionari e 
fratti, e però quando da un angolo base e girato b voglia rica- 
varsi quello a dal quale proviene, devono essere note le n bisezioni 

b 
successive di b che riconducono a quello a, allora avremo a r^-gi 

Ad esemp'o si richieda espresso in ore e minuti primi, secondi e 

terzi il decorso di tempo t, il quale duplicato per 8 .volte succes- 

662259^ 
sive, ha generato Pangolo base girato 6622W. Avremo 2» =-4^56 = 

= 25860,94921875. 

25860 66^" 

Per la parte intera faremo 3^- = 7o + 66© » -g^ = 11'. 

Per la parte fratta si cerchi nella tavola C-g.m colonna dei se- 
condi, il massimo termine in essa contenuto, e si trovi 
0',94921875=l0"=r0',9375 + 0',0117l875. Si veda se questo resto è 
tra i termini della colonna dei minuti terzi, e si trovi 0',01 171875 = 8*" 
e riunendo ordinatamente avremo <=:7o, ir, 10'\ S"*. 

Poiché un angolo ed il tempo ad esso equivalente sono espressi 
dallo stesso numero decimale, consegue che le operazioni aritme- 
tiche miste si eseguiscono come quelle ordinarie, sia che i due va- 
lori siano dati sotto forma di numeri concreti complessi che sotto 
forma di numeri decimali. 



ì 



279 



Vedonsi a lato in à.h 
due esempi della somma 
mista tra angoli e tempi 
tanto sotto forma di numeri 
concreti e bomplessi, quan- 
to sotto quella di numeri 
decimali; e* sotto le due for- 
me diamo esempi di sot- 
trazione in CD. 

Riteniamo superfluo da- 
re anche esempi di ope- 
razioni miste, sulla molti- 
plicazione, divisione, pro- 
porzioni, progressioni, serie 
di potenze ed estrazioni di 
radici, per le quali tutte ri- 



5o' 27o'\ l2o'" 
370', I60", 320"' 

7' , 16" , 18'" 
19', 0", '^3'" 

68', 60", 21'" = 


4130, 


Somma 

A 

,65576171875 


320 ',548828125 
2230 ',546875 

43',5?63671875 
ll4',03369l406-25 

4130,65576171875 = 


= 68', 


Somma 
B 

60", 21"' 


370», 16", 320'" 
— 7', 16", 18"' 

30', 0", 14'": 


= 180 


Sottrazione 
C 

o,02or:o78j:5 


2230,5468750000 
— 43\5263671875 

1800,0205078 1?5: 


= 30', 


Sottrazione 
D 

, 0", 14'" 



mandiamo a quanto fu precedentemente svolto circa alle stesse 
operazioni tra i numeri esprimenti valori angolari. Daremo un solo 
esempio che sia di norma nelle applicazioni dei richiamati prin- 
cipii nelle operazioni miste. 

Si domandino tutti i divisori interi possibili del decorso di tempo 
50, 28', 60", 32'", si riduca in valordecimale airang.girato 1973<>, 471875 
di angolo base 126315^ Decomposto quest'angolo base nei suoi fat- 
tori primi trovasi 126315 = 3X3X5X7 X401. Si moltiplichino 
questi fattori primi tra loro in tutti i modi possibili, ne risulte- 
ranno i divisori esatti ed interi del tempo 5o, 28', 60", 32'". e cioè 
3, 5, 7, 9, 15, 21, 35, 45, 63, 105 315, 401, 1203, 2005, 2807, 3609. 
18045, 25263. 

Infatti, dividendo il dato tempo per uno qualunque dei detti di- 
visori, si ottiene per quoto un angolo costruibile riducibile a tenapo 

5o, 28'. 60", 32"' 

— = angolo 



2807 



equivalente esatto, cosi faremo ad ipotesi 

I9730, 671875 

^^ = 00,703125, che mediante le tavole C.g.m, si riduce al 

tempo equivalente Oo, o', 7", 32"', 



— 280 - 

Quando poi si fossero ricercati tutti i divisori possibili esatti 
Interi, frazionari o fratti del tempo ro,28\ 60'', 32''\ come si espose 
al (13) tutti i duennesimi all' infinito dei suoi divisori interi deter- 
minati come sopra, nonché le combinazioni di tali duennesimi per 
somma differenza prodotto o quoto, risulterebbero altrettanti divi- 
sori esatti dell'angolo 1973o, 671875 e perciò anche del tempo equi- 
valente 5o, 28', 60", 32'". 

Inoltre la teoria svolta sui valori angolari talora semplìcizza 
la soluzione di alcuni problemi : ne diamo un esemplo. 

Suppongasi che un corpo percorra nello spazio la circonferenza 
secondo 1 ipotetica legge delle poteruse dei tempi dioise ordinatamente 
per le potenze degli archi^ ovvero secondo i multipli per p di una o 
Valtra o di entrambi le serie di potenze, e cioè con la velocità crc- 

scente v = -^ , ovvero v — ~^ e anche v =- -^ ecc. ove < è il mo- 
mento corrispondente all'arco a, H verifichi che il corpo traver- 
sando un mezzo resistente sfugga alla suddetta legge, e invece in 
tempi uguali percorra archi dei quali il valore numerico cresce 
ordinatamente di una cifra decimale, o viceversa percorra archi 
ugual idei quali i tempi successivamente corrispondenti sono espressi 
da numeri che crescono ordinatamente di una cifra decimale, si 
domanda come la resistenza r del mezzo abbia modificato la legge 
prima di velocità del corpo. 

Possono darsi più casi, dei quali per essere brevi ne conside- 
reremo due, e cioè quando il corpo travereando il mezzo percorre 
in tempi eguali archi graficamente costruibili, ovvero percorra 
archi uguali in tempi dati da numeri che non sono espressione di 
archi costruibili. 

1. Penetrando nel mezzo resistente il corpo percorra in tempi 
uguali gli archi 1«,5 > 2^,25 > 3«,375 »... Essendo uguali i mo- 
menti li rappresenteremo sotto la forma^T"^ » 2°^ ^ 30^^25 ^'" 

ducendo all'angolo base i successivi denominatori angolari avremo 

2 4 8 

35 > -gS > 27 ' ^ • • ' ^^'''^ frazionaria crescente nella quale nu- 
meratori e denominatori procedono come le potenze di numeri fn- 



— 281 — 

teri e però secondo ]a lepge prirra vzn --^ che regola il corpo al 
di fuori del mezzo rrsislenle. Pertanto, traveisando questo mezzo, 

il co rpo procede con la velocità modificata vr ^ 377^ > 9^74 > 

1 30 00 270 

* 270 : 8 > • • • = ~2~ * "i^ * ~8~" * • • • serie frazionaria decre- 

?cente costituita dei termini della prima inversamente disposti, 
quindi la resistenza del /7?e^^o ha invertita la legge prima e avremo 
a» 



vr = 



l 



n • 



2. Jl corpo traversando ilmessio resistente percorra invece archi 
uguali in tempi progredenti 4,2 > 5,88 > 8,?32 »... 

Considerando i tempi come archi non costruibili e per essere 

uguali gli archi, scriveremo -^ > -g-gg » g 032 * Si cerchi 

fra le cifre semplici quel numerò che moltiplicato per il primo ter- 

1 5 

mine ne rende intero il denominatore, ossia ^ x 5 = 2f > ed al- 
lora si moltiplichino i termini successivi della serie ordinatamente 

5 25 1 25 

per le potenze del 5: avremo -^i * "T^ * 3029 * • • • serie nella 

quale i denominatori sono espressioni di angoli costruibili come 

5 25 

multipli di tre. Si scriva la serie sotto la forma 3y~7 > "3X49 * 

125 
» 3X343 > e in questa i denominatori procedono come il triplo 

delle potenze del 7, mentre i numeratori come le potenze del 5: 

3^n (l^ 

ne dedurremo legge prima v = -^ e legge seconda vr ^ 3-^. 

È superfluo trattenerci più a lungo sul calcolo misto il quale 
sempre facile ed elementare, è in tutto uguale al calcolo aritmetico 
in virtù della convenzione di rappresentare angoli e tempi con gli 
ste«si numeri decimali ; pertanto ciò non ci devo far dimenticare 
che angoli e tempo sono quantità distinte, poiché i primi sono 360™», 
mentre i secondi non sono che 00»"i della circonferenza, che senza 
la citata convenzione di ritenere il minuto primo anche esso di- 
to 



— 282 — 

viso In 6 parti uguali al pari di quello angolai'e, ci renderebbe im- 
possìbile di rappresentare con angoli costruibili tutti quel, spazi di 
tempo, che espressi per minuti primi, non hanno In sé stessi la 
forma di angoli costruibili. 

III. Grafica cronogoniometrlcd 

La grafica cronogoniometrica ossia calcolo cgm consiste nel 
rappresentare con figure geometriche operazioni eseguite o pro- 
gettate tra angoli e tempi, o linee e tempi ovvero fra diversi spazi 
dì tempo considerati come lunghezze aventi due a due un punto 
comune ed una assegnata scambievole inclinazione, e però 

Nel calcolo cgm si considerano le linee, gli angoli o ambedue 
questi elementi come esprimenti spazi di tempo. 

Vedemmo già come nelle figure geometriche gli angoli possono 
rappresentare altrettanti tempi in virtù dello stesso carattere nu- 
merico ; vediamo ora dentro qual limite, nelle stesse figure, anche 
le linee possono rappresentare durata di tempo. 

Nel significato geometrico e grafico la linea è una lunghezza 
generata da una successione ininterrotta di punti geometrici o gra- 
fici (26'i), si sostituiscano a questi punti generatori i momenti, e 
alla lunghezza la durata del tempo, e allora la linea geometrica o 
grafica si cangia nella Unea cgm. 

Come la lunghezza di una linea geometrica è relativa a quella 
di un assegnata unità di misura, cosi la lunghezza di una linea cgm 
è relativa a quella della assegnata unità di misura cgm. 

a) La lunghezza assegnata alla unità lineare cgm è arbitra- 
ria al pari di quella geometrica, però gli elementi costituenti una 
data figura cgm vanno riferiti alla stessa unità. 

b) Due più figure cgm geometricamente uguali, sono tali se 
misurate dalla stessa unità, se riferite a diverse unità cgm, sono 
simili a cagione della ugual forma e diverso valore dei lati. 

e) Due più figure gcm geometricamente simili, se misurate 
dalla stessa unità cgm sono simili, se misurate da unità che siano 
nello stesso rapporto di due loro lati omologhi sono equivalenti. 



i^__ i 



— 283 — 

d) Come unità lineare cgm si adotta il raggio del circolo cgm 
ovvero gcm ; quale raggio come dicemmo è di lunghezsia arbitraria, 
e può determinarsi tanto più. grande quanto maggiori sono le di- 
stanze o durate di tempi che debbonsi rappresentare ; così ad esempio 
per le operazioni astronomiche potrebbe adottarsi come unità il 
raggio del circolo equatoriale terrestre. 

I descritti metodi cronogoniometricì di misura sia degli angoli 
sia dei tempi, sono in tutto corrispondenti a quelli attualmente 
seguiti per le figure geometriche, e poiché gli angoli cgm sono 
tutti costruibili mediante la riga ed il compasso (I.5<>) così ; 

1. Qualsiasi quantità ed operazione cronogoniometrica può rap- 
presentarsi con una figura geometrica. 

2. La cronogortiometria con le sue operazioni abbraccia Cinterà 
geometria. 

Pertanto se la cronogoniometria può avvantaggiarsi di tutte le 
facoltà della geometria, ne divide anche le deflcenze, poiché come 
In questa tra i segmenti rettilinei cgm e gli archi non esiste comune 
misura. 

Infatti se il raggio unitario cgm si ritiene diviso al pari dei- 
Torà e sue parti date in numeri decimali dalle tavole cgm^ allora 
evidentemente qualsiasi segmento rettilineo rappresentante decorso 
di tempo é esattamente misurabile, per essere commensurabile con 
la unità. In tal caso però i segmenti rettilinei cgm, riferiti alla cir- 
conferenza, non si trovano numericamente nei rapporti di quelli 
omologhi geometrici nel circolo di raggio unitario, ed il calcolo 
geometrico per applicarsi alle linee cgm, diverrebbe assai com- 
plicato. 

Se poi il raggio cgm si ritiene diviso al pari di quello unitario 
geometrico per le potenze del io, allora non esiste comune misura 
tra il tempo ed i segmenti rettilinei Non deve inoltre dimenticarsi 
che i segmenti nel circolo unitario computati in parti di raggio, 
possono esprimere tutti i numeri immaginabili dei quali gran parte 
sono indefiniti o irrazionali, e perciò incommensurabili col raggio; 
ad esempio i lati dei poligoni regolari iscrittibili, escluso quello 
dell'esagono regolare, sono tutti incommensurabili col raggio e però 



! " 



¥r-^ 






',' 1 



— 284 — 

indefiniti o irrazionali : quindi, dato pure che i] raggio cgm sia 
diviso al pari dell'ora, sempre i lati dei poligoni regolari c^m, non 
che tutti gli altri segmenti al pari di essi indefiniti o irrazionali, 
restano incommensurabili col raggio, cioè questi segmenti non pos- 
sono rappresentare con rigore mattf malico un decorso finito dì 
tempo, ma solo con approssimazione senza limite. 

Per le svolte ragioni riteniamo che nelle applicazioni della geo- 
metria alla cronogoniomeiria, si debbano usare ambedue i metodi 
di divisione del rapgio unilaiìor^m, secondochè la natura dei pro- 
blemi da risolversi indichi più opportuna Tuna o l'altra divisione. 
Nella scelta tra i due modi può solo servire di guida il sano cri- 
terio avvalorato dalla prat'ca. 

Potrà usarsi per le figure cgm nel loro insieme e nelle rispet- 
tive parti, la nomenclatura di quelle geometriche corrispondenti. 
CJosi due o più lìnee cgm potranno essere rette o curve, regolari o 
no, spezzate o miste ; potranno essere fra loro perpendicolari obli- 
que, secanti, jarallele, convergenti, divergenti .... L'angolo cgm 
sarà retto, acuto, ottuso, girato, rettilineo, curvilineo, isoscelico o 
no ... . Due o più angoli cgm potranno essere tra loro uguali o 
no, complementari, supplementari, esplementari, ovvero essere ri- 
conosciuti tali per posizione, scambievole dei lati al pari dei geo- 
metrici. Un triangolo cgm sarà retto, acuto, ottuso, equilatero iso- 
scele, scaleno, isoscelico regolare o no-, e in genere qualunque pò* 
ligono cgm potrà nominarsi nel suo insieme e nelle sue singole 
parti con i termini adottati per quello geometrico che lo rappre- 
senta. 

Tutte le correlazioni, proprietà e principii inerenti alle varie 
. figure geometriche, si estendono senza eccezione alle cronogonio- 
metriche, e però a volerne trattare in dettaglio bisognerebbe ripe- 
tere quanto si è fino ad oggi scritto sulla geometria; ciò risulte- 
rebbe più che superfluo inutile, però ci limitiamo ad alcuni esempi 
che servano a guidare nella applicazione della geometria alla ero- 
nogoniometria. 



— 285 — 



IV. Esempì pratici 

Unico scopo degli esempi seguenti è il dimostrare come la 
geometria si applichi direttamente nelle operazioni cgm^ e poiché 
non vogliamo invadere altri campi della scenza, cosi i soggetti 
dei quesiti che ci proporremo, sono del tutto immaginari, come 
immaginarie sono le velocità attribuite ai corpi, le leggi che ne 
ne regolano il moto e simili. Di ciò avvertiamo il lettore al doppio 
scopo che non ci faccia un addebito di ^queste volute inesattezze, 
ne cada in equivoco ritenendo 1 \alori immaginari come esatti. 

Nelle operazioni cgm per la misura dei seni degli angoli dati 
per direzione dei lati si fa uso del Aritmètro, però quando sia 
possibile, per semplicizzare le operazioni è preferibile servirsi di 
un Guniocronometro nel disco del quale sia stata aggiunta la cir- 
confeienza graduala secondo i'Aritmètro (304). 

iSft^KiiPio I. — Sia R raggio del circolo equatoriale terrestre 
Tunilà cgm, e siasi riconosciuto che la luce per giungere dal pia- 
neta A alla terra impiega Oo, o*, 0'% W\ 6"", 25''*" e dal pianeta b 
alla terra impiega Oo, o', 0'\ 10"', 10"", 32'"": domandasi la 
distanza dei due astri dalla terra e fra loro, nonché l'area del 
triangolo che le visuali agli astri formano con la congiungente i 
loro centri, sapendosi che la luce percorre la lunghezza del raggio r 

r" 
nel tempo ■^^. d« 

Mediante le tavole decimali cgm: sufflcentemente avanzate ai 
minuti quarti, quinti ecc., si faccia la somma dei numeri decimali 
corrispondenti ai valori delle distanze da a e b. Si dividano i totali 
per il decimale corrispondente al valore di r =- d ; risulterà distanza 
dalla terra airastro A = SA = R.512,50 e dalla terra all' astro b = 
i^ 8b 1= R.315,25. Mediante l'arìtmètro si misuri angolo e seno asb, 
e si riproduca in rapporto di scala l'ang. asb. 

La distanza ab fra i due pianeti si misura direttamente me- 
diante la scala» ovvero si calcola nei modi noti geometrici mediante 



— 286. — 

gli elementi noti sa, sb, ang. asb, sen.^^. L'area del triangolo abs 

saXsb 
òH = ^2— Xsen.^^. 

Dato il raggio unitario cgm = r dioiso per le potenze del 10 
tutte le linee riferite al circolo cgm si misurano come i segmenti 
omologhi nel circolo di raggio 1. Cosi per i lati di poligoni regolari 
iscritti, avremo lato del triangolo equilatero cgm, l = r ^ 3 > Id. del 

quadrato cfl'm. l'=r^ 2 > Id. del pentagono l" = r X 1,1756 » 

» Id. dell'esagono l'" = r : ecc. 

L'area a di un poligono regolare cgm di n lati è data dalla 

air* 360** 

formula geometrica a = -g-, sen. -^—(274). Per Y area del circolo 

cgm nella detta formula n è infinito. 

Ricordiamo ancora che l'area di un poligono regolare di n Iati 

nel circolo di raggio 1 è data numericamente dal semiperimetro 

n 
del poligono di g lati. 

E!i. II. — In un'ora si percorrono m. 1. 3250. Il raggio cgm — 
zzR si percorre in Oo, 24', 8". Domandasi quanti metri sviluppa 
il perimetro del dodecagono regolare cgm, quanto tempo occorre 
a percorrerne il perimetro, e quale è la misura della sua area. 

Trovasi dalle tavole cgm, r = ang. 144°,75 quindi 360^ : 144^76 : : 

8250X144,75 
: : m. 1. 3250 : r » R = ^ = m. 1. 1306,7708(33). Nel circolo 

di raggio 1 il lato del dodecagono è 0,5176, e però l = 0,5176 X 
X 1306,7708(33) = 676^3845831608 ; e però sviluppo del perimetro j5 = 

= 676,3845831608 X 12 = m. 1. 8116,6149979296. 

Per determinare il tempo occorrente a percorrere il perìmetro 

8116,6149979296 
faremo m. 1. 3250 : 8116,6149979296 :: 360» : t, da cui <= 3255 

=: ang. 899^0711997688172, che mediante le tavole cgm si riduce 
all'ang. C^, \1^\ 0<»", 48o"\ e questo ridotto al tempo corrispon- 
dente dà 2o, 29', 54", 5'" Per la misura dell'area A, polche l*an- 

golo al centro n del dodecagono è 30® e seno ^ = 0,50, avre- 

6 
mo 6 X R* X 0,50 = -g- X 1707650,398090863889 = metri quadrati 

5122951,194272591667*,... 



— 287 — 

Nello svolto esempio le misure metriche del raggio cgm è 
della quadratura del dodecagono cgm, nonché il tempo occorrente 
a percorrere il perimetro del poligono, sono ottenute per appros- 
simazione non essendovi comune misura tra il percorso di ore 
1 = m. 1. 3250 ed il tempo occorrente a percorrere il raggio r = 
= Oo, 24' , S'^. 

K». 111. — Un battello a vapore con celerità uniforme segue 
per ore lo, 6', 8", la direzione ab e per ore 2d, 10\ 9" la direzione 
bd perpendicolare in b alla ab ; quanto tempo occorre per percor- 
rere il raggio R della circonferenza cgm passante per i punti 
a, 6, dì 

Poiché il triangolo abd é rettangolo, avremo ad = J^^TTTf^t 

ad 
e R = "2" ; perciò ridotti al valore angolare decimale i lati ba, bdj 

la metà della radice della somma dei loro quadrati sarà il raggio 
R, il quale risulterà o no commensurabile coi lati, secondochè la 

somma ba + bd risulti o no quadrato perfetto, del quale cioè la 
radice sia numero finito. 

BH. IV. — Sia raggio r= m. 1. 125. Siano le dodici ore meno 
Oo, 5', 8" ; decorso uno spazio di temj o il cronometro Indichi ore 
00, 7*, 4'\ Calcolare la lunghezza metrica dei lati del triangolo 
ìscrittibile nel circolo cgm di raggio r del quale Pangolo al vertice 
sia dato dalla somma Oo, 5', 8*' + Oo, T, 4". Dalle tavole cgm in 
valore decimale angolare avremo Oo, 5', 8'* = 30o,75 e Oo, 7\ 4'* = 
= 42^375, somma ang. 73o,l25. 

(Fig, 3« e). Con l'allineamento hn si faccia ang. n/ir = 30^75 
ed ang. nhm === 42<>,375 : si formi ang. ahg =: nhr. Sulla hg si prenda 
/ic -^ m. 1. 125=»R. SulPallineamento hm si raddoppi in a la proie- 
zione retta del punto e : per a si abbassi ap perpendicolare alla 
hn prolungandola ad incontrare in b Tallineamento hr; sarà ahb 
il voluto triangolo, del quale i lati si misurano direttamente o 
secondo I noti modi geometrici. 

Infatti nel triangolo l'angolo al vertice è somma dei due tempi 
dati e ch=iK. Per essere ang. nhb = oAc, questi sono derivati inversi 
del vertice h e perciò hg è direzione del diametro del cìrcolo cir- 



— 288 — 

coscrltlo al trìanfrolo del quale // è vertice e e centro; ma per la 
doppia proiezione ha dal centro e suirallineamento hm, il trian- 
golo ìica ò isoscele ossia ca=c/i^R raggio; conseguentemente la 
perpendicolare ap al lato ìin del derivato h, incontrando la dire- 
zione hr completa il triangolo ahb iscrittibile nel circolo cgm di 
raggio eh = r. 

/ principii geometriciy che in parti di raggio danno i prodotti e 
quoti dei segmenti riferiti al circolo di raggio 1, si estendono alla 
cronogofiiometria. 

K». w. — In due ore si percorra il raggio r = m. 1. 3000 e due 
distanze ab, de si percorrano la prima in ore lo, 48', 4", la seconda 
in LO, 49', 8". Con un segmento lineare vuole rappresentarsi la terza 
potenza del prodotto ab X de. 

Dalle tavole cgm avremo R=72v>« »a6=648,375 » Gte=:294,75; quindi 

648,375 ^ , 294,75 

720 : 648,375 :: l : ab > ab=: ""720" = 0,90j5; de =z -72^" = 

=z 0,4094 : da cui ab X de = 0,3687. (Fig. '^4''\). In rapporto di scala 
sia co — u m. l. 3000. bi desciiva la circonferenza, si prenda in parti 
decimali del raggio co segmento oT == o,36<>7 e si porti come corda 
in oi' ; si abbassi alla cola perpendicolare 17i e si prenda /A2'm ho\ 
si faccia corda oZzz o2\ si tracci la 2.1' e si abbassi a questa rad- 
doppiandola in 3' la perpendicolai e da o; e per quanto fu dimo* 



strato al (ì2o) risulterà in valore lineare o3' = (ao X de). 

I principii geomccrici sulla uguagliansa dei prodotti delle corde 
di un circolo per i loro prolu/igamenCi Jlno aW incontro della perpen- 
dicolare a quello del diametro, dimostrati agli (89, 90) (Fig. 15* a b c), 
si estendono al calcolo misto ; talché evitando ripetizioni inutili, dai 
principii stessi dedurremo che: Dato un punto della superjlce di 
una sfera cgm quale ce/Uro di radiazione di Luce, suono ed altre 

proprietà di un corpo, rappresentabili graficamente per dXrcJsione ed 
intensità; se nel prolungamento del diametro 2.R si determina una 
lunghezza 1 tale che il prodotto 2.r1 rappresenti il grado il limite 
della proprietà, e per V estremo della lunghezza l, si faccia passa^^eun 
piano perpendicolare alla direzione del diametro, il piano stesso è 
all'infinito luogo geometrico limite di tutti i fattori rettilinei dei quali 



— 289 — 

ciascuno moltiplicato per la corda della quale \è prolungamento, dà il 
prodotto 2 Ri. 

Si applicano anclie alle optiraaioni miste i rapporti di quadra- 
tura dei segmenti dati dal teorema di Pitagora e derioati^ da quello 
di Tolomeo e da quanto dicemmo sulle serie triangolari, differenziali 
ed addizionali ai (69, 75) e simili. 

(Fig. 15* e) Sia g estremo del diametro della sfera cgm, e pd la 
traccia di un piano perpendicolare al suo prolungamento. Si trac- 
cino per fl' ed a le zo, rd, ao, ad . , . iSe per il principio sopra richia- 
mato abbiamo gz X go = gr Xgd = gax gp^ sJ.R 1, ed anctie 
ad X ^^ = ^0 X «« = €tp X ag = f -J- 2.r X f — 2.R, per le serie 

triangolari diflerenziaii ed addizionali avremo ad — ao=:gd-^go = 

= dp "•pOf ed anclie ad-{-og = ao + fl'd = gU-^po =: go-^dp. 
be i detti segmenti paragonati per quadratura stanno a rappresen- 
tare spazi di tempo, senza duplicate esempi, si vede con facilità 
quanto, applicati ai calcolo misto, possano riuscire utili. 

Anche la geometria curoilinea precedentemente trattata trooa 
estesa ed utile applicazione nel calcolo misto, 

¥jH. \i. — Lanciato un piccione viaggiatore p, sollevandosi 
piega prima a destra delU verticale, quindi volge a sinisti'a de- 
scrivendo una curva. Due minuti dopo è lanciato un secondo pic- 
cione p' che sollevandosi volge a sinistra della verticale descri- 
vendo una curva. Decorsi minuti 2 Vt si vede il piccione p' nella 
direzione del primo p, e mantenersi con esso in direzione sempre 
più avvicinarglisi, finché decorsi altri minuti 2 V« lo raggiunge, si 
domanda : 

1. Quale curva ha descritto ciascun piccione; 2. Quale dei pic- 
cioni ha volato più rapidamente; 3. Fn quale rapporto sono le di- 
stanze percorse da ciascuno. 

Si risponde : 

1. I due piccioni hanno descritto archi di circonferenze se- 
canti di ugual raggio ; 2. I piccioni hanno volato con uguale ve- 

5 
locità; 3. Il rapporto tra le distanze da loro percorse è -y. 



— 290 — 

infatti (Fig. 45') Sia b punto di ianciamento. Nelle circonferenze 
secanti di ugual raggio ca — c'a', due visuali qualunque bn, bs" dal- 
l'estremo b della corda comune al circoli nel punti d'intersezione, 
intercettano sulle loro circonferenze archi uguali , ossia arco 
a'« = fw' e a'»rf = ns'rf; ciò non verificasi in altre curve né In cir- 
coli di diverso raggio, e poiché i piccioni sonosi veduti sulla stessa 
direzione fino all'arrivo, essi hanno percorso archi di circonferenze 
secanti di ugual raggio. 

Ladurata totale del volo del secondo piccione p' è di minuti 5, e sic- 

5 
come dopo minuti 2 '/■ = T ^' '^'*^^ raggiungere la direzione di 

quello p, ciò accadde quando si trovava nella direzione bn di 

quello p e nel punto a' esatta metà del proprio percorso ba'd. 

La durata del volo del primo piccione p é di minuti 7, però 

5 
1 percorsi dei piccioni sono nel rappoi-to -y. 

Gli svolti esempi danno una debole idea della utilità che 
reca il calcolo cronogoniometrico nella soluzione dei problemi, 
nonpertanto li riteniamo suflìcenti a dimostrare come il me- 
todo da noi suggerito, usa indifferentemente nel calcolo ordì- ■ 
nario aritmetico, le quantità, eterogenee angoli etompi senza com- 
plicarne la forma, e sfugge tutte le lamentate difficoltà che fino 
ad oggi si sono incontrate per ridurre l'una all'altra le deti« quan- 
tità nel calcolo misto. 



r«to^g^*i 




INDICE 



Prefazione 



PARTE PRIMA 

Gap. L — Costruibilità degli angoli con la riga e il compasso 
(7) Unità geometrica degli angoli ed archi . 
(13) Divisibilità grafica degli angoli . 
(16) Degli angoli non costruibili graficamente . 

Gap. II. — Dei circoli graduati o goniometri 

(25) Graduazione della circonferenza per archi 3° 

Gap. HI. — Degli elementi triangolari 

Gap. IV. — Proprietà delle perpendicolari ai lati di un trian 

golo dai suoi vertici 

(42) Derivati triangv»lari 

(58 al 73) Serie differenziali triangolari 

(74 al!'83) Se ie triangolari addizionali . 

(89 al 01) Pro lotti tra segmenti riferiti al circolo 

(92) Pmprietà della bisettrice nel triangolo 

(95) Somma de^li n angoli di una poligonale 

(97) Elenco dei gruppi determinanti triangolari . 

(103) Formazione delle tavole trigonometriche . 



Pag. HI 



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4 


» 


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48 


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52 


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55 


» 


67 


» 


62 



PAftTE SECONDA 

Gap. 1» — Radici numèriche di esponente primo ♦ » • 

(1 14) Gruppi radicali i ...... 4 

(118) Caratteristica potenziale differenziale e multipla 

Gap. IL -• fl24) Formazione delle potenze di quantità geometriche 
(\2obis) Potenze 2n di un dato segmento 1 « 

(126) Potenze di una data area 1 « « . 4 

(127) Formazione delle potenze angolari « « « 
Gap. llli -— Estrazione grafica delle radici di quantità geometriche 

(130 al 133) Scale radicali 

(1356(8) Radici di esponenti 2m di quantità geometriche 
(130) Determinazione delle radici geometriche di espo* 

nente primo 

(142) Radica ennesiipe dei valori angolari • 



% 


CA 


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id. 


» 


105 



r 

f 



— 292 — 

Gap. IV. — (144) Divisione degli angoli per numeri diversi dà 2n Pag. 108 

(147) Sulla trisezione dell'angolo » HO 

(150) Scala trisettrice angolare » 112 

(15'?) Calcolo misto applicato alla trisezione . . > 116 

- (155) Iscrizione dei poligoni regolari di 3^ e 2" X 3** lati » 122 

(156) Divisione delPangolO per un numero primo > 123 



PARTE TERZA 

(160) Geonieiria plana elementare earvlllnea » 128 

Gap. I. — (161) Figvre ipocratiehe » 129 

Gap. U. — (.173) Figvre isosceliche > 137 

(175) Angoli ìsoscelici > 139 

(185) Poligoni ìsoscelici > 144 

(192) Quadrilateri os^ia triangoli apparenti Ìsoscelici » 149 

(209) Triangolo equivalente al circolo . . . .' > 158 

(210) Poligoni circoJari iboscelfci > 159 

(214) Calcolo del mpporto v della circonferenza al 

(liameti*o . > lOl 

(219) Corone circolari isosceliche > 16(> 

Gap. III. — (224; Figvre listate » 169 

(231) Angjli listati » 173 

^34) Poligoni radiati > ]75 

(251) Figure spezzate o frammentarie irregolari . » 179 

(256) Figure perforate > 182 

Cap. IV. — (262) Formazione delle fgure piane curvilinee . » 18« 

(265) Rettificazione della circonferenza e policentrica > 188 

(27t) Generazione delle isosceliche sempli^*i . . > 193 

(276) Limite di curvatura e figure intrecciate . . » 200 

(277> Polìgoni caudati » 203 

CHp. V. — Figvre qnadrabili per approssimazione . . > 209 

(284) Parallelo fra il calcolo geometrico eJ il numerico > 209 

(285) Metodo sommatorio. .*..». » 212 
(201) Formazione delle ai*ee del circolo e "«egmenti 

circolari > 216 

(298) Misura dell'area del circolo e di altre coniche . » 222 



PARfEQUARfA 

Esercitazioni iopogfajlche con la catena agrimensoria e falsa 

squadra » . . » 230 

£sercitazione t. — Costruire e misurare gK angoli con la ca- 
tena agrimensoria '. . . > 231 



/ I 



— 293 - 

Es. 1]. — V( rifirare )a mistura degli argoli di una poligonale Pag, 235 

Rs. HI. — Ad una c'irezione inaccessible tracciare parallele, 

abbassare perpendicolari o allineamenti che formino 

con la direzione angolj voluti, ecc. Ripetere la stessa 

operazione se la direzione è iiiaccessibiFe e invisibile . » 237 

Es. IV. —'Detei minare i punti notevoli di un triangolo in parte 

o in tutto inaccessibile > 240 

Es. V. — Misurare la distanza di punti inaccessibili ... > 242 
Es. V. — Determinare l'estremo della corda bisettrice al ver- 
tice in un triangolo in parte o in tutto inaccessibile > 246 
Es. VII. — Misurare i lati di un triangolo mediante V estremo 

della corda bisettrice al vertice '. » 249 

E?. Vili. — Misura dei triangoli il/accessibili cof metodi diversi 
E^s. IX. — Costruire un triangolo dato un lato e due elementi 

triangolari ovvero dati i tre lati 

Es. X. — Misure di poligoni inaccessibili con metf di Vari 
Es. XI, — Misurare terreni di contorno cuxvilineo o mistilinco 



ARITMETRO 



Graduazione delf Aritmétro 
Uso dell'Ar tmètro 



I. CENNO SULLA C R ON OGON I O M E TR I A 

U. Graduazione del Goniocronometro .... 

Disposizione del Cronogoniometro .... 

Tavole tlecimali cronogoniometriclie .... 

Calcolo misto numerico 

III. Grafica cronogoniometrica ed applicazioni 

Indice 

Errata-Cori ige 



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255 


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258 


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262 


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264 


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265 


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267 


» 


271 


» 


273 


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574 


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276 


> 


278 


> 


282 


> 


201 


» 


294 



294 




22 
24 

55 
25 
26 

26 



27 

27 
28 

29 

29 

31 
31 

33 
33 
36 

47 
52 

52 
57 
78 
86 
87 
96 

100 
107 
111 
HI 
111 
122 
124 

124 

125 
130 
130 

131 
133 
133 
133 
134 
135 

1 6 
139 
147 
147 
198 
198 
914 



30 
26 

S 

29 
1 

26 



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3 
3 

17 

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14 

23 

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14 

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5 

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4 

24 

21 

13 

l 

11 
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16 

18 

1 

3 

17 

17 
23 
24 
25 
2 
11 

4 

9 
28 
30 
30 
31 



ang. eft =ahji= Ce 
neiraeutargolo ab 
Lo parallele xh, he 
ad aò. gè 
ottusangolo fhb 
apXpb 



P9 
hr '\' vh 



X 



hv '\~vh 



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«*«„*** 



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bn 

trìang. ptl 
lati ca, eb 

= ac^ — . cb* 
= 60* 

=^apy ac* — c6* 
vertiea cornane v 
centro comune e 
i irì^goVìJieb, adb 

= &r« 4- rs^ 

= 2.aVp' 

le perpendicolari md\ e^^p" 

. . . deterainanti rettangolari 

42,00005 

h'2 ^ ho 

ocl,012,o23 .... 

la perpendicolare che . . . 

ad incontrare in 1. 

(153) 

Tareo acb 

delFareo acb 

come or 

arco az 

angolo bc'f 

ang. ach 

ang. cgd' 
lunola aicb 
diametro ab 

:: ab : lu^ : 
parallela ab, cm 
triaogolo anb-ach 
trìang. bmd = bcd 
oMdh che ... 
bhdh = 2 

(Fig. 52*) 

itsosceliche amb, fme 

, otnao*3*m 

prodotti 

prodotti 

ascntt^ 



*Dg. €ft = ehp =. C« 
nelPacutangolo ahb 
Le parallele xb, he 
ad ab, q*e 
ottasangolo fhe 

so^tpressa 

br -\^rh br ^rh 

2~" ^ ro 

bm 

trìang. p*tl 
lati ca. cb 

= bo 

ap = yac — cb 
vertice comune e 
contro comnne e 
i trogoli ttcb^ adb 

= 2.af/ 

le perpendicolari mà'\ e'*p^ 

. . . determinanti trianMiari 

32,00005 

K2 = Vo 

ocl,ol2/)23 

la perpendicolare 43, n e col rag« 

gio on Tarco ... 

ad incontrare in 4. 

(N3) 

Parco acb 

dell'arco ac^b 

come ar" 

arco ri 

angolo dcg^ 

ack 
ang. -J3- 

ang. dcg' 
lunola aiì-g 
diametro ad 

:: <iò* ; /m* 
parallela ab\ c^m 
triangolo anb, ac*b 
triaog. bmd = 6c"d 
bzdh che . , . 
bzdh = 2 

(Fig. 46^) 

isoaceliche amb^ fine 
, omzo^z^vfC 
semiprodotti 
semiprodotti 
oKme 



i 



- 295 — 



parolltla ff 
«tfT'n 
l'trco mf 
parallala e'T 
pftnlleU me'x 
Kroomr 



"> 



360» 



parallela tf 

l'arco rw/™ 
p»r*lkbt a"f 
paralUU mh; 
Ureo mf 

a <t360» 



PREFAZIONE. 



I rie) i[UÌtlU).... 

I stilli assai (lini 



ilei de'-.ii 
! stilli usa 



Tar. 1 



Fig. 2»- 



A..'. 




L.B 



Fig. 3*B 





7» 



Fig. 3*C 




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Fig. 3*D 




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Fig. 6» 



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Tav. II 



Fig. 7* ^ 



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Fig. 11» 




Fi«. 11*A 



Fig. ll-B 



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Fig. 12* 




Fig. 13» X 



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Tav. II 



Fìg. W^A 




Fig. 14*. 



Fig. 14'B 




Jfig. u*c 




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Fig. 17» 




Tav. IV 



Fig. 20» 




Fig. 21» 



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Fig. 22* A. 



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— Fig, 22^ 




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Fig. 23» 



Pig. 28'B 



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Tav. V 



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Fig. 26* 



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Fig. 28* 

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73 ~- 91 



Fig. 29* 




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Fig. 30* 








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Tav. V 



Fig. 34* 



Fig. 35* 




Fig. 32* 




Fig. 88' vedi Tav. VII 



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Fig. 36* 




TaT. VII 



Fig. 33' 



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9 ^' Fig. 37* 

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TaV. vii] 



Fig. 89* 




Pig.40» 




Pig. 41» 



rig. 42» 




Fig. 48* 




Fig. 44* 




Tav. IX 



Fig. 46» F 




Fig. 48» 




Fìg. 49» a 




Tav. X 



Fig. 50« M 



Fig. 50* 




Fig. oOa V 



Fig. 50aS 



Fig. 61* 



Fig. 52« A 



Fig. 52aB 
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Fig. B3» 




Fig. 54* 




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Tav. XI 



Fig. 55* 




Fig. 56* 



Fig. 57» A 



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Tav. XII 



Fig. 61* 




Fig. 62» 



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Fig. 63» A 
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Fig. 68* B 



Fig. 63* C 




Tav. xrrr 



Fig. 67» 



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Fig. 68*B 



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Fig. 69»B 




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Fig. 73» A 



Fig. 73* B 



Tav. XV 
'^Wc Fig 73^C 




Fig. 74* A 




Fig. 74* B 




Fig. 74* C 






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Fig. 78» A 



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Fig. 77» 




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Tav. XVI 




Tav. XVII 



Fig. 87«A 



Fig.BS»' ^c* 




Fig. 89« 



Fig. 90« 



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Fig. 91» 




Fig. 92* 




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Tav. XVm 



Fig. 94* 



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Fig. 98»B 




Fig. 98* C 



Fig. 98*D 




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Tav. XJ^ 




Pig. 108» 

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. Fig. 117» 



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Fig. 118» 




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V 



Tav. XXII 



Fig. 133» 



Fig. 132» 



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Fig. 137» B 



Fig. 137»A 



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Tav. XXI II 




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